storia di due caratteri opposti (K/S)

di london04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il bizzarro testimone ***
Capitolo 2: *** due uomini ed una panchina ***
Capitolo 3: *** la pausa pranzo dell'avvocato. ***
Capitolo 4: *** la cucina da rifare ***
Capitolo 5: *** una diversa domenica mattina ***
Capitolo 6: *** VERNICE E CONFIDENZE ***
Capitolo 7: *** la chiamata delle 13e30 ***
Capitolo 8: *** il disegno rivelatore ***
Capitolo 9: *** notte insonne ***



Capitolo 1
*** il bizzarro testimone ***


Il bizzarro testimone

oh, cacchio, sono già le 7 e mezza..avrei dovuto già essere fuori da letto da più di mezz’ora!.di fretta, sotto la doccia, scelgo mentalmente i vestiti che mi dovrò mettere e in meno di 20 minuti sono in cucina a strozzarmi tra il mio caffè e il mio toast. Sempre rapidamente prendo il cellulare, le chiavi di casa e le chiavi della macchina che ovviamente questa mattina è parcheggiata tra un’auto enorme blu e un piccolo camion grigio: ci metto all’incirca il tempo della mia doccia per uscire da quell’incastro senza ammaccare nessuno dei veicoli e alla fine sudo talmente tanto che mi viene da chiedermi se non sia stato del tutto inutile sprecare quel tempo prezioso sotto l’acqua…ormai per strada,maledico mentalmente quel primo cliente della giornata che mi ha scombussolato tutta la mia routine quotidiana: infatti, io, Kevin Walker, non do mai appuntamenti prima delle 9, ma questo cliente è stato aggiunto urgentemente dalla mia segretaria per motivi che ora non ricordo in quanto dal punto di vista intellettivo sono ancora sotto le mie morbide coperte. Sbadigliando e girando a destra, penso che quel cliente mi è già antipatico.

8.15

Finalmente, un po’ trafelato, arrivo in ufficio dove trovo il primo cliente della giornata ad aspettarmi pazientemente con un sorriso ironico sulle labbra.

“piacere, Scotty Wandell” si presenta, tendendomi la mano, che stringo, rispondendo:

“piacere, Kevin Walker” dico, andando dall’latra parte della scrivania e sedendomi sulla mia comodissima poltrona.

“dura svegliarsi la mattina, è?”butta lì, sempre ironico e un po’ beffardo, indicando la mia cravatta che nella fretta ho dimenticato di annodare e quindi ora penzola un po’ sgraziata lungo la camicia.

“ah, grazie..” Accorgendomene,sbuffo, decido che la cravatta per oggi è decisamente troppo impegnativa e la lascio cadere in un cassetto vicino la scrivania.

“allora, signor Wandell –proseguo, tornando a quel cliente un po’ canzonatorio – e IO, in cosa poso esserle utile?” sottolineando il soggetto della frase e guardandolo in modo tagliente.

“in realtà credo di dover essere io quello che le sarà utile e le farà guadagnare un bel po’ di soldi.” Afferma, senza perdere quel particolare sorriso.

“ah, si, davvero?” chiedo, un po’ sorpreso e, senza volerlo ( o quasi…), un po’ sarcastico.

“non usi quel tono così stupito, avvocato, io sono il testimone chiave del caso sulle assicurazione truffate” dichiara abbastanza compiaciuto e ridente.

“si, lei con le registrazioni telefoniche…”proseguo, sapendo benissimo di averlo paragonato a della registrazioni.

Lui si mette a ridere, con gli occhi che brillano e da quel moneto risponde correttamente alle mie domande senza essere più beffardo.

Dopo una due una buona ora tra domande e risposte il testimone un po’ bizzarro ma molto cortese a dirla tutta si alza dalla sedia e mi tende nuovamente la mano.

“allora, domani a che ora ci vediamo?”chiede,guardandomi dritto negli occhi.

Dio, è proprio sfacciato! Non sa neanche se sono gay e già mi chiede un appuntamento per domani!

“emm…-farfuglio, un po’ a disagio-…”e non completo la frase, chiudendo quindi la bocca come un pesce rosso (molto idiota) e guardandolo di rimando.

“la sua segretaria mi ha detto che avremmo suddiviso la testimonianza in più di un incontro perché lei aveva già altri appuntamenti e questo è stato un po’ forzato, in quanto il cliente da difendere è importante e potrà portare allo studio parecchi soldi…”spiega poi, intuendo la mia confusione. Un po’ frustrato, noto che il suo sorriso beffardo è tornato alla carica, insieme agli occhi che brillano, i quali,noto, invece, non lo hanno mai abbandonato.

“ah, si certo!” alle 12 dovrebbe andare bene.”dico, contento di guardare altrove e rifugiare il mio sguardo nell’agenda.

“allora a domani, avvocato”e se ne và, sempre sorridendo…

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Capitolo 2
*** due uomini ed una panchina ***


Due uomini ed una panchina

19e45 sempre quel giorno

Esausto, chiudo l’ultimo fascicolo del giorno e guardo attraverso l’enorme finestra del mio ufficio: è quasi buoi e LA comincerà tra poco la sua vita notturna con le tutte le sue luci, che illumineranno locali, ristornanti, discoteche, pub e strade dove giovani e anziani torneranno a casa mano nella mano,quando le luci saranno ancora accese… o quando le luci saranno già spente, per lasciare il sole come guida.

Al moment,invece, la via sotto il mio ufficio ospita un uomo solo, di una trentina d’anni che l’unica cosa che tiene per mano è la sua valigetta 24 ore. A guardarlo bene si direbbe che sia stanco, che stà lavorando un po’ troppo per colpa di una storia finita male che lo ha ferito più di quanto credesse e che ora ha una visione del mondo abbastanza pessimista e cinica, preferendo non aspettarsi mai troppo dal prossimo perché timoroso di rimanere ferito e solo…di nuovo.

A guardarlo bene però si direbbe anche che sia un bel uomo ancora,con quei capelli neri un po’ ricci e quel suo fisico un po’ palestrato, che diciamocelo non è affatto male. e poi quel suo naso perfetto, la sua fronte degna di quella di un dio greco…

Ok, ok,lo ammetto sono io…ma non potevo mica continuare con quel monologo così deprimente, no? Sarebbe stato davvero da buttarsi sotto la prima macchina che passava e l’idea non mi affascina neanche un po’..insomma, rovinare la mia nuova giacca solo per un momento di acuta tristezza è un po’ esagerato...o no?

Apro la porta del mio appartamento e lascio cadere senza troppa delicatezza la mia valigetta sulla moquette. Mi tolgo le scarpe, cerco qualche cosa di interessante da fare dentro casa ma dieci minuti dopo sono ancora piazzato in mezza alla stanza come un vero idiota senza sapere cosa fare, così esco di casa senza la giacca, arrotolo le maniche della mia camicia perché comincio a sentire un po’ caldo e prendo il giornale del giorno, che non ho ancora avuto il tempo di leggere.

Mi incammino lungo una via abbastanza illuminata e poi giro a sinistra in un gran bel parco in cui non vado abbastanza spesso (dico così poiché ho comprato l’appartamento in cui vivo soprattutto per questo meraviglioso parco di cui mi ero innamorato a prima vista, con tutti quei splendidi alberi in fiore, le vie spaziose e pulite in cui pensavo avrei adorato camminare e rilassarmi…ok, si sono proprio gay…ma ehi, che ci volete fare? È la natura baby!)

Anche se è quasi ormai buio, le luci sopra le panchine illuminano bene e posso così leggere il mio giornale senza problemi, in pace con il mondo: il parco è abbastanza tranquillo e ci sono solo un po’ di coppiette che gironzolano qua e là senza chiacchierare molto, una vecchietta dal viso gentile che dà da mangiare ai piccioni e un giovane che pratica il suo jogging serale. Da lontano non lo vedo molto bene perché la luce è proprio sul suo viso ma da come corre si capisce che non è la prima volta che si allena: la sua andatura è costante e abbastanza veloce e si intuisce che il suo respiro non è troppo affannato.

Improvvisamente il giovane rallenta la sua andatura fino ad arrestarsi completamente proprio di fronte la mia panchina. Accigliato,alzo lo sguardo verso il ragazzo e noto che è il mio testimone bizzarro di questa mattina: ok, così il mio posto in “pace con il mondo”si trasformerà velocemente nel luogo “sfottiamo l’avvocato”.

“ei, avvocato!”mi saluta, sedendosi vicino a me

“ei, testimone chiave” ribatto, lasciandogli un po’ di posto sulla panchina

“allora..che si dice?che cosa porta in un parco come questo un avvocato tutto di un pezzo come lei?”chiede, stendendo di fronte a se le gambe

“un parco come questo un avvocato tutto di un pezzo come lei? Che diavolo vuol dire, si può sapere?”

“ ma si, si capisce, no? Guardi bene le coppie intorno a lei che sprizzano amore e felicità oppure l’adorabile Gladis che Dio solo sa quanto ama quei piccioni- “ciao Gladis!” la saluta, sorridente “ciao, Scotty!” lo risaluta la vecchietta-…e poi c’è lei..è un po’ come se satana piombasse in una classe di angioletti, no?”

“non ci posso credere! Mi ha appena paragonato a satana!”esclamo, sbigottito e con tanto di bocca aperta.

“bè, si forse il paragone era un po’ eccessivo..”

“un po’, è?..e lei che direbbe se gli dicessero che in questo momento lei invece sembra l’incarnazione di arlecchino ubriaco vestito in questo modo? Ma si è visto allo specchio? Pantaloncini rosa e canotta azzurra accesa con una fascia verde scuro in testa…”

“ok, il mio paragone era del tutto incalzante invece..dica la verità invece, lei è geloso del mio abbigliamento, o almeno che ho il coraggio di vestirmi così”

“guardi, è proprio quello che le volevo dire… ma mi ha anticipato…”dico, sarcastico

Lui ride e mio malgrado sento un sorriso apparire anche sul mio viso…è una bella risata,la sua.

“ è proprio permaloso, lo sa?” dice, guardandomi

“e lei proprio un piccolo bastardo invece”

“piccolo e perché mai piccolo?qualcuno le ha detto cose peggiori di assomigliare a satana?” domanda,con quel suo particolare sorriso

“quanti anni ha?” chiedo, guardandolo di sfuggita

“23, perché?”cavolo, meno di quanto sperassi, cioè, pensassi, perché sperassi?

“ecco perché piccolo bastardo. È piccolo dal punto di vista dell’età.”

“oh e perché lei quanti anni avrebbe, satana?” chiede, sempre sorridendo

“quasi 10 più di lei, ne ho 32”

“ah, pensavo di più” ribatte lui, ridendo quando vede l’espressione sul mio viso, che deve essere evidentemente abbastanza scioccata

“stavo scherzando, satana, non se la prenda…”

“ ma poi perché mi chiama così? Cioè, cosa le ho fatto di tanto cattivo per essere messo a paragone con il diavolo?” cerco di cambiare argomento, non so se sia notato

“è che lei, non lo so, mi fa pensare tanto ad una persona un po’ arrabbiata, abbastanza fredda nei rapporti umani”

“ e come avrebbe capito tutto ciò, signor psicologo Wandell?”chiedo, improvvisamente più irritato di parlare della mia personalità che della mia età.

Lui nota il sarcasmo nella mia voce e mi lancia uno sguardo come a dire: “vede, è per questo” e infatti:

“è perché è tremendamente sarcastico e si crede un po’ superiori a tutti, con quel suo fare un po’ da “io sono il re del mondo”” spiega,del tutto tranquillo e abbandonando per un attimo il suo sorriso da ruba cuori e la sua solita beffardagine.

“ io non sono il re del mondo!”ribatto, un po’ punto sul vivo a dirla tutta

“non ho detto che lo è..ho detto che si crede essere tale.”

“ok, come vuole, io non mi credo il re del mondo!”

forse non se ne accorge, ma parlando con lei invece si può facilmente credere che sia così. È come se quando parli lei guardi la gente dall’alto in basso e non presti molta attenzione a ciò che dicono gli altri perché tanto sa di avere ragione.”

“questo è perché la maggior parte del tempo ho a che fare con idioti che credono che la legge stia dalla parte di quello che paga di più e non invece dalla parte di colui che ha veramente ragione e cercano ogni più stupido cavillo legale come per dire: vede, io sono furbo allora sono intelligente e dalla parte della ragione! No,la legge non è affatto fatta per questo: la legge è qualcosa di profondo,nato proprio per difendere il più debole e far valere i suoi diritti anche quando magari non ne ha i mezzi!” esplodo, un po’ arrabbiato.

Lui invece stà sorridendo e mi chiedo sinceramente perché diavolo lo stia facendo.

“forse mi ero sbagliato…lei non è proprio satana…credo che piccolo satana vada bene.”

Sorrido anche io e lascio il mio sguardo indugiare un po’ di più su quel giovane divertente e solare: ha i capelli castani chiari, dei bei occhi scuri e un sorriso struggente. In più ha davvero un bel fisico ora che ci penso: alto e smilzo, ma non secco.

Improvvisamente mi rendo conto che il mio giovane interlocutore si è alzato dalla panchina che avevamo condiviso e mi guarda dall’alto.

“scusi avvocato ma ora devo proprio andare…è stato davvero un piacere chiacchierare un po’ con lei” dice, sorridendomi, sinceramente questa volta.

Sono un po’ sorpreso da questo e infatti biascico un “anche per me” abbastanza piano e lo guardo andare via: ha davvero un gran bel culo.

E torno così al mio giornale, con un sorriso ebete stampato in faccia.

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Capitolo 3
*** la pausa pranzo dell'avvocato. ***


La pausa pranzo dell’avvocato.

11e55

Tra un po’ comincerà il mio terzo appuntamento della giornata e stranamente,anche se questa mattina un vicino ha avuto la splendida idea di darsi alla pulizia delle scale interne e di passarvi tra i 2 e i 3 litri di cera ogni 4 scalini e quindi il sottoscritto è ovviamente scivolato sul primo gradino e atterrato sull’ultimo facendosi l’intera rampa sul didietro, non sono nervoso. Anzi. Sarà che forse questa mattina ho dormito fino alle 8. Come un bambino. Davvero, ho schiacciato il sonno più pesante che l’intera umanità possa ricordare. Persino l’intero circo di monte carlo con tutti i suoi stupidi cagnolini non mi avrebbe svegliato, quello è poco ma sicuro.

va bene, credo abbiate capito che ho dormito bene, no?e ora passiamo a cose serie. Sento la voce della mia segretaria dal viva voce dire: “signor Walker, il signor Wandell è qui.”

Cose serie, Dio santo, non show di moda dove il modello oggi sarà vestito con probabilmente una maglietta con sopra stampati tom &jerry.

“grazie, fallo entrare Ruth”

Involontariamente, mi sistemo la cravatta, passo una mano tra i capelli e mi alzo proprio quando entra il signor Wandell, che invece di tendermi la mano questa volta, mi offre un caffè.

“tenga, ho pensato che se le 8 di mattina erano state pesanti ieri, forse mezzogiorno lo sarebbe stato ancor di più. E così le ho preso un caffè.”

Non so bene cosa rispondere…nessun cliente fino ad ora mi aveva mai portato un caffè…

“grazie…non pensavo fosse consentito vendere bevande caffeinate ai minorenni…le hanno chiesto la carta d’identità?” chiedo, alzando un sopracciglio e ridendo. Lo so,lo so, forse questa della caffeina non era molto buona come battuta, ma dovevo dire qualcosa per spezzare l’imbarazzo!

“ei, guardi che io dimostro tutti i miei bellissimi 23 anni e poi lei dice così solo perché a lei la carta d’identità hanno smesso di chiederla a 12 anni per quanto sembrava già vecchio.” Ribatte, sempre veloce con le sue risposte ironiche.

“simpatico…-dico, mentre mi si congela il sorriso sul volto- …mmm…però il caffè lo sa scegliere bene, signor Wandell …quasi capisco ora il motivo che ha spinto Qualcuno ha mandarvi da me..”

“per il caffè?”chiede, accigliato sorseggiando anche lui la sua bevanda

“esatto,per il caffè, signor Wandell, per il caffè…ne stà bevendo uno anche lei o quello è la sua merenda della ricreazione?” dico con noncuranza ,sorridendo

“veramente noi giovani non abbiamo bisogno di 4 caffè in una mattinata per mantenerci in forma; questo è un ginger alla menta”

“ gioca a fare l’esotico e piccolo ribelle? Guardi che la maestra si arrabbierà se saprà che non ha preso la sua quantità di calcio giornaliera!”

“ si, anche la sua badante si arrabbierà credo. Anche voi anziani dovete avere la vostra razione giornaliera di calcio, vero? sa, se trova così buono il suo caffè è perché nel suo c’ho fatto mettere una quantità tale di zucchero da farci due torte al limone! –lo guardo strano –sa, nelle torte al limone ce ne vuole molto di solito…umorismo sotto ai piedi, è, satana?” prosegue quindi per spiegarmi, con quel suo sorriso così…particolare.

“no, non la guardavo in cerca di spiegazioni per quello…era per il motivo del perché tanto zucchero nel mio caffè, ma credo di esserci arrivato da solo…e glielo ripeto:Lei è davvero così simpatico che se potessi ora mi stenderei per terra qui a piangere fino alle lacrime…”. Faccio una smorfia e prendo il suo fascicolo.

Lui ride e diventa un po’ più serio quando metto il registratore tra noi due e lo guardo.

“ è pronto a entrare nel mondo degli adulti, piccolo bastardo?”

“quando vuole, vecchio satana.”

Aziono il registratore.

Quando finiamo reprimo uno sbadiglio e la voglia di stiracchiarmi un po’,ma c’è una cosa che invece non posso controllare: il brontolio del mio stomaco…do uno sguardo veloce all’orologio e noto un pò sorpreso che sono già le 13e30…wow, non credevo fosse già così tardi. In effetti però io e il signorino qui di fronte abbiamo quasi finito del tutto l’intervista e forse domani non ci sarà bisogno di vedersi. Dobbiamo solo completare qualche domanda e poi sarò liberato dalle mie ore di baby-sitting.

Lui intanto, ovviamente, stà sorridendo, ma questa volta non mi frega, lo anticipo io:

“sisi, lo so, è il mio stomaco da settantenne che brontola come un orologio svizzero all’una e mezza!”dico, facendogli il verso

“glielo ho già detto che è permaloso, vero? Veramente io stavo sorridendo perché è rimasto per 5 minuti buoni senza fiatare ma sul suo viso saranno passate almeno 4 espressioni diverse…le capita spesso?”

“che cosa? Di pensare? Bè, si a volte alle persone adulte capita, signor Wandell…vuole che le spiego come si fa?”

“no,grazie..lei penserà sicuramente cose molto noiose come il suo lavoro, la sua casa, la sua nuova giacca…bla, bla…quel genere di cose che pensa un uomo che crede di essere arrivato…quindi se non le dispiace continuo a preferire pensare ad altro…”ribatte, con quel suo particolare sorriso

“per esempio a come far coincidere i suoi compiti di matematica con quelli di geografia? O wow, mi raccomando, non si sforzi troppo…”

“dica, ma la sua badante non le dovrebbe portare il pranzo? O forse a questo stadio della vita ha diritto solo alle flebo?”

“veramente, signor Wandell stavo pensando di andare a prendere un panino e qualcosa da bere qui sotto al bar e se voleva poteva venire anche lei, almeno finiamo l’intervista e domani non le faccio saltare un altro giorno d’asilo…” butto là con noncuranza, mentre mi tolgo la giacca e arrotolo le maniche della camicia.

Oh mio dio gli ho detto di venire a pranzo con me, speriamo che non lo prenda come un invito del tipo “mi piaci e ti vorrei conoscere meglio”. Perché non è affatto il caso.

“ah,…va bene, avvocato, ma una cosa: se deve pulire la sua dentiera per favore non lo faccia di fronte a me.” Risponde, chiudendo la porta dietro di noi con il registratore nella mano.

Ok, definitivamente non corro il pericolo che possa aver scambiato l’invito di lavoro con un invito “galante”, per quanto possa essere galante il bar qui sotto.

Per arrivare al bar non lo faccio camminare molto, perché è proprio all’angolo della strada. Il posto è carino, ci vengo quasi tutti i giorni e in più oggi è una bella giornata e potremmo sederci fuori volendo.

“fantasie di pane…mmm, carino il nome” dice lui leggendo.

“ei, cominciamo a leggere anche all’asilo adesso? Wow!”

“si, negli ultimi 50 anni ci sono stati molti cambiamenti nel settore scolastico.”

Faccio una smorfia e mi giro verso le vetrina dove ci sono i panini:

“allora cosa prende lei?”

“mm…vediamo io sono un po’ difficile nella scelta di solito,ma credo che quello lì con le melanzane andrà benissimo..wow, è la prima volta che sono così veloce!”si complimenta con se stesso

“ sono contento per lei. Buongiorno James” saluto il proprietario che conosco da ormai un po’ di anni

“ei salve avvocato!-mi sorride di rimando- allora oggi che cosa prende?”

“allora…un panino con il pollo e uno con le melanzane, grazie e da bere…- mi giro verso il signor Wandell chiedendogli:“che cosa prendiamo da bere?” lui mi guarda e suggerisce: “una bottiglia di acqua frizzante va bene?” “perfetto”concordo, girandomi di nuovo verso James, che annuisce e ordina a uno dei suoi ragazzi di prendere una bottiglia d’acqua nel retro bottega.

Il piccolo bastardo è sul punto di andare a pagare, ma lo fermo: “stia tranquillo, James mette sempre tutto sul mio conto personale, anche quando vengo con dei clienti. In più lei questa mattina mi ha portato il caffè e sappiamo entrambi che sua madre non sarebbe molto contenta se finisse tutta la sua paghetta settimanale in poco tempo, no?”

Cinque minuti dopo io e il mio testimone ci sediamo al tavolo di fuori e continuiamo l’intervista,ma neanche 30 secondi dopo aver acceso il registratore ci accorgiamo che parlare e mangiare insieme risulta ad entrambi abbastanza difficoltoso, così spengo il registratore e guardo il giovane seduto di fronte a me, che intanto sta parlando, come al solito d’altronde.

È piacevole essere in sua compagnia, mi sento a mio agio con lui.

“terra chiama signor Walker…è ancora tra di noi, avvocato?”e noto che mi stà guardando sorridente.

Cacchio,è la seconda volta che mi succede oggi.

“sisi,… stava dicendo?”

“chiedevo se veniva spesso qui, visto che ha chiamato il proprietario con il suo nome”

“ah, si. Vede, James in realtà è stato il mio primo cliente quando ero ancora un giovane avvocato molto inesperto ed ero appena uscito dalla scuola di legge. Fu lui il primo caso che dovetti presentare ad un giudice, che fortunatamente riuscì a risolverlo in via amichevole. Non credo sarei mai riuscito a sostenere la mia prima causa davanti un’intera giuria!”

“no! Lei aveva paura?”mi chiede un po’ sul tono dello sfottò. Ma è gentile, si sente. “ e che causa era?”

“ niente di grave. Un cliente del bar lo aveva denunciato perché era stato male e di brutto dopo aver mangiato nel suo bar e pensava fosse colpa del cibo che era andato a male.”

“e come finì?”chiede, interessato

“alla fine si scoprì che non era affatto il cibo di James a far stare male il cliente ma il pesce che aveva mangiato la sera…con la sua amante! Ma ovviamente non aveva potuto dirlo alla moglie e visto che era stata lei a fargli causa lui aveva dovuto per forza seguirla a ruota e accusare James.”

“immagino che il suo secondo caso sia stato proprio quello del divorzio della coppia”dice, sorridendo

“sisi! È stato proprio così infatti!”e ridiamo insieme al pensiero di quel povero cliente.

“ e così continua a venire qui in cerca di nuovi casi!”dice, sempre ridendo

“ in effetti devo dire che questo posto mi ha portato più di una volta fortuna”ammetto, guardandomi un po’ nel passato

“altri casi da sfruttare?” domanda, mettendo un po’ d’acqua nel mio bicchiere prima di mettersene un po’ nel suo

“nono, niente a che fare con questo.”dico,un po’ sorpreso di essermi quasi lasciato andare a confidenze.

“e allora cosa?...”chiede, cercando di capire se ne voglio parlare oppure no

“cose da grandi di cui è meglio non parlare se non si è adulti, piccolo bastardo. Andiamo và, che la mia pausa pranzo è finita e lei deve andare a fare il suo pisolino.”

“ok, satana, non ne vuole parlare, ma deve sapere per il futuro che per certe cose non si è mai troppo adulti per parlarne. Perché parlarne ci fa sentire eternamente giovani, o eternamente vecchi, dipende.”

“in che senso?” chiedo, incuriosito

“bè, vede io ho una mia teoria: credo che parlare delle cose con rabbia, con passione ci farà sentire eternamente giovani perché in fondo è la passione che fa costantemente muovere e cambiare un po’ il nostro mondo. Ma parlarne con rammarico invece ci fa sentire eternamente vecchi perché è come se non potessimo più cambiare niente e ci arrendiamo, in quanto mentalmente e spiritualmente stiamo ancora vivendo nel passato. E sappiamo tutti che niente e nessuno potrà mai farci cambiare le nostre azioni del passato.”

“bello da dire, ma uno come può sentirsi eternamente giovane se non riesce ad uscire dal suo passato?”

“ bè, non c’è una ricetta o almeno non credo. Io credo sia una questione dove il nostro stato mentale ed emotivo possono coincidere con il nostro lato pratico: cominciare a fare qualcosa che ci fa piacere, che ci rende davvero felici e liberi da ogni pensiero perché quella è l’unica cosa che conta. Oppure si può apportare un cambiamento nella nostra vita, anche minimo, ma che segni comunque il nostro passaggio ad una nuova vita. Perché se non riusciamo neanche materialmente a cambiare un po’ la nostra vita, emotivamente non lo faremo mai. Non è facile, ma con il tempo e con la forza di volontà ad andare avanti piano piano si vedranno solo i lati positivi di ciò che una volta si era e si capirà che senza gli errori commessi nel passato non si potrebbe essere ciò che si è oggi. Quindi, le rivolgo una domanda: lei è in pace con sé stesso? Vorrebbe tornare indietro perché crede di aver detto o fatto qualcosa che la sua coscienza non approva? Onestamente.”

Non so cosa rispondergli; mi limito a guardarlo e a riflettere su ciò che quel giovane mi ha appena detto e rispondo onestamente, così come mi ha chiesto

“a dire la verità, non lo so…” affermo, un po’ sconcertato e turbato: un gran flash-black della mia vita stà attraversando la mia mente e tutto ciò che vedo è confuso e indefinito.

“ sarei contento se un giorno me lo facesse sapere. Ci pensi, credo sia importante.” E si allontana, lasciandomi questa volta non un sorriso sul viso ma una gran confusione in testa.

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ringraziamenti: a tutti coloro che leggono questa ff, ovviamente. Vi ringrazio tanto e vi chiedo se potreste lasciare qualche recensione, solo per farmi sapere se state apprezzando o meno!grazie comunque! 

E soprattutto a cory90!: volevo ringraziarti per la recensione e dirti che mi fa piacere che ti stia divertendo;anche io certe volte mi metto a ridere scrivendo. E poi volevo soprattutto dirti che il mio Kevin stò cercando di non farlo troppo OC, voglio solo evidenziare un po’ di più quel suo lato sarcastico e spero tu non lo trova troppo diverso da quello della ff, perché non è nelle mie intenzioni farlo. mi dispiace non dirti di più perché ho davvero parecchie idee ultimamente, ma sappi che nei prossimi capitoli noterai un po’ di più l’ AU e spero continuerai comunque a seguirmi.

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Capitolo 4
*** la cucina da rifare ***


la cucina da rifare.

6h30

Dio, ho passato una notte atroce. Non ho fatto altro che rigirarmi nel letto per tutta la notte, fino a quando alle 5 non ho deciso che non sarei riuscito a chiudere occhio e allora mi sono alzato dal letto e cosa che non faccio da molto, moltissimo tempo a dire la verità, sono andato a correre nel parco vicino casa. Correndo mi sono accorto che stavo cercando con lo sguardo quel piccolo bastardo che con le sue stupide riflessioni ha impedito al mio cervello di addormentarsi e pensare ad altro. Così, correndo sono riuscito a fare un po’ di chiarezza nella mia mente e tornato a casa avevo un unico obiettivo: cambiare la mia cucina. La devo assolutamente cambiare, voglio ridipingerla e chissà forse cambiare anche un po’ di mobili. Fortunatamente dal punto di vista economico non sono messo male; ho saltato l’ultima vacanza estiva perché non ero proprio dell’umore di partire e sono rimasto in ufficio dove ho scoperto che a non andare in vacanza eravamo proprio pochi e che agosto a LA è un vero proprio massacro, con quelle temperature torride e quello stupido vento appiccicoso e caldo.

Comunque, tornando a casa mia ora, sono seduto sul tavolo della cucina sorseggiando il mio caffè e guardo intorno a me: non è brutta, ma i ricordi che sono legati ad essa si. E in più non è neanche bellissima, i suoi muri sono di un bianco sbiadito, il tavolo traballa un po’ e quando faccio il caffè in questa stanza mi riesce sempre malissimo. Forse perché prima non ero mai io a farlo il caffè. Era David.

Pensandoci bene, infatti il caffè che stò bevendo ora è pessimo, come al solito. Svuoto il resto della tazza nel lavandino e guardo la cucina sentendo una piccola scossa di energia scorrermi lungo la schiena. Ora però il problema è riuscire a trovare una ditta che sia disposta a farmi i lavori bene e molto in fretta. Così comincio a chiamare qualche ditta che trovo sull’elenco telefonico e finalmente dopo circa 20 minuti tra vari “siamo occupati fino alla fine del mese, va bene lo stesso?” e “può provare a richiamarci tra un paio di settimane, saremo più disponibili” ne trovo una che dice essere disposta a cominciare i lavori entro l’inizio della settimana prossima, tra un paio di giorni. Felice, riattacco il telefono e mi butto sotto la doccia.

18h40

Oggi per la prima volta il signor Wandell è in ritardo: avrebbe già dovuto essere qui dieci minuti fa e senza accorgermene guardo freneticamente l’orologio: ma dove diavolo è finito quel piccolo bastardo? Cioè, la mia preoccupazione è del tutto professionale: dobbiamo finire il lavoro entro oggi, sennò vorrà dire che dovrò trascinarmi questo caso anche la settimana prossima. Domani infatti è domenica e non vedo l’ora di non fare assolutamente niente per tutto il giorno. Anzi ora un’occupazione ce l’ho:guardare tutti i migliori negozi per la cucina e scegliere come cambiarla.

Improvvisamente la porta dell’ufficio si apre e un trafelato e spettinato Scotty Wandell fa il suo ingresso:

“scusi il ritardo, avvocato. ”e si siede di fronte a me, evidentemente contento di sedersi

“non si preoccupi…che c’è? È rimasto a chiacchierare con i gli amichetti della squadra dei pulcini?”

“oh si, c’era anche suo nipote. mi ha detto di portare i saluti al nonno”

“certo…lui almeno sa correre 200m senza avere il fiatone” dico, notando il suo respiro affannoso.

“se veramente lo vuole sapere ho il fiatone perché ho corso da Kennedy Street fino a qui senza mai fermarmi e se non lo sa,ma Kennedy Street è a più di 4km da qui!” sbuffa, abbastanza scocciato

“certo che so dove è Kennedy Street,è vicino casa mia”

“bè, anche vicino la mia, ma dato che l’autobus ha avuto la splendida idea di rompersi proprio lì non ho fatto in tempo a sedermici che ne sono dovuto uscire e ho dovuto cominciare a correre perché sennò facevo tardi al suo appuntamento! è tutta la mattina che non faccio altro che correre: questa mattina per andare al lavoro mi sono dovuto svegliare prestissimo e non sono neanche potuto andare a fare il mio jogging mattutino, sono tornato da lavoro alle 5emezza, ho fatto una doccia ed ora eccomi qui con lei che fa battute idiote sulla mia corsa. Io corro benissimo, satana.”

“allora una volta mi può sfidare, piccolo bastardo!” esclamo, senza neanche pensare a quello che dico: mi straccerà! È ovvio!

”quando vuole,satana”

E per un attimo ci fissiamo negli occhi con sguardi carichi di sfida e di tensione. Non mi chiedete di che genere perché davvero non saprei dirvelo per l’imbarazzo.

“comunque…che lavoro fa’? lo sa che è sfruttamento su minore il suo?”

“bè, allora tra un paio d’anni quando sarà in pensione potrà creare un’associazione intermante dedicata a loro . Comunque visto che ho perso il lavoro alla reception ora me la sbrigo con qualche lavoretto qua e là. Da una settima lavoro presso una ditta di muratori.”

Oh Dio, ditemi che non è vero.

“è la ditta Joyce&sons,no?” quella che questa mattina aveva detto sarebbe venuta entro l’inizio della settimana: un’orribile sensazione si stà impadronendo di me.

“no, perché?”.una gradevolissima sensazione si impadronisce di me.

“perché vorrei cambiare la mia cucina e presto, a dirla tutta. Quindi questa mattina ho chiamato un po’ di ditte e l’unica disponibile in così breve tempo era appunto la Joyce&sons.”

“che c’è? Non sarebbe stato contento di avermi tra i piedi anche a casa sua?”

“non è per quello…su mettiamoci a lavorare, che è già tardi.”dico, evasivo e contento di dirottare la conversazione su un mio punto forte.

19h02

Ho finito l’intervista e spengo finalmente il registratore. Incrocio le braccia dietro il collo e guardo il giovane di fronte a me, ma prima che qualsiasi altro pensiero mi possa attraversare la mente sento il telefonino squillare dentro la tasca della giacca, poggiata sulla poltrona. Accetto la chiamata e rispondo

“pronto?” è un numero che non conosco.

“pronto, signor Walker? Siamo la ditta Joyce&sons e le volevamo comunicare che non possiamo più lavorare da lei o almeno non immediatamente perché un nostro impiegato proprio oggi si è rotto il braccio cadendo da una scala e gli altri muratori sono già tutti presi..”

“ah,…e per quando potrebbe cominciare i lavori a casa mia allora?”

“bè, veramente per come si sono messe le cose non prima di un mese e mezzo…”

“ah, ok, grazie comunque…arrivederci.”

“arrivederci”

E riattacco, mentre il signor Wandell mi stà guardando proprio con quel suo particolare sorriso.

“allora..i suoi lavori sono stati rimandati?”.

“già..”ammetto, un po’ frustrato.

“su, non faccia quella faccia avvocato!l’aiuterò io.”dice, sorridendo mentre i suoi occhi brillano.

“ah, la sua ditta è libera?” chiede, con un sorriso, speranzoso.

“no, la mia ditta no, ma uno dei suoi operai si:io”.e sfoggia un enorme sorriso a 32 denti. Dio, ecco nuovamente l’orribile sensazione che si impadronisce di me.

“non si preoccupi signor Wandell lei già lavora evidentemente abbastanza…quando avrebbe il tempo di lavorare a casa mia? E poi, in tutta onestà…se la sentirebbe di farlo senza il suo capo?”

“ora decido: cosa deve fare nella sua cucina?”chiede, deciso e serio.

“la devo solo ridipingere ed eventualmente cambiare qualche mobile.”

“bene, allora non ci saranno problemi. Questo lo so fare. È vero che lavoro presso questa ditta solo da una settimana, ma l’ho già fatto da adolescente durante le vacanze estive.”

“ah, ok…e quando sarebbe disponibile?” chiedo,cedendo a quella carica di energia solare.

“bè, domani sarebbe perfetto visto che è domenica e io lunedì ricomincio a lavorare.”

Perfetto. addio domenica rilassante.

“va bene. A che ora vuole venire?”

“facciamo le 8? Credo che avremmo parecchie cose da fare e il tempo non sarà moltissimo.”

“come avremmo? Porterà anche un suo collega? Non ci sono problemi!”

“no, non ha capito bene. Io e lei lavoreremo, nessun io e collega. Io e lei.”ripete, con quel suo sorriso che comincio a trovare odioso.

“che cosa?stà scherzando? Io non sono affatto pratico con questo genere di cose…lasci perdere sono un vero e proprio disastro.”cerco di svicolare e trovare una scusa.

“niente affatto, si divertirà, vedrà. Allora a domani mattina. A proposito, dove abita?”

“a Lincoln Street, in un immobile grigio. Non può non vederlo, è grande.”

“ah, perfetto, la strada parallela alla mia. Dall’altra parte del parco. Allora a domani mattina.”

“si, certo…”rispondo, ancora un po’ titubante.

Tra un po’ realizzerò ciò in cui mi sono appena imbarcato e soprattutto la facilità con la quale mi sono lasciato imbarcare e mi verrà una crisi di nervi. Quel ragazzo è davvero..non so neanche come definirlo!

...Mi serve una tisana.

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Capitolo 5
*** una diversa domenica mattina ***


Una diversa domenica mattina .

Che pizza, il campanello del mio appartamento stà suonando all’impazzata. Che strano, eppure è domenica; tutti sanno che se non dormo per almeno 12 ore sono a dir poco sgradevole durante il resto della giornata e nessuno ha la voglia suicida di prendersi la responsabilità di quello che potrei fare o dire.

Scocciato ma non ancora sveglio mi giro dall’altra parte del letto e improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, un ricordo attraversa la mia mente e realizzo che proprio perché è domenica poteva venire il signor Wandell. In tutta fretta cerco di uscire dal letto ma non ci riesco…o almeno non nel modo che speravo. Infatti mi ritrovo ai piedi del letto seduto non molto comodamente sul fianco sinistro, con il piede destro ancora incastrato nelle lenzuola. Innervosito, tolgo il piede da quella trappola mortale e corro verso la porta per aprire.

“buongiorno signor Walker!”esclama, gioviale e pimpante come lo potrebbe essere un bambino di 5 anni alla vista della sua prima bicicletta.

“’giorno signor Wandell”grugnisco, prendendo con una mano un pacchetto che praticamente mi tira e stropicciandomi l’occhio con l’altra.

“l’ho svegliata per caso?” chiede, ironico

“noooo…e come l’ha capito, Watson?”ribatto, sarcastico

“mamma mia, spero proprio che la brioche che c’è in quel pacchetto la renda di miglior umore…le capita mai di svegliarsi di buon umore, satana?”chiede, sorridente, mentre fa un giro dell’appartamento e sbircia qualche copertina di libri.

“e a lei le è mai capitato di non saper cosa ribattere, signor Wandell?” chiedo,divertito da quella maniera di fare molto solare.

“a essere sincero, non mi capita molto spesso, signor Walker, ma neanche a lei credo.” Afferma, sedendosi sul divano vicino a me prendendo la brioche gli tendo.

“credo proprio che possiamo chiamarci per nome, ora. Il lavoro è finito e sinceramente ho sempre detestato essere chiamato signore.”

“ok, Kevin. Anche a me non piaceva l’idea di farmi chiamare signore ogni volta, ma credevo che tra voi del circolo anziani si usasse così, allora ho preferito non interferire: se so una cosa è che alle persone anziane non piace quando gli vengono cambiate le abitudini”dice, sorridendo, conscio di provocarmi.

“wow, che pensiero profondo…non è molto comune per un qualcuno che porta un orologio di joker.”ribatto, indicando l’orologio che indossa al polso.

Lui guarda l’orologio e una dolce espressione si posa sul suo bel viso: “è solo un ricordo…e comunque scommetto che anche a te piacevano i supereroi quand’eri piccolo…”

“ma quello non è un supereroe! Quello è un pazzo schizzato”

“è solo un altro modo di essere speciali…e non cambiare discorso,Kevin”

“no, non mi piacevano i supereroi quand’ero piccolo”affermo, deciso

Lui mi guarda di sottecchi, intuendo che ho detto una cavolata

“ok, adoravo l’uomo-torcia dei fantastici 4 – ammetto, ridendo- lo invidiavo da morire quand’ero piccolo, anche a me sarebbe piaciuto da morire andare alla velocità della luce e volare”

“io adoro il personaggio nel film,invece. l’attore è così sexy!”osserva,molto tranquillamente,mettendo l’accento sull’ultima frase

“già..”

Ed entrambi sospiriamo come due ragazzine 13enni che parlano del più bello della scuola.

Poi scoppiamo in una fragorosa risata contemporaneamente,intuendo che dobbiamo aver pensato la stessa cosa.

“allora, è questa la famosa cucina da rifare?”chiede, poggiandosi allo stipite della porta e guardando verso una stanza non molto grande, di un colore bianco pallido: sul lato ovest c’è un armadietto in cui ripongo tutto ciò che può essere conservato, sul lato nord, proprio di fronte a lui c’è un armadio in cui invece metto tutto ciò che è stoviglie, al lato est c’è un lavandino e il piano forno mentre a sud, dietro di lui c’è un grande muro bianco. Odio quel muro. Odio quel colore. Bianco pallido. Ma dico io? Cosa rappresenta? Assolutamente nulla.

“si…ecco, quello è il muro che vorrei ripitturare, ovviamente anche il resto, non sono il tipo d’uomo che lascia il colore di una parete e il colore di un’altra, come fanno tanti.”

“e quale sarebbe il tipo d’uomo che lo farebbe invece, scusa?”

“e c’è da chiedere?secondo me a casa tua persino la singola parete è divisa in quattro e colorata di diversi colori!.”

“questo vuol dire avere fantasia satana, cosa di cui secondo me tu ignori persino il significato”

“no,piccolo bastardo, questo vuol dire essere decisi e convinti. Perché, diciamocelo, ma che ci vuole a decidere di che colore pitturare una stanza? Bisogna essere davvero tardi per non arrivare neanche ad una conclusione del genere! Voglio dire, mica devi decidere come pitturare la monna lisa!è una cucina dio santo!”

Lui si trattiene dal ridere e continua comunque:

“va bene, va bene, ora però frena la tua isteria satana o ti verrà un ulcera solo per aver voluto ripitturare la tua cucina. A proposito…- e si gira verso la stanza, camminando verso il centro di essa-..hai la pittura oppure dobbiamo andare a comprarla?”

“in realtà non ho ancora deciso che colore farla…” ammetto, pensando che la frase deve suonare in modo abbastanza ambiguo dopo quello che ho appena detto.

Lui scoppia a ridere mentre io prendo le chiavi della macchina.

“allora andiamo, il centro commerciale è aperto anche la domenica…Leo”

“Leo?”lo guardo accigliato

“si, sai…Da vinci…un piccolo pittore di poco conto..”

“ah…esilarante, davvero. Mi chiedo perché sei ancora qui e non hai deciso di intraprendere la carriera di comico.” Mi avvicino alla porta e la apro, dirigendomi verso l’ascensore

“perché preferisco ridere che far ridere e con te non potevo sperare di capitare su di meglio.”

Lo guardo strano…mi ha appena fatto un complimento?...

“stai uscendo in pigiama…” mi fa notare, con le lacrime agli occhi e scoppiando a ridere.

Ah,…ecco, mi sembrava strano…

E ritorno dentro casa per cambiarmi. Dalla mia stanza lo sento ancora ridere e sorrido. Ha una risata che mette allegria.

Dieci minuti dopo (sono vestito) e siamo seduti in macchina, Scotty e io, io seduto dalla parte del conducente e lui da quella del passeggero.

“ho una regola, in macchina”confido

“spara, credo che uno come te abbia delle regola un po’ per tutto,no?” sorride

“non credere di avermi inquadrato così in fretta, piccolo bastardo: la regola è che è il passeggero a decidere che musica mettere”

“davvero? Wow,allora vuoi mantenere il passo con la tecnologia ed hai anche uno stereo?”

“si, ma sai, forse non lo sai manipolare…bisogna fare due cose contemporaneamente e non so se all’asilo per bambini con problemi di apprendimento lo insegnino già al primo anno”

“questa battuta ti costerà caro. Ricordatelo. Anzi te lo ricorderò io, caso mai tu abbia dimenticato le pillole per l’alzahimer questa mattina.”dice, lanciandomi un sorriso che non prevede nulla di buono. Si allaccia la cintura.

Metto in moto la macchina e parto.

Per strada chiacchieriamo un po’ di musica e di macchine e come al solito non abbiamo molto in comune, ma è divertente perché ogni volta fa una faccia stupita e cerca assolutamente di convincermi a vedere i bei lati di quell’artista o di quella macchina, descrivendo tutto con passione, gesticolando o mimando: è un vero spasso. Cambiando stazioni però ad un certo punto il mio viso si trasforma in una smorfia di disgusto: è George Micheal che canta “faith” e credo di essere l’unico gay in tutta LA a cui non piace George Micheal. Ovviamente Scotty se ne accorge e sfodera il suo ghigno più perfido.

“te l’avevo detto che mi sarei vendicato, no?” e così non solo non cambia, anzi, alza il volume e accompagna la canzone sfoderando delle doti canore non del tutto indifferenti.

Sconsolato, apro tutti in finestrini che posso comandare dalla mia postazione e accelero per diminuire un po’ il tempo di questa tortura.

Fortunatamente arriviamo a destinazione quando il celebre cantante pronuncia le ultime “ yes, I’ve gotta have faith…” e spengo il motore, lasciando Scotty ancora che canta .

“dai, andiamo Micheal…”dico, divertito chiudendo la macchina.

“ non riesco a capire come faccia a non piacerti George Micheal. Sul serio, forse non sei il suo fan numero uno e non ti metteresti in fila per farti autografare le mutande..”

“perché tu lo hai fatto, scusa?!”esclamo,interrompendolo

“ ma dai scherzi!… io non farei mai questo genere di cose…”dice, non molto convinto.

Mi volto a guardarlo dritto negli occhi, alzando un sopracciglio.

Lui, ride a disagio e prosegue ritornando al suo discorso

“comunque, non mi hai lasciato andare avanti, cafone..dicevo, ok che puoi non amare tutte le sue canzoni ma “faith”! Insomma ..come riesci a rimanere di pietra davanti tanta bellezza, tanto ritmo ?”

“ei frena! Sembra tu stai parlando di your song di Elton John,quella si che è una grande canzone…”

Entrando nel negozio stiamo ancora discutendo e ridendo dei nostri gusti musicali.

Siamo di fronte lo scaffale che vende le pitture da più di un quarto d’ora ed entrambi abbiamo dito poggiato sotto il mento, ponderando quale sia il colore migliore.

“credo che il verde mela sia perfetto” afferma dopo un po’ Scotty

“io credo che il blu sia migliore invece”

“blu? Emm..si carino, se vuoi ripitturare il tuo bagno..”

“invece è più carino verde mela..non voglio che la mia cucina somigli ad un grandissimo confetto!”

“fidati, ho un po’ d’esperienza. Nella tua cucina il verde mela sarebbe il massimo”

“credo che chiederò consiglio ad un vero esperto…qualcuno che ha fatto più che pitturare la classe del suo asilo con le maestre”e lo guardo in modo eloquente

“sei esilarante,dico davvero Kevin”

“scusi, signorina…” e chiamo una ragazza che mi fa cenno di essere subito da me.

“ma dai, Kevin ti lamenti della mia poca esperienza e chiami una che ha lasciato le barbie a casa sua solo perché la madre le ha detto che forse non era il caso portarle…”dice, allucinato.

“senti chi parla!...tua madre te lo diceva spesso?”chiedo, ridendo della sua battuta.

Lui mi segue a ruota e quando la ragazza arriva siamo entrambi piegati in due cercando di guardare altrove per non continuare a ridere nel centro del negozio in modo così rumoroso.

“le serviva qualcosa, signore?”chiede, gentile

“emm..”e quasi ammazzerei Scotty che non trattenendosi è andato dall’altra parte del reparto lasciandomi tutto solo con questa ragazza che, in effetti, con il suo cerchietto di hello kitty e suoi codini non promette nulla di buono.

Uscendo dal negozio Scotty ha ancora una voglia matta di prendermi in giro e non solo perché alla fine ho fatto scena muta per almeno 3 minuti con quella ragazza,facendo di tutto per evitare che il mio sguardo si fissasse su quel enorme gatto, ma perché sono uscito dal negozio con un barattolo color verde mela e uno color bianco. Quando ho chiesto a Scotty che cosa volesse farne lui mi ha solo risposto “fidati” e io, memore della recentissima figuraccia e incuriosito, l’ho preso senza ulteriori domande.

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ringraziamenti: a tutti coloro che seguono la ff anche solo leggendola, anche se vi invito nuovamente a lasciare un commento scritto semplicemente per dire come pensate stia proseguendo! Ci terrei davvero.

A cory90: grazie di tutto! Senza la tue recensioni non so se continuerei a pubblicare questa storia. Davvero. continuerei a scriverla ovviamente, ma non so se la pubblicherei ancora. Comunque spero che anche il ringraziamento che ti ho lasciato via epf ti sia arrivato per e-mail! Cmq, hai visto..kevin &scotty cominciano a darsi del tu! Ci avevo pensato pure io ma non doveva accadere così senza motivo, doveva esserci un perché!..trà un po’ i colori, per così dire, della storia saranno un po’ meno rosa ma un po’ più scuri..spero non ti dispiaccia! Fammi sapere cosa ne pensi!(mi raccomando..sii sincera!:)) Ciao!

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Capitolo 6
*** VERNICE E CONFIDENZE ***


Vernice & confidenze.

Una volta a casa, vado a cambiarmi per pitturare e scelgo un vecchio paio di jeans ed una maglietta scura. E delle vecchie scarpe da ginnastica. Uscendo dalla camera noto che Scotty si è già messo al lavoro da solo:ha spostato il tavolo che ha spinto verso il lato nord della cucina e tolto tutte le sedie. Osservo anche che ha un paio di jeans scuri che devono aver già servito per questo genere di cose in passato e una maglietta bianca, o che almeno una volta doveva essere bianca,senza tutte quelle macchie di vario colore. Posso dire in tutta franchezza di trovarlo bello.

“allora?....dove posso trovare i giornali? Sai, dobbiamo metterli per terra per evitare di sporcare il pavimento.” E come ogni volta che mi perdo nei miei pensieri, non avevo sentito la prima volta che me lo aveva chiesto. Dannazione, mi capita sempre più spesso ultimamente.

In poco tempo ci mettiamo al lavoro, io attento a seguire le sue istruzioni e lui facendo il finto pignolo sul mio lavoro.

“guarda, credo tu li abbia dimenticato un pezzo…”e mi indica un qualcosa di minuscolo, davvero piccolo

“quello non riuscirebbe a vedersi neanche con il microscopio!” obietto

“ma no, quello è grande invece..sicuro che non devi cominciare a portare gli occhiali? Non devi vergognartene, è normale alla tua età”

“guarda che io ci vedo benissimo!”esclamo, punto sul vivo

“si, infatti volevi prendere il blu per questa stanza! Ma non ti accorgi che darebbe l’impressione di essere ancora più piccola con un colore scuro?”

“non fare il superiore solo perché ho scelto di prendere il verde come mi avevi consigliato…”

“verde mela, grazie” corregge lui, ridendo

“da quando ti hanno insegnato i nomi dei colori sei diventato insopportabile..”20 secondi dopo Scotty non ha ancora riposto e mi giro verso di lui:

“che c’è? Non sai…” ma non faccio in tempo a finire la frase che sento delle goccioline cadermi sul viso. Goccioline verde mela.

“si, sono diventato insopportabile…anche le mie maestre me lo dicono sempre”dice, sorridendo con quel suo particolare sorriso dopo avermi schizzato della pittura verde in faccia

Di tutta risposta, sospiro, intingo per bene il pennello nel barattolo e poi glielo scrollo addosso, tirandogli il contenuto del pennello.

“devo fare le cose in grande, sennò non le vedo..sai cm’è, ho bisogno di occhiali…”

Lui non si abbatte affatto; per un po’ ci tiriamo più vernice di quanta ce ne sia sulla parete e alla fine la smettiamo solo quando ci accorgiamo che forse dovremmo finire il lavoro e che in fondo abbiamo fame…anzi ho fame. Che ci volete fare? È già l’una e mezza!

Lui scoppia a ridere e mi guarda

“vecchio”nota, alludendo al fatto che ho appena detto di avere fame e che il mio orario di fame è sempre e rigorosamente quello.

“poppante…non hai potuto neanche resistere a giocare con la pittura..”

“che faccia tosta!”

“sisi, io mi sono solo adeguato, sono un ottimo zio con i miei nipoti; per me è normale giocare con i bambini”

“mio Dio, poverini; non invidio affatto quelle povere creature che si vedono obbligate a dividere con te le loro costruzioni…scommetto che anche lì ti metti a gareggiare!”

“non è vero!”

“io dico di sì, quando tipo loro vogliono fare solo una semplice macchinina tu ti metti lì e cominci a fare le peggio astronavi o delle piccole città in miniatura…”

Sogghigno pensando che non ha tutti torti e all’ultima volta che ho dovuto guardare le piccole pesti di Sarah.

“comunque…sessioni psicologiche a parte, ti piacciono la carne fredda e le verdure?”

“si, certo. Va bene”

“tanto meglio,perché è l’unica cosa che ho nel frigo oltre 2 yogurt scaduti e qualcosa che una volta doveva essere un limone…”dico estraendo dal frigo un frutto che certamente è di tutti i colori tranne che verde.

Intanto lui prende un paio di piatti, delle posate, dei bicchieri e ci sediamo ognuno sulla propria sedia, senza utilizzare il tavolo però perché è diventato il nostro piano di lavoro dove ci sono i pennelli, la vernice e tutto il resto.

“allora..perché vuoi ridipingere questa cucina? Non mi sembra così male…anche se ovviamente il verde mela ci sta’ una favola”

Io sorrido e gli confesso quello che probabilmente non ho avuto neanche il coraggio di dire a me stesso quando ho deciso di voler rifare la cucina:

“una volta non abitavo qui da solo. Abitavo qui con l’uomo che credevo voler sposare, l’uomo che si è rivelato un vero e proprio stronzo, a dire la verità. Non ci sono altri termini. Una volta l’ho scoperto mentre baciava nella nostra cucina un nostro amico comune, il carissimo George e andando avanti con l’interrogatorio che li sottoposi si scoprì che la loro storia durava da più di 5 mesi ormai. Alla fine della conversazione ero distrutto, tutto ciò per cui avevo combattuto negli ultimi 4 anni mi sembrò improvvisamente sbagliato e inutile. Avevo condiviso con quell’uomo più di quanto avessi mai fatto in una relazione e quel bacio tra di loro, così…così..intimo, mi fece sentire un vero e proprio estraneo della mia vita perché avevo l’impressione di non aver condiviso la mia vita solo con quell’uomo ma con entrambi, mentre loro condividevano qualcosa che apparteneva solo a loro, che solo loro potevano conoscere e amare. Si credo, che sia stato proprio questo a farmi più male in questa storia:il non sapere condividere abbastanza perché forse in fondo è stata anche un po’ colpa mia. Mi ricordo benissimo i giorni in cui ero insopportabile con lui, con David, solo perché a volte la giornata era andata male a lavoro o perché era successo qualcosa nella mia famiglia e non volevo parlarne con lui perché volevo che mi vedesse forte e sicuro di me. sta’ di fatto comunque che avevo dato a quel’uomo tutto l’amore di cui ero capace e lui sapeva bene quali erano le mie intenzioni perché dopo tutto anche se tu mi chiami satana non sono un vero e proprio mostro e io ho davvero amato quell’uomo. E cosa più importante, ho provato a mostrarglielo in tutti i modi.”

Lui mi guarda per un po’, probabilmente senza sapere cosa dire. Poi beve un sorso d’acqua:

“ è sempre difficile rimettersi da qualsiasi relazione quando l’altra persona fa una cosa del tutto inaspettata e del tutto imprevista.” Sussurra in modo gentile e affettuoso. Come non l’avevo mai sentito parlare. Come credo non abbia mai sentito parlare nessuno.

“ esperienza personale?” mi viene da chiedergli in modo impulsivo.

“diciamo di si” risponde evasivo e un po’ sorpreso

Lo guardo in attesa di spiegazioni ma lui si alza e torna al lavoro.

“non ne vuoi parlare?” gli chiedo ugualmente, curioso.

“no,non ora. Questo è il momento di rifare il tuo muro”

Io annuisco e sorrido, rimettendomi al lavoro.

“comunque, non te l’ho ancora detto, ma…mi dispiace”

“già, anche a me…per te. Per qualsiasi cosa ti abbia spinto a dire quella frase.”

Scotty mi rivolge un sorriso triste e annuisce. Ma non perde il suo sorriso per molto, meno di 5 minuti dopo è infatti già pronto a parlare nuovamente di argomenti leggeri, a ridere e a rispondere prontamente a qualsiasi battuta.

Il pomeriggio passa velocemente,e senza accorgermene, il sole cade velocemente e alcuni lampioni sotto casa cominciano ad accendersi. Scotty guarda il suo orologio e osserva il muro: non è venuto affatto male, anzi devo dire che mi piace davvero un sacco; il colore è allegro, dicono porti fortuna e mette vitalità. Ci asciughiamo contemporaneamente le mani nella nostra maglietta e ci guardiamo soddisfatti.

“allora..programmi per stasera?” chiedo, con disinvoltura

“veramente il mio unico obbiettivo stasera è andare a letto presto, visto che domani mattina dovrò svegliarmi all’alba e non ho per niente voglia di svegliarmi di cattivo umore solo perché la notte precedente non ho dormito bene…tu?”

“niente di che, è domenica..per me è già un record essermi vestito e essermi alzato dal letto. Ti avrei volentieri invitato a mangiare qualcosa,ma..non so, se devi svegliarti così presto..”

Mio Dio, l’h detto davvero? Non fraintendete, io sono moto cortese!l’ho fatto solo per questo!.

“no, infatti, questa sera è meglio di no..” ammette…e forse, ho sentito male, ma credo che il suo tono sia dispiaciuto.

“ma mi piacerebbe moltissimo un’altra volta cenare con te, Kevin. è stata una giornata molto..divertente e piacevole” dice, sorridendo

Io annuisco e ricambio il sorriso. Poi..un momento di imbarazzo, fino a quando non mi ricordo che lo devo ancora pagare!

“prima che mi dimentico..quanto ti devo?per il lavoro,intendo.”

Lui prende le chiavi che aveva lasciato sul tavolo della sala e si avvia verso la porta

“non faccio pagare gli amici” spiega con un sorriso

“non fare lo scemo, Scotty, dai dimmi quanto è”insisto

“non stò scherzando,Kevin. Dico davvero…-poi aprendo la porta e girandosi verso di me-…ce l’hai il mio numero,no, avvocato?”

“si…”

E prima che possa aggiungere qualsiasi altra cosa lui se ne và e mi dice, con quel suo particolarissimo sorriso:

“allora credo proprio che ci sentiremo ancora”

“io non frequento molto i parchi giochi a dirla tutta, quindi non vedo come…”dico, sfottendolo

“che peccato…li c’è un circoletto che farebbe veramente al caso tuo, sai? Sono tutti pesanticci, con 5 capelli in testa e quando tossiscono si sente tutto il catarro che hanno in corpo, il che è qualcosa di veramente sorprendente, te lo assicuro”

“ciao poppante, vai a nanna, che è ora della favola…”e rido

“ciao vecchietto…”ride e si gira.

Lo sento prendere le scale a passo veloce e spensierato, fischiettando “I’ve gotta faith”. Rido e chiudo la porta; vado verso la cucina e osservo il mio nuovo muro. Credo sia perfetto così.

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GRAZIE A TUTTI COLORO CHE LEGGONO E CHE SEGUONO LA FF DALL’INIZIO!

PER CORY90: CIAO! GRAZIE PER LA TUA GENTILEZZA, SEI DAVVERO TROPPO GENTILE AD INTERESSARTI DELLA FF E A DIRMELO SOPRATTUTTO!SONO CONTENTA CHE LA FF TI FACCIA RIDERE ANCORA DOPO 5 CAPITOLI E ANCORA NON TE NE SIA STANCATA!COME VEDI, LE COSE IN QUESTO CAPITOLO SONO UN Po’ CAMBIATE…E ASSUMERANO, COME HO Già DETTO, ALTRI TONI Più IN Là..-FAMMI SAPERE COSA NE PENSI!! SONO CURIOSA! CIAO CIAO

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Capitolo 7
*** la chiamata delle 13e30 ***


La chiamata delle 13e30

13h30

È iniziata la settimana nuova, ho davanti a me 6 giorni carichi di lavoro e questa mattina, svegliandomi, ho notato che la cucina è nello stato di un dopo-guerra recente: è un vero casino,ma mi sento vitale,canticchio perfino e non vedo l’ora di mettermi a lavoro su nuovi casi interessanti.

Prima,però prendo il telefono e compongo un numero quasi senza guardare il pezzo di carta sul quale è scritto.

“pronto!” la voce di Scotty mi arriva dall’latra parte del’auricolare, limpida e allegra come al solito

“ciao Scotty!...non ti disturbo, vero? È l’ora della mensa all’asilo, giusto?”

“e io che credevo che mi chiamavi per dirmi che il centro anziani aveva chiuso e quindi ti serviva un posto dove mangiare…e invece, no, è solo la tua solita simpatia che ti porta a chiamarmi!”

“già…senti chi parla! Comunque ti ho chiamato per sapere se eri libero stasera..”

“si, perché..?”

“Eravamo rimasti d’accordo che ti avrei ripagato in qualche modo,no? Pensavo che potevamo andare a mangiare qualcosa”

“ok, allora ti porto anche una cosa alla quale stò pensando da ieri…spero che ti piaccia!”

“che cos’è?” chiedo, subito curioso

“mi dispiace ma non posso dirtelo; la tua badante mi ha detto di evitare forte emozioni!”

“ho voglia di prenderti a sberle quando fai così…. ma non mi và di finire in galera per violenza su minori!”

“calmati,la pressione ti sale troppo e se ci dovessi rimanere, non mi và di averti sulla coscienza”

“allora dimmi cos’è”

“cos’è cosa, scusa?”

“Scotty! Quello che mi devi portare questa sera!, di cosa stiamo parlando? Di opossum?”

“perché io ti devo portare qualcosa stasera? E quando te lo avrei detto?” e lo sento trattenere una risata dall’altra parte del telefonino

“sei snervante, lo sai?” e trattengo anche io una risata;sono cascato nel suo giochetto

“bè,almeno sarai un po’ curioso e ti terrò sulle spine per tutto il giorno!”esclama, gioioso

“allora lo ammetti che mi devi portare qualcosa!”

“la pazienza è la virtù dei forti” e mi sfotte

“allora io sono fortissimo in questo momento, fidati.”dico, sarcastico

“il solito esagerato, satana”

“a che ora stasera, comunque? Verso che ora stacchi?”chiedo, ritornando all’argomento principale

“mah, oggi credo che verso le 7 dovrei essere a casa, ho cominciato presto.”

“allora va bene verso le 9? O domani mattina ti devi svegliare presto?”mamma mia, sono davvero troppo gentile.

“ va bene le 9! Dove però?”

“facciamo che ci vediamo alla panchina del parco e poi andiamo con la mia macchina,ok?”propongo

“ se credi sia più comodo così…”

“ si e poi non mi puoi contraddire sennò mi si alza la pressione,no?”dico, ridendo

“mm…sei astuto, eh satana?comunque..dove pensavi di andare?”chiede, curioso

“la tua maestra d’asilo veramente mi ha detto che ti piacciono le sorprese..” rispondo, tirandola un po’ per le lunghe.

“ti stai solo vendicando, satana!”ribatte, ridendo

“potrei scendere a compromessi…”

“mai”afferma, scoppiando a ridere al telefono

“e allora niente, è prendere o lasciare”

“ok, tanto non me ne frega niente di sapere dove andiamo..”

“non è vero! Ti piacerebbe saperlo, invece”asserisco, convinto

“no, affatto…”

“e io che te lo volevo dire…!”dico, fingendomi serio

“davvero?”chiede,un po’ titubante

“come sei ingenuo,poppante!comunque, è alle 9 alla panchina allora!”

“ok! Allora ci vediamo lì satana!un’ultima cosa…”

“si?”chiedo subito

“ma non è l’una e mezza?”

“si..e allora?”

“non ti sento mangiare!”

“wow…mi ero completamente dimenticato!”

Lui scoppia a ridere e prima di attaccare sento qualcosa del tipo “alzahimer”, mascherato da un colpo di tosse.

Devo ammettere che per chiamarlo, avevo completamente dimenticato di mangiare

.

Per tutti coloro che leggono o che seguono la ff: grazie!spero vi piaccia e non siate troppo delusi dallo svolgimento della storia e dei dialoghi!

N.B:Scusate il capitolo corto, ma è per dirvi: io sto continuando a scrivere! Ma non ho sempre il tempo di finire i capitoli, così li spezzo e ne mando una parte!

Per cory90: ciao! Grazie delle continue recensioni e del tuo appoggio!!mi fa davvero molto piacere che qualcuno provi tanto piacere nel leggere i capitoli… e nell’immaginarsi Scotty e Kevin pieni di vernice! (anche io me li immagino bene!Xd)… a proposito, stasera in America esce la quarta stagione!beati loro!! 

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Capitolo 8
*** il disegno rivelatore ***


19h30

Finalmente chiudo lo sportello! Mamma mia ho passato un tempo assurdo in macchina per arrivare fino a casa!davvero la stradina di casa mia a volte la si scambia per una di quelle strade mondiali in cui sembra si incrocino sia le strade per il Canada che quelle per il Brasile tanta è la gente che ci passa! E invece no, è una vietta piccola piccola in cui non ci si può passare neanche in due, e quando dico due intendo una macchina e una bicicletta! Neanche quella ci passa!...forse un monopattino..o qualcuno con i rollers…sono sempre un mezzo con il quale spostarsi, no?

Ma lasciamo perdere, sto perdendo tempo in riflessioni del tutto incoerenti e in attinenti a ciò che devo fare, cioè prepararmi per uscire con quel moccioso di Scotty.

Entro nel’androne della palazzina e incubo degli incubi!...c’è la fila anche per prendere l’ascensore! Noto infatti che davanti a me ci sono: la signora Kate che con le sue stampelle non può farsi la rampa di scale, il signor Miros che ha in mano uno scatolone talmente grande da farmi domandare se mai ci entreranno nell’ascensore tutti e due insieme, lui e il pacco. infine c’è la cara signorina Richards, una zitella mia vicina di piano che avrà 95 anni per gamba che ha un modo di fare così sveglio e saggio che solo le persone anziane possono avere che non puoi non volerle bene e augurarle che campi altri 30anni.

Sospiro e faccio le 5 rampe di scale che mi separano dal piano terra di fretta e mi consolo nel pensare che almeno sto facendo un po’ di allenamento: arrivo di fronte alla mia porta con solo un po’ di fiatone e la cravatta storta.

Mi precipito dentro casa e mi fiondo sotto la doccia, passandoci un tempo assurdo.

Esco dal box delle doccia, passo una mano sullo specchio all’altezza del mio viso per disappannarlo e guardo il mio riflesso nello specchio:ho delle occhiaie tremende e i capelli così,tutti bagnati,sembrano non avere forma e in più ho proprio paura che quella striscia al di sopra dell’occhio destro sia una ruga! O mio dio, sto invecchiando e il mio corpo non vede l’ora di farmelo capire mandandomi messaggi con sottotitoli enormi: hai passato la trentina e ora non devi far altro che sederti ad aspettare che forse sia qualcosa a venire verso di te per cambiare ciò che si sei. il tempo di muoversi, cercare e magari sprecare tempo dietro cose del tutto inutili è passato e l’unica cosa che ora devi sperare è arrivare ai quarant’anni senza troppe delusioni.

Mi do un ultimo sguardo e mi fronteggio allo specchio: “ ma stai parlando proprio con te?...ma dai!”.

sbruffo al me stesso dall’altra parte dello specchio, infilo le ciabatte e vado verso la mia camera dove apro le ante dell’armadio, di fronte le quali mi piazzo con le braccia conserte ad osservare ciò che potrei indossare.

Nella mezz’ora successiva svuoto praticamente tutto l ‘armadio alla ricerca di qualcosa che possa sembrarmi adatto sia al posto dove ho prenotato sia al tempo: avevo preso in seria considerazione un maglione nero che adoro e che considero ormai il mio portafortuna perché è l’unico ad essere sopravvissuto la volta in cui, tutto preso dal trasloco come ero, avevo lasciato uno degli scatoloni fuori l’androne proprio dietro la ruota posteriore del camion. Vi lascio indovinare la fine: andai a riprendere il mio scatolone ridotto ad una sottiletta con le lacrime agli occhi e l’unico indumento appunto che riuscii a conservare è questo fantastico maglione nero. Tornando a noi, non lo posso mettere perché credo che i 20 gradi che ci sono di fuori siano un po’ troppi per un maglione praticamente di lana. Sospiro e passo in

rassegna gli altri vestiti: una camicia..? naa…mi ci ha già visto spesso! Una felpa? Si,così sembra che lo porto a scalare l’everest! Una giacca? Decisamente troppo formale.

Oddio…forse mi sto complicando troppo la vita, in fondo è solo un appuntamento tra neo-amici, mica voglio sposarmici! Al solo pensiero sorrido e scelgo un paio di jeans blu scuro e una maglia verde bottiglia. Mi metto un po’ di profumo, do un’ultima sistemata ai capelli cerando questa volta invece di appiattirli un po’ perché troppo gonfi a mio parere e come ultima cosa mi accerto di aver preso tutto: portafogli e chiavi, sia di casa che della macchina.

Guardo l’orologio proprio sopra la porta e mi accorgo che mancano solo pochi minuti all’appuntamento: che faccio? Mi metto a correre per non arrivare tardi così che non creda che lo voglia far aspettare? Oppure me la prendo con comodo così arrivo un po’ tardi e non crederà che sono impaziente?...aspettate..ho detto impaziente perché non vedo l’ora di scoprire cos’è la sorpresa, non di vedere lui! Che sciocchezze avrete mai capito?...

Neanche 5 minuti dopo sono arrivato a destinazione e mi accorgo di essere in ritardo:fantastico, tra i miei 1200 problemi mentali non ho neanche avuto bisogno di scegliere!.

Scendo dalla macchina e mi incammino verso il posto dell’appuntamento. Poco prima della panchina osservo che qualcuno ci è già seduto sopra:la luce del lampione si posa delicatamente sui contorni della slanciata figura di Scotty, quasi che lo avvolgesse. È seduto con una gamba poggiata a terra e l’altra è poggiata sull’altro ginocchio tramite la caviglia. Sta’ leggendo qualche cosa e non fa cenno di essersi accorto che lo sto osservando.

Cavolo, non lo sto osservando perché lo considero tremendamente bello alla luce del lampione ma solo perché dove volte altro che guardi? Siamo in un parco, devo andare verso di lui, mica posso mettermi a guardare di traverso rischiando di acciaccare qualche bisogno di un piccione o peggio ancora di un cane!

“ciao!”

Lui alza il suo sguardo verso di me e mi sorride: avevo dimenticato quanto trovassi piacevole il suo sorriso. O forse no.

“ buonasera! Bel colore- dice, indicando la maglia- mi piace il verde scuro.”

“grazie…hai fatto qualcosa di male?”

“cosa? E perché scusa?”

“mi hai appena fatto un complimento”

“ti sbagli satana, il complimento era rivolto alla maglia, no a te. hai per caso sentito: “complimenti per la scelta del colore Kevin”?” e mi rivolge un sorrido a trentadue denti.

“tutte chiacchere. Il complimento era rivolto a me e ti sei salvato in corner”

“sentilo!, se ci tieni così tanto a che sia più gentile nei tuoi confronti lo posso fare, sai? Non credo che tu riceva molto affetto in effetti se ti comporti in modo sempre acido. Ma tranquillo lo zio Scotty è qui per te”

“ok, forse non era un complimento rivolto a me…”

lui scoppia a ridere e si alza, prendendo la sua tracolla e mettendoci il libro che stava leggendo.

“wow…che cos’era?il libro per le vacanze che vi aveva dato la maestra per le vacanze e che non hai ancora finito?”

“no, era il manuale su come comportasi con le persone anziane senza offenderle circa le la loro età. La prima regola era cercare di dare loro affetto e fargli complimenti.”

“secondo me sei sempre più simpatico…”

Intanto siamo arrivati alla fine del parco.

Lui si volta verso di me:

“ destra o sinistra?”

Mi gratto un attimo la testa e poi ricordo che la macchina l’ho lasciata sotto un albero a destra della strada.

“allora dove andiamo?” mi domanda in macchina

“se lo volevi sapere dovevi essere più carino con me prima. Sai, sono molto suscettibile. Non c’è scritto questo nel tuo manuale? Arrivati ad u certo punto della vita non si vuole essere più presi in giro.”

“si, l’ho letto, ma sai, credevo che tu fossi diverso..insomma un nonno in gamba,giovanile” e mi rivolge un sorriso smagliante

Mi metto a ridere: “ è possibile che mi tu mi abbia appena preso in giro facendomi un complimento?”

“è un’arte che coltivo sin da quando ero piccolo.”mi confida, ridendo

“dio, pensa che incubo che dovevi essere già da bambino!”esclamo, scoppiando a ridere per la risposta

“no, ero molto tranquillo, mi adoravano tutti e ogni volta che venivano dei parenti a casa si complimentavano con i miei perché credevano che sorridessi loro perché gli volevo bene. Non avevano ancora capito che più che loro adoravo la cioccolata che mi portavano. Tutti i parenti ormai lo sapevano quindi quando venivano a casa era ben attenti a portarmene una scorta che potesse durare sino alla loro vista successiva. Solo che tra una visita e l’altra venivano anche altri parenti, che, furbissimi, pensavano la stessa cosa dei precedenti.”

“alla fine della tua infanzia eri diventato praticamente obeso!”noto, divertito dal suo racconto

“leva il praticamente! Pesavo50 kg all’età di dieci anni!”puntualizza gioioso

“non ci credo!” esclamo, spalancando gli occhi e pensando al fisico che ha oggi.

“un giorno ti mostrerò le foto…tu invece, scommetto che eri un bambino che rompeva le palle a tutti quanti e voleva sempre essere il capetto!”

“no, diciamo solo che ero abbastanza vendicativo…”dico,sogghignando

Intanto scendiamo dalla macchina e ci incamminiamo in una zona pedonale, tutta illuminata da luci di piccoli ristoranti ed insegne luminose di vari colori. È un quartiere dove ci sono praticamente solo posti dove mangiare, tutti stranieri però.

“in che senso vendicativo?” mi chiede, curioso, pronto a ridere

“ diciamo solo che una volta perché mio fratello maggiore non mi aveva lasciato giocare con i suoi giocattoli e io, arrabbiatissimo, gli volevo far capire che non mi si diceva di no. La settima dopo presi tutte le sue magliette bianche e le misi a lavare nel lavandino con un bellissimo maglione rosso di mia madre…”

Scotty si mette a ridere e mi guarda accigliato:

“credo che da allora ti abbia lasciato giocare spesso con lui e suoi giocattoli…”

“ puoi dirlo bene. Andò in giro con le magliette rosa per parecchio tempo!”

“siamo arrivati.” Gi indico un ristorantino tenuto da un afro-americano che secondo me fa il più buon cous-cous di tutta Los Angeles.

“wow! Ottima scelta, adoro il cous-cous!”e sorride

“allora abbiamo qualcosa in comune” dico, sorridendo a mia volta.

Entriamo e ci sediamo in un angolo non molto affollato.

Nella mezz’ora successiva ordiniamo e parliamo del quartiere: ci era già stato altre volte e lo adora. Secondo lui è uno dei rari posti di Los Angeles dove si può attraversare la Cina, l’Europa e i paesi arabi in pochi minuti attraverso l’odore che le loro cucine emanano, dando un senso di etnicità unico nel suo genere.

Sorrido e ammetto che per me è la stessa cosa. Gli confido che questo tra tanti ristoranti questo è il mio preferito in assoluto: non è uno di quei ristoranti di lusso o ornato con chissà quali cose. Assomiglia di più invece ad un’unica grande stanza in stile orientale: le pareti sono di un color rosso scuro abbastanza pesante, i tavoli sono bassi e ci si siede a gambe incrociate o in ginocchio su dei puff di vario colore. Le luci del lampadario sono molto luminose ma hanno attorno la lampadine una specie di velo in grado di offuscare un po’ la luce e farle emanare la luce con le sfumature del colore del velo. È molto, come dire, intimo, secondo me. E mi piace. Sono contento di averci portato Scotty.

Tra il primo e il dessert che non abbiamo ancora scelto, Scotty tira fuori qualcosa dalla sua tracolla.

“ecco la famosa sorpresa…alla fine ti sei persino dimenticato di chiedermela.”in effetti ci siamo messi a parlare del quartiere e della nostra passione per le culture straniere che me ne ero completamente dimenticato.

Osservo ciò che mi passa: è un grande foglio di un che fa parte di un blocco di disegni. Sul foglio in questione vi è disegnato un tavolo sul quale sopra è posato un grande cesto contente frutta di ogni genere che un piccolo gatto da dietro, poggiato sempre però sul tavolo, fa rovesciare sul tavolo. Tre quarti della frutta è posizionata tra il tavolo e il cesto, mentre l’altro quarto è designato in caduta libera verso il basso. è davvero bello. Il realismo dei contorni della frutta è assurdo e l’espressione del gatto è giocherellona e sorpresa tanto quanto basta.

“..chi lo ha designato?”

“io…”

“davvero?”

“e già..sai, era un’idea per il muro della tua cucina, è abbastanza grande ma è parecchio spoglio…”dice, con l’aria di buttarla là così.

“ e tu vorresti designare questo sul muro a dimensioni più grandi?” dico, ancora sbalordito.

“se non ti piace lascia perdere..” si affretta a dire

“ma starai scherzando, spero..è bellissimo e l’idea mi piace da matti. Ti immagini che muro? Sarà stupendo!”dico sincero

Noto che la parte inferiore delle sue orecchie è diventata rossa e che le sue guance si tingono leggermente dello stesso colore mentre sorride timidamente gioca con la punta del coltello. È la prima volta che lo vedo timido.

“che c’è arrossiamo? Ma quanto siamo timidi…”dico, per metterlo nuovamente a suo agio.

Lui effettivamente scoppia a ridere e mi lancia una finta occhiataccia.

“dove hai imparato a designare in questo modo?”chiedo, comunque curiosissimo di saperne di più

“ho studiato all’otis college of art and design della California per 3 anni, da quando avevo 18 anni a quando ne compii 21” lui, invece, non sembra molto entusiasta di parlarne.

“ e perché non hai continuato?” mi interesso.

“semplice, non mi hanno rinnovato la borsa di studio, quindi non me la sono più potuta permettere e ho dovuto cominciare a lavorare per pagarmela. Solo che è parecchio cara ed è difficile mettere soldi da parte in una città come Los Angeles dove tutto è caro. Ma parliamo d’altro, non mi piace ricordare. Sono passati due anni.” Mi esorta:sembra a disagio . Non mi guarda negli occhi mentre lo dice, parla velocemente e il suo tono di voce non è più allegro e spensierato come prima. noto che persino mano con il quale lascia il coltello di scatto trema un po’.

Così annuisco e cambio discorso di fretta:non voglio farlo sentire nervoso e ho l’impressione che il passato non sia il suo argomento preferito. Già ieri,mentre pitturavamo a casa, non mi aveva voluto parlare della sua precedente storia. Sono intrigato però dal passato già così pieno di misteri di questo giovane.

Ci mettiamo a parlare di viaggi e di paesi esteri che abbiamo visitato. Scopriamo di non avere esattamente gli stessi gusti in fatto di paesi ma ci accomuna la voglia di scoprire, di visitare e vedere cose nuove. Entrambi in più siamo molto affascinati dall’Europa, in quanto è il continente che consideriamo più vicino noi per mentalità.

“io adoro l’Europa che è più a est,ma devo ammettere che correrei a per visitare l’Italia, la Francia e la Germania. Adoro anche il Belgio..è lì che si è sviluppata la pittura fiamminga..” mormora, quasi come se gli fosse sfuggito, ma io l’ho sentito.

“io adoro invece l’Inghilterra e tutto ciò che riguarda la sua cultura: adoro la sua storia, il suo modo di pensare, di agire, così razionale. Adoro anche la loro piena libertà di quasi tutto: mi piace l’idea che un paese lasci liberi i suoi cittadini in modo che possano non sentirsi giudicati ma anzi che li stimoli ad essere sempre originali e innovatori”

Lui mi sorride, guardandomi però con occhi indagatori, quasi che mi stessero valutando.

“che c’è?...” chiedo, scoprendomi arrossito sotto il suo sguardo penetrante

“niente, mi piace il tuo modo di pensare liberale.”

“grazie..” mormoro.

E questa volta sono sicuro che fosse un complimento.

Mentre parliamo arrivano i nostri dessert: lui ha preso una coppia di frutta tipicamente usata nella cucina africana mentre io una fetta di torta ai datteri.

“ti và?è buonissima!” mi propone

“ok. però anche tu assaggia questa! I datteri non sono proprio il mio forte ma una volta ogni tanto mi piacciono!”

Lui annuisce, ci guardiamo velocemente e capiamo che la situazione così non è delle migliori: non posso mettere la mia fetta di torta in mezzo alla sua coppa di frutta! Così da un parte io spingo il piatto verso il centro del tavolo e lui fa lo stesso con la sua macedonia africana: versa il contenuto nel mio piatto sin troppo grande per una fetta e ci mettiamo a mangiare nello stesso piatto.

Seguitiamo parlando di culture diverse dalla nostra e questa volta ci addentriamo nei paesi ancora più lontani. Proseguiamo così il resto della serata, tra viaggi e culture. Non ci accorgiamo che,nel frattempo il ristorantino si sta svuotando e che siamo quasi le uniche persone rimaste.

Quando ci alziamo decidiamo di continuare un po’ la serata andando a farci una camminata.

“ sicuro che dopo la mamma non ti sgrida, Scotty?”lo prendo in giro

“secondo me tu lo stai chiedendo perché cominci ad avere sonno. Sai l’ora della nanna è passata da un pezzo per te..”

“perché che ore sarebbero?”

“ ora te lo dico subito….è quasi mezzanotte…”dice, sorpreso anche lui in effetti

“davvero?”

“non mi dire che ti stavi divertendo con un poppante…!”

“ e tu con un vecchietto!”

Lui mi fronteggia:

“forse” e mi guarda di sfuggita, sorridendo

“già, anch’io forse…- dico, lasciandomi andare- ma è meglio che ti accompagni a casa che domani mattina ti devi svegliare presto.”dico, ricordandomi che a cena mi aveva detto che domani mattina avrebbe dovuto svegliarsi alle 6e mezza

“ok…”

Ci avviamo così verso la macchina,un po’ in silenzio un po’ ascoltando il rumore della città notturna che si sveglia.

“è bello vivere in una città dove si può stare svegli tutti la notte ed essere comunque sicuri di trovare un posto dove poter parlare con gli altri o anche solo distarsi” e quando lo dice intuisco che c’è qualche cosa di più in quella frase ma non riesco ad afferrarlo. Non ancora perlomeno. Non è infatti questa la sera in cui lo capirò perché infatti prosegue gioioso, descrivendo ciò che si può fare di notte.

“ah, e una volta vorrei portarti in uno dei miei posti preferiti, invece. Se ti và.”propone, alla fine

“ si certo!...- dico, forse un po’ troppo velocemente e felicemente.-….mi porti al centro ricreativo dove tu e i tuoi amichetti vi riunite per giocare con le macchinette?” dico, per riprendermi.

“lo so che ai tuoi tempi la tecnologia non era del tutto ancora entrata in circolazione, comunque ora si gioca con i video-game. Sai, computer..oggetto tecnologico più o meno rettangolare..” dice, designando in aria un rettangolo come fossi stupido. Ride.

“wow, hai fatto geometria oggi con la tua maestra a scuola, Scotty?”ribatto, punto sul vivo e ridendo

“si, però non è la stessa che mi insegna geografia ad esempio. lo so che per te è strano..quando ci andavi te c’era ancora il maestro unico.”mi spiega, sempre sorridendo.

“si, ok, fenomeno. Intanto però dimmi dove girare per casa tua.”dico, tentando di cambiare argomento e scuotendo la testa in modo rassegnato: non so cosa rispondergli. Lo guardo di sbieco e sorrido

.

Lui ricambia il sorriso e poi si gira guardando fuori il finestrino.

“ecco, poco più avanti.”

5 minuti dopo lui scende dalla macchina e si volta a guardarmi:

“grazie per la bella serata, satana. È bello parlare con te…- dice, dolcemente....ovviamente però il più bello rimane sempre adattarsi alle tue condizioni di anziano!” finisce, ridendo

“buona notte poppante!” e sorrido

“’notte satana!”

Quando vedo il portone del suo palazzo vecchio e mal ridotto chiudersi dietro di lui sento un enorme sorriso salirmi sulle labbra.

Accendo la radio e canticchio frasi senza senso e motivetti che sinceramente dubito esistano.

Grazie e tutti coloro che seguono Kevin e Scotty!

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Capitolo 9
*** notte insonne ***


23h00

Sono agitato, inquieto: ho come una gran voglia di mettermi ad urlare e mettermi a correre finché non ho più fiato in corpo e i miei muscoli non strillino di dolore. Non so perché, non ne ho la più pallida idea. So solo che giro nell’appartamento come una tigre in gabbia e mi sento profondamente frustrato. Uffa, ho bisogno di qualcosa, ma non so quale cosa.

Per distrarmi un po’ e ammazzare il tempo che mi sembra inesorabilmente lento e lungo, lavo i piatti, riordino il salotto spostando circa 3 volte il divano per poi rimetterlo nella stessa identica posizione a quella iniziale, tento di leggere uno dei miei libri preferiti ,“Robinson crusoe”, ma arrivato a pagina 4 lo lascio cadere a terra infastidito dal fatto che tanto so il finale e quindi è inutile mettermi a fare qualcosa alla quale non posso appassionarmi e infine mi butto sul letto più nervoso che mai.

Do uno sguardo al telefonino che proprio in quel momento vibra sul davanzale della finestra e che quindi mi costringe ad alzarmi dal letto e andare a vedere perché diavolo mai si sia dovuto mettere a vibrare alle 23. Qualche emergenza? Spero proprio di si, almeno farò qualcosa. Subito dopo averlo pensato mi sento male al solo pensiero che qualcuno possa stare male sul serio e mi angoscio.

Decisamente, era meglio che mi prendessi un sonnifero quando sono tornato a casa da lavoro verso le 21 e mi mettevo a letto: avrei evitato frustrazione e questo neonato senso di colpa che mi fa sudare freddo.

Subito però questa brutta sensazione passa quando leggo un messaggio:

“ei! Ciao satana che fai? Già sotto le coperte?” è Scotty, che in effetti non ho sentito tutto il giorno. Improvvisamente mi calmo un pò e prendo il cellulare in mano; mi sdraio sul letto e rispondo al messaggio con un atro.

“no, veramente non riesco a dormire. tu? come mai ancora in piedi?la mamma non si arrabbierà per l’ora?” ci metto un pochino a scriverlo e, sperando che nel frattempo non si sia addormentato, aspetto la risposta

“non so se essere più sorpreso dal fatto che hai risposto al messaggio in più di 10 minuti o dal fatto che tu sappia mandare messaggi! Comunque, non riesco a dormire neanche io. ”

“non ci credo! Anche via telefono riesci a essere insopportabile! Se vuoi, allora, visto che non riesci a dormire neanche tu passa a casa mia. Possiamo vederci un film” propongo, mettendoci magari un po’ troppo. Non è perché non sono capace ad usare il telefono ( oddio, magari anche quello) ma anche perché ero indeciso se invitarlo o meno. Ho paura che possa farsi idee sbagliate sulla ragione del mio invito..

“certo. Porto io il film perché non voglio addormentarmi con uno dei tuoi film pallosi. Lol. Ci vediamo tra poco” la risposta arriva immediatamente; quasi non ho il tempo di vedere la luce del telefono spegnersi.

Leggendo il messaggio sbuffo: non ho gusti pallosi io! Al tempo stesso mi rendo conto che ha detto che tra poco sarà qui da me, così precipito a vestirmi (si, mi ero già messo il pigiama: lo adoro, è blu a scacchi neri),e do un’ultima occhiata al salotto, dove vedremo il film: non è disordinato,fortunatamente.

Così, accendo l’impianto per il dvd e mi siedo sul divano, aspettando Scotty. Poi,improvvisamente,mi alzo dal divano con un balzo e mi ricordo che non ho niente che potremmo mangiare davanti al film: apro la credenza e trovo alcune confezioni di alimenti pre-cotti (non credo che apprezzerebbe molto una minestra di fagioli riscaldata..) e dei cereali. Mmm…ho il dubbio che non vadano molto bene!

Nuovamente infastidito dalla mia scarsa organizzazione della spesa ( ma è possibile che non abbia neanche comprato che so…un pacco di biscotti?) vado a curiosare nel frigorifero, a dire la verità non molto più pieno della credenza:qualche avanzo di carne e della frutta. E una confezione di pasta, che non credo stia al posto giusto. Accigliato, la tolgo dal frigo e la metto nella credenza.

Fantastico,credo troverei più cose commestibili nella cucina di un anoressico.

Non molto convinto di trovarci di più,apro anche il congelatore: in fondo, se ho trovato una confezione di pasta nel frigorifero, potrei trovare benissimo un pacco di patatine nel congelatore. E invece sorpresa! C’è un barattolo di gelato.

Tra preghiere che poco hanno a che fare con Dio supplico che non sia scaduto e prendo la scatola per vedere da una parte la data di scadenza e dall’altra per controllare che ce ne sia! È probabile infatti che io lo abbia rimesso in congelatore benché la scatola finita. Lanciando un gridolino di gioia che credo neanche una bambina emanerebbe, constato che non è né scaduto né finito. E in più è alla menta e al cioccolato. Meglio non mi poteva andare.

Nel frattempo sento il citofono squillare e vado ad aprire. Passando vicino lo specchio, mi do una sistemata ai capelli.

“ciao!” esclamo, lasciandolo entrare.

“buonasera…o forse dovrei dire buonanotte vista l’ora, ma sinceramente non ho mai usato la parla buonanotte per salutare qualcuno.”

“vedo che però l’ora non ti cambia molto. Sempre strano, è?”noto,paradossalmente rilassato dal suo modo di fare

“sempre privo di umorismo, è?” Ribatte, lanciandomi un’occhiataccia divertita.

“allora..sentiamo, che film hai portato? Visto che hai detto che i miei sarebbero stati tutti pallosi avrai portato un cartone animato immagino…”

“sai,dovrei correggere il messaggio, con pallosi intendevo film senza sonoro. I film muti degli anni20. Ognuno conserva i film della propria infanzia.” e mi sfoggia un grandissimo sorriso.

“allora sono sempre più sicuro che mi hai portato Shrek.” Decreto sconsolato

“wow, non ti sapevo così aggiornato sui cartoni animati”osserva scherzando

“no, io in effetti no, ma i miei nipotini sanno anche quanto porta di scarpe quel mostro verde, quindi ho dovuto imparare a capire per lo meno chi fosse.”

Lui ride e mi mostra il film che ha con sé nella borsa: in copertina ci sono un ragazzo e una ragazza in sella a qualcosa che non credo sia esattamente un cavallo reale; ha come una lunga chioma bionda e sembra fatto a pezzi,e che si tiene grazie a delle cuciture…

Devo fare una faccia un po’ strana perché Scotty mi osserva e poi chiede

“ si intitola l’arte del sogno.Mai sentito nominare, è?Michel Gondry è un genio secondo la mia modesta opinione è questo è un dei suoi miglior film. O almeno per cominciare…”

“perché intendi farmeli vedere tutti?”

“certo, e poi rivederli tutti uno ad uno per decretare quale ti sia piaciuto di più. Non sono molti; è solo all’inizio. Ma per farti capire meglio tutta la sua arte e il suo genio credo che i video-clip vadano bene. In fondo di questi ne ha fatti molti di più.”

“pensa se non mi piacciono..”

“ti obbligherò. Non potrai smettere di vederli finché non dirai “lo adoro””

“potrei mentire da subito e dirti che anche solo la locandina del film mi manda in brodo di giuggiole”

“non puoi, lo capirei. Sono un fenomeno in questo…..hai detto brodo di giuggiole?”

“si…”sorrido ebetamente

“certo..” osserva ,calmo: sembra assecondarmi

“brodo di giuggiole a parte, vediamo o no questo film?”

“che ti piacerà da impazzire…”

“scommetto…”

“ti piace il gelato cioccolato &menta?”

“ e a chi non piace? È il migliore di tutti”

“allora se dici così forse il tuo film non mi dispiacerà molto…”

Nell’arco di dieci minuti durante i quali lo sfotto allegramente perché si mostra del tutto incapace di usare un qualsiasi telecomando ( quando gli chiedo di passarmi quello del dvd mi passa quello per l’impianto stereo che è più o meno 5 vote più piccolo), abbiamo finito di mettere il dvd e ci sediamo comodamente sul divano con due coppe di gelato in mano ed un cucchiaino, pronti a gustarci il film.

Dopo neanche mezz’ora dal’inizio del film però mi sento nuovamente preso da un senso di angoscia, di frustrazione. Senza accorgermene tolgo lo sguardo dal dvd e mi metto a giocherellare con il cucchiaino,mi mordo le unghie e mi gratto la testa freneticamente.

Improvvisamente il suono proveniente dalla tv cessa il suo rumore e l’immagine si blocca: Scotty,con il telecomando nella mano, mi sta osservando.

“cosa c’è, Kevin? È da quando sono arrivato che ti vedo strano!”

“ma no! Dai rimetti il film!”

“ scommetti che non sai neanche il nome del protagonista,vero? Ma tranquillo, è normale se stai pensando ad altro!”

Mi guardo un po’ attorno,a disagio.

“è da quando sono tornato che mi sento così, inquieto. Ma il fatto è che neanche io so che cos’è. Una sensazione pazzesca. Prima quando sono tornato non sono riuscito a fare nulla, per due ore. Per due ore! Mi è sembrato come se dovessi fare qualcos’altro: qualcosa di più importante che starmene a casa a non fare nulla.”

“bè, se vuoi possiamo provare a rifare un po’ la tua giornata e vedere se qualcosa ti ha turbato in particolare…”

“è una cavolata..”

“fidati!”

“no!”

“dai, non fare l’ottuso. In fondo che ti costa? Non vedere un film di cui tanto non ricordi neanche il nome?..”

“ mmm…” tentenno

“dai, lo prendo come un si. Ormai è fatta.” E mi guarda come se dovessi svelargli il mistero del santo graal

“perché mi guardi così? Cosa dovrei fare?”esclamo, con voce acuta.

Entrambi sopprimiamo una risata. La mia voce aveva un tono davvero molto acuto.

“Dio, credo che uno porcellino d’india sarebbe più sveglio.”

“un porcellino d’india?...”ripeto, scettico

“si, insomma…mi hai capito!...”

“si, certo…”annuisco, non molto convinto

“allora tutto quello che devi fare è rispondere alle mie domande:…fin qui ci sei?”

“non fare il maestrino, chi ha appena parlato di porcellini d’india tra noi due di certo non sono io.”

“se non la finisci di rinfacciarmelo te ne regalo uno per farti capire quanto sono tonti!”mi minaccia

“mi hai appena detto di essere tonto?”chiedo, titubante

“era una prova per vedere se eri concentrato..”butta lì, noncurante

“non dire cavolate, non ne sei capace. Dai, spara il tuo stupidissimo test. Non credo che riuscirò attraverso questo a capire perché sono frustrato, ma sentiamo.”

“ok. Grazie. Allora. Cominciamo da questa mattina.”

Così, comincio a rispondere alle domande di Scotty: cosa ho fatto, chi ho visto, cosa ho pensato, se ho provato qualcosa di strano.

Dopo circa quasi due ore di “interrogatorio” interrotto da varie risate e considerazioni varie,terminiamo l’intervista con “ e poi ho ricevuto il tuo messaggio”

“allora, Freud- dico, prendendolo in giro- cosa hai capito?”

“prendimi in giro quanto ti pare, vecchio scettico che non sei altro, ma secondo me ti ha preoccupato qualcosa al lavoro.”

“e da cosa lo avresti capito, Sigmund?” continuo, imperterrito nella mia presa in giro

“dal fatto che mentre descrivevi il caso di quel ragazzo, Tony, ti sei improvvisamente innervosito e non so se te nei accorto, hai alzato la voce” dice, lanciandomi un’occhiataccia

“ora, non metterti a fare le capriole, ma ci stò davvero pensando da parecchio a questo caso. il fatto è che non riesco a trovare nulla che non vada. È solo un ragazzino di 17 anni che vorrebbe essere pagato per il suo lavoro. Non ha ricevuto le ultime tre settimane di paga e per di più è stato licenziato dall’oggi al domani, senza nessuna spiegazione.”ammetto, concentrato improvvisamente sul caso

“ a 17 anni già lavora?”chiede, incuriosito

“si, sai lavora come tutto-fare diciamo presso un’importante azienda farmaceutica. Faceva fotocopie, portava caffè, riordinava i fascicoli in ordine alfabetico. Cose di questo genere. Niente di più.”gli spiego, riassumendo ciò che Tony mi ha detto questa mattina

“ e come mai allora ti incuriosisce così tanto?”

“ è proprio quello che mi chiedo anch’io!” esclamo, frustrato.

“proviamo a ricapitolare:Tony ha 17 anni,lavora con quest’agenzia da quasi un anno quando viene improvvisamente licenziato senza nessuna spiegazione e nessuna retribuzione.”

“già..”annuisco

“se ancora non hai capito perché ti disturba tanto questo caso, secondo me l’unica cosa che puoi fare è parlarci nuovamente. Credi ti nasconda qualcosa, no?”

Ecco la parola che mi tormenta da tutto il giorno: nascondere. È essa temete cosa credo che stia facendo qual ragazzino:nascondermi qualcosa!

“hai perfettamente ragione! Ci devo parlare!..peccato che io non lo veda fino alla settimana prossima..”

“bè, vacci a parlare di persona se senti che è tanto urgente. al massimo ti sarai preoccupato per nulla. ma avrai la coscienza a posto: andare a fondo delle cose è il tuo mestiere.”

“si, bravo. Ci andrò domani mattina presto. Non comincio prima delle 9.”

“e io ti accompagnerò.”

Lo guardo strano: non so se lo stia dicendo per scherzo o sul serio.

“che ci vuoi fare? Mi sono affezionato a Tony. Voglio sapere perché è stato licenziato. Senza giustificazione per di più!”

“ok. Verrai con me.”

“ci scambieranno per padre e figlio. ma va bene così.”

“che dici? Possiamo rimettere il film da capo ora, Sigmund? Ho notato che finalmente sai usare il telecomando.”

Imbarazzato, rimette il film.

Finalmente sereno, mi metto comodo sul divano, guardo il ragazzo di fianco a me che noto indossa un paio di pantaloni viola e una maglietta blu davvero strana e sorrido. Mi sento meglio.

Passiamo l’ora e mezza che segue guardando il film e la restante ora a commentarlo. Adora questo regista e mi racconta tutto ciò che trova fantastico in lui: la regia,il modo di vedere il modo e di osservarne le varie sfumature. Poi mi chiede quali siano invece i miei film preferiti e ammetto che non credo di avere proprio un regista preferito ma adoro i musical. Così, scoprendo un’altra cosa in comune, passiamo parecchio tempo a parlare di musical, dai più vecchi come “cantando sotto la pioggia” al più recente sweeny todd. Del tutto inconsapevoli del tempo che scorre, delle lancette dell’orologio che avanzano troppo velocemente, della luce chiara che comincia ad intravedersi da dietro le persiane passiamo tutta la notte a parlare, a ridere a confrontarci, scherzando e concentrandoci quando teniamo all’argomento che stiamo affrontando. Non me ne accorgo immediatamente, ma sento che parlare con lui non è mai noioso: può essere divertente, profondo, snervante, irritante,del tutto pazzesco e demente,passionale ma mai noioso. È come se quando stessi con lui parlassi con l’unica persona con la quale io possa finalmente me stesso.

Improvvisamente sento il mio telefonino vibrare dall’altra parte della mia stanza: vado a controllare cosa sia e scopro meravigliato che sono è la mia sveglia! Sono le 6emezza!.Allucinato, torno da Scotty:

“non potrai mai credere che ore sono!”

“mmm…-si alza e va ad aprire le persiane- le 5..?”

“no! Le 6!”

“ma davvero?non ci posso credere! È l’ora del mio jogging”

Ci guardiamo a cominciamo a ridere; non smettiamo per parecchio tempo, fino a che Scotty tenta di tornare serio e propone:

“facciamo una cosa: vado a casa a cambiarmi e poi ci vediamo al parco, ok?”

“perché?...”

“come perché?non avevi detto che un giorno avresti voluto sfidarmi?” chiede, ricordandomi una delle nostre prima conversazioni.

“hai ragione…ci vediamo lì tra mezz’ora lì”.sapevo che me sarei pentito prima o poi di quella proposta.

“mamma mia ti devi infilare la tuta mica ti devi preparare per andare a sposarti! Ci vediamo tra un quarto d’ora!”

E senza darmi il tempo di ribattere esce chiudendo la porta di se. Neanche 3 minuti dopo mi affaccio dalla finestra e lo vedo attraversare la strada.

“dai satana! Cosa fai ancora lì? Vatti a cambiare!”

“ok, Sigmund!”

Sorrido e chiudo la persiana. È vero, non ho chiuso occhio per tutta la notte eppure non mi sento né stanco né nervoso. Solo molto più leggero e sereno. Carico di energia vado verso la mia stanza per cambiarmi.

Grazie a tutti coloro che seguono e leggono la ff

Cory90: grazie delle tue continue recensioni! Sono contenta che tu riesca a trovare un po’ di spazio tra una lezione e l’altra per leggere e commentare la storia di Scotty e Kevin. Aspetto il tuo commento!in bocca al lupo per il primo anno ( è il tuo primo anno, no? Se sei del 90..)cmq, qualunque sia l’anno spero che tu riesca alla grande!.fammi sapere cosane pensi del nuovo capitolo. Ciao ciao

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