Ritorno al futuro

di snapEly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma è vita, questa? ***
Capitolo 2: *** 2. Un primo passo... indietro! ***
Capitolo 3: *** Pozioni e ancora Pozioni. ***
Capitolo 4: *** Due ragazzi. ***
Capitolo 5: *** D-Day ***
Capitolo 6: *** Quando si dice ***
Capitolo 7: *** Visite ***
Capitolo 8: *** Tra due mondi ***
Capitolo 9: *** Incontri a notte fonda ***
Capitolo 10: *** Ciò che non ti ho detto ***



Capitolo 1
*** Ma è vita, questa? ***



Declaimer: i personaggi appartengono a J.K.Rowling. Il titolo è un libero riferimento all'omonimo film, con il quale, per altro non ha nulla a che vedere.





1. Ma è vita, questa?


Le scale di Hogwarts non erano mai sembrate così lunghe e ripide a Harry, ma allo stesso tempo non aveva mai provato tanta quieta felicità nel salire verso il dormitorio di Grifondoro.
Era finalmente riuscito a svicolare dalla folla che si stava riprendendo dalla battaglia, giù nella Sala Grande, e non vedeva l’ora di buttarsi sul suo letto, un letto vero.
Hermione lo raggiunse proprio mentre varcava la soglia della Sala Comune.
-Ti senti bene, Harry?
-Sì, sto bene. Ho soltanto bisogno di riposare. Chissà se Kreacher sarebbe disposto a portarmi un panino…
Intercettando lo sguardo contrariato della sua amica si affrettò a rettificare.
-A pensarci bene, penso che scenderò a mangiare dopo un buon sonno, sempre che riesca ad addormentarmi.
-Aspetta… forse ho qualcosa che potrà esserti utile.
La giovane strega appoggiò l’ormai familiare borsetta di perline su un tavolino e cominciò a frugarne l’interno.
Tirò fuori un paio di libri e un mantello piegato, poi finalmente trovò ciò che stava cercando.
-Eccola!
Distese il braccio davanti a sé, offrendo a Harry un’ampollina piena di liquido trasparente.
-E’ soltanto Pozione Dolcesonno, ma sono sicura che ti farà stare meglio.
Harry prese il contenitore con un sorriso stanco.
-Grazie, Hermione. Penso di averne proprio bisogno.
-Bene, allora… buon riposo. Vado anch’io a darmi una sistemata e a riposare un po’.
Attraversò la Sala Comune e scomparve nel dormitorio delle ragazze, rivolgendo all’amico un ultimo sorriso pieno di comprensione.
Harry si rigirò tra le mani la boccetta di vetro e fece per avviarsi a sua volta verso le scale, quando la sua attenzione fu attratta da un luccichio, accanto alla gamba del tavolino sul quale la ragazza aveva appena finito di ricomporre il suo piccolo e inseparabile bagaglio.
Si chinò e raccolse un oggetto metallico, appeso ad una catenina lunga e sottile.
Riconobbe subito la Giratempo che Hermione usava per poter seguire il maggior numero possibile di corsi e che aveva permesso loro di salvare la vita a Sirius e a Fierobecco.
“Gliela restituirò domani” pensò, infilandosela in tasca e salendo lentamente verso il meritato riposo.
Si buttò sul letto che aveva occupato durante i sei anni passati alla scuola, domandandosi se in quegli ultimi mesi non fosse stato assegnato a qualche altro studente.
Mentre aspettava che la pozione facesse effetto, si ritrovò a pensare a tutte le persone che non avrebbe più rivisto, a tutti i morti che avrebbero potuto avere una vita lunga e felice, se non fosse stato per quel pazzo criminale.
“Se solo potessi tornare indietro e cambiare il corso degli eventi…”
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Quel pensiero continuò a frullare in un angolo della sua mente, nei giorni che seguirono, e stranamente, si dimenticò di restituire la Giratempo alla sua legittima proprietaria.
Era rimasto al castello, dove poteva rendersi utile aiutando a ricostruire, e dove, allo stesso tempo, trovava cibo, alloggio e compagnia.
Adesso più che mai, si rendeva conto di essere solo.
Completamente solo.
Certo, aveva molti amici e alla Tana lo avrebbero sempre accolto come un figlio, ma sentiva ugualmente un grande vuoto.
Le giornate passavano in fretta, tanto era il lavoro ancora da fare, ma la sera si ritrovava immancabilmente a passeggiare sulle rive del lago, e i suoi piedi finivano sempre per  portarlo davanti a quelle due tombe, una di marmo bianco, l’altra di granito nero.
E ogni sera restava lì a lungo, senza permettere alla propria mente di lanciarsi in progetti troppo azzardati, ma rigirando tra le dita, nascosta in una tasca, quella piccola sfera lucente.
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-Signor Potter!
La Preside McGranitt si stava dirigendo verso di lui con passo deciso e con un sorriso condiscendente stampato sul volto.
Harry, che, bacchetta alla mano, stava riparando una balaustra, si voltò allarmato verso l’anziana strega.
Quel suo cipiglio formale non prometteva nulla di buono.
-Mio caro ragazzo… Tra pochi giorni arriveranno gli studenti e inizierà un nuovo anno scolastico.
Ormai i lavori sono terminati. Non pensi che dovresti prenderti una vacanza? Magari andare a trovare qualche amico, o far sapere ai tuoi parenti che stai bene…
-Non penso che a loro importi sapere dove sono finito, o se sono ancora vivo. Se non le dispiace, preferirei restare alla scuola e terminare gli studi…
-Ma non è necessario! Hai avuto il diploma, ben meritato, dopo ciò che hai fatto! Hai tutte le strade aperte. Non volevi diventare Auror?
Harry annuì di malavoglia.
Tutto quel giro di parole significava soltanto che la sua presenza metteva in imbarazzo la Preside e gli insegnanti.
Già, perché passato il primo momento di euforia, il Prescelto, il salvatore del mondo magico, si era rivelato null’altro che un semplice ragazzo tormentato da mille contraddizioni e  problemi irrisolti.
-D’accordo, ci farò un pensierino.

Quella notte non riuscì a prendere sonno.
Si girava e rigirava nel letto, continuando a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare, e a ciò che sarebbe potuto essere.
Era quasi mezzanotte, quando finalmente prese una decisione.
Si alzò, si vestì accuratamente, controllò di avere con sé tutto ciò che gli sarebbe potuto tornare utile e uscì nel parco.
Si fermò davanti alle lapidi, contemplando i nomi che scintillavano alla fioca luce della luna.
-Farò in modo che tutto questo non debba succedere…
Tirò fuori dalla tasca la Giratempo e si soffermò ad osservarla per un momento.
La minuscola clessidra era il fulcro di un sistema di cerchi metallici concentrici. Il più interno, quello usato da Ermione, permetteva di fare piccoli viaggi, dell’ordine di un’ora per giro, mentre quelli più esterni corrispondevano a periodi di tempo più lunghi ed erano bloccati da un piolo fissato magicamente.
Harry estrasse la bacchetta ed eliminò la sicura.
Poi trasse un lungo respiro e cominciò a girare il cerchio più esterno, lentamente, contando ad alta voce.



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Capitolo 2
*** 2. Un primo passo... indietro! ***


2. Un primo passo… indietro!

Quando ebbe finto di contare, Harry si guardò intorno attentamente.
Il vortice generato dalla Giratempo era scomparso, lasciandogli un vago senso di nausea.
Il paesaggio non era molto diverso, a parte il fatto che era giorno e gli parve di intuire che la stagione fosse più o meno la stessa.
Un piccolo particolare gli fece balzare il cuore in gola: le tombe erano scomparse.
“Bene! Se non altro, questo aggeggio sembra funzionare” pensò, riponendolo accuratamente sotto gli abiti.
“Speriamo che funzionino anche gli espedienti che ho in mente. Problema numero uno: convincere il Preside a lasciarmi frequentare il quinto anno.”
Con questo obiettivo in mente, si diresse di buon passo verso il castello.
Non poté fare a meno di notare che l’imponente costruzione non presentava affatto i segni della battaglia e della successiva ricostruzione.
“Che sciocco che sono! E come potrebbe essere altrimenti?”
I corridoi erano deserti, segno che gli studenti non erano ancora arrivati.
Senza incontrare ostacoli, Harry raggiunse il gargoyle che custodiva l’ingresso allo studio del Preside.
-Sorbetto al limone!
Nessuna reazione.
-Api frizzole!
Niente.
“Accidenti! Che cosa avrà escogitato questa volta? Che sia diventato goloso soltanto negli ultimi anni?”
-Cioccorana!
Immobilità assoluta.
-Ma ci scommetto la bacchetta che è lì dentro a sorseggiare una bella tazza di cioccolata calda fumante!
Il movimento improvviso della statua lo fece sobbalzare.
Dopo il primo attimo di sorpresa, ridacchiando tra sé per la semplicità della parola d’ordine, – cioccolata calda? Che fantasia! – balzò sulla scala a chiocciola, che nel frattempo aveva cominciato a ruotare verso l’alto.
Fece per bussare alla porta dell’ufficio, ma fu preso da un improvviso timore.
Cosa avrebbe fatto se  il professor Silente non gli avesse concesso di iscriversi alla scuola?
Avrebbe mandato a monte tutti i suoi piani.
E in quel caso, sarebbe riuscito a tornare indietro, senza provocare qualche guaio?
A questo non aveva pensato, fino a quel momento.
E se avesse peggiorato la situazione?
Continuò a muoversi nervosamente avanti e indietro nel corridoio, ora avvicinandosi alla porta deciso a bussare, ora allontanandosi in preda all’indecisione.
Lo spalancarsi improvviso del battente mise fine ad ogni suo dubbio.
Una voce conosciuta lo invitò ad entrare e provocò una notevole accelerazione delle pulsazioni del suo cuore.
Timidamente, Harry mosse qualche passo all’interno della stanza circolare, chiudendosi la porta alle spalle.
Ed eccolo là, il professor Silente, con la sua barba bianca e i suoi capelli fluenti, la solita tunica color malva e il cappello in tinta, appoggiato un po’ di traverso sul cucuzzolo della sua venerabile testa.
Era seduto alla scrivania e lo guardava un po’ stupito, ma sempre con quel sorriso gentile.
Non era molto diverso da come lo ricordava, ma nel suo aspetto c’era un non so che di insolito.
Le spalle erano meno curve, i movimenti più energici e, in generale, sembrava godere di ottima salute.
-Mi sembrava di aver sentito… ma la prego, si accomodi signor…
-Ehm… buon giorno, signor Preside. Io… mi chiamo… mi chiamo Harry Evans.
-E’ un piacere conoscerla, signor Evans. In cosa posso esserle utile?
-Ecco… sono qui per iscrivermi a questa scuola. Fin’ora ho studiato privatamente in…in Australia, dove vivo con la mia famiglia, ma adesso ho la necessità di frequentare una scuola e…
-Evans… Evans… non mi pare di ricordare nessun Evans in Australia. Eppure conosco piuttosto bene quella piccola comunità magica. Di cosa ha detto che si occupa, suo padre?
-Ehm… non l’ho detto, e… beh, al diavolo! E’ giusto che lei sappia la verità! Non mi chiamo Evans e in realtà non sono mai stato in Australia. Il mio vero nome è Potter e vengo da…
Tirò lentamente la catenina che portava al collo e fece ruotare la piccola sfera davanti a sé, in modo che il vecchio mago potesse vederla.
-Una Giratempo? Signor Potter… mi sta dicendo che lei viene da…
Harry annuì e ripose l’oggetto magico.
-Posso chiederle che giorno è oggi?
-E’… vediamo, è il 28 agosto 1975.
-Perfetto! I miei calcoli erano corretti. Vede, professore, tra quasi ventitre anni mi ritroverò a cercare un modo per cambiare gli eventi, perché troppa gente è morta nel tentativo di proteggermi, per  permettermi di…
-Fermo, signor Potter! Confido che lei sappia quanto sia pericoloso giocare con il tempo…
-Professor Silente, ciò che so è che questo non è affatto un gioco. Non credo che, rivelandole qualcosa dell’epoca da cui provengo, le cose peggioreranno. Caso mai, potrebbe essere un problema se qualcun altro venisse a conoscenza delle mie origini, e noi non vogliamo che succeda una cosa del genere…
Harry si sentì un verme ad usare un tale ricatto per assicurarsi l’appoggio del Preside, ma non abbassò lo sguardo e sostenne tranquillamente quello del professor Silente. Era quasi sicuro che il vecchio mago avrebbe usato la legilimanzia per scoprire qualcosa di più, ma se lo fece fu davvero molto delicato, perché il ragazzo non provò nessuna delle sgradevoli sensazioni che lo avevano assalito ogniqualvolta il professor Piton aveva invaso la sua mente, durante le lezioni di Occlumanzia.
-Molto bene, signor Potter. – concluse il professor Silente, dopo quello che sembrò un tempo infinito – Forse sarà il caso di scambiare due parole.
Harry raccontò brevemente la situazione, senza soffermarsi sui particolari e evitando accuratamente di fare nomi, ad eccezione di quello di Riddle.
Il preside lo ascoltava in silenzio, ma sembrava piuttosto preoccupato.
Alla fine trasse un profondo respiro e annuì pensosamente.
-Signor Potter, posso chiederle la sua età?
-Ho diciotto anni, signore.
-Già. Mi pareva un po’ grandicello per frequentare soltanto il quinto anno.
-Ma è proprio tra i ragazzi del quinto che succederà! Nessuno ci farà caso, perché sarà un episodio all’apparenza futile, ma metterà in moto tutta una serie di eventi…
-Ed è per questo che insisto nel metterla in guardia! Ogni nostra più piccola azione può cambiare il corso della storia. Ha pensato che le cose potrebbero anche peggiorare?
-Francamente, non vedo come sarebbe possibile. Comunque, un piccolo ripasso del programma di quinta non mi farà male! Sa, non è che sia mai stato una cima nello studio. In compenso me la cavo bene nel Quiddich. Sono sicuro che la squadra di Grifondoro sarà felice di avermi tra i suoi.
-Quinto anno a Grifondoro. Mmhh… vedo che ha le idee molto chiare. D’accordo, signor Potter…
-Evans, sarebbe più prudente.- lo interruppe Harry.
Gli occhi azzurri lo scrutarono per un lungo istante da sopra le lenti, ed Harry ebbe la certezza che il Preside avesse già capito chi fossero i suoi genitori.
-…signor Evans. Le concederò ciò che chiede, per il momento. Ma mi aspetto la massima disciplina e un costante e proficuo impegno, da parte sua. E niente colpi di testa! Non prenda iniziative senza prima essersi consultato con me.
-Certo, signore, la ringrazio!
-…e, naturalmente, non c’è bisogno che le ripeta quanto potrebbe essere pericoloso che informazioni sugli eventi futuri possano trapelare, anche e soprattutto per le persone a lei più vicine.
-Sì. signore. Sarò molto prudente.
-Ah… un’ultima cosa…
Gli occhi del Preside scintillarono in modo misterioso.
-…niente uscite notturne!

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Grazie a tutti coloro che hanno commentato! Non mi aspettavo un pubblico così numeroso e carino!
Per conoscere le intenzioni di Harry e per sapere se riuscirà a metterle in atto, non vi resta che leggere i prossimi capitoli  :)
Per Nell Sev Snape: sì, ho visto il film, ma non ho letto il libro. Mi è sempre sembrata un'idea originale, almeno per il periodo in cui è uscito, ed è ben fatto e divertente. Spero lo sia un pochino anche la mia ff...

 

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Capitolo 3
*** Pozioni e ancora Pozioni. ***





Un grazie di cuore a tutti coloro che commentano e anche a chi legge soltanto! Spero di non deludere le vostre aspettative: questa ff sarà piuttosto corta, una decina di capitoli in tutto più l'epilogo. L'idea iniziale era di farne una one-shot, ma sarebbe venuta troppo lunga, così ho deciso di sviluppare alcune scene. Ci sarà comunque la possibilità di un seguito... :) . Continuate a leggere e commentare numerosi/e!



3. Pozioni e ancora Pozioni.

-Ehi, Evans!
Harry si voltò a quel richiamo, e vide che anche Lily aveva fatto altrettanto.
Gli studenti erano già tutti seduti ai loro posti, nell’aula di Pozioni, ma l’insegnante non era ancora arrivato.
Nella fila dietro di lui, James Potter stava dando una gomitata al suo amico, il ragazzo con i capelli castani e l’aria perennemente annoiata. Accanto a loro, gli altri della combriccola che si faceva chiamare “I Malandrini”: Remus, alto e smunto, con un’aria malaticcia,e Peter, piccolo e tracagnotto, che ridacchiava continuamente ad ogni battuta dei compagni.
-Cosa ti dicevo, Sirius? Guarda i loro occhi! Sono identici! Secondo me sono parenti.
E poi rivolto a Lily:
-Ehi, Evans! Non è che il nostro campione è tuo parente, no?
La ragazza dai capelli rossi tornò a voltare la schiena ai compagni, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.
Al suo fianco, Harry sorrise imbarazzato.
-Chi lo sa, Potter? Forse abbiamo qualche antenato comune che è migrato in Australia… dovremo fare delle ricerche, un giorno o l’altro.
Poi, a voce bassa, rivolto alla rossa:
-Devi ammettere che è un osservatore acuto…
Lily scambiò una rapida occhiata con il compagno che sedeva accanto a lei, dall’altro lato, e entrambi ridacchiarono.
-Ma dai, Harry! E’ la prima cosa che Sev ha notato, quando sei arrivato.
-Oh… davvero? E’ così evidente?
Il ragazzo smilzo e pallido, dai lunghi capelli neri, ghignò sarcastico.
-Abbastanza… ma penso che il grande Potter li abbia osservati con una certa attenzione – indicò Lily con un cenno del capo - Non le toglie mai gli occhi di dosso… e adesso ha una fifa blu che il nuovo campione possa invadere il suo terreno di caccia. D’altra parte hai già intaccato la sua posizione di giocatore Numero Uno.
Infatti, Harry era stato ammesso senza difficoltà nella squadra di Quiddich, come battitore, e il giorno prima, durante la partita contro Corvonero, si era decisamente fatto onore.
-Non dire sciocchezze, Sev! Lo sai che quello non avrà mai uno straccio di possibilità con me! E non mi piace essere considerata “terreno di caccia”…
Lily fece una smorfia e si concentrò sul libro che aveva di fronte.
Harry decise di evitare altri discorsi imbarazzanti e si limitò ad aprire il libro, fingendo di prepararsi per la prova di quel giorno.

Alla fine delle lezioni uscirono tutti nel parco a godersi l’ultimo sole autunnale.
-Harry! Posso parlarti un attimo?
Lily si stava dirigendo verso di lui con un ampio sorriso sulle labbra rosee e sottili, mentre i capelli rossi ondeggiavano sulle sue spalle e lanciavano riflessi di fuoco sotto i raggi radenti del sole pomeridiano.
Harry era sempre un po’ imbarazzato quando doveva rivolgersi a sua madre, soprattutto perché gli sembrava piuttosto strano chiamarla per nome.
Quando lei gli sorrideva in quel modo, doveva anche fare molta attenzione e controllarsi, per non farsi sorprendere a fissarla con aria sognante.
-Ciao, Lily. Posso esserti utile?
Alle sue parole, la ragazza esplose in una risata cristallina.
-Direi piuttosto il contrario! Scusa, Harry, non vorrei essere offensiva, ma mi sei sembrato piuttosto in difficoltà, soprattutto in Pozioni. Così ne ho parlato con il mio amico Sev e l’ho convinto ad accettarti nel nostro piccolo gruppo di studio. Di solito ci incontriamo in Sala Grande, perché Sev è un Serpeverde, e allora sai com’è… spero che la cosa non ti dia fastidio! Ti assicuro che è davvero bravo! E’grazie a lui se ho voti così alti. Allora, cosa ne dici?
Harry, piuttosto stupito per la proposta, ma più ancora per la valanga di parole che lo aveva investito, non trovò modo migliore di rispondere, se non balbettare in modo inconsulto.
-Oh… beh… sì, va bene… cioè… grazie!
-Ottimo! Allora ci vediamo più tardi in Sala Grande!
Lily si allontanò verso le sue amiche, sempre sorridendo, e lasciò Harry solo e allibito.
Una voce alle sue spalle lo fece sussultare.
-Ma guardate il nostro grande campione! Sta letteralmente sbavando dietro alla rossa!
James si stava avvicinando a Harry, seguito dai suoi soliti amici e da un piccolo stuolo di ammiratori e ammiratrici.
Giocherellava con un boccino, lasciandolo andare per poi riacchiapparlo al volo appena accennava ad allontanarsi.
Esibiva un’aria tra l’annoiato e lo strafottente, ma lanciava ripetutamente occhiate preoccupate nella direzione in cui si era allontanata Lily.
Improvvisamente Harry seppe come avrebbe impedito che le cose prendessero una brutta piega.
Avrebbe attirato su di sé l’attenzione dei Malandrini, distogliendola da Piton, che così non avrebbe avuto occasione di litigare con sua madre. Certo, poi avrebbe dovuto trovare il modo di fare innamorare i propri genitori, altrimenti…
I suoi pensieri furono interrotti dalla stretta di James, che aveva circondato le sue spalle con un braccio e lo stava strattonando con forza e con un sorriso falsamente amichevole.
-Dai retta a me, amico, quella non fa per te. Ha dei gusti un po’ strani, non so se mi spiego… basta guardare le persone che frequenta. Sta sempre con quel Piton. Di per sé non sarebbe un problema, se solo avesse la decenza di nascondere in un sacco quel suo brutto muso…
I suoi amici scoppiarono in una risata e James riservò loro un sorriso sbilenco, evidentemente abituato al fatto che le sue battute riscuotessero un certo successo.
Tornò a rivolgersi a Harry, un po’ meno contento di non trovare in lui lo stesso grado di approvazione.
-Ciò che mi preoccupa, in realtà, è che quel tizio frequenta gli elementi peggiori della sua Casa. D’altra parte, non ci si potrebbe aspettare altro da uno sfigato come lui.
-D’altra parte, forse non ha molte alternative in questa scuola, visto il modo in cui viene trattato! Comunque Lily mi ha soltanto invitato a studiare con loro. Evidentemente prova una certa compassione per la mia pietosa preparazione scolastica. Ma non temere, non ho intenzione di portartela via…
James si irrigidì, ostentando un’aria di distacco e di sufficienza.
-Portarmela via? Che cosa ti fa pensare che quella smorfiosetta mi interessi?
-Oh, scusa. Pensavo che…
-Pensavi male, Evans! Mi stavo semplicemente preoccupando per un compagno di squadra. Non vorrei mai che ti succedesse qualcosa di sgradevole.
Con quella velata minaccia e un’amichevole pacca sulla schiena, James e gli altri Malandrini si allontanarono.
“Accidenti” pensò Harry “com’è facile farsi degli amici, di questi tempi!”

Quando ormai tutti erano rientrati, Harry si presentò in Sala Grande armato del libro di Pozioni.
Lily e Piton erano già seduti all’estremità del tavolo di Grifondoro, proprio vicino alla porta.
-Ciao, Lily! Eccomi qua. Ho deciso di accettare il tuo invito.
Poi rivolto a Piton:
-Ciao, io sono Harry. Ci siamo già incontrati a lezione.
-Ciao. – rispose laconicamente Severus.
Lily gli sorrise, quello stesso sorriso dolce che Harry aveva contemplato tante volte nelle fotografie che Hagrid gli aveva regalato.
-Siediti, Harry. Stavamo ripassando l’Elisir per Indurre Euforia… il professor Lumacorno ha l’abitudine di farla preparare come primo test del quinto anno.
-Oh, sì. Ne ho letto la preparazione. E’ particolarmente difficile ottenerne una buona quantità. Ma d’altra parte, a cosa potrebbe servire averne una scorta? Tutto sommato si ottiene lo stesso effetto con un paio di bicchieri di buon Whisky Incendiario…
Piton sollevò la testa, che fino a quel momento aveva tenuta piegata sul libro, con il lungo naso adunco quasi appiccicato alla pagina che stava leggendo.
-Chiariamo subito le cose. Noi siamo qui per studiare, non per perderci in chiacchiere inutili, quindi, se non ti dispiace…
Fissò il nuovo arrivato con una gelida espressione di sufficienza, sollevando un sopracciglio.
Harry sentì un brivido corrergli lungo la schiena e un forte impulso a rispondergli per le rime, ma si costrinse a tacere.
Dal canto suo , Lily scoppiò a ridere e diede all’amico un buffetto sulla mano.
-E dai, Sev! Sii paziente, è appena arrivato!
Piton non le rispose e tornò a chinarsi sul libro.
-Dicevamo… questa è la fase più delicata. Bisogna mescolare lentamente e in modo continuo, in senso orario, ma è comunque facile a questo punto che la miscela, invece di diventare di un colore giallo sole, assuma una tonalità bruna. In questo caso è da buttare…
Ad Harry non parve vero e colse la palla al balzo.
-Ho letto da qualche parte che sovente si ottengono risultati soddisfacenti se, mescolando, ogni sette giri in senso orario, se ne fa uno in senso opposto…
Piton  sollevò il capo chiudendo di scatto il libro, lo squadrò con gli occhi socchiusi e rispose secco:
- E tu come fai a saperlo?
-Devo averlo letto da qualche parte…
-Da qualche parte dove? Hai sbirciato nei miei appunti?
-No! Ma certo che no!
“Accidenti, devo stare più attento” pensò Harry “E adesso che cosa mi invento?”
-Devo averlo letto in un libro che ho trovato nello studio di mio padre… era di… di un suo prozio…
-Davvero? E che… che libro? Non ho mai trovato nulla a questo proposito.
Gli occhi di Piton si erano allargati, come quelli di un bambino al quale è stato promesso un nuovo giocattolo.
-Era un comunissimo libro di Pozioni Avanzate, ma quella cosa era scritta in una nota a margine. Tu, piuttosto, come fai a saperlo?
-Io, beh… - lanciò una rapida occhiata a Lily, che lo osservava con sospetto – L’ho scoperto per caso la scorsa settimana, ma non ero sicuro che funzionasse sempre. Pensavo si fosse trattato di un caso.
Lily sembrò rilassarsi, accettando quella giustificazione per il fatto che il suo amico non avesse condiviso con lei la scoperta.
Passato il momento di imbarazzo, Piton tornò a studiare Harry con sospetto.
-Ma se hai già studiato Pozioni Avanzate, com’è che sei così poco preparato? Neanche un bambino del primo anno sarebbe riuscito a combinare i disastri che hai fatto tu in questi giorni.
-Oh… beh… ecco…
“Accidenti, forse ho esagerato!” pensò Harry, balbettando nel disperato tentativo di trovare una spiegazione convincente “Ma non si lascia proprio scappare niente, quello!”
-… ecco, il fatto è che non ho mai seguito un vero e proprio programma di studi, e poi sono proprio negato per questo genere di materie!
-Certo… ce ne siamo accorti tutti… e com’è che allora ti dai a letture così particolari?
Harry cominciava ad averne abbastanza di quel terzo grado e rispose in modo piuttosto secco:
-Solo perché non ho avuto le opportunità che avete avuto voi, non significa che i miei interessi si fermino al Quiddich Attraverso i Secoli!
La spiegazione sembrò soddisfacente per la mente curiosa di Piton, il quale tornò a concentrarsi sull’Elisir per Indurre Euforia, dando modo ad Harry di riprendere fiato.


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Capitolo 4
*** Due ragazzi. ***


 4.  Due ragazzi.

Harry si sentiva continuamente addosso gli occhi neri del Serpeverde, e la cosa lo metteva terribilmente a disagio.
Certo, il suo sguardo non era ancora quello che lo aveva tormentato durante i suoi sei anni a Hogwarts e che aveva più volte violato la sua mente, ma trasmetteva già un non so che di inquietante.
Un pomeriggio si ritrovarono in Sala Comune a studiare, seduti all’estremità di uno dei lunghi tavoli, un po’ in disparte rispetto agli altri studenti.
Lily non c’era. Aveva promesso ad una sua compagna di aiutarla con Aritmanzia, ed erano rimaste nella Sala Comune di Grifondoro.
-Senti, Piton… so che sei molto, ehm… amico di Lily, e voglio che tu sappia che non sto cercando di portartela via…
“Ci penserà qualcun altro, eheh!” concluse Harry tra sé.
Un lampo di sorpresa aleggiò velocemente sul volto pallido di Severus, subito sostituito dalla solita espressione sarcastica.
-Che cosa ti fa pensare che la cosa possa importarmi?
-Andiamo, Piton! Si capisce benissimo che Lily ti piace! E quando Potter fa lo sbruffone con lei, ti devi sforzare per trattenerti dal prenderlo a pugni!
Con grande sorpresa di Harry, il volto di Severus si aprì in un ghigno divertito.
-Hai capito male, Evans. Lily è la mia migliore amica e non potrei fare a meno della sua compagnia, è vero. Ma, ad essere sincero, anche se trovo che sia bellissima e brillante e… beh, lo vedi anche tu com’è…- le labbra di Severus si distesero in un sorriso appena accennato, mentre sembrava che la sua mente vagasse in un bel ricordo -…in realtà non provo una vera attrazione per lei… non in quel senso.
Poi si fece serio e proseguì.
-Ed è altrettanto vero che saperla nel mirino di quel maiale non mi piace per niente, ma non mi abbasserei mai a prenderlo a pugni, anche perché sicuramente vincerebbe lui…
Le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro.
-No… piuttosto, un giorno o l’altro, gli lancerò una certa fattura…
Nella mente di Harry tornò vivida l’immagine di Malfoy, disteso sul pavimento del bagno, coperto di sangue, dopo essere stato colpito dall’incantesimo che Harry aveva trovato nelle note a margine sul libro di Pozioni. Quelle note che Piton non aveva ancora scritto.
Severus notò l’aria preoccupata del compagno e tornò a sorridere.
-Tranquillo, Evans! Non ho intenzione di fare del male a nessuno, anche se “quelli” non perdono un’occasione per provocarmi. Tutto sommato stanno facendo il mio gioco.
-Eh? Forse mi sono perso qualcosa… non fanno altro che tormentarti, e tu dici che fanno il tuo gioco?
-Certo! Quello stupido di Potter non si rende nemmeno conto che più se la prende con me, minori sono le probabilità che Lily provi un po’ di simpatia per lui.
-E devi lasciarti maltrattare, per questo? Non mi pare che lei lo consideri esattamente il suo tipo.
Severus scosse la testa e si fece improvvisamente serio.
-E invece sì. A lei piacciono i tipi allegri e sportivi. Quelli come voi, insomma.
Fece spallucce, con un sorriso triste.
- Se Potter non fosse un perfetto idiota se ne sarebbe già innamorata, ne sono sicuro.
Sbuffò, storcendo la bocca.
-E come darle torto? E’ bello, atletico, sarebbe anche simpatico, se non fosse così pieno di sé. E non ci crederai, ma ha una bella mente, solo che non la usa…
Harry era rimasto a bocca aperta, davanti a quella che aveva tutta l’aria di essere una vera e propria dichiarazione.
-Ehi, Piton… ma non è che ti sei innamorato di lui?
Severus scoppiò a ridere.
-Ma cosa dici, Evans? Non mi ascolti? Non si può negare che sia un bel bocconcino, ma, per Merlino, penso che soltanto una persona eccezionale come Lily potrebbe sopportarlo!
Risero insieme ed Harry tirò mentalmente un sospiro di sollievo.
Rimasero in silenzio per qualche momento, apparentemente concentrati sui libri.
-Anche tu le piaci, sai, Evans?
Harry alzò lo sguardo stupito e vide due iridi d’onice che lo fissavano in attesa della sua reazione.
Boccheggiò per qualche secondo, finché la sua mente non riuscì finalmente a pensare qualche parola sensata ed il suo apparato vocale non fu in grado di articolare un suono che non fosse un balbettio confuso.
-Mi stai prendendo in giro?
Severus ghignò divertito.
-E poi dicevi di non provare interesse per lei! Guarda che faccia hai fatto!
-Ma è la verità! Mi piace molto, come piace a te, ma non potrà mai esserci niente di più, tra Lily e me. Non… non è il mio tipo, ecco!
Harry inorridì al pensiero che la ragazza si fosse presa una cotta per lui. E in un angolo della sua mente si fece avanti la consapevolezza che, in realtà, non aveva ancora capito quale fosse il tipo di ragazza che faceva per lui.
-Va bene, va bene, calmati!
Piton si stava letteralmente sbellicando dalle risate e Harry continuava  a subire uno shock dietro l’altro.
Non avrebbe mai immaginato che il carattere di Piton potesse rivelare un lato così burlone.
-Non sto dicendo che si è innamorata, anche se sarebbe un sollievo vederla con un tipo in gamba come te…
Severus ignorò l’espressione sempre più ebete di Harry e proseguì.
-Diciamo che ti si è affezionata. Mi ha confidato che le sembra di conoscerti da sempre, come se tra voi ci fosse una specie di legame nascosto… e, sì, se te lo stai domandando, gliel’ho chiesto e te lo confermo! Non è innamorata di te. Dice che forse potreste davvero essere parenti… in fondo non le dispiacerebbe scoprire di avere un fratello, o qualcosa del genere…
Harry strinse le palpebre, riducendo gli occhi a due fessure.
-Ma pensavo che non fosse figlia unica…
-Ha una sorella babbana, che però non ha preso bene la notizia di avere una strega in famiglia.
-Capisco… deve sentirsi molto triste.
-Sì… Gliel’ho detto che non se la deve prendere, che in fondo Tunia è soltanto una babbana, mentre lei è una strega molto dotata e non avrà mai problemi ad inserirsi nel mondo magico. Non le è piaciuto per niente, e mi ha detto che io non posso capire… che anche se babbana, è sempre sua sorella, e le vuole bene. Ti assicuro che non riesco a capirla, ma ho stabilito che è meglio non toccare l’argomento…
-Io la capisco... sono figlio unico, e non so cosa darei per avere… qualcuno. Qualcuno con cui parlare e… non so, fare della cose insieme. Per fortuna che ci sono gli amici! Forse non è proprio la stessa cosa, però se si è fortunati…
-E tu hai degli amici così?
Harry sorrise pensando a Ron ed Hermione, e a tutto ciò che avevano passato insieme.
-Sì… sì, ne ho un paio, ma adesso sono lontani…
-E… ti mancano, vero?
Piton sembrava combattuto tra il desiderio di continuare quella conversazione e l’imbarazzo nel dimostrare interesse per questioni così private.
Harry ne fu stupito e provò una certa simpatia per quel ragazzo così vulnerabile.
-Un po’, ma ci sentiamo e poi li rivedrò nelle vacanze.
-Vai a casa per Natale?
-No, parlavo delle vacanze estive.
-Ah… anch’io sto qui a Natale. Invece Lily va a casa…
Tornarono a concentrarsi sullo studio.
Dopo qualche minuto, senza alzare gli occhi dal libro, Severus sussurrò:
-Sono contento che tu sia venuto ad Hogwarts, Harry.
Il viaggiatore del tempo rimase basito per l’ennesima volta, ma cercò di non darlo a vedere.
Si limitò a rispondere laconicamente:
-Anch’io… Severus.

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Ringrazio ancora una volta tutti i lettori vecchi e nuovi. Spero che la ff continui a piacervi, adesso che siamo entrati nel vivo della storia, e che non sembri troppo banale.
Un grazie in particolare a Nell Sev Snape per il  suggerimento: lo seguirò appena possibile.

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Capitolo 5
*** D-Day ***


I dialoghi tra James, Lily e Severus sono stati tratti, in parte, da HP5, Il Peggior Ricordo di Piton, pp.604 e seguenti.

5. D-Day

L’anno scolastico scorreva lentamente.
Harry non riusciva a capacitarsi di poter vivere un tale sogno.
Le sue giornate si dividevano tra lo studio e gli allenamenti di Quiddich, tra le ore trascorse in compagnia di sua madre e quelle passate ad allenarsi con suo padre. Un sogno che si stava realizzando, o almeno così avrebbe pensato in un’altra situazione.
Purtroppo non erano tutte rose e fiori.
Lily era una piccola so-tutto-io, anche peggiore di Hermione alla vigilia di un esame, e soltanto il grande affetto che provava per lei gli permetteva di sopportare la sua compagnia.
James, d’altro canto, continuava ad essere il bullo che aveva intravisto nei ricordi di Piton, e metteva quotidianamente alla prova il suo autocontrollo.
Nelle notti di luna piena, Harry spiava la fuga dei Malandrini verso chissà quali avventure, ma non poteva azzardarsi a seguirli.
Così si rassegnava a restarsene nel dormitorio, sognando di poter sentire, un giorno, il racconto di quelle bravate direttamente dalla bocca di suo padre e di Sirius.
Infatti aveva promesso al professor Silente che non si sarebbe cacciato in ulteriori guai, ma sopra ogni cosa, pesava il fatto che a James non andava giù la sua amicizia con Lily.
Harry veniva accettato per le sue doti sportive, e anche perché sopportava di essere lo zimbello della compagnia.
Purtroppo ciò non distoglieva i Malandrini dal prendersela periodicamente con il povero Severus.
Quest’ultimo si era rivelato una vera sorpresa per Harry.
I suoi interessi andavano ben oltre lo studio di Pozioni o della Magia Oscura, facendo di lui una persona con cui era bello passare il tempo, nonostante la sua natura taciturna.
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Infine giunse il giorno dei M.A.G.O. di Difesa Contro le Arti Oscure.
Harry voleva fare in modo che Severus non si trovasse a tiro dei Malandrini, che sapeva sarebbero andati a sedersi all’ombra della betulla, così gli propose di festeggiare la buona riuscita dell’esame andando a fare una nuotata.
A Piton l’idea sembrava non andare a genio.
-Nuotare? Non mi sembra un’idea grandiosa… e poi voglio controllare se ho dato tutte le risposte corrette.
-Beh… se proprio ci tieni, potrai farlo mentre io sguazzerò beatamente e cercherò di dimenticare, invece di ripassare per l’ennesima volta! Su, andiamo!
Harry trascinò il Serpeverde verso la sponda del lago, lontano dal luogo del misfatto.
Giunti sulla riva, cominciò a spogliarsi, lanciando i vestiti su una pietra.
-Dai, Sev! Tuffati con me!
Corse verso l’acqua e vi si lasciò cadere ridendo.
Severus lo aveva osservato con una scintilla nello sguardo, come un desiderio represso.
-Seeev! Lo so che muori dalla voglia di farlo! Buttati!
Ma Piton scosse il capo e andò a sedersi poco distante, all’ombra di un gruppo di alberi, ed aprì il libro che aveva portato con sé.
Harry andò avanti e indietro per un po’, a grandi bracciate. Poi si distese sulla schiena, godendo dei caldi raggi solari che lambivano la sua pelle bagnata.
In lontananza sentiva le risate delle ragazze che, tolte scarpe e calze, si bagnavano i piedi.
Quando si mosse per tornare verso la sponda, il suo sguardo colse una scena che lo fece raggelare.
I Malandrini dovevano averlo notato, perché avevano raggiunto il masso su cui aveva poggiato i suoi vestiti.
Piton, dal suo angolo un po’ appartato, aveva chiuso il libro e stava osservando la scena allarmato.
“No, Severus, stanne fuori… stanne fuori, per favore!”
Quello fu l’unico pensiero che la sua mente riuscì a elaborare, mentre si affrettava verso riva.
Intanto James, bacchetta alla mano, aveva fatto levitare i pantaloni, e tutti quattro ridacchiavano a chissà quale battuta. Probabilmente stavano architettando uno stupido scherzo ai suoi danni.
“Stanne fuori, Sev, per Merlino!”
Ma il Serpeverde si era già parato davanti al quartetto, bacchetta alla mano.
-Lascia stare, Potter!
Era palesemente nervoso, ma la sua voce suonava ferma.
-Oh-Oh! Guardate… adesso Evans ha un cagnolino da guardia!
-Ti ho detto di posare quella roba, Potter.
-D’accordo… allora, se non posso avere i pantaloni di Evans, magari…
Con un rapido movimento della bacchetta, James disarmò Severus e lo fece penzolare a testa in giù.
-… magari posso avere i tuoi! Ehi, ragazzi! Chi vuole togliere i pantaloni a Mocciosus?
Severus si agitava impotente, mentre Harry correva e inciampava nell’acqua, guardando il suo incubo avverarsi.
Fu questione di pochi secondi.
-Lasciatelo stare!
Lily stava fronteggiando i suoi compagni con aria indignata.
-Tutto bene, Evans?
James stava cercando di darsi un tono, di fronte alla ragazza.
-Lascialo stare. Che cosa ti ha fatto?
-Beh… è più il fatto che esiste, non so se mi spiego…
Tutti i ragazzi che stavano assistendo alla scena risero, tranne Remus, che era rimasto un po’ in disparte, Lily, che guardava James disgustata e, naturalmente Harry, che li aveva raggiunti trafelato, seminudo e gocciolante.
-Cosa ti prende , Potter? Dai, lascialo andare. Un gioco è bello finché dura poco…
-Zitto, tu, amichetto dei Serpeverde!
Harry si ritrovò bloccato da un Petrificus Totalus, incapace di muoversi e parlare, mentre guardava la scena che si ripeteva quasi identica a quella che aveva visto nei ricordi di Piton.
Lily estrasse la bacchetta e la puntò contro James.
-Ti credi divertente, Potter, ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lasciali stare!
-Solo se esci con me, Evans. Esci con me e non alzerò mai più la bacchetta sui tuoi amici.
-Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere tra te e una piovra gigante. Mettilo subito giù!
Gli altri li osservavano preoccupati.
-E va bene, ecco fatto…
Un attimo dopo Severus si ritrovò a terra e si rialzò a fatica.
-Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus…
Intanto, con uno sventolio di bacchetta aveva liberato Harry, che si sporse verso l’amico Serpeverde, cercando di parlargli, nonostante avesse ancora la bocca impastata a causa dell’incantesimo.
-Sev…- tentò di distrarlo, senza riuscirci.
-Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue!
Lily trasalì.
Harry si sentì sprofondare nella disperazione più nera. Dunque, tutti quei mesi, tutti i suoi progetti, non erano serviti a niente? Era così che dovevano andare le cose? Le orecchie gli ronzavano, mentre cercava disperatamente qualcosa da dire per interrompere lo scambio di insulti che ricordava bene e che si stava ripetendo quasi parola per parola.
 Poi Lily corse verso il castello, sorda ai richiami di Potter.
Harry recuperò la bacchetta, si rivestì con un incantesimo, e afferrò Severus per un braccio trascinandolo via, lontano dai Malandrini, che per fortuna sembravano aver perso la voglia di giocare, e con essa ogni interesse nei loro confronti.
Qualcuno lanciò nella loro direzione delle occhiate sdegnate e tutti si allontanarono come se Piton avesse la peste.
-Ma che cosa ti è saltato in mente, Piton?
-Io… Io non volevo… mi è scappato…
-Ti è scappato? Ti è scap-pa-to? Quindi è davvero ciò che pensi! Ma come…? E’ la tua migliore amica, Sev!
Piton, a testa bassa, lo sguardo puntato a terra, continuava a balbettare.
-… non volevo… io…
Harry si stropicciò i capelli, con quel gesto che era tipico di suo padre, e sbuffò.
-Va bene, senti ciò che faremo… questa sera, quando si sarà calmata, cercherò di farla uscire dal dormitorio. Tu la aspetterai lì fuori e le chiederai scusa. E cerca di essere convincente!
Camminarono in silenzio verso la scuola.
Erano quasi all’ingresso, quando Piton sussurrò con voce roca:
-Ce l’hai con me anche tu?
Harry si voltò a guardarlo.
-Beh, un pochino, se devo essere sincero. Sai, anche mia madre è una “schifosa Mezzosangue”.
-Scusa, io non…
-Non volevi, ho capito! Facciamo che ti concedo il beneficio del dubbio, solo perché forse non è tutta colpa tua se ti ritrovi nella Casa in cui si da più importanza all’origine delle persone, piuttosto che alle loro qualità.
-Questo non è vero! Mio padre è un babbano, ma i miei compagni mi hanno accettato ugualmente…
Harry sentì una vena di esitazione nella sua voce.
-Ti hanno accettato? Ne sei sicuro? O ti tollerano soltanto perché fa sempre comodo avere un secchione che passa i compiti? Apri gli occhi, Sev! Quelli non saranno mai tuoi amici.
Per tutta risposta Piton lo fissò in silenzio, attraverso la cortina di code di topo che pendevano dalla sua fronte, nascondendogli il viso.
Non aggiunse altro e se ne andò verso i sotterranei, senza salutare.
Harry lo guardò allontanarsi e gli gridò dietro:
-Questa sera! Non mancare!

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Un grazie grande grande a tutti voi che avete messo la mia storia tra le seguite e le preferite!
Kira90: Grazie per aver commentato il capitolo precedente. Spero che anche questo sia di tuo gradimento.
FeFFe_95: Grazie anche a te, che continui a seguire anche se Sev non è proprio IC. Comunque direi che, in un certo senso, lui vive ancora per Lily, solo non in modo esclusivo, ihih! 

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Capitolo 6
*** Quando si dice ***


6. Quando si dice “Toccare il fondo”

Harry entrò nella Sala Comune di Grifondoro, cercando Lily tra i gruppetti di studenti sparsi per la stanza, ma non la vide.
Allora si rivolse ad una delle sue compagne di stanza:
-Mary, per favore, puoi vedere se Lily è nel dormitorio?
- Se vuoi convincerla a fare la pace con il tuo amico Serpeverde, puoi anche lasciare perdere. – rispose la ragazza con voce petulante – Ha detto che non vuole mai più rivolgergli la parola.
Harry stava per insistere, ma una voce alle sue spalle lo fece voltare.
-Come è giusto che sia. Non avrebbe neanche dovuto fare amicizia con lui, in tutti questi anni… non è naturale.
James, sdraiato scompostamente su un divano, aveva parlato senza neanche alzare lo sguardo, concentrato come al solito sul suo boccino.
Harry lo fronteggiò esasperato.
-Ti dico io che cosa non è normale! Non è normale che tu te la prenda con una persona senza neanche fare lo sforzo di conoscerla, soltanto per darti un tono! Se non fosse stato per i tuoi stupidi scherzi, non sarebbe successo niente!
-Appunto. Così Lily si è resa conto con chi aveva a che fare.
-Non dirmi che l’hai fatto per il suo bene. Sappiamo entrambi perché ti comporti così.
James sbadigliò sguaiatamente e si stiracchiò, scivolando ancora più giù sui cuscini.
-Non so di cosa stai parlando. – borbottò distrattamente.
-“Esci con me, Evans, e non alzerò più la bacchetta sui tuoi amici!”- scimmiotto Harry.
-Ehi, che cosa stai insinuando?
-Non sto insinuando. Te lo dico chiaramente: sei un povero sciocco se pensi di convincere Lily con simili espedienti!
-Beh, era solo uno scherzo, e se la Evans non ha abbastanza senso dell’umorismo può anche andare a quel paese.
Harry era troppo stanco e preoccupato per continuare a discutere con James.
Mormorò un :- Sì, sì certo… - e gli voltò le spalle, puntando su un crocchio di ragazze tra le quali aveva riconosciuto un’altra amica di Lily.
A quel punto successe qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Sentì dietro di sé la voce di James chiedere agli amici di lasciarlo solo e poi la sua mano afferrargli saldamente un braccio.
-Evans, aspetta un momento…
Harry si voltò di scatto, pronto a difendersi.
Ma James lo tirò gentilmente in un angolo, con un’aria complice.
-Senti, Evans… va bene, lo ammetto, Lily mi piace davvero tanto, ma non so come prenderla. E’ sempre così… ostile!
-Certo che è ostile! Tu come ti comporteresti se qualcuno tormentasse il tuo migliore amico, per anni, fino a fargli perdere l’uso del buon senso?
James, abbassò lo sguardo e annuì.
-Penso che lo riempirei di botte…
-Ecco, appunto!
Fece per allontanarsi, ma l’altro lo trattenne.
-Senti, Harry… non è che per caso potresti mettere una buona parola…
Per un attimo fu tentato di ridergli in faccia e lasciarlo al proprio destino, ma fu colpito da come James potesse essere diverso dal solito ragazzino viziato che aveva conosciuto negli ultimi mesi.
Doveva essere molto innamorato di Lily per abbassarsi a chiedere il suo aiuto, e poi, in fondo, pensò Harry, da quello dipendeva anche il proprio destino.
Gli diede un amichevole pugno su una spalla e storse la bocca.
-Cerca di comportarti da uomo, non da ragazzino viziato, e vedrai che non te ne pentirai.
-Se lo dici tu…
Il giovane Potter non sembrava molto convinto, ma lasciò andare Harry con lo stesso sorriso sghembo che l’altro gli stava rivolgendo.
All’ora di cena la situazione non era migliorata.
Harry non era più riuscito a parlare con Lily, che lo aveva evitato accuratamente, mantenendosi circondata da un folto gruppo di ragazze.
Sconfortato, se ne stava seduto in Sala Grande, cercando di mandare giù qualcosa, senza riuscirci.
Sentiva le risate squillanti delle ragazze, che ostentavano un comportamento forzatamente normale.
All’altro lato della Sala, Severus sedeva tra i suoi compagni, il capo chino sul piatto ancora pieno di cibo, che si limitava a tormentare con la forchetta. Annuiva distrattamente ai discorsi degli altri ragazzi, ma i suoi occhi saettavano continuamente in direzione della rossa.
Harry sentì la tensione salire durante il resto della serata, finché si ritrovò ad entrare ed uscire freneticamente dal dormitorio. Era quasi l’ora del coprifuoco e Lily si era ritirata nella sua stanza, mentre di Severus non c’era traccia.
Finalmente lo vide apparire in fondo al corridoio, ansimante e sconvolto.
-Scusa, ma non mi lasciavano andare… cercavano di convincermi che avevo fatto una cosa giusta, così ho dovuto far finta di essere d’accordo e poi mi sono inventato un pretesto per uscire…
-Va bene… però io non sono più riuscito a parlarle e penso che sia già andata a dormire. Non so proprio come convincerla…
In quel momento un gruppetto di ragazze si avvicinò all’ingresso del dormitorio. Le loro risate scemarono mentre guardavano con disprezzo i due ragazzi.
-Per favore, dite a Lily…
Una di loro lo interruppe con l’aria di chi sta dicendo una cosa ovvia:
-Ha detto che non vuole parlarvi, Harry… soprattutto a quello lì!
Indicò Severus con uno sprezzante cenno del capo e fece per infilare la porta.
-Aspetta! – esclamò Piton sporgendosi verso di lei.
La ragazza si ritrasse.
-Non vorrai toccare una lurida Mezzosangue come me, no? Tornatene nel tuo buco, insieme alle altre Serpi!
-No, aspetta… mi dispiace! Voglio solo chiederle scusa.
-Ma lei non vuole vederti!
-Allora dille che resterò ad aspettarla finché non uscirà, a costo di dormire qui a terra, davanti alla porta!
Le Grifondoro lo scrutarono preoccupate e scomparvero oltre il quadro della Signora Grassa senza aggiungere altro.
Severus si accasciò con un sospiro su un sedile di pietra e Harry gli rivolse un debole sorriso.
-Bene, vedo che sei pronto a tutto… è un buon inizio.
Come risposta ricevette soltanto un’occhiataccia.
-Spero che tu sia disposto a continuare su questa linea, perché temo non ci sia altro modo per farti perdonare.
Severus non rispose e prese a tormentare l’angolo della sua sciarpa verde e argento, immerso in foschi pensieri.
Dopo un’attesa che sembrò eterna, il quadro della Signora Grassa si spostò per lasciare uscire Lily.
La ragazza si fermò sulla soglia, le braccia incrociate, le labbra strette e ancora più sottili, i bellissimi occhi verdi resi cupi dalla collera non ancora sopita.
-Sono uscita soltanto perché Mary mi ha riferito che hai minacciato di passare la notte qua fuori…
Harry borbottò una scusa e si defilò attraverso la porta, non senza aver lanciato a Severus un’ultima occhiata carica di significati.
Nel tentativo di scaricare la tensione cercò di distrarsi e si avvicinò ad un tavolo dove due ragazzi stavano giocando a scacchi.
L’alfiere bianco aveva appena distrutto una pedina avversaria e ne stava trascinando via i resti, tra gli applausi degli altri bianchi e i commenti sdegnati dei pezzi neri.
Harry non ebbe modo di assistere alla mossa successiva.
Il giocatore stava ancora studiando una strategia adeguata, quando la porta si aprì con violenza e Lily entrò con passi veloci.
Harry la bloccò prima che raggiungesse le scale che salivano al dormitorio delle ragazze.
-Lily! Aspetta… che cosa è successo?
Si ritrasse, trafitto da uno sguardo furibondo.
-Lui… lui…
Gli occhi verdi, di solito così dolci e sorridenti, erano pieni di lacrime e le sue labbra, appena socchiuse, tremavano.
-Oh, Harry!
L’espressione dipinta sul volto della ragazza era più di dolore che di rabbia.
-Vuole seguire quei suoi amici… hai presente quel Mulciber, no? E quegli altri… Ho chiesto apertamente a Sev se ha intenzione di unirsi a tu-sai-chi, e lui non ha negato… ha detto soltanto che gli dispiace di avermi chiamata così, che gli è scappato…
Si asciugò le guance con la punta della dita.
-Gli è scappato, capisci? Lui lo pensa davvero e io… io non posso più far finta di niente e continuare a giustificarlo!
-Ma, Lily… lui è tuo amico! Non puoi abbandonarlo proprio adesso che…
Harry non riuscì a terminare la frase.
Sentì un lieve sfrigolio percorrere il suo corpo, fino alla punta delle mani e dei piedi.
Poi la stanza, intorno a lui, cominciò a vorticare e tutto si fece buio.

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Eccoti accontentata Kira90! Forse questo chappy non è così eccitante come avresti voluto, ma nel prossimo succederanno delle cose...
FeFFe_95:Grazie per i tuoi commenti e le tue domande. Quando dico che il mio Sev non è molto IC (In Character) intendo che il personaggio creato da mamma Rowling è più difficile e sgradevole, anche da ragazzo, non proprio "
una persona con cui era bello passare il tempo".
Infine, un ringraziamento a tutti coloro che seguono la mia storia, anche se non la commentano. Non siate timidi! Sono gradite anche le critiche.

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Capitolo 7
*** Visite ***


7. Visite.



Harry si riprese mentre lo trasportavano in infermeria.
Madama Chips lo visitò e concluse che doveva essersi trattato di un malessere passeggero, dovuto alla tensione per gli esami.
Ma Harry sapeva che si trattava di ben altro, e ne era molto preoccupato.
Probabilmente il professor Silente avrebbe cercato di convincerlo ad andarsene, ma Harry aveva ancora troppe questioni in sospeso e non poteva partire senza averle risolte.
Lily entrò silenziosamente in infermeria, distogliendolo dai propri pensieri.
-Ciao, Harry…
Sorrideva, ma sembrava molto preoccupata.
Posò una mano, leggera e tiepida, sulla sua.
-…come ti senti?
Harry era estasiato dalle sue attenzioni, ma cercò di mantenere il controllo, ben sapendo di non poter perdere quell’occasione.
-Ciao, Lily… meglio, più o meno.
-Come, più o meno? Madama Chips ha detto che non c’è da preoccuparsi…
-No, infatti, non per il momento…
Harry si sentì un po’ carogna, ma far leva sulla compassione e sul senso di colpa della ragazza poteva essere l’unico modo per indurla a tornare sulle proprie decisioni.
-Harry… - la sua voce tremò impercettibilmente - … che cosa ti sta succedendo?
-Mi dispiace, non avrei voluto parlartene, ma devi sapere che la mia salute è piuttosto cagionevole, per questo non avevo mai frequentato una scuola…
-Oh, Harry… stai scherzando, vero? E il quiddich? E le nuotate nel lago?
-Ah, sì! Quest’anno è stato davvero memorabile! Non dimenticherò mai il tempo che ho passato qui a Hogwarts. E’ stato il periodo più bello della mia vita!
Gli occhi della rossa si riempirono di lacrime.
-Che cosa stai cercando di dire?
- Penso che dovrò partire prima del tempo. Sicuramente i miei genitori verranno a prendermi, forse già domani.
-Ma ci rivedremo in autunno, vero?
Harry distolse lo sguardo con un gesto teatrale e la sua voce divenne un sussurro.
-Lo spero…
Vide il panico farsi strada sul volto di Lily e ne approfittò per mandare a segno il suo ultimo tentativo.
-Lily, devo chiederti un favore.
-Qualunque cosa, Harry!
-Sono preoccupato per Sev… adesso che io me ne  andrò – fece una pausa, per accentuare il significato dell’ultima parola – non ci sarà davvero più nessuno a proteggerlo dalla cattiva influenza di quei suoi amici.
Si fissarono negli occhi, come in uno specchio.
-Lily, ti prego…
-Harry, tu non ti rendi conto della gravità…
-Lo so! Me ne rendo conto perfettamente! Ma è il tuo migliore amico! E se sarà solo… a chi potrà rivolgersi, se non a quelli della sua Casa? Ha fatto un grosso errore, è vero, ma forse, se tu riuscissi a perdonarlo, non sarebbe ancora tutto perduto…
Lily serrò le labbra e spostò lo sguardo in giro per la stanza.
Dopo un tempo che a Harry parve interminabile, guardandosi le mani che teneva nervosamente intrecciate sussurrò:
-Ci proverò…
-Promettimelo!
Harry aveva quasi urlato. Se ne rese conto e cercò di controllare le proprie emozioni.
Sfiorò la guancia della compagna con una lieve carezza ed abbassò il tono di voce.
-Per favore, Lily… promettimi che ti prenderai cura di Sev… fallo per me!
Ormai le lacrime scorrevano copiose sulle guance della Grifondoro, tanto che riuscì soltanto ad annuire, cercando sorridere e di asciugarsi il volto con una mano.
Madama Chips si sporse dalla porta della guardiola.
-Signorina Evans! Il suo permesso di uscire durante il coprifuoco sta per scadere.
Harry sorrise, cercando di sdrammatizzare la situazione.
-E’ meglio se vai… non vorrai farti mettere in punizione proprio a pochi giorni dalla fine della scuola, no?
Lily scoppiò a ridere e lo abbracciò forte.
Poi lo lasciò andare di scatto, dirigendosi con passo deciso verso l’uscita.
-Lily!
La ragazza, già sulla porta, si voltò a guardarlo con un sorriso forzato.
-Secondo me, anche Potter potrebbe migliorare, con qualche piccola attenzione…
-Ma fammi il piacere!
Scoppiarono a ridere entrambi e Lily se ne andò scuotendo la testa.
                                                                         *
Harry dormì profondamente per tutta la notte e per buona parte della mattinata, grazie alle pozioni che l’infermiera gli aveva premurosamente imposto di mandar giù, con la promessa di rimandarlo al proprio dormitorio nel pomeriggio.
Dopo aver pranzato, si stava nervosamente rigirando tra le lenzuola, poco propenso a perdere altro tempo con l’ennesimo sonnellino, quando comparve il professor Silente.
Harry si aspettava quella visita e sapeva già cosa avrebbe detto.
-Buon pomeriggio, Harry.
-Professor Silente…
- Sono felice di vederti in forma, figliolo, pronto per il viaggio di ritorno…
-Sì, signore.
Il vecchio mago lo osservò da sopra le lenti con un sorrisetto enigmatico.
-Bene! E lo sono anche per non dover discutere con te sull’opportunità di prolungare la tua permanenza tra noi.
-No, signore.
-Dunque… devo dedurre che il tuo obiettivo è stato raggiunto…
-Lo spero.
-Molto bene. Ti renderai conto che, tornato nel tuo tempo, potresti trovare le cose molto diverse da come te le aspetti… non sappiamo molto su questo tipo di magia, ma… insomma, sembra un controsenso, però potresti addirittura scoprire di non esistere.
-Penso di aver gettato i semi per scongiurare una simile eventualità, ma nel caso… è uno dei rischi che ho accettato quando mi sono imbarcato in questa avventura.
Il Preside lo scrutò per qualche istante.
-Allora ti auguro un buon viaggio di ritorno, Harry.
-Grazie, professore. Ah, un’ultima cosa… per cortesia, nella tasca interna della mia giacca…
Il vecchio mago frugò brevemente tra gli abiti appoggiati su una sedia e ne tirò fuori un biglietto piegato.
Fece per sporgerlo al ragazzo, ma questi scosse il capo.
-Quello è per lei. – gli fece segno di avvicinarsi e continuò in un sussurro – Per eliminare lei-sa-chi bisognerà prima trovare quelle cose e distruggerle. Non sarà facile… dovrà usare la spada di Grifondoro,o il veleno di un basilisco o… ma non è il caso che continui. So che lei saprà capire cosa va fatto. Solo un’ultima cosa… mi raccomando, non cerchi di indossare l’anello!
Il professor Silente aprì la bocca, ma tutte le domande che in quel momento affollarono la sua mente rimasero inespresse.
Il mago si limitò a fissare il ragazzo con un’espressione grave.
Infine annuì, infilò il biglietto in tasca e si incamminò verso l’uscita.
Harry lo guardò allontanarsi, e fu preso dal timore di non poterlo rivedere, comunque fossero andate le cose in quella nuova realtà.
-Professor Silente!
Il vecchio mago si fermò sulla soglia e si voltò verso di lui, guardandolo come sempre da sopra le lenti a mezzaluna.
-Arrivederci, professore.
I suoi occhi chiari brillarono per un momento e un sorriso illuminò il suo volto.
Se ne andò scuotendo la testa e a Harry parve di sentirlo borbottare:
-Eh… strana cosa, il tempo…
                                                                                *
Non era passato neanche un minuto che una chioma corvina fece capolino dalla stessa porta.
-Ciao, Sev! Entra!
Severus si avvicinò al letto e si sedette in fondo, guardando l’amico con un’aria strana.
-Come va? Stai… stai bene?
-E’ stato soltanto un malessere passeggero. Tra poco Madama Chips mi butterà fuori.
-E così te ne andrai?
-Come fai a saperlo? Te lo ha detto Lily?
Severus scosse la testa, schiuse le labbra, come per dire qualcosa, ma poi rinunciò, abbassando lo sguardo.
-Sev! Hai origliato!
-Scusa, Harry, ma ero qua fuori e non ho potuto farne a meno.
-E che… che cosa hai sentito?
-Vi ho sentiti parlare di… di un altro tempo.
Sussurrava senza riuscire a guardare in faccia il ragazzo sdraiato nel letto.
Poi, improvvisamente, lo fissò negli occhi.
-Harry, dimmi cosa sta succedendo!
-Succede che devo tornare a casa, tutto qui.
Gli occhi neri del giovane Serpeverde si accesero di collera.
-Per favore, non prendermi in giro, Harry. E’ già abbastanza difficile per me pensare di starti lontano per tutta l’estate, ma l’idea che non ci potremo più rivedere, né qui né altrove, mi fa impazzire! Sarò di nuovo solo, capisci, e…
-No! No, Severus! Non sarai solo. C’è sempre Lily, è la tua migliore amica e sono sicuro che saprà capirti e aiutarti, se tu sarai disposto a fare altrettanto. E anche gli altri… lo so che adesso ti sembra impossibile, ma anche se per il momento sono soltanto degli sciocchi ragazzini, stanno crescendo e ti assicuro che saranno i migliori alleati che tu possa sperare di avere.
Harry si sentì penetrare dallo sguardo di Severus.
-Già, perché tu lo hai già visto, tutto questo… è così?
Restarono in silenzio, studiandosi a vicenda, e Harry capì che non sarebbe riuscito a dargliela a bere.
-No… purtroppo no. Ciò che ho visto è…
Esitò ancora qualche secondo, poi scostò con decisione le coperte e si mise a sedere accanto all’amico, stringendogli una mano tra le sue.
-Ascolta, Sev, è molto importante. Non posso rivelarti tutto ciò che so, è troppo pericoloso. Il professor Silente non ha fatto altro che ripetermelo, in questi mesi, ma voglio che tu mi ascolti attentamente.
Severus annuì e aspettò in silenzio, con lo sguardo perso negli occhi verdi che lo avevano stregato.
-Qualunque cosa succeda, qualunque siano le tue ambizioni, devi assolutamente stare lontano dalla Magia Oscura.
Vide un lampo di stupore e di incertezza negli occhi neri, così strinse ancora più forte la mano che teneva e lo attirò verso di sé.
-Promettimelo, Sev! Promettimi che non seguirai quei tuoi amici Serpeverde!
-E tu cosa ne sai? E’ stata Lily a chiederti di parlarmi?
Harry abbassò la voce e scandì le parole.
-Io-so-che-cosa-succederà. So che se ti mischierai con loro, soffrirai terribilmente e ci saranno conseguenze che nemmeno puoi immaginare. Ma soprattutto, non troverai la grandezza a cui ambisci. – continuò con un sussurro, rotto dall’emozione di ricordi non suoi - Troverai soltanto dolore e morte, e una vita di schiavitù… marchiato a fuoco, come un animale…
Il futuro pozionista lo fissava terrorizzato.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non un suono uscì dalle sue labbra.
-Promettimelo, Sev! Promettimelo, e io ti prometto che, se le cose andranno come penso, al momento giusto ti spiegherò ogni cosa.
Il volto dell’altro si illuminò.
-Allora… ci rincontreremo! Tu… tu mi hai già incontrato! Voglio dire… nel tuo tempo… potremo stare insieme!
Harry fu preso dal panico.
Lasciò andare la mano che stringeva ancora convulsamente e afferrò il volto di Severus, portandolo a pochi centimetri dal proprio.
-Ascolta, Sev… passeranno molti anni e io non posso permettere che tu sprechi la tua vita aspettando qualcuno che…
Un singulto gli mozzò la voce.
-Tu devi vivere la tua vita! Promettimi anche questo. Promettimi che vivrai la tua vita senza pensare a me!
Gli occhi di Severus erano lucidi e le sue labbra tremarono visibilmente, prima che riuscisse a sussurrare:
-Ma io… ti amo…
Harry si sentì sprofondare e capì di aver commesso un terribile errore, rivelando all’amico il suo segreto.
-Sev, ti prego… non rendere tutto più difficile…
-Capisco…
Sorrise, ma le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance, bagnando le mani di Harry.
Si guardarono in silenzio, l’uno con un’espressione implorante, l’altro annuendo lentamente.
Improvvisamente Severus si liberò dalla stretta di Harry, lo afferrò a sua volta attirandolo a sé e lo baciò sulla bocca.
Un bacio appassionato e disperato.
Il primo e, lo sapevano entrambi, probabilmente l’ultimo.
Un rumore li riportò alla realtà.
Si ricomposero e si asciugarono il viso con il dorso della mano, sorridendo senza guardarsi, un po’ imbarazzati.
-Un’ultima cosa, Sev. Penso che dovresti chiedere un lavoro al Professor Silente. Sarai un ottimo insegnante e questa scuola sarà un posto sicuro, una casa, per te. E poi, con lui come maestro, potrai davvero sperare di trovare la via della grandezza, non con quell’altro…
Severus si passò una mano tra i capelli, allontanandoli dal volto un po’ arrossato, e tirò su con il naso.
-Farò tutto ciò che mi chiedi.
In quel momento entrò Madama Chips, con il suo solito cipiglio deciso.
-Signor Evans! Vedo che è già in piedi. Meglio così. Può rivestirsi e tornare al suo dormitorio. Ho detto dritto al dormitorio, siamo intesi?
-Si, signora.
In un attimo fu pronto e si avviò nel corridoio a fianco di Severus.
-Quando…?
-Questa notte, penso…
Il silenzio cadde di nuovo tra i due e non fiatarono più, finché non raggiunsero il quadro della Signora Grassa.
Il corridoio era deserto e le loro mani si cercarono con un movimento convulso.
-Devo andare, Sev. Sono già stato troppo imprudente, ma ti prometto che, se le cose andranno per il verso giusto, quando ci rivedremo, ti racconterò tutto.
Severus si limitò ad annuire, le labbra ridotte ad una striscia sottile e, negli occhi, un lampo di quella collera repressa che Harry aveva dovuto sopportare tante volte, durante le interminabili ore di Pozioni.
Con un piede già al di là della soglia, Harry si voltò un’ultima volta, con un ghigno.
-Lo so che il professor Silente sembra un po’ pazzo, ma ti puoi fidare di lui. Quanto a Lily, da buon amico, dovrai rispettare le sue scelte.
Le loro mani si staccarono e Harry sparì dietro il quadro.
                                                                          *
Il vortice lo abbandonò più nauseato che mai.
Era sempre notte e il punto che aveva scelto era lo stesso da cui era partito qualche mese prima, o forse soltanto da qualche minuto.
Di fronte a lui non erano ricomparse le lapidi funerarie, ma il profilo degli alberi, che frusciavano quieti nella brezza della notte, era cambiato.
Harry si fece forza e si avviò verso il castello, scrutando la sua massa scura in cerca di qualche segno.
Alcune finestre erano illuminate, sulle torri di Grifondoro e Corvonero, e naturalmente lo era quella dell’ufficio del Preside.
Possibile che avesse sbagliato il calcolo, questa volta?
Nonostante il malessere,decise che non poteva aspettare: doveva subito vedere il professor Silente, o scoprire se era stato sostituito, e da chi.
Entrò e si diresse risoluto verso le scale.
Non aveva ancora percorso tutta la lunghezza del corridoio, quando una voce vellutata, ma dal tono duro, lo apostrofò.
-Signor Potter!
Harry si bloccò ed estrasse la bacchetta, pronto a difendersi.
Ruotò velocemente su sé stesso, puntandola verso il proprio interlocutore.
Il professor Piton gli si fece incontro, un sopracciglio alzato, lo sguardo e la voce carichi di rimprovero. Il mantello nero ondeggiava sulle sue spalle, confondendosi con l’oscurità.
Gli puntò contro la bacchetta con la punta illuminata.
-Che cosa ci fa a zonzo per il castello, a quest’ora di notte? E con la bacchetta alzata contro un insegnante…?
Harry avrebbe voluto rispondere a tono, ma sentì un dolore sordo pulsare alla radice del naso e tutto si fece buio.

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Angolo dei ringraziamenti.

Kira90: Grazie per il tuo puntuale commento. Il fatto che Harry abbia lasciato Sev e Lily da soli a chiarirsi dipende dal fatto che sperava di aver già convinto Sev a comportarsi diversamente. Come vedi da quest'ultimo capitolo, non è mai troppo tardi per rimediare... forse.
Hermy4ever: Grazie anche a te! Spero che questo capitolo abbia, almeno in parte risposto alle tue domande.
FeFFe_95: Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto e spero che anche questo e i prossimi siano altrettanto emozionanti.
_giuli95_: Grazie anche a te. Continua a leggere, non sarai delusa...
Allison91: "Strana cosa, il tempo...". Chi può dire cosa sta succedendo al povero Harry? Continua a seguire e grazie per aver lasciato un commento!

E, naturalmente, un grazie e uno squizzo a tutti coloro che continuano a leggere silenziosamente. ^_^

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Capitolo 8
*** Tra due mondi ***


8. Tra due mondi.

Nella mente di Harry, le immagini di un sogno si accavallarono e confusero con quelle di un incubo.
Vedeva sé stesso felice ed emozionato, sul treno in partenza per Hogwarts, mentre i suoi genitori, dal marciapiede, lo salutavano sorridenti.
Poi tutto cambiava e si trovava a casa dei Dursley. Li guardava mentre uscivano scortati dagli Auror, quasi senza salutarlo, mentre lui, ormai diciassettenne, stava per andare incontro a mille pericoli, insieme ai suoi amici più cari.
Provò ad aprire gli occhi, ma la testa gli martellava in modo insopportabile.
Nonostante il dolore, sentiva di trovarsi in un luogo confortevole, sdraiato con la testa leggermente sollevata, affondata in un morbido cuscino.
Non aveva nessuna intenzione di abbandonare quella posizione confortevole, ma la curiosità prese il sopravvento.
Si guardò intorno lentamente, con cautela.
La prima cosa che vide fu una parete completamente coperta di libri, allineati in modo ordinato in un mobile di legno scuro che arrivava al soffitto.
Era sicuro di essere già stato in quella stanza, pur non ricordando con esattezza in quale occasione.
Dalla parete accanto alla libreria, il ritratto del professor Lumacorno gli sorrideva, con la sua solita aria affabile.
-Finalmente ti sei svegliato, mio caro ragazzo!
-Professor Lumacorno! Ma… lei… che cosa ci fa lì?
-Ti stavo sorvegliando. Sai, non eri esattamente nelle condizioni di essere lasciato da solo.
-No, volevo dire…- una fitta gli attraversò il capo, da una tempia all’altra, ma non sembrava provenire dalla cicatrice - …lei è nel quadro!
-Direi di sì. – rispose il mago, guardando la cornice intarsiata che lo circondava.
-Ma allora significa che lei è… morto?
Il professore lo guardò con un sorriso apprensivo.
-Hai sbattuto la testa, figliolo?
-Che… come è successo?
-Ma dove sei stato negli ultimi anni? Ti hanno forse tenuto rinchiuso nella torre di Grifondoro?
- …
-Quando ho rifiutato di servire il Signore Oscuro – sollevò le spalle e inclinò la testa di lato, con un sorriso triste – sapevo che essere Purosangue e Serpeverde non avrebbe fatto la differenza…
-Mi… mi dispiace tanto, professore…
In quel momento Piton entrò a passo di marcia, con l’ampio mantello svolazzante e, nel vederlo sveglio, gli si avvicinò, scrutandolo con aria preoccupata.
-Accidenti, Harry! Ma si può sapere dove ti eri cacciato? Sono quattro giorni che ti stiamo cercando! Tua madre sta perdendo la testa!
-Mi…mia madre?
-Ho già mandato un gufo, anche se non so di preciso dove si trovino i tuoi in questo momento. Ti stanno cercando senza sosta, tutti quanti, - sibilò con voce gelida - e io invece sono rimasto bloccato qui a scuola, a fare da balia ai mocciosi che sono appena arrivati.
-Non essere troppo duro con lui, Severus. Mi sembra piuttosto scosso…- lo interruppe bonariamente Lumacorno.
Piton passò una mano tra i capelli di Harry e lo guardò dritto negli occhi, come se volesse leggergli nel pensiero.
-Professor Piton…
-Ma cosa ti è successo? Hai un aspetto orrendo.
-Ho un mal di testa terribile…
Il professore si raddrizzò prontamente ed andò a frugare in un armadio.
-Grazie, Horace. Adesso puoi tornare a dormire.- disse, rivolto al ritratto.
-Bene, buona notte, ragazzi miei. Riguardatevi.
Il professor Lumacorno si allontanò sbadigliando, e scomparve oltre la cornice.
Piton tornò dopo un momento con un’ampolla, dalla quale versò alcune gocce in un bicchiere d’acqua.
-Bevi questo. Ti aiuterà a stare meglio.
Harry osservò per un secondo il bicchiere, domandandosi se fosse il caso di fidarsi.
Poi nella sua mente si fecero largo altre immagini, simili a quelle del sogno che aveva ricordato svegliandosi.
Vide sé stesso chino sui libri e Piton che gli parlava con una specie di burbera cordialità.
-Il professor Lumacorno… dov’è andato?
Il pozionista si voltò a guardare lo sfondo opaco del quadro.
-Beh… ha dei parenti, da qualche parte. Ma gli piace tornare nel suo vecchio studio, di tanto in tanto.
Tornò ad offrirgli il bicchiere, con un’espressione che non ammetteva un rifiuto.
Harry ne bevve d’un fiato il contenuto, mentre il suo insegnante si lasciava andare su una poltrona, sbottonandosi il colletto della camicia e sciogliendo i capelli che portava legati in una coda.
Harry si soffermò ad osservarlo, non senza una certa sorpresa.
Era sempre il solito Piton, alto, magro e nerovestito, ma c’era qualcosa di diverso in lui, nei suoi movimenti, più sciolti, più naturali.
Per non parlare del gesto di aprirsi la camicia.
Il professore che Harry conosceva era sempre abbigliato di tutto punto e abbottonato fino al collo.
Ma era soprattutto sul volto che si notavano i cambiamenti maggiori.
Pur conservando il suo naturale pallore, non esibiva più quella maschera fredda e astiosa che lo aveva sempre messo a disagio.
Al contrario, tutto in lui esprimeva una specie di serena determinazione.
Sembrava stanco, ma tranquillo e sicuro di sé.
-Vuoi dirmi dove sei stato, Harry? Sai quanto sia pericoloso muoversi da soli, di questi tempi. Non hai pensato che potrebbero rapirti ed usarti per ricattare i tuoi genitori? E poi mancano solo tre giorni all’esame di ammissione alla scuola degli Auror. Al tuo padrino verranno le convulsioni se non sarai ammesso.
Come parlando tra sé aggiunse:
-Non che la cosa mi dispiacerebbe, anzi, penso che ne trarrei una certa soddisfazione…
Sogghignò silenziosamente, poi si fece improvvisamente serio.
- E comunque sarei più tranquillo sapendoti al sicuro qui alla scuola. Lo so! Lo so, che insegnare non ti attira, però…
Lasciò la frase a metà, passandosi una mano tra i capelli e sbuffando sonoramente.
Harry non potè fare a meno di constatare quanto fosse cambiato il suo atteggiamento.
-Io… beh, ecco…
Il ragazzo cercò di mettersi seduto, ma vacillò e il suo volto si contrasse in una smorfia di dolore.
Subito Severus si affrettò a sostenerlo e nel movimento notò la catenina che luccicava al collo del suo allievo.
La sollevò con un dito, portando allo scoperto l’oggetto che vi era appeso.
Si lasciò cadere sul divano, continuando a rimirare il pendente, gli occhi e la bocca spalancati, cercando di dire qualcosa senza riuscirci.
Finalmente riprese il controllo di sé e spostò lo sguardo, fissando Harry negli occhi.
-Dunque… eri proprio tu…
Harry ridacchiò nervosamente.
-Già, chi altri, se no? Trova che non mi assomiglio, professore?
Piton annuì lentamente e deglutì un paio di volte.
-Ho sempre pensato che fosse soltanto la mia immaginazione… ma, perché…? Perché lo hai fatto?
-Vede, professore… - sospirò esausto, sfregandosi gli occhi – Quando ho usato la Giratempo, quattro giorni fa, non era così che stavano le cose. Avevamo finalmente sconfitto lei-sa-chi, ma voi… i miei genitori, Sirius, Silente, lei e tanti altri, eravate tutti…  morti.
Severus lo fissò a bocca aperta, ma si riprese subito.
-Tu-sai-chi è ancora vivo e sappiamo per certo che si sta riorganizzando. Forse hai soltanto ritardato gli eventi. Nessuno di noi è al sicuro e – il suo viso assunse un’espressione grave – forse, per salvare qualche vita, ne hai messe in pericolo molte altre.
-Spero di aver fatto molto di più…
Harry fissò il suo ex insegnante stringendo le palpebre, colto da un dubbio.
-Mi faccia vedere il suo braccio.
-Come, scusa?
Harry afferrò il polso di Severus e cercò di sbottonare il polsino della camicia.
-Va bene… ma perché? – domandò quest’ultimo riluttante, facendo scorrere la manica verso l’alto.
Harry lo costrinse a ruotare l’avambraccio, che ancora teneva saldamente, esponendone il lato interno alla luce.
I muscoli tesi guizzavano sotto la pelle liscia e candida come il marmo.
Il ragazzo emise una specie di sbuffo, ridacchiando sollevato.
-Allora, non si è unito ai Mangiamorte?
Una maschera di sdegno e di disgusto si dipinse sul volto di Severus.
-Ma vuoi scherzare?
Poi, subito si rilassò, sollevando un sopracciglio e un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.
-No, non mi sono dato alla Magia Oscura. Ho seguito i consigli di un amico e ho mantenuto le promesse che gli ho fatto tanti anni fa…
Sorrise ancora, in modo piuttosto triste, distogliendo lo sguardo dal suo giovane interlocutore.
Harry boccheggiò per qualche istante, ma prima di riuscire ad articolare qualche parola venne interrotto da un gran trambusto.
La porta si aprì e due persone entrarono correndo.
Lily gettò le braccia al collo di suo figlio, mentre James li guardava ansimando e scompigliandosi i capelli già completamente fuori controllo.
-Harry, tesoro! Ci hai fatto prendere un colpo! Ma si può sapere dove ti eri cacciato? Non un biglietto, non un gufo, per quattro giorni!
Harry guardò stupito sua madre, che dopo averlo baciato ripetutamente su tutto il viso, lo stava scrutando, con un misto di preoccupazione, di sollievo e di materna severità.
-M-mamma…
Harry si sentì stringere la gola e lo stomaco nel pronunciare quella parola.
-… mi… mi dispiace…
James si fece avanti, altrettanto combattuto tra collera e sollievo, posandogli una mano sulla spalla.
-Si può sapere dove sei stato? Qualcuno ti ha fatto del male? E come sei arrivato qui, alla scuola?
Harry li guardava senza riuscire a spiccicare una parola, felice di vederli vivi e in buona salute, ma sentendosi terribilmente in colpa per ciò che avevano passato in quei giorni.
Severus si intromise, con voce calma e decisa.
-Non preoccupatevi, sta bene. Però sembra avere dei vuoti di memoria. Vorrei che restasse qui al castello, almeno fino a quando il professor Silente non avrà modo di vederlo e di parlargli. Sono sicuro che lui ci aiuterà a capire che cosa è successo.
I Potter si scambiarono un’occhiata ed annuirono.
-D’accordo, Severus – disse Lily con un sorriso – qui sarà senz’altro al sicuro. Ma promettimi che ci chiamerai se ci saranno novità… in qualunque momento e di qualunque cosa si tratti.
-Certo Lily. Ci penserò io.
-Dobbiamo anche farlo sapere a Violette… sarà preoccupata, povera piccola!
-A quest’ora la professoressa McGranitt le avrà già dato la notizia. L’ho incontrata quando vi ho mandato il gufo e l’ho pregata di informare vostra figlia.
Lily baciò Severus su una guancia.
-Sei un tesoro, Sev! Come faremmo se non ci fossi tu?
-Di già che ci sei – aggiunse James, osservando il figlio con attenzione – potresti preparagli uno dei tuoi intrugli? …non mi sembra molto normale. Ci guarda come se fossimo dei fantasmi…
Harry tirò fuori tutta l’energia che gli era rimasta e cercò di drizzarsi.
-Sto bene! Sono solo un po’… confuso.
-Ecco.. appunto! Resta qui finché non verremo a riprenderti, e bevi ciò che Piton ti preparerà.
-Va… va bene, papà.
Harry non avrebbe mai immaginato di poter assistere ad una scena del genere.
Nel frattempo, archiviò in un angolo della mente l’informazione che riguardava sua sorella.
Il professor Piton si sistemò la casacca, andando verso la porta.
-Vado a cercare il Preside, intanto che siete ancora qui.
Uscì senza aspettare una risposta.
James prese una sedia e si sistemò di fronte al divano.
-Allora, figliolo, qual è l’ultima cosa che ricordi? Hai incontrato qualcuno, hai notato qualcosa di sospetto?
Harry non sapeva cosa rispondere e avrebbe dato chissà che cosa per aver avuto l’opportunità di parlare prima con il professor Silente.
Contava sul fatto che il vecchio mago lo avrebbe senz’altro aiutato a costruirsi un alibi.
Era pronto a confidarsi con Severus, glielo aveva promesso, ma non aveva nessuna intenzione di rivelarsi ai propri genitori.
Era di gran lunga meglio che considerassero la sua somiglianza con il giovane Evans come una bizzarra coincidenza.
Stava cercando un modo per eludere la domanda, quando Sirius irruppe nell’appartamento di Piton, giungendo inconsapevolmente in suo soccorso.
-Eccoti qui, piccolo disgraziato!
Si lanciò in una ramanzina con i fiocchi, che Harry non sentì nemmeno, troppo preso nell’osservare il suo padrino e felice di vederlo vivo e vegeto, in piena forma e senza i segni dell’esperienza di Azkhaban scolpiti sul volto.
Soltanto dopo un bel po’ si riscosse, sentendo una parola che lo fece sussultare..
-… entrando ho incontrato Snivellus e mi ha detto che…
Sentì la collera montargli dallo stomaco e rendergli le guance incandescenti.
-Si chiama Severus! Non ti permetto di trattarlo in questo modo! Come puoi essere così insensibile…?
Gli altri tre lo guardarono in silenzio, con tanto d’occhi.
Harry si rese conto che forse la sua reazione era stata un po’ esagerata, forse i due amici continuavano ad usare quello sciocco appellativo soltanto tra di loro, senza pensarci.
Dal canto suo Sirius sembrava decisamente stupito.
-Ehi, ragazzo! Devi aver battuto un bel colpo in testa! Speriamo che Sn…Severus e il professor Silente riescano ad aiutarti. Non vorrei mai che dovessero ricoverarti al San Mungo.
-E’… è solo che non mi sembra il caso di offenderlo. In fondo è uno dei nostri.
-Ma è da un pezzo che ci ha fatto il callo, alle mie battute idiote! Quante volte hai riso per le nostre scaramucce? Non te lo ricordi? – esitò, scrutandolo -  Non te lo ricordi…
Sirius divenne improvvisamente serio e assunse la stessa aria preoccupata che avevano i suoi genitori.
Harry cercò di dare un taglio a quella situazione che stava diventando più che imbarazzante.
-Sentite, penso che questa amnesia sia passeggera, perché mi stanno tornando alcuni ricordi, un po’ confusi… - cercò velocemente di inventarsi qualcosa - per esempio, mi pare di ricordare quel tizio che sta con Piton… com’è che si chiama?
I tre si scambiarono occhiate sbalordite.
Sirius scoppiò a ridere.
-Questa sì che è una bella novità, considerato che sembrava ormai definitivamente sposato al proprio lavoro. Avevo sempre pensato che il nostro frocetto non avrebbe mai dimenticato il suo primo e unico amore!
-Sirius! – esclamò Lily, fulminandolo con uno sguardo di ghiaccio e fuoco.
-Ma è la verità!
Harry deglutì, sentendosi sprofondare, sperando che il battibecco tra Sirius e sua madre durasse ancora un po’, distogliendo da lui la loro attenzione.
Ma la novità era troppo succulenta perché Sirius se ne dimenticasse.
-Avanti, aggiornami sulle novità!
Harry storse la bocca e si strofinò gli occhi per l’ennesima volta.
-Non so… ve l’ho detto! Vedo immagini sfocate, soltanto dei flash… magari se potessi riposare un po’…
-Ma certo, tesoro!
Lily prese a spingere i due uomini verso la porta, senza togliere gli occhi di dosso al figlio.
-Riposa, senti cosa ti dice il professor Silente e segui i consigli di Sev. Domani torneremo a prenderti. Buona notte, piccolo mio!
-Buona notte, mamma.
-Buona notte, figliolo.
-Buona notte, papà.
-Va, beh… ci vediamo al Ministero prima dell’esame, e cerca di essere puntuale!
-Lo sarò. Buona notte, Sirius!
Rimasto solo, Harry barcollò verso il bagno. La pozione stava facendo effetto e il dolore si stava attenuando, ma aveva bisogno di rinfrescarsi.
Appoggiò gli occhiali su una mensola, si buttò un po’ d’acqua sul volto e poi rimase a guardare la propria immagine sfocata riflessa nello specchio.
Strinse le palpebre, nel tentativo di mettere a fuoco, senza riuscirci.
Allora inforcò gli occhiali, senza nemmeno asciugarsi, e con una mano, spostò completamente indietro i capelli.
Sulla sua fronte un piccolo brufolo faceva bella mostra di sé, ma non c’era traccia della cicatrice.


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Un enorme grazie a tutti, in particolare a


Nell Sev Snape: Spero di stupirti ancora!

iaco: chi lo sa? Ma cerchiamo di essere ottimisti...

FeFFe_95: Lily innamorata di Harry? Beh, in un certo senso... Però, come ho scritto negli avvertimenti, è una shonen-ai.

Alexandraleon:  Sei un tesoro! Ho fatto più in fretta che ho potuto, ma stavo ancora aggiungendo qualcosina. Per il resto, vedi sopra.

Kira90: Sono daccordo: è sempre fantastico che ci sia Sev!

_giuli95_: Con questo penso di averti accontentata, ma non è tutto qui...

Shin_96: Grazie, cara. Ma sei Shin = Laura?

Allison91: Ci vorrà ancora un po' di pazienza prima che Sev e Harry si parlino, ma lo faranno, prometto!

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Capitolo 9
*** Incontri a notte fonda ***


9. Incontri a notte fonda.

Severus uscì dal suo appartamento e si diresse senza esitare verso lo studio del Preside, ma prima ancora di raggiungere le scale fu costretto a fermarsi e a cercare un appoggio sul muro del corridoio sotterraneo.
Una fitta lancinante appena sotto il diaframma lo aveva fatto trasalire.
Quel ragazzo  era stato capace di far vibrare  corde che neanche immaginava di possedere e per tutta la vita aveva segretamente sperato di poterlo rivedere.
E per tutta la vita la sua parte razionale aveva cercato di convincerlo che non sarebbe mai successo.
Si era aggrappato all’adempimento delle sue promesse come all’unica possibilità di sentirlo ancora vicino. Così si era adattato alla professione di insegnante, aveva messo a tacere il rancore che provava nei confronti dei Malandrini e si era unito a loro diventando uno degli uomini di punta dell’Ordine della Fenice.
Ma un conto era accettare una perdita, un altro era ritrovare l’oggetto del proprio amore, sapendo di non essere ricambiato, con la prospettiva di vederlo vivere la propria vita, di vederlo innamorarsi di qualcun altro, con la prospettiva di veder rinnovato il dolore giorno dopo giorno.
Come se questo non bastasse, era il figlio di Lily.
Lo aveva visto crescere, domandandosi come mai nessuno avesse mai notato la somiglianza con il loro vecchio compagno di scuola e ricordando a sé stesso, ogni volta, che nessun’altro, a parte il Professor Silente, conosceva la vera natura del viaggio che il ragazzo aveva compiuto.
Con il tempo si era convinto che soltanto il suo desiderio gli faceva vedere somiglianze che forse non erano reali.
E invece eccolo lì, era proprio lui, così come lo ricordava quando gli aveva detto addio sulla porta del dormitorio.
Severus, con una mano appoggiata alla pietra umida e l’altra premuta sullo stomaco, nel vano tentativo di alleviare il dolore, sentiva di aver toccato il fondo, di non essere in grado di proseguire.
Un movimento proveniente dalle scale, in fondo al corridoio, lo fece reagire.
Si drizzò e sollevò la bacchetta, ma quasi immediatamente riconobbe Sirius Black, che si dirigeva verso di lui quasi di corsa.
-Piton! Mi hanno riferito che Harry si trova qui…
-Sì, è nel mio studio, con i suoi genitori. Stavo proprio andando ad informare il Preside.
-Ma cosa…? Sta bene?
-Sembra soffrire di una parziale amnesia, ma per il resto sembra in buona salute.
I due uomini si fronteggiarono silenziosamente per qualche secondo, poi, senza aggiungere altro, si diressero ciascuno verso la propria destinazione.
                                                           --------------------------
Severus bussò alla porta dell’ufficio del Preside ed entrò senza aspettare la risposta.
Il professor Silente sedeva alla propria scrivania e non sembrò affatto sorpreso di vedere l’insegnante fare irruzione a quell’ora di notte.
Lo accolse con il suo solito sorriso e un cenno verso una piccola poltrona.
-Accomodati, Severus. Che cosa ti porta quassù a quest’ora di notte?
-Potter è ricomparso. L’ho sorpreso a vagare per la scuola, in preda a un forte malessere e ad una parziale amnesia.
-Davvero? E di cosa pensi possa trattarsi?
-Lo sai bene! Il tuo interesse per i viaggi nel tempo non è stato inferiore al mio, in tutti questi anni.
Il vecchio mago, pur vedendosi scoperto, non perse il suo buonumore.
-Ah… mi pare di intuire che il nostro viaggiatore abbia già trovato il modo di confidarsi con te…
-In realtà, ciò che so me lo ha confidato molti anni fa, in infermeria, la sera prima di partire per “l’Australia”…
Pronunciò le ultime parola con tono ironico e fissò il suo mentore per alcuni secondi, prima di sporgersi verso di lui, in preda ad una collera mal controllata.
-Tu lo sapevi, vero? Hai sempre saputo quale fosse la sua vera identità, ma ti sei ben guardato da dirmelo!
Il sorriso non abbandonò le labbra del Preside, e la sua voce non perse il tono gentile, ma i suoi occhi chiari lo fissarono duri come lame.
-E che cosa avrei dovuto dirti, Severus?
-Qualunque cosa… qualunque cosa potesse indurmi a non essere qui in questo momento!
-Non essere qui…? Pensavo che saresti stato felice di ritrovarlo.
Severus deglutì e distolse lo sguardo da quello del Preside.
-Sono stato uno sciocco. Ho permesso a me stesso di lasciarmi coinvolgere oltre ogni ragionevole limite – mormorò con voce gelida – ma questo non significa che non sia in grado di vedere la realtà.
-Quale realtà? Ricordo bene quanto foste amici. Per lui sono passate soltanto poche ore. Che cosa ti fa pensare che i suoi sentimenti per te siano cambiati?
Piton rise. Una risata amara.
-Amici… sì, penso sia esattamente ciò che vede in me… un amico. Ed è stato un buon amico, lui, perché non mi ha mentito! Quando…  - la sua voce divenne un sussurro – quando gli ho confidato i miei sentimenti… non mi ha mentito, non mi ha detto “anch’io, quindi fa quello che ti dico”! Lui… mi ha fatto promettere che l’avrei dimenticato… che avrei vissuto la mia vita, che non l’avrei aspettato…
Improvvisamente il suo viso si congelò in un’espressione neutra, ma il suo sguardo rivelava l’angoscia che lo stava tormentando.
-Non puoi pensare che io possa far finta di niente e continuare come se niente fosse…
Il professor Silente lo ascoltava, scrutandolo attentamente.
Rimase pensieroso per qualche momento e poi sospirò.
-Ma la tua presenza è necessaria, figliolo, adesso più che mai. Il povero Harry sarà disorientato, frastornato, e probabilmente soffrirà delle conseguenze del viaggio per lungo tempo. Questo slittamento di quattro giorni non è certamente stato causato da un errore nell’utilizzo della Giratempo, lo sai anche tu. Il nostro Harry ha messo in gioco la sua vita, ha rischiato di scomparire nelle pieghe del tempo, facendo ciò che ha fatto. E lo ha fatto per tutti noi. A mio avviso, merita di essere ricambiato. La tua presenza al suo fianco è necessaria, considerato che sei l’unico che conosce la verità, se si esclude il sottoscritto, e dovremo assolutamente mantenere questo segreto. Penso che sarebbe prudente da parte nostra fare in modo che i suoi genitori non abbiano sospetti a questo proposito, per il loro bene e per la serenità di Harry.
Gli occhi di Severus, dilatati in modo innaturale, sembravano cercare una soluzione tra le pieghe dei propri abiti. Rimase a lungo in silenzio, prima di annuire lentamente.
-Va bene – mormorò con voce roca -  va bene, ma mi devi promettere che quando le cose saranno tornate alla normalità, mi lascerai andare.
-Come desideri, figliolo. Verrà il momento in cui potrai fare le tue scelte, ma – una strana luce comparve nelle pupille color del cielo – sappi che il tempo è davvero una cosa strana.
Si alzò risoluto e senza dare all’insegnante il tempo di elaborare quell’affermazione sibillina, si diresse verso la porta.
-Andiamo a trovare il nostro giovane viaggiatore.
                                                                         -------------------------
I due maghi trovarono Harry da solo, seduto sul divano, la testa tra le mani.
-Tutto bene, figliolo?
-Professor Silente! Sono contento di vederla, vivo e in buona salute.
-Non posso lamentarmi. Ma tu piuttosto… sembra che il tuo viaggio di ritorno sia stato più travagliato del previsto.
-Non riesco a capire… continuo a sentirmi malissimo.
-Penso sia dovuto al fatto che sei tornato in una realtà molto diversa da quella che hai lasciato, e anche tu sei diverso. Il ragazzo che è vissuto in questo mondo non aveva nessun motivo per tornare indietro… E’ già una buona cosa che non siate rimasti separati fisicamente. Avevo comunque immaginato che potesse crearsi una specie di frattura, per questo ho pregato il professor Piton di fare qualche ricerca e di tenere pronta una pozione che ti aiuterà, diciamo, a rimettere i piedi a terra e a lasciarti alle spalle la tua vecchia vita.
-Quindi ha davvero funzionato…
Il preside sollevò le sopracciglia e allargò le braccia.
-Mio caro ragazzo… hai già incontrato i tuoi genitori. A proposito, non dovevano essere qui, a tenerti compagnia?
-Cominciavano a fare domande troppo pressanti, così ho fatto in modo che se ne andassero per lasciarmi riposare. Speravo che lei mi avrebbe aiutato a trovare una storia plausibile per tranquillizzarli…
-Molto bene. Sono sicuro che ci verrà qualche idea, prima di domani.
Gli occhi chiari del vecchio mago scintillarono, ma fu un attimo.
-Abbiamo combattuto molte battaglie e subito numerose perdite durante questi anni, e il nostro Severus ne è testimone, in alcuni momenti non è stata una passeggiata, nonostante il vantaggio che la tua visita ci ha procurato.
-E che cosa ne è degli…
Il professor Silente lo interruppe prontamente alzando una mano, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
-E’ tutto a posto. Ma avremo tempo per parlare anche di questo, quando ti sarai ripreso. Direi che è arrivato per tutti il momento di riposare. Severus, ti affido il nostro giovane viaggiatore… prenditi cura di lui.
Gli lanciò un’occhiata sorridente da sopra le lenti e si ritirò augurando la buonanotte.

Piton non aveva pronunciato una parola e non aveva mostrato alcuna emozione durante il colloquio tra Harry e il professor Silente.
Si era limitato a prelevare una bottiglia di vetro scuro da un armadio e a versarne il contenuto in un bicchiere.
Quando il Preside uscì lo porse a Harry, il quale guardò con sospetto ora il recipiente, ora il mago che glielo offriva.
-Cosa c’è che non va, adesso?
-Io… ecco… non voglio dimenticare!
Severus contrasse la mascella espirando sonoramente, esasperato.
-Non ti farà dimenticare. Forse, con il tempo, tutto ciò che ti è accaduto prima, ti sembrerà soltanto un sogno lontano. Nell’immediato, però, curerà i malesseri di cui soffri… a meno che tu non ti sia affezionato alla nausea e al mal di testa!
Harry storse la bocca e finalmente tracannò la pozione.
Aveva un sapore dolciastro, con un fondo di menta e un retrogusto amaro di liquirizia.
Si sentì improvvisamente prendere dal sonno, ma cercò di contrastarlo.
-Che… che cosa c’era lì dentro? Non riesco a tenere gli occhi aperti…
Severus lo guardò con apprensione.
-Non può essere la pozione. Forse sei semplicemente stanco. Usa pure il mio letto, io mi arrangerò qui.
Con un distratto colpo di bacchetta trasformò una poltrona in una piccola branda.
Il ragazzo tentò di protestare.
-Ma io… devo parlarle. Ho bisogno di spiegare…
-Non è necessario. – lo interruppe freddamente l’insegnante – Non questa sera. Buona notte, signor Potter.
Harry, sfinito, si arrese.
-Buonanotte, professore… grazie.
Entrò nella camera e si lasciò cadere sotto il grande baldacchino, su un letto morbido e accogliente, addormentandosi all’istante, ancora vestito.

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Ginevra87: grazie per i complimenti! Spero che continuerai a seguire.
Shin_86: ciao, Clara! eheh, c'è un'altra Shin che mi legge, in un altro sito: pensavo fossi lei. Dunque ho una lettrice in più! Gazie per i tuoi commenti. Dovrai aspettare il decimo capitolo per sapere come andranno le cose per i due protagonisti.
FeFFe_95: Dovrebbe esserci la spiegazione degli avvertimenti, da qualche parte. Comunque Shonen-ai significa "amore tra ragazzi", ragazzi, maschile. E' diverso dallo Yaoi perché non ci sono scene di sesso descrittive. Potrebbe essere carino cercare di approfondire i sentimenti di Harry nel trovare le cosa tanto cambiate, ma in questo momento non ho l'ispirazione, così mi sto concentrando solo sul suo rapporto con Sev.
Angel666: Grazie per aver letto e commentato! Non manca molto alla conclusione.
iaco: Grazie, cara! Ah già, la sorella. Va a finire che dovrò tirare fuori un sequel per sviluppare tutte le novità. Comunque Sev è solo soletto, povero tesoro!
Allison91: Sono contenta che ti sia piaciuto, perché temevo di non riuscire a rendere bene le emozioni di Harry. Per quanto riguarda Ron e Hermione, non compaiono affatto. Come ho scritto sopra, comincerò a pensarci su, sempre che a qualcuno interessi.

E un grazie a tutti coloro che hanno continuato a leggere fino a questo punto!

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Capitolo 10
*** Ciò che non ti ho detto ***


10. Ciò che non ti ho detto

Harry si svegliò di soprassalto e si guardò intorno preoccupato.
La prima luce del mattino filtrava attraverso uno spiraglio tra le pesanti tende.
Gli ci volle un po’ per ricordare che si trovava nella camera da letto del professor Piton.
La stanza era piccola, ma accogliente, nonostante i colori di Serpeverde.
Si crogiolò per qualche minuto in quel bozzolo caldo e solo dopo un po’  si rese conto di indossare un morbido pigiama blu. Probabilmente il professore, entrato per controllare le sue condizioni, lo aveva cambiato e messo sotto le coperte.
Sorrise al pensiero che quell’uomo sempre così acido potesse rivelarsi premuroso nei suoi confronti.
Si alzò e barcollò intorno al letto. Appoggiandosi al comò non poté fare a meno di notare diverse fotografie allineate sul ripiano del mobile.
Tra tutte le persone che sorridevano e salutavano dalle cornici riconobbe sua madre, accanto a Severus, entrambi con la divisa della scuola e il rotolo del diploma in una mano. In un’altra c’era una donna dal viso allungato che assomigliava sorprendentemente al professore. Quella che attirò maggiormente la sua attenzione era un po’ nascosta: ritraeva lo stesso Harry dopo una partita di Quiddich, esultante, un braccio appoggiato sulle spalle di un giovanissimo Severus.
Harry la contemplò  per alcuni lunghi secondi, pensieroso, e poi la ripose con cura tra le altre.
Uscì dalla stanza e trovò il professore già in piedi, perfettamente abbigliato come al solito e intento a leggere una lunga pergamena.
-Buongiorno, professore! Già in piedi?
Il mago alzò lo sguardo.
-Signor Potter… spero abbia dormito bene. Non era necessario che si alzasse così presto.
-Ormai ero sveglio…
Si guardò brevemente intorno, gironzolando per lo studio e avvicinandosi lentamente alla scrivania.
Il professor Piton mise da parte il rotolo e gli fece cenno di accomodarsi.
Fece comparire una teiera fumante, due tazze e alcuni muffin, proprio quelli al cioccolato che a Harry piacevano tanto.
-Questa mattina non ho lezioni, quindi possiamo parlare tranquillamente.
Harry annuì con la bocca piena di muffin.
-Un uccellino mi ha detto che non ha mantenuto tutte le promesse, professore…
Severus si irrigidì e, posando la tazza di tè, lo fissò con lo sguardo tagliente che Harry conosceva bene.
-Non so a cosa si riferisce, signor Potter.
-Mi riferisco al fatto che , da quel che ho potuto capire, non si può dire che la sua vita sia particolarmente soddisfacente…  sembra opinione comune che, alla fine, non abbia voluto dimenticare il passato.
Quando Severus si riscosse dalla sorpresa, la sua voce risuonò fredda e priva di emozione.
-Vivo la vita che mi sono scelto, e la cosa non la deve riguardare. Quanto al passato… sono definitivamente cosciente del fatto che se n’è andato per sempre e che non tornerà mai più… ma parlando di promesse, adesso mi aspetto di sapere tutto su ciò che è successo, o che sarebbe potuto succedere… insomma, ci siamo capiti…
Harry annuì gravemente e posò la tazza  sul vassoio.
-Sì, ho promesso  che, se mi fosse stato possibile, avrei spiegato ogni cosa… ma adesso mi domando se sia la cosa giusta…
Il professor Piton si sporse sopra la scrivania verso di lui e sbottò infuriato:
-Voglio sapere tutto! Devo sapere perché… - si interruppe un momento, mentre un’ombra di sofferenza velava il nero scintillante delle sue pupille. – Me lo hai promesso!
Harry sospirò rassegnato.
-D’accordo… avrei preferito risparmiarle tutto questo, ma se proprio insiste… adesso mi è chiaro che la mia intuizione era stata giusta. Il giorno del M.A.G.O. di Difesa ha segnato un punto di non ritorno nella vita di molte persone…

                                                                                         *

Quando Harry ebbe terminato il racconto riprese a sorseggiare il suo tè, aspettando la reazione del professor Piton.
Quest’ultimo rimase a lungo in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto, e quando parlò, la sua voce non era altro che un sussurro.
-Dunque è per questo…
-Sì, adesso capisce perché ho dovuto fare ciò che ho fatto…
Severus scosse lentamente il capo.
-Volevo dire… tu hai visto di che cosa potrei essere capace… per Merlino… io sono un… mostro!
-Professore! Lei non è affatto un mostro!
-Ma potrei esserlo… capisco che tu non voglia avere niente a che fare con me…
Deglutì a vuoto, perché la gola gli si era seccata e un nodo alle corde vocali e alla bocca dello stomaco gli impedivano di proseguire.
-Ma non mi ha ascoltato? Lei si è dimostrato un uomo molto coraggioso, nonostante gli errori che ha commesso. Per questo ho pensato che sarebbe valsa la pena di tentare. Certo, non mi è mai passata per la mente l’idea che tra noi potesse esserci qualcosa. Figuriamoci! Non avrei nemmeno immaginato che saremmo potuti diventare amici!
Piton scattò in piedi, e il tono sarcastico con cui rispose non riuscì a mascherare completamente il dolore che stava provando.
-Grazie, signor Potter. E’ stato molto premuroso a voler puntualizzare la situazione, ma non tema, non saremo ulteriormente obbligati a sopportarci a vicenda. Non sono più un suo insegnante e il mestiere di Auror la porterà lontano da questa scuola, quindi…
-No, aspetti, forse mi sono espresso male…
-Si è espresso in modo molto chiaro, invece!
Mise in mano ad Harry la bottiglia di pozione che gli aveva somministrato la sera precedente.
-Questo le basterà per qualche giorno. Le farò recapitare direttamente a casa il resto della scorta che ho preparato, spero le sarà sufficiente… e adesso, se non le dispiace…
Si diresse a grandi passi verso la porta e la aprì, con il chiaro invito a togliere il disturbo.
Harry fece un lungo respiro, posò la bottiglia sulla scrivania, si avvicinò a Piton, richiudendo delicatamente la porta.
-Lei mi ha frainteso.
Per tutta risposta Severus continuò a scrutarlo con un sopracciglio alzato.
-Per prima cosa, visto che non sono più uno studente, penso che sarebbe ora di mettere da parte le formalità, Severus…
-Non mi pare il caso…
Harry ignorò la risposta e il tono secco con cui era stata pronunciata.
-… in secondo luogo, mi rendo conto adesso che mi sono dimenticato di dirti una cosa…
-Ti sei dimenticato di specificare  - replicò con voce controllata e tono gelido - che ci sono vent’anni di differenza tra di noi? No, in realtà questo me lo avevi fatto capire… Forse ti riferisci al fatto che non posso certo competere con il codazzo di ammiratrici e ammiratori che ti porti dietro ormai da anni. Non hai che l’imbarazzo della scelta! Perché mai dovresti rivolgere la tua attenzione ad un vecchio compagno di scuola, del tutto privo di qualsiasi attrattiva…?
Esasperato, Piton tornò verso la porta, ma Harry gli tagliò prontamente la strada.
-Lasciami finire…
Con una mano scostò delicatamente una ciocca di capelli che ricadeva su una guancia di Severus, il quale fece istintivamente un movimento per allontanarsi.
Harry attese che la curiosità del professore prendesse il sopravvento sulla sorpresa e sulla diffidenza e gli afferrò il volto, senza distogliere lo sguardo dai due diamanti oscuri che lo fissavano increduli.
Piton non ebbe il tempo di reagire.
Le labbra di Harry si posarono delicatamente sulle sue, baciandolo lentamente e ripetutamente.
-Stupido Serpeverde… avresti potuto vivere una vita felice, se solo non fossi così cocciuto…
Severus, che fino a quel momento aveva trattenuto il respiro, rispose con un gemito affannato, ansimando.
-Ma è te che voglio, non posso farne a meno, non lo capisci, stupido Grifondoro?
Con quelle parole lo strinse fra le braccia e lo baciò a lungo, intensamente, fino a togliergli il respiro.
Harry lo lasciò fare, abbandonandosi a quella passione, che era stata repressa per troppo tempo.
Improvvisamente si staccò da lui, guardandolo con aria grave.
-Allora? Non vuoi sapere cosa mi sono dimenticato di dirti?
Severus lo guardò in modo altrettanto intenso, facendo scorrere un pollice sulla guancia del ragazzo.
Le sue labbra si distesero in un sorriso triste.
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, assaporando quello sguardo pieno di tensione, ma anche di amore, che gli sembrava così strano, così nuovo, ma che era tutto e soltanto per lui.
Lo attirò nuovamente a sé, osservandolo con attenzione.
Gli occhi, del nero più profondo che si possa immaginare, riflettevano gli anni di attesa e di lotte, ma in fondo erano sempre gli stessi che lo avevano guardato sparire dietro il quadro della Signora Grassa, pieni di lacrime, ma anche di speranza per il futuro.
-Vuoi dirmi che per te sono sempre stato soltanto il tuo noioso, pignolo e detestato insegnante di Pozioni?
-No, Sev…
Harry scosse il capo lentamente e gli accarezzò i capelli, leggeri e morbidi al tatto.
- Mi sono dimenticato di dirti che anche io… ti amo.



EPILOGO

Harry stava accuratamente piegando alcune camice, sistemandole nella valigia insieme agli altri abiti.
Sentì un  presenza che, silenziosa, lo stava osservando dalla soglia della sua camera da letto.
-Mamma… papà! Che cosa fate lì, sulla porta?
Dopo un attimo di esitazione, Lily mosse qualche passo verso il figlio, seguita a distanza da James.
-Harry, tesoro… ci stavamo domandando… da quando sei scomparso, l’altra settimana, non sembri più te stesso. Sei sicuro di sentirti bene?
Harry rivolse un caldo sorriso ai suoi genitori.
-Sto benissimo, mamma! Perché siete così preoccupati? Ormai è tutto passato.
-Ma allora,perché…? Sappiamo che ci tieni ad andare a vivere a Londra, con Sirius, ma pensavamo che saresti rimasto a casa fino all’inizio dei corsi.
-Non sto andando da Sirius. Resterò ad Hogwarts per qualche giorno. A proposito, ho deciso di riconsiderare la vostra offerta. Non mi dispiacerebbe avere un appartamento tutto mio…
James e Lily si scambiarono un’occhiata.
-D’accordo – rispose suo padre – ma possiamo sapere che cosa ti ha fatto cambiare idea? E’ successo qualcosa tra te e Sirius? E poi, a Hogwarts… cosa ti fa pensare di poter essere ospitato alla scuola, se non sei uno studente o un… aspetta un momento!
I due si guardarono di nuovo, allarmati.
-Non vorrai lasciar perdere la carriera di Auror per fare l’insegnante, vero?
Harry sospirò, ma stava ancora sorridendo.
-Forse è meglio se vi sedete… ho bisogno di passare qualche giorno a Hogwarts per discutere di alcune cose con Severus…
-Severus? – James quasi gridò quel nome – Per Merlino, dovevo aspettarmelo. Ha sempre cercato di dissuaderti dal diventare Auror… che cosa ha fatto per convincerti?
Harry alzò entrambe le mani, nel tentativo di calmare suo padre.
-Stai tranquillo, papà! Non ho cambiato idea: andrò a Londra e seguirò il corso per diventare Auror. E non è successo niente con Sirius. Resterò con lui finché non avrò l’appartamento. Però… mi sono ricordato che cosa è successo in quei quattro giorni… più o meno.
Lily e James si lasciarono andare a sedere sul letto del ragazzo, guardandolo con tanto d’occhi.
-…allora?
-Ecco… sono stato ad un rave party.
-…a un… cosa?
-E’ una specie di festa babbana. Si ascolta musica, si beve e… beh, non importa. Io, ecco… ero molto arrabbiato e depresso e avevo bisogno di dimenticare.
I suoi genitori lo guardavano in silenzio, smarriti.
-… così sono andato alla festa con alcuni amici babbani di Seamus e… probabilmente ho esagerato un  pochino.
-Oh… ma, perché? – fu tutto ciò che riuscirono a balbettare, all’unisono.
-Beh… è una cosa che riguarda Severus. Voi sapete come è rigoroso e inflessibile…
-Sì, certo. Non l’hai mai potuto sopportare, anche se è sempre stato molto disponibile nei tuoi confronti.
-Certo, ma ultimamente ho scoperto che possiede anche molte buone qualità, e anche lui ha cominciato ad apprezzarmi e… beh, insomma, per farla breve… ci siamo innamorati, ecco!
-Vi siete… cosa?
- Ma lui si faceva mille problemi, per la differenza di età, perché sono troppo giovane, e per voi… Ho cercato in tutti i modi di convincerlo che stiamo facendo la cosa giusta, ma lui è così dannatamente… corretto! Ero esasperato, e ho cercato lo sballo, tutto qui. Probabilmente, quando mi sono ripreso ho pensato di tornare da lui, anche se al momento non ricordavo niente…
James si alzò e mise le mani sulle spalle del figlio, con l’aria di chi sta cercando di spiegare una cosa molto semplice ad un perfetto imbecille.
-Senti, figliolo… ti ricordi cosa ha detto Sirius l’altra sera? Sul fatto che Piton non ha mai dimenticato il suo primo amore? Ecco… ti sembrerà assurdo, ma tu assomigli un po’ a quel ragazzo, e probabilmente glielo ricordi…
Lily gli accarezzò i capelli con un sorriso dolcissimo.
-Era un ragazzo eccezionale, e tutti noi gli dobbiamo molto. Il nome che abbiamo scelto per te non è soltanto quello di tuo nonno. Anche lui si chiamava così.
-Sì, certo. – tagliò corto James – Ma ormai Piton avrà accettato l’idea che non lo rivedrà mai più e avrà pensato…
James sembrava costernato.
-Senti, figliolo. L’ultima cosa che desidero è vederti soffrire. Tu sei giovane e lui è un tuo insegnante. E’ intelligente, brillante e… tua madre ed io ci siamo accorti che le ragazze non ti fanno battere il cuore, quindi non ci stupisce se lo trovi affascinante, però… devi capire che per lui sei soltanto un sostituto. E’ chiaro che non è davvero innamorato di te!
Harry cercò di mantenere un’espressione neutra.
-L’unica cosa che mi è chiara è che sono il suo tipo!
James cercava disperatamente un altro argomento a favore della propria tesi.
Harry scoppiò a ridere.
-Sai, papà… sono quasi le stesse cose che mi ha detto Severus, ma adesso ha capito che la cosa per me è molto seria, quindi ha deciso di scendere ad un compromesso. Sto andando da lui proprio per parlare di questo. So che mi chiederà di fare un passo per volta e di pensare prima di tutto al mio futuro, e io gli dirò che sono d’accordo, perché tanto so che siamo fatti l’uno per l’altro.
-Quindi lui… lui… - James sembrava terribilmente imbarazzato, ma anche un po’ aggressivo - … non ti ha fatto del male…? O sì?
Harry si staccò dai suoi genitori, un po’ indignato, un po’ felicemente stupito di vedere suo padre così protettivo.
-No, papà! Severus non mi ha mai fatto del male! Non mi ha mai fatto niente… - arrossì e tornò ad occuparsi della valigia, sussurrando - …anche se l’avrei voluto.
Lily guardò suo marito di traverso.
-Conosciamo bene Sev e siamo sicuri che non farebbe mai nulla contro la tua volontà.
-Certo che no, mamma! Lui mi ama e sono sicuro che saremo felici insieme.
James si lasciò di nuovo cadere sul bordo del letto e lanciò un’occhiata rassegnata alla moglie.
-Non posso crederci! Saremo i suoceri di… Mocciosus?
-Papà! Ma sei incorreggibile…!



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Un grazie grande grande a Giuli95, Shin86 e Yuukimy che hanno commentato il capitolo precedente.
Grazie anche a tutti/e voi che avete letto, commentando oppure no.
Per il momento la storia finisce qui, ma non escludo di poterla riprendere in un prossimo fututo. Nel frattempo vi propongo una ff del tutto diversa che ho già in parte pubblicato sul SPFF: Diario di un'indagine

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