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Sembrano
ormai confermate le voci circa i numerosi casi di coma irreversibile e morte
che negli ultimi anni ha colpito il Mondo Magico. Gli studi condotti dagli
Indicibili nel fantomatico Uffici del Ministero, paiono aver portato alla luce
delle verità sconcertanti ancor più incrociando i dati sempre maggiori di
questi strani “eventi improvvisi” che hanno colto la popolazione magica.
Il primo caso
pare addirittura essere datato 1995, dove in Scozia una bambina aveva iniziato
a rivelare strani particolari su una versione di sé che vedeva in sogno. I
genitori non le diedero peso, ma pochi mesi più tardi, una mattina la bimba non
fu più in grado di svegliarsi. Questo sonno profondo ed irreversibile tenne la
piccola così per 6 anni, prima di morire alla vigilia di Halloween.
Ad oggi sono
sempre più i casi confermarti e quelli che parevano solo strani casi
scollegati, ad oggi prendono una forma sinistra.
«Tutti i
Ministeri mondiali stanno lavorando al fianco delle autorità sanitarie per
comprendere cosa stiamo affrontando» ha dichiarato il Ministro della Magia
Stanley, mentre ha aggiunto anche «Questa minaccia coinvolge il mondo magico,
quanto quello babbano e per questo stiamo lavorando al fianco con le nostre
controparti per una risoluzione per tutti…».
Dal San Mungo
i dati confermano che negli ultimi 26 anni i casi sono triplicati e che gli
stessi non colpiscono solo maghi e streghe, ma come visto antecedentemente,
anche babbani, ma non solo. Chiunque sia un essere vivente, con una capacità
cognitiva sviluppata è in pericolo.
Ricordiamo ai
lettori quali sono i sintomi dello “Sleep Walking” e come comportarsi,
attraverso le parole del Direttore Generale del San Mungo, Ospedale per
Malattie e Ferite Magiche, il Dottor Creed: «Tutto parte dal sonno. All’inizio
potrebbero apparire come semplici sogni in cui si sogna sé stessi in altri
contesti o storie, ma via via si avrà sempre più una percezione di realtà degli
stessi. Successivamente il paziente tende a non scindere più la propria realtà
da quella che sogna, i ricordi stessi si accavallano… Analisi sulle onde
celebrali hanno dimostrato un sovrapporsi delle stesse… come più persone in un
solo corpo. La gravità della malattia di solito porta il soggetto ad essere un
pericolo per sé e gli altri ed infatti va isolato, l’ultima fase è quella del
sonno irreversibile. I soggetti più deboli di solito ci cadono poco tempo dopo
il presentarsi dei sintomi senza le altre conseguenze spiegate prima. Purtroppo
non si è ancora trovata una cura per risvegliare un paziente addormentato, che
va inesorabilmente incontro alla morte, ma si può frenare la malattia se presa
in tempo… quanto meno rallentarla...».
Studiosi di
medicina, magica e non, pozionisti, intellettuali, studiosi, tutti stanno
lavorando in sinergia per trovare al più presto una risoluzione a questo
terribile male.
Nella
biblioteca era buio pesto e c’era un’atmosfera da brivido, Rose accese una
lampada per vedere le file di libri. Se solo James non fosse stato un’arrogante
egoista, forse lei e gli altri avrebbero potuto rischiare meno usando il
mantello d’invisibilità, ma sia mai che lui lo prestasse al fratello traditore, come era solito
apostrofare Albus Severus.
Il Reparto Proibito era proprio in fondo alla
biblioteca. Facendo molta attenzione la Grifondoro scavalcò il cordone che
separava quei libri dal resto della biblioteca e così fecero i suoi compagni.
Poi passò la lampada a Scorpius che tenendola alta le fece luce per permetterle
di leggere i titoli.
Ma non le dicevano granché. Le lettere erano
talmente consunte che l’oro veniva via a pezzi, e formavano parole in lingue
che non riconosceva. Alcuni, poi, non avevano titolo.
I due Serpeverde lasciarono per un po’ Rose cercare
i libri e poi forse per noia, iniziarono anche loro a spulciarne alcuni.
Severus tirò fuori con difficoltà, da uno scaffale basso, un grosso libro nero
ed argento e quando l’aprì il silenzio fu rotto da un grido lacerante da far
gelare il sangue.
Non servì nulla chiuderlo e riporlo, perché
immediatamente i tre sentirono dei passi lungo il corridoio esterno. Non servì
parlare per capire che dovevano darsela a gambe.
Corsero furiosamente nel corridoio, il desiderio di
allontanarsi il più possibile dalla biblioteca era impellente. Forse perché era
buio o forse perché non avevano la minima idea di dove si trovavano, alla vista
di una porta socchiusa decisero di fiondarcisi incontro e chiudersela alle
spalle.
Scorpius si era appena appoggiato alla parete,
mentre Severus si teneva il fianco dolorante, Rose dal canto suo teneva
l’orecchio teso alla porta sentendo, con gran sollievo, dei passi allontanarsi.
«Rimaniamo qui un po’ per sicurezza e poi torneremo
nei nostri dormitori!» bisbigliò lei a due, che assentendo accaldati nemmeno si
erano accorti di dove si trovavano. Fu la Grifondoro ad avanzare nella stanza
per studiarla.
Aveva l’aspetto di un’aula in disuso. Le oscure sagome
dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c’era anche un
cestino per la carta straccia capovolto. Ma appoggiato al muro, di fronte ai
tre ragazzi, c’era un oggetto che appariva fuori luogo in quell’aula, come se
qualcuno ce l’avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al
soffitto, con una cornice d’oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe
di leone.
«N-Non è possibile…» esclamò Severus spalancando
gli occhi incredulo. Il panico era svanito, c’era solo il desiderio di
guardarcisi dentro.
«Cosa non è possibile?» chiese Scorpius
incuriosito, si scambiò prima uno sguardo d’intesa con Rose e poi si affiancò
all’amico.
«Mio padre mi ha parlato di questo specchio, ma da
quello che avevo capito… non era più ad Hogwarts da tempo immemore…»
«Pensi si tratti dello Specchio delle Brame?» chiese Rose anch’essa fissandone la
superficie.
La cosa strana era che nonostante i tre fossero
esattamente di fronte allo specchio, lo stesso non riconsegnava il riflesso di
nessuno di loro. Ma ben presto furono costretti ad indietreggiare e trattenersi
dal non urlare, perché la superficie si increspò, come uno specchio d’acqua
colpito da un sesso.
Severus si portò le mani alla bocca e Scorpius ebbe
il riflesso di tappare quella di Rose con la sua. Immobili fissarono le onde
fermarsi e lentamente l’immagine di una bellissima donna apparire al suo
interno.
I capelli biondi, perfettamente lisci, erano tutti
tirati all'indietro e dovevano arrivarle fino a metà schiena. Indossava una
pregiata veste rossa ricamata con filo d'oro. Aveva una bellezza particolare,
tanto ammaliante e misteriosa, quanto incredibilmente fine e apparentemente
gentile.
Sorrise ed alzando una mano salutò i tre, parve
quasi divertita dalla loro reazione spaventata, ma al tempo stesso curiosa. Su
quell'emozione avrebbe fatto leva.
«Buonasera
mia cari… è forse un caso il vostro giungere a me? Oh no, non lo credo
possibile…» disse poggiando un dito sul mento e studiandoli maliziosa «Dopotutto siete fuori dai vostri letti così
tardi, perché eravate in cerca di risposte vero? Immagino che le notizie di
oggi sul Profeta vi abbiano sconvolto…»
Severus fece un passo avanti senza paura. I suoi
tratti puliti e gentili per molto tempo lo avevano reso un ragazzino schivo e
remissivo. Timido e chiuso non era stato facile fare amicizie, soprattutto
quando finito a Serpeverde aveva creduto che il mondo gli sarebbe caduto
addosso ed invece... aveva trovato sé stesso. Crescendo i suoi occhi verdi erano
diventati più profondi e il contrasto che facevano con i capelli scuri lo
avevano reso col tempo sempre più desiderabile. Alto e slanciato, aveva
lasciato la popolarità e la fama del Quidditch al fratello maggiore, preferendo
gusti ed amicizie alternative. Scorpius era per lui più che un amico, era un
fratello e Rose la sua sorella dell'anima.
«Chi sei?» chiese con voce ferma. Era certo che
quello fosse lo Specchio delle Brame, ma
considerando ciò che sta accadendo non ne era più così sicuro.
«Consideratemi
una sorta di genio della lampada!» ironizzò la giovane donna con fare
sarcastico.
«Albus
Severus Potter, ma i tuoi amici ti chiamano Sev… o meglio solo i due che sono
qui con te stanotte… le uniche persone di cui ti fidi davvero, le uniche che ti
accettano per quello che sei. A cui non importano le tue ombre e i tuoi
tormenti… non deve essere facile essere figlio del grande Harry Potter
immagino… soprattutto quando tuo fratello ti adombra con la sua superbia e
bramosia…»
«Come diavolo fai a sapere tutto questo di noi!?»
era stata Rose a parlare che scattando al fianco di Sev si era sentita in
dovere di farsi avanti sulla difensiva dopo che aveva visto il cugino
vacillare.
Che era una Weasley non era difficile immaginarlo,
considerati i lunghi capelli rossi, ma a parte quello poco altro l'avvicinava
alla famiglia di origine. Teneva la divisa sempre in modo scomposto
personalizzandola in modo il più delle volte proibito. Le piaceva acconciare
sempre i capelli in codini ironici che contrastavano con i suoi make-up decisi
e provocanti. Era una ribelle dall'intelletto fine che però aveva abbandonato
la media di tutte E, preferendo godersi alla vita che a sgobbare solo. I suoi
avevano molto da ridire sulla sua lingua tagliente, così simile a quella di sua
zia Ginny, o al suo poco rispetto per le regole, che tanto ricordavano a Ron ed
Hermione i gemelli. La sua relazione con Scorpius poi non aveva aiutato nella
convinzione della famiglia che lei fosse stata plagiata.
«Sono la Donna
nello Specchio, potete chiamarmi così. È una lunga storia come e perché io sia
qui, ma posso dirvi che sono una strega molto potente, che giunge da lontano e
che potrebbe avere le risposte che state cercando!»
Lo sguardo di ghiaccio di Scorpius si illuminò
ammaliato dalle sue parole, come un marinaio lo era da una sirena. Tanto aveva
deluso suo padre o così era solito dirgli.
Non andava fiero della sua storia familiare,
detestava suo nonno e non capiva come il padre non potesse comprendere quanto
lui stava facendo per non ripetere i loro stessi errori.
Era certo che fosse meglio essere un ribelle amante
dei punk, piuttosto che un damerino inamidato xenofoba e retrogrado. Non gliene
fregava un cazzo del lignaggio o di dover apparire qualcosa che non era,
avrebbe accettato anche vivere senza un becco di un quattrino se questo voleva
dire farlo nel modo corretto.
Togliersi di dosso il suo nome era difficile,
pesava come un marchio attraverso il quale veniva sempre giudicato e che aveva
impedito alle persone per vederlo per quello che era davvero... a tutti, tranne
Rose e Sev e per questo erano per lui le persone più importanti che
esistessero.
«Tu sai quello che sta succedendo al mondo magico?»
«Non solo lo
so, ma sono anche a conoscenza sia di chi ha causato ciò e di come porvi
rimedio!»
Essere la
sorella minore di un mago brillante ed incredibilmente bravo in tutto ciò che
faceva, non era solamente fastidioso, ma anche frustante. Ariana aveva odiato
ogni secondo della sua esistenza, ancor più quando con la famiglia si erano
trasferiti a Godric’s Hollow. L’incidente poi, che la vide protagonista quando
era solo una bambina, l’aveva costretta a vivere un’esistenza ancor più misera
e triste. Tuttavia la sua incapacità di gestire i suoi poteri e la segregazione
non l’avevano resa più docile, al contrario aveva contribuito ad alimentare la
sua rabbia. I successi di Albus poi la rendevano solo più rancorosa, mentre al
contrario le attenzioni di Aberforth le trovava utili al fine di ottenere una
via di fuga alla sua prigionia.
La vera chiave di volta era stato conoscere
Grindelwald. I suoi fratelli litigavano costantemente per il suo frequentare la
casa, Albus difendeva a spada a tratta la sua relazione con lui, mentre
Aberforth cercava di aprigli gli occhi sulla sua pericolosità; il tutto mentre
Ariana si lasciava ammaliare dal suo carisma. Lui aveva subito compreso le sue
potenzialità e così i due avevano iniziato a vedersi di nascosto e lei
finalmente si era sentita viva. Lui non faceva nulla per limitarla, al
contrario l’aiutò a sviluppare al massimo il suo potenziale e così abbracciare
la sua vera natura.
«Questa è magia del Caos, Ariana e questo ti rende Scarlet Witch» erano state le parole
Gellert quella sera che aveva causato lo scontro che successivamente c’era
stato. Albus aveva scoperto del loro rapporto e per la prima volta con
Aberforth aveva compreso la pericolosità di quel rapporto, oltre che i veri
obbiettivi di Grindelwald che vedevano nella giovane un mezzo per i propri
piani.
Lo scontro che era seguito era stata una danza di
incantesimi che rimbalzando colpirono Ariana, che in preda alla paura ed al
proprio poter, che ancora totalmente non controllava, la fecero scomparire. Per
i presenti erano semplicemente morta, ma qualcosa di ben peggiore le era
accaduto: era diventata la Donna nello
Specchio.
All’inizio credeva che fosse destinata a vedere la
vita degli altri rinchiusa in superfici riflettenti, un incubo che tornava
realtà. Lei che stava lentamente muovendo i passi nel mondo, era di nuovo
segregata, ma ben presto capì che vi era molto di più.
La dimensione in cui era le permetteva di guardare
non solo il proprio tempo e la propria realtà, ma tutte le altre. Ben presto
iniziò a spostarsi di qua e di là, a soggiogare persone per vivere attraverso i
loro corpi e così studiare, fare ricerche, e comprendere che la magia che la
permeava le avrebbe permesso di riscrivere il tempo e lo spazio.
Questo fece nascere in lei un’idea malsana: e se
fosse esistito un modo per fondere tutte quelle realtà? Non mille e più Ariana,
ma una sola e così come per tutti gli altri. Ogni persona si sarebbe finalmente
sentita completa e lei ne era certa, libera di scrivere la propria storia e non
costretta alle leggi del destino. La sua lunga ed estenuante ricerca, l’aveva
portata ad un libro: il Darkhold. Uno
che era stato distrutto, da suo fratello Silente, in ogni dimensione. In tutte
tranne una, l’unica in cui la sua bramosia di potere lo aveva spinto a
nasconderlo…
SETTEMBRE
PARALLELES-1 (2021)
Vedere Rose
Granger-Weasley e Scorpius Hyperion Malfoy, mano nella mano, era un miracolo
senza precedenti che ancora molti tentavano di spiegarlo. Era stato assurdo
come la rossa dai capelli ribelli si era trasformata dalla ragazza più
studiosa, basica e sfigata della storia all’outsider ribelle ed amante del
punk.
Stavano insieme dalla fine dell’anno precedente e
questo per due adolescenti era visto, da tutti i loro compagni, come una vita
intera di monogamia.
Ormai Rose non faceva più caso alle occhiate
invidiose ed alle battute di poco conto, ma quel giorno nel bagno non poté far
altro che rimanere a subirsele. Seduta sulla tavoletta abbassata stava cercando
di concentrarsi per finire le poche righe dei compiti che la sera prima,
complice il tempo passato con Scorpius, aveva totalmente lasciato da parte. Era
strano, ma trovava spesso il bagno delle ragazze del secondo piano un luogo
tranquillo, in cui potersene star da sola a studiare, soprattutto perché non ci
andava mai nessuno e per qualche ragione perfino Mirtilla l’aveva presa in
simpatia.
Tuttavia quel giorno, la stanza era stata scelta
anche da un gruppetto di ragazze per marinare la classe e rimanere lì a ridere
e sparlare.
«Non è assurdo che la Weasley e Malfoy stiano
insieme? Più ci penso e più credo che ci sia qualcosa sotto!»
«Credo che nessuno se lo aspettasse… insomma
credevamo tutti fosse solo un’avventura estiva!»
Rose non riconobbe le voci, ma chiudendo un attimo
gli occhi si impose di ignorarle e tentare di concentrarsi unicamente sul suo
tema.
«Secondo me si tratta di una scommessa!»
«Lo avevo pensato anche io, ma ho chiesto in giro…
sapete mi frequento con uno di Serpeverde e… NON è così!»
«Magari è una troia!»
A quell’ultima frase tutte risero, mentre Rose
sentiva ormai l’ira dominarla.
«Ottima osservazione! Malfoy starebbe con
un'insulsa come la Weasley per un solo motivo: perché è troia a letto!»
Mentre le tre ridevano ancora a crepapelle, Rose
indignata uscì dal bagno e senza dar sfogo ad una scena degna di sua zia Ginny,
rimase semplicemente a guardarle. Una spalla appoggiata allo stipite della
porta, i libri stretti al petto e la divisa, come faceva spesso ultimamente,
scomposta e personalizzata. I calzettoni le arrivavano fino a metà coscia e
considerando la mini gonna plissettata più corta del consueto le dava un
aspetto sexy, smorzato dal make up smokey eye e dalla catena alla cinta che la
caricavano di aggressività, incutendo timore.
Immediatamente le tre Tassorosso, vedendola, si
zittirono, seppur una delle tre pareva non particolarmente colpita dalla sua
presenza e tanto meno dall’essere stata scoperta.
«Questo aspetto da finta ribelle non ti si addice,
anche se forse in effetti è stato il tuo aspetto da santarellina la vera
maschera che indossavi…»
Rose ridacchiò alzando gli occhi al cielo e poi con
un gesto repentino che nessuna delle tre si aspettava tirò fuori la bacchetta e
lanciò tre fatture che non lasciarono scampo a nessuna delle tre, che si trovarono
il viso sfregiato da pustole puzzolenti e gigantesche.
«COSA HAI FATTO? LA MIA FACCIA! AIUTO!»
«AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH»
«AIUTO! OH MIO DIO… DOBBIAMO ANDARE IN INFERMERIA
SUBITO!»
Le tre urlarono guardandosi l’un l’altra ed ancor
peggio quando fecero lo stesso allo specchio, era chiaro che fossero disgustate
dal loro aspetto. Rose dal canto suo le guardò ridendo di gusto per niente
dispiaciuta dal suo gesto.
«TE DENUNCIAMO WEASLEY… ANDIAMO A CERCARE UN
PROFESSORE!» urlò la leader delle tre, ma il tempo di raggiungere la porta con
le sue due compari al seguito che ad impedire loro l’uscita vi trovarono due
delle ragazze non solo più popolari della scuola, ma anche le più intoccabili:
Sabrina Morden e Cheryl Nott.
Entrambe di Serpeverde erano dello stesso anno di
Rose. Erano due vipere, degne della loro casata, ricche e snob trattavano tutti
da sottoposti e chiunque a scuola o leccava i piedi loro nella speranza di
entrare nelle loro grazie o semplicemente erano troppo spaventati per osare
anche solo incrociare il loro sguardo. Non solo il timore che incutevano veniva
dal loro cognome, ma anche perché era risaputo che fossero abili nella magia
nera.
Anche Rose le guardò alquanto sorpresa, soprattutto
perché le due parvero alquanto compiaciute della scena che avevano appena
visto, tanto da confondere le tre
malcapitate lasciando che se ne andassero barcollanti e scosse.
«Un lavoro con i fiocchi, i nostri complimenti
Rose!»
La ragazza si guardò intorno, era impossibile che
una di quelle due le rivolgesse la parola e soprattutto che la chiamassero per
nome, ma era stato così.
Sabrina aveva un caschetto biondo platino, rossetto
nero ed occhi castani ben sottolineati da un make up deciso. La sua divisa era
personalizzata, perché la mantella con lo stemma della casata era corto a metà
schiena e le dava un aspetto regale, ma al contempo quasi fanciullesco.
«Ti osserviamo da un po’… e poi un’amica in comune ci ha rivelato alcuni
tuoi segreti… non deve essere fingere costantemente di essere non chi si è, ma
chi gli altri vogliono…»
Cheryl aveva fatto un passo avanti ed aveva
affiancato l’amica. Era un poco più alta, con lunghi capelli scarlatti così
come le sue labbra e i rubini preziosi che indossava, alle orecchie come
orecchini ed alla mano come anello.
Quell’incontro del tutto casuale, si era concluso
per Rose, in compagnia delle due giovani nel parco. Aveva scoperto che non solo
le due avevano trovato, prima di lei, Sev e Scorpius, lo Specchio delle Brame, ma anche che avevano parlato con la donna al
suo interno.
«E quindi lei vi ha parlato ti me?» chiese la rossa
confusa, ma fiera.
«Certo. Vedi noi abbiamo scoperto lo specchio
l’anno scorso… Abbiamo avuto un anno intero per parlare con lei… per
conoscerla… per capire chi sia…»
«Non siamo state le uniche, altri hanno incontrato
lo specchio… oltre noi… oltre voi… ma lei non si è mai palesata…»
«Siamo speciali… non è un caso che lei ci abbia
fatto questo onore…»
Le due si erano alternate nel parlare e Rose le
guardava pendendo letteralmente dalle loro labbra. Non si era nemmeno resa
conto di come tutti le guardavano. Doveva essere strano vederle chiacchierare
serenamente sedute all’ombra del grande faggio, ma non le importava. Voleva
saperne di più.
Nonostante i timori iniziali, da quando lei e i
ragazzi avevano trovato lo specchio, erano tornati spesso nella stanza. Da soli
o in compagnia tutti avevano immediatamente sentito con la donna al suo interno
una certa affinità… era come se lei avesse la capacità di leggerti dentro e non
si trattava solo della tua storia effettiva o di informazioni che ti
riguardavano era molto di più…
«Lei… mi capisce…» sussurrò tra i denti osservando
le due giovani di fronte. Voleva capire se effettivamente stavano parlando
della stessa cosa oppure se quello era solo uno dei loro ennesi scherzi con lo
scopo di metterla in ridicolo o esporla in qualche modo per ciò che aveva
fatto.
«Oh si… lei capisce molto bene gli animi
complessi…» annuì Cheryl con un sorriso che parve sincero.
«O forse sarebbe meglio dire… le anime incomplete…»
concluse Sabrina con un sorrisetto furbo. Tuttavia prima che Rose potesse dire
qualcos’altro, quest’ultima strappo un angolo del proprio quaderno e con la
bacchetta vi fece comparire sopra una data ed un luogo.
«Fatti trovare nella stanza dello specchio a questo
giorno e a quest’ora… puoi portare anche Potter e Malfoy se vuoi…»
«Ma…»
«Ci vediamo lì!» concluse Cheryl, mentre alzandosi
in piedi con Sabrina fecero per andarsene. Rose rimase a lungo ad osservarle
confusa, ma non ci pensò due volte a nascondere il foglietto nella propria
borsa, prima di alzarsi dal manto erboso e correre a lezione.
Era passato
un solo mese dall’inizio della scuola eppure era già successo di tutto:
l’improvvisa popolarità si Rose, la
scoperta dello Specchio delle Brame e della sua misteriosa abitante, oltre che
l’inasprirsi dei rapporti tra i cugini Potter-Weasley.
Il mese fu caratterizzato da forte piogge ed un
cielo nero come la pece ed anche quella sera la pioggia continuava a battere
contri i vetri, mentre dentro la Sala Comune di Grifondoro l’atmosfera era
calda e allegra.
Rose era rannicchiata a mo’ di gatta su una
poltrona e si rigirava tra le mani il fantomatico bigliettino che Sabrina tempo
addietro le aveva dato. Da allora i suoi rapporti con lei e Cheryl si erano
intensificati, seppur nessuna delle due fece più menzione della cosa.
Inutile dire che per la prima volta in cinque anni,
Rose si era sentita felice di avere delle amiche. Non sapeva se poteva
considerarle tali eppure si era più sentita compresa da loro che da tutte
colori che si erano finte tali. Aveva sempre faticato a trovarsi d’accordo con
le sue cugine ed a scuola non si poteva dire che riuscisse a far amicizia
facilmente. Era sempre troppo arguta e tagliente per chiunque, per tutti tranne
che per Sev che apprezzava la sua dote da sempre e… Scorpius che si era
innamorato di lei proprio per questo suo lato. Si erano girati intorno a lungo,
ma lui le aveva confessato di non essersi mai aperto perché vedeva la sua
maschera. Anche grazie a lui era riuscita a liberarsi delle sue catene e giorno
dopo giorno sentirsi sempre più sé stessa.
Quando Hugo le si avvicinò, quasi nemmeno se ne
accorse, se non fosse stato per la sua mano. Con la coda dell'occhio ne vide
l'ombra causato dal fuoco nel camino e riuscì a ritrarre il foglietto prima che
lui riuscisse a prenderlo. Era tipico da parte sua, quante volete l’aveva presa
in fallo rubandole il diario e leggendo per tutta casa i suoi pensieri?
«Sempre con la testa china su questo coso... cos'è
Malfoy non hai i soldi per della pergamena?»
Rose dovette alzare di molto lo sguardo per
incontrare quello del fratello. Hugo era alto, aitante, con la corporatura
massiccia degna del portiere di Quidditch che era. I capelli rossi erano
identici ai suoi, ribelli e sempre scomposti. Gli occhi verdi erano piccoli, ma
furbi. Ad ogni suo passo rubava sospiri, esattamente come James. Rose aveva
fatto parte del loro gruppo fin dal primo giorno di scuola, era comodo
usufruire della loro popolarità per sentirsi di appartenere a qualcosa e
soprattutto per non essere bersaglio di critiche o scherzi. Ma si era
velocemente resa conto di non amare il loro atteggiamento, di chi si aspettava
che a loro tutto era dovuto solo per il cognome che portavano e non per meriti
personali che nemmeno si sforzavano di avere.
«Non dire sciocchezze!» lo ammonì Rose facendo per
alzarsi, non aveva voglia di litigare… perché era certa che a quello sarebbero
giunti se la loro conversazione sarebbe proseguita, ma il fratello la prese per
un braccio e la fermò prima che potesse compiere anche un solo passo.
«Non voglio perderti Rose!»
«Non mi stai perdendo!»
«Ed allora perché ho la sensazione che sia
esattamente ciò che sta accadendo? Non bastavano Sev e Malfoy... ora sei amica
pure di quelle due serpi?»
Rose sospiro pesantemente liberandosi dalla sua
presa, al che Hugo fece un passo verso di lei.
«Perché? Mmh? Perché ti ostini a stare con loro
quando puoi stare con la tua famiglia... con me, James... con i tuoi simili?»
«Simili?» chiese lei strabuzzando gli occhi.
«È palese... palese che avevi tutto e lo hai
buttato in aria per cosa?»
La giovane dovette respirare profondamente, sapeva
che avrebbe perso le staffe, ma dare spettacolo era l’ultima cosa che
desiderava. Tutti sparlavano già troppo di lei per dar loro altri motivi e così
dopo essersi velocemente guardata intorno, ed essersi assicurata che tutti
erano troppo occupati a farsi gli affari propri, che abbassando la voce torno
ad osservare il fratello.
«Ascolta Hugo non è che non apprezzi ciò che tu hai
fatto per me. Davvero… Non so quanti fratelli si sarebbero accollati la sorella
nella propria compagnia pur di non lasciarla sola… ma è troppo…»
«NON è mai stata carità Rose. Certo litighiamo e ci
punzecchiamo, ma quale fratello e sorella non lo fa?»
«Non si tratta di questo Hugo... si tratta di me...
Tutto è troppo per me!»
La ragazza allungò le mani per stringere quelle del
fratello che confuso la guardava.
«Devo costruirmi una vita mia e circondarmi di
persone che mi comprendono e sanno quello che sto passando... E non posso farlo
con chi continua a dirmi che quello che faccio è sbagliato! Tu, i nostri
genitori e quasi tutti in questa scuola... oltre che a casa... avete delle
aspettative precise su chi dovrei essere e cosa dovrei fare ed il non rispettarle
è per voi un errore... Ma non è così, ciò che voi vedete come sbagliato è per
me giusto... mi fa sentire bene!»
«E queste persone sarebbero...»
«Dei Serperverde? Sì! È un caso, ma lo sono...»
«Non posso permettertelo!»
«Non spetta a te decidere!»
Il botta e risposta iniziato in modo dolce e
comprensivo si era fatto via via sempre più acceso come la stretta di Rose
sulle mani del fratello che divenne così forte che alla fine dovette
lasciargliele per evitare di infilargli le unghie nella pelle.
«Sono delle sanguisughe... guarda come hanno
ridotto Sev...»
«Sev non è ridotto in alcun modo... Come me non è
ciò che tutti vi aspettavate… e lo avete messo in croce per questo!»
«Sono sibillini Rose, si legano alle persone nei
momenti più bui solo per usarle... non farti plagiare!»
«Lasciamo perdere...»
La ragazza aveva alzato le mani solo per poi
stringere le braccia al petto, era tutto finito esattamente come temeva ed era
chiaro che il canale di comunicazione che tanto le professavano di volere con lei
si chiudeva ogni qualvolta lei non diceva ciò che LORO volevano sentirsi dire.
«Senti lo so che è un periodo difficile…» tentò
Hugo con voce più calma, si sporse anche verso di lei, per tentare un approccio
più calmo, ma Rose non si fece toccare ed anzi fece un passo indietro ancora
immobile nella sua posizione di chiusura.
«Un periodo difficile che dura da tutta la vita!
Sono stanca Hugo! Stanca! Ho un vuoto dentro di me e pensavo che condividere ciò
che sono realmente con chi amo l'avrebbe riempito ed invece tutti non avete
fatto altro che criticarmi, mi avete ben messo in chiaro che chi sono realmente
non vi piace... La Rose che tutti volete, bramate e desiderate non esiste...
Sono questa Hugo e se non vi sta bene, chissenefrega... Mi sono stancata di fingere!»
Alla fine Rose non ce l’aveva fatta ed in preda
alla frustrazione più profonda aveva urlato quelle parole fregandosene che ora
tutta la Sala Comune la guardasse. Che andassero tutti all’inferno, lei avrebbe
messo di compiacere il prossimo e soprattutto di tenersi tutto dentro.
Più i giorni
passavano ed Halloween si avvicinava e più la bramosia di Rose era cresciuta,
soprattutto da quando Sabrina le aveva detto che sarebbe stato in quella notte
il tanto bramato incontro con la Donna nello
Specchio che, dall’incontro con le due Serpeverde, non si era più palesata
né a lei né a Scorpius e Sev. Anche Cheryl e Sabrina avevano assicurato a Rose
di non averla più vista e questo voleva dire una sola cosa: il fantomatico
incontro sarebbe stato qualcosa di grosso. Forse si sarebbe finalmente svelata,
la sua immagine sarebbe stata più nitida e finalmente avrebbero scoperto di chi
si trattava.
Tutti ad Hogwarts stavano felicemente pregustando
l’evento organizzato dalla scuola; la Sala Grande era stata decorata con i
soliti stupefacenti addobbi, ma mentre tutti vi si dirigevano eccitati
dall’idea di passarvi Halloween, altri ragazzi si erano diretti altrove e più
precisamente nell’aula in disuso del terzo piano. Per quanto alla mercé di tutti
era incredibile come pochi studenti vi si erano imbattuti… che fossero solo
coloro che la Donna nello Specchio chiamava
a sé?
Sta di fatto che quando Rose, accompagnata da Sev e
Scorpius, arrivarono nella stanca rimasero sorpresi di scoprire che, insieme a
Sabrina e Cheryl, non erano gli unici invitati.
Altri ragazzi si guardavano intorno nervosi ed
agitati. Erano almeno in tenta l’è dentro ed un pesante drappo nero copriva lo
specchio, nessuno dei presenti si era mai ricordato di averlo visto, così come
un grosso candelabro che pendeva dal soffitto con numerose candele nere che
diffondevano una strana luce blu all’interno della stanza già buia.
Rose riconobbe, nella penombra della stanza,
Imothep Finnigan. Immediatamente diede una gomitata prima a Sev e poi Scorpius
per indicarla loro. Figlia di Seamus Finnigan, ed irlandese doc dalla testa ai
piedi, era l’ultima conquista di James. Da sempre faceva parte del gruppo dei
popolari di Girfondoro e Rose ricordava che nonostante avessero frequentato per
un po’ la stessa compagnia, e fossero anche della stessa casata, non avevano
mai scambiato più di due parole. Apparentemente superficiale, aveva sempre
avuto la sensazione che il suo ostentarsi costantemente frivola e smaliziata
con i ragazzi fosse una sorta di maschera ed il fatto che fosse lì le dava
ragione…
«Miei cari ragazzi, grazie per essere oggi qui con
me. Se siete riusciti ad entrare in contatto con me è perché manca qualcosa
nella vostra vita. Qualcosa di illusorio, qualcosa che ancora non riuscite a
spiegare…»
La voce della Donna
nello Specchio si diffuse nella stanza e presto tutti si sentirono
percorrere da mille brividi freddi, mentre il drappo nero cadeva a terra e la
sua figura sfumata appariva sulla superficie riflettente dello specchio.
«Scommetto che avete cercato questa chiave della
felicità in vari modi ed in vari luoghi… alcuni di voi l’hanno forse anche
cercata nella normalità o quella che credevate tale… Però miei cari ragazzi,
lasciate che vi chieda una cosa: se non sapete cosa state cercando, se non
sapete cosa manca, come potete trovarla?»
A quella domanda, con lo stupore di tutti, la donna
per la prima volta si mostrò completamente a fuoco.
Poco più grande di loro aveva lunghissimi e lisci
capelli biondi, la pelle diafana spiccava in tutto il suo candore perfetto
anche per via dell'eleganti vesti scarlatte che indossava.
Un lungo abito elegante, e liscio a maniche lunghe
ed impreziosito da leggeri cristalli riflettenti solo nella parte bassa dello
strascico. Gli occhi erano caldi ed amorevoli, il sorriso ammiccante ed
ammaliante. Ragazzi e ragazze si trovarono immediatamente attratti da lei, era
magnetica ed era impossibile non rimanerne incantato. Ad alcuni però parve
familiare.
«Per chi di voi pensa di avermi già vista, non
sbaglia… sono Ariana Silente…»
La sua voce era lenta e scandiva ogni parola con
precisione e mentre un “OHHH” generale si alzava da parte dei presenti, lei
sorrideva in modo cristallino.
«Non sono l’Ariana però di questa dimensione… la
mia storia è un’altra, ma come voi conosco molto bene il dolore derivante dal
tradimento. Nessuno meglio di me sa il vuoto grande che lascia dentro dopo
averlo subito. Inganni, bugie, sfiducia… Un dolore profondo che non se ne andrà
mai… a meno che non si impari a curarlo…»
Ognuno in quella stanza aveva un motivo diverso per
esservi presente, ma tutti erano uniti dallo stesso dolore. Dalla stessa
mancanza e dall’incapacità, soprattutto, di essere compresi ed accettati dal
mondo che li circondava.
Nessuno aveva ancora osato parlare, che di fronte
allo specchio, ad un semplice gesto della mano della donna, apparve un piccolo
scrigno tempestato di rubini rossi.
«Ci sarà tempo per raccontarvi la mia storia, ma
sappiate questo mi ritrovo bloccata qui per aver cercato semplicemente di abbracciare
chi davvero ero. La mia famiglia, chi più di tutti avrebbe dovuto supportarmi,
non lo ha fatto… Da allora cerco disperatamente un modo per liberarmi, ma ancor
più cerco un modo per permettere ad ogni versione di Ariana Silente esistente
di fondersi. Avete mai pensato che forse solo riunendo tutti frammenti di noi
stessi, possiamo sentirci completi?»
Le sue parole penetrarono nell’anima dei presenti
come stiletti affilati. Le sue parole, la sua storia, la sua soluzione… pareva
un balsamo per i loro spiriti tormentati. La risposta alle loro domande.
«Non vi chiedo però di seguirmi ciecamente, per
questo vi lascio questi…»
Il piccolo scrigno si aprì e rivelò al suo interno
delle piccole pasticche rosse. Tutte le guardarono perplessi, alcuni iniziarono
a bisbigliare tra loro, ma nessuno osò uscire dalla stanza.
«Prendetene una e provatela… vi mostrerà ciò di cui
vi sto parlando e se dopo di ciò siete ancora convinti della vostra ricerca…
venite da me… ed insieme andremo alla ricerca della chiave della nostra
felicità…»
Un rombo, come tuoni in lontananza, annunciò la
fine della festa. Dall’estremità del corridoio giunse lo scalpiccio di
centinaia di piedi che salivano le scale e il cicaleccio soddisfatto di chi ha
ben mangiato, i trenta alunni appena scesi dallo scalone, si confusero
velocemente tra i compagni seguendone la scia che li avrebbe riportati nel loro
dormitorio. Ognuno nascondeva nella propria tasca la promessa di una vita, chi
avrebbe deciso di prenderla?
NOVEMBRE
PARALLELES-1 (2021)
Non passava
notte che, prima di dormire, non aprisse il cassetto del comodino e fissasse la
pastiglia rossa al suo interno. Rose era sempre ad un passo dal prenderla senza
mai riuscire ad andare fino in fondo. Sospirava agognando di farlo e poi si
tirava sempre indietro… si era confrontata con i suoi amici e nonostante
Sabrina e Cheryl lo avevano già fatto assicurando loro uno sballo senza precedenti, nessuno tra Rose, Sev e Scorpius aveva
osato, forse perché la notte di Halloween si erano ripromessi che o lo facevano
tutti o nessuno.
Forse per quello in una fredda e rigida giornata di
Novembre Scorpius si decise a prendere l'iniziativa.
Seduti per terra nell'aula in disuso, con lo
Specchio delle Brame alle loro spalle, si guardavano l'un l'altro con fare
complice.
«Abbiamo detto tutti o nessuno ricordate, ma visto
che nessuno di noi fin ora ha preso l'iniziativa...»
Esclamò il giovane dal capo di platino, colui che
quel giorno aveva acconciato i capelli in una cresta dalle punte color verde e
che indossava la tunica con le maniche strappate così da poter far sfoggio
delle sue eccentriche magliette e dei molteplici bracciali di pelle con le
borchie. Fu proprio lui che tirò fuori dalla tasca una bustina trasparente con
dentro le tre fantomatiche pasticche rosse.
Sev sospirò e guardando Rose non ci pensò due volte
a farsi avanti con la mano ed aprire il palmo.
«E se davvero questa fosse la risposta per
toglierci quel peso che sentiamo sul cuore?» chiese forse retoricamente. I
capelli scuri e gli occhi verdi lo rendevano irresistibile seppur il suo
carattere schivo e diffidente non gli aveva mai permesso realmente di darsi una
possibilità in amore. Indossava vari anelli in argento, di cui uno che
rappresentava un serpente che si attorcigliava al suo anulare, ed al collo non
mancava mai di portare la sua collana con il plettro.
«Dire che c'è solo un modo per scoprirlo!» e senza
aspettare altro Rose aprì a sua volta il palmo trovandosi ad essere la prima ad
ingurgitare la pasticca.
«Che dire ragazzi, ci vediamo dall'altra parte!»
ironizzò Scorpius buttando giù la sua di pasticca insieme a Sev.
Stesi per terra Rose intrecciò le dita con quelle
del suo ragazzo, mentre Sev già osservava il soffitto in attesa di scoprire
cosa sarebbe successo. Ci volle poco prima che tutti e tre iniziassero a
sentirsi stanchi e straniti, nemmeno si accorsero di addormentarsi e di
riaprire gli occhi in tutt’altro mondo.
Quando Rose riaprì gli occhi le ci volle un po'
per capire esattamente dove fosse. Si guardò intorno confusa e si tenne la
testa, ma poi le sembrò immediatamente di riconoscere la forma dei tetti di
Hogsmeade. I ragazzi ridevano e scherzano intorno a lei, non faceva freddo,
doveva essere primavera ed osservandosi quasi non credette a ciò che indossava,
doveva essere un completo costosissimo. In tweed verde era formato da degli short
a vita alta coordinati con il blazer con bottoni dorati. Il tutto completato
con un semplice top bianco ed anelli d'oro e madreperla. Sorrise toccandosi i
capelli lisci e perfettamente in piega, quando si sentì chiamare.
«Rose!»
«James?»
Chiese lei
osservandolo. Pareva quello di sempre, elegante e ribelle allo stesso tempo.
Indossava un paio di jeans ed un maglioncino leggerlo a girocollo, occhiali da
sole sopra la testa e la giacca sportiva della squadra di Quidditch con la C di
Capitano. Quello non la sorprese, ma lo fece il suo sorriderle apertamente,
andarle incontro, abbracciarla, sollevarla da terra e... baciarla?
Il bacio era
decisamente reale, così come lo era la sua enfasi e se Rose non si fosse
fermata non sapeva fin dove sarebbero arrivati e così gentilmente lo spinse
indietro, guardandosi intorno imbarazzata. Tutti li guardavano ridecchiando, ma
non parevano prenderli in giro, anzi tutti parevano fissarli trasognanti.
James le
teneva le mani sul volto e lei si sentiva oltremodo a disagio, era suo cugino!
«Fai la
timida? Non ti si addice e poi lo sai no? Dobbiamo dare alla gente quello che
vogliono!»
Parlava da
vero Re della Scuola, ma davvero lei ne era la Regina? Nemmeno il tempo di
ragionarci che di nuovo lui incontrò le sue labbra e lei non sapeva più cosa
fare per evitarlo, se non fosse stato per due ragazzine che avvicinandosi
timide avevano tutta l'impressione di voler chiedere loro qualcosa. Rose si
stava già sporgendo, ma James glielo impedì alzando gli occhi al cielo.
«Se volete
degli autografi del grande Harry Potter e del possente Viktor Krum chiedetelo a
loro e non tediate i loro figli! Adesso sciò! Andatevene!» le due bimbette
terrorizzate scapparono via facendo cadere di mano ciò che stringevano. James
avrebbe voluto impedirle di prendere il volantino, ma lei lo fece lo stesso.
Era la locandina della prossima Coppa del Quidditch e c'era scritto
"Inghilterra VS Bulgaria" ed in copertina vi erano niente di meno
che...
I nostri
padri che sfoggiavano costantemente il loro essere i numeri uno, con l'età che
si ritrovano sono patetici... sbuffò James strappandole di mano il foglio ed
accartocciandolo, lo buttò alle loro spalle, quando abbracciandola la sospinse
a riprendere la loro passeggiata. Rose lo seguì senza protestare e nonostante non
la entusiasmasse essere la sua ragazza, nonostante lì non fossero imparentati,
doveva ammettere che però la sensazione che provava le piaceva. Nessuno la
segnalava, parlava di lei o aveva da ridire sulle sue scelte… anzi tutti
semplicemente la veneravano e se possibile la invidiavano anche e questo era
incredibilmente piacevole!
PARALLELES-37 (2021)
“I feel an electricity
that runs through my body
I can not control it
and live
Inside my being burning me
voices in the dark
They are always in my head
And I'm breaking the chains
And little by little I stop
breathing
Because I was born again
And I went in another direction
I walked in the fire
And I came back but without control”
Scorpius
stava cantando libero come mai si era sentito. Nella semi oscurità dell'antro
in cui si stava svolgendo la festa. Era sul palco, il gilet di pelle nero
aperto sul petto nudo ricoperto di disegni luminescenti che brillavano sotto la
luce violetta dei fari della ribalta. Intorno a lui tutti inneggiavano il suo
nome, tutti lo volevano e lo amavano e lui sentiva pieno dell'euforia che
quella sensazione gli dava. Sapeva che niente e nessuno poteva controllarlo,
era libero.
Alla fine
della canzone, tutti alzarono i calici e la festa riprese più folle che mai.
Non sapeva dove fosse, non sapeva nemmeno se era ancora in Inghilterra o se
andasse a scuola, ma non gli importava. Era Scorpius Hyperion Malfoy e la sua
musica era una droga di cui nessuno voleva fare a meno.
PARALLELES-16 (2021)
Sul divanetto Sev stava baciando una ragazza,
non lo aveva mai fatto, ma tutto era così naturale, era così facile... non si
sentiva a disagio, non provava minimamente quella sensazione costante di
sfiducia che lo faceva stare sul chi va là con chiunque non fossero Scorpius o
Rose e gli piaceva, anche se si rendeva conto che forse avrebbe dovuto almeno
scoprire chi lo stava facendo sentire così...
Quando si
staccò rimase sorpreso di vedere di fronte a lui Sabrina Nott intenta ad
osservarlo completamente persa di lui, con un sorriso compiaciuto e le mani
perse nei suoi capelli scuri.
«Comunque
Sev, devi stare tranquillo, so che credi di aver fatto un disastro, ma forse...
l'epoca delle band è finita... dovresti pensare a te...»
Esclamò lei
mordendosi il labbro inferiore, fremente di un nuovo contatto e pazza di lui.
Sev stringeva la sua vita sottile e si trovò a far vagare la mano sul suo
fianco, pensando a come effettivamente anche nella sua realtà aveva scoperto di
trovarsi in sintonia con lei, ma... non aveva mai pensato e tanto meno sperato
di trovarsi in quello che stava vivendo. Non lo credeva possibile.
«Ehm... non
credo che nessuno voglia ascoltare un assolo di batteria...»
Perché di
fatto quella lui suonava.
«Io sì!»
«Tu?»
«Mi conosci!»
«Allora
brindiamo per questo?»
«Buona idea!»
E così prendendo
i bicchierini di tequila che avevano davanti li svuotarono in un sorso, prima
di scoppiare a ridere e riprendere a baciarsi nel fragore della festa a cui si
trovavano.
Sev non
ricordava di essere mai stato tanto sereno, espansivo e sicuro di sé, ma gli
piaceva e gli piaceva tanto.
DICEMBRE
PARALLELES-1 (2021)
Nonostante
l’enorme mole di compiti per le vacanze, pochi ragazzi erano dell’umore giusto
per stare chini sui libri alla fine del trimestre, soprattutto se eri uno di
quelli che aveva provato la fantomatica pasticca
rossa ed ancora ne stai metabolizzando gli effetti. La Gazzetta del Profeta come i professori, non facevano altri di
parlare dello Sleep Walking, della
sua pericolosità e di come visti i recenti casi, di segnalare immediatamente se
si pensava di esserne affetti, ma mentre il mondo pareva star andando incontro
al delirio ed alla paura… alcuni ne stavano provando l’ebrezza.
La pillola
dei sogni, così era chiamata da chi ne faceva uso, era semplicemente un
mezzo per toccare con mano le varie sfaccettature di sé che, altrimenti,
rimanevano celate. Era impossibile non sentirsi più sicuri, più liberi e più
leggeri dopo averla presa… al ritorno infatti, tutti avevano la sensazione di
avere una visione d’insieme più completa e questo favoriva la propria di
completezza… certo era ancora una sensazione effimera, ma non sarebbe stato
così in eterno. La Donna nello Specchio sapeva
come avrebbe potuto avvenire la fusione ed ormai sempre più adepti si erano
uniti alla sua crociata e gli stessi si riconoscevano tra loro da un simbolo
ben preciso: la Fenice. Che fosse un
orecchino, una spilla, un anello o qualsiasi altra effige della stessa con un
occhio rosso scarlatto, faceva parte del Circolo
Silente e sapeva.
Quando Natale giunse, la maggior parte degli adepti
apparivano ad occhi esterni diversi. Nessuno sapeva la verità che al dietro si
celava, ma era chiaro che possedessero un’aurea di sicurezza e potere,
difficile da decifrare.
Rose aveva iniziato a frequentare sempre più
assiduamente a frequentare Sabrina e Cheryl, si poteva dire che fossero ormai
inseparabili. La Weasley poi adesso sfoggiava look sempre alla moda, senza mai
venir meno però alla sua nota glam rock che la contraddistingueva. Più nessuno
osava prenderla in giro e la sua capacità di incutere timore era aumentava a
dismisura. Scorpius da parte sua, che già rubava parecchi sospiri per il suo
fare da bad boy, era uscito dal guscio. Non era più l’outsider ribelle che
temeva di far sentire la sua voce e soprattutto la sua musica, perché sì era
scanzonato, ma non abbastanza per mettere in moto la rivoluzione a cui tanto
ambiva… Odiava il finto perbenismo di quella scuola, come quello della società,
ma ora non aveva più paura di esserne il fautore di chi lo avrebbe sovvertito.
Ed infine c’era Severus, carismatico come era raro vederlo. L’autostima aveva
raggiunto livelli mai visti, adesso non temeva di tenere testa a suo fratello,
di fottersene dei giudizi altrui e tanto meno di farsi avanti con Sabrina.
Quando Natale arrivò dunque, e di conseguenza le
vacanze, fu una grande delusione per i Weasley ed i Potter constatare che i
loro figli volessero rimanere a castello e seppur preoccupati della cosa, non
si opposero. Era pur sempre Hogwarts no?
La verità era che la maggior parte degli adepti
avevano deciso di rimanere per partecipare ad una festa che le Vipers, così erano state rinominate
Sabrina-Cheryl-Rose, avevano indetto. Era una festa segreta, in cui era
necessario scoprire tutte gli indizi, dopo aver ricevuto l’invito, per scoprire
in cosa trasformare esattamente la Stanza delle Necessità e così accedervi.
Adibita a casa super moderna, con vetrate che
davano su un paesaggio costiero, tipico della California del Sud, la sensazione
era quella di una festa sulla spiaggia super glam ove tutto era concesso, ma
dove soprattutto la parola d’ordine era: libertà.
Di esprimersi, di essere e vestirsi come ci si sentiva, senza nessuna
etichetta, senza alcun timore e soprattutto senza alcuna paura di essere
giudicato.
Hugo Weasley
non era stato invitato, ma ciò non lo avrebbe mai fermato dall'esserci. Pensava
davvero Rose che non si fosse accorto di quanto fosse cambiata? Tutti i suoi
peggiori incubi si erano avverati e quando aveva deciso di rimanere ad
Hogwarts, non aveva dubbi di dove l'avrebbe trovata.
Con James dunque esserci era d'obbligo e nonostante
lui pareva interessato a divertirsi, lui lo era di più nel capire cosa stava
succedendo, tuttavia questa volta aveva deciso di usare una tecnica diversa.
Tra la folla variopinta lui spuntava per altezza ed
anche per i suoi riconoscibili capelli rossi, un po' come per Malfoy e la sua
chioma argentata. Lui stava cercando ed il suo nome urlava tentato di
sovrastare la musica.
«SCORPIUS! SCORPIUS!»
Il ragazzo, che era in un angolo del grande salone,
quel giorno indossava una giacca di pelle con le maniche rosse, sulla schiena
la sagoma di una Fenice. I pantaloni erano scozzesi ed in stile punk con
catenacci vari ed ai piedi indossava degli anfibi con la punta in ferro.
Stava smerciando delle pillole dei sogni a due
Corvonero, dopotutto la Donna nello
Specchio aveva chiesto loro di mostrare a più studenti possibili la verità,
quando voltandosi, si trovò di fronte niente di meno che Hugo Weasley.
Malfoy gli sorrise con un ghigno di sfida, mentre
il rosso mantenne un'espressione dura e seria.
«È colpa tua! Quello che sta succedendo a mia
sorella... SEI STATO TU!»
«Inizi a diventare noioso Weasley, dovresti
metterti d'accordo con tuo padre e trovare battute migliori, sempre le solite
stancano!»
«Questo non è un gioco imbecille! Guardati intorno
questa NON è mia sorella!»
«Oh sì giusto perché sei tu il popolare dei due
giusto? Il Re delle Feste e tutto il resto!»
Scorpius aveva incrociato le braccia al petto e
guardava di sottecchi Hugo. Sapeva benissimo come Rose si era sempre sentita a
proposito e quanto odiava interpretare il ruolo della sorella studiosa e posata
solo perché tutti si aspettavano che così dovesse andare.
«Non ti rendi conto di come la faccenda sia seria?»
«Seria? Per l'amor del cielo, datti una calmata!
Tua sorella non sta uccidendo nessuno e tanto meno ha rovinato la sua media
scolastica...»
Hugo assottigliò lo sguardo scuotendo il capo
disgustato.
«Guardati... tutta questa pagliacciata per illudere
che tu sia diverso, un ribelle che odia le sue origini e tutto il resto... Sei
un ipocrita!»
«IO? Io sono un'ipocrita? E tu? Qui a farmi la
morale, a criticare tua sorella... quando tu che hai sempre fatto se non a
pavoneggiarti credendoti migliore degli altri? Devo ricordarti gli scherzi
cretini ed umilianti che tu ed il tuo amichetto siete soliti fare a chi non ha
il coraggio di dirvi quanto siete patetici? Il vostro trattare tutti con
sufficienza...»
Ad ogni parola Scorpius si avvicinava di un passo
al rosso che non indietreggiò, ma si strinse così forte le mani a pugno che le
unghie quasi gli si conficcarono nella pelle.
«TU NON mi conosci!»
«Certo che ti conosco! Capelli rossi, una vecchia
toga di seconda mano... sei un Weasley!»
E così dicendo Scorpius rise ben felice toccarlo lì
dove sapeva gli faceva più male, ma lì Hugo non si trattenne e prendendolo per
il bavero della giacca lo sbatté al muro.
«Forse hai ragione, forse sono tutto ciò che hai
detto, ma sai che c'è? Faccio questo ed altro per non assomigliare a mio
padre... inutile ricordarti che non era il ragazzo più popolare giusto? E
guarda dove è finito, nemmeno un Auror è riuscito ad essere... ma non io!»
Hugo lasciò Scorpius di botto e senza voltarsi
indietro se ne andò, mentre Scorpius lo fissava molto colpito allontanarsi.
Forse lo aveva sottovalutato, forse chissà anche lui cercava tutti i pezzi
necessari per sentirsi completo...
Molto era
cambiato ad Hogwarts negli ultimi anni o molto più semplicemente negli animi
della Generazione Z. I Boomers si erano dovuti confrontare con tempi duri, la
minaccia costante di Voldemort aveva reso la loro vita un soffio che andava
vissuto senza guardarsi indietro. La paura e la minaccia dell’oblio aveva
portato molti a piegarsi, ma i più invece avevano riscoperto il valore della
resilienza. Poi erano arrivati i Millennials che avevano un mondo davanti?
Tutto era da ricostruire, da scoprire e le nubi oscure che avevano oscurato i
pensieri e sogni della generazione precedente erano spariti… non vi era altro
che voglia di fare, di crescere e di realizzarsi. Ed ecco infine giungere alla
Generazione Z… Una lasciata alla mercé della vita così come conquistata e
plasmata da quelle precedenti. Non c’era più nulla da ricostruire o da
scoprire, tutto era tranquillo, perfetto ed in pace, ma sì sa è la quiete prima
della tempesta. Era uno status quo che le generazioni precedenti avevano
guadagnato a fatica e non volevano perdere e che loro invece volevano solo
frantumare per costruirne uno proprio. Le catene imposte dai successi dei loro
predecessori, le regole creatasi dalle loro scelte, impediva ad ognuno di loro
di fare le proprie…
A tutto ciò pensava Imothep che appoggiata alla
parete sorseggiava la sua burrobirra distrattamente. Intorno a lei c’era di
tutti: ragazzi addormentati qua e là, chi faceva stupidi giochi da ubriachi,
chi si baciava, chi ballava, chi parlava… c’era di tutto e tutti
nell’espressione massima del proprio estro senza costrizioni. Era la perdita
del controllo, l’euforia dell’eccesso e l’esaltazione della diversità.
Imothep
indossava una tuta di pelle rosa con motivi azzurri che richiamava l'idea di
quella dei piloti, ma decisamente più kawaii e sexy. Davanti una scollatura
vertiginosa, fino all'ombelico, metteva in bella mostra il suo decolté quasi
del tutto piatto. Al collo aveva una semplice catenina a maglie larghe color
oro, come il colore della frontierina con i quadrifogli che aveva in testa. I
capelli erano sciolti, ma leggermente ondulati. Erano dello stesso colore del
grano seppur tendenti al ramato. Gli occhi scuri risaltavano con il make up blu
metallico ed ancor più per via dei due piccoli strass posti sotto gli occhi,
come lacrime cristallizzate.
«Imothep Finnigan… splendente come sempre!»
Una voce allegra la costrinse a voltarsi,
trovandosi faccia a faccia con il sorriso radioso di Roxanne. Ebbe un fremito a
guardare la sua pelle abbronzata ed i suoi occhi vispi, sempre allegri. Le sue
mille e lunghissime treccine erano raccolte con vari chignon sulla testa ed
alle dita aveva molteplici anelli così come al collo. Indossava un vestito di
pizzo nero, trasparente ed al di sopra un maglioncino con le spalle scoperte.
Eccentrica ed unica come sempre.
«Roxanne Weasley, dove c'è una festa, c'è anche
lei!» disse Imothep sorridendo complice e portandosi una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
«Sai a cosa stavo pensando guardandomi intorno?
Perché integrarsi, quando si può essere unici?»
«Oh questa è una bella domanda!»
La giovane bruna si mise un dito sul mento con fare
pensieroso e poi si poggiò al muro accanto a lei. Figlia di Angelina e George
era una forza della natura con la stessa bellezza, decisione e bravura come
cacciatrice della madre, ma anche con la stessa simpatia, carisma e furbizia
del padre. Apertamente lesbica aveva fatto coming out appena lo aveva capito ed
aveva avuto la fortuna di esse immediatamente accettata dai genitori. Non era
una cosa facile, nel mondo della magia non esistevano omosessuali e se ce ne
erano stati non è che proprio lo avevano detto ai quattro venti. Era una
faccenda ancora delicata dunque, lungi dall'essere accettata e capita come
lentamente invece nel mondo babbano stava accadendo. E se avevi un papà ultra
conservatore e con ben chiara la differenza tra uomini e donne, la cosa si
faceva complessa.
«Ma dimmi un po' questa domanda ti è sorta prima o dopo
di lasciare James?»
Roxanne conosceva Imothep da sempre, ma a differenza
degli altri, ed anche prima di lei stessa, aveva sempre capito che indossava
una maschera. Si sforzava sempre di essere iper femminile, non tanto nei look,
quanto più negli atteggiamenti. Si era sempre presentata come una ragazza
frivola, superficiale, di quelle che ridono alle battute del ragazzo di turno
pur se la considerano sciocca pur di apparire civettuola. Insomma tutti i
cliché che esistevano lei li rispecchiava alla grande e per questo Roxanne
aveva compreso che fingeva... che aveva sempre finto, almeno fino a qualche
mese fa. Quando rompendo con James, tra lo stupore di tutti, si era liberata da
quella immagine passando dall'essere la ragazza copertina ad un fantasma.
Imothep si voltò verso di lei e senza indugiare
oltre si sporse verso Roxanne posandole una mano sulla guancia e baciandola,
non le importava che tutti la stessero guardando o indicando, finalmente faceva
quello che avrebbe sempre voluto fare... comportandosi come sempre avrebbe
voluto.
Roxanne le posò le mani sui fianchi e se la strinse
addosso approfondendo il bacio, non poteva dire che se lo aspettasse, avrebbe
mentito, ma non poteva nemmeno negare che le faceva piacere.
«Non sai quanto desiderassi farlo anche in questa
realtà...» le sussurrò sulle labbra ancora umide. Imothep aveva vissuto sulla
sua pelle la libertà di essere ciò che voleva essere e questo l'aveva spinta
finalmente ad uscire dalla sua apatia ed abbracciare il suo vero io. Roxanne
non capì, ma Imothep si ripromise di parlargliene... ora come ora però
desiderava solo una cosa: baciarla e non si trattenne dal farlo.
«È bello
poter vedere la vera natura delle persone prendere il sopravvento, vero?»
La voce sinuosa di Sabrina giunse alle orecchie di
Severus, quando raggiungendolo alle spalle, gli si affiancò osservando la
scena.
«Io e Rose siamo stati sempre incuriositi dalla sua
presenza… da quando ha smesso di essere Legally
Blonde e diventare l’apatia in persona nessuno sapeva cosa le frullava
nella mente, nemmeno noi… ed eccola lì finalmente togliersi la maschera ed
essere sé stessa!»
Sabrina guardò Severus profondamente colpita dal
suo discorso e così per mostrargli la propria ammirazione fece tintinnare la
sua bottiglia di burrobirra con quella di lui. Fu lui a fargli segno con la
testa di seguirla e così raggiunsero una delle tante porte poste intorno al
grande salone centrale, per scoprire così un piccolo salottino privato con una
miriade di strumenti musicali posti in giro per la stanza.
Sabrina iniziò a curiosare in giro, mentre Severus
la osservava assorto. Indossava un mini abito a maniche lunghe con una fantasia
psichedelica di mille colori. Due grandi orecchini statement a stella
troneggiavano sulle sue orecchie, mentre il make up sugli occhi era leggero, ma
glow e le labbra erano lucide per via del lip gloss.
«Dimmi un po’ Potter… cosa ti ha mostrato la pillola dei sogni?» chiese poi
voltandosi di colpo a guardarlo, lo sguardo furbo ed attento, mentre prendeva
posto su una dell’eleganti poltrone accavallando le gambe.
Severus sorrise leggermente nervoso, nascondendo il
tutto dietro la bottiglia di birra che si portò alla bocca prima di berne un
sorso. Fece schioccare le labbra ed alzò gli occhi pensieroso.
Indossava dei pantaloni cargo neri molto larghi e
sopra una maglietta a maniche lunghe nera completamente trasparente nonostante
fosse decorata. Oltre l’anello con il serpente ora ce ne era anche uno con la
Fenice al suo dito ed al collo indossava la sua solita collana con il plettro.
«Quello che sono, ma che continuo a rinnegare…»
«E cioè?» lo incitò lei bevendo a sua volta dalla
propria bottiglia.
«Un fiero Serpervede… Ho sempre odiato la cosa,
certo poi l’ho abbracciata, ma nel fondo mi sono sempre sentito come se…»
«Non fosse giusto…»
«Esatto. I miei non me l’hanno mai fatto pesare, ma
so che non era ciò che si aspettavano… il resto della mia famiglia nemmeno ha
nascosto la cosa… e poi comunque non apprezzano mai nulla di ciò che faccio, di
come mi vesto, della musica che ascolto…»
«Di chi sei… semplicemente!»
Severus ebbe come la sensazione che lei lo capisse
e così prendendo la bottiglia che lei gli porgeva, la porse con la propria su
un mobile lì vicino.
«E tu? Cosa ti ha mostrato?»
«La libertà dal mio cognome! Vedi seppur per motivi
diversi, io vivo un po’ la tua stessa condanna… per i miei genitori non sono
Serpeverde abbastanza… sono ancora chiusi nelle loro sciocche idee purosangue sì ed il resto del mondo no.
Ma per questa scuola, sono troppo una Nott… sai la questione mangiamorte ed etc… in ogni caso…
Sabrina… semplicemente Sabrina non va bene, mai… come la metti la metti ho uno
stereotipo da seguire o da rispecchiare…»
La voce della giovane, seppur voleva apparire
scanzonata, suonava stanca e frustrata e Severus lo capiva molto bene e così
preso da un coraggio che non gli apparteneva le si avvicinò ed abbassandosi
cercò le sue labbra per baciarla. Non ci volle molto affinché dalla poltrona si
trovassero sul divano vicino stesi uno sopra l’altro… Sev sopra di lei, tra le
sue gambe… Si baciarono senza esitazioni o paure, anche se quando Sabrina si fermò
per un attimo Sev si preoccupò.
«Ehi tutto bene?» chiese e lei sorridendo
imbarazzata, come non le apparteneva essere, si tirò toccò i capelli
rimettendosi seduta insieme al ragazzo di fronte a lei.
«Ehm… è la mia prima volta…»
«Ah…»
«Wow… Severus Potter non me lo aspettavo… per te
no!»
«Se vuoi vado a prendere altra birra, possiamo
anche solo rimanere qui a parlare o…» ma non fece in tempo a finire di parlare
che lei gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva ripreso a baciarla, per
poi riportarlo su di lei mentre si sdraiava all’indietro.
«Lo prendo come un no?»
«Decisamente Potter!» disse lei ridacchiando, prima
di perdersi nuovamente nella sensazione di sentirlo e fremendo per essere sua.
Quando James
riaprì gli occhi si sentiva estremamente soddisfatto, la festa non era male, ma
dopo i drammi di Hugo e l'umiliazione a cui Imothep lo aveva sottoposto aveva
decisamente bisogno di rilassarsi ed era fiero di averlo trovato con la rossa
al suo fianco. La stessa che seduta sul bordo del letto si stava rivestendo se
non fosse stato che la mano di lui sulla sua schiena la costrinse a fermarsi.
«Ti ricordi che è solo sesso vero?» la voce
cristallina di Cheryl si accompagnò con il suo sguardo malizioso, quando
voltandosi verso di lui lo squadrò ben decisa a mettere le cose in chiaro.
«Perché credi davvero che vorrei altro con te?»
La rossa scoppiò a ridere indecisa se esserne
furiosa o solo divertita, optò per la seconda, mentre recuperava vittoriosa il
reggiseno nero che velocemente si infilò e si allacciò. Lo aveva appena fatto
quando sbattendo le mani sul letto tornò a guardare il tronfio Grifondoro al
suo lato.
«È patetico il modo in cui salti di letto in letto,
ma poi ti fingi il finto ex ragazzo sconvolto per il coming out della sua
ragazza… poverina se sapessi con quante l’hai tradita!»
Se c’era una cosa che James odiava era decisamente
l’essere trattato con sufficienza dagli altri, soprattutto da una ragazza. Lui
era quello che prendeva e lasciava, che umiliava e si atteggiava, non
viceversa. Forse per questo in uno scatto d’ira costrinse Cheryl con la schiena
contro il letto, sovrastandola con il proprio corpo e bloccandole i polsi
contro il cuscino. Lei però ne parve eccitata.
«Sono io che ti ho sedotto e sempre io decido
quando facciamo sesso o meno e ti dirò Potter… mi sono stancata, non sei poi
così eccezionale come dicono!» un’altra risata proruppe dalla sua bocca
scarlatta, qualcosa che fece uscire di senno James che senza pensarci le mise
una mano sul collo.
I capelli castani gli ricadevano in avanti
selvaggi, mentre ogni muscolo del suo corpo era teso, Cheryl che respirava a
fatica, gli accarezzò l’avambraccio con fare felino.
«Mmm… frustrato Potter? Eppure credevo che avessi
tutto… forse mi sbaglio? Forse non sei così felice come vuoi far apparire?»
«Forse sono stanca di essere sottovalutato!» soffiò
lui all’orecchio di lei, lasciandola di colpo. James si alzò infastidito,
voleva solo rivestirsi e tornare alla festa per sbronzarsi, ma Cheryl seduta
ancora sul letto in lingerie lo guardava divertita. Si alzò a sua volta, si
vestì e dalla borsa tirò fuori una pillola
dei sogni che gli lasciò sul comodino.
«Qualcosa mi dice che hai bisogno di schiariti le
idee… ecco qualcosa che potrebbe aiutarti nell’intento…»
James osservò la pastiglia con un certo interesse,
ne aveva sentito parlare, ma non sapeva se erano solo voci di corridoio. Cheryl
gli fece l’occhiolino e con le scarpe in mano, uscì dalla stanza lasciando
James di fronte all’ignoto. Non era bravo con le tentazioni…
Rose
indossava un lungo abito a rete e sul petto vi era la grande immagine del
profilo di una Fenice. Al di sotto indossava un semplice body ed al di sopra
una delle giacche di pelle di Scorpius, tutti rigorosamente nero. Per
l'occasione aveva indossato la collana d'oro con il suo nome, mentre i capelli
erano sciolti e ribelli nei suoi ricci indomabili. Anche il make up era dark,
tanto spinto sugli occhi quanto sulle labbra anch'esse nere.
Aveva le braccia conserte al petto e stava
osservando con alquanto interesse una delle molteplici porte poste intorno al
grande salone. Almeno mezz'ora prima, se non poco di più, ci aveva visto uscire
Cheryl ed ora ecco farlo anche James. Apparentemente stordito e confuso.
Rose assottigliò lo sguardo ripromettendosi di
indagare, quando la voce di alcune ragazze di Tassorosso con cui stava parlando
la riportarono alla realtà.
«Dunque non è pericoloso? Sicura?»
«Dicono che lo Sleep Walking può farti finire in
coma, c’è gente che è morta!»
«E poi chi le ha create queste pillole, come
facciamo a fidarci?»
Rose si massaggiò la fronte, non avevano la
pazienza per questi attacchi isterici, ma cercò di mantenere alla calma, anche
se quando tornò a guardarle dalle loro espressioni capiva quanto la temessero…
Un ghigno compiaciuto le si disegnò sulle labbra prima di parlare.
«Queste pillole sono frutto di magia potentissima ed
è stata la Donna nello Specchio a
crearle… e per quanto riguarda lo Sleep Walking, sapete perché è pericoloso?»
chiese scrutando una per uno la santarellina che aveva di fronte. Non era una
sciocca, tutti conoscevano le sue grandi capacità ed il suo intelletto e non
aveva preso quella cosa sotto gamba. Aveva letto a più non posso, anche i libri
più proibiti che esistevano e aveva scoperto tante di quelle cose che capiva
perché non venivano insegnate, poche menti le avrebbero comprese e avrebbero
saputo sfruttarne il potenziale. Era una strega brillante ed era stanca di
limitarsi.
«Perché è incontrollato… il desiderio recondito di
ritrovare quelle parti di noi che sentiamo mancanti ci inducono nello stesso…
Le pillole invece fungono da guida, controllano il momento e ci riportano
indietro prima che sia troppo tardi. Ma presto non serviranno più per sentirci
completi, quando la Donna nello Specchio sarà
libera, ci uniremo a lei per trovare la chiave che permetterà la fusione… Non
siete stanche di sentirvi così? Di vivere una vita a metà?»
Le tre Tassorosso si guardarono nervoso,
stringendosi le braccia al petto, almeno fin quando una di loro sembrò mandare
al diavolo tutto ed allungando una mano accettò la piccola con grande sconcerto
delle compagne.
«FANCULO! Mi sono stancata! E volete la verità non
mi siete mai piaciute… voi le vostre idiozie perbeniste come quelle dei miei
genitori! Fanculo voi e questo buonismo del cazzo!»
Rose si trattenne dallo scoppiare a ridere, quando
sentendosi prendere per mano si allontanò volentieri con Scorpius che era
venuta a rapirla.
«Le hai viste?»
«Evviva l’anarchia!» le sussurrò all’orecchio
abbracciandola da dietro e conducendola lontano dalla folla, dalla musica e da
tutto il resto, per farla entrare in una delle numerose porte, l’unica nera con
un gran serpente intagliato sopra. Rose si morse un labbro e seguendolo perse
un battito quando una volta dentro vide molteplici candele accese e tutto
intorno numerose rose rosse in a decorare la stanza ad indicare lei e sua energia.
«Oh è... è... Scorpius è...»
«Cosa?»
«Davvero bellissimo...»
«Bè qualcosa di speciale per una persona
speciale...»
Rose arrossì sentendosi a disagio, odiava apparire
così, lo aveva sempre odiato, ma non aveva potuto evitarlo... anche se con lui
era bello sentirsi... spogliata da tutte le sue difese.
Lui sapeva che lei era ancora vergine, ma... non
l'aveva mai spinta, seppur ci erano andati spesso vicino. Aveva rispettato i
suoi tempi, ma adesso Rose non voleva più aspettare.
Posò le sue mani, dalle dita affusolate, sul viso
appuntito e ceruleo di lui. I loro baci furono da subito profondi e sentiti, al
punto che non fu difficile arrivare da lì a poco a letto.
Era al centro della stanza, a baldacchino e di
ebano scuro, le tende penzolavano a creare un vedo e non vedo, mentre Rose con
indosso ormai solo il body accoglieva su di lei Scorpius, già a petto nudo.
Come faceva ad essere così fortunata?
Si baciarono tra passione e dolcezza, mentre lui
scendeva a dargli lievi baci sulla spalla, per poi risalire sul collo, mentre
lei inarcava la schiena e gettava il capo all'indietro.
Era come una scossa elettrica che li attraversava,
voci lontane che perdevano valore. Tutti i pregiudizi e tutti i commenti che li
facevano vivere perennemente in apnea stavano scomparendo. Quello che rimaneva
era solo la loro voce, i loro gemiti che squarciavano il silenzio. Non avevano
bisogno di nient'altro se non l'uno dell'altra, era un fuoco che li stava
bruciando lenti.
Ariana
sentiva scorrere dentro di lei desiderio, ambizione, follia e caos. Il suo
potere era più forte che mai via via che più giovani maghi si liberano dalle
catene che finora li avevano tenuti prigionieri di una matrice contorta e
manipolatrice che non avevano fatto altro di convincerli di essere loro quelli
sbagliati. Le loro idee, la loro voce sopra la folla, il loro muoversi contro
corrente, il loro avere un pensiero diverso… convinti per tutta la vita che
dovevano uniformarsi, integrarsi, diventare uno dei tanti e non l’UNO per
eccellenza. Lei prima di loro ci era passata, ma finalmente aveva trovato la
dimensione e la generazione che avrebbe potuto cibarla dell’energia necessaria
per liberarsi.
La giovane dai lunghi capelli biondi osservò con
trepidante emozione la propria mano riuscire a rompere la barriera della
superficie riflettente dello specchio… toccò poi all’altra sua mano, ad una
gamba e poi l’altra e finalmente non era più la Donna nello Specchio. Era libera. Libera di cercare il Darkhold e dar inizio alla fusione.