Midsummer Nights ~ Let me swallow the sunset di My Pride (/viewuser.php?uid=39068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let me swallow the sunset ***
Capitolo 2: *** Burning sun ***
Capitolo 3: *** Damn Summer ***
Capitolo 4: *** Brother's little secret ***
Capitolo 5: *** Lost in fever ***
Capitolo 6: *** You look better when I'm drunk ***
Capitolo 7: *** Just the first time ***
Capitolo 8: *** Brother can help you ***
Capitolo 1 *** Let me swallow the sunset ***
Let me shallow the sunset
Titolo:
Let me swallow the sunset
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash
Fiction [ 724 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life
Avvertimenti: What
if?, Accenni slash
Sapori d'estate: 06. Vedere il
tramonto insieme
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Non
ricordava quand'era stata l'ultima volta in cui aveva guardato il mare.
Forse, a ben pensarci, non l'aveva mai fatto con la stessa pace con cui
lo stava facendo in quel momento.
Più
scavava nei propri ricordi, più gli tornavano in mente gli
attimi in cui quell'enorme distesa d'acqua era stata solo qualcosa che,
da bambino, l'aveva separato dal resto della civiltà e aveva
rappresentato per lui un qualcosa che avrebbe potuto solcare soltanto
dopo aver sconfitto sua madre. A ben vedere, non aveva mai visto la
spiaggia come un luogo in cui potersi rilassare o, semplicemente,
giocare come avrebbe fatto un qualunque bambino normale. Ogni suo passo
nel mondo era stato guidato dalla brutalità della Lega degli
Assassini, ogni istante che aveva passato su una spiaggia, su una
montagna, in un bosco o sulla neve era stato segnato dal duro
addestramento che gli era stato inculcato in quanto erede degli Al
Ghul, e la sua infanzia era stata soltanto un susseguirsi di attimi in
cui contava solo uccidere o essere uccisi. Perdersi quindi ad
osservare le onde che si accavallavano l'un l'altra, udire il loro
infrangersi contro gli scogli e il richiamo lontano dei gabbiani che
sorvolavano quel manto spumoso, aveva cominciato a donargli una
bizzarra sensazione mai provata prima, un misto di nostalgia e
tristezza che sembrava opprimergli il cuore, ma al tempo stesso la
strana consapevolezza che il suo futuro non sarebbe più
stato
costellato da infauste azioni. E quella sensazione era resa ancor
più profonda da quel giorno che voleva al termine, tingendo
tutto dei caldi colori del tramonto.
«D? Che ci fai qui tutto solo?»
Damian
ci mise un secondo di troppo a rendersi conto di quella voce, sbattendo
più volte le palpebre prima di voltarsi verso quello che si
rese
conto essere Jon, fissandolo vagamente stranito. Non l'aveva
minimamente sentito arrivare, eppure si era sempre vantato di avere i
sensi più sviluppati di lui nonostante fosse un mezzo
kryptoniano. Per essere stato colto così alla sprovvista,
doveva
essersi perso un po' troppo nei propri pensieri... maledizione. Per
quanto fossero passati anni e si fosse lasciato alle spalle tutto il
sangue e il dolore in cui era cresciuto, il suo passato tornava di
tanto in tanto a tormentarlo, anche quando avrebbe preferito non
pensarci. Scosse quindi il capo quasi d'istinto, tornando a fissare
l'oceano dinanzi a sé a braccia conserte.
«Stavo... semplicemente pensando», si
ritrovò a dire
dopo lunghi attimi, senza prendersi la briga di guardare il proprio
interlocutore, come se il farlo avrebbe potuto in qualche modo fargli
scappare una parola di troppo.
Jon si accostò semplicemente a lui e lo osservò
in un
religioso silenzio rotto solo dal suono della risacca e dallo stridio
dei gabbiani, incerto su cosa dire o fare mentre si massaggiava un po'
dietro al collo, in un gesto evidentemente impacciato. «Ti
dispiace se... ti faccio compagnia?» chiese infine, una
domanda
che in realtà non aveva bisogno di una vera e propria
risposta,
ma sapeva che porgerla avrebbe significato molto per il ragazzo che
aveva al suo fianco. Ormai lo conosceva da troppi anni per sapere che,
quando aveva quell'espressione dipinta in viso, la maggior parte delle
volte preferiva starsene da solo con i propri pensieri nonostante lui
avesse più volte cercato di stargli vicino quando si perdeva
in
lontani ricordi riguardanti probabilmente il suo passato. Rimase
dunque in trepidante attesa, forse trattenendo persino un po'
il
fiato, aspettandosi un secco
«Sì»
che stranamente non arrivò. Guardò quindi Damian,
che
aveva sollevato il viso per ricambiare il suo sguardo e limitarsi a
fare un breve cenno col capo. E fu solo a quel punto che Jon si
rilassò, lasciando che dalla sua bocca scappasse un piccolo
soffio.
Roteando
un po' gli occhi, Damian si concesse il lusso di un sorriso - uno di
quei pochi sorrisi sinceri a cui dava vita solo davanti alle persone
con cui si sentiva a proprio agio -, azzardandosi persino a poggiare la
testa contro la spalla di Jon dopo avergli intimato, con un dito sulle
proprie labbra, di non proferire parola alla vista del sorrisino che
aveva incurvato anche le sue labbra. Per una volta, una singola volta,
voleva solo godersi quell'attimo di pace mentre il tramonto che stavano
osservando avvolgeva entrambi nel suo rosato abbraccio.
_Note inconcludenti dell'autrice
...cos'è
successo, con esattezza, per essere tornata tra questi lidi? Boh, non
lo so, probabilmente la cosa è dovuta all'effetto nostalgia
e al
fatto che volevo provare ancora una volta a scrivere qualcosa dopo...
beh, dopo secoli, direi. E la storia non so se mi entusiasmi come
vorrei oppure no, però volevo fare una cosettina che credo
sembra... carina. Come si dice, dopotutto? Il mare porta consiglio,
quindi ecco com'è nata la storia in sé
Comunque
sia, questa raccolta la dedico a Shun di
Andromeda che mi ha fatta tornare la voglia di scrivere.
Inoltre partecipa alla challenge Sapori d'estate indetta
da _LadyDragon1995_ e stavolta mi sono voluta cimentare con
una
coppia a cui ho voluto dedicare queste storie... ovvero i Super Sons.
L'amicizia di Jon e Damian mi è piaciuta molto, e come quasi
la
totalità degli appassionati ci sono rimasta piuttosto male
dopo
quello che è successo sotto la supervisione di Bendis... ma
stendiamo un velo pietoso. Salvo mie personali indicazioni, i due sono
maggiorenni o comunque non sono bambini, quindi la loro età
oscilla intorno ai sedici e ai trent'anni a seconda di come si svolga
la storia.
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Capitolo 2 *** Burning sun ***
Burning sun
Titolo: Burning
sun
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 900 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Verde
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 13. Scottarsi
perché non si ha messo la protezione
Just stop for a minute and smile: 11. "Dovremmo
approfittare di questa bella giornata di sole!"
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Se
c'era una cosa che Jon invidiava a Damian, era il suo riuscire a
trovare sempre posti
quasi isolati in cui trascorrere le vacanze, quel genere di posti in
cui non si vedeva anima viva nel raggio di chilometri o, al massimo,
solo un centinaio di persone e solo in determinati orari della
giornata.
Aver quindi lasciato le valige in albergo ed essere andati su quella
spiaggia semi-deserta era stata una piacevole sorpresa, e Jon non aveva
aspettato poi molto per togliersi la maglietta una volta arrivati al
loro ombrellone, già provvisto di sdraio e persino di un
rinfresco appena servito. Un posto di lusso che solo un Wayne avrebbe
potuto trovare.
A dire il vero, e non glielo aveva assolutamente
nascosto, Damian avrebbe preferito optare per l'isola che anni addietro
gli aveva regalato sua madre, ma Jon non si era rivelato poi molto
entusiasta di passare del tempo in un posto in cui Talia Al Ghul
avrebbe potuto trovarli e, nella peggiore
delle ipotesi, beccarli persino a pomiciare o
chissà cos'altro. Per quanto lui fosse super, aveva
affrontato la madre del compagno e sapeva bene che era una donna con
cui era meglio non avere a che fare. In nessun modo. A
maggior ragione se ti portavi a letto suo figlio.
Scosse la testa a quel pensiero, lanciando uno sguardo a Damian che
aveva afferrato una sdraio per spostarla dall'ombra. «Mi
piace qui», si ritrovò ad ammettere nel regalargli
un sorriso, e l'altro ricambiò quello sguardo con uno di
quei suoi soliti ghignetti irritanti che, in qualche modo, lui aveva
imparato a sopportare e... beh, a trovare anche piuttosto sexy. A volte.
«Non ne avevo dubbi. Dopotutto l'ho scelto io»,
rimbeccò Damian con fare saccente nel cominciare a
spogliarsi a propria volta, e a quelle parole Jon lo guardò
con un sopracciglio inarcato prima di recuperare il proprio zaino e
aprirlo.
«Sempre
modesto tu, eh? Per una volta perché non la smetti di fare
il saccente e te la godi? Dovremmo
approfittare di questa bella giornata di sole!»
replicò
entusiasta senza badare allo sbuffo dell'altro, tirando fuori un
tubetto prima di sedersi sulla sdraio.
E, mentre si
passava quella crema, per quanto probabilmente non ne avesse
bisogno a causa della sua costituzione kryptoniana - ma la sua parte
umana non era dello stesso avviso -, Jon si ritrovò a
lanciare
uno sguardo a Damian, che si era limitato a stendere l'asciugamano
sulla sdraio ed inforcare gli occhiali da sole per indossarli.
«Non faresti
meglio a mettere la crema?»
gli domandò nel mostrargliela, ottenendo soltanto uno sbuffo
vagamente scocciato.
«Non ne ho
bisogno, non posso scottarmi».
«Guarda che
secondo me dovresti, posso aiut...»
«Non
mi serve», si
impuntò nello
storcere un po' il naso, come se il solo pensiero lo disgustasse. «Mi
rifiuto di ungermi con una crema appiccicosa che, oltre ad
impiastricciarti, la maggior parte delle volte non assolve
doverosamente al proprio compito».
«Come
vuoi... ma poi non dire che non ti avevo avvertito»,
replicò
Jon con un sopracciglio inarcato, ricevendo in risposta uno di quei
grugniti che Damian
era solito fare quando qualcosa lo infastidiva. Il giovane Kent aveva
quindi roteato gli occhi e, per quanto avesse provato a replicare
ancora,
aveva desistito e aveva richiuso la bocca, ben sapendo che sarebbe
stato solo fiato sprecato: quando mister-so-tutto-io
si impuntava su qualcosa, difficilmente riusciva a smuoverlo dal fargli
cambiare idea... almeno finché non sbatteva letteralmente
con la
faccia contro l'ovvietà delle cose.
Aveva quindi lasciato
correre e si era goduto il resto della giornata al mare, beandosi del
sole e approfittandone anche per ricaricare le batterie,
pur lanciando di
tanto in tanto qualche occhiata a Damian - che aveva passato per lo
più la maggior parte del tempo a cambiare posizione
sull'asciugamano, ignorando il consiglio di farsi almeno un bagno. Jon
non aveva quindi potuto fare a
meno di sbuffare ilare quando, una volta
tornati nella loro camera d'albergo, si era ritrovato a fare i conti
con la schiena
completamente ustionata di Damian.
In un primo momento, il giovane Wayne
aveva finto
che non gli facesse male e che non avesse bisogno di niente, ma Jon
l'aveva sentito molto bene mentre si lamentava sotto la doccia al
minimo contatto con il getto d'acqua sulla pelle e imprecava a denti
stretti, tanto
che aveva trattenuto una risata quando alla fine, arrendendosi
all'evidenza, Damian stesso l'aveva chiamato per farsi spalmare
qualcosa sulla schiena. E tuttora non poteva fare a meno di
ridacchiare, gettando uno sguardo al compagno che, sdraiato a pancia in
giù sul materasso, aveva dato vita ad un'espressione
corrucciata
e gonfiato le guance peggio di un bambino. Jon non sapeva dire se gli
sembrasse più infantile adesso o quand'era ragazzino.
«Com'era
quella storia che al sole non
ti scottavi?»
domandò con nonchalance inaudita, venendo fulminato
all'istante
da uno sguardo di fuoco che avrebbe fatto invidia alla sua vista
calorifica.
«...fammi
il favore di star zitto,
Jon»,
borbottò
Damian, incassando
la testa nelle spalle mentre l'altro gli passava quella crema lenitiva
dietro la schiena, senza smettere di ridacchiare tra sé e
sé nonostante cercasse di essere delicato. Aveva affrontato
demoni immortali, pipistrelli
giganti ed era persino tornato dalla morte... ma si sarebbe mangiato la
lingua piuttosto che ammettere che il compagno aveva avuto ragione. Parola di
Damian Wayne.
_Note inconcludenti dell'autrice
Esperienza
di vita vissuta, mai impuntarsi e non mettere la crema credendo che
stare a mollo possa aiutare. Anzi, sicuramente è peggio
visto che si sta in acqua
A parte questo, da oggi la raccolta partecipa anche alla Real
Life Challenge indetta da Leila91 (ilminipony sul forum di
EFP), giusto perché ho bisogno di un po' di stimoli per
ritrovare l'ispirazione ormai perduta. Chissà se questi due
zucconi non riusciranno in qualche modo a farmi tornare a scrivere...
se non come prima, almeno un po' di più
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Capitolo 3 *** Damn Summer ***
Damn summer
Titolo:
Damn summer
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash
Fiction [ 509 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
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Sapori d'estate: 17. Mangiare il
gelato
Solo i fiori sanno: 15.
Gelsomino rosso: desiderio
SUPER
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Se
lo stava stuzzicando apposta, allora ci stava riuscendo maledettamente bene. Era
a questo che stava pensando Jonathan mentre,
seduti entrambi su uno dei divanetti di quel bar sulla spiaggia,
osservava
Damian mangiare il gelato.
Sentendosi un po' bambino,
Jon gli aveva proposto di prendere un paio di coni al cioccolato e di
gustarseli lì anziché tornarsene al loro
ombrellone e,
per quanto il giovane Wayne l'avesse inizialmente osservato con
sufficienza, alla fine aveva accettato e aveva lasciato che una volta
tanto offrisse lui - aveva insistito a tal punto che, probabilmente,
Damian aveva acconsentito
solo
per sfinimento -, ponendo però come condizione di prendere
per
sé un cono al limone. A dire il vero a Jon
non interessava il
gusto, aveva avuto semplicemente voglia di mangiare un gelato in
compagnia e, non
appena comprati entrambi i coni, si erano accomodati su quel divanetto
su cui si trovavano tuttora... anche se, alla luce dei recenti fatti, Jon
stava cominciando a pentirsi di quell'idea.
Deglutendo inconsciamente, Jon non aveva
difatti staccato
per un attimo gli occhi di dosso a Damian, che aveva dapprima iniziato
a leccare quella pallina di gelato al limone con la punta della lingua,
scivolando poco a poco verso il cono per inseguire una gocciolina
fuggiasca che aveva ben pensato di scappare dalle sue grinfie; aveva
poi cominciato a lappare tutto intorno quella squisitezza di latte,
panna e zucchero, attento a non perderne nemmeno la più
piccola
parte prima di riprendere a leccare quel gelato dal basso verso l'alto,
velocizzando un po' i movimenti e la leggera pressione della lingua per
evitare che si sciogliesse. E, in tutto questo, Jon non aveva fatto
altro che guardarlo con bizzarro desiderio, dimenticandosi persino del
gelato al cioccolato
che aveva cominciato a gocciolargli impudentemente sulla mano.
Si umettò le labbra,
sentendole stranamente
secche. Possibile che Damian avesse una tale presa su di lui? Che il
semplice atto di mangiare un gelato - carezzarlo con la lingua, gustarlo,
sfiorarlo con quelle labbra carnose - gli facesse avere
pensieri che non avrebbe dovuto
minimamente
avere? Era solo un gelato, dannazione! Eppure, per un lungo attimo, si
ritrovò a desiderare di essere al posto di quella stupidissima
pallina al gusto di limone.
«Che hai da guardare?» gli fu chiesto di punto in
bianco, e
solo dopo aver sobbalzato si rese conto che Damian lo stava fissando
con un sopracciglio inarcato.
Jonathan sbatté le palpebre,
quasi non
avesse capito bene la domanda, prima di realizzare che il costume era
diventato un po' troppo
stretto e
ben presto anche l'altro si sarebbe accorto di un non così
piccolo particolare; così
scattò in piedi senza nemmeno pensarci due volte - rischiando
quasi di far ribaltare l'intero divanetto con
tanto di tavolino -, tanto
che gli
cadde persino sul pavimento quel che era rimasto del suo gelato ormai
sciolto,
ridacchiando
nervoso.
«Che? No,
niente, credo che andrò a farmi un bagno!»
esclamò tutto d'un fiato, lasciandosi alle spalle un Damian
piuttosto perplesso mentre correva come una scheggia verso il mare per
calmare i bollenti
spiriti.
Maledetta estate.
_Note inconcludenti dell'autrice
Mhn,
beh, sì. Tutto è nato mentre mi si scioglieva il
gelato a
causa di questo assurdo caldo che sembra non volerci lasciare un attimo
di respiro - no, sul serio, è una cosa davvero inconcepibile
e
insopportabile -, quindi perché non sfruttare la situazione
in
sé per creare qualcosa di abbastanza fraintendibile con cui
far
impazzire il povero Jon? Non si fa, Damian, non si fa...
Questa vacanza di coppia si sta trasformando in una vera e propria
prova di forza per il nostro giovane kryptoniano, che prima o poi
perderà del tutto la testa per le cose che fa il suo caro
compagno :p
Comunque sia, visto che l'ispirazione stranamente sta tornando, mi sono
iscritta all'ennesima challenge, quindi la raccolta adesso partecipa
anche alla challenge Solo
i fiori sanno indetta da Pampa313. Vediamo cosa
riuscirò a fare.
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Capitolo 4 *** Brother's little secret ***
Brother's little secret
Titolo:
Brother's little secret
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 1221 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent, Timothy Drake
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
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Sapori d'estate: 01. Prima giornata
al mare insieme
Just stop for a minute and smile: 48. "Posso
provarci, ma non sono molto bravo."
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Damian
si ravvivò per l'ennesima volta i capelli all'indietro,
sbuffando pesantemente mentre faceva scorrere lo sguardo sulla distesa
di sabbia che aveva davanti.
Come gli era venuto in mente di
accontentare Jonathan? Non era mai stato il tipo da prendersi una vacanza dai suoi
doveri come vigilante a Gotham City, eppure aveva finito col lasciare
un semplice biglietto con su scritto “Parto per una missione”
- non sarebbe stata la prima volta che spariva senza dire dove se ne
andava né tanto meno per quanto tempo -, prendere un bel po'
di
contanti e fare in fretta una valigia per sgattaiolare fuori dalla
finestra e prendere il volo con J verso quella loro meta. Niente
biglietti aerei, niente carte di credito, niente di niente.
Non avevano lasciato
letteralmente tracce. Però, adesso che si
trovavano al mare a San Francisco, si pentiva un po' di aver ceduto a
quegli occhioni azzurri che lo avevano fissato allo stesso modo in cui
avrebbe potuto fissarlo un cucciolo abbandonato. Accidenti a lui.
«Non fare quella faccia, D. Sarà
divertente», disse
di punto in bianco Jon, avvolgendo un braccio intorno alle spalle
dell'altro per rivolgergli uno di quei soliti sorrisi bonari che, a
volte, trovava davvero irritanti.
«Mhnr».
«Andiamo, è la nostra prima giornata al mare
insieme. Puoi almeno provarci».
Damian
roteò gli occhi. «Proverò
a concederti il beneficio
del dubbio, ma in
queste cose non sono molto bravo»,
rimbeccò,
gettandogli un'occhiata solo per vedere quel sorriso sornione
allargarsi da un orecchio all'altro. Era davvero facile farlo felice
con poco, ma alla vista non poté comunque fare a meno di
rilassare un po' i lineamenti duri del suo viso e lasciarsi scappare un
piccolo sbuffo ilare. Il
suo stupido sempliciotto.
«Vedrai che ti divertirai. Ce lo siamo meritato»,
disse
ancora Jon, afferrandogli una mano nonostante le sue proteste per
trascinarlo lui stesso verso la riva del mare.
Anche se al giovane Wayne costava
ammetterlo, Jon
non aveva tutti i torti: se l'erano meritato davvero. Dopo aver lottato
contro pazzi e criminali per tutto il mese, essersi procurato ferite su
ferite due volte su tre e aver rischiato di saltare in aria a causa
degli stupidi pinguini robot di Cobblepot una volta sì e
l'altra
pure, forse un paio di giorni su una spiaggia, lontani da tutti e
tutto, non sarebbero stati poi così male. Senza contare che
quella sarebbe stata la prima
vera vacanza che avrebbero fatto insieme come coppia,
quindi poteva sforzarsi di ammorbidirsi un po' e di non essere rigido
come suo solito. Rilassarsi non l'avrebbe ucciso, dopotutto.
Aveva quindi finito con lo stringere a
sua volta la
mano di Jon, salvo lasciarla solo una volta raggiunta la riva, per
cominciare a spogliarsi insieme a lui e gettarsi in mare, dove, tra
schiamazzi e risate, avevano finito davvero per godersi quei momenti
insieme e lui stesso si era sciolto un po', lasciandosi andare e
concedendosi persino qualche abbraccio e qualche effusione. Raramente
dava a Jon dimostrazioni d'affetto in pubblico, ma lo starsene
lì, da soli,
senza
nessuno dei loro conoscenti nel raggio di chilometri e chilometri, gli
consentiva di abbandonare almeno un po' la maschera che gli era stata
costruita dagli insegnamenti di sua madre e di far traboccare di tanto
in tanto i sentimenti che aveva cominciato a provare anni addietro per
quel giovane kryptoniano.
Non seppe esattamente quanto tempo
restarono a mollo
né quanto ne fosse altrettanto passato una volta risaliti a
riva, ma ad un certo punto Damian si drizzò a sedere sulla
sdraio e si stiracchiò con un lungo sbadiglio che nascose
con
una mano, sistemandosi gli occhiali sul naso prima di alzarsi in piedi
e richiamare l'attenzione di Jon, che sollevò lo sguardo
verso
di lui.
«Dove
stai andando?» chiese curioso.
«A prendere qualcosa da bere».
«Posso andarci io in un attimo e...»
«Tranquillo, J... vado io», rassicurò
nel
rivolgergli un piccolo sorriso, e Jon per poco non perse un battito.
Era raro che Damian fosse rilassato al punto da sorridergli in quel
modo - quella piccola fossetta che si creava ad un angolo della bocca,
la curva delle labbra che diventava più carnosa, quegli
occhi
verdi che si facevano più profondi e vivaci -, quindi si
sentì come un pesce fuor d'acqua e si limitò ad
annuire
in automatico, fissandolo.
Damian lo guardò un po'
stranito da quella
reazione, ma lasciò correre e sollevò
semplicemente una
mano a mo' di saluto per avviarsi.
Sarebbe dovuto passare prima in camera per prendere il portafogli, ma
non era un problema. Le sue gentilezze si potevano contare
letteralmente sulla punta delle dita, quindi una volta tanto poteva
ricambiare quella che Jonathan gli aveva dimostrato nel portarlo in
vacanza per costringerlo a rilassarsi. In fin dei conti stavano
passando proprio una bella giornata.
Seppur un po' infastidito dalla sabbia
che si era infilava fra le dita dei piedi, aveva attraversato la
passerella di legno che separava la spiaggia dall'albergo e, sfilandosi
proprio in quel momento gli occhiali da sole, il suo sguardo
incrociò quello dell'ultima persona che in quel momento
avrebbe
mai voluto vedere lì. Tim
Drake. Quel Tim
Drake.
Per la prima volta in vita sua, Damian
non sapeva
che cosa dire davanti a quello che sarebbe dovuto essere, anche se non
in linea di sangue diretta, suo fratello. In famiglia nessuno sapeva
che lui e Jon avevano cominciato a frequentarsi come qualcosa di
più di compagni
di squadra o semplici
amici -
forse l'unico che aveva mangiato la foglia era Grayson, ma lui non
faceva testo -, quindi essere stato colto quasi con le mani nel sacco
l'aveva davvero lasciato stranito. Perché diavolo Drake
avrebbe
dovuto trovarsi a... fu a quel punto che il suo cervello fece
finalmente muovere gli ingranaggi e rimise insieme i pezzi che non
sembravano essersi messi a posto a causa degli stupidi occhioni di Jon.
Jon. Jon
che piombava a villa
Wayne entrando dalla finestra della sua stanza. Jon che lo convinceva a
partire con quello sguardo da cane bastonato. San Francisco. Drake. San
Francisco... Titans
Tower.
Porca di quella... Jon era un completo idiota ad aver proposto proprio
quella meta e lui lo era ancora di più per aver accettato. E
solo quando si riprese assottigliò un po' le palpebre,
ricomponendo la sua solita aria saccente per fingere, quasi quanto
l'altro, che la sua presenza non lo toccasse minimamente.
«Drake».
«Damian».
«Tu non mi
hai mai
visto qui»,
replicò
senza nemmeno dargli un attimo per replicare ancora ed entrambi si
squadrarono
negli occhi con fare risoluto, prendendo ognuno la direzione opposta
per sparire letteralmente in un lampo dalla vista altrui. E, non appena
arrivò in camera, Damian usò la carta magnetica
per
aprire la porta e richiudersela svelto alle spalle, poggiandosi con la
schiena contro di essa dopo aver tratto un lungo respiro dal naso.
Tra tutti i fratelli che avrebbe
potuto
incontrare laggiù a San Francisco... doveva capitargli proprio Drake?
Adesso che aveva fatto due più due poteva immaginare
benissimo
il motivo per cui era lì, ma avrebbe preferito volentieri
non
incrociarlo affatto
né tanto meno vedere quell'espressione furbetta che,
nonostante
tutto, gli si era dipinta su quella sua faccia da schiaffi.
A quel pensiero chinò il
capo, nascondendo il viso fra le mani con un
lamento
frustrato. Il rientro a villa Wayne sarebbe stato oltremodo
imbarazzante. Ne era
certo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Sì,
okay, effettivamente Damian in questa shot si è fatto
bellamente
fregare dagli occhioni dolci e ammalianti di Jon, quindi possiamo dire
con tranquillità che è stato un vero e proprio
cretino.
Quando il sangue affluisce in basso, nemmeno chiamarsi Damian Wayne
serve a qualcosa
Comunque sia, il fatto che Damian si comporti in modo più
rilassato con Jon non è farina del mio sacco, è
una
particolarità che hanno sempre avuto nei fumetti
(soprattutto
quelli in cui crescono insieme), quindi non posso parlare di OOC vero e
proprio, bensì di un'estensione di tale
particolarità.
Spero di essermi spiegata, è l'una di notte e i ragionamenti
non
filano :p
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Capitolo 5 *** Lost in fever ***
Lost in fever
Titolo:
Lost in fever
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 1228 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Hurt/Comfort, Accenni Slash
Sapori d'estate: 55.
"Rimanere sorpresi da un improvviso acquazzone estivo."
Just stop for a minute and smile:
42. "È il meglio che sono riuscito a
trovare."
SUPER
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Per
l'ennesima volta in quella giornata, Jon passò quella pezza
bagnata sulla fronte di Damian, tendendo l'orecchio per
ascoltare il suo respiro pesante e il ritmico battere del suo cuore.
Quella stessa mattina, il compagno gli
era apparso
più scostante del solito e ben poco collaborativo e, quando
gli
aveva chiesto se fosse successo qualcosa con qualcuno della sua
famiglia - l'aveva visto parlare animatamente al cellulare, ed era
stato un signore a non usare per sbaglio il super udito e ascoltare -,
Damian si era limitato a grugnire qualcosa e ad agitare una
mano in risposta, ignorando volutamente di dare qualunque spiegazione.
Jon non aveva insistito troppo, visto che lo conosceva fin troppo bene
da sapere che prima o poi avrebbe parlato da solo, e anche l'acquazzone
che li aveva colti impreparati aveva fatto sì di mettere
momentaneamente in secondo piano la discussione; avevano quindi
raccattato le loro cose dalla spiaggia ed erano corsi nel loro bungalow
ma, nel
notare un paio d'ore dopo che la temperatura corporea del compagno era
salita di qualche decimo, il giovane Kent aveva provato a tastargli la
fronte, rimediandoci un'occhiataccia che avrebbe potuto fulminarlo
seduta stante. Damian aveva cominciato a blaterare che doveva smetterla
di usare i suoi poteri su di lui, che c'era una cosa chiamata spazio personale e
che doveva rispettarla anche se stavano insieme, e soprattutto ci aveva
tenuto a ricordargli che era il figlio di Batman e Talia Al Ghul e
quindi, no,
il suo corpo
geneticamente perfetto non poteva accusare alcun sintomo di
qualsivoglia alterazione termica. Tanti bei paroloni che Jon aveva
ascoltato con un sopracciglio inarcato, visto che era stato
proprio a quel punto che Damian era svenuto.
Con un sospiro rassegnato - e
soprattutto dopo
averlo afferrato letteralmente al volo per evitare che cadesse sul
pavimento -, Jon l'aveva messo a letto e aveva controllato
tutti i parametri del suo corpo, scuotendo la testa. Quello
scemo si era ammalato e aveva preferito stare zitto anziché
parlargli francamente. A
voler essere sincero con se stesso, Jon non aveva nemmeno mai preso in
considerazione l'idea che Damian potesse ammalarsi, avendolo sempre
visto talmente arzillo da sembrare più indistruttibile di
lui.
Nel corso degli anni, non lo aveva mai sentito lamentarsi di niente,
nemmeno di un mal di testa, persino quando si feriva cercava sempre di
non abbandonare l'espressione stoica che lo caratterizzava e quell'aria
saccente che innervosiva molti. Ma, dopotutto, Damian doveva fare i
conti con
una realtà che spesso si rifiutava di accettare:
era solo
un essere umano,
e
doveva quindi fare più attenzione ai segnali che gli mandava
il
suo corpo... soprattutto quando passava tre notti intere fuori di
pattuglia e dormiva solo due ore.
Jon scosse il capo per scacciare quei
pensieri,
immergendo nuovamente quella pezza nella bacinella d'acqua per
rinfrescarla prima di strizzarla e tamponare ancora una volta la fronte
del
compagno. Sapeva quanto odiasse mostrarsi fragile, sia emotivamente che
fisicamente, ma ogni tanto avrebbe anche potuto affidarsi a qualcun
altro senza doversela per forza cavare da solo. Il cigolio del
materasso, seguito da un piccolo lamento, richiamò la sua
attenzione e, spostando la pezza, vide gli occhi verdi e febbricitanti
di Damian posarsi su di lui, sforzandosi di mettere a fuoco
la sua figura.
«Ehi...»
«Ehi,
D», ripeté Jon con un piccolo sorriso, poggiando
immediatamente una mano sulla spalla dell'altro per tenerlo
giù,
visto che aveva provato ad alzarsi. «Non
sforzarti troppo, lascia che le medicine facciano effetto».
«...sto
bene, Jon. Non avevo
bisogno di medicine, ho solo un
po' di mal di testa».
«E anche un
febbrone da cavallo, ma ovviamente fingerai che non sia
così, vero?»
Di tutta risposta, Damian
roteò un po' gli
occhi. Jon la faceva davvero troppo lunga, ma in fin dei conti in parte
lo capiva: era la prima volta che si mostrava davanti a lui in quelle
condizioni, così fragile e decisamente poco combattivo. In
realtà non avrebbe nemmeno voluto mostrarsi così,
ma in
quel momento non avrebbe potuto purtroppo fare diversamente. «Gh... odio
questo schifo», rantolò,
tossendo qualche attimo dopo.
Gli occhi gli bruciavano e gli sembrava che il solo tenerli aperti
fosse una fatica immane, ma doveva ammettere che quelle medicine che
Jon gli aveva dato stavano cominciando a fare effetto, visto che i
giramenti di testa erano passati.
«Oh, aspetta! So cosa potrebbe tirarti un po' su di morale!»
gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi radiosi, prima di schiaffargli
in fronte quella pezza senza dar peso al lamento dell'altro. «Dammi
un momento, torno subito»,
accennò e,
facendogli poi un occhiolino, si
alzò dal letto così in fretta che il materasso
cigolò sotto il suo peso.
Damian sbatté le palpebre con
fare stranito,
osservandolo mentre si allontanava. E adesso che diavolo gli era preso?
Sapeva che Jon certe volte si comportava in modo strano, ma in quel
momento aveva troppo mal di testa per cercare di capire le sue ragioni.
Si lasciò cadere con il capo sul cuscino, accoccolandosi
sotto
quel lenzuolo mentre sentiva la pioggia picchiettare contro le
finestre. L'idea di andarsene in vacanza non lo aveva entusiasmato, ma
una volta tanto aveva voluto dare retta al compagno e persino Grayson
gli aveva consigliato di prendersi una pausa, rassicurandolo che ci
avrebbe pensato lui a dare una mano a Bruce. Peccato che non avesse
messo in conto che sarebbero stati colti da un temporale estivo e che
lui si sarebbe ammalato.
Si rese conto di aver chiuso gli occhi
solo quando
fu un rumore a ridestarlo, dovendo fare mente locale per un secondo
prima di mettere a fuoco la figura di Jon. Il profumo di burro
riempì la stanza, tanto che Damian si tirò un po'
su per
cercare di capire le sue intenzioni, vedendolo con una grossa ciotola
di pop corn sotto braccio e quello che aveva tutta l'aria di essere
un...
«...sul serio, J?»
domandò scettico, accennando all'oggetto
che reggeva in mano.
Jon sbatté le palpebre, poi abbassò lo sguardo
sul Re Leone.
«Ecco... beh... è il meglio che sono riuscito a
trovare», ammise imbarazzato, massaggiandosi il collo con la
custodia del dvd.
«Mhn...
è praticamente Amleto
con i leoni, quindi per questa volta te lo faccio passare»,
rimbeccò
sarcastico, prima di scuotere debolmente il capo con fare divertito.
«Apprezzo
il pensiero»,
soggiunse, giacché non aveva mai nascosto la sua
predilezione
per le tragedie shakesperiane - il suo cane si chiamava Tito in onore
di una di esse - e ammetteva che quello scemo aveva fatto una buona
scelta... cartone animato o meno. «Grazie... habibi»,
sussurrò,
e Jon sorrise. Era raro che lo ringraziasse così
spontaneamente
e ancor più che lo chiamasse con nomignoli affettuosi,
soprattutto quando non era sicuro di trovarsi da soli, dunque il
ragazzo apprezzò ancora di più, tenendo conto
che, in fin
dei conti, aveva solo provato a distrarlo con un semplice film.
«E
di cosa... scemo
d'un pettirosso», rimbeccò, affrettandosi
a mettere quel dvd per
guardare il compagno con gli occhi divertiti come quelli di un bambino
prima di afferrare il telecomando.
Damian scosse il capo e, nascondendo un
sorrisetto,
si spostò quel tanto che bastava per
permettere a Jon di coricarsi al suo fianco e di cingergli i fianchi
con un braccio, sistemandosi contro di lui mentre faceva partire il
film. Ammalarsi non era poi così male, una volta tanto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Trovo
sempre molto divertente l'idea di Damian che si ammala e che nonostante
tutto cerca di fare il duro, quindi non potevo evitare di richiamare
anche qui la situazione. Tra l'altro il tutto è nato per il
prompt datomi sul gruppo facebook Hurt/comfort
Italia, per l'iniziativa #100whumpers e
la challenge Fluffiness
Explosion, con il
prompt "Personaggio
X non sta bene, personaggio Y pensa a qualcosa che possa farlo stare
meglio in attesa che le medicine facciano effetto".
Sapendo
quanto Damian abbia visto pochi film, dato che sua madre non era certo
un'estimatrice di classici Disney, l'idea di vedere un cartone animato
per farlo stare meglio mi sembrava carina... e molto in linea con la
semplicità di Jon nonostante tutto.
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Capitolo 6 *** You look better when I'm drunk ***
You look better when I'm drunk
Titolo:
You look better when I'm drunk
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash
Fiction [ 664 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 04.
Ubriacarsi al bar
Just stop for a minute and smile:
27. "Ero troppo ubriaco per potermelo ricordare."
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Mentre
sentiva il corpo di Damian premere contro di sé, Jonathan
non
poteva fare a meno di pensare che fosse una situazione piuttosto strana.
Solitamente Damian era un tipo
abbastanza stoico che
manteneva un certo decoro e controllo, e Jon non l'aveva mai visto
perdere volontariamente le proprie facoltà intellettive
bevendo
un bicchierino di troppo. Anzi, se proprio doveva essere sincero con
sé stesso, il giovane Kent era abbastanza sicuro di non
averlo
mai visto bere... e
basta. Quella situazione, quindi, aveva quasi del surreale.
All'inizio l'idea di andare a divertirsi
era
piaciuta a tutti e persino Colin non si era tirato indietro quando gli
era stato offerto da bere, così avevano finito col prendere
qualcosa al bar e a ridere e scherzare, godendosi anche le note delle
canzoni che si disperdevano per tutta la spiaggia. Damian invece aveva
categoricamente rifiutato di ordinare, ma Jason aveva insisto a tal
punto, e soprattutto giocato sul suo orgoglio, che alla fine aveva
accettato un drink e aveva anche mandato il fratello a fanculo.
Nessuno di loro avrebbe potuto
immaginare ciò
che era accaduto dopo. A quanto sembrava, il grande figlio del
pipistrello, l'erede degli Al Ghul, l'ombra del demone e bla bla bla,
non reggeva l'alcool tanto quanto non lo reggeva suo padre. Un solo
drink aveva messo fuori uso tutte le sue sinapsi, e c'era qualcosa di
divertente, e anche di profondamente
sbagliato, nel modo in cui Damian adesso sorrideva e si spingeva contro
Jon.
Di tanto in tanto qualcuno li guardava e
al giovane
Kent non sfuggivano i sorrisetti che si dipingevano soprattutto sulle
labbra di Jason e Maya, e a volte scorgeva persino Dick guardarli di
sottecchi con l'aria di chi la sapeva lunga. C'era qualcosa che gli
sfuggiva? O la vista di Damian che gli stava letteralmente appiccicato
addosso era davvero così divertente?
«Mhn... D?»
provò a riscuoterlo un po', ma per tutta risposta
sentì
una mano di Damian scivolare sotto il bancone per sfiorargli una coscia
e abbandonarsi lì, facendolo sussultare per costringerlo a
guardarlo con tanto d'occhi.
«D,
amico... forse è meglio se torniamo in stanza».
«Non ti
facevo tipo da proposte così dirette, Jonny-boy»,
ghignò Damian nello strusciarsi contro di lui come un grosso
felino, e Jon arrossì. Ma che diavolo...? Da quando l'altro
era
così... così... disinibito?
L'alcool gli stava giocando davvero un brutto scherzo, visto che in
altre circostanze non si sarebbe mai sbilanciato in quel modo
né
tanto meno l'avrebbe fissato con quello sguardo... seducente? Era mai
possibile? Eppure, mentre si perdeva in quelle iridi verde smeraldo
rese un po' languide dall'alcool, non poté fare a meno di
pensare che Damian in quel momento fosse davvero bello.
Successe tutto così in fretta
che nemmeno se
ne accorse, sgranando gli occhi nel sentire le labbra di Damian premere
contro le sue. Erano calde, inebrianti, avevano il sapore della
salsedine e del drink che aveva bevuto, e non aveva mai pensato che le
labbra di un ragazzo potessero essere così morbide e
carnose,
invitanti fino all'inverosimile. Si scoprì a fissare come
possibile il viso di Damian dalla posizione in cui si trovava e per la
prima volta, grazie agli occhi chiusi che l'altro aveva,
notò
che le sue ciglia erano lunghe e nere e formavano una curva perfetta
contro le sue guance, leggermente arrossate a causa dell'alcool che gli
scorreva in circolo.
Fu un bacio breve, solo un
lieve sfiorarsi e
un mescolarsi di sensi, eppure il cuore di
Jon fece una
capriola nel petto e pensò che non ne avrebbe avuto mai
abbastanza, e quando si separarono ci mise un secondo di troppo per
rendersi conto che l'amico era crollato fra le sue braccia, russando
beatamente.
Il mattino dopo Damian non avrebbe
probabilmente
ricordato niente, visto quanto era ubriaco, ma a lui sarebbe rimasto il
ricordo di quelle morbide
labbra e di quel bacio rubato sotto le stelle.
_Note inconcludenti dell'autrice
Okay,
sì. Esattamente come suo padre (che ad ogni evento finge di
bere), io ho questa convinzione che Damian non regga molto bene
l'alcool, e che quindi eviti di buttare giù un drink o due
proprio per questo motivo
Ma poteva ovviamente tirarsi indietro, dopo che Todd ha puntato sul suo
orgoglio? Certo che no! Motivo per cui, lo scemo, manda all'aria i suoi
buoni propositi e finisce per strusciarsi addosso a Jon, completamente
disinibito. Se nessuno dei presenti ha scattato foto, allora forse
è salvo... altrimenti può già
cominciare a nascondere la testa nella sabbia. L'avrano fotografato
davvero? Chissà :p
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Capitolo 7 *** Just the first time ***
Just the first time
Titolo:
Just the first time
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 1313 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating:
Arancione
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Slash
Solo i fiori sanno:
3.
Amaryllis: eleganza, timidezza
Sapori d'estate: 22. Farlo
per la prima volta sulla spiaggia
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
«Fermati
qui, J!»
La voce di Damian sovrastò il suono del vento
che gli fischiava nelle orecchie, invitandolo a perdere quota per
raggiungere la spiaggia argentea che si stagliava dinanzi a loro.
Aveva
sorvolato l'oceano con Damian sulle spalle, dopo aver soffiato una
missione alla Justice League ed essersi guadagnati espressioni non
troppo contente da parte dei loro genitori per quell'intromissione non
autorizzata. Ad entrambi i ragazzi, però, non era importato
niente, anzi; allo sguardo di vaga disapprovazione che Batman e
Superman avevano lanciato loro, Robin e Superboy si erano guardati a
propria volta e avevano ghignato, prima che proprio Robin si facesse
avanti: aveva spiegato, col solito fare saccente che lo caratterizzava,
come fosse riuscito ad eludere la sorveglianza e a localizzare il loro
bersaglio tramite la triangolazione del mainframe delle telecamere
della città, arrivando alla conclusione che si sarebbe
nascosto
proprio in quell'edificio e proprio in quella determinata sera,
rendendo palesi le sue doti investigative che non avevano nulla da
invidiare a quelle del padre. Poi, con inaudita nonchalance, aveva
fatto un breve inchino ed era letteralmente saltato in spalla a
Superboy, intimandogli di volare alla svelta per svignarsela il
più velocemente possibile. Che fossero poi arrivati a quella
spiaggia era stato un caso più che fortuito.
Non appena furono ad un pelo da terra,
Damian
saltò giù dalle spalle dell'altro per affondare
gli
stivali nella sabbia, guardandosi intorno per accertarsi che non ci
fosse nessuno prima di togliersi la maschera. «Hai
visto che faccia hanno fatto quando hanno capito che avevamo già
risolto il loro caso?»
La sua voce traboccava di soddisfazione, accentuata anche
dall'espressione compiaciuta che gli si era dipinta in viso.
Jon ridacchiò, stiracchiandosi per sgranchire un po' le
spalle. «Dovrebbero seriamente cominciare a pensare alla
pensione».
«Attento che tuo padre non ti senta e non lo dica al mio, J.
Sono piuttosto suscettibili
sulla
cosa», sghignazzò divertito nel sentire l'altro
fare lo
stesso, volgendo lo sguardo verso l'oceano che avevano dinanzi e col
silenzio rotto solo dal fruscio dei loro mantelli che svolazzavano
nella brezza serale.
Fu Jon stesso il primo a gettarsi
letteralmente
seduto sulla sabbia e ad invitare Damian a fare lo stesso e, anche se
inizialmente riluttante, alla fine il ragazzo accettò con
una
breve scrollata di spalle, accomodandosi al suo fianco per gettargli
un'occhiata. Non pensava sarebbe mai stato possibile, soprattutto dopo
aver più volte ripetuto a Pennyworth che avrebbe fatto la
fine
di suo padre e che come lui avrebbe finito col fingere di amare
qualcuno... eppure, mentre osservava
il profilo di Superboy sotto la luce della luna, non poteva fare a meno
di ringraziare che non fosse stato davvero così.
Quand'era poco più di un
ragazzino di dieci
anni, aveva sì manifestato un certo interesse per delle
ragazze, complice
anche il fatto che le uniche donne che avesse mai visto nella
sua vita
fossero state le sue balie, le serve della madre e Talia stessa. Nei
panni di un giovane Robin alle cosiddette prime armi,
aveva persino tentato di impressionarle - una l'aveva anche portata
nella batmobile prima che Barbara la espellesse da remoto, eiettando il
sedile del passeggero -, ma con Jon... con Jon era tutto completamente
diverso. Nonostante all'inizio non si sopportassero minimamente, con il
passare del tempo e delle avventure che avevano vissuto, avevano
imparato a conoscere sempre più qualcosa l'uno dell'altro e
a
coprirsi le spalle a vicenda, facendo germogliare quell'amicizia che i
primi mesi avrebbero considerato improbabile. E l'amicizia aveva poco a
poco cominciato a lasciar spazio ad un qualcosa che inizialmente
avevano faticato a definire, qualcosa che li aveva lasciati confusi e
che li aveva quasi spinti a dimezzare le volte in cui si riunivano nel
loro quartier generale durante i week-end per evitare di fare i conti
con quella sensazione che si affacciava ogni qual volta dalla bocca del
loro stomaco, con parole non dette e sentimenti trattenuti.
Non sapevano bene come fosse cominciato
quel loro
scambio di sguardi e sorrisi nascosti, quel toccarsi distratti quando
rimettevano in ordine dopo un allenamento o quelle occhiate un po'
timide mentre si infilavano le uniformi, ma alla fine era successo.
Senza preavviso, senza essere programmato... ma era successo.
Una missione come tante, l'euforia del momento... un abbraccio, uno
sfiorarsi di mani e dita intrecciate prima che le labbra si poggiassero
le une contro l'altre e le lingue si cercassero. Un semplice bacio e nient'altro.
Ma nessuno dei due si era pentito di averlo fatto.
A quel suo stesso pensiero, Damian sorrise tra sé e
sé.
Prima ancora di rendersene conto, Jon era diventato una costante e
aveva portato un po' di luce nell'oscurità che era sempre
stata
la sua vita, aiutandolo ad aprirsi maggiormente con le persone e ad
esprimere al meglio le sue emozioni. Per questo aveva finito col capire
che cos'era il sentimento che aveva cominciato a provare per Superboy,
quella voglia di averlo vicino nonostante lo irritasse e quel desiderio
di qualcosa di più ogni qual volta combattevano fianco a
fianco.
E, come se avesse udito i suoi pensieri, Jon volse lo sguardo verso di
lui, ricambiando quel sorriso prima di chinare il capo e sfiorargli le
labbra con le proprie.
Il giovane Wayne aveva cominciato ad
apprezzare quei
baci e le sensazioni che essi provocavano nel suo animo, quel caldo
piacere che si riversava nelle sue membra e che trovava stimolante in
modi che mai avrebbe pensato, anche se si irrigidì un po'
quando
sentì una delle mani di Jon carezzargli timidamente
l'interno
coscia, scivolando al contempo con la bocca lungo il suo collo fino a
succhiargli il pomo d'Adamo. Non si erano mai spinti oltre a qualche
bacio e a qualche toccatina, quindi quella novità aveva
cominciato a diventare piuttosto piacevole per entrambi...
anche
se Damian si sentiva al tempo stesso un po' stupido. Perché
all'improvviso il suo cuore aveva cominciato a battere così
forte? Non aveva motivo di essere nervoso, lui era un Wayne, un Al
Ghul, un... vero
cretino innamorato e, nonostante
il cuore che fece una capriola nel petto, si ritrovò a
ricambiare quelle attenzioni e a spingersi maggiormente contro Jon, la
cui sorpresa iniziale si trasformò in ulteriore passione.
Forse fu la spontaneità del
momento, forse
quella pace che il suono della risacca conferiva loro o semplicemente
la voglia di perdersi del tutto l'uno nell'altro, ma ben presto le
uniformi di entrambi finirono sulla sabbia e mani e gambe si
intrecciarono fra loro, le lingue si cercarono e i loro ansiti e gemiti
si mescolarono all'unisono, dando voce a quella voglia sopita da tempo
dentro di loro. Damian non aveva comunque nascosto un pizzico di
preoccupazione, conscio della forza dei kryptoniani e del fatto che
fossero geneticamente
dotati,
ma Jon l'aveva guardato negli occhi e quello sguardo l'aveva
rassicurato più di mille parole. Si era sforzato di
sorridergli
e aveva provato a fidarsi di lui, esattamente come si fidava di lui
durante le loro notti di pattuglia, lasciando che fosse semplicemente
la passione a guidarli nella scoperta di loro stessi. Gemiti e
piccole imprecazioni avevano accompagnato i loro gesti un po' goffi e
frettolosi, tra baci rubati e carezze
vigorose, finché non
raggiunsero entrambi l'apice di quel
piacere tanto desiderato.
Stremati, si accasciarono di schiena e trassero lunghi respiri per
riportare il fiato nei polmoni, madidi di sudore e appiccicosi di
sabbia e salsedine, ma per niente dispiaciuti di quanto era appena
successo. E nel voltarsi l'uno verso l'altro si sorrisero un po',
complici e impacciati, prima che fosse proprio Jon ad afferrare uno dei
loro mantelli e a coprire in parte i corpi di entrambi, con la
luna e l'oceano come unici testimoni di quell'atto d'amore che quella
notte li aveva visti uniti.
_Note inconcludenti dell'autrice
Cominciamo
subito col mettere i puntini sulle i.
Come credo che si sia capito, in questa storia i due ragazzi sono
ancora abbastanza giovani, dato che lottano contro il crimine come
Robin e Superboy. Hanno intorno ai sedici, quasi diciassette anni, e
non hanno differenze di età per un motivo: ho voluto
prendere
spunto dall'universo DCeased
di
Tom Taylor, dove sono più o meno coetanei e hanno entrambi
dodici anni, perché il rapporto che si crea tra di loro nel
crescere e affrontare insieme le difficioltà mi ha colpito
molto
e mi è piaciuto.
Ed è anche uno dei motivi per cui ho lasciato la scena molto
soft
- chi ha letto mie precedenti storie sa che solitamente mi lascio
andare all'erotismo -, oltre al fatto che non volevo aumentare il
rating della raccolta perché voglio che sia per lo
più
fluff e divertente. Detto questo, spero che vi sia piaciuta.
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Capitolo 8 *** Brother can help you ***
Brother can help you
Titolo:
Brother can help you
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 1581 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Conner
Kent, Jonathan Samuel Kent, Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson,
Jason Peter Todd, Timothy Jackson Drake
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 24.
Giocare a pallone e beccarlo in faccia
Just stop for a minute and smile: 17. "Adesso
ti metterai comodo e mi racconterai tutto!"
Una volta nella vita: 17.
Fare surf
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Mentre
osservava i quattro Robin giocare a pallone, Jon non poteva nascondere
a sé stesso di essersi soffermato soprattutto su Damian.
Jason lì aveva convinti ad
andare in spiaggia
e, anche se inizialmente Damian non ne era apparso entusiasta, aveva
infine roteato gli occhi quando aveva insisto persino Dick, finendo col
ritrovarsi su quell'insenatura privata che Tim aveva trovato proprio
per loro. Si erano fatti un bagno e Jon non aveva potuto fare a meno di
notare quanto fossero stati bravi a surfare, per quanto non avrebbe mai
pensato che potessero avere anche una qualità del genere.
Sapeva che i figli di Bruce Wayne erano
bravi in
molte cose, ma il surf era proprio l'ultima delle cose che si pensava
di loro, nonostante i corpi tonici e la loro predisposizione agli sport
estremi. Per quanto invece riguardava lui, non era mai salito su una
tavola in tutta la sua vita. Durante i suoi primi dieci anni aveva
vissuto in campagna e poi si era trasferito a Metropolis, e tra le
pattuglie con Damian e le missioni con suo padre nel corso della sua
adolescenza, fare surf era stata proprio l'ultima delle cose a cui
aveva pensato.
Era stato proprio per quel motivo che,
quand'era
salito su una tavola e ci aveva provato, aveva provocato lo scoppio di
ilarità di tutti, imbarazzato oltre ogni dire; quando aveva
incontrato lo sguardo di Damian, però, ogni parola gli era
morta
sulle labbra priam ancora che potesse pensare di pronunciarla.
Divertito da fatto che fosse stato letteralmente inghiottito dalle onde
nonostante avrebbe potuto volare via prima ancora che il tubo lo
catturasse, il volto di Damian si era disteso in un sorriso
così
rilassato che Jon era rimasto con la tavola in mano e la bocca
spalancata, tanto che era stato suo fratello Conner a richiamarlo alla
realtà con una gomitata al fianco. Solo tempo dopo, scoppata
la
bolla di divertimento che lui aveva inavvertitamente creato, si erano
concessi il lusso di bere
qualcosa, e adesso, seduto sulla sabbia, Jon si era perso a guardarli
mentre giocavano a pallavolo.
Era divertente vedere come fossero
competitivi anche
per un semplice gioco e, dal modo in cui contrattaccava, Damian
sembrava piuttosto intenzionato a vincere. Lo vedeva scattare a
sinistra per evitare che la palla toccasse la sabbia e unire le mani
per colpirla, rilanciandola ad uno dei fratelli; a volte si gettava per
terra o compiva enormi balzi, con i capelli scompigliati che si
incollavano alla fronte a causa del caldo e le goccioline di sudore che
gli imperlavano ogni centimetro del corpo, dall'ampia schiena alle
gambe toniche. Fletteva i muscoli e dava
sfoggio delle sue abilità - esattamente
come quando, sulla tavola, aveva mantenuto un perfetto equilibrio che
aveva stregato Jon - e il modo
in cui il costume
aderiva
al suo sedere, accentuando la curva delle natiche sode e allenate,
sembrava decisamente catturare l'attenzione.
«Questi
passerotti sono proprio un bel vedere, eh, piccoletto?»
La voce di Conner lo fece sussultare e si portò una mano al
petto, sentendolo battere all'impazzata. Non l'aveva nemmeno sentito
arrivare, possibile che si fosse distratto a tal punto?
«Mi hai
fatto prendere un colpo!»
si risentì, e Kon rise, lasciandosi cadere seduto sulla
sabbia accanto a lui.
«Mi avresti
sentito, se fossi stato attento invece di perderti fra le grandi dune del
pipistrellino».
«Io... eh?»
imbarazzato, Jon distolse lo sguardo. «Stavo
semplicemente vedendo che sono bravi a giocare».
«A me
sembrava che ti stessi letteralmente divorando il demonietto con gli
occhi»,
ridacchiò Kon, dandogli una poderosa pacca su una spalla.
Non si curò di trattenere la
propria forza,
conscio che l'altro non avrebbe avuto problemi. «Tranquillo,
Jonno, ti
capisco. Io stesso non riesco a distogliere lo sguardo dal culo di Tim».
«Kon!»
esclamò Jon, con gli occhi spalancati per quella schiettezza.
«Oh, non
fare il bambino, non hai dieci anni. E non ti biasimerei di certo,
hanno tutti e quattro un culo da paura».
«Limitati a
guardarne solo tre»,
affermò lapidario. Sì, d'accordo, era geloso. E
con questo? Ma la cosa fece ridere maggiormente Conner, che gli
regalò un sorrisetto prima di gettargli un braccio dietro le
spalle.
«Ti piace
proprio, eh?»
domandò nel punzecchiargli una guancia con un dito,
ignorando le sue lamentele. «L'hai
già invitato ad uscire?»
Jon
fece per replicare, ma qualunque parola gli morì in gola nel
fissare il fratello con uno sguardo indecifrabile, mentre un lieve
rossore gli colorava le guance. Oh, l'aveva invitato eccome... e non
solo una o due volte. E non si erano nemmeno fermati lì. Ma
dirlo a Conner? Nossignore. Lo avrebbe punzecchiato per settimane.
«...siamo... siamo solo compagni di squadra».
«Ce~erto... come
me e Tim». L'ironia con cui lo disse gli fece guadagnare
un'occhiataccia, peccato che Jon sembrasse semplicemente comico e per
niente minaccioso, quando si trattava di cose del genere.
«Conosco fin troppo bene quello sguardo, Jonno... e non devo
ricordarti che ci sono già passato col mio bel
passerotto», ridacchiò, rifilandogli l'ennesima
pacca sulla spalla. «Quindi
adesso ti metterai comodo e mi racconterai tutto! E se hai
bisogno di qualche consiglio dal tuo fratellone, sono
disponibile», gli fece l'occhiolino.
«Damian non è Tim, Kon»,
bofonchiò il giovane Superboy, umettandosi un po' le labbra.
Stava cominciando a sentirle un po' secche, ma non sapeva se fosse
colpa del caldo o del fatto che quel discorso lo stava facendo
diventare nervoso... e, involontariamente, aveva anche confermato i
sospetti di Conner, tanto che imprecò e si diede mentalmente
dell'idiota nel sentire la sua risata.
«Va bene, te ne do atto, è vero. Ma almeno hai
ammesso che ti piace», parve gongolare, sentendo Jon
borbottare ancora. «Senti...
dico sul serio. Non devi vergognarti di parlarne, non con me. Conosco
da abbastanza tempo i pipistrelli laggiù», e nel
dirlo fece giusto un breve cenno col capo verso i quattro che
giocavano, «da
sapere che sono un po' tutti complicati. Nessuno escluso. Certo, tu
forse hai scelto proprio il più complicato di tutti... ma capisco
bene la sensazione che si prova nel perdersi a guardare chi
ami», sussurrò con un sorriso così
dolce sulle labbra che lasciò stranito Jon. Sapeva che,
dietro alla facciata da prima
donna che mostrava al mondo, Conner in fondo in
fondo era un romanticone sentimentale... ma non l'aveva comunque mai
visto così preso come in quel momento. Timothy lo faceva
stare davvero bene, e al pensiero venne da sorridere anche a lui.
«Grazie, Kon... anche se, uh, scusa, ma... non mi servono i
tuoi consigli». Allo sguardo stranito che gli
lanciò il fratello, si affrettò a
sollevare le mani e a spiegarsi. «N-No,
ecco, vedi...!
Io e
Damian... mhn... noi... usciamo già insieme»,
pigolò, decidendo di essere sincero. Dopo tutto si era
aperto
con lui in quel modo... glielo doveva.
Conner si zittì per un attimo, poi sbatté le
palpebre come se stesse assimilando la notizia. «Oh! Hai
capito il mio
fratellino!» replicò divertito, scompigliandogli
vistosamente i capelli prima che un grande
ghigno gli si disegnasse sulle sue labbra «...se
hai bisogno di consigli sul sesso, il tuo fratellone è qui
per aiutarti», lo prese in giro, e Jon sgranò gli
occhi a tal punto che poco ci mancò che gli fuoriuscissero
dalle orbite.
«Kon!»
esclamò letteralmente rosso in viso e, prima
ancora che potesse aggiungere altro, una pallonata senza
ritegno lo colpì in viso, lasciandolo interdetto. «Ehi!»
si fece sentire in tono sconcertato, incrociando lo sguardo di Damian.
Aveva le
braccia distese lungo i fianchi e i pugni chiusi, e il modo in cui
aveva assottigliato le palpebre non prometteva niente di buono. «Ma sei
scemo, D?!» sbraitò, rimediandoci solo un suono
stizzito.
«Sei fatto
d'acciaio, smettila di lamentarti come se ti avessi fatto male e tira
quella palla!»
sbottò il ragazzo di rimando, continuando a fissarlo. E, se
Jon avesse potuto leggere i suoi pensieri, non gli sarebbero piaciuti
affatto. Così, seppur avesse uno sguardo ancora stranito,
vide il giovane kryptoniano borbottare qualcosa fra sé e
sé mentre Kon-El se la rideva, finendo con l'afferrare la
palla che gli venne rilanciata prima di tornare accanto ai fratelli.
Nessuno di loro aveva proferito parola,
ma il suo nervosismo era così palese che fu Tim ad
adocchiarlo, mentre Jay e Dick se la sghignazzavano fra loro,
lanciandosi sguardi piuttosto complici. «Non sta
nemmeno giocando, perché gliel'hai tirata?»
«Chiamala
intuizione, Drake... chiamala intuizione»,
borbottò Damian, fulminando un'ultima volta Jon con lo
sguardo.
Non aveva il super-udito, ma aveva studiato abbastanza bene il
linguaggio del corpo da rendersi conto che quell'idiota di un
kryptoniano stava parlando di lui con quel clone altrettanto
idiota.
Dick ridacchiò. «Credevo tu fossi il detective
migliore tra noi, Timbo».
«Andiamo,
non è ovvio?»
rimbeccò Jay con un
ghignetto. «Conner
ha appena scoperto che Jon e il demonietto hanno una tresca... e
dispensava consigli da bravo fratello maggiore».
Stavolta fu il turno di Damian di
arrossire, soprattutto nel rendersi conto che persino Grayson si era
lasciato andare ad una mezza risata alle parole di Red Hood. Di solito
era dalla sua parte, per così dire, ma da quando sapeva di
lui e Jon non perdeva occasione di punzecchiarlo un po' anche lui. «Sta'
un po' zitto, Todd», sbottò nel tirare una
pallonata anche a lui, ma Jason si limitò a scansarsi e a
ridere a crepapelle alla sua espressione e a quella stranita di Tim.
Fratelli maggiori... non li avrebbe mai
capiti.
_Note inconcludenti dell'autrice
Eccoci
qua, ho deciso di chiudere la raccolta con questo capitolo
perché l'ispirazione per la roba estiva è finita
esattamente nello stesso momento in cui è finita l'estate,
lo
ammetto aha
Comunque sia, Jon è fin troppo ovvio agli occhi di suo
fratello
ed era palese che sarebbe stato beccato, non è poi
così
sottile come crede di essere... soprattutto se si perde ad osservare
Damian in quel modo. Stessa cosa dicasi per Damian. I fratelli non gli
daranno più scampo, visto che sanno che sotto sotto lui e
Jon si
vogliono un mondo di bene ;)
Anche se questa raccolta è finita, comunque, le avventure
della
bat-family (e di Jon e Damian) continuano sulle pagine della raccolta Allegretto
~ Deux ou trois choses que je sais de nous e anche su
From
this day Foward ~ Knowing the sound of your heartbeat
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
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