Per amore

di Betz73
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io ti salverò ***
Capitolo 2: *** Resta con me ***



Capitolo 1
*** Io ti salverò ***


Cadevano ancora le ultime gocce su palazzo Jarjayes, deboli testimoni di quei giorni trascorsi sotto un acquazzone che sembrava non avesse mai fine, come se sulla città di Parigi si fossero aperte le cateratte del cielo ed una pioggia torrenziale fosse scesa con l’unico scopo di inasprire maggiormente il malcontento della popolazione per l’insuccesso a cui l’Assemblea Nazionale sembrava già destinata dopo le sue prime settimane di vita.

Oscar e André erano appena rientrati dopo le ultime ore concitate che li avevano visti unici protagonisti nel tentativo, per altro riuscito, di impedire che la Guardia Reale sciogliesse con la forza l’Assemblea, intimando con le armi ai suoi partecipanti di abbandonare la sala in cui erano riuniti, come espressamente ordinato da Sua Maestà il re. Sembrava quasi irreale starsene ora tranquilli a sorseggiare vino di fronte al caminetto acceso, quando solo qualche ora prima Oscar aveva offerto il proprio corpo quale scudo a difesa dei rappresentanti degli Stati Generali, riuscendo così a convincere Girodelle e i suoi soldati a desistere dal loro proposito e tornarsene da dove erano venuti. Si trattava però di una tranquillità fittizia ed entrambi lo sapevano bene: l’insubordinazione del comandante della Guardia Metropolitana non sarebbe certo passata inosservata, senza dubbio a corte era giunta la notizia del suo gesto e presto, molto presto, sarebbero arrivati i primi provvedimenti nei suoi confronti.

Oscar tuttavia non stava pensando a se stessa, né tanto meno temeva ciò che le sarebbe potuto accadere. Con lo sguardo catturato dal gioco delle fiamme che sembravano rincorrersi nel caminetto, non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine dei suoi uomini che venivano disarmati e trascinati via sotto la pioggia incessante, per essersi rifiutati di ubbidire ad altri che non fosse il loro comandante. Li avevano maltrattati come fossero delinquenti comuni, picchiandoli con il calcio del fucile per punire l’ostinazione con cui erano rimasti fermi al proprio posto invece di sottostare agli ordini del generale Bouillé: buttati a terra con disprezzo prima di essere arrestati e condotti alla prigione dell’Abbazia, dove avrebbero atteso soltanto di essere fucilati. Traditori, li aveva chiamati Bouillé. Il cuore le si era fermato nel petto quando aveva sentito quella parola: un’accusa infamante che li avrebbe portati dritti al plotone d’esecuzione.... Non poteva permettere che accadesse, doveva esserci un modo per salvarli, per evitare che venissero uccisi! Forse poteva parlarne con Bernard…chiedere il suo aiuto… Se la notizia si fosse sparsa… Non avrebbe lasciato nulla di intentato, di questo era sicura.

André era in piedi, alle sue spalle, come lei silenzioso ed assorto nei suoi pensieri. Certo condivideva i timori di Oscar per i suoi dodici compagni e si sarebbe adoperato per aiutarli, se ci fosse stato un modo, ma la sua preoccupazione più grande riguardava lei e ciò a cui sarebbe andata incontro dopo essersi apertamente opposta ad un ordine non del generale, ma del re in persona. Anche Oscar sarebbe stata marchiata come traditore al pari dei suoi uomini…che fosse arrestata era ormai solo una questione di tempo, e lui non avrebbe potuto impedirlo. Sì, l’aveva aiutata quel pomeriggio ad avere la meglio sulle guardie quando avevano cercato di trattenerla nell’ufficio del generale Bouillé, ma quanto sarebbe durata la sua libertà? Si era vantato di essere l’unico in grado di proteggerla, quando lei lo aveva ritrovato tra le fila della Guardia Metropolitana, ma quanto suonavano vuote ora quelle parole che aveva pronunciato quasi con aria di sfida! Di certo non gli sarebbe mancato il coraggio di agire, ma sapeva in cuor suo che in una situazione simile non avrebbe ottenuto nulla, nemmeno se avesse offerto la sua vita per lei. C’era soltanto un’unica via d’uscita ed era la fuga, ma conosceva troppo bene Oscar per non sapere che si sarebbe rifiutata di scappare, per non abbandonare al proprio destino quei dodici uomini che rischiavano la vita in nome della fedeltà dimostrata verso il loro comandante. Davvero non riusciva ad immaginare in quale modo avrebbe potuto portarla via prima che fosse troppo tardi…

Erano entrambi così immersi nelle proprie riflessioni da non accorgersi quasi dell’avvicinarsi della nonna di André, che si rivolse a loro accompagnando le sue parole con un’espressione piuttosto preoccupata.
- Oscar, ti desidera tuo padre.
André la vide alzarsi e dirigersi verso le scale, ed ogni passo con cui Oscar si allontanava da lui contribuiva ad accrescere la tensione che gli agitava l’animo. Che il generale l’avesse convocata non presagiva nulla di buono: poteva significare soltanto che anche lui era già stato informato di quanto accaduto con la Guardia Reale, e con ogni probabilità non si sarebbe reso disponibile ad accettare alcuna giustificazione da parte del suo “figlio” ribelle. Avrebbe voluto poter essere al suo fianco e sostenerla di fronte a quel padre che non aveva mai avuto per lei alcun gesto di tenerezza da ché era venuta al mondo. Non gli sarebbe importato opporsi al padrone a cui aveva sempre guardato con rispetto e timore, se fosse stato necessario per difenderla. Sarebbe persino ricorso alla forza… Qualunque cosa pur di tenerla al sicuro.

D’impulso si toccò la giubba, nel punto in cui aveva riposto la pistola recuperata dalla sella quando avevano lasciato l’Assemblea Nazionale. La portava sempre con sé da quando erano stati aggrediti a Saint Antoine, quasi un anno prima: un modo per non farsi mai più cogliere impreparato per le strade della capitale. Non seppe spiegarsi il perché di quel gesto quasi involontario. Di certo Oscar non rischiava addirittura…
- André, che cosa è successo? Quando il generale mi ha chiesto di chiamargli Oscar, aveva un viso molto teso…
La voce della nonna gli impedì di completare quel pensiero infausto. Cercò di risponderle ostentando molta più serenità di quanta ne potesse provare, eppure le sue parole suonarono stranamente false anche alle sue orecchie.
- Che cosa vuoi che sia successo? Ti preoccupi sempre troppo, nonna…
Svuotò il bicchiere ingoiando il resto del vino in un solo sorso, ed il sapore gli parve quasi amaro ora che Oscar era sparita dalla sua visuale. Non fu necessario chiedersi se fosse il caso di seguirla: sapeva che non l’avrebbe mai lasciata sola. Lentamente si avviò verso il piano superiore, deciso ad attenderla nel corridoio per assicurarsi che niente di grave potesse accaderle, preparandosi se fosse necessario ad intervenire, come aveva fatto poche ore prima al comando militare.

***

Oscar raggiunse la porta dello studio del generale cercando con la mente di anticipare qualsiasi domanda potesse rivolgerle. Di certo si sarebbero scontrati verbalmente: suo padre era molto amico del generale Bouillé, dello stesso uomo che aveva ordinato il suo arresto per tradimento e che di sicuro non aveva mancato di raccontargli la sua versione dei fatti, gettando su di lei il massimo discredito. Inspirò a fondo prima di bussare, chiamando a raccolta tutta la sua fermezza e preparandosi ad affrontare l’ostilità di chi probabilmente non le avrebbe lasciato in alcun modo motivare le proprie azioni.
- Volevate parlarmi, padre?
Entrò nella stanza e subito la colpì vedere il generale che stringeva la spada mentre la invitava a sedersi.
- C’è soltanto una cosa che possiamo fare.
Nessuna richiesta di spiegazioni, nemmeno il minimo tentativo di comprendere quale potesse essere la ragione della sua palese ribellione. Per tutta la vita suo padre era stato innanzi tutto un militare, anteponendo il suo grado alla famiglia. Niente lo avrebbe mai fatto desistere dal comportarsi nello stesso modo, ora più che mai data l’insubordinazione di sua figlia. Le fu chiaro in quello stesso istante il motivo per cui brandiva un’arma.

- Credo di aver capito, ma non intendo-
- Con il tuo tradimento hai infangato il nome della nostra famiglia! Siamo disonorati!
La stessa accusa che era stata rivolta ai suoi uomini e che sarebbe costata loro la vita… Ma se fosse morta anche lei, non avrebbe potuto fare nulla per loro. Cercò di mantenere la calma.
- La soluzione è puntarsi una pistola alla tempia, ma non posso farlo.
Forse non avrebbe dovuto: vide il padre sguainare la spada in un gesto che rese superflua qualsiasi ulteriore domanda.
- Se hai qualcosa da dire ti ascolto. La colpa di cui ti sei macchiata è grave, ma sei sempre mia figlia.
Le ultime parole le sembrarono una stonatura considerando la determinazione con la quale si dimostrava intenzionato ad ucciderla. Se davvero le rimanevano solo pochi minuti, li avrebbe impiegati per perorare la causa dei suoi soldati.
- In questo momento dodici dei miei uomini si trovano nella prigione dell’Abbazia e molto presto saranno fucilati. Se morendo riuscissi a salvare la vita di questi dodici soldati, vi giuro padre che morirei volentieri. Ma sarebbe un sacrificio vano, il mio. Non posso morire adesso. Vi prego di perdonarmi.
Non poteva ignorare la responsabilità che aveva nei loro confronti: possibile che, ricoprendo come lei un ruolo di comando, lui non riuscisse a capirlo?

- Non posso perdonarti. E poi qualunque cosa tu facessi, sarebbe inutile. Quando in una famiglia notoriamente devota al re c’è un traditore, l’unica soluzione è la morte. Non devi aver paura: io ti ucciderò chiedendo perdono a Dio, e poi ti seguirò.
Un brivido le attraversò l’anima al pensiero che suo padre si sarebbe tolto la vita per ciò che lei aveva scelto coscientemente di fare. Non le era importato di rischiare la propria incolumità, ma trovarsi ora di fronte a questo tragico epilogo la ferì nel profondo: perse tutta la sua freddezza e non poté più ricacciare indietro le lacrime.
- Sarebbe la peggiore delle soluzioni, perché sarei la causa della vostra morte, padre.
- Non importa, tanto la mia vita è finita, ormai.

Parole terribili con cui accompagnò il gesto deciso del braccio, alzando la spada sopra la sua testa, pronto ad uccidere il suo stesso sangue, e lavare così l’onta di cui si era macchiata la famiglia Jarjayes. E ci sarebbe riuscito se in quel preciso momento André non avesse fatto irruzione nella stanza, trattenendolo per il braccio ed implorandolo di non farlo.  Le candele del lampadario si spensero nell’attimo in cui la terra venne scossa da un violento fulmine, e la pioggia riprese a cadere copiosa sulla vetrata contro cui André spinse il generale, nel tentativo di allontanarlo il più possibile da Oscar.
- André! Ma che cosa vuoi fare? Vattene! Vattene!
- No! Non me ne vado, signor generale, non me ne vado! Non vi permetterò di uccidere Oscar!
Usò tutto il peso del suo corpo per opporsi alla forza con cui il generale cercava di liberarsi, lasciando che la disperazione colorasse la propria voce, finché la determinazione con cui estrasse la pistola e la puntò contro di lui, spazzò via qualsiasi esitazione potesse ancora sentire dentro di sé.

- Badate, sono pronto a sparare. Non vi muovete perché io adesso andrò via insieme ad Oscar.
Nessun timore, nessuna incertezza: sapeva soltanto di dover impedire che le venisse fatto del male. L’avrebbe portata al sicuro, al diavolo tutto il resto!
- Cosa?! Tu vorresti scappare con Oscar?
- Sì.
- E magari vorresti sposarla, non è vero?
- Sì.
Due semplici lettere che racchiudevano il sogno di tutta una vita. Fu quasi una liberazione ammetterlo davanti al generale.

Oscar rimase come pietrificata di fronte a quella scena. André era corso di nuovo in suo aiuto, come quando l’aveva liberata dai soldati intenzionati ad arrestarla, ed ora si stava opponendo a suo padre in nome dei sentimenti che nutriva per lei, rischiando la sua vita per un amore che non sapeva neppure essere corrisposto. Perché non glielo aveva ancora detto? Perché si era tenuta tutto dentro? Si pentì di quei mesi che aveva lasciato trascorrere senza confessargli ciò che provava, ora che il tempo sembrava esaurirsi troppo velocemente. La sensazione che qualcosa di brutto potesse accadergli le spezzò il respiro, paralizzando ogni fibra del suo essere. Riusciva soltanto a sentire il cuore impazzito accelerare la sua corsa: la voce di suo padre le giunse quasi ovattata, sovrastata dal quel battito incessante che le riempiva gola ed orecchie.

- No! Sarebbe una grossa sciocchezza, perché la differenza di rango che esiste tra voi non si cancellerebbe mai!
Il rango! Davvero il generale pensava che il suo amore fosse così poca cosa da poter essere ostacolato da stupide convenzioni sociali? André avrebbe riso delle sue parole se il peso di quella pistola stretta in pugno non gli avesse ricordato tutta la drammaticità del momento.
- Permettetemi una domanda: che cosa significa rango? Non siamo tutti uguali, forse?
- Un nobile prima di sposare deve chiedere il permesso a Sua Maestà il re!
- Sì, lo so. Ma se Sua Maestà il re si innamora di una donna, deve forse chiedere a qualcuno il permesso di sposarla?
Si rese conto nell’attimo stesso in cui pronunciò quella frase, che nulla avrebbe potuto convincere il padre di Oscar del suo diritto ad amarla: ai suoi occhi sarebbe sempre rimasto un servo, nulla di più.

- Basta André!
Stanco di ascoltarlo, il generale abbandonò improvvisamente la spada per schiaffeggiarlo con forza, approfittando del suo lato cieco per colpirlo in pieno volto. André venne colto alla sprovvista ed allentò la presa sulla pistola, dando modo al generale di strappargliela di mano, riuscendo così ad invertire pericolosamente i loro ruoli. Perse l’equilibrio e finì a terra, mentre l’arma con cui si era illuso di poter salvare Oscar gli veniva puntata davanti agli occhi. Ora ci sarebbero state due vittime…
- Mi dispiace ma non posso perdonarvi!
Le parole del generale risuonarono cariche di rabbia, frutto forse dell’affronto subito per mano di un servitore che pretendeva di non stare al suo posto. Il suo tono minaccioso cadde però nel vuoto: nulla avrebbe potuto scalfire la fermezza che aveva condotto André in quella stanza.
- Allora se ci dovete uccidere, uccidete prima me, perché se mi uccidete dopo sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo.
Vivere senza Oscar…la sua mente si rifiutava anche solo di immaginarlo. Lei era la vita.
- Farò come vuoi, ti ucciderò per primo, André.

Un lampo accompagnò la terribile risposta di suo padre e per Oscar fu come essere attraversata dalla stessa feroce potenza. Lo guardò in volto e vi lesse tutta la determinazione che in tanti anni aveva imparato a riconoscere in lui: avrebbe sparato, avrebbe ucciso André senza alcun indugio e lei lo avrebbe perso prima ancora di avere la possibilità di amarlo! Non poteva lasciare che accadesse: il solo pensiero che lui potesse morire le tagliò il cuore in due come nessuna spada avrebbe mai saputo fare. Guardò la mano del generale, e vide con chiarezza il suo dito esercitare una lenta pressione sul grilletto. Allora non ebbe più alcuna esitazione: d’impulso si lanciò di fronte ad André, facendogli scudo con il proprio corpo nel momento stesso in cui il proiettile veniva esploso. Un dolore lancinante al fianco le smorzò il respiro: la carne sembrava avesse preso fuoco nel punto in cui era stata colpita, eppure la consapevolezza di aver protetto André fu l’unica cosa a cui poté pensare, mentre cadeva a terra.

Accadde tutto così velocemente che André non ebbe tempo di capire né tanto meno di intervenire: si trovò il corpo di Oscar tra le braccia e vide una macchia scura allargarsi velocemente sulla sua uniforme. Sentì sulle mani il sangue caldo di lei ed un grido disperato gli uscì dalla gola, più potente dei tuoni che si susseguivano nell’imperversare del temporale.
- Oscar! Oscar! Aiuto! Aiutatemi! Vi prego!
Guardò il generale, in piedi di fronte a loro, con la pistola ancora in mano e l’espressione incredula, mentre prendeva coscienza di aver realmente sparato a sua figlia: le parole di André lo raggiunsero, ma non gli riuscì di pronunciare alcuna risposta. Poi si udì uno scalpiccio di zoccoli all’esterno del palazzo, e la voce di un uomo presentarsi come messaggero della regina, e chiedere che gli venisse aperto il cancello. Si precipitò fuori dallo studio mentre André in lacrime stringeva a sé l’amore della sua vita, implorando Dio perché non gliela portasse via. Cercò di premere con la mano sulla sua ferita per arginare la perdita di sangue finché sentì poco dopo i passi veloci del generale che rientrava nello studio, annunciando quasi con esultanza che la regina aveva perdonato il tradimento, come se la cosa avesse più importanza della sopravvivenza di sua figlia.

Con la voce rotta dall’angoscia, André gli parlò senza neppure guardarlo, il viso abbandonato nell’incavo del collo di Oscar, l’anima stretta in una morsa per il terrore che fosse ormai troppo tardi per salvarla.
- Vi prego…vi prego…chiamate un dottore…
Solo in quel momento il generale realizzò pienamente la gravità della situazione.
- Certo…certo!
Si affacciò alla porta gridando ordini alla nonna di André, che per tutto il tempo era rimasta fuori dalla stanza, preoccupata per i suoi ragazzi.
- Marie, chiama subito Pierre! Mandalo dal dottor Laçonne! Presto! Presto!
Poi fece per avvicinarsi a lui, allungando una mano verso entrambi:
- André, forse sarebbe meglio-
- No! Lasciatela! Non la toccate! Non la toccate…

Una risposta che risuonò con la ferocia di un ruggito. André si volse verso di lui, e il generale vide nel suo occhio tanto odio e disperazione da ritirare di riflesso quel gesto con cui stava offrendosi di aiutarlo. La stringeva con una forza tale che ebbe la sensazione di trovarsi di fronte ad un unico essere, come se Oscar e André appartenessero l’uno all’altra al punto da fondersi in una persona sola. Soltanto in quel momento capì realmente la profondità dell’amore che lo legava a lei.

Aggrappandosi alla speranza che l’arrivo del medico potesse compiere un miracolo, André tornò a guardare la donna che sola dava senso alla sua esistenza e che sembrava farsi sempre più debole tra le sue braccia. Un gemito le sfuggì dalla gola mentre una smorfia di dolore le si dipinse sul viso, spingendola ad aprire lentamente gli occhi. Vide André, così vicino che avrebbe potuto accarezzare la sua guancia, se solo avesse avuto la forza di alzare il braccio. Cercò di chiamare il suo nome, voleva assicurarsi che stesse bene, che non fosse stato colpito…ma perché non riusciva a parlargli? Le parve di vedere le sue labbra muoversi come se le stesse dicendo qualcosa, ma non sentì alcun suono. Poi i suoi lineamenti si fecero sempre più sfocati mentre la luce piano piano si affievoliva…finché tutto intorno a lei non fu altro che tenebra.

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Capitolo 2
*** Resta con me ***


La pioggia non aveva smesso un attimo di cadere per tutto il tempo in cui il dottor Laçonne si era occupato di Oscar. Nonostante il forte maltempo, il medico era giunto a palazzo Jarjayes in tutta fretta, allarmato dalle parole concitate con cui il messaggero del generale si era presentato a casa sua richiedendo il suo immediato intervento per l’incidente occorso a madamigella. Quando si era trovato dinnanzi a una ferita provocata da un colpo di pistola, Laçonne non aveva fatto commenti né domande, consapevole che anche il minimo indugio mostrato nel soccorrere Oscar avrebbe potuto costarle la vita.
L’operazione in sé non si era rivelata particolarmente complicata dal momento che il proiettile le aveva trapassato il fianco risparmiando per puro miracolo il rene, tuttavia la perdita di sangue era stata notevole e soltanto superando la notte ci sarebbero state concrete speranze di una completa ripresa. Laçonne aveva pertanto deciso di fermarsi ospite a palazzo, così da poter intervenire tempestivamente nel malaugurato caso in cui si fossero verificati dei peggioramenti. Solo dopo aver visto il medico ritirarsi, il resto della famiglia aveva seguito il suo esempio, raggiungendo in silenzio le proprie stanze.
 
Tutti ad eccezione di André, fermamente intenzionato a non abbandonare Oscar un solo attimo, nonostante sapesse che la sua presenza costante di fianco al suo letto nulla avrebbe potuto per migliorare le condizioni della donna che amava. Non poteva sopportare l’idea di stare lontano da lei, sentiva ancora tra le braccia il peso leggero del suo corpo che aveva stretto nella più totale disperazione, finché gli era stato strappato quasi con forza per consentire al dottore di prendersene cura. Ogni singolo minuto trascorso fuori dalla stanza in cui Laçonne l’aveva operata, gli era sembrato un’eterna agonia, con il cuore imprigionato in una morsa al solo pensiero che Oscar potesse…non farcela. La sua mente si rifiutava anche solo di nominare la parola “morire”, perché ammettere questa possibilità sarebbe stato come rinunciare alla vita stessa e spegnersi nel medesimo istante insieme a lei.
Irremovibile, era rimasto davanti a quella porta per tutto il tempo, quasi gli avessero inchiodato i piedi al pavimento, prigioniero di un’angoscia che lo aveva abbandonato soltanto quando il dottore ne era uscito per confermare che tutto il possibile era stato fatto, e che non restava altro che attendere pazientemente che Oscar si risvegliasse. Solo in quel momento aveva ripreso a respirare: le gambe, rese improvvisamente deboli dalla tensione che appena accennava ad allentarsi, lo avevano spinto a cercare un appoggio su cui lasciarsi cadere, ormai esausto. Allora la nonna ne aveva approfittato per costringerlo finalmente a tornare nella sua stanza, pur se per breve tempo, perché almeno si cambiasse la divisa, ancora sporca del sangue della sua bambina. E André aveva dovuto cedere, troppo stanco per opporsi ai modi quasi militari con cui quell’amabile vecchietta riusciva ad imporsi, quando lo considerava necessario.

Si era tolto l’uniforme con pochi movimenti veloci, quasi meccanici, senza neppure rendersi conto di ciò che faceva, la mente completamente assorbita dal bisogno di tornare da Oscar il prima possibile, per vegliare sul suo riposo ed assicurarsi che la notte trascorresse tranquilla. Solo restando al suo fianco avrebbe potuto avvisare immediatamente il dottore al minimo indizio di qualsiasi complicazione: nulla al mondo lo avrebbe distolto dalla necessità di rimanere insieme a lei, quasi potesse darle un po’ della sua forza ed aiutarla così ad affrontare la difficoltà delle ore a venire.
Ed era lì che si trovava in quel momento, seduto su una poltrona tanto vicina al letto da sfiorarne il lenzuolo con le ginocchia, il corpo proteso in avanti per appoggiarsi con le braccia alle coltri e tenere stretta la mano di Oscar, sentirne il calore come prova tangibile che la vita continuava a scorrere sotto la sua pelle sottile. Senza riuscire a smettere di fissare il suo volto diafano, era così concentrato nell’ascolto del suo respiro leggero da non sentire gli scrosci d’acqua che colpivano senza tregua le finestre: nemmeno il rumore più assordante avrebbe potuto coprire il dolce suono che accompagnava il movimento lieve e regolare del petto di Oscar e che sembrava quasi ipnotizzarlo, con quel poco di serenità che riusciva a donare al suo animo profondamente agitato.
 
Non gli riusciva di cancellare dalla mente l’immagine di lei che gli si gettava dinnanzi, facendogli scudo col suo corpo nell’attimo stesso in cui il generale premeva il grilletto. Rivivere quel maledetto momento non faceva altro che amplificare il peso che gli gravava sul cuore, rendendogli sempre più faticoso anche solo prendere fiato. Perché Oscar lo aveva fatto? Non aveva alcun senso! E perché lui non si era reso conto per tempo delle sue intenzioni? Avrebbe potuto impedirglielo! Avrebbe dovuto! Non toccava a lei proteggerlo…era il SUO compito, da tutta la vita! Lo aveva giurato tanti anni addietro, quando lei si era offerta di prendere il suo posto ed essere punita con la morte per l’incidente occorso a Maria Antonietta: un giorno se necessario avrebbe dato la sua vita per Oscar…e invece per un assurdo scherzo del destino ora i ruoli si erano invertiti. Perché Dio si accaniva contro di loro?? Che fosse maledetto il generale! E maledetta l’Assemblea! E anche tutto il resto del mondo, se fosse stato costretto a viverci senza lei!
Si pentì immediatamente non appena si rese conto di aver avuto simili pensieri: non era quello il momento per maledire...ma per pregare, implorare Dio che la salvasse e la riportasse da lui.
- Oscar…amore mio…ti prego, resta con me…. Resta con me…
 
Lo disse a voce alta, nella speranza che lei in qualche modo potesse sentire ciò che la sua anima continuava a ripetere.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per prendere il suo posto in quel letto, per farsi carico della sua sofferenza… La guardò in viso per assicurarsi che nulla potesse tradire dolore nella sua espressione serena. Era così bella! Sembrava semplicemente dormire… D’un tratto gli ricordò la protagonista di una fiaba di Perrault che avevano letto insieme da bambini, in una delle tante notti estive in cui il temporale gli aveva regalato la presenza di Oscar nella sua camera, in cerca di una distrazione che l’aiutasse ad ignorare la sua innata paura per tuoni e fulmini. Raccontava di una bellissima principessa che era caduta in un sonno senza fine per essersi punta un dito con un fuso maledetto, e che solo il bacio del vero amore avrebbe potuto salvare. Oscar aveva subito storto il naso al pensiero di un simile contatto, giudicandolo senza dubbio una cosa alquanto disgustosa poiché non era ancora in grado di comprenderne il vero significato. Tuttavia con quale gioia aveva accolto il momento in cui la bella addormentata aveva riaperto gli occhi, proprio grazie al bacio del principe corso in suo aiuto! Il cuore gli si intenerì riportando alla memoria quel viso di bambina che il lieto fine di una fiaba era riuscito ad illuminare. Se anche lui avesse potuto risvegliarla soltanto con un bacio…
Si alzò dalla poltrona senza abbandonarle la mano, e sfiorò le sue labbra con tutta la tenerezza di cui fu capace, lasciando che l’impronta di quella morbidezza si imprimesse per sempre sul suo cuore. Guardò speranzoso i suoi occhi chiusi, pur consapevole che nessun incantesimo ne aveva intrappolato l’azzurro, ma non vide alcuna reazione. Sapeva che non sarebbe bastato un semplice bacio… Era stato solo un gesto impulsivo, nato dal suo grande amore per lei.
 
Tornò a sedersi stringendo un po’ più forte la sua mano, e fu allora che percepì con chiarezza i piccoli calli che Oscar aveva sul palmo, frutto di una vita trascorsa a maneggiare la spada come se fosse un prolungamento del suo braccio. Mai avrebbe potuto scambiarla per una principessa: quella era la mano di una guerriera, di una donna che non aveva mai indietreggiato di un solo passo di fronte al pericolo e che aveva raccolto qualsiasi sfida con coraggio e determinazione! La sua Oscar avrebbe lottato anche questa volta senza lasciarsi sconfiggere, senza aver bisogno che un principe qualsiasi andasse a salvarla.
Lei non si sarebbe mai arresa.
- Non lasciarmi, amore mio. Non mi lasciare….
Intrecciò le dita alle sue e chiuse gli occhi per invocare una preghiera, implorando Dio affinché la proteggesse come lui non era riuscito a fare, chiedendo perdono per qualsiasi colpa avesse commesso, nel timore che perdere Oscar potesse esserne la punizione.
 
Se soltanto il messaggero della regina fosse arrivato anche solo un minuto prima, niente di tutto questo sarebbe accaduto! Non esisteva più alcuna accusa di tradimento, il gesto eroico con cui Oscar aveva difeso i deputati era stato perdonato da Sua maestà, e lei neppure lo sapeva… Non poteva finire così, davvero non poteva… E poi c’erano i suoi dodici compagni, rinchiusi nella prigione dell’Abbazia: Oscar non li avrebbe mai abbandonati! Sentì la speranza rinsaldarsi nel suo cuore gonfio e si aggrappò ad essa con tutta la forza della disperazione, baciando con amore il dorso di quella mano che avrebbe voluto tenere per sempre fra le sue. Una lacrima sfuggì dal suo occhio ormai stanco, che troppo aveva visto in quella giornata senza fine. Adagiò il capo sul letto, la guancia appoggiata ad un braccio, lo sguardo rivolto verso di lei e nella mente il ripetersi di un’incessante litania, che lo fece scivolare a poco a poco in un sonno senza sogni: “Oscar…resta con me…resta con me…”
 
***
 
Le prime luci dell’alba filtravano attraverso la finestra avvolgendo ogni cosa in un leggero chiarore, quasi che il sole stesse sorgendo con un certo timore dopo la pioggia interminabile degli ultimi giorni.
Oscar volse il viso appoggiando la guancia al cuscino: il suo primo vero movimento dopo le molte ore di immobilità, accompagnate solo dal suo respiro calmo e regolare, a testimoniare che nessuna complicazione ne aveva disturbato il riposo notturno. Aprì gli occhi lentamente, emergendo a poco a poco dal sonno innaturale a cui l’aveva costretta la ferita, la mente ancora in parte confusa ma via via sempre più vigile mentre con lo sguardo abbracciava i primi particolari della camera. Finché lo vide, seduto sulla poltrona con il busto appoggiato al letto, la testa reclinata sulle braccia incrociate, i capelli scuri a nascondere in parte il suo volto famigliare, ancora addormentato. Cosa ci faceva André nella sua stanza? Poi i ricordi la travolsero non appena tentò di muoversi verso di lui, quando un forte bruciore al fianco la lasciò quasi senza fiato: la colluttazione con il generale, lo sparo, il dolore acuto e lancinante come se un fulmine l’avesse trapassata, l’abbraccio di André e poi…più nulla.
 
André le stringeva una mano, ed il calore di quelle dita le arrivò dritto al cuore, rendendole gli occhi umidi: sapeva senza neppure chiedere che le era rimasto accanto per tutto il tempo. Sentì urgente il desiderio di toccarlo, di raggiungerlo con una timida carezza per ringraziarlo silenziosamente di aver vegliato come sempre su di lei. Sfilò con delicatezza le dita dalla sua presa per passarle dolcemente tra quelle ciocche morbide e scomposte, cercando di fare piano per non svegliarlo. Dio, quanto lo amava! Ed era salvo! Era riuscita a proteggerlo dal gesto sconsiderato di suo padre, solo questo contava. Avrebbe sopportato qualsiasi sofferenza se fosse stato il prezzo da pagare per la sua incolumità. Chiuse le palpebre ringraziando Dio per averle dato la forza di intervenire al momento giusto, e per aver destinato a lei la pallottola che l’avrebbe altrimenti condannata ad una vita priva di significato.
 
André socchiuse gli occhi, la sensazione di essere sfiorato da qualcosa mentre si sforzava di mettere a fuoco le immagini intorno a sé. Il suo sguardo cercò immediatamente il viso di Oscar, ansioso di assicurarsi che stesse ancora dormendo tranquilla, maledicendosi per aver ceduto al sonno quando si era ripromesso di rimanere vigile ed attento per lei. Poi la vide sorridere dolcemente e fu come se tutto il peso del mondo scivolasse finalmente dalle sue spalle. Sentì il cuore sollevarsi nel petto e riprendere a pompare, nutrito dalla sottile certezza che quella donna meravigliosa non lo avrebbe più abbandonato.
Le prese delicatamente la mano che ancora indugiava tra i suoi capelli, baciandone il palmo quasi timoroso, mentre una lacrima di sollievo sfuggiva solitaria, scendendo veloce sulla guancia resa ispida dalla barba di un giorno.
Non poté più resistere al bisogno di chiamarla per sentire la sua voce.
- Oscar! Oscar! Come ti senti?
 
Finalmente aprì gli occhi e lui poté specchiarsi nel suo sguardo azzurro, immenso come il cielo d’agosto: in quegli occhi brillava la vita. Una gioia incontenibile gli scaldò l’anima, strappandolo finalmente alla paura che lo aveva tenuto prigioniero nelle ultime interminabili ore.
- Ehi… ciao André… Mi fa male un po’ il fianco se provo a muovermi, ma tutto sommato non mi lamento…
Cercò di sdrammatizzare perché non si preoccupasse ulteriormente per lei. Il suo aspetto un po’ trascurato lasciava chiaramente intendere come avesse passato la notte: vegliando in apprensione di fianco al letto, senza mai abbandonare la sua stanza.
- Bene! Chiamo subito il dottor Laçonne così potrà visitarti e-
- No…un attimo André, aspetta solo un secondo… Vorrei parlare un po’ con te…e se il medico dovesse darmi qualcosa per il dolore, so che non ci riuscirei… Dammi soltanto qualche minuto, vuoi?
 
Parlare? Dio! Avrebbe voluto urlare, gridare contro di lei per la pazzia di quel gesto assurdo che per poco non gliel’aveva portata via, e dare sfogo così a tutta l’angoscia che gli aveva scavato l’anima fino quasi a svuotarla… Ma sapeva di dover evitare che si agitasse, e tenne tutto dentro di sé, come spesso accadeva con lei. Tutto, tranne un’unica fondamentale domanda che gli uscì di bocca quasi in un soffio, senza che avesse il tempo di fermarla.
- Oscar… Perché lo hai fatto?
Si aspettava che André le avrebbe chiesto spiegazioni, anzi…in un certo senso lo aveva sperato, per avere la possibilità finalmente di lasciare che lui sapesse tutto. Se avesse potuto leggerle nel cuore non ci sarebbe stato bisogno di dire alcunché…
- André, io… Non potevo permettere che ti facesse del male… Quando ho capito che mio padre stava per sparare, non ho pensato più a nulla…. Dovevo fare qualcosa…e non avevo altra arma che me stessa.
Il ricordo del terrore che l’aveva attraversata al pensiero che André potesse morire, era ancora così vivido in lei che sentì le lacrime pungerle gli occhi.
- E’ stata una follia, Oscar! Dovevi lasciare che colpisse me… Ero già pronto a dare la mia vita per te! Lo farei in qualsiasi momento, lo sai…
Certo che lo sapeva… Quante volte aveva già rischiato di perderlo? Quanto ancora avrebbe dovuto sacrificare per lei? Gli strinse la mano prima di rispondergli, il cuore così gonfio d’amore che temeva le sarebbe scoppiato nel petto.
- No André… Il mio è stato soltanto un gesto dettato dall’egoismo… La realtà è che non potrei mai vivere senza di te. Mai.
 
Gli parlò senza abbandonare un solo istante il suo sguardo, affinché vedesse quanto profondo era il sentimento che aveva custodito con cura in tutti quei mesi e che ora chiedeva soltanto di essere liberato.
André temette di aver frainteso quelle poche parole che già avevano acceso una piccola scintilla dentro il suo animo tormentato. Una parte di lui non si era mai davvero arresa, ostinandosi a sperare che un giorno il suo amore potesse essere accolto, forse addirittura ricambiato… Se invece si fosse trattato soltanto di un’illusione? Dubitava sarebbe sopravvissuto ad un nuovo dolore.
- Oscar… Ma tu eri così infastidita quando mi hai ritrovato tra i soldati della guardia… Ti ho praticamente imposto la mia presenza…
Non poteva dargli torto, lo aveva affrontato con durezza, prima seccata e poi turbata dalla ferrea determinazione con cui aveva risposto alla sua reazione stizzita. Ora che desiderava soltanto averlo vicino, le sembrava il ricordo di un’altra vita…
- Quando sono tornata dalla Normandia, ero convinta che grazie al nuovo ruolo nella Guardia Metropolitana mi sarei lasciata ogni cosa alle spalle: i miei sentimenti feriti, le mie debolezze di donna, tutta quella parte di passato che ero intenzionata a dimenticare...e di cui volevo tu facessi parte. Credevo ti avrei rivisto solo a casa, e invece… trovarti di fronte a me, in divisa, con quello sguardo deciso che sembrava mettere in discussione le mie nuove certezze…mi sono sentita intimorita e allo stesso tempo…provocata. Come se volessi sfidarmi ad affrontare il tuo amore per me. Ed io non volevo accettarlo…perché allora non potevo sapere…quello che adesso mi è così chiaro.
 
Gli strinse la mano, chiamando a sé quel poco di forza che la ferita riusciva a garantirle. André rimase in silenzio, l’animo come sospeso mentre ascoltava trepidante il dolce suono della sua voce.
- Ho cercato in molti modi di allontanarmi da te…ma per quanto ci provassi, ogni volta ti ritrovavo sempre…non al comando…non in questa casa…ma qui dentro - lo disse lasciando per un attimo le sue dita e appoggiando il palmo sul petto, nel punto dove il suo cuore batteva inquieto per quanto le restava ancora da dire.
- Io ti amo, André. Sei la forza che mi sostiene ogni giorno e che credevo di poter trovare soltanto in me stessa. Il mio unico punto fermo in questo mondo in cui tutto il resto sta crollando. Quando ho sentito ciò che hai detto a mio padre… Ed il sacrificio che eri pronto a compiere per me… Avrei fatto qualunque cosa per non perderti.
Per un attimo rivide quel momento così drammatico e la voce le si incrinò, rendendole impossibile continuare a parlare. Allungò la mano in cerca del suo viso, racchiudendo nel calore di una carezza un po’ di quell’amore che finalmente era riuscita a confessargli.
 
André sentì come un nodo sciogliersi dentro al cuore, la mente ancora incredula per la gioia che le sue parole gli avevano donato: poteva un uomo guardare in faccia la morte, e dopo poche ore rinascere a nuova vita? Gli parve di vedere per la prima volta il mondo, ora che sapeva di essere amato.
- Oscar… Io…ho pregato così tanto Dio perché non ti portasse via, perché ti lasciasse con me… Quando ti ho vista sveglia non potevo credere che avesse ascoltato la mia voce….ma adesso….sentirti dire che mi ami…è un miracolo ancor più grande!
Si alzò dalla poltrona chinandosi verso di lei, spinto dal desiderio ormai incontenibile di tornare da quelle labbra che aveva sfiorato soltanto poche ore prima, nella più totale disperazione. La baciò con infinita dolcezza, lasciandosi conquistare dalla sua morbida innocenza, che lentamente si dischiuse per lui.
Oscar sentì tutta l’agitazione svanire, cancellata dalla tenerezza con cui André la guidò nel suo primo vero bacio, non più strappato con rabbia in una notte di rivelazioni, ma donato da un sentimento profondo e finalmente condiviso. Dimenticò la ferita, dimenticò il dolore, e tutto il resto del mondo, aprendosi con fiducia per accogliere l’uomo che amava con tutta se stessa.
André avrebbe voluto immergersi nel suo sapore, perdersi dentro di lei come soltanto aveva potuto sognare, ma si ricordò del suo stato e di quanto dovesse essere già stanca solo per aver parlato con lui. Si staccò con delicatezza, la fronte appoggiata alla sua, gli occhi chiusi per trattenere il ricordo di quella bocca che sapeva parlare d’amore anche senza voce.
 
- Ti amo Oscar, più della mia stessa vita. Adesso niente può più dividerci.
Poi tornò a cercarne lo sguardo, perdendosi come un bambino nel suo blu senza fine, mentre con le dita disegnava il contorno della sua guancia: avrebbe voluto fermare il tempo per fissare quell’attimo perfetto e restare solo con lei, per sempre. Ma era giunto il momento di chiamare il medico…
- Ora lascia che ti visiti il dottor Laçonne, vuoi?
Lo chiese sorridendo, perché gli sembrava quasi di attendere l’autorizzazione da parte del suo comandante.
- Sì, fallo pure venire. Così mi aiuterà a rimettermi in sesto…giusto in tempo per venire arrestata.
- No Oscar! Non c’è più alcuna accusa contro di te! La regina ha perdonato ciò che hai fatto in difesa dei deputati dell’assemblea. Nessun tradimento da parte della famiglia Jarjayes…
Poté leggere facilmente lo stupore nei suoi occhi, che si spalancarono increduli mentre la mente assimilava lentamente quelle parole, finché li vide addolcirsi al pensiero di ciò che la sua regina aveva fatto per lei.
- Grazie André, è una splendida notizia. Adesso dobbiamo trovare il modo per salvare i nostri dodici soldati e forse ho già un’idea. Chiama subito Laçonne!
Le rubò un ultimo bacio lieve, prima di lasciarla per andare a cercare il medico, ringraziando Dio ad ogni passo che lo allontanava da quella stanza per non avergli portato via la sua Oscar. Giorni difficili li attendevano, pieni di avversità e scelte impossibili, ma ora che sapevano di appartenere l’uno all’altra avrebbero affrontato insieme qualsiasi cosa il destino avesse riservato loro, superando ogni ostacolo solo grazie alla forza del loro amore.

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