The Legends of Witches di Shinalia (/viewuser.php?uid=68696)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1/5 ***
Capitolo 2: *** 2/5 ***
Capitolo 3: *** 3/5 ***
Capitolo 4: *** 4/5 ***
Capitolo 5: *** 5/5 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** 1/5 ***
Storia scritta per il
contest: ~
Dal Film alla Storia
7 – So che per
qualche motivo, ogni passo che ho fatto da
quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te! (I Passi
dell'Amore)
Storia
dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare
mentre scrivevo questa storia!!!! ♥
Betato by Dighhi
The
Legends
§
of Witches
I
Ho
sempre trovato
estremamente rilassante passeggiare sotto la pioggia, il mio rimedio contro la tristezza.
Alquanto strano dovevo
ammetterlo, ma infondo non c’è persona che non mi
definisca tale e dopo un po’
ci si fa l’abitudine.
Vivevo
a Vancouver una
delle tre città generalmente classificate come le prime per
la qualità della
vita. Il suo clima è tra i più miti delle
città Americane e sebbene siano
frequenti le piogge in inverno – cosa a me molto gradita
– in estate raggiunge
anche i 26°. Ho sempre adorato la mia città e
sebbene ci viva da meno di cinque
anni la considero la mia casa.
Anche loro
l’avrebbero di certo adorata, eppure non hanno
avuto la possibilità di ammirarla.
Persa
nei miei pensieri
passeggiavo tranquillamente sul tragitto dal lavoro a casa, che dista
ben
quaranta minuti, ma non mi pesa. D’altronde ci sono abituata
essendo ormai una
routine. D’un tratto avvertii l’assenza di gocce di
pioggia e volsi lo sguardo
al cielo per individuarne la causa, notando con un certo disappunto il
continuo
scrosciare dell’acqua sul marciapiede dinanzi a me. Un enorme
ombrello color
porpora si stagliava sulla mia testa e non mi ci volle molto per
individuare la
presenza al mio fianco. L’avrei riconosciuta tra mille.
Sospirai
affranta per
quell’incontro inaspettato e che per quanto per un certo
verso potesse essere
gradito, dovevo ammettere che il nostro continuo incrociarci andava
contro i miei
progetti. Iniziavo a sospettare mi stesse seguendo.
Si,
certo Lilian, lui non ha di meglio da fare che
seguire proprio te? Sciocca!
Tolsi
svogliatamente le
cuffie dell’i - pod dalle orecchie e salutai il mio
“amico”
“Daniel
..” dissi
atona.
Non
mi sfuggì il suo
sospiro rassegnato “Dovresti smetterla di camminare sotto la
pioggia! Ti
ammalerai …” mi ammonii scrutandomi preoccupato.
Probabilmente dovevo avere
l’aspetto di un pulcino mezzo annegato.
“Non
si saluta?” chiesi
fingendo di non aver udito le sue parole. Non avevo nessuna intenzione
di
rinunciare alle mie rilassanti passeggiate e sperai vivamente non
comunicasse
il mio hobby alla nonna. Non avrebbe affatto gradito.
Sbuffò
contrariato
probabilmente per il mio tono “Ciao Lily”
salutò debolmente
“Sai benissimo
quanto odio quel diminutivo”
esitai. Loro erano soliti chiamarmi
in quel modo “il mio nome è Lilian”
scandii
Sospirò
pesantemente,
ma come al solito non si alterò, non era nel suo stile.
Riusciva a mantenere la
calma in ogni situazione, anche la più snervante.
“Lo vuoi capire che mi
preoccupo per te? Delle volte ti comporti in modo strano”
mormorò amareggiato
“Sono
sempre stata
strana … dovresti conoscermi bene visto che ci frequentiamo
da più o meno
cinque anni!” cinque anni in cui sei diventato il mio tormento avrei
voluto
aggiungere, ma preferii tenere quel dettaglio per me
“Ci
frequentavamo
vorrai dire!” replicò mesto e potei notare la
punta di irritazione nel suo
tono, che come al solito finsi di non cogliere.
Scrollai
le spalle con
finta indifferenza “Sono impegnata con
l’università ed il lavoro .. lo sai
benissimo! In questo periodo non ho il tempo di uscire”
spiegai per l’ennesima
volta. Certo che come scusa potevo inventarne una migliore !
“è
per via di Josh? Da
quando vi siete lasciati hai smesso di uscire con noi!”
constatò alterato.
Alzai
gli occhi al
cielo “Sono stata io a lasciare lui, perché dovrei
crearmi problemi a vederlo?
Siamo ancora amici e ci sentiamo spesso, per non parlare che
frequentiamo gli stessi
corsi”
Josh
era uno dei
ragazzi che usciva nel nostro gruppo, dopo essermi resa conto del mio
amore non
corrisposto per Daniel decisi di ripiegare su di lui le mie attenzioni,
un po’
come fonte di distrazione un po’ perché, per
quanto non provassi amore o
attrazione per lui, lo consideravo una delle persone più
dolci del mondo.
Credevo potesse realmente nascere qualcosa tra noi, ma non fu
così, sfortunatamente
per entrambi, e dopo qualche mese decidemmo di troncare il rapporto,
restando
semplicemente amici. Aveva compreso l’intensità
dei miei sentimenti per Daniel.
Desiderai spesso in quel periodo riuscire ad innamorarmi di Josh, avrei
avuto
molti meno problemi.
Mi
sentii afferrare per
il braccio e mi voltai perplessa verso Daniel che mi scrutava con un
cipiglio
inquisitore, che ben prestò mutò in
un’espressione tutt’altro che allegra “Mi
stai evitando?” domandò inquieto
Mi
lasciai scappare una
risata nervosa. Ci aveva preso in pieno, per la prima volta in vita sua
era
venuta fuori un minimo perspicacia. Certo con quasi un anno di ritardo
…
meglio
tardi che mai
“Secondo
te devo
necessariamente essere arrabbiata con qualcuno?” sbottai
strattonando il
braccio e tentando di cambiare immediatamente argomento, per uscire da
quel
campo minato
Ero
sempre stata
un’ottima attrice, attenta a non far trapelare dal mio volto
nessuna emozione
che non fosse quella da me prontamente scelta. Era un enorme vantaggio
soprattutto considerando che fino a qualche anno fa io e Daniel
vivevamo in
simbiosi. Ero sempre stata perdutamente innamorata di lui …
la mia prima cotta
che man mano si era trasformata in qualcosa di più. Lui, il
ragazzo della porta
affianco, bello, interessante e che mi considerava la sua migliore
amica e
niente oltre questo.
Ah
dimenticavo il suo carattere “leggermente”
incline al libertinaggio!
Sembrava
tanto una di
quelle soap ridicole trasmesse in televisione. Un vero
cliché. E pensare che
avevo sempre odiato quelle storielline frivole e scontate. Il destino
sa essere
beffardo, o più precisamente bastardo.
Si,
decisamente bastardo!
Comunque
a differenza
di quello che si vede in tv, io non consideravo una grande scelta
restare sua
amica, era solo un comportamento autolesionista vederlo girare con
qualche
ragazza, sentirmi narrare le lodi di una o di un’altra, visto
che la sua storia
più lunga non era durata che un mese … ma il
giorno peggiore fu quando decise
di narrarmi i dettagli del suo primo bacio.
Rabbrividii
a quel
pensiero e soprattutto al ricordo relativo a quella giornata atroce.
Dopo la
sua confessione passai l’intera notte a piangere disperata,
mentre l’immagine
di lui e della sua amichetta mi invadevano la mente.
Una
tortura gratuita
che mi aveva portato a ponderare un’opzione meno masochista:
evitarlo,
sciogliere man mano quell’amicizia malsana che si era creata
ed iniziare a
spostare la mia attenzione altrove. Per mia sfortuna ero riuscita a
mettere in
pratica solo la prima parte del piano, la seconda era ancora in via di
elaborazione e speravo ci sarebbe rimasta ancora per poco.
Lui
sbuffò ridestandomi
dalle mie elucubrazioni “Lily io proprio non ti capisco,
eravamo amici fino ad
un anno fa. Praticamente inseparabili, poi senza un motivo da un giorno
all’altro sei scomparsa” mormorò
malinconico. Sapevo che in fin dei conti
teneva alla nostra amicizia, ma per me non era sufficiente. Non
più almeno.
“C’è
ben poco da
capire, sono impegnata!” sbottai furente. Possibile non
comprendesse il vero
motivo? Eppure non mi sembrava essere un gran mistero.
“Stasera
uscirai con
noi? Sei tornata presto da lavoro!” constatò
sorridendomi beffardo, mentre io
maledicevo il fato infame che quel giorno aveva deciso di punirmi.
Ok,
io devo essere stata molto cattiva in una mia
vita passata e adesso il mio karma negativo sta influenzando la mia
esistenza.
Cercai
di mantenere il
controllo prendendo un respiro profondo “Si .. più
tardi chiamo Claire per i
dettagli!” conclusi rivolgendo gli occhi al cielo e percorsi
di corsa gli
ultimi metri che mi separavano da cosa. Entrai sbattendo la porta in
malo modo
e mi diressi nella mia stanza barricandomi dentro.
Il
mio rifugio.
La
mia camera era
abbastanza piccola, le pareti lilla erano quasi totalmente coperte da
quadri e
cornici colme di fotografie della mia infanzia e dei miei amici.
Un’enorme
libreria di fronte la finestra conteneva i miei libri preferiti,
circondati da
ninnoli che avevo collezionato nel tempo, il collezionismo era sempre
stata una
mia passione. Una delle mensole era riservata alla mia vasta collezione
di
pietre: ametista, quarzo, occhio di tigre, acqua marina …
accanto alle quali
faceva bella mostra il piccolo incensiere ad olio.
Una
bella quantità di
candelabri in stile etnico erano distribuiti per la stanza, sorreggendo
candele
colorate e profumate. Ero solita accenderle di rado, soprattutto nei
momenti di
maggiore nervosismo, ma per non intaccare l’immagine
complessiva, conservavo in
un cassetto un bel po’ di candele di riserva.
Forse
in questo potevo definirmi leggermente
maniacale.
Quella
camera
rispecchiava completamente il mio modo di essere e le mie passioni, mi
ci erano
voluti anni per poterla personalizzare al meglio, ma potevo di certo
dirmi
soddisfatta del risultato, seppur cozzasse non poco con il resto della
casa.
Vivendo con mia nonna la modernità non poteva certo essere
padrona dell’arredamento.
Il mobilio dimostrava a pieno la sua età avanzata, mentre
l’immensa quantità di
dipinti che costellavano le pareti non erano che il ricordo della
passione del
nonno per la pittura. Mi ero sempre chiesta come lei potesse vivere
circondata
dai ricordi, io non sarei mai riuscita a camminare per quella casa
senza
scoppiare in un pianto convulso. Lo avevo conosciuto poco e questo mi
aveva
permesso di prendere la notizia in modo meno disperato di quello che la
mia indole
mi imponeva. Di lui avevo solo qualche lettera di auguri e pochi
ricordi di
infanzia, quando i miei genitori decidevano di tornare in America, cosa
alquanto rara, sebbene fosse desiderio di mia madre vivere nella sua
città
natale.
Il
giorno del funerale
dei miei ero stata costretta a questo trasferimento improvviso,
lasciando la
Spagna, per vivere dalla nonna, sebbene la conoscessi ben poco. In
compenso una
donna tanto adorabile non poteva non essere apprezzata e non mi ci
volle molto
per affezionarmi a lei irrimediabilmente. Nonna Ines ha oltre
settant’anni, un
metro e cinquanta di donna tutta rotondetta, i capelli ormai bianchi
conservano
ben poco del loro colore originario, un marrone rossastro, mentre i
suoi occhi
tanto simili ai miei nella loro tonalità, mi ricordano
inevitabilmente mia madre.
Da giovane doveva essere una splendida ragazza, da come confermavano
anche le
foto che di tanto in tanto ero riuscita ad ammirare.
Anche
la mia mamma era bellissima e papà non perdeva
occasione per ribadirlo.
Stanca
e non poco
turbata, decisi di deviare i miei pensieri altrove ed iniziai a pensare
alla
serata che mi attendeva, che oltretutto si prospettava non poco
estenuante. Non
sapevo nemmeno se Daniel aveva qualche nuova fiamma, ma
l’idea di vederlo
amoreggiare con qualcuna mi alterava all’inverosimile.
Possibile non
comprendesse ?
Sospirai
gettandomi a
peso morto sul letto, affondando nell’immensa trapunta
violacea, e
abbandonandomi ai ricordi dei giorni tranquilli ormai trascorsi da
tempo,
seppur non fossero poi così distanti.
Il
mio arrivo a
Vancouver era stato traumatico, essendo un luogo tanto diverso dalla
Spagna, ma
soprattutto per il trauma del lutto e l’inizio della mia vita
con la nonna che
nemmeno conoscevo. E fu in quei primi giorni che conobbi Daniel, era
sempre
stato carino, sebbene cinque anni fa fosse poco più che un
bambino. Aveva
compiuto da poco quattordici anni. Legammo immediatamente seppure i
nostri
caratteri fossero ben diversi, io schiva e solitaria, lui solare e
socievole.
Mi sentii irrimediabilmente attratta da lui, forse proprio per questa
differenza tra noi, lui era ciò che io avrei desiderato
essere. Felice e senza
pensieri …
Arduo,
considerando il pericolo che costantemente
incombeva su di me sin da allora.
Poi
con il tempo quei
sentimenti erano mutati trasformandosi in qualcosa di più
“forte”, dettata
anche da un’attrazione fisica non indifferente.
Effettivamente lui non poteva
che essere definito bello. Alto più o meno un metro e
ottanta, i muscoli sempre
ben in vista sotto le maglie aderenti che adorava, merito degli anni di
palestra, il suo egocentrismo era pari a ben pochi, per non parlare
della sua
fissazione per l’aspetto fisico. Dovevo ammettere che avevo
sempre detestato
questo suo lato frivolo. Eppure quei suoi occhi neri e penetranti
riuscivano
ugualmente ad ammaliarmi, tanto che spesso mi ero persa in fantasie
poco caste
su di lui. Desideravo poter accarezzare quei suoi capelli castani e
ricci
dall’aria ribelle, che gli davano un’aria
decisamente sexy, per non parlare
delle sue labbra …
Ok,
Lilian ora basta o rischi di saltargli addosso
stasera mi
ammonii mentalmente.
Un
nuovo sospiro mi
sfuggì, ero un caso senza speranza. L’idea di
vederlo non mi allettava per
nulla, avevo il terrore di scoprirmi troppo, ma per quella sera avrei
dovuto
fare buon viso a cattivo gioco, avrei dovuto dimostrare a tutti che non
li
evitavo di proposito, ma solo a causa dei miei improrogabili impegni.
Afferrai
il telefono componendo il numero di Claire, ormai evitavo anche lei da
mesi e
questo mi faceva sentire un vero schifo. Ma non volevo ammettere con
nessuno la
mia debolezza, perché non vi era dubbio sul fatto che fossi
una debole
ragazzina innamorata, incapace di affrontare i propri tormenti a testa
alta.
Preferivo scappare.
In
fondo la fuga era ciò che mi riusciva meglio,
eppure se così non fosse stato non sarei sopravvissuta
ancora per molto.
Avrebbero preso anche me quel giorno.
Dopo
pochi squilli una
voce arzilla dall’altro capo del telefono mi
strappò un sorriso “Chi non muore
si rivede”
“L’erba
cattiva non
muore mai” ribattei sghignazzando
La
sentii ridere di
rimando “Abbiamo
deciso di parlare per
proverbi?”
“No,
meglio lasciar
perdere, non ne ho abbastanza per poter incamerare un’intera
conversazione in
questo modo” replicai divertita
“a
cosa devo questa
bella sorpresa?” chiese allegramente. Dalla sua voce potevo
percepire la gioia
di potermi nuovamente sentire, probabilmente aveva compreso che il mio
allontanamento non era immotivato, perché non vi era traccia
di ostilità o
rammarico nel suo tono.
È
questo il motivo per cui l’adoro, sempre
comprensibile …
Sospirai
“Daniel mi ha
detto che stasera vi vedete e mi ha invitata! Spero non ti
dispiaccia!”
fingendomi accorata e sperando invano che mi comunicasse un rinvio
dell’uscita.
Un
urletto di gioia
rischiò di perforarmi un timpano, facendo crollare le mie
speranze di salvezza
“ Ma è meraviglioso!! Non sai quante
novità!” trillò contenta. In quel
momento
la immaginai a saltellare per la stanza e conoscendola era anche
abbastanza
probabile.
“Novità?
Nel nostro
gruppo?” esitai “Una nuova ragazza per il nostro
Daniel?” domandai ridacchiando
fingendo indifferenza, mentre dentro di me logoravo dalla gelosia
“No
no, un amico di
Josh si è unito al nostro gruppo!” mi
spiegò in tono sempre più entusiasta
Corrugai
la fronte
scettica, probabilmente dovevo avere un’espressione molto
buffa, ma ero davvero
sorpresa. Josh non era mai stato un tipo socievole e quei pochi amici
che aveva
li conoscevo, essendo lui l’unico con cui ero rimasta
realmente in contatto.
Probabilmente perché era anche l’unico che sapeva
della mia mostruosa cotta per
Daniel.
Claire
interpretò il
mio silenzio come un invito a continuare a ciarlare riguardo questo
fantomatico
ragazzo, che aveva definito straordinariamente bello. Quando finalmente
la
telefonata ebbe termine conoscevo di quel poveretto “Vita
morte e miracoli”. Mi
preparai in attesa di quella serata, mentre una strana ansia cresceva
in me e
ben presto ne avrei compreso il motivo. Mi concessi un bagno caldo, nel
vano
tentativo di rilassare i nervi e decisi che per quella sera avrei fatto
un
piccolo strappo alla regola, vestendomi in un modo più
consono ad una ragazza
della mia età, non che normalmente mi vestissi come mia
nonna, ma tendevo a
prediligere cose comode, fonte di continue critiche da parte delle mie
amiche.
“Lili
ma quando getterai quell’insulsa tuta?
Lilian
per l’amore del cielo butta quelle scarpe!
Lily
bla bla bla bla”
Ero
costretta a
sentirmi ripetere le stesse frasi di continuo, non che me ne curassi
particolarmente, ma talvolta sapevano essere veramente estenuanti.
Il
corpo è mio e mi vesto come dico io!
Mi
osservai allo
specchio e dovetti ammettere che il risultato non era poi male. I miei
capelli
rossi e mossi ricadevano morbidi sulla schiena, appuntati debolmente
con un
fermaglio in argento, un leggero tocco di ombretto ed un filo di matita
incorniciavano i miei occhi grigi, tratto caratteristico della mia
famiglia,
più precisamente delle donne della mia famiglia. Ed infine
un filo di
lucidalabbra. Per gli abiti avevo scelto dei semplici jeans a bassa
vita con
una magliettina rossa attillata, con qualche strappo dietro la schiena
e una
scollatura generosa. Non rinunciai alle mie immancabili scarpe da
ginnastica,
comode e pratiche.
Al
diavolo i tacchi, sono solo delle trappole
mortali.
Andai
in cucina per
avvisare la nonna della mia serata e rimase stranamente sorpresa dalla
notizia,
probabilmente per il periodo di reclusione che mi ero autoimposta.
Però non
parve interessarsi particolarmente della novità, non
indugiando a chiedere
spiegazione come al solito.
Che
strano
pensai tra me
La
mia amica puntuale
come un orologio svizzero si presentò alla porta di casa
mia, trascinandomi
letteralmente fuori e scaraventandomi in macchina. Questo suo lato
irruente non
mi era affatto mancato, delle volte sembrava esagitata e personalmente
ritenevo
facesse anche un po’ paura. Ridicolo pensando a
ciò che i miei occhi avevano
visto negli anni e alle stranezze che ero stata costretta a subire.
“è
stupendo” mormorò
per l’ennesima volta con lo sguardo sognante “ e
quella barbetta lasciata
leggermente incolta lo rende così sexy”
Alzai
gli occhi al
cielo“Certo … considerando che lo dici di ogni
ragazzo che vedi, immagino ci
sarà da fidarsi” ghignai facendola imbronciare.
Quella ragazza non sapeva
accettare la verità.
In
meno di dieci minuti
giungemmo a destinazione, nient’altro che uno spiazzo che
affacciava sul mare,
dove i miei amici erano soliti riunirsi. Era un bel posto ed il
panorama che si
godeva era uno dei migliori, unica pecca era il problema
“coppiette”, infatti
era il tipico ritrovo degli innamorati.
Proprio
il luogo adatto per il mio umore.
I
miei amici sgranarono
gli occhi notando la mia presenza accanto a Claire, che sorrideva
sorniona. A
quanto pareva non li aveva avvertiti, strano però che non lo
avesse fatto
Daniel che era solito spifferare tutto a tempo record.
“Non
ci credo Lilian è
davvero qui con noi? Oppure è solo un miraggio”
borbottò Mathias fingendosi
sconvolto, mentre con fare teatrale si avvicinava a me.
Salutai
i miei vecchi
amici contenta che in quel momento Daniel non fosse ancora giunto. Non
chiesi
informazioni, avevo la sensazione fosse con una delle sue fiamme e
preferivo
non averne conferma. La serata trascorse tranquilla tra uno scherzo ed
un
altro, mi erano mancati non poco, e mi stavo godendo le chiacchiere.
C’erano
state non poche novità e si stavano premurando di
aggiornarmi su ogni singolo
evento, anche il più insulso. Tutto, ma proprio tutto!
Margaret decise
addirittura di elencarmi tutti i capi nuovi aggiunti nel suo armadio e
se non
fosse stato per Josh che gentilmente era accorso in mio aiuto, sarebbe
passata
anche alle scarpe.
“Josh
ti ho mai detto
che ti adoro e che sei il mio angelo custode?” bisbigliai
attaccandomi
spasmodicamente al suo braccio
Annuì
sghignazzando.
Sentii una mano stringermi l’avambraccio e mi girai curiosa
“Lily guarda sta
arrivando” sibilò Elen con
un’espressione buffa dipinta in viso, un incrocio
tra uno sguardo sognante e il volto di una persona dinanzi alla sua
torta
preferita. Stava praticamente sbavando.
Sogghignando
indirizzai
lo sguardo verso il punto indicatomi dalle mie amiche, non avevano
fatto altro
che tessermi le lodi di quel ragazzo per tutta la sera, elogiandomi i
suoi
occhi neri, i capelli castano chiaro, fisico asciutto. Mi avevano
stordito con
tutte quelle chiacchiere
“Hey
Luke ti ricordi
della nostra amica di cui ti abbiamo parlato? Ci ha raggiunto anche lei
stasera!” esclamò Mathias preso da una strana
euforia.
Spalancai
la bocca
sconvolta da quella visione, ma non per il medesimo motivo di Claire e
le
altre. Dinanzi a me quel maledetto di Lucas mi sorrideva beffardo
mostrando la
sua espressione più innocente. Non era cambiato poi molto e
le descrizioni
delle mie amiche non gli rendevano giustizia. Era decisamente sexy!
Decisamente
più alto dall’ultima volta che ci eravamo
incontrati, doveva aver raggiunto il
metro e novanta, ma ciò che mi sconvolse maggiormente fu il
suo fisico
decisamente più robusto. Non era il tipico ragazzo
bellissimo che si può
ammirare sulla copertina di un giornale, ma il suo fascino era
innegabile.
“Ti
avevo detto che era
bellissimo” sussurrò la mia amica interpretando
male il mio silenzio
Deglutii
rumorosamente
incapace di proferir parola, completamente sconvolta da
quell’incontro
imprevisto
Allungò la mano
verso di me “Io sono Luke, tu
devi essere Lilian, tanto piacere di conoscerti” disse suadente facendomi
l’occhiolino.
Brutto
bastardo …
Ghignava
divertito
dalla situazione quel maledetto, si dilettava come al solito a
prendersi gioco
di me.
“Luke,
piacere” sibilai
a denti stretti, lasciando straniti gli altri. Non era una mia
consuetudine
comportarmi sgarbatamente, ma con lui era sempre stato istintivo, un
odio a
pelle oserei dire. Anche se con molta probabilità era
causato dall’imposizione
di averlo sempre attorno.
“Ti
odio” mormorai
sapendo che mi avrebbe di certo sentita, grazie al suo udito nettamente
più
sviluppato rispetto a qualsiasi altro umano.
“Ora
che sono state
fatte le presentazioni che ne dite di andare al pub a mangiare
qualcosa? Ho una
fame assurda …” borbottò Mathias,
affamato come suo solito. Che fossero le tre
del mattino o le nove di sera non faceva alcuna differenza, a parer suo
ogni
momento era buono per mangiare, e ciò era evidente dal suo
fisico abbastanza
rotondetto.
Scossi
il capo un po’
divertita e un po’ allucinata, cercando di deviare i pensieri
da quella figura
che mi scrutava di sottecchi, entusiasta di essere riuscita a cogliermi
in
fallo.
“mio
caro Luke, metterò in conto anche questa”
pensai adirata
Giungemmo
velocemente
al locale e non dovemmo attendere molto per prendere posto, essendo
quasi
vuoto. Con mio grande disappunto si sedette accanto a me, probabilmente
per
godersi la possibilità di punzecchiarmi per
l’intera serata. Finsi di non
prestargli attenzione, volgendo il mio sguardo a Josh che mi osservava
confuso,
facendo scorrere il suo sguardo da me al suo nuovo amico. La
perspicacia era
una sua dote ed ero quasi convinta avesse intuito che Luke per me non
fosse un
estraneo, peccato che gli mancavano non pochi elementi per poter trarre
le
giuste conclusioni.
Determinati
segreti vanno mantenuti se non si vuole
rendere partecipi gli altri delle proprie disavventure e dei proprio
drammi, e
nel mio caso il sentirmi diversa era un ulteriore motivo per celare
quel
mistero che mi avvolgeva e che speravo non si dissolvesse per alcun
motivo.
Di
certo non volevo essere definita pazza … non
aspiravo al manicomio.
Sussultai
quando sentii
una mano poggiarsi al mio gomito ,con l’intento di attirare
silenziosamente la
mia attenzione “Niña
era da un po’ che non ci vedevamo!”
sussurrò suadente
Un
grugnito decisamente
poco femminile uscii dalle mie labbra “Cosa ci fai
qui?” sibilai sempre
puntando lo sguardo altrove, per celare il nostro scambio. Mancavano
solo i
pettegolezzi per rovinare completamente quella disastrosa serata.
Peggio
di così …
Lo
vidi recuperare il
bicchiere di birra e avvicinarlo mestamente alle labbra per celare il
suo
sorrisetto ironico “Diritta al punto! Come al
solito” bisbigliò
Non
so cosa mi
trattenne dal mettermi ad urlare, stava evidentemente eludendo le mie
domande e
questo non era mai un buon segno quando c’era lui di mezzo.
“Smettila di
scherzare … non sono in vena” sbottai fulminandolo
con lo sguardo, ma notando
la sua esitazione mi alzai e con una scusa mi recai sulla terrazza.
Recuperai
una sigaretta
dalla borsa, non ero un’accanita fumatrice, ma capitava che
in momenti di
particolare stress quel bisogno si facesse sentire. E la comparsa di
Lucas non
poteva non sortire un simile effetto.
“Il
fumo uccide” la sua
voce melodiosa mi arrivò irritante come al solito
“A
quanto pare su di me
incombe di peggio …” sussurrai lasciando la frase
in sospeso, sperando si
decidesse a darmi delucidazioni sulla sua improvvisa ricomparsa.
Era
svanito cinque anni
fa dopo il nostro ennesimo litigio, avevo sempre ritenuto assurdo dover
avere
continuamente una balia a vegliare su di me. Avevo rinnegato la magia,
dopo la
morte dei miei genitori a causa Loro,
mi ero rifiutata di perpetuare quella follia collettiva. Che ci fossero
anche
cento licantropi a proteggermi non sarebbe bastato, loro mi avrebbero
trovata
ed eliminata.
Le
lacrime trattenute
iniziarono a scendere copiose sulle mie gote,erano anni che non
piangevo,
tentando in ogni modo di apparire forte e determinata agli occhi degli
altri.
Odiavo essere oggetto della loro pietà, odiavo essere
compatita … ma con Luke
la mia maschera cadeva e forse questo era uno dei motivi della mia
ostilità
verso di lui.
Mi
tirò a se cercando
di consolarmi “Non ti accadrà nulla!”
mormorò dolcemente
“Allora
perché sei
tornato! Nel nostro patto questo non era previsto … io avrei
rinunciato ai miei
poteri e di conseguenza alla tua protezione, per poter vivere entrambi
una vita
normale! Ti ho dato la libertà e non riesco a comprendere il
motivo del tuo
ritorno” urlai divincolandomi dal suo abbraccio e guardandolo
truce
Si
passò una mano tra i
capelli, era un gesto che usava fare quando era teso “Sai
benissimo che non è
così semplice” mormorò
evitando di
incrociare il mio sguardo. Da quel giorno non avevamo più
parlato, avevamo
posto fine a quella strana amicizia che ci legava. Era
l’unico modo per
ottenere entrambi la libertà da quelle assurde imposizioni.
Una
leggenda, seppur millenaria, non poteva muovere
i fili della mia vita! Non lo avrei permesso
Sbuffai
asciugandomi le
lacrime con le maniche della maglia sporcandole anche di trucco. Quella
non era
certo la mia serata fortunata.
Lo
sentii sospirare
pesantemente “Piccolina, è il mio compito e per
quanto tu possa opporti non
puoi!”
“Io
ho rinunciato ai
miei poteri e di conseguenza anche alla tua protezione”
ribadii per l’ennesima
volta, sebbene sapessi quanto non fosse tutto così semplice.
Mi
guardò truce “Strega
si nasce ed è impossibile rinunciare ai propri poteri! Sono
parte di te e sei
solo una mocciosa se credi di poter andare contro la tua
natura!” sbottò
furente
“Dillo
a mia madre”
bofonchiai con le lacrime agli occhi
“è
appunto per questo
che sono quì! Non puoi restare senza protezione, se loro
arrivassero …”
Lo
bloccai impedendogli
di continuare, sapevo benissimo cosa mi sarebbe accaduto in quel caso e
non
c’era bisogno di ribadirlo “Non mi importa, non uso
la magia quindi non possono
individuarmi!”
Alzò
gli occhi al
cielo, palesemente irritato “Stasera
sei
in vena di dire sciocchezze? Conosci bene le regole e anche i loro
mezzi! Ti
troveranno anche senza l’uso della magia, sarà
più complicato ma non
impossibile!”
Sbuffai
contrariata “e
cosa vorresti fare?” bofonchiai incrociando le braccia al
petto e ponendomi in
posizione di sfida.
“Sarò
la tua ombra”
concluse mentre un sorriso sornione si dipingeva sul suo volto.
Non
promette affatto bene
Mi
accigliai
guardandolo di sbieco “Devo aggiungere anche un letto nella
mia stanza?”
domandai ironica
“No
tesoro, tua nonna
mi ha ceduto la stanza accanto alla tua” ghignò
soddisfatto lasciandomi di
stucco
Strabuzzai
gli occhi
“Co .. come?” balbettai
“
Niña,
sono appena tornato da casa tua dove ho riposto i
bagagli!” continuò imperterrito trattenendo a
stento le risate. Probabilmente
dovevo avere un’espressione veramente buffa, ma in quel
momento non me ne
curai, essendo persa in maledizioni nelle più svariate
lingue.
Rettifico,
c’è sempre di peggio
“Ma
io non ne sapevo
nulla …” piagnucolai portandomi a sedere sul
muretto e gettando la sigaretta
ormai terminata. Non mi aveva tranquillizzata per nulla!
Sorrise
beffardo “Ho
deciso oggi! In realtà ho incontrato tua nonna per strada e,
dopo averle
raccontato tutto, ha deciso di ospitarmi da voi per rendermi
più semplice il
compito”
Boccheggiai
incapace di
proferir parola. Possibile fossero tutti contro di me? Mancava solo il
lupacchiotto a farmi da guardia del corpo per completare il quadro
della
disperazione.
Sospirai
contrariata ma
alla fine decisi di arrendermi, oppormi non sarebbe servito a nulla. La
nonna
si preoccupava per la mia salute e avrebbe fatto ogni cosa onde evitare
che mi
venisse fatto del male.
|
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Capitolo 2 *** 2/5 ***
Salve,
eccomi con il secondo capitolo! Di questa storia ho tutto
già scritto quindi posterò
una volta a settimana!
In tutto sono 5
capitoli!Avrei
voluto dividerli in capitoli + piccoli, ma
per il contest non potevano essere
più di 5 e suddividerli
ora
diventa
complicato! Ammetto che sono un pò lunghetti XD
Vabbè non mi dilungo oltre ... vi
ringrazio per le
recensioni e spero di poter leggere ancora i vostri commenti
...
Betato
by Whateverhappened
Risposta
recensioni a fine pagina♥
II
Passammo gran
parte del tempo a litigare e a
punzecchiarci. Più precisamente ero io che imprecavo in modo
decisamente poco
femminile contro di lui e le sue balorde idee. Purtroppo era tutto
ciò che
potevo concedermi, considerando che non aveva intenzione di alloggiare
altrove
o magari tornare a casa.
E
io devo pur sfogare in qualche modo la mia frustrazione!
Un dettaglio non
proprio insulso mi tornò alla
mente.
“come
lo spiegheremo agli altri?” domandai
arrendevole. Ribattere ancora sarebbe stato solo uno spreco di energie:
sin da
bambino Lucas era stato tremendamente cocciuto, non che io fossi da
meno, ma in
questo caso aveva l’appoggio della nonna, quindi avevo perso
in partenza.
Scrollò
le spalle “Sono tuoi amici quindi decidi tu”
ribatté atono.
Un dubbio mi
sorse “è una strana coincidenza che tu
abbia conosciuto proprio loro in una città tanto
grande?” mugugnai scrutandolo
scettica. Negli anni avevo compreso che le coincidenze non esistevano e
ciò mi
faceva temere avesse architettato un piano con i fiocchi pur di
incastrarmi,
costringendomi ad accettare la sua costante presenza. Nuovamente.
“Coincidenza?”
esitò “Chiamiamola così ..”
ghignò
sfrontato.
Strabuzzai gli
occhi e gli puntai un dito contro con
fare minaccioso “Lo sapevo”
esclamai
adirata. Ero pronta ad urlargli e a prenderlo a calci per la sua
cocciutaggine
e il suo ardire, ma con mio immenso rammarico fummo interrotti da
Claire, che
notando la nostra assenza aveva deciso di venirci a cercare.
Corrugò
la fronte perplessa, forse in cerca di una
spiegazione per l’intimità tra me e Luke,
considerando che per lei ci eravamo
appena conosciuti e in quel momento il suo viso era ad un palmo di
distanza dal
mio. Seppur per motivi ben differenti da quelli che poteva aver
immaginato lei.
“Ehi
voi due … siete qui! Vi stavamo cercando da un
pezzo …” mormorò
alternando il suo
sguardo tra me e lui.
Con mio grande
disappunto solo in quel momento notai
che la posizione in cui eravamo poteva essere mal interpretata e mi
spostai
velocemente.
“Claire,
scusaci! Stavamo discutendo!” bofonchiai
incrociando le braccia al petto e fulminando con lo sguardo Lucas che
intanto
ghignava spudoratamente, contento di essere la mia costante fonte di
imbarazzo.
Aspetta
che torniamo a casa … domani mattina ti avveleno il latte!
Non mi lasciai
sfuggire lo sguardo
malizioso che mi lanciò Claire.
“Avete
fatto subito amicizia …” ribatté
mesta.
Sbuffai
contrariata immaginando il
flusso di pensieri astrusi nella sua mente e decisi di porre termine a
quella
farsa prima di dar adito a pettegolezzi imbarazzanti. “No, ci
conosciamo da una
vita!” sibilai “Andiamo dagli altri, vi
spiegherò tutto!” borbottai sbrigativa.
Claire mi
osservò stranita dopo quella
rivelazione, ma non proferì parola sino a quando non
raggiungemmo i nostri
amici, intenti a portare avanti una discussione assurda sui capelli di
Matthias: a quanto pareva le ragazze avevano deciso di rimodernare il
suo look,
ma lui non sembrava essere molto d’accordo. Non appena
giungemmo in sala Claire
mi inchiodò con lo sguardo intimandomi a spiegare.
Oddio,
quando si comporta da despota mi fa davvero paura!
Sospirai
rassegnata pronta
ad immolarmi. “Ragazzi dovrei dirvi
una cosa …” annunciai per attirare su di me la
loro attenzione. Si voltarono
all’unisono scrutandomi curiosi, visibilmente preoccupati a
causa del mio
sguardo afflitto.
Ok,
lo ammetto, forse sto decisamente esagerando! Ma cosa posso farci se
questo è
l’effetto che Lucas ha su di me?
Un
pessimo effetto oserei aggiungere …
“Tranquilli,
non è nulla di allarmante,
Lily è solo melodrammatica” ghignò Luke
sorprendendo tutti per il tono
confidenziale che aveva usato.
Solo in quel
momento notai la presenza
di Daniel a tavola, stranamente sprovvisto di
una delle sue bamboline da compagnia. Mi lanciò
uno sguardo torvo ma non
me ne curai, avevo altri problemi per la testa in quel momento.
Mi accigliai e
decisi di parlare, onde
evitare che Lucas prendesse nuovamente l’iniziativa facendo
diventare la
situazione sempre più imbarazzante.
“Io e
Luke ci conosciamo sin da bambini,
era un amico di famiglia e siamo cresciuti assieme, almeno fino a
quando vivevo
in Spagna!” spiegai rapida fissando il bicchiere di coca cola
dinanzi a me,
trovandolo improvvisamente interessante.
Ecco,
ho sganciato la bomba.
Gli sguardi
incuriositi dei miei amici
mi trafissero creandomi non poco imbarazzo, naturalmente si stavano
domandando
il perché della messa in scena di poco prima.
“Perché
non ce lo avete detto subito?” chiese
Josh seriamente curioso, dando voce ai pensieri degli altri.
“Diciamo
che noi due non eravamo molto
amici, tutt’altro. Non perdevamo occasione per darci il
tormento a vicenda”
rispose Lucas limpidamente abbandonandosi disinvolto sulla sedia.
“Spiego
io o tu?” sibilai assottigliando lo
sguardo.
Alzò
le braccia al cielo con fare
teatrale “Ecco appunto” bofonchiò
sbuffando spazientito.
Fui sommersa da
una raffica di domande
riguardanti il mio passato, sul quale ero sempre stata piuttosto
evasiva e
quella volta non fui da meno, soprattutto per
l’impossibilità del rivelare la
vera origine del nostro assurdo rapporto. Riuscii ad eludere gran parte
delle
domande e Lucas fece altrettanto, anche se con meno maestria di me e
più di una
volta dovetti fermarlo dal svelare troppo. In compenso ne uscimmo sani
e salvi
e senza svelare nulla di pericoloso, anche se Lucas con qualche livido
di
troppo a causa di alcuni miei calci o gomitate. Purtroppo non tutti i
colpi
andarono a segno perfettamente e più di una volta Matthias
finì erroneamente
sulla mia traiettoria, precisamente il suo stinco. Ma in compenso
potevo
ritenermi più che soddisfatta, almeno sino a quando lui non
decise di comunicare
a tutti la grande novità, evidente frutto della cospirazione
che era stata
perpetuata a mio danno.
“Sarò
ospite da lei per i prossimi mesi”
disse con una tranquillità allarmante, ammutolendo
l’intera comitiva.
A quelle parole
la coca cola, che stavo
tranquillamente bevendo ,mi andò di traverso rischiando di
farmi passar a
miglior vita prima del tempo.
Meno
male che il suo compito è quello di proteggermi …
Lo guardai truce
mentre gli altri mi
scrutavano stupefatti in attesa di una conferma. Non potei far nulla
oltre a un
cenno con il capo: probabilmente se mi fossi azzardata a parlare, dalla
mia
bocca sarebbero uscite solo parole poco consone e
“leggermente” scurrili.
“Renegado”
mormorai furente.
In risposta lo
vidi sorridere beffardo.
“Questa
me la paghi razza di cagnaccio
sadico …” sibilai in un sussurro tanto flebile da
non poter essere udito da
orecchie umane.
“Perché
non ci hai detto nulla, Lily? È
per questo che stasera sei uscita con noi?” mi
domandò concitato Daniel. Non
compresi il motivo di quel tono, ma non me ne curai, avendo ben altro
per la
testa, ad esempio come uccidere Lucas nel modo più doloroso
possibile.
Uomini
… soffrono tutti di personalità multipla e sbalzi
d’umore, e poi osano
lamentarsi di noi donne! Bha!!!
Sospirai
sommessamente “Veramente questa
novità mi è stata comunicata meno di dieci minuti
fa! La mia cara nonnina ha
omesso questo particolare” soffiai celando a malapena la mia
irritazione.
Luke
scoppiò in una fragorosa risata
“Sapeva ti saresti infuriata” esitò
prendendo fiato “infatti le ho promesso che
le avrei raccontato tutte le tue assurde reazioni!”
terminò piegandosi in due
dalle troppe risa.
Lo osservai
allibita mentre gli altri si
univano a lui deridendomi. Iniziai a sospettare ci fosse un complotto a
mio
danno, non c’erano altre spiegazioni plausibili.
Mi
odiano, ecco scoperto l’arcano mistero.
Trascorremmo il
resto della serata a
chiacchierare, ma non mi sfuggirono le occhiatine maliziose che si
scambiavano
le mie amiche, e sospettai anche quale fosse il motivo. Dal canto mio
tentai in
ogni modo di non dare adito ad ulteriori pettegolezzi, tenendomi a
debita
distanza da Lucas, anche se il motivo principale era che se lo avessi
avuto
vicino nulla mi avrebbe trattenuta dallo strangolarlo per la magra
figura che
mi aveva fatto fare. Ma alla fine anche quell’orribile serata
ebbe termine
seppur non nel migliore dei modi.
Direi
degna conclusione visti gli eventi.
Infatti,
dopo aver salutato tutti fui costretta a tornare a casa con
il mio amico,
dovendo giungere nello stesso luogo non avevo avuto motivo di oppormi,
ma ciò
non mi impedì di sfoderare la tattica del mutismo. Sapevo
benissimo che non mi
avrebbe comunicato il reale motivo del suo ritorno, ma fino a quel
momento mi
sarei categoricamente rifiutata di parlargli.
Per tutto il
tragitto non proferii
parola e il silenzio fu riempito solo dalle note della radio che
trasmetteva
musica anni ‘ 70. Non feci una piega e fissai il passaggio
scorrere fuori dal
finestrino sino a quando non vidi la palazzina grigio sporco dove era
situata
la mia adorata casa che da quel momento in poi avrei dovuto condividere
con la
bestia accanto a me. Senza degnarlo di uno sguardo uscii
dall’auto dirigendomi
in casa e, senza salutare la nonna a causa del brutto scherzo al quale
aveva
collaborato, mi rintanai nella mia camera con l'intenzione di rimanervi
sino
alla mattina seguente, quando recuperata un po’ di calma mi
sarei premurata di
esporre i miei reclami alla nonna che aveva preso una decisione
importante
senza nemmeno consultarmi.
In
fondo anche io vivo in questa casa … sarebbe stato opportuno
chiedere il mio
parere.
Sentii i passi
di Lucas attraversare il
corridoio e avvicinarsi alla mia porta, ma non vi si fermò
se non per qualche
secondo per poi procedere verso la sua stanza. In quel momento mi
sembrò di
essere catapultata nel passato.
La Spagna, la
mia casa, la mia famiglia.
Erano ormai svariati anni che quelle immagini non riaffioravano,
probabilmente
perché tentavo in ogni modo di evitare che ciò
accadesse. Sembravano passati
secoli e non pochi anni. Quel giorno di maggio la mia vita e le mie
certezze si
erano sgretolate come un castello di sabbia, lasciando nelle mie mani
solo
polvere e tante bugie da dover raccontare. Per tutti i miei erano morti
in un
tragico incidente stradale, nel quale la macchina era stata
violentemente
scaraventata in un burrone rendendo irriconoscibili anche i loro corpi,
ma la
realtà era tutt’altra. Quei mostri, che osavano
definirsi umani, avevano
trovato mia mamma e si erano premurati di dare il suo corpo in pasto
alle
fiamme - “per purificare il mondo
dal
male”, dicevano, - mentre
mio padre
non era stato che una vittima innocente per perpetuare la loro causa.
Si
trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Preda di quei
pensieri angoscianti e dei
singulti caddi in un sonno profondo, sfiancata dalle lacrime.
La mattina
seguente mi svegliai più
stordita del solito e con mio sommo orrore notai le marcate occhiaie e
gli
occhi rossi per il pianto, che rendevano il mio viso più
scarno del solito.
“Maledizione,
sembro uno zombie!” urlai
portandomi le mani sul volto.
“Ehi
non fare casino, qui che gente che
dorme!” tuonò Lucas dalla stanza accanto,
facendomi sobbalzare.
“Maleducato”
soffiai a denti stretti,
prima di avviarmi in cucina per la colazione. Erano le nove passate e
non era
mia abitudine dormire tanto, ma la serata precedente mi aveva
sfiancato. Notai
un foglietto sul piano cottura.
“Buon
giorno tesoro, stamane ho una visita
medica ma, non temere, tornerò per pranzo. Ho lasciato
pronte le frittelle per
te e per Lucas.
Nonna”
Lessi
il bigliettino rigirandolo tra le mani,
nell’ultimo periodo la nonna si sottoponeva a continue
visite, questo iniziava
a preoccuparmi non poco. Con uno sbuffo colmo di apprensione mi avviai
verso le
meravigliose frittelle che la nonna aveva preparato. Era sempre stata
un’ottima
cuoca, io a differenza sua non combinavo che pastrocchi immangiabili in
cucina.
Qualche anno fa provai inutilmente a preparare una torta,
ciò che ne venne
fuori era inguardabile, per non parlare del sapore tutt’altro
che gradevole.
Rabbrividii al pensiero di quello scempio, mia nonna mi derise per
giorni. E
come darle torto.
Quasi
quasi avveleno Luke con uno dei miei dolci …
Dei passi
pesanti mi riportarono alla
realtà e potei notare Lucas che trascinava i piedi fino alla
cucina,
strofinandosi gli occhi come un bambino. Ridacchiai, vedendolo in quel
modo
sembrava così dolce da non poter certo immaginare fosse un
licantropo dalla
forza inaudita.
“Ti
odio” biascicò rivolgendomi
un’occhiata truce. Avevo dimenticato quanto potesse essere
irritabile di primo
mattino.
“La
cosa è reciproca” ghignai mentre
recuperavo le ultime cose per la colazione e davo inizio
all’eterna lotta tra
la mia persona e la macchinetta del caffè.
“Ma
come fai ad essere tanto energica a
quest’ora?” bofonchiò
allungando le mani
verso il piatto di frittelle.
Sospirai
“non tutti sono fannulloni come
te, io durante la settimana a quest’ora sono già a
lavoro da un pezzo” spiegai
alzando lo sguardo al cielo.
Sgranò
gli occhi “Stai per caso dicendo
che dovrò alzarmi a quest’orario tutti i
giorni?” domandò con un verso
strozzato.
“Nessuno
ti impone di seguirmi” sbottai
innervosita al pensiero di essere pedinata.
“Se
così non fosse sarebbe inutile la
mia presenza in questa casa.”
“Allora
perché non te ne vai?” urlai
voltandomi a fissarlo.
Sbuffò
contrariato “Senti” esitò
fissandomi intensamente “ non ho intenzione di passare il
resto dei mie giorni
a litigare con te, quindi facciamo una tregua e smettiamola di
punzecchiarci!”
“Il
resto dei tuoi giorni?” domandai
allibita. Ma che intenzioni aveva?
Già
immaginavo me e Lucas in una casa di
riposo, seduti su due sedie a dondolo a litigare per il telecomando.
Una scena
a dir poco agghiacciante.
“Ci
stai immaginando da vecchi che
litighiamo?” ghignò divertito, probabilmente della
mia espressione sconcertata.
Mi limitai ad
annuire, ancora immersa in
quella spiacevole fantasia.
“Saresti
una vecchietta molto carina”
mormorò prima di lasciarmi da sola in cucina più
stordita del solito.
Ahi
ahi,se continuiamo così rischierò di impazzire.
Con mio grande
stupore i giorni si
susseguirono veloci e la presenza di Lucas, seppur inquietante per la
sua costanza,
in alcuni casi sapeva essere anche gradevole. Non che avessimo un
rapporto
pacifico, anzi, gran parte del tempo ci rivolgevamo battutine mordaci,
ma in
compenso era bello avere qualcuno oltre la nonna con cui poter parlare
liberamente. Lui conosceva la mia storia e condivideva con me questa
vita a
metà tra due mondi, sebbene forse la sua situazione fosse
leggermente più
disperata della mia. Almeno io ero totalmente umana, solo con qualche
optional,
seppur mi fossi categoricamente imposta di non utilizzare la magia.
Ciò però
non mutava la situazione, restavo comunque una strega nel sangue. E
negarlo
risultava un inutile sforzo.
Per tutta la
settimana, però, Lucas non
fece che lamentarsi dei miei orari estenuanti,
all’università si imbucava ai
miei corsi, mentre quando dovevo recarmi al lavoro si metteva a girare
per i
corridoi del palazzo, vigilando sulla mia sicurezza. Sempre munito del
suo
blocco di appunti, diceva che il pedinamento era fonte di grande
ispirazione
per il suo nuovo libro. E chi ero io per contestarlo?
In realtà un po’
mi dispiaceva per lui, tutta quella
situazione doveva essere non
poco noiosa e questo in un certo senso mi spinse ad essere un
po’ meno scorbutica,
ma solo un po’! In fondo avevo la sensazione che gradisse i
nostri battibecchi
…
Che
strano ragazzo.
Sabato sera
tornammo a casa entrambi
estenuati per la settimana stressante e ci abbandonammo sul divano
sotto lo
sguardo divertito della nonna.
“Oggi
sei tornata particolarmente tardi
da lavoro” constatò avvicinandosi e accarezzandomi
i capelli gentilmente e
rivolgendo un sorriso dolce a Lucas che la fissava amorevole. In fondo
la
considerava un po’ anche sua nonna, seppur l’avesse
incontrata non più di un
paio di volte durante la nostra infanzia. Quasi quanto me oserei dire.
Annuii stravolta
“Avevo dei moduli da
sistemare” spiegai accoccolandomi su un cuscino dando uno
spintone a Luke che
vi si era seduto sopra.
Lui
sbuffò impercettibilmente, ma si
rianimò subito quando la nonna ci comunicò che
era pronto in tavola. Ci avviammo
in cucina affamati e, mentre lei andava a letto a causa
dell’ora tarda, noi
cenammo tranquilli.
Luke mi
scrutò sottecchi “Non esci
normalmente il sabato sera?” mi chiese curioso, stranamente
senza ironia.
“No”
risposi atona indirizzando il mio
sguardo alla fetta di carne nel mio piatto.
“È
per Daniel?” domandò innocentemente.
Strabuzzai gli occhi e lo fissai sconvolta.
Non
può averlo detto davvero.
“C ..
come?” biascicai confusa.
“Non
crederai che non abbia notato come
lo guardi? È palese la tua attrazione per lui” mi
comunicò come se nulla fosse,
facendomi rischiare la tachicardia.
“Vuoi
dire che gli altri hanno notato
…?” non riuscii a celare il mio tono vagamente
allarmato.
Fece un segno di
diniego “Io ti conosco
da quando eri bambina, per me non hai segreti!”
spiegò sempre senza scomporsi.
Quella calma mi stava seriamente dando sui nervi, io avevo rischiato un
infarto
credendo che tutti avessero scoperto il mio interessamento per Daniel e
lui
invece sembrava stesse parlando del tempo.
Lucas,
quanto ti odio!!!!!!
Grugnii
esasperata recuperando il mio
piatto e riponendolo nella lavastoviglie, quel discorso mi aveva tolto
l’appetito. Così mi avviai nel salone con
l’intento di vedere un bel film.
Iniziai a fare zapping tra i canali, sperando di trovare qualcosa di
vagamente
interessante, ma il massimo a cui potei aspirare fu un documentario
sull’accoppiamento degli ippopotami.
“Hai
dei gusti strani” mormorò arrivando
nel salone.
Alzai gli occhi
al cielo. “Tu non sai
cosa trasmettono sugli altri canali” ribattei acida.
Iniziò
a guardarsi attorno. “Non hai
nessun dvd?”
Gli indicai un
mobiletto dove io e la
nonna avevamo riposto cassette e dvd, in realtà di mio non
c’era quasi nulla,
non ero mai stata un’amante della televisione e del cinema.
Eppure qualcosa
attirò l’attenzione di Lucas, perché lo
vidi afferrare una custodia e voltarsi
verso di me con un sorriso gioioso, evento raro in lui visto che non vi
era
traccia di ironia o malizia. Si avvicinò al lettore senza
comunicarmi la sua
scelta, inserendo il cd e raggiungendomi sul divano. Lo scrutai
perplessa ma
non dissi nulla, curiosa di sapere su cosa fosse ricaduta la sua
scelta, ma
soprattutto per capire cosa lo avesse entusiasmato in quel modo. La
musichetta
di presentazione mi rivelò l’arcano, strappandomi
un sorriso.
“Robin
Hood della Disney!” esclamai
concitata. Non sapevo nemmeno che la nonna lo avesse comprato, avevo
sempre
adorato quel cartone, sin da bambina era stato il mio preferito. Amavo
Robin
Hood in versione volpe, ma soprattutto mi divertivano il Principe
Giovanni e
Bis. Non potevo credere che Lucas ricordasse davvero un simile
particolare e
stranamente dovetti contenere il mio entusiasmo per non gettargli le
braccia al
collo. Rimasi piacevolmente sorpresa.
Guardammo tutto
il film mentre io ripetevo
le battute delle scene che preferivo, lo avevo visto così
tante volte che anche
a distanza di anni rammentavo alcuni spezzoni. Tutto questo sotto lo
sguardo
divertito di Lucas che invece fischiava e cantava le canzoni. Non so
come verso
la fine del film mi ritrovai appoggiata alla sua spalla, leggermente
intorpidita dal sonno, persa nei ricordi del passato.
“Da
bambini mi costringevi a vederlo
almeno una volta al giorno” ricordò ghignando.
Annuii
ridacchiando a mia volta. Da
piccola ero una piccola peste, una specie di uragano, nonché
un dittatore.
Erano tutti costretti a seguire le mie imposizioni e Lucas era la mia
vittima
preferita, per qualche oscuro motivo mi divertivo a dargli il tormento
e lui mi
lasciava fare senza opporre resistenza alcuna e assecondando ogni mio
capriccio.
Era
strano anche da bambino…
Per la prima
volta dal suo arrivo mi
domandai cosa avesse fatto in quegli anni che avevamo trascorso
lontani. In
fondo cinque anni non erano poi pochi e poteva essere accaduta ogni
cosa! Come
avevano preso la decisione del suo viaggio i suoi genitori? Era partito
per un
altro continente da un giorno all’altro? Cosa lo aveva spinto
ad un gesto tanto
folle? La curiosità ormai era divenuta padrona dei miei
pensieri e non riuscii
a trattenerla oltre.
“Cinque
anni, sono tanti!” esclamai d’un
tratto.
Lui mi
osservò stranito e si limitò ad
annuire, non comprendendo il mio obiettivo.
“Cosa
hai fatto in tutti questi
anni? Nelia e
Victor?” domandai con fare
indifferente giocando con il cuscino del divano.
“I mie
genitori stanno bene, hanno
comprato una casetta a Tarifa, vicino al mare!”
spiegò con un sorriso scuotendo
il capo divertito per chissà quale pensiero.
“Come
mai non sei andato con loro?”
chiesi pacata.
Sospirò
e si mise a sedere voltandosi
verso di me fissandomi negli occhi.
“Hanno
ucciso ancora, sono tornati alla
carica e tu sei sulla loro lista. Non ci vorrà molto prima
che ti trovino e io
non potevo permettere arrivassero a te senza alcun
impedimento!” affermò
risoluto.
Sentii i brividi
percorrermi la schiena
a quella rivelazione. Avevo sempre saputo che prima o poi mi avrebbero
trovata,
ma averne la conferma non poteva far altro che terrorizzarmi. Cercai di
mantenere il più possibile la calma, riprendendo il discorso
e chiedendogli
ulteriori delucidazioni.
Speravo
di avere un po’ più di tempo …
Corrugai la
fronte osservandolo scettica
“Sai benissimo che potrai fare ben poco contro di loro!
È solo un’azione
suicida!” esclamai turbata.
Scrollò
le spalle “Nonostante ciò, il
mio compito consiste nel proteggerti, che tu lo voglia o meno! Quindi
quando
loro arriveranno io sarò al tuo fianco e farò
tutto ciò che è in mio potere per
salvarti” affermò fissandomi intensamente.
Quel suo sguardo
mi mise a disagio e non
riuscii a reggerlo se non per pochi secondi.
“Sei
uno sciocco” borbottai indirizzando
il discorso altrove. Non mi andava di pensare a cosa sarebbe accaduto
nel caso
di un nostro incontro, ma soprattutto temevo di vederlo morire a causa
mia.
Avrebbe potuto vivere una vita tranquilla e fuori da ogni pericolo,
eppure era
tornato da me per proteggermi nonostante lo avessi cacciato in malo
modo quando
partii per l’America. Perché? Sentii gli occhi
pungermi e con non poca
difficoltà ricacciai dentro le lacrime.
Lui mi
osservò comprensivo, ma non disse
altro. Forse per darmi il tempo di assimilare le notizie che mi aveva
riferito.
“Come
hanno scoperto che sono ancora
viva?” biascicai portando le gambe al petto e
rannicchiandomi, quasi volessi
farmi scudo dal quel mondo infausto.
“I
documenti falsi li hanno depistati
per poco, hanno iniziato a fare le loro indagini e non ci
vorrà molto prima che
arrivino a tua nonna e a te!”
“Ma
come? Mamma aveva assunto un cognome
e un’identità diversa prima di trasferirsi in
Spagna, in modo da poter
proteggere i nonni. Quindi non risulta alcun grado di
parentela!”
“Ancora
per poco. Avranno i loro mezzi
per identificarti …”
Sbuffai
accasciandomi stravolta sul
divano, sapevo che la pace sarebbe durata ben poco, ma non credevo
così poco.
Avevo sperato di poter arrivare almeno a trent’anni e magari
laurearmi … fare
qualcosa della mia vita prima di doverle dire addio. Perché
di una cosa ero più
che certa, nulla mi avrebbe salvato dalle grinfie dei miei aguzzini,
nemmeno un
impavido licantropo … proprio come era successo alla mamma.
Scrollai
leggermente il capo per
scacciare tutti quei pensieri nefasti che non avrebbero fatto altro che
peggiorare la situazione. Non avevo alcuna intenzione di recludermi in
casa e
vivere nel terrore il poco tempo che mi restava. Avrei vissuto a pieno
… magari
sarei potuta tornare in Spagna per un ultimo saluto alla mia vecchia
vita, alla
mia vecchia casa e
al mio paese natale.
“Mi
manca la Spagna.” esitai cercando di
assumere un tono falsamente tranquillo “È cambiata
molto in questi anni?” domandai
stringendo spasmodicamente il cuscino tra le mie braccia.
Scrollò
le spalle. “Non particolarmente”
bofonchiò sbadigliando.
“Un
giorno mi piacerebbe tornarci …”
“Sino
a quando quei bastardi saranno in
circolazione credo non sia proprio il caso.”
replicò pacato.
Sbuffai
contrariata, ma decisi di non
aggiungere altro. Lucas non mi avrebbe mai permesso un gesto tanto
avventato e
oltretutto dovevo rammentare che lui rischiava la vita quanto me, ma
soprattutto per me.
“Ho
portato loro i fiori tutti i giorni,
per te!” disse d’un tratto interrompendo il
silenzio che era calato e lasciandomi
di stucco.
Lo osservai
perplessa, incapace di
proferir parola, Luke tendeva a comportarsi sempre da bastardo nei miei
confronti. Potevo affermare si divertisse più del lecito a
farmi infuriare
eppure talvolta i suoi modi sapevano essere così dolci da
confondermi.
“Grazie”
biascicai voltando il capo
altrove per non fargli cogliere il mio imbarazzo.
“Prego!”
sospirò sommessamente “Credo
sia opportuno io vada in camera a
riposare oppure domani mattina non riuscirò mai ad
alzarmi” bofonchiò ancora
irritato per i miei orari che riteneva assurdi ed estenuanti.
Con uno scatto
si alzò dal letto
avviandosi verso la porta.
“Buenas
noches virgola Niña”
mi
salutò dolcemente.
“Notte,
Luke!” sussurrai mentre un
sorriso sincero si dipingeva sulle mie labbra.
Forse la sua permanenza non
sarebbe
stata così disastrosa.
_________________________________________________
Recensioni ♥
Recensione di Bella_kristen
[Contatta],
del 11/09/2009 - 10:34AM sul capitolo 1: 1/5
- Firmata
|
Grazieeeeee ... anche io adoro le streghe! infatti ho
in mente altre storie originali su di loro hihihihi ... per alcune
parti di questa storia ho anche preso spunto da alcuni libri wicca (per
la gestione degli incantesimi *_____*)
|
Recensione di simo87
[Contatta],
del 08/09/2009 - 12:48PM sul capitolo 1: 1/5
- Firmata
|
csisisisisi finalmente mi hanno permesso di postarla
... odiavo tenerla li senza poterla inserire XD
|
Recensione di Emily
Doyle [Contatta],
del 08/09/2009 - 12:11PM sul capitolo 1: 1/5
- Firmata
|
Ciaooo!! Graziee! anche a me piacciono molto le streghe
e i licantropi ... quì poi diventano due figure connesse per
alcuni motivi che vedrai in seguito ^_____________^ |
|
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Capitolo 3 *** 3/5 ***
Salve,
eccomi con il terzo capitolo!
Oggi sono stati postati risultati del contest per il quale ho scritto
la storia: VII classificata! ♥ *me veramente felicissima*
(soprattutto per il giudizio. Mi aspettavo fossi andata malissimo)!!
bhe non mi dilungo oltre e vi posto il nuovo capitolo! Grazie mille per
i commenti!!
Betato
by Whateverhappened
Risposta
recensioni a fine pagina♥
III
*
*
Quella
mattina mi
alzai svogliatamente, non psicologicamente pronta a sorbirmi un’intera
lezione
su Aristotele, ma con mio sommo rammarico non potei fare altrimenti.
Maledetti
esami, se continuo così alla laurea ci arrivo
con tutte le sinapsi bruciate e l’ultimo neurone che balla il limbo nel
mio
cervello vuoto.
In
cucina trovai la
nonna intenta a preparare la colazione, che si premurò di comunicarmi
la
momentanea assenza di Lucas. A quanto pareva era uscito all’alba,
indaffarato
con alcune commissioni, assicurando che mi avrebbe raggiunta
direttamente
all’università. Stupita e leggermente infastidita dalla sua assenza,
non chiesi
ulteriori informazione recuperate le mie cose mi avviai verso
l’università, per
non rischiare di arrivare a lezione inoltrata.
Ieri
non mi ha detto nulla … chissà dove è andato questa
mattina!
Camminai
a passo più
svelto del solito, con la speranza di trovarlo fuori dall'aula ad
aspettarmi.
Ma
che diamine mi prende?Devo essere totalmente impazzita
…
“Lilian”
mi sentii
chiamare e mi voltai di scatto, ridestandomi dai miei strampalati
pensieri.
Ma
da quando mi importa della vita di Lucas? Dovrei
essere felice di poter avere finalmente un po’ di privacy!
“Daniel”
salutai
lasciandomi scappare un sospiro sommesso. Lo osservai sottecchi notando
quanto
quella camicia bianca, che aveva indosso, lo rendesse ancora più bello.
Questo
ragazzo è la mia maledizione!
Restammo
in silenzio
per qualche istante, nel quale percepii il suo sguardo insistente su di
me
“Tutto bene? Ci sono novità?” domandò esitante.
Il
suo tono era strano
e ciò mi incuriosii non poco “Si sì… tu che hai? Sembri strano.”
Scrollò
le spalle con
fare indifferente “Nulla di importante, sono solo felice di averti
incontrata -
esitò fissandomi leggermente alterato - e vorrei sapere come va con
Lucas. Non
siete più usciti con noi e non ne comprendo il motivo, l’altra sera ci
siamo
divertiti!”
Annuii
mesta “è stata
una bella serata, ma come ti ho detto io sono molto impegnata! E questa
non mi
sembra una gran novità” replicai. In fin dei conti non era nemmeno una
bugia,
in quel periodo non avevo quasi il tempo per respirare e il pensiero
che un
gruppo di pazzi volesse uccidermi non mi facilitava le cose.
Arcuò
un sopracciglio
rivolgendomi un’occhiata decisamente scettica che contraccambiai.
“E
lui?” chiese.
Stavo
per ribattere,
anche in modo abbastanza acido, quando avvertii un braccio posarsi
sulle mie
spalle e incuriosita mi voltai, notando la presenza di Lucas con un
sorriso
sornione stampato in volto.
Lo
fissai incuriosita,
cercando di comprendere il motivo di quel gesto insolito, ma non
proferii
parola perché il mio amico fu più lesto di me.
“Ehi,
Daniel” salutò
allegramente il fuggiasco, seppure il suo sorriso non paresse affatto
sincero.
“Luke,
stavamo
parlando proprio di te” bofonchiò irritato.”credo sia meglio che vada,
ho una
lezione tra un’ora”
Si
allontanò senza
aggiungere altro e salutandoci con un semplice gesto della mano.
Stamattina
deve essere sceso dal letto con il piede
sbagliato… ma cos’è ? oggi c’è una riunione di matti?
Mi
voltai verso Lucas
fulminandolo con lo sguardo.
“Potrei
sapere per
quale motivo mi hai abbracciata?” sibilai seriamente sdegnata.
“Io
ti abbraccio sempre”
ribatté mesto, scostando il braccio dalla mia spalla, probabilmente con
il
timore che decidessi di staccarglielo a morsi.
Corrugai
la fronte
scettica “A me non risulta “ bofonchiai riprendendo a camminare con
passo
pesante per scaricare il nervosismo. Peccato che la mia irritazione non
fosse
realmente relativa al braccio sulla mia spalla, quanto alla sua fuga
della
mattina, della quale ancora non aveva addotto alcuna motivazione.
Sbuffò
“Quando avevi
cinque anni, ogni qual volta ruzzolavi a terra, richiedevi sempre le
mie
attenzioni” sentenziò serio.
Portai
una mano sul
viso massaggiandomi le tempie, nel vano tentativo di placare la furia
omicida
che si stava impossessando del mio corpo. Mi fermai nuovamente,
fissandolo
esasperata “Abbiamo per caso cinque anni?” chiesi trattenendomi
dall’urlare.
Finse
di pensarci
facendo il suo sguardo su di me.
“Decisamente
no”
rispose malizioso, sorridendo beffardo. Quanto avrei desiderato
cancellare quel
sorrisetto dal suo bel faccino, magari a suon di schiaffi!
Sbuffai
sommessamente
alzando gli occhi al cielo, recuperando pian piano la calma.
“Sul
serio, non
capisco cosa ti sia preso, per non parlare di quell’altro che
stamattina aveva
la luna di traverso!”
“Credevo
volessi farlo
ingelosire …” borbottò contrariato “pensavo di aiutarti, ma come al
solito devi
sempre contestare ogni mio gesto … tutto ciò è seccante!”
Ingelosire???
“Non
abbiamo due anni,
non intendo cercare di conquistarlo ricorrendo a tattiche tanto
insulse”
sbottai nervosamente. Notai il suo sguardo leggermente abbattuto che
fece
nascere in me un leggero senso di colpa.
Diamine
… perché con lui devo essere sempre e
costantemente acida?
Presi
un bel respiro e
riportando i miei occhi nei suoi “
ma ti
ringrazio per aver pensato di aiutarmi” conclusi addolcendo il tono. In
fondo
questa volta le sue intenzioni erano buone, infantili come sempre, ma
buone.
“Intanto
ha
funzionato” ribatté e mi parve di notare nel suo tono una punta di … gelosia?
Ma
no, che assurdità!Stamattina devo aver bevuto del
latte inacidito … Sono più strana del solito! Oramai ho anche le
visioni …
peggio di così! Forse sarà lo stress … oppure sono sulla via di un
colossale
esaurimento nervoso.
“Lilian?
Ti sei
incantata?” ghignò Luke al mio fianco.
“Non
dire sciocchezze”
ribattei stizzita “oltretutto anche se Daniel fosse realmente geloso,
non
potrei concedermi una storia in questo periodo, considerando che una
setta di
psicotici ha intenzione di regalarmi un biglietto omaggio di sola
andata per
l’altro mondo” spiegai ironica.
Un
ringhio soffocato
proruppe dal suo petto.“Non ti toccheranno” sibilò infuriato, mentre il
suo
volto assumeva una maschera di cattiveria.
Deglutii
rumorosamente, in quelle occasione Luke era
stranamente in grado di incutermi timore.
“Ciò
non toglie che
non lo metterei in pericolo per il mio egoismo” replicai rivolgendo il
mio
sguardo altrove, cercando di controllare il tremolio nella mia voce.
Parve
comprendere di
avermi spaventata e tentò di riacquisire una certa calma “Ma in questo
modo
resteresti da sola per il resto della tua vita”.
Annuii.
“ Ma con me ci
sei tu!” esclamai spintonandolo giocosamente “Visto che ti sei imposto
come mia
balia sarai anche la mia compagnia in questa vita di solitudine” bofonchiai mentre le
immagini di noi due
anziani che litigavamo per il telecomando invadevano nuovamente la mia
mente.
Credo
che riusciremmo a scannarci anche con il bastone e
l’anca rotta!
Sospirò
sommessamente.
“Già … ci sono io” borbottò prima di chiudersi nel totale mutismo. Non
proferì
parola per il resto della giornata, assorto in chissà quali pensieri.
Non
compresi il motivo
del suo cambiamento, ma notando il suo umore tetro decisi di far finta
di
nulla, se avesse desiderato parlarmi lo avrebbe fatto. Eppure vederlo
tanto
abbattuto non mi piacque. Ero sempre stata abituata a quel sorriso
sornione
costantemente disegnato sulle sue labbra e, per quanto sapesse essere
fastidioso, aveva un certo fascino. In fin dei conti litigare con lui
aveva i
suoi lati positivi, punzecchiarci era divertente …
Mi
distraeva e riusciva ad allontanare i cattivi
pensieri.
Quella
sera tornammo a
casa molto tardi e senza salutarmi raggiunse la sua camera,
rifiutandosi
addirittura di cenare, lasciandomi sola con i dubbi che mi tormentarono
per
tutta la notte. Vagliai le possibilità che potevano averlo indotto a
quello
strano comportamento, ma senza trovare alcuna spiegazione plausibile e
tra un
pensiero ed un altro mi abbandonai tra le braccia di Morfeo.
La
mattina seguente
parve essere ritornato il solito Luke, con mia somma gioia; non disse
nulla a
proposito del suo insolito comportamento, riprendendo a stuzzicarmi
senza
sosta. Avrei voluto porgli tante domande, ma alla fine non ne ebbi il
coraggio
e preferii godermi la sua consueta spensieratezza, senza rischiare di
turbarlo
nuovamente.
“Dovrò
allontanarmi
per qualche giorno!” mi comunicò mentre mi aiutava a sparecchiare la
tavola.
Arcuai
un sopracciglio
osservandolo perplessa. “Come mai?” chiesi titubante. L’idea che si
allontanasse mi metteva ansia e non ne comprendevo il motivo.
“La
luna piena”
esclamò come se fosse ovvio, rivolgendomi un’occhiata colma di
sufficienza.
“Oh
…” Talvolta
dimenticavo la sua natura, doveva essere difficile vivere in quel modo,
dover
fuggire in quelle notti allontanandosi dalla civiltà per celare la sua
natura.
Eppure …
Corrugai
la fronte e
lo fissai intensamente cercando di riportare alla mente un’antica
leggenda che
mi pareva essere legata al patto dei nostri avi. Lui rispose al mio
sguardo
perplesso.
“Che
hai?” domandò
esitante corrugando la fronte.
“Ti
dispiacerebbe
elencarmi i termini del patto?” domandai
mordendomi nervosamente le labbra. Ero sicura di aver rimosso dalla mia
mente
qualche dettaglio importante.
Lo
vidi irrigidirsi
per qualche istante “Lo sapevo che era necessaria una bella
ricapitolata delle
nostre leggende … sei una frana” mormorò depositando le stoviglie nel
lavello e
recuperando la spugnetta.
“Illuminami
allora!”
sbottai contrariata, possibile che ogni motivo fosse valido per
insultarmi?
Adesso
gliela faccio ingoiare quella spugnetta …
Sbuffò
e si gettò di
peso sulla sedia, abbandonando piatti e sapone.
“
Sai perché noi
licantropi vi abbiamo offerto protezione?”
Scrollai
la testa in
senso di diniego e lui in risposta alzò gli occhi al cielo.
“Quando
quella Setta
prese il controllo iniziò a perseguitare voi streghe gettandovi sul
rogo. Vi
ritenevano pericolose, emissari del demonio da sterminare e loro da
“eletti”
avevano tale compito e si premuravano di svolgerlo celermente e senza
curarsi
del fatto che stessero sterminando povere donne e bambine. - mormorò
con
evidente sdegno - ebbero via libera fino a quando una vostra antenata …”
“Kira”
pronunciai il
suo nome con reverenza, mia madre da bambina mi aveva narrato su di lei
numerose storie. Era una strega estremamente potente, colei che ci
salvò dal
totale sterminio.
Annuì
“lei raggiunse
una delle tribù di licantropi, invocando il nostro aiuto e la nostra
protezione, proponendoci uno scambio. Noi licantropi avevamo sempre
avuto non
pochi problemi a mantenere il controllo durante le notti di luna piena
e
questo, in molti casi, ci impediva di vivere una vita normale, ma
soprattutto
di stare troppo a contatto con gli umani senza svelare loro il nostro
segreto. Le nostre
continue sparizioni
insinuavano il sospetto e questo ci obbligava ad una vita lontana dalla
civiltà!”
Annuii
nuovamente
facendogli cenno di continuare.
“In
cambio del nostro
aiuto promise con un incantesimo di legare ad ognuno di noi una strega,
colei a
cui avremmo dovuto donare protezione e tale strega avrebbe avuto il
potere di
relegare il mostro nelle profondità del nostro corpo, bloccando il suo
risveglio nei giorni di luna piena.”
Sussultai
“Come?”
possibile che non fossi a conoscenza di questo dettaglio?
Cribbio,
dovrei proprio fare una bella ripassata delle
mie origini …
“
É un incantesimo che
si tramanda di generazione in generazione! Quindi immagino sia scritto
nel
libro della tua famiglia” esclamò pensieroso.
Annuii
mesta, ma un
dubbio sorse: “Ma ciò non diminuisce la vostra forza?”
Sbuffò
annoiato. “No,
anzi ci dà il
potere di proteggervi
meglio, infatti la strega può sbloccare il mostro al momento opportuno.
Quindi
in caso di pericolo, anche se la luna piena è assente,
possiamo trasformarci” affermò saccente.
Finalmente
tutto mi
era più chiaro, non avevo mai realmente compreso il motivo del legame
tra noi
streghe e i nostri protettori. Da piccola mia madre si era premurata di
narrarmi i segreti della nostra discendenza, ma non appena avevo
compreso la
reale portata del pericolo avevo deciso di non voler far parte di quel
mondo
che, sebbene da bambina avessi trovato meraviglioso ed esaltante,
durante
l’adolescenza era divenuto il mio cruccio maggiore. Ero diversa e con
un
segreto da mantenere, non il massimo per una ragazzina che desidera
integrarsi.
“Perché
non me ne hai
parlato prima?” bofonchiai indispettita. Se non avessi posto quella
domanda non
avrei mai saputo di avere una possibilità di non farlo partire.
Scrollò
le spalle.“Tu
hai rinunciato alla magia e non intendo costringerti a far nulla” disse
con
tono indifferente.
Sbuffai.
“Considerando
che ti sei trasferito da me contro il mio consenso, che mi segui
ovunque sempre
senza il mio consenso … credo che un po’ di magia, che oltretutto
potrebbe
salvare la vita ad entrambi, non sarebbe una grande tragedia!” conclusi
alzando
gli occhi al cielo per enfatizzare l’ inappropriatezza delle sue
supposizioni .
“Vuoi
che me ne vada?”
sbottò acidamente colpendo il tavolo con un pugno.
Sobbalzai,
fissandolo
sorpresa per il repentino cambio d’umore.“Sei diventato particolarmente
lunatico nell’ultimo periodo” lo
ammonii
titubante, avvertivo in lui una certa agitazione che non sapevo
spiegarmi. Per
quanto fosse nostra abitudine stuzzicarci, non c’era mai una reale
rabbia,
almeno da parte sua.
Si
alzò di scatto
urlandomi contro inviperito. “Se tu non sottolineassi sempre il
fastidio che ti
procura la mia presenza forse riuscirei ad essere più cordiale. Invece non passa minuto senza che
tu non lo
ribadisca … ed è frustrante doversi sentire costantemente
indesiderato!”
Aprii
la bocca più
volte nel vano tentativo di proferir parola, ma ero talmente sconvolta
da non
riuscire a formulare nulla di coerente. Mi limitavo ad osservarlo
inebetita.
Si
passò la mano tra i
capelli e con un semplice cenno della mano si allontanò lasciandomi
imbambolata
a fissare la porta dalla quale era uscito. Era diventata un’abitudine
per caso?
Non mi piaceva che mi trattasse in quel modo, stavamo scherzando e non
aveva
alcun diritto di urlarmi contro bruscamente. Sentii un moto di rabbia
pervadermi e impulsivamente mi alzai dalla sedia facendola cadere,
dirigendomi
nella sua stanza spalancando bruscamente la porta senza curarmi di
bussare.
Lo
vidi seduto sul
letto con la testa tra le mani.
“Ascoltami
bene, Lucas
Damian Muñoz” odiava essere chiamato con il suo nome intero “non so
cosa ti
passi per quella testolina bacata che ti ritrovi, ma non ti permetto di
trattarmi in questo modo! Se ti ho chiesto quelle informazioni era solo
per
poterti aiutare e, sebbene la tua presenza talvolta mi irriti non poco
per il
tuo comportamento sfacciato e menefreghista, non significa che io
voglio che tu
vada via!” presi fiato ed espirai sonoramente nel vano tentativo di
placarmi “
Sei qui per proteggermi e forse non ti mostro la mia gratitudine, ma io
ti
voglio davvero bene, per me sei come un fratello!” conclusi addolcendo
il mio
sguardo.
Alzò
il volto
osservandomi intensamente, i suoi occhi colmi di tristezza mi
lasciarono senza
fiato, soprattutto per la consapevolezza di esserne io la causa. Senza
pensarci
mi avvicinai al letto e lo abbracciai come per consolarlo, gesto
insolito da
parte mia, soprattutto considerando il mio orgoglio e il modo in cui mi
aveva
trattata qualche minuto prima, ma in quel momento non me ne curai. Non
volevo
stesse male …
“Mi
dispiace” sussurrò
flebilmente attirandomi a sé in un abbraccio più stretto, al quale non
mi
sottrassi. Quella notte dormii nella sua stanza, accarezzandolo
dolcemente per
tranquillizzarlo. Era palese che soffrisse, ma per qualche oscuro
motivo aveva
deciso di non rivelarmene la causa. Non gli porsi ulteriori domande e
mi
limitai a dargli consolazione, sperando che questo in qualche modo
bastasse.
Cosa
è successo al mio amico costantemente allegro e
spensierato!?
Mi
addormentai ancora
stretta nel suo abbraccio, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare
la
nonna. Lì in quel cantuccio mi sentivo stranamente al sicuro e quella
notte
nessun incubo venne a disturbare i miei sogni. Purtroppo però non
dormendo
nella mia stanza non avevo puntato la sveglia e con mio grande
disappunto, la
mattina seguente, notai di essere in ritardo per la terza lezione di
quella
giornata. Sbuffai sommessamente divincolandomi dall’abbraccio di Lucas
che
dormiva ancora beato. Sorrisi divertita nel notare la sua espressione
da
cucciolo, sembrava davvero sereno, doveva essere immerso in qualche
sogno
bellissimo. Mi alzai senza far rumore, coprendolo con la coperta che
era
malamente caduta fuori dal letto ed uscii dalla stanza, rammentando la
discussione del giorno precedente. Per quanto mi fossi ripromessa che
non avrei
mai più fatto uso della magia, non potevo non donare a Lucas una minima
possibilità di salvarci entrambi. Sapevo che sarebbe rimasto sempre e
comunque
al mio fianco … e questo mi spaventava non poco.
Non
voglio diventi vittima della mia maledizione … se gli
accadesse qualcosa non potei mai perdonarmelo.
Con
la mente rivolta a
pensieri tutt’altro che allegri, mi recai nella stanza di mia nonna
bussando
piano alla porta per attirare la sua attenzione.
“Avanti”
la sua vocina
arzilla mi ridestò.
Presi
un lungo respiro
ed entrai nella camera. “Nonna, dovrei chiederti un favore” esordii
puntando
gli occhi sulla sua figura.
La
vidi intenta a
leggere, seduta sulla sua sedia a dondolo nell’angolo della camera. Da
bambina
la mamma ne aveva una identica, un regalo della nonna per ricordarle la
sua
casa, e io adoravo starvi seduta. Quel dondolio ipnotico mi rilassava
ed era
sempre un’ardua impresa farmi alzare da lì.
Quanto
mi mancano quei tempi!
“Lilian,
tesoro, tutto
bene?” domandò notando il mio mutismo e probabilmente anche i miei
vestiti
stropicciati. Non essendo tornata in camera, avevo dormito con gli
abiti che
avevo la sera precedente.
Diamine,
potevo cambiarmi prima di venire a parlare con
nonna. Sia maledetta la mia impazienza.
Scrollai
la testa. “Si
sì … potrei avere per un po’ il libro … bhe beh…” iniziai a balbettare
indecisa
su come spiegarle il mio repentino cambiamento di intenti.
Mia
nonna strabuzzò
gli occhi. “Quel libro?” chiese senza riuscire a celare la sua immensa
sorpresa.
Annuii
calando il capo
per non mostrarle il rossore sulle mie gote. Avevo giurato più volte,
impuntando i piedi, che non avrei più praticato alcun tipo di magia
nemmeno
sotto tortura ed ora, invece, ero io stessa a chiederle di
riconsegnarmi il
libro, che custodivamo da generazioni.
Non
si fece ripetere
quella richiesta, si alzò velocemente avviandosi verso l’armadio per
recuperare
quel cimelio di famiglia. Aveva sofferto molto quando le avevo
comunicato la
mia decisione, secondo lei non stavo solo rinnegando la mia natura ma
anche le
mie origini, di cui lei era sempre stata fiera ed orgogliosa. Immaginai
attendesse questo momento da quel giorno e ciò me lo dimostrò il suo
sorriso
felice, che non potei fare a meno di contraccambiare.
“Non
ti chiederò
nulla, so che quando lo riterrai opportuno me ne parlerai” affermò
tranquillamente prima di riporre il libro nelle mie mani “Ora credo sia
il caso
vada a preparare la colazione … anzi il pranzo” si corresse notando
l’ora e
rivolgendomi un’occhiata curiosa che finsi di non cogliere. Non era
decisamente
da me dormire fino a quell’ora, ma soprattutto saltare una giornata di
università e corsi.
Stanotte
devo aver preso qualche bella botta in testa.
Ghignai
e
tranquillamente mi avviai verso la mia stanza con l’intento di
dedicarmi
all’enorme librone che giaceva tra le mie mani, sperando di trovare in
esso una
minima possibilità di salvezza.
La
speranza è l’ultima a morire…
Mi
sedetti sul letto
ancora intatto ed iniziai a sfogliare le pagine con delicatezza,
terrorizzata
dall’idea di rovinarlo.
La
nonna diventerebbe una furia se solo osassi
stropicciare qualche pagina!
Un’enorme
mole di
incantesimi veniva riportata tra quelle pagine antiche, dai più
semplici ai più
complessi, con numerose annotazioni, in alcune delle quali potei
riconoscere la
scrittura della mamma.
Uno strano titolo però
attirò la mia
attenzione e senza indugio iniziai a leggere le poche righe.
Incantesimi di Ritrovamento
Per trovare ciò che il
nostro cuore anela, quest’incantesimo
indicherà la via. Bagna del tuo sangue un oggetto importante e nel
cerchio
antico ripeti questo rito.
Di
seguito venivano
riportate le istruzioni per svolgere correttamente l’incantesimo ed
iniziai a
leggere attentamente.
“Questo
è perfetto!”
l’urlo di Lucas mi fece sobbalzare, non avendo udito i suoi passi
silenziosi.
Poggiai
la mano sul
mio petto nel tentativo di placare i battiti furiosi del mio cuore, che
pareva
voler fuggire dal mio petto.
“Ma
sei uscito di
senno? Hai deciso di farmi venire un infarto?” lo ammonii ancora
leggermente
ansante per lo spavento.
Ridacchiò
divertito.
Brutto
bastardo .. uno di questi giorni … grrrrr.
Mentre
i miei pensieri
si perdevano nell’architettare l’omicidio del secolo, il mio “amico” si
sedette
sul letto cercando di spiegarmi l’utilità di quell’incantesimo.
“Non
capisci? Con
questo saprò sempre dove trovarti e nel caso qualcosa andasse storto
potrei
correre da te a salvarti” chiarì entusiasta.
Lo
scrutai non poco
alterata.
“E
credi che se mi prendessero vorrei che tu corressi
nella tana del nemico per farti ammazzare?” domandai con una punta di
ironia.
Sbuffò
spazientito e
mi strappò il libro dalle mani, leggendo gli ingredienti e gli oggetti
necessari. Con mio grande disappunto iniziò a frugare nella mia stanza
con
nonchalance.
Lo
fissai interdetta
fino a quando non giunse in
una zona
alquanto imbarazzante.
“Lucas,
quello è il
cassetto della biancheria!” urlai inviperita lanciandogli la sveglia
sulla
testa.
“Ahio
… ma sei
impazzita! Mi uscirà un enorme bernoccolo!” si lagnò tastandosi il capo.
“E
tu? Ti sembra il
modo di comportarti nella stanza di una ragazza? E poi ragiona, non uso
la
magia da anni, come credi possa possedere quegli oggetti!”
Sembrò
meditare sulla
mia affermazione e senza aggiungere altro uscì dalla mia camera.
Quel
ragazzo è più fuori di un balcone …
Seriamente
perplessa
mi avvicinai al comò, richiudendo tutti i cassetti che quello
screanzato aveva
aperto senza chiedere il mio permesso, per poi riportare nuovamente
l'attenzione
al libro. Gli oggetti necessari non erano molti, per lo più cose di uso
comune.
Sebbene non volessi effettuare quell’incantesimo sapevo benissimo che
prima o
poi Luke avrebbe trovato il modo per costringermi … quindi a quel punto
era
inutile intrattenere discussioni che non avrebbero cambiato in alcun
modo il
risultato.
Sospirai
sommessamente
immergendomi nella lettura, sino a quando non notai l’oggetto che
doveva essere
utilizzato. Qualcosa di mio, di estremamente personale ed importante
che avrebbe
permesso di connettersi il più facilmente possibile alla mia essenza.
Incuriosita mi osservai intorno, cercando un cimelio appropriato allo
scopo, ma
senza trovare nulla di adeguato. Per lo più vi erano cose che avevo
collezionato nel tempo, ma nulla a cui ero affezionata, tranne per ..
Una
mano raggiunse il
mio collo afferrando il ciondolo che portavo fin dalla nascita. Un
regalo di
mia madre, una piccola triscele in argento che lei stessa aveva
incantato per
darmi protezione. Non me ne ero mai separata!
Iniziai
a torturami il
labbro continuando a giocare nervosamente con la catenina.
“Che
fai?” chiese
incuriosito il mio amico che nel frattempo era tornato da me. Notai che
tra le
braccia portava una serie di oggetti che immaginavo mia nonna lo avesse
aiutato
a reperire. Non contestai, sapevo sarebbe stato inutile.
“Non
devi cedermi la
collanina, è un regalo di tua madre. Potremmo trovare altro!” affermò
tranquillamente, comprendendo il mio cruccio, mentre depositava sul
pavimento
il suo bottino.
“Non
credo di avere
nulla di appropriato oltre questo ..” mormorai afflitta, l’idea di
separarmene
non mi aggradava per nulla.
“Dobbiamo
solo trovare
qualcosa che potrai prestarmi fino a quando non avremmo risolto questa
storia
..” meditò osservando il librone.
“Sarebbe
solo un
prestito, quindi?” constatai. Lanciai un’ultima occhiata alla mia
collanina, la
ritenevo il mio più grande portafortuna ed ero certa mi avesse protetto
in
tutti quegli anni turbolenti. Volsi il mio sguardo su Lucas che si
destreggiava
tra oggetti e formule che probabilmente non comprendeva e con un
sorriso
malinconico sganciai la catenina dal mio collo.
“Tieni”
gliela porsi
esitante, rivolgendo il mio sguardo all’incantesimo da preparare.
Lui
mi osservò
estremamente perplesso “Ma …”
“Non
accetto scuse, è
solo un prestito!” ribattei mesta iniziando a sistemare l’occorrente sul pavimento e a riporre
tutto intorno le
ametiste. La pietra andava scelta in base al legame con la strega che
svolgeva
il rito, e la mia era sempre stata l’ametista.
Rivolsi
nuovamente
un’occhiata a Lucas che fissava la catenina timoroso. “Luke … mi fido
di te, te
l’affido perché so che è in buone mani e, oltretutto, un po’ di
protezione non
può farti che bene” sentenziai sistemando le ultime cose.
Non
voglio gli succeda nulla, non posso permetterlo e se
dovrò usare la magia per proteggerlo non mi tirerò certo indietro.
Non
mi voltai a
fissarlo nemmeno una volta ed iniziai l’incantesimo, purificando i vari
oggetti
e l’ambiente come mi aveva insegnato mia madre. Un sorriso di
soddisfazione si
disegnò sulle mie labbra, quello era stato il primo rito che mi aveva
mostrato
ed in quell’istante un’ondata di serenità mi pervase.
Ero
stata sciocca a rinunciare al mio essere.
Sotto
gli occhi
curiosi di Lucas, mi dedicai all’apertura del cerchio e all’invocazione
divina
per attingere energia ed
infine,
sedendomi al centro esatto del cerchio, effettuai un piccolo taglio sul
dito,
con il coltello rituale della nonna, per poter così bagnare il
ciondolo. Il
rito prevedeva pochissime formule alternate a questi gesti. Il mio
stato di
trans durò abbastanza a lungo e con molta difficoltà riuscii a
terminare il
tutto, a causa della scarsa quantità di pratica che mi impediva di
gestire al
meglio il flusso di energia.
“Finito”
biascicai
sfiancata, prima di abbandonarmi al buio.
Quando
mi risvegliai
mi trovai nel mio letto, leggermente stordita.
“Finalmente
ti sei
svegliata, ci hai fatto prendere un colpo!” la voce nel buio mi fece
sobbalzare
e non riuscii a trattenere un urlo per lo spavento.
“Lilian,
calmati sono
io … Lucas” mormorò accendendo la luce della piccola lampada posta sul
mio
comodino. Mi osservai attorno leggermente allarmata e incuriosita. Non
ricordavo di essere andata a dormire, ma soprattutto c’era un dettaglio
alquanto insolito e non trascurabile.
“Che
ci fai tu nel mio
letto?” bofonchiai fissandolo torva.
È
diventato un vizio quello di dormire assieme?
Mi
scrutò scettico “Tu
hai dormito nel mio ieri notte e non sembra di aver sindacato.”
Grugnii
esasperata e
con uno spintone lo feci rotolare giù dal letto, iniziando a ridere a
crepapelle.
“Lilian,
ma sei
impazzita!” si lagnò rialzandosi di scatto, massaggiandosi la parte
lesa. “Io
che da bravo ragazzo premuroso mi stavo occupando di te dopo il tuo
svenimento
…” mormorò con finto tono afflitto e accorato, scatenando ulteriormente
le mie
risa, almeno sino a quando non registrai le sue parole.
“Svenimento?”
domandai
aggrottando la fronte.
“Alla
fine del rito
sei svenuta, non sei abituata ad usare la magia ed hai perso un po’ di
energie,
in compenso credo tu ti sia ripresa alla grande” bofonchiò irritato
trucidandomi con lo sguardo per il mio scherzetto.
Lo
osservai divertita
e, notando l’ora tarda, mi accucciai nuovamente nel letto, facendo
cenno al mio
amico di affiancarmi. Mi scrutò non poco perplesso, forse pensando che
l’incantesimo avesse leso qualche parte importante del mio cervello, ma
dopo il
mio sonoro sbadiglio decise di stendersi accanto a me e raggomitolati
ci
abbandonammo entrambi al sonno.
_________________________________________________
Recensioni ♥
Recensione di simo87
[Contatta],
del 08/09/2009 - 12:48PM sul capitolo 1: 1/5
- Firmata
|
ahahahah io direi + povera Lilian ahahahah ...
è proprio sfigata la ragazza!
|
Recensione di Emily
Doyle [Contatta],
del 08/09/2009 - 12:11PM sul capitolo 1: 1/5
- Firmata
|
ahahahahha ti assicuro che chiunque abbia letto la
storia ha detto la stessa cosa
Luke ♥
ahahah ti ringrazio per i complimenti! comunque di questi tizi si
capirà + avanti ... *______* |
|
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Capitolo 4 *** 4/5 ***
IV
Il
suono assordante della sveglia si diffuse nella
stanza accompagnata dai miei
mugolii di
protesta. Rotolai nel letto con l’intento di distruggere
quell’arnese
infernale, ma il mio corpo fu bloccato da qualcosa di caldo e morbido.
Ma
che diamine
è?
Il
mio ennesimo lamento provocò un movimento di questo
insolito oggetto che ingombrava il mio letto e, stanca di muovermi alla
cieca,
decisi di riaprire gli occhi.
Non
lo avessi
mai fatto …
Urlai
alzandomi di scatto e ruzzolando a terra in malo
modo, dopo aver notato di essere beatamente stesa su Lucas. Sentivo le
guance
infiammarsi ed immaginai il colore purpureo che doveva essersi
propagato sulle
mie gote. Fortunatamente il mio urlo sommesso non era riuscito a
ridestare il
mio amico, che era ancora beatamente immerso nel sonno, evitandomi
l’ennesima
figuraccia.
Tanto
ormai ne
ho collezionate così tante che non dovrei farci nemmeno
più caso.
Mi
rialzai sbuffando contrariata. La situazione
iniziava a prendere una piega alquanto strana e non era assolutamente
plausibile ciò che stava accadendo. Immersa nei miei
pensieri, strisciando i
piedi, mi diressi verso l’armadio per recuperare le mie cose
e dedicarmi ad un
bel bagno rilassante, con la speranza di cancellare quella sensazione
di
spossatezza che attanagliava le mie membra. L’incantesimo era
stato un azzardo
e probabilmente mi sarei dovuta premurare di controllarne il grado.
Sbuffai
spazientita rimpiangendo la mia disattenzione alle lezioni della mamma
…
probabilmente avrei dovuto chiedere aiuto alla nonna se volevo
apprendere
qualche buon rito di protezione.
Ormai
sono in
ballo, tanto vale ballare. Oltretutto devo svolgere
l’incantesimo per
permettere a Lucas di non trasformarsi … ed immagino non
sarà molto semplice.
Il
bagno non sortì l’effetto sperato, ma malgrado
ciò
fui costretta a prepararmi per non saltare l’ennesimo giorno
di corsi. Era già
insolito aver perso le lezioni del giorno precedente, ma addirittura
due
giornate di seguito sarebbe stata una tragedia per i miei voti,
soprattutto
considerando le spiegazioni di filosofia contemporanea.
No!
Non è
decisamente plausibile come opzione!
Tornata in
stanza notai Lucas ancora immerso nel mondo dei sogni, ma decisi di non
svegliarlo e lasciarlo riposare. Ormai era costretto ai ritmi
estenuanti della
mia vita ed un po’ di meritato riposo non poteva non
spettargli.
Povero
botolo
…
Un
sorriso affiorò sulle mie labbra notando il ciondolo
della Triscele accuratamente riposto
sul suo collo, sapevo che ne avrebbe avuto cura ed in fin dei conti ero
contenta di averlo affidato a lui e di sapere che
l’incantesimo di mia madre in
qualche modo lo avrebbe protetto. Uscii di casa in punta di piedi e mi
avviai
verso l’università, seppure in netto anticipo, ma
solo dopo aver controllato
gli oggetti necessari per il prossimo rito. Conoscevo un negozietto
molto
particolare dove ero certa sarei riuscita a reperire tutto il
necessario.
Deviai
leggermente la strada che ero solita percorrere
per effettuare quella tappa intermedia. La vecchia signora, che aveva
in
gestione il negozio, era impegnata a spolverare le sue cianfrusaglie
per lo più
inutili, ottime solo per attirare qualche ragazzina attratta dal mondo
della
magia.
Dovrebbero
sapere come sono fortunate a non farne realmente parte! Non avrebbero
dei pazzi
da cui scappare e nascondersi.
Sospirai
contrariata e iniziai a girare tra gli
scaffali alla ricerca degli oggetti necessari e stranamente non fu
difficile
reperirli. Il problema sorse solo con il nastro bianco di raso, che
potei
comunque recuperare in una piccola merceria sulla strada per
l’università, dove
giunsi in perfetto orario.
Una
mattinata
decisamente proficua! Se il buongiorno si vede dal mattino, questa
sarà una
meravigliosa giornata!
Seguii
le prime lezioni immersa nelle spiegazioni dei
professori, tentando di recuperare la mia assenza del giorno
precedente, almeno
sino a quando un imprevisto messaggio, sul cellulare, non
catturò la mia
attenzione, deviandola su di esso per il resto della giornata.
“Lily, avrei
bisogno di parlarti …. Da soli! Passo a prenderti stasera
alle nove! Non
accetto rifiuti, è una questione importante”
Lo
rilessi un paio di volte, sorpresa. Daniel negli
ultimi giorni si era comportato stranamente e non ne comprendevo a
pieno il
motivo. Forse aveva intenzione di darmi qualche spiegazione, eppure uno
strano
senso d’ansia si impadronì di me. Avevo una
spiacevole sensazione che non
riuscii a spiegarmi, forse temevo mi volesse parlare di qualche nuova
fiamma,
anche se era da un po’ che non discutevamo di certi argomenti
e poi per quale
motivo avrebbe dovuto definirla una questione importante? Se fosse
stato per un
consiglio si sarebbe potuto rivolgere a Claire o ad Elen.
Sbuffando
depositai il cellulare in borsa, in ogni caso
non mi sarei potuta sottrarre quindi tanto valeva smettere di
angustiarmi, in
serata avrei avuto le mie risposte. La mattinata trascorse velocemente,
Lucas
mi raggiunse al termine delle lezioni, leggermente imbronciato per non
essere
stato svegliato ed essersi ritrovato da solo a casa.
“Dai,
Luke, smettila di tenere il muso, non è colpa mia
se non ti sei svegliato nemmeno con le mie urla!” sentenziai
svogliatamente.
“La
prossima volta prendimi a secchiate d’acqua, ma non
azzardarti ad allontanarti da me, mi è quasi venuto un colpo
quando non ti ho
trovata nel letto. Nella mia mente sono passate le
possibilità più disastrose
…” mugugnò incrociando le braccia al
petto.
Ridacchiai
intenerita, in fin dei conti era solo
preoccupato “Prometto che ti avvertirò”
esclamai sorridendogli. In
quell’istante rammentai il messaggio di Daniel
“Dimenticavo, stasera non potrai
farmi da guardia del corpo, devo vedermi con Daniel che ha parlato di
una
questione importante e della mia presenza improrogabile”
sbuffai sommessamente,
l’idea non mi attirava per nulla.
Vidi
una strana luce negli occhi di Lucas, sembrava
vagamente agitato. “Tutto bene?” domandai incerta.
Lui
annuii pacatamente per poi riprendere a
rimproverarmi giocosamente. Tornati a casa pranzammo e, mentre io mi
dedicavo
al libro di filosofia, Lucas recuperò il suo pc portatile
per sistemare gli appunti
per il suo nuovo libro. Avevo letto qualcosa durante il mese della
nostra
convivenza e ne ero rimasta piacevolmente sorpresa. Le sue
capacità descrittive
erano straordinarie, tanto da ricreare immagini estremamente vivide nel
lettore, anche se personalmente non avevo mai adorato particolarmente i
libri
fantasy, preferivo di gran lunga i classici, con storie di normale
quotidianità. La mia vita aveva già un tocco
fantasy e sovrannaturale senza
l'ausilio di racconti.
Ridacchiai
senza entusiasmo a quel pensiero, sotto lo
sguardo preoccupato di Lucas, che probabilmente negli ultimi giorni
stava
seriamente mettendo in dubbio la mia sanità mentale. Il
nostro rapporto aveva
anche preso una strana piega, i litigi si erano ridotti a sporadici
momenti, sostituiti
da atteggiamenti spesso
affettuosi. Inquietante considerando la mia generale freddezza nei
confronti
del prossimo, ma con lui tutto ciò diveniva tremendamente
naturale. Rammentai
improvvisamente il materiale che avevo recuperato per
l’incantesimo.
Tra
due giorni
ci sarà la Luna piena.
Constatai.
Mi
recai nella mia stanza per recuperare gli oggetti
necessari e raggiungere nuovamente Luke nel salone. Notando la grande
quantità
di arnesi che tentavo di trasportare senza far danno, mi
scoccò un’occhiata interrogativa.
“Credo
sia giunto il momento di fare l’incantesimo di
Kira, tra due giorni ci sarà la luna piena e se non vogliamo
che ti trasformi
dobbiamo agire oggi” replicai tranquillamente
Non
mi parve particolarmente convinto della mia idea
“Ma ieri sei stata male … non sarebbe
più opportuno attendere?”
Scrollai
il capo “ho reperito le informazioni
necessarie e a quanto pare in questo incantesimo si crea una specie di
condivisione di energia … quindi potrò attingere
anche alla tua per compierlo!”
spiegai saccente mentre mi arrovellavo il cervello per capire la giusta
disposizione delle pietre per effettuare la purificazione della stanza.
“Inizi
a prenderci gusto” constatò, divertito notando
le mie palesi difficoltà “strano per una che
diceva di non voler più praticare
la magia” ghignò.
Lo
ignorai volutamente, non avevo intenzione di
incamerare una delle nostre inutili discussioni, quindi decisi di
deviare il
discorso su argomenti innocui – anche se con le nostre liti
nulla poteva essere
definito territorio neutrale, riuscivamo a bisticciare anche per le
cose più
assurde, solo per il gusto di punzecchiarci a vicenda. “Come
mai hai deciso di
diventare uno scrittore?” domandai tentando di celare la mia
curiosità. Non
avevo alcuna intenzione di mostrare interesse per quel buzzurro, anche
se in
realtà i suoi modi di agire e il suo carattere mi
incuriosivano non poco.
Lo
sentii sospirare sommessamente “I libri mi
permettono di estraniarmi dalla realtà, accantonando tutto
ciò che mi turba e
che mi preoccupa. Sono un rifugio per i miei pensieri che, alimentati
dalla
fantasia, mi trascinano in quel mondo dove tutto va come sono io a
decidere.
Dove io ho il totale controllo degli eventi … a differenza
della realtà dove
questi mi sfuggono senza alcun controllo e dove la paura delle
conseguenze di
anche un minimo gesto mi crea il tormento” disse tutto
d’un fiato. Non mi
sfuggì il tono colmo di rammarico nella sua voce.
Lo
scrutai contrita. Comprendevo bene che gran parte
dei problemi di cui aveva parlato erano relativi alla sua posizione di
licantropo ed al suo insano desiderio di proteggermi e non potevo non
lasciarmi
trasportare dai sensi di colpa. Forse non avrei dovuto nemmeno pensare
di
compiere il rito per sancire il nostro legame … forse il mio
compito era
convincerlo a tornare a casa, dai suoi genitori … e da
coloro che attendevano
di rivederlo, possibilmente integro.
Ardua
impresa considerando il compito che si è
prefissato …
Luke,
perché
lo fai? Perché non
scappi?Chissà se c’è
anche una ragazza ad attendere il suo ritorno!?
Sobbalzai udendo
la sua voce preoccupata “Lilian, tutto bene?”
Alzai
lo sguardo per incontrare il suo, maledettamente
vicino, ero talmente assorta nei miei pensieri da non aver notato i
suoi
movimenti. Deglutii a fatica, pensando a quelle parole che da li
lì a poco
avrei pronunciato e che per qualche strano motivo mi provocavano
agitazione e
paura. Per quanto desiderassi saperlo lontano e in salvo,
l’idea di
allontanarlo da me non mi era poi tanto gradita come un tempo. La sua
compagnia
era ormai diventata parte integrante della mia vita, la sua presenza
costante
non era più un fastidio ma al contrario riusciva a donarmi
un senso di
protezione e serenità. Oltretutto si era creata una strana
complicità tra noi,
data forse dalla situazione comune in cui ci trovavamo catapultati.
“Non
ti insegue nessuno …. Potresti avere una vita
normale se solo volessi.” dichiarai in un sussurro appena
udibile.
“Ti
ricordo che sono un licantropo” rise amaramente.
“Potrei
ugualmente svolgere il rito per bloccare il
lupo nelle notti di luna piena, ma ciò non implicherebbe la
mia protezione.
Sarebbe solo un semplice favore fatto ad un amico” biascicai
tenendo il capo
chino, fisso sui vari oggetti che accuratamente riponevo nel pentacolo.
“Mi
stai cacciando di nuovo? Credevo avessimo superato
le nostre divergenze” contestò con una punta di
rabbia.
Alzai
lo sguardo indignata. “Non dire sciocchezze, mi
sto solo preoccupando per te! Ti rifugio nel mondo dei libri
perché sei
costretto a sopportare un peso non tuo, a vivere paure non tue
… e non lo trovo
affatto giusto …”
Mi
interruppi bruscamente udendo la sua risata
divertita. Lo scrutai accigliata, non comprendendo a pieno la sua
reazione.
Povero
ragazzo, starà avendo una crisi di nervi.
“Non
è solo questo a spaventarmi, o almeno non nel
senso in cui lo vedi tu! Oltretutto, mia piccola egocentrica, ti
ricordo che il
mio amore per la scrittura è nato svariati anni fa, quando
non mi ero assunto
alcuna responsabilità nei tuoi confronti, visto che ero
furioso per il modo in
cui mi avevi cacciato e rinnegato il mio aiuto”
ribatté.
“Scusa
…” bofonchiai rammentando la scenata assurda.
Subito dopo il funerale dei miei genitori, avendo compreso i motivi
della loro
morte, avevo deciso di ripudiare la magia e quel mondo che mi stava
decisamente
troppo stretto, e ribellarmi a lui e a quello che rappresentava
significava per
me un primo passo per la libertà. Tuttavia a mente fredda mi
ero sempre pentita
del mio gesto, almeno per il comportamento usato nei suoi confronti,
sebbene
fossimo costantemente in conflitto avevamo sempre avuto un rapporto
quasi
fraterno. E da bravi fratelli non facevamo che bisticciare, con grande
disappunto delle nostre madri che già ci vedevano sposati
mentre io sfornavo i
loro nipotini.
Ma
che razza
di progetti balordi!
“Non
preoccuparti … ormai è acqua passata! Ma adesso
sbrigati con questo rito, non ho proprio voglia di trovarmi nuovamente
pieno di
peli e con gli sbalzi d’umore!” mi
ammonì giocosamente.
Alzai
gli occhi al cielo con finta esasperazione “Tu
sei sempre stato lunatico, non credo dipenda dalla
trasformazione.”
Ghignò
senza replicare e tornò al suo pc lasciandomi
lavorare in pace al rito, questa volta con il sorriso sulle labbra.
Ti
voglio
bene, anche se non lo ammetterò mai …
Un’ora
e venti minuti più tardi avevo finalmente
terminato la lunga ed estenuante preparazione prevista, soprattutto
grazie al
supporto della nonna che più volte rimproverò la
mia disattenzione e la poca
esperienza.
Cosa
posso
farci se non so la differenza tra i poteri di un cristallo o di un
altro?
“Impiastro,
cerca di concentrarti, non abbiamo tutta la
sera” mi ammonì Lucas seduto anche egli su una
delle punte del pentacolo, come
prescritto dal rito. Sulle restanti punte erano state riposte tre
diverse
pietre: il granato, utilizzato per ottenere energie suppletive, era
riposto a
più a nord. L’opale posta ad est, per sviluppare i
poteri psichici ed infine ad
ovest la pietra della luna, connessa alla figura di Kira e in genere a
tutte le
Dee lunari. Io e Lucas sorreggevamo le estremità del nastro
bianco, che
simboleggiava la purezza del legame che si veniva a creare tra la
strega e il
suo protettore.
“Fa’
silenzio oppure rischio di non ricordare
l’invocazione” sibilai assottigliando lo sguardo.
Presi
l’ennesimo respiro profondo, volto a raccogliere
le energie necessarie.
“Kira,
noi invochiamo il tuo potere,
Per
sancire il legame tra noi tuoi devoti.
Volgi
il tuo sguardo a noi, mia signora,
Ed
illumina il nostro cammino,
Con
il tuo potere divino.”
Proferii
assorta, concentrando le energie nel mio
corpo. Al termine dell’invocazione percepii un flebile calore
fluire dalle mie
mani verso il nastro, ma tutto terminò velocemente tanto da
non riuscire ad
interpretarlo.
Aprii
gli occhi leggermente stralunata “Luke?”
“Credi
abbia funzionato?” domandò titubante,
dischiudendo anche lui gli occhi.
“Si
sì… ho avvertito una strana sensazione di calore
..
ma ..” mi voltai verso la nonna che ci osservava con
un’espressione compiaciuta
“è riuscito? C’è un modo per
scoprirlo prima di ritrovarci una palla di pelo
imbestialita per casa?” ironizzai per sciogliere la tensione.
Lei
annuì mesta indicando le nostre mani
“è apparso il simbolo” ci
annunciò.
Non
compresi immediatamente, ma sbiancai non appena
notai lo strano segno disegnato sul mio polso, ammirando solo in
seguito
l’identico disegno sul polso del mio amico.
“Cosa
diamine è questo?” urlai in preda al panico,
riprendendomi dal momentaneo smarrimento.
Lucas
intanto non aveva proferito parola, con gli occhi
fissi sul suo polso, mentre sul suo viso era dipinta
un’espressione allibita
che mi fece intendere che quella fosse una novità anche per
lui.
Magnifico,
a
quanto pare anche lui non è molto informato sulle nostre
leggende!
“Ma
sul libro non era riportato … cioè non
c’era scritto
… oddio …” esitai ricordando un
dettaglio che sino a quel momento avevo
ignorato “la mamma non aveva nessun simbolo sul polso
… perché?”
le domandai con la vaga speranza di
apprendere un modo per disfarmi di quello scempio al mio povero corpo.
“Si
dissolve quando la strega o il protettore con cui
ci si era legati muore” mormorò afflitta. In quel
momento sperai vivamente che
quel simbolo sul mio braccio non svanisse. Sospirai affranta
arrendendomi
all’evidenza.
“Deduco
non ci siano ulteriori possibilità!”
biascicò
Lucas, seguendo con il pollice le linee di quello strano simbolo, dove
racchiuso in un cerchio composto da più linee erano
disegnate due piccole
figure che non riuscii ad identificare. “In fondo
è esteticamente carino”
bofonchiò sconfitto.
Sbuffai
contrariata “Nonna, avresti dovuto avvisarci,
almeno mi sarei preparata psicologicamente! Ma si può almeno
sapere cosa
rappresenta?”
La
vidi ridacchiare “è un simbolo celtico (*) che
rappresenta due cigni, sono animali che si accoppiano per la vita.
Mostrano
l'unità tra due persone come un cerchio: un vincolo infinito
che trascende
tutto. Due che diventano una sola mente, un solo pensiero. In
quest’incantesimo
diventa il simbolo del legame sancito tra la strega e il suo protettore
… un
legame inscindibile.” ci spiegò tranquillamente.
Sospirai
sconfitta per l’ennesima volta e feci
scivolare il mio sguardo sull’orologio a muro, notando
l’ora tarda. Con un
sonoro sbuffo abbandonai i miei inutili rimproveri e, senza aggiungere
altro,
mi recai nella mia stanza per prepararmi. Quando tornai nel salone non
mi
sfuggì l’occhiata leggermente contrariata di
Lucas, ma non me ne curai, avevo
compreso che nei momenti in cui si irritava non era il caso di
rivolgergli la
parola se non lo si voleva veder sbottare anche per un semplice
“ciao”. Uscii
con qualche minuto di anticipo, decisa ad aspettare Daniel fuori dal
portone,
sperando di velocizzare quella serata che, se le mie sensazioni erano
giuste,
non avrebbe portato a nulla di buono. Con mia somma sorpresa individuai
la
figura del mio amico accanto alla sua auto, intento ad aspettarmi.
Mi
avvicinai sorridendogli divertita “Da quando sei in
anticipo tu?”
“Ero
troppo in ansia per attendere a casa!” esclamò
lasciandomi di stucco.
“È
successo qualcosa di grave?” domandai preoccupata
notando in quel momento la sua espressione seria.
Scrollò
le spalle e mi fece segno di seguirlo “Andiamo,
non credo che questo sia il posto giusto per parlarne” mi
comunicò con un
sorriso un po’ tirato. Mi limitai ad annuire salendo in auto
senza proferir
parola, pur essendo leggermente in ansia. Daniel non era mai stato un
tipo
misterioso, tutt’altro, era sempre stato incapace di restare
in silenzio per
più di due minuti. Il suo momentaneo mutismo e la
serietà della sua espressione
mi diedero un vago senso di inquietudine, che non riuscii a scacciare.
Parcheggiò la sua auto nei pressi dell’entrata del
parco poco fuori il centro,
era abbastanza ampio e generalmente a quell’ora era colmo di
coppiette che si
scambiavano effusioni. Imbarazzata mi guardai attorno non comprendendo
il
motivo di quella scelta.
“Come
mai qui?” domandai insicura.
“È
un posto tranquillo e carino. Ottimo per
chiacchierare …” sentenziò tranquillo,
ed insieme procedemmo verso l’entrata.
Come avevo sospettato il parco era pieno di coppiette che passeggiavano
mano
nella mano, oppure sedute su panchine appartate, e ciò non
fece che aumentare a
dismisura il mio già immenso disagio, per non parlare
dell’immenso imbarazzo.
Daniel
deve
aver perso il senno! Non sarebbe stato più opportuno il
nostro solito bar?
D’un
tratto si fermò nei pressi di una panchina vicino
ad una staccionata dalla quale si poteva ammirare un magnifico panorama.
Tutto
ciò è
molto romantico.
Constatai sempre più perplessa.
Mi
fece segno di sedermi accanto a lui, rivolgendomi
poi uno sguardo indecifrabile. Non mi mossi e continuai a fissarlo in
attesa di
delucidazioni sul suo bizzarro ed insolito comportamento. E con mia
somma
sorpresa non dovetti attendere oltre per scoprire ciò che
celava la sua mente
in quel momento.
“Lilian,
so che quello che ti dirò potrà sembrarti un
po’ strano” esitò facendomi cenno di
tacere “da quando quel Lucas ha iniziato a
ronzarti attorno devo ammettere che un tremendo senso di gelosia mi ha
dato il
tormento … il solo pensiero di te e lui mi manda in bestia!
La convinzione di
te e lui assieme …”
Lo
fissai incredula “Perché?” biascicai
seriamente
confusa “Non mi sembra tu abbia avuto reazioni quando io e
Josh ci siamo
fidanzati”
“Era
diverso, si vedeva lontano un chilometro che tra
te e lui non c’era nulla oltre l’amicizia e forse
era per questo che non mi ero
allarmato apprendendo la notizia. Ma con Lucas …”
“Io
e Lucas siamo amici” dissi come per giustificarmi,
sebbene quelle parole mi sembrassero quasi false.
“Questo
non cambia le sensazioni orribili che ho
provato. Sono stato uno sciocco in questi anni interpretando male il
mio
attaccamento a te e la tristezza del vedere il nostro rapporto
sgretolarsi.” Si
fermò fissandomi intensamente “Io credo di essere
innamorato di te e voglio che
tu diventi la mia ragazza!”
Strabuzzai
gli occhi fissandolo incredula. Erano anni
che desideravo sentire da lui quelle parole ed una richiesta simile ed
ora non
avevo il coraggio di proferir parola. Continuavo a fissarlo a bocca
spalancata
– probabilmente con un’espressione inebetita
– cercando di comprendere la
veridicità o meno di ciò che avevo udito.
“Lilian
… per favore rispondi” mormorò
leggermente
afflitto, probabilmente per il mutismo in cui vertevo da svariati
minuti.
Deglutii
rumorosamente cercando di recuperare un minimo
di contegno, stranamente non ero completamente certa della risposta che
avrei
voluto dargli. Eppure ero stata innamorata di lui da … beh,
da subito e l’idea
di diventare la sua ragazza avrebbe dovuto causarmi una gioia immensa
.. invece
la mia mente era invasa da pensieri contrastanti, il dubbio di averlo
eccessivamente idealizzato in questi anni, l’idea di poter
gettare al macello
la nostra amicizia considerando le solite abitudini di Daniel, la cui
storia
più lunga non era durata più di un mese.
“Credi
sia il caso di rischiare la nostra amicizia? Tu
non sei certo il tipo da storie lunghe” bisbigliai contrita,
dando voce ai miei
pensieri. Non vidi la sua espressione in quel momento, per
l’imbarazzo avevo voltato
il capo altrove, forse anche per non permettergli di leggere il
tormento nei
miei occhi.
“Non
è la stessa cosa, tu non sei un passatempo”
sentenziò indignato.
Gli
rivolsi un’occhiata truce, i miei dubbi erano più
che leciti conoscendo i suoi trascorsi e di certo non poteva farmene un
torto.
Notando il mio sguardo non propriamente amichevole prese la mia mano
tra le sue
con delicatezza, accarezzandola dolcemente con il pollice.
“Ti
prego, devi credermi. Sai quanto tengo alla nostra
amicizia , probabilmente anche più di te! –
affermò senza risparmiarmi
un’occhiata di ammonimento - Potrei mai gettare tutto al
vento per una misera
scappatella?” sussurrò suadente avvicinandosi
lentamente alle mie labbra,
probabilmente per permettermi di allontanarmi in caso non avessi
desiderato.
E
adesso che
faccio? Sembra sincero … Ma …
Come
una tarlo nel mio cervello quel “ma” risuonata
destabilizzandomi. Non sapevo cosa precisamente mi impedisse di
accettare su
due piedi quella proposta che avevo tanto desiderato e, forse
più per eliminare
quello stato di incertezza ed ansia che per reale desiderio, accorciai
la
distanza tra le nostre labbra, accettando indirettamente la proposta di
Daniel.
Percepii
il suo sorriso sulle mie labbra ed il bacio
dapprima casto divenne sempre più intenso, oscurando
completamente le mie
precedenti elucubrazioni, preda di quella miriade di emozioni e
sensazioni che
avevo tanto agognato.
Da
quel dì i giorni passarono velocemente, trascorsero
più di tre mesi nei quali la mia vita mutò quasi
completamente. I nostri amici
avevano appreso la notizia piuttosto soddisfatti, contenti del fatto
che Daniel
avesse finalmente messo la testa a posto, riuscendo a protrarre un
rapporto
oltre i consueti dieci giorni. Le uniche persone che non parvero
particolarmente
entusiaste della notizia furono Lucas e la nonna, stranamente
ostentarono una
certa indifferenza verso la notizia, che nella nonna ero certa fosse
dovuta
alla delusione per la mia scelta. Conosceva la fama di Daniel e
probabilmente
temeva che potesse causarmi sofferenza questa relazione. Lucas
invece… il suo
comportamento era incomprensibile.
Sbuffai
contrariata ripensando alla situazione che si
era creata e alla quale non sapevo porre rimedio. Finii di apportare
gli ultimi
ritocchi al mio look, che negli ultimi tempi era leggermente
migliorato. Claire
continuava a ripetermi che per non sfigurare accanto ad un tipo come
Daniel
dovevo decidermi ad essere più femminile. Accettai la cosa
anche se non di buon
grado, l’idea di dover cambiare per qualcuno non mi
aggradava, non che lui
avesse recriminato qualcosa in proposito, ma sapevo che infondo gradiva
quel
mio nuovo vestiario ed era compiaciuto dal fatto che i ragazzi per
strada mi
osservassero interessati.
Possibile
che
non sia geloso?Io odio le ragazze che osano fissarlo!
Sospirai
accantonando per l’ennesima volta quella
domanda, che nell’ultimo tempo mi ero posta abbastanza spesso
e mi decisi ad
uscire velocemente giungendo a casa di Daniel con un leggero anticipo.
Infatti
in casa l’aria era talmente pesante che ero stata costretta
ad uscire prima per
non iniziare ad urlare. Mi irritava il comportamento di Lucas, non ne
comprendevo il motivo. Era distante e distratto, mi seguiva come
un’ombra, ma
allo stesso tempo si manteneva a debita distanza come per evitare di
incamerare
ogni tipo di conversazione. Quando gli avevo comunicato la bella
notizia,
ringraziandolo per il suo provvidenziale aiuto – sebbene non
volessi ammettere
che un mezzo così infantile come la gelosia potesse aver
funzionato - mi
aveva rivolto un sorriso decisamente
stiracchiato e si era congedato dopo pochi minuti. Eppure era stato lui
ad
aiutarmi …
Sbuffai
pesantemente prima di suonare il campanello e
dopo pochi secondi sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla porta.
Daniel mi
sorrise entusiasta iniziando a ciarlare qualcosa riguardante una
partita di
basket che si era svolta quella mattina al campetto, ma la mia mente
era
altrove, ad elaborare le spiegazioni plausibili per il comportamento di
Lucas.
Mi aveva turbata. Sebbene prima non facessimo che litigare e
punzecchiarci a
vicenda, preferivo quel clima bizzarro che quella situazione di
freddezza e
mutismo che si era creata.
“Sei
d’accordo?” la voce di Daniel mi ridestò
dai miei
pensieri e mi limitai ad annuire per non mostrargli la mia momentanea
distrazione. Accantonai il pensiero del mio amico per dedicarmi ad una
piacevole serata con il mio ragazzo.
Ci
sedemmo sul divano dinanzi allo schermo enorme della
televisione e compresi di aver accettato di vedere un film. Tanto
meglio, non
ero in vena di uscite. Peccato che avesse scelto un film decisamente
orribile,
un disgustoso splatter, decisamente fuori dai miei gusti! Possibile che
in
cinque anni non avesse compreso nemmeno i miei gusti in fatto di cinema?
Lucas
non
avrebbe mai scelto un film del genere …
Mi
irrigidii al pensiero che avevo appena formulato.
Dovevo essere impazzita per iniziare a fare confronti tra loro due. Due
persone
completamente diverse con le quali avevo rapporti completamente
diversi.
Daniel
dovette captare qualcosa perché si voltò verso
di me scrutandomi in modo indecifrabile e non compresi le sue
intenzioni sino a
quando non ritrovai la sua bocca sulla mia. Iniziò a
baciarmi in modo
abbastanza irruente al quale risposi leggermente intimorita. Avevo
sognato quel
momento per anni eppure in quell’istante mi rendevo conto che
qualcosa non era
come avrebbe dovuto. Mancavano quelle emozioni e quel desiderio di
volermi
donare a lui, mentre la sensazione di smarrimento e frustrazione si
propagava
velocemente.
Mi
staccai da lui spingendolo via. “Daniel, fermo!”
ordinai con voce tremula.
Daniel
mi fissò scioccato “Perché?”
“Non
voglio” biascicai prima di recuperare velocemente
le mie cose e fuggire da quella casa.
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Capitolo 5 *** 5/5 ***
Salve!
ecco l'ultimo capitolo della storia, a cui seguirà l'epilogo!
Allego l'immagine del
bellissimo banner fatto per il concorso:
V
Rientrai
in casa come una furia, sconvolta dai miei
stessi gesti e dalla fuga dalle braccia del mio ragazzo. Quel ragazzo
che per
anni avevo desiderato mi vedesse come qualcosa di più di una
semplice amica, ed
ora che era accaduto non riuscivo a godermi la nostra storia a causa
della
convinzione stramba che tutto ciò fosse sbagliato e non
fosse lui la persona a
me destinata.
“Lilian,
ma tu non eri uscita con Daniel?” domandò
Lucas con un ghigno.
Lo
fulminai con lo sguardo “Pensa ai fatti tuoi
…”
sibilai adirata. Mi innervosiva il suo comportamento, dopo avermi
evitata per
mesi adesso si permetteva addirittura di rifilarmi le sue stupide
battutine?
“Cos’è?
Hai ripreso a parlarmi?” aggiunsi, palesemente
irritata.
Mi
scrutò perplesso . “Non capisco a cosa ti
riferisci!” bofonchiò riportando
l’attenzione allo schermo del computer dinanzi
a lui.
Indispettita
mi avvicinai premendo il tasto di chiusura
e scatenando le sue proteste.
“Ma
hai perso il senno? Se non avessi salvato mi
avresti fatto perdere il lavoro di una giornata!”
urlò alzandosi di scatto e
guardandomi in cagnesco, ma ciò non mi intimorì,
al contrario mi posizionai
dinanzi a lui poggiando le mani sui fianchi e sfidandolo con lo sguardo.
Era
tutta colpa sua … il suo comportamento assurdo
degli ultimi mesi mi aveva turbata. Era solo colpa sua se non riuscivo
a
concentrarmi sulla mia storia con Daniel.
“Così
impari a beffarti di me. Sono mesi che mi ignori
senza degnarti di darmi una motivazione logica. Continui a seguirmi
come un
segugio ovunque io vada, ma allo stesso tempo ti tieni a debita
distanza per
evitare anche di parlarmi … Mi spieghi cosa diamine ti passa
per la testa? Ti
rendi conto che sto male in questa assurda situazione? Che mi mancano
addirittura i nostri battibecchi assurdi?” sbottai tutto
d’un fiato. Sentivo
gli occhi pungermi e con grande difficoltà riuscii a
trattenere le lacrime.
Erano mesi che desideravo sfogarmi ed ora avevo finalmente esternato
quel senso
di frustrazione che mi attanagliava, dando voce anche a quei pensieri
che non
io stessa non sapevo di avere. Non avevo mai voluto ammettere nemmeno
con me
stessa quanto mi mancasse la sua presenza. Eppure sapevo che il disagio
che
provavo era dovuto proprio a quel cambiamento brusco che lo aveva
allontanato
da me.
Mi
sei mancato
in questi mesi. Mi sono mancate le nostre liti, i nostri battibecchi
per le
motivazioni più assurde, le serate passate a rivedere
“Robin Hood” e le
chiacchierate rammentando i momenti della nostra infanzia in Spagna,
davanti ad
una tazza di tè. Rivoglio il mio Luke, quello scorbutico e
saccente … ne ho bisogno.
Lo
fissai intensamente e mi parve seriamente scioccato
dalla mia sfuriata.
“Mi
dispiace, credevo che avresti preferito non avermi
intorno, in fondo non facevi che lamentarti in proposito. E poi ora
stai con
Daniel e lui poteva sentirsi geloso …”
tentennò arrancando una pietosa scusa
che non fece che aumentare il mio risentimento.
“Che
diamine stai blaterando, razza di scemo? Cosa
centra Daniel in tutta questa storia? Cosa centra lui con la nostra
amicizia?!”
urlai contrariata.
Sospirò
sommessamente abbassando lo sguardo. “Mi
dispiace, ma pensarti con lui mi fa stare male –
mormorò lasciandosi andare
sulla poltrona e volgendo lo sguardo alla finestra – la tua
amicizia non mi
basta” sentenziò in tono deciso.
Corrugai
la fronte palesando il mio scetticismo.
“Cosa
cerchi di dirmi, Lucas?”
Si
portò le mani sul volto stancamente prendendo un
profondo respiro.
“Io
sono innamorato di te … so che può sembrarti
assurdo considerando il nostro rapporto insano e conflittuale, ma io
sono
profondamente ed irrimediabilmente innamorato di te.”
“Ti
stai prendendo gioco di me?” domandai in tono
contrito.
Non
parve gradire la mia insinuazione perché si alzò
di
scatto avvicinandosi con aria decisamente alterata. “Come
puoi credere una cosa
del genere? Lilian, ogni mio gesto, ogni mia parola dal nostro primo
incontro
non sono stati che la dimostrazione di quel legame che mi teneva unito
a te e
che con gli anni è cresciuto a dismisura, rendendomi
dipendente anche della tua
sola presenza. Per quanto tu potessi rifiutarmi nulla avrebbe cambiato
quella
realtà e nulla potrebbe mutarla tutt’ora. Il mio
desiderio è solo quello di
proteggerti e permetterti una vita serena, non mi importa che non sia
con me …
sebbene io ti desideri ardentemente, so che tu non provi per me i
medesimi
sentimenti. Ma ciò non mi impedirà di osservarti
nell’ombra e darti protezione,
seppur non saranno le mie braccia a stringerti nei momenti di dolore!
Ma … - si
bloccò sospirando sommessamente, probabilmente cercando di
prendere coraggio
per ciò che da lì a poco avrebbe annunciato -
non puoi chiedermi di continuare a mantenere quel rapporto
giocoso di un
tempo, perché ogni volta che volgo gli occhi su di te vedo
lui che ti accarezza
e ti bacia e ti dà quell’amore che vorrei donarti
io” allungò una mano sulla
mia guancia, accarezzandola delicatamente “Io ti
proteggerò sempre … ma a
distanza, quella distanza che mi permetterà di non impazzire
ogni volta che
sentirò la tua voce o incontrerò il tuo sguardo
... mi dispiace” terminò,
mentre il suo viso assumeva una maschera di tristezza capace di
stringermi il
cuore.
Lo
fissai sconvolta, incapace di proferire parola. Non
mi sarei mai aspettata da lui una simile confessione, lui che non
perdeva
occasione di litigare, lui che si divertiva ad indispettirmi, lui che
negli
ultimi mesi mi aveva categoricamente evitata senza darmi uno straccio
di
spiegazione.
Lui
non può
amarmi … noi non siamo mai andati d’accordo!
È impossibile …
Eppure
finalmente iniziavo a comprendere alcuni suoi
comportamenti. Il suo volersi sacrificare per proteggermi, le sue
premure
costanti nei miei confronti, seppur celate da battutine di scherno
…Non era
affetto fraterno quello che lo legava a me! Mi ero sbagliata, avevo
travisato
ogni cosa …
“Mi
dispiace, non avrei mai dovuto confessarti queste sciocchezze!
Non credo che Daniel gradirebbe” mormorò atono
prima di allontanarsi da casa
sbattendo la porta dietro di sé. Rimasi impietrita dal peso
di tutte quelle
verità tanto evidenti, che avevo volutamente ignorato, ma
soprattutto dalla
tremenda confusione che aleggiava in me. Per quanto ritenessi folle
ciò che
avevo udito e che oltretutto, sebbene le mie sensazioni dicessero il
contrario,
io ero la ragazza di Daniel, la sua confessione mi rendeva …
felice!
“Tesoro,
tutto bene?” sobbalzai udendo la voce della
nonna, notando solo in quel momento la sua presenza
sull’uscio della porta.
Le
corsi in contro senza riflettere, cercando
consolazione in un abbraccio ed iniziando a singhiozzare senza
comprenderne
realmente il motivo. Non so per quanto restammo in quella posizione,
mentre lei
mi accarezzava dolcemente i capelli per darmi conforto ed io ripetevo
frasi
sconnesse. Mi sentivo in pena per ciò che era appena
accaduto, per l’idea di
aver ferito Lucas con il mio silenzio, per la sua fuga, ma
più di ogni cosa ero
terrorizzata dall’idea che lui decidesse di non tornare da me.
“Piccola,
vuoi dirmi cosa è accaduto?”mormorò
dolcemente la nonna, non appena i miei singhiozzi diminuirono.
“Lucas
… mi ha … mi ha detto di essere innamorato di
me” balbettai tremendamente in imbarazzo.
“Finalmente
si è deciso!” esclamò ridacchiando
divertita.
Ma
che ha da ridere? Io sono qui che mi dispero al
pensiero del mio rapporto con Lucas in frantumi e lei ride?
Arcuai
un sopracciglio fissandola scettica.
“Bambina
mia, il suo interesse per te era palese quanto
il tuo per lui! Quello che ora mi domando è il motivo per il
quale sei in
lacrime tra le braccia di tua nonna e non felicemente stretta fra le
sue” potei
notare un certo disappunto nel suo tono, ma lo ignorai volutamente.
Ok,
la nonna
ha perso il lume della ragione. Inizio a sospettare che il problema sia
questa
casa … oppure qualche incantesimo andato male …
“Nonna,
ma cosa vai blaterando?” domandai in tono
concitato.
“Lilian,
in quanto ad acume devo ammettere che sei degna
figlia di tua madre” affermò contrita scuotendo il
capo.
“Nonna!”
urlai a disagio “Ti dispiacerebbe spiegarmi
cosa ti ha indotto a trarre certe conclusioni?” ero
sinceramente curiosa di
comprendere da dove arrivasse una tale sicurezza.
“Non
sei mai stata una persona particolarmente
espansiva e affettuosa, soprattutto dopo la morte dei tuoi genitori
… ti sei
chiusa a riccio, convinta di poter
bastare a te stessa. Eppure è stato sufficiente il suo
arrivo per destabilizzare
completamente il tuo atteggiamento, almeno nei suoi confronti. Gli hai
concesso
quello che non hai mai dato a nessuno: il tuo affetto e il tuo costante
sostegno. Quando eri in sua compagnia, per quanto bisticciaste
continuamente …
- prese fiato soppesando le sue parole mentre io la fissavo ad occhi
sgranati –
eri sempre così allegra e spensierata! Non sono io a doverti
dire queste cose …
ma ti do un consiglio: valuta bene i tuoi sentimenti, soprattutto nei
confronti
di Daniel” mi consigliò mantenendo il suo tono
dolce e calmo.
Detto
ciò si alzò dal divano sul quale ci eravamo
sedute e, dopo avermi scoccato un bacio sulla fronte, si
allontanò verso la
cucina, probabilmente per lasciarmi il mio spazio per riflettere sulle
sue
strambe osservazioni.
Rimasi
interdetta a fissarmi le punte dei piedi mentre
nella mia mentre le parole della nonna si ripetevano come un mantra.
Possibile
che io avessi frainteso i miei stessi sentimenti? Ma in quel caso, cosa
provavo
nei confronti di Daniel? Ero sempre stata certa di essere innamorata di
lui
eppure … eppure dovevo ammettere che dall’arrivo
di Lucas i pensieri verso
Daniel erano diventati sporadici. Che io mi fossi illusa semplicemente
per non
ammettere la verità …? Che fosse solo il terrore
di compromettere ciò che
avevamo a soggiogare la mia mente oscurando ciò che per
tutti era palese? Che
il mio inconscio volesse avvertirmi di ciò quando nei miei
momenti con Daniel
sentivo non fosse quello il mio posto? E non quelle le braccia nelle
quali
sarei voluta essere stretta?
Una
miriade di pensieri confusi e astrusi prese il
sopravvento stordendomi, ma rivelandomi in fondo che, nonostante tutto,
ciò che
provavo per Daniel non poteva essere definito amore. Ma ciò
che provavo per
Lucas? Era quello l’amore?
Non
lo sapevo e probabilmente restando immobile su quel
divano non sarei mai giunta ad una reale conclusione. Ciò
che potevo fare in
quel momento era solo cercare di chiarire con Lucas, farlo tornare a
casa e
discutere con lui di questi sentimenti confusi che si agitavano in me
in sua
presenza, sperando di riuscire a dare a tutto ciò una giusta
classificazione.
Che
sia amore o amicizia non lo so, ma so che non posso
perderlo!
Mi
alzai di scatto dal divano correndo verso la cucina.
“Nonna,
vado a cercare Lucas, se torna a casa prima di
me chiamami sul cellulare” urlai recuperando le chiavi di
casa e schizzando via
prima di aver ottenuto una risposta.
Fuori
dal portone iniziai a guardarmi attorno non
sapendo per quale strada optare.
Dove
si nasconderebbe un licantropo lunatico e
innamorato?
Decisi
di dirigermi verso il mare. Aveva sempre adorato
la spiaggia, mi ripeteva spesso quanto quel luogo riuscisse a
ricordargli casa
e trasmettergli serenità.
Forse
una
passeggiata riuscirà a schiarirmi le idee …
Purtroppo
non feci che pochi passi prima di avvertire
una mano poggiarsi sulla mia bocca, mentre uno strano odore mi invadeva
le
narici, ed abbandonarmi all’ignoto.
Mi
risvegliai in un’immensa sala dalle pareti bianche,
circondata da un gran numero di ragazze imbavagliate e legate come me.
Provai a
slegarmi agitandomi, ma con mio grande disappunto non feci che
peggiorare la
situazione, ritrovandomi stesa in terra ed incapace di rimettermi
seduta.
Ma
dove diamine mi trovo? Che posto è questo? Se solo
potessi parlare …
Non
riuscivo a comprendere cosa fosse accaduto, l’ultimo
mio ricordo era stata la corsa alla ricerca di quello stupido di Lucas
e poi …
il buio. L’agitazione iniziò a prendere il
sopravvento mentre i miei sensi
intorpiditi si risvegliavano. Non ebbi il tempo di trovare una qualche
logica
spiegazione che un gran numero di uomini coperti da tuniche bianche
fece il suo
ingresso nella sala …. e finalmente capii dove ero finita.
Mi
hanno presa! Quei maledetti devono avermi teso una
trappola! Come diamine ho fatto a non pensarci prima?
Li
fissai sconvolta mentre il panico invadeva il mio
corpo ed un lieve tremore mi scuoteva rammentando ciò che da
li lì a poco
sarebbe accaduto. Ci avrebbero bruciate … ci avrebbero messe
sul rogo e noi,
inermi, non avremmo potuto far altro che morire per le loro manie di
grandezza e
la loro folle convinzione di essere emissari di Dio, con il compito di
purificare la terra da noi povere streghe.
Sebbene
gli unici mostri in questa stanza siano solo
loro!
A
capo del gruppo un uomo biondo dai capelli riccioluti
e dall’aria angelica ci fissava ghignando, palesemente
soddisfatto.
“Noto
con sommo piacere il gran numero di infide
creature che avete catturato – osservò
compiaciuto, facendo scorrere il suo
sguardo su di noi -
mi complimento con
voi, miei signori.”
I
suoi seguaci chinarono il capo in segno di
ringraziamento, senza proferir parola.
“Mie
care fanciulle, sono rammaricato per ciò che sono
costretto a fare,
trovo uno spreco
gettare tanta bellezza tra le fiamme, ma mi duole ammettere che non vi
è
alternativa a causa della vostra molesta natura. –
mormorò accorato - Ma sono
certo che il vostro sacrificio renderà il nostro Signore
benevolo purificando
la vostra anima, come lo sarà la nostra terra quando tutte
voi sarete
finalmente scomparse.”
Deglutii
a fatica notando il luccichio folle negli
occhi di quell’uomo, che con il suo tono gentile si beffava
di noi. Sentii dei
singulti provenire dalla mia destra dove notai una ragazza che piangeva
disperata e terrorizzata, sfogando in tal modo la sua pena. Non che noi
altre
fossimo tranquille, eravamo all’incirca dieci, ed il terrore
era palese sui
nostri volti sebbene tentassimo di mantenere il controllo.
“Cosa
ti turba? Per quale motivo tali lacrime? Dovresti
gioire per la possibilità che ti stiamo donando di salvare
la tua anima!”
esclamò affranto avvicinandosi a lei, scatenando
ulteriormente i suoi
singhiozzi.
Ma
non vi badò e, dopo averla osservata qualche
istante, si rivolse ai suoi uomini “Preparate il fuoco
… abbiamo una prima
anima da liberare” ordinò sorridendo soddisfatto.
Eseguendo le sue volontà, i
suoi scagnozzi si premurarono di azionare quello strano arnese che
erano soliti
utilizzare per bruciarci. Era un rogo, ma inserito in una particolare
stanza
sigillata al centro del quale spiccava questo macchinario che
riproduceva le fiamme
senza la necessità del legno, ma funzionava elettricamente.
Uno strumento di
atroce tortura utilizzato perché secondo le loro leggende
solo il fuoco era
realmente in grado di debellare il male della stregonerie, riducendo in
cenere
i nostri empi corpi.
Si
facevano chiamare i Salvatori, a causa del loro
compito al quale dovevano adempiere: “salvare”
l’umanità dal male. La loro
setta era nata nel 1842 , quando un gruppo di folli superstiziosi
scoprì la
reale esistenza di noi streghe e come riconoscerci. Il loro leader
fondatore si
era casualmente imbattuto in una strega, facendola sua sposa, ma quando
era
venuto a conoscenza della sua natura, spaventato e disgustato da
ciò che non
comprendeva, l’aveva annientata, ma non prima di averle
sottratto un particolare
amuleto in grado di riconoscere noi streghe. E da lì
creò quella setta di
sadici, che di generazione in generazione si trasmettevano
quell’oggetto per
protrarre, anche se nel buio, quella caccia alle streghe.
Quanta
mostruosità nascosta dentro quegli uomini, che
molto probabilmente nella loro quotidianità svolgevano
rispettabili lavori e
avevano una qualche famiglia, dei figli ad attenderli a casa la sera.
Con quale
coraggio si rivolgevano a loro e abbracciavano le loro moglie con
quelle mani
sporche del nostro sangue?
“Muovetevi”
ordinò categorico.
Ciò
che accadde dopo mi lasciò basita. Senza indugio
recuperarono in malo modo la ragazza al mio fianco, accompagnandola in
quella
stanza e legandola al palo di ferro al centro del rogo, che azionarono
dopo
pochi istanti, senza alcuna esitazione e senza alcun rimorso.
Non
avrei mai voluto mostrare la mia debolezza dinanzi
a loro, ma le lacrime inesorabili e incontrollabili iniziarono ad
inumidire il
mio viso davanti a quella scena immonda. Quanta crudeltà
poteva essere celata
nel corpo di un uomo. Quanta follia mascherata da azioni pie e giuste.
Il
ribrezzo mi pervase in quell’istante mentre le urla di quella
ragazza si
diffondevano per la sala accompagnando quello spettacolo agghiacciante.
Piansi
e piansi ancora senza freno, mentre mille pensieri riempivano la mia
mente,
rammentando ciò che avrei lasciato quando da li a poco
sarebbe stato il mio
turno. Il dolore che avrei inflitto alla nonna, che aveva in ogni modo
tentato
di proteggermi da questo infame destino, e a Lucas, al quale non ero
riuscita a
confessare il mio amore. Perché in quel momento i miei
sentimenti mi apparvero
chiari come non mai, dissipando ogni dubbio e facendo spazio alla
consapevolezza che tutti i miei gesti avrebbero dovuto donarmi tempo
prima.
Lo
amavo, probabilmente da quando mi aveva mostrato
quella parte del suo carattere che non conoscevo. Quella dolcezza
racchiusa nei
suoi gesti e le continue premure che aveva nei miei confronti. Mi aveva
protetta da tutto, appoggiando anche le mie folli scelte come il
rinnegare la
magia sebbene questo comportasse il mio non adempiere al patto. Ma
questo non
gli impediva di proteggermi e stare al mio fianco. Avevo creduto di
essere
innamorata di Daniel, sebbene i miei sentimenti per lui si fossero
affievoliti
velocemente … mi ero ingannata! Ed ora non potevo che
pentirmene.
Lì
dove la mia vita avrebbe visto la sua fine
rimpiangevo quei momenti che non avevo realmente vissuto, solo per non
accettare la palese verità, eppure il solo pensiero che lui
non fosse con me a
condividere quella sorte placava in parte il mio animo.
Non
morirà a causa mia … riprenderà la sua
vita e forse
il non aver saputo del mio amore gli permetterà di voltare
pagina.
I
singhiozzi si intensificarono man mano che le urla
della ragazza si affievolivano. Non mi voltai verso quella sala dalle
pareti di
vetro, non avendo il coraggio di osservare ciò che era
accaduto. Volsi
nuovamente il mio sguardo verso quel pazzo dai capelli biondi notando
la
soddisfazione palese sul suo volto.
Un
moto d’ira mi pervase ed iniziai a scalciare
violentemente per sfogare la mia furia, desideravo correre verso di lui
e
riempirlo di pugni tramortendolo, per vendicare tutte quelle povere
streghe che
avevano brutalmente ucciso in quegli anni … per avermi
strappato mia madre e
mio padre in quella notte di novembre. Li odiavo … odiavo
con tutta me stessa
quei mostri immondi, quei demoni sorti dall’inferno per
distruggere le vite
altrui, osannando un falso ideale solo per soddisfare la loro sete di
morte e paura
punto
Vi
odio!!! Odio la soddisfazione che traete
dall’uccidere chi è più debole, forse
solo per paura di ciò che il mondo cela
sotto la sua superficie. Vi odio perché nei vostri occhi non
scorgo alcun senso
di colpa. Perché? Come si può non provare pena?
Perché?
Scalciai
senza sosta, mentre le mie urla venivano
soffocate dal panno che copriva la mia bocca, attirando su di me la
loro
attenzione.
“Ma guardate
questa fanciulla come si agita! Cosa turba il tuo animo, piccola
strega?”
mormorò l'uomo biondo accorato, in totale disaccordo con il
tono dispregiativo
con cui aveva calcato l’ultima parola.
Mugugnai
in risposta, non potendo parlare. Ma lui non
si perse d’animo.
Fece
un cenno ad un suo sottoposto e questo mi si
avvicinò sciogliendo la benda. Fui più lesta di
lui e ne approfittai per
mordergli la mano facendolo urlare dal dolore. Sapevo fosse inutile
come
vendetta ma mi diede ugualmente una piccola soddisfazione, forse
l’unica che
avrei ottenuto prima di morire.
“Brutta
strega” sibilò questo portandosi la mano al
petto.
“Un
bel caratterino, non c’è che dire.”
Esitò il biondo
dall’aria da pazzo, avvicinandosi pericolosamente a me. Notai
solo in quel
momento i lineamenti del suo volto piuttosto giovanili, ero certa non
avesse
più di trent’anni, a dispetto di molti dei suoi
sottoposti alcuni dei quali
parevano avere più di sessant’anni. Mi domandai se
fosse stata la sua perfidia
e il suo sadismo ad assegnargli quel grado.
Quando
notai la sua mano alzarsi fu troppo tardi,
tentai invano di indietreggiare, ma non riuscii ad evitare lo schiaffo
che mi
assestò in pieno volto, facendomi sanguinare il labbro.
Avvertivo il sapore
metallico del sangue in bocca, che mi provocò un leggero
senso di nausea.
“Dovresti
portare rispetto verso coloro che stanno
salvando la tua anima, piccola strega!” sibilò
abbandonando i suoi modi
apparentemente gentili.
Ringhiai
esasperata “siete solo dei mostri con manie di
grandezza!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Lo
vidi ghignare divertito “Abbiamo una volontaria per
la prossima liberazione” esclamò fissandomi
sadicamente, mentre un sorriso
beffardo si disegnava sul suo viso ed i suoi scagnozzi si premuravano
di
afferrarmi, senza tanta delicatezza, per condurmi verso la mia
imminente fine.
Non
proferii parola, comprendendo l’inutilità delle
urla e delle suppliche che non avrebbero che aumentato il loro senso di
soddisfazione. Ciò nonostante non riuscii ad impedire alle
lacrime di
fuoriuscire ripensando nuovamente a ciò che stavo
abbandonando e al dolore che
probabilmente avrei provato. Avevo sempre temuto la morte, terrorizzata
da ciò
che mi avrebbe atteso una volta tagliato quel filo invisibile che mi
teneva
legata a questa terra. Soprattutto dopo la scomparsa dei miei questo
era
divenuto un pensiero quasi costante … ed ora che mi
ritrovavo faccia a faccia
con mia fine non
potevo che sentir
riaffiorare quel terrore.
Mentre
mani brute mi legavano duramente a quella
macchina mortale e le fiamme iniziavano a propagarsi lentamente attorno
al mio
corpo, per aumentare l’agonia, il mio pensiero
tornò a lui … forse per l’ultima
volta, e tanto vividi furono i miei ricordi che mi parve quasi di
sentire la
sua voce invocare il mio nome.
Solo
per un istante … poi, il fumo pervase i miei
polmoni mentre le mie urla sommesse si propagavano per quella maledetta
sala
che avrebbe assistito alla mia fine, sino a quando il buio sopraggiunse.
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Capitolo 6 *** Epilogo ***
Epilogo
15 anni dopo
Ripose i fiori
sulla tomba in marmo
bianco dinanzi a sé, mentre lacrime solitarie scendevano di
tanto in tanto,
rammentando i momenti ormai passati. Era una persona speciale e, per
quanto
fossero ormai passati svariati anni, Lucas non poteva non provare pena
per ciò
che era accaduto. Si sentiva responsabile … se lui non
avesse fatto alcuna
scenata e Lilian fosse stata accanto a lui…
Sospirò
sommessamente.
“Mi
dispiace tanto” sussurrò con voce
tremula. Lei lo aveva aiutato. Lei sapeva tutto sin dal principio.
Eppure lui
non era stato in grado di salvarla e si pentiva amaramente della sua
impulsività. Se solo …
I ricordi
tornarono vividi alla sua
mente, come ormai di consueto. Rammentò quei momenti di puro
terrore in cui
aveva temuto di perdere ogni cosa … una corsa contro il
tempo, alla ricerca di
quell’aiuto dei licantropi con cui si teneva in contatto dal
suo arrivo a
Vancouver. Come lui erano protettori e, sebbene non fosse
l’amore a legarli
alle loro streghe, non avrebbero mai permesso fosse fatto loro alcun
male.
Alcune come Lilian erano state catturate da quegli immondi esseri,
altre erano
al sicuro nelle loro dimore, ma l’occasione di un attacco
sferrato al centro
del covo di quei bastardi non poteva non essere sfruttato. Il ciondolo
incantato si era rivelato realmente utile e gli aveva permesso di
giungere in
quel luogo segreto, soprattutto grazie all’aiuto di alcune
streghe che avevano
interpretato quei segni che lui mai avrebbe riconosciuto.
Eppure la scena
che gli si era parata
dinanzi al suo arrivo era stata agghiacciante, ormai indelebile nella
sua mente
ricorreva costantemente nei suoi peggiori incubi. La sua Lilian era
circondata
dalle fiamme, inerme e piccola tanto da apparire indifesa come mai
prima di
allora. Lei, che con il suo spirito combattivo e la sua audacia
riusciva a
tener testa a chiunque osasse sfidarla, lei …
“Luke”
una voce cristallina reclamò la
sua attenzione.
Lucas si
voltò verso la piccola visione
al suo fianco, che gli sorrideva dolcemente. I capelli rossi legati in
una
lunga treccia ricadevano sulla schiena, ondeggiando ipnoticamente ad
ogni suo
movimento, mentre qualche ciuffo ribelle incorniciava quel visino ormai
un po’
più paffutello a causa della gravidanza. Ma per Luke non vi
era nulla di più
bello.
“Amore,
dove sei stata!?” domandò
curioso abbandonando la sua postazione, per avvicinarsi preoccupato a
sua
moglie. Non riusciva a farle comprendere che essere incinta implicava
anche un
po’ di riposo. Lei continuava a non prestargli attenzione, a
dispetto delle
indicazioni del medico, mentre la
preoccupazione di Luke aumentava a dismisura. Spesso lei
lo aveva
definito iperprotettivo … e forse lo era davvero! Ma dentro
il suo grembo
portava la sua bambina, come poteva non preoccuparsi della sua piccola
Delia?
Lei
sbuffò contrariata “Sono solo
incinta! Smettila con tutta questa apprensione …”
Luke
alzò gli occhi al cielo recuperando
la busta dalle sue mani e sbirciando curiosamente all’interno.
“Perché
questo? Che roba è? Un quarzo?
Un’acquamarina?”
“Un
Lapislazzulo, Luke … è un
lapislazzulo! La pietra preferita della nonna … possibile
che dopo tutti questi
anni tu non abbia imparato a distinguere un quarzo da un
lapislazzulo?” replicò
ironica e leggermente stizzita “Se continui così
ti avviso che ti disconoscerò
come marito e come padre di mia figlia … non ti
permetterò di traviare la sua
giovane mente con la tua ignoranza!” terminò
incrociando le braccia al petto,
poggiandosi leggermente sulla pancia. Era una posizione che
nell’ultimo periodo
assumeva di consueto.
Lucas
ghignò divertito, sin da quando
erano bambini l’idea di stuzzicarla lo rendeva euforico
soprattutto a causa
delle sue reazioni spropositate, e dopo il matrimonio non erano
cambiati poi
molto. Con i loro battibecchi continui potevano dare
l’impressione di una coppia
poco affiatata, ma al contrario erano tremendamente legati e non
più solo
grazie alla magia. Anche se per Lucas non era mai stato solo quello
… sebbene
lui stesso non lo avesse compreso immediatamente.
“Lilian,
cosa vorresti farci con questo
Lapislazzulo, se mi è dato saperlo?” chiese lui
calcando appositamente sul nome
della pietra, onde evitare di dover dormire sul divano per i successivi
tre
mesi.
Lei sorrise
dolcemente “è
un regalo per la nonna …”.
La
sua adorata nonna era ormai deceduta da
quindici anni, a causa dell’improvvisa scomparsa di sua
nipote quel fatidico
giorno. Un attacco di cuore dovuto alla sua già precaria
situazione, della
quale però non aveva parlato a nessuno. Era stato un duro
colpo per tutti.
“Credo
che il regalo che gradirebbe
maggiormente sarebbe sapere che la sua pronipote nascerà
sana e forte … quindi
adesso torniamo a casa e ti riposi, manca poco meno di una settimana al
termine
della gestazione e …” blaterò Lucas in
tono concitato.
Per placare quel
flusso insistente di parole,
Lilian gli scoccò un sonoro bacio a fior di labbra.
“Amore
… andiamo a casa” sussurrò
trascinandolo verso l’uscita dopo aver riposto la piccola
pietra accanto alla
tomba.
“Addio, nonna
Ines Delia Marín” sussurrò
volgendo alla lapide di marmo il suo ultimo sguardo e portando la mano
al suo
grembo per trovare conforto nella sua bambina, la sua piccola Delia.
VII° classificata
The Legends of Witches
di Shinalia
Correttezza grammaticale: 6,5/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Attinenza al tema: 9,5/10
Stile e lessico: 9/10
Apprezzamento personale: 4,5/5
Voto complessivo: 48/55
Giudizio:
storia lunga ( ben 50 pagine! ), che dimostra appieno la tua passione
per la scrittura. Un racconto che non scade mai nel banale e
coinvolgente fino alla fine, dico ciò perché mi
è spesso capitato di
leggerne di così lunghi e, nonostante gran parte di essi
fosse ben
scritta e curata nei minimi dettagli, sul finale spesso erano un po',
come si suol dire... "buttati là". Ma non è il
tuo caso.
Devo "rimproverarti" unicamente per quanto riguarda la
grammatica: nella prima parte della storia mancano molto punti a fine
frase, e anche diverse maiuscole ( ciò solo per quanto
concerne il
primo capitolo ). Inoltre ho trovato alcuni tempi verbali sbagliati e
periodi talvolta un po' confusi, che ho faticato a capire
immediatamente ed ho dovuto rileggere più volte per carpirne
il senso.
Ci sono anche degli errori di battitura, delle parole sbagliate, ma
capisco bene che data la lunghezza della storia non era facile renderla
perfetta sotto questo aspetto.
Per il resto, però, devo dire che mi è piaciuta
tantissimo.
L'ho trovata molto originale ( soprattutto l'idea dei licantropi come
protettori delle streghe ), ben scritta ( lo stile è davvero
apprezzabile, il lessico è ricco e il racconto scorre che
è un piacere
senza mai annoiare. Complimenti anche per le accurate descrizioni dei
particolari, dei luoghi, degli stati d'animo ), con una buona trama e
un'ottima attinenza al tema. Riguardo ciò ho tolto mezzo
punto perché
la frase scelta si "sente" di meno rispetto ad altre storie in gara, ma
comunque hai saputo trattarla molto bene. Proseguendo nella lettura si
capisce come hai voluto utilizzarla, dandole un significato profondo e
rendendole pienamente giustizia. Sia Lilian che Lucas, col passare
degli anni, hanno compiuto tanti piccoli passi verso il loro futuro
assieme, quel futuro che temevo perduto quando ho visto la giovane
strega sul rogo. L'epilogo, poi, mi ha letteralmente spiazzata. Credevo
che la tomba sulla quale Luke stava posando i fiori fosse di Lilian...
però, fortunatamente - ma sfortunatamente per la nonna,
dolcissimo e
fondamentale personaggio, l'ho adorata -, non è stato
così. Ella porta
dentro di sé il frutto del loro amore, e questa è
una cosa bellissima.
Ammetto d'aver fatto dall'inizio alla fine il tifo per Luke, ho odiato
Daniel ( forse perché non sopporto quelli troppo "libertini"
xD ), e
sapere che finalmente la nostra protagonista ha capito chi ama davvero
fa sorridere e sospirare di sollievo. Sarebbe interessante sapere che
fine ha fatto Daniel e come l'ha presa...
Mi ha proprio emozionata, hai fatto un ottimo lavoro.
Brava!
Grazie a
coloro che hanno recensito questa mia storia!!
Un
bacio
Manu
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