Mary Lloyd e il sogno rivelato

di CaramelizedApple
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli ultimi giorni a Privet Drive ***
Capitolo 2: *** Sette Potter ***
Capitolo 3: *** Il futuro può cambiare? ***
Capitolo 4: *** Un posto sicuro ***
Capitolo 5: *** Finalmente un nuovo giorno ***
Capitolo 6: *** Menta e parole ***
Capitolo 7: *** Confidenze ***
Capitolo 8: *** Testamento ***
Capitolo 9: *** Matrimonio - Parte prima ***
Capitolo 10: *** Matrimonio - Parte seconda ***
Capitolo 11: *** Non pensare ***
Capitolo 12: *** Il risveglio a Grimmauld Place ***
Capitolo 13: *** Sorriso di carta ***
Capitolo 14: *** Un passo più vicini ***
Capitolo 15: *** Primo settembre ***
Capitolo 16: *** Paure e ricordi ***
Capitolo 17: *** Sotto copertura al Ministero - Parte prima ***
Capitolo 18: *** Sotto copertura al Ministero - Parte seconda ***
Capitolo 19: *** Dove sono? ***
Capitolo 20: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 21: *** Il giovane Malfoy ***
Capitolo 22: *** Silenzio ***
Capitolo 23: *** Autunno ***
Capitolo 24: *** Godric's Hollow - Parte prima ***
Capitolo 25: *** Godric's Hollow - Parte seconda ***
Capitolo 26: *** Godric's Hollow - Parte terza ***
Capitolo 27: *** Ritorno ***
Capitolo 28: *** Lovegood - Parte prima ***
Capitolo 29: *** Lovegood - Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Gli ultimi giorni a Privet Drive ***


Salve a tutti! Eccomi qui, sono tornata con la storia di Mary ancora una volta! Vi era mancata? Sinceramente, un pò spero di si ehehehe non per cattiveria ehehehe
Avrei dovuto postare questo primo capitolo ad inizio aprile, come mi ero ripromessa, ma vista la quarantena in atto mi sembrava carino dare qualcosa da leggere a chi segue la storia e voleva leggerne ancora! Per il secondo dovrete aspettare la data che avevo previsto inizialmente perché lavorando in un supermercato io non ho pause al momento, anzi faccio più ore di prima!
Spero la cosa vi faccia piacere!
ATTENZIONE
La lettura è consigliata per chi già ha letto "Mary Lloyd, la chiave e il volto del male" e “Mary Lloyd e il Voto Infrangibile”, se non li conoscete andate a dare un'occhiata e rimediate ;) Non fatevi spaventare dai tanti capitoli (alcuni sono molto corti)
In questa storia ce ne sarà un pò per tutti i gusti, come nelle precedenti. A volte sarà più seria e molte altre abbastanza trash, spesso commetto molti errori ma cerco di migliorarmi! Non posso garantire una pubblicazione puntuale, settimana per settimana, come un tempo ma farò del mio meglio!
Buona lettura!


Sento la testa esplodere, mentre la sottile catena di ferro si stringe intorno al mio collo.
La chiave di metallo scava la mia pelle.
Sento la sua forma imprimersi sulla mia gola.
Sento ogni singolo anello di metallo.
Vuole tagliare la carne, fino a trovare l’osso.
Lo sento.
Quasi lo vedo.
Come si fa a respira?
Non riesco a ricordarlo.
Porto le mani alla gola.
La devo togliere.
Voglio respirare.
Le mie dita ne trovano altre, fredde come il ghiaccio.
Socchiudo gli occhi e ne riconosco altri due.
Mi osservano.
Pelle chiara e sangue vivo al posto delle iridi.
Improvvisamente i miei polmoni si riempiono di aria fresca.
Il sollievo è tale che quando colpisco il pavimento a malapena me ne accorgo.
Posso respirare.
La pelle inizia a bruciare come il sangue nelle mie vene.
Sono viva.
Il dolore che si diffonde lungo tutto il mio corpo me lo ricorda.
Soffro.
Vorrei gridare ma non è importante.
Sono viva.
Sono calma e mi ricordo tutto questo.
È un sogno?
Sì, è solo un sogno.
Sbatto le palpebre per vedere meglio.
Rivedo me stessa, come in uno specchio.
Due lacrime rosse scivolano sul viso della mia copia, bruciando sulle mie guance.
Il dolore è più forte e il mio corpo si agita.
Le gambe tremano.
La schiena si inarca.
Respiro.
È solo un sogno.
Non urlerò.
Non mi sveglierò.
Volto la testa e trovo subito le piccole gocce di sangue sul pavimento di legno.
Non riesco più a capire se sono in piedi o stesa a terra.
Sono appoggiata ad una superficie dura con tutto il mio peso ma i miei piedi sono ancora saldi a terra.
Alle mie spalle sento distintamente un rantolio.
Mi volto lentamente.
Voglio vedere.
Gli occhi grigi di Lucius Malfoy mi fissano supplicanti, prima che urli in preda al dolore.
Vorrei gridare ma so che è solo un sogno.
Sento il mio corpo sprofondare nel pavimento che si trasforma in fumo nero e denso.
 
Tutto si fa buio fino a che il fumo non si dirada.
 
C’è silenzio.
Sto camminando.
Posso sentire il rumore dei miei passi.
Cammino più in fretta.
Devo coprire il silenzio.
Un fischio.
Lento e costante.
Mi fermo.
Da dove viene?
È troppo forte.
Sta per succedere qualcosa di brutto.
Il fischio si esaurisce e io torno nel buio.
 
-Mi raccontate una storia?-.
Apro gli occhi e riconosco subito il soffitto macchiato della Tana.
-No- mi risponde Fred. –Perché non canti?-.
Fa caldo.
Mi sento bene.
Mi sento al sicuro.
Qualche nota lascia la mia gola.
Non sembra una canzone.
-Continua- dice una voce impastata dal sonno, molto vicino al mio orecchio.
Canto.
La melodia è lenta e costante.
Le parole escono da sole dalle mie labbra.
Gli occhi vagano per la stanza.
È buio.
È notte?
C’è odore di disinfettante.
Sento un peso sulla spalla.
Una testa rossa è appoggiata a me.
Una benda bianca spunta tra le ciocche di capelli.
-George?- domando.
 
Fumo nero mi riporta nel buio.
 
Il vento colpisce il mio viso, tanto freddo da farmi bruciare le guance e gli occhi, nonostante siano protetti dalle lenti rotonde degli occhiali che porto.
Grandi nuvoloni si stagliano davanti a me, attraversate da figure scure a cavallo delle loro scope.
Lampi di luce colorata esplodono ovunque.
Blu.
Rosso.
Bianco.
Il rumore è assordante.
Verde.
Rosso.
Urla e voci si scatenano tutte intorno a me.
Un lampo, più vicino degli altri, sembra colpire una delle figure.
Gocce calde di sangue schizzano sul mio viso costringendomi a voltare la testa.
Gli occhiali scivolano dal mio naso e cadono nel vuoto.
Le urla sono sempre più forti.
Il cuore mi scoppia nel petto.
Si sente odore di sangue, di fumo e di paura.
Blu.
Verde.
Bianco.
-Da quella parte- una voce familiare mi raggiunge.
Vengo spinta verso sinistra.
Mi sento instabile.
Non voglio cadere.
Le mie dita si stringono con più forza sul manico di scopa.
Un occhio azzurro si apre davanti a me, prima di scivolare nel buio.
 
 
 
Mi alzo di scatto a sedere, ansimando nel buio.
Un rumore sordo e un dolore lancinante alla fronte mi fa ricadere sul cuscino, mentre impreco a voce alta. Stringo le mani sulla fronte e inizio a dondolare, scompigliando le lenzuola sotto di me.
Questo maledetto sottoscala mi ucciderà di questo passo, ogni notte è la stessa storia. Mi sveglio dai miei sogni e sbatto la testa su qualche mensola o sulle scale, mentre soffoco dal caldo rinchiusa qui sotto.
Mi succede così spesso che perfino i ragni hanno abbandonato i loro nidi in cerca di un posto più tranquillo.
Allungo una delle mani e apro la porticina con una spinta, mentre con l’altra continuo a massaggiarmi la fronte.
Mi verrà un bernoccolo.
Lentamente mi metto di nuovo a sedere, evitando i vari ostacoli, beandomi dell’aria fresca che colpisce la mia pelle sudata. Dal salotto arriva un tenue bagliore biancastro, segno che il sole sta lentamente sorgendo. Mi trascino fuori dal letto e dalla piccola porticina del ripostiglio in cui dormo, raggiungo la cucina e mi appoggio al lavello, puntando gli occhi stanchi alla mia sinistra.
Mancano pochi minuti alle sei.
Mi abbasso e aprendo il rubinetto mi sciacquo la faccia e ne bevo un lungo sorso, provando un’immediata sensazione di sollievo. Gli ultimi giorni sono stati molto caldi, tanto da costringermi a tornare a casa nelle ore più calde.
Ai Dursley non piace che io passi il mio tempo a gironzolare per casa, almeno quanto a me non piace dover parlare con loro quando ci ritroviamo nella stessa stanza.Mi guardano sempre in modo strano, ogni volta che entro in una stanza mi controllano come se volessi rubargli qualcosa.
La Signora Dursley mi evita e quando non può farlo finge che io non esista, ignorando le mia domande. Potrei però giurare di averla vista affacciata alla finestra quando mi alleno in giardino, forse le ricordo la sorella?
Non avevano un buon rapporto, mi ha detto Harry.
Muovendomi piano torno al sottoscala e mi spoglio del pigiama, ancora umido di sudore. Raccolgo i pantaloncini e la maglietta che uso per correre da terra e li annuso, possono ancora andare bene. Mi vesto e infilo con cura le scarpe, prima di raccogliermi i capelli in una coda alta e prendere un biglietto di carta da una delle mensole.
“Sono a correre” dice il foglio che appoggio sul cuscino, come ogni mattina.
Sono felice di poter uscire da qui almeno per questo, anche se questa è l’ultima volta che ho la certezza di riuscire ad allenarmi un po'.
A breve Harry compirà diciassette anni e il vincolo che lo protegge si scioglierà, così i nostri zii e noi dovremo andare via da questa casa. Domani dovrebbe essere il grande giorno della partenza sia per loro che per noi, non sappiamo praticamente nulla ma di certo non sarà facile arrivare alla Tana.
Torno in corridoio e mi dirigo verso la porta di entrata, facendo attenzione a non urtare le valigie che ingombrano il passaggio. Il Signor Dursley non sembra essersi convinto di ciò che gli abbiamo raccontato su Voldemort e continua a caricare e scaricare la macchina, ma non mette mai realmente le cose al loro posto.
Con delicatezza sfilo la catenella di metallo dalla sua sicura, girando poi chiavi e maniglia per aprire la porta. La richiudo alle mie spalle e inizio subito a sgranchirmi gambe e braccia, facendo qualche saltello per scaldarmi, mentre il mio sguardo vaga sulle case di Privet Drive.
L’aria è frizzante e la strada completamente deserta, segno che il sole è sorto da poco. Io so bene, però, che qualcuno c’è.
Alcuni membri dell’Ordine fanno a turno per controllare la casa, soprattutto negli orari in cui sanno che io e Harry usciamo. Non vogliono che ci allontaniamo troppo, dicono che non è sicuro visto che anche Voldemort sa perfettamente dove ci troviamo.
E come biasimarli?
Io stessa sono rimasta sorpresa di non aver ricevuto nessuno visita da parte loro, ma in fondo anche noi abbiamo i nostri assi nella manica adesso.
Alzo le braccia verso il cielo e le spingo più in alto che posso, avvertendo un piacevole formicolio alle spalle. Stringo la coda, controllo che i lacci delle scarpe siano al loro posto e inizio a correre.
Draco Malfoy è stato di grande aiuto all’Ordine per quanto mi ha detto Tonks, o meglio, per quanto sono riuscita ad estorcerle le informazioni le poche volte che l’ho vista. Ha fornito loro nomi, luoghi e incantesimi di protezione usati dai Mangiamorte per evitare il Ministero della Magia.
Dov’è lui adesso?
Non vogliono che io lo sappia, non è sicuro.
Vorrei scrivergli.
Non si può.
Come sta?
Bene, dicono.
Quando andrò via di qua potrò rivederlo?
Forse, dipende dalla situazione.
Ed è proprio quel “forse” a farmi rispettare le loro regole alla lettera.
 
Chiudo gli occhi, rilassando ogni mi muscolo. Il prato è ancora umido di rugiada e sembra quasi brillare sotto i raggi forti del sole di questa mattina.
Credo siano quasi le otto ormai, ma Harry non si dev’essere ancora svegliato. Di solito mi aspetta affacciato alla finestra e scende ad aprirmi la porta quando finisco il giro di corsa, in tempo per la colazione.
Ai Dursley non piace che riposi sul prato o che usi la porta principale per uscire di casa, dicono che i vicini potrebbero pensare male e che non è un comportamento normale.
I vicini, però, non sono tra i miei pensieri e visto che i proprietari di casa non mi vedono resterò ancora un po' qui, a prendere il sole.
Alzo un braccio e mi copro gli occhi così da poterli aprire di nuovo, immersa nel rassicurante tepore del sole. Il cielo è pieno di piccole nuvole tondeggianti, talmente leggere da confondersi quasi con l’azzurro pallido che le circonda.
Vorrei correre di più, fare più esercizi e potermi allenare con gli incantesimi come prima.
La mia mano destra scivola sui pantaloni, frugando nella tasca e uscendone con un pergamena consumata e tutta spiegazzata. Apro il foglio lentamente per evitare che si rompa, prima di poter leggere l’elenco che contiene.
Severus Piton mi scrisse questa dieta agli inizi della nostra collaborazione ed è l’unica che ho ritrovato nel mio baule. Non è facile rispettarla visto che non dispongo più delle scorte di cibo che avevo ad Hogwarts e non ho nemmeno provato a proporla a chi mi ospita.
La metto via e sospiro.
Severus Piton.
Ho pensato molto a lui in queste settimane.
Ero molto arrabbiata all’inizio, Harry lo è ancora. Il mio risentimento, invece, è lentamente scemato, lasciando posto a tristezza e delusione. Ritrovando la foto con lui e Minerva ho riscoperto in me degli strani sentimenti, sono quasi gelosa dei ricordi che ho di lui ed evito di parlarne con mio fratello. Spesso quando finiamo a discuterne mi mordo la lingua perché vorrei difenderlo ma allo stesso tempo mi rendo conto che non c’è molto che io possa dire.
Quello che ho conosciuto era veramente Severus Piton?
Altre volte la tristezza si trasforma in paura. Quell’uomo sa di me cose che nessuno conosce e con pochissime parole mi ha raggirato per mesi, esercitando su di me un potere che sento ancora forte.
Se mi parlasse dicendosi dalla mia parte probabilmente lo ascolterei, come fece Silente. Allo stesso modo se si presentasse una ragione ucciderebbe anche me a sangue freddo?
Un rumore metallico attira la mia attenzione e subito mi volto verso la porta d’ingresso, alzandomi velocemente dal prato.
Harry deve essersi svegliato.
Raggiungo l’uscio ed entro in casa, sorprendendomi nel vedere la magra figura di Petunia Dursley sparire in cucina. Non c’è traccia del ragazzo con la cicatrice a forma di saetta in tutto il piano, mentre dalla cucina proviene rumore di stoviglie e profumo di uova.
 
Raddrizzo la schiena, osservando le tre carte che ho davanti, mentre rigiro tra le mani il mazzo di tarocchi.
Durante l’anno ho lasciato Divinazione sempre più in disparte, quasi dimenticando che Silente la ritenesse una buona idea. La noia, però, mi ha convinta a leggere finalmente il libro di testo e, per quanto mi risulti incomprensibile, ormai è più di una settimana che ho iniziato a leggere le carte.
Non credevo potessero essere attendibili, ma le previsioni che ne scaturiscono mi sembrano vagamente plausibili. Forse lo sembrano solo perché ogni volta ci leggo presagi di sofferenza e morte, esattamente come per i miei sogni.
-Cosa fai?- domanda Harry avvicinandosi al suo letto, su cui sono seduta.
-Leggo le carte- dico scettica, accarezzando con le dita una di quelle coperte che ho davanti.
-Ancora?- continua lui, sedendosi dal lato opposto al mio. –Non hai detto solo ieri che erano inutili e non volevi più saperne niente?- si guarda intorno. –Le hai prese dal cestino?-.
-Può essere- dico evitando il suo sguardo. –C’hanno preso però, avevano detto che avrebbe piovuto e così è stato- indico la finestra alla testa arruffata che mi sta davanti. Fuori enormi nuvoloni grigi oscurano il cielo pomeridiano, gettando a terra una lenta e costante pioggia.
-Non dicevano che saresti annegata?- ribatte lui, visibilmente divertito.
-Annegamento e pioggia non sono così distanti, in entrambi i casi centra l’acqua- alzo lentamente gli occhi su di lui, sta ancora guardando fuori ma non sembra convinto. –Mi annoio, Harry- alzo le spalle. –Non vedo l’ora di andare via-.
-Già- mi fa eco lui, accompagnato dalla civetta, ancora chiusa nel sua gabbia. –Cosa dicono?- fa poi una cenno alle carte, così io mi decido a voltare la prima carta a sinistra.
-La luna- dico osservando il disegno. Un lupo dalle sembianze semi umane ulula, allungandosi verso un’enorme luna piena. Afferro il libro che avevo lasciato alle mie spalle e lo sfoglio velocemente, fino a trovare il paragrafo giusto. –Può avere un significato letterale e indicare qualcosa che accade al chiaro di luna, quindi di notte. Può anche riferirsi ad un sogno e ciò che questo nasconde o al fatto che la luna sia un faro sull’oscurità che può rendere le cose più o meno comprensibili- dico dopo aver letto.
-Mi sembra senza senso- commenta il ragazzo.
-Anche a me- dico. –Forse può riferirsi a uno dei miei sogni, ma…- osservo confusa il disegno. –Non lo so- scuoto la testa e giro la carta di destra, rivelando una figura a mezzo busto con il corpo stretto da una fune fino alla gola e un’espressione indifferente. –L’impiccato- leggo, rendendomi conto che la carta è al contrario e l’uomo dovrebbe essere a testa in giù. –Il libro parla di sacrificio, dolore e menomazione, ma anche di accettazione. Se trovata capovolta indica fatiche inutili per evitare qualcosa che accadrà comunque-.
Harry mi guarda e alza le spalle, voltando per me l’ultima carta.
-La morte- dico osservando il teschio umano disegnato sulla carta. -È veramente necessario che legga?- domando.
-Direi di no- scuote la testa e io raccolgo le carte, appoggiandole sul libro che mi allungo per lasciare sul comodino.
-Alla fine sono veramente inutili- sorrido senza riuscire a resistere. –Hai più avuto notizie da Hermione e Ron?- domando, notando le lettere sparse sul suo comodino.
-Non dall’ultima volta- dice tranquillo lui. –Tu?-.
-No- arriccio il naso. –Niente dai gemelli, niente da Hermione e ovviamente niente da Draco- alzo le spalle. –Manca poco però- lo guardo, cercando di non apparire troppo abbattuta. –Domani andrà meglio-.
-O peggio- mi guarda lui, indecifrabile. –Non sei preoccupata?-.
-Sì, certo- alzo le spalle. –Non conosco bene Malocchio, ma voi mi avete detto che è molto capace-.
-Mi fido di Malocchio ma non voglio che sia in pericolo per causa mia- scivolo sul letto ascoltando le sue parole e mi stringo a lui. –Non voglio che nessuno sia più in pericolo a causa mia-.
-Non è colpa tua Harry, non sei tu a volere che Voldemort uccida chi ti circonda- cerco di consolarlo.
-Quando compiremo diciassette anni andrò via, da solo- si scosta da me e mi guarda dritto negli occhi. –Non deve più morire nessuno per me, troverò gli Horcrux e tutto questo finirà-.
-Pensi veramente che te lo lasceremo fare?- domando io, alzando un sopracciglio. –Non è il tipo di cosa che si può fare da soli-. Harry cerca di ribattere ma lo interrompo subito. –Lo sconfiggeremo, Harry. Solo uniti possiamo riuscirci- lo guardo dritto negli occhi e gli tendo la mano. –Qualsiasi cosa accada non ti lascerò da solo e tu non lascerai sola me-.
 
Hey!
Come vi è sembrato?
Cosa accadrà secondo voi?
Lasciatemi una recensione per farmelo sapere e sostenere la storia! Va bene tutto, come sempre, critiche o complimenti!
I capitoli sono più lunghi di prima ma, come ho già detto, ci metterò più tempo a postarli!
Se la storia vi piace, fatemi venire voglia di scrivere ;)

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Capitolo 2
*** Sette Potter ***


Hey!
Non è un pesce d’aprile!
Eccoci qua, come promesso un nuovo capitolo e spero di riuscire a portarvene presto ancora un altro! Ho una settimana di ferie (che fregatura le ferie con la quarantena? Sì ma no, sinceramente mi piace stare a casa e non vedere anima viva ahahah) quindi avrò un po' di tempo in più per scrivere!
Come trascorre la vostra quarantena?

 
Stringo la tracolla al petto e lascio scivolare la testa sulle ginocchia, attendendo in silenzio seduta sulle scale, mentre la carta da parati dell’entrata si tinge di rosso grazie al tramonto. Harry ha portato il suo zaino, la scopa e la gabbia di Edvige vicino alla porta, prima di sparire nelle stanze vuote della casa, cercando di scaricare la tensione. Se ne va in giro aprendo le porte, osservando il pavimento e parlando da solo a bassa voce.
Ha passato molti anni in questa casa che so non essere stati i più felici per lui, però capisco che voglia salutare questa parte della sua vita ora che i Dursley sono andati via.
Probabilmente non rivedrà mai più questo posto.
Un forte scoppio proveniente dall’esterno della casa mi fa sussultare e stringere più forte la borsa, mentre i passi di mio fratello raggiungono velocemente la cucina. Mi alzo, metto la tracolla in spalla e stringendone nervosamente la fibbia seguo Harry.
-Cos’è stato?- domando, affacciandomi sulla porta.
-Sono loro- Harry mi guarda con un grande sorriso stampato sul volto. Attraverso la finestra intravedo delle figure scure stagliarsi nel piccolo giardino, mentre il sole cala velocemente, rendendoli sempre meno distinguibili.
Il ragazzo raggiunge la porta che dà sul retro e spalancandola esce fuori, senza pensarci due volte.
Io resto immobile al mio posto, credevo venisse solamente Malocchio.
“E se fosse una trappola?”
No, non può essere.
Harry ha ancora l’incantesimo di protezione.
Scuto la testa nel tentativo di allontanare il pensiero e mi avvicino lentamente all’uscita, sentendo la voce di Hagrid tuonare un “Tutto a posto, Harry? Pronto per andare?”. Mi accosto allo stipite, osservando le ombre scure in giardino che circondano mio fratello, riconoscendone solo poche. Il sole è calato talmente in fretta che ora il piccolo rettangolo d’erba è completamente al buio, visto che i lampioni della zona stanno tardando ad accendersi.
Mi sudano le mani per l’ansia e il mal di stomaco sempre più acuto che sento non è sicuramente d’aiuto. Sono nervosa per l’incontro che ci sarà tra pochi secondi, so di non andare a genio a diversi membri dell’Ordine in questo momento e non sono nemmeno certa che anche con Hermione e Ron sia tutto a posto. Quando abbiamo lasciato Hogwarts sono stati gentili con me ma hanno evitato gli argomenti scottanti e per tutta l’estate non ho ricevuto lettere da loro.
Forse nelle lettere a Harry hanno chiesto di me o forse, cosa più probabile, non gli interessa. In fondo non ho idea di cosa pensino di me.
-Prontissimo- sento dire a mio fratello. –Ma non mi aspettavo che foste così tanti!-.
-Cambio di programma- dice una delle figure, spostandosi verso la casa. –Andiamo dentro, poi ti spieghiamo- finalmente riesco a riconoscere Malocchio. Ha lo sguardo torvo, due grossi sacchi in una mano, l’occhio magico che sfreccia in tutte le direzioni e un’andatura traballante ma sicura.
-Ciao- dico a bassa voce quando mi si para davanti, scostandomi in fretta subito dopo. Lui emette un grugnito e mi fa un cenno con la testa prima di entrare, sistemando i sacchi in un angolo della cucina.
Non mi potevo aspettare molto di più, non ho mai avuto molto a che fare con lui e le poche volte che è successo non credo di avergli fatto una buona impressione.
Entra poi Harry con un’espressione felice sul viso, seguito subito da Hermione che mi abbraccia con forza salutandomi con un largo sorriso e Ron che fa lo stesso, ma con aria imbarazzata.
-Come stai?- domanda lei, mentre Ron segue Harry. –Sono contenta di vederti- dice senza perdere il sorriso, come se non fosse mai accaduto nulla.
-Anche io Hermione- dico sollevata che la Grifondoro mi abbia rivolto parola. –Sto bene, mi sono allenata un sacco- rispondo alla sua domanda. –Tu hai passato bene le vacanze?- domando, rendendomi conto troppo tardi che probabilmente nessuno ha passato delle buone vacanze con tutto ciò che scrivono sui giornali. Le sparizioni sempre più frequenti, le evasioni e morti inspiegabili di molti Babbani.
-Non male- risponde gentilmente, prima di guardarsi alle spalle e allontanarsi per lasciare spazio a chi deve entrare.
Bill e Fleur mi fanno un cenno seguendo gli altri, stretti tra loro in modo dolce. Li saluto in imbarazzo, senza sapere che altro fare, l’ultima volta che ho saputo qualcosa di Bill era ancora ricoverato in Infermeria. Non ho mai avuto il coraggio di andare a trovarlo e tuttora me ne pento.
Un piccolo ometto segue la coppia innamorata imitando il loro gesto ma in questo caso non idea di chi mi trovo davanti. Ha l’aria sporca di chi è parecchio che non fa un bagno, i capelli arruffati e gli occhi mezzi aperti.
-Hagrid- saluto il gigante, aiutandolo a passare dalla porta, felice di avere qualcosa da fare per rendermi utile.
-Mary- dice lui allegro, spettinandomi con una delle grosse mani. –Sembri in forma- dice facendosi strada nella stanza.
-È vero- mi raggiunge la voce di Remus Lupin dalla porta, subito dietro di lui ci sono Tonks e il Signor Weasley. La prima ha sguardo sicuro e i capelli di un rosa brillante, corti come non li avevo mai visti, il secondo ha l’aria stanca ma il solito sorriso gentile.
Vorrei poter dire all’uomo che mi ha appena parlato che anche io lo trovo riposato ma sarebbe una bugia, mi limito a fare un sorriso impacciato e alzare le spalle. Il suo volto è segnato dalla stanchezza e circondato da capelli grigi, così come i suoi occhi verdi che sembra stiano perdendo il loro colore.
-Mary- una nuova voce mi saluta, passando dal giardino all’interno della casa. –Come stai?- mi sorprendo quando mi ritrovo davanti Kingsley che mi tende la mano.
-Bene- mi affretto a rispondere, stringendogliela con decisione. –Tu?- domando senza sapere bene come rispondere. –Non credevo saresti venuto-.
Non credevo che nessuno sarebbe venuto, ma lui dovrebbe essere con il Primo Ministro Babbano.
-Non potevo mancare, è un onore potervi aiutare- mi risponde, lasciando andare la mia mano, prima di superarmi.
Non ho il tempo di voltarmi verso la porta che vengo travolta e mi ritrovo a osservare da molto vicino i bottoni di una camicia. Accetto l’abbraccio e lo ricambio riconoscendo l’odore di Fred e George, un misto di miele e…bruciato. Sorriso immediatamente, qualche esperimento è andato storto.
Non ci vediamo ne scriviamo da moltissimo tempo, ma saperli qua mi rende felice, mi sembra quasi di essere più leggera.
-Sono contenta di vedervi- dico sincera sciogliendo l’abbraccio per poi alzare lo sguardo e sorridere ai due ragazzi. Non credevo fosse possibile ma ho l’impressione che siano sempre più alti.
-Anche noi- mi sorride George di rimando, mettendo un braccio intorno al mio collo.
Fred chiude la porta spingendola con una mano e ci avviciniamo a tutti gli altri, appena in tempo per sentire Harry che viene interrotto da Malocchio in modo brusco.
-Va bene, va bene, avremo tempo dopo per scambiarci le ultime notizie- appoggia i sacchi a terra e guarda Harry. –Come probabilmente ti ha detto Dedalus, abbiamo dovuto abbandonare il piano A-.
 
Harry fa cadere i suoi capelli all’interno della fiaschetta che Malocchio Moody tiene stretta nel proprio pugno, lasciando che si mischino alla Pozione Polisucco che contiene. La sostanza passa da scura e melmosa a limpida, quasi brillante.
-Servirà anche un tuo capello- l’uomo guarda verso di me con fare autoritario. Involontariamente storco il naso ma obbedisco e strappo un capello dalla mia testa, porgendoglielo.
Mentre spiegavano il piano sono rimasta in silenzio per evitare problemi, ma sono d’accordo con Harry. È pericoloso e l’idea di esporre tutti gli altri ad un tale rischio mi sembra inutile.
Il piano consiste nel creare sette differenti Harry, ognuno sarà accompagnato in un posto diverso da un membro dell’Ordine, dove ci sarà una Passaporta per la Tana.
C’è una parte di questo piano che mi lascia ancora più interdetta.
Io dovrò diventare Harry e uno degli altri diventerà me.
Dicono che visto che anche io sono uno degli obbiettivi dei Mangiamorte è più sicuro se non sono me stessa, ma non riesco a comprenderne la ragione. Rischierò nello stesso modo diventando mio fratello.
Forse questo non gli importa però, se io venissi catturata con le sembianze di Harry non verrei uccisa una volta rivelata la mia identità e spero che chiunque prenda il mio posto non venga ucciso nel caso si riveli un falso.
Non capisco.
Scuto leggermente la testa, osservando il liquido all’interno della seconda fiaschetta che l’uomo ha preso dalla tasca. Lentamente assume un colore rossastro, brillante come un rubino.
-Bene, i falsi Potter tutti in fila, prego- ordina Malocchio. Insieme a Fred, George, Hermione, Ron e Fleur raggiungo il lavello della cucina. -Anche chi prenderà il posto dell’altra Potter- continua lui.
L’altra Potter?
Stringo i pugni lungo i fianchi, cercando di mantenere un’espressione vaga.
L’altra Potter.
So di aver preso delle decisioni sbagliare, ma non può trattarmi così per sempre.
-Stai per esplodere?- domanda Fred divertito al mio orecchio destro. Lancio un brutta occhiata al giovane Weasley al mio fianco, prima di sentire il gemello ridacchiare alla mia sinistra.
Vorrei rispondere che non trovo la cosa divertente ma una voce mi interrompe. –Ve l’ho detto che preferivo fare il guardiano- si lamenta Mundungus, appena portato a forza vicino a noi da Hagrid.
-Zitto- dice Moody arrabbiato. –Come ti ho già detto, verme smidollato, qualunque Mangiamorte incontriamo vorrà catturare Potter, non ucciderlo. Silente ha sempre detto che Tu-Sai-Chi voleva finire Potter di persona e portare la sorella sotto il suo controllo. Sono i guardiani che si devono preoccupare, i Mangiamorte saranno ben lieti di ucciderli- continua, costringendolo a prendere in mano la fiaschetta che lo trasformerebbe in me. –Sei quello che rischia meno qui- ringhia tirando fuori dei piccoli bicchierini in cui versa la prima Pozione, mentre l’ometto più piccolo borbotta al suo posto. –Avanti- dà a tutti un bicchiere e ci sprona a berne il contenuto.
Come tutti gli altri eseguo l’ordine, incrociando per un istante lo sguardo contrariato di Harry.
Il sapore è incredibilmente amaro e mi costringe a fare una strana smorfia, anche dovuta alla sensazione che provo subito dopo. Osservo le mie mani sentendo tutto il mio corpo tremare, come se ribollisse dall’interno. Vedo le dita inspessirsi, il palmo crescere e le cicatrici sulle mie braccia, chiarissime in confronto alla pelle abbronzata, sparire completamente. Sento i vestiti stringersi sul mio corpo e la vista appannarsi sempre di più.
Non credevo che Harry vedesse così male.
-Ehi!- due Harry spuntano uno alla mia destra e uno a sinistra. –Siamo identici!- dicono divertiti Fred e George.
-Non so, però, mi pare di essere sempre più bello di te- dice Fred rivolto a George, osservando il suo riflesso nel bollitore. –Non trovi anche tu?- aggiunge dandomi una gomitata.
Sorrido, incapace di trattenermi. –Mi dispiace Fred- gli prendo il bollitore dalle mani, controllando il mio riflesso. Un Harry deformato appare sulla superficie tondeggiante con addosso una maglietta e una salopette di jeans striminzita. –Credo di rimanere sempre io la migliore- mi rigiro l’oggetto in mano. –Poi con questo completo- ridacchio, incapace di continuare la sceneggiata.
-Bill, non guardarmi, fascio spavonto- sento dire a Fleur poco più in là- mentre si specchia nel microonde.
-Per chi ha i vestiti troppo abbondanti, qui ce n’è di più piccoli- la voce di Moody torna a sovrastare le altre. –E viceversa- indica i due sacchi che ha lasciato sul pavimento. –Non dimenticate gli occhiali, ce ne sono sei paia nella tasca esterna. E quando sarete vestiti, i bagagli sono nell’altro sacco- continua, prima di osservarmi torvo. –Potter, dà i tuoi vestiti a Mundungus-.
Annuisco voltandomi verso il fondo della fila. Una mia copia identica se ne sta in piedi con aria imbronciata e braccia conserte, non molto diversa da come apparivo io qualche istante fa.
Velocemente mi spoglio, felice di non sentire più il mio corpo costretto in abiti troppo piccoli. Li passo alla mia copia, intenta a liberarsi dei suoi.
-Quella puoi anche tenerla- sento ringhiare Moody, mentre la finta Mary armeggia coi bottoni della camicia. –Mettiti i pantaloni e le scarpe-.
Non ci avevo riflettuto ma in effetti non credo che Mundungus abbia qualcosa sotto a quella camicia. Vorrei ringraziare l’ex Auror per averci pensato, ma con un solo sguardo mi rendo conto che lui non è interessato a sentirmi parlare.
-Lo sapevo che Ginny mentiva su quel tatuaggio- Ron mi distrae, osservandosi mentre si cambia.
Mi vesto anche io, seguendo poi Hermione mentre va a prendere gli occhiali. Allo stesso tempo li inforchiamo e subito tutto diventa più nitido, dandomi una forte sensazione di sollievo. –Harry, sei praticamente cieco- commenta lei tornando al suo posto, mentre i predo altre due paia di occhiali che passo a Fred e George. Loro danno a me una gabbia con una civetta impagliata e uno zaino che mi butto sulle spalle solo dopo averci nascosto dentro la borsa a tracolla che contiene le cose essenziali che potrebbero servirmi: qualche cambio di vestiti, le scarpe per correre, dei vecchi stivali, alcune fotografie, la mia bacchetta ormai rotta, le cose per prendermi cura di Shadow, la vecchia profezia crepata e alcune scorte di alcuni articoli utili creati dai gemelli.
-Dov’è il tuo falco?- domanda burbero l’uomo dall’occhio magico.
-L’ho fatto uscire ieri sera- dico seria. –Gli ho detto di volare basso e raggiungermi alla Tana senza farsi trovare o seguire- lo guardo dritto negli occhi, raddrizzando la schiena. –Mi sembrava sciocco metterlo in gabbia, se vola di notte è praticamente invisibile-.
L’uomo grugnisce, palesemente in disaccordo, ma zoppicando si allontana da me. –Bene- sentenzia osservandoci da lontano. –Ecco le coppie: Mundungus e Mary Potter viaggeranno con me, su delle scope- dice serio.
-Perché io con te?- domanda subito la mia copia.
-Perché tu sei quello da tenere d’occhio- i suoi occhi passano velocemente nei miei.
Anche io sono da tenere d’occhio.
Se ha qualcosa da dire perché non lo fa apertamente?
I miei pugni si stringono di nuovo e i denti premono con forza sul labbro inferiore, mentre il sangue sembra quasi ribollire nelle mie vene. So bene che Fred e George se ne sono accorti perché sento i loro sguardi bruciare su di me, quindi è impossibile che gli altri non lo abbiano notato.
-Arthur e Fred…-continua a parlare Malocchio Moody.
-Io sono George- di Fred accanto a me, interrompendo l’uomo e i miei pensieri. -Non ci riconosci nemmeno quando siamo Harry?- continua facendo un passo in avanti. Quando sposto confusa lo sguardo sul vero George lui mi fa l’occhiolino divertito.
-Scusa, George…- fa per riprendere.
-Ci sei cascato, sono Fred- risponde il finto Harry, interrompendolo ancora una volta.
-Basta con gli scherzi!- urla Moody al limite della sua pazienza inesistente. –Quell’altro…George, o Fred, o chi sei, tu vai con Remus- riprende il suo discorso. –Mademoiselle Delacour…-.
-Porto Fleur su un Thestral- interviene Bill. –Non le piacciono le scope-.
Malocchio annuisce deciso e poi sposta il suo sguardo sui finti Harry rimasti. –Signorina Granger con Kingsley, anche voi su un Thestral-.
-Restiamo solo io e te, Ron!- dice allegra Tonks, allargando le braccia.
-E tu con me, Harry. Va bene?- vedo Hagrid avvicinarsi a mio fratello come Moody e continuare a parlare, ma Remus e il Signor Weasley hanno raggiunto me e i gemelli, bloccando la visuale.
-Pronto Fred?- dice il padre, dando una debole pacca sul braccio al finto Harry. –Noi andremo al negozio- aggiunge prima di uscire dalla porta, seguito da Remus che ci fa cenno di seguirli.
-Lo sapevo!- esulta il ragazzo, stringendo il pugno per poi guardare il gemello e allungare la mano verso di lui. George risponde sbuffando e mettendo in mano al fratello una moneta, recuperata da una tasca dei pantaloni.
-Avete scommesso su questo?- domando stupita, mentre iniziamo a spostarci verso il giardino.
-Ovviamente- risponde George a bassa voce. –Da quando siamo stati costretti a chiudere il negozio ci si annoia parecchio-.
-Andiamo- il ringhio di Malocchio quasi mi fa sussultare raggiungendomi da dietro. Appena passata la porta ci supera con passo svelto e zoppo mentre io lo osservo con gli occhi ridotti a due fessure.
-Non te la prendere- George mi dà un piccolo colpetto. –Vedrai che arrivati alla Tana si calmerà-.
-Lo spero per lui- dico in un sussurro, prima di seguire l’uomo burbero in un angolo del prato, raccogliere una delle scope e posizionarmi al suo fianco.
È strano osservare il mondo dal punto di vista di mio fratello, attraverso le lenti tonde dei suoi occhiali. Muovermi col suo corpo mi risulta innaturale, ma sicuramente è solo questione di abitudine. Sono indubbiamente più alta e sento il baricentro completamente spostato.
Scavalco con una gamba il manico e mi preparo al alzarmi in volo, mentre una leggera brezza mi raggiunge, muovendo leggermente la stoffa della maglietta e della felpa.
È strano non sentire più i capelli muoversi sulla schiena.
L’aria si fa più fredda e decisa, scivola sotto le lenti e mi fa bruciare gli occhi, costringendomi a chiuderli. Un forte senso di nausea mi assale e senza quasi accorgermene lascio andare la scopa che cade a terra con un tonfo.
Un occhio azzurro e dei forti scoppi riempiono la mia testa.
Il mio sogno.
Apro gli occhi in preda al panico, incrociando subito lo sguardo di Malocchio Moody. Il suo occhio magico mi raggiunge più lentamente rispetto a quello sano, ma mi scruta con molto più interesse.
Un solo occhio azzurro.
 
Che ve ne pare?
I prossimi capitoli sono in via di revisione ma secondo voi come andrà?

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Capitolo 3
*** Il futuro può cambiare? ***


Hey! Come va?
Ecco un nuovo capitolo fresco fresco! Giorno di stipendio porta felicità e quando sono felice ho più voglia di scrivere, il risultato è stato questo capitolo! Mi sembra anche abbastanza lunghetto ahahah
Spero di non aver fatto troppa confusione, ci sono alcune parti che non mi convincono molto, voi cosa ne dite?
Buona lettura!

 
Ho sempre faticato ad accettare le mie lacrime.
Significano che sono debole? Che non sono abbastanza matura da affrontare una situazione? Che non sono coraggiosa come dovrei?
Non lo so.
Forse tutte le ragioni.
Forse nessuna.
In questo momento, però, mi sembra l’unica cosa che abbia senso fare.
Sento la lacrima scivolare fino al mento e poi cadere nel vuoto, sotto lo sguardo vigile del ex Auror. Per la prima volta non sento vergogna per il mio gesto e lascio che altre gocce righino il mio viso, come se fossi sotto la pioggia.
Alastor Moody morirà questa notte e io ne sono consapevole prima ancora che questo accada, ma non ho idea di come evitarlo.
“Diglielo” suona forte la voce nella mia testa.
“Adesso o mai più”
Apro la bocca ma non ne asce nemmeno un suono.
Come si può dire a qualcuno che sta per morire?
Quali sono le parole giuste?
Esistono le parole giuste?
Lo sguardo di Malocchio Moody cambia rispetto a quello che ho visto il resto del tempo, sembra quasi in imbarazzo. –Che succede?- domanda burbero, evitando di guardarmi.
Serro le labbra, cercando la cosa giusta da dire. Asciugo le lacrime con una mano e lancio uno sguardo furtivo alle mie spalle, passando in rassegna i miei compagni di viaggio.
-Silente cosa ti ha detto di me?- domando a bassa voce.
-Molte cose- risponde vago, tornando a osservarmi.
-E ti ha detto che sogno alcune cose prima che accadano?- domando raccogliendo la mia scopa da terra, per tornarne a stringerla con forza.
-Sì- continua ad osservarmi. –Non ha detto cosa-.
-La scorsa estate ho visto qualcuno morire in uno dei miei sogni- ricambio il suo sguardo con tutta la sicurezza che riesco a trovare. –Fino ad adesso non avevo capito il mio sogno e non sapevo chi fosse a morire- mi bagno le labbra. –Ora mi sembra stupido non averci mai pensato-.
-Nel tuo sogno sono io a morire?- chiede inaspettatamente calmo, prima che l’occhio azzurro inizi a roteare nella sua orbita, controllando che i presenti non ci guardino o ascoltino.
Annuisco.
-Se il resto di noi ce la farà a me sta bene così- sentenzia in fine.
-Questo non lo so- scuto la testa, sorpresa per la reazione.
-Non fare quella faccia, Potter- dice poi, di nuovo duro e distante. –Hanno provato a uccidermi molte volte, ma non ci sono mai riusciti- brontola. –So come difendermi, andrà bene anche questa volta-.
-Lo spero- dico io di rimando, asciugando le lacrime con la manica della felpa e cercando di evitare che ne scendano altre. Non voglio che gli altri si preoccupino o spaventino.
-Abbiamo l’effetto sorpresa dalla nostra, se qualcuno pattuglia la casa non avrà tempo di capire chi sia chi- dice borbottando, prima di stringersi al manico di scopa. –Tu non fare niente di avventato e andrà bene- mi scocca un ultima occhiata, ma prima che possa rispondere alza la voce, rivolgendosi al gruppo. -Bene, tutti pronti per piacere- dice lui, mentre io gli lancio un’ultima occhiata preoccupata. –Dobbiamo partire esattamente alla stessa ora o l’azione diversiva non avrà senso-.
Un leggero vociare si alza, mentre tutti prendono posizione.
Ognuno di loro è in pericolo questa notte e non sono certa che Moody sia l’unica vittima del mio sogno, ricordo distintamente delle gocce che colpiscono il mio viso e dubito si tratti di pioggia. Spero solo sia il sangue dei nostri nemici, ma se così non fosse sono pronta a qualsiasi cosa per difendere chi oggi è qui per noi. Non dovrei usare la magia, soprattutto perché non avendo una bacchetta farei saltare la mia copertura, ma qualche trucco sono sicura di averlo.
Con una mano sistemo lo spallaccio dello zaino, assicurandomi che sia ben saldo al suo posto. Dentro alla borsa so di avere ancora una discreta quantità di Polvere Buiopesto Peruviana per le emergenze, perfetta se mi trovassi alle strette.
Un forte rombo proviene dalla motocicletta su cui sono seduti Hagrid e Harry attirando la mia attenzione. Il gigante sembra a suo agio al contrario di mio fratello, seduto nel sidecar con aria tesa.
Spero solo che Moody abbia ragione, ma non sono certa che sia possibile cambiare il futuro.
-Buona fortuna a tutti- urla Malocchio, mentre l’occhio azzurro si muove veloce nella sua orbita, scrutando i presenti. –Ci vediamo tra un’ora alla Tana. Al mio tre. Uno…due…tre!-.
Con i piedi mi spingo sul cemento, prendendo il volo tra Alastor Moody e Mundungus Fletcher che visibilmente spaventato mantiene un’espressione corrucciata. Ci alziamo velocemente, circondati dagli altri membri dell’Ordine, l’aria sempre più fresca della notte colpisce il mio viso in modo ormai troppo familiare.
Stringo gli occhi mentre saliamo più in alto, sentendoli lacrimare. Con una mano stringo la scopa e con l’altra mi strofino gli occhi da dietro alle lenti riuscendo finalmente a riaprirli quando ci stabilizziamo. Sistemo gli occhiali sul naso, maledicendoli, prima di guardarmi in torno.
Mi stringo più forte al manico di scopa, mentre il mio cuore perde un battito alla vista delle decine di figure incappucciate che arrivano da ogni direzione.
Siamo circondati.
-Andiamo- grida Moody verso me e la mia copia. Subito lo seguo sfrecciando più veloce che possa sulla scopa, cercando di non riflettere troppo su come manovrarla vista la mia scarsa pratica con l’oggetto magico.
Lampi di luce verde scoppiano ovunque intorno a noi, mentre la moto di Hagrid si getta sui Mangiamorte con un altro forte rombo. Alcuni li seguono ma la maggior parte si butta su di noi, iniziando a scagliare maledizioni senza perdono in ogni direzione.
-Testa bassa- grida Moody in mezzo a tutte le urla che si alzano. –Segui Lupin per adesso, ti copro io- risponde allo sguardo confuso che gli lancio. –Più veloce- sprona me e Mundungus.
L’aria fredda continua a colpire il mio viso, facendo lacrimare di più gli occhi e bruciare le guance che si staranno colorando di rosso. Mi sento a disagio sulla scopa, mi protendo in avanti nel tentativo di essere più veloce con scarsi risultati, ma almeno riesco a individuare Remus Lupin e George che combattono fianco a fianco, sfrecciando veloci sulle scope.
Un enorme Thestral ci scarta davanti, due getti di luce verde lo seguono, ma scompaiono con lui nell’oscurità sotto di noi. Altri lampi di luce colorata attraversano il cielo nella nostra direzione e Moody prontamente lancia dei controincantesimi, ancora prima che io possa pensare di usare i miei poteri.
Forse aveva ragione, è veloce e capace.
Forse il mio sogno era sbagliato e ciò che vedo ogni notte può essere cambiato.
Diverse figure si librano in aria davanti e noi, attaccando la copia che ci precede, liberando lampi di luce colorati dalle loro bacchette.
Le urla di Mundungus mi raggiungono da destra e mi basta una breve occhiata per rendermi conto che la mia copia è completamente presa dal panico. Al contrario dell’uomo alla mia sinistra sta lanciando incantesimi deboli, che nemmeno raggiungono i Mangiamorte, se non è troppo impegnato a sbandare sulla scopa.
Un lampo esplode seguito da urla fortissime, prima che delle gocce calde colpiscano il mio viso.
Non è acqua, lo so bene.
È sangue, posso vederlo dalla goccia che scivola sulla lente sinistra.
Quando finalmente riesco a vedere di nuovo oltre i Mangiamorte noto che George e Lupin sono accasciati l’uno sull’altro.
-No- dico debolmente. –Li hanno colpiti?- domando senza parlare realmente con nessuno. Un’altra delle figure incappucciate dietro a loro continua a lanciare incantesimi e velocemente il tessuto scivola sulla sua testa, liberando al vento i capelli scuri. Serro una mano con forza sul matico di scopa, spingendomi in avanti per vedere meglio, improvvisamente rapita dalla necessità impellente di riconoscerlo.
È Piton?
Sì, lo capisco dal portamento, molte volte ha lasciato contro di me i suoi incantesimi, brandendo la bacchetta con tecnica e decisione.
Sento pizzicare gli occhi e alzo la mano libera, mi basterebbe pochissimo per fermarlo.
Potrei colpirlo, costringerlo a fermarsi e parlarmi.
Perché?
È l’unica cosa che mi importa veramente.
-No- ringhia la voce di Moody vicino a me. –Non provarci neanche- si sporge verso di me, da un colpetto al mio braccio per farlo abbassare e lancia un incantesimo. –Da quella parte- ringhia poi a me e Mundungus che nel panico mi travolge per girare a sinistra.
Sento il mio corpo perdere l’equilibrio e gli occhiali scivolare sul naso. Improvvisamente il sotto diventa sopra, tutto si fa sfocato e l’odore di sangue riempie le mie narici, ma riesco a distinguere il piccolo oggetto che cade nel buio e con un gesto veloce lo afferro, stringendolo con tutta la forza che ho. Impreco, prima di riuscire a tornare alla posizione originale e inforcare le lenti rotonde.
Torna tutto visibile e anche se una delle lenti è ora scheggiata riesco a tornare al fianco di Malocchio Moody, circondata da lampi di luce sempre meno frequenti.
Ci stiamo allontanando a grande velocità dal centro della battaglia.
-Torniamo indietro- grido al mio accompagnatore. –Dobbiamo aiutarli, sono feriti-.
-No- ringhia lui. –Non se ne parla- mi guarda torvo.
-Non…- un forte fischio suona vicino al mio orecchio, costringendomi ad abbassare la testa mentre un fulmine di luce verde mi supera.
Tutti e tre ci voltiamo, qualcuno ci sta inseguendo.
Non ci sono figure incappucciate a bordo dei manici di scopa ma solo un uomo che fluttua a mezz’aria, i tratti da serpente e gli occhi iniettati di sangue.
-Non puoi farlo- grida l’ex Auror alla mia copia, un istante prima che questa scopaia nel buio con una Smaterializzazione. –Ti copro io- l’uomo si rivolge a me, frenando di colpo. –Tu vai via…-cerca di dire, mentre lancia un incantesimo verso Voldemort, sempre più vicino.
Un incantesimo lo colpisce in pieno petto, illuminando il suo viso con una tenue luce verde. Il suo corpo perde la posa rigida e lentamente scivola con la sua scopa verso il buio, mentre l’occhio azzurro resta vivo, fisso su di me.
Perché non mi ha ascoltata?
L’uomo precipita nel vuoto e il tempo sembra quasi fermarsi, ma so che non è realmente così. Anche se le lacrime scivolano sul mio viso per seguire Malocchio nella caduta non è a lui che posso pensare, sapendo che davanti a me Voldemort in persona punta già la bacchetta su di me.
Mi fermo a mezz’aria e mi volto verso l’Oscuro Signore, agganciando il suo sguardo. Sul suo volto è dipinto un piccolo ghigno malefico, segno inconfondibile che le grida e la confusione sono ciò che voleva.
Sta volando.
Come diamine fa?
Lo squadro dalla testa ai piedi, cercando una risposta alla mia domanda, ma mi rendo subito conto di non averne la minima idea. Non credevo che lui fosse potente fino a questo punto o che potesse compiere magie simili, quanta energia deve costargli un incantesimo simile.
Il suoi occhi, rossi come il sangue, scintillano nell’oscurità, riflettendo la pazzia del loro proprietario.
È pronto ad attaccarmi.
-Non lo farei se fossi in te- dico calma, cercando di trattenermi. So bene che da questa distanza non può sentirmi, ma non sono realmente convinta di volerlo fermare.
L’Ordine non vuole che usi i miei poteri rivelando la mia identità, ma se fossi costretta non potrebbero obbiettare.
Malocchio non voleva che li usassi, ma lui ha anche detto che il mio sogno non si sarebbe realizzato e ha sbagliato. Forse, sbagliava anche su questo.
Lord Voldemort, attaccami adesso che i miei poteri sono al pieno delle loro forze e non avrò ragione per trattenermi.
Come se l’uomo avesse letto i miei pensieri compie un movimento quasi impercettibile con il polso, dando vita ad una nuova maledizione senza perdono che si sprigiona verso di me. Apro una mano davanti a me, stringendomi più forte alla scopa e l’incantesimo scopare a pochi centimetri dalla pelle nuda del mio palmo.
Socchiudo gli occhi e sento l’energia dell’incantesimo dissolversi lentamente davanti a me, lasciandosi dietro solo qualche piccola scintilla di protesta, che cade impotente nel vuoto, seguendo la sua ultima vittima.
Resto con la mano alzata, ma apro le dita, così da poter vedere il mio avversario senza perdere la posizione di difesa. Un’espressione stupita deforma ora il suo viso, rapito dalla facilità con cui il suo incantesimo si è arreso a me.
Ora è il mio turno.
Sento le dita fremere, come tutto il mio corpo.
È molto tempo che attendo di poter usare di nuovo i miei poteri e quale occasione migliore di questa?
Finalmente senza freni, carico il colpo, portando il gomito fin dietro alla testa. Lascio andare il braccio come se fosse guidato da una molla e la forte scarica di energia che si libera dal mio corpo viene trasformata in un lampo di luce rosso, che ha il solo intento di colpire e travolgere Voldemort con tutta la sua forza. Sento l’equilibrio venire meno, mentre vengo spinta indietro dalla mia stessa energia, che scoppia, creando una grossa crepa nel sortilegio Scudo del mio avversario, costringendo anche lui ad indietreggiare.
Il mio sguardo si fissa nel suo, mentre sul suo viso si apre un ghigno malefico che sono intenzionata a fare sparire al più presto.
Urlo per sfogare la rabbia che sento crescere dentro e sposto il peso in avanti, spingendo la scopa a ripartire. Freccio in aria nella sua direzione, col solo obbiettivo di arrivare ad assestare un pugno sulla sua faccia.
Quale offesa maggiore potrei infliggergli di un colpo a mani nude, come farebbe un Babbano qualsiasi.
Lancio un nuovo incantesimo schiaffeggiando l’aria che produce un lampo di luce bianca, parato da Voldemort senza troppo sforzo.
Il mago dai tratti mostruosi mi osserva con attenzione, abbassando la bacchetta.
Cosa sta facendo? Perché non risponde?
Cerca di stancarmi o vuole…
Freno la mia corsa e istintivamente mi guardo intorno, almeno una decina di Mangiamorte sono apparsi alle mie spalle, incappucciati e coperti dalle loro raccapriccianti maschere mi stanno velocemente circondando. Stringo gli occhi a due fessure, sistemando gli occhiali sul naso e riportando il mio sguardo sul loro padrone.
-Mary Potter- lo sento chiamare il mio nome, ancora molto distante da me, prima che un nuovo seguace gli si avvicini e il sorriso sul suo viso si allarghi di più. –La voglio viva- lo sento dire chiaramente, ma le parole che seguono non riesco a coglierle.
-Dove stai andando?- grido, vedendolo farsi indietro, prima che si volti. –Torna qui e combatti con me!- dico cercando di attirarlo, sapendo che solo una cosa può convincerlo ad allontanarsi, infatti non mi da ascolto e si allontana velocemente. Resto sola, circondata dagli uomini a lui fedeli che lentamente si avvicinano sempre di più.
Hanno trovato Harry?
Come hanno fatto a riconoscerlo?
-Puntate al manico di scopa- sento parlare una voce fredda e familiare che mi fa gelare il sangue nelle vene. –Se cade è nostra- volto la testa verso destra e sento gli occhi pizzicare, riconoscendo quelli neri e profondi del mago alla mia destra. Il cappuccio del mantello copre di nuovo i suoi capelli corvini, ma i tratti del suo volto appaiono chiari nella penombra.
Severus Piton è a pochi metri da me, la bacchetta alzata verso di me e la postura rigida. La sua immagine mi riporta con la mente alle decine di ore passate con lui ad allenarmi e mi ricorda quanto bene lui conosca i miei incantesimi, ma allo stesso modo ormai anche io conosco ogni sua mossa.
Ma a cosa sto pensando?
Riporto lo sguardo sulle mie mani, strette sulla scopa con tanta forza e rabbia da aver fatto diventare le nocche bianche. Vorrei lanciare incantesimi fino allo sfinimento e far cadere dalle scope tutti gli avvoltoi che sperano di fare lo stesso con me, ma sarebbe una mossa veramente sciocca. Se Voldemort tornasse e mi trovasse senza energie sarebbe solo una lotta vana, quindi mi rimangono due alternative. Arrendermi o fuggire, lasciando dietro il numero più alto possibile di Mangiamorte.
Con uno scatto convinco la scopa a ripartire, strattonandola verso l’alto, talmente in fretta da sentire il suono dell’aria frustata dal mio colpo. Diversi fiotti di luce mi inseguono, mentre salgo di quota a gran velocità, ma nessuno riesce a raggiungermi, non come le risate dei miei inseguitori che si prendono gioco della mia scelta.
-Più veloce- sussurro, come se la scopa potesse sentirmi. Mi piego in avanti, ma con la coda dell’occhio noto subito una figura avvicinarsi lentamente a me da destra. Basta una veloce occhiata a capire di chi si tratta e appena in tempo riesco a scattare, evitando l’incantesimo di Severus. Quando ritrovo la stabilità, stringo con forza lo spallaccio dello zaino e protendo il braccio verso di lui, eppure le dita tremano e nessun incantesimo prende vita come credevo. Ripeto il movimento, ma di nuovo non accade nulla.
Cosa mi succede?
Perché non funziona?
Un’altra figura si avvicina da sinistra, ma mi basta un gesto veloce perché un fulmine rosso lo sbalzi lontano. Ripeto lo stesso movimento verso destra e non accade nulla, di nuovo. I miei occhi incrociano quelli impassibili del Mangiamorte che vedo lentamente prepararsi ad un nuovo incantesimo.
Di questo passo mi colpiranno e mi prenderanno.
Cosa devo fare?
Un dolore lancinante colpisce la mia spalla sinistra e improvvisamente mi trovo costretta a sbandare verso Severus Piton.
Mi hanno colpita.
Chiudo gli occhi colpendo in pieno l’ex Professore, ma prontamente mi spingo con le mani contro di lui, prima che riesca ad allungare il suo braccio e afferrarmi. Spingo la mano destra indietro e completamente presa dal panico lascio che agisca da sola, liberando una fiammata potentissima che mi spinge ancora più veloce, verso le poche nuvole che coprono le stelle. Molte grida si alzano alle mie spalle, seguite dal mio, sentendo la mano bruciare, avvolta dalle fiamme che io stessa ho creato.
Impreco ritraendo la mano ferita, in bilico sulla mia scopa che arranca il più in alto possibile.
O perso il controllo, di nuovo.
Uno scoppio esplode alle mie spalle creando molte scintille e io sbando di nuovo, la scopa arresta la sua corsa e velocemente scivola nella direzione opposta, schiacciata dalla gravità mi porta giù con lei. Cerco di rigirarmi, per capire cosa succeda, ma mi basta sentire calore per capire che la coda ha preso fuoco.
-No- dico contrariata, cercando di far ripartire la scopa senza successo. –No, no, no- continuo a ripetere, prendendo sempre più velocità nella direzione sbagliata. –Andiamo!- grido, trovandomi costretta a scalciare la scopa lontana dal mio corpo, visto che la fiamma che la avvolge sembra crescere sempre di più. Mi volto verso il vuoto e cerco di ricordare gli allenamenti a scuola, quando mi gettavo dal ponte. Certo, questa volta non c’è acqua sotto di me, ma forse posso trovare una soluzione diversa.
Protendo il braccio sinistro davanti a me, stringendo quello ferito al petto, pronta a lanciare un incantesimo una volta abbastanza vicina al terreno.
Una fitta di dolore mi colpisce alle tempie e tutto si fa buio, mentre un fischio inizia a suonare forte e chiaro nella mia testa.
 
 
 
Un forte fischio si fa strada nel buio e io cammino verso di lui.
C’è solo il rumore prodotto dai miei passi, il fischio emesso dalla teiera e alcuna risate lontane.
-Da questa parte- suona lontana e ovattata una voce.
Mi siedo ad un tavolo.
C’è uno strano odore.
Muffa.
Il fischio scompare.
Una tazza si posa davanti a me e un liquido chiaro e bollente ci viene versato dentro.
C’è anche un foglio, timbrato con una scritta rossa.
“Rifiutato”
Altre risate.
Vengono da fuori.
Ci sono dei bambini che giocano al sole.
 
 
 
Apro gli occhi di scatto, con il vento freddo che ancora colpisce il mio viso e la testa assediata da un dolore forte e acuto, come se un enorme ago la trapassasse da parte a parte.
Sto ancora cadendo?
C’è odore di sangue, di legno bruciato e di pozioni.
Non sto più cadendo, ma una braccio foderato da tessuto nero si stringe sulla mia vita, come una morsa. Istintivamente cerco di liberarmi dalla presa, ma nello stesso istante mi rendo conto che quel braccio è l’unica cosa che mi impedisce di precipitare di nuovo.
Alzo lo sguardo e subito riconosco i tratti rigidi di Severus Piton.
-No- grido più forte che posso, iniziando ad agitarmi, tanto da far traballare l’andatura del mago sulla scopa. –Lasciami- alzo le braccia, puntandone una sul suo petto e l’altra sul braccio, per spingermi più lontana. –Non mi toccare- grido, sconvolta, sentendo l’uomo agitarsi per trattenermi.
-Vuoi morire?- domanda a denti stretti la sua voce irritata.
Sento una lacrima scivolare incandescente sulla mia guancia, prima di avvertire pressione sulla tempia, dove ora è ferma la sua bacchetta.
Per qualche ragione la mia magia si blocca davanti a lui, ma questo non mi fermerà.
Urlo ancora e con un colpo secco sulle sue costole lo costringo ad allentare la presa, riuscendo ad uscire dalla traiettoria della sua arma, giusto in tempo perché le scintille che produce mi evitino. Ho creato abbastanza spazio da far passare le gambe tra me e lui, così ne posiziono una sul suo fianco e spingo con tutta la forza che ho, lasciando che l’altra compia un semicerchio in aria, per impattare con tutta la forza che ho sul suo viso.
Il poco sostegno rimasto viene meno e io torno a cadere, ma niente mi soddisfa come il suono innaturale che emette il suo naso quando viene colpito e il lamento che segue.
Il senso di vuoto dura solo pochi secondi, perché travolgo e disarciono dalla scopa un secondo Mangiamorte, trascinandolo con me nella caduta, ma prima che lui possa fare qualsiasi punto la mano sinistra su di lui. Un getto di luce rossa lo colpisce in pieno sbalzandolo lontano da me e io ne approfitto per impossessarmi del suo manico di scopa.
–Accio- dico e senza pensarci due volte allungo la mano destra verso di lui. Il dolore è pungente, ma lo devo sopportare, ho bisogno di tornare a volare. Uso tutta la mia forza di volontà per salire a cavallo della scopa e ripartire, subito raggiunta dai fedeli seguaci di Voldemort. Stringo le ginocchia per non perdere l’equilibrio e apro le braccia davanti a me, creando uno spostamento d’aria talmente violento da crearmi un varco tra di loro. Proseguo a grande velocità, tornando a stringere il bastone con tutta la mia forza, mentre molti incantesimi mi inseguono.
In poco tempo, ora che Severus sembra non seguirmi più riesco a mettere una buona distanza tra me e loro. Probabilmente è tutto merito del manico di scopa che ha inciso nel legno scuro la scritta “Nimbus 2001”, per quanto ne so una delle scope più veloci in circolazione.
Mi sfilo lo zaino dalle spalle e ci frugo dentro frettolosamente, cercando e trovando il sacchetto di Polvere Buiopesto, che prendo subito a grosse manciate, gettandola tutto intorno a me, prima di tornare a volare verso le nuvole.
 
Eccoci qua! Che ne pensate?
Che accadrà adesso? Spero di potervelo mostrare presto ;)

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Capitolo 4
*** Un posto sicuro ***


Hey!
Ecco un nuovo capitolo, c’è voluto un po' più delle altre volte e temo non migliorerà come cosa, spero però che questo capitolo vi piaccia!
Mi stavo chiedendo, avete qualche storia da consigliarmi? Spesso ho voglia di leggere, ma non sono quasi mai a casa quando ho tempo di farlo ahahah
In ogni caso, buona lettura!

 
Sfreccio a gran velocità sul mio manico di scopa, immersa completamente nella più totale oscurità.
Sono circondata solo da nuvole, talmente in alto da respirare a fatica, ma non riesco a fermarmi, quindi continua dritta, senza una meta.
Spero che Harry stia bene.
Spero che stiano bene tutti.
Cambio direzione e cerco di abbassarmi di quota.
Non so se qualcuno mi stia ancora seguendo.
Non so se è normale sentire gli abiti sempre più larghi e i capelli di nuovo lunghi così presto.
Non so dove eravamo diretti.
Non sono nemmeno sicura di ciò che sia appena successo.
Perché i miei poteri hanno risposto in quel modo?
La visione che ho avuto era reale, o è stato solo il frutto di tutta quell’agitazione?
E i Mangiamorte che ho colpito?
Sono morti?
Ho ucciso questa notte?
Rallento, stringendo la mano destra al petto e tenendo la sinistra bene salda sul manico di legno. Centinaia di piccole luci si estendono a perdita d’occhio sotto di me, calde e accoglienti mi invitano a scendere tra le vie deserte della Londra notturna. Fermo la mia corsa, cercando disperatamente qualcosa di familiare.
Ho solo due certezze.
Se Malocchio mi avesse ascoltato, o l’Ordine mi desse più credito, le cose sarebbero potute andare diversamente.
E, cosa più importante, non ho idea di dove sono.
Vivo da sempre nei dintorni di Londra, ma solo ora mi rendo conto di quanto sia grande e di quanto poco io abbia visto. Non mi sono mai allontanata più di tanto dagli orfanotrofi, dalla stazione di King’s Cross o dal piccolo pub in cui incontrai Minerva per andare a sostenere il mio esame di ammissione.
Uno stridio mi raggiunge alle spalle, mettendomi immediatamente sulla difensiva. Mi volto di scatto, nascondendo la mano ferita dietro alla schiena, pronta a ricorrere ancora alla magia se necessario, a costo di perdere un braccio.
Osservo il buio con attenzione, in attesa di un nemico che sicuramente sta aspettando solamente il momento giusto per attaccare. Non è semplice concentrarsi con il vento che continua a scompigliarmi i capelli e la scopa che oscilla pericolosamente sotto la sua influenza.
Un secondo rumore, simile ad un frullio d’ali raggiunge le mie orecchie, prima che una piccola figura, più scura della notte stessa, cominci a volteggiare vicino a me.
-Shadow?- dico osservando il falco che, sempre più vicino, disegna piccoli cerchi in aria. –Cosa ci fai qui?- il volatile atterra sul manico di scopa con estrema delicatezza, prima di strusciare la testolina piumata sulle mie dita gelide. –Dovresti essere alla Tana- emette un piccolo verso e si alza di nuovo in volo, girandomi intorno e poi allontanandosi verso destra.
-Sei davvero tu?- sussurro alla notte, consapevole che lui non potrà rispondermi.
Shadow torna indietro, e compi di nuovo qualche giro intorno a me prima di tornare sulla sua strada.
Vuole che lo segua, ma se fosse una trappola?
Respiro profondamente e sposto il baricentro in avanti, facendo ripartire la scopa.
Se qualcosa andasse storto combatterò, non sarà una scottatura a fermarmi. Probabilmente ho ucciso poco fa e potrei essere costretta a farlo ancora, prima di arrivare in un posto sicuro.
-Shadow- chiamo il falco che subito mi raggiunge, posandosi nuovamente sul manico della scopa. –Non possiamo andare alla Tana adesso, non è sicuro raggiungerla così- inclina la piccola testa piumata, prima di avvicinarsi alle mie dita e strusciarsi contro di loro. –Non so quanti Mangiamorte ci siano sulla strada-.
Dove potremmo andare?
Ho bisogno di un posto sicuro per riposarmi e ragionare, un luogo riparato e nascosto che mi dia la possibilità di comunicare con l’Ordine.
Grimmauld Place?
No, Piton la conosce bene e sicuramente qualcuno la starà già sorvegliando.
Non so quali fossero i nascondigli da raggiungere per arrivare alla Tana ma…
Non lo so?
“Pronto Fred? Noi andremo al negozio” risuona chiara nella mia testa la voce del Signor Weasley, mentre quasi riesco a rivederlo mentre dà una pacca al figlio, trasformato dalla Pozione Polisucco in Harry.
-Sì- sussurro. –Shadow ho bisogno di raggiungere Diagon Alley, puoi portarmici?-.
 
Appoggio la scopa al muro di mattoni rossi davanti a me, felice di essere finalmente riuscita a tornare con i piedi per terra. Alzo la mano destra e la osservo, anche nella penombra in cui mi trovo è chiaro che non ha un colorito normale e che piccole bolle la ricoprono, più il tempo passa più sarà complicato guarire.
Devo sbrigarmi.
Un piccolo verso richiama la mia attenzione, Shadow mi osserva, appollaiato sul davanzale di una finestra dai vetri infranti, le piume arruffate e la piccola testolina inclinata che si domanda cosa io stia aspettando. Porto un dito davanti alle labbra per fargli segno di non emettere altri suoni, dobbiamo essere cauti, non sappiamo chi si avvii per le strade di Diagon Alley.
Mi sfilo lentamente la felpa, facendo particolare attenzione a non complicare ancora di più le condizioni della mia mano, la prendo per il colletto e me la getto su una spalla, spostando i capelli dalla parte opposta. Non ho nemmeno bisogno di fare qualche gesto che il falco si avvicina, planando delicatamente sul rivestimento che ho creato.
-Bene- sussurro al buio nel quale mi nascondo. –Andiamo- dico decisa gettando sull’altra spalla lo zaino, solo dopo averne estratto un vecchio cappellino con la visiera. Fred e George lo hanno modificato per me con uno dei loro incantesimi scudo, ripescandolo dai cimeli babbani che colleziona il Signor Weasley. Di sicuro non basterà questo a proteggermi da un Mangiamorte, ma se dovessero attaccarmi alle spalle avrò un piccolo vantaggio.
Cammino lentamente sul lato più buio del vicolo, imboccandone altri, fino a che non intravedo le luci più forti della strada principale. Mi accosto al muro e sbircio la via piena di negozi, sono sbucata dietro al Ghirigoro, a pochi passi dalla banca dei maghi. La strada sembra essere completamente deserta e per quanto vorrei muovermi per le vie secondarie se resto da questo lato finirò a vagare per Notturn Alley che, a partire dal proprietario di Magie Sinister, sicuramente pullula di spie dei Mangiamorte.
Getto un ultimo sguardo alle mie spalle e mi tiro su i pantaloni che continuano a scivolare, prima di lasciare il vicolo maleodorante e gettarmi sulla strada principale. Non avevo mai visto questo posto così, sembra molto più spazioso ora che sono l’unica a percorrerlo. Supero la Gringott quasi trattenendo il fiato, continuando a lanciare veloci occhiate in ogni direzione e aumentando il passo sempre di più.
Il negozio dei gemelli è in fondo alla via e spero di trovarci dentro sia Fred che il Signor Weasley, sani e salvi.
Raggiungo Madama McClan con il fiato già corto e mi fermo vicina alla sua vetrina che getta sulla strada un fascio di luce molto debole. Pochi manichini riempiono le vetrine e nessuno di questi è vestito a eccezione di uno, coperto dalla classica divisa di Hogwarts. Sembra che anche questo negozio fatichi a restare in attività.
Mi volto verso il fondo della via e faccio un respiro profondo, da qui riesco a intravedere le vetrine rotte di Olivander’s, sembra che dalla scorsa estate non sia cambiato nulla.
Un rumore di vetri rotti rimbomba tra in negozi, facendomi letteralmente saltare sul posto. Subito torno ad appiattirmi contro il muro, cominciando compulsivamente a guardarmi intorno.
Chi c’è?
Chi è stato?
Mi hanno vista?
Premo una mano sulla bocca come se il suono dei miei respiri agitati potesse sentirsi da kilometri e resto immobile.
Un rumore metallico segue il precedente e infine un miagolio acuto annuncia l’arrivo di due gatti che si rincorrono attraversando la strada, sbucano dalla via per raggiungere Notturn Alley e si dirigono a gran velocità verso il Paiolo Magico.
Lascio ricadere il braccio lungo il mio fianco e sospiro sollevata.
Basta perdere tempo, devo raggiungere il negozio.
Prendo un profondo respiro e torno a camminare, scorgendo presto il negozio dai colori accesi. Nonostante sia notte e il posto sia chiuso, come indicano chiaramente i giornali che coprono le vetrate e l’insegna appesa alla porta, attira l’attenzione come la prima volta che l’ho visto. Dubito di poter passare dalla porta principale, quindi mi infilo velocemente nel vicolo che lo affianca, diretta alla porta sul retro.
-Ci siamo quasi- dico a Shadow, immobile al suo posto.
Raggiungo la piccola porta dietro alla struttura e leggo la scritta che riporta con un nodo allo stomaco: “Scarico merci, solo personale autorizzato”.
Mi sento estremamente autorizzata, quindi allungo la mano sinistra e faccio forza sul pomello per entrare, ma ovviamente la porta non si muove. Provo a metterci più forza ottenendo un risultato identico al precedente che non fa altro che aumentare la mia agitazione. Non posso usare la magia, sono riuscita a far perdere le mie tracce e non posso rischiare che la mia traccia si attivi proprio ora.
Mi affianco alla porta e tento ancora, forse il problema è la mano sinistra. Il falco sulla mia spalla non si lascia intimorire e si alza in volo per picchiettare col becco sulla porta, ma non accade nulla e presto torniamo entrambi alla posizione precedente.
-Magari possiamo forzarla, però controlliamo se c’è una finestra ap…- cerco di dire, prima di essere interrotta da uno scricchiolio che mi raggiunge da dietro alla porta. Un altro rumore segue il precedente e subito mi incollo al legno vecchio, appoggiandovi l’orecchio per sentire meglio, individuando subito altri rumori, simili a passi. –Fred- chiamo senza riuscire a trattenermi. –Fred, sei lì dentro?- alzo la voce. Il rumore di passi che ho creduto di sentire fino a pochi secondi fa non c’è più e nessuna risposta arriva da dentro il negozio. –Fred, ti prego- dico in un sussurro, allontanandomi dalla porta di qualche passo.
Non c’è nessuno e forse non arriveranno mai.
Se li avessero presi?
Se fossero morti?
Mi volto, guardandomi intorno, dove dovrei andare adesso?
Come spiegherò alla Signora Weasley che per colpa nostra suo marito e suo figlio sono morti?
No.
Basta.
Scuoto la testa, cercando di calmarmi.
Forse sono già andati via, devo solo trovare un modo di entrare.
Uno scricchiolio più forte riporta la mia attenzione alla porta. Ora è aperta, al suo interno non trovo il volto rassicurante di Fred, ma quello serio del padre. Non ho mai visto il Signor Weasley con un’espressione simile, le sopracciglia aggrottate evidenziano le rughe della sua fronte e gli angoli della bocca rivolti verso il basso, insieme agli occhi verdi coperti dalle lenti, gli danno un’aria autoritaria. Lo sguardo è freddo e distante come non lo avevo mai visto nell’uomo.
Sorrido, incapace di trattenermi, sollevata di aver ritrovato qualcuno dell’Ordine. Faccio un passo verso di lui, ma capisco immediatamente di non dovermi avvicinare oltre, vista la bacchetta che mi ritrovo puntata contro. Shadow sulla mia spalla si agita, muovendo le ali e facendo qualche piccolo saltello.
-Va tutto bene- dico gentilmente, nel tentativo di calmarlo. Il falco mi dà ascolto, protestando con un piccolo verso.
-Falla entrare, è lei- dice una voce molto familiare da dentro.
-Non puoi saperlo, Fred- fa serio Arthur Weasley, senza mai distogliere lo sguardo da me.
-Con tutti gli incantesimi che abbiamo lanciato non potrebbe avvicinarsi così tanto- continua il giovane, nascosto nel buio.
-Va bene così- dico io mostrandomi sicura. –Non ho nulla da nascondere-.
Lentamente vedo il viso di Fred spuntare vicino a quello del padre, incredibilmente pallido mi osserva con attenzione. –Non avevi il falco prima- dice calmo. –E Malocchio? Vi siete separati?- la sua voce suona leggermente diversa dal solito, più lenta…più triste.
-Sì, hai ragione- osservo con la coda dell’occhio Shadow, impettito sulla mia spalla. –Shadow mi ha raggiunta poco fa, mi sono persa e senza di lui starei ancora vagando sopra a Londra probabilmente, o peggio. È una fortuna che sia testardo quanto me- abbasso lo sguardo, rivedendo l’occhio azzurro di Moody che cade nel vuoto. –Malocchio è stato…- guardo gli occhi chiari di Arthur. –Colpito- continuo, prima di schiarirmi la voce. –Chiedetemi quello che volete, ma vi prego, fatemi entrare-.
Arthur Weasley annuisce immediatamente. –Dove ci siamo incontrati per la prima volta?-.
-Sei venuto a prendermi all’orfanotrofio- rispondo sorridendo al ricordo, ero così agitata quel giorno. –Mi hai portata a Londra, avevo gli esami quel giorno-.
L’uomo abbassa immediatamente la bacchetta e i suoi tratti si addolciscono enormemente. –Vieni dentro, Mary- dice gentilmente. –Sembri avere molto da raccontare- annuisco e mi avvicino a loro.
-Dovrei chiedervi anche io qualcosa?- domando bloccandomi sulla porta.
-Sarebbe la cosa più sicura da fare- mi risponde l’uomo.
-Bene- dico indecisa, lanciando uno sguardo imbarazzato a entrambi. I loro capelli sembrano più castani che rossi, vista la poca luce che entra nella stanza e io mi rendo conto di non avere idee. Chiudo la porta alle mie spalle e vedo Shadow spiccare il volo per spostarsi in un angolo buio della stanza, dove probabilmente ha un posto più comodo su cui appoggiarsi. Siamo nel retro del negozio e ricordo perfettamente la conversazione che ho avuto lo scorso anno con George, proprio in questa stanza. –Sicuramente George te l’ha detto, la scorsa estate, dopo quello stupido gioco che abbiamo fatto alla Tana è successa una cosa tra me e lui- guardo dritto negli occhi di Fred, sentendo la mia pelle che si scalda. Mi sento in imbarazzo a chiedergli una cosa tanto stupida.
Lui guarda il padre e poi me, annuendo. –Ti ha baciata- sussurra al mio orecchio, dopo essersi avvicinato a me.
-Sì- distolgo lo sguardo e mi stringo a lui, stringendo le dita della mano sinistra sulla sua felpa, simile alla mia.
-Cosa è successo?- domanda Arthur gentilmente. Con delicatezza appoggia una mano sulla mia spalla e alza lentamente il mio braccio destro. –Non è messo bene-.
-Mi sono bruciata, non è niente- scuoto la testa, separandomi da Fred. –Mi è già successo, non fa nemmeno male- mento.
-Quello è sangue?- interviene serio come non lo avevo mai visto. -È tuo?-.
-No- non riesco a guardarlo in faccia. –Io non so come dirtelo Fred, hanno colpito Remus o…o…- come posso dire a Fred che la sua seconda metà potrebbe essere morta per quanto ne so.
-George- dice Fred funereo. –Hanno colpito George, perdeva sangue dalla testa, lo abbiamo visto-.
-Mi dispiace tanto- sento gli occhi pizzicare. –Volevo aiutarli…fare qualcosa, ma Moody me lo ha impedito e poi…- sento le lacrime scivolare sulle guance. –Voldemort, era lì-. Evito lo sguardo dei due e mi lascio scivolare sul pavimento, rendendomi conto improvvisamente di essere esausta. –Mundungus è sparito, Moody è morto e io mi sono ritrovata da sola, volevo tornare indietro ma era pieno di Mangiamorte e ne ho affrontati alcuni, ma erano veramente troppi- sento le mie guance diventare rosse per la vergogna. –Piton era lì e io sono scappata-.
-Hai fatto la cosa giusta- l’espressione del Signor Weasley è di nuovo severa. –Sei al sicuro adesso-.
-Credevo di non trovarvi più- osservo Fred che si siede accanto a me, gli occhi spalancati e l’aria triste. –A voi cosa è successo?-.
-Abbiamo perso la passaporta, fossimo arrivati poco prima non ci avresti trovati. Stavamo cercando una soluzione- mi guarda serio Fred, il volto pallido e stanco, evitando la parte più importante del discorso.
–Ci eravamo fermati ad aiutare Remus, ma poi i Mangiamorte era talmente numerosi che li abbiamo persi di vista- aggiunge Arthur Weasley, attraverso gli occhiali potrei giurare di aver visto luccicare i suoi occhi.
Mi sento in colpa per non essere riuscita ad aiutare durante la battaglia, ma posso solo immaginare come si senta lui, consapevole che uno dei suoi figli è stato ferito. Quante domande affollano la sua mente? E quante quella del ragazzo seduto accanto a me?
-Okay…-dico, cercando di riempire il silenzio. –Come andiamo via?- domando, sperando di distrarli almeno per un attimo. –Dobbiamo fare in fretta, giusto? Saranno preoccupati visto che la Passaporta deve essere arrivata senza di voi- dico seria, alzandomi in piedi e porgendo la mano sinistra a Fred.
Il Signor Weasley scuote leggermente la testa, probabilmente cercando di riordinare le idee. –Con te non possiamo Smaterializzarci, è troppo rischioso- mi guarda attentamente, attraverso le lenti tutte storte. –Creare un nuova Passaporta è rischioso e potrebbe farci scoprire- si volta verso il figlio. –Il vostro camino è ancora collegato con la Metropolvere?-.
 
Sento un forte senso di oppressione sul petto che mi costringe a tossire, nel tentativo di far uscire la polvere scura dai miei polmoni. Rotolo in avanti, fuori dal camino, consapevole che anche Fred e Arthur Weasley dovranno usarlo dopo di me. Quando finalmente sento di nuovo aria pulita mi sdraio sul pavimento e osservo il soffitto e le sue macchie, riconoscendo il vociare che mi si avvicina. Una nuova nuvola di polvere si crea nell’ambiente e subito vedo Fred, sporco di fuliggine ma sulle sue gambe che si guarda intorno in cerca del gemello, uscendo dal camino con aria agitata. Lo imito e mi alzo a sedere sul tappeto ormai sporco, proprio mentre anche il Signor Weasley compare nel camino, avvolto da fiamme verdi, senza alzare nemmeno un granello di polvere.
Kingsley è il primo volto a comparire dal lato opposto della stanza, la bacchetta puntata sull’uomo più anziano che si avvicina a lui con passo sicuro, estraendo a sua volta l’arma. –Ti dimostrerò chi sono, Kingsley, solo dopo aver visto mio figlio!- urla, seguito da Fred. –Adesso fatti indietro, se ci tieni alla pelle!- oltrepassa l’uomo, lasciandolo senza parole, prima di raggiungere il salotto.
Per qualche istante resto immobile al mio posto ascoltando i rumori che provengono dalla stanza vicina. Molly Weasley grida sollevata alla vista del marito, prima che lui chieda informazioni sul figlio, poi cala il silenzio.
Lentamente mi alzo e raggiungo l’uomo dalla pelle scura che ancora sosta sotto lo stipite della porta, i suoi occhi vagano su di me confusi, ma mentre lo supero non dice una parola.
Probabilmente si chiede dove siano Malocchio e Mundungus, ma…
Sento il mio cuore smettere di battere nel petto i polmoni perdere l’aria e le lacrime salire veloci agli occhi, prima di scivolare lungo le mie guance, trascinando con loro la fuliggine rimastami sulla faccia. Fred mi aveva detto di aver visto George quando è stato colpito, ma non immaginavo di trovarmi davanti ad una scena del genere, o forse non ci volevo semplicemente pensare.
Il giovane mago dai capelli rossi è steso sul divano, gli occhi socchiusi, un foro al posto dell’orecchio e sangue secco che ricopre tutto il suo volto e una buona parte dei vestiti. La madre accanto a lui impugna ancora la bacchetta, mentre il padre e il fratello sono inginocchiati sul pavimento, osservandolo con attenzione. Vorrei avvicinarmi, dire qualcosa o fare qualcosa, ma non riesco a muovermi, le mie gambe sono diventate pesanti come macigni e il mio corpo teme di fare un qualsiasi rumore e rischiare di attirare attenzione.
Qualcosa di caldo mi tocca la mano, ma mi ci vuole qualche istante per capire che alla mia è stretta quella di mio fratello, che mi osserva attraverso le lenti tonde. Mi copro la bocca con la mano ferita, sentendo la pelle bruciare, ma trattenere i singhiozzi mentre appoggio la testa sulla spalla di Harry è il mio solo pensiero.
-Come ti senti, Georgie?- domanda dolcemente la madre, quando lo vede muoversi, rompendo il silenzio che aleggia nella stanza.
-Romano- è la risposta sussurrata che arriva da lui, la voce roca e due dita sollevate a sfiorare il punto in cui prima si trovava l’orecchio.
-Che cos’ha che non va?- domanda subito Fred, visibilmente spaventato. –Ha subito un danno al cervello?-.
-Romano- ripete il ragazzo, questa volta con più forza, ricordandomi la sua solita voce. –Sai…mi sento un po' romano. Come il foro. Il foro, Fred, capito?-.
Il volto pallido di Fred riprende improvvisamente colore, fino a diventare rosso, tanto da quasi coprire le lentiggini. –Patetico- guarda il fratello, accennando un sorriso. –Con un mondo di battute sulle orecchie, scegli “romano”?-.
-Ah, bhe…- sorride alla madre George. –Adesso almeno riuscirai a distinguerci, mamma- dice, facendola singhiozzare.
-Ciao, Harry…sei Harry, vero?- domanda al ragazzo che sono felice di avere al mio fianco, prima di osservare tutti i presenti.
Solo ora mi rendo conto di essere circondata da altre persone, ognuno fortunatamente illeso. Hermione, Lupin, Hagrid e Ginny sono tutti intorno al ragazzo e lo osservano, felici che stia bene.
-Sì- annuisce mio fratello.
-Bhè…perlomeno ti abbiamo portato qui tutto intero…- dice, prima che i suoi occhi si scontrino coi miei. –Mary…- dice debolmente e subito allunga una mano verso di me, anche se sa bene di non potermi raggiungere. Resto immobile sentendo gli sguardi di tutti posarsi su di me, mentre arrossisco e altre lacrime scivolano sul mio viso. –Vieni qui- muove la mano a mezz’aria sorridendo. Lentamente faccio come dice, fino a che non raggiungo il divano, davanti al quale mi inginocchio, incapace di parlare. –Non piangere- dice gentilmente, accarezzandomi il viso con la mano, prima di sorridermi. –Se continui sarò costretto a cercare una nuova battuta per farti ridere e non credo di poter fare meglio di “romano”- dice e per accontentarlo mi strofino gli occhi con le mani e sorrido, allargando le labbra tremanti. –Meglio- commenta lui, prima di tornare a guardarsi intorno. –Perché Ron e Bill non sono chini al mio capezzale?-.
-Non sono ancora tornati, George- dice la Signora Weasley e subito il sorriso abbandona il viso del rosso, faccio per spostarmi ma lui prende una delle mie mani, stringendola con forza.
 
Ecco qua, questo è tutto per ora!
Cosa ve ne pare?
Secondo voi cosa accadrà ora? Sono sicura che una parte possiate già immaginarla, visto che in generale avrete notato che tendo a seguire la trama dei libri originali, ma spero di riuscire a sorprendervi!
Come state?
Io infinitamente stanca, ma felice di essere riuscita a postare di nuovo!
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Finalmente un nuovo giorno ***


Hey!
Lo so, questa volta sono stata abbastanza lenta, ma vi avevo avvertiti! Sono settimane di orari pesanti al lavoro, quindi ho davvero poco tempo per scrivere e devo ammettere che non sempre ne ho troppa voglia! Non temete però, fino a che qualcuno sarà ancora interessato a leggere di questa versione alternativa io ne scriverò, a costo di far uscire un capitolo ogni due mesi XD
Buona lettura!

 
-Non fa niente- ripeto a Fleur che stretta a Bill singhiozza, visibilmente spaventata. Sono in piedi a poco più di un metro da George, ancora steso sul divano, completamente a disagio da quando i due sono entrati.
-Non volevamo lasciarti da sola, eravamo proprio dietro di voi- dice Bill.
-Va bene così, avete fatto bene ad andare avanti- dico piano io, circondata da membri dell’Ordine completamente affranti per la perdita del compagno. –Davvero- cerco di calmarli, indietreggiando di nuovo fino al divano. –Non vi avevo nemmeno visto-.
È la verità, non mi sono nemmeno resa conto che loro fossero lì. I thestral sono animali piuttosto grandi, eppure sono riuscita a concentrarmi solo su Voldemort dopo la morte di Malocchio.
-Cosa è successo? Come sei arrivata qui?- domanda confuso.
-Ha trovato me e papà al negozio- dice Fred. –Per fortuna abbiamo perso la Passaporta- la sua mano, raggiunge la mia, tirandomi leggermente verso di lui e dandomi la possibilità di allontanarmi dal centro dell’attenzione. Mi siedo accanto a lui, grata per il suo gesto e cerco di scomparire dietro alla sua spalla senza dare troppo nell’occhio.
Come alla morte di Sirius mi sento a disagio, incapace di sentire lo stesso sconforto provato da tutti gli altri. Mentre cala il silenzio mi stringo a Fred, rendendomi conto di non essermi mai aperta molto con la maggior parte dei presenti e probabilmente essere solo poco più che una conoscente per molti di loro.
Se io non fossi tornata?
Si sarebbero curati di venirmi a cercare?
Probabilmente sì, ma perché?
Per me, per Harry o per le ragioni che gli ha dato Silente?
Che poi, quali ragioni?
Per quale ragione ho questi poteri e per cosa dovrei usarli nel concreto?
Bill si muove velocemente nella stanza, facendomi tornare alla realtà, raggiunge la credenza e ne estrae una bottiglia di Whisky Incendiario e diversi bicchieri. Con gesti veloci li riempie e con un colpo di bacchetta li fa fluttuare per la stanza, uno mi raggiunge volteggiando in aria fino a che non allungo una mano per prenderlo.
-A Malocchio- dice poi il giovane Weasley, alzando il bicchiere.
-A Malocchio- mi unisco al coro che si alza subito dopo, prima di trangugiare in fretta il liquido ambrato. Il whisky scende nella mia gola, bruciando forte e dandomi immediatamente il capogiro, ma anche il sollievo di avere per qualche istante qualcosa di diverso a cui pensare. Il bruciore lascia presto posto alla stanchezza e il disagio di poco fa, ma anche a qualcosa di nuovo: una specie di prurito e l’esigenza di parlare e dire ciò che conosco. Manca solo un briciolo di coraggio e il momento giusto.
Non so quanto all’Ordine importi di me, ma sono stanca di non essere ascoltata.
-Dicevi che Mundungus è sparito?- domanda Lupin, ma non si rivolge a me.
-So a cosa state pensando- dice Bill, visibilmente teso. –E ci ho pensato anch’io, perché sembrava che ci aspettassero, no? Ma Mundungus non può averci tradito. Non sapevano che ci sarebbero stati sette Harry, questo li ha confusi quando siamo apparsi, e se vi ricordate è stato proprio Mundungus ad avere l’idea. Perché non avrebbe raccontato il punto fondamentale del piano, allora? Io credo che sia stato preso dal panico, tutto qui. Non voleva venire, Malocchio l’ha costretto, e Voi-Sapete-Chi è andato dritto su di loro: chiunque si sarebbe spaventato- i suoi occhi si posano su di me, preoccupati, sembrano scusarsi ancora.
-È vero- dico distogliendo lo sguardo. –Era veramente spaventato e poi ha perso completamente il controllo-.
-Voi-Sapete-Chi ha agito esattamente come Malocchio aveva previsto- interviene Tonks. –Ha pensato che Harry viaggiasse con gli Auror più navigati ed esperti. Prima di ogni altro ha seguito Malocchio, e quando Mundungus vi ha traditi si sarebbe gettato di sicuro su Kingsley se non avessero…-.
-Quindi era più sicuro per Harry non viaggiare con lui, ma per me lo era?- domando improvvisamente.
-Questo è perché Malocchio non…- la strega mi guarda e subito si zittisce, mordendosi la labbra. –Credeva di poter tenere la situazione so…-.
-Perché non si fidava di me- dico io secca, sentendomi improvvisamente arrabbiata. –Perché nessuno di voi si fida di me da quando Silente è morto- dico, liberandomi finalmente da un macigno.
-Questo non è affatto vero- interviene subito Remus Lupin, prima che Ninfadora possa rispondermi.
-Sì invece- insisto io. –Ne ho avuto la prova quando questa notte gli ho detto cosa avevo visto…-.
-Malocchio non si fidava di molti e fasceva bene- è Fleur ad aver preso la parola. –Come fascevano a sapere che spostavàm Arrì questa notte? Qualcuno si è fatto sfujir qualche cosa. Qualcuno ha rivelato la data a un estraneo-.
-No- Harry parla forte, ha le guance rosse mentre si fa avanti con decisione. –Se qualcuno ha commesso un errore e si è lasciato sfuggire qualcosa, so che non aveva intenzione di farlo e non è colpa sua- fa un passo, raggiungendo il centro della stanza. –Dobbiamo fidarci l’uno dell’altro. Io mi fido di tutti voi, so che nessuno in questa stanza mi venderebbe a Voldemort- i suoi occhi cadono nei miei. –Come mi fido di mia sorella, ha commesso degli errori come tutti noi, ma so di potermi fidare-.
-Ben detto, Harry- dice Fred al mio fianco, battendo una mano sulla sua gamba.
-Aprite le orecchie, gente!- commenta poi il gemello, visibilmente divertito dalla sua nuova battuta.
-Pensi che sia un idiota?- vedo Harry rabbuiarsi mentre si volta in direzione di Lupin.
-No, penso che tu sia come James- lo guarda l’uomo dall’espressione triste. –Per lui sarebbe stato il massimo del disonore diffidare degli amici-.
 
Ho provato a parlare, per riprendere il discorso e dire a tutti di aver già visto Malocchio morire, ma prima che potessi farlo Remus si è alzato ed è sparito insieme a Bill. Sono andati a cercare il suo corpo, per recuperarlo prima che ci arrivino i Mangiamorte o chiunque altro.
In seguito non ho più tirato fuori l’argomento, anche perché non appena Harry ha dichiarato di voler andare via la Signora Weasley si è spaventata molto. Nemmeno io credevo che Harry volesse partire immediatamente e, complice la stanchezza, non sono proprio riuscita a dargli ragione. Per ora ci fermeremo fino al matrimonio di Bill e Fleur, ma so bene che subito dopo andarcene sarà la cosa migliore.
Meno restiamo vicino a tutti loro e più saranno al sicuro, io ed Harry ne abbiamo parlato tante volte e ne ho avuto la conferma quando la Signora Weasley mi ha mostrato la lettera di Minerva. Sembra che io, Moody e Mundungus dovessimo andare da lei prima di raggiungere la Tana, quindi le ho scritto un piccolo biglietto per tranquillizzarla.
Mi dispiace non averla vista, pensandoci bene avrei dovuto salutarla meglio quando sono andata via da Hogwarts.
Non la vedrò per molto tempo, ma forse è meglio così.
Osservo la mia mano destra, ricoperta da una sottile garza bianca, mentre decine di piccole gocce vi scivolano sopra. L’incantesimo che Hermione ha lanciato sulla fasciatura, rendendola impermeabile, funziona alla perfezione. La Signora Weasley ha messo tanta cura nel medicarmi e non volevo rovinare il suo risultato facendomi la doccia, ma Hermione ha insistito.
Voleva che mi allontanassi?
Mi chiedo di cosa stiano parlando adesso che non posso sentirli.
Chiudo gli occhi, lasciando che l’acqua calda scivoli sui miei muscoli stanchi, aiutandoli a rilassarsi. Allungo una mano, muovendo la manopola di ferro per fermare il getto d’acqua che subito esegue l’ordine, lasciando solo qualche goccia bollente cadere di tanto in tanto.
È stata una notte lunga e movimentata, ma fortunatamente è rimasta ancora qualche ora per dormire e sono certa che gli incubi mi lasceranno riposare.
Strizzo i capelli con forza ricordando la strana visione che ho avuto poche orse fa, quando sono caduta dalla scopa. Era una nuova parte di quel sogno con il fischio? O ero solo nel panico e la mia mente mi ha giocato un brutto scherzo?
In effetti, ero nel panico.
Tiro la tenda e ritrovo il mio sguardo nello specchio a cui subito mi avvicino. Ho il viso finalmente pulito, ma gli occhi ancora stanchi e pesanti.
Ho rivisto Severus Piton e mi sono bloccata. Tutti quei propositi che mi ero prefissata sono andati in fumo, lasciandomi da sola davanti a lui, incapace di parlare o di agire. La notte i cui Silente è morto ho combattuto contro di lui, cosa è cambiato da allora?
È perché non sono più arrabbiata?
Perché non la sono?
È stato lui a colpire George.
Dovrei odiarlo.
Perché se lo devo odiare quando la Signora Weasley mi ha medicato io riuscivo solo a pensare che non era lui a farlo?
Cosa c’è che non va in me?
Riflessi nello specchio i miei occhi lasciano scivolare via due grosse lacrime che subito asciugo con una mano, facendo poi un respiro profondo.
Indosso il pigiama ed esco in fretta dal bagno, sentendo i capelli ancora bagnati che gocciolano sulla schiena. Voglio solo lasciarmi alle spalle quest’orribile giornata.
Mi lascio guidare attraverso lo spazio da un vociare sommesso, raggiungendo con passo felpato la camera dove dormiranno Harry e Ron. La stanza non è molto grande, ma riesce ad ospitare senza problemi Harry, Ron, Hermione, Ginny e Fred. Tutti seduti comodamente sui tre letti che la occupano, quello ancora sfatto di Ron, quello su cui giace lo zaino ancora chiuso di Harry e un altro, su cui è appoggiato Fred che subito mi guarda colpevole. Un baule scuro riposa ai piedi del letto insieme ad un paio di scarpe eleganti, poco sopra, appeso alla parete c’è un mantello nero senza nemmeno una piega, proprio vicino al comodino, coperto da un paio di libri e una fotografia che ritrae me e Draco Malfoy, vestiti eleganti ma felici.
-Draco- sussurro. -È qui?- domando guardando subito Fred. –Lui è veramente qui?- chiedo alzando la voce, senza poter controllare il sorriso che si allarga sul mio viso.
Finalmente una buona notizia.
-No, Mary- dice Fred, distogliendo lo sguardo da me. –Ieri è andato via- dice poi, mentre il mio sorriso si trasforma e il mio viso sono certa che assuma tratti più preoccupati.
-Andato via?- dico piano. –Dove?- muovo gli occhi per la stanza, spaesata, come se per trovarlo bastasse fare più attenzione.
Andato via?
Da solo?
L’hanno lasciato uscire?
L’hanno abbandonato?
Mi avevano giurato di proteggerlo.
Sento gli occhi pizzicare di nuovo e le mie labbra tremare, mentre i muscoli della schiena si tendono, facendomi assumere una posizione rigida e contratta. Quante altre cose devono succedere questa notte?
-L’hanno spostato- la voce gentile di Hermione mi attira, facendomi voltare la testa verso il letto di mio fratello. –Ma tornerà- dice in fretta, rassicurandomi. Sento i muscoli rilassarsi di nuovo, sia quelli del mio corpo che quelli del viso.
-Davvero?- domando. –Quando?- dico, avvicinandomi lentamente al suo letto.
-Presto- dice lei tranquilla. –Prima del matrimonio- continua e dalla sua voce sono sicura che stia sorridendo. –Ti ha lasciato un biglietto, è sul comodino- continua, mentre una mia mano accarezza il tessuto morbido del mantello. Anche da qui, solo sfiorandolo, riesco a sentire il suo inconfondibile profumo.
Non è cambiato di una virgola.
-È sempre stato qui- mi dice Fred, sorridendomi con aria mesta, quasi a domandare scusa per non avermene mai parlato.
-Sì, è arrivato prima di me e Ron- interviene Ginny, vicina al fratello. –Non parla più tanto come a Hogwarts, quindi non ci sono stati grandi problemi- anticipa la mia domanda. –Se dice qualcosa in genere parla di te- continua, facendomi sorridere di nuovo, mentre mi avvicino al comodino.
-Dovreste vederlo, si veste come noi adesso- dice visibilmente divertito Ron. –Se non l’avessi visto non ci crederei, mette di tutto, anche i vecchi vestiti da Babbani che trova papà- ridacchia. –Ha cominciato a farlo per orgoglio da quando Tonks gli ha detto che non è bravo ad adattarsi-.
-E non si lamenta?- domanda Harry, divertito almeno quanto il compagno.
-Oh sì che lo fa- si unisce Fred. –Più che altro sono occhiatacce e brontolii, niente di troppo fastidioso-.
-Direi che è proprio da lui- alzo le spalle, allargando il sorriso, mentre nella mia testa si dipinge l’immagine di Draco, in jeans e maglietta come un ragazzo qualsiasi.
Allungo le mani e raccolgo il cartoncino di carta bianca, una piccola scritta vi è incisa sopra riportando la parola “Mary” in bella grafia. Lo accarezzo con le dita, sentendo la ruvidità del cartoncino, mentre sulle mie braccia sento formarsi la pelle d’oca. Lo rigiro e scorgo subito con lo sguardo le poche righe che riporta, vorrei leggere parola per parola con calma, assaporandole come se avessi tutto il tempo del mondo, ma finisco per divorarle, assalita dal bisogno di sentirlo più vicino.
 
La notte sogno di poterti parlare e presto lo farò, ci siamo quasi.
Mi manchi.
Draco
 
La mano di Fred sfiora la mia spalla strappandomi alle parole che la mia mente ha letto e riletto, come se ogni volta ne potessero comparire di nuove.
Presto.
Quanto presto?
-Vieni con me?- domanda, facendo un gesto per indicare la porta. Annuisco e lo seguo con un cenno di saluto verso gli altri, fino a che non usciamo dalla stanza e ci ritroviamo a salire una stretta scalinata che porta alla sua camera, che divide col gemello. Ho lasciato le mie cose in camera di Ginny, dove lei dorme con Hermione e c’è un letto vuoto per me che probabilmente mi vedrà poco. Mi dispiace occupare un letto senza realmente usarlo, visto quanto già siano stretti con tutti gli ospiti che hanno, ma dubito che se la Signora Weasley sapesse che non ci dormo potrebbe finire bene.
Forse dovrei impegnarmi di più per non lasciare che quello spazio sia inutilizzato, nonostante sia comodo nascondermi dalle mie visioni notturne non posso farlo in eterno.
Il ragazzo dai capelli rossi si blocca improvvisamente a metà tra un piano e l’altro ed estrae la bacchetta, voltandosi verso di me con un sorriso. –Quasi dimenticavo- dice sotto voce, ma fin troppo contento. –Stai lasciando la scia- dice divertito, prima di muovere la bacchetta e darmi un piccolo colpetto sulla testa. Sento la testa subito più leggera, mentre i capelli si asciugano in un attimo, librandosi in aria per poi ricadere sulle spalle.
-Grazie- dico alzando le spalle e facendo un mezzo sorriso, prima di superarlo sulle scale e raggiungere il pianerottolo, sentendolo ridacchiare ancora alle mia spalle.
-Aspetta solo che Ron si metta le ciabatte- fa lui. –Eri proprio lì sopra-.
-Che stupido- dico, senza poter evitare di ridere, dandogli un piccolo colpetto sul braccio.
Entriamo nella stanza e subito veniamo salutati da George che, steso sul morbido materasso, ha l’aria veramente distrutta. Rispetto al solito la sua pelle è spenta e per colorito più simile alla benda che gira intorno alla sua testa, mentre gli occhi sono segnati da occhiaie scure.
I due ragazzi devono aver unito i letti solo poco fa perché vicino ad uno sono ancora presenti dei grossi scatoloni polverosi, in parte coperti dalle coperte.
-Finalmente vi siete degnati di tornare da me- si lamenta il ragazzo, spostandosi impacciatamente sul materasso, con qualche smorfia per il dolore.
-Ha scoperto di Draco- dice subito Fred, aggiornando il gemello sugli ultimi avvenimenti.
-Ah…- vedo il ragazzo strabuzzare gli occhi. -Sei arrabbiata?- domanda. –Perchè non puoi arrabbiarti con me, sono ferito- mi sorride con innocenza.
-No- scuoto la testa. –Non sono arrabbiata con nessuno di voi- lo guardo storto. –Sono troppo stanca- mi sdraio vicino a lui, subito seguita da Fred.
-In effetti è un bene che non sapessi che era qui- dice il ragazzo che si è appena accomodato.
-Ha detto che tornerà presto- dico io, mentre con un colpo di bacchetta Fred spegne la luce.
-Ne sono sicuro- George si appoggia alla mia spalla. –Buonanotte- sussurra poi, imitato subito da noi.
Stringo ancora il piccolo foglio tra le dita mentre, ora che è calato il silenzio, mille pensieri tornano ad annebbiarmi la mente. Sono talmente stanca che anche dormire mi sembra complicato e questo non fa che ricordarmi i giorni in cui Piton monitorava i miei sogni, soprattutto nei primi tempi, quando addormentarmi davanti a lui era strano.
Con Draco è sempre stato facile invece, mi bastava lasciarmi trasportare dal suo respiro regolare.
Dove sarà ora?
Riuscirà a dormire?
E Severus Piton è al cospetto di Voldemort?
Sarà punito perché ha fallito.
Non dovrebbe importarmi, ma spero di no.
Il sogno.
Piton si è accorto che stavo avendo una visione mentre cadevo nel vuoto.
Ma è veramente una visione?
Ero così agitata che non ricordo nemmeno se sembrasse reale come gli altri o avesse quella strana patina che hanno tutti i sogni.
E gli uomini che ho colpito?
Ho ucciso delle persone questa notte?
E se ci fosse stato un altro modo?
-Mi raccontate una storia?- domando di punto in bianco, cercando una distrazione. Sto fissando il soffitto macchiato dall’umidità della stanza da ormai diversi minuti e ora che mi sono abituata all’oscurità riesco quasi a seguire il filo sottile di una crepa che ne attraversa una parte. Fred e George mi hanno raccontato di come si è formata quando hanno fatto esplodere uno dei loro composti per errore, temevano che il soffitto gli sarebbe crollato sulla testa.
Senza rendermene conto sono molto più tranquilla, è stata una giornata complicata, ma ora andrà meglio. Ho fatto ciò che dovevo per arrivare in un posto sicuro e ora sono qui, presto Draco tornerà e avremo tempo per pianificare le prossime mosse.
È bastato ricordare una cosa così sciocca come la storia della crepa?
Devo essere veramente a pezzi.
-No- dice la voce di Fred in un lamento. –Perché non canti?-.
Un brivido attraversa il mio corpo, mentre lentamente davanti a me si delinea il mio sogno. La sensazione che provo non è forte come in passato, non ho male alla testa e nemmeno la nausea, è più come avere un dejà vu.
-Mh…- George, la testa molto vicina alla mia si dimostra in accordo col fratello. –Me lo merito- biascica poi.
Un piacevole venticello entra dalla finestra lasciata aperta, muovendo debolmente le coperte e i miei capelli, mentre io inizio ad intonare una canzone. Non so come si chiami, ma quest’estate l’ho sentita spesso quando ero fuori casa o aprivo le finestre in camera di Harry. Quella che ho sentito era più veloce, però, non sono mai riuscita starci dietro.
Mi sento bene ora.
Ripensare ai momenti felici mi rilassa, quando tutto questo finalmente finirà potrò godermi solo quelli, senza dover continuamente pensare a chi tra di noi rischierà la vita.
-Continua- fa la voce impastata dal sonno di George che sussurra al mio orecchio ed io mi accorgo subito di essere tornata al silenzio, quindi riprendo in fretta con la melodia, prima di iniziare a cantare le poche frasi che ricordo.
-It doesn't matter where you go or what you do- canto, molto più lentamente di come dovrei fare. -I want to spend each moment of the day with you- la testa del ragazzo dai capelli rossi scivola lentamente sulla mia spalla e quando inclino anche la mia vedo chiaramente la benda che la avvolge. -Look what has happened with just one kiss- non chiamo il suo nome questa volta, so alla perfezione cosa sia successo. -I never knew that I could be in love like this…- respiro lentamente, sentendo gli occhi sempre più pesanti. -It's crazy…but it's true…- il normale odore di Fred si mischia a quello di disinfettante che ha adesso il gemello. -I only want to be with you…- riprendo con la sola melodia, già stanca di cantare, scivolando lentamente nei sogni.
 
Apro gli occhi, sentendo il vento caldo scivolare sul mio corpo, accompagnato dal lontano cinguettio di qualche passero che vola tra gli alberi. Mi sono bene e felice, consapevole di non essere più a Privet Drive.
Mi rigiro tra le lenzuola, stiracchiandomi e cercando un punto più fresco, rendendomi subito conto che sono sola. Sia Fred che George si devono essere alzati ore fa e gli sono grata per non avermi costretta a lasciare il letto tanto presto.
Lentamente mi trascino fino al pavimento e mi alzo in piedi, raggiungendo la finestra mentre stiracchio le mie braccia un’altra volta. Il sole è alto sopra la casa, quindi credo sia ormai lontana l’ora della colazione e molto più vicina quella del pranzo. Vedo Shadow volare tra le chiome degli alberi felice e spensierato come sempre.
Per fortuna è al sicuro.
L’ultima volta che l’ho visto lo stavo facendo uscire da una delle finestre del negozio di Fred e George, poco prima di arrivare qui con la Metropolvere.
-Buongiorno!- è il saluto dei due Weasley, comparsi improvvisamente alle mie spalle con un materializzazione. Salto sul posto, accompagnata dalle loro risate che contagiano anche me.
Sono contenta che loro siano sempre gli stessi.
-Come avete fatto a capire che mi ero alzata?- dico divertita.
-Questa casa scricchiola- dice Fred.
-Eravamo proprio qui sotto- continua il gemello. –Ed è pronto il pranzo, saremmo saliti comunque-.
-Va bene- sorrido io, alzando le spalle. –Scendo tra un attimo-.
Sarebbe il caso che mi cambiassi, indosso ancora il pigiama.
-No- dicono i due in coro, prima di sparire e riapparire uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, facendomi sussultare ancora. –Meglio subito-.
-Subito?- domando divertita. –Cosa state tramando?-.
-Niente- fa Fred, iniziando a trascinarmi verso la porta.
-Assolutamente niente- continua George, mentre raggiungiamo le scale.
-Va bene, va bene- punto i piedi, prima di inciampare negli scalini. –Fatemi camminare da sola-.
I due si staccano da me con un gesto repentino.
-A chi arriva prima?- urla Fred. –Dieci galeoni che vinco io-.
-Ci sto- risponde prontamente il fratello e prima che possa accorgermene la sua mano è già stretta sul mio polso e insieme stiamo correndo giù per le scale.
-Ragazzi, ma cosa vi prende?- rido io, lasciandomi trascinare. Devo fare attenzione ogni volta che inizia una nuova gradinata, ma in un battibaleno siamo al piano terra e raggiungiamo la cucina. Fred si sposta prontamente sulla destra allargando le braccia verso la porta sul retro, imitato subito dal gemello che si sposta sulla sinistra, lasciandomi andare.
La mia risata si esaurisce lentamente, prima che torni a parlare. –Sul serio, cosa c’è?- domando ai due che ancora restano in silenzio, indicando con più enfasi la porta che mi decido a guardare.
Alcune figure sono in piedi nel soleggiato cortile, intente a conversare tra loro. Dai colori direi che si tratta di Remus Lupin, Tonks e…
La terza figura, alta e snella lancia un’occhiata dentro la casa, incatenando i suoi occhi grigi ai miei come se non cercasse altro. Sento la mia mascella cadere senza poterla controllare e ancora prima di accorgermene sfreccio tra i gemelli, travolgendo una terza figura proprio dietro a loro, prima di raggiungere la porta che spalando con tutta la forza che ho.
Draco Malfoy fa un passo verso di me e il suo profumo mi raggiunge, ancora prima che inizi a correre e riesca a stringere le braccia intorno a lui. Affondo le dita tra i suoi capelli, sempre più lunghi, mentre le sue mi accarezzano il viso, portando le nostre labbra a trovarsi.
 
Hey! Eccoci qua, anche questo capitolo è finito!
Cosa ne pensate? Sono davvero curiosa di saperlo, so che molti di voi non amano troppo Draco eheheh
Comunque la canzone è una canzone vera con cui sono in fissa in questo periodo, la conoscete? So che non è esattamente di quegli anni, ma di un po' prima, però spero vi sia piaciuto!
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Menta e parole ***


Hey! Eccomi tornata!
Spero che il capitolo vi piaccia, so che non tutti amano Mary e Draco, ma spero vi interessi comunque seguire questa mia versione alternativa dei libri!
Buona lettura!
 

La terra è morbida e fresca sotto la mia schiena, nonostante il sole risplenda alto su di noi, scaldando con sempre più intensità tutto ciò che tocca. La mia pelle potrebbe scottarsi facilmente, ma non mi importa, l’unica cosa a cui riesco a interessarmi è il giovane steso a terra insieme a me. La sua pelle, che ricordavo talmente pallida da sembrare malata, ora ha un tono più caldo, così come le sue guance colorate di rosa e non più scavate. Qualcosa in lui è cambiato, ma resta sempre Draco e non mi serve fare nessuna domanda per saperlo, lo posso capire dai suoi gesti, dal suo profumo e dal modo i cui i suoi occhi sfiorano i miei.
Potrei restare ore come sono adesso, in silenzio con le mani strette alle sue, osservando ogni suo piccolo gesto.
-Come è successo?- è lui a rompere il silenzio, accarezzando con le dita la benda bianca che ricopre ancora la mia mano.
-Non credo di poterlo dire con sicurezza- abbasso lo sguardo, posandolo sulle sue mani. –Ero completamente nel panico, dopo che i miei poteri non hanno funzionato contro Piton mi sono sentita in trappola-.
-Penso che chiunque avrebbe reagito così- risponde lui.
-Quello che non capisco è perché sia successo?- lascio scivolare le mani dalle sue e le porto sulla fronte, per creare un’ombra che mi consente di distinguere i bordi della casa e le poche nuvole sparse per il cielo, di un azzurro talmente intenso da sembrare finto. –Insomma, ho già lanciato incantesimi contro di lui- riporto i miei occhi in quelli grigi e freddi di lui. –Decine se non centinaia di volte-.
-Non ho mai sentito di una cosa simile- la voce di Draco è tranquilla e pacata. –Però è comprensibile- lo vedo alzare le braccia e piegarle dietro la testa. –Se ci pensi avete stretto un forte legame lo scorso anno- vedo le sue ciglia sottili e chiarissimi avvicinarsi tra loro, fino a che i suoi occhi non si chiudono, probabilmente infastiditi dalla forte luce. –Intendo…-lo vedo fremere improvvisamente. –Tu credevi in lui?- torna immobile. –Ti fidavi?- solo qualche ciocca di capelli si muove, a tempo con il prato, facendosi trasportare dal vento.
-Sì- rispondo io. –A volte credo di farlo ancora- continuo, sentendo improvvisamente una morsa allo stomaco. Il ragazzo resta in silenzio e qualcosa dentro di me mi spinge a continuare a parlare. –Insomma, so che è strano- mi sento arrossire. –Mi sono sempre chiesta che parte stesse in realtà e ora che si è rivelato…- stringo i denti sulle labbra inferiori, indecisa se condividere i miei pensieri. Non è che non mi fidi di Draco o che penso possa giudicarmi con cattiveria, ma dire ciò che penso ad alta voce rende tutto più reale. Vedo il giovane voltarsi verso di me, chiaro segno che vuole sapere cosa stavo per dire, quindi prendo un profondo respiro e sputo il rospo. –Mi sembra una bugia, ecco-.
-Non credo lo sia- è la risposta che giunge dopo qualche secondo. –L’hai visto coi tuoi occhi la notte in cui…- la sua voce scompare e quando riesco a voltarmi verso di lui vedo chiaramente i suoi occhi luccicare.
-Ne vuoi parlare?- damando, senza rendermene conto ho iniziato a sussurrare.
-Ne ho già parlato a lungo- chiude gli occhi lentamente e quando li riapre non c’è più traccia delle lacrime che avrebbero potuto cadere da un momento all’altro.
-Già, anche io- dico io, muovendo impercettibilmente le spalle. –Se devo essere sincera, però, tu eri l’unico con cui volevo parlare di ciò che è successo-.
Silenzio.
Il vento fa muovere le foglie tra gli alberi, trasmettendo alla mia pelle una sensazione piacevole, subito sostituita dai caldi raggi del sole.
-Io non credevo che sarebbero venuti a cercarti- sono le parole che a fatica lasciano la sua bocca. –Non era quello il piano- lo vedo scuotere lentamente la testa.
-Avevi un piano?- domando io, ricordando la confusione di quella sera.
-Sì- evita il mio sguardo, concentrandosi sul prato sottostante. –Se lo avessero seguito…il nostro obiettivo era solo Silente-.
-Ti aspettavi veramente che seguissero il tuo piano?- alzo un sopracciglio, mentre con una smorfia mi metto a sedere, avvicinando le ginocchia al petto.
-L’Oscuro Signore voleva vederti- la sua voce si abbassa, sembrando solo un lamento lontano. –Aveva detto che non era necessario farlo quella notte- un fruscio alle mie spalle mi indica che anche lui si è mosso e quando giro la testa lo trovo seduto, appoggiato alle sue stesse braccia. –Diceva che ci sarebbero state altre occasioni e che nessuno ti avrebbe toccata se io avessi portato a termine il mio compito-.
-Probabilmente eri l’unico a credere a questa versione- dico io, prendendo una delle sue mani tra le mie.
-Ora lo so- è la sua risposta, prima che il silenzio torni tra noi. -Mi sento in colpa ogni giorno per ciò che ho fatto- è di nuovo lui a romperlo.
-Per Silente?- domando tranquilla. –Non l’hai ucciso tu-.
-Non direttamente- lo vedo sospirare. –L’ho reso possibile-.
-Non avevi scelta, Voldemort ti stava minacciando- insisto, stringendo con più forza la sua mano.
-È una scusa che ho smesso di raccontarmi- scuote ancora la testa. –Avrei dovuto ascoltarti, se fossimo andati da Silente ora le cose sarebbero molto diverse- dice con sicurezza, gli occhi fissi sul prato ad immaginare una realtà che solo lui può vedere. –Avrebbe fermato Piton-.
-Inizio a credere che non sia così- alzo le spalle io, lasciando andare la sua mano e tornando lentamente a stendermi. –Si fidava ciecamente-.
-Perché mi hai salvato?- domanda lui a bruciapelo, appena finisco di parlare.
-“Salvato” mi sembra una parola grossa- inclino la testa, sorridendo al ragazzo che si è voltato verso di me. La sua espressione è seria, però, quindi decido di cambiare anche la mia e cerco di dargli una risposta. –Perché mi fido di te, non sei una cattiva persona, Draco- cerco di addolcire la mia voce. –Abbiamo avuto una vita difficile entrambi e so quanto può essere difficile fare una scelta. Se non ci sosteniamo tra di noi, chi lo farà?- dico mentre il suo sguardo si fa sempre più pensieroso. –Siamo giovani e abbiamo ancora tempo per mostrare chi siamo, possiamo essere chi vogliamo e possiamo commettere degli errori, ma non ci definiscono-.
Rivedo finalmente un timido sorriso comparire sulle sue labbra. –Da quando sei così saggia?- torna a stendersi al mio fianco.
-Non la sono- rido io. –Sono brava a parlare finché non devo fare i conti con la mia testa, vedere le cose da fuori è sempre facile- gli sorrido, inclinando la testa.
Lentamente lo vedo muoversi verso di me e immediatamente capisco quali siano le sue intenzioni. Ricambio il suo bacio con dolcezza, accarezzando con la mano il suo viso. Quando si separa da me avvicina il resto del corpo e appoggia la testa alla mia spalla, nascondendo il viso nel mio collo mentre sospira.
-Hai saputo dei miei genitori?- domanda debolmente, muovendosi per trovare la posizione più comoda.
-So che tua madre è scomparsa e che tuo padre si trova ad Azkaban, o almeno sono le ultime notizie che ho avuto- appoggio la testa alla sua.
-Su mia madre hai ragione, non si è più saputo nulla, ma non credo che le abbiano fatto del male- sento il suo respiro sulla pelle. –Mia zia ha molti difetti, però, so che è molto attaccata a mia madre. Forse non contradirebbe l’Oscuro Signore, ma non lascerebbe che si vendicasse su mia madre. In fondo, spero che lei mi abbia rinnegato-.
Per fortuna il mio sguardo non può incrociare il suo, perché non ho la minima idea di cosa dirgli.
Mi dispiace per sua madre?
Non saprei dirlo.
So che la cosa intristisce Draco ed è forse l’unica ragione che mi spinge a provare pena per i suoi genitori, ma qualcosa di buono lo devono pur aver fatto. Anche loro hanno avuto vite complicate come le nostre? Si sono sentiti anche loro senza via d’uscita?
-Mio padre, invece, non credo più che sia ad Azkaban- lo sento sospirare di nuovo. –Mi hanno detto che la scorsa notte diversi Mangiamorte che vi hanno attaccato dovevano trovarsi là con lui, quindi sono certo che sia evaso-.
-Potrebbero chiedere al Ministero?- domando io.
-No, non credo- scuote la testa contro la mia spalla. –Non lo ammetterebbero mai e poi sospetterebbero dei Weasley- sento la sua mano stringersi sul mio fianco. –Se il Ministero sapesse che io sono qui in poco tempo lo saprebbe anche lui e sono certo che verrebbe a cercarmi-.
-Temo tu abbia ragione- questa volta sono io a sospirare rilassando il mio corpo e chiudendo gli occhi. –Mi dispiace di per averti costretto a scegliere quella notte- dico dopo pochi secondi. –Pensavo che l’Ordine potesse fare di più per loro-.
-Non mi hai costretto- si tira su di scatto, appoggiando le mani sul terreno. -Quando mi hai chiesto di restare con te ero sollevato- mi sorride dolcemente. –Temevo non volessi nemmeno più guardarmi in faccia e invece…mi hai salvato da…-.
-Smetti di dirlo-sorrido scuotendo la testa, prima che lui mi baci di nuovo. Mi lascio prendere dal suo bacio e accarezzando il suo viso mi metto a sedere, ribaltando lentamente le nostre posizioni, fino a che lui non si ritrova di nuovo steso a terra.
-Noi partiremo- dico separandomi solo per un attimo da lui, per poi tornare a baciarlo. Il sapore di menta che avvolge la mia bocca non è cambiato di una virgola da quel primo bacio scambiato poco lontano dal Lago Nero. –Verrai con noi?-.
-Con tuo fratello?- lo sento ridere improvvisamente. –Non credo mi voglia-.
-A questo sto lavorando- alzo le spalle, avvicinandomi al suo viso, osservando le sue labbra, aspettando che la conversazione finisca per tornare a baciarlo.
-Mi sembra una buona idea- dice in un sussurro, rispondendo alla mia domanda. –Di sicuro non posso tornare ad Hogwarts-.
Lentamente mi avvicino di più per trovare di nuovo le sue labbra e nel momento in cui finalmente si sfiorano un brivido percorre la mia schiena.
-Mary?- una voce, fuori dal mio campo visivo mi fa sussultare e immediatamente allontano il mio viso da quello di Draco. Apro gli occhi di scatto e la prima cosa che vedo è il volto infastidito del Serpeverde, subito seguito da quello di mio fratello. Le sopracciglia di Harry Potter, a pochi metri da noi, sono leggermente aggrottate, ma subito si sforza di non darlo a vedere, distogliendo lo sguardo da noi. –La Signora Weasley ti stava cercando, voleva una mano a…non so esattamente per cosa- dice mettendo le mani in tasca. –Ha detto che è urgente-.
Come ho fatto a non sentire che si era avvicinato?
-Va bene- rispondo, anche se alzarmi è l’ultima cosa che vorrei fare. Sposto gli occhi su Draco e evitando di appoggiarmi alla mano ferita mi alzo in piedi, dando poi qualche colpo ai pantaloni, sicuramente sporchi di terra ed erba. Vorrei andare a vedere di cosa ha bisogno la Signora Weasley, ma come se non avessi il controllo di me stessa i miei piedi restano ancorati a terra.
Ho il timore di lasciare i due ragazzi da soli, per quello che potrebbero dirsi, ma soprattutto perché proprio ora che l’ho ritrovato, ho paura che Draco possa andarsene da un momento all’altro.
-Non vado da nessuna parte- dice tranquillo, come se mi avesse letto nel pensiero, così gli sorrido e mi allontano, tendendo le orecchie. –Potter- è l’unica cosa che riesco a sentire mentre raggiungo la porta che dà sulla cucina. Si scambiano un saluto neutrale come se entrambi non si fossero già incontrati poco prima a pranzo.
 
La questione urgente di cui la Signora Weasley voleva parlarmi?
Polvere.
Senza realmente avere una scelta mi sono unita alla squadra da lei costituita per far sparire da questa casa ogni traccia di polvere, in vista delle nozze tra Bill e Fleur. Non sono l’unica a essere stata indirizzata verso le pulizie, a tutti è stato dato un compito diverso e immagino che nei prossimi giorni non sarà diverso. La scusa principale per questi lavori forzati è il matrimonio, quella più gentile il volerci distrarre dalla scorsa notte, ma quella sincera è che non vuole farci organizzare la prossima fase. Da quando Harry ha detto chiaramente di voler andare via la sua agitazione non ha fatto altro che crescere, io sono stata debitamente informata da Hermione sui suoi tentativi di estorcere informazioni e sto solo attendendo il momento in cui cercherà di far parlare anche me.
Harry mi ha detto di non parlare con nessuno di ciò che faremo, ma sa bene che voglio che Draco venga con noi e se deve seguirci ovviamente dovrà conoscere i nostri piani. L’ultima volta che ne abbia discusso mi ha fatto promettere di non rivelare nulla per ora e che al momento giusto se ne sarebbe occupato lui.
Prima che la Signora Weasley li trovasse oggi sono passati almeno una ventina di minuti e non posso fare a meno di domandarmi se ne abbiano parlato.
-È pronta la cena- dice la sua voce, prima ancora che lei compaia nella stanza, come se sapesse che pensavo proprio a lei.
-Arrivo subito- dico alla donna dai capelli arruffati che sosta sulla soglia, ma lei non torna indietro e preferisce sedersi non lontano da me, sul bracciolo della vecchia poltrona. Le sorrido e torno a spolverare una vecchia fotografia che ritrae la famiglia al completo, sullo sfondo delle antiche piramidi. Passo a una nuova fotografia, questa volta di un giovanissimo Percy Weasley che mostra fiero la sua spilla da Prefetto, cercando di non far troppo caso alla donna.
Sento i suoi occhi fissi su di me, sotto il ripetitivo ticchettio dell’orologio, e proprio mentre sistemo l’ultima foto la sento sospirare. –Tutto bene, Signora Weasley?- domando senza voltarmi a guardarla.
-Oh…sì, cara- risponde, pronta a sferrare il suo attacco. –Sono solo un po' preoccupata- dice come se non volesse darci troppo peso. –Posso farti una domanda?-.
-Può chiedermi ciò che vuole- dico gentile. –Ma credo di sapere cosa mi vuole chiedere- mi volto finalmente, per incrociare i suoi occhi attenti. –Vorrebbe qualche informazione in più sui programmi che ho con Harry- continuo, prima che possa parlare.
-Bhè non mi voglio di sicuro impicciare…- dice agitando una mano.
Allora non dovrebbe chiederlo.
-So che lei si preoccupa- le sorrido. –E lo trovo molto dolce, ma non posso dirle cosa devo fare- alzo le spalle e mi allontano il più in fretta possibile, diretta verso la cucina, riconoscendo subito i passi agitati di lei che mi seguono.
-Mary, aspetta…- dice lei indispettita, ma io mi fermo solo un attimo prima di entrare i cucina, dove già sento che ci sono alcune persone sedute a tavola.
-L’unica cosa che posso dirle è che aiuterò mio fratello come posso- dico in un sussurro, voltandomi improvvisamente verso di lei. –Che proteggerò chi ci aiuterà con tutte le mie forze, che mi allenerò notte e giorno se necessario e che se Voldemort, o chi per lui, ci trovasse lo farei pentire di averlo fatto- dico tutto d’un fiato, decisa a terminare la conversazione il prima possibile.
-Siete solo dei…- cerca di dire lei.
-Non siamo più bambini, Signora Weasley, vogliamo fare la nostra parte- mi volto, entrando in cucina a testa bassa, nella speranza che lei non aggiunga altro.
 
Salgo le scale lentamente, senza dare troppo peso al continuo scricchiolare dei gradini. Mi sono allontanata da tutti prima ancora che la Signora Weasley servisse il dolce, troppo stanca per seguire i discorsi del tavolo o mangiare anche solo un altro boccone.
Mi è dispiaciuto lasciare Draco, ma ero sicura che ancora qualche minuto e la stanchezza avrebbe avuto la meglio, facendomi addormentare davanti a tutti. Il peso della giornata mi ha presa alla sprovvista durante la seconda portata, lasciandomi sfinita in pochi minuti.
Raggiungo subito la stanza che condivido con Hermione e Ginny, spogliandomi in fretta e infilandomi nel pigiama con un lungo sbadiglio che mi fa arricciare il naso. Mi trascino fino al bagno dove mi lavo i denti e mi sciacquo la faccia, riacquistando qualche secondo di lucidità, subito seguito da un nuovo sbadiglio.
-Mary?- la voce di Draco mi richiama oltre la porta chiusa, seguita da qualche colpo battuto sul legno. –Sei qui?-.
Apro subito la porta, incrociando lo sguardo di ghiaccio del Serpeverde che subito mi sorride.
-Hey-lo saluto avvicinandomi, subito accolta dal suo abbraccio. –Sei salito per me?-.
-Non voglio che tu abbia incubi- dice piano, depositando un bacio sulla mia fronte.
-Sei molto dolce, ma io credo sia arrivato il momento di averli- ammetto, stringendo le dita sul tessuto della sua maglietta, prima di fare un passo indietro e sciogliere l’abbraccio. –Ieri credo sia cambiato qualcosa e ho bisogno di capire di cosa si tratta- gli sorrido, cercando di concentrarmi su di lui e non sugli ultimi ricordi che ho di Piton. –In più non credo che gli altri accetterebbero con molta facilità la cosa- rido, spostandomi verso la camera.
-E se ti leggessi qualcosa?- domanda, rendendo evidente il suo bisogno di compagnia. –Sono fino a che non ti addormenti-.
Tra le energie che ho perso la notte scorsa e le emozioni della giornata non credo mi servirà aiuto per addormentarmi, ma annuisco. –Va bene- dico e sul suo viso compare un grande sorriso.
Mentre si allontana per prendere un libro io torno in camera e mi metto comoda sotto le coperte, vedendolo presto tornare con la sua scelta. Sono talmente stanca che non mi interessa cosa sia e nemmeno riesco a coglierne le parole perché, non appena lui si siede vicino a me e io mi appoggia lui, sento gli occhi farsi più pesanti.
 
 
 
Un forte fischio si fa strada nel buio.
Ci sono anche dei passi.
Sono veloci.
Sono decisi.
Sono i miei.
C’è solo il rumore prodotto dai miei passi, il fischio insistente di una teiera e alcuna risate lontane.
Da dove arrivano?
Di chi sono?
Sembrano bambini.
Si divertono.
-Da questa parte- suona lontana e ovattata una voce.
Mi siedo ad un tavolo.
C’è un odore strano.
C’è una strana atmosfera.
Il fischio si ferma.
Una tazza si posa davanti a me e un liquido chiaro e bollente ci viene versato dentro.
È un bel colore.
Ha un profumo dolce.
C’è anche un foglio, timbrato con una scritta rossa.
“Rifiutato”
Altre risate.
Vengono da fuori.
“Rifiutato”
Rabbia.
Rancore.
Tristezza.
“Rifiutato”
Non è giusto.
 
Hey, ecco qua!
Che ne pensate?
Che vi aspettavate dal capitolo?
Ho deluso le vostre aspettative o le ho confermate?
Vi avverto il prossimo è più corto, ma spero di non farvi aspettare troppo!
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Confidenze ***


Ecco qui il settimo capitolo!
Buona lettura!

 
“Rifiutato”
Mi chiedo a cosa si riferisca quella parola e dove mi trovi in quel sogno.
È la seconda volta che vedo quelle cose, sono certa che non si tratti di un caso e devo assolutamente riuscire a capirne il significato, se voglio dare un senso alle mie visioni.
A differenza di altri sogni sembra tutto fin troppo tranquillo, ma stranamente è una situazione che mi trasmette angoscia e impazienza, come se fosse troppo tardi.
Troppo tardi per cosa?
Forse non ha senso, devo cercare di scovare più dettagli per capire qualcosa.
L’unico modo è però che io mi renda conto che sto sognando, ma come posso farlo?
“Potresti cominciare andando a dormire”
Fosse così semplice.
Draco sembra soffrire molto più di me l’idea di dormire separati. Credo preferirebbe farsi scoprire da Harry, o peggio dalla Signora Weasley, mentre si intrufola in camera di Ginny, dove io ed Hermione dormiamo. Sempre più spesso lo vedo stringere il braccio sinistro a se, cercando di non darlo troppo a vedere, ma sono certa che gli faccia molto male, come sono sicura che ormai i suoi sogni siano più tormentati dei miei.
-Mary- mi riscuoto, tornando alla realtà, facendo scattare la testa verso sinistra, dove George mi guarda confuso, appena dietro a Draco. Quando ci siamo seduti a tavola lui e Fred sono stati molto gentili, hanno fatto in modo che io e Draco restassimo vicini e ho notato anche che evitano di fare scherzi strani al Serpeverde. –Insomma, sono io che dovrei sentire poco- aggiunge visibilmente divertito.
Rivolgo uno sguardo al ragazzo a metà tra il dispiaciuto e l’imbarazzato. –Scusa George, avevo la testa da un’altra parte- dico sincera, guardandolo confusa.
-Vuole il pane- dice semplicemente Draco a testa bassa, indicando il cestino alla mia destra.
-Certo- scuto leggermente la testa e afferro subito l’oggetto della discussione che per fortuna non ha attirato troppe attenzioni. Per il resto del tavolo, affollatissimo, parlano di Malocchio, del Ministero e della paura che si sta diffondendo, argomenti importanti che forse dovrei seguire con più attenzione.
Passo il piccolo cestino intrecciato al ragazzo che lo prende subito, appoggiandoselo davanti e prendendo un pezzo di pane, che spezza e inizia subito a mangiare. Grugnisce una specie di “era ora” accompagnato da un occhiolino che mi fa sorridere.
-Stai bene?- domanda Draco, sporgendosi verso di me con fare protettivo.
-Sì- annuisco io. –Ho passato qualche notte un po' strana, ma niente di cui preoccuparsi- dico sottovoce, evitando di nominare le mie preoccupazioni su di lui.
-Ne vuoi parlare?- sussurra lui, appoggiando una mano sulla mia schiena. Le sua dita, fredde come sempre, creano un piacevole brivido sulla mia schiena, mentre il suo pollice si muove avanti e indietro sopra la maglietta.
-Magari più tardi- rispondo io appoggiando la mano sul suo ginocchio, stringendo appena le dita. Subito vedo la sua espressione cambiare, diventando da subito sorpresa e poi complice, fino a che un piccolo ghigno non compare sulle sue labbra.
Mi stupisco intuendo a cosa stia pensando e subito sposto la mano, alzando un sopracciglio e arrossendo. In una situazione come quella che stiamo vivendo mi fa strano rendermi conto che infondo Draco è ancora qui, nonostante la tristezza, i rimpianti e la paura.
Forse mi preoccupo troppo, ma spero non sia questa la ragione per cui Draco vorrebbe dormire con me.
Sorrido senza quasi accorgermene e torno alla mia zuppa, consapevole che gli occhi del ragazzo sono ancora puntati su di me mi sforzo di seguire il discorso.
Faccio appena in tempo a finire che la Signora Weasley fa sparire i piatti, sostituendoli in fretta con altri che fluttuano tra noi, rivelando la torta di mele. Nel poco tempo che ho passato qui dentro ho mangiato così tanto da aver recuperato tutte le energie perse nel trasferimento e anche di più, fortunatamente le pulizie richiedono abbastanza impegno e io cerco di farmi assegnare quelle più faticose, più che altro per scaricare un po' di tensione e arrivare a sera abbastanza stanca da dormire senza problemi. Fino a che non potrò usare liberamente i miei poteri, senza rischiare di farmi individuare dalla Traccia, sono certa che accumulerò tanta di quella energia da passare le notti insonni.
-Dobbiamo descidere come travestirti, Arrì- Fleur prende la parola. –Per il matrimonio- chiarisce subito, guardando poi me e il giovane Malfoy che mi siede accanto. –Anche per voi, Dracò e Marì. Naturalmonte non sci son Monjamorte tra i nostri ospiti, ma non possiam garontìr che non si lasceranno sfujire qualcosa dopo che han bevuto lo champagne-.
-Sì, è vero- si aggiunge Molly Weasley, seduta lontana da me, ad un capo del tavolo.
-Io pensavo di restare di sopra- risponde prontamente Draco, schiarendosi appena la voce. –Non voglio disturbare e se resto in camera nessuno mi vedrà-.
-Non dire sciocchezze, caro- dice subito la Signora Weasley, sorridendo gentile.
-Sci devi essere- dice Fleur subito dopo. –Nun vogliamo escludere nessunò-.
-Esattamente, ti farà bene distrarti un pò- continua la donna a capotavola, senza dare occasione al giovane di ribattere. –Ron, hai già pulito la tua stanza?- domanda subito, estraendo una lista dalla tasca.
-Perché?- domanda subito il figlio, colto alla sprovvista. –Perché bisogna pulire la mia stanza?- continua stizzito.
-Fra pochi giorni qui ci sarà il matrimonio di tuo fratello, giovanotto…- lo apostrofa subito la madre.
-E si sposano in camera mia?- alza subito la voce Ron. –No! Quindi, per il sinistro floscio di Merlino…-.
-Non parlare così a tua madre, e obbedisci- interviene Arthur, più autoritario del solito, mettendo subito il ragazzo a tacere.
-Posso darti una mano, un po' del disordine è mio- si fa avanti Harry.
-No, Harry, caro, preferirei che aiutassi Arthur a rigovernare le galline- interviene subito la donna, scarabocchiando qualcosa sulla sua lista di faccende. –E Hermione, ti sarei grata se cambiassi le lenzuola per Monsieur e Madame Delacour, sai che arrivano domattina alle undici-.
-Magari posso aiutare io- fa composto Draco. –Se a Ron sta bene-.
La Signora Weasley sposta lo sguardo da Hermione a Draco e oltre i suoi occhi sembra stiano girando gli ingranaggi, calcolando la probabilità dei due di fare qualche strano piano di fuga insieme. –Certo, è molto gentile da parte tua- sentenzia, infine. –Forse, per la prima volta, quella camera sarà realmente ordinata- ridacchia poi. –Fred e George, dovete smacchiare il soffitto di camera vostra, Ginny vi darà una mano- continua poi, spostando lo sguardo su di me, probabilmente a corto di opzioni. –Mary, puoi pensare tu alle erbacce che sono cresciute in cortile?-.
-Certo- dico sorridendo, iniziando a mangiare la torta. Non ho la minima intenzione di ricordare alla donna che già una volta mi ha assegnato lo stesso compito nei giorni scorsi che già allora era stato inutile perché il cortile era già pulito.
Coglierò l’occasione per allenarmi un po'.
 
Il sole, alto e splendente scivola sulla mia pelle bagnata di sudore, facendola quasi brillare. Sono ormai diverse ore che mi alleno, correndo, arrampicandomi sugli alberi e meditando, sentendo ogni fibra del mio corpo desiderare una cosa sola.
Fare magie.
Socchiudo gli occhi e osservo il gigante infuocato che proietta su di me la sua luce, fortunatamente la Signora Weasley non è passata a controllare il mio operato, quindi immagino si aggiri ancora per casa. Credo di avere tempo fino al tramonto, ora in cui solitamente è pronta la cena, per ritrovare Draco e parlare un po' con lui.
Mi avvicino alla struttura e entro in casa in punta di piedi, facendo attenzione a non sbattere la porta. Lo sbalzo di temperatura è improvviso, ma infinitamente piacevole. Vorrei sospirare per la sensazione che mi dà, però mi guardo bene dal farlo perché la Signora Weasley non è affatto lontana. La donna fischietta nella stanza vicina, accompagnata dalla pentola borbottante sul fuoco.
Lentamente mi muovo verso le scale, salendole il più delicatamente possibile, vista la forte tendenza a scricchiolare che li caratterizza. Non appena approdo sul pianerottolo, ancora più sudata di quando sono entrata in casa, riconosco immediatamente la voce di mio fratello.
-Mi sembra sensato- dice con calma.
-Se qualcosa dovesse andare storto non vi tradirò- è la voce di Draco a parlare adesso, facendomi rabbrividire tanto è serio il tono che usa. –Ho fatto una scelta, ti puoi fidare-.
-Non ho alternativa- la voce di Harry parla ancora, più duro rispetto a prima.
-Non ve ne pentirete- continua il Serpeverde. –Siamo d’accordo?- lo sento poi domandare.
-Non mi sembra giusto agire alle sue spalle- la voce di Hermione sembra triste.
-Alle spalle di chi?- domando io avvicinandomi alla porta, prima di addossare il mio peso contro lo stipite. Nella piccola stanza ci sono Ron ed Harry seduti sul letto di quest’ultimo, Draco che osserva il giardino dalla finestra ed Hermione, isolata in un angolo che seleziona quali libri sia meglio tenere e quali lasciare alla Tana. Tutti e quattro sussultano e si girano allarmati verso di me.
-Mamma- risponde pronto Ron.
-In realtà un po' tutti- continua Hermione, evitando il mio sguardo per tornare a concentrarsi sui libri. –Ci hai messo tanto, Mary- dice, dopo aver scartato un altro volume. –Non ti eri già occupata delle erbacce l’altro giorno?-.
-Sì, infatti mi sono allenata un po'- alzo le spalle. –Non si vede?- sorrido.
-Più che altro si sente- Ron mi guarda orgoglioso della sua battuta, guadagnandosi una mia occhiataccia. –Stavo solo scherzando- distoglie lo sguardo, ma continua a ridacchiare, ricordandomi i suoi fratelli.
-Volevamo chiederti una cosa su Malocchio- interviene Harry, attirando la mia attenzione.
-Certo- rispondo io. –Quello che vuoi- attraverso la stanza e mi siedo infondo al letto di Draco, raggiunta subito dal ragazzo in jeans e maglietta che posa una mano sulla mia spalla che subito prendo con la mia.
-Pensavamo a lui e…- parla Ron. -È morto veramente? Ne sei sicura?-.
-Nel senso…- interviene mio fratello. –Lo avete visto cadere, ma potrebbe essere sopravvissuto?-.
-Non penso proprio- scuoto la testa. –L’incantesimo di Voldemort l’ha preso in pieno- quando pronuncio il nome le dita di Draco si stringono in uno scatto improvviso, rilassandosi subito dopo. Il mio sguardo viene attirato da Hermione che seduta nel suo angolo sembra improvvisamente molto più triste. –Volevo parlarvene giorni fa, ma la Signora Weasley fa di tutto per separarci e non ho trovato la giusta occasione- raddrizzo la schiena e lancio un’occhiata verso Draco. Non ho bisogno di parlare che lui estrae la bacchetta e con un movimento veloce fa chiudere la porta, sedendosi poi al mio fianco, agitando la bacchetta ancora una volta.
-Non dovrebbe sentirci nessuno- dice sorridendomi dolcemente.
-Grazie- gli sorrido a mia volta, prima tornare a guardare Harry. –Sapete tutti che ho delle visioni, solitamente quando dormo- vedo i miei interlocutori annuire. –La notte in cui siamo arrivati alla Tana se ne sono avverate due- sospira. –Una riguardava l’orecchio di George e l’altra la morte di Malocchio, avevo già vissuto quella battaglia nei miei sogni per mesi e mesi e solo pochi minuti prima della partenza mi sono resa conto che stava per avverarsi- i quattro mi osservano seri. –Ho detto a Malocchio che sarebbe morto, ma…-.
-Perché non ci siamo fermati?- chiede Ron, sgranando gli occhi.
-Perché?- domando scuotendo la testa. –Perché non ci ascolta nessuno Ron!- dico, forse troppo forte. -Non ve ne siete accorti, forse?- domando sarcastica, passando gli occhi in quelli azzurri di Ron. –Non si sono ancora resi conto che siamo cresciuti ormai- cerco di calmarmi.
-Credo non vogliano accettarlo- è Hermione a parlare, gli occhi velati dalle lacrime.
-Esatto- le sorrido. –Sentite, avrei voluto accorgermene prima, magari sarebbe cambiato qualcosa. Silente pensava che ogni mio sogno avesse un significato e mi ha detto più volte che potevano cambiare le cose, ma da sola non posso farlo-.
-Ce li vuoi raccontare?- domanda Draco debolmente.
-Sì- accompagno la parola con deciso movimento della testa. –Voldemort, grazie a Piton, li conoscerà ormai tutti, ma c’è qualcosa di nuovo- sorrido debolmente. –Non so se sia effettivamente un sogno importante, ma ho bisogno di dargli un senso-. Harry mi guarda e annuisce, spronandomi a parlare, così lo faccio. Descrivo ogni mio sogno, i due rimasti, quelli che si sono avverati, mentre rispondo alle loro domande. Anche se più che altro riesco a dire solo “non lo so” o “non ne sono sicura” mi sento finalmente più leggera, come se i miei incubi ora fossero di tutti.
 
-Mi dispiace per i tuoi genitori- dico rivolta ad Hermione, ormai è più di un’ora che siamo qui a parlare e mi sorprende che la Signora Weasley non si sia ancora fatta viva.
-È meglio così, almeno saranno al sicuro- dice lei, asciugando il viso rigato di lacrime con la manica della maglietta, cercando di non darlo troppo a vedere.
-E Ron il tuo piano mi sembra a dir poco geniale- gli sorrido.
-Non voglio mai più vedere quella cosa- la voce di Draco è disgustata, mentre si riferisce al demone chiuso in soffitta che ha dovuto vestire insieme a Ron.
-Comunque siete veramente…-dico in imbarazzo. –Intendo, non tutti avrebbero fatto una cosa simile per seguirci-.
-Vorrei seguirvi anche io, se posso- Draco torna a parlare, mentre la sua mano scivola nella mia, stringendola con decisione. –So di non avere molto da offrire, ma tu sei l’unica cosa che non voglio perdere-.
-Che schifo- commenta Harry con una smorfia, un secondo prima che le mie labbra tocchino quelle del ragazzo biondo. –Se significa che dovrò vedere questo tutti i giorni- e ci indica. –La risposta è no-.
Mi stacco subito dal Serpeverde e lancio una brutta occhiata a mio fratello. –Ne abbiamo già parlato, se lui non viene non vengo nemmeno io- dico, esausta di dover ripetere per l’ennesima volta le stesse cose. –Non lo lascerò un’altra volta qui e non voglio lasciare nemmeno te- concludo con decisione.
-Lo so- mio fratello abbassa lo sguardo. –Ci sto pensando, davvero- fa serio e io annuisco poco convinta, prima che parli ancora. –Comunque, dobbiamo ancora decidere dove andare? Dobbiamo avere una meta, almeno per i primi giorni-.
-Non volevi andare a Godric’s Hollow?- chiedo subito, ricordando le nostre vecchie conversazioni.
-Sì- il ragazzo si rabbuia. –Ma a Hermione non sembra una buona idea-.
-Dico solo che è abbastanza scontato che tu voglia andare lì- si difende la ragazza, continuando a dividere i libri.
-Credo che Hermione abbia ragione- dico inclinando la testa.
-Lo so- sospira lui. –Comunque credo dovremmo spostarci spesso-.
-Dovremmo scegliere i posti a rotazione- interviene Ron.
-Hai ragione- dico io. –Sicuramente risulteremmo meno prevedibili-.
 
Eccoci qui! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Come si evolveranno le cose nei prossimi capitoli, secondo voi?

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Capitolo 8
*** Testamento ***


Hey!
Solo una settimana dall'ultimo capitolo e già ne esce uno nuovo?
Proprio così, era un sacco che non succedeva! Spero vi piaccia!
Buona lettura!


I miei occhi si aprono lentamente, infastiditi dalla luce e impastati dal sonno, come ogni mattina. Il vento, leggero e caldo fa muovere le tende in modo continuo e regolare a pochi metri da me, mentre dà sollievo al mio viso, ancora sudato per la notte disturbata dagli incubi.
Come ogni notte le mie visioni si sono susseguite senza sosta, ma non sono riuscite a togliermi energie, non come solo la magia riesce a fare. Ciò che ne risulta è una sorta di elettricità che scorre lungo il mio corpo, imponendo a me stessa la necessità di compiere incantesimi. Da quando abbiamo lasciato Hogwarts, però, ho dovuto mettere da parte questa necessità giorno per giorno, trattenendomi ogni mio muscolo, anche nei gesti più piccoli.
Mi metto a sedere di scatto, sentendo i capelli spettinati scivolare in ogni direzione, mentre un grande sorriso si apre sul mio volto.
Oggi non è un giorno come gli altri.
Lancio le coperte di lato e mi avvicino alla finestra, affacciandomi sul cortile, ricoperto da una grande macchia chiara. La tenda, ancora da alzare è circondata da Draco, Fred, George, Hermione, Ginny, Bill e il Signor Weasley che cercano di sistemarla al meglio per quando arriveranno i rinforzi. Anche ieri hanno provato ad alzarla per portarsi avanti coi preparativi, con il solo risultato di tardare a cena e mangiare la zuppa ormai gelida.
Se è possibile il mio sorriso si allarga ancora di più, mentre mi volto e inizio a correre più veloce che posso, aprendo la porta della camera e buttandomi sulle scale. Sono talmente di fretta da inciampare giù volte nei miei stessi piedi e sbattere contro i muri quando tento di girare un angolo, ma in breve tempo riesco a raggiungere la cucina e superare la Signora Weasley dicendo “Buongiorno” così veloce da rendere la parola quasi indecifrabile. Con la coda dell’occhio la vedo sobbalzare, ma io sono già alla porta che si apre, senza che io nemmeno debba sfiorarla, permettendomi di raggiungere il cortile.
Arrivo al prato accompagnata da una forte folata di vento che fa muovere le fronde degli alberi e subito punto la zona in cui stanno cercando di alzare la tenda da terra. Li raggiungo e passando tra Ginny e Hermione mi lascio guidare dal mio istinto ,senza fermarmi protendo le mani in avanti, alzandole poco prima di finire a camminare sul tessuto bianco. Un grande lembo di stoffa si alza e io vi scivolo sotto, sentendo il mio corpo vibrare per l’emozione.
Sento l’energia scorrere dentro di me, dalle dita dei piedi, ora saldamente ancorati al terreno, fino alla punta dei capelli che si agitano liberi, fluttuandomi intorno.
Ho bloccato la mia corsa scivolando sul morbido prato, prima di iniziare a compiere movimenti circolari con le braccia e vedere subito la tenda che risponde ai miei comandi, alzandosi  intorno a me. I miei gesti diventano sempre più ampi e in pochi istanti la struttura fluttuante raggiunge la giusta altezza, fissandosi al terreno sotto gli sguardi increduli di chi prima non riusciva nemmeno a sollevarla.
Mi lascio cadere all’indietro sul prato verde, felice di poter finalmente usare la magia.
Due teste rosse entrano nel mio campo visivo, le sopracciglia aggrottate e una strana smorfia.
-Esibizionista- sentenzia la voce di George, prima che gli sfugga un sorriso.
-Non ho potuto resistere- mi alzo subito a sedere con il sorriso ancora stampato in faccia. Anche Draco si sta avvicinando a noi, seguito dal Signor Weasley.
-Buongiorno Mary- dice allegro l’uomo.
-Buongiorno- ricambio il suo saluto con energia, mentre Draco mi porge una mano. Accetto il suo aiuto per alzarmi, anche se non sarebbe affatto necessario.
-Non serviva che scendessi ad aiutare- dice gentile. –Almeno oggi che potete riposare- ridacchia, riferendosi ai continui lavori che la moglie ci propina ogni giorno, ben consapevole che non siano realmente utili.
-Non c’è problema, Signor Weasley- dico dando qualche colpo ai pantaloncini che indosso, per liberarli dalla polvere. –Sembravate in difficoltà-gli sorrido, rendendomi subito conto che la mia espressione è più simile a un ghigno.
-Va bene, non mi resta che ringraziarti allora- sentenzia, appoggiando una mano sulla mia spalla, dopo una breve risata. –Credo, però, che sia meglio per voi due entrare ora- dice gentile, sorridendo a Draco. –Dovrebbero arrivare degli uomini per aiutarci con l’allestimento del giardino e credo sia meglio non farsi notare- mi fa l’occhiolino per poi allontanarsi.
Lo osservo mentre si dirige incontro a Bill, il passo deciso e la schiena dritta. Mi è sempre piaciuto il Signor Weasley, con i suoi modi gentili e il sorriso sempre pronto.
-Bhè…- George mi riporta alla realtà, schiarendosi la voce. –Fred andiamo a fare quella cosa?- domanda sollevandosi sulla punta dei piedi per tornare subito a terra.
-Sì- scatta meccanicamente il gemello. –Quella cosa importante- fa indietreggiando insieme a George. –A dopo-.
Il ragazzo al mio fianco si porta subito una mano alle tempie, massaggiandole, prima che dalla sua bocca esca un sussurro. –Ridicolo- dice, più che altro mimando la parola con le labbra. La risposta pronta dei due Weasley è un largo sorrido e una fuga veloce verso il retro della casa.
-Cosa state trama…- cerco di domandare, rivolgendo uno sguardo confuso a Draco, ma i suoi occhi bloccano ogni mia parola. La luce diretta li colpisce rendendone la pupilla minuscola, dando al ragazzo un’aria molto strana, quasi buffa, che mi fa sorridere. Il ragazzo si avvicina e mi bacia dolcemente, posando le mani sul mio viso.
-Buon compleanno- sussurra quando le nostre le labbra si separano, dopo aver appoggiato la fronte alla mia. –Hai già aperto i regali?-.
-Quali regali?- allontano il viso dal suo, inclinando leggermente la testa.
-Vieni- sento la sua mano stringersi alla mia, prima che lui mi conduca verso la casa. Ad ogni suo passo i capelli gli ondeggiano sulla testa, ormai lunghi tanto da sfiorargli le spalle.
Non appena attraversiamo la porta che dà sulla cucina mi rendo conto che durante la mia corsa ho tralasciato l’enorme pila di regali che ci sono sul tavolo. La carta di ogni pacchetto ha un colore diverso e in alcuni casi si vede che ne è stata riciclata una natalizia, ma quella visione riempie il mio cuore di gioia. È il secondo compleanno che festeggio seriamente e non poteva accadere in un posto migliore.
-Oh eccoti qui- la Signora Weasley mi viene incontro allargando le braccia e superando Draco mi stringe con forza. –Buon compleanno- dice felice, facendomi sorridere. –Allora, cosa vuoi per colazione, cara?- domanda facendo subito un passa indietro, prima di accarezzarmi il viso. –Ho fatto le uova, ma ci sono anche bacon, funghi, dei toast- si avvicina al fornello, riprendendo a cucinare. –Altrimenti c’è il porridge da fare in dispesa e ci sono anche i muffin salati, o i fagioli in salsa-.
-Direi che le uova vanno benissimo- sorrido alla donna, anche se è troppo indaffarata per potersi voltare. –Grazie-.
-Perché intanto non apri qualche regalo?- chiede Draco, seduto non lontano dalla pila di pacchetti. –Questo per ultimo- dice nervoso, mettendone da parte uno, grande più o meno come la sua mano. Mi avvicino a lui lentamente e sedendomi al suo fianco noto subito i biglietti che ci sono sui regali, piccole strisce di carta che riportano il mio nome o quello di Harry e in un angolo quello di chi lo ha preparato.
Io e Harry abbiamo deciso di non farci regali a vicenda, sia perché non avevamo occasioni per comprare qualcosa di interessante, sia perché in fondo non desideriamo niente che si possa comprare.
Ne prendo uno rettangolare da parte di Hermione e subito lo scarto, rivelando un libro con avevo mai sentito nominare. “Guida avanzata alle arti magiche del sud” recita l’incisione sulla sua copertina, vecchia e fragile.
-Buon compleanno- dice allegra Hermione, entrando in cucina dal giardino. –Speravo lo avessi già aperto- aggiunge eccitata. –L’ho trovato in un negozio dell’antiquariato, ci sono capitoli interi dedicati alla magia senza bacchetta- dice con un gran sorriso.
-Grazie Hermione- dico sfogliando le pagine delicate. –Non vedo l’ora di leggerlo- le sorrido sincera, mentre si siede vicino a me. Draco prende il libro non appena lo poso sul tavolo e anche lui inizia a sfogliarlo, accarezzandone le pagine con le dita. Porta ancora gli anelli che gli ho sempre visto, un piccolo dettaglio che non credo abbandonerà mai.
Scarto tutti i miei regali, incapace di resistere, trovando una piccola collezione di trucchi da parte di Fleur, che sono sicura vorrà che io usi domani, una scatola di cioccolatini da parte dei suoi genitori, delle scarpe da ginnastica nuove da parte di Ginny e Ron e, infine, una scorta di invenzioni di Fred e George, accompagnate da un libro strampalato scritto da loro, sui sogni e le premonizioni.
-Posso aprire quello, adesso- chiedo a Draco, notando che una delle sue mani indugia ancora sul pacchetto, stropicciando il nastro colorato che lo lega.
-Certo- risponde lui nervoso, passandomelo in fretta. La Signora Weasley si avvicina subito, mentre leggo sull’etichetta il mio nome e la piccola frase che subito ne segue: da Draco, Molly e Arthur. Sorrido automaticamente, spostando il mio sguardo dal ragazzo alla donna, prima di tirare il nastro e scartare il regalo. Apro anche la piccola scatola che mi si presenta davanti, scoprendo un orologio da taschino con alcuni ghirigori incisi sopra.
-È una tradizione regalare un orologio ai maghi e alle streghe che compiono diciassette anni- dice allegra la Signora Weasley.
-Ti piace?- chiede subito Draco.
-Molto- rispondo io. –Ci avrete speso una fortuna- dico subito, seguendo con le dita il suo contorno. –Non dovevate-.
-Non dirlo neanche- la Signora Weasley mi sorride, scaldandosi subito.
-È usato- le parole di Draco escono veloci dalla sua bocca, come se stesse confessando un crimine.
-È bellissimo, non mi importa- in automatico una della mie mani sale ad accarezzare il suo viso. –Io non ti ho regalato nulla per il compleanno- gli faccio un sorriso un po' forzato.
-Draco ha dato tutti i soldi che aveva al Signor Weasley per prendere quell’orologio- dice dolcemente Hermione.
-Granger!- Draco si fa subito scontroso.
-Cosa c’è?- chiede lei divertita. -È stato un gesto carino, tu non glielo avresti mai detto- protesta Hermione, prima di rivolgersi di nuovo a me. –Ha anche passato un pomeriggio a lucidarlo-.
-…- vedo Draco che cerca di controbattere infastidito, ma subito mi avvicino a lui e lascio un bacio sulle sue labbra.
 
Osservo Draco con attenzione, la sua espressione concentrata mi fa sorridere. Si vede che si sente sotto pressione mentre cerca di avere una conversazione con Tonks, almeno quanto la è lei. Entrambi devono aver paura di dire le cose sbagliate, in fondo non si erano mai conosciuti prima di giugno e le poche notizie che avevano l’uno dell’altra non sono mai state lusinghiere.
-Credo che la Signora Weasley abbia bisogno d’aiuto- dice debolmente lui, dopo pochi convenevoli e qualche sorriso forzato. –Scusatemi- aggiunge con la voce tesa, come se si trovasse ad un evento formale, prima di allontanarsi verso la cucina.
Il giardino è bellissimo questa sera, molte lanterne fluttuano in aria illuminando la zona in cui sono strati posizionati i tavoli, rendendo l’atmosfera calda e accogliente. Una grande torta a forma di Boccino riposa sul tavolo, poco lontano da Harry e Hagrid, appena arrivato insieme a Lupin e alla ragazza raggiante che ho davanti. Molly Weasley mi ha chiesto se volessi fare qualcosa per festeggiare il nostro compleanno, ma io sono riuscita a dirle solamente che andava bene qualsiasi cosa e che preferivo si concentrasse su mio fratello. Non ho mai festeggiato il mio compleanno in grande stile e non ne sento la necessità ora, preferisco che mio fratello possa distrarsi per qualche ora.
-Sembra un bravo ragazzo- esordisce Ninfadora dopo qualche secondo.
-Ve lo avevo detto- alzo le spalle sorridendole. Mi sento ancora tesa nei confronti dell’Ordine, ma devo ammettere che ritrovare Draco mi ha tolto un bel peso dalla coscienza e gli incantesimi di questa mattina, uniti all’allenamento che ho fatto qualche ora fa, prima che Fleur insistesse per truccarmi, mi hanno permesso di scaricare un po' di tensione. –Ma non ha importanza adesso- le do un piccolo colpetto. –Mi basta sapere che è al sicuro e devo ringraziarvi per questo-.
La giovane donna mi sorride, i capelli colorati sembrano quasi scintillare giocando con la luce delle lanterne. Apre la bocca per parlare ma la voce della Signora Weasley copre la sua mentre torna in giardino, seguita da un Draco molto incerto.
-Sarà meglio che cominciamo senza Arthur- grida nervosa. –Dev’essere stato trattenuto al…oh!- le sue parole vengono interrotte da un filamento luccicante che irrompe in cortile, muovendosi delicato sul prato. La piccola donnola argentata si rizza poi sulle zampette posteriori, arrestando la sua corsa.     
-Il Ministro della Magia sta arrivando con me- dice chiaramente con la voce del Signor Weasley.
L’espressione di tutti i presenti muta completamente, facendo sparire i sorrisi tutti e lasciando solo confusione sui volti.
-Noi non dovremmo essere qui- esclama subito Lupin, mentre Tonks si avvicina a lui ed Harry di corsa. Lo vedo scambiare qualche parola con mio fratello per poi allontanarsi insieme all’Auror e sparire oltre i confini incantati della casa.
Dovrei chiedermi perché sono andati via o perché il Ministro della magia venga qui, ma l’unico pensiero su cui riesco a concentrarmi riguarda Draco e subito mio volto verso di lui.
-Vai subito a nasconderti- vedo la Signora Weasley riferirsi al ragazzo, un secondo prima che i nostri sguardi si trovino. I suoi capelli chiarissimi sfuggono alla presa dell’elastico e ricadono in parte sui tratti spigolosi del suo viso, prima che tentennando indietreggi per poi fuggire dentro casa. Faccio un passo verso di lui, ma subito mi blocco. Vorrei seguirlo e non perdere nemmeno un secondo del tempo che abbiamo a disposizione da passare insieme, ma qualcosa mi spinge a voltarmi di nuovo verso i confini della proprietà dove subito i miei occhi intercettano le due nuove figure comparse al cancello. Rufus Scrimgeour e Arthur Weasley lo superano e si avvicinano a grandi passi, diretti verso la lunga tavolata dove la maggior parte di noi sono seduti.
-Mi spiace di interferire- dice subito. –Soprattutto perché sto rovinando una festa- accenna un sorriso. –Cento di questi giorni-.
Lentamente incrocio le braccia e raggiungo mio fratello che ringrazia l’uomo con tono pacato. Il mio sguardo si concentra su di lui e sul suo viso scavato, ma preferisco non proferire parola. L’uomo dalla postura elegante è cambiato rispetto all’ultima volta che l’ho visto, sembra come invecchiato improvvisamente, ora il suo viso è stanco e i capelli sempre curati sono prevalentemente grigi.
-Ho bisogno di parlarvi in privato- sentenzia, rivolto a me e mio fratello. –Anche col signor Ronald Weasley e la signorina Hermione Granger-.
-Noi?- domanda subito stupito Ron. –Perché noi?-.
-Te lo dirò quando saremo in un posto più intimo- continua il Ministro, prima di voltarsi verso il suo accompagnatore. –Esiste un posto del genere?-.
-Sì, certo…il…ehm…- vedo l’uomo scambiare uno sguardo nervoso con la moglie. –Il salotto- conclude la frase con più sicurezza.
-Fammi strada- dice subito il Ministro a Ron. –Non c’è bisogno che ci accompagni, Arthur- conclude poi, iniziando a seguire Ron verso la casa. Io, Harry ed Hermione li seguiamo scambiandoci sguardi carichi di ansia. Attraversiamo in silenzio la cucina finché non arriviamo in salotto, per tutto il tragitto non posso fare a meno di guardarmi intorno, sperando di non vedere Draco.
Sicuramente non sceglierebbe un nascondigli così stupido, ma non posso fare a meno di preoccuparmi.
Scrimgeour si accomoda sulla vecchia poltrona del Signor Weasley, mentre Harry, Ron e Hermione si stringono sul divano, e io scelgo di restare ferma vicino a loro, mantenendo le braccia conserte e rispondendo a uno sguardo interrogativo dell’uomo con un semplice e stizzito “sto bene in piedi”.
-Ho alcune domande da fare a ognuno di voi- inizia a parlare. -Potete aspettare di sopra, comincerò con Ronald- dice serio, rivolgendosi a me, Harry e Hermione.
Vuole interrogarci?
Su cosa?
Di qualsiasi cosa si tratti non possiamo dividerci, sa bene di non avere molte possibilità di estorcerci informazioni se siamo insieme, quindi non ci dobbiamo separare.
-Noi non andiamo da nessuna parte- mi anticipa Harry. –O parla con tutti e tre, oppure non se ne fa niente- continua, facendo mutare l’espressione del Ministro da seria a glaciale, quasi adirata.
-Molto bene, allora starete insieme- sentenzia infine, tornando all’espressione precedente e usando un tono serio e pacato. –Sono qui, come certo sapete, a causa del testamento di Albus Silente-.
-Il Professor Silente ha fatto testamento?- domando immediatamente, completamente presa alla sprovvista.
Nella mia testa si sono formate diverse ipotesi negli ultimi minuti, ma Silente era lontana da ognuna. Credevo avesse scoperto qualcosa su Draco, sul fatto che non vogliamo tornare a Hogwarts o magari che volesse avanzare qualche richiesta, come ha fatto lo scorso anno con Harry. Al Ministero farebbe comodo avere mio fratello come “volto”, che probabilmente tranquillizzerebbe la popolazione, ma non c’è ragione di essere tranquilli.
La gente scompare e muore a causa di Voldemort e non lo fermerà vedere Harry sulle copertine della Gazzetta del Profeta.
-Sì- risponde sorpreso a sua volta dai nostri sguardi. –A tutti e quattro…-.
-Silente è morto più di un mese fa- scatta Harry sulla difensiva, fremendo seduto al suo posto. –Perché avete aspettato tanto per darci quello che ci ha lasciato?-.
-Non è ovvio?- domanda Hermione guardandoci, prima che il Ministro possa dire qualcosa.
-Voleva controllare ciò che ci ha lasciato- dico io e scambio uno sguardo con la ragazza che subito annuisce, prima di spostare i miei occhi sull’uomo, squadrandolo torva.
-E non ne aveva il diritto!- continua la Grifondoro.
-Avevo tutti i diritti- dice con sicurezza Scrimgeour. –Il Decreto par la Giustificabile Confisca dà al Ministero il potere di confiscare il contenuto di un testamento…-.
-Quella legge è stata pensata per evitare che i maghi si tramandino oggetti Oscuri- risponde con altrettanta sicurezza Hermione. –E il Ministero deve avere prove schiaccianti che le proprietà del deceduto siano illegali prima di confiscarle! Ci sta dicendo che secondo lei Silente stava cercando di passarci degli oggetti Oscuri?- domanda, raddrizzando la schiena e stringendo i pugni.
-Pensa di intraprendere una carriera in Magisprudenza, signorina Granger?- domanda lui stizzito.
-No, spero di fare qualcosa di buono per il mondo- risponde sicura la ragazza, suscitando immediatamente la risata di Ron e facendo sfuggire un sorriso anche a me.
-E adesso come mai ha deciso di farci avere le nostre cose?- domanda Harry, serissimo scruta l’uomo attraverso le lenti rotonde.
-Perché i trentun giorni sono passati, non possono trattenere gli oggetti più a lungo, a meno di non dimostrare che sono pericolosi, giusto?- risponde ancora Hermione, incapace di trattenersi.
-Puoi affermare di aver avuto un legame speciale con Silente, Ronald?- il Ministro si rivolge al rosso, evadendo completamente dalla discussione in corso.
-Io? No…non proprio… era sempre Harry che…- dice Ron, colto alla sprovvista.
-Se non eri in rapporti stretti con Silente, allora come mai ti ha ricordato nel suo testamento? I suoi lasciti privati sono straordinariamente ridotti. La maggior parte delle sue proprietà come la sua biblioteca privata, i suoi strumenti magici e altri effetti personali, sono stati lasciati a Hogwarts. Perché pensi di essere stato scelto?-.
-Questo non la riguarda- intervengo io. –Non mi interessa chi lei sia, non ha il diritto di esprimere un giudizio sulle ultime volontà di Silente- faccio dura, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
-Io…non so…io…quando dico che non avevamo un rapporto stretto…insomma, gli piacevo, credo….-.
-Sei modesto, Ron- fa Hermione, correndo in aiuto dell’amico. –Silente ti era molto affezionato-.
-È vero- mento io. –Parlava spesso di te-.
L’uomo si tira indietro sulla poltrona poco convinto, ma estrae da una tasca interna della sua giacca una pergamena e un sacchetto in tessuto che appoggia sulle sue gambe prima di iniziare a leggere. -Ultime volontà e testamento di Albus Percival Wulfric Brian Silente- fa ad alta voce. –A Ronald Bilius Weasley lascio il mio Deluminatore, nella speranza che si ricordi di me quando lo usa- l’uomo estrae dal sacchetto un piccolo tubo di metallo, molto simile ad un comune accendino. Passa l’oggetto a Ron che inizia a studiarlo, rigirandoselo tra le mani. -È un oggetto di valore- commenta poi. –Potrebbe essere unico. Di sicuro è stato progettato da Silente in persona. Perché ti avrebbe lasciato un oggetto così raro?- domanda, assottigliando gli occhi. -Silente ha insegnato a migliaia di studenti eppure i soli che ha ricordato nel suo testamento siete voi quattro. Perché? A quale uso pensava che avresti destinato il suo Deluminatore, signor Weasley?- si protende in avanti-.
-Per spegnere le luci, immagino- fa Ron, visibilmente a disagio. –Cos’altro potrei farci?- borbotta poi, stringendo il piccolo oggetto come se Scrimgeour potesse strapparglielo dalle mani.
L’uomo torna torvo alla posizione originale, stendendo di nuovo la pergamena davanti ai suoi occhi. –A Hermione Jean Granger lascio la mia copia delle Fiabe di Beda il Bardo- torna a leggere. –Nella speranza che le trovi appassionanti e istruttive- conclude estraendo dalla borsa un vecchio libro dalla copertina macchiata e spelata. –Perché credi che Silente ti abbia lasciato questo libro, signorina Granger?- mi volto verso Hermione e subito mi rendo conto che il suo viso ora è rigato di lacrime.
-Lui sapeva che amo i libri- risponde pronta, cercando di asciugare le lacrime.
-Ma perché proprio questo?-.
-Non lo so- singhiozza lei. –Avrà pensato che mi sarebbe piaciuto-.
-Hai mai discusso di codici o di modi per passarsi messaggi segreti con Silente?- insiste lui.
-No- fa secca lei, sbarrando gli occhi. –E se il Ministero non ha trovato codici nascosti in questo libro in trentun giorni dubito che ci riuscirò io- dice per poi premere la mano sulla bocca, trattenendo un nuovo singhiozzo, prima che Ron passi un braccio intorno alle sue spalle con fare protettivo.
-A Mary Lloyd Potter- continua poi Scrimgeour, lasciandomi un’occhiata lunga e indagatrice. Mi fa strano sentire il mio nome pronunciato in quel modo, quasi non ricordavo che su molti documenti il mio vecchio cognome è stato lasciato come una specie di secondo nome. –Lascio la mia prima bacchetta, nella speranza che possa essere un valido appoggio, come la è stata per me- legge ancora, prima di posare nuovamente la pergamena e estrarre dalla borsa una bacchetta di legno scurissimo, con una piccola pietra incastonata sull’impugnatura. La prendo dalle sue mani con delicatezza, rigirandola tra le mie con la massima cura, osservando la fascetta di metallo incisa appena sotto la piccola pietra. La bacchetta, visibilmente usurata, presenta delle piccole venature nel suo legno che però non lasciano intravedere il suo nucleo.
-Questa non è la bacchetta di Silente- aggrotto le sopracciglia, rendendomi conto che lo strumento non mi è affatto familiare.
-È la bacchetta che usò da studente- è la risposta dell’uomo. –Per quale ragione ti ha lasciato un oggetto tanto vecchio e malridotto?- domanda poi con prepotenza. –Cosa significa?-.
-Non significa nulla- raddrizzo la schiena e alzo di più la testa. –La mia bacchetta si è rotta mesi fa-.
-Questa è praticamente inutilizzabile- si sporge di più verso di me.
-Non mi importa- lo guardo con fermezza. –Silente è stato un grande mago e se questa bacchetta lo ha aiutato sono certa che possa aiutare anche me!- mi rendo subito conto di aver alzato i toni. –In più mi risulta che Olivander sia scomparso, quindi non ho molte opzioni- assottiglio gli occhi, lasciando che la mia opinione sull’incompetenza del Ministero si palesi col mio tono. Per un lungo istante il mago sostiene il mio sguardo, prima di tornare alla pergamena.
-A Harry James Potter lascio il Boccino che catturò nella sua prima partita di Quidditch a Hogwarts, in memoria delle ricompense che perseveranza e abilità meritano- legge, prima di tornare a fare domande. -Perché Silente ti ha lasciato questo Boccino?-.
-Non ne ho idea per le ragioni che ha appena letto, immagino- dice Harry, cercando di mantenere un tono pacato. -Per ricordarmi quello che si può ottenere se si…persevera e tutto il resto-.
-Credi che sia un ricordo puramente simbolico, quindi?-.
-Immagino di sì, che altro potrebbe essere?- il tono di Harry fatica a restare neutro.
-Le domande le faccio io- è la risposta acida di Scrimgeour. -Vedo che la tua torta è a forma di Boccino, come mai?- chiede accusatorio.
-Oh, non può essere un’allusione al fatto che Harry è un grande Cercatore, è troppo ovvio- interviene Hermione. -Dev’esserci un messaggio segreto di Silente nascosto nella glassa-.
-Abbia pazienza, ma le sue domande sono veramente….assurde- dico io, evitando con cortesia di usare la vera parola a cui avevo pensato.
-Signorina Potter, non sta a lei giudicare le mie domande. E no, non credo che ci sia qualcosa nascosto nella glassa, ma un Boccino sarebbe un gran bel nascondiglio per un piccolo oggetto. Sai perché, immagino?- si rivolge subito a Hermione.
-Perché i Boccini hanno una memoria tattile- fa lei sicura.
-Cosa?- dicono Ron e Harry in coro.
Davvero?
Perché?
Non capirò mai il Quidditch.
-Giusto- sentenzia l’uomo, porgendo a mio fratello l’oggetto. –Prendilo-.
Harry allunga la mano incerto, prima che il Ministro appoggi il Boccino sul suo palmo aperto. Tutti nella stanza trattengono quasi il respiro, ma l’oggetto si limita ad aprire le piccole ali e farle vibrare per qualche secondo.
-Davvero un gran spettacolo- commenta mio fratello sarcastico.
-È tutto, allora?- domanda Hermione all’uomo, visibilmente irritato.
-Non ancora- risponde lui, uno dei suoi occhi giallastri sembra quasi luccicare alla luce calda della lampada che illumina la stanza. –Silente ti ha lasciato qualcos’altro, Potter-.
-Che cos’è?-.
-La spada di Godric Grifondoro- dice.
-E dov’è?- domanda immediatamente mio fratello, guardandosi intorno.
-Purtroppo, Silente non aveva la facoltà di donare quell’arma. La spada di Godric Grifondoro è un importante oggetto storico, e come tale appartiene…- ritorna a parlare il Ministro, decisamente compiaciuto.
-Appartiene a Harry- torna a parlare Hermione con sicurezza. –L’ha scelto, lui l’ha trovata, gliel’ha consegnata il Cappello Parlante- si riferisce a una vicenda che io conosco solo dai racconti di Harry.
-La spada può offrirsi a qualunque valoroso Grifondoro- ribatte lui. –Questo non ne fa una proprietà esclusiva del signor Potter- guarda dritto negli occhi mio fratello, seduto vicino a me. –Perché pensi…-.
-Che Silente abbia voluto lasciarmi la spada?- Harry finisce la domanda, irritato. –Forse trovava che sarebbe stata bene sulla parete di casa mia- risponde, come se credesse veramente alle proprie parole.
-Non uno scherzo, Potter!- il Ministro irrigidisce ancora di più la sua postura. -È perché Silente credeva che solo la spada di Godric Grifondoro potesse sconfiggere l’Erede di Serpeverde? Ha voluto darti quella spada, Potter, perché era convinto, come molti, che tu sia il predestinato a distruggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?- avanza le sue ipotesi con arroganza.
-Interessante teoria, qualcuno ha mai provato a infilzare Voldemort con una spada?- domanda Harry, facendo trasalire Scrimgeour quando pronuncia il nome. –Forse il Ministero dovrebbe affidare questo compito a un po' di gente, invece di perdere tempo a smontare Deluminatori o a coprire le fughe da Azkaban. È questo che fa, Ministro, chiuso nel suo ufficio, cerca di aprire un Boccino? La gente muore, per poco non sono morto anch’io, Voldemort mi ha dato la caccia per tre contee, ha ucciso Malocchio Moody, ha quasi preso mia sorella, ma il Ministero non ha detto una parola, vero?- sputa ogni parola, al limite della sopportazione. –E lei si aspetta ancora che noi collaboriamo con voi!-.
-Hai passato il limite!- urla subito il Ministro, saltando in piedi come fa Harry. Scrimgeour fa un passo avanti e punta la bacchetta sul petto del Grifondoro, lasciando sulla sua maglietta una piccola bruciatura. Nello stesso istante anche io e Ron facciamo un passo avanti, lui con la bacchetta pronta e io con gli occhi fissi sull’uomo, mentre la luce della lampada inizia a tremare vistosamente d’intensità.
-No!- fa Harry secco. –Volete dargli una scusa per arrestarci?-.
-Ti sei ricordato che non sei a scuola, eh?- Scrimgeour dice con cattiveria.
-Se non abbassa immediatamente la sua bacchetta, le assicuro che non avrà il temo di arrestarci- dico cupa, impiegando tutta la mia forza di volontà per fermare la magia che cerca a tutti i costi di uscire dal mio corpo e esplodere violentemente sulla sua faccia.
-È una minaccia questa, signorina Potter?- domanda lui adirato.
-Ci può mettere la mano sul fuoco- stringo i miei occhi a due fessure.
-Vi ricordo che io non sono Silente, che perdonava la vostra insolenza e i vostri atti di ribellione! Non spetta a dei diciassettenni dirmi come fare il mio lavoro! È ora che impariate ad avere un po' di rispetto!- sbraita, perdendo completamente la calma. Istintivamente faccio ancora un passo avanti, immaginando l’uomo che vola attraverso al stanza, colpito da un mio incantesimo.
-È ora che lei se lo meriti- è la risposta di Harry, che alza un braccio trattenendomi.
Il pavimento inizia a tremare, ma non sono il a far si che accada. I signori Weasley entrano in salotto affannati, convincendo tutti noi a fare un passo indietro. –Noi…- dice la voce persa del signor Weasley. –Ci è sembrato di sentire…-.
-Qualcuno che urlava- conclude la moglie, preoccupata.

Eccoci qui!
Che ve ne pare?
Ci avviciniamo sempre di più al momento in cui le cose verranno un pò sconvolte!
Cosa accadrà? 
Spero continuiate a seguire la storia per scoprirlo!

 

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Capitolo 9
*** Matrimonio - Parte prima ***


Hey, ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia!
Buona lettura!


Salgo le scale con piedi pesanti come macigni, che fanno tremare tutto e scricchiolare il legno dei gradini. –Draco- chiamo dolcemente, affacciandomi timidamente alla porta della camera di Ron. Vedo subito il Serpeverde, che non mi risponde ma muove la testa nella mia direzione, lo sguardo triste. È seduto ai piedi del suo letto, la schiena dritta, le ginocchia piegate a sostenere il peso delle braccia e delle lunghe ombre sul viso. La luce del sole è ormai scomparsa completamente, lasciando spazio a quella fredda della luna, questa sera ridotta ad uno spicchio sghembo. -È andato via- dico avvicinandomi, prima di sedermi davanti a lui a gambe incrociate.
-Cosa voleva?- domanda lui debolmente, guardandomi storto.
-Silente ha fatto testamento- rispondo sincera, mostrandogli la bacchetta che mi è stata data.
-Una bacchetta?- domanda confuso, senza cercare una risposta. –Non ti serve una bacchetta- continua subito, rigirandosela tra le mani imbronciato.
-Lo so- alzo le spalle. –Ma è sempre un buon piano B- inclino involontariamente la testa. –In caso di emergenza, no?-.
-Non credo, è molto vecchia- fa lui scettico. –La tua era nuova e ti è durata poco più di un anno, con questa potrai fare ben poco, il legno è già venato- conclude, indicando la pietra incastonata sul manico, da cui parte crepa frastagliata ma sottile.
-Non sono d’accordo- con un gesto veloce cerco di riprenderla, ma lui la allontana. –O meglio…-sorrido al ragazzo che ancora imbronciato torna ad esaminarla quando ritiro la mano. –Inizialmente ho avuto lo stesso pensiero, ma Silente era un mago potente, se l’ha usata lui, sicuramente potrò farci qualcosa anch’io-.
-Se lo dici tu- alza le spalle il ragazzo, appoggiando la bacchetta sul pavimento con un gesto stizzito, lasciando che rotoli fino a me. –Preferirei avessi un “piano B” più sensato- sbuffa spostando lo sguardo versa destra e appoggiando la testa sull’avambraccio.
-Tutto bene, Draco?- domando io, sentendo il tono del ragazzo così duro e distaccato. –Sei arrabbiato?- domando confusa.
-No- bofonchia imbronciato, spostando gli occhi freddi su di me, senza muovere la testa.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- raddrizzo la testa e la schiena, innervosita a mia volta dal suo comportamento.
-No- ripete di nuovo. –Non sei tu- si affretta ad aggiungere. –Scusa, tutto questo mi mette a disagio- alza di nuovo la testa, guardandomi triste. -È un mese che sono chiuso qui, a vedere sempre le stesse persone e avere paura ogni volta che compare qualcuno in fondo alla strada- abbassa gli occhi sul pavimento. –Quando lui mi troverà, perché lo farà, cercherà di uccidermi- aggiunge impassibile.
Il Draco tranquillo e silenzioso che spesso in questi giorni ho visto aggirarsi per la Tana è solo la facciata che lui mostra davanti agli altri, ma dentro di lui c’è un Mangiamorte che sa bene cosa significhi tradire Lord Voldemort.
-Non lo farà- dico debolmente, scivolando sul pavimento, finché non arrivo al suo fianco e posso appoggiare la testa sulla sua spalla. –Non se…-.
-Per ancora quanto tempo pensi che il Signore Oscuro cercherà di avvicinarti con le buone?- dice serio.
-Queste sono le buone?- domando io. –Tentare di marchiarmi per avere più controllo su di me, farmi drogare da Piton per potermi rapire e ordinare ai suoi Mangiamorte di buttarmi giù da una scopa volante non mi sembrano proposte efficaci per potarmi dalla sua parte-.
-Sì, sono le buone- sospira lui, appoggiando a sua volta la testa sulla mia. –Se non l’ha già fatto, si stancherà presto di questo gioco e io sono l’esempio perfetto per dimostrarti che fa sul serio- fa una breve pausa. -Torturarmi e uccidermi davanti a te potrebbe essere la tua punizione per non aver scelto lui- la sua mano scivola sulla mia e subito la sua voce cambia intonazione, apparendo più dolce alle mie orecchie. –Scusa- dice piano. –Non dovrei tirare fuori argomenti del genere proprio oggi-.
-Perché?- domando subito io. –Perché compio gli anni? È un giorno come un altro- dico con fermezza. –Ti sembrerà strano ma preferisco restare qui con te a parlare di cose vere, anche se inquietanti, piuttosto che andare giù e fingere che vada tutto bene-.
La sua testa si solleva, dando alla mia la stessa possibilità, e i nostri occhi si incrociano, prima che lui annulli la poca distanza tra le nostre labbra, baciandomi delicatamente.
-Dovremmo scendere?- dice serio quando le nostre labbra si separano, lasciando la mia mano e alzandosi lentamente.
-Dovremmo- annuisco con forza e accetto la mano che mi porge, per alzarmi a mia volta. Quando sono in piedi le sue dita si stringono di nuovo alle mia e il ragazzo si avvicina, prima di alzare la mano libera fino a sfiorarmi il viso, per poi baciarmi con dolcezza. Ricambio il suo bacio, stringendomi a lui fino a quando le nostre labbra non si separano, lasciando che i nostri occhi si incontrino, vicinissimi. –Possono aspettare ancora qualche minuto- lascio la sua mano e sistemo le piccole ciocche di capelli finissimi che sono scivolati sul suo viso, colpiti dalla luce notturna sembrano fili d’argento. Sorrido e lascio una carezza sul suo viso, prima di superarlo e spostarmi nella stanza, seguita da lui. Mi siedo sul letto e subito lui mi imita, tornando a baciarmi.
La stanza cala nel silenzio e quando anche il nuovo bacio si esaurisce le braccia di Draco mi stringono, avvolgendomi in un braccio urgente che quasi non mi lascia respirare.
-Mary, tutto bene?- una voce lontana ci raggiunge, attraversando la casa, facendo sussultare il giovane che subito mi lascia andare. –Hai trovato Malfoy?- continua mio fratello dal piano di sotto.
-Sì- dico io, abbastanza forte perché Harry possa sentirmi. –Scendiamo subito- dico, alzando gli occhi al cielo, prima di portarli su Draco e sorridergli, tirando un angolo della bocca. Lo vedo sospirare con la fronte aggrottata, ma poi si alza e mi prende per mano, convincendomi a seguirlo fuori dalla stanza, giù per le scale e oltre la cucina.
Raggiungiamo il giardino in silenzio, scambiandoci sguardi ogni volta che le nostre mani fremono nel buio, stringendosi con forza. Avrei voluto chiedergli di restare da soli di sopra, ignorando Harry, come probabilmente lui avrebbe voluto chiederlo a me, ma ormai ci stiamo sedendo alla lunga tavolata e il massimo dell’intimità è relegata sotto la tovaglia, dove le nostre ginocchia si sfiorano.
Alla luce tenue delle lanterne, fuori dalla mia testa, la conversazione ruota tutta intorno a Silente e ai suoi lasciti, mentre le varie portate della cena si susseguono, fino al taglio della torta. I gemelli sfruttano ogni occasione per strappare una risata ai presenti, compreso Draco che cede a qualche battuta con un piccolo ghigno, subito notato dai due ragazzi dai capelli rossi che fanno di tutto per farglielo ripetere. Forse perché anche loro hanno notato la sua espressione seria, o forse perché io non posso fare a meno di controllare come il giovane reagisca.
La serata trascorre tranquilla, ma finisce in fretta visto che domani il matrimonio attende tutti noi. Solo io, Harry e Draco ci attardiamo per aiutare la Signora Weasley e quando tutto è di nuovo in ordine li vedo salire le scale in silenzio, rapita dalla donna che sostiene di aver dimenticato una cosa importante.
-Ecco qua- dice lei, raggiungendomi ai piedi delle scale, con una busta di pergamena sottile in mano. –Scusa, Cara, mi sono ricordata solo ora- dice affannata, consegnandomi la lettera, prima tornare i cucina a preparare le ultime cose per la colazione di domani.
Io mi rigiro tra le mani la busta, ancora sigillata dal simbolo di Hogwarts in ceralacca. Non c’è nessuna scritta sul suo retro, né un nome, né un indirizzo. La apro con cautela, sedendomi sul gradino più basso della scala. Riconosco immediatamente la scrittura di Minerva McGranitt che subito mi incolla alle poche righe.
 
Cara Mary,
 
Quando Molly Weasley mi ha invitata a cena sono stata costretta a rifiutare e non puoi immaginare quanto mi sia dispiaciuto doverlo fare. Spero potrai perdonarmi e ti garantisco che sto lavorando duramente perché al tuo ritorno ad Hogwarts la scuola sia sicura, almeno quanto il tuo rifugio attuale.
Per rimediare alla mia mancanza vorrei cogliere l’occasione per invitarti a pranzare con me il 2 settembre, così avrai la possibilità di raccontarmi tutto sulla tua estate e potremo discutere con calma dei prossimi passi riguardanti la tua istruzione.
Spero di rivederti presto e scambiare altre lettere con te nell’attesa, ora che sei finalmente al sicuro.
 
Minerva McGranitt   
                                           
Minerva.
Si arrabbierà tantissimo quando saprà che non vogliamo tornare a Hogwarts, ma credo che in realtà già se lo aspetti. Non posso fare a meno di pensare che il suo invito a pranzo sia solo un modo per costringermi a dirle quali sono le nostre intenzioni e potermi spiegare che senza la giusta istruzione sarebbero troppo rischiosi i nostri piani.
Le risponderò dopo il matrimonio e le dirò la verità, anche la farà andare su tutte le furie.
 
Osservo il mio volto allo specchio, visibilmente perplessa. Ho il viso molto più tondo di prima, nessun segno delle lentiggini, i capelli biondi raccolti in un’acconciatura elegante, gli occhi più grandi, le labbra sottili e un vestito azzurro da cerimonia. –Come hai fatto?- domando ad una Tonks molto orgogliosa del suo lavoro. -Sono un’altra persona- sospiro stranita.
-Ora le braccia- dice lei con un sorriso stampato sul viso, prima di puntare la bacchetta su di me e agitarla. Immediatamente le cicatrici sfumano, lasciando le mie braccia prive di qual si voglia segno.
-Quanto durerà?- continuando a osservare la mia immagine riflessa.
-Diverse ore- dice soddisfatta. –Basterà per il matrimonio- mi sorride, appoggiando la testa sulla mia spalla, anche lei si è fatta bionda per l’occasione. –Non ti riconoscerà nessuno-.
-Va bene- sospiro. –Allora, ricapitolando, sono una strega francese, cugina di Fleur, che non sa una parola di inglese…- guardo storta Tonks. –E nemmeno di francese, direi-.
-Questo potrebbe essere un problema- dice divertita, sistemando il suo vestito. –Potresti essere la cugina muta di Fleur-.
-Che comunque non capisce una parola di francese?- domando, ridendo di gusto. –Perché non posso anche io essere una cugina dei Weasley?-.
-La versione ufficiale- la voce di Lupin ci sorprende dalla porta. È che tu sia un’amica di Fleur, incontrata nel suo periodo di permanenza a Hogwarts con cui ha mantenuto i contatti e ha voluto invitare al matrimonio. Dovrai capire e parlare inglese, il tuo nome è Joan Harris, ai conseguito i M.A.G.O. due anni fa con una votazione nella media, la tua casa era Corvonero e ora lavori presso il Ministero Babbano- dice soddisfatto. –Ma eviterei l’argomento- mi sorride.
-Questo mi sembra più adatto, grazie- annuisco. –Joan Harris- torno a guardarmi allo specchio. –Mi piace- sentenzio infine.
-Siamo pronte- dice Tonks al marito, avvicinandosi a lui, prima di stringere un braccio intorno al suo.
-Bene- fa lui serio e lentamente iniziamo a spostarci nella casa, in direzione del cortile, dove potremo mischiarci a tutti gli altri invitati.
-Draco e Harry come sono?- domando, seguendo la copia. -È vero che a loro avete fatto bere della Pozione Polisucco?-.
-Sì- mi risponde prontamente Tonks. –Harry, lo riconoscerai subito, è un Weasley a tutti gli effetti- dice divertita. -È quello ricciolino-.
-Volevamo usare la pozione anche per te- aggiunge Lupin, scendendo gli ultimi scalini. –Fred e George hanno sostenuto che in paese non c’era nessuno che andasse bene-.
-Così mi sono offerta io- dice orgogliosa la compagna.
-Non posso fare altro che ringraziarti- le sorrido, ricordando che solitamente il gusto della Polisucco non è esattamente una leccornia.
-Bene, noi andiamo- sentenzia infine Tonks, raggiunta la porta che dà sul cortile. -Tu dovresti ritrovare le scarpe e raggiungere il tendone tra qualche minuto- mi sorride. –Chiedi a Ron dove sederti-.
-Si- annuisco, vedendoli sparire tra gli invitati.
Le scarpe devo essere qui da qualche parte, Ginny me ne ha prestato un paio, sostenendo di averne del colore perfetto. Comincio a guardarmi intorno mentre mi sposto in sala, sperando di individuare delle scarpe con un tacco non troppo alto. I miei occhi cadono subito sulle calzature azzurro pastello che riposano vicino al divano, dal tacco non troppo lungo ma sottile che mi fa alzare gli occhi al cielo. Mi siedo e subito le indosso, pentendomi di aver data ascolto alla ragazza.
Mentre assicuro i piccoli lacci alle mie caviglie il mio sguardo cade sul giardino, dove i Weasley stanno accompagnando gli invitati dentro il tendone. Riconosco subito Harry, nonostante il suo viso sia completamente diverso i suoi gesti e la sua postura lo tradiscono.
La notte scorsa Harry mi ha presa da parte, prima che potessi raggiungere la camera da letto, mostrandomi ciò che ha scoperto confrontandosi con Ron ed Hermione in soffitta. Il Boccino che Silente ha lasciato a mio fratello ha rivelato una piccola scritta quando lui l’ha toccato con le labbra.
“Mi apro alla chiusura”
Cosa può intendere?
La prima parte è semplice, si aprirà e svelerà il suo contenuto, è ovvio.
E lo farà solo alla chiusura.
Alla chiusura di cosa?
Della nostra missione?
No, non avrebbe senso.
Perché lasciarcelo se non ci può aiutare?
Harry mi ha anche chiesto se avessi notato qualcosa di strano nella bacchetta, ma ovviamente la risposta è stata no.
È solo una bacchetta.
La mia mano scivola sulla gonna di tulle, finché sulla coscia non riconosce la forma della bacchetta che nascondo.
-Sei un’altra persona- la voce di Draco mi sorprende, facendomi sussultare.
-È la stessa cosa che ho detto io- alza lo sguardo su di lui, ma chi mi trovo davanti è completamente diverso da ciò che mi aspettavo.
Draco è sempre stato alto, ma mai così magro. Il suo viso, completamente stravolto dalla pozione Polisucco, è circondato da capelli corti e riccioluti, castani come gli occhi, ma il suo sorriso resta inconfondibile.
-Anche tu- dico, osservandolo.
-Sei pronta?- domanda gentilmente, alzando le spalle.
-Sì- mi alzo insicura sulle scarpe alte. –Anzi, è meglio che vada, mi sono persa come al solito nei miei pensieri- lo faccio sorridere. –Ci vediamo là fuori?-.
-Sarò quello che ti chiede di ballare- mi risponde con sicurezza, facendo sorridere me.
Lo supero, respirando il suo profumo fresco e inconfondibile, attraversando la cucina deserta e approdando finalmente in giardino. Punto un elegante Ron Weasley, mentre un vento leggero scompiglia i miei nuovi capelli biondi.

Eccoci di nuovo, come vi è sembrato questo capitolo?
Ci avviciniamo sempre di più al momento in cui i nostri personaggi dovranno lasciare la Tana, che accadrà?
Lo scoprirete col prossimo capitolo!
A presto, spero!

 

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Capitolo 10
*** Matrimonio - Parte seconda ***


Hey!
Ecco un nuovo capitolo, mi dispiace per la lunga assenza e per il capitolo non troppo lungo, ma ci tenevo a pubblicare il prima possibile!
Il lavoro durante gli ultimi mesi mi ha lasciato pochissimo tempo per scrivere e ora che ho cominciato le ferie ho così tante cose da recuperare che mi sembra di averne ancora meno! Però prima di partire per Roma non riuscita a concludere questo, anche se (ve lo anticipo) devo lasciarvi col fiato sospeso!
Buona lettura!


Ho visto Harry seduto per tutto il pomeriggio, ad ogni tavolo parlava di cose noiose e importanti probabilmente, ma io mi sono lasciata trascinare da Fred e George, i miei capelli sono ormai scompigliati e le mie scarpe sono state abbandonate in un angolo della pista.
Ormai è sera inoltrata e io ho ballato fino ad adesso e forse bevuto qualche bicchiere di troppo, tutte cose che Severus Piton non avrebbe mai approvato, ma non mi importa di ciò che potrebbe dire se mi importasse ancora della sua opinione.
E non mi importa.
Decido io cosa è giusto per me adesso.
Quante occasioni avrò per fare ancora una cosa come questa, perché non godermi questa splendida serata?
Di certo lui non verrà a farmi la predica.
Muovo le braccia e tutto il mio corpo a tempo di musica, osservando con la cosa dell’occhio Fred e George che spariscono oltre il tendone, accompagnati da due ragazze francesi che gli sono girate intorno tutta la sera. Ho provato a chiedere loro delle ragazze che frequentavano fino a qualche mese fa, ma entrambi mi hanno risposto che la situazione era troppo complicata e ora sono liberi.
Complicata.
Tutto è troppo complicato.
Anche questo posto. Sembra di essere in un altro mondo con tutte queste luci, la musica e le persone che si divertono in ogni angolo della sala. E anche io sono di un altro mondo, ora che il mio viso non è più quello di prima e sono libera di fare ciò che voglio.
Il mio sguardo incrocia quello di un ragazzo dai capelli ricci e castani, la carnagione ambrata e gli occhi scuri. È l’opposto di Draco, ma io so che è lui, lo riconosco senza problemi dalla postura, dai gesti e dal sorriso che punta su di me.
Prima mi ha chiesto di ballare, quando la musica ha rallentato, ma Lupin si è messo in mezzo.
Non è una buona idea secondo lui, anche se nessuno può riconoscerci.
Meglio non attirare l’attenzione, ha detto.
Certo, Draco che mi osserva insistentemente da lontano perché non può venire a parlarmi attira molto meno gli sguardi degli invitati. Nessuno avrebbe dato peso a due ragazzi che ballano insieme, anche se non dovrebbero conoscersi.
Gli occhi di Draco scivolano in basso, prima che lui appoggi il bicchiere sul tavolo alle sue spalle e, lanciandomi un ultimo sguardo, si inoltri nel buio giardino, diretto verso la casa. Il mio ballo rallenta mentre lo seguo in ogni suo gesto, fino a che non mi fermo completamente e controllo velocemente i presenti. Ron e Hermione ballano non lontani da me, distraendosi a vicenda, Harry è seduto ad un tavolo conversando con aria seria con un uomo e una donna piuttosto vecchi, Lupin e Tonks sono lontani, impegnati con i Signori Weasley e gli sposi.
È la mia occasione.
Mi defilo in fretta dalla pista da ballo, raggiungendo le scarpe che ho abbandonato in un angolo, così se qualcuno dovesse fare domande posso usarle come scusa per raggiungere la casa. Chi negherebbe a una ragazza dai piedi doloranti un cambio di scarpe?
Sì, rientro in casa solo per mettere via le scarpe.
Mi precipito attraverso la porta della cucina, notando con piacere che la stanza è completamente deserta. Gli invitati che non si trovano più sotto il tendone sono divisi in piccoli gruppi sul prato, abbastanza vicini alla pista da sentire la musica, ma abbastanza distanti per poter parlare senza alzare la voce. Mi porto una mano alla bocca e mi schiarisco la voce, dopo aver controllato che nessun membro dell’Ordine mi stesse seguendo.
Non so esattamente come mi aspettassi, ma la cucina resta buia, vuota e silenziosa.
Questo, però, non basterà a scoraggiarmi.
Con decisione supero il pensili immacolati che la Signora Weasley deve aver pulito almeno una ventina di volte negli ultimi due giorni, per arrivare in salotto, dove le luci colorare della festa filtrano dalle finestre. I mobili si illuminano contagiati dai toni del blu e il viola, come il viso del ragazzo seduto su una delle poltrone.
-Cerchi anche tu un po’ di calma?- domanda lui tranquillo, scoprendo i denti in un piccolo ghigno, mentre si sistema per essere più comodo. –Sembrava ti divertissi fuori-.
-Già…-rispondo io, sentendomi stranamente a disagio. -È così- poche ore fa, quando qui ho incontrato questo stesso ragazzo la sua voce era quella di Draco, ma adesso è più profonda. –Sono venuta a cambiare le scarpe- dico come se questo spiegasse perfettamente le mie intenzioni. –Queste sono scomode- aggiungo, appoggiandole vicino al divano, prima di fare qualche passo verso di lui. I suoi occhi scuri mi seguono in silenzio, fino a che non mi posiziono davanti a lui, creando una fascia d’ombra che copre il suo viso. –Avrei preferito ballare con te, Draco- sussurro seria, come se gli invitati potessero sentirci.
Lui si sporge in avanti, abbandonando lo schienale della poltrona, per prendere una delle mie mani e tirarmi a se. Assecondo i suoi gesti e mi siedo sulle sue gambe, prima di avvicinare i nostri visi e poi le nostre labbra che si sfiorano, prima di unirsi. Il nostro bacio ha il sapore di Whisky Incendiario e un forte e inconfondibile odore fresco di menta. Le sue mani si stringono sui miei fianchi e le mie si inoltrano tra i suoi fitti capelli scuri, fino a che non sento il fiato farsi sempre più corto e non sono costretta a separarmi da lui.
Prendo un profondo respiro e mi spingo più lontana, così da poterlo osservare e ancora prima di rendermene conto sto ridendo. Mi copro subito il viso con le mani, ma non riesco a smettere e osservo il ragazzo stranito attraverso le dita. -È troppo strano- dico allegra, sforzandomi di tornare seria mentre guardo quel viso a malapena riconoscibile. La mia risata si arresta improvvisamente quando mi rendo conto che sopra il suo sguardo corrucciato i capelli stanno lentamente cambiando colore e forma, ricadendo biondi sul suo viso. –Stanno tornando biondi- dico assorta, allungando una mano per spostarli dietro al suo orecchio sinistro.
Il ragazzo sbuffa sonoramente, iniziando a frugare in una delle tasche interne della sua giacca da cerimonia. Ne estrae presto una boccetta, ma prima che possa portarla alla bocca la mia mano lo blocca e i suoi occhi tornano nei miei. Li vedo cambiare lentamente e anche al buio mi rendo subito conto della differenza tra quel caldo marrone e il grigio freddo che lo sostituisce. Il ragazzo fa una smorfia, mentre il resto del suo corpo e la forma del suo viso cambiano con dei piccoli scatti. Poi ripone di nuovo la piccola bottiglia nella tasca del completo e mi tira nuovamente a se, apre la bocca per dire qualcosa, ma io non sono in grado di resiste e lo bacio ancora.
Proprio quando al sapore forte del liquore si sostituisce quello di menta è lui a interrompere il nostro contatto, osservandomi e schiarendosi la voce. –Per me è ancora strano- conferma lui, prendendo una delle mie mani con la sua per portarla alla bocca e baciarla con dolcezza, prima di rivolgermi un sorriso amaro.
-Capisco- dico dolcemente, incapace di trattenere una veloce risatina.
-Dovresti cercare le altre scarpe o la tua scusa non reggerà- dice con calma.
-Hai ragione- ammetto, guardandomi veloce intorno. –Le avevo lasciate proprio qui- dico sottovoce. –Ma qualcuno deve averle spostate- osservo la zona ai piedi del divano, come se fare avanti e indietro con gli occhi potesse farle comparire. Il ragazzo sposta il peso in avanti, allontanandosi dallo schienale, per controllare lui stesso.
-Erano lì quando siamo usciti- dice tranquillo. –Me lo ricordo-.
Alzo le spalle e gli rivolgo un sorriso divertito, prima che un silenzio improvviso ci avvolga facendo voltare a entrambi la testa verso le finestre. La musica si è fermata e anche le luci sono meno intense di prima e una strana sensazione mi prende lo stomaco, mentre tutta l’ilarità datami dall’alcol si spegne. Mi alzo in piedi, subito imitata dal ragazzo, ormai tornato completamente a essere se stesso.
Un grido fende l’aria.
La mano di Draco scatta veloce nella mia e senza avere bisogno di parlare o anche solo guardarci ci gettiamo verso la cucina e subito dopo in giardino, dove grida e esplosioni si alzate sotto il tendone bianco.

Eccoci qui, vi è piaciuto il capitolo?
Fatemelo sapere!
Alla prossima!

 

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Capitolo 11
*** Non pensare ***


-Hermione!- grido con tutto il fiato che ho, procedendo a rilento tra le decine di persone che scappano in ogni direzione. La mia mano è stretta a quella di Draco con forza e ogni volta che ricevo uno strattone più forte mi volto a guardarlo, per controllare che sia ancora lì. Il suo sguardo è perso almeno quanto il mio, ma quando lo trovo sembra deciso come mai.
Cosa è successo?
Correndo verso il tendone per ritrovare mio fratello e gli altri abbiamo visto gli incantesimi di protezione attorno alla Tana sgretolarsi lentamente, attraversati da figure incappucciate. Travolti dagli invitati in fuga abbiamo avuto poco tempo per pensare, ma riunirci agli altri è stato il nostro primo istinto.
-Granger!- grida Draco dietro di me. Entrambi stiamo evitando di fare il nome di fratello, nella speranza che la sua identità sia ancora nascosta.
Presa dalla foga inciampo nel vestito, perdendo l’equilibrio proprio mentre due ragazze che gridano parole in francese ci travolgono, spingendomi contro un tavolo, seguita a ruota da Draco. Un suo braccio si stringe sulla mia vita, impedendomi di cadere e io d’istinto mi aggrappo al tavolo, ritrovando la stabilità. Ci inginocchiamo, coperti dalla lunga tovaglia bianca evitando un gruppo di persone in preda al panico.
-È meglio se prendi la bacchetta- mi guarda fisso negli occhi e io annuisco in fretta, eseguendo mentre lui estrae la sua, guardandosi intorno. –Sono arrivati- lo sento dire poi, mentre la mia mano scivola via da sotto la lunga gonna di tulle, accompagnata dalla bacchetta scura appartenuta a Silente.. –Ci hanno trovati- la sua voce trema e i suoi occhi sono lucidi quando cadono di nuovo nei miei. Vorrei stringerlo e rassicurarlo ma non ne ho il tempo perché il suo sguardo cade alle mie spalle, mutando immediatamente. –Giù- mi grida, dandomi uno strattone verso il basso e brandendo la bacchetta. –Protego!- urla spaventato, prima di contrattaccare, schiantando il suo avversario con un incantesimo non verbale che fa uscire dalla sua bacchetta un lampo di luce bianca. Quando riesco a voltarmi i miei occhi cadono subito sull’uomo che giace a terra, il volto coperto da una maschera, circondata dal cappuccio nero.
Come hanno fatto a trovarci così in fretta?
La Tana era protetta da incantesimi molto forti e nessuno doveva sapere che ci troviamo qui.
E se la copertura di Harry fosse già saltata?
Se fosse per questo che non lo troviamo?
Non può essere scappato senza di noi, giusto?
-Dobbiamo andarcene- salto in piedi e alzo malamente la lunga gonna di tulle per essere più libera nei movimenti.
-Prima troviamo tuo fratello- dice lui con fermezza e la sua mano torna a stringersi sulla mia. –Non fare magie, se abbiamo fortuna non ti riconosceranno. Dubito che quella regga a più di un incantesimo-nel suo sguardo c’è una sicurezza che non vedevo da tempo, ma ho pochi istanti per osservarlo perché torniamo a correre tra la folla di invitati spaventati.
La testa bionda corre davanti a me, mentre la paura e i sensi di colpa iniziano a divorarmi da dentro. Draco è di nuovo se stesso perché io gli ho impedito di bere la pozione poco fa.
-Ron!- grido, in cerca del rosso, tentando di sfuggire ai miei pensieri.
-Granger!- mi fa eco il Serpeverde, poco prima di cambiare velocemente direzione. –Sono là- grida immediatamente e subito scorgo la ragazza nel vestito lilla, mano nella mano con Ron e il cugino da cui Harry si è mascherato.
Non ci hanno abbandonato.
Accelero il passo, superando di poco il mio compagno, ma subito vengo di nuovo spinta verso terra con un forte lamento di Draco che mi cade addosso, colpito di striscio da un incantesimo. Lo sento imprecare, ma subito si rialza, aiutandomi a fare lo stesso. Vorrei correre di nuovo, ormai siamo così vicini agli altri, ma le sue gambe sono ancorate al suolo e i suoi occhi di nuovo tristi mi guardano, mentre le lacrime scivolano sul suo viso.
Vorrei domandargli cosa succede, ma la sua mano lascia la mia e la sua bacchetta si rivolge verso di me, come nel mio incubo peggiore. Un lampo di luce mi acceca per un secondo, colpendomi in pieno. È una spinta debole, ma non ho la forza di contrastarla.
Succede tutto molto in fretta.
Vengo sbalzata indietro, lontana dal ragazzo, colpita dagli occhi neri come la pece non tropo lontani da lui. Quelle pozze scure, circondate da una maschera, sono accompagnate da altri due occhi, ancora più freddi di quelli di Draco.
Cosa ci fanno loro qui?
Un braccio si avvolge intorno a me, quando colpisco qualcuno e subito mi sento in trappola.
-No!- mi divincolo dalla presa che riconosco come quella di mio fratello. Mi libero solo per un istante, ma è sufficiente a far esplodere l’energia che sento dentro.
Basta un gesto.
Una forte folata di vento travolge i due Mangiamorte, facendo cadere i cappucci scuri, volare via le maschere e retrocedere i nemici. Mentre Draco scivola dietro un tavolo rovesciato, e il braccio di mio fratello mi cattura di nuovo, il mio sguardo cade sul volto tumefatto e adirato di Lucius Malfoy e subito dopo su quello impassibile di Severus Piton.
Il mondo inizia a girare in un vortice e assisto all’inizio dello scontro tra padre e figlio.
-Draco!- è il grido che abbandona la mia gola, prima che ciò che vedo cambi. La sala da ballo dove la gente fugge in preda al panico si trasforma in una strada e le urla diventano un vociare forte e continuo, che mi richiama immediatamente al traffico che ho sentito solo in città.
L’aria estiva scompiglia il mio vestito e i capelli che mi ricadono sul viso, tornati più scuri. Abbasso lo sguardo sulla mia mano che fino a pochi secondi fa era stretta a quella di Draco Malfoy, mentre i miei occhi si riempiono lentamente di lacrime e sento il mio labbro tremare. Singhiozzo senza essere in grado di trattenermi, mentre due calde gocce scivolano sul mio viso.
Decine e decine di kilometri ci separano di nuovo.
-Dobbiamo tornare indietro?- mi volto di scatto, incontrando immediatamente gli occhi verdi e colpevoli di mio fratello.
-Dobbiamo andare, Mary- Hermione, al suo fianco, scuote subito la testa. –Non possiamo tornare-.
-Lo uccideranno- la guardo sconvolta. –Non puoi chiedermi di lasciarlo lì-.
-È quello che lui ha chiesto a noi- interviene Ron, lo sguardo molto simile a quello del compagno di Casa.
-Io…- passo il mio sguardo sui tre, mentre le persone che passeggiano per la via ci guardano straniti. Mi volto come se bastasse questo a riportarmi alla Tana, ma incontro solo altri sguardi Babbani. –In che senso?- domando, coprendo il viso con le mani e respirando forte per convincermi a smettere di piangere. Inspiro, strofino le dita sulle guance per asciugarle e espiro di nuovo, tornando a guardare i Grifondoro.
La mano di mio fratello prende il posto di quella di Draco, stringendosi alla mia. –Ti spiegherò, ma non possiamo fermarci adesso- dice serio.
-Io…- ripeto tentennando, mentre il miei occhi scivolano tra i suoi, quelli chiari di Ron e quelli velati dalle lacrime di Hermione. –Hai ragione- stringo più forte la sua mano e iniziamo a spostarci lungo la strada. –Cosa è successo?- domando, tirando su col naso, in un gesto che non ha nulla di elegante. –Come hanno fatto a trovarci?- dico, voltandomi indietro ancora una volta, verso il punto in cui siamo apparsi.
-Il Ministero è caduto- dice Hermione guardandosi attorno preoccupata. –Stiamo attirando l’attenzione, dobbiamo trovare un posto dove possiamo cambiarci- dice mentre superiamo un gruppo di uomini palesemente ubriachi che non fanno altro che osservarci, dandosi qualche colpetto l’un l’altro.
Rabbrividisco e mi avvicino a Harry, stringendomi con più forza al suo braccio.
Cerco di concentrarmi sui miei passi, per non pensare a ciò che più mi spaventa.
-Hermione, non abbiamo vestiti- dice Ron, ma non riesco a sentire la risposta che gli viene data.
Non devo pensare al peggio.
Piede destro.
Piede sinistro.
Ho lasciato Draco da solo.
Resta concentrata.
Piede destro.
Si sentirà abbandonato.
Piede sinistro.
Suo padre era lì.
Come faceva a essere lì?
Doveva essere ad Azkaban.
Piede destro.
Segui solo Harry.
Non pensare.
Piton era lì.
No.
Non pensare.
Piede sinistro.
Se ci avesse seguiti?
Se ci trovasse?
Non sarei in grado di fare niente.
Piede destro.
Mi prenderebbe.
Ci prenderebbe.
Piede sinistro.
Hanno preso Draco?
“Torturarmi e uccidermi davanti a te potrebbe essere la tua punizione per non aver scelto lui” le parole di Draco iniziano a rimbombarmi nella testa.

Hey, come va?
Come al solito mi riprometto di pubblicare più spesso, ma non ci riesco mai!
Al costo di metterci anni giuro solennemente di finire questa storia! Se non sbaglio è da quando avevo sedici anni che la scrivo e a ventitre ancora sono qui. Sono lentissima ahahah
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

 

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Capitolo 12
*** Il risveglio a Grimmauld Place ***


Hey! Ecco un nuovo capitolo!
Spero vi piaccia e mi scuso in anticipo per gli errori che probabilmente troverete, l’ho riletto solo una volta e sicuramente ne ho perso diversi ahahah
Buona lettura!

 
“Torturarmi e uccidermi davanti a te potrebbe essere la tua punizione per non aver scelto lui”.
Sento una lacrima scivolare sulla mia pelle e cadere sul tessuto scuro del sacco a pelo, il viso scarlatto mentre cerco di trattenere le lacrime e la mano premuta con forza sulla bocca per soffocare i singhiozzi.
Non ho sognato.
Non ho quasi dormito.
Sono rimasta così tutta la notte, con le coperte alzate fin sopra alla testa per non essere vista o sentita. È improbabile che abbia funzionato, ma mi sono illusa che sia così. Ho sentito Hermione, Ron ed Harry quando si sono alzati, ma io non mi sono mossa.
Non voglio alzarmi.
Non voglio guardarmi intorno.
Non voglio mangiare o fare qualsiasi altra cosa.
Qualcuno è venuto a controllarmi almeno tre volte, ma non ha detto nulla.
Sono passate molte ore da quando abbiamo lasciato la Tana e voglio ancora tornare.
Come se Draco fosse ancora lì.
Dove l’ho abbandonato.
Dove Lucius Malfoy e Severus Piton ci avevano trovati.
Dove lo hanno catturato.
Sento caldo, ma non voglio scoprirmi e tornare ad affrontare quello che mi aspetta fuori da questo sacco a pelo.
Vorrei sognarlo, anche se il sogno fosse brutto.
Almeno saprei, avrei una risposta.
Invece ci sono solo domande.
Appena siamo arrivati un Patronus ci ha raggiunti, lasciandoci un messaggio. Ha detto che la famiglia è al sicuro, ma di non provare a rispondere perché li stanno spiando.
I Weasley stanno bene e ne sono felice, ma Draco?
Gli altri mi dicono di stare tranquilla e che sicuramente l’hanno nascosto, ma io non credo sia così. Il messaggio non era per tutti, era per Ron. Serviva a dire a lui che la sua famiglia sta bene, nessuno ha nominato Draco.
Sono certa che gli altri stanno sbagliando.
È stato preso o è fuggito?
Se è fuggito dov’è?
Se è stato preso la domanda non cambia, ma se ne aggiunge un’altra.
È ancora vivo?
Voglio credere che lo sia, che altrimenti lo avrei sentito o sognato.
Per noi non è stato facile trovare un nascondiglio, prima di scegliere Grimmauld Place abbiamo dovuto affrontare due Mangiamorte che ci hanno trovato in bar di Londra. Lo scontro è stato breve, ma io ero talmente scossa da non riuscire a colpirli nemmeno una volta. Fortunatamente gli altri erano più pronti di me, però a noi è rimasto un dubbio che non ha fatto altro che aumentare la paura.
Come hanno fatto a trovarci così in fretta?
Sento altre lacrime scivolare tra le ciglia socchiuse e il naso colare.
Non posso andare avanti così.
Devo trovare Draco o almeno scoprire cosa è successo alla festa.
E per farlo devo reagire e uscire da questo sacco a pelo bollente, che non fa altro che tirarmi sempre più in fretta nello sconforto e nella paura.
Con una mano libero in fretta il viso, sentendo subito l’aria fredda che lo colpisce e forte luce del giorno che mi costringe a chiudere gli occhi. Mi alzo a sedere e strofinandomi il viso con le maniche della felpa asciugo gli occhi e il naso, prima di stringermi nel tessuto scuro. La maglia e la felpa che indosso sono di Draco, le ho trovate nella borsetta incantata di Hermione e ancora conservano il profumo del Serpeverde.
Le pesanti tende lasciano in penombra il salotto in cui abbiamo sistemato le nostre cose quando siamo arrivati, solo una piccola striscia di cielo si intravede attraverso le finestre, azzurro e placido come se nulla fosse accaduto.
Il mondo al di fuori del mio sacco a pelo continua a vivere.
Torno a guardare le mie mani e scivolo fuori dalle coperte, alzandomi tremante vicino alle coperte che fino a non molto tempo fa ospitavano i miei compagni di viaggio. Mi sento debole, impotente, inutile e persa.
Ho bisogno di sapere qualcosa in più se voglio ritrovare l’equilibrio.
Cammino incerta tra i sacchi a pelo vuoti, fino a raggiungere il pianerottolo dove mi stringo le braccia al petto. Non so se siano gli spifferi della vecchia casa il problema, o la mia agitazione, ma qui fa molto più freddo rispetto alla Tana. Salgo i gradini scricchiolanti, cercando indizi su dove i tre ragazzi arrivati con me siano finiti, notando solo che tutte le stanze, lasciate con la porta socchiusa, sono completamente ribaltate.
L’unica stanza che trovo abitata è quella di Ron, con lui chino a controllare alcuni vestiti rovesciati a terra ai piedi del vecchio letto. –Hey- lo saluto debolmente, sentendo la mia voce incredibilmente roca.
-Ciao- mi risponde alzando la testa di scatto, visibilmente a disagio. –Ti abbiamo svegliata? Hermione ha detto che era meglio lasciarti riposare- domanda distogliendo lo sguardo da me, non devo sembrare in gran forma.
-No- rispondo io piano. –Cosa è successo?- osservo la stanza, alcuni mobili sono stati rovesciati e molte delle cose appese alle pareti strappate via.
-Non lo so- dice evitando il mio sguardo. -È così ovunque, probabilmente è stato Mundungus Fletcher- dice velocemente. –Rubare è la sua specialità- il silenzio cala su di noi, mentre nella mia testa rimbomba l’ultima immagine che ho del piccolo ometto, i miei tratti a coprire i suoi e il terrore a deformarli.
Muovo la testa, nel tentativo di scacciare l’immagine e non iniziare a pensare a tutti gli altri visi spaventati che ho visto nell’ultimo periodo.
-Harry?- domando io per distrarmi, dopo lunghi istanti di imbarazzante silenzio.
-È di sopra con Hermione, in camera di Sirius- dice prontamente e io annuisco, uscendo subito dalla stanza e tornando alle scale. Cerco di concentrarmi sullo scricchiolio dei gradini per non pensare troppo e l’unica cosa che mi viene in mente sono i gradini dell’ultimo orfanotrofio che mi ha ospitata. Potremmo tornarci, dubito che vengano a cercarci da quelle parti e magari la vecchia casa col frutteto ci offrirà un riparo sicuro.
Un vociare sommesso richiama la mia attenzione, guidando i miei piedi fino alla vecchia stanza di Sirius Black. –Hey- uso lo stesso saluto di poco fa, per attirare l’attenzione di mio fratello e di Hermione.
-Oh, Mary…-dice subito lei dolcemente. –Come ti senti?- si avvicina a me con sguardo triste, appoggiando una mano sulla mia spalla e muovendola con delicatezza. –Volevo fare del tè, prima che ti svegliassi, o qualcosa di caldo-.
-Mi sento uno schifo- le rispondo, costringendomi a tirare un angolo della bocca per sorridere. –Ma ti ringrazio- mi riferisco al te. –Non è necessario, un tè non mi aiuterà- distolgo lo sguardo dal suo, ora che li vedo diventare lucidi.
Non voglio tornare a piangere.
Voglio andare a cercare Draco.
Vorrei esprimere le stesse parole a voce, ma Harry è più veloce di me e si avvicina, porgendomi un foglio di pergamena stropicciato. –Forse non è molto- dice visibilmente emozionato. –Ma questa l’ha scritta…- lo vedo cercare la parola giusta. –Mamma- conclude, mentre le mie dita tremanti si stringono sulla carta sottile.
Lily Evans.
Lily Potter.
Mamma.
È parecchio che non penso a lei.
Sono arrabbiata?
Delusa?
Stanca, direi, solo stanca di chiedermi cosa i miei genitori pensavano di me.
Mi hanno allontanata, perché mi amavano o perché mi odiavano?
Abbasso lo sguardo e seguo sulla carta la grafia ordinata, senza avere nessuna voce in mente da associare alle parole, ma immaginandone inconsapevolmente una dolce e delicata.
 
Caro Felpato,
Grazie, grazie per il regalo di Harry! È di gran lunga il suo preferito. Ha solo un anno e già sfreccia in giro sulla sua scopa giocattolo, è tutto contento, ti mando una foto così puoi vederlo. Sai benissimo che si alza da terra di neanche un metro, ma ha rischiato di uccidere il gatto e ha mandato in mille pezzi un orrendo vaso che Petunia mi ha regalato per Natale (nessun rimpianto). Naturalmente James lo trova buffissimo, dice che diventerà un grande giocatore di Quidditch, ma abbiamo dovuto mettere via tutti i soprammobili e quando vola non possiamo levargli gli occhi di dosso.
Abbiamo festeggiato il compleanno con un tranquillissimo tè, solo noi e la vecchia Bathilda, che è sempre stata carina con noi ed adora Harry. Ci è dispiaciuto tanto che non ci fossi anche tu, ma l'Ordine viene prima di tutto e comunque Harry non è abbastanza grande da capire che è il suo compleanno! James è un po' frustato, qui rinchiuso, cerca di non darlo a vedere ma io lo sento... E Silente ha ancora il suo Mantello dell'Invisibilità, quindi non c'è modo di farsi un giretto. Se tu potessi venire a trovarci, gli farebbe molto piacere. Coda è stato qui il weekend scorso, mi è sembrato giù, ma probabilmente erano le notizie sui McKinnon; ho pianto tutta la sera quando l'ho saputo.
Non abbiamo nuove notizie su Mary, ma non ci arrendiamo al peggio. James ha qualche idea su dove cercare anche se è passato un anno ormai, dice che quando riavrà il mantello è la prima cosa che vuole fare. Sicuramente te ne ha già parlato, Coda ha cercato di spiegargli che è troppo rischioso, ma lui non sente ragioni e non posso biasimarlo. Se non ti ha già coinvolto nel suo piano lo farà presto e sicuramente chiederà anche a Lunastorta la prossima volta che verrà a trovarci, lo aiuterete? Non voglio che la cerchi da solo.
L’ultima volta che Silente è stato qui ha portato cattive notizie ed è stata dura tornare alla vita di tutti i giorni, eravamo così vicini a trovarla!
Abbiamo una suo foto adesso e siamo determinati più che mai a rivederla, ma è dura non potendoci muovere.
Bathilda viene quasi tutti i giorni, è una vecchietta affascinante e racconta un sacco di storie pazzesche su Silente, non penso che gli farebbe piacere saperlo! Non so quanto crederle, però, perché sembra impossibile che Silente
 
Mi stavano cercando veramente?
Strofino le dita sulla carta con delicatezza, osservando ogni parola come se potesse rivelare un secondo significato. Alzo gli occhi e subito incontro quelli di Harry, nelle sue iridi verdi riesco a vedere l’eccitazione di un bambino. Deve essere stata una forte emozione per lui leggere queste poche righe.
-Dove l’hai trovata?- dico, cercando di essere il più gentile possibile, incapace di mostrargli la sua stessa emozione. L’idea che per anni durante l’infanzia mi sono costruita su chi fossero i miei genitori o su come fossero morti è andata in mille pezzi quando ho avuto quel sogno e ormai ho fatto i conti con la realtà. È stata una secchiata d’acqua gelida scoprire che Lily e James avevano scelto di abbandonarmi, ma l’ho accettato e sono rimasta fissa sull’idea che sono i miei genitori di sangue, ma non li saranno mai realmente.
Non riesco più a pensare a loro in quel modo.
Non come penso a Minerva.
Non come penso a Severus.
Severus ha fatto più male.
Quello che in un anno è cresciuto tra noi mi faceva sentire a casa e non averlo più è peggio di acqua ghiacciata, è indefinibile per me.
-Era sul pavimento- risponde lui. –Con questa- mi passa una foto strappata, mentre io gli restituisco la lettera. Un bambino dai capelli scuri e scompigliati si muove dentro e fuori dall’inquadratura a cavallo di una scopa, ridendo mentre due gambe lo seguono. –Ho cercato il resto della lettera, ma qui non c’è-.
-Sei tu- mi sforzo di sorridere di nuovo. –Sei davvero buffo- gliela restituisco.
-Harry pensa che sia stato Piton a prendere il pezzo mancante della lettera- dice Hermione e subito mi rabbuio, come se mi avessero appena accoltellata alle spalle. –In effetti è l’unico Mangiamorte che può entrare- continua, prima che Harry possa interromperla. –Anche se ci sono gli incantesimi di protezione-.
-Dubito che quelle fatture lo possano fermare- ripenso alla sera precedente. –E che ragione avrebbe di mettere tutto sotto sopra, noi non ci nascondiamo nei cassetti- dico sulla difensiva.
-Cercava informazioni su Silente, qui probabilmente c’era qualcosa su di lui e ha deciso di portarlo via- mi risponde lui convinto.
Silente diceva tutto a Severus Piton, cosa poteva mai esserci scritto di così importante da attirarlo.
-Non mi convince- alzo le spalle.
-E se andassimo in cucina?- propone Hermione improvvisamente. –A cercare qualcosa per fare colazione- dice lei. –Sicuramente a pancia piena riusciremo a pensare meglio-.
-Hai ragione- sentenzia mio fratello, mentre io mi limito ad annuire.
Lentamente torniamo sul pianerottolo, ma prima di raggiungere le scale, mi sento tirare per un braccio. Harry è fermo ad osservare la porta vicina a quella di Sirius, su cui è appeso un piccolo cartello.
Non entrare senza il permesso di Regulus Arcturus Black

Che ne pensate?
Qualche opinione o consiglio?
Alla prossima!

 

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Capitolo 13
*** Sorriso di carta ***


Hey!
Eccomi con il nuovo capitolo, come al solito in estremo ritardo, ma spero vi piaccia!
Meglio tardi che mai, no?
Buona lettura!
 

-Sono di sicuro dei Mangiamorte- dice Ron, in piedi accanto a me, mentre tutti e quattro siamo intenti ad osservare i due uomini col mantello comparsi nella piccola piazza davanti alla casa che non possono vedere. Visibilmente infastiditi dall’essere in un quartiere babbano si guardano intorno sospettosi.
-Sì, li riconosco- sussurro, trovando familiari i loro tratti. Probabilmente erano presenti la notte in cui Voldemort ha provato a marchiarmi.
-Secondo voi lo sanno che siamo qui dentro?- continua il ragazzo dai capelli rossi.
-Io non penso- risponde Hermione incerta. –Altrimenti avrebbero mandato Piton a cercarci, no?-.
Un brivido percorre la mia schiena quando la ragazza pronuncia il nome del professore, ma mi sforzo con tutta me stessa per non tornare nel tunnel fitto dei pensieri in cui cado ogni notte. Dormo pochissimo, a stento riesco a mangiare, non sogno assolutamente nulla e do tutta me stessa per distrarmi finché gli altri sono svegli. Ho provato molte volte a parlare con Harry negli ultimi giorni, ma lui ha sempre sviato il discorso e da quando ha inviato Kreacher a cercare Mundungus non sono mai riuscita a far valere la mia posizione.
Siamo vicini a trovare il primo Horcrux e so che è questa la nostra missione, ma la mia testa ne è completamente disinteressata.
Probabilmente lo sanno.
Devono aver capito che voglio uscire a cercare Draco.
Non posso affrontare un’altra notte come quelle che ho passato e a costo di uscire di nascosto oggi lo farò. Porterò poche cose: la bacchetta di Silente, alcune invenzioni dei gemelli che possono sempre tornare utili e il vecchio mantello di Lucius Malfoy, capace di coprirmi il viso a sufficienza per non essere riconosciuta.
Aspetterò che i miei tre compagni si addormentino, scivolerò fuori dal sacco a pelo e uscirò di casa, sparendo prima che i Mangiamorte che fanno la guardia alla casa possano prendermi. Mi taglierò i capelli se potrà rendermi meno riconoscibile, ma lo cercherò ovunque.
Arriverò fino a Villa Malfoy se necessario.
-Credi che sia stato qui e la maledizione di Malocchio gli abbia legato la lingua?- domanda Ron.
-Sì, perché se no avrebbero detto a tutti gli altri come fare a entrare. Ma probabilmente sono di guardia nel caso che passiamo di qui. Sanno che la casa è di Harry, dopotutto- risponde Hermione pronta.
-Come fanno…- cerca di dire Harry, ma Hermione lo anticipa.
-I testamenti dei maghi vengono esaminati dal Ministero, ricordi? Avranno saputo che Sirius ti ha lasciato la casa-.
-Secondo me non è stato qui- dico io in un soffio.
-Perché lo pensi?- chiede Ron scettico, probabilmente molto più convinto dalle parole di Hermione.
-Non penso che quegli incantesimi possano fermarlo, francamente- dico a disagio, sentendomi i loro occhi addosso. –Se è venuto alla Tana cosa gli impedisce di cercarci qui? Insomma, forse non ci crede tanto stupidi da venire proprio in questo posto, ammettiamolo, è rischioso restare qui- alzo le spalle. –Non dico che sia stato stupido, penso solo che sia meglio spostarsi spesso e anche in fretta, prima che venga a controllare di persona-.
-Tu vuoi solo andare a cercare Draco- le parole di Harry mi colpiscono come un pugno nello stomaco, in uno dei pochi momenti in cui non pensavo solo a lui. –Prova a dire che non è vero- mi incalza lui contrariato.
-Harry…- la voce di Hermione è flebile e triste.
-Certo che voglio andare a cercarlo- punto gli occhi in quelli verdi di mio fratello, mentre il mio corpo si irrigidisce sulla difensiva. -È ovvio che sia così, ma non è ciò che intendo-.
-Certo- continua lui sarcastico. -Vuoi sapere quale sarebbe una cosa stupida?- dice a denti stretti. –Farci catturare per trovare Draco Malfoy- conclude secco e io torno a guardare fuori, sentendo gli occhi pizzicare di nuovo.
So che è pericoloso e sì, probabilmente è esattamente ciò che vuole Voldemort, ma come posso fare finta di niente? Che differenza ci sarebbe, se restando qui e Severus Piton ci trovasse?
I miei poteri sono inutili quando sono davanti a lui.
-Harry- la voce di Hermione suona più forte ed è seguita da un colpo secco e uno sbuffo di mio fratello. -Mary, è stato lui a dirci di lasciarlo indietro se si fossero complicate le cose, non pensavamo sarebbe successo così in fretta- dice la ragazza. –Non vuole che tu lo cerchi, ci ha detto di avere un piano-.
-Mi avrebbe detto una cosa del genere- resto immobile, ostinata a trattenere le lacrime.
-Non è vero- dice lei con la voce gentile. –Non lo avresti accettato-.
-Non lo accetti nemmeno adesso- rigira il coltello nella piaga Ron.
-È…-vorrei rispondere, ma mi rendo conto di non avere molto da dire. Mi volto lentamente e riporto gli occhi in quelli di mio fratello che ancora mi osserva cupo. So che è nervoso e preoccupato almeno quanto me, come so che spesso litighiamo perché io non gli dico le cose e lui non può intuirle. –Okay…allora- dico piano, iniziando a stropicciarmi le mani. –Mi dispiace, ma è più forte di me, da quando siamo partiti mi sento incompleta- lo sguardo di mio fratello si ammorbidisce e il suo volto e la sua postura lasciano la posizione tesa che avevano raggiunto. –La notte non riesco a dormire più di un paio d’ore, non sogno più nulla e non riesco a fare a meno di pensare che forse Draco è morto ed è solo colpa mia- mentre parlo la mia lingua va sempre più veloce, lasciandomi senza fiato.
Harry mi si avvicina e mi abbraccia in silenzio seguito a ruota da Hermione e Ron, che in modo impacciato più che altro mi dà qualche pacca sulla spalla.
Nessuno di loro può darmi delle risposte, ma solo dire ad alta voce i miei pensieri mi fa sentire meglio.
 
Apro gli occhi a fatica, disturbata da un suono forte e improvviso.
Mi sono addormenta.
La pozione che Hermione hi ha dato ha fatto effetto, nella mia testa rimbombano ancora le sue parole. Leggeva una fiaba, seduta vicino a me sul divano, mentre i miei occhi si facevano sempre più pesanti e io scivolavo in un sonno placido e privo di emozioni, ma estremamente rilassante per la mia mente. L’ultima cosa che ricordo è la sua voce trasformarsi in quella di George e del suo gemello, mentre leggeva “Baba Raba e il ceppo ghignante”.
-Remus, Remus, torna indietro!- la voce di Hermione grida forte e chiara all’interno della casa, facendomi alzare con uno scatto. La coperta scura che mi copriva scivola a terra, lasciando che il mio corpo venga percorso da brividi di freddo. Corro verso l’entrata più veloce che posso, richiamata dal rumore di alcuni passi. Arrivo giusto in tempo per vedere la pesante porta che sbatte, facendo tremare la stanza.
Remus?
Resto immobile, ferma tra la polvere mossa dall’aria fredda che è penetrata da fuori.
Remus Lupin è stato qui?
Mi volto di scatto, percependo alcune voci arrivare dalla cucina. Le seguo in fretta, desiderosa di saperne di più.
Quando raggiungo la stanza, però, c’è silenzio e sui volti dei tre Grifondoro riconosco solo rabbia, mista a tristezza. Nel camino il fuoco è acceso e scoppietta calmo, mentre mio fratello lo scruta col viso contratto, e sul tavolo impolverato giace un giornale ripiegato su cui posso facilmente identificare gli occhi di mio fratello scorrere nella foto in prima pagina.
-Cosa è successo?- domando ai tre preoccupata. –C’era Lupin? Perché non mi avete svegliata?- faccio qualche passo e raccolgo il giornale, dispiegandolo sul tavolo.
“RICERCATO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI RELATIVI ALLA MORTE DI ALBUS SILENTE” leggo la grande scritta in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta.
Nessuna delle mie tre domande trova risposta, ma mio fratello si gira, scoccandomi una strana occhiata. –Lo so che non l’avrei dovuto chiamare codardo- distoglie lo sguardo da me, posandolo su Hermione e Ron.
-No, non dovevi- risponde con sicurezza il rosso.
-Ma si comporta come se lo fosse- insiste mio fratello, mentre io mi sento sempre più confusa.
-Però…- cerca di parlare Hermione.
-Lo so- dice Harry più forte, come se fosse stanco di sentirla parlare. –Ma se questo lo fa tornare da Tonks, ne sarà valsa la pena, no?-.
Tornare da Tonks?
Si sono lasciati?
Mi fratello si avvicina, una delle sue mani si allunga sul tavolo per prendere il giornale, ma io lo afferro e lo stringo al petto. –Volete dirmi cosa è successo?- dico minacciosa, forse con più cattiveria di ciò che volevo.
-Remus è stato qui- dice debolmente Hermione incrociando il mio sguardo.
-Questa è una delle poche cose che ho capito- dico infastidita, ma subito cerco cambiare tono. –Scusa Hermione- scrollo la testa. –Perché non mi avete svegliata?- aggiungo calma.
-Ho provato- dice Ron. –Non ci sono riuscito e non volevo insistere-.
-Remus voleva unirsi a noi- fa secco Harry, cercando di nuovo di prendere il giornale, che io allontano da lui ancora una volta, decisa a non permettergli di ritirarsi nei suoi pensieri.
-E come sei arrivato a dargli del codardo?- lo interrogo, ricordando le sue parole.
-Vuole unirsi a noi perché Tonks è incinta e lui ha paura- fa serio. –Vuole abbandonarli-.
-È solo spaventato- dice Hermione triste, mentre il silenzio cala di nuovo nella stanza.
Vorrei esserci stata e aver sentito le ragioni di Lupin, perché ora l’unica cosa a cui riesco a pensare è che ha ragione mio fratello. Non può abbandonare Dora e un figlio appena nato così, ma com’è il mondo fuori da Grimmauld Place adesso?
I miei occhi tornano sul giornale che lentamente volto, colpita in pieno petto dai penetranti occhi grigi e freddi di Draco Malfoy, serio e controllato in una vecchia foto di famiglia. Nello stesso manifesto, diviso in due riquadri, c’è anche una mia fotografia. Mi fu scatta alla mia ammissione ad Hogwarts, quando ero più piccola, più gracile e felice di aver finalmente trovato delle risposte.
Le nostre due foto, anche se scattate in tempi e posti completamente diversi interagiscono tra loro, con occhiate complici.
“RICERCATI COME PERSONE INFORMATE SUI FATTI RELATIVI ALLA MORTE DI ALBUS SILENTE” recita la scritta a caratteri cubitali che pende sopra le nostre teste, per poi dividersi in due frasi distinte.
“AGGRAVANTE: RESISTENZA ALL’ARRESTO” risulta scritto per Draco e “AGGRAVANTE: FURTO DI IDENTITÀ E SOTTRAZZIONE VOLONTARIA AL CENSIMENTO DEI NATI BABBANI” per me. Storco il naso nel leggere i nostri nomi “DRACO MALFOY” e “MARY LLOYD”.
-Insinuano apertamente che io non sia una Potter- dico con gli occhi sgranati, mentre Hermione si avvicina a me, leggendo al mio fianco le grandi scritte.
Sotto le foto una scritta più piccola dice che probabilmente viaggiamo in coppia, di avvicinarsi con estrema cautela, non cercare di attaccare e contattare immediatamente il Ministero della Magia.
-Resistenza all’arresto- legge Hermione concentrata, prima di guardarmi sorpresa. –Non l’hanno preso- mi sorride debolmente. –Remus ha detto che alla festa è riuscito a smaterializzarsi e credo non lo abbiano più trovato-.
Resto immobile, imbambolata davanti al manifesto, incrociando lo sguardo del giovane ragazzo stampato sulla carta. Il Draco di carta mi sorride, tradendo per un momento la sua postura rigida e formale della fotografia.
 
Eccoci qui!
Cosa ne pensate?
Troppo confusa questa parte della storia?
Mi sa di sì :/
Fatemi sapere le vostra opinione!
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Un passo più vicini ***


Sono immobile da qualche minuto, il giornale stretto tra le dita e i pensieri che si agitano nella mia mente che, affollata e irrequieta, continua a saltare da una conclusione all’altra.
Il giovane Malfoy che mi guarda dalla pagina di carta è un enorme punto di domanda.
Dov’è adesso?
Sta bene?
È spaventato quanto me?
Dovrei andare a cercarlo?
E se fosse ferito?
E se fosse una trappola, architettata solo per spingerci ad uscire allo scoperto?
Forse anche accusarmi di furto d’identità è una loro strategia. Vogliono spingere la comunità magica a crederci degli imbroglioni?
Pensano veramente che nessuno si sia reso conto che il Ministero della Magia è caduto nelle mani di Voldemort?
È un’idea di Voldemort?
Potrebbe averglielo suggerito Piton?
No, è una cosa così stupida, cosa dovrebbe interessare alla gente del mio cognome?
Che sciocchezza poi, sono identica a Lily, me lo sono sentita dire diverse volte, come potrei non essere una Potter?
E perché mi dà fastidio che qualcuno possa pensare che io non la sia?
Mi ci è voluto tanto per avere quella risposta, loro non possono semplicemente dire che non è più la verità.
Mi blocco e mi sforzo per fare un respiro profonto.
Inspira.
Forse dovrei solo smettere di piangermi addosso.
Espira.
Draco sta bene, ovunque sia.
È per questa ragione che non mi è comparso in sogno, è al sicuro e se non lo fosse io cosa potrei fare per lui?
Mi sono completamente lasciata andare, ho trascurato la meditazione, la dieta, gli allenamenti e sono andata nel panico a tal punto da non avere più visioni.
Le cose devono cambiare.
Crac.
Un suono forte e incredibilmente vicino mi fa sobbalzare, facendo scivolare via il giornale dalle mie mani, ormai sudate per la tensione. Harry lascia di scatto la sedia su cui si era seduto cupo, osservando un punto proprio accanto a se, per me coperto dal lungo tavolo di legno. Il ragazzo estrae la bacchetta, mentre mi porto al suo fianco con una falcata, in posizione di guardia.
-Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher, padrone- gracchia l’elfo, aggrovigliato sul pavimento col piccolo mago.
Quando l’ometto riesce a mettersi in piedi ed estrarre la bacchetta viene disarmato da Hermione, che la prende prontamente al volo. Il viso spaventato dell’uomo mi colpisce allo stomaco, mentre il tempo sembra fermarsi e la mia mente fugge all’ultima volta che l’ho visto.
Mi devo sforzare per scrollarmi dalla testa l’immagine vivida di un occhio azzurro che scivola nel buio, concentrandomi su Ron che placca il mago prima che possa raggiungere le scale, cadendo con lui sul pavimento.
-Bhè?- grida lui, cercando di liberarsi. –Si può sapere cos’ho fatto? Mettermi alle calcagna uno stramaledetto elfo domestico? Ma a che gioco giocate, cos’ho fatto, mollami, se no…- continua a lamentarsi.
-Non sei proprio nella posizione di poterci minacciare- dice Harry, più tranquillo di quanto immaginassi, avvicinandosi per potergli puntare la bacchetta in pieno viso.
-Lascialo Ron- dico io tranquilla, guadagnandomi un’occhiata confusa. –Ci penso io- dico e senza aspettare che lui si sposti alzo le braccia, protendendo le dita verso il mago. Trattengo il respiro e tendo le falangi in modo innaturale, fino a che non sento quasi dolore, concentrandomi sulla sua figura che subito smette di muoversi, come bloccata da lacci invisibili che la costringono a terra. Ron lo lascia andare rilassando i muscoli, prima di estrarre la bacchetta.
-Kreacher chiede scusa per il ritardo nel portare il ladro, padrone- dice l’elfo, stropicciando il pezzo di stoffa che usa come vestito. –Fletcher sa come evitare di farsi prendere, ha molti nascondigli e complici. Però Kreacher ha acchiappato il ladro alla fine-.
-Sei stato bravissimo, Kreacher- dice il ragazzo dagli occhi verdi, mentre la piccola creatura si inchina profondamente a lui.
Espiro rumorosamente, prima di abbassare le mani e sciogliere i muscoli, ormai sicura che il mio incantesimo abbia funzionato a dovere. –Grazie, Kreacher- dico, senza perdere il contatto visivo. Erano diversi giorni che non facevo incantesimi veri e propri e mi è subito chiaro quanto realmente io abbia da recuperare.
Non dovrei fare così tanta fatica.
Devo assolutamente tornare ad allenarmi se voglio avere la minima possibilità di vincere contro un Mangiamorte a duello un giorno e non ho idea di quanto poco tempo abbia per prepararmi.
Come ho potuto permettermi di arrivare a questo punto?
-Allora, abbiamo qualche domanda da farti-continua Harry.
-Ho avuto paura, va bene?- urla subito Mundungus preoccupato, incontrando il mio sguardo e subito mi è chiaro a cosa si stia riferendo, mentre la morte di Malocchio torna prepotente a spingere sui miei pensieri. –Non ci volevo venire, non serviva che venissi anche io, la Potter non aveva bisogno di un rimpiazzo, non c’era motivo. Niente di personale, amici, ma non ho mai chiesto di morire per voi, e poi lo stramaledetto Voi-Sapete-Chi mi è venuto addosso, chiunque sarebbe scappato, l’ho sempre detto che non volevo farlo…-.
-Per tua informazione, Mary è rimasta, Malocchio è rimasto, nessuno di noi si è Smaterializzato- dice Hermione, avvicinandosi a noi con la bacchetta di Mundungus ancora stretta.
-Bhè, allora siete un mucchio di maledetti eroi!- gracchia lui in risposta. –Ma io non ho mai detto di voler finire ammazzato…-.
Ricordo il suo viso, l’espressione terrorizzata che aveva mentre volavamo.
Apro la bocca per rispondere, ma mio fratello è più veloce di me. –Non ci interessa sapere perché hai abbandonato il tuo posto- dice freddo, avvicinando la bacchetta al suo naso sudato. –Lo sapevamo già che sei un verme inaffidabile-.
-Bhè allora perché ho gli elfi domestici addosso? O è ancora per la storia dei calici? Non ce ne ho più neanche uno, altrimenti te li ridavo…- inizia a parlare a vanvera l’uomo, lasciandomi perplessa.
Di che cosa sta parlando?
-Non è nemmeno per i calici- si spazientisce Harry. –Zitto e ascolta- continua brusco. –Quando hai ripulito questa casa di tutti gli oggetti di valore…-.
-Sirius non ha mai badato alla roba…- lo interrompe Mundungus, prima di essere colpito improvvisamente alla testa da una padella dal fondo spesso, comparsa insieme a Kreacher vicino a lui. –Fallo smettere, fallo smettere, dovrebbero rinchiuderlo!- strilla, mentre la piccola creatura si prepara a colpire di nuovo.
-Kreacher, no!- dice allarmato mio fratello.
-Solo un altro colpetto, padron Harry, per sicurezza?- segue la protesta dell’elfo, che fa ridere Ron.
-Ci serve sveglio, Kreacher, ma se avrà bisogno di un po' di incoraggiamento ci penserai tu- trova un buon compromesso il ragazzo, che ottiene un inchino dall’elfo domestico, cambiato completamente dopo l’ultima volta che gli abbiamo parlato. –Quando hai ripulito la casa di tutti gli oggetti di valore che sei riuscito a trovare- riprende a dire, rivolto all’uomo immobilizzato sul pavimento. –Hai preso molta roba dall’armadio della cucina. C’era anche un medaglione, cosa ne hai fatto?- domanda mentre nella stanza la tensione sale.
Il medaglione, l’unico Horcrux di cui abbiamo una pista.
Lui deve per forza sapere dove si trova.
-Perché?- sbarra gli occhi Mundungus. -È prezioso?-.
-Ce l’hai ancora tu!- fa Hermione.
-No che non ce l’ha- interviene Ron, capendo perfettamente la logica del ladro. –Si sta solo chiedendo se doveva farci più soldi-.
-Più soldi?- risponde lui. –Non è che ci vuole molto…l’ho dovuto dar via, ecco. Non ho avuto scelta- fa una breve pausa, notando i nostri sguardi carichi di aspettative. –Stavo vendendo la roba a Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerciare in oggetti magici. Maledetta ficcanaso. Voleva farmi la multa, ma quel medaglione le piaceva tanto e mi ha detto che lo prendeva lei e questa volta mi lasciava andare e che dovevo considerarmi fortunato-.
-Chi era la donna?- domando io.
-Non so, una befana del Ministero- risponde scocciato. –Piccola, con un fiocco in cima alla testa- si ferma e sembra quasi riflettere. –Sembrava un po' un rospo-.
Piccola.
Lavora al Ministero.
La faccia da rospo.
Il fiocco sulla testa.
Solo una persona mi viene in mente, ricordandomi il mio primo anno a Hogwarts.
A Harry scivola la bacchetta dalla mano e i suoi occhi sgranati si voltano verso di noi. Il terrore che li riempie conferma la mia tesi, mentre decine di brividi mi percorrono la schiena.
Dolores Umbridge.

Hey!
Come state?
Scusate per il ritardo come al solito, ma anche se il capitolo è un po' striminzito non mi andava di farvi aspettare ancora!
Colgo l'occasione per augurarvi un buon halloween! Non so voi, ma è la mia festa preferita! Anche se quest'anno è un po' sfortunato, sono riuscita ad organizzare una cena con delitto! Spero venga bene!
Alla prossima!

 

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Capitolo 15
*** Primo settembre ***


Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo, mi sorprendo di me stessa perchè sono riuscita a pubblicare entro un mese dall'uscita dell'ultimo! XD
Devo ammettere che le ferie e questo nuovo lockdown mi hanno aiutato ad avere più tempo per scrivere un pò!
Voi come state?
Buona lettura!


Un fischio raggiunge le miei orecchie.
Costante e sempre più forte mi dà quasi fastidio.
I miei passi si avvicinano al suono.
Sono veloce.
Sento la curiosità.
È urgente.
Devo sapere.
-Da questa parte- suona lontana una voce.
C’è luce.
È forte, quasi mi acceca.
È mattina.
Il fischio scompare, sostituito da grida e risate.
Mi siedo e l’aria si riempie di scricchiolii.
Ci sono dei bambini.
Sono felici.
Anche lei è felice?
Una tazza decorata di ceramica tintinna davanti a me e un liquido ambrato la riempie.
È un bel colore, ma c’è un odore strano.
Questo posto puzza di vecchio.
“Rifiutato”
Un timbro rosso su carta stampata e ingiallita.
“Rifiutato”
Una sentenza agghiacciante.
“Rifiutato”
Rabbia.
Rancore.
Tristezza.
“Rifiutato”
Posso vederla?
No.
“Rifiutato”
Non è giusto.
 
La testa pulsa, sembra sul punto di esplodere.
Sento dolore.
Il sangue secco sul mio viso tira la pelle.
La collana di metallo si stringe sulla mia gola.
Non respiro.
C’è odore di sangue, di legno e di bruciato.
Ogni piccolo anello di metallo stringe la mia pelle.
Vorrebbe tagliarla, ma si spezza e io cado.
Precipito nel vuoto.
Per ore.
Respiro di nuovo e provo quasi sollievo.
Mi fermo.
La sofferenza torna.
Sono stanca.
Vorrei solo che finisse.
Socchiudo gli occhi e ne riconosco altri due.
Mi osservano.
Pelle chiara e sangue vivo al posto delle iridi.
Colpisco il pavimento e a malapena me ne accorgo.
La pelle inizia a bruciare come il sangue nelle mie vene.
Sono viva.
Il dolore che si diffonde lungo tutto il mio corpo me lo ricorda.
Soffro.
Vorrei rispondere.
Liberarmi e fuggire.
So che sarebbe sbagliato anche solo fare un tentativo.
Vorrei gridare, ma non è importante.
Sono viva.
Sono arrabbiata, ma questo è ciò che voglio.
È tutto calcolato.
È già successo.
Me lo ricordo.
Improvvisamente sono calma.
È un sogno?
Sì, è solo un sogno.
Rivedo me stessa, come in uno specchio.
Due lacrime rosse scivolano sul viso della mia copia, bruciando sulle mie guance.
Il dolore è più forte e il mio corpo si agita.
Le gambe tremano.
La schiena si inarca.
Respiro.
È solo un sogno.
L’ho fatto mille volte.
So cosa sta per succedere.
Non urlerò.
Mi sveglierò presto.
Volto la testa e trovo subito le piccole gocce di sangue sul pavimento di legno.
Non riesco più a capire se sono in piedi o stesa a terra.
Sono appoggiata ad una superficie dura con tutto il mio peso, ma i miei piedi sono ancora saldi a terra.
Alle mie spalle sento distintamente un rantolio.
Mi volto lentamente.
Voglio vedere.
Gli occhi grigi di Lucius Malfoy mi fissano supplicanti, prima che urli in preda al dolore.
Vorrei gridare, ma so che è solo un sogno.
Mi sforzo per guardare oltre a lui, ma tutto e buio e nella mia testa rimbomba solo il suo grido straziante.
Scintille colorate e bollenti si muovono intorno a me, mentre Villa Malfoy scompare e si trasforma in fumo nero e denso.
  
Scintille rosse e verdi si muovono veloci.
Scivolano ovunque.
Sono lontane.
Sono vicine.
Sono ancora in un sogno?
Non saprei dirlo, non lo riconosco.
La luce dell’alba si riflette su lenti rotonde.
Mi sento pesante.
Il mio corpo è scosso da brividi di freddo.
 
 
 
Apro gli occhi, stringendomi con foga al sacco a pelo. Sto tremando, nonostante la mia fronte sia imperlata di sudore.
Qualcosa di strano è appena accaduto nei miei sogni e io ne sono ben consapevole. Una nuova visione si è unita alle altre, appena accennata e ancora troppo confusa, ma sono certa che si ripeterà presto.
Severus Piton mi avrebbe detto di aspettare, è così sottile la differenza tra sogno e visione, ma così chiara per me quella tra immaginazione e realtà. È come un sesto senso, inspiegabile a parole. Una sensazione che torce le budella e ti fa sentire un passo avanti agli altri, ma anche dieci passi indietro.
Mi muovo, avvolgendomi nella coperta per raggiungere il camino del salotto, evitando di svegliare i miei tre compagni, stesi poco lontano.
Siamo tutti stanchi, col passare di agosto ci siamo velocemente resi conto quanto sia complicata la convivenza forzata. I Mangiamorte davanti alla casa sono sempre di più e uscire a prendere una boccata d’aria fresca diventa complicato, anche se abbiamo il Mantello dell’Invisibilità di Harry. Ci allontaniamo uno alla volta dalla casa, solo per poche ore, in cerca di provviste e informazioni. Spesso facciamo a gara tra di noi per accaparrarci questo diritto ed io e Harry finiamo spesso in un litigio. Lui sostiene che io perda troppo tempo a cercare Draco e io mento, dicendo che non lo faccio.
Ho girato Diagon Alley e Notturn Alley più e più volte senza trovare il minimo indizio della sua presenza. Sono entrata ogni volta nel negozio di Fred e George e ho lasciato messaggi ovunque, visibili solo a lui, ma non ho mai ottenuto risposta. La mia speranza resta accesa solo perché ancora vedo il suo manifesto da ricercato appeso ai muri e non leggo il suo nome sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta.
Se non posso uscire mi alleno, come oggi. Nella foga di avere ancora molto da recuperare nel pomeriggio ho esagerato con l’allenamento, fino al punto che un forte mal di testa si è impadronito di me e ha iniziato a sanguinarmi il naso. Hermione si è preoccupata molto e ha insistito con Ron perché concludessimo il nostro “combattimento” e dopo poco lui ha ceduto, dicendosi troppo stanco per continuare, nonostante le mie proteste. Hermione aveva ragione e il mal di testa non è più andato via e temo a lui si sia unita la febbre nel corso della nottata.
Mi sfioro la fronte con la mano, incapace di capire se realmente ci sia qualcosa di diverso dal solito. Piton saprebbe dirlo senza il minimo sforzo, ma lui non è qui.
Sospiro e allungo le dita verso i ceppi di legno che riposano all’interno del camino, le lascio schioccare aspettandomi una bella fiamma, ma l’unica cosa che ottengo sono alcune deboli scintille che si spengono subito, annerendo appena la superficie del legno, lasciandomi al buio e al freddo.
Una fitta forte alla testa mi spinge a prenderla tra le mani e soffocare un lamento.
Sono un’idiota.
Un forte e improvviso calore colpisce il mio corpo, delicato ma intenso mi scalda velocemente. La stanza si illumina e lunghe ombre si creano tutte intorno a me, mentre io cerco di capire come abbia fatto ad accendersi la fiamma. Mi è subito chiaro quando incrocio lo sguardo di Kreacher, il piccolo elfo domestico comparso sulla porta con in mano una tazza dal contenuto tanto caldo da sprigionare una traballante nuvola di vapore acqueo.
-Grazie Kreacher- dico in un sussurro, mentre lui si avvicina silenzioso e mi porge la tazza fumante che contiene un liquido dal colore ambrato, come quello che mi è comparso in sogno poco fa.
-Kreacher ha sentito i denti battere, padrona Mary- gracchia lui, facendo un profondo inchino, prima di iniziare a stropicciare il suo vecchio vestito.
Nelle settimane che abbiamo trascorso a Grimmauld Place ho notato spesso questi gesti da parte dell’elfo, delle premure e del nervosismo nei miei confronti. Credo non capisca perché i miei poteri non sono come quelli delle altre streghe e che questo lo spaventi, ma anche che lo incuriosisca allo stesso tempo.
-Se ne hai voglia puoi restare un po' con me davanti al fuoco- dico in un sussurro, non appena lo vedo indietreggiare. –Fa freddo per essere iniziato settembre solo da poche ore, vero?-. La creatura annuisce e si avvicina di nuovo, sedendosi non troppo lontano da me, probabilmente solo perché non vuole contraddirmi. –Mi dispiace se ti ho svegliato- cerco di essere gentile.
-Kreacher era già sveglio- dice semplicemente. –Kreacher è sempre sveglio a quest’ora e sente sempre padrona Mary e padron Harry sognare-.
-Davvero?- domando sorseggiando la bevanda. –Deve essere piuttosto spiacevole da vedere, so che mi agito un sacco e che spesso parlo- cerco di sorridere e bere un altro sorso, prima che mi vada di traverso e una lampadina si accenda nel mio cervello.
Lui mi ha sentita parlare per tutto questo tempo nel sonno.
Come faceva Piton.
Sa quello che Piton non mi ha mai detto.
-Tu sai cosa dico nel sonno?- domando sorpresa.
-Certo che Kreacher lo sa- gracchia. –Kreacher fa attenzione ai suoi padroni, controlla la casa e…-.
-E me lo potresti ripetere?- domando veloce, senza quasi accorgermene gli parlo sopra. La testa mi fa ancora male e il mio corpo è sempre scosso da tremiti, ma queste cose impallidiscono di fronte all’improvvisa curiosità che mi assale.
Un grugnito alle mie spalle indica che Ron si è svegliato, ma quando mi volto ci sono tre paia di occhi a fissarmi, stanchi e confusi. Capisco subito di aver parlato troppo forte e sento il viso diventare rosso per la vergogna.
-Che succede?- domanda la voce roca e contrariata di Ron.
-Scusate, non volevo svegliarvi- dico piano, mentre Harry si alza e si avvicina a me.
-Perché il camino è acceso?- domanda Hermione, seguendo il compagno fino a che entrambi non si siedono vicino a me. –Non hai caldo?-.
-A dire il vero no, credo di avere la febbre- alzo le spalle, prima di fulminare con lo sguardo la ragazza già pronta a parlare. –Sì, avevi ragione, non c’è bisogno che tu lo dica-.
La ragazza sospira, mentre anche il rosso si scopre, ma torna a coricarsi.
-Kreacher mi stava dicendo che sa cosa dico nel sonno- spiego a mio fratello che mi osserva confuso, mentre si avvicina, circondando le mie spalle con un braccio. Sistema gli occhiali, in bilico sul suo naso per essere stati inforcati troppo in fretta. –Non avevo più pensato a quello che Piton deve aver scritto sul suo quadernetto durante il monitoraggio dei miei sogni, ma non me lo ha mai fatto leggere- spiego brevemente. –Probabilmente è importante e devo ammettere che mi sento un po' stupida a non averci pensato prima-.
-Lo sappiamo tutti- grugnisce Ron, coprendosi gli occhi con un braccio.
-In che senso?- domando, guardando negli occhi mio fratello che subito annuisce.
-È difficile non sentirti- fa serio, la voce stanca, ma lontanissima da quella che ho sentito durante la nostra ultima litigata di qualche ora fa. –Anche quando dormivi nel ripostiglio a Privet Drive dalla cucina e dal salotto si sentiva tutto-.
-Perché non me lo avete detto prima?- domando ai tre, mentre Kreacher inizia ad allontanarsi da noi in silenzio, visibilmente a disagio. Non lo fermo, non voglio metterlo in difficoltà.
-Perché non ha senso ciò che dici- mi spiega Hermione, prima di alzarsi e raccogliere da un vecchio tavolino impolverato la sua borsa di perline. –Guarda- dice lei, estraendo alcuni fogli di pergamena stropicciati. –Alcune le ho scritte qui-.
Appoggio la tazza, ancora calda a terra e prendo il foglio, lo dispiego leggendo ad alta voce le parole tracciate con inchiostro scuro. –Non parlare- aggrotto le sopracciglia. –Dubitare- scorro gli occhi sul foglio. –Anima- leggo la parola, sottolineata tre volte.
-Quello lo dici in continuazione- mi guarda Hermione, preoccupata. –Altre volte sono solo nomi- continua lei. –Chiami George, Harry e Draco più spesso-.
-Anche Malocchio- interviene Harry. –O almeno, prima lo facevi-.
-Dici anche un altro nome che non conosco, Janine ti dice qualcosa?- domanda gentilmente la ragazza.
-No- scuoto la testa a disagio.
Janine.
Per quanto mi sforzi non ricordo assolutamente nessuno con un nome simile, né una studentessa di Hogwarts, né qualche bambina dei tanti orfanotrofi che ho girato durante l’infanzia.
Cosa può significare?
Perché non ho pensato prima a questa parte dei miei sogni?
E se invece lo avessi fatto e Piton mi avesse cancellato la memoria?
Forse ha cancellato tutti i miei ricordi sulle sedute e li ha sostituiti con altri.
Oppure potrebbe esserci entrato, praticando l’Occlumanzia mentre dormivo.
Scuoto la testa e stringo gli occhi, infastidita dalla forte emicrania. Qualcosa oltre le mie tempie brucia, rendendo ogni pensiero faticoso e insensato.
Sto delirando.
-Mary, ti senti bene?- domanda mio fratello. –Sei diventata molto pallida- dice debolmente.
-A dire il vero no- ammetto io. –Credo di aver bisogno di un po' di riposo-.
-Forse ho qualcosa per la febbre- dice la giovane Grifondoro vicino a noi. –Dammi solo un minuto- sentenzia prima di tornare a frugare nella piccola borsa, lasciandoci scivolare tutto il braccio dentro.

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Capitolo 16
*** Paure e ricordi ***


Hey!
Un altro capitolo, a stento mi riconosco!
Spero vi piaccia, buona lettura!


-No, secondo me non centra nulla- dico alzando le spalle, seduta scomposta su una sedia traballante della cucina. Non dovrei mettere il legno che la compone così a dura prova o potrei trovarmi presto sul pavimento, ma dopo la notte scorsa voglio solo sentirmi comoda. Fortunatamente la pozione di Hermione e qualche ora di riposo hanno fatto il loro dovere e la febbre è scomparsa, lasciando dietro di se solo un vago mal di testa, molto più semplice da tollerare.
La Grifondoro che ora siede davanti a me, picchiettandosi la testa con una penna, mi ha fatto promettere che oggi avrei saltato l’allenamento e per una volta ho deciso di darle ascolto. In ogni programma di allenamento che si rispetti qualche pausa è sempre necessaria.
E poi è stato facile tenersi impegnati tutto il giorno, tra lo studio delle mappe e degli appunti che siamo riusciti a raccogliere sul Ministero, contando sulle informazioni che ci ha fornito Ron e quelle recuperato origliando conversazioni di maghi e streghe.
-Sono certa che si tratti di Villa Malfoy- continuo, mentre lei non fa che rileggere le righe sotto al suo naso. Abbiamo trascritto insieme tutto ciò che ricordo dei miei sogni, nella speranza che almeno uno di noi possa capire qualcosa in più. –Tra quelli che faccio è il più vecchio e può significare solo una cosa-.
Ron si è arreso quasi subito, mettendosi a ricontrollare gli appunti sul Ministero, stufo di sentire me ed Hermione che ripetiamo le stesse cose.
-Sì, questo l’hai già detto- la ragazza alza gli occhi nei miei con aria preoccupa. –Credi che i tuoi sogni ci stiano mettendo in guardia? Perché l’unica cosa certa, secondo ciò che sappiamo, è che verremo catturati-.
-No, che io verrò catturata- insisto con la ragazza. –Che sinceramente, è spaventoso, ma non così tanto- alzo le spalle. –Voldemort non mi vuole morta, ne sono certa-.
Potrebbe essere doloroso oltre ogni immaginazione cadere nelle mani di Voldemort questa volta, dopo che ho convinto Draco a tradirlo è molto probabile che io non gli stia più molto simpatica. Come il Serpeverde mi ha detto alla Tana devo aspettarmi una punizione per ciò che ho fatto, probabilmente vorrà torturarmi, inibire i miei poteri e cercare un mondo per controllarmi. Non mi spaventa soffrire fisicamente, è terribile sì, ma non quanto vedere qualcuno a cui tieni che paga per i tuoi errori.
La ragazza torna a guardare gli appunti, poco convinta dalle mie parole. –Comunque non è il più vecchio, quello con la teiera che fischia c’è sempre stato, si è solo evoluto di recente-.
-Hai ragione- ammetto. –E questo ci porta a quello nuovo, ci sono voluti anni perché quello della teiera cambi, probabilmente moriremo tutti prima che io veda di più-.
-Questo non è detto, forse serve qualcosa per sbloccarli, un evento, una persona, un posto o magari…- la voce della ragazza si blocca e entrambe giriamo la testa verso la porta che dalla cucina porta alle scale. Qualcosa all’ingresso si è mosso e gli incantesimi di protezione si sono attivati, lasciandoci pietrificate. Harry è uscito da molto, potrebbe essere lui?
Kreacher, impegnato ai fornelli, è l’unico a restare sempre indifferente ai rumori che si sentono in casa. Ha vissuto in questo posto per talmente tanto tempo da conoscere alla perfezioni ogni singolo scricchiolio.
-Non ti ho ucciso io- dice la voce sicura di mio fratello, facendo rilassare entrambe. –Ho delle notizie e non vi piaceranno- urla e i suoi passi ci raggiungono frettolosi, fino a che non si affaccia in cucina con ancora il mantello stretto tra le mani.
-Via le scarpe, per piacere, padron Harry, e andate a lavarvi le mani prima di cena- lo raggiunge subito l’elfo domestico, prendendo il Mantello dell’Invisibilità dalle sue mani per andare ad appenderlo.
-Che cosa è successo?- domanda Ron, rimasto in silenzio fino ad ora.
Harry per tutta risposta alza una copia della Gazzetta del Profeta e la fa atterrare davanti a noi sul tavolo. Il mio sguardo cade immediatamente sulla grande fotografia in prima pagina di Severus Piton e quando anche quello del mago intercetta il mio mi alzo automaticamente in piedi con un balzo, come se me lo trovassi davanti.
-No!- esclamano Ron e Hermione mentre i miei occhi corrono sul titolo a caratteri cubitali.
“SEVERUS PITON CONFERMATO PRESIDE DI HOGWARTS”
Gli occhi mi pizzicano immediatamente e il male alla testa improvvisamente si intensifica, al ritmo dei battiti del mio cuore che sembra sul punto di voler scoppiare. Mi sforzo per respirare in modo più regolare e lentamente mi allontano un pochino dal gruppo, sperando che la mia reazione sia passata inosservata. Mi avvicino alla credenza, evitando volutamente di guardare di nuovo la fotografia e dando le spalle al gruppo, come se le vecchie tazzine tirate a lucido da poco fossero più interessanti.
Kreacher ha veramente fatto un buon lavoro, ha passato tutto il giorno a pulire.
Dovrei pensare a questo, ma la mia mente fatica a concentrarsi.
È per questo che non è venuto a cercarci?
La voce di Hermione riempie presto la stanza, attirando la mia attenzione, ma non i miei occhi. Dentro di me le emozioni sono in contrasto tra loro, da una parte ci sono paura, rabbia e confusione e dall’altra curiosità, perché fatico ad ammetterlo, ma una parte di me vuole sapere dove lui sia e cosa faccia, illudendosi di conoscere le sue abitudini o anche solo lui come persona. –Severus Piton, da molti anni insegnante di Pozioni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato oggi nominato Preside. È il più importante di una serie di cambiamenti nel corpo docente dell’antica scuola. In seguito alle dimissioni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow prenderà il suo posto, mentre il fratello Amycus ricoprirà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure- legge la ragazza, mentre il sangue nelle mie vene sembra gelarsi. Riconosco i nomi per sentito dire e fatico a ricondurli a dei volti, ma sono certa si tratti di altri Mangiamorte. Forse erano ad Hogwarts la notte in cui Silente è morto. –“Sono lieto dell’opportunità di tenere alti i nostri più nobili valori e tradizioni magiche…”- mentre Hermione legge io sento la voce dell’uomo rimbombare nella mia testa col suo tono freddo e distaccato. –Come commettere omicidi e tagliare le orecchie alla gente, immagino!- la voce della ragazza esplode arrabbiata, convincendomi a girarmi. –Piton preside! Piton nello studio di Silente…per le mutande di Merlino!- urla lei, rossa in viso. –Torno subito!- grida ancora e alzandosi in fretta, dopo avermi lanciato un’occhiata, esce come una furia dalla stanza.
-Per le mutande di Merlino?- Ron ridacchia, ancora seduto al posto. –Dev’essere sconvolta- dice divertito, prendendo il giornale dal tavolo, dove l’amica l’ha abbandonato.
Vorrei tanto riuscire a prenderla come lui.
-Gli altri insegnanti non lo tollereranno- dice lei, facendo rimbombare la voce per la casa. –La McGranitt, Vitious e la Sprite sanno la verità, sanno come è morto Silente. Non accetteranno Piton come Preside. E chi sono questi Carrow?-.
Minerva.
Quanto sarebbe bello poterle parlare ora. Potrei raccontarle tutti i miei dubbi e sono certa che lei avrebbe dei buoni consigli per me, come sempre.
Come deve essere in pensiero adesso, almeno quanto io la sono per lei?
Avrà a che fare direttamente con in Mangiamorte, ma non lascerà mai la scuola.
Se ripenso alla lettera a cui non ho mai potuto rispondere mi sento stupida, perché ho bruciato quella che probabilmente è l’ultima possibilità che avevo per dirle quanto è importante per me.
-Sono Mangiamorte- rispondo a Hermione, abbassando lo sguardo sul pavimento, mentre la mia mente torna veloce su Piton, sentendo il giornale muoversi. Vorrei sapere che altro ha detto, perché anche se mi fa paura so che mi mancano le sue parole.
-Dentro ci sono le foto- dice mio fratello. –Erano in cima alla Torre quando Piton ha ucciso Silente, quindi sono tutti pappa e ciccia- lo vedo con la coda dell’occhio cercare la mia conferma, ma non ho il coraggio di farlo.
Dopo ciò che è successo a George e il mio tentato rapimento mentre andavamo alla Tana ho terminato le argomentazioni in difesa di Severus Piton, su cui insistevo con me stessa prima di allora. Certo, continua a sembrarmi tutto un grande scherzo molto stupido, ma dentro me so che non è così.
-E poi gli altri insegnanti non hanno alternative- crolla su una sedia Harry. -Se dietro Piton ci sono il Ministero e Voldemort, dovranno scegliere se restare a insegnare o passare un bel po’ di annetti ad Azkaban, nel caso più fortunato. Secondo me resteranno per cercare di proteggere gli studenti- l’ultima frase che pronuncia mi attira e subito i suoi occhi si agganciano ai miei.
Annuisco, prima di parlare. –Sarebbe proprio da loro- dico, ripensando all’autoritarietà che spesso Minerva tradiva quando la facevo preoccupare.
Torno lentamente ad avvicinarmi al tavolo, notando che Kreacher è impaziente di servire la cena. Prendo posto vicino a mio fratello, sentendomi nervosa e desiderando solo cambiare argomento, ma so che non sarà facile.
Il giornale con la faccia di Piton stampata sopra è ora abbandonato sul tavolo e per quando io mi sforzi di non cercare il suo sguardo, finisco sempre per riportarci la mia attenzione, tanto da non rendermi conto che il piccolo elfo domestico mi stia servendo la zuppa. Gli occhi scuri di Piton incontrano di nuovo i miei, magnetici e profondi mi spingono a urlargli i miei dubbi anche se so bene che è solo un pezzo di carta.
Perché mi ha tradita così?
Perché non continuare a odiarmi e farsi odiare?
Per scoprire cosa?
Come faceva a sembrare così sincero?
-Grazie Kreacher- dice mio fratello quando anche a lui viene servita la cena e io non posso fare a meno di ringraziarlo mentalmente quando rivolta la Gazzetta del Profeta. Non so se si sia accorto dei miei occhi, ormai lucidi, o se semplicemente quell’immagine disturbasse anche lui. –Bhè, almeno sappiamo di preciso dove si trova adesso- continua sicuro.
Non rispondo a mio fratello e abbasso la testa sul piatto, sperando che i capelli che ricadono sul mio viso bastino a nascondere la mia palese tristezza al pensiero del professore.
-Ci sono ancora un sacco di Mangiamorte che sorvegliano la casa- dice Ron mentre iniziamo a mangiare. –Più del solito. Come se sperassero di vederci uscire coi bauli di scuola per andare a prendere l’Espresso per Hogwarts- si sporge per guardare l’orologio. -È tutto il giorno che ci penso. È partito quasi sei ore fa. Strano non esserci, eh?- domanda nostalgico.
Improvvisamente mi rendo conto effettivamente di che giorno sia e di quanto sarebbe bello poter tornare a Hogwarts, magari in una vita in cui Silente non è morto e Piton non si è preso gioco di me. Tornare alla routine, con le colazioni al tavolo di Serpeverde, le cene nell’ufficio di Minerva, gli allenamenti nel parco, i compiti in biblioteca con Hermione e le notti tra le braccia di Draco.
È solo una fantasia però, nulla potrà mai tornare come prima.
Mi mancano i gesti, le premure, i baci e…
Sento una lacrima scivolare lenta lungo la guancia sinistra, ma non mi sembra giusto interrompere la sua caduta, anche quando colpisce il legno scuro del tavolo. È un tributo che è giusto versare, in segno dei giorni felici e spensierati ormai lontani.
-Mi hanno quasi visto tornare un attimo fa- sento dire a mio fratello, ma non lo guardo e mi sforzo per mangiare la zuppa, anche se ormai non ho più appetito. –Ho fatto un brutto atterraggio sull’ultimo gradino e mi è scivolato il Mantello-.
-A me succede sempre- dice il rosso, seduto davanti a lui. –Oh, eccola- aggiunge poi improvvisamente, convincendomi ad alzare lo sguardo su Hermione, appena rientrata nella stanza. –Nel nome dei più consunti slip di Merlino, cosa è successo?-.
-Mi è venuta in mente una cosa- dice lei, ansimante. Tra le sue mani è stretto un grande quadro incorniciato che in tutta fretta infila a forza dentro la sua borsa di perline. –Phineas Nigellus- spiega lei soddisfatta.
-Scusa?- le domanda Ron accigliato.
-Anche io sono confusa- ammetto, mentre la borsa della ragazza atterra sul giornale emettendo un forte rumore, segno che le cose al suo interno sono ricadute una sull’altra.
-Nello studio di Silente c’è un altro quadro di Phineas Nigellus Black- spiega subito mio fratello. –Non te lo ricordi?- i suoi occhi verdi cadono sui miei e io scuoto la testa. -È in grado di viaggiare tra un luogo e l’altro-.
-Esatto- dice Hermione, agitandosi, come quando a scuola sapeva rispondere alle domande dei professori. –Piton potrebbe mandare Phineas Nigellus a dare un’occhiata qui in casa- dice lei soddisfatta, sedendosi vicino a Ron. –Ma se ci prova adesso, tutto quello che Nigellus riuscirà a vedere sarà l’interno della mia borsa-.
-Bella pensata!- dice Ron, sgranando gli occhi e io involontariamente sorrido perché il ragazzo ha ragione. Hermione è molto intelligente, la è sempre stata, ma ogni volta me ne sorprendo. Ha spesso idee brillanti e ricorda concetti che a me non verrebbero mai in mente.
-Grazie- risponde la ragazza, mentre le sue gote si colorano di rosso e lei inizia a mangiare. –Allora, Harry, cos’è successo oggi?-.
-Nulla- risponde Harry. –Ho sorvegliato l’ingresso del Ministero per sette ore. Di lei nessuna traccia. Però ho visto tuo papà, Ron. Sta bene-.
Sul volto di Ron Weasley si dipinge un sorriso in cui per un attimo rivedo quello dei suoi due fratelli maggiori. –Papà ha sempre detto che quelli del Ministero usano quasi tutti la Metropolvere per andare al lavoro. È per questo che non abbiamo visto la Umbridge: lei non andrebbe mai a piedi, crede di essere troppo importante-.
-E quella buffa vecchia strega e quel mago piccolo con il vestito blu?- domanda Hermione, riferendosi al piano che abbiamo attuato per entrare nel Ministero.
-Ah, sì, il tipo della Manutenzione Magica- incalza la domanda Ron.
-Come fai a sapere che lavora alla Manutenzione Magica?- è di nuovo Hermione a parlare, prima che Harry possa rispondere.
-Papà dice che tutti quelli della Manutenzione Magica hanno i vestiti blu- spiega come se fosse una cosa risaputa.
-Ma non ce l’hai mai detto!- la ragazza resta a bocca aperta, prima di lasciar cadere il cucchiaio nel piatto e avvicinarsi una delle mappe del ministero che prima Ron studiava. –Qui non dice niente di vestiti blu, niente!- controlla i fogli in modo compulsivo.
-Bhè, è importante?- alza le spalle il rosso, facendo comparire sul volto della ragazza un’espressione severa.
-Ron, tutto è importante! Se dobbiamo entrare al Ministero senza farci scoprire quando è ovvio che staranno all’erta contro gli intrusi, ogni particolare è importante! Ne abbiamo discusso tante volte, insomma, a cosa servono tutti i nostri giri di perlustrazione se poi non ti prendi nemmeno la briga di dirci…- la ragazza si scatena con la sua ramanzina.
-Accidenti, Hermione- la interrompe lui. –Mi sono dimenticato un piccolo…-.
Veder litigare i due un po' mi rincuora in certi giorni, permettendomi di tornare a Hogwarts dove discutevano sui compiti.
-Lo capisci, vero, che probabilmente non c’è posto più pericoloso per noi del Ministero…-.
-Credo che dovremmo farlo domani- l’affermazione di mio fratello arriva come uno schiaffo per noi tre che ci voltiamo subito verso di lui.
-Domani?- ripete Hermione con gli occhi sbarrati. –Non dici sul serio, Harry, vero?- domanda.
-È da pazzi, Harry- sostengo la ragazza. –Io non sono nemmeno sicura che la donna di cui dovrei prendere il posto ci sarà e la Pozione Polisucco?- scuoto la testa nervosa. –Io ed Hermione ne abbiamo parlato a lungo, è ovvio ormai che su di me funzioni nel modo sbagliato- guardo Hermione, che subito annuisce con decisione.
-Non possiamo essere più preparati di così, anche se ci appostiamo davanti all’ingresso del Ministero per un altro mese- risponde sicuro, prima di guardarmi negli occhi. –Prenderai più pozione di noi e se ti fossi appostata anche tu davanti al Ministero, invece che cercare Malfoy, ora sapresti bene quanto me che quella donna è sempre puntuale- mi punge sul vivo, facendomi sbuffare e distogliere lo sguardo. –Più rimandiamo, più il medaglione rischia di allontanarsi. C’è già la possibilità che la Umbridge l’abbia buttato via; quell’affare non si apre-.
-A meno che lei non abbia trovato un modo per aprirlo e ora sia posseduta- interviene Ron.
-Su di lei non farebbe nessuna differenza, è sempre stata malvagia- controbatte Harry e i miei occhi cadono automaticamente sulla cicatrice impressa sulla sua mano. –Sappiamo tutte le cose importanti- continua a parlare. –Sappiamo che hanno bloccato le Materializzazioni dentro e fuori il Ministero. Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l’ufficio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico…-.
-Vado su al Primo Livello, Dolores vuole vedermi- ripete a memoria Hermione.
-Esattamente- annuisce mio fratello. –E sappiamo che si entra usando quelle buffe monetine, o gettoni, o quello che sono, perché ho visto quella strega chiederne uno in prestito alla sua amica…-.
-Che noi non abbiamo- protesto.
-Se il piano funziona, li avremo- è la sua risposta pronta.
-Non so, Harry, non so…c’è un mucchio di cose che potrebbero andare storte, contiamo troppo sulla fortuna…- Hermione si morde il labbro nervosa.
-Sarà lo stesso anche se passiamo altri tre mesi a prepararci- insiste lui. -È ora di agire-.
Nella stanza cala il silenzio, ma è chiaro che in realtà in ognuna delle nostre menti si stiano arrovellando mille pensieri.
Il nostro piano non è troppo complesso, ma pieno di falle che come Hermione ha appena ricordato dovrebbero essere sistemante da pura fortuna. Era troppo complicato restare uniti quindi ognuno dovrà trovare un modo per raggiungere la Umbridge quando ci separeremo, ma non io. Mi sembrava inutile e troppo pericoloso puntare tutti ad un solo obiettivo quindi ho proposto di creare un diversivo per permettere loro di portare a termine il piano.
-Va bene- Ron rompe il silenzio. –Diciamo che è per domani…credo che dovremmo andare solo io e Harry-.
-No- scatto subito io, la fronte corrugata come quella di Hermione.
-Oh, non ricominciare- fa la ragazza stanca. –Credevo avessimo deciso-.
-Un conto è ciondolare davanti agli ingressi col Mantello addosso, ma questa volta è diverso, Hermione- Ron punta il dito su una delle vecchie copie della Gazzetta del Profeta. –Siete entrambe sulla lista dei Nati Babbani che non si sono presentati all’interrogatorio!-.
-E tu dovresti essere alla Tana che muori di spruzzolosi!- insiste lei.
-E Mary ieri aveva la febbre e comunque non riesce nemmeno a battere me a duello-.
-Posso batterti quando voglio- incrocio le braccia nervosa. –Quando ci alleniamo, Ron, ti evito di proposito o saresti già morto-.
-Però tu hai una taglia sulla testa- continua lui convinto.
-Anche Harry- interviene Hermione. –Di diecimila galeoni per di più-.
-Va bene, io resto qui- mio fratello ribatte tranquillo. –Se riuscite a sconfiggere Voldemort, fatemelo sapere, d’accordo?-.
Il silenzio torna di nuovo tra noi, ma poi sia Ron che Hermione ridono, strappando un sorriso anche a me.
-Molto divertente- commento sospirando.
Proprio quando finalmente inizio a sentirmi più tranquilla, però, un gesto di mio fratello mi allarma. Il ragazzo ha spostato i capelli della fronte tornando serio molto in fretta e io rivedo la mia stessa preoccupazione riflessa negli occhi di Hermione. È ovvio che la cicatrice gli stia facendo male, come è ovvio che lui cerchi di nasconderlo.
-Bhè, se andiamo tutti, ognuno dovrà Smaterializzarsi per conto proprio- commenta Ron ignaro. –Insieme sotto il Mantello non ci staremo mai-.
Harry si alza improvvisamente con un gesto meccanico, pallido in viso, come se Ron non avesse detto nulla.
-Il padrone non ha finito la zuppa, il padrone preferisce lo stufato, o la torta di melassa che gli piace tanto?- gli corre subito incontro Kreacher, come se avesse sbagliato qualcosa.
-Grazie, Kreacher, torno tra un attimo- risponde Harry, avviandosi lentamente verso la porta. –Ehm…vado in bagno- dice come se avesse la mente altrove, prima di sparire, facendo riecheggiare i suoi passi nell’abitazione.
-Lo avete visto?- domanda Hermione preoccupata.
-Sì- annuisco subito io con decisione. –Deve fargli male la cicatrice- aggrotto le sopracciglia, alzandomi per andare alla porta e controllare la scalinata deserta.
-La cicatrice?- domanda Ron. –In che senso?-.
-L’ha toccata, non te ne sei accorto?- gli domanda incredula, sentendomi in ansia per lui.
Cosa prova quando la cicatrice gli fa male?
Starà soffrendo?
Vorrei poter dire o fare qualcosa per farlo stare meglio.
Mi sento inutile e impotente.
Non posso fare a meno di chiedermi se anche gli altri si sentono così quando sono io a stare male.
Delle urla riempiono improvvisamente la stanza e ancora prima che i nostri sguardi possano sfiorarsi sto già partendo, attirata da quel rumore. Salgo le scale il più in fretta possibile, sentendo Hermione e Ron alle mie spalle, fino a che non raggiungo il primo piano, dove Harry si è chiuso a chiave in bagno. Le sue urla rimbombano per tutta la casa, facendoci urlare a nostra volta, spaventati.
E se fosse entrato qualcuno?
-Harry!- grida Hermione raggiungendomi e iniziando a battere sulla porta. –Harry! Apri, Harry-.
-Spostati Hermione- dico io brusca facendo un passo indietro, mentre lei e il ragazzo dai capelli rossi estraggono la bacchetta. Inspiro e mi appoggio alla maniglia, mi concentro e non appena espiro la serratura scatta e io apro la porta con più forza del necessario. Il legno sbatte contro il muro con violenza, ma l’unica cosa che mi importa è mio fratello, accasciato vicino al lavandino, gli occhi socchiusi nella nostra direzione, il viso contratto e una mano premuta sulla cicatrice.
-Cosa stavi facendo?- domanda subito Hermione, seguendomi dentro. Io scivolo a terra, ma Harry scaccia subito via la mano che porgo verso di lui, visibilmente a disagio.
-Secondo te?- ribatte lui spavaldo.
-Hai urlato come un pazzo!- dice Ron.
-Oh, sì…devo essermi addormentato…- mantiene il tono strafottente che mi fa aggrottare la fonte infastidita, ricordandomi Draco, nelle sue giornate più nervose.
-Harry, per favore, non insultare la nostra intelligenza- gli risponde Hermione, più pacata di quando potrei mai essere io se aprissi bocca. –Ci siamo accorti che ti faceva male la cicatrice, sei bianco come un lenzuolo- dice, mentre il ragazzo si alza per appoggiarsi al bordo della vasca. Io resto inginocchiata a terra, guardandolo in modo truce, come se potessi fargli cambiare atteggiamento.
-Bene- sentenzia lui. –Ho appena visto Voldemort assassinare una donna- si incupisce ancora di più. –Probabilmente ormai ha ucciso tutta la sua famiglia. E non ce n’era bisogno. È stato come con Cedric, erano solo lì…- fa serissimo, sostenendo lo sguardo deciso di Hermione, apertamente contraria al fatto che Harry non abbia respinto il collegamento che ha con Voldemort.

Eccoci qua!
Come vi è sembrato?
E voi cosa pensate dei sogni?
Secondo voi cosa significano? 
Io già lo so eheheh ma sono curiosa
Alla prossima!

 

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Capitolo 17
*** Sotto copertura al Ministero - Parte prima ***


Ciao a tutti!
Come state?
Questo nuovo capitolo non è molto lungo, ma mi dispiaceva farvi aspettare ancora!
Buona lettura!


Il sapore della menta si unisce perfettamente a quello del cioccolato, mentre con foga bacio il giovane Serpeverde, stringendo le dita tra i suoi finissimi capelli.
Mi è mancato così tanto.
Dove è stato per tutto questo tempo?
“Ti cercavo” ha detto.
Anche io lo cercavo.
Sentivo il bisogno di averlo di nuovo tra le mie braccia e ora che è finalmente accaduto la sensazione è ancora più piacevole di quanto potessi immaginare. C’è chi dice che attendere qualcosa di piacevole sia la parte migliore, ma per me non è così. Quando l’ho visto comparire sulla porta non mi sembrava vero, volevo urlare, piangere, ridere. Mi sentivo come se potessi prendere il volo.
Il suo corpo si muove stringendo il mio, fino a che il fiato non ci manca e siamo costretti a separarci. Riapro gli occhi, il sapore dolce ancora sulle labbra, avida del desiderio di rivedere di nuovo il suo volto. Salgo sui suoi lineamenti appuntiti fino a che non posso guardarlo negli occhi…
Sono bianchi e vuoti, freddi come il suo corpo che immediatamente scivola a terra come un burattino a cui hanno tagliato i fili.
Indietreggio.
Cosa succede?
Inciampo.
Mani fredde e sottili artigliano la mia pelle, mi trascinano giù.
Il pavimento non c’è più.
Grimmauld Place non c’è più.
Lotto con tutte le mie forze contro quelle mani invisibili, ma non posso toccarle ne vederle o fermarle.
Sento l’acqua avvolgermi fino a che non raggiunge la mia gola e poi ricopre anche la mia testa.
Trattengo il respiro.
Devo resistere.
Sono così vicina alla superficie.
Gli occhi neri di Severus Piton mi osservano.
Le sue labbra si muovono.
Urlo.
L’acqua riempie la mia gola, fino a che non riesce ad arrivare ai polmoni.
 
 
 
Mi alzo di scatto a sedere, agitata e sudata, ansimando e tastando il divano sotto di me. Mi guardo intorno spaesata, cercando i miei compagni nel salotto buio, consapevole che non li troverò. Harry ha detto che era il momento di smettere di dormire nei sacchi a pelo e si è rifugiato in camera di Sirius ieri sera, come anche Ron ed Hermione sono tornati nelle loro vecchie stanze. Io ho preferito rimanere in salotto, passando dal pavimento al divano, dove posso sentire se qualcuno cerca di entrare in casa.
-Era solo un sogno- sussurro nel buio, spostando lo sguardo sulle finestre.
Un sogno normale, come quello di chiunque altro.
Spaventoso, ma normale.
Mi alzo, avvolgendomi nella coperta di stoffa grezza che deve aver lasciato Molly Weasley l’ultima volta che è stata qui. Ha il profumo della Tana, molto simile a quello di Fred e George che ultimamente sapevano sempre meno di bruciato.
Scosto le tende di una finestra e osservo la piccola piazzetta davanti alle casa, sorvegliata da cinque individui, imbacuccati nei loro mantelli scuri, intenti a scrutare ogni angolo della zona. Il cielo intorno a loro è scuro, ma qualcosa mi suggerisce che non manchi molto all’alba ormai.
Non avrebbe senso tornare a dormire e non ne sento nemmeno la necessità.
Respiro profondamente nella coperta color panna e me la sfilo di dosso, ripiegandola con cura prima di depositarla sul divano. Prendo la borsetta di perline di Hermione e ne estraggo una maglietta, una felpa, un paio di jeans e della biancheria pulita, per poi salire con decisione al piano superiore.
Raggiungo il bagno e chiudo la porta alle mie spalle, ripassando ancora una volta il piano che da qui a poche ore dovremo mettere in atto. Abbiamo passato ore a definirlo ieri sera, ognuno farà la sua parte e tutto andrà liscio.
Mi spoglio velocemente, lasciando i vestiti puliti vicino al lavandino a accatastando in un angolo quelli sporchi, prima di aprire l’acqua nella vecchia vasca da bagno e immergermici. L’ultima volta che sono stata in questa vasca l’acqua si è tinta di rosso, ricordo di aver impiegato più tempo di quanto volessi ammettere a farla tornare bianca, illudendomi che non fosse poi tanto sangue.
Stringo le gambe al petto e chiudo gli occhi beandomi del tepore che sprigiona.
Quanta paura avevo allora e quanta ne ho adesso.
Il collegamento che Harry ha con Voldemort è spaventoso, così come ciò che ci racconta. Hermione ha ragione, è pericoloso per mio fratello esporsi così, ma so quanto può essere difficile sottrarsi a un contatto simile, soprattutto se tra di loro sembra tanto semplice ottenerlo.
Mi insapono il corpo con la spugna che individuo mentre galleggia intorno a me.
Voldemort è arrabbiato e sempre più spietato e violento, ma perché lo è?
Ha ottenuto il potere che voleva, ha fatto uccidere Silente, controlla il Ministero e Hogwarts.
Noi siamo l’unica cosa che continua a sfuggirgli.
Perché siamo tanto importanti?
Osservo le mie mani scivolare sul pelo dell’acqua.
Vuole il mio potere e vuole mio fratello morto.
Chiudo gli occhi e per un istante vedo la nostra sconfitta, violenta e insanguinata con mio fratello ai piedi di Voldemort, come tutti quelli che amo.
Mi alzo in piedi di scatto, turbata dall’immagine che si forma nei miei pensieri. Esco dalla vasca attenta a non scivolare e incrocio subito il mio stesso sguardo, riflesso nel grande specchio appeso sopra il lavandino decorato da serpenti. I miei occhi scendono sul mio corpo nudo, stringendosi al pensiero dei vecchi lividi che lo ricoprivano solo pochi mesi fa.
Ricordo perfettamente ognuno di loro e la sofferenza che per settimane mi hanno portato, ricordandomi costantemente gli errori che commisi la notte in cui Albus Silente fu ucciso.
L’estate scorsa, poco più di un anno fa, quando Greyback mi ha portata via dall’orfanotrofio ricordo che il loro obbiettivo era di non ferirmi se non necessario, come la notte in cui abbiamo dovuto combattere al Ministero della Magia.
Ricordo Voldemort mentre mi squadrava dalla testa ai piedi a Villa Malfoy e come ancora ho le parole di Lucius Malfoy impresse nella mente: “Gli ordini che ci sono stati mossi prevedono di consegnarti all’Oscuro Signore con il numero di danni più limitato possibile”.
Dopo il Natale in cui Bellatrix mi ferì lui mi voleva illesa, lo disse anche quella donna sulla Torre di Astronomia, ma forse non era tanto importante, visto quanto si sono spinti in là. Se fossero riusciti a portarmi via non sarebbero importate le condizioni, potevano sempre rimettermi in sesto con l’aiuto di Piton.
Mi chiedo se non siano cambiate le direttive ora.
La guerra è iniziata.
Ho convinto uno dei suoi Mangiamorte a ribellarsi.
La traccia che in passato mi ha frenata dal combattere ora non c’è più.
Sono una minaccia.
Mi vuole viva, ne sono certa, ma le condizioni non hanno più importanza. Pur di separarmi da mio fratello e controllare i miei poteri farebbe qualsiasi cosa.
Ricordo ogni livido che Greyback ha lasciato su di me l’ultima volta, ogni errore che ho commesso quella notte.
E se li ripetessi?
No
Basta!
Scatto in avanti e con un lungo passo raggiungo il lavandino, lo apro con decisione e getto l’acqua gelata sul mio viso, prima di colpirlo e tornare a osservarne i tratti.
Questa volta è diverso.
Le gocce fredde scivolano sulla mia pelle lente e inesorabili, facendo rabbrividire tutto il mio corpo.
Non mi fido più di Piton.
Non ci sono strane pozioni nel mio organismo.
Dimostrerò a Voldemort cosa significa avere a che fare con me.
Darò alle fiamme tutto il Ministero se servirà a portare a termine il nostro piano con successo.
 
Stringo le dita, sentendo le unghie conficcarsi nei miei palmi e le nocche diventare bianche per la tensione.
Ci siamo divisi e io sono circondata da maghi e streghe che non riconosco, ancora scossa dagli ultimi incontri con Dolores Umbridge e Yaxley ai piani superiori. Il Mangiamorte che ho incontrato nell’atrio insieme a Ron, Harry e Hermione mi ha squadrata dalla testa ai piedi, riportandomi ancora una volta con la memoria alla notte in cui Silente è morto. Per un momento ho temuto mi avrebbe riconosciuta, ma poi mi sono ricordata cosa mi ha detto Ron.
La persona a cui ho sottratto le sembianze è una purosangue, una donna svampita addetta all’archivio, a suo dire assunta unicamente perché figlia di un membro influente del Wizengamot. Forse lo sguardo di Yaxley era più gentile di quelli che solitamente rivolge ad altri colleghi, ma in ogni caso fin troppo lascivo.
Che schifo.
Era già previsto che io arrivassi agli archivi da sola, ma non che anche Harry, Ron ed Hermione prendessero strade diverse. Spero riescano presto a riunirsi, in tempo per prendere il medaglione e raggiungermi di nuovo nell’atrio, dopo che avrò dato fuoco a tutto. Abbiamo appuntamento davanti alla nuova raccapricciante statua del Ministero tra poco più di mezz’ora, nella speranza che la mia trasformazione duri fino ad allora. Ne ho presa più di tutti gli altri, ma non sono sicura che questo cambi le cose.
“Nono Livello” la voce gracchiante che parla attraverso l’interfono nell’ascensore mi fa quasi sussultare. “Dipartimento per l’Archiviazione Generale, Archivio Generale, Archivio Catastrofi e Incidenti Magici, Archivio Creature Magiche, Archivio Cooperazione Internazionale, Archivio Trasporti Magici e Archivio per il Censimento dei Nati Babbani”.
Le porte si aprono e io sfreccio fuori con passo frettoloso anche se non so esattamente dove andare. Cammino sicura per il corridoio, fino a quando il mio sguardo non incontra la targhetta argentata con su scritto “Archivio per il Censimento dei Nati Babbani”. Entro senza perdere tempo, cercando di ignorare una strega bassa e tozza che incrocia la mia strada.
Avrei dovuto salutarla?
Susan Anderson lo avrebbe fatto e ho attirato l’attenzione?
-Susan!- un ometto dalla voce squillante mi accoglie sorpreso, arrossendo violentemente. –Co…cosa ci fai qui?- domanda lui.
-Oh, buongiorno- dico sorridendo, la mia voce suona acuta e nasale, ma molto più dolce di quanto immaginassi. –Mi hanno assegnata qui- continuo sognante. –Ho sbagliato?-.
-Oh no- si affretta subito a rispondere lui. –Sicuramente no, devo aver sbagliato io- scatta in piedi, abbandonando la piccola scrivania ricoperta di fogli. –Vado a chiedere al Supervisore, tu accomodati- mi si avvicina, scivolando fuori dalla porta con passo svelto.
In che guaio ci siamo cacciati?

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Capitolo 18
*** Sotto copertura al Ministero - Parte seconda ***


Non appena la porta della stanza si chiude alle spalle del piccolo mago la mia mano raggiunge la maniglia, facendo scattare la serratura. Sono così nervosa da non avere neanche bisogno di usare la voce per compiere l’incantesimo.
Sicuramente ho poco tempo e già ne ho impiegato troppo per raggiungere questo posto.
Devo uscire di qui prima che l’uomo torni, probabilmente accompagnato da questo “Supervisore” di cui ha parlato. E possibilmente devo farlo prima che la pozione Polisucco smetta di fare effetto o uscire dal Ministero sarà un vero disastro.
Il nostro piano è andato liscio fino a qui, ma la parte più complicata deve ancora arrivare. Se si accorgeranno troppo presto del mio diversivo sigilleranno l’intero Ministero e se accadrà troppo tardi probabilmente non attirerà l’attenzione come volevamo. A chi importerebbe di un incendio se il Prescelto viene scoperto a gironzolare per i corridoi.
Mi volto di scatto, osservando gli alti scaffali coperti di pratiche, prima di fare un profondo respiro e iniziare a muovermi per la stanza. Piccole lettere incise su targhette dorate contrassegnano ogni sezione e in automatico i miei occhi cadono sulla lettera G. Le mie dita raggiungono in fretta i fascicoli, spostandoli velocemente fino a trovare la piccola scritta in grassetto “Granger Hermione”. Lo apro con decisione trovandomi davanti una piccolissima fotografia della ragazza che ormai conosco bene, i capelli ricci molto più corti e il viso quasi da bambina. Seguono poche informazioni stampate a macchina.

HERMIONE JEAN GRANGER
 
Stato di sangue:
Nata Babbana
Sesso:
Femmina
Data di nascita:
19 settembre 1979
Occhi:
Marroni
Capelli:
Castani
Altezza:
1,65
Segni distintivi:
Nessuno
Indirizzo:
Nessuno
Bacchetta:
Legno di vite con nucleo di cuore di drago
Famiglia:
BABBANA
Genitori (Babbani) attualmente all’estero, confermato
da ispettori del Ministero
Nessun fratello o sorella
Stato di Sorveglianza:
LATITANTE
 
Osservo le parole con rabbia, mentre la carta si annerisce, stretta tra le mie dita. Lascio ricadere il foglio nel suo scompartimento, mentre le fiamme lo avvolgono, prendendo velocemente piede su ogni cosa con cui vengono a contatto.
Sarà inutile distruggere tutti questi fogli, posso solo immaginare quanti incantesimi esistano per ricomporli, ma ci impiegheranno ore prima di estinguere l’incendio creato dalla mia magia. Magari li bloccheremo per giorni prima che possano riprendere i loro interrogatori e arriverà chiaro il messaggio a Voldemort.
Non resteremo con le mani in mano mentre sottomette il mondo magico.
Io non resterò con le mani in mano.
Se usciremo da questo posto impiegherò il resto dei miei giorni per allenarmi. Forse così eviterò a Harry di dover combattere con Voldemort o sarò in grado di indebolirlo a sufficienza.
Voglio essere più veloce di lui, più potente, più resistente.
Se lui sa volare anche io imparerò a farlo, se userà le maledizioni senza perdono su di me io gliele rivolterò contro e se proverà ad entrare nella mia testa io proverò a entrare nella sua.
Sfioro altri fogli che immediatamente prendono fuoco, aggirandomi tra gli scaffali fino a raggiungere la lettera “P”. Mi piego e cerco il mio fascicolo, ma sia il mio che quello di mio fratello sembrano introvabili.
-Accio- sussurro aprendo davanti a me una mano. Un foglio striminzito raggiunge la mia mano, dal quale mi osserva la stessa foto che ieri era sul mio manifesto da ricercata.
 
MARY LLOYD
 
Stato di sangue:
RISERVATO
Sesso:
Femmina
Data di nascita:
31 luglio 1980
Occhi:
Marroni
Capelli:
Ramati
Altezza:
1,75
Segni distintivi:
Numerose cicatrici strette e sottili
sulle braccia e quattro più spesse sulla schiena
Indirizzo:
Nessuno
Bacchetta:
RISERVATO
Famiglia:
RISERVATO
Stato di Sorveglianza:
LATITANTE
 
Mary Lloyd?
Ancora con questa storia?
Alzo gli occhi al cielo e sposto il colletto della camicia che sento sempre più stretta, qui dentro inizia a fare caldo.
Accartoccio il foglio e lascio che bruci nella mia mano, prima di lanciarlo verso uno scaffale ancora illeso, su cui subito divampano le fiamme. Mi guardo intorno soddisfatta, ora non c’è più un solo foglio integro.
È ora di andare, devo solo lanciare l’esca e darò un bel da fare a quelli del Ministero.
Mi avvicino nuovamente alla porta, appoggiando una mano sulla maniglia, facendo di nuovo scattare il meccanismo che la teneva chiusa. La apro lentamente, osservando il corridoio ancora vuoto, prima di scivolarvi oltre e richiudermi la porta alle spalle, sigillandola nuovamente. Lo sbalzo di temperatura è notevole e fa nascere dei fastidiosi brividi sulla mia spina dorsale.
Sistemo i vestiti in un gesto nervoso, controllando che non ci siano segni di bruciato, mentre una voce raggiunge le mie orecchie. –Ci deve essere un malinteso, lo sa come è fatta Susan, ha sempre la testa tra le nuvole- sentenzia una voce profonda appena dietro l’angolo.
Le mie gambe scattano veloci nella direzione opposta a quella del suono, facendomi raggiungere il corridoio vicino appena in tempo.
-Ha ragione- sentenzia l’ometto con una risatina nervosa. Mi sporgo per vederlo mentre si stropiccia le mani diretto alla stanza che ho appena lasciato, seguito da un mago alto e massiccio, dal viso coperto da una folta barba elegantemente acconciata.
Devo aspettare poco tempo prima che i due si rendano conto di non riuscire ad aprire la porta, trovando la maniglia incandescente, ma prima che abbiano il tempo di fermarsi realmente a pensare io lascio che le mie dita si muovano da sole. Uno schiocco e la porta davanti ai due inizia a tremare, facendoli saltare sul posto.
-Che succede?- squittisce il più piccolo, già sull’orlo di una crisi di nervi. –Susan, sei lì? Che succede?-.
Dovrebbe bastare per ora.
Prima che riescano a scoprire l’incendio ci vorrà almeno una quarto d’ora e spero che per allora saremo già a Grimmauld Place.
I miei piedi iniziano a muoversi veloci lungo il corridoio, diretti agli ascensori. Un vociare confuso mi raggiunge dalla zona che ho appena abbandonato facendomi accelerare.
Non voglio ritrovarmi di nuovo faccia a faccia col mago a cui ho incendiato l’ufficio, in fondo dovrei trovarmici ancora dentro. Osservo i miei piedi con insistenza, sentendoli sempre più stretti nelle scarpe eleganti.
-Susan?- una voce mi fa sobbalzare e alzare gli occhi su una donna vestita di tutto punto. –Tesoro, hai cambiato tinta- dice indicando i miei capelli e poi squadrandomi da capo a piedi. –Che colore carino- dice poco convinta, con un finto sorriso stampato sulla faccia. Le rivolgo anche io un sorriso di circostanza, sentendo il mio viso che si colora di rosso.
Non credo sia un buon segno.
-Scusami, vado proprio di fretta- dico col tono più svampito che riesco a produrre, raggiungendo quasi di corsa l’ascensore che chiamo, premendo il pulsante tre volte, come se la cosa lo rendesse più veloce. Uno dei miei piedi tamburella sul pavimento di pietra, mentre con la coda dell’occhio seguo la donna che si allontana ciondolante.
Prendo una ciocca di capelli tra le dita esaminandola, mentre questa sembra allungarsi sempre di più e colorarsi di un castano ramato inconfondibile.
Impreco tra i denti, premo altre due volte il pulsante e finalmente l’ascensore si ferma davanti a me con un suono metallico. Non appena la cancellata dorata si apre mi fiondo nella struttura a testa bassa sbattendo contro qualcuno che mi fa scattare sulla difensiva, alzo le mani pronta a schiantarlo ma improvvisamente ne riconosco i lineamenti.
-Mary- sobbalza l’uomo in divisa blu, mentre la grata si richiude alle mie spalle. –Sei di nuovo tu-.
-Vi avevo detto che non funziona bene la Polisucco su di me- dico con sicurezza. –Avete finito? Dove sono gli altri?- domando incrociando le braccia.
L’uomo fradicio si guarda intorno spaesato, boccheggiando. –Dobbiamo andare a prenderli, sanno che ci sono degli intrusi nel Ministero- dice agitato, schiacciando uno dei pulsanti. –Hermione e Harry sono di sotto con la Umbridge-.
-Ho appena creato il diversivo, come possono saperlo già?- domando mentre raccolgo i capelli e li nascondo nella giacca del completo, consapevole che non serva a molto. Scalcio via anche le scarpe, felice di non doverle più indossare. Il pavimento è freddo come ghiaccio, ma preferisco avere i piedi congelati piuttosto che inciampare nelle strette calzature.
-Non lo so, parlavano di un buco nella porta dell’ufficio della Umbridge- insiste nervoso.
Annuisco, iniziando a sentire un fastidioso dolorino allo stomaco. Il silenzio cala tra noi mentre lentamente scendiamo di livello dando la possibilità ai miei pensieri di avere di nuovo la meglio sulla mia razionalità.
Chiudo gli occhi e rivedo Harry morto, nell’atrio del Ministero, vicino ai corpi di Ron ed Hermione.
Mi sento in trappola.
Non perché sono chiusa in una scatola di metallo oscillante, ma perché questo posto diventerebbe un vero labirinto per noi se fossimo costretti a scappare attraverso le sue stanze.
I Mangiamorte conoscono meglio di noi questo posto.
Magari ne stanno già arrivando a decine.
No, basta.
Respiro.
Devo concentrarmi sulla realtà.
Apro gli occhi, stringendo i pugni, mentre l’ascensore rallenta.
La grata si apre mentre la voce metallica, già sentita in precedenza, gracchia nelle mie orecchie. Sono troppo agitata per ascoltarne le parole, potremmo ritrovarci davanti la Umbridge in persona.
-Reg!- ci accoglie un urlo e subito una donna si getta su Ron, facendoci quasi sobbalzare per la sorpresa. –Runcorn mi ha lasciato andare, ha aggredito la Umbridge e Yaxley e ha detto a tutti di abbandonare il paese: credo che sia meglio dargli retta, Reg, sul serio. Corriamo a casa a prendere i bambini e…perché sei tutto bagnato?- domanda la signora minuta lasciando andare Ron.
-Acqua- borbotta lui.
I miei occhi scattano verso il corridoio scuro in cui è fermo un gruppo di persone capitanato da i compagni che ho lasciato non molto tempo fa al primo piano. Il patronus di mio fratello e quello di Hermione gironzolano attorno a loro e al gruppo che guidano, senza riuscire a contrastare completamente il clima opprimente creato dai dissennatori. Il volto di Hermione, deformato in quello di Mafalda Hopkirk, si sorprende alla mia vista e io non posso fare a meno di assottigliare gli occhi nella sua direzione, ora che so che stanno bene.
-Ve lo avevo detto- sentenzio, mentre la ragazza inizia a frugare nella sua borsetta di perline, estraendone un cappellino che subito mi porge e io mi calo sulla testa, cercando di coprire il più possibile i capelli, mentre nel gruppo si alza un vociare sommesso di cui distinguo solo una frase tremante “Ma quella non è Mary Potter?”.
Almeno loro usano il nome giusto.
-Harry, sanno che ci sono degli intrusi nel Ministero, parlavano di un buco nella porta dell’ufficio della Umbridge, abbiamo al massimo cinque minuti prima di…- cerca di dire Ron, mentre la piccola lontra incantata prodotta dalla bacchetta della finta Mafalda scompare con uno schiocco.
-Harry, se restiamo bloccati qui…- dice la ragazza spaventata.
-Expecto Patronum!- mi sbrigo a dire io, sostituendo la lontra con uno scoiattolo che subito si arrampica sulle corna del cervo argentato.
-Non succederà, se ci muoviamo- dice mio fratello deciso, prima di voltarsi serio verso il gruppo di persone che ancora non so che siano. –Chi ha la bacchetta?- domanda e metà delle persone alzano la mano, sebbene sembrino molto confuse. –Bene, chi non ce l’ha stia vicino a qualcuno che ce l’ha. Dobbiamo fare in fretta…prima che ci fermino. Andiamo- sprona tutti a muoversi ed entrare negli ascensori.
Con un rumore metallico le griglie dorate si richiudono e gli ascensori iniziano a salire immersi in un silenzio spettrale. Il mio piede, ora scalzo, ricomincia a picchiettare per terra, ma improvvisamente una mano ruvida raggiunge la mia e solo dopo aver controllato riconosco che si tratta di quella di Harry, ancora sotto le sembianze di Runcorn. –Mary, è meglio se resti in mezzo agli altri e provi a nasconderti tra loro, ti riconoscerebbero subito- mi sussurra. –Non voglio metterti da parte…-si affretta ad aggiungere, ma io lo interrompo.
-Lo so- dico sincera guardando negli occhi l’uomo. –Se qualcuno deve restare indietro è meglio sia io quel qualcuno- alzo le spalle. –E sono la più veloce, dovessimo correre vi raggiungerei in un attimo-.
L’uomo dall’espressione severa fa per parlare, ma al posto della voce profonda di Runcorn se ne sente un’altra. -Ottavo Livello, Atrium- gracchia nell’abitacolo e le porte si aprono rivelando una stanza piena di gente che si muove da un capo all’altro, chiudendo tutti i camini.
Non riesco a sentire ciò che dice Hermione, mentre indietreggio, abbassando il più possibile il cappello sulla mia testa.
-Fermi!- tuona in un urlo la voce di Runcorn, prima che il gruppo inizi a spostarsi lentamente verso i camini e un uomo stempiato e nervoso si avvicini a mio fratello. Le uniche battute che riesco a sentire sono quelle della voce possente di mio fratello. –Questi devono uscire prima che sigilliate i passaggi- dice. –Osi contraddirmi?- lo sento tuonare poi, mentre la mia schiena si irrigidisce e le mie mani sudano. –Vuoi che faccia controllare il tuo albero genealogico, come quello di Dirk Cresswell?- domanda autoritario, mentre i miei denti si premono con forza sul labbro inferiore. –Il loro sangue è puro- continua dopo qualche secondo, mentre i miei occhi si spostano sulle cancellate dorate degli ascensori che lentamente si richiudono da sole, facendo di nuovo scendere. –Più puro di quello di molti di voi, direi. Andate- dice al nostro gruppo.
Mi sposto leggermente, nascondendomi dietro l’uomo in cui mio fratello si è trasformato. Non so se era sua intenzione quella di farmi prendere un camino prima di lui, ma si sbaglia di grosso se crede sia ciò che farò. Io posso accettare di restare indietro, ma non ho intenzione di lasciare loro in pericolo.
-Mary!- un urlo mi fa raggelare il sangue e subito mi volto convinta che qualcuno mi abbia individuata, già pronta ad attaccare. Il vero Reg Cattermole è comparso in uno degli ascensori, puntando la donna ancora vicina alla sua copia, facendo imprecare Ron.
-Ehi…che cosa succede?- sento dire ad uno dei maghi vicini ad Harry, mentre una goccia di sudore freddo scende lungo la mia tempia. –Che storia è questa?-.
-Chiudete l’uscita! Chiudetela!- una nuova voce rimbomba nella sala che riconosco come quella di Yaxley, mi volto e lo vedo correre verso di noi estraendo la bacchetta. Il suo sguardo sfiora il mio e per un istante ho l’impressione di essere tornata nella Torre di Astronomia.
Sono in piedi adesso.
Sono forte.
Posso combattere.
Sono pronta a scaricare una fattura sul Mangiamorte, ma Harry è più svelto di me, si dirige verso il vero Reg e gli assesta in pieno viso un pugno che butta a terra l’uomo, prima che possa levare la propria bacchetta, distogliendo lo sguardo di Yaxley da me. –Ha aiutato i Nati Babbani a fuggire, Yaxley!- tuona Harry, senza essersi reso conto che il Mangiamorte mi ha già riconosciuta. Mentre il povero addetto alla manutenzione si lamenta sul pavimento e Ron sparisce nel camino con Mary Cattermole, lo sguardo di Yaxley scivola sul nostro gruppo.
-Via!- la voce di mio fratello grida e subito lo vedo arretrare e prendere Hermione per un braccio trascinandola con sé nel camino a noi vicino, mentre io mi butto a terra per evitare la maledizione che sfreccia veloce sulle nostre teste. Li imito e mi getto in avanti, aggrappandomi al braccio di Harry, appena in tempo per sparire con loro nel camino.
Sbuchiamo in un angusto bagno inciampando nel water e muovendoci scoordinati verso i lavandini, dove Ron lotta per far si che la donna lo lasci andare.
-Mi lasci, non sono suo marito, deve andare a casa!- insiste Ron, proprio mentre Yaxley compare dove noi eravamo un secondo fa.
Velocemente tiro un pugno all’aria, liberando una fiammata che subito si spegne mentre Harry mi tira indietro e la sua voce strilla nel mio orecchio. –Andiamo!-.
Tutto diventa nero.
Mi manca l’aria, sento la pelle della mano che brucia e vedo vorticare davanti a me Yaxley che urla, circondato da fiamme.
Mi stringo convulsamente a Harry con la mano libera.
Sento dolore.
Grido.
Mi sento in un sogno.
Ma è reale.
La porta di Grimmauld Place compare davanti a me.
Un lampo viola.
Un urlo.
Dolore.
Fiamme.
La pelle viva della mia mano ancora circondata dalle fiamme.
Il buio.
 
Ciao a tutti!
Scusate per il mio solito ritardo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Vorrei pubblicarne un altro prima che il 2020 finisca, ma dubito di riuscirci :(
Sicuramente dovrò rimandare qualsiasi cosa a dopo il 3 gennaio!
Quindi colgo l’occasione per farvi gli auguri! Spero passiate delle buono feste! Anche se quest’anno le cose non sono andate per il meglio, confido in un 2021 più tranquillo :)
Visto che sarò assente per un po' vi chiedo cosa pensate accadrà a Mary prossimamente! La storia originale ormai la conosciamo bene, ma cosa mi sono inventata secondo voi per la nostra protagonista?
Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Dove sono? ***


Hey! Sono tornata!
Scusate il ritardo, ho dovuto fare un corso di formazione per il lavoro che mi ha occupato molte giornate e mi ha tolto la voglia di passare altro tempo davanti al computer!
Voi come state?
Il capitolo non è molto lungo, ma mi spiaceva farvi aspettare ancora!
Buona lettura!


Stringo gli occhi con forza, rannicchiata su me stessa. La pelle del mio braccio tira e brucia come se le fiamme la stessero ancora divorando, le lacrime riempiono i miei occhi e un lamento sommesso sale dalla mia gola.
Il fogliame secco scricchiola sotto di me, il vento soffia indifferente tutto intorno e le voci di Hermione ed Harry si alzano agitate.
Dove sono?
Cosa è successo?
Le fiamme.
Ho bruciato tutti?
Vorrei urlare, ma singhiozzo a corto di ossigeno per poi stringere i denti e costringermi ad aprire gli occhi. La luce mi acceca, scivolando tra le foglie si tinge di verde lasciandomi ancora più confusa.
Una mano forte e decisa si stringe sul braccio sano e un brivido di diffonde lungo tutto il mio corpo.
Ci hanno presi.
Yaxley ci ha seguiti, era davanti a Grimmauld Place con noi e deve aver chiamato i rinforzi. Decine e decine di loro ci staranno circondando in questo momento. Non possono farsi scappare di nuovo di Potter.
Un nuovo singhiozzo esplode in me mentre assecondo il Mangiamorte che mi si è avvicinato, ma nella mia mente è già chiaro l’incantesimo che esplode dalla mia mano, colpendolo in pieno petto.
Everte statim, è la prima cosa che mi è venuta in mente. Non posso usare niente di troppo aggressivo nelle mie condizioni e di certo è meglio non usare il fuoco o potrei bruciarmi ancora.
-Mary!- grida la voce di mio fratello, mentre cerco di scivolare nella direzione opposta.
Mi volto, tentando di nascondere il braccio ferito dietro a me. Non ci sono Mangiamorte nella piccola radura coperta di foglie, ma solo Harry steso a un paio di metri da me che si massaggia il petto, Ron riverso a terra ed Hermione che mi guarda piegata sul rosso, gli occhi lucidi e le mani coperte di sangue. Sono tutti tornati loro stessi.
Non ci hanno presi.
Mi lascio ricadere sulle foglie, mentre le lacrime ricominciano a scivolare sul mio viso.
Apro la bocca.
Vorrei parlare, ma respirare mi sembra più importante.
Yaxley non è qui.
È un bene?
Ha visto Grimmauld Place e non potremo più tornarci.
E se fosse bruciato vivo?
Torno a stringere il braccio al petto, attraversata da fitte di dolore che mi impediscono di rilassare i muscoli. Gli occhi verdi di Harry mi raggiungono spiccando per la loro brillantezza sulle fronde degli alberi, mentre la sua voce raggiunge preoccupata le mie orecchie.
-Ti sei bruciata di nuovo?- domanda mentre una delle sue mani si stringe sulla mia spalla e l’altra sfiora il mio braccio ferito.
-No- lo scaccio allarmata con la mano sana. –Non mi sarei bruciata se tu non mi avessi strattonata via così- dico fermamente, scattando a sedere mentre nella mia mente si dipinge nuovamente l’immagine di noi nel bagno, quando ho tentato di colpire Yaxley. –Ho pensato di aver dato fuoco a tutti voi- dico sgranando gli occhi. Harry mi stringe a se goffamente e io affondo il viso nel suo petto. I miei occhi scivolano automaticamente sul più giovane dei Weasley, riverso a terra senza coscienza. –Cosa è successo a Ron?- biascico tremante.
È morto?
Sembra morto.
Fred e George non mi perdoneranno mai.
Harry ha sempre avuto ragione, non dovevano venire con noi. Saremmo dovuti sparire io e lui, probabilmente saremmo morti, ma nessun’altro lo avrebbe fatto al posto nostro.
-Si è spaccato- dice lui monocorde. –Hermione gli ha dato del dittamo e dobbiamo pensare anche alla tua mano- aggiunge con sicurezza scostandomi da lui con gesto brusco. -È ancora vivo- dice lui, vedendo il mio sguardo che scivola di continuo sul ragazzo. –Starà bene- cerca un segno di assenso sul mio volto, ma non riesco ad accontentarlo.
Come è potuto crollare così il nostro piano?
-Come ho già detto a Harry mentre ci Smaterializzavamo Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte- Hermione si avvicina a noi. -È arrivato a Grimmauld Place con noi e ha preso fuoco- due grosse lacrime scivolano sul suo viso mentre parla con noi, continuando a lanciare occhiate a Ron, steso pochi metri più in là. –Vi ho portati qui quando mi ha lasciato andare, non possiamo più tornare a Grimmauld Place, ormai lo sanno- singhiozza agguantando la borsetta di perline per frugarci dentro, mentre io annuisco a lei. –Dovrei avere un unguento per le bruciature- tira su col naso. –Spero funzioni-.
-Grazie- dico debolmente, allungando la mano per prendere quella della ragazza che immediatamente si blocca portando gli occhi su di me. -Tu stai bene?- sento la sua mano tremare sotto la mia.
-Sto bene- scuote la testa con forza, dimostrando la differenza tra idea e azione. Estrae un piccolo vasetto dal contenuto verde e denso che stappa velocemente.
-Harry?- i miei occhi tornano fissi in quelli verdi del ragazzo. –Non vi ho dato fuoco?-.
-No, sto bene- mi rassicura lui, ma prima che possa rispondergli un gemito si alza nella piccola radura portando tutti i nostri sguardi su Ron. Mi affretto a prendere la crema dalle mani di Hermione, facendole cenno di andare.
-Andate da lui, io posso fare da sola- mi separo da mio fratello con decisione. Iniziando a spargere l’unguento sulla mia pelle con estrema delicatezza, sentendomi comunque costretta a stringere i denti. Il freddo a contatto con la mia pelle irritata mi dà presto una forte sensazione di sollievo che mi permette finalmente di rilassare i muscoli della schiena. Sospiro grata per la sensazione e muovo la mano sinistra intorno a quella ferita, anche se ancora è sporca di crema. –Ferula- sussurro e subito una benda bianca compare dal nulla, stringendosi lentamente sul mio braccio.
Harry mi ha strattonata, ma io sarei dovuta riuscire a controllare il mio incantesimo. Questa volta la bruciatura si è allungata fino al gomito e sono certa sia stata solo questione di fortuna se il resto delle fiamme sono divampate verso Yaxley e non verso i miei compagni.
Mi alzo lentamente, i muscoli indolenziti e le ossa doloranti, devo aver preso una bel colpo quando siamo atterrati in questo posto. Raggiungo Hermione, Harry e Ron con pochi passi, abbozzando un sorriso verso l’ultimo che incrocia il mio sguardo.
-Dove siamo?- domanda il rosso, pallido come un fantasma, convincendomi a guardarmi intorno.
-Non ne ho idea- osservo gli alberi che circondano la zona in cui ci troviamo. Non sono mai stata in questo posto,
-Siamo nei boschi dove hanno tenuto la Coppa del Mondo di Quidditch- risponde prontamente Hermione. –Cercavo un posto riparato, nascosto, ed è stato…-.
-Il primo che ti è venuto in mente- conclude Harry alzandosi e puntando il suo sguardo sulla ragazza.
-Quella prima del vostro quarto anno?- domando a mio fratello, ricordo vagamente ciò che mi raccontò in merito. L’unica cosa che riesco a ricordare e che me ne parlò la prima estate che passammo insieme, mangiando un ghiacciolo nel caldo afoso di Privet Drive. Glielo ricordò nostro cugino, nominando un certo Cedric Diggory.
-Esatto- annuisce con forza lui. –Fu la prima volta che vidi i Mangiamorte- i suoi occhi verdi scivolano nei miei, prima di perdersi verso gli alberi, come se cercassero qualcosa.
-Credi che dovremmo andarcene?- è di nuovo Ron a parlare, ancora steso a terra. Non riesco a capire dove trovi la forza di parlare.
-Non lo so- scuote la testa Harry, prima di osservare l’amico. –Per ora stiamo qui- sentenzia facendo scattare in piedi Hermione.
-Dove vai?- domanda il rosso allarmato, cercando di mettersi a sedere, riuscendo a malapena ad alzare la testa.
-Se restiamo, questo posto va protetto con qualche incantesimo- estrae la bacchetta, iniziando a girarci intorno, prima di cominciare a mormorare qualche incantesimo. –Tira fuori la tenda, Harry…- dice dopo pochi secondi a mio fratello.
-La tenda?- domando lui confuso.
-Nella borsa!- puntualizza la ragazza, prima di tornare a mormorare i suoi incantesimi.
Hermione ha pensato davvero a tutto.
Fosse dipeso da me saremmo probabilmente morti assiderati, dormento all’aperto anche in pieno inverno.

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Capitolo 20
*** Sensi di colpa ***


Hey! Ecco il nuovo capitolo!
Buona lettura!


Mi sveglio di soprassalto nel piccolo letto che ho occupato all’interno della tenda, la fronte sudata e il fiato corto. Premo una mano sulla bocca per non svegliare Ron e Harry, anche se sono certa di aver già gridato nel sonno. Devo averlo fatto proprio mentre Piton urlava contro di me e mi torturava, chiedendomi dove mio fratello fosse finito.
Un tempo sognavo fosse Draco a tradirmi e torturarmi, ora che sono sicura che non lo farebbe mai è stato sostituito da chi mi ha già tradita. Tutti quei mesi a scuola in cui si preoccupava per me, scherzava con me e mi aiutava con i sogni erano una farsa.
Anche questo incubo si avvererà?
Dovrei prepararmi al giorno in cui Severus Piton punterà la bacchetta su di me per uccidermi?
Aveva ragione nel mio sogno?
La mano destra pizzica premuta sul mio viso, ancora circondata dalla benda che ho evocato ieri e subito la mia debolezza mi è palese.
Senza Silente non sono niente.
Senza Minerva non sono niente.
Senza Piton non sono niente.
Continuerò a sbagliare.
Scosto le coperte, sentendo il battito del mio cuore che aumenta di intensità.
Mi piego sulle ginocchia, una mano ancora sulla bocca, l’altra stretta tra i capelli, gli occhi bagnati dalle lacrime e i pensieri diretti su un solo punto.
Non sarò mai abbastanza.
Voldemort ci troverà.
Avrei dovuto accettare la sua proposta due anni fa.
Li avrei salvati.
E invece li ho condannati.
È tutta colpa mia.
Mi alzo di scatto, gli occhi ancora fissi sulla mia mano fasciata. Non posso lasciare che accada, devo diventare più forte e in fretta, dovessi allenarmi giorno e notte senza sosta.
Attraverso la tenda e con passo spedito raggiungo l’uscita. È notte fonda, dirò a Hermione di lasciare a me la sorveglianza della tenda e mi allenerò per tutto il tempo che rimane da qui all’alba. Asciugo con le mani il mio viso, mentre l’aria fredda investe il mio corpo, intercettando subito lo sguardo di Hermione, seduta vicino all’entrata.
-Mary, cosa ci fai qui?- domanda lei con voce gentile, stringendosi nella giacca. –Hai sognato qualcosa di nuovo?-mi sorride debolmente.
Apro la bocca per parlare, ma la richiudo immediatamente. E se l’incubo che ho appena fatto si ripetesse ogni notte con gli altri?
Mi copro la bocca di scatto prima che un singhiozzo possa sfuggirmi e le lacrime tornino a scivolare sul mio viso. Perché non riesco a smettere di piangere?
Il viso di Hermione ha un fremito, prima che i suoi occhi si allarghino e lei si alzi di scatto. In una frazione di secondo annulla la distanza tra noi, le sue braccia mi circondano e le mie si stringono a lei. Non doveva andare così, ma il tepore della ragazza mi convince a non lasciarla andare.
-Mi dispiace- dico singhiozzando con il volto nascosto nella sua giacca. –Sono un fallimento e non faccio altro che piangermi addosso-.
Un nuovo singhiozzo riempie l’aria fredda, ma questa volta proviene dalla ragazza che si stringe a me. –Faccio la stessa cosa da quando siamo arrivati qui- mi sussurra lei all’orecchio.
Improvvisamente mi sento meno sola, ma ugualmente triste.
Quando i nostri corpi si separano vedo le lacrime scintillare sul suo viso e senza neanche accorgermene mi lascio trascinare a terra con lei. A malapena mi rendo conto che stia frugando nella sua piccola borsa di perline, ma quando una coperta si posa sulle mie spalle non posso che esserle grata, stringendomi di nuovo a lei.
Restiamo sedute vicino alla tenta in silenzio per diversi minuti, prima che una di noi parli.
-Domani andrà meglio- sento la sua mano stringersi alla mia e la sua testa scivolare sulla mia spalla. –Siamo tutti stanchi, delusi e affamati, prima ho anche discusso con Harry- sospira.
-Vi ho sentiti- le rispondo debolmente. –Cosa è successo?- le domando per riempire il silenzio, anche se conosco già la risposta.
-Continua a guardare nella mente di Vol…Tu-Sai-Chi- si corregge infastidita, probabilmente intimorita all’idea che Ron possa sentirla. -È così ostinato, se si fosse impegnato di più in Occlumanzia forse…- la sento innervosirsi.
-Occlumanzia è una materia terrificante e…il nostro insegnante al quinto anno non cercava di certo di rendere la cosa più semplice- alzo il mio sguardo stanco sulla ragazza e continuo a parlare, per evitare al mio labbro di tremare mentre penso di nuovo all’uomo. –Non voglio scusare Harry, penso tu abbia ragione, ma devo ammettere che farei i suoi stessi errori- sospiro io, pensando a quando potrebbe farci comodo scoprire quali sono i prossimi passi di Voldemort. –Deve sembrargli inevitabile, soprattutto ora che abbiamo quel medaglione. Ti sei accorta anche tu dell’energia che emana?-.
La ragazza annuisce e così vicina a lei riesco quasi a sentire i pensieri che si affollano nella sua testa. -È stano in effetti, potrei giurare di aver sentito qualcosa quando l’ho toccato, ma non saprei descriverlo-.
-Nemmeno io- scuoto la testa. –Cerco di non concentrarmici troppo, rende tutto così soffocante e confuso- sospiro ancora. –Credevo sarei stata felice di trovare un Horcrux, ma non mi dà il minimo sollievo avere a che fare con quella cosa-.
-È solo un problema in più, vero?- dice la voce dolce di Hermione.
-Esatto- annuisco io, stringendomi di più a lei, mentre il silenzio cala di nuovo su di noi.
La piccola radura in cui ci siamo accampati è tranquilla e solitaria, cosa che ancora non sono riuscita a capire se sia un bene o un male. Non c’è praticamente nulla qui intorno, nessun animale da cacciare, nessuna città in cui comprare cibo e nessun albero da frutto. Solo qualche bacca e qualche fungo dal gusto discutibile.
-Mary, hai voglia di dirmi cos’hai sognato?- la domanda della ragazza mi fa sgranare gli occhi. –Solo se te la senti-.
Apro di nuovo la bocca e la richiudo immediatamente, rivedendo Severus Piton che punta la sua bacchetta su di me, riuscendo finalmente a vedere il mio sogno con più lucidità. –Ho sognato Severus Piton- dico debolmente. –Mi torturava con un incantesimo…non saprei nemmeno dire quale- parlo piano, come se dire le cose ad alta voce le rendesse più vere. –Non facevo che ripete che non so fare nulla, che sono stupida, che merito di soffrire, che ucciderà Draco e…-.
-Oh Mary- la giovane Grifondoro si fa più vicina. –Mi dispiace così tanto-.
-Erano tutte cose vere- sospiro io. –Sono così debole e incapace-.
-Non la sei affatto- scatta subito lei, prendendo improvvisamente il mio viso tra le mani. –Hai un potere unico e ogni volta che lanci un incantesimo mi lasci a bocca aperta, lasci tutti a bocca aperta!- insiste sorridendomi. –I tuoi sogni mostrano il futuro-.
-Non so nemmeno capire le mie stesse premonizioni- evito il suoi occhi.
-Perché nessuno sa dirci come interpretarli, insomma, la Professoressa Cooman aveva un metodo di insegnamento discutibile, non trovi?- Hermione riesce a strapparmi un sorriso, non ha mai sopportato quella donna. –Continueremo a lavorarci e potrai continuare ad allenarti e se un giorno incontrerai Piton, dimostrerai a lui e a te stessa che aveva torto!-.

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Capitolo 21
*** Il giovane Malfoy ***


-Sei sicura?- la voce di Hermione trema.
-Sicura- annuisco io. –Se sarò da sola sarà più semplice- guardo la ragazza per poi spostare gli occhi su Harry e Ron, accanto a noi. –Senza offesa, sono la più veloce e conosco bene la zona, dovessi trovare dei Dissennatori anche qui li seminerò in fretta-.
-Se prendi qualcosa dovresti lasciare dei soldi- Hermione comincia a frugare nella sua borsa.
-Hermione, ti preoccupi troppo- mi appoggia Ron mentre scuoto la testa.
-Tieni quei soldi per quando ci serviranno davvero- alzo le spalle. –Dove vado io picchiano i bambini, non meritano le tue premure-.
-Non vorrai rubare cibo a degli orfani?- fa lei esterrefatta.
-No- sospiro lasciando il piccolo gruppo all’interno della tenda per uscire nella fresca aria mattutina della periferia di Londra. –Non toccherò il cibo per gli orfani, ma quello delle istitutrici- mi volto a guardare i tre Grifondoro affamati che mi seguono. –Sono certa che hanno una scorta separata, non mangiavano la stessa sbobba che rifilavano a noi- mi avvicino a mio fratello, sfilando il Mantello dell’Invisibilità dalle sue mani, che lui trattiene, facendomi fermare.
-E se non trovassi solo Dissennatori?- domanda preoccupato. –Quello è l’ultimo orfanotrofio in cui sei stata, non è ovvio che tu possa tornarci?-.
-Perché dovrei tornare in un posto simile?- domando io, riuscendo finalmente a liberare la stoffa dalla presa di mio fratello. –Sarebbe uno spreco impiegare le loro forze a sorvegliare un orfanotrofio in cui non potremmo neanche nasconderci- gli sorrido. –E anche se fosse resterò tutto il tempo sotto il mantello e nessuno mi vedrà- insisto. -Andrà tutto bene, vedrai-.
Il ragazzo apre la bocca pronto a controbattere, ma prima di parlare il suo volto si spegne e lui sospira. –Non ti faremo cambiare idea, vero?- domanda stanco.
-Già- alzo le spalle.
-Va bene- risponde lui, probabilmente troppo affamato per avere la forza di tenermi testa. –Se dovesse succedere qualcosa di strano tornerai indietro?-.
-Lo prometto- gli sorrido, prima di voltarmi e allontanarmi da loro sul suolo sconnesso del campo in cui abbiamo sistemato la tenda. Prendere una storta mi sembra una pessima idea, quindi procedo lenta fino alla strada di ciottoli grigi che scivola tra i campi incolti della zona.
Mi guardo intorno, mentre il sole inizia pigramente a scaldarmi la pelle. Se non sbaglio siamo a circa due kilometri dalla vecchia abitazione in cui Lucius Malfoy mi trovò due anni fa e ad altrettanti dall’orfanotrofio, nella direzione opposta. Potrei tenere la casa come seconda alternativa, meglio portare della frutta che tornare a mani vuote, come è successo ad Harry per il mercato.
Mi brontola lo stomaco mentre inizio a camminare, ricordandomi una vecchia sensazione familiare che non riesco a definire completamente spiacevole.
Getto sulle spalle il mantello di mio fratello, scomparendo sulla strada. Bastano pochi minuti per rendermi conto che il sole è più forte di quanto immaginassi questa mattina, mentre una goccia di sudore scivola sulla mia fronte.
Il sole è un buon segno però, indica chiaramente che nella zona non si nascondono Dissennatori. Non indosso l’Horcrux come ha fatto mio fratello giusto un’ora fa, ma di sicuro è meglio non avere a che fare con quelle creature.
Procedo veloce sulla strada, trovando in fretta la grande struttura in cui ho abitato. L’erba che la circonda è alta e poco curata, l’intonaco delle sue pareti resiste solo in alcuni punti e la mia vecchia finestra ha ancora il vetro rotto. L’edificio mi è subito chiaro sia troppo silenzioso per essere abitato, quindi scavalco subito la staccionata arrugginita, facendo attenzione a non rovinare il mantello.
Mi muovo in fretta e giro intorno alla struttura, ma prima di poter raggiungere la porta d’entrata mi blocco proprio davanti alla facciata principale dell’orfanotrofio, dove Arthur Weasley mi era venuto a prendere con una delle auto del Ministero. Un vociare sommesso raggiunge le mie orecchie e subito noto i due Mangiamorte fermi non lontano dall’ingresso. Incupiti e accaldati si guardano attorno parlottando tra loro all’ombra di un vecchio albero, spostando in continuazione le facce anonime lungo il cortile o le finestre della struttura.
Harry aveva ragione.
Voldemort deve proprio essere disperato se manda i suoi seguaci a sorvegliare pure questo posto.
Mi avvicino con cautela ai due, mi concentro e lasciando che i miei occhi si chiudano studio l’ambiente. La proprietà sembra essere circondata da molti incantesimi, ma proprio come quelli imposti dall’Ordine la scorsa estate non mi hanno intercettata.
Riapro gli occhi e ignorando le parole che i due si scambiano decido di entrare, scivolando verso la porta. Dove un foglio ormai ingiallito riposa attaccato al portone di legno lasciato aperto. “Divieto d’accesso” leggo distrattamente mentre lo attraverso, insieme alle parole “maltrattamento di minori” e “violazione delle norme di sicurezza”.
L’ingresso mi accoglie fresco e silenzioso, il pavimento coperto di foglie secche e qualche muro segnato dai graffiti. Questo posto è vuoto da un po' di tempo, probabilmente da quando l’Ordine mi ha portata a Privet Drive. Che sia stata la mia magia a impedire che fosse chiuso prima? In effetti, è strano che non sia successo. Magari il mio non voler rischiare che si perdessero le mie tracce lo ha reso possibile, così come mi permette spesso di attraversare incantesimi di protezione senza allarmare nessuno.
Raggiungo le scale, ma subito mi blocco, osservandone la ringhiera tutta storta.
Non serve a nulla salire.
Cambio in fretta obbiettivo, spostandomi a destra e raggiungendo in pochi secondi la grande stanza coi tavoli, adibita a mensa. Anche qui ci sono molte foglie a terra e anche qualche finestra rotta da cui filtra la luce calda del sole, rivelando lo spesso strato di polvere sui mobili e qualche piccione arruffato che si nasconde negli angoli più bui. Arriccio il naso, colpita in fretta da un odore poco gradevole e mi affretto ad attraversare la stanza per arrivare in cucina.
La stanza risulta più buia della precedente, ma ugualmente impolverata e maleodorante.
Deve esserci qualcosa che è andato a male.
Mi faccio coraggio e sfilo il mantello, abbandonandolo su un ripiano. Comincio velocemente ad aprire ogni sportello della cucina, trovando presto frutta marcia e un piccione in decomposizione, in cima alla grossa kappa sui fornelli. Mi sforzo per ricordare che sia solo il ciclo della vita e proseguo nella mia ricerca, aggiudicandomi solo un paio di confezioni di ceci lessati ancora integre. Le lascio cadere nella borsa a tracolla che mi sono portata e mi dirigo verso la porta chiusa in fondo alla stanza.
Scommetto che si tratta della dispensa.
Spingo la maniglia con decisione verso il basso, ma la porta sembra essere chiusa a chiave. Un ottima notizia, direi. Le porte non vengono lasciate chiuse a chiave senza una ragione, sicuramente dentro sono rimaste delle scorte e nessuno è entrato o uscito.
Tolgo la mano dalla maniglia, faccio un profondo respiro e ripeto il gesto a cui questa volta segue lo scatto della serratura e un lento cigolio.
Tombola.
La piccola stanza buia e stretta rivela diversi barattoli di olive, sottaceti, zeppe pronte e confezioni di pane ormai ammuffito. Lascio l’ultimo al suo posto e incastro nella borsa tutto ciò che rimane. Abbastanza soddisfatta recupero il mantello e mi copro di nuovo, dirigendomi con attenzione verso l’uscita, cercando di evitare i punti più rovinati del pavimento che potrebbero scricchiolare. Dubito che i due Mangiamorte qui fuori si accorgano del rumore, ma se spaventassi i piccioni potrebbe venirgli voglia di controllare e non vorrei mai dimostrare a Voldemort che aveva ragione a far sorvegliare questo posto.
Raggiungo l’aria fresca e pulita del giardino con sollievo, pronta a tornare alla tenda col mio bottino, quando le loro voci mi raggiungono.
-Avresti dovuto vedere la sua faccia…- sghignazza il più alto dei due. –Se ne andava in giro vestito come uno sporco Babbano qualsiasi quando lo abbiamo trovato-.
-Sei sicuro di aver visto la sua faccia?- lo prende in giro il compagno. –L’Oscuro Signore ti ha mandato a sorvegliare questo posto con me come ringraziamento per avergli portato il giovane Malfoy?- ridacchia. –Dovevi fare una vita tremenda prima-.
Il giovane Malfoy?
Hanno preso, Draco.
Le mie gambe vorrebbe correre veloci come il vento, ma l’unica cosa che riescono a fare è tremare.
Voldemort ha Draco.
Da quanto tempo?
Lo ha ucciso?
Lo ha imprigionato?
Lo starà torturando in questo momento?
-Mi dai del bugiardo?- domanda il primo Mangiamorte. –Il Signore Oscuro mi ha concesso l’onore…- si interrompe velocemente a causa del frastuono che fa la mia borsa colpendo la ghiaia sotto i miei piedi e subito il tempo sembra rallentare.
Il sangue ribolle nelle mie vene e annebbia i miei pensieri, mentre le lacrime sgorgano dai miei occhi e una delle mie mani si stringe al Mantello dell’Invisibilità che strattono e getto a terra, scoprendo la mia figura alla vista dei due maghi. Vedo i loro occhi sgranarsi e le loro mani raggiungere le bacchette ed estrarle, ma non gli lascio il tempo di usarle contro di me.
Alzo le braccia davanti a me e con un gesto repentino ne porto una a destra e una a sinistra, incrociando le braccia e lasciandomi completamente guidare dall’istinto. Le due armi sfuggono alla loro presa volando a metri e metri dai loro proprietari, che a un altro mio gesto vengono sollevati da terra, completamente incapaci di muoversi.
-Dove si trova Draco Malfoy?- grido con forza.

Hey! Eccomi qua sono tornata con un nuovo capitolo!
Cosa ne pensate?
Riscrivendo dell'orfanotrofio ho notato di aver fatto un errore enorme in "Mary Lloyd, la chiave e il volto del male"! Per non so quale ragione scrissi che Arthur Weasley andò a prendere Mary con un'auto azzurrina, senza ricordarmi che la sua Ford Anglia sparì, se non sbaglio nel secondo libro, senza mai tornare all'uomo!
Scusatemi, me ne sono resa conto solo ora!
Spero di non aver fatto troppi errori in questo capitolo scritto un pò di fretta.
Alla prossima!

 

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Capitolo 22
*** Silenzio ***


Corro a perdifiato, un solo pensiero fisso riporta alla mia mente gli occhi di ghiaccio di Draco Malfoy, che potrei non riuscire a vedere mai più. L’erba alta e incolta dei campi pizzica le mie gambe, mentre il terreno morbido e umido scivola sotto le mie scarpe.
Devo avvertire gli altri.
Dobbiamo aiutare Draco.
E se fosse una trappola?
E se fosse già morto?
Stringo la tracolla, piena di barattoli che fanno un gran frastuono colpendosi a vicenda, stringo i denti proibendomi di piangere e alzo il Mantello dell’Invisibilità sopra le ginocchia, sperando che nessun Babbano possa scorgere le mie gambe.
Il fiato è già corto quando inizio a scorgere la tenda che abbiamo piazzato in mezzo a un campo. Subito mi tolgo il mantello e vengo notata dai tre ragazzi affamati che ho lasciato non molto tempo fa. Vorrei urlare qualcosa per fargli capire la gravità della cosa, ma la mancanza di fiato me lo impedisce, facendomi produrre solo un verso strozzato.
Intercettando lo sguardo di mio fratello riesco a fargli intuire che qualcosa è andato storto, ma non riesco a sentire ciò che dice a Hermione e Ron. Iniziano tutti e tre a muoversi verso di me, ma ci metto pochi secondi a raggiungerli, gettando a terra il mantello e la tracolla, prima di piegarmi verso il terreno.
Un forte dolore mi preme sul petto, mentre a fatica i miei polmoni immagazzinano quanta più aria possibile.
-Cosa è successo?- domanda secco mio fratello. –Hai incontrato qualcuno?-.
-Sei ferita?- è la domanda preoccupata di Hermione e subito mi affretto a scuotere la testa.
-Lo…lo…- dico io ansimando.- Hanno…pre…so- cerco di farmi capire, prendendo una grande boccata d’aria.
-Lo hanno preso- ripete Hermione chinandosi vicino a me e io annuisco. –Lo hanno preso- ripete a Harry e Ron, ma tutti e tre i Grifondoro risultano piuttosto confusi.
-Cosa?- domanda Ron.
-Cosa è stato preso?- gli fa eco mio fratello, la catenella dell’Horcrux brilla sul suo collo. –Come facciamo a capire cosa intendi?-.
-Chi!- sbraito io, tutt’altro che paziente. –Draco!- grido con tutto il fiato che mi è rimasto.
-Draco?- dice Hermione confusa. –Lo hai trovato?-. Scuoto di nuovo la testa, ma prima di riuscire a parlare vengo interrotta da mia fratello.
-Dove sei stata?- domanda sospettoso.
Mi alzo di scatto, riuscendo finalmente a recuperare un po' d’aria. –Cosa credi?- domando come una furia. –Sono stata all’orfanotrofio, dove vi ho detto che sarei andata!-.
-E Draco era lì?- domanda Ron, ancora più confuso di prima.
-No- rispondo gelida, scoccando un’occhiataccia al rosso. –Ma ho sentito due Mangiamorte parlare di lui- dico secca, voltandomi verso Hermione, come se fosse l’unica in grado di capire le mie parole.
-Due Mangiamorte?- domanda subito la ragazza. –Controllavano l’orfanotrofio?-.
-Sì- annuisco con determinazione. –Non portavano le maschere e non li avevo mai visti prima, ma hanno parlato di Draco e…-.
-Sei sicura che parlassero proprio di lui?- Ron si fa avanti. –Insomma, ci sono un sacco di persone in fuga-.
-Certo che sono sicura!- scatto io sulla difensiva. –Lo hanno chiamato “giovane Malfoy” e sinceramente non mi viene in mente nessun altro che potrebbe essere chiamato a quel modo!- stringo le braccia al petto. –Dobbiamo muoverci, non sono riuscita a estorcere altre informazioni a quei due, ma sono sicura che Vol…-.
-Non dirlo!- Ron scatta, guadagnandosi di nuovo il mio sguardo.
Vorrei gridare in faccia al giovane Ron Weasley che non mi può importare di meno della sua stupida fisima verso il nome del mago oscuro, ma la voce di mio fratello sovrasta la mia.
-Li hai attaccati?- dice fuori di se, avvicinandosi pericolosamente a me.
-Tu avresti fatto la stessa cosa!- grido più forte di lui, spingendolo lontano. Sento le mie mani fremere e il sangue ribollire nelle vene, ma scelgo di non colpire il ragazzo. –E ho cancellato la loro memoria, penseranno di essersi solo addormentati-.
-Certo- mi risponde subito male Harry. –Hai messo in pericolo tutti quanti!- alza sempre di più il tono. –Hanno preso Draco Malfoy? Bene, vai a cercarlo, vai a fare la sua stessa fine, noi non ce ne staremo qui ad aspettarti!-.
La mia mano arriva sul volto del ragazzo colpendo sulla guancia e facendo volare a terra i suoi occhiali, mentre il mio viso viene rigato da una lacrima che prontamente asciugo con una mano.
Non posso credere che lo abbia detto.
Vedo Hermione avvicinarsi a me, decisa a evitare che ripeta il mio movimento, mentre Ron si para tra me e Harry, proprio mentre lui cercava la bacchetta. Io mi giro di spalle, incrociando con forza le braccia sul petto, combattuta tra l’idea di seguire il suggerimento e la consapevolezza che se ci dividiamo nessuno di noi sopravvivrà.
Era l’Horcrux a parlare.
Sì, era l’Horcrux.
-Harry, togliti subito quel medaglione?- la voce di Hermione risuona seria e spaventata. -Toglilo, ho detto- aggiunge subito autoritaria, ad una probabile protesta del ragazzo. –Grazie- si rivolge di nuovo a lui, armeggiando con qualcosa alle mie spalle. -Siamo tutti stanchi e affamati- la sento raccogliere la mia borsa. –Perché non ne parliamo a stomaco pieno?-.
Annuisco, come sento fare agli altri, voltandomi lentamente verso di loro e la tenda. I miei occhi incrociano subito quelli di mio fratello, ma mi sbrigo a distogliere lo sguardo anche se lui sembra voler dire qualcosa.
-Mary, non volevo dire…- cerca di dire a bassa voce.
-Sì- lo interrompo subito. –Va bene- lo supero immediatamente, dirigendomi il più velocemente possibile verso il mio obbiettivo.
Ci sediamo intorno al tavolo in silenzio e sempre in silenzio consumiamo il nostro tristissimo pasto composto da zuppa di cipolle fredda, mentre il medaglione giace sul tavolo in mezzo a noi.
-Cosa hai scoperto su Malfoy?- è Ron a rompere il silenzio.
I miei occhi si alzano su quelli chiari del ragazzo, grata che abbia tirato fuori l’argomento. –Non molto- ammetto. –Non erano molto intenzionati a rispondere alle mie domande e io non volevo rischiare che arrivasse qualche loro amico. Li ho sentiti dire che era vestito come un babbano quando lo hanno trovato e sono riuscita a farmi dire che è successo a Londra due notti fa-.
I tre mi osservano in silenzio, ma io non ho altro da aggiungere.
-So che non è molto da cui partire- abbasso gli occhi, giocherellando con la poca zuppa rimasta nel mio piatto. –Anzi, non è niente-.
-Non ti hanno detto dove lo hanno portato?- chiede Hermione e io scuoto subito la testa.
-E se fosse…- inizia a dire Harry, ma subito si blocca ragionando sulle sue parole. –Non voglio dire che sia così, ma se fosse una trappola?-.
-Secondo me, se fosse una trappola, le avrebbero detto dove cercarlo- alza le spalle il compagno.
-Non lo so- anche Hermione scuote la testa. –Magari vogliono solo spingerti a uscire allo scoperto- si rivolge con gentilezza direttamente a me. –Con i due Mangiamorte ha funzionato, tu eri lì e ti sei mostrata solo perché ne stavano parlando- mette da parte il suo piatto.
-Hai ragione- mi sforzo per apparire il più pacata possibile, anche se sotto il tavolo il mio piede tamburella sul pavimento. –Però mi sembra una strategia stupida, non credo se ne stiano tutto il giorno lì fermi a parlare di Draco. Voi-Sapete-Chi non ha ragione di credere che io torni in quel posto, quei due ne parlavano come se non fosse un granché come compito-.
-Ci sei stata però- mi fa subito notare il Grifondoro dagli occhi verdi. –È non è nemmeno strano che tu ci vada, è un posto che conosci bene-.
-E ora è abbandonato- annuisco. –Un buon nascondiglio, in effetti-.
-Va bene, avevi una ragione per tornarci, ma questo non esclude che Malfoy sia stato trovato da loro- insiste Ron a mio favore.
-In ogni caso resta troppo pericoloso cercarlo, lo sarebbe anche se sapessimo dov’è- sospira Hermione. –Mary, Draco è uno di noi adesso e non ho intenzione di metterlo in dubbio, ma cosa possiamo fare?- mi guarda triste. –Sono sicura che i suoi genitori non lasceranno che venga ucciso-.
-Suo padre non è esattamente un genitore modello, non sapete quante volte ha punito Draco- alzo le spalle a disagio.
-Ma sua madre tiene a lui, giusto?- cerca di rassicurarmi la ragazza. –Ricordate come era apprensiva sei suoi confronti lo scorso anno a Diagon Alley?-.
-È vero- annuisce Harry. –E Voi-Sapete-Chi non credo sia in Inghilterra al momento- il ragazzo cerca di evitare l’occhiata severa di Hermione che non vuole guardi più nella testa di Voldemort.
-E se provassi a cercare Draco con la meditazione?- domando ansiosa. Un tempo riuscivo a vedere molte più cose di adesso, ma sono certa che con la giusta motivazione e un po' di allenamento riuscirei a vedere molto lontano da me. –Potrei arrivare in tutti quei posti che sono troppo pericolosi da raggiungere fisicamente-.
-Non ci hai detto tu che hai rischiato di materializzarti facendo quella cosa in passato?- Ron si impegna per pulire a fondo ogni traccia di zuppa. –Sarebbe un bel casino-.
-Già- abbasso di nuovo la testa. –E da Animagus?-.
-Credi non lo sappiano?- domanda neutrale mio fratello.
-Non sanno in molti che posso farlo, solo Fred, George, voi tre, Draco, Minerva e…- la mia voce si spegne. –Come non detto- aggiungo dopo poco.
Per un istante ho completamente dimenticato Severus Piton, le sue conoscenze su di me e la sua devozione a Voldemort. È ovvio che ormai lo sappiano tutti i Mangiamorte, strano che non sia stato scritto sul mio manifesto da ricercata.
Hermione si alza e ritira i piatti vuoti mentre su tutti cala il silenzio.

Hey! Sono tornata!
Anche se ho avuto qualche problema al computer che spero si risolva presto!
Che mi dite sul capitolo?

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Capitolo 23
*** Autunno ***


Hey! Eccomi qui, col mio solito ritardo imperdonabile, spero di migliorare, ma smetto di promettervelo!
Sono in un punto un pò particolare della storia in cui devono succedere certe cose e io non ho idea di come farle succedere XD Abbiate pietà, farò del mio meglio!
Buona lettura!


Le foglie ormai secche scricchiolano sotto i miei piedi, mentre con poca grazia mi trascino assonnata nel fitto boschetto in cui Hermione ci ha portati ieri sera. Questa mattina mi sono svegliata più stanca di quando durante la notte sono smontata dal mio turno di guardia infinito. Cerco di allenarmi ogni giorno con costanza, tentando di sopperire all’enorme senso di colpa che mi assale per non essere ancora andata a cercare Draco.
L’autunno ha colorato ogni cosa coi suoi toni caldi, tranne il cielo che, fattosi bianco per le nubi e la nebbia, sembra quasi non esistere più. Il passare dei giorni e poi delle settimane mi ha lentamente convinta ad abbandonare ogni speranza di rivedere il giovane Malfoy in vita, convincendomi che concentrarmi sugli allenamenti sia la cosa giusta.
Giusta per cosa poi?
Raggiungere un obbiettivo che nemmeno noi sappiamo esattamente quale sia?
Eppure continuo ad aspettare l’occasione di scontrarmi di nuovo coi Mangiamorte o lo stesso Voldemort, certa che se non sono riuscita a salvare la vita di Draco, riuscirò almeno a vendicarla.
Fosse l’ultima cosa che faccio.
Dicono debba essere mio fratello a sconfiggere Voldemort.
Vorrei però essere io a farlo.
Senza magia.
Vorrei stringere le mani sulla sua gola fino a vederlo esalare il suo ultimo respiro.
Colpirlo ripetutamente, macchiandomi le mani di sangue.
Mi blocco improvvisamente, disgustata dai miei stessi pensieri. Una delle mie mani raggiunge il medaglione che pesa sul mio collo, stringendolo con foga.
-Mary, stai bene?- domanda debolmente Hermione. Nemmeno mi sono accorta di essere tornata davanti alla tenda.
-Sì- annuisco subito, evitando lo sguardo della ragazza. Un forte senso di imbarazzo mi assale, facendomi arrossire al pensiero che lei possa in qualche modo aver capito a cosa stavo pensando.
-Vuoi che lo tenga io?- domanda con un filo di voce, il volto magro e pallido. Scuoto subito la testa e in fretta mi defilo, alzando le spalle e biascicando un “mi alleno ancora un po'” sparisco di nuovo tra gli alberi. Alcune sue parole, che sicuramente mi suggeriscono di fare attenzione, mi seguono per qualche metro, ma poi si perdono, coperte dallo scricchiolio che producono i miei piedi.
Quando riesco ad allontanarmi a sufficienza dalla tenda cerco di allenare anche la mia magia e sarebbe la distrazione perfetta ora, se non mi sentissi tanto a disagio con me stessa portando l’Horcrux. E poi con la stanchezza che mi sento addosso questa mattina dubito di riuscire a produrre un qualche incantesimo senza iniziare a perdere sangue dal naso.
Quando provo ad alzarmi in volo succede sempre, che sia all’inizio o alla fine di un allenamento. Come è possibile che Voldemort ci riesca e io no?
Sospiro e cerco almeno di aumentare il passo e iniziare una leggera corsa.
Da quando abbiamo il medaglione le cose non fanno che peggiorare.
Il cibo scarseggia e io non posso fare a meno di mangiare sempre meno, limitando le mie porzioni o saltando completamente i pasti.
Non sono ricaduta nelle vecchie abitudini, ne sono certa. Questa volta è diverso perché vorrei mangiare, ma se lo faccio io non sono certa che anche gli altri potranno farlo. Fortunatamente so bene che il mio corpo può resistere più dei loro, ma cerco comunque di non esagerare e non superare più di due giorni di digiuno.
Hermione sembra reggere bene i giorni in cui non si trova molto da mettere sotto i denti, ma appare più nervosa e silenziosa del solito. Mentre Harry e Ron sono diventati totalmente insopportabili, fino a quando Ron non è andato via.
È successo più di due notti fa, al termine di una furiosa litigata tra lui e Harry, talmente in fretta da non darmi nemmeno il tempo di vederlo andare via. Le loro urla mi hanno svegliata a tarda sera, ma quando ho capito che non erano parte dei mei sogni e mi sono alzata dal letto ciò che ho trovato sono stati gli avanzi di una cena tristissima a base di pesce, Harry incupito con l’Horcrux tra le mani e Hermione bagnata da capo a piedi in lacrime.
Quella sera ho lasciato mio fratello ai suo rancori e ho cercato di aiutare Hermione, impiegando più di un’ora a calmarla e farla addormentare. Solo la mattina seguente sono riuscita a farmi raccontare cosa era successo, sia di Dean Thomas, il padre di Tonks, Unci Unci e un certo Dirk, che di ciò che gli aveva rivelato Phineas Nigellus sulla spada di Godric Grifondoro.
Di tanto in tanto il vecchio preside Serpeverde torna a farci visita nella sua cornice, riportando alla mia memoria Piton e tutti coloro che girano ancora a scuola.
Sembra che Ginny, Neville e i vecchi membra dell’ES si stiano dando parecchio da fare per creare disordini nei confini di Hogwarts. Cosa che sicuramente preoccupa mia fratello, soprattutto per i rischi che la giovane Weasley si procura.
Una sera siamo perfino riusciti a parlare di lei, anche se lui ha tentato di aggirare il discorso. Lo ha fatto in modo inaspettato, almeno per me.
Mi ha chiesto di Draco.
“Ti manca Malfoy?” mi ha domandato.
“Come a te manca Ginny” gli ho prontamente risposto.
Avrei dovuto avere la stessa forza che ha avuto lui quando l’ha lasciata.
Forse ora sarebbe vivo.
Dopo quella sera le giornate sono tornate lentamente al loro ritmo lento, ma in me non fa che sorgere spontanea un’idea.
Dovremmo tornare a Hogwarts?
Sembra assurdo pensarlo, ma tutto sembra riportarmi lì. E se ci fosse un Horcrux da qualche parte?
E se la vera spada fosse ancora dentro le mura del castello? Se fossi più utile lì? Se riuscissi a entrare potrei prendere il Castello dall’interno?
Troppe domande mi girano in testa. Talmente tante da sembrare i pensieri di una povera pazza se riportate su un foglio di carta.
Lo so perché ho provato molte volte a scriverle nei miei turni di guardia, ma nessuna copia si è salvata. Perfino la lettera che ho scritto e che mai potrò inviare a Uagadou ormai mi risuona strana e senza un senso dopo averla letta tante volte.
Sembra una richiesta d’aiuto?
Non voglio che la sembri.
Sono al sicuro là, non vorrei mai spingerli a venire qui.
Una parte di me, però, si sta perdendo e sente il bisogno di trovare una guida. La stessa guida che ho trovato in Silente, Minerva e Piton ora mi manca. Incapace di trovare risposte mi viene naturale chiedermi se arrivati ad uno scontro vero e proprio sarò in grado di combattere.
Incapace.
Debole.
I miei piedi rallentano, fino a fermarsi, mentre la mano sale di nuovo verso il medaglione che sembra pulsare di vita propria. Me lo sfilo di dosso con foga, strattonandomi i capelli in avanti e lo lascio cadere a terra davanti a me.
Il sollievo è immediato e dopo molte ore ho la sensazione di poter finalmente respirare.
Abbasso lo sguardo sul gioiello e ne seguo lentamente i lineamenti, intimorita all’idea di doverlo indossare di nuovo.
Dobbiamo in fretta trovare qualcosa che ci permetta di distruggerlo.
 
 
 
Sento dolore.
È la testa che brucia come se fosse in fiamme.
È il viso, coperto di sangue secco.
È la gola arida che vorrebbe urlare.
È la pelle che tira come se volesse squarciarsi.
Sono le orecchie che fischiano insistentemente.
E sono le ossa che si contorcono.
Mi manca il respiro.
Sto scivolando.
C’è odore di bruciato.
C’è odore di legno.
C’è odore di sangue.
Colpisco il pavimento.
Fa male, ma non quanto avrei immaginato.
Posso respirare.
Socchiudo gli occhi e ne riconosco altri due.
Mi osservano.
Sangue vivo al posto delle iridi.
Mi pregano.
Non mi capiscono.
Potrei fuggire, ma non servirebbe.
Non voglio farlo.
Voglio restare qui.
Anche se fa male.
È tutto calcolato.
È già successo.
Me lo ricordo.
Resto calma.
È un sogno?
Sì, è solo un sogno.
Rivedo me stessa, come in uno specchio.
Due lacrime rosse scivolano sul viso della mia copia, bruciando sulle mie guance.
Respiro.
È solo un sogno.
L’ho fatto mille volte.
So cosa sta per succedere.
Non urlerò.
Non voglio farlo.
Voglio restare qui.
Qui dove ho vinto.
Mi sveglierò presto.
Volto la testa e trovo subito le piccole gocce di sangue sul pavimento di legno.
Non riesco più a capire se sono in piedi o stesa a terra.
Alle mie spalle sento distintamente un rantolio.
Mi volto.
Voglio vedere.
Altri occhi.
Lucius Malfoy.
Urla.
Ho vinto io.
E lui lo sa.
Per questo c’è il dolore.
 
Un fischio raggiunge le miei orecchie.
Costante e sempre più forte mi dà quasi fastidio.
I miei passi si avvicinano al suono.
Sono veloce.
Sento la curiosità.
È urgente.
Devo sapere.
-Da questa parte- suona lontana una voce.
C’è luce.
È forte, quasi mi acceca.
È mattina.
Il fischio scompare, sostituito da grida e risate.
Mi siedo e l’aria si riempie di scricchiolii.
Ci sono dei bambini.
Sono felici.
Anche lei è felice?
Una tazza decorata di ceramica tintinna davanti a me e un liquido ambrato la riempie.
È un bel colore, ma c’è un odore strano.
Questo posto puzza di vecchio.
“Rifiutato”
Un timbro rosso su carta stampata e ingiallita.
“Rifiutato”
Una sentenza agghiacciante.
“Rifiutato”
Rabbia.
Rancore.
Tristezza.
“Rifiutato”
Posso vederla?
No.
Perché?
Non è più qui.
“Rifiutato”
Non è giusto.
 
Scintille rosse
Scintille verdi.
Scivolano ovunque.
Sono lontane.
Sono vicine.
Sono veloci
Scintille rosse scivolano su delle lenti rotonde.
Il mondo intorno a me trema.
La luce dell’alba esplode.
-Mary- una voce chiama il mio nome.
Due figure si affrontano.
-Mary!-.
È la fine di tutto.
 
 
 
-Mary!- la voce di Hermione mi scuote, strappandomi al sogno. –Cosa succede?- la voce della ragazza è rotta da un singhiozzo, mentre la mia testa inizia a bruciare.
-Cosa...- biascico, la bocca impastata e la vista offuscata. La tenda prende lentamente corpo intorno a noi, riportandomi col suo grigiore a questi freddi giorni di novembre. –Che cosa è successo?- mi metto a sedere alla vista di Hermione, seduta sul mio letto in lacrime, e Harry alle sue spalle. La ragazza mi guarda dritto negli occhi e asciugandosi il viso con le mani prende un grande respiro.
-Mi hai spaventata a morte- dice finalmente, trattenendosi dal singhiozzare ancora.
-Stavi volando, Mary- dice mio fratello preoccupato, avvicinandosi all’amica per sfilare il medaglione dal collo e appoggiarlo sul comodino vicino al letto. Il suo gesto sembra sollevare subito la ragazza da un gran peso.
-Non stavi solo volando- tira su col naso la Grifondoro. –Avevi gli occhi aperti, completamente bianchi e dicevi cose senza senso-.
-Sembrava soffrissi- ammette Harry, scambiando uno sguardo preoccupato con l’amica. -Per un momento ho creduto fossi stata stregata-.

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Capitolo 24
*** Godric's Hollow - Parte prima ***


Hey gente!
Ecco un nuovo capitolo, ormai sono talmente in ritardo che sono quasi in anticipo!
Che dire? Giuro che cerco di aggiornare di nuovo prima di fine mese, per non sentirmi troppo in colpa!
Buona lettura!


…dal suo stesso potere…
Rileggo le poche righe da me tracciate su un vecchio pezzo di pergamena. Le parole sono quasi scarabocchiate, tanto forte era l’urgenza che avevo di annotarle. Non avevo mai avuto qualcosa di tangibile che riguardasse i miei sogni, ora che le parole pronunciate da me sono nelle mie mani non posso fare a meno di pensare che non sia poi molto.
…ad ogni luna…
Non è niente in realtà.
Non sembrano avere un senso e non c’è qualcosa che colleghi tra loro le frasi, ma sono le sole parole che Hermione e Harry hanno ricordato di quella notte.
Hanno detto che c’era dell’altro, ma la maggior parte delle cose le biascicavo e l’altra metà erano troppo spaventati per capirla.
…una vita dimenticata…
Le ho pronunciate altre volte?
Quante volte?
Severus Piton le ha mai sentite?
Me le ha nascoste?
Mi è capitato di riuscire a sbirciare su quel quaderno qualche volta, ma non c’era niente del genere.
Quanto vorrei avere i suoi appunti tra le mani.
…il destino del mondo…
È una premonizione?
Di una sola cosa sono sicura.
Non si collegano ai miei sogni, nulla in quelle parole me li ricorda.
Abbasso lo sguardo sul bicchiere pieno di pere sciroppate che riposa sul mio grembo, una dolce parentesi in questa fredda mattinata di dicembre passata a sorvegliare la tenda. Oggi per mia fortuna non c’è vento, anche se il mio naso è ugualmente congelato e la pelle sul mio viso tira, seccandosi sulle guance. Le labbra mi si sono screpolate in fretta quando l’autunno ha lasciato il posto all’inverno, ma fortunatamente non si sono ancora spaccate.
Da quanto tempo è finito l’autunno?
Non lo so.
Credo sia dicembre, ma ormai i giorni sono tutti uguali e iniziano a confondersi tra loro, quindi ho smesso di tenere il conto.
Che importanza ha?
Siamo bloccati, senza indizi sugli altri Horcrux o su come distruggere quello stupido medaglione.
-Hey- la testa di mio fratello fa capolinea dalla tenda. Trattengo il mio corpo dal sobbalzare mentre riemergo dai miei pensieri e ripiego frettolosamente il foglio con le quattro frasi a cui ormai penso spesso. –Ancora con quel foglio?- domanda con un filo di voce, il volto serio e la voce gentile.
-Già- cerco di rispondergli con la stessa voce gentile. Non sono mai stata una persona di molte parole, ma ormai sono diversi mesi che parlo il minimo indispensabile. –Non c’è molto altro da fare- mi sforzo di aggiungere.
-Vero- ammette lui, uscendo e sedendosi accanto a me, mentre comincio a mangiare le pere nel mio bicchiere.
Il silenzio cala su di noi, mentre il gusto dolce riempie la mia bocca regalandomi una piacevole sensazione. Abbiamo avuto più fortuna col cibo ultimamente e grazie ad Hermione abbiamo guadagnato qualche pasto caldo, recuperando un po' di roba da un piccolo supermercato babbano. È un sollievo sapere di poter mangiare, consapevole che il tuo pasto non toglierà il cibo di bocca a un tuo compagno.
-Non ti sei allenata oggi?- domanda lui con la sua voce gentile e gli occhi verdi puntati su di me.
-No- scuoto la testa, dopo aver buttato giù un altro boccone. -È un giorno di pausa- mi affretto ad aggiungere per non dargli l’impressione di non voler parlare con lui. –Un giorno di riposo credo faccia bene ai muscoli per recuperare- dico osservandolo, non ha l’Horcrux con se. –Non ricordo dove l’ho letto- ammetto infine, tornando alla mia frutta sciroppata.
-Bene- dice lui, visibilmente a disagio, apparendo a sua volta come qualcuno che non vuole parlare. Non credo abbia ascoltato molto del mio discorso.
-Volevi chiedermi qualcosa?- domando senza guardarlo.
-In realtà sì- ammette subito. –Ho parlato con Hermione poco fa e…-.
-Vuoi andare a Godric’s Hollow- lo anticipo. –Vi ho sentiti- spiego semplicemente.
-E cosa ne pensi?- unisce le mani e ci soffia dentro, tentando di scaldare le sue dita infreddolite, che lasciano sfuggire qualche piccola nuvola di vapore.
-Hermione era quella meno convinta- dico sulla difensiva. –Lei cosa ne pensa?-.
-Crede che dovremmo andare- mi risponde col fiato sospeso. –Pensa che la spada di Grifondoro possa essere lì, Silente potrebbe averla affidata a Bathilda Bath e trovarla ci risolverebbe un bel problema- inizia a parlare molto velocemente.
-Va bene, Harry- dico io, prima che possa continuare a parlare. –Se Hermione è tranquilla, la sono anche io-.
-Non credo sia tranquilla- scuote la testa. –Dice che è rischiosa come mossa, ma con tutte le precauzioni non dovremmo correre troppi rischi. Vuole che prima ci alleniamo nella Smaterializzazione sotto il Mantello dell’Invisibilità, negli incantesimi di Disillusione e vuole usare la Polisucco-.
Sicuramente Voldemort si aspetta questa mossa, ma per quanto ne sappiamo si aspetta qualsiasi cosa. Prima o poi saremo costretti ad uscire dalla nostra routine di spostamenti segreti, credo sia meglio farlo per nostra volontà.
-Mi sembra un buon piano- lo rassicuro. –Dovremo usarne molta per me, al Ministero l’effetto della Polisucco è durato pochissimo- aggiungo, facendolo annuire.
Il silenzio cala di nuovo su di noi, mentre i deboli raggi del sole vengono coperti da una nuvola e io torno a mangiare i piccoli pezzi di pera sciroppata nel mio bicchiere.
Godric’s Hollow.
È da parecchio che mio fratello vuole andarci, ne parlava già quest’estate. Hermione lo aveva fatto ricredere alla Tana, ma immaginavo che prima o poi ci saremmo stati.
-Non sei emozionata?- domanda lui a bruciapelo, attirando subito la mia attenzione.
-Emozionata?- domando io, alzando le spalle. –Non molto in realtà-.
-Era casa nostra- continua lui, la voce tranquilla e gentile. Il viso del ragazzo quasi sorride, dimostrando apertamente la sua sincera eccitazione per la nostra prossima meta.
-Era casa tua- mi sforzo di sorridergli. –Ed è giusto che tu ci voglia tornare, Harry- appoggio la testa sulla sua spalla, principalmente per non doverlo guardare negli occhi. –Lily e James erano i miei genitori biologici e vorrei riuscire a legarmi a loro come lo sei tu, ma non riesco a farlo- sussurro, sperando di non ferirlo. –E va bene così, Harry- istintivamente gli prendo una mano. –Voglio andare a Godric’s Hollow e voglio scoprire di più su di loro perché tu lo vuoi- sento la sua mano stringersi alla mia. –Sei comunque mio fratello-.
-Ti prometto che non sarà un viaggio inutile- lo sento dire serio. –Troveremo la spada, troveremo altri Horcrux, li distruggeremo e salveremo Draco-.
Chiudo gli occhi e stringo più forte le mie dita alle sue.
Sono promesse che temo non possa mantenere, ma sentirgli dire queste cose per un momento mi fa sentire meglio.
 
Il mondo intorno a me vortica veloce, fino a fermarsi in una stretta e buia via. La mia mano, sigillata in quella di Hermione, ha un fremito e subito i nostri occhi si incrociano. Mi fa strano non incontrare i suoi occhi, ma quelli di una piccola donna di mezza età. Sia lei che Harry hanno rubato i capelli a una coppia un po' in là con gli anni, mentre io mi sono dovuta accontentare di della loro nipotina che avrà non più di 13 anni. Mi sento un po' stretta in questo travestimento, ma essere più piccola mi ha permesso di riuscire a stare sotto il Mantello dell’Invisibilità con Harry e Hermione, mentre nelle nostre prove durante la settimana ci toccava sempre fare a turno per la Smaterializzazione.
Prendo un bel respiro e rilasso i muscoli, ci siamo allenati molto e siamo pronti, vigili e riposati. La pancia piena, gli allenamenti e un obbiettivo hanno allontanato i malumori, così come i miei pensieri sulla presunta premonizione. Certo, porto sempre il foglio con me, ma almeno non lo leggo ogni dieci minuti.
Osservo mio fratello, nei panni di un signore stempiato, controllando la luccicante catena dell’Horcrux che spunta dal suo colletto. Ha insistito per tenerlo lui oggi, dicendo che nulla sarebbe riuscito a rovinare il suo entusiasmo. In effetti, da quando Ron è andato via non lo avevo mai visto tanto speranzoso e carico quanto nell’ultima settimana.
-La neve!- commenta subito Hermione. –Perché non abbiamo pensato alla neve? Con tutte le precauzioni che abbiamo preso, lasceremo le impronte! Dovremmo cancellarle: voi state davanti, io…- inizia ad agitarsi, guardandosi intorno. Nel piccolo paese molte case hanno le luci accese, gettando lunghi fasci giallastri sulla strada scura della prima sera, scomparendo verso il centro del paese, dove molti lampioni sono accesi.
-Togliamoci il Mantello- la interrompe Harry, assorto. –Dai, non abbiamo il nostro vero aspetto e qui non c’è nessuno- insiste allo sguardo preoccupato della ragazza, con un piccolo sorriso innocente.
-Attireremmo più sospetti se cercassimo continuamente di cancellare le nostre tracce- do man forte a Harry. –Andrà tutto bene- cerco anche di rassicurare la ragazza, mentre Harry ci libera del mantello e lo ripone sotto la sua pesante giacca. Insieme iniziamo a spostarci verso le numerose villette che costeggiano la strada, rivedendo nel volto di mio fratello quello di un bambino che per la prima volta entra in un negozio di caramelle.
-Ricordati di bere spesso la Po…- Hermione continua a tenere stretta la mia mano, come se potessi perdermi. –Il tuo succo- si corregge velocemente, come se qualcuno potesse sentirci.
Raggiungiamo in fretta la strada illuminata dai lampioni, dove svoltando a sinistra si apre una piccola piazzetta. Al centro della zona un monumento ai caduti brilla per le luci di un albero di Natale che lo sovrasta, mentre tutto intorno le vetrine dei negozi sono buie e dalla piccola chiesetta su un lato si ode un canto vago e lontano.
-Dev’essere la vigilia di Natale- realizza Hermione improvvisamente.
-Dici davvero?- domanda Harry con un filo di voce.
-È già Natale?- domando anche io confusa. –Ho perso la nozione del tempo ultimamente- ammetto.
-Pure io- conferma mio fratello. –Sono settimane che non troviamo un giornale-.
-Ne sono sicura- sospira la donna che mi stringe la mano, portando il suo sguardo sulla chiesa. –Saranno…saranno là, no?- domanda poi. –Vostro papà e vostra mamma? Vedo il cimitero là dietro- il mio sguardo segue subito il suo, posandosi immediatamente sulle lapidi a cui lentamente ci stiamo avvicinando.
Mi sento incantata, spaventata, ansiosa e sollevata allo stesso tempo. Credevo non mi sarebbe importato di stare qui, ma ora sento la necessità di vedere coi miei occhi la prova della loro morte.
Non per cattiveria, per mettere un punto a tutte quelle fantasie che mi facevo da bambina.
-Guardate- Hermione si blocca in mezzo alla piazza, indicando il monumento che abbiamo appena superato. L’obelisco dedicato ai caduti si è trasformato in una statua che rappresenta tre figure: un uomo spettinato dagli occhiali tondeggianti e una donna dai tratti delicati con un bambino tra le braccia.
Per un secondo ho la sensazione che mi manchi il fiato, come se avessi quelle persone davanti a me in carne ed ossa, pronte a parlarmi e darmi spiegazioni. Ci vuole solo un attimo perché io mi renda conto che la dura pietra non si muoverà.
Vedo mio fratello avvicinarsi alla statua e contemplare i volti dei genitori, così come il suo, ancora privo di cicatrice.
–Vi ho mai detto di aver sognato la notte in cui James e Lily morirono?- domando io attirando subito lo sguardo di entrambi i Grifondoro travestiti che subito annuiscono. -È strano, non credete?- mi sento tesa, ricordando il corpo riverso a terra di Lily. –Ho sognato il passato, dal punto di vista di Harry-.
-Io non ricordo nulla- ammette lui subito. –Nella statua dovresti esserci anche tu- cambia argomento.
Crede ci sia rimasta male?
-No- alzo le spalle. –Io non c’ero quella notte, va bene così- mi avvicino automaticamente a lui. –Andiamo-.
-E se i sogni che fai ora non fossero tutti sul futuro?- sussurra Hermione dopo qualche secondo vicino a me, mentre lentamente ci voltiamo e ci spostiamo di nuovo verso il cimitero. –Chissà da quale punto di vista-.
-Può essere, credevo di aver avuto quella visione dal punto di vista di Harry perché siamo gemelli, ma forse non è così- mi acciglio. –Quello su Lucius Mal…-.
-Shhh- scatta subito Hermione. –Parla piano- aggiunge preoccupata, ma viene subito interrotta dal canto natalizio che ricomincia dentro la chiesa. Davanti al piccolo cancello del cimitero abbondoniamo l’argomento, facendoci strada silenziosi nelle zone più buie, fino a raggiungere il retro dell’edificio. Circondati da lapidi camminiamo sulla neve, separandoci tra le file, senza una meta precisa.
Mi ritrovo a leggere in silenzio svariati nomi che non mi ricordano nulla, fino a quando Hermione non richiama Harry e me verso una lapide di granito. La raggiungiamo subito, arrancando nella neve scivolosa per scoprire a chi la tomba appartiene. “Kendra Silente e la figlia Ariana” sono i nomi riportati con sotto le date di nascita e morte delle due e una breve frase.
Albus Silente torna subito alla mia memoria, comparendo come un lampo davanti a me, identico a quella volta in cui persi il controllo, facendo finire tutta la Sala Grande al buio. Era sempre gentile e capace di dispensare buoni consigli, vorrei solo fosse stato più preciso su ciò che si aspettava Harry e io facessimo per trovare gli Horcrux. Forse, si preoccupava troppo per noi, perfino la notte in cui morì, in cima a quella torre, chiese a me se fossi ferita, mentre lui sembrava reggersi in piedi a fatica.
Per un’istante ciò che vedo è il vecchio Preside di Hogwarts che precipita nel vuoto.
Con uno scatto mi volto, tornando a cercare tra le lapidi, tanto assorta dal volermi scrollare quell’immagine di dosso che non riesco a seguire le poche parole che Harry e Hermione si scambiano prima di dividersi.
Cammino veloce tra le lapidi, rischiando più di una volta di scivolare, dove la neve più sottile è diventata ghiaccio. Talmente spedita e assorta mi rendo conto di girare in tondo, ritrovandomi sempre vicina alla signora impersonata da Hermione. Scrollo la testa ed estraggo la Pozione Polisucco dalla tasca per berne un sorso. Non ha un buon odore e nemmeno un buon sapore, ma mi permette di avere una scusa per non dover rispondere ai continui richiami di Hermione.
Faccio una smorfia mentre il composto scende nella mia gola e, strizzando gli occhi, cerco di focalizzarmi sulla ricerca dei nomi di James e Lily. La cosa mi risulta più semplice del previsto, dato che li incontro immediatamente sulla fredda pietra.
Per un momento il mondo si ferma.
Hermione non c’è più.
Harry non c’è più.
Nemmeno Voldemort mi interessa.
Leggo le scritte incise sul marmo bianco, concentrandomi su ogni singola parola.
 
James Potter, nato il 27 marzo 1960, morto il 31 ottobre 1981
Lily Potter, nata il 30 gennaio 1960, morta il 31 ottobre 1981
L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte
 
-Ha…- scopro la mia voce scossa da un singhiozzo, mentre una lacrima inaspettata scivola sul mio viso. –Harry!- riesco a chiamare mio fratello. –Sono qui-.

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Capitolo 25
*** Godric's Hollow - Parte seconda ***


È Harry il primo a voler lasciare la lapide di James e Lily, non prima che Hermione abbia fatto comparire una corona di elleboro appena sotto i loro nomi. Stringendosi leggermente a me e alla ragazza ci ha lentamente portate ad allontanarci, mentre dentro di me le lacrime che stavo trattenendo si stavano trasformando in orrore. Fino a pochi secondi fa ero in piedi, solo qualche metro sopra i resti dei miei genitori, saperli così vicini dopo tanti anni e allo stesso tempo così lontani mi ha spaventata.
Non c’è nessuno qui a cui rivolgere le mie domande, nessuno da cui ottenere risposte che possano farmi sentire meglio, la sola consapevolezza che non ci sarà mai un confronto.
Cammino a piccoli passi tra le lapidi, seguendo i piedi di Harry e Hermione, completamente persa nei pensieri più macabri che un cimitero possa suscitare. La mia mente continua a tornare ai corpi in decomposizione sotto di me, mentre combatte, indecisa se scappare a gambe levate dal cimitero o fermarsi per poter meditare e accertarmi che realmente la terra che calpestiamo sia fredda e immobile.
Come in un vecchio film dell’orrore, che ricordo di aver intravisto in casa Dursley, immagino mani ossute che scavano la terra ghiacciata, emergendo dal terreno sotto cui vorrebbero trascinarci.
-Fermatevi- la voce di Hermione mi fa alzare la testa di scatto. Tutto intorno a noi il buio sembra più opprimente di prima nel vecchio cimitero, ora che anche la piccola chiesetta ai suoi margini e silenziosa. –C’è qualcuno laggiù- continua lei ad una domanda di mio fratello. –Ci sta guardando. Lo sento. Là vicino ai cespugli- resta immobile mentre i nostri sguardi si spostano, seguendo il suo.
-Sei sicura?- domanda Harry, scrutando i cespugli.
Mi concentro e sforzo i miei occhi per cercare di distinguere qualcosa nell’oscurità, però nella zona buia che stiamo osservando sembra non esserci nulla a parte qualche cespuglio e neve ferma e annerita dal fango.
-Ho visto qualcosa muoversi, potrei giurarlo…- sussurra lei agitata, lasciando andare il ragazzo, pronta ad estrarre la bacchetta da un momento all’altro.
-Sembriamo Babbani- cerca di mantenere la calma Harry, mentre io resto in silenzio con lo sguardo fisso nel punto che mi è stato descritto.
-Babbani che hanno appena deposto fiori sulla tomba dei vostri genitori! Sono sicura che c’è qualcuno laggiù!- Hermione ansima quasi per l’agitazione e di istinto mi porto davanti a lei, sperando che il mio gesto la faccia sentire meglio.
-È un gatto- sentenzia Harry, vedendo muovere il cumolo di neve. –O un uccello. Se fosse un Mangiamorte, saremmo già stecchiti-.
-È vero- lo appoggio. Potrei controllare, come feci sul treno con Kingsley per capire in quanti ci stessero attaccando, ma ora preferisco evitare.
Se sentissi qualcosa di strano o inquietante sotto terra?
-Andiamo fuori di qui e rimettiamoci il Mantello- suggerisce il ragazzo con gli occhiali tondi facendo annuire entrambe.
Così iniziamo a spostarci verso l’uscita, guardando con sospetto ogni ombra nelle vicinanze. Non corriamo per non dare troppo nell’occhio, ma ci spostiamo con passo sostenuto fino a che non torniamo nella piazza col monumento a James e Lily Potter, nascosto da quello ai caduti. Appena fuori dal cancello ci gettiamo addosso il Mantello che copre a malapena tutti e tre. Ora saremo obbligati a muoverci più lentamente, ma almeno siamo lontani dalle lapidi e dalle mie macabre fantasie.
Mi sento un po' spaesata e confusa dopo il cimitero.
Vorrei andare via.
Se seguissi quel vecchio impeto che mi chiede di fuggire mi Smaterializzerei all’istante, ma non posso farlo. Dobbiamo trovare Bathilda Bath e sperare che sia lei ad avere la spada di Grifondoro, come abbiamo ipotizzato. Solo così possiamo proseguire, distruggere il medaglione e finalmente dare un senso a tutto il tempo che abbiamo sprecato.
Solo con quella spada potremo sconfiggere Voldemort.
Non deve essere l’unica opzione per distruggere un Horcrux, ma per quanto assurdo possa sembrare credo sia il modo più semplice per farlo.
-Guardate- mi faccio guidare dalle parole di Harry e alzo la testa. –Guarda Hermione- dà un colpetto all’amica. Non mi ero nemmeno resa conto di essermi fatta guidare dai due in una via piena di case, una la copia della precedente. Il ragazzo accelera, costringendo me e Hermione a fare lo stesso, per raggiunge il fondo di quella fila di costruzioni. L’ultima di quelle case, che un tempo doveva essere uguale alle altre, ora ha la siepe incolta, l’erba alta almeno un metro e i muri sporchi per le intemperie che riposano sotto uno spesso strato di edera, fino a dove il muro non si crepa per poi essere sostituito da una grande voragine.
Non può essere che questa la casa dei nostri genitori.
In silenzio ci avviciniamo al cancello a contemplare la vecchia casa, mentre qualcosa dentro di me mi spinge ad entrare.
Sicuramente è pericoloso, ma potrebbe esserci ancora qualcosa che parli di loro dentro. Anche solo delle cose stupide, come le vecchie tazze della colazione, i vestiti ancora riposti nell’armadio, l’ultimo giornale letto o delle fotografie…
Magari la mia fotografia.
Quella che Lily nominava nella sua lettera. Non ho nessuna fotografia di me da piccola e mi chiedo come loro abbiano fatto a trovare quella.
Quando mi è stata scattata?
Cosa hanno provato quando l’hanno avuta?
-Chissà perché nessuno l’ha ricostruita- la voce di Hermione risuona vicino a me, gentile e calda.
-Forse non si può- risponde Harry. –Come per le ferite causate dalla Magia Oscura, non si può riparare il danno- vedo la sua mano allungarsi e scivolare fuori dalla copertura del Mantello, per poi appoggiarsi sul cancello arrugginito.
Sembra così tranquillo, ma sono certa che non lo sia.
Non posso fare a meno di rimproverarmi per la mia distrazione, ciò che provo io per lui deve essere ancora più forte e angosciante.
Dovrei fare o dire qualcosa per farlo sentire meglio?
C’è mai qualcosa che potrei dire?
Forse potrei proporgli la mia idea.
Apro la bocca e subito la richiudo mordendomi il labbro.
-Non vorrai entrare. Mi sembra pericoloso, potrebbe…- ora la voce di Hermione suona più dura, anticipandomi e andando contro il desiderio che ho per la mente. –Oh- sussurra dopo essersi interrotta.
Davanti ai nostri occhi si è innalzato un cartello di legno con incise parole dorate.
 
Qui, la notte del 31 ottobre 1981,
persero la vita Lily e James Potter.
Il figlio Harry è l’unico mago
mai sopravvissuto all’Anatema che Uccide.
La casa, invisibile ai Babbani, è stata lasciata intatta
nel suo stato di rovina come monumento ai Potter
e in ricordo della violenza
che distrusse la loro famiglia.
 
Tutto intorno alla scritta ci sono altre righe, incisioni e graffiti magici di tutti coloro che negli ultimi sedici anni hanno fatto visita al luogo. Le più recenti spiccano sulle altre portando i messaggi degli ultimi visitatori come “Buona fortuna, Harry”, “Mary Lloyd Potter”, “Lunga vita ai Potter” o ancora “Se leggi queste righe, Harry, siamo tutti con te!”.
Mi è impossibile non farmi sfuggire un sorriso a quelle righe e per la prima volta dopo tanto tempo avere un vero e proprio contatto con chi là fuori ancora sarebbe pronto ad aiutarci. Non è facile ricordare che fuori dalla nostra tenda non ci sono solo Mangiamorte.
Quando incrocio lo sguardo di mio fratello anche lui sta sorridendo.
-Non dovevano scrivere sul cartello!- si lamenta la parte più ligia alle regole e ordinata di Hermione.
-Invece mi sembra un bel regalo di Natale, il migliore che potessimo ricevere- rispondo io gentilmente, chiedendomi chi siano gli artefici dei graffiti.
-È straordinario, sono felice che l’abbiano fatto. Io…-mio fratello si interrompe, ma presa dalla situazione non ci faccio troppo caso.
-Dovremmo rispondere? Magari con…- mio fratello mi dà una piccola spinta e subito faccio silenzio anche io. Seguo il suo sguardo che punta dritto su una figura ricurva che zoppica lentamente sul ghiaccio, avvicinandosi a noi. La esile donna anziana si ferma a pochi metri da noi, al centro della via, fissando la stessa casa che poco fa attirava tutte le nostre attenzioni, prima di spostare lo sguardo su di noi e fare un gesto per chiederci di avvicinarci a lei. I suoi occhi sono fermi esattamente dove ci troviamo noi, nonostante il Mantello ci copra perfettamente.
-Come fa a saperlo?- sento Hermione sussurrare, facendo scuotere la testa di Harry.
Il silenzio scivola lento in mezzo a noi e subito il freddo mi sembra più pungente e la mia mano scatta sulla Pozione Polisucco che nascondo nella giacca. Ne prendo un sorso e faccio una smorfia per il sapore e il liquido freddo che mi scende nella gola.
-Sei Bathilda?- suona la voce di mio fratello nella notte scura, mentre Hermione sobbalza, si avvicina di più a noi, prendendo il braccio di Harry e stringendo la mia mano. L’anziana signora dall’aria fragile annuisce e ci fa di nuovo segno di avvicinarci. Vedo Harry alzare le sopracciglia e Hermione annuire e con attenzione iniziamo ad avvicinarci a lei che subito si volta per farci strada.
-Non mi fido- sussurro in un fiato. –Non ha detto nemmeno una parola, non abbassiamo la guardia- ammetto preoccupata, facendo annuire i due.
Seguiamo la donna ripercorrendo a ritroso la via dalle case tutte uguali, fino a che lei non entra nel piccolo giardino coperto di neve di una delle ultime costruzioni, si ferma davanti alla porta e la apre con qualche giro di chiave per poi spostarsi per lasciarci passare.
Non appena ci avviciniamo un odore terribile ci riempie le narici e all’interno della casa sembra solo peggiorare. È come se qualcosa fosse andato a male dentro la disordinata casa della vecchia Bathilda Bath, regalandomi una sensazione spiacevole che riempie la mia schiena di brividi e fa contorcere le mie budella.
Ricordo di aver già sentito prima un odore simile che subito mi riporta alla memoria uno degli anni più bui della mia vita in orfanotrofio, quando venni chiusa da alcuni bambini prepotenti in una cantina vecchia, umida e piena di topi, sia morti che vivi.
Come allora adesso mi sento nauseata, mentre la porta che dà sul giardino si richiude.

Hey! Eccomi qua finalmente! 
Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Fatemelo sapere se vi va!

 

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Capitolo 26
*** Godric's Hollow - Parte terza ***


-Guarda com’è piccola; non dovremmo avere problemi a sopraffarla se fosse necessario- la voce di Harry suona flebile, diretta alla compagna Grifondoro. –Sentite, avrei dovuto dirvelo, lo sapevo che non era proprio sana di mente. Muriel ha detto che era “rimbambita”- passa il suo sguardo nel mio. Ci siamo stretti nella piccola sala della casa in cui siamo stati portati, mentre la vecchietta silenziosa ha iniziato a trascinarsi in giro per la stanza, accendendo candele qua e là.
Harry sfugge alla presa di Hermione, scivolando vicino a Bathilda Bath per poterla aiutare con le candele. La ragazza si stringe a me, abbiamo ancora le sembianze dei Babbani a cui abbiamo rubato i capelli, ma nel suo volto riconosco l’espressione preoccupata che ho spesso visto sul viso di Hermione. –Anche a me non piace questo posto- sussurro, mentre un brivido percorre la mia schiena e un’altra folata di puzza si fa strada nelle mie narici. –C’è puzza di morte qui dentro-.
-È terribile- annuisce lei, seguendo mio fratello con lo sguardo, mentre si sposta per la stanza accendendo le candele ormai ridotte a moncherini. La vecchia signora si muove intanto verso il caminetto impolverato che c’è in un angolo ottenendo presto l’aiuto della ragazza che, con aria preoccupata, mi lascia andare.
Per quanto tempo la donna è stata sola in questa casa? Per ridurla in un tale stato devono essere passati mesi dall’ultima visita che le è stata fatta.
La scruto con attenzione, mentre lei controlla Hermione che sistema e poi accende la legna del vecchio caminetto. I capelli spettinati, l’odore che emana e il suo vestito logoro non mi ispirano alcuna fiducia, ma è giusto giudicare così duramente una donna anziana e sola?
Forse dovrei essere più gentile, ma qualcosa in lei mi turba. Il modo che ha di trascinare i piedi mi innervosisce, come lo fa il suo ostinarsi a non pronunciare nemmeno una parola.
-Signora…signorina Bath- la voce di Harry risuona nel salotto. –Chi è questo?- domanda porgendo una foto alla donna. –Signorina Bath?- ripete senza ottenere nulla di più che uno sguardo spento della sua interlocutrice. –Lo sa chi è questo?- alza il tono di voce.
Vorrei avvicinarmi per guardare meglio ciò che ha in mano mio fratello, ma i miei piedi si sono ancorati a terra, tra l’entrata e il salotto, pronti a correre verso l’uscita. Un vecchio meccanismo che il mio corpo non può fare a meno di innescare.
-Quest’uomo?- continua Harry, nei panni di un signore di mezza età. –Lo conosce? Come si chiama?- ottiene un’altra occhiata dalla donna. –Chi è quest’uomo?- urla quasi, facendomi sussultare.
Come può una vecchia strega messa così male aver capito chi fossimo?
-Harry, che cosa stai facendo?- interviene Hermione, colpita dalla mia stessa reazione.
-Questa foto, Hermione, è il ladro, il ladro di Gregorovich!- spiega velocemente lui, riferendosi a una delle cose che ha visto nella mente di Voldemort qualche tempo fa. –La prego! Chi è?- si rivolge di nuovo all’impassibile Bathilda Bath.
-Perché ci ha chiesto di venire con lei, signorina Bath?- la voce di Hermione supera quella di mio fratello. –C’è qualcosa che ci vuole dire?-.
Anche a questa domanda la donna resta in silenzio, ma si avvicina a mio fratello, indicando prima lui e poi l’ingresso, dietro a me.
-Vuole che ce ne andiamo?- domanda mio fratello, liberando uno strano senso di sollievo in me, legato all’idea di lasciare la casa. Mi rendo improvvisamente conto di quando il mio corpo si sia irrigidito negli ultimi minuti, richiedendomi una buona dose di concentrazione prima di poter tornare ad una postura meno contratta.
La donna continua a non rispondere ma ripete il gesto, indicando mio fratello, se stessa e in seguito il soffitto.
-Oh bhè…vuole che io vada di sopra con lei, credo- interpreta mio fratello.
-Va bene, andiamo- annuisce Hermione, ma non appena muove un passo la donna scuote la testa con energia, tornando a puntare il dito su Harry.
-Vuole che io vada con lei da solo- parla di nuovo Harry.
-No- esce il suono categorico dalla mia bocca. –Harry, non mi sembra una buona idea- su di me cadono subito tutti gli sguardi e la donna torna a scuotere la testa e indicare mio fratello, tenendo gli occhi vacui su di me.
-Forse Silente le ha detto di dare la spada a me, e a me soltanto- mi spiega Harry, cercando di tranquillizzarmi.
A Harry e solo ad Harry?
È plausibile.
Silente potrebbe aver pensato che io e Harry ci saremmo separati?
Potrebbe essere.
-Va bene- mi arrendo al suo sguardo ansioso. –Ma poi andiamo subito via- dico frettolosa, mentre altri brividi attraversano il mio corpo.
-Fai presto- aggiunge subito Hermione, mentre lui inizia a seguire Bathilda, verso l’entrata e poi le scale. Io ed Hermione lo vediamo sparire, mentre il mio cuore inizia a battere all’impazzata.
-No, no, no- sussurro, mentre Hermione mi si affianca, osservando con me la buia entrata. –Non mi piace- scuoto la testa, a tempo col mio piede agitato che ha iniziato a tamburellare sul pavimento impolverato. Una forte morsa mi stringe lo stomaco e l’odore di putrefazione torna a farsi sentire più forte. –Ti giuro, Hermione, qui dentro c’è qualcosa di morto- arriccio il naso e in un secondo mi torna davanti agli occhi li povero piccione ritrovato nella dispensa dell’orfanotrofio, con le piume arruffate e una posizione innaturale.
-Lo so- annuisce lei. –Andremo via presto- la vedo avvicinarsi a una pila di libri impolverati. –Guarda questo posto, probabilmente ci sono dei topi- la giovane ragazza prende un libro e lo studia per qualche istante. –Non posso crederci, “Vita e menzogne di Albus Silente”- legge il titolo.
-Prendilo- le dico io. –Non credo che a Bathilda Bath mancherà, magari c’è qualche informazione utile, anche se credo che la maggior parte siano cattiverie-.
Mi chiedo come Rita Skeeter sia riuscita a farsi dare informazioni su Silente da questa donna.
-Probabilmente non se ne accorgerà- Hermione lo lascia scivolare nella sua borsa di perline, anche se un po' titubante. –Poi glielo restituiremo- sentenzia per convincersi che la sua azione sia giusta.
Un colpo sordo fa sussultare entrambe, i nostri sguardi puntano il soffitto e poi si incrociano e in un istante ci precipitiamo verso le scale. Imbocco la rampa saltando i gradini tre alla volta, mentre la mia mente si sforza per cogliere altri rumori.
Non dobbiamo attendere molto che un rumore di vetri infranti riempie la casa, subito seguito dalla voce di Hermione. –Harry?- chiama lei, mentre scalo l’ultimo gradino. Alcune candele sulle scale sono talmente flebili che si spengono al nostro solo passaggio.
Il buio ci avvolge al piano di sopra, ma non è difficile trovare la stanza in cui è Harry, subito a destra delle scale. Il ragazzo giace a terra in una stanza da letto che sembra essere il centro maleodorante della casa, un grande serpente lo schiaccia contro il pavimento. La creatura, illuminata solo dalla luce tenue che entra dalla finestra, sposta subito lo sguardo su di noi, muovendo il suo lunghissimo corpo per immobilizzare quello di mio fratello che in un attimo pare perdere i sensi.
La rabbia esplode in me, insieme ad un urlo, come se non stesse aspettando altro e prima che la creatura possa fare altro le mie mani scattano in avanti, si fermano a mezz’aria e si stringono, facendo compiere a Nagini un movimento innaturale verso destra, colpendo il muro. Il mio grido si spegne lentamente e subito corro verso mio fratello, libero ma ancora immobile. –Harry!- lo chiamo, scuotendo con forza l’uomo di mezza età di cui ha ancora le sembianze. –Svegliati, Har…- Hermione mi afferra per un braccio, tirandomi indietro, un istante prima che il serpente attacchi e mi manchi, molto più veloce di quanto potessi immaginare.
Sento le ossa nel mio corpo muoversi e crescere, mentre una folta chioma di capelli rossi si sostituisce a quella della bambina in cui mi ero trasformata. I vestiti mi stringono addosso e nel buio quasi totale io ed Hermione inciampiamo una sull’altra, evitando l’ennesimo attacco di Nagini. Ci dividiamo subito, rotolando sul pavimento, faticando a trovare un punto della camera non occupato dal serpente.
Uno strillo di Hermione risuona non lontano, mentre nella semioscurità la vedo evitare un altro attacco e lanciare un incantesimo che colpisce la finestra sopra la mia testa. Mentre l’aria gelida invade la stanza, mille schegge di vetro scivolano sul pavimento e sulle mie braccia che ho alzato appena in tempo per coprire il collo e la testa.
Non perdo tempo e appena ne ho l’occasione mi alzo in piedi, ferendo le mie mani sui frammenti di vetro che ricoprono il pavimento. Un’ esplosione risuona immediatamente davanti a me, costringendomi a indietreggiare e finire spalle al muro, poco più a destra della finestra. Una figura dall’altra parte della stanza imita i miei gesti, scontrandosi con un muro. -Sta arrivando! Sta arrivando!- grida l’uomo, mentre Nagini ricade a terra dopo l’esplosione, sibilando con cattiveria.
Quando finalmente riesco a individuare sia Harry che Hermione mi rendo conto che sono entrambi abbastanza lontani dal serpente perché io possa attaccarlo. Impongo una mano davanti a me e lascio fluire le fiamme verso la creatura che ne viene subito avvolta, contorcendosi sul posto. Ritraggo la mano e la fiamma si spegne, ma il serpente sembra essere illeso e ancora più furioso.
Vorrei attaccarlo ancora, prima che possa colpirmi, ma un incantesimo di Hermione vola per la stanza, dopo un urlo della Grifondoro. –Confringo!- una specchio esplode in mille pezzi e io torno a coprirmi il viso, un instante prima che varie schegge mi colpiscano. Il bruciore immediato che avverto alle braccia mi riporta alla mente le vecchie punizioni in orfanotrofio, ma non ho tempo di pensare a questo ora.
La grossa figura di Harry che si trascina dietro Hermione mi travolge, spingendosi fuori dalla finestra. Le grida della ragazza rimbombano nella notte tutto intorno a noi, mentre il braccio di mio fratello si stringe sulla mia vita e insieme cadiamo nell’oscurità. Mentre iniziamo a girare su noi stessi e Smaterializzarci aggancio gli occhi rossi e furiosi di Voldemort, appena giunto all’interno della casa.

Hey! Sono tornata!
Spero che Mary vi sia mancata in questi mesi, almeno la metà di quanto è mancata a me!
Mi dispiace averla dovuta abbandonare per un pò, ma la mia vita si è complicata e la mia voglia di scrivere si è completamente spenta. Non mi sembra giusto però lasciare la storia senza un finale! Ci metterò parecchio a pubblicare, ma non voglia lasciarla incompleta! Spero continuiate a seguirla!
Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va!
Alla prossima!

 

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Capitolo 27
*** Ritorno ***


Hey! Salve!
Probabilmente stavate iniziando a perdere di nuovo le speranze e invece eccomi qui!
Ci avviciniamo sempre di più ad una parte un pò più interessante della storia, visto che seguo i libri principali di Harry Potter non è difficile immaginare quale, ma io non vi dico nulla!
Non ho mai pensato di chiedervelo, avete qualche teoria sulla storia di Mary? Se indovinate non ve lo dirò mai, perchè sono pessima, ma la cosa mi divertirebbe un mondo!
Buona lettura!


La luce filtra nella vecchia tenda da campeggio che usiamo come rifugio, candida ma troppo debole per scaldarci veramente. La pelle nuda della mia schiena viene percorsa da molti brividi, mentre Hermione la ricopre con uno spesso strato di unguento.
Sono passati solo pochi giorni da quando abbiamo lasciato Godric’s Hollow ma i nostri problemi non sono rimasti lì con Voldemort e Nagini. Quando siamo atterrati in una piccola radura io sono rimasta schiacciata tra mio fratello e una radice nodosa che spuntava dal terreno. Se solo Harry fosse stato ancora cosciente l’impatto sarebbe stato più leggero e non sarei rimasta schiacciata per così tanto tempo. Ricordo poco di quel momento, Hermione era nel panico e mio fratello in preda a strani spasmi. Non gli ho chiesto cosa avesse visto, ma sono certa che la sua mente fosse legata a quella di Voldemort.
Nagini ci aspetta da molto tempo.
Siamo finiti dritti in trappola.
Credevo non sarebbe mai successo.
Non così.
Credevo fossiamo più intelligenti e più forti, e invece…siamo usciti da quella casa appena in tempo. Anche se Hermione ha rotto la bacchetta di Harry e lui non mi ha ascoltata non c’è nessuno a cui possiamo dare la colpa del rischio che abbiamo corso. E se anche ci fosse qualcuno da incolpare  cosa cambierebbe?
Harry crede che la colpa sia solo sua, come se noi non fossimo state d’accordo con lui.
I miei occhi scivolano sulla borsa di Hermione, dove riposa l’Horcrux. Lo abbiamo confinato io e lei lì dentro, dopo che si è incollato alla pelle di mio fratello.
Un flash riempie la mia testa e rivedo tutto il sangue che c’era quella motte sul corpo di Harry, tra l’incisione che abbiamo dovuto fare a causa del medaglione e il morso di Nagini.
Temo il giorno in cui sceglieremo di tirarlo fuori da quella borsetta.
-Ho finito- sentenzia Hermione e subito delle bende sottili mi si stringono intorno al busto, coprendo tutta la zona per evitare che l’unguento finisca ovunque. –Ti ha fatto male?- domanda preoccupata.
-Per niente- non ho bisogno di mentire come nei giorni scorsi, per fortuna anche se debole sembra che la lozione nelle scorte di Hermione stia funzionando. –Grazie Hermione- cerco di sorriderle, mentre mi metto a sedere. –Che aspetto ha?- mi butto immediatamente un maglione addosso, sparando di non sentire più freddo.
-Non male, sta migliorando- dice gentilmente. –Il livido è diventato giallo, non un bel giallo, ma forse domani sarà sparito del tutto- cerca di sorridere ma i suoi occhi tristi la tradiscono.
-Ottimo- dico, mentre lei si alza dal piccolo divano e si sposta verso la credenza dove teniamo le tazze. Ne prende tre e le riempie subito d’acqua, preparando del tè caldo.
È una cosa che fa spesso in questi giorni, un piccolo conforto per il nostro morale davvero basso.
Forse funziona, dopo il primo giorno ho iniziato a sentirmi meglio. Credevo mi sarei arrabbiata o sconfortata di nuovo, ma siamo stati così vicini alla sconfitta che non riesco a vedere il lato positivo. Abbiamo affrontato Nagini e siamo ancora tutti vivi.
Non mi sono sentita inutile, mi sento di aver fatto la differenza e non mi sono bruciata. L’allenamento sta funzionando, anche senza Piton.
-Che ne dici se lo portiamo fuori e lo beviamo insieme ad Harry?- le domando, attirando il suo sguardo. La vedo subito annuire e sospirare un istante dopo, mentre continua nel suo lavoro.
Anche se Harry le ha detto che non è così, lei pensa sia arrabbiato perché gli ha rotto la bacchetta.
Attraversiamo la tenda con le tazze in mano e raggiungiamo in pochi secondi Harry, seduto fuori a fare la guardia, sta di nuovo sfogliando “Vita e menzogne di Albus Silente”.
-Ah!- lo faccio sobbalzare. –Metti via quella robaccia- gli deposito in mano una delle tazze, mentre Hermione si sistema in silenzio vicino a lui e gli porge la propria bacchetta che si dividono.
Abbiamo letto cose su Silente a cui non voglio pensare. L’ennesimo tradimento di fiducia di cui nessuno di noi aveva bisogno. Harry è stato quello che ne ha sofferto di più. Lui e Silente erano legati, in modo diverso da come io ero legata a Severus, ma credo che il dolore che ora provi non sia così diverso.
È così che tra una triste e preoccupata Hermione e un Harry taciturno sono diventata l’unica che cerca di alleggerire la tensione. Non sono mai stata brava a farlo, ma l’assenza dell’Horcrux e la tranquillità dei miei sogni mi ha rinfrancata un pochino.
Gli occhi di Hermione seguono preoccupati la sua bacchetta mentre Harry la mette via, indugiando sul libro di Rita Skeeter.
-Ho letto un altro pezzo in cui parla di Ariana Silente, io non riesco a capire…-
-Ah! Fanculo Silente!- sbotto improvvisamente, dopo il primo sorso di te.
-Mary!- la voce di Hermione mi sorprende, finalmente più alta.
-Niente Mary- alzo le spalle. –Non mi pento di nulla. Fanculo Silente e fanculo anche Piton- la mia voce risuona sicura. –So che vi sentite traditi quanto me, Silente ci ha abbandonati a noi stessi, con più domande che risposte-.
-Mary, Silente è…- cerca di nuovo di parlare.
-Morto- termino la sua frase, il tono più alto di quanto immaginassi. –Dai, volete dirmi che non avesse idea dei rischi che lui stesso correva? Quanta gente lo voleva morto?- stringo le mani sulla tazza, cercando di calmarmi.
-Forse non si fidava abbastanza per dirci di più- sentenzia Harry, uscendo dal silenzio. –Ci ha lasciati nel caos- il volto di Harry si scurisce, mentre le sue sopracciglia si contraggono in una smorfia arrabbiata.
-Sentite- appoggio la mia tazza sulla neve fredda e prendo a frugare sotto il mio maglione. –A Godric’s Hollow  non è andata come speravamo, ma dobbiamo andare avanti- le mie dita ancora tiepide raggiungono la vecchia bacchetta che nascondo. –Non per Silente, ma per tutti quelli che là fuori contano su di noi, ricordate il cartello sulla casa di James e Lily? Sapevamo che non sarebbe stato facile, che avremmo perso molte cose lungo la strada e la perdita di una bacchetta è un bel problema da aggiungere a tutti quelli che già avevamo, ma non è impossibile da risolvere. Non ne abbiamo una sola- tiro fuori la vecchia bacchetta di Silente. –Harry, non puoi più usare la bacchetta? Bene, ti darò la mia, a me non serve-.
-Silente l’ha data a te, voleva che la avessi tu- mio fratello scuote la testa. -È per le emergenze-.
-Me ne frego di ciò che voleva Silente- sentenzio io alzando le spalle. –Mi dispiace perché è vecchia e malandata, ma se la usassi io si romperebbe subito e andrebbe sprecata- la porgo al ragazzo. –Forza, questa è una situazione di emergenza-.
Harry allunga contro voglia una mano e prende la vecchia bacchetta di Silente, studiandola con attenzione, prima di restituire a Hermione la sua. -Grazie per il tè- aggiunge poi, bevendo un altro sorso, dopo averla messa via.
 
 
 
Un fischio mi raggiunge.
Che fastidio.
Così acuto.
Così inutile.
Un passo dopo l’altro.
Mi sto avvicinando o allontanando?
Accelero.
Devo sapere.
-Da questa parte- suona lontana una voce.
È importante.
È così vicina.
C’è luce.
È forte, quasi mi acceca.
È mattina.
Finalmente le mie orecchie si liberano.
C’è qualcuno che ride. Sono in tanti a ridere.
E lei? Lei ride con loro?
Abbandono su una sedia tutto il mio peso.
Scricchiola.
Non posso continuare così.
Una tazza decorata di ceramica tintinna davanti a me e un liquido ambrato la riempie.
È un bel colore, ma c’è un odore strano.
Questo posto puzza di vecchio.
L’umidità filtra dalle pareti.
“Rifiutato”
Un timbro rosso su carta ingiallita.
“Rifiutato”
Rabbia.
Rancore.
Tristezza.
“Rifiutato”
Posso vederla?
No.
“Rifiutato”
-Hermione!-.
Non è giusto.
Hermione dov’è?
È andata via.
Andata via?
Abbiamo dovuto.
-Hermione!-.
 
 
 
-Hermione!- la voce di mio fratello mi tira fuori dal sogno. La mano di Hermione è ancora stretta alla mia, mentre entrambe ci muoviamo lentamente sotto una pesante coperta. Ci siamo addormentate a tarda sera, strette l’una all’altra, mentre parlavamo di vecchie abitudini e favole babbane. –Hermione, Mary!- entrambe ci mettiamo subito a sedere, le guance rosse, gli occhi impastati e i capelli arruffati.
-Cosa c’è che non va? Harry, stai bene?- dice Hermione, mentre Harry entra nella tenda. Sopra i vestiti asciutti ha i capelli fradici e appiccicati al volto, ma un’espressione rilassata.
-È tutto a posto, va tutto bene. Più che bene. Sto benissimo. C’è qualcuno- dice sorridendo dopo molto tempo.
-Cosa vuoi dire?- risponde subito la ragazza al mio fianco. –Chi…?- le voce le si spegne in gola quando un altro ragazzo si presenta dietro a Harry. Ron Weasley, gocciolante compare sulla soglia, la spada di Grifondoro stretta in mano.
Vedo Hermione abbandonare il suo posto, prima di scagliarsi come una furia sul ragazzo.
-Ahia…ahi…smettila!- il giovane dai capelli rossi cerca di difendersi dai pugni che gli arrivano addosso. –Ma che…? Hermione…ahia!-.
-Tu…enorme…stronzo…Ronald…Weasley!-.

Alla prossima!

 

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Capitolo 28
*** Lovegood - Parte prima ***


Nuovo capitolo, un pò corto visto tutto il tempo che vi faccio aspettare, ma una parte della storia interessante si sta avvicinando e spero di darvi qualcosa in più da leggere in quei capitoli!
Buona lettura!


-Qualcuno ci ha aiutato- dice allegramente Ron. -Qualcuno ha mandato quella cerva. Qualcuno è dalla nostra. Un Horcrux in meno, Harry- mi accorgo solo all’ultimo momento che il giovane Grifondoro non presta la minima attenzione ai miei movimenti. Il mio incantesimo lo colpisce in pieno petto, sbalzandolo su cumolo di foglie secche, poco utili ad attutire il colpo.
-Mary, fai piano!- cerca di rimproverarmi Harry, con scarso successo, trattenendo a malapena una risata per il capitombolo dell’amico. Seduto davanti alla tenda osserva il mio duello simulato con Ron, mentre Hermione si aggira torva dentro la struttura, ancora arrabbiata con il rosso.
-Mi dispiace- mento, incrociando le braccia sul petto. –Se mi guardassi mentre ci alleniamo sarebbe più facile parare i miei colpi- mi rivolgo a Ron, mentre riemerge dalle foglie coi capelli spettinati.
-Vero- dice, sputacchiando qualche foglia. È la terza volta che lo atterro solo oggi pomeriggio, ma non perde il buon umore. –Tu sei migliorata un sacco però-.
-Ron, non mi sto nemmeno impegnando- mi fa sorridere.
-Va bene, va bene- si rimette in piedi, dandosi un paio di pacche sui pantaloni per far cadere polvere e foglie a terra. –Ci sono, ripartiamo-.
Sospiro e con un gesto rapido delle mani ricompongo il cumolo di foglie dietro lui, prima di tornare in posizione difensiva, subito imitata da lui.
Mi attacca immediatamente con un lampo di luce bianco che si dirige verso di me. Invece che indietreggiare avanzo e le mie dita corrono verso l’incantesimo, spezzandolo a metà. Subito il fascio di luce si divide, estinguendosi ancora in aria. Il mio contrattacco viene subito parato da Ron e andiamo avanti così per qualche turno.
-Comunque- il ragazzo torna a parlare. –Come avete fatto a sapere del Tabù?- lancia un nuovo incantesimo.
-Di che parli?- domando io schivando il suo attacco, per rispondere con una fiammata. Indirizzo volontariamente il getto di fuoco che scaturisce dal mio pugno chiuso troppo a destra per prenderlo, attirando la sua attenzione per lanciare un piccolo getto d’acqua nella direzione opposta. –Preso- sorrido, quando lo colpisco ad una spalla, schizzando il suo viso. Il mio colpo è volontariamente troppo debole e nemmeno lo sbilancia, consentendogli immediatamente di attaccare ancora.
-Avete smesso di pronunciare il nome di Voi-Sapete-Chi- continua lui, mentre io compio un balzo per evitare il suo nuovo incantesimo non verbale. Mi sono allenata per tentare di imparare a volare, proprio come Voldemort, ma ciò che sono riuscita ad ottenere sono solo dei salti molto alti con cadute parecchio pesanti.
Purtroppo questa volta non fa eccezione e il mio atterraggio poco elegante non mi consente di reagire al nuovo attacco di Ron, che mi colpisce in pieno. L’incanto, piuttosto blando mi fa solo pizzicare le mani per un istante, senza sortire alcun effetto.
-Scusa ma cos’era quello?- mi acciglio interdetta.
Il ragazzo si fa immediatamente paonazzo. –Un Expeliarmus?- domanda, facendomi cadere le braccia lungo i fianchi.
-Sul serio, Ron?- sospiro. –Non puoi disarmarmi, te lo ricordi?- scuoto la testa, abbandonando la posizione e raggiungendo Harry che subito mi allunga una bottiglia d’acqua.
-Ora sì- dice lui a disagio, con una risatina nervosa. –Lasciamo perdere, tanto sei troppo forte-.
-Come vuoi- alzo le spalle, prima di prendere un lungo sorso.
-Comunque Ron, è una brutta abitudine che abbiamo preso, per me non è un problema chiamarlo Vol…- Harry riprende il discorso, divertito dalla chiusura del nostro allenamento.
-No!- Ron ci fa sobbalzare, facendomi quasi strozzare. –Scusate- abbassa subito il tono della voce. –Ma il nome è stato stregato, è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una specie di interferenza magica…è così che ci hanno trovati in Tottenham Court Road questa estate!-.
-Perché abbiamo detto il suo nome?- domanda Harry confuso e subito l’amico annuisce.
-Possono farlo?- chiedo io confusa.
-Certo che possono, è logico, no?- risponde lui alzando le spalle. –Solo le persone che si oppongono seriamente a lui, come Silente, osavano pronunciarlo. Adesso che gli hanno imposto un Tabù, chiunque lo nomini e rintracciabile. Un modo rapido e semplice per trovare i membri dell’Ordine! Hanno quasi preso Kingsley…-.
-Assurdo- una morsa mi stringe lo stomaco. –E lo hanno preso?- domando in fretta, anche se probabilmente stava già per rispondere alla mia domanda quando l’ho interrotto.
-No, un manipolo di Mangiamorte l’ha accerchiato, ha detto Bill, ma è riuscito a fuggire. Adesso è latitante, come noi-.
 
Salto, slanciando in avanti la gamba destra, mi protendo verso l’alto e le mie dita sfiorano un ramo a circa sei metri d’altezza. Mi sento più leggera per pochi istanti, fluttuando tremante a mezz’aria, ma bastano pochi secondi perché i miei piedi diventino macigni e, attratti dalla gravità, mi trascinino verso terra. Tocco il terreno gelato con un tonfo e subito piego le ginocchia, gettandomi in avanti e facendo una capriola per smorzare la caduta. Torno subito in piedi, pulisco i pantaloni e abbasso la maglietta e la felpa che con il salto si sono alzate, lasciando scoperta la pancia.
-Mary, smettila di saltare!- la voce di mio fratello mi richiama. Lo vedo chiaramente ad una ventina di metri da me, dove fino a qualche minuto fa sorgeva la tenda. –Dobbiamo andare!-. Controvoglia sbuffo e mi avvicino a lui, Hermione e Ron. Dopo qualche discussione abbiamo deciso di fare visita ai Lovegood, dove speriamo di trovare qualche informazione in più sul simbolo disegnato nel libro che Silente ha lasciato ad Hermione.
-Se sei nervoso per i fatti tuoi non significa che puoi sminuire il mio allenamento- punzecchio Harry, prima di dargli una piccola spinta. –Dai, non può andarci male due volte su due- alzo le spalle. -E poi questa volta abbiamo Ron con noi-.
Lo sguardo di mio fratello si posa sul mio e dalla sua bocca non escono parole, ma uno strano sorriso sghembo e forzato piega la sua labbra, prima che mi porga la mano.
Tutti e quattro ci Smaterializziamo per ricomparire sulla collina ventosa poco sopra il villaggio di Ottery St Catchpole, dove anche la Tana trova il suo posto. L’aria frizzante della mattina mi fa pizzicare il naso e agita i miei capelli, convincendomi presto a distogliere lo sguardo dalla casetta di proprietà Weasley, prima che la nostalgia possa assalirmi.
-È strano essere così vicini e non andare a trovarli- dice Ron serio.
-Bèh, non è che tu non li veda da secoli. Sei stato a casa per Natale- dice Hermione con acidità, cogliendo l’occasione per lanciare una brutta occhiata.
-Non sono andato alla Tana- si difende subito lui. –Secondo te potevo tornare da loro e dire che vi avevo mollato? M’immagino solo la reazione di Fred e George. E Ginny, pensa come sarebbe stata comprensiva-.
-Ma allora dove sei stato?- domanda la ragazza abbastanza sorpresa.
-Nella nuova casa di Bill e Fleur. Villa Conchiglia. Bill è sempre stato gentile con me…- la voce di Ron continua a suonare vicina a me, ma la mia mente è rimasta ferma ai nomi di Fred e George. Il loro visi si fanno vivi nella mia memoria e la loro mancanza si fa improvvisamente più ingombrante. Dopo il mio primo anno ad Hogwarts ci siamo visti sempre meno, ma la corrispondenza che tenevo con loro me li faceva sentire vicini. Mi chiedo ora cosa stiano facendo o cosa pensino delle poche notizie che hanno di noi. Quante altre cose avranno inventato? E quanti altri scherzi stupidi e battute avranno studiato in questi mesi per alleggerire la tensione? Pensano a noi? Pensano a me? Si ricordano la storie che mi raccontavano la sera? I pasti consumati gomito a gomito? E la conversazioni serie?
Mi mancano.
Ron si allontana dal gruppo e subito lo seguo, come se abbandonare la mia postazione liberasse la mente da quei ricordi. Decido di impiegare tutte le mie attenzioni nella ricerca di casa Lovegood, così da non rischiare che altri nomi, più dolorosi, reclamino i miei ricordi.



 

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Capitolo 29
*** Lovegood - Parte seconda ***


Hey!
Non ci provo nenache più a scusarmi per le mie sparizioni!
Ma non demordo, presto o tardi arrivo e infatti eccomi qui!
Buona lettura!


Osservo Hermione mentre legge “La Storia dei Tre Fratelli” con un sorrido sghembo impresso sul viso, incapace di non emozionarmi. Nella mia testa la sua voce si trasforma in quelle di Fred e George e se socchiudo gli occhi, davanti a una delle piccole finestre della strana casa, la luce filtra tra le mie ciglia e posso quasi rivederli. Stesi vicino a me, con le braccia allungate verso il soffitto a mimare le scene della storia, i gemelli solitamente la arricchivano con particolari demenziali.
Abbasso gli occhi sul caldo intruglio che riposa nella mia tazza da cui ogni tanto fingo di prendere un sorso, per cortesia verso il padre di Luna.
Mi volto leggermente e osservo l’uomo, è fermo in piedi a poco più di un metro da me, gli occhi chiari e leggermente strabici fissano un punto indefinito fuori dalla finestra. Xenophilius Lovegood non è molto diverso da quando l’ho visto al matrimonio di Bill e Fleur, anche allora il suo aspetto era eccentrico, ma ora sembra che qualcosa si sia spento dentro di lui.
-Questi sono i Doni della Morte- la sua voce si fa strada dopo poco che Hermione termina la sua lettura. Sfila un pezzo di pergamena da una delle tante pile di libri sparse su ogni superficie e raccoglie una piuma da terra, mentre noi ci avviciniamo a lui. –La Bacchetta di Sambuco- traccia una linea verticale. –La pietra della Resurrezione- aggiunge un cerchio. –Il Mantello dell’Invisibilità, insieme sono i Doni della Morte- termina con un triangolo che racchiude i primi due simboli.
-Ma nella storia non compaiono mai le parole “Doni della Morte”- obbietta Hermione  con naturalezza.
-Bhè certo che no- alza le sopracciglia l’uomo. -È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l’antica fiaba si riferisce ai tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte- torna vicino alla finestra che osservava poco fa. Mentre cala il silenzio il mio sguardo cade in quello di Harry e subito alzo leggermente le spalle ad un suo cenno del capo. Sembra la cosa più utile che l’uomo ha detto da quando siamo entrati, ma anche la meno sensata. –Luna ormai dovrebbe aver preso abbastanza Plimpi- dice osservando il sottile rivolo d’acqua che scivola tra le colline.
Spero che la ragazza ci raggiunga presto, sono sicura che rivederla solleverebbe parecchio l’umore di Ron, Harry ed Hermione. E forse anche per lei sarebbe una breve fuga dalla vita di tutti i giorni. Mi chiedo come se la siano passata dal matrimonio.
Anche il mio sguardo viene attirato dalla finestra, oltre la quale il cielo inizia a colorarsi di rosa, mentre il tramonto si avvicina e io mi distacco un po' dalla conversazione. Continuo a sentire in sottofondo i loro discorsi sul fatto che i doni esistano oppure no e non posso fare a meno di associare la figura di Xenophilius a quella della professoressa Cooman. Non credo che il signor Lovegood ci menta, ma qualcosa mi fa pensare che le sue convinzioni abbiano basi troppo fragili. Sicuramente crede fermamente in ciò che dice, ma fa suonare tutto come se ci fosse un enorme complotto messo in piedi da non si sa bene chi.
La mia mente inizia a vagare per la stanza e si sofferma sui vari cumoli che la compongono, così come sui gingilli dai mille usi assurdi che si possono trovare ovunque si posino gli occhi.
Torno alla realtà quando il mago dai capelli bianchi raccoglie il vassoio. –Vi fermate a cena?- domanda e senza neanche aspettare una risposta si fionda verso le piccole scale a chiocciola che portano al piano di sotto. –Tutti ci chiedono sempre la nostra ricetta della zuppa di Plimpi d’Acqua Dolce- urla mentre raggiunge la cucina.
-Probabilmente per portarla al Reparto Avvelenamento del San Mungo- dice Ron a bassa voce, strappandoci un sorriso.
-Cosa ne pensi?- chiede Harry a Hermione.
-Oh Harry, è solo un gran mucchio di sciocchezze. Non può essere il vero significato del simbolo. È solo la sua stravagante opinione. Che perdita di tempo- gli risponde la ragazza scettica.
-In effetti, questo è l’uomo che ha rivelato al mondo l’esistenza dei Ricciocorni Schiattosi- dice Ron, fingendosi serio.
-Neanche tu ci credi?- chiede mio fratello. –Mary?- rivolge lo sguardo su di me.
-No- scuoto la testa. –Mi sembra solo una bella storia-.
-È una di quelle storie che si raccontano ai bambini per fargli la predica,  no?- aggiunge Ron. –Adesso che ci penso forse è la ragione per cui si dice che le bacchette di sambuco portano sfortuna-.
-Come sarebbe?- domanda mio fratello, appoggiando la sua tazza ancora piena sull’angolo libero di un tavolo.
-Una di quelle superstizioni. “Le streghe di maggio sposano Babbani”, “Sortilegio al tramonto, a mezzanotte è infranto”, “Bacchetta di sambuco, non cavi un ragno dal buco”. Le avrete sentite, queste cose. Mia mamma ne sa un milione-.
-Noi siamo stati cresciuti da Babbani- interviene Hermione, riferendosi a se stessa, mio fratello e me. –Ci hanno insegnato proverbi diversi-.
-Io credo di aver sentito qualcosa di simile da Fred e George, ma anche tra maghi ci sono delle differenze- alzo le spalle. –Voglio dire, Draco…-per un istante tentenno, mentre nella mia mente balena il viso di un Draco dai capelli abbastanza lunghi che mi sorride gentile. –Ne usava di diversi- termino la frase sentendomi improvvisamente in difetto e abbassando in fretta gli occhi sulle scale.
Così la mia mente si estrania di nuovo dalla conversazione, gli occhi fissi sul ferro scuro che si intreccia per formare i corrimano, mentre l’odore di bruciato di raggiunge dal piano di sotto.
Rivedo la festa alla tana, Fleur vestita da sposa, il mio strano aspetto di quella giornata e gli occhi freddi di Draco Malfoy, così vicini ai miei da poterne contemplare ogni dettaglio.
Quando i piedi di Harry entrano nella mia visuale la mia mente riesce finalmente ad abbandonare il pensiero. Lo vedo salire le scalette a chiocciola e scendere poco dopo, il volto preoccupato.
-Cosa c’è che non va?- Hermione anticipa la domanda che stava per uscire dalla mia bocca. Prima che Harry però possa rispondere il padre di Luna ci raggiunge con un vassoio carico di zuppa maleodorante.
-Signor Lovegood- dice Harry. –Dov’è Luna?-.
-Prego?- domanda lui svelto, bloccandosi sugli ultimi gradini.
-Dov’è Luna?- chiede ancora mio fratello, più scontroso. Automaticamente la mia schiena si irrigidisce.
-Ve…ve l’ho già detto. È giù al Ponte Basso a pescare Plimpi- balbetta lui.
-Allora come mai ha preparato solo per cinque?- insiste Harry, mentre Ron ed Hermione si alzano lentamente.
Il silenzio cala pesante nella stanza mentre sulle mie braccia si sparge la pelle d’oca e subito mi faccio più vicina a mio fratello, fino a che le nostre braccia non si sfiorano. Guardo il vassoio, contando le ciotole, e poi l’uomo che boccheggiante cerca le parole.
-Secondo me Luna manca da settimane- i miei occhi si sgranano alle parole di Harry e il mio corpo sente improvvisamente la necessità di muoversi in fretta, giù dalle scale, fuori dalla casa e attraverso le colline. –I suoi vestiti non ci sono, il letto è intatto- Harry torna a parlare. –Dov’è? E perché continua a guardare fuori dalla finestra?-.
Il mio corpo ha uno spasmo quando il vassoio e le ciotole che teneva in mano Xenophilius Lovegood si infrangono a terra. Salto davanti a mio fratella nella stanza tinta di rosso dal tramonto, mentre lui, Hermione e Ron estraggono le bacchette. Assumo una posizione di guardia, con le gambe stabili sul pavimento e le braccia alzate e parallele al pavimento, pronte a colpire.
Qualcosa accade vicino a me, ma il mio sguardo, fisso sul mago ignora i giornali che cadono ai nostri piedi. –Harry, guarda qui- la voce di Hermione suona flebile alla mie spalle, prima che Harry prenda di nuovo parola.
-Il Cavillo ha cambiato linea editoriale, allora?- dice gelido. -È questo che ha fatto quando è sceso in giardino, signor Lovegood? Ha spedito un gufo al Ministero?-.
-Hanno preso la mia Luna- confessa piano l’uomo, ancora in piedi sulle scale. –Per quello che ho pubblicato. Hanno preso la mia Luna e io non so dov’è, che cosa le hanno fatto. Ma forse me la restituiranno se io…se io…-.
-Consegna Harry?- Hermione termina la frase dell’uomo.
-Si sposti- dico lentamente, mentre le mie mani iniziano a tremare per l’energia che sono pronte a scatenare.
Non so la persona che mi ritrovo davanti mi ispiri più disgusto o pena.
-Saranno qui da un momento all’altro. Devo salvare Luna. Non posso perdere Luna- un piccolo sorriso spaventato segna il suo volto. –Non dovete and via-.
-Non ci costringa a farle del male- insiste Harry. –Si sposti, signor Lovegood-.
-Si sposti o la sposto io- dico subito rabbiosa, mentre le candele nella stanza hanno un flebile tremolio.
-Harry!- l’urlo di Hermione riecheggia nella stanza e attira i nostri sguardi oltre la finestra. Figure ammantate di nero attraversano il cielo in sella a delle scope.
I miei occhi tornano veloci su Xenophilius, appena in tempo per vederlo lanciare uno schiantesimo nella nostra direzione. Harry afferra la mi maglietta, trascinandomi con lui verso il pavimento, mentre una forte esplosione ci circonda. L’ultima cosa che vedo è lo sguardo determinato del padre di Luna, colpito da una forte energia che lo spinge giù dalle scale.
Le dita quasi mi pizzicano per la velocità con cui ho scagliato il mio colpo, ma riesco comunque a usarle per coprirmi il volto. Una sottile polvere bianca riempie l’aria insieme a calcinacci, vetri rotti, pezzi di legno e fogli di pergamena strappati.
Tossisco con forza mentre cerco di tornare in piedi, ma subito vedo Hermione chinarsi su di me, premendo un dito nulle labbra. È coperta da uno strato bianco, come immagino di essere io. La ascolto e trattengo la tosse, coprendomi la bocca e agitando una mano che subito porta aria frasca e pulita nei miei polmoni, liberando le mie vie respiratorie con uno sbuffo silenzioso di polvere.
Sono ancora carponi quando al piano di sotto sento aprirsi la porta con un colpo sordo che per un istante mi fa temere un ulteriore crollo del soffitto, già squarciato sopra di noi.
-Non te lo avevo detto che non c’era fretta, Travers?- una voce maschile ci raggiunge dal piano di sotto. –Che questo svitato farneticava come al solito?-.
Un colpo sordo e un urlo di dolore seguono le parole.
-No…no…di sopra…Potter!- rantola il padrone di casa.
-Te l’ho detto la settimana scorsa, Lovegood, che dovevi chiamarci solo se avevi informazioni fondate! Ti ricordi la settimana scorsa? Quando volevi scambiare tua figlia con quello stupido copricapo? E la settimana prima…- un altro colpo e un gemito. -…quando pensavi che te l’avremmo restituita se ci avessi dimostrato che i Ricciocorni…- un singhiozzo segue il nuovo colpo. –Schiattosi- qualcosa impatta di nuovo sul corpo del signor Lovegood. –Esistono?-.
-No…no…vi supplico! Sono davvero i Potter…davvero…tutti e due- si lamenta lui.
-E adesso salta fuori che ci hai chiamato solo per farci saltare in aria!- dei nuovi rumori riempiono il silenzio, ricordandomi qualche vecchia rissa.
-Questo posto sta per crollare, Selwyn- una nuova voce si fa sentire. -La scala è bloccata. Provo a sgombrarla? Potrebbe tirar giù tutto-.
-Tu, pezzo di bugiardo. Non hai mai visto i Potter in vita tua, vero? Pensavi di attirarci qui per ucciderci eh? E credi di riavere tua figlia così?- continua a infierire sull’uomo il Mangiamorte che risponde al nome di Selwyn.
Mi chiedo se vedendoli in faccia li riconoscerei e se potrei tenergli testa in uno scontro.
I miei occhi cercano Harry nella stanza e lo ritrovano a pochi metri da me, sporco quanto me e Hermione e con il vetro della lente sinistra incrinato.
Credo di sì, potrei batterli, ma se qualcosa andasse storto, non me lo perdonerei mai.
-Giuro, giuro…sono di sopra!-.
-Homenum revelio- l’evocazione dell’incantesimo mi sorprende, ma non sortisce alcun effetto su di me.
-C’è davvero qualcuno lassù, Selwyn- dice la seconda voce.
-È Potter, vi dico che è Potter!- urla Xenophilius.
-Potrai riavere la ragazzina, Lovegood- torna a parlare Selwyn, seguito dal rumore di cocci rotti che vengono schiacciati a terra. -Se sali e mi riporti giù Harry Potter. Ma se è una trappola, se è un trucco, se hai un complice che ci aspetta di sopra, vedremo se riusciremo a risparmiare un pezzetto di tua figlia perché tu possa seppellirla- termina con disprezzo.
-Andiamo- bisbiglia Harry –Dobbiamo uscire di qui- aggiunge svelto, mentre rumori sinistri ci raggiungono dalla scale.
Ci alziamo lentamente, facendo attenzione a non fare troppo rumore e poi aiutiamo Ron, rimasto incastrato sotto un pesante mobile. Con un semplice incantesimo riesco a far levitare la credenza quel tanto che basta per permettere a Ron di scivolare via.
-Bene- sentenzia Hermione, ascoltando i preoccupanti assestamenti della casa mentre risistemo il mobile. -Vi fidate di me?- domanda e subito annuiamo. -Ron metti il mantello- comanda svelta. –Le mani, tenetevi forte- Harry prende la mano di Hermione e io e Ron lo imitiamo, stringendoci a loro.
Il volto asciutto e pallido di Xenophilius Lovegood appare in cima alle scale e subito la bacchetta di Hermione scatta. –Oblivion- dice e subito lo sguardo dell’uomo si fa vacuo. –Deprimo!- un altro schianto si abbatte questa volta sul pavimento che, già instabile, crolla per una buona parte. I nostri occhi incrociano quelli dei Mangiamorte, un istante prima che l’incantesimo di Hermione inizi a farci vorticare a mezz’aria e smaterializzare.

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