re mezzosangue

di Morebooks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Percy ***
Capitolo 2: *** Percy ***
Capitolo 3: *** Annabeth ***
Capitolo 4: *** Reina ***



Capitolo 1
*** Percy ***


Percy

 

Io e Hermes eravamo stravaccati sul mio letto. Non so bene quando il dio dei ladri sia diventato davvero mio amico, o perché, se devo essere sincero, si sia degnato di diventare mio amico. Forse perché ho tentato di salvare suo figlio l'estate scorsa o forse perché ormai é quasi di un anno che trascorriamo un pomeriggio insieme, io davvero non lo so, ma posso assicurarvi che solo un anno fa io non avrei mai potuto immaginare che un dio e un mortale potessero essere amici, nemmeno se il mortale in  questione fosse il re dei semidei.
Si perché dopo che l'estate scorsa ho guidato la battaglia contro Crono, gli dei mi hanno proposto di diventare il capo, o come si ostinano loro a dire, il re, dei mezzosangue. Io ho accettato pensando a tutte le cose che avrei potuto fare ma adesso me ne pento amaramente: fra due giorni torneró al campo per la mia quinta estate e solo il pensiero di tutto quello che succederà mi manda nel panico. Si perché le due settimane dopo la battaglia, le uniche che ho passato in veste di re al campo sono state un vero incubo: ho dovuto guidare la costruzione della nuove capanne, quelle per gli dei minori, e sistemare tutti i ragazzi della casa 11 che finalmente non erano piú indeterminati, e tutto mentre formavo una specie di governo con un membro per ogni casa. 
Sospirai affranto, al che Hermes, che quando stava con me prendeva le sembianze di un adolescente, mi guardó preoccupato “Percy, tutto bene?” “Tutto ok, tranquillo, stavi dicendo?” lui non sembrava convinto dalla mia risposta ma riprese comunque, aveva infatti ricevuto il compito da Zeus di venire a riferirmi settimanalmente le notizie piú importanti dell’ Olimpo e gli eventuali messaggi o ordini divini. Lui all'inizio non ne era stato per niente contento ma alla fine se l’era messa via, ammettendo che i nostri incontri non erano cosí spiacevoli e che la mia compagnia era “non propriamente terribile” per essere io un mortale.
“Allora, come ti stavo dicendo l’Olimpo è finalmente finito, gli dei sono veramente soddisfatti del lavoro di Annabeth, la costruzione delle nuove capanne è a buon punto e al campo sono arrivati due nuovi semidei, Piper Mclean e Leo Valdez, figlia di Afrodite e figlio di Efesto se non mi sbaglio.” Probabilmente notando lo sconforto che mi si stava riformando in faccia il mio amico aggiunse “É normale sai essere agitati. Non è da tutti i mortali essere re a 16 anni” “Non sono agitato, sono solo depresso, mi ci vedi a partecipare a ore e ore  di riunioni?" Hermes scoppió a ridere “Se fosse questo il problema Percy ti risponderei che se io, il meraviglioso dio dei ladri, non ho mai rubato nulla in casa tua con tutti i pomeriggi che vi ho trascorso, puoi benissimo anche tu rimanere fermo per qualche ora, ma il problema non è questo" “E allora qual’ è?” “Questo devi dirmelo tu.” alzai gli occhi al cielo “Ci vediamo Percy, vengo a prenderti fra due giorni alle 16:30, sii puntuale” e detto questo si dissolse. Lo odio quando faceva cosí.
Ripensai per tutto il pomeriggio alla nostra conversazione, al campo e al mio ruolo e fui anche tentato piú di una volta di scrivere ad Annabeth per chiederle un consiglio o anche solo per invitarla al cinema, tanto per svagarmi un po’, ma dato che era da quando avevo accettato di diventare re che lei praticamente non mi parlava, optai per vedere un film a casa con mamma e Paul. 
Non mi distrai per nulla.

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Capitolo 2
*** Percy ***


Ciao, questa è la mia prima fan fiction e spero tantissimo che vi piaccia, vi prego scrivetemi cosa ne pensate nei commenti!!!

Percy

Due giorni dopo stavo salutando mia madre sulla porta del nostro appartamento quando Hermes apparve. Aveva la faccia da “sono un dio incazzato, se mi peggiorate la giornata vi trucido” così abbracciai mia madre un’ultima volta e lo raggiunsi in tutta fretta per non farlo aspettare. Senza nemmeno salutarmi lui mi prese per il polso e si volatilizzò, portandomi con sé.
Era la prima volta che mi spostavo con questo metodo e devo dire che è assolutamente orribile. Tutto il tuo corpo viene diviso in migliaia di pezzettini minuscoli che si uniscono al vento facendoti sentire, si perché si rimane coscienti per tutto il tempo, in tantissimi punti contemporaneamente, per poi andare a riformare pezzo per pezzo tutto il tuo corpo. L’unica cosa positiva è che è veloce: arrivammo infatti in meno di un secondo ai confini del campo.
“Beh, allora buona fortuna Percy, sei stato un fantastico amico” disse Hermes “Parli come se non ci vedessimo più, qualcosa non va?” Gli chiesi io allora. Lui sospirò “la signorina Dare ci ha dato la nuova Grande Profezia ieri, te ne parlerà dopo Chirone, e noi dei dobbiamo tutti partire, non ci vedremo per un bel pezzo Percy” al che io risposi con un’intelligentissimo “Oh ok”, Hermes rise “Non preoccuparti per me, noi dei sopravviviamo sempre. Pensa piuttosto a te, avrai anche tu le tue belle battaglie.” Volevo chiedergli che cosa intendesse ma si stava già dissolvendo. Prima di sparire però aggiunse: “A Percy, Zeus ha alla fine accettato la tua richiesta.” Poi scomparve.

Per un minuto buon rimasi fermo come un pero a ragionare su quale fosse la mia richiesta. Ne avevo fatte tante nel corso dell’anno per agevolare i semidei, quale aveva deciso finalmente di accettare?
Alla fine superai i confini magici del campo, ammirando la vista di quella che sarebbe sempre rimasta la mia casa: era tutto come me lo ricordavo. Mi avviai in direzione della Casa Grande, salutai il drago Peleo che come sempre era a sorveglianza del vello che aveva salvato Talia, e raggiunsi le varie case, che ormai erano diventate quasi 30.
All’inizio non mi notò nessuno dato che tutti erano impegnati nelle attività  pomeridiane ma poi qualcuno mi vide e partí il grido “Percy è tornato!”. Allora mi raggiunsero tantissimi ragazzi, sembrava che tutto il campo fosse venuto a salutarmi. Fui stritolato dagli abbracci dei fratelli Stoll, da quello di Grover e da quelli di decine di ragazzi che non riuscii a vedere in faccia. Ad un certo punto vidi Annabeth aprirsi un varco tra la folla che mi sorrise e fece per avvicinarsi ma fu spinta via da qualcuno che, correndo come un fulmine, mi si gettò al collo. Era Calipso.
“Grazie, grazie, grazie, grazie” continuava ripeterlo mentre mi piangeva sulla spalla. Io la presi delicatamente per le braccia e la allontanai quel tanto che bastava a vederla in viso: anche mentre piangeva era bellissima. Per un secondo fui ammaliato dai suoi occhi lucenti, poi fortunatamente mi ripresi “Calipso, cioè wow… è bellissimo vederti”. Lei rise tra le lacrime “Grazie Percy, grazie dal profondo del cuore, mi hai fatta liberare, grazie”. Ecco in cosa Zeus mi aveva accontentato: poco dopo essere diventato re, avevo chiesto al mio divino zio di liberare la maga anche se dubitavo che mi avrebbe accontentato. Ma mi sbagliavo, lei era lì ed era libera.
Alla fine Calipso si staccò da me e si unì al gruppo si mezzosangue che mi aveva circondato: si capiva che aveva già fatto colpo tra i semidei. Cercai allora con lo sguardo Annabeth ma la mia amica era sparita di nuovo. Non ebbi però il tempo di pensarci perché in quel momento arrivò Chirone, mi aspettavo che il mio maestro fosse contento e allegro come al solito ma il vecchio centauro aveva una faccia da funerale. Capii subito che c’era un grosso problema è che era probabilmente legato alla nuova Grande Profezia. Così salutai tutti i miei amici e fingendo tranquillità mia avviai alla Casa Grande seguito da Chirone. Entrammo nell’edificio e ci sedemmo nel salotto al primo piano, che purtroppo era ancora arredato seguendo i gusti del signor D il quale dopo la battaglia contro Crono aveva ricevuto il permesso di tornare sull’Olimpo affidando a me tutte le sue responsabilità. Io mi sistemai su un enorme divano maculato mentre Chirone si adagiò sulla sua sedia a rotelle sorridendomi debolmente. “Come stai Percy?”  Mi chiese tentando di alleggerire l’atmosfera tesa e cupa che si era formata. Non mi premurai nemmeno di rispondergli “Qual’è il problema Chirone?”  chiesi agitato “Riguarda la nuova Grande Profezia vero?” Il mio vecchio maestro sospirò e senza dire nulla mi passò un foglietto dove c’era scritto:

Gli dei contro la Madre combatteranno
I suoi eserciti sconfiggeranno 
Ma lei contro i mezzosangue si scaglierà 
La giovane corona del mare due popoli guiderà 
Ma il colpo finale sarà dato
Solo se lavoreranno anche due parti sanate
Di un cuore spezzato

Dovetti rileggerlo due volte, e non potei fare a meno di chiedermi perché per una volta l’Oracolo non potesse dare pronostici gioiosi. Poi chiesi a Chirone “Sono io la giovane corona del mare giusto?” il centauro mi guardò tristemente “Sì Percy. E il fatto che sia detto espressamente giovane vuol dire che la Profezia si avvererà a breve. La Madre, cioè Gea, l’antenata di tutti gli immortali, ha già iniziato gli attacchi, è per questo che gli dei sono andati a combattere” “Ma non riusciranno a sconfiggerla vero? Dovremo finirla noi”, sospirai amaramente “Ma noi chi poi? Chi saranno questi due popoli?” chiesi anche se non mi aspettavo che Chirone lo sapesse, di solito infatti le profezie sono molto infide e difficili da comprendere. Invece Chirone, guardandomi con aria afflitta mi chiese “Percy, hai mai sentito parlare del campo Giove?”.

 

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Capitolo 3
*** Annabeth ***


Ciao, spero tantissimo che la mia storia vi piaccia!!!

 

Annabeth 

 

Quando Percy, durante la prima riunione del governo dell’estate, ci spiegò cosa Chirone gli aveva detto sul campo Giove, nessuno poteva crederci e francamente anche io rimasi molto sorpresa: un altro campo, un posto dove vivevano i semidei romani, un posto che nessuno di noi conosceva. Era quasi inquietante. Tutti cominciarono a fare congetture su come sarebbero stati questi altri mezzosangue e come ci dovevamo comportare con loro, infatti per iniziare a lavorare subito sulla profezia avevamo deciso di invitare qui una delegazione romana. 
Percy propose di accoglierli con un grande banchetto e poi di farli partecipare a una seduta del governo con noi, dove esporremo loro la situazione con la profezia e a seconda della loro reazione formuleremo un piano. Dato che nessuno votò a sfavore, Percy stava per terminare la riunione ma prima che lui potesse farlo mi alzai in piedi e dissi “Lascio il mio posto nel consiglio a favore di mio fratello Malcom” tutti mi fissarono allibiti. Sapevano cosa stavano pensando perché la nostra miglior stratega ci abbandona proprio adesso? Ma io ignorai le loro occhiate e uscii: non potevo assolutamente permettermi di avere dei ripensamenti, dato che stare lì con loro, con lui, era diventato qualcosa di infattibile
Decisi quindi di andare alla mia Casa per parlare con Malcom della nuova situazione sicura di trovarlo come al solito a leggere sul letto. Naturalmente era lì. Io iniziai ad aggiornarlo, sussurrando naturalmente per non far sapere a tutti le novità. Ma il mio povero fratellino non riusciva a sentirmi dato che Alice, Fred e Martina, che discutevano animatamente su un nuovo progetto a cui stava lavorando quest’ultima facevano una confusione tremenda. Stavo quindi per proporgli di uscire a parlare fuori quando nella capanna calò il silenzio: Percy era sulla porta con le braccia incrociate e mi guardava in cagnesco. Tutti i miei fratelli, Malcom compreso, uscirono senza proferire verbo lasciandoci soli.

“Mi vuoi spiegare cosa ti passa per la testa?” Mi chiese lui con lo sguardo che assomigliava al mare in tempesta “Mio fratello è perfettamente capace di svolgere tutti i miei compiti” “Non ne dubito, ma sei tu la migliore stratega di tutto il campo, nonché la ragazza più intelligente.” “Questa è solo la tua opinione Testa d’Alghe, o forse dovrei dire mio stimatissimo sovrano?” “Finiscila Annabeth” “È un ordine Percy?” gli chiesi praticamente urlando “Forza, ordinami di finirla, ordinami di non abbandonare il governo.” Vedendo che quella risposta lo aveva spiazzato feci per uscire ma quando ormai ero alla porta lo sentii sussurrare: “Lo sai che non lo farei mai” se non avessi sentito il tono con cui mi aveva risposto non mi sarei mai girata a guardarlo ma quella voce debole, quasi spaventata, così lontana dal vocione duro e arrogante che aveva usato pochi attimi prima, mi sorprese. Era identica a quella con la quale a dodici anni mi aveva chiesto dove fosse sua madre, era la voce di qualcuno di terrorizzato. Così mi avvicinai a lui, così vicino che spostandomi di pochissimo le nostre labbra si sarebbero toccate “Che cos’è che vuoi Percy?” “Te,” potevo sentire il suo fiato sul mio viso “abbiamo bisogno di te” gli sorrisi debolmente “Sei sicuro di non essere tu ad aver bisogno di me Testa d’Alghe?” E detto questo mi allontanai per aggiungere sulla porta “Non darmi più importanza di quella che ho Percy, sono solo un’altra pedina in questo gioco divino. Per un consiglio la prossima volta rivolgiti a qualcuno che, proprio come te, potrebbe veramente fare la differenza, qualcuno come Calipso magari.” Poi scappai nella foresta, le parole che avevo appena detto mi bruciavano in gola, come mi bruciava la gelosia per quella meravigliosa maga, troppo bella e troppo gentile per essere vera. Che sarebbe stata una regina assolutamente migliore di me.

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Capitolo 4
*** Reina ***


Se la storia vi piace, vi prego di scrivere un commento!!!

 

Reina 

 

Quella seduta del Senato fu terribile. Era come se Jason e Octavian si stessero sfidando a duello a suon di parole. E io ero l'arbitro. “Ma non capite amici?” stava dicendo l’augure “questo é quello che abbiamo sempre temuto, l’esistenza di questi pericolosi barbari greci potrebbe da sola compromettere il Futuro di Nuova Roma, ma un’alleanza con loro? Spazzerebbe sicuramente via la nostra civiltá. E questo sempre che non sia tutto finto: perché questi altri semidei dovrebbero invitarci a casa loro, nel territorio che conoscono meglio di tutti, dove hanno armi, munizioni e chissà quale altra diavoleria greca? Io dico che è una trappola. E come rispondiamo noi romani alle trappole? Attaccando per primi. Ma naturalmente la decisione spetta ai nostri cari pretori.”
Tutti si girarono verso di me e Jason. Potevo quasi vedere come il mio ragazzo analizzava ogni parola di Octavian, cercando tutti i trucchi e i trabocchetti con cui l’augure permeava tanto abilmente ogni sua parola. Jason mi guardó per cercare il mio sostegno come aveva sempre fatto. Il figlio di Giove era perfetto in tutto, nell’aspetto e nel carattere, ed era un leader nato, ma era da quando era stato nominato pretore che continuava a tormentarsi chiedendosi se fosse stato eletto piú per chi era suo padre che per le sue abilitá e cercava conferma in me. Sinceramente anche io avevo a lungo avuto questo dubbio, ma quali che fossero le motivazioni per cui era stato eletto Jason era stato un pretore e un guerriero talmente eccezionale che addirittura io me ne sono innamorata, nonostante dopo l'incontro dell’anno scorso con Venere mi fossi ripromessa di non farlo mai. La dea mi aveva infatti detto che nessun semidio avrebbe mai curato il mio cuore e per questo da quando io e Jason ci eravamo messi insieme dopo la battaglia del monte Otri avevo la sensazione che una catastrofe che ci avrebbe diviso fosse in arrivo. 
Poi era arrivata la lettera dal Campo Mezzosangue che mi fece iniziare a preoccuparmi. Avevo la sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto anche perché la lettera con cui questi mezzosangue invitavano una piccola delegazione di noi a visitarli, specificando che dovevamo parlare di questioni delicate, era firmata Percy Jackson figlio di Poseidone e re dei semidei, e io, che conoscevo questo ragazzo perché aveva distrutto la mia casa, non mi fidavo minimamente.
Nonostante ciò nei giorni precedenti e durante quella seduta del senato avevo sempre tenuto la mia faccia da poker e neppure mentre Jason mi guardava avevo fatto trasparire la minima insicurezza. Così lui inizió a parlare al gruppo di Senatori: "Hai assolutamente ragione Octavian, la decisione spetta a me e Reina e io dico di raggiungere questo altro campo pacificamente. Tu potresti aver ragione come potresti anche non averne e io non voglio che diamo il via ad una guerra inutile per le tue supposizioni. Inoltre sarebbe una mossa avventata dato che come tutti sappiamo gli attacchi di Gea sono iniziati e come dice la Profezia della grande Madre Corona maris iuvenes duos populos ducet: la giovane corona del mare due popoli guiderá. Solo io mi sono chiesto se questa Corona del mare sia il figlio di Poseidone che è stato incoronato re dei semidei? E solo io credo che uno dei due popoli della profezia siamo noi romani?” Tutti i Senatori fecero facce allibite e Octavian prese la parola cavalcando l’onda del disgusto “Come puoi dire una cosa del genere Jason? I romani non saranno mai comandati da un greco!” e poi rivolgendosi ai presenti aggiunse “Il nostro pretore vuole che seguiamo un mezzosangue greco, un barbaro, un usurpatore. Noi romani abbiamo giá dei capi, un Senato e delle tradizioni, siamo completamente in grado di guidarci governarci da soli, non abbiamo bisogno di un dittatore straniero.” Tutti i presenti annuivano in favore di Octavian ma fortunatamente, a differenza mia, pure Jason era bravo con le parole: “Octavian, tu sei l’augure giusto? Quindi dovresti sapere meglio di me che le profezie sono immutabili e che quando si tenta di cambiarle spesso le cose vanno male. Quindi cosa accadrebbe se noi seguissimo il tuo consiglio e attaccassimo i greci e poi scoprissimo che avevo ragione?” Questa volta l’augure non rispose e quindi tutti i senatori si girarono a guardarmi: l’ultima parola spettava a me, ed era fondamentale che io tenessi buoni sia i sostenitori di Jason che quelli di Octavian. “Io dico,” iniziai “che una guerra sarebbe inutile e pericolosa. Ma penso anche che andare lì senza essere preparati a un possibile attacco sarebbe da sciocchi. Quindi insieme a noi pretori e alla delegazione di Senatori partirá anche metà della legione che, in caso l'intera visita fosse una trappola, attaccherá il campo Mezzosangue. Gli altri rimarranno qui in difesa di Nuova Roma.” Tutti sembravano soddisfatti del verdetto a parte Octavian che sibilando aggiunse “Ti stai prendendo una grossa responsabilitá Reina con questa decisione a dir poco avventata: non sapendo come sono i nemici, rischiamo di perdere metá legione” “Io Octavian, non chiamo o tratto nessuno come un nemico prima di averlo incontrato”  Lui mi sorrise sarcasticamente “Non mi sembra un discorso molto romano questo, pretore, dove é finito il buon vecchio ‘la miglior difesa è l’attacco’? Comunque i capi siete voi quindi Ok, ma se qualcosa andrá storto, o se loro ci attaccheranno, non potrete opporvi ad una buona e sana guerra.” Detto questo si sedette di nuovo al suo posto, imitato dal resto dei presenti.
Io e Jason ci guardammo, conoscevamo abbastanza bene Octavian per sapere che ce l’avrebbe messa tutta per far iniziare un conflitto e, per quanto io odiassi Percy Jackson, tra la carenza di armi, la perdita dell’aquila d’oro, il simbolo della legione fulminata e gli scontri sempre piú frequenti contro Gea il campo non poteva proprio permettersi di entrare in guerra. 
Così ci ci prendemmo per mano, e iniziammo a organizzare la partenza.

 

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