Inganno e perdizione

di Sunako e Sehara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I mese ***
Capitolo 2: *** II mese ***
Capitolo 3: *** III mese ***



Capitolo 1
*** I mese ***


Rieccomi con una nuova fiction, questa volta una AU.
In genere le AU non sono il mio genere, anzi tutto il contrario xD. Ma questa fiction l'ho scritta per partecipare ad un contest: I diari della famiglia Dracula indetto da xXLady_NeneXx, dove (incredibilmente, non lo avrei mai detto xD) è arrivata primaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa (pari merito con un’altra partecipante^^).
Cosa dire, è stata un’ammazzata scriverla dato il linguaggio che ho usato e perchè doveva essere sottoforma di diario ma ne è valsa la pena^^
Pensavo di aver combinato un vero disastro e di essere andata fuori tema, ed invece no **
Ho preso il premio speciale di attinenza alla traccia XD
Incredibile><
Troppo felice!!!!
Voglio dedicare questa fiction alla mia gemellina, che mi ha sostenuta e convinta a mandarla quando mi ero impanicata xD Grazie =******
E’ stato il primo contest a cui partecipavo, ancora non ci credo ><
Fonte di ispirazione, a parte i vampiri xD, le immagini di Lily e ringrazio la giudice che è stata gentilissima poichè, avendoglielo scritto, mi ha fatto il banner di partecipazione con un suo disegno!!!
Ringrazio e faccio i complimenti anche alle altre partecipanti, ed in particolar modo araya94 che è arrivata prima parimerito con la sottoscritta^^



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1^ Classificata (a pari merito): Hiko_chan con “Inganno e perdizione”

Grammatica e sintassi (10/10 punti).
Attinenza al tema (10/10 punti).
Stile di scrittura (10/10 punti).
IC dei personaggi (10/10 punti).
Giudizio personale (5/5 punti).
Per un totale di 45 punti.


Cavolo. Questa storia mi ha davvero colpita.
E’ semplicemente perfetta sotto tutti i punti di vista, e rispecchia appieno il contest.
Tanto per la cronaca… sei riuscita a farmi piacere una Madara/Itachi, ciò equivale a riuscire una missione impossibile XD.
I personaggi sono assolutamente IC, specie se paragonati a quel periodo storico; lo stile di scrittura, sempre seguendo il periodo storico, è quello che più mi ha impressionata: così verosimile da mettere i brividi.
Complimenti vivissimi^^.
Ps: Per il banner ho usato proprio una immagine di Lily XD.



Basta, vi lascio alla fiction, spero vi piaccia, fatemi sapere =)



I
Primo mese

7 Ottobre 1752 Londra

Non è mai stata mia abitudine tenere un diario su cui annotare quanto avviene nella mia vita, ma ciò che mi sta accadendo, dopo aver conosciuto una certa persona, mi ha lasciato talmente sconcertato che non posso esimermi dal farlo, se voglio arrivare a comprendere alcuni silenzi ed alcuni miei atteggiamenti.
Io, Itachi Uchiha, primogenito di due maschi concepiti dall’unione del granduca Fugaku Uchiha e della contessa Mikoto Uchiha, designato a soli tredici anni guardia personale del regnante Hiruzen Sarutobi III grazie alla mia destrezza con la spada, la mia conoscenza delle lingue, la cultura e l’elevato intelletto, oggi, per la prima volta da quando mi è stato assegnato tale compito dal mio nobile padre, capitano delle guardie reali, con una scusa mi sono allontanato dalla reggia di sua maestà per incontrarmi furtivamente con colui che, da due mesi a questa parte, colma con la saggezza le mie giornate. O per meglio dire, le mie serate.
Sapienza, conoscenza, intelligenza, eloquenza, passione… eppure Lord Madara, codesto il suo nome, non è solamente questo. Lui è anche domande, risposte, silenzi e mistero.
Di bell’aspetto ed elegante, mi ha tratto a sé facendomi capire, in una muta promessa, che poteva donarmi quanto ad altri non è concesso: un’immensa e sconfinata erudizione.
Lui è a conoscenza che la mia vita, satura di balli di corte, delle nobildonne che li frequentano e dei compiti assegnatimi, oramai mi va stretta. È a conoscenza del fatto che ho bisogno di qualcuno che mi insegni tutto ciò che ancora mi è ignoto, che mi ascolti e si confronti con me. Ne è a conoscenza ora che ha avuto modo di frequentarmi ma, per qualche ragione a me ignota, ne sono certo, ne era consapevole anche la prima volta che mi ha veduto pattugliare le buie e desolate vie della deserta Londra antelucana.
Facevo una delle solite ronde notturne istituite anni addietro dalla mia casata, stanziata a corpo di polizia dopo che la nostra città era stata invasa dal crimine, quando, riportando l’attenzione poco prima distolta per guardare in un vicolo alla strada, me lo ritrovai dinanzi che mi fissava intensamente negli occhi. Ancora oggi non mi capacito di come abbia potuto prendermi alla sprovvista, sembrava comparso dal nulla.
Ma non è stato quello ad attirare la mia attenzione, bensì il suo aspetto.
Alto, snello, pelle chiarissima sulla quale si rifletteva luminosa la flebile fiammella all’interno della lucerna al di sopra delle nostre teste, abiti scuri, nessun pizzo che faceva capolino da sotto la giacca all’altezza del petto, né cappello o bastone, come si addice ad un gentiluomo quale sembrava. Come adornamento solo un mantello nero, dei bellissimi e lucenti capelli corvini che ricadevano ribelli sulle spalle al posto di quelle odiosissime parrucche che ogni tanto mi obbligano a portare, e una sorta di frangia che copriva la parte sinistra del viso.
La prima cosa che fece fu eseguire un riverente inchino, la seconda fu guardarmi con aria beffarda ed informarmi che il rosso non è un colore che mi dona.
Dell’ironia che generalmente avrei punito, nessuno può permettersi di mancarmi di rispetto. Nonostante la mia giovane età faccio parte del corpo delle guardie reali e non tollero insubordinazioni o villanie di alcun tipo, ma con lui fu diverso, i suoi occhi, il modo in cui lo disse…
Il modo in cui lo disse, perché lo ho scritto? Ora che mi soffermo a pensarci, non posso fare a meno di notare che non sono neanche in grado di rievocare alla mente il modo esatto in cui enunciò tali parole. Ricordo unicamente di aver fissato i suoi occhi neri come il cielo che si ergeva sopra di noi, privo di stelle a causa dell’assenza della luna - neri esattamente come i miei - e di averci letto qualcosa di speciale poiché lo degnai di una risposta.
Gli risposi, ma cosa? Neanche questo ricordo.
Era la prima volta che lo incontravo eppure, inspiegabilmente data l’ora tarda, il mio carattere piuttosto introverso ed il fatto che mi trovavo in quel posto per svolgere un compito, rimasi a conversare e lo feci per ben due ore, anche se a me sembrarono pochi minuti. Questo lo rammento bene, come rammento il leggero stupore che riuscii a strappargli quando affermai di avere quindici anni.
Parlò quasi unicamente lui; io ascoltai, affascinato, la sua voce.
Ma questo capita tuttora. Anche oggi sono stato seduto sul divano della sua abitazione a prestargli la mia totale attenzione. È una persona estremamente colta e, come promesso, può darmi tutto ciò a cui aspiro. Con lui posso dialogare di tutto senza temere alcun giudizio, rimprovero ingiustificato o ritorsione. Mi è concesso aprire la mente, e questo mi lascia libero di mostrarmi più umano, diverso da come sono normalmente. Distaccato, posato, indifferente e accondiscendete con chi detiene il potere.
Ha viaggiato, ciò che a me non è concesso di fare. I suoi occhi hanno veduto la Scozia, Parigi, Roma e persino il lontano Oriente...
Ogni qual volta che mi dirigo presso la sua dimora, si premura di prestarmi un libro affinché io lo legga, per poterne poi discutere assieme una volta terminato. Mi parla in altre lingue, delle usanze e delle religioni di mondi a me ignoti.
Il suo studio è colmo di albi di ogni genere. Ricordo che la prima volta che vi ho messo piede, in un piovoso e scuro pomeriggio di circa tre settimane or sono, rimasi ad osservare i ripiani su cui erano ordinatamente disposti con estrema ammirazione, incurante delle gocce fredde che ancora mi colavano lungo il viso o dei vestiti zuppi a causa del violento temporale. Neanche la mia famiglia ne possiede così tanti e di così svariati generi, dato che molti di essi sono considerati fuorvianti e vengono malvisti.
Mi ha insegnato più lui in due mesi, che i pedagoghi che il granduca mio padre ha pagato profumatamente per me e paga tuttora per istruire il mio diletto fratello, ed io ne sono felice.
La sete di sapere finalmente si sta placando ed io mi sento vivo, forse per la prima volta da quando sono nato. Tuttavia, scrivere queste poche righe, ha fatto sì che io notassi che sono assai rare le volte in cui ho incontrato Lord Madara ad un’ora diurna e, ogni qual volta che ciò è accaduto, c’erano sempre dei violenti temporali. Ma in fondo è grazie ad essi se ho varcato la soglia della sua residenza poiché, tempo addietro, uno di questi mi ha colto proprio mentre ero di ronda dalle sue parti, a qualche miglio di distanza dalla città di Londra. Un posto molto isolato dove, ovviamente, non giunge l’illuminazione.
Inizialmente sono stato tentato di declinare il suo cortese invito poiché ero solo ma, essendo una guardia armata e ben addestrata e lui in una carrozza al riparo dalla pioggia, mi sono lasciato convincere senza troppi convenevoli visto il pietoso stato in cui ero riverso, e sono contento di averlo fatto.
L’abitazione di Lord Madara è grande e piena di stanze in disuso, dalle quali ogni tanto sento provenire qualche sinistro rumore a cui cerco di non badare, per non mettere a disagio il padrone di casa in quanto essa è molto vecchia. Le finestre sono coperte da tende nere e la residenza non mostra particolari sfarzi se non quelli culturali, ma a lui questo non importa; non bada a tali sottigliezze. Personalmente, a dispetto della mia natura solitaria e riservata, non potrei vivere in un luogo tanto isolato. E non potrei farlo nonostante la presenza di quattro cani lupi che pendano dalle mie labbra e capiscano ogni singolo ordine che gli impartisca, come accade a quelli di Lord Madara. Comunque tale luogo, e quanto vi è dentro, si addice in pieno alla sua riservatezza. Inoltre credo che odi il sole a causa della sua carnagione chiara ma, come la casa, anche la città sembra fatta appositamente per lui: a Londra il cielo è spesso velato.
È una persona misteriosa, fuori dagli schemi e questo in qualche modo mi attrae… e lui ne è a conoscenza.
Non conosco molto di Lord Madara e, anche se mi parla di sé raccontandomi dei suoi viaggi, il mio istinto mi suggerisce che mi stia celando qualcosa. Qualcosa di profondo ed importante e sono molte le cose che, oltre ad esso, mi portano a questa conclusione. Il suo modo di porsi nei miei confronti, lo scarso contatto con la gente, l’aspetto giovane e forte di trentenne che contrasta con il suo sguardo vissuto. La sua pelle delle volte estremamente nivea ed altre colorita, come se fosse imbellettata seppure non vi sia traccia di trucco, a seconda di quando lo incontro. Il fatto che si avvicini, ma al contempo mi tenga a distanza.
Alle volte sembra che debba svanire da un momento all’altro, ed in altre ho l’impressione che mi sia sempre accanto anche quando non c’è, che sia onnipresente.
Un maestro, un amico, un confidente… Tutto questo è Lord Madara, un uomo che mi ritrovo quasi a venerare e di cui non conosco neanche il cognome.
Come è possibile?
Sono certo che me lo abbia rivelato… Eppure non lo ricordo.
Il sottoscritto, che non ha mai scordato nulla e capace di risolvere quesiti di elevato livello, ultimamente ha cominciato a non ricordare, a smarrire fatti o parole, e questo ha avuto inizio con la comparsa di Lord Madara, ma è anche per tale motivo che ho deciso di redigere questo diario.
Per capire se a destabilizzarmi è la mancanza di sonno, causata dagli orari bizzarri a cui spesso mi incontro con Lord Madara, dai turni pesanti a cui il granduca mio padre ultimamente mi sottopone e dalle troppe informazioni che pervengono alla mia mente. Oppure se è lui a confondermi e a sviare i miei discorsi ogni qual volta che cerco di conoscerlo più profondamente.
Dubbi che non riesco ad ignorare dato che molte domande non hanno risposta; ma è tempo di andare. I rintocchi dell'abbazia di Westminster mi avvertono che sono le sei, ed io sento che sto fremendo al pensiero di poterlo incontrare, di potervi discorrere di nuovi e coinvolgenti argomenti.
Persino questo mio entusiasmo è insolito e spiazzante, qualcosa che non è mai avvenuta con nessun altro all’infuori della sua persona, ma avrò tempo di pensarvi nei prossimi giorni. Ora mi sono solo premurato di annotare ogni cosa.
Mi sento uno sciocco.
Basta, è ora di attendere che l’inchiostro si asciughi e di chiudere questo folle diario, Lord Madara mi sta aspettando.

8 Ottobre 1752 Londra.

In base a quanto scritto un giorno or sono, ieri sera ho provato a parlare con Lord Madara del suo passato, di quando aveva la mia età ma, come già è avvenuto in precedenza, il mio tentativo è miseramente fallito.
Non so come sia riuscito a sviare il discorso, eppure dalle domande a cui lo stavo sottoponendo, mi rendo conto quasi come se fosse un interrogatorio, siamo finiti a parlare del drammaturgo William Shakespeare. Delle sue opere teatrali, dei poemi ed i sonetti con cui mi ha deliziato recitandone alcuni versi.
Abbiamo discorso per più di tre ore e, come ogni volta, la sua voce ed il suo sapere sono fluiti in me, affascinandomi e travolgendomi a tal punto che ogni cosa è finita col passare in secondo piano.
Ero talmente assorto che ho persino perso la cognizione del tempo. È stato Lord Madara a farmi notare che era giunta l’ora di fare ritorno alla mia residenza e a far preparare la carrozza.
Ha nuovamente cambiato cocchiere. La settimana scorsa era un ragazzo sulla ventina, quella precedente un uomo sulla sessantina e, questa volta, un fanciullo poco più giovane di me.
Lord Madara sostituisce spesso anche la servitù, cosa strana data la sua riservatezza ma evidentemente, nel suo piccolo e soprattutto prese in basse dosi, ama circondarsi di gente nuova e per lo più di bella presenza dato che tutti i domestici sono di bell’aspetto. O magari scappano per la paura dei fantasmi dati i rumori…
Basta fantasticare su tali sciocchezze, piuttosto, ora che mi soffermo a rifletterci, non ho mai veduto individuo alcuno fare capolino nella sua dimora oltre il personale, anch’esso mutevole. Ma forse questo non dovrebbe stupirmi data la sua stravaganza.
Malgrado ciò devo prendere atto del fatto che, da quando lo ho conosciuto, non vi è giorno che non pensi a lui e leggere queste parole un po’ mi intimidisce, sembra quasi che per me sia un’ossessione. Comunque, al di là di questo, ho ragione e presunzione di credere che il sottoscritto e Lord Madara si somiglino molto. Entrambi chiusi, riservati e alla costante ricerca di qualcosa che vada ben oltre il necessario e l’ordinario.
Ultimamente, poi, stavo notando che vi è una notevole rassomiglianza anche nell’aspetto esteriore.
Identici occhi neri, medesimi capelli corvini, che il qui presente però usa raccogliere in una coda bassa, corporatura snella e longilinea, nonostante la mia non sia definitivamente sviluppata data l’età, e pelle molto chiara, sebbene la sua dia l’impressione di essere di porcellana. Sì, ha tutte le peculiarità della discendenza Uchiha e, devo ammetterlo, ogni tanto mi sono chiesto se non sia uno di noi, arrivando persino ad ipotizzare che sia questo il motivo di tanto mistero, ma ovviamente so che non è possibile. Non esistono altri Uchiha oltre noi e, se esistessero, lo saprei. Ho imparato a memoria tutti i discendenti della nostra dinastia, come ogni membro di elevata casta è tenuto fare, e non vi è nessun Madara tra essi.
Perbacco mi sono spinto a scrivere addirittura delle congetture! Anzi, direi che il problema risiede nel fatto stesso di averle pensate. Il punto, fondamentalmente, è che non sono abituato a prendere le cose come vengono, succede a passare troppo tempo a corte o con i membri della mia casata che vedono intrighi e misteri ovunque. Ma non potrebbe essere diversamente essendoci di mezzo la famiglia reale, un enorme potere politico e molteplici delitti. Inoltre Lord Madara non mi fornisce delle risposte ed io tento di darmele da solo, come ho sempre fatto. E sono gli unici quesiti da me posti che non beneficiano di una delucidazione da parte sua, forse è per questo che mi intestardisco tanto…
Vorrei mettere Lord Madara al corrente di tali pensieri, ma temo che possa deridermi. È incredibile come tenga in considerazione la sua opinione, cosa che generalmente è prerogativa del granduca Fugaku, mio padre. A me interessa solo mantenere l’ordine, per il resto so di essere un gradino al di sopra degli altri e non intendo farne un vanto né ostentarlo, al suo contrario che non perde occasione per lodare ogni mia gesta.
Ma forse, per una volta, l’essere speciale non mi si ritorcerà contro. Se non fossi quel che sono Lord Madara non perderebbe il suo tempo in mia compagnia, ed io non avrei avuto la possibilità di imparare tutto ciò che mi ha insegnato.
Questa notte sono di ronda con il conte Shisui Uchiha, mio cugino e confidente, ma neanche a lui ho menzionato l’esistenza del Lord perchè temo che possa parlarne al granduca, mio padre, e che questo costituisca un problema, in quanto io non conosco altro che il suo nome. In particolar modo ora che in città, oltre ai soliti crimini di cui è satura, sono avvenuti i decessi di diverse meretrici ed alcuni giovani cittadini. Un caso anomalo poiché, in ognuno di essi, la causa del decesso parrebbe essere dissanguamento, sebbene non presentino tagli o ferite visibili, e che ha tutta l’aria di doversi ripetere dato il consistente numero delle vittime.
Un’indagine di cui però non intendo parlare oltre, Londra è colma di criminali, sarà solo l’ennesimo caso e questo scritto riguarda unicamente Lord Madara.
Mi domando se si presenterà in città nel tardo pomeriggio, dato che io non posso recarmi alla sua residenza ed abbiamo un discorso da portare a termine.

9 Ottobre 1752 Londra.

È l’alba ed io sono appena rincasato. Lord Madara non si è recato in città, non che mi aspettassi che si presentasse dato che non ci eravamo dati un appuntamento, anche se dovevamo finire di parlare. Mi è dispiaciuto molto ed ero talmente desideroso di incontrarlo che, un paio di volte, ho avuto la netta impressione che mi stesse chiamando. Tuttavia, quando mi sono volto in direzione del punto in cui mi sembrava di aver udito la sua voce, lui non c’era. Pensandoci però non è la prima volta che mi accade, anche in altre occasioni ho avuto la sensazione di percepire la sua presenza.
Deve avermi stregato, sebbene sia sconsigliato parlare di sortilegi dato che l’ultimo processo di stregoneria svoltosi nella mia madre patria fu nel 1712.
Eppure non vi sono altre teorie per spiegare il motivo per il quale il suo nome ed il suo pensiero affollino costantemente la mia mente solitamente presa da altro, come il dovere che ho nei confronti di sua eccellenza Hiruzen III, lo studio e gli incarichi assegnatemi dal granduca, mio padre.
Oggi non ho molto tempo da dedicare a questo diario: è già tardi, quasi l’alba, e tra cinque ore devo alzarmi. Sua maestà vuole dare un pranzo con ospite sua eminenza, il vescovo Hiashi Hyuga. Io non sono anglicano, non credo in Dio, così come il granduca mio padre, e questo non ci mette in buona luce agli occhi di sua eminenza che ne è a conoscenza, nonostante ogni domenica la mia famiglia si rechi in chiesa. Anche se spesso, io ed il granduca Fugaku, ci esimiamo dal farlo con la scusa degli oneri a cui siamo obbligati.
Le apparenze sono tutto, questo è qualcosa che mi è stato detto sin da bambino, quando iniziai a porre domande scomode a cui ancora nessuno ha saputo dare una risposta.
- Figlio mio diletto, non importa quel che pensi, quello che realmente conta è che tu faccia credere di pensarla come loro. Cerca la tua verità, ma fallo di nascosto. La tua nobile madre ha bisogno che tu sia credente e quindi lo sarai, per essere la guardia personale del monarca c’è bisogno che tu creda e tu lo farai. Sii quello che loro vogliono che tu sia, solo così raggiungerai una posizione.
All’epoca non capii bene il significato delle parole pronunciate dal mio nobile padre, avevo solo sei anni. Lo feci qualche tempo dopo, quando i miei quesiti e la mia sete di sapere misero in seria difficoltà i preti della cattedrale. E questi, visibilmente preoccupati perché una pecorella del loro gregge aveva smarrito la retta via, si lanciarono in lunghe ed elaborate spiegazioni che finivano con lo sviare dal fulcro della questione e che non servirono a fornirmi le risposte a cui auspicavo. Solo promesse e minacce velate e ben mascherate su punizioni divine qualora non fossi stato come gli altri.
Con quella frase il nobile padre mi aveva fatto intendere di smetterla di porre certe domande e di documentarmi per conto mio, dato che ne avevo sia la possibilità che le capacità.
Diverso è Lord Madara: lui mi ascolta, mi spiega, abbracciando tutti i rami a cui la conversazione conduce. Bene, male, sacro e profano si alternano, si intrecciano, si mischiano, mi affascinano.
Risposte, conoscenza, ancora una volta, quando si parla di lui, emergono. Sebbene le risposte non scavino nell’animo della sua persona.
Ma il sole è ormai alto, gli occhi si chiudono, è tempo di dormire…

10 Ottobre 1752 Londra.

Ieri il pranzo è stato duraturo e stancante.
Il fulcro della conversazione la politica, che ha finito con il toccare tematiche piuttosto delicate e complesse, le quali hanno tenuto impegnati il re Hiruzen III e sua eminenza Hiashi Hyuga fino a tardo pomeriggio.
Per mia fortuna, in un momento di pausa, sono riuscito a chiedere il cambio al baronetto Kakashi Hatake, anch’egli una guardia del corpo di sua maestà nonché figlio di uno dei suoi consiglieri di fiducia, il barone Sakumo Hatake. Tornato a casa mi sono cambiato d’abito e quindi mi sono diretto a Rotten Row, luogo in cui generalmente avvengono i miei incontri con Lord Madara.
Sembra un paradosso, data la riservatezza del mio nobile amico, eppure tale strada, che di giorno è una delle più trafficate di Londra, in inverno, dopo il tramonto, si ridimensiona ad una qualsiasi via in cui il traffico si riduce ad una manciata di aristocratici che si affretta a fare ritorno alle carrozze e alle proprie abitazioni in seguito ad una lunga passeggiata presso Hyde Park.
Fortunatamente, essendo una delle principali strade di Londra, come per le sue simili è stata dotata di lampioni ad olio che permettono di percorrerla e sostarvi nonostante la discesa delle tenebre.
Vedendo la carrozza di Lord Madara all’entrata della via tra le poche ancora parcheggiate, compiaciuto per aver appurato la sua presenza, mi sono diretto alla consueta panchina; ovviamente quella più lontana dalla luce per non attirare l’attenzione.
Non mi abituerò mai alla sua scura figura che, immobile ed assorta, scruta apparentemente impassibile gli esigui passanti che gli camminano a pochi metri di distanza.
Ho usato il termine apparentemente perché, ad uno sguardo più accurato ed approfondito quale io sono solito rivolgergli, si capisce che il suo è dedito a studiare il singolo individuo. Di tanto in tanto ho addirittura avuto l’impressione che li osservasse con estrema attenzione, come se fossero qualcosa di estremamente complesso, prezioso e, allo stesso tempo, invitante.
Vederlo tanto assorto però delle volte mi inquieta, specialmente se è il sottoscritto la causa di tale interesse. Uno sguardo che, quando è così intenso e profondo, mi porta a pensare a qualcosa di oscuro o proibito, come i discorsi che ogni tanto ci prestiamo ad intraprendere. Tipo quello sull’immortalità e di un’eventuale esistenza dopo la morte, argomenti impensabili da affrontare con qualcun’altro. Una volta mi domandò se mi sarebbe piaciuto essere immortale, ed io gli risposi che sarebbe stato bello poiché, in tal modo, avrei potuto acquisire tutte le conoscenze del mondo. Risposta che suscitò un sorriso amaro seppure stranamente sardonico, che mi lasciò alquanto sconcertato. Fa spesso di queste espressioni...
Tuttavia, ieri, Lord Madara non era solo. Al suo fianco c’era uno dei suoi fedeli cani lupo che, ammetto, non avrei mai notato se non avesse volto il muso nella mia direzione, facendo sì che nelle sue iridi gialle si riflettesse vivace la fiammella del lampione alle mie spalle. Riconoscendomi è venuto a salutarmi, al contrario del suo padrone che ha atteso il mio arrivo senza muoversi di un millimetro. Non mi è stato possibile vederlo a causa dell’oscurità, ma non mi è difficile immaginare la sua espressione: occhi leggermente assottigliati, labbra socchiuse, spalle poggiate allo schienale, così come un gomito, ed il braccio piegato con una mano a tenergli la testa e le dita lunghe e sottili tra i capelli. Quando sta a quel modo assume le fattezze di una statua di cera, persino il battito delle ciglia o il movimento del petto che inala l’aria sono impercettibili, diventa surreale.
Solo quando gli sono giunto dinanzi si è mosso, mi ha guardato con la sua solita aria beffarda e mi ha salutato, facendomi poi segno di accomodarmi al suo fianco. Mi guarda spesso a quel modo, come se sapesse cosa penso di lui ed il potere che ha su di me e, sicuramente, su chiunque gli parli. Avvicinandomi ulteriormente ho potuto notare che aveva le gote colorite, e quando ciò accade il suo viso, se è mai possibile, diventa ancora più bello. Mi domando come possa accadere che nessuna dama e nessun gentiluomo si sia mai intrattenuto per fare conversazione nonostante il posto che sceglie e la sua singolare persona, ma la risposta è semplice: si sentiranno tutti in soggezione a causa del suo fascino. Persino il sottoscritto delle volte si lascia soggiogare da esso.
Avrei voluto invitarlo ad andare in una locanda, ma la presenza del lupo mi ha fatto intendere che quella sarebbe stata una visita breve. Solo il tempo di scambiare qualche parola.
Del resto, anche se lo avessi invitato, probabilmente a mangiare sarebbe stato soltanto il qui presente.
Lord Madara non si nutre in compagnia, anzi, ora che ci penso non lo ho mai veduto toccare né cibo, né acqua o vino in mia presenza. Ciò mi porta a credere che soffra di una qualche intolleranza, la quale gli impedisce di mangiare diversi alimenti e che lui lo voglia nascondere oppure, più probabilmente, che si senta semplicemente a disagio ad alimentarsi di fronte a qualcuno. Rammento che una volta mi ha persino fatto pranzare da solo a casa sua.
Certo, in quell’occasione fu colpa mia che, essendo dalle sue parti, mi sono preso la libertà di presentarmi senza appuntamento. Tuttavia mi è parsa una reazione esagerata far imbandire un’intera tavola unicamente per il sottoscritto e presentarsi circa un’ora dopo il pasto.
Una stranezza a cui non avevo mai fatto caso ma che, scrivendo, mi accorgo essere davvero irrazionale. Come è irrazionale il fatto che, nonostante il cielo quel giorno fosse limpido, si sia annuvolato ed abbia iniziato a piovere poco prima che facesse la sua comparsa.
Inizio a pensare che non sia stata così malvagia l’idea di cominciare questo diario. Quantomeno ho la possibilità di constatare che le sue stranezze non sono una mia convinzione e, perché no, carpire piccoli indizi che magari si lascia sfuggire sul suo passato.
Tornando a ieri sera, come previsto, siamo stati a tenerci reciproca compagnia molto poco e mi è dispiaciuto. Specialmente perché domani non potremo incontrarci, in quanto sarò impegnato in una riunione indetta dai membri della mia casata per discutere sul caso, di cui ho velatamente accennato qualche pagina or sono, che in questi giorni sta turbando ancora di più la malsana Londra. Un’indagine su cui siamo stati chiamati ad investigare il sottoscritto, mio padre il granduca Fugaku Uchiha, il conte Shisui Uchiha, ed il visconte Obito Uchiha.
Temo che questo incarico mi sottragga tempo prezioso a quello già ristretto che trascorro con Lord Madara, spero che ciò non avvenga .
Ora è meglio che mi affretti se voglio incontrarlo, il sole è tramontato ed io ho tempo solo fino all’ora di cena.

11 Ottobre 1752 Londra.

Ieri sera, dopo una piacevole passeggiata, con Lord Madara mi sono diretto in una locanda che, come tutte quelle scelte dal mio giovane amico, scarseggiava in quanto ad illuminazione ma, fortunatamente, godeva di un vino di ottima qualità.
Poiché ne ho bevuto molto a causa della pesante giornata, non ricordo bene tutti gli argomenti su cui abbiamo conversato. Rammento solo che Lord Madara non mi è sembrato molto entusiasta quando gli ho riferito che mi sarei occupato dell’ennesimo caso che sta ingiuriando Londra.
Credo che sia preoccupato, probabilmente, avendogli spiegato le dinamiche incerte delle morti, rivede in me una possibile vittima.
Tale pensiero però mi fa sorridere. Il sottoscritto è tutto fuorché un fanciullo indifeso, ma questo Lord Madara non può constatarlo dato che non ha mai avuto l’onore di vedermi in azione.
Ai suoi occhi probabilmente non appaio altro che un ragazzo di tenera età, esile, di bell’aspetto e dal carattere mansueto e all’apparenza indifferente, sebbene sia a conoscenza dei molteplici ed ardui incarichi che mi sono stati affidati e che ho diligentemente portato a termine. Sì, credo che gli sia impossibile credere che possa uccidere un criminale a mani nude. Eppure è così, ed è per tale motivo che non temo le buie e maleodoranti strade della notturna Londra, per non contare che, oltre al conte Shisui Uchiha e gli altri membri del comitato poliziesco, posso fare affidamento su una fedele amica: la mia inseparabile spada. Ma a turbarlo, probabilmente, c’è anche la prospettiva di dover interrompere i nostri incontri sino a caso risolto. Però intendo impegnarmi affinché ciò non accada.
Tornato alla mia dimora, il granduca mio padre mi ha domandato dove fossi stato, nonché il motivo del mio stato leggermente alterato, ed io ho mentito dicendo di essere stato con il baronetto Kakashi Hatake. Non lo ho mai fatto tanto quanto in questo periodo, ma vi sono abituato, io sono la spia del re. Un segreto di cui solamente Lord Madara è a conoscenza.
Rivelazione che, ancor oggi, non mi capacito di come sia riuscito ad estorcermi datane la segretezza, eppure lo ha fatto.
Ed il qui presente membro della polizia che non riesce neanche a farsi rivelare il suo cognome… ma non dovrei lamentarmi poiché con lui non ho mai fatto seriamente. Non potrei mai con Lord Madara. Devo escogitare un modo per farlo parlare senza sottoporlo a degli interrogatori come è già erroneamente accaduto, con lui non posso e non intendo essere un poliziotto. Soprattutto non devo lasciare che la curiosità, dettata spesso dal suo atteggiamento riservato, prenda il sopravvento oppure rischierò di allontanarlo.
Si è fatto tardi, temo che dovrò pensarci in seguito, ora la giornata ha inizio e sarà lunga e faticosa…

14 Ottobre 1752 Londra.

Sono già passati quattro giorni dall’ultima volta che ho veduto Lord Madara.
La protezione di sua maestà, le riunioni, le ronde ed il caso che sto seguendo mi tengono impegnato tutto il giorno ed anche parte della sera. Tutto questo mi affatica a tal punto che, quando faccio ritorno alla mia residenza, riesco a malapena a mettere qualcosa nello stomaco prima di lasciarmi cadere addormentato sul letto.
Sento la mancanza di Lord Madara e dei nostri discorsi, sebbene non sia passato molto tempo dall’ultimo incontro. Inoltre mi chiedo se stia bene poiché, in codesto lasso di tempo, non mi è parso di notare la sua persona in città, ma forse è meglio: in questi giorni di scompiglio il crimine è aumentato e non è prudente passeggiare per le vie non illuminate.
Ieri notte sono stati rinvenuti due cadaveri, uno era di un bambino, probabilmente dell’orfanotrofio ad est della città, l’altro di un cocchiere sulla quarantina. Bisogna aspettare l’autopsia per sapere se le morti sono analoghe a quelle del caso assegnatomi, se il decesso è stato causato da un trauma cranico dovuto ad una zuffa, oppure in seguito ad una rapina.
Temo per Lord Madara che risiede in un posto assai isolato, e delle volte ho paura che possa esserci il suo corpo steso a terra in un vicolo o sulle rive del Tamigi. Sono cosciente del fatto che il mio sia un timore irrazionale in quanto egli è perfettamente in grado di badare a se stesso, ma non posso esimermi dal preoccuparmi per un cittadino. Soprattutto se questi è un amico ed ha la malsana abitudine di girare in piena notte quando vi è un assassino a piede libero per la città, a meno che non abbia la certezza che suddetto assassino non sia il mio amico.
Sciocchezze a parte, spero che domani sia una giornata più tranquilla così da potermi recare a Rotten Row.

15 Ottobre 1752 Londra.

Neanche ieri sono riuscito a liberarmi dai miei obblighi ed inoltre stamani, al mio risveglio, la contessa mia madre mi ha recapitato una lettera della mia giovane promessa, Haruka Kuran, figlia del principe Aoki Kuran e della principessa Yukino Sarutobi, figlia di sua maestà Hiruzen III.
In essa mi rimproverava di averla trascurata in questi mesi e mi chiedeva di farle visita al più presto ma, prima di lei, nutro il desiderio incontrollabile di incontrarmi con Lord Madara.
Ogni giorno che passa cresce in me la voglia di udire la sua voce e quella di vedere il suo viso, ed a volte ho quasi l’impressione di stare male fisicamente poiché questo non avviene. Mi rendo conto di trascurare la principessina Haruka, ma non riesco a comportarmi diversamente. Data la sua giovane età, la medesima di mio fratello, ossia un lustro più giovane di me, non abbiamo argomenti su cui conversare. Più che una sposa la considero una sorella, sebbene sia consapevole che tra qualche anno il suo corpo si tramuterà in quello di una donna piena di grazia e fascino, tentazioni che tuttavia non saranno minimamente paragonabili a quelle di Lord Madara.
Ma cosa vado a scrivere… Come mi è venuto in mete di paragonare Lord Madara ad una donna, lui è molto meglio!
Sì, devo aver proprio perduto il senno per scrivere certe cose… la stanchezza inizia a farsi sentire pesantemente, meglio che chiuda prima che intinga la penna nell’inchiostro e stenda altre stranezze.

16 Ottobre 1752 Londra.

Quest’oggi, finalmente, sono riuscito a recarmi da Lord Madara. Lo ho fatto al termine del turno di guardia a sua maestà Hiruzen III, avvenuto nel primo pomeriggio.
Non avevamo alcun appuntamento, ma dileguarmi era il solo modo che avevo per incontrarlo e quell’orario l’unico libero dato che, alle cinque, mi sarei dovuto trovare con il conte mio cugino per discutere ancora del nostro caso.
Ad aprirmi, una volta giunto alla residenza, è stata una nuova cameriera la quale, non sapendo chi fossi, comprensibilmente ha provato a mandarmi via. Ho dovuto insistere molto affinché mi facesse entrare ma, alla fine, le mie abilità persuasive hanno avuto la meglio e la donna mi ha permesso di accomodarmi in salone. A quel punto mi ha offerto del the e mi ha riferito che Lord Madara stava riposando e che avrei dovuto attendere il suo risveglio, ma io ho perseverato affinché lo chiamasse subito. Ero troppo impaziente per poter aspettare. Era come se avessi bisogno di vedere il suo viso, una cosa che non mi è mai successa con nessuno. La poverina era disperata, non voleva disobbedire agli ordini impartiti, ma non sapeva neanche come negarmi qualcosa.
Ammetto di aver abusato del mio titolo, della mia bellezza e della mia parlantina che deve aver fatto assai rumore, tanto da arrivare a destare Lord Madara, il quale ha fatto il suo ingresso assieme ad un fulmine, seguito da un assordante tuono, che ha fatto sobbalzare tanto me quanto la mia giovane interlocutrice. E dire che fino a pochi minuti prima c’era un sole abbagliante, ma Londra è così… si esce con il sole e si rischia di tornare con la pioggia.
Ora che ci penso, in quel momento sembrava quasi che il cielo rispecchiasse in pieno i sentimenti di Lord Madara, infastidito per essere stato disturbato.
Senza curarmene troppo, poiché eccessivamente preso dall’irrefrenabile ed inspiegabile felicità per il solo fatto di essermelo trovato dinanzi, e che va sempre più in contrasto con il mio carattere chiuso e composto, gli sono andato incontro, mentre la cameriera si affrettava ad uscire.
Lord Madara era molto pallido, ma non era la prima volta; già in altre lo avevo trovato in tale stato.
Era evidente che l’avessi svegliato e me ne rammaricai, tuttavia la voglia di vederlo era troppa. Ma, a smorzare la mia gioia, ci ha pensato lui stesso folgorandomi con una domanda fredda, lapidaria e che testualmente cito:
- Cosa ti spinge a farmi visita a quest’ora? Sai bene che nel pomeriggio riposo e non gradisco ospiti.
Lord Madara doveva essere davvero di pessimo umore per rispondermi in quel modo, forse anche il fatto di essermi assentato per diversi giorni ha contribuito a far nascere tale risentimento, ma avevo degli impegni inderogabili.
Tornando a quelle parole, mi hanno fatto sentire davvero strano. Una sensazione che non mi era mai capitata di provare prima di allora e che non riesco neanche a spiegare. Guardare il suo volto perfetto scrutarmi in modo tanto duro, gelido e distaccato, mi ha ferito; e lui deve averlo capito semplicemente osservando il mio viso, da cui era sparito il lieve sorriso che vi era quando, poco prima, avevo varcato la soglia dell’abitazione. Ma è a questo punto che è avvenuta una cosa davvero bizzarra. Nel momento in cui mi sono scusato ed ho fatto per andarmene, Lord Madara mi ha afferrato il braccio per trattenermi e, quando mi sono volto verso di lui, il suo volto era mutato. Non vi era più traccia di quell’espressione fredda, essa aveva lasciato il posto ad una assai più morbida e tranquilla. La diversità e la stranezza consistevano nel fatto che Lord Madara mi era a pochi millimetri di distanza. Non siamo mai stati tanto vicini, nemmeno quando siamo stati seduti l’uno al fianco dell’altro. Penso che abbia addirittura percepito il mio respiro infrangersi sulla sua pelle, anche se io non avvertivo il suo, evidentemente poiché più controllato.
Non è mia abitudine farmi dominare dalle emozioni, anzi è assolutamente il contrario, ma oggi… Fissarlo mi inquietava, eppure mi affascinava al tempo stesso. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri, quasi ipnotici, e dire che rimasi sorpreso quando Lord Madara pose le sue labbra sulle mie è un eufemismo.
Mi ha letteralmente spiazzato e, al contempo, inspiegabilmente deliziato. Il mio cuore ha perso un battito ed io sono restato fermo, immobile, con gli occhi sbarrati, ad imprimermi nella mente la sensazione di puro benessere che quel contatto freddo, eppure soave e vellutato, mi stava donando. È assurdo, lo so bene, noi siamo due uomini, ciononostante il suo fascino mi impediva di respingerlo. Forse, per la prima volta in vita mia, mi sono sentito smarrito e confuso, e il vedere la sua bocca piegarsi leggermente all’insù, in una sorta di ghigno... Ora che ci penso, non ho mai veduto sorridere Lord Madara, solo incurvare le sue sensualissime labbra. Non che io lo faccia molto spesso certo, anzi, praticamente mai, però con lui mi sorge spontaneo.
Ma sto divagando… stavo scrivendo del suo sguardo che mi aveva paralizzato, incantato e scioccato allo stesso tempo mentre lui si gustava tutte le espressioni che tali sentimenti affioravano tramite il mio viso.
- Perdonami, non è stata una buona giornata…
Quella frase ha interrotto l’attimo surreale che si era venuto a creare, ed ero talmente sconvolto che, in quel momento, non ho neanche badato al fatto che Lord Madara mi stesse ponendo delle scuse. Inoltre, a lasciarmi esterrefatto, vi era il suo atteggiamento tranquillo, pacato, come se ciò che aveva fatto fosse la cosa più normale del mondo. Ma lui deve averlo capito perché, guardandomi, mi ha schernito dicendo:
- Granduca Itachi Uchiha, non ti avrà sconvolto il modo in cui ti ho porto i miei saluti. Mi sembrava di averti messo al corrente che, in altri paesi, è una pratica usata… E poi la colpa è unicamente tua che ti sei fatto desiderare.
È incredibile come a volte riesca a serbare memoria di ogni singola parola che Lord Madara abbia pronunciato, e come altre, invece, mi dimentichi persino di come arriviamo a certi discorsi. Ad ogni modo le sue parole beffarde, la voce bassa e profonda, il sorriso sornione con cui mi scrutava ed il suo atteggiamento naturale e tranquillo, alla fine hanno tranquillizzato anche me. E dire che è stato il mio primo bacio. Il mio primo bacio dato ad un uomo che neanche mi usa la cortesia di darmi del voi, cortesia dal sottoscritto ampiamente ricambiata.
Tuttavia non riesco ad essere arrabbiato. Dopo il primo attimo di imbarazzo, che trasparì cristallino dal rossore delle mie gote, la conversazione è ripresa come al solito, come se nulla fosse accaduto. Ripensandoci ora, mi vergogno molto per le strane sensazioni da me provate, e non parlo solo di quel fugace contatto. Anche per il modo in cui mi sono precipitato alla sua dimora senza usargli l’accortezza di pensare che potessi risultare inopportuno, l’impazienza con cui desideravo incontrarlo… No, non è normale. Eppure quando ero lì lo era.
Abbiamo parlato tranquillamente, come siamo soliti fare, malgrado io non gli abbia staccato gli occhi di dosso un attimo e, ripensando al suo atteggiamento, posso affermare che lo strano non era lui bensì il sottoscritto che si è impressionato. Come ho potuto stupirmi data la sua eccentricità?
Ovviamente lo ho messo al corrente del motivo della mia assenza, informandolo che è stato per via dell’indagine di cui gli avevo accennato e poi, non so come sia stato possibile, gli ho riferito ogni minimo particolare. Il numero delle vittime, le dinamiche ed il fatto che non abbiamo ancora idea alcuna su come e chi indagare. Tutto, ogni minimo particolare e lui, al contrario della prima volta, mi è sembrato più tranquillo ed accondiscendente.
Conversando ed esponendogli i dettagli, però, mi ha suggerito un’opzione che io, e come me anche il resto dei miei collaboratori, abbiamo sempre escluso: ovvero che non sia una persona ad uccidere, ma che la causa della morte sia dovuta ad una strana forma di malattia.
Questa eventualità non è da sottovalutare ma, se così fosse, sarebbe terribile in quanto, dati i numerosi decessi, mi porterebbe a pensare ad un’epidemia. A tranquillizzarmi, malgrado ciò, il fatto che sino ad ora nessuna delle persone entrate in contatto con le vittime abbia perso la vita. È anche vero che tutte le persone decedute sono povere, e quindi con basse possibilità di effettuare visite o procurarsi medicinali. Domani avanzerò l’ipotesi, voglio pensarci bene prima di creare allarmismi.
Stanotte avrò davvero molte cose su cui rimuginare. Sì, piuttosto che pensare a quanto avvenuto con Lord Madara è meglio che mi concentri su questioni ben più importanti…

17 Ottobre 1752 Londra.

Dopo averci pensato un’intera notte, sono giunto alla conclusione che quanto discusso ieri con Lord Madara potrebbe avere un certo fondamento, e che sarebbe inutile quanto stupido da parte mia non rivelarlo per timore di creare del panico. Se dovessimo essere stati contagiati, sarebbe meglio venirne a conoscenza subito piuttosto che aspettare. Per tale motivo, nella riunione tenutasi oggi, ne ho parlato e, come temevo, i miei compagni si sono spaventati.
Ovviamente anche io sono turbato, ma ho cercato di mostrarmi tranquillo e di valutare obbiettivamente ogni aspetto di quanto avevo appena rivelato, riuscendo così a tranquillizzare anche i presenti.
La teoria di Lord Madara ha riscosso credibilità ed io sono contento di essere andato a trovarlo ieri… Purtroppo oggi non ho potuto farlo, ma domani rimedierò a questa mia negligenza.

18 Ottobre 1752 Londra.

Stasera Lord Madara non era in casa, mi è stato riferito che aveva delle questioni da sbrigare. Mi è dispiaciuto molto perché, oltre al desiderio di incontrarlo, avrei voluto discutere ancora di quanto detto riguardo al mio caso. Essendo infatti Lord Madara un uomo colto ed in possesso di una moltitudine di libri, avrei voluto chiedergli il permesso di consultare quelli riguardanti medicina, nella speranza di trovare qualcosa di riconducibile a quanto sta accadendo. Purtroppo sua maestà Hiruzen III ha vietato qualsiasi fuga di notizie, e quindi dovremo essere molto discreti nel tentare di capire se codesta malattia manifesta dei sintomi. Appena possibile inizieremo a parlare con dei medici, ma nell’attesa intendo documentarmi e sono certo che Lord Madara possa aiutarmi a riguardo. In fondo lo ha già fatto aprendoci questa strada che io stesso mi ero precluso non pensandoci. Ora abbiamo due piste poiché non ho abbandonato quella in cui ritengo che sia opera di un uomo, anche se devo capire come esso riesca ad agire.
Spero di incontrarlo domani.


19 Ottobre 1752 Londra.

Quest’oggi è accaduto qualcosa che mi ha notevolmente colpito: ho veduto Lord Madara discutere con qualcuno. È bizzarro che una cosa tanto normale abbia suscitato il mio stupore, eppure è la prima volta, da quando ho fatto la sua conoscenza, che lo ho veduto parlare con una persona che non sia il sottoscritto. Inoltre la loro conversazione non sembrava essere molto amichevole, ma desidero andare con ordine.
Verso le sei e mezzo, quando finalmente mi sono liberato dagli oneri giornalieri, mi sono diretto a Rotten Row dove speravo vivamente di imbattermi in Lord Madara, poiché non me la sono sentita di andarlo nuovamente a disturbare nella sua abitazione e, poco distante dal consueto posto in cui siamo soliti incontraci, ho notato il soggetto in questione in compagnia di un ragazzo. Questi sembrava essere abbastanza arrabbiato a giudicare dal modo in cui gesticolava e dal tono di voce, udibile a me che ero a diversi metri di distanza da loro. Ovviamente, a causa della lontananza, non ho capito cosa quel giovane gli stesse dicendo e, se lo ho veduto gesticolare, è solo grazie alla mia ottima vista dato che entrambi erano lontani dalla luce per non attirare l’attenzione. Anche se devo ammettere che, ad un certo punto, ho come avuto l’impressione che fossi il solo a riuscire a vederli oppure udirli. Tuttavia mi è sembrato che Lord Madara non si fosse affatto scomposto.
Mentre l’altro gesticolava lui, che gli era davanti e che quindi mi mostrava le spalle, si limitava ad ascoltare. Osservando la scena però, non ho potuto fare a meno di immaginarmi il suo volto impassibile e scocciato mentre l’altro parlava. Il che non è tanto difficile, Lord Madara tiene sempre la stessa espressione quando si toccano argomenti che non attirano la sua attenzione o gli sono scomodi.
Mi è venuto da ridere anche ora a rinvangarla, come in quel momento. So che non è carino nei confronti del suo interlocutore, ma non sono riuscito a trattenermi. Comunque, vedendoli insieme, ho pensato di andarmene per non recargli disturbo ma, prima che potessi girarmi, Lord Madara si è voltato nella mia direzione e, vedendomi, ha interrotto la conversazione e liquidato il suo amico, a mio avviso, irritandolo solo di più. Ma la mia è solo una sensazione in quanto, ad un gesto di Lord Madara, è calato il silenzio.
È incredibile il potere che possiede, gli è bastato un minimo movimento della mano per far sì che quel ragazzo, che solo poco prima strepitava agitato, si calmasse e tacesse prima di allontanarsi.
Andandosene mi è passato vicino e, quando lo ha fatto, un brivido mi ha percorso lungo la schiena a causa dell’occhiata di profondo astio che mi ha rivolto. Uno sguardo in netto contrasto con il suo viso angelico. Leggermente più basso del sottoscritto, capelli che sembravano color del grano sotto la flebile luce del lampione al mio fianco e raccolti, come i miei, in una coda bassa. Occhi chiari e pelle pallida e luminosa, leggermente rosata sulle guance. È durato solo per un attimo, ma la sua bellezza, seconda solo a quella di Lord Madara, e la sgradevole sensazione di malessere che ho avvertito, mi hanno profondamente colpito. Ma quest’ultima è sparita non appena lui mi ha oltrepassato e Lord Madara si è avvicinato.
Stavo per domandare chi fosse ed invece sono stato interrotto ancor prima di aprire bocca dalla voce di Lord Madara, il quale ha proposto di allontanarci da quel luogo per dirigerci in una locanda. Ovviamente non c’e stato verso di essere informato sull’identità di quel ragazzo, anzi, sono stato messo a tacere con l’accusa di essere un indiscreto ficcanaso. È la prima volta che mi dicono una cosa del genere, ma è anche la prima volta che qualcuno desta a questo modo la mia attenzione. Mi sono vergognato moltissimo a tale dichiarazione, e quindi mi sono ammutolito. Sono una persona che parla poco e solo quando è necessario, ma con Lord Madara è diverso; mi prendo molte libertà e penso che sia questo a piacergli di me.
Accorgendosi del mio risentimento, Lord Madara mi ha detto che stava scherzando ma, vedendo che continuavo nel mio silenzio, alla fine ha deciso di svelarmi quel nome.
Lord De… Lord De… Accidenti, non ricordo. Non capisco come sia possibile dato che me lo ha rivelato neanche due ore or sono. Lord Demitria? No, Lord Dertiara… Sono sicuro che iniziasse con la lettera D… Demika? Forse era con la M… Mediata…Non riesco a ricordare… Devo richiederglielo.
Lord Madara cosa mi fate?
Ricordo che mi ha detto di stargli alla larga, ma ovviamente non riesco a rammentarne il motivo.
Alla fine non siamo riusciti a parlare di quanto volevo, sarà per la prossima volta. Ora ho un’altra cosa da scoprire oltre il suo cognome e qualche aneddoto sul suo passato…

20 Ottobre 1752 Londra.

Con quella di oggi, le vittime sono ammontate a venti.
Sono sconcertato, non mi sento di scartare l’ipotesi avanzata da Lord Madara e che, solo fino a ieri, ritenevo plausibile ed illuminante, però ho il presentimento che ci sia dell’altro. Parlandogliene, questi si tiene sul vago ed il massimo dello sbilanciamento è il rinforzo della sua teoria.
Afferma che, se è avvenuto un contagio, non è strano che le persone muoiano una dopo l’altra poiché, evidentemente, esse si sono ammalate nel medesimo periodo. Possibilità assolutamente probabile eppure… non riesco a non pensare che potrebbe essere anche opera di qualcuno, sebbene non mi capaciti di come possa essere possibile.
Comunque quando mi sono recato alla dimora di Lord Madara, giacché i medici non si pronunciano, come sono solito fare mi sono documentato da solo e, come avevo preventivato senza riuscirci giorni addietro, gli ho chiesto di prestarmi alcuni albi su cui poter cercare delle risposte.
Libri che ovviamente Lord Madara non mi ha negato e, al contrario, con mia somma sorpresa ha deciso di darmi una mano. È molto paziente con me, abbiamo cercato insieme per ore qualcosa che potesse riguardare questo caso ed il tutto con il solo ausilio della luce creata dalle candele le quali, oltre al camino che ogni qualvolta arrivo si premura di far accendere, riscaldavano la stanza.
Purtroppo non abbiamo scoperto nulla ma sono fiducioso, la nostra ricerca è appena iniziata. In compenso però ho avuto la conferma che Lord Madara è riluttante a parlare di questo caso, ma che lo fa per starmi accanto e passare più tempo al mio fianco. O almeno credo…

21 Ottobre 1752 Londra.

Ancora nessun risultato.
I medici non si sbilanciano, temo che questa indagine esca dalle loro competenze anche se non vogliono ammetterlo. Sua maestà Hiruzen III ed i sui consiglieri sono molto preoccupati, ed io non riesco a trovare una soluzione nonostante mi sia aperto varie piste di cui non parlerò ora.
Con l’aiuto di Lord Madara ho consultato più di dieci libri, me ne ha addirittura tradotti alcuni che erano scritti in altre lingue, ma l’unico risultato da noi raggiunto è quello di esserci fatti una straordinaria cultura in medicina. Nessuna malattia attualmente conosciuta porta al prosciugamento del sangue, certo non escludiamo che possa trattarsi di un aggravamento di una di queste, ma le conoscenze mediche di questo periodo ci permettono ben poco. Specialmente se i dottori temono per la loro incolumità e quindi non eseguono alcun esame post- mortem.
Domani continueremo le ricerche. Tutto ciò mi avvicina ancora di più a Lord Madara.

24 Ottobre 1752 Londra.

Giorni duri e frenetici, in cui quasi non ho il tempo di sedermi a scrivere.
Sono avvenuti altri quattro decessi, ed io sto per abbandonare definitivamente l’ipotesi della malattia che sino ad ora non mi ha portato a conclusione alcuna. Stavolta la vittima è il figlio del marchese Iida Hyuga. Le urla di sua madre, la giovane marchesa Kyuoko Hyuga, colei che lo ha rinvenuto privo di vita nel suo letto, sono state udite persino dalle abitazioni adiacenti a causa delle finestre che, nonostante il freddo dell’inverno, la mattina vengono aperte dalla servitù.
È stato agghiacciante. Non appena abbiamo saputo, io ed il granduca mio padre, ci siamo diretti sul luogo dell’accaduto, e la scena che ci si è parata di fronte mi ha lasciato senza parole. Sono abituato alla morte, in particolar modo a quella che avviene in questa indagine, ma essa non mi lascia mai indifferente, specialmente se ad essere colpite sono persone da me conosciute.
Non appena finito di svolgere le pratiche, mi sono diretto immediatamente da Lord Madara mettendolo al corrente, ancora una volta, di ogni cosa. La descrizione del luogo, quella del cadavere, le dichiarazioni della nobildonna, la quale affermava che solo fino al giorno prima il piccolo fosse in piena salute, ed il fatto che io stesso potevo confermare tali dichiarazioni.
Nessun sintomo, nessun malore e, se davvero fosse un uomo a procurare tali morti, si avvarrebbe di qualche strumento di cui nessuno conosce l’esistenza.
La cosa inizia a spaventarmi poiché si tratta di qualcosa che non posso controllare con le mie capacità, su cui invece sono abituato a contare. Siamo tutti a rischio, noi e i nostri cari, e forse è questo a spaventarmi maggiormente. Poteva esserci il mio amato fratello al posto di quel fanciullo… ed io, cosa avrei fatto se fosse accaduto? La cosa mi terrorizza e Lord Madara, come ogni volta, ha percepito il mio turbamento nonostante la mia voce ferma ed il comportamento posato poiché mi ha fatto sedere, porto una tazza di the e poi ha iniziato a parlare, rassicurandomi. Se non sapessi che è impossibile, direi seriamente che Lord Madara ha il potere di leggere nella mente altrui e, non so come abbia fatto, ma è riuscito a tranquillizzarmi. Sì, con il solo ausilio delle proprie parole mi ha fatto uscire dalla sua dimora con il cuore più leggero sebbene ora, nel buio e nella solitudine che regna nella mia stanza, lo spettro dal nome Inquietudine si fa nuovamente strada nel mio cuore.

25 Ottobre 1752 Londra.

Una nuova perdita tra la nobiltà, e con essa la certezza assoluta che sia una persona a commettere i delitti. La finestra della camera della giovane contessa Midori Nara era spalancata, segno che qualcuno deve averla aperta. Non mi capacito di come sia stato possibile senza essere veduti poiché, chiunque abbia agito, lo ha fatto dall’interno dato che la finestra non presenta segni di scasso. Inoltre, a farmi capire che il colpevole è una persona, sono i segni che la contessa portava sul collo, all’altezza della giugulare, due piccoli fori. Era stata morsa.
Mi domando quale animale, o strano marchingegno, il sospetto abbia introdotto in quella stanza, e per quale motivo. Sicuramente deve trattarsi di una mente squilibrata.
Ho continuato a pensarci a lungo ed ho smesso solo nel pomeriggio, quando mi sono recato al centro e sono andato a teatro assieme a Lord Madara. Un po’ di svago era quello di cui necessitavo in quel momento per non arrovellarmi sugli stessi quesiti a cui non riuscivo, e non riesco tuttora, a dare una risposta. Ma sulla strada del ritorno, mentre lo mettevo al corrente degli sviluppi, inaspettatamente mi ha detto di abbandonare il caso.
- Non ti porterà a nulla di buono amico mio, rinuncia fino a che sei in tempo.
Ovviamente mi sono opposto, è fuori discussione che il sottoscritto si sottragga ad un ordine o che lasci libero un assassino. E non agisco in tal modo per ostentare la mia persona, ma per il bene della città e dei suoi abitanti, per le persone che amo.
Per la prima volta da quando ho avuto l’onore di incontrarlo, eravamo in netta contrapposizione: lui mi dava dei buoni motivi per non proseguire, io altrettanti per non lasciare. Inoltre la discussione era talmente delicata che mi ha portato ad agitarmi, un evento assai raro. Non mi piaceva quanto Lord Madara affermava, e mi urtava il suo modo calmo di esprimermi la propria opinione, a mio avviso errata. Così ho espresso il mio parere usando parole pesanti, sebbene le abbia dette con tono pacato ed apparentemente atono, come è mio solito fare per non rivelare i miei stati d’animo. Ad un gentiluomo non è concesso lasciarsi sopraffare in pubblico da sentimenti come l’ira, la rabbia e la gelosia. Gli ho fatto presente che non deve permettersi di mettere in discussione il mio operato, perché lui non ha neanche il coraggio di parlarmi di se stesso. Gli ho rinfacciato di nascondermi qualcosa e poi, vedendo la sua espressione immutata, cercando di mantenermi anche io impassibile, lo ho salutato con lo stesso tono sino ad allora tenuto e me ne sono andato lasciandolo solo.
Sulla via del ritorno mi è parso di sentirmi osservato e seguito, inizialmente ho creduto che fosse Lord Madara che volesse chiarire ma, quando mi voltavo a controllare, la strada dietro di me era deserta. La cosa mi ha lasciato interdetto, ero sicuro che vi fosse qualcuno ed ho avuto la medesima sensazione fino a che non ho varcato la soglia di casa.
Ora che sono più calmo, sono in pensiero per Lord Madara e mi spiace di essermi comportato in quel modo, lui si stava solo preoccupando per la mia persona. Il fatto di non riuscire a risolvere questo caso mi innervosisce, tuttavia non intendo rivolgergli le mie scuse. Non mi è piaciuto il modo in cui si è posto, quello con cui ha palesemente ignorato le mie provocazioni ed anche quello apparentemente disinteressato ed indifferente con cui mi ha lasciato andare via. Sì, aspetterò che sia lui a venire… io mi limiterò a farmi trovare nei luoghi in cui è solito andare.

29 Ottobre 1752 Londra.

Sono trascorsi cinque giorni da quando è avvenuta la discussione con Lord Madara e, da allora, non ci siamo più incontrati. Non si è neanche presentato nei consueti luoghi d’appuntamento, ma so che sta bene, mi sono informato. Tale comportamento mi porta a dedurre che voglia spingermi ad andare alla sua residenza, e ciò mi fa solo più rabbia.
Vorrei vederlo, parlargli, ma il mio orgoglio mi impedisce di andare da lui. Mi fa rabbia, una tremenda rabbia specialmente perché, come è già successo, sento come uno strano malessere fisico nello stargli lontano.
Probabilmente ha ragione Lord Madara, questo caso mi sta spossando…

30 Ottobre 1752 Londra.

Lord Madara non si è fatto vedere, né mi ha fatto pervenire sue notizie neanche oggi e questo, inutile mentirmi, assieme alle indagini che avanti a rilento, mi rende nervoso. Lo ha notato persino il conte, mio cugino Shisui, il quale ha affermato che non è da me comportarmi in codesto modo. Inoltre, mi ha rivelato che, da qualche tempo a questa parte, mi sta tenendo d’occhio e che trova il mio atteggiamento molto strano. Afferma di vedermi stanco, inquieto e, delle volte, assente. Ovviamente è stata mia premura assicurarlo del fatto che è tutto a posto e di non preoccuparsi, non vorrei si mettesse a seguirmi o mi facesse domande. Alla fine ho attribuito lo stato d’animo all’indagine che stiamo seguendo e alle pressioni che ci vengono fatte. Fortunatamente sembra averci creduto, in fondo non ha motivo di dubitare.

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Capitolo 2
*** II mese ***


II
Secondo mese




1 Novembre 1752 Londra.

Ho deciso, domani mi recherò da Lord Madara.
Non vale la pena distruggere un’amicizia per delle incomprensioni, specialmente perché sono stato l’unico ad innervosirsi e perdere il controllo.
Lord Madara si stava solo preoccupando, ed è legittimo che ci sia rimasto male per il comportamento da me adottato. Non lo biasimo per essere sparito, è giusto che sia lui a ricevere le mie scuse e non è la sua mancanza a farmi pensare in questo modo.
Mi manca la sua presenza lo ammetto, ma se sapessi di avere l’assoluta ragione non mi spingerei mai fino alla sua dimora, mi conosco. Se lo faccio è unicamente per aver compreso i miei errori.

3 Novembre 1752 Londra.

Le mie mani tremano!
Ieri sera è successo qualcosa che mi ha totalmente spiazzato e destabilizzato: Lord Madara mi ha nuovamente baciato. Ma stavolta è stato diverso, io… Io non so cosa mi sia successo, sono ancora confuso, stordito e… eccitato!
Il mio cuore non vuole saperne di smettere di scalpitare nel mio petto per quanto io cerchi di imporgli di fermarsi, mai prima d’ora ho avuto una reazione del genere.
Ma devo andare con ordine, devo cercare di dare una spiegazione a quanto accaduto e, dato che non vi sono riuscito ieri a causa della stanchezza e dello shock, intendo farlo oggi.
Nel pomeriggio non appena ho fatto ritorno alla mia dimora, come scritto qualche riga più in alto, ho deciso di superare le divergenze e, fatta preparare la carrozza, mi sono diretto all’abitazione di Lord Madara dove sono giunto poco prima del calar del sole.
Ero emozionato, desideravo incontrarlo, mi sarebbero bastati pochi minuti, anche solo il tempo necessario per essere cacciato a causa del comportamento da me adottato durante l’ultima conversazione, l’importante era rivederlo.
Quando la cameriera ha aperto mi sono fatto annunciare, ed ho avvertito il cuore calarmi in gola quando Lord Madara si è presentato in cima alle scale. Portava una sorta di vestaglia di seta nera con dei sottili ricami argentati intrecciati tra loro a formare una qualche figura, un indumento che sicuramente ha preso durante uno dei suoi innumerevoli viaggi, e che metteva in risalto la sua carnagione nivea nonché gli occhi neri.
Incantato, ho fissato la sua regale figura scendere con grazia sconosciuta le scale che ci separavano. Quasi sembrava fluttuare più che camminare. Mi ha lasciato talmente ammaliato che neanche la sua aria beffarda, dedita a prendersi gioco di me, è riuscita ad infastidirmi.
Era una visione a dir poco onirica.
Con un cenno ha congedato la cameriera e, avvicinandosi, mi ha detto:
- Ti aspettavo, ce ne hai messo di tempo.
Neanche la sua provocazione mi ha infastidito sebbene sia riuscito, non so bene come, a rispondergli qualcosa di sensato che controbattesse. Ci siamo dunque scambiati qualche altra parola e poi spostati in sala dove, con un po’ di timore, finalmente gli ho chiesto il motivo per il quale non si fosse più fatto vedere, e lui mi ha risposto semplicemente:
- Sapevo che saresti venuto.
Quattro parole che hanno suscitato molteplici e contraddittori sentimenti all’interno del mio giovane animo, solitamente imperturbabile.
Paura, felicità, rabbia, debolezza ed odio…
Paura, perché quelle parole dimostravano la consapevolezza che lo avrei fatto, il mio punto debole ed il fatto che mi aveva in pugno, sgretolando in un istante le giustificazioni che solo ieri mi ero dato.
Felicità, perché non mi aveva dimenticato, non provava rancore e, al contrario, mi stava solo aspettando.
Rabbia, perché se non fossi andato non mi avrebbe cercato, perché stava attendendo che fossi io a tornare, e da questo la debolezza e l’odio nei miei stessi confronti poiché, per la prima volta in vita mia, non mi sono dominato e, al contrario, mi sono lasciato dominare. Sì, mi sono lasciato dominare da lui e dai miei sentimenti.
Sentimenti a cui ho dato voce, anche questo per la prima volta. Gli ho chiesto per quale motivo fosse tanto dannatamente crudele, cosa sarebbe avvenuto qualora non mi fossi fatto vivo, se non avessi ceduto e lui… Lui ha risposto molte cose, e tutte mi facevano lievemente intendere che fosse colpa mia.
Non capivo e quindi continuavo a chiedere, a pretendere, per lo meno in questa occasione, che fosse lui a scoprirsi dato che io lo avevo già fatto. Perchè mi sono reso conto, grazie anche all’ausilio di questo diario, di non riuscire a nascondergli nulla, di non poterlo fare neanche se lo volessi. Mentre lui resta un completo mistero.
Ma Lord Madara non si scopriva e, al contrario, continuava a darmi le stesse risposte. Risposte a cui io non intendevo sottostare, ma che alla fine si sono arrestate da sole quando questi ha posto una mano dalle dita lunge e affusolate su una mia gota leggermente imporporata e calda a causa della discussione accesa, su cui successivamente ha poggiato le labbra vellutate. Labbra che poi hanno sfiorato le mie e ci hanno sussurrato contro:
- Mi sei mancato…
Gesto e parole che mi hanno completamente ammutolito e fatto cadere totalmente in sua balia.
Da quel momento in poi infatti non ricordo molto, solo un susseguirsi di esplosione di emozioni.
Al contrario della volta scorsa, Lord Madara non si è scostato, ha continuato a baciarmi ed io, inspiegabilmente, non mi sono sottratto. Sono rimasto immobile e, addirittura, lo ho ricambiato.
Ancora adesso, chiuso nel silenzio della mia stanza, riesco ad avvertire la sensazione della sua lingua nella mia bocca, ed i canini leggermente appuntiti che sfioravano lievemente la mia che cercava di ricambiarlo. Oppure la mano sulla mia vita che mi traeva contro di sé e l’altra che mi carezzava il collo, spostandomi i capelli che mi aveva sciolto.
O ancora le sue labbra che si scostavano dalle mie per sfiorare le guance, l’orecchio, il collo e, da allora, una strana sensazione di benessere pervadere l’intero corpo. Il mio sesso fattosi estremamente duro strusciare sulla sua coscia, una libidine totale, mai provata prima. Gli ansimi che fuoriuscivano dalla mia bocca e, nella mia mente, le sue parole che ripetevano:
- È colpa tua…
Un botto in lontananza, poi il nulla, devo essere svenuto…
Quando ho riacquistato i sensi ero steso sul divano, Lord Madara era sopra di me che mi carezzava il viso ed io mi rispecchiavo nei suoi occhi neri, ammirando la sua bellezza, la sua pelle perfetta su cui spiccavano le guance colorite, le labbra rosse, forse di quel colore per i baci.
Mi girava la testa e non mi sono potuto muovere per molto, ma non mi dispiaceva perché Lord Madara era lì con me che mi vezzeggiava, mi parlava, mi ha detto molte cose anche se non ricordo… Ma deve avermi dato delle risposte.
Poi devo essermi riaddormentato ridestandomi solo diverse ore dopo e, sebbene mi sentissi ancora intontito, ho dovuto fare ritorno a casa dove non sono riuscito neanche a scrivere poiché mi sono nuovamente lasciato andare al sonno.
Mi vergogno! Quanto accaduto è immorale e perverso. Siamo due uomini, io ho una fidanzata e so che è sbagliato eppure, anche solo a ripensare a quanto è avvenuto, come scritto sopra, il mio corpo reagisce, il mio cuore palpita ed il mio sesso si fa duro.
Sono sporco, ho commesso un atto estremamente impuro a cui continuo a non trovare risposta e non so cosa fare, se questo diario dovesse essere trovato segnerebbe la mia fine. Vorrei evitare di incontrare Lord Madara altre volte, ma dopo quanto accaduto temo che mi sarà impossibile…

4 Novembre 1752 Londra.

Una nuova vittima è stata trovata per le strade di Londra, la poveretta era una meretrice ed è stata letteralmente fatta a pezzi, questo ci porta a pensare che non rientri nel caso a cui sto indagando, quindi sarà qualcun altro ad occuparsene.
Questa città diventa ogni giorno più pericolosa. Dovremo aumentare i turni di guardia, questo forse terrà la mia persona lontano da Lord Madara. Mi chiedo come poter fare lo stesso anche con la mente…

6 Novembre 1752 Londra.

Stasera sono uscito assieme al conte mio cugino, ci siamo diretti al King's Theatre. Domani ci recheremo in qualche locanda fuori Londra, e dopo domani saremo impegnati in un ballo di corte. Faccio il possibile per tenere la mente impegnata, ma il ricordo di quanto successo mi perseguita. Provo l’incontrollabile desiderio di vedere Lord Madara e, nonostante cerchi di rifuggirne, i sogni mi tradiscono. Rivivo quell’esperienza ogni qual volta che chiudo gli occhi, e sento la sua presenza anche se lui non c’è.
Sono tanto preso dai miei stupidi sentimenti che neanche riesco a concentrarmi sull’indagine che dovrebbe avere la precedenza assoluta su ogni cosa.
Me ne vergogno.

9 Novembre 1752 Londra.

Come temevo, stargli lontano mi è impossibile.
Seguendo il mo cuore sono giunto a Rotten Row e lo ho avvertito perdere un battito quando, avvicinandomi alla consueta panchina, percependo la mia presenza Lord Madara ha alzato la testa dal libro che stava leggendo e mi ha guardato.
Mi sento strano, agitato, vulnerabile e non mi piace questa sensazione. E non mi piace perché, nonostante la mia maschera di impassibilità, sono certo che Lord Madara avverta questi miei sentimenti, più adatti a quelli di una fanciulla indifesa che ad un ufficiale di polizia quale sono.
Non mi riconosco.
Ovviamente lui si è comportato normalmente. Quando mi sono accomodato al suo fianco, mi ha domandato il motivo della mia assenza nei giorni precedenti, ed io ho risposto che ero stato molto impegnato con il caso.
Mi chiedo se abbia capito che mentivo… Sicuramente sì, ma non avrò mai una risposta perché non ne abbiamo più parlato, concentrandoci invece su quanto Lord Madara stava leggendo.
Il resto della serata è trascorso tranquillo, come se nulla fosse accaduto. Solo al momento di salutarci ha voluto rammentarmene sfiorandomi le labbra con le sue, creandomi con tale gesto un fremito che mi ha scosso tutto il corpo, giusto per far sì che non smettessi di tormentarmi. Devo evitare di dirigermi alla sua dimora, di entrare nella tana del lupo.

10 Novembre 1752 Londra.

Una nuova vittima tra la mia gente. Una nuova vittima, a mio avviso, causata dalla mia negligenza. Non riesco a capire come agisca l’uomo a cui stiamo dando la caccia, né come riesca ad uccidere in tale modo e per quale motivo. Può colpire per strada senza che le sue vittime scappino, od entrare nelle loro abitazioni senza che persona alcuna se ne accorga. Aprire porte e finestra senza l’ausilio di strumenti, ed il tutto per privarle del loro sangue. Un carnefice che sembra essere immateriale e surreale.
Mi sorge spontaneo chiedermi se non abbia a che fare con un fantasma, ma i fantasmi non esistono. Mi domando cosa direbbe Lord Madara se gli esponessi tale pensiero… Sicuramente mi prenderebbe per un folle, quale mi sento.
Questo diario doveva essere unicamente dedicato a lui, ma non posso fare a meno di parlare di questo caso, in quanto esso è divenuto un argomento ricorrente nelle nostre conversazioni. Anche oggi non abbiamo discorso d’altro sebbene ad un certo momento, nonostante fossimo all’aperto, seduti su una panchina ed il freddo mi entrasse nelle ossa, mi sono addormentato.
Quando mi sono destato, avevo la testa poggiata sulle gambe di Lord Madara, il quale si era sfilato il soprabito per coprirmi e mi stava accarezzando i capelli dicendo di restare sdraiato, che avevamo ancora un po’ di tempo prima che si facesse l’alba. Non ho ben compreso cosa intendesse dire, so unicamente che ero molto debole e che non mi sono mosso come mi era stato chiesto. Che mi sentivo bene nonostante tutto e che, per quel lasso di tempo, mi sono scordato di ogni problema che gravava sulle mie spalle.
Lord Madara è l’unico a cui permetto di vedere questo lato, forse per il rapporto che si è instaurato o perché è il solo a farmi sentire come quello che sono: un ragazzo di quindici anni.

13 Novembre 1752 Londra.

È un periodo difficile, i morti aumentano ogni giorno di numero ed essendoci anche dei nobili tra loro l’attenzione al caso si è accresciuta, sebbene la gente avesse già iniziato a parlare. Essa ha paura e, non ottenendo riposte, se ne crea di proprie. Iniziano a girare voci strane, la plebaglia parla di stregoneria, chi è più colto di esperimenti, e gli aristocratici di un attacco rivolto all’alta società.
Sono sempre più confuso ed angosciato, temo in una rivolta cittadina poiché la plebe è convinta che non stiamo facendo abbastanza, o che abbiamo iniziato a darci da fare solo quando siamo stati colpiti anche noi. Temo una rappresaglia delle forze armate contro sua maestà per paura che tali fallimenti siano solo un modo per mettere in discussione il nostro operato, ed una rivolta dei medici che hanno timore di essere accusati degli omicidi a scopo di compiere delle ricerche.
Ho bisogno di parlarne a qualcuno, e Lord Madara è l’unico a cui io possa esprimere codesti dubbi senza suscitare il panico!
Mi rammarico di non poterlo fare questa sera, ma sono rientrato troppo tardi per potermi dirigere alla sua dimora senza insospettire il granduca mio padre che, in questi mesi, probabilmente allarmato dal conte mio cugino, osserva leggermente preoccupato i miei movimenti. Ci manca solo che sospetti di me…

14 Novembre 1752 Londra.

Anche quest’oggi è successo un fatto che mi ha lasciato alquanto sconcertato. Finito il turno di guardia a sua maestà, nonostante avessi deciso di evitare l’abitazione di Lord Madara, non ho potuto aspettare oltre e, avendo bisogno di parlargli, mi ci sono diretto. Tuttavia, quando vi sono giunto, è accaduto un fatto davvero insolito.
Da dietro il portone principale ho udito una voce dal timbro estremamente alto ed alterato, che delle volte riusciva a raggiungere toni estremamente acuti ed assordanti, inveire contro Lord Madara e, dal modo in cui lo faceva, doveva conoscerlo molto intimamente dato che non usava alcun titolo onorifico né tanto meno il voi.
Lo sconosciuto gli stava urlando qualcosa a riguardo del fatto che dedicava troppo tempo ad altro invece che a lui, e rimasi alquanto colpito quando sentii pronunciargli il mio nome, seguito da vari epiteti non troppo cordiali.
Non sapevo cosa fare, sebbene fossero soltanto le quattro e mezza e fosse già calato il buio a causa delle giornate notevolmente accorciate e facesse molto freddo per via del temporale avvenuto nel primo pomeriggio, ormai ero arrivato ma non me la sentivo di interromperli. Decisi quindi di attendere la fine della loro discussione seduto sulle scale del grande portico. In fondo non ero solo, a farmi compagnia c’erano i cani lupo di Lord Madara che, come spesso accade, erano giunti a salutarmi appena sceso dalla carrozza. Ovviamente non era mia intenzione origliare la loro conversazione, ma quell’uomo parlava a voce talmente alta che mi era impossibile non udire alcune parole. In quel momento, non so bene per quale motivo, mi era tornato in mente il giovane incontrato a Rotten Row, ma non ebbi il tempo di pensare altro perché sentii gridare:
- E chi se ne importa se quel damerino è arrivato!
Ora che ci penso, come faceva Lord Madara a sapere che ero arrivato? Che abbia sentito la carrozza? Impresa ardua dato il bailamme alzato dal suo interlocutore. Eppure, come accadde in quella notte, non ho sentito Lord Madara rispondere, sarà stato impassibile come al solito…
Poi ho udito l’ennesimo rumore e quindi il portone aprirsi, rivelandomi la sagoma del suo padrone tranquillo ed impassibile come sempre, nonostante i forti colpi provenienti dall’interno. Vista la situazione, mi sono premurato di chiedere se volesse che passassi un altro giorno dato il momento sconveniente, ma Lord Madara non ha fatto in tempo a rispondere che si è sentito un urlo acuto, viscerale e prettamente femminile, giungere dalle sue spalle.
Un grido impregnato di terrore e dolore che mi ha fatto rabbrividire, al contrario di Lord Madara che, con aria scocciata ed espressione alterata, si è limitato a dirmi di attenderlo prima di salire le scale e dirigersi in direzione del frastuono.
Un nuovo tonfo, un nuovo dibattito, e quindi ho veduto lo stesso ragazzo, con i capelli biondi e gli occhi chiari di quella sera, fare capolino in cima alla rampa delle scale e fissarmi nuovamente con sguardo pieno di rabbia e livore. Era lontano ed in penombra, ma non vi era dubbio che fosse lui, né che mi fissasse a quel modo.
Come la prima volta che lo ho incontrato, ho avvertito un intenso brivido percorrermi la schiena, e l’istinto di recarmi al piano superiore per vedere cosa fosse accaduto improvvisamente ha ceduto il passo a quello di retrocedere in direzione della porta. Così mi sono ritrovato, quasi senza rendermene conto, ad ascoltarlo. Sono indietreggiato. Lentamente, come se mi trovassi al cospetto di una belva feroce dinnanzi alla sua preda e, al contempo, ho avvertito il cuore rallentare i suoi battiti così come il respiro farsi affannoso. Era come se attendessi che mi saltasse addosso, ed è stata la prima volta che mi sono sentito a quel modo. Nessun assassino o brigante era mai riuscito a farmi indietreggiare, e non mi capacito di come possa averlo fatto un ragazzino dai capelli dorati, gli occhi chiari, il volto d’angelo ed almeno un anno in meno del sottoscritto. Non riesco a trovare una spiegazione logica, come non riesco a comprendere come tutta la tensione, accumulata in quella stanza, possa essere svanita al solo arrivo di Lord Madara.
Al suo ingresso quel ragazzo si è congedato, senza una parola, sparendo in un'altra camera, ed io sono potuto andare incontro al padrone di casa per chiedere spiegazioni ma, una volta che gli sono giunto davanti, sono impallidito alla vista del suo pallore. Quando mi ha chiesto di lasciarlo solo mi sono rifiutato, eppure non c’e stato modo che io restassi. Lord Madara mi ha assicurato che ad urlare era stata una cameriera, come se io potessi pensare a qualcun’altro, e poi mi ha rassicurato sulle sue condizioni e mi ha convinto ad andarmene in meno di un momento.
Non gli avevo mai veduto un’espressione tanto tirata e devo ammettere che mi ha turbato, ma ancora di più mi inquieta il pensiero di cosa possa essere avvenuto in quella casa ed il fatto che abbia obbedito. Non mi capacito di come non sia corso a vedere cosa fosse accaduto a quella ragazza, né di come mi abbia convinto. Non è dal sottoscritto anche se, da quando frequento Lord Madara, mi sorprendo spesso a scrivere che mi ritrovo a provare o fare cose che non sono da me…
Domani mi recherò nuovamente alla sua dimora per assicurarmi che sia tutto a posto.
Ora però altre domande si aggiungono a quelle a cui ancora non ho dato risposte: chi era quel ragazzo? E per quale motivo invece di uscire si è diretto in un’altra stanza, come se conoscesse bene quella casa? Possibile che abiti da Lord Madara? E se così fosse, come è possibile che io non lo abbia mai veduto?
Domande a cui, prima o poi, auspicherei dare una risposta…

15 Novembre 1752 Londra.

Come ripromessomi, nel tardo pomeriggio sono tornato da Lord Madara, percorrendo la lunga strada che ci divideva con l’angoscia nel cuore.
Giunto sul posto, ad aprirmi il portone fu una nuova governante e, vedendola, tale sensazione si è accentuata. Accomodatomi, non ho perso tempo ed ho domandato al padrone di casa notizie della cameriera assente, ricevendo in risposta rassicurazioni sul suo stato di salute. Tuttavia, vedendo lo scetticismo dipinto nei miei occhi, Lord Madara ha deciso di condurmi nella sua stanza dove, fortunatamente, ho potuto constatare di persona le sue buone condizioni. Era piuttosto pallida, probabilmente per lo spavento, ma per mio sommo sollievo stava bene. Quindi ho chiesto a Lord Madara di lasciarmi in sua compagnia ma, sebbene lui avesse accettato, la ragazza mi ha accomiatato affermando di sentirsi molto stanca e di voler risposare, cosicché non ho potuto parlarle.
Avrei voluto sapere cosa l’aveva spaventata tanto però, rammentando il brivido che io per primo ho provato al cospetto di quel ragazzo, non fatico a capirlo. La sua stessa presenza incute timore.
Tornati in salone, io e Lord Madara ci siamo accomodati sul divano e, spinto da un’irrefrenabile curiosità, gli ho domandato chi fosse quel giovane ed il motivo per il quale non lo avessi mai incontrato se non in due occasioni. Dalla sua risposta evasiva ho compreso che non intendeva parlarne, difatti si è limitato ad informarmi che si trattava di un parente e che raramente usciva dalle proprie stanze. Ovviamente ogni altra domanda è stata sviata o messa a tacere in modo molto elegante, ma quantomeno ora ricordo il nome di quel ragazzo, Lord Deidara.
Ho la sensazione che sia un tipo piuttosto difficile da gestire persino per Lord Madara e che abbia creato non pochi problemi, anche con la servitù. Forse è questo il motivo per il quale la cambiano tanto spesso.
È un ragazzo molto bello, degno parente del Lord e mi incuriosisce. Vorrei saperne di più, vederlo attraverso gli occhi di Lord Madara, sapere di cosa conversano e per quale motivo prova del rancore nei miei confronti. Per tale ragione vorrei parlare ancora di lui, ma poco alla volta, per non risultare invadente o indiscreto, come è già avvenuto.
Certo è piuttosto strano che non lo abbia mai incontrato, sebbene non abbia trascorso poi molte ore in quella casa. Però, finalmente, ora posso spiegare i rumori che ogni tanto udivo provenire dalle camere del piano superiore, altro che fantasmi! Lord Madara è davvero misterioso, ma forse l’arcano è finalmente svelato. Era questo che mi nascondeva, anche se non ne comprendo il motivo. Inoltre mi chiedo se, anche quella sera, non fosse sempre il sottoscritto la causa della discussione e se la ragione per la quale non voleva che andassi a trovarlo prima di una certa ora, non fosse che lo avrei incontrato.

16 Novembre 1752 Londra.

Nessuna vittima quest’oggi, è la prima volta dopo molto, ma non basta questo a rallegrarmi. Devo arrestare il colpevole.
Le lunghe e faticose ricerche che non ho mai interrotto e che spesso ho svolto nell’anonimato, infine si sono ristrette portandomi a dubitare di un nobiluomo dalle cattive abitudini.
Solito giocatore d’azzardo, frequentatore di quartieri malfamati in cerca di possibili cavie, e avvezzo a studi di medicina; lo ho veduto spesso aggirarsi per le buie e desolate strade di Londra.
Il soggetto in questione è il prediletto di sua maestà Hiruzen III, il marchese Orochimaru. Un uomo dalle grandi doti intellettive, che si è conquistato codesto titolo nobiliare maritandosi con la marchesa Tsunade, anch’essa molto vicina al monarca e di cui lo sposo ne ha immediatamente catturato l’attenzione. Non è stato facile indagare sul suo conto poiché è estremamente astuto, possiede notevoli agganci ed è il favorito del re. Praticamente intoccabile.
Talmente intoccabile che, fino ad ora, ho lasciato questa ipotesi per ultima e mi sono astenuto dal rivelare a persona alcuna i miei sospetti, incredibilmente anche a Lord Madara, a cui esprimevo altri dubbi. Potrebbe essere molto rischioso, nonostante le doti innegabili è una persona subdola, riprovevole e, soprattutto, pericolosa. Pronta a tutto per raggiungere un obbiettivo e dio solo sa, se esistesse, quale si è prefissato questa volta. È ossessionato dalla giovinezza e rammento di vari esperimenti che aveva proposto e, fortunatamente, ricusati da sua altezza in persona. Studierò una strategia adeguata, temo solo che abbia smesso di uccidere avendo capito che sospetto di lui.

17 Novembre 1752 Londra.

Ho incontrato Lord Deidara.
Mi ha intimato di stare lontano da Lord Madara, di non farmi illusioni, che sarei solo un trastullo per lui e che presto si sarebbe stancato di me, come ha fatto con gli altri.
Ha agito in tal modo per mettermi al corrente che il sottoscritto non è il primo e che non sarebbe stato neanche l’ultimo, per ferirmi e, quando lo ho gentilmente informato che non lo avrei fatto, ho veduto il suo viso, bello e dai lineamenti perfetti, indurirsi ed i suoi occhi iniettarsi di sangue per la rabbia e traboccare odio.
Come nelle altre occasioni in cui lo ho incontrato, ho provato forti ed intesi brividi scuotermi dal profondo, ma ho cercato di non muovermi, di non arretrare e di guardare negli occhi quel ragazzo dall’aspetto angelico che pareva nascondere al suo interno un vero diavolo. Sembrava volermi togliere la vita tanto era il risentimento che leggevo sul suo viso. Non so bene come, ma sono riuscito a percepire tutta la sua aura omicida, arrivando persino a capire che intendeva farlo nei modi più violenti e dolorosi possibili. La mia mente ha iniziato a proiettarmi immagini assai cruente, il mio cuore a battere più forte ed il respiro a farsi più affannoso. Ancora una volta mi sentivo una preda dinnanzi al suo cacciatore.
Una parte di me suggeriva di scappare lontano, più lontano che potessi, per salvarmi; mentre un’altra che lui non poteva nulla nei miei confronti nonostante il buio e la desolazione che regnava in quella strada. E non solo perché ero armato.
Al contrario, in quel momento ho pensato che la mia fida spada non potesse alcunché contro di lui. Un assurdo pensiero il mio, dato l’addestramento a cui sono stato sottoposto, eppure non mi sono mosso.
Vedendo che non mi spostavo, Lord Deidara mi ha afferrato per il bavero della giacca di velluto per trarmi a sé e, probabilmente, incutermi più paura. Possiede la stessa pelle di Lord Madara, chiara, appena trasparente, perfetta, ed i suoi occhi azzurri mi fissavano intensamente. Io ero immobile, non so per quale motivo non ho reagito, né come abbia fatto ad essere tanto veloce per far sì che non mi scansassi. Possedeva una stretta ferrea per la sua età e la corporatura esile. Nel guardarlo, ho avvertito il respiro accelerare ulteriormente ed una scarica di brividi pervadere il mio corpo, che poi fu scaraventato a terra mentre Lord Deidara, sprezzante, mormorava qualcosa che non ho udito.
Come ho già scritto, non so per quale ragione io non abbia reagito, né perché abbia provato quelle assurde sensazioni ma di una cosa sono certo: più che un lontano parente, mi ha dato l’impressione di essere un amante geloso.
Quando poco più tardi mi sono incontrato con Lord Madara, non gli ho rivelato l’accaduto. Non era mia intenzione farlo preoccupare, né spiegargli il motivo della mia mancata reazione dato che io per primo non so darvi una spiegazione. Anche se, scrivendo, esso emerge a chiare lettere: colpire Lord Deidara sarebbe stato come farlo con Lord Madara stesso, benché indirettamente dato che gli avrei procurato un dolore.
Nonostante il mio silenzio sull’accaduto però, Lord Madara deve aver intuito il mio disagio perché è stato molto presente. Ha affittato una camera di una locanda in centro per poter parlare al caldo poiché si prospettava una notte molto fredda, ed io mi sono dovuto trattenere non poco dal rivolgergli alcune domande.
Quanto rivelatomi da Lord Deidara mi ha ferito, ma penso che appartenga al passato. Inoltre, quanto avvenuto, mi porta a dedurre che, se Lord Deidara è tanto intimorito dalla mia persona, deve essere perché ha compreso che il nostro rapporto è diverso. Non credo di peccare di presunzione affermando di aver colpito profondamente Lord Madara.
Abbiamo parlato d’arte italiana, ma ogni tanto la mia mente vagava su quel ragazzo e le molteplici sensazioni che quel nome riesce a procurare nel mio animo.
Mi domando se anche lui abbia attinto dal sapere di Lord Madara, sebbene dal suo linguaggio non traspaia, e se questi gli carezza mai i capelli come fa con me nonché il motivo della sua gelosia.
Tali pensieri mi hanno distratto dall’argomento interessante che Lord Madara stava trattando.
A riportarmi con i piedi a terra una sua mano che dal viso è scesa sul mio collo, il petto e poi più in basso, per lasciare il posto alle sue labbra ed al piacere che esse ogni volta mi riservano… e che sto rivivendo anche ora rievocandolo.
Non vi è dubbio che la nostra sia una relazione differente, sia in positivo che in negativo.
Ora devo andare a coricarmi, è l’alba. Mi sono addormentato in quella camera, mi succede spesso di assopirmi quando sono con Lord Madara, già lo ho scritto. Che sia la stanchezza o il piacere ad ottenebrarmi la mente, l’unico rammarico, è che lui non vi era al mio risveglio.
Mi chiedo se non sia io l’amante. Tutto ciò è tremendamente perverso ma, allo stesso tempo, estremamente affascinante e piacevole…

18 Novembre 1752 Londra.

Fortunatamente il granduca mio padre è abituato ai miei orari e, essendo a conoscenza che mi intrattengo per le indagini, non si insospettisce e non mi crea problemi neanche quando, come ieri, rincaso al sorgere del sole. Non oso immaginare cosa direbbe qualora scoprisse che passo gran parte del mio tempo libero con Lord Madara.
Temo sempre più che possa parlare con il conte mio cugino e venire a conoscenza del fatto che spesso non sono con lui sebbene io affermi il contrario, devo fare in modo che ciò non accada.
Inoltre i mancati omicidi mi insospettiscono, vorrei esporre la mia teoria ma temo in scelte avventate, tra gli Uchiha ed il marchese Orochimaru non scorre buon sangue. Entrambi cercano di ingraziarsi sua maestà Hiruzen III.
Inoltre, a trattenermi, vi è il fatto che non mi sono più potuto avvicinare al marchese, né ai luoghi da lui frequentati per non insospettirlo, e non oso immaginare cosa accadrebbe qualora le accuse non fossero fondate. Sicuramente ci accuserebbe di infamia e calunnia.
Sarà meglio che mi sbrighi a portare a termine questo caso.
Dopo il pranzo passerò dal cugino Shisui e tenterò di parlare prima con lui, temo che stasera non potrò vedermi con Lord Madara.

21 Novembre 1752 Londra.

Altri quattro giorni senza vittime o, quantomeno, vittime visibili.
Quattro giorni di ricerche, pattugliamenti ed appostamenti svolti assieme al conte mio cugino che ha assecondato la mia teoria, e in cui sono sorti nuovi sospetti sul marchese. Sembrerebbero confermati i finanziamenti e la sua partecipazione diretta ad alcuni esperimenti, sebbene non sia ancora chiara la dinamica dei fatti. Inoltre, ad aggravare la sua posizione, vi è l’accusa di ordire complotti alle spalle di sua maestà, ma anche tali affermazioni sono da verificare con maggiore attendibilità.
Quattro giorni in cui ho veduto solo di sfuggita Lord Madara, che neanche ho potuto salutare.
Quattro giorni in cui, facendo ritorno alla mia dimora, mi sono sentito osservato. Devo fare attenzione che non si tratti degli uomini del marchese.
Quattro giorni estremamente duri.

22 Novembre 1752 Londra.

Dopo le ultime rivelazioni, quest’oggi ho svelato i sospetti riguardanti il marchese Orochimaru anche al mio nobile padre e al visconte Obito, che non sono rimasti stupiti poiché i fatti li avevano portati nella stessa direzione.
Il granduca mio padre mi ha ordinato di persistere nella sorveglianza, di recuperare le prove e, quando esse saranno inconfutabili, farà scattare l’arresto. Il momento si avvicina ed io sono impaziente di portare a termine il caso, così da potermi prendere un periodo di riposo da trascorrere in compagnia di Lord Madara. Inutile negare: avverto la mancanza della sua voce quanto quella delle sue carezze.
In un paio di occasioni lo ho sognato. Mi baciava le guance, le labbra ed il collo, come ama fare, e mi toccava in parti proibite, facendo aprire la mia bocca ed incurvare le labbra in un sorriso mentre io, sotto di lui, mi dimenavo appena stringendogli le spalle ed invocando il suo nome.
È stato talmente verosimile, che al mattino seguente mi sono sentito stordito e felice come quando ciò accade realmente… Spero unicamente di non aver emesso versi o ansimato anche nella realtà!
Mi chiedo se sia normale stancarsi a tal punto o svenire per il troppo piacere, ma purtroppo è una domanda che non potrò mai rivolgere a persona alcuna poiché troppo imbarazzante, nonché fonte di quesiti a cui non potrei dare una risposta.
Una volta mi sono trovato a sognare anche Lord Deidara, sebbene non lo abbia più visto dal 15 novembre, ma è stato un vero e proprio incubo. Lord Deidara mi dava la caccia per le strade di Londra ed io, disarmato e ferito, non potevo fare altro se non darmi ad una disperata fuga. Mentre correvo, tentavo di urlare e chiamare aiuto, ma la mia gola non emetteva versi. Trascinavo il mio corpo pesante per i vicoli stretti e maleodoranti della periferia, in cui non vi era altra illuminazione che la luna e, nel mentre, avvertivo le sue risa riecheggiare nella mia testa.
Come un gatto che gioca con il topo, mi lasciava scappare solo per il gusto di inseguirmi e terrorizzarmi. Ricordo gli svincoli, la sua figura dietro le mie spalle che rifletteva la propria ombra sul muro adiacente illuminato dalla luna piena, la quale sembrava apparire solo per mostrarmelo. Il suo fiato freddo sul collo, la sua presenza onnipotente ed una mano, la sua, che alla fine mi ha spintonato contro una parete ed afferrato per la gola, alzandomi.
Ricordo nitidamente i suoi occhi completamente rossi, le labbra scarlatte e le unghie lunghissime con cui mi lacerava i vestiti e sfregiava il mio petto, mentre rideva sguaiatamente nell’osservare le espressioni di puro dolore dipinte sul mio volto, le medesime che potevo vedere io stesso durante questo incubo. Le urla di sofferenza che non fuoriuscivano, e l’orrore di quando lo ho veduto avvicinarsi e leccare il mio sangue, che ha sporcato il suo viso immacolato, prima che mi recidesse la carotide ed io mi svegliassi soffocando un urlo.
Avevo il sudore che mi imperlava la fronte, i brividi lungo la schiena e sentivo le mani tremarmi leggermente, anche quello era stato tremendamente reale.
Mi vergogno di aver fatto un sogno del genere su Lord Deidara, e mi vergogno ancora di più di essermi sentito a quel modo.
Non mi capacito di come quel ragazzo o Lord Madara possano tanto. Entrambi hanno qualcosa di magnetico ed oscuro, quasi ipnotico. Probabilmente è per la loro bellezza fuori dal comune.
Comunque fortunatamente ciò è avvenuto una sola volta e, sebbene il ricordo di tale sogno è ancora scolpito nella mia mente, esso è messo in ombra da quelli di Lord Madara a cui, ancora una volta, non posso fare a meno di pensare.

23 Novembre 1752 Londra.

Altra giornata di ricerche terminata a notte fonda, sono talmente spossato da non essere neanche riuscito a passare a Rotten Row per vedere se vi fosse Lord Madara nonostante la voglia di incontrarlo. L’unica nota positiva è che non vi sono vittime.
Aspetto con impazienza il giorno di intervenire.

25 Novembre 1752 Londra.

Finalmente è scattato l’ordine che prevede l’arresto del marchese Orochimaru!
La cattura avverrà in serata. Domani notte potrò festeggiarla con Lord Madara, sperando che almeno in questa occasione mi faccia l’onore di assaggiare il vino da me scelto, non vedo l’ora. È incredibile come senta la sua mancanza, non mi abituerò mai. Spero solo di non sognarlo questa notte perché domani avrò bisogno di tutta la mia forza.
Ora basta dilungarmi, come scritto, tra poche ore dovrò essere lucido e presente e non potrò permettermi errore alcuno.






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Ed eccoci al secondo capitolo, spero di non avervi fatto aspettare troppo XD
Grazie per i bellissimi commenti, ed anche per averla messa tra i preferiti **
Ci vediamo nel prossimo ed ultimo capitolo.
Ed ora spazio alle risposte^^

araya: Hahahaha ma grazie (io adoro i papiri xD)
Sono felicissima che ti sia piaciuta, ed anche di essere riuscita a renderla verosimile e, di conseguenza, catapultarti nel 700. E’ stata una faticaccia, ma almeno ha sortito il suo effetto xD
-Forse non te ne frega neanche un pochino XD ma mi è capitato di trovarmi tra le mani un diario di un'ufficiale militare dell'800 e lo stile era proprio identico al tuo ^^ - eccome se mi importa, mi fa onore ><
Pensa che credevo di aver combinato un mezzo pasticcio xD
Delle volte mi perdevo, rileggevo, tagliavo, incollavo e facevo millemila ricerche xD
Il giorno stesso della consegna poi, rileggendolo, mi sono accorta di errori gravissimi tipo :
Mi sembro un adolescente con gli ormoni in subbuglio...
Ormoni?!?!?!? Nel 700?!?!??!!?!
Hahahahaaha lasciamo stare va xD
Per quanto riguarda Madara lo so è uno stronzicotto però... come si fa a non innamorarsene vedendo le immagini di Lily??!?!?! xD E’ vedendo le sue fanart che mi sono innamorata della coppia xD
Lily musa ispiratrice**
Per quanto riguarda Itachi, sono troppo contenta di essere riuscita a renderlo ><
Hihi, sono felice che ti abbia appassionato, spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Grazie per i complimenti un bacio =*


mizukage: Addirittura perfetta, ma grazie >< (/me commossa )
Sono veramente felice che ti sia piaciuta tanto! Anche se sei di parte xD
Sì, la difficoltà è stata molta ma, quello che è stato più complicato, è stato mantenere lo stile.
I personaggi si sono praticamente mossi da soli xD, io mi sono limitata a cercare di rimanere IC... ed ancora non ci credo di esserci riuscita xD
Poi per quanto riguarda Itachi sì, ho cercato di mantenere intatti tutti i suoi valori, come per Madara il mistero e Deidara l’esuberanza. Mentre scrivevo me li immaginavo, ecco il trucco xD
Spero che ti piaccia anche questo capitolo. Grazie per il bel commento e per i complimenti.
Un bacio =*

Lady_Nene: Cara, credo che tu abbia detto tutto nel bellissimo giudizio che mi hai dato =*
Hahaha per l’immagine non preoccuparti xD
Ne hai usata una stupenda ed hai anche usato il viola che adoro xD
E’ stato un bel regalo ><
Sono felicissima di aver partecipato al tuo contest e che ti sia piaciuta tanto!!!

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Capitolo 3
*** III mese ***


III
Terzo mese


13 Dicembre 1752 Londra.

Sono trascorse più di due settimane da quando ho scritto l’ultima volta, ed ancora non riesco a capacitarmi di come possa essere qui, su questa terra, seduto alla mia scrivania, ed in grado di farlo…
È un miracolo, o almeno questo è quanto affermano i medici che mi guardano come un morto che cammina. Peccato che il sottoscritto non creda nei miracoli.
Se sono vivo lo devo unicamente ai miei familiari, che mi sono stati accanto, a Lord Madara, e alla mia forza di volontà.
Il conte, mio cugino Shisui, ed il mio adorabile fratellino Sasuke, come mi ha raccontato il mio nobile padre, sono rimasti praticamente sempre accanto al mio letto per vegliare il mio sonno ed accudirmi. In quanto a Lord Madara, lui, come già accaduto, era nei miei sogni.
Ve ne è stato uno poi che, a mio avviso, è stato quello che ha permesso il mio risveglio.
Ma voglio andare per ordine perché, quanto avvenuto, è qualcosa che ha dell’incredibile. Come tutto ciò che riguarda la mia vita da quando ho incontrato Lord Madara del resto. Inoltre ho bisogno di scrivere, per rendermi conto di essere vivo ed analizzare i fatti.
Il 26 novembre, come avevo annotato, è stato il giorno dell’arresto.
Io, il granduca mio padre, il conte mio cugino, il visconte Obito ed altre quattro guardie reali, al calar del sole, ci siamo diretti alla dimora del marchese Orochimaru ma questi, inaspettatamente, come se fosse stato avvertito, ci stava aspettando armato di spada e molteplici soldati e ci ha attaccati. Essi, probabilmente, costituivano una parte di quelli che gli sarebbero serviti per la rivolta che stava mettendo in atto.
Essendo in netto svantaggio numerico e non attendendoci tale accoglienza, ci siamo difesi come meglio potevamo. L’ordine era di non uccidere il marchese, ma non è stato possibile attenervisi. Infatti, a causa del cruento scontro, sono stato io stesso a dargli il colpo mortale prima che assassinasse il conte mio cugino, sebbene subito dopo sia stato colpito a mia volta. Ho avvertito la sua lama entrare nel mio fianco e trapassare gli organi che trovava al suo passaggio, prima di riuscire per ripetere quel gesto una seconda volta, e poi una terza.
Ricordo praticamente tutto. Un dolore lancinante, la giubba bagnarsi con estrema rapidità, l’odore nauseabondo del sangue, il mio nome urlato dal granduca mio padre ed infine il contatto con il suolo. Dopo di che il buio.
Al mio risveglio mi hanno raccontato che non ripresi i sensi sino al 30 novembre, quando ho riaperto gli occhi per qualche minuto. Che le condizioni in cui versavo erano altamente critiche ed avevo perso molto sangue, che avevo la febbre alta e deliravo. Poi che l’1 dicembre il mio stato di salute precario è precipitato, e che il medico aveva affermato che non avrei superato la notte. Che a tali parole il granduca mio padre aveva fatto chiamare il prete ma che il sottoscritto, in un momento di lucidità, lo aveva mandato via.
Non era di un pastore che avevo bisogno, ma di Lord Madara. Desideravo vederlo, e lo desideravo talmente tanto che lo ho sognato. Lo ricordo perché rammento quanto ci siamo detti.
- Vuoi vivere?
- Sì…
Tre semplici parole suggellate da un bacio disperato e dal sapore del sangue, il sangue che avevo perso e che ancora riecheggiava nelle mie membra.
A seguito di quel giorno, mi hanno raccontato ancora, non ho ripreso i sensi prima che ne passassero altri quattro, poi è avvenuto quello che tutti hanno chiamato il miracolo. Dopo aver superato la fatidica notte, ho iniziato a riprendermi… o almeno credo.
È tutto talmente surreale. Mi sento strano, diverso, molto diverso, ma non capisco da cosa dipenda, è una sensazione estremamente strana. Persino le cose, quali oggetti o persone, le osservo in modo differente. Il conte mio cugino attribuisce tale fenomeno al fatto che sia stato ad un passo dalla morte. Mi ha domandato dove ho trovato la forza e l’energia per riprendermi, non ho saputo rispondere. L’unica certezza è che non potevo né volevo morire tanto giovane, perchè ci sono ancora molte, troppe cose che desidero vedere, conoscere e scoprire.
Lo ho detto anche a Lord Madara in quel sogno tanto reale, di cui però possiedo solamente il ricordo di quelle tre  parole e l’attaccamento che nutrivo nei confronti della vita. Eppure ho come la sensazione che Lord Madara mi abbia detto molto, molto altro in quel frangente…
Ma cosa importa? Ciò che conta è che sia vivo e che presto potrò riprendere ad uscire! Voglio incontrare Lord Madara il quale, ho scoperto, si è premurato di mandarmi dei libri ed un biglietto, non firmato, in cui mi diceva di lottare con tutto me stesso. Sono l’unico ad aver capito di chi fosse tale regalo, come sono l’unico a non essersi stupito del fatto che in esso non vi erano domande riguardanti il mio stato di salute, probabilmente ne era già a conoscenza.
È incredibile il legame che, in un lasso di tempo tanto ristretto, è riuscito a crearsi tra noi, tuttavia temo che il nostro incontro non avverrà molto presto. È già molto che riesca ad alzarmi dal letto, oltre a tutto non so quando mi leveranno i punti. Mi sento bene ma i medici mi impongono di stare a riposo, ed il mio pallore non aiuta.
Ma tutto a suo tempo, presto sono sicuro di poterlo andare a trovare e di discorre con lui dell’accaduto.
Poi il 6 dicembre è venuta a farmi visita la mia promessa sposa che si è trattenuta per due giorni. Era terribilmente preoccupata per la mia persona ed ha pianto molto non appena mi ha incontrato. Non le avevano permesso di venire prima date le mie condizioni. Quando mi ha veduto, mi ha gettato le braccia al collo ed è stata estremamente dolce, sebbene debba ammettere che mi ha fatto una stana impressione quando le sue labbra si sono soffermate sulla mia guancia, dato che l’ultimo a compiere tale gesto è stato Lord Madara.
Mi sento in colpa a dirlo, ma avrei voluto che ci fosse stato lui al suo posto. Da quando mi sono risvegliato il desiderio di incontrarlo è aumentato, è quasi incontrollabile ed il sapere di non poter uscire… Mi sembra di impazzire!
Vorrei che Lord Madara si introducesse nella mia stanza dalla finestra, così da non essere scorto da persona alcuna, ma so che è impossibile. Basta, inizio a vaneggiare, evidentemente devo ancora riprendermi dall’accaduto…
La compagnia della principessina Haruka Kuran mi ha fatto piacere, come me ne fa quella del conte mio cugino, del mio amato fratello e dei miei diletti genitori, che non avrei mai voluto far preoccupare. Tuttavia, dal giorno in cui mi sono ridestato, ho notato di passare gran parte del tempo a dormire.
I medici dicono che questo accade per permettere al mio fisico debilitato di recuperare, ma essi non sanno che il mio sonno è agitato e discontinuo. Evito di parlarne perchè per lo più rivivo il momento in cui il marchese Orochimaru mi ferisce e lo sgorgare del sangue, non voglio impensierire ulteriormente la mia famiglia. Devo solo attendere che passi, inoltre le poche ore di luce che l’inverno mette a disposizione non aiutano di certo. Spero di rimettermi in fretta, di passare notti tranquille e che questa stanchezza, per lo più mattutina, passi al più presto.


14  Dicembre 1752 Londra

Anche oggi il mio risveglio non è avvenuto prima delle quattro, quando fuori era già l’imbrunire a causa delle giornate notevolmente accorciatesi, e così per leggere ho dovuto accendere delle candele. Non avevo mai fatto caso a quanto fosse ipnotizzante il fluttuare ondeggiante della fiammella. Sono rimasto a fissarla ininterrottamente per due ore. Tutto in lei mi attraeva: la fiamma, la cera che colava in veloci goccioline che poi si depositavano sul bordo del candelabro in argento, il suo lento consumarsi ed abbassarsi. Ero come ipnotizzato, effetto che mi è capitato anche con la tenda, le pieghe del lenzuolo o le venature del mobile. A ridestarmi, stavolta, è stato il mio amato fratello Sasuke, il quale si era premurato di recapitarmi la cena che però ho appena toccato. Come sempre in questi giorni.
Più che fame mi ritrovo ad avere molta sete. La mia bocca è sempre asciutta, ma anche questo per i medici è normale, come il fatto che mi dia fastidio la luce poiché sono stato per molti giorni a letto. L’unica cosa che non si spiegano è la pronta guarigione delle mie ferite.
Devo sforzarmi poiché non basterà solo questo per incontrare Lord Madara…

15  Dicembre 1752 Londra

Il sonno agitato non bastava, esso doveva anche tormentarmi con il ricordo mostruoso dell’incubo fatto…
Era notte, le strade illuminate solo dal pallore della luna ed il sottoscritto stava inseguendo qualcuno, una ragazza. Essa si nascondeva dietro i muri, come io stesso avevo fatto tempo addietro quando era stato Lord Deidara il mio inseguitore.
Non la vedevo, ma sapevo che lei era lì! Sentivo il suo respiro affannoso rimbombare nelle mie orecchie, avvertivo l’odore della sua paura nell’aria, e questo mi piaceva e mi terrorizzava allo stesso tempo. C’era una parte di me che continuava ad inseguirla ed un’altra che mi implorava, come faceva quella povera ragazza, di fermarmi. Poi, sempre in sogno, ho ricordato le parole del biglietto di Lord Madara.
-Combatti con tutto te stesso.
Queste, che fortunatamente mi hanno risvegliato, hanno poi continuato a riecheggiare nella mia testa anche dopo che mi sono destato, facendomi al contempo provare la sensazione che non fosse la prima volta che ciò accadeva. Non mi capacito di come abbia potuto fare un sogno del genere. La malattia deve avermi scosso più di quanto credessi.

15  Dicembre 1752 Londra

Anche quest’oggi ho avuto un terribile incubo, ed anche in questa occasione mi sono destato poco prima di assalire la mia vittima, ed ancora una volta unicamente perchè ho rammentato le parole di Lord Madara, o me le ha sussurrate lui apparendo, non ricordo. Questi sogni mi stanno sfiancando e la sua lontananza non mi aiuta di certo.
Desidero vederlo, parlargli… Inoltre, stando meglio, sia il conte mio cugino che il mio diletto fratello sono tornati l’uno in servizio e l’altro alle lezioni private e, sebbene passi gran parte del giorno a dormire, la sera mi sento solo. Ho invertito gli orari e neanche i libri che mi ha prestato Lord Madara riescono a tenermi la dovuta compagnia. Li leggo non vedendo l’ora di poterne discorrere con lui, così come sono ansioso di discutere sul nuovo modo in cui vedo le cose.
Sì, ho proprio molto da raccontargli…  

16  Dicembre 1752 Londra

Finalmente mi hanno tolto i punti. Il medico quasi non credeva che la ferita si fosse già rimarginata e, mentre operava, mi ha lodato, affermando che un prodigio quale è il sottoscritto non poteva smentirsi neanche in questo. Prima di andare si è raccomandato di riprendere un ritmo più sano e di non strapazzarmi troppo.
Sono ancora un po’ debilitato, ma per festeggiare sono potuto scendere a cena con i miei familiari, anche se non ho mangiato molto.
Ultimamente comunque sto divagando, questo diario lo ho iniziato per parlare di Lord Madara ma, non potendo muovermi dal letto, le ore sembrano non trascorrere e, scrivendo, almeno le notti passano più velocemente ed il qui presente ha una testimonianza permanente dei fatti. Inoltre, il nome di Lord Madara, appare costantemente. Un modo per sentirlo vicino e non rischiare di scordare quanto ho da dirgli.
Ora che mi sono alzato il prossimo passo sarà  Rotten Row.

17  Dicembre 1752 Londra

Ho scritto a Lord Madara: gli ho annunciato che domani sera ci saremmo veduti. Non posso più aspettare. Sento il sangue ribollirmi nelle vene al solo pensiero, mi sembro un adolescente con lo spirito in subbuglio… eppure non si tratta solo di questo.
Non riesco a spiegarlo con le parole, ma quando mai sono stato capace di spiegare qualcosa riguardante Lord Madara, oppure quanto mi sta accadendo negli ultimi due mesi?
La mia vita è radicalmente cambiata dal momento in cui lo ho conosciuto e, se in meglio o in peggio, dipende dai punti di vista. Da quello culturale sicuramente, da quello emotivo...
Quando mi soffermo a pensarci, mi accorgo di provare una sorta di paura per le forti emozioni, fino ad ora sconosciute ed estremamente perverse, che nutro nei suoi confronti, come anche per i vuoti di memoria che mi hanno recentemente colpito. E ciò accade perchè tali emozioni e questo disorientamento non sono da me.
Comunque, oltre a quello di incontrarmi nuovamente con Lord Madara, è forte in me anche il desidero di tornare al più presto in servizio. Intendo aiutare il granduca mio padre, e chi come lui, a scoprire chi ci ha traditi rivelando al marchese Orochimaru le nostre intenzioni.

19  Dicembre 1752 Londra

Mi ritrovo a scrivere oggi quanto accaduto un giorno or sono, poiché ieri ero troppo stanco per farlo. Come annotato, ho incontrato Lord Madara.
Nonostante le proteste del mio nobile padre, finito il pranzo mi sono messo l’abito da passeggio e poi, approfittando del fatto che il cugino Shisui era venuto a farmi visita, gli ho chiesto di accompagnarmi a Rotten Row per sedermi all’aperto e scambiare qualche parola con dei gentiluomini. Sono riuscito a convincere tutti nonostante l’ora tarda, dicendo loro che mi avrebbe fatto bene un poco di aria e del movimento, e che un libro ed una chiacchiera mi avrebbero fatto compagnia per il tempo in cui il mio accompagnatore avrebbe sbrigato i suoi impegni. Ho lasciato tutti sconcertati, il conte mio cugino in testa, ma i miei famigliari sanno che non sono persona da restare inattiva per troppo tempo. Per tale motivo non si sono opposti, sebbene mi abbiano sommerso di raccomandazioni. Così, scrutato dal loro vigile sguardo, ho indossato il mantello, il cappello e, preso il bastone, appoggiandomi ad esso sono uscito.
Non appena varcata la soglia della mia abitazione, ho avvertito l’aria rigida e pungente dell’inverno entrarmi nei polmoni e gelarmi il volto, a causa della differenza di temperatura con l’interno della casa.
Mi ha fatto sentire vivo.
In silenzio, sono rimasto a fissare il paesaggio toccato dalla luce del tramonto che si stagliava dinanzi ai miei occhi. Un tramonto che in questi giorni ho fissato spesso fuori dalla finestra, trovandolo ogni volta  più bello.
In men che non si dica l’odore della terra bagnata ed il freddo hanno invaso le mie narici.
Già, ultimamente sento più forti anche gli odori. Nonostante la porta chiusa della mia stanza, posso capire cosa stiano preparando nelle cucine, o riconosco chi entra dal profumo che porta. Ma non è solo questo, ora che mi soffermo a pensarci, mi sembra di avvertire più forti persino le voci.
Essere sul punto di morire, deve aver sviluppato i miei sensi.
Tuttavia potrebbe risultare una qualità sgradita, visto l’odore poco gradevole che vi è in città.
Credo di essere rimasto fermo, immobile ed assorto per circa dieci minuti. A ridestarmi, il conte mio cugino che aveva molta urgenza. Con la carrozza lo ho accompagnato dal marchese Shikaku Nara ed infine mi sono diretto a Rotten Row, dove ho ordinato al cocchiere di attendere il mio ritorno.
Non riesco a descrivere quanto ho provavo nel percorrere la strada che sapevo separarmi da Lord Madara. Il mio cuore batteva come impazzito, nella mano libera stringevo la costina del libro che mi aveva prestato, mentre guardavo come affascinato tutto ciò che mi circondava e, man mano che mi avvicinavo a destinazione, il cuore batteva più forte. Non ha mai palpitato tanto solo al pensiero di incontrarlo, di solito avviene al ricordo di quanto facciamo.
Poi lo ho veduto, era in piedi, di fianco ad un albero.
Se possibile mi è parso più bello di come lo ricordassi. Credevo che, nonostante la mia giovane età, il mio cuore si sarebbe arrestato mentre mi avvicinavo. Ero felice, estremamente felice, sebbene il mio passo lento e l’espressione composta, non rivelassero tali sentimenti per non tradire la rigida educazione impostami.
Quando gli fui di fronte, rimasi a guardare il suo viso perfetto per diversi minuti, come incantato, e solo quando mi ha carezzato una gota con la sua mano sinistra, gelida a causa del freddo che in questo momento rammento di non aver avvertito, mi sono ridestato. Lo ho salutato con un piccolo inchino e poi gli ho sorriso, notando che anche lui lo faceva. Poi ha alzato il braccio destro, quello che dava verso la strada, sollevando con esso il mantello che stranamente aveva indossato. Mi ci ha avvolto e, buttando a terra il mio cappello, mi ha salutato nel modo che gli concerne.
È stato un bacio ricco di passione e di sentimento, che ho ricambiato nonostante il luogo in cui ci trovavamo, incurante che qualche passante potesse vederci poiché mi sentivo al riparo coperto dal suo manto e dall’oscurità della sera. Che ho ricambiato con la stessa intensità di sempre, ma senza che la parte inferiore del corpo lo desse a vedere. Ero eccitato, sebbene lo fossi unicamente con la mente. Ero in netta adorazione!
Non so quanto sia durato, mi è parsa un’eternità ed un attimo allo stesso tempo. Mi sentivo appagato e completo. Avrei voluto trovarmi a casa sua, abbandonarmi a lui, ma purtroppo eravamo a Rotten Row e così, quando ha liberato le mie labbra, ci siamo accomodati su una panchina adiacente e abbiamo iniziato a parlare.
Gli ho raccontato, molto superficialmente, di quanto successo col marchese Orochimaru, la convalescenza, gli incubi ed anche lo strano modo di vedere le cose da quando mi sono ripreso ma, nonostante l’interesse che sono certo di aver suscitato, il suo viso non si è dipinto di molteplici espressioni. Era come se già sapesse ogni cosa. Però ha sorriso quando gli ho rivelato di averlo sognato e credo che, nonostante la compostezza, sia rimasto stupito ed affascinato da quanto gli ho svelato.
È stato davvero bello rivederlo e poter conversare nuovamente con lui sebbene, purtroppo, il tempo che avevamo a disposizione sia volato ed io abbia dovuto fare ritorno a casa.
Mentre scrivo ripenso alle sensazioni provate e ancora tremendamente vivide. Ho la sensazione che stasera riuscirò a dormire tranquillo.

20  Dicembre 1752 Londra

Essendo andata bene l’uscita di ieri, stanchezza a parte, ho voluto ripetere l’evento così, questo pomeriggio, mi sono diretto a corte e fatto annunciare a sua maestà Hiruzen III. Sua altezza è stato molto contento di vedermi, l’accaduto lo ha toccato profondamente e sapere le malefatte del marchese deve averlo turbato fortemente. Abbiamo conversato a lungo ed ho letto sofferenza nei suoi occhi. Ovviamente sua altezza si è interessato alla mia salute e si è accertato che stessi bene, ed il sottoscritto, per rasserenarlo, gli ha assicurato che sarei tornato presto. Cogliendo l’occasione poi, facendo chiamare il granduca mio padre ed i presenti che hanno preso parte all’operazione del 26 novembre, ho parlato del marchese. La fuga di informazioni è stata esclusa, e come abbia fatto quell’uomo a sapere dell’attacco è un mistero che dovrò svelare al più presto, non credo nel detto - a corte persino i muri portano orecchie -.
Per ora però mi godo la degenza e a tale proposito, a fine incontro, mi sono diretto alla residenza  di Lord Madara.
Ad aprirmi al mio arrivo, una nuova domestica che mi ha condotto subito in sala dove, con mia somma sorpresa, ho trovato Lord Madara e Lord Deidara intenti in una conversazione riguardante l’arte. Erano entrambi accomodati sul divano, Lord Deidara osservava Lord Madara con fare assorto, ed il suo linguaggio era assai meno sboccato di quello che gli ho sentito usare nelle uniche volte in cui lo ho incontrato o mi ha parlato. Il suo sguardo, era esattamente come quello che sono solito rivolgergli io, questo almeno sino a quando non ho varcato la soglia della camera. Con il mio arrivo l’espressione è mutata facendosi, se possibile, più fredda di quella che gli ho veduto l’ultima volta tuttavia, stranamente, in questa non ho avvertito alcun tipo di disagio. Forse perché vi era anche Lord Madara, che invece mi ha sorriso venendomi incontro.
Ovviamente Lord Deidara non ci ha onorato della sua compagnia, si è congedato subito dopo avermi deliziato con un epiteto non molto gentile. Ma non mi lamento poiché, dopo la sua uscita, io e Lord Madara ci siamo accomodati ed abbiamo potuto parlare tranquillamente.
La conversazione si è incentrata sui libri prestatimi, che quel giorno mi ero premurato di restituire, e, prima di andare, essendo venuto a conoscenza  del fatto che domani inscenano la prima di un dramma di cui abbiamo discusso tempo addietro, lo ho invitato a teatro.

21  Dicembre 1752 Londra

Un nuovo incubo, analogo ai precedenti, ha turbato il mio sonno. Non mi era mai capitato di fare lo stesso sogno per così tante notti consecutive o, per meglio dire, giorni. Speravo di essermi ristabilito dato che ieri non ne avevo avuti ed invece... credo che chiederò al medico di prescrivermi dei calmanti.
Sono tanto agitato che non mi sento neanche di uscire, ma ho un’opera che mi aspetta e non voglio permettere ad un sogno, per quanto terrificante, di rovinarmi la serata!

22  Dicembre 1752 Londra
 
Il mio giovane animo non riesce a trovare pace ultimamente!
Londra è una città piena di crimini, ma la notizia di cui sono entrato a conoscenza quest’oggi ha avuto il potere di spaventarmi. Il granduca mio padre ed il cugino Shisui stavano parlando di aggressioni ai danni di alcune meretrici che, da qualche giorno a questa parte, imperversano per le vie della città. Incuriosito, mi sono aggiunto alla discussione, e a turbarmi è stato il venire a sapere che esse sono accadute esattamente nei luoghi da me sognati e con le medesime modalità. Le ragazze sono state inseguite, graffiate e terrorizzate, ma sono vive.
La fonte è certa, si stanno occupando del caso quattro uomini tra cui il cugino Shisui che, raccontandomi i particolari, mi ha agghiacciato. Persino l’aspetto delle donne è simile a quello di coloro che erano nel mio sogno.
La cosa mi sconvolge alquanto e non so se confidarmi con qualcuno, data la delicatezza e la follia dell’accaduto. Probabilmente, se ne parlassi, mi prenderebbero per pazzo e mi direbbero che è colpa del colpo che ho ricevuto alla testa cadendo in terra.
In effetti l’unica spiegazione che mi viene da attribuire a riguardo, è quella di aver udito il conte mio cugino parlarne al mio nobile padre nel sonno, ed averlo quindi rielaborato.
Ma certo, deve essere andata in questo modo, poi mi sono impressionato perché un tempo ne feci uno simile con protagonista Lord Deidara…
Ma la colpa è anche di tutti i cambiamenti che sono avvenuti da quando mi sono ridestato. Il sonno disturbato, gli orari invertiti, il mal di testa costante...
Se mi sentisse Lord Madara sicuramente si farebbe beffa di me poiché sono sempre stato un tipo realista e pratico, che non si è mai fatto impressionare da cose come il destino, i fantasmi o le religioni.

23  Dicembre 1752 Londra

Un altro incubo…
Temo che dovrò chiedere al cugino Shisui di smettere di parlare di certe cose in mia presenza, per lo meno fino a che non mi sono ripreso!
È impressionante come quando le cose ci riguardino riescano a sconvolgerci.
Nonostante sia abituato alla morte, con cui ho avuto a che fare da quando avevo solo tredici anni, ora che mi perseguita con tali sogni mi crea una certa inquietudine. Tuttavia sono solo macabre fantasie e tali devo ritenerle, se non voglio farmi scoppiare la testa o, peggio ancora, impazzire più di quanto non sia.
Fortunatamente ci pensa Lord Madara a farmi passare ogni brutto pensiero.
Ma ora è meglio che cerchi di dormire, domani è la vigilia di natale e, come ogni famiglia che si rispetti, mi attende una cena fastosa e la messa dalla quale in questa occasione non posso esimermi.

24  Dicembre 1752 Londra
 
Come immaginavo il conte Shisui mi ha deriso per la mia richiesta. Deve essergli suonata come una cosa assai bizzarra una guardia che chiede di non parlare di delitti ma poi, tornando più serio, ha affermato che è normale dopo quanto ho passato. Specialmente per le mie condizioni che comunque non sono delle migliori, nonostante sia fuori pericolo.
Inoltre sostiene che il mio atteggiamento negli ultimi tempi sia ancora più strano, probabilmente perchè qualche volta mi ha sorpreso ad incantarmi su cose o persone. E quando ciò è avvenuto, mi ha guardato nello stesso modo in cui io osservo Lord Madara quando accade. Un misto di fascino e sconcerto.
Che abbia assorbito troppo la sua influenza? Sicuramente!
Per quanto riguarda questa vigilia, non ho praticamente toccato cibo ed ho fatto molta fatica a scendere in sala per l’ora di cena. Inoltre, entrando in chiesa, ho avvertito un po’ di malessere, ma sono stato felice di vedere il mio diletto fratellino Sasuke sorridere. Dopo quanto accaduto si era piuttosto agitato, ma questa festa è servita a farlo stare bene ed io me ne rallegro. Avrei voluto far visita a Lord Madara ma purtroppo, come avevo preventivato, non mi è stato possibile e temo che la cosa si ripeta anche domani.

25  Dicembre 1752 Londra

L’ennesimo incubo ha turbato i miei sogni, e ieri il conte mio cugino non ha fatto riferimento all’accaduto, né lo ha fatto il granduca mio padre da cui lo ho appena appreso poiché ne stava parlando alla mia nobile madre.
Questa storia inizia davvero a spaventarmi. La stanchezza durante giorno, il fatto che spesso dopo una certa ora mi addormenti pesantemente, il mio corpo che manifesta impercettibili cambiamenti… Lo so che è un’assurdità ma… temo di poter soffrire di qualche strano disturbo.
È assurdo dubitare delle mie capacità, me lo dico io per primo, ma alla luce dei fatti non saprei cos’altro pensare. Inoltre a volte mi sento il sangue ribollire nelle vene e, quando ciò accade, ho una tremenda sete. Una sete che non riesco a far scomparire bevendo né acqua, né vino. Sento il mio battito accelerare, i miei sensi sembrano acutizzarsi e la testa mi gira.
Quando accade cerco di calmarmi e penso a Lord Madara, mi chiedo cosa stia facendo, cosa direbbe ed allora mi tranquillizzo e piano mi addormento. Tuttavia, quando ciò avviene, faccio quei sogni, che divengono ogni giorno più vividi e ricchi di particolari, e nei quali spesso penso di non potermi fermare. Se vi riesco è unicamente perché il mio io grida con tutto il suo essere di trattenermi o avverto la voce di Lord Madara sussurrarmi quelle parole, e poi vengo a sapere che ci sono ragazze o ragazzi che sono stati aggrediti sul serio.
Ho paura che il presentimento che ho avvertito quando ho riaperto gli occhi, possa avere un fondamento di realtà.
Non posso continuare a questo modo. Ho deciso, devo parlarne, e lo farò con il conte mio cugino poiché non temo la sua opinione quanto quella di Lord Madara.

26  Dicembre 1752 Londra

Il cugino Shisui mi ha dato del pazzo visionario ma quanto meno alla fine, dopo un lungo giro di parole, sono riuscito a convincerlo di non aver perso il senno, di non parlarne al granduca mio padre per non impensierirlo, e a sorvegliarmi per un’intera notte.
Io stesso non posso credere di averglielo chiesto ma è l’unico, a parte Lord Madara, di cui mi fidi ciecamente e che sia in grado di contrastarmi, qualora io c’entrassi qualcosa con questa orripilante storia.
So che è solo la mia immaginazione, ma non potevo rimanere con tale dubbio.
Domani, al mio risveglio, tutto mi apparirà come un ricordo su cui scherzare e sul quale il cugino Shisui mi schernirà per i prossimi decenni.

27  Dicembre 1752 Londra

Sono tormentato, il conte mio cugino Shisui è sparito.
Al mio risveglio, non essendo in stanza, ho creduto che se ne fosse andato ma poco fa, il granduca mio padre mi ha dato la terribile notizia. Sono molto preoccupato per lui, specialmente per via dell’incubo che ho fatto questa notte.
Mi tremano le mani al solo scrivere, io… Io ho sognato il cugino Shisui che, seduto alla scrivania, leggeva questo diario.
A destarmi, nel mio sogno, un calore estremo e la gola secca. Il desiderio di avere qualcosa da bere a portata di mano, ma la consapevolezza che nulla mi avrebbe dissetato; nulla a parte lui. Una bramosia più bruciante degli altri giorni. Ricordo, come se fosse reale, la stanza buia, eccetto la scrivania, e lui che leggeva…
La sua inconsapevolezza e la sua innocenza mi attiravano e mi spaventavano allo stesso modo, non potevo rifuggirne. Sentivo il suo respiro riecheggiare nelle mie orecchie. Lo fissavo, intensamente, ossessivamente, e la saliva aumentava nella mia bocca ad ogni secondo, come la voglia che avevo di lui. Era immobile, rapito da ciò che aveva catturato la sua attenzione, il mio diario, ed io ho avvertito una forte ira. Il cugino Shisui era intento a leggere i miei segreti, i miei pensieri, mi stava mettendo a nudo. Stava venendo a conoscenza di Lord Madara, di quanto avevamo fatto e questo, se da una parte mi eccitava, dall’altra mi faceva infuriare. Una rabbia che non ho mai provato prima. Feroce, perversa. Mi ha avvertito, me o il pericolo. Si è voltato, mi ha incomprensibilmente sorriso ma, improvvisamente, nei suoi occhi ho letto la paura. E ne ho provata anche io.
Mi sono veduto attraverso di lui…   
Ho fissato il mio viso, tremendamente pallido, illuminato dalle candele poste sulla scrivania. Le labbra incurvate in un ghigno maligno che distorceva i miei lineamenti, la malvagità dipinta sul volto. Gli occhi grandi e scuri, iniettati di sangue, che non ammettevano che si distogliesse lo sguardo da loro. Il mio dito indice che si posava sulle labbra, in segno di silenzio e, allo stesso tempo, lui che obbediva mentre mi avvicinavo famelico.
Il suo terrore mi eccitava, il fatto stesso che fosse in mio potere lo faceva. Un’eccitazione mentale e maligna che mi ha spinto fino a lui. Lui, così simile a me nelle fattezze e nel carattere, che indietreggiava senza proferire parola alcuna, poiché troppo terrorizzato per farlo. Lui, che prima ho baciato sulla bocca e poi sul collo che ho morso e, a causa dei canini leggermente appuntiti, ha iniziato a sanguinare. Sangue che io ho avidamente bevuto.
Ho sentito quel liquido caldo e denso colare giù per la mia gola, soddisfare tutta la sete sino ad allora provata. E mentre lo facevo, udivo ogni suo gemito, ansito e verso di piacere. Il suo sesso duro premere contro il mio ventre ed il suo cuore galoppare prima, ed iniziare a rallentare i propri battiti man mano che succhiavo via la sua vita. E più andavo avanti, più sentivo che cercava di opporre una debole quanto futile resistenza. Ha tentato più volte, invano, di staccarmi, di aggrapparsi alla vita, vita che io gli ho sottratto…
Una bestia, ecco cos’ero. Ecco cosa vedevo: una bestia che, a causa della propria ingordigia, non si è staccata da quel corpo sino a che il cuore non ha cessato di battere. Una bestia che è rimasta con il cadavere del proprio cugino, nonché compagno nella squadra di polizia e suo migliore amico, tra le braccia. Una bestia dalle sembianze di uomo che piangeva sangue, quello appena versato.
Poi il nulla e, quando ho riaperto gli occhi, mi è mancato il fiato.
 La stanza era vuota e debolmente illuminata dal tramonto che filtrava da dietro le tende, luce  stranamente troppo forte nonostante l’ora, ed una terribile sensazione di disagio. Questo diario aperto sulla scrivania all’1 novembre, ma nessuna macchia di sangue sul pavimento o sulle pagine.
Cosa è accaduto? Cosa è realtà e cosa finzione?
Il sapore che percepivo nella bocca, ciò che ho veduto, era tutto così vero. Più delle altre volte, come lo sono i canini affilati che mi accorgo premere, più appuntiti che mai, contro le labbra. Sono pazzo… pazzo!  Ed anche un mostro! Un mostro che ho paura di rivedere qualora dovessi specchiarmi, cosa che non avverrà entro breve per tale motivo.
Questo sogno mi fa orrore, quello che ho veduto e fatto me ne fa… io, io devo cercare mio cugino, il conte Shisui, e poi devo parlarne con qualcuno.
Lord Madara… ora posso parlare unicamente con lui. Gli altri non mi crederebbero e mi rinchiuderebbero da qualche parte prima che io possa capire cosa stia accadendo.
Sento di perde delle certezze e con esse il mio raziocinio...

28  Dicembre 1752 Londra

Ho cercato il cugino Shisui ovunque, sotto una pioggia battente, nel buio della notte e in ogni vicolo di questa maledetta città. Ho domandato a chiunque ma nulla, di lui non vi è alcuna traccia. Sembra uno dei miei incubi, ma questo è reale!
Temo per la sua incolumità, e temo per me…

29  Dicembre 1752 Londra

Le mie mani sono ancora impregnate di sangue…
Un’altra vittima, stavolta reale. La ricordo, la ho sentita, ero desto!
Cosa ho fatto… I miei occhi piangono il suo sangue.
Ero diretto a Rotten Row e, sulla via, quella sensazione. Quel calore, la sete insaziabile e poi quel ragazzo…
È stato un momento. Lo ho afferrato, trascinato in un vicolo poco distante e poi lo ho sbattuto contro il muro affondando i denti nel suo collo, godendo del suo gemito strozzato. Mentre bevevo ho capito che si trattava del visconte Obito Uchiha ma, nonostante lo sapessi, non sono riuscito a frenarmi. Come è accaduto in sogno con il cugino Shisui non mi saziavo, ignoravo la voce dentro di me che mi implorava di lasciarlo e che mi dava della bestia! Ero come un lupo affamato.
Bevevo, avido, e mentre lo facevo avvertivo tutto il suo terrore ed il suo piacere. Ho continuato fino a che il suo cuore non ha cessato di battere, e solo allora lo ho lasciato. È caduto a terra. Era morto, morto! Lo ho ucciso io... lo ho privato della sua vita.
Impietrito, sconvolto, non vi sono termini per spiegare come osservavo il suo corpo chiaro ed esanime, esattamente come quelli del caso che seguivo, riverso in terra.
Sono rimasto a guardarlo per qualche minuto, cercando di dare una impossibile spiegazione all’orrore che andava in contraddizione con il piacere che scorreva nelle mie vene poi, con ancora il sangue sulle labbra, sono corso via.
Passo dopo passo mi sono reso conto di poterlo fare più veloce di prima, molto più veloce. Tanto veloce che, nel giro di neanche mezz’ora, ero dinanzi alla residenza di Lord Madara, dove ho preso a bussare freneticamente al battiporta a forma di lupo, incurante dell’ora tarda o del mio aspetto impresentabile.
Ad aprirmi, Lord Deidara che mi ha fissato sprezzante e con il solito astio.
Senza badare al suo sguardo, gli ho domandato dove fosse Lord Madara e lui ha risposto che ero patetico e di pulirmi quantomeno la faccia poiché ero uno spettacolo indecente.
Era estremamente tranquillo, mi osservava con aria di superiorità e disprezzo, sembrava crogiolarsi nel constatare la mia disperazione. Lui, così maledettamente composto, ed io, così maledettamente agitato. Sembrava che ci fossimo scambiati i ruoli, ancora una volta eravamo agli antipodi. Ma non mi importava. Avevo bisogno di vedere Lord Madara in quel momento, così lo ho afferrato per il bavero della maglia e lo ho tirato verso di me, accorgendomi di possedere una forza ed un’audacia nei suoi confronti al sottoscritto ignote, ma fu quanto affermò a sconvolgermi più di quanto non fossi.
- Non capirò mai cosa ci abbia trovato Lord Madara in uno come te. Sei solamente un miserabile e patetico nobile di bell’aspetto che, nonostante l’intelligenza che vanta, non la ha adottata per comprendere cosa stesse accadendo intorno a sé. Che si è lasciato soggiogare e che non è neanche capace di controllare i propri istinti… Tu, tu dovevi essere solo un inutile giocattolo, il passatempo di qualche notte ed invece ti sei trasformato in una piaga. Ti ha tramutato in uno di noi!  E sì che ho fatto di tutto per sbarazzarmi di te, ma neanche rivelare il tuo arrivo a quell’ insulso umano dalle manie di onnipotenza è servito ad allontanarti da lui. Anzi, ho sortito l’effetto contrario. Che tu sia maledetto granduca dei miei stivali. Itachi Uchiha, io ti maledico…Ti maledico per il resto della tua misera esistenza!
Parole piene di odio e disprezzo, che non mi rivolgevano la cortesia del voi, che mi privavano del titolo nobiliare di cui si era fatto beffa, il modo in cui mi aveva chiamato unicamente per nome, tutto ciò mi colpì come una spada in pieno petto.
Parole che ricordo precisamente perché me le sono ripetute molte volte nella mente e, assieme ad esse, delle domande: come faceva Lord Deidara ad essere a conoscenza del marchese Orochimaru, dell’attacco e, soprattutto, cosa voleva dire che Lord Madara mi aveva fatto diventare uno di loro?
E poi l’appellativo con cui aveva chiamato il marchese, insulso umano…
Dovevo avere chiarimenti, e così ho posto tali quesiti che hanno ricevuto delle risposte. Lord Deidara non è come Lord Madara, lui mi ha detto tutto. Ed ora, con il senno di poi, posso affermare che sarebbe stato meglio non sapere.
Non so neanche da dove iniziare… questo, questo è un incubo…un incubo… Io stesso mi maledico, maledico il giorno in cui ho incontrato Lord Madara, o farei meglio a chiamarlo Lord Madara Uchiha!
Un Uchiha, consigliere di sua maestà Hashirama Senju.
Un Uchiha scacciato più di trecento anni or sono, il cui nome è stato bandito dall’albero genealogico e dal ricordo della città. Un uomo tornato solo ora, poiché il maleficio che gli era stato imposto ha perso di efficacia, per vendicarsi della gente che lo aveva scacciato. Di parenti ed abitanti della città a cui aveva dedicato tempo e denaro, che lo avevano accusato di intrattenere rapporti con un conte chiamato Dracula. Un conte malvagio e perverso, che aveva traviato anche lui facendolo divenire una parte di sé. Un conte che era un vampiro, così Lord Deidara lo ha chiamato; una creatura della notte che per sopravvivere succhia sangue. Un essere dalle infinite conoscenze che aveva ammaliato Lord Madara, come lui ha fatto prima con Lord Deidara e poi con me. Un uomo che ci ha condannato alla dannazione eterna.
Non ho potuto ascoltare altro ora era tutto chiaro, quei decessi stessi lo erano e, per la prima volta nella mia vita, sono scappato.
Non potevo credere alle sue parole, ciò che aveva affermato era surreale, al limite dell’orrore eppure il conte  Shisui ed il visconte Obito erano morti, li avevo uccisi io ed ora mi domando quante altre persone ho assassinato!
Dovevo incontrare Lord Madara e non so neanche io come, né perché, mi sono diretto a Hyde Park certo che fosse lì, ed infatti lo ho trovato sotto un albero. Era bello ed impeccabile come sempre ed il mio cuore era spezzato in due. Lo odiavo per quello che mi aveva fatto e lo amavo perché era Lord Madara, il mio amico, il mio maestro, il mio amante ed infine il mio padrone.
Sì, il mio padrone, il mio creatore e, nel momento stesso in cui ho desiderato ucciderlo, ho compreso che non vi sarei mai riuscito.
-Itachi…
La sua voce era così soave, così bassa e piena di tristezza…
Era rivolta unicamente al sottoscritto, difatti solamente io ho potuto udirla, e poi mi ha letto nel pensiero. Non c’è stato bisogno di alcuna domanda, stavolta mi ha risposto e lo ha fatto dicendo:
- Perché mi sono innamorato. Non li ho uccisi per te, perché erano la tua famiglia. Amore, sì amore… Mi sono invaghito della tua sete di conoscenza, della tua bellezza, della tua forza, del tuo entusiasmo e della tua purezza che, infine, ho infangato per sottrarti alla morte.
Tu lo volevi. Oh, se lo volevi, o non saresti ciò che sei.  Ti avevo detto di combattere contro te stesso, ma tu hai ceduto ed io non sono riuscito a fermarti. Non avrei voluto questo per te, il mio piccolo e prezioso umano…   
Mentre parlava si era avvicinato per carezzarmi il viso, non mi sono nemmeno accorto di come abbia fatto data la sua velocità. Non ho potuto sottrarmi, possedeva lo stesso fascino e lo stesso magnetismo, anzi essi erano addirittura aumentati se possibile. Ma, a quelle parole, tutto prese forma. Ho capito che era Lord Deidara il carnefice dei corpi da me ritrovati, che lo aveva reso tanto plateale per attirare l’attenzione di Lord Madara. L’attrattiva che quest’ultimo esercitava su di me e che mi ha reso succube e scarsamente obbiettivo. Che era sua la voce che nei sogni mi ripeteva di combattere contro me stesso e non con tutto me stesso, come invece era scritto in quel biglietto. La stanchezza che alle volte mi coglieva dopo i nostri incontri. La sua conoscenza ed il piacere estremamente intenso. Che mi aveva morso senza uccidermi, e che la mia paura nutrita nei confronti di Lord Deidara era perchè non si trattava di un umano. Nonché che essa è svanita nel momento in cui io sono divenuto come lui. Non posso spiegare come o per quale motivo abbia compreso, so unicamente che è avvenuto.
Comprendevo sì e, man mano che accadeva, nel mio animo si faceva largo una consapevolezza.
- Non puoi.
Aveva ancora letto nella mia mente, ma io me ne sono andato, non lo ho ascoltato. Non voglio sentire, desidero solo dormire e dimenticare…

30  Dicembre 1752 Londra

Dimenticare… ma in che modo posso dimenticare? In che modo se vedo la mia famiglia e la mia gente come prede!
La mia nobile madre, il granduca mio padre, il mio amato fratello e qualsiasi altra persona mi venga vicino…
Sento il loro respiro, il loro battito e, di tanto in tanto, anche il loro pensiero! Li osservo, sotto una nuova e spaventosa luce. Sono ammassi di carne morbida e perfetta che attende solo di essere morsa da me. Vedo le loro vene pulsare, sento la mia bocca asciugarsi e la mia gola chiedere il sangue.
Io cerco di resistere, ce la metto tutta ma non ce la faccio… Ho ucciso anche ieri, un altro Uchiha.
La bestia, il lupo affamato che racchiudo nel mio corpo, prende il sopravvento, ma io devo e voglio dominarla. Inoltre avverto la mancanza di Lord Madara, il mio carnefice e padrone, la sento estremamente forte. Come un richiamo a cui non posso oppormi.

31  Dicembre 1752 Londra

Sono una creatura orribile, un assassino, un miserabile… Io, che dovrei salvare la gente, la uccido!
La uccido in un modo infido e spietato! Li seduco, me ne nutro.
Sono un mostro, un mostro che non può che bruciare all’inferno, se esso esiste. La mia anima sarà dannata per l’eternità, come da richiesta di Lord Deidara.
Ho toccato il fondo: ho sottratto la vita alla mia nobile madre, al granduca mio padre e alla servitù. Lo ho fatto senza rendermene conto, perché ho perso il controllo, perché Lord Madara aveva ragione.
- Non puoi più vivere con gli umani, non sei in grado di controllarti. Li ucciderai.
Ed io, stolto, non gli ho creduto, mi sono sopravvalutato e sono scappato. Io, stolto, che mi ero illuso di resistere nonostante sapessi, nel profondo del mio animo, che non ne sarei stato in grado. Non lo accettavo; non c’è nulla che io non possa fare, mi dicevo. E mi sbagliavo, l’odore del sangue mi ha dato alla testa.
Oh, se solo non si fosse ferita! Se solo quella cameriera non si fosse ferita io…
Si è tagliata raccogliendo da terra i cocci di una tazzina che le era caduta quando, spaventata dal mio pallore e da un mio scatto d’ira, le avevo intimato di andarsene.
Le avevo risposto in tale modo perché intento a lottare contro l’irrefrenabile desiderio di bere, il quale mi rende estremamente irritabile ma la piccola lacerazione, da cui è fuoriuscito quel liquido intenso e vermiglio, mi ha fatto seccare la gola e perdere definitivamente il senno.
Non ho avuto il tempo di fare nulla: non ho ragionato, non ho pensato, ho agito!
Con uno scatto felino mi sono ritrovato al suo fianco. Come? Non lo so, non mi ero mai mosso tanto agilmente. Perché? Per leccare il suo indice. E lei? Lei mi guardava ipnotizzata, rapita ed incredula. Si è ridestata quando lo ho morso. Ha gemuto e mi ha chiesto di lasciarla, ma io non potevo.
Non volevo…
E quando non lo ho fatto ho avvertito la sua paura, ed è stato invano il suo tentativo di ribellarsi. La ho fatta mia. Come ho fatto mia la contessa mia madre che, entrando nella camera, mi ha trovato con Ivette morta tra le braccia, questo il nome della cameriera, ed ha urlato.
Il suo grido ha echeggiato nella mia mente. Era fastidioso, estremamente fastidioso, ed irritante. È durato un secondo, ma alle mie orecchie è parso infinito ed acuto. Volevo che smettesse e così ho lasciato cadere Ivette a terra e, con un balzo, mi sono portato dinanzi alla mia giovane ed indifesa madre per tapparle la bocca. Sentivo tutto il suo terrore, e ho veduto la sua guancia rosea tingersi di rosso quando vi ho premuto le mie labbra sporche contro, in una muta preghiera di silenzio. Avevo ancora il sapore di Ivette sul palato, ma la contessa mia madre non era Ivette.
Poiché continuava ad agitarsi le ho chiesto di stare zitta, di calmarsi, ma non lo ha fatto. A causa della mia debole stretta, intenta a non farle del male, si è liberata ed è scappata.
Non doveva fuggire, ha segnato la sua condanna. La ho rincorsa, sbattuta in una stanza e lì, senza più riguardi e con la mente offuscata, la ho graffiata con le mie unghie, che nonostante dalla morte del cugino Shisui tagli ogni giorno quello successivo ritrovo lunghe ed affilate, per farla tacere. Questo accadeva perchè lei non stava ferma, perché mi riservava lo stesso trattamento per allontanarmi. E, più ci ferivamo, più l’odore del sangue mi entrava nelle nari turbando ed eccitando al tempo stesso il mio animo corrotto.
Lei gridava per attirare l’attenzione e teneva gli occhi chiusi per non dover guardare i miei da cui, ancora una volta, uscivano lacrime di sangue. Urlava che non ero io, che non ero il suo bambino, bensì un demonio. Ed io volevo solo che tacesse, che non dicesse più nulla e, preso dall’ira a causa di quelle parole fin troppo vere e dalla situazione, la ho morsa con rabbia. Solo allora ha taciuto. Ha gemuto, come tutte le altre prede, ed era in mia balia esattamente come loro. Non era più la mia genitrice, era una vittima.
Non ho smesso fino a che la porta della stanza non si è aperta ed ha rivelato il granduca mio padre che, armato, ci è corso incontro intimandomi di lasciarla. Ma non ha potuto fare nulla perché io, più veloce, gli ho spezzato il collo prima che mi trafiggesse con la sua spada.
E dopo di lui ho ucciso chiunque in quella casa mi si parasse dinnanzi, in un raptus di follia e disperazione.
Non ho più nulla, non sono più nulla, solo un mostro.
Un mostro da controllare, una bestia assetata di sangue che solo Lord Madara può tenere a bada!
Ed è da lui che sono, nella sua residenza, in una delle tante stanze del deserto piano superiore. Sono arrivato in sella al mio destriero che stranamente non mi ha rifiutato. Sono sconvolto, scrivo cosa è accaduto e penso a mio fratello, a cosa vedrà quando tornerà a casa dopo la sua passeggiata. A come proteggerlo da me stesso, dagli altri come noi e, allo stesso tempo, penso a Lord Deidara che, quando sono arrivato, ha voluto accogliermi mostrandomi la mia fine con la sua.
Lord Deidara che mi ha odiato perché ho osato prendere il suo posto.
Sì, perchè grazie alle sprezzanti parole che mi ha rivolto prima di morire, ho potuto capire ciò che provava. Mi invidiava, mi disprezzava perchè, a suo avviso, Lord Madara lo aveva sostituito con il sottoscritto. Dovevo capirlo, la rassomiglianza fisica nonostante la diversità che ci contraddistingueva era un palese indizio, eravamo due opposti che si completano. Entrambi non troppo alti, magri, con i capelli lunghi e raccolti in una coda bassa, sebbene i miei neri come le tenebre ed i suoi luminescenti e del colore del grano. Lui ossessionato con l’arte, io con la conoscenza; i suoi modi villani contro i miei aristocratici. Ambedue di circa quindici anni e fanciulli dotati, dote che mi ha portato alla rovina poiché, ancora una volta, il mio essere speciale si è ritorto contro di me. Ed infine, entrambi innamorati di Lord Madara.
L’unica differenza è che è stato Lord Deidara a scegliere questa vita, sebbene Lord Madara abbia affermato che lo ho fatto anche io. Ma in un letto ed in punto di morte non è una scelta, è un obbligo. Che d’altronde non avrei mai accettato, se ne avessi conosciute le conseguenze.
Ci siamo incontrati solo ieri eppure, quando oggi Lord Deidara mi ha veduto, ha capito che era per restare.
Lord Deidara ha scelto di seguire Lord Madara, e lo ha fatto per più di cento anni. Eppure oggi lo ha abbandonato...
Con il solito astio che gli induriva i lineamenti, mi ha osservato varcare la soglia dell’abitazione e poi, lasciando cadere a terra il corpo esanime della cameriera di fianco a quello dell’altra di cui si era nutrito probabilmente in mio onore, senza che ne capissi il motivo, venendomi incontro ha iniziato a parlare.
- Ho incontrato Lord Madara per la prima volta all’età di sette anni. Stavo per morire di fame. Ero solo un orfano, ma non volevo arrendermi all’infausto destino di morte che era stato scritto appositamente per me, e così continuavo a cercare cibo e acqua per le sudice strade del mio paese. Ero sporco, rozzo e senza soldi, ma vivo! Mi piaceva la vita, mi divertivo a costruire animali ed oggetti modellando l’argilla. Ne facevo molti, avevo imparato guardando mio padre. Lord Madara mi osservava, lo ha fatto a lungo, fino a quando non gli ho fatto dono di un piccolo lupo. Da quel giorno ho iniziato a parlargli e lui deve aver veduto qualcosa in me. Nei miei occhi. Mi ha preso con sé e mi ha istruito, ogni briciola del mio sapere la devo a lui.
Non ho avuto paura quando all’età di dodici anni ho scoperto chi era trovandolo attaccato alla gola di un ragazzo poco più grande di me, avevo capito che c’era qualcosa di oscuro in lui, ed anche che io ne facevo parte.
Non era raro che Lord Madara baciasse anche me in quel punto, ed era troppo il piacere che ne derivava per essere dato da un umano. Inoltre non potevo non notare che, con l’inevitabile passare del tempo, sebbene io crescessi lui restava uguale, immutabile, come l’amore che provavo nei suoi confronti. Quando ho scoperto il suo segreto, piuttosto che fuggire gli ho chiesto di farmi diventare come lui, ma egli non volle. Ho dovuto implorarlo.
Lord Madara ha tentato di dissuadermi in ogni modo, dicendomi che sarei diventato un mostro, che ne avrei sofferto, che la vita eterna era una dannazione e che avrei dovuto compiere un sacrificio, ma non mi importava. Avevo deciso, volevo passare la vita mia con lui.
Mi ha raccontato la sua storia, ciò che non ha fatto con te, ed io gli ho chiesto di farmi diventare parte di sé, di rendere anche me Dracula. Lo ho baciato, lo ho carezzato, mi sono ferito... Ho fatto sì che mi mordesse e poi lo ho implorato ancora ed ancora, fino a quando Lord Madara non mi ha dato il suo sangue. Ho ucciso quello che era il mio migliore amico  e la trasformazione ha avuto atto.
Siamo stati bene per cento lunghi anni, fino a che Lord Madara non ha deciso di portare a termine la sua vendetta e sei arrivato tu.  
Tu, tu maledetto, che dovevi essere la sua prima vittima! Tu, maledetto, che hai rapito il suo cuore come feci io… Tu, maledetto, che dovevi essere lo svago di qualche giorno. Ho provato ad allontanarvi in tutti i modi, ma nulla! Eri speciale, sei speciale, ed io non posso sopportarlo. Lui afferma di amarmi ancora, mi bacia, mi morde come allora e mi fa bere il suo sangue, ma io… Io non tollero di vederlo fare lo stesso con te. Non sopporto la tua presenza. Io ti odio, ed odio lui! Odio entrambi e vi maledico entrambi. Desidero che soffriate tutti e due e lo farete, ti mostrerò la tua stessa fine, quella che farai non appena ti abbandonerà, il dolore che proverai nel momento della tua morte…Brucia, come ora farò io!
Detto ciò, Lord Deidara è uscito fuori dalla portone di casa dove, a questo punto credo grazie ai suoi poteri e quelli che forse anche il sottoscritto ha ereditato, le nuvole avevano lasciato il posto al sole, ed i miei occhi hanno veduto qualcosa di terribile. A contatto con quella luce la sua pelle, la pelle chiara e cristallina di Lord Deidara, ha iniziato a bruciare, a sciogliersi come neve al sole e lui gridava, gridava di dolore mentre la bocca si contorceva lasciando vedere i canini appuntiti.
Ero pietrificato, quella bellissima quanto maligna creatura stava sparendo davanti ai miei occhi, occhi che soffrivano anche solo nel vedere quel bagliore da lontano. Occhi e membra pieni di orrore, incapaci di distogliere lo sguardo dalla figura che continuava a dimenarsi agonizzante davanti ad essi. Quelle urla viscerali però hanno allertato Lord Madara che, riconoscendone il proprietario, è accorso, ma non ha potuto nulla se non pormi una mano sulle palpebre per impedirmi di continuare a guardare sebbene tali grida, seguite dalle sue maledizioni, riecheggiassero nella mia mente.
Una scena che è durata solo pochi minuti, ma che resterà scolpita nel mio animo per ogni attimo che mi resta da vivere. Poi il silenzio e l’odore del sangue, quello di lord Madara, che ricadeva in gocce sulle mie guance e le mie labbra. Le maledizioni che, nella mia testa, mi dicevano di bruciare all’inferno.
Ora, in questa buia stanza dai tendaggi neri e con l’unico ausilio di una candela, cerco di eliminare l’orrore e la bruttura che vi è davanti ai miei occhi e, per la prima volta in vita mia, prego.
Dio, nel quale io non ho fede, aiutami!
Non credo in te: non ci credevo, ma se devo accettare il male infinito che sono diventato, allora prego che esista anche il bene infinito, e che abbia misericordia di ciò che rimane della mia anima. Io sono il lupo. Io sono Dracula. Il sangue degli innocenti macchia le mie mani, e ora io attendo di ucciderlo.
Sì, perchè so che lo rifarò. Almeno fino a quando non saprò controllarmi. So di dover essere fermato, ed ho anche deciso chi sarà a farlo.
Lord Deidara mi ha mostrato la mia fine, lo ha fatto per terrorizzarmi, per punirmi, e punire Lord Madara che da quando è accaduto il fatto non ho più veduto né sentito. Sì, perchè per quanto mostri, per quanto alberghi una bestia al nostro interno, essa non ha ucciso i nostri sentimenti, e questo Lord Deidara lo sapeva, lo sapeva sin troppo bene. Ma egli non ha messo in conto che io non sono solo, ho una persona da proteggere. Mio fratello!
Sarà lui ad uccidermi, ed uccidere Lord Madara, di cui subisco il fascino.
Nel frattempo devo imparare a dominare la belva che risiede in me, per far sì che non prenda mai più il sopravvento. Raccoglierò informazioni utili affinché il granduca Sasuke possa sconfiggerci. Se è vero che Lord Madara mi ama, non farà nulla contro di me anche se dubito di queste sue parole… Lord Madara, mi ha mentito per molto tempo, celando la verità che io stesso ero stato incaricato di scoprire, ha ottenuto la sua vendetta, io ho ucciso molte persone della mia casata, sono diventato un mostro e starò per sempre al suo fianco. Almeno sino a quando il granduca, mio fratello Sasuke, non riuscirà a porre fine a questa maledizione.
A tempo debito farò in modo di fargli sapere che sono stato io ad uccidere i nostri genitori così da farmi odiare. Lo saprà lui e lui soltanto, perchè per gli altri io voglio essere morto. Non voglio causare altro dolore.
Tuttavia Lord Madara legge nel pensiero, quindi devo sbarazzarmi di questo diario al più presto sebbene non intenda buttarlo. Da ora in poi, inoltre, devo evitare di pensarci in sua presenza.
Lo affiderò ad un cassetto della scrivania sino a quando il mio amato fratello non sarà abbastanza grande da poterglielo far trovare. Mi scorderò della sua esistenza finché non giungerà il momento della mia morte, che non è poi così lontano.
Difatti, essendo divenuto un immortale, la mia percezione del tempo è radicalmente cambiata. Non passerà molto prima che il granduca compia l’età giusta per uccidermi. Ai miei occhi apparrà come un battito di ciglia, così come credo sia avvenuto per i cento anni passati da Lord Deidara al fianco di Lord Madara. Non mi resta che attende e dare sfogo a quanto fino ad ora ho rincorso.
La conoscenza.
In questi anni vedrò le cose sotto un nuovo aspetto.
Resterò incantato ed affascinato dagli odori, dagli oggetti e dalle innumerevoli informazioni che fluiranno in me. Starò al fianco della persona che mi ha legato a sé e che, nonostante tutto, non riesco ad odiare, ma il prezzo di tutto questo sono la vita, malauguratamente non solo la mia, e la felicità.
Da oggi non avrò più un cognome, né sentimenti, né patria ... Io sarò unicamente Itachi, Dracula, il vampiro…

P. s.
Mio caro Sasuke, mi rivolgo a te che, inorridito, avrai letto le pagine di questo diario, per chiederti perdono e di non avere pietà di me.
Io ho ucciso molte persone, la mia anima è dannata.
Ho assassinato i nostri genitori, la nostra gente e, per quando tu avrai letto queste pagine, probabilmente avrò mietuto molte altre vittime.
Ti prego, libera la mia anima, abbi pietà di uno stolto che ha perso di vista la ragione e che si è invaghito di una creatura delle tenebre.
Non pensare a me come ad un umano, ma come ad un carnefice.
Mio amato Sasuke, tu non possiedi più un fratello, esso è morto la notte in cui il marchese Orochimaru ha piantato una spada nel suo corpo.
Non avere rimpianti… Odiami, uccidimi, e poi vivi la tua vita.









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Fine decisamete amara, ma credo che non ce ne sarebbe stata una più adatta.
All'inizio avevo deciso che Itachi avrebbe ucciso anche Sasuke, compiendo così il massimo dei sacrifici, ma poi ho pensato che, come nel manga, sarebbe stato meglio lasciargli l'ingrato compito di ucciderlo.
Di salvargli l'anima...
Cosa dire, spero davvero che vi sia piaciuta a presto ^^


mizukage: Posso permettermi di dire che questo capitolo è molto più intrigante e perfetto rispetto al primo?
Certo che puoi dirlo, anzi, mi rende onore! Sono troppo contenta che ti abbia incantata ><
Spero vivamente che la fine non abbia deluso le tue aspettative.
Per quanto riguarda altre fiction su di loro, se arriverà l’ispirazione, stai certa che le scriverò xD
Sì, Deidara ci sta molto bene come amante geloso, non  vedevo altri al suo posto xD
Spero che ti sia piaciuto anche questo ultimo capitolo, a presto =)

Mayumi_san: Ma grazie**
Non ho parole per dirti quanto sono contenta per questi complimenti!
Spero che ti sia piaciuto anche questo ultimo capitolo, a presto =)

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