La Mujer En El Espejo (Parallels-1)

di Christine Cecile Abroath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


LA MUJER EN EL ESPEJO

SETTEMBRE PARALLELES-1 (2021)

 

L’EPIDEMIA DELLO “SLEEP WALKING”

IL REPORTAGE SHOCK DELL’OSPEDALE SAN MUNGO

E LE DICHIARAZIONI DEL MINISTERO DELLA MAGIA

Sembrano ormai confermate le voci circa i numerosi casi di coma irreversibile e morte che negli ultimi anni ha colpito il Mondo Magico. Gli studi condotti dagli Indicibili nel fantomatico Uffici del Ministero, paiono aver portato alla luce delle verità sconcertanti ancor più incrociando i dati sempre maggiori di questi strani “eventi improvvisi” che hanno colto la popolazione magica.

Il primo caso pare addirittura essere datato 1995, dove in Scozia una bambina aveva iniziato a rivelare strani particolari su una versione di sé che vedeva in sogno. I genitori non le diedero peso, ma pochi mesi più tardi, una mattina la bimba non fu più in grado di svegliarsi. Questo sonno profondo ed irreversibile tenne la piccola così per 6 anni, prima di morire alla vigilia di Halloween.

Ad oggi sono sempre più i casi confermarti e quelli che parevano solo strani casi scollegati, ad oggi prendono una forma sinistra.

«Tutti i Ministeri mondiali stanno lavorando al fianco delle autorità sanitarie per comprendere cosa stiamo affrontando» ha dichiarato il Ministro della Magia Stanley, mentre ha aggiunto anche «Questa minaccia coinvolge il mondo magico, quanto quello babbano e per questo stiamo lavorando al fianco con le nostre controparti per una risoluzione per tutti…».

Dal San Mungo i dati confermano che negli ultimi 26 anni i casi sono triplicati e che gli stessi non colpiscono solo maghi e streghe, ma come visto antecedentemente, anche babbani, ma non solo. Chiunque sia un essere vivente, con una capacità cognitiva sviluppata è in pericolo.

Ricordiamo ai lettori quali sono i sintomi dello “Sleep Walking” e come comportarsi, attraverso le parole del Direttore Generale del San Mungo, Ospedale per Malattie e Ferite Magiche, il Dottor Creed: «Tutto parte dal sonno. All’inizio potrebbero apparire come semplici sogni in cui si sogna sé stessi in altri contesti o storie, ma via via si avrà sempre più una percezione di realtà degli stessi. Successivamente il paziente tende a non scindere più la propria realtà da quella che sogna, i ricordi stessi si accavallano… Analisi sulle onde celebrali hanno dimostrato un sovrapporsi delle stesse… come più persone in un solo corpo. La gravità della malattia di solito porta il soggetto ad essere un pericolo per sé e gli altri ed infatti va isolato, l’ultima fase è quella del sonno irreversibile. I soggetti più deboli di solito ci cadono poco tempo dopo il presentarsi dei sintomi senza le altre conseguenze spiegate prima. Purtroppo non si è ancora trovata una cura per risvegliare un paziente addormentato, che va inesorabilmente incontro alla morte, ma si può frenare la malattia se presa in tempo… quanto meno rallentarla...­».

Studiosi di medicina, magica e non, pozionisti, intellettuali, studiosi, tutti stanno lavorando in sinergia per trovare al più presto una risoluzione a questo terribile male.

 

Nella biblioteca era buio pesto e c’era un’atmosfera da brivido, Rose accese una lampada per vedere le file di libri. Se solo James non fosse stato un’arrogante egoista, forse lei e gli altri avrebbero potuto rischiare meno usando il mantello d’invisibilità, ma sia mai che lui lo prestasse al fratello traditore, come era solito apostrofare Albus Severus.

Il Reparto Proibito era proprio in fondo alla biblioteca. Facendo molta attenzione la Grifondoro scavalcò il cordone che separava quei libri dal resto della biblioteca e così fecero i suoi compagni. Poi passò la lampada a Scorpius che tenendola alta le fece luce per permetterle di leggere i titoli.

Ma non le dicevano granché. Le lettere erano talmente consunte che l’oro veniva via a pezzi, e formavano parole in lingue che non riconosceva. Alcuni, poi, non avevano titolo.

I due Serpeverde lasciarono per un po’ Rose cercare i libri e poi forse per noia, iniziarono anche loro a spulciarne alcuni. Severus tirò fuori con difficoltà, da uno scaffale basso, un grosso libro nero ed argento e quando l’aprì il silenzio fu rotto da un grido lacerante da far gelare il sangue.

Non servì nulla chiuderlo e riporlo, perché immediatamente i tre sentirono dei passi lungo il corridoio esterno. Non servì parlare per capire che dovevano darsela a gambe.

Corsero furiosamente nel corridoio, il desiderio di allontanarsi il più possibile dalla biblioteca era impellente. Forse perché era buio o forse perché non avevano la minima idea di dove si trovavano, alla vista di una porta socchiusa decisero di fiondarcisi incontro e chiudersela alle spalle.

Scorpius si era appena appoggiato alla parete, mentre Severus si teneva il fianco dolorante, Rose dal canto suo teneva l’orecchio teso alla porta sentendo, con gran sollievo, dei passi allontanarsi.

«Rimaniamo qui un po’ per sicurezza e poi torneremo nei nostri dormitori!» bisbigliò lei a due, che assentendo accaldati nemmeno si erano accorti di dove si trovavano. Fu la Grifondoro ad avanzare nella stanza per studiarla.

Aveva l’aspetto di un’aula in disuso. Le oscure sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c’era anche un cestino per la carta straccia capovolto. Ma appoggiato al muro, di fronte ai tre ragazzi, c’era un oggetto che appariva fuori luogo in quell’aula, come se qualcuno ce l’avesse messo per toglierlo dalla circolazione.

Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d’oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone.

«N-Non è possibile…» esclamò Severus spalancando gli occhi incredulo. Il panico era svanito, c’era solo il desiderio di guardarcisi dentro.

«Cosa non è possibile?» chiese Scorpius incuriosito, si scambiò prima uno sguardo d’intesa con Rose e poi si affiancò all’amico.

«Mio padre mi ha parlato di questo specchio, ma da quello che avevo capito… non era più ad Hogwarts da tempo immemore…»

«Pensi si tratti dello Specchio delle Brame?» chiese Rose anch’essa fissandone la superficie.

La cosa strana era che nonostante i tre fossero esattamente di fronte allo specchio, lo stesso non riconsegnava il riflesso di nessuno di loro. Ma ben presto furono costretti ad indietreggiare e trattenersi dal non urlare, perché la superficie si increspò, come uno specchio d’acqua colpito da un sesso.

Severus si portò le mani alla bocca e Scorpius ebbe il riflesso di tappare quella di Rose con la sua. Immobili fissarono le onde fermarsi e lentamente l’immagine di una bellissima donna apparire al suo interno.

I capelli biondi, perfettamente lisci, erano tutti tirati all'indietro e dovevano arrivarle fino a metà schiena. Indossava una pregiata veste rossa ricamata con filo d'oro. Aveva una bellezza particolare, tanto ammaliante e misteriosa, quanto incredibilmente fine e apparentemente gentile.

Sorrise ed alzando una mano salutò i tre, parve quasi divertita dalla loro reazione spaventata, ma al tempo stesso curiosa. Su quell'emozione avrebbe fatto leva.

«Buonasera mia cari… è forse un caso il vostro giungere a me? Oh no, non lo credo possibile…» disse poggiando un dito sul mento e studiandoli maliziosa «Dopotutto siete fuori dai vostri letti così tardi, perché eravate in cerca di risposte vero? Immagino che le notizie di oggi sul Profeta vi abbiano sconvolto…»

Severus fece un passo avanti senza paura. I suoi tratti puliti e gentili per molto tempo lo avevano reso un ragazzino schivo e remissivo. Timido e chiuso non era stato facile fare amicizie, soprattutto quando finito a Serpeverde aveva creduto che il mondo gli sarebbe caduto addosso ed invece... aveva trovato sé stesso. Crescendo i suoi occhi verdi erano diventati più profondi e il contrasto che facevano con i capelli scuri lo avevano reso col tempo sempre più desiderabile. Alto e slanciato, aveva lasciato la popolarità e la fama del Quidditch al fratello maggiore, preferendo gusti ed amicizie alternative. Scorpius era per lui più che un amico, era un fratello e Rose la sua sorella dell'anima.

«Chi sei?» chiese con voce ferma. Era certo che quello fosse lo Specchio delle Brame, ma considerando ciò che sta accadendo non ne era più così sicuro.

«Consideratemi una sorta di genio della lampada!» ironizzò la giovane donna con fare sarcastico.

«Albus Severus Potter, ma i tuoi amici ti chiamano Sev… o meglio solo i due che sono qui con te stanotte… le uniche persone di cui ti fidi davvero, le uniche che ti accettano per quello che sei. A cui non importano le tue ombre e i tuoi tormenti… non deve essere facile essere figlio del grande Harry Potter immagino… soprattutto quando tuo fratello ti adombra con la sua superbia e bramosia…»

«Come diavolo fai a sapere tutto questo di noi!?» era stata Rose a parlare che scattando al fianco di Sev si era sentita in dovere di farsi avanti sulla difensiva dopo che aveva visto il cugino vacillare.

Che era una Weasley non era difficile immaginarlo, considerati i lunghi capelli rossi, ma a parte quello poco altro l'avvicinava alla famiglia di origine. Teneva la divisa sempre in modo scomposto personalizzandola in modo il più delle volte proibito. Le piaceva acconciare sempre i capelli in codini ironici che contrastavano con i suoi make-up decisi e provocanti. Era una ribelle dall'intelletto fine che però aveva abbandonato la media di tutte E, preferendo godersi alla vita che a sgobbare solo. I suoi avevano molto da ridire sulla sua lingua tagliente, così simile a quella di sua zia Ginny, o al suo poco rispetto per le regole, che tanto ricordavano a Ron ed Hermione i gemelli. La sua relazione con Scorpius poi non aveva aiutato nella convinzione della famiglia che lei fosse stata plagiata.

«Sono la Donna nello Specchio, potete chiamarmi così. È una lunga storia come e perché io sia qui, ma posso dirvi che sono una strega molto potente, che giunge da lontano e che potrebbe avere le risposte che state cercando!»

Lo sguardo di ghiaccio di Scorpius si illuminò ammaliato dalle sue parole, come un marinaio lo era da una sirena. Tanto aveva deluso suo padre o così era solito dirgli.

Non andava fiero della sua storia familiare, detestava suo nonno e non capiva come il padre non potesse comprendere quanto lui stava facendo per non ripetere i loro stessi errori.

Era certo che fosse meglio essere un ribelle amante dei punk, piuttosto che un damerino inamidato xenofoba e retrogrado. Non gliene fregava un cazzo del lignaggio o di dover apparire qualcosa che non era, avrebbe accettato anche vivere senza un becco di un quattrino se questo voleva dire farlo nel modo corretto.

Togliersi di dosso il suo nome era difficile, pesava come un marchio attraverso il quale veniva sempre giudicato e che aveva impedito alle persone per vederlo per quello che era davvero... a tutti, tranne Rose e Sev e per questo erano per lui le persone più importanti che esistessero.

«Tu sai quello che sta succedendo al mondo magico?»

«Non solo lo so, ma sono anche a conoscenza sia di chi ha causato ciò e di come porvi rimedio!»

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


PARALLELES-28 (1902)

Essere la sorella minore di un mago brillante ed incredibilmente bravo in tutto ciò che faceva, non era solamente fastidioso, ma anche frustante. Ariana aveva odiato ogni secondo della sua esistenza, ancor più quando con la famiglia si erano trasferiti a Godric’s Hollow. L’incidente poi, che la vide protagonista quando era solo una bambina, l’aveva costretta a vivere un’esistenza ancor più misera e triste. Tuttavia la sua incapacità di gestire i suoi poteri e la segregazione non l’avevano resa più docile, al contrario aveva contribuito ad alimentare la sua rabbia. I successi di Albus poi la rendevano solo più rancorosa, mentre al contrario le attenzioni di Aberforth le trovava utili al fine di ottenere una via di fuga alla sua prigionia.

La vera chiave di volta era stato conoscere Grindelwald. I suoi fratelli litigavano costantemente per il suo frequentare la casa, Albus difendeva a spada a tratta la sua relazione con lui, mentre Aberforth cercava di aprigli gli occhi sulla sua pericolosità; il tutto mentre Ariana si lasciava ammaliare dal suo carisma. Lui aveva subito compreso le sue potenzialità e così i due avevano iniziato a vedersi di nascosto e lei finalmente si era sentita viva. Lui non faceva nulla per limitarla, al contrario l’aiutò a sviluppare al massimo il suo potenziale e così abbracciare la sua vera natura.

«Questa è magia del Caos, Ariana e questo ti rende Scarlet Witch» erano state le parole Gellert quella sera che aveva causato lo scontro che successivamente c’era stato. Albus aveva scoperto del loro rapporto e per la prima volta con Aberforth aveva compreso la pericolosità di quel rapporto, oltre che i veri obbiettivi di Grindelwald che vedevano nella giovane un mezzo per i propri piani.

Lo scontro che era seguito era stata una danza di incantesimi che rimbalzando colpirono Ariana, che in preda alla paura ed al proprio poter, che ancora totalmente non controllava, la fecero scomparire. Per i presenti erano semplicemente morta, ma qualcosa di ben peggiore le era accaduto: era diventata la Donna nello Specchio.

All’inizio credeva che fosse destinata a vedere la vita degli altri rinchiusa in superfici riflettenti, un incubo che tornava realtà. Lei che stava lentamente muovendo i passi nel mondo, era di nuovo segregata, ma ben presto capì che vi era molto di più.

La dimensione in cui era le permetteva di guardare non solo il proprio tempo e la propria realtà, ma tutte le altre. Ben presto iniziò a spostarsi di qua e di là, a soggiogare persone per vivere attraverso i loro corpi e così studiare, fare ricerche, e comprendere che la magia che la permeava le avrebbe permesso di riscrivere il tempo e lo spazio.

Questo fece nascere in lei un’idea malsana: e se fosse esistito un modo per fondere tutte quelle realtà? Non mille e più Ariana, ma una sola e così come per tutti gli altri. Ogni persona si sarebbe finalmente sentita completa e lei ne era certa, libera di scrivere la propria storia e non costretta alle leggi del destino. La sua lunga ed estenuante ricerca, l’aveva portata ad un libro: il Darkhold. Uno che era stato distrutto, da suo fratello Silente, in ogni dimensione. In tutte tranne una, l’unica in cui la sua bramosia di potere lo aveva spinto a nasconderlo…

 

SETTEMBRE PARALLELES-1 (2021)

Vedere Rose Granger-Weasley e Scorpius Hyperion Malfoy, mano nella mano, era un miracolo senza precedenti che ancora molti tentavano di spiegarlo. Era stato assurdo come la rossa dai capelli ribelli si era trasformata dalla ragazza più studiosa, basica e sfigata della storia all’outsider ribelle ed amante del punk.

Stavano insieme dalla fine dell’anno precedente e questo per due adolescenti era visto, da tutti i loro compagni, come una vita intera di monogamia.

Ormai Rose non faceva più caso alle occhiate invidiose ed alle battute di poco conto, ma quel giorno nel bagno non poté far altro che rimanere a subirsele. Seduta sulla tavoletta abbassata stava cercando di concentrarsi per finire le poche righe dei compiti che la sera prima, complice il tempo passato con Scorpius, aveva totalmente lasciato da parte. Era strano, ma trovava spesso il bagno delle ragazze del secondo piano un luogo tranquillo, in cui potersene star da sola a studiare, soprattutto perché non ci andava mai nessuno e per qualche ragione perfino Mirtilla l’aveva presa in simpatia.

Tuttavia quel giorno, la stanza era stata scelta anche da un gruppetto di ragazze per marinare la classe e rimanere lì a ridere e sparlare.

«Non è assurdo che la Weasley e Malfoy stiano insieme?­ Più ci penso e più credo che ci sia qualcosa sotto!»

«Credo che nessuno se lo aspettasse… insomma credevamo tutti fosse solo un’avventura estiva!»

Rose non riconobbe le voci, ma chiudendo un attimo gli occhi si impose di ignorarle e tentare di concentrarsi unicamente sul suo tema.

«Secondo me si tratta di una scommessa!»

«Lo avevo pensato anche io, ma ho chiesto in giro… sapete mi frequento con uno di Serpeverde e… NON è così!»

«Magari è una troia!»

A quell’ultima frase tutte risero, mentre Rose sentiva ormai l’ira dominarla.

«Ottima osservazione! Malfoy starebbe con un'insulsa come la Weasley per un solo motivo: perché è troia a letto!»

Mentre le tre ridevano ancora a crepapelle, Rose indignata uscì dal bagno e senza dar sfogo ad una scena degna di sua zia Ginny, rimase semplicemente a guardarle. Una spalla appoggiata allo stipite della porta, i libri stretti al petto e la divisa, come faceva spesso ultimamente, scomposta e personalizzata. I calzettoni le arrivavano fino a metà coscia e considerando la mini gonna plissettata più corta del consueto le dava un aspetto sexy, smorzato dal make up smokey eye e dalla catena alla cinta che la caricavano di aggressività, incutendo timore.

Immediatamente le tre Tassorosso, vedendola, si zittirono, seppur una delle tre pareva non particolarmente colpita dalla sua presenza e tanto meno dall’essere stata scoperta.

«Questo aspetto da finta ribelle non ti si addice, anche se forse in effetti è stato il tuo aspetto da santarellina la vera maschera che indossavi…»

Rose ridacchiò alzando gli occhi al cielo e poi con un gesto repentino che nessuna delle tre si aspettava tirò fuori la bacchetta e lanciò tre fatture che non lasciarono scampo a nessuna delle tre, che si trovarono il viso sfregiato da pustole puzzolenti e gigantesche.

«COSA HAI FATTO? LA MIA FACCIA! AIUTO!»

«AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH»

«AIUTO! OH MIO DIO… DOBBIAMO ANDARE IN INFERMERIA SUBITO!»

Le tre urlarono guardandosi l’un l’altra ed ancor peggio quando fecero lo stesso allo specchio, era chiaro che fossero disgustate dal loro aspetto. Rose dal canto suo le guardò ridendo di gusto per niente dispiaciuta dal suo gesto.

«TE DENUNCIAMO WEASLEY… ANDIAMO A CERCARE UN PROFESSORE!» urlò la leader delle tre, ma il tempo di raggiungere la porta con le sue due compari al seguito che ad impedire loro l’uscita vi trovarono due delle ragazze non solo più popolari della scuola, ma anche le più intoccabili: Sabrina Morden e Cheryl Nott.

Entrambe di Serpeverde erano dello stesso anno di Rose. Erano due vipere, degne della loro casata, ricche e snob trattavano tutti da sottoposti e chiunque a scuola o leccava i piedi loro nella speranza di entrare nelle loro grazie o semplicemente erano troppo spaventati per osare anche solo incrociare il loro sguardo. Non solo il timore che incutevano veniva dal loro cognome, ma anche perché era risaputo che fossero abili nella magia nera.

Anche Rose le guardò alquanto sorpresa, soprattutto perché le due parvero alquanto compiaciute della scena che avevano appena visto, tanto da confondere le tre malcapitate lasciando che se ne andassero barcollanti e scosse.

«Un lavoro con i fiocchi, i nostri complimenti Rose!»

La ragazza si guardò intorno, era impossibile che una di quelle due le rivolgesse la parola e soprattutto che la chiamassero per nome, ma era stato così.

Sabrina aveva un caschetto biondo platino, rossetto nero ed occhi castani ben sottolineati da un make up deciso. La sua divisa era personalizzata, perché la mantella con lo stemma della casata era corto a metà schiena e le dava un aspetto regale, ma al contempo quasi fanciullesco.

«Ti osserviamo da un po’… e poi un’amica in comune ci ha rivelato alcuni tuoi segreti… non deve essere fingere costantemente di essere non chi si è, ma chi gli altri vogliono…»

Cheryl aveva fatto un passo avanti ed aveva affiancato l’amica. Era un poco più alta, con lunghi capelli scarlatti così come le sue labbra e i rubini preziosi che indossava, alle orecchie come orecchini ed alla mano come anello.

 

Quell’incontro del tutto casuale, si era concluso per Rose, in compagnia delle due giovani nel parco. Aveva scoperto che non solo le due avevano trovato, prima di lei, Sev e Scorpius, lo Specchio delle Brame, ma anche che avevano parlato con la donna al suo interno.

«E quindi lei vi ha parlato ti me?» chiese la rossa confusa, ma fiera.

«Certo. Vedi noi abbiamo scoperto lo specchio l’anno scorso… Abbiamo avuto un anno intero per parlare con lei… per conoscerla… per capire chi sia…»

«Non siamo state le uniche, altri hanno incontrato lo specchio… oltre noi… oltre voi… ma lei non si è mai palesata…»

«Siamo speciali… non è un caso che lei ci abbia fatto questo onore…»

Le due si erano alternate nel parlare e Rose le guardava pendendo letteralmente dalle loro labbra. Non si era nemmeno resa conto di come tutti le guardavano. Doveva essere strano vederle chiacchierare serenamente sedute all’ombra del grande faggio, ma non le importava. Voleva saperne di più.

Nonostante i timori iniziali, da quando lei e i ragazzi avevano trovato lo specchio, erano tornati spesso nella stanza. Da soli o in compagnia tutti avevano immediatamente sentito con la donna al suo interno una certa affinità… era come se lei avesse la capacità di leggerti dentro e non si trattava solo della tua storia effettiva o di informazioni che ti riguardavano era molto di più…

«Lei… mi capisce…» sussurrò tra i denti osservando le due giovani di fronte. Voleva capire se effettivamente stavano parlando della stessa cosa oppure se quello era solo uno dei loro ennesi scherzi con lo scopo di metterla in ridicolo o esporla in qualche modo per ciò che aveva fatto.

«Oh si… lei capisce molto bene gli animi complessi…» annuì Cheryl con un sorriso che parve sincero.

«O forse sarebbe meglio dire… le anime incomplete…» concluse Sabrina con un sorrisetto furbo. Tuttavia prima che Rose potesse dire qualcos’altro, quest’ultima strappo un angolo del proprio quaderno e con la bacchetta vi fece comparire sopra una data ed un luogo.

«Fatti trovare nella stanza dello specchio a questo giorno e a quest’ora… puoi portare anche Potter e Malfoy se vuoi…»

«Ma…»

«Ci vediamo lì!» concluse Cheryl, mentre alzandosi in piedi con Sabrina fecero per andarsene. Rose rimase a lungo ad osservarle confusa, ma non ci pensò due volte a nascondere il foglietto nella propria borsa, prima di alzarsi dal manto erboso e correre a lezione.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


OTTOBRE PARALLELES-1 (2021)

Era passato un solo mese dall’inizio della scuola eppure era già successo di tutto: l’improvvisa popolarità si Rose, la scoperta dello Specchio delle Brame e della sua misteriosa abitante, oltre che l’inasprirsi dei rapporti tra i cugini Potter-Weasley.

Il mese fu caratterizzato da forte piogge ed un cielo nero come la pece ed anche quella sera la pioggia continuava a battere contri i vetri, mentre dentro la Sala Comune di Grifondoro l’atmosfera era calda e allegra.

Rose era rannicchiata a mo’ di gatta su una poltrona e si rigirava tra le mani il fantomatico bigliettino che Sabrina tempo addietro le aveva dato. Da allora i suoi rapporti con lei e Cheryl si erano intensificati, seppur nessuna delle due fece più menzione della cosa.

Inutile dire che per la prima volta in cinque anni, Rose si era sentita felice di avere delle amiche. Non sapeva se poteva considerarle tali eppure si era più sentita compresa da loro che da tutte colori che si erano finte tali. Aveva sempre faticato a trovarsi d’accordo con le sue cugine ed a scuola non si poteva dire che riuscisse a far amicizia facilmente. Era sempre troppo arguta e tagliente per chiunque, per tutti tranne che per Sev che apprezzava la sua dote da sempre e… Scorpius che si era innamorato di lei proprio per questo suo lato. Si erano girati intorno a lungo, ma lui le aveva confessato di non essersi mai aperto perché vedeva la sua maschera. Anche grazie a lui era riuscita a liberarsi delle sue catene e giorno dopo giorno sentirsi sempre più sé stessa.

Quando Hugo le si avvicinò, quasi nemmeno se ne accorse, se non fosse stato per la sua mano. Con la coda dell'occhio ne vide l'ombra causato dal fuoco nel camino e riuscì a ritrarre il foglietto prima che lui riuscisse a prenderlo. Era tipico da parte sua, quante volete l’aveva presa in fallo rubandole il diario e leggendo per tutta casa i suoi pensieri?

«Sempre con la testa china su questo coso... cos'è Malfoy non hai i soldi per della pergamena?­»

Rose dovette alzare di molto lo sguardo per incontrare quello del fratello. Hugo era alto, aitante, con la corporatura massiccia degna del portiere di Quidditch che era. I capelli rossi erano identici ai suoi, ribelli e sempre scomposti. Gli occhi verdi erano piccoli, ma furbi. Ad ogni suo passo rubava sospiri, esattamente come James. Rose aveva fatto parte del loro gruppo fin dal primo giorno di scuola, era comodo usufruire della loro popolarità per sentirsi di appartenere a qualcosa e soprattutto per non essere bersaglio di critiche o scherzi. Ma si era velocemente resa conto di non amare il loro atteggiamento, di chi si aspettava che a loro tutto era dovuto solo per il cognome che portavano e non per meriti personali che nemmeno si sforzavano di avere.

«Non dire sciocchezze!» lo ammonì Rose facendo per alzarsi, non aveva voglia di litigare… perché era certa che a quello sarebbero giunti se la loro conversazione sarebbe proseguita, ma il fratello la prese per un braccio e la fermò prima che potesse compiere anche un solo passo.

«Non voglio perderti Rose!»

«Non mi stai perdendo!»

«Ed allora perché ho la sensazione che sia esattamente ciò che sta accadendo? Non bastavano Sev e Malfoy... ora sei amica pure di quelle due serpi?»

Rose sospiro pesantemente liberandosi dalla sua presa, al che Hugo fece un passo verso di lei.

«Perché? Mmh? Perché ti ostini a stare con loro quando puoi stare con la tua famiglia... con me, James... con i tuoi simili?»

«Simili?» chiese lei strabuzzando gli occhi.

«È palese... palese che avevi tutto e lo hai buttato in aria per cosa?»

La giovane dovette respirare profondamente, sapeva che avrebbe perso le staffe, ma dare spettacolo era l’ultima cosa che desiderava. Tutti sparlavano già troppo di lei per dar loro altri motivi e così dopo essersi velocemente guardata intorno, ed essersi assicurata che tutti erano troppo occupati a farsi gli affari propri, che abbassando la voce torno ad osservare il fratello.

«Ascolta Hugo non è che non apprezzi ciò che tu hai fatto per me. Davvero… Non so quanti fratelli si sarebbero accollati la sorella nella propria compagnia pur di non lasciarla sola… ma è troppo…»

«NON è mai stata carità Rose. Certo litighiamo e ci punzecchiamo, ma quale fratello e sorella non lo fa?­»

«Non si tratta di questo Hugo... si tratta di me... Tutto è troppo per me!»

La ragazza allungò le mani per stringere quelle del fratello che confuso la guardava.

«Devo costruirmi una vita mia e circondarmi di persone che mi comprendono e sanno quello che sto passando... E non posso farlo con chi continua a dirmi che quello che faccio è sbagliato! Tu, i nostri genitori e quasi tutti in questa scuola... oltre che a casa... avete delle aspettative precise su chi dovrei essere e cosa dovrei fare ed il non rispettarle è per voi un errore... Ma non è così, ciò che voi vedete come sbagliato è per me giusto... mi fa sentire bene!­»

«E queste persone sarebbero...­­»

«Dei Serperverde? Sì! È un caso, ma lo sono...­»

«Non posso permettertelo!­»

«Non spetta a te decidere!»

Il botta e risposta iniziato in modo dolce e comprensivo si era fatto via via sempre più acceso come la stretta di Rose sulle mani del fratello che divenne così forte che alla fine dovette lasciargliele per evitare di infilargli le unghie nella pelle.

«Sono delle sanguisughe... guarda come hanno ridotto Sev...­»

«Sev non è ridotto in alcun modo... Come me non è ciò che tutti vi aspettavate… e lo avete messo in croce per questo!»

«Sono sibillini Rose, si legano alle persone nei momenti più bui solo per usarle... non farti plagiare!»

«Lasciamo perdere...»

La ragazza aveva alzato le mani solo per poi stringere le braccia al petto, era tutto finito esattamente come temeva ed era chiaro che il canale di comunicazione che tanto le professavano di volere con lei si chiudeva ogni qualvolta lei non diceva ciò che LORO volevano sentirsi dire.

«Senti lo so che è un periodo difficile…­» tentò Hugo con voce più calma, si sporse anche verso di lei, per tentare un approccio più calmo, ma Rose non si fece toccare ed anzi fece un passo indietro ancora immobile nella sua posizione di chiusura.

«Un periodo difficile che dura da tutta la vita! Sono stanca Hugo! Stanca! Ho un vuoto dentro di me e pensavo che condividere ciò che sono realmente con chi amo l'avrebbe riempito ed invece tutti non avete fatto altro che criticarmi, mi avete ben messo in chiaro che chi sono realmente non vi piace... La Rose che tutti volete, bramate e desiderate non esiste... Sono questa Hugo e se non vi sta bene, chissenefrega... Mi sono stancata di fingere!»

Alla fine Rose non ce l’aveva fatta ed in preda alla frustrazione più profonda aveva urlato quelle parole fregandosene che ora tutta la Sala Comune la guardasse. Che andassero tutti all’inferno, lei avrebbe messo di compiacere il prossimo e soprattutto di tenersi tutto dentro.

 

Più i giorni passavano ed Halloween si avvicinava e più la bramosia di Rose era cresciuta, soprattutto da quando Sabrina le aveva detto che sarebbe stato in quella notte il tanto bramato incontro con la Donna nello Specchio che, dall’incontro con le due Serpeverde, non si era più palesata né a lei né a Scorpius e Sev. Anche Cheryl e Sabrina avevano assicurato a Rose di non averla più vista e questo voleva dire una sola cosa: il fantomatico incontro sarebbe stato qualcosa di grosso. Forse si sarebbe finalmente svelata, la sua immagine sarebbe stata più nitida e finalmente avrebbero scoperto di chi si trattava.

Tutti ad Hogwarts stavano felicemente pregustando l’evento organizzato dalla scuola; la Sala Grande era stata decorata con i soliti stupefacenti addobbi, ma mentre tutti vi si dirigevano eccitati dall’idea di passarvi Halloween, altri ragazzi si erano diretti altrove e più precisamente nell’aula in disuso del terzo piano. Per quanto alla mercé di tutti era incredibile come pochi studenti vi si erano imbattuti… che fossero solo coloro che la Donna nello Specchio chiamava a sé?

Sta di fatto che quando Rose, accompagnata da Sev e Scorpius, arrivarono nella stanca rimasero sorpresi di scoprire che, insieme a Sabrina e Cheryl, non erano gli unici invitati.

Altri ragazzi si guardavano intorno nervosi ed agitati. Erano almeno in tenta l’è dentro ed un pesante drappo nero copriva lo specchio, nessuno dei presenti si era mai ricordato di averlo visto, così come un grosso candelabro che pendeva dal soffitto con numerose candele nere che diffondevano una strana luce blu all’interno della stanza già buia.

Rose riconobbe, nella penombra della stanza, Imothep Finnigan. Immediatamente diede una gomitata prima a Sev e poi Scorpius per indicarla loro. Figlia di Seamus Finnigan, ed irlandese doc dalla testa ai piedi, era l’ultima conquista di James. Da sempre faceva parte del gruppo dei popolari di Girfondoro e Rose ricordava che nonostante avessero frequentato per un po’ la stessa compagnia, e fossero anche della stessa casata, non avevano mai scambiato più di due parole. Apparentemente superficiale, aveva sempre avuto la sensazione che il suo ostentarsi costantemente frivola e smaliziata con i ragazzi fosse una sorta di maschera ed il fatto che fosse lì le dava ragione…

«Miei cari ragazzi, grazie per essere oggi qui con me. Se siete riusciti ad entrare in contatto con me è perché manca qualcosa nella vostra vita. Qualcosa di illusorio, qualcosa che ancora non riuscite a spiegare…­»

La voce della Donna nello Specchio si diffuse nella stanza e presto tutti si sentirono percorrere da mille brividi freddi, mentre il drappo nero cadeva a terra e la sua figura sfumata appariva sulla superficie riflettente dello specchio.

«Scommetto che avete cercato questa chiave della felicità in vari modi ed in vari luoghi… alcuni di voi l’hanno forse anche cercata nella normalità o quella che credevate tale… Però miei cari ragazzi, lasciate che vi chieda una cosa: se non sapete cosa state cercando, se non sapete cosa manca, come potete trovarla?»

A quella domanda, con lo stupore di tutti, la donna per la prima volta si mostrò completamente a fuoco.

Poco più grande di loro aveva lunghissimi e lisci capelli biondi, la pelle diafana spiccava in tutto il suo candore perfetto anche per via dell'eleganti vesti scarlatte che indossava.

Un lungo abito elegante, e liscio a maniche lunghe ed impreziosito da leggeri cristalli riflettenti solo nella parte bassa dello strascico. Gli occhi erano caldi ed amorevoli, il sorriso ammiccante ed ammaliante. Ragazzi e ragazze si trovarono immediatamente attratti da lei, era magnetica ed era impossibile non rimanerne incantato. Ad alcuni però parve familiare.

«Per chi di voi pensa di avermi già vista, non sbaglia… sono Ariana Silente…»

La sua voce era lenta e scandiva ogni parola con precisione e mentre un “OHHH” generale si alzava da parte dei presenti, lei sorrideva in modo cristallino.

«Non sono l’Ariana però di questa dimensione… la mia storia è un’altra, ma come voi conosco molto bene il dolore derivante dal tradimento. Nessuno meglio di me sa il vuoto grande che lascia dentro dopo averlo subito. Inganni, bugie, sfiducia… Un dolore profondo che non se ne andrà mai… a meno che non si impari a curarlo…»

Ognuno in quella stanza aveva un motivo diverso per esservi presente, ma tutti erano uniti dallo stesso dolore. Dalla stessa mancanza e dall’incapacità, soprattutto, di essere compresi ed accettati dal mondo che li circondava.

Nessuno aveva ancora osato parlare, che di fronte allo specchio, ad un semplice gesto della mano della donna, apparve un piccolo scrigno tempestato di rubini rossi.

«Ci sarà tempo per raccontarvi la mia storia, ma sappiate questo mi ritrovo bloccata qui per aver cercato semplicemente di abbracciare chi davvero ero. La mia famiglia, chi più di tutti avrebbe dovuto supportarmi, non lo ha fatto… Da allora cerco disperatamente un modo per liberarmi, ma ancor più cerco un modo per permettere ad ogni versione di Ariana Silente esistente di fondersi. Avete mai pensato che forse solo riunendo tutti frammenti di noi stessi, possiamo sentirci completi?»

Le sue parole penetrarono nell’anima dei presenti come stiletti affilati. Le sue parole, la sua storia, la sua soluzione… pareva un balsamo per i loro spiriti tormentati. La risposta alle loro domande.

«Non vi chiedo però di seguirmi ciecamente, per questo vi lascio questi…»

Il piccolo scrigno si aprì e rivelò al suo interno delle piccole pasticche rosse. Tutte le guardarono perplessi, alcuni iniziarono a bisbigliare tra loro, ma nessuno osò uscire dalla stanza.

«Prendetene una e provatela… vi mostrerà ciò di cui vi sto parlando e se dopo di ciò siete ancora convinti della vostra ricerca… venite da me… ed insieme andremo alla ricerca della chiave della nostra felicità…»

Un rombo, come tuoni in lontananza, annunciò la fine della festa. Dall’estremità del corridoio giunse lo scalpiccio di centinaia di piedi che salivano le scale e il cicaleccio soddisfatto di chi ha ben mangiato, i trenta alunni appena scesi dallo scalone, si confusero velocemente tra i compagni seguendone la scia che li avrebbe riportati nel loro dormitorio. Ognuno nascondeva nella propria tasca la promessa di una vita, chi avrebbe deciso di prenderla?

 

NOVEMBRE PARALLELES-1 (2021)

Non passava notte che, prima di dormire, non aprisse il cassetto del comodino e fissasse la pastiglia rossa al suo interno. Rose era sempre ad un passo dal prenderla senza mai riuscire ad andare fino in fondo. Sospirava agognando di farlo e poi si tirava sempre indietro… si era confrontata con i suoi amici e nonostante Sabrina e Cheryl lo avevano già fatto assicurando loro uno sballo senza precedenti, nessuno tra Rose, Sev e Scorpius aveva osato, forse perché la notte di Halloween si erano ripromessi che o lo facevano tutti o nessuno.

Forse per quello in una fredda e rigida giornata di Novembre Scorpius si decise a prendere l'iniziativa.

Seduti per terra nell'aula in disuso, con lo Specchio delle Brame alle loro spalle, si guardavano l'un l'altro con fare complice.

«Abbiamo detto tutti o nessuno ricordate, ma visto che nessuno di noi fin ora ha preso l'iniziativa...­»

Esclamò il giovane dal capo di platino, colui che quel giorno aveva acconciato i capelli in una cresta dalle punte color verde e che indossava la tunica con le maniche strappate così da poter far sfoggio delle sue eccentriche magliette e dei molteplici bracciali di pelle con le borchie. Fu proprio lui che tirò fuori dalla tasca una bustina trasparente con dentro le tre fantomatiche pasticche rosse.

Sev sospirò e guardando Rose non ci pensò due volte a farsi avanti con la mano ed aprire il palmo.

«E se davvero questa fosse la risposta per toglierci quel peso che sentiamo sul cuore?» chiese forse retoricamente. I capelli scuri e gli occhi verdi lo rendevano irresistibile seppur il suo carattere schivo e diffidente non gli aveva mai permesso realmente di darsi una possibilità in amore. Indossava vari anelli in argento, di cui uno che rappresentava un serpente che si attorcigliava al suo anulare, ed al collo non mancava mai di portare la sua collana con il plettro.

«Dire che c'è solo un modo per scoprirlo!» e senza aspettare altro Rose aprì a sua volta il palmo trovandosi ad essere la prima ad ingurgitare la pasticca.

«Che dire ragazzi, ci vediamo dall'altra parte!» ironizzò Scorpius buttando giù la sua di pasticca insieme a Sev.

Stesi per terra Rose intrecciò le dita con quelle del suo ragazzo, mentre Sev già osservava il soffitto in attesa di scoprire cosa sarebbe successo. Ci volle poco prima che tutti e tre iniziassero a sentirsi stanchi e straniti, nemmeno si accorsero di addormentarsi e di riaprire gli occhi in tutt’altro mondo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


PARALLELES-50 (2021)

Quando Rose riaprì gli occhi le ci volle un po' per capire esattamente dove fosse. Si guardò intorno confusa e si tenne la testa, ma poi le sembrò immediatamente di riconoscere la forma dei tetti di Hogsmeade. I ragazzi ridevano e scherzano intorno a lei, non faceva freddo, doveva essere primavera ed osservandosi quasi non credette a ciò che indossava, doveva essere un completo costosissimo. In tweed verde era formato da degli short a vita alta coordinati con il blazer con bottoni dorati. Il tutto completato con un semplice top bianco ed anelli d'oro e madreperla. Sorrise toccandosi i capelli lisci e perfettamente in piega, quando si sentì chiamare.

«Rose!»

«James?»

Chiese lei osservandolo. Pareva quello di sempre, elegante e ribelle allo stesso tempo. Indossava un paio di jeans ed un maglioncino leggerlo a girocollo, occhiali da sole sopra la testa e la giacca sportiva della squadra di Quidditch con la C di Capitano. Quello non la sorprese, ma lo fece il suo sorriderle apertamente, andarle incontro, abbracciarla, sollevarla da terra e... baciarla?

Il bacio era decisamente reale, così come lo era la sua enfasi e se Rose non si fosse fermata non sapeva fin dove sarebbero arrivati e così gentilmente lo spinse indietro, guardandosi intorno imbarazzata. Tutti li guardavano ridecchiando, ma non parevano prenderli in giro, anzi tutti parevano fissarli trasognanti.

James le teneva le mani sul volto e lei si sentiva oltremodo a disagio, era suo cugino!

«Fai la timida? Non ti si addice e poi lo sai no? Dobbiamo dare alla gente quello che vogliono!­»

Parlava da vero Re della Scuola, ma davvero lei ne era la Regina? Nemmeno il tempo di ragionarci che di nuovo lui incontrò le sue labbra e lei non sapeva più cosa fare per evitarlo, se non fosse stato per due ragazzine che avvicinandosi timide avevano tutta l'impressione di voler chiedere loro qualcosa. Rose si stava già sporgendo, ma James glielo impedì alzando gli occhi al cielo.

«Se volete degli autografi del grande Harry Potter e del possente Viktor Krum chiedetelo a loro e non tediate i loro figli! Adesso sciò! Andatevene!» le due bimbette terrorizzate scapparono via facendo cadere di mano ciò che stringevano. James avrebbe voluto impedirle di prendere il volantino, ma lei lo fece lo stesso. Era la locandina della prossima Coppa del Quidditch e c'era scritto "Inghilterra VS Bulgaria" ed in copertina vi erano niente di meno che...

I nostri padri che sfoggiavano costantemente il loro essere i numeri uno, con l'età che si ritrovano sono patetici... sbuffò James strappandole di mano il foglio ed accartocciandolo, lo buttò alle loro spalle, quando abbracciandola la sospinse a riprendere la loro passeggiata. Rose lo seguì senza protestare e nonostante non la entusiasmasse essere la sua ragazza, nonostante lì non fossero imparentati, doveva ammettere che però la sensazione che provava le piaceva. Nessuno la segnalava, parlava di lei o aveva da ridire sulle sue scelte… anzi tutti semplicemente la veneravano e se possibile la invidiavano anche e questo era incredibilmente piacevole!

 

PARALLELES-37 (2021)

“I feel an electricity

that runs through my body

I can not control it

and live

Inside my being burning me

 

voices in the dark

They are always in my head

And I'm breaking the chains

And little by little I stop breathing

 

Because I was born again

And I went in another direction

I walked in the fire

And I came back but without control”

 

Scorpius stava cantando libero come mai si era sentito. Nella semi oscurità dell'antro in cui si stava svolgendo la festa. Era sul palco, il gilet di pelle nero aperto sul petto nudo ricoperto di disegni luminescenti che brillavano sotto la luce violetta dei fari della ribalta. Intorno a lui tutti inneggiavano il suo nome, tutti lo volevano e lo amavano e lui sentiva pieno dell'euforia che quella sensazione gli dava. Sapeva che niente e nessuno poteva controllarlo, era libero.

Alla fine della canzone, tutti alzarono i calici e la festa riprese più folle che mai. Non sapeva dove fosse, non sapeva nemmeno se era ancora in Inghilterra o se andasse a scuola, ma non gli importava. Era Scorpius Hyperion Malfoy e la sua musica era una droga di cui nessuno voleva fare a meno.

 

PARALLELES-16 (2021)

Sul divanetto Sev stava baciando una ragazza, non lo aveva mai fatto, ma tutto era così naturale, era così facile... non si sentiva a disagio, non provava minimamente quella sensazione costante di sfiducia che lo faceva stare sul chi va là con chiunque non fossero Scorpius o Rose e gli piaceva, anche se si rendeva conto che forse avrebbe dovuto almeno scoprire chi lo stava facendo sentire così...

Quando si staccò rimase sorpreso di vedere di fronte a lui Sabrina Nott intenta ad osservarlo completamente persa di lui, con un sorriso compiaciuto e le mani perse nei suoi capelli scuri.

«Comunque Sev, devi stare tranquillo, so che credi di aver fatto un disastro, ma forse... l'epoca delle band è finita... dovresti pensare a te...»

Esclamò lei mordendosi il labbro inferiore, fremente di un nuovo contatto e pazza di lui. Sev stringeva la sua vita sottile e si trovò a far vagare la mano sul suo fianco, pensando a come effettivamente anche nella sua realtà aveva scoperto di trovarsi in sintonia con lei, ma... non aveva mai pensato e tanto meno sperato di trovarsi in quello che stava vivendo. Non lo credeva possibile.

«Ehm... non credo che nessuno voglia ascoltare un assolo di batteria...»

Perché di fatto quella lui suonava.

«Io sì!»

«Tu?»

«Mi conosci!»

«Allora brindiamo per questo?»

«Buona idea!»

E così prendendo i bicchierini di tequila che avevano davanti li svuotarono in un sorso, prima di scoppiare a ridere e riprendere a baciarsi nel fragore della festa a cui si trovavano.

Sev non ricordava di essere mai stato tanto sereno, espansivo e sicuro di sé, ma gli piaceva e gli piaceva tanto.

 

DICEMBRE PARALLELES-1 (2021)

Nonostante l’enorme mole di compiti per le vacanze, pochi ragazzi erano dell’umore giusto per stare chini sui libri alla fine del trimestre, soprattutto se eri uno di quelli che aveva provato la fantomatica pasticca rossa ed ancora ne stai metabolizzando gli effetti. La Gazzetta del Profeta come i professori, non facevano altri di parlare dello Sleep Walking, della sua pericolosità e di come visti i recenti casi, di segnalare immediatamente se si pensava di esserne affetti, ma mentre il mondo pareva star andando incontro al delirio ed alla paura… alcuni ne stavano provando l’ebrezza.

La pillola dei sogni, così era chiamata da chi ne faceva uso, era semplicemente un mezzo per toccare con mano le varie sfaccettature di sé che, altrimenti, rimanevano celate. Era impossibile non sentirsi più sicuri, più liberi e più leggeri dopo averla presa… al ritorno infatti, tutti avevano la sensazione di avere una visione d’insieme più completa e questo favoriva la propria di completezza… certo era ancora una sensazione effimera, ma non sarebbe stato così in eterno. La Donna nello Specchio sapeva come avrebbe potuto avvenire la fusione ed ormai sempre più adepti si erano uniti alla sua crociata e gli stessi si riconoscevano tra loro da un simbolo ben preciso: la Fenice. Che fosse un orecchino, una spilla, un anello o qualsiasi altra effige della stessa con un occhio rosso scarlatto, faceva parte del Circolo Silente e sapeva.

Quando Natale giunse, la maggior parte degli adepti apparivano ad occhi esterni diversi. Nessuno sapeva la verità che al dietro si celava, ma era chiaro che possedessero un’aurea di sicurezza e potere, difficile da decifrare.

Rose aveva iniziato a frequentare sempre più assiduamente a frequentare Sabrina e Cheryl, si poteva dire che fossero ormai inseparabili. La Weasley poi adesso sfoggiava look sempre alla moda, senza mai venir meno però alla sua nota glam rock che la contraddistingueva. Più nessuno osava prenderla in giro e la sua capacità di incutere timore era aumentava a dismisura. Scorpius da parte sua, che già rubava parecchi sospiri per il suo fare da bad boy, era uscito dal guscio. Non era più l’outsider ribelle che temeva di far sentire la sua voce e soprattutto la sua musica, perché sì era scanzonato, ma non abbastanza per mettere in moto la rivoluzione a cui tanto ambiva… Odiava il finto perbenismo di quella scuola, come quello della società, ma ora non aveva più paura di esserne il fautore di chi lo avrebbe sovvertito. Ed infine c’era Severus, carismatico come era raro vederlo. L’autostima aveva raggiunto livelli mai visti, adesso non temeva di tenere testa a suo fratello, di fottersene dei giudizi altrui e tanto meno di farsi avanti con Sabrina.

Quando Natale arrivò dunque, e di conseguenza le vacanze, fu una grande delusione per i Weasley ed i Potter constatare che i loro figli volessero rimanere a castello e seppur preoccupati della cosa, non si opposero. Era pur sempre Hogwarts no?

La verità era che la maggior parte degli adepti avevano deciso di rimanere per partecipare ad una festa che le Vipers, così erano state rinominate Sabrina-Cheryl-Rose, avevano indetto. Era una festa segreta, in cui era necessario scoprire tutte gli indizi, dopo aver ricevuto l’invito, per scoprire in cosa trasformare esattamente la Stanza delle Necessità e così accedervi.

Adibita a casa super moderna, con vetrate che davano su un paesaggio costiero, tipico della California del Sud, la sensazione era quella di una festa sulla spiaggia super glam ove tutto era concesso, ma dove soprattutto la parola d’ordine era: libertà. Di esprimersi, di essere e vestirsi come ci si sentiva, senza nessuna etichetta, senza alcun timore e soprattutto senza alcuna paura di essere giudicato.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Hugo Weasley non era stato invitato, ma ciò non lo avrebbe mai fermato dall'esserci. Pensava davvero Rose che non si fosse accorto di quanto fosse cambiata? Tutti i suoi peggiori incubi si erano avverati e quando aveva deciso di rimanere ad Hogwarts, non aveva dubbi di dove l'avrebbe trovata.

Con James dunque esserci era d'obbligo e nonostante lui pareva interessato a divertirsi, lui lo era di più nel capire cosa stava succedendo, tuttavia questa volta aveva deciso di usare una tecnica diversa.

Tra la folla variopinta lui spuntava per altezza ed anche per i suoi riconoscibili capelli rossi, un po' come per Malfoy e la sua chioma argentata. Lui stava cercando ed il suo nome urlava tentato di sovrastare la musica.

«SCORPIUS! SCORPIUS!»

Il ragazzo, che era in un angolo del grande salone, quel giorno indossava una giacca di pelle con le maniche rosse, sulla schiena la sagoma di una Fenice. I pantaloni erano scozzesi ed in stile punk con catenacci vari ed ai piedi indossava degli anfibi con la punta in ferro.

Stava smerciando delle pillole dei sogni a due Corvonero, dopotutto la Donna nello Specchio aveva chiesto loro di mostrare a più studenti possibili la verità, quando voltandosi, si trovò di fronte niente di meno che Hugo Weasley.

Malfoy gli sorrise con un ghigno di sfida, mentre il rosso mantenne un'espressione dura e seria.

«È colpa tua! Quello che sta succedendo a mia sorella... SEI STATO TU!»

«Inizi a diventare noioso Weasley, dovresti metterti d'accordo con tuo padre e trovare battute migliori, sempre le solite stancano!»

«Questo non è un gioco imbecille! Guardati intorno questa NON è mia sorella!»

«Oh sì giusto perché sei tu il popolare dei due giusto? Il Re delle Feste e tutto il resto!»

Scorpius aveva incrociato le braccia al petto e guardava di sottecchi Hugo. Sapeva benissimo come Rose si era sempre sentita a proposito e quanto odiava interpretare il ruolo della sorella studiosa e posata solo perché tutti si aspettavano che così dovesse andare.

«Non ti rendi conto di come la faccenda sia seria?»

«Seria? Per l'amor del cielo, datti una calmata! Tua sorella non sta uccidendo nessuno e tanto meno ha rovinato la sua media scolastica...»

Hugo assottigliò lo sguardo scuotendo il capo disgustato.

«Guardati... tutta questa pagliacciata per illudere che tu sia diverso, un ribelle che odia le sue origini e tutto il resto... Sei un ipocrita!»

«IO? Io sono un'ipocrita? E tu? Qui a farmi la morale, a criticare tua sorella... quando tu che hai sempre fatto se non a pavoneggiarti credendoti migliore degli altri? Devo ricordarti gli scherzi cretini ed umilianti che tu ed il tuo amichetto siete soliti fare a chi non ha il coraggio di dirvi quanto siete patetici? Il vostro trattare tutti con sufficienza...»

Ad ogni parola Scorpius si avvicinava di un passo al rosso che non indietreggiò, ma si strinse così forte le mani a pugno che le unghie quasi gli si conficcarono nella pelle.

«TU NON mi conosci!»

«Certo che ti conosco! Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano... sei un Weasley!»

E così dicendo Scorpius rise ben felice toccarlo lì dove sapeva gli faceva più male, ma lì Hugo non si trattenne e prendendolo per il bavero della giacca lo sbatté al muro.

«Forse hai ragione, forse sono tutto ciò che hai detto, ma sai che c'è? Faccio questo ed altro per non assomigliare a mio padre... inutile ricordarti che non era il ragazzo più popolare giusto? E guarda dove è finito, nemmeno un Auror è riuscito ad essere... ma non io!»

Hugo lasciò Scorpius di botto e senza voltarsi indietro se ne andò, mentre Scorpius lo fissava molto colpito allontanarsi. Forse lo aveva sottovalutato, forse chissà anche lui cercava tutti i pezzi necessari per sentirsi completo...

 

Molto era cambiato ad Hogwarts negli ultimi anni o molto più semplicemente negli animi della Generazione Z. I Boomers si erano dovuti confrontare con tempi duri, la minaccia costante di Voldemort aveva reso la loro vita un soffio che andava vissuto senza guardarsi indietro. La paura e la minaccia dell’oblio aveva portato molti a piegarsi, ma i più invece avevano riscoperto il valore della resilienza. Poi erano arrivati i Millennials che avevano un mondo davanti? Tutto era da ricostruire, da scoprire e le nubi oscure che avevano oscurato i pensieri e sogni della generazione precedente erano spariti… non vi era altro che voglia di fare, di crescere e di realizzarsi. Ed ecco infine giungere alla Generazione Z… Una lasciata alla mercé della vita così come conquistata e plasmata da quelle precedenti. Non c’era più nulla da ricostruire o da scoprire, tutto era tranquillo, perfetto ed in pace, ma sì sa è la quiete prima della tempesta. Era uno status quo che le generazioni precedenti avevano guadagnato a fatica e non volevano perdere e che loro invece volevano solo frantumare per costruirne uno proprio. Le catene imposte dai successi dei loro predecessori, le regole creatasi dalle loro scelte, impediva ad ognuno di loro di fare le proprie…

A tutto ciò pensava Imothep che appoggiata alla parete sorseggiava la sua burrobirra distrattamente. Intorno a lei c’era di tutti: ragazzi addormentati qua e là, chi faceva stupidi giochi da ubriachi, chi si baciava, chi ballava, chi parlava… c’era di tutto e tutti nell’espressione massima del proprio estro senza costrizioni. Era la perdita del controllo, l’euforia dell’eccesso e l’esaltazione della diversità.

 

Imothep indossava una tuta di pelle rosa con motivi azzurri che richiamava l'idea di quella dei piloti, ma decisamente più kawaii e sexy. Davanti una scollatura vertiginosa, fino all'ombelico, metteva in bella mostra il suo decolté quasi del tutto piatto. Al collo aveva una semplice catenina a maglie larghe color oro, come il colore della frontierina con i quadrifogli che aveva in testa. I capelli erano sciolti, ma leggermente ondulati. Erano dello stesso colore del grano seppur tendenti al ramato. Gli occhi scuri risaltavano con il make up blu metallico ed ancor più per via dei due piccoli strass posti sotto gli occhi, come lacrime cristallizzate.

«Imothep Finnigan… splendente come sempre!»

Una voce allegra la costrinse a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con il sorriso radioso di Roxanne. Ebbe un fremito a guardare la sua pelle abbronzata ed i suoi occhi vispi, sempre allegri. Le sue mille e lunghissime treccine erano raccolte con vari chignon sulla testa ed alle dita aveva molteplici anelli così come al collo. Indossava un vestito di pizzo nero, trasparente ed al di sopra un maglioncino con le spalle scoperte. Eccentrica ed unica come sempre.

«Roxanne Weasley, dove c'è una festa, c'è anche lei!» disse Imothep sorridendo complice e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Sai a cosa stavo pensando guardandomi intorno? Perché integrarsi, quando si può essere unici?»

«Oh questa è una bella domanda!»

La giovane bruna si mise un dito sul mento con fare pensieroso e poi si poggiò al muro accanto a lei. Figlia di Angelina e George era una forza della natura con la stessa bellezza, decisione e bravura come cacciatrice della madre, ma anche con la stessa simpatia, carisma e furbizia del padre. Apertamente lesbica aveva fatto coming out appena lo aveva capito ed aveva avuto la fortuna di esse immediatamente accettata dai genitori. Non era una cosa facile, nel mondo della magia non esistevano omosessuali e se ce ne erano stati non è che proprio lo avevano detto ai quattro venti. Era una faccenda ancora delicata dunque, lungi dall'essere accettata e capita come lentamente invece nel mondo babbano stava accadendo. E se avevi un papà ultra conservatore e con ben chiara la differenza tra uomini e donne, la cosa si faceva complessa.

«Ma dimmi un po' questa domanda ti è sorta prima o dopo di lasciare James?»

Roxanne conosceva Imothep da sempre, ma a differenza degli altri, ed anche prima di lei stessa, aveva sempre capito che indossava una maschera. Si sforzava sempre di essere iper femminile, non tanto nei look, quanto più negli atteggiamenti. Si era sempre presentata come una ragazza frivola, superficiale, di quelle che ridono alle battute del ragazzo di turno pur se la considerano sciocca pur di apparire civettuola. Insomma tutti i cliché che esistevano lei li rispecchiava alla grande e per questo Roxanne aveva compreso che fingeva... che aveva sempre finto, almeno fino a qualche mese fa. Quando rompendo con James, tra lo stupore di tutti, si era liberata da quella immagine passando dall'essere la ragazza copertina ad un fantasma.

Imothep si voltò verso di lei e senza indugiare oltre si sporse verso Roxanne posandole una mano sulla guancia e baciandola, non le importava che tutti la stessero guardando o indicando, finalmente faceva quello che avrebbe sempre voluto fare... comportandosi come sempre avrebbe voluto.

Roxanne le posò le mani sui fianchi e se la strinse addosso approfondendo il bacio, non poteva dire che se lo aspettasse, avrebbe mentito, ma non poteva nemmeno negare che le faceva piacere.

«Non sai quanto desiderassi farlo anche in questa realtà...» le sussurrò sulle labbra ancora umide. Imothep aveva vissuto sulla sua pelle la libertà di essere ciò che voleva essere e questo l'aveva spinta finalmente ad uscire dalla sua apatia ed abbracciare il suo vero io. Roxanne non capì, ma Imothep si ripromise di parlargliene... ora come ora però desiderava solo una cosa: baciarla e non si trattenne dal farlo.

 

«È bello poter vedere la vera natura delle persone prendere il sopravvento, vero?»

La voce sinuosa di Sabrina giunse alle orecchie di Severus, quando raggiungendolo alle spalle, gli si affiancò osservando la scena.

«Io e Rose siamo stati sempre incuriositi dalla sua presenza… da quando ha smesso di essere Legally Blonde e diventare l’apatia in persona nessuno sapeva cosa le frullava nella mente, nemmeno noi… ed eccola lì finalmente togliersi la maschera ed essere sé stessa!»

Sabrina guardò Severus profondamente colpita dal suo discorso e così per mostrargli la propria ammirazione fece tintinnare la sua bottiglia di burrobirra con quella di lui. Fu lui a fargli segno con la testa di seguirla e così raggiunsero una delle tante porte poste intorno al grande salone centrale, per scoprire così un piccolo salottino privato con una miriade di strumenti musicali posti in giro per la stanza.

Sabrina iniziò a curiosare in giro, mentre Severus la osservava assorto. Indossava un mini abito a maniche lunghe con una fantasia psichedelica di mille colori. Due grandi orecchini statement a stella troneggiavano sulle sue orecchie, mentre il make up sugli occhi era leggero, ma glow e le labbra erano lucide per via del lip gloss.

«Dimmi un po’ Potter… cosa ti ha mostrato la pillola dei sogni?» chiese poi voltandosi di colpo a guardarlo, lo sguardo furbo ed attento, mentre prendeva posto su una dell’eleganti poltrone accavallando le gambe.

Severus sorrise leggermente nervoso, nascondendo il tutto dietro la bottiglia di birra che si portò alla bocca prima di berne un sorso. Fece schioccare le labbra ed alzò gli occhi pensieroso.

Indossava dei pantaloni cargo neri molto larghi e sopra una maglietta a maniche lunghe nera completamente trasparente nonostante fosse decorata. Oltre l’anello con il serpente ora ce ne era anche uno con la Fenice al suo dito ed al collo indossava la sua solita collana con il plettro.

«Quello che sono, ma che continuo a rinnegare…»

«E cioè?» lo incitò lei bevendo a sua volta dalla propria bottiglia.

«Un fiero Serpervede… Ho sempre odiato la cosa, certo poi l’ho abbracciata, ma nel fondo mi sono sempre sentito come se…»

«Non fosse giusto…»

«Esatto. I miei non me l’hanno mai fatto pesare, ma so che non era ciò che si aspettavano… il resto della mia famiglia nemmeno ha nascosto la cosa… e poi comunque non apprezzano mai nulla di ciò che faccio, di come mi vesto, della musica che ascolto…»

«Di chi sei… semplicemente!»

Severus ebbe come la sensazione che lei lo capisse e così prendendo la bottiglia che lei gli porgeva, la porse con la propria su un mobile lì vicino.

«E tu? Cosa ti ha mostrato?»

«La libertà dal mio cognome! Vedi seppur per motivi diversi, io vivo un po’ la tua stessa condanna… per i miei genitori non sono Serpeverde abbastanza… sono ancora chiusi nelle loro sciocche idee purosangue sì ed il resto del mondo no. Ma per questa scuola, sono troppo una Nott… sai la questione mangiamorte ed etc… in ogni caso… Sabrina… semplicemente Sabrina non va bene, mai… come la metti la metti ho uno stereotipo da seguire o da rispecchiare…»

La voce della giovane, seppur voleva apparire scanzonata, suonava stanca e frustrata e Severus lo capiva molto bene e così preso da un coraggio che non gli apparteneva le si avvicinò ed abbassandosi cercò le sue labbra per baciarla. Non ci volle molto affinché dalla poltrona si trovassero sul divano vicino stesi uno sopra l’altro… Sev sopra di lei, tra le sue gambe… Si baciarono senza esitazioni o paure, anche se quando Sabrina si fermò per un attimo Sev si preoccupò.

«Ehi tutto bene?» chiese e lei sorridendo imbarazzata, come non le apparteneva essere, si tirò toccò i capelli rimettendosi seduta insieme al ragazzo di fronte a lei.

«Ehm… è la mia prima volta…»

«Ah…»

«Wow… Severus Potter non me lo aspettavo… per te no!»

«Se vuoi vado a prendere altra birra, possiamo anche solo rimanere qui a parlare o…» ma non fece in tempo a finire di parlare che lei gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva ripreso a baciarla, per poi riportarlo su di lei mentre si sdraiava all’indietro.

«Lo prendo come un no?»

«Decisamente Potter!» disse lei ridacchiando, prima di perdersi nuovamente nella sensazione di sentirlo e fremendo per essere sua.

Quando James riaprì gli occhi si sentiva estremamente soddisfatto, la festa non era male, ma dopo i drammi di Hugo e l'umiliazione a cui Imothep lo aveva sottoposto aveva decisamente bisogno di rilassarsi ed era fiero di averlo trovato con la rossa al suo fianco. La stessa che seduta sul bordo del letto si stava rivestendo se non fosse stato che la mano di lui sulla sua schiena la costrinse a fermarsi.

«Ti ricordi che è solo sesso vero?» la voce cristallina di Cheryl si accompagnò con il suo sguardo malizioso, quando voltandosi verso di lui lo squadrò ben decisa a mettere le cose in chiaro.

«Perché credi davvero che vorrei altro con te?»

La rossa scoppiò a ridere indecisa se esserne furiosa o solo divertita, optò per la seconda, mentre recuperava vittoriosa il reggiseno nero che velocemente si infilò e si allacciò. Lo aveva appena fatto quando sbattendo le mani sul letto tornò a guardare il tronfio Grifondoro al suo lato.

«È patetico il modo in cui salti di letto in letto, ma poi ti fingi il finto ex ragazzo sconvolto per il coming out della sua ragazza… poverina se sapessi con quante l’hai tradita!»

Se c’era una cosa che James odiava era decisamente l’essere trattato con sufficienza dagli altri, soprattutto da una ragazza. Lui era quello che prendeva e lasciava, che umiliava e si atteggiava, non viceversa. Forse per questo in uno scatto d’ira costrinse Cheryl con la schiena contro il letto, sovrastandola con il proprio corpo e bloccandole i polsi contro il cuscino. Lei però ne parve eccitata.

«Sono io che ti ho sedotto e sempre io decido quando facciamo sesso o meno e ti dirò Potter… mi sono stancata, non sei poi così eccezionale come dicono!» un’altra risata proruppe dalla sua bocca scarlatta, qualcosa che fece uscire di senno James che senza pensarci le mise una mano sul collo.

I capelli castani gli ricadevano in avanti selvaggi, mentre ogni muscolo del suo corpo era teso, Cheryl che respirava a fatica, gli accarezzò l’avambraccio con fare felino.

«Mmm… frustrato Potter? Eppure credevo che avessi tutto… forse mi sbaglio? Forse non sei così felice come vuoi far apparire?»

«Forse sono stanca di essere sottovalutato!» soffiò lui all’orecchio di lei, lasciandola di colpo. James si alzò infastidito, voleva solo rivestirsi e tornare alla festa per sbronzarsi, ma Cheryl seduta ancora sul letto in lingerie lo guardava divertita. Si alzò a sua volta, si vestì e dalla borsa tirò fuori una pillola dei sogni che gli lasciò sul comodino.

«Qualcosa mi dice che hai bisogno di schiariti le idee… ecco qualcosa che potrebbe aiutarti nell’intento…»

James osservò la pastiglia con un certo interesse, ne aveva sentito parlare, ma non sapeva se erano solo voci di corridoio. Cheryl gli fece l’occhiolino e con le scarpe in mano, uscì dalla stanza lasciando James di fronte all’ignoto. Non era bravo con le tentazioni…

 

Rose indossava un lungo abito a rete e sul petto vi era la grande immagine del profilo di una Fenice. Al di sotto indossava un semplice body ed al di sopra una delle giacche di pelle di Scorpius, tutti rigorosamente nero. Per l'occasione aveva indossato la collana d'oro con il suo nome, mentre i capelli erano sciolti e ribelli nei suoi ricci indomabili. Anche il make up era dark, tanto spinto sugli occhi quanto sulle labbra anch'esse nere.

Aveva le braccia conserte al petto e stava osservando con alquanto interesse una delle molteplici porte poste intorno al grande salone. Almeno mezz'ora prima, se non poco di più, ci aveva visto uscire Cheryl ed ora ecco farlo anche James. Apparentemente stordito e confuso.

Rose assottigliò lo sguardo ripromettendosi di indagare, quando la voce di alcune ragazze di Tassorosso con cui stava parlando la riportarono alla realtà.

«Dunque non è pericoloso? Sicura?»

«Dicono che lo Sleep Walking può farti finire in coma, c’è gente che è morta!»

«E poi chi le ha create queste pillole, come facciamo a fidarci?»

Rose si massaggiò la fronte, non avevano la pazienza per questi attacchi isterici, ma cercò di mantenere alla calma, anche se quando tornò a guardarle dalle loro espressioni capiva quanto la temessero… Un ghigno compiaciuto le si disegnò sulle labbra prima di parlare.

«Queste pillole sono frutto di magia potentissima ed è stata la Donna nello Specchio a crearle… e per quanto riguarda lo Sleep Walking, sapete perché è pericoloso?» chiese scrutando una per uno la santarellina che aveva di fronte. Non era una sciocca, tutti conoscevano le sue grandi capacità ed il suo intelletto e non aveva preso quella cosa sotto gamba. Aveva letto a più non posso, anche i libri più proibiti che esistevano e aveva scoperto tante di quelle cose che capiva perché non venivano insegnate, poche menti le avrebbero comprese e avrebbero saputo sfruttarne il potenziale. Era una strega brillante ed era stanca di limitarsi.

«Perché è incontrollato… il desiderio recondito di ritrovare quelle parti di noi che sentiamo mancanti ci inducono nello stesso… Le pillole invece fungono da guida, controllano il momento e ci riportano indietro prima che sia troppo tardi. Ma presto non serviranno più per sentirci completi, quando la Donna nello Specchio sarà libera, ci uniremo a lei per trovare la chiave che permetterà la fusione… Non siete stanche di sentirvi così? Di vivere una vita a metà?»

Le tre Tassorosso si guardarono nervoso, stringendosi le braccia al petto, almeno fin quando una di loro sembrò mandare al diavolo tutto ed allungando una mano accettò la piccola con grande sconcerto delle compagne.

«FANCULO! Mi sono stancata! E volete la verità non mi siete mai piaciute… voi le vostre idiozie perbeniste come quelle dei miei genitori! Fanculo voi e questo buonismo del cazzo!»

Rose si trattenne dallo scoppiare a ridere, quando sentendosi prendere per mano si allontanò volentieri con Scorpius che era venuta a rapirla.

«Le hai viste?»

«Evviva l’anarchia!» le sussurrò all’orecchio abbracciandola da dietro e conducendola lontano dalla folla, dalla musica e da tutto il resto, per farla entrare in una delle numerose porte, l’unica nera con un gran serpente intagliato sopra. Rose si morse un labbro e seguendolo perse un battito quando una volta dentro vide molteplici candele accese e tutto intorno numerose rose rosse in a decorare la stanza ad indicare lei e sua energia.

«Oh è... è... Scorpius è...»

«Cosa?»

«Davvero bellissimo...»

«Bè qualcosa di speciale per una persona speciale...»

Rose arrossì sentendosi a disagio, odiava apparire così, lo aveva sempre odiato, ma non aveva potuto evitarlo... anche se con lui era bello sentirsi... spogliata da tutte le sue difese.

Lui sapeva che lei era ancora vergine, ma... non l'aveva mai spinta, seppur ci erano andati spesso vicino. Aveva rispettato i suoi tempi, ma adesso Rose non voleva più aspettare.

Posò le sue mani, dalle dita affusolate, sul viso appuntito e ceruleo di lui. I loro baci furono da subito profondi e sentiti, al punto che non fu difficile arrivare da lì a poco a letto.

Era al centro della stanza, a baldacchino e di ebano scuro, le tende penzolavano a creare un vedo e non vedo, mentre Rose con indosso ormai solo il body accoglieva su di lei Scorpius, già a petto nudo. Come faceva ad essere così fortunata?

Si baciarono tra passione e dolcezza, mentre lui scendeva a dargli lievi baci sulla spalla, per poi risalire sul collo, mentre lei inarcava la schiena e gettava il capo all'indietro.

Era come una scossa elettrica che li attraversava, voci lontane che perdevano valore. Tutti i pregiudizi e tutti i commenti che li facevano vivere perennemente in apnea stavano scomparendo. Quello che rimaneva era solo la loro voce, i loro gemiti che squarciavano il silenzio. Non avevano bisogno di nient'altro se non l'uno dell'altra, era un fuoco che li stava bruciando lenti.

 

Ariana sentiva scorrere dentro di lei desiderio, ambizione, follia e caos. Il suo potere era più forte che mai via via che più giovani maghi si liberano dalle catene che finora li avevano tenuti prigionieri di una matrice contorta e manipolatrice che non avevano fatto altro di convincerli di essere loro quelli sbagliati. Le loro idee, la loro voce sopra la folla, il loro muoversi contro corrente, il loro avere un pensiero diverso… convinti per tutta la vita che dovevano uniformarsi, integrarsi, diventare uno dei tanti e non l’UNO per eccellenza. Lei prima di loro ci era passata, ma finalmente aveva trovato la dimensione e la generazione che avrebbe potuto cibarla dell’energia necessaria per liberarsi.

La giovane dai lunghi capelli biondi osservò con trepidante emozione la propria mano riuscire a rompere la barriera della superficie riflettente dello specchio… toccò poi all’altra sua mano, ad una gamba e poi l’altra e finalmente non era più la Donna nello Specchio. Era libera. Libera di cercare il Darkhold e dar inizio alla fusione.

 

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