La cattedrale

di Darty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dont'give up ***
Capitolo 2: *** Lovesong ***



Capitolo 1
*** Dont'give up ***


Don't give up
You still have us
Don't give up
We don't need much of anything
Peter Gabriel - Don't Give Up (ft. Kate Bush)
https://www.youtube.com/watch?v=VjEq-r2agqc
 
 
Nevicava talmente fitto che la strada non si distingueva più.  Fiocchi soffici e farinosi, leggeri. Reggendo le briglie con una mano sola, Oscar protese la mano sinistra in avanti. Impalpabili lucciole di ghiaccio, bianche come il latte, si sciolsero fra le sue dita.

Cavalcando al suo fianco, André l’osservò. Il cappuccio del mantello era ricoperto di neve e lei, incurante del gelo, si era sfilata i guanti. Cosa passasse per la testa della sua Oscar, da qualche tempo non lo capiva più e quell’incapacità di leggerne pensieri e silenzi, lo aveva reso insolitamente cupo.

La primavera precedente, Fersen era partito per le Americhe e pareva che una parte di Oscar avesse attraversato l’oceano con lui.

In estate i duelli tra loro erano diventati più irruenti; in autunno le sortite nelle bettole malfamate di Parigi, per bere una pessima birra, più frequenti, ma lei di Fersen non cercava notizie e si era adirata con lui perché le aveva trovate.

L’assedio di Savannah si era concluso con la sconfitta di d'Estaing ed il contingente svedese agli ordini del Conte von Stedingk  era stato falcidiato dopo essersi spinto fino all'ultima linea di trincea. Sapere che Fersen non era tra i caduti le aveva strappato solo un sorriso amaro. Questa volta è andata bene, ma la prossima volta sarà ancora così?

Però non lo aveva detto. Forse lo aveva pensato. Forse. Forse preferiva non pensarci. Forse. Ma in realtà di tutti questi pensieri, per la prima volta in vita sua, André non era sicuro affatto.

L’unico fatto di cui era sicuro e che se non avesse tenuto le mani al caldo, il freddo le avrebbe congelato le dita.

Mancava solo una settimana a Natale e l’inverno era giunto anzitempo, eppure Oscar non si era risparmiata. Aveva accettato quella missione insolita, destinazione Clarmont, affidatale direttamente da Sua Maestà il Re, in incognito e nel riserbo più assoluto. “Solo Voi ed il vostro attendente, Madamigella”, si era raccomandato il Re.

Ma André sospettava che se le fosse stato ordinato di conquistare la luna arrampicandosi lungo una scala, Oscar avrebbe obbedito, pur di tenersi occupata.

Intorno a loro le campagne dell’Alvernia parevano vittima di un incantesimo che avesse rubato tutti i colori e zittito il mondo. In quella distesa di bianco immacolato, non un frullo d’ali, né uno stormire di fronde. Anche i loro cavalli sembravano trattenere il fiato, pur esalando vapori caldi dalle froge.

Oscar dal canto suo, anche lei, non capiva cosa avesse André. Procedevano lentamente al passo, per non stancare i cavalli, e quando l’andatura era quella, era insolito che André restasse in silenzio.

Non si era nemmeno raccomandato con lei di tenere le mani al caldo. Ed ora piccole punture di spillo la stavano tormentando.

La primavera precedente, Fersen era salpato per le Americhe, ma ad Oscar pareva che anche una parte di André si fosse allontanata da lei.

In estate aveva faticato più del solito per riuscire a batterlo a duello ed in autunno aveva dovuto insistere, ogni volta che le prendeva la smania di andare a bere una birra fra uomini.

E poi si era procurato informazioni su Fersen, nonostante lei non glielo avesse chiesto.

Dalle Americhe le notizie impiegavano mesi per arrivare in Francia. Che senso avrebbe avuto gioire per un pericolo scampato, quando Fersen poteva essere perito nel frattempo, magari in un’imboscata fra Savannah e Charleston?

Oscar in cuor suo temeva che André le nascondesse qualcosa e che se gli avesse comunicato di non avere più bisogno di lui, avrebbe voltato la cavalcatura, galoppando via veloce, con le spalle dritte ed il codino al vento. Felice e sollevato.  

Mentre cavalcava al suo fianco, Oscar l’osservò. Il cappuccio del mantello era scivolato giù ed i capelli erano fradici di neve, teneva le spalle curve e le mani, entrambe, strette sulle briglie.

Cosa cerchi di trattenere?” si domandò.

Per la prima volta in vita sua, di André non era sicura affatto.

L’unico fatto di cui era sicura e che il giorno stava cedendo il passo al crepuscolo e che se non avessero trovato al più presto un riparo, André si sarebbe preso una brutta infreddatura.

In quell’inferno bianco scorsero, nascosto fra gli alberi,  un casotto di caccia. All’unisono spronarono i cavalli per accelerare l’andatura.

 
* * *
Il casotto era in buone condizioni e la stalla vicina era asciutta.

Insieme, ricoverarono e rifocillarono i cavalli. Quando uscirono dalla stalla, aveva smesso di nevicare e si era alzata la nebbia.

L’aria era satura di umidità. Lo strato d’aria ad immediato contatto della neve invece di raffreddarsi fondeva lentamente la neve più superficiale.

André fu scosso da un brivido.

Le mani di Oscar erano diventate rosse. Il calore del fiato dei cavalli le aveva un poco riscaldate, ma ora il sangue, che iniziava di nuovo a circolare, faceva pulsare dolorosamente le dita.

Varcarono la soglia del casotto.

André non riuscì più ad ignorare quelle dita esili che i geloni avevano gonfiato. Senza dire una parola si avvicinò e prese le mani di Oscar fra le sue.

Era strano, pensò Oscar. Che il sangue iniziasse a fluire più lentamente e che il dolore svanisse repentino. Solo André ci riusciva sempre, sin da quando erano fanciulli e si infradiciavano giocando a palle di neve. Le sfilava i guanti inzuppati e racchiudeva le sue mani tra le sue, asciutte e tiepide.

Le sfuggì un sorriso, a quel ricordo. A lui brillarono gli occhi.

Un fiocco di neve più grosso degli altri si sciolse e lambì le labbra di André.

Oscar deglutì e distolse lo sguardo. Sottrasse le sue mani da quelle di André e cercò nella sacca da viaggio un telo asciutto. Si avvicinò di nuovo per asciugargli i capelli, ma accidenti a lui era diventato troppo alto.

Piegati un po’”, gli ordinò con piglio militare.

Posso arrangiarmi da solo.”

No che non puoi, chi la sente poi tua nonna …”

Di che ti preoccupi, mia nonna difende sempre te!

Le labbra tirate, cercando di trattenere le risa. Senza riuscirci. La risata argentina di lei. La risata profonda di lui.

Fu quasi senza voce che gli domandò: “Dove sei stato, André?

Spalancò gli occhi, lui.

Vicino a te, come sempre.”

Dove vorresti essere, André?

In nessun altro posto, Oscar”.

Lei avrebbe voluto aggiungere qualcosa, chiedere ancora qualcosa. Perché c’era qualcosa che non comprendeva, un non detto che andava spiegato, esplorato. Ma che ancora non riusciva ad afferrare. Era un lago placido lo sguardo con cui André la scrutava, e lei intuiva, intuiva solo, che sotto quelle acque verdi e calme si nascondessero correnti vorticose, nelle quali sarebbe annegata volentieri.

E non era quello che aveva provato per Fersen.

L’atmosfera era satura di qualcosa di indefinito. Lo strato d’aria fredda ad immediato contatto della sua pelle invece di raffreddarla, generava un lieve calore.

Oscar arrossì e si scostò. Ognuno iniziò a fare il suo, senza necessità di parlare.

Lei cercò la provvista di legna, lui accese il fuoco e si assicurò che il camino tirasse.

Mangiarono qualcosa e si addormentarono vicini, stesi sopra la stessa coperta, protetti dallo stesso mantello, al tepore del fuoco.

Là fuori la nebbia strisciava, cercando di insinuarsi fra le fessure della porta e delle finestre, respinta dal calore delle braci del focolare e di una mano grande che ne stringeva un’altra.

 

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Capitolo 2
*** Lovesong ***


 
Whenever I’m alone with you
You make me feel like I am home again
Whenever I’m alone with you
You make me feel like I am whole again

 
(The Cure, Lovesong)
 
https://www.youtube.com/watch?v=ks_qOI0lzho
 
 
 
All’alba erano ripartiti. Avevano lasciato qualche moneta ed un biglietto per l’ignoto proprietario del casotto e sotto un cielo limpido e terso avevano ripreso la strada in direzione di Clermont.

Davanti a loro il paesaggio era spettrale. La galaverna aveva trasformato i rami degli alberi in sculture intagliate nel ghiaccio ed i corvi famelici laceravano con il becco lo strato di neve che ricopriva i campi, alla ricerca di qualche insetto di cui potersi nutrire.

Nero e bianco.

L’incantesimo malefico del giorno precedente sembrava essersi dissolto, assieme alla bufera di neve.  Non solo il gracchiare dei corvi, non solo il rumore degli zoccoli dei cavalli, condotti cautamente al passo, sotto il cui peso crepitava il ghiaccio. Anche le loro voci risuonavano di nuovo.

Stavano percorrendo a cavallo le terre che le legioni di Giulio Cesare avevano calpestato secoli prima.

E non c’era panorama che a lei non ricordasse un passo del De Bello Gallico, che prontamente citava a memoria; o al quale lui non rispondesse ricordando Vercingetorige che aveva esortato i suoi ad impugnare le armi per la comune libertà.

Lei ostinatamente a favore dell’astuta genialità di Cesare.

Lui ostinatamente a favore della disperata lotta di Vercingetorige.

Lei che ricordava che Vercingetorige aveva costretto chi esitava a seguirlo con la forza del castigo; che per una colpa lieve cavava un occhio, rimandando a casa il reo in modo che l’esempio spaventasse con la gravità della pena subita.

Lui che replicava che Cesare aveva preferito cingere d’assedio povere genti, piuttosto che dimostrare il suo valore in campo aperto.

Lei che sentiva la pelle della sua mano ancora tiepida dacché lui l’aveva stretta la notte prima.

Lui che sentiva il sangue pulsare furioso ogni volta che lei lo guardava.

Pella candida.

Capelli corvini.

Bianco e nero.

Ma la neve diede loro tregua solo quel giorno. La bufera si scatenò di nuovo quella sera stessa e costrinse Oscar e André a sostare più giorni in un villaggio a qualche miglio dalla loro meta.

Poi, quando finalmente cessò, la neve alta li fece attardare ancora. O forse fu l’andatura più lenta del solito, accompagnata dalle chiacchere di André e dagli eloquenti silenzi di Oscar, che con gli occhi, di nascosto, sorrideva di nuovo, come dalla primavera scorsa non faceva più.

Solo quando la conversazione riguardava la loro missione, solo allora, Oscar si incupiva.

Cosa pensi che troveremo a Clermont?”

Davvero non lo so André. Sua Maestà ha ricevuto la missiva misteriosa di cui abbiamo discusso, tuttavia ...”

Tuttavia, temi che il Re sia stato ingannato

Oscar annuì, pensierosa.

Sotto di loro giacevano vulcani dormienti.

Sopra di loro il ghiaccio si stava sciogliendo.

Giunsero infine a Clermont, la Vigilia di Natale.

Nel frattempo, qualcuno, da distante, li osservava da lungo tempo …

 
* * *
Non credi di avere osato troppo?”

Se ti riferisci alla missiva falsa con cui abbiamo tratto in inganno Re Luigi, anche se l’esito sarà infausto, il Re sa bene che il Colonnello Oscar François de Jarjayes manterrà il più stretto riserbo.”

D’accordo, qualche volta il fine giustifica i mezzi, anche per il Capo, ma ricordati qual è il vero scopo della missione, e da quel lato della questione non mi pare che tu stia facendo molti progressi!”

"Lo so, lo so, ma il Colonnello Oscar François de Jarjayes non solo è integerrimo, è anche imperscrutabile.”

Ed il suo attendente, non è da meno.”

Già, André Grandier non è da meno, ma troverò una soluzione!”

Sarà meglio per te, Clarence, ricordati qual è la remunerazione di questo tuo incarico…”

Come potrei scordarmene …”

Forse dovresti eliminare prima lui…”

 
* * *

Erano abituati alla magnificente grandiosità di Notre-Dame.

Non erano pronti a scrutare nell’oscurità della Cattedrale Nera. Erano arrivati quando il sole stava ormai tramontando. Le mura e le due svettanti guglie della cattedrale gotica di Nostra Signora dell'Assunzione, costruita in possenti blocchi intagliati nella pietra lavica scura, parevano ingoiare gli ultimi raggi di sole, divorarli e trattenerli, senza renderli mai più.

Mentre penetravano al suo interno, alla ricerca del sagrestano, cercando di abituarsi alla penombra, André, che pure in quei giorni aveva riacquistato fiducia nella vita e nella sua vita con Oscar, si ritrovò improvvisamente a rimuginare sulle parole di Blaise Pascal.

Non a quelle vergate sulla missiva ricevuta dal Re.

A quelle che aveva letto, nella biblioteca del Generale de Jarjayes “Valutiamo questi due casi: se vincete, vincete tutto, se perdete non perdete nulla. Scommettete, dunque, che Dio esiste, senza esitare.”

Ragionava sul fatto che avrebbe voluto scommettere sull’amore di Oscar. Perché in cuor suo André sapeva che Oscar l’amava. Così come che Dio esisteva. Avrebbe dovuto osare dunque e rivelare il suo amore per lei. “Se il mio amore è ricambiato, vinco tutto. Se mi sono sbagliato non perdo nulla.” Ma era qui, che il ragionamento dimostrava tutta la sua fragilità. Avrebbe perso la sua fraterna amicizia, avrebbe perso Lei, Lei che veniva prima di tutto, che contava più di tutto, più ancora del suo amore. E se il suo amore fosse stato ricambiato, forse Lei avrebbe perso se stessa, il suo rango e la sua vita.

Doveva soffocare l’amore, André. Non aveva alternative.

Meglio un mondo senza Dio, che un mondo senza la sua Oscar.

Assorto in quei pensieri, insolitamente distratto, André si era fermato ed era rimasto indietro, mentre Oscar si avviava con passo marziale verso la sagrestia.

André?

Arrivo!”, rispose il giovane affrettandosi per raggiungerla.

Nascosto in una cappella, lievemente illuminata dalla luce delle candele che guizzava sulle vetrate istoriate che raccontavano la vita di Santo Austremonio di Clermont, Clarence sorrise e si dileguò.

Era compiaciuto. Aveva trovato la soluzione.

Poco dopo, Oscar aveva scovato il sacrestano ed ora gli mostrava l’ordine del Re.

L’ordine proviene direttamente da Sua Maestà. Dobbiamo parlare con il Decano ed accedere alla cripta.

Impossibile.

Impossibile?” aveva ripetuto Oscar. “Forse non avete ben compreso, che si tratta di un ordine di Re Luigi!

Ho ben compreso invece”, rispose serafico quello, un ometto dall’aspetto roseo e placido, con un ciuffo di capelli bianchi che si ostinava a ricadergli sugli occhi e due cespugliose sopracciglia candide. “Il fatto è che non esiste nessuna cripta. La nostra Cattedrale non ha cripta alcuna.

Non esiste Cattedrale senza una cripta”,[1] intervenne André.

Sarà come dite voi, forse non l’avranno ancora trovata. Sarà una di quelle cose che esistono a questo mondo, di cui nessuno si accorge”, rispose sibillino il sagrestano, fissando insistentemente Oscar, che pure taceva.

Comunque, vado ad avvertire il decano del vostro arrivo. Nel frattempo, vi consiglio di visitare la Cattedrale” e detto quello corse via.

Oscar e André rimasero soli ad attendere. Vagando fra le navate si diressero verso l’altare.

Per favore André, rileggimi la missiva ricevuta dal Re.

Senza toglierla dal plico che la conservava, giacché ne rammentava il contenuto, parola per parola, André a memoria recitò:

 < < “Quel che nel mondo appare non indica né un’esclusione totale né una presenza manifesta della divinità, ma la presenza di un Dio che si nasconde a coloro che lo tentano e si rivela a coloro che lo cercano.”

Blaise Pascal trovò Dio nella matematica; poscia lo trovò dentro di sé.

Vostra Maestà, Voi lo troverete forgiando una nuova lega. (…) > >

André si interruppe. “Secondo il Re, Blaise Pascal avrebbe nascosto sotto questa Cattedrale il segreto di una nuova lega metallica”, riassunse.

“Già, dopo la sua illuminazione, quando abbandonò lo studio della matematica e della fisica e dedicò quel che gli restava da vivere alla filosofia ed alla teologia”,  aggiunse Oscar.

“Ma perché avrebbe nascosto al mondo la sua ultima scoperta in questa Cattedrale e non nella casa avita, sempre qui a Clermont?”

Non lo so, André … finisci la lettera per favore.

< < In Alvernia una cattedrale sta / forgiata nella pietra di Efesto / nera e scura di altera beltà
cerca il trono in cui Re non siede / la vergine madre vi è assisa / ricorda la leva di Archimede.
Nelle viscere in terra discendi / là il redento un prodigio celò / orsù Maestà nel fuoco risplendi >>

Fu allora che la loro attenzione fu catturata dalla statua di una Madonna in stile romanico, la cui testa era cesellata in vermeil e circondata da pietre preziose, mentre il corpo era ricoperto di lastre d'oro, argento e rame.[2]

La Madonna in Maestà”, esultò Oscar.

La leva di Archimede” esclamò André, allungando una mano verso lo scettro che la Madonna reggeva con la mano destra.

Non fece in tempo Oscar a bloccare André, che una repentina intuizione l’aveva colta, muovendola a cautela.

Un boato cupo  ed un baratro si aprì sotto di loro. La cattedrale inghiottì André e sulla voragine ricaddero macerie e pietre e marmi a sigillarla.

La polvere del crollo, sollevandosi, l’aveva quasi accecata. Tossendo si riebbe e quando si accorse che André non c’era più, un urlo squarciò l’aria.

I presbiteri ed i fedeli erano accorsi all’udire lo schianto. In ultimo arrivò il decano, trafelato.

Vi trovò un ragazzo esile e biondo che disperatamente cercava con le mani di scavare tra le macerie che ricoprivano uno sprofondo nel pavimento della cattedrale, del diametro non più ampio di due metri, ma più che sufficiente per ingoiare un uomo.

Il mio André è sepolto là sotto” urlò il ragazzo, con una voce inaspettatamente acuta. “Aiutatemi! Vi prego!

 
* * *
Stavolta hai davvero esagerato, Clarence!”

Scusami, ma sei tu che mi hai detto che avrei dovuto eliminare prima lui.”

Ma guardala, le stanno sanguinando le mani, e nessuno riesce ad allontanarla da lì

Appunto!

E poi, versare tutta quella valeriana nella tisana di quel povero sagrestano!”

Suvvia, non si era mai preso un giorno libero in vita sua!”

 
* * *
 
Cos’è successo e voi chi siete”, l’interrogò il Decano, mentre Oscar continuava a scavare, trattenendo per la disperazione le lacrime, aiutata invero da tutti coloro che erano accorsi e stavano rimuovendo le macerie assieme a lei.

Non vi ha avvertito il vostro sagrestano? Vi avevo mandato a chiamare!

Il Sagrestano è malato. Da stamane giace a letto vittima di una strana sonnolenza che gli impedisce di stare in piedi. E non era mai successo da trent’anni a questa parte.

Ma allora, noi con chi abbiamo parlato?” mormorò angosciata Oscar. “Mi senti André?” gridò di nuovo, senza udire risposta.

“Cos’è successo?”, insistette il Decano.

Abbiamo fatto leva sullo scettro della Vergine ed il pavimento si è aperto!

Ridicolo, quella statua è lì da secoli ed i fedeli che la venerano toccano in continuazione quello scettro …

Deve esserci una cripta là sotto, ma è crollato tutto e lui è precipitato!”

Ma voi chi siete?”

Oscar non rispose. Continuava a cavare pietre con le mani nude e non si sentiva più le dita da quanto dolevano, eppure all’interno della Cattedrale con la sua mente non ci stava più.

Stava in alto nel cielo. In pieno sole anche se ormai era notte fonda. Qualcuno le mostrava qualcosa. Tutta la sua vita le passò davanti.

Ma in quella vita André non c’era.

Era diventata capitano delle Guardie Reali, solo perché suo padre lo aveva imposto. Eppure, rammentava di averlo deciso liberamente e che André le era stato di conforto.

Quando il cavallo di Maria Antonietta si era imbizzarrito nessuno aveva trattenuto le redini, facendosi trascinare a lungo e rallentandone la folle corsa. Quando infine aveva raggiunto la principessa, l’unica soluzione era stata gettarsi in acqua, la principessa era quasi annegata e lei stessa aveva rischiato di morire e di essere bandita per sempre dalla Corte.

Aveva convinto Fersen ad allontanarsi da Maria Antonietta (quanto erano giovani allora!), ma alla domanda se si sentisse mai sola, in cuor suo aveva urlato di sì. Disperatamente. Sì. Eppure, non era così, perché con André, al suo fianco oppure appena un passo indietro, non si era mai sentita sola, nemmeno un giorno solo in tutta la sua vita.

Un lampadario si era schiantato sullo scalone alla Reggia. L’aveva quasi uccisa ed era rimasta in coma per giorni. Ma no, non era andata così: lui l’aveva afferrata e protetta con il suo corpo, mentre rotolavano giù dalle scale.

E si ricordava quel nubifragio, poco prima che Fersen decidesse di partire per le Americhe, ricordava il tepore di quelle mani che la sfioravano, mentre le allungavano un mantello per proteggerla dalla pioggia.

Perché allora si rivedeva tornare sola e fradicia a Palazzo Jarjayes, affranta per un amore che sapeva non corrisposto?

Un amore che doveva essere taciuto e celato.

C'è gente che ama una persona tutta la vita senza che questa persona lo sappia.

“A chi ti riferivi, André?

Quando si riscosse e tornò in sé, vide che anche il Decano si era messo a scavare, assieme ad altri manovali che aveva mandato a chiamare.

Si vede qualcosa!” aveva urlato un ragazzo.

Un colpo di tosse e poi una voce, la voce più bella che Oscar avesse mai udito in vita sua.

Oscar, Oscar, dove sei? Stai bene?”

Molte mani lo aiutarono ad emergere. Ora lui stava in piedi davanti a lei, che per il sollievo e la felicità non riusciva ad articolare parola.

Poi fece un passo avanti verso di lui. Gli occhi stretti, le labbra serrate.

Per un attimo André temette il colonnello. Certo era stato sventato ed imprudente, ma chi poteva immaginare che facendo leva sullo scettro di quella statua …E per di più là sotto, non c’era niente, nessuna formula segreta, nessuna iscrizione nascosta, solo qualche sarcofago vuoto.
 
André io …”

I molti che videro quello che accadde dopo rimasero pietrificati. Nella Casa del Signore quel lungo bacio, tutt’altro che casto, fra due uomini per di più, era un sacrilegio.

Poi le campane iniziarono a suonare per richiamare i fedeli alla messa della notte di Natale, che la mezzanotte era vicina e nessuno aveva avvisato il campanaro del crollo in Cattedrale.

 
* * *
“I tuoi metodi sono stati poco ortodossi Clarence!

Lo so, Giuseppe, lo so, ma ho raggiunto il risultato, nevvero?

Sì, ma non ho capito se è stata prima lei a baciare lui, o lui a baciare lei ...”

Non credo che abbia importanza e la moviola non è stata ancora inventata, comunque penso che sia stata lei ...”

Lo penso anch’io, Clarence.”

“Non sarà facile la loro vita, Giuseppe. Presto arriveranno tempi dolorosi e cruenti, per la Francia ed i francesi. E loro dovranno scegliere.”

“Loro combatteranno con gli oppressi per la libertà, Clarence!”

“Non potrebbe essere diversamente, ma il loro amore li salverà.”

“Ah, Clarence … congratulazioni, il Capo mi ha confermato che quelle ali te le sei guadagnate!”

 
* * *
Chiarito con il decano che Oscar non era un uomo, si erano seduti negli ultimi banchi, per assistere alla Messa della Notte di Natale.

Le mani intrecciate, lui le aveva detto che con quella mano la sposava e lei gli aveva risposto sì, tutta la vita, sì.

Buon compleanno, Oscar

Buon Natale, André”.

Le campane della cattedrale nera si misero a suonare di nuovo, mentre i fedeli lasciavano la chiesa.

Quand’ero piccolo, la Nonna mi diceva sempre che quando suona una campana un angelo mette le ali”

“Secondo me è tutto vero, André”.
 
FIN
 
Ciascuno esamini i propri pensieri. Troverà che sono tutti concentrati nel passato o nell'avvenire. Non pensiamo quasi per niente al presente, e se ci pensiamo è solo in funzione di predisporre il futuro. Il presente non costituisce mai il nostro fine. Passato e presente sono mezzi, solo l'avvenire è il nostro fine. Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e preparandoci sempre a essere felici è inevitabile che non lo siamo mai (Blaise Pascal, che mi perdonerà per averlo impudentemente messo in mezzo).
 
Nota della scribacchina.
Lo so, lo so, la lettura di questa storia è sconsigliata a chi soffre di glicemia alta. Se non avete mai visto il film di Capra, La vita è meravigliosa, mi permetto di suggerirvi di rimediare alla lacuna al più presto. E’ uno dei pochi film che mi muove ancora a commozione.
Buon Natale.
 

[1] La cripta fu scoperta nel 1885
[2] Distrutta e fusa “per la moneta di Parigi” durante la rivoluzione
 

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