The Devil wears Armani

di Joan Doe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fottuto album scolastico ***
Capitolo 2: *** La foto mancante ***
Capitolo 3: *** Il provino ***



Capitolo 1
*** Il fottuto album scolastico ***


Era una calda mattina di fine maggio ed il campus era già mezzo vuoto a causa delle imminenti vacanze.
La quiete era però interrotta da due ragazzi che stavano attraversando i corridoi ad un andatura che avrebbe potuto essere sostenuta, se uno dei due non stesse facendo di tutto per opporsi, mentre l'altro tentava di trascinarlo per un braccio.
"Ricordami esattamente perchè devo farlo.."
"Perchè me l'hai promesso!"
"Non è stata esattamente una promessa spontanea.."
Il ragazzo più basso, quello che stava trascinando il compagno verso l'uscita, si bloccò all'improvviso.
"Vuoi dire che mi hai mentito?" 
"No... - il ragazzo alto, quello che era stato trascinato fino a quel momento, guardò il cipiglio dell'altro e, per un attimo, si crogiolò nel dubbio di aver scelto parole particolarmente sbagliate. Poi ricordò con chi stava parlando e realizzò che tutto era una semplice messinscena. - Insomma.. lo sai che odio farmi fotografare!"
Charles gli rivolse un'occhiata scettica ed Erik capì che il cervello del compagno stava elaborando una serie di contromosse per conseguire comunque il suo obiettivo.
Erik non capiva il punto. Era solo una dannata foto di classe. Non era la prima, ce n'erano state altre, tutti i santi anni, ed Erik non aveva mai partecipato a nessuna di esse. L'unica differenza tra quella foto e tutte le altre era che, se tutto fosse andato come doveva andare, quella sarebbe stata l'ultima ed Erik avrebbe potuto smettere di inventare scuse per mancarla.
Ma quell'anno Charles sembrava non voler sentire ragioni. Aveva cominciato la sua campagna di convincimento già alla fine del primo quadrimestre e sembrava intenzionato a portare a termine i suoi propositi. E dire che sapeva benissimo quanto Erik odiasse comparire davanti ad un obiettivo. Non era una questione personale ovviamente, ma soffriva di una vera e propria allergia alle fotografie.
Era così da quando si conoscevano, cioè circa metà della loro esistenza. Prima non se n'era accorto nessuno, perchè Erik si era sempre preoccupato di non dare nell'occhio. Semplicemente scompariva ogni volta che qualcuno metteva in funzione una videocamera, oppure si girava all'ultimo momento di modo che la foto ritraesse solo la sua schiena o fosse irrimediabilmente sfocata.
Poi purtroppo qualcuno se ne era accorto e allora l'ottenimento di una sua foto era diventato l'oggetto di sfide altamente competitive. Gli avevano teso delle vere e proprie imboscate, ma, sfortunatamente per chiunque, Erik aveva degli ottimi riflessi e riusciva sempre a divincolarsi o a coprire la sua faccia con le mani, quando la situazione diventava veramente disperata.
Ma era un dato di fatto che non ci fossero foto che ritraessero Erik Lehnsherr nella sua età adulta. Erik era piuttosto orgoglioso del suo primato, fino a quella dannata foto di classe.
Quell'anno Charles non aveva sentito ragioni e, purtroppo per Erik, aveva dalla sua delle argomentazioni piuttosto convincenti, soprattutto se annaffiate con dosi esagerate di alchool.
"E' la foto del nostro ultimo anno. - Charles lo afferrò di nuovo per un braccio e riprese a trascinarlo verso l'uscita. - L'ultima possibilità di avere un ricordo della tua presenza qui. Come può non interessarti?"
"Avrò una laurea che prova che sono stato qui. Non basta?"
"No! Ho amici che hanno fidanzati che mandano foto di nudo, e io dal mio non riesco nemmeno ad ottenere una fottuta foto di gruppo. Lo sai che c'è ancora gente che crede che tu sia solo il frutto della mia fantasia? - si fermò e si voltò ad osservarlo, le braccia incrociate davanti al petto. - Vuoi che la gente pensi che io sia pazzo? O, peggio, sfigato a tal punto da dovermi inventare un fidanzato?"
Dio, solo Charles sapeva essere l'assoluta regina del dramma.
"Gli "amici" di cui parli sono quelli che non ti vedono di persona da almeno due anni. - L'idea era quella di ribattere, ma il suo linguaggio corporeo diceva che poteva essersi leggermente rassegnato. - Quindi non hanno valore. Gli amici veri sanno benissimo che hai un fidanzato."
Erik non aveva mai avuto problemi con gli amici di Charles. Si conoscevano dalle elementari ed gli amici di Charles erano sostanzialmente anche amici suoi. In più Erik era sempre stato piuttosto sicuro della sua sessualità, a differenza di Charles, e non aveva mai avuto problemi a mostrarsi in pubblico. Era solo che... lui e le macchine fotografiche proprio non andavano d'accordo.
"Potrei aver bisogno di vederti quando non ci sei. Affronterei meglio la tua mancanza."
Tutto questo miele per dire un'assoluta stronzata...
"Viviamo insieme Charles.... Non senti mai la mia mancanza..."
A quel punto il mormorio del suo ragazzo divenne un ringhio distinto. I suoi sforzi per trascinarlo fuori si intensificarono.
"Mettiamola così. Se non ottengo la tua foto, tu non otterrai qualcos'altro per molto molto tempo!"
Oh bè... se bisognava tirare fuori gli argomenti pesanti...
Erik si lasciò trascinare nello spiazzo dove erano già radunati i loro compagni di classe e si lasciò posizionare al centro del gruppo, di modo che non ci fosse pericolo che riuscisse a tenersi ai margini della foto. Fottuto album scolastico!
Il fotografo aveva già posizionato il cavalletto nel centro del piazzale e scrutava nervosamente gli elenchi, di modo da capire quante classi ancora gli mancavano. Dall'espressione che sfoggiava, non dovevano essere poche. Erik intuì che l'entusiasmo dell'uomo fosse paragonabile al suo. Nel frattempo il suo ragazzo gli si era avvolto intorno come un polipo. Non c'era nessuna possibilità che potesse fuggire da quel tormento.
"Ricordo, di nuovo, che tutti devono aver compilato on line il modulo per la privacy. Chi non lo avesse fatto, non sarà fotografato e può allontanarsi. Adesso."
Il gruppo si trasformò in un mare di teste che annuivano come un sol uomo. Il modulo della privacy. Erik catturò lo sguardo di Charles.. Ops....
Vide la bocca del suo ragazzo aprirsi in un'espressione mista di stupore e rabbia.
"Mi dispiace. - prese delicatamente le dita di Charles e le staccò una ad una prima di alzarsi e dargli un sonoro bacio sulla fronte. Probabilmente avrebbe saltato qualche sera di sesso ma... si sentiva sicuro delle proprie argomentazioni al riguardo. E poi l'espressione di Charles era impagabile. - Me lo sono proprio dimenticato... Se vuoi scusarmi..."
Cercò di mantenere un'espressione impassibile mentre si faceva un varco tra gli altri studenti, ma dentro di lui stava provando il miglior orgasmo mentale della sua vita.
Fanculo il fottuto album scolastico!


Sebastian Shaw odiava il suo capo.
Aveva odiato Nathan Essex dal suo primo giorno di lavoro. I due non avevano nulla in comune e diprezzavano apertamente i metodi di lavoro dell'altro. Anche se Sebastian era diventato con gli anni uno dei fotografi più quotati sulla piazza, quello stronzo non perdeva occasione per prenderlo di mira e lo conosceva talmente bene da riuscire sempre nel suo intento di farlo incazzare.
Sebastian non ricordava esattamente cosa avesse fatto per infastidire il suo capo l'ultima volta. Forse poteva essere quando aveva mandato all'aria il contratto con Armani per aver rifiutato di lavorare con l'adorabile nipotino di Natahan. Daltronde Sebastian non si pentiva di niente. Aveva solo detto la verità. Il ragazzo era la cosa più insulsa e banale su cui avesse messo gli occhi. Sebastian aveva molti difetti ma sapeva fare il suo mestiere. La campagna pubblicitaria sarebbe stata un disastro con quel manichino troppo magro. Aveva salvato l'azienda da un sicuro flop. E chi se ne fregava se, per fare questo, aveva distrutto l'ego di quell'orrendo ragazzino. Però Essex sapeva essere vendicativo e crudele e la punizione non era tardata a presentarsi.
L'azienda aveva vinto l'appalto per le foto di fine anno di una dannata università, un lavoro che anche l'ultimo studente della scuola di fotografia poteva fare con gli occhi chiusi. Ed Essex lo aveva mandato a fare il lavoro.
Bastardo.
Il suo più importante fotografo condannato a rimanere un'intera giornata immerso in insulsi ragazzini. Sebastian aveva già fatto piangere cinque studentesse ed era solo mezzogiorno.
Aveva voglia di mettere una bomba.
Peggio, aveva voglia di telefonare alla segreteria del campus e dire che c'era una bomba. Campus evacuato. Problema risolto. Poi si sarebbe dato malato per le volte successive.
Ottimo piano.
Ora avrebbe fatto quell'ultima dannata classe e poi si sarebbe defilato.
Un'ultima, dannatissima foto.
"Mi scusi..."
Distolse gli occhi dalla macchina fotografica e rivolse allo scocciatore la sua peggiore espressione intimidatoria. Con l'ultima studentessa era bastato quello per farla piangere.
Occhi azzurri, bocca rossa. Carino, ma non abbastanza a convincerlo a sprecare il suo tempo.
La sua espressione però non fu sufficiente ad incoraggiare Occhi Blu a desistere dal suo proposito. Il sorriso del ragazzo rimase invariato. Sebastian avrebbe potuto apprezzarne il coraggio se non fosse troppo occupato ad intravedere una via di fuga.
"Si?"
"Avremmo un piccolo problema con il modulo della privacy, e mi chiedevo se.."
"Niente modulo, niente fotografie! - non valeva nemmeno la pena di fargli concludere la frase. Aveva dovuto parlare del problema del modulo per tutta la mattina. Era colpa sua se quei decerebrati non riuscivano nemmeno a compilare un fottuto modulo? - E' la politica dell'università. Mi spiace.."
No. In realtà non gli dispiaceva affatto. Anzi, non gliene fregava proprio nulla. Bye bye Occhi Blu.
"In realtà non è per me.. - proseguì l'altro imperterrito, distogliendo ancora la sua attenzione dalla macchina fotografica. Che diavolo ci voleva per disinnescare quel fottuto ragazzino?? - Vieni qui! O giuro su Dio... - con la coda dell'occhio vide Occhi Blu afferrare il polso di un'altra persona. - E' il mio ragazzo. Si è proprio dimenticato del modulo e ci tiene tanto.. Così pensavo.. se fosse possibile compilare il modulo cartaceo e consegnarlo a te. Ti prego, chiudi un occhio! Ci tiene così tanto! Vero tesoro?!"
Sebastian sbattè gli occhi.
Occhi Blu spinse bruscamente un ragazzo davanti a Sebastian.
"Ci tengo così tanto..."
La voce diceva che avrebbe preferito farsi estrarre un dente del giudizio senza anestesia. Ma non era quello il punto.
Perchè Tesoro era probabilmente la cosa più sexy che Sebastian avesse visto da tanto tanto tempo.
Sebastian era famoso per lavorare con i migliori modelli in circolazione e anche con numerose star del cinema. Era talmente abituato alla bellezza che difficilmente provava un brivido quando incontrava le persone nella vita reale. Quella era probabilmente la conseguenza più vistosa del suo lavoro. Difficilmente riusciva ad appassionarsi alle imperfezioni del mondo reale, quando era perennemente circondato da opere d'arte viventi.
Infatti non riusciva a scendere a compromessi nel suo lavoro. Non riusciva a fare brutte foto. Gli dava proprio un fastidio fisico. Essex lo sapeva, perciò quando gli aveva commissionato di fotografare centinaia di studenti brufolosi sapeva esattamente quanto la cosa lo avrebbe fatto soffrire.
Però la vita aveva modi di ripagarlo che andavano al di là di qualsiasi piano malefico il fottuto Essex potesse escogitare.
Infatti ecco Tesoro: almeno un metro e ottanta di puro sex appeal. 
"Quindi puoi aiutarci?"
Sebastian sbattè di nuovo gli occhi. Si era completamente dimenticato di Occhi Blu. Di cosa stavano parlando? Ah si... il modulo della privacy.
Gli occhi verdi di Tesoro lo fissavano con insistenza e Sebastian sapeva che l'ultima cosa che il ragazzo voleva era fare quella maledetta foto. Non avrebbe analizzato le motivazioni perchè, diavolo, anche lui avrebbe preferito cospargersi di formiche rosse ma.. Occhi blu aveva un buon punto a suo favore.
Se avesse trovato un modo di aggirare il problema del modulo, Sebastian avrebbe avuto una foto di Tesoro, e Sebastian era molto interessato ad avere quella foto.
"Non sono autorizzato a conservare i moduli cartacei purtroppo.. - l'espressione addolorata di Occhi blu passò assolutamente in secondo piano quando un sorriso trattenuto spuntò sulle labbra di Tesoro. Sebastian immaginò vividamente quale inquadratura avrebbe incorniciato meglio quelle belle labbra. Gli dispiaceva quasi di doverle spegnere sul nascere. - Ma puoi compilarlo sul telefono e mandarmelo via what's up. Può andare bene per voi?"
"Oh sarebbe stupendo! - Occhi Blu cominciò a saltellare sul posto, mentre il sorriso di Tesoro si trasformava in una paresi facciale. La sua mascella rimaneva spettacolare anche con quella tensione. - Non so come ringraziarti! Se mi dai il tuo numero, te lo mando subito! Hai sentito Erik? Non sei contento?"
"Estasiato, Charles... Non vedevo l'ora.."
Sebastian si trattenne dal ridere. Erik era un gran bel nome per quella bomba dai capelli rossi.
Quando il suo telefono trillò, fece un cenno con la mano, per confermare di avere tutto ciò che gli serviva e si godette l'espressione di Erik quando il suo ragazzo lo trascinò di nuovo in mezzo al gruppo. Un uomo al patibolo sarebbe stato più felice. Sebastian dovette ammettere che, anche con quell'espressione infelice, Tesoro non perdeva un grammo del suo fascino.
Guardò la coppia avvinghiarsi in mezzo ai loro compagni e si concentrò sul suo lavoro.
Fu solo un caso che quella foto risultasse così difficile. Sebastian dovette ripetere l'operazione almeno cinque volte. E fu sempre un caso se, dopo il primo tentativo, lo zoom scivolasse casualmente per stringere l'obiettivo solo su un volto.
Sebastian sorrise. Forse aveva trovato il volto che cercava da tanto tempo.

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Capitolo 2
*** La foto mancante ***


Era pomeriggio inoltrato quando Sebastian raggiunse il suo ufficio.
Alla fine la telefonata di allarme bomba l'aveva fatta davvero e questo gli aveva donato preziose ore libere da destinare a qualcosa che lo interessava molto molto di più.
Si sedette alla sua scrivania ed inserì la chiavetta con le foto digitali nel suo computer. Sebastian non avrebbe mai utilizzato quello strumento per le Sue foto ovviamente, ma delle foto scolastiche non potevano valere più di qualche bit di memoria digitale. Scorse la rotellina del mouse fino ad arrivare alla linea di foto che gli interessava e cominciò ad ingrandirle una per una. La massa di studenti sorridenti scomparve velocemente fino ad isolare due volti soltanto. Occhi azzurri sembrava esattamente nel suo elemento. Il sorriso luminoso, gli occhi ridenti ancora più blu e l'espressione rilassata. Sebastian l'aveva trovato carino dal vivo ma doveva ammettere che era anche molto fotogenico. Non si poteva dire altrettanto dell'altro ragazzo. Sebastian gli aveva scattato cinque foto e in tutte l'espressione di Tesoro, Erik si chiamava Erik, sembrava congelata nel cipiglio irritato con il quale aveva accolto la notizia che le formalità burocratiche erano state risolte e poteva fare la dannata foto. Sebastian dovette concordare che non erano le belle foto a cui era abituato. Poco precise, quanto le sue erano maniacali. Impersonali, quanto le sue erano intime. Rozze, quanto le sue erano eleganti. 
La qualitù media di un fottutissimo servizio di foto scolastiche. 
Nonostante tutto, Erik rimaneva strepitoso.
Prese le foto dei primi piani e le allargò progressivamente di modo che inquadrassero le parti di quel viso che più gli interessavano. Occhi, labbra, mascella e collo. Il volto del ragazzo non era espressivo come quello del suo compagno, molto più aperto e disteso, ma Sebastian sapeva che quella ruvidezza avrebbe potuto diventare, sotto il suo obiettivo, qualcosa di stupefacente. Era come cogliere lo sbocciare di un fiore raro, o lo schiudersi del bozzolo di una farfalla. Cogliere quel ragazzo era come cogliere la fugacità di un momento... Sebastian non aveva mai avuto un modello preferito. C'erano modelli con cui era facile o difficile lavorare e dei non modelli come il nipote di Essex. Sebastian solitamente esprimeva giudizi sulle scelte che venivano fatte, in relazione alla campagna pubblicitaria per cui venivano fatte. Alcune era buone, altre meno, altre assolutamente miopi. Ma non si era mai intestardito per avere un modello in particolare nè aveva mai pensato ad un setting cucito addosso ad un corpo predefinito. Il modello era paragonabile a pezzi della scenografia come una sedia o un capo di abbigliamento, un mezzo per raggiungere un fine, nient'altro. La storia della musa ispiratrice gli era sempre sembrata una leggenda, buona solo a vendere copie di giornali o film. Per Sebastian i veri professionisti erano in grado di creare con qualunque cosa gli venisse dato... tranne il nipote di Essex. 
Ma ora era comparso Tesoro e tutte le teorie di Sebastian venivano spazzate via. Soltanto mentre guardava un primo piano dei suoi occhi, si era già immaginato quale tipo di luce usare per far emergere da quel verde pallido le stupefacenti pagliuzze azzurre. Sebastian sapeva che avrebbe dovuto usare una luce calda, naturale, perchè solo il sole poteva catturare degnamente quella meraviglia, e i suoi scatti avrebbero dovuto essere veloci e ritmati di modo da seguire il cambiamento di colore da verde, ad azzurro a grigio..ruotando intorno e cambiando angolazione.. Forse lui avrebbe dovuto muovere leggermente la testa, in verso contrario alla macchina fotografica, e stare sdraiato su qualcosa di morbido.... e vaffanculo a quanto stava diventando poetico!
No, nessun modello gli aveva mai fatto quell'effetto, nemmeno quelli che si era portato a letto. Sebastian era onnivoro, non gli importava molto il sesso dei suoi compagni di letto. L'unica cosa cui prestava attenzione era che fossero legali.
Prese il telefono e scorse la cartella delle foto per trovare il modulo che Occhi Blu gli aveva inviato. La sottile ironia di un modulo della privacy che permetteva proprio di violare la privacy gli arricciò le labbra mentre leggeva i dati. Non erano molti. Erik Lehnsherr. 21 anni. Quindi perfettamente legale. Ultimo anno di ingegneria meccanica.
Poi c'erano altre cose che sapeva, al di là del modulo. Sapeva che aveva un fidanzato, di cui non ricordava il nome. Sapeva che non era esattamente uno che amava mettersi in mostra, visto l'entusiasmo con cui aveva accettato di posare per quella foto di classe. Però sapeva anche che il fidanzato, di cui possedeva il numero di telefono, era assolutamente interessato a quella foto.
Era l'unico appiglio che aveva.
Premette con cura un tasto e le cinque foto migrarono magicamente dalla chiavetta alla memoria del suo pc. Forse se ad Occhi Blu non fosse stata recapitata la foto di classe, avrebbe fatto qualcosa al riguardo. Occhi Blu era un ragazzo sveglio ed intraprendente e non gli sarebbe certo sfuggito il fatto di possedere il numero di telefono del fotografo che l'aveva scattata.
Sebastian si appoggiò mollemente allo schienale della sua sedia da ufficio e portò le mani in grembo, con un sorriso soddisfatto.
Erik Lehnsherr possedeva qualcosa che non aveva trovato in nessuno dei modelli professionisti con cui aveva lavorato e non aveva nessuna intenzione di farselo scappare.
Era solo una questione di tempo.


Era un pigro martedì sera decisamente sotto tono al Wolverine. Erik non si era aspettato molto lavoro in un giorno feriale, ma nemmeno di annoiarsi così tanto. Anche i clienti abituali sembravano occupati a fare altro quella sera e lui aveva esaurito tutte le attività che conosceva per ammazzare il tempo. Aveva riordinato la dispensa, pulito il bancone tre volte, inventariato le scorte del bar e.. ora poteva solo aspettare che Logan suonasse la campana e li congedasse tutti.
Lavorava in quel pub da tre anni, prima rintanato in cucina, visto che la politica del bar vietava di mettere a vendere alcolici chi non fosse ancora autorizzato a berli, poi, una volta diventato legale, dietro al bancone. Era un lavoro ad orari flessibili che gli consentiva di guadagnare abbastanza per le spese scolastiche e di modulare le ore a seconda degli impegni con l'università. Sua madre non era stata felice di saperlo studente lavoratore. Aveva paura che questo ritardasse il conseguimento del diploma. Erik aveva giustificato l'attività come una ricerca di indipendenza e un modo per socializzare con i suoi coetanei, ma entrambi sapevano che stava mentendo. Erik non aveva mai avuto bisogno di socializzare, visto che concedeva la sua attenzione ad un gruppo molto selezionato, i cui membri potevano contarsi sulle dita di una mano. Questa era una delle tante differenze che c'erano tra lui e Charles. Charles proveniva da una famiglia discretamente ricca e non aveva mai dovuto badare a sè stesso un minuto della sua vita. Probabilmente il suo ragazzo era veramente convinto che Erik avesse trovato quel lavoro per divertimento o, per dirla alla maniera dei ricchi, per mettersi in gioco e provare nuove esperienze. Inoltre Charles era espansivo, loquace ed estremamente popolare quanto Erik era introverso, di poche parole ed invisibile. Eppure si conoscevano da una vita ed Erik era stato innamorato di lui fin dal primo risveglio ormonale. Per anni aveva dovuto sopportare le confidenze del suo migliore amico, mentre esplorava la sua sessualità con tutte le donne che incontrava.
Poi le cose si erano appianate e gli ultimi due anni erano stati i migliori della vita di Erik. Anche se Charles poteva essere a volte molto molto fastidioso.
La porta basculante del locale si aprì proprio in quel momento e Charles fece il suo ingresso trionfale. Erik lo conosceva talmente bene che seppe all'istante che c'era qualcosa che non andava e aveva un vago sentore su cosa fosse, quindi decise di prendere in mano la situazione prima che precipitasse e.. si mise a pulire il bancone per la quarta volta di fila, con rinnovato interesse.
Charles arrivò al bancone e si appollaiò su uno sgabello. Il suo sguardo richiedeva intensamente che qualcuno gli domandasse come stava. I suoi occhi fremevano chiaramente nell'aspettativa. Se ciò non fosse stato abbastanza chiaro, iniziò a picchiettare le dita sul bancone. Erik decise che il lavello aveva bisogno di una pulizia più accurata. Charles sbuffò sonoramente, cercando di attirare di nuovo la sua attenzione. Erik decise che anche lo sportello sotto il lavandino necessitava un'accurata pulizia e sparì con la testa dietro le ante.
"Oh andiamo! Hai intenzione di ignorarmi tutta la sera?"
A quel punto Erik sbuffò.
"Ciao Charles. - Erik decise di fingere accondiscendenza, ma rimase comunque con la testa sepolta dentro l'armadietto. - Qual buon vento?"
"Ho parlato con Dave oggi pomeriggio."
Erik emerse dallo sportello con aria dubbiosa.
"E chi è Dave?"
Charles sbuffò di nuovo. Erik si domandò per l'ennesima volta se Charles credesse davvero che lui si preoccupasse di ricordare tutte le persone che gli presentava. Quello avrebbe significato che ad Erik importasse qualcosa della gente. Che pensiero divertente...
"Dave. Di antropologia. Dave!"
Quindi Erik avrebbe dovuto ricordare qualcuno che si occupava di studiare le abitudini sociali della gente. Ahahahah.. sempre più divertente.
Charkes sbuffò. Di nuovo.
"Dave! Quello del secondo anno! - Charles lo guardò esasperato. - E indovina cosa mi ha raccontato?"
Quella volta fu Erik a sbuffare. Non aveva dubbi su quale fosse l'argomento che Charles voleva condividere. Ormai erano due settimane che non parlava d'altro. Nessuno sapeva essere ossessivo come Charles Francis Xavier. Ma se pensava che Erik si sarebbe suicidato volontariamente assecondandolo, si sbagliava di grosso. Se il suo ragazzo voleva di nuovo fracassargli la prostata, doveva sudarsela il più possibile.
"Non ne ho idea, Charles."
"Quelli del suo anno l'hanno ricevuta, Erik. Tutti. E più di una settimana fa."
Erik sbattè le palpebre e appoggiò il volto tra le mani. Sapeva con precisione che non c'era nulla che potesse impedire al suo ragazzo di finire quella conversazione.
"Cos'hai da dire in tua difesa?
"Io? E cosa c'entro io?"
"Oh andiamo! Non hai mai voluto fare quella foto!"
"Ma mi sembra di averla fatta, non è vero?"
"Ma non ne eri entusiasta!"
Oddio, ma quanto poteva essere stupido un genio?
"Ovviamente no! Te l'ho già detto. Io odio farmi fotografare!"
"E allora, proditoriamente, hai trovato il modo di farla sparire!"
Proditoriamente?? Ma davvero?
Si alzò lentamente dal pavimento e chiuse lo sportello. Dopodichè si appoggiò al bancone con entrambe le mani, sfruttando la lunghezza del suo busto per arrivare a qualche cm dalla faccia del suo fidanzato. Era tanto che cercava un termine per definire il suo stato d'animo riguardo quella vicenda e in quel momento aveva deciso che la parola sfinito potesse essere la più appropriata.
Sfinito che poteva andare in coppia con esasperato, ma anche con lievemente incazzato. Fottutissimo album scolastico!
"Ascolta bene Charles, perchè non ho intenzione di affrontare questa discussione un'altra volta. Non so perchè quella dannata foto non sia ancora arrivata. Non so nemmeno perchè tutti l'abbiano ricevuta e noi ancora no. Non ti nascondo che se sapessi che è finita carbonizzata, accetterei il mio destino con sobrietà e sarei così vergognosamente felice da lavorare nudo per una settimana... Ma non ho fatto niente al riguardo nè ho intenzione di farlo e ti sarei sommamente grato se smettessi di angosciarmi con questa storia. Sono stato abbastanza chiaro?"
Charles sbattè gli occhi e deglutì.
"Non so se sarei a mio agio con il fatto di vederti lavorare nudo..."
Erik chiuse gli occhi. Nessuno come Charles sapeva esattamente come cogliere il punto.
"Tu no bub, ma io sicuramente si. - Il proprietario del locale comparve sulla porta della cucina con il solito sigaro spento tra le labbra. Guardò Erik con un sorriso divertito. - Non ti aspettare un aumento però.."
"Ciao Logan." - esclamarono allo stesso tempo i due, continuando a guardarsi in cagnesco.
Logan era un altro degli amici storici di Erik. Si erano incontrati ad un corso di arti marziali sette anni prima. Logan era molto più grande di Erik ed era già una cintura esperta, per cui lo aveva seguito nei suoi primi allenamenti in qualità di allievo anziano. La loro amicizia si basava sul fatto che erano in qualche modo simili. Di poche parole, essenzialmente pratici ed assolutamente sinceri con sè stessi e con gli altri. Logan aveva accolto Erik sotto la sua ala, quando aveva rischiato di infilarsi in brutte compagnie ed Erik gli riconosceva un'influenza che non concedeva a nessun altro. Logan era l'unico, oltre a Charles, che potesse dire ad Erik che era un coglione senza rischiare di farsi spappolare il naso. Era anche l'unico che potesse dire ad Erik che Charles era un coglione.
Forse il fatto che fossero andati a letto insieme per tutto il periodo in cui Charles era perso nei suoi dubbi esistenziali avrebbe potuto complicare un po' le cose, ma la sincerità reciproca aveva salvato il loro rapporto anche da qualcosa che avrebbe potuto distruggerlo. Logan sapeva benissimo che Erik era sempre stato innamorato di qualcun altro ed Erik sapeva benissimo che Logan non era assolutamente interessato ad avere relazioni stabili con nessuno.
"Comunque.. - riprese Charles con un sorriso soddisfatto con cui Erik non era sicuro di sentirsi a suo agio. - Sono lieto di comunicarti, amore della mia vita, che ho risolto il problema e quindi non ti scoccerò più, contento?"
Erik sarebbe stato felicissimo di obiettare che, se il problema era risolto, non capiva il perchè di tutta la discussione precedente, ma fortunatamente la sua risposta fu interrotta dalla porta basculante che si aprì di nuovo, per fare entrare un cliente.
L'uomo che entrò era alto quanto Erik, con capelli biondi e occhi azzurri, e il suo incedere era aggraziato, quasi stesse eseguendo dei passi di danza. Erik aveva la sensazione che non fosse un totale estraneo, ma non riusciva ad identificare esattamente dove l'avesse già visto.
L'uomo perlustrò il locale vuoto e i suoi occhi si soffermarono sul bancone, sorridendo come se avesse trovato quello che cercava. Erik vide i suoi occhi indugiare su di lui qualche istante, poi l'interesse dell'uomo si spostò subito sulla schiena del suo fidanzato. L'uomo si avvicinò fino a trovarsi esattamente dietro a Charles.
"Posso aiutarla?" - chiese gentilmente, tentando di nascondere la sua espressione diffidente.
"Credo sia qui per me, tesoro. - sorrise Charles, girandosi per il nuovo arrivato. - Sebastian! Che piacere che tu sia venuto! - tornò a fissare Erik con uno sguardo colpevolmente soddisfatto. - Ti ricordi Sebastian Shaw, Erik? E' il fotografo che ha fatto la nostra foto di classe. Sebastian posso presentarti Erik Lehnsherr, il mio fidanzato?"
"Piacere. - Erik si accorse che l'uomo aveva alzato una mano verso di lui. La afferrò brevemente con qualche secondo di ritardo, ancora troppo occupato a preoccuparsi di quale potesse essere l'ultima idea del suo adorabile fidanzato. - Mi ricordo di te. Eri quello che non aveva compilato il mudulo della privacy vero?"
Erik si limitò ad annuire, sempre perplesso.
"Sebastian è stato così gentile da accettare di portarci la nostra foto scomparsa, Erik. Non sei contento?"
Erik in quel momento comprese le mosse del suo fidanzato e lo fulminò con lo sguardo, senza dire una parola. La piccola merda!
"Posso ringraziarti con un drink Sebastian? Erik penso che andremo a sederci proprio là. Ci pensi tu?"
Detto questo Charles scivolò giù dallo sgabello e trascinò l'uomo nel solito tavolo che usavano quando la compagnia era al completo.
Erik preparò i drink senza dire una parola. Quando ci si metteva Charles era davvero impossibile.
"Ha fatto veramente una foto? Tu?"
Erik prese i drink ed uscì dal bancone.
"Oh stai zitto, Logan!"


Erik fece del suo meglio per non ascoltare le urla di gioia di Charles, quando Sebastian gli passò una busta marrone sul tavolo. Ignorò anche come i due si misero a parlare fitto fitto, le teste troppo vicine perchè Erik fosse a suo agio al riguardo. Era talmente concentrato nel farlo, che riprese il suo straccio e si rivolse all'esercito di bottiglie di alcolici che stazionava in un ripiano basso, sopra la macchina del caffè. Ma il suo nervosismo era così evidente che Logan dovette uscire nuovamente dalle cucine, afferrare lo strofinaccio di Erik e gettarlo nel lavello con uno sguardo che non ammetteva repliche.
"Ti verranno i calli bub e, se rompi qualcosa, dovrai fare di meglio che lavorare nudo per ripagarmi."
Erik mise le mani sui fianchi con il fuoco negli occhi, ma non replicò.
Nel frattempo Charles era ricomparso al bancone, mentre Sebastian usciva dal locale con un saluto generale. L'espressione di Charles diceva che Natale era arrivato in anticipo quell'anno ed Erik non era sicuro di voler sapere il perchè.
"Ce l'ho! Proprio qui! - sventolò trionfalmente la busta sotto il naso degli altri due. Erik sperò per un attimo che tutta quella storia fosse finalmente finita. - E siamo venuti così bene! Tu sei sempre troppo serio, amore. Sebastian ha fatto anche un ingrandimento solo di noi due. Lo vuoi vedere Logan?"
"No!" - Erik gli strappò la busta dalle mani.
Logan ridacchiò.
"E poi.. - Charles spalancò ancora di più i suoi occhioni azzurri. - Mi ha offerto un lavoro! Vuole che lavoriamo per lui! Non è una notizia meravigliosa?"
Erik inclinò la testa di lato. Non era esattamente sicuro di aver capito bene. Lavoro? Fotografo? Un lavoro per un fotografo?
E poi, perchè diavolo aveva parlato al plurale?
E che cazzo!
"Logan... - Erik guardò Charles dirigersi verso la porta. - ... Ricordami perché sono stato innamorato di lui per dieci anni..."
"Non lo so davvero, bub... - Logan non si era mai divertito così tanto. - ... Forse perché ha un gran bel culo?"
"Eh......"


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Capitolo 3
*** Il provino ***


Erik non era dannatamente d'accordo.
L'aveva già detto? Lui non era d'accordo manco per il cazzo.
Erano al Wolverine. Il locale non era ancora aperto per cui la discussione era potuta avvenire in una bolla di privacy, disturbata soltanto da qualche sporadica apparizione di Logan.
Charles era seduto su una panca e non sembrava felice. Le braccia incrociate sul petto, guardava Erik come un bambino di sette anni cui avessero appena detto che Babbo Natale era morto.
La discussione era cominciata a casa ovviamente, ma non era riusciti a risolverla entro gli orari lavorativi di Erik, quindi erano stati costretti a trasferirla al pub.
"Sei così testardo a volte..."
"Sei così cieco a volte.."
Le labbra di Charles si chiusero così forte da perdere quasi il colore. Erik non l'aveva mai visto così. Avevano avute altre discussioni prima ma di solito il ragazzo era molto più morbido, tentando di giocare la carta dell'adulazione piuttosto che dell'intransigenza. Era Erik quello intransigente e Charles aveva imparato da anni di amicizia che si otteneva da lui molto di più con lo zucchero e gli occhi da cerbiatto che con il muro contro muro. Infatti all'inizio ci aveva provato, ma quella volta aveva trovato delle resistenze che non si aspettava. Con Erik di solito bastava fargli capire quanto era importante una cosa per Charles. Charles sapeva che il suo fidanzato era disgustosamente innamorato di lui e questo lo gratificava talmente tanto che a volte perdeva di vista l'obiettivo finale. Ma non quella volta. Quella volta era talmente ossessionato da quell'idea che non riusciva a cogliere le obiezioni di Erik come un passaggio naturale per la sua sconfitta. Lo infastidivano e basta.
"Mi perdonerai se non riesco a cogliere dove sia il punto."
"Il punto, Charles, è che tutta questa storia non mi piace."
Charles era stato su di giri da quando aveva fatto quella dannata discussione con quel tipo. Shaw o come diavolo si chiamava. Erik non lo aveva mai visto così attaccato al telefono. Il suo ragazzo aveva passato sere nascosto dietro lo schermo del suo smartphone, ridacchiando come un bambino al luna park, e digitando furiosamente sui tasti ogni volta che gli arrivava una notifica. Poi, improvvisamente, c'era stato il silenzio stampa. Erik aveva preferito non interferire in alcun modo, pensando che la cosa si sarebbe esaurita spontaneamente, come una delle tante ossessioni di Charles e aveva pensato che fosse finita fino a quella sera, quando Charles lo aveva informato che il giorno dopo avrebbe fatto un provino nello studio di Shaw. Gli occhi azzurri del suo fidanzato ovviamente avevano brillato di una gioia che ad Erik sarebbe sembrata adorabile, se non ci fosse state altre implicazioni.
"Non pensi che io possa fare il modello? - Charles gli regalò uno dei suoi sorrisi smaglianti, ma Erik sapeva che stava camminando su un terreno minato. - Non sono abbastanza bello?"
Che domanda del cazzo! Ovviamente Erik considerava Charles uno degli uomini più belli che avesse mai visto. Il suo ragazzo non era mai stato più lontano dal suo punto. Non era una cazzo di questione di bellezza!
"Non mi fido di quell'uomo!"
Charles sollevò un sopracciglio. Erik sapeva benissimo che aver sviato la domanda sulla sua bellezza non deponeva un punto a suo favore, ma non era dell'umore di gratificare l'ego già spropositato del suo fidanzato.
"E' un fotografo famoso! - come se la fama fosse sinonimo di sicurezza. - Ha seguito decine di campagne per marchi importanti. Ha fatto la campagna stampa per l'ultimo album di Shakira! E' uno dei fotografi più in voga del momento, perchè dovrebbe perdere il suo tempo se non ne valesse la pena?"
Questo, Erik dovette ammetterlo dolorosamente, era un buon punto. Evidentemente Charles aveva fatto i compiti a casa..
"Tu.. - Charles si sporse nel suo spazio personale e cominciò a colpire il suo petto con il dito indice. - ...sei semplicemente geloso."
"Non sono geloso! Non mi fido e basta."
"E allora accompagnami! Così potremmo fare una foto di noi due. Pensa Erik, una foto per noi da un fotografo famoso! Sebastian era molto dispiaciuto che la qualità della foto di classe fosse così scarsa. Ha anche detto che potrebbe farcela con i suoi vestiti di scena. Marchi importanti Erik! Secondo me staresti meravigliosamente vestito con Armani!"
Erik chiuse gli occhi. Non era ancora d'accordo, ma sentiva sottopelle che quella discussione non lo avrebbe portato a nulla di buono.
"Odio farmi fotografare Charles!"
Si era già sottoposto a quella tortura una volta. Come era possibile che quel benedetto ragazzo pensasse davvero che fosse possibile portare lui in un dannato studio fotografico. Era come pretendere di mischiare il diavolo e l'acqua santa, l'olio e l'acqua. Non erano semplicemente compatibili.
"Andiamo Erik... - Charles scivolò sulla panca e posò la testa sulla spalla del suo ragazzo. Era tornato in modalità occhi da cerbiatto. - Se vieni con me, io farò il mio provino, tu potrai controllare che non succeda niente di strano e alla fine avremo una bellissima foto di noi due. Prometto che non la farò vedere a nessuno... Sarà solo per me e te."
Sbattè le palpebre. La piccola merda.
Erik sapeva che era fottuto.
"D'accordo. Hai vinto. - Charles strillò e cominciò a baciarlo su ogni centimetro di pelle che era scoperta. - Ma se qualcosa non mi piace, veniamo a casa. E non farai domande."
"Si! - Charles continuò a baciarlo senza senso. - Oh grazie.. graziegraziegrazie."
Erik sapeva perfettamente che non aveva sentito una parola dopo che gli aveva detto che aveva vinto. La piccola merda.


"Perchè lo fai?"
Logan raggiunse Erik nel cortiletto dove i dipendenti smaltivano la loro pausa. Erik stava cercando inutilmente di accendersi una sigaretta, ma il vento inclemente continuava a spegnere la fiamma prima che facesse presa e lui aveva già cambiato tre angoli sperando di sottrarsi all'aria.
"Perchè sono in pausa?"
Logan scosse la testa e gli fece cenno di passargli la sigaretta, che accese con il suo sigaro, prima di restituirgliela.
"No stupido! Perchè lasci che ti costringa a fare cose che palesemente ti danno fastidio? Non sei mai stato una mammoletta, ma con lui diventi un'altra persona. Perchè?"
Erik fece un lungo tiro e lo guardò, decisamente imbronciato.
"Non è così. E'..... complicato.."
"Non è complicato bub. O è come ho detto io, o non lo è. Secondo me lo è. E' semplice. Devi solo dirmi il perchè."
Erik prese altri due o tre tiri, in silenzio, come se stesse cercando di tradurre i pensieri in parole.
"Abbiamo punti di vista diversi. E' normale credo...."
Logan lo guardò in silenzio ed Erik capì che aspettava che finisse il concetto. Anche questa poi! Da quando anche Logan era diventato così loquace?
"Bisogna venirsi in contro ogni tanto no? Oh Logan, che cazzo vuoi che ti dica?!"
"Niente bub. La cosa evidentemente ti turba. Quindi non dirmi niente. - Logan fece una pausa e poi gli rubò una sigaretta dal pacchetto. - Vedi? E' così che funziona. A te da fastidio una cosa e i tuoi amici non la fanno. Anche se è una cosa dannatamente fantastica e per nulla rischiosa e sono tutte tue paranoie. Ma a te da fastidio e i tuoi amici non la fanno. Così funziona. E' semplice."
"Oh andiamo, sono anni che hanno istituito gare per fotografarmi di nascosto."
"Certo. Non è difficile supporre che gli amici di Charles si comportino esattamente come Charles, giusto? - Logan vide l'espressione di Erik cambiare. Dio, diventava un tale coglione quando si trattava di Charles. - Lascia perdere. Se funziona per te, funziona per te. Era solo una domanda."
"Una domanda del cazzo, Logan!"
Logan vide l'amico spegnere la sigaretta con stizza e sparire dietro la porta del locale. Bisognava avere tanta tanta pazienza.....


Sebastian non sapeva esattamente cosa aspettarsi.
Il suo piano non era definito nei minimi dettagli. A sua discolpa, c'era da dire che non si aspettava certo che fosse così complicato.
Era abituato alla gente timida. Non lavorava molto spesso con modelli al primo incarico ma solo perchè aveva scalato la gerarchia fino ad arrivare in vetta. Lui di solito rappresentava il punto di arrivo della carriera di un modello, non l'inizio.
Però lavorava in quell'ambiente da abbastanza tempo da aver appreso dei concetti basilari: l'ego delle persone era quasi sempre spropositato, l'esposizione ad una macchina fotografica trasfigurava le persone e non esisteva il modello impossibile.
Tutte queste sue acquisizioni si disintegravano di fronte ad una persona come Erik Lehnsherr.
Sebastian era al riguardo piuttosto perplesso.
Era riuscito ad attirare il ragazzo nel suo studio, con la scusa di accompagnare il fidanzato, ma quella era l'unica parte del piano che aveva funzionato. Poi Sebastian era stato convinto che si sarebbe sciolto. Tutti lo facevano. La prima foto durava secoli ma poi tutta la strada diventava una discesa. Ecco, questo non stava accadendo e Sebastian non sapeva spiegarsi perchè.
Il provino di Charles era andato bene. Sebastian non aveva sbagliato su di lui. Il ragazzo era eccezionalmente fotogenico. Inoltre l'atmosfera dello studio fotografico sembrava fargli bene. Charles era diventato via via più spigliato e Sebastian era convinto che alcuni di quegli scatti fossero oggettivamente buoni. Peccato che non erano quello che Sebastian stava cercando.
Erik, per tutto il provino di Charles, era stato in disparte, senza muovere un muscolo. La sua espressione era assolutamente infelice e diceva chiaramente che il ragazzo avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto. Sebastian non riusciva a capire chiaramente dove fosse il problema. Era chiaro che la foto di classe aveva rappresentato un incubo per quel ragazzo, ma essere immerso in una folla di stupidi era diverso dall'intimità di uno studio fotografico. Perchè continuava ad essere così sfuggente?
"Abbiamo concluso, Charles. - Sebastian spense la sua macchina fotografica ma lasciò accese le luci di scena. - Ti manderò il risultato non appena avrò sviluppato le foto. Così ne potremo parlare."
"Non vedo l'ora, Sebastian. Non so davvero come ringraziarti!"
Sebastian conosceva un modo, ma non era troppo lusinghiero da raccontare nei confronti di Charles.
Era arrivato il momento di provarci.
"Vuoi fare adesso la foto di coppia? Ho le luci ancora accese."
Bastò quella frase a produrre due conseguenze: Erik si irrigidì immediatamente, mentre Charles gli volò immediatamente in grembo come se non stesse aspettando altro.
"Oh sarebbe meraviglioso. Siamo venuti anche per quello, vero Erik?" - Sebastian vide gli occhi meravigliosi di Erik accendersi in quell'immagine che avrebbe pagato per rubare. Ma, seppur con il dato puramente estetico, quell'espressione non era per niente promettente.
"Adesso vuol dire ora?"
Sia Sebastian che Charles sbatterono le palpebre.
"Ho le luci già accese." - L'uomo biondo indicò il set fotografico, indeciso se mettersi a ridere o piangere.
"Ha le luci già accese. - concordò Charles sorridendo. - Me l'hai promesso Erik!"
"Non te l'ho promesso, Charles. - Il ragazzo si alzò come un uomo nel braccio della morte. - Ma facciamo sta cosa... O continuerai a darmi il tormento."
Charles emise un ridolino eccitanto e cominciò a trascinarlo verso il centro della stanza. Sebastian era convinto che avrebbe dovuto a fare quel ragazzo un gran bel regalo.
"Devi cambiarti però. - Con grande apprensione di Erik e altrettando grande stupore di Sebastian, Charles cominciò a sbottonare la camicia del suo fidanzato. - Cosa pensi sia meglio indossare Sebastian?"
Sebastian non avrebbe avuto nessuna obiezione a vedere Tesoro a torso nudo, ma saggiamente, pensò che forse stavano decisamente accellerando le cose.
"Charles... - Erik cominciò a sibilare quando il suo ragazzo arrivò al terzo bottone. La clavicola era decisamente ben esposta. - Charles! - vedendo che le sue proteste non avevano alcun effetto, Erik bloccò saldamente la mano del suo ragazzo, impedendogli di proseguire. - Penso che non sia decisamente il caso!"
"Possiamo lavorare sui primi piani. - propose Sebastian, temendo che il precipitare degli eventi avrebbe fatto scappare la sua preda. - Per quello bastate voi due, e forse più avanti un cappello."
Sebastian pensava di aver risolto la situazione, con un compromesso accettabile, ma si era ritrovato a combattere con il linguaggio del corpo di un Erik decisamente ostile. Sebastian non ricordava di aver avuto una sessione fotografica così disastrosa. Erik era quasi impossibile da catturare. I primi scatti erano stati flagellati da veri e propri sussulti, che avevano reso sfocate praticamente tutte le foto. A tutto si era sommata la crescente rabbia di Charles, che aveva innervosito Erik a tal punto che gli scatti finali l'avevano visto con gli occhi irrimediabilmente chiusi.
Dopo mezz'ora, Sebastian aveva dovuto annunciare la resa. Non era riuscito ad avere una foto valida di Erik Lehnsherr.
"Forse è meglio se ci fermiamo.. Andrà meglio la prossima volta."
"Forse.. - sibilò Charles mentre il suo fidanzato prendeva la via della porta senza nemmeno salutare. - Sono veramente mortificato, Sebastian."
Sebastian guardò il ragazzo più giovane correre dietro all'altro e sospirò.
Ci sarebbe stata una prossima volta?


"Non ci posso credere! - Charles aveva fatto tutto il viaggio in auto senza proferir parola, ma, appena varcata la porta di casa, era esploso. - Sarebbe stato meno terribile se l'avessi fatto apposta!"
Erik era intento a saccheggiare il frigorifero. Aveva bisogno di qualcosa di forte.
Non sapeva nemmeno se si sentiva più arrabbiato o più depresso.
"Era solo una fottuta foto, Erik! - Charles gesticolava con forza. Erik era profondamente innamorato di lui, ma in quel momento avrebbe voluto prenderlo a pugni. - Ti costa così tanto rendermi felice?"
Erik tentò di tenere per sè le parole che minacciavano di sommergerlo, ma un Charles in versione regina del dramma glielo rendeva molto molto difficile.
"Cosa c'è che non va in te?" - ringhiò alla fine.
"In me?"
"Si. In te, Charles. Ti ho detto più volte che non volevo fare quella fottuta foto. Devo cambiare linguaggio? Preferisci il tedesco? O il francese?"
"Ma andiamo. Era solo una foto. Dovevi solo stare fermo per cinque secondi. Cinque secondi Erik!"
"Per te era solo una foto! - Erik sentì la rabbia salire e provò un misto di disgusto e paura. Sapeva cosa succedeva quando era molto molto arrabbiato. Non era mia successo con Charles ed Erik non voleva che succedesse perchè, quando si arrabbiava così tanto, perdeva la cognizione di quello che diceva. Lo aveva sempre trovato piuttosto spiacevole. - Tu! Tu volevi fare una cazzo di foto! Io no. Io odio fare le fottute foto e tu lo sai benissimo. E' il motivo per cui i tuoi amici idioti non fanno altro che provare a farmene una da due cazzo di anni! Lo trovate divertente vero? Bè io no!"
"Non ti sembra di esagerare?" - se Erik non fosse stato così arrabbiato, avrebbe potuto scorgere una punta di panico in quella domanda. Ma Erik era veramente troppo arrabbiato.
"No! - appoggiò la bottiglia di birra sul tavolo di vetro. Avrebbe lasciato il segno ed il giorno dopo la cosa lo avrebbe infastidito molto. Ma non ora. - Non mi sembra proprio! No! - circumnavigò l'isola della cucina e afferrò la sua giacca di pelle. - E' un mese che mi stressi l'anima giorno e notte, Charles. Un mese! E per grazia di Dio non parliamo di quello che è successo in quello studio. Volevi che mi spogliassi davanti a quell'uomo, per amore del cazzo! Dopo che ti ho detto che non mi fidavo di lui. Hai preso un trauma cranico recentemente, Charles? Perchè è l'unico motivo per cui puoi essere stato così dannatamente stupido!"
"Non mi piace questa conversazione, Erik!"
"Nemmeno a me, Charles. - Erik indossò la giacca di pelle con movimenti nervosi e prese la via della porta. - Nemmeno a me!


"Non sei di turno stasera, bub."
Logan guardò Erik entrare a grandi falcate nel locale.
"No. Ma ho bisogno di un letto e wisky. Non necessariamente in quest'ordine."
Logan mise un bicchiere sul bancone, seguito da una bottiglia piena.
"Se devi vomitare, vedi di arrivare al bagno. - Logan guardò Erik bere il primo bicchiere in un sol sorso. - Posso fare qualcosa per te?"
"No. - Erik scolò il secondo bicchiere e ripensò alla conversazione del giorno prima. - Hai già fatto abbastanza."

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