1
Capitolo
1
— "In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato nella vita: si va avanti" [Robert Lee Frost]
“Gentile
signorina […]
Le
comunichiamo che il detenuto ¥Þ378 corrispondente alla persona di
Rodolphus Lestrange è deceduto questa notte, presumibilmente intorno
alle ore 02:30, in seguito ad un arresto cardiaco.
Le
rivolgiamo le nostre […].”
La
ragazza non terminò di leggere la lettera appena giuntale. Sollevò
le iridi chiare verso la finestra percependo il proprio cuore
avvolgersi in un dolore travolgente, il cui unico segno esteriore fu
lo schiudersi delle labbra alla compulsiva ricerca di ossigeno. Era
rimasta sola, anche il suo ultimo appiglio se n'era andato. Ora
era davvero sola.
La
voce che la stava chiamando le pareva giungesse da un luogo remoto,
da lei totalmente separato, con un ennesimo sforzo di volontà si
voltò e prestò attenzione alla persona comparsa sulla soglia.
«Dobbiamo
muoverci»
«Sono
pronta».
—
La
chiesa di St. Dunstan-in-the-East si trovava a metà strada fra due
dei più importanti e conosciuti monumenti di Londra: il London
Bridge e la Tower of London. Dell'edificio, ricostruito
nell'Ottocento e poi distrutto nuovamente durante la Seconda guerra
mondiale, non rimaneva che qualche rovina, fatta eccezione per
l'elegante campanile in pietra di Portland con la torre posata su
archi di spinta in mezzo al magnifico giardino con laghetto.
Per
i londinesi era un luogo splendido in cui la natura lussureggiante
aveva prevalso nettamente sull'architettura creando uno scenario
magico,
adatto per passeggiate romantiche, matrimoni o rievocazioni storiche.
Quel
luogo era così surreale e pacifico, che nessuno si preoccupava di
strane persone abbigliate con lunghi mantelli addentrarsi fra quelle
rovine e sparire misteriosamente, quasi che pietra e natura li
avessero inghiottiti.
L'afa,
in quella giornata di fine agosto, schiacciava l'intera città anche
se nubi cariche di temporale iniziavano ad addensarsi minacciando il
fosco sole.
Una
figura ammantata in un lungo pastrano bianco a doppio petto e con
l'ampio cappuccio ben calato sul viso, ignorando afa e calura, si
addentrò fra le rovine della chiesa. Con passo sicuro e felpato
raggiunse l'unico arco a sesto acuto ancora intatto e lo attraversò
senza però, riapparire dall'altro lato.
I
suoi passi dapprima attutiti dal manto erboso, risuonarono nel
corridoio di dimensioni monumentali, simile ad una navata di una
chiesa con un alto soffitto a volta, sorretto da imponenti colonne
marmoree sapientemente intarsiate.
Il
corridoio era deserto a quell'ora e la figura raggiunse una doppia
porta in legno massiccio senza che l'assordante rumore dei suoi passi
la infastidisse. Avvertendo la sua presenza, le ante iniziarono a
scorrere rivelando un ampio spazio rettangolare con muri rivestiti di
pregiato e candido marmo. Lo sconosciuto premette il tasto in ottone
con inciso il numero uno e subito l'ascensore iniziò a scendere nel
sottosuolo.
La
discesa fu breve e l'arresto fu annunciato da una voce asettica che
disse:
«Primo
livello. Amministrazione».
La
figura dal volto ancora celato uscì e attraversò con sicurezza il
corridoio spazioso con il pavimento in lucido marmo percorso da
eleganti linee in giada. Le pareti in mattoni a vista bianchi
incorniciavano alcune porte in legno massiccio con targhette
d'ottone; al soffitto era stato applicato lo stesso incantesimo
atmosferico vigente nella Sala Grande della scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts.
Al
termine del corridoio entrò senza indugio in un'altra stanza
rettangolare, dove alla scrivania c'era una ragazza di trent'anni con
corti capelli portati in un ordinato caschetto e grandi occhi scuri.
«Buongiorno
Madama Thorne» la salutò, la voce dolce come un cinguettio.
«Buongiorno
Harriet» ricambiò con voce squillante e chiara la figura che svelò
finalmente il suo aspetto. Era una donna alta, giunonica che aveva
da poco superato i quaranta. I chiarissimi capelli ondulati
carezzavano il volto pallido e magro dai lineamenti morbidi ma
austeri, gli occhi azzurri erano come sempre vividi e attenti.
«Il
mio appuntamento è già arrivato?» chiese guardando la porta
davanti a sé, ovvero quella del suo ufficio privato su cui era
affissa una targhetta in ottone che recitava: “Sibeal
Theodora Thorne –
Capo dell'ufficio Auror e Preside della Magica Accademia per Auror”.
Harriet
Mitchell annuì gioviale.
«Sì,
è dentro che l'aspetta».
La
donna fece un cenno affermativo con la testa «Bene. Non voglio
essere disturbata, a meno che Merlino stesso non appaia sulla Terra
il resto dovrà aspettare. Chiaro?», la ragazza annuì nuovamente
seria.
L'ufficio
di Sibeal Thorne aveva lo stesso pavimento in marmo intarsiato del
corridoio così come le pareti candide a mattoni, occupate però da
ben due librerie piene di tomi e volumi – diversi di dubbia
provenienza – un'ampia finestra incantata stava alle spalle della
scrivania in legno pregiato. Proprio di fronte a quella scrivania
sedeva un uomo dall'età avanzata, i lunghi capelli resi candidi dal
tempo scendevano compostamente sulle spalle e lungo la schiena, sul
naso adunco e rotto erano posizionati un paio di occhiali a mezzaluna
e dietro le lenti due vividi occhi azzurri, intelligenti e presenti,
che molto avevano visto e molto ancora vedevano.
«Buongiorno
Sibeal» esordì affabile il Preside di Hogwarts accennando un
sorriso divertito ed invitandola a prendere posto sulla sua
comoda poltrona imbottita dietro la scrivania.
«Professor
Silente!» disse con affettuosa cordialità la donna sedendosi e
ricambiando il saluto «Perdonami per l'attesa».
L'anziano
preside fece un lieve cenno con la mano «Ah, non ti scusare, con
tutte responsabilità che hai, anzi perdona me per averti anticipato
ed essermi messo comodo!».
«Ora
professore lasciando da parte i convenevoli» riprese il capo degli
Auror fissando dritto negli occhi il preside. Sibeal, ex Gryffindor e
migliore del suo anno, prima allieva del compianto Moody e poi
collega dell'attuale Ministro Shackelbolt, era una persona d'azione,
volitiva ed energica puntava dritta al nocciolo della questione,
lasciando i lunghi discorsi e i larghi giri di parole alla politica.
«Notizie
dal nostro contatto?», chiese osservando intensamente il suo
interlocutore. L'anziano mago annuì meditabondo lisciandosi la lunga
barba;
«Non sono buone notizie Sibeal. La nostra cara amica ha
confermato i miei sospetti: Percival Cavendish è stato ritrovato
morto non lontano da confine russo. Il suo potere magico è stato
completamente prosciugato. Il Ministero Russo sta indagando, ma
pensano che non sia stato ucciso lì, ma che il cadavere sia stato
abbandonato per depistare gli Auror».
«Dannazione! È già il
terzo Necromante scomparso nel giro di tre anni, rapito in Gran
Bretagna e morto in suolo straniero! Possibile che gli sforzi
congiunti dei miei Auror e quelli stranieri non siano serviti?!»
disse stanca e frustrata. Per l'ennesima volta aveva fallito, tutti
gli sforzi non erano serviti a nulla, nemmeno i contatti di Silente
erano riusciti a venire a capo di quella faccenda. Che ci faceva
seduta in quell'ufficio quando tutte le risorse a sua disposizione si
rivelavano insufficienti?
«Comprendo,
mia cara, la tua frustrazione» disse il preside calmo, intuendo
tutto «A quanto pare si stratta di qualcuno davvero abile, il mio
contatto non è riuscita a percepire nemmeno la più flebile traccia
magica dell'assassino, nulla. È stata magistralmente nascosta, ora è
chiaro che chiunque sia questa persona ha bisogno di un Necromante
per il suo fine, e dato lo stato di magia praticamente nullo del
morto, possiamo intuire che l'evocazione richieda un'immensa energia
e potere... Percival Cavendish era uno degli ultimi discendenti di
una delle più potenti famiglie di Necromanti, morto lui, l'assassino
avrà bisogno di tempo per trovare qualcuno che sia più forte
persino di un Cavendish.» concluse l'anziano meditabondo.
«Questo
– quanto meno – ci concede del tempo» disse la Auror recuperando
la sua fredda logica «Aumentiamo la guardia alle frontiere, dovrò
implementare la sorveglianza nei cieli, sopratutto mete verso
l'Europa Orientale», Silente annuì concorde «Inoltre chiedere alla
Corporazione di mandare il nostro nuovo giovane alchimista a cercare
informazioni... Impossibile che nei bassifondi nessuno sappia»
terminò convinta.
«Come
se la sta cavando?» chiese a quel punto Silente interessato. Sibeal
stirò le labbra in un sorrisetto soddisfatto:
«E'
bravo. Lo devo ammettere, lo scorso mese grazie alle sue informazioni
abbiamo sgominato un traffico illegale di Veela. Se la sa cavare»;
il preside annuì.
«Sibeal,
ti chiedo di prestare molta attenzione a ciò che si muoverà da qui
in avanti», l'azzurro dei suoi occhi si incupì e l'espressione si
fece seria. Il capo degli Auror comprese che qualcosa angosciava il
vecchio Silente e ciò che preoccupava Albus Silente doveva
preoccupare tutti loro.
—
Era
mezzogiorno in punto quando un fuoco smeraldino animò uno degli
scuri camini del Ministero della Magia e quattro giovani Auror
vennero “sputati” letteralmente fuori. I tre ragazzi e la ragazza
emanavano un odore tremendo e i loro abiti sembravano aver visto
giorni decisamente migliori.
«Questa
è l’ultima volta! L’ultima dannatissima volta che seguo la tua
folle idea Weasley! Porco Salazar!» trillò la voce graffiante di
Tracey Davis. Le sue labbra carnose si arricciarono in una smorfia di
puro disgusto annusando l’olezzo che permeava la sua
divisa.
«Sapete quanto mi costi dare ragione a Cy - la ragazza lo
fulminò - ma davvero Ron, le fogne?» disse Anthony Goldenstein
osservando svagato i suoi due compagni di squadra, che in quel
momento si contorcevano indolenziti, nel vano tentativo di
alzarsi.
«Ragazzi erano goblin, devo aggiungere altro? Non mi
pare che a nessuno di voi due brillanti fosse venuto in mente un
piano migliore», ridacchiò Ron tendendo una mano al proprio
capitano. Harry Potter accettò l'aiuto del suo migliore amico e con
un colpo di reni fu in piedi; guardò la sua squadra con un gran
sorriso, soddisfatto della missione appena conclusasi.
«Beh
Cy puoi sempre mandare il conto della lavanderia a Ron» commentò
gioviale il Capitano della squadra Antares.
«Ehi,
grazie mille!» sbuffò l'ex compagno di casa assestandogli
un'amichevole pugno sul braccio.
«Ci
puoi contare Weasley», gli occhi verde-oro di Tracey si illuminarono
di un baluginio poco rassicurante. «Morgana sa quanto io desideri un
bagno!», sospirò scuotendo i folti capelli scuri che le sfioravano
le spalle.
«Mi
spiace per te, ma come mio Vice sai bene cosa ci tocca fare ora»,
ricordò Harry guardando divertito il broncio snob che comparve sul
volto scuro e affilato della collega.
«Per
Salazar non possiamo far sgobbare un elfo al posto nostro!?» si
lamentò la ragazza facendo fremere il suo nasino, irritata.
«Stein,
Ron andate pure. Io e Cy andiamo a compilare subito il rapporto»
dichiarò Harry afferrando l'amica per le spalle e dirigendosi verso
gli ascensori.
«Divertiti
Cy!» dissero in coro Anthony e Ron sghignazzando mentre Tracey –
da brava serpe – mostrò loro un elegante dito medio.
«Che
dici? Si va diretti a casa?» gli chiese Anthony facendo ruotare le
spalle, avvertendole particolarmente contratte. Ron annuì mentre il
castano vivace dei suoi occhi si ammorbidì.
«Quando
torna—?»
«Domattina
se non mi sbaglio – rispose immediatamente il rosso con evidente
emozione – e vorrei mi trovasse in condizioni decenti».
Ridendo
i due Auror si smaterializzarono, lasciandosi alle spalle il
Ministero e la sua burocrazia.
«Sai,
inizialmente pensavo che mi avessi nominata Vice per le mie numerose
e innate qualità – Harry sollevò perplesso un sopracciglio – e
invece era solo per non riempire le scartoffie da solo» borbottò
caustica Tracey facendo ridacchiare il suo capitano.
«Finalmente
hai scoperto il mio diabolico piano, eddai Cy io ho piena fiducia
nell— come le hai chiamate? Ah sì, numerose e innate qualità, so
che un giorno si manifesteranno una ad una» replicò ghignante,
avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
«Oh
e vaffanculo Potter, che ti ci possa annegare nelle tue scartoffie!».
Andarono avanti così a punzecchiarsi finché non raggiunsero
l'Ufficio Auror.
Molto
più ampio, ordinato e arioso di un tempo e con un incanto
atmosferico sul soffitto, il Quartier Generale degli Auror era a
quell'ora poco trafficato: chi era fuori in missione, chi
semplicemente in pausa pranzo, mentre qualche assistente di ricerca
correva qua e là a lasciare fascicoli e appunti appena redatti nelle
varie scrivanie.
«Ciao
Harry, ciao Tracey!» salutò gioviale ma sempre di corsa Declan
Masen, uno dei più giovani e capaci assistenti di ricerca che
lavorasse per gli Auror, tutti cercavano sempre di accaparrarselo per
le indagini.
«E
se—?» sussurrò la ragazza osservando Harry con sguardo luccicante
e mellifluo.
«Non
chiederemo a Declan di fare il rapporto per noi» per tutta risposta
Tracey sbuffò rumorosamente.
«Ah
ragazzi, il capo è qui» sussurrò il giovane Masen, mentre le teste
dei due Auror si sporsero alla velocità della luce nel corridoio per
vedere di che umore fosse la temibile Sibeal Thorne.
Lo
donna uscì un secondo più tardi dal suo secondo ufficio – non era
un segreto per nessuno che spesso preferiva lavorare nel suo altro
ufficio presso l'Accademia e che la sua presenza al Quartiere
generale di solito era un presagio per nulla rassicurante –
l'espressione crucciata, seguita da un paio di Auror, che i due
ragazzi riconobbero come il Capitano e il Vice della squadra Alnair.
Dalle espressioni sfatte se non depresse dipinte sui loro volti
qualcosa sicuramente non stava andando per il verso giusto.
«Berenice
– cominciò Harry riferendosi al capitano di solo un anno più
grande di lui – mi ha confidato che hanno perso anche il terzo
Necromante sparito qualche tempo fa», Tracey annuì seria e
pensierosa; «E non era un Necromante qualsiasi, era un Cavendish.
Certo non fa parte delle Ventotto ma è comunque un cognome con il
suo peso fra i Purosangue. Prevedo rogne». L'ex Gryffindor si trovò
concorde. Per un breve, inconsistente attimo avvertì una sensazione
sul fondo dello stomaco che non provava più da molto tempo.
«Potter,
Davis – li salutò Sibeal Thorne – ma che?», si fermò un
secondo sconvolta dall'odore penetrante era dir poco, che emanavano.
«Dove
vi siete cacciati, nelle fogne?»
«Ci
può scommettere Madama!» sbuffò la ragazza, mentre Harry si
schiaffava una mano sul volto.
«Spero
che ne sia valsa la pena» replicò con un sorrisino divertito.
«Fortunatamente
Madama!» ghignò Harry «Ma l'auror Davis non ha comunque gradito».
Il
Capo degli auror se ne andò, abbandonandosi per almeno qualche
attimo a una lieve e genuina ilarità.
«Quanto
ci va ancora? Voglio un letto! Anzi no prima una doccia, ancora
meglio un bagno caldo—»
«Cy
meno chiacchiere e lavora. Non sei l'unica che vuole andarsene a
casa».
«A
proposito con chi l'hai lasciata in questi tre giorni?» chiese
Tracey ammorbidendo appena tono e sguardo.
«Con
Tonks! A lei fa piacere e Teddy ha qualcuno con cui giocare. Quindi
muovi quelle tue adorabili mani e finiamo il rapporto». Tracey lo
osservò con attenzione unito ad un piccolo ghigno e si rimise sul
rapporto; nel suo intimo ammirando il proprio capitano per la scelta
che aveva preso ormai quattro anni prima.
Harry
uscì dal Ministero della Magia un paio d'ore più tardi, lui e
Tracey avevano perso tempo a cavillare sui dettagli della missione e
erano finiti, come sempre, a sfottersi vicendevolmente sulle loro
visioni differenti. Gryffindor e Slytherin tutta la vita.
Sorridendo
si smaterializzò e riapparve davanti a una graziosa casa a schiera a
Finsbury Park, non lontano dal grande parco omonimo. La casa dove
Remus e Nymphadora Tonks-Lupin avevano deciso di iniziare la loro
nuova vita insieme.
Un
delicato e curato glicine bianco rampicante adornava il portoncino
d'ingresso che Harry – dopo aver suonato – varcò col cuore in
tumulto.
«Harry!»
lo salutò allegra Tonks inciampando (come di consueto) su un
giocattolo del figlio e volando fra le braccia dell'amico che la
resse prontamente.
«Tutto
bene Tonks?» ridacchiò lui con reale calore negli occhi smeraldini.
«Ah
santissima Helga!» disse la donna scostandosi i lunghi capelli rosa
cicca acconciati in una morbida treccia laterale che contribuiva a
dare al suo viso, a forma di cuore, un'espressione ancora più
materna.
«Nymphadora
tutto bene?» la voce morbida e pacata di Remus li raggiunse prima
della sua figura. Alto, con un aspetto molto più sano e vigoroso
rispetto agli anni bui della guerra nonostante i folti capelli
striati da qualche ciocca argentea, e con gli occhi di un delicato
verde più vividi che mai si accostò alla moglie, che sbuffò
sonoramente.
«Non
mi chiamare Nymphadora, Remus!». Remus fece l'occhiolino a Harry
mentre si chinava a baciare dolcemente la guancia dell'adorata e
suscettibile compagna.
«Ciao
professore!» disse l'auror abbracciandolo con calore,
alludendo al fatto che l'amico avesse ripreso – su insistente
richiesta di Silente – il suo ruolo di professore di Difesa contro
le arti oscure nella scuola di Hogwarts da quando la guerra era
terminata.
«Puzzi
– notò Lupin con una smorfia visto il suo olfatto alquanto
sviluppato – e parecchio».
«Ron
ha avuto la brillante idea di farci nascondere nelle fogne per due
giorni» replicò roteando gli occhi.
«Quando
lo stratega ha un piano—» ridacchiò Dora ben sapendo cosa
significasse quando lo stratega della squadra ideava piani
solitamente non graditissimi al resto dei componenti.
«Già»
sospirò il moro.
«Non
ti fermi per cena quindi?»
«Vi
appesterei casa» si passò una mano fra i crini indomabili «Na,
recupero la scimmietta e filiamo dritti in doccia, quanto meno
io» si guardò attorno «Dove sono i bambini?».
«Oh
in camera, Merlino solo sa cosa stanno combinando – disse la donna
gioviale – Bambini! Venite a vedere chi è arrivato!».
«Harry!»
gridò euforica una bambina di non ancora cinque anni, correndo giù
per le scale. I folti capelli mossi le danzavano sulle minute spalle,
erano di un inusuale quanto perfetto bianco, tanto che pareva fosse
circonfusa di luce; gli occhi scuri e brillanti a cui Harry aveva
fatto tanta fatica ad abituarsi lo guardavano con genuina adorazione,
mentre gli si gettava fra le braccia.
«Mi
sei mancato!» disse tutto d'un fiato, allacciando le piccole mani
dietro il suo collo.
«Mi
sei mancata anche tu Del».
«Ciao
zio Harry!» Edward “Teddy” Lupin, cinque anni da qualche
mese e comunque alto per la sua età, lo salutò con lo stesso tono
caloroso del padre. I suoi occhi quel giorno erano azzurri come
quelli della madre, mentre i folti capelli erano di un bel prussia.
«Ehi
Teddy!» disse afferrandolo e stringendoselo contro, mentre con
l'altro braccio teneva la bambina.
«Restate
per cena?» chiese ansiosamente, ma l'auror gli sorrise facendo
diniego col capo.
«Perché
no Harry?» si lamentò con la sua voce cristallina e decisa la
piccola fra le sue braccia.
«Perché
puzzo Del!» poco dopo infatti la bambina arricciò infastidita il
suo elegante nasino cosparso da poche ma scure efelidi. «Prometto
che verremo a cena presto, quando parti per Hogwarts, Remus?»; a
quella domanda i due bambini sgranarono interessatissimi gli occhi,
la scuola di magia aveva sempre attratto moltissimo i due, più di
una volta il piccolo Lupin aveva pregato in ginocchio –
letteralmente – il padre di portarlo con sé.
«Tra
una settimana, facciamo mercoledì?»
«Andata!
Ora saluta scimmietta, è tempo di andare a casa».
«Ciao
Tonks, ciao Remus grazie – fece la piccola – ci vediamo presto
Teddy!» trillò allegra, senza staccarsi dal corpo dell'auror. Teddy
saltellò contento nel salutarli.
«È
stato un piacere come sempre Delphini».
Tracey Belvina Davis
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Benvenuti nel Dreamcatcher's Corner!
Allora alcune informazioni di servizio
prima di inoltrarci in questa nuova fantastica avventura di cui tutti
sentivano certamente la mancanza, IO, io ne sentivo la mancanza.
1- Ad eccezione di alcuni fatti, questa storia segue l'universo canon dei libri fino al 7°. I fatti in questione riguardano:
2- Silente non è morto, ha solo inscenato la propria dipartita
per permettere a Harry e Voldemort di andare incontro al proprio destino;
per questa fic sentivo ancora la necessità di avere l'anziano ed
enigmatico Preside al fianco di Harry&co.
3- Per quanto riguarda Delphini, non ho letto The Cursed Child, ma - spulciando in vari siti - la trovo un
personaggio interessante, sopratutto mi piace l'idea di provare ad
esplorare il suo rapporto con Harry all'interno della fic, ma anche
attraverso altri scritti a loro dedicati.
4- Remus e Tonks sono vivi. Io li amo semplicemente troppo per
lasciarli nel regno dei morti, la mia è una scelta puramente
egoistica.
5- Ci saranno personaggi conosciuti - sia personaggi solo nominati nei
libri - che ho deciso di approfondire e fare "miei" e altri personaggi
totalmente inventati dalla sottoscritta. La loro storia si
dipanerà piano piano negli eventi di questa fic.
6 - Al momento non mi viene in mente altro ma spero di avervi incuriosito! Ci vediamo al prossimo capitolo!
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