Saiyan's Carol

di Padme_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lo Spirito del passato ***
Capitolo 3: *** Lo Spirito del presente ***
Capitolo 4: *** Lo Spirito del futuro- Fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutt*, ogni tanto resuscito anche io dopo lunghi periodi di morte.
In questi anni la mia vita è parecchio cambiata e questo, purtroppo, ha tolto parecchio tempo a quella che è stata ( e credo ancora è) una delle mie più grandi passioni: la scrittura.
Non so chi c’è ancora di quelli che già mi conoscono, se invece ci sono dei neofiti che si affacciano per la prima volta al mio profilo, ma sta di fatto che siete tutti benvenuti.
Qualcuno è già abbondantemente ferrato riguardo la mia visione del  ‘canon’ e  sa che a me piace soffermarmi su tutto quello che riguarda, prevalentemente, l’infanzia di Vegeta sul suo pianeta di origine. A tal proposito, ho avuto, circa quattro anni orsono, l’ardire di creare addirittura l’OC di sua madre, la mia regina Padme Echalotte, quasi sempre protagonista indiscussa delle mie storie. Mi sono servita anche di Michelle, l’OC della mia cara amica Misatona qui su efp.
Detto ciò, vi lascio alla lettura di questa mia personale rivisitazione di ‘ A Christmas Carol’, la nota opera natalizia di Charles Dickens.
Per domande, dubbi, commenti (positivi e negativi), resto a vostra completa disposizione.
Padme

 

Saiyan's Carol poster- Credits @acupofmich on Twitter https://pbs.twimg.com/media/EjVg3oOXcAA7w63?format=jpg&name=large

 

 
Prologo
 
Il venticello gelido di dicembre smuoveva i rami spogli degli alberi, il cielo nero sovrastava come una coperta la cittá, ed in lontananza si vedevano luci che a intermittenza si accendevano e spegnevano creando un gioco colorato.
Il Natale era alle porte, il suo spirito si era giá abbondantemente diffuso ovunque e nell'aria si potevano annusare odori particolari come quelli di biscotti, caldarroste e il tipico aroma della resina bruciata nei camini.
Un clima festoso, un'aria che da sola bastava a regalare gioia, come testimoniavano i sorrisi dei passanti dalle cui bocche uscivano calde nuvolette di vapore.
Eppure, qualcuno non ce la faceva proprio a rasserenarsi e anzi, tutto quel colore, quelle luci e quell'essere felici per una festivitá, mettevano ancor piú malanimo nel suo giá pietrificato cuore di guerriero.
Il principe dei saiyan non aveva tempo da sprecare in canti, shopping, abbuffate in compagnia e risate tra amici; amici poi, ma quali amici aveva lui?
I suoi simili si erano estinti, dei compagni che aveva, uno lo aveva ucciso lui stesso e all'altro ci aveva pensato proprio l'infimo che, invece, avrebbe dovuto consegnargli il pianeta Terra, pianeta dove in quel momento si sentiva prigioniero. Inoltre, per istinto come gli faceva piú comodo pensare, aveva spesso giaciuto con quella volgare donna dagli insoliti capelli turchini , senza pensare che anche sulla Terra  se un maschio e una femmina si davano l'uno all'altra, qualcosa, prima o poi, sarebbe successa; lei non lo sapeva ancora, ma lui aveva giá percepito un'aura simile alla sua.
"Ah ma che mi importa!" Sbuffò, e si accese un fuoco nella grotta dove si era fermato dopo una giornata di allenamento,  perso tra le fiamme mentre ripensava a lei: un mezzosangue, seppur figlio suo, non era un problema che lo riguardava.
Tentò di convincersi spostando la mente altrove, a quei due terrificanti guerrieri che persino il misterioso ragazzo super saiyan del futuro non era riuscito a sconfiggere, e si addormentò senza nemmeno accorgersene.
I suoi sogni furono inquieti e oscuri, cosí tanto, che il cuore gli batté fortissimo senza ragione; ebbe caldo; si rigiró piú e piú volte sulla fredda e dura pietra; desiderò urlare, ma nessun fiato gli uscí dalle corde vocali; udì un tonfo; un vento gelido lo circondò e spalancó gli occhi di ossidiana, pietrificato proprio come se uno spettro si fosse materializzato lí; eppure, quello non sembrava uno spettro, ma la sua stessa immagine come se fosse riflessa in uno specchio.
" No...non può essere" furono le uniche parole che balbettó indietreggiando spalle al muro, mentre il lungo mantello dell'oscura figura svolazzava ad ogni passo verso di lui; l’unico passo che poteva spaventare quello del principe dei saiyan facendolo ritornare un bambino terrorizzato era quello del re suo padre.

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Capitolo 2
*** Lo Spirito del passato ***


" Tu sei morto!" Esclamó Vegeta, e deglutí senza riuscire a trovare in se la solita spavalderia e sicurezza,  quella che lo rendeva unico persino innanzi a nemici incredibili.
" E con questo?" Domandó placidamente suo padre, la voce baritonale e profonda, un atteggiamento pacato quanto terrificante, la quiete prima della tempesta.
Continuó ad avanzare verso il figlio a pugni stretti lungo i fianchi, gli si piazzó avanti e lo fissó lisciandosi il folto pizzetto castano che gli ricopriva il mento.
A Vegeta sembró che il tempo si fosse fermato a tanti anni prima, perché suo padre era esattamente come lo ricordava; eppure, erano trascorsi piú di vent'anni dall'ultima volta che lo aveva visto ed in quell'occasione, lo aveva consegnato, poco piú che bambino, a Freezer.
" Una volta, udii tua madre dire, mentre ti faceva il bagno, che saresti diventato uguale a me...beh, aveva ragione" la voce di re Vegeta, per qualche istante, divenne triste, ben lontana dal freddo e austero tono del sovrano dei saiyan.
" M-mia madre...tu sei qui, lei dove...?"
" No" il re, prima abbassò  lo sguardo, poi alzó la testa e fissò il figlio, come se improvvisamente fosse ritornato in se per adempiere al suo compito " non ti stavo facendo un complimento, perché non dovresti essere come me!"
" Ma che significa? Cosa sta succedendo?" Vegeta strinse i pugni e digrignò i denti come un cane rabbioso " Tu non dovresti essere qui, tu sei..." ma si bloccò senza il coraggio di finire la frase.
" Morto, ucciso per mano di Freezer " continuò il re " pochi istanti prima che quell'essere spregevole facesse saltare in aria il nostro pianeta. Cosa dicesti quando Nappa ti comunicó che tua madre aveva perso la vita?"
"Basta, smettila! Tu non sei reale!" Il principe perse il controllo, perché quella rabbia e quel senso di impotenza che gli  avvelenavano il cuore esplosero come la lava di un dormiente vulcano. Il tappo dell'indifferenza di cui si era da sempre fatto scudo per proteggersi dal dolore era venuto meno, e a portare a galla tutte le sue piú nascoste debolezze, era stato proprio colui che gli aveva insegnato, con la sua fredda indifferenza, a non provare sentimenti per nessuno.
Vegeta caricò un pugno e provó a colpirlo, ma il padre gli afferró il polso e lo fece cadere, come se fosse ancora un bambinetto debole e non un uomo adulto suo pari.
" Non sono reale? E se così fosse, perché ti ho fermato con cosí tanta facilitá?" Il re lo derise e l'osservò ai suoi piedi con una punta di sadica soddisfazione " alzati e basta sciocchezze! Vieni con me ora, devo mostrarti una cosa"
 
***
Fu la sensazione di un attimo, il tempo di sbattere le palpebre e riaprire gli occhi in un altro luogo e non semplicemente una città diversa, bensí su un altro pianeta.
Vegeta non potè credere di essersi ritrovato improvvisamente, senza sapere esattamente come, in quello che era il palazzo reale.
Le narici si impregnarono immediatamente di un forte odore di legna bruciata tipico dei camini di quelle grosse stanze, ma ciò che annusò e che gli riscaldò il cuore prima ancora che gli occhi si riempissero con la sua immagine, fu un intenso profumo di fiori.
" Questa é..." le parole gli morirono in gola, cosí come il cuore perse un battito quando la porta si spalancó e corse, verso l'enorme letto al centro, un bimbetto con i capelli a fiamma e la codina bagnata arruffata.
" Non provare a saltare lì sopra signorino" gridó in falsetto la donna che aveva seguito il piccolo e si fermò incrociando le braccia al petto. I suoi rari occhi  verdi, la pelle candida di porcellana, i lunghi capelli d'ebano e le dolcissime lentiggini sul naso, quella creatura magnifica era la regina e Vegeta sentì la terra mancargli sotto i piedi quando rivide sua madre con lui bambino.
" La stanza di tua madre" gli rispose il re poggiandogli una mano sulla spalla.
" Ma...vuoi dire che siamo tornati indietro nel tempo? E loro non sanno che siamo qui?"
" Non possono vederci, nemmeno sentirci. Io sono venuto da te sottoforma di spirito per mostrarti alcuni episodi del passato"
" Tu? Perché proprio tu? E perché ricordare queste cose?" Chiese Vegeta senza staccare, nemmeno per un secondo, lo sguardo dalla scena innanzi a lui.
" Perchè io sono il tuo passato e se continui cosí, saró il tuo futuro" La voce del re era diversa, calda, cosa insolita considerando la sua indole, o almeno quella che Vegeta ricordava del padre. Nemmeno quest'ultimo aveva interrotto, per un singolo istante, il contatto visivo con moglie e figlio e anch'egli sembrava divorato da sentimenti come rabbia e rimorso, tuttavia alleggeriti dal modo in cui guardava soprattutto la regina.
Vegeta non seppe dare una definizione a quella dolcezza sul volto severo del padre e per un istante, addirittura pensó si trattasse di quella cosa che aveva sentito chiamare amore.
" Madre, posso dormire con te stanotte?" Ed i pensieri di entrambi furono interrotti dalla vocina del bambino, che giá si era infilato sotto le coperte.
" Vegeta, sei grande e poi, se tuo padre lo sapesse..." rispose la donna con poca convinzione ed infatti raggiunse il figlio accoccolandosi al suo fianco. Lo strinse al petto e gli baciò la testa arrotolando la coda alla sua.
" Non glielo diremo. Non mi piace la notte del solstizio: fa freddo ed é sempre troppo buio. Madre..." il piccolo Vegeta abbassò a testa e annusò il genitore assumendo un'espressiome curiosa, tipica di un bambino che non sa spiegarsi qualcosa " che cos'é?"
" Cosa?" Gli sorrise la regina e lasciò cuocere il figlio un pò nel suo brodo prima di dargli le spiegazioni del caso.
" Sei strana, odori in modo strano" il bimbo arricció il naso e istintivamente poggió la manina sul ventre della madre " c'é qualcosa di strano sulla tua pancia"
" Me la ricordo quella notte..." il Vegeta adulto deglutí ed inizió a tremare, in attesa che, come era ben vivido nella sua mente, la porta si aprisse violentemente e la figura di suo padre d'allora entrasse nella stanza. Indossava una battle suite pesante e scura, gli spallacci erano devastati, il lungo mantello era sporco di fango e la pelliccia sulle sue spalle era puntellata di macchie rosso sangue, sangue delle vittime che si erano messe sul suo cammino durante l'ennesima battaglia. Aveva un aspetto terrificante, la solita aria da padrone e non fu felice di ritrovare il figlio attaccato alle sottane della madre come fosse uno qualunque.
" Che sta succedendo qui?" Chiese furente digrignando i denti: un altro maschio, seppur sangue del suo sangue e di nemmeno dieci anni, non avrebbe assolutamente dovuto essere nel suo letto, così vicino alla sua donna.
" Maestá non arrabbiarti con lui" la regina si alzó immediatamente per proteggere il piccolo e affrontó con coraggio il marito, sebbene in quei momenti la spaventasse terribilmente " É colpa mia. Mi sentivo sola ed avevo paura del buio del solstizio, perdonami Vegeta" gli accarezzó una guancia puntando al debole che, comunque, lui aveva per lei.
" Quando la smetterai di proteggere questo marmocchio?" Domandò il re iniziando ad ansimare: mancava dal calore del suo letto da qualche mese e non avrebbe tollerato un minuto di astinenza in piú a causa dei capricci di un bambino " meno male che ha finito di attaccarsi alle tue gambe come un  infimo qualunque, spero che tra le fila di Freezer, almeno mi renderá orgoglioso dando prova del valore del suo sangue!"
La regina fece un passo indietro e guardó prima il piccolo, poi il marito, iniziando a tremare come una foglia, come se il gelo e la neve all'esterno del palazzo fossero violentemente penetrati al suo interno spazzando via tutto il calore del grosso camino al centro della stanza.
" Che stai dicendo?" Domandò dunque la donna, mentre il mondo iniziava a crollarle irreversibilmente addosso.
" Quello che hai sentito! É giunto il momento per Vegeta di diventare un uomo. É grande oramai e poi ci sará presto un altro principe a cui dovrai badare" le parole del re erano fredde, severe e turbarono il piccolo Vegeta che continuava a non capire.
" Non gli ho ancora detto nulla, aspetta..." la regina supplicò invano il marito, che di tutta risposta continuò a parlare.
" Lo farò io! Ascolta marmocchio, tua madre aspetta un altro figlio ed un principe a corte sarà piú che sufficiente. Ora esci da questa stanza e vai a riposare, perché domani partirai con Freezer"
" No, io non vado da nessuna parte, non lascio mia madre con un mostro come te! Sei cattivo!" Il piccolo Vegeta si mise di scatto in piedi e provò a colpire suo padre che, purtroppo, gli bloccò il polso e lo fece cadere a terra, mentre un ghigno malefico deformava il suo bel volto.
" Si mostriciattolo, sappi che diventeró ancor più cattivo se non farai  come ti dico. Non sono solo tuo padre, ma anche il tuo re!"
" Vegeta ti prego lascialo stare, gli fai male!" La regina si mise tra i due per fermare il marito, che sebbene fosse un uomo spietato, diventava docile come un agnellino se si trattava della sua sposa.
" Per me puó anche restare a guardare allora. Imparerà come si giace con una donna!"
" Basta ti prego!" Il Vegeta adulto diede un pugno contro il muro e lo scenario intorno a lui si dissolse completamente lasciandolo nel buio insieme allo spirito del padre, immobile, fermo, come se quelle immagini terribili non lo avessero nemmeno sfiorato.
Possibile che persino il re dei saiyan non provasse nulla rivedendo tanta orribile crudeltá?
" Fa piú male a me che a te, ma questa é la mia condanna. La condanna per essere stato quello che sono stato. Tua madre ti amava di un amore immenso ed io ne ero geloso: lei era mia. Quella notte ti riportò nella tua stanza e come puoi ben immaginare non ne fui contento...purtroppo non abbiamo ancora finito: devi guardare un'ultima cosa" sospiró mestamente il re e mentre pronunciava quelle parole, un altro sipario si alzava su di loro delineando i contorni di quello che, di sicuro, sarebbe stato un altro pesantissimo ricordo.
 
***
 
“ Che begli occhi grandi hai” disse dolcemente la regina, mentre cullava un batuffolino senza smettere di guardarlo e sorridergli. Il piccolo, un altro maschio, era venuto al mondo poche ore prima e tanta era stata la gioia di tenere nuovamente un bimbo attaccato al seno, che per qualche momento, il dolore per la partenza del primogenito si era affievolito.
Vegeta e lo spirito del padre guardarono in silenzio e quest’ultimo, ad un certo punto, si morse il labbro e abbassò la testa senza il coraggio di continuare ad assistere alla scena. Strinse i pugni ed il respiro divenne affannoso, ma si fece coraggio per rivivere, per l’ennesima volta, uno degli altri ricordi pena della sua eterna dannazione.
“ Prendetelo!” esclamò una voce e l’urlo di dolore della regina, sbattè contro le pareti della stanza come se volesse frantumarle.
“ No!” la donna strinse il piccolo a se, non si curò dei dolori del parto, nè della macchia di sangue che le aveva sporcato la parte inferiore della camicia da notte e lottò per difendere il suo bambino.
“ Maestà siate ragionevole, il re ha ordinato di mandarlo via” continuò la guardia impietosita e si avvicinò alla donna che, colta dall’ira, lo schiaffeggiò violentemente.
“ Dovrete uccidermi se volete portarmi via anche questo figlio!” sbraitò di contro la sovrana, per nulla incline, quella volta, a cedere come era stato per Vegeta.
“ Padme!” urlò il re dopo aver fatto irruzione nella camera e avanzò a passo spedito verso la sposa disobbediente.
“ Non provare ad avvicinarti o giuro che ti farò a pezzi!” ringhiò coraggiosamente la saiyan, in quel momento illuminata dal fuoco tipico di una madre arrabbiata che difende il suo piccolo.
“ Non dire sciocchezze e non commettere assurdità, lo sai che non voglio farti del male e non costringermi a farlo!” ribattè il re, che in uno scatto riuscì a bloccare la moglie tenendola dalle braccia, mentre la guardia le prendeva il bambino.
“ Nooooooo, Tarble. Lasciatelo!” le urla della regina si tramutarono in un pianto disperato, straziante, che tolse alla povera donna ogni briciolo di energia che le era rimasto in corpo. Cadde come un sacco di patate vuoto sulle ginocchia, il volto contro la dura e fredda pietra del pavimento, le unghie che tentavano di scavare per farsi del male, un dolore di sicuro più sopportabile.
Il re era immobile e continuava a bloccarla, come se la creatura che le avevano portato via non fosse sangue del suo sangue e perchè, forse, la vergogna di aver generato un erede debole, per un uomo come lui , valeva molto di più.
Il Vegeta adulto non riuscì ad emettere un fiato, mentre un invisibile cappio  gli si stringeva al collo rendendogli impossibile il respiro. Si girò verso lo spirito del padre e non riuscì a credere che persino uno scena come quella lo lasciasse impassibile, o forse il suo corpo era semplicemente l’involucro di un magma di sentimenti che lo stavano bruciando da dentro.
“ Ti prego padre, portami via” lo supplicò deglutendo a fatica ed il re fece un cenno accontentandolo.
 
***
Si ritrovarono immediatamente nella grotta da cui erano partiti, entrambi sfiniti e distrutti come se quei pochi minuti di ricordi gli fossero passati addosso devastandoli.
Tante domande affollarono la mente di Vegeta e tuttavia non un fiato gli uscì dalle labbra, nemmeno capaci di aprirsi da sole.
“ Ti starai chiedendo perchè” lo spirito del re ruppe ogni angoscioso silenzio e fu a quelle parole che Vegeta si risvegliò dal sonno emotivo che lo aveva intorpidito.
“Già, perchè padre?”  il giovane saiyan incrociò le braccia al petto e gli pose quella domanda arrabbiato “ mi hai già abbondantemente rovinato la vita quando ero un bambino, ma sai, in fondo devo ringraziarti. Se fossi rimasto con mia madre, probabilmente ora sarei uno sciocco sentimentale come lo era lei!” Quanto fu doloroso per Vegeta pronunciare quelle parole, ma pensò fossero le uniche efficaci a ferire il genitore e fargli, forse, più male di quanto egli ne avesse fatto a lui. Il re aveva amato più di se stesso solo un’altra persona e colpire lei equivaleva a colpire lui per nuocergli parecchio.
“ Sei rimasto un maledetto moccioso viziato” lo spirito afferrò il figlio tenendolo dal bavero della casacca e lo avrebbe di sicuro colpito, ma si ricordò l’amaro prezzo che stava pagando per essere stato un uomo crudele “ che uomo hai intenzione di diventare?”
“ E levami le mani di dosso” Vegeta si divincolò dalla presa del genitore e lo fissò.
“ Io sono lo spirito del tuo passato e come tale, ho il compito di ricordarti da dove vieni per evitarti di commettere i miei errori. Hai una compagna e aspetta un figlio tuo. Cosa hai intenzione di fare? Abbandonarlo a se stesso come ho fatto io con te e tuo fratello?”
“ Non sono affari che ti riguardano. E poi, da quando il grande Vegeta III, ultimo sovrano del popolo saiyan, prova pietà per una sciocca terrestre ed il mezzosangue che porta in grembo?”
“ Da quando la mia anima si è dannata all’inferno l’istante stesso in cui ho abbandonato i miei figli e ho spezzato il cuore di mia moglie. Tu mi odi, vuoi che anche tuo figlio odi te?”  Le parole del re erano pesanti, gravi e tuttavia colme di una saggezza unica, la più amara, quella che viene dalla consapevolezza di aver compiuto l’azione più empia del mondo.
La sua anima era dannata, destinata a bruciare negli inferi e divorata dalla continua visione delle scellerate crudeltà compiute.
“ La scelta è solo tua Vegeta. Stanotte riceverai altre due visite finalizzate a darti la possibilità che io non ho mai avuto: quella di essere messo difronte alle conseguenze delle proprie azioni se si continua a farsi mangiare il cuore dall’odio!”

 

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Capitolo 3
*** Lo Spirito del presente ***


 

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Vegeta ascoltò le parole del padre senza riuscire a credere come, proprio lo spietato uomo che lo aveva generato, gli stesse dando quella lezione di vita.
Da che aveva memoria lo aveva sempre profondamente detestato, ma dopo quell’esperienza qualcosa iniziò a smuovere il suo animo. Infatti, a distanza di anni iniziò per la prima volta a comprenderne le azioni.
Riflettè qualche istante prima di rispondergli e nel momento esatto in cui si girò, non lo vide più.
Era rimasta solo una nuvoletta di polvere svolazzante ed il giovane principe istintivamente allungò una mano per sfiorarla, un pò pentito di non aver toccato il genitore prima che sparisse per sempre.
Nel buio della grotta, a qualche metro di distanza, si udì improvvisamente un tonfo ed una voce squillante gridò un “Accidenti!” che a Vegeta sembrò parecchio familiare.
“ Avrei riconosciuto quel tono odioso ovunque” esclamò il saiyan incrociando le braccia al petto, stavolta meno sorpreso e più abituato a quella serie di bizzarri eventi che gli stavano capitando.
“ Oh per tutte le divinità, tua madre aveva proprio ragione quando ti guardava compiaciuta mentre lavava quel tuo piccolo culetto sporco: sei uguale a tuo padre!” esordì la giovane donna a cui apparteneva la voce e allungò una mano per farsi aiutare a mettersi in piedi “ ti dispiacerebbe?”
“ Sei la solita imbranata Michelle!” Vegeta stranamente obbedì e quando la ragazza si mise in piedi, continuò a osservarla in modo curioso “ se sei qui suppongo che tu, beh sia…morta?”
“ Però, non sei solo bello come il tuo papà, ma anche sveglio come lo era lui” la giovane saiyan gli passò una mano tra i capelli scompigliandoli, come quando da bambino, per metterlo in imbarazzo glieli arruffava.
Michelle era stata, ai tempi in cui viveva sul suo pianeta, la dama di compagnia di Padme. Era una seconda classe simpatica e rumorosa, con lunghi capelli castani ed espressivi occhi scuri da cerbiatta. Probabilmente fu l’unica amica sincera della regina e aveva aiutato quest’ultima a occuparsi di lui quando lei era impegnata ad adempiere ai suoi doveri.
“ Cosa mi mostrerai stanotte?” domandò il principe ritornando immediatamente serio, forse anche un pò spaventato per l’ignoto che lo aspettava.
“ Vieni con me” la giovane allungò la mano e gli sorrise “ ehi moccioso non farti strane idee. Ti permetto di toccarmi solo per portarti dove devo!”
Di nuovo, Vegeta si ritrovò in un luogo diverso dalla grotta in meno di un battere di ciglia; tuttavia, l’atmosfera non era quella passata del suo pianeta ed infatti ebbe la sensazione di non aver viaggiato nel tempo, ma di aver solo cambiato posto.
“ Che ci faccio qui?” chiese nervoso guardandosi intorno.
“ Dovresti essere felice di essere a casa tua” rispose Michelle divertita, soprattutto perchè conosceva bene il suo principe e sapeva perfettamente come pizzicarlo.
“ Non è casa mia, voglio andarmene!” il saiyan si girò per andarsene, ma lei lo afferrò dalla vita dei pantaloni e lo bloccò.
“ Dove credi di scappare ragazzino? Hai affrontato il tuo passato e ora devi riflettere sul presente”
 
***
Nella stanza buia si accese improvvisamente la luce ed entrambi i saiyan si voltarono verso la donna che vi aveva appena fatto capolino. Era pallida, la fronte imperlata di goccioline di sudore e si massaggiava la pancia avanzando lentamente verso il letto.
“ Questa è la tua compagna?” domandò Michelle e si soffermò sul buffo colore azzurro di cui erano tinti i suoi capelli “ queste terrestri sono strane ,però sembrano abbastanza simili a noi”
“ Non è la mia…beh, quella cosa che….insomma, quello che hai detto! E poi scusa, dovresti saperlo meglio di me: lo spirito di mio padre era già al corrente di tutto. Smetti di giocare, lo so che vuoi farmi perdere la pazienza” Vegeta incrociò le braccia al petto e arricciò imbarazzato il naso.
“ Come si chiamano su questo pianeta allora le donne con cui si concepiscono dei figli? Da noi erano concubine o mogli, ricordi?”
“ Senti sciocca seconda classe, arriviamo al dunque, perchè sto perdendo la pazienza!”
“ Se Padme ti sentisse, se le sue povere orecchie ascoltassero con quanto disprezzo stai parlando della madre di tuo figlio, credo che, sebbene tu ora tu sia un uomo adulto, ti sculaccerebbe a sangue!”
“ Tsk!” Vegeta si contrariò parecchio e fissò la vecchia dama di compagnia della regina con una punta d’odio “ mia madre veniva trattata anche peggio e  comunque guardava mio padre come fosse il suo dio”
“ Credo che tu non abbia mai davvero compreso nulla dei tuoi genitori: tuo padre aveva un rispetto di lei immenso, soprattutto quando gli ha dato te e tuo fratello, nonostante ha agito come ben sai. Tua madre moriva d’amore per lui ed è stata una moglie esemplare. Sei solo un moccioso che non capisce nulla, stupido zuccone!” Michelle gli tirò un affettuoso pugno in testa e avrebbe continuato volentieri a picchiarlo se non avesse smesso di dire sciocchezze.
Il litigio tra i due si interruppe quando Bulma, dal letto, si mise immediatamente a sedere in seguito ad una dolorosa fitta al ventre. Respirò affannosamente, digrignò i denti ed emise un gemito, che da solo, sarebbe bastato a spezzare anche il più duro cuore di pietra.
Istintivamente Vegeta corse verso di lei, ma non aveva consistenza materiale, quindi quando provò ad assisterla, la sua mano la trapassò come fosse vapore.
“ Che sta succedendo?” Chiese spaventato il principe e lo spirito avanzò placidamente verso di loro.
“ Nulla di particolare, è tutto normale. Ho visto tua madre tante volte così, soprattutto quando aspettava te. Le hai dato parecchio filo da torcere ancor prima di venire al mondo e lei era una saiyan d’elite, immagina cosa sta soffrendo invece questa povera donna terrestre.”
Bulma, posso entrare?” la voce di un uomo, che Vegeta suo malgrado conosceva bene, si udì dalla porta socchiusa e senza aspettare un cenno d’assenso dall’altra parte, entrò.  Era Yamcha, l’uomo che, fino a poche settimane prima, era stato il fidanzato di Bulma e che, in silenzio facendo finta di non accorgersi di nulla, aveva sopportato persino che la sua donna avesse strani atteggiamento con una bestia aliena come un saiyan.
“ Che cosa ci fa quel verme qui?” ringhiò il principe, ancor più seccato dalla soddisfazione sul volto di Michelle, quella tipica di una persona che aspetta con ansia di poter dire di avere ragione.
Si, vieni pure Yamcha” lo invitò flebilmente Bulma, addirittura facendogli cenno di sedersi accanto a lei.
Sei scappata dalla cena dopo esser diventata pallida. Qualcosa non va? Stai bene?
Io…” la turchina deglutì abbassando lo sguardo e scoppiò in un pianto disperato dopo essersi presa il volto tra le mani.
Sei incinta, vero?” domandò Yamcha con un misto di odio e rassegnazione, ma mantenne la calma per evitare di agitarla ulteriormente.
Come lo sai?
L’ho sentito…da te viene un’aura simile a quella di quel maledetto saiyan e come la percepisco io, suppongo la senta benissimo anche lui. Mi domando come mai non sia qui al tuo fianco
Ti prego Yamcha, smettila. Lui non è…
Un mostro? Un essere spietato incapace di amare null’altro che se stesso ed il suo smisurato ego?
“ Che ne sa quel maledetto terrestre di come sono io?” Si arrabbiò Vegeta, ancor più frustrato dal non poter intervenire per chiudere definitivamente, a Zanna di Lupo, le fauci.
“ Non credo tu abbia dato di te un’immagine da angioletto in questo periodo” fece spallucce Michelle, sempre gonfia ed in attesa di prendersi le sue soddisfazioni da spirito guida.
Cosa devo fare Yamcha? Ho paura, ho dolore, mi sento perduta” completamente distrutta psicologicamente e fisicamente, Bulma si lasciò andare tra le braccia dell’oramai ex fidanzato e fu in quel preciso istante che qualcosa, nel cuore dello spietato principe dei saiyan, si spezzò. A Vegeta caddero le braccia lungo i fianchi ed una goccia di gelido sudore gli cadde dalla fronte alla guancia rovente, come l’acqua che evapora a contatto con il fuoco.
La scelta è tua Bulma. Mi hai fatto soffrire, ma per me sei importante e non ti lascerò sola nel tormento con in grembo il figlio di quell’essere immondo” seppur piene di buoni propositi, le parole di Yamcha non sembravano sincere, erano melliflue, dal tono disgustoso, dette più per cercare di far colpo che per il desiderio di voler sinceramente offrire aiuto. Persino i suoi gesti confermavano le sue azioni e la mano che le accarezzava la testa era più viscida del tentacolo di una piovra.
“ Che ne sa quell’insulso terrestre? E quella maledetta donna gli da anche retta!” La rabbia del principe era sul punto di esplodere e nemmeno lui seppe spiegarsi il perchè.
“ E a chi dovrebbe dare ascolto? Chi dovrebbe rassicurarla spiegandole come funzionano certe cose quando si tratta di un cucciolo di saiyan? Oh aspetta…” Michelle fece dell’amara satira, un pò per goliardia, un pò perchè aveva a cuore il bene di Vegeta ed aveva, come il re prima di lei, tutte le migliori intenzioni di aiutarlo ad aprire gli occhi sul vero se stesso “… chi avrebbe dovuto farlo, ha preferito scappare ad allenarsi lasciando la futura madre di suo figlio da sola nel dolore. Puoi essere migliore di così ed io ti ho mostrato questo lato del tuo presente per darti una possibilità. Cambia finchè sei in tempo!”
“ Basta, voglio andare via di qui!” Urlò Vegeta, ma nessuno lo udì e le sue grida lacerarono i contorni della visione del presente.
Fu riportato immediatamente nell’oscura grotta dove aveva deciso di rifugiarsi per fuggire dalle responsabilità e, soprattutto, dalla paura di scoprire che il suo cuore apparteneva ad una creatura che per lui era infima.

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Capitolo 4
*** Lo Spirito del futuro- Fine ***


Il giovane principe rimase da solo e sospirò più volte chiedendosi cosa fosse quell’improvviso malanimo che gli aveva attanagliato le membra.
Dopo qualche istante, per la terza volta quella notte, si girò di scatto, ma più preparato, verso la nuova visita. C’era stato prima suo padre, poi Michelle e sperò che la terza guida fosse quella che desiderava di più, ma non fu accontentato e osservò prendere forma, lentamente, l’imponente figura di un uomo dai lunghi capelli neri.
“ Ehilà” esclamò lo spirito alzando una mano e gli sorrise in quel tipico modo imbarazzato che aveva avuto anche in vita quando era al cospetto del suo principe.
“ Radish, cosa mi mostrerai?” chiese Vegeta rassegnato.
“ Già sai tutto, perfetto, eviterò spiegazioni. Comunque, beh, ti trovo bene…amico” Il grosso saiyan gli poggiò una mano sulla spalla, ma l’altro si tirò indietro scrollandolo bruscamente “ umore fantastico some al solito. Ti consiglio di essere più ben disposto nei miei riguardi vostra altezza”
“ Ben disposto verso una delle cause primarie della situazione del cavolo in cui mi trovo?” Gli urlò contro Vegeta, il cui animo era stato davvero messo a dura prova.
“ Vorrei ricordarti che io sono morto e sconto una pena per l’eternità, mentre tu te ne stai comodo su questo bel pianeta a goderti la vita”
“ Godermi la vita?” a quel punto, il principe esplose facendo fiammeggiare l’aura, ma Radish non si impressionò più di tanto, piuttosto incrociò le braccia al petto pronto a lasciarlo sfogare “ se tu avessi fatto fuori tuo fratello, ora avremmo raso al suolo questo pianeta con tutti i suoi maledetti abitanti!”
“ Se io avessi ucciso mio fratello, probabilmente ora tu non saresti qui a lamentarti di quanto sia stata ingiusta la vita con te. Devo ricordarti chi ci ha liberati da Freezer?” lo provocò Radish, ma era giusto che Vegeta, per poter ricominciare, tirasse fuori ogni sorta d’odio “ e se avessimo ucciso tutti i terrestri? Vuoi che continuo Vegeta?”
“ Silenzio maledetta terza classe!”
“ Sai qual è il tuo problema? Non capisci quanto tu sia fortunato. Avessi io potuto veder nascere mio fi…ah lasciamo perdere e vediamo come farti ritornare il sale in zucca!”
“ Non sono affari che ti riguardano!” lo rimproverò il principe incrociando le braccia al petto, poi fu colto da una strana curiosità “ nascere tuo figlio?”
“ Ho detto questo?” Radish arrossì e si grattò la testa facendo qualche passo indietro, terrorizzato all’idea che Vegeta potesse ucciderlo nonostante fosse già morto.
“ Si, hai detto proprio questo, o almeno stavi per dirlo prima di zittirti! Hai un figlio? E come è successo?”
“ A te come è successo? Non sono qui per rispondere a questo genere di domande, inoltre, l’imputato sei tu, non io!”
“ Se ci sono altri come noi, devo saperlo. Con chi hai procreato?”
“ Nessuno, basta sciocchezze!” Radish evitò di guardarlo in faccia e si schiarì la voce per iniziare a portare a termine il suo compito ed evitare guai ancora più grossi “ Andiamo ora, il tempo stringe!”
 
***
I due saiyan si ritrovarono ben presto in un posto completamente deserto, distrutto , il cui paesaggio si snodava in rovine e polvere sollevata da gelide folate di vento. Era familiare, tuttavia inquietante, infatti Vegeta si sentì tremendamente a disagio.
“ Sembra…” disse flebilmente il principe e sgranò gli occhi quando vide ciò che restava dell’enorme edificio della Capsule Corporation.
“ Si, è ciò che resta del luogo dove hai vissuto fin’ora” continuò placidamente Radish e puntò lo sguardo su qualcosa in movimento pochi metri più avanti.
“ Chi è quello? Sento come l’aura di un saiyan, ma non è Kakaroth, ne suo figlio, tantomeno io, o meglio sembro io ma…”
Vegeta dovete sbattere le palpebre più di una volta per poterci credere e riconobbe immediatamente il misterioso ragazzo del futuro che un anno prima aveva annunciato l’arrivo di due esseri spietati. Era diverso dal giovane che ricordava, infatti era evidentemente più grosso fisicamente, i capelli lilla erano diventati lunghi ed erano stati legati in una coda scarmigliata che arrivava alle spalle. Persino i suoi glaciali occhi grigi sembravano cattivi e la peluria che gli ricopriva le guance ed il mento lo rendeva più inquietante. Il principe ebbe una sorta di dejà-vù e ripensò ad un uomo che anni prima aveva visto combattere su un pianeta e che somigliava incredibilmente a lui, tranne che per la chioma castana e gli occhi di un raro color smeraldo.  Gli avevano detto essere figlio di un saiyan ed una tsufuru, tuttavia, così come fu all’epoca, anche in quel momento ebbe una sorta di familiarità con il ragazzo.
“ Lo hai riconosciuto?” chiese Radish riportando l’ex compagno di avventure con i piedi per terra.
“ Io conosco quel ragazzo, è un saiyan e ci ha avvisati che correvamo un grosso pericolo. Guardandolo meglio, mi ricorda quel mezzosangue che combatteva nelle retrovie di Freezer”
“ Mezzosangue?” Radish sghignazzò, tuttavia mantenne un atteggiamento serio “ Basil si chiamava quell’uomo e non era un mezzosangue. Comunque, questo ragazzo si chiama Trunks ed è tuo figlio!”
“ Come?” Vegeta rischiò un infarto e lentamente collegò tutti i pezzi del puzzle.
“ Secondo te perchè ha un’aura simile alla tua e può trasformarsi? Perchè è un saiyan come lo siamo io e te”
“ Non posso crederci…”
“ Beh, somiglia poco a noi per via del suo sangue terrestre, ma posso assicurarti che ha i geni della tua famiglia ed è incredibilmente in gamba”
“ Quindi siamo nel futuro?”
“ Esatto, anche se non molto roseo come puoi vedere…”
“ Cosa è successo? Perchè è tutto in rovine e non si vede nessuno tranne quel giovane?”
“ Beh” Radish sospirò e calciò un sassolino a terra “ perchè non ce l’avete fatta e del genere umano resta ben poco. Vieni, voglio mostrarti dell’altro”
I due saiyan varcarono la soglia della Capsule Corporation ed il cuore del principe si strinse, ad ogni passo in quei familiari corridoi, in una morsa sempre più soffocante. Un senso di oppressione lo schiacciò lentamente, mentre cercava di concentrarsi più che poteva nel tentativo di percepire un’aura che non riusciva proprio a sentire in nessun modo: quella di Bulma.
Si ritrovarono in una delle stanze ai piani inferiori, quelle che un tempo erano state i laboratori e che erano diventate il rifugio di ciò che restava dell’umanità. C’erano materassi di fortuna, fornelli elettrici, avanzi di cibo, uomini e donne infagottati in logori cappotti per sfuggire al gelido freddo di quel periodo dell’anno.
Trunks sei tornato, che bello. Sono contenta di rivederti!” una bimba di nemmeno sei anni, magra, con dei vestiti che le stavano evidentemente largi e le guance sporche di fuliggine, corse a braccia aperte verso il giovane saiyan, che si piegò sul ginocchio per accogliere il saluto della piccola.
Ciao Nimeria, anche io sono felice di rivederti!” il saiyan lasciò cadere un sacco sul pavimento e suscitò la curiosità degli altri bambini e di qualche adulto che si era avvicinato.
Lì sopra com’è la situazione?” domandò un uomo.
Come al solito, ma sono riuscito a procurarmi un pò di cibo e qualche cosa per i bambini. Anche se lo abbiamo dimenticato, oggi è Natale” il giovane accarezzò la guancia della piccola e le porse un coniglietto di pezza che aveva preso pensando a lei.
Grazie, è bellissimo!” Nimeria strinse il pupazzo logoro come fosse il giocattolo più bello che avesse mai visto nella vita “ io non ho nulla da regalarti però
Davvero? Invece potresti farmi un regalo bellissimo: dammi un bacio qui e sorridimi!” Trunks si indicò la guancia e accolse con il cuore colmo di gioia le labbra della piccola.
“ Tuo figlio è un bravo ragazzo!” disse Radish poggiando la mano sulla spalla di Vegeta.
“ Tsk! Fare regali a dei ragazzini non è cosa da saiyan!” sbuffò il principe seccato.
“ Vediamo se ti convincerai, io non ho perso le speranze”
 
***
Radish e Vegeta seguirno Trunks che, dopo aver dato i doni ai piccoli sopravvissuti, era uscito silenziosamente dall’edificio in direzione del giardino. Il manto erboso che lo ricopriva non era regolarmente tagliato ed alcune delle piante, cresciute a dismisura per via dell’incuria, si erano piegate sotto una spessa coltre di neve.
Il ragazzo si fermò difronte ad una pietra, non emise un gemito, strinse i pugni e ai suoi piedi iniziarono a formarsi delle macchie, come di qualcosa di liquido che lascia il segno.
Buon Natale mamma” disse tra i denti e cadde disperato sulle ginocchia lasciandosi andare ad un pianto straziante.
Vegeta allora capì, abbandonò la solita spavalderia e le braccia gli caddero pesanti lungo i fianchi: suo figlio stava piangendo su quella che doveva essere la tomba di Bulma.
“ L-lei è…” balbettò muovendo qualche passo, ma Radish gli fece capire che era inutile andare avanti perchè nessuno lo avrebbe sentito o visto.
“ Si” rispose lo spirito con tono serio e continuò “ non ce l’ha fatta e purtroppo uno di quei due esseri si è preso la sua vita”
“ Perchè non l’ho protetta? Perchè ho lasciato che le facessero questo? Dimmi Radish, perchè?” Vegeta afferrò l’altro saiyan dai baveri della battle suite e per la prima volta nella vita, sentì la pelle della guancia bagnata da una lacrima.
“ Perchè, come hai ripetuto fino a poco fa, lei e quel ragazzo non sono affar tuo. Nemmeno tu ce l’hai fatta, ma sappi che la tua morte non è stata per il desiderio di volerli proteggere, quanto piuttosto per la tua sciocca smania di voler sfidare qualcuno più forte di te solo per metterti alla prova”
“ A cosa serve tutto questo? Mi hai mostrato questo perchè? Per ricordarmi che sono un essere inutile incapace di proteggere la sua… Basta, non voglio saperne più nulla” Vegeta si zittì e cadde sulle ginocchia mentre i contorni dello scenario di quel catastrofico futuro si dissolvevano lentamente.
Era ancora a terra, ma nulla intorno a lui sembrava materiale e non riuscì a comprendere in che momento della vita si trovava. Tutto intorno era buio, silenzioso ed improvvisamente il cuore perse un battito.  Era ancora accovacciato quando scorse un paio di calzature bianche, due lunghe gambe carnose avvolte in una battle suite scura e gemme color delle foglie che lo guardavano con severità.
“ No, non può essere!” si mise immediatamente in piedi e fece qualche passo indietro spaventato.
“ Vegeta” disse la donna e la sua voce era talmente bella e melodiosa che sembrava stesse cantando una nenia.
“ Madre!” Il principe si inginocchiò nuovamente al suo cospetto,  ma sembrò volersi lasciare andare esausto “ non ce la faccio più, non posso continuare a vedere questo”
“ Guardami figlio mio” La mano della regina, lucente, avvolta in un morbido guanto bianco, accarezzò delicatamente la guancia del figlio e si poggiò sotto al suo mento sollevandoglielo.
“ Portami via con te, ti prego” la supplicò lasciandosi andare a quella carezza ed i tormenti che gli stavano macellando il cuore, si acquietarono.
“ Non è possibile Vegeta, lo sai”
“ Perchè tutto questo madre?”
“ Perchè sei una delle speranze di questo mondo, sei la speranza della tua donna, di tuo figlio…Rifletti sul passato, sul presente e sul futuro; cambia Vegeta, diventa l’uomo che sei destinato ad essere”
“ Non andare madre, non lasciarmi solo, mamma, mamma…MAMMA!” Vegeta sgranò gli occhi e si guardò intorno intontito. Era nella grotta nella quale si era coricato la sera prima, il fuoco si era spento e fuori c’era la forte luce del sole.
Si mise in piedi, si sentì frastornato e  si guardò le mani chiedendosi se le vicissitudini di quella notte erano vere o solo il frutto della sua immaginazione.
Annusò l’aria pungente del mattino e prima che perdesse altro tempo a farsi domande a cui non sarebbe riuscito a darsi una risposta, si concentrò su un oggetto in avvicinamento.
“ Questa donna è pazza!” esclamò quando riconobbe uno dei veivoli della Capsule Corporation.
“ Eccoti” disse felice Bulma e scese con un saltello che di sicuro l’avrebbe fatta inciampare se Vegeta non l’avesse presa al volto.
“ Come diamine hai fatto a trovarmi?”
“ Non lo so sinceramente, istinto!” Fece spallucce e gli rivolse un occhiolino, poi lanciò una capsula  che si aprì rivelando una serie di gustose leccornie.
“ E questo cosa vorrebbe dire?”
“ Beh, oggi è Natale e…” Bulma abbassò lo sguardo imbarazzata e rossa in volto, cosa rara per il suo modo di fare di solito sempre diretto e schietto “…dovrei dirti una cosa, ma non so come la prenderai…”
“ Diciamo che so perchè il tuo istinto ti ha permesso di trovarmi”
“ Quindi sai che…”
“ Si” Vegeta fu glaciale e fece quell’affermazione dandole le spalle per evitare che lei lo vedesse emozionato: dopotutto rimaneva sempre e comunque il freddo principe dei saiyan.
“ Sei felice?” domandò Bulma sfiorandgli la mano anche se, conoscendolo, sapeva che non le avrebbe mai risposto.
“ Non azzardarti mai più a guidare quell’affare nelle tue condizioni e beh…” Vegeta arrossì e la guardò “ …non aver paura, sei forte abbastanza da far nascere mio figlio e poi…”
“ Poi?” insistè Bulma, visto che un pò godeva a metterlo in difficoltà su una battaglia nella quale il principe combatteva con difficoltà: quella dell’esternare i suoi sentimenti.
“ Ci sono io qui!”

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