The Water Hears and Understands, Ice does not Forget

di _Lady_of_the_Lake_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arlong: Red Hair like Blood ***
Capitolo 2: *** Crocodile - Desert Moon ***



Capitolo 1
*** Arlong: Red Hair like Blood ***


Arlong: Red Hair like Blood

“Ve lo giuro! Guardate cosa mi ha fatto!”

La vide allargare lo scollo, scoprire spalle, fianchi e gambe. Non riusciva a capire. Non poteva star parlando di lui, infondo lui non le aveva fatto niente di male. La notte che avevano passato insieme era stata voluta da tutti e due, non poteva certo aver capito male… Lui lo sapeva, lei non poteva tradirlo così…

 

Il locale era tranquillo. Erano umani, ma visto che avevano i soldi per pagare non si erano fatti tanti scrupoli a far entrare e dare alloggio a degli uomini pesce come loro, anche se Arlong era sicuro avessero alzato il prezzo per loro.

“Statemi a sentire. Niente casini, niente risse e niente scorribande, siamo solo di passaggio. Domani ripartiremo e non voglio trovarmi appresso la Marina, intesi?”

All’assenso di tutta la ciurma, Fisher Tiger diede il via libera per disperdersi. Arlong prese un tavolo in un angolo buio della locanda e ordinò da bere. Già la serata si prospettava noiosa, almeno poteva bere e farla passare in fretta.

Fu allora che una folta chioma di capelli rossi si fece largo nella sua visuale.

“Ehi ciao! Tu fai parte dei famigerati pirati del Sole, vero?” Alzò lo sguardo su di lei, trattenendo un grugnito infastidito.

“Smamma ragazzina. Se non sei la cameriera con il mio rum non mi interessi.”

Lei gonfiò le guance, e di tutta risposta si sedette e gli mise un bicchiere di rum sotto al naso.

“Sperando che ti impedisca di fare ancora l’antipatico! Quindi, fai parte dei Pirati del Sole, si o no?”

Quando alzò di nuovo lo sguardo su di lei per mandarla a quel paese, la vide che gli sorrideva. Una ragazza umana, oggettivamente molto bella, che sorrideva a uno come lui. Vedeva la luce nei suoi occhi scuri come le piume di un corvo, una luce che nessun essere umano aveva mai riservato a uno come lui.

Aveva imparato a riconoscere i bugiardi, e quella ragazzina umana non mentiva.

Forse fu questa idea a farlo rispondere.

“È così.”

La vide illuminarsi.

“Che forza! Ho sentito molto parlare di voi! Liberate gli schiavi vero? Vi ammiro molto!”

Li ammirava. Lo ammirava.

“Io mi chiamo Ravenna!” Disse lei tendendogli la mano, mantenendo il sorriso.

Si sorprese anche lui quando si ritrovò a stringerla.

“Arlong.”

E parlarono per ore. Come se la barriera di razza fosse stata abbattuta con una sola delle risate della giovane dai capelli rosso fuoco.

E più le ore passavano, più lui si sentiva attratto da lei. Si ritrovò a pensare all’odio che provava per gli umani, ma quell’odio quando guardava lei sembrava sparire. Si sentiva come stregato, non più padrone dei sentimenti che lo avevano travolto come mare in tempesta. 

Non ricordava bene nemmeno come avessero fatto a finire in una camera, da soli, col solo rumore del mare a far loro compagnia. Ma lei che lo prendeva per mano, senza traccia di disgusto e lo trascinava via dal tavolo… su due piedi, pensò che volesse ammaliarlo.

E seguendo per una volta quel che rimaneva del suo cuore fatto a pezzi da anni di discriminazioni, schiavitù e differenze, lasciò che lo ammaliasse.

 

 

Il pensiero si interruppe quando la vide indicare ai due marine dei segni violacei sul collo, sul seno e sulle gambe ben evidenti: segni che lui aveva fatto.

La vide cominciare a piangere.

“Ho cercato di liberarmi! Vi giuro, ho fatto di tutto, l’ho anche graffiato provandoci, potete controllare!”

I due uomini fecero una smorfia.

“Si figuri, le crediamo. Sarebbe dovuta stare attenta però, con certe infime creature non si può stare tranquilli!”

“Lo so signore! Ma pensavo che fosse gentile…”

“Lei è troppo buona, signorina. Ora si faccia da parte, daremo a quell’essere schifoso quello che si merita.”

 

Ma non ebbero il tempo di imbracciare le armi, che Arlong aveva già sbattuto uno di loro contro il muro e lanciato l’altro su un tavolo, spezzando inevitabilmente a metà quest’ultimo.

Con una furia diversa da ogni altra sfaccettatura di rabbia mai provata prese Ravenna per le spalle, bloccandola contro una colonna di legno poco distante.

Davvero non era contato nulla? Le carezze, le parole sussurrate con una dolcezza che nessun altro gli aveva mai rivolto… erano davvero solo bugie?

“Si può sapere cosa stai dicendo?! Sei forse impazzita?!”

Entrambi sentirono il rumore delle porte che si spalancavano, ma Arlong non capì se si trattava di Fisher Tiger e dei suoi, o dei rinforzi della Marina. Era troppo impegnato a guardare la giovane negli occhi, sperando di sentirsi dire che era uno sbaglio, che lei non lo aveva tradito a quel modo.

“Avevi detto di ammirarci! Tu mi hai detto di non avere paura di me! Non sono il mostro che toccherebbe una donna contro la sua volontà, anche se a quanto pare per voi ne ho l’aspetto!”

Ringhiò pieno di rabbia. Fu allora che lei gli sorrise, e il tempo sembrò fermarsi.

Si illuse che gli volesse dire che aveva capito male, anche quando era fin troppo evidente ciò che stava succedendo.

La rossa si sporse appena, avvicinando le labbra al suo orecchio e sussurrando parole più dannose del veleno.

“Ma io non ho paura di te, Arlong… io per te provo solo disgusto. Vedi? Non ti ho mentito. Non ti ho mentito nemmeno quando dicevo di ammirarvi. Ammiro il lavoro che avete fatto… il mio capo cercava un pretesto per entrare nelle grazie dei Draghi Celesti da anni! Il vostro spettacolino è stato proprio quello che ci serviva!”

L’uomo pesce sentiva i muscoli tendersi ad ogni parola, tanto da iniziare a tremare.

“Ma su una cosa ti ho mentito, si… anche se eri troppo distratto per accorgertene.”

Sibilò velenosa al suo orecchio, con la cattiveria pura che solo qualcuno con l’intenzione di pugnalarti al petto può avere.

“Stai zitta…”

“Ma come? Pensavi davvero che una donna come me potesse amare un mostro come te?”

La risata piena di scherno che uscì dalle labbra della ragazza lo fece scattare.

“Non essere ridicolo! Mi sei stato utile Arlong… molto utile, come un bravo cane. Tutte quelle informazioni-”

“TI HO DETTO DI STARE ZITTA!”

Si sentì tirare via da lei appena prima di tirare un pugno abbastanza forte da far crollare la colonna alle spalle della giovane.

La vide fare un sorrisetto, e poi con una facilità spaventosa, riprendere a piangere, come se fosse stata terrorizzata.

I marine le furono accanto in breve.

“Maledetta bestia…!”

Ma Ravenna non aveva finito col suo spettacolo.

“No aspetti…! Lo perdono!”

Il vociare della gente che stava assistendo nella taverna tacque. 

Perdonare.

Come se le avesse fatto un torto, come se darle fiducia fosse stato farle un torto. Ma forse, pensò con rabbia l’uomo-pesce, era così. Ma non verso di lei. Era un torto verso la propria razza.

“Lo perdono…” ripetè in tono gentile. “Infondo… ora ho capito… bestie come loro non hanno abbastanza autocontrollo per evitare situazioni simili. Sono contenta che sia successo a me invece che a qualche ragazza più giovane!”

 

Si alzarono di nuovo le voci, e le maledizioni, e gli insulti, ma tutto quello che Arlong vedeva era il sorriso crudele di una donna che era riuscita a renderlo debole.

Si lasciò portare dai suoi fratelli fino alla nave, la voce di Jimbei un suono lontano, mischiato a quello che le onde facevano infrangendosi sullo scafo. Fu al mare, suo unico infallibile alleato, che giurò che il giorno che si sarebbe fidato ancora di un umano, sarebbe stato il giorno della sua morte.





Nota dell'autrice:
Salve a tutti voi avventurosi abbastanza da raggiungere la Grand Line! Come state cari lettori? Spero bene! Questa sarà la mia prima storia! Si tratta di una raccolta, naturalmente che narra di fatti inventati,su One Piece! Nuove avventure, nuovi personaggi e tanto altro! spero davvero possa piacervi!
Il primo nuovo personaggio di cui avete avuto un assaggio è la cara Ravenna (sì, come la città)! Andando avanti con la storia il filo che collega tutte le one-shot sarà chiaro, non temete, un capitolo è un pò poco per un giudizio completo! Spero lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate! un bacione dalla vostra Lady!

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Capitolo 2
*** Crocodile - Desert Moon ***


Croodile - Desert Moon

 

Il sole lo accecava. 

Sentiva la sabbia sotto i polpastrelli, il terreno che era più solido nel punto in cui era stato lasciato da Cappello di Paglia, ormai allo stremo delle forze.

 

Eppure, era stato così attento, così meticoloso… quell’unico errore non poteva essergli costato tanto. Lei non poteva essergli costato tanto, rifiutava di credere che quella serpe velenosa fosse riuscita a condannarlo.

Aveva fatto di tutto per evitare di nuovo una situazione del genere… aveva capito che bisognava essere il primo a tradire, e non lo sciocco che veniva tradito. Quello aveva fatto con Nico Robin. Eppure…

 

Fu allora, mentre si interrogava su cosa poteva aver tralasciato di così importante oltre all’aver (lo ammetteva infondo) sottovalutato Cappello di Paglia e i suoi, che il sole che gli picchiava sul viso venne oscurato.

 

 

 

Il deserto era spietato.

Come il mare, faceva vittime senza distinzioni, chiunque fosse sciocco abbastanza da avventurarsi tra le sue dune armato solo d’arroganza non era degno di attraversarlo.

Questo, Sir Crocodile lo sapeva bene.

Lui, conosciuto anche come Mr. Zero, temuto capo della Baroque Works era esattamente come il mare e il deserto: inesorabile.

 

Da quando si era insediato ad Alabasta, e quella massa di deficienti l’aveva acclamato come un eroe quando faceva solo e soltanto i suoi comodi, aveva scoperto che un paese in rovina era una preda più divertente di quanto avrebbe mai immaginato.

Lo divertiva, in un certo senso, vedere come l’acqua riempiva pian piano il vaso della resistenza di quel luogo… e sapeva perfettamente che a breve tutto sarebbe finito in tragedia. Una tragedia di cui lui avrebbe approfittato e avrebbe usato come base per il piano Utopia.

 

A destarlo dai suoi pensieri, solo nella calma del suo ufficio, ci pensò però qualcuno che bussò in quel momento.

Erano colpi tanto delicati, che se avesse avuto il grammofono acceso non li avrebbe sentiti.

 

“Avanti.”

 

Concesse solo dopo aver buttato fuori una nube di fumo causata dal sigaro che stava fumando.

 

Dalla porta che si apriva nel pieno silenzio, Crocodile vide allora spuntare quella che altro non era che il suo braccio destro dell’epoca: voluminosi capelli rossi e occhi neri come il carbone, che gli parevano sempre ardere quando le lanciava piccole provocazioni per vedere fin dove la donna potesse arrivare. E puntualmente, restava sorpreso.

 

“Spero tu abbia i fascicoli che ti ho chiesto ieri Ravenna, non ho intenzione di passare sopra un’altra dimenticanza.”

 

Disse lui, osservandola tramite il riflesso del vetro che dava sull’acquario, la luce che filtrava attraverso l’acqua e poi il vetro era fredda e fioca, segno che era ormai già calata la notte nel regno fra le dune. Trattenne un mezzo sorriso. L’aveva ricompensata spesso per lavori che aveva svolto in maniera impeccabile, uno come Mr. Zero sapeva che era importante che i suoi sottoposti vedessero i vantaggi nel lavorare per lui… e spesso qualche regalo aiuta a rendere salda la fedeltà, ma era la prima volta che la vedeva indossare uno dei suoi premi.

In particolare, quello che portava al momento era un collier d’argento con tre smeraldi grandi quanto una noce incastonati.

 

“Naturalmente, non ripeterei mai una simile mancanza.”

 

Rispose la rossa poggiando i fascicoli sulla scrivania, bene ordinati l’uno sopra l’altro, per poi girare attorno alla scrivania e avvicinarsi appena di più a lui.

 

Aveva incontrato Ravenna quasi due anni prima, e quando lei lo aveva avvicinato sorridente e sicura di sé aveva pensato fosse addirittura folle. 

Nessuno con un pò di senno avvicinava un pirata e ci parlava come fosse un amico di vecchia data. Eppure la ricordava, quando lo aveva così abilmente convinto a prenderla con sé.

Da quel momento, verso di lei si era sempre sentito strano: come se il mostro che aveva creato per raggiungere il suo scopo un pò si sgretolasse come sabbia al vento quando lei lo sfiorava.

 

“State bene, Capo? Sembrate teso…”

 

Lo disse con dolcezza, come le cose che un amante sussurra la notte quando nessun altro può sentirle. Lui però non era più un ragazzino, e sapeva bene come funzionavano questi giochetti. Non era la prima volta che lei azzardava.

Ogni tanto l’aveva vista piegarsi un pò troppo per prendere qualcosa che era caduto, tenere un bottone in più slacciato, sedersi in modo composto con la schiena ben premuta contro lo schienale per evidenziare bene le sue curve. 

Era pur sempre un uomo, e per quanto non le abbia mai dato soddisfazione, aveva notato ogni singolo dettaglio.

La cosa che lo aveva sorpreso, era che anche una volta accortasi che ogni ”avance” andava a vuoto, non si era data per vinta e aveva invece cambiato approccio.

 

Aveva smesso di tentare e aveva cominciato a farsi desiderare, Crocodile si accorse, forse fin troppo.

 

L’aveva sorpresa spesso a civettare con qualche altro sottoposto di basso livello, mentre a lui dava le attenzioni strettamente necessarie.

Quelle, avevano sortito più effetto.

 

“Come siamo attente… hai fatto pratica mentre osservavi Mr. 1?”

 

Le domandò lui quasi acido. La vide sorridere attraverso lo specchio, e poi sentì le mani di lei sfilargli la giacca e iniziare a massaggiargli le spalle.

 

“Sbaglio o siete stato voi a non degnarmi di uno sguardo fino a poco tempo fa? Non implica forse che ho la facoltà di andare a cercare qualcuno di più interessato?”

Era una provocazione, eppure lui stesso non riuscì a bloccare il proprio braccio quando la afferrò per il collier e la tirò verso di sé, modo da poter sussurrare roco al suo orecchio:

 

“Non mi pare di averti mai dato il permesso. Sappiamo entrambi che lo stai facendo apposta… quindi perché non cominciamo a giocare entrambi a carte scoperte?”

 

Lei sorrise, stringendo appena la presa sulle sue spalle.

 

“Ma signore… lei non gioca mai a carte scoperte.”

 

E poi le labbra di lei furono sulle sue. 

 

E forse per la prima volta dopo anni, Sir Crocodile sentì di aver trovato una sua pari. Qualcuno che avrebbe potuto facilmente sedere di fianco a lui sul trono che avrebbe conquistato.

Un tempo avrebbe maledetto quel sentimento, che da una parte lo faceva sentire così umano e debole… ma in quel momento lasciò cadere gli scudi di anni in cui non aveva potuto fidarsi di nessuno.

Perché infondo era pur sempre un uomo… e anche solo la possibilità che qualcuno ti ami nonostante ogni tuo difetto, può farti perdere la testa.

 

~~~

 

Non seppe mai se quella notte, poco prima dell’alba, si svegliò a causa di qualcuno o per pura fortuna. Quello che Crocodile ricordava però, era che quando si era tirato su aveva sentito il sangue caldo scendergli sul petto da uno squarcio che qualcuno gli aveva fatto.

Il suo primo pensiero però non fu il sangue che macchiava le lenzuola o il dolore al petto. 

Con un braccio si mosse velocemente al fianco del letto, cercando qualcuno o qualcosa… che non trovò.

Il panico si trasformo però presto in disgusto, mentre i ricordi gli affioravano alla mente.

 

La strana sensazione che lo avvinceva a ogni bacio, il dolore che iniziava a provare ma che credeva essere una semplice reazione del proprio corpo.

Il proprio uncino sporco del suo stesso sangue.

 

Ignorando il dolore al petto si alzò e corse nello studio adiacente alla camera da letto, solo per scoprire che il suo timore era fondato: la cassaforte era aperta, e i progressi del piano Utopia erano spariti.

 

Sulla scrivania, un pezzo di carta attirò la sua attenzione. Leggerlo, gli costò più fatica di quanta avrebbe mai ammesso.

 

‘Per quanto vale, è stato divertente~ Temo purtroppo che non potremo giocare insieme per un bel pò, soprattutto perché non penso leggerai questo biglietto. Se però dovessi farlo, significherebbe che vali davvero la pena di un secondo incontro! Non preoccuparti per i documenti… ti assicuro, che sono in ottime mani.’

 

La sua firma, scritta con lo stesso sangue che gocciolava sul suo tappeto.

 

Quello spettacolo pietoso, ebbe come unici spettatori il fuoco di una candela e la luna che si accingeva a sparire dietro le dune del deserto… e a loro andò il giuramento di non fidarsi mai più così ciecamente di qualcun altro.

 

 

 

La ragazza che lo stava guardando, proteggendolo dal sole cocente, era del tutto diversa da Ravenna. Non meno bugiarda, ma diversa.

Crocodile non si era mai accorto che quella che aveva iniziato poco tempo prima a lavorare per lui era la seconda figlia di Re Cobra, ma d’altra parte era una figlia adottiva e non l’aveva mai vista a eventi ufficiali.

 

La scansò con le ultime forze che gli erano rimaste quando provò a toccarlo, non gli interessava se per deriderlo o provare a curarlo.

 

“Vattene, non ho bisogno della pietà di una come te.”

 

Lei sembrò ferita da quel commento, ma nessuno si era mai fatto problemi a ferire lui, quindi perché avrebbe dovuto importargli?

 

“Stanno venendo a prenderti.”

 

Gli disse lei. I capelli bianchi che ondeggiavano al vento, e gli occhi che lo fissavano, si accorse, senza pietà o compassione.

Lui non le rispose, lo sapeva. 

 

“Dovrei odiarti per quello che hai provato a fare al mio paese,”

 

Cominciò, nonostante il rumore dei passi in lontananza, sempre più vicini.

 

“Ma penso che se le cose fossero andate in un’altro modo forse avremmo potuto, quanto meno, essere amici…”

 

E senza fare rumore, si allontanò da lui diretta verso gli eroi che avevano salvato il regno.

 

 

 

 

Ciò che nessuno però sa al mondo, è quali trame il destino ha in serbo per ciascuno.

Quella, anche se nessuno lo sospettava, non sarebbe stata l’ultima volta che determinati fili si intrecciavano… E il mare ne sarà testimone, ogni storia avrà la conclusione che merita.

 

 

 

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Angolo Autrice:

 

Chiedo infinitamente scusa a tutti quanti per il ritardo esagerato! Purtroppo, questo anno è stato difficilissimo, sicuramente non solo per me, e non ho avuto nemmeno il tempo di aprire il sito… a ottobre scorso purtroppo un mio parente è venuto a mancare, e già da prima ho dovuto fare i conti con questioni di un certo spessore, ma ora che le acque si sono calmate potrò riprendere ad aggiornare un pò più spesso spero! Vi sarete ormai accorti del nemico ricorrente in questi primi due capitoli, quindi vi lascio un piccolo indovinello: secondo voi chi è davvero Ravenna, e perché si sta insinuando in organizzazioni importanti, contribuendo a farle crollare? e qual'è secondo voi il filo conduttore della storia? Ravenna avrà ciò che si merita o la passerà liscia?

Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori che potrebbero essermi sfuggiti e grazie mille per la pazienza che avete portato e per le recensioni meravigliose che mi avete lasciato!

Se ne avete qualcun’altra scrivete pure qui sotto! Un abbraccio fortissimo dalla vostra Lady!

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