I was still a child

di Lartisteconfuse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Note: Saaaalve! 
Torno con una nuova ff nonostante ne avessi iniziata una lol Quella prima o poi la continuo, giuro, ma dato che da secoli volevo provare a trattare questa tematica, alla fine ci ho provato e ho la storia completa quindi ecco qui il primo capitolo.
Se per caso notate che devo aggiungere o cambiare avvertenza ditemelo, non sono una cima su queste cose :') 
Il titolo è preso da un verso di Easy On Me di Adele

Grazie e buona lettura!


“Tocca a me, tocca a me!” urlò Kaminari, mentre agitava la mano in aria per attirare ancora di più l’attenzione dei suoi compagni.
Era venerdì sera e alcuni componenti della classe 1-A si erano seduti in cerchio nella sala comune per giocare a obbligo o verità. 
L’unica persona ad essere presente e a non partecipare era Bakugou, che stava semi disteso sul divano a scrollare pigramente la bacheca del proprio profilo social. 
Non stava prestando attenzione a quello che gli altri stavano facendo, sentiva le loro risatine sceme e qualche urlo e con la coda dell’occhio percepiva agitati movimenti, ma cercava comunque di ignorarli. 
Sarebbe andato di sopra in camera sua se non fosse stato per il fatto che non aveva voglia di alzarsi, anche se per quanto Kaminari stava urlando forse avrebbe fatto bene ad alzarsi.
D’improvviso sentì una presenza accanto al suo volto e alzando gli occhi guardò Kaminari, che sorrideva in una maniera per nulla rassicurante. 
“Cosa vuoi idio-” Bakugou non fece in tempo a finire la frase che venne interrotto dalle labbra dell’altro che si poggiavano sulle sue. 

“Rei non le voglio in casa mia!” urlò un piccolo Katsuki di dieci anni, sbattendo i piedi con frustrazione, mentre lanciava occhiate di fuoco alle due ragazze che erano appena entrate in casa sua.
Rei, sua cugina di diciassette anni, che quel giorno aveva accettato di fargli da babysitter, gli sorrise in quella maniera che gli adulti usavano sempre con lui e che Katsuki odiava. “Su Kacchan, non fare così e sii gentile con Sakura e Makoto” disse solo. 
“Sì, Kacchan, fa il bravo” disse la ragazza dai corti capelli neri a caschetto, Sakura, che si chinò per guardarlo in volto e scompigliargli giocosamente i capelli. Katsuki le afferrò il polso e allontanò la mano della ragazza dalla sua testa. “Non mi toccare!” urlò.
L’altra ragazza, Makoto, lo guardò con un sorriso storto. “Che temperamento ha, il piccolo.”
“Io non sono piccolo!”
La ragazza rise e prese il posto dell’amica per inginocchiarsi davanti a lui. “Hai ragione. Sei grande.”
“Sì!” annuì Katsuki con forza. 
“Che carino” commentò Makoto ridendo. 
Katsuki si imbronciò e incrociò le braccia al petto. “Non sono carino, le femmine sono carine.”
“Dici? Anche i maschi sono carini. E tu lo sei” rispose la ragazza pizzicandogli una guancia e si trattenne dal commentare come il volto del bambino avesse preso una tonalità più rossa. Si era imbarazzato. 
“Dai Mako, lascialo perdere andiamo di là” richiamò Rei per poi guidare le sue due amiche in soggiorno. "E tu fa il bravo, non voglio problemi."
Katsuki rimase fermo all’ingresso, mentre osservava i lunghi capelli rossi di Makoto oscillare a ogni suo movimento. 
Aveva detto che era carino. 
Nessuno glielo aveva mai detto. Tranne Deku, ma lui non contava. Makoto sì. Makoto era una ragazza grande, non era Deku. 
Alla fine il bambino andò in camera sua, da una parte avrebbe voluto stare con le ragazze in soggiorno, ma era arrabbiato con Rei perchè aveva invitato gente a casa sua, quindi non poteva permettere che si pensasse che lui approvasse la loro presenza.
Dopo circa un’oretta che Katsuki stava giocando in camera, sulla soglia apparve Makoto. “Che fai?” 
Katsuki la guardò con un’occhiata che diceva: non vedi? 
In mano stringeva un pupazzo di All Might e dall’altra un villain. 
La ragazza entrò e si mise seduta accanto a lui.
“Cosa vuoi?” domandò Katsuki. 
“Tua cugina è uscita un attimo con Sakura.”
“Perchè?” Katsuki stava iniziando a detestare Rei con tutto se stesso. Non perché non voleva stare solo, ma perchè Rei non faceva quello che doveva fare. Se lui doveva sopportare di stare a casa sotto gli occhi di un adulto, Rei doveva stare a casa ed essere l’adulto, non fare quello che voleva. 
Makoto sorrise furba. “Perchè il ragazzo che le piace le ha scritto di vedersi poco distante da qui e lei e Sakura sono uscite per salutare lui e i suoi amici. Io mi sono proposta di badare a te.”
“Non ho bisogno di te.”
Makoto rise. “Sei davvero divertente Kacchan.”
“Non chiamarmi Kacchan!” 
“Perché no?” domandò Makoto avvicinando il suo viso a quello di Katsuki. 
"P-perché…perché…" balbettò, arrossendo. Makoto era così vicina, poteva sentire il suo buon profumo.
Dopo un po’ di silenzio Makoto parlò di nuovo: “Hai una ragazza?”
“Eh?” Katsuki voltò la testa per guardarla e ci mancò poco che si scontrasse con il naso della ragazza. Nel notare la sua vicinanza arrossì ancora di più.
Makoto sorrise. “Ma sì, una ragazza. Un bel bimbo come te avrà sicuramente tante spasimanti.”
Katsuki non rispose, non sapeva che dire, anche perché non aveva la risposta. 
“Mh, quindi niente fidanzatina. Allora qualcuno che ti piace?”
“No?”
Makoto rise. “Non ti piace nessuno Kacchan?”
Al sentire di nuovo quello stupido nomignolo che per colpa di Deku si stava spargendo ovunque, Katsuki si sentì ancora di più in imbarazzo e non capiva se perchè a quella domanda gli era venuto in mente il nerd o perchè gli piacesse come quel nomignolo suonava detto dalla voce di Makoto. 
La ragazza lo guardò attentamente. “Secondo me ci sta qualcuno, ma non me lo vuoi dire.”
Katsuki non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo.
Il sorriso di Makoto si fece ancora più largo. “Sì, ci sta! Senti vuoi qualche consiglio? Un aiuto su cosa fare?” 
Katsuki la guardò confuso. “Io in realtà-”
“Non vuoi conoscere già cosa fare quando hai una fidanzata? Così poi non farai la figura dello scemo, alla ragazze gli scemi non piacciono.”
Katsuki odiava sembrare scemo. Lui era Bakugou Katsuki e sapeva fare tutto. Però ora che ci pensava non sapeva cosa si faceva con le ragazze, prima di Makoto non se lo era mai chiesto.
“Cosa si fa?”
Makoto sorrise nel vedere la curiosità del bambino. Gli prese una mano, liberandola dall’All Might che teneva ancora stretto tra le dita.
“Allora, una delle cose più importanti che fanno i fidanzati è baciarsi.”
Katsuki fece una faccia schifata. “Vuoi dire quello che fanno mamma e papà? I baci sulla bocca? Che schifo!”
Makoto rise. “Non è vero Kacchan, è bellissimo, però lo devi fare solo con chi ti piace.”
“Mh.” Katsuki non sembrava convinto. 
“Se vuoi te lo insegno, però deve rimanere un segreto” commentò Makoto. “Io ho già un ragazzo e non deve sapere che ho baciato un altro.”
Katsuki aggrottò la fronte. “Quindi io ti piaccio?”
“Non si era capito? Stupidino, ti ho detto che sei carino.” Gli scompigliò di nuovo i capelli e questa volta Katsuki non protestò. Il suo sguardo era concentrato sulle labbra della ragazza.
“Vieni più vicino” sussurrò la ragazza e lo guidò ad avvicinarsi di più a lei, avvolgendo le sue braccia intorno alla sua vita. Senza che Katsuki riuscisse davvero a capire cosa stesse succedendo le sue labbra furono catturate da quelle di Makoto.


Bakugou spalancò gli occhi e con uno scatto del braccio spinse Kaminari lontano da sé. “Ma che cazzo fai?” urlò mentre si metteva a sedere e guardava il biondo che si massaggiava il sedere con espressione dolorante. “Oh Kacchan mi hai fatto male.”
“Sei un coglione? Perché cazzo lo hai fatto?”
“Ehm Bakugou, dai non urlare” disse Kirishima. Si era messo in piedi anche se era rimasto nel cerchio insieme agli altri che guardavano allibiti la scena.
“Era solo un obbligo Bakugou” commentò Kaminari. “Mi hanno chiesto di baciarti.”
“Io non stavo giocando! Non dovevi!” Bakugou non aspettò che qualcuno gli rispondesse, corse via, mentre ancora si sentiva attraversare dal panico e le lacrime stavano affiorando agli occhi. 
Erano anni che non ci pensava. Per un po’ di tempo aveva creduto di esserselo immaginato o sognato e alla fine le immagini erano diventate sempre più confuse. Quando Kaminari lo aveva baciato a sorpresa, però, quello che era successo quando aveva dieci anni gli era tornato in mente e per come si stava sentendo non se lo era affatto immaginato. 
“Ve lo avevo detto di non farlo!” esclamò Midoriya alzandosi in piedi. Era arrabbiato con tutti, perchè avevano insistito per far fare quello stupido obbligo che Mineta aveva suggerito. 
Kacchan non stava giocando e nessuno aveva chiesto la sua opinione a riguardo.
“Però è stato esagerato” commentò Sero. “Abbiamo sbagliato ma era solo un bacetto a stampo.”
“E si chiede il permesso lo stesso” disse Midoriya per poi lasciare anche lui la sala. 
Avrebbe tanto voluto andare da Kacchan e vedere come stesse. Midoriya non era stupito dello scatto di rabbia con cui Kacchan aveva spinto Kaminari, ma più del modo in cui sembrasse scosso e quasi spaventato. Era stato preso alla sprovvista, questo era vero, però quella reazione era stata strana per essere Kacchan. 
Alla fine Midoriya decise di andare in camera sua, conosceva bene il biondo e sapeva che in quel momento non avrebbe voluto vedere nessuno, meno ancora lui. 

***

“Ti piace, Kacchan, se ti accarezzo qui?”

Bakugou aprì gli occhi, trattenne il fiato mentre il cuore batteva frenetico. Guardò il muro su cui era addossato il suo letto e si strinse ancora di più nelle coperte. Sentiva sulla pelle il passaggio di quelle dita lunghe ed esili, che si erano intrufolate più volte sotto i suoi vestiti.
Perchè? Perchè adesso? Non era giusto. Era riuscito a dimenticarsene in tutti quegli anni, ma adesso la sua mente non smetteva di fargli rivivere quei momenti. 
Bakugou sapeva cosa gli era successo, come poteva non saperlo a sedici anni. Nessuno lo aveva mai saputo.
Makoto smise di venire a casa sua quando Rei ci litigò. Bakugou non sapeva per cosa litigarono, ma non poté fare a meno che ringraziare per una volta sua cugina e il suo bruttissimo carattere. 
Se Rei non avesse mai litigato con Makoto cosa gli sarebbe successo? 
Con vergogna pensò che forse avrebbe continuato a vederla fino a quando lei non si sarebbe stancata di lui. Mai gli era passato per la testa che quello che gli faceva Makoto fosse sbagliato. Gli piacevano quelle attenzioni e gli piaceva la ragazza. 
A quel pensiero venne colto da un senso di malessere e soffocamento. Si mise a sedere togliendosi di dosso le coperte, poi scese dal letto e prese un profondo respiro. 
Uscì in balcone per prendere un po’ d’aria e osservò il campus silenzioso e buio. Per la prima volta nella sua vita desiderò avere qualcuno vicino a lui che lo confortasse.

***

La mattina dopo quando Bakugou scese al piano di sotto si sentì subito gli sguardi degli altri addosso. Non ricambiò l’occhiata di nessuno e andò dritto in cucina. Una volta entrato si rese conto che in realtà non aveva fame, aveva lo stomaco completamente chiuso, era sceso per nulla. Avrebbe potuto benissimo restare in camera sua. Da solo. 
Solo... 
“Ehm Bakugou?” A chiamarlo era stato Kaminari, con voce bassa, timorosa. “Volevo chiederti scusa per ieri…”
Bakugou non rispose, lo scansò dal suo passaggio per tornare verso l’ascensore. 
“Bakugou, davvero, mi dispiace, non-”
“Non mi interessa. Non parlarmi.”
Kaminari osservò Bakugou allontanarsi. Sospirò. “Ci ho provato” mormorò tra sé e sé.
“Ei amico, come mai quella faccia?” domandò Kirishima entrando in sala comune con Midoriya. 
“Ho provato a chiedere scusa a Bakugou, ma mi ha detto di non parlargli.”
“Oh, deve essere ancora molto arrabbiato” commentò Kirishima. 
“Sì, ma…” Kaminari si interruppe, pensieroso.
Midoriya lo guardò attentamente. “Ti ha urlato contro?”
“Eh? No, anzi, mi ha risposto a voce bassa con tono freddo.”
Midoriya guardò verso gli ascensori. Kaminari e Kirishima lo guardarono, poi anche il rosso sembrò farsi serio. “Pensi che ci sia dell’altro Midoriya?”
“Sì, ma non riesco a capire cosa. Capisco che si sia arrabbiato, ma è da ieri che mi sembra che ci sia dell’altro. È stata una reazione che non ha il solito Kacchan.”
“Mh, sì l’ho notato anche io” disse Kirishima. “Mi ha spaventato.”
Kaminari aveva ascoltato lo scambio di battute dei due amici in silenzio. Non era stupido e aveva notato anche lui l'atteggiamento diverso di Bakugou e come fosse stato troppo poco esplosivo. 
"Mi dispiace davvero" disse alla fine. "Vorrei rimediare, io non voglio che stia male."
Kirishima provò a consolare l'amico, mentre Midoriya preferì non parlare. Li aveva avvisati che non era una buona idea, una mancanza di rispetto nei confronti di Kacchan, anche se non si sarebbe mai immaginato quel tipo di risposta e che anche il giorno dopo Kacchan si sarebbe comportato in maniera anomala. 
Voleva vederci chiaro, ma si stava parlando di Kacchan quindi avrebbe dovuto indagare con discrezione se non voleva morire.

***

"Posso quindi?" 
"Sì, ma devi tornare entro le cinque di domani ok?" Aizawa consegnò a Bakugou il foglio firmato che autorizzava il ragazzo a lasciare la UA per tornare a casa.
Era strano per Bakugou di fare quella richiesta improvvisa di sabato mattina. Normalmente si premurava sempre di avvisare in anticipo che non sarebbe stato a scuola nel weekend, ma in fondo, imprevisti potevano accadere anche nella famiglia di Bakugou e quindi Aizawa non fece domande. 
Si limitò a guardare attentamente lo studente, notando come avesse un'aria stanca e occhiaie profonde. 
"Tutto bene a casa?" domandò, non potendo impedire la sua curiosità. 
Bakugou lo guardò confuso, mentre era già pronto per lasciare l'ufficio. "Sì" rispose solo per poi andare via. 
 
***

"Kacchan, ei!" 
Bakugou si fermò sulla porta del dormitorio per aspettare che Midoriya si avvicinasse a lui. "Dove vai?" 
"A casa" rispose. 
"Oh. Non sapevo che questo weekend non saresti rimasto." 
Bakugou si lasciò sfuggire uno sbuffo. "Perché dovresti sapere i fatti miei nerd?" 
Midoriya ridacchiò nervosamente. "Hai ragione Kacchan." Subito dopo, però, il ragazzo si fece serio. Spinse Bakugou fuori dalla porta e lo seguì, per poi chiudersi la porta alle spalle. 
"Senti Kacchan, vorrei parlarti." 
Bakugou attese in silenzio che Midoriya continuasse. "Riguardo a ieri-"
"Non voglio sentirne più parlare!" sbottò Bakugou, voltandosi per allontanarsi dal dormitorio. 
"Kacchan! Ti prego!" Midoriya gli corse dietro e allungò una mano, sfiorando il braccio di Bakugou. Al sentire quel lieve tocco sul braccio, Bakugou si voltò di scatto e schiaffeggiò via la mano di Midoriya. 
"Non mi toccare! Non mi parlare! Lasciami in pace, capito?" 
L’altro ragazzo lo guardò con occhi sbarrati, mostrando preoccupazione e questo irritò ancora di più Bakugou. Gli dette le spalle e si allontanò camminando velocemente, ma Midoriya non lo seguì, rimase ad osservarlo mentre si allontanava.
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Note: ciao gente! 
Allora prima di lasciarvi al capitolo piccola info: quando trovate il testo tra parentesi quadre significa che quel testo è in corsivo. 
Il motivo di questa cosa è che sto pubblicando da cellulare e non sono a casa e non mi fa editare il testo bene :( 
Quando tornerò lo correggo per il futuro. 
Però dato che sto fuori per una settimana non volevo sparire senza dire niente quindi ecco a voi il capitolo 2. Non so se riuscirò a postare gli altri nei giorni seguenti, però almeno siete avvisati 💖
Detto questo buona lettura e se volete ditemi cosa ne pensate con la dovuta educazione pls 🥺💖



Katsuki aprì la porta di casa con le chiavi, anche se sapeva che i suoi genitori quel giorno non dovevano lavorare. 
“Sono a casa!” urlò con poco entusiasmo.
Masaru venne ad accoglierlo subito, sorridendo serenamente al figlio. “Bentornato Kat, è bello averti a casa.” Senza aspettare che il figlio rispondesse, Masaru lo abbracciò stretto. All’inizio Katsuki si irrigidì, ma poi il suo corpo si rilassò e lasciò che il padre lo abbracciasse per qualche secondo. 
“Come mai questa visita, moccioso?” Il solito tono aggressivo di sua madre fece interrompere l’abbraccio e Masaru si scostò per lasciare che Katsuki e Mitsuki si potessero guardare. Katsuki scrollò le spalle. “Mi andava.”
Mitsuki lo osservò attentamente, si avvicinò senza mai distogliere lo sguardo. “C’è qualche problema?”
E lì Katsuki fece un errore. Non ricambiò lo sguardo, evitò di guardare la madre negli occhi come invece faceva sempre. “No” rispose.
Ma Mitsuki non gli credette e ora che la moglie lo stava notando, anche Masaru non poté fare a meno di vedere come il figlio apparisse stanco, abbattuto. 
Katsuki sospirò. “Ho dormito poco stanotte, tutto qui” disse alla fine. “Volevo riposarmi e al dormitorio con tutti quegli idioti non ci sarei mai riuscito.”
Questa scusa sembrò bastare ai suoi genitori. Katsuki era conosciuto per essere una persona facilmente irritante e da quando era piccolo se non dormiva abbastanza era anche peggio. Il minimo rumore poteva mandarlo fuori di testa e le persone che gli stavano attorno gli diventavano ancora più fastidiose. 
La ragione, però, era anche un’altra e Katsuki faticava anche ad accettarla tra sé e sé: voleva stare con i suoi genitori, sentirli vicini ed essere certo di essere al sicuro. 
Questo, per una persona orgogliosa come lui, era abbastanza umiliante. 
Ma dal bacio di Kaminari i ricordi, che erano rimasti nascosti e soppressi nella sua mente, erano riaffiorati totalmente e non lo lasciavano in pace. Immagini, parole, tocchi, lo sommergevano e a malapena riusciva a sopportare di essere nel suo stesso corpo. 
“Vado a posare le mie cose” disse, per poi superare i genitori e dirigersi in camera sua, solo che ora i suoi occhi vedevano altro. 

[“Sei un così bravo bambino Kacchan. Meriti una ricompensa.” Makoto lo afferrò per un polso e guidò la sua piccola mano verso il basso, in quella parte che Katsuki sapeva che non avrebbe mai dovuto toccarle. Provò a ritirare la mano, spaventato. 
“Non posso” mormorò, insicuro. Makoto ridacchiò e aumentò la presa sul suo polso. “Sì che puoi.”
Ma Katsuki scosse con vigore la testa. “è sbagliato.”
“No Kacchan, ti do il permesso io.” Makoto si chinò a baciarlo sulle labbra, come ormai faceva sempre e Katsuki rispose come lei gli aveva insegnato a fare. “Come io ho dato piacere a te, tu devi dare piacere a me o mi offendo. Non sarebbe giusto che solo tu puoi godere.”
Katsuki sembrò riflettere sulle sue parole e quel momento di distrazione bastò a Makoto per portare la mano del bambino oltre l’elastico delle sue mutande, lasciandosi sfuggire un sospiro di piacere quando le dita la sfiorarono.] 

Tutto quello che era successo con Makoto in quell’anno di sei anni prima era accaduto in quella stanza.
La sua stanza.
In quel letto.
Katsuki si vergognò nel realizzare come per tutto quel tempo avesse continuato a viverci indisturbato. Ma adesso, come avrebbe potuto spenderci anche solo un minuto? 
Non sarebbe dovuto tornare. 
Ora come avrebbe trascorso il weekend a casa sua se non riusciva nemmeno a stare nella sua stessa camera? I suoi genitori si sarebbero di certo accorti che c’era ben altro oltre alla stanchezza dovuta a una notte in bianco. 
Mentre Katsuki aveva lo sguardo perso nel vuoto della sua camera, un peso si poggiò sulle sue spalle e sentì sulla schiena un seno premuto addosso. Sobbalzò spaventato e spinse via Makoto, per poi girarsi e fronteggiarla. 
Solo che davanti a lui non c’era la ragazza dai lunghi capelli rossi, ma sua madre, che lo guardava confusa. “Che cazzo fai moccioso?” domandò. 
“Tu che cazzo fai!” esclamò Katsuki irritato, provando a mascherare la paura che lo aveva invaso con la solita rabbia a cui sua madre era abituata. 
“Non posso nemmeno abbracciare mio figlio? Ingrato.”
“E ora cosa c’entra l’ingratitudine?”
“C’entra, perché sei un ingrato moccioso, che non accetta nemmeno un abbraccio di sua madre.”
“Oh ma piantala, sei tu che abbracci senza permesso.”
Il botta e risposta proseguì per un po’, perdendo il suo senso, ma questo permise a Katsuki di riprendersi, tranquillizzarsi e dimenticare per un po’ il grande problema che era tornato nella sua vita.
“Ora scendi e apparecchia per il pranzo” concluse Mitsuki andandosene.
Katsuki non se lo fece ripetere due volte, si chiuse la porta della sua camera alle spalle e andò in camera da pranzo. 
 
***

"Papà" chiamò Katsuki, interrompendo il silenzio che c'era a tavola durante il pranzo, rotto solo dal rumore in sottofondo della televisione. Masaru alzò gli occhi dal piatto. "Si?"
"Lo vuoi?" Katsuki indicó il proprio piatto ancora mezzo pieno. Aveva provato a sforzarsi per mangiare, ma era arrivato a un punto per lui impossibile da superare. L'ansia costante che sentiva dal giorno prima gli aveva bloccato lo stomaco ed era certo che un solo pezzo in più di cibo lo avrebbe fatto vomitare. 
Sia suo padre che sua madre rimasero abbastanza confusi, loro figlio aveva sempre avuto un buon appetito. Rare volte era capitato che si rifiutasse di mangiare. 
"Sicuro di stare bene?" domandò Mitsuki seria e allungò una mano per posarla sulla fronte di Katsuki. "Non hai la febbre, però sei pallido." 
Katsuki prese un profondo respiro, trattenne il fiato per pochissimo e poi espiró. "È la scuola" disse e odiò se stesso per aver permesso alla voce di tremare. "Stiamo facendo così tante cose e ho un po' di ansia." 
Questo non era nuovo ai suoi genitori, in passato Katsuki tendeva a mettersi sempre così tanta pressione addosso per gli esami, lo studio, gli allenamenti, che finiva per essere soffocato dall'ansia. Era sempre servita una strigliata da parte di Mitsuki per farlo fermare, respirare e rilassarsi. Sempre dopo essere passato per una crisi di pianto in cui scaricava tutta la tensione. 
Ora, però, quella era solo una scusa. Non c'era nulla a scuola che lo preoccupasse, il suo malessere era dovuto a qualcosa di passato rimasto intrappolato nella sua mente e mai, mai, lo avrebbe rivelato ai suoi genitori. 
Con che coraggio avrebbe ammesso di aver accettato di farsi fare quelle cose. Di non aver mai visto nulla di sbagliato in Makoto, anzi, a lui piacevano. 
Era stato crescendo che aveva capito che era stato tutto sbagliato e non si era mai confrontato con nessuno. Aveva preferito dimenticare. 
"Va bene, dai a me." La voce di Masaru lo riportò alla realtà e vide come il padre prendeva il suo piatto. 
"Vado a stendermi" mormorò e sotto lo stupore dei genitori andò a stendersi sul divano invece che raggiungere la sua camera. 
Disteso sul divano, Katsuki prese il cellulare dalla tasca e vide che aveva un messaggio di Deku. Sbuffò e alzò gli occhi al cielo, però aprì subito la chat, curioso di sapere cosa gli avesse scritto il nerd. 
Davanti agli occhi si trovò un tema. 
Tipico di Deku.
 
[Deku🐰🚑: Ciao Kacchan, spero che tu stia bene e stai trascorrendo un buon sabato con i tuoi genitori. 
So che sono l'ultimo da cui vorresti ricevere un messaggio (non so nemmeno se finirai mai di leggere quello che sto scrivendo), ma volevo scusarmi per stamattina per averti infastidito. È solo che volevo davvero dirti che mi dispiace per quello che è successo ieri, ho provato a convincere gli altri a lasciarti perdere, ma non ci vedevano nulla di male e mi hanno ignorato. Ora, però, hanno capito e ci stanno male, soprattutto Kaminari. 
Questo che ti sto dicendo non è per convincerti a perdonarli, a farti sentire in colpa o altro, è solo per dirti che hanno imparato dal loro enorme sbaglio. 
Ecco beh, volevo dirti questo e che se vuoi parlare con qualcuno io ci sono (anche se so che non lo farai mai).]

Katsuki rilesse il messaggio più volte, soprattutto l'ultima frase. 
Sì, Katsuki non avrebbe mai parlato con nessuno e con Deku ancora meno, ma non per i motivi che l'altro sicuramente pensava. 
Katsuki non odiava Deku. 
Non più. 
Anzi, voleva cercare di riavvicinarsi a Izuku, ma non sapeva bene come. Si vergognava di se stesso per come si era comportato fino a qualche mese prima e ora, dopo quello che stava vivendo in quel momento, la vergogna si era estesa. 
Come avrebbe mai potuto rivelare a Deku di quanto fosse stato stupido e di come ancora adesso un fatto così lontanto lo stesso facendo stare male. 
Era grato, però, a Deku per avergli scritto e dato che si era ripromesso di provare a riavvicinarsi all'altro decise di rispondere 

[Katsuki: Grazie e scusa per stamattina.]

Chi non lo conosceva, davanti a quel messaggio avrebbe pensato che Katsuki fosse freddo e che Deku non si meritava una risposta del genere. Ma Katsuki sapeva che Deku avrebbe capito che quel messaggio di risposta era il massimo che avrebbe potuto ottenere da lui. Anzi, era certo che Deku nemmeno si aspettava una risposta. 
Sospirò e mise via il telefono, poi puntò gli occhi sulla televisione, senza però riuscire davvero a concentrarsi. 


***

Il resto della giornata Katsuki lo trascorse sul divano. Se non stava disteso, stava seduto. Se non guardava la tv, stava al cellulare. 
Ad un certo punto era emigrato a terra per fare i compiti sul tavolino. Più volte Mitsuki era entrata in soggiorno e gli aveva chiesto perché non andasse in camera sua, ma Katsuki le rispondeva irritato e che doveva lasciarlo perdere. 
Verso sera Masaru si sedette accanto al figlio sul divano, mentre era intento a guardare un film di cui nemmeno aveva visto l’inizio e non sapeva quale fosse la trama. 
“Katsuki” disse l’uomo, attirando l’attenzione del figlio, che girò la testa per guardarlo in attesa che parlasse. 
“È successo qualcosa?”
Katsuki avvertì una fitta allo stomaco come accadeva ogni volta che la sua mente ritornava di nuovo a pensare a Makoto. “No” rispose, pregando che dal tono di voce usato non fosse trasparita l’agitazione che stava di nuovo affiorando.
Masaru lo guardò a lungo e Katsuki dovette distogliere lo sguardo. Se con Mitsuki riusciva sempre a mantenere gli occhi puntati nei suoi, con suo padre Katsuki si sentiva completamente allo scoperto. Masaru aveva un’abilità nel capire subito quello che Katsuki nascondeva con una sola occhiata.
“Sei sicuro?” 
Katsuki alzò gli occhi al cielo e sbuffò. “Certo. È solo un periodo faticoso a scuola, ve l’ho detto.”
“Ti serve una mano con lo studio?”
Katsuki ridacchiò. “No e poi dubito che queste materie siano comprensibili per te, vecchio.”
Masaru rise. “Hai ragione, ma a volte quando si lavora con qualcuno si può capire meglio.”
“Non ne h bisogno” rispose Katsuki con decisione. “Ma grazie.”
Masaru sorrise e scompigliò i capelli del figlio. “Se non stai facendo nulla ti va di aiutarmi con la cena? Potremmo fare il tuo piatto preferito.”
Katsuki annuì e seguì suo padre in cucina. Prima però riprese il telefono che per tutto il pomeriggio aveva ignorato. 
Aveva qualche messaggio da Kirishima che gli chiedeva come stesse, da Iida che lo informava di un qualche nuovo avviso della scuola e da Deku. 
Katsuki ignorò i primi due con l’intento di leggerli dopo e aprì la chat di Izuku. 

[Deku: Figurati Kacchan! 
Deku: Senti, volevo chiederti se domani ti andava di vederci per tornare insieme a scuola. 
Deku: Mia madre ha rimandato l’impegno che aveva e mi ha chiesto di venire a casa. Quindi dato che dovremmo fare la stessa strada…
Katsuki: Va bene, passerò sotto casa tua alle quattro.]
 
***

“Vedo che la fame ti è tornata” notò Mitsuki dopo che Katsuki ebbe finito tutto quello che aveva nel piatto. 
“Sta zitta, vecchia.”
Mentre Mitsuki si premurò subito di replicare al figlio, Masaru sorrise nel vedere come non solo Katsuki avesse mangiato, ma dopo aver speso tempo a cucinare sembrasse anche più rilassato. 
Sia lui che Mitsuki sapevano ci fosse qualcosa che turbava il figlio, ma lo conoscevano fin troppo: Katsuki non avrebbe mai parlato se avesse ricevuto domande dirette o se fosse stato messo all’angolo. 
Entrambi ricordavano di un periodo di quando Katsuki era ancora piccolo, aveva circa undici, dodici anni e si comportava in maniera strana. Ovviamente si erano preoccupati e avevano provato a parlarci, Mitsuki era arrivata anche alle minacce e questo aveva spaventato il figlio che invece di parlare aveva finito per avere un forte crollo nervoso, che mai riuscì a spiegare. 
Spaventati nessuno dei due costrinse più il figlio a parlare e che poco dopo riprese a comportarsi come al solito, come se non fosse mai successo niente di insolito. 
Qualsiasi accenno a quel fatto lo faceva arrabbiare e perdere il controllo del quirk, tanto che alla fine lasciarono perdere. 
Dopo aver finito di cenare Katsuki aiutò i suoi genitori a mettere a posto e una volta finito di asciugare gli ultimi piatti osservò i due prendere posto sul divano, mentre discutevano su quale film guardare. 
Avvertendo la presenza immobile del figlio sulla soglia della cucina, Mitsuki si girò. "Che fai moccioso, vuoi vedere il film anche tu?" 
Katsuki annuì, non sapeva nemmeno cosa avessero scelto, ma non aveva una diversa opzione. Aveva ancora paura della sua stanza. 
Katsuki si avvicinò e stava per prendere posto sulla poltrona, ma la madre lo afferrò per un braccio e lo spinse a sedersi tra lei e Masaru. 
"Oggi stai qui, in mezzo a noi. Sono anni che non vediamo un film insieme" disse Mitsuki e abbracciò il figlio con un braccio, poggiando il mento sulla sua testa. 
Katsuki cercò di liberarsi. "Vecchiaccia lasciami! Oi, mamma!" 
Mitsuki ridacchiò dopo aver lasciato andare il figlio, che cercò di ricomporsi e sedersi bene. 
Lui le lanciò un'occhiataccia, ma fu ignorato perché la madre aveva già portato l'attenzione sulla televisione. "Su Masaru, metti il film." 
Dopo nemmeno venti minuti di film Masaru sentì un peso improvviso sulla sua spalla. Abbassò lo sguardo e sorrise teneramente. 
"Mitsuki, abbassa un po' il volume" sussurrò. 
"Mh? Perché?" 
Masaru le fece cenno di stare zitta e indicò Katsuki che dormiva profondamente addosso a lui. 
Mitsuki si sporse per guardare il volto del figlio. "È completamente andando" commentò per poi abbassare il volume del film. 
"Per come stava ha retto anche fin troppo oggi" aggiunse Masaru. 

[Stava facendo tardi. Quello stupido nerd. Dovevano stare a scuola per le cinque e erano almeno dieci minuti che stava aspettando Deku. 
Alla fine il portone del palazzo si aprì e uscì un Deku dalla faccia colpevole. 
"Scusa Kacchan, non volevo farti aspettare."
"Tch,idiota." 
Deku si avvicinò e gli afferrò il volto per poi alzarsi sulle punte e baciarlo. Katsuki rispose subito al bacio e strinse a sé Izuku. 
Era tutto così bello e giusto e Katsuki si sentiva bene, felice come mai si era sentito in vita sua.]

"Kat, Katsuki, svegliati."
Katsuki si lasciò sfuggire un lamento e aprí gli occhi, guardando con confusione il volto di sua madre. 
"Andiamo a letto" gli disse e lo picchettò sul braccio. 
In quel momento Katsuki si rese conto di stare addosso a suo padre e di essersi addormentato a praticamente inizio film. 
Confuso e assonnato, si alzò con il supporto di sua madre e si lasciò guidare verso la sua camera. 
Stava già dormendo quando si distese sul letto e nemmeno sentí il bacio che sua madre gli lasciò sulla guancia o la porta che si chiudeva, facendo sprofondare la stanza nel più completo buio. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Note: salve! 
Ecco qui il capitolo 3 che non avendo parti in corsivo non mi dà problemi :') 
Beh non ho altro da dire, buona lettura e se volete lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere💖



Il sonno di Katsuki rimase tranquillo per tutta la notte. La stanchezza che si era portato dietro per tutto il sabato aveva permesso al ragazzo di dormire indisturbato. 
Quando aprì gli occhi, la luce del sole che stava sorgendo entrava dalla finestra e illuminava la stanza abbastanza da poter vedere bene. 
All'inizio Katsuki non ci fece caso, si girò su un fianco e richiuse gli occhi, ma poi la sua mente collegò dove si trovava. 
Si sedette sul letto di colpo, il respiro già più agitato. 
Non ricordava di essere andato a letto in camera sua, anche perché non ne aveva avuto nessuna intenzione. 
Guardò le lenzuola e provò a regolarizzare il respiro. Con la mente cercò di distrarsi, di pensare a qualcosa di felice. 
Oggi doveva passare da Deku, sì il nerd, che sorrideva sempre e cercava di stargli vicino in ogni modo senza disturbare. 
Izuku. 
Gli occhi gli si inumidirono e gli sfuggì un singhiozzo. Si portò subito le mani alla bocca per soffocare gli altri che stavano affiorando. Non poteva rischiare di svegliare i suoi genitori o avrebbero fatto domande. Ne aveva subite fin troppe il giorno prima. Si sentiva in colpa per dare loro tutta quella preoccupazione, ma non aveva alternative, non avrebbe mai potuto ammettere la verità. 
Quando riuscì a calmarsi, Katsuki si alzò dal letto, afferrò una coperta e andò al piano di sotto il più silenziosamente possibile. 
Si avvolse la coperta intorno alle spalle e prese posto sul divano, che era diventato ormai il suo posto preferito. 
Accese la televisione e si mise comodo disteso. Trovò un canale che trasmetteva vecchi cartoni animati che vedeva da piccolo, la maggior parte delle volte insieme a Deku. Sorrise nostalgico. Era prima di Makoto, lui era un normale bambino che viveva la sua vita e non aveva quei tocchi fantasma sulla sua pelle. 

***

"Katsuki? Ma che diavolo stai facendo sul divano alle otto di mattina?" La voce di Mitsuki svegliò Katsuki. 
"Cosa?" esclamò il ragazzo, saltando a sedere per poi guardare sua madre con occhi spalancati. 
"Che ci fai qui?" domandò Mitsuki a tono più basso. 
"Ah, ecco…non riuscivo a riaddormentarmi a letto e ho pensato di guardare la tv. Devo essermi addormentato alla fine" commentò pensieroso mentre guardava le immagini del cartone animato alla televisione. 
Mitsuki sospirò e gli dette le spalle. "Forza, vieni a fare colazione."
La giornata trascorse in maniera tranquilla. Katsuki si sentiva leggermente più riposato, anche se ancora scosso, ma riuscì a mascherare il tutto e ad evitare ulteriore preoccupazione nei suoi genitori. 
Alla fine arrivò il momento dei saluti e Katsuki non avrebbe mai ammesso che fu lui a far durare leggermente di più gli abbracci che si scambiarono. 
"Ma come mai vai via così presto?" domandò Masaru. 
"Mi devo fermare a prendere Deku" rispose Katsuki, già sulla porta. 
Sia Masaru che Mitsuki rimasero sorpresi. "Izuku?" domandò la madre. "Torni con lui?" 
Katsuki annuì e cercò di ignorare i sorrisi che i due adulti gli regalarono. "Allora portagli i nostri saluti" disse Mitsuki. "E digli che prima o poi ci farebbe piacere ospitarlo." 
"Mamma!" 
"Vai, sennò fai tardi!" 
Katsuki si ritrovò fuori dalla porta senza nemmeno accorgersi. Da dentro sentiva la voce eccitata di sua madre. Quando faceva in quel modo gli ricordava Mina e Uraraka. 
Sospirò e si incamminò verso casa di Deku. 
Una volta sotto il suo palazzo, chiamò il ragazzo al cellulare. 
"Pronto? Kacchan?" Katsuki ruotò gli occhi nel sentire la voce insicura del nerd. 
"Chi sennò idiota? Sono qui sotto, muoviti."
"Oh, arrivo subito." 
Katsuki attaccò e aspettò. 
Quella situazione gli pareva familiare, ma lo trovò abbastanza strano, in tutta la sua vita non era mai passato a prendere Izuku.
Quando erano piccoli si incontravano direttamente al parco oppure venivano accompagnati dai genitori se dovevano andare l'uno a casa dell'altro. In seguito Katsuki aveva allontanato Deku quindi non c'erano mai state occasioni. 
"Kacchan?" 
Katsuki alzò la testa, Deku era davanti a lui e lo guardava incuriosito. "Ti ho chiamato e non rispondevi. Tutto bene?" 
"Tch, ovvio, ci hai messo troppo. Stavo per andarmene!" disse Katsuki superando il ragazzo e avviandosi. 
"Ma se ci ho messo meno di un minuto" replicò Deku che provò a raggiungerlo. 
"Ci hai messo comunque troppo, sei lento." 
"Non è vero!" 
Camminarono per un po' in silenzio. 
Katsuki tentava di non mostrare che si sentiva agitato e questa volta non per tutto quello che gli era successo. Era Deku il problema. La sua presenza lo agitava perché Katsuki voleva fare qualcosa, mostrargli che voleva tornare ad essere amici come prima ma non sapeva da dove partire. Si vergognava troppo. 
"Kacchan." 
"Deku." 
Izuku rimase in silenzio e Katsuki sbuffò. 
"Non mi chiamare se poi rimani zitto." 
Deku arrossì. "S-scusa! Volevo chiederti se avevi parlato con qualcuno degli altri." 
Katsuki avvertì quella solita fitta allo stomaco che ormai gli era tanto amica. 
"No." 
"Oh, ok. Non hai risposto nemmeno a Kirishima?" 
Katsuki si voltò di scatto verso Deku, corrucciato. "Sai che mi ha scritto?" 
"B-bé, sì, me lo ha detto." 
"Avete parlato di me alle mie spalle?" Katsuki stava sentendo l'ansia e l'imbarazzo affiorare e cercò di mascherare il tutto con la rabbia. Pensare che i suoi compagni avessero avuto delle conversazioni su di lui senza che lui lo sapesse lo agitava parecchio. Era per questo che non diceva mai niente a nessuno, perché le persone tendono sempre ad essere pettegole e lui sarebbe finito per diventare uno dei tanti argomenti di conversazione. Se ci era finito per lo stupido bacio di Kaminari, figurarsi cosa sarebbe accaduto se avesse rivelato quello che gli aveva fatto Makoto. Quello che le aveva permesso di fargli. 
"Non lo chiamerei parlarti alle spalle! Sapevano che ti avevo scritto e volevano cercare di capire come stessi."
Dopo il messaggio di Kirishima che aveva ignorato erano arrivati anche altri messaggi: Kaminari, Mina, Sero, Uraraka, Momo, Jirou e Todoroki gli avevano scritto, ma lui non aveva nemmeno aperto le chat. Li aveva ignorati preferendo rispondere a Izuku e Iida, che era tra quelli che non erano presenti quella sera. 
"E tu che gli hai detto?" non poté fare a meno di chiedere. 
"Niente, solo che mi avevi risposto e che quindi eri vivo."
Katsuki sbuffò una risata e Izuku sorrise. 
"Hai intenzione di far finta di niente vero?" domandò Izuku dopo una pausa di silenzio. 
Katsuki si strinse nelle spalle. "È passato, non voglio più parlarne." 
"Mh, va bene, però lo dovresti comunicare agli altri." 
"Perché?" 
Izuku sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Kacchan, le persone non stanno nella tua testa, se non dici loro quali sono le tue intuizioni, continueranno ad aprire l'argomento per scusarsi." 
Deku aveva ragione, ma Katsuki non lo avrebbe mai ammesso, quindi come unica risposta arrivò un "tch", che però fece capire bene a Izuku che Katsuki concordava con lui. 
 
***

Al rientro nel dormitorio, Katsuki fece come Deku gli aveva suggerito e mise subito in chiaro con i suoi compagni e amici in colpa, che per lui la storia del venerdì sera era una faccenda chiusa e che non ne voleva più sentir parlare. 
“Se qualcuno di voi osa solo nominarla di nuovo vi faccio esplodere la faccia, coglioni!”
Quello sembrò convincere tutti a lasciar perdere, anche se Kaminari sembrò preferire mantenere le distanze con Bakugou per quasi tutta la settimana, si vergognava per quello che aveva fatto e aveva paura che in realtà l’altro lo odiasse anche se non lo voleva dire ad alta voce. 
“Sai Bakugou” disse Kirishima una sera, mentre i due stavano studiando insieme in camera del rosso. “Credo che Kaminari si senta ancora in colpa.” Non disse per cosa, sapeva che Bakugou avrebbe capito. Katsuki alzò la testa dal suo quaderno e lo guardò con la fronte aggrottata. “Sempre pensato fosse stupido. Digli di smetterla.”
Kirishima ridacchiò. “Perché non ci parli tu?”
Katsuki sbuffò. “Perché dovrei, ho già detto quello che dovevo, se lui è il solito idiota non è colpa mia.”
“Forse perché gli dispiace davvero per averti creato disagio?”
A quelle parole Katsuki lasciò andare la penna con cui stava scrivendo e si alzò. Raggruppò tutte le sue cose frettolosamente sotto lo sguardo sorpreso di Kirishima. 
“Bak-“
“Non mi ha messo a disagio! E io avevo detto che non volevo più sentirne parlare!”
“Lo so, ma-“
“Niente ma, non me ne frega un cazzo di come si sente lui o tutti voi. Avevo chiesto una cosa sola, ma a quanto pare qui c’è la tendenza a non rispettarmi.”
Katsuki uscì, sbattendo la porta talmente forte che fece cadere un quadro che Kirishima aveva appeso nella parete accanto.
Il rosso sospirò, non avrebbe mai voluto far sentire Bakugou così, di nuovo. Aveva solo pensato che magari lui e Kaminari avrebbero potuto chiarire una volta per tutte, gli dispiaceva vedere Kaminari trattenersi ogni volta che ci stava anche Bakugou oppure allontanarsi non appena si avvicinava. E allo stesso tempo, nonostante Bakugou provasse a non darlo a vedere, sembrava ancora molto toccato da quello che era successo. Da quando era tornato dopo il weekend sembrava avere la testa altrove, a volte lo si doveva chiamare più volte per riuscire ad avere la sua attenzione. 
Inoltre agli allenamenti era peggiorato, sembrava essere tornato il vecchio Bakugou dei primi giorni: non ascoltava nessuno, voleva fare tutto da solo ed era violento. Aizawa aveva dovuto minacciarlo di rimuoverlo dagli allenamenti più volte se non si calmava.
Quello che aveva notato Kirishima, ovviamente lo avevano notato tutti, primo tra tutti Deku e anche Katsuki ne era più che cosciente. Cercava di scaricare la tensione e l’ansia durante gli allenamenti, ma la maggior parte delle volte la rabbia e la frustrazione per sentirsi come si sentiva gli faceva perdere completamente il controllo. 
Altre volte la sua mente si perdeva nei ricordi, a immaginare alternative a quei fatti, positivi o negativi, tanti “e se” che lo portavano a cadere in un profondo abisso, da cui riusciva tornare alla superficie solo grazie a chi cercava di catturare la sua attenzione. 
E quel giorno era di nuovo caduto in quel suo posto nella mente. Non sentì i continui richiami di Deku. 
“Kacchan.”
Solo quando Izuku decise di scuotere Katsuki per una spalla, finalmente gli occhi rossi si posarono su di lui e Izuku poté vedere come lentamente si stessero rimettendo a fuoco. Katsuki batté le palpebre. “Deku.”
Izuku lo guardò per un attimo preoccupato, ma cercò di mascherare subito la sua preoccupazione, ben sapendo come Kacchan non prendesse bene essere guardato in quel modo. 
Provò a sorridere e si sedette accanto a Katsuki sulla panca che avevano sul portico del dormitorio. 
“Ti va di uscire domani?”
Katsuki lo guardò confuso. 
“è sabato” proseguì Izuku.
Katsuki sbuffò. “Lo so che giorno è domani, idiota.”
Izuku ridacchiò e si grattò la nuca nervosamente. “Scusa. Allora? Ti va?”
“Solo noi due?”
Izuku annuì, le guance che si coloravano sempre più di rosso. 
“Che c’è? Ti hanno detto di no e sono rimasto solo io?”
“No. Ho chiesto a te perché voglio uscire con te.”
Quella frase fece apparire una strana e piacevole sensazione al petto di Katsuki. 
“Stavo pensando che potevamo andare in quel locale che abbiamo visto domenica scorsa mentre stavamo tornando. Quello a tema eroi.”
Katsuki sbuffò una risata e scosse la testa. “Che nerd.”
“Ma se sei stato il primo a mostrare interesse!”
Katsuki non rispose, Deku aveva ragione. Era un locale figo, non doveva giustificarsi con nessuno.
“Va bene, comunque.”
A Izuku sembrarono brillare gli occhi. “Davvero?” esclamò, abbracciando Katsuki di slancio. 
“Stupido Deku, ti comporti come se abbia accettato un appuntamento con te.”
Deku si pietrificò e smise di sorridere. Ruppe l’abbraccio con Katsuki e si allontanò,non incrociando il suo sguardo. “Ehm, sì, già.”
Katsuki lo guardò attentamente e…il nerd era serio? Era certo di essere arrossito a sua volta e le parole gli morirono in gola. 
Deku stava sicuramente scherzando e Katsuki cercò di controllare le emozioni che stava provando, perchè non poteva dare la soddisfazione a quell’idiota di essere riuscito a prenderlo in giro. 
Deku non poteva essere interessato a lui, non con tutto quello che era successo in passato, con Katsuki che ancora non aveva chiesto scusa e ammesso di aver sbagliato. Era impossibile e a Katsuki andava bene così, anche perchè dove pensava di voler andare se un solo bacio a sorpresa di un suo amico lo aveva fatto sprofondare in quel posto segreto che aveva messo da parte nella sua testa e che ora lo stava tormentando continuamente.
“Kacchan?”
Katsuki riportò l’attenzione su Izuku che lo stava guardando confuso, la testa inclinata leggermente da una parte. “Avevi lo sguardo fisso, di nuovo.”
Katsuki scosse la testa. “Mi sono distratto, scusa.”
Izuku sorrise. “Non fa nulla. Sarai stanco, questa settimana è stata molto estenuante” disse, “non vedo l’ora che sia domani per poterci rilassare!”
“Sì, anche io” rispose Katsuki sorridendo appena. 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Note: ciao! Come al solito le parentesi quadre aprono e chiudono dei pezzi in corsivo 😅
Comunque ho fatto il conto e in tutto sono sette capitolicapitoli, quindi siamo a metà dell'opera 😌💖
Buona lettura! 




“O. Mio. Dio. Kacchan! Questo posto è favoloso!” 
Katsuki afferrò Izuku per un braccio e lo portò addosso a sè, avvicinò il volto all’orecchio dell’altro e sibilò: “Controllati, nerd, ci stanno fissando tutti!”
Izuku ridacchiò, ma per nulla imbarazzato. “Scusa Kacchan, ma è troppo bello. Hai visto le pareti con i colori di All Might? E le action figure!”
Katsuki guardò le action figure di All Might poste su un alto scaffale. “Le hai praticamente tutte.”
“Non quelle più grandi, non ho così tanti soldi da poterci spendere” rispose abbattuto Izuku. Dopo essersi liberato dalla presa di Katsuki, il ragazzo si avviò verso la cameriera che li stava osservando in attesa da quando erano entrati. Prima di seguirlo Katsuki lanciò un’ultima occhiata alle action figure e si appuntò mentalmente di dare un’occhiata ai prezzi.
Presero posto a un tavolino sulla parete più lontana dall’entrata, vicino a un cartonato di Edgeshot, che Izuku non perse tempo a elogiare sotto il finto sguardo affranto di Katsuki che stava cercando in tutti i modi di non ridere.
“Nerd contieniti” mormorò, non potendo trattenere il tono divertito.
Izuku balbettò un paio di volte, ma poi finì lo stesso la frase che stava dicendo e che riguardava una tecnica dell’eroe. 
In quel momento arrivò un sorridente cameriere con due menù in mano. “Buonasera, vi lascio qui i menù, appena siete pronti per ordinare chiamatemi.”
“Grazie” rispose Izuku sorridendo al cameriere.
Katsuki aveva già preso uno dei due menù e stava cercando di capire cosa lo attirasse. C’era una vasta scelta di dolci, tutti a tema eroi. 
“Uh Kacchan, li vorrei tutti!”
“Per il gusto o per il tuo essere fanboy?”
Izuku si imbronciò e incrociò le braccia al petto. “Ovviamente per il gusto” rispose offeso.
Katsuki gli lanciò un’occhiata che ben faceva capire che non gli credeva.
“Kacchan, non sono così fissato oh…” Izuku strabuzzò gli occhi quando arrivò all’ultima pagina. “K-kacchan, guarda!” Girò il menù e indicò un muffin dalle decorazioni arancioni e nere e quelle che sembravano esplosioni. Katsuki rimase accigliato e guardò sul suo menu:
[Muffin del vincitore] c’era scritto in grande e sotto una breve descrizione. 
[Il Muffin del vincitore dello Sport Festival della UA di quest’anno è dedicato a Bakugou Katsuki, primo anno, corso per eroi.]
Katsuki era senza parole, non avrebbe mai immaginato di vedere un qualcosa dedicato a lui, almeno non così presto. 
Izuku era eccitato per entrambi, aveva iniziato a parlare a raffica, a scattare foto al menu e anche al locale e Katsuki non disse niente quando finì per ritrovarsi la fotocamera del cellulare di Izuku in faccia. 
“Pronti per ordinare?” domandò il cameriere di prima, dopo che Izuku ebbe attirato la sua attenzione. Deku annuì. “Sì! Io prendo il Muffin del vincitore.”
“Deku!”
“Che c’è Kacchan? Sembra buono.”
In quel momento il cameriere sembrò riconoscere Katsuki. “Oh, sei Bakugou?”
Katsuki ruotò gli occhi. “Sì.”
Il cameriere sorrise. “è un piacere averti qui e complimenti per lo Sport Festival.”
Katsuki fece un gesto di noncuranza. “Sì, sì, come se la vittoria sia stata corretta” borbottò.
“Lo scusi, è fatto così” provò a giustificarlo Izuku, ma il cameriere scosse solo la testa serenamente. “Cosa posso portarti?” domandò rivolto a Katsuki. 
“La cioccolata Endeavor” rispose Katsuki. Izuku ridacchiò. “Come al solito vai sul piccante.”
“Zitto nerd!”
I due trascorsero un pomeriggio rilassante dentro quel locale. Izuku chiacchierava più di Katsuki, ma questo non sembrava dare fastidio a nessuno dei due. Katsuki non era uno che parlava tanto, se non per insultare Deku o sbraitare qualcosa e Izuku sapeva che quindi il grosso della conversazione toccava a lui. 
I due si resero conto che mai avevano avuto un momento come quello, di totale serenità e senza litigi. 
Katsuki spesso si era ritrovato a osservare incantato le lentiggini sul volto di Izuku, erano davvero tante e davano un fascino in più al ragazzo. 
Fascino?
Trovava Izuku affascinante?
“Sai Kacchan, io vorrei dirti una cosa…”
Il tono serio di Izuku distolse Katsuki dai suoi pensieri. “Mh?” disse portando l’attenzione sul ragazzo, che teneva la testa bassa e giocava con le dita nervosamente.
“Penso che sia il caso di dirtelo, perchè vorrei che ci sia completa sincerità tra noi, anche se ho paura di rovinare tutto, però sia che vada male che bene devo dirtelo…”
“Deku, che cosa? Arriva al punto!”
“Ecco, Kacchan, ti ho chiesto di uscire oggi perché tu mi-”
“Non ci credo!” Un’esclamazione incredula risuonò per tutto il locale e interruppe la frase di Izuku. 
Senza che i due potessero capire cosa stava succedendo una ragazza vestita con la divisa da cameriera del locale, prese una sedia e si sedette a lato del loro tavolino. Aveva un’espressione piena di meraviglia, i grandi occhi viola brillavano mentre li guardava. I lunghi capelli rossi le incorniciavano il volto dai lineamenti dolci.
“Il piccolo Kacchan, da quanto tempo! E tu sei Midoriya Izuku, vero?”
“Ah ehm, sì” balbettò Izuku, in difficoltà. “P-però mi dispiace io non…”
La ragazza rise. “Ah, scusa, sicuro non ti ricordi, sono Makoto, l’amica di Rei la cugina di Katsuki.”
“Oh.” Izuku sembrò ancora abbastanza confuso, ma cercò di non darlo a vedere per non sembrare scortese.
Makoto si voltò verso Katsuki sporgendosi in avanti. "E tu Kacchan? Ti ricordi di me?" domandò sempre sorridendo. 
Agli occhi esterni, come quelli di Izuku, Makoto sembrava solo una ragazza molto espansiva e amichevole, ma a quelli di Katsuki c'era tutt'altro: vedeva malizia, desiderio come quello che gli rivolgeva quando era piccolo. 
Per istinto annuì impercettibilmente ma questo sembrò bastare a Makoto che sorrise e poi si girò nuovamente a parlare con Izuku. 
Lui e la ragazza parlarono per qualche minuto, mentre Katsuki si limitava a osservare senza riuscire a concentrarsi sulle loro parole, troppo impegnato dal continuare a respirare e a tenere a bada la nausea crescente. 
"Makoto, basta parlare, ci serve una mano!" urlò una collega. Makoto fece segno alla donna di aver capito e si alzò. "È stato un piacere rivedervi, a presto!" 
Izuku salutò con un cenno della mano. 
"Mi dispiace dirlo, ma non me la ricordo proprio" disse dopo che si fu appurato che Makoto fosse ormai lontana.
Katsuki si alzò di colpo. "Andiamo" disse con tono fermo, nonostante sentisse le mani tremare. 
Izuku lo guardò dal basso, interdetto. "Eh?" 
Ma Katsuki non gli disse nulla, tirò fuori dal portafoglio molto più di quanto avrebbero dovuto pagare e poi iniziò ad andare verso l'uscita, seguito da Deku che provava a richiamarlo. 
"Kacchan, aspettami, che succede?" Katsuki continuò a ignorarlo, la sua testa era completamente altrove e voleva allontanarsi il più possibile da quel posto. 
Makoto. Quella era Makoto. Lei. 
E lo aveva salutato come se niente fosse, aveva parlato con Deku tranquillamente, sorridendo amichevolmente. 
Quasi aveva ignorato Katsuki, non aveva insistito nel farlo parlare, lo aveva salutato come una vecchia conoscenza e nulla più. 
E se Katsuki si era immaginato tutto? 
Iniziò a pensare che forse con Makoto non era mai successo niente, che era stato tutto frutto della sua immaginazione. 
[No lei ha fatto quelle cose, io non le potevo conoscere.] 
Però era stata così normale prima. 
[C'era Deku, non avrebbe potuto dirmi o farmi niente.]
Sapeva che la presenza di Deku non l'aveva mai fermata in passato. 
[Ma ora Deku è grande e avrebbe capito, l'avrebbe potuta fermare.]
[Sono grande anche io, non può farmi del male…] 
Ne era certo? 
Appena era apparsa Makoto Katsuki si era sentito fuori dal proprio corpo, incapace di muoversi, di parlare, quasi anche di respirare. 
Come avrebbe potuto anche solo pensare di riuscire a difendersi. 
No. 
Era inaccettabile, lui non era un debole, non lo era. 
Non lo era. 
Un forte suono di clacson risvegliò Katsuki dai suoi pensieri. Si voltò, seguendo il suono. La macchina era a poca distanza da lui e quella distanza diminuiva sempre più. 
"KACCHAN!" 
Di colpo Katsuki si sentì afferrare e tirare verso indietro. Cadde sull'asfalto e strusciò, provocandosi dei graffi. 
Intorno a lui c'era il caos. 
Macchine che stridevano, esclamazioni agitate e spaventate. 
Katsuki non capiva. 
"SEI IMPAZZITO? CHE CAZZO STAVI FACENDO!" Izuku scrollò Katsuki per le spalle, con forza, e il biondo poté vedere puro terrore nei suoi occhi verdi.
Izuku lo attirò a sé e lo abbracciò stretto. "Che ti è passato per la testa" mormorò, con voce rotta. 
Katsuki si lasciò abbracciare, anzi, ricambiò debolmente, nascondendo il volto sulla spalla di Izuku. 
"Tutto bene ragazzi?" domandò una voce sconosciuta da sopra le loro teste. 
Izuku si scostò, con grande dispiacere di Katsuki. "Sì…cioè." Afferrò di nuovo Katsuki per le spalle, poi il volto, le braccia… "Sei ferito, c'è del sangue qui!" esclamò guardando le braccia graffiate di Katsuki. 
Katsuki si liberò dalla presa di Izuku. "Sto bene, è solo un graffio."
"Dobbiamo chiamare un'ambulanza?" domandò l'uomo che si era avvicinato. 
"No." 
"Sì." 
"Deku, non ho niente!" 
"Meglio esserne certi!" 
"Sto bene!" 
"A me non pare!" Katsuki questa volta vide che negli occhi di Izuku c'era qualcos'altro oltre alla paura e alla preoccupazione per quello che sarebbe potuto succedere. 
"Stiamo bene signore, grazie" disse alla fine Izuku rivolto all'uomo. 
"Sicuri?" 
Izuku annuì e sorrise. "Sì, grazie." 
L'uomo era poco convinto, ma il sorriso di Izuku sembrò convincerlo e si allontanò. 
"Kacchan non capisco cosa sia successo." 
Oh, come avrebbe voluto saperlo anche Katsuki. 
"Sei schizzato fuori dal locale, non ti sei fermato davanti a niente. Ti ho chiamato, corso dietro, ma mi hai totalmente ignorato. E quando riesco a raggiungerti ti trovo camminare in mezzo alla strada proprio mentre sta passando una macchina?" A quel punto gli occhi di Deku si erano fatti umidi e Katsuki si ritrovò di nuovo tra le braccia dell'altro. "Non farlo mai più, per favore, potrei morire" singhiozzò Izuku. 
Katsuki picchiettò la schiena di Deku per confortarlo, perché a parole non avrebbe saputo cosa dire. Non si era minimamente accorto di aver camminato fino a quel punto, di essersi gettato in mezzo alla strada senza guardare. 
La sua mente era stata troppo impegnata a pensare a Makoto e alla crisi interna che quell'incontro gli aveva fatto nascere. Il suo corpo si era mosso in automatico, ripercorrendo la strada in direzione della scuola. 
Dopo un po' Izuku aiutò Katsuki ad alzarsi, il quale traballò leggermente una volta in piedi, per lo shock subito. 
"Vuoi stare seduto ancora un po'?" domandò Deku apprensivo. 
"No, sto bene" ribatté Katsuki, cercando di apparire scocciato, ma la voce uscì tremante. 
Izuku ovviamente lo notò. Si guardò intorno e poi i suoi occhi si illuminarono. "C'è un parchetto lì in fondo, ti va di sederci su una panchina?" 
Katsuki sospirò. "Deku ti ho detto che sto bene, andiamo a scuola." 
Izuku lo guardò con occhi di nuovo umidi. "Per favore, sediamoci." 
Katsuki lo guardò attentamente e alla fine si arrese. 
Forse non era l'unico ad essere rimasto stordito da quanto accaduto, perché Izuku sembrava sconvolto quanto doveva star apparendo lui. 
Quindi se il nerd aveva bisogno di sedersi in un posto tranquillo, Katsuki non gli avrebbe negato questo desiderio. 
Una volta arrivati al parchetto Izuku fece sedere Katsuki sulla panchina. "Torno subito" disse e corse verso una fontanella in lontananza. Quando tornò aveva un fazzoletto di carta bagnato e si inginocchiò ai piedi di Katsuki. Gli prese il braccio e passò delicatamente il fazzoletto sulla pelle. 
"Meglio pulire. Purtroppo non ho di meglio, però almeno togliamo il grosso dello sporco e il sangue. Poi quando torniamo è meglio se vai da Recovery Girl." 
"Ma sono solo dei graffi." 
Izuku sorrise. "Kacchan, ti tormenterò per sempre se non vai da Recovery Girl."
Katsuki sbuffò. "Va bene, va bene, mi basta il tormento che mi dai normalmente." 
Izuku continuò il suo lavoro in silenzio e Katsuki non poté fare a meno di pensare quanto fosse bella la sensazione delle dita di Izuku che stringevano con delicatezza il suo braccio, del modo in cui quel fazzoletto bagnato e prossimo a sbriciolarsi carezzasse la sua pelle senza fargli male.
E il volto. Deku era così concentrato su quello che stava facendo, nel suo sguardo Katsuki poté vedere quanto l'altro tenesse a vederlo stare bene. 
"Ecco fatto" disse Izuku. Andò a buttare quello che era rimasto del fazzoletto e poi prese finalmente posto accanto a Katsuki. 
Rimasero in silenzio. 
Katsuki cercava di concentrarsi sull'ambiente circostante, sulla presenza rassicurante di Deku accanto a lui, non permettendo all'immagine di Makoto di riaffiorare. 
Izuku, da parte sua, si stava trattenendo dal fare domande. Quello che era successo era stato così strano e così non da Kacchan, che avrebbe voluto sapere cosa fosse passato nella testa dell'altro per rischiare così tanto inutilmente. 
Non voleva turbare Kacchan, però, l'altro era ancora pallido e aveva ancora quell'espressione di smarrimento che gli aveva visto dopo l'incidente. 
Ovviamente non domandare ora non significava che Izuku non avrebbe più aperto il discorso, era solo rimandato a un altro momento. 
Qualcosa stava turbando Kacchan da giorni e Izuku voleva sapere cosa. 
 
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Durante il ritorno i due non parlarono, si limitarono a camminare fianco a fianco. Nella testa di Katsuki si stava iniziando a formare un’idea, che al solo pensiero di metterla in atto non si sentiva bene, ma era quasi sicuro di volerlo fare.
“Kacchan, dove vai?” domandò Izuku, quando, dopo essere tornati a scuola, Katsuki si era avviato verso il dormitorio con lui.
“In camera” rispose Katsuki confuso. 
“Avevi detto che saresti andato da Recovery Girl.”
Katsuki lo fissò, immobile, poi sbuffò e ruotò gli occhi. "Va bene, che palle." 
Izuku sorrise mentre Katsuki faceva dietrofront e si avviava verso l'edificio principale. 
"Ci vediamo dopo Kacchan!" 
Quando Izuku entró nel dormitorio trovò Kirishima, Todoroki e Kaminari a guardare la televisione. 
"Oh, ciao Midoriya!" salutò Kirishima agitando una mano. 
"Ciao" ricambiò il saluto Izuku, anche se non aveva usato il solito entusiasmo. 
Todoroki lo notò subito e lo guardò confuso. "Che è successo? Dov'è Bakugou?"
Kirishima e Kaminari rimasero perplessi a quella domanda e Izuku sentì subito i loro sguardi insistenti addosso. 
Izuku sospirò e prese posto accanto a Todoroki. "È da Recovery Girl." 
I tre spalancarono gli occhi. "È successo qualcosa a Bakugou?" domandò Kirishima con l'agitazione che saliva al pensiero che al suo migliore amico fosse successo qualcosa di grave. 
"Sta bene, sta bene, in realtà ci è andato perché ho insistito io, ha solo qualche graffio" rispose Izuku nervosamente. Era giusto parlarne con loro? 
Kacchan sicuramente non avrebbe voluto, però…Izuku si sentiva angosciato da quando era successo quell'incidente e necessitava di parlare con qualcuno. 
Kirishima conosceva bene Kacchan, conosceva quella parte di lui che Izuku non aveva mai avuto modo di conoscere. Guardavano Kacchan sotto due lenti diverse.
Todoroki era riservato e non avrebbe mai detto nulla a nessuno inoltre aveva una dote per capire cosa passava nella testa degli altri e riusciva a leggere il linguaggio del corpo abbastanza facilmente. Inoltre era diretto e sarebbe stato sincero su quello che pensava. 
Kaminari poteva essere un problema, ma quando aveva baciato Kacchan, si era calmato, corroso dal senso di colpa e alla fine era capace di essere sensibile ai problemi degli altri. 
"Non ditegli niente però" iniziò a dire Izuku. Gli altri annuirono e si fecero più vicini. 
"Ha rischiato di essere investito" mormorò Izuku con voce tremante. Al solo pensiero sentiva il panico e la paura che aveva provato tornare. "L'ho salvato appena in tempo." 
"Ma come è possibile?" domandò Kaminari. "Bakugou è così attento e inoltre non avrebbe esitato a usare il suo quirk per saltare via."
"Non so cosa sia successo, era completamente fuori di sé. All'improvviso si è alzato ed è uscito dal locale e non sembrava essere presente a se stesso. Stava in mezzo alla strada senza essersene accorto."
"Ma come sta?" domandò Kirishima agitato.
Izuku scrollò le spalle. "Fisicamente sembra stare bene, ha qualche graffio sulle braccia, per questo gli ho detto di andare in infermeria, per il resto non lo so." 
In quel momento Katsuki fece il suo ingresso. I quattro avevano interrotto il discorso nel sentire la porta aprirsi e si erano girati a guardarlo. 
Dalle loro facce e dagli occhi lucidi di Deku Katsuki capì che il nerd non si era riuscito a trattenere e aveva raccontato la vicenda a quei tre idioti. 
Normalmente avrebbe urlato e si sarebbe gettato su Deku perché aveva spifferato tutto, ma quegli occhi umidi e spaventati lo fermarono. 
Quello che era successo non riguardava solo Katsuki, ma anche Izuku e lui non poteva obbligare l'altro a tenersi tutto dentro. 
"Dov'è Aizawa?" domandò. 
I quattro sembrarono sorpresi, tutti si erano aspettati che quella domanda. 
"Credo nel suo ufficio" rispose Kirishima. "Perché?" 
"Cazzi miei." 
Con questo Katsuki lasciò la sala comune per andare alla ricerca di Aizawa. Doveva chiedergli il permesso di uscire domani. 
Prese il cellulare e aprí di nuovo la chat di Instagram. 
 
[bakugoukatsuki: domani sei a lavoro? 
fukudamakoto: Kacchaaaan, non avrei mai pensato che mi avresti scritto 😚
Sì lavoro, come mai? Vuoi tornare a trovarmi?💕
bakugoukatsuki: a che ora arrivi? Devo parlarti. 
fukudamakoto: 😳
fukudamakoto: che è successo? 
fukudamakoto: comunque attacco alle 16. Se vuoi arrivo un po' prima. 
bakugoukatsuki: ok. Alle 15:20, accanto al locale. 
fukudamakoto: va bene.]
 
Katsuki aveva scritto a Makoto non appena quell'idea gli era venuta in mente. Era ancora scosso dal quasi investimento e dall'averla rivista e la voglia di parlarci, di affrontarla era affiorata. 
Voleva dimostrare di avere il controllo della situazione e voleva affrontarla, chiederle perché gli avesse fatto quelle cose, perché ora era così normale con lui tanto da fargli pensare che forse non fosse accaduto nulla. 
Deku non si era accorto di nulla fortunatamente e così adesso stava andando a chiedere il permesso ad Aizawa per uscire il giorno successivo. 
Una volta che avrebbe stretto il foglio con il permesso firmato non sarebbe più potuto tornare indietro. 
 
[Forse dovrei andare via] pensó Katsuki mentre aspettava Makoto, all'angolo tra un vicolo vuoto e l'entrata del locale. 
Mai come in quel momento si stava domandando se non avesse fatto una cazzata a richiedere quell'incontro. 
Però voleva delle spiegazioni, voleva dare una voce al bambino di dieci anni che era stato e che non aveva avuto modo di poter capire cosa stesse vivendo. 
Quindi, doveva solo ignorare quell'agitazione che avvertiva al petto, mantenere la testa alta e magari nascondere le mani tremanti nelle tasche del giubbotto. 
"Kacchan?" 
Katsuki si voltò. Makoto era lì, a pochi metri da lui, e lo guardava con un piccolo tentativo di sorriso, come se fosse in imbarazzo. 
"Mi ha davvero stupita la tua richiesta di vederci" disse la ragazza avvicinandosi. 
Si addentrarono un po' di più nel vicolo, per parlare senza essere ascoltati dai passanti. 
Ora che erano entrambi in piedi, uno di fronte all'altra, Katsuki notò come fosse più alto di lei di almeno sette centimetri. Makoto non torreggiava più su di lui. 
"Come fai a comportarti così?" domandò Katsuki di punto in bianco, con tono nervoso. 
Makoto lo guardò confusa. "Così come?" 
"Come se tra noi non fosse successo nulla!" 
Makoto ridacchiò nervosamente, chiaramente a disagio. Lanciò delle occhiate intorno a loro, forse per assicurarsi che non ci fosse nessuno in ascolto. 
"Non so di cosa stai parlando Kacchan." 
"Non chiamarmi Kacchan!" esplose Katsuki. La rabbia e la frustrazione stavano montando sempre di più. 
Perché Makoto stava facendo finta di niente, perché era così confusa quando doveva sapere benissimo a cosa si stesse riferendo. 
"Bakugou davvero, cosa succede? Non ti vedo da quando eri un bambino." 
"Esatto! Un bambino!" 
"Bakugou, cosa stai insinuando?" Il tono usato da Makoto era quasi risentito e la sua fronte si era corrucciata per l'evidente confusione. 
"Tu mi hai… mi hai…un bambino di quell'età non avrebbe dovuto sapere cosa fosse il sesso, ben che meno praticarlo." 
Makoto era scioccata. "Mi stai dicendo che io ti avrei violentato?" 
"Non è un'ipotesi!" 
"Stai scherzando spero, come ti viene in mente di farmi un'accusa del genere!"
"Perché è vera!" 
"Ti dico no! Hai il cervello rotto forse. Cavolo non ti vedo da una vita e mi viene a dire cose del genere?" 
Katsuki rimase in silenzio, aveva un groppo in gola che sapeva bene lo avrebbe portato al pianto. Non poteva piangere davanti a Makoto. 
"Qualcun altro è al corrente di questa stronzata?" sbottò Makoto con astio. 
Katsuki indietreggiò al termine usato per ciò che aveva scombussolato la sua vita per un bel po' di tempo e che adesso era tornato di nuovo a tormentarlo. 
Scosse la testa. 
"Quindi è la tua parola contro la mia? Anzi il ricordo di un bambino di dieci anni contro i ricordi di una diciassettenne? Se ti avessi fatto davvero quello che dici, non pensi che i tuoi genitori ne sarebbero al corrente? Che non saresti andato dritto a piangere da loro? Ma non lo hai fatto, perché non è successo niente."
No no no! 
Non era andata in quel modo. 
"Io non sapevo-" 
Makoto sbuffò. "Dio santo Katsuki, se subisci violenza da qualcuno ne sei spaventato, soprattutto quando sei un bambino. Avresti dovuto soffrire così tanto che se ne sarebbero accorti tutti intorno a te.
"Non capisco cosa ti passa per la testa per prendertela con me e inventarti una cosa del genere. Cosa vorresti raggiungere? Vuoi diventare famoso per una cosa del genere? Che sei stato violentato a dieci anni? Chi ti crederebbe? Non hai prove." 
Katsuki restó in silenzio, incapace di parlare. 
Makoto avvicinò il volto al suo e istintivamente Katsuki chiuse gli occhi, provò ad allontanare la testa ma dietro aveva il muro ad impedirglielo.
"Io non ti ho sfiorato neanche con un dito." 
Detto questo Makoto se ne andò. 
Katsuki rimase immobile, gli occhi ancora chiusi. Il cuore gli martellava forte nel petto tanto che sentiva i battiti pulsare fino alle orecchie. 
Non riusciva a respirare regolarmente. 
Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra e quello sembrò decretare la sua resa.
Scivoló a terra, la testa gli girava, aveva la nausea. 
Ma cosa gli era saltato in testa, non avrebbe dovuto parlare con Makoto. Avrebbe dovuto solo dimenticarla, mentre ora si ritrovava con ancora più confusione in testa. 
Makoto aveva negato tutto. 
Il dubbio del giorno prima che lo aveva invaso era stato confermato. 
Si era davvero inventato tutto? 
Aveva vissuto pensando di aver subito un trauma inimmaginabile quando invece non era vero? 
Le immagini che erano tornate a tormentarlo erano frutto della sua immaginazione come anche le sensazioni che provava sul suo corpo? 
Un altro singhiozzo attraversò il suo corpo e provò di nuovo a soffocarlo, le lacrime avevano iniziato a solcare le sue guance senza che lui riuscisse a fermarle. 
Si sentiva solo.
Non aveva nessuno a cui raccontare quello che gli aveva detto Makoto, nessuno era mai stato al corrente di quel passato ora forse mai accaduto. 
Nessuno con cui confrontarsi. 
Si vergognò di se stesso. Si era dato da solo il ruolo della vittima e non lo era. Se sentiva come se avesse mancato di rispetto a tutte quelle persone che avevano subìto davvero una violenza. Si era davvero appropriato di un dolore che non aveva mai provato. 
In quel momento il suo cellulare vibró. 
Con mani ancora tremanti lo sfilò dalla tasca e lesse la notifica. 
 
[Deku: Kacchan, non so quando tornerai, ma pensavo di vedere un film insieme a Kirishima, Todoroki e Kaminari. Ti vuoi unire a noi? :)] 
 
Katsuki si rese conto dopo qualche minuto che fissava il messaggio che le sue labbra erano stirate in un lieve sorriso. Sparì subito. 
Avrebbe voluto prendere parte a quel gruppetto, ma non pensava di essere in grado di fingere quella sera. 
Doveva riflettere, calmarsi e accettare la notizia, poi avrebbe potuto mettere la sua solita maschera che tutti conoscevano. 
 
[Katsuki: No. Sono stanco.]
 
***
 
Izuku sospirò nel leggere il messaggio inviato da Kacchan. Ovviamente era dispiaciuto che quella sera Kacchan non si sarebbe unito a lui e agli altri, ma allo stesso tempo se lo era immaginato. 
Crollò di schiena sul materasso e osservò il soffitto, riflettendo. 
Chissà dove era andato Kacchan quella domenica pomeriggio. Glielo aveva provato a chiedere, ma in risposta aveva ricevuto una risposta brusca che gli diceva di farsi, testualmente, “i cazzi suoi.”
Izuku avrebbe voluto farsi gli affari suoi e lasciare in pace Kacchan, ma teneva troppo a lui ed era preoccupato. Continuava a ripensare a quello che era successo il giorno prima a come la giornata più bella della sua vita avesse preso bruscamente una brutta piega e ora il solo ricordo gli faceva accelerare i battiti del cuore per la paura e non per l’emozione. 
Un bussare alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri. 
“Avanti” rispose, ancora nella stessa posizione.
“Midoriya?” 
Izuku alzò la testa e vide Todoroki, gli fece un cenno di saluto.
“Dalla tua espressione deduco che Bakugou non si unirà a noi.”
“Già.” Izuku si alzò per mettersi seduto e fece posto a Todoroki, che prese posto accanto a lui. 
“Ieri non te l’ho più chiesto, ma ci hai parlato alla fine?”
Izuku ridacchiò tristemente. “No.”
“Mh.”
“Ma non perché mi è mancato il coraggio, anzi, stavo per dirglielo. Eravamo lì seduti al nostro tavolo e io avevo finalmente trovato il coraggio di dirgli che mi piace, ma siamo stati interrotti da una cameriera.”
Todoroki alzò un sopracciglio in segno di confusione. “Cameriera?”
Izuku annuì ridendo ancora. Era così nervoso. “Sì, a quanto pare era un’amica della cugina di Kacchan e ci ha riconosciuti. Io non me la ricordo proprio in realtà, però lei era così felice di vederci e ha parlato per un po’ con me, poi…” Izuku si interruppe, non era bello ripensare a quello che era successo dopo. “Kacchan ha iniziato a comportarsi in maniera strana ed è corso via. Il resto lo sai.”
“Mi dispiace.”
Izuku alzò le spalle. “Non fa nulla, credo che sia meglio così. Forse non è il caso di dire niente a Kacchan, la mia era un’idea stupida.”
“Perchè dici così adesso? Mi sembravi molto sicuro fino a pochi giorni fa.”
Izuku si alzò e si passò una mano nei capelli con gesto frustrato. “Perchè Kacchan non mi ricambia e mai lo farà. Come potrei solo pensare che lui provi per me le stesse cose che io provo per lui dopo quello che è stato il nostro rapporto fino a pochi mesi fa? Volevo dichiararmi solo per stare in pace con me stesso e togliermi un peso, ma così facendo lo scarico su di lui e forse potrei perderlo…”
Todoroki rimase in silenzio, riflettendo sulle parole che Izuku aveva rigettando velocemente, con tono disperato. “Forse hai ragione” dichiarò alla fine e l’amico si girò verso di lui, gli occhi che già avevano un principio di lacrime. 
“Eh?”
“Bakugou non ha mai mostrato interesse verso qualcuno, credo che alla fine non è il caso di dire niente.”
Izuku annuì, mogio. 
“Per ora” concluse Todoroki e questo portò Izuku a guardarlo con occhi spalancati. “In che senso?” 
“Potrebbe sempre nascere qualcosa in futuro no?”
“Non penso” mormorò Izuku scuotendo la testa.
“Perchè no?”
“Perchè…perchè…oh dai Todoroki si parla di me! Kacchan non potrebbe mai interessarsi a me.”
“Ti permette di chiamarlo Kacchan, anzi, te lo ha sempre permesso. Non dare mai niente per scontato con Bakugou.”
Izuku rimase colpito da quelle parole, non aveva mai riflettuto su quello. Todoroki aveva ragione, Kacchan non gli aveva mai detto niente per il nomignolo che usava da quando erano piccoli. Sorrise teneramente. 
“Credo ancora che non ci sia speranza, ma grazie Todoroki!”

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Note: ciao, avreiavrei voluto pubblicare ieri ma non ho avuto tempo rip me :(
Siamo praticamente alla fine, il prossimo sarà l'ultimo capitolo! 
Buona lettura! 




I giorni continuarono a trascorrere e all’interno della sezione A regnava ogni giorno il caos. 
Katsuki era diventato intrattabile nei confronti di tutti. Non permetteva nemmeno a Kirishima di avvicinarglisi, non gli rispondeva nemmeno quando lo chiamava.
Dentro di lui regnavano una perenne agitazione, paura, ansia. Sentiva un blocco opprimente al petto e allo stomaco e spesso non aveva fiato, non riusciva a respirare bene.
Aveva provato ad essere come al solito, il Bakugou che tutti conoscevano, ma dopo qualche primo tentativo, aveva deciso di alzare muri altissimi e non comunicare più con nessuno. 
Ciò che aveva in testa era tutto così confuso e non poteva fare a meno di pensare se qualsiasi cosa che credeva fino a quel momento non fosse che una bugia, un’invenzione della sua mente come quella che riguardava Makoto. 
Kirishima era davvero suo amico? O lo aveva creduto lui? 
E Deku? Lo odiava forse? 
Però allo stesso tempo non era possibile, i messaggi vecchi, che continuava a rileggere e rileggere, confermavano un affetto nei suoi confronti da parte di entrambi i ragazzi, quindi, non potevano essere falsi. 
Di Makoto lui non aveva niente…non aveva prove.
Ma di Izuku, Kirishima e anche gli altri della classe qualcosa c’era.
Questi pensieri confusi e spesso senza senso lo tenevano sveglio la notte, lo distraevano mentre studiava, gli chiudevano lo stomaco quando pensava di mangiare. 
Mentre i giorni passavano Katsuki si sentiva come fatto di vetro, che diventava mano mano sempre più sottile e che sarebbe bastato davvero poco per ridurlo in mille pezzi. 
Solo che Katsuki non sapeva che cosa sarebbe potuto accadere, era quasi certo che nella sua caduta avrebbe portato con sé anche chi gli stava intorno, fatto del male a tutti.
Affrontare le giornate era sempre più difficile, aveva costantemente mal di testa sia per la mancanza di sonno, sia per il poco cibo che riusciva a ingerire e per tutte le emozioni negative che provava.
Fu durante un allenamento che il suo corpo decise di dire basta.
Non se ne rese conto subito, ma un momento prima stava per lanciarsi contro Sero e il momento dopo era inginocchiato a terra, la testa gli girava e tutti stavano urlando il suo nome. 
Una voce risuonò sulle altre.
“Kacchan” chiamò Izuku, inginocchiato accanto a lui. Gli poggiò una mano sulla spalla.
In quel momento Katsuki attivò il suo quirk contro Deku. “STAMMI LONTANO!” 
Izuku volò lontano, strusciò sul pavimento della palestra.
"Deku!" Uraraka accorse verso Izuku che si teneva il braccio ferito e aveva lo sguardo fisso su Katsuki, completamente sconvolto per la reazione violenta. 
"Bakugou, non si attacca così un compagno di classe! Midoriya ti stava aiutando!" esclamò Iida con tono duro. 
Katsuki digrignò i denti e si stava per lanciare su Iida ma Kirishima fu pronto a bloccarlo. "Ei amico, che cavolo ti prende!" 
Katsuki provò a liberarsi, cercando anche di attaccare Kirishima, ma questo rispondeva azionando il suo quirk e rendendo vani i tentativi di Katsuki. 
"Che succede qui?" 
Al sentire la voce seria e minacciosa di Aizawa i presenti si ammutolirono. 
Il professore osservò la situazione: Midoriya ancora per terra con un braccio sanguinante, Uraraka accanto a lui; Bakugou seduto dalla parte opposta che cercava di liberarsi dalla presa di Kirishima per raggiungere Iida. 
"Kacchan" mormorò Izuku con voce tremante. Il volto era distrutto nel vedere come la persona a cui teneva di più sembrasse il fantasma di se stessa. 
Katsuki lo fulminò con un'occhiata. "Non guardarmi con quell'espressione impietosita, nerd di merda! Non osare!" 
Izuku trattenne un singhiozzo e spostò lo sguardo. Gli sembrava di essere tornato alle medie o ai primi giorni del liceo, quando Kacchan era ostile verso tutto e tutti e soprattutto verso Izuku. 
Perché erano tornati indietro? 
"Ora basta Bakugou" interruppe Aizawa. "Midoriya vai da Recovery Girl, Bakugou vai a cambiarti. Kirishima sta con lui e poi anche voi da Recovery Girl." 
"EH? Perché dovrei andare dalla vecchia, non sono ferito."
A quelle parole tutti, incluso il professore, guardarono Katsuki come se gli fossero cresciute due teste. 
La fronte di Katsuki si corrucciò ancora di più. 
"Bakugou sei svenuto poco fa" mormorò Kirishima.
Katsuki si girò a guardarlo, sorpreso. Non ebbe tempo di rispondere che l'amico lo fece alzare lentamente e lo guidò verso l'uscita della palestra. 
Izuku li seguí con lo sguardo fino a quando non sparirono. "Deku, andiamo?" Uraraka aveva richiamato la sua attenzione, lo stava guardando preoccupata.
Izuku annuì solo e insieme a lei si diresse anche lui verso l'uscita. 
 
 
***
 
Dentro gli spogliatoi il silenzio era pesante: Eijirou osservava con attenzione e timore ogni minimo movimento di Bakugou, che si stava spogliando del costume con movimenti lenti, automatici. 
Una volta rimosso tutto si avviò verso le docce ed Eijirou ci mise un po' per realizzare dove stesse andando. 
"Bakugou aspetta, che fai?" 
Katsuki lo guardò impassibile. "La doccia" rispose per poi allontanarsi. 
"Ma dobbiamo andare da Recovery Girl. Non credo sia una buona idea fare la doccia ora." 
"Resta fuori." 
Eijirou avrebbe voluto protestare, ma davanti a quel comportamento così anomalo dell'amico si sentiva destabilizzato e poco reattivo. 
Sospirò e andò a sedersi su una panca, in attesa che Bakugou tornasse. 
Nello stesso momento Uraraka e Izuku avevano raggiunto l'infermeria. 
Recovery Girl li aveva accolti con il suo solito sorriso gentile e aveva fatto accomodare Izuku su una sedia per potersi occupare della ferita. 
"Sbaglio o Bakugou e Kirishima dovrebbero essere già qui?" domandò Uraraka, mandando occhiate alle porta. Izuku sfiorò le bende che gli aveva appena messo Recovery Girl. Ripensò a quanto era successo, a come il Kacchan che gli aveva urlato contro fosse sembrato quello di una volta. Poi ripensò a come lo avesse visto cadere in ginocchio con la coda dell'occhio, gli occhi chiusi. 
Izuku aveva agito d'istinto e aveva interrotto l'attacco verso Uraraka per precipitarsi al fianco di Kacchan. 
"Sì, avrebbero dovuto essere già qui." 
 
***
 
"Bakugou?" 
Erano trascorsi almeno quindici minuti da quando Bakugou era entrato in doccia. Aizawa aveva fatto la sua apparizione almeno due volte per chiedere a che punto stessero e Kirishima lo aveva assicurato che Bakugou sarebbe uscito a breve. 
Ma i minuti avevano continuato a scorrere e l'amico non usciva. 
Dopo averlo chiamato Eijirou attese in ansia una risposta che non arrivò.
"Lo sapevo che era una cattiva idea" mormorò dopo essersi alzato e dirigendosi verso le docce. 
"Bakugou?" provò di nuovo. "Tutto bene? Se non mi rispondi io entro lo stesso!" Non ottenendo di nuovo risposta Eijirou entrò nella stanza delle docce. 
I suoi occhi incontrarono subito la figura di Bakugou: era seduto sul pavimento della doccia, rannicchiato su se stesso e addosso al muro. L'acqua continuava a cadergli addosso senza che lui si muovesse. 
"Merda!" Eijirou si precipitò accanto a Katsuki e lo scosse. "Bakugou? Oi!" 
Alzandogli la testa poté constatare che fosse semicosciente, gli occhi si chiudevano e aprivano impercettibilmente e non dava segni di sentirlo. 
Eijirou chiuse subito l'acqua della doccia e si precipitò a prendere un telo per poi avvolgerlo intorno al corpo di Katsuki. 
"Oi Kirishima, Aizawa mi ha mandato a dirvi di muovervi o verrà a prendere Bakugou di peso! Dove siete?" 
"Kaminari, corri!" 
Denki arrivò subito non appena sentita l'urgenza nel tono di Eijirou. 
"Che è successo?" 
Kirishima aveva sollevato Bakugou e lo teneva tra le braccia. "Dì ad Aizawa che è svenuto in doccia, lo porto da Recovery Girl." 
Denki osservò Kirishima superarlo spedito. "V-va bene" rispose. 
"E che qualcuno di voi gli porti un cambio di vestiti." 
"S-si! Ci penso io, tu vai!" 
Fu sul corridoio che portava all'infermeria che Kirishima incontrò Midoriya e Uraraka. 
"Kiris-" provò a chiamarlo Uraraka ma Kirishima li sorpassò correndo e ovviamente ai due non passò inosservato il fatto che stesse trasportando Bakugou avvolto da un asciugamano. 
"Non ora!" urlò il rosso. 
Izuku si sentí mancare. "Kacchan" mormorò con voce tremula e scattò dietro a Kirishima seguito a ruota da Uraraka. 
Izuku raggiunse l'entrata dell'infermeria, la tenda intorno al primo letto era tirata, in modo tale che non potesse vedere Kirishima e Kacchan. 
Recovery Girl era seduta sulla sedia in attesa che il rosso posizionasse a letto Katsuki e lo coprisse con il lenzuolo. 
"Cosa è successo a Kacchan?" domandò Izuku ansiosamente. 
"Non urlare Midoriya, per favore." 
"Kirishima, cosa è successo?" 
Kirishima apparve da dietro la tenda. "L'ho trovato semi cosciente sul pavimento della doccia, subito dopo ha perso conoscenza completamente." 
Recovery Girl era sparita dietro la tenda, mentre Eijirou informava i due. 
In quel momento arrivarono anche Aizawa seguito da Kaminari con i vestiti di Katsuki. 
Li porse a Kirishima, che si sarebbe occupato di rivestire almeno dell'intimo l'amico. 
"Vi pregherei di uscire, anche a te Kirishima dopo che hai fatto" commentò Recovery Girl per poi mandare uno sguardo serio ad Aizawa, che non passò inosservato a Izuku. 
"Tornate a lezione, c'è All Might con voi. Midoriya come sta il braccio?" 
"B-bene." 
"Cerca di non usarlo" commentò Recovery Girl. 
Izuku annuì e poi, dopo un'altra serie di insistenze i quattro ragazzi lasciarono l'infermeria. 
"Caspita ragazzi, ma cosa è successo?" esclamò Denki. 
"Deku tu non sai nulla?" 
Izuku scosse la testa. "No, però so che c'è qualcosa e ora mi pento di non averlo affrontato prima." 
"Non è colpa tua Midoriya" disse Kirishima. “Anche io ho evitato di aprire l’argomento con lui perchè avevo paura…”
“Io ho come una sensazione di déja vu” borbottò Izuku e si afferrò il mento tra le dita come era solito fare quando si immergeva nei suoi pensieri. “Kacchan si è già comportato in questa maniera strana ora che ci penso.”
“Davvero?” domandò Kirishima. 
“Credo, non sono certo. Penso fosse alle elementari o all’inizio delle medie. I ricordi sono vaghi e…non parlavamo più molto.”
Uraraka gli afferrò la mano che teneva lungo il fianco. “Deku devi parlarci, io sono certa che con te si confiderà.”
Izuku annuì. “Sì. Ci parlerò.”
 
 
***
 
Quando Izuku aprì la porta dell'infermeria la mattina dopo trovò Katsuki seduto sul letto, la testa rivolta verso la finestra, ma lo sguardo era vuoto, spento, e questo riempì Izuku di tristezza. Vedere Kacchan in quello stato era troppo doloroso e la parte più egoista e codarda di lui avrebbe voluto correre via per non doverla vedere. 
Izuku avrebbe voluto passare già subito dopo le lezioni, il giorno prima, ma Aizawa gli aveva comunicato che dopo essersi svegliato e risposto ad alcune domande di Recovery Girl, l'infermiera aveva deciso di farlo riposare ulteriormente somministrandogli qualcosa per dormire. 
A quanto pare Kacchan era svenuto perché completamente a corto di energia: la mancanza di riposo e una dieta squilibrata, lo avevano fatto crollare.
Aizawa non aveva detto molto a Izuku, anche perché erano faccende private di Kacchan, ma solo quelle informazioni avevano fatto preoccupare il ragazzo. 
Kacchan non dormiva e non mangiava? 
Altro motivo per cui non era riuscito ad andare a trovarlo, anche se lo avrebbe solo visto dormire, era perché con lui c'erano i signori Bakugou, accorsi subito dopo che Aizawa li aveva informati dell'accaduto. Izuku non aveva voluto disturbare e quindi si era ripromesso che la mattina dopo sarebbe andato a trovarlo. 
In questo modo aveva avuto occasione di prepararsi un discorso per affrontare Kacchan. 
Ma tutto quello che aveva preparato era sparito dalla sua mente non appena i suoi occhi si erano posati sulla figura pallida e abbattuta del ragazzo che amava. 
Per Izuku quella vista era intollerabile. 
Entró, attento a non fare troppo rumore. 
"Ciao Kacchan." 
Katsuki voltò di poco la testa e gli lanciò una rapida occhiata prima di distogliere lo sguardo. 
Izuku si avvicinò al lato del letto, sorridendo appena. 
"Come stai?" 
Lo sguardo di Katsuki cadde sul braccio di Izuku ancora fasciato, poi lo alzò per guardare Deku in volto. 
Nel non ricevere risposta Izuku si accigliò. "Tutto bene? Ti senti male?" 
In tutta risposta Katsuki scoppiò a piangere. 
Il suo era un pianto disperato, che gli scuoteva tutto il corpo. 
Izuku rimase sorpreso in un primo momento, ma poi cercò subito di capire cosa non andasse. Si chinò su Kacchan, attento però a non toccarlo per non rischiare una replica del giorno prima. 
"Kacchan, cosa succede? Ti fa male da qualche parte? Per favore parlami, devo chiamare Rec-" 
Izuku si interruppe perché Katsuki si aggrappò a lui, le braccia strette intorno al collo e la testa nascosta sul petto. "Mi dispiace" pianse, "Non volevo ferirti, non volevo farlo, mi dispiace I-zuku." 
Izuku era scioccato. Rimase immobile in quella scomoda posizione: la schiena curva, il peso di Kacchan che lo trascinava sempre più verso il basso, mentre il ragazzo continuava a singhiozzare disperatamente come mai Izuku lo aveva visto.
"Mi dispiace." 
Izuku cercò di ricomporsi e abbracciò Katsuki per poi prendere posto accanto a lui sul letto senza smettere di permettere all'altro di appoggiarsi addosso a lui.
"Va tutto bene Kacchan, non mi hai fatto niente." 
Katsuki scosse la testa con forza. "No! Ti ho fatto del male, te ne ho sempre fatto e mi dispiace. Io…io ho sempre pensato male di te, credevo…credevo che…" Il respiro di Katsuki aveva iniziato a farsi rapido, irregolare. Izuku lo vide boccheggiare più volte, gli occhi spalancati per il panico che lo stava invadendo per la mancanza di aria. 
"Merda" esclamò Izuku. "Kacchan, Kacchan, guardami."
Katsuki alzó la testa e puntò gli occhi rossi colmi di lacrime in quello di Izuku. 
Izuku tentò di aiutare Katsuki nella respirazione, il tutto provando a non seguire il ragazzo a ruota nella bolla di panico che si era creata. 
A Katsuki ci vollero almeno venti minuti per calmarsi. Quando riuscì a tornare padrone del proprio respiro crollò addosso a Izuku, privo di forze. 
"Va tutto bene" mormorò Izuku, mentre accarezzava i capelli di Kacchan. "Va tutto bene."
In quel momento entrò Recovery Girl, seguita da Kirishima, passato anche lui a trovare l'amico. 
"Oh? Che succede qui?" domandò l'infermiera nel vedere la scena sul letto. 
"Bakugou!" esclamò Kirishima, correndo verso i due. 
"Credo… credo che abbia avuto un attacco di panico" spiegò Izuku. 
Recovery Girl si avvicinò e guardò Katsuki, gli poggiò una mano sulla fronte. "Mh, ha una lieve alterazione. È il caso che lo lasciate riposare." 
Izuku annuì e provò a staccarsi da Katsuki per lasciargli il letto, ma l'altro si strinse ancora di più a lui. 
"Mh? Kacchan?" 
"No, resta" mormorò Katsuki. 
Izuku guardò Recovery Girl, in una tacita domanda. 
L'infermiera sospirò. "Basta che riesca a riposare." 
Izuku annuì. "Ci pensiamo noi! Vero Kirishima?" 
Eijirou annuì e dette qualche leggera pacca sulla schiena di Bakugou. "Sì, ci siamo noi con te, amico." 
Katsuki chiuse gli occhi e qualche lacrima scivolò silenziosa sulle sue guance. 
 
***
 
["Kacchan, spogliati."]
 
Quando Katsuki riaprì gli occhi con un piccolo sussulto era solo a letto, avvolto nelle coperte da cui non avrebbe mai voluto uscire. 
"Mh? Kacchan, sei sveglio?" 
Nel sentire quella voce familiare Katsuki aprì di nuovo gli occhi ancora assonnati e cercò Deku. 
Izuku era seduto su una sedia accanto al suo letto e lo guardava con un pizzico di preoccupazione. 
Katsuki si tirò a sedere, stropicciandosi gli occhi. Se li sentiva tutti appiccicosi per aver pianto. Al ricordo di cosa era successo non-sapeva-bene-quanto-tempo-fa si sentí arrossire. Che imbarazzo piangere in quel modo e di fronte a Izuku per giunta. 
"Recovery Girl mi ha detto che appena ti fossi svegliato ti avrei dovuto far mangiare. Intanto tieni un po' d'acqua."
Izuku gli porse il bicchiere e Katsuki lo prese, sorseggiando piano l'acqua. "Non ho fame" borbottò, ma il suo stomaco lo tradì facendosi sentire. 
Izuku si trattenne dal ridacchiare. "Mi dispiace Kacchan, ma ordini del medico." Prese una mela e iniziò sbucciarla. "Vedrai, ti sentirai meglio."
Restarono in silenzio per tutto il tempo che Izuku sbucciò la mela e la tagliò per poi porgere il piattino con i pezzi tagliati a Katsuki. 
Il ragazzo mangiò lentamente e scoprí con grande felicità che non si sentiva affatto nauseato, anzi, se non ci fosse stato Izuku a controllarlo avrebbe finito tutto alla velocità della luce. 
"Cosa c'è?" domandò quando notò come Izuku non gli staccava gli occhi di dosso nemmeno quando ebbe finito di mangiare. 
Izuku abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia e strinse i pugni con forza. 
"Io… io non-..."
Katsuki si sporse e cercò di guardarlo in viso. "Ma stai piangendo?" 
Izuku scosse la testa ma le lacrime scesero lo stesso. 
"Perché cazzo stai piangendo ora?" 
"Tu non te ne rendi proprio conto eh?" Izuku tirò su con il naso e provò ad asciugarsi il volto con la manica della felpa. 
"Come puoi essere sorpreso dopo tutto quello che è successo? Kacchan mi fa stare male vederti così!" 
Katsuki si ritirò e voltò la testa per non dover guardare Deku. 
"Lo so che non ti piace sentirtelo dire, ma io sono preoccupato e come me tutti gli altri." 
"Perché?!" sbottò Katsuki all'improvviso. 
"Come?" domandò Izuku sorpreso.
"Perché tu sei preoccupato? Perché continui a volermi stare accanto! Hai visto cosa ti faccio, ti ferisco, l'ho sempre fatto! Perché continui a starmi dietro?" 
"È vero" rispose Izuku parlando lentamente. "Non sei stato gentile e buono in passato, soprattutto con me, ma io ho visto come ti stai impegnando a migliorare. Abbiamo passato del tempo insieme senza litigare e per me è stato un sogno. Mi piace stare con te e…" 
Izuku si interruppe, le guance gli si colorarono di rosso. Chiuse gli occhi e parlò: "Mi piaci Kacchan!" 
Katsuki spalancò gli occhi, preso in contropiede. 
"Mi piaci davvero ed era da un po' che te lo volevo dire. Quel giorno al locale lo stavo per fare ma poi, quella ragazza, Makoto è arrivat- Kacchan?" 
Izuku aveva notato con la coda dell'occhio che le mani di Kacchan avevano iniziato a tremare e che lui aveva tentato di nasconderle sotto le coperte. 
Aveva la testa girata dalla parte opposta e quindi Izuku non poteva vederlo in volto. 
Izuku aggrottò la fronte, pensieroso. 
"Sai, tu ci sei già passato" disse improvvisamente, cambiando apparentemente il discorso. 
Katsuki si voltò leggermente per guardarlo di sottecchi. "Mh?" 
"Avevo questa sensazione di averti già visto in una situazione simile e ne ho fatto parola con i tuoi genitori. Mi hanno confermato che hai già avuto una crisi del genere quando eri più piccolo. In camera ho tutti i miei diari e sono andato a cercare se avessi scritto qualcosa a riguardo. L'ho trovato nel periodo della prima media: eri più violento, cattivo e poi sei mancato per una settimana. Quando sei tornato sembrava che niente fosse successo."
"Io…non me lo ricordo. Ricordo solo-" Katsuki si interruppe. Non poteva dire a Izuku che era stato in quel periodo che aveva capito che quello che aveva avuto con Makoto non era stato giusto. 
Izuku non spinse per farlo continuare. 
"Ho sentito Aizawa dire ai tuoi che ti verrà assegnato uno psicologo. Quindi Kacchan," Izuku alzò la testa e guardò Katsuki dritto negli occhi. "Ti prego parla con qualcuno di quello che stai vivendo. Vorrei tanto aiutarti ma non posso pretendere di essere il tuo confidente, però devi parlarne con qualcuno, perché… perché io… io non posso vederti stare male e non riuscire a fare nulla. Ci tengo troppo a te!"
Katsuki non riuscì a trovare le parole per rispondere a Izuku. Sapeva che l’altro fosse affezionato a lui, ma il modo genuino e disperato con cui glielo aveva praticamente urlato lo aveva colpito. Come qualsiasi cosa faceva Izuku del resto. 
“Ok” esalò alla fine. “Però è una cosa stupida.”
Izuku scosse la testa con forza. “Se ti fa stare male non è stupida Kacchan.”
Katsuki rise amaramente. “Oh, sì lo è.”
Izuku lo guardò a lungo, serio. I suoi occhi si posarono sulle occhiaie sotto gli occhi di Kacchan, uniche macchie scure sulla pelle pallida. 
“Posso abbracciarti Kacchan?” domandò di punto in bianco. 
“Mh?”
Izuku arrossì e distolse lo sguardo. “Scusa, mi è uscito.”
“No, va bene.”
Izuku lo guardò di sottecchi e Katsuki annuì, allora lui si alzò dalla sedia e lo abbracciò, stretto. Poco dopo sentì le braccia di Kacchan avvolgerli la schiena in una presa leggera e sorrise.
“Credo che a te posso dirlo” mormorò Katsuki e la sua voce arrivò soffocata alle orecchie di Izuku, dato che erano ancora incastrati nell’abbraccio. 
Izuku si scostò. “Cosa?”
“Non-non voglio parlarne con uno sconosciuto, io penso che…credo che voglio prima dirlo a te.”
“Oh, davvero?”
Katsuki annuì e lo guardò attentamente negli occhi, agitando Izuku. “Sì, anche perché sono certo che hai collegato tutto.”
 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Aizawa e Recovery Girl avevano ordinato a Katsuki una settimana di completo riposo. Il ragazzo aveva provato a protestare ma Mitsuki si era intromessa e lo aveva minacciato di trascinarlo a casa e spendere lì la sua settimana di reclusione. 
Katsuki si era subito zittito e aveva accettato di rimanere confinato nel dormitorio. 
La conversazione con Izuku rimase in sospeso per qualche giorno. Quando erano in infermeria dopo poco erano stati interrotti dall'arrivo dei signori Bakugou e Katsuki era ancora abbastanza stanco per poter affrontare una conversazione importante come quella di rivelare tutto ciò che stava passando. 
In seguito Izuku ovviamente era stato occupato con la scuola e Katsuki aveva trascorso i primi giorni a sonnecchiare pigramente sul letto, dato che continuava a non avere un sonno continuato per gli incubi. Inoltre trascorreva i momenti in cui era sveglio a prepararsi un discorso prima che il momento di parlare con Izuku arrivasse. 
Ovviamente nulla di quello che pensava di dire lo convinceva. 
Ad un certo punto pensò di dire semplicemente: "Hai presente Makoto? Ho sempre pensato mi avesse violentato quando ero piccolo, ma non è così, ti va un po' di tè?" 
Nonostante fosse una pessima idea era tra le opzioni che più lo convincevano. 
"Bakugou!" 
La voce squillante di Mina riscosse Katsuki dai suoi pensieri. 
Era mercoledì pomeriggio e le lezioni erano finite da poco. I suoi compagni stavano rientrando nel dormitorio, Mina fu la prima ad entrare e non appena vide Katsuki sul divano della sala comune si precipitò da lui. 
Prese posto accanto a lui e gli afferrò un braccio, sul volto aveva un sorriso eccitato. 
"Domani le lezioni sono cancellate!" esclamò. 
"È successo qualcosa?" domandò Katsuki allarmato. 
"No, no. Cose da insegnanti. Però, dato che abbiamo anche noi un po' di riposo pensavamo di uscire e andare in quel posto dove tu e Midoriya siete stati senza dirci niente. Vieni anche tu?" 
Katsuki si liberó velocemente dalla leggera presa di Mina e si alzò. Traballò per un giramento di testa e con sua grande sorpresa fu sorretto da Izuku, che si era avvicinato poco prima che Mina finisse di parlare. 
"Bakugou, stai bene?" domandò la ragazza allarmata. 
Katsuki avrebbe voluto rispondere, ma le parole gli morirono in gola. 
Si sentiva così umiliato per quel suo stato, voleva crollare a terra e piangere per potersi liberare da quella tempesta di emozioni negative che si trovavano dentro di lui. 
"Credo che Kacchan abbia ancora bisogno di riposo" rispose Izuku e strinse Katsuki ancora di più a sé. 
Mina li guardò con occhi preoccupati e tristi. Katsuki si sentí sprofondare ancora di più per la vergogna. 
"Forse è meglio che vai di sopra a riposare Bakugou" esclamò Iida poco distante dal trio.
Izuku sorrise all'amico. "Lo accompagno di sopra, andiamo Kacchan." 
Katsuki si lasciò guidare da Izuku verso l'ascensore e una volta che le porte si chiusero le gambe gli cedettero e crollò a terra, portando con sé anche Izuku, che si inginocchiò accanto a lui. 
Izuku gli scostò qualche ciocca di capelli da davanti agli occhi, ma non disse niente, lasciò spazio a Katsuki di riprendersi da solo e il biondo gliene fu grato. 
Quando arrivarono in camera di Katsuki Izuku osservò l'altro crollare sul materasso con un sospiro. Si girò per uscire e lasciarlo riposare, ma notandolo, Katsuki lo fermò richiamandolo.
"Aspetta, resta." 
Izuku si fermò e lo guardò confuso. Katsuki si mise a sedere composto. "Parliamo." 
Il cuore di Izuku iniziò a battere più forte. Raggiunse Katsuki sul letto e si sedette vicino a lui. Entrambi avevano la schiena addosso alla parete e le loro spalle si sfioravano appena. 
Dopo un paio di minuti trascorsi in un pesante silenzio Katsuki parlò: "Non so da dove partire." 
Izuku sospirò e gli afferrò una mano. Iniziò a giocare con le dita di Katsuki, con fare nervoso ma anche con l'obiettivo di calmare se stesso e l'altro. 
"Se…se vuoi parlo io."
"Ok."
Izuku prese un profondo respiro con gli occhi chiusi e quando li riaprì li puntò sulle loro dita intrecciate. 
"Ho ragionato molto sul tuo comportamento nell'ultimo mese e in testa si è formata un'idea.
"Il bacio di Kaminari ti ha scosso molto più di quanto avremmo tutti immaginato. I tuoi genitori mi hanno detto che quando sei stato da loro eri strano, come lo eri stato in quel periodo della prima media. 
"Qualcosa ti stava turbando vero?" 
Katsuki annuì e aumentò leggermente la presa sulle mani di Izuku. 
"Poi c'è stata la nostra uscita e ci ho pensato davvero tanto anche nei giorni seguenti e soprattutto in questi in cui sei stato male.
"I miei diari mi hanno aiutato molto anche in questo."
Izuku si interruppe, si aspettava che Katsuki dicesse qualcosa, ma l'altro rimase in silenzio. 
"Kacchan, Makoto ti fece del male?"
“No” rispose Katsuki dopo un lungo momento di silenzio. 
Izuku non si aspettava quella risposta, era più che certo della sua teoria anche se desiderava così tanto sbagliarsi. 
“Kac-”
“No, non mi ha fatto nulla, me lo sono inventato.”
Izuku si sentì attraversare da un senso di gelo lungo tutto il corpo e inconsciamente aumentò ancora di più la stretta sulla mano di Katsuki, che agitò il braccio per liberarsi. “Deku!”
“Kacchan che significa che te lo sei inventato?”
“Non è vero niente, ecco cosa!” Katsuki si alzò dal letto, necessitava di più aria, più spazio intorno a lui. Izuku rimase sul letto e lo seguì con gli occhi spalancati. 
“Ho parlato con lei, mi ha detto che non mi ha mai toccato neanche con un dito, che mi sono immaginato tutto. Era così arrabbiata.”
“Kacchan, non-”
“No, aspetta, fammi finire."
Izuku chiuse la bocca.
“Io ho questi ricordi di lei che mi convince a…a fare sesso con lei quando mia cugina mi lasciava da solo per andare dal suo ragazzo. Ma Makoto ha negato tutto e penso che abbia ragione. Insomma io non l’ho mai detto a nessuno e nessuno si è accorto di niente se mi avesse davvero violentato qualcuno se ne sarebbe accorto, però non è accaduto, quindi non è successo nulla.”
Katsuki stava parlando a raffica, continuava a ripetere sempre le solite frasi, in maniera sempre più serrata, tanto che il fiato aveva iniziato a mancargli. Izuku si alzò dal letto per raggiungerlo e gli si mise davanti, senza toccarlo. “Kacchan, Kacchan guardami.”
Katsuki incrociò i loro sguardi, le frasi che stava continuando a ripetere si interruppero. “Hai ragione tu.”
Kacchan spalancò gli occhi e scosse la testa. “Come puoi dirlo.”
Izuku allungò una mano e gli fece cenno di afferrarla. “Vieni con me in camera mia.”
Katsuki osservò la mano confuso. “Perchè?”
“Devi leggere cosa scrissi a dieci anni.”
 
***
 
Raggiunta la camera di Izuku, il ragazzo afferrò il vecchio diario che aveva lasciato sul letto. In quei giorni aveva letto e riletto ogni singola pagina, mentre nella sua testa si andava a delineare sempre più nitidamente quel brutto presentimento che il discorso confusionario e agitato di Kacchan aveva appena confermato.
Con facilità Izuku trovò il punto da far leggere a Kacchan e gli passò il diario. “Leggi qui.”
 
[Caro diario, 
oggi sono stato a giocare con Kacchan e gli altri al parchetto, però Kacchan era diverso, non mi ha rivolto la parola e sembrava spaventato. Per questo motivo non abbiamo fatto gli eroi, Kacchan ha detto che non si sentiva un eroe oggi. 
Non so cosa significa. 
Quando Mitsuki è venuta a prenderlo non ha nemmeno protestato come suo solito, ma si è lasciato portare via.
Poco dopo è arrivata mamma e sono tornato a casa anche io.
 
Ti voglio bene,
Izuku :)]
 
Katsuki aggrottò la fronte. “Che dovrebbe significarmi questo? Hai scritto male quasi tutte le parole, avevi dieci anni non tre.”
“Continua a leggere gli altri giorni” rispose Izuku, ignorando la battuta di Katsuki.
Katsuki sbuffò, ma proseguì la lettura andando al giorno indicato da Izuku nelle pagine seguenti.
 
[Caro diario,
Kacchan oggi ha detto di avere una fidanzata. Questa cosa mi ha fatto sentire triste :( 
Era molto felice quando lo ha detto e sorrideva, mentre noi gli facevamo delle domande sulla sua ragazza. 
Lui ha detto che è bella e ha lunghi capelli rossi. Ha detto che si sono baciati anche con la lingua. Questa cosa mi ha fatto un po’ schifo, ma ascoltando Kacchan ho capito che è una cosa che fanno i fidanzati. 
Non so se mi piacerebbe, perchè mi fa schifo, però forse se si fa con chi ti piace è bello.
 
Ti voglio bene,
Izuku :)]
 
“Leggi qui” Izuku indicò velocemente un’altra parte, mentre Katsuki rimase in silenzio a digerire quelle parole appena lette.
[Lunghi capelli rossi.]
 
[Caro diario,
penso di aver conosciuto la fidanzata di Kacchan. Ero a casa sua e c’era Rei, poi è arrivata anche una sua amica, ma non mi ricordo come si chiama, però è come l’ha descritta Kacchan e poi sembra molto affettuosa con lui. 
Pensavo che Kacchan stesse con una bambina della nostra età, ma invece lei è molto più grande di noi. è strano. 
Non penso di piacerle, però, mi ha guardato male per tutto il pomeriggio e stranamente oggi Kacchan è stato gentile con me e ha voluto restare tutto il tempo a giocare insieme. 
Non capisco bene.
 
Ti voglio bene,
Izuku :)]
 
[Caro diario,
sì, quella ragazza è la fidanzata di Kacchan. Oggi era di nuovo a casa sua e quando stavo tornando dal bagno ho visto lei e Kacchan baciarsi. Kacchan se ne è accorto e quando è andata via mi ha detto di non dirlo a nessuno. Era arrabbiato e tutto rosso in faccia, quindi gli ho detto che non lo dirò a nessuno. Non capisco perché devo stare zitto, lui a me e agli altri ci ha detto di essere fidanzato, non stava facendo niente di male, no?
Non lo so.
 
Ti voglio bene, 
Izuku :)]
 
[Caro diario,
oggi uno degli altri ha domandato a Kacchan se ha fatto sesso con la sua fidanzata. Io non so cosa sia il sesso, ma Kacchan sì, perchè ha annuito. Non sembrava convinto, ma quando gli altri si sono esaltati per la sua risposta ha mostrato di nuovo il suo solito atteggiamento sicuro di sé e orgoglioso. Non ha raccontato nulla però, ha fatto il vago e ha detto che noi non possiamo capire perché siamo ancora dei bambini. Lui invece fa cose da adulti quindi non è più un bambino.
 
Ti voglio bene,
Izuku :)]
 
Quando Katsuki si accorse che le lacrime stavano bagnando la carta del diario lo chiuse. Crollò a sedere sul letto e Izuku gli si sedette subito accanto. Gli sfilò il diario dalle mani e lo poggiò accanto lui, poi abbracciò Katsuki. “Mi dispiace Kacchan” mormorò. “Se solo avessi parlato con mia madre o se avessi riletto quelle pagine tempo fa ce ne saremmo resi conto subito.”
Katsuki si strinse di più a lui.
“Makoto ti ha mentito, ti ha fatto credere che lei fosse innocente, quando non è vero.”
“Mi ha manipolato” mormorò Katsuki. “Mi ha sempre manipolato. E io gliel’ho permesso.”
Izuku sospirò affranto. Si era aspettato quelle parole, sapeva che dopo aver capito la verità Kacchan avrebbe iniziato a darsi la colpa e non sarebbe stato facile riuscire a convincerlo del contrario. 
Izuku interruppe l’abbraccio per poterlo guardare in volto. Provò ad asciugargli le guance bagnate dalle lacrime. “No Kacchan, tu non hai fatto nulla e lo sai, perchè anche tu hai sempre saputo la verità no? O non avresti mai affrontato Makoto. Sei stato molto coraggioso.”
Altre lacrime si presentarono e Izuku si allungò per prendere un paio di fazzoletti dal comodino vicino al letto. 
“Sì, l’ho capito alle medie” disse Katsuki dopo essersi ricomposto leggermente. “Ero finito a leggere una conversazione online su un fatto di cronaca in cui una bambina era stata violentata ed era molto simile a quello che aveva avuto con Makoto. Dai commenti capii quanto tutto fosse sbagliato e così sono finito a fare altre ricerche.
“Mi sono sentito come se avessi ricevuto un pugno in piena faccia: ero confuso e i ricordi che avevo di quel periodo stavano iniziando a cambiare totalmente significato. Molto spesso pensai di dirlo ai miei genitori, ma mi vergognavo perchè ero stato stupido. Poi c’è stata quella settimana a casa e anche in quel momento ho pensato di dire qualcosa, ma i miei genitori erano già molto preoccupati per me e questo mi dispiaceva e sapevo che se avessi rivelato tutto sarebbero stati ancora più male. Alla fine ho raggiunto la conclusione che quello sarebbe stato un segreto che avrei sepolto dentro di me, un qualcosa del passato che non poteva più farmi del male. 
“Ma mi sbagliavo. Il mio corpo ricorda ed è bastato il bacio di Kaminari per farmi tornare tutto in mente. Sono uno stupido.”
“No, Kacchan.”
“Deku, non è che ripetendolo mi convincerai del contrario.”
“Lo so, ma lo ripeterò sempre, perchè non sei stupido.”
Katsuki sbuffò una risata. “Come ti pare, sei sempre stato strano.”
“Ei!”
Katsuki ridacchiò, ma tornò subito serio. “Grazie, Izuku. Ci sei sempre stato e io sono stato un bastardo con te. Penso che sei la miglior cosa che mi potesse capitare nella vita, senza di te ora non so nemmeno dove sarei.”
Izuku sorrise e afferrò le mani di Katsuki, carezzando le nocche con delicatezza. “Bè, non devi preoccuparti di questo, perché io sono qui e rimarrò al tuo fianco sempre se me lo permetterai, Katsuki.”
Katsuki sorrise tristemente. “Non penso di poterti dare quello che vuoi, anche se vorrei.”
“Io non pretendo nulla da te Katsuki. Io sono felice di averti qui, di poterti parlare e stringere a me. Non mi aspetto altro, non ora e nemmeno tra cent’anni. Non hai nessun obbligo.”
“Ti vado bene così?”
“Katsuki, mi vai bene da quando avevamo tre anni e mangiavi la carta.”
Katsuki arrossì imbarazzato. Izuku conosceva fin troppo di lui. 
Soppesò per un attimo la situazione e poi si allungò verso l’altro e gli baciò una guancia. 
“K-k-kacchan, cos-cosa, oh, come dire…”
“Mpf nerd.”
“Kacchan!” esclamò risentito Izuku e poi lo abbracciò. “Posso anche io?” domandò.
“Questa è la cosa più imbarazzante che ho mai vissuto” borbottò Katsuki porgendo la guancia. Izuku sorrise e iniziò a lasciargli numerosi baci su entrambe le guance. 
 
 
***
 
Katsuki era agitato, le mani sudavano e per tutto il tragitto non aveva fatto altro che tentare di asciugarsele sui pantaloni. 
Ora che era davanti alla porta di casa sua, l’agitazione era al massimo. 
“Se non vuoi farlo non sei costretto” disse Izuku accanto a lui. 
“No, lo faccio oggi. L’ho detto allo psicologo e non voglio rivederlo per dirgli che non ce l’ho fatta.”
“Kacchan non è una sfida, non perdi o vinci nulla.”
“Sta zitto, nerd.”
Izuku sospirò, ma poi afferrò una mano sudata del ragazzo e la strinse. Katsuki sorrise appena e poi suonò il campanello. 
Ad aprire venne Mitsuki. “Ragazzi, benvenuti!”
“Vecchia” salutò Katsuki. 
“Ciao” rispose invece Izuku sorridendo. 
Mitsuki si fece da parte per farli entrare e sorrise nel notare come il figlio e Izuku si stessero tenendo per mano. Lei e suo marito sapevano da qualche settimana che Katsuki aveva iniziato a frequentare il figlio di Inko. 
La notizia l’aveva lasciata sorpresa, ma Masaru aveva sorrise e sussurrato un “finalmente” come se a quanto pare fosse stato scontato. Suo marito aveva molto più intuito di lei per questo genere di cose.
“C’è papà?” domandò Katsuki.
“Sì, è di sopra” rispose Mitsuki perplessa. Ora che guardava bene i due ragazzi c’era qualcosa di strano in loro. Erano entrambi tesi.
“Puoi chiamarlo?” 
“Va bene, aspettate in soggiorno.”
Mitsuki andò al piano di sopra a chiamare Masaru e quando entrambi tornarono di sotto Katsuki e Izuku erano già seduti sul divano. 
Masaru li salutò sorridendo, ma nessuno dei due riuscì a ricambiare. 
“Sedetevi” disse Izuku, mentre Katsuki teneva la testa bassa. Aveva forse combinato qualcosa? Mitsuki non era convinta, anche quando era nei guai Katsuki riusciva a mantenere sempre la testa alta e quella presunzione che ti faceva quasi credere che in realtà avesse ragione. 
Mitsuki prese posto sulla poltrona e Masaru accanto al figlio sul divano. 
Ci fu un lungo momento di silenzio e poi Katsuki alzò la testa e li guardò. 
“Mamma, papà, devo dirvi una cosa.”

Note: E siamo giunti alla fine! 
So che magari qualcuno sperava di vedere una punizione per Makoto, ma sarei finita su temi giuridici e legali di cui non so nulla e inventare cose del genere non mi piace. Ho preferito concentrarmi solo sul rapporto tra Izuku e Katsuki e di accennare all'inzio del viaggio di ripresa che Katsuki affronterà piano piano. 
Se avete domande a riguardo fate pure e sarò felice di rispondere. 

Grazie per aver letto 💖

 

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