Riflessioni

di Celi_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il semidio ***
Capitolo 2: *** Il sogno ***
Capitolo 3: *** L'uomo ***
Capitolo 4: *** Terra e stelle ***



Capitolo 1
*** Il semidio ***


Note: Buon giorno! In questa parte del testo ho provato a descrivere in che modo potesse essere visto Griffith dall'esterno.
...in verità è una parte che Miura ha rappresentato molto bene nel manga, e onestamente a tratti ho l'impressione di aver sottovaliìutato l'aria da "sogno" che accompagna Griffith, ma va bon. 
Penso di averla voluta riportare ad un livello più umano in un certo senso, e la cosa potrebbe non essere del tutto giusta, visto che l'immagine che Griffith voleva dare (si badi, l'immagine, non Griffith stesso) aspirava in un qualche modo ad essere...oltre umana, diciamo...

C’è questa buffa contraddizione negli umani, che li porta a rifiutare qualsiasi cosa non sia da loro condizionabile ed allo stesso tempo a cedere alla pigrizia e lasciare che altri li conducano. Penso che questa si realizzi bene nell’immagine di un qualsiasi dio, che impone le sue scelte, ma allo stesso tempo si fa pregare ed adorare così che i suoi seguaci si sentano in possesso di scelta, in grado di influenzare una situazione scomoda, ma protetti dalle maggior fatiche dalle spalle del loro dio.
Griffith non aveva l’immagine di un uomo forte, piuttosto pareva in grado di raggiungere qualsiasi punto del cielo con i piedi ben piantati per terra, solo protendendo le dita, di poter compiere azioni sovrumane con la stessa grazia e semplicità con cui i fiocchi di neve cadono d’inverno.
E così gli altri avevano deciso di seguirlo, e con altri intendo tutti, tutti coloro che necessitavano della protezione di un dio a loro vicino, ma anche tutti coloro che, sentendosi vuoti di alcuna bellezza, ricercavano gioielli raffinati, che riflettessero la luce del sole a tal punto da nascondere i loro volti contorti.

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Capitolo 2
*** Il sogno ***


Note: questa potrebbe essere stata presa molto alla lontana. Di fatto non è una vera e propria analisi su Griffith, ne sul suo modo di concepire il sogno, e potrebbe tranquillamente non essere neanche il modo in cui Miura lo intendeva...è più che altro una mia interpretazione del peso che questo sogno potesse avere

Un obbiettivo può essere molte cose: innanzi tutto è una forza, proprio come se il tuo corpo fosse attaccato ad un filo e venisse tirato. È quello che ti dice la mattina che dopo tutto vale la pena di svegliarsi, anche se sono le sette, che forse è il caso di studiare per la verifica del giorno seguente. 
In secondo luogo un obbiettivo è un punto di arrivo, qualcosa che ti dia certezza di come riempire e dove indirizzare il tuo tempo e di dove andrai a finire.
 In terzo luogo il sogno è una mancanza, poiché nessuno tende a ciò che già ha, il seme del desiderio sono il non possesso e la speranza del possedere.
Gli obbiettivi possono essere piccoli davvero, un esame, una conferenza, arrivare ad avere il weekend libero da ogni impegno, ma ci sono degli obbiettivi, che possono essere chiamati “sogni”, a lungo termine, obbiettivi da cui non solo scaturiscono azioni future, ma che regolano tutta la propria vita. I sogni sono distanti nello spazio, nel tempo, ma il motivo di tutto il nostro presente. La loro aura splendente è come quella del Sole, bruciante e lontana, impossibile da osservare direttamente, perdono qualsiasi tipo di connotazione eppure così divengono parte e causa necessaria della nostra vita. Giacomo Leopardi direbbe che sono “vaghi ed indefiniti”, direbbe anche che sono illusioni irraggiungibili e vaporose, che, una volta raggiunte ed afferrate, svaniscono. In effetti, noi stessi abbiamo detto che il sogno è una mancanza, e in quanto tale, una volta che diviene tuo smette di essere sogno e diviene realtà e come tutti sappiamo, la realtà non brilla.
Che questo Griffith lo sapesse o meno non era poi così importante, perché quello che in lui nacque come un sogno, era degenerato nel dio-sogno, quando Griffith si era ritrovato a battere la faccia contro la fatica e le stanchezze e si era trovato a concludere che, sì lui poteva sostenere tutto e tutti, tutte le fatiche degli allenamenti e degli studi, tutti i sogni, i desideri e le pretese di chi lo seguiva e venerava, tutti i rimpianti e i rimorsi, ma aveva bisogno (perché come uomo era manchevole, il suo stesso sogno era prova di ciò) di essere sostenuto da una forza più potente, che gli ardesse la mente e l’animo, che giustificasse le sue azioni e i suoi sacrifici in modo assoluto e che nascondesse al mondo, e ancora di più a se stesso, le sue mancanze, che obliasse il peso dei suoi sentimenti con il suo splendore. Al che, il sogno smise di essere qualcosa che Griffith voleva e divenne qualcosa di cui necessitava. 



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Capitolo 3
*** L'uomo ***


Note: ook, prima di tutto, non ho segato nessun tipo di coppia per una ragione, non ho intenzione di assumere il tipo di affetto/amore/ossessione che Griffith possa provare per Guts e viceversa. Penso però che nessuno possa negare che questo affetto/amore/ossessione, ci fosse, sicuramente da parte di Griffith, e in buona parte anche da quella di Guts.
 Dunque: ancora una volta, analisi del tutto arbitraria, ma voleva sottolineare qualcosa che ho pensato di Griffith per un bel po' e cioè che probabilmente neanche lui si era reso conto di quanto fosse diventato dipendente da Guts


“devo per forza avere una ragione tutte le volte che metto in rischio la mia vita per salvarti?” erano poche le volte in cui Griffith parlava senza prima aver ponderato con attenzione le sue parole, ma quella frase gli era scivolata di bocca sconsideratamente, e questo perché il sentimento di orgoglio, di compiutezza che gli era fiorito in petto alla domanda di Guts l’aveva reso incauto. “Perché hai messo in gioco la tua vita per salvare la mia?” è una frase che può avere tantissimi significati, e Griffith li aveva esaminati tutti in pochi istanti e se ne era sentito riempito, sottintendeva che si era preoccupato per lui, certo, ma ancora di più, la sincera sorpresa infissa nel tono di Guts, indicava che nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui, che Griffith era stato l’unico, l’unico! Essere unico, per qualcun’altro ti rende speciale ai suoi occhi, ti rende il detentore di qualcosa di necessario, quindi a tua volta necessario, e necessitare di qualcosa significa non poterne fare a meno, significa esserne assoggettati. Per questo Griffith si era sentito di dover confermare a Guts e a se stesso questo fatto, di dirgli sì, l’ho fatto, ho rischiato la mia vita per te e lo rifarei, lo rifarei. 
E mentre si faceva inondare dal calore delle parole di Guts, non pensò alle implicazioni della sua frase, a cosa potesse significare quel suo sentimento, non pensò che solo per Guts avrebbe rischiato di morire, non pensò che per lui Guts era già “unico”, che lo era stato da principio (anche se in maniere diverse), non ragionò del sentimento che lo aveva spinto a correre al fianco di Guts, né della paura che aveva sentita scorrergli nel corpo, una paura scaturita dal bisogno che lui aveva di Guts, non pensò assolutamente che lui non avesse salvato Guts per Guts, ma per se stesso. 

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Capitolo 4
*** Terra e stelle ***


Note: sto onestamente cringiando da sola per il titolo...ma in effetti anche l'ultimo era...va beh, lasciamo stare.
Questa volta poesia, non è neanche necessariamente rivolta a Griffith,  lui è solo uno dei più grandi "desideranti" di cui abbia letto insieme ad Alessandro Magno e Eren...
In ogni caso, penso che l'idea di base sia che ci sono persone che passano la loro vita con il naso all'in su, dando per scontato quello che hanno in torno, o più che altro...lo considerano "non degno", rispetto a quello che brilla, come le stelle, i sogni o gli ideali. 
Non è per forza qualcosa di negativo, ma di sicuro può risultare ingiusto credo.

Desiderio
de- sidero
mancanza delle stelle:
colui a cui mancano le stelle tenderà ad esse
Ma colui a cui manca la terra
tendendo alla terra ignorerà le stelle infinite
e osservandosi i piedi, marcerà 
su di un suolo che non vede e non conosce
e che forse un giorno chiamerà casa
Quello stesso, 
 il desiderante aveva chiamato prigione

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