In un Giorno di Pioggia

di NightWatcher96
(/viewuser.php?uid=449310)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Angolo della Quirkless

Buonasera. Questa One Shot opportunamente divisa in tre capitoletti mi ronzava in testa da un po'. E' un esperimento, un qualcosa di Fantasy e con tanto di code pelose e orecchie allegre!
Niente BakuDeku stasera, spiacente. Detto ciò, Enjoy!



 

Hizashi Yamada versò del caffè bollente in due tazze candide come la neve.

Fuori pioveva a dirotto, l'aria era gelida e dalla finestra del cucinino avvolto nella penombra riusciva a scorgere i rami del sempreverde agitarsi.

Il giardino della proprietà sembrava più un luogo oscuro che un piccolo paradiso curato.

Dei passi lenti giunsero ovattati dalle scale che collegavano il piano inferiore con quello superiore, ovvero la zona notte.

«Tempismo perfetto, Shota» sorrise l'uomo biondo.

Quello bruno gli baciò affettuosamente la guancia mentre gli avvolgeva le braccia intorno alla vita stretta e forte grazie ad anni di duro allenamento.

«Dove sono i cuccioli?» domandò roco.

Neanche il tempo di rispondere che arrivarono in cucina, con una rocambolesca corsa, due animaletti. Un gattino dal curioso manto bianco e rosso, un lupacchiotto biondo e dalla coda molto arruffata li fissavano acutamente.

«Mi dispiace, Shoto, Katsuki. Niente giochi quest'oggi. Il temporale è troppo forte e potreste ammalarvi» sentenziò il bruno.

I due cuccioli emisero dei versetti delusi, tuttavia squittirono felici quando Shota li prese tra le braccia per portarli sul tavolo e offrir loro due grattini alle orecchie.

«Dov'è Eijiro? Quel cagnolino non si allontana mai senza loro due» domandò preoccupato Hizashi.

Shoto saltò sul bordo della sedia per poter arrivare agilmente al top della cucina. Aveva uno sguardo curioso e rivolto alla finestra. Si alzò perfino sulle zampine posteriori, mentre si teneva in equilibrio con quelle superiori contro il gelido vetro.

Miagolò guardando i due umani.

Shota controllò: fuori c'era un pallina di pelo rosso inconfondibile sotto al sempreverde e pareva fiutare qualcosa.

«Vado a recuperarlo!» disse con una punta di fastidio nella voce.

Corse veloce sotto il violento temporale per raggiungere il terzo cucciolo. Non badò al perché fosse con il naso puntato ad una piccola buca ai piedi del grosso albero. No, lo raccolse e tornò subito in casa.

Hizashi lo accolse con un asciugamano e finalmente quella tazza di caffè bollente.

Il cucciolo rosso, non appena fu messo in terra, scosse tutto il suo piccolo corpo ed immancabilmente schizzò dappertutto. Hizashi sospirò, Shota lo guardò con rimprovero.

Il cagnolino guaì ma fu allora che lasciò scivolare ai piedi dei due umani quello che aveva tenuto in bocca per tutto il tempo.

«Che cos'è?» domandò curioso Hizashi.

Quando Shota si chinò per raccogliere la creaturina fradicia e gelida ebbe un sussulto.

«Sembra... un cucciolo di volpe ma... non avevo mai visto una con nove code e di questo insolito color smeraldo».

«Respira almeno?».

Shota usò la sua asciugamano per poggiarci su il cucciolo grande quando una patata di grosse dimensioni. Era immobile, rannicchiato in posizione fetale.

Il suo pelo era ispido, completamente fradicio e gli occhi chiusi. Shota era molto insicuro del fatto che fosse ancora vivo. Ne ebbe conferma quando poggiò due dita sul piccolo petto per trovare dei battiti.

Eijiro, Shoto e Katsuki saltarono sul tavolo per guardare. Tutti e tre scodinzolavano leggermente, in silenziosa attesa.

Shota, dopo un lungo minuto, sospirò deluso e sconfitto.

«Questo cucciolo... non ha più vita».

Hizashi lo guardò con immenso dolore, rivolgendo uno sguardo pregno di lacrime al piccolino immobile e gelido. Eijiro, Katsuki e Shoto guairono infelici.

«Mi dispiace...» sussurrò Shota.

Hizashi gli poggiò la testa sulla spalla con fare affranto. Eppure, i tre animaletti si rannicchiarono accanto alla minuscola ed insolita volpe. Eijiro gli leccò la testolina dal pelo arruffato numerose volte.

Si fermò solo per guardare intensamente i due umani, come a voler chiedere di fare qualcosa.

Shota ci rifletté su un momento, allora decise di provare a fare qualche miracolo. Prese la piccola volpe tra le mani ed iniziò a strofinare le dita energicamente sul petto. Lo fece per circa due minuti, animato da grande speranza.

All'improvviso, la piccola volpe ebbe un guizzo ed agitò leggermente le sue zampette, frusciando le codine.

«Shota, ce l'hai fatta, tesoro!» esclamò felice Hizashi.

L'uomo dai capelli neri era esterrefatto ed immensamente felice. Non pensava che la sua idea avrebbe riattivato il cuore. Quando lo rimise nell'asciugamano, i tre cuccioli fecero fusa e feste.

Eijiro, soprattutto, si mise a leccare felice le dita del suo padrone.

«Va bene, piccolo. Non sei in punizione. Dopotutto hai portato tu la piccola volpe».

La guardò; era davvero minuscola ma almeno sembrava meno moribonda con tutto il suo agitarsi nell'asciugamano. Emise un piccolo squittio e dischiuse le palpebre.

Shota rimase incantato da quegli occhi smeraldini e incredibilmente vividi. Erano quasi umani e lo fissavano con gratitudine.

Anche Hizashi, quando tornò dal soggiorno con un cuscino piccolo e delle copertine vecchie di Shoto, ne rimase quasi stregato.

«E' troppo carino! Lo teniamo, vero?» disse.

Shota aveva già quei tre cuccioli e aggiungerne un altro... ma tutti quegli occhioni impossibili da resistere e pure quelli della volpe...!

«E va bene! Teniamo il piccolino!».

Hizashi gli baciò la bocca nella gioia più grande mentre Eijiro, Shoto e Katsuki facevano le feste. La piccola volpe provò a rialzarsi; in un primo momento barcollò tuttavia riuscì a zampettare cauta soprattutto verso Eijiro.

Il cagnolino scodinzolava quasi come ad attendere qualcosa. Un attimo dopo, uno molto veloce tra l'altro, abbassò la testa per premere in suo naso nero contro quello altrettanto corvino e molto piccino della volpe.

Questa fece lo stesso con Shoto e infine con Katsuki.

«Caspita! Avranno già legato?» chiese stupito Hizashi.

«Non lo so».

Quella sera decisero che avrebbero tenuto la piccola volpe in un cestino, al sicuro e al caldo in mezzo ai tre cuccioli che dormivano in una cuccia a forma di casetta nel soggiorno.

Verso l'ora di cena, Shota si era premunito di portare la piccola ospite vicino agli altri cuccioli e vedere se avrebbero socializzato.

Non con tanta sorpresa considerando il carattere molto socievole di Eijiro, questo aveva subito condiviso la sua ciotola di croccantini al sapore di bistecca con il piccolo Izuku, nome che Hizashi aveva poi deciso di dare alla piccola volpe.

Questa si era aggrappata al bordo della rossa ciotola e aveva annusato. Si era tirata un po' timorosamente un bocconcino salato sul pavimento per mangiare.

Shoto, invece, gli aveva fatto cadere i suoi al sapore di soba e infine Katsuki, sebbene riluttante, gli aveva concesso di assaggiare il suo cibo preferito bello piccante.

La piccola volpe si era messa a starnutire con una forza simile da rotolare in una pallina pelosa fino al piede di Shota.

E adesso, i due umani guardavano teneramente i quattro cuccioli.

La pioggia si era leggermente attenuata, l'aria invece era diventata più fredda che mai.

La luce proveniva dal corridoio dove c'erano le scale, il salottino e la porta d'entrata. La luminescenza dorata raggiungeva i cuccioli solo di poco, senza disturbare il loro sonno.

Erano davvero teneri.

Sembravano un triangolo, tutti premuti insieme, con in mezzo il piccolo Izuku.

«E' bastato davvero poco per vederlo in salute» sussurrò Hizashi.

Non resistette: accarezzò una delle codine di Izuku con l'indice.

«Magari non è un cucciolo comune».

«Stai dicendo che è... magico?» commentò scherzosamente Hizashi. «Beh, perché dovrebbe sorprendermi? In fondo viviamo in una società dove l'ottanta per cento della popolazione è dotata di un Quirk».

Shota lo spinse verso le sue labbra con una manata poco gentile alla nuca. Il biondo adorava quando era un po' rude, soprattutto quando erano a letto.

Dopo la scomparsa di Oboro Shirakumo, i due si erano confortati a vicenda e la loro amicizia aveva sconfinato in un qualcosa di nuovo, chiamato Amore. Ci avevano provato, si erano frequentati e alla fine, dopo essersi affermati come Pro Hero di tutto rispetto, erano convolati a nozze.

Shota e Hizashi erano felici insieme e qualche volta avevano pensato di adottare un bambino. Tuttavia le insicurezze legate anche al loro lavoro sempre pieno di rischi aveva spesso accantonato quest'idea.

In una mattina di pioggia, mentre Shota raggiungeva la U.A. come suo primo giorno di lavoro da insegnante di Storia, sentì un piagnucolio proveniente da una scatola rovesciata e fradicia.

Non ci aveva pensato su due volte nell'alzare appena quel contenitore appartenuto a un piccolo televisore ed era rimasto folgorato nel trovare tre cuccioli sporchi, infreddoliti e molto tristi.

Shota non se l'era sentita di abbandonarli a loro destino: così li aveva presi, portati con sé al Liceo e infine a casa, da Hizashi. Ovviamente non aveva avuto bisogno di chiedere il permesso: per l'uomo biondo sarebbe stato d'obbligo farli diventare i loro cuccioli.

«Sono felice di averli salvati, quel giorno. Da allora non fanno che riempire le nostre giornate» sorrise Shota.

Hizashi che lo guardava di sottecchi sospirò appena, felice: «Conosco quello sguardo malinconico. A che cosa stai pensando?».

«Che magari mi piacerebbe tornare alla questione bambini».

Hizashi ridacchiò un pochino mentre si rimetteva in piedi, imitato dall'altro. Shota gli fece scorrere le mani intorno allo sterno e lo tenne a sé, poggiando il mento su una spalla minuta.

«Mi piacerebbe ma... non lo so... siamo entrambi insegnanti, tu di storia ed io di inglese e spesso veniamo chiamati in Missione in quanto Pro Hero. Potrebbe essere complicato, Shota».

Il bruno chiuse gli occhi: le sue labbra sarebbero state impegnate a lasciare baci soffici sul collo niveo e invitante del compagno. Hizashi espirò di piacere.

«Ne riparleremo un'altra volta. Per ora, voglio solo continuare a letto» ammise languido.

EraseHead sogghignò e senza alcuno sforzo lo issò tra le braccia.

Nessuno dei due si sarebbe accorto dell'occhio aperto di Izuku che aveva udito tutto.

Alzò la testolina dopo che la luce nel corridoio fu spenta. Circospetta si guardò intorno, poi annusò appena i suoi tre amici di cuccia e mosse le sue code.

Lo fece tre volte, in un movimento a ventaglio.

Quella notte, un desiderio divenne realtà... più o meno.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte II ***


Shota continuava a dormire beatamente nel letto quando qualcosa decise che sarebbe stato sufficiente. Per un po' ignorò quei colpetti continui alla sua guancia, poi, con un fastidio evidente, dischiuse gli occhi.

Filtrava una luce biancastra dal balcone provvisto di tende. Un'altra giornata di pioggia a quanto pare.

Al suo fianco Hizashi ancora riposava, dandogli le spalle. I segni di succhiotti e graffi capeggiavano in bella vista sulla schiena e Shota provò un senso di orgoglio. Aveva amato il suo compagno di vita senza risparmiarsi.

Quando i suoi occhi scuri ormai abituati alla nitidezza della piena consapevolezza dopo il torpore del sonno caddero sul centro del letto gli si fermò quasi il cuore.

No, non poteva crederci. Stava sognando, vero?

Vero?

Shota sbatté più e più volte le palpebre ma l'immagine rimase sempre la medesima: al centro del letto c'erano circa tre bambini di circa tre-quattro anni che giocavano con le loro code.

Code? L'uomo si schiaffò due mani in volto così sonoramente che i bambini sussultarono e Hizashi si svegliò con un gemito di malumore.

«Shota... ma che combini...?».

«Hizashi, devi guardare immediatamente! E non sto scherzando!».

«E quando mai scherzi tu?» sbadigliò l'altro, tirandosi a sedere.

Quando anche l'altro vide i tre bimbi la sua reazione fu ben diversa. I sui occhi si riempirono di lacrime di gioia e tese le braccia. Shota rimase stupito; i tre si gettarono con foga e felicità contro il petto nudo del marito.

«Ma... ma?» disse quello con i capelli rossi e gli occhi scarlatti.

Shota vide che i tre misteriosi ospiti avevano orecchie e code.

«Non è possibile!» gemette all'improvviso Shota.

Balzò dal letto con foga, scese rapidamente le scale rischiando quasi di inciampare e si fiondò immediatamente verso la cuccia nel salotto.

«Non ci sono» disse, secco.

Controllò tra i cuscini, le coperte, ancora sul divano, in cucina, sotto al tavolo, dappertutto! Eijiro, Katsuki e Shoto non c'erano! Come diavolo era possibile? Come?!

Gli sarebbe venuto sicuramente un mal di testa terribile; era solo grato che fosse domenica e che quindi non c'era in programma il lavoro alla U.A.

Tornò lentamente al piano superiore dove i tre bambini continuavano a chiedere attenzioni ad Hizashi.

«Perché sei scappato così- e che cavolo, Shota! Mettiti almeno qualcosa dinanzi ai bambini, maleducato!» tuonò l'altro.

Shota afferrò immediatamente una tuta dal pavimento e se la infilò mentre Hizashi teneva i bambini stretti al petto in modo da non far loro guardare l'osceno spettacolo.

«Non ci sono i cuccioli...» gemette poco dopo.

Si sedette sul letto pesantemente. Afferrò la sua testa incapace di calmarsi o di capire cosa fosse accaduto.

All'improvviso Hizashi gli tirò con una tale forza l'elastico della tuta che quando lo fece schioccare Shota balzò in piedi con sguardo furioso. Eppure non riuscì a rimproverarlo nel seguire l'indice puntato all'armadio.

Hizashi era sconcertato.

Un bambino più piccolo rispetto agli altri era seduto sull'armadio e li guardava con i suoi grandi occhi smeraldini. Agitò le sue nove piccole code, tese un solo orecchio.

«Non è possibile...» squittì Hizashi in un fil di voce. «Vuoi dire che quel piccolino lassù è Izuku? La piccola volpe che abbiamo salvato ieri?».

Shota deglutì. Quindi i tre bambini erano i cuccioli? Questo, improvvisamente, spiegava il perché di orecchie e coda con colori tanto familiari.

«Mamma!» disse felice il rosso crinito. «Io Eijiro!» esclamò, puntandosi contro un ditino.

Hizashi si premette una mano contro la bocca, ancor più basito di prima.

Shota, intanto, pensava a come poter prendere Izuku dall'alto armadio e senza spaventarlo.

«Prova a tendergli le braccia, magari funziona».

Shota non obiettò e lo fece. Izuku, in un primo momento, lo guardò incuriosito. I suoi occhi si spostarono sugli altri cuccioli tra le braccia di Hizashi. Forse poteva anche lui ricevere un po' di amore?

Saltò verso Shota e in poco tempo fu portato a letto.

A guardarli bene i cuccioli erano diventati degli ibridi umani. Izuku doveva avere più o meno due anni, Eijiro e Shoto quattro, Katsuki cinque.

«Non stiamo sognando» espirò Shota.

Izuku gli si stava strofinando contro il petto alla ricerca di coccole. Il bruno gli sorrise amorevolmente per poi affondargli le dita in quei morbidi capelli verdi ed arruffati.

«Alla fine eri davvero una piccola volpe magica».

Il bambino nudo, come gli altri cuccioli, si infilò sotto la coperta rannicchiando le code su di lui.

«Può realizzare i desideri, allora? Ci avrà ascoltati ieri sera?» si chiese Hisashi.

«Mamma... fame» aggiunse forte Katsuki.

Il broncio era adorabile, le orecchie ritte e la coda da lupo che frusciava fecero ridacchiare Hizashi.

«Perché mi chiamate mamma?».

«Perché mamma ci tiene in braccio e ci coccola» spiegò Eijiro.

«Quindi sapete anche parlare?» domandò curioso Shoto.

Shoto indicò Izuku. «Lui è un cucciolo magico. E' l'ultimo della sua specie. E' venuto qui per realizzare il vostro desiderio e il nostro».

«Quale desiderio, bambini miei?» domandò addolcito Hizashi.

«Diventare i vostri figli!» esclamò forte Eijiro, le braccine in aria.

Shota portò tutti e tre sotto le coperte, almeno per coprirli. I bambini si rannicchiarono vicini come facevano da cuccioli, le loro code s'intrecciarono dolcemente insieme.

«Però se non vorrete Izuku, lui morirà» riprese Shoto.

Shota e Hizashi ebbero un sussulto.

«Anche voi siete cuccioli magici?» fu la domanda un po' traballante di Hizashi.

«No. Siamo stati trasformati in umani grazie al vostro desiderio e al nostro. Possiamo anche parlare!» riprese festoso Eijiro. «Quando ieri sono uscito fuori e ho visto Izuku ho capito che era magico. Poi quando abbiamo mangiato insieme ci ha raccontato di lui!».

Shota era esterrefatto.

«Izuku è l'ultima creatura magica, è una volpe a nove code smeraldo, molto rara. La sua famiglia è stata sterminata dall'avidità degli uomini. Essendo solo un cucciolo, arrivare qui dal suo mondo l'aveva provato molto» raccontò Katsuki, rannicchiato accanto ad Hizashi.

«L'albero nel nostro giardino è un portale».

Shota sinceramente non stava capendo più nulla. Era d'accordo che i Quirk potevano essere sottilmente paragonati a poteri magici ma non riusciva ad accettare completamente il racconto dei bambini.

Era davvero surreale e fantastico. Troppo da credere.

«Che cosa vuol dire che se non verrà amato Izuku morirà?» chiese improvvisamente Hizashi.

«Poteva realizzare solo due desideri e lo ha fatto. L'unica cosa che chiede è un po' di amore, in fondo è solo un cucciolo» riprese Katsuki.

«Noi non abbiamo la magia» mormorò tristemente Eijiro. «Ci vorrete meno bene?».

«Non dirlo neanche per scherzo, Eiji! Vi ameremo incondizionatamente e come abbiamo sempre fatto!» esclamò forte Hizashi. «Ameremo anche Izuku, vero Shota?».

Il bruno annuì, con la gola molto secca.

La volpe lo stava guardando con la stessa espressione preoccupata di chi aspettava una sentenza. Gli sorrise mentre lo spostava tra le sue braccia.

«Tu ci hai fatto un dono speciale, piccolo Izuku. Per questo ora te ne faremo uno noi a te».

La volpe spalancò ancor di più gli occhi.

«Sei il nostro piccolo bambino» aggiunse commosso Hizashi.

Le codine si agitarono in un guizzo di felicità.

«Ma come mai non parla?» domandò, perplesso, ancora Hizashi.

«Perché è troppo piccolo» sbuffò Katsuki, con la sua vocetta fanciulla.

Hizashi ridacchiò. Shota era completamente perso ed innamorato di Izuku tra le sue braccia che ora stava perfino sorridendo un po'. Era tutto davvero perfetto e non poteva non sperare che tutto quello sarebbe continuato per sempre...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte III ***


10 anni dopo...

 

Eijiro agitava festosamente la sua coda.

Shoto e Katsuki guardavano la loro uniforme grigia.

Erano stati ammessi al Liceo dove insegnavano Shota e Hizashi; erano così felici! Così entusiasta che le loro code non smettevano di scodinzolare.

«Mi raccomando. Non si azzanna, non si rincorre, non si annusa» ricordò Hizashi.

Shota teneva per mano Izuku. Era stato anche lui ammesso in quanto bambino prodigio ed estremamente intelligente. Certo, non aveva manifestato alcun Quirk.

Eijiro si era Indurito una mattina mentre si stava stropicciando un occhio: si era procurato una piccola cicatrice all'occhio destro.

Shoto aveva incendiato e poi ghiacciato il suo lettino, per grande terrore e stupore dei due genitori Pro Hero.

Katsuki, una notte, aveva provocato una grande esplosione nello schiacciare un fastidioso insetto ronzante nel suo orecchio. Shota e Hizashi avevano dovuto sostituire la tv, il divano e perfino una vetrata del salotto.

Izuku... il loro bambino non era stato benedetto con alcun potere ma le cose sarebbero cambiate per lui non appena avrebbe conosciuto il nuovo insegnante.

All Might.

«D'accordo mamma! Saremo in classe insieme nonostante abbiamo età diverse?» rispose festoso Eijiro.

«Sì, tesoro. Ringrazia il preside Nedzu e il fatto che siamo insegnanti e Pro Hero di tutto rispetto! Ci ha fatto questo piccolo favore senza troppe storie» spiegò orgoglioso Hizashi. «Però, bambini, non chiamateci mamma o papà in classe. Saremo i vostri professori, chiaro?».

«Chiaro!» risposero i tre.

Izuku era taciturno più del solito. Shota gli arruffò i capelli e finalmente entrarono nella U.A. Tutto un mondo parve aprirsi a loro quattro mentre si apprestavano a incamminarsi sul sentiero che li avrebbe fatti diventare degli Hero.

La piccola volpe tirò leggermente la mano di suo padre. Aveva gli occhi bassi e un'espressione rattristata. Hizashi e gli altri tre li fissarono con aria interrogativa.

«Hizashi, accompagnali nella prima A. Tra poco vengo».

L'uomo biondo annuì ed obbedì.

«Izuku, non devi avere paura. Qui nessuno ti denigrerà. Anzi, ti stupirai del fatto che la vita sta per farti un grande dono, bambino mio».

Le code frusciarono. Con il tempo, si erano fatte più grandi sebbene poco voluminose, con un pelo morbido di un color smeraldo e punta bianca.

Le orecchie in cima a quei capelli impossibili da pettinare ebbero un guizzo.

Shota non chiese, sorrise mentre si rimetteva in posizione eretta. Dinanzi a loro si ergeva un uomo in un abito grigio ed elegante.

«Devi essere Aizawa Izuku Shonen!».

Il verdino emise uno squittio sorpreso. Era All Might! Era davvero lui in carne ed ossa.

«Benvenuto nella tua accademia per Hero!».

Quando Izuku strinse quella mano sentì come delle scintille nel suo cuore. Aprì la bocca nello stupore, le orecchie e le code si fecero ritte.

«A-All Might...» disse, Shota sobbalzò nel sentirlo parlare. «... posso diventare anche io un Hero? Posso diventare un Hero anche se non ho un Quirk?».

Yagi Toshinori gli si accovacciò dinanzi su un solo ginocchio. Annuì piano e con un sorriso gentile. Ad Izuku brillarono gli occhi, le sue code frusciarono festosamente.

«Lui è il cucciolo che mi hai sempre descritto?» domandò a Shota. «Gli altri tre?».

«Sono in classe con Hizashi».

Yagi si rimise in piedi con le mani sui fianchi. Non smetteva di guardare la piccola e giovane volpe che a malapena gli arrivava alla cintura.

«All Might... sei veramente sicuro?».

Yagi non vacillò affatto, anzi, appoggiò la mano sui capelli di Izuku ed annuì. «Lo sono stato dal momento in cui mi hai parlato di lui e di cosa ha fatto per te e per Hizashi-kun. Come potrei non volerlo come mio successore?».

Shota sospirò un pochino. Fece un passo avanti, accarezzando il suo bambino sulla spalla.

«Ha solo dodici anni e per quanto è un prodigio in intelligenza è ancora un bambino, All Might. Non posso permettergli di farsi del male».

«Non succederà, EraseHead. Diventerò il suo insegnante e gli insegnerò a controllare l'One for All ma per ora credo che sia meglio farlo ambientare. Aizawa Shonen mi sembra parecchio confuso».

Izuku mosse nervosamente le orecchie, guardando Shota con apprensione.

L'uomo bruno gli sorrise. «Andiamo in classe, Izuku. Andiamo a conoscere la tua nuova accademia per diventare un Hero».

E la storia del più grande Hero era finalmente iniziata.

Una piccola volpe, appartenuta a una stirpe di animali magici che realizzavano i desideri più profondi del cuore, era finita nel giardino di Shota e Hizashi ma aveva rischiato di morire quando le sue forze erano mancate di colpo.

Eppure, la vita era stata clemente con lei.

Un nuovo capitolo era ormai pronto per essere scritto da una piccola coraggiosa volpe, un fedele cane, un astuto lupo e uno scaltro gatto.

 

The End

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4031062