Gen

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutti meritano una famiglia ***
Capitolo 2: *** Obon ***



Capitolo 1
*** Tutti meritano una famiglia ***


n.a. Sì, oggi è il white day e io pubblico una storia che non centra nulla perché la mia saga sui bambini deve andare avanti ed è arrivato il turno di presentarvi Gen. Essendo figlio di una delle coppie più secondarie del fandom (la arankita) ho deciso di pubblicare i due capitoli che lo riguardano in un'unica storia anche se saranno due OS separate. Inoltre, se avete letto la storia "un mondo di perché", dove Kota tartassa Kita e Aran con le sue domande, sappiate che questo avviene qualche settimana dopo quello: Kota è troppo un amore per non invogliare la gente ad avere dei figli loro.
Buona lettura e vi do appuntamento a mercoledì con la seconda OS della storia!
Deh <3
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Tutti meritano una famiglia

 
Quando Aran e Kita arrivarono in orfanotrofio, erano le cinque del pomeriggio: unico orario di visite disponibile considerando che i bambini si sarebbero trovati in giro a giocare e, di conseguenza, i futuri genitori avrebbero potuto capire meglio il loro comportamento.
La coppia si bloccò all’ingresso, si scambiarono uno sguardo consapevole e poi Shinsuke domandò –Vuoi farlo, vero?
-Assolutamente sì.
L’albino gli strinse la mano, poi si avviarono dentro.
Furono accolti dalla direttrice, la donna gli spiegò le regole base e fece loro tutta un’introduzione sulla loro struttura, infine iniziò a fargli fare il giro del cortile o delle camerate per fargli conoscere tutti i bambini che vivevano lì dentro.
Le età variavano, ma la maggior parte di loro andava dal meno di un anno ai cinque anni, quelli con età superiori a queste erano rari.
Erano in cortile e la direttrice aveva appena presentato loro una bambina di tre anni quando una delle collaboratrici la chiamò per risolvere un problema.
-Scusatemi- disse la donna alla coppia –Tornerò subito, vi dispiace se vi lascio da soli per qualche minuto?
-Si figuri- rispose Kita mentre Aran aggiungeva –Faccia con comodo.
Rimasti soli, i due uomini continuarono il loro giro da soli. Diversi bimbi attirarono la loro attenzione: una bambina che regalò loro un fiore scappando subito via, un bambino che iniziò a pinagere quando cadde a terra dopo essere inciampato e che Aran dovette aiutare a rimettersi in piedi o, ancora, un altro bambino che iniziò a fare domande curiose.
Kita si voltò verso il suo ragazzo per dirgli che sarebbe stato davvero difficile scegliere uno di loro, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Un adolescente, che non poteva avere più di quattordici anni, era seduto in disparte, mezzo nascosto dietro una colonna e stava facendo una treccia a una bambina con uno sguardo pieno d’amore, quando concluse le baciò la testa e le mise una mano sulla schiena per convincerla a tornare dagli altri.
A quel punto, l’adolescente sembrò voler andare via e Kita reagì prima che questo sparisse dalla sua vista.
Lo raggiunse ed esclamò –Hai fatto una treccia stupenda.
Il ragazzo si bloccò con un sussulto, poi si voltò con le guance rosse mentre balbettava –G…Grazie.
Kita gli sorrise scrutando i suoi occhi verdi che illuminavano il suo viso rotondo.
Aran chiese –Come ti chiami? Anche tu vivi qui?
Il ragazzo annuì, poi rispose in un mormorio –Sono Gen.
-Perché stavi scappando via? Non dovresti stare insieme agli altri bambini?
Il ragazzo arrossì ancora di più, iniziò a torturarsi le mani e poi rispose con lo sguardo basso –Io… io sono grande. E i genitori vengono qui perché vogliono un figlio piccolo da crescere, nessuno vuole un adolescente.
Kita s’irrigidì a quelle parole, soprattutto quando si rese conto che anche loro erano partiti con quell’idea, tutti davano per scontato le parole che quel ragazzo aveva detto come unica grande verità.
-Tutti meritano una famiglia- sussurrò infine.
Alzò lo sguardo su Aran e i due uomini capirono nello stesso istante che stavano pensando la stessa cosa.
Kita sorrise al suo compagno, poi tornò a guardare l’adolescente allungando una mano verso di lui –Vorresti venire a casa con noi, Gen?
Gli occhi verdi del ragazzo si fecero lucidi, fece un passo verso di loro ma si strinse le braccia contro il petto come a volersi proteggere nel caso tutto quello non fosse reale.
Fu in quel momento che tornò la direttrice –Eccomi signori, mi scuso per l’inconveniente, vogliamo riprendere da dove avevamo interrotto?
-Non c’è bisogno- rispose Aran –vorremo adottare Gen.
La direttrice li fissò stupiti, poi lanciò uno strano sguardo al ragazzo e infine tornò su di loro -Ci sono molti bambini che vorrebbero venire a casa con voi.
-Sono sicuro che quei bambini non faranno fatica a trovare una famiglia che li voglia adottare- rispose Shinsuke con un tono cortese ma uno sguardo freddo.
-Bene- concluse la donna –se è questo che volete…
-È la nostra decisione. Se per lui va bene.
Tutti gli sguardi si puntarono nuovamente su Gen, il ragazzo s’imbarazzò più di quanto non lo fosse già e poi sussurrò pianissimo –Mi piacerebbe andare con questi signori.
-Seguitemi nel mio ufficio- concluse la donna mentre girava i tacchi e iniziava a camminare.
Aran le fu subito dietro mentre Kita allungò nuovamente una mano verso il ragazzo –Vieni Gen, ci prenderemo cura di te, è una promessa.
E nel momento esatto in cui l’adolescente raggiunse quella mano tesa, iniziò un nuovo capitolo della loro vita.

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Capitolo 2
*** Obon ***


Obon

Erano passati quattro mesi da quando Gen era stato adottato da Aran e Kita.
Il ragazzo si era ambientato subito: i suoi nuovi genitori erano gentili e sempre disponibili, la nuova scuola l’aveva accolto a braccia aperte e non aveva avuto problemi a trovarsi degli amici.
Shinsuke e Ojiro gli avevano detto che l’unica sua preoccupazione sarebbe dovuta essere quella di divertirsi e studiare, ma a Gen piaceva dare una mano in casa e spesso li aiutava nelle faccende domestiche.
Era una soleggiata domenica mattina e Gen stava aiutando Shinsuke a raccogliere e piegare i panni asciutti, quando fu l’adulto e porgergli una pila di vestiti e chiedergli se gentilmente potesse posarli nel suo armadio.
Gen sorrise e annuì felice di rendersi ancora più utile, poi rientrò dentro casa per fare come richiesto.
Posò i vestiti dell’adulto dentro l’armadio in questione, poi rimase folgorato nel vedere quanti abiti tradizionali vi fossero appesi all’interno. Li sfiorò piano e con devozione, un luccichio nei suoi occhi verdi.
-Ti piacciono gli abiti tradizionali?
Gen saltò in aria quando sentì la voce di Aran alle sue spalle, si tirò indietro imbarazzato e con il volto in fiamme iniziò a balbettare -Mi… mi dispiace, non dovevo curiosare…
Aran rise, sventolando una mano in aria come se non fosse assolutamente importante -Questa è casa tua adesso, puoi andare dove vuoi.
Gen arrossì ancora di più, doveva ancora abituarsi a quella premura e a quell’affetto.
-Quindi?- riprese la conversazione l’adulto -Ti piacciono?
-Sono bellissimi!- esclamò tornando a voltarsi verso l’armadio aperto -non ne avevo mai visto uno dal vivo.
-A Shin piacciono tanto e li mette in ogni occasione che lo richiede. Fra qualche settimana dovrebbe esserci la festa dell’Obon… ti piacerebbe averne uno anche tuo?
Gen trattenne il fiato e i suoi occhi si fecero ancora più luminosi -Davvero?
Aran sorrise ancora e gli si avvicinò per mettergli una mano sulla testa e scompigliargli i capelli neri -Puoi avere tutto quello che vuoi, noi siamo solo felici di renderti felice.
 
Uscirono quello stesso pomeriggio per andare ad acquistare dei nuovi kimono e convinsero anche Aran a prenderne uno per “essere tutti abbinati come una famiglia!”.
Furono tutti soddisfatti dei loro acquisti e, poco prima di andarsene, trovarono il reparto dei bambini.
I mini kimono erano così belli e adorabili che venivi spinto da una forza più potente di te a volerli acquistare tutti.
-Ricordi se Atsumu e Osamu avevano detto che sarebbero tornati a Hyogo per l’Obon?- domandò Kita tenendo stretto tra le mani un kimono viola e microscopico.
-Forse- rispose Aran adocchiandone uno dorato e maschile -Ma sono sicuro che si convinceranno subito se regaliamo questi a Naomi e Kota.
-Chi sono?- domandò a quel punto Gen cercando di capire la conversazione.
-Sono nostri vecchi compagni di liceo, ci sentiamo ancora e di tanto in tanto usciamo. Stavamo cercando il momento giusto per presentarti loro, direi che è arrivato.
Gen annuì -Hanno dei figli?- comprese tornando a guardare anche lui con interesse quei kimono per bambini.
-C’è Naomi di quattro anni e Kota che ne ha tre.
Gen annuì nuovamente -Immaginò che sarà difficile doverne scegliere solo due.
E quella fu l'unica grande verità… poiché si trovarono a passare un lungo pomeriggio all'interno di quel reparto.
 
La settimana successiva fecero un breve viaggio a Osaka e si trovarono a casa di Osamu e Rintaro dove erano stati invitati anche Atsumu e Kiyoomi.
I tre furono gli ultimi ad arrivare, così quando varcarono la porta d’ingresso della grande villa della coppia, tutti erano lì curiosi di conoscere il nuovo arrivato.
Gen sussultò in imbarazzo e si aggrappò alla maglia di Aran.
-Aw! Ma guardatelo che carino!- fu Atsumu il primo a parlare mentre gli si avvicinava un po’ troppo e lo faceva spaventare ancora di più.
-Atsumu, cosa abbiamo detto sullo spazio personale?- lo rimproverò Sakusa.
Il biondo alzò gli occhi al cielo ma sorrise e si presentò senza comunque fare un passo indietro -Sono Atsumu, ovviamente il preferito al liceo di entrambi i tuoi genitori. Quello scorbutico lì dietro è il mio ragazzo, Omi.
-Kiyoomi- lo corresse questo -Sakusa Kiyoomi- specificò poi.
-Piacere- disse piano Gen fissandoli curioso.
-Non è vero che era il preferito dei tuoi genitori- si intromise Osamu, Gen lo riconobbe solo perché era identico ad Atsumu se non per il colore dei capelli, quindi doveva essere per forza il suo gemello -solo che faceva pena un po’ a tutti.
-Vero- concordò l’ultimo -sono diventato il suo migliore amico per questo motivo. Sono Sunarin, a proposito.
-Io Osamu.
-Voi siete solo pezzi di merda!- li contraddisse Atsumu.
-Papà!- urlò la voce di un bambino scandalizzato -Non si dicono le parolacce!
Gen, a quel punto, dall’essere spaventato iniziò solo a ridere. Aran sorrise e gli sussurrò -Ti abituerai a tutto questo.
Li fecero finalmente entrare e si sistemarono nella grande e luminosa cucina. Inizialmente il centro dell’argomento fu Gen, poi si spostò verso altro.
-Tornerete a Hyogo per la festa dell’Obon?- domandò a quel punto Aran mentre Kita prendeva i due pacchi regalo che avevano portato con loro -Perché abbiamo una cosa per i vostri figli.
Quando aprirono il pacco e trovarono i due piccoli kimono per Naomi e Kota, fu il caos.
Osamu si inginocchiò, strinse i pugni e iniziò a sussurrare frasi sconnesse di “non può essere” e “non ci credo”. Suna strabuzzò gli occhi, strinse la spalla del suo ragazzo e gli infilzò le unghie nella carne (non che questo se ne accorse) mentre a sua volta mormorava “Kita-san ha regalato un kimono alla nostra bambina… avrà la benedizione di Kita-san a vita! Le farò delle foto bellissime, devo preparare tutto…”
Contemporaneamente, Atsumu aveva urlato, si era girato e aveva iniziato a prendere il muro a testate.
-Che diavolo di problemi avete!?- urlò Sakusa, l’unico sano dei quattro in tutta quella scena.
-Omi non capisci!- Atsumu continuò quello che stava facendo -Lui è Kita!!
Sakusa sembrava sempre più confuso, Aran disse -L’Inarizaki era una squadra… particolare.
Kota e Naomi, che non sembravano per niente sconvolte dalla pazzia dei loro genitori, si avvicinarono alla nuova coppia e chiesero -Cosa è l’Obon?- la bambina continuò -Si mangia?
Gen rise, poi parlò prima dei suoi genitori.
Si inginocchiò per essere alla loro stessa altezza e iniziò a dire -Viene chiamata anche Festa delle Lanterne, vi piacciono le lanterne?
-Sì!
-É una festa per ricordare gli antenati, si lasciano loro delle offerte di cibo e si accendono queste lanterne. É bella, si svolge di notte e la strada che porta ai templi viene illuminata, le lanterne sembrano tante lucciole in mezzo al bosco!
-Waaaa, sai così tante cose!- lo lodò Kota aggrappandosi alla sua gamba.
-A me piacciono tanto le lucciole!- esclamò Naomi -una volta ho provato a mangiarne una!
Gen fu subito accolto e apprezzato da quei piccoli bambini, era bravo perché aveva avuto tantissima esperienza con tutti quelli nell’orfanotrofio dove era cresciuto.
Aran lo fissò con affetto e una stretta di tenerezza al cuore, Kita gli si avvicinò e gli sussurrò pianissimo -La scelta migliore che avessimo mai potuto fare.
 
Gen guardò il suo riflesso davanti lo specchio e non riuscì a riconoscersi.
Indossava il kimono che aveva comprato insieme ai suoi nuovi genitori: nero come i suoi capelli con decorazioni astratte e floreali dell’intenso verde dei suoi occhi.
Era infine arrivato il giorno dell’Obon, Kita l’aveva aiutato a vestirsi e adesso era dietro di lui, le mani sulle spalle che lo fissava a sua volta attraverso lo specchio.
-Ti piace?- gli chiese.
Gen annuì commosso.
-Sono felice, perché sei bellissimo.
-Grazie papà- fu un sussurro spontaneo quello del ragazzo, fino a quando non si rese conto della parola che aveva detto.
Era la prima volta che chiamava uno dei due in quel modo. Non che non li considerasse i suoi genitori, ma quando venivi adottato a quattordici anni era difficile iniziare a usare termini come “mamma” o “papà”, soprattutto quando eri una persona timida come Gen.
Si voltò di scatto con il volto in fiamme e iniziò a balbettare velocemente -Ah io… io non…
Kita non lo lasciò continuare, compì quel passo che li divideva e lo strinse in un abbraccio contro il suo petto, poi iniziò a piangere.
Gen non avrebbe cambiato modo di fare da un giorno all’altro, avrebbe continuato a chiamarli “Shin” e “Ojiro”, ma ci sarebbero state volte come quella in cui la parola “papà” sarebbe stata inevitabile, volte in cui era necessaria. La cosa importante, tuttavia, era che come li chiamava non avrebbe cambiato il fatto che erano i suoi genitori da ora e per sempre.



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Hola! Vi sono piaciute le due storie? Vi è piaciuto Gen?
La scena finale, quella dove Kita lo abbraccia e piange, dovete immaginarla esattamente come quando nel manga/anime gli viene consegnata la maglia da capitano. Mentre, per quanto riguarda la festa dell'Obon, è esattamente quello che spiega Gen, vi aggiungo solo che si svolge in estate ed è una tra le feste più importanti del Giappone.
Ora, vi lascio qualche headcanon su Gen e i due pargoli dei Miya: Kota sarà etero, mentre Naomi lesbica. Quindi nessuno dei due in nessun modo sarà mai interessato ai ragazzi. Tuttavia c'è un "ma" e questo ma è Gen. Gen sarà per loro un dio, la cotta che non dovrebbero avere. Un po' come Kita era visto dall'Inarizaki, Gen sarà visto da loro. Lo chiameranno "Gen-san" e sarà fonte di litigi continui tra i due cugini perché "no, lo amo io più di te!". Ma Gen è un amore che tratterà entrambi allo stesso modo, inoltre la osasuna e la sakuatsu scopriranno presto in lui il babysitter perfetto.
Ci sentiamo sabato, non perdete l'appuntamento per la festa del papà!
Deh

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