13 agosto. England.
Quella
notte, fu una delle più calde e afose che
l’Inghilterra avesse mai affrontato. L’aria era
pesante e secca, non c’era uno
spiraglio di vento, e non pioveva da tanti giorni. Forse, nessuno
chiuse
occhio.. e se qualche fortunato ci riuscì..beh, beato lui!
Orfanotrofio nazionale
St.Louise . Belfast, England. 14
agosto.
A
Belfast il clima non era molto diverso, caldo, afa,
caldo..
Ma
quella città, trasmetteva sempre tranquillità e
calma,
che il caldo passava in secondo piano. Gli alberi, sempre rigogliosi e
carichi
di foglie, sparsi dovunque, davano ai passanti l’idea della
campagna.
Si,
Belfast era proprio una bella città.
Janet
era sdraiata nel cortile dell’istituto, persa nella
musica del suo mp3. Non c’era nessuno in giro.
Meglio. Pensò.
Janet
era una tipa solitaria, aveva pochi amici, non per sua
volontà, ma di quel pessimo caratterino che si ritrovava.
Aveva i capelli neri,
nerissimi, come la pece, e una bella carnagione, né troppo
scura, né troppo
chiara. Un fisico snello ed allenato, con un seno prosperoso, e delle
gambe
favolose. Ma la caratteristica che colpiva maggiormente erano gli
occhi. Grandi
e allungati verso l’esterno, di un azzurro intenso, come il
cielo. Era sempre
fredda e distaccata con tutti, e ancora nessuno, dopo 16 anni le aveva
rubato
il cuore. Non che ci fossero tante occasioni però. Era
bellissima, infatti.. Ma
le poche volta che aveva le giornate libere, le preferiva passare con
il suo
migliore amico, Logan, in giro tra negozi vari. Perché, una
più fissata con lo
shopping più di lei, non l’ho mai vista. Vive
nell’orfanotrofio di Belfast, il
St.Louise, fin dalla nascita.
Sa
poco dei suoi genitori. Il padre, Oliver Kite Preston, è
deceduto, in seguito a un incidente aereo, mentre attraversava le isole
Galapagos, ma il corpo non è mai stato ritrovato. La madre
invece, Selene
Santiago – in Preston, è morta durante il parto in
seguito a molte
complicazioni, dopo aver messo al mondo Janet. Rimase in vita solo
pochi
secondi, per guardare la figlia e darle il nome.
“Sei bellissima.”
Disse rivolta alla figlia. “Voglio
che si
chiami Janet Phoenix Preston” disse
all’ostetrica, prima che una lacrima le
trapassasse il volto, per poi chiudere i suoi occhi per sempre.
La
madre è stata sepolta proprio in Spagna, dove è
nata lei,
e anche Janet, per volere del marito.
Ha
solo un parente che vive in Scozia. Un certo Zio Mike
qualcosa.. E’ molto anziano e schifosamente ricco.
Settimanalmente le spedisce
una grande somma di denaro e una lettera con i soliti saluti. Quando le
proposero di andare a vivere con lui, a Janet prese un colpo. Certo,
odiava
stare nell’orfanotrofio, ma ad andare a passare la sua vita
come badante di un
vecchio zio non era proprio il caso. Così rifiutò.
~
Janet
chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica.
Che bella che era la domenica.. Niente scuola, niente lavori,
né servizi..E poi
era il giorno delle visite..Aveva bisogno di rivedere Nigel.
Era
quasi ora di pranzo, e avendo saltato la colazione, il
suo stomaco era in leggero subbuglio.
Poco
dopo, si sentì la campana di richiamo. Così, mise
il
lettore nei suo jeans, e si incamminò nel refettorio.
La
Sig.ra Fry era in piedi all’entrata della mensa. Doveva
controllare che tutte le ragazze erano presenti. Janet la
salutò con un cenno
della testa e con un flebile – Salve – e si
accomodò a un tavolo ancora libero.
Pranzò
in silenzio, e da sola, evitando le solite
frecciatine che quella stronza di
Anne le rivolgeva quotidianamente. Che poi, si chiedeva Janet, come mai
ce
l’avesse tanto con lei. Bah.. ma chi se ne frega.
Finì
per prima, e si diresse nuovamente in cortile, e si
mise seduta ad aspettare Logan. Doveva arrivare a momenti.
E
infatti, dopo neanche cinque minuti, camminava nella
direzione dell’amica, sorridendo leggermente.
Logan
e Janet si erano conosciuti un pomeriggio, in un bar
poco affollato poco distante dall’orfanotrofio. Janet si era
fermata nel locale
in attesa che smettesse di piovere. Stava ritornando da vari negozi, ed
era
piena di buste e sacchetti. Appena entrò un gruppetto di
barboni si girò a
guardarla e se non fosse stato per Logan, quei bastardi la avrebbero
conciata
per le feste.
Logan
ha 20 anni, quattro più di Janet.
E’ abbastanza alto, e con un fisico scolpito
dal football. Ha i capelli castani e gli occhi neri, ed è
segretamente
innamorato di Janet. Ma è troppo timido e orgoglioso per
ammetterlo, e poi è fidanzato
con Sarah, una biondina che conosce da quando era neonato, di cui prima
era
perdutamente innamorato, ma nel tempo ha capito che era solo un
profondo
affetto. Ma ancora
non ha il coraggio di
dirglielo.
Janet
si alzò e abbracciò l’amico,
sollevandosi sulla punta
delle dita dei piedi.
“Finalmente”
disse, con un piccolo ghigno.
Logan
sorrise lievemente e cinse le spalle dell’amica con un
braccio.
“Beh? Non mi
chiedi
come è andata la partita? Potrei offendermi eh..”
“Oh,
giusto! Scusa.. “ rispose Janet, sfoggiando un sorriso
a trentadue denti “Tanto avete vinto, lo so.. E sono sicura
che
quell’allenatore che ti è venuto a vedere ti ha
fatto un contratto e adesso sto
parlando con una new entry del football inglese, che presto
sarà famoso e
ricco. E si dimenticherà di una certa sua migliore
amica..” continuò poi,
enfatizzando l’ultima frase, dandogli un piccolo pugno nella
pancia.
Logan
rise e la guardò in quei occhi blu. Dio,
quant’è bella.
“Ok, hai
indovinato, abbiamo vinto, ma non sarò un giocatore di
football…”
“Cosa?!”
Janet si rattristò.. sapeva quanto aveva a cuore il
football Logan.
“..Se
prima non firmo il contratto!” e rise.
“Stronzo!
Non sai come c’ero rimasta male..E non ridere!!”
gli disse, colpendogli nuovamente la pancia.
“Congratulazioni, comunque! Quando
avrò diciotto anni allora ti verrò a trovare
nella tua sontuosissima villa..”
disse facendogli l’occhiolino.
“Certo,
certo.. Tu sarai sempre la benvenuta a casa mia”
Rispose Logan.
Janet
sorrise e si strinse ancora di più al suo migliore
amico. E non fece in tempo ad aprire bocca, per chiedergli di Sarah che
alle
sue spalle sentì dei risolini.
Si
girò e vide Anne dirigersi con le leccaculo di turno
verso di lei.
“
Ma ciao Logan..” gridò con la sua vocetta acuta.
“Ciao”
Logan la salutò per educazione.
Janet
si alzò e strattonò Logan per la maglia, meglio
andare
nel dormitorio.
“Oh..
che fate? Già ve ne andate? No.. restate qui..voglio
che Janet mi racconti un po’ di cose.. ad esempio di suo
padre.. quel povero
uomo….” Disse ancora Anne, aggiungendo ironia alla
frase.
Janet
si voltò in un istante, e guardò Anne con odio.
Quella
stronza era invidiosa di lei per Logan, sicuro. Ma non doveva parlare
di suo
padre,no..
Janet
si avvicinò al volto di Anne sempre più
minacciosa, e
ormai li separavano solo pochi centimetri.
“Brutta
stronza.. Non parlare mai più di mio padre,
capito?”
“Oooh..
che paura. Altrimenti che mi fai Preston?”
Janet
era fuori di se dalla rabbia. Ma non voleva passare
alle mani. La volta scorsa, aveva passato una settimana in punizione.
La
testa le scoppiava, voleva farla pagare a quella
maledetta.
Logan
le mise una mano sulla spalla. “Jay, andiamo
via..lascia stare”
Janet
decise di ascoltare l’amico. Senza staccare ancora lo
sguardo da Anne, la spinse con tutta la rabbia che aveva facendola
cadere a
terra.
“Stronza!”
gridò Anne.
Janet
e Logan si avviarono verso la scale, quando un urlo li
fece girare.
“Anne!!
Oddio! Hai la faccia piena di insetti! Annee!”
Janet
si girò e vide Anne, stesa atterra piena di formiche
dalla testa ai piedi, che urlava e si dimenava.
Ma
come è possibile? Non c’erano un attimo fa.. Certo
lo
aveva desiderato.. ma come cavolo era successo?
In
preda al panico si mise a correre su per le scale, e si
fiondò nel suo dormitorio, chiudendosi la porta alle spalle.
Il
dormitorio era deserto.
Velocemente
si andò a sedere sul suo letto, e accese una
lampada.
Sul
suo comodino c’era una lettera bianca, molto grande. Ma
non c’era stamattina.
E
poi di domenica non ce n’è posta.. di quanto era
vecchia?
E poi aveva già ricevuto i soldi da suo zio.. Di chi era
quella lettera?
Tralasciò
per un momento la faccenda di Anne, e prese fra le
mani la busta.
Signorina
Janet Phoenix Preston
Orfanotrofio
St. Louise, Giant Street 84, Belfast
Girò
più volte la busta, ma non trovò nessun mittente.
Con
delicatezza aprì la busta,strappando il grande sigillo
rosso che la chiudeva. Non
aveva idea di
chi potesse averla spedita.
Cara
Signorina Janet Phoenix Preston, siamo lieti di dirle
che è stata ammessa alla scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts. Nel foglio
allegato è riportato tutto l’occorrente che le
saranno necessario e le
indicazioni per poterlo acquistare. L’anno scolastico
comincerà il primo
settembre, e nel medesimo giorno si dovrà far trovare alla
stazione di Londra
per prendere l’Hogwarts Express. Troverà il
biglietto insieme alla lista
dell’occorrente. A presto.
La
direzione di
Hogwarts.
Cara
Signorina Janet Phoenix
Preston,
sono
meravigliato quanto lei, mi
creda. Non è mai successo che i poteri magici si rivelassero
al sedicesimo anno
di età. Lei è un caso unico! Vorrei poterla
incontrare prima dell’inizio
scolastico, per metterla al corrente di tutto quello che vuole sapere.
Le do
appuntamento al Bar Gold di Belfast, Linux Street. Non manchi, so che
le
sembrerà tutto uno scherzo ma non lo è. Porti
qualcuno se vuole. Qualcuno di
fidato. A presto
Albus
Silente
Janet
rimase imbambolata per dieci secondi con lo sguardo
nel vuoto.
Ok, sto sognando.
Pensò.
Rilesse
una seconda volta la lettera.
La magia, non
esiste, è logico.. Oddio. E adesso che
faccio?
I
suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Logan.
“Jay,
apri la porta! Anne, sta bene.. gli insetti sono
scomparsi. Jay!”
Janet
si alzò velocemente ed aprì la porta, ancora con
lo sguardo
perso nel vuoto.
“Che
hai?” le chiese Logan.
Janet
non rispose, ma gli porse semplicemente la lettera.
Dopo
alcuni minuti, Logan alzò la testa e la guardò.
“Ehm..
secondo me non
è uno scherzo, Jay. Pensa a cosa è successo
prima.. Gli insetti sono comparsi
dopo che tu l’hai spinta e l’hai guardata.
Sarò anche pazzo, ma dovresti andare
all’appuntamento.
“Io..Io..non
lo so..” disse con voce strozzata Janet.
Per
minuti rimasero in silenzio, a pensare sul da fare.
“Ok..voglio
andare da questo uomo. Ma voglio che mi
accompagni. Ok? Te lo chiedo per favore Logan!” disse Janet
spezzando il
silenzio, con voce supplicante.
Logan
la guardò preoccupato. Che doveva fare?
“Ma..Oh…
e va bene!” si rassegnò.
“Grazie,
Logan, grazie!” disse e sorrise. “Ma come faccio ad
andarci? Non posso uscire! Cazzo!”
A
Logan si illuminarono gli occhi. “Beh.. è arrivato
il
momento che abbandoni questa topaia no? Non l’hai sempre
desiderato fare? Fai
le valigie e stanotte ti vengo a prendere e ti porto da Sarah, e domani
andremo
a questo Bar. Che dici?”
“Ok,
mi piace l’idea.” E in cuor suo, era più
che felice.
“Allora
ci vediamo dopo, mi raccomando.”
Janet
sorrise e guardò l’amico uscire. Quanto era
fortunata
ad averlo vicino.
“TI
VOGLIO BENE LOGAN!” gli gridò dietro, e non
sapendo cosa
fare, si buttò sul letto a pensare.
Ciao!! =D
Mi chiamo Martina, e adoro
Harry Potter & Co. e
Twilight.
Questa è una fic che
mi è saltata in testa così, e ho deciso
di pubblicarla! Fatemi sapere se è il caso di continuarla o
no!
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