The Legends of Witches

di Shinalia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1/5 ***
Capitolo 2: *** 2/5 ***
Capitolo 3: *** 3/5 ***
Capitolo 4: *** 4/5 ***
Capitolo 5: *** 5/5 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1/5 ***


Storia scritta per il contest: ~ Dal Film alla Storia

7 – So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te! (I Passi dell'Amore)

Storia dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare mentre scrivevo questa storia!!!! ♥

Betato by Dighhi

The Legends

§

of Witches

I

Ho sempre trovato estremamente rilassante passeggiare sotto la pioggia, il mio rimedio contro la tristezza. Alquanto strano dovevo ammetterlo, ma infondo non c’è persona che non mi definisca tale e dopo un po’ ci si fa l’abitudine.

Vivevo a Vancouver una delle tre città generalmente classificate come le prime per la qualità della vita. Il suo clima è tra i più miti delle città Americane e sebbene siano frequenti le piogge in inverno – cosa a me molto gradita – in estate raggiunge anche i 26°. Ho sempre adorato la mia città e sebbene ci viva da meno di cinque anni la considero la mia casa.

Anche loro l’avrebbero di certo adorata, eppure non hanno avuto la possibilità di ammirarla.

Persa nei miei pensieri passeggiavo tranquillamente sul tragitto dal lavoro a casa, che dista ben quaranta minuti, ma non mi pesa. D’altronde ci sono abituata essendo ormai una routine. D’un tratto avvertii l’assenza di gocce di pioggia e volsi lo sguardo al cielo per individuarne la causa, notando con un certo disappunto il continuo scrosciare dell’acqua sul marciapiede dinanzi a me. Un enorme ombrello color porpora si stagliava sulla mia testa e non mi ci volle molto per individuare la presenza al mio fianco. L’avrei riconosciuta tra mille.

Sospirai affranta per quell’incontro inaspettato e che per quanto per un certo verso potesse essere gradito, dovevo ammettere che il nostro continuo incrociarci andava contro i miei progetti. Iniziavo a sospettare mi stesse seguendo.

Si, certo Lilian, lui non ha di meglio da fare che seguire proprio te? Sciocca!

Tolsi svogliatamente le cuffie dell’i - pod dalle orecchie e salutai il mio “amico”

“Daniel ..” dissi atona.

Non mi sfuggì il suo sospiro rassegnato “Dovresti smetterla di camminare sotto la pioggia! Ti ammalerai …” mi ammonii scrutandomi preoccupato. Probabilmente dovevo avere l’aspetto di un pulcino mezzo annegato.

“Non si saluta?” chiesi fingendo di non aver udito le sue parole. Non avevo nessuna intenzione di rinunciare alle mie rilassanti passeggiate e sperai vivamente non comunicasse il mio hobby alla nonna. Non avrebbe affatto gradito.

Sbuffò contrariato probabilmente per il mio tono “Ciao Lily” salutò debolmente

“Sai benissimo quanto odio quel diminutivo” esitai. Loro erano soliti chiamarmi in quel modo “il mio nome è Lilian” scandii

Sospirò pesantemente, ma come al solito non si alterò, non era nel suo stile. Riusciva a mantenere la calma in ogni situazione, anche la più snervante. “Lo vuoi capire che mi preoccupo per te? Delle volte ti comporti in modo strano” mormorò amareggiato

“Sono sempre stata strana … dovresti conoscermi bene visto che ci frequentiamo da più o meno cinque anni!” cinque anni in cui sei diventato il mio tormento avrei voluto aggiungere, ma preferii tenere quel dettaglio per me

“Ci frequentavamo vorrai dire!” replicò mesto e potei notare la punta di irritazione nel suo tono, che come al solito finsi di non cogliere.

Scrollai le spalle con finta indifferenza “Sono impegnata con l’università ed il lavoro .. lo sai benissimo! In questo periodo non ho il tempo di uscire” spiegai per l’ennesima volta. Certo che come scusa potevo inventarne una migliore !

“è per via di Josh? Da quando vi siete lasciati hai smesso di uscire con noi!” constatò alterato.

Alzai gli occhi al cielo “Sono stata io a lasciare lui, perché dovrei crearmi problemi a vederlo? Siamo ancora amici e ci sentiamo spesso, per non parlare che frequentiamo gli stessi corsi”

Josh era uno dei ragazzi che usciva nel nostro gruppo, dopo essermi resa conto del mio amore non corrisposto per Daniel decisi di ripiegare su di lui le mie attenzioni, un po’ come fonte di distrazione un po’ perché, per quanto non provassi amore o attrazione per lui, lo consideravo una delle persone più dolci del mondo. Credevo potesse realmente nascere qualcosa tra noi, ma non fu così, sfortunatamente per entrambi, e dopo qualche mese decidemmo di troncare il rapporto, restando semplicemente amici. Aveva compreso l’intensità dei miei sentimenti per Daniel. Desiderai spesso in quel periodo riuscire ad innamorarmi di Josh, avrei avuto molti meno problemi.

Mi sentii afferrare per il braccio e mi voltai perplessa verso Daniel che mi scrutava con un cipiglio inquisitore, che ben prestò mutò in un’espressione tutt’altro che allegra “Mi stai evitando?” domandò inquieto

Mi lasciai scappare una risata nervosa. Ci aveva preso in pieno, per la prima volta in vita sua era venuta fuori un minimo perspicacia. Certo con quasi un anno di ritardo …

meglio tardi che mai

“Secondo te devo necessariamente essere arrabbiata con qualcuno?” sbottai strattonando il braccio e tentando di cambiare immediatamente argomento, per uscire da quel campo minato

Ero sempre stata un’ottima attrice, attenta a non far trapelare dal mio volto nessuna emozione che non fosse quella da me prontamente scelta. Era un enorme vantaggio soprattutto considerando che fino a qualche anno fa io e Daniel vivevamo in simbiosi. Ero sempre stata perdutamente innamorata di lui … la mia prima cotta che man mano si era trasformata in qualcosa di più. Lui, il ragazzo della porta affianco, bello, interessante e che mi considerava la sua migliore amica e niente oltre questo.

Ah dimenticavo il suo carattere “leggermente” incline al libertinaggio!

Sembrava tanto una di quelle soap ridicole trasmesse in televisione. Un vero cliché. E pensare che avevo sempre odiato quelle storielline frivole e scontate. Il destino sa essere beffardo, o più precisamente bastardo.

Si, decisamente bastardo!

Comunque a differenza di quello che si vede in tv, io non consideravo una grande scelta restare sua amica, era solo un comportamento autolesionista vederlo girare con qualche ragazza, sentirmi narrare le lodi di una o di un’altra, visto che la sua storia più lunga non era durata che un mese … ma il giorno peggiore fu quando decise di narrarmi i dettagli del suo primo bacio.

Rabbrividii a quel pensiero e soprattutto al ricordo relativo a quella giornata atroce. Dopo la sua confessione passai l’intera notte a piangere disperata, mentre l’immagine di lui e della sua amichetta mi invadevano la mente.

Una tortura gratuita che mi aveva portato a ponderare un’opzione meno masochista: evitarlo, sciogliere man mano quell’amicizia malsana che si era creata ed iniziare a spostare la mia attenzione altrove. Per mia sfortuna ero riuscita a mettere in pratica solo la prima parte del piano, la seconda era ancora in via di elaborazione e speravo ci sarebbe rimasta ancora per poco.

Lui sbuffò ridestandomi dalle mie elucubrazioni “Lily io proprio non ti capisco, eravamo amici fino ad un anno fa. Praticamente inseparabili, poi senza un motivo da un giorno all’altro sei scomparsa” mormorò malinconico. Sapevo che in fin dei conti teneva alla nostra amicizia, ma per me non era sufficiente. Non più almeno.

“C’è ben poco da capire, sono impegnata!” sbottai furente. Possibile non comprendesse il vero motivo? Eppure non mi sembrava essere un gran mistero.

“Stasera uscirai con noi? Sei tornata presto da lavoro!” constatò sorridendomi beffardo, mentre io maledicevo il fato infame che quel giorno aveva deciso di punirmi.

Ok, io devo essere stata molto cattiva in una mia vita passata e adesso il mio karma negativo sta influenzando la mia esistenza.

Cercai di mantenere il controllo prendendo un respiro profondo “Si .. più tardi chiamo Claire per i dettagli!” conclusi rivolgendo gli occhi al cielo e percorsi di corsa gli ultimi metri che mi separavano da cosa. Entrai sbattendo la porta in malo modo e mi diressi nella mia stanza barricandomi dentro.

Il mio rifugio.

La mia camera era abbastanza piccola, le pareti lilla erano quasi totalmente coperte da quadri e cornici colme di fotografie della mia infanzia e dei miei amici. Un’enorme libreria di fronte la finestra conteneva i miei libri preferiti, circondati da ninnoli che avevo collezionato nel tempo, il collezionismo era sempre stata una mia passione. Una delle mensole era riservata alla mia vasta collezione di pietre: ametista, quarzo, occhio di tigre, acqua marina … accanto alle quali faceva bella mostra il piccolo incensiere ad olio.

Una bella quantità di candelabri in stile etnico erano distribuiti per la stanza, sorreggendo candele colorate e profumate. Ero solita accenderle di rado, soprattutto nei momenti di maggiore nervosismo, ma per non intaccare l’immagine complessiva, conservavo in un cassetto un bel po’ di candele di riserva.

Forse in questo potevo definirmi leggermente maniacale.

Quella camera rispecchiava completamente il mio modo di essere e le mie passioni, mi ci erano voluti anni per poterla personalizzare al meglio, ma potevo di certo dirmi soddisfatta del risultato, seppur cozzasse non poco con il resto della casa. Vivendo con mia nonna la modernità non poteva certo essere padrona dell’arredamento. Il mobilio dimostrava a pieno la sua età avanzata, mentre l’immensa quantità di dipinti che costellavano le pareti non erano che il ricordo della passione del nonno per la pittura. Mi ero sempre chiesta come lei potesse vivere circondata dai ricordi, io non sarei mai riuscita a camminare per quella casa senza scoppiare in un pianto convulso. Lo avevo conosciuto poco e questo mi aveva permesso di prendere la notizia in modo meno disperato di quello che la mia indole mi imponeva. Di lui avevo solo qualche lettera di auguri e pochi ricordi di infanzia, quando i miei genitori decidevano di tornare in America, cosa alquanto rara, sebbene fosse desiderio di mia madre vivere nella sua città natale.

Il giorno del funerale dei miei ero stata costretta a questo trasferimento improvviso, lasciando la Spagna, per vivere dalla nonna, sebbene la conoscessi ben poco. In compenso una donna tanto adorabile non poteva non essere apprezzata e non mi ci volle molto per affezionarmi a lei irrimediabilmente. Nonna Ines ha oltre settant’anni, un metro e cinquanta di donna tutta rotondetta, i capelli ormai bianchi conservano ben poco del loro colore originario, un marrone rossastro, mentre i suoi occhi tanto simili ai miei nella loro tonalità, mi ricordano inevitabilmente mia madre. Da giovane doveva essere una splendida ragazza, da come confermavano anche le foto che di tanto in tanto ero riuscita ad ammirare.

Anche la mia mamma era bellissima e papà non perdeva occasione per ribadirlo.

Stanca e non poco turbata, decisi di deviare i miei pensieri altrove ed iniziai a pensare alla serata che mi attendeva, che oltretutto si prospettava non poco estenuante. Non sapevo nemmeno se Daniel aveva qualche nuova fiamma, ma l’idea di vederlo amoreggiare con qualcuna mi alterava all’inverosimile. Possibile non comprendesse ?

Sospirai gettandomi a peso morto sul letto, affondando nell’immensa trapunta violacea, e abbandonandomi ai ricordi dei giorni tranquilli ormai trascorsi da tempo, seppur non fossero poi così distanti.

Il mio arrivo a Vancouver era stato traumatico, essendo un luogo tanto diverso dalla Spagna, ma soprattutto per il trauma del lutto e l’inizio della mia vita con la nonna che nemmeno conoscevo. E fu in quei primi giorni che conobbi Daniel, era sempre stato carino, sebbene cinque anni fa fosse poco più che un bambino. Aveva compiuto da poco quattordici anni. Legammo immediatamente seppure i nostri caratteri fossero ben diversi, io schiva e solitaria, lui solare e socievole. Mi sentii irrimediabilmente attratta da lui, forse proprio per questa differenza tra noi, lui era ciò che io avrei desiderato essere. Felice e senza pensieri …

Arduo, considerando il pericolo che costantemente incombeva su di me sin da allora.

Poi con il tempo quei sentimenti erano mutati trasformandosi in qualcosa di più “forte”, dettata anche da un’attrazione fisica non indifferente. Effettivamente lui non poteva che essere definito bello. Alto più o meno un metro e ottanta, i muscoli sempre ben in vista sotto le maglie aderenti che adorava, merito degli anni di palestra, il suo egocentrismo era pari a ben pochi, per non parlare della sua fissazione per l’aspetto fisico. Dovevo ammettere che avevo sempre detestato questo suo lato frivolo. Eppure quei suoi occhi neri e penetranti riuscivano ugualmente ad ammaliarmi, tanto che spesso mi ero persa in fantasie poco caste su di lui. Desideravo poter accarezzare quei suoi capelli castani e ricci dall’aria ribelle, che gli davano un’aria decisamente sexy, per non parlare delle sue labbra …

Ok, Lilian ora basta o rischi di saltargli addosso stasera mi ammonii mentalmente.

Un nuovo sospiro mi sfuggì, ero un caso senza speranza. L’idea di vederlo non mi allettava per nulla, avevo il terrore di scoprirmi troppo, ma per quella sera avrei dovuto fare buon viso a cattivo gioco, avrei dovuto dimostrare a tutti che non li evitavo di proposito, ma solo a causa dei miei improrogabili impegni. Afferrai il telefono componendo il numero di Claire, ormai evitavo anche lei da mesi e questo mi faceva sentire un vero schifo. Ma non volevo ammettere con nessuno la mia debolezza, perché non vi era dubbio sul fatto che fossi una debole ragazzina innamorata, incapace di affrontare i propri tormenti a testa alta. Preferivo scappare.

In fondo la fuga era ciò che mi riusciva meglio, eppure se così non fosse stato non sarei sopravvissuta ancora per molto. Avrebbero preso anche me quel giorno.

Dopo pochi squilli una voce arzilla dall’altro capo del telefono mi strappò un sorriso “Chi non muore si rivede”

“L’erba cattiva non muore mai” ribattei sghignazzando

La sentii ridere di rimando “Abbiamo deciso di parlare per proverbi?”

“No, meglio lasciar perdere, non ne ho abbastanza per poter incamerare un’intera conversazione in questo modo” replicai divertita

“a cosa devo questa bella sorpresa?” chiese allegramente. Dalla sua voce potevo percepire la gioia di potermi nuovamente sentire, probabilmente aveva compreso che il mio allontanamento non era immotivato, perché non vi era traccia di ostilità o rammarico nel suo tono.

È questo il motivo per cui l’adoro, sempre comprensibile …

Sospirai “Daniel mi ha detto che stasera vi vedete e mi ha invitata! Spero non ti dispiaccia!” fingendomi accorata e sperando invano che mi comunicasse un rinvio dell’uscita.

Un urletto di gioia rischiò di perforarmi un timpano, facendo crollare le mie speranze di salvezza “ Ma è meraviglioso!! Non sai quante novità!” trillò contenta. In quel momento la immaginai a saltellare per la stanza e conoscendola era anche abbastanza probabile.

“Novità? Nel nostro gruppo?” esitai “Una nuova ragazza per il nostro Daniel?” domandai ridacchiando fingendo indifferenza, mentre dentro di me logoravo dalla gelosia

“No no, un amico di Josh si è unito al nostro gruppo!” mi spiegò in tono sempre più entusiasta

Corrugai la fronte scettica, probabilmente dovevo avere un’espressione molto buffa, ma ero davvero sorpresa. Josh non era mai stato un tipo socievole e quei pochi amici che aveva li conoscevo, essendo lui l’unico con cui ero rimasta realmente in contatto. Probabilmente perché era anche l’unico che sapeva della mia mostruosa cotta per Daniel.

Claire interpretò il mio silenzio come un invito a continuare a ciarlare riguardo questo fantomatico ragazzo, che aveva definito straordinariamente bello. Quando finalmente la telefonata ebbe termine conoscevo di quel poveretto “Vita morte e miracoli”. Mi preparai in attesa di quella serata, mentre una strana ansia cresceva in me e ben presto ne avrei compreso il motivo. Mi concessi un bagno caldo, nel vano tentativo di rilassare i nervi e decisi che per quella sera avrei fatto un piccolo strappo alla regola, vestendomi in un modo più consono ad una ragazza della mia età, non che normalmente mi vestissi come mia nonna, ma tendevo a prediligere cose comode, fonte di continue critiche da parte delle mie amiche.

“Lili ma quando getterai quell’insulsa tuta?

Lilian per l’amore del cielo butta quelle scarpe!

Lily bla bla bla bla”

Ero costretta a sentirmi ripetere le stesse frasi di continuo, non che me ne curassi particolarmente, ma talvolta sapevano essere veramente estenuanti.

Il corpo è mio e mi vesto come dico io!

Mi osservai allo specchio e dovetti ammettere che il risultato non era poi male. I miei capelli rossi e mossi ricadevano morbidi sulla schiena, appuntati debolmente con un fermaglio in argento, un leggero tocco di ombretto ed un filo di matita incorniciavano i miei occhi grigi, tratto caratteristico della mia famiglia, più precisamente delle donne della mia famiglia. Ed infine un filo di lucidalabbra. Per gli abiti avevo scelto dei semplici jeans a bassa vita con una magliettina rossa attillata, con qualche strappo dietro la schiena e una scollatura generosa. Non rinunciai alle mie immancabili scarpe da ginnastica, comode e pratiche.

Al diavolo i tacchi, sono solo delle trappole mortali.

Andai in cucina per avvisare la nonna della mia serata e rimase stranamente sorpresa dalla notizia, probabilmente per il periodo di reclusione che mi ero autoimposta. Però non parve interessarsi particolarmente della novità, non indugiando a chiedere spiegazione come al solito.

Che strano pensai tra me

La mia amica puntuale come un orologio svizzero si presentò alla porta di casa mia, trascinandomi letteralmente fuori e scaraventandomi in macchina. Questo suo lato irruente non mi era affatto mancato, delle volte sembrava esagitata e personalmente ritenevo facesse anche un po’ paura. Ridicolo pensando a ciò che i miei occhi avevano visto negli anni e alle stranezze che ero stata costretta a subire.

“è stupendo” mormorò per l’ennesima volta con lo sguardo sognante “ e quella barbetta lasciata leggermente incolta lo rende così sexy”

Alzai gli occhi al cielo“Certo … considerando che lo dici di ogni ragazzo che vedi, immagino ci sarà da fidarsi” ghignai facendola imbronciare. Quella ragazza non sapeva accettare la verità.

In meno di dieci minuti giungemmo a destinazione, nient’altro che uno spiazzo che affacciava sul mare, dove i miei amici erano soliti riunirsi. Era un bel posto ed il panorama che si godeva era uno dei migliori, unica pecca era il problema “coppiette”, infatti era il tipico ritrovo degli innamorati.

Proprio il luogo adatto per il mio umore.

I miei amici sgranarono gli occhi notando la mia presenza accanto a Claire, che sorrideva sorniona. A quanto pareva non li aveva avvertiti, strano però che non lo avesse fatto Daniel che era solito spifferare tutto a tempo record.

“Non ci credo Lilian è davvero qui con noi? Oppure è solo un miraggio” borbottò Mathias fingendosi sconvolto, mentre con fare teatrale si avvicinava a me.

Salutai i miei vecchi amici contenta che in quel momento Daniel non fosse ancora giunto. Non chiesi informazioni, avevo la sensazione fosse con una delle sue fiamme e preferivo non averne conferma. La serata trascorse tranquilla tra uno scherzo ed un altro, mi erano mancati non poco, e mi stavo godendo le chiacchiere. C’erano state non poche novità e si stavano premurando di aggiornarmi su ogni singolo evento, anche il più insulso. Tutto, ma proprio tutto! Margaret decise addirittura di elencarmi tutti i capi nuovi aggiunti nel suo armadio e se non fosse stato per Josh che gentilmente era accorso in mio aiuto, sarebbe passata anche alle scarpe.

“Josh ti ho mai detto che ti adoro e che sei il mio angelo custode?” bisbigliai attaccandomi spasmodicamente al suo braccio

Annuì sghignazzando. Sentii una mano stringermi l’avambraccio e mi girai curiosa “Lily guarda sta arrivando” sibilò Elen con un’espressione buffa dipinta in viso, un incrocio tra uno sguardo sognante e il volto di una persona dinanzi alla sua torta preferita. Stava praticamente sbavando.

Sogghignando indirizzai lo sguardo verso il punto indicatomi dalle mie amiche, non avevano fatto altro che tessermi le lodi di quel ragazzo per tutta la sera, elogiandomi i suoi occhi neri, i capelli castano chiaro, fisico asciutto. Mi avevano stordito con tutte quelle chiacchiere

“Hey Luke ti ricordi della nostra amica di cui ti abbiamo parlato? Ci ha raggiunto anche lei stasera!” esclamò Mathias preso da una strana euforia.

Spalancai la bocca sconvolta da quella visione, ma non per il medesimo motivo di Claire e le altre. Dinanzi a me quel maledetto di Lucas mi sorrideva beffardo mostrando la sua espressione più innocente. Non era cambiato poi molto e le descrizioni delle mie amiche non gli rendevano giustizia. Era decisamente sexy! Decisamente più alto dall’ultima volta che ci eravamo incontrati, doveva aver raggiunto il metro e novanta, ma ciò che mi sconvolse maggiormente fu il suo fisico decisamente più robusto. Non era il tipico ragazzo bellissimo che si può ammirare sulla copertina di un giornale, ma il suo fascino era innegabile.

“Ti avevo detto che era bellissimo” sussurrò la mia amica interpretando male il mio silenzio

Deglutii rumorosamente incapace di proferir parola, completamente sconvolta da quell’incontro imprevisto

Allungò la mano verso di me “Io sono Luke, tu devi essere Lilian, tanto piacere di conoscerti” disse suadente facendomi l’occhiolino.

Brutto bastardo …

Ghignava divertito dalla situazione quel maledetto, si dilettava come al solito a prendersi gioco di me.

“Luke, piacere” sibilai a denti stretti, lasciando straniti gli altri. Non era una mia consuetudine comportarmi sgarbatamente, ma con lui era sempre stato istintivo, un odio a pelle oserei dire. Anche se con molta probabilità era causato dall’imposizione di averlo sempre attorno.

“Ti odio” mormorai sapendo che mi avrebbe di certo sentita, grazie al suo udito nettamente più sviluppato rispetto a qualsiasi altro umano.

“Ora che sono state fatte le presentazioni che ne dite di andare al pub a mangiare qualcosa? Ho una fame assurda …” borbottò Mathias, affamato come suo solito. Che fossero le tre del mattino o le nove di sera non faceva alcuna differenza, a parer suo ogni momento era buono per mangiare, e ciò era evidente dal suo fisico abbastanza rotondetto.

Scossi il capo un po’ divertita e un po’ allucinata, cercando di deviare i pensieri da quella figura che mi scrutava di sottecchi, entusiasta di essere riuscita a cogliermi in fallo.

“mio caro Luke, metterò in conto anche questa” pensai adirata

Giungemmo velocemente al locale e non dovemmo attendere molto per prendere posto, essendo quasi vuoto. Con mio grande disappunto si sedette accanto a me, probabilmente per godersi la possibilità di punzecchiarmi per l’intera serata. Finsi di non prestargli attenzione, volgendo il mio sguardo a Josh che mi osservava confuso, facendo scorrere il suo sguardo da me al suo nuovo amico. La perspicacia era una sua dote ed ero quasi convinta avesse intuito che Luke per me non fosse un estraneo, peccato che gli mancavano non pochi elementi per poter trarre le giuste conclusioni.

Determinati segreti vanno mantenuti se non si vuole rendere partecipi gli altri delle proprie disavventure e dei proprio drammi, e nel mio caso il sentirmi diversa era un ulteriore motivo per celare quel mistero che mi avvolgeva e che speravo non si dissolvesse per alcun motivo.

Di certo non volevo essere definita pazza … non aspiravo al manicomio.

Sussultai quando sentii una mano poggiarsi al mio gomito ,con l’intento di attirare silenziosamente la mia attenzione “Niña era da un po’ che non ci vedevamo!” sussurrò suadente

Un grugnito decisamente poco femminile uscii dalle mie labbra “Cosa ci fai qui?” sibilai sempre puntando lo sguardo altrove, per celare il nostro scambio. Mancavano solo i pettegolezzi per rovinare completamente quella disastrosa serata.

Peggio di così …

Lo vidi recuperare il bicchiere di birra e avvicinarlo mestamente alle labbra per celare il suo sorrisetto ironico “Diritta al punto! Come al solito” bisbigliò

Non so cosa mi trattenne dal mettermi ad urlare, stava evidentemente eludendo le mie domande e questo non era mai un buon segno quando c’era lui di mezzo. “Smettila di scherzare … non sono in vena” sbottai fulminandolo con lo sguardo, ma notando la sua esitazione mi alzai e con una scusa mi recai sulla terrazza.

Recuperai una sigaretta dalla borsa, non ero un’accanita fumatrice, ma capitava che in momenti di particolare stress quel bisogno si facesse sentire. E la comparsa di Lucas non poteva non sortire un simile effetto.

“Il fumo uccide” la sua voce melodiosa mi arrivò irritante come al solito

“A quanto pare su di me incombe di peggio …” sussurrai lasciando la frase in sospeso, sperando si decidesse a darmi delucidazioni sulla sua improvvisa ricomparsa.

Era svanito cinque anni fa dopo il nostro ennesimo litigio, avevo sempre ritenuto assurdo dover avere continuamente una balia a vegliare su di me. Avevo rinnegato la magia, dopo la morte dei miei genitori a causa Loro, mi ero rifiutata di perpetuare quella follia collettiva. Che ci fossero anche cento licantropi a proteggermi non sarebbe bastato, loro mi avrebbero trovata ed eliminata.

Le lacrime trattenute iniziarono a scendere copiose sulle mie gote,erano anni che non piangevo, tentando in ogni modo di apparire forte e determinata agli occhi degli altri. Odiavo essere oggetto della loro pietà, odiavo essere compatita … ma con Luke la mia maschera cadeva e forse questo era uno dei motivi della mia ostilità verso di lui.

Mi tirò a se cercando di consolarmi “Non ti accadrà nulla!” mormorò dolcemente

“Allora perché sei tornato! Nel nostro patto questo non era previsto … io avrei rinunciato ai miei poteri e di conseguenza alla tua protezione, per poter vivere entrambi una vita normale! Ti ho dato la libertà e non riesco a comprendere il motivo del tuo ritorno” urlai divincolandomi dal suo abbraccio e guardandolo truce

Si passò una mano tra i capelli, era un gesto che usava fare quando era teso “Sai benissimo che non è così semplice” mormorò evitando di incrociare il mio sguardo. Da quel giorno non avevamo più parlato, avevamo posto fine a quella strana amicizia che ci legava. Era l’unico modo per ottenere entrambi la libertà da quelle assurde imposizioni.

Una leggenda, seppur millenaria, non poteva muovere i fili della mia vita! Non lo avrei permesso

Sbuffai asciugandomi le lacrime con le maniche della maglia sporcandole anche di trucco. Quella non era certo la mia serata fortunata.

Lo sentii sospirare pesantemente “Piccolina, è il mio compito e per quanto tu possa opporti non puoi!”

“Io ho rinunciato ai miei poteri e di conseguenza anche alla tua protezione” ribadii per l’ennesima volta, sebbene sapessi quanto non fosse tutto così semplice.

Mi guardò truce “Strega si nasce ed è impossibile rinunciare ai propri poteri! Sono parte di te e sei solo una mocciosa se credi di poter andare contro la tua natura!” sbottò furente

“Dillo a mia madre” bofonchiai con le lacrime agli occhi

“è appunto per questo che sono quì! Non puoi restare senza protezione, se loro arrivassero …”

Lo bloccai impedendogli di continuare, sapevo benissimo cosa mi sarebbe accaduto in quel caso e non c’era bisogno di ribadirlo “Non mi importa, non uso la magia quindi non possono individuarmi!”

Alzò gli occhi al cielo, palesemente irritato “Stasera sei in vena di dire sciocchezze? Conosci bene le regole e anche i loro mezzi! Ti troveranno anche senza l’uso della magia, sarà più complicato ma non impossibile!”

Sbuffai contrariata “e cosa vorresti fare?” bofonchiai incrociando le braccia al petto e ponendomi in posizione di sfida.

“Sarò la tua ombra” concluse mentre un sorriso sornione si dipingeva sul suo volto.

Non promette affatto bene

Mi accigliai guardandolo di sbieco “Devo aggiungere anche un letto nella mia stanza?” domandai ironica

“No tesoro, tua nonna mi ha ceduto la stanza accanto alla tua” ghignò soddisfatto lasciandomi di stucco

Strabuzzai gli occhi “Co .. come?” balbettai

Niña, sono appena tornato da casa tua dove ho riposto i bagagli!” continuò imperterrito trattenendo a stento le risate. Probabilmente dovevo avere un’espressione veramente buffa, ma in quel momento non me ne curai, essendo persa in maledizioni nelle più svariate lingue.

Rettifico, c’è sempre di peggio

“Ma io non ne sapevo nulla …” piagnucolai portandomi a sedere sul muretto e gettando la sigaretta ormai terminata. Non mi aveva tranquillizzata per nulla!

Sorrise beffardo “Ho deciso oggi! In realtà ho incontrato tua nonna per strada e, dopo averle raccontato tutto, ha deciso di ospitarmi da voi per rendermi più semplice il compito”

Boccheggiai incapace di proferir parola. Possibile fossero tutti contro di me? Mancava solo il lupacchiotto a farmi da guardia del corpo per completare il quadro della disperazione.

Sospirai contrariata ma alla fine decisi di arrendermi, oppormi non sarebbe servito a nulla. La nonna si preoccupava per la mia salute e avrebbe fatto ogni cosa onde evitare che mi venisse fatto del male.

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Capitolo 2
*** 2/5 ***


Salve, eccomi con il secondo capitolo! Di questa storia ho tutto già scritto quindi posterò una volta a settimana! In tutto sono 5 capitoli!Avrei voluto dividerli in capitoli + piccoli, ma per il contest non potevano essere più di 5 e suddividerli ora diventa complicato! Ammetto che sono un pò lunghetti XD Vabbè non mi dilungo oltre ... vi ringrazio per le recensioni e spero di poter leggere ancora i vostri commenti ...

Betato by Whateverhappened

Risposta recensioni a fine pagina♥

II

Passammo gran parte del tempo a litigare e a punzecchiarci. Più precisamente ero io che imprecavo in modo decisamente poco femminile contro di lui e le sue balorde idee. Purtroppo era tutto ciò che potevo concedermi, considerando che non aveva intenzione di alloggiare altrove o magari tornare a casa.

E io devo pur sfogare in qualche modo la mia frustrazione!

Un dettaglio non proprio insulso mi tornò alla mente.

“come lo spiegheremo agli altri?” domandai arrendevole. Ribattere ancora sarebbe stato solo uno spreco di energie: sin da bambino Lucas era stato tremendamente cocciuto, non che io fossi da meno, ma in questo caso aveva l’appoggio della nonna, quindi avevo perso in partenza.

Scrollò le spalle “Sono tuoi amici quindi decidi tu” ribatté atono.

Un dubbio mi sorse “è una strana coincidenza che tu abbia conosciuto proprio loro in una città tanto grande?” mugugnai scrutandolo scettica. Negli anni avevo compreso che le coincidenze non esistevano e ciò mi faceva temere avesse architettato un piano con i fiocchi pur di incastrarmi, costringendomi ad accettare la sua costante presenza. Nuovamente.

“Coincidenza?” esitò “Chiamiamola così ..” ghignò sfrontato.

Strabuzzai gli occhi e gli puntai un dito contro con fare minaccioso “Lo sapevo” esclamai adirata. Ero pronta ad urlargli e a prenderlo a calci per la sua cocciutaggine e il suo ardire, ma con mio immenso rammarico fummo interrotti da Claire, che notando la nostra assenza aveva deciso di venirci a cercare.

Corrugò la fronte perplessa, forse in cerca di una spiegazione per l’intimità tra me e Luke, considerando che per lei ci eravamo appena conosciuti e in quel momento il suo viso era ad un palmo di distanza dal mio. Seppur per motivi ben differenti da quelli che poteva aver immaginato lei.

“Ehi voi due … siete qui! Vi stavamo cercando da un pezzo …” mormorò alternando il suo sguardo tra me e lui.

Con mio grande disappunto solo in quel momento notai che la posizione in cui eravamo poteva essere mal interpretata e mi spostai velocemente.

“Claire, scusaci! Stavamo discutendo!” bofonchiai incrociando le braccia al petto e fulminando con lo sguardo Lucas che intanto ghignava spudoratamente, contento di essere la mia costante fonte di imbarazzo.

Aspetta che torniamo a casa … domani mattina ti avveleno il latte!

Non mi lasciai sfuggire lo sguardo malizioso che mi lanciò Claire.

“Avete fatto subito amicizia …” ribatté mesta.

Sbuffai contrariata immaginando il flusso di pensieri astrusi nella sua mente e decisi di porre termine a quella farsa prima di dar adito a pettegolezzi imbarazzanti. “No, ci conosciamo da una vita!” sibilai “Andiamo dagli altri, vi spiegherò tutto!” borbottai sbrigativa.

Claire mi osservò stranita dopo quella rivelazione, ma non proferì parola sino a quando non raggiungemmo i nostri amici, intenti a portare avanti una discussione assurda sui capelli di Matthias: a quanto pareva le ragazze avevano deciso di rimodernare il suo look, ma lui non sembrava essere molto d’accordo. Non appena giungemmo in sala Claire mi inchiodò con lo sguardo intimandomi a spiegare.

Oddio, quando si comporta da despota mi fa davvero paura!

Sospirai rassegnata pronta ad immolarmi. “Ragazzi dovrei dirvi una cosa …” annunciai per attirare su di me la loro attenzione. Si voltarono all’unisono scrutandomi curiosi, visibilmente preoccupati a causa del mio sguardo afflitto.

Ok, lo ammetto, forse sto decisamente esagerando! Ma cosa posso farci se questo è l’effetto che Lucas ha su di me?

Un pessimo effetto oserei aggiungere …

“Tranquilli, non è nulla di allarmante, Lily è solo melodrammatica” ghignò Luke sorprendendo tutti per il tono confidenziale che aveva usato.

Solo in quel momento notai la presenza di Daniel a tavola, stranamente sprovvisto di una delle sue bamboline da compagnia. Mi lanciò uno sguardo torvo ma non me ne curai, avevo altri problemi per la testa in quel momento.

Mi accigliai e decisi di parlare, onde evitare che Lucas prendesse nuovamente l’iniziativa facendo diventare la situazione sempre più imbarazzante.

“Io e Luke ci conosciamo sin da bambini, era un amico di famiglia e siamo cresciuti assieme, almeno fino a quando vivevo in Spagna!” spiegai rapida fissando il bicchiere di coca cola dinanzi a me, trovandolo improvvisamente interessante.

Ecco, ho sganciato la bomba.

Gli sguardi incuriositi dei miei amici mi trafissero creandomi non poco imbarazzo, naturalmente si stavano domandando il perché della messa in scena di poco prima.

“Perché non ce lo avete detto subito?” chiese Josh seriamente curioso, dando voce ai pensieri degli altri.

“Diciamo che noi due non eravamo molto amici, tutt’altro. Non perdevamo occasione per darci il tormento a vicenda” rispose Lucas limpidamente abbandonandosi disinvolto sulla sedia.

“Spiego io o tu?” sibilai assottigliando lo sguardo.

Alzò le braccia al cielo con fare teatrale “Ecco appunto” bofonchiò sbuffando spazientito.

Fui sommersa da una raffica di domande riguardanti il mio passato, sul quale ero sempre stata piuttosto evasiva e quella volta non fui da meno, soprattutto per l’impossibilità del rivelare la vera origine del nostro assurdo rapporto. Riuscii ad eludere gran parte delle domande e Lucas fece altrettanto, anche se con meno maestria di me e più di una volta dovetti fermarlo dal svelare troppo. In compenso ne uscimmo sani e salvi e senza svelare nulla di pericoloso, anche se Lucas con qualche livido di troppo a causa di alcuni miei calci o gomitate. Purtroppo non tutti i colpi andarono a segno perfettamente e più di una volta Matthias finì erroneamente sulla mia traiettoria, precisamente il suo stinco. Ma in compenso potevo ritenermi più che soddisfatta, almeno sino a quando lui non decise di comunicare a tutti la grande novità, evidente frutto della cospirazione che era stata perpetuata a mio danno.

“Sarò ospite da lei per i prossimi mesi” disse con una tranquillità allarmante, ammutolendo l’intera comitiva.

A quelle parole la coca cola, che stavo tranquillamente bevendo ,mi andò di traverso rischiando di farmi passar a miglior vita prima del tempo.

Meno male che il suo compito è quello di proteggermi …

Lo guardai truce mentre gli altri mi scrutavano stupefatti in attesa di una conferma. Non potei far nulla oltre a un cenno con il capo: probabilmente se mi fossi azzardata a parlare, dalla mia bocca sarebbero uscite solo parole poco consone e “leggermente” scurrili.

Renegado” mormorai furente.

In risposta lo vidi sorridere beffardo.

“Questa me la paghi razza di cagnaccio sadico …” sibilai in un sussurro tanto flebile da non poter essere udito da orecchie umane.

“Perché non ci hai detto nulla, Lily? È per questo che stasera sei uscita con noi?” mi domandò concitato Daniel. Non compresi il motivo di quel tono, ma non me ne curai, avendo ben altro per la testa, ad esempio come uccidere Lucas nel modo più doloroso possibile.

Uomini … soffrono tutti di personalità multipla e sbalzi d’umore, e poi osano lamentarsi di noi donne! Bha!!!

Sospirai sommessamente “Veramente questa novità mi è stata comunicata meno di dieci minuti fa! La mia cara nonnina ha omesso questo particolare” soffiai celando a malapena la mia irritazione.

Luke scoppiò in una fragorosa risata “Sapeva ti saresti infuriata” esitò prendendo fiato “infatti le ho promesso che le avrei raccontato tutte le tue assurde reazioni!” terminò piegandosi in due dalle troppe risa.

Lo osservai allibita mentre gli altri si univano a lui deridendomi. Iniziai a sospettare ci fosse un complotto a mio danno, non c’erano altre spiegazioni plausibili.

Mi odiano, ecco scoperto l’arcano mistero.

Trascorremmo il resto della serata a chiacchierare, ma non mi sfuggirono le occhiatine maliziose che si scambiavano le mie amiche, e sospettai anche quale fosse il motivo. Dal canto mio tentai in ogni modo di non dare adito ad ulteriori pettegolezzi, tenendomi a debita distanza da Lucas, anche se il motivo principale era che se lo avessi avuto vicino nulla mi avrebbe trattenuta dallo strangolarlo per la magra figura che mi aveva fatto fare. Ma alla fine anche quell’orribile serata ebbe termine seppur non nel migliore dei modi.

Direi degna conclusione visti gli eventi.

Infatti, dopo aver salutato tutti fui costretta a tornare a casa con il mio amico, dovendo giungere nello stesso luogo non avevo avuto motivo di oppormi, ma ciò non mi impedì di sfoderare la tattica del mutismo. Sapevo benissimo che non mi avrebbe comunicato il reale motivo del suo ritorno, ma fino a quel momento mi sarei categoricamente rifiutata di parlargli.

Per tutto il tragitto non proferii parola e il silenzio fu riempito solo dalle note della radio che trasmetteva musica anni ‘ 70. Non feci una piega e fissai il passaggio scorrere fuori dal finestrino sino a quando non vidi la palazzina grigio sporco dove era situata la mia adorata casa che da quel momento in poi avrei dovuto condividere con la bestia accanto a me. Senza degnarlo di uno sguardo uscii dall’auto dirigendomi in casa e, senza salutare la nonna a causa del brutto scherzo al quale aveva collaborato, mi rintanai nella mia camera con l'intenzione di rimanervi sino alla mattina seguente, quando recuperata un po’ di calma mi sarei premurata di esporre i miei reclami alla nonna che aveva preso una decisione importante senza nemmeno consultarmi.

In fondo anche io vivo in questa casa … sarebbe stato opportuno chiedere il mio parere.

Sentii i passi di Lucas attraversare il corridoio e avvicinarsi alla mia porta, ma non vi si fermò se non per qualche secondo per poi procedere verso la sua stanza. In quel momento mi sembrò di essere catapultata nel passato.

La Spagna, la mia casa, la mia famiglia. Erano ormai svariati anni che quelle immagini non riaffioravano, probabilmente perché tentavo in ogni modo di evitare che ciò accadesse. Sembravano passati secoli e non pochi anni. Quel giorno di maggio la mia vita e le mie certezze si erano sgretolate come un castello di sabbia, lasciando nelle mie mani solo polvere e tante bugie da dover raccontare. Per tutti i miei erano morti in un tragico incidente stradale, nel quale la macchina era stata violentemente scaraventata in un burrone rendendo irriconoscibili anche i loro corpi, ma la realtà era tutt’altra. Quei mostri, che osavano definirsi umani, avevano trovato mia mamma e si erano premurati di dare il suo corpo in pasto alle fiamme - “per purificare il mondo dal male”, dicevano, - mentre mio padre non era stato che una vittima innocente per perpetuare la loro causa. Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Preda di quei pensieri angoscianti e dei singulti caddi in un sonno profondo, sfiancata dalle lacrime.

La mattina seguente mi svegliai più stordita del solito e con mio sommo orrore notai le marcate occhiaie e gli occhi rossi per il pianto, che rendevano il mio viso più scarno del solito.

“Maledizione, sembro uno zombie!” urlai portandomi le mani sul volto.

“Ehi non fare casino, qui che gente che dorme!” tuonò Lucas dalla stanza accanto, facendomi sobbalzare.

“Maleducato” soffiai a denti stretti, prima di avviarmi in cucina per la colazione. Erano le nove passate e non era mia abitudine dormire tanto, ma la serata precedente mi aveva sfiancato. Notai un foglietto sul piano cottura.

“Buon giorno tesoro, stamane ho una visita medica ma, non temere, tornerò per pranzo. Ho lasciato pronte le frittelle per te e per Lucas.

Nonna”

Lessi il bigliettino rigirandolo tra le mani, nell’ultimo periodo la nonna si sottoponeva a continue visite, questo iniziava a preoccuparmi non poco. Con uno sbuffo colmo di apprensione mi avviai verso le meravigliose frittelle che la nonna aveva preparato. Era sempre stata un’ottima cuoca, io a differenza sua non combinavo che pastrocchi immangiabili in cucina. Qualche anno fa provai inutilmente a preparare una torta, ciò che ne venne fuori era inguardabile, per non parlare del sapore tutt’altro che gradevole. Rabbrividii al pensiero di quello scempio, mia nonna mi derise per giorni. E come darle torto.

Quasi quasi avveleno Luke con uno dei miei dolci …

Dei passi pesanti mi riportarono alla realtà e potei notare Lucas che trascinava i piedi fino alla cucina, strofinandosi gli occhi come un bambino. Ridacchiai, vedendolo in quel modo sembrava così dolce da non poter certo immaginare fosse un licantropo dalla forza inaudita.

“Ti odio” biascicò rivolgendomi un’occhiata truce. Avevo dimenticato quanto potesse essere irritabile di primo mattino.

“La cosa è reciproca” ghignai mentre recuperavo le ultime cose per la colazione e davo inizio all’eterna lotta tra la mia persona e la macchinetta del caffè.

“Ma come fai ad essere tanto energica a quest’ora?” bofonchiò allungando le mani verso il piatto di frittelle.

Sospirai “non tutti sono fannulloni come te, io durante la settimana a quest’ora sono già a lavoro da un pezzo” spiegai alzando lo sguardo al cielo.

Sgranò gli occhi “Stai per caso dicendo che dovrò alzarmi a quest’orario tutti i giorni?” domandò con un verso strozzato.

“Nessuno ti impone di seguirmi” sbottai innervosita al pensiero di essere pedinata.

“Se così non fosse sarebbe inutile la mia presenza in questa casa.”

“Allora perché non te ne vai?” urlai voltandomi a fissarlo.

Sbuffò contrariato “Senti” esitò fissandomi intensamente “ non ho intenzione di passare il resto dei mie giorni a litigare con te, quindi facciamo una tregua e smettiamola di punzecchiarci!”

“Il resto dei tuoi giorni?” domandai allibita. Ma che intenzioni aveva?

Già immaginavo me e Lucas in una casa di riposo, seduti su due sedie a dondolo a litigare per il telecomando. Una scena a dir poco agghiacciante.

“Ci stai immaginando da vecchi che litighiamo?” ghignò divertito, probabilmente della mia espressione sconcertata.

Mi limitai ad annuire, ancora immersa in quella spiacevole fantasia.

“Saresti una vecchietta molto carina” mormorò prima di lasciarmi da sola in cucina più stordita del solito.

Ahi ahi,se continuiamo così rischierò di impazzire.

Con mio grande stupore i giorni si susseguirono veloci e la presenza di Lucas, seppur inquietante per la sua costanza, in alcuni casi sapeva essere anche gradevole. Non che avessimo un rapporto pacifico, anzi, gran parte del tempo ci rivolgevamo battutine mordaci, ma in compenso era bello avere qualcuno oltre la nonna con cui poter parlare liberamente. Lui conosceva la mia storia e condivideva con me questa vita a metà tra due mondi, sebbene forse la sua situazione fosse leggermente più disperata della mia. Almeno io ero totalmente umana, solo con qualche optional, seppur mi fossi categoricamente imposta di non utilizzare la magia. Ciò però non mutava la situazione, restavo comunque una strega nel sangue. E negarlo risultava un inutile sforzo.

Per tutta la settimana, però, Lucas non fece che lamentarsi dei miei orari estenuanti, all’università si imbucava ai miei corsi, mentre quando dovevo recarmi al lavoro si metteva a girare per i corridoi del palazzo, vigilando sulla mia sicurezza. Sempre munito del suo blocco di appunti, diceva che il pedinamento era fonte di grande ispirazione per il suo nuovo libro. E chi ero io per contestarlo? In realtà un po’ mi dispiaceva per lui, tutta quella situazione doveva essere non poco noiosa e questo in un certo senso mi spinse ad essere un po’ meno scorbutica, ma solo un po’! In fondo avevo la sensazione che gradisse i nostri battibecchi …

Che strano ragazzo.

Sabato sera tornammo a casa entrambi estenuati per la settimana stressante e ci abbandonammo sul divano sotto lo sguardo divertito della nonna.

“Oggi sei tornata particolarmente tardi da lavoro” constatò avvicinandosi e accarezzandomi i capelli gentilmente e rivolgendo un sorriso dolce a Lucas che la fissava amorevole. In fondo la considerava un po’ anche sua nonna, seppur l’avesse incontrata non più di un paio di volte durante la nostra infanzia. Quasi quanto me oserei dire.

Annuii stravolta “Avevo dei moduli da sistemare” spiegai accoccolandomi su un cuscino dando uno spintone a Luke che vi si era seduto sopra.

Lui sbuffò impercettibilmente, ma si rianimò subito quando la nonna ci comunicò che era pronto in tavola. Ci avviammo in cucina affamati e, mentre lei andava a letto a causa dell’ora tarda, noi cenammo tranquilli.

Luke mi scrutò sottecchi “Non esci normalmente il sabato sera?” mi chiese curioso, stranamente senza ironia.

“No” risposi atona indirizzando il mio sguardo alla fetta di carne nel mio piatto.

“È per Daniel?” domandò innocentemente. Strabuzzai gli occhi e lo fissai sconvolta.

Non può averlo detto davvero.

“C .. come?” biascicai confusa.

“Non crederai che non abbia notato come lo guardi? È palese la tua attrazione per lui” mi comunicò come se nulla fosse, facendomi rischiare la tachicardia.

“Vuoi dire che gli altri hanno notato …?” non riuscii a celare il mio tono vagamente allarmato.

Fece un segno di diniego “Io ti conosco da quando eri bambina, per me non hai segreti!” spiegò sempre senza scomporsi. Quella calma mi stava seriamente dando sui nervi, io avevo rischiato un infarto credendo che tutti avessero scoperto il mio interessamento per Daniel e lui invece sembrava stesse parlando del tempo.

Lucas, quanto ti odio!!!!!!

Grugnii esasperata recuperando il mio piatto e riponendolo nella lavastoviglie, quel discorso mi aveva tolto l’appetito. Così mi avviai nel salone con l’intento di vedere un bel film. Iniziai a fare zapping tra i canali, sperando di trovare qualcosa di vagamente interessante, ma il massimo a cui potei aspirare fu un documentario sull’accoppiamento degli ippopotami.

“Hai dei gusti strani” mormorò arrivando nel salone.

Alzai gli occhi al cielo. “Tu non sai cosa trasmettono sugli altri canali” ribattei acida.

Iniziò a guardarsi attorno. “Non hai nessun dvd?”

Gli indicai un mobiletto dove io e la nonna avevamo riposto cassette e dvd, in realtà di mio non c’era quasi nulla, non ero mai stata un’amante della televisione e del cinema. Eppure qualcosa attirò l’attenzione di Lucas, perché lo vidi afferrare una custodia e voltarsi verso di me con un sorriso gioioso, evento raro in lui visto che non vi era traccia di ironia o malizia. Si avvicinò al lettore senza comunicarmi la sua scelta, inserendo il cd e raggiungendomi sul divano. Lo scrutai perplessa ma non dissi nulla, curiosa di sapere su cosa fosse ricaduta la sua scelta, ma soprattutto per capire cosa lo avesse entusiasmato in quel modo. La musichetta di presentazione mi rivelò l’arcano, strappandomi un sorriso.

“Robin Hood della Disney!” esclamai concitata. Non sapevo nemmeno che la nonna lo avesse comprato, avevo sempre adorato quel cartone, sin da bambina era stato il mio preferito. Amavo Robin Hood in versione volpe, ma soprattutto mi divertivano il Principe Giovanni e Bis. Non potevo credere che Lucas ricordasse davvero un simile particolare e stranamente dovetti contenere il mio entusiasmo per non gettargli le braccia al collo. Rimasi piacevolmente sorpresa.

Guardammo tutto il film mentre io ripetevo le battute delle scene che preferivo, lo avevo visto così tante volte che anche a distanza di anni rammentavo alcuni spezzoni. Tutto questo sotto lo sguardo divertito di Lucas che invece fischiava e cantava le canzoni. Non so come verso la fine del film mi ritrovai appoggiata alla sua spalla, leggermente intorpidita dal sonno, persa nei ricordi del passato.

“Da bambini mi costringevi a vederlo almeno una volta al giorno” ricordò ghignando.

Annuii ridacchiando a mia volta. Da piccola ero una piccola peste, una specie di uragano, nonché un dittatore. Erano tutti costretti a seguire le mie imposizioni e Lucas era la mia vittima preferita, per qualche oscuro motivo mi divertivo a dargli il tormento e lui mi lasciava fare senza opporre resistenza alcuna e assecondando ogni mio capriccio.

Era strano anche da bambino…

Per la prima volta dal suo arrivo mi domandai cosa avesse fatto in quegli anni che avevamo trascorso lontani. In fondo cinque anni non erano poi pochi e poteva essere accaduta ogni cosa! Come avevano preso la decisione del suo viaggio i suoi genitori? Era partito per un altro continente da un giorno all’altro? Cosa lo aveva spinto ad un gesto tanto folle? La curiosità ormai era divenuta padrona dei miei pensieri e non riuscii a trattenerla oltre.

“Cinque anni, sono tanti!” esclamai d’un tratto.

Lui mi osservò stranito e si limitò ad annuire, non comprendendo il mio obiettivo.

“Cosa hai fatto in tutti questi anni? Nelia e Victor?” domandai con fare indifferente giocando con il cuscino del divano.

“I mie genitori stanno bene, hanno comprato una casetta a Tarifa, vicino al mare!” spiegò con un sorriso scuotendo il capo divertito per chissà quale pensiero.

“Come mai non sei andato con loro?” chiesi pacata.

Sospirò e si mise a sedere voltandosi verso di me fissandomi negli occhi.

“Hanno ucciso ancora, sono tornati alla carica e tu sei sulla loro lista. Non ci vorrà molto prima che ti trovino e io non potevo permettere arrivassero a te senza alcun impedimento!” affermò risoluto.

Sentii i brividi percorrermi la schiena a quella rivelazione. Avevo sempre saputo che prima o poi mi avrebbero trovata, ma averne la conferma non poteva far altro che terrorizzarmi. Cercai di mantenere il più possibile la calma, riprendendo il discorso e chiedendogli ulteriori delucidazioni.

Speravo di avere un po’ più di tempo …

Corrugai la fronte osservandolo scettica “Sai benissimo che potrai fare ben poco contro di loro! È solo un’azione suicida!” esclamai turbata.

Scrollò le spalle “Nonostante ciò, il mio compito consiste nel proteggerti, che tu lo voglia o meno! Quindi quando loro arriveranno io sarò al tuo fianco e farò tutto ciò che è in mio potere per salvarti” affermò fissandomi intensamente.

Quel suo sguardo mi mise a disagio e non riuscii a reggerlo se non per pochi secondi.

“Sei uno sciocco” borbottai indirizzando il discorso altrove. Non mi andava di pensare a cosa sarebbe accaduto nel caso di un nostro incontro, ma soprattutto temevo di vederlo morire a causa mia. Avrebbe potuto vivere una vita tranquilla e fuori da ogni pericolo, eppure era tornato da me per proteggermi nonostante lo avessi cacciato in malo modo quando partii per l’America. Perché? Sentii gli occhi pungermi e con non poca difficoltà ricacciai dentro le lacrime.

Lui mi osservò comprensivo, ma non disse altro. Forse per darmi il tempo di assimilare le notizie che mi aveva riferito.

“Come hanno scoperto che sono ancora viva?” biascicai portando le gambe al petto e rannicchiandomi, quasi volessi farmi scudo dal quel mondo infausto.

“I documenti falsi li hanno depistati per poco, hanno iniziato a fare le loro indagini e non ci vorrà molto prima che arrivino a tua nonna e a te!”

“Ma come? Mamma aveva assunto un cognome e un’identità diversa prima di trasferirsi in Spagna, in modo da poter proteggere i nonni. Quindi non risulta alcun grado di parentela!”

“Ancora per poco. Avranno i loro mezzi per identificarti …”

Sbuffai accasciandomi stravolta sul divano, sapevo che la pace sarebbe durata ben poco, ma non credevo così poco. Avevo sperato di poter arrivare almeno a trent’anni e magari laurearmi … fare qualcosa della mia vita prima di doverle dire addio. Perché di una cosa ero più che certa, nulla mi avrebbe salvato dalle grinfie dei miei aguzzini, nemmeno un impavido licantropo … proprio come era successo alla mamma.

Scrollai leggermente il capo per scacciare tutti quei pensieri nefasti che non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione. Non avevo alcuna intenzione di recludermi in casa e vivere nel terrore il poco tempo che mi restava. Avrei vissuto a pieno … magari sarei potuta tornare in Spagna per un ultimo saluto alla mia vecchia vita, alla mia vecchia casa e al mio paese natale.

“Mi manca la Spagna.” esitai cercando di assumere un tono falsamente tranquillo “È cambiata molto in questi anni?” domandai stringendo spasmodicamente il cuscino tra le mie braccia.

Scrollò le spalle. “Non particolarmente” bofonchiò sbadigliando.

“Un giorno mi piacerebbe tornarci …”

“Sino a quando quei bastardi saranno in circolazione credo non sia proprio il caso.” replicò pacato.

Sbuffai contrariata, ma decisi di non aggiungere altro. Lucas non mi avrebbe mai permesso un gesto tanto avventato e oltretutto dovevo rammentare che lui rischiava la vita quanto me, ma soprattutto per me.

“Ho portato loro i fiori tutti i giorni, per te!” disse d’un tratto interrompendo il silenzio che era calato e lasciandomi di stucco.

Lo osservai perplessa, incapace di proferir parola, Luke tendeva a comportarsi sempre da bastardo nei miei confronti. Potevo affermare si divertisse più del lecito a farmi infuriare eppure talvolta i suoi modi sapevano essere così dolci da confondermi.

“Grazie” biascicai voltando il capo altrove per non fargli cogliere il mio imbarazzo.

“Prego!” sospirò sommessamente “Credo sia opportuno io vada in camera a riposare oppure domani mattina non riuscirò mai ad alzarmi” bofonchiò ancora irritato per i miei orari che riteneva assurdi ed estenuanti.

Con uno scatto si alzò dal letto avviandosi verso la porta.

Buenas noches virgola Niñami salutò dolcemente.

“Notte, Luke!” sussurrai mentre un sorriso sincero si dipingeva sulle mie labbra.

Forse la sua permanenza non sarebbe stata così disastrosa.

_________________________________________________ Recensioni ♥

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 11/09/2009 - 10:34AM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata
Grazieeeeee ... anche io adoro le streghe! infatti ho in mente altre storie originali su di loro hihihihi ... per alcune parti di questa storia ho anche preso spunto da alcuni libri wicca (per la gestione degli incantesimi *_____*)
Recensione di simo87 [Contatta], del 08/09/2009 - 12:48PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata
csisisisisi finalmente mi hanno permesso di postarla ... odiavo tenerla li senza poterla inserire XD
Recensione di Emily Doyle [Contatta], del 08/09/2009 - 12:11PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata
Ciaooo!! Graziee! anche a me piacciono molto le streghe e i licantropi ... quì poi diventano due figure connesse per alcuni motivi che vedrai in seguito ^_____________^

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Capitolo 3
*** 3/5 ***


Salve, eccomi con il terzo capitolo! Oggi sono stati postati risultati del contest per il quale ho scritto la storia: VII classificata! ♥ *me veramente felicissima* (soprattutto per il giudizio. Mi aspettavo fossi andata malissimo)!! bhe non mi dilungo oltre e vi posto il nuovo capitolo! Grazie mille per i commenti!!
Betato by Whateverhappened

Risposta recensioni a fine pagina♥

III

*

*


Quella mattina mi alzai svogliatamente, non psicologicamente pronta a sorbirmi un’intera lezione su Aristotele, ma con mio sommo rammarico non potei fare altrimenti.

Maledetti esami, se continuo così alla laurea ci arrivo con tutte le sinapsi bruciate e l’ultimo neurone che balla il limbo nel mio cervello vuoto.

In cucina trovai la nonna intenta a preparare la colazione, che si premurò di comunicarmi la momentanea assenza di Lucas. A quanto pareva era uscito all’alba, indaffarato con alcune commissioni, assicurando che mi avrebbe raggiunta direttamente all’università. Stupita e leggermente infastidita dalla sua assenza, non chiesi ulteriori informazione recuperate le mie cose mi avviai verso l’università, per non rischiare di arrivare a lezione inoltrata.

Ieri non mi ha detto nulla … chissà dove è andato questa mattina!

Camminai a passo più svelto del solito, con la speranza di trovarlo fuori dall'aula ad aspettarmi.

Ma che diamine mi prende?Devo essere totalmente impazzita …

“Lilian” mi sentii chiamare e mi voltai di scatto, ridestandomi dai miei strampalati pensieri.

Ma da quando mi importa della vita di Lucas? Dovrei essere felice di poter avere finalmente un po’ di privacy!

“Daniel” salutai lasciandomi scappare un sospiro sommesso. Lo osservai sottecchi notando quanto quella camicia bianca, che aveva indosso, lo rendesse ancora più bello.

Questo ragazzo è la mia maledizione!

Restammo in silenzio per qualche istante, nel quale percepii il suo sguardo insistente su di me “Tutto bene? Ci sono novità?” domandò esitante.

Il suo tono era strano e ciò mi incuriosii non poco “Si sì… tu che hai? Sembri strano.”

Scrollò le spalle con fare indifferente “Nulla di importante, sono solo felice di averti incontrata - esitò fissandomi leggermente alterato - e vorrei sapere come va con Lucas. Non siete più usciti con noi e non ne comprendo il motivo, l’altra sera ci siamo divertiti!”

Annuii mesta “è stata una bella serata, ma come ti ho detto io sono molto impegnata! E questa non mi sembra una gran novità” replicai. In fin dei conti non era nemmeno una bugia, in quel periodo non avevo quasi il tempo per respirare e il pensiero che un gruppo di pazzi volesse uccidermi non mi facilitava le cose.

Arcuò un sopracciglio rivolgendomi un’occhiata decisamente scettica che contraccambiai.

“E lui?” chiese.

Stavo per ribattere, anche in modo abbastanza acido, quando avvertii un braccio posarsi sulle mie spalle e incuriosita mi voltai, notando la presenza di Lucas con un sorriso sornione stampato in volto.

Lo fissai incuriosita, cercando di comprendere il motivo di quel gesto insolito, ma non proferii parola perché il mio amico fu più lesto di me.

“Ehi, Daniel” salutò allegramente il fuggiasco, seppure il suo sorriso non paresse affatto sincero.

“Luke, stavamo parlando proprio di te” bofonchiò irritato.”credo sia meglio che vada, ho una lezione tra un’ora”

Si allontanò senza aggiungere altro e salutandoci con un semplice gesto della mano.

Stamattina deve essere sceso dal letto con il piede sbagliato… ma cos’è ? oggi c’è una riunione di matti?

Mi voltai verso Lucas fulminandolo con lo sguardo.

“Potrei sapere per quale motivo mi hai abbracciata?” sibilai seriamente sdegnata.

“Io ti abbraccio sempre” ribatté mesto, scostando il braccio dalla mia spalla, probabilmente con il timore che decidessi di staccarglielo a morsi.

Corrugai la fronte scettica “A me non risulta “ bofonchiai riprendendo a camminare con passo pesante per scaricare il nervosismo. Peccato che la mia irritazione non fosse realmente relativa al braccio sulla mia spalla, quanto alla sua fuga della mattina, della quale ancora non aveva addotto alcuna motivazione.

Sbuffò “Quando avevi cinque anni, ogni qual volta ruzzolavi a terra, richiedevi sempre le mie attenzioni” sentenziò serio.

Portai una mano sul viso massaggiandomi le tempie, nel vano tentativo di placare la furia omicida che si stava impossessando del mio corpo. Mi fermai nuovamente, fissandolo esasperata “Abbiamo per caso cinque anni?” chiesi trattenendomi dall’urlare.

Finse di pensarci facendo il suo sguardo su di me.

“Decisamente no” rispose malizioso, sorridendo beffardo. Quanto avrei desiderato cancellare quel sorrisetto dal suo bel faccino, magari a suon di schiaffi!

Sbuffai sommessamente alzando gli occhi al cielo, recuperando pian piano la calma.

“Sul serio, non capisco cosa ti sia preso, per non parlare di quell’altro che stamattina aveva la luna di traverso!”

“Credevo volessi farlo ingelosire …” borbottò contrariato “pensavo di aiutarti, ma come al solito devi sempre contestare ogni mio gesto … tutto ciò è seccante!”

Ingelosire???

“Non abbiamo due anni, non intendo cercare di conquistarlo ricorrendo a tattiche tanto insulse” sbottai nervosamente. Notai il suo sguardo leggermente abbattuto che fece nascere in me un leggero senso di colpa.

Diamine … perché con lui devo essere sempre e costantemente acida?

Presi un bel respiro e riportando i miei occhi nei suoi “ ma ti ringrazio per aver pensato di aiutarmi” conclusi addolcendo il tono. In fondo questa volta le sue intenzioni erano buone, infantili come sempre, ma buone.

“Intanto ha funzionato” ribatté e mi parve di notare nel suo tono una punta di … gelosia?

Ma no, che assurdità!Stamattina devo aver bevuto del latte inacidito … Sono più strana del solito! Oramai ho anche le visioni … peggio di così! Forse sarà lo stress … oppure sono sulla via di un colossale esaurimento nervoso.

“Lilian? Ti sei incantata?” ghignò Luke al mio fianco.

“Non dire sciocchezze” ribattei stizzita “oltretutto anche se Daniel fosse realmente geloso, non potrei concedermi una storia in questo periodo, considerando che una setta di psicotici ha intenzione di regalarmi un biglietto omaggio di sola andata per l’altro mondo” spiegai ironica.

Un ringhio soffocato proruppe dal suo petto.“Non ti toccheranno” sibilò infuriato, mentre il suo volto assumeva una maschera di cattiveria.

Deglutii rumorosamente, in quelle occasione Luke era stranamente in grado di incutermi timore.

“Ciò non toglie che non lo metterei in pericolo per il mio egoismo” replicai rivolgendo il mio sguardo altrove, cercando di controllare il tremolio nella mia voce.

Parve comprendere di avermi spaventata e tentò di riacquisire una certa calma “Ma in questo modo resteresti da sola per il resto della tua vita”.

Annuii. “ Ma con me ci sei tu!” esclamai spintonandolo giocosamente “Visto che ti sei imposto come mia balia sarai anche la mia compagnia in questa vita di solitudine” bofonchiai mentre le immagini di noi due anziani che litigavamo per il telecomando invadevano nuovamente la mia mente.

Credo che riusciremmo a scannarci anche con il bastone e l’anca rotta!

Sospirò sommessamente. “Già … ci sono io” borbottò prima di chiudersi nel totale mutismo. Non proferì parola per il resto della giornata, assorto in chissà quali pensieri.

Non compresi il motivo del suo cambiamento, ma notando il suo umore tetro decisi di far finta di nulla, se avesse desiderato parlarmi lo avrebbe fatto. Eppure vederlo tanto abbattuto non mi piacque. Ero sempre stata abituata a quel sorriso sornione costantemente disegnato sulle sue labbra e, per quanto sapesse essere fastidioso, aveva un certo fascino. In fin dei conti litigare con lui aveva i suoi lati positivi, punzecchiarci era divertente …

Mi distraeva e riusciva ad allontanare i cattivi pensieri.

Quella sera tornammo a casa molto tardi e senza salutarmi raggiunse la sua camera, rifiutandosi addirittura di cenare, lasciandomi sola con i dubbi che mi tormentarono per tutta la notte. Vagliai le possibilità che potevano averlo indotto a quello strano comportamento, ma senza trovare alcuna spiegazione plausibile e tra un pensiero ed un altro mi abbandonai tra le braccia di Morfeo.

La mattina seguente parve essere ritornato il solito Luke, con mia somma gioia; non disse nulla a proposito del suo insolito comportamento, riprendendo a stuzzicarmi senza sosta. Avrei voluto porgli tante domande, ma alla fine non ne ebbi il coraggio e preferii godermi la sua consueta spensieratezza, senza rischiare di turbarlo nuovamente.

“Dovrò allontanarmi per qualche giorno!” mi comunicò mentre mi aiutava a sparecchiare la tavola.

Arcuai un sopracciglio osservandolo perplessa. “Come mai?” chiesi titubante. L’idea che si allontanasse mi metteva ansia e non ne comprendevo il motivo.

“La luna piena” esclamò come se fosse ovvio, rivolgendomi un’occhiata colma di sufficienza.

“Oh …” Talvolta dimenticavo la sua natura, doveva essere difficile vivere in quel modo, dover fuggire in quelle notti allontanandosi dalla civiltà per celare la sua natura. Eppure …

Corrugai la fronte e lo fissai intensamente cercando di riportare alla mente un’antica leggenda che mi pareva essere legata al patto dei nostri avi. Lui rispose al mio sguardo perplesso.

“Che hai?” domandò esitante corrugando la fronte.

“Ti dispiacerebbe elencarmi i termini del patto?” domandai mordendomi nervosamente le labbra. Ero sicura di aver rimosso dalla mia mente qualche dettaglio importante.

Lo vidi irrigidirsi per qualche istante “Lo sapevo che era necessaria una bella ricapitolata delle nostre leggende … sei una frana” mormorò depositando le stoviglie nel lavello e recuperando la spugnetta.

“Illuminami allora!” sbottai contrariata, possibile che ogni motivo fosse valido per insultarmi?

Adesso gliela faccio ingoiare quella spugnetta …

Sbuffò e si gettò di peso sulla sedia, abbandonando piatti e sapone.

“ Sai perché noi licantropi vi abbiamo offerto protezione?”

Scrollai la testa in senso di diniego e lui in risposta alzò gli occhi al cielo.

“Quando quella Setta prese il controllo iniziò a perseguitare voi streghe gettandovi sul rogo. Vi ritenevano pericolose, emissari del demonio da sterminare e loro da “eletti” avevano tale compito e si premuravano di svolgerlo celermente e senza curarsi del fatto che stessero sterminando povere donne e bambine. - mormorò con evidente sdegno - ebbero via libera fino a quando una vostra antenata …”

“Kira” pronunciai il suo nome con reverenza, mia madre da bambina mi aveva narrato su di lei numerose storie. Era una strega estremamente potente, colei che ci salvò dal totale sterminio.

Annuì “lei raggiunse una delle tribù di licantropi, invocando il nostro aiuto e la nostra protezione, proponendoci uno scambio. Noi licantropi avevamo sempre avuto non pochi problemi a mantenere il controllo durante le notti di luna piena e questo, in molti casi, ci impediva di vivere una vita normale, ma soprattutto di stare troppo a contatto con gli umani senza svelare loro il nostro segreto. Le nostre continue sparizioni insinuavano il sospetto e questo ci obbligava ad una vita lontana dalla civiltà!”

Annuii nuovamente facendogli cenno di continuare.

“In cambio del nostro aiuto promise con un incantesimo di legare ad ognuno di noi una strega, colei a cui avremmo dovuto donare protezione e tale strega avrebbe avuto il potere di relegare il mostro nelle profondità del nostro corpo, bloccando il suo risveglio nei giorni di luna piena.”

Sussultai “Come?” possibile che non fossi a conoscenza di questo dettaglio?

Cribbio, dovrei proprio fare una bella ripassata delle mie origini …

“ É un incantesimo che si tramanda di generazione in generazione! Quindi immagino sia scritto nel libro della tua famiglia” esclamò pensieroso.

Annuii mesta, ma un dubbio sorse: “Ma ciò non diminuisce la vostra forza?”

Sbuffò annoiato. “No, anzi ci dà il potere di proteggervi meglio, infatti la strega può sbloccare il mostro al momento opportuno. Quindi in caso di pericolo, anche se la luna piena è assente, possiamo trasformarci” affermò saccente.

Finalmente tutto mi era più chiaro, non avevo mai realmente compreso il motivo del legame tra noi streghe e i nostri protettori. Da piccola mia madre si era premurata di narrarmi i segreti della nostra discendenza, ma non appena avevo compreso la reale portata del pericolo avevo deciso di non voler far parte di quel mondo che, sebbene da bambina avessi trovato meraviglioso ed esaltante, durante l’adolescenza era divenuto il mio cruccio maggiore. Ero diversa e con un segreto da mantenere, non il massimo per una ragazzina che desidera integrarsi.

“Perché non me ne hai parlato prima?” bofonchiai indispettita. Se non avessi posto quella domanda non avrei mai saputo di avere una possibilità di non farlo partire.

Scrollò le spalle.“Tu hai rinunciato alla magia e non intendo costringerti a far nulla” disse con tono indifferente.

Sbuffai. “Considerando che ti sei trasferito da me contro il mio consenso, che mi segui ovunque sempre senza il mio consenso … credo che un po’ di magia, che oltretutto potrebbe salvare la vita ad entrambi, non sarebbe una grande tragedia!” conclusi alzando gli occhi al cielo per enfatizzare l’ inappropriatezza delle sue supposizioni .

“Vuoi che me ne vada?” sbottò acidamente colpendo il tavolo con un pugno.

Sobbalzai, fissandolo sorpresa per il repentino cambio d’umore.“Sei diventato particolarmente lunatico nell’ultimo periodo” lo ammonii titubante, avvertivo in lui una certa agitazione che non sapevo spiegarmi. Per quanto fosse nostra abitudine stuzzicarci, non c’era mai una reale rabbia, almeno da parte sua.

Si alzò di scatto urlandomi contro inviperito. “Se tu non sottolineassi sempre il fastidio che ti procura la mia presenza forse riuscirei ad essere più cordiale. Invece non passa minuto senza che tu non lo ribadisca … ed è frustrante doversi sentire costantemente indesiderato!”

Aprii la bocca più volte nel vano tentativo di proferir parola, ma ero talmente sconvolta da non riuscire a formulare nulla di coerente. Mi limitavo ad osservarlo inebetita.

Si passò la mano tra i capelli e con un semplice cenno della mano si allontanò lasciandomi imbambolata a fissare la porta dalla quale era uscito. Era diventata un’abitudine per caso? Non mi piaceva che mi trattasse in quel modo, stavamo scherzando e non aveva alcun diritto di urlarmi contro bruscamente. Sentii un moto di rabbia pervadermi e impulsivamente mi alzai dalla sedia facendola cadere, dirigendomi nella sua stanza spalancando bruscamente la porta senza curarmi di bussare.

Lo vidi seduto sul letto con la testa tra le mani.

“Ascoltami bene, Lucas Damian Muñoz” odiava essere chiamato con il suo nome intero “non so cosa ti passi per quella testolina bacata che ti ritrovi, ma non ti permetto di trattarmi in questo modo! Se ti ho chiesto quelle informazioni era solo per poterti aiutare e, sebbene la tua presenza talvolta mi irriti non poco per il tuo comportamento sfacciato e menefreghista, non significa che io voglio che tu vada via!” presi fiato ed espirai sonoramente nel vano tentativo di placarmi “ Sei qui per proteggermi e forse non ti mostro la mia gratitudine, ma io ti voglio davvero bene, per me sei come un fratello!” conclusi addolcendo il mio sguardo.

Alzò il volto osservandomi intensamente, i suoi occhi colmi di tristezza mi lasciarono senza fiato, soprattutto per la consapevolezza di esserne io la causa. Senza pensarci mi avvicinai al letto e lo abbracciai come per consolarlo, gesto insolito da parte mia, soprattutto considerando il mio orgoglio e il modo in cui mi aveva trattata qualche minuto prima, ma in quel momento non me ne curai. Non volevo stesse male …

“Mi dispiace” sussurrò flebilmente attirandomi a sé in un abbraccio più stretto, al quale non mi sottrassi. Quella notte dormii nella sua stanza, accarezzandolo dolcemente per tranquillizzarlo. Era palese che soffrisse, ma per qualche oscuro motivo aveva deciso di non rivelarmene la causa. Non gli porsi ulteriori domande e mi limitai a dargli consolazione, sperando che questo in qualche modo bastasse.

Cosa è successo al mio amico costantemente allegro e spensierato!?

Mi addormentai ancora stretta nel suo abbraccio, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare la nonna. Lì in quel cantuccio mi sentivo stranamente al sicuro e quella notte nessun incubo venne a disturbare i miei sogni. Purtroppo però non dormendo nella mia stanza non avevo puntato la sveglia e con mio grande disappunto, la mattina seguente, notai di essere in ritardo per la terza lezione di quella giornata. Sbuffai sommessamente divincolandomi dall’abbraccio di Lucas che dormiva ancora beato. Sorrisi divertita nel notare la sua espressione da cucciolo, sembrava davvero sereno, doveva essere immerso in qualche sogno bellissimo. Mi alzai senza far rumore, coprendolo con la coperta che era malamente caduta fuori dal letto ed uscii dalla stanza, rammentando la discussione del giorno precedente. Per quanto mi fossi ripromessa che non avrei mai più fatto uso della magia, non potevo non donare a Lucas una minima possibilità di salvarci entrambi. Sapevo che sarebbe rimasto sempre e comunque al mio fianco … e questo mi spaventava non poco.

Non voglio diventi vittima della mia maledizione … se gli accadesse qualcosa non potei mai perdonarmelo.

Con la mente rivolta a pensieri tutt’altro che allegri, mi recai nella stanza di mia nonna bussando piano alla porta per attirare la sua attenzione.

“Avanti” la sua vocina arzilla mi ridestò.

Presi un lungo respiro ed entrai nella camera. “Nonna, dovrei chiederti un favore” esordii puntando gli occhi sulla sua figura.

La vidi intenta a leggere, seduta sulla sua sedia a dondolo nell’angolo della camera. Da bambina la mamma ne aveva una identica, un regalo della nonna per ricordarle la sua casa, e io adoravo starvi seduta. Quel dondolio ipnotico mi rilassava ed era sempre un’ardua impresa farmi alzare da lì.

Quanto mi mancano quei tempi!

“Lilian, tesoro, tutto bene?” domandò notando il mio mutismo e probabilmente anche i miei vestiti stropicciati. Non essendo tornata in camera, avevo dormito con gli abiti che avevo la sera precedente.

Diamine, potevo cambiarmi prima di venire a parlare con nonna. Sia maledetta la mia impazienza.

Scrollai la testa. “Si sì … potrei avere per un po’ il libro … bhe beh…” iniziai a balbettare indecisa su come spiegarle il mio repentino cambiamento di intenti.

Mia nonna strabuzzò gli occhi. “Quel libro?” chiese senza riuscire a celare la sua immensa sorpresa.

Annuii calando il capo per non mostrarle il rossore sulle mie gote. Avevo giurato più volte, impuntando i piedi, che non avrei più praticato alcun tipo di magia nemmeno sotto tortura ed ora, invece, ero io stessa a chiederle di riconsegnarmi il libro, che custodivamo da generazioni.

Non si fece ripetere quella richiesta, si alzò velocemente avviandosi verso l’armadio per recuperare quel cimelio di famiglia. Aveva sofferto molto quando le avevo comunicato la mia decisione, secondo lei non stavo solo rinnegando la mia natura ma anche le mie origini, di cui lei era sempre stata fiera ed orgogliosa. Immaginai attendesse questo momento da quel giorno e ciò me lo dimostrò il suo sorriso felice, che non potei fare a meno di contraccambiare.

“Non ti chiederò nulla, so che quando lo riterrai opportuno me ne parlerai” affermò tranquillamente prima di riporre il libro nelle mie mani “Ora credo sia il caso vada a preparare la colazione … anzi il pranzo” si corresse notando l’ora e rivolgendomi un’occhiata curiosa che finsi di non cogliere. Non era decisamente da me dormire fino a quell’ora, ma soprattutto saltare una giornata di università e corsi.

Stanotte devo aver preso qualche bella botta in testa.

Ghignai e tranquillamente mi avviai verso la mia stanza con l’intento di dedicarmi all’enorme librone che giaceva tra le mie mani, sperando di trovare in esso una minima possibilità di salvezza.

La speranza è l’ultima a morire…

Mi sedetti sul letto ancora intatto ed iniziai a sfogliare le pagine con delicatezza, terrorizzata dall’idea di rovinarlo.

La nonna diventerebbe una furia se solo osassi stropicciare qualche pagina!

Un’enorme mole di incantesimi veniva riportata tra quelle pagine antiche, dai più semplici ai più complessi, con numerose annotazioni, in alcune delle quali potei riconoscere la scrittura della mamma.

Uno strano titolo però attirò la mia attenzione e senza indugio iniziai a leggere le poche righe.

Incantesimi di Ritrovamento

Per trovare ciò che il nostro cuore anela, quest’incantesimo indicherà la via. Bagna del tuo sangue un oggetto importante e nel cerchio antico ripeti questo rito.

Di seguito venivano riportate le istruzioni per svolgere correttamente l’incantesimo ed iniziai a leggere attentamente.

“Questo è perfetto!” l’urlo di Lucas mi fece sobbalzare, non avendo udito i suoi passi silenziosi.

Poggiai la mano sul mio petto nel tentativo di placare i battiti furiosi del mio cuore, che pareva voler fuggire dal mio petto.

“Ma sei uscito di senno? Hai deciso di farmi venire un infarto?” lo ammonii ancora leggermente ansante per lo spavento.

Ridacchiò divertito.

Brutto bastardo .. uno di questi giorni … grrrrr.

Mentre i miei pensieri si perdevano nell’architettare l’omicidio del secolo, il mio “amico” si sedette sul letto cercando di spiegarmi l’utilità di quell’incantesimo.

“Non capisci? Con questo saprò sempre dove trovarti e nel caso qualcosa andasse storto potrei correre da te a salvarti” chiarì entusiasta.

Lo scrutai non poco alterata. “E credi che se mi prendessero vorrei che tu corressi nella tana del nemico per farti ammazzare?” domandai con una punta di ironia.

Sbuffò spazientito e mi strappò il libro dalle mani, leggendo gli ingredienti e gli oggetti necessari. Con mio grande disappunto iniziò a frugare nella mia stanza con nonchalance.

Lo fissai interdetta fino a quando non giunse in una zona alquanto imbarazzante.

“Lucas, quello è il cassetto della biancheria!” urlai inviperita lanciandogli la sveglia sulla testa.

“Ahio … ma sei impazzita! Mi uscirà un enorme bernoccolo!” si lagnò tastandosi il capo.

“E tu? Ti sembra il modo di comportarti nella stanza di una ragazza? E poi ragiona, non uso la magia da anni, come credi possa possedere quegli oggetti!”

Sembrò meditare sulla mia affermazione e senza aggiungere altro uscì dalla mia camera.

Quel ragazzo è più fuori di un balcone …

Seriamente perplessa mi avvicinai al comò, richiudendo tutti i cassetti che quello screanzato aveva aperto senza chiedere il mio permesso, per poi riportare nuovamente l'attenzione al libro. Gli oggetti necessari non erano molti, per lo più cose di uso comune. Sebbene non volessi effettuare quell’incantesimo sapevo benissimo che prima o poi Luke avrebbe trovato il modo per costringermi … quindi a quel punto era inutile intrattenere discussioni che non avrebbero cambiato in alcun modo il risultato.

Sospirai sommessamente immergendomi nella lettura, sino a quando non notai l’oggetto che doveva essere utilizzato. Qualcosa di mio, di estremamente personale ed importante che avrebbe permesso di connettersi il più facilmente possibile alla mia essenza. Incuriosita mi osservai intorno, cercando un cimelio appropriato allo scopo, ma senza trovare nulla di adeguato. Per lo più vi erano cose che avevo collezionato nel tempo, ma nulla a cui ero affezionata, tranne per ..

Una mano raggiunse il mio collo afferrando il ciondolo che portavo fin dalla nascita. Un regalo di mia madre, una piccola triscele in argento che lei stessa aveva incantato per darmi protezione. Non me ne ero mai separata!

Iniziai a torturami il labbro continuando a giocare nervosamente con la catenina.

“Che fai?” chiese incuriosito il mio amico che nel frattempo era tornato da me. Notai che tra le braccia portava una serie di oggetti che immaginavo mia nonna lo avesse aiutato a reperire. Non contestai, sapevo sarebbe stato inutile.

“Non devi cedermi la collanina, è un regalo di tua madre. Potremmo trovare altro!” affermò tranquillamente, comprendendo il mio cruccio, mentre depositava sul pavimento il suo bottino.

“Non credo di avere nulla di appropriato oltre questo ..” mormorai afflitta, l’idea di separarmene non mi aggradava per nulla.

“Dobbiamo solo trovare qualcosa che potrai prestarmi fino a quando non avremmo risolto questa storia ..” meditò osservando il librone.

“Sarebbe solo un prestito, quindi?” constatai. Lanciai un’ultima occhiata alla mia collanina, la ritenevo il mio più grande portafortuna ed ero certa mi avesse protetto in tutti quegli anni turbolenti. Volsi il mio sguardo su Lucas che si destreggiava tra oggetti e formule che probabilmente non comprendeva e con un sorriso malinconico sganciai la catenina dal mio collo.

“Tieni” gliela porsi esitante, rivolgendo il mio sguardo all’incantesimo da preparare.

Lui mi osservò estremamente perplesso “Ma …”

“Non accetto scuse, è solo un prestito!” ribattei mesta iniziando a sistemare l’occorrente sul pavimento e a riporre tutto intorno le ametiste. La pietra andava scelta in base al legame con la strega che svolgeva il rito, e la mia era sempre stata l’ametista.

Rivolsi nuovamente un’occhiata a Lucas che fissava la catenina timoroso. “Luke … mi fido di te, te l’affido perché so che è in buone mani e, oltretutto, un po’ di protezione non può farti che bene” sentenziai sistemando le ultime cose.

Non voglio gli succeda nulla, non posso permetterlo e se dovrò usare la magia per proteggerlo non mi tirerò certo indietro.

Non mi voltai a fissarlo nemmeno una volta ed iniziai l’incantesimo, purificando i vari oggetti e l’ambiente come mi aveva insegnato mia madre. Un sorriso di soddisfazione si disegnò sulle mie labbra, quello era stato il primo rito che mi aveva mostrato ed in quell’istante un’ondata di serenità mi pervase.

Ero stata sciocca a rinunciare al mio essere.

Sotto gli occhi curiosi di Lucas, mi dedicai all’apertura del cerchio e all’invocazione divina per attingere energia ed infine, sedendomi al centro esatto del cerchio, effettuai un piccolo taglio sul dito, con il coltello rituale della nonna, per poter così bagnare il ciondolo. Il rito prevedeva pochissime formule alternate a questi gesti. Il mio stato di trans durò abbastanza a lungo e con molta difficoltà riuscii a terminare il tutto, a causa della scarsa quantità di pratica che mi impediva di gestire al meglio il flusso di energia.

“Finito” biascicai sfiancata, prima di abbandonarmi al buio.

Quando mi risvegliai mi trovai nel mio letto, leggermente stordita.

“Finalmente ti sei svegliata, ci hai fatto prendere un colpo!” la voce nel buio mi fece sobbalzare e non riuscii a trattenere un urlo per lo spavento.

“Lilian, calmati sono io … Lucas” mormorò accendendo la luce della piccola lampada posta sul mio comodino. Mi osservai attorno leggermente allarmata e incuriosita. Non ricordavo di essere andata a dormire, ma soprattutto c’era un dettaglio alquanto insolito e non trascurabile.

“Che ci fai tu nel mio letto?” bofonchiai fissandolo torva.

È diventato un vizio quello di dormire assieme?

Mi scrutò scettico “Tu hai dormito nel mio ieri notte e non sembra di aver sindacato.”

Grugnii esasperata e con uno spintone lo feci rotolare giù dal letto, iniziando a ridere a crepapelle.

“Lilian, ma sei impazzita!” si lagnò rialzandosi di scatto, massaggiandosi la parte lesa. “Io che da bravo ragazzo premuroso mi stavo occupando di te dopo il tuo svenimento …” mormorò con finto tono afflitto e accorato, scatenando ulteriormente le mie risa, almeno sino a quando non registrai le sue parole.

“Svenimento?” domandai aggrottando la fronte.

“Alla fine del rito sei svenuta, non sei abituata ad usare la magia ed hai perso un po’ di energie, in compenso credo tu ti sia ripresa alla grande” bofonchiò irritato trucidandomi con lo sguardo per il mio scherzetto.

Lo osservai divertita e, notando l’ora tarda, mi accucciai nuovamente nel letto, facendo cenno al mio amico di affiancarmi. Mi scrutò non poco perplesso, forse pensando che l’incantesimo avesse leso qualche parte importante del mio cervello, ma dopo il mio sonoro sbadiglio decise di stendersi accanto a me e raggomitolati ci abbandonammo entrambi al sonno.


_________________________________________________ Recensioni ♥

Recensione di simo87 [Contatta], del 08/09/2009 - 12:48PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata
ahahahah io direi + povera Lilian ahahahah ... è proprio sfigata la ragazza!
Recensione di Emily Doyle [Contatta], del 08/09/2009 - 12:11PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata
ahahahahha ti assicuro che chiunque abbia letto la storia ha detto la stessa cosa
Luke ♥
ahahah ti ringrazio per i complimenti! comunque di questi tizi si capirà + avanti ... *______*

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Capitolo 4
*** 4/5 ***


IV

Il suono assordante della sveglia si diffuse nella stanza accompagnata dai miei mugolii di protesta. Rotolai nel letto con l’intento di distruggere quell’arnese infernale, ma il mio corpo fu bloccato da qualcosa di caldo e morbido.

Ma che diamine è?

Il mio ennesimo lamento provocò un movimento di questo insolito oggetto che ingombrava il mio letto e, stanca di muovermi alla cieca, decisi di riaprire gli occhi.

Non lo avessi mai fatto …

Urlai alzandomi di scatto e ruzzolando a terra in malo modo, dopo aver notato di essere beatamente stesa su Lucas. Sentivo le guance infiammarsi ed immaginai il colore purpureo che doveva essersi propagato sulle mie gote. Fortunatamente il mio urlo sommesso non era riuscito a ridestare il mio amico, che era ancora beatamente immerso nel sonno, evitandomi l’ennesima figuraccia.

Tanto ormai ne ho collezionate così tante che non dovrei farci nemmeno più caso.

Mi rialzai sbuffando contrariata. La situazione iniziava a prendere una piega alquanto strana e non era assolutamente plausibile ciò che stava accadendo. Immersa nei miei pensieri, strisciando i piedi, mi diressi verso l’armadio per recuperare le mie cose e dedicarmi ad un bel bagno rilassante, con la speranza di cancellare quella sensazione di spossatezza che attanagliava le mie membra. L’incantesimo era stato un azzardo e probabilmente mi sarei dovuta premurare di controllarne il grado. Sbuffai spazientita rimpiangendo la mia disattenzione alle lezioni della mamma … probabilmente avrei dovuto chiedere aiuto alla nonna se volevo apprendere qualche buon rito di protezione.

Ormai sono in ballo, tanto vale ballare. Oltretutto devo svolgere l’incantesimo per permettere a Lucas di non trasformarsi … ed immagino non sarà molto semplice.

Il bagno non sortì l’effetto sperato, ma malgrado ciò fui costretta a prepararmi per non saltare l’ennesimo giorno di corsi. Era già insolito aver perso le lezioni del giorno precedente, ma addirittura due giornate di seguito sarebbe stata una tragedia per i miei voti, soprattutto considerando le spiegazioni di filosofia contemporanea.

No! Non è decisamente plausibile come opzione!

Tornata in stanza notai Lucas ancora immerso nel mondo dei sogni, ma decisi di non svegliarlo e lasciarlo riposare. Ormai era costretto ai ritmi estenuanti della mia vita ed un po’ di meritato riposo non poteva non spettargli.

Povero botolo …

Un sorriso affiorò sulle mie labbra notando il ciondolo della Triscele accuratamente riposto sul suo collo, sapevo che ne avrebbe avuto cura ed in fin dei conti ero contenta di averlo affidato a lui e di sapere che l’incantesimo di mia madre in qualche modo lo avrebbe protetto. Uscii di casa in punta di piedi e mi avviai verso l’università, seppure in netto anticipo, ma solo dopo aver controllato gli oggetti necessari per il prossimo rito. Conoscevo un negozietto molto particolare dove ero certa sarei riuscita a reperire tutto il necessario.

Deviai leggermente la strada che ero solita percorrere per effettuare quella tappa intermedia. La vecchia signora, che aveva in gestione il negozio, era impegnata a spolverare le sue cianfrusaglie per lo più inutili, ottime solo per attirare qualche ragazzina attratta dal mondo della magia.

Dovrebbero sapere come sono fortunate a non farne realmente parte! Non avrebbero dei pazzi da cui scappare e nascondersi.

Sospirai contrariata e iniziai a girare tra gli scaffali alla ricerca degli oggetti necessari e stranamente non fu difficile reperirli. Il problema sorse solo con il nastro bianco di raso, che potei comunque recuperare in una piccola merceria sulla strada per l’università, dove giunsi in perfetto orario.

Una mattinata decisamente proficua! Se il buongiorno si vede dal mattino, questa sarà una meravigliosa giornata!

Seguii le prime lezioni immersa nelle spiegazioni dei professori, tentando di recuperare la mia assenza del giorno precedente, almeno sino a quando un imprevisto messaggio, sul cellulare, non catturò la mia attenzione, deviandola su di esso per il resto della giornata.

“Lily, avrei bisogno di parlarti …. Da soli! Passo a prenderti stasera alle nove! Non accetto rifiuti, è una questione importante”

Lo rilessi un paio di volte, sorpresa. Daniel negli ultimi giorni si era comportato stranamente e non ne comprendevo a pieno il motivo. Forse aveva intenzione di darmi qualche spiegazione, eppure uno strano senso d’ansia si impadronì di me. Avevo una spiacevole sensazione che non riuscii a spiegarmi, forse temevo mi volesse parlare di qualche nuova fiamma, anche se era da un po’ che non discutevamo di certi argomenti e poi per quale motivo avrebbe dovuto definirla una questione importante? Se fosse stato per un consiglio si sarebbe potuto rivolgere a Claire o ad Elen.

Sbuffando depositai il cellulare in borsa, in ogni caso non mi sarei potuta sottrarre quindi tanto valeva smettere di angustiarmi, in serata avrei avuto le mie risposte. La mattinata trascorse velocemente, Lucas mi raggiunse al termine delle lezioni, leggermente imbronciato per non essere stato svegliato ed essersi ritrovato da solo a casa.

“Dai, Luke, smettila di tenere il muso, non è colpa mia se non ti sei svegliato nemmeno con le mie urla!” sentenziai svogliatamente.

“La prossima volta prendimi a secchiate d’acqua, ma non azzardarti ad allontanarti da me, mi è quasi venuto un colpo quando non ti ho trovata nel letto. Nella mia mente sono passate le possibilità più disastrose …” mugugnò incrociando le braccia al petto.

Ridacchiai intenerita, in fin dei conti era solo preoccupato “Prometto che ti avvertirò” esclamai sorridendogli. In quell’istante rammentai il messaggio di Daniel “Dimenticavo, stasera non potrai farmi da guardia del corpo, devo vedermi con Daniel che ha parlato di una questione importante e della mia presenza improrogabile” sbuffai sommessamente, l’idea non mi attirava per nulla.

Vidi una strana luce negli occhi di Lucas, sembrava vagamente agitato. “Tutto bene?” domandai incerta.

Lui annuii pacatamente per poi riprendere a rimproverarmi giocosamente. Tornati a casa pranzammo e, mentre io mi dedicavo al libro di filosofia, Lucas recuperò il suo pc portatile per sistemare gli appunti per il suo nuovo libro. Avevo letto qualcosa durante il mese della nostra convivenza e ne ero rimasta piacevolmente sorpresa. Le sue capacità descrittive erano straordinarie, tanto da ricreare immagini estremamente vivide nel lettore, anche se personalmente non avevo mai adorato particolarmente i libri fantasy, preferivo di gran lunga i classici, con storie di normale quotidianità. La mia vita aveva già un tocco fantasy e sovrannaturale senza l'ausilio di racconti.

Ridacchiai senza entusiasmo a quel pensiero, sotto lo sguardo preoccupato di Lucas, che probabilmente negli ultimi giorni stava seriamente mettendo in dubbio la mia sanità mentale. Il nostro rapporto aveva anche preso una strana piega, i litigi si erano ridotti a sporadici momenti, sostituiti da atteggiamenti spesso affettuosi. Inquietante considerando la mia generale freddezza nei confronti del prossimo, ma con lui tutto ciò diveniva tremendamente naturale. Rammentai improvvisamente il materiale che avevo recuperato per l’incantesimo.

Tra due giorni ci sarà la Luna piena. Constatai.

Mi recai nella mia stanza per recuperare gli oggetti necessari e raggiungere nuovamente Luke nel salone. Notando la grande quantità di arnesi che tentavo di trasportare senza far danno, mi scoccò un’occhiata interrogativa.

“Credo sia giunto il momento di fare l’incantesimo di Kira, tra due giorni ci sarà la luna piena e se non vogliamo che ti trasformi dobbiamo agire oggi” replicai tranquillamente

Non mi parve particolarmente convinto della mia idea “Ma ieri sei stata male … non sarebbe più opportuno attendere?”

Scrollai il capo “ho reperito le informazioni necessarie e a quanto pare in questo incantesimo si crea una specie di condivisione di energia … quindi potrò attingere anche alla tua per compierlo!” spiegai saccente mentre mi arrovellavo il cervello per capire la giusta disposizione delle pietre per effettuare la purificazione della stanza.

“Inizi a prenderci gusto” constatò, divertito notando le mie palesi difficoltà “strano per una che diceva di non voler più praticare la magia” ghignò.

Lo ignorai volutamente, non avevo intenzione di incamerare una delle nostre inutili discussioni, quindi decisi di deviare il discorso su argomenti innocui – anche se con le nostre liti nulla poteva essere definito territorio neutrale, riuscivamo a bisticciare anche per le cose più assurde, solo per il gusto di punzecchiarci a vicenda. “Come mai hai deciso di diventare uno scrittore?” domandai tentando di celare la mia curiosità. Non avevo alcuna intenzione di mostrare interesse per quel buzzurro, anche se in realtà i suoi modi di agire e il suo carattere mi incuriosivano non poco.

Lo sentii sospirare sommessamente “I libri mi permettono di estraniarmi dalla realtà, accantonando tutto ciò che mi turba e che mi preoccupa. Sono un rifugio per i miei pensieri che, alimentati dalla fantasia, mi trascinano in quel mondo dove tutto va come sono io a decidere. Dove io ho il totale controllo degli eventi … a differenza della realtà dove questi mi sfuggono senza alcun controllo e dove la paura delle conseguenze di anche un minimo gesto mi crea il tormento” disse tutto d’un fiato. Non mi sfuggì il tono colmo di rammarico nella sua voce.

Lo scrutai contrita. Comprendevo bene che gran parte dei problemi di cui aveva parlato erano relativi alla sua posizione di licantropo ed al suo insano desiderio di proteggermi e non potevo non lasciarmi trasportare dai sensi di colpa. Forse non avrei dovuto nemmeno pensare di compiere il rito per sancire il nostro legame … forse il mio compito era convincerlo a tornare a casa, dai suoi genitori … e da coloro che attendevano di rivederlo, possibilmente integro.

Ardua impresa considerando il compito che si è prefissato …

Luke, perché lo fai? Perché non scappi?Chissà se c’è anche una ragazza ad attendere il suo ritorno!?

Sobbalzai udendo la sua voce preoccupata “Lilian, tutto bene?”

Alzai lo sguardo per incontrare il suo, maledettamente vicino, ero talmente assorta nei miei pensieri da non aver notato i suoi movimenti. Deglutii a fatica, pensando a quelle parole che da li lì a poco avrei pronunciato e che per qualche strano motivo mi provocavano agitazione e paura. Per quanto desiderassi saperlo lontano e in salvo, l’idea di allontanarlo da me non mi era poi tanto gradita come un tempo. La sua compagnia era ormai diventata parte integrante della mia vita, la sua presenza costante non era più un fastidio ma al contrario riusciva a donarmi un senso di protezione e serenità. Oltretutto si era creata una strana complicità tra noi, data forse dalla situazione comune in cui ci trovavamo catapultati.

“Non ti insegue nessuno …. Potresti avere una vita normale se solo volessi.” dichiarai in un sussurro appena udibile.

“Ti ricordo che sono un licantropo” rise amaramente.

“Potrei ugualmente svolgere il rito per bloccare il lupo nelle notti di luna piena, ma ciò non implicherebbe la mia protezione. Sarebbe solo un semplice favore fatto ad un amico” biascicai tenendo il capo chino, fisso sui vari oggetti che accuratamente riponevo nel pentacolo.

“Mi stai cacciando di nuovo? Credevo avessimo superato le nostre divergenze” contestò con una punta di rabbia.

Alzai lo sguardo indignata. “Non dire sciocchezze, mi sto solo preoccupando per te! Ti rifugio nel mondo dei libri perché sei costretto a sopportare un peso non tuo, a vivere paure non tue … e non lo trovo affatto giusto …”

Mi interruppi bruscamente udendo la sua risata divertita. Lo scrutai accigliata, non comprendendo a pieno la sua reazione.

Povero ragazzo, starà avendo una crisi di nervi.

“Non è solo questo a spaventarmi, o almeno non nel senso in cui lo vedi tu! Oltretutto, mia piccola egocentrica, ti ricordo che il mio amore per la scrittura è nato svariati anni fa, quando non mi ero assunto alcuna responsabilità nei tuoi confronti, visto che ero furioso per il modo in cui mi avevi cacciato e rinnegato il mio aiuto” ribatté.

“Scusa …” bofonchiai rammentando la scenata assurda. Subito dopo il funerale dei miei genitori, avendo compreso i motivi della loro morte, avevo deciso di ripudiare la magia e quel mondo che mi stava decisamente troppo stretto, e ribellarmi a lui e a quello che rappresentava significava per me un primo passo per la libertà. Tuttavia a mente fredda mi ero sempre pentita del mio gesto, almeno per il comportamento usato nei suoi confronti, sebbene fossimo costantemente in conflitto avevamo sempre avuto un rapporto quasi fraterno. E da bravi fratelli non facevamo che bisticciare, con grande disappunto delle nostre madri che già ci vedevano sposati mentre io sfornavo i loro nipotini.

Ma che razza di progetti balordi!

“Non preoccuparti … ormai è acqua passata! Ma adesso sbrigati con questo rito, non ho proprio voglia di trovarmi nuovamente pieno di peli e con gli sbalzi d’umore!” mi ammonì giocosamente.

Alzai gli occhi al cielo con finta esasperazione “Tu sei sempre stato lunatico, non credo dipenda dalla trasformazione.”

Ghignò senza replicare e tornò al suo pc lasciandomi lavorare in pace al rito, questa volta con il sorriso sulle labbra.

Ti voglio bene, anche se non lo ammetterò mai …

Un’ora e venti minuti più tardi avevo finalmente terminato la lunga ed estenuante preparazione prevista, soprattutto grazie al supporto della nonna che più volte rimproverò la mia disattenzione e la poca esperienza.

Cosa posso farci se non so la differenza tra i poteri di un cristallo o di un altro?

“Impiastro, cerca di concentrarti, non abbiamo tutta la sera” mi ammonì Lucas seduto anche egli su una delle punte del pentacolo, come prescritto dal rito. Sulle restanti punte erano state riposte tre diverse pietre: il granato, utilizzato per ottenere energie suppletive, era riposto a più a nord. L’opale posta ad est, per sviluppare i poteri psichici ed infine ad ovest la pietra della luna, connessa alla figura di Kira e in genere a tutte le Dee lunari. Io e Lucas sorreggevamo le estremità del nastro bianco, che simboleggiava la purezza del legame che si veniva a creare tra la strega e il suo protettore.

“Fa’ silenzio oppure rischio di non ricordare l’invocazione” sibilai assottigliando lo sguardo.

Presi l’ennesimo respiro profondo, volto a raccogliere le energie necessarie.

“Kira, noi invochiamo il tuo potere,

Per sancire il legame tra noi tuoi devoti.

Volgi il tuo sguardo a noi, mia signora,

Ed illumina il nostro cammino,

Con il tuo potere divino.”

Proferii assorta, concentrando le energie nel mio corpo. Al termine dell’invocazione percepii un flebile calore fluire dalle mie mani verso il nastro, ma tutto terminò velocemente tanto da non riuscire ad interpretarlo.

Aprii gli occhi leggermente stralunata “Luke?”

“Credi abbia funzionato?” domandò titubante, dischiudendo anche lui gli occhi.

“Si sì… ho avvertito una strana sensazione di calore .. ma ..” mi voltai verso la nonna che ci osservava con un’espressione compiaciuta “è riuscito? C’è un modo per scoprirlo prima di ritrovarci una palla di pelo imbestialita per casa?” ironizzai per sciogliere la tensione.

Lei annuì mesta indicando le nostre mani “è apparso il simbolo” ci annunciò.

Non compresi immediatamente, ma sbiancai non appena notai lo strano segno disegnato sul mio polso, ammirando solo in seguito l’identico disegno sul polso del mio amico.

“Cosa diamine è questo?” urlai in preda al panico, riprendendomi dal momentaneo smarrimento.

Lucas intanto non aveva proferito parola, con gli occhi fissi sul suo polso, mentre sul suo viso era dipinta un’espressione allibita che mi fece intendere che quella fosse una novità anche per lui.

Magnifico, a quanto pare anche lui non è molto informato sulle nostre leggende!

“Ma sul libro non era riportato … cioè non c’era scritto … oddio …” esitai ricordando un dettaglio che sino a quel momento avevo ignorato “la mamma non aveva nessun simbolo sul polso … perché?” le domandai con la vaga speranza di apprendere un modo per disfarmi di quello scempio al mio povero corpo.

“Si dissolve quando la strega o il protettore con cui ci si era legati muore” mormorò afflitta. In quel momento sperai vivamente che quel simbolo sul mio braccio non svanisse. Sospirai affranta arrendendomi all’evidenza.

“Deduco non ci siano ulteriori possibilità!” biascicò Lucas, seguendo con il pollice le linee di quello strano simbolo, dove racchiuso in un cerchio composto da più linee erano disegnate due piccole figure che non riuscii ad identificare. “In fondo è esteticamente carino” bofonchiò sconfitto.

Sbuffai contrariata “Nonna, avresti dovuto avvisarci, almeno mi sarei preparata psicologicamente! Ma si può almeno sapere cosa rappresenta?”

La vidi ridacchiare “è un simbolo celtico (*) che rappresenta due cigni, sono animali che si accoppiano per la vita. Mostrano l'unità tra due persone come un cerchio: un vincolo infinito che trascende tutto. Due che diventano una sola mente, un solo pensiero. In quest’incantesimo diventa il simbolo del legame sancito tra la strega e il suo protettore … un legame inscindibile.” ci spiegò tranquillamente.

Sospirai sconfitta per l’ennesima volta e feci scivolare il mio sguardo sull’orologio a muro, notando l’ora tarda. Con un sonoro sbuffo abbandonai i miei inutili rimproveri e, senza aggiungere altro, mi recai nella mia stanza per prepararmi. Quando tornai nel salone non mi sfuggì l’occhiata leggermente contrariata di Lucas, ma non me ne curai, avevo compreso che nei momenti in cui si irritava non era il caso di rivolgergli la parola se non lo si voleva veder sbottare anche per un semplice “ciao”. Uscii con qualche minuto di anticipo, decisa ad aspettare Daniel fuori dal portone, sperando di velocizzare quella serata che, se le mie sensazioni erano giuste, non avrebbe portato a nulla di buono. Con mia somma sorpresa individuai la figura del mio amico accanto alla sua auto, intento ad aspettarmi.

Mi avvicinai sorridendogli divertita “Da quando sei in anticipo tu?”

“Ero troppo in ansia per attendere a casa!” esclamò lasciandomi di stucco.

“È successo qualcosa di grave?” domandai preoccupata notando in quel momento la sua espressione seria.

Scrollò le spalle e mi fece segno di seguirlo “Andiamo, non credo che questo sia il posto giusto per parlarne” mi comunicò con un sorriso un po’ tirato. Mi limitai ad annuire salendo in auto senza proferir parola, pur essendo leggermente in ansia. Daniel non era mai stato un tipo misterioso, tutt’altro, era sempre stato incapace di restare in silenzio per più di due minuti. Il suo momentaneo mutismo e la serietà della sua espressione mi diedero un vago senso di inquietudine, che non riuscii a scacciare. Parcheggiò la sua auto nei pressi dell’entrata del parco poco fuori il centro, era abbastanza ampio e generalmente a quell’ora era colmo di coppiette che si scambiavano effusioni. Imbarazzata mi guardai attorno non comprendendo il motivo di quella scelta.

“Come mai qui?” domandai insicura.

“È un posto tranquillo e carino. Ottimo per chiacchierare …” sentenziò tranquillo, ed insieme procedemmo verso l’entrata. Come avevo sospettato il parco era pieno di coppiette che passeggiavano mano nella mano, oppure sedute su panchine appartate, e ciò non fece che aumentare a dismisura il mio già immenso disagio, per non parlare dell’immenso imbarazzo.

Daniel deve aver perso il senno! Non sarebbe stato più opportuno il nostro solito bar?

D’un tratto si fermò nei pressi di una panchina vicino ad una staccionata dalla quale si poteva ammirare un magnifico panorama.

Tutto ciò è molto romantico. Constatai sempre più perplessa.

Mi fece segno di sedermi accanto a lui, rivolgendomi poi uno sguardo indecifrabile. Non mi mossi e continuai a fissarlo in attesa di delucidazioni sul suo bizzarro ed insolito comportamento. E con mia somma sorpresa non dovetti attendere oltre per scoprire ciò che celava la sua mente in quel momento.

“Lilian, so che quello che ti dirò potrà sembrarti un po’ strano” esitò facendomi cenno di tacere “da quando quel Lucas ha iniziato a ronzarti attorno devo ammettere che un tremendo senso di gelosia mi ha dato il tormento … il solo pensiero di te e lui mi manda in bestia! La convinzione di te e lui assieme …”

Lo fissai incredula “Perché?” biascicai seriamente confusa “Non mi sembra tu abbia avuto reazioni quando io e Josh ci siamo fidanzati”

“Era diverso, si vedeva lontano un chilometro che tra te e lui non c’era nulla oltre l’amicizia e forse era per questo che non mi ero allarmato apprendendo la notizia. Ma con Lucas …”

“Io e Lucas siamo amici” dissi come per giustificarmi, sebbene quelle parole mi sembrassero quasi false.

“Questo non cambia le sensazioni orribili che ho provato. Sono stato uno sciocco in questi anni interpretando male il mio attaccamento a te e la tristezza del vedere il nostro rapporto sgretolarsi.” Si fermò fissandomi intensamente “Io credo di essere innamorato di te e voglio che tu diventi la mia ragazza!”

Strabuzzai gli occhi fissandolo incredula. Erano anni che desideravo sentire da lui quelle parole ed una richiesta simile ed ora non avevo il coraggio di proferir parola. Continuavo a fissarlo a bocca spalancata – probabilmente con un’espressione inebetita – cercando di comprendere la veridicità o meno di ciò che avevo udito.

“Lilian … per favore rispondi” mormorò leggermente afflitto, probabilmente per il mutismo in cui vertevo da svariati minuti.

Deglutii rumorosamente cercando di recuperare un minimo di contegno, stranamente non ero completamente certa della risposta che avrei voluto dargli. Eppure ero stata innamorata di lui da … beh, da subito e l’idea di diventare la sua ragazza avrebbe dovuto causarmi una gioia immensa .. invece la mia mente era invasa da pensieri contrastanti, il dubbio di averlo eccessivamente idealizzato in questi anni, l’idea di poter gettare al macello la nostra amicizia considerando le solite abitudini di Daniel, la cui storia più lunga non era durata più di un mese.

“Credi sia il caso di rischiare la nostra amicizia? Tu non sei certo il tipo da storie lunghe” bisbigliai contrita, dando voce ai miei pensieri. Non vidi la sua espressione in quel momento, per l’imbarazzo avevo voltato il capo altrove, forse anche per non permettergli di leggere il tormento nei miei occhi.

“Non è la stessa cosa, tu non sei un passatempo” sentenziò indignato.

Gli rivolsi un’occhiata truce, i miei dubbi erano più che leciti conoscendo i suoi trascorsi e di certo non poteva farmene un torto. Notando il mio sguardo non propriamente amichevole prese la mia mano tra le sue con delicatezza, accarezzandola dolcemente con il pollice.

“Ti prego, devi credermi. Sai quanto tengo alla nostra amicizia , probabilmente anche più di te! – affermò senza risparmiarmi un’occhiata di ammonimento - Potrei mai gettare tutto al vento per una misera scappatella?” sussurrò suadente avvicinandosi lentamente alle mie labbra, probabilmente per permettermi di allontanarmi in caso non avessi desiderato.

E adesso che faccio? Sembra sincero … Ma …

Come una tarlo nel mio cervello quel “ma” risuonata destabilizzandomi. Non sapevo cosa precisamente mi impedisse di accettare su due piedi quella proposta che avevo tanto desiderato e, forse più per eliminare quello stato di incertezza ed ansia che per reale desiderio, accorciai la distanza tra le nostre labbra, accettando indirettamente la proposta di Daniel.

Percepii il suo sorriso sulle mie labbra ed il bacio dapprima casto divenne sempre più intenso, oscurando completamente le mie precedenti elucubrazioni, preda di quella miriade di emozioni e sensazioni che avevo tanto agognato.

Da quel dì i giorni passarono velocemente, trascorsero più di tre mesi nei quali la mia vita mutò quasi completamente. I nostri amici avevano appreso la notizia piuttosto soddisfatti, contenti del fatto che Daniel avesse finalmente messo la testa a posto, riuscendo a protrarre un rapporto oltre i consueti dieci giorni. Le uniche persone che non parvero particolarmente entusiaste della notizia furono Lucas e la nonna, stranamente ostentarono una certa indifferenza verso la notizia, che nella nonna ero certa fosse dovuta alla delusione per la mia scelta. Conosceva la fama di Daniel e probabilmente temeva che potesse causarmi sofferenza questa relazione. Lucas invece… il suo comportamento era incomprensibile.

Sbuffai contrariata ripensando alla situazione che si era creata e alla quale non sapevo porre rimedio. Finii di apportare gli ultimi ritocchi al mio look, che negli ultimi tempi era leggermente migliorato. Claire continuava a ripetermi che per non sfigurare accanto ad un tipo come Daniel dovevo decidermi ad essere più femminile. Accettai la cosa anche se non di buon grado, l’idea di dover cambiare per qualcuno non mi aggradava, non che lui avesse recriminato qualcosa in proposito, ma sapevo che infondo gradiva quel mio nuovo vestiario ed era compiaciuto dal fatto che i ragazzi per strada mi osservassero interessati.

Possibile che non sia geloso?Io odio le ragazze che osano fissarlo!

Sospirai accantonando per l’ennesima volta quella domanda, che nell’ultimo tempo mi ero posta abbastanza spesso e mi decisi ad uscire velocemente giungendo a casa di Daniel con un leggero anticipo. Infatti in casa l’aria era talmente pesante che ero stata costretta ad uscire prima per non iniziare ad urlare. Mi irritava il comportamento di Lucas, non ne comprendevo il motivo. Era distante e distratto, mi seguiva come un’ombra, ma allo stesso tempo si manteneva a debita distanza come per evitare di incamerare ogni tipo di conversazione. Quando gli avevo comunicato la bella notizia, ringraziandolo per il suo provvidenziale aiuto – sebbene non volessi ammettere che un mezzo così infantile come la gelosia potesse aver funzionato - mi aveva rivolto un sorriso decisamente stiracchiato e si era congedato dopo pochi minuti. Eppure era stato lui ad aiutarmi …

Sbuffai pesantemente prima di suonare il campanello e dopo pochi secondi sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla porta. Daniel mi sorrise entusiasta iniziando a ciarlare qualcosa riguardante una partita di basket che si era svolta quella mattina al campetto, ma la mia mente era altrove, ad elaborare le spiegazioni plausibili per il comportamento di Lucas. Mi aveva turbata. Sebbene prima non facessimo che litigare e punzecchiarci a vicenda, preferivo quel clima bizzarro che quella situazione di freddezza e mutismo che si era creata.

“Sei d’accordo?” la voce di Daniel mi ridestò dai miei pensieri e mi limitai ad annuire per non mostrargli la mia momentanea distrazione. Accantonai il pensiero del mio amico per dedicarmi ad una piacevole serata con il mio ragazzo.

Ci sedemmo sul divano dinanzi allo schermo enorme della televisione e compresi di aver accettato di vedere un film. Tanto meglio, non ero in vena di uscite. Peccato che avesse scelto un film decisamente orribile, un disgustoso splatter, decisamente fuori dai miei gusti! Possibile che in cinque anni non avesse compreso nemmeno i miei gusti in fatto di cinema?

Lucas non avrebbe mai scelto un film del genere …

Mi irrigidii al pensiero che avevo appena formulato. Dovevo essere impazzita per iniziare a fare confronti tra loro due. Due persone completamente diverse con le quali avevo rapporti completamente diversi.

Daniel dovette captare qualcosa perché si voltò verso di me scrutandomi in modo indecifrabile e non compresi le sue intenzioni sino a quando non ritrovai la sua bocca sulla mia. Iniziò a baciarmi in modo abbastanza irruente al quale risposi leggermente intimorita. Avevo sognato quel momento per anni eppure in quell’istante mi rendevo conto che qualcosa non era come avrebbe dovuto. Mancavano quelle emozioni e quel desiderio di volermi donare a lui, mentre la sensazione di smarrimento e frustrazione si propagava velocemente.

Mi staccai da lui spingendolo via. “Daniel, fermo!” ordinai con voce tremula.

Daniel mi fissò scioccato “Perché?”

“Non voglio” biascicai prima di recuperare velocemente le mie cose e fuggire da quella casa.

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Capitolo 5
*** 5/5 ***


Salve! ecco l'ultimo capitolo della storia, a cui seguirà l'epilogo!

Allego l'immagine del bellissimo banner fatto per il concorso:

V

 

Rientrai in casa come una furia, sconvolta dai miei stessi gesti e dalla fuga dalle braccia del mio ragazzo. Quel ragazzo che per anni avevo desiderato mi vedesse come qualcosa di più di una semplice amica, ed ora che era accaduto non riuscivo a godermi la nostra storia a causa della convinzione stramba che tutto ciò fosse sbagliato e non fosse lui la persona a me destinata.

“Lilian, ma tu non eri uscita con Daniel?” domandò Lucas con un ghigno.

Lo fulminai con lo sguardo “Pensa ai fatti tuoi …” sibilai adirata. Mi innervosiva il suo comportamento, dopo avermi evitata per mesi adesso si permetteva addirittura di rifilarmi le sue stupide battutine?

“Cos’è? Hai ripreso a parlarmi?” aggiunsi, palesemente irritata.

Mi scrutò perplesso . “Non capisco a cosa ti riferisci!” bofonchiò riportando l’attenzione allo schermo del computer dinanzi a lui.

Indispettita mi avvicinai premendo il tasto di chiusura e scatenando le sue proteste.

“Ma hai perso il senno? Se non avessi salvato mi avresti fatto perdere il lavoro di una giornata!” urlò alzandosi di scatto e guardandomi in cagnesco, ma ciò non mi intimorì, al contrario mi posizionai dinanzi a lui poggiando le mani sui fianchi e sfidandolo con lo sguardo.

Era tutta colpa sua … il suo comportamento assurdo degli ultimi mesi mi aveva turbata. Era solo colpa sua se non riuscivo a concentrarmi sulla mia storia con Daniel.

“Così impari a beffarti di me. Sono mesi che mi ignori senza degnarti di darmi una motivazione logica. Continui a seguirmi come un segugio ovunque io vada, ma allo stesso tempo ti tieni a debita distanza per evitare anche di parlarmi … Mi spieghi cosa diamine ti passa per la testa? Ti rendi conto che sto male in questa assurda situazione? Che mi mancano addirittura i nostri battibecchi assurdi?” sbottai tutto d’un fiato. Sentivo gli occhi pungermi e con grande difficoltà riuscii a trattenere le lacrime. Erano mesi che desideravo sfogarmi ed ora avevo finalmente esternato quel senso di frustrazione che mi attanagliava, dando voce anche a quei pensieri che non io stessa non sapevo di avere. Non avevo mai voluto ammettere nemmeno con me stessa quanto mi mancasse la sua presenza. Eppure sapevo che il disagio che provavo era dovuto proprio a quel cambiamento brusco che lo aveva allontanato da me.

Mi sei mancato in questi mesi. Mi sono mancate le nostre liti, i nostri battibecchi per le motivazioni più assurde, le serate passate a rivedere “Robin Hood” e le chiacchierate rammentando i momenti della nostra infanzia in Spagna, davanti ad una tazza di tè. Rivoglio il mio Luke, quello scorbutico e saccente … ne ho bisogno.

Lo fissai intensamente e mi parve seriamente scioccato dalla mia sfuriata.

“Mi dispiace, credevo che avresti preferito non avermi intorno, in fondo non facevi che lamentarti in proposito. E poi ora stai con Daniel e lui poteva sentirsi geloso …” tentennò arrancando una pietosa scusa che non fece che aumentare il mio risentimento.

“Che diamine stai blaterando, razza di scemo? Cosa centra Daniel in tutta questa storia? Cosa centra lui con la nostra amicizia?!” urlai contrariata.

Sospirò sommessamente abbassando lo sguardo. “Mi dispiace, ma pensarti con lui mi fa stare male – mormorò lasciandosi andare sulla poltrona e volgendo lo sguardo alla finestra – la tua amicizia non mi basta” sentenziò in tono deciso.

Corrugai la fronte palesando il mio scetticismo.

“Cosa cerchi di dirmi, Lucas?”

Si portò le mani sul volto stancamente prendendo un profondo respiro.

“Io sono innamorato di te … so che può sembrarti assurdo considerando il nostro rapporto insano e conflittuale, ma io sono profondamente ed irrimediabilmente innamorato di te.”

“Ti stai prendendo gioco di me?” domandai in tono contrito.

Non parve gradire la mia insinuazione perché si alzò di scatto avvicinandosi con aria decisamente alterata. “Come puoi credere una cosa del genere? Lilian, ogni mio gesto, ogni mia parola dal nostro primo incontro non sono stati che la dimostrazione di quel legame che mi teneva unito a te e che con gli anni è cresciuto a dismisura, rendendomi dipendente anche della tua sola presenza. Per quanto tu potessi rifiutarmi nulla avrebbe cambiato quella realtà e nulla potrebbe mutarla tutt’ora. Il mio desiderio è solo quello di proteggerti e permetterti una vita serena, non mi importa che non sia con me … sebbene io ti desideri ardentemente, so che tu non provi per me i medesimi sentimenti. Ma ciò non mi impedirà di osservarti nell’ombra e darti protezione, seppur non saranno le mie braccia a stringerti nei momenti di dolore! Ma … - si bloccò sospirando sommessamente, probabilmente cercando di prendere coraggio per ciò che da lì a poco avrebbe annunciato -  non puoi chiedermi di continuare a mantenere quel rapporto giocoso di un tempo, perché ogni volta che volgo gli occhi su di te vedo lui che ti accarezza e ti bacia e ti dà quell’amore che vorrei donarti io” allungò una mano sulla mia guancia, accarezzandola delicatamente “Io ti proteggerò sempre … ma a distanza, quella distanza che mi permetterà di non impazzire ogni volta che sentirò la tua voce o incontrerò il tuo sguardo ... mi dispiace” terminò, mentre il suo viso assumeva una maschera di tristezza capace di stringermi il cuore.

Lo fissai sconvolta, incapace di proferire parola. Non mi sarei mai aspettata da lui una simile confessione, lui che non perdeva occasione di litigare, lui che si divertiva ad indispettirmi, lui che negli ultimi mesi mi aveva categoricamente evitata senza darmi uno straccio di spiegazione.

Lui non può amarmi … noi non siamo mai andati d’accordo! È impossibile …

Eppure finalmente iniziavo a comprendere alcuni suoi comportamenti. Il suo volersi sacrificare per proteggermi, le sue premure costanti nei miei confronti, seppur celate da battutine di scherno …Non era affetto fraterno quello che lo legava a me! Mi ero sbagliata, avevo travisato ogni cosa …

“Mi dispiace, non avrei mai dovuto confessarti queste sciocchezze! Non credo che Daniel gradirebbe” mormorò atono prima di allontanarsi da casa sbattendo la porta dietro di sé. Rimasi impietrita dal peso di tutte quelle verità tanto evidenti, che avevo volutamente ignorato, ma soprattutto dalla tremenda confusione che aleggiava in me. Per quanto ritenessi folle ciò che avevo udito e che oltretutto, sebbene le mie sensazioni dicessero il contrario, io ero la ragazza di Daniel, la sua confessione mi rendeva … felice!

“Tesoro, tutto bene?” sobbalzai udendo la voce della nonna, notando solo in quel momento la sua presenza sull’uscio della porta.

Le corsi in contro senza riflettere, cercando consolazione in un abbraccio ed iniziando a singhiozzare senza comprenderne realmente il motivo. Non so per quanto restammo in quella posizione, mentre lei mi accarezzava dolcemente i capelli per darmi conforto ed io ripetevo frasi sconnesse. Mi sentivo in pena per ciò che era appena accaduto, per l’idea di aver ferito Lucas con il mio silenzio, per la sua fuga, ma più di ogni cosa ero terrorizzata dall’idea che lui decidesse di non tornare da me.

“Piccola, vuoi dirmi cosa è accaduto?”mormorò dolcemente la nonna, non appena i miei singhiozzi diminuirono.

“Lucas … mi ha … mi ha detto di essere innamorato di me” balbettai tremendamente in imbarazzo.

“Finalmente si è deciso!” esclamò ridacchiando divertita.

Ma che ha da ridere? Io sono qui che mi dispero al pensiero del mio rapporto con Lucas in frantumi e lei ride?

Arcuai un sopracciglio fissandola scettica.

“Bambina mia, il suo interesse per te era palese quanto il tuo per lui! Quello che ora mi domando è il motivo per il quale sei in lacrime tra le braccia di tua nonna e non felicemente stretta fra le sue” potei notare un certo disappunto nel suo tono, ma lo ignorai volutamente.

Ok, la nonna ha perso il lume della ragione. Inizio a sospettare che il problema sia questa casa … oppure qualche incantesimo andato male …

“Nonna, ma cosa vai blaterando?” domandai in tono concitato.

“Lilian, in quanto ad acume devo ammettere che sei degna figlia di tua madre” affermò contrita scuotendo il capo.

“Nonna!” urlai a disagio “Ti dispiacerebbe spiegarmi cosa ti ha indotto a trarre certe conclusioni?” ero sinceramente curiosa di comprendere da dove arrivasse una tale sicurezza.

“Non sei mai stata una persona particolarmente espansiva e affettuosa, soprattutto dopo la morte dei tuoi genitori …  ti sei chiusa a riccio, convinta di poter bastare a te stessa. Eppure è stato sufficiente il suo arrivo per destabilizzare completamente il tuo atteggiamento, almeno nei suoi confronti. Gli hai concesso quello che non hai mai dato a nessuno: il tuo affetto e il tuo costante sostegno. Quando eri in sua compagnia, per quanto bisticciaste continuamente … - prese fiato soppesando le sue parole mentre io la fissavo ad occhi sgranati – eri sempre così allegra e spensierata! Non sono io a doverti dire queste cose … ma ti do un consiglio: valuta bene i tuoi sentimenti, soprattutto nei confronti di Daniel” mi consigliò mantenendo il suo tono dolce e calmo.

Detto ciò si alzò dal divano sul quale ci eravamo sedute e, dopo avermi scoccato un bacio sulla fronte, si allontanò verso la cucina, probabilmente per lasciarmi il mio spazio per riflettere sulle sue strambe osservazioni.

Rimasi interdetta a fissarmi le punte dei piedi mentre nella mia mentre le parole della nonna si ripetevano come un mantra. Possibile che io avessi frainteso i miei stessi sentimenti? Ma in quel caso, cosa provavo nei confronti di Daniel? Ero sempre stata certa di essere innamorata di lui eppure … eppure dovevo ammettere che dall’arrivo di Lucas i pensieri verso Daniel erano diventati sporadici. Che io mi fossi illusa semplicemente per non ammettere la verità …? Che fosse solo il terrore di compromettere ciò che avevamo a soggiogare la mia mente oscurando ciò che per tutti era palese? Che il mio inconscio volesse avvertirmi di ciò quando nei miei momenti con Daniel sentivo non fosse quello il mio posto? E non quelle le braccia nelle quali sarei voluta essere stretta?

Una miriade di pensieri confusi e astrusi prese il sopravvento stordendomi, ma rivelandomi in fondo che, nonostante tutto, ciò che provavo per Daniel non poteva essere definito amore. Ma ciò che provavo per Lucas? Era quello l’amore?

Non lo sapevo e probabilmente restando immobile su quel divano non sarei mai giunta ad una reale conclusione. Ciò che potevo fare in quel momento era solo cercare di chiarire con Lucas, farlo tornare a casa e discutere con lui di questi sentimenti confusi che si agitavano in me in sua presenza, sperando di riuscire a dare a tutto ciò una giusta classificazione.

Che sia amore o amicizia non lo so, ma so che non posso perderlo!

Mi alzai di scatto dal divano correndo verso la cucina.

“Nonna, vado a cercare Lucas, se torna a casa prima di me chiamami sul cellulare” urlai recuperando le chiavi di casa e schizzando via prima di aver ottenuto una risposta.

Fuori dal portone iniziai a guardarmi attorno non sapendo per quale strada optare.

Dove si nasconderebbe un licantropo lunatico e innamorato?

Decisi di dirigermi verso il mare. Aveva sempre adorato la spiaggia, mi ripeteva spesso quanto quel luogo riuscisse a ricordargli casa e trasmettergli serenità.

Forse una passeggiata riuscirà a schiarirmi le idee …

Purtroppo non feci che pochi passi prima di avvertire una mano poggiarsi sulla mia bocca, mentre uno strano odore mi invadeva le narici, ed abbandonarmi all’ignoto.

Mi risvegliai in un’immensa sala dalle pareti bianche, circondata da un gran numero di ragazze imbavagliate e legate come me. Provai a slegarmi agitandomi, ma con mio grande disappunto non feci che peggiorare la situazione, ritrovandomi stesa in terra ed incapace di rimettermi seduta.

Ma dove diamine mi trovo? Che posto è questo? Se solo potessi parlare …

Non riuscivo a comprendere cosa fosse accaduto, l’ultimo mio ricordo era stata la corsa alla ricerca di quello stupido di Lucas e poi … il buio. L’agitazione iniziò a prendere il sopravvento mentre i miei sensi intorpiditi si risvegliavano. Non ebbi il tempo di trovare una qualche logica spiegazione che un gran numero di uomini coperti da tuniche bianche fece il suo ingresso nella sala …. e finalmente capii dove ero finita.

Mi hanno presa! Quei maledetti devono avermi teso una trappola! Come diamine ho fatto a non pensarci prima?

Li fissai sconvolta mentre il panico invadeva il mio corpo ed un lieve tremore mi scuoteva rammentando ciò che da li lì a poco sarebbe accaduto. Ci avrebbero bruciate … ci avrebbero messe sul rogo e noi, inermi, non avremmo potuto far altro che morire per le loro manie di grandezza e la loro folle convinzione di essere emissari di Dio, con il compito di purificare la terra da noi povere streghe.

Sebbene gli unici mostri in questa stanza siano solo loro!

A capo del gruppo un uomo biondo dai capelli riccioluti e dall’aria angelica ci fissava ghignando, palesemente soddisfatto.

“Noto con sommo piacere il gran numero di infide creature che avete catturato – osservò compiaciuto, facendo scorrere il suo sguardo su di noi  - mi complimento con voi, miei signori.”

I suoi seguaci chinarono il capo in segno di ringraziamento, senza proferir parola.

“Mie care fanciulle, sono rammaricato per ciò che sono costretto  a fare, trovo uno spreco gettare tanta bellezza tra le fiamme, ma mi duole ammettere che non vi è alternativa a causa della vostra molesta natura. – mormorò accorato - Ma sono certo che il vostro sacrificio renderà il nostro Signore benevolo purificando la vostra anima, come lo sarà la nostra terra quando tutte voi sarete finalmente scomparse.”

Deglutii a fatica notando il luccichio folle negli occhi di quell’uomo, che con il suo tono gentile si beffava di noi. Sentii dei singulti provenire dalla mia destra dove notai una ragazza che piangeva disperata e terrorizzata, sfogando in tal modo la sua pena. Non che noi altre fossimo tranquille, eravamo all’incirca dieci, ed il terrore era palese sui nostri volti sebbene tentassimo di mantenere il controllo.

“Cosa ti turba? Per quale motivo tali lacrime? Dovresti gioire per la possibilità che ti stiamo donando di salvare la tua anima!” esclamò affranto avvicinandosi a lei, scatenando ulteriormente i suoi singhiozzi.

Ma non vi badò e, dopo averla osservata qualche istante, si rivolse ai suoi uomini “Preparate il fuoco … abbiamo una prima anima da liberare” ordinò sorridendo soddisfatto. Eseguendo le sue volontà, i suoi scagnozzi si premurarono di azionare quello strano arnese che erano soliti utilizzare per bruciarci. Era un rogo, ma inserito in una particolare stanza sigillata al centro del quale spiccava questo macchinario che riproduceva le fiamme senza la necessità del legno, ma funzionava elettricamente. Uno strumento di atroce tortura utilizzato perché secondo le loro leggende solo il fuoco era realmente in grado di debellare il male della stregonerie, riducendo in cenere i nostri empi corpi.

Si facevano chiamare i Salvatori, a causa del loro compito al quale dovevano adempiere: “salvare” l’umanità dal male. La loro setta era nata nel 1842 , quando un gruppo di folli superstiziosi scoprì la reale esistenza di noi streghe e come riconoscerci. Il loro leader fondatore si era casualmente imbattuto in una strega, facendola sua sposa, ma quando era venuto a conoscenza della sua natura, spaventato e disgustato da ciò che non comprendeva, l’aveva annientata, ma non prima di averle sottratto un particolare amuleto in grado di riconoscere noi streghe. E da lì creò quella setta di sadici, che di generazione in generazione si trasmettevano quell’oggetto per protrarre, anche se nel buio, quella caccia alle streghe.

Quanta mostruosità nascosta dentro quegli uomini, che molto probabilmente nella loro quotidianità svolgevano rispettabili lavori e avevano una qualche famiglia, dei figli ad attenderli a casa la sera. Con quale coraggio si rivolgevano a loro e abbracciavano le loro moglie con quelle mani sporche del nostro sangue?

“Muovetevi” ordinò categorico.

Ciò che accadde dopo mi lasciò basita. Senza indugio recuperarono in malo modo la ragazza al mio fianco, accompagnandola in quella stanza e legandola al palo di ferro al centro del rogo, che azionarono dopo pochi istanti, senza alcuna esitazione e senza alcun rimorso.

Non avrei mai voluto mostrare la mia debolezza dinanzi a loro, ma le lacrime inesorabili e incontrollabili iniziarono ad inumidire il mio viso davanti a quella scena immonda. Quanta crudeltà poteva essere celata nel corpo di un uomo. Quanta follia mascherata da azioni pie e giuste. Il ribrezzo mi pervase in quell’istante mentre le urla di quella ragazza si diffondevano per la sala accompagnando quello spettacolo agghiacciante. Piansi e piansi ancora senza freno, mentre mille pensieri riempivano la mia mente, rammentando ciò che avrei lasciato quando da li a poco sarebbe stato il mio turno. Il dolore che avrei inflitto alla nonna, che aveva in ogni modo tentato di proteggermi da questo infame destino, e a Lucas, al quale non ero riuscita a confessare il mio amore. Perché in quel momento i miei sentimenti mi apparvero chiari come non mai, dissipando ogni dubbio e facendo spazio alla consapevolezza che tutti i miei gesti avrebbero dovuto donarmi tempo prima.

Lo amavo, probabilmente da quando mi aveva mostrato quella parte del suo carattere che non conoscevo. Quella dolcezza racchiusa nei suoi gesti e le continue premure che aveva nei miei confronti. Mi aveva protetta da tutto, appoggiando anche le mie folli scelte come il rinnegare la magia sebbene questo comportasse il mio non adempiere al patto. Ma questo non gli impediva di proteggermi e stare al mio fianco. Avevo creduto di essere innamorata di Daniel, sebbene i miei sentimenti per lui si fossero affievoliti velocemente … mi ero ingannata! Ed ora non potevo che pentirmene.

Lì dove la mia vita avrebbe visto la sua fine rimpiangevo quei momenti che non avevo realmente vissuto, solo per non accettare la palese verità, eppure il solo pensiero che lui non fosse con me a condividere quella sorte placava in parte il mio animo.

Non morirà a causa mia … riprenderà la sua vita e forse il non aver saputo del mio amore gli permetterà di voltare pagina.

I singhiozzi si intensificarono man mano che le urla della ragazza si affievolivano. Non mi voltai verso quella sala dalle pareti di vetro, non avendo il coraggio di osservare ciò che era accaduto. Volsi nuovamente il mio sguardo verso quel pazzo dai capelli biondi notando la soddisfazione palese sul suo volto.

Un moto d’ira mi pervase ed iniziai a scalciare violentemente per sfogare la mia furia, desideravo correre verso di lui e riempirlo di pugni tramortendolo, per vendicare tutte quelle povere streghe che avevano brutalmente ucciso in quegli anni … per avermi strappato mia madre e mio padre in quella notte di novembre. Li odiavo … odiavo con tutta me stessa quei mostri immondi, quei demoni sorti dall’inferno per distruggere le vite altrui, osannando un falso ideale solo per soddisfare la loro sete di morte e paura punto

Vi odio!!! Odio la soddisfazione che traete dall’uccidere chi è più debole, forse solo per paura di ciò che il mondo cela sotto la sua superficie. Vi odio perché nei vostri occhi non scorgo alcun senso di colpa. Perché? Come si può non provare pena? Perché?

Scalciai senza sosta, mentre le mie urla venivano soffocate dal panno che copriva la mia bocca, attirando su di me la loro attenzione.

 “Ma guardate questa fanciulla come si agita! Cosa turba il tuo animo, piccola strega?” mormorò l'uomo biondo accorato, in totale disaccordo con il tono dispregiativo con cui aveva calcato l’ultima parola.

Mugugnai in risposta, non potendo parlare. Ma lui non si perse d’animo.

Fece un cenno ad un suo sottoposto e questo mi si avvicinò sciogliendo la benda. Fui più lesta di lui e ne approfittai per mordergli la mano facendolo urlare dal dolore. Sapevo fosse inutile come vendetta ma mi diede ugualmente una piccola soddisfazione, forse l’unica che avrei ottenuto prima di morire.

“Brutta strega” sibilò questo portandosi la mano al petto.

“Un bel caratterino, non c’è che dire.” Esitò il biondo dall’aria da pazzo, avvicinandosi pericolosamente a me. Notai solo in quel momento i lineamenti del suo volto piuttosto giovanili, ero certa non avesse più di trent’anni, a dispetto di molti dei suoi sottoposti alcuni dei quali parevano avere più di sessant’anni. Mi domandai se fosse stata la sua perfidia e il suo sadismo ad assegnargli quel grado.

Quando notai la sua mano alzarsi fu troppo tardi, tentai invano di indietreggiare, ma non riuscii ad evitare lo schiaffo che mi assestò in pieno volto, facendomi sanguinare il labbro. Avvertivo il sapore metallico del sangue in bocca, che mi provocò un leggero senso di nausea.

“Dovresti portare rispetto verso coloro che stanno salvando la tua anima, piccola strega!” sibilò abbandonando i suoi modi apparentemente gentili.

Ringhiai esasperata “siete solo dei mostri con manie di grandezza!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

Lo vidi ghignare divertito “Abbiamo una volontaria per la prossima liberazione” esclamò fissandomi sadicamente, mentre un sorriso beffardo si disegnava sul suo viso ed i suoi scagnozzi si premuravano di afferrarmi, senza tanta delicatezza, per condurmi verso la mia imminente fine.

Non proferii parola, comprendendo l’inutilità delle urla e delle suppliche che non avrebbero che aumentato il loro senso di soddisfazione. Ciò nonostante non riuscii ad impedire alle lacrime di fuoriuscire ripensando nuovamente a ciò che stavo abbandonando e al dolore che probabilmente avrei provato. Avevo sempre temuto la morte, terrorizzata da ciò che mi avrebbe atteso una volta tagliato quel filo invisibile che mi teneva legata a questa terra. Soprattutto dopo la scomparsa dei miei questo era divenuto un pensiero quasi costante … ed ora che mi ritrovavo faccia a faccia con mia fine  non potevo che sentir riaffiorare quel terrore.

Mentre mani brute mi legavano duramente a quella macchina mortale e le fiamme iniziavano a propagarsi lentamente attorno al mio corpo, per aumentare l’agonia, il mio pensiero tornò a lui … forse per l’ultima volta, e tanto vividi furono i miei ricordi che mi parve quasi di sentire la sua voce invocare il mio nome.

Solo per un istante … poi, il fumo pervase i miei polmoni mentre le mie urla sommesse si propagavano per quella maledetta sala che avrebbe assistito alla mia fine, sino a quando il buio sopraggiunse.

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo

15 anni dopo

Ripose i fiori sulla tomba in marmo bianco dinanzi a sé, mentre lacrime solitarie scendevano di tanto in tanto, rammentando i momenti ormai passati. Era una persona speciale e, per quanto fossero ormai passati svariati anni, Lucas non poteva non provare pena per ciò che era accaduto. Si sentiva responsabile … se lui non avesse fatto alcuna scenata e Lilian fosse stata accanto a lui…

Sospirò sommessamente.

“Mi dispiace tanto” sussurrò con voce tremula. Lei lo aveva aiutato. Lei sapeva tutto sin dal principio. Eppure lui non era stato in grado di salvarla e si pentiva amaramente della sua impulsività. Se solo …

I ricordi tornarono vividi alla sua mente, come ormai di consueto. Rammentò quei momenti di puro terrore in cui aveva temuto di perdere ogni cosa … una corsa contro il tempo, alla ricerca di quell’aiuto dei licantropi con cui si teneva in contatto dal suo arrivo a Vancouver. Come lui erano protettori e, sebbene non fosse l’amore a legarli alle loro streghe, non avrebbero mai permesso fosse fatto loro alcun male. Alcune come Lilian erano state catturate da quegli immondi esseri, altre erano al sicuro nelle loro dimore, ma l’occasione di un attacco sferrato al centro del covo di quei bastardi non poteva non essere sfruttato. Il ciondolo incantato si era rivelato realmente utile e gli aveva permesso di giungere in quel luogo segreto, soprattutto grazie all’aiuto di alcune streghe che avevano interpretato quei segni che lui mai avrebbe riconosciuto.

Eppure la scena che gli si era parata dinanzi al suo arrivo era stata agghiacciante, ormai indelebile nella sua mente ricorreva costantemente nei suoi peggiori incubi. La sua Lilian era circondata dalle fiamme, inerme e piccola tanto da apparire indifesa come mai prima di allora. Lei, che con il suo spirito combattivo e la sua audacia riusciva a tener testa a chiunque osasse sfidarla, lei …

“Luke” una voce cristallina reclamò la sua attenzione.

Lucas si voltò verso la piccola visione al suo fianco, che gli sorrideva dolcemente. I capelli rossi legati in una lunga treccia ricadevano sulla schiena, ondeggiando ipnoticamente ad ogni suo movimento, mentre qualche ciuffo ribelle incorniciava quel visino ormai un po’ più paffutello a causa della gravidanza. Ma per Luke non vi era nulla di più bello.

“Amore, dove sei stata!?” domandò curioso abbandonando la sua postazione, per avvicinarsi preoccupato a sua moglie. Non riusciva a farle comprendere che essere incinta implicava anche un po’ di riposo. Lei continuava a non prestargli attenzione, a dispetto delle indicazioni del medico, mentre la  preoccupazione di Luke aumentava a dismisura. Spesso lei lo aveva definito iperprotettivo … e forse lo era davvero! Ma dentro il suo grembo portava la sua bambina, come poteva non preoccuparsi della sua piccola Delia?

Lei sbuffò contrariata “Sono solo incinta! Smettila con tutta questa apprensione …”

Luke alzò gli occhi al cielo recuperando la busta dalle sue mani e sbirciando curiosamente all’interno.

“Perché questo? Che roba è? Un quarzo? Un’acquamarina?”

“Un Lapislazzulo, Luke … è un lapislazzulo! La pietra preferita della nonna … possibile che dopo tutti questi anni tu non abbia imparato a distinguere un quarzo da un lapislazzulo?” replicò ironica e leggermente stizzita “Se continui così ti avviso che ti disconoscerò come marito e come padre di mia figlia … non ti permetterò di traviare la sua giovane mente con la tua ignoranza!” terminò incrociando le braccia al petto, poggiandosi leggermente sulla pancia. Era una posizione che nell’ultimo periodo assumeva di consueto.

Lucas ghignò divertito, sin da quando erano bambini l’idea di stuzzicarla lo rendeva euforico soprattutto a causa delle sue reazioni spropositate, e dopo il matrimonio non erano cambiati poi molto. Con i loro battibecchi continui potevano dare l’impressione di una coppia poco affiatata, ma al contrario erano tremendamente legati e non più solo grazie alla magia. Anche se per Lucas non era mai stato solo quello … sebbene lui stesso non lo avesse compreso immediatamente.

“Lilian, cosa vorresti farci con questo Lapislazzulo, se mi è dato saperlo?” chiese lui calcando appositamente sul nome della pietra, onde evitare di dover dormire sul divano per i successivi tre mesi.

Lei sorrise dolcemente  “è un regalo per la nonna …”.

 La sua adorata nonna era ormai deceduta da quindici anni, a causa dell’improvvisa scomparsa di sua nipote quel fatidico giorno. Un attacco di cuore dovuto alla sua già precaria situazione, della quale però non aveva parlato a nessuno. Era stato un duro colpo per tutti.

“Credo che il regalo che gradirebbe maggiormente sarebbe sapere che la sua pronipote nascerà sana e forte … quindi adesso torniamo a casa e ti riposi, manca poco meno di una settimana al termine della gestazione e …” blaterò Lucas in tono concitato.

Per placare quel flusso insistente di parole, Lilian gli scoccò un sonoro bacio a fior di labbra.

 “Amore … andiamo a casa” sussurrò trascinandolo verso l’uscita dopo aver riposto la piccola pietra accanto alla tomba.

“Addio, nonna Ines Delia Marín” sussurrò volgendo alla lapide di marmo il suo ultimo sguardo e portando la mano al suo grembo per trovare conforto nella sua bambina, la sua piccola Delia.

 

 

 

 



VII° classificata

The Legends of Witches

di Shinalia

Correttezza grammaticale: 6,5/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Attinenza al tema: 9,5/10
Stile e lessico: 9/10
Apprezzamento personale: 4,5/5

Voto complessivo: 48/55

Giudizio: storia lunga ( ben 50 pagine! ), che dimostra appieno la tua passione per la scrittura. Un racconto che non scade mai nel banale e coinvolgente fino alla fine, dico ciò perché mi è spesso capitato di leggerne di così lunghi e, nonostante gran parte di essi fosse ben scritta e curata nei minimi dettagli, sul finale spesso erano un po', come si suol dire... "buttati là". Ma non è il tuo caso.
Devo "rimproverarti" unicamente per quanto riguarda la grammatica: nella prima parte della storia mancano molto punti a fine frase, e anche diverse maiuscole ( ciò solo per quanto concerne il primo capitolo ). Inoltre ho trovato alcuni tempi verbali sbagliati e periodi talvolta un po' confusi, che ho faticato a capire immediatamente ed ho dovuto rileggere più volte per carpirne il senso. Ci sono anche degli errori di battitura, delle parole sbagliate, ma capisco bene che data la lunghezza della storia non era facile renderla perfetta sotto questo aspetto.
Per il resto, però, devo dire che mi è piaciuta tantissimo.
L'ho trovata molto originale ( soprattutto l'idea dei licantropi come protettori delle streghe ), ben scritta ( lo stile è davvero apprezzabile, il lessico è ricco e il racconto scorre che è un piacere senza mai annoiare. Complimenti anche per le accurate descrizioni dei particolari, dei luoghi, degli stati d'animo ), con una buona trama e un'ottima attinenza al tema. Riguardo ciò ho tolto mezzo punto perché la frase scelta si "sente" di meno rispetto ad altre storie in gara, ma comunque hai saputo trattarla molto bene. Proseguendo nella lettura si capisce come hai voluto utilizzarla, dandole un significato profondo e rendendole pienamente giustizia. Sia Lilian che Lucas, col passare degli anni, hanno compiuto tanti piccoli passi verso il loro futuro assieme, quel futuro che temevo perduto quando ho visto la giovane strega sul rogo. L'epilogo, poi, mi ha letteralmente spiazzata. Credevo che la tomba sulla quale Luke stava posando i fiori fosse di Lilian... però, fortunatamente - ma sfortunatamente per la nonna, dolcissimo e fondamentale personaggio, l'ho adorata -, non è stato così. Ella porta dentro di sé il frutto del loro amore, e questa è una cosa bellissima. Ammetto d'aver fatto dall'inizio alla fine il tifo per Luke, ho odiato Daniel ( forse perché non sopporto quelli troppo "libertini" xD ), e sapere che finalmente la nostra protagonista ha capito chi ama davvero fa sorridere e sospirare di sollievo. Sarebbe interessante sapere che fine ha fatto Daniel e come l'ha presa...
Mi ha proprio emozionata, hai fatto un ottimo lavoro.
Brava!



Grazie a coloro che hanno recensito questa mia storia!!
Un bacio
Manu



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