L'infinito delle possibilità...+1

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Questa è una fanfiction tradotta dal francese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.

Titolo originale: L'infini des possibilités... +1
Link storia originale: http://hojofancity.free.fr/WorkDisplay.php?v=2&st=1&series=1&choix=0&fm=&status=&s=1241&t=
Link autore: http://hojofancity.free.fr/Auteurs.php?v=2&a=2696

Ciao a tutti ^^ rieccomi con un'altra fanfiction dell'ormai famosa Mercury, che tempo fa mi diede il via libera per tradurre qualunque sua storia (e infatti tra quelle che ha scritto ho proposto Quella notte, Nella nebbia, Un angelo di passaggio, Tutte le donne della tua vita...). Fa parte di quella serie di fanfiction che ho letto tempo fa e che mi ero segnata da tradurre, ma è passato un po' e di fatto mentre la traduco la rileggo! Ricordo che l'avevo trovata molto piacevole e interessante, spero possa suscitare le stesse sensazioni.

Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate, buona lettura. 





Nella notte imminente, la cima innevata del Monte Fuji si stagliava orgogliosa e maestosa. Lo spettacolo era magico, quasi mistico, e abbagliava molte persone. Al caldo dietro le finestre leggermente appannate, ammiravano le raffiche di neve portate dall'eccezionale bufera che stava ruggendo in quel finale dell'anno. Lo strato di neve che si sarebbe posato avrebbe impiegato del tempo a sciogliersi, ma per il momento tutti si godevano la visuale.

Diversi erano coloro che avevano una visione a tutto tondo, letteralmente. Ryo e Kaori stavano correndo attraverso una delle foreste che circondavano il vulcano simbolo del Giappone, affrontando le folate di vento misto a neve. Vennero sparati diversi colpi, il cui suono attutito dalla forza del vento raggiunse le loro orecchie. Fortunatamente per loro, se gli elementi erano di intralcio al senso dell'udito, non potevano influenzare la percezione dello sweeper, che si tuffò in avanti trascinando con sé la sua partner a terra. Senza una parola, prendendole la mano, l'aiutò ad alzarsi e proseguirono per la loro strada.

"Perché non spari?" urlò lei.

Nonostante la forza della sua voce, la frase giunse in un sussurro e lui le strinse la mano per rassicurarla. Non era ancora il momento. Avevano bisogno di un riparo migliore e, cosa più importante, non aveva idea di come la sua arma avrebbe reagito al freddo estremo. Doveva essere sicuro che ci fosse una distanza sufficiente tra loro e gli inseguitori nel caso in cui la Magnum si fosse bloccata.

Corsero ancora per qualche minuto, senza fiato per la difficoltà di muoversi nella soffice neve e con il vento gelido, quando Ryo fermò Kaori e la condusse verso un albero.

"Resta qui" le ordinò all'orecchio.

Lei rabbrividì alla sensazione del suo respiro caldo contro l'orecchio congelato e le sue guance arrossirono leggermente, ma annuì con aria seria. Lui si posizionò contro di lei, il corpo incollto al suo, e aspettò finché non vide arrivare i loro aggressori. In un lampo sparò tre proiettili e si sentirono due grida soffocate di dolore. Non appena la risposta giunse facendo saltare la corteccia dell'albero, Kaori sobbalzò leggermente ma non si mosse, guardando Ryo prendere la mira e sparare di nuovo, impressionata dalla sua serietà. Aveva freddo ed era esausta, ma non aveva paura. Sapeva di essere al sicuro con lui.

Dopo un altro sparo del suo partner, risuonò un grido più forte seguito da una raffica di mitra i cui proiettili sembravano tracciare dei raggi di luce nella notte buia. Non furono colpiti in quanto lui sparò in alto cadendo all'indietro, ma un rumore attirò l'attenzione della giovane. Alzò lo sguardo e vide un enorme ramo che cadeva dalla cima dell'albero dietro cui si stavano nascondendo, avrebbe sicuramente colpito Ryo. Sentendo la neve piovere su di lei prima dell'impatto, lei lo spinse violentemente e nel momento in cui sentì qualcosa sfiorarle i piedi, avvertì il dolore che le trapassava il fianco.

"Alzati!" ordinò Ryo, tirandola per la mano.

Era orgoglioso di lei perché sapeva che probabilmente aveva salvato loro la vita. Se fosse stato messo fuori combattimento, quei bastardi non avrebbero dovuto fare altro che abbatterlo per poi occuparsi di Kaori. Non ebbe il tempo di fermarsi a congratularsi con lei, ma si promise di farlo più tardi, non appena fossero stati al sicuro. Notando un mucchio di rocce che ancora affioravano nonostante lo strato di neve, le fece cenno di sdraiarsi a terra e si mise al suo fianco. Quando gli uomini si avvicinarono, puntò e ne colpì altri due.

"Basta! Andiamocene. Torneremo domani e li rintracceremo. Con un po' di fortuna troveremo i loro corpi congelati" gridò il capo.

Sempre pronto, Ryo li guardò allontanarsi, sentendo il vento alzarsi allo stesso tempo. Ci pensò un istante prima di sollevarsi e tendere la mano alla partner.

"Alzati, Kaori. Troveremo un posto dove ripararci" le disse.

L'aiutò a sollevarsi ma la sentì gemere di dolore. Vide poi la macchia di sangue sul suo cappotto e lo sollevò, trovando il punto d'uscita di un proiettile e un po' più in là quello di entrata. Strinse i denti ma non disse nulla. La ferita era pulita e non sanguinava più.

"Pensi di resistere? Dobbiamo andarcene da qui" le sussurrò all'orecchio.

Lei lo guardò con aria stanca e annuì, forzando un sorriso coraggioso. Lui le sorrise di rimando, le prese la mano per non perderla di vista nei cumuli di neve e si allontanarono camminando lentamente, cadendo costantemente in ginocchio e lottando contro il vento. L'unico vantaggio era che le loro tracce sarebbero state coperte e i loro inseguitori avrebbero sicuramente difficoltà a trovarle. Alla fine, dopo quella che sembrò un'eternità, Ryo li condusse in una grotta e si lasciarono andare contro la parete rocciosa, sollevati.

"Fortunatamente so che non ci sono orsi in questa zona del Giappone" sussurrò Kaori chiudendo gli occhi.

"Ne sei così sicura?" ironizzò lui, nascondendo la preoccupazione.

"Non scherzare, Ryo" lo rimproverò falsamente severa.

Lui si alzò velocemente, piegandosi vista l'altezza della cavità, e andò a prendere una manciata di neve all'ingresso della grotta.

"Apri il cappotto e solleva il maglione" le disse.

Kaori obbedì, arrossendo, non particolarmente entusiasta di quello che stava per fare. Trasalì sentendo la morsa del freddo sulla pelle e trattenne un grido dolore in gola, serrando i pugni fino a fare sbiancare le nocche. Ryo strofinò le aree interessate il più delicatamente possibile per rimuovere le tracce di sangue e ispezionare la ferita.

"È pulita e non sanguina più, ma cercheremo di non restare qui troppo a lungo per farla vedere al Professore" disse.

"Perché non siamo tornati alla macchina?" chiese lei.

"Troppo pericoloso. Sono sicuro che anche se sono tornati indietro, avranno messo delle guardie vicino alla Mini in attesa del nostro ritorno. La bufera di neve aumenterà nella notte, e durerà almeno fino a mezzogiorno. È già incrementata. Non resisteremo a questo freddo fuori, quindi tanto vale ripararsi e aspettare condizioni più favorevoli" spiegò.

"Non è da te essere così prudente" lo prese in giro gentilmente.

"Vero, ma non sono nel mio elemento. Anche per le strade di Tokyo li avrei già eliminati per andare dalle mie conigliette" disse con faccia da pervertito. "Ahi!" piagnucolò dopo essere stato colpito da un martello.

"Sei fortunato che non c'è abbastanza spazio" glissò lei con uno sguardo furioso.

"Meglio per me" rispose lui, iniziando a camminare nonostante lo spazio ristretto e il fatto di dover rimanere curvo.

Kaori lo guardò e si sentì in colpa. Dopotutto era in parte per causa sua se erano in quella situazione. Era lei che lo aveva convinto, dopo diversi giorni, ad andare lì in gita, prendendosi un giorno per respirare dopo un caso dietro l'altro, l'ultimo particolarmente difficoltoso.

"Mi dispiace" disse.

"Di cosa?" domandò Ryo, fermandosi stupito.

"Ti ho costretto a venire qui. Tu volevi rimanere a Tokyo. Se ti avessi ascoltato, non saremmo qui" spiegò mortificata.

Ryo la guardò, pronto a confortarla, ma infine sospirò piano e si inginocchiò davanti a lei.

"Non è colpa tua e poi...questa giornata non è stata una cattiva idea" ammise.

Lei alzò di scatto la testa, sorpresa. Senza vera consapevolezza, si portò la mano alla fronte, vedendolo sorridere.

"Hai la febbre?" le chiese divertito.

"No...vuoi dire che ti è piaciuto?" gli domandò incredula.

"Se tralasciamo la parte in cui fuggiamo in macchina e ci sparano addosso, non è stato spiacevole" rispose sinceramente.

"Devo proprio smetterla di colpirti in testa" sussurrò.

"Non mi oppongo. E tu, era come ti immaginavi?" chiese.

Kaori lo guardò e sorrise. "Sì. Era anche meglio di quello che ricordavo" confessò con aria sognante.

Ripiombò nei suoi ricordi, come Ryo, e ricordò la sua gioia, la sera prima, quando lui le aveva detto che concedeva, nonostante la sua agenda fosse sovraccaricata dai suoi impegni per rimorchiare (cosa che gli era valsa la minaccia di un martello), di prendere il giorno successivo per una gita intorno al Monte Fuji nel freddo invernale (e il martello era scomparso). Lei gliel'aveva fatto ripetere almeno tre volte e aveva evitato una quarta volta quando lui le aveva detto che si sarebbe tirato indietro.

"Ok, non ne parlo più" aveva detto lei, fingendo di chiudersi le labbra con un giro di chiave e gettandola via.

Si era voltata ed era andata a preparare da mangiare con passo leggero e l'immagine che era rimasta negli occhi dello sweeper erano le sue labbra carnose premute, allettanti, appetitose...si era letteralmente schiaffeggiato per eliminare l'idea assurda che gli era venuta in mente: e se quella giornata fosse finita con un'apoteosi? Forse quello era il momento di lanciarsi, aveva brevemente pensato prima di riprendersi. Era chiaro che l'apoteosi era avvenuta ma non nel modo in cui aveva pensato.

Eppure la giornata era iniziata bene. Erano arrivati tranquillamente verso le undici. Kaori l'aveva svegliato dolcemente con una tazza di caffè, un grande sorriso a illuminarle il volto e gli occhi scintillanti. Era stato un risveglio piacevolissimo, a cui poteva serenamente abituarsi. Avevano passeggiato, la sua partner l'aveva guidato al tempo dove suo padre portava lei e suo fratello quando erano piccoli. Era entrata con emozione e aveva rivolto una lunga preghiera prima di uscire, ringraziandolo. Il suo cuore si sarebbe sciolto al suo sorriso se non vi si fosse abituato nel corso degli anni. Con passo leggero lo aveva condotto per i vicoli del paese e aveva ritrovato il ristorante che cercava. Vi erano entrati volentieri, attratti dal calore del luogo che contrastava piacevolmente con il freddo esterno.

"La bufera arriverà prima del previsto" aveva annunciato l'anziano uomo che li aveva serviti.

Dopo essersi gustati un pasto caldo, erano usciti, vedendo i primi fiocchi di neve scendere. Avevano continuato la passeggiata in silenzio. Niente martelli, nessuna discussione. Avevano condiviso un momento piacevole e sereno ed era quello il loro stato d'animo quando erano ripartiti, fermandosi solo per fare rifornimento e bere un caffè a una stazione di servizio. Sul punto di uscire, tre auto si erano fermate e ne erano scesi una decina di uomini insieme al loro capo. La tensione era salita in una frazione di secondo quando lo sguardo di Ryo aveva incontrato quello del leader. Questi aveva preso il posto di capo clan dopo che City Hunter aveva eliminato suo padre in una sparatoria al porto durante un caso di smantellamento di un traffico d'armi.

Le armi, appunto, erano state rapidamente estratte e utilizzate, e gli spari avevano echeggiato nel silenzio. Kaori aveva raggiunto l'auto e acceso il motore mentre lui copriva entrambi prima di saltare nell'abitacolo. Non potevano rimanere lì con tutte quelle persone innocenti. Sfortunatamente, ciò non aveva fermato i mafiosi che li avevano seguiti in macchina, sparando loro addosso.

"Merda!" aveva improvvisamente urlato Kaori, virando bruscamente verso un'altra strada.

"Non è quella giusta!" aveva avvertito Ryo.

"Non c'è scelta! C'è un incidente più avanti, coinvolgeremmo troppi civili" si era giustificata.

"Va bene, improvviseremo, socia" l'aveva rassicurata.

Erano rapidamente arrivati a un parcheggio dove erano presenti tre auto. Ryo aveva frugato tra le tasche, nel vano portaoggetti e aveva tirato fuori tutte le munizioni a disposizione.

"Hanno revolver automatici con caricatori da dodici proiettili e forse altre armi" aveva riflettuto, "ci rifugeremo nel bosco fuori dai sentieri segnalati. I civili non devono essere coinvolti nello scontro" aveva decretato.

"D'accordo" aveva concordato Kaori.

Prendendo tutto il possibile, si erano tuffati nella foresta proprio mentre i loro inseguitori arrivavano al parcheggio, dando loro il tempo di vedere dove si dirigevano e quindi essere certi che avrebbero cacciato loro e non avrebbero attaccato altri civili. Così erano arrivati a quel punto.

"Se vuoi torneremo un'altra volta" offrì Ryo all'improvviso, senza riflettere.

Kaori alzò la testa, sbattendo contro la roccia alle sue spalle.

"Ahia! Ho già le allucinazioni?" si chiese.

Lui fu colto di sorpresa e si chiese come uscirne. Da quando proponeva delle uscite alla sua partner?

"Hai sentito anche tu una voce?" domandò lei.

"Dev'essere la bufera, il vento tra gli alberi e le rocce crea strani fenomeni acustici" l'assicurò con aria dotta.

"D'accordo" rispose lei.

Ryo si voltò verso di lei incredulo, e Kaori gli sorrise innocentemente.

"Quindi anche tu hai sentito le stesse parole. Dev'essere la bufera che crea strani fenomeni acustici" ripeté beffarda.

Lui la guardò per un momento, stupito, poi il suo sguardo si fece divertito.

"Comunque non hanno mentito né il meteo né quel vecchio. La bufera è arrivata in anticipo" borbottò, osservando le raffiche di vento che soffiavano.

Per fortuna il vento non sbuffava verso l'ingresso della grotta, avevano freddo ma molto meno che investiti dalla bufera carica di neve. Avevano un riparo sopra le loro teste e, con un po' di fortuna, avrebbero potuto accendere un fuoco. Ryo si avvicinò all'ingresso e osservò i dintorni.

"Esci?" si preoccupò Kaori, raggomitolandosi su se stessa per conservare un po' di calore.

"Sto cercando di vedere se c'è della legna risparmiata dalla neve per accendere un fuoco per qualche ora" le disse, scrutando.

"Non hai paura che ci vedano?"

"Non verranno prima del mattino, non con questa tempesta, e siccome è in anticipo e il picco è previsto per la tarda mattinata, credo che staremo tranquilli fino alle prime ore. Quindi no, non ho paura, e se non vogliamo morire di freddo dobbiamo asciugarci i vestiti" le disse.

Non voleva preoccuparla dicendole che lo faceva anche per lei, che temeva per la sua salute data la sua ferita. Vide un mucchio di rami incastrati tra due rocce. La cima era cosparsa di neve e quindi probabilmente erano inutilizzabili, ma forse quelli sottostanti potevano essere abbastanza asciutti da poter bruciare.

"Torno tra due minuti" disse.

Kaori non ebbe il tempo di rispondere che lui era già fuori, navigando come poteva nel buio e nella neve. Era fradicio ma il gioco valeva la candela, quindi non tornò indietro. Afferrò i rami più in alto e li gettò da parte, poi, nonostante le dita intorpidite dal freddo, prese un grosso fascio di legna e tornò alla grotta. Quando rientrò, gettò tutto a terra ed eliminò la neve che gli era caduta addosso.

"Guarda, li ho trovati un po' più in fondo. Potrebbe permetterci di iniziare e asciugare la legna che hai portato tu" lo informò Kaori, ammucchiando la legna che aveva trovato.

"Bene. Probabilmente sono resti di altri occupanti" convenne.

Sparse la legna da ardere per farla asciugare più velocemente, poi appiccò il fuoco sul mucchio preparato dalla partner.

"Siediti là" le consigliò, indicandole un punto non lontano dal fuoco.

Lei obbedì e, portandosi le ginocchia al petto nonostante il dolore della ferita, lo guardò occuparsi del fuoco affinché si sollevasse per bene. Dopo qualche minuto, soddisfatto, le si sedette accanto, incollandosi a lei.

"Staremo più al caldo" disse, vedendola arrossire.

"Sì" sussurrò.

Guardarono il fuoco divampare per un momento, in silenzio. Persi nei loro pensieri, non si accorsero del tempo che scorreva. Quando improvvisamente lui sentì la testa della partner sulla spalla, abbassò lo sguardo e la vide mentre si addormentava. Immaginava che fosse stanca dopo quella lunga giornata e soprattutto per via della ferita che le aveva fatto perdere sangue, ma non poteva lasciare che si addormentasse.

"Vietato dormire. Io ho acceso il fuoco. Tu devi pensare a cosa mangeremo per colazione domani" le disse, impassibile.

"Cosa?" mormorò, assonnata.

"Io ci tengo al caldo, tu pensi al cibo" le spiegò.

"Ma cosa vuoi che trovi sotto tutta questa neve?" esclamò.

"Non lo so, pensaci. Hai tutta la notte davanti" sottolineò.

Lei lo guardò, chiedendosi che diamine avrebbe potuto recuperare, e lanciò un'ochiata disillusa verso l'apertura della caverna.

"Non ti saresti mai aspettata tutto questo diventando la mia partner, vero?" le chiese Ryo.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Sorpresa dalla domanda, Kaori si voltò verso Ryo.
 
“No, ammetto di no. E tu, ti saresti aspettato un giorno di ritrovarti con una ragazza come me come partner?”
 
Lo osservò, ma in realtà non si aspettava una risposta. Ryo era il tipo da evitare conversazioni serie o di cavarsela con una piroetta.
 
“La morte di tuo fratello ha cambiato molte cose” disse lui, “me ne voglio ancora per non aver insistito ad andare al Silky al suo posto. Tutti e due avevamo la sensazione che qualcosa non andasse. Avrei dovuto costringerlo a raggiungerti per festeggiare il tuo compleanno e presentarmi all'appuntamento” spiegò, con il senso di colpa percepibile nella voce.
 
Stupita di nuovo, Kaori vide il suo sguardo scurirsi e il suo viso indurirsi.
 
“Ryo, non dire così. Hideyuki è morto ma non è stata colpa tua. Hai idea di cosa sarebbe successo se ci fossi stato tu?” gli chiese con voce tesa.
 
“Mi sarei difeso. Avrei potuto uccidere quel tipo” tuonò con i pugni chiusi.
 
“Noi ce l'abbiamo fatta perché siamo stati avvertiti. Hideyuki è morto, ma ha avuto il tempo di avvisarti. Abbiamo avuto un vantaggio o forse un buon tempismo, tutto dipende dal punto di vista” disse lei, strappandogli un sorriso divertito.
 
“Se ti metti tu a fare umorismo in una conversazione seria, a me cosa resta?” rispose, con occhi un po' meno cupi.
 
“Ti presto un martello se vuoi” gli offrì.
 
Si guardarono e si sorrisero.
 
“Potresti essere morto tu al posto di mio fratello, Ryo” rifletté lei, “mentre io e Hideyuki festeggiavamo il mio compleanno, tu saresti potuto morire e sarebbero cambiate così tante cose” aggiunse.
 
“Non ne sono così sicuro” fece lui.
 
“Lo pensi davvero? Ryo, volevano uccidervi entrambi e volevano uccidere anche me. Questo non sarebbe cambiato. Se fossi morto prima tu, cosa sarebbe successo?”
 
“Vi avrebbero rintracciati entrambi” rispose, scuro.
 
“E sai come me che non saremmo stati all'altezza”
 
Kaori si morse il labbro per reprimere il tremore che stava crescendo. Era difficile pensare che, in qualche modo, la morte di suo fratello fosse stata la cosa 'migliore' che potesse accadere. Sentì il dolore tornare e fece un respiro profondo per calmarsi. Non legittimava la morte di suo fratello, avrebbe voluto passare più tempo con lui, ma sapeva che se Ryo fosse morto al posto di Hideyuki perché colto di sorpresa a sua volta, probabilmente sarebbe stata la fine per tutti e tre e molte cose oggi sarebbero diverse, a partire dalla diffusione dell'Union Teope in Giappone.
 
“Tu...forse hai ragione” concesse Ryo, “allora magari sarei dovuto andare con lui” tentò.
 
“Basta, Ryo, non fai che ferirti e non è quello che voglio...non è quello che vorrebbe lui. Ti voleva tantissimo bene, Ryo. Non vorrebbe vederti soffrire” lo assicurò.
 
Lo guardò per un momento, lui era fisso sul muro, tradendo le proprie riflessioni, e cercò di trovare un modo per riportarlo un po' verso di sé.
 
“Credi che Hideyuki sarebbe stato in grado di fare quello che hai fatto tu?”
 
“Tuo fratello era capace, Kaori”
 
“Lo so, ma era anche molto convenzionale...a differenza di te” rispose lei, abbassando gli occhi e appoggiando la testa sulla roccia alle sue spalle.
 
Immaginò Hideyuki recarsi al casinò sotterraneo per affrontare il direttore che giocava con il falso cliente. Ripensò alla sfacciataggine di Ryo di fronte all'uomo e cercò di piazzare suo fratello nello stesso ruolo. Pensò a Hideyuki davanti al Barone a scommettere alla roulette, stuzzicandolo per fargli perdere la spavalderia. Conversando e lasciandogli uno sguardo condiscendente, sapendo che gli avrebbe fatto perdere la faccia in pochi minuti e, ancora di più, la vita. Presentandosi per infilare un ago avvelenato nel palmo del criminale, uccidendolo mentre lo guardava dritto negli occhi.
 
No, non era da Hideyuki.
 
“Non avrebbe potuto uccidere il Barone guardandolo dritto negli occhi, Ryo” sussurrò, “o forse mi sbaglio, forse non conoscevo bene mio fratello”
 
Ryo fissò il muro di fronte a sé e si chiese se Hideyuki avrebbe potuto farlo. Era coraggioso e desiderava la giustizia, ma aveva i suoi principi.
 
“No, conoscevi bene tuo fratello, Kaori. Non avrebbe potuto uccidere a sangue freddo. Uccidere un nemico armato, sì, ma non era un assassino come me. Anche se aveva lasciato il suo posto di poliziotto, Maki non aveva oltrepassato il limite, almeno quello della moralità. Come City Hunter, ha ucciso persone solo rispondendo al fuoco, per difendere se stesso o un cliente”
 
“Grazie Ryo” sospirò, rassicurata.
 
Lui avvertì il suo sollievo.
 
“Te lo immagini in gioielleria?” le chiese, pensando a quel momento piuttosto comico nella loro ricerca di vendetta.
Ù
“Hideyuki che cosparge le finestre con cibo per maiali?” fece lei prima di iniziare a ridere.
 
“No, non avrebbe mai potuto. Posso immaginare lo sguardo sbalordito che mi avrebbe rivolto” rise lo sweeper.
 
“Ryo, non pensi di esagerare? Ci stai andando un po' pesante, no?” scimmiottò Kaori, fingendo di sistemarsi gli occhiali sul naso.
 
Lo sweeper guardò la sua partner e rise di cuore. Impiegarono qualche minuto per calmarsi e si ritrovarono in un silenzio contemplativo.
 
“Mi manca” confessò Kaori.
 
“Anche a me. Credi che avrebbe osato danneggiare la tela del nostro amico ammiraglio?” chiese Ryo.
 
“Hideyuki? No, mai, avrebbe piazzato il microfono senza rivelare la sua intrusione. Era un tipo tranquillo, mio fratello”
 
“Avrebbe tolto tutto il divertimento...avevo ancora un sacco di cose da insegnargli...come rimorchiare una ragazza, come far incazzare un delinquente, come bere tre bottiglie di sake in meno di dieci minuti, la mia ricetta anti sbornia migliorata...ahi!” esclamò, prendendosi un'altra martellata in testo.
 
“Credi davvero che ti avrei permesso di trascinare mio fratello nelle tue oscenità?” gli chiese con un'occhiataccia, “Hideyuki era un uomo responsabile!”
 
“E io no, vero?” ribatté lui con sguardo insondabile.
 
Kaori non sapeva perché ma percepì una certa amarezza nelle sue parole, nonostante il tono neutro. Gli mise una mano sul ginocchio e lo strinse delicatamente.
 
“Non è vero e lo sai. Interpreti il ruolo dell'irresponsabile, ma sei molto più serio di quanto mostri”

“Devi esserti sbagliata con qualcun altro” fece lui, a disagio, guardando altrove.
 
“Smettila, sono io, Ryo”
 
“So che sei tu. Chi altro vuoi che sia? Non conosco tanti ragazzi che assomiglino a una donna” scherzò per rimettere un po' di distanza e dissipare l'imbarazzo che provava per essersi esposto in quel modo.
 
“Idiota”
 
“Travestito”
 
“Pervertito”
 
“Megera”
 
Si scambiarono uno sguardo d'intesa. Era la rilassatezza che avevano raggiunto da dopo il matrimonio dei loro amici. All'improvviso Ryo scoppiò a ridere, beccandosi un'occhiata interrogativa.
 
“A cosa pensi?” gli chiese.
 
“A tuo fratello in moto...ricordo benissimo che durante quella missione abbiamo fatto un giro”
 
Kaori ricordò quel momento, il corpo premuto contro quello di Ryo, le mani intorno alla sua vita, l'eccitazione della velocità mista alla paura. Arrossì pensandoci. Era stata una delle poche volte in cui erano stati così vicini fisicamente. Lo sweeper era sullo stesso treno di pensieri. Non era rimasto insensibile a quel corpo femminile incollato al proprio, lo aveva anzi dimostrato magistralmente...e lei l'aveva notato. Entrambi si scossero mentalmente e tornarono su un terreno meno pericoloso.
 
“Sto iniziando a riscaldarmi” disse Ryo, sistemandosi i pantaloni con discrezione.
 
“Meglio. Anch'io comincio ad avvertire gli effetti del fuoco” disse Kaori, ignara del turbamento del suo partner, “non riesco neanche a immaginare come sarebbe stato passare la notte con questo freddo senza il fuoco” aggiunse, voltandosi verso di lui.
 
Si sorprese del suo sguardo fisso su di sé, sentendosi vagamente a disagio e allo stesso tempo un po' eccitata. Inconsciamente si morse il labbro e lui si ritrovò nuovamente colto dal desiderio, uscendo dalla sua trance.
 
“Bella fortuna che ho. Per una volta sono bloccato in una grotta con il fuoco e il bisogno di riscaldarmi, e devo essere con la persona sbagliata” grugnì.
 
La famosa tattica 'la migliore difesa è l'attacco' funzionò ancora una volta e il suo ardore fu rapidamente placato da un martello di cento tonnellate che lo schiacciò.
 
“Pensavo non avessi spazio...” fece incredulo.
 
“Quando serve, si può essere molto creativi. Ho solo accorciato il manico” disse lei, gettando il pezzo di legno in eccesso nel fuoco.
 
Infastidita, appoggiò il mento sulle ginocchia e si lasciò assorbire dalla contemplazione del fuoco per dimenticare le sue parole.
 
“È un vantaggio che hai rispetto a tuo fratello. Sei molto creativa” confessò lui con un sorriso leggero, “anche se è a mio discapito” aggiunse ironico.
 
“Spero di avere altre frecce al mio arco” disse lei, rivolgendogli un altro sguardo diffidente.
 
“Aspetta, devo pensarci un po'” disse lui, grattandosi il mento in profonda riflessione.
 
Ricevette una gomitata nelle costole piuttosto brutale ed emise un leggero grido di dolore.
 
“La tua brutalità fa parte dei tuoi difetti” le fece notare, “riuscirei più facilmente ad elencarli”
 
Senza preavviso, lei si gettò su di lui e cercò di strangolarlo come faceva con la bambola a sua immagine e somiglianza. Nonostante la differenza di peso e forza, lui non reagì alla furia che si agitava su di lui. Alla fine riuscì a immobilizzarla bloccandola contro di sé, le braccia intrappolate nelle proprie, con cui l'avvolse. Senza fiato, Kaori appoggiò la testa sul suo petto per qualche minuto, ignara della confusione che cresceva nel suo partner.
 
“La tua testardaggine...” sussurrò all'improvviso.
 
Kaori alzò la testa, stupita e interrogativa. Non capiva cosa intendesse.
 
“La tua testardaggine è una delle tue qualità, come il tuo coraggio. Tuo fratello non ti avrebbe chiesto di aiutarlo per manipolare l'ammiraglio e rubare i suoi soldi. E si sarebbe sbagliato perché hai tutto quello che serve per essere un aiuto prezioso” aggiunse.
 
“Tu...lo pensi davvero?” gli chiese stupefatta.
 
“Che si trattasse di avviare il motore al momento giusto nel parcheggio nonostante la preoccupazione o di trovarti nel parco per fare da esca, l'hai affrontato e ci conoscevamo a malapena. Tuo fratello ti avrebbe nascosta e protetta. Avrebbe messo la museruola alla giovane donna ostinata che sei perché ti voleva bene e voleva proteggerti a tutti i costi. Avrebbe finito per uccidervi di sicuro” le disse.
 
“Smettila di dire sciocchezze, Ryo. Non ho tanta importanza” sussurrò, scivolando via dalle sue braccia e tornando a sedersi accanto al fuoco.
 
Cosa doveva capire dalle sue parole? Che lui riusciva a metterla in pericolo perché non significava molto per lui? Si immerse di nuovo nell'osservazione del fuoco, appoggiando il mento sulle ginocchia. Non sempre sapeva su che musica danzare con lui. Un momento le faceva pensare di essere importante, quello successivo che non la sopportava.
 
“Eppure occupi il tuo spazio” disse, cercando di farla reagire.
 
“Bene, ora le battute sul mio peso, cominciano a diventare vecchie” brontolò.
 
“Dovrò pensare di rinnovarmi allora” sospirò.
 
“Puoi anche considerare di smetterla” sussurrò, senza pensare che l'avrebbe sentita.
 
“Se non ti prendo più in giro, cosa mi resta?”
 
“Non lo so. Cerca” ringhiò.
 
“Dirti cose dolci?” le offrì.
 
“Oh smettila, va bene. Ne ho abbastanza delle tue prese in giro”
 
Si girò dall'altra parte, ignorandolo. Era arrabbiata. Erano in una situazione precaria e lui trovava comunque il modo di ferirla. Avrebbe voluto che la tormenta si fermasse per poter uscire e provare a raggiungere la Mini anche se al buio. Non le importava di dover camminare di nuovo in un mucchio di neve per chilometri, purché potesse uscire da quella frotta. Sfortunatamente la bufera era ancora più forte.
 
“Pensi che vivresti ancora con tuo fratello se fosse ancora vivo?” le chiese all'improvviso.
 
“Lasciami in pace!” gli rispose.
 
“Dai, Kaori, non tenere il broncio” le disse, spingendole leggermente la spalla.
 
“Lasciami in pace!” ripeté.
 
La guardò e sospirò. Per una volta che aveva cercato di avvicinarsi per vedere come avrebbe reagito, se avrebbe abboccato, si era ritrovato bloccato nella trappola che aveva allestito per anni. Lei non aveva fiducia in nessuna bella parola da parte sua. Avrebbe dovuto remare con forza se voleva arrivare a toccarla.
 
“Spero che si sarebbe fatto la sua vita con Saeko” disse lei infine.
 
“Saeko? Che idea bizzarra...” fece Ryo, con un'aria da maniaco.
 
“Oh...so benissimo cosa mi dirai. Che Saeko sarebbe tua...” lo interruppe furiosa, “ma hai dimenticato una cosina, mio caro” gli fece notare.
 
“Veramente? E cosa?” le chiese, interessato.
 
“Saresti morto, Ryo. Morto, sepolto, rigido, freddo. Niente più signorine mokkori, niente più Saeko, niente più cabaret o conigliette, niente, niet, nada. Non saresti più presente per metterti in mostra con tutte le donne che incrociano il tuo cammino, tutte tranne...” fece, seccata. Si interruppe bruscamente rendendosi conto dell'ultima parola che voleva dire. Non voleva rivelarsi, non se doveva essere presa in giro di nuovo. Ryo rimase in silenzio, prendendo in considerazione ciò che lei aveva detto.
 
“Quindi Hideyuki vivrebbe con Saeko. Credi che si sposerebbero?” le chiese.
 
“Sì...anche se forse dovrei usare uno o due martelli per spingerlo” scherzò.
 
“In effetti era piuttosto timido, tuo fratello, un po' come te d'altronde” mormorò Ryo con una punta di tenerezza.
 
“Io non...” si offese Kaori, voltandosi.
 
Si bloccò quando incontrò il suo sguardo scintillante e arrossì, facendolo sorridere.
 
“Quindi Hideyuki è finalmente sposato con Saeko. Bambini?” chiese tranquillamente.
 
“Mi piace pensare di sì, almeno uno” rispose.
 
“Tu non vivi con loro, immagino. Sei indipendente, giusto? Era ora, non credo?”
 
“È un'allusione?” fece lei con occhi socchiusi.
 
“Tu credi?”
 
“Con te mi aspetto di tutto” rispose, stanca.
 
“Di tutto? Davvero di tutto?” le chiese con aria suggestiva.
 
Lei alzò lo sguardo, sorpresa, e si sentì arrossire suo malgrado.
 
“Io...ehm...no...è...è solo un modo di dire. Che vai a pensare?” fece con tono pungente.
 
“Io? Niente. Mi interessa la tua opinione. Tutto qui” rispose, “allora?”
 
“Allora cosa?” fece Kaori sulla difensiva.
 
Lui si divertì a vederla tirare fuori gli artigli. Amava il suo temperamento caloroso.
 
“Sei indipendente? Cosa fai della tua vita se Hideyuki e Saeko si sono sposati e sei riuscita, malgrado la mia scomparsa, a battere l'Union Teope?”
 
Kaori si calmò e guardò fuori, osservando la neve che cadeva. Cos'avrebbe fatto della sua vita se Ryo non ci fosse stato?

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Stanza 3, bisogna cambiare la medicazione. Stanza 5, il paziente dev'essere lavato. Stanza 7, bisogna cambiare la flebo e rilevare i parametri vitali. Stanza 8...ah, una chiamata dalla stanza 1. Kaori, vai tu” disse la caposala.
 
La giovane donna dai capelli rossi in divisa bianca si diresse verso la stanza 1.
 
Buongiorno signor Myasaki, che succede?” gli chiese, controllando le costanti del paziente sullo schermo.
 
Ho un problemino” disse l'anziano signore indicando la parte centrale del suo corpo.
 
Controllando il proprio pudore, Kaori rimase neutra.
 
Deve urinare. Un momento, prendo l'occorrente” gli disse.
 
Si chinò per afferrare l'orinatoio sotto il letto e, quando si rialzò, represse un grido di sorpresa. Il suo paziente aveva rimosso il lenzuolo e abbassato i pantaloni rivelando il suo sesso eretto.
 
Non devo pisciare. Voglio solo scopare” le disse, afferrandola per il polso e cercando di baciarla.
 
No, signor Myasaki. Le è già stato detto di non farlo più!” si difese, allontanandosi di scatto e agitando l'orinatoio.
 
Si sentì un urlo che fece scattare tutti gli allarmi e la caposala giunse di corsa, trovando il paziente raggomitolato con le chiappe all'aria.
 
Che sta succedendo?” chiese.
 
Ci ha riprovato, quel vecchio porco!” gridò Kaori.
 
Mi ha rotto il collo, sgualdrina” esclamò il paziente.
 
Che hai fatto, Kaori?” si preoccupò la sua superiore.
 
Ho dovuto colpirlo” rispose lei mortificata, mostrando l'oggetto che ancora aveva in mano.
 
 
“Anche in questo contesto sei violenta? Non provi pietà per un vecchio malato?” rise Ryo dopo aver ascoltato la storia che lei aveva immaginato.
 
“Non sono violenta. Mi difendo!” protestò, “non posso farci niente se ci sono pervertiti ovunque” brontolò.
 
Lui sorrise e la fissò per un momento.
 
“Avresti voluto fare l'infermiera?” le chiese.
 
“Erano gli studi che avevo iniziato dopo il liceo”
 
“Ti calza abbastanza bene. Ti piaceva?”
 
“Andava bene, ma facevo fatica a proiettarmi nel futuro” confessò, “inizialmente volevo entrare in polizia come Hideyuki, ma lui non voleva. Mi confidò che non avrebbe potuto vivere sapendomi in pericolo, che era certamente egoista da parte sua, ma che voleva qualcosa di meno rischioso, dove non mi sarei persa” mormorò, “dopo tutto quello che aveva fatto per me, non me la sono sentita di ferirlo” ammise.
 
“Deve rivoltarsi nella tomba vedendo a che punto sei allora...” disse Ryo cupamente.
 
Se Hideyuki non aveva voluto vedere sua sorella intraprendere una carriera nelle forze dell'ordine, ancora meno avrebbe voluto vederla come sua partner. I suoi dubbi tornarono a galla.
 
“Forse saresti dovuta partire con quella valigia piena di soldi” sbottò.
 
“Cosa?” si stupì Kaori.
 
“Avrei dovuto costringerti ad andartene con i soldi il giorno della sua morte” spiegò, “avresti potuto condurre una vita tranquilla, lontana da tutta questa merda. Potresti essere sposata, con dei figli” aggiunse.
 
Il tono era neutro ma solo in apparenza. Il senso di colpa l'aveva invaso e ancora una volta si disse che aveva interpretato male le parole dell'amico, che Hideyuki non si era aspettato che lui tenesse sua sorella al suo fianco, ma che la mettesse al sicuro.
 
“Cos'avrei fatto con tutti quei soldi, Ryo?” gli chiese, alzando un sopracciglio.
 
“Non lo so. Avresti potuto trovare un bel posto in cui vivere, senza nemmeno aver bisogno di lavorare, ma oziando e godendoti la vita. Ridendo e giocando con i tuoi bambini...” rispose.
 
“Pensi davvero che potrei essere il tipo che non fa nulla? Pensi che avrei potuto tenere tutto quel denaro solo per rilassarmi?”
 
Lui abbassò lo sguardo e la osservò. Era quello che avrebbe voluto per lei, ma doveva ammettere che effettivamente non era nel suo stile.
 
“Lo spero”
 
“Avrei sicuramente trovato un'associazione a cui dare tutto. Cosa potevo fare con tanti soldi?” fece, “mi conosci, Ryo. Avrei trovato un orfanotrofio, un gruppo di bisognosi e avrei dato loro tutto. Non potrei mai tenere tanto denaro solo per me”
 
“È da te...pensare sempre agli altri prima che a te stessa...” mormorò lui divertito.
 
“Quindi avrei dovuto trovare un lavoro. Avendo dato tutti i soldi, mi sarebbe stato impossibile studiare, quindi avrei accettato qualsiasi impiego. Cameriera, per esempio” suggerì.
 
Ryo la osservò e cercò di immaginarla come cameriera, con una gonna corta, un grembiulino, un top leggermente attillato che rivelava il suo ventre mentre le sue lunghe gambe rimanevano scoperte. Ok, pensò, la sua versione di cameriera virava un po' verso quella della coniglietta dei night.
 
“Impossibile” rispose, “avresti ucciso i clienti con i tuoi martelli” spiegò con sguardo brillante.
 
“Perché?”
 
“Ti avrebbero messo le mani sul sedere” si giustificò.
 
“Cosa vuoi dire?”
 
“Solo questo. Ti avrebbero messo le mani sul sedere e tu li avresti rimessi al loro posto” rispose senza voler approfondire il suo pensiero e soprattutto la sua opinione sul suo fondoschiena.
 
“Cosa c'entra il mio sedere?” insistette, non capendo.
 
“Ognuno ha i suoi gusti” eluse lui a disagio.
 
Kaori si trattenne dal guardarlo male, cosa non facile vista la fatica e il dolore lancinante della ferita che a volte si facevano ricordare.
 
“Forse avresti potuto lavorare in ufficio come segretaria o receptionist” propose Ryo.
 
Lei ci rifletté, poi fece una smorfia, con in mente un ricordo piuttosto spiacevole.
 
“Dipende. Sarei davvero una segretaria o servirei solo per dare lavoro ai manutentori?”
 
“Segretaria” rispose lui senza capirla.
 
Kaori lo guardò per un breve momento, poi si mise a ridere fragorosamente.
 
“Non capisco cos'abbia detto di divertente” borbottò, seccato.
 
“Niente, scusa. Sto ripensando all'esperienza con Sayuri” gli spiegò.
 
“Non me l'avete raccontata” disse lui, anche se ne aveva avuto un certo sentore mentre usciva dallo spogliatoio della redazione.
 
Lei osservò il fuoco, tuffandosi nei suoi ricordi.
 
“Diciamo che Sayuri aveva voluto farmi conoscere le gioie del lavoro in ufficio. Provò a farmi mandare fax, a fare fotocopie o scrivere al pc, ma, come posso dire...finì male” riassunse imbarazzata.
 
“Davvero? Cioè?” chiese lui divertito.
 
“Distrussi il fax con un martello perché si rifiutava di funzionare” fece lei prima di voltarsi dopo aver sentito uno schiocco.
 
Ryo si era appena schiaffeggiato la fronte, stupefatto.
 
“Hai distrutto un fax con un martello? Anche gli oggetti hanno diritto alla tua ira?” si burlò,
 
“Non posso farci niente! Avevo fatto tutto quello che le istruzioni dicevano, premuto i pulsanti giusti e il resto, controllato che non ci fossero inceppamenti e poi...sai cosa succede con le macchina, vero?”
 
“No, cosa?” fece, curioso di sentire la sua giustificazione.
 
“Basta una botta e funzionano di nuovo” rispose lei con aria seria.
 
“Ah davvero? Come questo?” disse, con un mokkori che apparì spontaneamente.
 
Ryo sparì sotto un martello dal manico accorciato.
 
“No, idiota! Un piccolo calcio o uno scossone, tutto qui” si arrabbiò.
 
“Perché il martello, allora?” le chiese, gettando i pezzi di legno nel fuoco.
 
“Perché feci tutto correttamente ma non funzionava, quindi rincarai la dose” disse, ridendo.
 
“Quindi non andò bene, suppongo?” rispose, sornione.
 
“No, in effetti” ammise imbarazzata.
 
“E qual era il problema?”
 
“La spina non era collegata...” sussurrò abbassando gli occhi.
 
“Cosa? Non ho capito bene”
 
L'aveva sentita perfettamente ma non poteva ignorare l'occasione.
 
“La spina del fax non era collegata” ripeté accigliata.
 
“Kaori...sempre fine come al solito” rise.
 
“Oh beh, che idea avere un macchinario non collegato, eh? È come se tu uscissi senza la tua Magnum!”
 
“Detta così, non hai torto. Che mi dici degli altri macchinari, che fine fecero? Un konpeito, una mazza?”
 
“Misi fuori gioco il computer e feci esplodere la stampante” rispose pietosamente.
 
“D'accordo, questo esclude il lavoro di segretaria dalla lista. Non ti rimaneva che trovare un marito”
 
Ebbe il controllo dei suoi lineamenti per non mostrare il fastidio che quel pensiero gli provocava. Non poteva immaginare Kaori con un altro uomo senza sentirsi geloso.
 
“Trovarmi un marito? Sarebbe stata un'idea...”
 
Kaori represse l'impulso di girarsi per vedere la sua faccia e sapere se l'idea lo seccava o lo lasciava impassibile. Non riusciva a proiettarsi con nessun altro uomo rispetto a quello di cui era innamorata da quando aveva 16 anni. Nonostante i suoi difetti, rimaneva attaccata a lui, e anche se qualche uomo l'aveva sfiorata negli anni, nessuno era riuscito a deviarla dal suo cammino.
 
“Non avevi nessuno nella tua vita quando avevi 20 anni?” le chiese, soffocando la gelosia che lo stuzzicava.
 
“Sì...ma dimentichi una cosa” gli disse con un sorriso ironico.
 
“Quale?”
 
“Ho lasciato Tokyo con molti soldi. Quindi quello che avevo a Tokyo è rimasto lì e io...altrove” fece, fiera di aver trovato quella piroetta.
 
Ryo si sentì un po' deluso. Avrebbe voluto sapere chi era quel tipo che le aveva fatto battere il cuore. Lo vedeva ancora? Aveva pensato di essere l'unico ma, per quanto disturbante, Kaori aveva avuto una vita prima di City Hunter, ed era possibile quindi possibile che avesse una vita amorosa o anche sessuale. Mick ci sarebbe rimasto male...
 
“Ma comunque sono rimasta. Come sarebbe stata la tua vita se io me ne fossi andata?”
 
Si pentì subito della sua domanda. Sicuramente le avrebbe detto che sarebbe stato libero di vivere la sua vita senza costrizioni, di portare a casa belle ragazze, di fumare in casa, di continuare a ubriacarsi e di vivere alla giornata, non avendo una balia a impartirgli lezioni o a razionargli il denaro o che addirittura a costringerlo a lavorare per uomini e bambini!
 
Sì, si pentì e si stava preparando alla risposta. Tuttavia fu sorpresa dal lungo silenzio che seguì, e quando osò guardarlo, Ryo era pensieroso.
 
“Probabilmente la stessa di quella che avevo prima” disse infine, “vivere alla giornata, ragazze, alcool. Lavorando quando necessario o se una bella ragazza mi cade addosso” aggiunse.
 
“Una vita in libertà, in breve...una vita che certamente preferiresti rispetto a quella che abbiamo” osservò Kaori.
 
Sapeva che la sua presenza gli aveva causato molti limiti, che lei non era stata molto conciliante su alcuni punti in casa sua e, nonostante tutto, a parte una volta in cui lui le aveva fatto capire che non aveva il diritto di immischiarsi nella sua vita privata quando non c'era una cliente di mezzo, non si era lamentato della sua presenza.
 
Sentì una mano scivolarle sotto il mento e forzarla a sollevare il viso. Lui avrebbe potuto proseguire sulla sua strada, approfittare ancora una volta dell'opportunità che lei gli aveva fornito per non affrontare la verità, ma non ne aveva voglia e non desiderava analizzarne le ragioni.
 
“Mi piace la nostra vita. Non mi pento di averti detto di trasferirti da me” le disse guardandola calorosamente.
 
Sorpresa, lei aprì la bocca e la richiuse, sentendosi arrossire. Nervosa, si morse il labbro inferiore, non sapendo cosa dire.
 
“Da...davvero?” balbettò.
 
Lui la osservò, le immagini delle sue labbra davanti agli occhi, e si riscosse.
 
“Beh, sì, cosa credi? La casa è pulita, non devo fare la spesa, lavare o cucinare...beh, devo fumare fuori ma il panorama non è male...e sei un'assistente passabile” replicò, per dimenticare il desiderio di baciarla.
 
“Oh...sì, capisco” sussurrò, delusa.
 
Se fosse stato onesto con lei, le avrebbe detto che ciò che apprezzava del loro vivere insieme era il calore e la leggerezza che avevano riempito l'appartamento nonostante i loro ricorrenti bisticci, il fatto di avere qualcuno con cui parlare o di cui godersi la compagnia, i loro silenzi tranquilli, la vita che lo circondava...era molto più di semplice comfort, era la vita in sé.
 
“E a te piace l'appartamento?” le chiese.
 
“Sì, mi piace. È stato molto gentile da parte tua accogliermi”
 
Ryo guardò in fondo alla grotta, non sapendo cosa rispondere. Non voleva ferirla di più, ma d'altra parte non sapeva come confortarla senza farle capire che la sua presenza significava molto per lui né farle pensare che teneva a lei molto di più di quanto volesse farle immaginare.
 
“Sai, non so come avrei potuto fare altrimenti” farfugliò a disagio.
 
Quella prigionia stava davvero prendendo una svolta bizzarra. Ryo lanciò uno sguardo disperato all'esterno, sperando di constatare che la bufera di neve si era indebolita abbastanza da poter tornare al parcheggio, quindi alla Mini, quindi a Shinjuku, dove sarebbero tornati a casa, alle loro abitudini...e ai non detti.
 
“La bufera si è di nuovo intensificata” sussurrò, reprimendo un sospiro di frustrazione.
 
“Sì. Dovremo aspettare prima di poter uscire di qui” mormorò Kaori pensierosa.
 
Avvertendo l'atmosfera farsi tesa, Ryo si alzò e, frugando nelle tasche, trovò il pacchetto di sigarette.
 
“Vado a fumare” annunciò, prendendo un ramo ardente dal fuoco per accendersi la sigaretta.
 
“Vai”
 
Lo osservò allontanarsi verso l'ingresso della caverna a fumare, dandole le spalle. L'entrata era l'unico posto dove poteva ergersi completamente nella sua alta statura e lei lo vide stiracchiarsi. Per un leone in gabbia come Ryo, doveva essere un incubo essere confinato in uno spazio così piccolo. Lei ne aveva la stessa impressione le volte in cui rimaneva in casa quando c'era brutto tempo, solo che almeno in quei casi poteva scendere al poligono. Così ognuno rimaneva solo per conto suo. Non avevano quell'occasione nella grotta...lo osservò ancora un po' e si chiese se a lui stesse davvero bene vivere insieme, se, per una volta, non aveva voluto farla rimanere male...dopotutto, lui era sempre stato solo tranne forse nella giungla, ma condividere un campo militare non doveva essere come vivere nella stessa casa.
 
“Se mi tieni a casa per la promessa fatta a mio fratello, dimmelo e me ne andrò” sbottò all'improvviso, il cuore pesante.
 
Non voleva essere un peso per lui. Lui era importante per lei. Viverci insieme era tutt'altro che facile, ma l'adorava comunque. Ma malgrado tutto, se lei gli risultava insopportabile, avrebbe preferito andarsene che imporsi. Il suo cuore si sarebbe spezzato dovendo vivere lontano da lui, immaginando tutto ciò che lui avrebbe potuto fare con l'appartamento libero, ma non poteva aggrapparsi all'infinito.
 
Sentendola, Ryo si bloccò, la sigaretta sul bordo delle labbra. Fu contento di rivolgerle le spalle e guardare la bufera di neve. Nessuno poteva testimoniare la sua angoscia. Kaori, andarsene? Non poteva dire di non avere vissuto l'esperienza perché era successo due volte. Il periodo trascorso con Mick per lui non contava perché c'era già Kazue e, nonostante quello che diceva, Ryo sapeva che il suo amico era sinceramente innamorato della dottoressa*. Non ci pensava più da tempo.
Lei era lì, al suo posto, e da parecchio non c'entrava niente con la promessa fatta a Hideyuki.
 
Cosa fare, si chiese. Dirle le vere ragioni per farla rimanere o deviare ancora un po' ed evitare una situazione imbarazzante? Poteva dirle che apprezzava tanto la sua presenza da considerarla essenziale, che avrebbe voluto che fosse qualcosa di più che una coinquilina? Fissò la neve e sorrise cinicamente. No, non poteva. Esalando l'ultima boccata di nicotina, gettò il mozzicone e si voltò verso di lei.
 
“Sei ancora lì?” la stuzzicò.
 
Lei lo guardò senza comprendere. Ryo le si inginocchiò davanti e le toccò la guancia, poi la fronte per misurarle la temperatura. Non era una cosa inutile, ma era soprattutto un buon modo per nascondere il fatto di volerla toccare.
 
“Non voglio che tu te ne vada” le disse, “l'appartamento è grande, c'è posto per due” spiegò. “Non hai la febbre” aggiunse, separandosi e tornando accanto a lei.
 
“Sicuro di non volere che me ne vada?” gli domandò di nuovo, sollevata.
 
“Quante volte te lo devo dire? No. E poi non mi hai ancora detto come funziona la nuova lavatrice” scherzò.
 
“Idiota” brontolò Kaori sorridendo, accogliendo la battuta.
 
Lui le offrì un sorrisetto ironico, di quelli che la facevano crollare.
 
“La cosa più importante è che tu lì ti senti bene e al sicuro” le disse seriamente.
 
“È così. E poi so che non rischio niente con te” rispose con un sorriso che nascondeva un po' la tristezza di non essere attraente ai suoi occhi.
 
“Con lo sweeper numero 1 del Giappone, sei al sicuro!” si vantò, gonfiando il petto.
 
“Certo, ma con il pervertito numero 1...” disse lei piccata.
 
“Neanche con quello rischi niente”
 
Lei gli lanciò uno sguardo di avvertimento, intuendo cosa le avrebbe detto. Ryo sorrise e tacque, preferendo evitare un martello.
 
Rimasero in silenzio per un po', poi Kaori si voltò e lo osservò interrogativamente.
 
“Dimmi, Ryo, perché non volevi che fossi più una donna?”
 
 
 
 
 
*nel manga mi risulta che l'unica altra volta in cui Kaori se n'è andata via spontaneamente, sia stato con Silver Fox, non ce ne sono altre, giusto??...suppongo che venga incluso anche l'episodio dell'Armata Nera dell'anime a questo punto...in ogni caso tutte le volte Kaori è stata via troppo poco, sono assolutamente d'accordo sul fatto che lui doveva soffrire di più, perché ha avuto sempre vita troppo facile...non so quanto Mick avrebbe resistito, francamente...eheh altro che Kazue...il manga è stupendo ma rimane pur sempre scritto da un uomo giapponese (per quanto già avanti) a cavallo tra gli anni 80 e 90, che vogliamo farci...

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***



Ryo si sentì deglutire. Perché le aveva detto di non considerarsi più una donna? Non le avrebbe detto che l'aveva fatto per smettere di eccitarsi per lei, tranciando ogni accenno di seduzione, mettendo a tacere i sentimenti che erano nati nel suo cuore per l'intensa avventura che avevano condiviso, per non avere voglia di farle visite notturne una volta concluso il periodo di lutto di lei. Che razza di domanda era quella? Era una domanda trabocchetto! Se lo ripeté, orgoglioso della sua scoperta, balzando in piedi.
 
“Ahi!” urlò, sbattendo la testa contro il soffitto di pietra.
 
Forse era meglio il legno dei martelli, pensò risedendosi di nuovo sotto lo sguardo smarrito della partner, tornando al tema precedente. Dopotutto il telefono di Kaori era acceso e aveva chiamato Mick, quindi volevano intrappolarlo...non poteva essere altrimenti. Doveva trovare un modo per rubarlo, controllando e interrompendo la comunicazione in corso. All'improvviso si udirono tre segnali acustici e la giovane donna tirò fuori il telefono dalla tasca.
 
“Merda! Già non c'era campo e ora è anche scarico” ringhiò.
 
“Con questo freddo è normale. La batteria dura poco e in questo posto c'è poco o niente campo” rispose Ryo rassicurato.
 
Ne approfittò per cambiare argomento.
 
“Con questa bufera, anche il segnale non sarà granché” aggiunse.
 
“Intendi dire che neanche i ripetitori funzioneranno?” chiese lei.
 
“No, quelli dovrebbero andare, ma a che serve se nessuno riceve?” le fece notare.
 
“Pensavo che forse Mick si sarebbe accorto della nostra assenza e che sarebbe venuto a cercarci” confessò lei.
 
“Come? Lui sa dove siamo? Sa che sono partito con te?” si stupì Ryo.
 
“Sì. L'ho incontrato stamattina mentre portavo fuori il sacco della spazzatura. Abbiamo parlato un paio di minuti” gli spiegò.
 
“Vuoi uccidere la mia reputazione o cosa?” esclamò lui.
 
Lei gli offriva, con suo grande sollievo, un secondo diversivo per dimenticare ulteriormente la domanda iniziale. Kaori si voltò e lo guardò seccata.
 
“Pensavo che venire qui ti fosse piaciuto?”
 
“Sì, ma non c'è bisogno di gridarlo a tutti”
 
“Quindi ti è piaciuto ma non bisogna dire che eravamo insieme, è così? Non capisco, Ryo. Cosa c'è di così vergognoso nel fare una gita con me? Forse non sono una delle tue signorine mokkori, ma siamo amici, no?” gli chiese visibilmente ferita.
 
Ryo aprì la bocca e la richiuse, mettendo a tacere l'enormità di quello che stava per dire, solo per mantenere le distanze. Una cosa era cercare di preservare lo status quo, un'altra farle del male.
 
“Sì...siamo amici” ammise, “non ci sono abituato, Kaori. Ho sempre pensato solo a me stesso e dover prendere sul serio qualcun altro è una novità per me” confessò.
 
“È una novità nel senso che non lo fai da molto tempo o che lo fai solo da sette anni?”
 
Quando si voltò verso di lei, incontrò il suo sguardo malizioso e sorrise.
 
“Solo da sette anni...è solo un terzo della mia vita” si difese con un sorrisone.
 
“Mah, sarò gentile facendoti pensare che hai ancora vent'anni...penso che tu abbia fatto pratica per più tempo ma non vuoi ammetterlo” replicò dubbiosa.
 
“Davvero?”
 
Ryo si trattenne dall'agitarsi sul posto, per non tradire il proprio disagio. Kaori lo leggeva fin troppo bene.
 
“Quando hai mentito a Sonia sulla morte di suo padre, pensavi solo a te stesso?” gli chiese, alzando un sopracciglio.
 
“Io...Sonia era una bambina. Mi sono solo organizzato per farle avere una vita normale” si giustificò.
 
“E quando hai proposto a mio fratello di smettere per me?”
 
“Beh, se avesse avuto la mente altrove, gli avrebbero sparato e avrei dovuto trovare un altro partner” disse con aria disillusa.
 
“Sei incorreggibile, Ryo” rise, “perché è un problema ammettere che fai delle cose buone, che tieni a qualcuno?”
 
“Conosci questo ambiente, Kaori”
 
“Ryo, è l'ambiente o Kaibara?”
 
Lui la fissò intensamente, sorpreso dalla domanda.
 
“Non sono sciocca, Ryo. Non conosco tutta la storia, ma immagino che Kaibara non fosse il tipo che giocava con te, ti leggeva storie, ti dava un'educazione altruista. Credo che la tua infanzia sia stata fredda, che non ci fosse posto per i sentimenti e che contassero solo le battaglie. Ti ha mai abbracciato?”
 
Lentamente lui appoggiò la testa sulla roccia fredda e rifletté. Non sapeva cosa rispondere perché era tutto vero, ma Kaibara gli aveva salvato la vita prendendolo in braccio e recuperandolo da un accampamento nemico.
 
“So che gli volevi bene. Ricordo il tuo sguardo sulla nave” disse lei a bassa voce, “io...scusami se sono apparsa troppo negativa” sussurrò, mettendosi una mano sul ginocchio. “Mi fa così male pensare al bambino solo e perso in quella giungla in guerra. Non posso fare a meno di credere che la tua vita sarebbe potuta essere così diversa senza quell'incidente aereo” mormorò con voce strozzata.
 
Ryo avvertì l'emozione della sua partner e il suo dolore per lui. Era uno dei tanti motivi per cui taceva sul suo passato. Non voleva quel fantasma tra loro, non voleva vederla soffrire per lui, per qualcosa che non poteva controllare. Si pentì di non aver risposto alla sua domanda iniziale. Quel momento era molto più penoso. Posò una mano sulla sua e un braccio intorno alle spalle, tirandola a sé.
 
Scossa, Kaori si lasciò andare e appoggiò la testa sulla sua spalla. Il suo cuore si serrò dolorosamente immaginando Ryo a tre anni o più grande, con una pistola in mano. Immaginò un ragazzino che si comportava come un uomo durante il giorno, ma di notte era ugualmente duro o il bambino tornava in superficie? Piangeva per i suoi genitori perduti, per la sua casa? Sognava o le sue notti erano piene solo di incubi?
 
“Ti sei mai chiesto come sarebbe stata la tua vita?” gli chiese in un sussurro.
 
Inconsciamente, lui mosse le dita sulla sua spalla e lei gli strinse la mano. Fissando il vuoto, Ryo cercò di bloccare le immagini che giungevano insidiosamente a tormentarlo.
 
 
“Mamma! Papà! Guardate, sto volando!” rise un bambino dai capelli color ebano, un sorriso sdentato che si estendeva da un orecchio all'altro mentre ondeggiava.
 
“Va bene, ma stai attento, Ryo!” consigliò la madre i cui occhi grigio notte erano pieni d'amore e un po' di preoccupazione.
 
“Non preoccuparti. Nostro figlio sta crescendo. Sarà un uomo forte e robusto” la rassicurò un uomo che somigliava al bambino, circondando la vita della moglie.
 
 
“Forza, Ryo, è ora di andare a letto ora” gli disse sua madre.
 
“No, non adesso. Non sono stanco” rispose il piccolo Ryo, stropicciandosi gli occhì.
 
“Sì, adesso, piccolo. Abbraccia la mamma, verrò a raccontarti una storia” gli ordinò suo padre con voce ferma ma calorosa.
 
“Momotaro?” chiese il bambino.
 
Suo padre annuì, scatenando un sorriso incantato da parte del figlio che si gettò tra le braccia della madre, godendosi un momento di calore e dolcezza prima di dirigersi in camera sua. Si immaginò benissimo a combattere i demoni malvagi di Momotaro, poi si addormentò come un ghiro fino al mattino successivo.
 
 
“È ora, Ryo. Sei grande adesso. Hai la tua cartella. Tornerò a prenderti a mezzogiorno. Fai il bravo e ascolta l'insegnante, ok?” chiese sua madre.
 
Ryo fissò l'edificio di fronte a sé, un po' stressato dalla folla ammassata all'ingresso, poi alzò il mento ed entrò. Era il suo primo giorno di scuola.
 
 
L'immagine si interruppe, perché lo sweeper non aveva idea di cosa potesse succedere all'interno. Raramente ne parlava con altri, anche con i bambini dell'orfanotrofio.
 
 
“È ora che sposi la tua fidanzata, Ryo. Sei nell'età giusta per creare la tua famiglia. Sei in una posizione sufficiente per soddisfare i vostri bisogni. Sono sicuro che sarete felici” disse suo padre.
 
“Hai ragione, papà. So che saremo felici” concordò il giovane.
 
Era cresciuto, aveva finito gli studi, aveva trovato un buon lavoro. Lui e lei si frequentavano da un po'. Era logico compiere il passo successivo.
 
 
“Ryo, accetti di prendere Haruka...”
 
 
Lo sweeper uscì dalle sue fantasticherie, il cuore congelato. La sua vita sarebbe stata molto più tranquilla, ma tante cose sarebbero state diverse. Non riusciva a immaginare come avrebbe potuto incontrare Hideyuki e Kaori in quelle condizioni e doveva ammettere che non poteva concepire la sua vita senza di lei.
 
“Ryo...Ryo...stai bene? Parlami, per favore. Scusa, io...non avrei dovuto farti quella domanda” sentì all'improvviso.
 
Non furono tanto le sue parole quanto l'ansia e l'emozione ad allertarlo e riportarlo alla realtà. Abbassò lo sguardo e vide i grandi occhi nocciola di lei fissi su di lui, preoccupati, le dita strette intorno alle proprie.
 
“Sto bene” sussurrò senza lasciarla, “va tutto bene”
 
“Sembravi così perso” gli disse, inquieta.
 
Ryo si costrinse a sorridere e rilassarsi. Non voleva più vedere quell'espressione sul suo viso. Alla fine tutto quell'inferno l'aveva portato a conoscerla e, se gli fosse stata data la possibilità di cambiare tutto, non l'avrebbe colta se avesse significato non incontrarla.
 
“Siamo in mezzo a una foresta a chilometri da Shinjuku senza conigliette nei paraggi. Certo che sono perso!” rise.
 
Dopo un primo movimento di sorpresa, vide la rabbia salire nei suoi occhi. Tuttavia, quando lei cercò di divincolarsi dalla sua stretta per colpirlo, lui non glielo permise e la strinse. Aveva ancora bisogno di lei anche se non voleva ammetterlo.
 
“Smettila di agitarti, potresti eccitarmi” le disse.
 
Kaori si bloccò all'istante e le sue guance assunsero una bella tonalità cremisi. Sentì la propria gola seccarsi e si costrinse a fissare il suolo per nascondere le deliziose sensazione che salivano in lei al suo calore e al suo profumo che la circondavano. Senza rendersene conto, aveva messo una mano sul suo petto per spingerlo via nel tentativo di separarsi. Il suo cuore batteva sotto il suo palmo, veloce e forte. Lo guardò e incontrò il suo sguardo caldo.
 
La frecciatina usata per calmarla non era solo una battuta. Era difficile per lui mantenere il sangue freddo avendola così vicina, sentendo il suo dolce profumo che lo raggiungeva, sapendo che tutto ciò che doveva fare era abbassare il viso per catturare le sue labbra. I suoi pensieri erano a quel punto, senza aver preso alcuna precauzione per mascherarli, quando lei lo guardò. Le lasciò la mano e le toccò il viso. Passò il pollice sullo zigomo, le accarezzò il naso e abbracciò la curva delle sue labbra. Attirato, la osservò, vedendo i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa. Lo scricchiolio di un ramo lo riportò alla realtà e le premette le labbra sulla fronte, incolpandosi per quel momento di debolezza.
 
Il bacio fu breve, poi nascose il naso tra i suoi capelli per un lungo momento. Dopo un primo istante di delusione per il bacio fallito, Kaori chiuse gli occhi e si godette il momento di intimità, di tenerezza, come pochi ne avevano avuti. Il cuore di Ryo, così veloce pochi istanti prima, si calmò gradualmente sotto il suo palmo.
 
Nonostante la vicinanza, Ryo sentì il desiderio scendere di qualche tacca. La sua presenza, che poteva portarlo a vette di passione, aveva anche un potere calmante su di lui. Le tensioni sparirono, il nervosismo indotto dal passato che sarebbe potuto esistere svanì di fronte all'evidenza di trovarsi nella realtà di cui aveva bisogno, con la persona adatta a lui. Voleva dimenticare il resto. Non poteva dimenticare il passato ma poteva lasciar perdere i rimpianti che avrebbe potuto nutrire. Emettendo un lieve sospiro, si staccò da lei e incontrò il suo sguardo leggermente ansioso. Rimasero così per un lungo momento finché lei alzò la mano e gli accarezzò la guancia.
 
“Non potevi semplicemente dirmi che non volevi più parlarne” sussurrò Kaori con un lieve sorriso.
 
Era consapevole che aveva cercato di farla arrabbiare per distogliere la sua attenzione.
 
“Perché farla semplice quando si può complicare” rispose lui con aria birichina, “io...non voglio parlare del mio passato in America Centrale, Kaori” le disse poi più seriamente. “È stato brutto, atroce e soprattutto è dietro di me” spiegò.
 
Lei lo fissò per un momento prima di annuire.
 
“Come desideri...ma, se un giorno ne sentirai il desiderio o il bisogno, io ci sarò”
 
“Lo so” rispose lui dopo un lungo sguardo.
 
Senza preavviso, le diede un altro bacio furtivo sulla fronte, facendola arrossire di nuovo. Era toccato dalla sua amicizia, dal suo altruismo.
 
“Comunque non hai risposto alla mia domanda, Ryo” gli fece notare mentre lui allentava leggermente l'abbraccio senza però lasciarla.
 
“Quale?”
 
“Perché mi hai detto di dimenticare che ero una donna?” gli ricordò.
 
“Io...non ho una risposta specifica da darti” mentì.
 
Lei lo scrutò per un momento, poi deviò lo sguardo.
 
“Sono sicura che non è vero, ma lascio perdere” concesse, “forse un giorno me lo spiegherai” sussurrò soffocando uno sbadiglio.
 
“Sei stanca?”
 
“Sono le undici” disse Kaori guardando l'orologio, “abbiamo trascorso una giornata a camminare, abbiamo partecipato a un inseguimento nella bufera di neve e sotto i proiettili e abbiamo camminato di nuovo nella neve per un'ora...sono in ottima forma” scherzò.
 
“Smettila di occuparti delle affari che spettano a me” brontolò lui, posandole una mano sulla fronte.
 
Lei lo guardò e gli rivolse uno dei suoi sorrisi che lo scioglievano.
 
“A quanto pare non hai la febbre. Spero di non farmi ingannare dal freddo” le disse.
 
“Mi sento bene. Fa male ma mi sento bene” lo rassicurò.
 
“Ricordo alcune ferite molto dolorose” confidò Ryo, facendo una smorfia.
 
“Ricordo che alcune tue ferite avrebbero potuto avere gravi conseguenze” replicò Kaori, tornando indietro nel tempo.
 
Sempre l'uno contro l'altra, si tuffarono in ulteriori ricordi.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


"Mi dispiace informarla che non potrà mai più avere un'erezione. Il suo pene è rimasto gravemente bruciato e i vasi sanguigni sono stati danneggiati" sentì dire Ryo.

Guardò il dottore di fronte a sé, ascoltando silenziosamente la notizia prima che fontane di acqua salata uscissero dai suoi occhi e un urlo straziante sgorgasse dalla sua bocca.



"Perché urli così?" esclamò Kaori, saltando di lato, finendo a due centimetri dal fuoco.

Avvertendo il calore, si allontanò e tornò da Ryo, in ginocchio davanti a lui. Lo osservò per un lungo momento, vedendolo perso e terrorizzato. Lentamente, si avvicinò e gli accarezzò la guancia.

"Terra chiama Ryo! Torni tra noi, per favore?" lo schernì dolcemente, ma un po' preoccupata.

Il suo sguardo grigio notte fisso su un punto dietro di lei tornò su di lei, che sussultò per la sua intensità.

"Ryo, come stai?" gli chiese.

Improvvisamente lui la prese per le spalle e la tirò rudemente a sé, facendole emettere un grido di sorpresa. La strinse disperatamente prima di spingerla via di nuovo.

"Ti rendi conto, Kaori, che ho quasi perso la cosa più importante della mia vita?" le chiese molto seriamente.

"Sì, lo so, Ryo. Sei quasi morto diverse volte"

"Cosa? No! Non sto parlando di questo"

"Di cosa stai parlando allora?" domandò lei senza capire.

"Avrei potuto perdere il mio mokkori!" esclamò, facendolo comparire e posare contro la coscia di Kaori, ancora incastrata tra le sue gambe.

Kaori si sentì arrossire mentre si arrabbiava. Tirò fuori un martello e lo spiaccicò.

"Pensi davvero solo a quello?!" gridò.

Si liberò rapidamente da lui e andò a sedersi dall'altra parte della grotta, di fronte a lui, le gambe rannicchiate contro di sé. Ryo osservò per un momento la sua partner visibilmente furiosa con lui e i suoi pensieri mokkoriani. Nonostante ciò notò che le sue guance avevano ancora quella nota tinta rossastra e ne fu divertito.

"A cos'altro vuoi che pensi? Alla morte? Kaori, quando sarò morto non dovrò preoccuparmi di nulla, quinti tanto vale pensare a qualcosa che può preoccuparmi" disse con aria maliziosa. Lei, scettica, alzò un sopracciglio e sostenne il suo sguardo, rifiutandosi di cedere al suo sorriso.

"Allora è questo che ti preoccupa? Che il tuo affare non funzioni più?" ribatté.

"Affare? Un po' di rispetto! Il mio affare aiuta a diffondere la felicità sulla Terra!" si vantò, riaffermando il potere del suo mokkori.

"Diffondere la felicità sulla terra...mi piacerebbe proprio vedere..." brontolò lei.

"Quando lo vedi, mi colpisci..." le ricordò con un sorriso ironico.

Kaori ricordò tutte le mattine in cui l'aveva svegliato, trovandolo in piena manifestazione mattutina. Si imbarazzava così tanto che lo schiacciava subito sotto un martello. A dover essere onesta, ciò che la faceva davvero arrabbiare erano tutti i nomi femminili che uscivano dalla sua bocca insieme alle fantasie che li accompagnavano. Se avesse oltrepassato il muro della timidezza, avrebbe potuto ammettere che le sarebbe piaciuto essere uno di quei nomi, anzi avrebbe voluto essere l'unico nome pronunciato da quelle labbra carnose che sognava di baciare.

"Non si dorme nudi quando si vive con qualcun altro"

"Ti informo che non ti ho mai obbligata a guardare il mio mokkori. Alcune volte l'hai fatto di tua volontà"

"Veramente? E quando?"

"Non ricordi, quando il mio mokkori è rimasto fulminato durante il caso Nagisa? Non ti ho mai costretta a restare, ma sei rimasta a osservare la mia virilità danneggiata. Non sembravi così turbata" scherzò.

Kaori si ricordò di quel momento. Le circostanze della sua disgrazia l'avevano così colpita che non ci aveva nemmeno pensato. Cercò di controllare l'aumento di calore per la vergogna che provava e proseguì.

"Beh comunque non sarebbe stata una grande perdita per l'umanità"

"Che cosa?! Stai scherzando, sono lo stallone di Shinjuku, signora. Sono un tesoro per l'umanità femminile, una meraviglia del mondo, un monumento, patrimonio dell'Unesco!" esclamò balzando in piedi con il mokkori eretto.

Normalmente lei gli avrebbe lanciato un martello e ce l'avrebbe fatta accorciando il manico, ma non ne ebbe bisogno.

"Ahia! Dannata caverna per nani!" ringhiò lui, strofinandosi la testa e tornando a sedersi.

"Sarebbe stata una tale tragedia se non ti fossi ripreso, se fossi rimasto impotente?"

Lui la guardò incredulo. Come poteva fargli quella domanda? Non immaginava quale tragedia sarebbe stata?

"Si vede che non sei un uomo..." squittì, "ti immagini una vita senza sesso? È...è impensabile. Se non potessi più fare mokkori, la mia vita sarebbe finita. Potrei ritirarmi, isolarmi in un angolo remoto del pianeta, scomparire. Sarei finito. Potrei andare in Marocco e farmi operare, al limite"

"Oppure potresti scoprire i piaceri dell'amore platonico" suggerì Kaori, "cambieresti, saresti più rilassato e niente ti impedirebbe di abbandonarti a un'altra forma di sessualità" aggiunse sentendosi arrossire.

"Ah sì? Di che tipo?" le chiese, curioso di sapere fino a che punto sarebbe arrivata.

"Non lo so. Sei tu l'esperto" balbettò, non controllando il pendio scivoloso che aveva preso.

"Dai, deve pur avere un'idea, no?" insistette.

Kaori lo guardò affascinata mentre cercava di combattere contro le immagini indecenti che prendevano vita davanti ai suoi occhi, facendola diventare cremisi. Nervosamente, si morse il labbro, immaginando Ryo che la baciava sensualmente, la sua mano che le scivolava tra i capelli, impedendole di allontanare il viso. Le stuzzicaca teneramente le labbra con la lingua finché lei le apriva in un sospiro di contentezza e iniziava a ballare con la sua. Sentiva l'altra mano che le accarezzava la parte bassa della schiena lentamente, sensualmente. Lo immaginava mentre la posizionava dolcemente sul pavimento, sdraiato per metà sopra di lei, dando un po' più di passione ai loro scambi. Le sue dita scivolavano tra i suoi capelli corvini mentre intrecciava la sua lingua con quella di lui con tutto il desiderio che era stato represso negli anni. Sentiva la mano del suo partner posarsi sul suo petto e accarezzare dolcemente, stuzzicando le punte che sentiva indurire con il pollice. Brevemente, si chiese quale effetto avrebbero avuto le sue labbra nello stesso punto.

Ryo non si perse nulla dello spettacolo. Osservò silenziosamente Kaori il cui sguardo si fece più sfocato, segno che stava sognando ad occhi aperti, velandosi in un modo che conosceva, avendolo visto su altre donne. Vide le sue labbra aprirsi leggermente, la lingua le leccò ripetutamente. Le sue guance arrossirono e notò il suo respiro accelerare leggermente. Sentendo crescere il desiderio, si dispiacque che le avesse addosso il cappotto, curioso di sapere se manifestava altri segni.

"Allora Kaori, qualche idea?" le domandò con voce più roca di quanto avrebbe voluto, riportandola alla realtà. Per nascondere le vere ragioni della sua intonazione, tossì e guardò fuori.

"Dannato freddo" brontolò, "allora?" le chiese, vedendola mentre lo fissava, rossa come una peonia. "Ci hai pensato parecchio...dovrai avere un'idea, no?" 

"Io...uh...no...comunque non vedo perché ne stiamo parlando dato che va tutto bene" eluse, distogliendo lo sguardo.

Ryo non la spinse oltre sapendo che per lei come per lui alcuni argomenti erano delicati.

"E poi non è l'unica volta che il mio mokkori ha sofferto, il che dimostra la sua forza"

"Il siero di Kazue...che storia" disse Kaori.

"Che inferno! Non ho mai avuto il mokkori così impazzito" ringhiò Ryo, "la prima volta in cui non ho avuto l'alzabandiera mattutino nella mia vita di adulto"

"Forse è stata anche la prima volta in cui avevi costantemente il lenzuolo sollevato" rispose seccamente. 

"Sai, nelle mie fantasie più sfrenate lo sogno, anche se non ho da lamentarmi per la mia resistenza a letto" le disse, lanciandole uno sguardo perturbante.

Quante volte aveva sognato di fare l'amore con la sua partner per giorni e notti, dicendosi che avrebbe avuto bisogno di tanto tempo per estinguere tutto il desiderio che aveva seppellito per tanti anni? Quante mattine si era svegliato da un sogno in cui era lei quella in cui si perdeva? Numerose, sempre più frequenti nel corso degli anni. Da mesi aveva l'esclusiva, soppiantando tutte le altre creature che conosceva o incontrava.

"Tu...sognavi un pendolo mokkori?", disse Kaori per liberarsi dell'effetto che lui aveva su di lei, per dimenticare il calore che nasceva nel suo ventre immaginandosi come quella che avrebbe sperimentato la sua resistenza sessuale, avendo la sensazione che lui pensasse a lei in modo audace.

"Credi che avrei potuto trovare una donna che avrebbe potuto fare lo stesso?" le domandò.

"Non credo, no" rispose lei con un sorrisetto imbarazzato.

"Anche se potrebbe essere utile per fornire piacere..." fece lui abbassando la voce.

"Ah, ehm, davvero? Se lo dici tu..." balbettò, non osando incontrare il suo sguardo.

Divertendosi della sua innocenza, lui la prese in giro ancora un po'.

"Ci sono alcuni punti che sono ricettivi allo sfregamento o al contatto. Basta sapere come fare" le spiegò.

Kaori si sentì arrossire ancora di più osservando il suo indice che girava delicatamente intorno a un punto immaginario per poi picchiettare nello stesso punto sul suo ginocchio, lasciandosi catturare dalle immagini che l'assalivano.

"Io...uh...certo" farfugliò, impedendosi di agitarsi sul posto.

"A cosa stai pensando?" le sussurrò all'orecchio.

Lei lo guardò e si perse nel suo sguardo caldo. Sentì rapidamente le sue labbra premere contro le proprie e la gravità interpretò la sua parte mentre la tirava a terra. Le sue mani scivolarono sul suo corpo mentre la lingua frugava diligentemente nella sua bocca. La sua giacca fu aperta, i bottoni dei jeans slacciati, e lei sentì le sue dita scivolare sotto l'elastico delle mutandine, trovando rapidamente uno dei punti ricettivi di cui parlava. L'indice vi roteò intorno, accarezzandolo delicatamente, premendo e inviando scosse elettriche in tutto il suo corpo inarcato. Si sentì ansimare e gemere il suo nome. Voleva di più, lo voleva dentro di sé, il suo corpo sul suo, le braccia intorno a sé proprio come le proprie intorno a lui.

"Kaori" la chiamò piano.

"Ryo" sospirò lei, catturata nel sogno.

Lui non poté trattenere il sorriso che nacque al suono della sua voce, al suo nome sussurrato lascivamente, così tanto che avvertì un formicolio lungo la spina dorsale e nella parte bassa della schiena.

"Kaori" disse un po' più forte.

La donna lo guardò sorpresa e arrossì furiosamente. Era stata solo una fantasticheria. Non era la prima volta che ne faceva, ma di solito accadeva nell'intimità della sua stanza, non davanti all'oggetto del suo desiderio. Deglutì nervosamente quando lo vide muoversi verso di lei come un gatto. Trasudava un tale magnetismo che avrebbe potuto dire di sì a tutto ciò che le avrebbe proposto. Quando sentì la sua mano sulla fronte, fredda, sussultò e guardò in basso, vergognandosi.

"Sei un po' calda" sussurrò. Nascose la sua preoccupazione. La temperatura poteva anche essere dovuta alle sue fantasticherie. Lentamente, sollevò il cappotto e il maglione e osservò la ferita che sembrava ancora regolare.

"Io...uh...apro il cappotto" disse.

"Lascia fare a me" sussurrò lui, afferrando la cerniera e abbassandola di qualche centimetro.

Fece scorrere il dito lungo l'apertura e separò i due lembi, sentendo irradiarsi il calore del suo corpo. Dovette fare uno sforzo per non aprirlo ulteriormente, infilare le braccia e prenderla per stringerla e sentire le sue curve contro di sé. Tirò via la mano e alzò il viso, sprofondando nel suo sguardo infuocato.

Febbrile, sconvolta dalla vicinanza resa inedita dall'atmosfera che li circondava, Kaori sostenne il suo sguardo e portò la mano al suo viso. La posò delicatamente sulla guancia, notando una piccola fiamma che si accendeva, poi l'alzò, scostando alcune ciocche selvagge dalla sua fronte. Sentì sotto i polpastrelli la cicatrice sulla sommità della fronte nascosta dai folti capelli. La trovò e la tracciò con il cuore stretto.

"Questa ferita, non potrò mai dimenticare l'angoscia che l'ha causata" sussurrò, "pensavo di averti perso quella notte. Pensavo che tutto sarebbe finito in quel cimitero"

Ryo la guardò e avvertì la sua ansia. Istintivamente le posò una mano sulla guancia, attirando la sua attenzione.

"Sono qui, Kaori. Non sono morto quella notte, né Umi. Tutto è finito bene" la rassicurò.

"Sarei morta, Ryo. Se tu fossi morto, mi avrebbe ucciso"

"Smettila di dire scemenze. Ti saresti ripresa. Saresti tornata a una vita normale. Avresti potuto fare un sacco di cose" obiettò.

Lei lo osservò attentamente, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli fino alla nuca. Sentiva il suo respiro leggero e costante. Sentiva l'odore di nicotina, il leggero sentore di polvere da sparo e quello della sua colonia.

"No, Ryo. La morte di Hideyuki è stata dura. Lo è ancora a volte, ma ci sei tu. Se tu fossi morto quel giorno..." iniziò, fermandosi per scacciare il groppo in gola, "se tu fossi morto quella notte, non sarei tornata a casa. Sarei rimasta al tuo fianco"

"Sarebbe stato sconsiderato da parte tua rimanere fuori tutta la notte" sussurrò, rifiutandosi di capire cosa gli stava dicendo.

"Non c'è incoscienza nella morte" soffiò, con le lacrime agli occhi. "Se fossi morto in quel duello, mi sarei unita a te nel sonno eterno per ritrovarti in un'altra vita"

"Kaori, no" mormorò, stordito.

"Io ti amo, Ryo. Non potrei più vivere senza di te" gli confessò.

Lui la guardò a lungo, toccato dalle sue parole, incapace di ricambiarle con tutte le conseguenze che avrebbero comportato. Improvvisamente l'attirò tra le braccia, stringendola forte.

"Pazza...sarebbe completamente stupido fare una cosa così folle per uno come me" la rimproverò.

Inizialmente sorpresa, Kaori cinse le braccia dietro la sua schiena, serrando le palpebre per evitare le lacrime che erano salite quando lui non aveva risposto al suo messaggio. Sapeva che non era indifferenza. Sentiva il suo cuore battee all'impazzata, il leggero tremito della sua voce, probabilmente impercettibile per molti ma non per lei. Non era indifferente. Sperava solo che un giorno lui sarebbe stato in grado di rispondere.

"Perché, Ryo? Perché non meriti di essere amato?" gli domandò, senza lasciarlo.

"Sono un assassino, Kaori. Sono incapace di essere fedele, serio. Ti svalorizzo, ti ferisco costantemente...tu meriti di meglio"

"Ryo, in un certo senso è da sette anni che mi sei fedele. So che sei stato con altre, che non siamo legati, ma torni sempre. Sai essere serio, la tua vita lo è così tanto che è normale che cerchi di allontanartene. Non sei tenero con me, ma il mondo non è tenero con noi. Se mi circondassi di gentilezza, come sopravvivrei?" fece con una piccola risata a lenire la sofferenza.

"Sono un assassino, Kaori. Non cambierai nulla" disse cupamente.

"Sì, sei un assassino, lo so, l'ho accettato...ma non sei solo questo, Ryo"

Kaori si staccò da lui e gli prese il viso tra le mani, fissandolo con dolcezza e fiducia. Lui cercò di allontanarsi, a disagio, ma lei lo trattenne.

"No...non sei solo un assassino, Ryo. Hai salvato vite, innumerevoli vite. L'uomo che conosco ha un cuore e una coscienza. Fai del bene, Ryo. Sei uno sweeper, ma agisci per il bene della maggior parte delle persone, per garantire pace e sicurezza. Non sei un freddo assassino. Anche tu hai diritto alla redenzione" gli disse, mentre una lacrima le rigava la guancia.

"Perché piangi?" le chiese, sorpreso.

"Perché mi fa male vederti rinchiuso in questo passato doloroso, in questa specie di prigione, quando invece ti sei evoluto" mormorò.

"Fermati, per favore...non piangere. Non voglio vederti piangere per me, Kaori" la implorò con la gola annodata.

"Perché non posso piangere per te, Ryo? Perché?"

Lui la guardò per un momento, perso, non sapendo cosa dirle. Le posò una mano sulla guancia e gliela accarezzò con il pollice.

"Perché ho bisogno del tuo sorriso"

Kaori lo guardò senza capire, cercando nei suoi occhi il significato delle sue parole.

"Ho bisogno di te così come sei, Kaori. Ho bisogno del tuo sorriso, della tua gioia di vivere, della tua continua speranza" le spiegò, "non farmi pensare che, se muoio, mi seguirai. Dimmi che vivrai" la supplicò. "Per favore, dimmi che vivrai"

Nonostante il dolore ad immaginare la vita senza di lui, Kaori sentì tutta la sua disperazione e non poté ignorarla. Il suo cuore si serrò e raccolse tutto il coraggio che aveva prima di guardarlo negli occhi.

"D'accordo. Non mi lascerò morire" gli promise, "te lo prometto, Ryo. Vivrò" gli assicurò, notando il suo sollievo, "ma promettimi di rimanere con me il più a lungo possibile"

"Va bene. Farò il massimo perché tu possa continuare a picchiarmi" scherzò.

Malgrado l'accenno di umorismo, lei capì che la sua promessa era seria e annuì, sollevata.

"Grazie. Sei l'unico insieme a Mick ad avere la testa così dura" rispose sullo stesso tono.

"Lo so. Ti dispiacerebbe tornare vicino al fuoco? Fa freddo" le disse preoccupato.

Lei annuì e lo seguì più vicino al fuoco, accanto a lui. Senza fare domande, lui fece scivolare le dita lungo il suo braccio e le intrecciò con le sue. Di colpo si mise a ridere.

"Cos'avresti fatto se fossi andato via con una delle donne che hanno incrociato il nostro cammino?"

Quando guardò in basso e incontrò la sua espressione sofferente, smise di ridere e strinse un po' più forte le sue dita. 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


"Mi dispiace. Era fuori luogo" si scusò.

"Vuoi sapere come l'avrei presa?" gli chiese Kaori, staccando la mano dalla sua.

"No, io...volevo alleggerire l'atmosfera, ma..." balbettò, a disagio per il freddo che sentiva provenire dalla persona accanto a lui. 

"Chiediti perché ti impedisco le visite notturne, chiediti perché non ti lascio rimorchiare per strada, chiediti perché ti schiaccio sotto un martello quando mi tratti come se fossi un uomo" lo interruppe bruscamente, "vuoi dettagli, da chi iniziamo?" fece seccamente.

Ryo la guardò, non sapendo cosa dire. Lei aveva assunto un'aria chiusa e dura così diversa dalla solita.

"La principessa Alma, magari? Si era innamorata di te, no? Sapevi che bastava una tua parola perché ti portasse con lei nel suo paese. Avrebbe sicuramente trovato un modo per darti un'identità, per sposarti e mettere su famiglia. Sareste stati una bella coppia" sbottò infastidita.

"Kaori..." cercò di intervenire.

"No, non dirmi che non contava. So che ha contato. So che ti ha segnato. Eri diverso con lei. Ho visto il tuo sguardo all'aeroporto. Lei ti ha fatto sognare" finì in un sussurro, la gola annodata.

Kaori si raggomitolò, avvolgendo le braccia intorno alle gambe per contenere il dolore del ricordo.

"Quando hai passato la giornata con lei, mi sono chiesta cosa facevate. Mi sono chiesta se eravate fuggiti dal paese per scappare ai suoi obblighi, se eravate in un hotel, se la stavi baciando..." sospirò Kaori, passandosi una mano sugli occhi per asciugare le lacrime.

"Lei mi ha baciato" confessò Ryo.

"Ti penti di non averla seguita?"

"Kaori..." fece, non sapendo come gestire la situazione.

"Non vuoi rispondere ma risponderò io. Se fossi andato con lei mi avrebbe fatto male, orribilmente, perché la mia gelosia è uguale solo all'amore che provo per te da quando avevo 16 anni. Sì, sono gelosa e mi hai preso più volte in giro per questo. Ma se fossi andato con lei, non ti avrei pregato di restare ad amarmi" 

Appoggiò la testa sulle ginocchia per nascondere l'angoscia e il dolore. Avrebbe tanto voluto essere a casa per chiudersi nella sua stanza come faceva quando non voleva essere vista, quando non voleva imporgli le sue emozioni.

"È per quello che ti ho sempre detto?" chiese all'improvviso Ryo che aveva difficoltà a digerire tutto quello che stava sentendo.

"Cosa?" disse lei senza alzare il capo.

"È perché ti dicevo che non avevi nulla di desiderabile, per i miei rimproveri che mi avresti lasciato andare?" chiarì, il cuore pesante.

Lei si sollevò e lo guardò con gli occhi lucidi, poi scosse la testa.

"Non mi arrendo, Ryo. Non sono una che si arrende, ma non mi aggrappo nemmeno. Se ti avesse reso felice, se fosse stato ciò che volevi, ti avrei lasciato andare"

"Ma perché? Non capisco" insistette.

"Perché ti amo, perché voglio la tua felicità anche se non è con me" gli spiegò.

"Devi smetterla, Kaori. Mi dici che moriresti per me, che mi lasceresti andare, perché mi ami. Io...non puoi farlo. Non puoi sacrificarti per amore per me. Che modo è di amare?" esclamò, sopraffatto dal suo assolutismo.

Sentendosi oppresso, si alzò e si recò all'ingresso della grotta per cercare l'aria che sembrava mancargli.

"Yuki Grace..." disse Kaori.

"Sei ossessionata dalle principesse?" disse lui, innervosito.

"Saresti potuto partire con lei? C'era qualcosa nel tuo sguardo quando l'hai seguita dopo essere scappata per aver scoperto la verità. Così serio, così determinato..." gli disse.

"Non mi ha lasciato insensibile, è questo che vuoi sentire?" fece lui, "ma come Alma, lei non fa parte del mio mondo"

"Se avessero fatto parte del tuo mondo le cose sarebbero andate diversamente?" gli domandò, ferita.

"Smettila..."

Si voltò verso di lei e la guardò, pensieroso. Stava soffrendo, lo vedeva nei suoi occhi e poteva capirla. Dopo tutto quello che gli aveva confessato, si era certamente aspettata di meglio da lui. Abbassando la testa per non urtare, le si avvicinò e le tese la mano. Kaori lo guardò per un momento, poi la prese e si lasciò sollevare. Fu sorpresa quando si ritrovò stretta in un abbraccio contro il suo petto. Istintivamente chiuse gli occhi e approfittò del calore che le arrivava.

"Non voglio essere un principe, anche se significherebbe non lavorare più e poter avere tutto ciò che si può comprare. Non voglio che tu muoia o mi lasci andare per essere felice, perché non sarei felice lontano da te"

Sentì il cuore della sua partner battere più forte e la tensione invadere il suo corpo.

"Ricordi cos'ho detto al generale Kreutz...farò qualsiasi cosa per la persona che amo" le rammentò, passandole una mano tra i capelli e costringendola ad alzare lo sguardo verso di lui, "spero che tu sappia almeno che stavo parlando di te" aggiunse, vedendola deglutire.

"So cos'hai detto quel giorno, ma dopo non c'è stato niente. Per giorni sei stato fuori casa. Poi hai smesso e sei stato più gentile, ma nient'altro. Sono arrivata a pensare che avessi parlato di nuovo sotto l'influenza dell'emozione o dell'adrenalina, che non credessi a una sola parola" sussurrò con le lacrime che scendevano e rotolavano lungo le guance pallide.

"Credevo a ogni parola, Kaori. Ci penso da molto tempo ma non riesco a concretizzarle" 

Esitante, lui le toccò il viso, accarezzandole teneramente la guancia. La vide chiudere gli occhi, le guance leggermente arrossate, il cuore che batteva veloce. Abbassò il viso e premette le labbra sulle sue, sentendole tremare. Le toccò appena prima di tornare a guardarla. Si sentì liberato quando incontrò il suo sguardo sorpreso, ma splendente di una dolce fiamma.

"Non parlarmi più di morte o di sacrificio inutile, capito?" mormorò.

"Lo prometto" concesse lei a bassa voce.

Lui annuì soddisfatto e si abbassò di nuovo per prendere la sua bocca in un bacio più profondo, concedendosi il tempo di scoprire la consistenza delle sue labbra, la loro morbidezza. Allontanandosi momentaneamente, sentì il piccolo gemito che lei emise e inclinò la testa dall'altro lato, tracciandone il contorno con la punta della lingua. La sentì fremere e chiuse la distanza tra le loro labbra. Non voleva più lasciarle, voleva ancora più baci, tranquilli, teneri, appassionati, selvaggi...voleva di più. 
Tuttavia quando sentì l'umidità sotto i pollici mentre le accarezzava le guance, si allontanò e osservò il bel viso in lacrime della sua partner.

"Kaori, non stai bene?" si preoccupò.

Lei lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso lacrimoso ed emozionato.

"Sì, sto bene...va tutto bene..." lo rassicurò, annidando la testa nel suo collo.

"Non riesci a crederci?" scherzò, avendo a sua volta difficoltà a rendersi conto di cos'era appena successo.

"No, in effetti. Penso che ora mi chiamerai e mi tirerai fuori da un altro sogno ad occhi aperti"

Non sarebbe stato il primo della serata, dopotutto. Ryo sorrise e le passò una mano tra i capelli, alzandole il viso. Si tuffò di nuovo sulle sue labbra, colpendole teneramente, stuzzicandone il perimetro. Quando finalmente lei le aprì, fece scivolare lentamente la lingua, ritirandosi costantemente prima di ripresentarsi, dandole la libertà di porre fine alla sua intrusione quando desiderava. Dopo diversi minuti, si staccò da lei senza fiato, lasciandola di nuovo contro il proprio petto, il seno di lei si sollevava rapidamente, solleticandolo vergognosamente.

"Ti sembrava irreale?" le sussurrò all'orecchio senza derisione.

"No" soffiò Kaori. Lo guardò con un sorriso luminoso. Sembrava felice e gli scaldò il cuore. Era così emozionata che la sentì tremare.

"Siediti..." le disse, conducendola dov'erano accomodati poco prima.

Scivolò a terra e la tirò a sé, costringendola a posizionarsi tra le sue gambe.

"Ryo?" chiese, sorpresa.

"Fa freddo"

"C'è il fuoco" obiettò con un leggero sorriso.

"Mi serve una coperta" rispose divertito.

"Va bene" accordò con uguale tono.

Si appoggiò a lui e lasciò la testa contro la sua spalla. Rimasero in silenzio a lungo. Ryo aveva messo un braccio intorno alla vita di Kaori, sul lato dove non era ferita, mentre l'altro sopra il petto.

"Mi immagini nei panni di principe?" le chiese all'improvviso. La sentì tendersi e la baciò tra i capelli.

"Ora che abbiamo chiarito le cose possiamo riderci su, no?" le fece notare con voce tenera.

"Vuol dire che diventeremo qualcosa?" domandò lei, ansiosa.

"Ci proveremo. Non so come andrà a finire, ma ci proveremo" 

"Per me va bene" affermò, "non ti immagino affatto come principe, Ryo Saeba. Non riesci a immaginarti mentre ti inchini, lasci perdere le tue buffonate o segui un protocollo. Se corressi dietro a una donna che non è tua moglie, saresti sui giornali. Dovresti stare attento a come parli, non potresti usare la tua pistola, frequentare i tuoi bar o provarci con le conigliette" aggiunse.

"Non mi dispiacerebbe" ridacchiò lui.

Lei lo guardò e si sorrisero.

"Avrei anche potuto essere un capo clan" osservò.

"Avresti potuto sposare Sayaka Ryujin" ricordò Kaori.

"O la vedova Serizawa, molto più dolce" aggiunse Ryo.

"Ti ha colpito, vero?"

"Sì. Era così giovane che vederla impantanata nel lutto mi sembrava assurdo. Ho conosciuto un'altra ragazza che aveva subito un lutto e viveva la sua vita, combattendo coraggiosamente per continuare a sorridere" disse con voce piena di orgoglio, "vederla rinchiudersi, coccolata in quella situazione, mi disgustava" fece, arrabbiato, "ma mi ha dato l'opportunità di vederti mentre facevi il bagno" le sussurrò all'orecchio.

Vide le guance della sua partner arrossire di più.

"Io...uh...forse condivideremo un bagno prima o poi..." disse, nascondendosi nel suo braccio.

Ryo rimase sbalordito e senza parole prima di sorridere. Notando un lembo di pelle nudo sulla sua nuca, ci soffiò sopra, sentendola tremare.

"Vuoi fare un bagno insieme?" le chiese con voce languida.

"Io...sì, mi piacerebbe" ammise.

"Anche a me. Ho voglia di molte cose con te" le disse accarezzandole i capelli sulla nuca prima di piantarle un bacio che la riscaldò completamente.

Fu felice di sentirla rabbrividire, di sentire il suo respiro frenarsi per un attimo e, nonostante la voglia di andare oltre, si trattenne: quello non era il posto ideale. Stettero in silenzio a lungo, godendosi la reciproca presenza.

"Ehi, dormi?" la chiamò, scuotendola leggermente nel vedere le sue palpebre abbassarsi.

"Riposo gli occhi..." mentì, costringendoli a riaprirli.

"Sono solo le...due del mattino" disse, guardando il suo orologio, "non ci sei abituata, Kaori. Potrebbe cambiare" disse facendola arrossire. "Sai, avrei potuto perderti anch'io" disse all'improvviso.

"Mai" sussurrò lei.

"Non ti parlerò di Keichi/Keiko, ma il padre di Mayuko aveva attirato la tua attenzione, no?"

Kaori fissò il fuoco che cominciava a indebolirsi. Ricordava quell'uomo affascinante che si era preso cura di lei quando Ryo sembrava fregarsene.

"Era gentile, premuroso, presente...mi piaceva la sensazione di essere al centro dell'attenzione per qualche giorno"

"Cosa che non succedeva con me"

"Tu aiutavi Mayuko nel suo progetto" gli ricordò, "davvero volevi vedermi sposata con lui?" chiese, temendo la sua risposta.

Ryo affondò il naso tra i suoi capelli, riflettendo per qualche secondo.

"Non mi lasciava indifferente, ma per te era un'opportunità di trovare la felicità, di iniziare una famiglia, di avere una vita normale" confessò.

"Mi avresti lasciato andare per la mia felicità? Mi ricorda qualcuno" scherzò dolcemente, posando una mano su quella che lui aveva sul suo ventre.

"C'è da credere che entrambi siamo un po' masochisti" rispose.

Sentì Kaori reprimere un brivido.

"Hai freddo?"

"Un po' e mi fa male. Parlare mi aiuta a non pensarci"

"Parliamo di Mick allora?" fece lui con una punta di gelosia.

"Mick?"

"Rimpiangi di non aver ceduto alle sue avances?" le chiese.

Kaori rimase in silenzio per un momento, cercando di capire come spiegargli le cose senza lasciare il minimo dubbio.

"Voglio bene a Mick, Ryo. Gli voglio tantissimo bene e tengo a lui. Se scomparisse dalla mia vita, mi farebbe male. Ha un posto nel mio cuore" gli confessò, tenendogli le mani, "in altre circostanze, io e lui saremmo potuti stare insieme. Tuttavia c'è una condizione sine qua non" 

"Quale?" 

"Tu non dovresti esistere. Finché ci sarai tu, non ci sarà spazio per nessun altro" 

Vide il sollievo sul suo viso e allungò una mano per accarezzargli la guancia, poi lo tirò a sé e lo baciò.

"Mick...Mick non è come te, Ryo. È aperto, non esita a dire quello che pensa e sente. Sa giocare ed è un fine psicologo. Sapeva quali corde tirare e non mi ha lasciato impassibile, è vero" spiegò. 

"Non ci ha messo molto per capire cosa provavo per te. Forse se l'avessi ascoltato ti avrei aperto il mio cuore prima" ammise Ryo. 

"Tu sei il solo, Ryo. Non mi interessa se non sai fare grandi discorsi, se non sei un folle romantico. Voglio solo che finalmente possiamo amarci, vivere una vita insieme. Non chiedo di più" 

"Ci proveremo. Dimmi, farai ancora esplodere edifici se un uomo ti corteggerà e minaccerà di uccidermi?"

"Spero che nessun uomo avrà più occasione di corteggiarmi"

"Non permetterò a un altro di avvicinarsi a te senza fargli capire che sei la mia partner" rispose lui, guadagnandosi un sorriso grato. 

"Ma se devo salvarti da un altro Mick, potrei comunque giocare con gli esplosivi"

Lui rise, tanto divertito quanto emozionato.

"Avrei fatto meglio a perseverare e a seguire i consigli del ragazzino..." rifletté Ryo ad alta voce.

"Cosa? Quale ragazzino?" chiese Kaori.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


"Takuya" rispose Ryo. Ripensò con affetto al giovane giunto dalla Repubblica di Emaria.

"Era un bravo bambino"

"Sì, un bravo bambino con una mira migliore della tua" la prese in giro.

"Ehi! Ero stata io a mettere fuori combattimento quei tizi quando siamo usciti dal cabaret!" protestò.

"O era il tuo pollice verde, o hai spaventato i fiori" rise.

"Idiota!"

"Scema!"

"Se penso che hai portato un bambino in uno dei tuoi club..." brontolò, "aveva preso tutte le tue cattive abitudini"

Ryo rise di fronte al broncio della partner.

"A parte seguirmi nei cabaret e ronfare, cos'altro avrebbe potuto fare?" le chiese divertito.

"Mi ha messo le mani sul sedere e sul seno!" gli disse, ricordando l'imbarazzo che aveva provato.

"Fortunato...io non vedo l'ora di testare la merce..." le sussurrò all'orecchio con voce dolce.

"No, ma..." ribatté Kaori, furiosa, girando la testa.

Non ebbe l'opportunità di proseguire, le parole morirono sulle labbra di Ryo che le assestò un languido bacio. Facendo scivolare le mani lungo il suo corpo, la fece girare e la strinse, approfondendo il loro scambio. Kaori gli posò una mano sul collo, portando le dita ad accarezzargli i capelli. Si baciarono a lungo, dondolando sul suolo della grotta, sdraiandosi l'uno sopra l'altra, sentendo il calore del fuoco non lontano e soprattutto quello che cresceva in loro.

"Adoro baciarti" sussurrò Ryo, lasciandole baci sulla guancia e lungo il collo.

"Spero che duri perché piace anche a me" sospirò Kaori, chiudendo gli occhi alle dolci sensazioni che lui le risvegliava.

Sentendolo scendere ulteriormente, lei si sollevò leggermente e lo riportò a sé riprendendogli le labbra, lasciandosi andare con la lingua che affondava nella sua bocca. Lo sentì a malapena aprirle il cappotto e non se ne lamentò. Non aveva freddo. Si sentiva bene. Sussultò per un momento a causa della mano che scivolava sotto la giacca e le accarezzava delicatamente il fianco e lo stomaco. Senza fiato, lui si staccò da lei e la guardò negli occhi.

"Se solo non avessi cambiato i vestiti, quel giorno..." sussurrò.

"Di che parli?" fece lei a voce bassa.

"Del giorno in cui ho baciato Atsuko. Le hai prestato i tuoi vestiti e io ho creduto..." cominciò.

Vedendo i suoi occhi spalancarsi, preferì fermarsi per non rompere l'attimo. Kaori lo guardò, non osando credere a quello che sentiva.

"Tu...non mi stai dicendo che..." balbettò, con occhi speranzosi.

"Stavo cercando te" ammise, rassicurato dalla sua reazione, "Era te che volevo baciare perché non sapevo come dirti quello che dovevo dirti"

Lei lo osservò e ricordò che quel giorno Takuya le aveva annunciato che Ryo si sarebbe dichiarato. Su una piccola nuvola, era andata a cambiarsi per apparire più femminile e Atsuko era arrivata in quel momento per prendere in prestiti i suoi vestiti. Lei non ci aveva fatto molto caso, dicendole di prendere quello che voleva. Nervosa, aveva incontrato Ryo che aveva cercato di parlarle, finendo con una domanda stupida che l'aveva fatta arrabbiare. Aveva notato che anche lui pareva teso, ma l'aveva attribuito alla presenza di Atsuko. Che idiota!

"E io come al solito non ho voluto ascoltare niente e me ne sono andata come una furia quando ti ho visto con lei" disse accarezzandogli la guancia, "perché poi non ci hai riprovato?" gli chiese senza rimprovero.

"Il momento era passato, e anche il coraggio" ammise.

"Le cose sarebbero state diverse da tempo" sospirò lei.

"Sei arrabbiata con me?"

Kaori lo guardò e notò la sua incertezza e senso di colpa.

"No. Avrei potuto fare il primo passo tanto quanto te. Entrambi abbiamo commesso degli errori, rifugiandosi dietro le nostre paure. Ora potremo avanzare, ovviamente se vuoi. Io ne ho molta voglia" le disse con un debole bagliore nello sguardo.

"Anche io ma non so come fare"

"Hai iniziato bene. Che ne dici se continuiamo a scaldarci?" gli offrì con un sorrisetto.

"Sono alla tua mercé" sussurrò, chinandosi di nuovo su di lei.

Catturò le sue labbra e passò le mani sotto il maglione, accarezzando la pelle calda e vellutata del ventre, vagando lungo la cintura dei jeans, giù per la schiena, rimontando fino all'orlo del reggiseno ma astenendosi dall'andare oltre per il momento. A casa, si disse, non prima...cercando di riprendersi, posò la mano a terra e si scostò da lei, ma essendo il terreno bagnato, scivolò e le cadde addosso, strappandole un grido di dolore.

"Merda!" ringhiò.

Senza aspettare, le sollevò il maglione e vide che la ferita aveva ricominciato a sanguinare. Si rimproverò per la propria goffaggine e ci appoggiò le mani per comprimerla. Nonostante il dolore, Kaori non urlò. Strinse i denti e tenne lo sguardo fisso su di lui, traendone forza per resistere.

"Mi dispiace" sussurrò lui.

"Va tutto bene, Ryo" balbettò.

Dopo pochi minuti l'emorragia, fortunatamente debole, si fermò. Esitante, lui tolse le mani, preparandosi a riprendere se fosse ripartita. Rimase vigile per un momento, poi sospirò.

"Si è fermata. Prendo un po' di neve per pulire il sangue" la informò.

"Non mi muovo" rispose lei con un sorriso esausto ma ironico. Ryo tornò un attimo dopo e spalmò la neve sulla sua pelle, provocandole un lungo brivido.

"Che fredda" fece una smorfia.

"Perché abbiamo alzato la temperatura e forse siamo un po' troppo vicini al fuoco" scherzò lui.

Guardò la ferita e il suo perimetro. I bordi delle estremità erano rossi per circa un centimetro e la piaga era leggermente gonfia. Posò le dita sulla sua pelle calda, un po' più del resto del corpo.

"Ryo?" si preoccupò Kaori.

"Guardo i tuoi addominali. Ne sono quasi geloso, sai" scherzò per non inquietarla maggiormente. Osservò il suo viso, le sue pupille erano un po' dilatate, le guance rosse, ma come poter distinguere l'effetto della febbre dalla semplice reazione al calore del fuoco. Delicatamente unì i lembi del cappotto e lo chiuse.

"Non vuoi più..." gli chiese, con aria lievemente delusa.

"Sì, certo che sì. So che ti voglio e che se continuiamo potrei non riuscire a fermarmi e mi rifiuto di fare l'amore con te qui, soprattutto perché sei ferita"

Non poteva dire se stesse rossendo, ma la fiamma nei suoi occhi si accentuò e il sorriso un po' timido le illuminò il volto.

"Vieni" le disse, aiutandola ad alzarsi.

Si sedette contro il muro a una distanza ragionevole dal fuoco e la riportò tra le sue gambe, abbracciandola cautamente.

"Cerca di riposarti un po'" le consigliò.

"Pensavo fosse meglio non dormire" rispose lei, sorpresa.

"Devi sempre fare di testa tua?"

"Devo impormi con te" 

"Per una volta interpreta il ruolo della donzella debole, per favore" le sussurrò.

"Dimentichi una cosa, Ryo. Non sono una donzella. Sono la tua partner e, se non fosse stato per il mio assurdo carattere, non sarei qui da tempo, fin da Silver Fox" 

Lui la osservò. Lei aveva appoggiato la testa contro la sua spalla e aveva gli occhi chiusi. Le sue guance erano ancora arrossate, con discrezione lui passò le dita sulla sua fronte, rimettendo a posto qualche ciocca. Aveva la febbre. Lanciò un'occhiata fuori e guardò male le raffiche di neve.

"Mi avresti lasciata tornare?" chiese, reprimendo un brivido.

"No, non ne avevo intenzione. Volevo rimandarti a una vita normale perché mi influenzavi troppo, influenzavi le mie decisioni...avevo poca lucidità in alcune mie scelte perché avevo paura per te" le confidò.

"Per fortuna ho resistito, allora" sospirò lei, sprofondando nel suo abbraccio.

"Kaori?" si preoccupò.

"Sono stanca e ho freddo" sussurrò.

"Dormi un po'" le disse, stringendola, "e resisti come hai sempre fatto" le soffiò.

Ripensò all'epoca in cui lei se n'era andata dopo l'episodio nella discoteca. Le aveva fatto pensare che non la voleva più come partner, che era inutile, che era più un peso che un aiuto...lei era scappata mentre lui rispondeva alla sfida di Silver Fox. Era stato sollevato di sapere che era al sicuro dal Professore. Aveva voluto farla andare via di sua spontanea volontà, denigrandola mentre sapeva che stava ascoltando. Non si era aspettato di vederla andare a caccia della volpe.

La osservò dormire. Era la seconda volta che si trovavano così vicini a dormrie, ma questa volta non voleva lasciarla andare. Aveva intenzione di farla diventare un'abitudine, e per questo doveva assicurarsi di riportarla a Tokyo il prima possibile.

"Resisti, Kaori" le ripeté.

Chiuse gli occhi e tornò a quell'epoca. Quando era rientrato a casa quella sera, ritrovandosi da solo, si era reso conto del posto che lei aveva preso nella sua vita. Non aveva nemmeno affogato il suo turbamento nell'alcool. Era salito sul tetto, fumando diverse sigarette fino all'alba. Dopo una doccia e in una colazione composta soltanto di un caffè, era andato dal Professore. In quel momento, nonostante i sentimenti spiaevoli che erano sorti e che non aveva voluto nominare, avrebbe comunque avuto la forza di farla andare via pur sapendo di essersi affezionato a lei molto più che a chiunque altro.

Come sarebbe stata la sua vita dopo la sua partenza? Smorta, cupa, triste...niente colazioni, niente risvegli energici, niente sorrisi calorosi, niente complicità amichevole...amorosa, si corresse. Perché in realtà si giravano intorno da anni senza osare avanzare, come due calamite che si respingevano. Bastava cambiare la polarità di una ed ecco che si attiravano. L'attrazione c'era sempre stata, bisognava solo rimuovere la negazione, la paura.

"Perché te ne sei andato? Perché non...non capisco..." sentì sussurrare Kaori, mentre si agitava. Posò una mano sulla sua fronte, la sentì calda, scostò alcune ciocche. Il gesto la tranquillizzò. Si chiese cosa stesse sognando. Con delicatezza le prese la mano e la sollevò per vedere l'ora: quasi le 5 del mattino. Poteva lasciarla dormire ancora un po'. Fuori era ancora buio, un velo bianco sembrava ricoprire l'ingresso della grotta. Non appena il cielo si fosse schiarito, sarebbero tornati in strada.

La osservò dormire a lungo, vedendola agitarsi sempre di più. Sentendola accaldata, le tolse la giacca e gliela riappoggiò sopra come una coperta. Il calore non sarebbe così rimasto confinato tra il cappotto e il suo corpo. Avrebbe dovuto aiutarla, almeno lo sperava. Delicatamente infilò una mano sotto il maglione e tastò la ferita, sentendola gemere. Il bordo era un po' più gonfio e cominciava a trasudare.

"Non hai il diritto di lasciarmi adesso, Kaori. Non ho chiarito le cose per vederti scappare dalla mia vita per sempre" ringhiò.

"Ryo...ballare...voglio ballare di nuovo" sussurrò lei.

Kaori si rivide durante quella bella serata in cui Ryo era stato il suo cavalier servente. Ballavano su musiche frenetiche, faccia a faccia o l'uno accanto all'altra. Si divertivano come matti, spensierati, senza chiedersi cosa sarebbe successo il mattino dopo. La musica cambiava e un'ondata di lenti riempiva l'aria. Senza avere il tempo di reagire, lei si ritrovava tra le sue braccia, contro il suo petto, sentendo il suo cuore battere e annusando il suo odore di tabacco, polvere da sparo e colonia.

"Balleremo di nuovo, Kaori. Te lo prometto"

"Le tue braccia...ho freddo" fece lei, tremando.

Lui la strinse e la cullò dolcemente. Percependo il movimento della tua testa, la guardò e incontrò gli occhi semiaperti.

"Hai un'infezione in corso, Kaori. Resisti. Avrai tutto ciò che desideri dopo. Andremo a ballare, mangeremo un gelato, giocheremo ai videogiochi, passeggeremo nel parco. Andremo al porto..." le promise, facendo di tutto per tenerla lucida.

"Perché Ryo..." balbettò.

"Perché cosa, Kaori?"

"Perché non mi hai baciato quella sera?" 

Lui la guardò senza capire. Di che stava parlando? Ripassò nella mente tutta la loro partnership. Aveva parlato di ballare, ora di baci...quando era successo? Di colpo capì e sorrise.

"Cenerentola era carina ma il mio ruolo di principe azzurro terminava a mezzanotte come il suo. Non volevo baciare Cenerentola. Era solo una facciata. Mi piaceva, ma mi piace ancora di più la persona che c'era dietro" le sussurrò.

"Volevo che mi baciassi, ma non volevo che lo facessi con lei, perché..."

Non fece in tempo a finire la frase che la testa cadde sul suo petto e gli occhi si chiusero.

"Kaori...Kaori!" si preoccupò, alzandole il viso e picchiettandolo.

"Lasciami dormire...sono stanca"

"Pensavo che fossi svenuta"

"No, voglio dormire. Non ti disturbo al mattino, io..." lo rimproverò, mezza addormentata.

"Mi svegli tutte le mattine" rispose divertito, "sappi che potrebbe mancarmi...o dovrai trovare qualcos'altro per farlo" 

"Oppure tu troverai qualche altro interesse per svegliarti prima" disse lei, costringendosi ad alzare le palpebre, con uno scintillio divertito negli occhi.

"Non ho alcun dubbio a riguardo"

Le posò un bacio sulla fronte, cercando di non pensare a quanto fosse calda e di quanto tremasse. Doveva rimanere freddo e razionale, per quanto possibile. Non poteva mettere a tacere la piccola parte di sé che aveva deciso di diventare suo, poteva solo ridurla il più possibile.

"Ho molte idee per il risveglio mattutino. Tu dovrai trovare tempo per i tuoi nuovi interessi. E dovrai riposare prima...molto..." le sussurrò posandole un bacio sul collo per poi avvicinarsi con la punta della lingua all'orecchio, mordicchiando dolcemente il lobo.

"Basta, mi fai venire caldo" ansimò lei, togliendosi la giacca.

"No, tienila. Riposa un po' Kaori. Quando si farà giorno, torneremo al parcheggio. Dovrai camminare. Poi fileremo a Tokyo a farti curare dal Professore" la informò.

"È un buon piano...posso riposare...per dopo..." balbettò.

"Riposa adesso" le disse accarezzandole i capelli, "veglio su di te. Non ti lascerò andare. Sei rimasta con me invece di partire con tua sorella. Di certo non ti lascerò partire per la destinazione finale" l'assicurò. 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Finalmente...finalmente il cielo iniziò a schiarirsi, con suo grande sollievo. Ryo osservò l'oscurità svanire lentamente e non aspettò che la luce del giorno fosse del tutto levata per decidere che era ora di tornare al parcheggio. La bufera stava perdendo forza, quindi svegliò Kaori, scostandole le ciocche bagnate dalla fronte.

"Svegliati, Kaori. Dai, è ora" la chiamò.

Vide i suoi occhi sbattere e aprirsi con difficoltà.

"Andiamo, Kaori. Devi resistere ancora un po'" la incoraggiò.

"Va bene. Ho sete, Ryo" sussurrò, sentendosi la bocca pastosa.

"Mangerai un po' di neve, ti aiuterà" le disse facendola alzare e aiutandola a rimettersi la giacca.

Appoggiata al muro, lei lasciò che lui la sistemasse e la chiudesse, concentrandosi sul rimanere sveglia.

"Ho troppo caldo" disse mettendo la mano sulla cerniera.

"No, non preoccuparti. Tra poco andrà meglio" le rispose.

Avvolgendole un braccio intorno alla vita dal leto dove era illesa, la condusse all'ingresso, facendola sedere.

"Serviti. Userò la neve anche per spegnere il fuoco" la informò.

Kaori osservò il fuoco, la cui intensità era diminuita, poi afferrò una manciata di neve e se la mise in bocca. Sussultò, ma i fiocchi si sciolsero rapidamente e sentì con piacere l'acqua fresca scorrerle giù per la gola. Ne prese una seconda manciata e la ingoiò, sentendosi un po' meglio. L'aria fredda che le frustava il viso era gradevole e si sentiva un po' più lucida.

"Nella borsa ci sono delle barrette al cioccolato" si ricordò all'improvviso.

"E lo dici adesso? Potevamo mangiarle ieri sera" la rimproverò lui con aria divertita.

"Mi avevi chiesto di trovare qualcosa per colazione, ho svolto il mio compito" rispose.

"Punto per te. Il fuoco è spento. Tieni, mangia" le disse porgendole una barretta e prendendo l'altra.

Kaori si costrinse a mangiare, evitando una discussione che di sicuro non avrebbe vinto. Conosceva la filosofia di Ryo, mangiare quando era possibile farlo.

"Troviamo il parcheggio, ci occupiamo dei delinquenti, torniamo a Tokyo" disse Ryo sorridendo. Non prendeva le cose alla leggera, ma non voleva spaventarla. Preferiva immaginare che fosse una delle loro solite avventure da cui uscivano facilmente.

"Ti aiuterò a camminare il più possibile" disse, facendo nuovamente scivolare un braccio intorno a lei. Dubitava che i loro inseguitori li avrebbero cercati così presto. Voleva sfruttare il più possibile l'effetto sorpresa e soprattutto guadagnare tempo per lei.

"Posso camminare da sola" protestò lei.

"Ti reggi a malapena in piedi" notò.

"Ti dico che posso camminare" insistette.

"Va bene" si arrese, lasciandola.

Kaori si staccò da lui, fece alcuni passi cercando di tenere il ritmo e crollò a faccia in giù.

"O forse no" sbuffò, sputando la neve. Lui non voleva prenderla in giro, ma non poté fare a meno di ridere per la sua testardaggine. Gentilmente la aiutò ad alzarsi, tenendola contro di sé.

"Ora che mi hai dimostrato che sei coraggiosa, vuoi appoggiarti a me?" le chiese, togliendole la neve dal viso, dai capelli e dai vestiti.

"Va bene" sussurrò con riluttanza.

"Voglio solo tornare a casa e continuare ciò che abbiamo iniziato" spiegò lui.

Lei gli rivolse uno sguardo incerto e febbrile e annuì. Ci pensò per un momento ma, confusa, decise di seguire le sue istruzioni. Così si lasciò condurre. Deviarono dalla strada che avevano inizialmente preso svoltando nel parcheggio, o almeno così lei pensava.

"Sei sicuro che sia di qui?" gli chiese all'improvviso.

"Sì"

"Come?" insistette.

"Lo so. Gli anni passati nella giungla circondato da alberi e vegetazione che si assomigliano...non chiedermi come. Lo so e basta" rispose con pazienza.

"D'accordo, mi fido di te in ogni caso" affermò.

"Come?" le chiese con un leggero sorriso.

Sorpresa, lei lo guardò. Non poté evitare di sorridere.

"Lo so. Altrimenti non avrei rischiato la vita contro un generale impazzito" rispose.

"Né l'avresti rischiata al mio fianco, no?"

"Vero"

Guardando in basso per vedere dove stava camminando, Kaori ricordò le poche parole che lui aveva detto prima di addormentarsi.

"Prima hai menzionato mia sorella, Ryo. Stavi parlando di Sayuri?" gli chiese.

"Sì" rispose lui dopo un momento di esitazione.

"Pensavi davvero che me ne sarei andata con lei?"

"Avresti potuto. Vi eravate avvicinate, no?"

Non avevano più parlato di quell'episodio, lui non sapeva se lei avesse capito che Sayuri era la sua sorella biologica. Non sapeva come avrebbe preso la notizia se le avesse detto la verità.

"Sì. Mi piaceva e mi piace l'idea di avere una sorella maggiore. È rassicurante poter condividere qualcosa con qualcuno diverso da te o dai nostri amici"

"Mi nascondi qualcosa?" le domandò in tono scherzoso.

"No! Beh, niente di professionale..." disse, arrossendo.

"Quindi mi nascondi cose personali?" continuò maliziosamente.

"Uh...io...ho i miei segreti come te, no?" balbettò, "possiamo fermarci un minuto? Ho bisogno di sedermi" gli chiese, presa dalle vertigini.

Ryo la aiutò a sedersi su una roccia, mettendosi alle sue spalle per proteggerla dal vento che fortunatamente giungeva da dietro.

"Fammi vedere la ferita" le disse, sollevando il cappotto e il maglione.

Lei annuì e lui le toccò la schiena, madida di sudore. Sentì il calore che emanava, sorpreso di sentirlo nonostante il freddo che li circondava. Non dovette nemmeno toccare per notare il gonfiore della ferita, che trasudava, leggermente giallastra, e il rossore che la circondava in un ampio diametro. Non potevano tardare oltre.

"Allora?" chiese lei, reprimendo un brivido.

"Te la caverai dal Professore"

La prese per mano e la fece alzare, abbracciandola per un momento, preoccupato. Allontanandosi, si chinò per baciarla quando avvertì un rumore. La tirò a terra e vide un gruppo di dieci uomini passare e sprofondare nella foresta, parte dei loro inseguitori.

"È un bene per noi" sussurrò, "significa che siamo sulla strada giusta e che al nostro arrivo ce ne saranno di meno" aggiunse.

"D'accordo" fece Kaori con i pensieri che si confondevano.

Ripresero il cammino e, meno di mezz'ora dopo, arrivarono ai margini della foresta, riuscendo a vedere la Mini. L'auto era coperta da uno spesso strato di neve, lo sweeper fece una smorfia. Si astenne dal parlare e dall'esprimere i dubbi sulla capacità della piccola vettura di partire. Si voltò verso la partner e vide grosse gocce di sudore imperlare la sua fronte, insieme ai tremori che agitavano il suo corpo.

"Rimani qui. Metto ko questi tizi e ce ne andiamo, ok?"

"Stai attento, Ryo"

"Tranquilla, ce la faccio" la rassicurò.

La lasciò e andò a disarmare i delinquenti. Kaori chiuse gli occhi, davanti a lei le immagini iniziarono a danzare. Perse coscienza della realtà che aveva intorno, sprofondando in un sogno ad occhi aperti molto inquietante.

Ryo avanzò il più furtivamente possibile. Neutralizzò una guarda al suo fianco e la nascose un po' prima di avanzare, osservando i dintorni. Improvvisamente si bloccò e i suoi occhi si sbarrarono per lo stupore. Evitò di stropicciarli per accertarsi che stesse vedendo bene.

"Ehi ragazzi, volete sgranchirvi i muscoli?" disse Kaori con addosso la biancheria intima sul tetto della Mini.

Faceva roteare un martello tra le dita, aveva l'aria sicura di sé, senza alcun timore degli uomini armati e senza imbarazzo nel trovarsi mezza nuda davanti a loro.

"Che cazzo sta facendo?" sbottò Ryo, stupito. Approfittò comunque del diversivo per avanzare.

"Chi credi di essere?" rise uno degli uomini.

"Il tuo peggiore incubo" rispose Kaori con un sorrisetto.

"Scendi da lì e vedi cosa ti succede, bellezza" disse un altro. Senza avere il tempo di reagire, si ritrovò schiacciato sotto un martello. Ryo fece una smorfia di dolore per il poveretto sepolto sotto un martello da 500 tonnellate. Quando si voltò verso la scena principale, Kaori stava facendo roteare tra le dita un altro martello.

"Ehi, sembra la compagna di City Hunter" sussurrò un terzo.

"Io sono Thor-girl. Un po' di rispetto, capito?" gridò, stordendo quello che aveva parlato.

"Thor-girl, e chi è? Una pazza?" scherzò il primo.

"No, quella che vi farà mangiare la polvere..." rispose Kaori orgogliosa.

"Veramente? E come intendi fare, bambola?"

"Semplice...sono una wrestler professionista!" annunciò, gettandosi in aria.

Ryo cadde all'indietro, sconvolto. Kaori una lottatrice? Ok, la febbre la stava facendo delirare. Ma perché il wrestling? Era perso nei suoi pensieri quando vide il suo esile corpo abbattersi sulla carcassa del gorilla, spedendolo a tre metri di distanza. Un quarto uomo scese di corsa dal retro dell'auto e, senza esitazione, lei gli mise un braccio intorno alla gola, spaventandolo, togliendogli il respiro e facendolo cadere all'indietro. Di colpo si lasciò cadere, portando il gomito contro lo stomaco del tizio che crollò privo di sensi.

Sentendo un rumore, si voltò verso l'uomo che lei aveva precedentemente spinto, il quale si alzò e corse verso la donna. Kaori si girò bruscamente e gettò la gamba di lato, agendo con la seconda mentre lui cadeva a faccia in giù, poi gli catturò i piedi e li portò all'altezza delle natiche. L'uomo urlò di dolore, ancora di più quando lei gli saltò sopra e gli afferrò i piedi sollevandoli ancora più in alto, costringendolo in una posizione improbabile.

"Devo ricordarmi di non farla incazzare più" fece Ryo impressionato, "a cuccia, tu" si rimproverò, notando che il suo mokkori era piuttosto eccitato dallo spettacolo.

Notando del movimento più in là, vide il primo uomo messo ko da un martello liberarsi e alzarsi, con la pistola in mano. Lanciando un'occhiata veloce, notò che lei non l'aveva visto e lo disarmò all'istante.

"Fai un altro passo e gli spezzo la spina dorsale. Capito?" esclamò Kaori, notando l'intruso.

"C-capito" balbettò l'uomo, sentendo le suppliche del compare.

"Capito e poi?"

"Capito, signora...capito, Thor-girl" si corresse, vedendola torturare un po' di più la sua vittima con apparente grande piacere.

"Così va meglio. Raduna i tuoi amici e vai a passeggiare nella foresta"

I tre uomini si affrettarono a balzare in piedi, correndo verso il confine del bosco. Non appena furono abbastanza lontani, lei liberò l'ultimo, che fuggì a tutta velocità. Non avvertendo più auree minacciose, Ryo mise via l'arma e si avvicinò alla partner.

"Ottimo lavoro" si congratulò.

Kaori si voltò verso di lui, sorpresa della sua presenza, poi lui vide i suoi occhi chiudersi e le sue gambe cedere. Ebbe appena il tempo di prenderla prima che cadesse a terra. Nonostante il freddo, bruciava per la febbre. La ferita aveva ricominciato a sanguinare con i movimenti della lotta. La condusse in macchina, recuperò un kit di pronto soccorso dal bagagliaio e bendò la ferita come meglio poteva prima di sistemarla correttamente sul sedile del passeggero, stendendole il cappotto addosso. Poi salì alla guida, provò a mettere in moto ma la batteria non voleva saperne.

"Merda!" urlò, colpendo rabbiosamente il volante.

Scese e liberò il più possibile il cofano della Mini dalla neve per poterlo aprire. Aveva le mani congelate ma non gli importava, la preoccupazione zittì il dolore. Aprì il cofano ed esaminò i cavi. Era solo una questione di temperatura, bisognava attendere ma non c'era tempo. Gli uomini sarebbero potuti tornare e Kaori doveva essere curata.

Improvvisamente sentì il rumore di un motore e si voltò, pistola in mano. Sollevato, riconobbe l'auto di Mick che si fermò davanti alla Mini. L'americano uscì contemporaneamente a Umibozu.

"Come ci avete trovati?" chiese, mettendo via l'arma.

"Il trasmettitore di Kaori" rispose Mick.

"Faceva bene a sperare allora. Dobbiamo tornare velocemente a Tokyo ma la batteria della Mini è ghiacciata. Non ci credo...stanno tornando" brontolò Ryo, sentendo di passi veloce e avvertendo le aure ostili che riempivano l'aria. 

"Ti riattivo la batteria. Occupati di quei pagliacci" ordinò Umibozu.

I due nemici erano sul punto di rispondere con violenza ma i primi spari echeggiarono nell'aria fresca del mattino.

"Dove hai nascosto la mia dolce Kaori?" chiese Mick.

"Ha perso i sensi. È rimasta ferita ed ha in corso un'infezione" rispose Ryo cupamente,

Gli uomini cadevano ma ce n'erano molti altri. Di colpo sentirono il motore della Mini che ruggiva. 

"Attenzione, sto sgomberando la strada" tuonò Umibozu.

"Wow, ma sei impazzito!" urlarono i due, sentendo il calore di un lanciafiamme sopra le teste.

"Mi piacciono i lavori fatti bene e in fretta" disse, "vi do due minuti per farla finita" disse poi tirando fuori il bazooka. 

"Un minuto e cinquantotto secondi" gridò Mick quando Ryo neutralizzò l'ultimo uomo.

"Dilettanti" grugnì l'amico.

"Beh, se avete finito con le vostre sciocchezze, ce ne andiamo da qui" disse lo sweeper, tornando alla Mini dove Kaori era ancora priva di sensi. "Resisti, Kaori" le intimò.

Approfittò del percorso liberato da Umi per partire a tutta velocità. La strada che portava dal parcheggo alla via principale non era libera, quindi guidò con prudenza ma rapidità, controllando l'auto quando slittava. Una volta sull'arteria principale sgombra e nonostante la bufera di neve che continuava a infuriare, accelerò, concentrato sulla strada e sul suo obiettivo. Sentì il calore irradiarsi da Kaori e i suoi denti che battevano.

Sfidando ogni pericolo, un'ora e mezza dopo arrivò alla clinica, sperando che non fosse troppo tardi. Corse fuori dall'auto e fece il giro per prendere Kaori. Entrando nell'edificio sentì l'auto di Mick parcheggiare. Non attese e si precipitò in corridoio, imbattendosi in Kazue, allertata dal trambusto.

"È Kaori, ferita da arma da fuoco di ieri sera, si è infettata. Il proiettile è uscito. È incosciente da quasi due ore. Ha la febbre alta" disse, mettendola sulla barella verso cui la donna lo orientò.

"Ma...è in mutande" si stupì Kazue.

"Ti spiegherò più tardi. Curala" le ordinò, gli occhi duri, volendo evitare qualunque domanda, "vado dal Professore" aggiunse, dirigendosi verso lo studio dell'anziano amico.

Kazue andò con Kaori e lui si allontanò, tornando poi preceduto dal professore. Osservò la porta chiudersi e sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide Mick.

"Spero che la tua giornata fosse stata positiva. Ti va di parlare della tua prima notte con Kaori?" ironizzò.

Ryo lo guardò e notò la sua preoccupazione. Sospirò e sorrise forzatamente.

"Se te lo dicessi, non ci crederesti" 

"Veramente? Se mi dici che finalmente ti sei buttato, farò astinenza per una settimana...no, anche un mese, non rischio molto..." lo stuzzicò l'amico.

Ryo non disse niente, lanciandogli un'occhiata. Mick lo guardò e sentì Umi emettere un ghigno divertito.

"Qualcuno sarà insopportabile per un mese" rise il gigante. Mick guardò Ryo con occhi sbarrati.

"No..." sussurrò.

"Eh sì..." rispose Ryo.

"Perché! Perché! Non avrei dovuto fare una scommessa così stupida!" si lamentò l'americano.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Un'ora dopo, mentre i tre uomini erano seduti in silenzio nel corridoio con Miki che si era unita a loro, il Professore uscì dalla stanza dove era stata portata Kaori.

“Allora?” chiese Ryo, alzandosi.

"La situazione è sotto controllo. Aveva 42 gradi di febbre e sta scendendo lentamente con le medicine e il ghiaccio. Entrambe le ferite sono infette. Abbiamo fatto il necessario per pulirle, suturare la vena danneggiata e ricucire i punti di ingresso e di uscita. Le ho somministrato un antibiotico ad ampio spettro fino a quando non sarò in grado di identificare l'infezione e procedere in modo più preciso. Dobbiamo solo aspettare", disse loro.

"È sveglia?", chiese Miki.

"No, sta dormendo. Anche se voleste farle visita, ve lo consentirò solo molto brevemente. È molto confusa, il che è normale con la febbre alta" disse loro, togliendosi gli occhiali e strofinandoli.

La porta della stanza si aprì di nuovo e videro Kaori sdraiata su una brandina che stava uscendo, il suo corpo era avvolto in un lenzuolo bagnato dal ghiaccio che si scioglieva, e con due flebo attaccate.

"Viene trasferita nella sua stanza"

"Per quanto tempo resterà così?" chiese Ryo, piuttosto sorpreso.

"Il tempo di tornare in condizioni accettabili. Non voglio che subisca effetti collaterali"

"Va bene. Posso stare con lei?"

La domanda dello sweeper sorprese tutti, compresi i due amici che sapevano che era successo qualcosa. Il Professore nascose un piccolo sorriso soddisfatto e annuì, facendogli cenno di seguirlo.

"Vi terrò aggiornati" disse Ryo agli amici.

In meno di due minuti erano nella camera da letto dove Kazue stava controllando i collegamenti dei dispositivi.

"Non si sveglierà per un po'. Hai tempo per fare una doccia e metterti dei vestiti asciutti, se vuoi. Un caffè ti farebbe certamente bene", offrì l'amico in tono paterno.

Ryo lo guardò, esitò, poi acconsentì.

"Tornerò. Resisti", disse alla sua compagna, premendole un bacio sulla fronte senza preoccuparsi della presenza dei loro amici.

Non sapeva quante volte le aveva ordinato di farlo dalla sera prima, ma aveva bisogno di incoraggiarla ora che aveva deciso di avanzare. Non voleva più niente sulla loro strada. Dopo aver recuperato la sua borsa con il cambio, scivolò sotto l'acqua calda e si fece una doccia veloce, godendosi il calore. Sentendosi meglio nonostante la stanchezza, si vestì in fretta e andò a prendere un caffè prima di tornare in camera. Kazue stava rimettendo del ghiaccio intorno alla testa di Kaori.

"Sta rispondendo abbastanza bene al trattamento. Ora la febbre è a 40. Quando si sarà abbassata a 39, toglieremo il ghiaccio. Le medicine faranno il resto" gli disse.

"Okay, grazie" rispose, un po' frustrato di non poter prendere la mano della partner.

"Non aveva le convulsioni?"

"No. Penso che fosse un po' delirante perché si è trasformata in modalità wrestling nella neve, in mutande"

La donna alzò di colpo la testa, sorpresa, e quando Ryo incontrò il suo sguardo, non poté fare a meno di ridere, coinvolgendo la giovane.

"Quando lo scoprirà, non saprà come comportarsi" scherzò Kazue.

"Pensi che l'avrà dimenticato?"

"Se stava delirando, è possibile. Lascia che il tempo faccia il suo lavoro. Verificheremo le conseguenze in seguito" consigliò la donna prima di uscire.

Lo sweeper osservò la sua partner e si chiese se avesse dimenticato e, se sì, da quando. Solo l'ultima ora o anche oltre? Sospirò irritato e si prese la testa tra le mani, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

Quasi un'ora dopo, sentì un debole gemito e alzò lo sguardo. Il suo cuore sussultò di gioia quando vide Kaori aprire gli occhi. Balzò in piedi e si chinò su di lei, con un sorriso rassicurante.

"Basta dormire, pigrona" 

"Ryo..." sussurrò, visibilmente esausta.

"Sì, sono qui, socia"

"Dove siamo?" chiese, incapace di focalizzare l'attenzione.

"Dal Professore. Ricordi cos'è successo?"

Lei chiuse gli occhi un momento, cercando di riprendersi e concentrandosi sugli ultimi eventi.

"Siamo andati a fare una passeggiata vicino al Monte Fuji"

"Sì, sei riuscita a trascinarmi" rise lui.

Kaori lo fissò in modo che voleva apparire arrabbiato.

"Tu hai accettato di venire" rispose debolmente, "hai anche detto che è stata una bella giornata" aggiunse.

"Sì, un'ottima giornata" ammise, felice che se ne ricordasse.

"Finché non ci hanno sparato" disse, chiudendo gli occhi, "sono stanca..." sussurrò.

"Dormi. Rimango qui"

Sorpresa, lei aprì gli occhi brevement e lo fissò, con un leggero sorriso, prima di richiuderli e addormentarsi. Poco dopo il Professore tornò e controllò le sue costanti.

"Si è svegliata per qualche minuto"

"È un buon segno. Come stava?" domandò l'anziando, misurando la temperatura.

"Stanca ma vigile"

"Ha perso sangue. La febbre e l'infezione non sono di aiuto. È scesa sotto i 39 gradi. Dirò a Kazue di rimuovere il ghiaccio. Rimani qui o devo avvisare qualcun altro di stare con lei?"

"Resto io. Non la lascio" sussurrò.

"Era ora che ti decidessi" approvò l'amico, dandogli una pacca sulla spalla.

"Sperando che non sia troppo tardi..."

"È forte, si riprenderà" lo rassicurò.

Il Professore uscì e, poco dopo, Kazue tornò. Mentre rimuoveva il ghiaccio, Ryo l'aiutò e lei gli fece alcune domande sulla loro giornata. Si aspettava di essere liquidata ma lui rispose in modo succinto, senza però nascondere che aveva apprezzato il momento di relax.

"Puoi prenderla in braccio mentre cambio le lenzuola?" gli chiese.

"Con le flebo?" si preoccupò.

"Il catetere è attaccato alla mano. Lo terrò e lo rimetterò a posto"

Così lui si ritrovò con Kaori tra le braccia, sentendo il suo cuore battere contro il braccio, il suo calore ora ragionevole contro di sé. Si sentì bene e quasi con riluttanza la rimise nel letto quando furono cambiate le lenzuola. Kazue la rimboccò con cura e controllò tutti i collegamenti prima di uscire.

"Tutte queste macchine servono davvero?" le domandò mentre lei era sulla soglia.

"Per oggi, sì. Il suo corpo ha subito uno stress intenso. Preferiamo eccedere con la prudenza. Se tutto va bene, domani mattina rimuoveremo tutto tranne la flebo. Potrebbe dover rimanere qui per alcuni giorni finché la febbre non sarà scomparsa o tornerà almeno entro limiti accettabili"

"D'accordo. Pazienteremo"

Kazue uscì e lo lasciò solo. Lo sweeper si sedette sul bordo del letto accanto alla partner, prendendole la mano.

"Miki e Umi sono sposati da mesi, sono anni che noi ci giriamo intorno, possiamo aspettare ancora un po', vero?" sussurrò.

Sentì pressione sulle dita e vide che Kaori si stava svegliando.

"Il ramo, Ryo...sta cadendo..." gemette.

"Ssh...va tutto bene. Siamo al sicuro, Kaori" le disse, accarezzandole la guancia.

Lei aprì le palpebre e incontrò il suo sguardo.

"Ti ricordi? Siamo alla clinica" disse dolcemente. Lei lo fissò per un momento, ricordando.

"Sì, è vero. Scusa, sono un po' confusa" ammise.

"Nulla di grave. Cosa ricordi chiaramente?" le chiese ansioso. Lei chiuse gli occhi un istante, raccogliendo i ricordi.

"Abbiamo incontrato questo capo clan e i suoi uomini. Hanno iniziato a spararci addosso. Siamo fuggiti e siamo finiti nel parcheggio del parco della foresta perché c'era un incidente sulla strada principale" iniziò.

"Per il momento la storia è fedele" approvò Ryo.

"Ci siamo inoltrati nella foresta e ci hanno seguiti. Sono rimasta ferita e ci siamo rifugiati in una grotta. Abbiamo parlato per gran parte della notte" aggiunse.

"Di cos'abbiamo parlato?" chiese disinvolto. Lei aprì gli occhi e lo fissò, con aria stanca.

"Di noi, delle nostre esperienze comuni" rispose sbadigliando.

"Vuoi dormire ancora?"

"Sì" soffiò.

"Allora lasciati andare. Abbiamo un sacco di tempo"

Si guardarono per un altro momento, poi lei chiuse gli occhi e si riaddormentò. Era sconcertante vederla oscillare tra periodi di veglia e sonnolenza. Non ci era abituato. Lei era vivace, giocosa, attiva, non così, si disse. D'altra parte, non si era mai preso la briga di starle vicino quando era malata. Non poteva mostrare alcun segno di attaccamento, quindi faceva buon viso a cattivo gioco, comportandosi da idiota finché lei non lo mandava via perché ne aveva abbastanza.

Dovette aspettare altre due ore prima di vederla svegliarsi. Allo stesso tempo, il Professore giunse per fare un controllo e Ryo non poté continuare il suo interrogatorio. Dopo aver ottenuto gli esiti delle analisi, il Professore adattò la cura per la sua infezione, riprese le sue costanti e fece il referto sul suo stato di salute. Lei lo ascoltò e lo sweeper sentì aumentare la frustrazione quando vide che i suoi occhi si stavano già chiudendo. Il Professore non era ancora uscito che lei dormiva e dovette aspettare altre due ore per rivedere i suoi occhi nocciola.

"Che ore sono?" gli chiese.

"Quasi le quattro. Non hai smesso di dormire da stamattina" la prese in giro teneramente, "quindi mi stavi parlando della nostra serata. Di cos'abbiamo parlato?" le chiese molto seriamente.

"Di noi, delle cose che sarebbero potute essere diverse se avessimo preso altre decisioni"

"Puoi essere più precisa?"

Lei lo guardò, chiedendosi perché volesse tanto raccontare una serata a cui aveva partecipato.

"Tu c'eri, no? A cosa serve che te lo dica?" fece, seccata.

"Perché ho bisogno di capire quando hai perso la lucidità per via della febbre" le spiegò con pazienza.

"Abbiamo discusso, Ryo"

"Per favore" le chiese, fissandola negli occhi.

Kaori sospirò, poi si concentrò.

"Abbiamo parlato dei nostri inizi, del fatto che tu saresti potuto andare all'appuntamento al posto di Hideyuki, cosa sarebbe successo se..." esordì, fermandosi per scacciare il nodo in gola come ogni volta che evocava la triste fine di suo fratello.

"Poi di cos'abbiamo parlato?"

"Delle mie scelte di carriera se avessi avuto una vita normale...beh, credo..." rispose dopo un momento di riflessione, alzando lo sguardo verso di lui per avere conferma.

"Sì, esatto. Poi?"

"Noi...abbiamo parlato della nostra convivenza. Mi hai detto che non volevi che me ne andassi" sussurrò, arrossendo, "era vero? Non era solo per farmi piacere?" chiese, ansiosa.

"Era vero, Kaori, perfettamente vero"

"Poi abbiamo parlato del tuo passato ma non hai voluto parlarne oltre quindi non mi soffermerò" disse, rivolgendogli uno sguardo preoccupato.

"Grazie"

Lei gli sorrise e si lasciò cadere all'indietro, fissando il soffitto.

"Kaori?"

"Sto pensando a quello che abbiamo detto. Noi...abbiamo parlato di ferite ingloriose, credo?" suggerì-

"Esatto. Hai una buona memoria"

"Poi ti devi essere annoiato" osservò, imbarazzata.

"Perché?"

"Perché mi sono addormentata. Il tempo ti sarà sembrato lunghissimo. Mi dispiace di averti deluso" si scusò, sentendo gli occhi che si richiudevano.

Ryo la guardò addormentarsi, sconvolto. Non ricordava cosa era accaduto dopo? Non ricordava più il riavvicinamento avvenuto tra loro, i loro baci, le loro carezze, le loro dichiarazioni? Non poteva crederci. Perché il destino gli stava giocando di nuovo questo scherzo? Era un segno che le cose non dovevano andare oltre o solo un'amnesia parziale e temporanea? Forse avrebbe riacquistato la memoria come l'ultima volta?

Incapace di trattenersi oltre, sentendosi soffocare, lasciò la stanza e la clinica, dirigendosi verso lo stagno per pensare. Cosa fare? Dirle tutto o aspettare che si ricordasse? Correre il rischio di andare avanti o rimanere fermi in attesa di vedere come sarebbero andate le cose? Ci sarebbero mai state decisioni semplici da prendere? Frustrato, afferrò un sassolino e lo gettò in acqua.

"Hai deciso di abbattere un pesce, Babyface?" scherzò il Professore. Lo sweeper lo guardò torvo.

"Ti ho visto correre fuori dalla stanza come se avessi visto il diavolo, ma non sono sicuro che lo fuggiresti così...che succede?"

"Kaori ha dimenticato un'intera parte di ieri sera" disse Ryo cupamente.

"Una parte importante?"

"Sì, quella in cui finalmente mi decidevo..."

Il Professore si appoggiò pensieroso con entrambe le mani al bastone.

"Quindi aggredisci i pesci per la loro fama sull'essere smemorati?"

Suo malgrado, Ryo non riuscì a trattenere un sorriso cinico.

"No, dovevo sfogarmi" 

"Cosa intendi fare, Ryo?"

"Non lo so"

"Intendi fuggire come l'ultima volta quando ha perso temporaneamente la memoria dopo Kaibara?" lo esortò.

"Non lo so. Qualche idea?" cercò consiglio.

"Non posso decidere per la tua vita. Fossi in te, seguirei l'intuito. Come si suol dire, la notte porta consiglio" filosofò il Professore prima di lasciarlo solo.

Ryo fissò lo stagno a lungo prima di tornare da Kaori, soppesando le implicazioni di qualsiasi decisione avesse preso. Aspettò un'ora prima di vederla svegliarsi. Si sedette sul letto e la guardò.

"Kaori..." cominciò.

All'improvviso si udì un forte ronzio. 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Al suono orribile che le sconvolse le orecchie, Kaori saltò giù dal letto, furiosa. Voleva di nuovo farle lo stesso scherzo. Se pensava che gliel'avrebbe lasciata passare un'altra volta, si sbagliava...di grosso.

"Ti avverto, Ryo Saeba, questa volta non andrà così" brontolò, infilandosi un maglione.

Senza preavviso, lasciò la sua stanza e, a passo di carica, si diresse verso quella di Ryo. Vi entrò rumorosamente, spalancando la porta così forte da farla sbattere contro il muro, svegliando di soprassalto lo sweeper, e si gettò sul suo letto.

"Dannazione, Kaori! Sei pazza o cosa? Non entrare mai più nella mia stanza così!" gridò Ryo.

"Chiudi la bocca! Stai zitto e ascoltami una volta per tutti!" esclamò lei.

"Non sono tenuto a..." obiettò.

"Stai zitto, ho detto! Ascoltami!" gli ordinò.

Ryo guardò la giovane donna, visibilmente furiosa e determinata. Alzò le mani in segno di resa e lei sembrò rilassarsi un po'.

"Ok. Ti ascolto"

"Non ti permetterò di fare di nuovo marcia indietro"

"Di cosa stai parlando?"

"Ieri, il matrimonio di Miki e Umi, la tua dichiarazione...non ti permetterò di tirarti di nuovo indietro. Quindi la tua ultima possibilità è stamattina: decidi ora se tra noi due è una cosa seria o se non vuoi. Non aspetterò mesi per scoprirlo. Non aspetterò di trovarmi rinchiusa in una grotta, durante una bufera di neve, dove mi racconterai tante belle cose e alla fine rimarrò ferita, mi dimenticherò tutto e tu ne approfitterai per scappare" gli spiegò. "Allora?" gli disse, fissandolo.

"Wow, che tirata..." fece Ryo.

"Ryo" ringhiò, esasperata.

Lui la guardò con un sorrisetto che la fece sciogliere e Kaori fece uno sforzo per resistere.

"So cosa ti ho detto ieri" iniziò, spostandole una ciocca ramata dietro l'orecchio, "sopravvivo e proteggo la persona che amo con ogni mezzo" le ripeté con sguardo affettuoso.

"E stavi parlando di me..." sussurrò Kaori, ricordando il sogno.

"Ne dubiti?"

Lei sorrise stupidamente e scosse il capo.

"No, me l'hai già detto"

"Quando?" le chiese, grattandosi la testa. A dire il vero, erano tornati dal matrimonio piuttosto tardi, dopo aver rimesso tutto in ordine, essersi assicurati che Miki stesse bene e, anche se lui aveva avuto voglia di concretizzare il momento, quando aveva visto il volto esausto della partner si era detto che avrebbero potuto aspettare una circostanza migliore.

"La notte scorsa...nel mio sogno" gli confessò, abbassando gli occhi, imbarazzata.

L'avrebbe presa in giro, allontanata.

"Ti parlo nei tuoi sogni? Se può rassicurarti, sono rimasto nel mio letto tutta la notte" rispose lui, sorridendo.

In effetti era la pura verità, con l'eccezione dei trenta minuti che aveva trascorso nella stanza di lei, guardandola dormire, pensieroso. Lei gli era parsa egitata ma lui non aveva osato, malgrado il desiderio, avvicinarsi.

"Mi parli del tuo sogno? Sembra interessante" le disse, appoggiandosi allo schienale con le braccia incrociate dietro la testa.

"Io...no...mi prenderai in giro..." balbettò.

"Se ti parlo nei sogni, vorrei sapere che il me stesso immaginario dica quello che direi io"

"Chi mi dice che sarai sincero? Chi mi dice che dirai la verità più di lui?" gli chiese, picchiettandogli la testa con un dito.

I loro sguardi si incontrarono, comprendendo il lato surreale delle sue osservazioni, ma lui non rise, limitandosi a sorridere.

"Se te lo prometto, ti basta?"

Kaori lo osservò per un momento, mordendosi il labbro, ignorando l'emozione che stava facendo nascere nel suo partner.

"Va bene...ma se c'è una domanda a cui non vuoi rispondere, dimmelo piuttosto che girarci intorno" offrì, ricordando il sogno e i momenti di verità che avevano condiviso apertamente, senza maschere.

Lui la guardò, sorpreso di quell'osservazione. Lei lo invitava a scoprire le carte sul tavolo, accettando che ne tenesse alcune nascoste. Era toccato.

"Le condizioni mi vanno bene" concesse, incuriosito.

Lei si morse il labbro, nervosa, e continuò.

"Avevi accettato di fare una passeggiata con me presso il monte Fuji. Abbiamo trascorso una buona giornata, tu stesso l'hai ammesso, e la sera ci siamo trovati di fronte a un clan di yakuza che ci inseguiva. Siamo rimasti bloccati in una foresta intorno al vulcano. Sono rimasta ferita e ci siamo rifugiati nel bosco, in una grotta" spiegò.

"Una passeggiata nel nostro stile, insomma"

"Sì ed è stato un bene perché si è scatenata una bufera di neve"

"Avrei potuto offrirti di riscaldarti..." suggerì lui con voce lasciva.

Kaori arrossì e si torse nervosamente le dita.

"Piuttosto ti lamentavi di essere bloccato in una grotta con me" gli confidò.

"Che idiota...ma corrisponde abbastanza a qualcosa che avrei potuto dire" ammise, ridendo.

Sorpresa dalla sua ammissione, lei lo fissò con gli occhi sbarrati per un momento prima di riprendersi e continuare.

"Comunque, abbiamo iniziato a parlare e chiederci come sarebbero potute essere le nostre vite se avessimo fatto scelte diverse" gli spiegò.

"Del tipo?"

"Se fossi andato all'appuntamento al posto di Hideyuki, se me ne fosi andata, se non mi fossi fidata di te..." elencò brevemente.

"E a quale conclusione siamo giunti?"

"Che se le cose fossero state diverse, probabilmente saremmo morti o non necessariamente felici"

Lui la fissò intensamente, poi distolse lo sguardo.

"Insomma, la nostra vita è come dovrebbe essere" sospirò.

"Sì. Abbiamo anche accennato alla tua infanzia ma non ci siamo soffermati; tu non volevi approfondire l'argomento" ammise, rivolgendogli uno sguardo addolorato.

"Il tuo Ryo e io siamo d'accordo. Non voglio parlarne, Kaori. Il mio passato è brutto e atroce. Non lo voglio tra noi. Voglio solo andare avanti"

"Va bene. Strano, ha usato le tue stesse parole" osservò.

Kaori si tuffò di nuovo nel suo sogno e si sentì arrossire. Imbarazzata, iniziò a muoversi. Rendendosi conto che indossava solo un maglione sopra i pantaloncini, iniziò a tirarlo per coprirsi le cosce nude.

"Smettila di agitarti così, potresti eccitarmi" sbottò lui, divertito.

La giovane iniziò ad arrossire quando si ricordò che aveva detto la stessa cosa in sogno e, subito dopo, le aveva baciato la fronte. Improvvisamente si rese conto di essere seduta a cavalcioni sulle sue gambe, e che qualcosa di duro, caldo e brusco le accarezzava le cosce. Arrossì ancora di più e fece per muoversi, ma lui la trattenne, appoggiando le sue grandi mani appena sopra le sue ginocchia.

"Smettila di muoverti, ti dico, è già abbastanza complicato" ringhiò, sentendo crescere il desiderio, "dopo cos'è successo?" le chiese per farle dimenticare l'imbarazzo.

"Qui diventa strano perché alla fine avrei dovuto dimenticare ma mi ricordo tutto" spiegò, a disagio.

"È un sogno, Kaori. Potevi anche pensare di sapere cosa pensavo io"

"Sì, è vero. Credi che sia pazza?"

"Sogni me, non puoi essere pazza. Hai buon gusto" scherzò, "ti mandavo al settimo cielo, almeno? Sono stato una buona bottarella?" aggiunse con un luccichio divertito.

"No!" si offese, diventando cremisi.

Con un rapido movimento, lui si raddrizzò e l'afferrò per la vita quando lei cercò di indietreggiare. Strinse la presa, tirandola contro di sé.

"Se non abbiamo fatto l'amore nel tuo sogno, allora non ero io" sussurrò.

"Io...ero ferita...e poi tu non ti ecciti per me, quindi..." balbettò, lottando per controllare le emozioni suscitate da quella vicinanza.

"Non mi eccito con te..." ripeté pensieroso, "ricordi la prima notte che hai passato nell'appartamento? Ti avevo proposto di dormrie nel mio letto. Ricordi cos'è successo dopo? Devo parlarti del giro in moto? Della fuga nel parco? Della mia reazone quando sei tornata dopo aver sconfitto Silver Fox o della sfilata in costume di Eriko?" le chiese.

"Sì. Vuoi dire..."

"Non mi lasci indifferente, altrimenti avrei potuto considerarti una donna. Eri la mia partner e dovevo proteggerti. Non posso farlo se non ho la mente fredda. Surriscaldi i miei sensi, Kaori" le confessò.

Lei alzò lo sguardo, emozionata, e si rilassò un po'.

"Nel mio sogno non volevi rispondere a questa domanda" gli confessò.

"A quanto pare non ho fatto granché. Ti ho baciato, almeno, forse palpato un po'? O anche i tuoi sogni sono casti?" le chiese, con una fiamma brillante negli occhi.

"No...tu...mi hai baciato e...ehm...ci siamo accarezzati...un po'...voglio dire..." balbettò, nervosa.

Lui portò un dito alle sue labbra, sorridendo. Delicatamente, lo fece scorrere intorno alle sue labbra, tracciandone i contorni prima di far scivolare le dita lungo la sua guancia e tra i suoi capelli. Sentì le sue ciocche setose accarezzargli la pelle e la attirò a sé prima di premere le sue labbra sulle sue. La baciò leggermente, non sapendo se si sarebbe allontanata o sarebbe rimasta. Non voleva spaventarla.

Quando si allontanò, la osservò per qualche istante e si trattenne dal ridere, intenerito. Sembrava stupefatta, meravigliata.

"Era così nel tuo sogno?" le chiese scherzosamente.

Uscendo dalle sue fantasticherie, Kaori lo guardò, le guance rosee. L'aveva baciata. Ryo l'aveva baciata nella realtà, nella vita reale, in termini concreti. Aveva avvicinato le sue labbra e l'aveva baciata. Si astenne dal darsi un pizzicotto per assicurarsi che fosse sveglia. Lo sapeva.

"No. Era così"

Si avvicinò a lui e gli sfiorò le labbra.

"Tutto qui? Hai una visione molto tranquilla di me"

Gli rivolse un piccolo sorriso prima di avvicinarsi di nuovo e prendere le sue labbra con più forza, allontanandosi e inclinando la testa dall'altra parte, riproducendo gli stessi gesti del sogno. Le dava la sicurezza che normalmente le mancava, ma la verità era che da quando si era svegliata, si sentiva più audace che mai. Guardandolo dritto negli occhi, tracciò la punta della lingua intorno alle sue labbra e poi la linea mediana, sentendo le due metà separarsi leggermente. Esitò ma si trattenne dall'attaccare, un residuo di timidezza che ancora la tormentava. Premette la bocca sulla sua, le loro labbra si toccavano, si afferravano delicatamente. Il suo sguardo brillava. Il trattamento non sembrò dispiacergli, pensò, sollevata.

"Così va meglio. Ci sta abbastanza bene" le disse, "per cominciare..."

"Non finiva qui" disse lei, mordendosi il labbro.

"Oh...fammi indovinare allora"

Quando si aspettava di sentirlo parlare, lui la attirò a sé e premette la bocca sulla sua. Le diede le stesse carezze che lei gli aveva rivolto prima, poi iniziò gentilmente a stuzzicarle le labbra con la lingua e si impossessò della sua la bocca quando lei le aprì. Presto sentì le braccia della sua partner avvolgergli il collo, le sue mani scivolare tra i suoi capelli mentre la sua lingua danzava contro la sua, facendolo impazzire. I loro respiri si accorciarono, divennero irregolari, si udirono leggeri gemiti.

Delicatamente, la fece spostare di lato e si fermò sopra di lei, senza lasciare andare le sue labbra. Quando finalmente si separò, la ammirò per un momento, incontrando il suo sguardo caldo e scintillante che sovrastava i suoi zigomi rosei e le sue labbra arrossate e gonfie per i loro baci, allungate in un sorriso sensuale. Non riuscì a resistere all'impulso e si piegò di nuovo, piantandole un bacio sulle labbra prima di esplorare il suo collo e la linea della mascella prima di tornare alle sue labbra. Kaori fu assalita da tutte quelle sensazioni oltre a quelle innescate dalla sua mano che le accarezzava dolcemente la coscia nuda.

Dopo un lungo momento, sentendosi sul punto di perdere il controllo, Ryo si staccò da lei e si sdraiò, tirandola contro di sé. Rimase in silenzio per un momento prima di guardarla.

"Come continuava il tuo sogno?"

Lei lo guardò e abbassò di nuovo gli occhi, imbarazzata. Si ricordava di quello che succedeva dopo, ma come l'avrebbe presa? Si sentirebbe sentito messo alle strette? L'avrebbe presa in giro snobbandola bruscamente? Cosa doveva aspettarsi? Per un momento, considerò l'idea di evitare il discorso, poi si riprese. Doveva rimanere sulla strada che aveva intrapreso quella mattina: tentare la sorte, per sapere finalmente cosa potevano essere... o no. Prendendo un leggero respiro per calmare la sua ansia, appoggiò la testa contro la sua spalla.

"Ci siamo confessati i nostri sentimenti a modo nostro e abbiamo deciso di provarci" disse a bassa voce, temendo la sua reazione.

Ryo rimase in silenzio per un momento, ricordando i suoi pensieri notturni. Aveva avuto  un sorriso sciocco a lungo fino a quando le sue paure non erano tornate. Si era fatto avanti ancora una volta quando durante una situazione critica e si era pentito di essersi scoperto così tanto mentre cercava di respingere tutto quanto. Ecco perché aveva passato più di mezz'ora a guardarla dormire, cercando di trarre forza da lei. Si era calmato ma non aveva fermato il fenomeno e aveva pensato che la soluzione migliore fosse forse quella di continuare con lo stesso status quo, per vedere come sarebbero andate le cose senza fretta.

"Sai il periodo in cui eravamo nel tuo sogno? Cioè, se c'era una bufera di neve, era inverno, giusto?" le chiese.

"Sì, l'inverno era alle porte in realtà" rispose lei sorpresa.

"Vuol dire che non avevamo fatto progressi dopo il matrimonio..."

"No...eri solo un po' più gentile"

Sentendo freddo, Kaori si staccò da lui e si sedette sul letto, tirando su le gambe contro di sé. Lui le avrebbe detto che non poteva succedere più niente. Avrebbe ritrattato, lasciandola ad aspettare come una povera scema. Tutte quelle belle parole del giorno prima sarebbero rimaste solo questo, parole.

Ryo guardò la sua partner, riflettendo. Essere o non essere coraggioso, quello era il dilemma per lui. Accettare i suoi sentimenti e agire, approfittare del tempo che avevano insieme, prendere il suo esempio e gettarsi per scoprire se la voleva.... beh, la desiderava da mesi, anche anni. Avrebbe avuto il coraggio di provare la vita in coppia in tutti i sensi? La guardò e lo seppe. Lentamente, si raddrizzò e si mosse dietro di lei.

"Poi dimenticavi tutto?"

"Sì e mi sono svegliata nel momento in cui volevi parlarmi, ma non so se volevi restare o scappare di nuovo" gli disse con le lacrime agli occhi.

"E se cambiassimo il tuo sogno? Se gli dessimo una conclusione?"

"Cosa?"

"Se cambiassimo il tuo sogno...niente situazioni pericolose in cui rischi di perdere la memoria e dimenticare quello che succede, e soprattutto un Ryo molto più vicino alla realtà...anche se il tuo Ryo era abbastanza inquadrato, mi conosci bene...forse un po' troppo"

Kaori sentì le sue mani scivolarle lungo i fianchi e afferrare il suo maglione prima di sollevarlo. Alzò le braccia e lo lasciò fare, ritrovandosi in canottiera.

"E gli daremo una conclusione: il Ryo più vicino alla realtà ti spoglierà e farà l'amore con te a meno che tu non gli dica di no, perché tra noi due è una cosa seria. Non mi allontanerò più e ci proveremo. Potrebbe non funzionare, ma almeno ci proveremo" affermò, "quindi qual è la tua risposta?" le chiese, baciandole la nuca, sentendola rabbrividire.

"Sì...ma Ryo, io..." iniziò arrossendo.

Lui si fermò e, posandole il pollice sotto il mento, le fece inclinare il capo per osservarla prima di sorriderle.

"Non preoccuparti, saràò gentile e per il momento possiamo aspettare se non vuoi andare oltre"

"No, non voglio scappare"

"Se Mick sapesse..." rise Ryo.

"Nel mio sogno non ci credeva al punto da scommettere un mese di astinenza" disse Kaori divertita.

"È un'idea...ma sarebbe insopportabile" ironizzò, "mi piace questo pigiama. Puoi rimetterlo" aggiunse compiaciuto, notando che era una specie di camicia da notte con sottili bretelle e piccoli bottoncini.

Facendola sdraiare, li disfece uno per uno. Poco prima di separare i lembi, si mise a sedere e la guardò.

"La vita è fatta di scelte. Oggi stiamo tracciando una nuova rotta per entrambi"

"Tutto avrebbe potuto essere diverso" concordò lei sussurrando e accarezzandogli il viso.

"In un altro mondo, prenderemmo strade separate. Qui siamo insieme e questa realtà mi piace molto di più" ammise lui.

"Una cosa non cambia però..." scherzò.

"Quale?" le chiese, scostando delicatamente il tessuto dal suo seno.

"Dormi sempre nudo" 

"Buona osservazione, signora. Capirai meglio nei prossimi giorni" rispose orgoglioso e con voce soave, facendola arrossire.

Si chinò su di lei per baciarla e continuare le loro attività quando sentì uno strano ronzio.

"Cos'è questo rumore?"

"La mia sveglia" disse lei. Quella che le aveva impedito di conoscere la decisione del Ryo del suo sogno...

"Vietata nella mia stanza" le impose.

"Tutto quello che vuoi. Ma nelle mie infinite possibilità, vorrei quella in più, quella in cui fai l'amore con me" gli ricordò con le guance che si coloravano.

"Agli ordini, signora. Kaori, qualunque cosa accada, aggrappati sempre a me se dovessi dubitare o alla vita se dovessi andarmene. Lo prometti?" le chiese seriamente.

"Prometto se tu farai lo stesso" rispose lei, commossa.

"Va bene. Nessun sacrificio tra noi. Solo condivisione"

Lei scacciò l'emozione che le ostruiva la gola e gli accarezzò amorevolmente il viso. Era vero: lo conosceva meglio di quanto pensasse.

"Ti amo, Ryo"

"Anch'io. Lascia che ti mostri quanto" rispose.

Si abbassò su di lei e la baciò dolcemente prima che le cose proseguissero per il loro corso quella mattina. Fu solo l'inizio della loro nuova realtà.



Grazie a chi ha letto e soprattutto commentato: Stekao, Meddy80, maisonikkoku78, martiperla9620, Alice21, Sabrinagenova, robysaeba.

Alla prossima :)

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