TRATTO DA UNA STORIA VERA (O QUASI)

di Albusseverus1996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


  PROLOGO 


La mia è una vita schifosamente ordinaria. Per intenderci, non molto diversa da quella della famiglia Dursley  raccontata dalla fantastica J.K. Rowling nel mio libro preferito. Nato nel nord dell’Italia, cresciuto nel sud e trasferitomi nel sud della Spagna prima di rimanere bloccato per sempre in una piccola città monotona, non fosse stato per le amicizie, importanti o meno, strette durante l’infanzia sarei impazzito probabilmente prima. Non mi è mai mancato nulla, ne sotto il piano economico, ne sotto il piano affettivo. Un ragazzo normale insomma in tutto e per tutto. In 26 anni d’esistenza ho avute molte passioni diverse, mai, comunque, durate più di qualche mese. Ero un piccolo bambino lunatico. Capace di passare da voler fare il musicista, al calciatore, al detective della omicidi in solo un giorno e a distanza di un quarto d’ora. Nonostante non riuscissi che qualcosa mi piacesse e mi appassionasse per più di 15 secondi, una cosa sola, nonostante siano passati anni e anni, continua ad essere una parte importante della mia vita, a parte il calcio s’intende. Questo è il mondo di Harry Potter. Ho sognato per anni che mi arrivasse quella stramaledettissima lettera con la ceralacca raffigurante il serpente, il leone, il corvo e il tasso. Che, nel pieno della notte, un mezzogigante staccasse la porta dai cardini di casa mia per portarmi via in sella ad una moto volante con tanto di sidecar in un mondo fatto di scope, folletti e magia. Non perché la mia vita allora facesse schifo, ero io bambino più contento del mondo, niente a che vedere con un sottoscala impolverato e pieno di ragni. Vedevo quel mondo mentre scorrevo le pagine dei libri che mio nonno comprava per me come qualcosa di tangibile e, per questo, raggiungibile. Ero ancora un bambino chiaramente, e con un ottima immaginazione tra le altre cose. Adesso 26 anni dopo sto per realizzare uno dei miei sogni. Vedere quel mondo, nonostante sia chiaro che quello rimanga un mondo di fantasia. Visitare Londra, gli studios, compiere lo stesso viaggio in treno per raggiungere il castello e tutto quello che c’è dietro il mondo del ragazzo che è sopravvissuto, mi fa venire la pelle d’oca e, finalmente, potrò vedere tutto questo da lì a un giorno. Ora però Silvio svegliati perché il lavoro ti chiama. Mi sveglio nella mia stanza piena di poster, bacchette, libri, giochi di console ormai vecchi e, con uno degli esseri viventi, più importanti della mia vita che ancora dorme beata e spaparanzata su di un cuscino. Luna, la mia fedele american stanford che, accortasi del mio risveglio, inizia a scodinzolare e leccare tutto quello che riesce a raggiungere. Poco importa che sia il mio viso, le mie mani o le mie gambe. Mi vesto in un lampo, porto a far fare i bisogni alla regina della casa e, in meno di mezz’ora sono già in ascensore per raggiungere il mio ristorante per un altra giornata di lavoro. Con il pensiero fisso che, il giorno dopo, sarò nei meandri magici della mia infanzia. Così assorto nei miei pensieri, non noto nemmeno la spessa lettera che sporge per più della metà, fuori dalla buca contrassegnata con il numero del mio appartamento. Una tranquilla domenica lavorativa, passata a servire sia  gente educata sia, purtroppo per me e per la umanità, gente che farebbe meglio a non uscire di casa o famiglie con bambini urlanti che correvano su e giù cercando di distruggere più cosi possibili. Una volta finito questo strazio, mi avvio verso la mia umile dimora a preparare il tutto, nonostante abbia ancora un giorno intero per farlo. Una volta aperta la porta di casa, Luna impazzisce come suo solito, correndo all’impazzata per venire a salutarmi e leccarmi il viso. Mi avvio nella mia camera quando, dalla cucina, sento la voce di mio padre chiamarmi per dirmi che mi era stata recapitata una lettera che aveva tutta l’aria di essere urgente. Non essendo un tipo a cui arrivano spesso, o a dirla tutta mai, questo genere di cose, con molta curiosità, vado a vedere di cosa si tratta. Era lì, appoggiata sul tavolo della cucina. Una busta giallognola, sembrava fosse quasi come una pergamena egizia. Vedo impresso su di essa, il nome della agenzia di viaggi con la quale avevo prenotato la visita a Londra perciò, leggermente preoccupato per una possibile cancellazione o cambio di date, la scarto in fretta e furia




Caro signor Latella. Siamo lieti d’informarla che, il viaggio da lei prenotato per Londra con scopo di visitare i luoghi del mondo magico britannico sarà gentilmente e, completamente, offerto da noi. Lei è stato scelto, tra un migliaio di altre persone con un estrazione puramente casuale e, per di più, avrà il piacere di essere accompagnato da una guida molto speciale e, per di più, uno dei massimi esperti nel mondo di Harry Potter. Tutti i dettagli li potrà trovare nel retro di questa pergamena con orari e luoghi nella quale incontrerà la guida. I soldi da lei spesi le sono già stati rimborsati. Congratulazioni ancora e speriamo tutti che faccia una meravigliosa e magica esperienza   



                                                                                                                   Cordiali saluti
                                                                                                                     Lavanda Brown

                                                                                                                                                                                                                                                                                     


"Lavanda Brown" mi ritrovo a pensare sorridendo. Si che la prendono seriamente la questione in questa agenzia. Devo rileggere il suo contenuto un paio di volte per riuscire a comprenderla a pieno. Arrivo alla conclusione che sia un tentativo di truffa ma, non chiedendo alcun dato bancario o roba simile, questa idea muore sul nascere anche perché, dopo qualche minuto, mi accorgo che davvero i soldi spesi per il tour mi erano stati rimborsati. “Che culo” mi ritrovo a pensare mentre continuo a sistemare le mie cose con un enorme sorriso stampato in volto. Le lancette dell’orologio iniziano a rallentare pericolosamente. Sembra che il tempo, solo per prendersi gioco di me, volesse rallentare e fermarsi per non permettermi di compiere il mio sogno. Mi ritrovo ad iniziare a guardare il telefono ogni 3 minuti circa. Di dormire non se ne parla proprio troppa ansia accumulata in mesi di attesa perché arrivi sto benedetto giorno. Mi ritrovo allora a accarezzare la mia cagnolina che dorme beata e sdraiata praticamente su di me facendo in modo che la parte sinistra del mio corpo si addormenti, e, con la mano che mi resta libera, sfoglio il depliant del viaggio mentre, con la coda dell’occhio, fisso la lettera con i vari orari e indirizzi che, tra l’altro, sembrano scritti a mano. Quando le mie palpebre iniziano a pesare come se gli fossero state attaccati due lastre di cemento, mi addormento con un grande sorriso stampato in volto e, con tutti i documenti riguardanti il volo, ancora stretti tra le mani come se avessi paura che sparissero se non li avessi tenuti stretti a me. 4 ore dopo sono già in piedi. Nonostante la mia sveglia fosse programmata per le 9:00, sono le 7:00 e già sono pronto. Luna mi fissa come per maledirmi con lo sguardo per l’orario indecente nel quale mi sono permesso di svegliarla. Si stiracchia e, con un passo molto più lento del normale e sbuffando la sua indignazione, mi segue verso la cucina dove io, dopo aver preso il rigoroso e immancabile caffè, mi accendo una sigaretta mentre lei si avventa contro i suoi croccantini. Il tempo passa lento esattamente come la notte prima e mi trovo, seduto nel letto, a guardare continuamente il telefono come se, questo gesto, aiutasse il tempo a scorrere più velocemente. Finalmente, dopo quelli che sembrano essere stati anni e non poche ore, il momento di uscire di casa è arrivato. Zaino in spalla e, ovviamente, cuffie nelle orecchie e sigaretta in bocca, mi avvio verso la metropolitana per raggiungere l’aeroporto, come di consueto, piena zeppa di pendolari e turisti. Dopo 20 minuti ho già raggiunto la mia destinazione e superato i controlli di sicurezza. L’emozione e l’ansia continuano a salire quando raggiungo il gates del mio volo sperando che, per una volta nella vita, questi non faccia ritardo. Stranamente è così e, mentre mi trovo seduto vicino al finestrino, l’ansia sparisce completamente per lasciare spazio alla felicità. Come mio solito, dopo il decollo, nonostante io lo abbia letto decine di volte, estraggo dallo zaino l’ultimo libro di Harry Potter (I doni della morte) e inizio a leggere spensierato, poco importa che quasi riesca a leggerlo ad occhi chiusi. Un attimo dopo mi ritrovo a vagare per il mondo magico in sella ad un drago che sputa fuoco dalle fauci estraniandomi completamente dal mondo reale. Non mi accorgo nemmeno del tempo che scorre fino a quando, il pilota del boing 737, dichiara tramite megafonia, che tra qualche minuto saremmo atterrati a Gatwick richiedendo a tutti i passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. “Saranno molto utili se ci schiantassimo contro la pista” frase che si riformula nella mia mente ogni qualvolta sono su un aereo. Ripongo la mia personale Bibbia nello zaino, allaccio la cintura e, come dichiarato dal pilota, 5 minuti dopo siamo atterrati in terra britannica. Automaticamente, mentre respiro l’aria fresca di Londra, un sorriso enorme mi spunta sul volto. Con la consapevolezza di dover incontrare, da lì a mezz’ora, la mia personale guida che mi porterà in un magico mondo che sento appartenermi almeno un po’, volo verso l’uscita a passo spedito. Dopo aver dato l’indirizzo della mia destinazione ad un tassista un po’ bizzarro che indossava un enorme copricapo di origine indiana suppongo, mi ritrovo a camminare per le strane londinesi piene zeppe di persone che correvano verso il lavoro o appuntamenti vari, o di turisti che ammiravano la bellezza mozzafiato della capitale. “Allora il locale dell’incontro dovrebbe essere qui da qualche parte 34 park st” penso tenendo stretta in mano la lettera che mi è stata inviata. Mi ritrovo davanti ad un insegna di un locale con scritto “The Anchor” con gli occhi sgranati dallo stupore, non posso evitare di sorridere estasiato. Il locale rustico sembra essere lì da secoli. Non ho nemmeno iniziato il tour e già mi sento come se mi avessero scaraventato dentro uno dei mie libri preferiti. Le pareti in mattoni, gli infissi rosso fuoco. Impiego un po’ di tempo prima di riuscire a pensare qualcosa che sia vagamente comprensibile. Prima che potessi anche solo pensarlo, mi ritrovo con il telefono in mano a fare migliaia di foto come se fosse di vitale importanza cercare di immortalare ogni centimetro del locale. Una volta soddisfatto degli scatti mi decido ad entrare in perfetto orario con le direttive della lettera. Se pensavo che la parte migliore del locale fosse la facciata, una volta entrato mi si apre un mondo nuovo e fantastico. Devo recuperare la mandibola che, dallo stupore, mi era caduta da qualche parte sulla moquette rossa immacolata del pub. Era come andare indietro nel tempo di qualche secolo e trovarsi insieme alla famiglia reale per prendere il tè delle 17:00. Scale a chiocciola di legno, sedie imbottite perfettamente abbinate al colore della moquette, un enorme bancone pieno zeppo di birre alla spina, un corrimano rigorosamente in legno che portava alle scale, dietro di esso, con un dislivello di un paio di gradini vi era una sala rettangolare che ospitava parecchi tavoli rotondi di un meraviglioso legno scuro con sedie dello stesso materiale, una luce rossastra e soffusa, insieme agli odori di alcolici e piatti tipici locali, mi fa sentire come se fossi in un altro mondo. Cerco di guardare e scorgere tutti i piccoli dettagli che, ad un primo impatto, mi erano sfuggiti ancora fermo impalato come se fossi stato stregato. Faccio per prendere il telefono perché mi sembra un peccato mortale non immortalare la meraviglia a cui sto assistendo quando, un signore alquanto anziano con capelli e barba bianchissimi ma con ancora delle sporadiche sfumature rosse, sbuca fuori dal lungo bancone e mi si avvicina a passo lento ma sicuro. Più basso di me, e questo è tutto dire dall’alto (o dal basso per meglio dire) del mio metro e settanta risicato, l’uomo portava un lungo grembiule bianco immacolato da cui spuntava un prominente pancione. Mi fissa con un enorme sorriso sdentato sul volto e, nei piccoli occhi azzurri, vi è un calore che poche volte nella mia vita ho avuto il piacere di vedere. Mi sorride e apre le braccia come a volermi stringere a se nonostante io non abbia minimamente idea di chi sia. Allergico ai contatti umani faccio qualche passo indietro. Se lui se ne accorge non me lo fa pesare poiché il suo grande sorriso rimane immutato
-Signor Latella- dice con voce roca ma dolce allo stesso tempo. -La sua guida personale la sta aspettando nei tavolini fuori- mi rivolge un occhiolino. Leggermente confuso, dopo aver biascicato a bassa voce un grazie non udibile da qualsiasi essere vivente che non fosse un pipistrello, lo seguo un po’ imbarazzato. A dirla in parole povere, non sono la persona più socievole del mondo. Dopo pochi passi, ed aver attraversato la sala piena di tavoli e di gente sorridente che sorseggiava bevande varie, mi trovo fuori in uno spiazzale enorme circolare circondato da una ringhiera di ferro battuto di color nero, grandi ombrelloni rossi sparsi fra di loro a coprire i pochi e timidi raggi di sole che riuscivano a penetrare le nuvole bianche, molti tavolini di color nero circondati da sedie verdi coprivano la maggior parte della superficie dello spiazzale. Nonostante la maggior parte dei tavoli fosse già occupata da una quantità spropositata di gente allegra, i miei occhi, studiando ogni volto cercando di tirare ad indovinare chi fosse l’uomo, o la donna, che mi avrebbe accompagnato nel mio fantastico tour. Dopo una rapida occhiata, il mio cervello s’inceppa. Seduto a uno dei tavoli, il più appartato dal resto, vi era un uomo che, da dov’ero io impalato e con il volto sognante ancora sulla porta che dava allo spiazzale, stranamente familiare nonostante non potessi vederlo in volto. “Come potrei dimenticare quei capelli nerissimi che sembravano avere vita propria” penso io con l’emozione che iniziava a salire. Mi volto verso l’uomo anziano che, nonostante io fossi fermo imbambolato da circa 10 minuti, ancora mi fiancheggiava senza smettere di sorridere
-Quell’uomo è la mia guida?- faccio io con la bocca impastata con un filo di voce. Lui annuisce e, senza abbandonare il suo sorriso, con un gesto della mano, mi invita ad avvicinarmi. Faccio solo un paio di passi per avviarmi verso il tavolo. Mi volto per chiedere informazioni sull’uomo seduto al tavolo ma, l’anziano, era già scomparso come se si fosse smaterializzato. Strabuzzò gli occhi confuso e mi sporgo nuovamente dentro per vedere se fosse rientrato senza che io me ne accorgessi ma era semplicemente sparito. “Stai definitivamente impazzendo” dice una vocina fastidiosa nella mia testa. Finalmente deciso di raggiungere il tavolo pensando nuovamente all’acconciatura così familiare dell’uomo di fronte a me. “Ha senso” penso tra me e me “Ho vinto un viaggio da sogno e sarà proprio un uomo simile all’eroe della mia infanzia a farmi da guida” ha tutto senso, nella mia testa almeno. Come se mi avesse sentito, l’uomo si volta e, non credevo potesse succedere, il mio stupore aumenta a livelli esponenziali. Il viso della mia guida turistica è rilassato e sorridente. Un sorriso dolce nella quale erano appena visibili i suoi denti bianchi, portava gli occhiali, rigorosamente con una montatura rotonda per immedesimarsi nel personaggio penso io, che facevano risaltare ancora di più i suoi occhi verdi. Portava una giacca nera dall’aria costosa sopra una camicia bianca immacolata e con dettagli color oro nelle asole dei bottoni, una cravatta rossa sistemata in maniera grossolana e che pendeva sul lato sinistro del suo petto e un paio di jeans abbastanza sobri di un colore scuro. Mi avvicino ancora di più verso di lui con un grande sorriso, divertito per la scelta dell’agenzia di affiancarmi praticamente il sosia del mio eroe di infanzia per andare a visitare quello che dovrebbe essere il suo mondo. L’uomo si volta e, cercando di non farsi vedere da nessuno, estrae qualcosa dalla tasca interna della giacca. Cerco di vedere cosa fosse ma non riesco a scorgere nulla. Tuttavia lo sento sussurrare qualcosa di incomprensibile. L’aria intorno a me inizia a farsi pesante ma non ci faccio troppo caso perché, ormai raggiunta la mia destinazione, mi trovavo di fronte a lui, che, sentendomi arrivare si era alzato e mi sorrideva. Dopo qualche secondo di silenzio, lui mi porge la mano non abbandonando il suo sorriso
-Signor Latella è un piacere per me conoscerla- io sorrido di rimando e ricambio la stretta 
-Riferisca alla sua agenzia che riceveranno un ottima recensione. Lei è praticamente il sosia di Harry Potter, giusto la scopa e la bacchetta le mancano- lui ride nervosamente passandosi la mano tra i capelli. Io scoppio a ridere ma prima di potergli fare i complimenti anche per la sua gestualità, lui mi invita a sedermi. Ordiniamo due birre e io mi imbambolo un po’ nel guardare il panorama con pochi raggi di sole che lo illuminavano.
-Come è andato il viaggio?- dice lui ad un certo punto con voce imbarazzata. Lo fisso confuso
-Benissimo grazie. Non ho mai visto una guida turistica così timida comunque- lui ride di gusto prima di accorgersi del cameriere che portava le nostre ordinazioni. L’uomo, di cui ancora non so il nome, fa per pagare estranendo dalla tasca alcune monete d’oro. Il mio sguardo. alla velocità della luce, passa da fissare le monete a fissare lui che, per tutta risposta, da una manciata di monete al cameriere che non pareva confuso quanto me. 
-Tieni anche il resto Dylan- fa lui. Il giovane cameriere ringrazia e ci da le spalle. Prima che potessi anche solo chiedere qualcosa, sento un fruscio di ali passarmi troppo vicino. Spiccò un balzo spaventato mentre un piccolo pennuto si appollaia sul tavolo. L’uomo di fronte a me lo accarezza gentilmente e, prima di rivolgersi di nuovo a me, lo vedo sfilare un minuscolo pezzo di pergamena dalla sua zampa. Incomprensibilmente, quest ultimo, un istante prima di pochi centimetri si trasforma davanti ai miei occhi in un giornale enorme con immagini di streghe che viaggiavano da una parte all’altra del quotidiano in sella a delle scope, una manifestazione di folletti intenti a rivendicare non si sa che cosa, l’immagine di una bellissima donna con i capelli ricci e castani, anche lei mi è molto familiare, davanti ad una specie di microfono che saluta tutti con un enorme sorriso e poi, giusto al di sopra di queste immagini, leggo chiaramente quello che dovrebbe essere il nome del giornale

 
  “LA GAZZETTA DEL PROFETA”

 
Scuoto la testa così forte che non mi spiego come sia possibile che non mi sia scappata dalle orecchie metà della materia grigia presente nel mio cervello. Mi schiarisco la voce per avere la sua attenzione e, quando lui abbassa il giornale per guardarmi, nel suo sguardo c’è molto divertimento
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo 
-Oh che sbadato non mi sono presentato. Io sono Harry. Harry Potter-

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


 
Salve a tutti.
Benvenuti nel primo vero capilo di questa mia Fan Fiction.
Mi sto divertendo veramente molto a scriverla e, spero che 
possiate apprezzarla anche voi. 
Vi invito a farmi sapere cosa ne pensiate con una recensione
o se vogliate darmi qualunque consiglio sarebbe molto gradito
Vi lascio alla lettura, un abbraccio 
Albusseverus1996





CAPITOLO 1


-Come ha detto scusi?-
-Oh puoi anche darmi del tu eh. Sono Harry Potter comunque-
-Tu sei Harry Potter?-
-Si-
-Quel Harry Potter?-
-Si-
-Harry James Potter?-
-Esattamente-
-Il bambino che è sopravvissuto?-
-Si ma dovresti ricordarti di re…..
-Non può essere vero-
-Beh lascia che ti spie…..-
-Deve essere uno scherzo- inizio a parlare a raffica e annaspare in cerca d’aria. Posso quasi fisicamente sentire i miei neuroni che implodono all’interno del mio cervello in una ricerca disperata di qualcosa a cui aggrapparsi che abbia anche solo una parvenza di normalità. Dice di essere Harry Potter ma il mio cervello viaggia ad una velocità che mi da la nausea sopratutto di un mondo intero che c’è dietro quella verità. È tutto vero. Il mondo magico esiste. Il mio cervello cerca di processare tutte quelle informazioni nemmeno fosse un super computer

-Emh Silvio? Posso chiamarti Silvio vero?- dice Harry a bassa voce come se pensasse che, se parlasse con un tono diverso, mi vedrebbe correre a gambe levate. Ma io resto lì impalato. Come se fossi sotto incantesimo delle pastoie e non potessi muovere un muscolo. Lui, visibilmente preoccupato, inizia ad agitare la mano davanti ai miei occhi ma il mio cervello si rifiutava di collaborare. Le mie sinapsi sembravo essere entrate in sciopero e potevo quasi vedere i miei neuroni con striscioni e magliette a tema protestando contro non si sa cosa
-Tu sei Harry Potter…- dico quasi senza accorgemene. Lui annuisce e sorride a mo’ d’incoraggiamento. Io lo fisso prima di prendere il mio boccale pieno di birra e svuotarne la metà nello stomaco come se l’alcol potesse schiarirmi le idee. Lo vedo sghignazzare sotto l’ombra che la peluria della barba creava sul suo volto
-Tu di sicuro andrai d’accordo con il mio padrino- dice con tono divertito. Io, che avevo ancora della birra nella gola al sentire quelle parole, mi strozzo. Inizio a sputare il liquido giallo neanche fossi la miglior fontana del mondo e inizio a tossire come un pazzo come se già non fossi a corto di ossigeno. Harry inizia a colpirmi la schiena nell’intento di aiutarmi. Ci impiego un po’ a riprendermi fino a che non alzo gli occhi verso di lui cercando di riprendere il controllo del mio corpo asciugandomi delle lacrime con la manica della mia felpa
-Il tuo padrino.....- 
-Si-
-Sirius Black intendi?-
-Si-
-Quel Sirius Black?-
-Per Godric ci risiamo-
-Non è morto?- chiedo alla fine con un filo di voce. L’espressione di Harry, da esasperata qual era, si tramuta in un sorriso. Si stiracchia le ossa alzando le braccia al cielo.
-I libri possono fuorviare- io lo fisso incredulo prima di scoppiare a ridere lasciando che tutto lo stupore, l’ansia e la felicità si sprigionassero dal mio corpo come un aura quasi visibile
-Stai citando davvero le parole di Gilderoy Allock con me?- Harry inizia a ridere di rimando 
-Suppongo di sì- risponde con un tono più rilassato.

Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo e, nonostante io sia ancora molto scettico, la parte meno razionale del mio cervello perdutasi nelle sue iridi verdi smeraldo, sa che quello è davvero quel Harry Potter. Nonostante non ci sia una spiegazione logica, nonostante tutto ciò sia impossibile non riesco a non credergli. Comunque voglio una prova tangibile. Ogni cellula del mio corpo desidera poter vedere e sentire qualcosa di tangibile. Poi mi si illumina una lampadina
-Quanto di vero c’è nel libro che ha per titolo il tuo nome e cognome?- chiedo con più foga di quello che avrei sperato uscisse fuori. Lui, non distogliendo nemmeno un secondo lo sguardo dal mio viso sospira, prende un respiro e si passa una mano fra i capelli
-Beh è una lunga storia- dice con tono strascicato come se fosse stanco di continuare a ripeterlo. Anche se non credo gli capiti spesso di parlare con un babbano. Perché è questo che sono no? Ma se sono un semplice babbano, che senso ha che niente popò di meno che Harry Potter, Salvatore del mondo magico, mi voglia incontrare? Il mio cervello probabilmente andrà in corto circuito da un momento all’altro
-So che probabilmente tu sia stanco di parlare del passato. Se metà delle cose che io ho letto sono vere ti posso capire ma Harry- sembra quasi volessi implorarlo e forse è anche così -Ho bisogno di sapere. Sono cresciuto leggendo le tue avventure e dio solo sa quanto avrei voluto che un gufo il giorno dei miei 11 anni mi sbucasse in casa attraversando una finestra con una pergamena in mano. Perciò per favore, voglio sapere- l’uomo mi fissa con uno strano luccichio negli occhi. Un enorme sorriso si crea sul suo volto e, dopo aver messo una mano sulla mia spalla, si schiarisce la voce
-Beh- dice lui con tono malizioso -Abbiamo avuto molti problemi a rintracciare i nati babbani dopo che uno stagista al ministero, per errore s’intende o almeno, così dice lui, a evocato un ardemonio nell’archivio magi-babbano. L’ardemonio, se non dovessi saperlo, è…..-
-Un fuoco maledetto quasi impossibile da spegnere- dico io automaticamente ma con la mente già che volava e girava come una trottola impazzita. Harry mi fissa meravigliato
-Ah però, siamo preparati- fa con tono ammirato ma io già non riesco a sentirlo. Il cervello fisso sulla frase precedente
-Perché mi hai raccontato dell’ardemonio? Cosa volevi dire?- il mio cuore inizia a battere come mai ha battuto in vita sua. I miei occhi fissi nei suoi. Ci vogliono una decina di secondi prima che Harry parli di nuovo. Non muovo un muscolo. Il mio corpo sembra aver bisogno delle sua parole, di una sua spiegazione, per riuscire nuovamente a svolgere le sue funzioni primarie. Harry prende un grosso respiro e, con sguardo malizioso, dice la frase che aspettavo che qualcuno mi dicesse da tutta una vita
-Tu sei un nato babbano Silvio. Sei un mago- da lì il buio. Il mio cervello decide di spegnersi non potendo sopportare il peso delle informazioni date a lui nel giro di 20 minuti. Collasso sul tavolino tirando una testata contro quest’ultimo. L’ultima immagine che i miei occhi mi concedono, è quella di un Harry, visibilmente sorridente e, per nulla preoccupato, che mi sorregge il collo per non farmi schiantare contro il suolo e mi sussurra
-Ti spiegherò tutto non preoccuparti-


Mi sveglio di soprassalto su di un letto morbidissimo. Sbatto le palpebre un paio di volte per cercare di ricordare cosa sono e dove sono, cose di primaria importanza diciamo. Appena sveglio non sono catalogabile come un essere vivente con coscienza e razionale ecco, non prima di aver preso uno o più caffè comunque. Chiudo gli occhi come a voler rientrare nel bellissimo sogno che stavo facendo. Non è certo una novità che io sogni di essere un mago. Ok non mi succedeva da anni ormai ma, forse sarà per la prossimità del mio viaggio a Londra insieme all’emozione che ho nel vedere tutto quel ben di dio, mi abbia condizionato un po’. Nonostante tutto, devo ammetterlo, questo è il sogno più realistico che io abbia mai fatto. Andiamo ho sognato anche di essere a lavoro e di prendere l’aereo. Prendo una grossa boccata d’aria come se potesse darmi la forza di alzare le chiappe dal letto per iniziare la mia routine mattutina fatta di batuffoli di pelo e clienti da servire. Apro gli occhi convinto di trovarmi nella mia stanza. Un momento, posso sentire chiaramente gli ingranaggi del mio cervello scricchiolare pericolosamente., questa non è la mia stanza. Mi metto in piedi così velocemente da farmi girare così tanto la testa da essere costretto a sedermi nuovamente. Inizio a sbattere le palpebre a velocità supersonica cercando di capire dove diamine ero finito. Mi pizzico forte sotto il braccio per essere sicuro di non star ancora dormendo. Il dolore mi dimostra di essere sveglio. I miei occhi saettano sulle pareti della grande stanza rettangolare dove mi trovavo. Erano strapiene di poster dei Cannoni di Chudley. Giocatori e giocatrici che volavano a schiera triangolare veloci come fulmini. Imbambolato, li guardò fare su e giù per le pareti schizzare da un poster all’altro per qualche minuto. Forse si accorgono della mia presenza perché, di punto in bianco, si fermano in fila e mi salutano con la mano sorridendo radiosi. Ricambio timidamente il saluto prima di distogliere lo sguardo. Vi è una grossa libreria piena zeppa di tomi immacolati. Mi alzo per raggiungerla quando mi accorgo che, ai miei piedi, c’è un tappeto che ricopre quasi per intero il pavimento con raffigurato un enorme leone rosso che, al contatto con i miei piedi, Inizia a ruggire fiero e a scuotere la criniera. Preso alla sprovvista caccio un urlo spaventato saltando di nuovo sul piumone caldo e rassicurante che, riesco solo adesso ad apprezzare, è di color rosso e, al centro, raffigura anche esso un leone rosso ma con più autocontrollo. Mi stendo nuovamente e inizio a ridere fortissimo nonostante un dolore pulsante alla fronte, che mi accorgo solo adesso di avere, e un rivolo di sangue che mi cola dal braccio pizzicato qualche minuto prima. “È tutto vero” mi trovo a pensare con una felicità tale che sembrava volesse farmi esplodere la cassa toracica. Nel silenzio della stanza sento chiaramente dei passi veloci avvicinarsi. Mi metto seduto e, neanche due secondi dopo, e senza nemmeno bussare, cosa che farò presente a Harry, quest’ultimo entra a bacchetta spianata nella stanza. Fa così strano parlare di lui come qualcuno di reale e non come un personaggio di un libro fantasy. E pensare che io mi fossi accontentato di vedere, anche da lontano Daniel Radcliffe
-Silvio tutto bene?- dice lui quasi urlando con un tono preoccupato nella voce. Io scoppio a ridere mentre Harry mi fissa come se stesse decidendo se fossi completamente uscito di testa o se avrebbe dovuto portarmi all’ospedale. Beh in questo caso al San Mungo. Ho già detto che non mi abituerò mai a questa situazione si?
-Tutto bene?- continua lui adesso abbassando i decibel ma mantenendo il tono preoccupato. Io alzo il volto per fissarlo negli occhi felice come una pasqua
-Dovrebbe essere la camera di James questa no? Il tuo primogenito. Sempre che i libri siano attendibili- il volto di Harry si rilassa visibilmente e mi sorride prima di annuire. Io mi stiracchio le ossa e prendo una bella boccata d’ossigeno prima di alzarmi dal materasso e raggiungerlo
-Beh appella 4/5 bottiglie di Whiskey o di idromele non ho preferenza. Ci aspetta una bella e lunga chiacchierata- dico con voce divertita dando una pacca sul braccio a Harry che, per tutta risposta, scoppia a ridere come un pazzo prima di estrarre la sua bacchetta dai jeans e alzarla verso il cielo. Io mi paralizzo davanti a quel bastoncino di legno che, ad una prima impressione, sembrerebbe innocuo e, non saprei dire cosa, qualcosa di nuovo, inizia a scorrermi nelle vene mischiandosi al sangue. Harry mi prende per un braccio per scuotermi da quel torpore
-Oh si. A Sirius piacerai da impazzire. Andiamo in cucina-

Quando usciamo dalla stanza mi ritrovo un in immenso corridoio pieno di porte, quadri e specchi attaccati alle pareti, candelabri fatti interamente d’oro ogni due metri. Il pavimento era un parque di un marrone chiaro, immacolato. Sembrava quasi emanasse luce propria e, incredibilmente mi ritrovo a pensare, essendo che la quantità tra amici e parenti che suppongo andasse a trovarli fosse composta da una grande quantità di bambini, priva di ogni graffio. Sembrava fosse appena stato montato. Qui e là vi erano disseminati mobiletti tra le forme più stravaganti, con zampe d’ippogrifo o di leone a reggerli. Avrei giurato che uno di quelli al nostro passaggio, anche se la quiete era disturbata dai quadri che litigavano fra loro, dopo aver tentato di farmi uno sgambetto, avesse insultato i miei, secondo lui, strani indumenti. Continuo a camminare in silenzio consapevole del bombardamento che riserverò a Harry una volta che entrambi fossimo davanti ad un bel bicchierozzo fumante quando, d’un tratto, la mia attenzione viene attirata come una calamita su due quadri appesi
 alla parete, così vicini tra loro, che sembrava che una cornice volesse mettersi sopra l’altra 
-Fleamont Potter- leggo ad alta voce facendo bloccare sul posto Harry -Euphemia Potter- l’uomo mi poggia una mano sulla spalla mentre io mi perdo nei volti addormentati dei due ritratti che russavano dolcemente. Sapevo bene chi erano ma, nonostante questo, ero stupito dal fatto che ogni Potter che si rispetti deve avere delle caratteristiche fisiche particolari e anche altro. 
-Harry posso chiederti una cosa?- faccio io a bassa voce per non svegliare i belli addormentati nel ritratto. Potrebbe essere una nuova fiaba alla Beda e il Bardo. Lui mi sorride e mi affianca
-Certo questo non è scritto nei libri. Loro sono….- 
-So bene chi sono. Non è questo che volevo chiederti- l’uomo mi guarda confuso 
-Come fai a.. Beh non importa. Cosa volevi chiedermi?- io sospiro prima di aprire un sorriso malizioso sul volto
-Puoi spiegarmi perché tutti i membri della famiglia potter avete assurdi capelli neri, un talento per il Quiddich, occhiali rotondi e mogli dai capelli rossi? Che è una sorta di legge non scritta?- Harry mi fissa con gli occhi spalancati prima di scoppiare a ridere creando un eco dai decibel altissimi che rimbombava su tutte le pareti. Ovviamente, i nonni di Harry, si svegliarono di soprassalto maledicendo qualunque cosa prima di accorgersi dell’autore di tutto quel rumore. I volti inviperiti si trasformarono prima che un pensiero potesse raggiungergli le labbra venendo sostituito da un sorriso radioso. 
-Scusate nonni. Ma questo tizio sa più cose sulla nostra famiglia di quante ne sappia io- fece Harry asciugandosi le lacrime con un fazzoletto estratto dalla giacca
-Non preoccuparti figliolo. E poi, a dirla tutta, non ti sei mai interessato a conoscere i Potter, non quelli prima di me e tua nonna almeno. Io posso raccontare tutto a te e al tuo amico. Conosco ogni cosa da 500 anni a questa parte. Il primo Potter…..- Harry mi afferra il braccio e mi trascina via mentre Fleamont sbracciava per ricevere attenzione e, con la coda dell’occhio, mi è parso di scorgere Euphemia portarsi le mani in faccia in segno di disperazione.

Continuiamo per qualche metro ad avanzare in silenzio quando arriviamo di fronte ad un enorme scalinata in un bianco perlaceo che portava a quella che credo fosse l’entrata della villa. Ci sarebbe entrato comodo, un camion da rimorchio. Era semplicemente troppo per essere vero. Un lampadario dalle dimensioni di un rinoceronte, pendeva dall’altissimo tetto ad altezza della base delle scale, vi erano 4 poggia abiti sia sulla destra che sulla sinistra dell’ingresso, la porta era in legno massiccio ma, giusto al centro di essa, vi era un quadrato di vetro colorato nella quale, un branco di leoni, avanzava a passo lento tra gli alberi mentre sulle altissime pareti predominava il rosso, con arazzi, quadri e disegni che si muovevano tra loro. Sembrava che tutto in quella casa fosse in continuo movimento. Non mi sarei stupito se si fosse alzata da terra, gli fossero spuntate le zampe e avesse iniziato a correre felice. Controvoglia, una volta scese le scale, attraversiamo una porta situata sulla sinistra di quest’ultime e mi ritrovo nella cucina più grande che avessi mai visto. Sembrava di essere appena entrati all’interno di un mega ristorante stellato o nelle cucine di Masterchef. Aveva le stesse dimensioni di casa mia, forse anche più grande. Il pavimento era ricoperto dallo stesso marmo dell’ingresso bianco e immacolato con varie venature color oro. Un enorme tavolo in mogano scuro, era presente al centro della sala circondato da una cinquantina di sedie composte dallo stesso materiale. Sopra il tavolo, vi era un enorme vaso pieno di gigli e margherite bianche che, probabilmente per qualche incantesimo, si muovevano come se ci fosse un venticello. Facevano avanti e indietro dolcemente come a voler tranquillizzare chiunque avesse il piacere di guardarle. Sposto lo sguardo verso il piano cucina e, come il resto della casa, era come se fosse stato appena montato. L’acciaio del frigorifero, del forno, dei fornelli e dei vari mobili, era schifosamente pulito. Harry mi invita a sedermi in quella che dovrebbe chiamarsi “isola da cucina”, che suppongo, lui e la moglie utilizzassero per mangiare quando si trovavano soli, quando le bottiglie appellate qualche minuto prima fanno il loro ingresso sfrecciando verso la nostra posizione e, dopo aver appellato anche un paio di bicchieri quadrati, anche Harry si siede di fronte a me dopo aver versato una buona dose di alcol.
-Ti tratti bene vedo- faccio io dopo aver prosciugato ogni goccia presente nel mio bicchiere in un secondo. Il Whiskey incendiario inizia a divampare nel mio petto e mi fa sentire meno teso. Harry ride di gusto prima di imitarmi e vuotare anche il suo bicchiere
-Villa Potter non è stata costruita da gente sobria e timida diciamo- dice con tono divertito prima di riempire nuovamente i bicchieri -Cosa vuoi sapere per iniziare?- continua con un tono un po’ più serio. Io rido e, dopo aver fatto fuori il secondo bicchiere, esclamo con voce un po’ più alta di quello che avrei voluto
-Tutto-




 
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


 
Buon lunedì a tutti e bentornati in questa
mia personale versione del mondo magico.
Quest'oggi avremo un piccolo assaggio dei racconti del passato
Non vi mentirò. Far si che tutto quello che io ho immaginato
nella mia testa abbia una parvenza realistica non sarà facile.
Anche per questo mi sto divertendo così tanto a scrivere questa FF.
Spero che il capitolo vi piaccia e un grazie speciale va a chi ha già 
recensito uno dei due capitoli usciti in precedenza.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi auguro buona lettura e ci risentiamo lunedì prossimo
Albusseverus1996




CAPITOLO 2



-Diciamo che non tutto quello che hai letto è davvero accaduto. Ha preso la mia storia e l’ha portata all’eccesso per renderla un romanzo credibile e appetibile per gli adolescenti. Poi però si è evoluto ed è cresciuto in maniera esponenziale. Adesso sia nel mondo magico, sia in quello babbano, tutti sanno chi sono. A, dirla tutta, non ne sono proprio entusiasta- inizia Harry dopo aver fatto scomparire la prima bottiglia di Whiskey ormai vuota e averne stappato un altra
-Questo lo avevo già capito- rispondo io leggermente infastidito dalla prima frase senza particolari proferita dal proprietario di casa. La mia mente bramava conoscenza. Avevo bisogno di sapere, nel meno tempo possibile, anni e anni di avvenimenti tutti insieme 
-Già lo immaginavo. Sirius nel libro viene ucciso. Dato che ti vedo abbastanza impaziente, inizierò il mio racconto da ancora prima che io nascessi e, poi, ti farò un regalo con la quale potrai vedere ogni cosa da te. Ti sta bene?- continua lui ridacchiando sotto i baffi. Io mi accorgo di star fissando il suo volto con una smorfia di fastidio sul mio e, immediatamente, gli rivolgo un sorriso di scuse. Aspetta, mi ritrovo a pensare. L’unica cosa che può farmi assistere a quelli eventi passati non sarà mica….
-Il pensatoio di Silente?- strillo con voce acuta e poco mascolina saltando sulla sedia. Harry ride di gusto e annuisce. Io, straripante di felicità, butto giù l’ennesimo bicchiere di Whiskey prima di invitarlo a proseguire. L’uomo prende una grossa boccata d’aria

-Tutto inizia quando, un ragazzo appena 18enne, Tom Marvolo Riddle, termina il suo settimo e ultimo anno ad Hogwarts. Molto promettente lui, da quello che mi ha raccontato Silente. Si credeva davvero che avrebbe potuto aiutare a cambiare e migliorare il mondo magico negli anni a venire. Nessuno all’epoca sapeva che le sue intenzioni fossero ben altre. Scomparve nel nulla. Si diceva che fosse andato a lavorare a Knockturn Alley da Magie Sinister. Ma nessuno seppe mai se fosse vero o no. Per anni, comunque, nessuno seppe nulla di quel ragazzino promettente fino a quando, un giorno, questi si presentò ad Hogwarts circondato da persone poco raccomandabili provenienti da famiglie purosangue quali i Black, i Lestrange e i Malfoy. Venendo bloccato dagli incantesimi di protezione della scuola, cercò di forzare l’ingresso ma senza successo. Fu lì che entrò in campo Silente. Gli si avvicinò chiedendo cosa volesse. Durante quegli anni in cui sembrava essere semplicemente volato via verso un altro pianeta, il ragazzino brillante, bello e talentuoso era sparito. Il suo corpo, il suo volto e i suoi arti erano tutt’ossa ma, nonostante questo, incuteva timore. Come se il suo corpo malnutrito emanasse un aura di pura malvagità. E gli occhi. Prima di un azzurro accogliente mostravano, in quel momento, una striatura rossa dandogli un aria famelica. Riddle voleva il castello comunque e non si sarebbe fermato fino a quando non lo avesse ottenuto. Come si presentò se ne andò senza creare il minimo problema ma Silente sapeva che doveva anticiparlo. Che se avesse considerato quello come un episodio sporadico, le cose sarebbero andate molto male. Così ha iniziato a tenerlo d’occhio. A quei tempi purtroppo, i maghi che credevano nella purezza del sangue erano moltissimi perciò le sue fila iniziarono a ingrandirsi ma non come racconta il libro. Nessuna creatura magica si è mai unita a lui. Ne i giganti, ne i lupi mannari e tantomeno i dissennatori. Comunque per una decina d’anni, lui e i suoi adepti, attaccarano raramente nati babbani o famiglie babbane ma senza uccidere nessuno. Sembrava provassero piacere a terrorizzare la gente, non riuscendo però, braccati come erano da Silente e dal ministero, a fare gravi danni. Iniziarono ad attaccare, con più frequenza,  i nati babbani quando i malandrini e mia madre iniziarono il primo anno. Nonostante questo, Silente era sempre un passo avanti a lui. L’ordine della fenice, da lui creato successivamente all’incontro con Riddle, coordinandosi con gli Auror del ministero, sventavano ogni attacco, d’altronde, la maggior parte dei mangiamorte era formata da elementi dall’intelletto discutibile. Era tutto sotto controllo comunque nessuna isteria di massa, niente ansia e niente paura. Tutto precipito quando Voldemort, aveva cambiato nome un paio d’anni dopo la sua prima visita ad Hogwarts, stanco di accumulare sconfitte su sconfitte e di prendersela con i suoi soldati, durante il settimo e ultimo anno di scuola dei miei genitori, attaccò Hogsmeade durante una delle gite che concedeva Hogwarts agli studenti dal terzo anno in sù. Fu la prima volta che Silente si fu fatto sorprendere e, nonostante ciò, non ci furono vittime. So che può sembrare un eresia le parole che stanno per uscire dalla mia bocca ma devo ringraziare Tom Riddle in questo caso- io, che stavo ascoltando tutto in rigoroso silenzio, a quelle parole quasi mi sfugge un ringhio 

-Si si lo so cosa può sembrare ma non è quello che intendo. Mia madre odiava mio padre con tutto il cuore e, come biasimarla d’altronde, gliene faceva di tutti i colori insieme a gli altri pazzi scatenati dei malandrini. Nonostante fosse, insieme a Sirius, il più popolare, invidiato, bello e ricercato dalle ragazzine, mio padre amava lei e solo lei. Peccato che, per rendersene conto, tardò giusto sette anni. Sette anni di scherzi e umiliazioni. Mia madre non c’era giorno che non lo maledisse. È molto comica la situazione. Ma ritorniamo a noi. Quel giorno Voldemort stesso si presentò a Hogsmeade appiccando fuoco, ferendo studenti e professori, distruggendo negozi. Insomma era un caos. Mio padre stava inseguendo mia madre insieme a Sirius e Peter quel giorno Remus era in infermeria ancora debole dopo una luna piena. Cercando di scusarsi con lei non si sa bene per cosa e, cercando di farle capire che la amava davvero. Lei, per tutta risposta, gli urlava contro quando si sono imbattuti faccia a faccia con Voldemort in persona e alcuni dei suoi. Non so bene cosa si siano detti o cosa sia successo di preciso ma so che Voldemort sapeva che mia madre fosse una nata babbana e aveva tutta l’intenzione di torturarla e ucciderla. E ci sarebbe riuscito se mio padre non l’avesse spinta via prendendosi la maledizione Cruciatus al suo posto. Lo torturo per 20 minuti prima che Silente, insieme agli Auror, riuscissero a catturare i mangiamorte e a far scappare a gambe levate quel codardo. Ci vossero 10 giorni prima che mio padre riprendesse conoscenza e, ad aspettarlo, c’era mia madre. Da lì in poi non si sono più separati. Voldemort aveva perso gran parte del suo esercito ed era scomparso. Muovendosi nell'ombra, poco a poco, nonostente gli sforzi del ministero, riusci a riaverlo facendo evadere da Azkaban gran parte di quelli che erano stati presi durante l’attacco e, insieme ad alcuni studenti che avevano appena finito gli studi, il suo esercito tornò forte e numeroso.  Da quel momento, si susseguirono attacchi su attacchi ma, come in passato, non fruttarono nulla se non mangiamorte arrestati o uccisi. Adesso arriviamo al momento clou della storia. Quel fatidico 31 ottobre 1981. Voldemort era deciso a far soffrire i miei genitori. Non ci fu nessuna profezia a portarlo li a casa nostra quella sera. Nessuna voglia di eliminare il suo rivale prima che potesse diventare una minaccia. Era solo una questione di vendetta. James aveva osato sfidarlo per proteggere quella, che secondo lui, era la feccia del mondo magico. Pura e semplice vendetta. L’unica cosa veritiera scritta nel libro è il tradimento di Peter che era davvero il custode supremo dell’incanto fidelius che proteggeva la nostra casa. Quello che non sapeva Voldemort è che l’ordine, e per estensione, i miei genitori, sapevano sia del tradimento, sia che lui stava arrivando. Diciamo che, l’unico problema, fu fermare Sirius dall’uccidere Peter. Silente dopo l’episodio di Hogsmeade aveva visto qualcosa nello sguardo di quest’ultimo. Debolezza forse o desiderio di potere, non so dirlo. Ma quando mio padre disse lui di aver cambiato idea su chi dovesse essere stato il custode segreto di casa sua, iniziò a pedinare Peter, scoprendo per fortuna, quello che avrebbe potuto essere la fine dei miei genitori-

Harry prese un grande sorso di Whiskey come se, raccontare quel ricordo, fosse qualcosa di estremamente difficile per lui. Io non muovevo un muscolo. Ero paralizzato. Con la bocca leggermente aperta per lo stupore e con occhi sognanti come se fossi intento a leggere uno dei miei libri. Scuoto forte la testa e prendo un altro sorso di Whiskey che, ormai, scarseggiava
-Ma se Silente sapeva tutto e i tuoi genitori aspettavano da un momento all’altro l’attacco, come mai sei conosciuto come il ragazzo che è sopravvissuto? E come mai hai sulla fronte la famosa cicatrice? Non capisco- mi decido a parlare con voce dolce come a voler rassicurare Harry per dargli la forza di continuare. Questi mi fissa e sorride come se non ci fosse nulla di tragico alla fine di quella storia. Io ero sempre più confuso. James e Lily Potter sono morti no? Morti per permettere a Harry di vivere o, almeno, così sapevo io. Dovevo aggrapparmi a delle certezze per non uscire completamente di melone 
-Sapevano che sarebbe successo ma non quando. Nonostante l’incanto fidelius fosse stato spezzato, la nostra casa continuava ad essere protetta da altri incantesimi, molto meno potenti certo, ma nemmeno Voldemort poteva raggiungere casa nostra senza avvertire l’ordine. O almeno, così pensavano Silente e i miei genitori. Purtroppo lo avevano sottovalutato. Riuscì a penetrare senza sforzi il resto delle protezioni e, prima che i rinforzi potessero arrivare, mio padre giaceva schiantato nel salotto e mia madre sanguinante ai piedi della mia culla che urlava e implorava di non fare del male a me di uccidere lei ma di lasciare in vita me. E lui rideva. Rideva come se non ci fosse stato nulla di più divertente al mondo. Ho praticamente obbligato mia madre a farmi vedere quel ricordo al compimento dei miei 17 anni ma, potendo tornare indietro, non avrei insistito tanto. L'immagine di un dolore così grande sul volto di una madre non è una cosa che un figlio dovrebbe mai vedere e vivere a mio avviso. Ritorniamo a noi. Voldemort non voleva uccidere i miei genitori. Li avrebbe risparmiati per lasciarli vivere con il dolore di aver perso la cosa più importante per loro. Tuttavia quando scagliò l’anatema che uccide, le urla, le lacrime e l’amore di mia madre pronta a sacrificarsi perché io potessi vivere, ha fatto sì che l’incantesimo gli rimbalzasse addosso distruggendo metà della casa- io avevo permanentemente perso le mie facoltà motorie e di pensiero. Ero inerme davanti a quella onda di ricordi, di immagini e di emozioni che mi investiva in pieno facendomi boccheggiare come se fossi in mezzo ad un oceano durante una tempesta. Harry scrutava il mio volto divertito forse dallo stupore che i miei pori sprigionavano. Deglutisco rumorosamente e mi accorgo di avere la gola secchissima
-Quindi James e Lily Potter sono vivi….- sussurro con un filo di voce -E tu non hai vissuto la tua infanzia con i…..
-Con i Dursley? Oh no per Godric, no. La mia infanzia è stata perfetta. E si. I miei genitori sono vivi e vegeti. La scrittrice ha trasformato la pazzia e la furia di un solo uomo in una guerra vera e propria che non c’è mai stata. Ha ingigantito i poteri di Voldemort quasi fosse un Dio probabilmente per rendere più avvincente la storia. Non mi fraintendere, Tom Riddle era un grandissimo mago. Ma non così tanto da soggiogare un mondo intero- io mi ritrovo a sorridere. Non so bene il motivo, ma vedevo chiaramente che, all’interno degli occhi verdi di Harry, non vi era sofferenza, rimpianto e sensi di colpa che sempre, quando lo immaginavo nella mia mente, aveva. Era tranquillo e rilassato, forse solo un po’ timido, nel raccontare a praticamente uno sconosciuto, la storia della sua vita. Mi ritrovo a scoppiare a ridere di gusto, visibilmente contento di sapere che ci fosse meno oscurità in quel mondo di quanto mi sarei aspettato
-Beh- faccio io asciugando le lacrime provocate dalla grossa risata precedente. Alzo al cielo il bicchiere e butto giù l’ultimo goccio di Whiskey rimasto
-Non so se la cosa mi piaccia di più o di meno. Non ho mai disdegnato l’oscurità della tua storia. Ti faceva sembrare ancora più invincibile- Harry rise imitandomi nel vuotare il proprio bicchiere
-Non posso essere d’accordo con te in questo caso. Crescere con i Dursley….. Mi viene la pelle d’oca solo al pensiero- un altro scroscio di risate esplode nella grande sala. L’effetto dell’alcol iniziava a farsi sentire. Rimaniamo fermi a ridere per una decina di minuti prima che Harry riuscisse a ricomporsi.
-Bene. La prima parte della storia la sai. Adesso è tardi per andare ad Hogwarts perciò…. Che ne dici di andare a Diagon alley? Potresti comprarti una bacchetta vera e io potrei insegnarti le basi- io mi blocco per fissarlo. Inizio a sentire gli occhi umidificarsi e, non avendo la facoltà di parola, annuisco molto energicamente. Lui mi sorride e si alza, facendomi segno di seguirlo fuori dalla cucina. 

Attraversiamo nuovamente l’immenso ingresso per raggiungere un altra porta. All’interno di essa, vi era un enorme salotto. “Ma quanto è grande questa villa” mi ritrovo a pensare nel guardare una decina di immensi divani rossi e pieni di cuscini. Il pavimento era quasi interamente coperto da un immenso tappeto rosso-oro che raffigurava un uomo a cavallo, con tanto di armatura, che galoppava su campi senza un inizio e senza una fine, moltissimi comodini fiancheggiavano i divani sparsi quasi senza un filo logico per tutta la sala, lampadari dorati pendevano dall’alto soffitto, lastre di vetro attaccate alle pareti,  grandi cinque volte me, fungevano da finestre e le tende, anch’esse rosse, stavano raccolte ai lati per permettere ai pochi raggi di sole, di illuminare la sala di luce naturale, ovviamente, non era quello il caso dato che il sole, ormai, stava tramontando. Harry, che stava ad un paio di passi da me, si volta sorridendo guardando il mio volto estasiato
-Questa era la stanza che preferivo da piccolo- fa lui con tono malinconico. Io lo fisso scuotendo la testa per ritornare nel mondo reale
-Tu e i tuoi genitori non avete vissuto a Godric’s Hollow?- dico dopo essermi schiarito la voce. Lui ride di gusto
-A volte dimentico quante informazioni su di me sappiano anche i babbani- inizia con un leggero fastidio nella voce. Decido di non indagare oltre quando Harry decide di continuare il discorso 
-Loro ancora ci vivono in quella casa. Avrebbero potuto trasferirsi a Villa Potter dopo che i miei nonni, quei due personaggi raffigurati nel quadro con cui hai parlato poco fa, sono morti ma, a mia madre, tutto questo lusso non è mai andato a genio. Quando, ai tempi di Hogwarts, mio padre e Sirius si pavoneggiavano per quello che avevano, una camera blindata infinita, bellezza, popolarità, era la cosa che più odiava di loro. Spesso e volentieri, in quei momenti di vanità, dovevano darsi alla fuga per non rischiare di venire appesi alla torre di astronomia- io scoppio a ridere. James Potter. Uno dei miei personaggi preferiti nonostante fosse citato con il contagocce nei libri. Sembrava essere esattamente come me lo ero immaginato
-Vorrei tanto conoscerli. James e Lily- non mi accorgo nemmeno di aver pensato ad alta voce quelle parole. Harry mi fissa con un sorriso
-Davvero? Pensavo non fossero molto presenti nei libri- io ricambio il sorriso 
-No infatti. Non lo sono ma, nonostante questo, tuo padre è uno dei personaggi che preferisco e, tua madre, me la sono sempre immaginata come un mago oscuro mancato- Harry scoppia a ridere come un pazzo piegandosi sulle ginocchia e io con lui. Io suono delle risate, rimbombano nell’immensa sala creando un eco assurdo. Il suono rimbalzava nelle pareti come se fossimo dentro un’enorme cattedrale.
-Non ci sei andato tanto lontano- fa lui asciugandosi le lacrime dagli occhi
-Se ci tieni tanto sta sera andiamo a cena da loro. Prima tappa Diagon Alley e poi Godric’s Allow. Tanto con i ragazzi a Hogwarts e Ginny a Dublino per la finale di Quiddich della coppa Britannica, questa casa è estremamente grande e vuota per solo due persone- Harry mi da due pacche sulla spalla prima di fermarsi. Io sorrido e fisso quello che stava guardando lui. Nella parete, giusto nel mezzo della sala, vi era un immenso e splendido camino tanto grande da non doversi nemmeno piegare per entrarci dentro. Era formato da mattoni enormi di color rosso fuoco impilati perfettamente tra loro senza che nessuno di essi fuoriuscisse di un millimetro. Al di sopra di esso, vi erano decine di foto di famiglia dei 5 Potter, in alcune erano presenti Sirius, Remus e Ninfadora, fiancheggiati da quello che supponevo fosse il loro figlio Teddy e così via. Mi soffermo su di una foto in particolare. Un classico scatto familiare in un enorme giardino davanti ad un barbecue. Harry stava scompigliandosi i capelli come suo solito, dando un bacio sulla guancia alla madre sotto lo sguardo, pieno fino all’orlo di dolcezza e felicità, di suo padre James. Tutto nella norma direte voi ma vi è presente anche un’altra persona nell’immagine. Abbracciata stretta a James, una ragazza bellissima, con una chioma rossa ed occhi verdi smeraldo, un viso dolce puntellato da alcune lentiggini, condito da un fisico quasi perfetto e alla sua carnagione chiara, dava l’aria di essere una dea nordica. Quella nell’immagine mi rivolge un occhiolino malizioso che, costringe il mio cuore, a mancare un paio di battiti. Harry, capendo dove il mio sguardo si è soffermato, mi sorride e, prima che potessi anche solo chiedere qualcosa, lui prende in mano la foto che stavo fissando
-Immagino tu non conosca la ragazza che sta abbracciata a mio padre- scuoto la testa con ancora gli occhi fissi sul dolce volto della ragazza
-Lei è Penelope- dice Harry con tranquillità -Mia sorella minore- mi volto a fissarlo, così velocemente, che per poco non mi vola la testa dal collo. Lui inizia a sghignazzare 
-Hai una sorella?- esclamo con voce stridula. 
-Oh si. Tutto sua madre per Godric. È un diavolo. Quando era ad Hogwarts, ai miei genitori, arrivavano gufi su gufi per i suoi scherzi. Mio padre era estasiato, mia madre un po’ meno. L’essere malandrino di mio padre combinato al temperamento di mia madre. Praticamente una bomba ad orologeria. Ha la tua stessa età poi. Sta sera la conoscerai- io mi ritrovo a sghignazzare divertito
-Dalla dolcezza del suo viso non si direbbe. Ma tenendo conto che la somiglianza con Lily è palese non mi sorprende- Harry mi rivolge un occhiolino. Evito di indagare su cosa volesse significare quel gesto.
-È ora di andare a fare spese. Immagino tu sappia come si usa la polvere volante.- fa lui non abbandonando un sorrisetto malizioso. Il suo tono mi confonde le idee così, prima che lui potesse raggiungere il recipiente con dentro la polvere, io, eccitato come non mai, ne prendo un pugno e spicco un balzo all’interno del camino
-Troppo lento signor Potter. DIAGON ALLEY-

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***



 
Buona sera e benvenuti nel 3 capitolo della mia FF
Oggi in ritardo causa mondiale
ma vabbè l'importante è che esca.
Oggi vedremo per la prima volta i genitori di Harry
Mi avranno ricevuto bene o no? 
Ricordate di scrivere, se vi va, una recensione
per qualsiasi vostro pensiero.
Vi lascio alla lettura e al prossimo lunedì
Albusseverus1996

 





Capitolo 3


 

Atterro rovinosamente e tossendo come un pazzo, su di un pavimento di pietra grezza dure come poche cose al mondo. Mi rialzo a fatica cercando di togliere la moltitudine di cenere impigliata nei miei vestiti con poco successo. Mi guardo intorno con ancora le lacrime agli occhi per via della tosse, per capire più o meno dove mi trovassi. Era un lungo corridoio spoglio privo di qualsiasi ornamento. La poca luce che illumina le pareti, era costituita da sporadiche lampade a olio attaccate qua e là, in maniera completamente casuale, sul muro di pietra. Noto del trambusto providente dalle mie spalle. Mi volto e, mi accorgo, che dietro di me vi era una schiera, che sembrava infinita, di cunicoli stretti e pieni di polvere. Un secondo dopo, da uno di questi, spunta un uomo con i capelli scompigliati come poche cose al mondo, e gli occhiali rotondi stortissimi sul naso. Gli sorrido prima di tendergli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Harry si scuote la giacca per togliere la cenere e, ovviamente, si passa una mano tra i capelli sorridente
-Odio la polvere volante- fa lui continuando a cercare di aggiustarsi le pieghe della giacca e della camicia -Com’è andato il tuo primo viaggio nel mio mondo?- chiede sorridendo. Io allargo ancora di più il mio sorriso
-Magico- rispondo con un tono di voce visibilmente eccitato. Lui inizia a ridere prima di incamminarsi verso l’uscita. Ogni tanto si ascoltavano imprecazioni varie prima di veder fuoriuscire qualcuno dai cunicoli. Non era un mezzo di trasporto molto gradito, mi ritrovo a pensare prima di accorgermi che Harry si era fermato davanti ad una porta. Per poco non gli sbatto contro. L’uomo spalanca la porta e l’attraversa invitandomi a fare lo stesso. Ci trovavamo davanti ad un muro di mattoni a me molto familiare, circondato da bidoni della spazzatura e sporcizia varia. Harry mi fissa sghignazzando vedendo la felicità sul mio volto quando, dopo aver estratto la bacchetta, si volta verso di me
-Immagino tu abbia capito dove siamo- dice prima di estrarre la sua bacchetta e contare tre mattoni da sinistra giusto sopra un bidone dell’immondizia che emanava un odore nauseante di pesce avariato. Dopo averlo colpito, i mattoni iniziarono a muoversi come se qualcuno stesse giocando a tetris e loro fossero i pezzi da incastrare. Si apri un enorme arco e, al suo interno, già potevo intravedere i negozi e un centinaia di maghi e streghe che ridevano e si affacciavano sulle loro vetrine. Harry attraversa l’ingresso senza problemi ma io rimango bloccato. Come se mi stessi addentrando in casa di qualcuno senza averne il permesso. È vero, sentivo di appartenere a quel posto, l’ho sempre pensato ma, adesso, era reale e non parte della mia immaginazione. Mi sentivo come un ospite indesiderato che non aveva il diritto ad usufruire di quell’atmosfera magica. Harry parve notarlo poiché fece marcia indietro appoggiandomi una mano sulla spalla con fare paterno
-È anche il tuo mondo adesso. So che può essere terrificante e disorientante partecipare alla vita di due mondi completamente opposti ma, nonostante non ti conosca, credo che tu ce la possa fare-la sua voce dolce e rassicurante, funge come un secchio d’acqua gelida che mi colpisce il volto. Torno in me riprendendo il controllo e, tutte le paure e l’ansia che mi avevano colpito un secondo prima, erano sparite. Accenno un sorriso verso Harry e attraverso l’arco
-Quanto costa una Nimbus?- faccio io divertito. Lui scoppia a ridere di gusto prima di stringermi con un braccio a se 
-Non preoccuparti del prezzo. Offro io- dice radioso prima di lasciarmi andare. 

Iniziamo a camminare per la lunga strada disseminata di negozi e gente che ci bloccava per chiedere autografi o solo per salutare Harry. Non era un impresa facile andare a fare shopping magico se ti trovavi insieme ad uno dei personaggi più famosi e amati di quel mondo e, deciso ad entrare in ogni negozio com’ero, dopo un ora di camminata, non avevamo ancora raggiunto la nostra destinazione. Mi blocco a fissare l’insegna vecchia di secoli e usurata del negozio che più mi premeva visitare. Con la mia firebolt 07 fiammeggiante ben stretta sotto braccio, mi trovo bloccato davanti all’entrata di Olivander senza saper bene se era più elevata la voglia di entrare, o la paura che tutto quello si rivelasse un grande errore e che, dalle varie bacchette che mi avrebbe invitato a provare il proprietario, che sinceramente non avevo idea di chi fosse in quel momento, non fuoriuscisse nemmeno una scintilla. Harry, che stava cercando di scollarsi di dosso un paio di donne isteriche che continuavano a chiedergli una foto, e, forse per scampare alle proprie fan, non si accorge del mio momento d’ansia e mi spinge rudemente all’interno del negozio. L’illuminazione all’interno non era delle migliori. Il posto era cupo come me lo ero sempre immaginato e pieno zeppo di polvere che creava dei strani vortici in aria e luccicava alla flebile luce delle candele. Il bancone, stranamente, era ordinato al millimetro e, in contrasto a tutto il resto, era immacolato. Quando la campanella attaccata alla porta suona, dopo che Harry se la chiuse alle spalle, tra gli scaffali arrampicato alla cima di una lunga scala, fa il suo ingresso un giovane ragazzo sorridente con i capelli castani, di statura media, occhi grigi come il metallo e vestito con un meraviglioso mantello verde smeraldo. “Sto vivendo un déjà vù” mi ritrovo a pensare
-James ha di nuovo spezzato la sua bacchetta signor Potter?- fa il ragazzo tra il divertito e l’irritato. Harry ride di gusto mentre io spostavo il mio sguardo tra lui ed il giovane senza minimamente capire il motivo. Era ovvio che lo conoscesse lui è Harry-sono-più-famoso-di-Cristiano-Ronaldo Potter
-Non questa volta Jonas. E chiamami Harry te ne prego. Ti conosco da quando eri piccolo come un asticello. Come sta tuo padre piuttosto?- il viso del giovane si rabbuia. Ora si che una leggera somiglianza al fabbricatore numero 1 di bacchette della Gran Bretagna poteva notarsi nonostante non fosse molto marcata
-Il tumore è terminale purtroppo. Stiamo cercando di stargli vicino il più possibile. Oramai mi tocca portare avanti la tradizione, non che mi dispiaccia certo. Allora che posso fare per il salvatore nel mondo magico?- Harry scosse la testa prima di riaprire nuovamente il suo sorriso
-Mi dispiace tanto- dice avvicinandosi al bancone. Io, non essendo considerato minimamente, inizio a vagare per il locale guardando da vicino gli altissimi scaffali presenti all’interno del negozio. Inizio a studiarne ogni centimetro. Lunghe e sottili scatoline a cui era attaccato sopra il materiale di cui erano composte e del nucleo che ospitavano all’interno. Bacchette di acero, acacia, agrifoglio e chi più ne ha è più ne metta con nuclei formati da crini di unicorno, corda di cuore di drago e piume di fenice. Lo sguardo mi cade su di uno di questi che stava quasi nascosto dietro uno dei supporti degli scuri scaffali. Il cartellino ad essa attaccato diceva “Larice, 12 pollici e mezzo, semi rigida con nucleo di crine di thestral”.  Rimango a fissarla senza riuscire a distogliere lo sguardo come se una forza invisibile me lo impedisse. In completo stato di trans, allungo una mano per afferrarla. Qualcosa dentro di me, bramava quella bacchetta. Prima che io potessi anche solo toccarla un urlo mi blocca
-FERMO- mi ridesto dal mio stato comatoso come se fossi stato dentro una bolla di sapone che era appena esplosa -Non bisogna mai toccare le bacchette senza prima essere stati controllati e misurati dal mio metro- dice il giovane Jonas 
-Farlo senza potrebbe provocare degli effetti collaterali spiacevoli. Vero Harry?- quest’ultimo scoppia a ridere mentre io biascicavo scuse a bassa voce 
-Andiamo è successo solo un paio di volte. Li conosci i miei figli. Sono curiosi-
-E viziati- aggiunge il giovane prima di rivolgersi a me nuovamente -Non ti nego che, per me questa, è la prima volta. Di solito i miei clienti hanno tutti 11 anni ma ti posso assicurare che, da questo negozio, uscirai con una bacchetta perfetta per te- dice con voce calda a mo’ d’incoraggiamento. Io, ancora leggermente imbarazzato per prima, annuisco e lo seguo verso l’entrata scortato da Harry. 

Il metro magico inizia a sferzare l’aria e a misurare ogni parte del mio corpo. Braccia, gambe, mani, palpebre, narici, fronte. Il tutto alla massima velocità e con estrema precisione. Jonas inizia a far su e giù tra gli scaffali prendendo scatole su scatole senza esserne però soddisfatto. Biancospino con piume di fenice, agrifoglio e corde di cuore di drago, acero e crine di unicorno. Continuavo ad agitare bacchette su bacchette ma nulla sembrava soddisfare il giovane che, con il volto eccitato e contento nonostante le corse che si stava facendo, continuava ad esclamare
-Il cliente più difficile della mia carriera. Oh ma la troverò la tua bacchetta. Eccome se la troverò-
Nonostante la felicità e l’eccitazione fosse quasi tangibile tutto intorno al ragazzo, la mia ansia e preoccupazione cresceva in maniera direttamente proporzionale alla quantità di scatole che aumentava sul bancone nella quale, ormai, non si vedeva quasi più. Dopo 20 minuti di ricerca sfrenata, Jonas si blocca sul posto pensieroso. Io, che non gli avevo distolto lo sguardo di dosso neanche per un secondo, faccio per avvicinarmi ma Harry mi blocca. Qualche secondo di trans e poi il giovane parve ridestarsi più felice di prima. Mi fissa con occhi carichi di eccitazione 
-Cosa ti ha spinto prima a cercare di prendere quella bacchetta sul retro?- fa lui con i suoi occhi grigi penetranti. Io mi guardo un po’ intorno vedo Harry sorridermi e mi rilasso leggermente
-Nono spiegarlo ma era come se mi chiamass…- non riesco a finire nemmeno la frase che Jonas spicca una corsa come se fosse un 100 metrista per poi ritornare con il volto rosso e il fiatone. Quando si avvicina con in mano l’ennesima scatolina, ecco di nuovo che fa la sua apparizione la forza invisibile che, precedentemente, mi stava spingendo verso di lei. Jonas sorride radioso quando vede il mio braccio alzarsi automaticamente per afferrare la bacchetta. Il mio cervello, come fosse una macchina fotografica, immortala l’immagine di quel oggetto prima che potessi prenderlo. Il legno che lo componeva, era di un marrone chiaro con venature più scure che lo attraversavano dalla base alla punta. Era leggermente ricurva e, il manico, era leggermente più scuro rispetto al resto, in rilievo e formato da decorazioni circolari più chiare. Mi decido dopo averla studiata e l’afferro con decisione e tutto, dentro di me, si trasforma. La polvere del suolo inizia a librarsi in aria in dei vortici luccicanti e un brivido inizia a scuotermi ogni parte del corpo. Era una sensazione che mai avevo provato prima. Riuscivo a percepire ogni cellula del mio corpo nitidamente, quasi potessi guidarle una a una. D’istinto, alzo la bacchetta verso l’alto facendo sì che i vortici di polvere che si erano creati a mezz’aria, si librassero verso il tetto del negozio
-Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso- fa Jason applaudendo con vigore. Allunga una mano verso il mio braccio abbassandolo. 
-Questa non è una bacchetta qualunque signor Latella. Il materiale di cui è composta è raro e potente. Lei se ne accorgerà una volta che avrà preso familiarità. È una bacchetta imprevedibile e difficile da maneggiare. Ma essa ha scelto lei e c’è sempre una ragione valida alla base della loro scelta. Per citare mio nonno, che riposi in pace, non è il mago a scegliere la bacchetta. Spesso non riusciamo a capire le loro motivazioni ma, di una cosa sono certo,  possiamo aspettarci grandi cose da lei in futuro- Harry ride e mi da due pacche sulla spalla e io non riesco a non sorridere. Jonas mi fissa soddisfatto prima di sistemare il bancone ancora pieno zeppo di scatole, con un pigro movimento di bacchetta. 
-Sono 60 galeoni- dice lui sempre con voce gentile. 
-60 galeoni? Da quando una bacchetta costa 60 galeoni Jonas?- esclama Harry tra una risata e un’altra. Io, ancora irritato dal fatto che l’uomo mi avesse pagato la scopa, faccio per estrarre il mio portafoglio
-Signor Olivander accetta soldi babbani?- chiedo tranquillo con ben salda ancora la bacchetta nella mano destra. Lui scuote la testa
-Mi dispiace ma ancora no. Una volta che il locale sarà completamente mio ci penserò. Harry, andiamo, come se avessi problemi di soldi- quest’ultimo alza le spalle prima di estrarre un sacchetto pieno di monete d’oro dalla tasca appoggiandola sul bancone. Salutato il ragazzo, usciamo dal negozio che ormai era buio pesto fuori. Ci incamminiamo verso il Paiolo Magico senza dire nulla. Io ero al settimo cielo mentre Harry sghignazzava soddisfatto 

-Harry- faccio ad un certo punto io.
-Si?- risponde con tono tranquillo. Io mi schiarisco sonoramente la voce
-Posso farti una domanda? No, beh, 2 in realtà- lui rallenta il passo per fissarmi. Passano un paio di secondi prima che lui annuisca con un sorriso
-Mi chiedevo come mai il famoso Harry Potter si occupi di presentare e spiegare il mondo magico ad uno come me- l’uomo ride prima di passarmi un braccio sulla spalla con fare paterno
-Per farti piacere ovviamente. Quando noi del ministero siamo riusciti a recuperare  il tuo nome nel registro dei nati babbani è stata una grande vittoria poiché tu sei stato il primo dopo molti anni. Poi, come potrai ben immaginare, abbiamo scavato nel tuo passato, per quanto ci è stato possibile, per capire se fossi in grado di sopportare il peso della magia. Scoprire di essere un mago a 11 anni, essendo bambini spensierati che poi passeranno 7 anni a studiare in un castello, è molto più facile da gestire che scoprirlo alla tua età. Poi abbiamo scoperto che eri un fan del nostro mondo e che sapevi praticamente la metà di tutto quello che c’è da sapere. Per questo mi sono offerto. Per far sì che, la notizia, fosse più digeribile e poi, con i tre diavoli che mi ritrovo a dover crescere, sono a mio agio nel ruolo di padre diciamo- io mi ritrovo a ridere divertito mentre mi stacco dalla sua presa fissando la mia bacchetta nuova di zecca. 
-Ah, Silvio?- ritorno a fissare Harry -Qual era la seconda domanda?- io rido nuovamente
-Ah certo. Invece della polvere volante, non è che potremmo materializzarci per arrivare a casa dei tuoi? Ancora ho cenere in posti dove non dovrebbe esserci- Harry scoppia a ridere come un pazzo prima di prendermi per un braccio
-Ricorda lo hai voluto tu- dice con un ghigno. Io deglutisco prima di prepararmi allo strappo che comporta la materializzazione che arriva dopo un secondo. Con la mano libera, mi tengo lo stomaco come per cercare di tenerlo attaccato al resto del corpo. 

Mezzo secondo dopo, la sensazione di essere chiusi in un tubo di scarico, finisce e, stranamente, riesco ad atterrare in piedi davanti ad un cancello basso di colore nero con dietro una casetta su due piani molto carina. 
-Complimenti- fa Harry dandomi un colpo sulla spalla -Quasi tutti vomitano la prima volta- io lo fisso sorridendo quando lui apre il cancelletto per farmi entrare 
-Ma queste citazioni dei film che ti riguardano, ti escono spontanee o lo fai apposta?- chiedo io avviandomi verso la porta con un sorriso. Lui mi fissa e, fingendo di non capire a cosa mi riferissi, bussa alla porta. Io rimango a fissare il suo volto divertito prima che, l’ingresso, si apra
-Fratellone- esclama una voce dolce come una cioccolata calda di fronte ad un giorno di neve. L’avevo vista impressa in una cornice sul camino di Villa Potter ma, la foto, non le rendeva giustizia in assoluto. Penelope Potter era la ragazza, o donna data la nostra età, più bella che avessi mai visto. Il volto pallido condito da lentiggini sparse qua e là tra le sue guance e il naso, mi davano la sensazione di star fissando una mappa astrale unica e meravigliosa. Portava un vestitino senza spalline che scendeva morbido fino a sopra il ginocchio, della stessa tonalità dei suoi occhi mentre i capelli, di uno splendido rosso fuoco, lunghi e leggermente ondulati, sembravano fossero fiamme ardenti che si muovevano al ritmo del vento. Lei mi sorride mentre io cerco di riconnettere il mio cervello per non sembrare più idiota del solito. Riesco a sorriderle prima che Harry abbracci la ragazza dandomi il tempo per ricordare cose come respirare, camminare e parlare
-Da quanto tempo sorellina- fa lui iniziando a scompigliarle i capelli. Penelope non parve apprezzare particolarmente questo gesto. Inizia a dimenarsi come fosse una tarantola dentro un bicchiere d’acqua e, una volta liberatasi, inizia a fissare il fratello con uno sguardo tale da poter quasi vedere delle scintille fuoriuscire dalle iridi verdi smeraldo 
-Quando capirai per il diadema maledetto di Corvonero che non devi toccarmi i capelli. Harry James Potter!- inizia a strillare mentre io, con ben stretta la bacchetta ma con ben poca capacità di lanciare qualsiasi incantesimo, mi faccio piccolo piccolo sull’uscio di casa Potter. Harry in risposta scoppia a ridere
-Andiamo Penny, fa la brava e non mi spaventare l’ospite che, per oggi, ha avuto abbastanza sorprese- lei si volta verso di me e, il suo volto inviperito, si trasforma in dolcezza angelica pura. Io, leggermente imbarazzato, arrossisco leggermente
-Oh scusami tanto- fa lei arrossendo a sua volta -Di sicuro non ti ho fatto una buona impressione. Io sono Penelope ma puoi chiamarmi Penny. Tu devi essere Silvio vero? È un piacere conoscerti- la sua voce, il suo profumo e la sua dolcezza mi investono come se fossi un gatto in autostrada e un tir avesse deciso di passarmi sopra. Determinato a fare bella figura con chiunque a questo mondo vada Potter di cognome, mi do un contegno scuotendo energicamente la testa, un giorno di questi sono sicuro che il mio cervello verrà sputato fuori, e le sorrido prendendole la mano e baciandole il dorso
-Ma figurati. Ho visto di peggio purtroppo. Si mi chiamo Silvio ed il piacere è tutto mio- Penny sghignazza maliziosamente mentre Harry mi fissa sorridendo in maniera alquanto inquietante
-Ah però. Riesci a portare a casa anche qualche gentiluomo quando ti impegni fratellone. Sono quasi commossa- Harry scoppia a ridere e fa un inchino alla ragazza prima di entrare finalmente dentro casa. Penny mi fissa sorridendo prima di darmi le spalle e uno schiaffo con i lunghi capelli. 
-Dove sono mamma e papà?- chiede Harry sedendosi sul divano. 
-Al supermercato dovrebbero essere qui a breve- risponde la ragazza sedendosi su di una poltrona del salotto mentre io, ancora inebetito dall’odore dei suoi capelli, resto in piedi e mi guardò un po’ in giro. Capivo il motivo per cui Lily non aveva lasciato questa casa. Nonostante di quest’ultima Villa Potter fosse 10/11 volte più grande e lussuosa di questa, dentro le sue pareti potevi sentire l’amore familiare, un calore diverso a quello della enorme Villa. Non era poi così piccola. Noi ci trovavamo in un bel e illuminato salone con presenti varie poltrone rosse e un divano attaccate alla parete beige posti di fronte ad un grosso camino color marrone, un tavolino di vetro giusto nel mezzo dei due e vari comodini di legno che davano un aria rustica ma estremamente accogliente. Mi fermo a fissare le foto poste sul camino, deve essere una tradizione mi ritrovo a pensare, quando sento che qualcuno mi ha affiancato. Continuo a guardare estasiato le foto e non ci faccio molto caso. Erano tutte foto di famiglia. James e Lily durante il loro matrimonio che ballavano con Sirius, chiaramente ubriaco, tenuto a stento da un Remus sorridente, Harry da piccolo sulla scopa giocattolo che sfrecciava su e giù, foto di Penelope appena nata, dei bambini che giocavano con Sirius e James sotto lo sguardo dittatoriale di Lily. In parole povere, quel camino conteneva una vita intera. E, nonostante io mi sia sempre ritenuto un esperto per quanto riguardava Harry Potter, in realtà non conoscevo nulla. Una piccola nota di fastidio inizia a crescere in me spazzata via un secondo dopo da una dolce e calda mano che mi si poggia spalla.
-Non deve essere facile scoprire che dietro al proprio mondo ce ne sia un altro non è così?- chiede lei con voce dolce che quasi riesce a sciogliermi. Mi volto per perdermi in quella meravigliosa tonalità di verde dei suoi occhi e sorrido amaramente
-In realtà, la cosa che mi da più fastidio, è sapere che non so nulla in realtà del mio mondo fantasy preferito- Penny mi fissa prima di scoppiare a ridere seguita a ruota da Harry che ci fissava divertito dal divano. Una volta placate le risate, mi siedo su di una poltrona e iniziamo a parlare di stupidaggini, del mondo babbano, di come si sia introdotto sempre di più in quello magico ecc ecc. Sembrava essere la cosa più meravigliosa e normale del mondo conversare con dei veri Potter di incantesimi, di esperienze ma, sopratutto di cazzate varie. Ridemmo e parlammo per 10 minuti. Harry sembrava non volesse entrare nel vivo della conversazione, lasciando me e Penny parlare e ridere. Ogni tanto lo vedevo sghignazzare e rivolgermi sguardi pieni di malizia. 

Quando la porta si apre con vigore, io mi volto con un po’ d’ansia. 
-Dove sono i miei bellissimi bambini?- urla una voce piena di pura gioia. Prima che io potessi anche solo inquadrare le 4 persone presenti sull’uscio della porta, una di quelle spicca una corsa sfrenata verso di me e mi stringe tra le braccia
-Molto piacere sono James-meraviglioso-e-unico Potter- io completamente preso in contro tempo, impiego qualche secondo per realizzare ciò che stava accadendo. Mi ritrovo a stringere quell’uomo come se fosse un mio familiare che non vedevo da anni e, senza conoscere il motivo, un paio di lacrime iniziano a rigarmi le guance
-James Potter lascia andare subito quel ragazzo- fa una voce autoritaria ma divertita. L’uomo molla istantaneamente la presa e io faccio per nascondere le lacrime di gioia strofinandomi il volto con la felpa. James mi fissa preoccupato
-Scusami davvero. Ti ho fatto male?- dice lui stroncando sul nascere il mio tentativo. Io tiro su con il naso cercando di darmi un contegno. Cosa veramente difficile per me in quel momento dato che, una mano leggera con unghie color verde smeraldo si poggia sulla mia spalla. Io stiracchio un sorriso sul volto voltandomi per fissare il viso dolce e perfetto di Penelope, prima di guardare di nuovo verso James
-No assolutamente signor Potter. Sono solo entusiasta di vedervi e di potervi conoscere- lui mi sorride prima di gettarsi su sua figlia per abbracciarla. Aveva ancora il fisico di un trentenne, capelli nerissimi e occhiali rigorosamente con montatura rotonda. Sul viso vi erano solo qualche sporadica ruga e cicatrice, conditi da occhi di un caldo marrone chiaro che sembravano pieni di amore. Faccio qualche passo avanti per raggiungere Lily. Quella Lily Evans. La forte, temibile e adorabile Lily Evans.
-Signora Potter è davvero un onore per me poterla conoscere- faccio io con un sorriso allungando una mano verso di lei per replicare il baciamano fatto precedentemente alla figlia. Lei mi sorride radiosa 
-Hai visto che qualche volta tuo figlio riesce a portare a casa qualche gentiluomo invece dei troll che ha per amici?- fa Penelope con il fiatone dopo essersi riuscita a liberarsi di suo padre che, al momento, aveva cambiato obbiettivo. 
-Non posso darti torto Penny. È un piacere anche per me conoscerla signor Latella- fa lei non smettendo di sorridere. Lily era la copia sputata di Penelope. Bella come poche cose, capelli rosso fuoco che le danzavano sulla schiena e occhi verdi da invidiare. 
-Andiamo basta con i convenevoli. Ramoso lascia in pace il mio figlioccio e dimmi dove tieni la birra- fa un uomo dai lunghi e ricci capelli neri che, non degnandomi di uno sguardo, entra carico di buste della spesa che gli fluttuavano attorno, prima di sparire nella cucina. Faccio per seguirlo ma, vedendo che c’era ancora qualcuno che non avevo salutato, mi volto nuovamente. Remus Lupin, l’unico della compagnia che dimostrava l’età che aveva. Sempre magrissimo e con pochi capelli biondi sparsi per il capo. Aveva due grandi occhiaie sotto gli occhi che lo facevano sembrare molto stanco ma, il suo sorriso caldo e rassicurante, gli illuminava lo stesso il volto
-Remus Lupin- sussurro io verso di lui. Questi annuisce e mi porge la mano. Io lo fisso scuotendo la testa e, come l’aveva allungata, la ritira timoroso. Penelope, che stava guardando tutta la scena, sospira irritata
-Non avrai dei pregiudizi spero- io mi volto e la fisso confuso per qualche secondo prima di realizzare quello che intendesse. Nel frattempo, la temperatura nella casa così calda e accogliente, era scesa di qualche grado. 
-Cosa? No. Assolutamente no. Solo che il signor Lupin si merita un abbraccio ma, non essendo James Potter, per me non è facile ecco- Penny, Harry, James e Lily, e dalla cucina risuona un verso di origine animale ma che sembrava una risata, scoppiano a ridere mentre le mie guance iniziano a prendere fuoco. Remus si avvicina con la sua solita calma e pacatezza. Allarga le braccia e mi stringe a se. 
-Ora ho proprio bisogno di quel drink- faccio io facendo ridere tutti. La nostra combriccola si sposta in cucina. 

Iniziamo a bere, a chiacchierare tranquilli fino a quando, Lily, ci annuncia che la cena era pronta. Io prendo posto accanto a Penny e a James con di fronte Harry
-Spero che il roast-beef ti piaccia Silvio- fa Lily servendomi un piatto con un sorriso che io ricambio
-Sta sera non c’è veramente nulla che non mi possa piacere davvero. Grazie di cuore- Harry ridacchia prima di prendersi un boccone 
-Allora- fa lui dopo aver ingoiato un bel po di carne -Come ci si sente ad incontrare i tuoi eroi provenienti da un mondo che non sarebbe dovuto esistere?- tutti gli occhi si puntano su di me con curiosità. Io arrossisco leggermente
-Esattamente come li avevo immaginati in realtà. Soprattutto James e Remus- tutti scoppiano a ridere. Tutti meno Sirius che mi fissava con quei suoi occhi grigi. Io ricambiavo il suo sguardo senza timore
-E di me? Che idea ti sei fatto su di me? O cosa dice quello stupido libro su di me se la vuoi mettere su questo piano- dice con voce tagliente ma che mi aspettavo. James e Harry fanno per dire qualcosa ma io, con un gesto della mano, li blocco. Bevo metà bicchiere di Whiskey prima di riportare il mio sguardo su di lui
-Hai avuto un infanzia diversa da tutti quelli presenti in questa sala. Triste e solitaria. Uno dei tuoi migliori amici ha tradito te e ha quasi fatto uccidere la seconda famiglia che ti eri creato e di cui tanto avevi bisogno. Sei un uomo buono a cui sono successe cose cattive. Ma non inizierai a fidarti di me per un bel discorso sotto effetti di alcol. Spero comunque che mi darai una possibilità di provarti che sono affidabile e sincero. In più, morirei piuttosto di ferire qualcuno della famiglia Potter. E si includo anche te nel pacchetto e, per estensione, ovviamente, anche Remus e la sua famiglia- dicendo questo mi ritrovo, senza sapere perché,  a voltarmi verso Penelope che mi fissava con intensità. Tutto in quella sala pareva essersi bloccato. Dopo qualche secondo Sirius si alza dalla sedia e viene verso di me. Non sapendo cosa aspettarmi, affondo la mano nella tasca alla ricerca della bacchetta. Quando lui mi raggiunge, per mia somma sorpresa, e anche per il resto delle persone sedute li, questi allunga una mano verso di me. Io gli sorrido e la stringo forte
-Ti sei guadagnato questa possibilità. Ma ti terrò d’occhio- fa lui con un ghigno sul volto.
-Non chiedo altro- 


Dopo la tensione di quel momento, la cena procedette a gonfie vele. Risate su risate, pance piene fino a scoppiare, bottiglie vuote, aneddoti di anni passati, di scherzi e avventure che io bramavo tanto di sapere
-Non me lo ricordare- fece ad un certo punto Lily con il volto scarlatto dalla rabbia
-Al suo secondo anno ad Hogwarts. Ci tengo a precisare bene SECONDO ANNO. Ciò vuol dire alla bellezza di 12 anni, Silente ci manda una lettera dove ci informa, testuali parole, “Cari signori Potter”- inizia imitando la voce del preside
-“Vi informo che, vostro figlio Harry, ha avuto uno scontro contro un basilisco nella camera dei segreti e, al momento, è in infermeria. Con la speranza che stiate bene. Albus Silente”- io strabuzzo gli occhi e scoppio a ridere come un pazzo cadendo rovinosamente al suolo. Harry mi aiuta ad alzarmi 
-Come dimenticarlo, sembrava un ungaro spinato. Cercavo di starle dietro sulle scale di Hogwarts ma lasciava una scia di fiamme. Non ricordo di aver visto Silente tanto preoccupato come quella sera. Ha iniziato a urlargli contro come una furia. Per fortuna il pargolo qui si è svegliato per tutto quel trambusto perché sennò, sono completamente certo di quello che sto per dire, lo avrebbe cruciato fino a fargli perdere tutti i capelli- continua James con le lacrime agli occhi mentre Lily, ancora un po’ rossa per la rabbia, cercava di evitare il suo abbraccio. Io mi asciugo le lacrime e, dopo aver chiesto permesso, mi fiondo fuori dalla casa per fumare. Era tutto perfetto. La mia vita era perfetta adesso e niente avrebbe potuto rovinare questo momento. Beh quasi niente. 

Dopo il primo tiro di sigaretta, nelle siepi di fronte a me, vedo qualcosa muoversi. L’oscurità era fitta ma ero sicuro che ci fosse qualcosa. In quello stesso momento, la porta di casa si apre. Penelope fa per raggiungermi quando, un uomo incappucciato, sbuca dal punto che stavo fissando io, correndo con la bacchetta in mano. D’istinto, spicco una corsa e mi piazzo davanti a lei estraendo la bacchetta. Lui si blocca, senza abbassare il cappuccio.
-E tu chi saresti? Una guardia del corpo?- fa con voce gelida. Io inizio a sghignazzare 
-E tu non è troppo presto per Halloween?- questi ringhia prima di puntarmi la bacchetta contro, nonostante questo io non muovo un muscolo
-Penny forse è meglio che torni dentro- sussurro alle mie spalle mentre lei, in tutta risposta, stringe di più la presa sul mio braccio
-È il tuo primo giorno con una bacchetta. Cosa credi di fare?- fa lei infastidita
-Non permetterò a nessuno di farti del male- dico io con la sua presa che si faceva ancora più salda. Poi mi accorgo che le mie parole potevano essere fraintese 
-Ricordi cosa ho detto in cucina? Beh non erano parole vuote. Adesso vai e avvisa Harry- lei molto contrariata, sparisce dietro la porta lasciandomi da solo con quel personaggio
-Vuoi dirmi cosa vuoi o devo tirare ad indovinare?- faccio io con tono divertito. Il tizio davanti a me mi superava sia in altezza che in muscolatura ma, in me, non c’era un briciolo di paura. L’incappucciato ringhia di nuovo prima che un raggio rosso scoppi fuori dalla sua bacchetta nella mia direzione. Alzo la mia e, nella mia mente sperando che funzioni, pronuncio “Protego”. Una patina trasparente si crea intorno a me rispedendo al mittente l’incantesimo. L’eccitazione e l’adrenalina mi riempiono le vene. Un flusso, così potente, da poter essere quasi visibile. L’uomo riesce a scansarsi quasi per miracolo
-Tutto qui?- faccio io ormai sicuro di me stesso
-Non provare ad avvicinarti a Penelope. Lei è mia!- fa lui strillando. Il cappuccio gli cade all’indietro e io, incredulo, quasi scoppio a ridere. Davanti a me c’era un uomo con un naso enorme e capelli lunghi e untuosi.
-Piton?- faccio io senza riuscire a fermarmi. Lui mi fissa con sguardo cattivo. I suoi piccoli occhi neri erano pieni di odio
-Come fai a conoscermi?- sputa lui rabbioso. Io mi sbatto una mano sulla fronte
-Intuizione e, già che ci siamo non voglio essere colui che non rispetta le tradizioni, perciò Levicorpus- immediatamente, l’uomo davanti a me spicca un volo, perde la bacchetta e rimane a penzoloni a mezz’aria.
-Cosa succede?- la porta di casa si apre e Harry, James, Sirius e Penelope escono fuori con le bacchette in posizione pronte ad attaccare
-O nulla di che Harry. Suppongo che sia il figlio di Mocciosus che è venuto a dar fastidio- Sirius e James si guardano un secondo prima di scoppiare a ridere seguiti a ruota da Penny e Harry mentre Lily, che era arrivata poco prima con Remus, mi guardava sconsolata
-Lily se vuoi lo lascio andare. Non volevo infierire ma puntava la bacchetta contro Penny- la donna mi fissa con un sorriso.
-Oh no figurati. Se stavi difendendo mia figlia divertiti pure. Vediamo se gli fai perdere il vizio- io la fisso ridendo prima di rivolgermi al corpo ancora a mezz’aria
-La prossima volta non sarò così magnanimo. Non provare ad avvicinarti a lei ci siamo capiti?- lui annuisce e, con un colpo di bacchetta lo lascio cadere giù e sparire nella notte. Tutti ritornano dentro tranne Penelope che, dopo essermi acceso una sigaretta, si sedette insieme a me su di una panchina posta nel piccolo giardinetto della casa.
-Non azzardarti mai più a metterti tra me e un pericolo Silvio- fa lei con voce infastidita e con volto imbronciato. Io sorrido dopo aver esalato del fumo
-Mi sa che dovrai schiantarmi Penny- lei sbuffa
-Non sapevi nemmeno se il tuo protego avrebbe funzionato. Quello è un folle avrebbe potuto ucciderti- continua lei visibilmente preoccupata. Io le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio dolcemente 
-Probabile ma se tu sei in pericolo non importa. Mi sarei preso volentieri un incantesimo per darti la possibilità di scappare- lei fa per parlare ma poi ci ripensa. Ripete quel gesto per un paio di volte 
-Perché? Nemmeno mi conosci- riesce poi sussurrare dopo vari tentativi. Io rido prima di dare l’ultimo tiro di sigaretta rimanente 
-Mi stai simpatica ecco. E poi lo devo a tuo fratello. Lui mi ha dato un mondo nuovo. È il minimo che possa fare- mi alzo per buttare il mozzicone sulla strada quando, guardando la finestra che si affacciava giusto sulla panchina dove eravamo seduti noi, spuntavano tre teste e tutte dai capelli nerissimi
-Stavate origliando per caso?- faccio io divertito facendo voltare anche la ragazza. 
-Te l’ho detto papà che ci avrebbero visti. Per godric ora Penny ci ammazza- si sente una voce in lontananza imprecare. La Potter si alza lentamente. Potevo vedere la sua indignazione trasformarsi in un aura malvagia come se fosse visibile. La seguo dentro la casa e, trattenendo una risata per non rischiare la vita, vicino finestra che dava sul giardino, c’erano Harry, James e Sirius che, camminando a gattoni, cercavano di nascondersi senza successo
-QUANTE VOLTE VI DEVO DIRE CHE NON VOGLIO CHE ORIGLIATE LE MIE CONVERSAZIONI QUANDO SONO CON UN RAGAZZO!- inizia a sbraitare come una pazza e a rincorrere i tre a bacchetta spianata. Remus si sedette accanto a me sul divano, seguito a ruota da Lily
-Immagino sia sempre così. Mi sbaglio?- 
-O no non ti sbagli- rispondono i due in coro
-Adoro questa famiglia- mi ritrovo a pensare ad alta voce. Lily mi sorride e Remus ride
-Un altro masochista in famiglia- fa Remus continuando a ridere -Benvenuto tra i malandrini- io lo fisso radioso
-Posso essere un malandrino?- chiedo come un bambino chiederebbe ai suoi di comprargli un giocattolo. Remus mi sorride radioso
-Beh hai già appeso per le caviglie un Piton. Sei a buon punto- 
-E, se posso permettermi- fa Lily -Hai adocchiato una bella rossa. Diciamo che sei un Potter mancato- io la guardo sconvolto
-Lily….. io no… ti sbagli- mi ritrovo a balbettare come se fossi il professor Raptor mentre lei scoppia a ridere
-Tranquillo. Scherzavo- dice prima di farmi l’occhiolino. Io, ero ancora un po’ stordito dalle sue parole. Prendo una bottiglia di Whiskey e inizio a berla quando vedo Harry, nascosto dietro ad un tavolo, farmi segno di raggiungerlo.
-E ora di andare. Sentirsi spiata è la cosa che a mia sorella disturba di più. Soprattutto se il tipo con cui sta parlando le interessa- io fisso Harry a mo’ di scuse
-Harry….. io non voglio…. Emh.. nulla con tua….- riecco il raptor che c’è in me. Harry scoppia a ridere, saluta con la mano Lily e Remus e mi afferra per un braccio. L’ultima immagine che vedo, è il volto rosso deformato dalla rabbia della più giovane Potter, infierire contro un Sirius che implorava pietà e rideva sotto i baffi. Mi ritrovo a sorridere prima che la materializzazione mi risucchi via

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


Oggi non è lunedì, eh grazie al ..... mi direte voi
Ho avuto delle cose da fare percò vi beccate il capitolo di Martedì
Ma, dato che entreremo ad Howgarts, un giorno in più non fa male
Spero come sempre che vi stia piacendo leggere tanto quanto stia piacendo
 a me scrivere questa FF e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate
Non siate timidi non sono mica FUFFI non vi mangerò promesso
Vi auguro una buona lettura e vi dò appuntamento a Lunedì prossimo (forse)

Albusseveruss1996
 






Capitolo 4 



Mi sveglio nella stanza di James molto presto e con un mal di testa da alcol, bevuto in grande quantità la sera precedente, molto fastidioso. Mi alzo stiracchiandomi mentre i leoni raffigurati nel piumone del letto e nel tappeto, dormivano e russavano beati. Cercando di non svegliarli, afferro dei vestiti puliti, e mi infilo nel bagno per una rapida doccia. Esco qualche minuto dopo ero già pronto ad affrontare la giornata molto importante che mi aspettava con ansia ed eccitazione. Oggi avrei visto il castello di Hogwarts, il vero castello e non uno usato per girare scene per un film. Nonostante questo, il mio telefono, mi informa che erano le sei e mezza di mattina. Non volendo svegliare Harry così presto, inforco la mia scopa nuova di zecca e la mia bacchetta, e mi incammino verso l’immenso giardino. Harry mi aveva rassicurato sul fatto che nessuno potesse vedere quello che stava succedendo all’interno del perimetro della villa, nemmeno se provasse a sbirciare dalle alte siepi che lo delimitavano. Mi aveva anche detto di aspettarlo prima di provare la scopa per evitare di schiantarmi al suolo ma solo provare a librarmi in aria per qualche metro che male poteva farmi? 
Dopo 20 minuti, nella quale mi persi una quindicina di volta, e dopo aver chiesto indicazioni ai vari dipinti dei Potter che mi maledicevano per averli svegliati, arrivo nel giardino. Sembrava di essere appena entrati a Central Park per la vastità di prato verde curato in maniera quasi maniacale da qualcuno, o per meglio dire, da qualche elfo sicuramente. Ogni tanto si vedevano scorrazzare per i corridoi spolverando felici ogni angolo raggiungibile. Faccio i primi passi nell’aria mattutina gelida nonostante il cielo fosse privo di nuvole. Il sole stava timidamente facendo il suo ingresso illuminando di una flebile luce rossastra, piccole parti dell’immensa distesa di verde che circondava Villa Potter. Mi accendo una sigaretta, prima di incamminarmi verso ovest dove, a quanto detto da Harry, si trovava un piccolo campo da Quidditch meta preferita dei suoi figli in estate. C’era una quiete meravigliosa. Anche gli uccelli parevano essere ancora profondamente addormentati quella mattina. Io sorrido mentre, dopo aver girato l’angolo ovest della Villa, inizio a intravedere i tre anelli alti poco meno di 10 metri. Stringo più forte la mia scopa. Sapere la teoria base, come nel mio caso, per volare su una scopa è una cosa, salirci in groppa, e per di più da solo, era un’altra. Tutto ad un tratto, la mia idea non mi sembrava così grandiosa. Faccio l’ultima tirata di sigaretta e prendo la bacchetta cercando di ricordarmi quale fosse l’incantesimo per far sparire il mozzicone, non volevo rovinare quel bellissimo prato. Dopo qualche secondo, puntando la bacchetta verso l’obbiettivo, tuttavia non essendo sicuro dell’esito positivo di quello che stavo per fare, sussurro “Evanesco”. Il mozzicone scompare all’istante e io mi ritrovo a saltellare sorridente sul posto. “Peccato che non sappia come evocare un incantesimo imbottito per il terreno” penso io racimolando tutto il coraggio che ho prima di appoggiare la scopa sul terreno alla mia destra. Sospiro ancora 
-SU!- esclamo io con forza e, la scopa ad una velocità incredibile, raggiunge la mia mano. Io sorrido ancora di più prima di salirci sopra. Resto li fermo per qualche minuto incerto su quanta forza utilizzare per spiccare il mio primo volo. “Tanto in questo mondo le ossa si aggiustano in un attimo” penso io prima di piegare le ginocchia e spingermi verso l’alto. Un attimo dopo sto a 20 metri d’altezza certando di tenermi i equilibrio. 
-WOOOOOOOUOOOOO- mi ritrovo a urlare mentre, piegandomi verso avanti, la scopa inizia una picchiata vertiginosa. A pochi metri dal suolo, tiro il manico verso l’alto e inizio a girovagare per il giardino, cercando di mantenere un andatura stabile e, soprattutto, stando più vicino possibile al suolo. Non so quanto tempo passo volando su e giù senza una meta. Quando decido di provare qualche tiro verso gli anelli, sento delle mani applaudire. Faccio per identificare chi fosse e, appena vedo dei capelli rosso fuoco e occhi verdi, mi distraggo e prendo in pieno il palo di uno degli anelli cadendo rovinosamente al suolo. Scoppio a ridere massaggiandomi con le mani la guancia che aveva colpito il ferro, prima di controllare se la scopa fosse danneggiata e alzare lo sguardo verso Penelope che correva preoccupata verso di me

-Ti sei fatto male?- chiede lei con voce affannata prima di raggiungermi. Io le sorrido mentre un livido violaceo si formava sulla mia guancia
-Oh no tranquilla. Avevo messo in conto una caduta. Magari avrei preferito che non ci fosse nessuno a guardarmi cadere come un fesso, men che meno una bella ragazza come te. Diciamo che sono ferito nell’orgoglio- lei mi fissa e mi sorride mentre le guance le si imporporano leggermente
-Per essere la prima volta sei andato benone. Ti consiglio solo di guardare avanti quando voli- inizio a ridere e a massaggiarmi il volto dolorante
-Lo terrò a mente- dico prima di iniziare ad alzarmi ma lei mi blocca con una mano
-Dove pensi di andare? Lascia che ti controlli prima- io la fisso confuso mentre lei estraeva la sua bacchetta -Sono una specializzanda al San Mungo- dice a mo’ di spiegazione. Io annuisco e, ricercando una posizione più comoda sul manto erboso, sorrido
-Una donna piena di sorprese- dico sghignazzando. Lei scuote la testa, leggermente imbarazzata, e inizia nella sua ricerca di ossa rotte o traumi cranici possibili. Sussurrava parole che non riuscivo a capire alternando, ad essi, movimenti circolari con la punta della bacchetta che, mi accorgo dopo qualche secondo, si era illuminata. Passano circa dieci minuti. Tempo nel quale non smisi un secondo di lamentarmi di dolori che in realtà non avevo facendola ridere. Aveva un sorriso meraviglioso e avrei fatto di tutto per goderne quanto più tempo possibile. Terminó il suo controllo con uno svolazzo di bacchetta, non so quanto necessario. Sorride e si siede accanto a me prima di sdraiarsi
-Nulla di rotto. Due costole incrinate che ho già aggiustato e quel livido sulla faccia che ti lascerò per ricordarti di quanto sei stato incosciente nel provare la scopa da solo. Tra l’altro, una scopa difficile da maneggiare anche tra i professionisti. Dovrò dirne 4 a lo mio fratellone per avertela lasciata comprare- io scoppio a ridere prima di sdraiarmi al suo fianco a guardare il sole alzarsi piano e come il cielo, prima rossastro, diventata sempre più azzurro. Potevo percepire che la ragazza al mio fianco, desiderava chiedermi qualcosa ma, nonostante ciò e, non ne capivo il motivo, non lo faceva. Continuava a guardarmi con la coda dell’occhio come se io non me ne accorgessi. Ma quando mi decido a dire qualcosa alzandomi sui gomiti per fissarla, sento dei passi strascicati di fronte a me 
-Penny? Tu sveglia a quest’ora?- fa Harry che, sbadigliando profondamente, stava appoggiato sull’angolo della Villa a guardarci con sguardo malizioso. Io mi alzo in piedi come una molla provocandomi un forte giramento di testa che mi fa cadere nuovamente al suolo. Penelope si alza e mi aiuta a fare lo stesso con le guance rosse fuoco da fare invidia ai suoi capelli.
-Ho il turno di mattina all’ospedale e… sono.. passata per salutare ecco. E meno male. Comprare una scopa professionistica a un ragazzo senza la minima conoscenza sul volo. Che ti passa per la testa? Si sarebbe potuto uccidere!- inizia a strillare verso il fratello che la fissava divertito
-Gli avevo detto che lo avrei aiutato io ma, a quanto pare, ha preferito fare da solo. E comunque, mia bella sorellina, tutto questo interesse da dove viene?- chiede con un ghigno sul volto. Questi due si stuzzicheranno sempre così? Mi ritrovo a pensare mentre mi massaggio la guancia dolorante. La ragazza fissava Harry con odio e, non capivo perché, con ancora il volto scarlatto. Penelope inizia ad avvicinarsi verso il fratello come a volerlo uccidere. Tuttavia non lo colpisce. Se ne va semplicemente e senza dire una parola lasciando la scia del suo profumo nell’aria. Harry mi rivolge un occhiolino
-Come è andata allora?- fa lui prendendomi per una spalla. Io lo fisso confuso
-Come è andata cosa?- chiedo con voce più acuta del normale. Harry scoppia a ridere 
-Tra i due non so chi sia più tardo- io continuo a guardarlo senza capire cosa intendesse. Faccio per chiederglielo quando lui, con me ancora sottobraccio, si dirige verso l’interno della Villa
-Caffè e poi direzione Hogwarts così inizierai a conoscere la verità poco a poco. Poi, nel tardo pomeriggio, dovrebbe tornare anche Ginny. Magari invitiamo anche i Weasley a cenare che ne te pare?- dimentico istantaneamente, come se io fossi un foglio con scritto a matita delle cose e qualcuno si fosse premurato con una gomma di cancellare tutto, tutto ciò che dovevo dirgli e mi ritrovo ad annuire senza proferire alcuna parola. 20 minuti dopo eravamo già ad Hogsmeade. 

Inizio a guardarmi intorno estasiato. La strada principale, data l’ora improponibile della mattina, era priva di anima viva. I vari negozi situati ai suoi lati erano chiusi. Nonostante questo, la magia era quasi visibile nell’aria, si poteva quasi respirare nell’aria. Era una sensazione incredibile. L’aria fresca che entrava nei miei polmoni, era diversa da quella a cui ero abituato e non riuscivo a fermarmi dal prenderne grosse boccate come se fossi a corto di ossigeno. Harry non diceva nulla ma sapevo che dietro quel muto sorriso, sapeva cosa stessi provando e voleva lasciarmelo godere a pieno. Inizio a studiare tutte le insegne dei negozi. Li conoscevo, eppure, nel vederli dal vivo, era tutto diverso, nuovo ed emozionante. Zonko, i Tre Manici di Scopa, Mielandia, Stratchy and Sons, MondoMago. Il mio cuore inizia a battere come se volesse uscirmi fuori dal petto. Prendiamo una stradina secondaria per raggiungere il castello e, in lontananza, vedo una catapecchia a me molto familiare
-La Stamberga Strillante……- sussurro io bloccandomi sul posto. Harry mi poggia una mano sulla spalla stringendo leggermente. 
-Se quelle mura potessero parlare- inizia a sghignazzare lui divertito. Io lo fisso con un sorriso sul volto ma, quando lui fa per proseguire, io resto fermo bloccato
-Harry sei sicuro che io possa en…..- lui non mi fa finire e scuote la testa
-Oh andiamo mi sembri Remus. Sei un mago e, se non fosse già abbastanza, sei insieme a me. Questo è il tuo mondo smettila di considerarti un estraneo- le sue parole mi colpiscono come se avessi appena ricevuto un forte schiaffo sulla guancia. Io, imbarazzato, annuisco e inizio a seguirlo con passo lento. Mi sentivo un bambino spaesato il primo giorno d’asilo. Insicuro come pochi. Quando iniziano ad intravedersi le torri dell’enorme castello, inizio ad affrettare il passo con il cuore in gola. Harry continuava a darmi delle occhiate come se potessi perdere i sensi da un momento all’altro. Poco dopo, in tutta la sua magnificenza, siamo dietro il cancello con i cinghiali alati come guardiani che mi scrutavano con sguardo sospetto. Harry si schiarisce la voce
-Siamo qui per una visita. Sotto invito della preside Mcgranitt.- fa lui in tono solenne. I cinghiali iniziano a sbattere forte le ali e, senza alcun aiuto, il cancello inizia ad aprirsi. Lo supero con passo veloce prima di bloccarmi subito dopo
-Hogwarts….- sussurro a nessuno in particolare. A poche centinaia di metri davanti ai miei occhi c’era un sogno. Un sogno formato da torri e torrette. Il castello più grande è meraviglioso che avessi visto. Alcune lacrime iniziano a scendermi e rigarmi le guance ma non faccio nulla per fermarle. Lascio che si schiantino contro il prato perfettamente curato come se potessero essere una sorta di tributo a quello spettacolo
-È meraviglioso- mi ritrovo a dire con bocca impastata. Harry mi stringe le spalle con un braccio
-Si. Oh si lo è. Andiamo dentro adesso- dopo essermi asciugato il volto e il naso con un fazzoletto gentilmente offertomi da Harry, iniziamo ad avvicinarci verso l’enorme portone di quercia. Avrei voluto avere altri cinque paia di occhi in questa occasione. Cercavo di scorgere tutti i dettagli possibili del castello e di tutto ciò che stava intorno. Eravamo quasi arrivati a destinazione quando l’enorme portone, si apre. 

Sull’uscio di quest’ultimo, vi erano un ragazzo più o meno sui 18 anni dai capelli ricci e nerissimi, occhi marroni e un sorriso radioso sul volto che teneva per mano una ragazza con capelli licci, rossi e occhi azzurri. 
-Si deve essere una legge magica- dico io esasperato mentre Harry scoppia a ridere. I due ragazzi si bloccano sul posto. James jr, la copia perfetta del nonno e del padre, ci fissa sbalordito per qualche secondo prima di esclamare
-Papà!- lascia la mano della ragazza che, imbarazzatissima, cercava di mimetizzarsi con il legno scuro del portone. Corre verso di noi prima di schiantarsi contro il petto di Harry che inizia ad accarezzargli i capelli
-Tu che ci fai qui?- inizia lui 
-E lui chi è?-
-Un nuovo insegnante?-
-Finalmente il professor Ruf se ne va?- 
-Lo sapevo. Albus mi deve 10 galeoni- il ragazzo inizia a parlare a raffica senza quasi respirare. Poi mi fissa e io cerco di sorridergli con pochi risultati
-Calma. Respira. Lui è Silvio. L’unico nato babbani che siamo riusciti a trovare al ministero. Ciao Helena come stai?- fa Harry cercando di calmare il figlio e di tranquillizzare anche la ragazza il cui volto era un tutt’uno con i capelli. James torna indietro a recuperare Helena intrecciando nuovamente le dita con le sue. La ragazza al suo tocco, si rilassa
-Allora sei venuto a vedermi per la partita contro Serpeverde di questo pomeriggio?Vedermi alzare per il sesto anno consecutivo il trofeo. Tanto per intenderci, Silvio, sono il migliore che si sia mai visto- io scoppio a ridere mentre la ragazza sbuffa prima di tirargli una manata sulla nuca. Harry sghignazza sotto i baffi
-Si può sapere dove andate voi due a quest’ora?- fa lui fissando i due ragazzi. Helena sembrava volesse sprofondare nel terreno mentre James rideva 
-A vedere l’alba ovviamente- fa lui con un occhiolino. 
-L’alba è già passata da un paio d’ore James- risponde Harry divertito
-È quello che sto cercando di dirgli da quando mi ha buttata giù dal letto- dice Helena con foga fissando di traverso il viso di James che, nonostante tutto, non smetteva di sorridere
-Oh. Beh faremo un giro attorno al lago. Magari riesco a trasfigurare la piovra in un unicorno. È stato un piacere Silvio- dice prima di afferrare Helena e correre sul prato
-Ricordati di studiare per i M.A.G.O. Screanzato di un figlio!- grida Harry ma James già troppo lontano, non lo sente. Io fisso Harry negli occhi stiracchiando un piccolo sorriso. D’un tratto mi sentivo un peso nello stomaco.  Nonostante questo continuo ad avanzare fino ad entrare all’interno del castello. 

Iniziamo a salire le enormi scalinate in silenzio mentre io fissavo tutto ciò che i miei occhi riuscivano a raggiungere. Nonostante la mia felicità in quel momento superava qualsiasi cosa, un pensiero cupo mi inizia a balenare in mente. Sono un nato babbano che non ha alcun titolo nè diploma. Cosa potrò fare nel mondo magico? Il commesso alla testa di porco? Harry parve, come sempre d’altronde, notare il mio disagio poiché mi fisso con un sorriso 
-Non ti devi preoccupare Silvio. Ci sono dei corsi extrascolastici che puoi seguire per avere i diplomi che ti servono per iniziare qualsiasi lavoro- io lo fisso sconvolto prima di sorridere
-Usare il Leggiliment senza permesso non è proprio carino sai?- dico cercando di sembrare offeso cosa che, per la cronaca, non mi riesce tanto bene. Harry sghignazza a sua volta
-Non mi serve leggerti il pensiero. Sei un libro aperto. Ho visto da subito il tuo umore incupirsi quando ho nominato i M.A.G.O prima con James- io sospiro rassegnato
-Dovrò studiare un po’ di Occlumanzia- lui scoppia a ridere mentre continuavamo a salire per raggiungere il settimo piano dove si trovava lo studio della preside. 

Dopo tante, troppe a mio avviso, scalinate, raggiungiamo i gargoyle che custodivano l’entrata. Harry si avvicina a loro sussurra qualcosa che non riesco a sentire, e i due si aprono lasciandoci entrare. Lui si volta verso di me con un sorriso e io lo raggiungo con passo insicuro. Dopo l’ennesima rampa di scale circolare, ci ritroviamo davanti ad una porta. Harry bussa un paio di volte prima che quest’ultima si spalanchi per lasciarci passare 
-Signor Potter!- esclama una voce rauca ma autoritaria dall’interno della stanza. Harry ride prima di attraversare la porta con me dietro.
-Minerva- dice dopo aver fatto un inchino. Il volto pieno di rughe della strega si apre in un sorriso. Nonostante era chiaro che fosse in la con l’età, l’attuale preside di Hogwarts continuava ad incutere rispetto e, a mio parere, una leggera soggezione nel fissarla negli occhi. Io mi fermo leggermente indietro rispetto ad Harry
-È permesso?- chiedo a bassa voce. La donna mi sorride e io mi tranquillizzo leggermente
-Prego prego. Gradite una tazza di tè?- fa lei con tono gentile indicando le due sedie di fronte la scrivania. Io e Harry ci sediamo e lei fa lo stesso. 
-Per quello che siam venuti a fare, Minerva, servirebbe qualcosa di più forte del tè- dice Harry sorridente. Il volto della donna diventa più severo
-In questo castello, e a quest’ora del mattino, non si permette nessun tipo di alcolici dovresti saperlo Harry e non solo tu. Non so se mi spiego- Harry inizia a ridere di gusto
-Me ne ha fatto presente spesso e volentieri nelle sue lettere ma, come ben sa, io non posso proibire ai miei ragazzi di fare cose che io stesso ho fatto. Sarei un ipocrita- lei lo fissa accigliata sbuffando e biascicando qualcosa sulle punizioni prima di alzarsi e avviarsi verso la porta. 
-Fate in fretta che ho una scuola da dirigere- detto questo spalanca la porta con una forza invidiabile per gli anni che aveva, e scomparve chiudendosela alle spalle. Harry alza la bacchetta e, all’istante, una bottiglia di idromele comparve atterrando leggiadro sulla scrivania della preside. Io lo fisso sghignazzando e lui ricambia il mio sguardo
-Sono Harry Potter- risponde alla mia domanda senza che io avessi proferito parola -Merito dei privilegi o no?- io annuisco ridendo prima di imitarlo bere un grande sorso di idromele e alzarmi dalla sedia. Harry alza la bacchetta e, da una vetrinetta situata sulla destra dell’ufficio, appare un bacile di pietra vecchio di millenni credo. Io guardo all’interno e sembrava fosse pieno di un argento liquido che si muoveva creando increspature sulla sua superficie. L’uomo mi sorride prima di puntare la bacchetta sulla tempia. Facendo come se con delle pinzette stesse estraendo qualcosa dalla sua testa, un filamento azzurrino inizia a librarsi nell’aria dalla punta della sua bacchette. Il suo sorriso s’ingrandisce ancora di più 
-Sei pronto per sapere tutta la verità?- fa lui con voce calma e tranquilla. Io, nel mentre, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel filo sfilacciato
-Mai stato così pronto in vita mia- Harry ride prima di dirigere, con un colpo del polso, i suoi ricordi dentro il liquido scuro che inizia ad agitarsi prima di schiarirsi subito dopo. Io mi sporgo su di esso per vedere meglio ma, quando il mio naso sfiora la sua superficie, mi ritrovo a cadere verso il nulla. Non urlo nemmeno in quanto sapevo cosa aspettarmi da quell’oggetto, di fatti, l’atterraggio fu morbido.

Mi trovavo a Godric’s Hollow, casa di proprietà di James e Lily Potter. Al momento non c’era nessuno, almeno, nessuno tranne io ed Harry che era appena atterrato al mio fianco. 
-Come mai siamo a casa dei tuoi genitori?- chiedo a bassa voce come se potessi disturbare qualcuno. Harry sghignazza divertito
-Beh volevo farti vedere qualcosa della mia infanzia per iniziare. Dato che è completamente diversa dalle informazioni che hai tu- io annuisco prima di continuare ad ispezionare la casa. Era praticamente uguale a quella del presente, c’erano solo delle foto ricordo diverse e, la maggior parte, raffiguravano un piccolo bimbo dai capelli neri circondato da genitori e familiari vari, in attività diverse e un enorme e orrendo vaso che stava sul comodino al fianco del divano. Qualche secondo dopo, mentre io stavo ancora perlustrando ogni centimetro del salone, una piccola peste su di una scopa giocattolo, entra sfrecciando gettando al suolo qualsiasi cosa fosse a lui d’intralcio, tra cui, l’orribile vaso grigio che avevo visto prima. Al suo seguito, con il fiatone, due uomini chiaramente più giovani rispetto a adesso e a come li avevo conosciuti, gli correvano dietro cercando di stare al passo
-Avevo 9 anni. Sirius, quell’anno, mi aveva comprato quella scopa giocattolo e, all’insaputa di mia madre, l’aveva potenziata leggermente- io inizio a ridere fissando i volti sorridenti e felici di James e Sirius che si facevano sfocati a vista d’occhio segno che, il ricordo, stava cambiando. In un secondo ci troviamo alla stazione di King’s Cross piena zeppa di famiglie dai volti commossi e da bambini e ragazzi che parlavano fra loro, ridevano e correvano da una parte all’altra. Un treno scarlatto stava sul binario inondandolo di vapore perlaceo. Io fisso Harry con sguardo estasiato prima che lui mi indichi qualcosa che mi affretto a guardare. Vicino ad uno dei pilastri, il più affollato per di più, vi erano una quantità esagerata di capelli scarlatti più o meno lunghi. La famiglia Weasley nella sua numerosa interezza, stava lì vicino a James e Lily. Questi stavano conversando tranquillamente con Molly e Arthur, inconfondibili per me nonostante io non l’abbia mai visti. “Ha fatto davvero un ottimo lavoro J.K. nelle descrizioni” mi ritrovo a pensare “Chissà come ha fatto” continuo nel mio cervello. Avrei rivolto a Harry questa fatidica domanda una volta finiti i ricordi. Fisso il volto di Lily che, visibilmente preoccupato, non distoglieva lo sguardo nemmeno per un secondo da un Harry undicenne che correva e giocava con quello che doveva essere Ron Weasley. Il treno fischia rumorosamente segnale che da lì a poco, sarebbe partito. Vedo James e Lily recuperare Harry per abbracciarlo e salutarlo entrambi con le lacrime agli occhi
-Mi mancherete tanto- sento dire al mini Harry prima di stringere forte i propri genitori che facevano di tutto per ricacciare indietro le lacrime. Vedo Harry, Ron, Fred, George e infine Percy, scomparire dentro la locomotiva per poi rispuntare con la testa fuori dal finestrino. Noto di sfuggita che i due Potter avevano iniziato a piangere mentre, dopo la prima curva fatta dal treno, mi ritrovo di nuovo nel limbo di immagini sfocate. Passano in fretta ma, con il tempo necessario per poterle apprezzare, la sala grande con le sue immense 4 tavolate utilizzate dagli studenti poste in maniera verticale rispetto alla sala ed un altra lunga tavolata posta in orizzontale su cui erano seduti gli insegnanti e il preside. Tuttavia tra di questi, non vedo il professor Piton. Inizio ad indagare, scrutando, uno per uno, i volti dei professori seduti dietro al lungo tavolo. Vedo la professoressa Sprout, Madama Bumb, Hagrid che parlava con Silente e poi, uno di fianco all’altro, vedo, nel posto che avrebbe dovuto occupare Severus Piton, un omone simile ad un tricheco che beveva e sorrideva gioioso. “Cosa ci fa Horace Lumacorno seduto al tavolo dei professori il primo anno di Harry a Hogwarts” inizio a pensare. Quel pensiero muore all’interno del mio cervello in quanto, accanto a lui, era seduto un uomo che conoscevo bene. Remus Lupin, sorrideva radioso conversando con la professoressa di babbanologia Charity Burbage. Inizio a sbattere le palpebre come se, quel gesto, mi aiutasse a capirne qualcosa. Faccio per chiedere spiegazioni a Harry quando, mi accorgo, che la McGranitt si trovava al centro della sala al fianco di uno sgabello con sopra un cappello a punta vecchio e logoro. Ero ben deciso a bombardare di domande Harry quando, la sua versione più giovane, inizia a percorrere con passo spedito la grande sala. Inizio a seguirlo con lo sguardo e, perciò, decido di godermi la scena senza fiatare nonostante avessi un uragano di domande nella testa 
-GRIFONDORO- un grido chiaro e conciso rimbalza sui muri della sala e vedo i due Harry sorridere. 

La scena cambia e ci ritroviamo sul prato del castello con mini Harry, Ron e Hermione. Lei intenda a studiare, mentre i due fissavano un gruppo di serpeverde che sarebbero dovuti essere Malfoy, Tiger e Goyle. Vedo i due ragazzi sollevare le proprie bacchette e, un secondo dopo,  i tre serpeverde si ritrovano con i lacci delle scarpe legate fra loro e, dopo aver tentato di avanzare, cadono rovinosamente faccia a terra. Mentre mi godo la risata del mini Potter e di Ron la scena cambia nuovamente. Ci trovavamo nella capanna di Hagrid. All’interno, non contando il proprietario di casa, c’erano le solite versioni più giovani dei tre inseparabili amici che fissavano un enorme calderone con sguardo eccitato. 
-Allora Hagrid ha veramente ricevuto un drago- sussurro io eccitato vedendo un grosso uovo tra le mani , dell’altrettanto grosso, mezzo gigante. Aveva un sorriso radioso sul volto. Ben visibile anche dietro la folta barba. Harry rise mentre, i volti dei più piccoli, erano eccitati come non mai
-Solo per una notte. Malfoy ci ha scoperti e ha spifferato tutto alla McGranitt. Noi ci siamo beccati una punizione, Malfoy compreso, per essere usciti dal castello ad un orario che era proibito e Hagrid ha dovuto dare Norberto a Silente. Povero cucciolo- in effetti dalla piccola finestra della capanna si poteva intravedere una testa piena di capelli biondi spuntare fuori. L’uovo si schiuse per la felicità della combriccola quando la scena inizia a cambiare nuovamente. 

Atterriamo su di un lungo corridoio poco illuminato del castello. Verso il fondo di quest’ultimo, acciambellata su se stessa, c’era Miss Pur. D’un tratto, si sentono dei passi affrettati provenire verso di noi che davamo le spalle ad una vecchia porta. La gatta, spaventata, spicca un balzo mentre tre piccoli studenti facevano il loro ingresso nel corridoio, correndo come de pazzi. Ci passano attraverso come fossimo dei fantasmi, lanciano un incantesimo alla porta per aprirla e se la chiudono alle spalle. Gazza, bagnato fradicio, inizia ad imprecare contro il nulla prima di correre in direzione contraria. Sentiamo i tre scoppiare a ridere prima che si accorgessero che, quella stanza, era chiusa per un buon motivo. Davanti a loro si ergeva un enorme cane nero come la pece. L’animale, dopo essere stato brutalmente svegliato, si erge in tutta la sua statura. Non possedeva una testa ma ben tre e, con grande sgomento dei ragazzi, tutte e tre possedevano canini dall’aria molto pericolosa
-Fuffi!- esclamo io come se l’animale potesse sentirmi. Sento Harry ridere prima che il cane inizi ad abbaiare e i ragazzi a correre come dei dannati verso la torre di grifondoro. Nel mentre ,tutto si fa sfocato nuovamente Harry mi afferra per un braccio.

Io lo fisso confuso e, prima che potessi chiedergli qualcosa, è lui a parlare
-Se sei d’accordo, ti risparmio il resto dei ricordi fino a quando non mi sono ritrovato faccia a faccia contro Raptor e quello che ne rimaneva di Voldemort. È praticamente tutto scritto nei libri ed è successo esattamente come è andata realmente- io annuisco tranquillamente ricordandomi cosa volevo chiedergli in precedenza.
-Scusa Harry ma, prima di proseguire, ho delle domande- faccio io fissandolo negli occhi verdi. Lui ride e annuisce tranquillo. Io prendo un bel respiro 
-Perché al posto di Severus Piton c’è seduto Lumacorno?- 
. Harry mi fissa prima di darsi una manata nella fronte
-Giusto non te l’ho detto. Piton non è mai diventato un professore di Hogwarts. È sempre stato un mangiamorte. Come Lucius Malfoy, è scampato alla prigione dopo la caduta di Voldemort dicendo che era stato stregato. Non si trovarono prove del contrario perciò rimase in libertà. Sposò una delle cugine di Malfoy, da cui ebbe il simpaticissimo ragazzo che hai appeso per le caviglie ieri sera, e iniziò a lavorare come pozionista per il ministero- la mia bocca si spalancò dallo stupore. Scuoto forte la testa prima di ricompormi
-Questo non lo aspettavo….. Quindi il suo amore per Lily, la loro amicizia e tutto il resto è un invenzione?- chiede io con voce flebile e acuta. Harry mi sorride 
-Oh no. Quello è successo davvero. Nonostante fosse sposato con un figlio credo che odiasse la sua vita. Non l’ho mai conosciuto davvero perciò non ne posso essere certo. È morto durante la battaglia di Hogwarts- la mia mascella casca rovinosamente al suolo. Tento con poco successo, di riordinare le idee che si scontravano tra loro come fossero un branco di pesci spaventati da uno squalo. Harry ridacchia divertito dalla mia espressione smarrita che figurava sul mio volto
-Sei pronto a continuare?- fa lui afferrandomi di nuovo per un braccio. Io riemergo dal mio inconscio scuotendo la testa
-Non ancora- faccio io. Harry mi fissa confuso. -Scusami ma se Raptor insegnava Difesa e Lumacorno quello di Pozioni. Che ci fa Remus Lupin seduto al tavolo degli insegnanti?- Harry mi fissa con una risata. 
-Raptor non ha mai ricoperto il ruolo di insegnante di Difesa, almeno non da quando io sono arrivato ad Hogwarts. Immagino che tu conosca la sua storia. Beh, da quando è tornato dalla sua ricerca sul campo, e, per estensione dopo aver ospitato Voldemort nel suo corpo, ha chiesto a Silente di poter rimanere nel castello ma che non si sentiva in grado di insegnare. Così, il preside, ha ingaggiato una persona fidata per occuparsi di quella materia. Alla fine si è scoperto il vero motivo per il quale Raptor aveva rinunciato al suo posto. Da allora, Remus è l’insegnante di difesa nonostante lui non volesse accettare. Mio padre e Sirius lo hanno praticamente obbligato- io sorrido quasi senza rendermene conto  
-Immagino che una volta al mese Ramoso, Felpato e Lunastorta scorrazzino nella foresta proibita- Harry scoppia a ridere prima che l’oscurità, dove ci trovavamo al momento, inizi a schiarirsi e a farci cadere nuovamente verso il basso. 

Atterriamo sul marmo giallognolo del pavimento del castello. Davanti a noi c’era il mini Harry e, di fronte a quest’ultimo, si trovava il professor Raptor con il suo enorme turbante color viola. Quest’ultimo fissava uno specchio senza muoversi
-Professore sta bene?- sento chiedere al piccolo ragazzo con voce preoccupata. 
-Harry Potter. Ma che meravigliosa, quanto inaspettata, sorpresa- io fisso l’Harry adulto leggermente stupito. Lui aveva smesso di sorridere e fissava Raptor con odio. Non poteva essere umana quella voce.  Vedo il professore, voltarsi verso il mini Harry con, sul volto, un ghigno maligno. Il piccolo inizia ad indietreggiare quando, all’improvviso, delle fiamme divampano nel suolo creando un cerchio bloccando ogni via di fuga. Lo sguardo del piccolo Harry, nonostante tutto, non mostrava un briciolo di paura. Alza la bacchetta verso l’uomo che aveva iniziato a togliere dalla testa il turbante. Si sente un sibilo che mi fa gelare il sangue nelle vene. L’uomo si volta. Non so ben descrivere cosa fosse presente sulla nuca del professore. Se non lo avessi letto nei libri e visto nei film, non avrei nemmeno considerato quello come un volto umano. Sembrava che, sulla nuca dell’uomo, fosse stato scolpito il volto di una anaconda con occhi rossi e un sorriso inquietante. Il mini Harry non si mosse di un centimetro. Fossi stato io avrei corso per ore senza guardarmi indietro.
-E così- inizia Voldemort con un sorriso di pura malignità sul volto -Il bambino che è sopravvissuto è venuto a farci visita- avevo la pelle d’oca. Senza che me ne accorgessi, mi trovo a di fianco al ragazzino in pericolo come se volessi proteggerlo. L’Harry adulto, guardandomi, ritorna a sorridere. Vedo il volto serpentesco lanciare occhiate omicide prima di sussurrare qualcosa a Raptor che si lancia contro Harry afferrandolo per un braccio attraversando il mio corpo come fossi un fantasma. L’uomo blocca il mini Harry di fronte allo specchio
-DIMMI DOV’È LA PIETRA- inizia a strillare. Vedo la sua tasca destra gonfiarsi istantaneamente prima di venir scaraventato contro le scale poste nell’entrata della sala. 
-Finalmente posso vendicarmi. La Sangue sporco di tua madre e quel babbanofilo di tuo padre sapranno cosa succede a mettersi contro il grande Lord Voldemort- Raptor fa per uccidere il ragazzo rannicchiato a terra quando, un fortissimo fascio di luce, lo acceca per un secondo. Con un balzo, Remus Lupin fa la sua entrata trionfale disarmando l’uomo che stava di fronte a lui prima di schiantarlo. Un secondo dopo, lo vedo chinarsi sul piccolo Harry che era sdraiato a terra privo di sensi. Allungo la mano verso Remus quando la scena inizia a dissiparsi. Cadiamo di nuovo nel vuoto prima di atterrare nello studio di Silente. Io fisso Harry confuso. Questi mi sorride comprensivo 


-Non possiamo tirare troppo la corda con la preside. Dovessi farti vedere tutti e sette i miei anni ad Hogwarts in un colpo solo, la McGranitt ci sbatterebbe fuori a calci prima di arrivare anche solo al terzo anno. L’hai sentita anche tu prima. Meglio non rischiare. È anziana ma non ha ancora perso il tocco diciamo-  io scoppio a ridere mentre la porta della sala si apre. Insieme alla McGranitt, ai suoi fianchi, vi erano un ragazzo e una ragazza giovanissimi che sorridevano. 
-Papà!- esclamano in coro prima di lanciarsi su di Harry che, con un riflesso degno del miglior auror, li afferrò entrambi. 
-I miei bellissimi bambini- quasi urla lui con un sorriso sul volto così caloroso da farmi quasi sentire imbarazzato. I due ragazzini sbuffano irritati
-Andiamo papà- inizia la ragazza che dovrebbe chiamarsi Lily -Non siamo più dei bambini- Harry accarezza la guancia della ragazza dolcemente e scompiglia i capelli neri del ragazzo
-Sarete sempre i miei bambini- i tre iniziano a giocare mentre io, che mi sentivo parecchio fuori luogo, mi allontanavo impercettibilmente. Il ragazzo, che dovrebbe chiamarsi Albus, accortosi del mio disagio mi sorride
-Piacere sono Al- allunga una mano verso di me. Io la stringo sorridendo
-Il piacere è tutto mio. Io mi chiamo Silvio- 
-Che nome strano Silvio. Sei straniero?- fa Lily iniziando a studiarmi come fossi un qualche strano esemplare di animale esotico. Fa per chiedermi qualcosa quando, una voce severa, ci blocca tutti
-Ora basta. Tornate in classe- quasi strilla la McGranitt facendo scattare i due studenti che, preoccupati, salutarono il padre e scomparvero. 
-E voi due. Avete finito con il viale dei ricordi?- io ed Harry ridiamo di gusto. 
-Signora preside. Questo è solo l’inizio-

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


Oggi è Lunedì? No.
Sono nuovamente in ritardo? Ovviamente si.
C'è qualche soluzione al problema? Assolutamente no.
Creerò una petizione per trasformare il Lunedì in Martedì, promesso.
Benvenuti al capitolo 5 del mio personale mondo magico.
Nuovamente in ritardo oggi ma per una giusta causa.
Sono un disastro nella punteggiatura, perciò un amico mio si è
gentilmente offerto di colmare questa mia lacuna.
Prendiamoci un secondo per ringraziare il maestro Tony con un applauso digitale.
Fatto? 
Perfetto.
Oggi Quiddictch, perciò senza dilungarmi oltre, vi auguro una buona lettura.

Albusseverus1996
 



Capitolo 5

 

Uscire dal castello fu molto più complicato del previsto. La moltitudine di studenti che ci abitavano 8 mesi l’anno si era svegliata, come ogni mattina, per recarsi alle proprie lezioni e, di certo, non si aspettavano che, niente meno, il grande Harry Potter vagasse per i corridoi del castello insieme ad uno sconosciuto. I corridoi diventarono un caos di voci eccitate. 

Ragazzini e ragazzine, ovviamente, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, correvano a destra e a sinistra scambiandosi informazioni e gossip sulla ragione per la quale Harry Potter si trovasse a Hogwarts e, soprattutto, sull’identità del misterioso ragazzo che lo accompagnava, cioè io. Tutte assolutamente infondate e sbagliate, ma poco importava. Non era la verità che cercavano quei giovani. Solo la possibilità di poter sparlare su qualcosa di completamente nuovo.

“Non doveva essere facile la vita ad Hogwarts dei piccoli Potter” mi ritrovo a pensare, mentre io ed Harry usavamo il passaggio segreto dietro la strega orba per scampare a quei diavoli in miniatura. 

Nessuno dei due parlò per il resto del viaggio verso Hosgmeade. Harry ogni tanto mi fissava per sincerarsi che stessi bene credo o, forse e più probabilmente, per verificare se avessi altre domande da fargli e, a dirla tutta, ne avevo parecchie. Nonostante ciò, preferivo non fargliele adesso per dargli un po’ di tregua. Essere circondato da ragazzini impazziti che chiedevano foto o autografi lo aveva provato. Io avevo tutto il tempo del mondo per scoprire ciò che volevo sapere. Magari avrei fatto qualche domanda a Ginny una volta arrivati a Villa Potter

-Non ti stanchi mai di pensare così tanto Silvio?- mi fa Harry un attimo prima di raggiungere la botola sotto il negozio di Mielandia. Io lo fisso confuso -Sento gli ingranaggi del tuo cervello girare all’impazzata perfino da qui- continua lui con una risata. Io scoppio a ridere prima di infilarmi nel buco che mi avrebbe portato all’interno del famoso negozio di dolciumi.
-Sono fatto così purtroppo. E, detto francamente, puoi biasimarmi? Ho tanto da elaborare- Harry ride afferrandomi per un braccio
-Su questo non ci piove- gira su se stesso con il mio braccio ben stretto e scompariamo nel nulla con un forte “Crack”

Il resto della mattinata, e gran parte del pomeriggio, lo passammo in giardino. Harry mi insegnò molti incantesimi utili per la vita quotidiana, alcune fatture usate da lui ai tempi di Hogwarts, come la gambemolli o una che faceva ballare il tip tap in maniera velocissima al povero mal capitato. Iniziammo dalle basi, diciamo, ma ambivo a molto di più e sentivo, in cuor mio, nonostante io non avessi, per ovvi motivi, praticità con incantesimi di nessun genere, di poter imparare e usare la mia bacchetta, come se lo facessi da anni

Non saprei spiegare cosa fosse. Mi sentivo parte di quel mondo da sempre e, adesso, volevo provare a tutti, sopratutto ad Harry, di essere meritevole di quel dono. Infatti, dopo aver appreso le basi in breve tempo, nonostante mancassero nel mio repertorio milioni di incantesimi utili, chiedo a Harry di passare ai duelli. Finisco più e più volte faccia a terra. Lui mi spiega pazientemente tutto quello che sbagliavo e correggeva tutto quello che poteva correggere. Mi sentivo una spugna dentro una vasca piena zeppa di acqua tiepida. Cercavo di apprendere e mettere in pratica ogni consiglio, di risolvere ogni errore che commettevo e, dopo 2 ore e mezza di lezione, era Harry quello appeso per le caviglie.

Era ormai tardo pomeriggio e il Sole già stava abbandonando la sua postazione nel cielo per permettere, alla Luna, il suo momento di gloria. Stavamo sdraiati nel giardino e, per una volta, era Harry a farmi domande sulla mia vita. Rispondevo ad ogni quesito con un sorriso, consapevole che la mia vita, rispetto alla sua, non era minimamente comparabile. Nonostante ciò, sembrava essere molto interessato perciò, dopo quello che lui stava raccontando a me della sua di vita, mi sembrava il minimo. 

-Cosa intendi fare adesso che hai scoperto di essere un mago?- chiede ad un certo punto fissando l’orizzonte. Io lo fisso con un sorriso prima di sdraiarmi completamente sull’erba fresca
-Beh, nei miei sogni, diventavo sempre un Auror- sussurro io con sincerità -Tuttavia, data la mia situazione accademica diciamo, anche il cameriere ai Tre Manici di Scopa non mi dispiacerebbe- Harry scoppia a ridere prima di mettersi seduto
-Puoi fare ogni lavoro che tu ti metta in testa, Silvio. Te l’ho già detto. Segui i corsi, ti impegni, studi e, magari con una buona parola del mago più famoso del Regno Unito, avrai qualche possibilità in più- lui continua a ridere. Mentre io faccio per chiedergli perché faceva tutto quello per uno sconosciuto, vedo una donna, che al posto dei capelli sembrava avesse delle fiamme vive che danzavano gioiose, correre verso di noi. Vedo chiaramente il volto di Harry trasformarsi in amore puro e duro. Quest’ultimo si alza con un balzo prima di prendere al volo sua moglie tra le braccia e baciarla

“Dopo tanto tempo ancora così si salutano” mi ritrovo a pensare tra me e me. Quel momento di dolcezza così intensa e così intima mi metteva a disagio. Non per il fatto che si stavano baciando, anche con abbastanza passione a dirla tutta, ma per l’amore che si sprigionava tutto intorno a loro. Non avevo mai provato qualcosa del genere ed ero abbastanza convinto che non lo avrei mai fatto per di più. I due si staccano dopo 10 minuti buoni con dei sorrisi sul volto, così luminosi, da farmi chiudere gli occhi per non venire accecato. Ginny, proprio come me la ero sempre immaginata, era bellissima e, soprattutto, tanto Weasley. Capelli rossi, pelle candida e pallida, lentiggini a spruzzo per tutto il volto e occhi marroni pieni di dolcezza. La donna si volta verso di me con il suo bellissimo sorriso ad incorniciare il suo volto privo di rughe

-Finalmente ti conosco. Harry mi ha parlato tanto di te ed è un piacere enorme conoscerti- dice lei con voce dolce. Io le sorrido come se non potessi fare altro
-Signora Potter, il piacere è tutto mio. I libri che ho letto non le rendono giustizia- detto questo, le bacio la mano con un inchino. Non sapevo se fosse visto come una cosa positiva o negativa ma, comunque, tanto per differenziarmi dalla massa. Lei inizia a ridere
-Finalmente un gentiluomo in questa casa. Ce ne hai messo di tempo, tesoro, per portarne uno- Harry scoppia a ridere mentre le mie guance si imporporano leggermente
-Non si preoccupi, signora Potter- dico io con tono gentile -Appena troverò una casetta per me, me ne andrò. Ho già approfittato troppo della vostra gentilezza- lei mi fissa. Noto una leggera sfumatura di severità nei sui occhi ma, nonostante questo, non dico nulla
-Punto numero uno, chiamami Ginny. Punto numero due, questa casa ha 60 camere-
-78 per la precisione, amore- fa Harry, ricevendo un’occhiataccia da parte della donna
-Stavo dicendo, non c’è bisogno che tu cerchi nulla. La mia casa è anche la tua adesso e non accetto obiezioni- io la fisso non sapendo se essere arrabbiato o commosso da quelle parole. Scuoto la testa per riprendermi
-Ma non mi conoscete nemmeno. E io non posso accettare tutto questo lusso senza pagare, non mi sembra giusto nei confronti della vostra famiglia. Io non ho fatto nulla per meritarmelo- Ginny mi fissa dolcemente. Contemporaneamente, lei ed Harry, mi appoggiano una mano sulla spalla
-Sei ufficialmente il benvenuto nella famiglia Potter, Silvio. Sempre se ti fa piacere- 

Io sbatto le palpebre una, dieci, mille, diecimila volte. Non riuscivo a capire il perché di quella gentilezza. Non avevo fatto nulla, eppure loro mi stavano offrendo su un piatto d’argento l’ingresso nella loro famiglia. Non erano neanche passati due giorni da quando Harry mi aveva incontrato per la prima volta, eppure mi stava aprendo le porte di casa sua come se mi conoscesse da decenni. 
-Allora cosa ne dici Silvio? Vuoi essere un membro onorario della famiglia Potter?- ripete Harry sorridendomi. Io lo fissavo ma non avevo idea di cosa dire. Prendo dei respiri profondi prima di decidermi a parlare
-Harry per me non è facile prendere una decisione del genere, non fraintendermi, sarei onorato e felicissimo di far parte della vostra famiglia, ma mi sentirei in debito con voi costantemente. Io non ho sangue Potter nelle vene e non ho diritto ai privilegi che esso concede- Harry e Ginny si fissano negli occhi e scoppiano a ridere. Io li fisso confuso sperando che non fossero usciti completamente di testa
-Avevi ragione Harry. È la copia sputata di Sirius- dice Ginny asciugandosi le lacrime. Harry le si avvicina per scoccarle un bacio leggero sulle labbra
-Ce l’ho sempre amore. Ora andiamo dentro, melodrammatico, che tra poco arrivano i Weasley- io sorrido imbarazzato e li seguo con il cuore leggero e felice. Silvio Potter… Beh, sì, suona abbastanza di merda.

Rientrati nell’immensa Villa, Ginny inizia a darsi da fare per preparare la cena. Impresa non facile data la grande quantità di elfi che pretendevano di fare tutto il lavoro. Io fissavo quei piccoli esseri correre da una parte all’altra del salone e della cucina come se fossero frecce scagliate nel vento. Spostare sedie e tavoli, spolverare qualsiasi cosa e mettere in ordine tutto quello che si poteva. Io, nel mio piccolo, cercavo di aiutare la donna e gli elfi, ma purtroppo con poco successo
-Gli incantesimi domestici non sono il tuo forte, eh?- fece Ginny sghignazzando e sorseggiando una tazza di tè seduta sul divano. Nel mentre io stavo riparando una cornice di una loro foto di famiglia che avevo rotto con un incantesimo nell’intento di togliere una macchia da un mobile. Arrossisco leggermente abbassando lo sguardo
-Al momento, temo che nulla sia il mio forte- Harry, seduto al fianco della moglie, scuote la testa mentre Ginny trasforma il suo ghigno in un sorriso gentile
-Ma se possiedi una bacchetta da meno di due giorni e già mi hai tenuto testa in un duello- fa lui con tono orgoglioso. Io sorrido leggermente, anche perché, dopo un paio di tentativi, ero riuscito a riparare la foto. Ginny si alza e mi si avvicina a passo spedito. Fissa la cornice e mi sorride
-Bel lavoro, novellino- mi dà una pacca sulla spalla e poi mi sussurra all’orecchio
-Non hai nulla di cui vergognarti, Silvio. Per quello che ho avuto modo di vedere, e da quello che mi ha detto Harry, diventerai un grande mago, con un po’ d’impegno- io le sorrido e faccio per ringraziarla quando, dall’ingresso, sentiamo suonare. I Weasley erano arrivati.

-Miseriaccia- sento esclamare una volta che un elfo domestico aprì la porta -Questo dannato giardino sembra più grande ogni volta che vengo a trovarvi- io scoppio a ridere quando vedo il volto dell’uomo raggiungere quasi della stessa tonalità dei suoi stessi capelli. Ronald Weasley mano nella mano con la propria consorte che sbuffava irritata
-Se ti decidessi a iniziare ad usare l’apparato babbano che ti ho comprato non avresti di questi problemi- fa Hermione con i suoi capelli ricci che svolazzavano come se avessero vita propria. Pareva che il tempo, nel mondo magico, passasse in maniera diversa. Coloro che avevo incontrato da quando ero entrato a farne parte, nonostante fossero più vecchi di me nessuna ruga o segno di un’età non più esattamente giovane, rigava il loro volto. Certo ,non erano più ragazzini, ma non sembrava nemmeno che avessero 40 anni. Mi ritrovo a sperare che fosse lo stesso per me. 
-Ehi, e questo chi è?- fa Ron curioso come un bambino. Io stiracchio un sorriso prima di porgergli la mano
-È un piacere conoscerla, signor Weasley- faccio io. Lui mi fissa confuso
-Sei per caso uno del Ministero che si occupa delle tasse? Se è così, non ho nulla da dichiarare- fa lui freddo. Io ritiro indietro subito la mano. Harry e Ginny lo fissano severi, mentre Hermione gli tira una forte manata sulla testa. 
-Scusalo. Da quando gli hanno fatto una multa quelli del fisco magico, secondo lui, ogni persona che non conosce ne fa parte. Sono Hermione Granger comunque. È un piacere conoscerti- io fisso la donna mentre Ron si massaggiava la parte colpita in precedenza. Le sorrido prima di allungare nuovamente la mano verso di lei
-Oh non si preoccupi, io mi chiamo Silvio conoscervi è per me un privilegio- Harry si rilassa e scoppia a ridere mentre Hermione mi stringe la mano. Ginny ancora fissava severa il fratello.
-Mi devi scusare- inizia Ron sotto invito, non propriamente gentile, da parte di Ginny che lo fissava come a volerlo maledire -È che nessuno parla più in maniera così formale. Non con me almeno- fa in tono gentile. Io scuoto la testa 
-Non devi scusarti. Magari dovrei aggiornare il mio vocabolario- tutti scoppiano a ridere

-Perché non hai invitato Penelope a questa cenetta, fratello?- fa Ron, mentre iniziava ad ingozzarsi di tutto quello che riusciva a raggiungere. Dopo una bella chiacchierata nel salone, ci eravamo spostati in cucina per cenare. Nonostante fossimo in 5, vi era una quantità di piatti diversi abbastanza per sfamare una squadra di Quidditch al completo. Gli elfi continuavano, ogni qualvolta che un piatto presente sul tavolo si svuotava, a sostituirlo con un altro. Non fosse stato presente Ron, probabilmente la maggior parte di quel ben di dio sarebbe finito nella spazzatura o nel frigo. Io mi ritrovai sazio dopo 5 minuti dall’inizio della cena. Tuttavia, per non deludere gli elfi che mi fissavano sorridenti, mi sforzai per mandare giù altro cibo. 
-Era di turno oggi- fece Harry mandando giù un sorso di vino. Io lo fisso confuso 
-Non era di turno stamattina?- tutti iniziano a fissarmi. Perfino un paio di elfi si erano voltati alla mie parole. Imbarazzato, inizio a fissare il mio bicchiere di Whiskey mezzo vuoto. Harry inizia a sghignazzare
-A quanto pare no. Almeno, quando le ho chiesto, mi ha risposto che le sarebbe piaciuto venire ma doveva lavorare. Poi le ho chiesto del turno di mattina che ci aveva detto che avrebbe dovuto fare e mi ha chiuso il telefono in faccia- la sala scoppia a ridere e Harry, sotto invito di Ron, gli spiegò quello che era successo quella mattina
-Penny che si sveglia senza motivo all’alba?- fa il rosso sghignazzando. Harry ride di gusto 
-Oh, sono sicuro che avesse un buon motivo- il suo sguardo cade su di me e io cerco di evitarlo. Ron, confuso fa per chiedere, quando, in mio soccorso, arriva Ginny a cambiare discorso. Io la ringrazio con lo sguardo prima di inserirmi nella conversazione che era virata sulla finale a cui la donna aveva assistito

-Non capisco perché non ti mandano solo nelle partite delle divisioni femminili. Eppure nella strilettera che ho mandato al tuo datore di lavoro pensavo di essere stato chiaro- fa Harry dopo il racconto emozionante di Ginny della partita. Quest’ultima lo fissa rassegnata prima di dargli un buffetto sulla nuca.
-Mi piacerebbe giocare una partita- faccio io pensando ad alta voce. Harry e Ron mi fissano. Mi accorgo di aver detto quella frase ad alta voce quando i due si alzano di scatto
-Tu prendi il novellino- fa Ron, ridendo 
-Io recupero altri 3 giocatori. Tanto perderai come al solito, Weasley- risponde Harry estraendo un telefono dai pantaloni. I due uscirono dalla cucina lasciandomi con Ginny e Hermione molto confuso. 
-Uomini- sento sussurrare alle due. 
-Emh Hermione. Posso chiamarti Hermione vero?- faccio io con un filo di voce. Lei mi fissa dolcemente
-Ci mancherebbe. Sentirsi chiamare ogni due minuti “signora ministro” è irritante- io la guardo con occhi spalancati
-Sei davvero il ministro della magia allora- la mia, più di una domanda, era una constatazione. Infatti la donna annuisce senza rispondere. Io prendo una grossa boccata d’aria
-Anche il mondo magico ha iniziato a iniziato ad usare la tecnologia babbana?- chiedo curioso. Lei apre ancora di più il suo sorriso. Avevo aperto un discorso, che ne ero certo, era contentissima affrontare con qualcuno che conoscesse il tema
-Ci stiamo provando. Gli smartphone sono entrati a far parte della quotidianità da qualche anno. Siamo in un periodo di evoluzione e io e il mio governo stiamo cercando di portare quanta più tecnologia babbana utile nel nostro mondo. Non è facile, ma ci riuscirò. La mia idea era di creare una rete internet solo ed esclusivamente per coloro che hanno poteri magici ma è una mole di lavoro enorme. Con pazienza ci arriveremo- io mi ritrovo a sorridere
-Mi piacerebbe essere d’aiuto ma non ho idea di come funzioni internet- lei scuote la testa facendo danzare i suoi ricci
-Abbiamo già dei nati babbani che ci aiutano, non preoccuparti-.
Continuiamo a parlare del più e del meno quando, di corsa, entrano in cucina Harry, Ron, Sirius, James e un ragazzo sui 20 anni che non conoscevo o, per lo meno, lo potevo immaginare ma non con sicurezza.
-Beh- inizia Harry. Tutti gli uomini in sala alzano le loro bacchette al cielo e, quasi istantaneamente, compaiono delle scope che raggiungono le mani di ognuno di loro -Andiamo a giocare a Quidditch?- continua lui sorridente. Io lo fisso confuso prima di appellare la mia scopa fiammante, che mi raggiunge in un secondo
-Ma è buio pesto Harry- faccio io un po’ preoccupato. Lui scoppia a ridere
-Oh lo so. Ma ho i miei metodi-

5 minuti dopo eravamo tutti pronti davanti al campo di quidditch personale di Villa Potter.  O almeno quello era ciò che credevo. Sul prato dell’immenso giardino non si vedeva nulla. L’oscurità era totale lì fuori e non riuscivo a distinguere nulla ad un palmo dal mio naso. 
-Harry non credo sia una buona idea- inizio io quando sento una risata al cui si susseguì un sonoro “Clack” simile al suono del mio accendino quando scattava. All’improvviso, 4 immensi globuli di luce apparvero ad infrangere  l’oscurità come fossero delle minuscole stelle che avevano deciso di fare un salto sulla terra
-Wow- riesco ad esclamare quando tutto attorno a me diventa chiaro e visibile. Harry sorrideva soddisfatto mentre mi si avvicinava
-Bella la magia, eh?- mi fa lui,  stringendomi con un braccio. Io mi ritrovo ad annuire prima di salire sopra la mia scopa e spiccare il volo. Non ero ancora molto pratico ma mi risultava molto naturale volare. Tutti meno Harry mi fissavano sbalorditi mentre volteggiavo in aria veloce come una scheggia. 
-Allora le squadre,  sono: Io, Silvio e Teddy contro James, Sirius e Ron- io sento il nome del mio compagno di squadra e, più velocemente possibile, scendo in picchiata verso il suolo. “Devo lavorare un po’ sull’atterraggio” mi ritrovo a pensare massaggiandomi il ginocchio
-Tu sei Teddy Lupin?- chiedo io curioso al giovane ragazzo. Ora che lo guardavo, la somiglianza era palese, nonostante lui non portasse cicatrici che segnavano il volto del padre. Alla mia domanda, i suoi capelli, prima marroni tendenti al biondo come quelli del padre, si tingono di striature rosse
-Emh si. Non ci siamo presentati prima. Io ti conosco?- io gli sorrido prima di stringerli la mano
-Oh nono. Ma è un piacere conoscere il figlio di Remus. Io sono Silvio- lui ancora imbarazzato mi sorride prima che Ron iniziasse a parlare con tono solenne, come se quello fosse di vitale importanza
-Ora basta chiacchiere. In sella alle scope. Ti farò mangiare la polvere, Potter- Harry sghignazza divertito prima di inforcare la sua scopa e librarsi in volo seguito dal resto dei giocatori me compreso. Io mi posiziono sul lato sinistro di Harry mentre Teddy su quello destro. I due capitani si stringono la mano e Ginny, dal terreno, lancia la pluffa e la partita ha inizio. Harry la afferra prima di Ron con un colpo di reni e si invola verso gli anelli. “È come una partita di calcio solo a 20 metri da terra” pensavo tra me e mezzo eccitato e mezzo preoccupato. Decido di allargarmi sulla sinistra per dare ad Harry un passaggio libero. Lui mi vede e me la passa. Io riesco ad afferrarla, faccio finta di tirare, quando vedo Sirius venirmi incontro per bloccarmi. Con la coda dell’occhio vedo Teddy inserirsi tra James e Ron, quindi decido di spostarmi verso sinistra, prima di lanciare il mio compagno che afferra la pluffa e segna. Harry applaude verso la mia direzione mentre Ron imprecava e, il resto dei giocatori, mi guardava sorpreso
-Pensa un po’ il novellino che visione di gioco che si ritrova- fa James in tono orgoglioso. Io sorrido imbarazzato, prima di tornare al mio posto mentre la pluffa tornava nelle mani di Ron

Continuammo a giocare per tutta la notte. Il sole già iniziava a farsi spazio nell’orizzonte mentre noi, ancora, stavamo in aria. Ron non era un tipo da accettare la sconfitta, nonostante li stessimo schiacciando. Era andata meglio del previsto. Avevo segnato così tanti punti da perdere il conto, mentre i nostri avversari riuscivano a malapena ad avvicinarsi agli anelli. Nonostante stessimo giocando da tutta la notte non mi sentivo per nulla stanco, anzi il contrario. Ero euforico. Ad ogni punto fatto mi sentivo sempre meglio. 
-Ultima azione- dice Harry ad un certo punto -Io e Silvio dobbiamo andare ad Hogwarts tra poco- prende la pluffa tra le mani e la passa a Teddy che stava dietro di lui. Iniziamo ad avanzare in formazione a piramide perfettamente coordinati, mentre la squadra avversaria si posizionava a specchio. Teddy, forse per la stanchezza, sbaglia il passaggio regalando la pluffa a James che si invola veloce verso gli anelli. Inizio a seguirlo raggiungendolo con facilità. Lui mi anticipa e lancia forte la pluffa verso l’anello di destra. Data l’ora, e sopratutto la quantità di tempo passato in volo quella notte, avevo poca voglia di negare il punto a James quando sento una voce femminile che conoscevo bene, provenire dal suolo
-Ah però, Il nuovo ci sa fare- inizio a sporgermi cercando di prendere velocità. Iniziavano a bruciarmi gli occhi, ma non avevo intenzione di cedere. Allungo una gamba a pochi centrimetri dall’anello e colpisco la pluffa forte facendola volare in aria. Mi fiondo verso quest’ultima, la afferro e tento il tiro della vita. La pluffa vola veloce verso il cerchio più alto dei tre e lo attraversa. 
-Deve essere uno scherzo- fa Ron sbattendo la testa contro al manico della sua scopa. Io, stanco morto ma con un gran sorriso soddisfatto sul volto, atterro accanto a Penelope che mi guardava sconvolta. Anche gli altri atterrano a fianco a me. Tutti si complimentarono per l’ottima prestazione mentre io, con il fiatone, sussurravo dei grazie sporadici.
-Sta volta volevo fare bella figura- faccio io verso la ragazza mentre Harry salutava gli altri giocatori che stavano tornando a casa abbastanza provati dallo sforzo. Penny mi sorride mentre le nostre braccia si sfiorano appena
-Mi sarei accontentata di non vederti spiaccicare contro il terreno. Esibizionista- io scoppio a ridere mentre Harry tornava verso di noi
-Sei un fenomeno!- esclama lui con un sorriso dandomi una pacca sulla spalla. Io ricambio il sorriso prima di stiracchiarmi le braccia
-Sorellina!- esclama Harry subito dopo -Finito il tuo doppio turno?- la ragazza finge un colpo di tosse forse per nascondere il viso. 
-Non me ne parlare- inizia lei con le guance rosse -Mi hanno fatto svegliare all’alba per un errore della segretaria. Dovesse succedere di nuovo, dovranno ampliare la sala della terapia intensiva- io scoppio a ridere mentre Harry continuava a fissare la ragazza con un ghigno
-Si si- fa lui -Mi dispiace privarti della presenza del nostro campione di Quidditch, ma dobbiamo andare- Penny si passa una mano sul volto stanco, prima di lanciare un’occhiata omicida al fratello
-Almeno stavolta non si è schiantato. Non avrei avuto la forza per rimetterlo a posto come l’ultima volta- Harry ride prima di prendermi per un braccio
-L’ultimo punto che ho fatto te lo dedico come ringraziamento per la tua fiducia in me- faccio io ridendo. Lei scuote la testa con un sorriso. Era davvero bellissima, nonostante i capelli non pettinati, le occhiaie e il volto esausto
-Andate, su, che voglio andare a dormire- fa lei mentre Harry non smetteva di fissarci a turno, con volto divertito
-Sei pronto per il secondo round?- mi chiede Harry 
-Sempre….. Pronto- rispondo con un ghigno facendolo scoppiare a ridere. Io mi volto, per fissare ancora una volta Penny, prima di scomparire nel nulla.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Oggi, incredibilmente, meravigliosamente, è Lunedì.
Oggi capitolo importante e pieno di rivelazioni succose tra ricordi dolci e dolorosi.
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e che qualche domanda trovi risposta
nel suo testo.
Vi ricordo di non essere timidi e di farmi sapere ciò che ne pensate, altrimenti
dovrò ricorrere alla maledizione Cruciatus su ognuno di voi.
I ringraziamenti speciali vanno nuovamente al Maestro Tony per l'aiuto
con la correzione del testo e della punteggiatura, soprattutto.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura e a darvi appuntamento a Lunedì prossimo, si spera.

Albusseverus1996 


 

 






Capitolo 6 
 

 

-Suppongo che la mattina presto da qui a una settimana, il mio ufficio sarà requisito mi sbaglio?- fa la McGranitt quando vede io e Harry entrare di gran carriera all’interno della stanza di sua proprietà. Harry le sorride mentre io mi ritrovo a sbadigliare

-Speriamo di finire in un paio di giorni signora preside- inizia Harry -Non vorrei approfittare troppo della sua ospitalità- l’anziana donna annuisce prima di raggiungere la porta

-Fate con comodo, almeno per oggi. Il sabato non c’è molto lavoro da fare perciò credo che passerò la mattinata ad Hosgmeade- detto questo, la McGranitt, spalanca la porta e se ne va. Io fisso Harry estrarre un ricordo dalla sua fronte e avviarsi verso il bacile di pietra. Il filamento che uscì dalla sua tempia era molto più grande rispetto a quello del giorno prima. Io lo fisso eccitato prima di avvicinarmi a lui

-Avendo più tempo oggi cercherò di mostrarti sia il mio secondo anno che il terzo. Domani vedrai il 4 e il 5 e poi tra Lunedì e Martedì finiremo, anche perché, dovrei tornare a lavoro e, in più, la McGranitt non avrà impulsi omicidi verso di noi. Ti va bene?- io annuisco mentre il lunghissimo filamento azzurrino si schianta contro la superficie del pensatoio che si increspa. Inizio a cadere nel vuoto prima di atterrare dolcemente sul pavimento, ad una prima occhiata, di una casa. Inizio a guardarmi in giro e, in effetti, ci trovavamo in una grande stanza piena di stendardi di Grifondoro. Inizio a guardarmi in giro. La stanza era alquantoIo oscura. Nonostante questo, riesco a distinguere un letto dove un ragazzino, era profondamente addormentato avvolto in un lenzuolo leggero. lo fisso confuso

-Perché non siamo ad Hogwarts?- faccio io una volta che anche Harry raggiunse il suolo accanto a me. Lui mi sorride

-Perché è vero che il secondo anno di scuola io non ho preso l’Hogwarts Express ma non per colpa di un elfo domestico di nome Dobby- io non dico nulla aspettando che sia lui a continuare la storia

-Mia madre, quell’anno, era stata nominata Ministro dell’Applicazione della Legge sulla Magia quindi, per un paio di giorni, dovette assistere a delle riunioni con dei ministri esteri fuori dalla Gran Bretagna. Aveva lasciato tutto pronto per la mia partenza e aveva spiegato, per filo e per segno, tutto ciò che mio padre avrebbe dovuto fare. Ovviamente, non facemmo nulla di ciò che mia madre ci aveva raccomandato. Ti lascio divertire adesso- Harry alza la bacchetta verso l’alto e, il ricordo, ebbe inizio. 

 

-HARRY!- sento urlare a squarciagola qualcuno da dietro la porta della stanza. Il mini Harry si sveglia di soprassalto e si mette seduto sul letto. Sentiamo qualcuno correre come se fosse un rinoceronte prima che la porta si spalanchi lasciando entrare la luce del giorno -Harry sbrigati siamo in un ritardo colossale- James entra con il fiatone prima di estrarre la bacchetta dalla vestaglia scarlatta che indossava, puntarla verso un enorme baule che stava ai piedi del letto del figlio. Quest’ultimo si libra in aria e parte come una scheggia fuori verso le scale. Il mini Harry salta in piedi recupera i vestiti da una sedia e vola verso il bagno, mentre James continuava a fissare l’orologio. Una volta uscito dal bagno, il ragazzino inizia a controllare ogni angolo della propria stanza

-Hai preso tutto?- chiede James visibilmente preoccupato. Il mini Harry continua la sua ricerca qualche secondo in più

-Non lo so papà. Non aveva preparato tutto la mamma?- fa il piccolo preoccupato passa così una mano nei capelli. James ci pensa una frazione di secondo 

-La scopa!- esclama lui -Non puoi andare ad Hogwarts senza la scopa devi portarmi la coppa quest’anno- mini Harry ride mentre James gli scompigliava i capelli. “Come se fossi necessario” mi ritrovo a pensare mentre padre e figlio correvano verso l’ingresso attraversandolo. Una volta fuori, vedo James frugare nelle sue tasche freneticamente, tirar fuori la chiave di una macchina e involarsi verso la piazza situata al centro del villaggio. Raggiunsero una piccola Ford Anglia di color turchese che stava parcheggiata vicino alla statua del fondatore di Hogwarts. Vedo il piccolo Harry guardare estasiato la macchina mentre sento, la sua versione adulta, ridere al mio fianco

-La mamma se l’è fatta prestare dal padre di Ron dopo l’incidente con la polvere volante dell’anno scorso- il mini Harry scoppia a ridere mentre io cerco con lo sguardo l’Harry adulto anch’egli piegato dalle risate 

-Cosa è successo l’anno prima?- domando curioso. L’uomo si asciuga le lacrime con il suo fazzoletto da taschino prima di bloccare il ricordo

-Beh nonostante mia madre avesse sconsigliato al sant’uomo di mio padre di arrivare dritto alla stazione con la polvere volante, lui insistette perché ricordava che ci fossero dei camini giusto a lato del binario 9 e 3/4 . In effetti c’erano ma, giusto qualche giorno prima di quel primo settembre, li avevano chiusi poiché la gente si ammassava dentro e volevano evitare incidenti. Comunque io mia madre e mio padre, atterrammo nel bel mezzo della stazione nella parte babbana. Era piena fino a scoppiare di persone e, come puoi ben immaginare, vedere una famiglia intera uscire da un camino, per loro, non fu facile da spiegare. Il ministero ebbe un bel da fare quel giorno e, mio padre, dovette sopportare le urla di mia madre per giorni interi o, almeno, così dice lui- io scoppio a ridere come un pazzo immaginandomi la scena. Una volta controllate le risate, faccio segno a Harry di continuare e, in un secondo, vedo James e il piccolo, ricominciare a muoversi. James impiega 10 minuti per riuscire a mettere in moto l’auto. Lo vedevo e, soprattutto, lo sentivo imprecare contro gli oggetti babbani quando, un volta che il motore inizia a rombare, lo sento esultare

-E Lily che mi diceva che avevo bisogno di pratica. Dovrei mandarle una strilettera. Harry passami Edvige- fa James con un sorriso. Il mini Harry inizia a guardarsi intorno prima di tirarsi una manata sulla fronte. La macchina iniziò a muoversi prima di fermarsi di colpo 

-PAPÀ. Ho dimenticato Edvige a casa- 

-Tua madre mi ucciderà-

 

Dovettero tornare a casa per recuperare il pennuto smarrito. Le lancette dell’orologio indossato sul polso da James sembravano correre all’impazzata. Mancavano 10 minuti alla partenza del treno e, i due Potter, erano appena risaliti in macchina

-Beh- inizia James asciugandosi il sudore dalla fronte -A mali estremi…- estrae la bacchetta e, dopo aver dato un colpetto al volante dell’auto, questa inizia a fluttuare 

-Non azzardarti a raccontare questo a tua madre- il mini Harry visibilmente stupito, si sporgeva dai finestrini per guardare come il suolo si allontanava da loro. Un altro colpo di bacchetta e partirono a razzo mentre la scena si dissipava. Ci ritroviamo, in un istante, dentro la stazione di King’s Cross molto meno affollata dell’anno prima e, mi ritrovo a notare, senza il treno scarlatto che sputava vapore. Vedo il piccolo Harry seguire il padre che correva agitato, parlare, o meglio detto, urlare contro il controllore, contro una donna che stava dietro il bancone della biglietteria e con ogni persona che gli passava di fianco. Dopo 10 minuti di urla si diede per sconfitto e, insieme al piccolo che aveva iniziato a singhiozzare, uscirono dalla stazione per raggiungere il veicolo

-Non piangere piccolo mio. I Potter sempre, e ripeto, SEMPRE ottengono ciò che vogliono- detto questo James mette in moto. La macchina inizia a prendere quota 

-Papà- fa il piccolo Harry -I babbani ci fissano- continua lui ancora con le lacrime agli occhi. L’uomo si tira una manata sulla fronte prima di schiacciare un tasto sul cruscotto rendendo l’auto invisibile

-Sono morto- esclama James prima di partire a razzo per raggiungere il treno. La scena cambia e ci ritroviamo nell’ufficio di Silente. James e il piccolo Harry stavano seduti di fronte al vecchio preside che sorrideva loro divertito

-Fammi capire bene James- inizia con un sorriso. Nel mentre la porta dell’ufficio si apre per far spazio a un Remus Lupin visibilmente alterato

-Invece di mandarmi una lettera o materalizziarvi direttamente ad Hogsmeade hai ben deciso di venire con una macchina volante, inseguire un treno in corsa e, come se non bastasse, farti vedere da una decina di babbani. Sbaglio?- continua il preside sorridente mentre Remus fissava James adirato.

-Si. Suppongo che sia un riassunto abbastanza accurato Albus- risponde Potter senior leggermente imbarazzato mentre il mini Harry si faceva piccolo piccolo sulla sedia. Il preside fissa James in uno scontro tra gli occhi azzurro chiaro del primo e marrone del secondo. L’anziano scoppia a ridere come un pazzo facendo sì che la tensione del momento evaporasse all’istante. La testa del mini Harry, inizia ad emergere dalla sedia mentre le risate si espandevano nell’aria circostante

-Sei sempre stato uno dei miei studenti preferiti James. Ovviamente, io non ho mai detto questa frase e, se dovessi dirlo a qualcuno, negherò fino alla morte. Adesso vai a casa. Ti manderò il conto del giardiniere per le sgommate che hai lasciato sul prato della mia scuola via gufo. La memoria dei babbani che vi hanno visto è già stata modificata e sono riuscito a convincere il ministro a non prendere provvedimenti. Per quello, ci penserà la signora Potter- vedo James deglutire con il volto spaventato

-Non è che sarebbe possibile stare una settimana ad Azkaban? Ti prego Albus. Sono troppo giovane e bello per essere sfregiato- Silente ricomincia a ridere 

-Ognuno deve prendersi la responsabilità degli errori che commette James. Adesso vai. Harry tu puoi raggiungere i tuoi compagni in sala grande- vedo la scena dissiparsi e il volto di James diventare cadaverico. Mi ritrovo a ridere mentre la versione adulta di Harry si asciugava le lacrime con il suo fazzoletto da taschino

-James Potter…- sussurro io tra una risata e un’altra -Il mio idolo- Harry ride di gusto

-Per questa bravata, ha dormito due settimane nel divano con delle orecchie da volpe e i capelli verde fluo. Sirius ancora ride solo al pensiero- io scoppio a ridere nuovamente prima che la scena si trasformi.

 

Vedo il piccolo Harry in sella alla sua nimbus 2000, sfrecciare come un razzo all’interno del campo di Quidditch. 

-Sono le selezioni- fa Harry adulto a mo’ di spiegazione. Vedo Oliver Baston quasi piangere dalla gioia ogni qualvolta che Harry afferrava il boccino. La scena cambia mentre fisso il volto estasiato ed eccitato nel mini Harry che giocava con il boccino appena catturato, lasciandolo scappare per poi riprenderlo subito dopo. Ci ritroviamo in uno dei tantissimi corridoi del castello. Vedo il mini Harry, Ron, Hermione è una giovanissima ragazza dai capelli rossi, correre verso di noi con Gazza e, ad una prima occhiata, un gruppo di serpeverde che non conoscevo, alle calcagna. Gli studenti verde-argento erano ricoperti di una viscosa melma verdognola. I Grifondoro ridevano a crepa pelle mentre, veloci come il vento, scappavano da una punizione che, ovviamente, sarebbe arrivata lo stesso. Io e Harry adulto, gli correvano dietro senza sentire fatica alcuna. Era una strana sensazione. Correre e correre senza avere nemmeno provare la minima stanchezza. I ragazzi girano un angolo e si infilano dentro una porta piegandosi sulle ginocchia per la fatica e ridendo come dei matti

-Emh emh- si sente una voce proveniente dal centro della sala. I ragazzi si voltano preoccupati 

-Potete spiegarmi gentilmente cosa ci fate nel mio ufficio un sabato mattina?- vedo il piccolo Harry deglutire quando, la professoressa McGranitt, gli si avvicina loro con sguardo inquisitorio. Il mini Harry sorride prima di fare un inchino alla professoressa mentre, il resto dei “malandrini” se così posso definirli, si accuccia contro le pareti dell’ufficio

-Professoressa McGranitt- inizia il piccolo con voce adulatoria -Ma ovviamente per augurarle buon fine settimana- Minerva sbuffa spazientita 

-Ah si? Immagino, quindi, che, con le urla provenienti dal corridoio che ho sentito qualche secondo prima del vostro arrivo, voi non abbiate nulla a che vedere. Sbaglio signor Potter?- il piccolo non perde il suo sorriso e, dopo essersi passato una mano tra i capelli, si volta verso i suoi compagni

-Raramente professoressa- fa lui ancora sorridente. Il silenzio imbarazzante presente all’interno della stanza, venne squarciato da un rumore di passi concitati. La porta si apre per lasciare spazio ad un Gazza infuriato ed ad alcuni serpeverde con ancora melma nei vestiti e strani, ed enormi, brufoli pieni di pus sul volto. La scena inizia a dissiparsi mentre vedo il sorriso del mini Harry scomparire dal suo viso. 

 

Ci ritroviamo in sala grande all’ora di colazione. Mi accorgo dell’orario in cui ci troviamo, quando uno stormo di gufi, tra un battito d’ali e un altro, entra con prepotenza nel enorme salone. Tra tutti i pennuti, ne fisso uno in particolare. Una civetta di un bianco candido come un manto di neve fresca in pieno dicembre. Edvige si lancia in picchiata verso il tavolo situato sulla sinistra del salone dove si trovavano seduti gli studenti appartenenti a Grifondoro. Atterra dolcemente sulla spalla del mini Harry con stretta nel suo becco, una busta rossastra. Il piccolo Potter quasi si strozza con il suo succo di zucca vedendo la lettera. Si alza di colpo e inizia a correre verso le scale. Io inizio a ridere nel vedere il quattrocchi salire i grandini a due alla volta prima di raggiungere la propria sala comune. La lettera, che già dal primo momento aveva iniziato ad emettere del fumo inquietante, una volta che Harry raggiunse il dormitorio, esplose lasciando che una voce femminile infuriata si propagasse nell’aria

-HARRY POTTER- inizia la lettera prendendo la forma del volto di Lily -NON È PASSATO NEMMENO UN MESE DALL’INIZIO DELLA SCUOLA E GIÀ LA MCGRANITT CI HA INVIATO UNA LETTERA PER INFORMARCI CHE SEI IN PUNIZIONE?- le pareti sembravano quasi tremare al suono della sua voce -O TI METTI IN RIGA O VERRÒ PERSONALMENTE A SCUOLA A TOGLIERTI TUTTO CIÒ CHE TI POSSA FARE DIVERTIRE LASCIANDOTI SOLO I LIBRI MI SONO SPIEGATA?- Il mini Harry era sbiancato in volto mentre quello adulto ridacchiava. La pergamena rossa si affloscia sul materasso di Harry che ritorna a respirare. Un secondo dopo però, torna a tenere il fiato mentre la lettera si eleva verso l’alto nuovamente 

-P.S.- fa una voce completamente diversa dalla prima -Papà è molto fiero di te- io scoppio a ridere seguito a ruota dai due Harry mentre la scena cambia per l’ennesima volta.

 

Atterriamo in una stanza piccola e accogliente illuminata da un piccolo camino contenente delle fiamme che cambiavano colore sotto i colpi di bacchetta del piccolo Harry che stava seduto di fronte ad esso. Dietro una scrivania in legno chiaro, stava invece Remus Lupin con il volto sommerso da pergamene a leggere e a scribacchiare qualcosa di tanto in tanto

-Sai che sei in punizione e dovresti darmi una mano vero?- dice in un sussurro il professore alzando lo sguardo verso il ragazzo che gli sorride

-Andiamo zio Remus. Era solo uno scherzo innocente- inizia il mini Harry

-Innocente o no, queste azioni ad Hogwarts, non sono tollerate e lo sai bene- il ragazzino scoppia a ridere mentre Remus lo fissa con sguardo severo 

-Detto da un malandrino suona molto spassoso- fa il piccolo con un sorrisetto malizioso sul volto. L’uomo sorride sconsolato 

-Touche. Questo non toglie che sono un professore e che sei in punizione. Noi almeno, non ci facevamo beccare. Non io almeno- fa lui sghignazzando. Il mini Harry, si avvicina di più alla scrivania 

-Voi avevate la mappa del malandrino e  il mantello!- strilla indignato mettendo su il broncio -Mamma non mi permette di portarli a scuola certo che mi beccano- Remus ride di gusto prima di aprire un cassetto e tirar fuori una barretta enorme di cioccolata. Ne porge un pezzettino al ragazzo prima di prendersene uno per se

-Riuscirai un giorno ad eludere la sorveglianza del generale non preoccuparti- fa Remus scompigliando i capelli al mini Harry con una mano -Adesso aiutami però-

 

Le immagini iniziano a scorrere veloce come se stessi vedendo un film con il per due della velocità. Remus, con l’aiuto riluttante del mini Harry, sfogliava pergamene ad una velocità imbarazzante mentre, il piccolo, le ordinava e sistemava in un archivio situato alle spalle del professore al fondo della stanza. Io mi ritrovo a fissare Harry leggermente confuso dalla situazione ma, quando faccio per chiedere chiarimenti, la scena torna normale. I due continuavano a stare seduti uno di fronte all’altro immersi da pergamene su pergamene quando, dopo qualche secondo, il mini Harry salta dalla sedia visibilmente spaventato voltandosi verso la porta. Remus alzò lo sguardo e, alzandosi a sua volta preoccupato dalla reazione del ragazzo, lo raggiunse in un secondo

-Tutto bene Harry?- chiede nervoso

-Zio Rem tu non hai sentito quella voce?- fa il mini Harry con voce tremante. Remus inizia a studiare ogni centrimetro dell’ufficio non allontanandosi dal ragazzo. Il professore non vide nulla di strano. Si voltò per rassicurare il giovane quando questi scattò di nuovo in piedi involandosi verso la porta

-Dice che vuole uccidere Zio. Devo fare qualcosa- detto questo il mini Harry spalanca la porta e vola via correndo come un fulmine. Io e l’Harry adulto, ci troviamo a correre insieme a lui. Giriamo un angolo poi un altro. Il mini Harry sembrava impazzito. Ad un certo punto si ferma sul posto e appoggia un orecchio contro il freddo muro di pietra mentre Remus, non proprio un centometrista, lo aveva raggiunto.

 

-Harry….- inizia lui con il fiatone piegandosi sulle ginocchia -Cosa…. Oh dannazione non ho più l’età per questo- Remus tenta di riprendere fiato con poco successo mentre fissa preoccupato il volto del giovane ancora attaccato al muro del castello

-Era qui. So che era qui- fa quest’ultimo staccandosi lentamente dalla parete. Remus, che si era ripreso, non gli distoglie gli occhi di dosso

-Chi era qui Harry?- il piccolo ricambia il suo sguardo 

-Non so chi. Ho sentito una voce orribile nel tuo studio e poi ancora nelle pareti mentre correvo. Tu non l’hai sentita?- Remus scuote la testa

-Non c’è stata nessuna voce Harry. Forse sei solo stanco. È da tutto il pomeriggio che stiamo correggendo compiti. Tu sei sicuro di averla sentita?- fa Remus dolcemente mentre ora toccava al mini Harry scuotere la testa

-Sono sicurissimo- inizia lui -Uccidere, uccidere è tempo di uccidere. Così diceva era molto inquietante. E si faceva più intensa mentre correvo vicino alle pareti. Poi, una volta arrivato in questo angolo, ha smesso. Tu mi credi vero zio?- fa il mini Harry con un filo di voce. Remus inizia a guardarsi intorno 

-Certo che ti credo. Ora stai dietro di me. Hai detto che qui era più intensa la voce?- il mini Harry sorride e annuisce prima di posizionarsi dietro l’uomo che aveva estratto la bacchetta dalla veste. Dopo un passo, i due, si accorgono che quella parte del piano, era piena zeppa d’acqua

-Ma che diamine……- inizia Remus prima di fermarsi e spalancare bocca per lo stupore. La gatta di Gazza giaceva al suolo sdraiata su di un lato immobile ma, la cosa più sconvolgente, era che, sulla parete di granito, vi era un messaggio scritto, probabilmente, con il suo sangue

-La camera dei segreti è stata aperta. Nemici dell’erede temete- legge il mini Harry ad alta voce mentre, la scena, inizia a cambiare nuovamente. Fisso i volti spaventati e confusi dei due protagonisti del ricordo, quando, in un istante, io e Harry, ci ritroviamo nello studio di Silente

 

-Questo è tutto signor preside- Remus finisce di raccontare tutto ciò che, lui insieme al giovane Harry avevano visto. Silente, che stava seduto dall’altra parte della scrivania, sembrava pensieroso

-Qualche altro studente ha visto la scena?- fa lui dopo qualche secondo. Remus scuote la testa

-Non che io sappia. Ho pulito tutto come lei mi ha chiesto e portato la gatta in infermeria però, signor preside, non crede sia meglio informare gli studenti? Avvertirli di andare con cautela?- nella voce del professore c’era preoccupazione. Il mini Harry non spiccicava una parola. Si limitava ad ascoltare e a fissare lo sguardo dei due adulti con desiderio di sapere cosa fosse la camera. “Da piccolo era un libro aperto” mi ritrovo a pensare mentre il silenzio si faceva più opprimente all’interno dell’ufficio

-Assolutamente no- fa Silente con voce autoritaria -Scoppierebbe un isteria di massa che non aiuterebbe nessuno. Può essere una bravata di uno del settimo anno con una grande fantasia o qualcos’altro. Fino a che non ne sapremo di più verrà introdotto un coprifuoco. Voi insegnanti, insieme ai fantasmi, pattuglierete i corridoi nell’intento di trovare il colpevole. In quanto a te, Harry, ti pregherei di non farne parola con i tuoi compagni di casa. Almeno per il momento. Adesso vai, avrai una fame da lupi. Scusi signor Lupin per la citazione- il giovane Harry sorride e annuisce prima di alzarsi e lasciare la sala. Tuttavia, rimase qualche secondo dietro la porta per riuscire a sentire un discorso che non avrebbe dovuto sapere

-Albus devo farti una domanda- si sente la flebile voce di Remus

-Si, Remus. So cosa mi vuoi chiedere e la risposta è sì- risponde tranquillo il preside. I due Harry e io, ci avviciniamo ancora di più alla porta di legno per poter ascoltare meglio. Si sente il rumore di una sedia che si sposta, segno che qualcuno, si era alzato di colpo

-Dobbiamo fare qualcosa allora!- strilla Remus

-Calma Remus- fa Silente con voce tranquilla -Perlustrerò da cima a fondo il castello nuovamente. La troveremo e la sigilleremo una volta per tutte. Non farò lo stesso errore di 50 anni fa. Nonostante questo, dobbiamo prevenire fughe di notizie. Nessuno del ministero deve venire a saperlo. L’unico che ne soffrirebbe sarebbe Hagrid e, a mio modesto parere, questo non gioverebbe a nessuno- 

-Hagrid?- fa Remus -Che c’entra lui in tutto questo?- la scena comincia a cambiare mentre vedo il mini Harry correre come un pazzo verso il dormitorio di grifondoro

 

Atterriamo sul prato del parco. Intorno a noi ci sono il giovane Harry, Ron e Hermione che, seduti sul comodo e fresco manto erboso, conversavano tra loro

-Hagrid?- inizia Hermione con voce acuta -Come può essere collegato Hagrid con la camera dei segreti?- il mini Harry si sdraia a guardare il cielo nuvoloso

-Chiediamoglielo- Ron tossisce forte alle parole dell’amico

-Oh si pensa che bella conversazione- fa il rosso dopo essersi ripreso -Ciao Hagrid. Dicci, non è che hai aperto la camera dei segreti per far sì che un mostro ci uccida tutti?- il mini Harry scoppia a ridere quando, si accorge, che un enorme ombra aveva coperto i pochi raggi di sole che gli riscaldavano il volto

-Ehi Hagrid- fece imbarazzata Hermione. Il mezzo-gigante sembrava imbarazzato dietro la moltitudine di peluria che gli ricopriva il volto. I due ragazzi si alzarono di scatto mentre Hagrid abbassava il volto verso il suolo

-Buon pomeriggio Hagrid. Come te la passi?- fa il mini Harry accennando un sorriso. L’uomo cerca di evitare lo sguardo dei ragazzi

-Mi credete capace di questo?- strascica lui tristemente. I tre scuotono forte la testa 

-No. Assolutamente no Hagrid. Vorremmo solo saperne di più, tutto qui

-Venite- fa il gigante mentre la scena si dissipa

 

Ci ritroviamo dentro la grande casetta di Hagrid. I tre ragazzini e il mezzo gigante stavano seduti intorno all’unico tavolo presente all’interno delle mura di legno. Inizio a guardarmi intorno pensando che, nonostante sia una semplice quanto grande, capanna in un prato, era molto confortevole. Non considerando le stranezze e schifezze che conteneva ovviamente, tra cui cadaveri di animali vari. Hagrid aveva appena raccontato tutta la storia di come Tom riddle lo avesse incastrato per l’omicidio di Mirtilla e di come gli avessero spezzato la bacchetta. I tre ragazzi rimasero sconvolti da quel racconto e passarono gran parte del tempo a consolare il mezzo gigante che, per via dei tristi ricordi, singhiozzava vistosamente. Una volta che si fu ripreso, grazie agli incoraggiamenti e ai guaiti del danese che gli leccava una mano, il mini Harry si alza dalla sedia

-Ma allora Hagrid, se Riddle ti ha incastrato, chi ha aperto la camera dei segreti 50 anni fa? E, soprattutto, se Aragog non è il mostro, cosa può essere?- Hagrid fissa il volto del piccolo Potter diventando serio di colpo

-Non lo so. Ma voi piccole pesti non dovete, e ripeto, non dovete indagare. È pericoloso e non parlatene con nessuno- anche Hermione si alza dalla sedia

-Ma Hagrid- inizia con pura determinazione nella voce -Noi dobbiamo poter proteggerci e proteggere chi ci sta intorno- il mezzo gigante inizia a sghignazzare prima di dare una manata sulla spalla della ragazza che, sotto la forza del colpo, viene costretta a sedersi di nuovo

-Non siete Auror. Perciò, per una volta, fatevi gli affaracci vostri- la scena inizia a mutare nuovamente 

 

Ci ritroviamo a fluttuare nel bel mezzo del campo di Quidditch nel quale frecciavano diversi studenti sulle rispettive scope. Dai colori indossati dai giocatori in campo, mi rendo conto che stavo assistendo alla partita più importante della stagione. Grifondoro contro Serpeverde. Botte da orbi come si suol dire. I bolidi sfrecciavano da una parte all’altra del campo. Avevo la strana impressione che giocassero per uccidersi. Il gioco veniva interrotto ogni 2 minuti da Madama Bumb che, senza molto successo, cercava di calmare gli animi bollenti dei giocatori. Fisso il tabellone dopo che un bolide colpisce nello stomaco uno dei cacciatori di Serpeverde che mi informa che Grifondoro era avanti per 40 a 20 quando, tutto d’un tratto, vedo il mini Harry lanciarsi in picchiata tallonato da Malfoy. Il biondo cercava di stargli dietro mentre sfrecciava tra le travi degli spalti dello stadio, ma con poco successo. Il mini Harry era troppo veloce. Aveva quasi raggiunto il boccino. Le sue dita sfioravano le ali della pallina impazzita quando, uno dei battitori di serpeverde, lo colpisce in pieno in uno scontro fra scope. I due ragazzi cadono rovinosamente al suolo tra i fischi assordanti del pubblico. Madama Bumb con tutti i giocatori al suo seguito, raggiungono il luogo dello schianto. Harry vibilmente dolorante, riesce ad alzare un braccio al cielo con ben stretto il boccino tra le dita. Urla di gioia iniziano a fendere l’aria mentre Fred e George Weasley, si avventavano sul resto dei serpeverde che a testa bassa, tentavano di uscire dallo stadio. Nella rissa e nella confusione generale, vedo Madama Chips entrare all’interno del campo di gioco con due barelle fluttuanti al suo seguito insieme a Remus, Silente e la McGranitt. Vedo il mini Harry issato sul lettino fluttuante che si teneva stretto il braccio destro piegato in maniera innaturale mentre, quello che doveva essere Colin Canon, fotografava tutto ciò che riusciva ad inquadrare. La scena inizia a cambiare mentre vedo Silente riportare la calma tra i giocatori imbufaliti.

 

Un istante dopo io ed Harry atterriamo in un infermeria piena di lettini vuoti eccezion fatta per quelli su cui stavano il mini Harry e il battitore di serpeverde. Il comodino che stava al lato del letto del grifondoro era pieno zeppo di dolciumi vari. Nonostante l’ora tarda, almeno così mi faceva pensare l’oscurità presente all’interno della sala, il mini Harry stava scartando e, masticando soprattutto, pacchi su pacchi di cioccorane, di gelatine e di api frizzole quando, la porta dell’infermeria, si spalanca. Vedo il mini Harry nascondersi sotto le coperte fingendo di dormire. Silente, Madama Chips e la McGranitt entrarono quasi di corsa trasportando quello che, ad una prima occhiata, era un corpo immobile di uno studente

-Magari ha scattato una foto del suo aggressore- fece la McGranitt con voce tremante. Vedo il mini Harry girarsi nel lettino per poter vedere e sentire meglio. Il preside apre la macchina fotografia ma non c’era nulla all’interno, solo fumo

-Che significa questo Albus?- fa Madama Chips con il volto sconvolto dalla paura

-Che Hogwarts non è più un posto sicuro. Chiama Remus, Minerva- la professoressa esce velocemente dalla sala quando la scena inizia a cambiare.

 

Ci troviamo nel limbo dei ricordi di Harry. Dopo qualche secondo li, in mezzo alla nebbia, mi volto verso l’auror che mi sorride 

-Eviterò di mostrarti il club dei duellanti voluto da Silente, il ritrovamento di Sr Nicholas e di Justin, di Hermione e di Penelope. È successo esattamente come è scritto nei libri. Silente dovette contattare il ministero che si portò via Hagrid. Prima che tu lo domandi- fece mentre le parole mi morivano in gola -Non ho avuto il piacere di conoscere Aragog. Hermione ha scoperto tutto il mistero. Quando l’hanno trovata insieme a Penelope Light pietrificata dentro la biblioteca, con lei aveva delle pergamene e un libro sulle bestie magiche più pericolose del mondo magico. Avevo ovviamente raccontato tutti i particolari a lei e a Ron sulla voce che avevo sentito, sui ragni che fuggivano veloci ogni volta che la voce si propagava dalle pareti e, dopo qualche ricerca, ci è arrivata. Non per niente è la prima nata babbana a diventare Ministro della Magia. “Bagno delle ragazze al secondo piano. Parlate con Mirtilla malcontenta. Portate specchi. Uccide con lo sguardo” era scritto in una delle pergamene che teneva strette tra le braccia insieme ad uno specchietto- la scesa nebbiosa inizia ad addensarsi. Cadiamo nel vuoto prima di raggiungere delicatamente su uno dei tanti corridoi del castello

-Quindi tu mi stai dicendo- inizia Ron con tono sarcastico -Che dopo aver trovato la nostra migliore amica pietrificata con in mano una pergamena con scritto “Uccide con lo sguardo” e, ripeto nel caso che non avessi capito bene il senso, “UCCIDE CON LO SGUARDO” noi ci stiamo dirigendo verso quel mostro per fare cosa esattamente? Ucciderlo o diventare il suo spuntino di mezzanotte?- il mini Harry sghignazza prima di fermarsi in un angolo.

-C’è qualcuno- fece lui quando Ron per poco non gli franava addosso. 

-Sapevo che saremmo arrivati a questo punto Albus- si sente poco distante la voce arrabbiata di Remus Lupin, ormai avevo imparato a conoscere il suo tono i voce. I due ragazzini si nascondono dietro ad un’armatura per ascoltare meglio

-“Il suo scheletro giacerà nella camera per sempre”-  vedo Silente avvicinarsi al muro, per leggere ad alta voce la scritta che macchiava il grigio della pietra grezza.

-Chi è stata rapita Minerva?- chiede il preside sconsolato 

-Ginny Weasley- fa lei in un sussurro. Vedo il volto dei due ragazzini cambiare colore e iniziare a correre verso il secondo piano del castello veloci come saette mentre la scena cambia. Prima che si ricompatti nuovamente, decido che era arrivato il momento delle domande

-Harry- faccio io 

-Momento delle domande?- replica lui con un sorriso che ricambio

-Dato che abbiamo più tempo del solito mi sembra il caso si- Harry annuisce. La nebbia si dirada e ci ritroviamo nuovamente nello studio della preside

 

-Spara- fa L’Auror dopo essersi seduto. Io lo imito e prendo una grossa boccata d’aria

-Vorrei sapere, come prima cosa, il secondo nome di tuo figlio perché, arrivati a questo punto, non credo sia Severus- Harry scoppia a ridere di gusto 

-Credi bene. Il suo secondo nome è Regulus. Albus Regulus Potter- io spalanco la bocca per lo stupore

-Il fratello di Sirius?- strillo io con voce acuta. Harry continua a ridere 

-Proprio lui. Diciamo che il ruolo di informatore che Piton ha svolto nel libro in realtà lo ha fatto lui e senza secondi fini per altro. La famiglia Black sono sempre  è sempre stata una forte alleata di Voldemort fin da quando ha iniziato la sua crociata contro i mezzo-sangue e nati babbani. Solo Sirius e Regulus si sono imposti contro di lui. Era un uomo buono e gentile, estremamente sobrio ed elegante nei gesti, con un intelligenza fuori dal comune e un coraggio immenso. È morto da eroe portando me da uno degli hocrux di Voldemort. Rendergli omaggio come ho fatto, mi sembrava il minimo- vedo una lacrima solitaria formarsi nel suo occhio destro prima che cada ritagardogli una guancia. Io gli sorrido nonostante, la notizia, mi avesse colpito più di quanto volevo far notare

-Mi avrebbe fatto piacere conoscerlo- riesco a dire a bassa voce. Harry annuisce prima di fissarmi nuovamente attendendo un altro quesito. Mi schiarisco la gola 

-Non vorrei sembrarti scortese Harry- inizio io con in testa, ben chiara, una domanda che avrei voluto fargli dal primo momento in cui ci siamo incontrati

-Ignorerò molte cose del mondo magico ma non sono stupido. So che mi hai mentito sul fatto che il mio nome sia sbucato solo per un colpo di fortuna mentre voi del ministero cercavate altri nati babbani come me- Harry mi fissava con un espressione colpevole sul volto. Nonostante io fossi certo che quella raccontata dall’uomo seduto di fronte a me fosse una grande cazzata, averne la certezza guardandolo, mi faceva sentire leggermente ferito

-Non avrei mai voluto mentirti….- fa Harry ma io lo blocco con un gesto della mano

-Non c’è bisogno che ti scusi. Ma, andiamo Harry. Sono stato in Italia e suppongo che sarei dovuto essere contattato dal loro ministero perciò le mie domande sono tre; la prima è perché non sono stato contattato da chi di dovere al compimento dei miei 11 anni, la seconda è perché da piccolo non ho mai avuto qualche episodio di magia accidentale e la terza, probabilmente la più importante di tutte, cosa vi ha portato a volermi qui a Londra- Harry sorride sconsolato scuotendo la testa

-Pensavo avessi avuto un po’ più di tempo per prepararmi questo discorso- inizia lui -Beh, adesso non importa. Silvio prima di tutto, credo che lo possa immaginare anche tu, non tutti i ministeri della magia adoperano alla stessa maniera. A 11, in teoria, tutti coloro che possiedono il dono della magia hanno il diritto a sviluppare queste capacità, a migliorarle e ad entrare a far parte di una comunità che sia come loro. Questo, purtroppo, nel tuo paese di nascita non accade. Il ministro della magia, si può definire, un razzista e un dittatore. Lascia studiare la magia solo a famiglie puro sangue e a qualche sporadico mezzo sangue con una famiglia benestante che lo ricopre d’oro. Questo risponde alla tua prima domanda. La seconda risposta probabilmente di farà infuriare- io continuo a fissarlo completamente paralizzato dallo stupore. Harry prende una boccata d’aria, appella un paio di Whiskey e ne ingurgita un bicchiere quasi pieno

-Il ministero italiano per evitare che gente come te manifestasse la sua magia o diventasse un obscurial, creò un incantesimo che potesse inibire  i poteri di un nato babbano- cala il silenzio

 

Stringevo i pugni che tenevo stretti sulle mia gambe tanto forte da sbiancarmi le nocche. Sentivo come se un flusso di pura ira mi stesse attraversando tutte le vene del mio corpo. Mi verso una grande quantità di Whiskey mentre vedo scintille rosse che si espandevano tutto intorno al mio corpo quasi a voler formare un perimetro. Harry mi fissava preoccupato

-Perché mi hai mentito Harry?- riesco a dire dopo aver bevuto di colpo il liquido ambrato presente nel mio bicchiere

-Avevo appena ristabilito i tuoi poteri dopo che sei svenuto nel pub. Temevo che la rabbia che avresti provato avrebbe alimentato la tua magia rimasta latente per così tanto tempo al tal punto da fare del male sia a te che alla gente che ti circondava. Ho preferito darti un po’ di tempo per assimilare il tutto e lasciar sfogare anche un po’ i tuoi poteri così da limitare i danni- “Ecco svelato il motivo di tanta gentilezza e ospitalità” penso io mentre sorrido sconsolato 

-Quindi è questo il motivo per il quale hai voluto che rimanessi a casa tua e non in hotel no?- Harry distoglie lo sguardo da me imbarazzato

-Uno dei motivi. Si. Però non è l’unico- fa lui tornando a fissarmi negli occhi -Noi davvero vogliamo che tu ti senta parte della famiglia e che ne faccia parte. Non credere neanche per un secondo che una volta che mi sia assicurato che tu non possa fare danni a te stesso o agli altri, io ti cacci fuori da casa mia o robe simili- i suoi occhi verdi si scontrano con il castano dei miei come se volesse leggermi l’anima. Non sapevo se dovevo credergli o meno. D’altronde, se in quei giorni il suo compito era solo quello di controllarmi perché mi sta mostrando tutti i suoi ricordi? Perché se credeva che avessi potuto fare del male a qualcuno, ha organizzato cene insieme alle persone più importanti della sua vita? Queste domande rimbalzavano da meninge a meninge all’interno del mio cranio. Nonostante fossi grandemente ferito da quella rivelazione, decido di concentrarmi su altro

-Mi racconteresti tutta la storia di Regulus per piacere?- chiedo con un filo di voce. Harry annuisce con ancora ben dipinta l’espressione di colpevolezza

-La famiglia Black da sempre è stata immersa nelle arti oscure. Basta pensare anche solo a quella folle di Bellatrix, che tra l’altro ha compiuto più omicidi dello stesso Voldemort. Usava i senzatetto o i tossici babbani per allenarsi a torturare ed uccidere al meglio- vedo Harry metter su una smorfia di disgusto prima di continuare nel suo racconto

 

 

-Orion e Walburga Black, i genitori di Sirius e Reg, non erano da meno. Li crebbero alimentando in loro l’odio, il razzismo e la violenza. Ovviamente non ci riuscirono. Regulus era il minore tra i due e Sirius non faceva che proteggerlo in ogni situazione. Lui era quello ribelle. Non faceva mistero del ribrezzo che provava per le idee e convinzioni dei suoi genitori, loro in cambio, non facevano altro che punirlo e torturarlo. Quando Sirius iniziò la scuola aveva il timore che il suo fratellino senza il suo aiuto, avrebbe ceduto. Ma si sbagliava. Lui non cedette mai, in compenso, divenne un maestro dell’inganno. Fare credere a qualcuno che sei dalla sua parte è sempre meglio che venire torturato, gli diceva sempre. Purtroppo fu questo a ucciderlo alla fine. Come saprai Sirius venne smistato a Grifondoro mentre a Regulus toccò Serpeverde. Per i sette anni successivi, i futuri mangiamorte che si annidavano nel sotterraneo della scuola, rimasero convinti che Regulus gli passava informazioni sulla cricca di cui faceva parte il fratello. Non si accorsero mai che in realtà era il contrario. Una volta usciti da scuola i malandrini si unirono all’ordine mentre Regulus in segreto, andò da Silente per offrire i suoi servigi da spia. Albus non se lo fece ripetere due volte. Il vecchio era uno stratega nato, non si sarebbe mai lasciato sfuggire l’occasione di avere qualcuno all’interno. Regulus si marchio a fuoco l’avambraccio e diventò un mangiamorte senza dire una parola a nessuno. Scomparve dalla vita di tutti i suoi amici e parenti. Sirius ne fu distrutto. Non uscì dalla sua camera a Villa potter per un più di un mese. Mio padre dovette impegnarsi come mai in vita sua per tenere insieme i pezzi. Voldemort credeva, che con Regulus e gli studenti freschi freschi appena usciti da Hogwarts che continuavano ad unirsi alla sua causa, si sentiva sempre più sicuro di se. Nonostante, credo che sapesse bene che sarebbe sempre stato in minoranza rispetto a Silente e al ministero. Il giorno in cui attaccò i miei genitori, lui insieme ad un gruppo di mangiamorte, iniziarono a creare caos e distruzione a Diagon Alley. Forse lo fece per distrarre Silente dal suo vero scopo o forse solo per il gusto di farlo non saprei dirlo. L’ordine li sconfisse senza troppi problemi. Sirius si stava complimentando con James per aver schiantato uno dei mangiamorte più alti e in carne, quando un enorme pezzo di cornicione staccatosi da uno dei negozi colpiti durante lo scontro, iniziò a precipitare proprio verso Sirius. Regulus gli si avvicinò con ancora il cappuccio in testa in un secondo, e con un colpo di bacchetta, distrusse il cumulo di macerie prima che uccidesse suo fratello. “Di a Silente che ha creato degli Horcrux ma non ho idea di cosa o di dove siano. Mi dispiace fratello. Ti voglio bene” gli sussurrò ad un orecchio queste parole prima che i mangiamorte lo portassero via senza che lui potesse reagire. Sirius era furibondo con Silente. Beh, come biasimarlo. Aveva passato due anni della sua vita credendo che suo fratello lo avesse abbandonato per passare al lato oscuro. Lo cercò in lungo e in largo quel giorno, fino a quando non ricevette il patronus di Albus dove lo informava che Voldemort ci aveva attaccato. Quel mese di ottobre per Sirius, fu il peggiore di tutta la sua vita: il suo migliore amico, suo fratello nonostante non condividessero il sangue, si trovava al San Mungo insieme a sua moglie e a suo figlio dopo aver subito l’attacco di un pazzo omicida che per di più era stato guidato da loro da uno dei suoi migliori amici; Regulus suo fratello effettivo, si trovava disperso in un covo di assassini. Quando mio padre fu dimesso dall’ospedale, un gufo reale, imponente nel suo piumaggio, lasciò cadere una lettera sulle mani di Sirius che aveva ritrovato un leggero sorriso perso istantaneamente dopo aver riconosciuto la ceralacca impressa sulla pergamena. Dentro di essa vi era solo una foto che ritraeva l’albero genealogico della famiglia Black. Sotto alla foto di Regulus c’erano scritte due date. 1961-1981. Sirius dovette seppellire una bara vuota. Non si è mai ripreso del tutto- il silenzio nuovamente. Nessuno di noi due sembrava volesse prendere la parola. Pensavo a quanta tristezza ci fosse stata nella vita di Sirius. Si vedeva da lontano la differenza tra il suo volto e quello di James o di Harry stesso. Ero ancora perso nei miei pensieri quando Harry si decise a parlare di nuovo

-Vuoi continuare con i miei ricordi o vuoi andare a riposare? Sarai stanco immagino?- chiede lui a bassa voce. Io scuoto forte la testa ricordandomi cosa ci facessimo li. Fisso gli occhi verdi dell’uomo 

-Continuiamo- rispondo con molto meno entusiasmo di prima. Harry sospira e si alza. Io lo imito e, un secondo dopo, mi ritrovo a cadere nuovamente nel vuoto.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Buonasera a tutti.
Anche oggi in ritardo ma a noi non importa.
Il quando è superflueo quando devi battere un Basilisco.
Vedo che continuate ad essere timidi sul fatto di scrivere qualche recensione.
Perciò mi trovo costretto a schiantarvi uno a uno.
A meno che non lo facciate sotto questo capitolo.
Vi auguro una buona lettura e spero che gli occhi del basilisco non vi uccidano.

Albusseverus1996

 



Capitolo 7

 

 

-Mirtilla!- sento strillare il mini Harry dopo che io insieme alla sua versione adulta atterriamo sul pavimento di marmo del bagno delle ragazze. Vedo i due ragazzi perlustrare ogni centimetro, ogni lavandino e ogni angolo nel tentativo di trovare la camera. Di Mirtilla Malcontenta nemmeno l’ombra. Potevo quasi percepire il terrore propagarsi dal corpo dei due giovani. Non si fermarono un secondo. Correvano in ogni da una parte all’altra del bagno. Mentre la disperazione e la frustrazione aumentava, vedo il mini Harry estrarre la sua bacchetta prima di lanciare un incantesimo contro un lavandino che esplose iniziando a spargere acqua sul pavimento. Ron preoccupato, gli strinse la spalla con una mano

-Forse Hermione si è sbagliata- fece lui con un tono voce molto triste -Forse Mirtilla Malcontenta…- il rosso non riesce a finire la frase. Da dietro la porta di uno dei bagni si sente una forte esplosione seguita da una cascata d’acqua che li inzuppa dalla testa ai piedi

-CHI HAI CHIAMATO MALCONTENTA?- strilla un voce acuta e fastidiosa. I due ragazzini iniziarono a guardarsi intorno confusi. Un altro scoppio forte proveniente da un altra porta dopo, il fantasma di una ragazza con le trecce, con grandi occhiali che la facevano sembrare un moscone e sul volto un espressione imbronciata. I volti dei due ragazzi si aprono in un grande sorriso

-Scusalo Mirtilla ma volevamo chiederti una cosa e non abbiamo molto tempo da perdere- fa il mini Harry attirando l’attenzione del fantasma che ancora guardava in cagnesco Ron che guardava tutto meno la ragazza. 

-Non siete qui per tirarmi cose addosso?- chiede quest’ultima con voce malinconica. I due scuotono la testa

-Perché qualcuno dovrebbe lanciarti delle cose? E poi, scusami se mi permetto, ma che danno può farti?- dice Ron pentendosi subito dopo. Mirtilla inizia a gonfiarsi di rabbia come fosse un palloncino perlaceo pronto ad esplodere

-CERTO- inizia lei facendo tremare il muro del bagno -LANCIAMO COSE CONTRO MIRTILLA TANTO LEI NON SENTE NIENTE. 20 PUNTI SE LE TRAPASSI LO STOMACO; 50 PUNTI SE LE TRAPASSI LA TESTA- i due si acquattarono contro uno dei muri. Non potevo biasimarli, il suo volto sembrava una palla da basket nonostante fosse privo di colore. Faceva paura.

-QUELLA MALEDETTA RAGAZZA CON I CAPELLI ROSSI SI È DIVERTITA PARECCHIO A LANCIARMI QUEL LIBRO- il mini Harry esce più velocemente possibile dal suo nascondiglio

-Una ragazza con i capelli rossi? È stata qui?- chiede con tanta determinazione da placare l’ira del fantasma che rimane un po’ spaesata dal suo cambio di atteggiamento

-Si- fa Mirtilla -Circa un ora fa. Si è avvicinata a quel lavandino li iniziando a parlare una lingua inventata, credo- il mini Harry tallonato da Ron che si era ripreso, corre verso la direzione indicata dalla ragazza. Dopo qualche istante di ricerca, riesce a trovare ciò che tanto stava cercando. Su di uno dei tanti rubinetti, vi era incastonato un serpente.

-È questa, Ron- fa Harry risoluto -Questa è l’entrata della Camera dei Segreti- Ron deglutisce leggermente spaventato 

-Una domanda Mirtilla se posso permettermi- fa il rosso. Il fantasma annuisce ancora leggermente irritata

-Come sei morta esattamente?- chiede tremante. La ragazza inizia a svolazzare in aria. “Probabilmente nessuno glielo aveva mai chiesto” mi ritrovo a pensare

-Beh- fa lei con un tono di voce decisamente più allegro di prima -Stavo in questo cunicolo a piangere, ci venivo spesso a dirla tutta. Tutti mi prendevano in giro per via degli occhiali o dei brufoli. Quindi mi rifugiavo qui in bagno, tutta sola….- Ron sbuffa spazientito

-Oh, si, meraviglioso. Mettiamoci a discutere dei ricordi traumatici del passato mentre la mia sorellina è rinchiusa nella stramaledetta Camera dei Segreti con un serpentone di circa 20 metri che uccide facendo un occhiolino- Mirtilla s’imbroncia nuovamente mentre il mini Harry tenta di calmare Ron con poco successo

-Prometto che ti verrò a trovare in futuro e potrai raccontarmi tutta la tua triste adolescenza ma adesso, ti prego, rispondi Mirtilla- il fantasma fissa il mini Harry con sguardo malizioso

-Beh- inizia lei avvicinandosi al ragazzo -Stavo chiusa qui proprio in quel cunicolo, a piangere quando ho sentito qualcuno entrare. Ha iniziato a parlare la stessa lingua inventata di quella ragazzina. Pensando che fosse uno dei ragazzi che mi stavano prendendo in giro, sono uscita per urlargli contro e sono morta. Ricordo solo di aver visto dei grandi occhi gialli vicino al lavandino dove siete voi. E poi il buio- il mini Harry e Ron si fissano prima di voltarsi verso quel rubinetto. Il primo lo apre per far scorrere l’acqua ma non esce nulla

-Di qualcosa in serpentese Harry dai- fa Ron impaziente -Non abbiamo tutta la sera- lui annuisce e chiude gli occhi per concentrarsi. Dalla sua bocca iniziano a suonare delle parole strascicate e senza senso e dopo un secondo, il lavandino scomparve verso il basso lasciando un enorme buco nel suolo. Il mini Harry fa per lanciarsi dentro quando viene bloccato da Mirtilla che gli si era avvicinata fluttuando

-Harry, se dovessi morire- inizia lei facendo rabbrividire Ron -Sei il benvenuto nel mio bagno- il ragazzo annuisce imbarazzato

-Grazie Mirtilla, credo- fa il mini Harry accennando un sorriso prima di voltarsi verso Ron

-Vai ad avvertire Silente- il rosso lo fissa sconvolto

-Cosa!?- il suo volto inizia a cambiare colore. Sembrava un tutt’uno con i suoi capelli -Vuoi scendere li da solo? Contro un basilisco?- il mini Harry lo afferra per un braccio

-Non ho intenzione di attaccare un mostro da solo. Troverò Ginny e mi nasconderò. Senza Silente o qualche adulto che ci aiuti sarà impossibile salvarla- Ron annuisce contrariato

-Salva mia sorella- fa lui prima di voltarsi  -“Ti divertirai ad Hogwarts” diceva mia madre. Questo è tutto meno che divertente- il mini Harry ride prima di lanciarsi nel vuoto mentre la scena inizia a cambiare

 

 

Vedo atterrare bruscamente il mini Harry su quello che a una prima occhiata, sembrava un letto di piccole ossa di ratto che scricchiolarono sotto il peso del suo corpo. Il luogo era disseminato di cunicoli bui e scivolosi. Sembrava un immenso labirinto formato da enormi tubi di scarico. Il ragazzo si alza indolenzito per via della caduta e inizia a guardarsi intorno per decidere dove andare. Non volendo perdere ulteriore tempo, sceglie uno dei tubi più grandi e inizia a camminare cercando di non scivolare. Dopo una 20 minuti circa di camminata raggiunge un bivio. Si blocca, ci pensa un po’ e prende quello a sinistra. Quel labirinto di tubi sembrava non avere una fine. Nonostante ciò il ragazzo aumentava il passo sempre di più. Altre biforcazioni. A sinistra, poi a destra, ancora a destra. La frustrazione sul volto del mini Harry era palese. Aveva iniziato a correre e a imprecare quando qualcosa lo fece cadere.

-Ma che cos..- inizia lui bloccandosi subito. Dopo essersi rialzato e recuperato nuovamente i suoi occhiali vide cosa lo aveva fatto cadere. Ai suoi piedi giaceva un enorme pelle squamosa e trasparente che ricopriva per intero il terreno. Vedo il mini Harry alzarsi con tutta fretta. Era palese come il ragazzo tentasse di distogliere lo sguardo dal suolo e farsi forza per andare avanti e così fece. Qualsiasi persona sana di mente a maggior ragione trattandosi di un ragazzino di soli 12 anni, si sarebbe voltata e avrebbe corso a più non posso verso l’uscita ma non Harry. Non sapevo se dovevo provare ammirazione verso quel ragazzino o pensare che fosse semplicemente un folle con un complicato complesso dell’eroe. Quasi non mi accorgo di aver raggiunto la destinazione tanto agognata dal mini Harry tanto ero immerso nei miei pensieri. Alzo lo sguardo quando tono che ci eravamo fermati e vedo un enorme porta circolare di pietra grezza circondata da serpenti. Vedo il ragazzo chiudere gli occhi per concentrarsi. Nel momento in cui inizia a parlare in serpentese, i serpenti di pietra prima immobili iniziano a strisciare lungo la circonferenza della porta che lentamente si apre. Il mini Harry inizia a correre veloce dopo averla attraversata. Io mi guardo un po’ in giro mentre tentavo di stargli dietro. Era una camera enorme circondata da acqua e da statue raffiguranti teste di serpenti situate ai lati di una lunga striscia di cemento che la attraversava. Mi sentivo come se quella fosse l’entrata segreta per raggiungere Atlantide. Come se fossi un archeologo in cerca della scoperta che gli avrebbe cambiato la vita. In tutto questo fantasticare quasi non mi accorgo che nel fondo della enorme stanza in cui ci trovavamo, proprio al di sotto di un immensa statua raffigurante il volto del temibile Salazar Serpeverde, giaceva immobile un corpo dai capelli scarlatti con le braccia aperte. Vedo il mini Harry aumentare il passo e raggiungerla con una scivolata degna di un giocatore professionista di baseball

-GINNY!- strilla lui tentando di svegliare la ragazza prendendola per le spalle -Andiamo Ginny non puoi essere morta. Svegliati- continuava con voce spaventata. 

-Non si sveglierà- il ragazzo salta spaventato inforcando la bacchetta e puntandola verso il nulla. Inizia a perlustrare la sala per capire da dove provenisse quella voce

 

 

-Non è morta ancora se ti può consolare- sembrava che quella voce usciva dal terreno stesso. Parve accorgersene anche il mini Harry poiché abbassa lo sguardo. L’unica cosa fuori posto era un libricino dall’aria vecchia che vibrava vicino al braccio di Ginny che ancora non dava segni di vita. Il ragazzo fa per raccoglierlo quando esso si spalanca. Il mini Harry indietreggia di qualche passo quando dalle pagine del libro in un vortice di polvere verdognola, inizia ad intravedersi una persona. Non sapevo dire se quest’individuo fosse reale, un fastasma o dio solo sa cosa. Era un ragazzo giovane sui 17 d’anni non di più, indossava l’uniforme dei serpeverde, aveva dei bei capelli neri molto curati e un paio di bei occhi azzurri. Sembrava essere un normale studente ma qualcosa nel suo sguardo, mi faceva venire i brividi. Era come il soggetto di una fotografia che non era stato messo bene a fuoco dalla camera. Tutto il suo corpo si vedeva come se fosse una sfumatura leggera fatta con una matita su di un foglio. Anche il mini Harry pareva averlo notato perché stava a distanza senza avvicinarsi troppo 

-E tu chi diamine dovresti essere? Cosa sei un fantasma venuto male?- dice dopo aver recuperato il suo coraggio. Il ragazzo continua a sorridergli in modo inquietante 

-Piacere signor Potter, io sono Tom, Tom Orvoloson Riddle- la sua voce era un sussurro, un sussurro privo di ogni minima emozione. Il mini Harry gli punta la bacchetta contro

-Tu hai incastrato Hagrid!- strilla il ragazzo infuriato -Per colpa tua è ad Azkaban. Levicorpus!- un raggio bianco fuoriesce dall’estremità della sua bacchetta viaggiando veloce contro Tom che rimase immobile. L’incantesimo lo raggiunse ma, invece di colpirlo e gettarlo per aria come un salame, gli attraversa il petto e si scontra contro una parete lontana.

-Oh, signor Potter, non puoi colpire un ricordo- fa Riddle dopo aver riso. Il mini Harry ringhiava neanche fosse un pastore tedesco affamato. 

-Cosa hai fatto a Ginny?- chiede a denti stretti. 

-Io?- inizia lui alzando le mani al cielo in segno di innocenza -Oh, ma io non ho fatto niente. Non mi prenderei mai il merito soprattutto per un lavoro impeccabile fatto da questa sciocca ragazzina- il mini Harry tenta di picchiarlo alla babbana saltandogli di sopra ma, come successo all’incantesimo in precedenza, anche lui passa attraverso il corpo di Tom e cade a terra rovinosamente sbucciandosi il ginocchio

-Cosa c’entra Ginny con tutto questo?- fa lui dopo essersi rialzato

-Lei ha aperto la Camera dei Segreti e aizzato il basilisco contro i mezzo-sangue e la gatta di Gaza ed è stata Ginny Weasley a scrivere sui muri tutte quelle cose- il mini Harry sembrava sul punto di esplodere dalla rabbia

-Sei un bugiardo!- inizia a strillare -Ginny nemmeno sa parlare il serpentese e poi perché avrebbe dovuto farlo?- Tom smette di sorridere

-Ma perché gliel’ho detto io ovvio. Sai, Harry, so essere molto persuasivo. Sapevo che scrivere i miei ricordi mi sarebbe ritornato utile un giorno. 50 anni fa io ho aperto la Camera ed una sudicia mezzo-sangue ci ha lasciato le penne e ad un fessacchione amante dei mostri è stata spezzata la bacchetta. Non potevo chiedere di meglio. Purtroppo Silente non ha creduto alla storia che ho raccontato quindi con il suo sguardo da babbanofilo sempre fisso su di me, non mi è sembrato saggio riaprire la Camera. Da qui l’idea di questo utile libricino. Per continuare a onorare in nome di Salazar Serpeverde e la sua opera di purificazione- il mini Harry lo fissava con puro disgusto

-Beh, Tom, sta volta ti è andata male. Madama Chips rimetterà tutti in sesto e tu rimarrai solo quello che c’è in quel libro, solo un ricordo- Tom scoppia a ridere. Una risata fredda e gelida. Sembrava che la temperatura all’interno della Camera fosse scesa di 10 gradi

-Non mi interessa che muoiano i mezzo-sangue a questo punto, Potter. Mi interessi tu- il mini Harry inizia a sghignazzare facendo per la prima volta irritare Tom

-Io? Posso farti un autografo se vuoi. Dammi una piuma e ti firmo il libro- Riddle gli si avvicina ancora di più ringhiando. Erano uno a pochi centimetri dall’altro

-Come ha potuto un insulso, senza straordinari poteri magici, un poppante come te sconfiggere il miglior mago di tutti i tempi? Come puoi essertela cavata contro il Gea ere Lord Voldemort con solo una minuscola cicatrice mentre lui venne spazzato via?- la confusione sul volto del mini Harry era palese. Fa un passo indietro per fissare meglio il volto dell’altro deformato dalla rabbia

-Voldemort? E adesso con te che c’entra Voldemort? È vissuto dopo di te- Tom scoppia a ridere prima di sfilare la bacchetta dalle mani del mini Harry che lo fissava ancora più confuso di prima

-Più Ginny s’indebolisce, più io mi fortifico. Quando morire, cioè a breve, io tornerò. E tanto per la cronaca, signor Harry Potter, Voldemort è il mio passato, presente e futuro- Tom leva la bacchetta verso l’alto iniziando a scrivere il suo nome nell’aria. Una volta finito, dà un colpo di bacchetta facendo disperdere le lettere che iniziarono a formare una frase diversa da prima. “Son io Lord Voldemort” 

-Hai capito adesso piccolo, stolto ragazzino? Io sono Lord Volemort e, adesso, avrò finalmente l’opportunità di tornare in vita e cosa più importante, di ucciderti- Tom dà le spalle al mini Harry e si incammina verso la statua di Serpeverde. Apre le braccia come a voler abbracciare la pietra e inizia a sibilare parole nella lingua dei serpenti. La bocca della statua inizia ad aprirsi sputando acqua come se fosse una cascata accompagnato da un orribile e forte suono di squame che strisciavano contro la pietra

-Il serpentese non ti servirà a nulla, Potter. Lui obbedirà solo a me. Non preoccuparti la tua fidanzatina ti raggiungerà presto. Addio, Harry Potter- dalla bocca della statua smise di fuoriuscire acqua e anche quel orribile suono era cessato. “La classica quiete prima della tempesta” mi ritrovo a pensare vedendo il mini Harry immobile al centro della grande sala. La suddetta quiete dura meno di dieci secondi.  Il rumore delle squame si fece due volte più intenso di prima e un enorme testa, con altrettanto grandi, zanne venne fuori dalla statua. Vedo Harry dargli immediatamente le spalle e iniziare a correre come non mai. Il Basilisco si avvicina prima a Tom e subito dopo parte all’inseguimento del mini Harry. Il serpentone era velocissimo nonostante la stazza infatti lo aveva quasi raggiunto. Il ragazzo cerca di aumentare il passo ma il terreno scivoloso non glielo permise. Cadde rovinosamente. Vedo il volto del piccolo Harry terrorizzato mentre vedeva l’ombra del Basilisco prepararsi a sferrargli un morso letale. Il serpentone era pronto ad attaccare quando in un fruscio di ali, la fenice di Silente si avventa contro i suoi occhi 

-NOOOOOOOOO!- urla Tom mentre il Basilisco gemeva e spargeva sangue dappertutto. Mentre il mini Harry fa per alzarsi, la fenice gli atterra vicino porgendogli quello che aveva tutta l’aria di essere il cappello parlante. Il ragazzo fissa il pennuto confuso prima di afferrare il capello che da leggerissimo, diventa di colpo pesante. 

-Ma che cosa…- fa il mini Harry prima di estrarre una spada dal cappello. Fanny da una beccata al polso del ragazzo, afferra nuovamente il cappello e vola via

-Così la fenice di Silente ti porta una spada per scontrarti contro un Basilisco di 20 metri. Beh, non male. Ricorda che ancora può sentirti nonostante sia ceco- Tom scoppia a ridere e inizia a parlare nuovamente serpentese. Il Basilisco si erge in tutta la sua altezza e si lancia nuovamente all’inseguimento di Harry nonostante fosse visibilmente disorientato. Il ragazzo inizia a correre per i cunicoli che circondavano la Camera nel intento di confondere l’animale ferito. Nel farlo però si ritrova in un vicolo ceco. Il Basilisco inizia ad avvicinarglisi sentendo il suo odore. Il mini Harry continuava a sbattere le palpebre impaurito. Teneva ben salda nella sua mano destra la spada di Grifondoro e non c’era momento migliore per usarla. Lo vedo prendere un bel respiro mentre il serpentone, molto lentamente, spalancava le sue fauci. Il mini Harry abbassò il braccio che impugnava la lama e colpì il basilisco infilandogli la spada dentro la bocca. Il serpente inizia a dimenarsi come un pazzo prima di riuscire a strisciare fuori dal cunicolo. Lo vedo con ancora la spada infilata nel suo palato, dimenarsi per cercare di toglierla prima di cadere senza vita ai piedi di Tom che era sconvolto. Nonostante aver compiuto un impresa non era andato tutto liscio per il mini Harry. Durante l’attacco al Basilisco, uno dei denti dell’animale gli si era conficcato nell’avambraccio ed il veleno era già entrato in circolo. La vedo barcollare cercando con molti problemi di rimanere in piedi. Riesce a tornare verso Ginny e sedersi vicino a lei

-Mi dispiace Ginny…- fa lui con le lacrime agli occhi mentre Tom applaudiva e rideva

-Povero piccolo Potter- inizia lui divertito -Se fossi stato in te, avrei preferito morire sotto lo sguardo del Basilisco rispetto al suo veleno. È bastato un libro con dei ricordi per distruggerti adesso tutti sapranno che fu solo fortuna la tua- vedo il volto del mini Harry illuminarsi di un’idea. Con le ultime forze rimaste recupera il libro dei ricordi di Tom con ancora ben stretto il dente di basilisco che gli era rimasto attaccato al braccio 

-Cosa diamine fai, Potter?- il ragazzo inizia a tossire ma potevo notare un sorriso sul suo volto tra un colpo e un altro

-Forse morirò ma tu non tornerai- il mini Harry apre il libro e lo pugnala con il dente di Basilisco

-FERMO!- strilla Riddle mentre un fascio di luce iniziava a fendergli lo stomaco. Dalle pagine del diario inizia a sgorgare un enorme quantità di un liquido che non sapevo identificare. Un misto tra sangue ed inchiostro. Il mini Harry continuava a infilzare quel libro con forza mentre Riddle urlava e il suo corpo veniva squarciato ad ogni colpo del ragazzo. Questi continuò a colpirlo fino a quando il corpo di Tom semplicemente implose mentre Harry stremato si accasciava al suolo. Prima che la scena iniziasse a cambiare sento diversi passi veloci correre verso la sua direzione e voci sovrapposte su di loro tanto da non capire nemmeno una frase. 

 

 

-Qundi hai davvero ucciso un Basilisco a 12 anni- faccio io mentre la nebbia che si creava tra un ricordo un altro tornava a offuscarmi la vista. Harry ghigna compiaciuto

-Oh si, si che l’ho fatto. Ma credo che se Silente non avesse mandato Fanny a salvarmi adesso sarei con Mirtilla Malcontenta a fluttuare tra i lavandini- io accenno un sorriso mentre Illa nebbia si diradava. Ci trovavamo dentro l’infermeria del castello che stranamente era molto affollata. La mia attenzione cade su un donna giovane dai capelli scarlatti che stava urlando a pieni polmoni contro Silente, era terrificante. Persino il potente e anziano mago sembrava essere terrorizzato. Lily Potter era davvero spaventosa. I suoi capelli sembravano avessero preso vita per come le danzavano sulle spalle e sulla schiena, il volto contratto dalla furia e le braccia strette al corpo forse per non rischiare di estrarre la bacchetta. James anch’egli terrorizzato cercava di calmarla in tutti i modi. Insieme a lui c’erano Sirius, Remus, la professoressa McGranitt, Ron ed Hermione. Gli ultimi due staccati dal gruppo forse per la paura che qualche incantesimo gli rimbalzasse addosso

 

-Lily, tesoro- inizia James a bassa voce facendo voltare la donna che lo fulmina con lo sguardo -Harry sta bene. Non ti sembra di stare esagerando?- nonostante fosse decisamente più bassa e meno muscolosa rispetto al marito, vedendo l’espressione sul suo volto, James fece un paio di passi indietro coprendosi il volto con le mani aspettando la reazione che non arrivò

 

-Riunione di famiglia anticipata?- fa il mini Harry alzandosi dal lettino con una smorfia di dolore. Tutta la rabbia sul volto di Lily si sciolse come neve al sole. Spinse via con una spallata degna di una giocatrice di football americano James e Sirius per raggiungere di corsa il lettino del figlio

 

-Tesoro mio, come stai?- fa la donna con un tono di voce così dolce da mettermi in imbarazzo. Il mini Harry si lancia contro le sue braccia iniziando a piangere come una fontana. James si avvicina ai due e si unisce all’abbraccio mentre Sirius e Remus sorridevano

 

-Come sta Ginny?- chiede dopo qualche secondo il mini Harry asciugandosi le lacrime con la manica del pigiama. James guarda il figlio con puro orgoglio negli occhi. 

 

-Sta bene grazie a te figliolo, l’hai salvata- il mini Harry sorrise per poi cambiare espressione subito dopo quando vede che la madre lo fissava con sguardo severo

 

-Madama Chips ti ha detto che non posso essere sgridato vero?- dice facendo ridere tutta la sala tranne Lily, ovviamente 

 

-Che cosa diamine ti passa per la testa?- eccolo lì, il demone scarlatto è tornato -Entrare nella Camera dei Segreti da solo?! Combattere un basilisco?! Potevi morire. Non hai pensato di avvisare il preside o qualche professore prima di correre verso una probabile morte?!- vedo il mini Harry accucciarsi sul materasso prima di prendere fiato

 

-Non avevo il tempo per avvisare nessuno, Mamma- fa lui dopo aver ripreso un po’ del coraggio che caratterizzava i Grifondoro -Solo io so parlare Serpentese, solo io potevo aprire la Camera. Nessun altro. Poi sono stato salvato da una fenice. Sarà una bella storia da raccontare- Lily sembrava essere stata pietrificata mentre James e Sirius stavano uno a fianco all’altro con le lacrime agli occhi. In un instante, i due si fiondarono sul ragazzo per abbracciarlo

 

-Il mio bambino coraggioso-

 

-il mio figlioccio coraggioso- dicono entrambi all’unisono mentre stritolavano il ragazzo di abbracci e complimenti. Tutto finisce quando Lily si riprende

 

-Tu parli il cosa?- fece con il volto sconvolto. I due uomini si staccarono dal mini Harry per non rischiare di essere schiantati. Il ragazzo fa per rispondere alla madre quando Silente, che era rimasto in disparte dopo la conversazione, se così si poteva definire, avuta con Lily 

 

-Bene, famiglia Potter, se permettete avrei un impellente bisogno di parlare con Harry. Ci sono delle cose da chiarire- in mini Harry annuisce e, anche se a fatica, riesce a mettersi in piedi e seguire il preside verso il suo studio, nonostante le lamentele di Lily si sentivano anche una volta chiusa la porta dell’infermeria. La scena inizia a cambiare e in un batter d’occhio ci ritroviamo nello studio di Silente.

Vedo il mini Harry accarezzare Fanny che sembrava apprezzare prima di sedersi di fronte al preside

 

-Vorrei iniziare con il dire che le tue azioni sta sera, signor Potter per quanto ammirevoli e fondamentali esse siano state, sua madre ha ragione. È stato imprudente affrontare il basilisco senza aiuto alcuno- inizia lui con voce tranquilla ma seria. Il mini Harry sembrava nemmeno azzardarsi a respirare -Tuttavia, non è da tutti affrontare un basilisco senza bacchetta e riuscire a raccontarlo in seguito perciò tanto lei, come il suo amico Weasley, verrete premiati rispettivamente con 100 punti per lei e con 50 punti per Weasley più un encomio per i servizi resi alla scuola- 

 

-Emh, scusi se mi permetto, signor Preside ma l’encomio andrebbe dato anche ad Hermione Granger. È stata lei a scoprire dove e cosa ci fosse dentro la Camera- Silente sorride e annuisce 

 

-Immaginavo che l’apporto della signorina Granger fosse stato fondamentale. Mi sembra appropriato riconoscere a tutti i propri meriti- il mini Harry rise mentre il preside tornava serio. Apre un cassetto della sua scrivania tirando fuori un libricino nero con un enorme buco nel centro della copertina

 

-Voglio che tu mi dica tutti i dettagli di ciò che è successo e su chi sia il responsabile di queste riprovevoli azioni, Harry. Non escludere neanche un minimo dettaglio, per piacere- il ragazzo fissa gli occhi azzurri e penetranti del preside prima di prendere una grossa boccata d’aria e iniziare con la spiegazione. Il ragazzino spiegò tutto l’accaduto per filo e per segno tralasciando solo un pezzo importante del puzzle. Il fatto che fu Ginny ad aprire la Camera, aizzare il basilisco contro i mezzo-sangue e a scrivere sui muri. Forse temeva che la ragazza venisse punita, forse addirittura espulsa. Silente si limitava ad ascoltare senza fiatare con il suo sguardo che sembrava trapassarti l’anima, fisso sul ragazzo

 

-Questo è tutto signor Preside- fa il mini Harry una volta finito il suo racconto. L’uomo si aggiusta gli occhiali a mezzaluna sul naso prima di fissare nuovamente il ragazzo

 

-Non punirò la signorina Weasley, Harry- dice Silente provocando stupore nel volto del ragazzo

 

-Ma lei come fa a sa….- inizia lui ma non riuscì a terminare la frase che il preside lo blocca

 

-Logica, Harry. Tom Riddle essendo niente più che un ricordo non avrebbe potuto fare alcunché. Immagino sia entrato nella giovane e innocente mente della signorina Weasley per obbligarla a compiere il suo volere. Tuttavia non mi spiego come sia potuta entrare in possesso di un oggetto del genere- il mini Harry continuava a fissare stupito l’uomo di fronte a lui. Quando si decide a dire qualcosa, la porta dello studio si apre all’improvviso. Io mi volto e vedo in piedi, sull’uscio dell’entrata, due uomini che io conoscevo bene uno con i capelli biondi platino e l’altro con i capelli unti, neri e con un naso molto pronunciato, entrambi con volti seri e privi di ogni emozione

 

-Signor Preside- fa quello che dovrebbe essere Lucius Malfoy avvicinandosi verso la scrivania mentre Severus Piton si chiudeva la porta alle spalle

 

-Signor Malfoy, signor Piton, buona sera- risponde tranquillo Silente mentre il mini Harry li fissava con odio -Cosa vi porta a Hogwarts?- Piton fece un segno con il capo a mo’ di saluto ma non si avvicina mentre Lucius fissava il ragazzo seduto di fronte al preside con puro disprezzo

 

-Gli altri membri del consiglio ci hanno avvisato del fatto che la signorina Weasley fosse stata rapita e abbiamo deciso di venire a controllare che la situazione fosse sotto controllo. Sà, signor Preside, alcuni membri del consiglio pensano che lei abbia perso il controllo della situazione. Negli ultimi due anni ci sono stati dei problemi e ci stiamo domandando tutti se non sia il caso che lei vada in pensione- il mini Harry si alza dalla sedia infuriato. Anche Piton si avvicina affiancando Lucius. Sembrava volessero ammazzarsi a vicenda ed ero sicuro che i due ex mangiamorte lo avessero fatto se non ci fosse stato Silente. Quest’ultimo si alza dalla sedia con volto serio, tanto serio da terrorizzare i due uomini che indietreggiarono di qualche passo

 

-Sono stato già contattato dal consiglio. Mi hanno informato che due membri avrebbero minacciato con maledire il resto dei consiglieri e le loro rispettive famiglie se non acconsentissero a firmare un documento che mi avrebbe dovuto togliere la carica di preside. Sà signor Malfoy, minacciare o maledire qualcuno è ancora illegale. Non vorrei dover avvertite le autorità competenti, soprattutto dopo che un cimelio appartenuto a Lord Voldemort sia arrivato in mani innocenti. Inizierebbero a registrare ogni proprietà appartenenti a coloro che siano stati vicini all’Oscuro Signore stregati o no- lo sguardo penetrante di Silente sembrava voler trapassare Malfoy. Il volto di quest’ultimo prima privo di ogni emozione, diventa furioso

 

-Sta cercando di insinuare qualcosa signor Preside?-  fa lui tagliente mentre Piton gli diede le spalle anch’egli visibilmente arrabbiato. Nel mentre il mini Harry sorrideva

 

-Oh no, no, assolutamente, signor Malfoy. Dico che è molto strano che lei abbia avuto un’accesa discussione con il signor Weasley, padre della ragazzina plagiata, rapita e quasi uccisa da un cimelio pieno di magia oscura proprio all’inizio di quest’anno scolastico. Ma sono solo le supposizioni di un vecchio pronto per il pensionamento immagino. Tuttavia questo castello continua ad essere sotto la mia protezione ed è una mia responsabilità non lasciare entrare individui che ne minino la sicurezza. Per questa ragione invito entrambi ad uscire da dove siete entrati. Grazie della visita e vi auguro una splendida serata- Lucius era imbufalito. Sembrava potesse impugnare la bacchetta in qualsiasi momento

 

-Molto bene. Siamo grati che tutto sia andato per il meglio- fa Piton che era tornato a fiancheggiare Lucius che non pareva avesse molta intenzione di andarsene. Severus stringe la spalla dell’altro invitandolo a lasciare l’ufficio sotto lo sguardo divertito del preside e del mini Harry che si alza per aprire la porta, stranamente con la bacchetta ben stretta nella sua mano destra

 

-Aguamenti- lo sento sussurrare puntando la bacchetta verso il gradino più alto delle scale a chiocciola che divenne al quanto scivoloso -Prego, signori- continua lui sull’uscio con un sorriso malandrino sul volto. Lucius rivolge un’ultima occhiata assassina verso Silente e per poi uscire velocemente dalla sala seguito a ruota da Piton. Il mini Harry resto fermo lì a godersi la scena e io quasi rischio di morire soffocato dalla mia stessa saliva. I due uomini non si accorgono dell’acqua presente nel suolo e proseguirono spediti fino a quando non fanno per scendere le scale luogo d’impatto dell’incantesimo del ragazzo. I due scivolano e iniziano a ruzzolare gradino dopo gradino prima di atterrare di schiena con un tonfo sordo vicino al gargoyle di pietra che custodiva l’entrata dell’ufficio del preside. Potrei sbagliarmi ma ero sicuro di aver sentito una risata all’interno della sala. Io scoppio a ridere come un pazzo sputando saliva a destra e a manca

 

-State bene, signori?- inizia il mini Harry riuscendo a stento a trattenere le risate -Signor Preside dovrebbe dire al signor Gazza di mettere un cartello quando pulisce-

 

La scena inizia a mutare mentre io continuavo a ridere. Ci ritroviamo in uno dei tanti corridoi del castello giusto il tempo necessario per vedere James Potter e Sirius che facevano fluttuare in aria a testa in giù Piton e Malfoy nonostante Lily e Remus li pregassero di smettere. Poi muta nuovamente. Ci trovavamo vicino al lago nero. Seduti vicino alla riva c’erano Ginny e il mini Harry qualche metro più in là sommersa parzialmente dalle acque scure c’era la piovra gigante. 

 

-Non so come ringraziarti Harry- fa la ragazza con le lacrime agli occhi -Saresti potuto morire per colpa mia. Mi dispiace- il ragazzo si volta per fissarla asciugandole le lacrime con un dito 

-Non è stata colpa tua, Gin- risponde serio -Non sono così facile da uccidere. E poi sei la sorella di Ron quindi praticamente siamo tutti una famiglia e ci si deve proteggersi a vicenda- Ginny ride prima di dargli un buffetto sulla nuca. La scena inizia a mutare mentre vedo io due ragazzini sorridersi in silenzio, un secondo dopo torniamo alla realtà nello studio di Silente. Nessuno dei due parla per qualche minuto. Io stavo sorseggiando un po’ di Whiskey per riuscire a rimanere sveglio. La stanchezza iniziava a farsi sentire

 

-Ti sei accorto allora che sarebbe diventata tua moglie?- riesco a dire tra uno sbadiglio e un altro. Harry ride di gusto

 

-Oh no, io no. Ma lei credo proprio di sì. Ci siamo messi insieme il quinto anno ma ho rischiato di rovinare tutto quanto. Lo vedrai quando ci arriveremo. Adesso data la stanchezza che abbiamo in corpo riprenderemo quando sarà possibile. Devo correre a Diagon Alley domani compie 27 anni mia sorella e non le ho ancora comprato nulla- io sputo tutto il Whiskey che stavo bevendo 

 

-Cosaa?!- inizio io tossendo -E quando pensavi di dirmelo scusa?! Non ho galeoni per comprarle nulla- strillo come un pazzo. Harry sghignazzava

 

-Mi son dimenticato. Lo compro io e diciamo che è da parte di tutti e due- io lo fisso come se potessi incenerirlo con lo sguardo

 

-Assolutamente no. Mi inventerò qualcosa. Adesso andiamo sto morendo di sonno- Harry scoppia a ridere e insieme lasciamo la sala mentre io mi scervellavo per cercare un regalo che Penny potesse apprezzare senza poter spendere un solo zellino. “Missione impossibile” penso prima di raggiungere il portone del castello con direzione Diagon Alley.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Buon anno nuovo a tutti.
Dopo una pausa date le varie feste, oggi torniamo finalmente 
più forti e più vicini alla cirrosi epatica dovuta al Capodanno.
Capitolo festivo questo con una chicca non indifferente.
Spero che il capitolo piaccia e come sempre lasciatemi le vostre idee
sennò non è divertente.
Stai recensendo? Ti osservo.
Che aspetti? Ti crucio
Buona lettura a tutti e buon 2023
Albusseverus1996

 




Capitolo 8

 

Mi sveglio sbadigliando profondamente nella stanza dell’albergo che avevo prenotato prima di partire per Londra e prima di scoprire di essere un mago sopratutto. Nonostante fossi in terra britannica da 4 giorni, quella era la prima notte che passavo li. Ho dovuto pagare un extra per il ritardo ma almeno potevo allontanarmi e pensare liberamente a tutto ciò che era successo nei giorni passati. Avevo deciso di non dormire quella notte a Villa Potter proprio per questo motivo. Per digerire le verità che Harry mi aveva finalmente raccontato il giorno prima. Non ero arrabbiato con lui, dopotutto aveva fatto di tutto per me in quei giorni, ma nonostante questo mi aveva mentito cosa che io odiavo. Capivo la sua preoccupazione e che il ministero gli aveva impartito ordini precisi ma nonostante questo mi sentivo tradito e non sapevo cosa di vedo ci fosse negli atteggiamenti dolci e amichevoli che lui e la sua famiglia mi avevano rivolto. Con questo pensiero ben marchiato a fuoco nel mio cervello mi alzo per farmi una doccia. Quando faccio per svestirmi un cervo perlaceo spunta dal nulla attraverso la parete 

“Vediamoci fuori dal tuo hotel in 20 minuti” dice l’animale con la voce di Harry. Io annuisco continuo a svestirmi prima di aprire l’acqua calda mentre il cervo come era arrivato se ne va

 

15 minuti dopo mi trovavo già pronto fuori dall’albergo con la sigaretta ben salda tra le labbra. Tra i vestiti che avevo in valigia non c’era nulla di elegante o da indossare ad un compleanno perciò avevo optato per una camicia nera con il collo alla coreana con una fantasia particolare anch’essa di colore nero e un paio di jeans strappati sulle ginocchia insieme alle mie fedelissime Nike beige. Speravo solo che gli invitati alla festa non si vestissero troppo eleganti per non sfigurare, speranza che si infrange quando Harry entra nel mio campo visivo. Indossava una giacca nera dall’aspetto molto costoso, probabilmente quel pezzo di stoffa costava più di casa mia, un gilet anch’esso nero con sotto una camicia bianca, un papillon, pantaloni e scarpe nere. 

 

-Prevedo una tragedia- penso ad alta voce mentre l’uomo si avvicinava a me sorridendo

 

-Buongiorno- fa Harry non smettendo di sorridere -Spero che tu abbia recuperato le forze. Le feste targate Potter sanno essere estenuanti- io annuisco con in volto un’espressione leggermente preoccupata

 

-Buongiorno. Pronto per far festa- dico io con un sorriso stiracchiato. Harry mi fissa intensamente

 

-Cosa ti preoccupa?- chiede lui mentre ci avviamo verso un vicolo per smaterializzarci. Io sospiro profondamente continuando a camminare e a fissare il nulla

 

-Ho pensato ad un regalo da fare a Penny ma non so se possa apprezzare e non so dove recuperare una chitarra- Harry mi fissa con uno sguardo che non sapevo decifrare 

 

-Sai suonare?- fa lui sorpreso. 

 

-Qualcosina- rispondo io prima di fermarmi in un vicolo appartato

 

-Ci sarà un palco e molti strumenti. Abbiamo chiamato ad un amico di famiglia per l’occasione. Un musicista bravissimo, sono sicuro che ti possa prestare una delle sue chitarre. Se posso permettermi, sono sicuro che il tuo sarà il regalo più apprezzato. Adora la musica- io inizio a ridere

 

-Un palco? Fate le cose in grande allora- anche Harry ride prima di prendermi per un braccio 

 

-Te l’ho detto, le feste dei Potter sempre sono memorabili- io sorrido prima che io e Harry giriamo su noi stessi per poi scomparire nel nulla 

 

Atterriamo davanti al cancello dell’enorme villa di proprietà dei Potter da molte generazioni e nonostante ci fossero molti metri di distanza tra noi e le mura già si poteva notare l’aria di festa e il vociare di alcuni invitati arrivati in anticipo. Una volta entrati non credevo ai miei occhi. Nell’immenso giardino della Villa era stato allestito un vero e proprio palco degno di un concerto con decine di migliaia di spettatori con casse alte il doppio di me, riflettori che ricoprivano tutto il perimetro della struttura di metallo

 

-Ma come è possibile? Sono stato qui ieri e non c’era nulla- chiedo io stupidamente al nulla perché Harry non accorgendosi che mi ero fermato ad ammirare il palco

 

-Bella la magia, eh?- fa un voce molto profonda alle mie spalle. Io mi volto di scatto e vedo un immenso uomo barbuto che mi sorrideva. Era enorme 2/3 volte un uomo normale ma i suoi occhi piccoli e neri emanavano dolcezza. Aspetto mostruoso animo gentile come pochi

 

-Rubeus Hagrid…- faccio io mentre tentavo di guardarlo in faccia provocandomi dei crampi dolorosissimi al collo. Il mezzo-gigante ride di gusto

 

-Tu sei Silvio vero? Harry mi ha parlato di te. Piacere di conoscerti- mi porge una sua manona che io stringo a fatica con tutte e due le mani

 

-Il piacere è tutto mio credimi- non lo conoscevo di persona ma solo guardandolo intuivo che la Rowling lo aveva descritto in maniera impeccabile 

 

-Ti conviene entrare in casa, Silvio. Molly si sta dando alla pazza gioia in cucina con gli elfi. Lascia entrare solo parenti e amici più stretti. Sicuro ti lascia mangiare qualcosa, sei così magro- fa lui con dolcezza non staccandomi gli occhi di dosso. Io rido e gli dò un colpetto sul gomito, anche perché era l’altezza massima che riuscivo a raggiungere

 

-Non credo di far parte di queste categorie, Hagrid. Grazie mille di avermi avvisato- rispondo io mentre l’uomo scuoteva la testa 

 

-Io vado. Sto morendo di fame. Ci si vede in giro- detto questo Hagrid si volta e si incammina verso l’entrata della villa mentre io mi avvicino verso il palco. Inizio a notare la presenza di decine e decine di elfi attorno alla struttura che lavoravano senza sosta per sistemare tutto al meglio

 

-Per l’amor di dio davvero?- penso ad alta voce con un sorriso sul volto mentre mi accorgo che perfino gli elfi domestici indossavano un papillon

 

-Ehi, Silvio- fa una voce alle mie spalle. Io mi volto e vedo Harry che sorreggeva una chitarra acustica meravigliosa: era di un legno scuro e lucido con varie striature più chiare che davano l’impressione di muoversi come un onda sulla riva, il manico era di un colore più scuro con una decorazione floreale d’argento che lo percorreva quasi per intero e cosa che quasi mi fa cadere la mascella al suolo dallo stupore, sul punto più alto del manico vi era la marca della chitarra, Taylor

 

-Una Taylor?- faccio io senza riuscire a dire altro. Harry confuso la volta verso il basso per leggere il nome facendomi perdere 5 anni di vita

 

-Si, credo. Così mi ha detto il proprietario del negozio. Non ti piace? Possiamo cambiarla ho lo scontrino- risponde lui con voce insicura mentre la mia mascella non riesce più a trattenersi e si schianta contro l’erba del giardino. ”Ha appena detto che mi ha comprato una Taylor” penso senza riuscire davvero a realizzare il significato di quel pensiero

 

-Hai per caso appena detto che mi hai comprato una Taylor, Harry?- ripeto sta volta ad alta voce sperando di dargli un senso logico a quel pensiero. Sembrava che il mio cervello si fosse inceppato. Harry si passa una mano tra i capelli imbarazzato 

 

-So che ce l’hai con me perché ti ho mentito. Perciò pensavo che farti un regalo poteva aiutare a farmi perdonare- fa lui con ancora ben stretta in mano la chitarra. Io lo fisso sbalordito per circa 1 minuto e mezzo. Tempo in cui il mio corpo tentava di mandare più ossigeno possibile verso l’alto per cercare di riattivare le mie funzioni celebrali. Mentre Harry credo che stesse per andare a chiamare un medico, io scoppio a ridere come un pazzo

 

-Mi compri una chitarra da più di 10 Mila euro per farti perdonare?- il viso di Harry si rilassa visibilmente

 

-Una volta che ti faccio un regalo te lo faccio come si deve. Quindi mi perdoni?- fa lui con un espressione da cerbiatto porgendomi la chitarra. Io continuo a ridere afferrandola

 

-Non c’era bisogno di comprarmi nulla. Non ero arrabbiato con te e capivo le ragioni per cui me l’avevi nascosto. Avevo bisogno solo processare quello che mi hai detto. Sopratutto sul ministero italiano- Harry mi stringe un braccio con fare paterno 

 

-Capisco che può essere doloroso sapere di non essere accettato e privato di qualcosa che era tua di diritto- io annuisco e continuando a fissarlo alzo al cielo la chitarra

 

-Credo che sia stato meglio così- Harry scoppia a ridere mentre io mi siedo sull’erba per ripassare gli accordi della canzone che dovrò suonare in seguito quando Harry mi blocca

 

-Silvio, ho dimenticato di chiederti. Che canzone canterai?- io alzo lo sguardo dalla meraviglia di legno che stavo imbracciando 

 

-Emh.. Si chiama Photographs è di un artista babbano non so se lo conosci. Si chiama Ed Sheeran- vedo Harry strabuzzare gli occhi per la sorpresa

 

-Oh, lui. Si, si, lo conosco- io preoccupato dalla reazione mi alzo tentando di fare attenzione a non colpire il mio nuovo cimelio

 

-Cosa? A tua sorella non piacerà?- chiedo con voce acuta. Harry scuote la testa e mi sorride 

 

-La adorerà- poi mi fa un occhiolino e se ne va lasciandomi confuso e da solo sul prato.

 

Era passata da un pezzo l’ora di pranzo. Gli elfi avevano terminato di allestire il parco e io di provare la canzone che avrei dovuto suonare successivamente. La fame si faceva sentire così decido che era arrivato il momento di entrare dentro per conoscere la famiglia Weasley per intero e, con un po’ di fortuna, provare le prelibatezze cucinate da Molly. Mi alzo a fatica dal terreno stirandomi le ossa ripongo la chitarra nella sua custodia e mi avvio verso l’entrata con lo stomaco che brontolava. Faccio per aprire la porta quando un ragazzo mi blocca. Aveva i capelli biondi con un lungo ciuffo pettinato verso sinistra mentre la parte destra era rasata, occhi azzurri e un’espressione ostile sul volto. Nonostante era grosso il doppio di me non mi muovo di un millimetro 

 

-Mi piacerebbe entrare, grazie. Sto morendo di fame- faccio io infastidito mentre lui mi punta la bacchetta contro il volto

 

-Solo familiari e amici sono ammessi dentro e io conosco ogni singolo amico o familiare di Penelope perciò ti conviene tornare da dove sei venuto, insulso ometto- dice lui con un’arroganza che mi fa ribollire il sangue nelle vene. Estraggo la mia bacchetta dai pantaloni puntandogliela nelle parti intime

 

-La tua arroganza non mi piace- ero rosso dalla rabbia -Non sono ancora esperto d’incantesimi e non vorrei doverne usare uno sbagliato e farti esplodere quel coso minuscolo che ti ritrovi in mezzo alle gambe quindi, ti pregherei di levarti di mezzo- il ragazzo non fa una piega e non si sposta. La mia rabbia continuava ad aumentare quando poco prima che venisse evocato qualsiasi incantesimo da parte sua o mia Penelope spinge il biondo via dalla mia linea di tiro con una spallata. Era meravigliosa e terrificante tutto insieme. Portava un abito nero scollato e corto, abbastanza da far girare la testa a qualsiasi uomo, vi erano anche delle decorazioni in argento che la facevano sembrare la più bella mappa stellare mai vista, i capelli raccolti dietro con un paio di ciocche che le ricadevano sul volto come fiamme vive e sul volto un espressione furioso quasi quanto la mia in quel momento

 

-Ma cosa diamine ti passa per quel cervelletto inutile, Micheal?- fa lei quasi urlando. Il ragazzo sembrava spaventato a morte. Ripose la bacchetta nella tasca interna della sua giacca e fissava la ragazza confuso

 

-Ho beccato quest’ameba cercando di entrare. Volevo solo aiutarti dato che hai detto che solo familiari e amici sono benvenuti- il mio cervello si spegne nel sentire un altro insulto. Nemmeno ricordo di avere in mio possesso una bacchetta per maledirlo e parto all’attacco con una spallata degna di un lottatore di WWE spedendo il ragazzo contro la parete della Villa. Avendo perso ogni brandello di lucidità vado per colpirlo nuovamente quando una manona mi blocca e mi alza per aria come se fossi fatto di piume. “Maledetto Hagrid” penso io quando vedo il volto del mezzo-gigante che mi sorrideva

 

 

-Mettimi giù!- strillo io cercando di raggiungere la faccia di Micheal per spostargli i connotati di posto

 

-Hai visto, Penny?- fa lui massaggiandosi la nuca -È un pazzo- continua mentre la ragazza si avvicinava verso di me. Io la fisso e abbasso la testa molto imbarazzato. Hagrid mi appoggia nuovamente al suolo

 

-Lascialo stare, Silvio. Si sente migliore del resto del mondo ma è solo uno stupido arrogante- dice Penny con voce dolce. Io alzo il volto e le sorrido

 

-Mi dispiace- faccio io. Lei scuote la testa 

 

-Mi fa piacere che tu sia venuto. Mio fratello mi ha raccontato la verità è per poco non lo schianto io per te. Se vuoi parlarne ci sono- io inizio a ridere mentre Penny si volta verso Micheal che ci guardava esterrefatto

 

-Fai un altra delle tue stronzate e dirò ad Hagrid di occuparsi di te, molto meno gentilmente di come ha fatto con lui. Ci siamo capiti?- il biondo annuisce e torna dentro come un fulmino mentre Hagrid sghignazzava

 

-Bel colpo, Silvio- fa il mezzo-gigante divertito

 

-Avrei potuto fare di meglio. La magia ha intaccato il mio combattimento alla babbana- Hagrid e Penny scoppiano a ridere prima di scortarmi dentro.

 

La Villa pullulava di gente. Ovviamente tutti fissavano la festeggiata ma più di qualche occhiata curiosa o sospettosa era rivolta a me. Mi sentivo come uno studente arrivato da poco in una scuola a metà dell’anno. Non era una sensazione piacevole. Raggiungiamo velocemente la cugina mentre il mio stomaco si lamentava a gran voce per la fame e gli odori che si sentivano perfino dall’entrata non aiutavano. Finalmente entriamo in cucina vedo un piatto di rosbif e mi fiondo su di lui come un falco mentre Penny e Hagrid ridevano di gusto. Era buonissimo. Mentre mangiavo alla velocità della luce non mi ero accorto che tutte le persone presenti all’interno della stanza mi stavano fissando. Io alzo gli occhi con ancora la bocca piena me ne accorgo. Molto imbarazzato cerco di deglutire con quanta più decenza riuscivo a trovare e saluto tutti con la mano. In men che non si dica mi trovo circondato da gente con i capelli rossi che mi salutava e mi sorrideva. Prima Percy, poi Bill, poi Charlie, Fred e George e infine Molly e Arthur

 

-Sei così magro, figliolo- fa la donna senza nemmeno salutare prima -Aspetta ti porto dell’altro rosbif- io ero già sazio ma non riuscivo a dirle di no. Mentre lei recuperava il piatto di carne si aggiungono alla marmaglia di gente presente anche la famiglia Potter al completo e l’altra parte della famiglia Weasley con Hermione e i ragazzi. Tutti volevano parlarmi, presentarsi o solo salutarmi ma io non sono mai stato un tipo molto socievole e quella situazione era opprimente per me. Con la scusa di aver dimenticato qualcosa fuori in giardino e dopo aver ringraziato Molly per il cibo esco quasi di corsa. 

 

-Ti credi così intelligente tu, eh?- fa una voce alle mie spalle prima che potessi raggiungere la porta. Ricordavo di chi fosse perciò nemmeno mi volto

 

-Sicuramente lo sono più di te- faccio io prima di uscire. Il sole stava calando ma il giardino rimaneva perfettamente illuminato. Prendo dalla tasca le sigarette e me ne accendo una per cercare di rilassarmi. 

 

-Credo dovrai abituarti ad essere al centro dell’attenzione, bello mio. Almeno fino a quando non ti conosceranno tutti. Ho una famiglia abbastanza numerosa- non mi ero accorto che qualcuno si fosse seduto vicino a me ma dal tono di voce e dal suo profumo sapevo bene chi fosse.

 

-Non ti ho fatto nemmeno gli auguri. Che maleducato che sono- faccio io prima di fissare il bellissimo volto di Penelope

 

-Oh beh, io non ti ho invitato personalmente al mio compleanno perciò diciamo che siamo pari- io mi sdraio sull’erba fresca un po’ infastidito. Lei ovviamente se ne accorge 

 

-Non intendevo che non volevo che venissi. Sono venuta ieri sera qui per parlarti proprio di questo ma tu non c’eri e da quello che mi ha raccontato Harry non sapevo se avresti voluto partecipare- rettifica lei. Sembrava avesse fretta di chiarire la situazione ma non capivo il motivo. Anche le sue guance si erano arrossate. Io sospiro prima di mettermi nuovamente seduto di fronte a lei

 

-Tu lo sapevi? Mi hai trattato bene anche tu per paura che esplodessi come un palloncino?- faccio io con la speranza che dicesse no. Penny era una ragazza straordinaria e non volevo che quell’amicizia fosse solo una finzione. Lei allunga una mano tanto quanto basta per sfiorare la mia 

 

-No, Silvio- fa lei facendo diventare il mio cuore molto più leggero -Nessuno a parte Harry e Hermione lo sapevano, nemmeno Ginny. Ah dovresti parlare con lei, non ha gradito la tua sparizione di ieri- io tiro un sospiro esasperato prima di alzarmi in piedi e porgere la mano alla festeggiata per aiutarla ad alzarsi. Il mio occhio cadeva sempre sulle sue gambe nonostante cercassi di distogliere lo sguardo. Se lei lo aveva notato non mi dice nulla si limita a sorridermi e ad afferrarmi la mano

 

-Buon compleanno, Penny. Sei bellissima con questo vestito. E questa sarebbe dovuta essere la prima frase che ti rivolgevo oggi se quell’idiota rompipluffe non si fosse messo in mezzo.- le dico mentre tornavamo verso l’entrata dandole un bacio sulla guancia. Lei arrossisce e si mette a ridere senza dire altro. 

 

-Chi è comunque?- chiedo io curioso mentre lo intravedevo spiarci da una finestra. Lei farfuglia qualcosa di incomprensibile

 

-Non ho capito. Puoi ripetere?- lei sbuffa sonoramente 

 

-È il mio ex- io scoppio ridere come un pazzo piegandomi sulle ginocchia. Penny aveva appena aperto la porta della Villa perciò tutti i suoi amici iniziarono a fissarmi come se fossi pazzo. Lei profondamente imbarazzata mi afferra per la camicia e mi trascina dentro. 

 

-Ti fa ridere che stava insieme a me?- eccolo qua di nuovo alla carica. Io cerco di ricompormi asciugandomi le lacrime dal volto 

 

-Si, ovvio. Ma mi farà più ridere vedere come ti schianterà adesso che sa che ci stavi spiando- come da programma vedo la furia crescere nel volto di Penny. Micheal se ne accorge un po’ tardi infatti quando realizza cosa gli stava per succedere era già bello che steso sul pavimento immobile. Io scoppio a ridere per la seconda volta in pochi secondi poi vedo Ginny scendere le scale e ricordando le parole di Penny che mi sorrideva a mo’ d’incoraggiamento mi avvicino a lei. Ginny mi sorride 

 

-Ciao Silvio, come stai?- fa lei troppo formale rispetto alla prima volta che mi aveva incontrato. 

 

-Mi dispiace di essere scappato, Ginny.- lei scuote la testa stringendomi una spalla con la mano. 

 

-Harry mi ha spiegato perché lo hai fatto e ti capisco d’altronde ci conoscevo solo tramite un romanzo. Però devi sapere che Harry ti potrà nascondere cose riguardanti il suo lavoro ma ne lui ne il resto ti mentirebbe mai su temi sentimentali nei puoi stare certo- io la abbraccio dal nulla. Non so il motivo per la quale lo faccio ma mi sembrava il minimo che potessi fare per quella donna così ospitale e gentile.

 

-Ora del concerto!- urla la voce di un Harry visibilmente sorridente che ci fissava dall’uscio della porta. 

 

-Sono pronto- strillo io mentre Harry mi apriva la porta per farmi passare. Ginny e Penny mi fissano confuse. Io faccio spallucce e esco velocemente senza dire nulla.

5 minuti dopo i tecnici chiamati da Harry per l’occasione insieme agli elfi domestici che sgambettavano a destra e a manca avevano sistemato, accordato e collegato chitarra e microfono per permettere di esibirmi al meglio. Io imbraccio ll mio strumento nuovo di zecca e prendo un grande respiro. Faccio per uscire sul palco ma Harry mi blocca

 

-Mi piacerebbe presentarti prima- dice lui con un sorriso. Io annuisco e mi sposto per farlo passare e per vederlo meglio mentre afferrava il microfono e sorrideva al pubblico che lo accoglie con una standing ovation.

 

-Buona sera a tutti- inizia lui strillando -Oggi siamo qui per celebrare il compleanno della mia meravigliosa quanto acida sorellina- scrosci di risate si levano nell’aria

-Prima che nostro cugino inizi a deliziarvi con la sua meravigliosa voce c’è una sorpresa per la festeggiata organizzata da un amico speciale entrato da poco a far parte della mia vita e di quella della nostra famiglia. Una persona speciale che sono convinto che ognuno di voi imparerà ad apprezzarlo come lo apprezziamo noi. Fate un bel applauso per Silvio!- la folla inizia ad applaudire mentre io ero rimasto decisamente colpito dal discorso e nonostante mi avesse chiamato ero immobile. Inizio a muovermi solo quando il padre di Harry, James che era sbucato dal nulla, mi da una piccola spinta d’incoraggiamento. Io esco fuori tra i riflettori del palco con la chitarra ben stretta tra le mani. Harry fa per lasciare il palco quando io in uno slancio emotivo non normale almeno per me lo abbraccio

 

-Spero di avere ancora una camera che mi aspetta- faccio io mentre lo stringo tra le braccia. Lui stringe la presa a sua volta

 

-Sempre- risponde lui facendomi ridere -Ora vai. Il pubblico ti aspetta- ci stacchiamo uno dall’altro. Io vado a prendere posto su di uno sgabello davanti all’asta del microfono. Alzo lo sguardo verso tutti gli invitati scrutando ogni volto per cercare quello che mi interessava vedere in quel momento. Non faccio molta fatica a trovarlo. Mi fissava con un sorriso che io le ricambio. Era davvero bellissima

 

-Buona sera- faccio io sempre sorridendo -Non sapevo cosa regalare alla festeggiata. Cosa può desiderare di più dalla vita una ragazza del genere? Bella, simpatica e soprattutto spaventosa nei suoi attacchi di furia incontrollata- altri scrosci di risate. Anche Penny vedo con la coda dell’occhio che sghignazzava -Io non ho molto da offrire ma spero che questo regalo sia apprezzato nonostante non sia nulla di eccezionale. Questa canzone è per te Penelope. Buon compleanno- un attimo di silenzio e inizio a suonare. Nessuno parlava mentre la melodia risuonava nell’aria 

 

-Loving can hurt, loving can hurt sometimes- inizio a cantare ad occhi chiusi. Cantare fin da piccolo mi faceva stare bene poi essendo abbastanza intonato le persone intorno a me apprezzavano. Le mie dita si muovevano con fluidità sul manico della chitarra creando un suono meraviglioso. Era soprattutto merito dello strumento ma non me la stavo cavando male. Quando arrivo al ritornello alzo lo sguardo per fissare il volto di Penelope che aveva gli occhi lucidi. Io sorrido e continuo. Vi era un silenzio quasi magico tra il pubblico. Nell’aria vi era solo il suono della mia voce e degli accordi dolci della mia chitarra. 

 

-When i’m away- per l’ultima strofa della canzone mi alzo in piedi. Lascio che la chitarra mi ricada sulla schiena e la mia voce che sia l’unico suono presente nell’aria

 

-I will remember how you kissed me. Under the lamppost back on Sixth street. Hearing you whisper through the phone. "Wait for me to come home"- applausi a scena aperta. Penelope sale sul palco con un balzo e mi abbraccia. Io sorrido mentre la stringo tra le braccia 

 

-Spero che il tuo regalo ti sia piaciuto- lei sussurra un “Grazie” prima di staccarsi dalle mie braccia. Tira su con il naso e si asciuga le lacrime prima di sorridermi

 

-Credo che mio cugino ti piacerà- mi dice con un ghigno sul volto. Io saluto al pubblico prima di fissarla confuso. Lei mi invita ad andare sul retro del palco con un sorriso malizioso sul volto. Io la seguo curioso mentre lei si dirige verso un uomo dai capelli rossi girato di spalle

 

-Possibile che abbiate tutti i capelli rossi in questa famiglia?- chiedo esasperato mentre Penny scoppia a ridere. L’uomo si volta sorridente e io quasi muoio d’infarto

 

-Sei veramente molto bravo, amico mio- fa lui. Io lo fisso e mi stupisco che gli occhi non mi siano usciti fuori dalle orbite. Guardo Penelope che sghignazzava insieme ad Harry che si era unito a noi

 

-Ed Sheeran è vostro cugino?! Davvero?!-  dico con voce più acuta di quanto dovrebbe essere. Penny e Harry ridono di gusto

 

-La famiglia Potter è piena di sorprese, te l’ho detto- risponde l’uomo mentre Ed faceva segno di no con la mano

 

-No, no, no. Io provengo dal ramo Evans della famiglia diciamo le cose come stanno-  Penny gli tira un colpetto sulla nuca 

 

-Sei un Potter acquisito. Ora vai e delizia i miei invitati con le tue canzoni prima che ti trasfiguri i tuoi bei capelli rossi in biondo platino- Ed rise di gusto prima di stringermi la mano e avviarsi verso il palco

 

-Che cosa mi tocca fare per la famiglia. È stato un piacere conoscerti, Silvio- detto questo si lancia sul palco mentre gli invitati urlavano di gioia

 

-Non mi abituerò mai a tutto questo- faccio io facendo scoppiare a ridere i due Potter che mi prendono sotto braccio

 

-È probabile. Andiamo a goderci mio cugino adesso- dice Penny con un sorriso. Io annuisco e inizio a correre per raggiungere la prima fila sotto lo sguardo divertito di Harry.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


 
Salve a tutti e benvenuti in un altro capitolo di questa FF.
Siamo quasi arrivati in doppia cifra e sinceramente non so di quanti capitoli
verrà fuori alla fine questa storia.
Vi preannuncio che questa è solo l'inizio di una storia più grande e misteriosa.
Chi vorrà leggerla lo scoprirà con il tempo ma qui sotto vi lascio un assaggio.
Buona lettura a tutta e ritenetevi cruciati per non aver recensito il capitolo anteriore.

Albusseverus1996

 

Capitolo 9



 
 

Dopo esserci goduti a pieno il concerto di Ed era l’ora di cena. Decine e decine di tavoli apparvero dal nulla ricoprendo la metà dell’immenso giardino della villa. Avrei voluto parlare un po’ con il mio cantante preferito ma purtroppo doveva partire per un tour in America e quindi, una volta terminato il concerto, se ne andò in fretta e furia. Al momento mi trovavo seduto accanto a James Sirius, figlio di Harry, che mi tartassava di domande sul mondo babbano a cui cercavo di rispondere al meglio delle mie possibilità. Il ragazzo continuò fino a quando la madre non gli lanciò un occhiataccia delle sue che lo fece smettere. In realtà non mi dava fastidio rispondere alle sue domande. Era molto divertente come un ragazzo come lui, cresciuto in una famiglia come la sua fosse interessato a cose per me all’ordine del giorno nonostante la tecnologia babbana iniziava ad essere utilizzata sempre di più. Perso nei miei pensieri com’ero faccio un balzo sulla sedia quando sento una voce chiamarmi

 

-Oh, scusa se ti ho spaventato- fa una ragazza seduta accanto a me. Io sorrido imbarazzato

 

-No, assolutamente. Ero perso nei miei pensieri. Dimmi, volevi qualcosa?- faccio io facendola ridere. Era oggettivamente una bella ragazza con i capelli neri come la pece, lunghi e lisci con occhi di un marrone chiaro. Portava un vestitino decisamente corto, scollato e attillato nero ed un paio di scarpe con il tacco anch’esse di colore nero. Il mio colore preferito 

 

-Oh no. Volevo solo farti i complimenti per prima. Sei stato molto bravo- lei mi sorride e io inizio a ridere imbarazzato

 

-Ti ringrazio ma non è stato nulla di eccezionale rispetto al vero cantante. Sinceramente non sapevo che Ed fosse il cugino di Penelope. Avrei cambiato artista perché il confronto tra noi è stato abissale- dico io sconsolato mentre con lo sguardo inizio a cercare la festeggiata. La trovo al posto da capotavola intenta a sorseggiare un po’ di Whiskey e quando mi accorgo che anche lei mi stava fissando sposto subito lo sguardo verso il mio piatto

 

-Ti piace non è così?- fa la ragazza riportandomi nel mondo reale. Quasi mi strozzo con una patatina fritta

 

-Cos..- inizio a dire tossendo tra una lettera e un’altra -No… Cioè è meravigliosa ma… No. Non la conosco così bene- lei scoppia a ridere prima di tirarmi dei colpi sulla schiena per aiutarmi a non soffocare

 

-Tranquillo- fa lei sempre sorridente -Mica è un crimine. Comunque io mi chiamo Cloe, molto piacere- alzo lo sguardo e vedo Harry avvicinarsi per dire qualcosa a Penny che ancora mi fissava. Subito dopo la ragazza quasi gli lancia un piatto in faccia. Io scoppio a ridere prima di rivolgermi nuovamente a Cloe

 

-Il piacere è tutto mio- faccio io sorridente -Come conosci la nostra festeggiata?- continuo. Lei prende un sorso di vino

 

-Hogwarts, come la maggior parte degli altri invitati- io annuisco prima di svuotare il mio bicchiere di Whiskey incendiario

 

-Mi sarebbe piaciuto frequentare la scuola da piccolo- faccio io pensando ad alta voce. Lei mi fissa più intensamente. Sembrava che quegli occhi marroni mi trapassassero il corpo

 

-La scuola babbana è così male?- fa lei con tono dolce. Io scoppio a ridere 

 

-Molto meno interessante che studiare incantesimi, creature magiche e trasfigurazione sicuramente- lei fa per dire qualcosa quando Harry inizia a battere con una forchetta su di un calice di vino per attirare l’attenzione 

 

-Scusate l’interruzione- inizia lui con un sorriso enorme sul volto -Questo sarebbe dovuto essere stato il momento in cui la festeggiata scartava i regali ma trattandosi della mia impaziente e rompipluffe sorellina sapete tutti che sono stati già scartati nel momento in cui gliel’avete consegnati meno uno che è riuscito a sorprenderla- tutti iniziamo a ridere e molti degli invitati iniziano a fissarmi io mi accendo una sigaretta nel mentre leggermente imbarazzato 

 

-Quindi proporrei un brindisi prima di far sparire i tavoli e iniziare con il momento discoteca come ogni anno. Alziamo alti i calici signori per festeggiare i 27 anni di questa meravigliosa quanto acida giovane donna. A Penelope!- tutti vuotiamo d’un sorso i nostri bicchieri prima di alzarci in piedi. Come preannunciato da Harry tutti i tavoli scompaiono in un secondo mentre dei globi luminosi di diversi colori iniziavano a fluttuare tutto intorno agli invitati e la musica iniziava a suonare. “Reggeton perfetto” penso io prima di vedere Lily seduta insieme a James a qualche metro da me.

 

-Lily- la chiamo io con molta fatica per via della musica alta mentre tutti iniziavano a ballare

 

-Ehi, Silvio- mi sento chiamare da dietro. Era Cloe. 

 

-Ti va di ballare?- dice lei con un sorrisetto malizioso sul volto. 

 

-Sono un pericolo pubblico ballando, Cloe. Magari se dovessi trovare una bottiglia di Gin ci farei un pensierino- dico io a mo’ di scusa. Odio ballare. Lei continua a fissarmi con lo stesso sorriso prima di estrarre la bacchetta ed evocare l’alcol da me richiesto. Io fisso la bottiglia stupito mentre lei inizia a ridere

 

-Ti prendo in parola allora- fa lei scuotendo i suoi lunghi capelli lisci

 

-Oh si. Tra poco ti raggiungo- replico io aprendo la bottiglia e bevendone un sorso. Lei mi fa un occhiolino e si getta tra la folla mentre io vado a sedermi vicino a Lily e James

 

-Non vai a ballare con gli altri?- fa la donna con tono curioso

 

-Sono sicuro che a Cloe piacerebbe molto che tu gli stia attaccato come con il Magiscotch- fa James con un sorrisetto guadagnandosi una manata da parte della moglie. Io inizio a ridere anche grazie all’alcol che avevo ingerito prima di far no con la testa

 

-Odio ballare. In realtà vorrei discutere con Lily di una cosa se fosse possibile- la donna mi sorride facendo segno con la mano di sedermi al suo fianco

 

-Certo che puoi parlare con mia moglie, Silvio. Sei di famiglia ormai. Di cosa volevi discutere?- io fisso confuso James mentre Lily sospirava esasperata 

 

-Emh..- inizio io non sapendo bene come continuare il discorso. La donna mi capisce al volo come se mi avesse appena letto nel pensiero

 

-James, tesoro. Perché non vai a cercare Sirius e Remus?- fa lei facendomi un occhiolino. L’uomo scuote la testa vigorosamente

 

-Il ragazzo vuole parlare con noi, Lily. Li cercherò dopo- la donna sbuffa nuovamente

 

-Con me vuole parlare. Adesso vai prima che ti affatturi- James piagnucola per un po’ per poi darsela a gambe una volta che la donna persa definitivamente la pazienza estrasse la bacchetta dalla veste. Io durante questo simpatico siparietto stavo guardando gli invitati ballare al centro del prato. Un ragazzo alto e ben piazzato stava facendo volteggiare Penelope e mi faceva sentire strano la cosa. Il mio cervello desiderava non vedere quella scena ma non riuscivo a staccare gli occhi da lì. Poi i due si avvicinano uno all’altro sempre di più. I loro volti erano a un centimetro uno dall’altro mentre continuavano a dondolare a ritmo di musica. Senza sapere come mi ritrovo con in mano la mia bacchetta da cui punta fuoruscivano scintille rosse preoccupanti

 

-Tutto bene Silvio?- fa Lily una volta liberatasi dal marito. Io scuoto la testa e torno a fissarla

 

-Oh, si. Credo di sì- lei mi sorride. Il suo sorriso era il più dolce e gentile che avessi mai visto.

 

-Di cosa volevi parlarmi?- chiede lei non distogliendo lo sguardo dal mio volto. Io prendo un grosso respiro

 

-Volevo sapere se vorresti raccontarmi la tua storia con Severus Piton. Non so se lo sai ma nel libro è completamente diverso da come mi ha raccontato Harry e tu sei l’unica che sa qualcosa in più su di lui. Non credo che la versione di James o Sirius sia la più obbiettiva diciamo- Lily mi fissa un po’ sorpresa. Afferra un ciuffo d’erba e inizia a girarselo fra le dita come se la cosa l’aiutasse a rilassarsi o a pensare

 

-Ho letto i libri. So com’è descritto Severus. Quello che non capisco è perché i babbani lo venerino- l’indignazione era chiara sul suo volto

 

-Se non ne vuoi parlare io lo capisco. Non sei obbligata Lily- faccio io per alleggerire la tensione che si era creata. Lei scuote la testa e riecco la dolcezza pura del suo sorriso ritornare a illuminarle il volto

 

-Oh no. Scusami. È solo che moltissimi babbani fan della saga lo idolatra come fosse un eroe ma io non lo vedo così. Un uomo che maltratta un ragazzino perché aveva dei problemi con suo padre, che maltratta degli 11enni perché di una casa diversa della sua, che vende una famiglia ad un signore oscuro e poi solo perché si ricorda di amare una donna torna strisciando da colui che potrebbe salvarla. Non mi pare molto eroico. Comunque che vuoi sapere di Piton?- io la fissavo sbalordito

 

-Ah però- inizio io molto sorpreso -Vedo che hai letto molto intensamente i libri su tuo figlio- lei scoppia a ridere di gusto 

 

-Certo. È mio figlio- risponde lei facendo ridere anche me

 

-Vorrei sapere un po’ tutti in realtà su te e Piton- lei annuisce e prende un grosso respiro

 

-Bene. Allora come saprai dai libri, la famiglia Piton abitava nello stesso paesino in cui vivevo io con la mia famiglia. Lui era un mezzo-sangue quindi sapeva già del mondo magico e tutto il resto mentre io no. Da piccoli giocavamo insieme molto spesso anche con mia sorella e con il resto dei bambini del villaggio. So che può sembrare strano ma da piccolo era un bambino normale gioioso, spiritoso e gentile. Tutto cambiò quando i suoi genitori iniziarono a litigare. Giorno dopo giorno, litigio dopo litigio, il solare e divertente bambino s’incupiva sempre di più. Dopo qualche mese rimanemmo solo io e lui a passare i pomeriggi ai piedi di un albero o a scalare sui rami o semplicemente a stare sdraiati a guardare il cielo e a parlare di qualsiasi cosa. Pian piano i miei poteri iniziavano a sgorgare in magia accidentale. Credo che lui avesse capito cos’ero. Aveva allontanato tutti gli altri tranne me. Quindi mentre io scoprivo di essere una strega e mia sorella mi cancellava dalla sua vita per questo, lui era lì a sentirmi piangere, a rispondere alle mie domande e a consolarmi. Così è nata la nostra amicizia. Poi venne il momento di andare ad Hogwarts. Io credevo che li il ragazzo gioioso che avevo visto in lui tempo fa sarebbe riuscito fuori ma mi sbagliavo. Non mi disse mai cosa lo cambiò così drasticamente. Conoscemmo James e Sirius sul treno e da lì con quei due fu guerra. Poi si aggiunsero alla combriccola anche Peter e Remus che tra i tre era il più sensato diciamo ma sapevo che sarebbe finita in malo modo fra loro e Severus. Io gli volevo bene davvero ma sapevo che dovevo tenerlo d’occhio ma lui fu smistato a Serpeverde e io a Grifondoro. L’ho visto perdersi nella magia oscura anno dopo anno e non potevo fare nulla per salvarlo. Una sera i suoi compagni di dormitorio per poco non mi uccidono. Se non fossero arrivati James e Sirius forse lo avrebbero fatto e sai cosa mi ha detto quando gliene ho parlato? “Stavano solo giocando non ti avrebbero fatto del male sul serio”- la vedo iniziare a ridere. Una risata triste, malinconica. Ci teneva davvero a quell’uomo nonostante fosse un mangiamorte. Quella donna aveva un cuore enorme 

 

-Eravamo al quarto anno quando lui e James iniziarono a duellare. Io tentai di fermarlo e mi colpì sul volto chiamandomi sangue sporco. Per poco James non lo uccise. Dovevi vederlo aveva perso la ragione quando mi ha vista per terra. Allora non lo sapevo e nemmeno lui in realtà ma mi amava davvero e io in cambio lo odiavo. Comunque dovette intervenire Silente a sedare gli animi e entrambi si beccarono la più lunga punizione della storia di Hogwarts, almeno così dice sempre James. Sta di fatto che da quel giorno non ci siamo rivolti più la parola. Io al settimo anno ho capito di non odiare James grazie a Voldemort… Non sei sorpreso della frase che ho appena detto?- lei mi fissa confusa. Io inizio a ridere di gusto scuotendo la testa

 

-Tuo figlio mi ha raccontato già la storia. Certo che però 20 minuti di cruciatus per renderti conto che ti amava è un esagerazione se posso permettermi- Lily mi tira un buffetto sul braccio

 

-Ero giovane e molto testarda. E poi lui non era mica privo di colpe. Vabbè tornando a noi, dopo che io e James ci siamo messi insieme lui si è trasformato definitivamente in un mangiamorte al 100%. Affatturava i ragazzini del primo anno nei corridoi, tentava di attaccarci in ogni modo. Lui e i serpeverde che poi successivamente si sarebbero uniti a Voldemort quel settimo anno ne hanno combinate di cotte e di crude. Una volta usciti da Hogwarts non ho più saputo niente di lui fino a quando una sera al paiolo magico l’ho visto con i suoi amichetti mangiamorte ubriachi fradici. Mi ha detto che gli dispiaceva per come è andata che potevamo stare insieme dopo che il suo padrone avrebbe ucciso James e Harry che mi avrebbe protetta e stronzate simili- io ero lo stupore fatto persona. Quando riesco a riprendermi domando

 

-Lui ti ha detto queste cose? E come sei uscita da lì?- lei scoppia a ridere di gusto alzando al cielo la sua bacchetta

 

-Con questa. Sai non me la cavo poi tanto male. Sapevo già che Voldemort ci dava la caccia e che Peter aveva cantato ma eravamo pronti. Dopo averlo schiantato quella volta al Paiolo ci siamo incrociati un paio di volte al ministero che passeggiava fiero con la moglie che quella feccia di Malfoy gli aveva trovato. Non so come abbia fatto quella donna a sposarlo e ad averci un figlio. Ne lui teneva a lei ne il contrario. Comunque l’ultima volta che ci ho parlato è stata alla nascita di suo figlio. Avevo lasciato Penny con James. Era nata da pochi mesi e piangeva in continuazione. Sembra brutto dirlo sopratutto da una madre ma volevo smettere di sentirla per qualche ora. Perciò mi sono smaterializzata a Diagon Alley e li era lui che prendeva le ultime cose per suo figlio appena nato. Me lo disse senza la minima gioia nella voce. James sia per Harry che per Penny dovettero sedarlo in medici per farlo smettere di saltare. Lui no. Cupo e serio come sempre. L’unica cosa che mi disse fu “ti trovo bene per essere una sangue-sporco” io gli risi in faccia. Quella fu l’ultima volta che sentì la voce di Severus Piton prima di ucciderlo nella battaglia di Hogwarts chiaramente. Nonostante lo odiassi in tutti questi anni mi sono sempre chiesta cosa da piccolo lo fece cambiare così tanto ma suppongo che non lo saprò mai- io inizio a boccheggiare in cerca d’ossigeno 

 

-Tu…. Tu… Tu cosa?!- faccio io completamente disorientato. Lily mi fissa preoccupata 

 

-Calmo. Respira, bravo così. Respira- io obbedisco con molta, moltissima fatica

 

-Tu hai ucciso Piton?- faccio quando riesco a calmarmi. Lei annuisce con tranquillità come se mi avesse appena detto la ricetta di una torta di mele. Io afferro la bottiglia di gin che stava vicino ai miei piedi e ne prendo un gran bel sorso.

 

-Ancora Harry non ti ha mostrato la battaglia immagino. Si comunque. Voldemort attaccò Hogwarts con tutte le forze che gli erano rimaste dopo che quello screanzato di mio figlio, Ron e Hermione, trovarono gli horcrux. Malfoy mi stava dando del filo da torcere e quindi Sirius venne in mio soccorso. Una volta schiantanto lui, Piton ci attaccò alle spalle disarmando Sirius. Io stavo a terra quando ho visto James scagliarsi verso Piton. Lo avrebbe sconfitto facilmente se Bellatrix non avesse fatto crollare un’arcata del portone d’entrata del castello. Piton rise quando vide James impotente bloccato dalle macerie. Non ci ho pensato due volte. Ho recuperato la mia bacchetta e ho usato l’anatema che uccide. Stava cercando di uccidere James. La mia anima gemella, padre dei miei figli. Ho fatto quello che andava fatto- dice lei risoluta come a voler chiudere il discorso. Le passo la bottiglia mentre ritorno a fissare i ballerini che non sembravano essere minimamente stanchi 

 

-Grazie per avermi raccontato la storia, Lily. Lo apprezzo molto- lei mi sorride dolcemente

 

-Quando vuoi. Adesso vai a ballare che a mia figlia serve un cavaliere- fa lei. Io la fisso confuso prima di vedere Penny sola soletta al centro dell’enorme quantità di ragazzi. Io mi alzo a fatica per via dell’alcol 

 

-Ah l’ultima cosa, Lily- faccio io ricordandomi di un quesito fondamentale

 

-Si?- fa lei con il suo bel sorriso stampato in faccia

 

-Ma se la scrittrice dei libri è babbana. Come fa a sapere così tante cose sulla vostra famiglia e in particolare su Harry?- lei scoppia a ridere di gusto mentre io lo fissavo ancora più curioso di prima

 

-Beh, questo perché lei è in realtà…..- qualcuno mi tira verso il centro del prato e mi fa perdere l’ultimo e vitale pezzo di frase che avevo così tanta curiosità di sapere. Quando mi volto per vedere l’artefice di tale cattiveria, vedo un bellissimo e pallido volto leggermente sudaticcio che mi sorrideva facendomi dimenticare del resto

 

-Vuoi ballare con me?- fa Penelope visibilmente ubriaca. Io sorrido e le metto i mani sui fianchi prima di avvicinarmi un po’ di più a lei

 

-Non posso dire di no alla star di serata- lei scoppia a ridere e mi trascina verso l’epicentro dell’improvvisata sala da ballo. Non ero molto a mio agio circondato da sconosciuti che mi fissavano ma l’alcol dava sempre una mano in questi casi. Io sono sempre stato un disastro nel ballo perciò lascio che sia Penny a guidare il tutto per evitare di pestarle un piede. Dopo una decina di minuti nella quale le nostre labbra si erano pericolosamente avvicinate tra loro decido di allontanarmi dalla festeggiata. Non perché non volessi baciarla. Diciamo che non volevo farlo sotto gli effetti dell’alcol. Non volevo che si dovesse sentire in colpa o pentirsi di qualcosa. Soprattutto nel giorno del suo compleanno. Lei non sembrò molto contenta della mia decisione. Mi mise il broncio prese Micheal per il colletto della camicia e iniziò a ballare con lui. Mi diede parecchio fastidio ma cercavo di non darlo a vedere. Magari era vero che mi stava iniziando a piacere Penny ma probabilmente è solo l’effetto dell’alcol.

 

-Silvio!- sento strillare da qualche parte nel giardino. Io mi volto e vedo Remus seduto con la sua famiglia, Harry, James e Sirius che mi faceva segno con la mano di raggiungerli. 

 

-Come sta andando la prima festa targata Potter?- fa lui facendo ridere tutti

 

-Mi aspettavo un apparizione di Re Carlo all’inizio perciò diciamo che abbastanza noiosa- altri scrosci di risate. Io mi metto a sedere con molta fatica di lato a Teddy mentre Harry mi porgeva l’ennesimo bicchiere di Whiskey. Quando faccio per berlo la musica diminuisce il suo volume fino a spegnersi del tutto. Io fisso tutti per cercare chiarimenti quando Teddy si alza in piedi con un balzo e fa per aiutarmi a fare lo stesso

 

-Si va in discoteca!- strilla lui mentre io lo fissavo confuso -Tu vieni con noi no?- 

 

-Immagino di si- faccio io alzandomi. Dopo aver salutato i vecchietti io, Teddy, Penny e un piccolo gruppo di coloro che stavano ballando, prettamente donne, ci avviamo verso il cancello

 

-Tu mi devi ancora un ballo- Cloe spunta dal nulla provocandomi un micro infarto

 

-Stiamo andando in discoteca no?- faccio io dopo aver ritrovato il fiato -Sono un uomo di parola non preoccuparti- lei mi concede un occhiolino e un rapido bacio sulla guancia prima di superare il cancello della Villa e smaterializzarsi. Sento Penny sbuffare infastidita prima di imitare Cloe e sparire nel nulla. Alla fine gli unici ancora davanti al cancello eravamo io e Teddy

 

-Silvio, non preoccuparti- fa lui dopo il mio 25esimo tentativo di smaterializzarmi andato a vuoto -Rischi di spezzarti e non sei ancora pratico- io sbuffo molto nervosamente

 

-Me lo ha insegnato, Harry porca troia. So di esserne…. Aspetta, hai sentito?- un rumore forte di rami spezzati proveniente alle mie spalle mi blocca la frase in gola. Anche Teddy sembrava averlo sentito perché aveva estratto la sua bacchetta. 

 

-Sarà stato un anima…..- di nuovo non riesco a terminare la frase. Un raggio luminoso mi colpisce sul fianco e mi fa cadere a terra. Sembrava come se un coltello incandescente mi si fosse infilato e non voleva saperne di uscire. Poco prima di perdere i sensi noto che la maledizione si stava espandendo provocando altre ferite in altre parti del mio corpo. L’ultima cosa che vedo è il volto concentrato di Teddy che si chinava su di me sussurrando formule strane poco dopo il buio.

 

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