Wait for me, Kacchan!

di NightWatcher96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 - Tempo e Tempesta ***
Capitolo 2: *** Parte 2 - Tirocinio all'Agenzia sconosciuta ***
Capitolo 3: *** Parte 3 - Torta in Camera da Letto ***



Capitolo 1
*** Parte 1 - Tempo e Tempesta ***


Angolo della Quirkless

Buonasera! Su YouTube, nella sezione "Short" si trovano molte idee. Così ho pensato di scrivere questa lunga One-Shot dove, indipendentemente dall'età, l'amore può superare ogni barriera.
Detto ciò, Enjoy!



 

Izuku guardò ancora una volta il suo Hero preferito di tutti i tempi: DynaMight.

Lo adorava a tal punto che aveva iniziato a scrivere un diario segreto dove annotava tutti i suoi pensieri decisamente peccaminosi e non da semplice FanBoy.

Katsuki Bakugo, l'Hero DynaMight era ancora un tirocinante presso l'Agenzia di Endeavor, tuttavia si era già fatto un nome come il più promettente e dalla bocca larga pulcino di Hero di tutti i tempi.

Izuku, inoltre, aveva una piccola fortuna: Katsuki viveva proprio in una villetta a pochi passi dal condominio in cui trascorreva le sue giornate con sua madre Inko.

I Bakugo erano delle persone squisite; Masaru sembrava un autentico benefattore, sempre pronto ad aiutare, Mitsuki invece era una donna forte e dal carattere esuberante.

Izuku ricordava che quando era più piccolo, a causa dei turni di lavoro di sua madre, i coniugi Bakugo si offrivano di tenerselo fino a che Inko non tornava.

Sua madre era un'infermiera, suo padre Hisashi era partito per lavoro negli Stati Uniti e non era mai più tornato. Izuku ci aveva perso le speranze ma non ne aveva sofferto; del resto, aveva intuito che l'uomo avesse abbandonato sia lui sia Inko.

Il motivo? Forse perché aveva scoperto che Izuku era nato come Quirkless.

«Ti piace quello lì? Ma sei scemo?».

Izuku scattò fuori dai suoi pensieri: un ragazzino della sua classe, la terza media, gli aveva preso il cellulare e stava urlando ai quattro venti la notizia.

«Ridammelo, Tanaka-kun! E poi sì, DynaMight è il mio Hero preferito!» replicò l'altro, con una punta di nervosismo nella voce.

Il ragazzo più alto e con i capelli capaci di diventare spire acuminate alzò semplicemente al soffitto il cellulare. Izuku iniziò perfino a saltellare ma senza successo.

«Sei uno sfigato» sbuffò dopo un po', perdendo il ghigno.

Sbatté con forza il cellulare contro il petto di Izuku un attimo prima che l'ennesimo giorno di scuola finisse.

-Stupido! Non capisci nulla!- pensò il verdino, mentre guardava un video in cui DynaMight salvava una bambina da un furgone fuori controllo...

 

 

Quel giorno, Izuku perse l'autobus per tornare a casa, il cellulare gli si scaricò spegnendosi, arrivò a casa per trovare l'ascensore rotta e per concludere, come ciliegina sulla torta, sua madre non era arrivata.

Izuku sospettò immediatamente che la donna sarebbe rincasata verso le tre del mattino.

Sconsolato, tornò fuori, mettendosi a camminare nervosamente avanti e indietro. Abbracciò lo zaino come ogni volta in cui era di malumore. Perché la vita gli remava contro in quel modo?

Come se i problemi non fossero già stati abbastanza, una goccia di pioggia gli piombò dispettosa sul naso. Izuku sollevò gli occhi al cielo: del sereno non c'era più traccia ma solo una marea uniforme di grigio.

Mentre si alzava il cancelletto di ferro alle sue spalle si chiuse per una forte folata di vento. Izuku spalancò la bocca.

«Sul serio?!» sbottò al nulla. «Davvero sono così sfigato da essermi anche chiuso fuori il palazzo? Sotto al temporale?! CAZZO!».

«Insolito sentirti imprecare, nerd».

Izuku si voltò con scatto felino. Dinanzi a lui, con un ombrello e l'uniforme della U.A. addosso c'era Katsuki. Era bellissimo, molto più alto di lui e con due occhi rossi incredibilmente stupendi.

«K-Kacchan!» squittì sorpreso Izuku.

L'altro gli avvicinò l'ombrello sulla testa con un ghigno. Non poté fare a meno di pensare che con i capelli bagnati sembrava proprio un topo caduto nell'acqua!

«Che ci fai qui fuori?» domandò Katsuki.

Izuku gli raccontò brevemente delle sue classiche disavventure mentre l'altro ascoltava e non faceva nulla per non ridergli in faccia. Alla fine, il più basso aveva le guance rosse e gonfie nell'imbarazzo.

«E t-tu? Che ci fai qui? N-non dovresti essere al tirocinio?».

«Sei proprio un Fanboy del cazzo, Deku» sbuffò il biondo mentre iniziava ad allontanarsi. «Ho finito. Per due settimane avrò gli orari normali al Liceo».

La pioggia tornò impetuosa a bagnargli la testa e il viso. Izuku si morse le labbra mentre guardava le sue scarpe ormai zuppe come la nera uniforme che indossava.

Katsuki aveva diciassette anni, lui ne avrebbe compiuti tredici a breve eppure...

Improvvisamente sollevò lo sguardo determinato e dischiuse la bocca, pronto per rivelare ciò che aveva capito da un po' di tempo ormai.

«Vuoi muoverti o no? Andiamo a casa mia, Deku».

Quella determinazione morì all'istante. Izuku non poteva dirlo. No... era davvero sconcertante anche per lui pensare anche solo di dire a Katsuki che ne era follemente innamorato!

Katsuki non si stupì di trovare la casa vuota. I suoi genitori, del resto, lavoravano. Suo padre era un architetto e sua madre una fashion designer molto famosa.

Izuku c'era stato molte volte a casa dei Bakugo ma ora non riusciva a smettere di tremare come una foglia, spaventato da qualche parola che goffamente sarebbe potuta uscire dalla sua bocca.

Si conosceva, quand'era nervoso o imbarazzato tendeva a non connettere bocca e cervello. In questo caso, perfino il cuore che galoppava feroce e pregno di sentimenti.

Un asciugamano gli atterrò dolcemente sulla testa.

Quel fiume di pensieri s'interruppe nel momento in cui Izuku sollevò lo sguardo e ne rimase folgorato. Katsuki era davvero bello e lo guardava con quello sguardo sempre così apparentemente ostile ma innegabilmente attraente.

Lui, in confronto, era un bamboccio con qualche fantasia orientata pure verso l'insolito.

«Vuoi qualcosa da bere?» chiese il biondo.

«K-Kacchan...».

L'altro che era di spalle e con le mani in tasca si voltò per guardarlo a tre quarti in silenziosa attesa. Izuku tremava ancor di più e si stava artigliando la divisa all'altezza del petto.

«Io... m-mi sono innamorato di te!».

Lo disse urlando, con le lacrime agli occhi e l'orgoglio che si spezzava sotto alla sua paura per un sicuro rifiuto. Ci pensò un tuono a spezzare quel pesante silenzio caduto improvvisamente.

Il rumore della pioggia che tamburellava sul tetto si fece più violento.

Katsuki si voltò completamente e con una mano gli fece una carezza.

«Guarda che lo so che sei innamorato di me, nerd» gli disse a un soffio dalle labbra e con sguardo quasi compiaciuto.

Izuku non accennava ad abbassare gli occhi: non poteva perdere quel confronto!

Katsuki passò a frizionargli dolcemente i capelli con l'asciugamano mentre riprendeva a parlare con innaturale calma: «Ma sei troppo piccolo per me, nerd. Tu hai quasi tredici anni, io diciassette. C'è troppa differenza».

«Allora aspettami!».

Katsuki sbuffò una risatina. Gli prese il viso tra le mani e si avvicinò ancor di più. Izuku sentì le guance infiammarsi per quell'improvvisa vicinanza.

La luce andò via in contemporanea a un violento tuono. Il verdino si spaventò così tanto che, di riflesso, avvolse le braccia intorno al forte e muscoloso torace del biondo. Affondò il viso in quel petto perfetto che odorava di acqua di colonia.

Era evidente la loro differenza di altezza: Izuku gli arrivava solo appena ai pettorali.

«Aspettami...» ripeté flebile quest'ultimo.

«Izuku, no. Dimenticami».

«NO!» insistette, cercando i suoi occhi nel buio. «E' perché sono Quirkless? Per questo non puoi ricambiare i miei sentimenti?».

«Ma che stai-».

Izuku si rizzò in punta di piedi ma neanche così riuscì ad arrivare a quelle labbra. Poté solo rimanere aggrappato ai lembi della giacca e con gli occhi chiusi, la bocca a forma di pesce.

Katsuki non si mosse né parlò, allora il verdino si staccò sconsolato. Fu allora che l'altro, con una manata, lo spinse a sé gentilmente.

«Izuku, sei troppo piccolo per me. Quando avrai sedici-diciassette anni, io ne avrò venti-ventuno. Sarò già un Hero affermato».

Il verdino decise di non replicare. Ingoiò il suo risentimento mentre si beava ancora un po' nel profumo di Katsuki...

 


 

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Capitolo 2
*** Parte 2 - Tirocinio all'Agenzia sconosciuta ***


Arrivò il tredicesimo, il quattordicesimo e il quindicesimo compleanno di Izuku.

Arrivò l'incontro fortuito con All Might.

Arrivò il giorno in cui lui ottenne un Quirk, l'One for All e superò il test d'ingresso per la U.A.

Arrivò il momento in cui le sue speranze divennero realtà.

 

Nonostante quel giorno che Izuku avrebbe ricordato sempre come il più triste, Katsuki non era mai mancato ai suoi compleanni, anche quando era stato gravemente ferito.

Il verdino aveva sempre seguito le gesta eroiche, gli enormi risultati e aveva perfino creato una pagina dedicata a DynaMight.

Non si era mai veramente arreso: i suoi sentimenti erano cresciuti con il tempo fino a diventare un vero amore. Aveva atteso con grande impazienza diventare più grande e ora sentiva di avere una possibilità!

Izuku si prese un momento per guardare il suo costume.

Erano trascorsi diversi mesi e ne aveva davvero passate di tutti i colori per imparare a controllare il suo Quirk sotto la supervisione di All Might e ora poteva dire di sentirsi a un passo più vicino al suo obiettivo.

Improvvisamente, Katsuki non era più così distante.

«Midoriya, puoi venire un attimo?».

Il verdino sobbalzò all'improvvisa voce di Shota Aizawa. Gli cascò perfino il cellulare dalla mano. L'uomo sollevò un sopracciglio per quell'eccesiva reazione, tuttavia andò subito al dunque.

«C'è un'agenzia che ha chiesto di te; dacci un'occhiata a proposito del tirocinio».

Ad Izuku brillarono gli occhi a tal punto che ignorò tutti gli altri compagni di classe della 1-A presenti nel dormitorio in quel momento. Seguì festoso Shota fino alla segreteria.

C'era un foglio su una scrivania e un telefono fisso.

«Se intendi accettare fallo subito. Perlomeno questo è ciò che mi hanno riferito, piccolo piantagrane» fece Shota.

Izuku annuì. Sul foglio c'era scritto il nome di un'Agenzia presumibilmente nuova che non conosceva. Scrisse ugualmente il suo nome e cognome: sperò, in cuor suo, che tutto quello non fosse solo un bel sogno.

Dopo un paio di giorni, Izuku ricevette la notizia dallo stesso Shota, che era stato selezionato dall'Agenzia nonostante questa avesse espresso richiesto di lui.

Ora il giovane di quindici anni si trovava dinanzi al punto preciso, con lo zaino sulle spalle e la valigetta contenente il suo costume all'interno.

Parlare della sua agitazione avrebbe richiesto un tempo infinito: Izuku aveva la pelle ricoperta da un freddo strato di sudore gelido. Inspirò a pieni polmoni e finalmente bussò al citofono.

Non successe nulla, nessuno rispose ma Izuku sentì un gracchiare proveniente dal piccolo altoparlante del quadrante con un paio di campanelli. Le porte scorrevoli si aprirono e lui, un po' incerto entrò.

La reception era minimalista e pulita, in stile moderno. Le mura avevano una nuance nera ma color pastello. Spuntavano dei poster di Pro Hero famosi di altri tempi.

«Midoriya Izuku?».

Il verdino guardò immediatamente in direzione di una rampa di scale che portava al piano superiore. I suoi occhi s'illuminarono radiosamente quando vide degli inconfondibili capelli rossi tutti impomatati.

«Red Riot!» esclamò festoso. «C-conosco tutto di lei! E' un Hero fortissimo e il suo Quirk è di indurimento!».

Eijiro Kirishima sbuffò una risata mentre teneva le mani sui fianchi. Come suo solito, scompigliò affettuosamente i capelli di Izuku che nel frattempo era arrossito per aver parlato troppo.

«Vieni con me. Il mio capo è ansioso di vederti ma non dirglielo!».

Izuku annuì mentre lo seguiva lungo la rampa di scale. Superarono un corridoio piastrellato di bianco, con delle vetrate che affacciavano sulla città e si fermarono dinanzi a una porta nera.

Eijiro bussò un paio di volte prima di entrare.

«E' qui» disse, poi si rivolse al verdino. «Prego, seguimi».

Izuku era eroso dall'eccitazione. Continuava a fantasticare su chi fosse il proprietario di quell'agenzia nuova, la Reddoguranada il cui nome era anche insolito. Il suo cuore non smetteva di galoppare, invece.

Quando si trovò dinanzi un Pro Hero, il Number One più giovane di sempre, i suoi occhi si spalancarono nello shock, a tal punto che gli cadde rumorosamente la valigetta dalla mano.

«Sei sorpreso di vedermi, nerd?».

Izuku si morse ferocemente il labbro inferiore, incredulo. Ora capiva il nome di quell'agenzia e quell'insistenza nell'accettare un unico tirocinante.

Katsuki Bakugo fece il giro della scrivania per appoggiarsi con il fondoschiena e incrociare le braccia. Izuku non si trattenne oltre: gli corse contro e lo abbracciò con foga.

«Vi conoscete?» domandò Eijiro, intenerito.

«E' il figlio dell'amica di mia madre. Lo ricorderai sicuramente: è quell'idiota che andò a salvare il potente DynaMight da un Villain fangoso».

«Ah! Ora ricordo!» esclamò il rosso. «Sei lo stesso Midoriya che al festival scolastico della U.A. sei arrivato primo anche se ti eri fracassato una gamba ed entrambe le braccia!».

Izuku si staccò da Katsuki con le guance rosse. Non aveva considerato che Eijiro fosse ancora lì!

«Beh, io vado. E' ora di pattugliare. Ci vediamo, Baku-bro! Ciao anche a te, Mido-bro!» e il rosso li lasciò da soli.

Katsuki inspirò dal naso, poi si sedette alla scrivania per leggere il curriculum di Izuku ancora una volta.

«Il tuo Quirk è forte e voglio che tu lavori nella mia agenzia, nerd» disse senza mezzi termini, intrecciando le dita sotto al mento.

Eppure, Izuku aveva una sola domanda in mente: «H-ho finalmente sedici anni! Ora puoi ricambiare i miei sentimenti?».

Il biondo rimase stupito da quella domanda. Era convinto che in svariati anni al piccolo nerd fosse passata la cotta e invece no. Sospirò senza il benché minimo sorriso.

«Dimenticami, Izuku. Non potrebbe funzionare».

Il verdino si avvicinò alla scrivania e ci sbatté su le mani. «Perché no? Ho aspettato quattro anni, Kacchan! Quattro! Sono abbastanza grande!».

«Sei ancora minorenne; che tipo di immagine darei se mi vedessero flirtare con te?».

Izuku ringhiò ma dovette riconoscere che Katsuki aveva ragione. Di certo un tipo così esuberante non si era mai preoccupato del parere delle persone, tuttavia si stava parlando del Number One Hero.

«S-sei innamorato di Kirishima-san?».

Katsuki non rispose. Izuku allora sospirò sconfitto mentre tornava a raccogliere la valigetta dal pavimento. Allungò la mano verso la maniglia.

«Oi, che stai facendo?».

«Me ne vado. Non credo che ti interessi il mio Quirk. Volevi solo vedermi alla fine e accertarti se mi fosse passata la fantasia su di te».

«Non ti azzardare ad aprire quella porta! Non stiamo parlando del fatto che volessi rivederti! Ma perché riconosco che sei abbastanza interessante e alla mia agenzia basti tu come tirocinante!» abbaiò il biondo, ancora seduto. «Chi rinuncerebbe alla possibilità di lavorare a stretto contatto con il Number One Hero?!».

Izuku tentennò ma il suo cuore si era appena fratturato e con esso anche la speranza alimentata in svariati anni. Scosse il capo furiosamente e l'aprì.

«DEKU!» chiamò Katsuki.

Il verdino non riuscì a fare che pochi passi prima che una violenta esplosione gli sbarrasse la strada. Il colpo preciso e potente irruppe in una vetrata e una pioggia di schegge e detriti squarciò l'apparente silenzio.

Il ragazzino tirò fuori la Black Whip per poter raccogliere i vetri più grossolani affinché nessuno si sarebbe potuto ferire in strada. Fece un lavoro magistrale e tempestivo, impeccabile.

Ciò, tuttavia, gli fece abbassare la guardia e ben presto si ritrovò inchiodato al muro dal forte e potente corpo di Katsuki.

«Lasciami! Non voglio lavorare per la tua agenzia! Farò il tirocinio da Mirio-san!».

«Deku, stai zitto un momento, porca puttana!» imprecò l'altro.

Passarono alcuni istanti per guardarsi. Izuku era furioso ma non poteva fare a meno di perdersi in quegli occhi tanto belli e scarlatti, mentre Katsuki imprimeva nella mente i lineamenti ancora fanciulli di un viso che da sempre lo aveva colpito.

«Sei troppo giovane, Deku...» sussurrò roco il biondo mentre si avvicinava.

Izuku voleva disperatamente quel bacio, lo desiderava ma il suo orgoglio gli chiedeva di voltare via la testa o di liberarsi con una ginocchiata allo stomaco.

Invece attese in silenzio mentre Katsuki premeva finalmente la sua bocca sulle sue piccole ed umide labbra.

Fu un bacio dolce, quasi malinconico ma lungo.

Katsuki lasciò la presa sui minuti polsi per lasciar drappeggiare le mani lungo il viso e il petto. Izuku gli avvolse le braccia intorno alla vita.

Quando si staccarono era solo un bisogno impellente di ingoiare ossigeno. Entrambi respiravano affannati ma non smettevano di guardarsi.

«Deku non possiamo...» sussurrò languido mentre gli carezzava una guancia.

«Kacchan...».

«Non sono innamorato di Capelli di Merda. Lui ha già un compagno. E' Denki».

Il verdino deglutì un po' sollevato tuttavia ciò portò i suoi occhi a gonfiarsi di lacrime. Caddero, quelle gocce salate, una dopo l'altra, tracciando strie trasparenti sulle guance.

Katsuki gli baciò dolcemente la fronte.

«Non voglio più aspettare, Kacchan...» ammise piano Izuku.

Abbassò la fronte contro il suo petto mentre piangeva in silenzio. «P-pensavo che così tu mi avresti accettato...».

«Izuku, perché io?».

«Perché Kacchan mi hai rubato il cuore dalla prima volta che mi hai salvato da quei bulli e mi hai sempre difeso. Sei sempre stato lì per me» rispose flebile Izuku. «Se non sei tu allora non andrà bene nessuno!».

Il biondo era altrettanto stanco di aspettare ma Izuku era minorenne e sarebbe stato sicuramente un guaio.

«Lavora per me, Izuku ed io ti aspetterò. Quando compirai diciotto anni sarai mio ma nel frattempo non ti permetterò di rifiutare la mia offerta di tirocinio» gli disse con una punta di malizia mentre gli alzava il viso con una mano.

Il verdino aveva un'espressione stupida, angelica e magnifica.

Le lacrime avevano reso talmente limpidi e lustri i suoi occhi che non poteva fare a meno di specchiarsi in essi e nuotare in un infinito amore puro e incontaminato.

Katsuki non resistette: di nuovo lo baciò ma stavolta con molta più passione.

«Va bene, Kacchan... aspettami. Ti farò innamorare di me!».

Il biondo lo lasciò andare per invitarlo a rientrare nel suo ufficio.

«Non ce n'è bisogno, Deku. Mi hai già fatto innamorare» sussurrò con un ghigno.

«Hai detto qualcosa, Kacchan?» domandò curioso l'altro.

«Parlavo della finestra. La farò riparare. Hai una discreta velocità ma ci lavoreremo» replicò Katsuki, con il solito ghigno sulle labbra.

Izuku sorrise angelicamente...

 

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Capitolo 3
*** Parte 3 - Torta in Camera da Letto ***


Ovunque si parlasse di DynaMight c'era sempre spazio per l'inseparabile spalla Deku. Il giovane di quasi diciotto anni era un perfetto candidato per diventare Number Two.

Le sue prodezze erano incredibili, la città si sentiva al sicuro.

Katsuki sospirò mentre chiudeva il notebook e si lasciava cadere alla sua morbida poltrona di pelle a guardare il tramonto fuori il suo ufficio.

La vista era davvero splendida.

Controllò pigramente l'orologio sul cellulare che teneva in mano. Mancavano circa un paio d'ore al rientro di Izuku da una cattura di un Villain molto pericoloso che adoperava ammoniaca allo stato liquido, solido e gassoso.

Sapeva che sarebbe stato egregiamente all'altezza.

Chiuse un po' gli occhi mentre sbadigliava. Non aveva dormito molto ma non poteva crollare nel mondo onirico, non quando era finalmente arrivato il diciottesimo compleanno di Izuku.

In tutti quei mesi era riuscito ad affinare il potenziale di Deku e l'aveva visto sbocciare sotto ai suoi occhi. Non era diventato granché alto né muscoloso; straordinariamente il viso fanciullo era rimasto tale.

Era fottutamente attraente, cazzo!

Il biondo guardò il suo cavallo e non si stupì di vederlo un po' più gonfio. Gli bastava pensare ad Izuku per eccitarsi maledettamente e doveva fare uno sforzo immenso, quando gli era vicino, per non saltargli addosso.

Un rumore alla vetrata gli catturò l'attenzione.

C'era Izuku che aveva bussato e lo stava salutando con un sorriso gentile e fanciullo. Float gli permetteva di volare. Katsuki gli fece il dito medio per scherzare e senza alzarsi premette un bottone sotto la scrivania.

Una delle vetrate si aprì automaticamente e si richiuse solo quando Izuku entrò fluttuando. Andò a sedersi sulle cosce di Katsuki sapendo di poterlo fare.

Il biondo si sosteneva la testa con una mano, con l'altra andò ad accarezzargli i capelli alla nuca.

«Kacchan... il Villain è stato catturato» gli disse.

«Sei ferito?» domandò l'altro.

«Sto bene. Lavorare per il Number One Hero mi ha permesso di imparare alcuni trucchetti».

Katsuki lo spinse verso le sue labbra con una manata alla nuca. Izuku ridacchiò un po' prima di lasciar danzare la bocca e farla inebriare del sapore un po' al caramello dell'altro.

Le due lingue si scontrarono, si toccarono con un sottofondo di gemiti di passione.

«Buon compleanno, Izuku» gli sussurrò il biondo languido.

Fu allora che tirò fuori dalla tasca del suo costume da Hero un piccolo cofanetto di velluto rosso. Izuku rimase stupito, tuttavia lo aprì leggermente.

Dentro c'era un anello in argento stupendo con dentro incisi i loro nomi in corsivo inglese. Deglutì la voglia di piangere la sua gioia per aver capito.

Allora, in fretta, si tolse un guanto e rimase con la mano sollevata a mezz'aria. Katsuki sorrise senza malizia, ma solo in modo angelico e raggiante. Gli infilò al dito quel prezioso cimelio per poi intrecciare insieme le loro dita.

«Kacchan...» sussurrò Izuku.

«Buon compleanno, Izuku» ripeté mentre anche lui si metteva al dito un anello simile. «Mentre eri in missione, sono andato a comprare questi due anelli perché voglio che sia un fidanzamento ufficiale».

«M-ma Kacchan, che cosa diranno se-».

L'altro gli mise un dito sulle labbra. «Sei maggiorenne e non me ne potrebbe fregare di meno. Sei tu l'unica persona con la quale voglio passare la mia vita».

«Questo suona molto più da matrimonio».

Il biondo sogghignò mentre gli prendeva i fianchi e gli baciava il collo nudo con affetto. Izuku tremolava sotto a quei tocchi. La sua attenzione ricadde sulla sensazione di durezza che premeva sotto al suo sedere.

«Kacchan!» squittì un po' rosso.

«Ci sposeremo anche. Per ora, voglio godermi il tempo che ho perso e che tu hai dovuto far passare per me. All'inizio volevo che tu mi dimenticassi ma poi, quando mi hai detto in agenzia cosa provavi per me... ho capito» riprese, serio e calmo, Katsuki.

«Va bene, Kacchan. Lo capisco. All'epoca ero troppo piccolo e avrei potuto gettare ombra sulla tua carriera» rispose flebile Izuku ammirando l'anello al dito. «E se fosse accaduto non me lo sarei mai perdonato».

«Andiamo a casa mia, Izuku. Ho preso la torta».

Il verdino non comprese subito, pensò che sarebbe stato mangiare un dolce in una certa intimità. Tuttavia le cose assunsero una piega del tutto differente dopo che i due si fecero una doccia.

Izuku trovò la torta con panna e fragole al centro del letto e Katsuki in boxer.

«Kacchan, ma qui potrebbe sporcarsi tutto. Non andiamo in cucina?» domandò ingenuamente.

In un solo gesto Katsuki gli strappò letteralmente di dosso l'accappatoio e lo spinse nudo sul letto. Infilò un po' di torta nella bocca di Izuku per non farlo parlare, il resto la spalmò sul petto.

Non perse affatto tempo: lavorò di bocca su quella pelle sfregiata da alcune cicatrici eppure così morbida e profumata.

«K-Kacchan...!» squittì Izuku.

«Ti piace la torta, Deku?».

Il tono basso e languido fece impennare lievemente il fallo del verdino che, rosso e imbarazzato, annuì.

«E inoltre tu da oggi abiterai qui».

Izuku si irrigidì, dimenticandosi perfino per un momento di quella sapiente lingua che cancellava languida la panna dal suo corpo rovente di piacere. Aveva capito bene?

«Kacchan, intendi dire che... conviviamo?».

«In questi anni siamo sempre stati insieme. Non dirmi che ti spaventa l'idea di convivere?».

Izuku guardò quegli occhi rossi e per una volta non ci trovò la fredda spavalderia, ma solo una sorte di insicurezza mista ad ansia. Allora sorrise gentilmente ed annuì.

Fissò il suo anello e quello dell'altro.

«Voglio convivere con te, Kacchan. Abbiamo aspettato così tanto» disse.

Katsuki sentì uno scoppio di gioia nel petto. Allora salì sul letto e lo abbracciò incurante di sporcarsi. Izuku prese un po' di torta con una mano per infilarsela in bocca: l'altro comprese e accettò l'iniziativa.

Mangiarono così quel dolce fino a scambiarsi un bacio, poi un secondo e infine altri. Era meraviglioso quanto quel tempo infinitamente lungo avesse maturato un sentimento capace di crescere e non affievolire.

Katsuki aveva atteso dolorosamente perché l'idea di avere una relazione con un minorenne lo aveva più volte fatto sentire come un pedofilo, nonostante Izuku gli avesse detto e dimostrato di essere più che consenziente.

D'altro canto, Izuku invece aveva atteso per diventare adulto e per essere all'altezza di un Hero che aveva da sempre ammirato, forse più di All Might stesso.

E ne era davvero valsa la pena.

Quella notte del diciottesimo compleanno di Izuku, Katsuki lo amò molto e gli riservò senza sconti tutto ciò che era stato dolorosamente costretto a reprimere.

«Ti amo, Kacchan...» sussurrò il verdino.

L'altro era dentro di lui e si muoveva piano, con dolcezza inaudita. Gli avvolse le braccia intorno al torace per stringerlo a sé.

«Ti amo molto, Izuku... non sai quanto... e cazzo... è stata dura aspettare!».

Il verdino gemette quando una stilettata di piacere gli fece comparire macchie nere dinanzi agli occhi. Il suo corpo era rovente e sentiva costantemente il suo ventre riscaldarsi per una passione costante e senza fine.

«Kacchan, davvero... davvero ci sposeremo?» chiese in un sussurro.

Il biondo sogghignò mentre la sua attenzione ricadeva sul gonfiore allo stomaco di Izuku. Lo aveva farcito propri per bene! Gli poggiò su le mani ed annuì gentile.

«Ti sposerò, Izuku. Quando mai non ho mantenuto le mie promesse?».

Izuku sorrise sollevato. Katsuki, dopo un momento lo rimise supino. Erano rimasti seduti l'uno sull'altro, a cavalcioni per un lungo periodo di tempo.

«Kacchan... mi riempirai troppo e avrò la pancia gonfia per un po'!» schernì Izuku, nonostante gli avvolse le gambe intorno ai fianchi.

«Posso dartene quanto ne vuoi, Deku. Ti sei scelto uno stallone con la stamina a mille che ti farcirà fino a renderti enorme!».

L'altro sbuffò una risata. Era vero; Katsuki aveva un'incredibile resistenza non solo nei combattimenti! Lo abbracciò a sé guardando il riflesso argenteo della luna piena alta nel cielo.

Erano quasi l'una del mattino ed entrambi avevano ancora voglia di recuperare tutto il tempo perduto.

Izuku era felice. Non vedeva l'ora di passare tutta la sua vita con Katsuki.

«Kacchan» disse. «Aspettare ne è davvero valsa la pena».

Il biondo gli scoccò un bacio casto.

Non avrebbe potuto essere più d'accordo.

 

The End

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