Secrets

di agatha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


Dopo qualche mese in cui è rimasta a riposare placidamente nel pc, posto questa shot divisa in due parti, che fa parte del mio filone più “umoristico”.

 

Nata per caso da uno dei mille deliri collettivi tra me e la 1, alias Miss K2, alias Minako_86 e che non avrebbe visto la luce se non ci fosse stata lei a ricordarmi della sua esistenza xD

 

Dedicata a lei e ai tutti i bei momenti passati, presenti e futuri, perché le cose cambiano ma l’amicizia resta sempre *lovva*

 

Hope you’ll like it!

 

 

(Come sempre i Jonas Brothers non mi appartengono e questo scritto non vuole rappresentare in alcun modo la loro vera vita né è scritto a scopo di lucro).

 

***********

 

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SECRETS

 

 

"E questo era l'ultimo" disse Kevin con soddisfazione, depositando a terra l'ultimo contenitore.

Era arrivata la primavera e Denise, come tutte le madri del mondo, era stata presa dalla frenesia del famigerato "cambio di stagione". Fin qui non c'era niente di male, anzi Joe e Nick, che erano i più calorosi in casa Jonas, erano ben lieti di riavere a portata di mano canottiere e pantaloncini da poter indossare. Quello che non avevano previsto, era che la madre li arruolasse per essere aiutata in quel compito.

Così, era dalla mattina che i tre famosi "fratellini d'America" stavano sgobbando, mettendo via i loro indumenti nelle scatole plastificate.

 

Per non confondere i rispettivi abiti, la madre aveva attribuito un colore a ciascuno di loro.

Kevin si era aggiudicato il verde, un po' per il colore dei suoi occhi e un po' per la sua indole pacifica. I contenitori di Joe erano rossi, come il suo carattere esuberante e come il colore che avvertiva di un pericolo, Danger appunto. Nick si era visto assegnare il giallo, tonalità non legata strettamente a lui ma scelta dalla madre perchè, parole testuali “ci voleva un tocco di luce tra il verde il rosso”. All'ultimo arrivato in casa Jonas, Frankie, era toccato il blu perchè "non poteva mancare il colore maschile per eccellenza".

Denise era una madre amorevole e adorava i suoi figli, che erano la cosa più preziosa della sua vita, ma riteneva giusto che imparassero ad aiutare in casa anche se erano delle rockstar famose.

 

Quella mattina aveva aspettato che tutti fossero seduti a tavola e, dopo aver servito la colazione, aveva spiegato loro cos'avrebbero fatto.

"Ma mamma!" avevano ribattuto i figli, quasi in coro.

Lei aveva scosso la testa fissandoli.

Joe, cercando di correre ai ripari, aveva sfoderato subito la sua espressione "da cucciolo bisognoso" e si era posato una mano sullo stomaco.

"Io non mi sento tanto bene, ho un dolore qui al fianco" disse in tono esageratamente drammatico.

Amorevolmente, Denise si avvicinò al figlio, passandogli una mano tra i capelli arricciati e spettinati.

"Se non stai bene puoi andare a risposare. Ci penserò io ad avvertire Liz che non andrai all'appuntamento stasera" concluse in tono dolce ma che non ammetteva repliche.

Per una volta, il cervello di Joe ragionò in maniera sorprendentemente rapida e capì che sua madre era stata più furba di lui, battendolo al suo stesso gioco: o l'aiutava o poteva scordarsi di passare qualche ora in compagnia della sua ragazza.

 

Con un grosso sospiro, prese la sua tazza tra le mani.

"Forse, facendo colazione, mi passerà" dichiarò sconfitto.

Denise, sempre con il sorriso sulle labbra, fissò il suo secondogenito, depositando un bacio sulla sua testa.

"Bravo il mio Joseph, sono sicura che tornerai come nuovo fra poco"

Sedendosi anche lei a tavola, fece scorrere lo sguardo sugli altri figli.

"Qualcun altro non si sente bene?"

Sbarrando gli occhi, Nick e Kevin scossero il capo in modo deciso, dedicandosi alla colazione. Erano appena tornati a casa dopo un mese in giro per alcuni concerti promozionali e non vedevano l'ora di una tranquilla serata con le loro ragazze.

 

Così avevano trascorso la mattinata insieme alla madre, che aveva supervisionato il loro lavoro e si era occupata degli altri vestiti. Dopo il pranzo era uscita per accompagnare Frankie alla festa di compleanno di un suo amichetto.

"Mi raccomando, tutte le scatole vanno portate in soffitta e rimesse al loro posto. Posso fidarmi di voi?"

Joe aveva annuito vigorosamente, preoccupato che qualcosa facesse saltare il suo tanto atteso appuntamento.

"Non preoccuparti mamma" le rispose Kevin, subito spalleggiato da Nick, che si era messo in mezzo tra i suoi fratelli, appoggiando le mani sulle spalle di entrambi.

"Troverai tutto in ordine al tuo ritorno" promise sfoderando un'espressione seria.

 

Denise li fissò per un momento, orgogliosa dei suoi ragazzi e anche divertita perchè sapeva bene che, sotto sotto, avevano paura che lei potesse boicottare i loro appuntamenti. A quel pensiero, si voltò verso la porta per nascondere il sorriso che le era spuntato in viso. Adorava le loro ragazze e non avrebbe mai fatto niente per mettersi in mezzo, erano serie e rispettavano i loro figli ma non si facevano mettere i piedi in testa, qualità assolutamente indispensabile per far parte del Team Jonas. Ma ai suoi pargoli non avrebbe mai rivelato tutto questo, meglio tenersi questo piccolo segreto e sfruttarlo in caso di bisogno.

"A più tardi ragazzi" li salutò.

 

Una volta chiusa la porta, Kevin sospirò e giunse ai piedi della scala che portava al piano superiore. Appoggiò una mano alla balaustra e si voltò verso i fratelli.

"Forza, prima cominciamo, prima finiamo" disse in tono incoraggiante.

Gli altri due lo raggiunsero.

"E' da un sacco che non vado in soffitta" commentò Nick.

"Ci credo, avevi paura che ci fossero i vampiri" gli rispose Joe, che stava salendo davanti a lui.

Il minore si bloccò, un piede appoggiato sul gradino e la gamba piegata.

"Che cosa?"

"Ti eri messo in testa che Dracula voleva succhiarti tutto il sangue e che ti aspettava in soffitta"

Sbattendo gli occhi, a Nicholas tornò in mente quel periodo.

"E' vero! Ogni volta che dovevo passare sotto alla botola correvo come un matto, per paura che mi afferrasse e mi portasse di sopra" raccontò con una piccola smorfia.

 

Kevin, arrivato al piano di sopra, si voltò a guardarlo, lasciandosi scappare un sorrisetto.

"Secondo te, chi è stato a metterti in testa quelle idee?"

"Quanto sei stronzo... Era proprio il caso di ricordarglielo?" commentò Joe, affrettando il passo e allontanandosi dal fratello minore per sicurezza, il quale era ancora fermo, scavando nella memoria per ricordare la sua infanzia.

Corrugò la fronte.

"Joe! - esclamò battendo il palmo sul corrimano - quella sera eri andato al cinema e quando sei tornato io ero già a letto. Ti sei sdraiato vicino a me e mi hai raccontato il film sui vampiri che avevi visto”.

Danger si strinse nelle spalle, facendo un passo indietro.

"Non è colpa mia, sei stato tu a chiedermi di parlartene"

"Sì, ma non c'era bisogno di esagerare dicendo che Dracula viveva in casa nostra, in soffitta"

Joe scoppiò a ridere, ricordando quella sera.

"Sono stato un genio però"

Nick lo raggiunse e gli diede una botta in testa, spettinandolo.

"No, sei un idiota" dichiarò sorpassandolo per raggiungere le camere.

"E un cretino" aggiunse Kev dandogli un'altra botta in testa.

"Ehi!" protestò quest'ultimo.

Il maggiore si strinse nelle spalle.

"Scusa, solidarietà tra fratelli" disse per giustificare il suo gesto.

"Ma anch'io sono tuo fratello!"

Kevin si portò l'indice della mano destra sul mento, come se volesse riflettere.

"Ah già, è vero!" concluse in tono serio, prima di allontanarsi e ridere alle spalle di Joe.

 

*

 

Mettendosi d'impegno riuscirono a portare in soffitta tutte le scatole e ad impilarle in modo ordinato lungo una parete. Nick aveva osservato il risultato e annuito soddisfatto.

"Abbiamo finito" concluse con una nota di trionfo nella voce.

Joe si lasciò cadere all'indietro, platealmente, atterrando su una vecchia poltrona che si afflosciò quasi fino al pavimento.

Kevin, intanto, si era messo a curiosare nel grosso baule, appoggiato al muro, vicino alla finestra.

"Joe, ti ricordi le nostre spedizioni in soffitta per combattere i nemici dello spazio?"

"Certo che sì. E' merito nostro se la Terra non è stata invasa dai marziani - disse orgoglioso mentre tentava di rialzarsi dalla poltrona senza riuscirci - aiuto... mi sono incastrato" affermò dimenandosi.

Nick e Kevin ridacchiarono, guardando i suoi tentativi di tirarsi su.

"E' proprio per quel motivo che mamma l'ha portata di sopra, ti sei dimenticato di quando la vicina, la signora Freenkle, è rimasta bloccata?" gli ricordò il minore.

“E poi c’è voluta tutta la forza di papà, mia e tua perché tornasse in piedi” concluse Kev, rivolto verso Joe.

 

"Mi date una mano? - cominciò a piagnucolare lui, sporgendo il labbro inferiore ma vedendo che i fratelli si stavano limitando a guardarlo, continuò - non potete fare i concerti senza di me"

Kevin lo guardò, mentre un lampo malizioso passava nei suoi occhi verdi.

"Qualcuno che suoni il tamburello al tuo posto lo troviamo di sicuro e Nick può cantare da solo"

Intuendo che da lui non avrebbe ricevuto aiuto, Joe rivolse altrove la sua attenzione.

“Nicky, tu sei il mio fratellino preferito e sei tanto buono. Mi aiuti?”

Sentendosi chiamato in causa, si avvicinò a Danger e allungò una mano per aiutarlo. Joe,colpito da un flash, gli afferrò il braccio e si portò il polso del fratello alla bocca.

“Finalmente posso succhiarti il sangue dopo tutti questi anni!” scimmiottò con voce cavernosa, appoggiando i denti sulla pelle di Nick.

Il quale scattò all’indietro, liberandosi e toccandosi il polso con l’altra mano.

“Ma quanto sei scemo! Hai pure sbavato, che schifo” dichiarò sfregando il braccio sulla stoffa dei pantaloncini che indossava.

“Eddai! Non te l’aspettavi però” gli rispose allegro per la riuscita di quello scherzo improvvisato.

Nicholas era buono e sempre disponibile verso gli altri ma non tollerava di essere preso in giro. Per questo voltò le spalle al fratello, ancora incastrato nella poltrona e si avvicinò a Kevin, per frugare nei vecchi scatoloni.

 

Accorgendosi di essere stato ignorato, Joe provò a chiamarli.

“Ragazzi…”

Nessuna risposta.

“Io sono sempre qui…”

Nessun movimento.

“Non è divertente!”

I fratelli continuarono ad ignorarlo tirando fuori degli oggetti dal baule.

 

“Non ci posso credere!” esclamò ad un certo punto Kevin.

Si alzò in piedi e andò verso la finestra, scuotendo il pezzo di stoffa che teneva fra le mani, poi lo stese davanti a sé per guardarlo.

“Cos’è?” chiese Joe, ormai rassegnato a vivere i suoi ultimi giorni incastrato in soffitta.

Kevin stava per rispondergli quando si accorse di quanto era comico suo fratello: nonostante fosse semi sdraiato e pericolosamente fagocitato dalla poltrona, chiaramente in difficoltà, sfoderava la solita espressione e sembrava quasi pronto ad un servizio fotografico. Pensò che non sarebbe stato male divertirsi ancora un po’ a sue spese. Ignorò la sua domanda, come se non esistesse e guardò Nick. Non sapeva se il Presidente avesse capito le sue intenzioni, ma spontaneamente fece la stessa domanda.

“Cos’hai trovato?”

Lui mostrò loro il foulard colorato che teneva fra le mani.

C’erano raffigurati Topolino, Pippo e Pluto.

“Passi che hai la passione per le kefiah, ma spero non vorrai indossarla durante i concerti!” commentò Joe, che poteva essere immobilizzato fisicamente ma la sua bocca e la sua mente erano libere di sfogarsi.

 

Kevin gli lanciò un’occhiataccia prima di sorridere e assumere un’espressione sognante.

“La indossavo al mio primo appuntamento. La festa di compleanno di Megan. A tutti noi era stato regalato questo foulard perché il tema erano i personaggi di Walt Disney”

Nick sorrise nell’immaginarsi il suo fratellone con i pantaloncini corti, quella bandana al collo e lo sguardo perso verso Megan. Oh sì, non faceva fatica a raffigurarsi la scena.

“Vi siete baciati?” domandò ridacchiando.

Kevin inclinò il capo un po’ deluso.

“No. Ma ci siamo tenuti per mano e lei mi ha schioccato un bacio sulla guancia dicendo che ero il più dolce di tutti”

 

Ci fu un attimo di silenzio, rotto dalla voce di Joe, che ormai si era adattato, riuscendo ad incrociare le caviglie e assumendo un atteggiamento quasi disinvolto.

“Ma che appuntamento era se non vi siete baciati?”

“Cosa ne vuoi sapere tu? A quel tempo te la facevi ancora nei pantaloni, me lo ricordo” lo rimbeccò Kevin, contrariato da come voleva sminuire i suoi ricordi.

Con una smorfia indirizzata al fratello, Joe rimase zitto facendo l’offeso. Non gli piaceva che venissero rievocati certi episodi che rovinavano la sua immagine.

Fu Nick a spezzare la tensione.

“Fossi in te non la farei vedere a Martha. Sai che è tanto dolce ma diventa molto possessiva se solo sente nominare qualche tua vecchia fiamma”

“Ma è successo tanto…”

Kevin si interruppe, soppesando quanto detto dal fratello.

Ripiegò con cura l’indumento e si avvicinò al baule per rimetterlo dove l’aveva trovato. Ad un’occhiata interrogativa di Nick, gli rispose.

“E’ meglio che resti qui” dichiarò solenne, ripromettendosi di comprare dei fiori alla sua ragazza, quasi a volersi scusare per aver rievocato il passato.

 

Spostando alcuni maglioncini, per seppellire in profondità la piccola bandana ed essere sicuro che non finisse nelle mani sbagliate, trovò qualcosa che lo rese molto, ma molto felice.

“Joe?” disse per attirare l’attenzione del fratello, che sembrava fosse sprofondato ancora di più nella poltrona maledetta.

“Oh, finalmente qualcuno si è ricordato di me! - dichiarò ironico, sollevando la testa – se mi aiutassi anche ad uscire da questa trappola infernale sarebbe ancora meglio. Io vi ho sempre trattato bene e non capisco perché mi avete lasciato qui, ignorandomi”

Kevin attese con pazienza che finisse la sua sceneggiata. Joe amava fare la primadonna e, il segreto, era non dargli corda.

“Cosa ne dici di cantare lo jodel?”

Entrambi i suoi fratelli minori lo guardarono stupiti e lui, che voleva proprio attirare l’attenzione, sollevò quello che aveva trovato, in modo che lo vedessero. La minuscola salopette, che teneva tra le mani, suscitò due reazioni ben diverse.

 

Nick scoppiò in una risata e si sbilanciò, cadendo dallo scatolone su cui era seduto, sbattendo il sedere per terra ma continuando a ridere sguaiatamente. Joe, al contrario, sbarrò gli occhi e, in pochi secondi, il suo viso divenne di un bel rosso pomodoro, come ciliegina sulla torta, aprì la bocca senza emettere alcun suono. Infine, istintivamente, senza accorgersene, con un colpo di reni degno di un ginnasta olimpionico, si sollevò dalla poltrona liberandosi.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


Ed ecco il seguito nonchè finale! Ringraziamenti ad personam:
Maggie_Lullaby: sei sempre carinissima nei tuoi commenti, un grazie grande grande! Danger poverino, anche quando non cerca problemi, li trova lo stesso xD Non commento altro perchè sono curiosa di vedere cosa dirai dopo che si saranno scoperto gli altri "scheletri nell'armadio" xD

Catchme: anche a me piace ogni tanto scrivere qualcosa "Just Jonas". Joe non si smentisce in ogni situazione mentre Kevin è quello più dolcioso anche se non è poi così innocente come può sembrare. Spero tanto di leggere il tuo commento anche sul finale.

Una tiratina d'orecchio a due persone che avrebbero dovuto commentare e non l'hanno ancora fatto... 1 e 4 non vi fischiano le orecchie???? XD

Un'ultima nota, che avevo dimenticato di mettere la volta scorsa: I personaggi di Martha ed Eliza sono di proprietà di Temperance_Booth, alias 2, che mi ha gentilmente concesso di utilizzarli per i miei flash e che non finirò mai di ringraziare per averle create; mentre Ashley è mia.

Hope you'll like it!



Nel frattempo, Kevin aveva cominciato a saltellare da un piede all’altro intonando il classico jodel tirolese.
“Dimmi che non è vero” mormorò Joe con un filo di voce, fissando la salopette con sguardo allucinato.
“E’ proprio quella” confermò il fratello passandogliela.
Per Danger fu come fare un salto nel passato.

Aveva cinque anni e ricordava la gioia di quel giorno, perché i nonni materni erano tornati da un viaggio in Italia e lui aspettava con ansia i regali che sicuramente avrebbero dato ai loro tre nipotini. Aveva schioccato un sonoro bacio sulla guancia di entrambi, prima di agguantare il proprio pacchetto e aprirlo. Con maligna soddisfazione aveva notato che era più grosso di quello di Kevin e anche del piccolo Nicky.
Purtroppo la sua gioia aveva avuto vita breve, molto breve e tutto si era trasformato in un incubo.

Si era ritrovato tra le mani una salopette in cotone, in perfetto stile tirolese, con tanto di stella alpina gigante ricamata sulla pettorina davanti. Non aveva fatto in tempo a rimanerci male, perché sua madre gliel’aveva presa cominciando a dire che era molto carina.
Ma il peggio doveva ancora venire, perché Denise gliel’aveva fatta indossare.
Era decisamente ridicolo con quella cosa addosso e Kevin, appena l’aveva visto, era scoppiato a ridere facendo una serie di battute. Purtroppo, nonostante avesse detto alla madre che non gli piaceva, era stato costretto ad usarla più volte perché, parole testuali di Denise, “Nonna è stata così carina a portartela dal suo ultimo viaggio in Italia, non puoi non metterla!"*.

La stessa sorte era toccata anche ai suoi fratelli, ma Nicky aveva ricevuto un semplice bavaglino che, più o meno inconsciamente, aveva sporcato quasi subito; mentre Kevin si era ritrovato tra le mani un cappello da alpino, con tanto di piuma rossa, che a Joe era piaciuto tanto perché gli aveva ricordato Robin Hood. Il più sfortunato era stato lui, perché la nonna aveva trovato la salopette solo per la misura di un bimbo di cinque anni.
Il giorno in cui era cresciuto abbastanza da non poterla più mettere era stato uno dei più felici della sua vita.
Con espressione inorridita, passò quella che lui chiamava “cosa traumatizzante” a Nick.
“Ti prego mettila via, in fondo al baule, ma in fondo in fondo mi raccomando”
“Vicino al foulard di Kevin? Povere ragazze che non sanno con chi hanno a che fare” li prese in giro il minore, riferendosi a Martha ed Eliza.

Mentre spostava i vestiti notò qualcosa di rosa in un angolo e, incuriosito, tirò con due dita per vedere cosa fosse. Quando l’ebbe tra le mani, corrugò la fronte, non sapendo bene cosa pensare.
“Secondo voi, cos’è?” domandò rivolto ai fratelli, mostrandogli il vestitino da bambina che aveva trovato.
Vide Joe e Kevin ammutolire d’improvviso.
“Ehi, che succede?”
“Niente” risposero in coro.
“Sapete di chi possa essere?” domandò curioso.
“Di nonna” dichiarò Joe.
“Di mamma” dichiarò Kevin.

A questo punto Nick cominciò a preoccuparsi seriamente perché, di colpo, i suoi fratelli sembravano a disagio.
“Si può sapere cosa vi è preso?
“Niente – ripetè di nuovo Kevin – si è fatto tardi, perché non scendiamo e…”
“No!”
Nick, socchiudendo gli occhi, si avvicinò a quei due, tenendo in mano quel piccolo vestitino, costringendoli ad indietreggiare in un angolo della soffitta, vicino alla poltrona maledetta. Aveva capito subito che c’era qualcosa di strano, soprattutto l’atteggiamento di Kev, che aveva evitato di guardarlo negli occhi, era stato il vero campanello d’allarme.
“Adesso mi raccontate tutto”
“Ma Nicky…” tentò Joe, ricevendo un’occhiataccia e poi una minaccia dal suo fratellino, poco adorabile in quel momento.
“Vuoi che ti aiuti a sederti di nuovo sulla poltrona?”
Scuotendo vigorosamente il capo, Joe rispose negativamente.
“Di chi è questo vestito?” domandò di nuovo.
Li fissò serio, come un maestro con i suoi alunni.
“Di Maya” disse finalmente Kevin.

In circostanze normali quella risposta gli sarebbe bastata ma l’atteggiamento strano dei suoi fratelli faceva pensare a qualcosa di più. Si passò una mano tra i riccioli fino a massaggiarsi la nuca, valutando su quale Jonas concentrarsi.
"Joey? - disse con voce dolce, giocando la carta del fratellino minore e indifeso - chi ti ha aiutato quando non riuscivi a finire la ricerca sui fossili?"
Sospirando, Danger cercò di non guardarlo negli occhi. Poteva resistere alle minacce, agli scontri ma non al suo adorato Nicky che, probabilmente, lo fissava con espressione da cucciolo, quella che lui aveva inventato. Non ci riuscì e, appena incrociò i suoi occhi, capì che era finita. Lo intuì anche Kevin, che sospirò platealmente, appoggiandosi al muro con la schiena e alzando la testa verso l'alto.
"Tu" rispose con un filo di voce.
"Chi è che ha rotto il salvadanaio, prestandoti tutti i soldi che c'erano dentro, quando volevi comprare la super pistola ad acqua con doppio serbatoio?"
"Tu"
Nick annuì e sferrò l'ultimo attacco.
"Chi è che ti vuole tanto, ma tanto tanto bene?"
Quello fu il colpo di grazia.

Joe saltellò e si spostò all'indietro, additando Kevin con il braccio alzato.
"E' stata colpa sua! E' stato lui ad avere l'idea"
Chiamato in causa, il fratello maggiore si spostò davanti al suo accusatore.
"Tu sei stato subito d'accordo però"
Nick si mise in mezzo, come un arbitro.
"Cos'avete fatto?" sbottò, sentendo venir meno la pazienza.
Per un attimo accarezzò l'idea assurda di afferrare le loro teste e farle cozzare l'una contro l'altra. Forse un giorno l'avrebbe fatto davvero e magari ne sarebbe uscito qualcosa di buono.
"Quindi?" disse di nuovo, richiamando la loro attenzione.

"Quel giorno, nella mia classe, era arrivato un nuovo bambino e abbiamo fatto amicizia" spiegò Kevin, infilando le mani in tasca.
"Me l'ha raccontato quando è tornato a casa e mi ha detto che aveva una sorella più piccola" continuò Joe.
"Mi sono domandato come sarebbe stata la nostra famiglia con una sorellina" continuò il maggiore, mentre si alternavano a parlare.
"Io gli ho detto che non potevamo saperlo dato che eravamo tutti maschi"
"Sembravano così felici insieme che volevo scoprire cosa si provasse"
Nick cominciava finalmente a capire qualcosa di più, anche se non riusciva a trovare una spiegazione logica alla vergogna che sembravano provare i fratelli.
"Avete chiesto a Maya di fingersi nostra sorella?"
Joe scosse la testa.
"Non c'era quel giorno e quindi ci siamo dovuti arrangiare"
Aggrottando la fronte, Nick non riuscì a capire dove volessero andare a parare.
"Chi ha indossato questo vestito allora?"
Nella soffitta calò un silenzio inquietante. Sia Kevin che Joe abbassarono lo sguardo, trovando molto interessante il pavimento.

Il minore dei Jonas cercò di pensare a quale bambina potessero riferirsi. A parte Maya non ricordava altre presenze femminili, gli unici amici erano tutti maschi e si sarebbero certamente rifiutati di fare una cosa simile. L'unica alternativa era trovare qualcuno di molto piccolo, che non avesse fatto storie, ma era lui l'unico bimbo nella loro via a quel tempo.
Lui era l'unico.
Lui.
L’unico.

Quelle parole rimbombarono nella sua mente.
Sbattendo gli occhi, parlò di nuovo.
"Ditemi che non è vero! Ditemi che non mi avete fatto mettere quell'orrendo vestitino rosa!" esclamò inorridito, quasi in tono di preghiera.
Kevin finalmente si decise a guardarlo, l’espressione di Nick era così comica da fargli scordare tutto il resto e confessare.
“Eri una bambina stupenda e quel completo ti stava così bene” ammise sorridendo.
Joe si accostò a lui.
“Oh sì. Con i riccioli e le guanciotte paffute eri una sorellina perfetta”
Nick sentì un ringhio e si accorse che proveniva dalla sua gola.
“Non ci posso credere! Come avete potuto farmi questo?”
Kevin si strinse nelle spalle e inclinò la testa da un lato, guardando il fratello con espressione sognante.
“Volevo tanto una sorellina” disse.
Ma quelle parole riuscirono solo a far aumentare i ringhi del minore, mentre nella sua mente passavano le immagini di se stesso con il vestitino rosa. Si riscosse quando Joe gli passò un braccio dietro la schiena, attirandolo a sé.
Eddai Nicolette non sta bene che una bambina educata come te faccia dei versi da maschiaccio”* lo prese in giro.

“Nicolette lo dici a tua sorella!” rispose di getto, spingendolo via lontano da sé.
“Appunto!” confermò Joe portandosi una mano sullo stomaco mentre le risate minacciavano di soffocarlo.
Nick decise di ignorarlo e guardò quello che, in teoria, era il fratello maggiore, il più responsabile, quello che doveva badare ai suo fratelli più piccoli.
“Me lo sarei aspettato da Joe un tiro simile, ma da te…” disse lasciando la frase in sospeso.
“Io non ti ho obbligato, ho domandato se ti sarebbe piaciuto giocare ai travestimenti e tu hai detto di sì”

A quel punto Nick chiuse gli occhi, inspirò cercando di stare calmo e si toccò la fronte con una mano. Non solo aveva appena scoperto di essersi reso ridicolo in quel modo, ma l’aveva fatto di sua spontanea volontà.
Di bene in meglio
Ci mancava solo che cominciasse ad apprezzare le creme e i trucchi e poi era pronto per buttarsi sotto un treno. No riusciva ad immaginare niente di peggio di quanto aveva appena scoperto. Grazie al cielo sembrava che nessuno ne fosse al corrente, nemmeno Ash.
Ashley.
Se solo l’avesse scoperto l’avrebbe preso in giro a vita. No, si corresse, anche nel paradiso di cui parlava sempre suo padre. Aveva appena detto che non esisteva niente di peggio? Sbagliato.
Quello sarebbe stato il peggio.

Rialzò il capo, fulminando quei due esseri che aveva la sfortuna di dover chiamare fratelli.
“Voi due - disse in tono deciso – dovete giurarmi che questa storia rimarrà un segreto”
Gli occhi di Joe brillarono maliziosamente nel sentire quelle parole. Si avvicinò a Nick e gli strappò di mano il vestitino, tenendolo sospeso davanti a sé.
“Ma sarebbe un vero peccato…” commentò.
“Tu prova a raccontarlo a qualcuno e io…”
“Tu cosa?” lo rimbeccò Danger.
Nick strinse gli occhi, mentre le sue labbra si distendevano in uno strano sorriso soddisfatto.
“Faccio vedere a tutti le tue foto con la salopette tirolese. Eri così adorabile” li disse in tono deciso, sapendo che quella minaccia sarebbe stata efficace.
Joe, difatti, boccheggiò prima di riuscire a parlare.
“Tu… non… non lo faresti mai!” piagnucolò.
Nick, soddisfatto, si avvicinò al fratello, con fare battagliero e fermandosi a pochi centimetri da lui.
“Sei disposto a rischiare?” gli domandò quasi in un sussurro.

“Ragazzi basta!”
La voce di Kevin si intromise fra loro.
“Non vi sembra di esagerare?” siamo grandi ormai e quelle erano solo stupidate da bambini. Cosa volete che importi ad Eliza o Ashley se avete indossato dei vestiti ridicoli? Potrebbe essere una cosa divertente da raccontare” concluse appoggiando le mani sulle spalle dei suoi fratelli, che lo fissarono in modo strano, non essendo per niente d’accordo.
“Se sono cose da bambini allora possiamo raccontare a Martha della tua cotta per Megan” affermò Nick, per niente ingannato dall’atteggiamento di Kevin, che si fingeva superiore.
“E della bandana che conservi ancora” aggiunse Joe.
Kevin storse la bocca in una smorfia
“Quella è una faccenda diversa”
“Perché?” domandò Nick.
“Perché…”
“Perché riguarda te?” lo incalzò Joe.
Kevin non rispose, consapevole che i suoi fratelli aveva detto la verità. Si diede dello stupido per essersi messo in mezzo invece di farsi gli affari suoi e lasciarli litigare.
“Facciamo così – propose dopo averci riflettuto qualche secondo – rimettiamo queste cose al loro posto, in fondo al baule e promettiamo di non aprirlo più. Cosa ne dite?”
Joe e Nick si scambiarono un’occhiata prima di rivolgersi al fratello maggiore annuendo.

In un riverente silenzio ognuno nascose quello che lo riguardava e poi, il minore dei Jonas, chiuse il baule con un tonfo.
“Perfetto” disse Kevin battendo le mani.
“Abbiamo finito finalmente” sospirò Joe che, senza pensarci, si sedette di nuovo sulla poltrona.
“Oh no! – esclamò inorridito, rendendosi conto di cos’aveva fatto - un’altra volta no!!!”

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* frasi suggerite interamente da Minako

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