Rating:
Arancione
Genere:
Dark
Contesto:
Terza Stagione
Avvertimenti:
Contenuti forti,
Violenza
PROMETTO DI PROTEGGERTI
Merlin
ed Arthur avevano una relazione segreta ormai da mesi e nonostante le
varie
complicanze erano sempre riusciti a cavarsela.
Pensavano
di essere stati bravi a nascondere le proprie tracce, addirittura si
ritenevano
furbi, ma qualcuno doveva averli visti per poi aver fatto la spia al Re.
Uther
quindi li aveva scoperti, e tutto successe in un attimo.
Il
minuto prima, Arthur si era inginocchiato davanti al suo ragazzo e gli
aveva preso
il pene nella bocca perché l’uomo adorava il modo
in cui riusciva a far gemere
e godere il corvino con poche semplici mosse delle labbra, e
dall’altra parte, Merlin
si eccitava nel vedere il futuro Re di Camelot inginocchiato ai suoi
piedi.
Nella
sua semplice vita di contadino e poi di valletto reale, quella era una
cosa che
non succedeva di certo tutti i giorni, e a volte si divertiva a
prendere la
testa di Arthur con una mano per poi spingerla contro la sua lunghezza.
Certo,
poi il Principe gliel’avrebbe fatta pagare, ma a lui andava
bene così perché in
quei pochi istanti poteva sentire il proprio sesso ben piantato dentro
la gola
del biondo e la cosa lo faceva sentire incredibilmente potente, un tipo
di
potere che di solito provava solamente quando usava la magia.
In
quei momenti si sentiva davvero l’uomo più potente
ad aver mai camminato sulla Terra,
ma per fortuna era buono e non aveva sentimenti conquistatori, per cui
ridimensionava
il proprio ego e tornava ad usare la magia in segreto.
Il
minuto dopo la porta delle stanze di Arthur si spalancarono e Uther
apparve
seguito da un manipolo di guardie.
Arthur
si scostò immediatamente da Merlin ritornando con uno scatto
in piedi, con il
dorso della mano si pulì il mento sporco di saliva, mentre
il corvino si
portava le due mani a coprirsi le proprie nude intimità.
-Padre…-
mugolò Arthur totalmente sconvolto e anche imbarazzato di
essersi fatto vedere in
simili atteggiamenti, inginocchiato davanti ad un servo, mentre faceva
un pompino
ad un uomo.
Uther,
con lo sguardo pieno di rabbia, entrò nella stanza e si
avvicinò con furia al
figlio. Con un veloce movimento del polso diede uno schiaffo al biondo,
così forte
da farlo cadere a terra.
-Arthur!
- si ritrovò ad urlare Merlin di fronte a quella violenza e
fu allora che lo
sguardo nero del Re si fermò su di lui.
-Arrestatelo!
- gridò alle guardie che non ci misero un millisecondo a
circondarlo e a
trascinarlo via.
Merlin
ebbe solo il tempo di riallacciarsi i pantaloni.
Prima
di uscire dalla stanza il Re gli si avvicinò e gli
strattonò la testa tirandolo
per i capelli.
-Ti
pentirai amaramente di aver corrotto mio figlio! - gli disse con rabbia
omicida
e Merlin fu percorso da brividi di paura.
Sarebbe
finita male, molto male, e sapeva che a questo punto l’unica
chance che aveva
per salvarsi era quella di usare la magia, ma prima avrebbe dovuto
parlare con
Arthur.
E
forse, ironicamente, Uther avrebbe avuto più
pietà di lui nel saperlo un mago
piuttosto che un deviato.
Quando
venne sbattuto nella cella prese un violento colpo alle spalle e per le
ore
successive ella non smise di fargli male.
Il
dolore era così forte che non riusciva neanche a
concentrarsi per fare un
incantesimo di guarigione.
Inoltre,
la preoccupazione per la sorte di Arthur gli annebbiava il cervello e
non riusciva
a pensare ad altro, solo a che tipo di sorte il padre avesse in serbo
per loro.
Arthur
dopo lo schiaffo era rimasto a terra ed aveva leggermente perso i sensi.
Quando
dopo alcuni minuti riprese coscienza di chi fosse e di dove si trovasse
Merlin
era sparito, ma il padre, in piedi, lo troneggiava e lo guardava con
una tale
angoscia che mai Arthur aveva intravisto prima nei suoi occhi.
-Alzati-
gli disse il Re di Camelot e lui prima si mise in ginocchio, poi
lentamente si
rialzò in piedi.
Il
suo occhio sinistro stava già diventando nero.
-Dov’è
Merlin? - ebbe il coraggio di chiedere, preoccupato per le sorti del
suo
amante.
Merlin,
il suo Merlin, il suo servo fedele, il suo migliore amico,
l’uomo di cui era
innamorato ma a cui non si era mai dichiarato.
Sapeva
che da adesso in poi le cose sarebbero state molto, molto diverse.
-Non
puoi ucciderlo- riuscì a mormorare quando dal Padre non
arrivò nessuna
risposta.
Solo
il pensiero lo distruggeva, avrebbe fatto di tutto per potergli salvare
la vita.
-Non
posso?? Sono il Re di Camelot e lui ti ha corrotto! Ti è
entrato nella mente e
ti ha reso un viscido peccatore- l’uomo gli gridava
puntandogli un dito contro
e Arthur cercò di mostrarsi risoluto e determinato come era
sempre stato.
-Ti
prego padre, mi sposerò, troverò una moglie e
avrò molti eredi, te lo giuro, posso
sposarmi anche domani, ma non puoi ucciderlo, non è colpa
sua, non ha fat..- un
altro schiaffo gli arrivò in faccia, questa volta
spaccandogli il labbro
inferiore che iniziò a sanguinare.
-No,
quella feccia ti ha contagiato con il suo male ed è mio
compito guarirti-.
Arthur
era confuso, non capiva che cosa intendesse, ma non ebbe
l’opportunità di
chiederlo perché all’ennesimo ordine del Re le
guardie lo presero sottobraccio
e lo portarono nelle segrete.
Il
suo cuore batteva forte contro le proprie costole.
Era
spaventato. Spaventato per se e per Merlin.
Aveva
paura di perdere il suo titolo come erede ed era terrorizzato che Uther
potesse
uccidere l’uomo che amava.
Ma
come un raggio di luce intravide il ragazzo, padrone del suo cuore, tra
le
sbarre della cella accanto alla sua.
-Merlin!
- gridò esterrefatto e attraverso le sbarre di metallo le
loro mani si
trovarono e si strinsero, i loro occhi tornarono a casa e le loro
labbra
sorrisero.
-Arthur-
-MI
dispiace, mi dispiace così tanto, non riuscirò
mai a farlo ragionare, devi
scappare, appena ne hai l’opportunità scappa!-
-No,
scordatelo, non ti lascerò, non lo farò mai-
-Merlin
ti prego non fare l’idiota, devi farlo o lui ti
ucciderà-
-Non
ti lascio-.
Arthur
era il suo Re, il padrone del suo destino e il signore della sua anima.
A
quel punto rimasero entrambi in silenzio, consapevoli che qualsiasi
cosa avessero
detto non sarebbe servita a far cambiare idea all’altro.
Ma
Merlin sapeva che a quel punto l’unica soluzione era usare la
magia e rivelarsi.
Forse
così si sarebbe salvato la vita ma lui e Arthur non
avrebbero più potuto stare
insieme. Arthur non poteva scappare con lui, doveva rimanere a Camelot
e diventare
Re, era quello il suo destino.
-Arthur
qualunque cosa succederà, qualsiasi cosa farò,
sappi che io ti…-
Stava
per confessare i suoi sentimenti e dirgli che lo amava, ma i passi
degli
stivali di pelle di Uther contro la pietra lo fecero fermare.
Senza
dire niente, una guardia entrò nella cella di Merlin
portandolo fuori e
posizionandolo proprio di fronte a quella in cui era rinchiusa Arthur,
i suoi
polsi vennero avvolti da del gelido ferro e poi legati al soffitto
tramite una
catena attaccata alla roccia.
Infine
la guardia strappò la camicia del servo lasciandolo nudo
dalla vita in su, poi
se ne andò.
A
quel punto nelle segrete rimanevano solo loro tre.
-Padre
cosa vuoi fare? - chiese spaventato il biondo.
Vedeva
Uther troppo sconvolto e in quelle condizioni sarebbe stato capace di
fare
qualsiasi cosa.
-Ucciderlo
non basterà, prima devo farti guarire Arthur, devo
annientare quella parte malata
di te che ha corrotto il tuo onore e deviato la tua mente-.
Merlin
deglutì a vuoto mentre l’aria umida e gelata dei
sotterranei lo trapassava attraverso
la pelle nuda.
Solo
a quel punto Uther mostrò loro una frusta fatta di pelle
ruvida e dura.
Arthur
si lasciò scappare un singhiozzo.
-Padre
punisci me, ti prego, è colpa mia ma non lo farò
più te lo giuro-
-No,
non servirebbe a nulla- e senza aggiungere altro il primo colpo di
frusta calò
sulla pelle bianca, candida ed immacolata del giovane servo.
Dalle
labbra di Merlin uscì un grido pieno di dolore e sofferenza.
Lui
non era un soldato, non era addestrato a resistere alle torture,
qualsiasi dei
suoi cavalieri avrebbe potuto resistere ad ore di indicibili sofferenze
ma Merlin..no..sarebbe
crollato dopo pochi minuti.
E
Arthur aveva visto tanti uomini venir torturati ma quella volta fu
diverso.
Quello
era il suo Merlin a soffrire. Il suo dolce, piccolo, innocente Merlin.
-Smettila!!!
Ti prego!! Non serve a niente, smettila! - e Arthur gridava, gridava e
si
disperava ma il padre non si fermava e continuava a colpire, colpire e
colpire.
Alla
decima frustata, ormai stanco, fece una pausa per riprendersi e
finalmente prestò
attenzione al figlio ormai piangente.
-Arthur
guardati, guarda il modo in cui ti sei ridotto. Eri un uomo fiero e
valoroso
una volta e adesso sei solo una femminuccia succhia cazzi, ma non
è colpa tua,
sei stato corrotto, il male ti è entrato dentro, ma io ti
guarirò figlio mio,
presto sarà tutto finito-.
Uther
gli fece una carezza sulla guancia prima di riprendere a torturare il
suo
amato.
Merlin
manteneva ancora uno spiraglio di coscienza anche se il dolore era
ovunque.
La
pelle gli andava a fuoco ed ogni frustata era sempre più
dolorosa della precedente.
La
sofferenza lo faceva affogare, gli impediva di reagire.
Ormai
non sentiva neanche più i propri urli o le parole di Arthur
e Uther.
Tutto
intorno a lui era diventato inconsistente tranne il dolore.
Quello
era forte e presente, era l’unica cosa a cui riuscisse a
pensare.
Avrebbe
voluto morire.
Le
frustate ripresero ed il cuore di Arthur sanguinava sempre di
più ad ogni
ennesimo grido che sentiva uscire dalle labbra di Merlin.
-Padre
ti supplico! Abbi pietà! Io lo amo! Lo amo! Lo amo! Padre
fermati ti prego! Fallo
per me! Ti prego ti prego ti prego…- iniziò a
singhiozzare quando le frustate
non si fermarono ma anzi presero ad essere ancora più veloci
e violente.
La
schiena di Merlin ormai non esisteva più, al suo posto solo
muscoli e sangue
che scorreva fino a terra, formando una pozza di un odore ferroso che
gli
faceva venire la nausea.
Quella
era la prima volta che ammetteva ad alta voce di essere innamorato del
suo
servo e non solo non era servito a niente, ma probabilmente Merlin
neanche lo
aveva sentito.
Il
suo sguardo era vacuo, come se non fosse presente.
I
suoi urli iniziarono ad affievolirsi finché non si fermarono
completamente.
Ormai
era diventato un sacco inconsistente di carne che ancora sobbalzava
ogni volta
che veniva colpito dalla frusta.
-Ti
sbagli Arthur! Non è amore, non te ne rendi conto? Non puoi
amare un uomo, è innaturale.
Questo è il male che parla per te. Devi combatterlo,
combatti! Sei più forte di
così, io credo in te avanti!-.
In
tutte quelle insensatezze, di una cosa suo padre aveva ragione.
Avrebbe
combattuto ma non contro Merlin, piuttosto per Merlin.
L’amore
che provava per quel ragazzo era il sentimento più vero che
avesse mai provato
in tutta la sua intera vita e non era possibile che fosse frutto della
malvagità.
No,
quell’amore era puro e dolce, nato dopo anni e anni di
amicizia, di risate, di
condivisione.
Erano
il cuore l’uno dell’altro.
Non
avrebbe mai ritirato le proprie parole, mai, e quello gli lasciava
un’unica
possibilità.
Avrebbe
combattuto sì, ma contro suo padre.
In
qualunque modo possibile.
-Merlin!
Merlin mi senti? Resisti ti prego, fallo per me, ti amo, ti amo hai
capito
stupido idiota?! Resisti! Combatti! -.
-Arthur
smettila, più insisti nel dire queste sciocchezze
più io vado avanti. Guardalo Arthur,
non gli resta molto, qualche altro colpo e morirà.
È un debole, come tutti
quelli della sua specie- e il Re sputò sulla schiena
martoriata prima di
riprendere a colpirla.
-NOOO
smettila smettila ti supplico padre, basta, basta, lo amo! E’
tutta la mia vita!
-.
Ed
è vero, Merlin era debole, mingherlino e senza muscoli, e
forse non era neanche
degno di venir chiamato uomo perché provava piacere nel
venir penetrato come le
donne, ma lui possedeva una cosa che nessuno aveva.
La
magia.
E
non semplice magia curativa come quella di Gaius.
No.
Lui era il mago più potente ad essere mai nato.
E
nonostante quella tortura potesse aver distrutto il suo corpo umano, la
sua
anima era forte, ed antica e quella non si sarebbe mai arresa.
Quella
lo avrebbe mantenuto sano perché Merlin non era nato per
vivere una vita sua,
no.
Merlin
era nato per servire e proteggere un uomo.
L’uomo
che avrebbe reso Re conducendolo ad una grandezza che nessun mortale
aveva mai
raggiunto prima.
Avrebbe
reso il suo nome una leggenda che sarebbe stata raccontata e venerata
finché il
mondo non avesse cessato di esistere.
Le
parole disperate di Arthur furono accolte dalle orecchie umane di
Merlin e
arrivarono fino alla sua coscienza, ancora viva e protetta dalla magia.
Arthur
lo amava, finalmente glielo aveva detto.
E
lui lo amava con altrettanta potenza e non avrebbe mai potuto
permettere che la
loro storia finisse in quel modo.
Merlin
sarebbe morto volentieri pur di proteggere Arthur ma adesso era diverso.
Adesso,
per proteggere il suo Re, doveva vivere.
I
suoi occhi si spalancarono di scatto mentre l’aria
entrò con un verso nei suoi
polmoni.
Quello
attirò l’attenzione dei due Pendragon che si
trovarono davanti ad una visione
assolutamente terrificante.
Gli
occhi di Merlin erano gialli, no, color oro.
Erano
completamente dorati e splendenti.
Arthur
spalancò a sua volta gli occhi mentre Uther si
ritrovò a fare qualche passo
indietro, spaventato.
La
pelle bianca del servo prese ad illuminarsi di un bianco non umano.
L’onda
traslucida e brillante si mosse sotto l’epidermide del
corvino fino ad arrivare
alla sua schiena e allora qualcosa di impossibile avvenne.
Le
ferite iniziarono a guarire. La pelle tagliata in due si fuse di nuovo
insieme.
Il
sangue scomparve e la schiena di Merlin tornò perfetta,
integra, intoccata.
-Stregoneria!
- gridò terrorizzato ed esterrefatto Uther.
Poi
uno schiocco violento e sordo risuonò nei sotterranei e le
manette di ferro,
attorno ai polsi di Merlin, si ruppero in due e poi caddero a terra.
Adesso
il mago era libero ma i suoi occhi erano ancora accesi da una luce
innaturale.
La
sua pelle risplendeva ancora di potere.
Arthur
nonostante lo shock nello scoprire che la persona che pensava di
conoscere di
più al mondo, in realtà gli aveva mentito per
tutto il tempo, trovò la scena assolutamente
affascinante.
Merlin
era bello, e invincibile.
Uther
tirò fuori la spada puntandola contro il giovane ragazzo, ma
ad un gesto di
Merlin il pezzo di metallo sfuggì alle mani del Re per poi
cadere a terra.
Lo
stregone si avvicinò ad Uther e senza toccarlo fisicamente,
ma usando una forza
invisibile, lo strinse per il collo iniziando a soffocarlo.
-Uther
Pendragon, per decenni hai fatto soffrire il mio popolo, per anni hai
ucciso i
miei figli, ma adesso non ti permetterò più di
farlo-.
E
non era Merlin che parlava nonostante fossero le sue labbra a muoversi.
Era
la magia dentro di lui che lo controllava, a parlare.
La
magia che governava la natura e risiedeva nei cuori di ogni creatura
magica.
Uther,
impossibilitato a parlare, si portò inutilmente le mani alla
gola cercando di rompere
quella magia che lo stava lentamente portando alla morte.
Arthur,
impassibile, osservava la scena senza emettere un suono.
Non
sapeva cosa pensare.
Il
volto di Merlin si voltò verso di lui e gli sorrise.
-Figlio
mio- lo chiamò prima di aprire la porta della sua cella con
uno schiocco di
dita.
-Sono
io ad averti fatto nascere e ad averti fatto dono di Merlin, lui ti
appartiene
e ti porterà alla gloria, siete destinati a stare insieme.
Ma tu devi proteggerlo.
Promettimi che non permetterai più che venga fatto del male
né a lui né a me-.
La
magia continuava a guardarlo attraverso gli occhi di Merlin ed Arthur
cos’altro
avrebbe potuto fare se non acconsentire?
A
volte era stato stupido ma qui era chiaro cosa stesse succedendo.
Merlin
era uno stregone, lo aveva protetto da sempre, e adesso
l’energia cosmica che
lo rendeva così potente lo stava supplicando di prendersi
cura di lui e non c’era
altra cosa al mondo che Arthur avrebbe desiderato fare.
-Lo
prometto, lo giuro, nessuno vi farà più del male-.
-Bene,
allora devi uccidere Uther Pendragon- e la magia sparì dagli
occhi di Merlin.
Arthur
in un istante uscì dalla cella, ormai aperta, e
riuscì a prendere il corpo di
Merlin prima che cadesse a terra.
-Arthur…
- mugolò il ragazzo confuso aggrappandosi a lui.
-Cos’è
successo? -.
-Niente
piccolo, adesso starai meglio- gli disse accarezzandogli con tenerezza
la
fronte.
Solo
una volta che fu certo che riuscisse a reggersi in piedi, smise di
abbracciarlo
così da prestare attenzione al padre.
Uther
era rannicchiato a terra e tossiva.
La
forza magica attorno al suo collo era stata interrotta e adesso stava
cercando
di recuperare quanto più ossigeno possibile.
Merlin
invece era confuso, non si ricordava molto.
Si
portò una mano alla schiena trovandola completamente
guarita, doveva essere
stata la sua magia e Arthur doveva averlo visto per forza.
Il
suo Arthur adesso sapeva eppure non sembrava guardarlo con disgusto o
rabbia. Nei
suoi occhi leggeva solo amore.
-Arthur
chiama le guardie! Dobbiamo ucciderlo adesso! È una minaccia
per tutta Camelot-
riuscì a dire il Re mentre lentamente cercava di mettersi in
piedi.
Arthur
si chinò a raccogliere la spada del Re dal pavimento, poi lo
prese per un braccio
e lo aiutò ad alzarsi.
-Avete
ragione padre, dobbiamo ucciderlo, è un uomo troppo malvagio
e non merita di
continuare a vivere, ha causato troppa sofferenza, sofferenza di cui io
sono
stato complice perché non vi ho mai impedito di condannare a
morte uomini, donne,
bambini e anziani completamente innocenti-.
Gli
occhi di Uther si spalancarono nel capire che non stava parlando di
Merlin ma
di lui stesso.
-Arthur
sei forse impazzito? Sono tuo padre! Il tuo Re! -.
I
due uomini si guardarono negli occhi.
-È
vero, lo siete, ma per me queste due parole non significano
più niente-.
Arthur
portò indietro il braccio e poi con un colpo secco e veloce
conficcò la spada
nello stomaco di Uther.
Rigirò
la lama nella ferita continuando a guardare lo sguardo tradito del
padre.
Poi
tolse la spada e lo lasciò cadere a terra, facendo poi
qualche passo indietro.
Merlin
dietro di lui, completamente scioccato da ciò che il biondo
aveva appena compiuto,
si portò le mani alla bocca.
-Arthur...cosa
avete fatto- riuscì a mormorare non riuscendo a credere ai
propri occhi.
Il
biondo si girò verso di lui e con espressione severa gli si
avvicinò.
-Ti
ho protetto, nessuno ti farà più del male, te lo
prometto-.
Merlin
non sapeva cosa rispondere.
-Ma
sono un mago- disse quindi, come se invece di protezione si fosse
aspettato
ulteriori torture e sofferenze.
-Si
lo sei, e te la farò pagare per non avermelo mai detto, ma
ti amo e tu mi
appartieni-.
La
voce di Arthur era fredda, probabilmente perché ancora
sconvolto per ciò che
aveva fatto, ma nonostante quello, le sue mani si strinsero in modo
dolce attorno
al suo volto e poi lo baciò.
-Ti
amo anche io- e solo allora gli venne in mente di contraccambiare la
sua
dichiarazione d’amore.
Possibile
che non glielo avesse mai detto prima d’ora? Eppure era
sempre stato così chiaro.
-E
amerai solo me, per il resto della tua vita-.
Il
cuore di Merlin perse un battito, mentre tutto il suo corpo gli
implorava di
inchinarsi e sottomettersi al padrone della sua esistenza.
-Si
sire- rispose senza il minimo dubbio.
Aveva
sempre saputo che avrebbe donato tutta la sua intera esistenza ad
Arthur.
Prima
come servo e adesso invece come compagno e amante.
-Il
Re è morto- mormorò allora contro le sue labbra.
-Lunga
vita al Re-.
Nda:
questa storia è nata dopo aver visto questa fan art in giro
su Internet.
(non
ho idea chi l’abbia creata). Mi ha colpito così
tanto che appena l’ho vista le
parole si sono praticamente scritte da sole.
Nonostante
il tema un po’ cupo spero comunque di
aver fatto un buon lavoro.
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