Una nuova identità

di DarkFeiry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Per l’ennesima volta l’aveva fatta soffrire, per l’ennesima volta le aveva fatto capire che non era cambiato niente tra di loro anche dopo quella mezza dichiarazione. Ora si era totalmente stufata di tutto ciò e aveva preso la decisione definitiva di prendere tutte le sue cose e andare via. È vero lo aveva pensato mille volte ma non aveva mai trovato il coraggio per farlo, ora era tutto diverso ed era decisa a farlo come non lo era mai stata prima. Si alzò dal letto prese la sua valigia e cominciò ad infilarci tutte le sue cose in fretta e furia, cercando di non far svegliare il suo coinquilino. Quando tutto fu pronto prese un foglio di carta ed una penna ed iniziò a scrivere le sue ultime parole rivolte a lui:

Ho sopportato abbastanza, pensavo che ora la situazione tra di noi sarebbe cambiata, ero già preparata al fatto che non si sarebbe ribaltato tutto. Ma almeno pensavo che mi avessi trattata in modo diverso, pensavo che mi avresti considerata di più ma così non è stato. Per anni ho sopportato questa situazione a volte in silenzio e a volte dimostrandoti la mia frustrazione ma ora non posso più tacere. Non posso più sopportare il peso della tua indifferenza per me è troppo ora. Per giorni ho meditato sulla decisione di andare via e ora che l’ho presa non tornerò sulla mia vecchia strada. Non posso negarti che sto soffrendo…ma vederti così indifferente nei miei confronti…l’amore che provo per te è troppo grande che non posso più sopportare di sentirmi la ruota di scorta, forse mi sto dilungando troppo e quindi cercherò di essere breve. Me ne vado…vado via da qui…via da te sperando che un giorno possa dimenticarti come sono sicura che tu farai molto facilmente…Non provare a cercarmi…ora vado… TI AMO

Addio Ryo

 

Kaory

 

Lasciò la lettera sul tavolo del salotto e chiuse la porta dietro di se. L’indomani mattina, Ryo, si svegliò tardi, ma sentiva che qualcosa mancava… ma non riusciva a capire cosa , la sbronza di quella notte era stata più pensante si quello che pensava e la conseguenza era la testa che ora minacciava di esplodergli. La casa quella mattina era stranamente silenziosa. Entrato in salotto disse –Kaory ma che fine hai fatto, mi hai preparato la colazione?-

La risposta non ci fu

-Kaory dai non giocare a nascondino che non ho voglia-

Nulla. Nemmeno un sospiro. Si avvicinò al tavolo del salotto è notò un biglietto. Lesse tutto in un fiato ciò che c’era scritto. Dopo aver finito fece ricadere la lettera sul tavolo e si prese la testa fra le mani. Ma ormai era troppo tardi per cambiare il passato e rivalutare i suoi comportamenti. Kaory era già sul primo volo del mattino diretto a New York per andare da sua sorella , per cambiare totalmente vita e per cercare di dimenticare definitivamente l’uomo che amava.

 

UN ANNO E MEZZO DOPO

 

Quella notte era rientrata tardi come ormai capitava da alcuni giorni a causa del suo nuovo incarico. Si era appena svegliata e si dirigeva ancora sbadigliando verso la cucina.

-Buongiorno Kaory ti sei svegliata… hai fatto le ore piccole questa notte!!-disse Sayuri mentre preparava le ultime cose per la colazione.

-è il prezzo del lavoro se voglio guadagnare e pagarti la mia parte di affitto alla fine del mese- rispose Kaory ancora un po’ assonnata.

-guarda cara sorellina che non sono stata io a dirti che dovevi versarmi una quota mensile, hai fatto tutto da sola, quindi non puoi lamentarti-

-e chi si lamenta e poi è anche giusto che ti versi una quota mica posso mangiare pane a tradimento tutti i giorni, comunque il piccolo Andrw? E Erick?-

-Andrw è andato all’asilo ed Erick è già andato a lavoro che aveva un lavoro urgente da fare- Kaory ormai viveva a casa della sorella che si era sposata da 4 anni e aveva un bambino di 3 anni. Kaory per mantenersi faceva due lavori: di mattina era la segretaria di un avvocato mentre di notte o all’occorrenza si trasformava in bravissima SWEEPER. Gli anni passati con Ryo le avevano insegnato molte cose e negli ultimi periodi aveva affinato moltissimo la sua tecnica. Nessuno conosceva la sua identità e aveva visto il suo aspetto fisico. Quando lavorava indossava sempre un cappello da cow-boy e degli occhiali da sole scuri ed, in inverno, indossava un lungo cappotto di pelle. Aveva fatto crescere i capelli che oramai le arrivavano quasi al disotto delle spalle. Il suo nome in codice era Unicol. Era temuta e rispettata da tutti i teppisti della zona e aveva fatto anche un patto indissolubile con il più grande malavitoso di quella zona che si faceva chiamare Red Dragon.

-com’è andato il lavoro sei riuscita a scoprire qualcosa??- disse Sayuri mentre passava la colazione alla sorella che per il sonno non riusciva a muovere nemmeno un dito.

-non ci sono risvolti, la mia cliente è terrorizzata da questo squilibrato ma sinceramente non credo che sia una cosa così grave anche perché ormai sono tre settimane che seguo questo caso e non si fa vivo nessuno.-

-ti sta fruttando molto questo lavoro, se continui così puoi vivere di rendita.-

-si mi frutta molto , io a differenza di qualcuno che conoscevo mi faccio pagare in denaro non in natura-

-cosa sento dire dalla mia sorellina, erano mesi che non nominavi Ryo-

-è stato solo un caso non preoccuparti, comunque la colazione era buonissima ma ora è meglio che vada perché se arrivo tardi Joe mi uccide, ho tantissimi documenti da sistemare, ma tu non dovevi andare a lavoro?-

-si ora vado buon lavoro sister-

-buon lavoro anche a te-

Si cambiò ed usci per andare al lavoro che faceva alla luce del giorno.

 

NEL FRATTEMPO….

 

-Ma chi può essere che bussa a quest’ora alla porta?- Disse Ryo irritato perché qualcuno aveva disturbato la sua dormitina che durava dalle 3.00 di notte e ormai erano le 12.00 a.m.

-arrivooo- aprì la porta che e si trovò davanti quell’armadio di Falcon.

-E quanto tempo ci hai messo ad aprire? Per caso ti trovavi in Siberia??-Disse Falcon

-Per tua informazione caro, dormivo-

-Poverino, ho disturbato il sonno di un povero bambino indifeso, scusami tanto-

-noto un tantino di ironia nella tua voce…lasciamo stare che cosa sei venuto a fare a quest’ora qui?-

-ti ho portato qualcosa che ti interesserà, la classifica che hanno stilato degli sweeper più forti-

-e che novità, di solito è in questo periodo dell’anno che la stilano, ma come mai questa faccia? Mica ti stupirai ancora che sono sempre io il primo della lista?-

-non fare lo sbruffone e leggi!-

-ma cosa ci pu… ma che significa? Chi è questo qui? E come ha fatto ha detenere il primo posto?-

Al primo posto di quella lista non c’era Ryo, come al solito, le carte in tavola erano cambiate e lui si trovava ad affrontare un nuovo avversario: Unicol.

-non l’ho mai sentito nominare… qualche informazione??- chiese Ryo ancora un po’ attonito

-nessuna, ma io non mi stupirei così tanto se un pivellino ti ha sopraffatto, in questo ultimo anno non ti sei dato da fare, anzi hai battuto in riturata e sinceramente non ti chiedo nemmeno il perché…tanto già so la risposta e so che tu non me la diresti lo stesso, comunque se vuoi sapere qualcosa in più ti conviene chiedere a Saeko. Ora ti saluto perché ho lascito Miki da sola al Cat’s Eye e devo tornare da lei-

-ok ci vediamo armadio ambulante-

Ma Falcon non aveva sentito ciò che gli aveva detto Ryo perché si era già dileguato. Ryo si lasciò cadere sul divano ancora stupefatto dal fatto che qualcuno era riuscito a superarlo nella classifica che ormai erano anni che lui dominava. Falcon però aveva ragione, nell’ultimo periodo si era abbandonato, non lavorava quasi più, era trasandato, usciva la sera e rientrava molto tardi solo perché si fermava al molo a pensare e tutto questo era riconducibile solo all’assenza della persona che amava:Kaory. Nemmeno lui voleva ammetterlo ma era così e non c’erano scuse che potessero evitare ciò. Si alzò, si cambiò e si diresse verso la centrale di polizia deciso a chiedere informazioni a Saeko su questo misterioso sweeper.

Saeko era più impegnata che mai ma trovò facilmente il tempo per lui.

-ciao topo in gattabuia, finalmente sei uscito alla luce, attento che potresti liquefarti, il sole fa male ai vampiri!- disse Saeko ridendo a crepapelle

-non ci trovo niente da ridere, invece di fare la gallina guarda qui! È la classifica dei migliori sweeper e sono stato sovrastato da questo pivellino arrivato dal nulla, inconcepibile-

Saeko guardò il foglio e lesse il suo contenuto.

-sbagliato! Devi correggerti sei stato surclassato da UNA pivellinA.-

-COSA?-

-è inutile che fai il maschilista questa Unicol è una ragazza, almeno dalle nostre fonti, e opera nella zona di New York, nessuno l’ha mai vista in volto e sinceramente non mi sorprendo che ti abbia superato così, perché è stata capace di mettere il freno a quel brigante di Red Dragon.-

-ma quel Red Dragon?-

-si il moccioso genio che ha mandato in til più di un milione di computer e ha terrorizzato centinaia di persone.-

-ma nemmeno la polizia era riuscita nulla contro di lui-

-invece pare che Unicol abbia sottoscritto una specie si patto che lo ha messo a cuccia.-

-incredibile!-

-se vuoi riprenderti il tuo primo posto ti conviene metterti di nuovo a lavoro caro mio, ora devo salutarti che ho un po’ di lavoro da fare.-

Ryo alzò i tacchi e se ne andò diritto al Cat’s Eye per parlare delle ultime novità che aveva ricevuto a Umibozu. Ancora incredulo scese dalla sua Mini e si diresse all’interno del locale.

-Buongiorno dolcissima Miki, vederti mi rallegra la giornata lo sai che sei più bella del solito?- esordì Ryo appena aperta la porta

-non fare il ruffiano che con me non attacca, come mai già qui, sono le 14.00 e a quest’ora ancora sei nel mondo dei sogni di solito.-

-dillo al tuo carissimo maritino che questa mattina è venuto a turbare il mio sonno così delicato, comunque dov’è ora Umibozu?-

-povero Ryo sai non ti compatisco per niente, comunque Umibozu e nel retro se vuoi puoi andare a cercarlo lì-

-ok grazie dolcissima Miki-

Si diresse nel retro del locale e trovò falcon intento a sistemare degli scatolini contenenti presumibilmente delle bottiglie di liquore, stando al rumore che producevano. Si muoveva molto lentamente perché voleva fare uno scherzo a falcon, ma purtroppo Umibozu, grazie alle sue capacità sensoriali molto sviluppate riuscì lo stesso a percepire la sua presenza

-è inutile che cerchi di spaventarmi non ti riesce molto bene, ma come mai sei qui?-

-perché volevo dividere con te le novità che ho saputo sul quella cosa che mi sei venuto a dire questa mattina, sono andato da Saeko subito dopo che tu te ne sei andato e mi ha detto che non è un ragazzo ma che è una RAGAZZA.- Ryo raccontò tutto quello che aveva saputo da Saeko.

-perché ti meravigli tanto in fondo sei tu che hai voluto questo- gli rispose Falcon continuando il suo lavoro.

-se devo dirti la verità sono arrabbiato, non posso sopportare che qualcuno mi soffi il posto così-

-di la verità sei più arrabbiato con te stesso che con lei-

-e già, mi sono accorto che non posso andare avanti….-prese e se ne andò senza nemmeno dire “ciao” ma Falcon aveva già capito il perché.

Uscì dal locale senza salutare nemmeno Miki, entrò in macchina e si diresse a casa. La giornata passò come ormai la passava da un anno e mezzo a questa parte, disteso sul letto a guardare il soffitto, la sua mente era proiettata su un pensiero che ormai lo attanagliava da più di un anno, il suo pensiero fisso era Kary. Pensava a quanto l’aveva fatta soffrire e a come se l’era fatta scappare. Ma adesso pensava anche alla ragazza che gli aveva tolto il primato ed era deciso più che mai a riprenderselo. Era deciso a partire per New York e incontrarla.

 

 

Kaory a differenza di Ryo si era ricreata una vita. Stava controllando la sua e-mail e trovò un messaggio di Red dragon. Rispetto alle opinioni che tutti avevano su di lui, Kaory lo conosceva bene. Era un ragazzo di 25 anni un vero e proprio Haker informatico e c’era stato un periodo in cui aveva fatto sudar freddo a tantissime persone mandando in tilt centinaia di computer e paralizzando l’intera borsa americana. Ma lo aveva fatto solo perché aveva bisogno di attenzione. I suoi genitori era morti ed era rimasto solo, visto che non aveva nessun fratello, e così per far attirare l’attenzione a se si era comportato in questo modo. Kaory aveva subito capito come si sentiva. Era stata proprio la borsa americana ad ingaggiarla per cercare di fermarlo visto che nemmeno la CIA ci era riuscita. Kaory era stata sulle sue tracce per molto tempo ed era riuscita a trovarlo. Una volta capite le sue ragioni lo aveva indotto a smettere perché non era certo in quel modo che sarebbe riuscito a sentirsi meno solo. Yury, alias Red Dragon, era l’unico a conoscere l’identità di Kaory e quando poteva l’aiutava a cercare informazioni su le persone che lei stava cercando. Ora conduceva una vita normale ed aveva aperto un grandissimo Hotel nel cuore della città. Un Hotel in cui avevano sostato numerose star del mondo dello spettacolo e della politica. Kaory si recava sempre li quando aveva un minuto di tempo libero. Aprì l’e-mail e vi trovo una lista con una piccola introduzione:

“ciao bellissima mentre navigavo un po’ nella rete ho trovato questa lista che penso ti farà piacere riceve, ci vediamo un bacio ^^”

Di seguito c’era la lista dei migliori sweeper e con suo grande stupore notò che la prima della lista era proprio lei…

Non riusciva ancora a credere hai suoi occhi, era sulla piazza da poco e si era già guadagnata il primo posto, pensandoci meglio non era così imprevedibile, era riuscita a mettere il freno al più grande haker degli ultimi anni. Però appena vide il secondo nome della lista ebbe una stretta al cuore…aveva superato City Hunter, il più grande che ci fosse mai stato. Non sapeva se essere contenta o sentirsi in colpa. La sua testa in quel momento era invasa da mille emozioni e non sapeva nemmeno lei spiegarsi il motivo. Decise che per il momento era meglio lasciar perdere la questione e chiuse il documento. Dopo aver finito lavorare di riaprì l’e-mail e la stampò, spense tutto e si diresse verso casa. Appena aprì la porta si trovo subito tra le braccia il suo nipotino al quale voleva n bene inimmaginabile:

-ciao Andrw che bello vederti così di buon umore…-disse lei mentre lo prendeva in braccio

-sono contento di vederti zia, ieri sera sono andato a letto e tu non mi hai dato la buonanotte e io ero triste ma adesso non ci sono più-

-meno male, scusami  se non ti ho dato la buona notte ma zia ha lavorato fino a tardi ieri sera- lo mise a terra e si levò il cappotto.

Entrò in cucina e vide che la sorella aveva preparato una cena con i fiochi e sentì il suo stomaco che reclamava cibo.

-che buon profumino, sei imbattibile in cucina…ora che ci penso ma…questa sera era il mio turno, scusami ho avuto parecchio lavoro da fare- disse Kaory mentre si sedeva a tavola.

-non ti preoccupare questa sera ho fatto prima io, lo farai la prossima volta, adesso mangia che si fredda- rispose Sayuri con un sorriso enorme stampato sul volto. La serata passo con molta leggerezza, come ormai faceva da un mese uscì alle 23.00. Si era completamente scordata la lista. Ma non sapeva che molto presto avrebbe avuto una visita dal suo passato.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Erano le 11.00 quando Ryo scese dall’aereo che lo aveva portato fino a  New York. Il viaggio non era stato dei migliori, come succede spesso a chi ha paura dell’aereo. La decisione di partire era stata così avventata che non aveva nemmeno riflettuto sui pro e contro. Decise che prima di mettersi a caccia di questa persona che lo aveva portato li doveva farsi una bella dormita e doveva riprendersi un po’, non poteva farsi vedere così pallido e mal messo, se questa Unicol lo avesse visto in questo stato sarebbe scoppiata a ridergli in faccia e lui non l’avrebbe sopportato dopo essere stato già superato. Chiese informazioni e si diresse verso l’hotel che gli avevano indicato: il Red Dragon.

Si era alza e si era ritrovata in una casa vuota. Era tardissimo e i suoi coinquilini si erano già dileguati. Si preparò una colazione veloce. Si diresse verso il divano per vedere un po’ di tv. Non doveva andare a lavoro perché oggi era il suo giorno libero. Mentre si sedeva urtò alla sua borsa. Tutto il suo contenuto si riversò a terra “che sbadata, di prima mattina il mio cervello è proprio partito”pensò, mentre raccoglieva le sue cose trovò il foglio con la lista, lo esaminò e decise di andare a trovare Yuri, non aveva voglia di passare la giornata chiusa in casa. Si vestì e uscì. Mentre camminava e guardava la città le venì in mente la città in cui aveva vissuto tutto quel tempo insieme a l’uomo che aveva amato, le tornarono alla mente flash della sua vita con Ryo ed una lacrima le scese lungo la guancia. Si meravigliò di quel pensiero, da quando si trovava a New York aveva pensato a lui pochissime volte dopo aver superato la prima fase del suo trasferimento ed ormai pensava che nella sua vita non c’era più posto per quell’uomo. Si era sorpresa che quel nome scritto su un foglio potesse farle così male. Cercò di liberare la mente dai brutti pensieri ed entrò nell’albergo del suo amico. Era un hotel bellissimo, di lusso ma che non era costosissimo, proprio per quel motivo era così rinomato. Appena entrò si diresse verso la reseption. Yuri era proprio lì, con la sua divisa che lei chiamava da pinguino.
-buongiorno bel pinguino, già a lavoro?-
-buongiorno, grazie per il pinguino, si già lavoro perché uno dei miei aiutanti si è ammalato e non ho trovato nessuno che lo sostituisse. Ma come mai già sei qui? Pensavo che lavorassi e che se non lo facevi avresti poltrito tutta la mattina-
-oggi giorno di riposo e poi non mi andava di passare un giornata in casa, posso rimanere qui a farti compagnia?-
-ma certo la tua presenza è sempre gradita qui, ma l’hai ricevuta l’e-mail?-
-si l’ho ricevuta, grazie- disse Kaori freddamente mentre si dirigeva dietro al bancone e si sedeva su uno degli sgabelli.
-ho capito niente commenti, e forse so anche il perché….-
Parlarono per un po’, mentre la gente andava e veniva e si fecero le 12.00.
Ad un certo punto le porte scorrevoli si aprirono e vi entrò un uomo molto alto con capelli corvini e occhiali da sole scuri, Kaori non aveva bisogno che l’uomo si togliesse gli occhiali, lo aveva già riconosciuto. Si alzò di scatto dallo sgabello e lo fece cadere a terra, si diresse come una furia all’interno della prima stanza che gli capitò.
Yuri rimase perplesso, anzi sconcertato dal suo comportamento ma non poteva pensarci su perché il misterioso cliente era già arrivato davanti a lui.
-Buongiorno signore, benvenuto al Red dragon. In cosa posso esserle utile?- disse Yuri un po’ titubante.
-si, se è possibile vorrei prendere una stanza-
-si ma è rimasta solo una doppia, va bene lo stesso?-
-si certo-
- a che nome devo metterla?-
-Ryo Saeba-
A sentire quel nome Yuri non aveva più perplessità sul comportamento di Kaori, sapeva la storia della sua fuga e adesso che sentiva il nome di quell’uomo capiva perché lei era scappata.
-ssss…sii.ssi…-
-scusi ha qualche problema?-
-n..nnoo nessuno-
Yuri consegnò la chiave a Ryo il quale prese la sua valigia e si diresse verso l’ascensore. Ad un certo punto Ryo tornò indietro, si fermò davanti a Yuri e lo fissò. Yuri aveva le gambe che gli tremavano, forse aveva riconosciuto Kaori e adesso voleva chiedere informazioni e lui cosa avrebbe detto?
-scusi mi può dire a che piano si trova?-disse Ryo
-oo si…primo piano la seconda porta a destra-
-grazie mille-
Appena Ryo fu entrato nell’ascensore Yuri tirò un sospiro si sollievo e disse a Kaori che poteva venir fuori.
-Kaori vieni, via libera ora-
-sicuro?-
-si si sono sicuro-
Kaori uscì dal suo nascondiglio e tirò anche lei un sospiro di sollievo.
-pensavo che mi avesse vista, ma cosa ci fa qui, non riesco a capire- aver visto quel volto l’aveva scombussolata, si sentiva girare la testa. Non riusciva a capire per quale motivo fosse venuto fino là. Aveva un enorme punto interrogativo in testa ma aveva anche un gran tumulto nel cuore. I suoi battiti avevano accelerato e non riusciva ancora  a stabilizzarli. Pensava di essere riuscita a cancellarlo, ma evidentemente non era così.

Entrato nella sua camera Ryo notò che era ben arredata e confortevole e si stupì che il prezzo era così basso per un lusso così. Posò le valige per terra, si tolse la giacca e si sdraiò sul letto. I viaggi in aereo erano insostenibili per lui e ora si sentiva tutto scombussolato. Sperava di dormire un po’ e che al suo risveglio si sarebbe sentito meglio. Nonostante si sentisse stanco non riusciva a prendere sonno, si alzò e andò in bagno per farsi una doccia pensando che lo avrebbe aiutato a sentirsi meglio. Il getto dell’acqua gli provocò una sensazione molto piacevole, ad un certo punto gli rivenne in mente una scena a cui aveva assistito poco tempo prima. Appena entrato nell’hotel aveva visto una ragazza scappare frettolosamente dentro una stanza facendo cadere lo sgabello su cui era seduta. Li per li non aveva dato più peso alla cosa ma ora che ci pensava era come se quella ragazza fosse scappata perché aveva paura di lui, forse si sbagliava ma sembrava proprio così. Cercò di ricordare la fisionomia della ragazza ma ricordava solo i suoi capelli castano-rossi. L’aveva vista solo pochi istanti ed era impossibile ricordarne i particolari. Finito di fare la doccia capì che non aveva sonno e che al doccia era stata sufficiente per rimetterlo in sesto e uscì per fare una passeggiata. Adesso che si trovava immerso nel caos di quella grande metropoli incominciava a meditare sulla sua scelta avventata di venire a cercare una persona che non gli aveva fatto niente di grave, in cuor suo sapeva che quello era solo un pretesto per partire e per cercare Kaori. L’avrebbe cercata e una volta trovata avrebbe messo di mezzo la scusa di quella sweeper. “sono uno stupido” pensò “ancora non riesco ad ammettere che la amo più della mia vita e per venire a cercarla devo avere queste scuse, che razza di idiota che sono”, con questi pensieri nella mente si infilò gli occhiali da sole e si avvio alla ricerca di due persone che in realtà erano un unico corpo e un'unica anima.

Kaori non riusciva ancora a dimenticare il suo volto, l’aveva visto solo un attimo ma era come se fosse rimasta a fissarlo per ore. Era normale, aveva vissuto con lui per tanti anni, come poteva dimenticare il suo volto, e poi non era cambiato per nulla. Quell’incontro l’aveva scombussolata parecchio. Guardò l’orologio e vide che si era fatto tardi, doveva tornare a casa per prepararsi a diventare Unicol. Quell’incarico la stava stressando, erano mesi che cercava di correre dietro un maniaco che ancora non si decideva a farsi vedere. Odiava quando doveva rimanere su un caso per troppo tempo, specialmente quando questo giocava con lei. All’inizio pensava che la donna che aveva ricevuto le minacce si fosse inventata tutto, ma negli ultimi giorni aveva avuto la conferma che questo tipo esisteva veramente. Ora era ancora più motivata a farlo fuori perché odiava quando qualcuno giocava con lei. Tornata a casa c’era già sua sorella ad aspettarla, la salutò ed andò direttamente in camera. Sayuri si era accorta subito della faccia scura della sorella ma non indagò perché sapeva che quando Kaori avrebbe voluto sfogarsi sarebbe andata da lei e le avrebbe detto tutto. Kaori uscì di casa così com’era entrata solo con un saluto, aveva troppe cose che le frullavano nella mente: Ryo, il maniaco, il lavoro, aveva la testa sotto sopra.

Si era ricordato dove abitava la sorella di Kaori e finalmente era arrivato ai piedi del palazzo dopo aver sofferto un po’ per colpa del disorientamento che aveva. Sperava di trovarla li ma allo stesso momento pregava per non trovarla perché non sapeva che cosa le avrebbe detto una volta avuta davanti. Si fece coraggio ed iniziò a salire le scale perché l’ascensore era occupato e poi doveva vedere i nomi scritti sui campanelli perché non ricordava bene il piano dove si trovava Sayuri. Salì i primi gradini e sentì le porte dell’ascensore aprirsi…

…uscita dall’ascensore, Kaory salutò il portiere ed uscì dalla grande porta scorrevole.

Arrivato al piano che cercava Ryo tirò un sospiro e si decise finalmente a suonare il campanello. Sayuri pensava che fosse sua sorella che aveva dimenticato qualcosa ma quando si trovò davanti l’ultima persona al mondo che avrebbe pensato di vedere capì i turbamenti della sorella in un colpo solo.
-ciao Sayuri, bella come il solito vedo, anzi dall’ultima volta sei migliorata, sarà stata la gravidanza…- disse Ryo con un gran sorriso
Da parte sua Sayuri era rimasta imbambolata a guardarlo e non era ancora riuscita a riprendersi dal colpo
-per caso hai visto un fantasma? Faccio questo brutto effetto? Lo so che in questi ultimi tempi sono peggiorato però non pensavo così tanto!!!-
-sc..scusa..mmi è che n..non pensavo che saresti mai venuto qui e s…sono rimasta un po’ sorpresa.-
-capisco..bè non mi fai nemmeno entrare-
-o..oo si scusa entra….prego-
Ryo entrò ed iniziò a scrutare la casa per vedere se vedeva Kaori.
-be cosa ti ha portato qui?-chiese Sayuri immaginando la risposta
-niente di che è che sono venuto a scoprire alcune cose e volevo accertarmene-
-alcune cose del tipo?-
-niente di che-
-ho capito “mi da sui nervi quando vuole fare il misterioso, non lo sopporto” vuoi un caffè?-
-si volentieri-
Si sedettero al tavolo e con le tazze di caffè nelle mani iniziarono a chiacchierare del più e del meno
-allora non mi vuoi proprio dire per quale motivo sei venuto qui?- chiese Sayuri
-va bene posso anche dirtelo, può darsi che mi puoi dare una mano, sono venuto qui perché voglio incontrare Unicol-
A Sayuri si gelò il sangue, “com’è possibile che sa che Kaory è Unicol solo io e Yuri sappiamo la verità”
-Unicol? Chi è?-
-è una nuova sweeper che mi ha soffiato il primo posto nella classifica, pensavo che tu sapessi chi era perché lavora in questa zona…-
-no, mi dispiace ma non ne ho mai sentito parlare-
Dopo alcuni istanti di silenzio che per i due sembrarono interminabili, Ryo si decise a fare la fatidica domanda…
-Sayuri…senti ma Kaori? Non è qui vero?-
-pensavo che vi foste incontrati….-
-no perché avremmo dovuto incontrarci?-
“allora non si sono visti? Perché però Kaory era così scossa?”pensò Sayuri
-no è solo che quando sei arrivato tu, lei era appena uscita di casa-
-capisco, comunque non l’ho vista, dimmi come se la cava da quando è venuta qui?-
-bene, benone, si è rifatta una vita, ora lavora come segretaria di un avvocato molto in vista qui a New York-
-sono contento per lei-
-dimmi la verità Ryo sei qui per quella Unicol o come diavolo si chiama o per mia sorella?-
-te l’ho già detta la mia motivazione-
-ti avverto se la fai soffrire un’altra volta te la faccio pagare cara, quando è arriva qui più di un anno fa era stravolta, adesso che si è tranquillizzata non voglio che tu stravolga di nuovo la sua vita-
-non preoccuparti mi sono già pentito di ciò che ho fatto-
-me lo auguro-
-vedo che ci siamo scaldati su questo discorso, e non voglio finire per litigare e per questo me ne vado…se dovesse venirti voglia di dire a Kaori che mi hai visto dille che se vuole incontrarmi sono al Red Dragon-
Prese la sua giacca ed uscì dalla porta.
Ora che Sayuri aveva sentito dove alloggiava Ryo capiva dove Kaory avesse visto l’uomo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Kaori si era appostata come ogni notte sotto casa della sua cliente ma non riusciva a concentrarsi come voleva sul lavoro. Pensava a Ryo. La cosa era poco professionale ma come poteva non pensare all’uomo che l’aveva fatta innamorare perdutamente e che adesso, dopo averlo rivisto, capiva di amare ancora. Decise che almeno per il momento doveva dimenticare la questione e concentrarsi. Aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa. Passò un ora piatta, in cui gli unici rumori e spostamenti erano i soliti della città. Ad un certo punto, Kaori, vide un ombra muoversi furtivamente in direzione della casa della donna che l’aveva ingaggiata. Si mosse molto cautamente in direzione della casa ed estrasse, dalla sua protezione, la pistola. Si fermò e cercò di capire i movimenti di quella persona. Era notte ma i suoi occhiali ai raggi infrarossi le permettevano di vedere che l’ombra impugnava, a sua volta, una pistola. Un maniaco con una pistola? Le sembrava strano. Aveva sbagliato a non chiedere informazioni sui killer in circolazione in quel periodo, aveva fatto un errore di calcolo. Impugnò la pistola e si mosse in direzione dell’ombra. Arrivò alle sue spalle e gli puntò la pistola alla testa

-lascia cadere la pistola, ormai sei mio-

-tu credi?-

Con un colpo ben assestato, l’uomo, scaraventò a terra Kaori  e scappò. Appena riuscì a rialzarsi Kaori partì subito al suo inseguimento, ma ormai l’uomo era sparito e aveva perso le sue tracce.

-merda!- esclamò Kaori tirando un calcio ad un sasso che si trovava nella sua traiettoria.

Tornò nella sua Mercedes Clk e, sicura che per quella notte l’uomo non sarebbe tornato, si diresse verso casa.

Rientrata, trovò la sorella che l’aspettava sul divano. Chiuse la porta alle sue spalle e poggiò le chiavi nel cestino sul mobile dell’ingresso. Si tolse il cappotto e gli occhiali ed accese la luce.

-ciao Sayuri che ci fai ancora sveglia? ti ho sempre detto di non aspettarmi-

-dovevo parlarti…. Ma cosa hai fatto alla testa?- disse Sayuri notando l’ematoma che Kaori aveva sulla fronte

-niente ho avuto un piccolo scontro con il maniaco che stavo tenendo d’occhio e me lo sono fatto scappare, che stupida… comunque cosa dovevi dirmi? Ho sonno e vorrei andare a letto-

-oggi e venuto Ryo…-

-Ryo? In America? E che cosa è venuto a fare?-

-non mentirmi, tu sapevi che era qui, l’hai visto oggi all’Hotel di Yuri-

-non posso negarlo, comunque ti ha detto il motivo per cui è venuto qui?-

-ha detto che è qui per regolare i conti con la donna che gli ha soffiato il primo posto nella lista, è venuto per cercare Unicol-

-Unicol? Certo che gli uomini sono veramente ottusi, cosa fanno per orgoglio-

-secondo me è solo una scusa se no non sarebbe venuto qui…-

-non farti strane idee-

-comunque mi ha chiesto di te-

-veramente?-

-si e gli ho detto solo che facevi la segretaria di un avvocato…-

-solo?-

-si…-

-dì la verità-

-e va bene gli ho detto che se prova a farti soffrire di nuovo gliela faccio pagare-

-lo sapevo…non sono mica una bambina che devi proteggermi-

-a me lo sembri, ieri eri sconvolta quando sei tornata a casa e non dirmi che vederlo non ti ha nemmeno turbata, dal tuo comportamento mi fai capire che sei ancora innamorata di lui-

-no non è vero…-

-adesso sei tu che devi dirmi la verità…-

-non lo so Sayuri, mi ha sconvolto vederlo, non lo nego però…non lo so nemmeno io cosa voglio-

Kaori si accasciò sul divano ed iniziò a piangere

-scusami Kaori, dai non piangere andiamo a medicare la ferita e poi via a letto.-

-ok….-

 

Ryo ormai pensava solo al modo per vedere Unicol, il discorso Kaori per il momento era chiuso, Sayuri lo aveva fatto sentire nuovamente in colpa e adesso si sentiva per l’ennesima volta un verme. Kaori, ormai, si era ricostruita una vita e lui, ora, non aveva il diritto di rovinargliela per la seconda volta. Sapeva che per trovare Unicol, doveva seguire i malviventi che giravano i quel periodo per i vicoli di New York. Doveva chiamare Saeko per informarsi. Guardò l’ora e facendo due calcoli si assicurò di poter chiamare l’amica. Prese il telefono e digitò il numero.

-Pronto?-

-ciao Saeko ti ricordi di me?-

-certo come faccio a scordarmi di uno come te, allora come va? concluso qualcosa?-

-per il momento niente, ma per riuscire a farlo ho bisogno del tuo aiuto-

-dimmi…-

-devi darmi una lista completa dei delinquenti di questa zona-

-va bene, devi  aspettare perché non è facile farsi dare le informazioni dagli americani-

-ok, aspetterò, ora ti saluto che qui è notte e dovrei dormire.-

-ok, sogni d’oro play boy in pensione-

-spiritosa-

Riagganciò e cercò di prendere sonno.

 

Appena si era alzata aveva avvertito un dolere acuto alla schiena, di sicuro era il contraccolpo della botta della notte scorsa. Doveva andare a lavoro e non ne aveva proprio voglia. Si sentiva a pezzi, possibile che la caduta era stata così brusca? Lì per lì non se ne era accorta.

Si preparò velocemente ed andò in cucina. Non trovò nessuno. Di sicuro Sayuri era andata al giornale, Andrew all’asilo e Erick al suo lavoro. Appena entrata in cucina notò che la colazione era già sul tavolo di fianco c’era un biglietto:

 

oggi riposati, ho già pensato io a chiamare Joe per dirgli che non puoi andare perché non ti senti bene. Fai con calma e goditi la giornata. Ti vogliamo bene

 

Sayuri, Erick ,Andrew

 

Sorrise e posò il biglietto sul tavolo. A volte si sentiva ancora in colpa per tutte le volte che la sorella l’aiutava: le preparava la colazione, le lavava il bucato ed era paziente quando faceva tardi. Sayuri non aveva mai apprezzato il fatto che lei “giocasse” con le pistole ma sapeva che Kaori non poteva fare altro, sapeva che la sorella non poteva concepire una vita senza pericolo e senza mettersi in gioco, l’aveva fatto per anni ed ormai era diventata un’abitudine e, le abitudini sono difficile da sopprimere. Andare da Sayuri le aveva fatto bene, amava stare con la sorella e soprattutto con Andrew, che amava come se fosse figlio suo. Quel bambino era sempre pronto a tirarle su il morale quando lei era triste. Scacciò quei pensieri gioiosi ma allo stesso tempo malinconici e si concentrò sulla sua colazione. Mentre si sedeva avvertì una nuova fitta alla schiena e alla tempia e pensò che la seconda cosa che avrebbe fatto sarebbe stato prendere un anti dolorifico. Dopo andò a farsi una bella doccia e, mentre si trovava sotto il getto caldo dell’acqua, si ricordò che doveva chiamare Yuri per chiedergli informazioni, quelle che solo lui poteva trovargli. Uscì, si rivestì e prese il suo cellulare e compose il numero dell’amico.

-ciao Yuri come va?-

-salve, bene a te?-

-non tanto ma poi ti racconto senti ti ho chiamato per chiederti un fa…-

-un favore? Spara per te sono pronto a fare qualsiasi cosa-

-grazie sei sempre così gentile con me, allora dovresti procurarmi delle informazioni sui killer in circolazione in questo periodo per la zona-

-scusa chiama direttamente Marika-

Marika era la nuova ragazza di Yuri, si erano incontrati durante una collaborazione che lui aveva avuto con la CIA. Lei era la poliziotta che doveva lavorare con lui. Si sono frequentati anche dopo l’operazione e ,dopo poco, si sono dichiarati il loro amore. Marika era una ragazza molto carina dolce, gentile e, anche se a volte era un po’ cocciuta, come tutti i poliziotti d'altronde,  Kaori non poteva che condividere la loro relazione.

-bè e cosa posso dirle? “ciao Marika mi servono informazioni sui delinquenti della città” e lei di sicuro mi risponderà “ma che ti frega a te” non mi sembra una cosa plausibile-

-no le dici semplicemente che sei Unicol e che ti servono informazioni-

-ma la risposta non cambierà-

-non ti preoccupare dille solo che ti ho dato io il suo numero e non ci saranno problemi-

-sicurissimo?-

-si, non ti preoccupare, ora ti lascio che ho un po’ di lavoro da fare, ciao ciao, ti voglio bene-

-anch’io bye bye-

Kaori riagganciò e compose il numero di Marika.

-Pronto?-

-Scasa il disturbo, tu sei Marika vero?-

-si sono io, posso sapere chi parla-

-Yuri mi ha dato il tuo numero, sono Unicol-

-ora ho capito chi sei, comunque non preoccuparti non disturbi, gli amici del mio ragazzo non disturbano mai-

-hai capito chi sono?-

-no non ti preoccupare non conosco la tua vera identità, Yuri non me l’ha rivelata-

-va bene, senti avrei un favore da chiederti, prima lo avevo chiesto a Yuri ma lui mi ha indirizzato da te…-

-si mi ha detto che per le informazioni che riguardavano la polizia avresti chiamato me, dai spara…-

-mi servirebbe la lista completa dei malviventi della zona che sono sulla piazza da circa due mesi-

-subito…-

Marika le diede la lista e Kaori la ringraziò. Tra tutti i malviventi, e ne erano proprio tanti, ce n’era uno che poteva coincidere con il suo uomo. Era un assassino, anzi un serial killer che prima minacciava le sue vittime con delle lettere che lo volevano dipingere come un semplice maniaco ma invece appena riusciva ad agguantare le sue prede le uccideva a sangue freddo. Doveva prenderlo, se riusciva a portare a termine questa faccenda la CIA l’avrebbe lasciata definitivamente in pace, avrebbe salvato la sua cliente e avrebbe racimolato una somma abbastanza cospicua che le avrebbe permesso di non lavorare per un po’. E poi doveva farla pagare a quel verme per la botta che le aveva fatto prendere. Doveva pensare ad un modo più efficace che la lotta a corpo a corpo, con quel metodo avrebbe vinto di sicuro lui.

 

-ho capito, secondo te quel caso sarebbe il più indicato?-

Ryo era riuscito ad avere la lista che aveva chiesto a Saeko e adesso discuteva dei casi che potevano essere seguiti da questa Unicol.

-si, credo che quello sia il più appetibile per lei- rispose Saeko

-dove potrebbe essere?-

-guarda l’ultima donna che ha ricevuto le minacce vive in una zona non lontana dal centro di New York- 

Saeko spiegò le ultime cose a Ryo che ormai era già entrato nell’ottica della questione, voleva guardare in faccia quella donna. Dopo aver finito di parlare al telefono con Saeko uscì per cercare il luogo che le aveva indicato l’amica.

 

Era ora di uscire per Kaori, aveva passato tutto il pomeriggio a poltrire in casa e non le era dispiaciuto per niente. Si infilò il suo cappotto, visto che si trovavano sotto il periodo natalizio e prese il cappello, gli occhiali e le chiavi della macchina. Salutò Erick e Sayuri, diede un  bacio al piccolo Andrew ed uscì. Quella sera era disposta a fare di tutto per prendere quel manico/assassino.

Arrivata al suo solito posto, si appostò ed aspettò pazientemente il suo uomo. Quella sera non avrebbe pensato a Ryo, era sicura che già se ne fosse tornato il Giappone…

Arrivò il momento che aspettava. La figura si era fermata davanti il portone ed aspettava pazientemente qualcosa.

 

Anche Ryo aveva visto la figura sospetta e voleva aspettare le prossime mosse sia dell’uomo che di Unicol perché sapeva che lei era lì.

 

Kaori si mosse per cercare di arrivare al malvivente, senza farsi scoprire e aveva già impugnato la sua fedele pistola. Si era avvicinata di più ed era entrata nella visuale di Ryo che non perse tempo per rovinare tutto il suo piano.

-UNICOL- urlò Ryo

Kaori sentendosi chiamare da una voce familiare aveva perso la concentrazione e si era girata per vedere da dove proveniva quel suono. L’uomo accortosi della situazione non perse tempo per scappare, Kaori non scattò subito e quando iniziò a correre l’uomo era già abbastanza lontano, anche Ryo partì all’inseguimento. Quando Kaori vide che ormai l’uomo era irraggiungibile si fermò, si girò e vide l’uomo che l’aveva chiamata e che le aveva fatto perdere un occasione dietro di lei, che la fissava. Ryo era li, impalato, davanti a quella donna. La osservava, il suo cuore aveva accelerato i battiti e non solo per la corsa e la cosa per lui era strana. Kaori aveva riconosciuto Ryo e ora non sapeva come comportarsi, era sicura che non l’avrebbe riconosciuta così com’era vestita e con i capelli più lunghi ma aveva paura lo stesso, però era arrabbiata con lui perché le aveva fatto perdere l’uomo che inseguiva.

-ma chi diavolo sei, mi hai fatto perdere un serial killer spietato-disse Kaory adirata.

-avrai un’altra occasione-

-non dire scemenze, chi sei e cosa vuoi da me?-

Kaori sapeva bene chi era ma non aveva intenzione di farsi riconoscere e voleva continuare la sceneggiata.

-sono colui a cui hai rubato il primo posto-

-non capisco…-

-sono quello a cui hai soffiato il primo posto nella lista dei migliori sweeper-

-ah! City Hunter, cosa ti ha portato fino qui? è solo per vedermi? Ecco, ora mi hai visto e puoi anche toglierti dalle scatole.-

Il cuore di Kaory aveva preso a battere forte, vedere Ryo e potergli parlare senza che lui potesse riconoscerla era una cosa veramente strana.

-no non me ne posso andare, ho un conto in sospeso con te-

-io non ti ho fatto niente e non puoi avere un conto con me, io non so nemmeno chi sei, so solo che questa sera mi hai fatto perdere un assassino che cercavo da un mese e ora se non ti dispiace vorrei andarmene-

-ok, fai come vuoi ma sappi che non ti lascio stare, voglio toglierti quegli occhiali e quel cappello e smascherati, vorrei parlarti, ti aspetto al Roxy domani sera alle 21.00-

-non ci contare-

-io te lo dico lo stesso-

Kaori gli passo a fianco ed inalò il suo profumo, non aveva mai dimenticato quell’odore. Si infilò in macchina e gli sfrecciò davanti. Ryo rimase lì, a fissare la donna con cui aveva parlato poco prima “però che macchina, è ricca la signora”. Voleva sdrammatizzare perché provava una strana agitazione, non era normale per lui. Decise di calmarsi e di avviarsi nell’hotel per schiarirsi le idee. Mentre Ryo camminava per le strade, ancora affollate, di New York pensava alla strana proposta che le aveva fatto, quella di invitarla a parlare al Roxy, l’unico locale che conosceva. Era una decisione presa sul momento, le parole gli erano uscite dalla bocca senza che se ne accorgesse, non era da lui invitare i suoi nemici a prendere un whisky. Scoppiò in una fragorosa risata.

 

Ritornata a casa, Kaori, si era buttata sul letto con il cuore che ancora le batteva forte. Lo aveva rivisto e gli aveva parlato senza far trasparire nessuna emozione. Ne era stupita, ma l’agitazione e le strani emozioni che aveva nel cuore dimostravano il fatto che lei non era per niente indifferente alla situazione. Adesso che lui l’aveva invitata al Roxy, non sapeva che fare se andare o meno a quell’appuntamento, mentre pensava si addormentò.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Erano le sette e Kaori si era svegliata ed era andata in cucina a preparare la colazione. Quando i suoi coinquilini si svegliarono lei si era già dileguata per andare a lavoro. Aveva lasciato pronta la colazione e aveva lasciato un biglietto con il suo buongiorno e i soldi che dava alla sorella ogni mese. Il Natale si avvicinava sempre di più ed era ora di fare i regali. Era quasi Natale e ancora non era caduta la prima neve della stagione, però il freddo si faceva sentire, e come. Quella mattina aveva pensato di svegliare la sorella per raccontarle del suo incontro, ma poi ci aveva ripensato. Odiava nascondere le cose a Sayuri ma sapeva come l’avrebbe presa, l’avrebbe giudicata dicendo che stava facendo uno sbaglio e che sarebbe caduta di nuovo nella sua trappola. Questo era vero, come biasimarla, Kaori era arrivata a New York distrutta e Sayuri aveva dovuto consolarla e aiutarla  ricostruirsi una vita normale ed era l’unica che sapeva veramente cosa lei avesse passato per Ryo. Sayuri si preoccupava solo per il suo bene ma in quel momento, con la confusione che Kaori provava, sentirsi accusata era l’ultima cosa che voleva. Si guardò dallo specchietto della macchina e vide che il livido che aveva sulla tempia non era ancora scomparso nonostante tutto il trucco che aveva messo, l’unico motivo per giustificare il suo ematoma era dire che era caduta e aveva sbattuto, cosa in parte vera, ma non poteva dire per quale motivo.

 

Ryo era ancora nella sua camera d’albergo quando sentì bussare alla porta, era il servizio in camera. Si alzò di malavoglia, aprì e si ritrovò Yuri davanti con un gran sorriso. Mentre Yuri sistemava la colazione sul tavolo gli squillò il cellulare ma non poteva rispondere…

-avanti rispondi…-disse Ryo guardando il ragazzo

Yuri rispose

-pronto?-

-ciao Yuri come stai, per caso dopo hai cinque minuti per vederci, devo raccontarti un po’ di cose-disse Kaori dall’altra parte del telefono.

-ciao Kaori ma certo che possiamo vederci dopo, per te, tesoro, questo ed altro-

Yuri pronunciò il nome di Kaori senza pensare che si trovava nella stanza di Ryo e per di più l’aveva chiamata tesoro…

-ok, allora ci vediamo dopo-

-ciao-

Ryo non aveva fatto caso alla conversazione ma, quando aveva sentito nominare “Kaori” e in più “tesoro”, gli erano venuti tantissimi pensieri in testa.

-chi era questa Kaori? La tua ragazza?- chiese Ryo indifferente

“diamine ha capito qualcosa…porca miseria adesso che faccio?”pensò Yuri

-no è solo la mia migliore amica, la mia ragazza si chiama Marika-

-capisco, ma Kaori non è un nome di queste parti vero?-

“merda…e adesso che dico? Mannaggia a me…-

-no, non è di queste parti, infatti è giapponese-

Ormai Yuri aveva combinato il guaio e doveva stare al suo gioco.

-ma veramente? sai anche la mia ex si chiamava così, ma io la penso ancora…-

-veramente, che coincidenza, ora però devo andare ho un sacco di lavoro da fare….-

Yuri uscì dalla stanza come una freccia. Ryo nella stanza aveva la mente da tutt’altra parte, ma sapeva che la ragazza di cui il cameriere le aveva parlato era la sua Kaori.

Yuri fuori dalla stanza di Ryo prese subito il cellulare e chiamò Kaori

-pronto?-

-Kaory ho fatto un casino-

-del tipo?-

-quando tu mi hai chiamato ero nella stanza di Ryo e ho fatto il tuo nome-

-e….-

-e quando ho riattaccato lui ha fatto allusioni al nome dicendo che la sua ex si chiamava così e che lui pensava ancora a lei, io mi sono comportato come un bambino che ha rubato le caramelle-

-insomma ha capito che sei mio amico-

-si-

-non fartene una colpa, non preoccuparti, ora devo lasciarti ci vediamo dopo-

Kaori riattaccò e pesò alle parole di Yuri, Ryo aveva detto che lei era la sua ex e che la pensava ancora.

 

Ryo aveva preso una decisione, per rincontrare Kaori doveva seguire il cameriere, era l’unica soluzione visto che Sayuri non l’avrebbe aiutato. Prese e uscì dalla camera in cerca del suo “aiuto” per trovare Kaori. Quando lo trovò, iniziò a studiare i suoi movimenti e appena Yuri fu uscito dall’albergo, lo fece anche lui. Lo seguì per le strade di New York senza farsi scoprire, infondo aveva fatto quel lavoro per anni. Yuri entrò in un locale molto carino ed elegante l’ “Bach” e Ryo lo seguì. Yuri si fermò in un tavolo dove era già seduta una donna molto bella con i capelli lunghi. Ryo la guardò e rimase a bocca aperta, quella era veramente la sua Kaori, era cambiata, era più donna, aveva cambiato acconciatura e modo di vestire. Ryo era rimasto imbambolato a fissarla.

-finalmente sei arrivato, come al solito hai fatto tardi- disse Kaori a Yuri

-sei tu che sei sempre terribilmente in orario-

-e che ci vuoi fare? Comunque grazie di essere venuto devo raccontarti un po’ di cose che sono accadute ieri sera-

-parla sono tutto orecchie-

- allora…..-

Kaori prese a raccontargli di ciò che le era successo la notte precedente e dell’incontro con Ryo.

Ryo dalla sua posizione non riusciva a sentire le loro parole, ma poco gli importava, era ammaliato dalla bellezza di Kaory. Dopo un po’ Ryo se ne andò, stare li era inutile, non avrebbe avuto il coraggio di avvicinarla e parlarle. Ora doveva solo concentrarsi su Unicol.

 

Kaory era nella sua camera e sentiva le risate di Erick e di Andrew mentre guardavano un programma alla tv, che provenivano dal salotto, parlando con Yuri aveva deciso di andare all’appuntamento che Ryo le aveva dato, anzi che aveva dato a Unicol. Mentre era sul letto pensava che quella sera avrebbe dovuto stupirlo e che lo avrebbe dovuto far innamorare della sua rivale. Si sarebbe vendicata su questo. Si alzò ed aprì l’armadio, doveva indossare dei vestiti che lo avrebbero stupito. Prese una gonna a pieghe molto corta e una maglietta abbastanza aderente e molto scollata, anche se aveva il suo fedele cappotto si sarebbe fatta notare lo stesso. Infilò degli stivali a punta non molto alti ma che provocavano un bell’effetto.  Non si truccò e mise solo un po’ di lucida labbra, avrebbe avuto gli occhiali e non serviva nessun ombretto. Entrò in sala con gli sguardi della sorella e del cognato puntati addosso ma non ci badò più di tanto, se ci avesse fatto caso si sarebbe tirata indietro. Salutò ed uscì. Fuori faceva un gran freddo ed entrò subito nella sua macchina. Il cuore le batteva forte, sperava solo che non la riconoscesse e per questo aveva pensato a mille modi diversi per camuffare la voce.

 

Erano le 21.00 e Ryo era già nel locale con il suo bicchiere di whisky nelle mani. Era agitato e non era assolutamente da lui. Infondo doveva solo incontrare una donna che considerava sua nemica, e lui di nemici ne aveva tanti…

 

Kaori entrò nel locale e scrutò intorno a lei, vide subito Ryo di spalle e si incamminò verso il posto. Appena arrivata alle sue spalle disse

-buona sera City Hunter-

-vedo che sei venuta-

-bè non avevo niente da fare e dovevo occupare il tempo-

-prego siediti-

-ok-

Ryo era rimasto a fissarla, aveva un corpo perfetto e con quel cappotto mezzo aperto che faceva intravede la minigonna e le sue forme gli era venuto un groppo alla gola, “è veramente bella, chissà senza occhiali com’è” pensò mentre la fissava

-mi siedo molto volentieri-

-cosa posso offrirti?-

-non preoccupati ci penso da sola, Jody portami un whisky-

-subito Unicol- rispose la cameriera

-sei conosciuta qui!-

-diciamo che qui vengo dopo il mio lavoro per riposarmi e poi qui si fanno tutti gli affari loro, una volta che hai detto un nome ti chiamano solo con quello e non chiedono altro di te-

-capisco-

-senti non indugiamo, di cosa mi vuoi parlare-

Kaori voleva fare la tosta ma dentro aveva un tumulto di emozioni. Era nervosa prese subito a bere il suo bicchiere.

-niente volevo solo conoscere meglio il mio nemico, infondo il lavoro di noi sweeper è proprio quello di studiare il nemico per poi sfruttare il punto debole per annientarlo-

-bravo, ottima intuizione, ma io non ho capito cosa ti ho fatto per essere considerata tua nemica-

-niente mi hai solo rubato il primo posto-

-e tu sei venuto qui solo per questo? Certo che voi maschi siete proprio ottusi-

Kaori scoppiò in una fragorosa risata, Ryo ebbe un moto di tenerezza nei suoi confronti, e non sapeva il perché. I gesti di Unicol però gli erano famigliari, il modo di prendere il bicchiere, quello di ridere, di toccarsi nervosamente i capelli, gli ricordavano qualcosa.

-saremo anche ottusi….-

-mi dispiace ma non sono il tuo punto di sfogo per le tue turbe psichiche -

Kaori si tolse il cappello da Cow Boy e lo poggiò sul tavolo mettendo il suo livido ben in mostra. Ryo si sentì stringere il cuore alla visione di quel livido ed ebbe un istinto di protezione verso di lei.

-ma… cosa diavolo è questo coso?-

-cosa?-

-il livido che hai sulla fronte-

Ryo posò delicatamente la mano sulla fronte della donna, Kaori si irrigidì ma si rilassò subito, il contatto con la mano di Ryo era bellissimo

-no niente me lo sono procurato con una colluttazione con l’uomo che mi hai fatto perdere ieri sera, e comunque non fare il preoccupato, fino a due minuti fa mi trattavi come tua nemica.-

È vero Ryo la considerava come sua nemica ma, ora che l’aveva davanti, non riusciva ad odiarla,  non poteva.

-bè hai ragione- disse Ryo mentre ritraeva la mano

-allora adesso posso andare?-

-no, se vuoi posso aiutarti a catturare l’uomo- “ma che dico, è mia nemica e l’aiuto? Sono matto” pensò Ryo

-no, non darti disturbo non mi serve aiuto, ce la faccio anche da sola, non ho bisogno di te-

-e dai volevo solo darti una mano, adesso che ti conosco ammetto che non ti considero più di tanto mia nemica-

-di la verità che ti ho colpito con la mia bellezza-

-si non sei male, ma vorrei vederti senza occhiali-

-scordatelo, ora vado ho un lavoro da svolgere-

Kaori prese il cappello e senza pensarci si girò verso Ryo e gli diede un bacio leggero sulle labbra.

-è stato un piacere incontrarti-

-anche per me-

Kaori si infilò il cappello e si diresse all’uscita “ma come diavolo ho fatto a baciarlo, che mi è saltato in mente?, sono pazza, non mi era mai saltato in mente in passato di baciarlo e ora che mi nascondo dietro un paio di occhiali sono diventata così spavalda?” entrò in macchina e si diresse verso il luogo del suo ultimo lavoro.

 

Ryo era rimasto seduto al suo tavolo che pensava ancora al bacio che gli aveva dato quella donna, per lui era stato bellissimo anche se molto lieve fugace. Aveva deciso che avrebbe scoperto l’identità d Unicol, doveva assolutamente sapere chi era la persona che gli provocava quelle emozioni strane, come solo Kaori sapeva fare.

 

Kaori rimase tutta la serata appostata davanti la casa della donna ma l’uomo non si fece vedere. Per lei era stata una benedizione, non aveva la testa per stare a pensare ad un Killer. Ryo era il suo pensiero fisso. Sapeva che se ci fosse ricaduta un’altra volta sarebbe stato impossibile uscirne, forse però era già dentro alla situazione più di quanto pensasse.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Kaori ormai non sapeva cosa fare, era una settimana che andava avanti la storia del killer e di Ryo. Ogni notte Ryo si appostava sotto casa della sua cliente con lei, era diventato insopportabile. Rimaneva lì in silenzio ad attendere. Più volte Kaori gli aveva detto di andarsene ma lui aveva risposto sempre “non me ne andrò finchè non mi dirai chi sei, e mi farai vedere il tuo volto”.

Il maniaco non si era fatto vedere e non aveva più nessuna notizia su di lui. Kaori si trovava nel centro della città a guardare le vetrine per scegliere qualche regalo natalizio ma non aveva proprio la testa per scegliere i regali. Ad un certo punto si sentì chiamare, si girò e vide Marika che la salutava.

-ciao Kaori anche tu in giro per acquisti?-

-si ci provo-

Marika aveva visto la faccia pensierosa della sua amica, non poteva vederla così.

-ma cos’hai?-

-niente Marika, non preoccuparti-

-no, io mi preoccupo, non è da te stare così, tu sei sempre così solare.-

-be lo sembro, ma non lo sono-

-se vuoi possiamo andare a prenderci una cioccolata calda così possiamo parlare un po’-

Kaori accetto, parlare con Marika le avrebbe fatto bene, dopo Yuri era la seconda amica che aveva, solo perché non conosceva il segreto di Unicol

Si sedettero in un bar vicino ed ordinarono due cioccolate calde.

-dimmi cos’hai, sono qui per ascoltarti-

-ho un problema con il mio passato, non ho chiuso la partita con lui e ora è ritornato per farmi impazzire più di prima. E non so come fare per uscirne, ormai sono dentro fino al collo ed il bello è che è anche colpa mia perché mi sono fatta prendere dalla frenesia di giocare con lui….-

Kaori prese a raccontare a Marika della sua storia senza toccare il discorso di Unicol e raccontandogli la cosa in grandi linee.

-…ed ora non so più come uscirne-

-ho capito, bè un bel casino… l’unico consiglio che ti posso dare è quello di finire di giocare e affrontarlo per toglierti il pensiero il prima possibile.-

-lo so….ma ora non so come fare-

-non posso dirti come fare perché non conosco la storia precisamente, mi dispiace-

-il problema è il mio e devo risolvere la cosa da sola-

-se vuoi sfogarti sai dove trovarmi-

-lo so e per questo ti ringrazio, ora però devo andare perché ho un po’ di cose da sbrigare-

-ok ci vediamo-

Si dettero il solito bacetto sulla guancia e si diressero ognuna nella sua direzione. Per Kaori, parlare con Marika era un bene. Anche se non le aveva raccontato proprio tutto si sentiva più leggera, comunque doveva seguire il suo consiglio: chiudere la partita con il passato.

 

Ryo era chiuso nella sua camera e guardava il soffitto, non sapeva più che cosa gli stava succedendo. Non riusciva a spiegarsi perchè aveva iniziato a seguire Unicol, anche se lei si rifiutava di parlare con lui, Ryo non si arrendeva, le piaceva stare con lei in silenzio a vegliare su quella signora che l’aveva ingaggiata. Aveva qualcosa che lo attirava, nessuna donna da una anno e mezzo a quella parte lo attirava. Pensava solo a Kaori, anche adesso ci pensava ma pensava anche a Unicol. Non sapeva se dire che la desiderava, si era così ma non proprio. Aveva qualcosa di magnetico che lui non riusciva a spiegarsi, sembrava come se la conoscesse da anni. Si dava continuamente dello stupido perché si era intestardito su una cosa che non stava ne in cielo ne in terra. Voleva  trovare una spiegazione a tutto quello che gli stava succedendo. E l’avrebbe trovata. Aveva bisogno di prendere aria e anche qualcosa da bere. Doveva staccarsi per qualche giorno da Unicol solo per vedere cosa succedeva.

 

Omai erano tre sere che non si facevano vedere ne Ryo ne l’uomo, e a Kaori questa situazione non piaceva. Si sentiva agitata e nervosa e non amava sentirsi così. Voleva vedere Ryo per dirgli definitivamente di andarsene e voleva catturare l’uomo per prendere un nuovo incarico. Quel giorno era il 21 Dicembre e faceva freddo, Kaory gelava. Ad un certo punto sentì dei passi dietro di lei, strinse la pistola e si girò

-fermati o sparo!-

Ryo si fermò davanti a lei con le mani in alto

-hei! calmati sono solo io-

-ancora tu pensavo che non ti saresti fatto più vivo, visto che erano tre giorni che non venivi- disse Kaori abbassando la pistola e voltandosi di nuovo, dandogli le spalle.

Ryo non si era presentato lì per tre giorni per vedere la reazione che avrebbe provocato in lui il non vederla.

-diciamo che non sono venuto perché avevo da fare-

-e sta sera non avevi da fare?-

-no, mi sono liberato-

-peccato-

-ancora niente che riguarda il nostro uomo?-

-se mai è il mio uomo, comunque niente-

-dai che riusciamo a prenderlo-

-io riesco a prenderlo, precisiamo-

-e quanto sei permalosa-

-e tu parli troppo per i miei gusti-

-scusa non parlo più-

-era ora-

Ryo si posizionò di fianco a Kaori con la pistola fra le mai. Kaori la riconobbe subito, era la sua fidata amica, la sua Magnum quella che non l’aveva mai tradito e che gli ha salvato la vita un sacco di volte. Quella pistola aveva salvato la vita anche a lei. Kaory era rimasta a fissare la pistola e Ryo la guardava incuriosito.

-hei, non hai mai visto una pistola? Se non sbaglio ne hai una anche tu-

-no è che ero rimasta affascinata dalla tua pistola-

-veramente? Ti piace così tanto?-

-bè non è male, è una pistola a tamburo-

-la tua invece è automatica-

-si-

-questa pistola è la compagna della mia vita, la mia donna prediletta, colei che mi ha salvato la vita un milione di volte-

Kaori notò che l’espressione di Ryo era mutata, da spavalda era diventata seria e nostalgica.

-capisco-

-lo so non te ne frega niente ma a me piace precisarlo quando si parla di lei.-

-fai bene, se per te è così importante-

Restarono in silenzio per un po’. Forse si sentivano a disagio perché iniziavano a toccare discorsi un po’ privati. Il silenzio venne rotto da uno sparo a cui ne seguirono altri. Era il loro uomo, che voleva ucciderli. Ryo istintivamente si buttò su Kaori e caddero a terra. Restarono così finchè gli spari non cessarono e lo stridio delle ruote di una macchina in partenza furono lontani.

-ma che diavolo è stato- imprecò Ryo

-sicuramente è stato lui a sparare, voleva che ci distraessimo per colpirci-disse Kaori con la voce un po’ impaurita.

-hai ragione, comunque tu stai bene?-

-si sto bene, te?-

-anch’io sto bene-

Erano ancora nella posizione in cui si trovavano durante la sparatoria.

-forse è meglio che ti alzi, sai siamo in una posizione un po’… imbarazzante- disse Kaori

-scusami, mi alzo subito-

Si alzarono tutti e due. Si ricomposero e solo dopo Kaori si accorse che durante la caduta aveva perso gli occhiali e il cappello. Ryo la osservò, voleva riconoscerla, Kaori era illuminata da dei deboli raggi di un lampione. Quando Ryo riuscì a mettere a fuoco i suoi tratti rimase a bocca aperta, non poteva essere, non poteva essere lei, era una cosa inconcepibile. Kaori aveva capito che lui l’aveva riconosciuta, si abbassò e prese gli occhiali e il cappello.

-Ka…kao…ooo..ri-

-si-

-maa…nnno…n puoi essere tu-

-invece lo sono, non te lo aspettavi-

Ryo era rimasto senza parole, non riusciva ancora a crederci, la sua Kaori era Unicol, Unicol era la sua Kaori. Ora si spiegava un mucchio di cose come la somiglianza dei suoi gesti e il fatto che aveva l’impressione di conoscerla da sempre. Kaori non riusciva a sostenere la situazione, le veniva da piangere, non voleva farsi riconoscere, non voleva che lui sapesse la sua vera identità, non voleva che lui la giudicasse. Voleva scappare, andare lontano, correre via da lui. Non voleva guardare i suoi occhi stupiti e indagatori.

-Kaori perché non mi hai detto subito che eri tu?-

-cosa ti aspettavi che ti dicessi la mia vera identità dopo quello che mi hai fatto passare e dopo che me ne sono andata in quel modo- ormai Kaori non tratteneva più le lacrime

-non so cosa dire-

-è inutile non dire niente non serve a nulla, ora che sai la verità non voglio commenti-

Kaori non voleva essere ne dura e non voleva nemmeno essere debole, voleva fagli vedere che non era più la ragazzina che piangeva quando lui la umiliava o per qualsiasi altro motivo.

-ora che sai chi è veramente Unicol hai raggiunto il tuo scopo, puoi anche andartene da questa città e tornare a casa-

-no Kaori non tornerò a casa ora che ti ho trovato!-

-e cosa vuoi fare? Vuoi illudermi di nuovo per poi buttarmi via alla prima occasione-

-no-

Kaori non aveva voglia di parlare, l’aria era così pesante che poteva essere tagliata con un coltello, non aveva la forza di discutere e di parlare. Prese la sua roba e fece per andarsene. Ryo le prese un braccio e la bloccò.

-dove vai?-

-da qualunque parte che sia lontano da te-

Ryo guardò i suoi occhi pieni di lacrime in cui era visibile tutto il dolore che in quel momento era riaffiorato dal passato, tutto il dolore che lui, per la sua testardaggine le aveva fatto provare. Capì che quello non era il momento per parlare. La lasciò e Kaori iniziò a correre via da lui. Una volta entrata nella sua macchina fuggì via mentre piangeva. Ryo era rimasto lì, non riusciva ancora a credere a ciò che era successo, si sentiva un idiota.

 

Tornata a casa, Kaori si era buttata sul letto e aveva continuato a piangere per ore intere. Si sentiva stupida perché per giorni aveva fatto la parte della dura con Ryo ma quando aveva tolto la maschera era caduta anche la sua spavalderia. Si era messa a piangere come una fontana solo perché lui l’aveva riconosciuta, ma infondo cosa poteva fare? Rimanere impassibile davanti a l’uomo che amava, che non aveva mai dimenticato e che l’aveva indotta a scappare da tutto quello che aveva fatto e per il dolore che le aveva procurato. Sayuri l’aveva sentita piangere e si diresse verso la sua camera. Kaori non l’aveva sentita entrare e quando si sedette sul letto, trasalì.

-cosa ti è successo?-

-oh Sayuri-

Kaory si buttò tra le braccia della sorella. Sayuri l’abbracciò e le accarezzò i capelli

-raccontami tutto-

Kaory le raccontò tutto fra i singhiozzi.

-…lo so sono una stupida-

-no sei solo una donna innamorata-

-innamorata e cretina-

-dai non castigarti così, hai fatto solo quello che il tuo cuore ti ha indicato-

-perché però il mio cuore mi indica sempre le cose sbagliare?-

 

Ryo era arrivato in albergo a pezzi. Aveva ancora in mente gli occhi pieni di dolore di Kaori, immaginava che l’aveva fatta soffrire, ma non così tanto. Non sapeva come rimediare a ciò che aveva fatto. Però doveva parlarle, doveva farle capire quanto l’amava. Non poteva più nasconderglielo, lui l’amava e non poteva fare a meno di lei. Quando aveva scoperto la vera identità di Unicol, cioè Kaory, si era sentito l’uomo più felice del mondo perché l’aveva ritrovata, ma ora si sentiva il più stronzo del mondo. Non aveva la più pallida idea di come parlargli, se fosse andato a casa sua Sayuri lo avrebbe cacciato a calci nel sedere. Andare sotto casa della donna non era il caso, si sarebbero distratti di nuovo e sarebbero stati un bersaglio facile. Doveva solo aspettare. Ma aspettare cosa? Che le cose migliorassero? Non sarebbero migliorate senza fare qualcosa. Non sapeva più cosa fare. Era confuso, amareggiato e si sentiva terribilmente in colpa.

 

Kaori aveva cercato di evitare in tutti i modi i posti in cui Ryo andava e l’hotel di Yuri. Non faceva altro che pensare a Ryo. Sapeva che in questo modo si faceva del male da sola, ma era inevitabile pensare a lui. Cercava di distrarsi andando per negozi per fare i regali e mentre camminava per le strade affollate di New York, intravide un volto che conosceva bene, Ryo. Cercò di rifugiarsi dentro un negozio sperando di non essere vista. Mentre faceva finta di guardare gli scaffali, si sentì presa per la vita.

-non mi scappi- gli sussurrò Ryo all’orecchio

Kaori era rimasta immobile, intrappolata dall’abbraccio fermo di Ryo

-lasciami stare-

-no non posso farlo-

-ma lo vuoi capire che non ti voglio parlare, non voglio vederti, non voglio più avere niente a che fare con te-

-andiamo fuori da qui, non voglio che ci guardino-

-perché?hai paura che posso farti una scenata davanti alla gente-

-no, non è questo, voglio solo stare più tranquillo-

Mentre l’abbracciava, Ryo, trascinò Kaori fuori dal negozio e la portò in un vicolo non lontano dal luogo in cui si trovavano. Ryo prese Kaori e l’adagiò al muro intrappolandola fra le sue braccia.

-cosa significa?ti ho detto che non voglio vederti più-

-invece dobbiamo parlare-

-di cosa? vuoi parlare di tutte le donne che hai avuto mentre eri con me, oppure di quelle che hai avuto dopo che me ne sono andata?-

-niente di tutto questo-

-ah no? Allora di cosa, ma lo vuoi capire che mi hai fatto già soffrire abbastanza, perché vuoi ancora rovinarmi la vita-

Le lacrime avevano preso ad uscire dagli occhi di Kaori. Ryo aveva rivisto di nuovo tutto quel dolore che aveva visto la sera scorsa. Tolse le mani dal muro e lasciò Kaori libera dalla sua “prigione”. Kaori rimase immobile, non sapeva quello che fare se scappare o starlo a sentire.

-cosa aspetti, vai, sei libera, ti lascio…ma voglio rivederti almeno per l’ultima volta-

Kaori prese e se ne andò. Non sapeva cosa fare, era confusa. Quando le aveva detto che doveva parlarle il suo sguardi era sincero e quasi implorante. Stava cadendo nella più totale depressione.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Era la vigilia di Natale e Kaori non aveva voglia di stare con la famiglia, ridere e scherzare. Aveva inventato una scusa con Sayuri. Le aveva detto che quella era la sera decisiva per prendere l’uomo che stava cercando. Non aveva cenato, non aveva voglia di mangiare e adesso era appostata sotto casa della sua cliente con l’ansia. Non voleva passare il 24 dicembre da sola, ma era l’unica soluzione per non far trasmettere la sua malinconia alla sua nuova famiglia. Sperava che almeno il maniaco fosse in ferie la notte di Natale. Pensava a Ryo, aveva detto che la voleva rivedere per l’ultima volta ma erano due giorni che non si era fatto vivo, credeva che se ne fosse andato. Non sapeva se doveva essere felice all’idea che Ryo se ne fosse andato oppure esserne dispiaciuta. Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì il rumore inconsueto che fa una pistola quando viene tolta la sicura. Era il suo uomo. Uno sparo echeggiò nell’aria. Kaori si era già rifugiata e aveva evitato facilmente il colpo. Pochi secondi dopo era partita al suo inseguimento. L’uomo aveva lanciato altri colpi ma erano adatti tutti a vuoto, Kaori aveva fatto lo stesso. Kaori non riusciva a prendere l’uomo, l’unica soluzione era mirarlo e sparagli ma non aveva voglia di colpirlo per fargli del male, anche se era un serial killer non poteva ferirlo. I colpi che aveva sparato volevano solo fargli mettere paura, ma a quanto pare non era servito a nulla.

-fermati, non potrai scappare all’infinito- gridò Kaori mentre correva.

L’uomo non aveva accennato a fermarsi ma, ad un certo punto si era arrestato tutto in un colpo.

Kaori si era fermata a pochi metri di distanza da lui e si era sporta per vedere cosa avesse fermato la loro cosa. Era Ryo. Era lì, davanti a loro, con la pistola puntata davanti a se, aveva il volto sicuro e freddo, quello che aveva ogni volta che impugnava la pistola.

-sei finito, lascia a terra la pistola ed arrenditi- disse Ryo con un tono così freddo.

L’uomo si era girato e aveva visto Kaori, ferma nella stessa posizione in cui era Ryo, era in trappola, non poteva fuggire da nessuna parte.

-non mi farò mettere i bastoni tra le ruote da voi due- aveva urlato l’uomo.

Si girò improvvisamente e puntò la pistola verso Kaori. Uno sparo echeggiò nell’aria e il rumore che lo seguì fu quello di un corpo caduto a terra. Dalla magnum di Ryo usciva ancora del fumo. Il corpo dell’uomo era disteso a terra. Ryo lo aveva colpito prima che potesse sparare a Kaori, che era ancora nella stessa posizione, era pietrificata dal terrore, già pronta a ricevere una pallottola.

Appena si fu ripresa, Kaori ,corse vicino all’uomo per sentire se era ancora vivo. Il battito era presente, Kaory prese il telefono e chiamò Marika

-pronto?-

-Marika sono Unicol, abbiamo preso l’uomo che stavo cercando, è ferito-

-dimmi dove sei che vengo subito-

Kaori le indicò il posto e riattacco.

-ce l’abbiamo fatta- disse Ryo con un sorriso

Kaory non sapeva cosa dire, si sentiva stupida, aveva dimostrato di essere un’incapace a differenza di Ryo.

-grazie- fu l’unica cosa che riuscì a dire.

-di cosa?-

-di avermi salvato la vita-

-per così poco, non è la prima volta che lo faccio e nemmeno l’ultima-

Mentre parlavano sentivano le sirene dell’ambulanza e quelle della polizia che arrivavano.

-sono già arrivati? Sono velocissimi- disse Ryo

-siamo in America non in Giappone, ricordati che questa è la patria degli inseguimenti polizieschi, comunque sbrigati, dobbiamo nasconderci, non possiamo farci trovare qui-

Kaori prese Ryo per mano e lo condusse dietro un muro. Quando la polizia arrivò, la prima a scendere dalla macchina fu Marika. Kaori si sporse dal muro e la chiamò con un cenno della mano. Marika la vide subito e andò verso chi l’aveva chiamata. Arrivata dietro al muro Marika si trovò davanti a Unicol e a City Hunter

-volevo ringraziarvi per il lavoro svolto- disse Marika

-niente di che, spero solo che con la mia chiamata non ti abbia messo nei guai-

-no, non ti preoccupare, la farò passare come chiamata anonima, ci penseranno i giornali ad attribuire l’accaduto a te-

-grazie mille per essere così disponibile con me-

Kaori si tolse il cappello e gli occhiali in modo che Marika la potesse riconoscere. Marika rimase a bocca aperta, poi fece un sorriso.

-sono contenta che sia tu, non preoccuparti non dirò a nessuno chi sei-

-ne ero sicura, ora noi  andiamo, ciao Marika ci vediamo, Buon Natale-

-Buon Natale anche a voi-

Kaori si incamminò seguita da Ryo.

-dobbiamo parlare- disse Ryo

-ancora! Per quanto mi riguarda ci siamo già detti tutto-

-a me non sembra-

-invece si-

Ryo la prese per un braccio facendola fermare e costringendola a voltarsi verso di lui.

-avevi detto che mi volevi vedere solo per l’ultima volta, bè mi hai visto ora puoi andare in pace-

-hai ripreso ha fare la scorbutica, mi sembrava che pochi minuti fa ci fosse stata un’occasione di dialogo-

-appunto prima, non adesso-

-senti Kaori tu non vuoi ascoltarmi ma io ti parlo lo stesso, io non sono venuto qui in America per cercare Unicol, si anche per quello, però era una scusa, io sono venuto per cercare te…-

-e per fare cosa? vedermi soffrire ancora?-

-perché vedi solo quello che vuoi vedere?-

-perché è quello che vedo veramente-

-Kaory sono stato un idiota, è vero, lo ammetto, mi sono pentito infinite volte. Dopo che te ne sei andata mi sono chiuso in me stesso, non sono più uscito, non ho più lavorato e non ho avuto altre donne, avevo in mente solo te-

-non ti credo-

-e invece devi farlo-

-perché devo farlo, per farti infrangere di nuovo le miei barriere e farmi del male? Io sono venuta qui per cercare di dimenticarti, ho cercato di dimenticare tutto l’amore che provavo per te e che tu hai sprecato. Ora che sei tornato hai sconvolto la mia esistenza, mi hai fatto andare in una confusione che non puoi nemmeno immaginare e dovrei crederti?-

-si devi credermi, devi farlo Kaori-

-dammi solo un motivo valido per cui dovrei farlo-

-perché TI AMO-

Kaori era rimasta impietrita al suono di quelle parole, Ryo la guardava negli occhi con l’espressione più seria che gli avesse mai visto dipinta in volto. Erano le parole che aveva sperato di sentire dalla bocca di Ryo da quando si conoscevano ed ora si sentiva sciogliere alla vista di quel volto. Al suono di quelle parole le barriere di Kaori erano state abbattute, spazzate via da un vento nuovo e dolce. Voleva farsi trasportare da quel vento… Ryo le accarezzo il volto

-mi dispiace di averti fatto soffrire, perdonami amore mio-

Le aveva preso il volto fra le mani e l’aveva catturata in un bacio, dapprima delicato e dolce, poi pieno di passione. Purtroppo dovettero staccarsi per prendere fiato. Tremavano entrambi per l’emozione

-ti amo, sei la mia vita, ti prego non lasciami più- sussurrò Ryo all’orecchio di Kaori

-ti amo anch’io, non ti lascerò mai -

Si riunirono in un altro bacio più profondo del primo. Quando si ripresero dalle loro emozioni Kaori guardò l’orologio e vide che erano le 00.15.

-Buon Natale Ryo-

-Buon Natale a te, Kaori-

Si presero per mano e si diressero verso il Mercedes di Kaory, intanto i primi fiocchi di neve scendevano sulle loro teste.

-la neve, è la prima volta che vedo nevicare quest’anno, il Natale con la neve è la cosa più bella- disse Kaori con il naso alzato verso il cielo

-sta nevicando per noi-

Entrarono in macchina e Kaori fece guidare Ryo, visto che guardava la macchina con una misto di curiosità e invidia. Quando salirono Ryo guardò l’abitacolo come se stesse vedendo la cosa più bella del mondo.

-guarda che è una macchina mica la luce del paradiso- disse Kaori ridendo.

-ricordati che io sono abituato ancora con la mia Mini, ma come hai fatto a comprarti una macchina del genere?-

-io mi sono sempre fatta pagare in soldi mai in Mokkori, caro, quindi il mio lavoro mi è fruttato molto-

-spiritosa la ragazza-

-e già, comunque dove mi porti? Sta a te decidere il posto-

-mmmmmm…mmmm io so dove portarti-

-veramente? e dove?-

Ryo la guardò con così tanta malizia che Kaori arrossi di colpo, era una grande sweeper ma ancora non aveva mai provato l’emozione di diventare una cosa sola con un uomo. La sorella aveva cercato mille volte di farle incontrare qualche suo collega e combinare qualche appuntamento, ma lei si era sempre rifiutata, non aveva voglia di pensare all’amore in quel periodo. Ryo aveva visto l’espressione imbarazzata e allo stesso tempo preoccupata di Kaory e forse aveva capito il perché.

-possiamo aspettare, non è questo il problema, l’importante per me è che ti ho finalmente ritrovato-disse Ryo con l’espressione più dolce che poteva sfoggiare

Kaori si sciolse completamente davanti a quei occhi, non aveva dubbi, lo voleva più di se stessa e non si sarebbe tirata indietro.

-non preoccuparti…accendi la macchina e portami dove hai deciso- rispose Kaori con un gran sorriso.

Il tragitto verso l’albergo fu immerso nel silenzio, nessuno dei due voleva rovinare il momento con le parole. Ci sarebbe stato il tempo per parlare ora volevano solo stare insieme. Alla reception dell’hotel c’era Yuri che appena vide i due entrare mano nella mano fece un gran sorriso.

-signori devo darvi la chiave della vostra stanza?- disse Yuri quasi ridendo

-si, se non le dispiace- disse Ryo

-per caso volete anche tutti i duplicato esistenti così nessuno vi disturberà stanotte?-

Oramai la risata di Yuri era incontenibile, rideva perché era contento per l’amica e rideva anche perché gli risuonavano nella mente le parole di Kaori che dicevano che non avrebbe più avuto niente a che fare con Ryo.

-la vuoi smettere di ridere? Poi facciamo i conti ragazzino, dacci queste chiavi e falla finita- disse Kaori facendo la finta arrabbiata.

-subito-

Yuri diede le chiavi a Ryo e prese Kaori da parte per dirle una cosa all’orecchio

-poi mi racconti per filo e per segno quello che è successo sia prima che dopo nella camera, una raccomandazione: non rompetemi il letto-

-ma la vuoi smettere, comunque si, ti racconto tutto, Buon Natale, Yuri-

-Buon Natale anche a te Kaori,un’ultima cosa: sono felice per te, te lo meriti-

-grazie mille Yuri-

Ryo e Kaory presero l’ascensore  ed arrivarono davanti la porta della camera di Ryo. Dopo un attimo di esitazione entrarono nella camera e si richiusero la porta alle spalle. Ryo si tolse la giacca e la poggiò sulla poltrona. Kaori si avvicinò a lui.

-…..che bella stanza…- disse Kaori un po’ nervosa.

-te l’ho già detto Kaory se non te la sent….- Ryo non fece in tempo a terminare la frase che Kaori lo stava baciano con passione.

-audace la ragazza….-

Ryo la baciò di nuovo con tutta la passione che poteva e Kaory rispose al bacio. Le sfilò il lungo cappotto e lo fece scivolare a terra, dopo le accarezzo lievemente la schiena infilando le mani sotto il suo maglioncino. Kaori a quel contatto si sciolse e si lasciò andare, ormai nella sua mente c’era solo Ryo e tutti i suoi dubbi erano spariti. Si spogliarono con gesti lenti e carichi di passione. Ryo l’adagiò sul letto.

-ti amo Kaory….voglio che tu sia solo mia per il resto della vita-

-sono già tua-

Ormai si erano detti tutto…Piano Ryo scivolò in lei…

Kaory si svegliò e cercò con la mano il corpo di Ryo. Non trovandolo si tirò su di scatto, si guardo intorno e lo vide seduto su una poltrona che la fissava.

-buongiorno principessa, dormito bene?-

-buongiorno, si ho dormito bene, ma come mai sei lì giù?-

-perché volevo guardarti meglio, volevo imprimere nella mia mente il ricordo di questa notte-

-come sei poetico-

-grazie, comunque il tuo amico è venuto a portarci la colazione senza che noi la chiedevamo-

-ci avrei scommesso, comunque come fai a sapere che Yuri è mio amico?-

-per come lo trattavi ieri sera, poi l’ho saputo perché una volta l’ho seguito e ho visto te, è per questo che quando ti ho visto quella notte ti ho riconosciuta anche se avevi i capelli più lunghi, comunque stai bene così-

-grazie-

-prima mentre ti guardavo dormire ho pensato molto-

-cosa?hai pensato? Non sapevo che ne fossi capace-

-da non scherzare voglio essere serio-

-scusa, continua-

-pensavo al fatto che tu qui hai una nuova vita e che io in Giappone ho la mia vecchia vita che non posso lasciare-

-e allora?-

-bè io non posso rimanere qui, anche se ho vissuto molti anni qui ora non mi appartiene più, io non voglio che per me rinunci a tutto quello che hai costruito difficilmente, non voglio farti lasciare tutto, io non posso darti una vita normale-

Ryo aveva la voce rotta e la testa abbassata. Kaori si era alzato dal letto avvolta dal lenzuolo e si era diretta verso la poltrona. Prese le mani di Ryo e se le portò al cuore.

-Ryo ti sei chiesto perché quando sono venuta qui ho iniziato a fare la sweeper?-

Ryo non si era ancora chiesto il perché lei avesse preso quella strada, la guardava con gli occhi lucidi.

-ho continuato a fare la sweeper perché non volevo una vita normale, non ho mai avuto una vita normale e non sono abituata ad averla, e vuoi sapere la verità? nemmeno la voglio, l’unica cosa che so fare è questa e voglio continuare a farlo-

Ryo la guardava sbalordito, aveva sempre pensato che Kaori voleva una vita normale, quella che tutte le ragazze della sua età avevano, era rimato di sasso a quelle parole.

-ma io credevo che tu avessi sempre voluto una vita del genere-

-hai fatto male i tuoi calcoli. Ryo io ti seguirò ovunque andrai, ora  che ti ho ritrovato non voglio più perderti, mai più! Devi darmi solo un po’ di tempo per sistemare le cose qui.-

-ti do tutto il tempo che vuoi-

-grazie-

Kaori baciò Ryo e poi si diresse vero il bagno per farsi una bella doccia. Doveva ancora dire tutto a Sayuri, sapeva che lei non l’avrebbe presa bene ma alla fine avrebbe capito. Subito dopo aver finito di fare la doccia aveva convinto Ryo ad andare dalla sorella per portare i regali di Natale e a spiegarle la situazione.

-sei sicura che tua sorella ti capirà e mi accetterà-

-credo di si, Sayuri può sembrare dura ma è una delle persone più dolci e comprensive del mondo-

-speriamo-

Scesero giù dall’albergo e trovarono Yuri che stava amoreggiando con Marika.

-adesso dovrei ridere io- disse Kaori ridendo

-ma io con Marika ci stavo già prima-

-e dai, non fate i bambini come il solito- s’intromise Marika ridendo anche lei.

-va bene non lo facciamo più, amore- disse Yuri

-Marika scusa se la notte di Natale ti abbiamo fatto lavorare- disse Kaori

-non preoccuparti, sono gli inconvenienti del mestiere-

-ma come sta l’uomo?-disse Ryo

-non preoccuparti, la pallottola non ha toccato nessun punto vitale, se la caverà. Precisiamo se la caverà con la salute ma non con la giustizia-

-me lo auguro- disse Yuri

-tu non parlare che anche tu sei stato un criminale e te la sei cavata, caro il mio Red Dragon- disse Kaori

-bè ma io non ho mai ucciso nessuno-

-allora è lui Red Dragon, la tua fama è arrivata fino ad altre oceano-disse Ryo

-veramente? comunque grazie a questo angelo di ragazza che ti ritrovi sono diventato un’altra persona-

-anch’io sono cambiato grazie a lei-

-i discorsi si fanno pesanti, ora dobbiamo andare, abbiamo una questione da sistemare, ci vediamo, buona giornata a tutti, poi ci rincontriamo con più calma per darci i regali, ciao ciao- disse Kaori strascinando Ryo fuori dall’albergo.

Fuori la città era completamente imbiancata, era uno spettacolo meraviglioso. Entrarono in macchina e si diressero verso il palazzo dove abitava Kaori. Ryo era agitato, aveva paura che Sayuri avesse ostacolato il loro rapporto, si girò a guardare Kaori che era concentrata nella guida e vide il suo viso rilassato. Kaori era sicura della sua decisione e quindi non aveva paura di niente.

Arrivati salirono in ascensore. Davanti la porta Kaori infilò le chiavi nella toppa ed aprì. Sayuri stava scartando gli ultimi regali insieme al figlio e al marito. Quando vide la sorella sulla soglia della porta si sentì sollevata nel constatare che era sana e salva, aveva avuto paura quando non l’aveva vista rientrare, aveva provato a chiamarla ma il suo telefonino era sempre staccato.

-Kaori finalmente sei a casa, che fine hai fatto? Avevo paura-

-non preoccuparti sto bene-

-dai vieni dentro così possiamo aprire i regali- disse Erick

-non sono sola ho portato una persona con me-

Kaori fece entrare Ryo. Sayuri rimase a guardarli e capì subito dove era stata tutta la notte la sorella e perché adesso Ryo era qui. Kaori guardava Sayuri con il suo solito sorriso, sapeva che la sorella l’avrebbe capita. Sayuri aveva letto negli occhi di Kaori tutto il discorso che lei avrebbe voluto farle, aveva capito che lei lo amava, aveva capito che adesso lei se ne sarebbe andata e non avrebbe potuto fare niente per cambiare la situazione.

-se quello che vuoi è questo posso solo assecondare le tue scelte- disse Sayuri con il suo più bel sorriso.

Kaori corse verso di lei e l’abbracciò con slancio.

-grazie per avermi capito al volo-

-anche se ti avessi contraddetto tu avresti fatto lo stesso di testa tua-

-e già però sapendo che tu mi sei vicina lo faccio più volentieri-

Iniziarono tutti insieme ad aprire i regali.

-purtroppo io non ti ho fatto un regalo, pensavo che ciò che è accaduto questa notte non sarebbe mai successo- disse Kaori portando Ryo nella sua stanza.

-non preoccuparti, non me la sono presa, comunque io invece un regalo te l’ho fatto-

-cosa!?-

-si volevo lasciartelo nella cassetta delle lettere prima che me ne andavo, ma ora che ho l’occasione posso dartelo di persona-

Ryo tirò fuori dalla tasca un astuccio di velluto blu e lo porse a Kaory. La ragazza tese un mano tremante…

-prendilo, non è mica una bomba atomica-

Kaori prese l’astuccio e lo aprì, dentro c’era una bracciale in oro bianco con dei brillante e delle ametiste.

-MA TU MATTO….ma questo bracciale costa un occhio della testa, come hai fatto…-

-nel corso degli anni mi sono messo da parte un po’ di soldi, guarda che non mi sono fatto pagare solo in mokkori, secondo te come ho fatto a vivere nell’ultimo anno e mezzo?…comunque adesso posso mettere da parte più soldi visto che ho la mia personale miss….-

-non dire una parola in più, brutto pervertito…comunque mi fa piacere che ti ricordi ancora i miei gusti…-

-come faccio a scordarli-

Prese il bracciale e lo mise al polso della donna che amava.

-Sinceramente avrei voluto farti un altro regalo-

-e cosa, questo per me va più che bene…-

-purtroppo non immaginavo che andasse a finire così-

-che intendi?-

-niente di che, pensavo che io non sarei mai riuscito a dirti ciò che provavo e quindi non ti ho comprato un anello, lo so è presto ma non riesco più a sopportare il fatto di starti lontano…-

-Ryo…-

-Kaori vuoi sposarmi?-

Come risposta Kaori lo abbracciò di slancio e lo baciò.

-dovrei prenderlo come un si?-

-e c’è da chiederlo?-

Alcuni giorni più tardi tutti i giornali avevano pubblicato la notizia dell’avvenuto arresto del serial killer parlando di una collaborazione tra City Hunter.

-l’aveva detto Marika che i giornali avrebbero attribuito l’accaduto a me ma non pensavo che avrebbero dato il merito anche a te- disse Kaory posando il giornale sul tavolino del bar.

-sciocchina pensavi che non valessi più niente?-

-no non è questo è solo che non pensavo che qualcuno sapesse che City Hunter era in città-

-hai avvertito tutti che ti porto via con me?-

-si, Yuri e Marika se lo aspettavano l’unico che è andato in crisi è stato Joe, ha detto che sarà difficile trovare un’altra come me, comunque volevo avvertirti io, quando torneremo in Giappone, non smetterò di fare il mio lavoro-

-certo, sarai ancora la mia assistente…-

-no non hai capito, io sarò ancora Unicol, daremo vita ad una collaborazione-

-ovvero City Hunter e Unicol… ma….-

-se non ti va bene mi metto in proprio-

-no va benissimo così….-

-così potremmo attirare anche una clientela maschile-

-KAORY!!!-

-dai stavo scherzando, volevo sono prendermi una piccola rivincita….-

 

Dopo alcuni giorni partirono tutti e due, consapevoli che la loro vita non sarebbe stata più la stessa e che il loro amore avrebbe riempito la loro vita di nuovi colori e di nuove emozioni.

 

Fine

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