Inganno e perdizione di Sunako e Sehara (/viewuser.php?uid=51273)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I mese ***
Capitolo 2: *** II mese ***
Capitolo 3: *** III mese ***
Capitolo 1 *** I mese ***
Rieccomi con una nuova
fiction, questa volta una AU.
In genere le
AU non sono il mio genere, anzi tutto il contrario xD. Ma questa
fiction l'ho scritta per partecipare ad un contest: I
diari della famiglia Dracula indetto da xXLady_NeneXx, dove
(incredibilmente, non lo avrei mai detto xD) è arrivata
primaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa (pari merito con un’altra
partecipante^^).
Cosa dire,
è stata un’ammazzata scriverla dato il linguaggio
che ho usato e perchè doveva essere sottoforma di diario ma
ne è valsa la pena^^
Pensavo di
aver combinato un vero disastro e di essere andata fuori tema, ed
invece no **
Ho preso il
premio speciale di attinenza alla traccia XD
Incredibile><
Troppo
felice!!!!
Voglio
dedicare questa fiction alla mia gemellina, che mi ha sostenuta e
convinta a mandarla quando mi ero impanicata xD Grazie =******
E’
stato il primo contest a cui partecipavo, ancora non ci credo
><
Fonte di
ispirazione, a parte i vampiri xD, le immagini di Lily e ringrazio la
giudice che è stata gentilissima poichè,
avendoglielo scritto, mi ha fatto il banner di partecipazione con un
suo disegno!!!
Ringrazio e
faccio i complimenti anche alle altre partecipanti, ed in particolar
modo araya94 che è
arrivata prima parimerito con la sottoscritta^^
1^
Classificata (a pari merito): Hiko_chan con “Inganno e
perdizione”
Grammatica e
sintassi (10/10 punti).
Attinenza al tema (10/10 punti).
Stile di scrittura (10/10 punti).
IC dei personaggi (10/10 punti).
Giudizio personale (5/5 punti).
Per un totale di 45 punti.
Cavolo.
Questa storia mi ha davvero colpita.
E’
semplicemente perfetta sotto tutti i punti di vista, e rispecchia
appieno il contest.
Tanto per la
cronaca… sei riuscita a farmi piacere una Madara/Itachi,
ciò equivale a riuscire una missione impossibile XD.
I personaggi
sono assolutamente IC, specie se paragonati a quel periodo
storico; lo stile di scrittura, sempre seguendo il periodo storico,
è
quello che più mi ha impressionata: così
verosimile da mettere i
brividi.
Complimenti
vivissimi^^.
Ps: Per il
banner ho usato proprio una immagine di Lily XD.
Basta, vi
lascio alla fiction, spero vi piaccia, fatemi sapere =)
I
Primo mese
7 Ottobre 1752
Londra
Non
è mai stata mia abitudine tenere un diario su cui annotare
quanto avviene nella mia vita, ma ciò che mi sta accadendo,
dopo aver conosciuto una certa persona, mi ha lasciato talmente
sconcertato che non posso esimermi dal farlo, se voglio arrivare a
comprendere alcuni silenzi ed alcuni miei atteggiamenti.
Io, Itachi
Uchiha, primogenito di due maschi concepiti dall’unione del
granduca Fugaku Uchiha e della contessa Mikoto Uchiha, designato a soli
tredici anni guardia personale del regnante Hiruzen Sarutobi III grazie
alla mia destrezza con la spada, la mia conoscenza delle lingue, la
cultura e l’elevato intelletto, oggi, per la prima volta da
quando mi è stato assegnato tale compito dal mio nobile
padre, capitano delle guardie reali, con una scusa mi sono allontanato
dalla reggia di sua maestà per incontrarmi furtivamente con
colui che, da due mesi a questa parte, colma con la saggezza le mie
giornate. O per meglio dire, le mie serate.
Sapienza,
conoscenza, intelligenza, eloquenza, passione… eppure Lord
Madara, codesto il suo nome, non è solamente questo. Lui
è anche domande, risposte, silenzi e mistero.
Di
bell’aspetto ed elegante, mi ha tratto a sé
facendomi capire, in una muta promessa, che poteva donarmi quanto ad
altri non è concesso: un’immensa e sconfinata
erudizione.
Lui
è a conoscenza che la mia vita, satura di balli di corte,
delle nobildonne che li frequentano e dei compiti assegnatimi, oramai
mi va stretta. È a conoscenza del fatto che ho bisogno di
qualcuno che mi insegni tutto ciò che ancora mi è
ignoto, che mi ascolti e si confronti con me. Ne è a
conoscenza ora che ha avuto modo di frequentarmi ma, per qualche
ragione a me ignota, ne sono certo, ne era consapevole anche la prima
volta che mi ha veduto pattugliare le buie e desolate vie della deserta
Londra antelucana.
Facevo una
delle solite ronde notturne istituite anni addietro dalla mia casata,
stanziata a corpo di polizia dopo che la nostra città era
stata invasa dal crimine, quando, riportando l’attenzione
poco prima distolta per guardare in un vicolo alla strada, me lo
ritrovai dinanzi che mi fissava intensamente negli occhi. Ancora oggi
non mi capacito di come abbia potuto prendermi alla sprovvista,
sembrava comparso dal nulla.
Ma non
è stato quello ad attirare la mia attenzione,
bensì il suo aspetto.
Alto, snello,
pelle chiarissima sulla quale si rifletteva luminosa la flebile
fiammella all’interno della lucerna al di sopra delle nostre
teste, abiti scuri, nessun pizzo che faceva capolino da sotto la giacca
all’altezza del petto, né cappello o bastone, come
si addice ad un gentiluomo quale sembrava. Come adornamento solo un
mantello nero, dei bellissimi e lucenti capelli corvini che ricadevano
ribelli sulle spalle al posto di quelle odiosissime parrucche che ogni
tanto mi obbligano a portare, e una sorta di frangia che copriva la
parte sinistra del viso.
La prima cosa
che fece fu eseguire un riverente inchino, la seconda fu guardarmi con
aria beffarda ed informarmi che il rosso non è un colore che
mi dona.
Dell’ironia
che generalmente avrei punito, nessuno può permettersi di
mancarmi di rispetto. Nonostante la mia giovane età faccio
parte del corpo delle guardie reali e non tollero insubordinazioni o
villanie di alcun tipo, ma con lui fu diverso, i suoi occhi, il modo in
cui lo disse…
Il modo in cui
lo disse, perché lo ho scritto? Ora che mi soffermo a
pensarci, non posso fare a meno di notare che non sono neanche in grado
di rievocare alla mente il modo esatto in cui enunciò tali
parole. Ricordo unicamente di aver fissato i suoi occhi neri come il
cielo che si ergeva sopra di noi, privo di stelle a causa
dell’assenza della luna - neri esattamente come i miei - e di
averci letto qualcosa di speciale poiché lo degnai di una
risposta.
Gli risposi,
ma cosa? Neanche questo ricordo.
Era la prima
volta che lo incontravo eppure, inspiegabilmente data l’ora
tarda, il mio carattere piuttosto introverso ed il fatto che mi trovavo
in quel posto per svolgere un compito, rimasi a conversare e lo feci
per ben due ore, anche se a me sembrarono pochi minuti. Questo lo
rammento bene, come rammento il leggero stupore che riuscii a
strappargli quando affermai di avere quindici anni.
Parlò
quasi unicamente lui; io ascoltai, affascinato, la sua voce.
Ma questo
capita tuttora. Anche oggi sono stato seduto sul divano della sua
abitazione a prestargli la mia totale attenzione. È una
persona estremamente colta e, come promesso, può darmi tutto
ciò a cui aspiro. Con lui posso dialogare di tutto senza
temere alcun giudizio, rimprovero ingiustificato o ritorsione. Mi
è concesso aprire la mente, e questo mi lascia libero di
mostrarmi più umano, diverso da come sono normalmente.
Distaccato, posato, indifferente e accondiscendete con chi detiene il
potere.
Ha viaggiato,
ciò che a me non è concesso di fare. I suoi occhi
hanno veduto la Scozia, Parigi, Roma e persino il lontano Oriente...
Ogni qual
volta che mi dirigo presso la sua dimora, si premura di prestarmi un
libro affinché io lo legga, per poterne poi discutere
assieme una volta terminato. Mi parla in altre lingue, delle usanze e
delle religioni di mondi a me ignoti.
Il suo studio
è colmo di albi di ogni genere. Ricordo che la prima volta
che vi ho messo piede, in un piovoso e scuro pomeriggio di circa tre
settimane or sono, rimasi ad osservare i ripiani su cui erano
ordinatamente disposti con estrema ammirazione, incurante delle gocce
fredde che ancora mi colavano lungo il viso o dei vestiti zuppi a causa
del violento temporale. Neanche la mia famiglia ne possiede
così tanti e di così svariati generi, dato che
molti di essi sono considerati fuorvianti e vengono malvisti.
Mi ha
insegnato più lui in due mesi, che i pedagoghi che il
granduca mio padre ha pagato profumatamente per me e paga tuttora per
istruire il mio diletto fratello, ed io ne sono felice.
La sete di
sapere finalmente si sta placando ed io mi sento vivo, forse per la
prima volta da quando sono nato. Tuttavia, scrivere queste poche righe,
ha fatto sì che io notassi che sono assai rare le volte in
cui ho incontrato Lord Madara ad un’ora diurna e, ogni qual
volta che ciò è accaduto, c’erano
sempre dei violenti temporali. Ma in fondo è grazie ad essi
se ho varcato la soglia della sua residenza poiché, tempo
addietro, uno di questi mi ha colto proprio mentre ero di ronda dalle
sue parti, a qualche miglio di distanza dalla città di
Londra. Un posto molto isolato dove, ovviamente, non giunge
l’illuminazione.
Inizialmente
sono stato tentato di declinare il suo cortese invito poiché
ero solo ma, essendo una guardia armata e ben addestrata e lui in una
carrozza al riparo dalla pioggia, mi sono lasciato convincere senza
troppi convenevoli visto il pietoso stato in cui ero riverso, e sono
contento di averlo fatto.
L’abitazione
di Lord Madara è grande e piena di stanze in disuso, dalle
quali ogni tanto sento provenire qualche sinistro rumore a cui cerco di
non badare, per non mettere a disagio il padrone di casa in quanto essa
è molto vecchia. Le finestre sono coperte da tende nere e la
residenza non mostra particolari sfarzi se non quelli culturali, ma a
lui questo non importa; non bada a tali sottigliezze. Personalmente, a
dispetto della mia natura solitaria e riservata, non potrei vivere in
un luogo tanto isolato. E non potrei farlo nonostante la presenza di
quattro cani lupi che pendano dalle mie labbra e capiscano ogni singolo
ordine che gli impartisca, come accade a quelli di Lord Madara.
Comunque tale luogo, e quanto vi è dentro, si addice in
pieno alla sua riservatezza. Inoltre credo che odi il sole a causa
della sua carnagione chiara ma, come la casa, anche la città
sembra fatta appositamente per lui: a Londra il cielo è
spesso velato.
È
una persona misteriosa, fuori dagli schemi e questo in qualche modo mi
attrae… e lui ne è a conoscenza.
Non conosco
molto di Lord Madara e, anche se mi parla di sé
raccontandomi dei suoi viaggi, il mio istinto mi suggerisce che mi stia
celando qualcosa. Qualcosa di profondo ed importante e sono molte le
cose che, oltre ad esso, mi portano a questa conclusione. Il suo modo
di porsi nei miei confronti, lo scarso contatto con la gente,
l’aspetto giovane e forte di trentenne che contrasta con il
suo sguardo vissuto. La sua pelle delle volte estremamente nivea ed
altre colorita, come se fosse imbellettata seppure non vi sia traccia
di trucco, a seconda di quando lo incontro. Il fatto che si avvicini,
ma al contempo mi tenga a distanza.
Alle volte
sembra che debba svanire da un momento all’altro, ed in altre
ho l’impressione che mi sia sempre accanto anche quando non
c’è, che sia onnipresente.
Un maestro, un
amico, un confidente… Tutto questo è Lord Madara,
un uomo che mi ritrovo quasi a venerare e di cui non conosco neanche il
cognome.
Come
è possibile?
Sono certo che
me lo abbia rivelato… Eppure non lo ricordo.
Il
sottoscritto, che non ha mai scordato nulla e capace di risolvere
quesiti di elevato livello, ultimamente ha cominciato a non ricordare,
a smarrire fatti o parole, e questo ha avuto inizio con la comparsa di
Lord Madara, ma è anche per tale motivo che ho deciso di
redigere questo diario.
Per capire se
a destabilizzarmi è la mancanza di sonno, causata dagli
orari bizzarri a cui spesso mi incontro con Lord Madara, dai turni
pesanti a cui il granduca mio padre ultimamente mi sottopone e dalle
troppe informazioni che pervengono alla mia mente. Oppure se
è lui a confondermi e a sviare i miei discorsi ogni qual
volta che cerco di conoscerlo più profondamente.
Dubbi che non
riesco ad ignorare dato che molte domande non hanno risposta; ma
è tempo di andare. I rintocchi dell'abbazia di Westminster
mi avvertono che sono le sei, ed io sento che sto fremendo al pensiero
di poterlo incontrare, di potervi discorrere di nuovi e coinvolgenti
argomenti.
Persino questo
mio entusiasmo è insolito e spiazzante, qualcosa che non
è mai avvenuta con nessun altro all’infuori della
sua persona, ma avrò tempo di pensarvi nei prossimi giorni.
Ora mi sono solo premurato di annotare ogni cosa.
Mi sento uno
sciocco.
Basta,
è ora di attendere che l’inchiostro si asciughi e
di chiudere questo folle diario, Lord Madara mi sta aspettando.
8 Ottobre 1752
Londra.
In base a
quanto scritto un giorno or sono, ieri sera ho provato a parlare con
Lord Madara del suo passato, di quando aveva la mia età ma,
come già è avvenuto in precedenza, il mio
tentativo è miseramente fallito.
Non so come
sia riuscito a sviare il discorso, eppure dalle domande a cui lo stavo
sottoponendo, mi rendo conto quasi come se fosse un interrogatorio,
siamo finiti a parlare del drammaturgo William Shakespeare. Delle sue
opere teatrali, dei poemi ed i sonetti con cui mi ha deliziato
recitandone alcuni versi.
Abbiamo
discorso per più di tre ore e, come ogni volta, la sua voce
ed il suo sapere sono fluiti in me, affascinandomi e travolgendomi a
tal punto che ogni cosa è finita col passare in secondo
piano.
Ero talmente
assorto che ho persino perso la cognizione del tempo. È
stato Lord Madara a farmi notare che era giunta l’ora di fare
ritorno alla mia residenza e a far preparare la carrozza.
Ha nuovamente
cambiato cocchiere. La settimana scorsa era un ragazzo sulla ventina,
quella precedente un uomo sulla sessantina e, questa volta, un
fanciullo poco più giovane di me.
Lord Madara
sostituisce spesso anche la servitù, cosa strana data la sua
riservatezza ma evidentemente, nel suo piccolo e soprattutto prese in
basse dosi, ama circondarsi di gente nuova e per lo più di
bella presenza dato che tutti i domestici sono di
bell’aspetto. O magari scappano per la paura dei fantasmi
dati i rumori…
Basta
fantasticare su tali sciocchezze, piuttosto, ora che mi soffermo a
rifletterci, non ho mai veduto individuo alcuno fare capolino nella sua
dimora oltre il personale, anch’esso mutevole. Ma forse
questo non dovrebbe stupirmi data la sua stravaganza.
Malgrado
ciò devo prendere atto del fatto che, da quando lo ho
conosciuto, non vi è giorno che non pensi a lui e leggere
queste parole un po’ mi intimidisce, sembra quasi che per me
sia un’ossessione. Comunque, al di là di questo,
ho ragione e presunzione di credere che il sottoscritto e Lord Madara
si somiglino molto. Entrambi chiusi, riservati e alla costante ricerca
di qualcosa che vada ben oltre il necessario e l’ordinario.
Ultimamente,
poi, stavo notando che vi è una notevole rassomiglianza
anche nell’aspetto esteriore.
Identici occhi
neri, medesimi capelli corvini, che il qui presente però usa
raccogliere in una coda bassa, corporatura snella e longilinea,
nonostante la mia non sia definitivamente sviluppata data
l’età, e pelle molto chiara, sebbene la sua dia
l’impressione di essere di porcellana. Sì, ha
tutte le peculiarità della discendenza Uchiha e, devo
ammetterlo, ogni tanto mi sono chiesto se non sia uno di noi, arrivando
persino ad ipotizzare che sia questo il motivo di tanto mistero, ma
ovviamente so che non è possibile. Non esistono altri Uchiha
oltre noi e, se esistessero, lo saprei. Ho imparato a memoria tutti i
discendenti della nostra dinastia, come ogni membro di elevata casta
è tenuto fare, e non vi è nessun Madara tra essi.
Perbacco mi
sono spinto a scrivere addirittura delle congetture! Anzi, direi che il
problema risiede nel fatto stesso di averle pensate. Il punto,
fondamentalmente, è che non sono abituato a prendere le cose
come vengono, succede a passare troppo tempo a corte o con i membri
della mia casata che vedono intrighi e misteri ovunque. Ma non potrebbe
essere diversamente essendoci di mezzo la famiglia reale, un enorme
potere politico e molteplici delitti. Inoltre Lord Madara non mi
fornisce delle risposte ed io tento di darmele da solo, come ho sempre
fatto. E sono gli unici quesiti da me posti che non beneficiano di una
delucidazione da parte sua, forse è per questo che mi
intestardisco tanto…
Vorrei mettere
Lord Madara al corrente di tali pensieri, ma temo che possa deridermi.
È incredibile come tenga in considerazione la sua opinione,
cosa che generalmente è prerogativa del granduca Fugaku, mio
padre. A me interessa solo mantenere l’ordine, per il resto
so di essere un gradino al di sopra degli altri e non intendo farne un
vanto né ostentarlo, al suo contrario che non perde
occasione per lodare ogni mia gesta.
Ma forse, per
una volta, l’essere speciale non mi si ritorcerà
contro. Se non fossi quel che sono Lord Madara non perderebbe il suo
tempo in mia compagnia, ed io non avrei avuto la possibilità
di imparare tutto ciò che mi ha insegnato.
Questa notte
sono di ronda con il conte Shisui Uchiha, mio cugino e confidente, ma
neanche a lui ho menzionato l’esistenza del Lord
perchè temo che possa parlarne al granduca, mio padre, e che
questo costituisca un problema, in quanto io non conosco altro che il
suo nome. In particolar modo ora che in città, oltre ai
soliti crimini di cui è satura, sono avvenuti i decessi di
diverse meretrici ed alcuni giovani cittadini. Un caso anomalo
poiché, in ognuno di essi, la causa del decesso parrebbe
essere dissanguamento, sebbene non presentino tagli o ferite visibili,
e che ha tutta l’aria di doversi ripetere dato il consistente
numero delle vittime.
Un’indagine
di cui però non intendo parlare oltre, Londra è
colma di criminali, sarà solo l’ennesimo caso e
questo scritto riguarda unicamente Lord Madara.
Mi domando se
si presenterà in città nel tardo pomeriggio, dato
che io non posso recarmi alla sua residenza ed abbiamo un discorso da
portare a termine.
9 Ottobre 1752
Londra.
È
l’alba ed io sono appena rincasato. Lord Madara non si
è recato in città, non che mi aspettassi che si
presentasse dato che non ci eravamo dati un appuntamento, anche se
dovevamo finire di parlare. Mi è dispiaciuto molto ed ero
talmente desideroso di incontrarlo che, un paio di volte, ho avuto la
netta impressione che mi stesse chiamando. Tuttavia, quando mi sono
volto in direzione del punto in cui mi sembrava di aver udito la sua
voce, lui non c’era. Pensandoci però non
è la prima volta che mi accade, anche in altre occasioni ho
avuto la sensazione di percepire la sua presenza.
Deve avermi
stregato, sebbene sia sconsigliato parlare di sortilegi dato che
l’ultimo processo di stregoneria svoltosi nella mia madre
patria fu nel 1712.
Eppure non vi
sono altre teorie per spiegare il motivo per il quale il suo nome ed il
suo pensiero affollino costantemente la mia mente solitamente presa da
altro, come il dovere che ho nei confronti di sua eccellenza Hiruzen
III, lo studio e gli incarichi assegnatemi dal granduca, mio padre.
Oggi non ho
molto tempo da dedicare a questo diario: è già
tardi, quasi l’alba, e tra cinque ore devo alzarmi. Sua
maestà vuole dare un pranzo con ospite sua eminenza, il
vescovo Hiashi Hyuga. Io non sono anglicano, non credo in Dio,
così come il granduca mio padre, e questo non ci mette in
buona luce agli occhi di sua eminenza che ne è a conoscenza,
nonostante ogni domenica la mia famiglia si rechi in chiesa. Anche se
spesso, io ed il granduca Fugaku, ci esimiamo dal farlo con la scusa
degli oneri a cui siamo obbligati.
Le apparenze
sono tutto, questo è qualcosa che mi è stato
detto sin da bambino, quando iniziai a porre domande scomode a cui
ancora nessuno ha saputo dare una risposta.
-
Figlio mio diletto, non importa quel che pensi, quello che realmente
conta è che tu faccia credere di pensarla come loro. Cerca
la tua verità, ma fallo di nascosto. La tua nobile madre ha
bisogno che tu sia credente e quindi lo sarai, per essere la guardia
personale del monarca c’è bisogno che tu creda e
tu lo farai. Sii quello che loro vogliono che tu sia, solo
così raggiungerai una posizione.
All’epoca
non capii bene il significato delle parole pronunciate dal mio nobile
padre, avevo solo sei anni. Lo feci qualche tempo dopo, quando i miei
quesiti e la mia sete di sapere misero in seria difficoltà i
preti della cattedrale. E questi, visibilmente preoccupati
perché una pecorella del loro gregge aveva smarrito la retta
via, si lanciarono in lunghe ed elaborate spiegazioni che finivano con
lo sviare dal fulcro della questione e che non servirono a fornirmi le
risposte a cui auspicavo. Solo promesse e minacce velate e ben
mascherate su punizioni divine qualora non fossi stato come gli altri.
Con quella
frase il nobile padre mi aveva fatto intendere di smetterla di porre
certe domande e di documentarmi per conto mio, dato che ne avevo sia la
possibilità che le capacità.
Diverso
è Lord Madara: lui mi ascolta, mi spiega, abbracciando tutti
i rami a cui la conversazione conduce. Bene, male, sacro e profano si
alternano, si intrecciano, si mischiano, mi affascinano.
Risposte,
conoscenza, ancora una volta, quando si parla di lui, emergono. Sebbene
le risposte non scavino nell’animo della sua persona.
Ma il sole
è ormai alto, gli occhi si chiudono, è tempo di
dormire…
10 Ottobre
1752 Londra.
Ieri il pranzo
è stato duraturo e stancante.
Il fulcro
della conversazione la politica, che ha finito con il toccare tematiche
piuttosto delicate e complesse, le quali hanno tenuto impegnati il re
Hiruzen III e sua eminenza Hiashi Hyuga fino a tardo pomeriggio.
Per mia
fortuna, in un momento di pausa, sono riuscito a chiedere il cambio al
baronetto Kakashi Hatake, anch’egli una guardia del corpo di
sua maestà nonché figlio di uno dei suoi
consiglieri di fiducia, il barone Sakumo Hatake. Tornato a casa mi sono
cambiato d’abito e quindi mi sono diretto a Rotten Row, luogo
in cui generalmente avvengono i miei incontri con Lord Madara.
Sembra un
paradosso, data la riservatezza del mio nobile amico, eppure tale
strada, che di giorno è una delle più trafficate
di Londra, in inverno, dopo il tramonto, si ridimensiona ad una
qualsiasi via in cui il traffico si riduce ad una manciata di
aristocratici che si affretta a fare ritorno alle carrozze e alle
proprie abitazioni in seguito ad una lunga passeggiata presso Hyde Park.
Fortunatamente,
essendo una delle principali strade di Londra, come per le sue simili
è stata dotata di lampioni ad olio che permettono di
percorrerla e sostarvi nonostante la discesa delle tenebre.
Vedendo la
carrozza di Lord Madara all’entrata della via tra le poche
ancora parcheggiate, compiaciuto per aver appurato la sua presenza, mi
sono diretto alla consueta panchina; ovviamente quella più
lontana dalla luce per non attirare l’attenzione.
Non mi
abituerò mai alla sua scura figura che, immobile ed assorta,
scruta apparentemente impassibile gli esigui passanti che gli camminano
a pochi metri di distanza.
Ho usato il
termine apparentemente perché, ad uno sguardo più
accurato ed approfondito quale io sono solito rivolgergli, si capisce
che il suo è dedito a studiare il singolo individuo. Di
tanto in tanto ho addirittura avuto l’impressione che li
osservasse con estrema attenzione, come se fossero qualcosa di
estremamente complesso, prezioso e, allo stesso tempo, invitante.
Vederlo tanto
assorto però delle volte mi inquieta, specialmente se
è il sottoscritto la causa di tale interesse. Uno sguardo
che, quando è così intenso e profondo, mi porta a
pensare a qualcosa di oscuro o proibito, come i discorsi che ogni tanto
ci prestiamo ad intraprendere. Tipo quello
sull’immortalità e di un’eventuale
esistenza dopo la morte, argomenti impensabili da affrontare con
qualcun’altro. Una volta mi domandò se mi sarebbe
piaciuto essere immortale, ed io gli risposi che sarebbe stato bello
poiché, in tal modo, avrei potuto acquisire tutte le
conoscenze del mondo. Risposta che suscitò un sorriso amaro
seppure stranamente sardonico, che mi lasciò alquanto
sconcertato. Fa spesso di queste espressioni...
Tuttavia,
ieri, Lord Madara non era solo. Al suo fianco c’era uno dei
suoi fedeli cani lupo che, ammetto, non avrei mai notato se non avesse
volto il muso nella mia direzione, facendo sì che nelle sue
iridi gialle si riflettesse vivace la fiammella del lampione alle mie
spalle. Riconoscendomi è venuto a salutarmi, al contrario
del suo padrone che ha atteso il mio arrivo senza muoversi di un
millimetro. Non mi è stato possibile vederlo a causa
dell’oscurità, ma non mi è difficile
immaginare la sua espressione: occhi leggermente assottigliati, labbra
socchiuse, spalle poggiate allo schienale, così come un
gomito, ed il braccio piegato con una mano a tenergli la testa e le
dita lunghe e sottili tra i capelli. Quando sta a quel modo assume le
fattezze di una statua di cera, persino il battito delle ciglia o il
movimento del petto che inala l’aria sono impercettibili,
diventa surreale.
Solo quando
gli sono giunto dinanzi si è mosso, mi ha guardato con la
sua solita aria beffarda e mi ha salutato, facendomi poi segno di
accomodarmi al suo fianco. Mi guarda spesso a quel modo, come se
sapesse cosa penso di lui ed il potere che ha su di me e, sicuramente,
su chiunque gli parli. Avvicinandomi ulteriormente ho potuto notare che
aveva le gote colorite, e quando ciò accade il suo viso, se
è mai possibile, diventa ancora più bello. Mi
domando come possa accadere che nessuna dama e nessun gentiluomo si sia
mai intrattenuto per fare conversazione nonostante il posto che sceglie
e la sua singolare persona, ma la risposta è semplice: si
sentiranno tutti in soggezione a causa del suo fascino. Persino il
sottoscritto delle volte si lascia soggiogare da esso.
Avrei voluto
invitarlo ad andare in una locanda, ma la presenza del lupo mi ha fatto
intendere che quella sarebbe stata una visita breve. Solo il tempo di
scambiare qualche parola.
Del resto,
anche se lo avessi invitato, probabilmente a mangiare sarebbe stato
soltanto il qui presente.
Lord Madara
non si nutre in compagnia, anzi, ora che ci penso non lo ho mai veduto
toccare né cibo, né acqua o vino in mia presenza.
Ciò mi porta a credere che soffra di una qualche
intolleranza, la quale gli impedisce di mangiare diversi alimenti e che
lui lo voglia nascondere oppure, più probabilmente, che si
senta semplicemente a disagio ad alimentarsi di fronte a qualcuno.
Rammento che una volta mi ha persino fatto pranzare da solo a casa sua.
Certo, in
quell’occasione fu colpa mia che, essendo dalle sue parti, mi
sono preso la libertà di presentarmi senza appuntamento.
Tuttavia mi è parsa una reazione esagerata far imbandire
un’intera tavola unicamente per il sottoscritto e presentarsi
circa un’ora dopo il pasto.
Una stranezza
a cui non avevo mai fatto caso ma che, scrivendo, mi accorgo essere
davvero irrazionale. Come è irrazionale il fatto che,
nonostante il cielo quel giorno fosse limpido, si sia annuvolato ed
abbia iniziato a piovere poco prima che facesse la sua comparsa.
Inizio a
pensare che non sia stata così malvagia l’idea di
cominciare questo diario. Quantomeno ho la possibilità di
constatare che le sue stranezze non sono una mia convinzione e,
perché no, carpire piccoli indizi che magari si lascia
sfuggire sul suo passato.
Tornando a
ieri sera, come previsto, siamo stati a tenerci reciproca compagnia
molto poco e mi è dispiaciuto. Specialmente
perché domani non potremo incontrarci, in quanto
sarò impegnato in una riunione indetta dai membri della mia
casata per discutere sul caso, di cui ho velatamente accennato qualche
pagina or sono, che in questi giorni sta turbando ancora di
più la malsana Londra. Un’indagine su cui siamo
stati chiamati ad investigare il sottoscritto, mio padre il granduca
Fugaku Uchiha, il conte Shisui Uchiha, ed il visconte Obito Uchiha.
Temo che
questo incarico mi sottragga tempo prezioso a quello già
ristretto che trascorro con Lord Madara, spero che ciò non
avvenga .
Ora
è meglio che mi affretti se voglio incontrarlo, il sole
è tramontato ed io ho tempo solo fino all’ora di
cena.
11 Ottobre
1752 Londra.
Ieri sera,
dopo una piacevole passeggiata, con Lord Madara mi sono diretto in una
locanda che, come tutte quelle scelte dal mio giovane amico,
scarseggiava in quanto ad illuminazione ma, fortunatamente, godeva di
un vino di ottima qualità.
Poiché
ne ho bevuto molto a causa della pesante giornata, non ricordo bene
tutti gli argomenti su cui abbiamo conversato. Rammento solo che Lord
Madara non mi è sembrato molto entusiasta quando gli ho
riferito che mi sarei occupato dell’ennesimo caso che sta
ingiuriando Londra.
Credo che sia
preoccupato, probabilmente, avendogli spiegato le dinamiche incerte
delle morti, rivede in me una possibile vittima.
Tale pensiero
però mi fa sorridere. Il sottoscritto è tutto
fuorché un fanciullo indifeso, ma questo Lord Madara non
può constatarlo dato che non ha mai avuto l’onore
di vedermi in azione.
Ai suoi occhi
probabilmente non appaio altro che un ragazzo di tenera età,
esile, di bell’aspetto e dal carattere mansueto e
all’apparenza indifferente, sebbene sia a conoscenza dei
molteplici ed ardui incarichi che mi sono stati affidati e che ho
diligentemente portato a termine. Sì, credo che gli sia
impossibile credere che possa uccidere un criminale a mani nude. Eppure
è così, ed è per tale motivo che non
temo le buie e maleodoranti strade della notturna Londra, per non
contare che, oltre al conte Shisui Uchiha e gli altri membri del
comitato poliziesco, posso fare affidamento su una fedele amica: la mia
inseparabile spada. Ma a turbarlo, probabilmente,
c’è anche la prospettiva di dover interrompere i
nostri incontri sino a caso risolto. Però intendo impegnarmi
affinché ciò non accada.
Tornato alla
mia dimora, il granduca mio padre mi ha domandato dove fossi stato,
nonché il motivo del mio stato leggermente alterato, ed io
ho mentito dicendo di essere stato con il baronetto Kakashi Hatake. Non
lo ho mai fatto tanto quanto in questo periodo, ma vi sono abituato, io
sono la spia del re. Un segreto di cui solamente Lord Madara
è a conoscenza.
Rivelazione
che, ancor oggi, non mi capacito di come sia riuscito ad estorcermi
datane la segretezza, eppure lo ha fatto.
Ed il qui
presente membro della polizia che non riesce neanche a farsi rivelare
il suo cognome… ma non dovrei lamentarmi poiché
con lui non ho mai fatto seriamente. Non potrei mai con Lord Madara.
Devo escogitare un modo per farlo parlare senza sottoporlo a degli
interrogatori come è già erroneamente accaduto,
con lui non posso e non intendo essere un poliziotto. Soprattutto non
devo lasciare che la curiosità, dettata spesso dal suo
atteggiamento riservato, prenda il sopravvento oppure
rischierò di allontanarlo.
Si
è fatto tardi, temo che dovrò pensarci in
seguito, ora la giornata ha inizio e sarà lunga e
faticosa…
14 Ottobre
1752 Londra.
Sono
già passati quattro giorni dall’ultima volta che
ho veduto Lord Madara.
La protezione
di sua maestà, le riunioni, le ronde ed il caso che sto
seguendo mi tengono impegnato tutto il giorno ed anche parte della
sera. Tutto questo mi affatica a tal punto che, quando faccio ritorno
alla mia residenza, riesco a malapena a mettere qualcosa nello stomaco
prima di lasciarmi cadere addormentato sul letto.
Sento la
mancanza di Lord Madara e dei nostri discorsi, sebbene non sia passato
molto tempo dall’ultimo incontro. Inoltre mi chiedo se stia
bene poiché, in codesto lasso di tempo, non mi è
parso di notare la sua persona in città, ma forse
è meglio: in questi giorni di scompiglio il crimine
è aumentato e non è prudente passeggiare per le
vie non illuminate.
Ieri notte
sono stati rinvenuti due cadaveri, uno era di un bambino, probabilmente
dell’orfanotrofio ad est della città,
l’altro di un cocchiere sulla quarantina. Bisogna aspettare
l’autopsia per sapere se le morti sono analoghe a quelle del
caso assegnatomi, se il decesso è stato causato da un trauma
cranico dovuto ad una zuffa, oppure in seguito ad una rapina.
Temo per Lord
Madara che risiede in un posto assai isolato, e delle volte ho paura
che possa esserci il suo corpo steso a terra in un vicolo o sulle rive
del Tamigi. Sono cosciente del fatto che il mio sia un timore
irrazionale in quanto egli è perfettamente in grado di
badare a se stesso, ma non posso esimermi dal preoccuparmi per un
cittadino. Soprattutto se questi è un amico ed ha la malsana
abitudine di girare in piena notte quando vi è un assassino
a piede libero per la città, a meno che non abbia la
certezza che suddetto assassino non sia il mio amico.
Sciocchezze a
parte, spero che domani sia una giornata più tranquilla
così da potermi recare a Rotten Row.
15 Ottobre
1752 Londra.
Neanche ieri
sono riuscito a liberarmi dai miei obblighi ed inoltre stamani, al mio
risveglio, la contessa mia madre mi ha recapitato una lettera della mia
giovane promessa, Haruka Kuran, figlia del principe Aoki Kuran e della
principessa Yukino Sarutobi, figlia di sua maestà Hiruzen
III.
In essa mi
rimproverava di averla trascurata in questi mesi e mi chiedeva di farle
visita al più presto ma, prima di lei, nutro il desiderio
incontrollabile di incontrarmi con Lord Madara.
Ogni giorno
che passa cresce in me la voglia di udire la sua voce e quella di
vedere il suo viso, ed a volte ho quasi l’impressione di
stare male fisicamente poiché questo non avviene. Mi rendo
conto di trascurare la principessina Haruka, ma non riesco a
comportarmi diversamente. Data la sua giovane età, la
medesima di mio fratello, ossia un lustro più giovane di me,
non abbiamo argomenti su cui conversare. Più che una sposa
la considero una sorella, sebbene sia consapevole che tra qualche anno
il suo corpo si tramuterà in quello di una donna piena di
grazia e fascino, tentazioni che tuttavia non saranno minimamente
paragonabili a quelle di Lord Madara.
Ma cosa vado a
scrivere… Come mi è venuto in mete di paragonare
Lord Madara ad una donna, lui è molto meglio!
Sì,
devo aver proprio perduto il senno per scrivere certe cose…
la stanchezza inizia a farsi sentire pesantemente, meglio che chiuda
prima che intinga la penna nell’inchiostro e stenda altre
stranezze.
16 Ottobre
1752 Londra.
Quest’oggi,
finalmente, sono riuscito a recarmi da Lord Madara. Lo ho fatto al
termine del turno di guardia a sua maestà Hiruzen III,
avvenuto nel primo pomeriggio.
Non avevamo
alcun appuntamento, ma dileguarmi era il solo modo che avevo per
incontrarlo e quell’orario l’unico libero dato che,
alle cinque, mi sarei dovuto trovare con il conte mio cugino per
discutere ancora del nostro caso.
Ad aprirmi,
una volta giunto alla residenza, è stata una nuova cameriera
la quale, non sapendo chi fossi, comprensibilmente ha provato a
mandarmi via. Ho dovuto insistere molto affinché mi facesse
entrare ma, alla fine, le mie abilità persuasive hanno avuto
la meglio e la donna mi ha permesso di accomodarmi in salone. A quel
punto mi ha offerto del the e mi ha riferito che Lord Madara stava
riposando e che avrei dovuto attendere il suo risveglio, ma io ho
perseverato affinché lo chiamasse subito. Ero troppo
impaziente per poter aspettare. Era come se avessi bisogno di vedere il
suo viso, una cosa che non mi è mai successa con nessuno. La
poverina era disperata, non voleva disobbedire agli ordini impartiti,
ma non sapeva neanche come negarmi qualcosa.
Ammetto di
aver abusato del mio titolo, della mia bellezza e della mia parlantina
che deve aver fatto assai rumore, tanto da arrivare a destare Lord
Madara, il quale ha fatto il suo ingresso assieme ad un fulmine,
seguito da un assordante tuono, che ha fatto sobbalzare tanto me quanto
la mia giovane interlocutrice. E dire che fino a pochi minuti prima
c’era un sole abbagliante, ma Londra è
così… si esce con il sole e si rischia di tornare
con la pioggia.
Ora che ci
penso, in quel momento sembrava quasi che il cielo rispecchiasse in
pieno i sentimenti di Lord Madara, infastidito per essere stato
disturbato.
Senza
curarmene troppo, poiché eccessivamente preso
dall’irrefrenabile ed inspiegabile felicità per il
solo fatto di essermelo trovato dinanzi, e che va sempre più
in contrasto con il mio carattere chiuso e composto, gli sono andato
incontro, mentre la cameriera si affrettava ad uscire.
Lord Madara
era molto pallido, ma non era la prima volta; già in altre
lo avevo trovato in tale stato.
Era evidente
che l’avessi svegliato e me ne rammaricai, tuttavia la voglia
di vederlo era troppa. Ma, a smorzare la mia gioia, ci ha pensato lui
stesso folgorandomi con una domanda fredda, lapidaria e che
testualmente cito:
-
Cosa ti spinge a farmi visita a quest’ora? Sai bene che nel
pomeriggio riposo e non gradisco ospiti.
Lord Madara
doveva essere davvero di pessimo umore per rispondermi in quel modo,
forse anche il fatto di essermi assentato per diversi giorni ha
contribuito a far nascere tale risentimento, ma avevo degli impegni
inderogabili.
Tornando a
quelle parole, mi hanno fatto sentire davvero strano. Una sensazione
che non mi era mai capitata di provare prima di allora e che non riesco
neanche a spiegare. Guardare il suo volto perfetto scrutarmi in modo
tanto duro, gelido e distaccato, mi ha ferito; e lui deve averlo capito
semplicemente osservando il mio viso, da cui era sparito il lieve
sorriso che vi era quando, poco prima, avevo varcato la soglia
dell’abitazione. Ma è a questo punto che
è avvenuta una cosa davvero bizzarra. Nel momento in cui mi
sono scusato ed ho fatto per andarmene, Lord Madara mi ha afferrato il
braccio per trattenermi e, quando mi sono volto verso di lui, il suo
volto era mutato. Non vi era più traccia di
quell’espressione fredda, essa aveva lasciato il posto ad una
assai più morbida e tranquilla. La diversità e la
stranezza consistevano nel fatto che Lord Madara mi era a pochi
millimetri di distanza. Non siamo mai stati tanto vicini, nemmeno
quando siamo stati seduti l’uno al fianco
dell’altro. Penso che abbia addirittura percepito il mio
respiro infrangersi sulla sua pelle, anche se io non avvertivo il suo,
evidentemente poiché più controllato.
Non
è mia abitudine farmi dominare dalle emozioni, anzi
è assolutamente il contrario, ma oggi… Fissarlo
mi inquietava, eppure mi affascinava al tempo stesso. Non riuscivo a
distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri, quasi ipnotici, e dire che
rimasi sorpreso quando Lord Madara pose le sue labbra sulle mie
è un eufemismo.
Mi ha
letteralmente spiazzato e, al contempo, inspiegabilmente deliziato. Il
mio cuore ha perso un battito ed io sono restato fermo, immobile, con
gli occhi sbarrati, ad imprimermi nella mente la sensazione di puro
benessere che quel contatto freddo, eppure soave e vellutato, mi stava
donando. È assurdo, lo so bene, noi siamo due uomini,
ciononostante il suo fascino mi impediva di respingerlo. Forse, per la
prima volta in vita mia, mi sono sentito smarrito e confuso, e il
vedere la sua bocca piegarsi leggermente all’insù,
in una sorta di ghigno... Ora che ci penso, non ho mai veduto sorridere
Lord Madara, solo incurvare le sue sensualissime labbra. Non che io lo
faccia molto spesso certo, anzi, praticamente mai, però con
lui mi sorge spontaneo.
Ma sto
divagando… stavo scrivendo del suo sguardo che mi aveva
paralizzato, incantato e scioccato allo stesso tempo mentre lui si
gustava tutte le espressioni che tali sentimenti affioravano tramite il
mio viso.
-
Perdonami, non è stata una buona giornata…
Quella frase
ha interrotto l’attimo surreale che si era venuto a creare,
ed ero talmente sconvolto che, in quel momento, non ho neanche badato
al fatto che Lord Madara mi stesse ponendo delle scuse. Inoltre, a
lasciarmi esterrefatto, vi era il suo atteggiamento tranquillo, pacato,
come se ciò che aveva fatto fosse la cosa più
normale del mondo. Ma lui deve averlo capito perché,
guardandomi, mi ha schernito dicendo:
-
Granduca Itachi Uchiha, non ti avrà sconvolto il modo in cui
ti ho porto i miei saluti. Mi sembrava di averti messo al corrente che,
in altri paesi, è una pratica usata… E poi la
colpa è unicamente tua che ti sei fatto desiderare.
È
incredibile come a volte riesca a serbare memoria di ogni singola
parola che Lord Madara abbia pronunciato, e come altre, invece, mi
dimentichi persino di come arriviamo a certi discorsi. Ad ogni modo le
sue parole beffarde, la voce bassa e profonda, il sorriso sornione con
cui mi scrutava ed il suo atteggiamento naturale e tranquillo, alla
fine hanno tranquillizzato anche me. E dire che è stato il
mio primo bacio. Il mio primo bacio dato ad un uomo che neanche mi usa
la cortesia di darmi del voi, cortesia dal sottoscritto ampiamente
ricambiata.
Tuttavia non
riesco ad essere arrabbiato. Dopo il primo attimo di imbarazzo, che
trasparì cristallino dal rossore delle mie gote, la
conversazione è ripresa come al solito, come se nulla fosse
accaduto. Ripensandoci ora, mi vergogno molto per le strane sensazioni
da me provate, e non parlo solo di quel fugace contatto. Anche per il
modo in cui mi sono precipitato alla sua dimora senza usargli
l’accortezza di pensare che potessi risultare inopportuno,
l’impazienza con cui desideravo incontrarlo… No,
non è normale. Eppure quando ero lì lo era.
Abbiamo
parlato tranquillamente, come siamo soliti fare, malgrado io non gli
abbia staccato gli occhi di dosso un attimo e, ripensando al suo
atteggiamento, posso affermare che lo strano non era lui
bensì il sottoscritto che si è impressionato.
Come ho potuto stupirmi data la sua eccentricità?
Ovviamente lo
ho messo al corrente del motivo della mia assenza, informandolo che
è stato per via dell’indagine di cui gli avevo
accennato e poi, non so come sia stato possibile, gli ho riferito ogni
minimo particolare. Il numero delle vittime, le dinamiche ed il fatto
che non abbiamo ancora idea alcuna su come e chi indagare. Tutto, ogni
minimo particolare e lui, al contrario della prima volta, mi
è sembrato più tranquillo ed accondiscendente.
Conversando ed
esponendogli i dettagli, però, mi ha suggerito
un’opzione che io, e come me anche il resto dei miei
collaboratori, abbiamo sempre escluso: ovvero che non sia una persona
ad uccidere, ma che la causa della morte sia dovuta ad una strana forma
di malattia.
Questa
eventualità non è da sottovalutare ma, se
così fosse, sarebbe terribile in quanto, dati i numerosi
decessi, mi porterebbe a pensare ad un’epidemia. A
tranquillizzarmi, malgrado ciò, il fatto che sino ad ora
nessuna delle persone entrate in contatto con le vittime abbia perso la
vita. È anche vero che tutte le persone decedute sono
povere, e quindi con basse possibilità di effettuare visite
o procurarsi medicinali. Domani avanzerò
l’ipotesi, voglio pensarci bene prima di creare allarmismi.
Stanotte
avrò davvero molte cose su cui rimuginare. Sì,
piuttosto che pensare a quanto avvenuto con Lord Madara è
meglio che mi concentri su questioni ben più
importanti…
17 Ottobre
1752 Londra.
Dopo averci
pensato un’intera notte, sono giunto alla conclusione che
quanto discusso ieri con Lord Madara potrebbe avere un certo
fondamento, e che sarebbe inutile quanto stupido da parte mia non
rivelarlo per timore di creare del panico. Se dovessimo essere stati
contagiati, sarebbe meglio venirne a conoscenza subito piuttosto che
aspettare. Per tale motivo, nella riunione tenutasi oggi, ne ho parlato
e, come temevo, i miei compagni si sono spaventati.
Ovviamente
anche io sono turbato, ma ho cercato di mostrarmi tranquillo e di
valutare obbiettivamente ogni aspetto di quanto avevo appena rivelato,
riuscendo così a tranquillizzare anche i presenti.
La teoria di
Lord Madara ha riscosso credibilità ed io sono contento di
essere andato a trovarlo ieri… Purtroppo oggi non ho potuto
farlo, ma domani rimedierò a questa mia negligenza.
18 Ottobre
1752 Londra.
Stasera Lord
Madara non era in casa, mi è stato riferito che aveva delle
questioni da sbrigare. Mi è dispiaciuto molto
perché, oltre al desiderio di incontrarlo, avrei voluto
discutere ancora di quanto detto riguardo al mio caso. Essendo infatti
Lord Madara un uomo colto ed in possesso di una moltitudine di libri,
avrei voluto chiedergli il permesso di consultare quelli riguardanti
medicina, nella speranza di trovare qualcosa di riconducibile a quanto
sta accadendo. Purtroppo sua maestà Hiruzen III ha vietato
qualsiasi fuga di notizie, e quindi dovremo essere molto discreti nel
tentare di capire se codesta malattia manifesta dei sintomi. Appena
possibile inizieremo a parlare con dei medici, ma nell’attesa
intendo documentarmi e sono certo che Lord Madara possa aiutarmi a
riguardo. In fondo lo ha già fatto aprendoci questa strada
che io stesso mi ero precluso non pensandoci. Ora abbiamo due piste
poiché non ho abbandonato quella in cui ritengo che sia
opera di un uomo, anche se devo capire come esso riesca ad agire.
Spero di
incontrarlo domani.
19 Ottobre
1752 Londra.
Quest’oggi
è accaduto qualcosa che mi ha notevolmente colpito: ho
veduto Lord Madara discutere con qualcuno. È bizzarro che
una cosa tanto normale abbia suscitato il mio stupore, eppure
è la prima volta, da quando ho fatto la sua conoscenza, che
lo ho veduto parlare con una persona che non sia il sottoscritto.
Inoltre la loro conversazione non sembrava essere molto amichevole, ma
desidero andare con ordine.
Verso
le sei e mezzo, quando finalmente mi sono liberato dagli
oneri giornalieri, mi sono diretto a Rotten Row dove speravo vivamente
di imbattermi in Lord Madara, poiché non me la sono sentita
di andarlo nuovamente a disturbare nella sua abitazione e, poco
distante dal consueto posto in cui siamo soliti incontraci, ho notato
il soggetto in questione in compagnia di un ragazzo. Questi sembrava
essere abbastanza arrabbiato a giudicare dal modo in cui gesticolava e
dal tono di voce, udibile a me che ero a diversi metri di distanza da
loro. Ovviamente, a causa della lontananza, non ho capito cosa quel
giovane gli stesse dicendo e, se lo ho veduto gesticolare, è
solo grazie alla mia ottima vista dato che entrambi erano lontani dalla
luce per non attirare l’attenzione. Anche se devo ammettere
che, ad un certo punto, ho come avuto l’impressione che fossi
il solo a riuscire a vederli oppure udirli. Tuttavia mi è
sembrato che Lord Madara non si fosse affatto scomposto.
Mentre
l’altro gesticolava lui, che gli era davanti e che quindi mi
mostrava le spalle, si limitava ad ascoltare. Osservando la scena
però, non ho potuto fare a meno di immaginarmi il suo volto
impassibile e scocciato mentre l’altro parlava. Il che non
è tanto difficile, Lord Madara tiene sempre la stessa
espressione quando si toccano argomenti che non attirano la sua
attenzione o gli sono scomodi.
Mi
è venuto da ridere anche ora a rinvangarla, come in quel
momento. So che non è carino nei confronti del suo
interlocutore, ma non sono riuscito a trattenermi. Comunque, vedendoli
insieme, ho pensato di andarmene per non recargli disturbo ma, prima
che potessi girarmi, Lord Madara si è voltato nella mia
direzione e, vedendomi, ha interrotto la conversazione e liquidato il
suo amico, a mio avviso, irritandolo solo di più. Ma la mia
è solo una sensazione in quanto, ad un gesto di Lord Madara,
è calato il silenzio.
È
incredibile il potere che possiede, gli è bastato un minimo
movimento della mano per far sì che quel ragazzo, che solo
poco prima strepitava agitato, si calmasse e tacesse prima di
allontanarsi.
Andandosene mi
è passato vicino e, quando lo ha fatto, un brivido mi ha
percorso lungo la schiena a causa dell’occhiata di profondo
astio che mi ha rivolto. Uno sguardo in netto contrasto con il suo viso
angelico. Leggermente più basso del sottoscritto, capelli
che sembravano color del grano sotto la flebile luce del lampione al
mio fianco e raccolti, come i miei, in una coda bassa. Occhi chiari e
pelle pallida e luminosa, leggermente rosata sulle guance. È
durato solo per un attimo, ma la sua bellezza, seconda solo a quella di
Lord Madara, e la sgradevole sensazione di malessere che ho avvertito,
mi hanno profondamente colpito. Ma quest’ultima è
sparita non appena lui mi ha oltrepassato e Lord Madara si è
avvicinato.
Stavo per
domandare chi fosse ed invece sono stato interrotto ancor prima di
aprire bocca dalla voce di Lord Madara, il quale ha proposto di
allontanarci da quel luogo per dirigerci in una locanda. Ovviamente non
c’e stato verso di essere informato
sull’identità di quel ragazzo, anzi, sono stato
messo a tacere con l’accusa di essere un indiscreto
ficcanaso. È la prima volta che mi dicono una cosa del
genere, ma è anche la prima volta che qualcuno desta a
questo modo la mia attenzione. Mi sono vergognato moltissimo a tale
dichiarazione, e quindi mi sono ammutolito. Sono una persona che parla
poco e solo quando è necessario, ma con Lord Madara
è diverso; mi prendo molte libertà e penso che
sia questo a piacergli di me.
Accorgendosi
del mio risentimento, Lord Madara mi ha detto che stava scherzando ma,
vedendo che continuavo nel mio silenzio, alla fine ha deciso di
svelarmi quel nome.
Lord
De… Lord De… Accidenti, non ricordo.
Non capisco come sia possibile dato che me lo ha rivelato neanche due
ore or sono. Lord Demitria? No, Lord Dertiara… Sono sicuro
che iniziasse con la lettera D… Demika? Forse era con la
M… Mediata…Non riesco a ricordare…
Devo richiederglielo.
Lord Madara
cosa mi fate?
Ricordo che mi
ha detto di stargli alla larga, ma ovviamente non riesco a rammentarne
il motivo.
Alla fine non
siamo riusciti a parlare di quanto volevo, sarà per la
prossima volta. Ora ho un’altra cosa da scoprire oltre il suo
cognome e qualche aneddoto sul suo passato…
20 Ottobre
1752 Londra.
Con quella di
oggi, le vittime sono ammontate a venti.
Sono
sconcertato, non mi sento di scartare l’ipotesi avanzata da
Lord Madara e che, solo fino a ieri, ritenevo plausibile ed
illuminante, però ho il presentimento che ci sia
dell’altro. Parlandogliene, questi si tiene sul vago ed il
massimo dello sbilanciamento è il rinforzo della sua teoria.
Afferma che,
se è avvenuto un contagio, non è strano che le
persone muoiano una dopo l’altra poiché,
evidentemente, esse si sono ammalate nel medesimo periodo.
Possibilità assolutamente probabile eppure… non
riesco a non pensare che potrebbe essere anche opera di qualcuno,
sebbene non mi capaciti di come possa essere possibile.
Comunque
quando mi sono recato alla dimora di Lord Madara, giacché i
medici non si pronunciano, come sono solito fare mi sono documentato da
solo e, come avevo preventivato senza riuscirci giorni addietro, gli ho
chiesto di prestarmi alcuni albi su cui poter cercare delle risposte.
Libri che
ovviamente Lord Madara non mi ha negato e, al contrario, con mia somma
sorpresa ha deciso di darmi una mano. È molto paziente con
me, abbiamo cercato insieme per ore qualcosa che potesse riguardare
questo caso ed il tutto con il solo ausilio della luce creata dalle
candele le quali, oltre al camino che ogni qualvolta arrivo si premura
di far accendere, riscaldavano la stanza.
Purtroppo non
abbiamo scoperto nulla ma sono fiducioso, la nostra ricerca
è appena iniziata. In compenso però ho avuto la
conferma che Lord Madara è riluttante a parlare di questo
caso, ma che lo fa per starmi accanto e passare più tempo al
mio fianco. O almeno credo…
21 Ottobre
1752 Londra.
Ancora nessun
risultato.
I medici non
si sbilanciano, temo che questa indagine esca dalle loro competenze
anche se non vogliono ammetterlo. Sua maestà Hiruzen III ed
i sui consiglieri sono molto preoccupati, ed io non riesco a trovare
una soluzione nonostante mi sia aperto varie piste di cui non
parlerò ora.
Con
l’aiuto di Lord Madara ho consultato più di dieci
libri, me ne ha addirittura tradotti alcuni che erano scritti in altre
lingue, ma l’unico risultato da noi raggiunto è
quello di esserci fatti una straordinaria cultura in medicina. Nessuna
malattia attualmente conosciuta porta al prosciugamento del sangue,
certo non escludiamo che possa trattarsi di un aggravamento di una di
queste, ma le conoscenze mediche di questo periodo ci permettono ben
poco. Specialmente se i dottori temono per la loro
incolumità e quindi non eseguono alcun esame post- mortem.
Domani
continueremo le ricerche. Tutto ciò mi avvicina ancora di
più a Lord Madara.
24 Ottobre
1752 Londra.
Giorni duri e
frenetici, in cui quasi non ho il tempo di sedermi a scrivere.
Sono avvenuti
altri quattro decessi, ed io sto per abbandonare definitivamente
l’ipotesi della malattia che sino ad ora non mi ha portato a
conclusione alcuna. Stavolta la vittima è il figlio del
marchese Iida Hyuga. Le urla di sua madre, la giovane marchesa Kyuoko
Hyuga, colei che lo ha rinvenuto privo di vita nel suo letto, sono
state udite persino dalle abitazioni adiacenti a causa delle finestre
che, nonostante il freddo dell’inverno, la mattina vengono
aperte dalla servitù.
È
stato agghiacciante. Non appena abbiamo saputo, io ed il granduca mio
padre, ci siamo diretti sul luogo dell’accaduto, e la scena
che ci si è parata di fronte mi ha lasciato senza parole.
Sono abituato alla morte, in particolar modo a quella che avviene in
questa indagine, ma essa non mi lascia mai indifferente, specialmente
se ad essere colpite sono persone da me conosciute.
Non appena
finito di svolgere le pratiche, mi sono diretto immediatamente da Lord
Madara mettendolo al corrente, ancora una volta, di ogni cosa. La
descrizione del luogo, quella del cadavere, le dichiarazioni della
nobildonna, la quale affermava che solo fino al giorno prima il piccolo
fosse in piena salute, ed il fatto che io stesso potevo confermare tali
dichiarazioni.
Nessun
sintomo, nessun malore e, se davvero fosse un uomo a procurare tali
morti, si avvarrebbe di qualche strumento di cui nessuno conosce
l’esistenza.
La cosa inizia
a spaventarmi poiché si tratta di qualcosa che non posso
controllare con le mie capacità, su cui invece sono abituato
a contare. Siamo tutti a rischio, noi e i nostri cari, e forse
è questo a spaventarmi maggiormente. Poteva esserci il mio
amato fratello al posto di quel fanciullo… ed io, cosa avrei
fatto se fosse accaduto? La cosa mi terrorizza e Lord Madara, come ogni
volta, ha percepito il mio turbamento nonostante la mia voce ferma ed
il comportamento posato poiché mi ha fatto sedere, porto una
tazza di the e poi ha iniziato a parlare, rassicurandomi. Se non
sapessi che è impossibile, direi seriamente che Lord Madara
ha il potere di leggere nella mente altrui e, non so come abbia fatto,
ma è riuscito a tranquillizzarmi. Sì, con il solo
ausilio delle proprie parole mi ha fatto uscire dalla sua dimora con il
cuore più leggero sebbene ora, nel buio e nella solitudine
che regna nella mia stanza, lo spettro dal nome Inquietudine si fa
nuovamente strada nel mio cuore.
25 Ottobre
1752 Londra.
Una nuova
perdita tra la nobiltà, e con essa la certezza assoluta che
sia una persona a commettere i delitti. La finestra della camera della
giovane contessa Midori Nara era spalancata, segno che qualcuno deve
averla aperta. Non mi capacito di come sia stato possibile senza essere
veduti poiché, chiunque abbia agito, lo ha fatto
dall’interno dato che la finestra non presenta segni di
scasso. Inoltre, a farmi capire che il colpevole è una
persona, sono i segni che la contessa portava sul collo,
all’altezza della giugulare, due piccoli fori. Era stata
morsa.
Mi domando
quale animale, o strano marchingegno, il sospetto abbia introdotto in
quella stanza, e per quale motivo. Sicuramente deve trattarsi di una
mente squilibrata.
Ho continuato
a pensarci a lungo ed ho smesso solo nel pomeriggio, quando mi sono
recato al centro e sono andato a teatro assieme a Lord Madara. Un
po’ di svago era quello di cui necessitavo in quel momento
per non arrovellarmi sugli stessi quesiti a cui non riuscivo, e non
riesco tuttora, a dare una risposta. Ma sulla strada del ritorno,
mentre lo mettevo al corrente degli sviluppi, inaspettatamente mi ha
detto di abbandonare il caso.
-
Non ti porterà a nulla di buono amico mio, rinuncia fino a
che sei in tempo.
Ovviamente mi
sono opposto, è fuori discussione che il sottoscritto si
sottragga ad un ordine o che lasci libero un assassino. E non agisco in
tal modo per ostentare la mia persona, ma per il bene della
città e dei suoi abitanti, per le persone che amo.
Per la prima
volta da quando ho avuto l’onore di incontrarlo, eravamo in
netta contrapposizione: lui mi dava dei buoni motivi per non
proseguire, io altrettanti per non lasciare. Inoltre la discussione era
talmente delicata che mi ha portato ad agitarmi, un evento assai raro.
Non mi piaceva quanto Lord Madara affermava, e mi urtava il suo modo
calmo di esprimermi la propria opinione, a mio avviso errata.
Così ho espresso il mio parere usando parole pesanti,
sebbene le abbia dette con tono pacato ed apparentemente atono, come
è mio solito fare per non rivelare i miei stati
d’animo. Ad un gentiluomo non è concesso lasciarsi
sopraffare in pubblico da sentimenti come l’ira, la rabbia e
la gelosia. Gli ho fatto presente che non deve permettersi di mettere
in discussione il mio operato, perché lui non ha neanche il
coraggio di parlarmi di se stesso. Gli ho rinfacciato di nascondermi
qualcosa e poi, vedendo la sua espressione immutata, cercando di
mantenermi anche io impassibile, lo ho salutato con lo stesso tono sino
ad allora tenuto e me ne sono andato lasciandolo solo.
Sulla via del
ritorno mi è parso di sentirmi osservato e seguito,
inizialmente ho creduto che fosse Lord Madara che volesse chiarire ma,
quando mi voltavo a controllare, la strada dietro di me era deserta. La
cosa mi ha lasciato interdetto, ero sicuro che vi fosse qualcuno ed ho
avuto la medesima sensazione fino a che non ho varcato la soglia di
casa.
Ora che sono
più calmo, sono in pensiero per Lord Madara e mi spiace di
essermi comportato in quel modo, lui si stava solo preoccupando per la
mia persona. Il fatto di non riuscire a risolvere questo caso mi
innervosisce, tuttavia non intendo rivolgergli le mie scuse. Non mi
è piaciuto il modo in cui si è posto, quello con
cui ha palesemente ignorato le mie provocazioni ed anche quello
apparentemente disinteressato ed indifferente con cui mi ha lasciato
andare via. Sì, aspetterò che sia lui a
venire… io mi limiterò a farmi trovare nei luoghi
in cui è solito andare.
29 Ottobre
1752 Londra.
Sono trascorsi
cinque giorni da quando è avvenuta la discussione con Lord
Madara e, da allora, non ci siamo più incontrati. Non si
è neanche presentato nei consueti luoghi
d’appuntamento, ma so che sta bene, mi sono informato. Tale
comportamento mi porta a dedurre che voglia spingermi ad andare alla
sua residenza, e ciò mi fa solo più rabbia.
Vorrei
vederlo, parlargli, ma il mio orgoglio mi impedisce di andare da lui.
Mi fa rabbia, una tremenda rabbia specialmente perché, come
è già successo, sento come uno strano malessere
fisico nello stargli lontano.
Probabilmente
ha ragione Lord Madara, questo caso mi sta spossando…
30 Ottobre
1752 Londra.
Lord Madara
non si è fatto vedere, né mi ha fatto pervenire
sue notizie neanche oggi e questo, inutile mentirmi, assieme alle
indagini che avanti a rilento, mi rende nervoso. Lo ha notato persino
il conte, mio cugino Shisui, il quale ha affermato che non è
da me comportarmi in codesto modo. Inoltre, mi ha rivelato che, da
qualche tempo a questa parte, mi sta tenendo d’occhio e che
trova il mio atteggiamento molto strano. Afferma di vedermi stanco,
inquieto e, delle volte, assente. Ovviamente è stata mia
premura assicurarlo del fatto che è tutto a posto e di non
preoccuparsi, non vorrei si mettesse a seguirmi o mi facesse domande.
Alla fine ho attribuito lo stato d’animo
all’indagine che stiamo seguendo e alle pressioni che ci
vengono fatte. Fortunatamente sembra averci creduto, in fondo non ha
motivo di dubitare.
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Capitolo 2 *** II mese ***
II
Secondo mese
1 Novembre
1752 Londra.
Ho deciso,
domani mi recherò da Lord Madara.
Non vale la
pena distruggere un’amicizia per delle incomprensioni,
specialmente perché sono stato l’unico ad
innervosirsi e perdere il controllo.
Lord Madara si
stava solo preoccupando, ed è legittimo che ci sia rimasto
male per il comportamento da me adottato. Non lo biasimo per essere
sparito, è giusto che sia lui a ricevere le mie scuse e non
è la sua mancanza a farmi pensare in questo modo.
Mi manca la
sua presenza lo ammetto, ma se sapessi di avere l’assoluta
ragione non mi spingerei mai fino alla sua dimora, mi conosco. Se lo
faccio è unicamente per aver compreso i miei errori.
3 Novembre
1752 Londra.
Le mie mani
tremano!
Ieri sera
è successo qualcosa che mi ha totalmente spiazzato e
destabilizzato: Lord Madara mi ha nuovamente baciato. Ma stavolta
è stato diverso, io… Io non so cosa mi sia
successo, sono ancora confuso, stordito e… eccitato!
Il mio cuore
non vuole saperne di smettere di scalpitare nel mio petto per quanto io
cerchi di imporgli di fermarsi, mai prima d’ora ho avuto una
reazione del genere.
Ma devo andare
con ordine, devo cercare di dare una spiegazione a quanto accaduto e,
dato che non vi sono riuscito ieri a causa della stanchezza e dello
shock, intendo farlo oggi.
Nel pomeriggio
non appena ho fatto ritorno alla mia dimora, come scritto qualche riga
più in alto, ho deciso di superare le divergenze e, fatta
preparare la carrozza, mi sono diretto all’abitazione di Lord
Madara dove sono giunto poco prima del calar del sole.
Ero
emozionato, desideravo incontrarlo, mi sarebbero bastati pochi minuti,
anche solo il tempo necessario per essere cacciato a causa del
comportamento da me adottato durante l’ultima conversazione,
l’importante era rivederlo.
Quando la
cameriera ha aperto mi sono fatto annunciare, ed ho avvertito il cuore
calarmi in gola quando Lord Madara si è presentato in cima
alle scale. Portava una sorta di vestaglia di seta nera con dei sottili
ricami argentati intrecciati tra loro a formare una qualche figura, un
indumento che sicuramente ha preso durante uno dei suoi innumerevoli
viaggi, e che metteva in risalto la sua carnagione nivea
nonché gli occhi neri.
Incantato, ho
fissato la sua regale figura scendere con grazia sconosciuta le scale
che ci separavano. Quasi sembrava fluttuare più che
camminare. Mi ha lasciato talmente ammaliato che neanche la sua aria
beffarda, dedita a prendersi gioco di me, è riuscita ad
infastidirmi.
Era una
visione a dir poco onirica.
Con un cenno
ha congedato la cameriera e, avvicinandosi, mi ha detto:
-
Ti aspettavo, ce ne hai messo di tempo.
Neanche la sua
provocazione mi ha infastidito sebbene sia riuscito, non so bene come,
a rispondergli qualcosa di sensato che controbattesse. Ci siamo dunque
scambiati qualche altra parola e poi spostati in sala dove, con un
po’ di timore, finalmente gli ho chiesto il motivo per il
quale non si fosse più fatto vedere, e lui mi ha risposto
semplicemente:
-
Sapevo che saresti venuto.
Quattro parole
che hanno suscitato molteplici e contraddittori sentimenti
all’interno del mio giovane animo, solitamente
imperturbabile.
Paura,
felicità, rabbia, debolezza ed odio…
Paura,
perché quelle parole dimostravano la consapevolezza che lo
avrei fatto, il mio punto debole ed il fatto che mi aveva in pugno,
sgretolando in un istante le giustificazioni che solo ieri mi ero dato.
Felicità,
perché non mi aveva dimenticato, non provava rancore e, al
contrario, mi stava solo aspettando.
Rabbia,
perché se non fossi andato non mi avrebbe cercato,
perché stava attendendo che fossi io a tornare, e da questo
la debolezza e l’odio nei miei stessi confronti
poiché, per la prima volta in vita mia, non mi sono dominato
e, al contrario, mi sono lasciato dominare. Sì, mi sono
lasciato dominare da lui e dai miei sentimenti.
Sentimenti a
cui ho dato voce, anche questo per la prima volta. Gli ho chiesto per
quale motivo fosse tanto dannatamente crudele, cosa sarebbe avvenuto
qualora non mi fossi fatto vivo, se non avessi ceduto e lui…
Lui ha risposto molte cose, e tutte mi facevano lievemente intendere
che fosse colpa mia.
Non capivo e
quindi continuavo a chiedere, a pretendere, per lo meno in questa
occasione, che fosse lui a scoprirsi dato che io lo avevo
già fatto. Perchè mi sono reso conto, grazie
anche all’ausilio di questo diario, di non riuscire a
nascondergli nulla, di non poterlo fare neanche se lo volessi. Mentre
lui resta un completo mistero.
Ma Lord Madara
non si scopriva e, al contrario, continuava a darmi le stesse risposte.
Risposte a cui io non intendevo sottostare, ma che alla fine si sono
arrestate da sole quando questi ha posto una mano dalle dita lunge e
affusolate su una mia gota leggermente imporporata e calda a causa
della discussione accesa, su cui successivamente ha poggiato le labbra
vellutate. Labbra che poi hanno sfiorato le mie e ci hanno sussurrato
contro:
-
Mi sei mancato…
Gesto e parole
che mi hanno completamente ammutolito e fatto cadere totalmente in sua
balia.
Da quel
momento in poi infatti non ricordo molto, solo un susseguirsi di
esplosione di emozioni.
Al contrario
della volta scorsa, Lord Madara non si è scostato, ha
continuato a baciarmi ed io, inspiegabilmente, non mi sono sottratto.
Sono rimasto immobile e, addirittura, lo ho ricambiato.
Ancora adesso,
chiuso nel silenzio della mia stanza, riesco ad avvertire la sensazione
della sua lingua nella mia bocca, ed i canini leggermente appuntiti che
sfioravano lievemente la mia che cercava di ricambiarlo. Oppure la mano
sulla mia vita che mi traeva contro di sé e
l’altra che mi carezzava il collo, spostandomi i capelli che
mi aveva sciolto.
O ancora le
sue labbra che si scostavano dalle mie per sfiorare le guance,
l’orecchio, il collo e, da allora, una strana sensazione di
benessere pervadere l’intero corpo. Il mio sesso fattosi
estremamente duro strusciare sulla sua coscia, una libidine totale, mai
provata prima. Gli ansimi che fuoriuscivano dalla mia bocca e, nella
mia mente, le sue parole che ripetevano:
-
È colpa tua…
Un botto in
lontananza, poi il nulla, devo essere svenuto…
Quando ho
riacquistato i sensi ero steso sul divano, Lord Madara era sopra di me
che mi carezzava il viso ed io mi rispecchiavo nei suoi occhi neri,
ammirando la sua bellezza, la sua pelle perfetta su cui spiccavano le
guance colorite, le labbra rosse, forse di quel colore per i baci.
Mi girava la
testa e non mi sono potuto muovere per molto, ma non mi dispiaceva
perché Lord Madara era lì con me che mi
vezzeggiava, mi parlava, mi ha detto molte cose anche se non
ricordo… Ma deve avermi dato delle risposte.
Poi devo
essermi riaddormentato ridestandomi solo diverse ore dopo e, sebbene mi
sentissi ancora intontito, ho dovuto fare ritorno a casa dove non sono
riuscito neanche a scrivere poiché mi sono nuovamente
lasciato andare al sonno.
Mi vergogno!
Quanto accaduto è immorale e perverso. Siamo due uomini, io
ho una fidanzata e so che è sbagliato eppure, anche solo a
ripensare a quanto è avvenuto, come scritto sopra, il mio
corpo reagisce, il mio cuore palpita ed il mio sesso si fa duro.
Sono sporco,
ho commesso un atto estremamente impuro a cui continuo a non trovare
risposta e non so cosa fare, se questo diario dovesse essere trovato
segnerebbe la mia fine. Vorrei evitare di incontrare Lord Madara altre
volte, ma dopo quanto accaduto temo che mi sarà
impossibile…
4 Novembre
1752 Londra.
Una nuova
vittima è stata trovata per le strade di Londra, la
poveretta era una meretrice ed è stata letteralmente fatta a
pezzi, questo ci porta a pensare che non rientri nel caso a cui sto
indagando, quindi sarà qualcun altro ad
occuparsene.
Questa
città diventa ogni giorno più pericolosa. Dovremo
aumentare i turni di guardia, questo forse terrà la mia
persona lontano da Lord Madara. Mi chiedo come poter fare lo stesso
anche con la mente…
6 Novembre
1752 Londra.
Stasera sono
uscito assieme al conte mio cugino, ci siamo diretti al King's Theatre.
Domani ci recheremo in qualche locanda fuori Londra, e dopo
domani saremo impegnati in un ballo di corte. Faccio il possibile per
tenere la mente impegnata, ma il ricordo di quanto successo mi
perseguita. Provo l’incontrollabile desiderio di vedere Lord
Madara e, nonostante cerchi di rifuggirne, i sogni mi tradiscono.
Rivivo quell’esperienza ogni qual volta che chiudo gli occhi,
e sento la sua presenza anche se lui non c’è.
Sono tanto
preso dai miei stupidi sentimenti che neanche riesco a concentrarmi
sull’indagine che dovrebbe avere la precedenza assoluta su
ogni cosa.
Me ne vergogno.
9 Novembre
1752 Londra.
Come temevo,
stargli lontano mi è impossibile.
Seguendo il mo
cuore sono giunto a Rotten Row e lo ho avvertito perdere un battito
quando, avvicinandomi alla consueta panchina, percependo la mia
presenza Lord Madara ha alzato la testa dal libro che stava leggendo e
mi ha guardato.
Mi sento
strano, agitato, vulnerabile e non mi piace questa sensazione. E non mi
piace perché, nonostante la mia maschera di
impassibilità, sono certo che Lord Madara avverta questi
miei sentimenti, più adatti a quelli di una fanciulla
indifesa che ad un ufficiale di polizia quale sono.
Non mi
riconosco.
Ovviamente lui
si è comportato normalmente. Quando mi sono accomodato al
suo fianco, mi ha domandato il motivo della mia assenza nei giorni
precedenti, ed io ho risposto che ero stato molto impegnato con il
caso.
Mi chiedo se
abbia capito che mentivo… Sicuramente sì, ma non
avrò mai una risposta perché non ne abbiamo
più parlato, concentrandoci invece su quanto Lord Madara
stava leggendo.
Il resto della
serata è trascorso tranquillo, come se nulla fosse accaduto.
Solo al momento di salutarci ha voluto rammentarmene sfiorandomi le
labbra con le sue, creandomi con tale gesto un fremito che mi ha scosso
tutto il corpo, giusto per far sì che non smettessi di
tormentarmi. Devo evitare di dirigermi alla sua dimora, di entrare
nella tana del lupo.
10 Novembre
1752 Londra.
Una nuova
vittima tra la mia gente. Una nuova vittima, a mio avviso, causata
dalla mia negligenza. Non riesco a capire come agisca l’uomo
a cui stiamo dando la caccia, né come riesca ad uccidere in
tale modo e per quale motivo. Può colpire per strada senza
che le sue vittime scappino, od entrare nelle loro abitazioni senza che
persona alcuna se ne accorga. Aprire porte e finestra senza
l’ausilio di strumenti, ed il tutto per privarle del loro
sangue. Un carnefice che sembra essere immateriale e surreale.
Mi sorge
spontaneo chiedermi se non abbia a che fare con un fantasma, ma i
fantasmi non esistono. Mi domando cosa direbbe Lord Madara se gli
esponessi tale pensiero… Sicuramente mi prenderebbe per un
folle, quale mi sento.
Questo diario
doveva essere unicamente dedicato a lui, ma non posso fare a meno di
parlare di questo caso, in quanto esso è divenuto un
argomento ricorrente nelle nostre conversazioni. Anche oggi non abbiamo
discorso d’altro sebbene ad un certo momento, nonostante
fossimo all’aperto, seduti su una panchina ed il freddo mi
entrasse nelle ossa, mi sono addormentato.
Quando mi sono
destato, avevo la testa poggiata sulle gambe di Lord Madara, il quale
si era sfilato il soprabito per coprirmi e mi stava accarezzando i
capelli dicendo di restare sdraiato, che avevamo ancora un
po’ di tempo prima che si facesse l’alba. Non ho
ben compreso cosa intendesse dire, so unicamente che ero molto debole e
che non mi sono mosso come mi era stato chiesto. Che mi sentivo bene
nonostante tutto e che, per quel lasso di tempo, mi sono scordato di
ogni problema che gravava sulle mie spalle.
Lord Madara
è l’unico a cui permetto di vedere questo lato,
forse per il rapporto che si è instaurato o
perché è il solo a farmi sentire come quello che
sono: un ragazzo di quindici anni.
13 Novembre
1752 Londra.
È
un periodo difficile, i morti aumentano ogni giorno di numero
ed essendoci anche dei nobili tra loro l’attenzione al caso
si è accresciuta, sebbene la gente avesse già
iniziato a parlare. Essa ha paura e, non ottenendo riposte, se ne crea
di proprie. Iniziano a girare voci strane, la plebaglia parla di
stregoneria, chi è più colto di esperimenti, e
gli aristocratici di un attacco rivolto all’alta
società.
Sono sempre
più confuso ed angosciato, temo in una rivolta cittadina
poiché la plebe è convinta che non stiamo facendo
abbastanza, o che abbiamo iniziato a darci da fare solo quando siamo
stati colpiti anche noi. Temo una rappresaglia delle forze armate
contro sua maestà per paura che tali fallimenti siano solo
un modo per mettere in discussione il nostro operato, ed una rivolta
dei medici che hanno timore di essere accusati degli omicidi a scopo di
compiere delle ricerche.
Ho bisogno di
parlarne a qualcuno, e Lord Madara è l’unico a cui
io possa esprimere codesti dubbi senza suscitare il panico!
Mi rammarico
di non poterlo fare questa sera, ma sono rientrato troppo tardi per
potermi dirigere alla sua dimora senza insospettire il granduca mio
padre che, in questi mesi, probabilmente allarmato dal conte mio
cugino, osserva leggermente preoccupato i miei movimenti. Ci manca solo
che sospetti di me…
14 Novembre
1752 Londra.
Anche
quest’oggi è successo un fatto che mi ha lasciato
alquanto sconcertato. Finito il turno di guardia a sua
maestà, nonostante avessi deciso di evitare
l’abitazione di Lord Madara, non ho potuto aspettare oltre e,
avendo bisogno di parlargli, mi ci sono diretto. Tuttavia, quando vi
sono giunto, è accaduto un fatto davvero insolito.
Da dietro il
portone principale ho udito una voce dal timbro estremamente alto ed
alterato, che delle volte riusciva a raggiungere toni estremamente
acuti ed assordanti, inveire contro Lord Madara e, dal modo in cui lo
faceva, doveva conoscerlo molto intimamente dato che non usava alcun
titolo onorifico né tanto meno il voi.
Lo sconosciuto
gli stava urlando qualcosa a riguardo del fatto che dedicava troppo
tempo ad altro invece che a lui, e rimasi alquanto colpito quando
sentii pronunciargli il mio nome, seguito da vari epiteti non troppo
cordiali.
Non sapevo
cosa fare, sebbene fossero soltanto le quattro e mezza e fosse
già calato il buio a causa delle giornate notevolmente
accorciate e facesse molto freddo per via del temporale avvenuto nel
primo pomeriggio, ormai ero arrivato ma non me la sentivo di
interromperli. Decisi quindi di attendere la fine della loro
discussione seduto sulle scale del grande portico. In fondo non ero
solo, a farmi compagnia c’erano i cani lupo di Lord Madara
che, come spesso accade, erano giunti a salutarmi appena sceso dalla
carrozza. Ovviamente non era mia intenzione origliare la loro
conversazione, ma quell’uomo parlava a voce talmente alta che
mi era impossibile non udire alcune parole. In quel momento, non so
bene per quale motivo, mi era tornato in mente il giovane incontrato a
Rotten Row, ma non ebbi il tempo di pensare altro perché
sentii gridare:
-
E chi se ne importa se quel damerino è arrivato!
Ora che ci
penso, come faceva Lord Madara a sapere che ero arrivato? Che abbia
sentito la carrozza? Impresa ardua dato il bailamme alzato dal suo
interlocutore. Eppure, come accadde in quella notte, non ho sentito
Lord Madara rispondere, sarà stato impassibile come al
solito…
Poi ho udito
l’ennesimo rumore e quindi il portone aprirsi, rivelandomi la
sagoma del suo padrone tranquillo ed impassibile come sempre,
nonostante i forti colpi provenienti dall’interno. Vista la
situazione, mi sono premurato di chiedere se volesse che passassi un
altro giorno dato il momento sconveniente, ma Lord Madara non ha fatto
in tempo a rispondere che si è sentito un urlo acuto,
viscerale e prettamente femminile, giungere dalle sue spalle.
Un grido
impregnato di terrore e dolore che mi ha fatto rabbrividire, al
contrario di Lord Madara che, con aria scocciata ed espressione
alterata, si è limitato a dirmi di attenderlo prima di
salire le scale e dirigersi in direzione del frastuono.
Un nuovo
tonfo, un nuovo dibattito, e quindi ho veduto lo stesso ragazzo, con i
capelli biondi e gli occhi chiari di quella sera, fare capolino in cima
alla rampa delle scale e fissarmi nuovamente con sguardo pieno di
rabbia e livore. Era lontano ed in penombra, ma non vi era dubbio che
fosse lui, né che mi fissasse a quel modo.
Come la prima
volta che lo ho incontrato, ho avvertito un intenso brivido percorrermi
la schiena, e l’istinto di recarmi al piano superiore per
vedere cosa fosse accaduto improvvisamente ha ceduto il passo a quello
di retrocedere in direzione della porta. Così mi sono
ritrovato, quasi senza rendermene conto, ad ascoltarlo. Sono
indietreggiato. Lentamente, come se mi trovassi al cospetto di una
belva feroce dinnanzi alla sua preda e, al contempo, ho avvertito il
cuore rallentare i suoi battiti così come il respiro farsi
affannoso. Era come se attendessi che mi saltasse addosso, ed
è stata la prima volta che mi sono sentito a quel modo.
Nessun assassino o brigante era mai riuscito a farmi indietreggiare, e
non mi capacito di come possa averlo fatto un ragazzino dai capelli
dorati, gli occhi chiari, il volto d’angelo ed almeno un anno
in meno del sottoscritto. Non riesco a trovare una spiegazione logica,
come non riesco a comprendere come tutta la tensione, accumulata in
quella stanza, possa essere svanita al solo arrivo di Lord Madara.
Al suo
ingresso quel ragazzo si è congedato, senza una parola,
sparendo in un'altra camera, ed io sono potuto andare incontro al
padrone di casa per chiedere spiegazioni ma, una volta che gli sono
giunto davanti, sono impallidito alla vista del suo pallore. Quando mi
ha chiesto di lasciarlo solo mi sono rifiutato, eppure non
c’e stato modo che io restassi. Lord Madara mi ha assicurato
che ad urlare era stata una cameriera, come se io potessi pensare a
qualcun’altro, e poi mi ha rassicurato sulle sue condizioni e
mi ha convinto ad andarmene in meno di un momento.
Non gli avevo
mai veduto un’espressione tanto tirata e devo ammettere che
mi ha turbato, ma ancora di più mi inquieta il pensiero di
cosa possa essere avvenuto in quella casa ed il fatto che abbia
obbedito. Non mi capacito di come non sia corso a vedere cosa fosse
accaduto a quella ragazza, né di come mi abbia convinto. Non
è dal sottoscritto anche se, da quando frequento Lord
Madara, mi sorprendo spesso a scrivere che mi ritrovo a provare o fare
cose che non sono da me…
Domani mi
recherò nuovamente alla sua dimora per assicurarmi che sia
tutto a posto.
Ora
però altre domande si aggiungono a quelle a cui ancora non
ho dato risposte: chi era quel ragazzo? E per quale motivo invece di
uscire si è diretto in un’altra stanza, come se
conoscesse bene quella casa? Possibile che abiti da Lord Madara? E se
così fosse, come è possibile che io non lo abbia
mai veduto?
Domande a cui,
prima o poi, auspicherei dare una risposta…
15 Novembre
1752 Londra.
Come
ripromessomi, nel tardo pomeriggio sono tornato da Lord Madara,
percorrendo la lunga strada che ci divideva con l’angoscia
nel cuore.
Giunto sul
posto, ad aprirmi il portone fu una nuova governante e, vedendola, tale
sensazione si è accentuata. Accomodatomi, non ho perso tempo
ed ho domandato al padrone di casa notizie della cameriera
assente, ricevendo in risposta rassicurazioni sul suo stato di salute.
Tuttavia, vedendo lo scetticismo dipinto nei miei occhi, Lord Madara ha
deciso di condurmi nella sua stanza dove, fortunatamente, ho potuto
constatare di persona le sue buone condizioni. Era piuttosto pallida,
probabilmente per lo spavento, ma per mio sommo sollievo stava bene.
Quindi ho chiesto a Lord Madara di lasciarmi in sua compagnia ma,
sebbene lui avesse accettato, la ragazza mi ha accomiatato affermando
di sentirsi molto stanca e di voler risposare, cosicché non
ho potuto parlarle.
Avrei voluto
sapere cosa l’aveva spaventata tanto però,
rammentando il brivido che io per primo ho provato al cospetto di quel
ragazzo, non fatico a capirlo. La sua stessa presenza incute timore.
Tornati in
salone, io e Lord Madara ci siamo accomodati sul divano e, spinto da
un’irrefrenabile curiosità, gli ho domandato chi
fosse quel giovane ed il motivo per il quale non lo avessi mai
incontrato se non in due occasioni. Dalla sua risposta evasiva ho
compreso che non intendeva parlarne, difatti si è limitato
ad informarmi che si trattava di un parente e che raramente usciva
dalle proprie stanze. Ovviamente ogni altra domanda è stata
sviata o messa a tacere in modo molto elegante, ma quantomeno ora
ricordo il nome di quel ragazzo, Lord Deidara.
Ho la
sensazione che sia un tipo piuttosto difficile da gestire persino per
Lord Madara e che abbia creato non pochi problemi, anche con la
servitù. Forse è questo il motivo per il quale la
cambiano tanto spesso.
È
un ragazzo molto bello, degno parente del Lord e mi incuriosisce.
Vorrei saperne di più, vederlo attraverso gli occhi di Lord
Madara, sapere di cosa conversano e per quale motivo prova del rancore
nei miei confronti. Per tale ragione vorrei parlare ancora di lui, ma
poco alla volta, per non risultare invadente o indiscreto, come
è già avvenuto.
Certo
è piuttosto strano che non lo abbia mai incontrato, sebbene
non abbia trascorso poi molte ore in quella casa. Però,
finalmente, ora posso spiegare i rumori che ogni tanto udivo provenire
dalle camere del piano superiore, altro che fantasmi! Lord Madara
è davvero misterioso, ma forse l’arcano
è finalmente svelato. Era questo che mi nascondeva, anche se
non ne comprendo il motivo. Inoltre mi chiedo se, anche quella sera,
non fosse sempre il sottoscritto la causa della discussione e se la
ragione per la quale non voleva che andassi a trovarlo prima di una
certa ora, non fosse che lo avrei incontrato.
16 Novembre
1752 Londra.
Nessuna
vittima quest’oggi, è la prima volta dopo molto,
ma non basta questo a rallegrarmi. Devo arrestare il colpevole.
Le lunghe e
faticose ricerche che non ho mai interrotto e che spesso ho svolto
nell’anonimato, infine si sono ristrette portandomi a
dubitare di un nobiluomo dalle cattive abitudini.
Solito
giocatore d’azzardo, frequentatore di quartieri malfamati in
cerca di possibili cavie, e avvezzo a studi di medicina; lo ho veduto
spesso aggirarsi per le buie e desolate strade di Londra.
Il soggetto in
questione è il prediletto di sua maestà Hiruzen
III, il marchese Orochimaru. Un uomo dalle grandi doti intellettive,
che si è conquistato codesto titolo nobiliare maritandosi
con la marchesa Tsunade, anch’essa molto vicina al monarca e
di cui lo sposo ne ha immediatamente catturato l’attenzione.
Non è stato facile indagare sul suo conto poiché
è estremamente astuto, possiede notevoli agganci ed
è il favorito del re. Praticamente intoccabile.
Talmente
intoccabile che, fino ad ora, ho lasciato questa ipotesi per ultima e
mi sono astenuto dal rivelare a persona alcuna i miei sospetti,
incredibilmente anche a Lord Madara, a cui esprimevo altri dubbi.
Potrebbe essere molto rischioso, nonostante le doti innegabili
è una persona subdola, riprovevole e, soprattutto,
pericolosa. Pronta a tutto per raggiungere un obbiettivo e dio solo sa,
se esistesse, quale si è prefissato questa volta.
È ossessionato dalla giovinezza e rammento di vari
esperimenti che aveva proposto e, fortunatamente, ricusati da sua
altezza in persona. Studierò una strategia adeguata, temo
solo che abbia smesso di uccidere avendo capito che sospetto di lui.
17 Novembre
1752 Londra.
Ho incontrato
Lord Deidara.
Mi ha intimato
di stare lontano da Lord Madara, di non farmi illusioni, che sarei solo
un trastullo per lui e che presto si sarebbe stancato di me, come ha
fatto con gli altri.
Ha agito in
tal modo per mettermi al corrente che il sottoscritto non è
il primo e che non sarebbe stato neanche l’ultimo, per
ferirmi e, quando lo ho gentilmente informato che non lo avrei fatto,
ho veduto il suo viso, bello e dai lineamenti perfetti, indurirsi ed i
suoi occhi iniettarsi di sangue per la rabbia e traboccare odio.
Come nelle
altre occasioni in cui lo ho incontrato, ho provato forti ed intesi
brividi scuotermi dal profondo, ma ho cercato di non
muovermi, di non arretrare e di guardare negli occhi quel ragazzo
dall’aspetto angelico che pareva nascondere al suo interno un
vero diavolo. Sembrava volermi togliere la vita tanto era il
risentimento che leggevo sul suo viso. Non so bene come, ma sono
riuscito a percepire tutta la sua aura omicida, arrivando persino a
capire che intendeva farlo nei modi più violenti e dolorosi
possibili. La mia mente ha iniziato a proiettarmi immagini assai
cruente, il mio cuore a battere più forte ed il respiro a
farsi più affannoso. Ancora una volta mi sentivo una preda
dinnanzi al suo cacciatore.
Una parte di
me suggeriva di scappare lontano, più lontano che potessi,
per salvarmi; mentre un’altra che lui non poteva nulla nei
miei confronti nonostante il buio e la desolazione che regnava in
quella strada. E non solo perché ero armato.
Al contrario,
in quel momento ho pensato che la mia fida spada non potesse
alcunché contro di lui. Un assurdo pensiero il mio, dato
l’addestramento a cui sono stato sottoposto, eppure non mi
sono mosso.
Vedendo che
non mi spostavo, Lord Deidara mi ha afferrato per il bavero della
giacca di velluto per trarmi a sé e, probabilmente,
incutermi più paura. Possiede la stessa pelle di Lord
Madara, chiara, appena trasparente, perfetta, ed i suoi occhi azzurri
mi fissavano intensamente. Io ero immobile, non so per quale motivo non
ho reagito, né come abbia fatto ad essere tanto veloce per
far sì che non mi scansassi. Possedeva una stretta ferrea
per la sua età e la corporatura esile. Nel guardarlo, ho
avvertito il respiro accelerare ulteriormente ed una scarica di brividi
pervadere il mio corpo, che poi fu scaraventato a terra mentre Lord
Deidara, sprezzante, mormorava qualcosa che non ho udito.
Come ho
già scritto, non so per quale ragione io non abbia reagito,
né perché abbia provato quelle assurde sensazioni
ma di una cosa sono certo: più che un lontano parente, mi ha
dato l’impressione di essere un amante geloso.
Quando poco
più tardi mi sono incontrato con Lord Madara, non gli ho
rivelato l’accaduto. Non era mia intenzione farlo
preoccupare, né spiegargli il motivo della mia mancata
reazione dato che io per primo non so darvi una spiegazione. Anche se,
scrivendo, esso emerge a chiare lettere: colpire Lord Deidara sarebbe
stato come farlo con Lord Madara stesso, benché
indirettamente dato che gli avrei procurato un dolore.
Nonostante il
mio silenzio sull’accaduto però, Lord Madara deve
aver intuito il mio disagio perché è stato molto
presente. Ha affittato una camera di una locanda in centro per poter
parlare al caldo poiché si prospettava una notte molto
fredda, ed io mi sono dovuto trattenere non poco dal rivolgergli alcune
domande.
Quanto
rivelatomi da Lord Deidara mi ha ferito, ma penso che appartenga al
passato. Inoltre, quanto avvenuto, mi porta a dedurre che, se Lord
Deidara è tanto intimorito dalla mia persona, deve essere
perché ha compreso che il nostro rapporto è
diverso. Non credo di peccare di presunzione affermando di aver colpito
profondamente Lord Madara.
Abbiamo
parlato d’arte italiana, ma ogni tanto la mia mente vagava su
quel ragazzo e le molteplici sensazioni che quel nome riesce a
procurare nel mio animo.
Mi domando se
anche lui abbia attinto dal sapere di Lord Madara, sebbene dal suo
linguaggio non traspaia, e se questi gli carezza mai i capelli come fa
con me nonché il motivo della sua gelosia.
Tali pensieri
mi hanno distratto dall’argomento interessante che Lord
Madara stava trattando.
A riportarmi
con i piedi a terra una sua mano che dal viso è scesa sul
mio collo, il petto e poi più in basso, per lasciare il
posto alle sue labbra ed al piacere che esse ogni volta mi
riservano… e che sto rivivendo anche ora rievocandolo.
Non vi
è dubbio che la nostra sia una relazione differente, sia in
positivo che in negativo.
Ora devo
andare a coricarmi, è l’alba. Mi sono addormentato
in quella camera, mi succede spesso di assopirmi quando sono con Lord
Madara, già lo ho scritto. Che sia la stanchezza o il
piacere ad ottenebrarmi la mente, l’unico rammarico,
è che lui non vi era al mio risveglio.
Mi chiedo se
non sia io l’amante. Tutto ciò è
tremendamente perverso ma, allo stesso tempo, estremamente affascinante
e piacevole…
18 Novembre
1752 Londra.
Fortunatamente
il granduca mio padre è abituato ai miei orari e, essendo a
conoscenza che mi intrattengo per le indagini, non si insospettisce e
non mi crea problemi neanche quando, come ieri, rincaso al sorgere del
sole. Non oso immaginare cosa direbbe qualora scoprisse che passo gran
parte del mio tempo libero con Lord Madara.
Temo sempre
più che possa parlare con il conte mio cugino e venire a
conoscenza del fatto che spesso non sono con lui sebbene io affermi il
contrario, devo fare in modo che ciò non accada.
Inoltre i
mancati omicidi mi insospettiscono, vorrei esporre la mia teoria ma
temo in scelte avventate, tra gli Uchiha ed il marchese Orochimaru non
scorre buon sangue. Entrambi cercano di ingraziarsi sua
maestà Hiruzen III.
Inoltre, a
trattenermi, vi è il fatto che non mi sono più
potuto avvicinare al marchese, né ai luoghi da lui
frequentati per non insospettirlo, e non oso immaginare cosa accadrebbe
qualora le accuse non fossero fondate. Sicuramente ci accuserebbe di
infamia e calunnia.
Sarà
meglio che mi sbrighi a portare a termine questo caso.
Dopo il pranzo
passerò dal cugino Shisui e tenterò di parlare
prima con lui, temo che stasera non potrò vedermi con Lord
Madara.
21 Novembre
1752 Londra.
Altri quattro
giorni senza vittime o, quantomeno, vittime visibili.
Quattro giorni
di ricerche, pattugliamenti ed appostamenti svolti assieme al conte mio
cugino che ha assecondato la mia teoria, e in cui sono sorti nuovi
sospetti sul marchese. Sembrerebbero confermati i finanziamenti e la
sua partecipazione diretta ad alcuni esperimenti, sebbene non sia
ancora chiara la dinamica dei fatti. Inoltre, ad aggravare la sua
posizione, vi è l’accusa di ordire complotti alle
spalle di sua maestà, ma anche tali affermazioni sono da
verificare con maggiore attendibilità.
Quattro giorni
in cui ho veduto solo di sfuggita Lord Madara, che neanche ho potuto
salutare.
Quattro giorni
in cui, facendo ritorno alla mia dimora, mi sono sentito osservato.
Devo fare attenzione che non si tratti degli uomini del marchese.
Quattro giorni
estremamente duri.
22 Novembre
1752 Londra.
Dopo le ultime
rivelazioni, quest’oggi ho svelato i sospetti riguardanti il
marchese Orochimaru anche al mio nobile padre e al visconte Obito, che
non sono rimasti stupiti poiché i fatti li avevano portati
nella stessa direzione.
Il granduca
mio padre mi ha ordinato di persistere nella sorveglianza, di
recuperare le prove e, quando esse saranno inconfutabili,
farà scattare l’arresto. Il momento si avvicina ed
io sono impaziente di portare a termine il caso, così da
potermi prendere un periodo di riposo da trascorrere in compagnia di
Lord Madara. Inutile negare: avverto la mancanza della sua voce quanto
quella delle sue carezze.
In un paio di
occasioni lo ho sognato. Mi baciava le guance, le labbra ed il collo,
come ama fare, e mi toccava in parti proibite, facendo aprire la mia
bocca ed incurvare le labbra in un sorriso mentre io, sotto di lui, mi
dimenavo appena stringendogli le spalle ed invocando il suo nome.
È
stato talmente verosimile, che al mattino seguente mi sono sentito
stordito e felice come quando ciò accade
realmente… Spero unicamente di non aver emesso versi o
ansimato anche nella realtà!
Mi chiedo se
sia normale stancarsi a tal punto o svenire per il troppo piacere, ma
purtroppo è una domanda che non potrò mai
rivolgere a persona alcuna poiché troppo imbarazzante,
nonché fonte di quesiti a cui non potrei dare una risposta.
Una volta mi
sono trovato a sognare anche Lord Deidara, sebbene non lo abbia
più visto dal 15 novembre, ma è stato un vero e
proprio incubo. Lord Deidara mi dava la caccia per le strade di Londra
ed io, disarmato e ferito, non potevo fare altro se non darmi ad una
disperata fuga. Mentre correvo, tentavo di urlare e chiamare aiuto, ma
la mia gola non emetteva versi. Trascinavo il mio corpo pesante per i
vicoli stretti e maleodoranti della periferia, in cui non vi era altra
illuminazione che la luna e, nel mentre, avvertivo le sue risa
riecheggiare nella mia testa.
Come un gatto
che gioca con il topo, mi lasciava scappare solo per il gusto di
inseguirmi e terrorizzarmi. Ricordo gli svincoli, la sua figura dietro
le mie spalle che rifletteva la propria ombra sul muro adiacente
illuminato dalla luna piena, la quale sembrava apparire solo per
mostrarmelo. Il suo fiato freddo sul collo, la sua presenza onnipotente
ed una mano, la sua, che alla fine mi ha spintonato contro una parete
ed afferrato per la gola, alzandomi.
Ricordo
nitidamente i suoi occhi completamente rossi, le labbra scarlatte e le
unghie lunghissime con cui mi lacerava i vestiti e sfregiava il mio
petto, mentre rideva sguaiatamente nell’osservare le
espressioni di puro dolore dipinte sul mio volto, le medesime che
potevo vedere io stesso durante questo incubo. Le urla di sofferenza
che non fuoriuscivano, e l’orrore di quando lo ho veduto
avvicinarsi e leccare il mio sangue, che ha sporcato il suo viso
immacolato, prima che mi recidesse la carotide ed io mi svegliassi
soffocando un urlo.
Avevo il
sudore che mi imperlava la fronte, i brividi lungo la schiena e sentivo
le mani tremarmi leggermente, anche quello era stato tremendamente
reale.
Mi vergogno di
aver fatto un sogno del genere su Lord Deidara, e mi vergogno ancora di
più di essermi sentito a quel modo.
Non mi
capacito di come quel ragazzo o Lord Madara possano tanto. Entrambi
hanno qualcosa di magnetico ed oscuro, quasi ipnotico. Probabilmente
è per la loro bellezza fuori dal comune.
Comunque
fortunatamente ciò è avvenuto una sola volta e,
sebbene il ricordo di tale sogno è ancora scolpito nella mia
mente, esso è messo in ombra da quelli di Lord Madara a cui,
ancora una volta, non posso fare a meno di pensare.
23 Novembre
1752 Londra.
Altra giornata
di ricerche terminata a notte fonda, sono talmente spossato da non
essere neanche riuscito a passare a Rotten Row per vedere se vi fosse
Lord Madara nonostante la voglia di incontrarlo. L’unica nota
positiva è che non vi sono vittime.
Aspetto con
impazienza il giorno di intervenire.
25 Novembre
1752 Londra.
Finalmente
è scattato l’ordine che prevede
l’arresto del marchese Orochimaru!
La cattura
avverrà in serata. Domani notte potrò
festeggiarla con Lord Madara, sperando che almeno in questa occasione
mi faccia l’onore di assaggiare il vino da me scelto, non
vedo l’ora. È incredibile come senta la
sua mancanza, non mi abituerò mai. Spero solo di non
sognarlo questa notte perché domani avrò bisogno
di tutta la mia forza.
Ora basta
dilungarmi, come scritto, tra poche ore dovrò essere lucido
e presente e non potrò permettermi errore alcuno.
**************************************************************************************
Ed eccoci al
secondo capitolo, spero di non avervi fatto aspettare troppo XD
Grazie per i
bellissimi commenti, ed anche per averla messa tra i preferiti **
Ci vediamo nel
prossimo ed ultimo capitolo.
Ed ora spazio
alle risposte^^
araya: Hahahaha ma grazie
(io adoro i papiri xD)
Sono
felicissima che ti sia piaciuta, ed anche di essere riuscita a renderla
verosimile e, di conseguenza, catapultarti nel 700. E’ stata
una faticaccia, ma almeno ha sortito il suo effetto xD
-Forse
non te ne frega neanche un pochino XD ma mi è capitato di
trovarmi tra le mani un diario di un'ufficiale militare dell'800 e lo
stile era proprio identico al tuo ^^ - eccome se mi importa,
mi fa onore ><
Pensa che
credevo di aver combinato un mezzo pasticcio xD
Delle volte mi
perdevo, rileggevo, tagliavo, incollavo e facevo millemila ricerche xD
Il giorno
stesso della consegna poi, rileggendolo, mi sono accorta di errori
gravissimi tipo :
Mi sembro un
adolescente con gli ormoni in subbuglio...
Ormoni?!?!?!?
Nel 700?!?!??!!?!
Hahahahaaha
lasciamo stare va xD
Per quanto
riguarda Madara lo so è uno stronzicotto però...
come si fa a non innamorarsene vedendo le immagini di Lily??!?!?! xD
E’ vedendo le sue fanart che mi sono innamorata della coppia
xD
Lily musa
ispiratrice**
Per quanto
riguarda Itachi, sono troppo contenta di essere riuscita a renderlo
><
Hihi, sono
felice che ti abbia appassionato, spero che anche questo capitolo ti
piaccia.
Grazie per i
complimenti un bacio =*
mizukage: Addirittura perfetta,
ma grazie >< (/me commossa )
Sono veramente
felice che ti sia piaciuta tanto! Anche se sei di parte xD
Sì,
la difficoltà è stata molta ma, quello che
è stato più complicato, è stato
mantenere lo stile.
I personaggi
si sono praticamente mossi da soli xD, io mi sono limitata a cercare di
rimanere IC... ed ancora non ci credo di esserci riuscita xD
Poi per quanto
riguarda Itachi sì, ho cercato di mantenere intatti tutti i
suoi valori, come per Madara il mistero e Deidara
l’esuberanza. Mentre scrivevo me li immaginavo, ecco il
trucco xD
Spero che ti
piaccia anche questo capitolo. Grazie per il bel commento e per i
complimenti.
Un bacio =*
Lady_Nene: Cara, credo che tu
abbia detto tutto nel bellissimo giudizio che mi hai dato =*
Hahaha per
l’immagine non preoccuparti xD
Ne hai usata
una stupenda ed hai anche usato il viola che adoro xD
E’
stato un bel regalo ><
Sono
felicissima di aver partecipato al tuo contest e che ti sia piaciuta
tanto!!!
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Capitolo 3 *** III mese ***
III
Terzo mese
13 Dicembre
1752 Londra.
Sono trascorse
più di due settimane da quando ho scritto l’ultima
volta, ed ancora non riesco a capacitarmi di come possa essere qui, su
questa terra, seduto alla mia scrivania, ed in grado di
farlo…
È
un miracolo, o almeno questo è quanto affermano i medici che
mi guardano come un morto che cammina. Peccato che il sottoscritto non
creda nei miracoli.
Se sono vivo
lo devo unicamente ai miei familiari, che mi sono stati accanto, a Lord
Madara, e alla mia forza di volontà.
Il conte, mio
cugino Shisui, ed il mio adorabile fratellino Sasuke, come mi ha
raccontato il mio nobile padre, sono rimasti praticamente sempre
accanto al mio letto per vegliare il mio sonno ed accudirmi. In quanto
a Lord Madara, lui, come già accaduto, era nei miei sogni.
Ve ne
è stato uno poi che, a mio avviso, è stato quello
che ha permesso il mio risveglio.
Ma voglio
andare per ordine perché, quanto avvenuto, è
qualcosa che ha dell’incredibile. Come tutto ciò
che riguarda la mia vita da quando ho incontrato Lord Madara del resto.
Inoltre ho bisogno di scrivere, per rendermi conto di essere vivo ed
analizzare i fatti.
Il 26
novembre, come avevo annotato, è stato il giorno
dell’arresto.
Io, il
granduca mio padre, il conte mio cugino, il visconte Obito ed altre
quattro guardie reali, al calar del sole, ci siamo diretti alla dimora
del marchese Orochimaru ma questi, inaspettatamente, come se fosse
stato avvertito, ci stava aspettando armato di spada e molteplici
soldati e ci ha attaccati. Essi, probabilmente, costituivano una parte
di quelli che gli sarebbero serviti per la rivolta che stava mettendo
in atto.
Essendo in
netto svantaggio numerico e non attendendoci tale accoglienza, ci siamo
difesi come meglio potevamo. L’ordine era di non uccidere il
marchese, ma non è stato possibile attenervisi. Infatti, a
causa del cruento scontro, sono stato io stesso a dargli il colpo
mortale prima che assassinasse il conte mio cugino, sebbene subito dopo
sia stato colpito a mia volta. Ho avvertito la sua lama entrare nel mio
fianco e trapassare gli organi che trovava al suo passaggio, prima di
riuscire per ripetere quel gesto una seconda volta, e poi una terza.
Ricordo
praticamente tutto. Un dolore lancinante, la giubba bagnarsi con
estrema rapidità, l’odore nauseabondo del sangue,
il mio nome urlato dal granduca mio padre ed infine il contatto con il
suolo. Dopo di che il buio.
Al mio
risveglio mi hanno raccontato che non ripresi i sensi sino al 30
novembre, quando ho riaperto gli occhi per qualche minuto. Che le
condizioni in cui versavo erano altamente critiche ed avevo perso molto
sangue, che avevo la febbre alta e deliravo. Poi che l’1
dicembre il mio stato di salute precario è precipitato, e
che il medico aveva affermato che non avrei superato la notte. Che a
tali parole il granduca mio padre aveva fatto chiamare il prete ma che
il sottoscritto, in un momento di lucidità, lo aveva mandato
via.
Non era di un
pastore che avevo bisogno, ma di Lord Madara. Desideravo vederlo, e lo
desideravo talmente tanto che lo ho sognato. Lo ricordo
perché rammento quanto ci siamo detti.
-
Vuoi vivere?
-
Sì…
Tre semplici
parole suggellate da un bacio disperato e dal sapore del sangue, il
sangue che avevo perso e che ancora riecheggiava nelle mie membra.
A seguito di
quel giorno, mi hanno raccontato ancora, non ho ripreso i sensi prima
che ne passassero altri quattro, poi è avvenuto quello che
tutti hanno chiamato il miracolo. Dopo aver superato la fatidica notte,
ho iniziato a riprendermi… o almeno credo.
È
tutto talmente surreale. Mi sento strano, diverso, molto diverso, ma
non capisco da cosa dipenda, è una sensazione estremamente
strana. Persino le cose, quali oggetti o persone, le osservo in modo
differente. Il conte mio cugino attribuisce tale fenomeno al fatto che
sia stato ad un passo dalla morte. Mi ha domandato dove ho trovato la
forza e l’energia per riprendermi, non ho saputo rispondere.
L’unica certezza è che non potevo né
volevo morire tanto giovane, perchè ci sono ancora molte,
troppe cose che desidero vedere, conoscere e scoprire.
Lo ho detto
anche a Lord Madara in quel sogno tanto reale, di cui però
possiedo solamente il ricordo di quelle tre parole e
l’attaccamento che nutrivo nei confronti della vita. Eppure
ho come la sensazione che Lord Madara mi abbia detto molto, molto altro
in quel frangente…
Ma cosa
importa? Ciò che conta è che sia vivo e che
presto potrò riprendere ad uscire! Voglio incontrare Lord
Madara il quale, ho scoperto, si è premurato di mandarmi dei
libri ed un biglietto, non firmato, in cui mi diceva di lottare con
tutto me stesso. Sono l’unico ad aver capito di chi fosse
tale regalo, come sono l’unico a non essersi stupito del
fatto che in esso non vi erano domande riguardanti il mio stato di
salute, probabilmente ne era già a conoscenza.
È
incredibile il legame che, in un lasso di tempo tanto ristretto,
è riuscito a crearsi tra noi, tuttavia temo che il nostro
incontro non avverrà molto presto. È
già molto che riesca ad alzarmi dal letto, oltre a tutto non
so quando mi leveranno i punti. Mi sento bene ma i medici mi impongono
di stare a riposo, ed il mio pallore non aiuta.
Ma tutto a suo
tempo, presto sono sicuro di poterlo andare a trovare e di discorre con
lui dell’accaduto.
Poi il 6
dicembre è venuta a farmi visita la mia promessa sposa che
si è trattenuta per due giorni. Era terribilmente
preoccupata per la mia persona ed ha pianto molto non appena mi ha
incontrato. Non le avevano permesso di venire prima date le mie
condizioni. Quando mi ha veduto, mi ha gettato le braccia al collo ed
è stata estremamente dolce, sebbene debba ammettere che mi
ha fatto una stana impressione quando le sue labbra si sono soffermate
sulla mia guancia, dato che l’ultimo a compiere tale gesto
è stato Lord Madara.
Mi sento in
colpa a dirlo, ma avrei voluto che ci fosse stato lui al suo posto. Da
quando mi sono risvegliato il desiderio di incontrarlo è
aumentato, è quasi incontrollabile ed il sapere di non poter
uscire… Mi sembra di impazzire!
Vorrei che
Lord Madara si introducesse nella mia stanza dalla finestra,
così da non essere scorto da persona alcuna, ma so che
è impossibile. Basta, inizio a vaneggiare, evidentemente
devo ancora riprendermi dall’accaduto…
La compagnia
della principessina Haruka Kuran mi ha fatto piacere, come me ne fa
quella del conte mio cugino, del mio amato fratello e dei miei diletti
genitori, che non avrei mai voluto far preoccupare. Tuttavia, dal
giorno in cui mi sono ridestato, ho notato di passare gran parte del
tempo a dormire.
I medici
dicono che questo accade per permettere al mio fisico debilitato di
recuperare, ma essi non sanno che il mio sonno è agitato e
discontinuo. Evito di parlarne perchè per lo più
rivivo il momento in cui il marchese Orochimaru mi ferisce e lo
sgorgare del sangue, non voglio impensierire ulteriormente la mia
famiglia. Devo solo attendere che passi, inoltre le poche ore di luce
che l’inverno mette a disposizione non aiutano di certo.
Spero di rimettermi in fretta, di passare notti tranquille e che questa
stanchezza, per lo più mattutina, passi al più
presto.
14
Dicembre 1752 Londra
Anche oggi il
mio risveglio non è avvenuto prima delle quattro, quando
fuori era già l’imbrunire a causa delle giornate
notevolmente accorciatesi, e così per leggere ho dovuto
accendere delle candele. Non avevo mai fatto caso a quanto fosse
ipnotizzante il fluttuare ondeggiante della fiammella. Sono rimasto a
fissarla ininterrottamente per due ore. Tutto in lei mi attraeva: la
fiamma, la cera che colava in veloci goccioline che poi si depositavano
sul bordo del candelabro in argento, il suo lento consumarsi ed
abbassarsi. Ero come ipnotizzato, effetto che mi è capitato
anche con la tenda, le pieghe del lenzuolo o le venature del mobile. A
ridestarmi, stavolta, è stato il mio amato fratello Sasuke,
il quale si era premurato di recapitarmi la cena che però ho
appena toccato. Come sempre in questi giorni.
Più
che fame mi ritrovo ad avere molta sete. La mia bocca è
sempre asciutta, ma anche questo per i medici è normale,
come il fatto che mi dia fastidio la luce poiché sono stato
per molti giorni a letto. L’unica cosa che non si spiegano
è la pronta guarigione delle mie ferite.
Devo sforzarmi
poiché non basterà solo questo per incontrare
Lord Madara…
15
Dicembre 1752 Londra
Il sonno
agitato non bastava, esso doveva anche tormentarmi con il ricordo
mostruoso dell’incubo fatto…
Era notte, le
strade illuminate solo dal pallore della luna ed il sottoscritto stava
inseguendo qualcuno, una ragazza. Essa si nascondeva dietro i muri,
come io stesso avevo fatto tempo addietro quando era stato Lord Deidara
il mio inseguitore.
Non la vedevo,
ma sapevo che lei era lì! Sentivo il suo respiro affannoso
rimbombare nelle mie orecchie, avvertivo l’odore della sua
paura nell’aria, e questo mi piaceva e mi terrorizzava allo
stesso tempo. C’era una parte di me che continuava ad
inseguirla ed un’altra che mi implorava, come faceva quella
povera ragazza, di fermarmi. Poi, sempre in sogno, ho ricordato le
parole del biglietto di Lord Madara.
-Combatti
con tutto te stesso.
Queste, che
fortunatamente mi hanno risvegliato, hanno poi continuato a
riecheggiare nella mia testa anche dopo che mi sono destato, facendomi
al contempo provare la sensazione che non fosse la prima volta che
ciò accadeva. Non mi capacito di come abbia potuto fare un
sogno del genere. La malattia deve avermi scosso più di
quanto credessi.
15
Dicembre 1752 Londra
Anche
quest’oggi ho avuto un terribile incubo, ed anche in questa
occasione mi sono destato poco prima di assalire la mia vittima, ed
ancora una volta unicamente perchè ho rammentato le parole
di Lord Madara, o me le ha sussurrate lui apparendo, non ricordo.
Questi sogni mi stanno sfiancando e la sua lontananza non mi aiuta di
certo.
Desidero
vederlo, parlargli… Inoltre, stando meglio, sia il conte mio
cugino che il mio diletto fratello sono tornati l’uno in
servizio e l’altro alle lezioni private e, sebbene passi gran
parte del giorno a dormire, la sera mi sento solo. Ho invertito gli
orari e neanche i libri che mi ha prestato Lord Madara riescono a
tenermi la dovuta compagnia. Li leggo non vedendo l’ora di
poterne discorrere con lui, così come sono ansioso di
discutere sul nuovo modo in cui vedo le cose.
Sì,
ho proprio molto da raccontargli…
16
Dicembre 1752 Londra
Finalmente mi
hanno tolto i punti. Il medico quasi non credeva che la ferita si fosse
già rimarginata e, mentre operava, mi ha lodato, affermando
che un prodigio quale è il sottoscritto non poteva smentirsi
neanche in questo. Prima di andare si è raccomandato di
riprendere un ritmo più sano e di non strapazzarmi troppo.
Sono ancora un
po’ debilitato, ma per festeggiare sono potuto scendere a
cena con i miei familiari, anche se non ho mangiato molto.
Ultimamente
comunque sto divagando, questo diario lo ho iniziato per parlare di
Lord Madara ma, non potendo muovermi dal letto, le ore sembrano non
trascorrere e, scrivendo, almeno le notti passano più
velocemente ed il qui presente ha una testimonianza permanente dei
fatti. Inoltre, il nome di Lord Madara, appare costantemente. Un modo
per sentirlo vicino e non rischiare di scordare quanto ho da dirgli.
Ora che mi
sono alzato il prossimo passo sarà Rotten Row.
17
Dicembre 1752 Londra
Ho scritto a
Lord Madara: gli ho annunciato che domani sera ci saremmo veduti. Non
posso più aspettare. Sento il sangue ribollirmi nelle vene
al solo pensiero, mi sembro un adolescente con lo spirito in
subbuglio… eppure non si tratta solo di questo.
Non riesco a
spiegarlo con le parole, ma quando mai sono stato capace di spiegare
qualcosa riguardante Lord Madara, oppure quanto mi sta accadendo negli
ultimi due mesi?
La mia vita
è radicalmente cambiata dal momento in cui lo ho conosciuto
e, se in meglio o in peggio, dipende dai punti di vista. Da quello
culturale sicuramente, da quello emotivo...
Quando mi
soffermo a pensarci, mi accorgo di provare una sorta di paura per le
forti emozioni, fino ad ora sconosciute ed estremamente perverse, che
nutro nei suoi confronti, come anche per i vuoti di memoria che mi
hanno recentemente colpito. E ciò accade perchè
tali emozioni e questo disorientamento non sono da me.
Comunque,
oltre a quello di incontrarmi nuovamente con Lord Madara, è
forte in me anche il desidero di tornare al più presto in
servizio. Intendo aiutare il granduca mio padre, e chi come lui, a
scoprire chi ci ha traditi rivelando al marchese Orochimaru le nostre
intenzioni.
19
Dicembre 1752 Londra
Mi ritrovo a
scrivere oggi quanto accaduto un giorno or sono, poiché ieri
ero troppo stanco per farlo. Come annotato, ho incontrato Lord Madara.
Nonostante le
proteste del mio nobile padre, finito il pranzo mi sono messo
l’abito da passeggio e poi, approfittando del fatto che il
cugino Shisui era venuto a farmi visita, gli ho chiesto di
accompagnarmi a Rotten Row per sedermi all’aperto e scambiare
qualche parola con dei gentiluomini. Sono riuscito a convincere tutti
nonostante l’ora tarda, dicendo loro che mi avrebbe fatto
bene un poco di aria e del movimento, e che un libro ed una chiacchiera
mi avrebbero fatto compagnia per il tempo in cui il mio accompagnatore
avrebbe sbrigato i suoi impegni. Ho lasciato tutti sconcertati, il
conte mio cugino in testa, ma i miei famigliari sanno che non sono
persona da restare inattiva per troppo tempo. Per tale motivo non si
sono opposti, sebbene mi abbiano sommerso di raccomandazioni.
Così, scrutato dal loro vigile sguardo, ho indossato il
mantello, il cappello e, preso il bastone, appoggiandomi ad esso sono
uscito.
Non appena
varcata la soglia della mia abitazione, ho avvertito l’aria
rigida e pungente dell’inverno entrarmi nei polmoni e gelarmi
il volto, a causa della differenza di temperatura con
l’interno della casa.
Mi ha fatto
sentire vivo.
In silenzio,
sono rimasto a fissare il paesaggio toccato dalla luce del tramonto che
si stagliava dinanzi ai miei occhi. Un tramonto che in questi giorni ho
fissato spesso fuori dalla finestra, trovandolo ogni volta
più bello.
In men che non
si dica l’odore della terra bagnata ed il freddo hanno invaso
le mie narici.
Già,
ultimamente sento più forti anche gli odori. Nonostante la
porta chiusa della mia stanza, posso capire cosa stiano preparando
nelle cucine, o riconosco chi entra dal profumo che porta. Ma non
è solo questo, ora che mi soffermo a pensarci, mi sembra di
avvertire più forti persino le voci.
Essere sul
punto di morire, deve aver sviluppato i miei sensi.
Tuttavia
potrebbe risultare una qualità sgradita, visto
l’odore poco gradevole che vi è in
città.
Credo di
essere rimasto fermo, immobile ed assorto per circa dieci minuti. A
ridestarmi, il conte mio cugino che aveva molta urgenza. Con la
carrozza lo ho accompagnato dal marchese Shikaku Nara ed infine mi sono
diretto a Rotten Row, dove ho ordinato al cocchiere di attendere il mio
ritorno.
Non riesco a
descrivere quanto ho provavo nel percorrere la strada che sapevo
separarmi da Lord Madara. Il mio cuore batteva come impazzito, nella
mano libera stringevo la costina del libro che mi aveva prestato,
mentre guardavo come affascinato tutto ciò che mi circondava
e, man mano che mi avvicinavo a destinazione, il cuore batteva
più forte. Non ha mai palpitato tanto solo al pensiero di
incontrarlo, di solito avviene al ricordo di quanto facciamo.
Poi lo ho
veduto, era in piedi, di fianco ad un albero.
Se possibile
mi è parso più bello di come lo ricordassi.
Credevo che, nonostante la mia giovane età, il mio cuore si
sarebbe arrestato mentre mi avvicinavo. Ero felice, estremamente
felice, sebbene il mio passo lento e l’espressione composta,
non rivelassero tali sentimenti per non tradire la rigida educazione
impostami.
Quando gli fui
di fronte, rimasi a guardare il suo viso perfetto per diversi minuti,
come incantato, e solo quando mi ha carezzato una gota con la sua mano
sinistra, gelida a causa del freddo che in questo momento rammento di
non aver avvertito, mi sono ridestato. Lo ho salutato con un piccolo
inchino e poi gli ho sorriso, notando che anche lui lo faceva. Poi ha
alzato il braccio destro, quello che dava verso la strada, sollevando
con esso il mantello che stranamente aveva indossato. Mi ci ha avvolto
e, buttando a terra il mio cappello, mi ha salutato nel modo che gli
concerne.
È
stato un bacio ricco di passione e di sentimento, che ho ricambiato
nonostante il luogo in cui ci trovavamo, incurante che qualche passante
potesse vederci poiché mi sentivo al riparo coperto dal suo
manto e dall’oscurità della sera. Che ho
ricambiato con la stessa intensità di sempre, ma senza che
la parte inferiore del corpo lo desse a vedere. Ero eccitato, sebbene
lo fossi unicamente con la mente. Ero in netta adorazione!
Non so quanto
sia durato, mi è parsa un’eternità ed
un attimo allo stesso tempo. Mi sentivo appagato e completo. Avrei
voluto trovarmi a casa sua, abbandonarmi a lui, ma purtroppo eravamo a
Rotten Row e così, quando ha liberato le mie labbra, ci
siamo accomodati su una panchina adiacente e abbiamo iniziato a
parlare.
Gli ho
raccontato, molto superficialmente, di quanto successo col marchese
Orochimaru, la convalescenza, gli incubi ed anche lo strano modo di
vedere le cose da quando mi sono ripreso ma, nonostante
l’interesse che sono certo di aver suscitato, il suo viso non
si è dipinto di molteplici espressioni. Era come se
già sapesse ogni cosa. Però ha sorriso quando gli
ho rivelato di averlo sognato e credo che, nonostante la compostezza,
sia rimasto stupito ed affascinato da quanto gli ho svelato.
È
stato davvero bello rivederlo e poter conversare nuovamente con lui
sebbene, purtroppo, il tempo che avevamo a disposizione sia volato ed
io abbia dovuto fare ritorno a casa.
Mentre scrivo
ripenso alle sensazioni provate e ancora tremendamente vivide. Ho la
sensazione che stasera riuscirò a dormire tranquillo.
20
Dicembre 1752 Londra
Essendo andata
bene l’uscita di ieri, stanchezza a parte, ho voluto ripetere
l’evento così, questo pomeriggio, mi sono diretto
a corte e fatto annunciare a sua maestà Hiruzen III. Sua
altezza è stato molto contento di vedermi,
l’accaduto lo ha toccato profondamente e sapere le malefatte
del marchese deve averlo turbato fortemente. Abbiamo conversato a lungo
ed ho letto sofferenza nei suoi occhi. Ovviamente sua altezza si
è interessato alla mia salute e si è accertato
che stessi bene, ed il sottoscritto, per rasserenarlo, gli ha
assicurato che sarei tornato presto. Cogliendo l’occasione
poi, facendo chiamare il granduca mio padre ed i presenti che hanno
preso parte all’operazione del 26 novembre, ho parlato del
marchese. La fuga di informazioni è stata esclusa, e come
abbia fatto quell’uomo a sapere dell’attacco
è un mistero che dovrò svelare al più
presto, non credo nel detto - a corte persino i muri portano orecchie -.
Per ora
però mi godo la degenza e a tale proposito, a fine incontro,
mi sono diretto alla residenza di Lord Madara.
Ad aprirmi al
mio arrivo, una nuova domestica che mi ha condotto subito in sala dove,
con mia somma sorpresa, ho trovato Lord Madara e Lord Deidara intenti
in una conversazione riguardante l’arte. Erano entrambi
accomodati sul divano, Lord Deidara osservava Lord Madara con fare
assorto, ed il suo linguaggio era assai meno sboccato di quello che gli
ho sentito usare nelle uniche volte in cui lo ho incontrato o mi ha
parlato. Il suo sguardo, era esattamente come quello che sono solito
rivolgergli io, questo almeno sino a quando non ho varcato la soglia
della camera. Con il mio arrivo l’espressione è
mutata facendosi, se possibile, più fredda di quella che gli
ho veduto l’ultima volta tuttavia, stranamente, in questa non
ho avvertito alcun tipo di disagio. Forse perché vi era
anche Lord Madara, che invece mi ha sorriso venendomi incontro.
Ovviamente
Lord Deidara non ci ha onorato della sua compagnia, si è
congedato subito dopo avermi deliziato con un epiteto non molto
gentile. Ma non mi lamento poiché, dopo la sua uscita, io e
Lord Madara ci siamo accomodati ed abbiamo potuto parlare
tranquillamente.
La
conversazione si è incentrata sui libri prestatimi, che quel
giorno mi ero premurato di restituire, e, prima di andare, essendo
venuto a conoscenza del fatto che domani inscenano la prima
di un dramma di cui abbiamo discusso tempo addietro, lo ho invitato a
teatro.
21
Dicembre 1752 Londra
Un nuovo
incubo, analogo ai precedenti, ha turbato il mio sonno. Non mi era mai
capitato di fare lo stesso sogno per così tante notti
consecutive o, per meglio dire, giorni. Speravo di essermi ristabilito
dato che ieri non ne avevo avuti ed invece... credo che
chiederò al medico di prescrivermi dei calmanti.
Sono tanto
agitato che non mi sento neanche di uscire, ma ho un’opera
che mi aspetta e non voglio permettere ad un sogno, per quanto
terrificante, di rovinarmi la serata!
22
Dicembre 1752 Londra
Il mio giovane
animo non riesce a trovare pace ultimamente!
Londra
è una città piena di crimini, ma la notizia di
cui sono entrato a conoscenza quest’oggi ha avuto il potere
di spaventarmi. Il granduca mio padre ed il cugino Shisui stavano
parlando di aggressioni ai danni di alcune meretrici che, da qualche
giorno a questa parte, imperversano per le vie della città.
Incuriosito, mi sono aggiunto alla discussione, e a turbarmi
è stato il venire a sapere che esse sono accadute
esattamente nei luoghi da me sognati e con le medesime
modalità. Le ragazze sono state inseguite, graffiate e
terrorizzate, ma sono vive.
La fonte
è certa, si stanno occupando del caso quattro uomini tra cui
il cugino Shisui che, raccontandomi i particolari, mi ha agghiacciato.
Persino l’aspetto delle donne è simile a quello di
coloro che erano nel mio sogno.
La cosa mi
sconvolge alquanto e non so se confidarmi con qualcuno, data la
delicatezza e la follia dell’accaduto. Probabilmente, se ne
parlassi, mi prenderebbero per pazzo e mi direbbero che è
colpa del colpo che ho ricevuto alla testa cadendo in terra.
In effetti
l’unica spiegazione che mi viene da attribuire a riguardo,
è quella di aver udito il conte mio cugino parlarne al mio
nobile padre nel sonno, ed averlo quindi rielaborato.
Ma certo, deve
essere andata in questo modo, poi mi sono impressionato
perché un tempo ne feci uno simile con protagonista Lord
Deidara…
Ma la colpa
è anche di tutti i cambiamenti che sono avvenuti da quando
mi sono ridestato. Il sonno disturbato, gli orari invertiti, il mal di
testa costante...
Se mi sentisse
Lord Madara sicuramente si farebbe beffa di me poiché sono
sempre stato un tipo realista e pratico, che non si è mai
fatto impressionare da cose come il destino, i fantasmi o le religioni.
23
Dicembre 1752 Londra
Un altro
incubo…
Temo che
dovrò chiedere al cugino Shisui di smettere di parlare di
certe cose in mia presenza, per lo meno fino a che non mi sono ripreso!
È
impressionante come quando le cose ci riguardino riescano a
sconvolgerci.
Nonostante sia
abituato alla morte, con cui ho avuto a che fare da quando avevo solo
tredici anni, ora che mi perseguita con tali sogni mi crea una certa
inquietudine. Tuttavia sono solo macabre fantasie e tali devo
ritenerle, se non voglio farmi scoppiare la testa o, peggio ancora,
impazzire più di quanto non sia.
Fortunatamente
ci pensa Lord Madara a farmi passare ogni brutto pensiero.
Ma ora
è meglio che cerchi di dormire, domani è la
vigilia di natale e, come ogni famiglia che si rispetti, mi attende una
cena fastosa e la messa dalla quale in questa occasione non posso
esimermi.
24
Dicembre 1752 Londra
Come
immaginavo il conte Shisui mi ha deriso per la mia richiesta. Deve
essergli suonata come una cosa assai bizzarra una guardia che chiede di
non parlare di delitti ma poi, tornando più serio, ha
affermato che è normale dopo quanto ho passato. Specialmente
per le mie condizioni che comunque non sono delle migliori, nonostante
sia fuori pericolo.
Inoltre
sostiene che il mio atteggiamento negli ultimi tempi sia ancora
più strano, probabilmente perchè qualche volta mi
ha sorpreso ad incantarmi su cose o persone. E quando ciò
è avvenuto, mi ha guardato nello stesso modo in cui io
osservo Lord Madara quando accade. Un misto di fascino e sconcerto.
Che abbia
assorbito troppo la sua influenza? Sicuramente!
Per quanto
riguarda questa vigilia, non ho praticamente toccato cibo ed ho fatto
molta fatica a scendere in sala per l’ora di cena. Inoltre,
entrando in chiesa, ho avvertito un po’ di malessere, ma sono
stato felice di vedere il mio diletto fratellino Sasuke sorridere. Dopo
quanto accaduto si era piuttosto agitato, ma questa festa è
servita a farlo stare bene ed io me ne rallegro. Avrei voluto far
visita a Lord Madara ma purtroppo, come avevo preventivato, non mi
è stato possibile e temo che la cosa si ripeta anche domani.
25
Dicembre 1752 Londra
L’ennesimo
incubo ha turbato i miei sogni, e ieri il conte mio cugino non ha fatto
riferimento all’accaduto, né lo ha fatto il
granduca mio padre da cui lo ho appena appreso poiché ne
stava parlando alla mia nobile madre.
Questa storia
inizia davvero a spaventarmi. La stanchezza durante giorno, il fatto
che spesso dopo una certa ora mi addormenti pesantemente, il mio corpo
che manifesta impercettibili cambiamenti… Lo so che
è un’assurdità ma… temo di
poter soffrire di qualche strano disturbo.
È
assurdo dubitare delle mie capacità, me lo dico io per
primo, ma alla luce dei fatti non saprei cos’altro pensare.
Inoltre a volte mi sento il sangue ribollire nelle vene e, quando
ciò accade, ho una tremenda sete. Una sete che non riesco a
far scomparire bevendo né acqua, né vino. Sento
il mio battito accelerare, i miei sensi sembrano acutizzarsi e la testa
mi gira.
Quando accade
cerco di calmarmi e penso a Lord Madara, mi chiedo cosa stia facendo,
cosa direbbe ed allora mi tranquillizzo e piano mi addormento.
Tuttavia, quando ciò avviene, faccio quei sogni, che
divengono ogni giorno più vividi e ricchi di particolari, e
nei quali spesso penso di non potermi fermare. Se vi riesco
è unicamente perché il mio io grida con tutto il
suo essere di trattenermi o avverto la voce di Lord Madara sussurrarmi
quelle parole, e poi vengo a sapere che ci sono ragazze o ragazzi che
sono stati aggrediti sul serio.
Ho paura che
il presentimento che ho avvertito quando ho riaperto gli occhi, possa
avere un fondamento di realtà.
Non posso
continuare a questo modo. Ho deciso, devo parlarne, e lo
farò con il conte mio cugino poiché non temo la
sua opinione quanto quella di Lord Madara.
26
Dicembre 1752 Londra
Il cugino
Shisui mi ha dato del pazzo visionario ma quanto meno alla fine, dopo
un lungo giro di parole, sono riuscito a convincerlo di non aver perso
il senno, di non parlarne al granduca mio padre per non impensierirlo,
e a sorvegliarmi per un’intera notte.
Io stesso non
posso credere di averglielo chiesto ma è l’unico,
a parte Lord Madara, di cui mi fidi ciecamente e che sia in grado di
contrastarmi, qualora io c’entrassi qualcosa con questa
orripilante storia.
So che
è solo la mia immaginazione, ma non potevo rimanere con tale
dubbio.
Domani, al mio
risveglio, tutto mi apparirà come un ricordo su cui
scherzare e sul quale il cugino Shisui mi schernirà per i
prossimi decenni.
27
Dicembre 1752 Londra
Sono
tormentato, il conte mio cugino Shisui è sparito.
Al mio
risveglio, non essendo in stanza, ho creduto che se ne fosse andato ma
poco fa, il granduca mio padre mi ha dato la terribile notizia. Sono
molto preoccupato per lui, specialmente per via dell’incubo
che ho fatto questa notte.
Mi tremano le
mani al solo scrivere, io… Io ho sognato il cugino Shisui
che, seduto alla scrivania, leggeva questo diario.
A destarmi,
nel mio sogno, un calore estremo e la gola secca. Il desiderio di avere
qualcosa da bere a portata di mano, ma la consapevolezza che nulla mi
avrebbe dissetato; nulla a parte lui. Una bramosia più
bruciante degli altri giorni. Ricordo, come se fosse reale, la stanza
buia, eccetto la scrivania, e lui che leggeva…
La sua
inconsapevolezza e la sua innocenza mi attiravano e mi spaventavano
allo stesso modo, non potevo rifuggirne. Sentivo il suo respiro
riecheggiare nelle mie orecchie. Lo fissavo, intensamente,
ossessivamente, e la saliva aumentava nella mia bocca ad ogni secondo,
come la voglia che avevo di lui. Era immobile, rapito da ciò
che aveva catturato la sua attenzione, il mio diario, ed io ho
avvertito una forte ira. Il cugino Shisui era intento a leggere i miei
segreti, i miei pensieri, mi stava mettendo a nudo. Stava venendo a
conoscenza di Lord Madara, di quanto avevamo fatto e questo, se da una
parte mi eccitava, dall’altra mi faceva infuriare. Una rabbia
che non ho mai provato prima. Feroce, perversa. Mi ha avvertito, me o
il pericolo. Si è voltato, mi ha incomprensibilmente sorriso
ma, improvvisamente, nei suoi occhi ho letto la paura. E ne ho provata
anche io.
Mi sono veduto
attraverso di lui…
Ho fissato il
mio viso, tremendamente pallido, illuminato dalle candele poste sulla
scrivania. Le labbra incurvate in un ghigno maligno che distorceva i
miei lineamenti, la malvagità dipinta sul volto. Gli occhi
grandi e scuri, iniettati di sangue, che non ammettevano che si
distogliesse lo sguardo da loro. Il mio dito indice che si posava sulle
labbra, in segno di silenzio e, allo stesso tempo, lui che obbediva
mentre mi avvicinavo famelico.
Il suo terrore
mi eccitava, il fatto stesso che fosse in mio potere lo faceva.
Un’eccitazione mentale e maligna che mi ha spinto fino a lui.
Lui, così simile a me nelle fattezze e nel carattere, che
indietreggiava senza proferire parola alcuna, poiché troppo
terrorizzato per farlo. Lui, che prima ho baciato sulla bocca e poi sul
collo che ho morso e, a causa dei canini leggermente appuntiti, ha
iniziato a sanguinare. Sangue che io ho avidamente bevuto.
Ho sentito
quel liquido caldo e denso colare giù per la mia gola,
soddisfare tutta la sete sino ad allora provata. E mentre lo facevo,
udivo ogni suo gemito, ansito e verso di piacere. Il suo sesso duro
premere contro il mio ventre ed il suo cuore galoppare prima, ed
iniziare a rallentare i propri battiti man mano che succhiavo via la
sua vita. E più andavo avanti, più sentivo che
cercava di opporre una debole quanto futile resistenza. Ha tentato
più volte, invano, di staccarmi, di aggrapparsi alla vita,
vita che io gli ho sottratto…
Una bestia,
ecco cos’ero. Ecco cosa vedevo: una bestia che, a causa della
propria ingordigia, non si è staccata da quel corpo sino a
che il cuore non ha cessato di battere. Una bestia che è
rimasta con il cadavere del proprio cugino, nonché compagno
nella squadra di polizia e suo migliore amico, tra le braccia. Una
bestia dalle sembianze di uomo che piangeva sangue, quello appena
versato.
Poi il nulla
e, quando ho riaperto gli occhi, mi è mancato il fiato.
La
stanza era vuota e debolmente illuminata dal tramonto che filtrava da
dietro le tende, luce stranamente troppo forte nonostante
l’ora, ed una terribile sensazione di disagio. Questo diario
aperto sulla scrivania all’1 novembre, ma nessuna macchia di
sangue sul pavimento o sulle pagine.
Cosa
è accaduto? Cosa è realtà e cosa
finzione?
Il sapore che
percepivo nella bocca, ciò che ho veduto, era tutto
così vero. Più delle altre volte, come lo sono i
canini affilati che mi accorgo premere, più appuntiti che
mai, contro le labbra. Sono pazzo… pazzo! Ed anche
un mostro! Un mostro che ho paura di rivedere qualora dovessi
specchiarmi, cosa che non avverrà entro breve per tale
motivo.
Questo sogno
mi fa orrore, quello che ho veduto e fatto me ne fa… io, io
devo cercare mio cugino, il conte Shisui, e poi devo parlarne con
qualcuno.
Lord
Madara… ora posso parlare unicamente con lui. Gli altri non
mi crederebbero e mi rinchiuderebbero da qualche parte prima che io
possa capire cosa stia accadendo.
Sento di perde
delle certezze e con esse il mio raziocinio...
28
Dicembre 1752 Londra
Ho cercato il
cugino Shisui ovunque, sotto una pioggia battente, nel buio della notte
e in ogni vicolo di questa maledetta città. Ho domandato a
chiunque ma nulla, di lui non vi è alcuna traccia. Sembra
uno dei miei incubi, ma questo è reale!
Temo per la
sua incolumità, e temo per me…
29
Dicembre 1752 Londra
Le mie mani
sono ancora impregnate di sangue…
Un’altra
vittima, stavolta reale. La ricordo, la ho sentita, ero desto!
Cosa ho
fatto… I miei occhi piangono il suo sangue.
Ero diretto a
Rotten Row e, sulla via, quella sensazione. Quel calore, la sete
insaziabile e poi quel ragazzo…
È
stato un momento. Lo ho afferrato, trascinato in un vicolo poco
distante e poi lo ho sbattuto contro il muro affondando i denti nel suo
collo, godendo del suo gemito strozzato. Mentre bevevo ho capito che si
trattava del visconte Obito Uchiha ma, nonostante lo sapessi, non sono
riuscito a frenarmi. Come è accaduto in sogno con il cugino
Shisui non mi saziavo, ignoravo la voce dentro di me che mi implorava
di lasciarlo e che mi dava della bestia! Ero come un lupo affamato.
Bevevo, avido,
e mentre lo facevo avvertivo tutto il suo terrore ed il suo piacere. Ho
continuato fino a che il suo cuore non ha cessato di battere, e solo
allora lo ho lasciato. È caduto a terra. Era morto, morto!
Lo ho ucciso io... lo ho privato della sua vita.
Impietrito,
sconvolto, non vi sono termini per spiegare come osservavo il suo corpo
chiaro ed esanime, esattamente come quelli del caso che seguivo,
riverso in terra.
Sono rimasto a
guardarlo per qualche minuto, cercando di dare una impossibile
spiegazione all’orrore che andava in contraddizione con il
piacere che scorreva nelle mie vene poi, con ancora il sangue sulle
labbra, sono corso via.
Passo dopo
passo mi sono reso conto di poterlo fare più veloce di
prima, molto più veloce. Tanto veloce che, nel giro di
neanche mezz’ora, ero dinanzi alla residenza di Lord Madara,
dove ho preso a bussare freneticamente al battiporta a forma di lupo,
incurante dell’ora tarda o del mio aspetto impresentabile.
Ad aprirmi,
Lord Deidara che mi ha fissato sprezzante e con il solito astio.
Senza badare
al suo sguardo, gli ho domandato dove fosse Lord Madara e lui ha
risposto che ero patetico e di pulirmi quantomeno la faccia
poiché ero uno spettacolo indecente.
Era
estremamente tranquillo, mi osservava con aria di
superiorità e disprezzo, sembrava crogiolarsi nel constatare
la mia disperazione. Lui, così maledettamente composto, ed
io, così maledettamente agitato. Sembrava che ci fossimo
scambiati i ruoli, ancora una volta eravamo agli antipodi. Ma non mi
importava. Avevo bisogno di vedere Lord Madara in quel momento,
così lo ho afferrato per il bavero della maglia e lo ho
tirato verso di me, accorgendomi di possedere una forza ed
un’audacia nei suoi confronti al sottoscritto ignote, ma fu
quanto affermò a sconvolgermi più di quanto non
fossi.
-
Non capirò mai cosa ci abbia trovato Lord Madara in uno come
te. Sei solamente un miserabile e patetico nobile di
bell’aspetto che, nonostante l’intelligenza che
vanta, non la ha adottata per comprendere cosa stesse accadendo intorno
a sé. Che si è lasciato soggiogare e che non
è neanche capace di controllare i propri istinti…
Tu, tu dovevi essere solo un inutile giocattolo, il passatempo di
qualche notte ed invece ti sei trasformato in una piaga. Ti ha
tramutato in uno di noi! E sì che ho fatto di
tutto per sbarazzarmi di te, ma neanche rivelare il tuo arrivo a
quell’ insulso umano dalle manie di onnipotenza è
servito ad allontanarti da lui. Anzi, ho sortito l’effetto
contrario. Che tu sia maledetto granduca dei miei stivali. Itachi
Uchiha, io ti maledico…Ti maledico per il resto della tua
misera esistenza!
Parole piene
di odio e disprezzo, che non mi rivolgevano la cortesia del voi, che mi
privavano del titolo nobiliare di cui si era fatto beffa, il modo in
cui mi aveva chiamato unicamente per nome, tutto ciò mi
colpì come una spada in pieno petto.
Parole che
ricordo precisamente perché me le sono ripetute molte volte
nella mente e, assieme ad esse, delle domande: come faceva Lord Deidara
ad essere a conoscenza del marchese Orochimaru, dell’attacco
e, soprattutto, cosa voleva dire che Lord Madara mi aveva fatto
diventare uno di loro?
E poi
l’appellativo con cui aveva chiamato il marchese, insulso
umano…
Dovevo avere
chiarimenti, e così ho posto tali quesiti che hanno ricevuto
delle risposte. Lord Deidara non è come Lord Madara, lui mi
ha detto tutto. Ed ora, con il senno di poi, posso affermare che
sarebbe stato meglio non sapere.
Non so neanche
da dove iniziare… questo, questo è un
incubo…un incubo… Io stesso mi maledico, maledico
il giorno in cui ho incontrato Lord Madara, o farei meglio a chiamarlo
Lord Madara Uchiha!
Un Uchiha,
consigliere di sua maestà Hashirama Senju.
Un Uchiha
scacciato più di trecento anni or sono, il cui nome
è stato bandito dall’albero genealogico e dal
ricordo della città. Un uomo tornato solo ora,
poiché il maleficio che gli era stato imposto ha perso di
efficacia, per vendicarsi della gente che lo aveva scacciato. Di
parenti ed abitanti della città a cui aveva dedicato tempo e
denaro, che lo avevano accusato di intrattenere rapporti con un conte
chiamato Dracula. Un conte malvagio e perverso, che aveva traviato
anche lui facendolo divenire una parte di sé. Un conte che
era un vampiro, così Lord Deidara lo ha chiamato; una
creatura della notte che per sopravvivere succhia sangue. Un essere
dalle infinite conoscenze che aveva ammaliato Lord Madara, come lui ha
fatto prima con Lord Deidara e poi con me. Un uomo che ci ha condannato
alla dannazione eterna.
Non ho potuto
ascoltare altro ora era tutto chiaro, quei decessi stessi lo erano e,
per la prima volta nella mia vita, sono scappato.
Non potevo
credere alle sue parole, ciò che aveva affermato era
surreale, al limite dell’orrore eppure il conte
Shisui ed il visconte Obito erano morti, li avevo uccisi io ed ora mi
domando quante altre persone ho assassinato!
Dovevo
incontrare Lord Madara e non so neanche io come, né
perché, mi sono diretto a Hyde Park certo che fosse
lì, ed infatti lo ho trovato sotto un albero. Era bello ed
impeccabile come sempre ed il mio cuore era spezzato in due. Lo odiavo
per quello che mi aveva fatto e lo amavo perché era Lord
Madara, il mio amico, il mio maestro, il mio amante ed infine il mio
padrone.
Sì,
il mio padrone, il mio creatore e, nel momento stesso in cui ho
desiderato ucciderlo, ho compreso che non vi sarei mai riuscito.
-Itachi…
La sua voce
era così soave, così bassa e piena di
tristezza…
Era rivolta
unicamente al sottoscritto, difatti solamente io ho potuto udirla, e
poi mi ha letto nel pensiero. Non c’è stato
bisogno di alcuna domanda, stavolta mi ha risposto e lo ha fatto
dicendo:
-
Perché mi sono innamorato. Non li ho uccisi per te,
perché erano la tua famiglia. Amore, sì
amore… Mi sono invaghito della tua sete di conoscenza, della
tua bellezza, della tua forza, del tuo entusiasmo e della tua purezza
che, infine, ho infangato per sottrarti alla morte.
Tu
lo volevi. Oh, se lo volevi, o non saresti ciò che
sei. Ti avevo detto di combattere contro te stesso, ma tu hai
ceduto ed io non sono riuscito a fermarti. Non avrei voluto questo per
te, il mio piccolo e prezioso umano…
Mentre parlava
si era avvicinato per carezzarmi il viso, non mi sono nemmeno accorto
di come abbia fatto data la sua velocità. Non ho potuto
sottrarmi, possedeva lo stesso fascino e lo stesso magnetismo, anzi
essi erano addirittura aumentati se possibile. Ma, a quelle parole,
tutto prese forma. Ho capito che era Lord Deidara il carnefice dei
corpi da me ritrovati, che lo aveva reso tanto plateale per attirare
l’attenzione di Lord Madara. L’attrattiva che
quest’ultimo esercitava su di me e che mi ha reso succube e
scarsamente obbiettivo. Che era sua la voce che nei sogni mi ripeteva
di combattere contro me stesso e non con tutto me stesso, come invece
era scritto in quel biglietto. La stanchezza che alle volte mi coglieva
dopo i nostri incontri. La sua conoscenza ed il piacere estremamente
intenso. Che mi aveva morso senza uccidermi, e che la mia paura nutrita
nei confronti di Lord Deidara era perchè non si trattava di
un umano. Nonché che essa è svanita nel momento
in cui io sono divenuto come lui. Non posso spiegare come o per quale
motivo abbia compreso, so unicamente che è avvenuto.
Comprendevo
sì e, man mano che accadeva, nel mio animo si faceva largo
una consapevolezza.
-
Non puoi.
Aveva ancora
letto nella mia mente, ma io me ne sono andato, non lo ho ascoltato.
Non voglio sentire, desidero solo dormire e dimenticare…
30
Dicembre 1752 Londra
Dimenticare…
ma in che modo posso dimenticare? In che modo se vedo la mia famiglia e
la mia gente come prede!
La mia nobile
madre, il granduca mio padre, il mio amato fratello e qualsiasi altra
persona mi venga vicino…
Sento il loro
respiro, il loro battito e, di tanto in tanto, anche il loro pensiero!
Li osservo, sotto una nuova e spaventosa luce. Sono ammassi di carne
morbida e perfetta che attende solo di essere morsa da me. Vedo le loro
vene pulsare, sento la mia bocca asciugarsi e la mia gola chiedere il
sangue.
Io cerco di
resistere, ce la metto tutta ma non ce la faccio… Ho ucciso
anche ieri, un altro Uchiha.
La bestia, il
lupo affamato che racchiudo nel mio corpo, prende il sopravvento, ma io
devo e voglio dominarla. Inoltre avverto la mancanza di Lord Madara, il
mio carnefice e padrone, la sento estremamente forte. Come un richiamo
a cui non posso oppormi.
31
Dicembre 1752 Londra
Sono una
creatura orribile, un assassino, un miserabile… Io, che
dovrei salvare la gente, la uccido!
La uccido in
un modo infido e spietato! Li seduco, me ne nutro.
Sono un
mostro, un mostro che non può che bruciare
all’inferno, se esso esiste. La mia anima sarà
dannata per l’eternità, come da richiesta di Lord
Deidara.
Ho toccato il
fondo: ho sottratto la vita alla mia nobile madre, al granduca mio
padre e alla servitù. Lo ho fatto senza rendermene conto,
perché ho perso il controllo, perché Lord Madara
aveva ragione.
-
Non puoi più vivere con gli umani, non sei in grado di
controllarti. Li ucciderai.
Ed io, stolto,
non gli ho creduto, mi sono sopravvalutato e sono scappato. Io, stolto,
che mi ero illuso di resistere nonostante sapessi, nel profondo del mio
animo, che non ne sarei stato in grado. Non lo accettavo; non
c’è nulla che io non possa fare, mi dicevo. E mi
sbagliavo, l’odore del sangue mi ha dato alla testa.
Oh, se solo
non si fosse ferita! Se solo quella cameriera non si fosse ferita
io…
Si
è tagliata raccogliendo da terra i cocci di una tazzina che
le era caduta quando, spaventata dal mio pallore e da un mio scatto
d’ira, le avevo intimato di andarsene.
Le avevo
risposto in tale modo perché intento a lottare contro
l’irrefrenabile desiderio di bere, il quale mi rende
estremamente irritabile ma la piccola lacerazione, da cui è
fuoriuscito quel liquido intenso e vermiglio, mi ha fatto seccare la
gola e perdere definitivamente il senno.
Non ho avuto
il tempo di fare nulla: non ho ragionato, non ho pensato, ho agito!
Con uno scatto
felino mi sono ritrovato al suo fianco. Come? Non lo so, non mi ero mai
mosso tanto agilmente. Perché? Per leccare il suo indice. E
lei? Lei mi guardava ipnotizzata, rapita ed incredula. Si è
ridestata quando lo ho morso. Ha gemuto e mi ha chiesto di lasciarla,
ma io non potevo.
Non
volevo…
E quando non
lo ho fatto ho avvertito la sua paura, ed è stato invano il
suo tentativo di ribellarsi. La ho fatta mia. Come ho fatto mia la
contessa mia madre che, entrando nella camera, mi ha trovato con Ivette
morta tra le braccia, questo il nome della cameriera, ed ha urlato.
Il suo grido
ha echeggiato nella mia mente. Era fastidioso, estremamente fastidioso,
ed irritante. È durato un secondo, ma alle mie orecchie
è parso infinito ed acuto. Volevo che smettesse e
così ho lasciato cadere Ivette a terra e, con un balzo, mi
sono portato dinanzi alla mia giovane ed indifesa madre per tapparle la
bocca. Sentivo tutto il suo terrore, e ho veduto la sua guancia rosea
tingersi di rosso quando vi ho premuto le mie labbra sporche contro, in
una muta preghiera di silenzio. Avevo ancora il sapore di Ivette sul
palato, ma la contessa mia madre non era Ivette.
Poiché
continuava ad agitarsi le ho chiesto di stare zitta, di calmarsi, ma
non lo ha fatto. A causa della mia debole stretta, intenta a non farle
del male, si è liberata ed è scappata.
Non doveva
fuggire, ha segnato la sua condanna. La ho rincorsa, sbattuta in una
stanza e lì, senza più riguardi e con la mente
offuscata, la ho graffiata con le mie unghie, che nonostante dalla
morte del cugino Shisui tagli ogni giorno quello successivo ritrovo
lunghe ed affilate, per farla tacere. Questo accadeva perchè
lei non stava ferma, perché mi riservava lo stesso
trattamento per allontanarmi. E, più ci ferivamo,
più l’odore del sangue mi entrava nelle nari
turbando ed eccitando al tempo stesso il mio animo corrotto.
Lei gridava
per attirare l’attenzione e teneva gli occhi chiusi per non
dover guardare i miei da cui, ancora una volta, uscivano lacrime di
sangue. Urlava che non ero io, che non ero il suo bambino,
bensì un demonio. Ed io volevo solo che tacesse, che non
dicesse più nulla e, preso dall’ira a causa di
quelle parole fin troppo vere e dalla situazione, la ho morsa con
rabbia. Solo allora ha taciuto. Ha gemuto, come tutte le altre prede,
ed era in mia balia esattamente come loro. Non era più la
mia genitrice, era una vittima.
Non ho smesso
fino a che la porta della stanza non si è aperta ed ha
rivelato il granduca mio padre che, armato, ci è corso
incontro intimandomi di lasciarla. Ma non ha potuto fare nulla
perché io, più veloce, gli ho spezzato il collo
prima che mi trafiggesse con la sua spada.
E dopo di lui
ho ucciso chiunque in quella casa mi si parasse dinnanzi, in un raptus
di follia e disperazione.
Non ho
più nulla, non sono più nulla, solo un mostro.
Un mostro da
controllare, una bestia assetata di sangue che solo Lord Madara
può tenere a bada!
Ed
è da lui che sono, nella sua residenza, in una delle tante
stanze del deserto piano superiore. Sono arrivato in sella al mio
destriero che stranamente non mi ha rifiutato. Sono sconvolto, scrivo
cosa è accaduto e penso a mio fratello, a cosa
vedrà quando tornerà a casa dopo la sua
passeggiata. A come proteggerlo da me stesso, dagli altri come noi e,
allo stesso tempo, penso a Lord Deidara che, quando sono arrivato, ha
voluto accogliermi mostrandomi la mia fine con la sua.
Lord Deidara
che mi ha odiato perché ho osato prendere il suo posto.
Sì,
perchè grazie alle sprezzanti parole che mi ha rivolto prima
di morire, ho potuto capire ciò che provava. Mi invidiava,
mi disprezzava perchè, a suo avviso, Lord Madara lo aveva
sostituito con il sottoscritto. Dovevo capirlo, la rassomiglianza
fisica nonostante la diversità che ci contraddistingueva era
un palese indizio, eravamo due opposti che si completano. Entrambi non
troppo alti, magri, con i capelli lunghi e raccolti in una coda bassa,
sebbene i miei neri come le tenebre ed i suoi luminescenti e del colore
del grano. Lui ossessionato con l’arte, io con la conoscenza;
i suoi modi villani contro i miei aristocratici. Ambedue di circa
quindici anni e fanciulli dotati, dote che mi ha portato alla rovina
poiché, ancora una volta, il mio essere speciale si
è ritorto contro di me. Ed infine, entrambi innamorati di
Lord Madara.
L’unica
differenza è che è stato Lord Deidara a scegliere
questa vita, sebbene Lord Madara abbia affermato che lo ho fatto anche
io. Ma in un letto ed in punto di morte non è una scelta,
è un obbligo. Che d’altronde non avrei mai
accettato, se ne avessi conosciute le conseguenze.
Ci siamo
incontrati solo ieri eppure, quando oggi Lord Deidara mi ha veduto, ha
capito che era per restare.
Lord Deidara
ha scelto di seguire Lord Madara, e lo ha fatto per più di
cento anni. Eppure oggi lo ha abbandonato...
Con il solito
astio che gli induriva i lineamenti, mi ha osservato varcare la soglia
dell’abitazione e poi, lasciando cadere a terra il corpo
esanime della cameriera di fianco a quello dell’altra di cui
si era nutrito probabilmente in mio onore, senza che ne capissi il
motivo, venendomi incontro ha iniziato a parlare.
-
Ho incontrato Lord Madara per la prima volta
all’età di sette anni. Stavo per morire di fame.
Ero solo un orfano, ma non volevo arrendermi all’infausto
destino di morte che era stato scritto appositamente per me, e
così continuavo a cercare cibo e acqua per le sudice strade
del mio paese. Ero sporco, rozzo e senza soldi, ma vivo! Mi piaceva la
vita, mi divertivo a costruire animali ed oggetti modellando
l’argilla. Ne facevo molti, avevo imparato guardando mio
padre. Lord Madara mi osservava, lo ha fatto a lungo, fino a quando non
gli ho fatto dono di un piccolo lupo. Da quel giorno ho iniziato a
parlargli e lui deve aver veduto qualcosa in me. Nei miei occhi. Mi ha
preso con sé e mi ha istruito, ogni briciola del mio sapere
la devo a lui.
Non
ho avuto paura quando all’età di dodici anni ho
scoperto chi era trovandolo attaccato alla gola di un ragazzo poco
più grande di me, avevo capito che c’era qualcosa
di oscuro in lui, ed anche che io ne facevo parte.
Non
era raro che Lord Madara baciasse anche me in quel punto, ed era troppo
il piacere che ne derivava per essere dato da un umano. Inoltre non
potevo non notare che, con l’inevitabile passare del tempo,
sebbene io crescessi lui restava uguale, immutabile, come
l’amore che provavo nei suoi confronti. Quando ho scoperto il
suo segreto, piuttosto che fuggire gli ho chiesto di farmi diventare
come lui, ma egli non volle. Ho dovuto implorarlo.
Lord
Madara ha tentato di dissuadermi in ogni modo, dicendomi che sarei
diventato un mostro, che ne avrei sofferto, che la vita eterna era una
dannazione e che avrei dovuto compiere un sacrificio, ma non mi
importava. Avevo deciso, volevo passare la vita mia con lui.
Mi
ha raccontato la sua storia, ciò che non ha fatto con te, ed
io gli ho chiesto di farmi diventare parte di sé, di rendere
anche me Dracula. Lo ho baciato, lo ho carezzato, mi sono ferito... Ho
fatto sì che mi mordesse e poi lo ho implorato ancora ed
ancora, fino a quando Lord Madara non mi ha dato il suo sangue. Ho
ucciso quello che era il mio migliore amico e la
trasformazione ha avuto atto.
Siamo
stati bene per cento lunghi anni, fino a che Lord Madara non ha deciso
di portare a termine la sua vendetta e sei arrivato tu.
Tu,
tu maledetto, che dovevi essere la sua prima vittima! Tu, maledetto,
che hai rapito il suo cuore come feci io… Tu, maledetto, che
dovevi essere lo svago di qualche giorno. Ho provato ad allontanarvi in
tutti i modi, ma nulla! Eri speciale, sei speciale, ed io non posso
sopportarlo. Lui afferma di amarmi ancora, mi bacia, mi morde come
allora e mi fa bere il suo sangue, ma io… Io non tollero di
vederlo fare lo stesso con te. Non sopporto la tua presenza. Io ti
odio, ed odio lui! Odio entrambi e vi maledico entrambi. Desidero che
soffriate tutti e due e lo farete, ti mostrerò la tua stessa
fine, quella che farai non appena ti abbandonerà, il dolore
che proverai nel momento della tua morte…Brucia, come ora
farò io!
Detto
ciò, Lord Deidara è uscito fuori dalla portone di
casa dove, a questo punto credo grazie ai suoi poteri e quelli che
forse anche il sottoscritto ha ereditato, le nuvole avevano lasciato il
posto al sole, ed i miei occhi hanno veduto qualcosa di terribile. A
contatto con quella luce la sua pelle, la pelle chiara e cristallina di
Lord Deidara, ha iniziato a bruciare, a sciogliersi come neve al sole e
lui gridava, gridava di dolore mentre la bocca si contorceva lasciando
vedere i canini appuntiti.
Ero
pietrificato, quella bellissima quanto maligna creatura stava sparendo
davanti ai miei occhi, occhi che soffrivano anche solo nel vedere quel
bagliore da lontano. Occhi e membra pieni di orrore, incapaci di
distogliere lo sguardo dalla figura che continuava a dimenarsi
agonizzante davanti ad essi. Quelle urla viscerali però
hanno allertato Lord Madara che, riconoscendone il proprietario,
è accorso, ma non ha potuto nulla se non pormi una mano
sulle palpebre per impedirmi di continuare a guardare sebbene tali
grida, seguite dalle sue maledizioni, riecheggiassero nella mia mente.
Una scena che
è durata solo pochi minuti, ma che resterà
scolpita nel mio animo per ogni attimo che mi resta da vivere. Poi il
silenzio e l’odore del sangue, quello di lord Madara, che
ricadeva in gocce sulle mie guance e le mie labbra. Le maledizioni che,
nella mia testa, mi dicevano di bruciare all’inferno.
Ora, in questa
buia stanza dai tendaggi neri e con l’unico ausilio di una
candela, cerco di eliminare l’orrore e la bruttura che vi
è davanti ai miei occhi e, per la prima volta in vita mia,
prego.
Dio, nel quale
io non ho fede, aiutami!
Non credo in
te: non ci credevo, ma se devo accettare il male infinito che sono
diventato, allora prego che esista anche il bene infinito, e che abbia
misericordia di ciò che rimane della mia anima. Io sono il
lupo. Io sono Dracula. Il sangue degli innocenti macchia le mie mani, e
ora io attendo di ucciderlo.
Sì,
perchè so che lo rifarò. Almeno fino a quando non
saprò controllarmi. So di dover essere fermato, ed ho anche
deciso chi sarà a farlo.
Lord Deidara
mi ha mostrato la mia fine, lo ha fatto per terrorizzarmi, per punirmi,
e punire Lord Madara che da quando è accaduto il fatto non
ho più veduto né sentito. Sì,
perchè per quanto mostri, per quanto alberghi una bestia al
nostro interno, essa non ha ucciso i nostri sentimenti, e questo Lord
Deidara lo sapeva, lo sapeva sin troppo bene. Ma egli non ha messo in
conto che io non sono solo, ho una persona da proteggere. Mio fratello!
Sarà
lui ad uccidermi, ed uccidere Lord Madara, di cui subisco il fascino.
Nel frattempo
devo imparare a dominare la belva che risiede in me, per far
sì che non prenda mai più il sopravvento.
Raccoglierò informazioni utili affinché il
granduca Sasuke possa sconfiggerci. Se è vero che Lord
Madara mi ama, non farà nulla contro di me anche se dubito
di queste sue parole… Lord Madara, mi ha mentito per molto
tempo, celando la verità che io stesso ero stato incaricato
di scoprire, ha ottenuto la sua vendetta, io ho ucciso molte persone
della mia casata, sono diventato un mostro e starò per
sempre al suo fianco. Almeno sino a quando il granduca, mio fratello
Sasuke, non riuscirà a porre fine a questa maledizione.
A tempo debito
farò in modo di fargli sapere che sono stato io ad uccidere
i nostri genitori così da farmi odiare. Lo saprà
lui e lui soltanto, perchè per gli altri io voglio essere
morto. Non voglio causare altro dolore.
Tuttavia Lord
Madara legge nel pensiero, quindi devo sbarazzarmi di questo diario al
più presto sebbene non intenda buttarlo. Da ora in poi,
inoltre, devo evitare di pensarci in sua presenza.
Lo
affiderò ad un cassetto della scrivania sino a quando il mio
amato fratello non sarà abbastanza grande da poterglielo far
trovare. Mi scorderò della sua esistenza finché
non giungerà il momento della mia morte, che non
è poi così lontano.
Difatti,
essendo divenuto un immortale, la mia percezione del tempo è
radicalmente cambiata. Non passerà molto prima che il
granduca compia l’età giusta per uccidermi. Ai
miei occhi apparrà come un battito di ciglia,
così come credo sia avvenuto per i cento anni passati da
Lord Deidara al fianco di Lord Madara. Non mi resta che attende e dare
sfogo a quanto fino ad ora ho rincorso.
La conoscenza.
In questi anni
vedrò le cose sotto un nuovo aspetto.
Resterò
incantato ed affascinato dagli odori, dagli oggetti e dalle
innumerevoli informazioni che fluiranno in me. Starò al
fianco della persona che mi ha legato a sé e che, nonostante
tutto, non riesco ad odiare, ma il prezzo di tutto questo sono la vita,
malauguratamente non solo la mia, e la felicità.
Da oggi non
avrò più un cognome, né sentimenti,
né patria ... Io sarò unicamente Itachi, Dracula,
il vampiro…
P. s.
Mio caro
Sasuke, mi rivolgo a te che, inorridito, avrai letto le pagine di
questo diario, per chiederti perdono e di non avere pietà di
me.
Io ho ucciso
molte persone, la mia anima è dannata.
Ho assassinato
i nostri genitori, la nostra gente e, per quando tu avrai letto queste
pagine, probabilmente avrò mietuto molte altre vittime.
Ti prego,
libera la mia anima, abbi pietà di uno stolto che ha perso
di vista la ragione e che si è invaghito di una creatura
delle tenebre.
Non pensare a
me come ad un umano, ma come ad un carnefice.
Mio amato
Sasuke, tu non possiedi più un fratello, esso è
morto la notte in cui il marchese Orochimaru ha piantato una spada nel
suo corpo.
Non avere
rimpianti… Odiami, uccidimi, e poi vivi la tua vita.
*********************************************************************************************
Fine
decisamete amara, ma credo che non ce ne sarebbe stata una
più adatta.
All'inizio
avevo deciso che Itachi avrebbe ucciso anche Sasuke, compiendo
così il massimo dei sacrifici, ma poi ho pensato che, come
nel manga, sarebbe stato meglio lasciargli l'ingrato compito di
ucciderlo.
Di salvargli
l'anima...
Cosa dire,
spero davvero che vi sia piaciuta a presto ^^
mizukage: Posso
permettermi di dire che questo capitolo è molto
più intrigante e perfetto rispetto al primo?
Certo che puoi
dirlo, anzi, mi rende onore! Sono troppo contenta che ti abbia
incantata ><
Spero
vivamente che la fine non abbia deluso le tue aspettative.
Per quanto
riguarda altre fiction su di loro, se arriverà
l’ispirazione, stai certa che le scriverò xD
Sì,
Deidara ci sta molto bene come amante geloso, non vedevo
altri al suo posto xD
Spero che ti
sia piaciuto anche questo ultimo capitolo, a presto =)
Mayumi_san: Ma grazie**
Non ho parole
per dirti quanto sono contenta per questi complimenti!
Spero che ti
sia piaciuto anche questo ultimo capitolo, a presto =)
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