Quella possibilità di un frammento - Umineko 's fragment di _Briareos_ (/viewuser.php?uid=732598)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamento ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Extra - Speciale ***
Capitolo 5: *** Extra parte 2 ***
Capitolo 1 *** Cambiamento ***
fic del dopo
AVVISO: avviso che questa è una fic, quindi i contenuti dentro sono solo un modo di portare qualcosa di beatrice come avrebbe voluto, non i miei pensieri, per quelli leggete la nuova fic, l'ultima e il commento che posterò.Ho ripescato per caso da
un vecchio hard disc questa fic mai pubblicata, dedicata a un'opera che
amo. Mi era venuta leggendo una fic di qualcuno in questa sezione che
parlava di come erano sopravvissuti isnieme e insieme erano ripartiti.
Non ricordo il nome e non sono riuscito a trovarla, forse ho cercato
male, ma so che cè e l'ho apprezzata. Mi sarebbe piaciuto
leggere altro su questa cosa, come fossero come nel tema delle
possiiblità e kakera, arrivati vivi e insieme e insieme
ripartiti. Creando una vita felice per Lion, per una volta. Se l'autore
o l'autrice di quella fic cè ancora e ed ispirato/a, mi
paicerebbe leggere altro di quella fic, perchè era ben fatta
e profonda. Ricordo solo che era un sequen di umineko ma positivo per
loro.
Inoltre la fic
è come la salvai anni fa, la psoterò in
più capitoli appena posso perchè anche se non la
sistemo. Sarà per come la scrissi e la metto per nostalgia.
Beatrice ex Sayo si svegliò intorpidita. Si era accoccolata
nel suo letto, acciambellata come un gatto.
Era rimasta in camicia e gonna. Continuava a indossare qualcosa che
richiamava la sua parte di Beatrice.
Si pentiva, sentiva in colpa, colei che aveva permesso tutto quanto. Di
nuovo.
Sul corpiletto da poco, peròl con gattini e uccellini, si
era gettata nello sconforto.
Aveva sognato la fine di quel giorno vicino l'isola. Anzi, frammenti
del prima le rivoltava lo stomaco.
Il suo risveglio sul letto della camera dell'oro, ferita e con la
realtòà rosso sangue delle vittime del suo gesto
iniziale, aveva portata a un tormento continuo.
Lo shock del risultato della sua decisione l'aveva colpita, come un
pugno allo stomaco.
La sua rabbia, la non accettazione della realtà , nuda e
cruda dalle sue origini, del perchè della sua vita e le sue
condizioni fisiche, l'aveva resa furiosa e vogliosa di una risoluzione.
Non solo e proprio vendetta.
Reputaa tutti gli adulti colpevoli, ognuno della proprio parte, di ogni
aspetto doloroso della sua vita. E aveva deciso.
Nessuno l'avrebbe amata, accettata, voluta, sia
perchè inferiore e difettosa.
E aveva deciso di gettare tutto fra le pieghe del destino, con un piano
che prevedeva una fine, in base alla situazione, suicidaria per lei in
ogni caso, ma in mano al fato e loro scelte per gli adulti.
Si, voleva ripulire la sporcizia de peccati di Kinzo proponendo la
continuazione dell'enigma dell'epigrafe e attendere.
Se gli adulti non riuscivano a risolverla, avrebbe imbracciato le armi
di suo padre/nonno e assolvere quei peccati per cui in tanti avevano
sofferto.
COme capofamiglia legittimo ma non annunciato, si era decisa.
Aveva analizzato tute le variabili e sfumature della notte in cui
avrebbe agito. Era sicura acadesse quanto studiato.
Se risolvevano e trovavano la cemra, avrebbe agito diversamente,
lasciando in mano loro il risultato definitivo.
Le storie, i piani, le bottiglie, tutto per lasciare la sua voce anche
anche creare lei stessa ogni situazione per portare a termine il piano
come Signora di Rokkenjima.
E quando lei aveva visto il gruppo giungere nella camera dell'oro,
aveva proseguito per la parte successiva corrispondente agli eventi.
NOn più armare se stessa e sciogliere il male dell'isola di
sua mano, ma lasciare tutto in mano loro.
Si era anche, terminato di illustrare le regole, seduta riflettendo.
Sul dopo.
Decidendo di donare a beatrice il suo meritato sonno di riposo,
cessando la sua funzione e spogliandosi di quella se stessa del suo
motto. Io sono una, eppure molti. Io sono, Io sono noi. E dopo sarebbe
toccato a lei. Shannon come personalità e poi il cuore,
Lion, cessando tutto definitivamente.
Na kyrie non agì come da quella riflessione, tutto
sfuggì al previsto.
Beatrice non era super partes e quindi ignorata come credeva, ma venne
colpita dal fucile della donna. Voleva morire, ma forse a posteriori,
comprese come doveva accadere.E che significava morire e tornare, e
vedere.
E appena sveglia, lei si parò d'innanzi crudelmente
e veramente nella cruda verità oltre i suoi
scritti e piani, quel che derivò dalla sua decisione
e analisi del piano.
Gli adulti erano impazziti e per la gola e il desiderio di potere, lo
sterminiio sfuggì' alle variabili pensate da SAyo e
sfuggendo seriamente al controllo che credeva di avere e aveva
ipotizzato. La realtà del fatto che la mente umana e gli
accadimetni andassero a volte oltre i confini della storia, erano di
fronte a lei sotto forma di cadaveri e distruzione.
Le vittime dovevano essere gli adulti, quelli sporchi e carichi del
peggio dei peccati di Kinzo. Per non era solamente uno.
Come lui credeva.
La sua vuotezza iniziale, poi la guerra per morire e invece la
rinascita come un giovane ancora adulto nella mente, nonostnate la
quasi mezza età, vedendo comparire una donna che
rispecchiava i suoi gusti e interessi occidentali. Come un dono dal
cielo. E con dell'oro per cambiare le sue sorti.
Quel giorno nella base sotterranei, lui virò e
cambiò. O meglio.
Sayo parlando con Genji, su molti punti della storia nascosta, ottenne
informazioni che a suo dire cambiavano molte cose. Ninete amore
profondo, puro e reverenziale. Ma peggio. Se Genji aveva ragione, dai
racconti che lei ottenne nel tempo da tutti, Kinzou si era ridestato
dal torpore in cui era caduto venti anni , ma nel modo peggiore.
Bramoso, prese oro e Beatrice per interessi personali, uccide e
ingannò e Sayo iniziò a pensar eche forse
l'idiollio della fuga d'amore dei due su richiesta della donna, non
fosse realmente esistitita. O era stata ingannata e quindi
finì nelle mani del suo peggior incubo?
Kinzou dentro crebbe di colpo come persona, maturò e
sviluppò un comportamento prima passimo tendente al
negativo, distruttrice su gli altri, peggio sui figli.
Tutto era meglio se dal lato di Beatrice, gli altri non meritavano.
Eppure Sayo non aveva mai saputo trovare una fonte che gli parlasse di
Beatrice, la prima, e le sue parole per descrivere la sua vita fino
alla morte. Per dare alla luce sua madre, un'altra vittima della follia
di Kinzo, che portò a... lei stessa.
Un susseguirsi di incatenamento, possesso e disperazione senza le
persone coinvolte avessero armi per liberarsi, ma solo subire.
A volte Sayo era triste per la storia che aveva sentito dai domestici,
che considerav aun pò come genitori, riguardo la vita di
natsuhi, e all'epoca non sapeva i peccati di lei. A volte la
comprendeva nei suoi momenti neri sapendo come e perchè era
giunta nella famiglia e come dovesse vivere quella cosa dentro.
Un'altra vittima di un destino da cui er aimpossibile fuggire.
Almeno, da vivi, pensò molto dopo SAyo.
Vedeva i figli legittimi di Kinzou e pensava. Avevano assorbito tutto
quel peggio del padre, riflettendolo sugli altri come una malattia
contagiosa, passandola in successione. Krauss con il tarlo del potere e
la sua carica.
Eva con tutto ciò che covava per la sua condizione di donna
contro le covninzioni di Kinzou e figlia non primogenita. Ricevendo
abusi psicologici da padre e fratello. E portando la stessa malattia
alla sorella minore Rosa. Che aveva continuato con quelle reazioni
tossiche con la figlia Maria, rendendola colpevole di toglierle per la
sue esistenza e stranezza la felicitò-
SAyo aveva trattato con cuore e e affetto la bambina, senza neanche
sapere il legame di parentela ma la comprendeva. IN modo sincero,
sebbene alla fine avesse deciso di includerla nel suo piano.
Se prima aveva vestito di panni di beatrice per alleviare le sue pene,
sfruttando il desiderio di incontare delle streghe e avvicinarsi
davvero alla magia per trovare una felciità che rompesse le
catene della rabbia e odio della famiglia.... Poi non potè
sfruttare il legame che le univa.
Insieme avevano creato il Mariage sorciere e il grimorio e aveva visto
con la sua amicizia e vicinanza come Beatrice, dei sorrisi nella
bambina che rendevano anche Sayo stessa bene dentro. E capiva che fosse
l'una tra pochi ad approcciarsi a lei in quel modo.
ma dovette includerla nel piano proprio per riconoscerla come Beatrice
alla riunione famigliare e avvicinarsi a piccoli passi non fisicamente
agli altri, come se fosse veramente un essere oltre l'umano.
La lettera, le parole di Maria, sicura di ciò che affermava
e credeva. Rendendo il piano sempre più come lo aveva creato.
E il dolore nel petto che le ruppe l'anima nel vedere le persone che
non dvoevano veramente includere nel suo piano.
I suoi cugini.
Vedere George che sembrava marla sinceramente e con cui sperava prima
della veritò di dimenticare Battler. Uno dei motivi del
casino di quel giorno.
Jessica, Maria... gli amati amici considerati tali prima, che la
rattavano come una di loro nonostante avesse la convinzione che fossero
superiori e fuori dalla sua portata.
Scoprendo poi la parentela, notò anche le differenze, nette,
con gli adulti. E gli adulti divennero le pedine del suo piano.
E invece le persone a cui voleva bene... erano morte.
Per colpa sua.
Si sentì nonostnate le ferite e lo shock di essere
viva, come se avesse sparato di sua mano.
ma vedendo Battler a rischio, dimenticò tutto.
Corse a salvarlo, portarlo via dal richio concreto e materiale.
Sayo fuggì, con lui.
Sebbene poi gli avesse rivelato di essere la colpevole per l'accaduto,
lui accettò la cosa e le disse di non pensarsi peccatrice
come credeva, ma vivendo avrebbe espiato.
E al so fianco, lui avrebbe espiato quei peccati con lei. Anche il suo.
Tranquillo, piedo di fiducia, sicurezza, gentile e comprensivo.
Sapeva chi era e cosa avesse commesso, ma non gli importava. Erano
vivi, bastava.
SAyo era scioccata, senza parole...
aveva realmente accettato e sviato le sue colpe dicendole di vivere per
purificarsi.
parlarono sulla barca, ma lei nonostante la finzione per mantenersi al
passo con Battler che stava riprendendo fiato dalla notte trascorsa,
non riuscì a reggere la pressione nel suo cuore.
E sviando l'attenzione di Battler, scherzando e baciandolo, gli fece
però intendere chiaramente che non poteva vivere. O almeno
così lei cercava di fare, frammenti di indizi come sempre.
Il mondo non era per lei se era sporcata dai peccati.
E mentre lui teneva gli occhi chiusi, lei si strinse la corda
con il lingottoall'altra estremintà e scese giù
dalla barca verso l'acqua, verso le onde gentili dopo il tifone.
Quello che lei non consideròà fu che lui
nonostnate l'avveertimento di non guardare per pudore e i baci che lo
fecero elettrizzare, preso dalla voglia di parlare e stare insieme,
aprisse gli occhi troppo presto. Comprendendo.
Tuffandosi a sua volta.
La raggiunse, le strinse una mano per trattenerla. Lei però
scivolava giù per il lingotto.
Avvertiva il calore di quella mano e l'espressione più
urlante di mille parole nel viso di Battler.
E mentalmente gli disse quanto non potesse seguirlo, che lo ringraziava
e lo salutava con affetto.
Ma non comprese la forza di volontà di Battler.
la afferrò ancora, per le braccia, poi tirandosela verso di
sè fino a cingerle la vita. Finiva ogni traccia di ossigeno
fino a particelle che gli idnicavano il limite.
NOnostante lei desiderasse sparire e ricevere la sua punizione, vedendo
ciò, si lasciò trascinare e poi anche lei all
ostremo dell'aria, risucì a raggungere la caviglia e
sciogliere il nodo.
Ancora dopo mesi, si chiedeva come fossero riusciti a farcela.
Che possibilità avevano che accadesse?
Ma erano riusciti a riemergere in tempo, prima di scoppiare,
così al limite da perdere i sensi.
Ricordava la sua rabbia, un battler fuori controllo, l'espressione di
incredulità per cosa avesse fatto, con l'ira del gesto,
affermando "non anche tu. Tu devi videre. Resta con me".
E poi il ritorno con difficoltà sulla barchetta e l'esser
finiti sulla spiaggia di Nijima. lei ancora con l'abito, lui stanco
morto.
"Che... che cosa facciamo, adesso?" gli chiese sulle gambe non stabili,
ansante, appena con i piedi sulla sabbia e sapesata
"Normalmente si chiederebbe aiuto, ma data la situazione ..." rispose
lui voltando il capo verso la zona dove l'isola di famiglia si trovava
"ci sono molte cose che sarebbe meglio non dire, almeno per ora. Vorrei
tornare a casa, per prima cosa..."
"E come tornerai? Per prendere l'aereo dovrai dare i tuoi..."
"vero..." si accigliò lui "se qualcuno scopre l'isola in
queste ore e cerca noi... vedrà il mio nome tra i passeggeri
e... potrebbero credere che siamo stati noi..." ma non
terminò la frase, perchè la fissò come
colpevole, di affermare qualcosa che la ferisse.
Sayo aveva i capelli sciolti, non più tirati su e abbellita
dalle trecce, con sguardo spaurito e apparendo come fragile. Lei, la
stessa che prima di gettarsi aveva fatto la spavalda per mascherare il
suo gesto.
"Dobbiamo trovare il modo.... se torniamo e ci mostriamo, le persone
faranno domande alle quali sarebbe meglio non... cosa fare'" si
domandò Battler incerto
"Dovremmo... per adesso dovremmo toglierci di qui, comunque. Se ci
vedono appena sbarcati e io... con questo abito..." fece lei facendogli
constatare un abbigliamento totalmente fuori contesto per Nijima.
Battler osservò l'abito ispirato all'ottocento e al western
su fantasie di Kinzou e comprese che le cose sarebbero peggiorate se si
fossero fatti vedere. Sarebbero stati magari on riconosciuti subito, ma
erano troppo vistosi e facilmente ricordabili.
"Dobbiamo trovare un modo per passare inosservati... ma io... non ho
nulla. E' rimasto tutto..." disse riguardando vero l'isola, per poi
guardare lei.
Entrambi bagnati, eppure lei appariva un pulcino bagnato, le ciocche
sciolte di capelli che si incollavano sull'abito in base al movimento,
e non immaginava come fosse lui come aspetto
"Io..." disse lei come ridestatasi "forse cè un modo...
voglio dire, se mi cambio d'abito..."
"Cosa"
"Alla banca di Nijima cè un conto a mio nome e come
ultioriore intestatario, Genji. Serviva come base per farmi emettere la
carta di credito con la somma per... perchè gli adulti..."
abbassando lo sguardo colpevole "comunque, avevo pensato di farlo
cointestato perchè era lui che di solito veniva
più spesso qui e lo conoscevano, sono venuta anche io, ma...
e dentro cè una bella somma che racchiudeva il mio stipendio
di serva, più un grosso extra che pensavo... dopo che io...
sarebbero finiti a Genji come extra per la pensione, almeno
all'ìnizio avevo..."
"Quindi hai dei soldi? Alla banca?"
"Si... potrei anche farmi rigirare la carta che..." mostrando
i dati della carta che conservava nel reggiseno, aspettando che
qualcuno rimanesse vivo da consegnare tutti i dati
"no... se la somma è enorme e qualcuno lo sa, potremmo..."
"Allora... se mi faccio consegnare i soldi i miei soldi nella
cassetta..."
"Ma ti possono riconoscere?"
"Io..." toccandosi i capelli "di solito mi vedevano come... Shannon..."
col broncio "indossavo la parrucca e..."
"Auguriamoci che se qualcuno.... " dubbioso "se qualcuno
verrà a far domande, vedranno una donna bionda, giusto? Non
la Shannon che tu..."
"Si...s-si è così"
"ok, metti questi allora" disse lui spogliandosi, lasciandola di stucco
"Non puoi certo entrare abbiglaita così! E' necessario non
dare nell'occhio. per questo metti per adesso la mia camicia e miei
pantaloni. Se riusciamo a sguasciare via dalla polizia e chi
farà domande, avremo tempo per pensare... ma devi apparire
normale. Se metti i miei abiti e lasci i capelli sciolti come adesso,
andrà tutto bene. Quindi sei bionda naturale?" le fece
mentre poggiava sulla sabbia la giacca
"S-si..." fece lei torturandosi le mani tra loro
"Capisco... ci hai fregati. Poco male, almeno per questa situazione
senza la parrucca ti prenderanno per una persona diversa. Ci
basterà questo, per ora, prendi e indossali" le
intimò dandole la camicia che si era tolto, con la mano
sulla cintura mentre lei sconvolta si voltava, come se vedesse qualcosa
di assurdo
"L-lo so... ma ora dobbiamo arragiarci con cosa possiamo fare e non
abbiamo altri abiti disponibili che non siano... come quello" indicando
l'abito
"Se avessi gli altri abiti di Beatrice, più normale..." fece
lei col broncio tremando, mentre guardava la camicia tra le sue mani e
arrossiva
"ora non possiamo tornare indietro e non cè sarà
più nulla di nostro... Se ho capito... l'esplosione ha
coinvolto la zona dell'isola con la dimora e tutto il resto, menter si
sono salvati la zona con la Kuwadorian e il vecchio molo di attracco
sottomarini. Ho paura per... quando troveranno, perchè
qualcuno indagherà, quella villa nascosta e la base segreta
sotterranea. Ma non possiamo farci niente. O ci consegniamo e ci
prepariamo a ciò che avverrà o..."
"Vuoi dire... che non potrai tornare al tuo mondo?" sfilandosi l'abito
dandogli le spalle per cambiarsi, mentre lui si toglieva i pantaloni.
tremavano come pazzi ma non potevano restare come erano.
"Il nostro mondo, Beatrice... O... qualè il tuo nome? Quello
reale..."
"Già, qualè il mio nome?" fece lei alzando le
gambe da ciò che resdtava dell'abito per fissarlo triste
"DA quello che mi hai detto, non sei esattamente ciò che
apparivi..."
"..:" votlandosi ancora come a non volerlo guardare "Io... sono nata
come Lion, ma per un... incidente, sono stata cresciuta come un'orfana
con il nome, scelto da Genji, di Sayo. Sayo Yasuda. Ma... le altre mi
chiamavano Yasu..."
"Perchè ti chiamavano Yasu?" togliendosi un
calzino, per poi riflettere se servivano o poteva darle solo le scarpe,
evitando di guardarla
"per... mi prendevano in giro perchè per loro ero...
diversa. E alla fine avevano ragione..."
"E tu, come vuoi che ti chiami?"
"...?" a quelle parole lei si voltò. Indossava solo
reggiseno e slip, ma la domanda le fece dimenticare questo "Io... chi
sono io, adesso?" fece triste, metnre con l'abito,s enza
però volerlo ma lo stava stringendo addosso, si copriva il
davanti
"Facciamo così! Yasu era un modo per bullizzarti,
dimenticalo. Sayo... è chiaro che esisterà ancora
solo per prelevare quei soldi. E poi... dovrà sparire.
Avremo bisogno di nuovi nomi per adesso... va bene se ti
chiamerò comunque Beatrice o in caso, Beato?"
"Vuoi... davvero chiamarmi ancora Beatrice?"
"Va bene... io ti conosciuta come sei dentro per questo tuo vero
aspetto.. con questo nome. Se ho capito la Sayo con la
personalità di Shannon era solo un modo per continuare la
tua vita in una veste... migliore. Ma ora hai una nuova vita, puoi
divenire ciò che vuoi" le disse occhi negli occhi, con lei
con la bocca socchiusa dalla sorpresa
"..."
"Per ora pensiamo a prendere i soldi. Con quelli compreremo abiti nuovi
e vedremo come andarcene da qui... te la senti di entrare in banca e
prelevare quanto hai?"
"... se... se è questo che desideri..."
"NO!" fece lui con foga, facendola sussultare mentre stava per finire
di infilarsi la camicia, senza pensar epiù al pudore, alla
situazione della nudità ma al risolvere delle questioni
più grandi "non esiste più < come
desideri >. Adesso noi siamo uguali, pari... ti sei liberata dal
peso che hai scelto.... che ti portasse verso l'abisso
perchè nel tuo cuore volevi veramente vivere... e se quella
era una prova, ricoradti cosa ti ho detto. E vivi... porteremo la croce
insieme e insieme andremo avanti al meglio che possiamo..."
avvicinadosi a lei tanto da imprimerle un bacio sulle labbra, a
sorpresa, facendola irrigidire "E così' siamo pari" rise lui
con un sorriso monello "su, sbrigati a vestirti e prepararti. Non
dimenticarti le scarpe..."
Quando lei fu pronta con gli abiti di lui, mentre provava se le scarpe
erano troppo grandi e andassero strette con i lacci, lui le si
avvicinò e le ravvivò i capelli umidi che aveva
però cercato di asciugare un pò all'aria. Le
ricadeva a onde e davano un aspetto particolare alla sua figura, con
gli abiti di lui e quell'acconciatura semplice.
"Secondo te... riuscirò a..."
"Sicuramente. Puoi farcela. Devi solo presentarti e ..."
iniziò a riflettere "stiamo facendo questo ma... hai dei
documenti con te per prelevare il denaro?"
"Ho un codice di sicurezza per..."
"Provaci! Non abbiamo altra scelta, ti aspetto qui! Vai... mostra i
dati della carta e indica il codice ma invece di prelevare i soldi in
essa, vedi se puoi prendere tutto ciò che è tuo
conservato non lì, ma..."
"E se... non riesco a prenderli?!?"
"Ci arrangeremo, ma intnato proviamo...!"
Sayo si era incamminata fino a giungere alla banca, timorosa
dell'accaduto. non portava la giacca, ma solo la camicia e provava
freddo, ma pensando a come era rimasto lui, cercò di fare in
fretta.
Entrò nella banca, aveva detto a se stessa di essere forte e
capace. COme Beatrice, si disse. Si immaginò anche per come
era abbigliata, di essere Beatrice la vecchia, la beatrice prima di
quella presa dal ritratto, l'ultima, la definitiva. Si
presentò e chiese di prelevare il suo denaro indicando i
dati della carta, affermando che l'aveva perduta.
L'addetto che aveva richiesto i documenti, notò il tipo di
carta e riferimento e le domandò il codice speciale di
riconoscimento che poteva sostituire la visione dei documenti
di identità ed era segreto, solo per i titolari del conto.
Dopo una consultazione con il direttore, il quale chiese di Genji e per
fiducia in lui, acconsentiì, la condusse al caveau. Le
aprì la cassetta e Sayo sospirò così
profondamente ad sentir male ai polmoni. Per Genji, era per lui se
aveva in mano i suoi soldi. Quei soldi che non le interessavaon, per
lei non valevano, non erano nulla per lei perchè non
potevano darle cosa desiderava, non era quel tipo. Eppure, cotnando le
azzette, si chiese se non stesse andando contro i suoi stessi principi.
Ma pensava a Battler. Contò il denaro, non era
chissà cosa rispetto al suo oro o la vita
di Battler stesso prima.
Si chiese se la somma fosse un ottimo inizio, le sembrava poca roba. Si
era accorta solo in quel momento di quanto basso fosse il compenso
totale nel caso lasciasse il lavoro nella prospettiva che le si parava
davanti con Battler. Quell'extra che era stato messosi accorse, era
ninete in confronto con ciò che aveva prima tra le mani. Ma
era un ottimo inizio, no?
Rignraziò mentalmente Genji ancora una volta, anche dopo la
sua morte era al suo fianco per aiutarla... e dopo aver chiesto un
sacchetto apposito, mise ogni cosa presnete nella cassetta all'interno
e chiese di tenere la carta ancora in quello stato, in attesa
dell'utilizzo. La carta era da qualche parte persa nell'esplosione ma
aveva conservato su di se i codici e le chiavi per la prelevazione.
Ringraziò l'addetto e uscì.
Se non avesse avuto quel codice di riconoscimento invece del nome, un
elemento di protezione dell'identità dei clienti
più presitgiosi, sarebbero stati nei guai.
Le migliaia di yen nella borsa erano per viaggiare, comprare il
necessario e giungere da qualche parte. Potevano trovare un luogo in
cui fermarsi, ma poi? Quanto sarebbe bastato quel denaro? E come
ottenerne altro?
Si mise a pensare mentre chiudeva la borsa al modo di trovare l'oro
intorno all'isola, sicuro per la sua durezza, volato come chiodi in una
bomba. ma si ricordò che dovevano sparire, non tornare
là alla ricerca dell'oro. E si maledisse per aver pensato a
quello, prima non le importava di qualcosa che non poteva darle cosa
voleva, eppure in quel frangente pensava a Battler e come no
nfargli pesare cosa aveva perduto.
La prima cosa che fece uscita, fu entrare in un negozio cercando di
celare la borsa dopo aver preso delle banconote, e acquistare uno
zaino, normale, senza nulla che attraesse l'attenzione, riponendo poi
quel prezioso carico per loro all'interno, tenendo nelle tasche dei
pantaloni soldi sufficienti ai bisogni primari senza toccare gli altri.
prese poi degli abiti per battler e per se stessa, cercando di apparire
naturale. Scarpe, biancheria intima varia
Preso tutto, corse con i capelli al vento verso la spiaggia, e lo vide
nascosto sotto la barca capovolta, che sbucava per chiamarla. Sorrise
per la cosa, ma forse pensò, era l'unico modo per non
apparire subito in quella spiaggia libera. Da solo. QUasi nudo. Gli
abiti non cèrano sulla sabbia, quindi erano nascosti con lui
sotto la barca.
"Ti ho preso delle cose..." dandogli gli abiti mentre lui usciva e si
rivestiva. NOn erano di qualità e perfetti come quelli che
indossava, ma constatò lui stesso che era meglio di ninete,
molto meglio avere abiti puliti e asciutti indosso. Tenne conservati i
suoi abiti che aveva prestato a Beatrice e insieme, vestiti e
più tranquilli, sia vviarono per trovare del cibo e
rifocillarsi.
Comprarono del cibo da asporto e in un an golo appartato su una
panchina, consumarono finalmente qualcosa, mentre riflettevano.
"Mentre ti aspettavo, ho pensato..."
"SI..."
"Abbiamo due soluzioni. Una... tornare a casa e presentarci per chi
siamo, con la consapevolezza però che... non so neanche io
cosa accadrà! Ho paura che... si, potrebbe essere che saremo
travolti dal peggio! Dovremo contrastare la polizia, le indagini, le
domande, le.."
"Oh, no!" fece lei abbassando il cibo che stava consumando
"Potrebbero ritenerci colpevoli, potremmo finire nei guai... e non
capirebbero comunque... perchè significherebbe raccontare
tutto dai... tuoi nonni..." disse guardandola "Oppure..."
"...oppure...?"
"Scappiamo. Nascondiamoci. Creiamo nuovi noi e... partiamo da zero!"
"Scherzi?...tu.. tu vuoi perdere il tuo nome, ciò che
è tuo, vuoi..."
"se restiamo per chi siamo, saremo messi in croce e le nostre vite
potrebbero non essere... la promessa che ti ho fatto, se ci
presentiamo... potremmo portarci il doppio del peso che abbiamo adesso
dentro, per ciò che accadrà... Io... ho ereditato
dai miei nonni materni, ma se torniamo come chi siamo, oltre che avere
tutti contro e pronti a mille domande, dovremo.. dovrai spiegare molte
cose, sempre che non ... mentiamo..." come turbato e incapace di finire
un senso logico, come se nella sua testa vorticassero mille pensieri e
per la prima volta da ore lei lo vide sotto pressione, perdendo il suo
solito carattere
"mentire... vuoi dire raccontare qualcosa di diverso? Fingere per tutta
la vita qualcosa che..."
"Non credo che sia sopravvissuto qualcuno, sono tutti morti, credo...
però adesso mi viene la paura che... che accade se ci
reputano colpevoli e ci arrestano? Se... "
"Ci divideranno?" chiese in unsoffio preoccupata lei, e lui la
fissò negli occhi
"Ecco perchè credo che dovremmo, alla fine, sparire.
Diventiamo qualcun altro, troviamo un luogo per noi..."
"A...Aspetta... io no nso... cosa tu pensi ma... che intendi con... un
luogo per noi..?"
"Cosa ho detto" sorridendo "ci creeremo una nuova vita. Magari come
quella che desideravi e..."
"NO! fece lei si colpo come spaventata "Io... io sono difettosa, io non
sono come le altre, io..." d'un fiato, come terrorizzata
"Calma!" le disse con una mano sulla spalla, facendola fermare
"qualunque sia il problema... cosa ti ho detto sulla barca, prima e
dopo cosa hai fatto?" avvicinandosi col viso a lei gentile "qualsiasi
cosa accada, si può vivere nel pieno possibile e andando
avanti con il mondo che continua a cambiare. Questo tuo difetto,
ciò che pensi sia rotto, è tale da impedire
tutto?"
"... prima di sapere la verità, pensavo di avere una
famiglia per ottenere ciò che no navevo avuto da bambina...
credevo, per dimenticare te, che George potesse amarmi sinceramente
come una persona alla pari, una persona... ma scoprendo la
verità sul mio corpo, mi sono chiesta nel terrore che cosa
avesse pensato di me, se... mi ritenesse una bugiarda e una
truffatrice... Se..."
"Capisco, ma ripeto la domanda. E' tale questo difetto da precludere
tutto? Cancella ogni cosa? Ti impedisce di vivere?"
"battler...le persone senza poter..."
"va bene così!" lasciandola di stucco "Dimmi, anche se pensi
che tu non possa amare per quei difetti e non possa sentirti una
persona con questi, perchè non puoi... davvero non puoi
amare comunque? provare sentimenti? Essere te al fianco di qualcuno che
ama te? I sentimenti che provi nel cuore sono monchi con quel difetto o
comunque senza ciò che ti tormenta, da persona, puoi amare
profondamente e sicneramente anche con tali difetti? Sei meno di me o
di chiunque per questo? Per me no..."
".." incapace di parlare
"non mi sembri una persona tale da non saper vivere e sfruttare
ciò che hai intorno. Io... sono stato la causa, in parte, di
ciò che è avvenuto e... provi ancora qusalcosa
per me?" le domandò mentre lei si torturava con i denti le
labbra, senza rispondere e non guardarlo "che importa del tuo corpo.
Dopo quanto vissuto, dopo tutto quello che sappiamo del passato, credi
davvero che tu non possa essere amata comunque? Che non ci
sarà un giorno un modo per ottenere comunque cosa desideri,
in qualche modo, che per te siano vita? Siamo legati, Beatrice. Non so
cosa accadrà domani, ma siamo qui ora, quest'oggi... se
vogliamo espirare i nostri peccati e rendere almeno meritevole il
nostro esistere per noi, contro ciò che ha portato a
tutto... non pensare ai tuoi difetti, ma guarda cosa cè per
te... hai studiato, sei intelligente e capace, hai più carte
di quelle che pensi, da poter usare per vivere... ora che sei qui, che
hai sentito il bisogno di ocntinuare e seguirmi, dimentica questo e
accetta ciò che hai. Non ci divideremo mai, questo te lo
prometto..."
"Ma tu sei un uomo, hai le tue..."
"non importa per ora. vedremo insieme come sistemare queste
questioni... un giorno lo so, con il mondo che cambia e la
scienza migliora, se le voci sono vere, potresti avere ciò
che desideri ma anche se no nfosse, ci sono mille modi per essere
comunque ciò che sognavi... quindi non pensarci, per ora,
pensiamo a cosa costruire... prima dobbiamo trovare un luogo per noi.
Un posto per noi. Vieni..." le disse alzandosi e dandole una mano, che
lei accettò "Ascolta Beatrice. Ho deciso che tornare come un
Uhiromyia sia... troppo difficile. Anche per te. Vivremmo una vita
di... scegliamo un luogo dove andarcene. Useremo i soldi che hai preso
in banca e io manterrò la promessa che ti feci quel giorno.
Così espierò anche io i miei peccatti, insieme
sorreggeremo le rispettive croci insieme, nonimporta cosa puoi fare o
non fare, dare o non dare... cè smepre una soluzione,
vedrai... ora... andiamo a quella mappa" disse, andando a un grosso
pannello che mostrava varie mappe, dal Giappone al luogo specifico in
cui si trovavano per i turisti. "Tu non conosci niente oltre
Rokkenjima, e io non posso tornare nei luoghi che conosco... quindi
chiediamo alla sorte di darci una risposta"
"E in che modo?" domandò lei, davanti quel grosso tabellone
che mostrava tutto il giappone, il cibo lasciato sulla panca ma lo
zainetto pesante contro la sua spalla
"Puntiamo un dito a caso chiudendo gli occhi e vediamo cosa esce" disse
lui raggiante "magari queto giorno sarà così
fortunato da condurci senza problemi dove magari meritiamo di stare"
"e noi... cosa meritiamo...?"
"Beatrice!" la ammonì"
"Si,.. ok, ho capito... allora dobbiamo..."
"Chiudere gli occhi e puntare con un dito la mappa, pronta...?"
chiudendo lui gli occhi e preparando l'indice "ok, vai..." e sentirono
un tud doppio
"Uh... guarda battler..." fece lei sorpresa
"Oh... io ho puntato tutto verso nord, tu verso il centro.. prefettura
di Gunma ma... verso le montagne.... sai cosa?" le disse con un sorriso
voltandosi verso di lei "Ha avuto ragione il tuo dito!
Dimentichiamo il mare o l'acqua per un bel pò, andiamo in
una zona montana o lì vicino... cerchiamo un bel luogo,
compriamo una casa se riusciamo o affittiamo un luogo adatto a noi e
iniziamo da lì..."
"Tu ci sei stato?"
"non proprio dove hai putnato tu... ma che importa? Compriamo cosa ci
serve e andiamo..."
"Ma... vuoi davvero cancellare chi e cosa sei, perdere tutto...?"
"preferisco una vita con un altro nome e senza sentirmi sotto caccia,
braccato, da tutti, con te al mio fianco, che
saperti nel cetnro della tempesta come me ma peggio... dovremmo creare
una storia perfetta in tutto da dire, senza errori, cancellare o
nascondere delle cose, vivere nell apaura e pressione... e tu hai
bisogno, meriti, una vita senza.... accuse e dubbi, l'ombra di quel
passato e le persone che indagheranno per riportarti in quel
baratro...Forse un giorno potrò tornare come me... ma ho
promesso, insieme ripartiremo e ripagheremo gli errori... Dobbiamo solo
riuscire ad andare verso Chiba, Kanagawa, Shizuoka senza mostrare
documenti... e poi proseguiremo come potremo... insieme, Beatrice...
sono pronto a questo sacrificio, non mi importa..."
"ma... aspetta! E la tua sorellina?" facendolo cadere in depressione
"Lo so! Ho pensato e ripensato! Potremmo... potremmo giungere da lei in
segreto e in silenzio e portarla via. La cercheranno ma... se
sarà con noi, magari riusciremo a... e poi, potresti
considerarla come una figlia, possiamo dire. Come facesti con Maria...
ti rispetto per cosa hai fatto a quella bambina, anche se l'hai inclusa
nel piano..."
"mi dispiace..."
"per ora non pensiamoci. Nessuno sa cosa è accaduto, magari
riusciamo ad andare via perndendo con noi Ange... ci inventeremo
qualcosa. magari di nascosto entrerò in casa e
prenderò tutto ciò che potrebbe aiutarci come
bene prezioso per farcela... andiamo a cercare un piroscafo o nave che
parta, e cerchiamo di confonderci tra la folla"
Beatrice era in un tumulto di sentimenti e pensieri. Battler era pronto
a cancellare se stesso come tale, per lei. Per ricominciare senza il
fiato sul collo per l'accaduto. Anche pronto a portarsi via Ange di
nascosto per vivere insieme, lontano dal passato troppo gravoso per
molti sensi.
Lei, che era andata solo a Nijima poche volte, si sentiva come persa,
un puntino, nel grande e immenso mondo e mentre Battler parlava o
mangaivano, aveva osservato le persone intorno, chiedendosi se e come
sarebbe riuscita a vivere, come lui le aveva chiesto. Che persona
sarebbe stata?
Lei che per dolore e disperazione, da una era diventata molti?"
Ringrazio chi ha commentato le fic di Umi precedenti, i messaggi privati e i ragazzi di facebook.com/UminekoITAAnalisieLore
Continua con il finale ulteriore cliccando avanti per il prossimo capitolo
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Capitolo 2 *** cap 2 ***
il dopo cap 2
Secondo capitolo, forse
l'ultimo, vediamo la lunghezza. Qui come detto ho preso ispirazione da
quell'altra fic, spero che l'autore o autrice non me ne voglia, ma mi
ha colpitocon ciò che aveva scritto e mi sono ispirato.
Beatrice si voltò sulla schiena, inspirando forte. Aveva
guardato l'orologio da polso sul comodino, regalo di Battler nonostante
avesse chiesto di non sprecare soldi per lei, e si era accorta che
fosse ancora notte. Le tre di notte, per l'esattezza. E si mise a
fissare il soffito riflettendo.
Mesi dopo quella fuga, erano in un luogo nell'area che lei aveva per
caso pigiato su quella mappa.
Eran riusciti a fuggire su un traghetto, poi scendere e
procedere scegliendo metodi non pericolosi per essere fermati e
individuati chiedendo i documenti.
Presero il treno e Beatrice rimase stupita e ammaliata da quel viaggio,
senza bisogno di riconsocimento, bastò comprare biglietti
economici.
E lui si godette la vista di lei quasi abbracciata al finestrino a
osservare il mondo fuori che scorreva da fargli venire un senso di
dolcezza e protezione nei suoi riguardi. Erano in uno scomparto vuoto
della classe economica, e aveva fatto come una trottola per tutto il
viaggio, breve per non restare troppo su un mezzo dove esser visti, da
un sedile e quello di fronte vicino il finestrino al settimo cielo e
indicando le cos edicendogli di avvicinarsi e vedere. E a volte gli
veniva un attimo di tristezza, pensando che ciò era dovuto
alla sua esistenza sull'isola, andando sulla terra ferma solo per la
scuola o il poco che faceva nel tempo libero lontano dall'isola. Sempre
e solo sull'isola, dalla quale secondo lui non sarebbe mai andata via.
Da sola.
Poi sfruttarono mezzi di trasporto pubblici nelle varie cittadine e
paesini e osservarono il mondo intorno, sopratutto lei.
Estasiata, stupita, felice di vedere cose che non immaginava,
dai monumenti a negozi, a persone e quartieri. Tutto era nuovo e quasi
magico e così diverso dal tipo di mondo ocnosciuto su
Rokkenjima.
Ma qualcosa cadde pesante sulle loro teste.
Ovunque si fermassero tutti così come i giornali e i
televisori in luoghi pubblici, parlavano della notizia di Rokkenjima. E
di una superstite, Eva.
QUando lo udirono, si voltarono stupefatti e increduli, e corsero a
comprare un giornale.
Eva era sopravvissuta e sotto inchiesta, sebbene senza prove o elementi
di indagini che chiarissero l'accaduto. E lei non proferiva parola.
Lessero di come tornò a casa e ottenne la custodia di Ange,
prendendosi la sua posiione di nuova capofamiglia e tutrice della
piccola, ricevendo come ereditaria tutto ciò che era di
proprietà dei parenti deceduti.
Beatrice ricordava di come Battler si fosse quasi afflosciato su una
panchina, demoralizzato, distrutto, angosciato non tanto la notizia che
Ange fosse stata presa sotto tutela dalla zia, aveva affermato che
nonstante tutto, poteva essere una buona seconda madre, ma per la
notizia che lui non poteva più farsi vedere e ne prendersi
Ange con sè. Era questo che gli dava sconforto. Era
tranquillo che un membro conosciuto di famiglia, per la bambina, fosse
con lei, ma allo stesso tempo i suoi desideri di partire da zero anche
con lei al fianco... erano sfumati.
Se la zia Eva avesse sentito o visto entrambi, sarebbe accaduto il
peggio.
Se avesse visto Beatrice, sarebbe impazzita perchè, pensava
Beatrice stessa, avrebbe potuto additarla come l'artefice di
ciò che poi fecero materialmente gli adutli tra loro. Ma
aveva innescato la cosa. Aveva ragione e lei on lo sopportava. E
tremava al pensiero di essere scoperta ancora viva e peggio con Battler.
E Battler stesso. Se Eva avesse scoperto che era vivo e vegeto, avrebbe
potuto tradirlo e urlare al mondo che lui era invischiato. Lui stesso
affermava che zia Eva era temuta per la sua crudeltà,
sagacia usata nel modo peggiore e capacità velenosa contro
chi non le andava a genio. E Battler aveva paura. Non sapeva bene come
andassero le cose per la sorellina, ma non rischiava l'andare da lei,
non voleva che nessuna delle due rimaste vive potesse scoprire il
lorosegreto, non subito perchè avrebbero
frainteso, la verità su cosa accadde quel giorno, e
peggio che erano fuggiti per paura di ciò che poi,
ascoltarono e lessero, era capitato proprio ad Eva.
Eva non aveva parlato. Si riteneva vittima e basta. Eva era scappata
con Ange dapprima nel silenzio come riuscì per calmare le
acque, ma queste continuarono ad agitarsi contro di lei, marchiandola
con i sussurri e congetture di tutto il giappone, lasciandola scegliere
la via della vita mondana nonostnate tutto visto la situazione. la
odiavano, accusavano, riconoscevano come traditrisce della faimglia per
la fortuna.
Ma solo i superstiti, ossia loro, sapevano che la vera fortuna di
famiglia era celata a Rokkenjima e da lì non sarebbe
più uscita. Avevano letto che i loro nomi erano tra le
vittime e non si accennava ai soldi della banca. Ma no nsi poteva mai
dire.
E Battler aveva momenti No, alti e bassi tra la pensantezza della nuova
vita lontano da ciò che aveva ed era, e il pensiero alla
sorellina.
Aveva paura. Non voleva che lo scoprissero. E restava celato.
Avevano cambiato nome. Lui aveva deciso che lei si continuasse a
chiamare Beatrice, o Beato quando gli veniva, e per sè aveva
prima cercato di scegliere tra Kaito, Souta, Oki per il
significato, per poi isnieme decidere per Touma. Battler
divenne Touma e scelsero un altro cognome. Insieme.
"Visto che non siamo giunti a una conclusione, e parli ancor adi Genji
come ringraziamento... utilizziamo il suo nome..."
"intendi... adottare il suo cognome, noi?" gli chiese mentre riposavano
in una stanza di albergo nel viaggio per giunger ein quel luogo che un
dito aveva scelto per loro.
"No, no... non il cognome, ma proprio Genji... in giapponese significa
< due inizi > o < fonte >. E uno dei tre clan
più importanti della storia giapponese ed era
precedentemente noto come Minamoto. E' un cognome famoso e anche
comune. Sarà perfetto e tu potrai ringraziarlo in questa
maniera per tutto. Ti è stato fedele fino alla fine. Se
invece non vuoi usarlo, potresti usare quello di Kumasawa..."
"Quello che mi domando è... vuoi adottare un cognome per
entrambi?"
"Si, Beatrice. Tu non vuoi?" erano distesi su un fianco ma uno di
fronte all'altro, con una mano di lui che stringeva quella di lei
massaggiandole il palmo con lentezza
"Penso... a cosa diranno le persone vedendoci. Quando ci
presenteremo... dovremo dire che tu sei Touma Genji e... io Beatrice
Genji? Come due fratelli?"
"perchè fratelli...? Cosa cè che non va"
"... nulla...." non guardandolo in viso
"Raccontami cosa cè..."
Ma lui sapeva cosa non andava. Era ancora in quella fase di non
accettazione di se stessa, peggio quando lui scoprì il
segreto che celava. Il reggiseno con imbottitura finta. Quelle forme
superiori che non aveva realmente e che le davano disagio restando in
abiti comodi e semplici nelle camere che prenedvano per riposarsi, che
lui vedeva. mancare.
Eppure le aveva dimostrato che nulla era negativo o vi fosse mancanza.
E sebbene si fosse calmata dall'eccettare dell'affetto e una
convinvenza molto vicina, stretta, dormendo anche nello stesso letto,
era ancora riluttante ad essere spontanea e tranquilla inq uei
frangenti. mentre era spumeggiante e sempre con il naso
all'insù a guardare tutto e ogni cosa, osservarlo,
stupendosi come lontana dalle preoccupazioni. Sembrava totalmente
diversa dalla Shannon placida e calma che lui aveva visto quei due
giorni. O ricordava.
Entusiasta, colma di gioia per ogni cosa, quasi non la riconosceva ma
gli piaceva parecchio. Poteva farcela, si diceva, vivendo come meritava.
"vuoi davvero che ci chiamiamo allo stesso modo, ma non come fratellI?"
"A te non va bene essere qualcuno di importante per me, Beato? Vuoi
davvero vivere la mio fianco come sorella? Siamo cugini, ma non tanto
da cancellare il nostro affetto"
"E a te va bene cosa sono, nonostnate tutto? Non sono nata donna,
non..."
"Ma tu dentro di te, sei una donna.. no? Sei cresciuta come tale. Si
sei sentita come una donna fino ad oggi. Solo perchè hai
perso i genitali di nascita, tu
sei tu dentro di te. Che importanza ha come sei nata? Tu
adesso sei Beatrice e senza i tuoi attributi, puoi essere cosa ti senti
davvero... di essere!" le rispose
Era sincero, dicendole questo. ALl'inizio, prima del suo gesto con quei
baci, credeva fosse una donna. Poi rimasto spiazzato da cosa gli
raccontò tornati con difficoltà sulla barca,
aveva cercato di essere se stesso prima di tutto. Lei era lei, pensava,
prima Sayo e poi Beatrice. Era una donna fino al midollo, questo era
sicuro. Perdendo ciò con cui era nata, aveva definito se
stessa e non erano certo i genitali a farlo. Senza i caratteri
preminenti maschili della cresciuta, era però maturata come
persona per come si vedeva. Anzi. Si era accorto che aveva ancora
difficoltà a fissare lo specchio per troppo tempo. E
tendeva, dopo aver comprato biancheria intima, a imbottire i reggiseni
come da abitudine e lui lasciava fare. Restava timorosa del giudizio
suo ma di più degli altri e si sentiva ancora inadeguata al
fianco di qualcuno.
Anche sapendo cosa era biologicamente, lui vedeva solo chi sapeva
fosse. Beatrice. Quando l'aveva baciato sulla barca, prima sulle labbra
e poi sul lobo dell'orecchio, aveva provato mille cose per quella
persona per come era, non solo come appariva, ma lei era lei in quei
mometni, nel profondo.
Contava quello.
Sebbene non sapesse come gestire una cosa così grande,
più di quanto potesse immaginare, si era affezionato a lei.
la vera lei. Sayo era la dolce ragazza che appariva per come era stata
< creata >, che la gente volesse vedere. Ma la persona
più in profondità era chiara e luminosa e piene
di sorprese che semplicemente, lui non potè non avvicinarsi
per affetto.
Si era affezionato. Si, era attratto da lei come aspetto, il
suo originario, bionda, occhi chiari, un bel corpo anche se di seno
molto molto poco, ma con abiti normali, come camicette e pantaloni o
con gonne, era davvero bella. Ed era bella anche per come era come
personalità e carattere, che aveva celato per anni, tranne
ai servi anziani.
Alla fine, il cuore e la ragione avevano prevalso sull'incertezza. Che
gli importava si diceva, come fosse nata. Chi sarebbe stato se non
fosse finita male per Natsuhi. Si sentiva sempre più legato,
vicino, affezionato. Erano simili e compatibili su molte cose.
Passavano tanto tempo insieme e sapevano discorrere di molte cose, non
importava che argomento, ma ancora di più di libri, gialli,
storie e racconti, anche inventati da loro.
Beatrice aveva iniziato a scrivere su di un quaderno decorato che lui
aveva comprato pensando a lei, con farfalle sulla copertina, mentre lo
aspettava con un gelato per strada a vedere un quiartiere
caratteristico. E ricordava smepre l'espressione che assumeva per quei
gesti, di una riconoscenza che non sapeva come esprimere e un sorriso
indimenticabile. E a volte si hciedeva quanto avesse sorriso veramente
e non per impersonare Shannon.
E lo aveva utilizzato per scrivere i suoi racconti. Non
più cmoe quelli nelle bottiglie, ma luminosi e speranzosi.
Di magia e mistero, ma non più truci. E le dava consigli su
cosa aggiungere, le note da mettere per arricchirle, come pensava che
dovessero muoversi i personaggi e chi. Rideva e passavano momenti
sereni e felici. Era bello. Era stato un bel viaggio. Costellato di
momenti di paura, tensione, dolore, da treni presi all'ultimo secondo,
pullman perduti, attese estenutanti, cibo che sembrava delizioso e poi
non piaceva e si rammaricavano per i soldi spesi per poi ridere delle
facce buffe durante il pasto pur di non sprecare ne cibo e ne il
denaro. Ma tanto che definirlo era impossibile, costellato da attimo
sparsi di tempo che era magnifico ripercorrere.
Si erano avvicinati, capiti e accettati.
E lui mostrava olre il suo carattere che le piaceva, anche la
capacità di superare tutto. Non le faceva pesare niente, ma
la teneva smepre al suo fianco.
Alla fine, in modo naturale, lui l'aveva messa nel suo cuore, nonstante
tutto, e la trattava come qualcuno con cui aveva da sempre avuto un
legame speciale. Da ottimi e vechci amici a due persone pari e
sinceramente affezionate. NOn dicevano mai innamorate o simili, ma
lasciavano al tempo e a loro stessi la risposta.
Non avevano mai affrontato oltre il discorso dell'accettazione il tema
dell'amore anche fisico, avevano viaggiato lentamente e nel modo
più segreto possibile, perdendo più tempo ma
sicuri di non essere trovati. Ma dopo settimane, senza approcciare
nietne, non cèra ne fretta ne bisogno, bastava se e quando
volessero oltre che fugaci baci di nascosto, molti sembravano guardarli
male e lo facevano di rado per strada, a quelli più ricchi
ma senza andare oltre. Sebbene le circondasse le spalle, le tenesse una
mano nella sua, la baciasse e la stringesse a se la sera.
E giunti, avevano visitato ben tre località ai piedi della
montanga del prefetto di Gunma prima di decidere di comune accordo il
luogo perfetto.
Che piacesse ad entrambi, che avesse sbocchi sia lavorativi
se riuscivano rispetto luoghi più piccoli che di
intrattenimento. Niente piccoli villaggi dove non trovare nulla
distimolante per la metne e dove passare il tempo. Almeno una
città che avesse abbastanza per loro per non rimpiangere una
grande città.
"Mi sento bene qui, adesso dovremmo trovare una casa"
"Intendi... comparla?" fece lei come fosse una domanda per avere la
conferma
"Si... la prima cosa che voglio non è, vista l'esperienza
delle camere d'albergo, qualcosa che sa di temporaneo e non tuo. Tu ed
io abbiamo bisogno di un luogo stabile, sicuro, nostro, dove non ci
sentiremo mai provvisori, ma a casa. Le eprsone qui sembrano cordiali e
benevolenti, anche con noi che siamo per loro solo di passaggio. Il
luogo è incantevole e presenta davvero molte
possibilità da scoprire e vivere. Ma evitiamo gli affitti.
Compriamo"
"ma per comprare non sarà... non vorranno i nostri
documenti?"
"In luoghi come questi? Abbiamo il denaro sufficiente per acquistare
una casa, qui costano poco e sono belle grandi anche per il futuro.
Certo, non saranno come quella in cui sono nato e cresciuto o dai
nonni, avrà meno stanze, ma con la somma nel tuo zaino
possiamo avere una casetta grande per quattro persone e staremo larghi,
con un giardinetto. Riusciremo a comprare la casa anche senza
documenti. vedrai. E quando sarà passato abbastanza tempo,
vedremo come trovare dei documenti nuovi per tornare ad essere persone
regolari. Evitando le grandi città e addentrandoci in luoghi
come questo, dove però non manca quel che serve per..."
"ho capito ma... posso farti una domanda?"
"dimmi"
Si trovavano per le vie della cittadina che avevano scelto. Da turismo
ma non grande da metterli in pericolo e se tutto andava bene,
abbastanza un pò arretrata burocraticamente da permetter
loro di divenire persone nuove senza destare sospetti. E lui descriveva
cosa avrebbe fatto dopo alcuni anni, proiettato in un domani che
però per lei era ancora nebuloso. Incerto. Seguiva lui con
affetto e devozione, ma aveva una paura...
"So che mi hai fatto una promessa. E che la manterrai... e sono
consapevole anche dell'affetto che nutri per me. E di questo ne sono
felice. Ma è anche vero... vedi, quando sul molo di
attrracco ti dissi di... andar via da solo, cèra una cosa
che volevo farti capire..."
"Un altro tuo indizio che non ho colto?" sorrise lui, fermandosi
davanti un negozietto tipico del luogo, attratti dalle insegne
variopinte e i tendaggi davanti l'ingresso.
"Voglio che tu lo sappia... io ti dissi di andare da solo
perchè... non volevo che finissi trascinato dalla mia... da
ciò che volevo fare. Avrei atteso che sparissi dalla mia
vista e poi... ma anche, volevo che tu scapassi e vivessi la vita che
meritavi. Desideravo averti vicino così tanto. Eppure dopo
che ti trascinai via dalla persona che aveva sparato a tutti e stava
arrivando... ho capito che era meglio se tu vivessi, e magari trovassi
qualcuno migliore e giusto per te. perchè mi resi conto che
il mio amore aveva... distrutto te. E volevo che vivessi la tua vita,
cosa ti spettava e meritavi, e non... quello che io..."
Battler rimase fermo voltato col viso a guardarla, mentre lei era
dispiaciuta e quasi piangente per l'ennesima ammissione. Aveva deciso
nuovamente di risistemarsi i capelli come sua nonna e sua madre,
tenendoli sciolti solo quando erano nelle stanze e da soli, o quando
era di buon umore da desiderare di averli sciolti.
Vestiva e si acconciava i capelli secondo l'umore, aveva constatato
lui, ma non sembrava capace di quel gesto nuovamente. ne era sicuro,
sarebbe rimasto con lui per sempre.
NOn cèra nulla di quella maga crudele che aveva cercato di
mostrare, o come si vedeva presa dall'ira e rabbia, e dolore e tormento.
Sembrava più leggera, sollevata dal peso gettato addosso
dalle sue origini, qualcuno che non sembrava aver avuto il passato che
consocevano entrambi, fino a qualche settimana prima.
"grazie, Beatrice" vedendo lo sguardo che gli mostrò "mi hai
appena detto qualcosa di molto bello. Eri pronta a lasciarmi andare, a
lasciarmi vivere la mia vita senza di te, nonostnate il tuo affetto e
il tuo desiderio del mio nei tuoi confronti... eri pronta a lasciarmi
andare per amore, soffrendo anche per il gesto che volevi fare, pur di
sapere che io tornavo sano e salvo e pronto a una vita felice, anche
senza di te. Quel che hai fatto per ciò che covavi dentro,
viene ripagato dalla te stessa interiore. E non ho motivo per non
tenerti al mio fianco"
"Ma, Bat..." voi voltandosi a destra e sinistra perpaura di essere
udita "ma... e se un giorno tu incontrassi una donna che davvero ti
amasse e tu amassi lei, da desiderarla, che possa... darti
cosa..."
"Siamo ancora giovani e fragili, Beatrice. Beh, tu hai un anno
più di me, ma questo non significa che tutto
cadrà male perchè per qualche motivo ci
sarà qualcuno che ci attrarrà... ho capito la tua
paura, ma se quel giorno dovesse giungere per me e per te, non importa
chi, vedremo insieme se e come sistemare la cosa. Ma qualsiasi cosa
succeda, credimi... non ci sepraremo mai. per nessun motivo, qualsiasi
cosa accada"
Così si erano impuntati per prima cosa a trovare
un luogo, un posto per loro. E spesero la parte più
grossa della somma che si erano trascinati dietro per l'acquisto di una
casa. Una casa tradizionale, in legno, un piano terra e uno superiore
più piccolo dell'area sottostante. Un patio in legno verso
il giardino, le vetrate da cui vedere l'esterno e le stanze con u n
corridoio intorno, divise dal classico divisorio giapponese. Al piano
di sopra stanze da letto. tetto spiovente caratteristico. Non grande ma
neanche un bilocale. Battler scegliendola era soddisfatto, e a Beatrice
era piaciuta. Avevano dovuto discutere tutta la notte quasi per fare la
scelta. O prendere un luogo più piccolo con una minor spesa,
oppure impiegare quella somma, due terzi di quanto avevano, per
l'acquisto. E considerato che per il viaggio la terza parte era stata
toccata molto, dovettero fare una scelta.
Una casa loro, sicura, il loro rifugio senza la preoccupazione di
affitti, luoghi troppo piccoli, temporaneità da dover andar
via. Battler voleva un luogo e basta per iniziare. Ma significava
decimare quanto avevano.
"Quindi che facciamo?" gli domandò lei, seduti sul letto
come nella posizione del loto, uno di fronte l'altro "che opzione
scegliamo?"
"Io vorrei restare sicuro. Senza le preoccupazioni di chi è
senza un tetto sicuro sulla testa, un luogo suo... So bene che
così facendo, intacchiamo seriamente quanto sei riuscita a
prendere ma... io sono convinto che la casa, nostra, sia la prima
scelta da fare. Dopo, restando accorti con il rimanente, ci impegneremo
a gestire questa casa. Troverò un lavoro e..."
"Posso farlo anche io, così ci impegneremo entrambi" gli
disse interrompendolo con entusiasmo e pronta a qualsiasi cosa
"Io pensavo..." vedendola dubbiosa nel sentire la risposta "pensavo di
cercarlo prima io. Sistemarci con calma. Vorrei che tu prendessi
confidenza con questo posto, le persone, le facessi nostre amiche,
fidandoci di noi da non avere dubbi. Sai che temo ancora, con la storia
di Rokkenjima discussa ancora e ovunque, e... se qualcuno per caso
dovesse leggere qualche descrizione, vedere mie foto o... ho ancora
paura, Beatrice. Non voglio che zia Eva scopra che siamo tornati e
viviamo. Ange vivrà con lei, finchè non
sarà grande abbastanza e non saremo sicuri economicamente da
poter decidere di incontrala e dirle... la verità. Magari no
ntutta, quella spetta a te, ma..."
"ho capito. E comprendo il tuo senso di vagabondo, vuoi avere un luogo
in cui tornare. Lo capisco. Però a me questo viaggio
è piaciuto..."
Gli sorrise complice, nella stanza vecchio stampo del piccolo
alberghetto che avevano trovato. L'anziana sembrava amichevole e a
volte ricordava Kumasawa, per cui erano rimasti anche per un senso
di...familiarità nel profondo. Sola, vedova, mandava avanti
la pensione da quando era giovane e viveva con i guadagni. I figli
lontani per lavoro. E non era un fastidio quando li chiamava per avere
una mano su qualcosa che non poteva più fare da sola e
velocemente. Kumasawa giocava con la sua vecchiaia, quella donna era
piccola, raggrinzita e lenta in molte cose, dal prender eun oggetto al
camminare. E Battler si era proposto di aiutarla dove serviva e in
cambio la donna, cucinando per se stessa, gli faceva trovare pranzo
e cena pronti, cosa che li risollevava. Avevano visitato
città e villaggi vicini restando però registrati
da lei e quindi tornando da quelle escursioni di osservazioni, erano
troppo stanchi per qualsiasi cosa, restavano la sera distesi nei letti,
vicini, accoccolati o abbracciati passando il tempo insieme. E quele
cene erano un toccasana e un ulteriore collente per loro.
Avevano acquistato una mini tv di moda in quel periodo, la
più piccola possibile da portarsi dietro al posto della
radio che si era rotta durante il viaggio. Era costata molto, voleva
dello spazio nel bagaglio più grande che avevano, ma essendo
molto molto piccola per quanto la tecnologia potesse, con attenzione,
erano riusciti ad avere un altro modo di svago e motivo di vicinanza da
vivere insieme.
Nnostante le notizie di Rokkenjima che ballavano da un canale
all'altro. E ogni volta che Eva compariva così come la
storia in sè, divenuto un mistero che interessava tutti,
Battler aveva gli incubi. Rivedeva le scene, cosa si era trovato
davanti prima che Beatrice lo fermasse dall'avanzare verso chi poteva
ucciderlo e scappare. Sognava i suoi cugini o lo stupido vecchio, dal
quale non ottenne mai delle risposte.
Cèrano volte in cui sognava di perdere la mano di Beatrice
nonostante tutto l'impegno, finendo per vederla scomparire nelle
profondità dell'oceano con un sorriso, seppur triste e quasi
affettuoso verso di lui, prima che la mancanza di ossigeno si facesse
tale da farlo svenire. Ci provava, sentiva la sua mano, le sue dita e
poi la perdeva.
E quando si svegliava, se non lo aveva fatto su di lei per la sua
agitazione, la vedeva accanto a lui, sul suo futon, di
schiena o accoccolata vicino al suo braccio e si diceva "stupido, l'hai
salvata. E' con te".
Dopo la notte di riflessione in cui si addormentarono per stanchezza,
decisero. La casa era importante per loro. Avevano viaggiato per
settimane evitando le corse per raggiungere il luogo presto e rischiare
di essere notati. Erano lì lì per seguire
l'ondata di paura nel caso le foto, diffuse, potessero far ricordare la
loro presenza. Ma tutto si era acquietato. Si erano rilassati. Avevano
una nonnina simpatica come prima persona gentile in quel luogom e una
casa che per Battler significava prima sicurezza. Un bel luogo dove
vivere non privo di luoghi interessanti dove andare nel tempo libero.
ma il giorno che riuscirono a convincere e spingere l'acquisto della
casa, affermando che erano una coppia e volevano la loro prima casa
lontano dalle città caotiche, ebbero un'amara sorpresa. Con
il prezzo della casa, le tasse e la parcella del notaio, si ritrovarono
a contare quanto restava loro.
Erano entati subito in casa, eccitati e felici. Era tutta loro. Per
davvero. per legge era la loro casa. Ma quando si sedettero a contare
quanto rimaneva, la tensione fu palpabile.
Restava poco della somma prelevata per pensare a un periodo di
osservazione maggiore, per guardarsi in giro e capire cosa fare per
lavoro e futuro, senza pensare ai soldi. E fu chiaro ad
entrambi che non potevano affatto restare con le mani in mano.
"Questa somma dobbiamo metterla da parte?"
"E' inevitabile. Abbiamo preferito un luogo nostro..."
"Battler, potevamo restare dalla nonnina..." fece lei preoccupata
perchè lo vedeva teso in viso
"Potevamo, ma eravamo comunque in casa sua, con lei che girava per i
corridoi o sentendo suoni, senza davvero un'intimità come
una casa. Domani dovrò assolutamente cercare un lavoro. Non
possiamo aspettare. SApevo delle tasse e la parcella ma... ammetto
dinon avervi dato così peso da considerarli un problema come
si è rivelato... ma tranquilla, ce la faremo. Adesso siamo
qui, senza dover dare conto a nessuno. Iniziamo da questo!"
Aveva chiuso la discussione, si era alzato, tranquillizzandola con un
bacio ed era andato dalla nonnina per sapere se aveva bisogno di
qualcosa prima di sera. Era tornato qualche ora dopo stanco morto per
le faccende che la donna aveva chiesto, già che
cèra. E commentando con "quella donna è
terribile" con un sorriso comunque dei suoi, cosa che aveva
tanquillizato Beatrice.
Avevano cucinato insieme, decidendo di pagare bene il primo pasto
là dentro, come augurio. Avevano bevuto del vino, facendo
ticchettare tra loro i bicchieri e avevano ammiraro seduti sul patio,
la notte, finchè non furono stanchi.
"Ancora non mi hai commentato le pagine che abbiamo letto ieri del
libro, Battler" disse Beatrice, spingendolo verso la camera da letto
entusiasta, la preoccupazione sparita.
"ti è piaciuto il libro, allora?" disse lui ridendo mentre
si faceva sospingere da lei fin al piano superiore.
All'inizio Beatrice aveva pensato a quale camera prendersi e quale
Battler, trovando però nell'altro un rifiuto. NOn
cèrano bisogno di camere separate, le aveva risposto.
"Mi hai detto che hai vissuto all'orfanotrofio e poi nella magione in
una camera solo tua, ma ti sentivi sola. Vuoi tornare a quei periodi?
Voglio che resti con me, anche in una camera nostra. Prepariamone una
sola" le aveva risposto. E lei prima rossa in viso e a disagio, alla
fine aveva accettato vedendo i letti che lui aveva preparato, uno
vicino all'altro, mentre lo guardava, mostrandoglieli poi con una mano
a indicarli e dicendo "abbiamo dormito così fino ad ora, te
ne sei pentita?" in modo scanzonatorio come sempre
lei sorrise e alla fine aveva detto si, le andava bene, portando le sue
cose in quella stanza, più grande delle altre camere da
letto, e iniziando a discutere su cosa mettere e dove.
Avevano cenato dopo aver cucinato e dopo il tempo sul patio, Beatrice
corse dove aveva lasciato il libro la sera prima e chiese "Questo libro
che hai comprato è interessante. Nuovo e ben scritto. Questa
autrice, Phyllis Dorothy James, è davvero brava e non sono
ancora a metà. Vuoi vedere la tv oppure leggiamo insieme di
nuovo?" chiese piena di entusiasmo, con i capelli sciolti come li
teneva tra loro.
"Quello che vuoi, Beato. A me va bene tutto. L'importante è
che ci addormentiamo presto. Domani devo cercarmi un lavoro..."
Beatrice, si risvegliò di colpo, sola nella stanza, quasi
l'alba. Aveva ricordato quella notte. E le parole di Battler.
"anche se tu non puoi, non proverai come gli o le altre, poi viverlo
con te, Beatrice. Questa notte, la prima qui, nella nostra casa, voglio
viverla intanto tenendo da parte questo..." posando via il libro,
togliendolo dalle mani di lei per comunicare qualcosa dopo aver letto
insieme vicini, commentando e animandosi pagina dopo pagina in qualcosa
che adoravano "non importa tante cose, Beatrice. Se dobbiamo vivere,
facciamolo provando ogni cosa più che possiamo. Permettimi
di darti il mio affetto e il mio cuore..." prima di baciarla con
passione, passando le dita tra i capelli sciolti, carezzando dalle
tempie alla nuca, finchè non la trovò meno tesa
per stenderla e continuare cosa desiderava. Almeno finchè
lei non iniziò ad agitarsi per l'imbarazzo e paura.
"Beato... calmati. Speravo che con me, avresti
accresciuto l'autostima, una positiva percezione di te. NOn
devi celare con me le tue mancanze ne altro. Quindi, perchè
tremi e hai paura?. hai paura di me o cosa voglio fare? potrebbe
piacerti, anche se non so e non credo come sarebbe per un'altra persona
ma... Può favorire l’esplorazione del
tuo corpo per capirti, e allontanare l’idea, ancora radicata
nella tua testa, che il piacere si concentri esclusivamente sugli
organi genitali. E tu no navendoli, sei monca dell'essere una persona?
Per me no, ma si scopre solo vivendo. Scopriamo insieme tutto, senza
paura, senza scappare e ne..."
"E se non..."
"troveremo qualunque modo, vedrai, per qualsiasi cosa tu stia pensando.
E se non proverai niente, farò ogni cosa possibile per
compensare ciò in altri modi... ora chiudi gli occhi, mi
emoziono se mi guardi mentre ti bacio" le disse con un
ghignò, prendendola in giro per il giochetto sulla barca.
lei alla fine rise, rillassandosi, e la baciò.
Ricontrollò l'orologio e poi si alzò, scostando
le tende. Avevano cercato di rendere quella casa più simile
allo stile che consocevano all'interno, più
sull'occidentale, ma era difficile rispetto le città
maggiori, trovare mobilio e altro non giapponese, ma a loro andava bene
così.
Dopo mesi, Beatrice si alzava con il sorriso, con la voglia di
svegliarsi e vedere dalla finestra il sole. E magari Battler nel
giardino quando accadeva così che lei potesse scendere e
fargli qualche sopresa.
Il giorno dopo l'acquisto della casa, Battler aveva girato la cittadina
trovando delle proposte ma o con poco guadagno o con orari che
includevano la notte. E poi un giorno era tornato entusiasta.
"Beatrice! Beato! Indovina... credo di aver trovato il lavoro
perfetto... ce l'ho!" aveva detto con un sorriso dei suoi mentre lei
preparava la tavola con cura felice di come lo stava accogliendo, ma
vedendolo correre di volata, stanco in volto ma raggiante.
"Davvero? QUindi non dovrai fare le notti o la giornata intera?" fece
lei felice, correndogli incontro, riempiendolo di baci delicati,
affettuosi, abbracciandolo come se riunirsi fosse per loro cruciale.
"Ah ah Beato! Se mi baci così non ti posso rispondere"
stringedola anche lui, alzandola un pò da terra, e poi
rimessa giù avvinghiandosi a lei come se necessitasse del
suo calore "Ho scoperto che cercano un editor in una casa editrice, il
lavoro consta nella revisione e correzione di un romanzo,
libro o altro... cercano una persona qualificata che professionalmente
effettua la lettura delle bozze di un testo destinato alla stampa, in
modo da trovare e correggere eventuali errori tipografici...E:.."
"Oh, è meraviglioso!" fece lei con gli occhi luminosi,
sussurrando e contenendo la gioia, avvongendolo più stretto,
aggrappandosi alla giacca, riunendo le labbra come un affannoso botta e
risposta fisico e affettuoso.
"Devo fare solo qualche chilometro per andarci, ma è pagato
meglio di cosa ho trovato per adesso e..."
"Che vuol dire?" chiese lei di colpo preoccupava e la voce lieve,
tornando a parlare sulle labbra e occhi negli occhi
"Calma Beato" fece lui dolcemente, massaggiandole la schiena e facendo
un giochetto che avano imparato a fare tra loro. Battler poggiava la
fronte contro quella di lei e muoveva la testa in un cerchio leggero
che la faceva sempre ridere. E finivano per avere la fronte arrossata
anche se non si facevano male e a volte era come sentire un prurito
solleticante. E ridevano insieme come bambini "so che è
lontano, dovrò fare un pò di strada...."
"Vuoi andare come? Non abbiamo nulla per muoverci fuori da qui per
adesso senza prendere..."
"Sono pochi chilometri, così pochi che ci metterei poco, ma
la paga è buona, lavorerei quasi quanto il primo lavoro che
ho per ora di giorno, ma molto di più come paga. Potremmo
avere soldi per il mese e quelli da conservare. Sarebbe un inizio
migliore e poi ho pensato ad una cosa..."
"Cosa..." fece lei in un soffio così vicini che poteva
sembrare che si baciassero
"Se inizio come revisore, potrei anche farmi conoscere come conoscitore
di libri, abbiamo iniziato a scrivere insieme qualcosa tra noi, ma
potremmo... sfruttare se riusciamo questa casa editrice per noi. Tu
potresti scrivere come sai fare, io ti sosterrei con consigli, come
primo lettore, come creatore di idee e... se va bene, potremmo
presentarlo e magari..."
"Intendi diventare scrittori e sfruttare il tuo lavoro dal livello
di..."
"SI. SI!!" fece lui stringendosela come se non la vedesse da tanto
tempo da diventare tutt'uno per la foga di appartenersi in un momento
del genere "forse abbiamo trovato il modo di farcela senza la famiglia,
oro e altro.. e sfruttando cosa siamo capaci di fare! Insieme..."
"Quindi andrai a lavorare in una città vicina,
così lontana per noi che non possiamo..."
"Cè il treno, o vedremo come fare! Ma se la paga
è quella che mi hanno detto al telefono, non dobbiamo
preoccuparci. Per ora abbiamo tirato la cinghia, Beato, ci siamo dati
da fare per evitare di restare in rosso con il conto, ma potremmo in
questo modo tirare una boccata d'aria e vedere le cose più
rosee. E non guardarmi così... non sono pentito della casa,
di ocme mi sento qui dentro, con te, della mia vita per adesso..."
"Ma io posso lavorare, così che tu non debba..."
protestò lei colpendolo giocosamente sulla fronte con la sua
col broncio saltellando, facendolo ridere
"Certo, se deciderai di lavorare anche tu, appena
finisce il mio contratto di guardiano notturno..."
"Ma Battleeeer!! Speravo che finissi ocn quel lavoro. Anche se
è semplice e facile e cosa vuoi farmi credere, la notte sei
fuori. A volte temo di non rivederti tornare o che senta freddo, o
abbia fame..."
"Ancora poco, Beatrice. Sono alcune notti alla settimana scambiandomi
con l'altro guardiano. E' un ex museo chiuso ma è un lavoro
tranquillo. pagato poco ma non mi dispiace per adesso. Non accettano
senza referenze certificate, ma con questa casa editrice io posso
presentarmi con l'identità che abbiamo creato, ma per ora
devo approfittare della paga che mi danno... nel frattempo che mi sto
facendo in quattro con quello di giorno, mi presenterò alla
casa editrice. Forse svoltiamo Beato, forse abbiamo trovato il nostro
posto per davvero, sfruttando le nostre doti e capacità e
guadagnandoci sicurezza... abbi fiducia Beato! Ne sono sicuro. Con
questo colpo, anche con piccoli sacrifici, troveremo un equilibrio con
cui non avere più pensieri..." chiudendo la cosa con un
bacio appassionato, facendo scivolare le dita su di lei senza forza, ma
gentile e appassionato allo stesso tempo.
Beatrice uscì dalla camera da letto sospirando, udendo il
silenzio nella casa a dimostrazione che non era tornato, e si
apprestò a scendere le scale per la colazione, chiedendosi
se fosse riuscita a vederlo in tempo.
Ringrazio chi ha commentato le fic di Umi precedenti, i messaggi privati e i ragazzi di facebook.com/UminekoITAAnalisieLore
Continua con il finale ulteriore cliccando avanti per il prossimo capitolo
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Capitolo 3 *** Cap 3 ***
il dopo cap 3
La fine. come ho detto
era vecchia e mai rivista, ho lasciato la cosa così. QUesto
finale mi è venuto da un vecchio commento in inglese che
scambiava Ikuko come scrittrice e nel finale con Yasu,
perchè scrivevano entrambe. La metto senza fare niente, con
il finale così.
Scesa a far colazione, rimase ferma a guardare fuori dal patio dal
vetro, in piena riflessione.
Mille cose scivolarono dentro la sua testa saturando dubbi, pena,
ansia, preoccupazione e tutto quello che le faceva paura.
Cèrano volte in cui lei osservava la casa, quando era sola e
il silenzio pervadeva gl ispazi come se strisciasse per raggiungerla e
investirla con il freddo e vuoto che nasceva in lei, quando Battler non
cèra... e si chiedeva s equella casa non volesse dire
qualche altra cosa. Era stata acquistata con il denaro preso dalla
banca, e ancora non riusciva a capacitarsi di come. I clienti speciali
come Genji, per suo ruolo conosciuto sull'isola turistica, avevano dei
codici identificativi per celare il proprio nome, e fortuna
volle che Genji avesse avvisato il direttore che quel conto era di una
persona della famiglia che avrebbe potuto prelevare del denaro.
< Genji sapeva? > si chiedeva a volte osservando quel luogo
solo loro.
Avea capito che Battler aveva bisogno di un rifugio suo e sicuro. Ne
aveva necessità, ne era addirittura orgoglioso! E si
chiedeva sempre se fosse per l'accaduto di quel giorno, per
ciò che aveva perduto o qualcosa che celasse.
IN lei in vece restava il dubbio se quella casa non fosse portatrice di
un messaggio. < Quei soldi sono macchiati di
oscurità > sentiva dentro di lei. E lo aveva espresso
a lui, piùvolte.
"Battler... a volte mi chiedo se con quei soldi non ci siamo portati un
pezzo di quel male che ammantava l'isola e..."
"quei soldi erano la tua ricompensa per il lavoro e la vita che hai
fatto... includevano quanto ti spettava in anni e anni di duro lavoro,
tristezza, solitudine, trattamenti poco cordiali da tutti, sebbene tu
fossi per molte cose al loro livello o superiore... ti hanno trattata a
tal modo, da farti credere di essere un mobile o una non umana... quei
soldi sono un dono anche di Genji, ricambialo lasciando l'isola dove
stà... lontano da noi..."
Battler era seduto in cucina con lei. Beatrice scriveva come sempre per
tutto, una lista di cose che servivano da acquistare così da
avere chiara la spesa e quanto servisse prima di correre nei
negozi, per mentenersi entro i limiti decisi. Tranne uno o due giorni
al mese in cui si concedevano sfizi che sembravano giorni di festa. Di
fronte a lei Battler che sfogliava riviste scientifiche, tra le tante
che acquistava per sua passione. L'amore per la lettura non poteva mai
scemare ma non solo per libri, ma per qualsiasi cosa interessante e
come faceva sempre, segnava lec ose che gli interessavano, conservava
quelle riviste per riprenderle quando sentiva di dover rileggere quello
che aveva indicato.
"Beatrice..." fece lui di colpo, mentre lei faceva il totale per capire
quanto se ne sarebbe andato dallo stipendio di lui del mese "voglio che
mi ascolti..." alzandosi e andandole alle spalle, metendole davanti la
rivista aperta in alcune pagine, restando dietro di lei.
lei scrutò cosa voleva che osservasse, per poi guardarlo
accigliata
"No, ascolta. Queste persone affermano che tra non molto,
sarà possibile qualcosa di straordinario. Guarda, leggi
qui... con le nuove tecnologie saranno possibili gravidanze ove prima
era impossibile se non per miracolo. E il bambino avrà il
dna dei genitori originari.Rendendolo di fatto figlio naturale di
quelle coppie che non avevano speranze per il loro futuro..."
"Battler... anche se fosse, io non ho..."
"Cè sempre un modo, Beatrice... ancora non hai deciso per le
adozioni. E non perchè non sapresti essere una buona madre
come desideravi tanto, ma perchè nonostante desideri dar
loro ciò che sognavi con forza da bambina, hai paura.
Ancora... Non gettare la spugna, sarebbe bello un giorno creare un
orfanotrofio gestito però dal cuore di qualcuno che sappia
come ci si vive da dentro..." mentre lei cambiava espressione
più volte presa dai pensieri "un giorno potremo aiutare e
dare speranza a bambini che pensano di non averne e considerarli come
figli nostri. Perchè penso che alla fine, sarebbe come
essere genitori di tutti coloro a cui daremo una mano e..."
"aspetta, intendi un orfanotrofio gestito da noi?"
"tanti bambini schiamazzanti e pieni di vita, da crescere e vedere poi
andar via per la loro vita, ma dando loro il proprio cuore... un
pò come Kumasawa e Genji con te... ma saremmo noi... e
qualcun altro certo, ma li seguiremmo come nessun luogo gestito come
sai, farebbe... e saresti una madre comunque, senza se e senza ma,
Beatrice... e magari se va bene, se desideri un figlio con i nostri
geni, secondo loro è possibile... ma non solo questo, guarda
qui.."
Beatrice lo vide correre come un ragazzino verso il piano superiore e
scendere come un fulmine con un'altra rivista, schiaffandola come
l'altra, sopra precisamente, dicendole con gioia di leggere anche
quello.
"Beato... qui dice che è possibile per la scienza tra poco
costruire nuovi organi genitali come i naturali e che è
possibile fare non solo quello, ma con cure e particolari ormoni da
prendere, le persone potranno pure provare piacere anche se prima non
potevano..."
"Battler..." fece lei triste osservando più il legno del
tavolo che la rivista
"Cosa... non è meraviglioso? POtresti realizzare il tuo
sogno dei figli e provare ciò che non conosci, puoi..."
"Battler, sono interventi particolari che... io non so nulla di questo,
ma io non ho niente, come dovrebbero costruire e cosa?"
"Possono farlo, lo dicono, possono ridare alle persone che per vari
motivi non..."
"..." alzandosi dalla sedia mentre lui la fissava basito, come se non
credesse a cosa vedeva
"Bea..."
"Battler... ho paura, ho davvero paura di queste cose che segui per me
ma che... sono cose così profonde e forse rischiose che... a
me va bene così, davvero..."
"Ma è per te che lo dico..."
"Lo so..." conun sorriso caloroso "ma vedi, affermano di poter fare, ma
non... ci sono risuoltati chiari e sicuri che tutto andrà
bene? Capisco il tuo desiderio di farmi doni del genere, davvero... e
non sai quanto ne sia felice..." poggiando la schiena alla vetrata
"Ma... a me va bene anche ciò che ho o non ho adesso, con te
non è un peso. Anzi. Se io riesco a darti ciò che
ti serve, desideri, ti rende felice... va bene anche se io non..."
"E se come dicono cè possibilità... se tu potessi
avere gli ormoni almeno per sentire e provare, e magari un
figlio, i qualche modo, nostro... ti renderebbe triste e piena di
ansia?"
"Se è qualcosa di sicuro, di non rischioso e... e poi,
Battler, sai quanto costeranno queste cose?"
"Un giorno riusciremo, davvero! Te lo prometto!"
Con la tazza vuota tornò alla realtà e
sistemò la cucina con quello che aveva preparato per lui. A
volte capitava di vederlo tornare tardi per qualche motivo dal museo.
Sebbene chiuso al pubblico da tempo, era in fermanto per all'interno
registrare ogni oggetto, opera, verificare e decidere cosa
fare di quel lluogo. E per svolgere il suo lavoro di guardiano doveva
trattenersi per qualche ora ancora xe lo chiedevano. Quando era solo,
la notte, leggeva libri come se fosse l'ossigeno che gli serviva, anche
se diceva a lei con quel sorriso vibrante, che quello fosse lei in
realtà. Ma le faceva paura comunque saperlo solo, sia nella
stanza dei guardiani che per i controlli di routine. E lei sola,
sperando che non provasse freddo, fame, noia, stanchezza, o si
appisolasse o... NO, non voleva pensarci.
Qualche ora ancora gli chiedevano, faceedola preoccupare. Ecco cosa la
disturbava. Odiava quel lavoro. Sperava sempre che il periodo per cui
lo avevano preso finisse presto.
Si avviò nella stanza al piano di sopra che all'inizio
pensava di rendere sua e si vestì con l'abito da lavoro.
Avevano potuto parlare poco il giorno precedente, per ciò
che quella mattina aveva fatto. Lei, mentre Battler lavorava di giorno,
si era avviata per la città desiderosa di alleggerirgli il
carico di lavoro, nonostante le rassicurazioni . Sembrava sempre
ansioso di correre al lavoro, promettendo con quei soldi
accumulati, degli extra al mese per uno o due giornate
speciali, chicche, sfizi, momenti al cinema o qualcosasicosa gli
venisse in mente di fare o vivere insieme, o assaggiare qualcosa che
non potevano normalmente acquistare.
Era raro per loro fare ciò anche una volta alla settimana,
impegnati come erano a non rischiare di scendere oltre la soglia decisa
per gli extra e i momenti di cui necessitavano per non
impazzire.Riuscivano traballando ad arrivare alla fine di ogni mese in
maniera risicata. Era difficile tenere una vita semplice ma
piena e appagante con poco denaro, peggio se girando insieme per la
città o da soli a fare la spesa, se lui lavorava
troppo e si vedevano negozi o porposte sfiziose, sentivano magnifici
odori nell'aria, vedevano cose che desideravano acquistare o fare o
altro ma si promettevano presto... presto ci sarebbero riusciti.
L'abito che indossava er ala speranza per lei di dividere il peso che
lui teneva sulla spalle e che voleva, per lui era necessario, farsi
carico. NOn voleva continuare a vederlo stanco.
Affaticato. I giorni in cui lavorava di giorno e aveva la notte,
tornava a casa verso le sei di sera e dopo un pasto veloce, dormiva le
poche ore di sonno possibili prima dell'ora di quello notturno.
"Battler... anche con il tuo entusiasmo... non èforse troppo
sopratutto per te... insomma, un carico tale... non sei abituato a
tanto e di sicuro una eprsona come te non doveva finire in questo modo"
gli diceva sempre preoccupata e tesa, mentre lui consumava il pasto
più sostanzioso che potesse fargli, visto quanto
stringevano, prima di coricarsi e dormire quel che poteva. E rivederlo
poi scappare per la notte.
"Per ora non è nulla, Beato. Mi sto solo impegnando molto
per riequilibrare il nostro momento economico dopo questa casa... vieni
qui" le diceva, facendola sedere su una sua coscia "Lo so, è
questione di poco e non mi disturba dare tutto adesso, per
poi trovarmi rilassato quando non saremo così sotto. Non
possiamo dare fondo a quanto è rimasto dopo l'acquisto della
casa, lo sai. Abbiamo bisogno di entrate per non intaccare
quel gruzzolo. Serve per qualsiasi situazione futura, al
bisogno, se cè una necessità... dobbiamo
reintegrare soldi! E per goderci qualche momento al mese speciale, come
una festa che attendiamo con foga, come quando torno a casa e ti
rivedo, ti bacio e mi sento di nuovo vivo..."
"Ma hai bisogno di riposo, di rilassarti e..."
"Non ci pensi già tu per questo? passandole le dita sul
cuoio capelluto che le piaceva tanto, magari accompagnato da un bacio
così bramato come se dicesse <
ti voglio bene
>
nel modo più profondo delle parole
E lei rimaneva a guardarlo, le sere che mangiava di corsa per
coricarsi, poggiata allo stipite della camera da letto mentre lui
riposava, respirando lievemente, in colpa di questo. Aveva perso tutto,
aveva dovuto accettare i lavori che trovava subito e con qualcosa nella
paga in più... lei pensava sempre che lui non meritasse, per
cosa e chi era, tutto quello. E si colpevolizzava perchè a
causa sua, lui stava vivendo in quel modo.
Battler si impegnava per entrambi, ma sisentiva la sola responsabile
perchè dentro sapeva che era per lei. Voleva che vedesse
quel mondo luccicante che lui vedeva, allo stesso modo.
ma con quel lavoro che aveva ottenuto per caso, girando per la
città finendo per essere fermata da un uomo, sentiva che
poteva fare qualcosa di concreto per lui e riaverlo sereno e sollevato.
Il mattino precedente aveva vagato per la cittadina, con i capelli
sciolti, una camietta e una gonna, e l'uomo davanti un negozio, con
insegne che attraevano parecchio, si portò pochi passa
avanti e le cheise se volesse accettare una proposta.
Le presentò il negozio davanti il quale promuoveva
l'attività, ma cercava qualcuno di adatto che lo facesse al
posto suo.
La vide passare menre scrutava in giro per qualche cartello o avviso di
lavoro e istintivamente l'aveva bloccata.
Le vide gli occhi chiari particolarii, i capelli inusuali e l'aspetto.
Si vedeva che aveva nel sangue quel ol giapponese ma anche
altro. I lineamenti e particolarità denotavano qualcosa a
occhio.
E lui come spiegò, era tedesco sebbene da un paio di anni in
giappone. Er il periodo del boom di stranieri e di attività
che portavano parti del mondo in quel paese.
Le chiese quindi di accettare il lavoro. Avrebbe vestito i panni della
tedesca promotrice dei loro prodotti dentro e fuori il negozio. Le
avrebbe insegnato qaulche parola di tedesco giusto per il saluto di
benvenuto e arrivederci e la paga era buona, nonostnate il tipo di
lavoro. Non doveva fare altro, tranne se abile, aiutare nel negozio per
le pulizie con un extra, ovviamente.
Tutta o metà giornata in base al periodo e ricevendo divisa,
scarpe, accessori e tutto dato da lui, originali tedeschi.
E Beatrice accettò subito. E per gli
extra, che ci voleva. Era stata serva senior... ne aveva di
professionalità per incrementare la paga e magari rendere
quel lavoro fisso.
Era entusiasta.
ma non potè dire a Battler nulla perchè stanco
morto era tornato, aveva pranzato e uscito di nuovo per il pomeriggio,
mentr elo aspettava anche la notte e non voleva preoccuparlo.
Si era detta durante il ritorno a casa di avvisare Battler della
notizia, ma quando lo vide tornare di corsa non ebbe cuore, temeva che
si portasse pensieri e preoccupazioni per tutto i lgiorno e la notte. E
così, con l'abito e accessori con sè, li aveva
riposti nella stanza che pensavano di usare come studio, quella che
pensava di farla sua e non aveva proferito parola.
NOn ebbe il cuore di aggravarlo con altro. Quanto voleva che tornasse
lo scansonatorio e pungente, scherzoso... tutto ciò che le
sembrava un pò appanato in lui... che mancava.
E aveva deciso di iniziare ugualmente, ugualmente il primo giorno
mentre lui tornava a casa e si riposava la mattina per gli orari.
Vestita e preparata, aveva sistemato per bene l'imbottitura dei
reggiseni per dare l'effetto che presumeva fosse migliore e sorrise.
Pensando a come l'avrebbe guardata, anche se poi un lampo le fece
cadere in giù gli angoli della bocca.
La paura degli specchi. Ma si fece forza. Non le importava delle paure
di vedersi. Da mesi si accettava, si rivedeva senza le sembianze da
Shannon ma come se stessa e si domandava che espressione lui avrebbe...
ma non terminò il pensiero, udì il rumore di
passi, la porta, e quando lasciava le chiavi nel vaso largo di vetro
come abitudine.
Corse, come spinta da qualcosa di impellente e comparve a
Battler, che si toglieva le scarpe, come una nuvola rossa e bionda,
dritta verso di lui.
Rimasto sorpreso si era raggelato. Accettando passivamente la strizzata
pregna d'affetto alla vita, mentre le fissava la stoffa e i capelli
liberi.
Fermandola da nuovo abbraccio già pronto e scattante, questa
volta al collo, le chiese di calmarsi e farsi vedere.
Beatrice notò subito l'aspetto di lui ma prima di parlare,
ascoltò cosa stesse dicendo.
"Cosa... prima di tutto, che cosa hai indosso..." facendo una faccia
che fece sorridere lei
Indossava un completo molto sul rosso con parti bianco panna. una
camiciola bianca con maniche a sbuffo corte fermate da pizzo e la
scollatura o scollo a ciore con pieghettature strategiche, molta
arricciatra per essere più aderente e putnare
l'occhio, e anche questo bordato da pizzo. Il resto
scompariva nel gilet tedesco da donna a scollatura quadrata con
bordatura geometrica effetto 3d molto particolare. Una lampo chiudeva
sul davanti ccon intorno disegni bianchi di tipo floreali con giocchi e
farfalle. Al collo con un cordone molto spesso con un cuore vuoto al
centro con un fiore tedesco. Una gomma ampia e arricciata alla
fineoltre il ginocchio bianca, in cosntrasto, sopravrata da un
grembiule rosso e decori chiari a contrasto come se fosse stato un
damasco, da chiudere a doppio giro in vita con un fiocco sul fianco.
Calze bianche e scape con un pò di tacco molto femminili
completavano l'oufit. E i capelli. Una sorta di cerchietto abbinato
all'abito divideva la chioma a metà. Sul davanti si era
fatta due grosse trecce, belle spesse, con la zona di capelli dalle
tempie a metà orecchie, che partivano da sotto il cerchietto
a scendere sulle spalle e oltre per tutta la lunghezza dei capelli,
chidendo l'intreccio con un nastro per lato. Alcune ciocche come le
portava con l'acconciatura da Beatrice del passato, restavano a
contornare la frangia. Il resto dei capelli scendeva ondulato e libero
sulla schiena.
Fece la domanda turbato, con le mani sulle spalle della ragazza,
notando un abbigliamento molto strano. Sebbene indossassero ancora
abiti occidentali, cercati nei negozi per stranieri che erano
giunti nella zona di città dove vivevano, era molto
eccessivo e di un rosso pieno.
"Volevo parlartene ieri ma... ma sei qui, vieni siediti e riposati,
così sarai di nuovo riposato quando andrai per il pomeriggio
e ti racconto prima di andare..." iniziando a spiegare tutto,
mettendosi sotto il suo braccio sinistro come a sorreggerlo. Lui
però aveva un'espressione come sofferente e... delusa? NOn
si capiva.
"Beatrice, devo parlarti, ecco.. non sono riuscito io a farlo ieri...
ascoltami attentamente. Ieri ho perso il lavoro di giorno..."
stancamente, sedendosi.
"Cosa?... Come..?" domandò con un tuffo al cuore
lei, dopo averlo aiutato a mettersi comodo, perchè
sperava perdesse l'altro.
Si snetiva sola la notte in quella casa, percepiva come gelida quella
camera senza di lui, cupa. E invece er astato il contrario.
"Ho chiesto un giorno intero libero così da presentarmi alla
casa editrice. Ma... il proprietario mi ha aggredito, urlando
che i giovani non volevano lavorare ed essere seri..."
"Lo ha detto a te? Serio? Ma... perchè gli hai detto che
speravi nel nuovo lavoro?"
"No, non ho detto perchè... ma ha urlato che ero uno
scansafatiche, sempre a telefonare..."
"Si è arrabbiato perchè mi chiamavi? Vado io
stessa a dirgli..." fece lei arrabbiata e punta sul vivo, mentre lui le
cingeva la vita con un braccio e dicendo "lascia stare" le poggiava la
testa sul petto.
Quelle telefonate le attendeva con ansia. Qualcuna per dirle che stava
bene, se tardava, piccoli avvisi o solo per dirle semplicemente che gli
mancava e le voleva bene.
Era così dispiaciuta che quella piccolezza tanto preziosa
per loro avesse portato tra le altre cose al licenziamento.
"Stai calma, ora sono a casa e posso riposare... E' solo... che mi ha
visto ultimamente stanco e assonnato e..."
"Lo avevo detto Battler, non voglio che esageri..:"
"Adesso non più, tranquilla. Posso chiedere se e quando al
museo avranno bisogno. Parlano di riaprire ma... Per ora comunque
stanno eseguendo una riorganizzazione interna e dei padiglioni. Ma la
notizia se riaprirà o meno e sarò più
sicuro... Oggi ho fatto un pò di ritardo..."
"Ho visto. Adesso riposati, ne hai bisogno"
"prima l'ultima cosa..." le disse stringendola, allungando la mano
verso le cose posizionate al centro della tavola lasciate per lui " ho
telefonato prima di lasciare il lavoro"
"che vuol dire prima di lasciare il lavoro?"
"Ho... litigato con quell'uomo, o più che litigato ho
discusso. SAi come sono fatto.. ma è finita con un suo
licenziamento e quando mi ha sbattuto l'ultima paga sul tavolo come se
lo derubassi gli ho detto... fa niente... comuqnue prima di finire e
tornare..." tranquillizzandola con un sorriso "ho fatto l'ultima
chiamata prima di andare, per sapere se e quando potessi presentarmi
alla casa editrice. Mi hannodetto che in questi giorni avrei potuto
farmi ricevere dal direttore e..." diventnado come dispiaciuto in viso
guardandola.
Beatrice aspettò, stringendogli forte un braccio, restando
vicino a lui in piedi
"L'uomo che dovrei sostituire andrà in pensione tra poco,
secondo loro, un paio di mesi..."
"Che devi sostituire?" allibita "tra un paio di mesi?"
"Non hanno bisognodi molto personale, no nsono così grandi
ma la paga è buona e il lavoro smebra stimolante e ottimo...
quell'uomo attende la pensione, è l'editor più
anziano e per assumere... E mi hanno assicurato che se sono di persona
come mi hanno conosciuto al telefono... il posto è mio!"
fece trionfante, sebben stanco e bisognoso di dormire.
"Quindi adesso hai solo il lavoro di notte, se non ti chiedono extra
ore, e..."
"sono a casa di giorno. Altri lavori sono logoranti e una paga che..."
"Se ti senti meglio con quello notturno... io ne ho uno, adesso..."
fece lei cercando di tirarlo su di morale, facendo una giravolta
perchè la vedesse con la divisa
"A proposito di questo..." iniziò lui tra un boccone e
l'altro, con un'espressione un pò così,
guardandola bene, molto bene, con un broncio
"Aspetta... vuoi sentire il motto che devo dire quando entrano o
farò promozione davanti l'entrata? Ascolta... MHmh"
schiarendosi la gola "Guten Morgen" dicendolo però come uno
strano verso facendo strozzare lui "Direttamente da Kaminagaya, la
città tedesca di Yokohama ill nuovo negozio! Molti tedeschi
influenzano i gusti dei giapponesi e plasmano i quartieri dela
città in tutti i modi. Dalla sua architettura e la
sua cultura, al cibo e la birra. Oggi, ci si può
immergere nello spirito natalizio europeo con il mercatino di Natale
annuale in stile tedesco, con la sua
interpretazione dell'Oktoberfest e le specialità tipiche.
Perchè sponsor di molti eventi e
manifestazioni... cè München, negozio
specializzato in prosciutto e salsicce fatte in casa. È
impossibile non
vederlo grazie alla sua accattivante segnaletica in stile tedesco, ma
è
l'interno del negozio che fa davvero cogliere il meglio della cultura
tedesca. C'è un'impressionante selezione di
wurstel e prosciutti
tedeschi, appesi in un frigorifero estesi dietro il bancone. Da
importazione a prodotti qui, con i migliori metodi europei...
la birra migliore tedesca originale, a quella più locale ma
prodotta da noi. Assaggiate nella sezione degli assaggi il cuore del
cibo europeo di secoli, percepite la birra..."
"Si...si, basta... è inquetante..." fece lui cercando di
evitare di ridere
"PERCHEEE'!" fece lei col broncio
"Prima cosa... posso capire perchè ha scelto te come
promotrice del suo negozio... il suo sangue misto si nota e spicca. Lo
capisco. Hai preso i caratteri del nonno, giapponesi e molto, molto da
tua nonna... e madre...ehm... però mi turba un pò
che sia stato un tedesco a darti un lavoro per il tuo aspetto...
è inquentate, visto cosa era tua nonna e in cosa credeva..."
"Bhe, vista la situzione e la buona paga, ho deciso di accettare. E poi
mi ha chiesto un'altra cosa"
Battler sbiancò, smise di mangiare come depresso.
"Cosa... che cosa ti ha schiesto..."
"Mi ha detto che se lo aiutavo ocn le pulizie, lui e chi lavora con lui
nel negozio, sai, producono alcuni dei prodotti di mano
loro... sono fatti in casa, insomma. E quindi non hanno tempo per le
pulizie. E così è stato candido, per non dover
pagare due persone, se aiuto con le pulizie prima della
chiusura, se faccio più ore o prima che finisca,
mi daranno un extra..."
"E tu vuoi sfruttare le tue abilità... lo sai, per
guadagnare di più senza che sia un peso..."
"Prima ero una serva per forza e per dovere di cose... non avevo altro
e non conoscevo altro... ma il locale mi è piaicuto, dovrei
sistemare e pulire il negozio nella zona relativa ai clienti
perchè sia ben presentabile e... non mi sembra
così difficile..."
"Però... vorrei solo che tu tenga gli occhi aperti,
Beatrice. Ho paura..."
"Stai tranquillo... la dura e cattiva Beatrice tirerà fuori
il suo peggio, in caso..." con un ghigno e cattiveria alla
Beatrice che un tempo era la strega, cosa che lo fece sorridere.
Mesi dopo
"sei sicuro che stia bene?"
Beatrice aveva un pò di paura, mentre giungevano alla
pensione della nonnina. NOn era cambiata di una virgola, in niente da
quando vi avevano pernottato molto tempo prima. Un angolo che non
sarebbe mai cambiato in niente.
"tranquilla. Ho promesso alla nonnina di aiutarla con il cambio e
pulizia del mese... come sempre ci mette una settimana a fare le
pulizie da sola e non vuole aiuto. Si sente, parole sue, come invalida
e incapace e i guadagni la aiutano con la magra pensione. Se inizia a
pagare qualcuno per pulire, non ha più senso. Mi piace
aiutarla, anche se a volte è inquetante..."
"Quando parla del marito..." fece lei ghignando
"No, per carità, cerchiamo di evitare che inizi a parlarne.
E'... E'... disturbante vedere una donna che conosci con
quell'età mentre parla della sua vita da giovane e... del
marito... NO!" fece lui terrorizzato "mi viene un senso di vergogna a
sentire certe cose della vita deglialtri..." facendola ridere "
comunque essendo un pò sorda d'orecchi rispetto isussurri
almeno possiamo parlare senza che ci senta e inizi la cantilena dei
suoi ricordi d'amore!"
Dopo alcune ore di pulizia e sistemazione delle camere, e aver proposto
di aiutare per le zone esclusive della donna, questa li
invitò a cena e i profumi li fecero ridestare dalla fatica e
il lavoro eseguito.
"Dunque ragazzi... aggiornatemi. Come vanno le cose?" fece facendoli
accomodare di fronte al lei nel tavolo della sua cucina. La donna
sedeva di fronte a loro, sola, e nella tavola del cibo che fece
brillare gli occhi dei due.
"Scusi, quelle cose che le ho... mh, dato... le ha conservate nel
frigorifero, vero?" domandò un pò preoccupato
Battler alla donna mentre mangiavano
"Ragazzo mio, sono anziana, non sbadata...sono dove mi hai chiesto di
metterli..."
"Cosa?" domandò curiosa Beatrice. Teneva i capelli raccolti
con le trecce e mangiava di gusto.
"SAi... mi sembra di tornare, mangiando queste cose, un pò a
quando Kumasawa ci preparva qualcosa lei..."
"Oh, si... quando cucinava lei era un pò come il cibo di
casa. Per quanto straordinario, il cibo dello chef non era lo stesso...
aveva... meno cuore..."
"Eh si..." fece Battler con un sorriso, per poi passare un tovagliolo
ad un angolo della bocca di lei perchè voltandosi si era
sporcata con le bacchette. In sottofondo la donnina ridacchiava
"L'unica cosa buona è che... non temi sempre che ci siano
sgombri... peggio gli occhi..." tremando di paura
"SIII! lo diceva sempre..." ridendo con lui
"Ragazzi, vorrei farvi un dono" irruppe di colpo la donna, lasicandoli
sorpresi "ho qualcosa che a me no nserve più, ma che magari
a voi potrebbe... so che tu ragazzo hai trovato un lavoro nella
città vicina e viaggi a piedi o quando puoi con i mezzi, ma
pagando. E tu ragazza guadagni con quel lavoro al negozio tedesco. non
ci vado mai, mi fanno un pò paura, sembrano... molto duri...
ma non quanto mio marito... ah, quell'uomo!" fece la donna commossa e
Battler si irrigidì
"No, ancora...! Aiuto...!" fece così a bassa voce che lo
sentì solo Beatrice che celò il sorriso mangiando
l'ultimo boccone
"Io sono anziana, ai miei figli non interessano... non è che
si vedano molto. E quindi, sentendo alla televisione che potrebbero
avere del valore per dei collezionisti e che vendendoli si
può fare un buon gruzzolo..." fece lei alzandosi e iniziando
a sparecchiare, visto che avevano terminato
"Cosa intende?"
"Per favore ragazza, aiutami solo a portarli nell'acquaio..." chiese a
Beatrice e insieme sistemarono i piatti e stoviglie impilati, mentre
Battler puliva la tavola e come da richiesta della donna dopo, tirava
fuori dal frigorifero delle cose che poggiò sulla tovaglia
nuova, appena messa.
"Cosè?" chiese Beatrice vedendo gli incarti belli ed
eleganti "Oh, sono di una pasticceria"
Battler slacciò quello più grosso e
rivelò abbassando e poi togliendo la carta, una grossa
torta. Una torta occidentale che somigliava a quelle di Rokkenjima. Le
vide negli occhi sorpresa di felicità, avvicinandosi per
vederla meglio, commentando le decorazioni.
"SOno andato in una pasticceria straniera. Anche se molte pasticcerie
giapponesi propongono ora qualcosa di europeo, gli esperti sono sempre
gli europei..." fece lui ghignando
"Cosa hai portato?" domandò la donna anziana vedendo un
dolce insolito per un giapponese medio che restava ancorato a
ciò che conosceva
"E' un dolce. Voglio farle provare qualcosa di nuovo..."
"Ragazzo, le mie papille gustative non so se sono adeguate per
questo.." rise la donna
"Che bello, una torta che sembra straordinaria come quelle di Ghoda!"
disse in falsetto Beatrice.
Sebbene fosse diventato editor per la casa editrice, guadagnava poco
più dei due lavori precedenti insieme e Beatrice aveva lo
stipendio del suo, ma comunque restavano decisi a non sprecare nulla
oltre il necessario per un altro pò. Si concedevano giornate
speciali come prima, ma vedevano, visitavano, comrpravano, assaggiavano
solo in quei giorni le novità, e non erano andati
ovunque. Inoltre Battler a volte la portava con se nell'altra
città se era libera e visitavano anche quel luogo. E
cèra molto da fare.
"Dove l'hai comprata?"
"Nel negozio aperto da poco di dolci austriaci....Sachertorte
è il dolce tipico della tradizione austriaca e ho aspettato
a comprarla per un giorno del genere. Anche per ringraziare Lei di
quanto ha fatto per noi..." disse tutto un pò più
forte verso l'anziana, che sorrise amabilmente "quindi..."
"Aspetta!" fece Beatrice eccitata "pensi che sia meglio o al pari di
quelli a cui eravamo abituati?"
"... possiamo scoprirlo solo in un modo" fece lui beffardo indicando il
cassetto delle posate, facendola imbronciare
"Va bene... proviamo!" correndo al suo posto, appena seduta, Battler le
tolse da davanti la torta
"Eh, no!" fece serio" sei capace di mangiarla tutta tu mentre noi due
siamo voltati "lasciandola di stucco "per te cè questa..."
prendendo l'altro involto, più piccolo, scartandolo e
mostrandole una torta larga circa dieci centimentri di diametro
rispetto l'altra.
Beatrice alzò lo sguardo verso di lui come se non ci
credesse, mentre lui ghignava e la donna ridacchiava. la donna sapeva,
e lui aveva chiesto di tacere.
"Sembra così... piccola" fece Beatrice mogia " e
perchè ha un porta torta così grosso? Hai pagato
la torta o questo...?" indicando il vassoio sotto che era molto spesso
"Non ti lamentare, è tutta tua... non è una
sacher... "
"Ah , ok..."
"Da fuori è come la vedi, bellissima vero? ... questa
è una Schwarzwälder Kirschtorte!" fece lui tronfio
mentre Beatrice e la donna lo fissavano con un'espressione per dire
< che cosa era?!? >, incerte su cosa avesse
incespicato per dire non si sapeva cosa
"Battler... sei terribile a pronunciare... qualasiasi cosa tu abbia
detto...."
"Disse, quella che gratta di gola per cercare di dire due frasi in
tedesco" beccandosi uno sguardo tagliente
"vogliamo tagliare?" fece la donnina che, mentre battibeccavano, aveva
preso un coltello enorme e pericoloso e lo stringeva tremolando
"NO!" Eh... si rilassi, si sieda, taglio io..." fece Battler
spaventatissimo
"taglia prima questo tripudio di rose di panna, Battler! Voglio vedere
il centro!!"
"Sempre ingorda tu, eh...?!?" fece lui canzonandola
"Oh, povera cara... prendi questo, taglia tu..." disse la donna
sfoderando un coltello a mannaia " con questo, per quella piccola
torta, sarà facile fare fette perfette da mettere nei piatti
in due soli movimenti "... mentre i due sudavano con quell'oggetto che
nella mano piccola della donna sembrava grande quanto una sega da alberi
"OK!" fece Beatrice seria "allora taglio... si, prendo io...!" disse
alla donna ringraziando e togliendole l'arnese
"oh, che sbadata, dimenticavo quelle cose che dovevo prendere... metnre
voi tagliate, io torno subito" guardando Battler con un sorriso e un
osguardo eloquente e lasciandoli soli.
Beatrice valutò che la lama era più lunga della
torta. Sembrò incerta su come talgiare la torta con la
mannaia.
"La strega eterna cattiva e sadica, desidera un coltello
più affine nell'affondo...?" fece lui, ridendo
"Battler...!" rimproverandolo, sbattendo la mannaia sul tavolo per poi
vederlo turnato inclinando la testa fuori la stanza "cosa..."
"Augurati che non prenda di nuovo le foto... o ricordi... speriamo di
no..." sussurrò lui preoccupati per l'assenza della donna.
"Suvvia... continui dopo tutti i suoi racconti ad essere a disagio per
l'amore di due persone raccontate da un'anziana?"
"Mi disturbava vedere quel vecchio che baciava Kyrie...pensa di quela
donna! è solo che mi vengono un pò di brividi al
pensiero... dell'intimità degli altri. Preferirei pensare
solo alla nostra"
"stasera parliamone in privato, Battler. Con il linguaggio del
corpo..." fece lei monella, portandosi uno sbuffo di panna in bocca col
dito, metnre lui la fissava contraendo le sopracciglia
"strega dorata o Strega di mille anni... No , preferisco il titolo di
strega arrapata..." ridendo insieme di gusto "Su taglia la torta..." la
esortò dopo le battute
Beatrice prese il coltello di lui, nel mentre scambiandosi un bacio, e
affondò la lama facendo una piccola fetta dal centro verso
di lei, per vedere come era dentro. Ma qualcosa si inceppò.
Il coltello al centro non affondò oltre un certo momento e
la base della lama scese nella torta fino al piatto di presentazione
con la punta all'insù.
Stupita ripetè la cosa ripassando la lama nel taglio ormai
fatto, ma di nuovo non accadde nulla se non cosa era capitato
prima. La punta restava di molto ferma e bloccata, facendo un
rumore.
"Battler..." dubbiosa
"Fai l'altra fetta, magari cè una ciliegia con l'osso"
"Ciliegia...? Avranno sbagliato..."
Beatrice completò il triangolo della fetta e di nuovo si
ripresentò la cosa. Battler le prese il coltello e infilando
di piatto la lama sotto la fetta, la tirò e posò
su un piatto, mostrando l'interno. Tre strati di spesso pan di spagna
ben umido, due strati di crema chiara in contrasto con le ciliegie
intere visibili. Sopra lo strato finale di panna, zuccherini e rosette
di panna con ciliegia. Era bellissima da vedere e Beatrice
l'ammirò rapita.
"E' meglio di come ricordavo fossero... ma quanto è costato
tutto questo, Battler?" domandò preoccupata
"E' uno di quei giorni del mese in cui possiamo dedicarci a qualcosa di
bello..." le disse facendo altre fette, ma spostando tutto in un altro
piatto. Tutta la tortina rimasta era stata relegata su un piatto e
prima lei fissò stranita quell'operazione, per poi
vederlo poggiare di nuovo il vassoio del dolce davanti a lei. E tra i
residui del dolce, si accorse che qualcosa... era in più.
Una zona circolare al centro si ergeva. Cèra qualcosa a
forma di disco di parecchi centimenti che svettava dal piatto e
Beatrice capì che era dove la lama si era fermata.
"Battler..."
ma lui spinse ancora il vassoio verso di lei e poi, prendendo con tre
dita il disco lo girò e sollevò quel pezzo in
più, mostrandole cosa nascondeva.
Beatrice trattenne un respirò che non comprese di aver
bloccato.
Al centro di quello strano vassoio da torte cèra una sezione
con un minuscolo cuscino di velluto e un gioiello protetti da quella
forma che aveva tolto. Era una di quelle torte da innamorati europee.
Un anello. Beatrice non si mosse, ma Battler si. Prese l'anello e la
sua mano sinistra.
"So che non è un diamante. Ma ci tengo a dartelo. E'
un''acquamarina, alla fine che vogliamo o no, siamo legati all'acqua...
e questa pietra un tempo era un talismano per tenere i
marinai al sicuro in mare. Avrei voluto darti di
più, ma ho pensato..."
Beatrice con la bocca dischiusa dalla sorpresa, osservò
l'anellofra le dita di Battler. Era una fascetta che parea semplice,
non arrotondata, da cui spiccava una forma come di sole. Otto raggi ch
contornavano il centro, la pietra di acquamarina, incavati al centro da
risultare sfaccettati e creando un gioco di ombre trangolari. Tra ogni
raggio un brillantino luminoso.
"originariamente era... con una perla Akoya ma... ho chiesto di
aggiungere qualcosa di piùsignificativo..." le disse " E
questo perchè vorrei realizzare un tuo sogno. Sposarti..."
"C-Co-cosa!?" fece lei rossa in viso
"NOn volevi questo?"
"Si... ecco... è solo che..."
"Se vuoi pensarci, prendilo per ora e poi mi dirai tu se si e quando..."
"SI! SISISISISSISSI! SI. SI!" fece eli saltellando sul posto con le
ginocchia
"Avresti meritato qualcosa di più valore e di significativo,
come l'anello del capofamiglia ma... ho visto questo per caso e ho
pensato stesse bene sulla tua mano" mettendoglielo.
"Oh, Battler... ma, davvero vuoi...?"
"Non te lo avrei chiesto e..."
Si fermò, così come Beatrice che si guardava
intorno, perchè strani rumori giungevano fino a loro.
Qualcosa di metallico, latta o simile sferragliava sempre
più vicino. E poi dei suoni di campanello manuale che li
fece sobbalzare.
La nonnina comparve spingendo al lato una bibicletta visivilemnte con i
suoi anni e legato al manubrio un qualcosa di pesante.
"Eccomi, scusate ma ho dovuto togliere un pò di polvere..."
fece lieta la donna
"Sbaglio o sembra non avere problemi...."
bisbigliò Battler come piccato dal vederla
così abilmente in grado di prender euna bicicletta, legarvi
un sacco, così pareva, e trascinarsela per la casa "E... ha
portato una biciletta in cucina?!?!" sottovoce, facendo ridere Beatrice
"Ragazzi... ah, vedo che glielo hai dato. bene" commentò la
donna notando l'anello sbrilluccicoso al dito, e Beatrice che guardava
Battler stupita "ecco cosa vi ho portato. Certo, non è un
granchè, ma funziona ancora e all'epoca valeva molto. Questo
è per te ragazzo, visto che ancora sei restio a comprare
un'auto per paura di restare senza soldi..." indicando la bici e lui
corse ad aiutarla a sistemarla in un angolo "come vedi non è
chissà cosa, ma ti eviterà di farti chilometri
coi mezzi che riesci a trovare meno costosi del treno. Che figurino che
era mio marito qui sopra!!" commentò mentre Battler faceva
un verso di disagio e Beatrice ghignava
"MA..." fece lui imbarazzato
"Niente discussioni. Qui non serve a nulla, nessuno la vuole e tu hai
bisogno di evitare di sprecare denaro. Altrimenti come lo pagate il
matrimonio?"
Battler si voltò ridente, da orecchio a orecchio ma non per
la contentezza ma per tensione, Beatrice lo guardava come per dire
< lei lo sa? >
"E ancora, ragazzi... ho qui in questa borsa degli oggetti che credo
valgano molto. Ma non voglio tenerli per me, il mio tempo sta per
arrivare, mentre voi ne avete tanto davanti... e inoltre sono un regalo
di nozze. Se ho capito bene, se piazzati bene, frutteranno bene...
Ragazzo, per adesso puoi spostare nel frigorifero quelle torte?"
Dopo che fu fatto, lei rovesciò il sacco nero che si
dimostrò uno zaino militare come forma ma scuro di colore,
rivelando oggetti molto vecchi.
"Questi oggetti sono della seconda guerra mondiale..." e Beatrice e
Battler si fissarono negli occhi con lui che diceva
< è una persecuzione > "e
cè molta gente che cerca questi. Sono sicura che ne
ricaverete abbastanza per il matrimonio, la festa e qualcosa da mettere
da parte. Pistole, katane, spille, divise, oggetti di quel periodo...
mio marito e suo padre furono nelle due guerre, sapete... sono il mio
dono di nozze per voi. Spero che possiate rivenderli e prendervi il
denaro che vi serve. E non accetto rifiuti. Vorrei aiutarvi con l'auto,
ma siete così dignitosi... come mio marito...Come ho detto,
da questa casa ai miei figli non interessa nulla e io ho troppi ricordi
nel cuore per tenere oggetti per giunta inutili. Io non me ne faccio
nulla. Della guerra poi... quindi prendete, è il mio regalo.
Sono sicura che farete una festa davvero bella..."
"Veramente..." fece di getto Battler, evitando di guardare Beatrice che
lo fissò "Io... vede signora, noi siamo abituati a uno stile
di vita meno... conservatore e prettamente giapponese come tutti voi
qui"
"Si, vi vestite come i forestieri e tutto il resto. Lo so. Ma siete
meglio voi di altri giovani che siconsiderano grandi giapponesi. A me
non importa, vi trovo belli, eleganti, da fotografia... come me e mio
marito..." perdendosi nei ricordi, metnre Beatrice stringeva le labbra
per non ridere alla reazione di Battler
"Beh... vede, io vorrei sposarmi con un matrimonio non giapponese, non
nell'estetica. Con abiti europei, una cerimonia che piaccia a noi"
vedendo Beatrice che lo fissava "ricordi quei libri e tu che pensavi a
come sarebbe stato un matrimonio come quello, che avevi in
mente, unendo varie cose delle storie..."
"Capisco" fece la donna ma non mostrando disappunto "quindi
sarà un matrimonio straniero"
"EH! Ma... le ho solo chiesto... non ha deciso e..." fece lui cercando
di calmare la cosa ma Beatrice lo fece voltare.
"Si. Te l'ho detto. Se tu vuoi che io stia al tuo fianco, nonstante
tutto "indicando con gli occhi cosa non voleva dire "voglio e accetto!
Come hai detto tu! Creandolo noi, il nostro matrimonio!" mentre lui
sorrideva " ma so bene che non tutti qui la vedrebbero allo stesso
modo. E' per questo che... vorrei una cerimonia semplice e discreta,
solo noi e... la non... Lei signora" si corresse Beatrice guardandola
"ma senza troppe persone perchè non credo siano, sa, molto
propense a seguire e felicitarsi di qualcosa che apparirà ai
loro occhi distante e strana. Quindi... saremo solo noi..." disse lei
sicura
"ma ragazzi, almeno qualcuno...?" fece la donna facendoli guardare
negli occhi per capire che fare
"intnato... prendeteli e preparatevi il matrimonio che vi piace. Per il
tuo abito..." indicando Beatrice
"Oh! Ma io... avevo un'idea su quello"
"Davvero?"
"SI, voglio farmelo fare. Ho un'idea"
"Molto bene, conosco delle signore che possono cucirtelo. Molto abili,
da loro prendo i miei "indicando quelli che indossava che semrbavano
come quelli di Kumasawa "Mi raccomando, non lesinate per una festa che
sarà importante. Volete fare una cosa molto piccola, ma
fatela bene. Portate a valutare questi oggetti e datevi da fare"
"Varranno davvero molto?" fece Battler osservando gli oggetti "E... eh
Beato! Con quello che resta... potremmo mettere da parte per andare da
Ange!"
"Quando sarà maggiorenne, così Eva non
potrà dire nulla, come hai deciso?"
"Esatto. Ce la possiamo fare, Beatrice!"
Qualche mese dopo
Dopo discussioni e commenti, il matrimonio si realizzò
all'antico tempio della città, anzi fuori la
città. Un luogo splendido e immerso nel verde. Erano
risuciti a convincere, anche grazie l'anziana che conosceva tutta la
famiglia del sacerdote stesso, il kannushi di accettare che
vestissero i panni che sentivano loro. Di organizzare il matrimonio
come volevano loro, lasciando il resto nelle sue mani. E
così, dopo pressioni e qualcosa che l'anziana aveva detto,
tutto fu accordato.
L'anziana con alcune persone che erano diventati loro amici nel corso
del tempo, presero parte alla cerimonia gettata nel verde di quel luogo
straordinario.
Beatrice e Battler giunsero da capi opposti, uno di fronte l'altro, dai
padiglioni dove erano stati sistemati per prepararsi e si incontrarono
all'inizio della zona della cerimonia.
Battler vestiva un impeccabile abito occidentale su misura scuro.
Beatrice aveva tirato fuori l'abito da Beatrice, portandolo
alle sarte e chiedendo loro di farne una copia perfetta ma in bianco
con ricami argento. Quindi vestita da se stessa versione sua madre e
strega, gli si parò davanti con su un braccio una serie di
gigli bianchi con poche foglie. Sul capo un velo sistemato in modo che
l'acconciatura da Beatrice fosse non coperta ma agganciata,
lasciando una s ezione di velo anteriore a cascata sul capo, da dietro
verso la fronte sopra la frangia. Bianco con bordo tutto di pizzo fine,
giungeva alla crocchia con treccia e sembrava proporio intrecciato ad
essa, per poi uscire e scendere libero.
"Era questa la tua idea?"
"Ti dispiace?" un pò in apprensione
"Innanzitutto ancora ho gli incubi per quell'abito che tieni ancora
conservato, ben chiuso, per quanto dannatamente pesante era,
da doverti strattonare per acchiapparti... e poi, senza di questo...
Beatrice non sarebbe Beatrice senza quell'abito. Se non fosse stato per
Kumasawa e Genji, la Beatrice di ora non ci sarebbe stata..." disse
lui, girandosi per portarsi di fronte all'officiante che con aria
tirata e disapprovante, attendeva.
COn gli abiti tradizionali, aveva dovuto accettare una cerimonia non
classica ma con gli sposi seduti su panche e un procedimento scelto da
loro.
Grazie agli oggetti ottenuti dall'anziana, avevano recuperato una
piccola fortuna vendendo ad antiquari, ben lieti di ottenere
pezzi ben tenuti e poco trovabili. A quanto aveva detto, erano di
sezioni militari di livello e dal valore maggiore di altre. E Battler
aveva commentato come fosse stato penoso pensare all'immensa fortuna di
oggetti a Rokkenjima finiti in fumo.
COn quella somma si erano pagati gli abiti e la cerimonia, la festa e
l'extra per spingere affinchè la cerimonia fosse come
volevano. Erano gli unici tranne gli stranieri, a fare qualcosa di
simile in una cittadina assopita nella tradizione.
Fianco a fianco, si diressero verso l'officiante. Lui a sinistra, lei a
destra. Camminarono insieme fino agli sgabelli, lui le prese la mano e
la condusse intorno a questi facendola sedere su quello di sinistra,
per poi posizionarsi su quello di destra.
Finita la cerimonia giapponese a modo loro, con degli anelli che fecero
fare con all'interno inciso a mano il simbolo degli Ushiromya
perchè avevano deciso che tutto il passato non andasse
cancellato ma fosse dentro di loro, si alzarono per l'ultimo atto.
L'officiante parecchio infastidito, aveva come da loro chiesto legato
un filo rosso alle loro dita con gl ianelli, lungo, e dopo un
primo giro da sposati intorno all'uomo, questi bruciò il
filo con una candela affermando che questo simbolo rosso con il potere
del fuoco, diveniva eterno e visto dalle divinità,
restando legato a loro anche senza più a forma fisica.
Un banchetto di nozze fu preparato sempre al tempio, un pranzo con le
persone con cui erano più in confidenza e si erano
dimostarte importanti. Sebbene non li conoscessero nel passato, erano
lì per i Battler e Beatrice che erano diventati.
Prima del tramonto, la festa terminò e tutti si salutarono.
Invece di comprare un'automobile con i soldi rimasti da quelli della
banca, presero dalla somma degli oggetti antichi e tornarono a casa con
un'auto, la loro. Era da molto che Beatrice aveva chiesto a lui di
farlo. Accompagnarono la donna a casa sua, salutandola e tornarono a
casa.
"E così... eccoci a casa... " fece lui allentandosi la
cravatta, mentre Beatrice lo aggrediva per abbracciarlo dicendo "si, si"
"Grazie a quella donna abbiamo adesso ciò che si serviva.
Un'auto, un matrimonio come volevamo noi, abbiamo comprato..."
"E abbiamo i soldi per realizare il tuo sogno. Se non ci avesse detto
che aveva una stanza piena di cimeli della guerra, oltre quelli che
poggiò sul tavolo..." fece lei come non credendoci
"E vedrai man mano che io mi impegnerò nel lavoro... anche
se è così difficile. Correggere, leggere per ore,
sistemare, incontrare gli autori per le modifiche... è
estenuante e non lo immaginavo, ben divers dal gustarsi un libro e
basta ma..."
"lo so, ma ti piace questo lavoro..."
"E riuscirò anche a fare ciò che abbiamo deciso.
Scriveremo insieme dei libri, li presenteremo, anche a più
case editrici, faremo di ciò che sappiamo fare un lavoro..."
"pensi che andrà bene... che ne saremo capaci?"
"Beh, sembra dalle bottiglie che hai preparato e lasciato al mare tu
sia stata... grandiosa! E con le false, sembra che tu abbia fatto
furore da far desiderare a tanti di avere i tuoi scritti... vedi un
pò tu..." ridendo
"Quindi continuiamo a scrivere...?"
"Non andremo in viaggio di nozze, metteremo quella somma per quando
andremo da Ange. E poi... chi se non noi, avidi lettori di
libri, i migliori per scrivere delle ottime storie per altri
lettori...?"
"Già! Io sono di sopra, Battleeeer" fece lei correndo
alzando l'ampia gonna increspata e stuzzicandolo
"Aspetta..." fece lui andandole dietro
"NO!" con un dito alzato "prendi quella bottiglia per la grande
occasione..." con un sorrisino smaliziato
"vado" fece lui ridendo
Presa la bottiglia, andò di sopra e trovando la porta
chiusa, la aprì. Si gelò sul posto ocn
un sorriso sornione in volto.
"Niente viaggio di nozze, ma tu e io no nabbiamo bisogno di questo,
quando possiamo viaggiare in mondi ben più speciali...Eh,
Battleeerr?" fece Beatrice, apparendogli in intimo sul letto, ormai in
stile occidentale, a quattro zampe con un sorriso monello
"... intrendi visitare la terra dorata insieme come sappiamo fare?"
apprestandosi a chiudere la porta, ma fece un piccolo salto rischiando
di perdere di mano la bottiglia per il campanello
"Aspettiamo qualcuno?" domandò stranito, gettando la testa
fuori verso le scale per
sentire e poi tornando a guardare lei, ma la trovò
tremolante
sotto le coperte, una montagnetta di coperta con solo una gamba piegata
che fuorisciva, che gli iceva "chiudi la porta, chiudi la
porta" spaventata
Battler rise di gusto, poggiò la bottiglia vicino il
comodino e si avviò giù, lasciandola sola. Aperta
la porta si ritrovò la donnina con un sorriso malefico e
qualcosa in mano, e dietro molte persone. Dal direttore e colleghi
della casa editrice, a quelli di Beato del negozio, a vicini,
conoscenti vari che salutavano e facevano gli auguri con oggetti anche
loro nelle mani.
"Mi è dispiaciuta quella cerimonia così piccola e
veloce. Ho pensato che meritavate di festeggiare meglio, e
sapendo che avevate detto poco di questa giornata, per dirlo solo il
giorno dopo, senza neanche viaggio di nozze..." come se disapprovasse
"ho preferito prendere il telefono e farvi una sorpresa"
Battler rimase di sasso vedendo l'impertinenza della donna. Conosceva
tutti in quela cittadina. Lui e Beatrice avevano deciso che no, niente
notizia ma solo a pochi e più stretti. Avvisare con il
certificato del matrimonio solo il giorno dopo, evitando
quello che lei chiamava < ansia da matrimonio per troppa gente
che poteva non capire >.
"AH... io..." fece tentennado Battler finchè non
sentì Beatrice che scendeva di corsa.
Era apparsa con i capelli sciolti, vestita come sempre non al
lavoro, con camicia e gonna e un sorriso a trentadue denti,
non di felicità ma uno di quelli che venivano quando pensavi
< mi hanno scoperto > oppure < mi hanno trovata a
fare cose che non dovevo >.
Battler rise di nuovo, invitò tutti ad andare nel giardino
dall'altro lato e con un bacio a Beato uscì di corsa.
Lasciandola basita senza sapere che fare, mentre la donnina indirizzava
gli altri ospiti verso l'altro lato della casa, vedendosi affibbiare
ogni sorta di oggetto come dono veloce di matrimonio e
un'infinità di felicitazioni o ammonimenti, sul
perchè non avessero detto niente.
Tornato Battler con una scorta di bottiglie e stuzzichini pronti da,
pensò Beatrice, sfamare un ulteriore banchetto di nozze,
passarono dal tramonto alla serata tarda a festeggiare per la seconda
volta il loro matrimonio con persone che alla fine, capirono, erano
davvero ben liete di farlo. Con e per loro.
Tempo dopo
"Molto bene!" esultò Beatrice, seduta alla scrivania della
stanza che sistemò come studio, quella che all'inizio aveva
scelto per sè. Aveva appena terminato la bella copia del
primo giallo che insieme avevano costruito giorno dopo giorno. Tutte le
aggiunge, le note che lui le faceva trovare nelle pagine che leggeva al
lavoro o nel tempo libero, le idee e ciò che concordavano da
modificare, sistemare e svolgere bene, erano ora in quella copia
ultima. Un blocco di pagine e dentro tutti i loro sforzi.
Battler era ancora rimasto come editor, faticava parecchio al lavoro
perchè era difficoltoso passare ore e ore a leggere con
perizia e lentezza ogni manoscritto fino a fargli venire mal di testa,
occhi stanchi e incapaci di continuare, crampi per il continuo restare
dietro la scrivania. La paga era buona tutto sommato e più
che decente per loro, senza troppi stravizi. Lei aveva continuato a
promuovere le attività del negozio di specialità
di carne tedesche e anche se non al livello dello stipendio di
Battler, era un'ottima buona entrata per i loro giorni
speciali e quando avrebbero raggiunto Ange.
Quel giorno giunti sfiniti sulla spiaggia, non aveva creduto affatto
nel farcela. Di avere chance. Possibilità. Una vita fuori da
Rokkenjima per lei. Ma Battler, perchè era Battler, aveva
distrutto tutte le sue vecchie credenze e fissazioni. Stava vivendo
qualcosa che forse neanche al fianco di Goerge. Le faceva male
ammetterlo ma Battler sapeva infondere energia, sicurezza, fiducia...
abbagliava con ciò che era e come spingeva le persone in
ciò che credeva. Si vedeva allo specchio e si sentiva
apprezzata, amata e viva tutto sommato. Come mai prima di tutto quello
e aveva niziato a svegliarsi salutando i servianziani con sempre un
< grazie > e poi tutti gli altri, dai cugini fino allultimo
nome dicevo < mi dispiace >. Anche se molti lo meritavano,
non i cugini ma...
"Non lo avrei mai neanche potuto imamginare..." disse fra sè
a voce alta, finchè non sentì una porta chiusa
così forte, da farla sbattere da farla sobbalzare, e si
voltò sulla sedia spaventata.
Scendendo vide Battler in uno stato disastroso.
I capelli scompigliati, la giacca abbottonata male, agitato e come
disilluso.
"Che è successo?" correndo da lui
"E' tutto sbagliato, Beatrice... tutto inutile..." fece lui come
sconvolto
"Calmati, respira e dimmi che è accaduto?"
Ma Battler gettò a terra una serie di riviste con rabbia,
correndo via. Beatrice le prese e aprendo nella parte dove ogni rivista
era stata tenuta aperta da lasciare la forma, lesse cosa potesse aver
devastato Battler.
Si parlava di Rokkenjima, Eva .... e Ange.
Descrivevano le continue indagini non concluse e a punto
morto, e come i giornalisti tenessero vivo quel fuoco con
articoli come quello che teneva tra le mani. Si raccontava che Eva era
tornata in pubblico portandosi dietro Ange, ma con stupore di chi
scattava le foto e presenti in quel momento, la zia di Battler
maltrattava Ange per qualsiasi cosa, teneva comportamenti che facevano
discutere nei riguardi della nipotina e ogni volta che erano insieme,
non cèra dialogo tra loro se non aspre critiche dall'adulta
e un viso spaurito e piangente della piccola.
Beatrice lo raggiunse e gli si dimostrò, senza parlare,
vicina, carezzandogli la schiena mentre questi stava seduto in cucina a
tenersi la testa con le mani.
"E non posso andare da lei! Se qualcuno mi vede, se la zia mi vede, se
Ange dice qualcosa o accade... il tempo che per noi è stato
lungo fino ad ora, Beato, non è stato così
là fuori. Mesi, mesi, anni e... Ange è
là, sola! Ma se la raggiungo e mi vedono, o se sparisce, se
riuscissimo... con zia Eva che sembra pazza da cosa raccontano..."
"Battler, ti stai torturando ma facendo così stai solo male
tu, dentro... calmati e discutiamone!"
"Cosa cè da discutere? Come posso, come Beatrice,
raggiungere Ange?"
"..." riflettendoci, ficnhè non vide una foto delle sue
bottiglie sull'altra rivista e il manoscritto, suo e non di Maria come
firma in calce, che la illuminarono
"passerà del tempo ma cè... cè, un
modo per raggiungerla..."
"..." stupefatto e in preda al dubbio
"La gente ricorda di me... per i miei manoscritti. Sia come strega
dorata della leggenda che come... autrice delle bottiglie. Il nostro
primo libro giallo è pronto ma.. se attirassimo Ange?"
"Attirarla'" voltandosi totalmente a guardarla
"Ci sono persone che affermano che le bottiglie nascondono un mistero,
le falsificano anche... è diventato qualcosa che attrae e
calamita le persone... e con protagonisti gli ushiromuia contro una
strega... si, ci sono truffatori che mi imitano ma.... che accade se la
stessa Strega Dorata vera e propria prende carta e penna e racconta
cosa accadde in quei giorni, dal suo lato... da sua voce e mano...
creeremo dei romanzi sulla Strega dorata e la tragedia di Rokkenjima.
Sfrutteremo noi stessi tutto quanto, magari utilizzando nomi fittizi
e..."
"vuoisfruttare cosa è accaduto per..."
"Risvegliata la strega, la sua mano correrà veloce sulle
pagine, gli accadimenti avranno indizi ed elementi che toccheranno solo
chi vogliamo che comprenda... Rokkenjima rivivrà dai nostri
ricordi e se riusciamo a farlo giungere i tutto il giappone e arrivare
ad Ange... e aspetteremo"
"Aspetteremo?"
"Si... sono sicura che Ange vorrà risposte, non
avrà ottenuto neanche lei informazioni da Eva,
crescerà avvolta da un mistero che non le renderà
le cose facili e magari, leggendo della sua famiglia e sulla storia
della Strega che ne decretò la fine... cercherà
chi ha scritto ciò. Comprenderà cosa
nasconderemo...Potremmo anche aggiungere delle pagine speciali
manoscritte di mio pugno. Se vorrà conoscere la
verità, cercherà i miei messaggi in bottiglia, li
vedrà, e magari osservando capirà o
vorrà sapere come qualcuno ha potuto scrivere di persone
così nel profondo, seppur non conoscendole mai,
parlando di lei con tutti i tuoi ricordi, di momenti del passato...
Faremo in modo di far rivivere la Strega di nuovo perchè
svolga un altro compito. Quel giorno, avevo salutato Beatrice la
strega, perchè si addormentasse prima di me pregna di gloria
per le sue gesta.... dandole la pace dopo aver cessato la sua funzione.
Ma se è necessario.... risvegliamola e facciamola parlare al
mondo! Mandiamo un messaggio principale e altri..."
"Come sai fare tu" fece lui con un ghigno, ricevendone uno in risposta
"Tu ed io porteremo Beatrice da Ange e attratta da lei... Ange
cercherà l'autore, non sapendo che siamo noi, e
riusciremo..."
"Che accade se Eva..."
"Ho la vaga impressione che finiranno per dividersi e... Ange
cercherà ciò che Eva non può darle..."
"QUindi scriveremo... di noi?"
"Oh si!" fece Beatrice ghignando come Beatrice la strega, baciandolo.
Ringrazio chi ha commentato le fic di Umi precedenti, i messaggi privati e i ragazzi di facebook.com/UminekoITAAnalisieLore
Continua con il finale ulteriore cliccando avanti per il prossimo capitolo
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Capitolo 4 *** Extra - Speciale ***
il dopo extra
ATTENZIONE, una versione leggermente corretta è presente tra le mie fic a parte. Capitolo extra - doveva
essere una altra sempre su ispirazione di quella fic che non trovo
ancora, su un dopo positivo per Battler e Beato, ma vedendo dopo eccola
com extra
1998
"Ehi Beato..."
"SOno qui!" disse Beatrice dalla camera da letto.
Si guardava nervosa allo specchio. Non solo per i suoi problemi, ma
anche perchè le si era rovinato un abito e cercava di
trovare un modo per nascondere la cosa. NOn poteva comprare abiti
nuovi, e non poteva per molto, e quello le piaceva molto.
Erano toranti di nuovo alla condizione di prima. NOn le pesava
finchè questo facesse sentire bene Battler, ma si sentiva un
pò triste dal comprendere che la situazione sarebbe stata in
discesa da quel momento.
"Eccoti, sono tornato e con tutto"
"Davvero? Te li hanno davvero dati tutti? Non si sono accorti di
documenti o..."
"No, tutto bene. E' fatta Beatrice. Dovremo solo adesso fare come quel
giorno e per il viaggio, recuperando quel famoso zainetto..."
"Ti è sempre divertito.... quello zainetto ti è
rimasto in mente" ghignando insieme
"Nessuno poteva immaginare che contenesse il valore di una casetta,
piccola rispetto le altre, ma tanto dignitosa per noi. Quel semplice e
normale zaino.." baciandola lieve "e ora potremo mettere al sicuro
qualcosa che non deve mai cadere in mano ad Ange. Mi dispaice solo...
che ti avevo fatto delle promesse, e sai che..."
"Finchè tu sei felice, va bene. Lo so, lo sento, sono sicura
che torneremo di nuovo sulla china e..." portando le braccia intorno al
collo di lui "le preoccupazioni svaniranno"
"Grazie Beatrice. Per credere in me. Per restarmi al fianco e per cosa
sei in grado di fare"
"Stupido Battleeer!" fece lei ridendo "sei tu che non capisci cosa tu
hai fatto..." strofinando la fronte su una guancia di lui per poi
voltarsi verso lo specchio con il broncio
"Che succede"
"Ho solo... un problema con quest'abito. NOn so come nascondere il
difetto che ho trovato oggi. COn cosa lo coprirlo, perchè
non trovo niente che stia bene..."
"mettilo per casa, per me. Ne abbiamo comprati altri tempo fa"
"non è per questo" incupendosi e lui comprese, stringendole
le braccia con le mani
"Beato, lo so che adesso le cose non andranno bene e ci ritufferemo nel
periodo in cui tutto vacillava e stentavamo ad raggiungere lo stipendio
successivo, e mi dispiace che questo abito si sia rovinato, ma
è solo per il tempo di..."
"Lo so" fece lei sorridendo dal riflesso "mi sento in colpa
però perchè se inziiano a rovinarsi tutti menter
sono in giardino, o cucinando o... era solo questo" restando con il
sorriso mesto
"Mi dispiace di.."
"No, mai ti dirò o darò qualcosa per
ciò che decidiamo insieme. Non pensarlo nemmeno. Sono pronta
a tutto pur di restare con te, finchè mi vorrai al tuo
fianco. Come ti ho detto altre volte ho paura che tu possa incontrare
una persona che... sia per te, una donna per te... ma ti chiedo solo di
dirmelo se qualcosa dovesse scemare e... vorrei solo saperlo"
"non dire e pensare così, per favore" le
sussurrò, mentre infilava le mani in tasca ed usciva fuori
qualcosa che le portò davanti, poggiandola sul suo petto
Beatrice sgranò gli occhi davanti a quella che
sembrò essere una catenina dorata con un ciondolo
luccicante. Una farfalla dorata con ali aperte. Era un profilo di
farfalla a ciondolo con ali aperte come poggiata, piatto, piccolo e
molto fino ed elegante. Il profilo era ben fatto e quasi reale
ecomrpese le antennine e le punte delle ali in ato si agganciavano alla
catenina tramite anellini. Mentre Battler la metteva chiudendola,
Beatrice vedeva come stava bene nell'incavo del suo collo, era grande
più o meno due centimentri di altezza e due e mezzo di
larghezza da ala all'altraed era davvero bello, sebbene fosse piatto
senza dettagli.
"ma cosa..." fece lei portando le punte delle dita sulla farfalla
dorata "Battler! Cosa hai fatto? Quel denaro era..."
"ho preso solo qualcosa. Era da tempo che vedevo, tornando dalla casa
editrice e guardando le vetrine, vari giioelli e poi..." abbracciandola
da dietro facendo guancia contro guancia "questa serie ispirata a
farfalle. E ho pensato a te e ate che le disegni. Questa mi ha attirato
anche se... era un'altra che volevo prenderti. Con rilievi e ali
traforate per richiamare la forma originale... un giorno te la
regalerò! Questa mi ha detto che è ispirata a una
farfalla chiamata... papillo sp, se ricordo bene. E..."
"Battler no! Non dovevi farlo...." come disapprovando
"Oggi è l'anniversario del giorno in cui siamo..."
"Ma Eva è morta..."
"E sistemeremo la cosa. Ma ora volevo fare qualcosa per te! Mi hai
detto che ti senti sola quando sono a lavoro e l'idea di tagliare a
metà un giallo, metà a te che lo leggi mentre non
ci sono e l'altra con me, perchè per attrazione è
sicuro che io torni..." ridendo di gusto
"Scemo! Hai fatto a metà un libro! E sei andato in giro ocn
quello dietro!"
"Lo so, sono pazzo... ma con questo io sarò con te anche
quando sei sola e come nelle tue storie, mi chiamerà a te..."
"Battler, se un giorno..."
"... non ora! Questa sera voglio cucinare qualcosa... " guadandosi
l'orologio da polso finchè non fece una smorfia
"Ancora con il vetro rotto non vedi l'orario?"
"Già..."
"Mh..." voltandosi e slacciandogli i bottoni della camicia metnre lui
chiedeva che faceva "devo dirti una cosa
"ti pergo, no ndirmi che la nonnina è venuta di nuovo qui e
ti ha raccontato le sue prodezze d'amore e ora tu..." un pò
spaventato e un pò scherzoso
"Chiudi gli occhi" gli fece portandosi petto contro petto e labbra
verso l'orecchio
"EH..." nervoso "Be-Beatrice, ti prego, mi fai paura quando mi dici di
chiudere gli occhi perchè ogni volta m...."
"Taci e fallo!" fece lei giocando a fare la strega dorata.
Lui sospirando lo fece e lei lo tirò per un braccio per
farlo camminare finchè non lo sistemò nel suo
lato del letto, e con un colpo di palmi sul petto lo fece finire
disteso sul copriletto
"BEATO!" ma sentì lei salirgli a cavalcioni "Ma..."
La sentì muoversi in modo strano, le ginocchia che toccavano
i suoi fianchi e lei che prima era seduta e poi non cèra e
poi era tornava come prima.
"Ora guarda, Battler!!" fece gioiosa lei, e lo vide strabuzzare gli
occhi.
Battler ancora disteso ma con la testa sollevata, la vide tenere fra le
mani una scatola, contenta come sempr qaundo faceva qualcosa per lui.
"Beato!" sospirò lui e la aiutò
a sedersi meglio sulle sue gambe, per poterla guardare negli
occhi. partendo da un rimprovero prima muto e poi chiedendole cosa
stesse combinando.
"Aprilo prima e poi parliamo" prima saltellando eccitata sul post e
Battler dovette fermarla per... evitare situazioni incresciose. Per lui.
Poi lei si protese verso di lui come se volesse baciarlo ma invece solo
per dire a bassa voce qualcosa che lui per il rossore e l'agitazione da
tenere a bada non capì, per poi ritrarsi e
mostrargli la scatola.
Lui la aprì e vi trovò dentro un orologio
chiaramente vecchio ma perfetto e anche funzionante, con cinturino di
pelle nuova ma cassa e ttuto il resto molto più vecchio.
"Che significa? Che hai fatto?"
"..." col broncio che la rendeva quasi sensuale "... ho aiutato varie
volte la nonnina a capire cosa teneva in quelle stanze e... trovai
questo. Lei me lo consegnò insieme ad altre cose per la
vendita ma... il tuo orologio è rotto da un pò e
ti da fastidio se è illegibile. Così... ho
utilizzato qualcosa del miostipendio per farti sistemare i cinturini e
controllare che funzionasse... l'orologiaio mi ha garantito che epr la
sua qualità vivrà ancora per molto e potrebbe
sepperllirci tutti" ridendo alla Beatrice la strega dorata "Ha detto
ridendo che i nuovi orologi sono fragili e non valgono come quelli...
quello che hai in mano ed era un bel pezzo da riutizzare. E quindi..."
"hai usato i tuoi soldi per..." confuso e quasi dispiaciuto
"NO! NO! non iniziare e poi sai che lavoro perchè sono i
soldi di entrambi e... ho tentennato per decidere se spenderli o meno
ma, con la somma che ho pagato non potevo avere un orologio migliore
per te! ma sistemando questo... Resterà sul tuo
polso funzionante per tanto tempo e... ti ricorderà quando
chiamarmi e... tornare da me!" fece con un sorriso biricchino, ma come
in fondo timida su certe cose
".."
"cosa cè?" fece lei timorosa, vedendolo ossevare l'orologio
serio, e peggiorò, agitandosi vedendolo poggiare sul
comodino accanto al letto. la sua espressione era un misto tra ferito,
deluso e come un senso di colpa.
Non gli era piaicuto?
Era arrabiato?
Era stata una spesa che non doveva fare?
Non voleva qualcosa di vecchio e di qualcun altro?
Beatrice abbassò la testa triste, ancora seduta sulle sue
ginocchia, ficnhè no nsi sentì carezzare dalle
gambe alla schiena e poi tornare giù afferrandola sui
fianchi.
Emise un verso si sorpresa, ritrovandosi poi lei di s chiena sul letto,
quel letto all'occidentale che avevano ottenuto.
"Ora mi spieghi a modo mio questo tuo giochetto del farmi sempre
chiudere gli occhi e poi fare cose che non mi aspetterei... "
portandosi sopra di lei
"Che fai" ridendo mentre le si stendenva sopra
"discutiamo un pò sul perchè mi hai rimproverato
per il piccolo regalo che ho fatto mentgre tu eri raggiante per
l'orologio... e come devo sentirmi io mettendolo, per i soldi che hai
speso dal tuo lavoro... ti avevo detto che erano soldi tuoi e servivano
a te. Dovevi comprarti degli abiti se ti servivano, non metterli..."
"Era ciò che volevo" fece lei seria fissandolo negli occhi
"e lasciami alzare, devo preparare la cena!"
"Questa sera ho voglia di cambiare, adesso ti spiego io cosa dovremmo
cucinare tu e io" abbracciandola con la testa sul collo di
lei, tirandola e rotolando isnieme sul letto, ridendo come matti.
Ore dopo. Beatrice era scesa a prendersi una tazza di tè
caldo e si era messa a berlò appoggiata allo stipite,
osservnado Battler dormire soddisfatto. E lo fu anche lei.
1999
"Beatrice... la Strega dorata che perseguita Rokkenjima e commette
bizzarri omicidi in una cerimonia per resuscitare se stessa voluta da
Kinzou. Gran parte della leggenda su una strega sull'isola prende
vita, con una sfida incentrata sui suoi scontri
con Battler Ushiromiya , che afferma che tutti i suoi omicidi
sono
possibili con trucchi umani e non per mezzo della magia di Beatrice, in
salti tra metamondo e realtà..."
Ange lesse con fastidio il nuovo libro che parlava della sua
famiglia e della ormai famosa strega dorata.
Da anni chiese cosa fosse successo a Rokkenjima, ma alla fine Eva si
rifiutò di dirglielo, fino al giorno della sura morte,
quando le
disse di chiedere ai suoi genitori che erano all'inferno. Muore senza
dare
risposta e Ange ha ereditato tutti i beni di Eva, quindi la
possibilità in denaro di fare le sue ricerche. Questo aveva
portato l'inizio della sua
ricerca della verità su Rokkenjima.
la cosa strana era che nel quarto libro esistevano due linee temporali,
una al 1986 e una al 1998. Alla fine della linea temporale del 1998,
quindi un anno primadi leggere quel nuovo libro e chiedersi che fare,
Ange nel libro saltò giù dall'edificio o
scomparve dopo aver visitato l'isola. Per molto tempo, essendo un
elemento vivente del mistero che aveva appassionato tutti, la sua
scomparsa dalle scene aveva fatto ipotizzare la sua fine. QUindi morta,
altro Ushiromyia perduto nell'isola, scatenando le ulteriori illazioni
su qualcosa di magico in quel luogo.
Semplicemente invece lei aveva fatto un vaggio di analisi e aveva
deciso di
vivere la sua vita, in silenzio. Aveva scelto di svolgere molti
progetti ma nel frattempo la storia sui giornali aveva
riportato . Come da titolo dei giornali. E non era servito che
qualcuno
l'avesse vista e avvisato della falsa notizia, per parecchi lei era
ormai morta, viaggiando per tutto il paese.
I lettori di Rokkenjima Times, come molti chiamavano gli speciali che
uscivano sul mistero, letteralmente sbavavano alle notizie su... nuove
bottiglie. Bottiglie che venivano, si affermava, rinvenute e quindi
reali. Eppure Ange era riuscita ad ottenere delle copie di
quei
documenti, e si riusciva a studiare gli aspetti calligrafici e si
riscontavano le discrepanze di scrittura ed elementi di narrativa. Le
persone, anche i cacciatori di streghe amanti del mistero dell'isola,
bramavano i reali e quindi i falsi stavano dando cosa il pubblico
chiedeva. E lei odiava quei falsi, sebbene avesse deciso di non
gettarsi di nuovo in una ricerca spasmodica della verità,
qualcosa le pizzicava il cervello nel profondo.
Qualcosa ritrovata in una serie di libri. Scritti in modo troppo
accurato. Il molti che avevano conosciuto la dimora di Rokkenjima,
affermanano che fosse troppo ben descritta, tutto perfettamente in
linea con la realtà, ogni personaggio così
preciso nelle
descrizioni e anche di più, accenni e riferimenti che
suonavano
troppo veri nei suoi ricordi o in quelli di altri, per affermare che
fosse solo un romanzo nato per il pubblico e per il dio denaro, per
lucrare su una tragedia.
Quel quarto libro la dava per morta.
E si faceva accenno a una cosa. Il Grimorio di Maria. Quello che Ange
stessa chiamava diario di Maria. Sebbene lei lo consocesse a memoria,
qualcosa era stato scritto nel libro. Come un elemento trovato e
diventato parte della storia, sebbene nessuno ne sapesse nulla o aveva
avuto modo di metterci le mani sopra. Ricordava ancora le parole del
libro che l'avevano lasciata basita, come se qualcuno conoscesse
veramente quel tomo.
.
Questo aveva fatto pensare
molto Ange. Quasi nessuno conosceva cosa contenesse quell'oggetto.
Aveva evitato di mostrarlo, tranne le pagine che le interessavano
al Prof. Ootsuki. Quel professore, noto come
un'autorità in materia di folklore occidentale che aveva
contattato per chiarimenti. Era famoso per il suo hobby, ricercare la
leggenda delle streghe di
Rokkenjima come uno dei cacciatori di streghe, streghe veramente
presenti nelle prime bottiglie e originali. Ange lo
intervistò
per
saperne di più sul massacro di Rokkenjima poichè
egli
aveva tutto il materiale che aveva pagato, carissimo, pur di tenerlo
tra
le dita, compresi i falsi.
Ootsuki le raccontava delle
bottiglie dei messaggi vere e falsi, dei studi e trovava strano vedendo
anche il diario di Maria, anche se solo due pagina che, anche se
era indicata come l'autrice, la calligrafia non corrispondeva affatto
alla sua da materiale fatto analizzare da casa di Rosa.
Ange aveva tirato fuori il grimorio di Maria e osservato una
calligrafia,confermata corrispondere a quella delle bottiglie, che
sembrava ignota e incomprensibile. Lei stessa aveva fatto analizzare
tutte le calligrafie di famiglia, niente. Quel tipo di scrittura era di
qualcun altro ma che conosceva Rokkenjima, la dimora principale, la
casa degli ospiti e ogni angolo di quel luogo così bene,
anche
nell'organizzazione del luogo e situazioni che la lasciavano itnerdetta.
E non solo lei.
Quindi, a causa di una combinazione del boom occulto di quello strano
nuovo romanzo fantasy e delle bottiglie che ogni tanto spuntavano, ma
venivano subito riconsociute come falsi, e del fatto che la
verità era rimasta avvolta nell'oscurità,
continuava la
leggenda
della strega Rokkenjima.
In quel momento nel suo studio, stringeva tra le mani quel nuovo libro.
Autore indicato Lion Yasuda, sconosciuto ai più, era
riuscito a restare
celato come persona reale e trovabile. Solo la casa editrice affermava
di avere informazioni ma non si sbottonava con nessuno.
Osservava dubbiosa la “prima”,
“seconda”,
“terza” e “quarta di
copertina”. La prima e la
seconda pagina dette copertina anteriore, indicavano titolo e cover e
poi informazioni sull'autore. Ma stranamente niente foto e sucienta
descrizione che lasciava l'amaro in bocca. Solo quel nome, Lion Yasuda,
indicandolo come uomo.
. Un rigo del testo della
che
però diceva più di tutto il resto ma anche niente.
E poi copertina posteriore. La quarta di copertina, la quarta e ultima
parte da stampare della copertina di un libro indicava
il
contenuto, una bella sfilza di righe, sul retro, e che
descriveva il contenuto del libro stesso.
Era un elemento importante, quali informazioni contenesse.
Oltre a intrattenere i giocatori con i suoi giochi di logica, le
elucubrazioni mentali e gli espedienti meta-narrativi, questa serie
cerca e riesce a deliziare con la sua eccellente analisi
introspettiva dei personaggi e un mistero, che difficilmente i migliori
amanti di gialli potranno concludere con un nome. Umano.
Questa storia va oltre il mero giallo, il mero racconto o romanzo come
altri.
La storia di Beatrice, Battler e tutti i personaggi diventa
così
un’elegia dei sentimenti più puri, corrotti dal
disturbo
mentale, la distorsione della realtà e la dipendenza
affettiva.
Il tema del vero amore infatti, qui diventa il perno centrale
dell’intera serie, l’elemento che move il
sole e
l’altre stelle, nonché il mezzo per arrivare alla
soluzione del mistero. Che solo Battler potrà rendere vivido
e
chiaro. Perchè Beatrice torni ad essere una leggenda e nulla
più.
O cè davvero quel di più?>
"cè davvero quel di più?" chiese ad alta voce la
giovane
come disturbata da qualcosa fissando il soffitto sulla suia poltrona,
come accasciata sopra di essa.
E poi un elemento seriamente disturbante che le fece venire la pelle
d'oca. IN una versione deluxe ristampata per la crescente richeista di
questa serie che aveva appassionato, era presente una chicca. Il front
del manoscritto originale di pugno dell'autore. Aveva ricevuto Ange
così tante telefonate e lettere, dopo che si era scoperto
che
fosse viva, ma solo poche settimane prima, da quel professore e suoi
colleghi del mistero che ne era nauseata.
Ma avevano ragione.
Sebbene in quella prima pagina di ogni manoscritto completo vi fosse
l'inizio stesso del romanzo in bella calligrafia, cèra
qualcosa di strano. Il titolo
dell'opera, con sotto il nome dell'autore e dei righi in piccolo con
ciò che doveva essere la pagina del commento dell'autore o
saluto, erano tutti in uno stile calligrafico.
Il resto in un altro.
Quel libro in particolare era uscito poche settimane prima ma
ristampato in quei giorni, aveva ottenuto la copia velocemente da
prenotazione perchè quel professore fastidioso continuava a
dirle "Signorina, mi creda. Sarebbe meglio se lei acquistasse il libro
che sta venenendo ristampato e legga le prime pagine".
E così aveva fatto. E come i volumi precedenti deluxe che
aveva
recuperato, con quella pagina extra del manoscritto a fine di ogni
libro, e qualcosa le era
balzata all'occhio.
Era stata per anni e nell'ultimo di più, ad osservare gli
incantesimi di Maria per affetto e commemorazione, per cosa volessero
dire quelle parole e perchè una bambina li avesse scritti
gettandovi tutto i lsuo cuore... che aveva impressa di più
la
sua, di calligrafia, nella mente.
ma come disse quell'uomo, il professore, più volte nelle
lettere
o al telefono se e quando gli rispondeva, sembrava di rivedere qualcosa
di familiare.
Tranne titolo, autore e testo dell'autore di apertura del libro,
sembrava di leggere, oltre che nel corpo di ogni libro per stile,
capacità di resa di cosa raccontava e atmosfera che
trasmetteva... una delle bottiglie. Per la mano che l'aveva fatto.
La casa editrice affermò per placare gli animi,
perchè
quei cacciatori dis treghe avevano creato un polverone, che era solo un
extra speciale per la versione nuova dell ostesso libro, con una chicca
ad imitazione delle bottiglie.
Insomma, un falso.
Ma tutto quanto era una coincidenza, o...?
Si alzò e andò alla cassaforte. Aperta, prese il
diario
di Maria che nei volumi veniva indicato come Grimorio pregno di potere
magico, per le parole stesse incise sopra dall'autrice e dalle firme
delle streghe che lo riconoscevano come il libro chiave della strega
Maria.
In una sola pagina vi erano tre firme. DI Maria, di Beatrice e della
maestra di Beatrice.
Firme vere, reali, tangibili.
E la cosa che la lasciò senza fiato fu il risultato
calligrafico. Alcuni documenti in casa di Kumasawa dimostrarono come
questa era l'autrice della firma della maestra di Beatrice. Virgilia.
Cosa significava questo? Dava risposte o le duplicava? Cèra
qualcosa di spiegabile perchè Kumasawa si firmasse come la
protagonista delle storie delle bottiglie originali... accanto
all'utore di quei messaggi tra le onde?
"Tu mi dirai qualcosa?" fece con astio Ange, fissando la replica del
dipinto di Beatrice.
Aveva trovato il pittore originale e aveva commissionato delle copie
nuove, in primis una della dimensione di quella che Kinzou teneva nel
suo studio privato. perchè voleva un collegamento che fosse
legato al passato e si pensava l'innesco di tutto. Osservarla, si era
detta, avrebbe spalancato qualcosa che suo nonno desiderava?
Affrontava, Ange, Beatrice. La fissava. Si confrontava con lei occhi
negli occhi. Le chiedeva di darle risposte se veramente esisteva.
Di compatirle e mostrarle che le bottiglie raccontavano
verità che erano legate al massacro.
A volte Ange si sentiva pazza come suo nonno, nel chiedere ad un
ritratto su una donna non meglio definita, risposte che era impossibile
riscontrare in altri modi. Quel ritratto aveva qualcosa di magnetico ma
non solo. Anche beffardo.
Nei libri di quell'autore viene raccontato il passato nascosto di
Kinzou. E di Beatrice della Beatrice della Kuwadorian. IN una scena, il
Genji dei libri afferma che ella fu un fantasma, nata e vissuta celata
tra le pieghe delle macchinazioni di Kinzo e la protezione della
foresta, non battura da nessuno. Celata al mondo come il mondo fu
celato a lei.
Beatrice della Kuwadorian era letteralemnte una persona che era sia
viva che inesistente. Senza identità, per giunta sua con un
nome che non le apparteneva, e celata
in un luogo da fiaba alla mercè di un uomo impazzito per un
amore folle. E forse amore non reale. Ma quella cosa era un
elemento che
disturbava Ange.
Si faceva riferimento a un avvenimento del passato sepolto a Rokkenjima
stessa. La storia di un uomo disperato da una vita che lo aveva
svuotato che avverte una scintilla, un primo amore mai provato e un
senso di vita che sembrava perduta, alla vista di una donna che
richiamava tutti i suoi canoni e gusti dell'occidente. E di una storia
su dell'oro che esulava la magia e le streghe.
E di una risoluzione, un giorno del 1944, in cui un giapponese di quasi
mezza età, di più di quaranta anni, perde la
testa per
non perdere una fortuna e una donna che desiderava. Mettendo tarli e
insicurezze in tutti avviando una concatenazione di eventi. Tragici.
Una donna di cui non si sapevano realmente i desideri e le intenzioni,
ma che a detta dei libri, era finita in una situazione sul filo del
rasoio. Un conflitto a fuoco nato per astio e brama, alimentato da
Kinzou, che vedeva lui come superstite con tra le braccia una donna
italiana rimasta da sola. A causa sua, e con in mano una fortuna
immensa e la creazione del titolo di Strega dorata perchè
era
sicuro che la donna era una portatrcice di fortuna.
Una donna di cui si sapeva poco.
E di cui no nsi sapeva scelte e sentimenti.
E si accennava alla figlia di questa. Del fatto che Beatrice l'italiana
fosse morta di parto, lasciando a Kinzou un vuoto che lo portava alla
pazzia e una figlia che divenne inesistente per il mondo ma non agli
occhi del padre.
Una figlia rea si essere così identica a sua madre da
risvegliare in lui un amore pazzo e ossessionato, mutato in malata.
Si, i libri che aveva letto l'avevano turbata. Quela storia sembrava
così pazzesca e irreale eppure si diceva "pensa al rasoio di
Occam e decidi tu cosa credere"
Descrivevano suo nonno,
non una personcina a modo nella realtà ma... possibile, si
chiedeva?
Lei stessa nel suo viaggio di chiarimento aveva scoperto piccole cose.
La Kuwadorian ancora presente e piena di oggetti di qualcuno. Una donna.
Cosa restava della vita di qaulcuno che guarda caso aveva negli armadi
elementi molto simili al ritratto. Oggetti da donna che di sicuro non
potevano essere della nonna, poichè fu riscontrata con
riscurezza la verità. La donna non sapeva nulla della villa
nascosta e non compariva in nessun atto o altro.
Si conosceva la storia della moglie di KInzou che freneticamente quando
egli spariva per ore o giorni, correva per tutta la villa urlando di
cercare ovunque il marito e l'amante.
Si sapeva già dell'amante bionda dell'uomo. Ma quelle
informazioni nei libri, che senso avevano?
E quelle persone a Nijima che parlavano di strani atteggiamenti dei
domestici, voci, storie e i viaggi fatti da quell'isola a Rokkenjima
decine di anni prima portando oggetti che di sicuro non erano per sua
nonna o qualcuno della famiglia. Quindi, qualcuno di nascosto esisteva,
gli isolani ne erano sicuri così come i parenti dei
domestici
anziani e il nedico, Nanjo, che confermavano le voci di qualcuno celato
dal silenzio nella foresta.
E poi un testo che l'aveva colpita da uno dei libri.
<...il dipinto di Beatrice non è detto che sia di
Beatrice II
ma di Beatrice I, con lo stesso abito in stile wester e da questo
ispirato per l'amore di Kinzou per questi film, ma donna diversa, e
questo
coincide con la descrizione delle due donne. L'italiana alleata nei
suoi ideali nazi forte e
fiera e capace di un'espressione di sfida e sicurezza,che posasse in
una foto, prima del dipinto, con orgoglio e gioia di vivere qualcosa
che le andasse bene. Ma che di cui veramente non si può
dire.
Ella scelse di essere l'amante di Kinzo o fu obbligata?
Mentre Beatrice II è intesa come pulcino, dolce, gentile,
delicata, seppur con forza e capacità interiori da decidere
in pocbhi
minuti di lasciare la sua gabbia dorata e scappare. E che si ribellava
come poteva alle attenzioni dell'uomo che chiamava Padre, senza
riuscirci. E nonstante questa energia, non sembrava in linea
con
la donna del ritratto, un atteggiamento e comportamento anche engli
occhi di chi lo osservava. Non sembrava coincidere con
qualcuno dolce, gentile, pacato e tutt'altro che arrogante. Anzi
sembrava esserlo. La donna in quel
ritratto sembrava emanare qualcosa che chi conosceva Beatrice signora
di Kuwadorian, non le attribuiva in toto. Forza d'animo e
capacità interiore ma colei che sorride forte e spavalda dal
ritratto, dimostra arroganza e sicurezza nella sua vita.
Ma Beatrice l'italiana, quanto felice e in accordo fosse con cosa
Kinzou decise per lei? Veramnete fu la stessa Beatrice a chiedere a
Kinzou di tenerla con sè e vivere insieme? Aveva trovato un
legame forte da finire come sua amante, di un uomo molto più
grande, o all'oscuro della verità aveva visto Kinzo come
unico
sopravvissuto e si si rassegna ad essa. Senza la favola
d'amore tanto decantata. Cosa nasconde
veramente la storia di questa donna e della figlia? Quale vera Beatrice
illustra il ritratto? L'amore focoso e folle per l'italiana che
cambiò la vita di un perduto dentro che desiderava vivere, o
la
fanciulla colpevole di essere figlia della donna amata e troppo simile
a lei, incapace di sfuggire al destino?
Quale Beatrice egli invocava nelle sue esternazioni di disperazione?
Quale sorriso mostra il ritratto, quale donna veramente lui
vedeva?>
Più rileggeva quelle parti e più Ange scuoteva la
testa.
Sembrava che quei libri dicessero qaulcosa da però risolvere
e
capire.
Ange come aveva sempre fatto dal momento di appendere il ritratto
alzò gli occhi verso quel sorriso e quell'espressione carica
di
vita e vibrante forza.
Sei arrogante?
Sei spavalda?
Sei forte e
caparbia da non temere cosa era accaduto intorno a te scegliendo la via
facile con quell'uomo più anziano? Gli hai creduto e hai
dovuto
farti trascinare con lui in una vita da amante che magari no volevi?. O
Fosti tu stessa a invocare il suo aiuto per affetto reciproco?
Lo facesti per amore o per
forza, vista le circostanze?
O Sorridi tu, sfortunata Beatrice della
Kuwadorian, che perì appena visto pper la prima volta
l'oceano?
A
chi sto chiedendo risposte?
E ancora, sei esistita veramente?
Tornò al libro. Ogni copertina rappresentava una visione del
contenuto del libro. La cosa assurda era che nella versione deluxe
più che in quella normale come prima stampa, vi era
un'illustrazione di qualcuno che raffigurava i personaggi e stranamente
Beatrice la strega e suo fratello, con altri personaggi sullo sfondo
erano chiaramente riconoscibili. Non fatti bene, come se qualcuno
avesse abbozzato e poi dato alle stampe quel disegno, ma Beatrice era
come la Beatrice appena al muro. E non era uscita da nessuna parte la
foto o indicazione del ritratto. Era una cosa rimasta in famiglia.
Eppure ecco là, in copertina, un disegno di qualcuno che
mostrava la Beatrice che lei ed Eva avevano tentato di celare come
fattezze.
L'abito.
L'acconciatura.
Lo sguardo seppur un disegno chiaramente di un non artista ma era
riconoscibile.
Suo fratello e altri della sua famiglia in situazioni che richiamavano
il contenuto.
Sebbene le foto di famiglia erano state date alle stampe senza che Eva
lo volesse, la cosa assurda era Beatrice.
Era illustrata come se conosciuta fin nel midollo da indovinare colori
ed elementi.
No, pensò Ange alla fine, sbattendo il libro in ansia sulla
scrivania. NOn psso seguire questa vocina nella testa. SArebbe...
Juuza Amakusa aprì la porta senza bussare e tronfio le fece
vedere muovendolo in aria un biglietto stretto tra indice e medio. "Ho
i dati, sappiamo tutto della casa editrice e come contattarli"
"QUindi tu consigli di..." tentennò lei, guardando di nuovo
Beatrice, e lui seguì lo sguardo
"A tuo nonno non giunse mai voce, o risposta. Pensi che lei lo faccia
per te? Che ti possa indicare qualcosa?"
" E tu che pensi... dovrei davveor fare come quel professore ha detto
più volte? Dovrei contattare la casa editrice e farmi dire
qualcosa?"
"Dopo tempo che avevi deciso di smettere di inseguire qualcosa che ti
avrebbe solo tormentata... ma se hai colto qualcosa di strano, non vedo
perchè tentare un'ultima volta. Un conto sono le bottiglie,
non
potresti avere risposte da esse anche se originali. Ma hai stilato un
elenco di fatti strani individuati nei libri. E che è
impossibile che chiunque anche solo per il libro, facendo interviste..."
"...potesse avere queste informazioni o indicare fatti così
strani eppure riscontrabili fisicamente a Rokkenjima? Eva aveva fatto
bloccare tutto sull'isola da impedire a chiunque di entrarvi, facendo
costruire sulla parte rimasta intatta dopo l'esplosione delle
costruzioni di osservazione con guardie armate e fatto erigere una
saracinesca nel molo di attracco per sottomarini. Aveva lasciato tutto
sigillato come l'ultima volta che vi andò. E nessuno,
neppure
quelle guardie che si danno i lcambio e pagate perchè
nessuno
giunga o faccia immersioni per tesori da rivendere... ma nei
libri questa persona sa esattamentre come era la base segreta. Io l'ho
vista, solo con te, senza neppure quelle guardie. Sei venuto con me,
abbiamo seguito le descrizioni e appurato cosa Eva aveva tenuto
segreto. I corpi impilati con ancora le divise riconoscibili, le
stanze, le passerelle, i corridoi segreti sotto la Kuwadorian e che
giungevano fino a dove cèra la MAgione della mia famiglia.
Tutto
corrisponde. Dimmi chi e come poteva saperlo..."
"E chi potrebbe sapere da raccontare se sono morti tutti? I tuoi dubbi
hanno senso, capo, ma è chiaro che qualcosa non quadra.
Cosè, uno scrittore veggente che ha visto nel loro mondo
quel
luogo come tutti i sensitivi e gente del genere che ha cercato di
contattarti? parliamo di qualcosa del genere?"
"Troppo specifico... perfino la stanza delle munizioni e come
sparì il tempio... è stato appurato che non fu
fulmine ma
Eva secondo i docuemnti che ho trovato aveva fatto fare una stima da
esperti e indicano chiaramente esplosione umana. I resti parlavano di
vecchia dinamite o contenuto di bombe. Che significa?.... Che
significa...!?!" fece voltandosi verso Beatrice che sorrideva
compiaciuta.
"Facciamo un bel viaggetto, un ultimo tentantivo giusto per chiarirci
le idee... magari si tratta di qualcuno che ha trovato altre bottiglie
e le ha tenute per sè...?"
"Questo non spiega comunque una cosa. Anche ammesso che tu abbia
ragione, chi era che scriveva quei messaggi da lasciare portare
dall'oceano da sapere cosa nascondeva mio nonno, di cui erano
all'oscuro tutti ne sono sicura, e... fare questo viaggio, a cosa mi
portera?"
"Metterti il cuore in pace. Per lo meno chiarirai la cosa e non
resterai a mangiarti il fegato per il dubbio e la paura di sapere..."
"..."
"che faccio? prenoto un volo privato?"
"... " fissando il pavimento "... prenota, per alcuni giorni..."
"Subito" con un ghigno
"Sotto il Mt. Shirasuna, eh? Questa casa editrice nonostante abbia
fatto fortuna, non si muove da qui e resta in questo edificio antico?"
fece dubbiosa Ange davanti la sede da dove tutto era partito.
"Se la sentono molto, però, da evitarti e non voler
più
rispondere con te. E hai deciso offesa di presentarti come ti dissi io"
"Tutta questa reticenza mi puzza, non è possibile che dopo
essermi presentata per chi ero e aver chiesto di parlare con l'autore
mi dicano più volte fino a non voler più
rispondere, che
è solo finzione."
"E' vero, quindi che facciamo?"
"Ci presentiamo! vediamo se con me di presenza saranno così
sfacciati" con energia, entrando seguita dalla sua guardia del corpo
rimasta con lei
SBAM!
Amakusa sbattè con rabbia la porta del direttore da farlo
sobbalzare. Era al telefono e la cornetta per lo spavento gli
volò viae fece un salto dalla poltrona iper imbottita di
pelle
da sembrare un gatto spaventato.
"Ch-chi siete... che volete... Kyio!" urlò l'uomo chiamando
la
segretaria, la quale cercava di sbarrare la strada ad Ange, ma questa
la superò senza degnarla di un'occhiata.
"Salve direttore... mi sono permessa di venirla a trovare di persona,
vista la poca cortesia mostratami..." disse Ange andando di fronte la
scrivania dell'uomo e sedendosi sulle sedie vuote.
"Ma chi... aspetti! lei è la donna al telefono?"
"Io sono Ange Ushiromyia, pensavo di averle detto che..."
"Un attimo! Come ho detto è... tutta finzione, sono romanzi,
abbiamo accettato di pubblicarli perchè... calcavano l'onda
di
qualcosa che la gente ama, vuole una prosecuzione... ammetto che sono
la nostra fortuna principale. NOi siamo specializzati in guerra,
pubblciazioni storiche e memoriali, in..."
"E siete passati a raccolte di romanzi fantasy che raccontano
però di fatti tragici?"
"Signorina! Io stesso quando ho letto quel manoscritto sono rimasto
colpito da come era ben scritto, interessante... mi ha calamitato da
leggerlo quando mi è stato presentato alla notte
tarda,
non ce la facevo a non leggere tutto! Non ho mangiato e dormito funo
all'ultima pagina! Capisce che da sue parole, se non accettavamo noi,
sarebbe andato..:"
"QUindi lei ha incontrato questo autore, questo Lion Yasuda!" fece Ange
sorpresa "Al telefono ha detto che no nsi
faceva vedere e ne sentire!"
"Si, è vero. Sembra sia un uomo schivo. L'ho visto
solo...Mh, mi
faccia ricordare..." fece lui voltandosi verso uno schedario "AH, se
non glielo dico lo so che resterà qui in eterno ad
assillarmi,
vero?"
"Nel caso lei si stancasse, resterei io.." fece Amakusa con un ghigno
che fece spaventare l'uomo e tornare a cercare nel cassetto che aveva
aperto
"Mh... si!" fece con una sorta di trionfo "ecco la scheda. Dunque, lui
è venuto qui di persona due volte, per la firma e la
conferma di
presenza..."
"conferma di presenza?"
"Mi faccia finire! Non è venuto lui stesso a presentare il
manoscritto, ecco perchè ho richiesto la presenza reale
dell'autore e dal modo in cui si presentò e mi
illustrò
quel primo volume, compresi che avevo d'innanzi una persona di cultura,
capace, che effettivamente aveva scritto il libro. Si fece carico di
molte cose, tra cui la copertina di ogni libro e una chicca, quella di
cui mi chiedeva, alla fine dei volumi delle ristampe. La seconda volta
non fu l'ultima a che vedo qui.." ricontrollando la scheda "SA, mi
annoto ogni cosa, non si sa mai che qaulche ricordo non torni! Si,
venne una terza volta proprio per le ristampe per la richiesta
crescente di copie. E così venne fin qui a chiedere di
creare
una versione deluxe e con delle particolarità a cui avrebbe
provveduto lui. Come ho detto le illustrazioni, anche se non sono di
artista ha chiesto, quasi preteso, che vi fossero. E quelle pagine
originali prese dal manoscritto. So solo che sono stati creati ad arte
per i volumi in ristampa, è ciò che le dissi al
telefono"
"Si, ma voglio sapere altro. Cosa mi sta dicendo mi confonde.
Innanziutto che vuol dire che ebbe bisogno della presenza dell'autore?"
"perchè a portarci il volume non fu lo stesso autore, ma un
uomo. Un editor, per l'esattezza. Sa, figure che abbiamo anche qui che
correggono, controllano..."
"Si, so chi sono"
"Bene. Secondo questo editor, aveva ricevuto per posta quel romanzo ma
la casa editrice per cui lavorava non pareva interessata. E questo
autore al telefono gli disse che non era il tipo da presentarsi di
persona e che gli consigliasse altre case editrici, per il suo lavoro
doveva conoscerle. NOn so bene che accordi presero, devono esserci,
perchè questo editor giunse da noi con il manoscritto che
aveva
ricevuto per cercare qualcuno che lo pubblicasse. DOpo averlo letto
fino a notte, chiesi cosa dovessi fare per avere un contratto e
quell'uomo mi disse che si sarebbe presentato con l'autore,
eprchè da solo questi non sarebbe voluto venire. Timidezza,
paura o qualcosa del genere. E vedendolo, capisco perchè!"
raccontando diventando sempre più cupo
"Nel senso?" chiese Ange sporgendosi verso di lui
"Quell'uomo... aveva tratti delicati, parecchio delicati. Sa, sembrava
di avere davanti uno di quegli Idol con i visi particolari e fuori dal
comune. Aveva capelli biondi, lunghi, occhi chiari e modi di fare come
se... fosse a disagio stare seduto lì, davanti a me. A parte
quando mi descriveva con una voce strana, come se cercasse di tenerla
bassa, il libro e i suoi ocntenti, parlava sempre quell'editor. QUindi,
non so dirle altro. E' con quell'editor che trattiamo!"
"E non le è sembrato strano?"
"Si, in effetti quell'uomo mi sembrava come... una persona che non
stesse molto fuori da casa e..."
"Oltre questo, mi riferivo all'editor. E' questo editor che
è
venuto da lei con il manoscritto e... le ha proposto questa serie di
libri e ha incontrato l'autore vero solo tre volte, ma ha trattato il
resto con l'uomo che si è preso in carico la cosa... quante
volte le è capitato?"
"Qualche volta ho avuto esperienza di familiari che portavano i lavori
dei loro cari. ho avuto un sopravvissuto di guerra bloccato a letto che
si è visto pubblicare le sue memorie tramite il figlio che
me le
ha portate. persone che volevano vedere il lavoro di famiglliare
deceduti e..."
"Ma questo Yasuda era vivo, stava bene... no?"
"Si, ma come le ho detto non so il motivo per cui sembrava schivo e a
disagio a... farsri vedere, parlare, tranne del libro e la storia. In
quei momenti sembrava avere una luce negli occhi e una scintilla che mi
ha convinto. Ma non so dirle come mai non venne lui. O la
spedì
apposta da noi. Ho capito solo che era molto... elegante e regale nei
modi di fare. SA, come un figlio di buona famiglia, magari non voleva
farsi vedere e tiene nascosta la cosa alla famiglia... NOn saprei. Ma
con quei guadagni potrebbe benissimo andarsene di casa... ma ripeto, so
ben poco. Il referente di tutto, tranne le rare volte che vengono
insieme, è quell'uomo. L'editor..."
"E di lui che mi dice?"
"Non lavora per noi, sebbene poi ho appreso quali opere aveva
revisionato, accettato, fatto pubblicare. Si chiama... Touma Genji se
non ricordo male... Si, è così. Vive in una
città
vicina ma lavora in un'altra poco distante..."
"Lavora in un'altra città?"
"Si, Lui vive nell'indirizzo che abbiamo, ma lavora nell'altra
città, in una casa editrice con altre specializzazioni dalla
nostra. Mi sembra strano che non abbiano accettato lì
quell'opera ma a quanto pare aveva reputato il manoscritto meritevole
da metterci la faccia lui, perchè fosse pubblicato. Dpo aver
chiesto informazioni sull'uomo, sa le referenze e capacità,
ho
deciso di voler incontrare l'autore originale...ed eccoci qui!"
"E se volessi contattare di persona l'autore?"
"...mh" fece l'editore "di norma non dovrei dare affatto dati
sensibili..."
"Ange prese il suo documento di identità, le foto dei suoi
familiari e alcuni giornali che speigavano l'accaduto di Rokkenjima,
mettendoli sotto il naso dell'editore.
"NOn è per qualcosa contro l'autore. Se teme che possa
infastidirmi o altro su questa serie, si sbaglia. Non è per
fermarlo, come può vedere da cosa ho portato, io sono
l'ultima
discendente della famiglia descritta nei libri. HO solo delle domande
da fare a quell'uomo. Non farò nulla per intralciare i
vostri
guadagni, nè altro. Ho bisogno di informazioni da lui, ma
è necessario che gli parli"
"EH, capisco ma... capirà che se le dico qualcosa di
quell'uomo,
ma realmente io non so niente... Vede, io non ho dati dell'autore dei
libri"
"Che vuol dire?"
"HO la sua firma e le sue disposizioni per l'opera. Essendo la punta di
diamante delle nostre entrate, abbiamo lasciato carta bianca su cosa
voelsse fare, ma di fatto non so altro che il suo nome, ho la sua firma
e basta... colui che figura realmente nei contratti è quel
Touma
Genji, capisce? Le avevo detto che era lui l'intermediario. I soldi che
mandiamo al signor Yasuda sono su un conto privato di una banca, ma
abbiamo solo quello. Tutte le altre comunicazioni, sono verso il signor
Genji"
"Capo, questo tizio si chiama Genji, non è..." sussurandole
all'orecchio
"NO" fece lei ad Amakusa "Chi pensi, si chiamava Genji
Ronoue. Genji era
il nome... mi scusi, il cognome di quest'uomo è Genji?"
"Si, esatto, Touma il nome, Genji il cognome"
"QUinidn non può essere..:" fece Ange riflettendo "e mi
può dare almeno informazioni su quest'uomo per incontrarlo?"
"Vo-vorrebbe i dati in nostro possesso? Io..."
"Sono stata chiara. Voglio solo informazioni. Se questo autore non
è contattabile, mi permetta almeno di incontrare questo
editor.
Le chiedo solo almeno l'indirizzo di casa che ha. Sarò lui a
decidere se farmi accomodare o meno..."
"Ma... sarebbe corretto chiamare e avvisarlo..."
"E' necessario?" fece stancamente Ange
"Almeno dire..."
"Facciamo così, lei faccia il numero di telefono e
parlerò io. Metta il vivavoce senza parlare,
basterà che
sia qui ad ascoltare e sapere cosa dico e perchè..."
"E quindi mi giura che nulla farà contro la serie di
libri..."
"Lo giuro sul mio nome..." fece Ange alzando una mano per giurare.
Alla fine l'uomo sospirò, controllò la cartella e
compose
il numero, mettendo in vivavoce, spegnendosi nella poltrona
perchè no nsapeva cosa fare. Aveva paura che andando contro
alla
ragazza davanti alui, che aveva poi scoperto essere molto ricca e
facoltosa, potesse nascere qualche screzio da portarla a blcocare i
libri vecchi e futuri. E dovette arrendersi.
"Casa Genji, chi parla?" rispose dall'altoparlante una voce di donna
cinguettante e contenta
"Oh..." fece Ange come sorpresa "mi scusi, abita lì l'editor
Touma Genji?"
"Si, certo, con chi parlo?"
"La contatto dalla casa editrice Chikamiya..." rispose vedendo di
fronte a lei, il direttore sudare freddo
"Oh, ma certo!" esplose di felicità la donna come se sapesse
tutto e fosse lieta della telefonata "Ma mio marito attualmente
è ancora a lavoro, non avete chiamato prima la sua linea?"
"Oh, mi perdoni è che non mi ha risposto nessuno e ho
pensato..."
"Davvero non le ha risposto? Strano... di solito a quest'ora
è
sempre dietro la scrivania, ma sicuramente ha avutro qualche
lavoro
interessante. Quando è preso dalla lettura a volte non sente
il
telefono, forse è per questo... ha ragione, sicuramente si
è perso nei suoi pensieri leggendo. Avete qualche notizia o
qualcosa non va con le pubblicazioni?"
"..." quindi la donna sa, pesnò Ange "Signora, l'abbiamo
contattata perchè innanzitutto abbiamo ricevuto parecchie
lettere dei fans "disse come giocandosi un terno al lotto mentre il
direttore chiudeva gli occhi mogio "e inoltre vorremmo poter parlare
con l'autore vero dell'opera, lei sa di cosa parlo, con il signor Lion
Yasuda".
"..." Ange e gli altri due udirono come dei respiri affannati e un
senso di tensione dall'altro capo del telefono,
finchè non
udirono di nuovo la voce, questa volta non felice
"Mi scusi, signorina, ma perchè chiede qui a telefono
dell'eutore del libro? Il suo direttore sa bene come e
perchè
contattarlo. NOn capisco..."
"SI, vede io ..." pensando a qaulsiasi cosa poi avendo un lampo di
genio "...sono la mia segretaria,
vorremmo alcune
informazioni sui Tea Party che ci ha inoltrato suo marito per conto
dell'autore. Avevamo solo dei dubbi su dove esattamente
posizionarli..."
"Non capisco. Era chiaro che quei capitoli speciali di riempimento e
spiegazione andavano inseriti alla fine di ogni libro e che i tre
inviati erano le anticipazioni per i prossimi libri, solo la parte
finale di ogni volume. ma sono..."
La donna continuava a spiegare e Ange ebbe l'impressione che si, la
donna sapeva e molto bene. Sembrava conoscere così bene
l'opera
da sapere esattamente cosa contenevano questi tea party, le mini storie
più concentrate per ogni libro con altri particolari ed
elementi, e dove andavano posizonati e per quali volumi. infatti
elencò i titoli e disse all'editore dove andavano
posizionati.
La donna conosceva bene il lavoro dell'autore vero e proprio.
Ma non poteva essere il marito, eprchè questi si era
presetnato con un altro uomo.
"Mi perdoni, signora. Il
problema è che cè stato un grosso errore. Nostro,
ovviamente. Vede, nel modo di conservarli le pagine si sono danneggiate
e non è opssibile individuare più la sequenza
e... sa,
adesso le sto parlando dalla mia scrivania "dicendo al direttore di
tacere "il direttore è in ufficio a controllare,
e... mi
assumo la colpa della situazione. Ho danneggiato per errore mio quelle
parti. E vorrei rimediare prima che lui si accorga della cosa. Ma per
poterlo fare ho bisogno che incontri se non l'autore, alemno suo
marito... così che glieli faccio vedere e mi indica come
continua la sequenza, quali pagine seguono le altre... siamo oberati di
lavoro e ho commesso l'errore di tenerli qui sulla scrivania e un
incidente... se mi permette di venire a casa vostra anche questa sera,
a mie spese, potrei rimediare all'errore..."
"Ci sarebbero due soluzioni" disse la donna con voce tesa " potremmo
spedirvi un'altra copia oppure mi può leggere le prime righe
delle pagine e le posso dire quale pagina successiva segue e..."
Ange rimase un attimo turbata. La donna stava dicendo che bastava
leggere le prime righe delle pagine per lei orientarsi, e
sapere bene
come sistemare le pagine, in questo modo. Come faceva a consocere
l'opera dell'autore originale, se era suo marito a occuparsi della cosa?
"Signora, ci metteremmo troppo tempo e se il direttore scopre questo
grosso errore, sa... passerei grossi guai. ho veramente bisogno di
farli vedere a suo marito, il tempo che li sistema o vengo a ritirare
uan copia e tutto è risolto. NOn ci metterò
troppo!
Davvero! Ma devo rimettere questi capitoli extra nel posto dove
dovevano essere custoditi!"
"Io... ma dovrebbe venire fin qui, fare dei chilometri fino qui e poi
tornare, di sera..."
"Non si preoccupi. Mi assumo la responsabilità di tutto e
sono
pronta a tutto per sistemare la cosa, ma la prego non dica nulla al
direttore. Magari a suo marito, ma non faccia parola dell'accaduto.
Almeno finchè non avrò sistemato tutto!" fece
Ange
spingendo sulla richiesta di aiuto.
"Se è necessario... quando verrà?"
"Questa sera, l'orario che suo suo marito è a casa... posso
presentarmi, quindi?"
"Va bene, le prepareremo una copia dei tre documenti per questa sera.
Ha bisogno di altro?"
"NO, Signora. Questa sera verrò da voi" chiudendo la chiamata
"La prego, signorina, se i signori Genji dovessero..."
"Me ne prendo la responsalità come ho detto. Lei non dica
nulla, lasci fare a me!" salutandolo e ringraziandolo.
Sera,il tramonto ancora a tingere di arancio sanguigno nuvole, cielo, e
cosa raggiungeva ancora.
Ange e la sua guardia del corpo avevano atteso per ore vicino
l'indirizzo ricevuto dal direttore, in un angolo appartato sperando di
non essere visti da nessuno e quando una macchina
arrivò
davanti quella casa, non videro chi fosse. La porta di casa era
più rientrata e sebbene questo, fu difficile vedere l'uomo.
Aveano visto qualcuno di schiena e male.
"Che facciamo, andiamo?"
"..." riflettendo sulle parole della sua guardia del corpo "... se
andassimo adesso..."
"lui è appena entrato, se è davvero quell'uomo.
Sarebbe meglio adesso"
Spinta dal ragazzo, Ange si presentò davanti la porta,
suonò il campanello, per poi fare dei passi indietro,
nervosa.
Il ragazzo si sistemò poco dietro di lei.
Ange fece un'espressione seria, sperando di apparire professionale ma
tutto in lei cambiò quando la porta fece posto ad una
persona.
Con il sorriso e un abitino, era comparsa una figura che l'aveva
ossessionata per anni. prima dallec ose che vedeva di nascosto, tra i
documenti di Eva, e poi con quel ritratto.
Anche la guardia del corpo emise un verso e la fissò
sconcertato.
Una donna identica a Beatrice, con la stessa acconciatura, viso, modo
di apparire, era incorniata dalla porta e dopo un attimo in cui
sorrideva con un fascio di buste un mano, diventò sorpresa
quanto gli ospiti.
Sembrava per Ange di fare un tuffo in un sogno, o una situazione
irreale. Qualcuno che aveva ossessionato il nonno, che sembrava essere
l'autrice del massacro della sua famiglia, la figura su cui aveva
puntato gli occhi e snocciolato domande senza risposta, le apriva la
porta per consegnarle quelli che dovevano essere i capitoli indicati
nella telefonata.
La donna identica a Beatrice raggelata e con la bocca schiusa
dall'incredulità fissando Ange, sussurò
"Ange...!" come
veramente stupita di cosa le era apparsa d'innanzi.
Questo riscosse la ragazza che fece prontamente aggrottando le
sopracciglia "Ci conosciamo?"
"Oh!" fece la donna portandosi le dita della mano che non stringeva le
buste , davanti la bocca e come nervosa si guardò intorno
prima
davanti la casa se qaulcuno stesse osservando, poi dietro di lei e
infine come a fissarla senza parole, in modo genuino, le disse con un
sorriso "AAAHHHH" fece lei scattando di colpo in un urletto di
contentezza, facendo sussultare i due ospiti. Era raggiante!
"Entra, non ci credo che sei veramente qui!" lasciando a bocca
aperta l'altra.
"Ma... ti conosce?" domandò la guardia del corpo che on
aveva
capito niente "abbiamo mangiato o bevuto qualcosa di avariato e stiamo
volando con la testa, o quella donna che ha aperto sembra il tuo quadro
diventato reale?"
"IO..." fece Ange confusa scuotendo la testa, ma vedendo che la donna
le faceva cenno di entrare con la mano, con apparente contentezza nel
vederla, mise piede in casa
"Tu..."
"Andiamo nel salottino, non ha senso parlare qui, su...non ci credo che
sei davvero qui!"
Ange fissò sconcertata la ragazza. Aveva una voce e qualcosa
che
le sembrava familiare, una dolcezza e come un atteggiamento riverente a
lei conosciuto, ed era assurdo che la trattasse come qualcuno atteso
con ansia e con quella felicità fuori luogo.
Perchè cèra una Beatrice viva e vegeta in casa
dell'uomo
che aveva fatto stampare il romanzo di un altro individuo?
"Dimmi, ti offro qualcosa? Quanto resti qui? Se vuoi possiamo
ospitarti, abbiamo una stanza degli ospiti, mai utilizzata... Oh, ma
lui è con te oppure devo preparare un altro luogo per lui?"
fece
a raffica la donna in preda all'agitazione ma non di paura, ma di pura
gioia.
Quella donna sembrava estasiata dalla visita e pareva conoscerla.
"..." seguendola nel salottino "mi spieghi perchè tu
assomigli a
Beatrice?" disse d'un colpo Ange appena entrati nel salottino.
Aveva notato come la casa fosse tradizionale giapponese e non molto
grande, ma abbastanza per una vita comoda. Non sembrava esserci nessun
altro che lei e l'uomo che era entrato.
Si accorse seguendo la donna che lei aveva sussultato con le spalle,
camminava avanti ad Ange, e la vide chiaramente nervosa con
le spalle
prima alzate epr la sorpresa e poi come cadere in giù. La
vide
voltarsi ocn un sorriso ma sembrava a disagio.
"per favore, prima accomodati e... quindni eri tu... la donna al
telefono questa mattina?"
"Si, perdona il direttore ma con la paura di un blocco o altro alla sua
pubblicazione di maggior fortuna..."
"Ho capito..." con un sospiro "avevo capito che qualcosa suonava
strano... di solito lo chiamano al lavoro e non qui.... E che la
segretaria venisse... ma ne abbiamo
parlato dopo che hai telefonato e... abbiamo deciso di vedere la
situazione"
"Parli dell'uomo che è entrato poco fa?"
La donna sbattè le ciglia varie volte, sorrise ma come se
cercasse di tornare a prima e le chiese di sedersi che portava
qualcosa. Era meglio mettersi comodi e tranquilli, bevendo qualcosa.
"NO!" fermandola " non ho bisogno di niente. Voglio solo sapere alcune
cose..."
"Ma sarebbe..." fece l'altra voltando lo sguardo verso l'ingresso e la
scala "ok... va bene, se è questo che vuoi, meriti di...
chiedi
pure!" corse a una poltroncina di fronte il divano dove gli altri due
si sistemarono. aveva tralasciato la tavola alla sinistra della
poltroncina. Ange osservando la casa aveva notato come fosse
più occidentale dentro che giappoense, in contrasto con il
luogo legato
al passato.
"Innanzitutto, come fa la persona che si chiama Lion Yasuda a sapere
cose altrimenti impossibili..." e notò come l'altra
balbettava a
sentire la frase, boccheggiava e sudava freddo
"E' una storia difficile da raccontare, seriamente..."
"Allora fallo! NOn capisco come sia possibile che seguendo una serie
di libri con dettagli troppo precisi e veri... per un mero
sscrittore... come ha fatto quest'uomo a sapere delle cose che solo io,
Eva e e pochissimi..."
"Eva....!" fece la donna, quasi disperata e triste "QUanto mi
è
dispiaciuto per lei. Avrei davvero voluto dirle... mi dispiace!"
facendo alzare le antenne di Ange e la guardia del corpo "ma se... ha
sofferto a causa della famiglia. Lei e tu avete... sofferto a causa
degli strascichi di..."
Ange fissò la donna, attenta al
discorso, ma un'ombra comparve
attraverso la porta. La donna l'aveva alle sue spalle ma Ange aveva uno
scorcio del corridoio che andava all'ingresso e scala. E un'ombra
scivolava verso di loro.
"A cosa ti rifersci" incalzò allora tenendo d'occhio quella
zona, mentre la donna fissava con evidente dolore il pavimento
"Il passato ha portato solo dolore e disperazione. Se qualcuno dei
figli di Kinzou avesse reciso la catena di... Maria cèra
riuscita. A modo suo, ma era riuscita a diventare immune a quella
traccia di odio, rabbia, rancore, prevaricazione,
superiorità
e... tutto quello che Kinzou trasmise ai figli, e loro ai loro figli..."
"Parli di mio nonno come se lo conscessi... e di Maria. IN quei libri
si parlava del grimorio di Maria, ma nessuno sapeva cosa conteneva"
vedendola voltarsi a quelle parole, fissando Ange sopresa per poi
sciogliere tutto ciò che renedva contrito il suo viso in un
sorriso dolce
"Maria... e il suo grimorio... il mezzo, potente e magico, con cui lei
scacciava le tenebre che ammantavano la famiglia... quanto dolore...E
tu,
ed Eva... Lei..."
"Mi dispiace per Eva, ma di sicuro non avevano vissuto cosa hai
sopportato tu. Eva era pregna fin nelle ossa di rancore e voglia di
supremazia su tutti, per la negazione del nonno di scegliere altri se
non il primogenito. Hanno scelto loro la fine che è
capitata..."
La donna sussultò, voltandosi di scatto verso la porta,
così come Ange e la guardia del corpo. La donna sembrava
voler
correre da quella voce, come se fosse inchiodata ma con le gambe e
braccia volesse raggiungere chi non era ancora comparso.
"E comunque Ange, ritieniti fortunata ad essere stata salvata da uno
sterminio nato da vendetta, interessi, rancori e voglia di potere.
Perchè questo ha ucciso tutti. NOn importa la scintilla, ma
chi
la fatto il resto..."
La donna si voltò, con tutto il corpo, guardando il
pavimento
contrita e come disperata, martoriandosi gli avambracci ocn le mani.
"Per Eva la scintilla era stata Beatrice" facendo eruttare rabbia e
dalla donna
bionda venne un verso "e... un attimo! Perchè anche tu mi
sembri
conosciuto?"
L'uomo aveva parlato nascosto dal corridoio. Ange si era accorta che
qualcosa solleticava la sua testa. E quell'uomo le stava parlando come
se la conoscesse.
"Perchè voi due mi conoscete? Come... chi sei? Fatti
vedere!" urlò Ange alzandosi in piedi
La donna bionda deglutì, con timore si volse alla porta
finchè la figura dopo un sonoro sospiro non apparve.
Un uomo si stagliò alla porta, con un completo da ufficio,
serio
eppure come se fosse preoccupato, che faceva ballare gli occhi da Ange
alla donna.
E poi Ange rimase di nuovo a bocca aperta.
Eva per ereditare tutto, aveva ottenuto anche vecchi documenti e
materiale dove compariva Kinzou. Da giovane. E quell'uomo sembrava la
sua copia.
La postura, l'espressione, i capelli che per l'età o altro
semrbavano schiriti... dal colore naturale.
Quello che ricordava.
"B-Ba-Battler..." fece Ange come se non riuscisse a dire quel nome, gli
occhi sbarrati, come in preda ad una confusione fuori logica
La donna bionda in preda all'agitazione, si alzò con uno
scatto
e andò dall'uomo, che la accolse con un sorriso d'affetto e
la
strinse a se.
"Scusa, scusa davvero Battler. Pensavo di avere la forza di parlarle ma
... ma io..."
"Tranquilla Beatrice. Va tutto bene. E' normale. NOnostnate ci fossimo
preparati a questo giorno, non è stato abbastanza, il tempo,
per
aiutarci in questo..."
"Battler?"
L'uomo alzò mento e occhi dalla donna e li puntò
su di
lei, e Ange vide suo fratello, più adulto e maturo, con i
capelli schiariti e meno arruffati e lunghi, tanto da farlo sembrare la
copia del nonno come in quelle vecchie fotografie.
"Perdona Ange. Eravamo sicuri che gettando quegli indizi avresti capito
e ci avresti cercato ma... ora che sei qui, ho le viscere attorcigliate
e non so cosa dire..."
"Battler..." fece con un soffio Beatrice, guardandolo negli occhi ma
stretta ancora a lui "Pensi che..."
"Meglio chiederlo a lei, no?" le sorrise "Ange, ti prego dicci... sei
arrabbiata, ci odi, cosa... cos stai provando per ora?"
"Cosa... cosa vuoi che ti dica? Sei veramente tu?" fece lei di rimando
facendo qualche passo avanti "Sei veramente tu... e vivo?"
"Si, Ange... SOno veramente io" sorridendole, quasi alle lacrime come
non riuscisse a contenersi "quante volte sarei voluto venire da te.
All'inizio stavamo venendo a prenderti, per scappare tutti e tre e
vivere insieme. Ma trovarono Eva troppo presto, mentre eravamo in
viaggio, e abbiamo dovuto evitare che si scoprissero... e abbiamo
atteso. pensavamo che Eva si prendesse cura di te con affetto e
amore,
anche per... quella cosa che non sapevamo... se ti avrebbe detto... non
ne siamo sicuri, per la verità ma..."
"Cos...cosa stai cercando di dire?"
"Innanzitutto voglio che tu sappia una cosa. NOn penso che ne fossi al
corrente..." voltandosi verso Beatrice.
Ange si era accorta che quei due si cercavano con gli occhi ma non
solo, con le mani, la presenza, tutto... come un bisogno. Il contatto,
di qualsiasi tipo, pareva così necessario, bramato,
indispensabile, essenziale, fondamentale. Questo le veniva in mente da
quando la donna aveva sentito la voce di suo fratello ed era corsa da
lui, non prima di aver come fatto dei movimenti come a bloccarsi e
contenersi ma senza riuscirci.
E così lui. Aveva sempre, mentre parlavano, cercato il
contatto
di lei, qualsiasi fosse ma non solo ed esclusivamente per se stesso.
si,
come in quell'attimo pareva cercare in lei la forza o la conferma che
andasse tutto bene.
Sembravano affamati l'uno della presenza dell'altra, insostituibile,
insopprimibile, vitale segno dell'altro al proprio fianco, ancor
più importante del respiro stesso.
"... Quando sui giornali venne la notizia che Eva era morta..."
continuò lui dopo aver scrutato Beatrice "ho telefonato. NOn
per... l'ho fatto di getto, Beato me lo ha lasciato fare e...
chiesi , se... dissi che chiamavo da parte tua per
sapere se
cèra qualcosa appartenente a tua zia. Da portare via. Che
per il
brutto rapporto che avevate volevi solo mettere in una scatola tutto
e... portarlo via. La donna mi disse di parlare con
l'infermiera
che se ne occupava e quello stesso giorno vi parlai. QUando accadde,mi
accorsi pareva titubante, come se nascondesse qualcosa e allora le
dissi che nel caso, eri pronta a pagare per riavere quelle cose. La
donna mi sembrò rianimarsi. le dissi che ovviamente la cosa
doveva avvenire in segreto o qualcuno avrebbe scoperto la cosa e
sarebbe finita sui giornali. Lo so, agii d'istinto ma... per farlo ho
mancato le promesse a Beato, e questo mi dispiace..." disse
guardandola, mentre lei commossa gli fece cenno di no con la testa.
"Di cosa parli?" facendo distogliere loro lo sguardo per puntarlo su
Ange. Beatrice calò come tutto i ldiscorso gli occhi per
terra,
addolorata
"Non sapevo come ripagare i miei peccati, io... Ho peccato,
Ange. Quel
giorno... stavo controllando la prosecuzione del mio piano. Era tutto
secondo... avevo impiegato mesi, tanto tempo per analizzare ogni
sfumatura, ogni possibile avvenimento, atteggiamento che... ho fatto
soffrire così tante persone..." iniziò a piangere
Beatrice,m a Battler con una mano sulla schiena le ripeteva
"sai che non è così, sono loro che hanno portato
a tutto,
poteva finire in un altro modo, così come sei
rimasta raggelata seduta sul letto, metnre quel primo colpo partiva e
gli adulti andavano nel panico, poi l'altro e le cose sono degenerate.
Hai stretto i denti, restando non solo ferma ma proprio bloccata dalla
paura. progettare è una cosa, viverla e vedere... i
risultati, un'altra. E poi chi sappiamo ti ha colpita. Sei rimasta tra
cadaveri per
del tempo... chi ha commesso più peccati è
stato... chi
ha pres in mano le armi e si è alimentato dalla voglia di
uccidere..."
"Di cosa parlare?" fece Ange, saltando lo sguardo su entrambi, destra e
sinistra
"SOno io la Beatrice che ha avviato le sorti di quel giorno. E me ne
scuso, io... ti ho tolto l'infanzia, Ange. Ti ho fatto vivere nella
disperazione..."
"Beato!! NOn dire sciocchezze. Sono state la situazione e la zia Eva a
permettere tutto..."
"Cosa sai di me?" fece di colpo Ange, mentre Battler carezzava la
schiena di Beatrice che mugulava di dolore, con le lacrime. battler
rispose apatico, facendo accomodare Beatrice e se stesso al tavolo,
vicini
"Ho potuto seguirti solo per le notizie che uscivano. E'
così
che... ho saputo di te ed Eva, del vostro rapporto ma mi sentivo
incapace, inutile, di fare qualcosa. Venivo a saper come ti trattava,
come vivevi quei momenti con lei e... Se uscivo allo scoperto, Eva
poteva... oppure... sono colpevole anche io, Ange, seriamente, della
tua
vita da sola con lei. Ma avevo giurato a Beato..."
"Non so cosa tu le abbia giurato e si, non sai cosa ho vissuto. MA...
ti parlo come Ange adulta, la Ange che comprende, che capisce, che
sa... dopo tutti questi anni cosa è accaduto sulle spalle di
Eva. Se fossi stata bambina o quando ero ancora al collegio... ma ora
so e capisco. Se tu fossi tornato come te, Battler, con il tuo nome,
temo che saresti finito come complice di Eva o peggio, come
fautore
dello sterminio. NOn poterono far nulla su Eva proprio
perchè
l'unica tornata viva. Senza prove, senza nessuno che potesse confermare
o smentire il poco che disse. Ma se tu... se ti fossi ripresentato,
sareste magari finiti ocme complici, avrebbero pensato che
l'avevate orchestrato o, se vedendo Hideyoshi e George morti, lei era
una vittima... essendo giovane, il solo rimasto con la sorellina
piccola prendendo tutto il patrimonio dei nostri genitori... avresti
magari passato la vita cercando di discolparti coem Eva o... peggio!"
"Io non sono tornato anche per Beato. Sono felice che tu abbia
compreso, davvero. Quel giorno che stavamo per venire a prenderti, e
abbiamo avuto la notizia di Eva... non sapevo che fare. Alla fine
abbiamo deciso, avremmo iniziato una nuova vita e... un giorno ti
avremmo raggiunta. Avevamo conservato i soldi della banca rimasti,
quelli della vendita degli oggetti della nonnina per quel viaggio..."
"di cosa parli?"
"Quando ci siamo salvati, anzi io... ho salvato lei..." guardando con
profondo sentimento Beatrice, che ricambiò "abbiamo
prelevato
dei soldi del suo conto e con quelli ci siamo avventurati in segreto
per raggiungerti. Almeno prima della notizia del ritrovamento di Eva..."
"Avete preso... soldi dal suo conto...? IN effetti, mi spieghi tu chi
saresti?" domandò Ange sempre più perplessa
Beatrice si agitò, guardò Amakusa con apprensione
ma Ange
la tranquillizzò. "Tranquilla, lui sa tutto, mi fido e non
gli
nascondo nulla, puoi raccontare senza paura"
Beatrice guardò Battler, poi facendo un respiro profondo si
alzò, inchinandosi "Il mio nome originale è Lion
Ushiromyia, figlio di Beatrice della Kuwadorian e Kinzou Ushiromyia. Ma
a causa di un incidente prodotto da Natshui, finì in un
orfanotrofio con il nome di Sayo Yasuda, lavorando fin da piccola come
serva in seno alla famiglia. Mi avrai incontrata molte volte nelle tue
visite passate, sotto il nome si Shannon..."
"..." Ange era rimasta raggelata mentre la sua guardia del corpo
snocciolava le parole , ,
, "aspetta, fammi capire. Hai detto
che sei Lion
Ushiromyia..."
"Adesso ti spiego..." raccontandole il suo passato
"Quindi sei nato come... saresti nostro cugino!?!" domandò
con
gli occhi stravolti la giovane, fissando suo fratello che accennava dei
si con la testa "Ma a causa di zia Natsuhi, hai avuto un incidente che
ti ha... mutilato, finendo cresciuta come orfana
all'orfanotrofio che
gestivamo, ma poi ripresa da Genji e Kumasawa per tenerti con
loro, in
quella che era casa tua infondo..." facendo dei gesti con
l'indice seguendo il suo pensiero "così eri conosciuta a
tutti
come SAyo Yasuda o Shannon, una ragazza, anche se nessuno tranne i
servi anziani
che ti salvarono sapevano la verità e hai passato tutta la
tua
vita fino a quel giorno come serva... hai risolto l'epigrafe e hai
scoperto tramite la voce del nonno chi eri veramente, e che
ti aveva
nominato successore legittimo ma morendo di colpo mentre si felicitava
per aver ripulito secondo lui la sua anima... sei rimasto o rimasta
però tra noi senza rivelarti perchè non
desideravi niente
di ciò che avevi ereditato in maniera legittima, ma
attendevi
solo una persona, se ho capito bene, e... ma quando hai scoperto la
verità sulla tua menomazione e hai capito che ciò
che
desideravi da sempre ti era negata, hai avviato un piano per ripulire
il male a Rokkenjima, trasmesso da Kinzou ai suoi figli, morendo subito
dopo, così che restassero solo i giusti e meritevoli... noi
cugini..."
"Si.. ma come ho detto tutto andò storto
perchè... la
realtà è ancora peggio della fantasia, delle
dissociazioni in cui mi rifugiavo per scappare dalla mia
realtà... e così hanno agito in un modo che
è
sfuggito al mio controllo. Avevo messo in conto che potessero spararsi
a vicenda, ma dentro di me quando accadde nacque qualcosa... mi
raggerlai, restai come pietrificata finchè... una persona
non mi
sparò..."
"Si, questo l'ho capito, ma quindi.. tu sei figlio della Beatrice della
Kuwadorian, a sua volta figlia di quella Beatrice, l'italiana, e che in
entrambi i casi il padre era... mio nonno? E' per questo che sei
così identico a Beatrice? perchè suo nipote e
figlio? E
anche... nostro, cugino?"
"Si, è così. Il mio aspetto oltre che per
discendenza
è dato anche da quell'incidente lasciandomi caratteri
più
femminili..."
"E il nome dell'autore, quel Lion Yasuda..."
"Si, vero..." fece lei alzando le braccia per sciogliere l'acconciatura
finchè le trecce e la coda che iniziava la stessa,
non scesero in
onde lunghe e corpose. con quell'elastico, si legò i capelli
in
una coda bassa, lasciando i capelli che scendenvo sul petto i soli
caduti, dando una scrollata alla frangia per scompigliarla un
pò. "Senza trucco e con abbigliamenti maschili, cercando di
parlare a voce profonda posso farmi passare per un uomo effeminato,
come è avvenuto. Ho recitato la parte dell'uomo schivo e
refrattario alle persone e l'apparire in pubblico..."
"Hai visto? QUindi era questo il tizio di cui parlava quell'uomo? E'
lui... lei, l'autore che cercavamo? per questo conosceva
così
bene al telefono..." fece Amakusa così stupito da fissarlo
come
se avesse visto un qualcosa si alieno
"Shannon... tu sei Shannon , morta della lista delle vittime... ma non
avevi i capelli castani?" fece Ange sopra il ragazzo
"Io... avevo creato altre personalità, da piccolo per
sfuggire a
ciò che ero, un pò imbranato, con la testa fra le
nuvole,
non proprio portato per il ruolo di serva, ma avevo solo quello....
creai una persona migliore in tutto, che... e l'ho impersonata.
Abbigliandomi di consguenza e per la lista... io ero anche Kanon"
stupendo di più i due " La
signora Natshui mi diede il nome da lavoro di Shannon e con quello era
conosciuta e... con tale nome io esistevo a Rokkenjima..."
"QUindi per tutto il tempo tu eri qualcun altro... e il fatto
della banca?"
"Avevo un conto intestato a me e a Genji, l'uomo che mi aveva salvato,
protetto, cresciuto con Kumasawa. Senza che... il padrone,
cioè
KInzo, mio padre... lo sapesse. Kimasawa per me fu come una madre,
veramente e nel pronfondo "portandosi le mani al petto, un sorriso che
richiamava ricordi e affetto "la figura apice tra coloro che sentivo
vicino, poi vi era Genji, i miei cugini che ancora non... sapevo lo
fossero, e poi i miei personaggi immaginari, che mi furono
amici e
supporto in quegli anni..."
"Kumasawa... ho scoperto che la sua calligrafia è presente
nel diario di Maria come però la strega Virgilia"
"AH, si..." altro sorriso di ricordi "ALl'inizio volli aiutare Maria
nella sua, di solitudine e sofferenza. All'epoca non sapevo
dell'aspetto di Beatrice, quindi apparivo come me, senza la parrucca di
Shannon, con un abito che avevo ideato per la mia, di Beatrice, la
strega dorata. Passavamo le ore o i giorni, in base a quanto durassero
le riunioni tra gli adulti, a parlare, ridere, scherzare, mangiare
insieme tutte le cose buone che Kumasawa ci preparava...avevamo due
luoghi dove eravamo un pò felici perchè insieme.
Lei
è stata... la prima umana ad essere mia amica. Ma dopo aver
risolto l'epitaffio, scoperta la mia condizione, mi sono... incupita. E
ho iniziare ad odiare. Anche per una ... promessa non mantenuta, di
fatto prendendomi in giro...!"
"..." Battler si agitò tantissimo sulla sedia, con le labbra
ad una linea, fissando il tavolo
"... per questo voglio chiederti perdono, Ange..." fece inchinandosi
"innanzitutto per cosa hai visto nel grimorio di Maria. Le formule,
pagina piene di disegni e testi, e le... firme delle streghe, erano un
modo per darle conforto e considerazione da chi sapeva cosa fosse la
solitudine e certe condizioni di vita... ma ho peccato con Maria. Ho
deciso presa dalla rabbia di includerla nel piano, ma non sarebbe mai
dovuto finire a quel modo... doveva solo essere la messaggera della
Strega e poi restare al sicuro, mentre gli adulti sceglievano cosa fare
dopo aver risolto l'epitaffio.Se lo avessero... Avevo predisposto molti
piani in base a
cosa avrebbero fatto, se fossero riusciti a giungere alla camera
dell'oro o meno, e solo loro e io saremmo finiti..." incupendosi quasi
alle lacrime "ma dopo quello sparo, mi svegliai con una ferita e in una
camera pregna di sangue e morti. E poi... vidi i miei cugini, il caro
George..." piangendo lacrime pesanti e cariche del suo dolore, facendo
alzare Battler per stringerla da dietro "quell'uomo era stato
così affettuoso con me, so... so che no navrebbe accettato
la
mia condizione, una... una non donna o una donna difettosa... io sono
cresciuta consapevole per chi mi stava intorno che fossi una femmina!
Ma quando capii che non ero ciò che credevo, ho deciso di
fermare il male di Rokkenjima, di quella famiglia per purificare le
vite dei miei cugini... "
"E Kumasawa firmando il diario di Maria..."
"Oh, Kumasawa..." fece tra i singhiozzi, tra un pianto e un sorriso di
rimorso "quella donna era così importante per me, anche per
un
pò odiai anche loro per avermi tenuto tutto nascosto, per
averemi fatta crescere in una falsa consapevolezza per poi dirmi,
adulta, ciò che non ero... ma non la odiai veramente,
così come Genji. COme hai detto tu, da adulti si comprendono
molte cose.Come adulta, metabolizai tutto. Presto, su di loro.
Quell'uomo mi aveva tenuta lontano dal pericolo che era
Kinzou per me, proteggendomi, mandandomi a scuola con Jessica metnre
gli altri non l ofacevano, dandomi un lavoro in casa mia,
perchè
restassi là dove per lui dovevo stare... ed è per
lui che
quel giorno alla banca, per ciò che aveva detto e che lo
conoscevano, che ottenni quel denaro. Non so come mai non si seppe
nulla del mio... del ritirare i soldi ma... se non fosse stato per
lui..." portandosi le mani sul viso piangendo, finchè non si
calmò un pò "E Kumasawa, era così
affettuosa,
gentile, complice, mi chiamava piccola principessa, mi supportava
sempre e trovava trucchi e soluzioni a tutto, perchè
tornassi a
sorridere. Se per la mia goffagine combinavo qualche
pasticcio, lei era
pronta ad entrare in azione per sviare le cose, coprirmi, per... e lo
era anche con Maria. All'inziio con me recitò la parte della
strega delle leggende, io come Beatrice e lei come la mia Maestra e
insieme disegnammo le nostre particolarità, dagli abiti alle
acconciature. Giocammo con un Sakutarou reso reale e.. lei era
così felice di tornare a Rokkenjima ma... nei miei piani
poi, diventò un elemento di introduzione all'ultima e
definitiva versione della mia Beatrice. Dopo aver visto due anni prima
il vero aspetto di Beatrice nel cuore di Kinzou, e aver
capito che io potevo tranquillamente raggiungere la somiglianza da...
Kumasawa si prestò al gioco con affetto e divertimento, ma
come ho detto, Ange, fu solo per la povera e piccola Maria. Assistevo a
come Rosa la trattava e cosa le faceva, Maria stessa mi raccontava
delle notti e dei giorni da sola in quella casa, delle faccende anche
all'esterno che faceva da sola... volevo solo portarle un pizzico di
Terra dorata finchè potevo... lei e gli altri dovevano...
restare..." ma non finì la frase. La cupezza, i singhiozzi
l'assalirono.
"Volevi davvero uccidere tutti gli adulti?" fece Ange senza mostrare
alcun timbro o elemento per capire se fosse adirata, offesa o qualsiasi
cosa avesse maturato dentro da quel racconto
"Si... e mi sentii così in colpa finchè... non
mettemmo mano al diario di Eva..."
"Eva aveva un diario..:" fece Ange riflettendo
"Ange" si intromise Battler "io non intenzione, a meno che tu non
voglia, sicura e pronta a qualsiasi verità vi sia
dentro, di fartelo leggere. E' stata... un'odissea poterlo avere.
Quella donna voleva vendere ciò che era di Eva fino
all'ultimo istante, che tu non avevi voluto o pensato di
prendere. Da come rispondeva compresi chiaramente che nascondeva
qualcosa e così le dissi che tu volevi rientrare in possesso
di ciò che aveva lei da parte, anche pagandola e ... quando
mi accorsi dalla sua voce che pareva tentata di guadagnarci ho...
gettato una cifra, di getto! Beatrice al mio fianco che mi ascoltava
non mi fermò ne altro, ma quando quella donna
sentì' quanto offrivo... dopo la chiamata avevamo un accordo
e un luogo dove incontrarci. le dissi che per sicurezza di entrambi ci
saremmo incontrati in una città vicina, quella da cui hai
chiamato e dove risiede quella casa editrice che ha pubblicato i nostri
libri. Fu in quell'occasione che vidi quel luogo e..."
"Cosa contiene quel diario?"
"..." stringendo i denti "per una parte conferma la storia di Beatrice,
quindi puoi star sicura. E' tutto vero... l'altra parte racconta cosa
accadde da quando colpirono Beatrice e lei perse i sensi e... fino a
qaundo non tornò da te.... Però, seriamente
Ange..."
"VOglio leggerlo!" fece perentoria la ragazza facendo sussultare
Beatrice e Battler
"Ange... voglio prima dirti una cosa..."
"Va bene, ma sono seria. Come ha detto anche Lion, scusa, Beatrice...
siamo adulte da comprendere dopo un momento nero. Certo lei ha
architettato un piano... ma come è esplosa l'isola?"
"Oh, non cèro arrivata. Kinzou teneva alcune sezioni di
esplosivo collegate a un orologio a pendolo nella stanza dell'oro. Lo
aveva fatto per... sue fissazioni. Genji mi disse che lo utilizzava
come metro di... "
"Un orologio collegato ad... armamenti?"
"Si, la base segreta..."
"Si, la conscoo. L'abbiamo visitata più volte" indicando la
sua guardia del corpo" e qualche pezzo lo abbiamo venduto, solo
qualcosa e che era un doppione diciamo, per investirli in un...
progetto! E da quel progetto ho ottenuto, su sua idea,
piùfortuna..:"
"A cosa ti riferisci?" chiese stranito Battler
"Tu non hai idea, fratellone, di ciò che avvolge Rokkenjima
in fondo al mare, per ocsa era prima e dopo gli Ushiromyia! Oggetti,
resti vari, perfino mezzi delle due gruerre e... si, abbiamo trovato
anche qualche lingotto. Un pò ammaccato o divelto,
ma era volato via! Il sottomarino italiano non hai idea dove era, nella
zona più interna del molo di attracco affondato. si era un
pò girato e quindi l'albero era risultato sotto il livello
dell'acqua e se non si vedeva bene... era sparito!"
"Era ancora lì? non me ne sono mai accorta...!" fece con
stupore Beatrice, constatando che lei aveva sempre utilizzato la
sezione di attracco dove aveva tenuto anche la barca presa con battler,
non aveva guardato più in fondo dove terminava il canale di
avvicinamento.
"Già, tu sembri consocere molto bene quel luogo. Lo descrivi
così bene che per noi è stato facile,
seguendo il libro, orientarci solo la prima volta..."
"Si... vero! Dovevo sapere! Dovevo vedere e... ho bazzicato varie volte
dalla morte di Kinzou a quel giorno, per prendere gli esplosivi per le
prove..."
"...le prove?" la fissò Ange
"hai presente il vecchio santuario... sai quello scomparso" fece
Battler intromettendosi, ma dicendolo come una cosa ovvia con un pizzo
di risata "Ecco, è volato via per le prove di Beatrice per
testare la potenza degli esplosivi, che il nonno conservava
là sotto. E lei ha usato solo una parte infinitesimale...
puoi capire perchè ora l'isola è così
con tutto ciò che aveva. Si è salvato guarda caso
tutto ciò che era collegato al passato..."
"Quel... tempio non esiste più perchè.... lo ha
fatto saltare?" disse con un fischio Amakusa come iompressionato
"... tornando al diario di Eva" fece Beatrice a disagio "Vorremmo che
tu non lo leggessi, sia perchè ci è costato molto
e..."
"perchè ogni volta che parlate di questo diario, sembrate
aver male alla pancia?" fece Ange rivedendo la loro espresisone, e
Battler chiuse gli occhi e sospirò.
"Vedi.. come ti ho detto abbiamo iniziato da zero. Beatrice aveva preso
di corsa i soldi disponibili in banca e ... la prima cosa che desiderai
dare ad entrambi era un luogo sicuro, nostro, senza la paura di dover
restare per strada. Due parti della somma andarono in questa casa! Il
resto, già quasi dimezzato per il viaggio, lo conservammo.
Andammo avanti solo con i miei lavori temporanei, dove mi pagavo
più di altri, finchè non venni assunto come
editor. Anche se pesante, è un lavoro che non vorrei
lasciare! Ma la paga ci bastava per arrivare alla fine del mese e
vivere uno o due giorni meglio di tutti gli altri , ocme fossero una
festa "sorridendo con cuore a Beatrice che ricambiò, come
persi in qualche ricordo "Ma non avevo altro per... una signora, la
padrona di una pensione in cui ci fermammo all'inizio... è
un pò assurda, ma è stata gentile e amichevole e
ci ha donato pezzi da collezione di valore del marito
deceduto, e con quelli abbiam potuto acquistare la macchina
e...a tlre cose" con un ghigno di intesa con la compagna che sorrise ma
arrossendo "E con il resto, avremmo fatto quel viaggio per venire da te
appena maggiorenne. Eva morì mentre noi decidevamo che fare
e feci quella telefonata per avere qualcosa con cui avvicinarti...
all'niizio seguì l'idea di Beato, ossia scrivere, far
rivivere la Strega dorata Beatrice facendo in modo che da sua mente e
mano, scorressero di nuovo le storie delle bottiglie, ma originali...
è stato un bel viaggio il nostro" ghignò Battler
alla compagna ormai di vita, che passato il rossose rise
divertita "ma parlando con quell'infermiera, scoperndo che voleva
vendere il diario della zia, io... per avere la somma che per un
momento di slancio offrì... abbiamo chiesto un prestito a
una banca. Anni fa era possibile cominciare senza documenti e senza
troppe domande e adesso abbiamo documenti reali, rilasciati e in
regola, con i nomi e date che abbiamo creato noi... ma questo
prestito ci ha preso quasi tutto. per onorarlo finora abbiamo intaccato
la somma conservata dal viaggio, le entrate dei libri che entrano e
vanno per risarcirlo. Siamo tornati in ristrettezze come all'inizio,
perchè con le uscite e tutto, ci siamo ritrovati ad aver
quasi finito quanto ottenuto da quelle vendite e tra qualche settimana
temo che toccheremo i soldi rimasti dalla banca e dei libri... "
"Battler, andrà bene. Se sarà necessario
venderò gli abiti da Beatrice e..." con impeto e
rpeoccupazione verso Battler ma Ange si sporse verso di loro
"i... vestiti da Beatrice?"
"..." li vuoi vedere?" fece con un sorriso Beato e prima della risposta
corse al piano di sopra mentre Battler rideva di gusto, affermando che
quando si trattava di quei vestiti lei impazziva.
Beatrice tornò con in mano tre indumenti protetti da
involucri di plastica e tenuti da grucce. Liappese in un
angolo, uno vicino ad un altro, ed erano l'abito
ocn cui era giunta a Nijima con Battler, il secondo una copia perfetta
nuova e intonsa rispetto quello danneggiato e rovinato dell'originale e
uno identico ma in bianco e argento.
"Hai... questi vestiti?" fece sconvolta Ange
"Io... non riesco a lasciarli andare. Uno era l'originale di mia
madre... quel giorno lo ottenni dopo aveer risolto l'epitaffio e
utilizzai per... apparire come la strega! L'altro l'ho fatto fare
per... mio capriccio. Fu prima del prestito per il diario di Eva,
quando avevamo abbastanza soldi da avere piccoli capricci, in
verità questo l'ho pagato poco perchè... quelle
donne che mi fecero questo "indicando quello bianco" lo portarono
completato nonostnatye avessi pagato solo le stoffe, come
ulteriore dono di nozze, erpchè avevo espresso il desiderio
di rivederlo come nuovo e... quella sera mi protarono questo!" con una
foga esagitata e contenta
"nozze..." fece la guardia del corpo per poi vedere solo in quel
momento gli anelli e fare una faccia strana "AH, non lo avevo capito.
VOi..." puntandoli con l'indice varie volte mentre Ange alzava gli
occhi al cielo
"Se ci sarà bisogno sono pronta a venderli, se ne cessario,
non aver paura, ce la faremo. Tranne a collanina che mi ha regalato, e
l'anello..." snocciolandoli ricordandoseli piano piano "non avere
paura" guardando seria il marito
"Scusate" fece Ange stranita guardando entrambi voltando la testa
più volte verso ognuno "avete fatto o meglio, richiesto un
prestito per avere il diario di Eva... e vi siete indebitati talmente
tanto da avere grossi problemi economici?"
"In realtà stiamo pagando il secondo. Io ho detto uno ma...
sono due i prestiti, ecco perchè siamo quasi prosciugati, i
libri ci hanno salvati da perdere tutto ma sono finiti in entrambi i
prestiti... dovevo farlo. per te. Per me. Per Beatrice, che non seppe
certi elementi s enon leggendolo... conoscevo due terzi della storia da
Beatrice, ma quella parte quando lei svenne... dovevo custodirlo anche
per te..."
"siete nei guai, in ristrettezze gravi per.. aver voluto proteggermi?"
fece scioccata Ange, sorpresa e mostrando anche dispiacere.
"Sono pronto a dartelo solo il giorno che sarai sicura di essere
forte, e capace abbastanza da accettare cosa contiene" disse
veloce Battler serio
"..." abbasando lo sguardo "... sono pronta! So che sono pronta, non
cè più nulla che mi soreprende dopo... avervi
ritrovato... e avervi ascoltato... e mi fa male che abbiate avuto
così tanti problemi da accontentarvi del poco che... avete
stretto i denti per causa mia..."
"Non è per causa tua, ma per te ho deciso di fare questa
pazzia così che... se ci avessi trovato per l'idea di
Beatrice di risvegliare la strega e... come è accaduto " con
un bel sorriso alla sorella "ma avrei avuto, nel caso non
fosse accaduto, una scusa per avvicinarti. Avrei detto per
telefono sperando non mi riconoscessi che... avevo qualcosa della zia e
poi... mi sarei palesato a te! Ma non immaginavo che i sacrifici fatti
per ottenerlo, oltre a giovare quell'infermiera, avrebbero... rivelato
qualcosa di così prezioso e importante da sapere, anche s
efa male... ho capito con Beatrice al mio fianco che saperlo era meglio
per me per varie cose... la cifra spesa vale tanto oro quanto pesa,
Ange. Abbiamo anche alcuni effetti personali di Eva che quella donna
aveva tenuto..."
"ma Battler, non l'hai denunciata?" fece Ange con tono aspro e rabbioso
"Come potevo, anche se volessi farlo, Ange? NOn avevmo ancora i
documetni in regola e non abbiamo avuto problemi ad averli solo
perchè qui in questil uoghi non sono fiscali e sono
arretrati. Se l'avessi denunciata avrei dovuto spiegare molte cose e la
polizia avrebbe controllato me e Beato. E... non volevo si sapesse
qualcosa che attirasse lepersone da voler quell'oggetto... l'ho fatto
per tutti noi, Ange. Nonabbiamo avuto problemi a constatare, io e
Beato, che quell'oggetto aveva davvero il valore che io per caso vi
avevo dato senza vederlo oaltro. Quel giorno io e lei, con la
somma in uno zainetto come all'inizio "ridendo alla compagna " ci
separammo. Io attesi dove avevo indicato alla donna e questa
arrivò, mise sul tavolino tutto e mi disse che sperava non
fosse una trappola ma era giunta fin là perchè si
era fidata. Il diario era chiuso e le condizioni per farle avere la
somma erano... che si aprisse il diario davanti a me e solo
così, e che io leggessi qualcosa per confermare la vendita.
Avevo una valigetta per far credere che fossero là dentro e
dopo che rompemmo insieme quel lucchetto ed ebbi... letto... ho capito
subito che era vero, i lsuo... corrispondeva a quanto Beatrice aveva
raccontato, quindi non era falso. nessuno, neanche i falsari delle
bottiglie, potevano inventarsi la storia al punto da coincidere con
quella di Beatrice senz aonbra di dubbio... Chissà, un
giornopo tremmo anche far qualcosa senza farci scoprire... ma ho
preferito quel giorno, dopo aver comprenso che fosse autentico,
acqusitarlo. Quindi Beatrice vedendo un mio gesto concordato si
è avvicinata ed ha portato la somma ricevuta dal prestito,
il primo, e siamo tornati a casa... con i soldi dei libri abbiamo
estinto il primo, perdendo tutto, e stiamo cercando di terminare il
secondo. La cosa assurda sai qualè? Che ho fatto in banche
di città diverse un prestito mettendo la stessa garanzia...
qui vanno lenti e tranquilli..."
"Ma per fare quel prestito cosa avete messo come garanzia?" fece
Amakusa "la macchina?"
Battler e Beatrice si incupirono.
"Da sola non bastava. Dovevamo fare una scelta, o avere il prestito
oppure mettere la casa come garanzia più la macchina, e...
per ora stiamo cercando di risolvere..."
"Fammi leggere quel diario!" fece perentoria Ange con le braccia ancora
incrociate
"No, Ange... ti prego..." fece Beatrice supplicandola, triste
"lasciate decidere a me! Se non so, non posso digerire e accettare...
datemelo..."
Beatrice dopo un cenno di Battler andò a pren dere il diario
e glielo consegnarono. Lei si alzò dal divanetto su cui era
e si avvicinò alla tavola su cui era prima il fratello e la
compagna e si sistemò sulla sedia dal suo lato, con la sua
guardia del corpo che scrutava in piedi da sopra la sua spalla il
diario aperto.
"Se sei davvero pronta, ti lasceremo leggere tranquilla... chiamaci
quando hai finito..." fece come rassegnato Battler, quando si
voltò in cerca di Beatrice, questa era uscita e faceva un
cerchio nervoso all'entrata vicino le scale. La raggiunse.
Ange alzò gli occhi dalle prime pagine zeppe del racconto
del giorno della tragedia. Aveva appreso che la lettera che Maria lesse
come descritto dalle bottiglie era vera, che l'agitazione degli adulti
e il panico erano serpeggiati portandoli a riunioni extra. Eva
raccontava tutto ciò che aveva visto e assistito fino al
raggiungimento della stanza dell'oro, come ci erano arrivati e di come
sembravano compatti nel proseguire con l'epitaffio.
Quando Ange, scorrendo pagine su pagine, raggiunse
il momento in cui Eva descriveva la stanza e la donna in abito lungo
che le era apparsa, identica al ritratto da sembrare irreale in quel
luogo altrettanto particolare... la ragazza aveva alzato il viso, sia
per staccarsi un attimo da quella storia, leggendo di astio della zia
con tutta la famiglia, cosa pensava di ognuno di loro, e per i usoi
genitori... e vide qualcosa.
Dalla posizione in cui si trovava, vedeva Battler e Beatrice vicino le
scale.
Parlavano ma nulla giungeva a lei, quindi stavano sussurrando. E
sembrava a lei, vedendoli da fuori, come in un atteggiamento
conosciuto, usuale, normale. Come una dimensione loro, non visti.
Sussurri i loro, occhi negli occhi, voci basse e calme, in contrasto
con le espressione di lei, battler lo vedeva di tre quarti da dietro. E
mentre parlavano silenziosamente, si muovevano con gesti
basilari e delicati che denotavano complicità,
intimità, affetto reciproco.
Si scambiarono frettolosi, come a dare sostegno o conferma, qualche
bacio veloce, impacciati mentre un discorso snocciolato
veniva frapposto a baci.
Si erano costruiti in quel periodo, insieme, e in quel momento erano
loro e cosa dicevano ad affrontare qualcosa, dita tra dita.
Battler stringeva le sue dita fa quelle di Beatrice mentre con l'altra
le carezzava varie parti del viso.
Ange era rimasta per un pezzo a fissarli come persa nei pensieri ma
intenta a capire. Stava guardando un fratello che non immaginava di
scorgere in quel modo, in tal situazioni. Sembrava preso e proiettato
su di lei.
Baciava Beatrice sfiorandole appena le labbra e soffermandosi a parlare
sulla sua bocca, mentre lei era braccia conserte con la schiena contro
il muro, alla sua destra la scala. Sembrava che Beatrice nonostante
cosa Battler faceva, fosse tesa e preoccupata. E nonostante questo dopo
un pò con lo sguardo lontano dal compagno, lo aveva fissato
di nuovo negli occhi per poi gettarsi contro di lui. DApprima gli avea
portato le mani intorno alla vita, poi dopo qualcosa detta da Battler
lei aveva scosso la testa come in negazione, e aveva portato
le mani sulle scapole del compagno, che la contraccambiava.
Quell'abbraccio si era fatto più stretto, come un bisogno,
più tenero e sempre più sentito. Battler la
stringeva forte ma Beatrice muoveva le mani in modo compulso sulla sua
schiena, finchè Ange non capì che stava dicendo
qualcosa, quando questa alzò un pò la
testa da dove era poggiata.
Ange tornò alla lettura. Aveva spitato un momento intimo di
qualcuno che pensava di essere solo. Che mostrava il suo cuore senza
spettatori.
E poi completò dopo un paio d'ore, quel lungo racconto,
leggendo anche di se stessa e quegli anni.
Di cosa Eva aveva fatto o non fatto, deciso o lasciato perdere. Come la
vedeva e cosa volesse vedere ma era stata incapace.
Con dolore, si accorse che un anno prima odiava con tutto il cuore
quella donna fredda e cattiva, divenuta pazza giorno dopo giorno, anno
dopo anno. Ma invece soffriva un peso e una disperazione incalcolabili
e incomprensibli senza avere tra le mani il suo cuore, e sapere.
Battler aveva detto che in quei libri scritti con Beatrice aveva messo
il loro, di cuore. E in quello che lei aveva davanti, aperto sulle
ultime pagine, avea il suo, della zia, che credeva
negativa e da odiare.
Ma Eva aveva preferito sobbarcarsi anche l'odio di una bambina
considerata in un certo modo di genitori, per tenerla al
sicuro e salvarla. Per proteggerla. E scansarle anche quel dramma n
ella sua vita.
Comprendere Eva molto dopo aveva dato i suoi frutti. Era riuscita ad
immagazzinare la verità, prenderla e farla propria senza
andare fuori di testa o comportarsi come avrebbe fatto anni prima.
Suo fratello aveva dovuto mettere la sua casa e macchina e pure la sua
vita, e rischiare tutto perchè quell'oggetto non finisse in
mani altrui, e scoprendolo per caso, mentre lei non si era curata di
Eva neanche da morta, aveva fatto fare tutto a chi di dovere. Se fosse
rimasta in quella stanza quando era necessario, avrebbe trovato quel
diario...
No, si disse. NOn avrebbe avuto lo stesso impatto e ancora di
più, non sarebbe andato come era in quel momento.
Certe cose andavano meglio proprio se andavano da sole. COme fece suo
fratello, non affrettando ma sperando e lanciando messaggi, augurandosi
che quei messaggi alla Beatrice giungess e ro , cme il momento giusto.
Tornò a guardare verso suo fratello e li vide, non
sentì perchè di nuovo perfino le voci erano lievi
in quell'intimità e dopo l'agitzione di prima,. NOn si erano
mossi, aveva creduto che fossero in cucina visto che alcune volte
Amakusa vi era adnato per guardare la casa per una conferma. Beatrice
gli sorrideva, stringendosi tra loro in un amorevole
dondolio, come affamati l'uno e desiderosi di
riunirsi dopo momenti di angoscia e nervosismo.
"Come ti senti" fece Amakusa gentilmente sempre alle sue spalle, dopo
aver letto anche lui il contenuto.
"Va tutto bene. E cerdo che sia per la presenza di mio fratello, cosa
ha fatto e... perchè non volesse che lo avessi,
finchè non fossi stata pronta. Adesso... sono davvero pronta
a lasciare il passato alle spalle e andare avanti senza pesi e ... il
passato sarà solo qualcosa che farà parte di noi
senza opprimerci come prima... lo sento..." osservando l'ultima pagina
velata della scrittura di sua zia "per favore chiamali" e lui
eseguì.
"SOno giunta alla conclusione che la nostra famiglia debba fare come...
voleva Beatrice".
Battler e Beatrice si guardarono stupiti.
"lei desiderava sradicare ciò che aveva distrutto lei,
Maria... e tutto il resto. E' stata pronta, dal mio punto di vista,
anche per ciò che sentiva di non perdere perchè
non poteva averlo, senza danneggiare i giovani. Coloro che erano
attorniati da adulti che erano la continuazione in varie forme di
Kinzou stesso, come se lui avesse instillato nel dna loro parti di se
stesso, facendoli emergere in ciò che sappiamo. E mia
madre... ha peggiorato quel cancro. " fermandosi qualche attimo
"è assurdo che voi due subiate per me la perdita di cosa
avete.Vi siete sobbarcati due prestiti, uno estinto in pochi mesi per i
soldi dei libri, ma siete rimasti in rosso con dei soldi da parte per
vivere voi o venire da me, mentre il seocndo vi rodeva tutto...
Pagherò io ogni cosa, rimborserò qualsiasi cosa e
visto che... da cosa avete detto, speravi di regalare delle oeprazioni
a Beatrice, voglio festeggiare questa riunione, per averti trovati, con
questo dono. Voglio..."
"Aspetta!"
"Un attimo!"
Battler e Beatrice intervennero entrambi ocn enfasi, si guardarono con
le sopracciglia alzate e poi risero. Fu Battler a esprimersi per
entrambi.
"Ciò che abbiamo fatto, era per te... ma anche per noi. Noi
abbiamo un piano B nel caso... non possiamo tener fede al prestito. La
nonnina ha sempre bisogno di aiuto e visto che per le persone la sua
pensione è troppo tradizionale da non avere ciò
che gli hotel di adesso... propongono di base... avremmo soggiornato
del tempo da lei..."
"l'avremmo aituata come pagamento, avremmo fatto noi molte cose al suo
posto e..." continuò Beato
"Siete pronti a perdere la casa anche dopo la mia proposta, per
ripagarvi di quei sacrifici? Mi avete detto che siete all'osso in tutto
perchè non riuscite più a completare il mese con
quanto lui guadagna per gli aumenti degli ultimi anni, e avete perso
già tanto! Perchè continuare a gestire un peso
del genere se posso ricambiare alleviandolo o estinguendolo! Battler...
questo ragazzo qui mi ha fatto decidere per inziiare una ricerca
intorno all'isola di oggetti, reperti, parti dei lingotti o mezzi
interi... abbiamo anche trovato delle ossa..." fece lei cupa e tutti i
presenti si ombrarono di conseguenza "ma con quanto guadagnato ho
più di quanto Eva mi aveva lasciato. Aggiungici dei progetti
che ho in mente... per onorare Maria... E sono sola... Sono arrabbiata
e amareggiata, è logico, per ciò che Beatrice ha
fatto anche se è comprensibile setnendo la sua storia. E con
te... per essere rimasto nascosto quando avevo bisogno di te... ma come
per questo diario, io comprendo anche voi e perchè avete
agito così... Fratellone, mi sei mancato così
tanto che vorrei uscire di qui e portarti con me di volata a casa...
riaverti da questo momento nella mia vita... con il tempo tutto
sfumerà e sarà solo una riga sulla storia della
nostra famiglia. Ma permettimi di dirti che ho apprezzato le tue
storie, scritte per me... anche se all'inizio mi davi per morta..."
ridendo
"avevo legtto il falso annuncio che eri morta nel 1998 cadendo e....
Ecco perché ho dovuto scriverti morta alla fine,
poiché era di dominio pubblico e l'ho fatto con le lacrime
agli occhi e con devastazione. Ma Beatrice mi disse di no, non credere
a tutto e senza avere la prova, di negare la cosa come Barttler solo sa
fare" guardando Beatrice che gli sorrise con calore e
complicità "non sapevo quale fosse la
verità, quindi ho scritto con Beatrice entrambe le
possibilità. E poi quando ho letto di te che partecipavi
a..." sospirando come se si liberasse da qualcosa di gravoso "Se non
avessi avuto Beatrice al mio fianco, che mi diceva no, credi
al tuo cuore che è viva e sta bene, non tutto sui giornali
è veramente reale... diceva noi sappiamo che a volte la
realtà è molto diversa da cosa viene detto... e
così ho fatto e tu eri..." commosso, allungando le mani alla
sorella che gliele strinse "Quindi Ange, non chiediamo nulla da parte
nostra. Ci siamo ripromessi di fare del nostro meglio, ho accettato per
vederla contenta, di sapela a fare la promotrice vestita a
quel modo per quei tedeschi" mentre Ange e Amakusa li fissavano senza
capire "Abbiamo vissuto appieno cosa avevamo e potevamo sperando e
mettendocela tutta per quel giorno in cui saremmo tornati a tirare il
fiato, e goderci qualcosa di bello, pasti migliori e
toglierci quegli sfizi che eravamo riusciti a conquistare. Non vogliamo
e non desideriamo che tu faccia niente per sostenerci ne altro..."
"Ma io ve li dono, non lo faccio per aiutarvi" ghignò Ange
"adesso i regali non si accettano più? Non sono
così graditi da rifiutarli e offendere chi li fa?"
fissandoli ocme per dire , mentre loro sembravano turbati "HO sentito la vostra
storia, delle promesse che tu hai fatto, fratellone e so adesso,
vedendo il poco che avete potuto offrirci e la cena pronta in cucina...
si, Amakusa è andato in cucina mentre voi discutevate in
disparte, su mia richiesta e ha visto cos avevate... siamo
gli ultimi Ushiromyia rimasti, e intendo tutti e tre "guardando
Beatrice la quale quelle parole le si bagnarono gli occhi "SI, non ha
senso fare il test del dna perchè da cosa ho sentito e letto
mi fido e credo. Voglio la famiglia di nuovo riunita, e non intendo con
annunci pubblici o riconoscendovi, sarete comunque per vie traverse nei
possedimenti di famiglia, così come doveva
essere...sistemerò tutto! e voglio donarvi
ciò che desideravate e ancora di più visto che
mio fratello sembra così legato e così...
innamorato.... voglio donarvi ciò che sognavate.
Manterrò io la parola di Battler e tu potrai avere i tuoi
figli naturali se la scienza dice che è possibile, del tuo
sangue, Beatrice, là dove zia Natsuhi aveva decretato di no.
E viaggerete, vivrete, metre tu e lei lavorerete nel campo
dell'editoria, ed essendo già nei miei piani...
creeremo un nuovo orfanotrofio e se va bene altri, dove i
bambini e ragazzi vivranno come meritano e necessitano,
perchè nessuno conosca cosa Beatrice stessa ha vissuto. Lo
faremo per Maria. Per Jessica. Per George. E per noi... ! E per
mantenere il tuo desiderio, Beatrice. Rendere la famiglia immune e
lontana da ciò che l'aveva sporcata, agendo come Maria.
perchè il passato insegni..."
Beatrice sembrava non poter respirare, ma in realtà non
riusciva solo a dire niente e boccheggiava con gli occhi umidi. Poi
deglutì e balbettò "quindi per te non sono una
persona orribile? Non mi odi? Vuoi davvero avere contatti con me?
Davvero mi riconsoci come membro della famiglia...? Io... credevo che
nessuno mi avrebbe accettata anche ciò che... ero o non
ero... sono cresciuta credendo di essere inferiore a una persona, un
mobile e...volevo morire perchè sicura di non poter avere
niente e che nessuno mi avrebbe... non lo dici per... non lo so..."
"NOi non siamo i nostri genitori e nonni" fece Ange
" E non l oerano neanche i nostri cugini. Lo sai, eri una di noi e non
credo ti avrebbero odiata per esserti... presentata con la
personalità con cui sfuggivi a te stessa." fece Battler
calmando Beatrice, stringendola a sè lascindole un bacio su
una tempia
"Non ti odio Beatrice, perchè non lo hai fatto per tuo
tornaconto o come.. come agivano gli adulti. Sei stata tu stessa una
vittima, come tua madre e... forse come hai scritto nei libri, tua
nonna. Siamo tutte vittime, ma tu ti sei ribellata. Ti capisco e
comprendo ogni cosa. NOn ti porto rancore, anche perchè hai
solo messo davanti a loro il modo di esprimere il loro peggio. Potevano
tirarsi indietro, non accettare ninete se non l'oro e tenere quel
giorno come ricordo della ricchezza che avevano finalmente trovato...
NOn li hai uccisi tu, hai solo messo delle regole e modi per avere
potere e tutto l'oro... e il loro peggio è venuto fuori nel
modo facile che conoscevano. Tu non guadagnavi niente e ne... dopo
quanto hai vissuto, ho visto che entrambi siete riusciti a guadagnarvi voi qualcosa di
importnate e una fetta di vita tutto sommato felice. Qualcosa che temo
nessuno di loro davvero consdierava e apprezzava. Tornate vicino a me,
anche nascondendo chi siete, e accettate il mio dono. O miei doni. Per
chi è finito vittima e non doveva esserlo di ciò
che partì dal nonno e stava per travolgere anche noi,
finendo prima... perchè tu hai cercato di evitarlo.
Beatrice..."
Battler attirò Beatrice di nuovo a sè
urlando "Si, Beato! Alla fine le mie promesse potrò
mantenerle. Anche se non vorrei che Ange... ma voglio che tu sia
felice! Ce l'abbiamo fatta Beatrice. Ce l'ho fatta, sono riuscito a
raggiungere cosa speravo, riavvicinandomi ad Ange e... è
finita Beatrice! Le nostre tribolazioni sono terminate e Ange
è con noi... e lo devo a te! Se non ci fossi stata tu, io
ora da solo sarei perso..."
< Senza di te, Battler, sarebbe stato come lasciare andare la tua
mano e perdere la mia anima > pensò Beatrice
stringendosi al suo collo, metnre Ange accontentava Battler
raggiungendolo pe abbracciare anche lei.
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Capitolo 5 *** Extra parte 2 ***
capitolo extra 2
L'ultima parte vera e
propria, non dimenticate i capitoli prima, ho
deciso di lasciare tronco l'extra precedente per finire con questo a
parte. come sempre non ho toccato niente. grazie per chi mi ha
commetnato in privato con i suoi pareri
"Stai di nuovo giocando con la povera Beatrice? Ti annoi davvero!"
Lambdadelta comparve nella stanza dei fumatori lasciata da Beatrice, e
si palesò per stuzzicare l'amica/nemica di sempre. Sedeva
quella
come una regina, osservando l'andamento di qualcosa che anche la nemica
aveva scrutato nascosta, muovendo la coda.
"Mia cara Bern! Vuoi ancora inserire Beatrice nei tuoi giochi falsi e
bugiardi, perchè viva qualcosa che in realtà non
avverrà mai? Questa volta sembra non accorgersi che non sta
vivendo le sue stesse storie, anzi, è così presa
proprio per non sapere che ci sei tu, dietro....Hai permesso che si
liberasse per seguire quel
ragazzo, e sta vivendo una vita che in realtà... il destino
non
accettava. Sei davvero crudere!" esternando cattiveria mentre
elogiava l'altra.
Bernkastel fissava come annoiata la scena. Un tripudio di
felicità e realizzazione. In una storia creata da lei
lontana
dai frammenti, una che Beatrice stessa non osava creare per paura di
tornare fuori e provare dolore e disperazione per qaulcosa che in
realtà finiva ma,e molto, restando legata ad una corda in
fondo
all'oceano divenendo lei stessa la cat box. per sempre.
"NOn mi rispondi? Sei disgustata da quanto quella strega scioccherella
si getti nei bagliori di speranza con cuore e senza paura? Non
lascererai mai le cose così! Dimmelo, cosa farai adesso?"
"..." mostrando sempre apatia
"Ho capito, quasi quasi entro in gioco anche io, così,
giusto per movimentare un pò le cose..."
"Fammi una domanda vera, intelligente..." disse per la prima volta la
strega che aveva preso Beatrice in un momento di noia e riportata in
una storia, come faceva sempre, mentre i suoi di giochi erano fermi.
Beatrice quando non giocava, non faceva niente, era un esperimento
interessante da osservare come si comportava con scintille di cosa lei
agognava tanto nel profondo. E A Bern piaceva osservare le persone in
ogni loro sfumatura intima.
"Nervosina... va bene. Domandone da... la vita di una strega!" con un
ghigno camminando fastidiosamente intorno all'altra
"Quindi...
quel viaggio lungo e solo di tuo interesse, non mio, lo hai fatto?
Quale è stato il risultato? Questa strega che io ho
accettato
come tale, nel mondo umano, che risultato avrà?" come
curiosa
marcia, avvicinandosi all'altra così vicino da quasi
toccarle il
naso col suo
"Ho guardato avanti nel suo futuro. Sono passata in mezzo a quel
mare, attraverso 2578917 frammenti...." con un sospiro.
"Mh! E... In quanti di questi frammenti finisce per vivere una vita
felice come... la persona che è? Su, racconta. Voglio sapere
che
vite avrà se... dovesse andarle bene!"
"Nessuno!" fece l'altra con un 'espressione capace di gelare il sangue
di umani ma non solo. COn una goduria e divertimento che non mostava
prima.
"Oh, poverina. Insomma, finirà tutto come sappiamo. In
pratica
non serve a niente sperare e credere di avere delle
possibilità.
Neanche una. Con quel gesto di Natsuhi la sua vita non è
vero
che finiva male, lo sarebbe stata in ogni caso. NOn accettata, non
voluta, sola, persa nei frammenti della sua psiche mentre il mondo per
lei era così lontano e bla bla. Senza felicità,
senza una
sola luce. Quante tribolazioni per una persona sola... e le lascerai
vivere quella tua storia per molto? Quando inizierà il suo
di
gioco?"
"Non è ancora finita! Voglio vedere che accade se scambio la
Ange di questa storia con... quella che riprendo dal 1998. Che mi odia,
ma questo rende tutto ancora più interessante. Quanto
reggerà e che soluzione di fine si inventerà...
la nostra
povera e ingenua Beatrice? Credeva di sfuggire al destino ma l'ho
spinta in una storia in cui crede di aver toccato il cielo con un dito.
Il finale che desiderava almeno una volta, invece di dondoolarsi priva
di tutto sul fondale legata a quell'oro che ha distrutto tanti...
Quando si scontrerà con la mia, di Ange, e
tornerà poi
tra noi... voglio vedere quel bel visetto che espressione
avrà!"
ghignando tanto di cattiveria che l'altra si alzò come
schifata.
FINE
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