Shaman e King, due parole nella pallavolo

di Eririchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Guarda, guarda, in campo c'è anche l'allenatrice ***
Capitolo 2: *** Pallonata a prima vista è ***
Capitolo 3: *** Ti chiamerò Scemo Scemo! ***
Capitolo 4: *** Il suo cuore ora sì, batte batte forte ***



Capitolo 1
*** Guarda, guarda, in campo c'è anche l'allenatrice ***


La loro squadra di pallavolo era promettente, a sentire il prof Silva.
 
Tuttavia non tutti la pensavano come quel prof giovane e ottimista. Anzi, sarebbe meglio dire quasi nessuno.
Il preside Goldva, per esempio, insisteva col dire che era inutile pronunciarsi prima del corso degli eventi: sarebbe stato il Great Volley Tournament a decidere quale squadra avrebbe ereditato il titolo di Volleyball King 2022.
 
La scuola pullulava di team di aspiranti pallavolisti, soprattutto tra le prime. Tra le quali se ne annoveravano due davvero agguerrite: quelle capeggiate dai “gemelli diversi”.
 
- Hei, Yoh! Dopo scuola ci alleniamo? Chiese entusiasta il membro dai capelli azzurri.  Horo Horo per gli amici, Horokeu Usui per l'anagrafe, Trey Racer per gli americani, era la minoranza etnica di tutta la scuola.
 
- Mi spiace amico, ma Anna mi ha messo in punizione... Ieri ho sbagliato tre ricezioni e ho messo troppo sale nell'acqua del riso...
 
Nonostante le lacrime di sofferenza che già rigavano le guance del loro libero, la summenzionata Anna non ebbe pietà nell'insinuarsi in quel discorso tra masculi e rimarcare il proprio potere: - Dimentichi che hai scordato di lucidare le manopole del bagno. Non credere che me ne dimentichi, ti ho detto che avresti fatto gli allenamenti in solitaria e con gli scaldamuscoli.
 
- Ma siamo a luglio!
 
- Dovevi pensarci prima, tesoro. Troppo sale fa male, così lo espellerai tutto.
 
Mente Horo Horo minacciava di denunciarla ad Amnesty International, nella classe entrò un altro membro della squadra. Quello più giovane, quello cinese. Quello bravo alla battuta ma inutile nei contrasti a rete. Beh, tanto per quelli c'era Ryu. Ah no, da ieri l'allenatrice lo aveva sollevato dal ruolo e ora si occupa di controllare la quantità di sale nell'acqua del riso.
 
- Quale squadra sfigata ha il libero che non è libero nemmeno di cucinare come gli pare?
 
- Ren! Il nordico cambiava sempre sguardo quando entrava in stanza lui. All’inizio perché non facevano altro che battibeccare, poi perché si accorse che adorava battibeccare con lui. Adesso perché adorava lui e stop.
 
- Che battutaccia, persino Chocolove si vergognerebbe di dirla!
 
McDonnell, dall'altra parte della classe : - Non offendere le mie battute mentre sto ripassando per una verifica!
 
- Che verifica?! Di cosa stai parlando? No c'è un'ora buca adesso??
 
- No, Horo Horo - gli fece notare candidamente Anna, - è domani che manca il prof Karim, per questo oggi ci fa la verifica. 
 
- Ma che… non è possibile, perché mi odia?! Credevo di essere il suo preferito! Ieri gli ho chiesto se c'era l'interrogazione e lui mi ha risposto che "aveva già detto che non c'era"!
 
Yoh fece un risolino divertito: - Infatti, ma itendeva l'interrogazione, oggi c'è la verifica.
Ren emise uno tsk, accompagnato da: - Sei proprio un idiota.
 
In quel momento una voce arrivò dal corridoio, era di Jeanne Maiden, la ragazza del programma di scambio interculturale: - Ehi, Ren, - pronunciò con un irritantissima r moscia tipica francese, - sono venuta a chiamarti prima che torni il prof. Non vorrai essere sgridato di nuovo.
 
Anna guardò Horo Horo con tutta l’aria di chi vorrebbe avere in mano dei pop corn per godersi lo spettacolo.
 
- Oh, Ren! Sei diventato amico della ragazza straniera? Disse sorpreso Yoh, ma sinceramente felice per l’amico, che in genere era scontroso e superbo nei confronti di tutti.
 
- Tsk. È lei che mi segue sempre. - poi guardò l'espressione stupida di Horo Horo: aveva gonfiato le guance. Così Ren sorrise malandrino e si sporse con una guancia verso l'europea: - Scusa, Maddy, ti spiacerebbe far vedere ai miei amici che hai imparato come si saluta un ragazzo cinese?
 
Dopo aver sfoggiato un sorriso kawaii che fece pensare a tutti i presenti "ohhh che carina", la fanciulla si sporse e diede un bacio sulla guancia dell'erede dei Tao.
 
Mentre Ren sorrideva soddisfatto e la mascella di Yoh cadeva, Anna incrociò le braccia e iniziò a sghignazzare all'indirizzo di Horo Horo. Il quale divenne paonazzo e puntò uno sguardo di fuoco sul compagno di squadra. Poi sulla bella ragazza, e poi di nuovo sul compagno di squadra.
 
- Brava, hai imparato bene, ora andiamo prima che suoni. Horo Horo, spero non ti abbiamo portato via del tempo prezioso per ripassare... o studiare. Se dovessi prendere un altro quattro, saresti sospeso dai tornei, lo sai, vero?
 
Gli occhi del turchino si fecero di fiamme, poi esplose: - Lo so benissimo! Lo so! Ma almeno io non… io non…
Non gli venne in mente altro da dire. Così il cinesino ammiccò un sorriso e uscì salutando di spalle, limitandosi ad agitare le dita della mano nell'aria.
 
- Allora? Ti dà più fastidio che la bella Jeanne non sia più libera, o che abbia scelto proprio il tuo uomo?
 
I capelli di Horokeu, da azzurri, stavano per diventare rossi di collera. E la frecciatina di Anna non aiutava di certo.
 
- Di cosa stai parlando, Anna? - li interruppe il libero, - Ren e Jeanne sono una bella coppia e Horo Horo è suo amico, è solo felice per lui… vero Horo Horo?
 
La ragazza e l'ainu lo ignorarono. Continuando il loro discorso parallelo.
 
- Se ti concentrassi di più sul torneo, magari potresti riconquistarlo. Lo prese in giro lei.
 
- Io non devo riconquistare proprio nessuno, ti ricordo che ho una fidanzata a casa!
 
- Povera Tamiko, lei lo sa che raramente le amiche di penna diventano poi le mogli? Quando le dirai che preferisci gli involtini primavera alle foglie di farfaraccio?
 
A quella volgarità pronunciata dall’allenatrice, Horo Horo per poco non cadde in terra. Mentre Chocolove cadde proprio dalla sedia.
 
- Ti prego, non dirlo mai più! Esclamò l’afroamericano.
 
- Chocolove, smettila di origliare! Oggi per te trecento flessioni! 
- Da quando origliare è un crimine? E da quando ascoltare due compagni che ti parlano a due metri ad alta voce è origliare?!
 
- Da quando sono io la tua allenatrice, ecco da quando! E vista l'insolenza con cui ti rivolgi a me, le flessioni sono appena aumentate di cento volte!
 
Lui le fece una linguaccia impudente. - Non le farò mai!
 
- Benissimo, allora metterò in campo Manta al tuo posto!
 
A questa minaccia, anche gli altri due ragazzi si unirono al coro di "cooooosa?!"
 
- Ne volete anche voi due??
 
- No no... Si defilò Yoh.
 
- Questo è abuso di potere... Provò a dire Horo Horo, ma non gli andò meglio.
 
A interrompere il discorso ci pensò provvidenzialmente Lyserg, che arrivò proprio all’istante propizio: Anna stava per sostituire tutti i membri della loro squadra con le riserve incapaci.
- Con tutto il rispetto, mia somma allenatrice, - iniziò lo smeraldo ambulante, - non credo che sia saggio attuare questi cambi proprio in questa fase del torneo: Manta non arriva alla rete, Tamao va ancora alle medie e Ryu stamattina mi ha detto che ha impegni urgenti che lo terranno lontano dal campo per un po’.
 
- E non ti ha detto che il suo impegno urgente è imparare a cucinare per la strega Asakura? Borbottò sottovoce l’ainu, ma Anna lo sentì. Ha sempre avuto un udito finissimo, così fine che, quando erano piccoli, Yoh era certo che la ragazzina riuscisse a sentire persino i suoi pensieri.
 
- Prima che ci amputi anche l’alzatore, - si permise Horo Horo riferendosi al londinese, - posso sapere quando sarà la prossima partita?
 
Il prof entrò in classe prima che Anna potesse rispondere. Non tanto perché il prof Karim fosse uno incline al silenzio, quanto perché allungò un bigliettino sul banco di Yoh. – Tieni, Asakura, te lo manda tuo fratello.
 
I pallavolisti e la loro allenatrice lessero così una cosa molto interessante “Sto per farti una sorpresa, e non ti piacerà. Firmato, Prince Hao”
 
- Seriamente, deve piantarla di darsi tutte queste arie. Sbuffò l’ainu.
 
Yoh fece una risata divertita. – Non cambierà mai!
 
- Nemmeno tu… Gli dissero in coro gli altri.

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Capitolo 2
*** Pallonata a prima vista è ***


Tamao inciampò due volte mentre cercava di raggiungere il campo da allenamento. Va bene che era maldestra, ma quella volta non era del tutto colpa sua: il signor Asakura per il quale faceva da dog sitter, le aveva regalato un barboncino e un chihuahua dicendole che aveva una sorta di dono per trattare con i suoi due lupi. Peccato che Tamao facesse la dog sitter per guadagnare qualche soldino extra, non aveva mai pensato di sperperare i suoi risparmi per due creaturine che, tra l’altro, non facevano altro che metterla in imbarazzo!
 
- Ponchi, Conchi, smettetela vi prego! Continuava a urlare la poverina, mentre l’uno abbaiava ogni volta che vedeva una gonna e l’altro mordeva i capelli della padrona.
 
- Ehi, Tamao, ti serve aiuto? La voce di Manta le fece scendere lacrime di gioia: se riusciva a sentirlo, significava che era finalmente arrivata al campo di allenamento! C’era voluta un’ora con quei cagnetti piccoli quanto esasperanti, ma alla fine ce l’aveva fatta!
 
In quel momento, però, passò uno scoiattolo… e la giovane fu trascinata dalla parte opposta della strada. Le ci volle un’altra mezz’ora prima che i due famelici nanerottoli si stufassero di correre attorno all’albero su cui era salito il roditore, consentendole così di tirarli per il guinzaglio fin dove voleva lei.
 
Quando alla fine si sedette sulla panchina accanto a Manta, era stravolta. Il ragazzo stesso non poté fare a meno di pensare che forse non era per lei fare la dog sitter. – Ehm, tutto ok?
 
- Sì… finalmente ce l’ho fatta… che mi sono persa?
 
Il bassetto indicò la rete a un metro dal loro naso: - Anna è su tutte le furie perché oggi Horo Horo l’ha chiamata Strega Asakura. E anche perché Chocolove le ha mandato un bigliettino durante una verifica per chiederle una domanda e il prof, purtroppo, lo ha scoperto mentre ce l’aveva in mano lei e le ha messo cinque. In più ha sentito Yoh mentre diceva che la biondina della squadra di Hao è la più carina della scuola. Ah, e Ren ha fatto ingelosire Horo Horo così tanto che è tutto pomeriggio che ha la testa fra le nuvole e salta sempre in ritardo.
 
- Oh, mamma, la signorina Anna sarà su tutte le furie!
 
Fu allora che una pallonata si schiantò contro la rete, proprio davanti a loro. Il tonfo fu così violento che sobbalzarono per lo spavento. Solo che non era una palla…
 
- Yoh! Esclamarono in coro.
 
- Vedi di rialzarti, razza di bigamo!
 
- Te lo ripeto per l’ennesima volta: hai sentito male! Provò a insistere il libero della squadra. Il segno della rete bello stampato su una guancia.
 
La biondina era ancora paonazza di collera. – Basta così! Da oggi tu e Ren vi scambiate i ruoli!
 
- Cosa?! - brontolò il cinese, - Non puoi cambiarmi il ruolo così!
 
Lei fulminò con lo sguardo anche lui: - Posso e lo faccio! Così quello col ghiaccio nel cervello la smette di trovarsi davanti proprio te tutte le volte che si volta!
 
- Cosa c’entro io adesso?!
 
Manta e Tamao rimasero increduli: quella squadra aveva davvero intenzione di disputare la finale così? Certo, non erano affiatati nemmeno quando dovevano decidere su che campo allenarsi, ma almeno quando giocavano non volava una mosca… di solito.
 
- Mi sa che oggi non è giornata. Concluse Manta sospirando. In quel momento, come se non bastasse, arrivò il gemello dell’ormai ex libero.
 
- Hei, gente, sembrate proprio dei dilettanti a vedervi così.
 
I componenti della squadra si voltarono verso la porta d’ingresso del campo. – Vi spiace se facciamo un’amichevole?
 
Mentre Horo Horo, Chocolove e Ren stavano per rispondere all’unisono con un “certo che no”, Yoh esclamò: - Certo! Che gran bella idea! E gli arrivò in testa una pallonata lanciata da Anna. – Sono io l’allenatrice, decido io!
 
- Ma come siamo nervosetti, oggi. Sorrise Hao entrando in campo. Dietro di lui, le inseparabili Marion e Matilda con i rispettivi fratelli maggiori: Chuck e Jack. Ah, e Opacho. Come al solito non l’aveva notata nessuno…
 
In quel momento, Lyserg lanciò dal nulla il servizio più forte che avesse mai fatto in vita sua, diretto verso il nuovo arrivato. Il quale schivò la palla per un pelo.
 
- Tu hai ucciso mio padre!
 
Le due ragazze cominciarono a sghignazzare tra loro sottovoce. Hao invece fece un altro bel sorriso e ribatté: - Quante volte te lo devo dire? Cancellare per sbaglio un numero dalla rubrica non è sinonimo di “uccidere”.
 
- Invece sì, se la rubrica è www.sonoundetective.org! Grazie a te la sua carriera è finita!
 
- Ti ho già chiesto scusa, avevo scommesso con Zhang Ching che non sarebbe mai riuscito ad hackerare quel server… purtroppo ho buon occhio per scegliermi gli amici.
 
- Ti manderò in galera!
 
Yoh si mise in mezzo: - Adesso basta, Lyserg. Hao, va’ a casa, tocca a te pulire la lettiera di Matamune oggi.
 
Mentre Hao storceva il naso, Horo Horo si avvicinò a Ren per sussurrargli qualcosa. Notandolo, il maggiore degli Asakura si rivolse verso di loro. – A proposito, Ren, hai pensato alla proposta che ti ho fatto?
 
La schiena del cinese si drizzò di colpo. Fatto che non passò inosservato agli altri membri della squadra. Infatti Horo Horo chiese subito: - Di che cosa sta parlando?
 
Hao fece un’altra domanda prima che il Tao potesse rispondere: - Non ve l’ha detto? Hanno pubblicato le regole per la finale: dovremo giocare in sei. Così ho cercato un sesto tra i pallavolisti più promettenti che conoscevo.
 
- E sarebbe? Chiesero Chocolove e l’ainu quasi in coro.
 
Hao fece un altro sorrisetto. – Beh, se Ren non ve l’ha detto, suppongo ci stia pensando seriamente.
 
- Cosa?! Esclamarono tutti, Tamao e Manta compresi.
 
- Ren, non dirà sul serio?
- Non dovresti nemmeno pensarci!
- Sei un infame, ma non credevo che fossi capace di tradirci!
- Prima tradisci me e adesso addirittura la squadra?!
 
Il cinese sbottò di fare silenzio. – Non vado da nessuna parte, e cos’è ‘sta storia che ti avrei tradito?! Horo Horo non poté mai rispondergli, perché Ren fu subito alle prese con una pallonata che gli giunse alle spalle: era stata Anna.
 
- Non andrei mai in un’altra squadra!
 
- E allora perché non ce l’hai detto? Chiese preoccupato Yoh.
 
Hao e i suoi si defilarono senza troppe cerimonie: - Ci vediamo, piccoletti.
 
Pochi istanti dopo, anche Ren radunò le sue cose per andarsene.
 
- Che cosa fai? Non avete finito di allenarvi. Provò a persuaderlo Anna, con la sua solita innata cordialità.
 
- Io sì.
 
Horo Horo lo guardò serio, dall’altra parte del campo. - Non starai andando da Hao, mi auguro.
 
– Vado dove mi va di andare. – rispose subito dopo l’altro, senza guardare in faccia nessuno.
 
- Come vuoi, ma se dobbiamo sostituirti facci il favore di avvisarci per tempo. Concluse caustica la ragazza.
 
- Ho già detto che non me ne vado!
 
- Però stai facendo i bagagli!
 
- Morditi la lingua, Chocolove! Lo zittì l’ainu.
 
Yoh corse da Ren e gli mise una mano sulla spalla. – Hei, io ci credo che non ci abbandoneresti mai. Perché non resti ancora un po’? Abbiamo già pagato per un’altra mezz’ora.
 
Stranamente, Ren venne persuaso con una strana facilità dal caposquadra.
Mezz’ora dopo, Anna fischiò e decretò concluso l’allenamento.
Mentre i ragazzi si asciugavano le fronti o bevevano un sorso d’acqua, Anna si avvicinò a Yoh, gli chiese la borraccia e… gliela rovesciò in testa. Completamente.
 
Bagnato fradicio e sotto gli sguardi sbalorditi di tutti, l’Asakura provò a chiedere: - Di grazia… questo per cos’era?
 
Lei rimase in silenzio un attimo. Poi gli spiaccicò in testa la bottiglia e spiegò: - Perché sono io la tua canon, ricordatelo!
 
Anna si diresse verso la porta quando le giunse il commento di Horo Horo: - Qui qualcuna è gelosa di un’europea!
 
Lei non si voltò nemmeno quando replicò: - Almeno quest’europea non lo bacia a comando di fronte a me!
 
Chocolove fischiò e Lyserg disse: - Colpito in pieno, Horo Horo!
 
L’azzurrino si voltò verso Ren mentre diceva: - Piantatela tutti! Non è divertente! E tu…! È tutta colpa tua!
 
Ren fece spallucce. – Non so di cosa tu stia parlando. Sei geloso di Maddy, per caso?
 
Da come Horo Horo divenne rosso a sentire quel nomignolo, fu chiaro che una risposta era superflua. Dal canto suo, Ren fece un ghigno, ma non rispose.

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Capitolo 3
*** Ti chiamerò Scemo Scemo! ***


Horo Horo e quella bambina si stavano fissando da almeno tre minuti.
In silenzio.

- Questa bambina è finta. Decretò alla fine il nordico. E ancora, la bimba non si mosse.

- Forse è straniera? Provò a indovinare Lyserg: nel cortile della scuola non c’era nessuno a parte loro, quindi non poteva che essersi persa. Tuttavia non la bambina non sembrava voler rispondere alle loro domande nemmeno con lo sguardo: la sua faccia era completamente priva d’espressione.

Almeno finché non arrivò Chocolove. Nel vederlo, la piccola sgranò gli occhi per un istante. Poi tornò la maschera di cera di prima.

- Ma tu guarda… Si stupì Yoh. Mentre Horo Horo scattò con un più plateale: - Ehi, è viva!

- Sì, è viva Horo Horo, questo non lo aveva messo in dubbio nessuno.

- Oh, ma sta’ zitto! – esclamò rivolto a Ren, - Non dovresti essere con la tua dolce Jeanne adesso?!

Il cinese fece un sorrisetto: - Credevo ti desse fastidio, ma se proprio ci tieni… -

- Tu non vai da nessuna parte! – lo sgridò Anna appena comparsa nel cortile. – E tu, - rivolta adesso a Horo Horo, - piantala di istigarlo! Abbiamo una partita da giocare!

Era vero: Chocolove aveva promesso a tutti che avrebbe portato il sesto giocatore… però lì non c’era nessuno al momento. – Allora? Dov’è tuo cugino? –
McDonnell si avvicinò all’allenatrice e spiegò che stava per arrivare: purtroppo a casa Gordon dovevano darsi il cambio per badare al loro piccolo animale domestico. Peccato che i membri della sua squadra fossero troppo giovani per capirla: nessuno aveva mai nemmeno sentito parlare di Phyllis Gordon e del suo leopardo da passeggio. E nessuno era mai stato a casa dell’afroamericano, per cui avevano sempre creduto tutti che Mic fosse solo un gatto.

- Stupido di un cugino, nessuno sa chi è Phyllis Gordon!

Alle loro spalle, comparve un ragazzo dalla pelle scura ma dai lineamenti allungati. Capelli neri e dritti come la pioggia. Ed era un bel ragazzo.

- Non c’è modo che sia tuo cugino. - deliberò Anna, - È troppo bello.

Yoh la accusò puntandole contro un dito: - Ecco, lo hai detto! Ora siamo pari!

La ragazza indossò all’istante dei guantoni da pugilato e colpì il caposquadra: - L’ho detto solo perché lo pensa Takei! Il tuo caso è diverso*!

- Ouch, i guantoni di mio fratello, allora li avevi presi tu…

La ragazza li sfilò. C’erano disegnati sopra due mostri, uno rosso e uno blu. – Sì, trovo che s’intonino bene con la collana che mi ha regalato tua nonna.

- Scusate, possiamo giocare? – propose Lyserg indicando che la bambina si era seduta in fondo al campo da pallavolo, probabilmente per guardarli.

- Sarà un’altra spia di Hao. – propose Horo Horo, - Si vede che Opacho deve pedinare qualcun altro.

- E chi? La squadra di mio fratello doveva incontrare le Ly, ma hanno dato forfè perché non sono riuscite a trovare il sesto.

- Che incapaci, - sputò Anna, - quando si giocava a tre si sono ritirate perché erano troppe e non sono riuscite a decidere chi tra loro doveva giocare, e adesso sono in troppo poche. Va beh, iniziamo!

Appena il nuovo arrivato diede mostra della sua velocità, potenza, precisione e sangue freddo sul campo, Anna soffiò nel fischietto (che era molto originale, perché lo aveva infilato come pendente in una collana di perle blu) e decretò che Pascal Avaf era il nuovo caposquadra.

- Non puoi togliermi dal capitanato della mia squadra! – si lamentò Yoh, - L’ho fondata io!

- Non puoi continuare a cambiarci i ruoli! S’incavolò Ren.

- Posso e lo faccio, ve l’ho già detto. È molto più bravo di voi e mi avete eletta allenatrice perché volete vincere, quindi si fa come dico io e basta.

- A dire il vero ti sei autoproclamata… Horo Horo non finì mai la frase, perché Anna fece assaggiare anche lui il guantone chiamato Zenki. Siccome le formicolava la mano, gli fece conoscere anche Kouki subito dopo, ma questa è un’altra storia.

Dopo il primo punto, Horo Horo si accorse di una spilletta appuntata al petto di Lyserg. – Ehi, che è quello?

- Questa? Me l’ha regalata mio padre l’ultima volta che l’ho visto. È un portafortuna di famiglia, ho deciso di indossarlo alla finale anche se va contro il regolamento… la metterò sulla canottiera.

- Molto carino ma… ti sei accorto che è da femmine, vero? Insomma, una fatina rosa in una gabbia non fa molto macho…

- Ha parlato quello che va in giro con un pupazzetto rosa attaccato alla cartella!

Horokeu divenne rosso in volto all’istante. – Quante volte te lo devo ripetere, Ren?! Kororo è un ricordo d’infanzia!

- Tsk. Anche io avevo un soldatino preferito, ma non me lo porto in giro quando esco di casa!

S’intromise Yoh: - Intendi Bason? Il giocattolo che credevi Jun ti avesse buttato e per il quale hai pianto per giorni?

Ren si zittì un attimo. Poi, cercando di restare serio: - Boh, forse, non ricordo…

- Io me lo ricordo! È stato tre settimane fa!

Mentre Ren fulminava Chocolove con lo sguardo, la bambina impassibile iniziò a correre, attraversando il campo di pallavolo. Superò Anna, ancora al palo laterale, e proseguì verso i cespugli.

- Che sta facendo? Si chiesero tutti. Poi una voce arrivò dai cespugli: - Seyrarm, sei qui! Ti ho cercata dappertutto!

La bambina uscì dal cespuglio insieme a un bimbo leggermente più alto di lei. Lo trascinò fino al campo da volley e gli indicò Chocolove.

- Tu… tu sei… - provò a dire il bimbetto, improvvisamente sbiancato in volto.

- Chocolove, devi dirci qualcosa? Lo fulminò Ren.

Ma ecco che il bambino sbottò: - Tu hai ucciso mio padre!

Tutti quanti esclamarono un: - EEEEEH?!

- Sì! Riconosco la tua brutta faccia! Papà ci ha messo una vita per raggiungere quel livello su Fortnite! Poi sei arrivato tu e l’hai ucciso!

- Aaaaaah – sospirarono tutti.

- Ha pure perso la mamma perché giocava sempre a quel gioco!

- Eeeeh?!

- Ok, direi che per oggi ho sentito scempiaggini a sufficienza. – troncò Anna, - Forza, tutti a casa!

La sorpresa fu tanta, quando Anna e Yoh si videro seguire dai due fratellini. E fu ancor più grossa, quando costoro dissero che Mikihisa, il papà di Yoh, li aveva presi temporaneamente in affido. – Sai, la mamma scomparsa e il papà alcolista… quando a Natale non è tornato a casa, Miki si è offerto di farci da papà! Esclamò Redseb.

- Ma se non ha fatto da papà nemmeno a me?!
 
Mentre Asakura, Muntzer e Kyoyama sbrigavano i dissidi della famiglia di Yoh, Ren si chinò a raccogliere qualcosa da terra. – Hei, Scemo Scemo, ti è caduto il pezzo di legno.

L’ainu afferrò l’ikupasui con troppo entusiasmo: - Mi hai salvato la vita! Se mia sorella scopre che l’ho perso o che si è sbeccato, per me è finita!

Ren lo osservò mentre rimetteva l’oggetto nel borsone. Poi chiese: - La senti ancora, quella Tamiko?

Horo Horo bevve un sorso d’acqua, poi rispose: - Non proprio… perché?

- Avevo capito che era la tua ragazza. Anzi, fidanzata, come Anna e Yoh, non è così?

- Sì, beh, no, ecco… io… - l’ainu approfittò del fatto che doveva cambiarsi la maglietta sudata per prendere tempo. Quando gli sembrò di aver trovato le
parole, gli uscirono così: - L’ho uccisa. Non volevo farlo ma… è successo. Ora non mi parla più.

- Inizio a pensare che abusiamo un po’ troppo di questo termine…

- Forse hai ragione: come definiresti qualcuno che lascia un’amica in mezzo a un sentiero di montagna, la quale così si perde e muore assiderata sotto una valanga?

- Beh… un assassino?

- Allora non è il mio caso: le ho solo detto che mi piace un’altra persona e lei mi ha risposto “tu per me sei morto”. E mi ha bloccato su tutti i social.

- Interessante… inizio a pensare che Scemo Scemo ti calzi proprio meglio di Horo Horo.

- E io penso che invece di Ren, inizierò a chiamarti Yen, visto quanti soldi c’hai.

- Pfu. Che cavolata.

- Sarà, ma Anna ha di nuovo prenotato a tuo nome.

- LEI COSA…?!

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Capitolo 4
*** Il suo cuore ora sì, batte batte forte ***


Erano diversi giorni che il prof Chrom era assente, così la classe di Yoh e gli altri si ritrovò con un supplente. Si chiamava Pino, e non era affatto nato per fare il docente.
 
- Non può mettermi due volte quattro in un giorno! – si lamentò forte Horo Horo.
 
- Non è che posso, devo, se ti ostini a non studiare. –
 
Horo Horo prese in mano i due compiti incriminati: - Non è colpa mia! Io non capisco niente di matematica! Tutti questi numeri sono insensati! –
 
L’insegnante iniziò a cancellare la lavagna: gli avrebbe fatto un disegnino. Chissà se così riusciva a spiegarsi meglio. – Sono temperature, Usui, temperature! Devi solo calcolare l’escursione termica e allora vedrai che in Europa fa più freddo rispetto all’Hokkaido! –
 
A quelle parole, Anna non nascose uno sbadiglio. Mezz’ora dopo, però, pure sbadigliare era diventato noioso, così lanciò un astuccio sul coppino di Horo Horo. Mentre Lyserg le fece i complimenti per la mira, il supplente si prodigò a trovare il colpevole. Anna diede la colpa a Chocolove, visto che l’astuccio era il suo, e così l’afroamericano si beccò una sgridata.
 
Peccato che Horo Horo iniziò a sanguinare sulla nuca: Chocolove si ostinava a tenere nell’astuccio una serie di ditali in ferro stile Nana Osaki e, nel lanciarlo, Anna aveva fatto uscire uno di questi… così l’afroamericano si beccò anche una nota.
 
Cinque minuti dopo, Horo Horo si ritrovò in infermeria.
 
- Mi raccomando, - gli ribadì nuovamente Yoh prima di tornare in classe, - non farla più grossa del necessario come al solito. –
 
- E perdermi l’occasione di saltare qualche ora? Non sarebbe da me… -
 
Appena Faust l’infermiere comparve, entrambi i ragazzi sbiancarono: aveva il suo solito aspetto emaciato, con tanto di occhiaie e sorriso isterico, tuttavia stavolta aveva anche troppe siringhe tra le mani.
 
- Credo di stare benone, in effetti… - mormorò l’ainu.
 
- Buon per te, ci vediamo! – e così dicendo, Yoh se la filò.
 
Horo Horo gli stava ancora dando del vigliacco quando Faust gli si avvicinò. – Buongiorno Horo Horo! Un altro strappo muscolare? Stavolta ho tutta la morfina che serve! –
 
- Ehm… grazie Faust, ma non serve. Mi basta un cerotto qui, dove c’è un taglietto. –
 
Il biondo perse all’istante il sorriso. Solo un cerotto? La sua arte medica non poteva cadere così in basso! Assolutamente no, avrebbe usato la morfina appena comprata, in un modo o nell’altro.
(S)Fortunatamente, bussarono alla porta di nuovo.
 
- È occupat… - Horo Horo non finì di dirlo che l’uscio si aprì ed entrò Ren.
 
- La sala d’attesa è fuori, incerotto questo qui e arrivo subito! – esclamò Faust con rinnovato entusiasmo: Ren sembrava stare malissimo e si teneva lo stomaco con fare dolorante… che gli servisse della morfina?!
 
- Ren! Che ti è successo?! – esclamò Horo Horo preoccupato. Il cinese, tuttavia, lo liquidò con un gesto della mano, si avvicinò al lettino e si sedette accanto all’ainu. Sempre tenendosi lo stomaco.
- Sto… bene… una favola. –
 
Appena Faust si accorse del rivolo di sangue sulla sua bocca, spinse Horo Horo giù dal lettino, gli mise in mano un cerotto e lo sbatté fuori dalla porta.
 
Dopo un’ora, l’ainu era ancora fuori dalla porta. Fissava quell’uscio in attesa che si aprisse e ne uscisse Ren pronto a dargli spiegazioni. E in effetti delle spiegazioni le ottenne, ma da Jeanne, che arrivò in quel momento: - Hovo Hovo, dov’è Ven?! –
 
Lui la squadrò. Quella R moscia era sempre più odiosa ogni giorno che passava.
 
- È dentRo. – marcò lui.
 
Lei lo guardò indispettita, capendo la presa in giro. Poi però fece un nuovo, largo, sorriso.
 
Quando Ren uscì dall’infermeria, si trovò un Horo Horo accucciato e una Jeanne chinata dietro di lui. Gli ci volle un po’ per capire che stava apponendo un cerotto dietro al collo del ragazzo.
 
- Che state facendo? –
 
- (R)en! – esclamò lei abbracciandolo forte. – Lo stavo cu(r)ando come ho fatto con te! Lo sai che sono un’ottima guarit(r)ice! –
 
- Mi hai solo messo un cerotto perché io non ci arrivavo… - puntualizzò l’azzurrino, improvvisamente rosso in viso. Dovette spostare lo sguardo perché la visione di quei due abbracciati lo disturbava non poco. – Comunque… che ti è successo? –
 
Ren sbuffò. Poi spiegò: - Quel bastardo di Nichrom mi ha mandato due energumeni per vendicare suo fratello. Li avrei gonfiati di botte se solo non avessero giocato sporco. –
 
- Nichrom chi? –
 
Jeanne si staccò dal cinese e spiegò: - Il fvatello minore del prof Chvom! Ho visto tutto pevché evo in giavdino a fav volare un po’ Shamash, la mia colombella. Sono a(rr)ivati due tizi bizza(rr)i che, dopo avev pavlato con Ven, lo hanno massacvato. –
 
Horo Horo rimase un attimo scioccato: sentirle dire le r doppie era anche peggio. Tuttavia lo sconvolse di più quel che la ragazza fece dopo: mentre Ren arrossiva a provava a cambiare discorso, dicendo che non era niente, Jeanne si accoccolò a un braccio del Tao e aggiunse: “fortuna che con un bacetto la bua và via!”. Senza r, ovvio.
 
Ren si schiarì la gola e si scostò in malo modo dalla ragazza. – COMUNQUE! Ora sono come nuovo, appena lo rivedo lo prendo a pugni con il libro di testo di suo fratello! –
 
Horo Horo rimase zitto. Eloquentemente zitto. Così Ren, arrossito sugli zigomi, lo prese per un braccio e lo trascinò via. – Torna in classe Maddy, io devo parlare con questo qui. – la ragazza ci rimase molto male, ma Ren non esitò a svoltare l’angolo con Horo Horo senza guardarsi indietro.
 
Appena fu sicuro che nessuno li stava seguendo, Ren lasciò l’amico, incrociò le braccia e gli disse: - Prima che tu dica qualcosa: non è come sembra. –
 
Horo Horo aveva lo sguardo perso e non riusciva a formulare nemmeno una frase di senso compiuto. Quello che aveva detto Jeanne…
- Parlo con te. – lo riscosse il moro. Ma tutto quello che ottenne fu uno sguardo indecifrabile.
 
Ren sbuffò. Alzò gli occhi al cielo e disse: - Innanzitutto volevo solo che non ti preoccupassi. Nichrom ce l’ha con me perché è il fratello del prof Chrom. Hai presente? Quello che per colpa mia è andato in depressione e poi è finito in manicomio. –
 
- Tu… cosa? –
 
Finalmente l’ainu aveva parlato. Anche se sembrava non aver capito una parola. Quindi Tao Ren si ripeté: - Il prof Chrom. L’ultima volta che è venuto a scuola gli ho fatto una domanda sui neutrini ed è corso via. Sono stato convocato addirittura dal preside: a quanto pare è diventato insegnante dopo che il mondo scientifico ha rifiutato la sua teoria sui neutrini… ho toccato un nervo che lo ha mandato in depressione e poi in manicomio, per questo suo fratello ce l’ha con me: dice che ho ucciso suo fratello. –
 
Horo Horo si grattò la testa: - “Ucciso”… in effetti abusiamo di questo termine. Però, Ren… Chrom a parte, che intenzioni hai adesso? –
 
Ren fece spallucce. – Te l’ho detto, troverò quel Peyote e quello Zick e li pesterò. Poi sarà il turno di Nichrom e… -
 
- Non intendevo quello, intendevo con Jeanne. Da quel che ho visto siete molto uniti… questa cosa della rissa vi ha avvicinati, mi sembra… -
 
Entrambi arrossirono e iniziarono a guardare soffitto e pavimento. Balbettarono a turno qualcosa di incomprensibile, poi Ren riuscì ad articolare una frase: - Non è come sembra. Non ero in me quando mi ha… quello che ha detto. –
 
- Quindi non state insieme? Eppure lei sembra crederlo davvero. –
 
- Oh, senti! Ma perché t’importa tanto?! –
 
- Perché la chiami Maddy e ti fai dare baci sulla guancia e chissà dov’altro. –
 
- Intendo perché ti interessa sapere che rapporto ho con lei! Vuoi provarci tu perché ti piace più di Tamiko? –
 
- Non essere ridicolo! –
 
- Ma lo hai detto tu che c’è un’altra, no? –
 
- Ho detto un’altra persona, Ren! –
 
Ren aprì la bocca per replicare ma suonò la campanella: una marea di studenti si riversò nei corridoi, pronta per tornare a casa dopo una lunga giornata di scuola.
 
Non era il luogo adatto per continuare quella conversazione. In più quel pomeriggio sarebbero andati a casa di Yoh per un allenamento speciale programmato dal signor Mikihisa.
I due ragazzi si guardarono negli occhi seri, poi esclamarono all’unisono: “ne riparliamo un’altra volta”.
 
All’uscita della scuola, Horo Horo vide Jeanne aspettare Ren trepidante, ma questi la sorpassò con disinvoltura e praticamente corse in macchina. Di sicuro disse a Jun di mettere in moto e partire subito, perché la vettura guidata da sua sorella schizzò via in pochi secondi.
 
Horo Horo sospirò. Niente, non c’era riuscito nemmeno stavolta a dirglielo. Beh, non che avesse intenzione di farlo a tutti i costi, ma la piega che stava prendendo la situazione non prometteva niente di buono. Non a un passo dalla finale.

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