La mamma è sempre la mamma

di Dalybook04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mamma è sempre la mamma ***
Capitolo 2: *** Viva la mamma ***



Capitolo 1
*** La mamma è sempre la mamma ***


Caterina Augusta Vargas non ha mai avuto un carattere facile: testarda, decisa, un vero e proprio tornado. D'altronde con un paparino come Romolo Augusto Vargas (il tria nomen era d'obbligo), Caterina non poteva non crescere con un'insana passione per l'Antica Roma e un carattere del genere, spesso rabbioso e istintivo. Se suo padre è ed è sempre stato molto dissoluto, amante delle feste e delle donne, la figlia è cresciuta con un'indole molto più ferma, capace di riportare il genitore ai suoi doveri.

"Papà oggi hai la riunione", "papà devi andare a pagare la multa che hai preso", "papà non puoi dare una festa stasera, i vicini ti ammazzeranno", questi sono esempi di frasi che la Vargas si era trovata a ripetere molte volte nel corso della sua vita. Non che Romolo fosse un padre assente, tutt'altro, era solo... distratto.

A diciotto anni Caterina ha conosciuto quello che quattro anni dopo sarebbe diventato suo marito, Francesco, un uomo tranquillo capace di placare la furia della compagna intervenendo nei momenti critici. Da lui ha avuto due figli, due splendidi bambini, e durante la gravidanza è persino riuscita a convincere suo padre a non dare anche a loro come secondo nome "Augusto" per fingere che fosse la loro gens, perché "i figli sono miei e ci penso io ai nomi" e soprattutto perché "è un'idea del cazzo, l'Impero Romano è caduto secoli fa, accettalo". Romolo non se l'è sentita di litigare con una donna incinta, tanto meno se quella donna incinta era sua figlia, e così i bambini sono stati chiamati Lovino Romano Vargas (perché alla madre si sono rotte le acque proprio mentre guardava un documentario sull'Impero Romano) e Feliciano Veneziano Vargas (perché nato a Venezia per un caso fortuito). Perché il cognome della madre? Perché quando Caterina sposò il suo attuale marito, fu lui a prendere il cognome di lei. Lunga storia.

Penso che siamo tutti d'accordo nel dire che la maternità è indubbiamente un momento importante nella vita di una donna, è un cambiamento fondamentale a livello quanto meno fisico, ma anche psicologico e, quando la madre decide di tenere il bambino con sé, è anche un cambiamento enorme nella vita quotidiana. Che Caterina si sia ammorbidita con l'arrivo dei due pargoletti?

Assolutamente no.

Non so se abbiate mai sentito lo stereotipo secondo cui le madri dei maschi siano le più iperprotettive, ma Caterina sembra averlo preso come una missione e ne è diventata l'incarnazione vivente. È una madre severa, senza alcun dubbio, se i suoi figli sbagliano è la prima a sgridarli e a metterli in punizione, ma se qualcuno fa loro del male... altro che ira del Pelide Achille.

Oggi Caterina ha mantenuto dei capelli ricci, lunghi e del colore del cioccolato,e i suoi occhi di un bel colore verde, occhi ereditati successivamente dal maggiore dei suoi figli; ha sempre avuto dei fianchi larghi e con la gravidanza ha messo su un po' di peso, tuttavia rimane una bella donna che, tra il sorriso tutto sommato gentile e i lineamenti dolci, è spesso stata tra le cottarelle degli amichetti dei suoi figli. Lovino, a parte per i capelli lisci invece che ricci, è la fotocopia di sua madre, sia caratterialmente che fisicamente, mentre Feliciano, che comunque dalla madre ha preso tanto, ha i capelli più chiari e gli occhi castani, come Francesco.

Entrambi i ragazzi temevano la reazione della mamma il giorno che le avrebbero presentato una fidanzatina (o un fidanzatino). Basti sapere che, quando Feliciano si mise con una bambina in quarta elementare (relazione di due settimane scarse) Caterina volle a tutti i costi invitarla a cena e farle un discorsetto il cui messaggio implicito era "se fai piangere mio figlio ti spezzo le ossa". Per la seconda fidanzatina di Feliciano, in terza media, stesso discorso, tra le risate del figlio maggiore che si godeva la scena in disparte. A onor del vero fu Feliciano a lasciare la seconda ragazza, dopo ore e ore di dubbi e domande al fratello che, povero martire, cercò di consigliarlo come meglio poteva, e la lasciò perché stava iniziando a provare attrazione per un suo compagno maschio e non gli sembrava giusto stare con lei se era attratto da un altro. Iniziò in quel periodo a farsi domande sulla sua sessualità, domande che culminarono con un bacio con un ragazzo conosciuto al mare, il tutto ben lontano dagli occhi della mamma che stava obbligando Lovino a mettersi la crema solare. Da quel giorno il piccolo di casa Vargas decise di prendersi una pausa dalle relazioni per riflettere su sé stesso, tanto, ma ancora non lo sapeva, entro pochi mesi sarebbe stato suo fratello quello con i riflettori puntati addosso, lo stesso fratello che non aveva mai avuto una relazione e, a causa di un complesso di inferiorità non indifferente nei confronti del fratellino, era convinto che non avrebbe mai fatto innamorare nessuno.

Accade a novembre.

A novembre Lovino accetta l'invito di un tizio che va con lui al corso di musica della scuola. Poche ore dopo si ritrova in un piccolo bar a bere una cioccolata calda con tanta panna sopra e a ridere per le battute stupide di quel ragazzo, senza riuscire a smettere.

Quel tizio gli piace, inutile girarci intorno. Gli piace come lo faccia ridere così spontaneamente, gli piace la faccia seria che assume quando suona la sua chitarra, gli piace che sia l'unico a ignorare il suo caratteraccio e a insistere con lui. Ha insistito tanto, poveraccio, per ottenere quell'appuntamento che non viene chiamato così ma in fondo lo è, quindi, per premiarlo, il martedì seguente Lovino affida il suo primo bacio a quel ragazzo, nascosti in un'aula vuota durante la ricreazione; glielo dà in segreto, come se fosse una gemma purissima, gli chiede in silenzio di prendersene cura e quello lo fa con ogni attenzione possibile.

Quel ragazzo si chiama Antonio.

Lovino non lo dice a nessuno. No, non è vero, lo dice alla sua migliore amica Belle, ma a parte lei non lo dice a nessuno. Antonio invece ne ha già parlato da tempo con i suoi due migliori amici Francis e Gilbert, sono stati loro a spingerlo a chiedere a Lovino quell'appuntamento-non-appuntamento, e dopo un paio di mesi di relazione, a febbraio, ne parla alla sua famiglia, che insiste per invitare Lovino a cena per conoscerlo. La cena va benissimo, anche perché Lovino ha un innato talento nel farsi adorare dalle madri altrui.

Ha detto a sua madre di essere andato a cena da un compagno del corso di musica per provare un pezzo difficile, il che non è neanche completamente falso, insieme ad altri del corso, il che è falso. Quando Caterina gli chiede delle foto, il ragazzo va nel panico, costringe Antonio a prendere in mano la chitarra e gli fa una foto da mandare a sua madre, poi, sapendo benissimo che quel mastino di Caterina non si farà convincere da così poco, chiede ad Antonio di chiedere, perdonate il gioco di parole, ai suoi amici di fotografarsi davanti ad una parete che sembri della camera di Antonio, magari con uno strumento in mano. Quelli lo fanno senza fare domande (non è la prima volta che fanno cose del genere l'uno per l'altro), Gilbert addirittura fa una foto a sé e a suo fratello insieme per essere più credibili.

Caterina di solito non è così tanto insistente, ma ha notato un comportamento strano nel figlio negli ultimi mesi e sta iniziando a preoccuparsi. D'altronde Lovino non è mai stato uno molto sociale e, vedendolo uscire sempre più spesso, Caterina da un lato ne è stata contenta, dall'altro si è preoccupata. Osserva le foto con aria scettica, ma sembrano tutti ragazzi abbastanza apposto, anche se uno di loro, un ragazzo albino il cui nome, anche se lei non lo sa, è Gilbert, sembra un po' un teppista tra i vestiti neri e i piercing, ma Caterina si dice che in fondo anche Lovino si veste spesso si nero e vorrebbe farsi un buco all'orecchio, quindi non è il caso di giudicare dall'aspetto.

"FELI" urla dal salotto. Suo figlio risponde dalla stanza che divide con il fratello.

"CHE C'È?"

"VIENI QUI UN ATTIMO"

Feliciano ci mette alcuni minuti ad arrivare. Non è che le due stanze siano molto distanti ma ha dovuto interrompere il disegno che stava facendo, alzarsi dalla scrivania, mettersi le ciabatte (quando mamma non controlla, rimane a piedi nudi), togliersi il plaid dalle spalle e uscire controvoglia dalla sua stanza. Per una volta che non c'è Lovino in mezzo alle scatole e può disegnare in pace!

"Che c'è, mà'?"

"Conosci mica questi qua con cui è tuo fratello?" visto che vanno alla stessa scuola... sì che Feliciano è in prima e Lovino in seconda, ma Caterina sa che suo figlio minore è uno molto socievole, che è iscritto a diversi club e conosce tanta gente, quindi forse...

Feliciano studia le foto, poi scuote la testa "non ci ho mai parlato. Penso siano di terza, a parte quello biondo con i capelli corti" che è molto carino si ritrova a pensare con un sorrisetto.

"È gente affidabile?"

"Credo di sì, perché?"

"Tuo fratello è andato a casa di uno di questi qua per il club di musica. Mi devo preoccupare secondo te?"

"Ma va"

"Bah. È un po' strano Lovino in questo periodo, non trovi?"

Feliciano alza le spalle "sta crescendo. Cioè, stiamo crescendo. Ci vedrai cambiare per forza di cose, mà'"

Caterina sospira. I suoi bambini... stanno diventando degli uomini, ricorda a sé stessa. Stanno diventando. Non lo sono ancora.

"Vabbé. Grazie Feli" gli stampa un bacio sulla guancia e lo lascia andare, poi scrive a Lovino dicendogli di tornare a casa entro e non oltre le dieci e mezza.

Visto che Antonio abita piuttosto distante rispetto a casa Vargas, Lovino si fa accompagnare in moto, intimandogli di parcheggiare un po' distante perché "se mia madre mi vede in moto mi ammazza". Antonio insiste per accompagnarlo a piedi fino al portone di casa e così fa, fermandosi lì davanti.

"Be'... ci vediamo allora" lo saluta così, con un sorriso imbarazzato. Lovino ci pensa un secondo, non gli piace l'idea di salutare così il suo ragazzo... alla fine lo afferra per un braccio, lo trascina dentro casa e si nasconde con lui in una cavità dietro all'ascensore, dove non va nessuno e non ci sono telecamere, e lì lo bacia, si lascia spingere contro il muro e si aggrappa a lui, non hanno fatto altro che baciarsi tutta la sera eppure Lovino non ne ha abbastanza, ne vuole ancora e ancora, e lo stesso Antonio.

Dopo alcuni minuti lo squillo del telefono li interrompe. È Caterina.

"Lovino dove sei?"

"Quasi a casa" risponde, cercando di mantenere la voce ferma mentre il suo ragazzo lo bacia sul collo.

"Sbrigati, mi sto preoccupando"

"Tranquilla mà', è che questo mio amico abita lontano e ci ho messo un po' ad arrivare. Sto entrando ora nel portone" spera che se la beva e cerca di allontanare da sé Antonio tirandogli un po' i riccioli castani, senza troppa convinzione perché in fondo quelle attenzioni gli stanno piacendo.

"Mh. Va bene. Cerca di essere più puntuale, la sera è pericoloso e..."

"Lo so mà'. Sono stato attento"

'Vabbé. A tra poco" e riattacca. Lovino sospira e guarda Antonio con un minuscolo sorriso.

"Cosa devo fare con te, eh?" lo bacia un'ultima volta e lo stacca da sé "devo tornare a casa"

Antonio si imbroncia "uffa"

"Non fare il bambino, siamo stati insieme praticamente tutto il giorno"

"E vabbé. Non è mai abbastanza" si danno un altro bacio e si decidono ad uscire da quel posto angusto e pieno di ragnatele "ci vediamo domani?"

"Seh. Scrivimi quando sei a casa"

"Certo, mi amor" le origini spagnole di Antonio a volte si fanno sentire, e a Lovino non dispiacciono per niente. Con le guance rosse entra dentro l'ascensore e sale al terzo piano; entra in casa si infila il pigiama, si lava i denti, augura la buonanotte ai suoi genitori, che nel buio della sala non notano niente di strano, e se ne va nella sua stanza.

Nota il problema il giorno dopo, ed è solo per una, per chiamarla come direbbe lui, botta di culo clamorosa che non si fa beccare subito. Si sveglia prima del solito, di sabato è raro vederlo in piedi prima di mezzogiorno e mezza, va in bagno, fa quel che deve fare e per fortuna prima di uscire si guarda allo specchio. È ancora mezzo addormentato, quindi gli ci vogliono alcuni secondi per rendersi conto che qualcosa non va.

"Cazzo" mormora "io lo strangolo"

Sul suo collo c'è un segno rosso. Quel bastardo del suo ragazzo deve averglielo fatto la sera prima dietro all'ascensore, quando si è messo a tormentargli il collo. Lovino lo sfiora, incantato, è la prima volta che gli capita una cosa del genere. Quel segno rosso sembra qualcosa di mistico, di falso, che appartiene solo ai film, di certo non a lui che non si è mai sentito il protagonista di un bel niente. Non è neanche così tanto grande a ben vedere, ma la mamma lo noterà subito e a Lovino sembra gigantesco, enorme, il suo intero collo diventato una specie di pomodoro gigante.

Ha un colpo di genio e corre a svegliare suo fratello.

I due Vargas hanno un letto a castello da quando erano bambini e, dopo eterni litigi, il piccolo Lovino era riuscito a vincere quello di sopra con la scusa che Feliciano si alza spesso di notte e quindi, se avesse avuto il letto di sopra, lo avrebbe sicuramente svegliato. Lovino di norma non si farebbe scrupoli a spingere giù il fratellino per svegliarlo, ma visto che ha bisogno della sua complicità si trattiene. Sono le otto e quarantasette del mattino, i suoi genitori probabilmente dormono ancora, ma se Feliciano urlasse accorrerebbero subito, quindi gli scuote la spalla con una dolcezza che non gli appartiene, trattenendo le bestemmie. Guarda te che mi tocca fare.

"Feli, svegliati"

"No" il piccolo Vargas si gira dall'altra parte.

"Ho bisogno del tuo aiuto"

"Più tardi... lasciami dormire"

"Mi serve il correttore verde"

A quelle parole Feliciano apre gli occhi di scatto e si gira verso suo fratello. Gli basta un'occhiata per notare il succhiotto sul suo collo e sta per urlare, ma Lovino senza troppe cerimonie gli tappa la bocca con le mani.

"Shhh! Mamma mi ammazza se lo scopre. Ti ho coperto quando ti sei baciato quello là al mare, mi devi un favore" Feliciano annuisce e fa segno che starà zitto portandosi l'indice alle labbra, così Lovino gli toglie le mani dalla bocca.

"Però mi devi dire chi è stato"

"No"

"Daaaai"

"No"

"O me lo dici tu o lo dico a mamma"

"Stronzo"

"Dimmeloooo" fa anche la vocetta da bambino, con aria implorante, e Lovino cede.

"Antonio..."

"Quale Antonio?"

"Fernandez-Carriedo"

"Quell'Antonio? Quello di terza C?"

"Già"

"Oooh, ti piacciono più grandi eh?" il deficiente, così lo chiama Lovino nella sua testa, gli fa l'occhiolino "a proposito, ieri mamma mi ha fatto vedere le foto che le hai mandato. Ringrazia che non le abbia detto che Francis si è quasi beccato una denuncia per molestie e Gilbert è stato sospeso perché l'hanno beccato a farsi una canna a scuola"

"Se se, come ti pare. Ora coprimi sto coso"

"Però mi devi presentare il tipo biondo carino"

"Di che parli?"

"Quello delle foto che hai mandato a mamma"

"Francis? Non ti darò in pasto a quel maniaco!"

"No! Non lui, l'altro biondo"

"Il fratello di Gilbert?"

"Lui"

"Non dirmi che ti piace"

"Può darsi. È carino"

"Non voglio un maledetto crucco come cognato!"

"A mamma non penso che importerà di uno che ho baciato l'estate scorsa quando saprà che hai scopato con uno che è amico di un maniaco e di uno spacciatore"

"Non abbiamo scopato!"

"Ma lei non lo sa"

"Sei una merda" Lovino sbuffa "e va bene... dirò ad Antò di presentartelo. Contento?"

"Molto" Feliciano dà un bacio sulla guancia del fratello e si alza "vado a prendere la borsa dei trucchi"

"Bah" Lovino recupera il suo cellulare e fa una foto del suo povero collo martoriato da mandare al bastardo, così vede che cazzo ha combinato e si pente. Gli scrive di vergognarsi e chiude la chat, tanto a quell'ora Antonio starà dormendo come un ghiro, è ancora più pigro di lui.

"Allora" inizia Feliciano con la sua borsa dei trucchi in mano "da quanto state insieme?"

"Fatti i cazzi tuoi"

"No" si siede accanto al fratello e prende dalla borsa la scatolina di correttore verde che, per chi non lo sapesse, si usa per compensare rossori o cose simili. Feliciano l'ha comprato per coprire i brufoli che ogni tanto gli sbucano sulla fronte, ma un uso che se ne fa molto spesso è... be', coprire i succhiotti. Lo applica sul collo del fratello, coprendo il segno incriminato.

"Dai"

Lovino sbuffa "tre mesi"

"E non mi hai detto niente?!"

"Sapevo che avresti reagito facendo l'oca giuliva"

"Non lo avrei detto a mamma!"

"Avresti preteso tutti i dettagli"

"Ah, perché quando mi sono fidanzato io tu non hai fatto lo stesso?" ribatte, puntandogli contro il pennello come se fosse una spada.

"Assolutamente no"

Feliciano guarda la confezione di fondotinta ed esita "hai la pelle un po' più scura della mia... non coprirà perfettamente"

"Mozzarellino"

"Mi arrangio con il resto e cerco di minimizzare i danni. Ti conviene comprarti un tuo fondotinta, soprattutto per l'estate, t'abbronzi troppo e il mio non va più bene"

"Invidioso eh?"

"Vaffanculo. Dimmi com'è lui, ti tratta bene, ve'?"

"Sì..."

"E vi siete baciati?"

"Secondo te questo coso me l'ha fatto con la magia?"

"E com'è? Bacia bene?"

Lovino arrossisce così tanto che il trucco che sta mettendo il fratello diventa evidente in modo imbarazzante "sì... cioé credo. Non ho metri di paragone"

"Che carino, sei tutto rosso" Feliciano prende del fondotinta in polvere "vediamo se questo copre abbastanza"

"Grazie, fratellì"

"Ti posso truccare tutto il viso?"

"No"

"Daaaai. Sono sicuro che ad Antonio piacerebbe"

"Ora come ora è meglio che Antonio mi stia lontano se non vuole una ginocchiata nei coglioni" Lovino sospira "dici che non si vede?"

"Nah" Feliciano prende uno specchio e lo porge al fratello "forse un pochino. Ti presto una maglia a collo alto?"

"Sai che le odio"

"Una sciarpa? Un foulard?"

"Non è credibile che io indossi quella roba. Speriamo che basti il trucco" Lovino prende il cellulare e controlla i messaggi. Miracolosamente Antonio gli ha risposto.

"Oddio"

"Scusa amore"

"Non pensavo di lasciarti un segno"

"Pensavo bisognasse fare molta più pressione"

"Hai la pelle delicata..."

"Tua madre l'ha visto?"

"Sei vivo?"

"Però mi piace vedertelo addosso..."

L'ultimo messaggio fa arrossire Lovino fino alla punta delle orecchie. Feliciano appoggia la testa alla spalla di suo fratello e sbircia i messaggi, ridacchiando.

"Ma che carino che è"

"È un porco" brontola Lovino, rispondendo con un semplice, breve e conciso "imbecille"

"Chiedigli del biondino carino!"

"Non ti eri preso una pausa dalle relazioni?"

"Sono mesi che sono in pausa e non ho detto di volermici fidanzare, solo conoscerlo"

"Sì, certo. Pensi che me la beva?" brontolando qualcosa sui pessimi gusti di suo fratello, Lovino digita un altro messaggio ad Antonio "me lo ha coperto mio fratello con il trucco. Vuole che gli presenti il fratello di quel coglione del tuo amico tedesco, si può fare?"
Antonio risponde quasi subito "chiedo a Gil"

"Soddisfatto?"

Feliciano sorride "molto. Fammi sapere che ti risponde. Me lo fai conoscere, vero? Antonio intendo"

"Se ci tieni"

La porta si apre di qualche centimetro. Loro padre, Francesco, fa capolino "ah, siete svegli. Sentivamo parlare"

"Scusa papà. Vi abbiamo svegliati?"

"No no, tranquilli. Venite a fare colazione allora?"

"Sì, arriviamo" Lovino si alza e si gira verso Feliciano mimando con le labbra "non ha visto"

Feliciano solleva il pollice e segue il fratello in cucina.

Quella è in assoluto la colazione più silenziosa che si sia mai consumata in casa Vargas e ciò rende Caterina sicura che ci sia qualcosa che non va. È da quando Feliciano ha iniziato a parlare che i suoi due figli litigano a ogni occasione di qualsiasi cosa, a parte le poche volte che si coalizzano e passano il pasto a tormentarla con le loro richieste. Una colazione così tranquilla non l'ha mai vista.

Studia i suoi figli con la fronte aggrottata. Feliciano ha un sorrisetto soddisfatto, come se sapesse un segreto divertente e aspettasse il momento in cui sarebbe venuto fuori. Suo marito, figuriamoci, non sembra aver notato niente di strano, probabilmente non sa niente. Lovino... Lovino è quello più strano. Sembra sul punto di esplodere, ha la tipica faccia di quando ha combinato qualcosa e non vuole farsi beccare.

"Lovino" lo chiama, e quello salta per lo spavento.

"Sì mà'?"

"C'è qualcosa che non va?"

"No" ha risposto troppo in fretta, nota Caterina "perché?"

"Siete strani. Non vi ho mai visti così silenziosi a tavola"

"È il sonno" brontola Lovino, poco convinto "di solito dormo di più"

Non è neanche una completa bugia, ma Caterina sa che c'è dell'altro. Si alza e Lovino istintivamente fa lo stesso, abbandonando il suo cornetto. Caterina si sporge ad annusare il figlio, attenta, ma non sente odore di fumo o canne. Un odore diverso da solito c'è in effetti, ma non riesce bene a capire cosa sia.

"Che vestiti avevi ieri?"

"Ma che sei scema?" Lovino, rossissimo, arretra di un passo.

"Se ti fai le canne devo saperlo"

"Non mi faccio le canne!"

"Sei strano, Lovì. Rientri tardi, esci di continuo, mi stai nascondendo qualcosa"

"Fatti i cazzi tuoi" Lovino è molto sboccato, l'avrete intuito, eppure ha sempre avuto abbastanza terrore di sua madre da non imprecare, tantomeno bestemmiare, in sua presenza. Sulla tavolata scende il silenzio per alcuni terribili secondi, fino a quando Caterina non nota qualcosa.

"Che hai qua?" sfiora il collo del figlio e si ritrova la mano sporca di fondotinta. Ecco cos'era quell'odore! "trucco?"

Lovino, con il panico di un animale braccato negli occhi, guarda suo fratello, che scuote la testa con l'aria impotente di chi guarda un proprio caro venire impiccato in pubblica piazza.

"Non è come pensi" chiarisce Lovino, alzando le mani per difendersi e arretrando. Il sorriso ironico di sua madre non promette bene, per niente.

"Oh, è esattamente come penso. Sono stata giovane anch'io sai?" dove la mano di Caterina è passata si intravede, coperto dagli ultimi coraggiosi aloni di fondotinta, l'incriminato succhiotto "dimmi chi è la stronza"

"Non è una stronza" brontola Lovino, arretrando. Forse, se si avvicina abbastanza, riuscirà a scappare in camera sua e da lì calarsi giù con le lenzuola. Sono al terzo piano, ma pazienza.

"Quindi c'è una ragazza"

"Chi te lo dice?"

"Avete usato i preservativi, vero?"

Lovino distoglie lo sguardo, sempre più rosso "non abbiamo fatto sesso"

"Lovino, se metti incinta una a quindici anni ti chiudo in convento e ti faccio diventare prete a suon di schiaffi"

"Non abbiamo scopato!"

"E DIMMI CHI È QUESTA QUA"

"È UN RAGAZZO" urla Lovino, le lacrime agli occhi. Si maledice, sia per la sua lingua lunga, sia perché odia piangere davanti agli altri, ma non può farci niente, un po' perché quando si arrabbia spesso finisce a piangere, un po' perché sperava in un coming out migliore, un po' perché ha una paura fottuta di quel che succederà ora. Caterina guarda suo marito, che alza le spalle, e poi si rivolge al figlio con le mani sui fianchi.

"Embé?"

Lovino sembra riscuotersi da un incubo, le guance rigate di lacrime "cosa?"

"Ho detto: embé? Che cazzo me ne frega. Voglio comunque conoscerlo, e vale sempre il discorso delle protezioni"

"I-io non..."

"Sei andato a letto con questo ragazzo?"

"No!"

"Okay. Ti piace?"

"Non ci starei insieme sennò"

"Tu piaci a lui?"

"A quanto pare..."

"Ti tratta bene?"

"Sì..."

"Rispetta il tuo consenso?"

"Certo"

"E invitalo a cena stasera. Non vedo dove sia il problema"

Lovino guarda il fratello in cerca di suggerimenti, come se fossero al Milionario e avesse appena chiesto l'aiuto da casa. Feliciano si dimostra di grande aiuto alzando le spalle.

"Non... non so se può. Magari ha da fare..."

"Chiediglielo. Uno di questi giorni comunque lo voglio conoscere"

"Non è niente di che..." brontola Lovino, memore dei precedenti incontri di sua madre con le ragazze di Feliciano "cioé stiamo insieme da poco"

"Da quanto?"

Lovino mormora la risposta.

"Ripeti, non ho capito"

"Tre mesi..."

"E mi dici che non è una cosa seria?" Caterina si sbatte la mano in fronte "vai a chiamarlo, dai"

Lovino si fionda nella sua camera e si chiude dentro. Pochi secondi dopo ne esce, torna in cucina, si prende il suo cornetto, finisce il suo caffé in un sorso e poi torna in camera.

Caterina sospira e si rivolge al figlio minore "era davvero quello il problema?"

"Già" Feli prende un sorso del suo cappuccino.

"Non c'è altro?"

"Che io sappia no"

"Questo qui... lo conosci?"

"Di vista, ma è un bravo ragazzo. Si chiama Antonio"

"Era nelle foto che mi ha mandato ieri Lovino?" non appena Caterina vede suo figlio annuire, prende il suo telefono e ricontrolla le foto "qual è?"

"Quello con la chitarra"

"Mh" studia attentamente l'immagine per qualche secondo. Non sembra un teppista o un tossico o qualcuno di pericoloso "è carino" fa vedere la foto anche a Francesco "che dici?"

"Non me ne intendo di uomini" ridacchia quello "ma non sembra cattivo"

"Vedremo stasera" Caterina si alza e si dirige verso la camera dei suoi figli. Ha l'accortezza di bussare "Lovi? Viene il tuo ragazzo a cena o no?"

Non ottiene risposta, ma sente la risata di suo figlio oltre il legno. Apre la porta.

Di certo non si aspetta di trovare Lovino sdraiato a pancia in giù sul letto, le gambe sollevate dietro di sé, le cuffie alle orecchie e il telefono appoggiato davanti al suo petto mentre parla, come la più classica delle adolescenti innamorate di qualche film adolescenziale di bassa lega.

"Ti dico che è una cosa seria, coglione" lo sente dire Caterina, prima che quello si accorga di lei e si metta seduto di scatto, strappandosi gli auricolari dalle orecchie.

"Ho bussato" si giustifica lei "volevo sapere se il tuo ragazzo viene a cena stasera o no"

"Sì..."

"Bene. Ha qualche allergie? Cose che non mangia?"

"Glielo chiedo" prende il cellulare, stacca le cuffie e parla "amò? Hai allergie o cose che non mangi?" dopo qualche secondo ridacchia "sei un bidone, mangi tutto quello che non mangia prima te" si toglie il cellulare dalle orecchie e risponde a sua madre "mangia di tutto"

"Bene. Posso parlarci un attimo?"

Lovino si stringe il telefono al petto come se fosse suo figlio "no"

"Lovì, non mi far salire lì sopra"

"Provaci. Tolgo la scala"

Caterina fa per sfilarsi la ciabatta e tirargliela in testa e a quel punto il figlio cede e le passa il suo cellulare brontolando.

"Ciao, sono la mamma di Lovino" esordisce.

"Salve signora" la voce del ragazzo è bassa, un po' roca, ha un forte accento spagnolo.

"Mio figlio come ti tratta?" ignora le proteste di Lovino e continua "è testardo eh?"

"Uhm, sì" l'imbarazzo è talmente denso nella voce del giovane che sembra quasi palpabile "però mi piace come cosa. Cioé lo sopporto. Cioé è una delle cose che mi piacciono di lui, ecco"

"E quali sono le altre?"

"È, ehm, molto intelligente, anche se si vergogna a farlo vedere. E se si intestardisce nel fare qualcosa la porta a termine cascasse il mondo. Ed è molto dolce, a modo suo ma lo è. E..."

"Va bene, ho capito. Grazie. Te lo passo"

Lovino ha ascoltato la conversazione sillaba per sillaba, sporgendosi tanto dal letto da far quasi temere che possa cadere, e quando sente le ultime tre parole si illumina e prende il telefono quasi con disperazione.

"Antò, che le hai detto?" vede sua madre uscire e le urla dietro "CHIUDI LA PORTA GRAZIE"

"Ho risposto alle sue domande"

"E che le hai detto?"

"Non ricordo con esattezza..."

"Quando ti ha chiesto cosa ti piace di me, che le hai detto?"

"Che sei dolce a modo tuo, intelligente, testardo ma è una cosa che adoro, e..."

"E...?" Lovino è arrossito, ma gli piace sentirsi dire quelle cose. È un po' vanesio in fondo, anche se è una cosa che ha sempre rimproverato a suo fratello.

"E se non mi avesse interrotto le avrei detto che ti amo"

Lovino sgrana gli occhi e si copre la bocca con la mano che non regge il telefono, nascondendoci un sorriso che va da un orecchio all'altro. Oh. È bello sentirselo dire...

Dopo alcuni secondi di silenzio assoluto, Antonio inizia a preoccuparsi "Lovi? Sei lì?"

"Sì, io-" Lovino tossisce e si rimprovera, ma che gli succede? Gli è andato il cervello in pappa, non riesce a comporre una frase di senso compiuto "non... non mi aspettavo di sentirmelo dire per la prima volta per telefono"

La risata di Antonio è una panacea contro l'orecchio, anche se distorta in parte dal vecchio cellulare di Lovino "te lo dirò dal vivo stasera se vuoi"

"Sì" risponde, troppo in fretta. Si morde la lingua e aspetta alcuni secondi prima di continuare, meglio rimediare se vuole salvare la faccia "cioé se vuoi va bene, a me non frega niente"

"Certo mi amor" Antonio ride di nuovo "se vuoi porto la chitarra e ti faccio una serenata davanti ai tuoi genitori"

"No! Per amor di Dio no! Già sarà imbarazzante di suo"

"Dai, a casa mia non è andata male"

"Non conosci mia madre. Vienimi vestito bene per favore e magari porta qualcosa, delle paste o... o non lo so"

"Del vino?"

"Sei scemo?! Sei minorenne, sembreresti un alcolizzato! E mia madre è esperta di vini, è impossibile soddisfarla. Lascia stare e comportati bene"

"Sì mammina"

"Fai poco lo spiritoso. Mia madre è un mastino"

"Sei sicuro che non le dispiaccia che... che io sia un ragazzo?"

"A quanto dice no... quando gliel'ho detto è rimasta un attimo spiazzata, poi ha alzato le spalle"

"Non è andata male"

"Direi di no... aveva più paura che tu fossi un delinquente o che mi maltrattassi"

"Oh"

"Quindi vedi di sembrare un bravo ragazzo che non si droga e non picchia il fidanzato"

"Non ti farei mai del male!"

"Lo so, imbecille. Non mi sarei messo con te altrimenti"

"Ah, mi ha scritto Gilbert prima. Ha detto che va bene far incontrare tuo fratello e il suo, anche se Ludwig è un po' timido"

"Si chiama Ludwig?"

"Sì"

"Che nome di merda. È proprio da crucchi"

Antonio scoppia a ridere "be', è di Berlino"

"Scusa ma immaginati a letto, no? Che brutto è gemere un nome così! Io scoppierei a ridere, non è credibile, dai"

Quando Antonio smette di ridere, ghigna "Lovino invece mi sembra un nome perfetto per quello"

"Altro che gemiti. Ti farei urlare" Lovino si mostra spavaldo nel dirlo, ma è arrossito. Immaginare di fare l'amore con lui...

"Antonio va bene come nome o scoppieresti a ridere?"

"Se sei abbastanza bravo da non farmici pensare no"

"Dai, ho un bel nome"

"E certo, è italiano"

"È spagnolo..."

"Deriva dal latino, quindi è italiano"

"Come sei saggio, mi amor" lo spagnolo sospira, facendo inconsapevolmente scorrere un brivido lungo la schiena del suo ragazzo "querido, mi sa che devo andare... mia madre mi sta chiamando. Dimmi a che ora devo venire stasera e dammi l'indirizzo preciso!"

"E certo, altrimenti va a finire che ti perdi. Salutami tua madre"

"Certo. A stasera, mi amor"

Dopo alcuni minuti entra Feliciano "hai finito di parlare con il tuo Romeo?"

"Ti sembro Giulietta? Comunque sì" Lovino scende dal letto con un salto "che c'è?"

"Mamma vuole che la aiutiamo a cucinare"

"Vabbuò"

Alle otto e mezza, come concordato, arriva Antonio, con dei dolci in una mano e delle rose nell'altra. È Caterina ad aprire la porta, nonostante le proteste di suo figlio, e Antonio le porge i fiori.

"Per lei, señora"

"Oh, che carino" Caterina prende i fiori e va a metterli in un vaso in salotto, lanciando un'occhiataccia a suo marito, seduto sul divano a guardare la tv "vedi, caro? Li fanno ancora i fiori"

"Ah, davvero?"

"Già"

Lovino affianca il suo ragazzo e gli stringe la mano. Sembra nervoso.

"Andrà bene" mormora, più a sé stesso che a lui. Antonio lo fa voltare e lo bacia a stampo, gli sorride e gli accarezza il dorso della mano con il pollice.

"Andrà bene" ripete. Poi solleva il sacchetto con dentro i dolci "dove li metto?"

"In cucina, vieni" Lovino lo guida attraverso il salotto e il corridoio, ignora le risatine dei suoi genitori e continua a tenerlo per mano fino a raggiungere la cucina, dove Feli è appolaiato sulla sua solita sedia a guardare il cellulare. Quando il piccolo di casa li sente arrivare si illumina, mette via il telefono e si esibisce nella sua tipica espressione da marpione "ecco qui Romeo e Romano"

"Quanto te la sei studiata 'sta battuta di merda?" ribatte Lovino, prendendo il dolce dalla mano del suo ragazzo e mettendolo sul tavolo.

"Un po'" Feliciano si alza dal suo posto e sorride ad Antonio "pronto ad affrontare un interrogatorio peggiore di quelli dell'FBI?"

Antonio guarda Lovino alla ricerca di un aiuto, ma quello gli dà le spalle mentre toglie l'incarto al dolce, quindi torna a rivolgersi al cognato "ehm... sì?"

"Oh, no. Non lo sei" Feliciano ride, tornando al suo posto "sarà uno spasso"

"Fratellì?" lo chiama Lovino, dopo aver messo il dolce in forno.

"Sì?"

"Ti auguro di metterti con quello lì che ti piace"

"Non dirlo troppo forte, mamma è di là!"

"Così sarò io a ridere al posto tuo"

"Come sei vendicativo, fratellone"

"Sì, problemi?"

In quel momento entrano i coniugi Vargas, prima che i due fratelli inizino a litigare. Caterina sorride falsamente ai figli, il tipico sorriso materno da "se vi comportate male dopo vi ammazzo", e quelli si zittiscono.

Antonio ha il coraggio di parlare "ehm... dove mi siedo?"

"Vicino a me" dicono, contemporaneamente, Caterina e Lovino. Francesco ha l'ottima idea di impedire una guerra tra i due più testardi della famiglia proponendo un accordo.

"In mezzo a voi due?"

Madre e figlio si guardano per qualche secondo, poi accettano la via di mezzo e si siedono pesantemente. Feliciano sbuffa "ma è il mio posto"

Francesco afferra il figlio minore per un braccio e lo costringe ad alzarsi "e invece ti siedi vicino a me"

Feliciano alza gli occhi al cielo, ma non protesta per evitare altri litigi che, lo sa, non finirebbero più. Antonio, chiaramente a disagio, si siede accanto al suo ragazzo e gli stringe la mano sotto al tavolo.

Il primo piatto procede senza troppi intoppi a parte le battutine di Feliciano, ma niente di troppo tragico. Lovino quasi si rilassa durante il secondo, ed è quello il problema. Mai rilassarsi durante una guerra.

"Allora, Antonio" Caterina inizia il suo interrogatorio. Ha aspettato di mettere a suo agio la preda, capisce Lovino. Che lupa bastarda "come hai conosciuto mio figlio?"

"Al club di musica, signora"

"Oh, smettila con le formalità, non sono un mostro" Lovino nutre dei dubbi a riguardo, ma non dice niente "e poi? Come siete finiti insieme?"

"Non dovrei dire niente... ma per lo spettacolo di fine anno io e Lovi stiamo preparando un duetto"

"Suoni la chitarra, giusto?" lo interrompe Caterina.

"Sì"

"Scusa l'interruzione, continua"

"Be', proviamo in un'aula a parte circa venti minuti a lezione. Abbiamo iniziato a parlare e..." Antonio guarda il suo ragazzo, che si sente arrossire "e ho capito che sentivo qualcosa per lui, quindi gli ho chiesto di uscire"

"E hai intenzioni serie con lui?"

"Sì" solo due lettere, dette con una sicurezza assoluta, guardando dritto negli occhi la neosuocera. Lovino si copre il viso con le mani, sempre più rosso in faccia.

Caterina storce la bocca "sai che mio figlio non ha un carattere facile"

"Non mi importa. È quello che mi piace di lui"

"E che è molto fragile" continua Caterina "anche se non lo mostra"

"Non sono fragile!" protesta Lovino, venendo ignorato.

"Lo so" Antonio ignora il calcio del suo ragazzo e continua a guardare la suocera negli occhi, con una determinazione che a Caterina piace "e starò attento"

"Non ferirlo"

"Non lo farò"

Feliciano e suo padre si guardano. Di rado hanno visto qualcuno tenere testa a Caterina in quel modo.

Antonio e la matriarca Vargas si guardano fisso negli occhi con aria di sfida. Alla fine Caterina annuisce.

"Allora? Mangiamo? La carne si sta raffreddando"

Lovino si toglie le mani dalla faccia, incredulo. Non vede sangue, non vede budella, la casa sembra intera.

"Stai bene, mà'?" chiede dopo qualche secondo di esitazione.

"Certo che sto bene, non fare domande stupide e mangia"

I due fratelli Vargas si guardano, entrambi scioccati, poi Lovino guarda il suo ragazzo, che mangia come se niente fosse successo. Antonio sente il peso dei suoi occhi addosso e lo guarda, mimando con le labbra una domanda "va tutto bene?"

Lovino annuisce, incredulo. Che nella pasta al ragù che ha mangiato prima ci fosse della droga?

Dopo cena Lovino trascina il loro ospite in camera sua e si chiude dentro con lui, ignorando l'urlo di Caterina che gli dice di tenere la porta aperta.

"Che hai fatto? Hai sostituito mamma con un alieno con le sue sembianze?"

"Non ho fatto niente" Antonio abbraccia il suo ragazzo, gli è mancato il calore del suo corpo contro il proprio, il suo profumo... "sono stato sincero"

"Bah..." Lovino si lascia abbracciare e sospira "è andata bene"

"Avevi dubbi?" Antonio solleva il viso dalla sua spalla per baciarlo sulle labbra, sorridendo "non lascerò che ci separino"

"Non conosci mia madre. Sarebbe capacissima di rinchiudermi in casa"

"E allora farò come quello di Rapunzel" si baciano di nuovo prima che Antonio continui "perché ti amo"

Il respiro di Lovino sembra pensare che quello sia un ottimo momento per bloccarsi nella sua gola. Lovino arrossisce e si nasconde contro la maglietta, brontolando.

"Me lo dici di nuovo?" mormora dopo qualche secondo, convinto di non poter arrossire più di così. Antonio lo bacia tra i capelli.

"Ti amo. Ti amo. Ti amo..."

"Anche io..." Lovino si allontana da lui e gli prende la mano, guidandolo fino al suo letto. Sale le scale, lo invita a fare lo stesso e lì lo abbraccia sopra alle coperte, nascosti un po' di più agli occhi del mondo. Antonio si guarda intorno. Se il resto della camera è invasa dalla personalità di Feliciano, tra colori e disegni sparsi in giro, quell'angolo è solo di Lovino, è un pezzo della sua anima, e vuole indagare il più possibile a riguardo. La parete è tappezzata da poster di Maradona, Totti e dei Måneskin, da fogli con sopra versi di poesie o canzoni, da foto di paesaggi del sud Italia e da alcune foto personali. Antonio rimane colpito da una foto di Lovino bambino, sui tre anni, che dorme nella culla abbracciato al fratello più piccolo, che dovrebbe averne due. Sono a dir poco adorabili...

"Eri bellissimo da piccolo" mormora contro l'orecchio dell'interessato, che brontola.

"Fatti i cazzi tuoi"

Feliciano bussa e apre la porta, con una mano sugli occhi "siete vestiti?"

"Certo, coglione"

"Mamma dice di tenere la porta aperta"
Lovino brontola dell'altro, senza muoversi di un millimetro. Antonio fa un cenno di saluto al ragazzo più giovane quando quello si sporge a guardare nel letto di sopra per capire cosa stiano facendo, e quello ricambia con un sorriso prima di uscire.

Sono costretti a separarsi quando Caterina entra, annunciando che sono le dieci e mezza ed è meglio che Antonio torni a casa.

Lovino brontola, seduto sul suo letto, guardando Antonio che sta scendendo la scaletta "non può restare a dormire qui?"

"Assolutamente no" ribatte Caterina.

"Guarda che non facciamo niente di strano"

"Dicevo anch'io così, e poi ne siete venuti fuori tu e tuo fratello"

Lovino arrossisce fino alla punta delle orecchie "MAMMA!"

Caterina ride ed esce dalla stanza "scendi dai, accompagna alla porta Antonio"

Arrivati alla porta, Caterina abbraccia il neogenero.

"Trattamelo bene, eh?" si raccomanda prima di allontanarsi. Lovino la guarda con tanto d'occhi, sempre più convinto che un alieno abbia rapito sua madre e abbia preso il suo posto.

Francesco si limita a stringere la mano allo spagnolo, con un piccolo sorriso, Feliciano lo abbraccia brevemente e poi è il turno di Lovino, che senza neanche pensarci si solleva in punta di piedi e stampa un bacio al suo ragazzo, fregandosene della sua famiglia che guarda. Gli rivolge un sorriso timido "ciao"

"Ciao... grazie di tutto" e Antonio se ne va, sempre più innamorato di lui.

Feliciano salta addosso al fratello ridendo non appena la porta di casa si chiude "hai visto che faccia che ha fatto? Che cosa gli fai agli uomini, eh, fratellone?"

"Scollati!"

Caterina ride e va in salotto per continuare il film che stava guardando con suo marito "ha preso tutto da me"

Francesco alza gli occhi al cielo e stringe la moglie a sé con un braccio, sorridendo "oh sì, decisamente"

"Comunque mi sta simpatico questo Antonio" sancisce Caterina "vedi di non fartelo scappare, Lovì"

"Seh, come ti pare"

Quando i due figli sono ben lontani, i due coniugi si confrontano.

"A me sembra un bravo ragazzo" dice Francesco "anche se non pensavo che Lovino fosse gay"

"Credo sia bisex"

"Dici?"

"Dico. Somiglia a me, sia lui che Feliciano"

"Vabbé, Feli lo sappiamo da anni"

"Ancora pensa che non sappiamo di quel tipo in spiaggia. Li facevo più furbi"

"Spero che vada bene con lui" riprende Francesco "Lovino con il cuore spezzato non penso che sia qualcosa per cui il mondo è pronto"

"Oh, Antonio mi è sembrato troppo cotto per spezzargli il cuore volontariamente"

"Potrebbe farlo involontariamente"

"È Lovino che mi preoccupa. È troppo sensibile quando si affeziona a qualcuno e fraintende le cose"

"Come te, eppure guardaci"

"Già" Caterina si appoggia alla spalla di suo marito e sorride "forse mi sto solo preoccupando troppo"

Con il senno di poi, Caterina è stata fin troppo accurata nella sua predizione.

Un pomeriggio di inizio giugno Lovino arriva a casa in lacrime e si fionda ad abbracciare la mamma, che in quel momento sta guardando la tv. Sono soli in casa: Francesco è a lavoro e Feliciano fuori per un appuntamento con Ludwig. Caterina rimane un attimo stupita, ma l'istinto materno ha il sopravvento e ricambia l'abbraccio del figlio, accarezzandogli piano la schiena.

"Sono innamorato di uno stronzo" singhiozza Lovino "uno stronzo pervertito!"

"Che è successo?"

"È un bastardo! Un bastardo e... e io lo amo e lui se ne vuole approfittare e... e che faccio mà'? Lo lascio? N-non voglio lasciarlo... p-però forse lui vuole l-lasciare me e..."

"Calmati" la mamma gli asciuga le guance e gli sorride "adesso ci finiamo la torta dell'altro giorno, ci mettiamo su il Paradiso delle signore e quando ti sei un po' calmato mi spieghi cosa è successo, va bene?"

"S-sì..."

E così fanno. Un bel pomeriggio madre-figlio, come non hanno passati da tempo, e alla fine Lovino riesce a confidarsi, sdraiato sul divano con la testa sul grembo materno, dopo appena tre fette di torta, due episodi e un bicchiere di succo di mela.

"Vuole fare sesso..." mormora, arrossendo "ma io non me la sento"

"E glielo hai detto?"

"Sì. Cioé, gliel'ho fatto intendere. Oggi si è messo a fare commenti e a mettermi pressioni e... e me ne sono andato"

Caterina gli accarezza i capelli mentre suo figlio si sfoga, evitando di interromperlo.

"Pensavo che fosse migliore di così!" continua Lovino, gesticolando "e invece sta con me solo per il sesso... è come quei due deficienti dei suoi amici! Sono sicuro che gliel'hanno messa loro quest'idea idiota che se non scopa non è figo e sette mesi di relazione non valgono niente. Non mi stupirei se si fosse messo a farsi le canne per colpa loro. Magari mi ha pure messo le corna! Sì, ci scommetto"

"L'hai lasciato?"

"Non ancora, ma domani gli parlo e gli dico che è uno stronzo e un deficiente e un bastardo e..."

"Lovino" lo interrompe Caterina "ti rendi conto che non ha senso?" il ragazzo fa per interromperla, ma Caterina continua "intanto hai detto che glielo hai fatto intendere, che non è la stessa cosa, sei tu il primo a dire che Antonio ha il qi di una tartaruga e poi pretendi che capisca dei segnali che gli hai mandato e che, conoscendoti, hai capito solo tu" Lovino arrossisce.

"Ma..."

"Si può sapere quali sono queste battute che ha fatto?"

"Non le ricordo tutte..." brontola Lovino "però prima si è preso per merenda una banana e me l'ha mangiata davanti, poi s'è messo a parlare di un film che ha visto con quei due cretini dei suoi amici in cui i protagonisti scopavano di continuo e ha detto che quei due decelebrati non facevano altro che fare battute su noi due e poi quando mi sono rotto il cazzo e me ne sono andato dicendogli che non mi sentivo bene, mi ha accompagnato a casa, mi ha abbracciato e baciato e mi ha toccato il culo!"

"Okay. Quindi questo per te significa voler a tutti i costi fare sesso senza rispettare il tuo consenso e tradirti in giro con chiunque capiti?"

Lovino inizia a tormentarsi le dita, cosa che fa sempre quando si innervosisce "c'erano altri segnali... mi ha lanciato delle occhiate..." bofonchia, non troppo convinto.

"Sulla banana, ribadisco che Antonio è così ingenuo che probabilmente non ci ha pensato, stessa cosa per il film. Per l'abbraccio... Lovi, sei tu il primo che gli tocca il culo in continuazione. Una volta ci hai dormito sopra"

"Ha un bel culo" brontola quello "e non lo faccio con altri fini dietro. È un antistress"

"E non pensi che l'abbia fatto allo stesso scopo?" Caterina continua ad accarezzare i capelli di suo figlio mentre parla "le occhiate... quelle potresti essertele immaginate tu, tesoro, ma se anche ci fossero sono normali. Avete diciassette e sedici anni e siete persi l'uno per l'altro, certo che ti desidera! Anche tu desideri lui, o sbaglio?" Lovino scuote timidamente la testa "questo non significa che ti farà fare qualcosa contro la tua volontà. Quando siamo andati al mare insieme gli lanciavi certe occhiate... ma non significa niente se non che sei attratto da lui, e questa non è certo una novità. Se non vuoi fare sesso, glielo dici e basta, chiaro e tondo, e se la cosa non gli va bene la cosa non è un tuo problema, se ne va a cercare qualcun'altro e tanti saluti, non hai bisogno di una persona così nella tua vita"

"E... e se lui volesse..."

"Non devi avere paura che ti lasci, Lovi. Non è facile trovare il lieto fine al primo colpo e non ti serve un ragazzo per essere felice. E poi il sesso non è così importante in una relazione, è la testa quella che conta. Avete mai parlato chiaramente di questa cosa?"

"No..."

"Be', fatelo. Chiaritevi"

"Non è facile parlare di queste cose!"

"Perché? È una cosa naturale, Lovi, non gli stai mica dicendo di fare cose illegali o riti satanici in cui sacrificate capretti"

"Anche la merda è naturale, ma non stiamo qui a confrontare misure e odori"

Caterina gli tira un coppino "basta con le parolacce per oggi. E comunque la merda puzza, mentre il sesso, se fatto consapevolmente e in modo responsabile, è una cosa bella, quindi perché non parlarne?"

"Mh..."

"Adesso prendi il telefono, lo chiami, vi vedete e ne parlate, oppure via telefono se ti sembra più facile"

"Puoi pensarci tu? Per favore..."

Caterina ride e alza gli occhi al cielo "cosa fareste tu e quell'altro ingrato senza di me, eh?"

Lovino abbraccia la vita a sua madre "ti voglio bene"

"Ruffiano. Su, dammi il telefono e dimmi cosa gli devo dire"

"Che... uhm, ho avuto un po' di febbre ma ora sto bene e vorrei che venisse qui"

"Va bene. La vostra segretaria può fare altro per voi, signor Vargas?"

"Dai..."

"Non si può neanche scherzare" Caterina prende il cellulare del figlio, che si è messo seduto accanto a lei, e chiama Antonio.

"Lovi? Stai bene?"

"Ciao Antonio, sono Caterina"

"Oh, ciao. Lovino come sta? L'ho accompagnato a casa perché ha detto di stare male e mi sembrava pallido e non mi ha risposto ai messaggi per tutto il pomeriggio..."

"Sta bene. Ha avuto qualche linea di febbre, niente di che ma è una lagna e s'è comportato come se stesse per morire" Lovino le tira una gomitata, offeso "gli viene spesso la febbre durante i cambi di stagione, sia a lui che a Feli, da quando erano bambini" questo è vero "non ti preoccupare, gli è già scesa, ma è meglio che non esca di casa, sai..."

"Sì sì, certo" Antonio è agitato, si sente "potrei... potrei venire lì a tenergli compagnia?"

"Certo! Sono sicura che gli farebbe bene"

"Allora arrivo..." esita nel dirlo. Caterina intuisce che qualcosa non vada.

"C'è qualcosa che devi dirmi, caro?"

"Ti... ti è sembrato offeso? Lovino intendo. Gli... gli ho parlato di una cosa un po', uhm, intima senza pensarci molto, era una storiella buffa, ma forse ci è rimasto male o... o non so"

Oh, pensa Caterina, figliolo te ne sei proprio trovato uno d'oro.

"Non mi è sembrato. Ti dirò, non abbiamo parlato molto, ha principalmente dormito, ma quando sei qui ne parlate, va bene?"

"Va bene... arrivo. Tempo dieci minuti e sono lì"

"Stai attento con la moto, ci manca che fai un incidente"

"Certo. A dopo"

Come promesso, dieci minuti dopo Antonio suona il campanello. Lovino nell'attesa si è messo nel suo letto, rannicchiato sotto le coperte, e quando sente la porta di camera sua aprirsi e qualcuno, dopo essersi tolto le scarpe, salire la scaletta per salire nel letto con lui, istintivamente si sposta per fargli spazio.

Antonio si sdraia accanto a lui, stringe un braccio intorno alla sua vita e lo bacia tra i capelli.

"Ehi... come stai, pequeño?" gli sfiora la fronte, che è fresca, e ci posa un bacio.

"Bene..." Lovino lo guarda, ha gli occhi un po' lucidi ma decisi. Caterina chiude la porta della camera senza fare rumore "ti devo parlare di una cosa"

"Uhm... è una cosa brutta?" Antonio ha un'espressione da cucciolo bastonato che è adorabile, ma Lovino cerca di non lasciarsi distrarre.

"No... non per forza" inizia tormentare i lembi della maglia dello spagnolo, intorno al quale ha avvolto le braccia "io..." inspira "non me la sento di fare sesso con te" espira. Antonio inclina la testa, confuso.

"Lo so. E quindi?"

"Lo... lo sai?"

Quello si gratta il retro della nuca, a disagio, e alza le spalle "mi... mi hai fatto sempre intendere così"

Lovino si segna mentalmente una vittoria su sua madre. I suoi segnali sono evidenti!

"E... ti va bene?"

"Certo, perché non dovrebbe? Non so neanche io se me la sento"

"Non lo sai?"

"No... è una cosa grossa e non so se sono pronto a spogliarmi, toccarti e cose così... e mi mette anche ansia come idea, non voglio fare casini"

"P-pensavo che non vedessi l'ora..."

Antonio ridacchia e gli bacia la punta del naso "sono umano anch'io, Lovi. Solo perché sono più grande non significa che sia più pronto di te o che abbia idea di come far funzionare quel tipo di cose"

Lovino nasconde il suo viso contro la felpa del suo ragazzo "mi sento un completo coglione" brontola, e Antonio ridacchia e lo stringe a sé "però oggi mi hai mandato dei segnali confusi..."

"È per quella storia di Fran e Gil?" dice subito Antonio, punto sul vivo "non volevo farti pesare niente, te l'ho raccontato a caso e solo dopo mi sono reso conto che poteva essere fraintendibile ma ormai l'avevo detto e... scusa, non volevo metterti ansia!"

"E la banana..." mormora Lovino, cercando a tutti i costi di trovare qualcosa su cui avesse avuto ragione.

"La banana?" Antonio inclina la testa di lato, confuso "il dottore ha detto che devo assumere più potassio quindi... perché? A cosa hai..." sgrana gli occhi "ah. Aaaaah. Hai pensato a... oh. Non ci avevo pensato. Scusa"

Lovino scuote la testa "no... scusa tu. Sono un idiota"

"Parlami di queste cose la prossima volta, va bene?"

"Sì... e stessa roba tu"

"E se e quando ci vorremo fare l'amore lo faremo, non ci corre dietro nessuno"

"A volte sembra di sì" mormora Lovino "sembra sempre che se compi diciotto anni e sei ancora vergine allora finirai a fare la zitella circondata dai gatti... e tu ne hai quasi diciotto"

"A parte che non ne ho quasi diciotto, mancano ancora otto mesi, ma poi chissene frega"

"Non voglio essere quello che ti frena"

"Lovi, amore mio, se volessi solo scopare, mi iscriverei ad un'app di incontri" Antonio accarezza la guancia del suo ragazzo e gli sorride "di certo non passerei sette mesi con il ragazzo più meravigliosamente complicato che abbia mai incontrato. Mi cercherei una persona a caso su un sito o in discoteca e basta"

Lovino mugugna "ha senso... a parte che sei uno sdolcinato di merda"

"Tiri fuori il mio lato migliore" ribatte Antonio, alzando le spalle "posso baciarti o rischio di prendermi qualcosa?"

"Non rischi niente... vieni qui, cretino" Lovino si sporge a baciarlo e sorride, dicendosi che forse ha davvero trovato quello giusto al primo tentativo. Rimangono abbracciati fino a quando Feliciano non entra in camera tutto contento, tanto da saltellare, annunciando di aver baciato Ludwig.

Lovino brontola e Antonio si rende conto che forse dovrebbe tornare a casa. Quando Caterina vede i due piccioncini baciarsi prima di salutarsi si congratula con sé stessa per aver essere stata una madre eccellente e, dopo che Antonio se n'è andato in ascensore, fischia dietro al figlio "deduco sia andata bene"

"Sì..."

"Prego"

Lovino bacia sua madre sulla guancia "grazie. Ti voglio bene"

"E lo credo, senza di me che faresti, eh?" Caterina bacia suo figlio sulla fronte "ora vai a sopportare tuo fratello che parla del suo nuovo ragazzo, su"

"Non ce la posso fare"

Antonio e Lovino fanno l'amore per la prima volta in un gelido ma soleggiato pomeriggio di inizio dicembre. Lo fanno a casa dello spagnolo, visto che i suoi genitori sono andati via per alcuni giorni per accompagnare João, il suo gemello, ad una gara di barca a vela ad Amsterdam. Gli hanno chiesto di venire, ma Antonio ha rifiutato dicendo di dover studiare. La mattina in cui la sua famiglia parte, Antonio si azzarda a chiedere "posso invitare Lovino a dormire qui?"

I suoi genitori si guardano, le valigie in mano. Isabella, sua madre, annuisce "va bene..."

"State alla larga dal mio letto" chiarisce João.

Ed è così che quel pomeriggio il divano si ritrova occupato da Lovino che, sdraiato, ha ginocchio di Antonio tra le gambe e tiene le mani sulla sua schiena nuda mentre si baciano.

Sta andando tutto benissimo.

La maglia di Antonio è finita da qualche parte in giro per la stanza e lo spagnolo è intenzionato a far fare a quella del suo compagno la stessa fine il prima possibile, appena troverà la voglia di staccarsi dalla sua bocca abbastanza a lungo. Inizia a sollevare il tessuto nero di quel maglione così fastidioso, ma qualcosa vibra nella tasca posteriore dei jeans di Lovino e lo fa ridacchiare.

"Che cos'hai lì? Pensavo di bastarti io"

"Cretino, è il cellulare" Lovino ha le labbra lucide, rosse, invitantemente rosse, e le guance imporporate. È un capolavoro, un'opera d'arte così desiderabile che Antonio si stupisce che tanta bellezza sia terrena e che tanta gente se la lasci sfuggire "merda, è mia madre"

"Le hai detto che dormi qui, sì?"

"Certo, idiota"

"E allora..." Antonio gli morde il lobo dell'orecchio e gli sussurra dritto nell'orecchio, tentatore come il demonio "ignorala..."

"Staccati un attimo, devo rispondere" quello obbedisce, imbronciato "pronto mà', che c'è?"

"Lovì, t'ho messo i preservativi nella borsa"

Lovino si mette seduto di scatto, rischiando di dare una testata al suo ragazzo "cosa?!"

"Ti ho messo preservativi e lubrificante nella tasca interna dello zaino"

"Mamma, apprezzo il pensiero ma non mi hai fatto l'utero, non rischio bambini" Antonio si scoccia di venire ignorato e solleva il maglione del suo ragazzo, scendendo a baciargli lo stomaco. Lovino sussulta e gli immerge una mano nei capelli, senza sapere bene se allontanarlo da sé o tenerlo fermo.

"Ti rischi delle malattie"

"Siamo entrambi verg..."

"Non c'entra. A parte che meglio che non ti fidi, non si gioca con queste cose, ma poi ti rischi delle infezioni se lo sperma rimane nel..."

"Ti prego, non dire mai più quella parola davanti a me"

"Ao, in qualche modo sarai nato. Comunque usateli"

"Okay"

"Sono seria"

"Ho capito, li useremo"

Lo spagnolo si abbassa ancora e posa le labbra sulla patta dei pantaloni del suo ospite, studiando con la bocca quel che sente al di sotto, curioso.

"Se Antonio si rifiuta non ci vai a letto, chiaro?"

"S-sì" Lovino guarda sconvolto il suo ragazzo, per poi allontanarlo leggermente da sé e mormorargli "sto parlando con mia madre, idiota!". Antonio in risposta gli sorride con aria innocente, gli tira giù la cerniera dei jeans per abbassarglieli di qualche centimetro e lo bacia appena sopra al bordo dei boxer, succhiandogli la pelle per lasciargli un segno rosso.

"Va bene, divertitevi. Salutami Antonio"

Lovino mette via il telefono e guarda male il suo ragazzo, che subito lo bacia sulla bocca per zittirlo.

"Cosa voleva la tua mamacita?" mormora Antonio. Lo bacia sul collo nel mentre, non ha la minima intenzione di staccarsi dalla sua pelle.

"M-mi ha infilato i preservativi nello zaino..."

Antonio si ferma "ah"

"Già. Li... li possiamo usare? Mi... mi sento più sicuro"

"Certo. In realtà li avevo comprati anch'io..." Antonio lo bacia a stampo, poi lo guarda dritto negli occhi, serio "se c'è qualcosa che non va fermami, non sentirti in dovere di fare niente. Per me possiamo anche passare tutto il giorno a guardare una serie tv abbracciati sul divano, mi basta stare con te e sono felice. Non farti problemi a dirmi di no o di sì o se non ti piace qualcosa, chiaro?"

"Chiaro. Stessa cosa per te" si baciano "però sono sicuro. Credo. Non lo so, ma voglio provarci"

"Va bene" un altro bacio, più lungo "andiamo in camera mia?"

Lovino annuisce e si lascia scappare un urletto quando il padrone di casa lo prende in braccio e lo porta di là, dove li aspetta un bel letto comodo, forse stretto per due persone, ma tanto hanno in programma di stare completamente appiccicati l'uno all'altro in ogni caso.

Antonio lo butta sul letto e si prende qualche secondo per ammirarlo.

Il petto di Lovino si solleva e si abbassa in fretta, una scapola fa capolino dal maglione che, troppo largo, si è spostato a sinistra, o per meglio dire è stato spostato a sinistra, e su quella porzione di pelle ambrata tante piccole mezzelune si sono incavate e si stanno arrossando, il segno di un morso che Antonio non ha esitato a dargli nel bel mezzo del corridoio. I jeans scuri sono scivolati lungo le sue gambe durante il tragitto nel corridoio e Lovino approfitta di quel momento di pausa per scalciarli via senza troppa grazia, lasciandosi accarezzare le cosce dalla luce dorata che, muta per la meraviglia, si fa strada tra le finestre chiuse e le tende chiare della stanza per posarsi sulla pelle di quella meraviglia di ragazzo. Lovino arrossisce.

"Cazzo guardi?"

"Sei stupendo..." la voce di Antonio è pregna di meraviglia, pura e genuina. In risposta Lovino esibisce un sorriso malandrino e allarga le gambe.

"Allora vieni qui..."

Antonio si lecca le labbra "togliti il maglione"

"Toglimelo tu"

Lo spagnolo non se lo fa ripetere due volte. Si siede a cavalcioni su di lui e, mentre toglie quel tessuto diventato ormai fastidioso, sente le mani curiose di Lovino che si avventano sui pantaloni del suo pigiama e li abbassano di colpo. È spontaneo baciarsi con passione, ferocia e un amore così bruciante che paragonarlo ad un fiume in piena sarebbe riduttivo.

Iniziano a sfiorarsi, abbandonando passo dopo passo, centimetro di pelle toccata dopo centimetro di pelle toccata, la timidezza, sempre baciandosi, quasi che quell'attività fosse diventata il loro nuovo modo di dare energia ai loro cuori per farli battere, altro che ossigeno.

È Lovino che interrompe quel bacio, lo fa nel momento in cui sente il tocco bollente di Antonio sulle cosce. Sente il dovere di fare una precisazione

"Scusa, non mi sono depilato" mormora. Antonio inclina la testa di lato, confuso.

"Okay, neanch'io. Qual è il problema?" Antonio si lecca le labbra come riflesso involontario. Le sente bruciare nonostante non si stiano più baciando, percepisce il segno della pressione di quelle di Lovino, il loro calore. Con il pollice asciuga un rivolo di saliva che ha macchiato il mento del suo querido e sente un brivido quando immagina che quella non sia semplice saliva "vuoi che mi fermi, Lovi?"

"No, va bene. Solo... pensavo che volessi che mi depilassi..."

Antonio alza le spalle "sai che me ne frega?" lo bacia sulla fronte "sei bellissimo a prescindere, peli o meno" gli prende la mano, ne bacia il dorso e quando i loro occhi si incontrano Lovino si sente mancare il fiato. Quelli di Antonio, normalmente verdi, sono quasi completamente neri, lucidi per il desiderio. Gli faccio questo effetto? "ti amo"

"Anche io..."

"Sei sicuro?"

Fino a quel punto si sono già visti. Sono andati al mare insieme e, be', è già capitato che alcuni baci si spingessero un po' più in là. Lovino ha già conosciuto quelle spalle larghe, ha già contato quelle piccole lentiggini, ha già assaggiato quella pelle olivastra, ha già visto quei muscoli tendersi e quegli occhi farsi così lucidi. Quel che nascondono i boxer scuri, però, non l'ha mai né visto né conosciuto, al massimo sfiorato al di sopra del tessuto, né si è fatto toccare al di sotto delle sue, di mutande.

La cosa mette una certa ansia a tutti e due i ragazzi: il passo definitivo, l'ultimo step prima di poter dire con assoluta certezza di conoscersi perfettamente l'un l'altro.

Lovino annuisce "sì. Sono sicuro"

E così succede.

Consumato l'atto si addormentano, l'uno tra le braccia dell'altro, e si risvegliano la sera, cenano con quel che trovano in casa, si fanno una doccia e si mettono a guardare un film sul divano baciandosi pigramente di tanto in tanto.

La mattina seguente si svegliano tardi e, dopo un'oretta di coccole, Lovino si ritrova a dover interrompere quel bel momento.

"Devo andare a casa"

"No" Antonio si sdraia sopra al suo ragazzo, lo sovrasta con il proprio corpo e pianta il viso nel suo petto per tenerlo fermo "non puoi chiedere a tua madre di restare qui anche stanotte? I miei tornano domani..."

"Gliel'ho già chiesto e mi ha risposto "ti ricordo che tieni famiglia""

"Uffa... resta con me..."

Lovino sospira e accarezza i riccioli del suo ragazzo "sei un bambino"

Antonio non si muove di un centimetro "no soy un bimbo"

"Mi dai un bacio?"

"Subito!" tutto felice Antonio bacia sulle labbra il suo ragazzo, il quale senza esitare gli schiude le labbra con la lingua e gli fa scambiare le posizioni, in modo da ritrovarsi sopra di lui. Lovino a quel punto interrompe il bacio e Antonio sorride sornione e gli accarezza le cosce, nude al di sotto della maglietta usata per dormire "mi piace questa posizione"

Lovino lo bacia un ultima volta prima di alzarsi e andare a vestirsi "la proveremo la prossima volta"

"Nooo! Lovi!" il padrone di casa cerca di riacciuffare il suo ragazzo, ma quello lo schiva e si riveste ignorando le sue proteste.

"Devo andare"

Antonio si imbroncia e si siede sul letto a gambe incrociate "okay"

"Dai, non tenermi il muso" Lovino gli si avvicina e lo bacia sulla testa, lasciandosi abbracciare "mica me ne vado per sempre. Ci vediamo domani"

"Ma io voglio stare con te oggi, domani, dopodomani eccetera"

"Esagerato. Non sono una gran compagnia"

"Non è vero" Antonio solleva lo sguardo e lo guarda dritto negli occhi, serissimo "quando saremo abbastanza grandi vivremo insieme"

"Okay"

"E faremo sempre il bagno insieme nella vasca"

"Okay"

"E dormiremo abbracciati tutte le notti"

"Okay, ma in estate sarà meglio comprare un ventilatore o schiattiamo"

Antonio annuisce "va bene"

"Adesso mi lasci tornare a casa?"

"Però dame un beso"

Lovino lo bacia e Antonio lo lascia andare, un po' imbronciato. Quando si salutano davanti alla porta, si scambiano un altro bacio.

"Ti amo" sussurra Lovino.

"Anche io. Tanto" un altro bacio "ci vediamo"

"Sì. Ciao"

Per tutto il tragitto verso casa Lovino continua a sorridere come uno scemo.

Non appena entra in salotto, viene subito preso da parte da sua madre.

"Com'è andata?"

"Bene... abbiamo usato i, uhm, cosi"

"Bravi" Caterina lo abbraccia "oh, il mio bambino è cresciuto..."

"Non fare la drammatica" mormora Lovino, stringendola "non sono ancora adulto"

"Lo stai diventando..." Caterina si allontana da lui "andiamo a mangiare, ho fatto la pasta al sugo"

Feliciano, subito dopo pranzo, afferra il fratello e lo trascina nella loro camera.

"Allora? Com'è andata?"

"Bene..."

"Ha fatto male?"

"Un po'"

"Ti è piaciuto?"

"Sì..." Lovino dà una pacca sulla spalla al fratellino "perché questo interrogatorio? Stai progettando di fare le cosacce con il crucco?"

Feliciano arrossisce, dando al fratello una soddisfazione immensa "no! Cioé non... non ancora"

"Sarà meglio. Ti ho visto nascere, non voglio neanche pensarci"

Feliciano alza gli occhi al cielo "eri piccolo, non te lo ricordi mica"

"È irrilevante" Lovino lancia lo zaino a terra senza particolare grazia e sale le scale per arrivare al suo letto, con un po' di fatica "mi sono perso qualcosa di importante?"

"La vicina ha litigato con il marito"

"Ancora?"

"Già. Ha lanciato il telefono fisso dalla finestra, credo che lo avesse chiamato a casa l'amante"

Lovino schiocca la lingua contro il palato, deluso "peccato che me la sono persa"

Il tempo scorre in modo curioso. È come se scivolassimo lungo i secondi, sempre più veloci, così concentrati sulla nostra esistenza, su cosa prevederà il secondo successivo, che quando ci guardiamo indietro l'inizio di questo scivolo sembra lontanissimo. Capita spesso di voltarsi, ripensare ad un'altra altezza dello scivolo e a come eravamo allora, e o sembra lontanissimo ma sono solo un paio di centimetri, o al contrario senza rendercene conto siamo scivolati di metri e metri in quelli che ci sono sembrati secondi.

Così, senza quasi accorgesene, arriva il giorno in cui Lovino si diploma, quello in cui si laurea e quello in cui se ne va dalla casa dei suoi genitori, in un pomeriggio di settembre. A Caterina sembra ieri il giorno in cui fece il test di gravidanza e lo scoprì positivo, a Lovino sembra passata una vita dal giorno in cui discusse la tesi di laurea a maggio di quell'anno.

Va a vivere con Antonio in un piccolo appartamento nello stesso quartiere dove abitava prima, eppure a Caterina sembra che a separarla dal suo bambino ci siano mari e monti.

L'appartamento è davvero piccolo, appena sufficiente per due persone, ma è il loro piccolo regno, suo e di Antonio, che hanno venticinque e ventisei anni e si sentono in cima al mondo, pronti a iniziare il loro percorso da adulti veri e propri.

Dormono in un letto da una piazza e mezzo perché nella loro stanza non c'è posto per un matrimoniale vero, la cucina è microscopica e fusa con il salotto e i vicini sono rumorosi da morire, ma hanno la vasca da bagno come sognavano, per quanto piccola, e c'è un bel ventilatore piazzato davanti al letto per quando, in estate, fa troppo caldo per dormire abbracciati come cozze senza un aiutino.

La casa odora di vernice e smog, ma già dopo le loro prime settimane lì dentro inizia a profumare della pizza che cucina Lovino il sabato pomeriggio e del mangime per le tartarughe di Antonio, dei caffé che prepara Antonio ogni mattino e dei libri ingialliti di Lovino sparsi un po' per tutta la casa. Già dalla fine di quell'anno l'appartamento inizia a raccontare a chiunque entri dei suoi due inquilini, del vapore bollente che si appiccica al soffitto quando fanno l'amore e delle lacrime che ungono il pavimento quando litigano, delle domeniche pomeriggio in cui Antonio invita i suoi amici e, mentre Lovino esce con suo fratello o qualche amico o va da sua madre, i tre si parcheggiano sul divano a guardare un film mangiando schifezze e a sparlare delle proprie metà; inizia a sospirare per le ore in cui viene lasciata sola ogni domenica mattina per i pranzi a casa di Caterina, che sono più sacri della messa, durante la settimana dal mattino presto fino al pomeriggio tardi perché di qualcosa si deve pur vivere ed entrambi i ragazzi, o forse è più corretto chiamarli uomini, hanno un lavoro che permette, a fatica, di pagare l'affitto e arrivare a fine mese in modo dignitoso. Racconta delle visite delle suocere che, premurose e pur sempre mamme, portano qualche piatto cucinato da loro, dei padri che si affrettano a dare qualche consiglio sulla casa, dei fratelli e degli amici che, volenti o nolenti, finiscono a rifugiarsi lì quando hanno bisogno di qualche consiglio. Racconta anche delle serate in cui la porta d'ingresso rimane ben sigillata e i due padroni di casa si prendono del tempo per loro, accoccolati sul divano mezzo rotto per tutta la gente che ci si è seduta sopra: si sdraiano lì, l'uno tra le braccia dell'altro, e guardano alla tv qualche film che non finiscono mai di vedere con attenzione, o si raccontano a vicenda la giornata di lavoro passata lontani, o progettano le vacanze, o ancora rimangono semplicemente in silenzio a godersi il calore dell'altro e a baciarsi per recuperare le energie, soddisfatti tutto sommato della vita che stanno costruendo.

Si scivola sempre di più negli anni, tra litigi che finiscono sempre in fretta e coccole che non finiscono mai davvero, e quando entrambi riescono a guadagnare un po' di più, per promozioni o cambi di lavoro netti ("Antò, io se passo ancora un giorno in quel posto di merda esco di testa"), arrivano a lasciare quel piccolo appartamento per uno migliore, in un altro quartiere, dove finalmente possono infilarci un letto matrimoniale decente e Lovino ha tutto lo spazio che vuole in cucina. Hanno trentuno e trentadue anni e ancora tanti sogni nel cassetto, ma aver superato i trenta inizia a dare una dimensione più concreta ai progetti che fanno quando il sonno manca e se ne stanno nel loro letto che, in fondo, è fin troppo grande considerando che non si staccano l'uno dall'altro neanche per sbaglio. Tra quei sogni irrealizzabili, come "vincere il Nobel per la letteratura" e "scrivere un album di canzoni per te", o che più che irrealizzabili sono molto ma molto difficili, iniziano a intrufolarsi cose più alla loro portata come "comprare una nuova lavatrice" e "farci un weekend alle terme", ed è inevitabile che la parola "matrimonio" inizi a sbucare qua e là tra quei discorsi, detti a voce bassa per impedire che qualcuno glieli porti via.

A trentatré anni, dopo due conti sui soldi che in quegli anni hanno messo da parte e che dovrebbero essere sufficienti a quello che ha in mente, Antonio va a bussare alla porta di Caterina e Francesco un giovedì pomeriggio con una domanda ben precisa in testa, uscito prima da lavoro apposta, da solo e con il cuore che batte forte come la prima volta che è entrato in quella casa.

Quel sabato sera, il giorno del loro anniversario, Antonio porta a cena fuori il suo compagno e, dopo che è arrivato il dolce, si inginocchia davanti a lui e gli chiede se vuole passare da "il mio compagno" a "mio marito".

Lovino dice di sì.

Angolo autrice:
Helo. Non chiedete come mi sia uscita questa cosa. Sono una persona che sogna tanto ad occhi aperti (voi non avete idea della quantità di cose che produce il mio cervello che potrebbero diventare ff di cui poi mi dimentico, vi basti sapere che tecnicamente avrei in testa una versione hetaliana di Amici (sì, il progranma di Maria de Filippi) da mesi, ma dettagli) la maggior parte di questi film senza regista che non vedranno mai la pubblicazione li esprimo in vocali di una lunghezza mostruosa sparsi in giro. Un bel giorno arriva un vocale che più o meno fa "ma ti immagini la mamma di Feliciano e Lovino? Che è tipo iperprotettiva a bestia e quando le presentano i fidanzatini impazzisce... poi magari Lovino ha un succhiotto e cerca di nasconderlo e da lì viene fuori tutto..." e il resto è storia, più precisamente quella che avete appena letto. Forse la cosa mi è venuta in mente perché a Capodanno mi sono fatta truccare da una mia amica e mi è rimasto in testa l'idea del trucco, unito a un tiktok che mi era capitato mesi fa in cui uno spiegava come coprire i succhiotti, unito ad un'altra mia amica che accompagnai anni fa a comprare il fondotinta verde per evitare di farsi beccare dalla mamma. Credo. È difficile ricostruire i percorsi della mia testa.
COMUNQUE.
I nomi dei genitori li ho scelti pensando ai due santi patroni d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena. Caterina in realtà l'ho scelto già dai tempi di Rebuild me come nome per la mamma e non ricordo neanche perché (forse un accenno a Caterina de' Medici? Forse mi piaceva e basta?), non sapevo come chiamare il padre (inizialmente Giuseppe come Garibaldi) e poi boom, illuminazione: FRANCESCO.
Penso sia chiaro da dove venga il nome der nonnone super pazzo sgravatissimo ma comunque: Romolo dal fondatore di Roma (e se volete anche dall'ultimo imperatore, Romolo Augustolo), Augusto da Ottaviano (e di nuovo da Romolo Augustolo, povero cristiano se era cristiano)
Alcune frasi di Caterina sono citazioni a quel meme che è mia madre. Tvb mamma. Se hai letto questa cosa scappo di casa.
Sul perché i piccini abbiano preso il cognome di Caterina... la risposta è: sono-la-narratrice-e-quindi-si-fa-come-dico-io.
I nomi dei genitori di Antonio sono stati molto più facili da trovare: vengono da Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona (anche se in questa storia compaiono poco) e li ho scelti anche quelli dai tempi di Rebuild me (pubblicità occulta)
Well, that's all.
C'è un secondo capitolo sulla Gerita che, boh, pubblicherò tra poco.
Spero vi sia piaciuta questa robina (12000 parole= robina) a caso :)
Ciao!
Daly

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Capitolo 2
*** Viva la mamma ***


A differenza di suo fratello, Feliciano non ha mai fatto mistero della sua cotta con la famiglia. Un venerdì pomeriggio i due fratelli Vargas sono usciti dopo scuola e, al loro ritorno, Feliciano ha annunciato a gran voce di essersi innamorato.

Qualche mese dopo ("devo prima farlo innamorare di me, andrò con calma" si era detto nel frattempo) si presenta l'occasione perfetta: Feliciano riesce organizzare un "pomeriggio cinema" a casa loro per approfittare dell'assenza dei genitori. Invita Antonio, Ludwig, Gilbert e Francis, ma questi ultimi due rifiutano con qualche scusa, facendo insospettire Ludwig.

"Perché non vieni?" chiede a suo fratello prima di prepararsi per uscire. Gilbert, comodamente spaparanzato sul divano, ghigna.

"Ti sto facendo un favore, mio ingenuo fratellino. Sarete tu e il piccolo Feli, al buio, vicini vicini..."

"E quindi?"

"E quindi da che mondo è mondo le serate film sono la scusa perfetta per starsene tranquilli a limonare un paio d'ore"

Ludwig diventa di una bella sfumatura di cremisi "ma che dici?!"

"Che film guardate?"

"Non ricordo il titolo"

"Genere?"

"Mi pare sia un horror"

Gilbert fischia "non ci va per il sottile, il piccoletto. È definitivamente una scusa per limonare"

"Non essere sciocco"

"Ti piace Feliciano, no?"

"Non è quello il punto! Figurati se ha pianificato una cosa del genere per baciare me"

Se non lo aveste intuito, l'intenzione di Feliciano è proprio quella.

"Mettiti con Antonio sul divano grande" dice a Lovino, mentre osserva i popcorn scoppiare dentro al microonde "così io e Lud ci stringiamo in quello piccolo"

"Non dirmi che farai la scena falsissima in cui ti fingi spaventato e ti fai coccolare da lui" brontola Lovino, seduto sulla sua solita sedia con le ginocchia al petto a guardare il cellulare.

"Se sarà necessario sì"

"A sei anni abbiamo visto Freddie Krueger con il nonno e ti sei messo a ridere nelle scene in cui squartavano la gente. Saresti credibile come una moneta da tre euro"

Il timer strilla per segnalare la fine del tempo segnato e Feliciano tira fuori il sacchetto dei popocorn dal microonde.

"So fingere bene"

"Non funzionerà"

"Stai solo facendo il fratello maggiore geloso" ribatte Feliciano versando i popcorn dentro una ciotola.

"Non è per quello, sono oggettivo" Lovino sospira, rassegnato "Felicià, quel ragazzo è 'n tronco. L'altro giorno gli hai preso la mano e ha fatto un salto di tre metri, se te lo baci nel bel mezzo del film crepa di infarto"

Feliciano fa l'occhiolino al fratello, la ciotola piena tra le braccia "ci penso io a lui. Tu fai come ti ho detto"

Lovino sbuffa "poi non venire a piangere da me se non funziona"

È in quell'occasione che Caterina incontra per la prima volta Ludwig. Torna a casa dal lavoro e, tolta la giacca, entra in salotto quando il film sta arrivando alla fine, proprio mentre la fidanzata del protagonista viene uccisa. Accende la luce e si guarda intorno per constatare quanto sia distrutta casa sua. Non che non si fidi dei suoi figli eh, ma un gruppo di adolescenti soli in casa...

Sul divano più grande è seduto Lovino, le gambe distese sul grembo di Antonio, e all'ingresso di Caterina i due si allontanano leggermente l'uno dall'altro. Notando il sorriso sornione di Antonio, il broncio di Lovino e le loro labbra rosse, la donna intuisce che del film abbiano visto ben poco.

Sull'altro divano Feliciano ha la testa appoggiata sulla spalla di quello che deve essere il ragazzo che gli piace, il quale gli tiene rigidamente un braccio intorno alle spalle. Caterina inarca un sopracciglio.

"Ciao ragazzi"

"Ciao, mà'!"

"Salve signora..." con aria imbarazzata il ragazzo biondo di siede composto e toglie il braccio dalle spalle di Feliciano, che, quasi per ripicca, gli si appiccica ancora di più addosso.

"Feli, vieni un attimo di là, ti ho preso i colori che mi hai chiesto"

"Arrivo" il ragazzo si alza e trotterella tutto contento dietro alla mamma, seguendola in cucina. Caterina, una volta nella stanza, prende dalla borsa un pacchetto di pastelli a cera e glieli passa.

"Sono quelli giusti?"

"Sì sì, grazie mille mamma" il ragazzino stampa un bacio sulla guancia a Caterina e, dopo un attimo di esitazione, chiude la porta della stanza "che ne pensi di Luddi?"

"Il biondo?"

"Eh sì"

"È carino e ha l'aria di un bravo ragazzo, ma non mi sembra molto il tuo tipo"

"Perché?"

Caterina alza le spalle "è molto formale e dà l'idea di un preciso. È tedesco, vero?"

"Sì, e quindi?"

"Non pensavo ti piacesse quel tipo di ragazzi, tutto qui. Temevo un qualche artista di strada scappato di casa"

Feliciano si imbroncia "Lud è carino e gentile e mi apprezza e mi fa stare bene"

"Non ne dubito, Feli, e sono felice per te, sono solo rimasta un po' stupita"

"Non ti sei stupita perché è un maschio?"

"Tesoro mio, da bambino tutte le mattine davi un bacino al poster di Troy di High School Musical" Caterina ridacchia davanti al rossore del figlio "e se entravo nel mentre mi tenevi il broncio tutto il giorno"

"Davvero? Non me lo ricordo..."

"Io sì. Per questo mi sono stupita che tu sia passato ai biondi, ma se mi porti a casa un bravo ragazzo sono solo che contenta"

"Grazie mamma"

"Non serve che mi ringrazi. Dimmi, state insieme?"

"No, ma credo di piacergli. Ho chiesto a Lovino di indagare"

E Lovino, in questi minuti di pausa, ha fatto proprio questo.

"Uè, crucco" si sporge oltre Antonio per guardarlo in faccia "te piace mi' fratello?"

A quella domanda Ludwig diventa rosso come un pomodoro "c-come?"

"Ti piace Feliciano?" ripete Lovino, scandendo bene le parole.

"Uhm... io..."

"Perché se la risposta fosse sì" continua Lovino, mostrando molta misericordia "Feliciano ci starebbe"

"Ci starebbe?" Ludwig sgrana gli occhi, sinceramente stupito.

"Cristo, se deve appenne 'n cartello luminoso in fronte pe' fatte capì che ce stà a provà?"

"Ci... ci stava provando? Con me?"

"Dio mio" Lovino sbatte il viso contro la spalla del suo ragazzo "amò, parlace te o lo strozzo"

Antonio ridacchia e si rivolge a Ludwig "se ti piace Feliciano, ti consiglio di fare un tentativo"

"Uhm..."

Feliciano rientra in quel momento, con una nuova ciotola di popcorn in mano "eccomi! Riprendiamo il film?"

Il pomeriggio-cinema si risolve in niente di fatto, ma Ludwig continua a pensare a quel che gli hanno detto e ci riflette per tutta la notte, finché non si decide, incoraggiato anche da suo fratello, a chiedere a Feliciano di uscire solo loro due il giorno seguente.

Feliciano, com'è prevedibile, sclera e passa un'ora abbondante a decidere come vestirsi, a prepararsi e a farsi una base di trucco prima di uscire, esasperando suo fratello che sta cercando di leggere in pace.

I due ragazzi si vedono di primo pomeriggio, ordinano ad un bar, Feliciano una granita alla fragola e Ludwig un gelato al limone, e si siedono ad un tavolino all'esterno. È giugno, la scuola è quasi finita e non sembra esserci nessun problema nella vita di questi due ragazzi. L'aria è calda ma non ancora torrida, grazie anche ad un leggero venticello che viaggia tra le strade della città, c'è profumo d'estate. Feliciano indossa un paio di pantaloncini corti e neri e una cannottiera bianca e larga, mentre Ludwig si è mantenuto più sul classico, tra pantaloni con la piega e una camicia bianca le cui maniche sono state immediatamente arrotolate.

"Mi volevi parlare di qualcosa, Luddi?" chiede Feliciano a metà della sua granita, della quale il colorante ha reso le sue labbra più rosse del solito. Ludwig si allarga il colletto della camicia con l'indice, improvvisamente ha molto più caldo.

"Uhm... ja... io..." inspira ed espira, si dice. È facile. Devi solo dire due parole. Semplice semplice.

"Riguarda qualcosa che è successo ieri per caso?" lo incalza Feliciano "non... non volevi che ti abbracciassi durante il film? Ti ho dato fastidio?"

Ludwig arrossisce e punta lo sguardo sul tavolino del bar "no... non mi hai dato fastidio... anzi" l'ultima parola la sussurra appena, ma Feliciano sente benissimo.

"Anzi? In che senso?" il castano continua a sorridere con aria incoraggiante, ma non aiuta granché.

"N-nel senso che..." Ludwig si gratta la nuca "ecco..."

"Credo di aver intuito dove vuoi andare a parare" aggiunge Feliciano, intrecciando le dita con le sue da sopra al tavolo "ma potrei sbagliarmi"

"Non mi stai aiutando" brontola Ludwig, facendo ridere Feliciano di una risata così cristallina da sconvolgere il mondo intero per tanta bellezza; o, se non il mondo intero, almeno Ludwig.

"Mi piaci" mormora alla fine il tedesco. Arrossisce, ma non allontana la mano dal tavolo e non retrocede di un millimetro. Ormai l'ha detto, tanto vale andare avanti "e, uhm, ieri durante il film avrei... avrei voluto baciarti"

"E perché non l'hai fatto?" Feliciano gli accarezza il palmo della mano, forse cercando di tranquillizzarlo "mi piaci anche tu, pensavo fosse ovvio"

"Non ero sicuro che fossi d'accordo" mormora Ludwig "e, uhm, non ho mai baciato nessuno, non so bene come... come si faccia e non voglio fare, ehm, casini"

Feliciano sorride "però vorresti?"

"Sì..."

"E se io ti baciassi adesso" continua Feliciano, sporgendosi verso il tavolino "ti piacerebbe?"

È il momento della verità "c-credo di sì..."

Prima ancora di realizzarne la ragione, Ludwig sente sapore di fragola. Si rende conto dopo qualche secondo che Feliciano si è avvicinato ancora e che ora c'è qualcosa sopra la sua bocca.

Chiude gli occhi e si concentra sul ragazzo che ha davanti e che ancora gli stringe la mano. I rumori intorno diventano insignificanti, la coppetta davanti a lui in cui il gelato si sta sciogliendo è irrilevante. L'unica cosa di cui si rende conto sono le labbra di Feliciano, che sanno di fragola ed esercitano una pressione gentile ma costante sulle sue.

Feliciano si allontana dopo alcuni secondi e torna seduto al suo posto, con un sorriso ancora più ampio e la bocca un po' più rossa.

"Allora? È stato così tremendo?"

Ludwig arrossisce "no..." gli rivolge un piccolo sorriso "assolutamente no"

"Be'..." Feliciano gli fa l'occhiolino "ne puoi avere altri. Quanti ne vuoi"

"Se... se la cosa ti va bene..."

"Finisci il tuo gelato. Conosco un posto dove non ci daranno fastidio" Feliciano riprende a bere la sua granita, con espressione furba.

Quando Ludwig torna a casa quel giorno, suo fratello Gilbert nota subito che c'è qualcosa di diverso.

"Com'è andata?" chiede, cauto. Ludwig sembra molto più rilassato e... felice. Semplicemente felice. Gilbert sgrana gli occhi "vi siete baciati!"

Ludwig diventa rosso, ma annuisce. Gilbert urla.

"LO SAPEVO"

Per tutto luglio e agosto i due neo piccioncini non si vedono, perché Feliciano scende in Italia per tutto luglio e risale dopo Ferragosto e Ludwig passa tutto il mese di agosto in Germania dai suoi nonni.

Hanno programmato di rivedersi il primo settembre, pochi giorni prima dell'inizio della scuola.

Feliciano lo aspetta seduto su un muretto, dondolando le gambe nel vuoto. Quel giorno si è messo un vestito bianco con dei fiorellini rossi, stretto in vita e lungo fino a metà coscia. Si è abbronzato durante le vacanze, anche se Lovino è diventato molto più scuro di lui, ed è cresciuto di qualche centimetro in altezza. Il suo viso ha iniziato ad assumere dei connotati più adulti e la cosa lo rende molto fiero, si è anche tagliato i capelli di alcuni centimetri per sottolineare questo fatto; ha sempre un taglio a caschetto, ma ora i capelli gli arrivano alla punta delle orecchie e dietro sono più corti, così che ha sofferto meno il caldo torrido di Roma. Osserva la punta delle sue superga bianche e sbuffa, Ludwig è in ritardo e la cosa gli puzza, perché Ludwig è sempre in anticipo.

È sul punto di chiamarlo al telefono ma si blocca. Da dov'è ha un'ottima visuale sull'ingresso del parco nel quale si sono dati appuntamento e dove è appena entrato un ragazzo biondo. Che sia...

"Ludwig?" sussurra Feliciano, sgranando gli occhi. Scuote la testa, non è possibile. È più grande di Ludwig... quel ragazzo avrà almeno due anni in più, eppure... eppure si sta avvicinando a lui...

"Ciao" Ludwig, perché è proprio lui, si ferma davanti a Feliciano e gli sorride con aria timida "scusa il ritardo, non trovavo dei vestiti che, uhm, mi entrassero"

Feliciano deglutisce, ha la gola secca. Non ci vuole un genio a capire che Ludwig ha avuto uno scatto improvviso della crescita. Se già prima era più alto di Feliciano di alcuni centimetri, adesso si è alzato di almeno altri dieci, e alla crescita in altezza è seguita quella in larghezza, infatti ha iniziato ad andare in palestra e ora, oltre al fatto che le spalle e il torace si sono allargati, tutto il corpo si è fasciato di muscoli. I suoi lineamenti si sono affilati e sono definitivamente quelli di un adulto, sottolineati dai capelli corti rasati sui lati.

Feliciano sente improvvisamente caldo "L-Ludwig?"

"Sì... sono cresciuto da un giorno all'altro" Ludwig esita "ti... ti piaccio?"

Feliciano si trattiene dal dirgli che da quella nuova versione di lui si farebbe fare letteralmente qualsiasi cosa e si limita a fargli un buffetto sulla guancia "sì. Cioé sei tu, mi piaci a prescindere. Però sei... cioé ti sei fatto..." si sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio, anche se sono così corti che ci arrivano appena "bello, ecco. Più bello"

"Anche tu. Ti sta bene questo taglio e... e anche il vestito"

Feliciano sorride "grazie Lud!" allarga le braccia "mi aiuti a scendere? Non vorrei che mi si alzasse il vestito..." è una scusa patetica per farsi prendere tra le braccia? Sì.

"Certo..." Ludwig posa le mani sui fianchi del suo ragazzo e lo solleva, per poi posarlo a terra davanti a sé. Sono vicini, vicinissimi, gli occhi fissi in quelli dell'altro, i respiri che si mescolano. È Ludwig, investito di una nuova fiducia in sé stesso, a baciare l'altro e a farlo arretrare verso il muretto di prima, a stringere la presa sui suoi fianchi e a schiudergli le labbra con la lingua. Sorpreso, ma per nulla infastidito, Feliciano ricambia il bacio e, curioso, infila le mani al di sotto della canotta bianca che indossa Ludwig per indagare su quel corpo nuovo e così invitante. Interrompe il bacio ridacchiando e scende a baciare il suo ragazzo lungo la mascella e la mandibola.

"Ti sei fatto una bella tartaruga, amore" lo bacia sulla guancia "mi fai sentire inferiore"

"Non... non lo sei" mormora Ludwig, arrossendo "sei stupendo così" e lo bacia di nuovo sulle labbra.

Quando Feliciano torna a casa quella sera, la prima cosa che fa è annunciare "ci avevo visto giusto!"

Caterina, seduta sul divano a farsi, per dirla elegantemente, i cazzi suoi, inarca un sopracciglio "di che parli?"

"Ludwig! Madonna, mamma, non puoi capire, è diventato un figone da dieci e lode!"

Caterina mette via il suo cellulare e indica il posto accanto a lei "vieni qui, dai, hai la faccia di uno che si vuole sfogare"

Lovino sbuca dalla sua stanza "che è tutto 'sto casino? Sto studiando"

"Feli ha qualcosa da dire su Ludwig"

"Arrivo" in un secondo Lovino è seduto accanto al suo fratellino, dal lato opposto alla madre "ti ha fatto qualcosa di male, Feli? Perché se è così ci metto due minuti a mettere le scarpe e andarlo a menare come si deve. Basta una parola, una sola"

"Ma no, no, è stato bravissimo" Feliciano sorride "è diventato uno gnocco pazzesco! Ancora più di prima"

Lovino storce la bocca "me pare strano"

"Ti giuro! È cresciuto tantissimo in altezza e gli arrivo tipo alle spalle, forse anche meno"

"Embé? È un crucco alto"

"Ma devi vedere che muscoli che ha messo su! Ha due spalle così" Feliciano allarga le braccia "e degli zigomi che ci potresti tagliare il salame. Quando l'ho visto non l'ho riconosciuto"

"Be', buon per te Feli" Caterina spettina i capelli al figlio "hai una foto?"

Feliciano prende il telefono, sblocca la schermata e inizia a sfogliare nella galleria con aria corrucciata "non ce n'è una in cui siamo venuti bene... e a Lud non piace farne..."

"Vabbé, lo vedremo di persona" Caterina tappa con la mano la bocca del figlio maggiore, che conoscendolo stava per fare qualche commento acido "Lovino, basta fare l'iperprotettivo. Sei peggio di me"

"Ah, perché non l'hai fatto con Antò, assolutamente" brontola Lovino.

"Ho detto che sei peggio di me, non che io sia perfetta"

"È tedesco! Il bisnonno ci ha combattuto contro!"

"Settant'anni fa" ribatte Feliciano "e Lud è antifascista, te l'ho detto un centinaio di volte"

"Sarà. Io non mi fido"

Caterina alza gli occhi al cielo "a proposito, il nonno ha chiamato prima. Ha detto che per Natale sale su, così conosce i vostri fidanzati"

"Ah, di noi non gliene frega niente" brontola Lovino.

"Citandolo: voglio conoscere quei due santi che li sopportano, soprattutto a Lovino"

""Soprattutto a Lovino"?! Cosa starebbe insinuando?"

Feliciano ridacchia "niente di importante, fratellone"

"Tu zitto. Quindi quando sale il vecchiaccio?"

"Il ventidue mattina. Porta rispetto per tuo nonno"

"Se se. Possiamo saltare scuola per venirlo a prendere?"

"Assolutamente no. E considera che prende l'aereo dall'Italia, quindi arriverà come minimo nel pomeriggio"

"Tsk"

Romolo, detto "nonno Roma", come promesso raggiunge sua figlia e i suoi nipotini a dicembre quando, per interderci, Lovino ha già perso la verginità da qualche settimana.

È il penultimo giorno prima delle vacanze natalizie, per il giorno dopo non hanno compiti o altro da fare e sta per arrivare il nonno. Visto che Antonio partirà per Madrid il pomeriggio seguente e Ludwig per Berlino, quello è l'unico giorno possibile per far conoscere loro il nonno, che ha insistito per non aspettare fino a gennaio.

Quando i due fratelli Vargas escono da scuola, Caterina chiama il maggiore e lo informa che il nonno è appena arrivato in aereoporto, quindi saranno a casa in un'ora, infine gli dice di mangiare con i loro ospiti e attacca la chiamata.

Le due coppiette decidono di andare a mangiare al kebabbaro di fiducia, dove lavora il ragazzo del migliore amico di Lovino, e infatti non appena entrano quest'ultimo viene investito dal suo amico, Heracles, e urla "FRATM!" prima di ricambiare l'abbraccio. Feliciano si imbroncia.

"Sarei io tuo fratello, te lo ricordi, vero?"

"Tu sei una piaga che ha un DNA simile al mio" brontola Lovino. Heracles, che è decisamente più muscoloso, lo solleva in aria, facendolo ridere. Antonio assottiglia lo sguardo e forza un sorriso.

"Lovi, amore, ci andiamo a sedere?"

"Seh" i due amici si separano "fratm, mi raccomando: dì a quello stronzo del tuo ragazzo di abbondare con i pomodori"

"Lo so. Sedetevi dove volete, non c'è molta gente oggi" Heracles alza le spalle e si dirige in cucina.

Il ristorante è piccolo, dall'aria decadente ma accogliente. Sulle piastrelle bianche del pavimento sono disseminati senza un senso preciso dei piccoli tavolini alti, alcuni da soli, altri uniti in tavolate più lunghe, ma tutti sono circondati da due o più sedie alte dai sedili di plastica dura. Lovino ha il tempo di arrampicarsi su una di quelle sedie prima che il suo ragazzo lo baci senza preavviso e a lungo, un po' troppo. Quando Antonio si decide a staccarsi si siede sulla sedia davanti a quella di Lovino come se niente fosse, ignorando la sua espressione corrucciata.

"Sei geloso" sancisce, puntandogli il dito contro. Antonio scrolla le spalle.

"No, mi amor, perché dovrei?"

"Perché sei un coglione" Lovino alza gli occhi al cielo "è un anno che ti sopporto, cretino. Non dirmi che ti ingelosisci se abbraccio un altro ragazzo"

Antonio sorride "un anno e un mese"

"Quel che è. Sei comunque un idiota se pensi che ti tradirei con il mio fratm"

"Te quiero"

"E lo credo bene, dove lo trovi un altro con un culo bello come il mio, eh?"

A quel commento Ludwig, che ha osservato la scena in silenzio, arrossisce all'improvviso. No, non può iniziare a pensare a... a Feliciano in quel modo. Non in pubblico almeno. Cerca di riportare il suo cervello all'ordine guardando il menù del ristorante.

"Luddi? Cosa ordini?" interviene Feliciano, guardando a sua volta il menù con un labbro stretto tra i denti.

"Penso una piadina"

"Fammi indovinare: senza piccante e senza cipolla" commenta Lovino.

"Sì, perché?"

Lovino sbuffa "sei il tipo"

Dalla porta della cucina esce il ragazzo di Heracles, un ragazzo di origine turca dall'espressione scocciata i cui capelli mori sono racchiusi da una retina. Li raggiunge a passi pesanti.

"Ciao, Lovino. Il solito?"

"Seh. Come ti va la vita?"

"Uno schifo, non ne ho proprio voglia oggi. Gli altri?"

"Lo stesso di Lovi" risponde Antonio, stringendo la mano del suo querido da sopra al tavolo. Lovino sogghigna.

"Vediamo se reggi"

Sadiq, questo è il nome del giovane, non si scompone "gli altri?"

"Una, uhm, piadina kebab senza cipolla e senza piccante" è imbarazzante dirlo. Sadiq non commenta.

"Feli?"

"Una confezione di patatine fritte"

Sadiq inarca un sopracciglio "solo?"

"Sì, non ho tanta fame"

"Ma nun dì strunzate" Lovino guarda male il fratellino "non puoi mangiare così poco"

"Ma non ho fame"

"Non è vero. Sono due ore che non mangi"

"Mi è bastata la merenda..."

"Tre biscottini di merda? Ma non prendermi per il culo"

"Mangerò tanto durante le vacanze..."

Lovino sgrana gli occhi e gli punta il dito contro "hai confessato! È perché siamo sotto Natale!"

Feliciano sbuffa, infastidito da tutta quella pantomima "e quindi? Ci tengo alla linea"

"Non è evitando di mangiare che eviti di ingrassare" interviene Ludwig "scientificamente, se mangi poco prima e tanto dopo prendi solo più peso"

Feliciano lo guarda, combattuto. Alla fine cede "va bene... prendo una piadina anch'io, con la cipolla"

Mentre aspettano gli ordini e Lovino sbraita qualcosa contro Antonio per una sua battuta, Ludwig ne approfitta per sporgersi a sussurrare all'orecchio del suo ragazzo.

"E... se anche ingrassassi un po', rimarresti bellissimo" arrossisce nel dirlo, ma vuole che Feliciano lo sappia. Il ragazzo sorride nel sentirglielo dire e gli stampa un bacio.

"Grazie, Lud" lo bacia di nuovo "ti amo"

Ludwig arrossisce ancora di più "a-anche io..."

Lovino li vede e brontola "davanti al mio estathe. Senza ritegno"

Alcuni minuti dopo Caterina manda un messaggio al maggiore dei suoi figli.

"È arrivato il vecchio" annuncia Lovino "sono a casa"

Feliciano annuisce e sorride "allora dopo mangiato andiamo a casa, così conosce Lud e Antonio"

"Contento lui"

Romolo Augusto Vargas all'epoca della nostra storia è un uomo che va verso la sessantina e ne dimostra dieci in meno. Da giovane è stato un ragazzo molto amato dalle donne e molto odiato dai fratelli di queste. Tra l'avventatezza della gioventù, il brivido di andare con una ragazza più grande e l'ignoranza che c'era all'epoca su certi temi, era nata Caterina e per questo, se ora lei ha quarant'anni, Romolo ne ha appena cinquantotto. Della sua gioventù ha conservato la passione per le donne e per il vino, il sorriso solare, il fortissimo accento romano, rafforzato da un amore sfrenato per la sua città e da un patriottismo non da poco, e la devozione alla famiglia che l'ha portato a crescere una figlia da solo e a rimboccarsi le maniche, accettando ogni lavoro decente che gli veniva proposto pur di portare il pane a casa.

Fisicamente si mostra come un uomo alto e ancora in forma nonostante l'età, dai capelli bruni macchiati di bianco e tenuti corti, gli occhi castani luminosi e le crepe intorno alla bocca di chi ha sorriso tutta la vita.

Il passare degli anni, oltre alle rughe, gli ha portato anche due splendidi nipotini che ama alla follia e che non ha fatto altro che viziare dal loro primo giorno di vita.

Questo affetto incondizionato, non appena sente la porta di casa aprirsi, lo fa alzare e precipitarsi verso l'ingresso per abbracciare i nipoti con tanto impeto da sollevarli da terra tutti e due.

"Nonno!" esclama Feliciano ridendo.

"Mettimi giù, vecchio!" ribatte Lovino, dimenandosi.

"Ho superato il Rubicone per venirvi a trovare" annuncia Romolo con solennità, una volta messi giù i nipoti.

"Seh, vedi di non fare la fine di Cesare tornando giù"

"Me presentate i vostri fidanzatini o no?"

"Lui è Antonio e stiamo insieme. Te l'ho presentato, ora andiamo" senza aspettare una risposta Lovino afferra il suo ragazzo per un braccio e cerca di trascinarlo via, ma Antonio rimane fermo dov'è.

"Ma no, Lovi, voglio conoscere il tuo abuelo"

"Lui è Romolo ed è mi' nonno. Ora lo conosci. Andiamo" e di nuovo cerca di scappare per barricarsi in camera sua con lui, ma senza successo. Sbuffa "dai amò, non rompere"

"Non rompere tu, Lavinius" il nonno circonda le spalle dei due poveri fidanzatini con le braccia "voglio solo conoscerli"

"Vuoi terrorizzarli psicologicamente. Sei peggio di mamma"

Caterina esce dal salotto con le mani sui fianchi "come, prego?"

"Niente, mà'"

"Invece di stare fermi in ingresso come delle pere, venite di là, c'è la torta al cioccolato da finire"

Una volta sistemati tutti sui divani del salotto, i quattro adolescenti stretti in quello piccolo, Romolo si sporge verso i due ospiti.

"E così state con i miei nipotini" esordisce, serio. Ludwig sente un brivido lungo la schiena "da quanto?"

"Un anno e un mese" risponde Antonio, tranquillo.

"Sei mesi" Ludwig invece è tutto meno che tranquillo. Feliciano gli stringe la mano per incoraggiarlo.

"E cosa vi ha fatti innamorare di loro?" Romolo nel formulare la domanda guarda dritto negli occhi Ludwig, che si sente preso in causa e risponde per primo.

"È... è semplicemente successo. All'inizio non mi aveva fatto una grande impressione, poi l'ho conosciuto meglio e... e ho iniziato a preoccuparmi di, uhm, come mi vestivo se sapevo che ci saremmo visti, ad andare in ansia e, ehm, ero felice se sapevo che ci saremmo incontrati, e... e poi è successo"

"Oh, Lud, sei così dolce" Feliciano lo bacia "ti amo anch'io"

Romolo si gira verso Antonio. Ha fatto molti lavori nel corso della vita, tra cui, per qualche anno, il poliziotto, e la cosa si nota "che intenzioni hai con Lovino?"

"Intenzioni serie, señor"

"E... vorreste farci l'amore?"

A quella domanda entrambi gli interrogati sobbalzano, ma per due motivi completamente diversi. Romolo ride.

"Oh, su, sono stato giovane anch'io! Ma siete ancora piccoli per..." Romolo nota che Antonio e Lovino si stanno guardando negli occhi, entrambi nel panico. Assottiglia lo sguardo "Lovino?"

"Corri" Lovino afferra il suo ragazzo per un braccio e corre verso la sua stanza, chiudendocisi dentro con lui.

Romolo rimane qualche secondo imbambolato "mio... mio nipote ha..."

Caterina alza gli occhi al cielo "perché, tu a sedici anni eri vergine?"

"Erano altri tempi!"

"Infatti loro hanno usato le protezioni"

Romolo arrossisce leggermente "cara, se le avessi usate, tu non saresti qui"

"Non è quello il punto. Adesso ti scusi per la domanda inopportuna"

"Sono io tuo padre, non il contrario!"

Lo sguardo di Caterina non ammette repliche. Romolo sbuffa "va bene... scusate"

"Anche con Lovino e Antonio"

"Se si degnano di uscire"

Feliciano sgrana gli occhi "spero che non lo stiano facendo nel mio letto"

"Vado a controllare" Romolo si alza e va a bussare alla camera dei due fratelli Vargas "siete vestiti, vero?"

"Vattene" brontola Lovino.

"Non sono arrabbiato" Romolo sospira "tua madre ritiene che non avrei dovuto farvi una domanda del genere. Scusate"

Lovino apre uno spiraglio della porta "non hai intenzione di farci il cazziatone?"

"Mi è stato fatto notare che sarei un po' ipocrita a farlo"

Lovino inarca un sopracciglio "quindi non lo farai?"

"No" Romolo ghigna "mi sento solo di raccomandare ad Antonio di non metterti incinto. Il mondo non è pronto a una cosa del genere"

"Idiota" Lovino, decisamente arrossito, apre la porta e ne esce insieme ad Antonio, dirigendosi verso il salotto "Feli, giù le zampe dalla mia torta!"

Antonio fa per seguirlo, ma Romolo lo trattiene. Il solito sorriso bonario del nonno è sparito, sostituito da un'espressione mortalmente seria.

"Trattamelo bene"

Antonio annuisce, altrettanto serio "certo"

Il tempo corre e scorre e nelle menti dei nostri due protagonisti, Feliciano e Ludwig, che tra alti e bassi stanno ancora insieme nel senso romantico del termine, inizia ad affacciarsi un pensiero.

"Lovi" mormora Feliciano una notte. È sdraiato sotto le coperte e ha lo sguardo puntato in alto, verso il letto di suo fratello, sotto al quale ha appeso delle foto e dei disegni per poterli osservare prima di addormentarsi. Non vede granché: le tapparelle sono chiuse e le luci sono spente. Sono andati a letto da poco, domani ci sarà scuola. Feliciano è al secondo anno di scuola superiore, Lovino al penultimo. È marzo e si sta avvicinando l'estate, il calore tiepido di quelle stagioni sta già incoraggiando gli animi già di per sé bollenti dei giovani in amore, Feliciano compreso.

"Che cazzo vuoi? È tardi"

"Non riesco a dormire"

"Io sì. Buonanotte"

"È da un po' che penso ad una cosa" continua Feliciano.

"Continua a pensarla in silenzio"

"Penso di voler fare l'amore con Lud"

C'è qualche secondo di silenzio. Lovino sospira "e ne vuoi parlare con me, il tuo punto di riferimento in tutto, vero?"

"Non esagerare. Hai qualche consiglio?"

"Lui lo vuole?"

"Non gliene ho ancora parlato. Ho paura che si faccia delle aspettative"

"Tutti hanno delle aspettative. I porno ti danno un'idea distorta di com'è davvero"

"Non in quel senso" Feliciano solleva la mano e sfiora una foto di lui e il suo ragazzo appesa sotto al letto di Lovino. Non la vede, ma sa che è lì "quando ci siamo baciati per la prima volta l'ho baciato io e, uhm, gli ho fatto vedere come si fa, diciamo, stessa cosa per i baci con la lingua, per come ci si comporta in una relazione, un po' per tutto, perché sono stato fidanzato altre volte e lui no, ma... ma del sesso non so niente, non ho mai sperimentato nulla"

"E lui lo sa?"

"Ovvio, ma ho paura che mi creda più esperto di quanto non sia"

Lovino sbuffa "Felicià, te l'ho detto un'infinità di volte: quel ragazzo è 'n tronco. Per lui anche togliersi per primo la maglietta dev'essere un qualcosa da pornodivo"

"Non esagerare, mi ha già visto senza maglietta in piscina"

"E infatti si è comportato da tronco" Lovino ghigna al buio "la prima volta che lo hai abbracciato in costume sembrava sull'orlo di un infarto! Ho quell'immagine stampata nella retina per quando sono giù"

"Looooovi! Dammi una mano"

"Che vuoi che ti dica? Parlane con lui"

"Con Antonio cosa hai fatto?"

"Be'..." Lovino è arrossito, Feliciano ne è sicuro. Sa riconoscere gli stati d'animo di suo fratello dal suo tono di voce "qualche mese prima gli ho detto che non me la sentivo e lui mi ha detto che non se la sentiva neanche lui, poi a un certo punto mi sono reso conto che mi sentivo pronto a provare e gliel'ho detto, lui lo stesso e alla prima occasione buona l'abbiamo fatto"

"E com'è stato?"

Lovino soffia una risatina "con il senno di poi uno schifo. Le prime volte sono così, Feli, non è un film questo. Ti sentirai a disagio e non saprai bene dove mettere le mani, ma è giusto così, impari facendo"

"E... hai qualche consiglio più pratico?"

"Ma che ne so?" brontola Lovino "se ti mette così tanta ansia da prestazione, prova a partire con cose più semplici. Preliminari, cose così"

"Tipo i pompini? Ma se poi soffoco?"

"Felicià, hai le mani, no? Le sai già usare su de te, impara su de lui" uno sbuffo "se lui è d'accordo e tutto, ovviamente, se ti dice di no pazienza. E se tu dici di no a qualcosa e lui ti costringe vieni a dirmelo che gli spezzo il cazzo in due"

Feliciano ride "grazie"

"Dovere di fratello maggiore. Ah, e usate i preservativi. E il lubrificante, fidati, aiuta. Fino a mo' non avete fatto niente di niente?"

"Mh, non proprio. Un po' di palpatine, baci sul collo, cose del genere, ma sempre da sopra i vestiti" Feliciano si sente arrossire "e comunque non è vero che Lud è un tronco... spesso prende l'iniziativa lui"

"Seh certo. Adesso si scopre che è il cugino mangiapatate di Rocco Siffredi e ha nascosto nell'armadio un arsenale di giocattoli sadomaso che neanche Christian Gray"

"Chissà. Potrebbe avere delle doti nascoste"

"Non ci credo neanche se lo vedo. E non ci tengo a vederlo" aggiunge subito "né a sapere alcun tipo di dettaglio"

"Con Antonio come ti va?"

"T'appost"

"C'è qualche cosa che potrei fare per... sai, movimentare le cose"

"Secondo te conosco le perversioni di quel pervertito d'un crucco? Non ci tengo a saperle"

"Daaai, dammi qualche dritta"

"Ma che ne so? Mettiti una gonna, ti sbava sempre dietro quando ti vede con le gambe scoperte"

"Altro? Cose che dovrei sapere? Suggerimenti?"

"Mh, prova a parlargli in tedesco"

"Dici che gli piace?"

"Con il bastardo funziona"

"Parli in tedesco ad Antonio?"

"Secondo te mi metto a parlare quella lingua barbarica? Gli parlo in spagnolo, deficiente. A volte. Quando se lo merita"

"Pensavo fossi tu quello con il language kink"

"Il che?"

"La perversione per le lingue straniere. Quando Antonio ti parla in spagnolo fai una faccia..."

Lovino è definitivamente arrossito "be', è una lingua musicale..." bofonchia "meglio del tedesco, poco ma sicuro, ma visto che macho patato parla quel misto di sputi e versi come prima lingua magari lo aizza"

"A me piace come suona il tedesco..."

"E fatti dire cose sconce in tedesco, che ti devo dire? Sono gusti, di merda, ma sono gusti"

Feliciano immagina di avere Ludwig sdraiato sopra, a sussurrargli in tedesco dritto nell'orecchio. Ha un brivido "si potrebbe provare..."

"Bene. Ora mi lasci dormire?"

"Fratellone aiutamiii! Mi agita un sacco questa cosa"

"Feli, non è neanche detto che lo facciate. Magari il crucco non se la sente, che ne sai? Non fasciarti la testa prima di essertela rotta"

"Ma se mi dice di sì e io non so cosa fare?"

"Ce l'hai nell'istinto, deficiente! Ma poi pensi che lui sappia dove mettere le mani? Non sa neanche di avercelo probabilmente"

"Appunto! Qualcuno dovrà pur fare qualcosa. Quindi? Che devo fare una volta che mi dice sì?"

"Porca di quella..." Lovino espira profondamente "vi slinguazzate un po', vi togliete i vestiti, vi toccate un po' e vi arrangiate con le mani, tanto siete talmente inesperti che non penso che durerete tanto. Ti va bene come risposta o ti devo fare il disegnino?"

"Detta così suona poco appassionante"

"Ci pensi quando ci arrivi, non è che ti puoi programmare la scopata" Lovino esita "oddio, dal crucco me lo aspetterei pure" abbassa il tono della voce e improvvisa un accento tedesco davvero poco credibile "Feliciano ja tra poco arrivo, fatti trovare a novanta sul tavolo così lo facciamo, giovedì prossimo alle sei stai sopra tu, sei d'accordo, ja?"

"Quindi la tua soluzione è che dovrei fregarmene?"

"La mia soluzione è che se ti mette tanta ansia forse non sei così pronto come pensi e dovresti parlarne con lui, non con me"

Feliciano rimane in silenzio una ventina di secondi, pensando. Sospira "ma io vorrei provarci..."

"E provaci, se lui è d'accordo, poi se ti rendi conto che non ti va lo fermi e vuol dire che riproverete più avanti. Non casca di certo il mondo se non va bene, e se hai paura che ti lasci per una cosa del genere, punto primo, non ti servirebbe un coglione del genere nella tua vita, punto secondo, quel ragazzo è così perso per te che non mi sembra il tipo"

"Dici?"

"Basta notare il modo in cui ti guarda. Sai che non mi fa impazzire, ma lo ammetto persino io che è completamente perso per te" a quell'ultima affermazione risponde solo il silenzio "domani vi vedete a scuola, no?"

"Sì..."

"Parlagliene. Domani pomeriggio esco con Antonio e mamma ha il turno di pomeriggio a lavoro, quindi se ti servisse hai casa libera. Avvertimi in caso e state alla larga dal mio letto o da posti dove mi siedo anche io, grazie"

"Oh. Grazie, Lovi"

"Seh. Se servissero, ci sono dei preservativi nel terzo cassetto del mio armadio, sotto ai calzini"

"Ti voglio bene"

"Non pensare che questa cosa sia disinteressata. Ti chiederò il conto, quando avrò bisogno di un favore"

Feliciano ride "okay"

"Adesso riesci a dormire?"

"Sì..."

"Buonanotte allora"

La mattina dopo Feliciano ci mette più attenzione del solito a vestirsi e alla fine, ricordandosi del consiglio di suo fratello, si mette una minigonna verde acido a quadretti neri, insieme delle calze nere alte fino a metà coscia, sia per evitare di congelare sia per rispettare il dress code della scuola, con sopra un maglione nero rubato a Ludwig e, al di sotto, una canotta altrettanto nera, più accessori vari e delle scarpe da ginnastica nere e alte.

Se ve lo steste chiedendo, ha iniziato a mettersi vestiti considerati femminili a scuola qualche tempo dopo essersi fidanzato con Ludwig. Non gli hanno rotto molto le scatole e quei pochi che l'hanno preso in giro hanno smesso dopo aver visto quell'armadio di muscoli che è diventato Ludwig. Un professore aveva fatto storie, ma Feliciano prontamente aveva impugnato il regolamento della scuola, dove non c'era scritto da nessuna parte che i maschi non potessero indossare abiti ritenuti femminili.

Dopo scuola Feliciano invita il suo ragazzo a casa sua con la scusa di studiare; Ludwig accetta ed è così che, dopo un pranzo veloce, i due si ritrovano a sbaciucchiarsi sul letto di Feliciano senza la minima intenzione di studiare, anche perché per il giorno dopo non hanno niente da fare.

"Non c'è nessuno in casa?" chiede Ludwig, con l'altro ragazzo sdraiato sopra a baciargli il collo.

"Mamma e papà sono a lavoro e Lovi da Antonio" Feliciano apre i primi due bottoni della camicia del suo ragazzo e sfiora la pelle candida al di sotto, per poi inarcarsi e sospirare quando Ludwig gli stringe le cosce al di sotto della gonna. Oh sì, Lovino aveva ragione. Senza particolare esitazione Feliciano si toglie il maglione e lo lancia via, rimanendo con solo una cannottiera volutamente larga e la gonna, se non contiamo le calze. Ludwig mugola, afferra il suo ragazzo per le cosce e lo sbatte sul letto senza troppa forza né grazia, salendogli sopra per continuare a baciarlo. Feliciano sussulta, questa non se l'aspettava, ma stringe le gambe intorno al bacino del biondo e continua a sbottonare la sua camicia mentre quello gli toglie le calze.

"L-Lud, aspetta un attimo" Lovino ha detto di parlarne chiaramente, si ricorda il ragazzo "t-tu cosa hai intenzione di fare?"

Le guance di Ludwig si imporporano e il ragazzo si mette seduto, a qualche centimetro di distanza dall'altro che, con gli occhi lucidi e le gambe ancora aperte, è difficile da non guardare "non lo so... tu?"

Feliciano si lecca le labbra e si mette seduto sulle ginocchia, posa una mano sulla spalla del biondo e abbozza un sorriso "non lo so di preciso, ma se... se tu volessi provare a... a fare qualcosa più di baciarci, ecco... ci starei"

"Sì?"

"Sì. Tu?"

"Credo di sì"

Feliciano accarezza il braccio del suo ragazzo e discende fino a stringergli la mano, con un sorriso che spera sia rassicurante. Il cuore gli batte forte, il suo cervello sta pensando alle cose meno caste di questo mondo e sta tirando fuori una per una tutte le sue fantasie, ma sono in due e deve tenerlo a mente "non devi dirlo per farmi contento. Se non vuoi va bene così"

Ludwig gli stringe forte la mano e si gratta il retro della nuca con l'altra, lo sguardo fisso sulle lenzuola stropicciate, di certo non sulle scapole scoperte di Feliciano, o sulle sue cosce del colore del miele, o... "non lo dico per... per farti contento. Nel senso... ho degli ormoni anche io" prende coraggio e solleva il mento di Feliciano con due dita, guardandolo dritto negli occhi "e tu sei stupendo"

Feliciano smette di respirare sotto al peso di quegli occhi azzurri così liquidi. L'unica sensazione che percepisce con chiarezza è la mano di Ludwig ancora stretta alla sua e il colore così azzurro dei suoi occhi. Poi i suoi, di occhi, decidono di scivolare piano lungo i muscoli tesi del collo del suo compagno, di sorvolare sui muscoli delle spalle coperti e scoperti dalla camicia mezza aperta, di danzare tra i pettorali e gli addominali in vista, ricoperti di una leggera pelura bionda che genera una piccola fitta di invidia a Feliciano, che si ritrova, da buon mediterraneo, con tanti peli scuri di cui si vergogna. È solo una piccola parte di lui a provare invidia però, mentre tutto il resto ammira quella scultura perfetta, quella figura così rassicurante e irresistibile ai suoi occhi. Il corpo di Feliciano si lascia scivolare all'indietro, le sue gambe, una con ancora una calza tirata su e l'altra con del tessuto nero intorno alla caviglia, si allargano per eventualmente accogliere il tedesco come loro ospite, la gonna copre ancora quel che deve coprire, ma mostra il suo tessuto come così morbido da sembrare un invito a strapparlo via e scoprire cosa ci sia sotto.

Ludwig si sforza di respirare e gattona tra quelle cosce longilinee, si rifugia tra quelle braccia calde e tuffa il viso tra i capelli di Feliciano, lungo il suo collo, sulla spalla, e i suoi denti si spazientiscono e mordono un brandello di pelle nel confine tra spalla e collo, marchiando con ferocia ma senza far male, segnalando una qualsorta di appartenenza ma senza farlo sanguinare. Sente le mani di Feliciano esplorare i suoi addominali, studiarli, contarli, la punta delle sue dita scivolare un millimetro per volta verso il basso, delicate come piume, eppure a Ludwig sembra di sentirne ogni singolo poro, soprattutto quando si posano sul cavallo dei suoi pantaloni e stringono il tessuto e quel che cela.

Non sa che fare. È sospeso, immerso in un oceano di delizia ma senza la capacità di nuotare, agita le braccia e le gambe come gli sembra di aver visto fare nei film, come l'istinto gli sussurra all'orecchio, eppure la paura di sbagliare e l'imbarazzo per ciò che un errore costituirebbe lo fermano e lo rendono ancora più impacciato ed inesperto. Il suo corpo procede senza chiedere il consenso e il suo bacino decide di spingersi contro quello di Feliciano, le sue mani scostano senza tanta grazia il tessuto della gonna mentre il cervello è ancora impegnato a studiare i punti migliori in cui marchiare il collo del ragazzo.

Feliciano si inarca e geme e chiama il suo nome. Ludwig lo guarda. Dalla posizione in cui è vede il pomo d'Adamo del ragazzo, che ha gettato la testa all'indietro, verso il cuscino; intravede la bocca, socchiusa alla ricerca d'aria, ma vede benissimo il segno dei propri denti incisi nel suo lobo destro. Si tira su e si sporge a baciare quelle labbra socchiuse, morbide, che subito rispondono alle sue e si aprono obbedienti e impazienti di fare qualcosa a loro volta, e nell'avvicinarsi i loro bacini cozzano di nuovo, così che anche i loro gemiti, spontanei e involontari, si scontrano, due sospiri di puro piacere tra le loro labbra schiuse.

Feliciano spinge via da sé l'altro per sfilarsi la gonna e mandare definitivamente a terra le calze. Ludwig ci mette qualche secondo a metabolizzarlo e in quei secondi rimane seduto e imbambolato a fissare quelle gambe lisce di ceretta, quelle cosce dischiuse, che sembrano solo invitarlo a infilarci la testa dentro e a morirci in mezzo, soffocato ma felice, e infine il tessuto scuro delle mutande di Feliciano, così fragile, così effimero da sembrare quasi uno scherzo. Feliciano si toglie anche la cannotta e lì Ludwig davvero non ci capisce niente. C'è così tanta pelle esposta, così tanto da guardare, da baciare, da venerare, che non sa da dove iniziare e quindi i suoi occhi, privi di ordini dall'alto, sfrecciano da una parte all'altra senza riposo.

Feliciano è perfettamente consapevole di essere osservato e se ne compiace, ma non ha intenzione di fare la bella statuina. Si siede sulle gambe di Ludwig, gli prende le mani e se le porta sul sedere, sospirando quando sente le dita di Ludwig conficcarsi nella sua carne. Lo bacia, senza esitare gli infila la lingua in bocca e porta una mano ai pantaloni di Ludwig. Con l'indice libera il primo bottone.

"Va bene?" gli sussurra. Ludwig annuisce e porta una mano al proprio corpo per aiutare Feliciano a togliergli i pantaloni, sospira quando il tessuto finalmente cede e si irrigidisce quando Feliciano, dopo aver chiesto di nuovo il permesso, infila una mano all'interno del tessuto e finalmente le loro pelli si incontrano e si conoscono.

Entrano in un mondo nuovo, solo per loro due, un universo da scoprire in cui i loro corpi sono i continenti e loro esploratori in quelle terre nuove, una galassia fatta dei loro sospiri e delle loro imperfezioni, una galassia bellissima, più della via Lattea, più di tutti gli universi conosciuti, e quella galassia cresce e cresce e cresce e implode e brucia di una morte rapida e gloriosa.

Quando Lovino torna a casa, alcune ore dopo, si assicura di fare più rumore possibile. Suona il campanello, apre la porta e la sbatte con forza, urla che è tornato a casa e solo a quel punto si azzarda ad entrare nel salotto, che trova vuoto. La porta della loro camera da letto è aperta e Lovino si copre gli occhi con una mano prima di entrare annunciando un "sono tornato" che non ottiene risposta. Apre gli occhi e trova la stanza vuota.

Dalla cucina proviene una risata. Lovino ha un brivido, se quei due hanno scopato sul tavolo non esiterà a darci fuoco e a comprarne uno nuovo. Prima di entrare in cucina bussa.

"Posso entrare?"

"Lovi, ciao!" Feliciano è vestito, si è messo il pigiama, e il crucco pure, con i vestiti che indossava prima, e nel constatarlo Lovino ringrazia mentalmente la Madonna, si sono seduti al tavolo della cucina con i libri di scuola aperti davanti. Lovino inarca un sopracciglio.

"Che state combinando?"

"Studio matto e disperatissimo"

Lovino inarca un sopracciglio "per questo il crucco ha una macchia del tuo fondotinta grossa come una casa sul collo?"

Ludwig si irrigidisce e diventa rosso come la copertina del libro che ha davanti, rendendo ancora più visibile la macchia, mentre Feliciano si limita a corrucciarsi.

"Si nota così tanto?"

"Su di te no, su di lui sì. Ha la pelle venti volte più chiara della tua"

Feliciano alza le spalle "mi sono arrangiato con quello che avevo"

"Se è il crucco candeggiato" ovvero Gilbert "che vi preoccupa, dubito che noterà qualcosa. Non noterebbe un succhiotto neanche se glielo sbattessero in faccia"

Ludwig china la testa e brontola qualcosa "vostra madre..."

"Ah. Lei sì, lo noterà, ma non penso vi farà storie" Lovino sogghigna "vi siete divertiti, eh?"

"Perché, tu e Antonio vi siete fatti le treccine oggi? Avete pettinato le bambole?" ribatte Feliciano.

"Siamo andati a fare shopping, cretino"

"Dove? Da Intimissimi? Victoria' secrets?"

"Zara. Al bastardo servivano delle felpe nuove"

"Perché gliele rubi sempre tu"

Lovino incrocia le braccia al petto "sbaglio o la maglietta che hai addosso non è tua?"

Feliciano gli rivolge un sorriso smagliante "comunione dei beni"

"Non siete sposati"

"Dettaglio irrilevante"

"Seh, certo" Lovino va verso il lavandino, prende un bicchiere e se lo riempe d'acqua. Una volta bevuto si rivolge ai due piccioncini "io vado in camera mia a studiare e tengo la porta aperta. Se scopate su quel tavolo, butto lui e voi due in discarica senza pensarci due volte, chiaro?"

"Cristallino"

Lovino ha smesso di fidarsi di suo fratello anni fa, quindi guarda Ludwig "chiaro?"

"Ja"

"Ottimo. Vi lascio, ricordatevi che tra poco tornano mamma e papà"

Caterina rientra in casa una ventina di minuti dopo e non appena vede Ludwig, seduto in cucina con postura rigida, capisce.

"Ciao mamma!" Feliciano sorride e fa finta di niente "com'è andata a lavoro?"

"Al solito. Voi? È stata una bella giornata?" calca sulle ultime due parole, con un sopracciglio inarcato. Ludwig arrossisce, punto sul vivo, mentre Feliciano si limita ad allargare il suo sorriso.

"Sì. Abbiamo studiato per la verifica di storia"

"Sì, certo. Avete anche studiato anatomia scommetto" a quelle parole Ludwig rischia di strozzarsi. Caterina si rivolge a lui "rimani per cena, caro?"

"Uhm, grazie per l'invito, ma non posso..."

"Va bene. Sono in salotto se mi cercate" Caterina fa per andarsene, ma Lovino sbuca dalla sua stanza con aria imbronciata.

"Tutto qui? A me e ad Antonio hai rotto il cazzo molto di più!"

"Sono entrambi seduti bene" ribatte Caterina "il discorsetto può aspettare ancora un po'"

"Magari fanno finta"

La donna alza gli occhi al cielo "ne riparliamo stasera" afferra suo figlio per un orecchio e lo trascina via "andiamo"

"AHIA"

Da quel giorno inizia un periodo in cui i due ragazzi non fanno altro che esplorare quel nuovo universo in ogni momento e luogo possibile, fino a raggiungere il punto di non ritorno, se così possiamo chiamarlo, in un afoso pomeriggio di fine maggio, sul letto di Ludwig. Quel giorno i loro corpi si conoscono davvero, si fondono in un mondo solo, e neanche il condizionatore acceso è sufficiente a raffreddare un po' le cose.

Gilbert è uscito per un appuntamento con una ragazza e, quando torna a casa, viene accolto da un silenzio irreale e dalla tenera immagine di Ludwig e Feliciano addormentati sul letto. Non ci vuole un genio a capire cosa sia successo, così chiude la porta della camera di suo fratello e scrive a Lovino un messaggio in cui gli dice che Feliciano rimarrà a cena da loro. Lovino gli risponde dicendogli che se lo aspettava.

Caterina accoglie la notizia con il sorriso rassegnato di una mamma che guarda i figli volare fuori dal nido e si stringe a suo marito. Annuisce.

"Va bene"

Feliciano torna a casa tardi quella sera e non appena mette piede in casa si ritrova ingabbiato tra le braccia di Caterina, che in quel momento gli sembra incredibilmente minuta. L'ha superata in altezza da un po', ma non l'ha mai percepita così... fragile. Sua madre? Fragile? È impossibile.

"Com'è andata?"

"Bene... molto bene"

Caterina annuisce e rompe l'abbraccio. Sorride a suo figlio e gli accarezza la guancia "stai diventando grande anche tu, eh? Non ti serve più la mamma"

"Non è vero" Feliciano si preme la mano di sua madre sulla guancia "avremo sempre bisogno di te e papà, sia io che Lovi"

Caterina annuisce, ma sa che non è vero "sì..." fa un passo indietro "adesso andiamo di là, mh? Ci facciamo un tè e mi racconti un po' come ti senti"

Lovino fa capolino dalla porta del salotto "pure a me"

La voce di Francesco ne fa le veci "io non voglio sapere niente, per me portate ancora il pannolino tutti e due"

Quell'estate i due piccioncini la passano per lo più insieme. Le prime tre settimane di luglio Ludwig sale con suo fratello in Germania, per poi raggiungere Feliciano giù in Italia e stare con lui fino a Ferragosto, dopo il quale Feliciano tornerà a casa e Ludwig passerà altre due settimane in patria dai nonni.

Il giorno in cui Ludwig e Gilbert arrivano in Italia, Feliciano li va a prendere all'aereoporto con suo padre.

"Da che gate arrivano?" domanda Francesco appena entrano nell'aereoporto. Feliciano, tormentandosi il bordo della maglietta bianca, controlla il tabellone degli arrivi.
"Dovrebbe essere il tre"

"È là in fondo. Tra quanto?"

"Tra poco" davanti al gate si è raccolta una piccola folla di persone in attesa, così Feliciano si mette in punta di piedi e si sporge a guardare verso l'arrivo "li vedi, pà'?"

Francesco, di qualche centimetro più alto del figlio, si sporge a guardare "mi sembra che stia arrivando qualcuno"

Feliciano fa un saltello e vede un gruppo di persone arrivare. Fa un altro saltello e intravede una chioma bianca come la neve in mezzo al gruppo. Sorride, quello deve essere Gilbert, e agita il braccio in aria sperando di farsi vedere. Ludwig riesce a uscire dalla folla insieme a suo fratello e, non appena Feliciano lo vede, gli corre incontro e gli salta addosso per abbracciarlo. Ludwig lo stringe a sé con il braccio libero e sospira, gli è mancato.

"Amore!" Feliciano lo bacia a stampo e gli sorride "com'è andata in Germania?"

"Bene... i nonni vorrebbero conoscerti"

"Oh! Organizziamo qualcosa allora" si allontanano e Feliciano abbraccia brevemente anche Gilbert "avete visto che bel panorama dall'aereo? Il mare è stupendo qui! Un po' affollato, ma un posticino lo si trova sempre"

"Fa caldo" sentenzia Gilbert, allargandosi il colletto della canotta con il dito "Antonio dov'è? Quell'ingrato non è venuto a prendere il suo migliore amico?"

"Appiccicato con la colla a Lovi. Credo che stiano ancora dormendo"

Gilbert ghigna "si saranno stancati tanto stanotte, poverini. Non vedo l'ora di prenderli in giro"

Francesco, che fino a quel momento se n'è stato in disparte, si avvicina e rivolge in sorriso ai due ospiti "fingerò di non aver sentito. Andiamo, la macchina è qui fuori, tra poco è ora di pranzo"

Per l'estate la famiglia Vargas si ritira sempre nella solita casa al mare di famiglia, una villetta piuttosto grande vicina alla spiaggia.

"Il nonno rimane qui tutta l'estate" spiega Feliciano, sceso dalla macchina, mentre ci si avvicinano "da metà giugno a metà luglio vengono qui i cugini del nord, da metà agosto quelli del sud e noi nel mezzo. Prima o poi ve li presentiamo, promesso!"

Francesco apre la porta di casa e li guida dentro "Feli, fai vedere tu la casa ai nostri ospiti?"

"Va bene, papà"

Sentendo la porta di casa aprirsi, Antonio, ancora più abbronzato del solito, scende di corsa le scale "Gilbert!"

"Brutto amico ingrato, vieni qui" i due si abbracciano nell'ingresso "te ne sei stato con Lovino piuttosto che venire dal tuo vecchio amico, eh? Brutto porco"

Antonio ride "non è quello, è che di svegliarmi alle otto per andare all'aereoporto non ne avevo molta voglia"

"Perché ti sei addormentato tardi scommetto"

"Insonnia"

"Come no"

Lovino sbuca dalla cima delle scale, pure lui abbronzatissimo, e ghigna "ecco qui le due mozzarelle"

Feliciano gli fa la linguaccia "adesso non puoi più dirmi che sono il più bianco"

"Rimani un semicrucco"

Feliciano alza gli occhi al cielo e afferra la mano del suo ragazzo "venite, vi faccio fare un giro. Dopo pranzo andiamo al mare, vi va?"

Gilbert annuisce "però mi devo mettere almeno due strati di crema. Sai... albinismo"

"Oh, sì sì, non preoccuparti. Lud, la metto anche a te la crema?"

Lovino imita la voce del fratello "LuD lA mEtTo AnChE a Te La CrEmA?"

"Sei invidioso perché Antonio non la mette"

"Gli metto l'olio abbronzate, pischellé"

Caterina, anch'essa con la pelle più scura del solito, sbuca dalla cucina "e a me non salutate?"

"Salve, signora..." imbarazzato Ludwig ricambia l'abbraccio della donna, che ridacchia.

"Ti ho detto un milione di volte di darmi del tu"

"Scusi... scusa"

"Stavo preparando il pranzo. Lovi, vieni ad aiutarmi, Feli fai sistemare i nostri ospiti di sopra"

"Volevo fargli fare un tour..."

"Almeno fagli posare le valigie"

Feliciano li conduce al piano di sopra, dove ci sono le camere da letto.

"Io dormo qui, il nonno lì" spiega indicando alcune stanze "Lovi e Antonio qui" indica un'altra stanza "mentre voi dormirete qui" e apre la porta dell'ultima stanza, dove ci sono due letti singoli e dei mobili semplici, di legno scuro "il bagno è proprio qui davanti se avete bisogno"

"Grazie" Ludwig bacia il suo ragazzo timidamente. Feliciano gli sorride e lo abbraccia.

"Sono qui accanto se avete bisogno. Tra poco vi chiamerà mamma per pranzo, fate pure come se foste a casa vostra"

Dopo pranzo il gruppo va in spiaggia, Gilbert armato di tre strati di crema solare e ombrellone e Ludwig costretto a lasciare a casa i suoi sandali di cuoio sotto minaccia del fidanzato, perché "mi rifiuto di farmi vedere con uno con quegli abomini ai piedi", tra le risate di Lovino. Ludwig ci rimane un po' male, adora quei sandali, ma l'arrabbiatura gli passa non appena Feliciano si siede con lui sulla sabbia e inizia a spalmargli la crema solare sulle spalle, massaggiandogli e rilassandogli i muscoli delle spalle.

"Ti piace?" gli mormora Feliciano all'orecchio, fingendo di non sapere la risposta.

"Ja..."

"Girati" Ludwig obbedisce e Feliciano inizia a riempirlo di baci sul viso, spalmandogli poi la crema dove poco prima gli ha lasciato un bacio. Ludwig si concede un sorriso e spruzza della crema sulla sua schiena, facendolo sobbalzare.

"Lud!"

"Ops"

"Stronzo!"

"Feliciano? Sei tu?"

Feliciano ha un brivido lungo la schiena che non c'entra con la crema. Si gira verso la voce e sforza un sorriso "Marco, ciao, quanto tempo"

Ludwig assottiglia lo sguardo e studia quello che li ha interrotti. È un ragazzo all'incirca della loro età, dai capelli neri e dagli occhi castani. Forse rendendosi conto di non essere molto gradito, Marco si gratta la nuca, visibilmente a disagio "sono... sono arrivato ieri sera. Chi è il tuo amico?"

"È il mio ragazzo, si chiama Ludwig" Feliciano si rivolge al tedesco in inglese "amore, salutalo"

Ludwig brontola un saluto poco entusiasta.

"Piacere. Io, uhm, vado, ci si vede in giro"

Non appena quello si è allontanato, Ludwig si rivolge al suo ragazzo "è il tipo del mare, vero?"

Feliciano inizia a tormentarsi le mani "già"

"Viene qui tutti gli anni?"

"No. Era qualche anno che non lo vedevo"

"Quindi l'anno scorso non vi siete visti?"

Feliciano alza gli occhi al cielo e si alza "no, Lud, ma, se ti fidi così poco di me che pensi che ti metterei le corna, puoi andare a chiederlo a lui" e va verso il mare, indispettito, raggiungendo suo fratello che è in acqua con Antonio da qualche minuto. Gilbert ridacchia da sotto il suo ombrellone.

"Sei divertente quando sei geloso"

Caterina, stesa sul suo asciugamano rosso, annuisce "già. Dagli qualche minuto, gli passerà"

Ludwig brontola qualcosa di incomprensibile, si alza e raggiunge il mare, non è abituato al caldo italiano e l'acqua fresca è un sollievo non da poco. Feliciano lo guarda male.

"Non è che non mi fidi di te" mormora Ludwig "ma è evidente che piaci ancora a quello là"

"Embé? A me non piace"

"Lo so..."

"E allora qual è il problema?"

Lovino, immerso fino alle spalle poco più avanti, alza gli occhi al cielo "Feli, che cazzo, ti pensavo più acuto del crucco. È geloso"

Feliciano si esibisce in un sorriso malizioso che è tutto un programma "oh, amore, come sei tenero" gli strizza una guancia "ma lo sai che amo solo te, no? Non serve essere geloso"

Lovino fa per dire dell'altro, ma Antonio nuota alle sue spalle e lo solleva all'improvviso, facendolo urlare "coglione! Mettimi giù!"

"No! Ora sarai mio per sempre, dolce sirenetto" ride Antonio, stringendo forte Lovino per la vita.

"Sai dove te lo infilo il dolce sirenetto?!"

Feliciano nel frattempo si è avvicinato ancora a Ludwig e si è sporto a sussurrargli all'orecchio "lo so che ti mette ansia il fatto che abbia avuto alcune storie prima" mormora, stringendogli la mano da sotto l'acqua "ma l'amore l'ho fatto con te per un motivo"

Ludwig lo attira a sé e lo bacia, grato che abbia capito quel che c'era da capire senza che dovesse dirglielo ad alta voce.

Il resto della vacanza procede senza particolari intoppi, a parte per Caterina che per poco non ha picchiato alcune pettegole che hanno osato insinuare che i suoi figli fossero stati cresciuti male perché "entrambi ricchioni sono diventati". Ci sono volute le forze congiunte di Francesco, Antonio e Ludwig per trattenere lei e Romolo.

Il tempo scivola via e Feliciano, ventisette anni e troppe idee per la testa, alla fine va a vivere con Ludwig, ventisette anni e troppe preoccupazioni per la sua età.

Ludwig si è laureato con il massimo dei voti in fisica ed è quindi inevitabile che trovi un ottimo lavoro in un'azienda, lavoro abbastanza buono da coprire i buchi di Feliciano che, da bravo artista, non ha entrate granché regolari, bensì alti e bassi che vanno di mese in mese.

Tra lo stipendio fisso di Ludwig e i lavori temporanei di Feliciano, tuttavia, riescono a permettersi un appartamento abbastanza grande da infilarci dentro uno studio che in breve, brevissimo, tempo si riempe di ogni tipo di attrezzatura artistica. Feliciano in quello studio ci vivrebbe, se solo non avesse bisogni primari come cibo, acqua e un fidanzato a cui badare. Ci passa le nottate lì dentro: fissa le tele bianche, i fogli, e li innaffia di colori, di pennellate, di linee che germogliano nell'immagine che gli è venuta in mente, spesso tra le braccia di Ludwig che, ben più diligente di lui, dorme perché il giorno dopo dovrà lavorare. Anche Feliciano deve svegliarsi presto, spesso accetta lavori più o meno di qualità per coprire le spese, ma ciò non impedisce al suo cervello di propinargli le idee migliori di sempre alle due di notte, proprio quando sta per addormentarsi dopo aver fatto l'amore con il suo compagno, impedendogli il sonno di cui avrebbe bisogno e forzandolo a liberarsi dalle braccia di Ludwig per creare qualcosa che, con il senno di poi, spesso riguarda proprio lui.

A ventotto anni trova un lavoro piuttosto stabile in uno studio di grafica pubblicitaria, dove non gli impomgono degli orari fissi, basta che consegni i bozzetti entro le scadenze prefissate, il che è perfetto perché gli permette di dedicarsi alla sua arte al meglio e guadagnare qualcosa nel mentre.

La routine è qualcosa che fa passare anni in un battibaleno: un giorno passa uguale dopo l'altro e ti ritrovi alla pensione. Ludwig, conoscendo la propria indole, fin da ragazzo ha sempre temuto di diventare un noioso uomo d'ufficio. Stolto: non conosceva ancora l'uomo che sarebbe stato al suo fianco.

Ogni giorno Ludwig non sa come si sveglierà, se affianco a Feliciano o da solo; non sa se troverà Feliciano impegnato a cucinare la colazione, addormentato nel suo studio con davanti una tela sul punto di fiorire oppure ancora impegnato a creare, talmente concentrato da non aver notato il sorgere del sole. I suoi risvegli preferiti in assoluto, però, sono di gran lunga quelli del finesettimana, quando non deve andare a lavorare, ma per abitudine si sveglia comunque presto, e può rimanere, quando possibile, tutto il tempo che vuole a osservare Feliciano dormire placidamente al suo fianco. Quei momenti non può definirli in nessun modo se non perfetti: perfetto è il respiro dolce di Feliciano, perfetta è la sua pelle, così morbida, così calda e profumata contro la sua, perfetti sono i suoi occhi assonnati quando si sveglia e come prima cosa incontra quelli blu del suo compagno. Perfetto, assolutamente perfetto.

Neanche il suo lavoro è poi così regolare in realtà, visto che spesso deve andare fuori città o finisce oltre l'orario prestabilito. In quest'ultimo caso, quando si accorge che i tempi stanno andando per le lunghe, Ludwig scrive un messaggio al suo ragazzo che, ansioso, se non lo vede arrivare all'orario solito impazzisce, e a quel punto non importa se Feliciano ha una consegna di lavoro entro breve o se sta lasciando un disegno a metà: Ludwig sa che, aperta la porta di casa, verrà investito dal profumo della cena che gli ha preparato Feliciano, e sa anche quella notte faranno l'amore. Non per forza nel modo carnale, no, faranno l'amore anche solo stringendosi, respirandosi, concedendosi qualche tempo lontani dal caos del mondo e dalle preoccupazioni della vita adulta.

Nel fare i conti sulla sua vita futura, il giovane Ludwig non aveva neanche tenuto in considerazione la famiglia del suo compagno, una variabile impazzita impossibile da prevedere. Non aveva previsto i pranzi a casa di Caterina che ogni domenica lo avrebbero costretto ad alzarsi dal letto; non aveva predetto gli insulti di Lovino che, puntuali come le tasse, gli sarebbero stati rivolti ogni volta che si sarebbero incrociati nel corridoio, un modo un po' bislacco ma ormai famigliare di dirsi "in fondo, forse, un po' di bene te ne voglio"; non aveva minimamente immaginato il casino che ci sarebbe stato a quella tavola ogni Natale, il cenone infinito, la sensazione della pancia che scoppia, i regali che, al solito, avrebbe scelto Feliciano, perché lui con quelle cose non ci sa proprio fare.

Di certo non sarebbe stato immaginabile neanche dai migliori catastrofisti il caos che si sarebbe scatenato la domenica in cui Lovino pronuncia le parole "ci sposiamo" riferite, ovviamente, a sé stesso e ad Antonio, che quel giorno sfoggia il sorriso più bello e sicuro che gli si sia mai visto addosso, il sorriso di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Sorriso che vacilla nei mesi successivi, quando i due sposini sbattono contro alla consapevolezza di tutte le cose da organizzare, gli inviti e il pranzo e i vestiti e i centrotavola, ma non crollerà mai, neanche nel momento di maggiore ansia, poco prima di percorrere la navata verso l'altare.

Ludwig non si era di certo immaginato di vedere il proprio ragazzo sparire per pomeriggi interi, a volte per consolare suo fratello che "è in crisi di nuovo, se non intervengo scappa in qualche paese sperduto ad allevare capre", a volte perché "Lovino si è convinto che l'abito lo ingrassi, di nuovo", a volte ancora per aiutare nell'organizzazione pratica, o per consolare Caterina che, va bene tutto, va bene l'affetto che prova per Antonio, va bene che ha avuto anche la delicatezza di chiedere a lei e a Francesco prima di fare la proposta, ma un tiro del genere al suo povero cuore non doveva farlo ("il mio bambino si sposa! Si sposa!")

Tutto quella partecipazione fa venire a Ludwig il dubbio che Feliciano, magari, non voglia qualcosa di più... un anello d'oro al dito, per dirla in parole semplici. Glielo chiede in uno degli ormai rari sabato sera tranquilli, mentre guardano un film sul divano. No, non gli chiede di sposarlo, gli chiede solo se la cosa potrebbe piacergli in futuro. Feliciano alza le spalle, il riflesso della televisione nei suoi occhi.

"Non credo" risponde "cioé sono belli i matrimoni, ma non mi ci vedo" sorride "e poi, mica mi serve un anello per sapere che ti amo e che staremo insieme per sempre"

Certo, la normalità che Ludwig si è ritrovato forse di normale ha ben poco, ma, si dice quella sera mentre fa l'amore con Feliciano, non potrebbe mai volere niente di diverso.

Angolo autrice:
Helo. Ricominciamo con le note.
Sadiq kebabbaro deriva da uno sclero di tanto tempo fa.
Anche se in Hetalia manco si parlano, non riesco a non immaginare Lovino e Grecia come due fratm inseparabili. La magna Grecia ci fu per un motivo!
Ho anche un headcanon per cui Ludwig ha avuto uno scatto improvviso della crescita, da HRE a Germania in una notte. Magico.
Feli che indossa anche vestiti e gonne è qualcosa di troppo bello per non inserirlo. Non è per inserire stereotipi sui gay, anche perché Feli è bisex in questa storia, più che altro è un "quella nazione ha dentro Milano, figurati se non è un maniaco della moda" e la moda non ha genere cari miei :)
Piccola confessione: sono la ragazza che ordina il kebab senza cipolla e senza piccante. Ludwig I feel you.
L'ambientazione di questa storia è volutamente fittizio, non chiedetemi se sia ambientata in Italia o in un altro paese perché non l'ho volutamente deciso. Immagina, puoi.
A proposito della parte al kebabbaro: no, Feliciano in questa storia non soffre di disturbi d'alimentazione, semplicemente sta attento alla linea e cerca di mangiare meno perché sa che lo aspetta il cenone di Natale.
Direi che è tutto.
Spero che questi due capitoletti vi siano piaciuti.
Alla prossima! Se avete voglia, passate a vedere le mie altre storie (momentino spam ops)
Bye!
Daly

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