L'amore fa male

di renmisya22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** concerto ***
Capitolo 2: *** mare ***
Capitolo 3: *** sfida? ***
Capitolo 4: *** compiti ***
Capitolo 5: *** sogno ***
Capitolo 6: *** costume ***
Capitolo 7: *** verità ***
Capitolo 8: *** Natale ***
Capitolo 9: *** Amore ***



Capitolo 1
*** concerto ***


-Perfettino.
-Nanerottolo.
-Secchione.
-Ciuccio.
-Vecchiaccio.
-Neonato.
Era il tipico battibecco che avevano quei due durante gli allenamenti, quando uno dei due sbagliava un passaggio o qualche azione semplice. Ormai i loro compagni di squadra non davano più peso ai loro litigi, in fin dei conti, sapevano che quei due in realtà erano diventati buoni amici e in qualche modo si rispettavano a vicenda. Molto spesso capitava anche che uscissero in gruppo insieme, per andare a mangiare insieme dei dolcetti prelibati che sfornavano al bar vicino la Raimon.
-Cosa volete ordinare? – chiese cordialmente una cameriera.
-Per noi due va bene una granita con due cannucce! – disse Ryouma, guardando la sua Midori intenta a chiacchierare con Akane e Aoi, che avevano già ordinato. Poi la cameriera si rivolse al lato di Kirino e Kariya, seduti come al solito vicini, mentre discutevano ancora sulla questione di prima.
-Ragazzi, la signorina dovrebbe prendere le vostre ordinazioni! – li rimproverò Shindou.
I due si girarono insieme e immediatamente risposero. -Per me un muffin alla nutella ed un succo di frutta all’ace! – dissero all’unisono, per poi guardarsi male a causa della sintonia, facendo scoppiare in una mezza risata le tre ragazze.
Appena la cameriera andò via, i due furono subito imitati da Ryouma, che anche lui aveva iniziato a ridere.
-Che hai da ridere? – disse infastidito Kirino, ma l’altro non la smetteva di ridere.
-È che prima siete stati sincronizzati come una coppietta. – disse con la solita falsa ingenuità Akane.
I due fecero una smorfia di disgusto e poi Kariya decise di alzarsi per andarsi a sedere vicino l’unica sua coetanea in quel gruppo (anche lei però, complice di quelli scherni). Fortunatamente il gruppo cambiò discorso non appena gli ordini furono serviti.
-Ranmaru, per quanto riguarda il concerto… - iniziò Shindou, prendendo due biglietti dalla tasca. -Sono riuscito a recuperare due biglietti, ma ho visto che il giorno è domani e non credo di poterci essere… - arrossì, guardando verso Akane, che sorrideva.
Kirino sorrise dolcemente. -Ho capito. Allora dovrò trovare un’altra persona con cui andare. – mentre il suo tono di voce assunse un colore abbastanza triste.
-Di che concerto parlate? - chiese Midori, mentre avvicinò a sé la granita, facendo scivolare leggermente il povero Ryouma, che non disse nulla per evitare di beccarsi un rimprovero dalla sua amata fidanzata.
-Non so se avete presente, ma è quel duo emergente con quel concept simile al rock
Masaki spalancò gli occhi e dopo aver ingoiato l’ultimo pezzo di muffin, parlò. -TI PREGO SENPAI, VOGLIO VENIRCI IO! – urlò. -IERI ERO DISPERATO PER NON AVER TROVATO IL BIGLIETTO, QUINDI TI PREGO!
Il ragazzo dai capelli rosa sorrise, divertito dall’atteggiamento insolito del suo amico. -Prometti che poi per almeno una settimana eviterai di infastidirmi? - Il più piccolo annuì entusiasta. -Affare fatto allora! – sorrise, facendo cenno al migliore amico di passare il biglietto all’altro. -Allora ci vediamo domani. – sorrise, mentre si alzò dal suo posto.
-Dove vai? – chiese poi Aoi.
-Doposcuola! Voglio iniziare a studiare per il test d’ammissione al liceo!
-Ma stiamo ancora al secondo anno! – disse Midori roteando gli occhi, ma il ragazzo dai capelli rosa rispose solo con un sorriso e andò via.
Dopo un po’ anche il resto della squadra decise di tornare alle proprie abitazioni e si salutarono.
 
 
La mattina dopo Kariya rimase tutto il giorno a casa per potersi preparare per il concerto. Era veramente emozionato, anche se non sapeva esattamente come sarebbe andato, dato che avrebbe dovuto passare il tempo insieme a quel Senpai petulante che poco sopportava nonostante fossero ormai grandi amici. Si erano dati tramite messaggio, appuntamento alla piazza vicino l’arena dove il concerto avrebbe preso luogo. Masaki fu il primo ad arrivare, stranamente puntuale. Ma il Senpai stava tardando. Se non si fosse presentato, sarebbe entrato lo stesso al concerto. Non si sarebbe perso per nessuna ragione, quel concerto che tanto stava aspettando. Appena notò l’orario, sbuffò e decise di incamminarsi verso l’entrata, ma si bloccò appena si sentì chiamare.
-Kariya! Aspetta! – gridò il maggiore. Il ragazzo si girò, con fare scocciato, anche se in realtà era leggermente felice di vederlo arrivare. Insomma, si stava sentendo abbastanza umiliato nel sapere di aver avuto buca dal suo compagno di squadra.
-Era ora! – sbottò, facendo l’offeso.
-Scusa, ho avuto un contrattempo! – disse accennando un sorriso. -Andiamo?
Il minore, annuì e i due entrarono in quell’immensa arena, proprio quando il concerto sembrava stare per iniziare.
Le canzoni erano molto piacevoli da ascoltare. Masaki se le stava godendo per bene, finché poi, con la coda dell’occhio non vide il suo Senpai scappare via. Il ragazzo ne fu sorpreso ma soprattutto preoccupato. D’istinto, corse subito da lui per capire cosa fosse successo.
Lo trovò in un corridoio buio, rannicchiato mentre piangeva.
-Senpai! – gridò lui. -Che succede, Senpai?
Il più grande, sussultò e si alzò nuovamente in piedi, asciugandosi subito le lacrime. -Niente! – gridò. -Mi sono semplicemente commosso per la canzone, tutto qui! – sorrise.
-Bugiardo, non puoi esserti veramente commosso per una canzone che parla di una tipa saltare su dei trampolini mentre il mondo viene invaso da dei cuccioli di cani! – disse con sarcasmo. -Avanti, raccontami quello che è successo!
Il più grande diventò cupo e poi sospirò. -Non ti si può nascondere proprio nulla, eh…
-A discapito del mio aspetto, sono abbastanza acuto! – sorrise. - Io ti ascolto!
Anche l’altro provò a sorridere e poi decise di raccontare ciò che lo aveva portato a piangere. -Ho incontrato Shindou e Akane mentre passeggiavano…
-Ah, sì è da un paio di giorni che si frequentano, vero?
Il rosa annuì. -A quanto pare… - disse abbassando la testa. -Io sto male. Ci sto troppo male. – iniziò a piangere, poggiando la testa sulla spalla del più piccolo, che cercava di consolarlo. -Mi ero dichiarato a Shindou qualche settimana prima, ma sono stato rifiutato. Io lo sapevo… sapevo che a lui piacesse Akane… - disse sconsolato. -Però non me lo aveva mai detto…
-Mi dispiace… - disse il più piccolo abbracciandolo. -Non avevo capito che Shindou ti piacesse in quel senso…
-Non eri quello acuto? – ridacchiò l’altro, ancora abbracciato a lui.
Masaki rimase però in silenzio, per evitare ulteriore disagio al suo Senpai. In fin dei conti, non erano poi così legati come amici, avevano da poco iniziato a conoscersi meglio. Rimasero per una decina di minuti per terra e poi, appena Kirino si calmò, propose di tornare di nuovo ad assistere al concerto.
La canzone che cantavano in quel momento, era una loro canzone inedita. Parlava in un amore impossibile, un amore non ricambiato. E Masaki sapeva benissimo che il Senpai non avrebbe retto ancora. Si voltò verso di lui, ma nello stesso istante, Kirino gli prese la mano mentre osservava il palco. Il più piccolo sorrise intenerito e strinse la presa di più per infondergli sicurezza.

Rimasero così per tutta la durata del concerto.



ANGOLO AUTRICE
ecco qui, l'ennesima Ranmasa. Riuscirò un giorno a fermarmi dalla tentazione di scrivere su di loro? Spero di no, mi piacciono così tanto!! E nulla, questa storia la scrivo proprio il giorno prima dell'esame di giapponese ;-; spero vada bene questa volta!!  
Comunque, per quanto riguarda questa storia, l'ho già quasi finita di scrivere e aspettate di vederne delle belle! Volevo anche dirvi che per scriverla ho preso ispirazione da un anime romantico abbastanza famoso, ma molte cose saranno differenti ^-^ e nulla, spero vivamente vi sia piaciuta e di avervi incuriosito con questo primo capitolo! Ci vediamo prossimamente <3
Ah, stavo pensando anche di pubblicare alcune storie che ho pubblicato qui, anche su Wattpad! :)

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Capitolo 2
*** mare ***


Erano passati tre mesi dal concerto e finalmente erano lì: l’estate, le vacanze. Non c’era niente di più bello. La cosa migliore era che la squadra aveva deciso di organizzare un ritiro in spiaggia per una settimana, in modo da potersi “allenare”, mentre comunque si divertivano in mezzo alle onde. Erano stati tutti invitati a casa di Tenma ad Okinawa. Ma quel giorno, appena arrivati, i ragazzi del secondo anno avevano già deciso di dirigersi sulla spiaggia.
-Ricapitoliamo: Ranmaru deve dichiararsi, giusto? – disse Ryouma, accennando un sorriso fiero, mentre abbracciava l’amico. -Chi è che gli piace, poi? – sussurrò verso Midori e Shindou.
-Idiota, non hai notato che in questo periodo lui e Kariya si sono avvicinati. Quei due DEVONO mettersi insieme! – rispose Midori come una furia.
-Ma che state dicendo. – disse imbarazzato Kirino. -Siamo semplicemente amici. E poi non mi devo dichiarare a nessuno, come ve lo devo ripetere – roteò gli occhi, anche se imbarazzato.
-Certo, come no! – rise sotto i baffi Akane, mentre prendeva per mano Shindou.
A Kirino, tutto ciò, non suscitò alcun tipo di gelosia. In quei mesi, aveva finalmente accettato che quei due si fossero fidanzati, soprattutto grazie alla presenza di Kariya che gli aveva dato tutto il supporto morale possibile. Era felice per il suo migliore amico, ma soprattutto doveva ringraziare il suo amico del primo anno, per aver passato del tempo con lui. In quei pochi mesi, avevano iniziato ad uscire più spesso, per andare anche alla sala giochi o ad altri concerti. Avevano scoperto di avere dei gusti molto simili. Ma effettivamente, anche quel ragazzo che fino a poco tempo prima sembrava essere così fastidioso, poteva rientrare nei gusti di Kirino.
Il ragazzo dai capelli rosa arrossì. -Forse mi piace, leggermente però… - sussurrò.
-Perfetto allora! – Annunciò Midori. -Devi sbrigarti allora, perché hai molta rivalità!
-Ho sentito dire che è molto popolare tra le persone del primo anno! Sia maschi che femmine! – disse timidamente Akane.
-Io sono sicuro che Ranmaru riuscirà a conquistarlo. – sorrise teneramente Shindou, infondendo sicurezza nel ragazzo dai capelli rosa, anche se la sua fidanzata sembrò ingelosirsi leggermente.
-Comunque, stanno arrivando! – annunciò Ryouma, sbracciando verso i primini che si avvicinavano a loro.
Una figura però cadde subito all’occhio dei ragazzi: un ragazzo che aveva deciso di trasferirsi dalla Raimon per andare nella squadra allenata da Kidou. Era Kageyama Hikaru. E tutti loro sapevano di quanto quel ragazzino fosse innamorato di Masaki.
-Ed ecco qui il primo rivale in amore in avvistamento! – disse Midori, mettendo in imbarazzo il difensore.
E tutti i ragazzi del primo anno arrivarono poi vicino al gruppo dei loro Senpai.
-Ciao ragazzi! È un piacere rivedervi dopo così tanti mesi! – disse allegramente Hikaru, che diede una fugace occhiata verso Kirino e poi distolse subito lo sguardo.
-Già, un vero e proprio piacere! – disse Kirino, con un sorriso falso, mentre si avvicinava a Kariya. Il ragazzo però, senza esitare ulteriormente, e soprattutto ignorando il Senpai che lo stava salutando, si tolse tutti gli indumenti e senza mettere la crema solare si tuffò al mare, portando tutta la squadra a ridere.
-Direi che è arrivato anche il nostro momento per tuffarci, non credi Ranmaru? – disse Ryouma mentre avvolgeva di nuovo le spalle del rosa. -Questa è la tua occasione in fin dei conti! Giocate un po’ e poi dichiarati!
-Adesso? Qui? Sei pazzo?! – sussurrò in imbarazzo.
-Se non vuoi che un certo Kageyama te lo rubi, direi che è arrivato il momento! Vai! – ed il ragazzo più possente lo spinse in acqua gelida.
Mentre camminava per andare incontro al suo “amico”, gli venne un colpo quando si sentì toccare il polpaccio. Girandosi di scatto poi, si beccò dell’acqua negli occhi.
-Spaventato? – ridacchiò Kariya.
-Scemo, mi hai fatto prendere un colpo! – disse arrossendo.
-Dai, è stato divertente! – disse prendendolo in giro, mentre gli si avvicinava. Il più grande sorrise, prendendolo poi in braccio. -Eh?! Cos- Senpai, mettimi giù! – gridò imbarazzato. -Non vorrai mica farmi fare un tuffo, spero!
-Avanti, supplicami! – rise beffardo il più grande. -Questa è la mia piccola vendetta!
-Ti prego, dai! Ti supplico! – piagnucolò e subito Kirino lo lasciò per terra, ma poi, appena si girò di spalle, si sentì gli sguardi dei suoi compagni addosso e si imbarazzò.
-Che fastidiosi… - sussurrò.
-Chi?
-Emh, i pesci! Intendevo i pesci che mi stanno mordendo i piedi! – disse paonazzo.
-Già, stanno dando fastidio anche a me! – sorrise il più piccolo, mentre la sua voce sembrava affannarsi.
-Che succede? – chiese il maggiore preoccupato. Ma Kariya non riuscì a rispondere, perché perse i sensi dentro l’acqua. -Oddio, Kariya! – gridò, mentre lo reggeva. Impanicato, decise di portarlo sulla schiena verso la riva.
-Wow, i due piccioncini si stavano divertendo! – ridacchiò Ryouma, ma poi notò che il più piccolo era svenuto. -Oddio, ragazzi aprite l’ombrellone! – disse, prestando aiuto a Kirino, nel portare il più piccolo al riparo.
 
Arrivati poi a destinazione, fecero stendere il povero Kariya privo di sensi. Kirino decise di rimanere lì con le ragazze, che quel giorno avevano avuto contemporaneamente il ciclo. Stava giocando con i capelli del minore, ancora bagnati e ogni tanto cercava di fargli aria con il ventaglio, mentre lo guardava con un volto innamorato.
-Quindi ti sei dichiarato? – chiese Akane, avvicinandosi ai due.
-Che domande fai, in un momento come questo?! – chiese imbarazzato.
-Hai intenzione di farlo? – si aggiunse poi Aoi, anche se non sapeva di che cosa stessero parlando.
-Kirino, hai molti rivali! Dovresti provarci almeno! – disse schietta come al solito Midori.
Il ragazzo dai capelli rosa si intimidì. -Non è così facile però… - arrossì. In fin dei conti era vero, aveva il terrore di essere rifiutato nuovamente.
-Senpai, dovresti avere più fiducia in te… - sussurrò Masaki, appena sveglio, facendo sussultare il più grande.
-Da quando sei sveglio?
-Da quando mi stavi accarezzando i capelli. – ridacchiò. -Continua, era piacevole!
-Scemo! – arrossì.
-Mi dici però chi ti piace?
E a quella domanda Kirino si sentì avvampare. -Non posso dirlo!
-Allora voglio provare a indovinare! – disse sedendosi. -Vediamo… è nella squadra?
-Hai indovinato! – disse Midori, sorridendo causando a Ranmaru uno sbiancamento immediato.
-Quindi lo conosco! – disse allegro. -Ma perché Midori lo sa?!
-Lo so anche io! – disse Akane alzando la mano.
-Quindi, mi fate capire che sono l’unico scemo a non sapere chi sia la cotta del Senpai?! – piagnucolò.
-Tranquillo Masaki Kun, non lo so neanche io! – disse Aoi, spaesata.
-Almeno… - disse in imbarazzo per poi iniziare a riflettere. -Comunque… tu sei gay, quindi dev’essere un ragazzo per forza a meno che tu non sia in realtà bisessuale e non mi hai mai detto nulla! – disse cercando di risolvere l’enigma.
-Tranquillo, è gay! – disse secca Midori.
-Ok, però basta!
-Quindi… fa parte della squadra ed è un ragazzo, non sarà che ti piace ancora lui?! – disse con un tono di rimprovero, ma poi si toccò la testa. -Sai una cosa, voglio tornare a casa per dormire. Adesso ho troppo mal di testa per riflettere!
-Ti accompagno io, se vuoi! – disse gentilmente Aoi, ma poi si unì anche Akane.
E quindi rimasero solo Midori e Kirino. La ragazza non faceva altro che guardare male il suo amico.
-Ti devi dichiarare! – disse lei. -Non può andare poi così male!
-Ho paura di rovinare tutto.
E la ragazza prese il telefono di Kirino, che il ragazzo aveva messo sul telo. -Ora gli scrivo un messaggio. – sbottò. – “ci vediamo alle 20 sul tetto. Lì ti mostrerò il ragazzo che mi piace”. E invia.
-MIDORI COSA HAI FATTO?! – gridò imbarazzato. -Adesso come torno a casa?! Lui non è scemo avrà sicuramente capito… - piagnucolò. -Perché?!
-Perché se non ti dai una mossa, quel nanerottolo si metterà in mezzo a voi due!
E lui annuì, ormai esausto. Il gruppo del secondo anno, decise un po’ sotto costrizione di Kirino, di rimanere sulla spiaggia fino a quando il sole non fosse tramontato. E poi, appena arrivò l’orario, il ragazzo dai capelli rosa, prese coraggio e si recò verso il luogo dell’appuntamento.
-Tranquillo, andrà tutto bene! – disse Shindou. -Tu sei veramente figo, sarebbe uno scemo se ti rifiutasse!
-Parli proprio tu che mi hai rifiutato! – scherzò Ranmaru, ma la sua risposta sembrò dispiacere al suo amico. -Takuto, non fraintendermi ti prego! – cercò di tranquillizzarlo. -Ormai è acqua passata!
-Lo so. Buona fortuna, amico mio! – disse abbracciandolo.
-Ti ringrazio.
 
-Senpai, in ritardo come al solito! – disse un Masaki, ormai rosso per via dell’insolazione.
Kirino non riuscì a trattenersi e toccò la schiena del minore, che sussultò per il dolore. Tutto questo scaturì nel più grande una risatina compiaciuta.
-Scemo, mi hai fatto male! – piagnucolò.
-Scusa, non potevo resistere! – disse lui con un ghigno. -La prossima volta mettiti la crema solare!
Masaki gli fece la linguaccia. -Comunque, vorrei proprio sapere chi è la persona che ti piace! – avvicinandosi alla ringhiera del tetto per osservare le varie persone che camminavano nei dintorni. -Di sicuro si vedrà di qui sopra, vero?
-Già… - disse guardandolo.
-Oh, guarda! Lì c’è Aoi! – disse salutando la ragazza. -Sembra così piccola da qui sopra. – ridacchiò. -Tornando a te, chi è che ti piace? Voglio vederlo!
-La persona che mi piace… sei tu. – disse senza sapere da dove quel coraggio fosse uscito.


ANGOLO AUTRICE
Ecco a voi il secondo capitolo di questa storia. Teoricamente dovrei aver quasi finito la bozza della storia, ma non vi dirò quanti capitoli sono! :)
Scrivere questa storia mi sta facendo impazzire, vorrei scrivere una scena un po' hot, ma proprio non ci riesco: mi imbarazzo troppo ;-;
Comunque, vi aggiorno un po' sulla mia vita: ho superato lo scritto di giapponese! 221/300, credo sia un buon punteggio, anche se puntavo a molto di più :( per altre cose, vi terrò aggiornati. Ci vediamo al prossimo capitolo. Ciao ciao <3

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Capitolo 3
*** sfida? ***


Il più piccolo sembrò confuso. Non sapeva esattamente cosa rispondere. Era totalmente in imbarazzo per quella così improvvisa dichiarazione: non se lo sarebbe mai aspettato. Poi fissò negli occhi Kirino, notando il rossore che aumentava sul volto del più grande e poi decise di parlare.
-Senpai, perché. – chiese. -Perché io? Lo sai che a me, non piacciono i ragazzi… - disse sgranando gli occhi.
Kirino si sentì morire dentro. Lo sapeva perfettamente. Sapeva che adesso avrebbe rovinato tutto. -Scusami… - disse in imbarazzo. -Ti ho messo a disagio, io vado…
-Aspetta! – gridò. -Ti voglio rispondere come si deve!
Il rosa, annuì incerto. -Dimmi pure…
-Io non posso accettare i tuoi sentimenti. – disse sincero. -E poi, so che sembra una cosa brutale dato che so perfettamente della tua situazione… - abbassò gli occhi.
“ti prego, non dirlo…” disse nella sua mente, mentre guardava a fatica il minore, dato che gli occhi gli si stavano riempiendo di lacrime.
-Io ho una cotta per Aoi e so che anche a lei piaccio… - abbassò lo sguardo. -Volevo dirtelo, perché non volevo che ci rimanessi male come per…
Ma il minore non finì di parlare, che Kirino corse subito giù, chiudendosi nella stanza dei ragazzi del secondo anno, dove Hamano, Hayami e Kurama giocavano a carte. Lui però chiese loro di non rivolgergli nessuna parola e per rispetto non lo fecero, continuando la loro partita, mentre il povero Kirino, cercava di soffocare i suoi singhiozzi sdraiandosi sul suo futon. E poi si addormentò.
 
Verso le due di notte si svegliò e controllò il telefono. Tre chiamate perse da Shindou, cinque da Midori, due da Akane, zero da Kariya. Poi controllò i messaggi, aveva in realtà tutte le chat archiviate fatta eccezione proprio per il più piccolo, il cui unico messaggio era “ok, a dopo :P” mandato alle 16:30. Sospirò e poi uscì fuori al balcone, per rimanerci lì e farsi cullare dall’odore del mare, che era proprio a due passi dall’abitazione.
Ad un certo punto, sentì la porta del balcone aprirsi. Il ragazzo si girò di scatto, pensando fosse Kariya. Ma la “fortuna” fu dalla sua parte. Era Hikaru.
-Kirino Senpai, sei qui! – sorrise dispiaciuto il ragazzo. -Masaki mi ha raccontato tutto…
Il più grande roteò gli occhi. -Ah davvero? – alzò le spalle. -Sei qui per rinfacciarmi di essere stato rifiutato? – sbottò. -Sai, lo stesso destino potrebbe toccare anche a te! – disse senza tatto, per poi pentirsene subito. -Scusa… sono stato brusco…
-Che intendi dire con lo stesso destino?
-Intendo… - iniziò ancora in colpa. -Cioè, lui piace anche a te, no?
-Senpai, Masaki è il mio migliore amico! – disse serio. -E so che può sembrare strano, ma non ho mai avuto una cotta per lui!
Kirino sorrise. -Allora ti sei risparmiato un cuore infranto.
Il minore annuì dispiaciuto. -Comunque Masaki si sente in colpa…
-Per avermi rifiutato? Non penso abbia cambiato magicamente orientamento sessuale!
-No, intendo… - disse imbarazzato. -Ha detto che quelle parole non erano proprio quelle da dire…
-Kageyama, tranquillo. – sorrise il più grande. -Non importa, sono serio.
E poi tornò dentro, lasciando il più piccolo senza parole.
Il mattino seguente, i due si evitarono completamente. E così anche per i giorni successivi, fino all’ultimo giorno del ritiro. Ormai tutti avevano capito che tra i due era sorta della tensione, chi più e chi meno. Ovviamente le persone più vicine a Kirino, guardavano sempre male il povero Kariya e certe volte gli lanciavano delle frecciatine abbastanza taglienti. Ma nessuno dei due diceva niente.
Per Kirino, essere rifiutato da Masaki fu una batosta peggiore di quando fu rifiutato dal suo migliore amico. In fin dei conti, Kariya era il primo a cui aveva parlato di come fosse stato rifiutato dal suo migliore amico e proprio lui, lo aveva rifiutato allo stesso modo. Lo aveva ferito terribilmente, tanto che ogni sera tornava a casa tardi, proprio per evitare di incontrare il più piccolo.
Quell’ultimo giorno, i ragazzi erano stati avvisati dalla madre di Tenma, che si sarebbe tenuto un festival per salutare le vacanze estive ormai giunte al termine.
-Dai, Kirino! Vieni con noi, è l’occasione giusta per svagarti! – disse Midori, mentre abbracciava Ryouma.
-Sì, certo. Per farvi da terzo in comodo… - sospirò. -Anzi, da quinto… - si girò poi verso Shindou e Akane.
-Non sei per niente di troppo! – disse Ryouma. -Dai, facciamo a gara a chi vince più premi! – disse entusiasta.
-Sentite, vagherò da solo per il festival… - sorrise. -Non preoccupatevi per me.
Shindou gli mise una mano sulla spalla. -Sentiti libero di raggiungerci quando vuoi.
E il rosa annuì, mentre vedeva i suoi amici allontanarsi. Lui invece proseguì dal lato opposto, dove c’erano le bancarelle riservate al cibo. Subito fu attirato dal profumo dello zucchero filato, da una bancarella completamente vuota. Ma neanche a pensare che fosse vuota, che si scontrò contro qualcuno: era Kariya.
-Oh, ciao… - dissero insieme e poi abbassarono lo sguardo.
-Come va? – disse Kirino, guardando poi verso il venditore di zucchero filato, che stava preparando il dolce.
-Bene. – alzò le spalle. -Tu invece?
-Lo stesso… - disse cercando di non balbettare, per mostrarsi indifferente alla sua presenza.
E poi silenzio, finché l’altro uomo non tese a entrambi lo zucchero filato. -Ecco qui, uno rosa per il ragazzino imbronciato dai capelli turchesi ed uno turchese per il ragazzo imbarazzato dai capelli rosa! – sorrise lui.
I due ragazzi sorrisero. -Beh, io continuo a vedere le bancarelle. – disse il più grande.
-Vengo con te. – rispose l’altro. -Mi sono separato dagli altri per il momento, facevano troppo casino. – sorrise.
Il rosa sospirò e acconsentì. Però nessuno provò ad intraprendere alcun discorso, erano entrambi in silenzio, finché non arrivarono alla bancarella delle carpe. Qui a Masaki gli si illuminarono gli occhi.
-Sfida? – disse correndo vicino la vasca, prendendo un retino. E Kirino acconsentì. Non riuscì a dire di no a quel ragazzo così emozionato per uno stupido gioco.
I due si stavano divertendo, soprattutto Masaki, che stava stracciando palesemente il suo Senpai. A Kirino quella visione gli faceva veramente piacere. Avrebbe tanto voluto vederlo sorridere così ogni giorno, eppure, da quando si era dichiarato a lui, quando incrociava il suo sguardo era sempre cupo e triste. Probabilmente anche lui soffriva di non avere più la salda amicizia che avevano sviluppato.
Appena finì il tempo del gioco, i due si guardarono. Erano entrambi felici, felici di poter ridere e scherzare tra di loro come se non fosse successo nulla.
-Kariya, puoi dimenticare la mia dichiarazione? – chiese Kirino.
Il più piccolo ne fu molto sorpreso. -Perché? Io ti piaccio, o sbaglio?
-Mi piaci molto. – ammise il rosa, ormai senza imbarazzo. -Ma non voglio rovinare la nostra amicizia. Io ci tengo molto a te.
-Va bene. – alzò le spalle. -Anche io ci tengo… - poi si sentì vibrare il telefono.
-Rispondi, possiamo parlare dopo. – sorrise rassegnato, capendo subito di chi si trattasse e l’altro annuì.
-Aoi Chan! – rispose al telefono. -Ok, quindi ci vediamo lì! Rimani in chiamata, ti raggiungo tra poco. – poi staccò il telefono. -Scusami Senpai, è Aoi Chan. – disse felice. -Devo raggiungerla.
E Kirino annuì. -Ci vediamo, allora! – disse salutandolo, mentre il più piccolo era già partito per raggiungere la sua cotta.
Kirino fece un sospiro profondo. Era geloso, era geloso della fortuna sfacciata che Aoi aveva. Preso dalla tristezza e dalla forte rabbia, il ragazzo dai capelli rosa corse fuori dal percorso di bancarelle, trovandosi vicino ad una fontana. Decise di sedersi su una panchina e poi sentì una cosa che non avrebbe voluto sentire.
-Masaki Kun, volevo semplicemente dirti che… riguardo a ciò che mi hai detto prima, accetto. – era la voce di Aoi.
-Veramente? – il tono di voce del ragazzo era felice. -Aoi Chan, non sai da quanto tempo aspettavo questo momento!
Riconoscendo la voce del suo “amico”, Ranmaru si senti la gola prosciugarsi ed il cuore battere forte. Le lacrime non cessarono di scendere. Ormai aveva perso completamente. Masaki si era fidanzato con una ragazza, con una del suo stesso anno. E a Kirino questo faceva male. Senza indugiare oltre, si sciolse le sue tipiche due code, lasciando gli elastici per terra, e poi scappò via, attirando l’attenzione dei due fidanzati. Non riuscirono a vederlo, però Masaki riconobbe gli elastici.
Kirino tornò al dormitorio contemporaneamente ai suoi quattro amici. Loro subito si resero conto che il ragazzo aveva stranamente i capelli sciolti.
-Che è successo? – disse Shindou avvicinandosi al suo amico, notando i segni delle lacrime sul suo volto.
-Volevo nascere donna… - disse piangendo come un bambino, quasi urlando.
Akane, che sembrava sopportare poco il migliore amico del fidanzato, gli si avvicinò e lo abbracciò per prima. Subito dopo lo fece anche Midori. Entrambe cercarono di consolare l’amico che piangeva disperatamente.
Qualche minuto dopo, Masaki e Aoi, arrivarono al dormitorio giusto in tempo per sentire il rumore delle lacrime di Kirino. Il ragazzo fece cenno alla neo fidanzata, di aspettare con lui fuori, prima di entrare. Sentire però, quelle lacrime dovute a lui, spezzò il cuore del ragazzo.
 
ANGOLO AUTRICE
Ecco qui il terzo capitolo. Povero Ranmaru, lo sto facendo soffrire molto in questa storia e credo che continuerò in questo modo per almeno più della metà della storia ahaha. Spero vivamente che vi possa piacere come storia, ci sto mettendo molti sentimenti scrivendo il tutto.
Comunque, adesso pubblico il capitolo e poi mi reco a godermi la finale dei mondiali di pallavolo :3 Spero vivamente che sia l’Italia a vincere, adoro un sacco i giocatori della nazionale.
Comunque, al prossimo capitolo! Ciao ciao amici! <3

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Capitolo 4
*** compiti ***


Si dice che i sogni riflettano i propri desideri più profondi e nascosti, ma a volte possono anche essere causati dalla suggestione di episodi recenti, che sono rimasti vividi nella propria mente. Belli o brutti che siano.
Quella notte Kirino fece un sogno abbastanza strano. Sognò di avere un seno non troppo prosperoso e i capelli ancora più lunghi di quelli che aveva. Era bassina, ma nonostante ciò era carina. In quel sogno, c’era un ragazzo leggermente alto quanto lei che le si dichiarava. Quel ragazzo era proprio Masaki Kariya. Durante quella proiezione data dalla sua mente, Ranmaru si sentiva felice. Poteva prenderlo per mano senza sentirsi un problema. Era certo che se fosse nato in un corpo femminile, probabilmente Kariya si sarebbe innamorato di lui.
La mattina seguente, si svegliò con la sensazione delle lacrime sul suo volto, ma in realtà i suoi occhi erano ormai prosciugati e arrossati per aver pianto tutta la notte nel sonno. Poi andò vicino allo specchio e guardò i suoi capelli che tanto amava, poi passò al suo fisico snello, ma privo di alcuna forma. Kirino non era una donna. Non si sentiva tale e mai lo sarebbe stato. Era un ragazzo in tutto per tutto. Si sentiva perfettamente a suo agio con il suo corpo. Lui era un ragazzo gay con la cotta per uno stupido ragazzo etero che non si era minimamente reso conto dei sentimenti del suo amico.
Preso dalla rabbia, tirò delle forbici dal suo zaino e prese un respiro. Poi senza pensarci ulteriormente, fece un taglio netto ai suoi capelli. Ora non erano più lunghi. Ma li voleva più corti. Di più. Sempre di più. Alla fine, iniziò a singhiozzare rumorosamente appena si rese conto di quello che stava facendo: ormai la sua bellissima chioma rosa era diventata un taglio asimmetrico che arrivava poco più sopra del collo. Si era subito pentito di quello che aveva fatto e vedere tutti i capelli per terra non lo aiutarono.
E poi, la porta si aprì. Nella stanza entrò una Midori abbastanza inferocita. -Lo sapevo che stavi facendo una cazzata, Kirino! – evitò di gridare, ma il tono severo fece sussultare il ragazzo. -Noi ci troviamo letteralmente nella stanza sotto la vostra e sentivo scalpitare da sopra. Non volevo vederti fare così. – disse con le lacrime agli occhi. Seto Midori che piangeva? Nessuno l’aveva mai vista in tali condizioni. Una ragazza così matura e schietta, sempre pronta a supportare i propri amici con gli occhi di lacrime faceva uno stranissimo effetto.
-Non ho resistito… - singhiozzò.
-Il tuo pianto non mi ha fatto dormire. – sbottò lei, avvicinandosi al suo amico per poi abbracciarlo. -Scusami, è colpa mia. – disse dispiaciuta, asciugandosi le lacrime.
Il ragazzo sussultò a quelle parole. -Non devi scusarti…
-Sì invece! Io non sapevo di Aoi, l’ho scoperto poco fa da Akane a dire il vero! E ti ho spinto a dichiararti per paura che Hikaru fosse il tuo rivale e… - e tornò nuovamente a piangere.
-Midori, tranquilla. Non sono arrabbiato con te! – la tranquillizzò, abbracciando l’amica. Provò a parlare nuovamente ma si beccarono una cuscinata in faccia da parte di Hamano appena sveglio.
-Midori San sta tradendo Ryouma! – disse Hamano con il fare sfottente di un bambino. -Ah, no! Impossibile perché la persona in questione è Kirino. – e poi ridacchiò.
-Scemo! – rispose Kirino, tirando indietro il cuscino che questa volta colpì il povero Shindou che si svegliò con gli occhi lucidi probabilmente poiché passò tutta la notte a pensare alla sofferenza provata dal suo migliore amico.
-Che ho fatto io? – piagnucolò, lanciando il cuscino ad Hayami che poverino, stava ancora dormendo e che appena fu colpito da quella cuscinata lanciò un lamento che ovattato dall’oggetto, sembrò più che altro il muggito di una mucca.
E come se quello strano verso fatto dall’occhialuto fosse il fischio di una partita, iniziò una catena, quella diventò una vera e propria battaglia di cuscinate che durò fino a quando non furono richiamati per dover partire verso casa.
Quella lunga vacanza, poteva finalmente dirsi conclusa. Kirino poteva salutare quell’isola e dire addio a quei ricordi spiacevoli. Una volta a casa, avrebbe cancellato ogni memoria di quel ritiro e avrebbe trovato una nuova persona che poteva interessargli e magari tornare nuovamente amico di Kariya. Il tragitto sull’aereo non fu molto lungo in realtà. Fortunatamente vicino a lui si sedettero Shindou e Midori che riuscirono a farlo ridere, per questo il viaggio di ritorno non gli pesò per niente: anzi, riuscì a non avere alcun contatto con il ragazzo che lo aveva rifiutato. Quel piccoletto si era seduto semplicemente avanti con la sua fidanzatina.
 
Tornati finalmente a Tokyo, i ragazzi tornarono tutti allegri alle loro rispettive abitazioni per potersi riposare con le loro famiglie per le ultime due settimane di vacanze estive. Kirino decise tranquillamente di riposarsi, anche perché poco prima del ritiro aveva finito tutti i compiti delle vacanze, poteva ritenersi tranquillo.
Niente compiti, niente Kariya, niente problemi. Solo lui, il suo condizionatore, il suo letto ed i suoi amati libri.
Relax.
La cosa più rilassante era che, quelle ultime settimane di agosto, nella capitale giapponese era finalmente arrivato il periodo delle piogge forti. Questo voleva dire: ancora più relax. Solo lui poteva sapere quanto amasse il rumore di quella pioggia che segnava la fine dell’estate. Gli trasmetteva felicità assoluta. Non avrebbe permesso nessuno di infastidirlo quei pochi giorni. Soprattutto mentre leggeva di quel misterioso ragazzo biondo, della saga di libri che stava leggendo in quel momento. Se ne stava perdutamente innamorando nel proseguire quella lettura. Che l’innamorarsi di un personaggio così surreale, l’avrebbe spinto a non innamorarsi più per il momento? Sarà, ma grazie a lui sembrava star già dimenticando quel nanerottolo dispettoso.
L’unico aspetto negativo di quegli ultimi giorni erano i capelli. Non era abituato a vedersi con i capelli corti. Gli mancavano terribilmente le sue due code che lo caratterizzavano così tanto. Si era sentito in colpa e non vedeva l’ora di vedere i suoi capelli ricrescere.
Passò una settimana. Non aveva sentito nessuno dei suoi compagni durante quei giorni, neanche Takuto o Midori. Si era chiuso in casa proprio per evitare ulteriori seccature. Ma proprio due giorni prima l’inizio della scuola, il telefono gli squillò. Era Kariya.
Kirino sussultò. Perché proprio lui?! Era indeciso sul rispondere o meno a quella chiamata. Prese il telefono in mano e lesse il nome con cui l’aveva memorizzato qualche giorno prima Midori, per la rabbia che provava nei suoi confronti: “Senza un minimo di gusto”. Il rosa deglutì e decise di rispondere, ma mentre prese coraggio per rispondere, Kariya terminò la chiamata. E come non dargli torto, Kirino ci stava mettendo secoli a rispondere.
-Cavolo… - si maledisse. -Adesso penserà che io sia ancora incazzato con lui, cioè non lo sono mai stato, ma secondo me penserà questo. Devo richiamarlo assolutamente. – disse digitando di nuovo il suo numero, ma poi si ritrovò a camminare avanti e dietro per la stanza, iniziando a pensare a cosa potrebbe andare storto in quel momento. -No, aspetta. Così penserà che io provi ancora qualcosa per lui. Questo non deve succ…EDERE! – gridò, quando il telefono iniziò di nuovo a squillargli. Questa volta decise di non farlo attendere. -Forza Ranmaru, ce la puoi fare! – disse cercando di incoraggiarsi e poi aprì la chiamata. -Ciao, Kariya! Dimmi! – e si spiaccicò la mano sulla fronte, per il modo da sfigato in cui aveva risposto.
-Senpai… - tirò su con il naso, sembrava star piangendo.
-Che succede? – chiese incerto cercando di non far trasparire emozioni, ma non ebbe risposta se non un singhiozzo. Questo fece preoccupare di più il maggiore. -Kariya, tutto bene?
-Teoricamente no… - disse con voce roca.
-Sei a casa? – disse il più grande infilandosi subito una maglia e un pantalone per uscire.
-Sì… - disse con un po’ di ritardo. -Ci sono solo io… i miei genitori non ci sono…
-Non dire altro, sto arrivando! Mi spiegherai appena arrivo da te. – chiuse la chiamata e poi corse con la sua bicicletta fino a casa del più giovane, mentre la pioggia cadeva velocemente. Kariya in realtà non lo aveva mai invitato dentro casa sua, ma solo fino al cortile. Quindi sapeva che strada fare per andare a casa sua.
Appena arrivò, andò subito verso il citofono per far aprire la porta dal più piccolo. Quando vide sull’uscio della porta la figura del ragazzo coperto da un’enorme coperta in pile, non riuscì a trattenere la risata. Sembrava un fagottino, era troppo tenero.
-Non ridere di me… - si lamentò il più piccolo.
-Scusa, ma vederti in quel modo senza preavviso… eri troppo buffo, non posso farci niente. – si avvicinò, scompigliandogli i capelli e poi si accomodò dentro casa.
-Non ti sopporto. – disse lui, tirando su con il naso. E questo portò Kirino a ricordarsi la ragione per la quale aveva deciso di catapultarsi a casa sua. Il ragazzo che gli piaceva lo aveva chiamato piangendo poco più di un quarto d’ora prima.
-Comunque, al telefono… - iniziò a farfugliare. -stavi piangendo?
Il minore roteò gli occhi e poi gli diede un leggero colpetto sulla spalla. -Perché dovrei piangere? – sorrise e poi si andò a sedere sul divano.
-E allora perché cavolo mi hai chiamato mentre mi godevo i miei ultimi giorni di vacanza? – sbottò lui, visibilmente infastidito.
-Devi salvarmi… - disse disperato il più piccolo.
-Da cosa? – chiese inquietato l’altro.
Masaki però prese dal tavolo una pila di fogli. -Salvami dalla scuola, ti prego! – lo supplicò. -Io ho già fatto inglese, ma matematica proprio non mi entra in testa… sono una frana con queste cose.
Kirino prese un respiro profondo e poi si voltò dall’altro lato. Si era preoccupato inutilmente per quello stupido bambinetto. Pensava (sperava) si fosse (finalmente) lasciato con Aoi. Ma ovviamente, quello stupido aveva intenzione di sfruttare i suoi sentimenti per ottenere quello che voleva. E questo per Ranmaru era davvero contro il suo orgoglio.
-Io vado. – sbottò roteando gli occhi, ma poi il minore gli prese la mano. Kirino sorrise involontariamente, ma poi, prima di voltarsi da lui, cercò di tornare serio pronto a iniziare un litigio con lui. -Kariya, non ho intenz…
-Senpai, ti prego aiutami… - sussurrò totalmente con le gote arrossate. Ma non erano rosse per l’imbarazzo o altro. Quel rossore era dovuto ad altro. Il maggiore senza indugiare, mise la sua mano sulla fronte dell’altro. Ora capiva perché aveva la coperta in pile addosso da quando era arrivato, di quel suo tirare continuamente dal naso e dagli occhi rossi. Il ragazzo che gli piaceva non stava piangendo, non aveva il cuore spezzato: aveva semplicemente la febbre e sembrava anche essere alta. Come poteva essere stato così stupido da non essersene accorto.
-Andiamo, dove si trova la tua camera. – disse caricandosi il più piccolo sulle sue spalle.
Masaki era debole in quel momento, ma era contento della presenza del suo Senpai. Mentre lo portava nella sua stanza, decise di stringerlo forte per paura di cadere, nonostante avesse paura di far fraintendere qualcosa al suo amico.
-Siamo arrivati… - sussurrò poi, all’orecchio del più grande che si sbrigò a portare il minore sul letto.
-Senti, starò qui finché i tuoi genitori non arriveranno. – lo guardò. -Ma non pensare assolutamente che cederò nel farti i compiti! – sbottò lui.
Il minore annuì tristemente. In realtà provò a rispondere, ma probabilmente non ci riuscì per via del mal di gola forte. E qui Kirino si intenerì ulteriormente e sorrise appena il più piccolo chiuse gli occhi.
-Almeno metà? – chiese lui, sforzando la voce.
-Scusami Kariya, perché non li hai fatti prima?
-Io sono troppo lento e tutte quelle lettere e numeri mi disturbano, non hanno un minimo di senso. Non capisco nulla… - sussurrò.
-Aoi? Non puoi farti aiutare da lei?
L’altro aprì gli occhi e provò a parlare, ma poi si girò dall’altra parte del letto. Sicuramente era successo qualcosa tra quei due, e Masaki non sembrava tanto in vena di raccontarlo. Kirino sorrise dispiaciuto e gli accarezzò la testa.
-Ho capito… - disse dolcemente, mentre sistemava la coperta del minore. -Ti farò qualche logaritmo.
Non ricevette nessuna risposta, quindi senza indugiare oltre, prese il fascicoletto degli esercizi del suo amico e si posizionò sulla scrivania. Kirino era veloce nel risolverli, tanto che in dieci minuti concluse tutta la prima pagina degli esercizi. Ne andava fiero della sua velocità e della sua bravura. Gli piaceva molto risolverli e non si sforzava neanche. Si immergeva completamente nel calcolo e cercava di ignorare i rumori che potevano distrarlo.
-Sei veloce, eh… - disse con voce sensuale Kariya, che gli si era avvicinato senza fare rumore.
Il più grande rabbrividì e diventò rosso. Quante volte in sogno aveva sentito quella frase così tanto maliziosa. Sentirla dire dal vivo, anche se non in contesto erotico, faceva un altro tipo di effetto. Fortunatamente il minore non si accorse della reazione di Ranmaru.
-Comunque, ci siamo lasciati, ecco perché. – disse il più piccolo. Kirino rimase a bocca aperta.
-Che intendi dire?! – rispose, cercando di celare la sua gioia in un falso dispiacere.
-Quello che ho detto… - sorrise innocentemente.
Ranmaru si alzò in piedi e lo guardò. Certo, era felice, ma non era il caso di darlo a vedere. Piuttosto, sarebbe stato meglio se in qualche modo lo avesse consolato. Gli mise le due mani sulle sue spalle.
-Parlami pure, sfogati quanto vuoi. – disse, guardandolo dritto negli occhi.
Il minore sorrise, contento della presenza del suo amico e poi si andò a sedere sul letto. Invitò anche il più grande, in quel momento lo voleva vicino a lui. Rimase in silenzio.
-Dovrei darti molte spiegazioni in realtà…  - sorrise mentre chiuse gli occhi. -Ma andrò dritto al sodo dato che questa febbre mi sta confondendo in un modo terribile le idee.
-Tranquillo, cercherò di capirlo.
-Aoi è omofoba. – disse schietto.
Kirino ne fu sorpreso da quanto detto, si sarebbe aspettato qualsiasi cosa, ma quell’affermazione lo lasciò particolarmente sorpreso. -Veramente?
E il minore annuì. -Ha parlato male di te. Ha detto che era veramente un peccato per te il tuo essere gay, dato che sei carino… - arrossì leggermente. -Poi ha iniziato a definirti sfigato per esserti dichiarato a me. Che non avevi speranze contro di lei e cose del genere.
Kirino sospirò. Lo sapeva perfettamente di non avere alcuna speranza con Masaki, ma sentirlo dire e sapere che qualcuno lo avesse pensato lo feriva ancora di più. -L’hai lasciata veramente per questo?
Lui annuì. -E anche perché… i miei genitori sono entrambi uomini… sarebbe orribile se decidessi di stare con una tipa del genere. - sorrise.
-Veramente? Non lo sapevo! – sorrise, ma poi si incupì. -Questo vuol dire che…
-Sono stato adottato.
-Oh… - disse lui.
-Non l’ho mai detto a nessuno perché avevo paura di sentire commenti del genere su di loro, mi ferirebbe tantissimo. Sto benissimo con loro, sono cresciuto perfettamente e mi hanno insegnato a vivere con una mentalità aperta. Sono lieto che loro abbiano scelto tra tanti proprio me. – disse orgoglioso. -Sono contento di aver lasciato Aoi. Non era degna di far parte della mia famiglia!
Kirino lo guardò sorridendo. -Sei felice ora? – chiese.
Il minore rimase zitto un attimo e poi guardò, osservò attentamente il suo Senpai. Kirino diventò subito rosso nell’essere mangiato con lo sguardo dal ragazzo che gli piaceva così tanto. Poi si sentì i polsi presi dalle mani del più piccolo. Sussultò.
Con la forza Kariya lo spinse sul letto e si mise sopra di lui. I due si guardavano, si stavano letteralmente mangiando con gli occhi. Kirino si sentì il cuore battere dalla gioia.
-Mi dispiace per i capelli Senpai… - disse sfiorando con le dita alcune ciocche mentre osservava il delicato volto del ragazzo. -Dei tuoi sentimenti per me, però, non voglio far finta che non siano mai esistiti, voglio continuare a vivere nella certezza che provi qualcosa di vero per me, almeno tu. - Poi iniziò ad avvicinarsi sempre di più al suo volto, come se lo stesse per baciare. Si avvicinava, sempre di più e molto lentamente. Kirino era pronto a dare quel bacio, lo stava aspettando con tutto sé stesso. Era felice, finalmente Kariya stava accettando i suoi sentimenti. Chiuse i suoi occhi e aspettò poi quel contatto, quello che sarebbe stato il suo primo bacio. Ma il bacio, non arrivò: Masaki si era addormentato e invece di posarsi sulle labbra del maggiore, aveva finito per “baciare” il suo cuscino, mentre i due corpi aderivano l’uno con l’altro. Kirino sorrise e guardò il più piccolo, ormai completamente trasportato dal sonno. Lo scostò da sopra il suo corpo per poi lasciarlo sdraiare completamente sul letto, in fin dei conti il più piccolo aveva bisogno di dormire. Lo guardò ancora un po’ e poi decise di andare via. Ormai era sera. Prese i compiti del suo “amico” e andò via da casa, ancora con il cuore colmo di gioia.
Mentre usciva dal cancello, si scontrò con una coppia di due ragazzi relativamente sulla ventina. Si scusò di fretta per poi correre nuovamente verso casa sua, dimenticandosi addirittura della sua bici.
Doveva assolutamente saltare di gioia per tutta la stanza, doveva sfogare tutte quelle sue emozioni positive in qualche modo.
La prima cosa che fece appena arrivò, fu quella di prendere il libro della narrazione del suo principe biondo e iniziò a raccontargli tutta l’esperienza di quel breve pomeriggio passato con il ragazzo per la quale provava così forti sentimenti.
-Sai, forse entro qualche giorno io e lui potremmo ritenerci qualcosa in più di semplici amici! – disse baciando la copertina del libro, per poi chiudere di nuovo gli occhi.
 
Gli ultimi giorni di quelle vacanze, decise di intrattenersi per fare i compiti del ragazzo che gli piaceva, voleva renderlo felice. Se lo meritava perfettamente. E così, il giorno del rientro a scuola, lo aspettò all’entrata.
-Senpai! – lo salutò il minore con un sorriso, mentre guidava la bici del maggiore.
Kirino sussultò. Sembrava che non ci fosse alcun tipo di tensione tra i due. -Kariya! – sorrise porgendogli i compiti.
Il minore scese dalla bicicletta e iniziò a saltare di gioia. -Alla fine gli hai fatti! Ti adoro, non ci speravo più! Avevo paura che in questo modo avrei saltato gli allenamenti per le lezioni supplementari obbligatorie! – disse felice. -Te ne sono grato!
E poi fece per avanzare dentro l’edificio scolastico per lasciare il suo zaino in classe e recarsi subito al campo di calcio per l’allenamento mattutino. Kirino però lo richiamò, con il cuore che batteva forte. -Riguardo a quello che è successo quel giorno… - iniziò. -Cosa dovrei pensare? – arrossì leggermente.
Kariya lo guardò stranito. -Che intendi? – ridacchiò. -Ah, giusto! Mi ricordo che quella volta mi sono addormentato mentre ti parlavo di quella stronza!
Il ragazzo dai capelli rosa non sapeva che cosa dire. Era sorpreso dalla reazione del più piccolo: non si ricordava genuinamente di ciò che qualche giorno prima era accaduto. Non si ricordava più del quasi bacio, delle parole che Masaki gli aveva detto. E tutto questo faceva male, molto male.
-Senpai, che ci fai lì fermo? – chiese euforico il più piccolo. -Andiamo, dai!
Kirino deglutì, provava troppe emozioni in quel momento: dall’imbarazzo alla rabbia. Voleva semplicemente mettersi a piangere, era totalmente infuriato. Ma anche triste e deluso. Lui ci sperava, ci sperava con tutto sé stesso che ciò che accadde quel giorno fosse tutto vero e che si sarebbero fidanzati, ma Masaki era un tale idiota che aveva deciso di dimenticare completamente l’accaduto.
Provare amore era un pessimo sentimento.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Sì gente, ho deciso di affrettare i tempi e di pubblicare la storia il più velocemente possibile, dato che in realtà ho già finito tutto il racconto! ^-^ Dovrebbero esserci altri quattro capitoli. Per adesso godetevi il quarto capitolo, che da un momento di gioia si è trasformato subito in un momento di estrema tensione. Proprio ora che le cose stavano andando per il filo giusto. Stupido Masaki e la sua memoria orribile.
Comunque a questo punto dovreste aver compreso da quale anime sto prendendo ispirazione (più o meo però eheh).
Ah, la nazionale italiana di pallavolo ha vinto i mondiali, sono così fiera di loro! Chissà quando riusciremo a vincere i mondiali di calcio anche noi! Detto ciò, le cose che avevo da dire sono concluse per il momento! Quindi, andando ai saluti: spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Se vi va fatemi sapere i vostri pareri! A presto cari lettori!

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Capitolo 5
*** sogno ***


-Kirino Senpai, si può sapere dove stai andando? Abbiamo gli allenamenti! – gridò Kariya, camminando pochi passi distante dal più grande che proseguiva a passi svelti nel corridoio. Ma Kirino decise di ignorarlo totalmente, in quanto si sentiva offeso da ciò che aveva fatto il più piccolo. Come immaginava, aveva giocato con i suoi sentimenti, lo aveva totalmente illuso. Non voleva crederci, si sentiva tradito. Ranmaru era certo di poterlo considerare una persona di totale fiducia, per questo motivo si era dichiarato a lui. Eppure eccolo qui: il più piccolo lo aveva sfruttato per i compiti. Gli faceva una tale rabbia, tanto che i suoi passi, pesanti come non mai iniziarono a rimbombare per tutto il corridoio.
Si fermò poi di colpo, trovandosi il più piccolo sbattere alla sua schiena ancora con i fogli dei compiti delle vacanze in mano che gli aveva svolto in quei suoi ultimi giorni di pace. Il rosa si voltò infuriato e decise di riprenderli con la forza.
-Che hai intenzione di fare? – sgranò gli occhi. Kirino non disse nulla, ma avanzò vicino alla finestra e uscì il braccio che manteneva quei fogli, mentre Kariya continuava a fissarlo terrorizzato da quello che voleva fare.
-Chiedimi scusa! – gridò infuriato.
-Per cosa?! – chiese spaventato ma principalmente confuso l’altro. A quella domanda Kirino stropicciò con la forza gli esercizi che aveva svolto per lui.
-Me le devi delle scuse!
-Ok, Senpai! Per qualsiasi cosa ti abbia fatto, mi dispiace terribilmente! Non lo farò più!
E a quella frase, gli occhi di Kirino iniziarono a bruciare. Possibile che quel piccoletto del primo anno avesse dimenticato completamente tutto? Che quello accaduto in camera sua due giorni prima fosse una semplice strategia per fargli fare i suoi compiti? Lo aveva di nuovo illuso, aveva giocato con i suoi sentimenti. E Ranmaru ci era rimasto malissimo. Doveva immaginarlo, Masaki era quel tipo di persona. Eppure avrebbe dovuto saperlo dall’inizio: a quel ragazzino piaceva mentire. Vai a vedere che aveva mentito anche per quanto riguarda l’aver lasciato Aoi e stavano ancora insieme di nascosto a lui. Era tutto un suo piano malefico per farlo soffrire ancora di più.
-Io veramente, non ti sopporto. – disse facendo cadere i compiti delle vacanze dalla finestra.
Il più piccolo gridò e si affacciò. -No! – e poi si girò verso il più grande. -Grazie tanto per avermi dato un po’ di speranza e per averla distrutta in meno di cinque minuti! – piagnucolò. -Ora dovrò perdermi per un sacco di tempo gli allenamenti.
-Poco importa. – sbottò il più grande, dirigendosi verso la sua classe. Proprio Masaki, che lo aveva completamente illuso, si era permesso di dirgli che gli aveva distrutto la sua speranza. Che cretino. E neanche lo stava seguendo per scusarsi o quanto meno per parlargli e chiarire.
Andò a sedersi nella sua classe completamente vuota e priva di persone, era il primo arrivato fortunatamente. Poteva sfogare tutta la sua frustrazione da solo. Subito dopo arrivarono anche gli altri suoi compagni di classe, tra i quali uno Shindou abbastanza preoccupato che cercava i capelli rosati di Ranmaru, che non appena lo vide, andò subito a sedersi al suo solito posto dietro al suo migliore amico.
-Perché non sei venuto? – chiese.
-Dove? – rispose Kirino, con la faccia sul banco.
-All’allenamento!! Oggi non c’era neanche Kariya. – disse con tono malizioso, ma nel vedere la pessima cera di Kirino, tornò di nuovo con la sua tipica espressione seria e soprattutto calma. -Successo qualcosa?
Kirino alzò la testa e al solo pensiero di quel ragazzo fece una smorfia disgustata e piena di risentimento. Shindou riuscì a capire che fosse accaduto qualcosa tra i due, ma non voleva infierire oltre. Era palese che il rosato stesse soffrendo.
-Vorrei evitare di parlarne… - sospirò. -Anzi, sai cosa? Adesso vado in infermeria, ho la testa che mi scoppia. Puoi consegnare tu i miei compiti al professore? – chiese alzandosi. Il suo amico, senza dire niente si limitò ad annuire in silenzio e seguì con lo sguardo il suo amico d’infanzia finché non uscì completamente dalla classe.
 
In infermeria andò subito a sdraiarsi sul lettino. Voleva riposarsi un po’. Ma ogni volta che chiudeva gli occhi, andava a finire che pensava a Masaki. Che rabbia che gli faceva quel ragazzo. Avrebbe dovuto perdere assolutamente l’interesse che provava per lui. Ci pensava in continuazione, di come quel cretinetto aveva preso in mano il suo cuore a tal punto da manipolarlo così. Per Takuto non aveva sofferto in quel modo, solo l’inizio. Ma il suo migliore amico non si era mai permesso di trattarlo così terribilmente. La parola esatta per descrivere il comportamento del più piccolo era effettivamente crudele. Solo una persona cattiva e senza scrupoli, poteva minimamente pensare di sfruttare a proprio vantaggio i sentimenti ingenui di un povero ragazzo innamorato. Ormai Ranmaru doveva ammetterlo, quel comportamento tenuto dal ragazzo che gli piaceva era quello di un perfetto manipolatore narcisista. Doveva in qualche modo allontanarsi da lui. Doveva spegnere tutti i sentimenti che provava, altrimenti nel seguire il suo amato, si sarebbe completamente autodistrutto per il tanto dolore.
Dopo circa una mezz’oretta passata lì, a pensare a tutto il suo dolore sentì una voce provenire dal corridoio, intenta ad avvicinarsi sempre di più alla piccola stanza dell’infermeria. I passi erano di due persone che camminavano probabilmente affiancate, anche se con un ritmo abbastanza differente. La porta ad un certo punto si aprì.
-E per finire, questa Sensei, è l’infermeria! Qui potrai trovare medicine per ogni malanno e studenti scansafatiche – “tra cui io”, avrebbe voluto dire- che decidono di saltare le lezioni per fare una bella dormita giustificata.  – disse con una risatina scherzosa aprendo la porta Midori, che sobbalzò appena vide il suo amico alzarsi per compostezza dal lettino. -Kirino che succede?
Il rosa sorrise timidamente, sapendo che la ragazza avesse già compreso tutto. Midori era parecchio abile nel capire le situazioni e nonostante l’aspetto era la più empatica del loro gruppo di amici, come se fosse una sorella maggiore nel gruppo, che si prendeva cura (anche se molto spesso in maniera severa) dei suoi fratelli minori molto imbranati. -Sato San, questo ragazzo chi è? Uno degli alunni che salta le lezioni a scuola? – chiese il professore, mostrandosi per la prima volta a Kirino. Era un uomo dal volto angelico e con i capelli biondi, lunghi. Lo aveva già visto, forse come allenatore durante una partita con una squadra avversaria. Kirino arrossì di colpo iniziando a sorridere come uno scemo, sembrava proprio l’eroe del suo libro e ovviamente il nostro Ranmaru si prese un bel colpo di fulmine imminente per il nuovo professore.
-Ah, lui è nell’altra classe ed è uno dei difensori più forti e più esperti della squadra! Il suo nome è…
-Kirino Ranmaru! È un piacere conoscerla! – si presentò incantato dalla bellezza dell’uomo, che gli sorrise dolcemente. Nel mentre, la rossa guardava con disgusto quell’interazione tra i due. Solitamente sarebbe stata indifferente oppure avrebbe accennato un sorriso di circostanza, ma aveva capito perfettamente che l’atteggiamento del suo amico era forzata da “forze maggiori” AKA Masaki Kariya.
-Ciao Ranmaru Kun, io sono l’allenatore che sostituirà per circa un mese Endou, dato che è dovuto partire in Italia per andare a trovare un suo vecchio compagno di squadra. Mi chiamo Afuro Terumi, ma puoi semplicemente chiamarmi Aphrodi Sensei. – poi decise di sedersi su una sedia affianco a lui, portandosi all’altezza degli occhi del giovane, per farlo sentire più a suo agio. -Perché ti trovi qui in questo momento?
“È anche premuroso!” pensò già innamorato il ragazzo, beccandosi un’altra occhiataccia da Midori. -Avevo un forte mal di testa e tante idee confuse, ma adesso ho riposato un po’ e mi sento già meglio! Ma quel che è più importante: ho finalmente compreso tutto! – disse con un sorriso stampato sul volto.
Il biondo sorrise. -Bene allora, ti voglio all’allenamento dopo le lezioni! – sorrise mentre si alzava. -Sato San, se vuoi puoi rimanere con il tuo amico finché non si sarà rimesso in sesto, va bene?
La ragazza annuì. -Certo, per me non è un problema!
-Allora a dopo ragazzi! – disse, uscendo dalla stanza.
Midori, prima osservò con aria diffidente quel professore andare via e poi diede uno sguardo fulmineo al suo amico. -Allora? Mi spieghi cos’è successo?
-Quel professore è un figo! Per caso sai se è sposato?
La ragazza non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, nonostante fosse contrariata dall’atteggiamento del suo amico. -Sinceramente non ho visto nessuna fede. Ma suppongo abbia un sacco di ammiratrici e ammiratori! – disse riflettendo. -Comunque non mi hai detto perché sei qui? Avanti, racconta. Sono qui per ascoltarti!
-Mal di amore, ma Aphrodi è riuscito a curarmi! – sospirò.
A quel punto, la ragazza fece una smorfia disgustata. Sicuramente doveva essere accaduto qualcosa con Kariya. E adesso Kirino stava delirando, era totalmente impazzito.
-Va bene… - disse. -Allora io torno dagli altri, a lezione… ci vediamo dopo agli allenamenti… - accennò un sorriso falso, ma Kirino non ci pensò. Era ormai troppo intento a pensare alla figura di quel nuovo professore. Era palesemente il suo tipo ideale e in quel momento aveva iniziato a ringraziare qualsiasi entità superiore per avergli mandato un uomo così affascinante in quel momento così drastico della sua vita, pronto a fargli dimenticare ogni sofferenza.
 
Arrivò l’ora dell’allenamento e il professore si presentò a tutta la squadra, tranne ovviamente il povero Kariya che era l’unico della sua squadra rimasto ad ascoltare le lezioni di recupero della professoressa che non volle ascoltare per nessuna ragione la scusa del “qualcuno mi ha lanciato i compiti che non avevo lo stesso svolto per conto mio dalla finestra e li ho persi”. Aphrodi era piaciuto praticamente a tutti, ma Kirino sembrava andare pazzo per lui. Aveva intenzione di farsi vedere in ottime condizioni durante l’allenamento, voleva dare il meglio di lui e ricevere soprattutto dei complimenti per la figura che stava facendo.
-Vedo che ti sei ripreso rispetto a prima! – si complimentò il professore.
-Sì! – rispose lui, sorridente.
Midori più guardava quei due, più si sentiva disgustata. Lo sapeva, ne era certa. Tra Kirino e Kariya era palesemente successo qualcosa, che aveva fatto scattare quel momento di pazzia al più grande. Doveva indagare, scavare affondo in quella situazione e aiutare il suo amico ad uscire da quel momento di estrema follia, dato da quella penosa infatuazione che aveva preso per quel professore dai tratti angelici. Si stava comportando peggio di Akane, quando ancora non si frequentava con Shindou e questa cosa era altamente irritante.
-Professore, a dire la verità, mancherebbe ancora un ragazzo della squadra, che sta facendo i corsi di recupero! – disse Midori, avvicinandosi al nuovo allenatore causando una smorfia del rosato, che in quel momento stava chiedendo un “consiglio” al nuovo allenatore.
-Oh… - sorrise. -Allora Sato San, ti va di andarlo a chiamare? Puoi dire che gli do il permesso di uscire qualche minuto prima!
-Certo! – disse fingendo il sorriso e poi voltandosi dall’altro lato corse subito a chiamare Kariya, anche se in realtà non sapeva esattamente dove fosse l’aula per i ragazzi del corso di recupero. Girò per tutta la scuola, aprendo tutte le classi, perfino quelle dei vari club senza alcun risultato. Poi passò ai piani superiori e finalmente, dopo circa tre minuti di ricerca aprì la classe dove il difensore più giovane della squadra stava ascoltando le noiose lezioni di recupero.
-Kariya Masaki, il nuovo allenatore ti cerca! – gridò entrando nell’aula, dove il povero ragazzo era solo. Midori scoppiò a ridere. “ben gli sta!” pensò, nonostante non sapesse di cosa fosse colpevole in quel momento. Ma quella punizione calzava a pennello per uno stupido playboy.
-Ha il permesso quindi? – chiese la professoressa Haruna, palesemente stanca, che doveva dare obbligatoriamente delle lezioni di recupero di matematica al ragazzo.
-Sì!
E lei sorrise, provocando un mega sorriso anche da parte del ragazzino. -Vai pure, Masaki Kun!
Il ragazzo esultò di gioia, finalmente poteva fuggire da quello studio intensivo a cui la sua adorata professoressa lo stava sottoponendo e tornare a giocare a calcio con la sua squadra.
-Aspetta ad esultare, Kariya! – sbottò severamente la ragazza dai capelli lunghi.
-Che intendi? – disse ancora felice.
Midori si bloccò. -Oh, non so se lo sai, ma Kirino sembra essere completamente impazzito.
-Questo già lo so. – roteò gli occhi. -Non so se lo sai, - rimarcò il tono che la più grande aveva usato poco prima -ma io sono l’unico a fare il corso di recupero proprio a causa sua! Mi ha lanciato i compiti dalla finestra! – sospirò esasperato. -Mi dava la colpa per qualcosa, ma sinceramente non so cosa. – alzò le spalle. -Tu ne sai qualcosa?
Midori rimase ammutolita, ma poi, dopo aver contato fino a dieci per non perdere completamente la pazienza che già era poca dalla mattina, gli rispose nuovamente infuriata. -Tu sei veramente il cretino dei cretini. Se si è comportato in quel modo, un motivo ci sarà, no?!
E Kariya ridacchiò imbarazzato, senza sapere cosa rispondere, tanto avrebbe sbagliato a prescindere. Arrivarono di corsa al campo: scendere quelle rampe di scale e fare tutto quel percorso poteva già definirsi riscaldamento? Il professore Aphrodi stava ancora parlando con Kirino e Masaki notò subito questa cosa. Iniziò anche a sentire la gola bruciare ed il cervello andare in palla. Poi si riprese appena l’allenatore gli si avvicinò con il suo sorriso angelico che per qualche strana ragione fece rabbrividire ancora di più il più piccolo.
-Oh, quindi tu saresti Masaki Kariya! Ranmaru Kun mi stava parlando di te, ti ha descritto perfettamente: bassino e con gli occhi da gatto! – ridacchiò, mentre Masaki rideva imbarazzato. -Anche tu sei in difesa, quindi?
-Sono il migliore! – disse vanitoso come al solito.
-Perché non provi ad affrontare il professore? – disse Kirino con aria beffarda. -Se sei così forte dovresti riuscire a superarlo, vero?
-E va bene, allora accetto la sfida! – disse Kariya. -Tanto vincerò io! Sta un po’a vedere!
-Sei veramente così sicuro di riuscire a sconfiggere un angelo? – disse il nuovo allenatore, mentre si preparava per scendere in campo.
Masaki fece una smorfia. -Sono pronto. Quanto a te… - indicò Kirino. -Se vinco mi dirai il perché sei così incazzato con me! – sbottò lui, preparandosi ad affrontare il professore.
Aphrodi aveva parlato con Ranmaru poco prima. Il rosa aveva descritto al nuovo allenatore il carattere del suo compagno di squadra e nel fare, aveva lasciato trasparire i suoi sentimenti per lui e ovviamente l’adulto aveva compreso parecchio per quanto concerne la loro “amicizia”. Aveva intuito che tra i due ci fosse grande tensione e ne ebbe la conferma quando il più piccolo aveva sbottato contro Kirino. Il rosa poco prima lo aveva descritto come un narcisista, ma osservando l’atteggiamento del piccolo non poteva far altro che notare la gelosia che provava in quel preciso momento.
I due si misero in posizione e iniziarono a giocare appena Akane, avvicinatasi al campo, fischiò l’inizio. Il professore era svelto e riusciva a scartare subito le azioni del povero Masaki, che sembrava frustrato da quella situazione.
-Questo è il meglio che sai fare? – disse Aphrodi, senza mostrare cenni di stanchezza. -Non sei riuscito neanche a fermare una mia singola azione e pensi di riuscire a sconfiggermi.
Kariya strinse i pugni infuriato. Adesso era questione di principio, non solo quella di far vedere a Kirino di cosa fosse realmente capace. Adesso doveva riuscire a vincere contro di lui per mantenere il suo orgoglio.
-Non abbiamo ancora finito! – disse buttandosi contro l’allenatore, che con un movimento leggiadro si scansò, facendo rotolare Masaki sul campo, che gemette per la caduta.
-A questo punto direi di sì. – Disse soddisfatto il professore, notando che l’alunno era ormai al limite. -Bene ragazzi, l’allenamento è concluso! – sorrise lui, prendendo le sue robe. -Se avete finito di fare stretching, potete anche andare a cambiarvi. Ranmaru, vuoi aiutare il tuo amico con lo stretching? – gli chiese e Kirino annuì preoccupato per il suo amico, anche se non voleva darlo a vedere.
Mentre tutti entrarono nello spogliatoio, Masaki si trovava ancora per terra a imprecare contro il professore e sé stesso. Non stava facendo nulla, nessun esercizio. E questo Kirino lo notò.
-Alzati. – disse il rosa porgendo una mano al minore. Kariya lo guardò con gli occhi spalancati, ma non disse nulla. -Adesso stai facendo veramente l’offeso perché hai perso?!
-Non è questo… - rispose a bassa voce.
A questo punto, Kirino si sentì stringere il petto e lo guardò preoccupato, intuendo che qualcosa non andava. -Che succede? – si inginocchiò di fronte a lui. -Ti sei fatto male?
E Masaki arrossì nel ricevere quell’improvviso contatto visivo. -Non è così! – disse agitandosi, ma poi emise un gemito di dolore.
-Io credo di avere ragione. – disse il più grande leggermente divertito dall’atteggiamento orgoglioso di Masaki, avvicinandosi sempre di più a lui. -Lascia che ti aiuti… - “come al solito” doveva continuare a dire, ma non lo disse perché in realtà Kirino amava prendersi cura e dare attenzioni a Kariya.
-Ok, forse hai ragione. – roteò gli occhi. -Ma non ho bisogno di una mano…
E Kirino sorrise, alzandosi in piedi e incamminandosi dall’altra parte, sapendo che non era così. -Se proprio insisti…
-Aspetta! – gridò l’altro e subito Ranmaru si voltò dalla sua parte. -Accompagnami a casa… - disse timidamente. -Ero venuto qui con la tua bici…
-Ah, giusto. L’avevo dimenticata a casa tua. – disse il rosato. -Dai, salta su! – si piegò, per poterlo portare sulle spalle e poi dirigersi verso la bici. Masaki era molto imbarazzato da quella situazione. Non capiva come si fosse trovato lì. Non bastava che lo aiutasse solamente a camminare? In quel modo stava facendo soltanto sforzi inutili. E lo stava facendo solo per lui. Il solo pensare che Kirino facesse tutto questo per lui, lo fece arrossire completamente: doveva ritenersi fortunato che in quel momento lo stava portando sulle spalle. Poi alzò la testa e il suo battito accelerò quando vide così da vicino gli ormai capelli corti del suo compagno di squadra. Era colpa sua e lo sapeva. Nessuno lo aveva detto, ma lo aveva capito perfettamente, testimoni erano gli elastici che aveva trovato e raccolto da terra quando si era fidanzato con Aoi vicino alla fontana. Se adesso nulla di quello fosse successo, sicuramente si sarebbe messo a giocare con le code rosate del più grande, soltanto per potergli dare fastidio durante il tragitto.
Camminarono ancora un po’ e poi arrivarono al parcheggio delle biciclette. Senza parlare, salirono subito e partirono per dirigersi all’abitazione di Masaki.
 
Durante il tragitto, dopo un primo momento di imbarazzo, iniziarono a parlare come se non fosse successo nulla quella mattina. Fu Ranmaru il primo a iniziare la conversazione aveva iniziato a parlare di quanto fosse figo il nuovo allenatore e Masaki era palesemente infastidito da quel suo fantasticare, tanto che ogni tanto cercava di insultarlo con qualche frecciatina pungente, che però Ranmaru ignorò continuando intensamente a parlare di lui. A Kariya però non andava a genio quel suo atteggiamento. Forse era proprio ingelosito dal fatto che il suo amico avesse deciso di dimenticare subito i sentimenti che provava per lui. Anzi, anche se non voleva ammetterlo, voleva che quelle attenzioni fossero dedicate solamente a lui e non ad un adulto più grande di lui di forse dieci anni qualsiasi.
-Io credo che Aphrodi sia un tipo noioso e troppo egocentrico. – disse una volta arrivati davanti l’abitazione del minore.
-Molto simile a un nanetto che conosco, effettivamente! – sorrise Kirino, mantenendo il minore.
-Figurati, io sono molto più figo di lui! – disse vantandosi.
-Certo, come no!
-Io dico di sì. E poi non mi dirai mica che ti sei già dimenticato della cotta che hai per me! – disse arrossendo leggermente, con un tono di voce basso.
Kirino sussultò. -Non so di cosa tu stia parlando! – arrossì. -E poi non ti avevo detto di fare finte che non ti abbia mai detto nulla?! – disse nonostante quella fosse una frase che già gli aveva detto.
-Sì… - abbassò la testa. -Ma sto continuando a ferire i tuoi sentimenti in questo modo… e poi…
-Kariya, stai tranquillo. Ormai non mi piaci più! Ricordi quando mi piaceva Shindou? – disse mentendo, mentre sorrideva.
-L’hai dimenticato subito. – subito, perché c’era lui al suo fianco, che lo spronava a interessarsi a qualche nuova persona.
-Vedi?! È successo lo stesso con te, ormai… ho altro in mente.
E lui accennò un sorriso in risposta, provando un grande senso di dispiacere, la sua tristezza poi aumentò quando cadde nuovamente alla sua vista i suoi capelli meravigliosi. -Mi dispiace per i tuoi capelli…
Kirino sentendo quelle parole, si sentì il cuore andare in mille frantumi. Non tanto per avergli ricordato di non avere più i suoi magnifici capelli di cui andava tanto fiero. Quelle erano le stesse parole che gli aveva detto quel giorno, ma non solo quelle. Anche il fatto dei suoi sentimenti, era qualcosa che gli aveva già detto quella volta. Era impallidito e stava per urlare dalla frustrazione. Non voleva ricadere, lo stava facendo di nuovo, Kariya voleva di nuovo manipolarlo con le sue belle parole. Voleva ottenere qualcosa in cambio e quel qualcosa avrebbe lo avrebbe fatto solo soffrire. Senza accorgersene, Kirino portò la testa e iniziò a sentire freddo.
-Senpai, tutto bene? – chiese genuinamente preoccupato Masaki.
-Sì… - disse voltandosi di scatto, tornando in sella alla sua bicicletta. -Torno a casa… mi staranno aspettando…
-Aspetta! – gridò cercando di fermarlo, ma si lamentò appena fece un altro passo, per via della ferita. Ma non si diede per vinto, si stava preoccupando per il suo amico e nonostante il dolore, decise di correre. Ma Kirino non volle saperne di fermarsi, finché non si sentì prendere per una mano.
-Ti prego, dimmi cosa ti sta succedendo. – Il minore era visibilmente preoccupato, ma in modo genuino. In cuor suo si stava sentendo veramente male nel vedere il suo caro amico così ferito, aveva paura di aver fatto qualcosa di sbagliato o di aver detto qualcosa di inopportuno.
Kirino scese dalla sua bicicletta e anche se inizialmente non voleva, preso da una miriade di sentimenti negativi, decise di dirgli cosa lo stava ferendo in quel momento. -Te lo dirò, se proprio insisti. – sbottò con voce spezzata, mentre cercava di trattenere le lacrime.
-Certo, ti ascolto… - rispose serio Masaki, pronto ad ascoltare il più grande.
Prese un respiro e Ranmaru iniziò a parlare. -Tu sei uno scemo. E non te lo dico solo perché sei un cretino ambulante con i prosciutti sugli occhi, ma perché non ti ricordi di quello che hai fatto. Di quello che mi hai detto. – si bloccò per vedere la reazione del ragazzo, che continuava a fissarlo, mentre ascoltava attentamente le sue parole. Non voleva perdersi neanche una frase. -Il fatto dei miei sentimenti per te… il fatto dei miei capelli, lo avevi già detto una volta? Sai quando? Quando mi avevi messo con le spalle al muro sul tuo letto e stavamo per baciarci. Ti stavo per dare il mio primo bacio. – gli gridò, mentre le sue lacrime iniziarono a rigarli il volto.
Kariya era rimasto a bocca aperta, ma non riuscì a dire nulla. Sentiva solo il suo cuore battere velocemente e la testa gli stava per esplodere, ma decise di stare completamente fermo a guardarlo. Per questo motivo, nel vedere quella reazione, Ranmaru in preda alla tristezza riprese la bicicletta e tornò subito a casa maledicendo quei sentimenti che provava per lui e che avrebbe voluto cancellare per sempre. Masaki invece continuava a guardare il punto dove il suo amico si trovava qualche secondo prima. Poi pian piano, una volta che vide scomparire dall’orizzonte il suo compagno di squadra si portò una mano al petto, sentendo battere il cuore e arrossì.
-Allora… non è stato un sogno.
 
ANGOLO AUTRICE
Bene bene bene, che abbiamo qui? Un capitolo di ben dieci pagine precise, mi sorprendo anche di me stessa in questo momento! Cioè, sono quasi 4000 parole aiuto.  Pensare che fino a ieri erano a stento mille parole :”) sono veramente soddisfatta di quello che sto scrivendo e spero con tutta me stessa che anche voi lettori stiate apprezzando, sia voi del presente che voi del futuro, eheh. Commentino sul capitolo, dai! Masaki è uno scemo. Mi sta facendo imbestialire e meno male che dovresti essere acuto. Mi sembri di tutto tranne che tale, oh! E che cosa T-T Comunque io sto con il Team Ranmaru, perché non merita tutta questa sofferenza.
Adesso passiamo alle cose personali: ho deciso di pubblicare oggi questo capitolo perché mi sono imbattuta nella cosa più penosa che si possa trovare in un fandom: in una odiosa e inutile ship war. Qui mi sono resa conto di quanto anche il fandom di inazuma (che pensavo essere sano) faccia semplicemente schifo. Io ho veramente il bisogno di capire come delle persone possano odiare una coppia di persone che non esistono. E sinceramente, sono rimasta sorpresa di quanto odio stiano ricevendo Kirino e Kariya. Più che altro mi si è spezzato il cuore, dato che sono la mia comfort ship. So che tutti abbiamo opinioni differenti e che tutte le opinioni valgono, però queste cose mi fanno stare talmente male che nonostante siano passate ore, sento ancora la nausea. È proprio in questioni del genere, che io, una multishipper, finisco per odiare la coppia preferita dell’attaccabrighe.
*respiro profondo* Ok dopo questo piccolo sfogo, posso finalmente dire concluso questo capitolo. Spero vi sia piaciuto e nel caso ci siano degli errori, non esitate a farmelo notare ^-^ alla prossima!!

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Capitolo 6
*** costume ***


Da quel giorno, passarono molte settimane e qualche mese. Finalmente era arrivato il mese preferito da tutti gli adolescenti: dicembre. Il periodo natalizio. Il Natale, pur essendo una festa non praticata da molti in Giappone, trasmetteva sempre quel tipico tepore che tutti amano. Certo, le strade non erano innevate come nei film, ma la magia natalizia si sentiva perfettamente.
Tornando però ai nostri ragazzi, la tensione sembrava essere ormai totalmente passata. Kariya e Kirino avevano lasciato quel discorso alle spalle, riprendendo di nuovo ad essere grandi amici. Si stuzzicavano a vicenda come prima, anche se ogni tanto si creavano dei momenti d’imbarazzo tra i due, come per esempio, il grande maestro d’amore, Aphrodi li metteva sempre in coppia quando facevano riscaldamento, cosa che inizialmente imbarazzava come non mai i due. Ma in realtà faceva piacere a entrambi. Ma non solo durante gli allenamenti, quei due passavano anche il momento del pranzo insieme e certe volte da soli. Ovviamente non accadeva nulla tra di loro, solo delle conversazioni piacevoli tra due semplici amici… tralasciando sempre la storia dei sentimenti. Nessuno dei due ne voleva parlare. Kirino era stato chiaro, non voleva sentirne più parlare. Era acqua passata ormai, anche se terribilmente gelata. Ogni volta che ci pensava, soffriva e quindi evitava. Adesso per lui andava bene essere amico con Kariya, aveva perso le speranze nel conquistarlo, ma in realtà amava stare in compagnia. Era una sfida ardua per lui provare a dimenticare i sentimenti che provava per quel ragazzino.
Quanto a Masaki, lui cercava sempre le attenzioni del suo Senpai. Qualsiasi cosa facesse, chiedeva sempre il suo parere o un suo consiglio, anche quando era sicuro già di cosa fare. Voleva stare con lui, sempre. Però, ogni volta che qualcuno glielo faceva notare, sbottava semplicemente dicendo che i suoi coetanei erano fastidiosi e l’unico con cui si sarebbe sentito a suo agio era in un’altra scuola. Quindi l’unica alternativa era semplicemente Ranmaru. Ogni tanto approfittava anche per qualche spiegazione riguardante la matematica, ma non ci capiva assolutamente nulla. Spesso durante le lezioncine private del maggiore, finiva anche per appisolarsi, beccandosi poi una rapida ramanzina fastidiosa, ma che poi iniziò ad essere spassosa. Si divertiva con Kirino, lo doveva ammettere. Doveva essere sincero con lui stesso, togliersi quella maschera da indifferente e dire che tra tutte le persone esistenti, avrebbe probabilmente scelto la sua presenza.
Entrambi si piacevano in realtà. Entrambi avevano finito per attirarsi come due calamite. E la tensione che si era creata tra i due si poteva percepire perfettamente. Tutti avevano notato i loro progressi, tranne ovviamente loro che cercavano di reprimere i loro sentimenti, forse per orgoglio.
-Secondo te, tra quei due accadrà qualcosa? – chiese Midori che appoggiava la testa al braccio, verso Akane intenta a far loro delle foto di nascosto, mentre parlavano.
-Chi lo sa… - sorrise in risposta. -Però sembra che ci sia molta più armonia tra i due, non credi? – disse prendendo la foto appena scattata, osservando il lieve rossore che si poteva osservare sulle loro gote.
-Dici? – sorrise trionfante Midori guardando la foto, mentre si alzava portando le mani verso la bocca. -FORZA KIRINO! FATTI VALERE! – gridò lei, tutta felice, mentre il povero Ranmaru la guardava con confusione, intento a giocare la partita di allenamento che stavano svolgendo.
-Ce la sto mettendo tutta! – rispose leggermente in imbarazzo, senza sapere a cosa alludessero le ragazze. -Continuate a fare il tifo per noi! – e poi tornò a concentrarsi alla partita.
Midori e Akane si guardarono e sorrisero tra di loro a quella reazione così genuina del difensore più forte della squadra. Quel ragazzo era tanto intelligente quanto ingenuo, faceva loro grande tenerezza. Poi tornarono a guardare verso i propri ragazzi e mentre la piccola Akane era intenta a fare delle splendide foto al suo caro Takuto, la più grande delle due invece iniziò a insultare il suo fidanzato che batteva la fiacca, anche se stava semplicemente andando a prendere una bottiglietta d’acqua per rinfrescarsi.
-Come puoi definirti un Samurai se poi non riesci a concludere neanche un semplice esercizio! – gli gridò contro furiosa, mentre il fidanzato sorrise innamorato perso alla sua splendida ragazza.
-Torno ad allenarmi se mi dai un… - e mostrò la guancia, pronto a ricevere un bacio. Ma l’unica cosa che si beccò fu un colpo da un quaderno che la rossa aveva lanciato in faccia. -Mi hai fatto male…
-Impegnati o non avrai nulla. – sorrise, per poi avvicinarsi dandogli un fugace bacio non sulla guancia, ma quasi vicino le labbra facendo lievemente arrossire il suo ragazzo (che dall’apparenza, nessuno si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte sua). -E ora torna a lavorare! – disse con un ghigno
-Vado subito, signora! – disse come ricaricato, tornando subito al suo allenamento del giorno, per mettersi in mostra davanti alla sua dolce metà, che oltretutto, era arrossita anche lei nel vederlo tornare agli allenamenti più carico di prima. Era così fiera di lui, ma questo l’avrebbe detto apertamente soltanto in un’occasione privata.
Mentre la ragazza tornava a sedersi vicino la sua migliore amica, notò che era arrivata Aoi che parlava proprio con lei. Subito arricciò il naso. Sembrava una conversazione che durava già da un bel po’, ma quando la ragazzina del primo anno notò che la più grande stava arrivando, si alzò velocemente dal posto, salutando così la timida Akane. Allora Midori, guardò la ragazza cercando delle spiegazioni.
-Cattive notizie per Kirino… - sussurrò visivamente preoccupata per l’iniziale rivale in amore.
-Spiegati meglio. – sbottò l’altra, tornando a sedersi, mentre aveva assunto in volto un’espressione incuriosita, mischiata alla frustrazione di non aver sentito in prima persona quelle parole. Ma non poteva farci niente se per qualche ragione -le sue occhiatacce- Aoi evitava di chiederle consigli.
-Aoi Chan si vuole dichiarare di nuovo a Kariya. Ha intenzione di tornare insieme a lui perché ha compreso i suoi errori…
E la rossa sgranò gli occhi e tirò un pugno sulla panchina. Quell’ipocrita di Aoi, che fino a poco tempo prima considerava sua amica, aveva deciso di tornare con Kariya nonostante avesse visto che lui e Kirino si avvicinavano ogni giorno di più. Il suo obiettivo era palesemente quello di riprendersi il suo coetaneo che ormai non le dava più attenzioni e distruggere tutto ciò che Kirino stava portando avanti. Voleva allontanarlo a qualsiasi costo da lui, voleva palesemente distruggerlo. Che pessima azione che stava compiendo.
-Eh no, bella! – disse alzandosi le maniche. -Kirino, finiti gli allenamenti vieni subito qua! – gridò al coetaneo. E il rosa, che parlava con Shindou in quel momento, si limitò a sorridere.
 
Qualche ventina di minuti dopo, gli allenamenti terminarono e come promesso Ranmaru raggiunse subito Midori, che sembrava piena di pensieri e anche leggermente rabbiosa. Sbatteva il piede e questo sapeva perfettamente che era un brutto, un pessimo segno. Era preoccupata e arrabbiata per qualche motivo e Kirino aveva terribilmente paura di conoscere le motivazioni di così tanta furia.
-Cosa avevi da dirmi? – chiese dolcemente, anche se con un tono leggermente titubante.
Ma la ragazza in quel momento era tutto il contrario che dolce. Andò dritta da lui e mise le sue mani sulle spalle del suo amico e lo fissò dritto negli occhi, stava per dirgli qualcosa di grande importanza. Era terribilmente seria e lui si stava sentendo quasi sottopressione nel venir penetrato dal suo sguardo. -Quindi, provi ancora qualcosa per Kariya?! – disse cercando di abbassare la voce.
-Assolutamente no. Siamo semplicemente buoni amici adesso! Ti vorrei ricordare che sono interessato al…
-Al professore Aphrodi, sì come no. Ci crediamo tutti! – disse, questa volta senza preoccuparsi che qualcuno li potesse sentire.
-Ma è la pura verità! – disse l’altro, proiettandosi nel suo mondo dei sogni. -Lui è come l’eroe dei miei libri preferiti, che arriva al momento giusto, per salvare tutti dal cuore spezzato e poi…
-Smettila con questa farsa. – sbottò ormai esausta delle stupidaggini che il ragazzo sputava. -Anzi, se ti piace il professore allora non la prenderai male se ti dicessi che Aoi vuole tornare insieme a Kariya, vero?! – ghignò sfidandolo.
Il ragazzo rimase a bocca aperta per un istante e poi si riprese. -Non m’interessa e poi non credo che Kariya sia così scemo da tornare con lei.
-È pur sempre Masaki Kariya… - disse la ragazza. -Avanti, non mentire a te stesso. Cos’hai intenzione di fare?
-Non so… - disse poi iniziando a far trasparire i suoi sentimenti.
-Vedi! Sei preoccupato, questo vuol dire che ti piace ancora! – disse soddisfatta la ragazza, che si girò subito intorno, notando il ragazzo del primo anno uscire dallo spogliatoio. -Kariya, vieni subito qui! – lo chiamò lei, severa.
Il ragazzino, con un’espressione di terrore, si avvicinò ai due titubante. “che ho fatto ora…” pensò il poveretto, ormai traumatizzato dalle conversazioni passate che aveva avuto con lei.
-Avanti, invitalo da qualche parte… - sussurrò Midori, spingendo Kirino verso l’amico.
-Eh? E dove? – arrossì, anche se il minore sembrava troppo assorto nei pensieri per accorgersene. Kirino deglutì e poi parlò. -Kariya, mi chiedevo. Ti va di andare al concerto di Natale?
-Natale, dici? – disse riflettendo. -Scusami, Aoi mi ha appena invitato a…
Midori divenne una furia nel sentire quelle parole. La lentezza, ma soprattutto il suo voler ripudiare i sentimenti che provava, di Kirino aveva sicuramente fatto perdere a quei due una grandissima possibilità.
-Ok, allora magari possiamo andare al prossimo concerto. – sorrise ingenuamente il rosato.
-Sì per me va bene. Ma tu quindi non ci sei? – chiese poi.
-Dove? – chiesero insieme i due dai capelli color fragola.
-Scusatemi, veramente Aoi non vi ha detto nulla? Devono dare una festa di Natale. Verrà anche Hikaru! – sorrise educatamente.
-Oh, sì… la festa di Natale… - disse Midori facendo finta di pensare. -Come ho fatto a dimenticarmene.
-Io non sapevo nulla, veramen… - ma si beccò una gomitata da Midori, prima di concludere la scemenza che stava per dire.
-Sì, noi ci saremo! – sorrise nervosamente.
-Mi fa piacere. – ricambiò anche lui il sorriso. -Allora ci vediamo prossimamente. – disse andando via.
I due rimasti si fissarono in silenzio, uno ancora confuso e l’altra totalmente nervosa. Avrebbe potuto picchiare qualcuno da un momento all’altro. La loro gara di sguardi fu interrotta da un Ryouma troppo euforico e la coppia composta da Shindou e Akane, che si teneva ancora timidamente le mani.
-Che succede? – disse Ryouma, prendendo i fianchi della ragazza, ma lei si divincolò subito.
-Tu lo sapevi? – disse con tono piatto la ragazza. -Lo sapevi della festa di Natale?
-Sì, perché? Sono stato invitato da Aoi!
-E NON MI HAI DETTO NULLA?!
-Pensavo lo sapessi già… - disse colpevole, beccandosi un’occhiataccia e un piede calpestato dalla ragazza.
-E voi? – disse voltandosi verso gli altri due.
-Ecco… - iniziò timidamente Shindou. -Noi avevamo già deciso di passare il Natale a casa mia, quindi abbiamo disdetto subito l’invito di Aoi…
-Ah, ora capisco! – disse nervosa come una belva. -Quindi Aoi ha deciso di invitare tutti, fatta eccezione per me e Kirino.
-Beh, non farle una colpa… - cercò di calmarla il rosato, che sembrava abbastanza dispiaciuto dal fatto che quella ragazzina lo avesse iniziato a non sopportare per via della cotta che avevano in comune.
-IO LE FACCIO UNA COLPA INVECE! – poi tossì e tornò pacata. -Fortuna che abbiamo parlato con Kariya poco fa. – disse soddisfatta.
-A questo punto suppongo si dichiarerà quel giorno, non credete anche voi? – disse Akane.
Subito gli altri concordarono. -Quella strega. Ha organizzato il tutto per evitare che lui stesse di troppo durante la sua dichiarazione! – sbottò. -E che ovviamente la sottoscritta non andasse a disturbare le loro faccende amorose per cercare di rovinare il loro momento. Che egocentrica è quella primina a pensare che io, Midori Sato, voglia rovinarle un momento tanto importante quale la dichiarazione.
-Cara, ne saresti totalmente capace. – disse Nishiki, beccandosi un pizzico dalla ragazza. -Scusa, non ti criticherò più. Sei fantastica.
-Lo so che sono fantastica! – e poi si girò verso Kirino. -Cos’hai intenzione di fare?
Il ragazzo dagli occhi azzurri sussultò, ma poi sorrise dolcemente. -Niente. – alzò le spalle. -Però andrò alla festa. Vado subito a comprare il regalo. – disse per poi andare via, abbastanza triste. In realtà lui qualcosa la voleva fare. Non voleva che Aoi e Kariya tornassero insieme, ma non voleva sembrare troppo infantile nel desiderare di fermarli. Lui, avrebbe fatto finta di nulla. Tanto ormai aveva deciso di far finta di non provare più nulla per il compagno di squadra.
I quattro rimasti si guardarono “complici”, anche se in realtà Shindou sembrava più preoccupato che altro. -Ti prego, dimmi che non hai nulla di strano in…
-Ok ragazzi, ecco il piano! – annunciò Midori, interrompendo il castano, attirando a sé gli altri, per poi iniziare a parlare sottovoce.
 
Arrivò quindi Natale. I poveri Shindou e Akane, furono costretti dalla cara Sato a recarsi con loro alla festa organizzata da Aoi, per riuscire a mettere in atto il piano per far mettere finalmente insieme quei due. Entrarono nella stanza tutti insieme, accolti dalla ragazzina stessa (che indossava un vestito da Babbo Natale, versione hot) che non appena li vide, sbiancò di colpo e poi arrossì subito dopo, probabilmente a causa dell’imbarazzo per la figuraccia che stava facendo.
-Dovevo aspettarmelo… - sussurrò abbassando la testa, maledicendo coloro che avevano invitato Midori e Kirino alla festa. -Benvenuti ragazzi, pescate un bigliettino e poi accomodatevi nello spogliatoio. – disse sorridendo falsamente.
-Babbo Natale! – disse Shindou.
-Io invece Babbo Natale versione hot. – rispose Akane arrossendo leggermente sulle gote. -Alla fine potremo vestirci lo stesso con gli abiti coordinati! – disse felicemente, prendendo la mano del ragazzo che era ormai diventato un pomodoro, immaginandosi la sua fidanzata con abiti così seducenti.
-Già… - e si incamminarono verso gli spogliatoi, anche se il povero Takuto voleva correre via imbarazzato.
-Cavolo, a me è uscita renna! – disse con tono scherzoso Ryouma. -A te cara?
-Babbo Natale… - disse stringendo i pugni.
-Sarai carinissima! – arrossì leggermente, pensando alla fidanzata con quel vestitino hot che poco prima aveva visto sulla piccola Aoi. Era davvero emozionato di poter vedere però la SUA ragazza in quelle vesti, sarebbe stata meravigliosa.
-Babbo Natale, quello con il pancione e la barba… - aggiunse piagnucolando. -Kirino, a te cos’è uscito?
Il ragazzo pescò il bigliettino e lesse. Diventò rosso fino alle orecchie e poi piegò il foglio. Non voleva assolutamente che gli altri lo vedessero in condizioni del genere, tantomeno Kariya. Sarebbe stata una cosa troppo umiliante.
-Torno a casa! – disse girandosi dall’altra parte, ma Midori lo bloccò, mentre Ryouma gli rubò il biglietto.
-Cioè, tu ti stai imbarazzando seriamente per questo? – rise sonoramente, facendo imbarazzare ancora di più il rosa. -Amico, sei una renna come me!
-È IMBARAZZANTE LO STESSO! – gridò, mentre veniva preso di forza dai due amici per portarlo con la forza nello spogliatoio.
Dopo una decina minuti, il ragazzo decisosi a malavoglia a indossare quel costume imbarazzante, si affacciò tutto rosso dallo spogliatoio. Si guardò prima a destra e poi a sinistra, pronto a scappare in un qualche angolino per nascondersi dagli altri. Appena vide via libera, scappò subito verso il luogo più buio della palestra, ma fortuna vuole che andò a sbattere qualcuno che finì subito per terra.
-Kyah! – urlò la persona e Ranmaru subito comprese che si trattava proprio di Masaki.
-Kariya! – disse imbarazzato, ma poi arrossì ancora di più notando che il ragazzo indossava l’abitino sexy da Babbo Natale.
-Senpai, sei venuto alla fine! – disse alzandosi, cercando di nascondere l’entusiasmo che provava nel solo vederlo. -Carine quelle corna. – rise poi beffardo, indicando il fermaglio che aveva in testa.
-Bella quella gonnellina. – rispose con lo stesso tono scherzoso, beccandosi un sorriso dall’altro.
-Touché! – disse. -Gli unici ad aver avuto questa sfortuna siamo io, Hayami e Tsurugi. – sbuffò.
-Io trovo ti stia benissimo! – arrossì guardandolo meglio, causando un lieve rossore sulle gote anche all’altro che tutto si sarebbe aspettato, tranne che un complimento del genere, in una situazione così imbarazzante.
-Scemo. Non mi sembra il caso di farmi un complimento mentre sto in una tenuta così imbarazzante. – disse facendo una smorfia. -Dai, andiamo! C’è anche Hikaru!
I due andarono poi vicino gli altri. Ormai Kirino, vedendo la tranquillità e l’ironia di Kariya nell’indossare quel vestitino corto, non era più imbarazzato. Ora si sentiva più a suo agio. Akane aveva già iniziato a fare foto a tutti, prendendo soprattutto come soggetti Kirino e Kariya, che ogni tanto si scambiavano sguardi fugaci.
-RAGAZZI! – gridò Tenma, anche lui vestito da renna, attirando l’attenzione di tutti. -SCAMBIO DI REGALI! PESCATE UN PACCO E… CHE IL CALCIO BENEDICA IL NATALE!
E tutti fecero un applauso, nonostante il povero Kurama non approvasse l’ultima frase pronunciata da quel ragazzino fastidioso (a cui in realtà voleva bene).
I regali, furono distribuiti a caso. Akane pescò un manga romantico messo probabilmente da Aoi, mentre Shindou ebbe un portafoto. Il regalo più apprezzato fu palesemente quello ricevuto da Kurama: un pallone da calcio, regalato ovviamente da Tenma, che era super felicissimo del pensiero che aveva fatto. Inutile dire che l’espressione del più grande era decisamente infastidita, degna di un vecchio brontolone. Il povero Shinsuke invece aveva ricevuto il regalo che aveva fatto lui stesso: degli occhiali da sole, perfetti per il periodo invernale.
-Io ho ricevuto questo portachiavi a forma di mucca, è carinissimo! – disse Hikaru vicino Masaki. -Sai chi l’ha fatto?
Il turchese lo guardò e poi sorrise. -No, non so. – nascondendo che in realtà fu proprio lui ad averla regalata.
-Tu cos’hai ricevuto?
-Una mini clessidra. – ridacchiò. -Non l’avevo mai vista come regalo di Natale.
-Quello l’ho fatto io! – disse Kirino, colpendo il ragazzino con un peluche di un pinguino.
-Senpai, hai trovato il mio regalo! – disse contento Hikaru.
-Avrei dovuto immaginarlo fosse tuo! – sorrise il rosa, pensando a quanto l’influenza dell’allenatore Kidou fosse ormai diventata grande per quel ragazzino. -Tu che hai trovato?
-Questo portachiavi, ma non so da chi sia stato fatto. – fece vedere la mucca, ricevendo un sorriso come risposta. -Masaki Kun, sai chi è stato a fare questo regalo?
-Non saprei. – sorrise, ma non per la domanda del suo migliore amico, ma perché si era incantato a guardare la clessidra. Poi fu richiamato da un tocco sulla spalla: era Aoi. -Ciao… - sussurrò lui.
-Possiamo parlare? – disse sorridendo. Masaki, arrossì leggermente per poi annuire e seguire la ragazza, che lo portò in disparte.
Vedendo quei due Kirino iniziò a riempirsi lentamente di gelosia, soprattutto nel vedere quel lieve rossore che si era formato sulle guance di Kariya. Strinse i pugni e scappò subito fuori la palestra, senza farsi notare dai suoi amici. A lui piaceva ancora Masaki, ma lui provava palesemente ancora qualcosa per Aoi: gli era bastato vedere quella sua reazione per capirlo. Era ferito.
-Senpai! – lo chiamò Hikaru, l’unico ad aver visto e compreso tutta la situazione.
Kirino si voltò verso di lui. -Kageyama… - sorrise leggermente nel vederlo. Ormai non provava astio nei suoi confronti. Era un ragazzino dolce e sensibile, gli sarebbe piaciuto se fosse tornato nella loro squadra.
-Senpai, a te piace ancora Masaki Kun? – chiese senza esitare, mentre lo guardava dritto negli occhi.
Il più grande chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo e annuì. -Pensavo mi fosse passato, ma a quanto pare lui mi piace ancora… - sussurrò.
-Fantastico! – disse contento battendo le mani allegramente, beccandosi un’occhiataccia da Kirino. -Cioè, intendevo dire… non devi preoccuparti di Aoi Chan. Devi sapere che, nonostante lui la trovi estremamente carina, ormai non prova più nulla per lei. Puoi starne certo!
Kirino sentendo quelle parole, sembrò sollevato e abbracciò il minore. Non sapeva se stesse mentendo o meno, ma le sue parole sembravano essere così sincere. -Grazie Kageyama, adesso mi sento sollevato. – e si staccò subito dall’abbraccio, quando sentì il suo cellulare vibrare in tasca. Lo prese un secondo per scrivere un messaggio che Kirino non riuscì a leggere a chi fosse destinato.
-Entriamo, dai! – disse prendendo la mano del più grande per portarlo dentro la palestra, mentre sembrava assolutamente preso dall’euforia.
 
ANGOLO AUTRICE
E finalmente ho trovato il tempo per aggiornare questa storia! Per me è uno strazio non poter trovare il tempo per correggerla e pubblicarla T-T. Purtroppo però, devo dare tra otto giorni un esame abbastanza pesante e per colpa dello studio non ho trovato occasione per poter aggiornare. Ma ora sono qui da voi, pronta a cedervi uno degli ultimi capitoli di questa storia. Spero abbiate apprezzato! Alla prossima, anche se non so quando :(

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Capitolo 7
*** verità ***


Tornati nell’enorme palestra, notò che i suoi amici più stretti, eccetto il piccolo Kageyama che era stato con lui per tutto il tempo fuori, non si trovavano lì. Questo era strano, non gli avevano detto assolutamente nulla, lo avevano lasciato solo. Come se non bastasse, non c’era neanche l’ombra di Aoi e Kariya. Probabilmente Hikaru aveva torto: il ragazzo che gli piaceva, ricambiava ancora i sentimenti della sua rivale in amore. Non poteva farci nulla, non poteva magicamente far cambiare i sentimenti ad una persona, né tanto meno, costringere Masaki a provare a ricambiare i suoi sentimenti. Costringere qualcuno all’amore, non era vero amore. Era puro egoismo.
Lui e Hikaru si trovavano ancora all’ingresso della palestra, Kirino aveva una faccia ormai rassegnata, triste e quasi dolorante. il più piccolo, al contrario, sprizzava gioia da ogni poro. E di questo Ranmaru non aveva capito assolutamente la motivazione. Non sapeva se sentirsi offeso dal minore o meno. Ma quado cercò di chiedergli una motivazione, fu travolto subito da Matsukaze che cercava di attirare la sua attenzione
-Senpai, potresti cercare dei palloni nello sgabuzzino? Vogliamo fare una partitina, ma non riusciamo a trovarli. – chiese Tenma, saltando euforico verso il più grande. -Vieni Hikaru, aspettiamo fuori! – esclamò poi, portandosi dietro il suo coetaneo e sfrecciando via verso il campo.
Era strano che fu proprio quel ragazzino così innamorato del calcio a chiedere lui di andare a prendere i palloni. Insomma, non era cosa che avrebbe chiesto proprio Tenma: per il calcio avrebbe cercato in lungo e in largo un pallone. Ma poco importava, tanto non aveva nulla da fare in quel momento e in qualche modo doveva pur distrarsi, dato che sia Shindou che Ryouma, si erano più che probabilmente appartati con le loro fidanzate da qualche parte, forse per scambiare i loro regali veri e propri, forse per fare robe tipiche da persone etero.
Entrò poi dentro lo sgabuzzino, ma quando fu lì, si ricordò che Kurama aveva ricevuto un pallone come regalo. Neanche il tempo di girarsi per tornare dai suoi compagni, che sentì il rumore delle porte mentre venivano chiuse a chiave.
-E ora, rimaneteci lì per almeno un’ora! Fate quello che volete! – gridò una Midori soddisfatta, dall’altra parte.
Kirino sussultò per lo spavento. Non riusciva a vedere assolutamente nulla e come se non bastasse, la luce neanche funzionava. Aveva paura di inciampare su qualcosa e rimanerci secco una volta per tutte. Ma poi, quelle parole pronunciate dalla sua amica: che intendeva dire rimaneteci? Perché aveva parlato al plurale, si domandava. Possibile che quella lì, lo aveva chiuso lì dentro con qualcuno? Ma soprattutto, come si era teletrasportata lì, fino a poco fa, nella sua mente era con il suo fidanzato a fare cose. Era impossibile che sapesse dove si trovasse lui, a meno che, quello non fosse tutto un piano da lei organizzato. E c’era d’aspettarselo, conoscendo perfettamente quella ragazza. Aveva solamente paura di scoprire con chi lo avesse chiuso.
-Non ci credo, quei bastardi mi hanno chiuso dentro! – disse una voce, poco distante da lui. Lo mise a fuoco nell’oscurità: era di nuovo Kariya.
-Kariya! – disse quasi rassicurato, avvicinandosi al più piccolo che a differenza sua, sembrava quasi imbarazzato. -Che ci fai qui?! – disse allontanandosi, capendo perfettamente come si stesse sentendo il minore.
-Tenma mi ha detto di…
-Andare a prendere un pallone da calcio? – sospirò sonoramente.
-Esatto! – ridacchiò.
-Ti posso capire. E posso confermare che siamo due perfetti idioti, dato che Kurama ha ricevuto un pallone che potevamo benissimo usare per la partita.
-Tu pensi che io sia tipo da prestare attenzione a persone che non mi interessano? – disse roteando gli occhi. -Che facciamo mentre rimaniamo qui?
E Kirino arrossì. Lui sapeva perfettamente cosa voleva fare, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dire “ehi, siccome sono un sottone, che ne dici di approfittare del buio fare l’amore con me?”.
-Giochiamo a obbligo o verità? – azzardò il rosa.
-Ci sto. Però completamente onesti, va bene? – sorrise quasi malizioso, ma Ranmaru non riuscì a vederlo. -Obbligo o verità?
-Scusa, perché dovresti iniziare tu? – sbottò il maggiore, ma non ebbe risposta, se non un “avanti, rispondi” scherzoso dal ragazzo che si trovava con lui. -Verità! – disse arrendendosi. Sapeva perfettamente che Masaki avrebbe fatto a modo suo.
-Hai veramente una cotta per Aphrodi Sensei? – disse lui, dopo aver pensato un po’ alla domanda da fare.
E Kirino arrossì. -Completamente onesti, no? – sorrise imbarazzato. Avrebbe potuto benissimo mentire, ma data l’occasione, preferiva essere onesto anche con lui stesso. Tanto, quella sera, sarebbe stata l’ultima sera in cui avrebbe avuto occhi solo per Masaki. -Avevo trovato in lui, una specie di rifugio, per nascondermi dai sentimenti per te…
-Oh… capisco. – fece un leggero sorriso compiaciuto, nel sentire quelle parole.
-Ora è il tuo turno. – Kirino, era ancora imbarazzato per la frase che aveva rivelato. Stava ringraziando non si sa chi per il buio nella stanza. -Obbligo o…
-Verità. – sbottò senza far finire la fatidica domanda.
Kirino ci pensò un secondo prima di chiedere, ma poi prese coraggio. -Di cosa avete parlato tu e Aoi?
E qui fu Masaki a diventare paonazzo. -Niente di cui ti possa importare!
-Avanti, ormai stiamo giocando! E abbiamo detto totale onestà. – lo canzonò. -Io ti ho rivelato il segreto su Aphrodi Sensei…
E il più piccolo roteò gli occhi. -Semplicemente si è dichiarata, ma le ho detto che… avevo una cotta per un’altra persona. Nonostante la delusione mi ha detto che farà il tifo per me. – disse alzando le spalle.
-Ti piace una persona? – chiese con la voce spezzata.
-Fottiti Senpai, ora è il mio turno! – disse facendo la linguaccia. -Le regole dicono che dopo due verità, ora tocca un obbligo! – sorrise soddisfatto, pronto a pensare a qualche obbligo da fargli fare.
-Che palle. – roteò gli occhi. -Avanti, cosa vuoi farmi fare?
-Ti obbligo a… - prese una pausa per fermarsi, ma nulla gli venne in mente. -Mi sono stancato, facciamo altro.
Kirino ridacchiò, notando l’imbarazzo del più piccolo, che con le sue stupide regole, aveva deciso di scavarsi la fossa da solo. -Dai, non abbiamo finito di giocare! – si lamentò il più grande, mentre cercava di guardare meglio Masaki. Nonostante i suoi occhi si fossero abituati al buio, faceva fatica a scorgere certe sue espressioni, ma in realtà ne era estremamente curioso. Sapeva quanto fosse semplice metterlo in imbarazzo.
-Ti obbligo a toglierti la maglietta. – disse l’altro “senza pensare”, per poi arrossire di colpo realizzando cosa aveva appena detto.
Anche Ranmaru si sentì in imbarazzo per la richiesta improvvisa di Masaki, ma ridacchiando si tolse la maglia del costume da renna. Fortunatamente aveva una canottiera da sotto, quindi non rimase completamente a torso nudo.
-Tocca a te, suppongo verità, vero?
-Io scelgo obbligo. – ghignò. -Così poi tu dovrai fare un altro obbligo, obbligato da me. – disse facendogli la linguaccia.
-Scemo. – sbuffò. -Vediamo, cosa potrei farti fare… - disse riflettendo.
-Sbrigati, dai. – roteò gli occhi.
-Ti obbligo a dirmi chi è la persona che ti piace!
-Non è giusto! A questo punto avrei detto verità.
-Dai, non fare storie! – disse tirandogli un pugnetto sulla spalla.
-Mi piace una persona stupida con probabilmente i prosciutti sugli occhi. – disse velocemente, morendo dall’imbarazzo.
E Kirino fece il labbruccio. -Sei un codardo. Volevo sapere il nome!
-Fottiti Senpai. – disse. -Mi sono stufato di giocare, facciamo altro, dai!
Il più grande annuì senza contestare. I due finirono per iniziare una conversazione, senza più tornare alle questioni amorose. Nonostante fossero in grande confidenza, i due non parlavano spesso dei propri interessi amorosi, eccetto quando Kirino si ostinava a lodare il professore per vedere Kariya infastidirsi.
Ad un certo punto però, Masaki guardò l’orario sul telefono e sorrise. Era quasi mezzanotte e ancora non erano usciti. Probabilmente gli altri si erano dimenticati di loro e stavano continuando a festeggiare e soprattutto mangiare la torta di Natale che aveva fatto portare da Midorikawa, qualche minuto prima che Aoi gli si dichiarasse.
Poi si toccò la tasca della minigonna natalizia e sussultò.
-Quasi dimenticavo, Senpai! – disse uscendo un piccolo pacchetto regalo dalla tasca. -Questo è per te! – disse lanciandoglielo.
Ranmaru fu così sorpreso che riuscì a prendere a fatica il pensierino. -Perché? Pensavo che i regali di Natale fossero già stati consegnati…
-Non è per Natale… - sussurrò. -A gennaio è il tuo compleanno, giusto?
-Indovinato. – sorrise ingenuamente, ma poi realizzò, perdendo subito un battito. -Non sarà che mi hai voluto fare un regalo per il compleanno?!
Masaki annuì incerto. -Te lo do adesso perché domani partirò. – poi lo guardò serio. -Non lo aprire prima del tuo compleanno, però. Intesi?!
Ma Kirino non lo udì. Portò il pacchetto al cuore e lo strinse d’istinto. Poi guardò verso il suo compagno di squadra e andò subito ad abbracciare. Era troppo felice, non se lo sarebbe mai aspettato, era così improvviso.
-Grazie, Kariya. Apprezzo molto il tuo pensiero. – disse tenendolo stretto a sé, notando quanto fosse realmente basso in confronto a lui il ragazzo più piccolo. Poi si staccò da lui e lo guardò. -So che sicuramente ti piace un’altra persona, ma volevo semplicemente dirti che per me tu sei quello che ancora mi fa battere il cuore!
E qui Kariya arrossì terribilmente. sentendo quelle sue parole, non riuscì ulteriormente a trattenersi e gli stampò un fugace bacio sulle labbra, lasciando di stucco il più grande, che si limitò a guardarlo come un pesce lesso. Si toccò poi la bocca ancora incredulo, mentre Masaki si girò dall’altro lato.
-E quello per che cos’era? – chiese titubante, cercando di capire se tutto quello fosse realmente un sogno, oppure realtà.
-Regalo di Natale. – disse velocemente, ancora evitando il contatto visivo con lui.
-Oh… - arrossì. -Mi è piaciuto molto. – sorrise come un angelo, che se il minore lo avesse visto in quel momento, sarebbe morto sul colpo. Poi gli mise delicatamente una mano sulla spalla, per fargli un’altra domanda. -Ricapitolando, ti piace una persona e quindi questa persona sarei…
Non finì di parlare, poiché purtroppo le porte dello sgabuzzino vennero aperte da Tenma. Senza esitare ancora, il minore decise di correre subito fuori.
-Io vado, Mido mi starà di sicuro aspettando! – gridò, mentre salutava i due, per dirigersi subito fuori. Il ragazzo aveva il cuore in gola per l’emozione. La sua era gioia, felicità. La reazione del Senpai nel ricevere il regalo, il bacio. Stava impazzendo, era estremamente soddisfatto. Ci aveva messo mesi a capirlo, ma in realtà provava veramente qualcosa per Kirino. Ammetterlo gli era stato difficile, non trovava mai l’occasione giusta per rivelarglielo anche perché era terrorizzato dal pensiero di averlo perso per tutte le illusioni che gli aveva creato. Entrò poi in macchina del suo tutore.
-Masaki, ma si può sapere che stavi facendo? Ti stavo chiamando da mezz’ora! – disse Midorikawa, con tono severo. Ma il più piccolo non rispose, era troppo felice di quello che aveva fatto.
Anche se purtroppo, per ufficializzare tutto e parlare come si deve con Kirino, avrebbe dovuto aspettare un bel po’ di tempo.
Intanto, ancora in palestra, Kirino uscì al contrario del ragazzo che amava, molto lentamente. Aveva il cuore che gli stava per scoppiare dalla gioia, sperava che tutto questo non fosse un sogno. Poi si avvicinò a Shindou per avvisarlo che stava tornando a casa, dato che ormai, era troppo assorto da ogni suo pensiero per poter continuare a festeggiare insieme a tutti gli altri.
Una volta uscito dalla palestra, si andò a sedere subito fuori per scartare il regalo che poco prima gli aveva dato Kariya, ovviamente disobbedendo a ciò che gli aveva detto prima, dato che era troppo contento per poterlo ascoltare. Era giusto una piccola calamita che con lo sfondo della statua della liberà e poi un biglietto. Senza indugiare oltre, decise di leggerlo.
“Ciao Senpai scemo! Auguri per il tuo compleanno, anche se conoscendoti avrai aperto il pacco una volta tornato a casa. Ma fa niente, tanto ormai mi sarò già messo in viaggio! Oggi, Natale, io ed i miei genitori partiremo e andremo per un mese a New York. Con questa lettera, volevo semplicemente dirti che sei tu la persona che mi piace, ci ho riflettuto molto. Purtroppo non so quando tornerò, ma ti prego di aspettarmi. Per il momento, non scriviamoci. Sono sicuro che i nostri sentimenti rimarranno uguali.
-Masaki”
La sua scrittura era bellissima, stranamente ordinata per un tipo come lui. Kirino osservò la lettera in silenzio e poi la piegò, per conservarla nella tasca del pantalone. Kariya aveva finalmente ammesso di provare dei sentimenti per lui, ma ora erano costretti a stare distanti per un tempo indeterminato.
Ma Kirino, decise di aspettarlo. Lo avrebbe aspettato, come aveva aspettato l’arrivo di quel suo primo vero bacio.
 
ANGOLO AUTRICE
Eccolo qui: il tanto atteso capitolo! Non ho avuto tempo per pubblicarlo, ma giuro: è qui pronto già da qualche settimana. Purtroppo, la tanta attesa (per me) non è stata ripagata: ho dato l’ultimo esame della sessione, ma purtroppo, dopo MESI che vado dietro a questo esame, la prof ha deciso di mettermi un 20, che ho giustamente rifiutato dato che mi avrebbe rovinato la media. Uffa…! Ma comunque: ecco qui per voi, il settimo capitolo di questa storia! Spero vivamente vi sia piaciuto e ci vediamo il più presto possibile! A presto!!

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Capitolo 8
*** Natale ***


8.1
Midori era soddisfatta di aver portato a termine quel suo piano. Certo, aveva costretto i suoi amici ad aiutarla, ma ne valse proprio la pena: lasciare Kirino e Kariya da soli in quello sgabuzzino era un’idea perfetta, avrebbero potuto dichiarare apertamente i loro sentimenti, che in quel periodo aumentavano sempre di più. Mai era stata così orgogliosa del suo lavoro come in quel momento. La cosa ancora più bella, è che tutti (eccezione fatta per Aoi, che aveva deciso di tornare a casa per un malore improvviso) avevano deciso di aiutarla a far finire quei due da soli, perché in fin dei conti, chi più e chi meno, si erano resi conto dei sentimenti reciproci che provavano l’uno per l’altro.
Ed ora, aspettava tranquillamente fuori la porta dello sgabuzzino per origliare le cose che si stavano dicendo, facendo fuggire chiunque avesse intenzione di aprirlo per prendere qualcosa oppure per origliare con lei: solo lei, aveva il diritto di sapere i loro segreti, in fin dei conti è sempre stata lei quella che ha cercato in qualche modo di farli avvicinare il più possibile. Fortunatamente, tutta la squadra aveva iniziato ad aver timore di lei durante gli ultimi mesi e soprattutto per i recenti avvenimenti, (nonostante fosse sempre voluta bene da tutti) quindi i membri in quel momento decisero di tenersi a distanza, proprio per evitare un rimprovero dalla rossa. Ovviamente fatta eccezione per uno: Ryouma. Aveva avuto il permesso di stare con lei, a patto che non avesse interrotto la sua importantissima missione di spionaggio.
Fortunatamente, lui non era tipo da ficcare il naso negli affari degli altri. Odiava il gossip, lo riteneva inutile e noioso, poi non riusciva neanche a stare al passo con i discorsi. Non gli importava nulla, se non della sua ragazza e soprattutto del suo benessere, avrebbe fatto di tutto per vederla felice. Ogni tanto, si allontanava dal campo dove i suoi compagni avevano seriamente deciso di fare una partita vestiti a tema natalizio, solo per tornare a vedere la sua ragazza posizionata lì davanti, ad ascoltare con le sue ultime forze ciò che dicevano (nonostante non si sentisse assolutamente nulla. Ormai era stanca, si notava: aveva gli occhi scavati da due grandi occhiaie.
Il ragazzo sorrise e lentamente andò a sedersi vicino a lei, che da mezza addormentata gli accennò un mezzo sorriso dolce, per dimostrare di essere felice della sua presenza. Quella era una cosa che faceva veramente di rado e soprattutto, quando non c’era nessuno a vederli. Midori era molto riservata quando si trattava di romanticismo, non si vergognava, ma odiava farsi vedere come una donzella innamorata dal cuore dolce, che si scioglieva appena vedeva il suo amore. Però, in situazioni di “intimità”, approvava mostrare i suoi sentimenti all’unica persona a cui erano dedicati.
-Piccola, sei stanca? – chiese Ryouma, mentre le accarezzava la testa.
Lei subito arrossì, ma senza agitarsi troppo gli diede una risposta. -Puoi smettere di chiamarmi piccola? E comunque, no. Non sono stanca. – disse per poi sbadigliare.
Questa piccola azione, portò Ryouma a sorridere di cuore e intenerito da quella scena. Ormai si era abituato a quel lato dolce della sua ragazza, ma la prima volta che si comportò così pacatamente, ne fu sorpreso. Lui si era innamorato di una ragazza tosta, che raramente dimostrava i suoi sentimenti alle altre persone. Eppure, qualche mese dopo che avevano iniziato a frequentarsi aveva iniziato ad aprire al meglio il suo cuore. Si era mostrata impacciata, certe volte. Tutto il contrario di come si mostrava con gli altri. Tutto questo lo faceva sentire speciale.
Mai si sarebbe aspettato di vedere quel suo lato così dolce e vulnerabile in un certo senso, soprattutto dopo la sua reazione quando durante il primo anno aveva deciso di dichiararsi. Il povero Ryouma si era sentito umiliato dopo essersi sorbito due minuti e mezzo di risate continue, quindi si aspettava un rifiuto. Ma al contrario delle aspettative, la ragazza accettò e ricambiò i suoi sentimenti dopo che gli tirò un pugno.
Ed ora erano qui, con quasi un anno e mezzo di relazione. Si trovavano bene insieme, ridevano e scherzavano sempre, si arrabbiavano ma poi, con calma capivano i loro errori e si scusavano, per continuare a vivere tranquillamente. Con il passare del tempo, avevano anche iniziato ad ignorare tutti quei litigi inutili, proprio perché volevano stare in pace. Soprattutto Ryouma, aveva iniziato a non rimanerci male per le cose che la fidanzata diceva in pubblico. Quella era solo una maschera perché voleva mostrare a tutti di essere una donna che sapeva farsi valere. Ormai la capiva perfettamente e per questo l’amava così tanto.
In quel momento però, la cara Midori, stava affrontando uno dei suoi nemici più grandi: il sonno. Aveva iniziato già dopo meno di un quarto d’ora a vacillare a causa degli occhi che si facevano sempre più pesanti e il suo fidanzato non aiutava affatto, dato che ormai stava continuando ad accarezzarle i capelli.
-Posso appoggiare la testa sulla tua spalla? – chiese, ormai sicura di starsi per appisolare completamente, cedendo la vittoria al sonno.
-Tranquilla, fai pure. – sorrise lui, guardando innamorato la fidanzata che posava delicatamente la sua testa su di lui.
 
Passò un po’ di tempo e ormai la ragazza si era completamente fatta trasportare dalle ali di Morfeo. “Chissà che cosa starà sognando”. Si chiese tra sé e sé, mentre si alzava e la prese, per caricarla sulle sue spalle. Doveva riaccompagnarla a casa sua, non voleva che i suoi compagni la vedessero così. E poi, non si ricordava neanche più perché stessero da ore vicino a quello sgabuzzino chiuso.
Poco importava però: ormai erano a metà strada. Fortuna vuole, che i due abitassero anche vicini, quindi Ryouma avrebbe approfittato per rimanere un altro po’ con la sua ragazza.
La rossa intanto, percependo il movimento aprì leggermente gli occhi. -Che succede? – gli sussurrò con la voce da sonno, per poi dargli un bacio vicino l’orecchio.
-Ti sto portando a casa. – rispose lui.
Lei sorrise, chiudendo di nuovo gli occhi. -Kirino e Kariya?
-Oh, effettivamente era da un po’ che non li vedevo.
-Che intendi? – chiese la ragazza, ora con un tono freddo. -Ryouma, non stavi origliando con me le vicende di quei due?!
-E perché scusa? Noi eravamo gli unici in palestra a…
-Ryouma, caro… - disse divincolandosi da lui, per scendere e guardarlo negli occhi. -Avevamo chiuso quei due nello sgabuzzino per mettere chiarezza tra i loro sentimenti. – sbottò. -Mi stai dicendo che te ne sei andato, senza aprire lo sgabuzzino?!
Il ragazzo, ricordandosi il piano escogitato dalla sua fidanzata iniziò a ridere come uno scemo, sentendosi più idiota del solito. Si beccò una bella occhiataccia dalla sua bella Midori, che era più che furibonda. Poi la ragazza gli prese la mano e tornò di nuovo verso la strada della palestra.
Camminarono per poco tempo, dato il passo svelto e adirato della rossa. Poi però, giusto all’entrata della palestra, riuscì a riconoscere un volto a lei familiare. Era Kirino. Qualcuno aveva fortunatamente deciso di farlo uscire da quello sgabuzzino. Lei corse subito dal migliore amico, seguita dal suo fidanzato.
-Ranmaru! – lo chiamò piegandosi alla sua altezza. Il rosato subito alzò la testa e sorrise. Midori sospirò rincuorata. -Come è andata? – chiese curiosa.
-Ti ringrazio. – disse solamente, mentre si alzò.
E subito l’altra sentì il suo cuore esultare per il piano, quindi lo bloccò subito. -Avanti, raccontaci tutto! - Ma il rosato, si girò verso di lei e aveva gli occhi lucidi dal pianto. Questo fece perdere un battito per il dispiacere a Midori. -Non dirmi che… - disse con un tono profondamente dispiaciuto, ma poi si voltò furibonda. -Se prendo quel nanerottolo lo uccido! – urlò, ma fu bloccata subito dalla mano del suo amico che scosse la testa in segno di “negazione”.
-Non agitarti, sarebbe inutile. – sorrise. -Lui ricambia. – disse solamente.
Midori e Ryouma, al sentire quelle parole si illuminarono entrambi dalla felicità e si diedero il cinque a vicenda. Erano orgogliosi di Kirino, per essere finalmente riuscito a conquistare il cuore del ragazzo che gli piaceva così tanto.
-E lui ora dove si trova? – chiese Ryouma curioso.
-Vi va di accompagnarmi a casa? Così vi racconto tutto nei minimi dettagli.
I due acconsentirono, un po’ straniti dal fatto che il ragazzo non volesse stare con il suo nuovo fidanzato. Ma appena Ranmaru iniziò a raccontare tutta la vicenda dall’inizio alla fine, capirono il perché non fosse rimasto con Kariya. E tutto questo ovviamente alimentò ancora di più il forte rancore che Midori provava per lui.
 
8.2
-Torniamo anche noi a casa? – Chiese Shindou alla sua fidanzata, che osservava le foto della serata. La ragazza, con il suo dolce sorriso angelico, annuì.
I due salutarono il resto della squadra e andarono verso la casa del pianista, dato che quella sera i genitori avevano deciso di andare ad una cena in famiglia. Per questo motivo i due decisero di andare lì, anche solo per rimanere un po’ da soli, come avevano programmato inizialmente.
Era calato però un silenzio imbarazzante tra i due, nonostante si tenessero per mano mentre sedevano sul sofà nel salone. Romanticamente erano entrambi timidi, più di quanto non lo fossero con i loro amici. Takuto soprattutto: dal primo momento in cui l’aveva vista al primo anno, si era innamorato della dolcezza di Akane. Mai aveva avuto l’occasione di parlarle e raramente si confidava con qualcuno dell’infatuazione che aveva preso per lei. “Passerà subito”, pensava ogni giorno prima di andare a scuola, ma appena la vedeva anche solo di sfuggita non riusciva a fare a meno di pensarla per tutta la giornata. Quanto alla piccola Yamana, era timidissima al primo anno. Non aveva mai guardato in faccia nessuno prima di quel momento: aveva perso un piccolo ciondolo a cui teneva particolarmente, ma stava tardando a scuola, quindi decise di lasciar perdere e andare a lezione.
-Yamana San! – qualcuno la richiamò. Lei si girò e notò un ragazzino dai capelli mossi, che al vederlo così improvvisamente avvampò. -Cercavi questo? – chiese lui, porgendole il ciondolo che aveva smarrito pocanzi.
La ragazza, sorrise radiosamente. -Ti ringrazio… - si bloccò, dato che non conosceva il suo nome.
-Shindou Takuto. – arrossì leggermente. -Sono nella classe affianco!
E poi andò via, ancora in imbarazzo. Dopo quel giorno, Akane si sciolse dalla timidezza e chiese aiuto alla sua compagna di classe Midori di darle aiuto per conoscere meglio quel ragazzo. E da quel momento, si infatuò sempre di più, andando a vedere ogni giorno i suoi allenamenti, finché un giorno, prese coraggio e gli si dichiarò.
La loro relazione stava durando molto e questo non poteva far altro che rendere entrambi felici. Purtroppo, quel che mancava in quella relazione erano gli argomenti delle conversazioni dal vivo. Quando parlavano al cellulare riuscivano a parlare di tutto, ridevano e scherzavano fino a quando non si addormentavano insieme in chiamata. Ma quando si guardavano negli occhi, diventavano entrambi due pomodori.
-Posso suonare? – domandò Takuto, cercando finalmente di interrompere il silenzio.
Alla Yamana brillarono gli occhi. -Per me va bene.
E qui il virtuoso sorrise, per poi darle un bacio sulla guancia e andare al pianoforte. Aveva deciso di suonare una melodia dolce, in modo da far interpretare quel suono alla sua ragazza, per farle capire quanto l’amasse. Iniziò a premere i tasti, con grande eleganza e passione, tanto da ipnotizzarla per quanto fosse capace. Era rilassante e piacevole, ma soprattutto, quel suono era meraviglioso. D’un tratto poi si fermò.
-Che succede? – chiese lei, pensando fosse successo qualcosa.
-Sai suonare? – domandò, avvicinandosi alla sua fidanzata, per prenderle una mano. Lei scosse la testa, alzandosi in piedi. -Ti insegno io. – E la portò a sedersi vicino a lui.
Passarono così, tutto il tempo. Non si annoiarono per niente: insieme erano felici. Rimasero svegli fino all’alba, per poi addormentarsi vicini. Quella notte, anche se breve, fu per loro veramente piacevole. Stare insieme, anche senza una conversazione troppo articolata era bella. Per loro, erano i piccoli gesti ad avere importanza. Si erano trovati, era questo l’importante.
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao gente! Ecco qui un capitolo “speciale” prima di arrivare al gran finale. In realtà, questo capitolo non doveva esistere, ma ci tenevo molto a scrivere anche di queste due coppie, anche se il capitolo è un po’ corto, scusate! Ma ora vi rivelo una cosa: ok, vada per Midori e Ryouma, ma in realtà Akane e Shindou non è che mi piacciano come coppia (cioè, sì, li trovo carini ma purtroppo nella mia mente Takuto è aroace, quindi è molto difficile per me vederlo in una relazione e per questo, mai mi vedrete scrivere una Takuran, nonostante io sia multishipper, scusatemi parte 2 ahaha). Bando alle ciance, anche questo capitolo è andato. Ci vediamo prossimamente, ciao ciao!

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Capitolo 9
*** Amore ***


Kariya era partito la stessa notte, proprio dopo che Midorikawa andò a prenderlo dalla festa di Natale. Dopo aver rivelato i suoi sentimenti, aveva deciso di bloccare il suo Senpai su tutti i social, voleva evitare di parlare con lui, nonostante lo pensasse ogni giorno e sentiva terribilmente la sua mancanza. Durante il viaggio sull’aereo e anche mentre visitava la città, non faceva altro che sospirare mentre osservava le nuvole, il cielo. Era rimasto incantato dalle sfumature di quel cielo, che quasi ricordavano le iridi del suo caro Kirino. Si chiedeva sempre come sarebbe stato, se con lui fosse venuto anche il rosato. Ormai erano un paio mesi che quel suo compagno di squadra aveva iniziato ad interessargli, a piacergli. Gliene aveva fatte passare veramente così tante a quel povero ragazzo: lo aveva rifiutato praticamente nello stesso identico modo in cui lo aveva rifiutato il suo migliore amico qualche mese prima per poi decidere di ignorarlo totalmente; a detta di Ranmaru, quando ebbe l’influenza lo aveva messo letteralmente le spalle al letto mentre stava per baciarlo, per di più, poco prima si era sfogato delle cattiverie di Aoi che gli aveva detto pochi giorni prima. E ovviamente il suo cervello aveva totalmente eliminato ogni ricordo di quel pomeriggio, facendo diventare quel ricordo sfumato, come se fosse stato tutto uno stupido sogno. Aveva maledetto totalmente la sua memoria penosa in quel periodo. Fortuna però che con la presenza di quel nuovo allenatore fastidioso, che in qualche modo conosceva anche i suoi tutori, Masaki aveva preso il coraggio di chiedere al più grande cosa fosse accaduto quel pomeriggio e lì, ebbe la conferma di essere un emerito idiota. Non era stato per niente un sogno, quella era tutta realtà. In un certo senso era felice, ovviamente non di aver ferito per l’ennesima volta i sentimenti di quel fragile Senpai, ma che tutto ciò era effettivamente realtà. Non voleva ammetterlo a sé stesso però. Era estremamente confuso, ma oggettivamente contento. I suoi tutori furono proprio i primi a rendersi conto dell’atteggiamento del loro caro protetto.
-Masaki! – disse Hiroto, un giorno, poco prima della partenza, mentre erano seduti a tavola per pranzare. -Io e Mido abbiamo notato in te qualcosa!
-Che intendi dire? – sussultò il ragazzo, preso alla sprovvista. -Io sto completamente bene!
-Centrano forse questioni di cuore? – si avvicinò Midorikawa, accarezzando la testa del ragazzino. -Che bello, Masaki finalmente conoscerà l’amore!
-Non è questo… - si grattò un braccio in preda all’imbarazzo. -Voi come vi siete resi conto di amarvi?
Il verde sorrise dolcemente e si abbassò quasi alla guancia del ragazzino. -Vedi quel tipo dai capelli rossi pomodoro? – sussurrò Midorikawa, indicando il marito intento a mangiare il ramen istantaneo. -Lui è bisessuale, anche se inizialmente pensava di essere etero. Ha avuto relazioni con praticamente tutte le ragazze dell’orfanotrofio, quello sporcaccione. – Lo incolpò ironicamente.
-Parlate di me? – disse il rosso, alzando la testa, mentre masticava il suo cibo.
Ma il verde lo ignorò. -Io dovevo sorbirmi tutte le sue lamentele, ma a poco a poco mi sono reso conto di amarlo, sentirmi in qualche modo geloso delle sue relazioni e iniziai a non prestare più ascolto ai suoi discorsi. Un giorno ho deciso di dichiararmi e mi ha detto letteralmente con uno sguardo da cretino “a me piacciono le ragazze” – disse imitando l’altro, facendo ridere Kariya che poi si rese conto di non dover ridere così tanto, dato che quella era praticamente la stessa identica cosa che aveva fatto al suo “amico”.
-Ma io non ho detto così. – si lamentò Hiroto, cercando di giustificarsi.
-Non interrompere il mio discorso. – disse fulminandolo con lo sguardo, per poi tornare al suo drammatico racconto. -Dicevo, caro Masaki… io ci sono stato malissimo per quello che mi disse quel cafone, cercavo di ignorarlo, ma vivendo nella stessa casa risultava difficile certe volte mantenere un atteggiamento freddo. Poi un giorno non so cosa gli sia successo, ma ha deciso di stamparmi senza preavviso un bacio sulle labbra.
-E vi siete messi insieme?
-Mi ha rifiutato lui quella volta. – ridacchiò Hiroto. -Me lo meritavo. Così ci siamo allontanati.
-Si era offeso. – ridacchiò Midorikawa. -L’avevo ferito, ma più che altro perché pensavo mi stesse sfruttando.
-Ma come te l’ha dato il bacio?
-Non lo dire. – disse Hiroto guardando suo marito.
-Io lo dico invece! Io stavo tranquillamente scendendo le scale mentre parlavo con tuo zio Nagumo. Hiroto mi guarda, sorride e mi urla un “TI AMOO!” per poi stamparmi il dannato bacio. – disse mimando a scatti, la scena.
-Certo che sei proprio scemo, eh! – disse Masaki, con uno sguardo di rimprovero, mentre Hiroto metteva il broncio. -E poi come vi siete messi?
-Quell’anno non ci siamo messi. – il rosso fece il labbruccio. -Ci siamo fidanzati una volta diventati ventenni. Io avevo deciso di andare via prima di tutti, ma mentre feci le valigie mi resi conto che mancava qualcosa. Così l’ho messo nella valigia e l’ho port… Ahi!
-Poi è venuto da me piangendo dicendomi che aveva bisogno della mia presenza. Anche io mi misi a piangere. Data poi l’atmosfera ci baciammo.
-Oh…- sorrise intenerito. -Che bello dev’essere stato… in fin dei conti, vi amavate entrambi.
I due sorrisero contemporaneamente. -Ma dimmi caro. Perché ti serviva sapere di come sono finito con quel pomodoro? – disse scherzoso Ryuuji. -Ti sei innamorato per caso? Ammettilo, dai! Rimarrà un segreto tra noi tre e queste mura.
Il ragazzino arrossì, diventando della stessa tonalità dei capelli di Hiroto. Poi prese un respiro e decise di raccontare tutta la sua storia con il suo Senpai, non escluse nessun dettaglio. Mentre raccontava, si rendeva conto che nel suo petto qualcosa pulsava incessantemente. Non era mai successo quando parlava di Aoi. Era una sensazione del tutto differente. Ogni tanto, mentre parlava di Kirino la sua voce tremava per la troppa euforia, poi divagava descrivendo altri dettagli sul ragazzo che in realtà non centravano nulla con la loro situazione. E proprio in quel momento si rese conto che qualcosa si stava pian piano, o meglio, si era smossa nel suo cuore.
-Credo di essere innamorato del Senpai? – finì arrossendo. -Secondo voi, può essere?
E i due adulti sorrisero genuinamente a quelle domande. Senza dire nulla, lo abbracciarono, orgogliosi di lui per aver finalmente accettato i sentimenti che provava per il suo compagno di squadra.
E proprio da quel momento, Masaki aveva iniziato a dare sempre più attenzioni a Kirino. Lo chiamava sempre per pranzare insieme e caso vuole che il professore gli mise anche in coppia per allenarsi insieme. Anche se per un certo periodo il più grande si voleva dimostrare freddo nei suoi confronti per cercare di eliminare ogni traccia residua dei suoi sentimenti per lui, non riuscì a rimanere indifferente alle attenzioni di Kariya, che in fin dei conti gli piaceva ancora tanto. Masaki era felice di poter passare così tanto tempo con lui, soprattutto quando lo stuzzicava: perché in realtà quel piccoletto amava più di ogni altra cosa dargli così tanto fastidio e vedere le sue reazioni più esasperate. E poi arrivò il Natale. Quando lui, con quel vestitino imbarazzante, aveva rubato a Kirino quel tanto atteso bacio. Gli era piaciuto tantissimo, si era pentito di non aver assaporato al meglio quelle labbra. Ma doveva farlo. Doveva continuare a vivere con il desiderio di volerlo sempre di più. Era proprio lui, ad aver deciso di doverlo desiderare. La sua era proprio una punizione che si era inflitto per aver ignorato per così tanto tempo i suoi sentimenti.
Finalmente, dopo più di un mese che si trovava all’estero, era arrivato il tanto atteso giorno della partenza e del ritorno a scuola. Per questo, quel giorno, decise di mandargli un messaggio. “Sono quasi all’aeroporto”. Lo mandò solo a lui, solo lui doveva essere a conoscenza del suo ritorno. Non voleva nessuno ad attenderlo lì, neanche Hikaru, il suo migliore amico. Masaki voleva solamente vedere il ragazzo che gli era tanto mancato per quel lungo mese di attesa che sembrava quasi infinita. Gli mancava eccome. La sua paura più grande in quel momento era rappresentata principalmente dal pensiero di non trovare ad attenderlo il ragazzo che gli piaceva: d’altro canto, come non biasimarlo, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare. Ma non voleva pensarci. Lui era certo, lo sapeva. Avrebbe incontrata Kirino Ranmaru e si sarebbe finalmente chiarito con lui.
 
 
 
Kirino era in ansia. Non era mai stato in un aeroporto prima di quel momento. Tremava dalla felicità di rivedere dopo così tanto tempo il ragazzo che gli piaceva. Si guardava intorno e vedeva tutte quelle persone con enormi cartelloni con su scritto “bentornato”, ma lui era venuto lì a mani nude. Stava iniziando a sentirsi a disagio, pensava che Kariya sarebbe stato deluso da tutto ciò. Si sentiva in estrema colpa.
Continuava a guardarsi intorno, finché non ebbe la notizia che l’aereo che stava atterrando in quel momento era proprio il volo del ragazzo che stava attendendo. Prese un respiro enorme e iniziò a guardare tutta quella gente che passava. Cercava il corpicino minuto di Masaki, ma non riuscì a vederlo da nessuna parte. Poi si sentì toccare la spalla e si girò.
-Kariya! – ma arrossì notando due uomini molto fighi che gli sorridevano a trentadue denti. -Oh, scusatemi… pensavo che fosse un mio… umh, amico… - sorrise deluso.
-Sei Kirino Ranmaru, giusto? – disse l’uomo dai capelli verdi, con un sorriso dolce.
-Sì?
-Capito, è un piacere conoscerti, noi siamo i suoi tutori e… - non concluse la frase che venne interrotto dall’altro uomo dai capelli rossi, in preda all’euforia.
-Masaki è fuori, appena ti ha visto è fuggito subito. Durante il viaggio non ha fatto altro che… - ma la sua bocca venne tappata.
-Ti prego Kirino San, raggiungi Masaki! – disse cercando di coprire la figuraccia che suo marito stava per far fare al loro figlio, che già facilmente si imbarazzava
E Ranmaru, confuso da quei due adulti annuì e di corsa si recò fuori, fidandosi delle parole pronunciate da quei due-
Lì era tutto più chiaro, riusciva a vedere meglio e tra le mille persone lì presenti, tra tutti loro, intravide la testa di Kariya. Il più grande non riuscì a pensare oltre e subito corse verso di lui, per poterlo finalmente abbracciare. Appena lo raggiunse, lo chiamò.
-Kariya!
Ed il più piccolo si girò, con uno sguardo indifferente. Quasi freddo. A primo impatto Kirino ci rimase male nel vederlo così, era certo che Kariya ci fosse rimasto male per non aver ricevuto i cartelloni di bentornato, si stava maledicendo internamente per non aver fatto nulla di bello per accogliere il suo ritorno. Poi però lo guardò bene: era pallidissimo.
-Oh, ciao Senpai!
-Kariya, che hai? – gridò preoccupato, mettendogli le mani sulle spalle.
-Nien… - non finì di rassicurarlo, che si voltò dall’altro lato per poter rigurgitare. Fortunatamente, aveva con sé il sacchetto per il vomito e quindi evitò di sporcare per terra. -Scusa, volare mi fa venire la nausea. – sorrise, in preda all’imbarazzo.
-Non hai qualcosa per…
-Tranquillo, tra un po’ passa. – sorrise. -Ti abbraccerei, ma in questo momento faccio schi… - ma non finì di parlare, che fu avvolto totalmente dall’abbraccio caloroso del maggiore.
-Non dire altro, ti prego. – sorrise. -Mi sei mancato da morire!
Kariya chiuse gli occhi, mettendo la sua fronte sul petto del maggiore. -Tu di più.
-Ragazzi! Salite in macchina! – gridò Hiroto mentre suonava il clacson, rovinando il momento e beccandosi uno schiaffo in testa dal marito come rimprovero, per poi guardarlo con gli occhi da cucciolo terrorizzato.
 
Una volta tornati alla loro abitazione, Kariya che si era già ripreso dalla nausea post-aereo, prese per mano il suo Senpai, per poterlo portare nella sua stanza.
-Sdraiati! – disse dolcemente, ma fece lo stesso sussultare Kirino per l’improvvisa richiesta.
-Come scusa?
-Sdraiati sul letto, fidati di me! – sorrise. -Tranquillo, non voglio fare assolutamente niente. Ma fidati di me, ti prego!
Il più grande fece titubante come gli aveva detto. Dunque Masaki ghignò e poi si mise a cavalcioni sul più grande. Sapevano entrambi quello che stava per succedere. Erano ormai tutti e due rossi per l’imbarazzo. Poi il più piccolo iniziò a piegarsi sempre di più verso le labbra del Senpai e quel momento arrivò. I due si diedero quel bacio tanto desiderato dal Natale. Fu un bacio delicato, dolce. Non era per niente violento, neanche un pizzico di malizia.
Poi Masaki si staccò leggermente. -Con questo, io direi di poter sigillare il nostro fidanzamento. – sorrise, mentre Kirino avvicinò di nuovo le loro labbra.
-Ti amo e mi sei mancato così tanto. – disse il più grande mentre tornavano a baciarsi.
Poi si fermarono e Kariya guardò il Senpai, lo studiò più che altro e poi gli accarezzò i capelli. Erano quasi alla stessa lunghezza di prima.
-Scusami ancora…
-Non preoccuparti. – lo bloccò, capendo cosa volesse dire. -Tanto crescono velocemente. – disse continuando a coccolare il fidanzato. Non fecero altro, non andarono oltre. Rimasero sdraiati sul letto, insieme. Si coccolarono tutto il tempo. Si erano mancati così tanto, ma ora stavano finalmente insieme. Si erano fidanzati, non c’erano più ostacoli e per questo, potevano stare tranquillamente in pace.
Ormai erano certi del loro amore.
 
Kirino si limitò poi ad osservare il suo fidanzato, che si era addormentato. Ogni tanto lo accarezzava e gli dava qualche bacio sulle guance. Doveva essere proprio stanco dopo quel lungo viaggio. Aspettarlo era stata la scelta migliore. Stare con Masaki, finalmente, era per lui come un sogno. Aveva deciso di rinunciare a lui, ai suoi sentimenti, ma eccolo lì. Stavano insieme.
Continuò ad accarezzargli la testa, ma poi, sentì la gola secca per la sete. Si guardò intorno e notò la bottiglietta del turchese sulla scrivania. Si fece per alzare, ma la mano del minore prese la sua.
-Non stavi dormendo? – sorrise senza girarsi.
-Fingevo. – disse con tono piatto. -Non riesco con la tua presenza.
-Vuoi che me ne vada? – questa volta si girò, per poi sedersi di nuovo sul letto, tenendo sempre la sua mano.
-No. Altrimenti non ti avrei bloccato, stupido Senpai. – gli fece la linguaccia. -Volevi andare via? Sei stanco?
-Assolutamente no. – gli diede un bacio sulla fronte. -Volevo solo prendere quella bottiglietta d’acqua.
-Certo che se volevi un bacio, potevi anche chiedermelo! – si alzò, mettendo le sue braccia dietro al collo del più grande, per avvicinarsi lentamente al suo volto, facendo scontrare i nasi
-Scemo, avevo solo sete! – disse il rosato, stampandogli poi un veloce bacio sulle labbra.
-Restiamo per sempre insieme, va bene? – disse Masaki.
E Ranmaru annuì, per poi vedere il fidanzato addormentarsi di nuovo. Anche lui decise poi decise di sdraiarsi, per potersi riposare vicino al suo fidanzato.
 
ANGOLO AUTRICE
Ecco a voi, l’ultimo capitolo! Wow questa è la prima storia che decido di completare seriamente. Sono così felice!! Commentino del capitolo: forse ho intenzione di scrivere una HiroMido (però come OS) basandomi proprio su questo capitolo. Poi ho anche in mente di scrivere una os, sempre dedicata all’universo di questa storia, ma dedicata ad un personaggio diverso, chissà chi. Comunque, giusto per la cronaca: in questa storia non so come, ma almeno per ogni capitolo ho bullizzato Masaki lol giuro che è uno dei miei personaggi preferiti, in realtà gli voglio un bene assurdo.
Finita la storia, chissà cos’altro potrò scrivere. In realtà avrei in mente un’altra storia, ma non o se renderla Ranmasa o meno.
Per quanto riguarda altre storie, probabilmente inizierò a scrivere anche per altri fandom, ma non vi dirò per quali: rimanete sintonizzati! Alla prossima, amici! Ciao!!

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