GO BACK HOME, CRAZY SON

di JackPortiero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hiraishin no Jutsu di livello 3! ***
Capitolo 2: *** TIMESKIP - (risveglio, verso il Dolore più grande) ***
Capitolo 3: *** TUA MADRE PER L'ULTIMA VOLTA - (see you on the battlefield) ***



Capitolo 1
*** Hiraishin no Jutsu di livello 3! ***


( NOTA ALLA LETTURA: in tutte le mie storie, la defunta madre di Hinata, di cui non si sa nulla, apparteneva al clan sei Senju. Hinata Hyuga è Senju e non solo, ha il Mokuton. Ma non l'hai mai usato in tutta la sua vita per ordine del padre, Hiashi, affinché non diventasse l'obiettivo dell'intero mondo ninja, per studi e cellule. Già Hinata ha il ricercato Byakugan della casata principale, ci sarebbe mancato solo di far sapere che ha il Mokuton. )

( EDIT: questo capitolo è postato prima del Manga originale "Boruto: Two Blue Vortex". In pratica ho previsto il ritorno dell'Hiraishin no Jutsu!... :D )





GO BACK HOME, CRAZY SON  -  (capitolo 1: Hiraishin no Jutsu di livello 3!)



"Tu sei pazzo. Nessun essere umano con un minimo di decoro ragiona in questo modo!"  -  (dal cap.77 di Boruto, fan-fiction/previsione degli eventi successivi)



*****



In che specie di cubico e scuro deserto si trovavano ora, Naruto e Hinata?... Lei, aveva dato un ceffone e del malato di mente a Kawaki. E lui, in tutta risposta, li aveva spediti per chissà quanto in un'altra dimensione, virtuale, cibernetica.
Perché egli è così che ragiona, del tutto calmo, ma lineare, dritto per dritto! ("I am totally calm... and thinking straight." - cit.)

Era questa, la fine? La profezia di Momoshiki?... Li avrebbero mai più rivisti, il settimo Hokage e la principessa degli Hyuga, a Konoha?... E Boruto? Era da qui, che avrebbe iniziato col perdere tutto?

"Meno male... che è molto calmo. Pensa un po' se non lo fosse... che guaio ora." - la prese sul ridere Naruto, ancora accovacciato a seguito dell'improvviso urto e sbalzo di realtà, messo goffamente a sedere dall'arte oculare del figlio adottivo ribelle, così, con le natiche sul pavimento, come un novellino. 

Stranamente, però... l'Uzumaki non sembrava affatto preoccupato. Anzi, cercava di sdrammatizzare, di sciogliere Hinata dall'incredulità. Lei sì, sembrava pensierosa; decisamente affranta dagli accadimenti.

"Mi chiedo... se io non abbia esagerato, prima..." - asserì la corvina, riferendosi alla sberla inflitta a Kawaki, e il susseguente giudizio di follia. Naruto, che si era rimesso in piedi, scuote leggermente la testa.
"Non direi, che tu sia stata abusiva. Sei stata solo più veloce di me." - suppose quasi per certo il Settimo, di essere stato soltanto che preceduto - "Sai... credo sia la prima volta che Kawaki abbia ricevuto un ceffone per un valido motivo. Anziché per violenza gratuita."

Naruto, si stava riferendo al fatto che avendo sperimentato soltanto abusi, in sua vita, Kawaki doveva avere sicuramente colto il significato di quel gesto. Differente, da parte di chi gli cucinava con cura e sentimento, piatti deliziosi tutti i giorni!

"Capisco..." - chinò leggermente il capo la Hyuga - "...deve aver sofferto anche più di quello che è possibile immaginare. Proprio come... Sasuke." - li paragonò, presagendo difficoltà lunghe una decade.
"Ehi! Dannazione... non mi ci fare pensare..." - sbraitò goliardico Naruto - "...a me o Boruto che inseguiamo Kawaki tutta la vita, per mettergli sale in zucca e riportarlo a Konoha." - scuotendo la mano in scomposto e frenetico cenno di diniego, più che poteva.

"Veramente... io pensavo a Neji." - rimase seria Hinata - "Al fatto che non sapeva che non c'era bisogno di sacrificarsi per noi. Che mi sarei potuta scansare all'ultimo, con un clone di legno." - ammise.

Hinata, rialzò la testa, fissando per un attimo Naruto. Non ce la faceva proprio, a scherzare. La storia, si ripeteva. In modo taciuto, mai rivelato, misteriosamente sinistro.


Neji infatti non sapeva, che Hinata avesse il Mokuton. L'Arte del Legno che ogni altro Villaggio, avrebbe sicuramente provato a sottrarre a Konoha. Anche a costo di scatenare un casus belli.

"Alla fine... Neji-niisan è morto per proteggere un'informazione. Per scongiurare un incidente diplomatico. È morto per nulla. Per un segreto. A causa mia..." - rifletteva contrita la donna che aveva sempre e solo usato tecniche Hyuga, in vita sua.

Per farla breve... i tentativi degli altri paesi di ottenere il Byakugan e il Mokuton in un colpo solo, sarebbero stati talmente sfacciati e recidivi, che prima o poi sarebbe stato il pretesto per una guerra tra le Nazioni. Per questo, Hinata Hyuga della discendenza Senju, non aveva mai usato l'Arte del Legno come arma di offesa, verso un altro shinobi. Un suo utilizzo, semmai, era una extrema-ratio. Di mera e non procrastinabile sopravvivenza.

Ma Neji, si era frapposto prima... Senza saperlo, non era morto per proteggere Naruto e Hinata, che poteva fare da scudo e salvarsi. In verità, si era sacrificato per salvaguardare il Sistema degli Shinobi, l'Alleanza appena formatasi, ancora troppo giovane per condividere una informazione di così vitale importanza. Le divergenze, relative alla la condivisione per tutti del materiale genetico di Hinata Senju, e al suo utilizzo, sarebbero state infinite. L'Alleanza... non si sarebbe formata, o avrebbe potuto finire col rompersi poco prima o durante la guerra, tanto era discriminate l'esistenza di uno shinobi con un Mokuton devastante, pari a quello di Hashirama.

"Naruto, senti..." - guardò dritto negli occhi al marito, la madre di famiglia - "Anche Boruto dovrà morire per colpa mia?... Per proteggere un'informazione?"

Un'altra. Non, quella riguardante il Mokuton. Una seconda verità scomoda. Sempre relativa a Hinata. Per la quale lei, si sentiva impontente. Privata finanche della possibilità di proteggere il suo figlio primogenito. La Hyuga... non era la nullità che il padre Hiashi-sama spacciava, ma un mistero. Un vaso di pandora da non scoperchiare mai. E per mantenere sigillati intel al suo interno, stavolta, ci sarebbe andato di mezzo Boruto. Hinata, ne era sicura.


          "Sarebbe... come far morire Neji una seconda volta per un'informazione, non proteggendo ciò lui voleva proteggere e sapeva sarebbe arrivato. Suo nipote. Nostro figlio."


"Intendi... quella informazione!?" - scrutò con preoccupazione l'Uzumaki, con mal celata sorpresa. I due coniugi, infatti, avevano stabilito di non parlane mai, per via della fiducia reciproca, e la stabilità familiare. Nonché di Konoha intera. Anzi, del mondo degli shinobi, letteralmente. La linea da adottare, dunque, era quella. Un segreto a fin di bene, per tutti. Ma quel per tutti, proprio ora, veniva a mancare.

"Se dire la verità a Kawaki è l'unico modo per impedirgli di uccidere Boruto..." - stabilì la corvina senza chiedere alcun consenso a chi aveva di fronte, il Settimo della Landa del Fuoco - "Ebbene. Lo farò."

L'Hokage... socchiuse per un paio di secondi gli occhi. Poi li riaprì, accennando alla Hyuga della casata principale, un benevolissimo sorriso d'amore, ma al contempo di netto rimprovero.
"Sei pur sempre uno shinobi della Foglia." - la ammonì autorevolmente, in veste ufficiale e del ruolo che ricopriva, l'Uzumaki, figlio di Minato Namikaze - "Non se ne parla. È top-secret. In alcun modo, puoi permetterti di agire per motivi personali, e svelare un segreto di Stato. Ne va dell'ordine pubblico. Forse anche estero. Si incrinerebbero i rapporti con gli altri Villaggi." - predisse nel dettaglio le conseguenze, con relativa facilità. Poi, in qualità di marito, Naruto calò l'asso, il carico da 90.


"Se lo dici... sarai sottoposta a mesi, forse anni, di indagini, sorveglianze e interrogatori internazionali." - disse più pacatamente il biondo, lasciando intendere che nemmeno lui, l'Hokage, avrebbe potuto evitarlo - "E se la scelta è un luogo neutrale, lontano... Potremmo anche... non rivederti più. Che ne sarà, allora, di Himawari? Se perderà per sempre sua madre? Ci hai pensato?" - giunse al dunque, credendo di avendo vinto la discussione.


         "Mi stai dicendo cose che già so, e che ho valutato con estrema attenzione... Tutto un giro di parole... per dirmi che non vuoi in alcun modo perdermi."


Passarono svariati secondi. La Hyuga, non replicò subito, si stava piuttosto sciupando nelle proprie considerazioni. Inavvertitamente, e affievolendo nel già scarno colorito. Sembrava quasi un fantasma. E dire... che solo circa un quarto d'ora prima, stava apparecchiando per imbandire la tavola con l'adorato marito, come la più felice delle mogli.
Dal vibrare, rigida, in brevi e impercettibili oscillazioni, la ragazza iniziò via via col tremare, scompostamente. Il respiro, secco e affannoso, quasi ai limiti dell'iperventilazione. Chi o cosa, sussurrava nella sua testa?

Hinata Hyuga... sentiva svariate voci, nell'animo, ognuna distinta e diversa dalle altre, ma tutte concordi su l'esito finale a cui avrebbe condotto il Silenzio. Un tacere che, spacciatosi come necessario, si sarebbe dimostrato vile. Una omertosa presunzione da adulti, vecchi testardi che hanno disperso per strada la giovanile sensibilità di scegliere bene, un'ipocrisia verso l'Inferno, una vergogna per qualsiasi genitore degno di questo nome.

Perché Boruto... stava in siffatta maniera per essere sacrificato per una informazione, un segreto riguardante sua madre. Un intel di Konoha, a garanzia dell'equilibrio e la stabilità dei Villaggi. Hinata... ne era stra certa. Non poteva più, restare nascosta nella sua debole parte di mansueta donna di casa. Ma tornare ad essere... uno SHINOBI.
Dal momento che Kawaki, era già riuscito una volta nel perforare a morte il torace di Boruto, e dunque constava il precedente, la prova che poteva succedere ancora. La Hyuga, immaginando a ciclo continuo la scena, l'irreparabile lutto, si ritrovò infine in preda a un'ansia incontenibile, sull'orlo di un attacco di panico. Ma i ragionamenti, di per sé, risultavano lineari, concreti, chiaroveggenti, del tutto lucidi. Per questo motivo, Hinata stava per esplodere. Perché nella predizione del tragico epilogo, aveva perfettamente ragione.


          "Se non diciamo la verità... Boruto morirà per un intel riguardante me. E' così, che finirà. Kawaki non si fermerà, se non gli diamo un valido motivo per farlo. IO... sono quel MOTIVO."


Naruto... si avvicinò lentamente a Hinata, molto lentamente. Per non rischiare di destabilizzarla ulteriormente. Non appena potè, le strinse delicatamente la mano. Promettendole, con un sorriso dei suoi, che avrebbe sistemato tutto. Fermato Kawaki. Protetto Boruto. Evitato qualsiasi cosa, se solo si fosse fidata di lui.

Hinata, però, per la prima volta in vita sua, non credette ciecamente a Naruto, e mollò istintivamente la presa. Si scostò dall'amore della sua vita, avanzando di qualche passo verso l'infinito oceano di forme geometriche dove stavano rischiando di villeggiare, scomodi e dimenticati per l'eternità. Dunque, prese un bel respiro, distensivo, e poi ancora, fino a ritrovare la compostezza tipica del clan Hyuga. Si allontanò dall'Hokage, il Settimo in vigore, solo un altro po', mezzo metro ancora, per trovare il corretto distanziamento che deve sussistere tra un capo, un kage, e un ninja qualsiasi, un sottoposto nelle gerarchie. Infine, la chunin si voltò, mostrando in viso un'espressione neutra, compassata, tranquilla, pragmatica, del tutto professionale.


"La prego di perdonare la mia irriverenza, Hokage-sama... Non era inteso, di agire da sola o mancarle di rispetto." - si scusò davvero, pronunciandosi in un ossequioso inchino, la kunoichi dagli occhi perlacei - "...e la prego di credermi, se le dico che non sono spinta da motivi personali. Ma dalla Volontà del Fuoco degli shinobi della Foglia." - assicurò, usandolo un po' come pretesto, a dire il vero - "Dobbiamo proteggere... la nuova generazione. Anche Kawaki, prima che compia un crimine irreparabile, e il Consiglio dei Jonin stabilisca che è un traditore di Konoha, da eliminare. È necessario affrettarci, nel prendere la decisione migliore, che non sia un azzardo." - terminò propedeuticamente, mantenendosi in posizione longilinea, statuaria e militare.

"Mi pare di capire che per te, arrivati a questo punto..." - interrogò diretto l'Uzumaki - "...non dire la verità è il vero azzardo? Molto più che dirla?" - chiese retoricamente - "Saresti in grado, di argomentarlo?" - la sfidò bonario, a esporre una analisi, che fosse dialetticamente convincente - "Rispondi sincera e con senso di responsabilità, come se fossi il mio consigliere. Poiché siamo solo io e te, qui. E rischiamo di rimanerci per molto." - pretese in maniera così formale, quasi asettica, perché il dovere di leader, gli imponeva di farlo. Hinata, confermò quindi le sue paure come un fatto futuro, una tangibilità concreta, con un lieve, ma assoluto cenno del volto.


"Sono convinta che se non lo fermiamo con la verità, Kawaki riuscirà nel suo intento di uccidere Boruto." - assicurò la discendente alla lontana di uno dei due figli di Kaguya Ootsutsuki - "Di quello che penseranno i kage, i Villaggi e i loro abitanti, ci penseranno la diplomazia e gli esperti in comunicazione... Questa generazione dei 5 kage, pare più flessibile e ragionevole, delle precedenti." - si espose nella valutazione - "Delle conseguenze... ci saranno, ma dopo 16 anni di pace, non sarà certo una guerra. Ma, più probabilmente, una ridefinizione dei trattati, o sanzioni economiche. Ci stiamo fasciando la testa prima del dovuto riguardo gli scenari peggiori, Signor Settimo." - osservò sagacemente. Che congetturare su conseguenze politiche anche gravi, non valeva il mettere a rischio la vita di giovani foglie.

Il superiore tra i due, l'Uzumaki, fissò dritto negli occhi la sottoposta. Ora che non era più attanagliata da ingestibili livelli di ansietà, la stava ascoltando finalmente con attenzione. L'Hokage, prese dunque e mantenne per un po' la parola, scusandosi anch'egli, riguardo la presunzione di dover fare e risolvere tutto da solo. Poiché entrambi, Naruto e Hinata, nell'imprevisto avevano avuto questo eccesso di alterigia, non proprio da loro. Dunque, i due ninja iniziarono a ragionare con calma su quanto sarebbe stato difficile fermare Kawaki con la forza bruta o dei ninjutsu, ogniqualvolta che fosse stato necessario. Da un lato, perché Naruto non aveva più Kurama, a garantirgli reattività e una velocità supersonica, dall'altro perché Kawaki, si ritrovava in possesso di una abilità oculare oltraggiosamente insensata in quanto a potenza, utilità, e sfacciettature di tipo diversivo, spazio-temporale, ma in particolare... il Sukuna-Hikona, l'abilità di restringimento fisico, a livelli microscopici, quel modo così troppo facile di rendersi sfuggente e invisibile, risultando un perfetto e letale killer.

"Probabilmente hai ragione..." - concluse Naruto con un braccio conserto e la mano opposita appen di sotto il mento - "A meno di non considerare Kawaki un traditore da abbattere... Il che, non si rende minimamente conto, per un Villaggio che lo decida e si coordini, sarebbe assai facile..." - riflette in ultima istanza - "...è quasi impossibile fermarlo ogni volta con le buone, considerandolo un familiare e un abitante di Konoha, e
 garantendo sempre per lui di fronte a Shikamaru e gli altri jonin."

"Capisci?... Loro voterebbero all'unanimità di dichiararlo un nukenin da eliminare. Proprio come fu con Sasuke." - rivangò nei trascorsi dell'anteguerra, la Hyuga - "E poiché non se ne parla, di uccidere Kawaki, proprio per quello è ingestibile, così pericoloso per la vita di Boruto." - confermò, iniziando a ritrovarsi, finalmente, sulla stessa linea d'onda del partner - "Se vogliamo salvare entrambi... l'unico modo per distogliere Kawaki dal suo intento, è dicendogli la verità. Questo, lo fermerà."

"Non credo, sia così semplice..." - dissentì tuttavia Naruto - "Non si fermerà. Diventerai semplicemente tu, il suo primo bersaglio." - specificò inequivocabilmente. A buon lettore, e intenditore...


"Lo so. Questo intendevo, con fermalo." - specificò meglio la corvina, anziché albina - "Diventerò io il suo target. Dovrà uccidere prima me. E sai, che in realtà è difficile." - proseguì, senza vanto alcuno, ma per pura necessità, senza fronzoli - "Probabilmente... proverà ad attaccarmi anche subito. Ma una volta detta la verità, non avrei più motivo di nascondere la mia forza."

L'Hokage, annuì, sapendo forse solo lui, e non avendo dubbi, che Hinata fosse molto più forte di Kawaki.
"Però... che succederà, alla tua persona dopo?" - passò in coda alla domanda finale, l'Uzumaki - "Hai un'idea precisa, della reazione dei kage, che ti deriva dalla capacità del clan Hyuga di prevedere gli eventi?" - chiese cercando di mantenersi forzatamente ufficiale, sino al termine del confronto. Confronto... per stabilire i dettagli non modificabili di quella che, di lì a poco, sarebbe stata una MISSIONE ufficiale di grado S.

"È come hai detto tu, Naruto..." - rompé un filo le righe Hinata, mestamente - "Tutti i Villaggi... chiederanno la mia detenzione cautelativa in un luogo lontano, forse inaccessibile. Sarò estradata. Rischieremo di non vederci mai più." - non nascose, dando conferma alle argomentationi iniziali dell'amato, che aveva sperato di distroglierla da un vero e proprio suicidio sociale, facendo leva sui suoi doveri di madre. E pur tuttavia, ora era con una onorevole kunoichi ferma nei suoi doveri di ninja, che il Settimo si era raffrontato, giungendo a sofferte valutazioni, e ardue deliberazioni.

Lo sguardo di Naruto, si fece fermo, assolutamente penetrante. Da Settimo qual era, e sicuro di chi aveva davanti a sé, dichiarò attiva la MISSIONE: "Ritorno a Konoha, e verità!".
Hinata, notò comunque in lui, per un attimo, un mascherato velo di turbamento, e riperse così la capacità di parlare in maniera formale, militaresco, di fronte al sua anima gemella. Era... suo marito, la persona con cui stava parlando! Dannazione! Era stato davvero necessario, rivolgersi come quasi due estranei, per tutto il tempo!?... Solo per capire il da farsi?

Hinata... tornò ad essere Hinata. La ragazza innamorata del suo principe azzurro. Calò gli occhi, facendo cadere la maschera. Iniziando a trattenere, a stento, un principio di intensa lacrimazione.

"Ma io... sono disposta a sacrificarmi come shinobi. Anche a subire un ergastolo." - si portò le mani aperte sul volto, la più pura di cuore, cercando di dissimulare l'angoscia, una qualsivoglia espressione di disperazione - "Altrimenti... nostro figlio morirà per mano di Kawaki. E Kawaki verrà perseguito e ucciso." - cercò di trattenere il singhiozzo, come poteva.

Naruto... rompe il giogo delle convenzioni anche lui, e iniziò ad avvicinarsi verso la propria donna. La quale non si rese, subito conto, che il suo uomo, non più il suo superiore, le stava venendo incontro.

"Hinata..." - mormorò con fermezza l'Hokage, al primo e secondo passo verso la propria partner - "Tu... non hai alcuna colpa. Non finirai in prigione. Questo, non lo permetterò." - assicurò, avvicinandosi ulteriormente - "Ho già pensato a come evitarlo." - sorrise, quindi, avendo escogitato e pianificato, in cuor suo, qualcosa che nessuno, nessuno mai, avrebbe potuto immaginare, riguardo al modo di salvare la sua compagna da una ingiusta reclusione. Neanche... impegnandosi 100 anni. Eppure lui, Naruto, l'idiota che sognava a tutti i costi di diventare Hokage, ci era già arrivato. Era talmente banale, sebbene impensabile. Tutto, quindi, sarebbe andato per il meglio, perché Uzumaki Naruto, conosceva il significato della parola priorità. Solo un genio imprevedibile come Naruto, avrebbe potuto pensare a una soluzione tanto semplice, quanto efficace, in così breve tempo. E difatti, nemmeno Hinata, con le sue straordinarie doti di precognizione e chiaroveggenza, colse la soluzione del rebus. Il modo in cui, Naruto, avrebbe scagionato Hinata, prendendosi lui tutte le responsabilità. Vale a dire... DIMETTERSI dal ruolo di Settimo, spogliarsi del Titolo di Hokage, il suo Sogno, assumendosi tutte le colpe, e pregando gli altri kage di archiviare l'accaduto.


"Ma poi... che ne sarà di Himawari, il Re..." - non colse gli intenti del marito, la moglie, pensando ancora di dover convincere - "...che ne sarà, della nostra bambina, se perderà per sempre suo fratello, per mano di suo fratello?" - si pronunciò, ma subito dopo sì zittì Hinata. Non, per via della frase di senso compiuto appena pronunciata. Ma perché Naruto, non si era resa affatto conto, ora le stava davanti, apparentemente severo, ad un solo centimetro.

"Basta così, Hinata." - la abbracciò a sorpresa, stringendosela tutta, forte forte, a sé - "Hai detto troppe volte, forse nove o dieci, che Boruto morirà. Basta. Non voglio più sentirtelo dire." - la riprese, dolcemente.

"Ti credo..." - le sussurrò con amore, passando le forti dita tra i blu capelli, e accompagnando l'affusolato viso di lei verso la propria spalla, di modo che potesse finalmente affossarsi su di essa, e sfogare tutte le lacrime.

"Non s-sono pazza. Non sono pazza..." - scoppiò a piangere Hinata, senza un apparente senso logico, e come se, proprio in quel momento, Naruto avesse di fatto salvato, la vita di Boruto.
L'Uzumaki... chiese curioso cosa mai intendesse con "pazza". Poiché andava bene, era tutto normale. Ma le disse anche, alzandole il viso e gli occhi arrossati, e baciandola sulla fronte, che anche qualora fosse stata pazza, l'avrebbe amata ugualmente.

"Tu... hai sempre creduto in me. Sempre." - le bisbigliò con infinita riconoscenza, e ponendo l'accento su quel sempre, il ragazzo della Volpe - "Se ora io non facessi lo stesso, credendo in te l'unica volta che me lo chiedi così disperatamente..." - spiegò, avendo come intuito anche lui di riflesso, la gravità del rischio corso - "E se perdessimo nostro figlio perché come Hokage ho scelto male e ho fallito." - ragionò, come riconoscendo che Hinata lo aveva rimesso sul binario giusto, quello di genitore, prima che di reggente - "Sarei il peggior marito, il peggior padre, e il peggior Hokage della storia al tempo stesso. Non ti pare?" - le sorrise, luminoso come non mai.

Hinata, riuscì finalmente ad abbozzare, anche lei, una più serena smorfia di consolazione, un lineamento di migliore umore. Confessò a Naruto, arrossendo con la giovanile timidezza di un tempo, di amarlo ogni giorno di pù. I due amanti si tennero giusto, qualche momento, mano per mano, stabilendo dopo non molto, che fosse proprio il caso di rientrare a casa.

"Credo che Shikamaru, avrà convinto Boruto a nascondersi da qualche parte... mentre torniamo." - rifletté sulle tempistiche, Uzumaki Naruto - "Ma dobbiamo comunque affrettarci. Credo sia ora." - si preparò alle mosse successive, pianificandole con un alto livello di complessità, da non sottovalutare. (le capacità strategiche di Naruto sono sempre sottovalutate, ndr)


La realtà, era quella. Un non addetto ai lavori, potrebbe rimanere ben shockato!... Ma due ninja di elite come Naruto e Hinata, erano sicuri dei loro mezzi nel poter tornare in breve a Konoha, avendo tra l'altro almeno mezz'ora di tempo, per agire. Perché sapevano bene che, Shikamaru, avrebbe guadagnato del tempo, almeno 30 minuti. Dei quali erano passati, una ventina soltanto. Erano stati drammatici, esasperanti, questo è vero, ma, tutto sommato, la gestione del tempo era stata ottimale. Ma la cosa più incredibile, è come se entrambi non avessero mai avuto dubbi, sul fatto che sarebbero potuti tornare a Konoha, anche subito, quando volevano!

Hinata, pareva si stesse concentrando persino più di Naruto, dopo essersi asciugata le copiose lacrime. Sembrava pronta all'azione.

"Mi dicevi, l'altro giorno, che ci eri quasi?" - chiese ottimista e serafico Naruto, riferendosi a una questione ben specifica: se Hinata, essendosi allenata segretamente 2 ore al giorno tutti i giorni negli ultimi 10 anni, avesse finalmente imparato, ultimato, perfezionato la nuova tecnica.

"Come avrei voluto impararla io, papà, ma..." - pensò tra sè e sè l'Uzumaki - "...da quando sono Hokage, non ho neanche un minuto di tempo per esercitarmi su nuovi jutsu." - farfugliò il figlio del Quarto, alzando lo sguardo in alto, fiero, quasi commosso, immaginando la figura paterna del Lampo Giallo, di certo orgogliosa. Ok, la tecnica l'aveva imparata Hinata. Ma in fondo, lei era la sua compagna. Formavano una coppia affiatata. Come una sola persona. Valeva uguale, Minato, no?

"In realtà... quasi, appunto." - rispose vaga Hinata, la casalinga con l'hobby dei jutsu, se non proibiti, proibitivi - "Non sono del tutto sicura, di riuscire a tornare entrambi." - fu incerta, a differenza di Naruto, che le pose una mano sulla spalla, per connettersi a lei in quella che sembrava profilarsi... LA TECNICA DEL DIO DEL TUONO VOLANTE!

In una versione successiva, e con delle modifiche che venivano incontro, tra l'altro, a un differente utilizzatore. Nella fronte della Hyuga, infatti, dapprima invisibile, comparve una specie di segno, una piccola figura quadrangolare, o meglio, romboidale. Era qualcosa... di simile al Byakugou di Sakura?... O... al Karma di un Ootsutsuki?... Non si capiva, non era per nulla chiaro.

"Prova..." - incoraggiò Naruto, lasciando fluire lentamente il suo chakra, verso quello di Hinata - "Al massimo mi riposo qui per un po', e mi vieni a riprendere poi, quando verrà nominato l'Ottavo Hokage." - scherzò sia serio, che burlone. Il ruolo di kage difatti, era massacrante, un noiosissimo lavoro di ufficio e di routine, tutto fuorché un'avventura spettacolare, o un punto di arrivo.

Dopo avere prodotto numerosi, ma veloci segni col le mani, il piccolo rombo sulla fronte di Hinata, non visibile nella quotidianità di tutti i giorni, splendette.

Hinata... aveva reso l'Hiraishin no Jutsu del Quarto Hokage, un ninjutsu che non richiedeva più sigilli con entrambe le mani ogni singola volta, per essere eseguito. Bastava eseguirli solo la prima, comporre il ninjutsu soltanto la prima volta, attivando il segno sulla propria fronte. E poi, teletrasportarsi a piacimento, avvicinando soltanto due dita verso la spaziosità sovraoculare, e decidendo tra quali dei tanti marchi predisposti, trasferirsi.
Il fatto di usare solo due dita, come a mezzo sigillo adiacente la propria fronte, e non formare ad ogni uso una lunga, seppur rapida sequenza di gesti, avendo fin dall'inizio attivato il marchio sulla propria pelle, rendeva la tecnica di Minato Namikaze, persino più veloce di qualche centesimo di secondo. Perché bastava usare soltanto l'indice e il medio. E teletrasportarsi. Inoltre, avendo incorporato, come immagazzinato la tecnica nel proprio corpo grazie a quel piccolo rombettino, questo comportava un dispendio quasi nullo di chakra, dove, in realtà, la tecnica del Dio del Tuono Volante, ne esigeva molto.

Era, definitivamente, a un livello successivo. Superiore.

"Come l'hai chiamato, poi?... Teletrasporto?... come nell'ANIME per cui vanno matti Boruto e Hima!?" - domandò Naruto, un po' sornione. Fiducioso.

"Hiraishin no Jutsu. Livello 3!" - esclamò Hinata Hyuga, a torto ancora un po' insicura, con l'indice e il medio, appena sopra gli occhi, come il PROTAGONISTA in questione.

Naruto sorrise. Magicamente, lui e Hinata, entrambi, sparirono.










Dove erano scomparsi, il Settimo Hokage e la principessa degli Hyuga?... Qui... solo un cubico e scuro deserto senza vita, di forme geometriche.





*****















Nessun timeskip? Almeno qui, in questa fan-fic. Se pensavate che la coppia di shinobi più forte del mondo fosse stata così facilmente esautorata e messa fuori gioco da un adolescente arrogante e ribelle... Vi stavate sbagliando di grosso!... :Pppp

To be continued...

- by JackPortiero

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Capitolo 2
*** TIMESKIP - (risveglio, verso il Dolore più grande) ***


( NOTA ALLA LETTURA: colpo di scena in seno alla Fic! C'è il TIMESKIP!! Per cinque, lunghi anni, Hinata ha solo sognato di tornare insieme a Naruto dopo appena mezz'ora, per salvare Boruto. Ma la realtà, è un'altra. Sono trascorsi cinque, catastrofici anni. Il mondo degli shinobi, senza Naruto che era riuscito a unire i 5 Villaggi in una pace duratura, è radicalmente cambiato. Ricaduto nell'odio e il conflitto, segnato ancora una volta dalla GUERRA )





TIMESKIP  -  (capitolo 2: risveglio, verso il Dolore più grande)



"Wake up to reality..."

Cinque anni dopo. Un mondo ninja senza Naruto Uzumaki.

Boruto, visto come il nemico di Konoha. Himawari, jinchuuriki prescelta del Tanuki.

La QUINTA grande Guerra degli shinobi in corso. La fine del mondo degli shinobi... ha inizio."




*****




Hinata credette, per un fugace attimo, di essersi teletrasportata in autonomia e per volontà propria, in quella che era senza ombra di dubbio la sua abitazione. Tutto intatto, intorno, così come aveva lasciato.
Subito dopo, però, ravvisò un breve ma acuto senso di stordimento e fitta alla testa, mentre si accorgeva che, la tavola da pranzo, NON era più apparecchiata come mezz'ora prima, per quattro persone. Dunque, in verità era passato del tempo!? Quanto con esattezza?


Istintivamente, percependo per via di un residuo di strascico onirico, la mano di Naruto ben salda alla sua, provò a stringerla persino di più, per avere da lui urgenti rassicurazioni. Ma quella mano, o meglio l'intera figura dell'Uzumaki, la olografica sagoma del 7° Hokage della Pace, scomparve celermente alla destra corvina. Come altrove, inesistente. Una defunta chimera. Hinata, chiuse e strinse le proprie esili dita. Provo di nuovo ad aprirle, e le richiuse. Ma non c'era nulla, al suo fianco. Non la forte presa del partner. Non stringeva nulla.

"Welcome back home, dear mother." - salutò da dietro le spalle, con tono cordiale, ma in un certo qual modo sbrigativo e forzatamente familiare, una voce ben nota, ma diversa. Adulta. Hinata sussultò. E si girò di scatto. Era Kawaki, certo. Ma più alto e robusto. Cresciuto di cinque anni all'incirca!

Hinata lo fissò per 3 determinanti, tragici secondi. Poi gli si gettò praticamente addosso, disperatissima, afferrandolo con entrambe le mani per la giacchetta, sebbene non in maniera violenta o aggressiva, quanto terribilmente ansiosa, del tutto in preda al panico.

"PERCHE' mi chiami madre per la prima volta!..." - vibrò Hinata, scuotendo con foga Kawaki - "Quanto tempo è passato!?... Perché hai fatto passare TUTTO questo tempo!? Perché hai riportato indietro solo ME!??" - tempestò di domande la Hyuga, senza dare tempo al duro ragazzo di rispondere anche solo a una singola domanda.

Hinata, credendolo colpevolmente in silenzio, sentì come cedere le ginocchia, e lasciò scivolare la sua fronte, quasi le lacrime, verso l'abisso: "Kawaki... non dirmi che Boruto... è..."

"Ama talmente Boruto, da non poter dimenticarsi di lui. L'onnipotenza di Eida non ha effetto su di lei. Come era per... Sarada e Sumire." - rifletté rapidamente Kawaki. Anche se, con tutta probabilità, l'amore materno non era l'unico motivo. Difatti, Hinata si trovava in un'altra dimensione atemporale, quando la riscrittura divina di Eida invertì i destini di Boruto e Kawaki, e dunque la storia, a livello planetario.

La Hyuga in effetti, sentì di nuovo un lancinante dolore all'occhio destro. Barcollò un momento; si sentì confusa. L'energia naturale stessa, che permea in superficie qualunque essere vivente, dopo non molto sortì un suo parziale postumo anche nel percepito della rientrante corvina, seminando in lei il seme del dubbio.

"Perché... sono in pena per quel Boruto, la persona che ha ucciso Naruto?..." - si chiese ponendosi la mano destra tremante tra l'organo visivo e la fronte, la donna - "Perché ho sognato tutto il tempo di volerlo salvare?..." - si arrovellò titubante, in cerca di veridicità nel proprio esperito - "E' come... se Naruto in realtà fosse vivo. E Boruto... il nostro prezioso figlio."

"È come se io avessi due memorie di ricordi sovrapposte. Che sta succedendo, Kurama?..." - interpellò come direttamente a se stessa, Hinata - "Naruto... è vivo!... Posso sentire e distinguere la verità grazie a te, Kurama!... Quindi Boruto... è Boruto Uzumaki, mio figlio?..." - si convinse in via definitiva, la Hyuga. Ebbene sì, avendo domandato esplicitamente al vivo e mai morto Kurama, il Novecode. Perché Hinata, in realtà è...

"Questo... ha perfettamente senso." - asserì quasi come fosse un'ovvietà, Kawaki - "Naruto si trova nella dimensione dalla quale ti ho appena riportato. E Boruto, è davvero tuo figlio." - confessò senza remora alcuna lo scapigliato ragazzo. La corvina, a tal punto lo guardò stranita, mentre egli ammetteva di essere lo straniero, nonché una specie di traditore, la causa prima di tutti i problemi passati, presenti, e futuri.

"Tu, Kawaki, figlio adottivo... tu ci hai spedito in quella dimensione e ci hai fatto credere morti!... E Boruto... il colpevole di tutto! Il nostro assassino." - si barcamenò tra frange di memorie e nodi di pensieri intrecciati, la madre; per pervenire in qualche modo a capo della situazione.

"La realtà che conoscevi... è stata radicalmente riscritta da una tecnica divina." - proseguì celere nelle spiegazioni, l'oscuro giovane apparentemente privo di turbabilità - "In questa realtà, Boruto Uzumaki, tuo figlio in origine, senza aver commesso alcun crimine è visto come il nemico del mondo. Tutti credono che abbia ucciso il Settimo Hokage, che in realtà ho fatto sparire io, allo scopo di proteggerlo dagli Ootsutsuki. Ed io, un adolescente estraneo al Villaggio che avete accolto come un figlio in casa vostra, sono diventato Kawaki Uzumaki, tuo figlio naturale."

"Non è possibile... dunque lo ammetti così, come se fosse tutto ovvio e normale, come se nulla fosse!"

Hinata gli tirò un sonoro ceffone, come aveva fatto la mezz'ora prima di cinque anni fa.

"PERCHÉ hai fatto una cosa genere!?" - reclamò provata e attonita la Hyuga, quasi subito pentita per aver ripetuto il gesto a lei recente, ma per il ragazzo assai lontano. Kawaki... rimembrò il passato e osservò ora Hinata con maggiore espressività rispetto a prima, memore dell'episodio trascorso e analogo, e riflettendo sulla figura adulta e femminile che aveva di fronte.

"Anche questa volta, mi hai dato solo uno schiaffo come farebbe una madre... anziché aggredirmi sul serio come farebbe uno sconosciuto o Isshiki, fingendosi padre..."

"Non, io..." - specifico Kawaki - "Eida, la ragazza che mi ama... ha fatto questo inconsciamente, con un potere divino che non è in grado di controllare, per liberarmi dal mio fardello di fallito e outsider."


"Il tuo fardello... di fallito e outsider?" - ripetè lentamente, declinando verso il basso e quasi melanconico il volto, Hinata. Per poi, poco dopo, rialzarlo severo.
"Anche se lei ha fatto questo in un attimo come in un'illusione..." - provo a sentenziare con sincero affetto, la donna - "Noi... noi... con il tempo e cooperando tutti insieme come una famiglia, avremmo potuto farlo per davvero. Renderlo... reale" - si disse convinta, anzi, assolutamente sicura.

"Cooperando!?" - si ritrovò incredulo su un siffatto discorso, il disilluso giovine - "Come puoi essere sopravvissuta da adolescente shinobi fino a diventare madre, essendo così ingenua?"

Hinata lo guardò neutra, senza
accigliarsi per il rimprovero o risultare troppo sorpresa, quasi come se avesse già affrontato almeno una volta in passato una simile diatriba.

"Tutto, qualsiasi cosa... è conflitto." - asserì lapidario, Kawaki - "Il mondo degli shinobi è un conflitto insanabile, che genera vincitori e vinti, a prezzo di guerra e di sangue. NON ESISTE, qualcosa come la cooperazione. Nemmeno tra fratelli." - argomentò preciso e inflessibile, riferendosi a Boruto - "Pensarlo, è solo un ottimo modo per venire traditi alle spalle, sopraffatti e uccisi." - spiegò le conseguenze di un erroneo favoleggiare - "Uno spietato conflitto. E' questa l'unica cosa che mi è sempre stata chiara fin dal primo momento di cui ho memoria." - corroborò denunciando la propria esperienza di dolorosa infanzia, il moro - "Devo essermi proprio sbagliato, a riportarti indietro. Non mi saresti di alcuna utilità. Ora ti proverò, che la cooperazione non esiste." - annunciò tetro, alzando ed imponendo il palmo della propria mano in direzione di Hinata, e concludendo - "Senza che tu possa fare nulla per impedirlo, ti rimanderò nella dimensione dove si trova il Settimo, e lì resterai al suo fianco come in un sogno irrealizzabile, per l'eternità." - sancì la fine di ogni superflua interazione.

"Posso almeno dire una cosa? Cosa penso? Un'ultima parola di addio?" - chiese non ironicamente, ma alquanto austera, la Hyuga.

"No. Non posso sprecare altro tempo con te" - rispose Kawaki, attivando il potere del suo occhio sinistro. Ma... fallendo miseramente nel teletrasportare altrove Hinata, che scomparve in un'illusione e riapparve vera alle spalle dello strapotente ma ancora inesperto ragazzo, col proprio indice del pugno gentile puntato dietro la schiena di lui. La Hyuga... con un po' di chakra colpì un punto di fuga del longilineo, quanto bastava per fermarlo almeno un paio di minuti nelle sue velleità.

"Ti rendi conto che il mio dito poteva essere una spada? Per un po' non potrai muoverti né rimpicciolirti, è così che gli shinobi uccidono a tradimento alle spalle, senza provare a cooperare, su questo hai ragione..."
- ammise la kunoichi che da tempo viveva come una civile, passando lentamente di fianco al ragazzo fino a ritornare frontale a lui, per provare a parlare di nuovo faccia a faccia.

"Come hai fatto!?... Liberami subito!... Ti ho detto che ho fretta, non ho tempo da perdere!" - insorse irritato il recidivo ribelle, a cui forse stavolta stava sfuggendo la situazione di mano.

"Eri fin dall'inizio sotto un piccolo genjutsu, di livello genin.
Come hai fatto a sopravvivere in questi 5 anni come Kawaki Uzumaki, figlio del Settimo, essendo così sprovveduto?" - lo canzonò un po' Hinata, riprendendolo per le rime e rimodellando la pregressa critica di Kawaki nei suoi confronti.

"Merda! Non mi fare la predica! Mi hai fregato solo perché sei la moglie del Settimo, la persona a lui più vicina, e non ti considero una minaccia." - imprecò Kawaki, vistosamente seccato - "Se hai qualcosa di serio da dire allora dillo, ora sono obbligato ad ascoltare. Ma poi liberami. Devo raggiungere l'attuale Hokage per una questione importante!"

"Qualcosa di serio? Non sono abbastanza seria?" - domandò l'interlocutrice, al giovane moro altezzoso e un po' arrogante.
Hinata socchiuse i suoi occhi, sospirando leggermente, per evitare di sbuffare platealmente. Poi li riaprì, severa ma conciliante.

"Quasi tutto, nel mondo degli shinobi, è conflitto. Ma qualcosa come la cooperazione esiste, Kawaki." - affermò con fare serio, la Hyuga - "Tu... sei solo un ragazzino impaziente." - etichettò seriamente la corvina - "Che si sbaglia su tutto pur avendo conosciuto Naruto Uzumaki."

Kawaki si rilassò un momento, sentendo menzionare il nome di Naruto. E, dato che tanto non poteva ancora muoversi per andarsene, domandò cosa c'entrasse l'aver conosciuto Naruto, con il fatto che la cooperazione fosse un concetto reale, tangibile, anziché meramente astratto e fasullo, inesistente.
Hinata, prima di rispondere al quesito, tese la mano verso Kawaki in segno di riconciliazione, sorridendo di un sorriso meraviglioso, pieno di fiducia e speranza.

"Perché, vedi... Naruto è la Cooperazione in persona che finalmente è nata in questo maledetto mondo, e che può sanare ogni Conflitto." - confidò la sua convinzione, quasi un credo, la corvina  - "Non te ne sei mai reso conto?" - chiese fuor di retorica, sempre col palmo destro aperto, in attesa di una reciproca stretta di mano. Kawaki, poteva infatti iniziare a muovere di nuovo il braccio destro, se lo desiderava.

"Il Settimo... è la Cooperazione?" - ripetè lento, meccanicamente, il ragazzo, riflettendo un attimo sull'equivalenza. In un mondo shinobi sanguinolento e in perenne conflitto, le persone non possono rimanere inerti nella paura o lobotomizzate da ideologie ipocrite precostituite, ma DEVONO farsi carico esse stesse dell'Odio e delle incomprensioni, rappresentando in prima persona un Ideale incrollabile, senza scendere mai a compromessi. Le loro azioni, i fatti concreti, il loro agire, sono la PROVA che ideali come la Pace e l'Amore, frutto di un tentativo di comprensione tra poli opposti, esistono. Naruto... era diventato un Eroe, il Ragazzo della Profezia, la Cooperazione, non per destino o determinismo, ma per il suo Nindo e la volontà di non arrendersi mai. E lo aveva dimostrato anche a Kawaki, in passato, accogliendolo come figlio acquisito e abitante di Konoha, e rifiutando il compromesso di ucciderlo o imprigionarlo come facile soluzione per proteggere Boruto, suo figlio naturale. Se esisteva una realtà distorta, stravolta, dove Kawaki era Kawaki Uzumaki, e poteva andarsene in giro fiero a straparlare, era solo perché Naruto aveva "cooperato" con lui senza trattenere nulla, fino a questo punto.

"Tu lo sai bene, che Naruto non è una persona comune, ma è speciale, unico al mondo..." - proseguì la Hyuga, così simile all'Uzumaki, a dire il vero - "Lui... rappresenta qualcosa dell'immaginazione che altrimenti non esisterebbe, e la capacità di rendere possibile l'impossibile. Tu... l'hai sperimentato. Non avresti mai creduto possibile liberarti dal segno indelebile del karma, e dal destino di vuoto contenitore per un Ootsutsuki. Invece..." - prese un attimo di fiato Hinata - "...invece è successo. E' successo." - ripeté due volte, con enfasi di convincimento - "Perché, secondo te?" - interrogò allora al ragazzo, con moderata autorevolezza.

"Sa la mia storia nei minimi particolari... Si è interessata di capirmi a fondo?... Hanno parlato così tanto, di me!? - non poté fare a meno di notare l'orfano di madre biologica.

Kawaki quindi ci pensò su un attimo, sul perché Naruto incarnasse la Forza di Volontà, ma in maniera troppo pragmatica. Pragmatismo che celava una certa arbitrarietà nel voler avere a tutti i costi ragione.
"Se qualcosa del genere è stato possibile..." - provò dunque a controbattere oggettivamente lui - "Se il Settimo ha potuto ciò che non era umanamente possibile, è solo perché aveva Kurama. Se proprio vuoi saperlo, è proprio perché non poteva più servirsi della Volpe, che l'ho ritenuto vulnerabile e ho deciso di inviarlo in una dimensione senza tempo. Il suo tempo, era giunto al termine, sarebbe stato prossimo a morire alla prima occasione."

"Servirsi della Volpe?... non capisci proprio niente." - si irritò interiormente, per una frazione di secondo e senza darlo a vedere, Hinata. Per poi domandare, con perfetta calma:
"È davvero per questo? È perché Naruto non aveva più Kurama, che hai avuto ancora più paura degli Ootsutsuki?"
La donna, che nel segreto era l'una e l'altra cosa, colse il minimo cenno affermativo nel quasi immobile sguardo di Kawaki.

"Capisco..." - abbassò impercettibilmente gli occhi Hinata. Riflettendo che, per celare un'informazione, un adolescente confuso e impaurito aveva commesso un errore di portata e gravità inaudita.

 
"Se avessi spiegato a Kawaki che sono Kurama e che Kaguya non è come gli altri Ootsutsuki, forse..."

"In ogni caso, ti sbagli..." - controbatté pacata ma di nuovo risoluta, la corvina - "Perché ciò che innanzitutto non era umanamente possibile, è che un essere umano e una bestia codata andassero d'accordo. La prova, è proprio che Naruto ha fatto da solo l'impensabile: controllare il chakra della Volpe per purezza di spirito, e riuscire a cooperare con il Bijuu che aveva ucciso i suoi genitori, senza usarlo per i suoi scopi o ritenersi in conflitto con lui." - spiegò con il cuore mano, e mettendo ben in chiaro una cosa -  "Naruto... non si è mai servito di Kurama! Ma ha superato il conflitto insanabile che c'è tra Bijuu e Jinchuuriki. Io lo so, quanto sia stato difficile per lui, per questo sono assolutamente sicura di ciò che dico." - concluse, mettendo la mano sul Fuoco a riguardo dell'eccezionalità di Naruto, l'unico in grado di alimentare una neutra fiamma in Speranza, anziché degenerarla in Inferno.

Kawaki... guardò stranamente incuriosito Hinata, in particolar modo in quel passaggio chiave: non si è mai servito di Kurama. Di sicuro la sposa del Settimo credeva in ciò che diceva ed era in buona fede, ma che ne sapeva con esattezza, di come funzionava tra Naruto e la Volpe? E sembrava altresì un po' troppo fervida e partecipe, quasi diversa dal solito e come chiamata in causa, per un qualche misterioro motivo.

"Ma poi... è molto più semplice, di così." - cambiò metrica, punto di prospettiva Hinata, cercando di suscitare un po' di costruttiva persuasione anche in Kawaki - "Kurama... non sarebbe mai bastato a salvarti. Se puoi amare Naruto come un padre, è perché lui e Boruto hanno scelto di salvarti. Hanno cooperato con te, un perfetto estraneo, potente, instabile e pericoloso. E con Sarada, e poi Sasuke, avete sconfitto Kara." - gli ricordò, l'impresa maggiore tra tutte.

"Sarada? Sasuke?... giusto... Lei non sa che Sasuke, Sarada ed altre persone sono morte, di recente.. Stiamo solo perdendo di vista il punto della situazione." - si morse il retro non visibile del labbro, Kawaki, in un certo qual modo indecifrabile, tra sé e sé.

"Dunque, cos'è questo silenzio?" - interpretò erroneamente Hinata, che il ragazzo non sapesse più bene che dire - "Io, credo di aver capito, sai..." - concluse il suo discorso, con una tesi - "Tu... hai sofferto così tanto da esserti affezionato troppo a una sola persona, ed essere disposto a sacrificare tutto il resto, per quella persona. " - individuò il punto focale, in fondo assai banale - "Ma guardami bene negli occhi, sei cresciuto da allora, è ancora così?" - invitò lo statuario moro, nel suo inusuale tacere, a confrontarsi attivamente e rispondere, anziché distrarsi.

"Se è ancora così? Che intendi dire?..." - chiese lumi il circa ventenne, su dove fosse infine direzionato il discorso. Hinata assunse un'espressione oltremodo SERIA.

"Sacrificheresti Himawari se fosse un Ootsutsuki, o il tuo stesso figlio per un capovillaggio?" - interrogò la madre, con un timbro di voce che esigeva un riscontro pressoché immediato, spontaneo, non troppo ragionato. La risposta del giovane non si fece attendere.

"NO. In nessun caso sacrificherei Himawari. Nemmeno se fosse un Ootsutsuki." - si pronunciò sorprendentemente, ma celere e sicuro, Kawaki - "Lei... è troppo importante. Non sarei mai in grado di scegliere, tra lei e il Settimo. Potrei solo cercare di salvare entrambi." - decretò in modo secco e quasi scontato, seppur consapevole che cinque anni prima, avrebbe dato una risposta pessima, del tutto diversa. Che poi, era il motivo per cui aveva spedito il Settimo Hokage e la sua consorte, in una vuota alterità spaziale senza passato, né futuro.

La Hyuga infatti, che ancora doveva fare i conti con i ricordi di mezz'ora prima, fu estremamente meravigliata, dal fatto che la persona a sé di fronte non ragionasse più con selvaggia cocciutaggine, e in ottica di sacrifici preventivi o inevitabili. Mentre egli proseguiva, affermando:

"Adesso ho capito, cosa intendi dire." - mosse il braccio e mirò il palmo intero della propria mano, Kawaki - "Quello che Naruto ha fatto per me... è stato cambiarmi inconsciamente in questi 5 anni, in modo che potessi trovare altre persone oltre a lui, che NON sono disposto a sacrificare. Anche se... me ne sto rendendo conto soltanto ora." - alzò a mezza altezza lo sguardo, incrociando perfettamente quello di Hinata.


"Hinata, tu... hai ragione." - ammise ragionevolmente, il giovane uomo - "È tutta colpa mia. Di come ero." - si rese finalmente conto, destandosi dal sonno della ragione - "Ma non c'è tempo, per le scuse e le spiegazioni." - assicurò conciso - "Se ti ho riportato indietro, non è per capriccio, ma perché sta succedendo qualcosa. Se perdiamo tempo in questo modo in chiacchiere, non faremo in tempo a salvare HIMAWARI."

"Himawari!?..." - pronunciò il nome di sua figlia, con incredulo ma vivo principio d'ansietà, la principessa degli Hyuga.

"Ascoltami bene, Hinata." - pretese marziale attenzione, Kawaki - "Siamo in GUERRA. I cinque Grandi Villaggi sono in guerra totale, una guerra senza precedenti." - rivelò così, di getto, senza aver predisposto per gradi o in maniera morbida all'argomento, e riguardo altresì al fatto che in quel preciso momento, mentre ancora parlavano, Himawari dovesse già trovarsi sul campo di battaglia.
 

Hinata, trasalì. I perlacei occhi, sbarrati e sconnessi dal poter recepire: "Guerra!?... Tra... i 5 Villaggi alleati che avevano combattuto contro la Fine del Mondo!?"

"NON è possibile!!" - si sbracciò senza proprio capacitarsi, la donna - "Himawari è uno shinobi ed é stata mandata in guerra!?... Ma ha solo 10 anni!" - esclamò talmente tesa da ammutolirsi una frazione di secondo dopo, rendendosi conto della gaffe. Kawaki... spiegò che l'età minima dichiarata dal consiglio di Konoha per la leva a questa ennesima guerra mondiale, era di 14, e Himawari ora di anni ne aveva 14 e mezzo, quasi 15.
Ma non era questo, il punto, giacché Himawari non era lì tra le schiere del Paese del Fuoco a far numero, come genin e magari con dei Jonin a guardarle le spalle e con compiti secondari o di supporto, lei era piuttosto l'ARMA segreta della Foglia, una PEDINA da avanzare per prima, la chiave di volta per la vittoria, ma anche il primo bersaglio di tutti i nemici, una volta fosse stato chiaro.

"Himawari... è stata mandanda in prima linea come soluzione finale per porre fine alla guerra." - rivelò lugubre, il ragazzo che ora la voleva proteggere come fosse essa il Re - "Poiché lei è l'attuale jinchuuriki del Demone Monocoda, in grado di usare una Bijuu-dama 10 volte più potente del normale, grazie alla tecnologia scientifica e le modifiche al suo corpo operate da Amado." - spiegò nel modo più essenziale e lineare possibile, ma nominando con un certo qual disgusto il nome del fumatore scientista scevro di morale comune, quando si tratta di archiviare a tutti i costi un obiettivo.

"Himawari... la mia bambina... un jinchuuriki modificato nel corpo da usare come arma di distruzione di massa!?... Io... non ci credo... NON può essere vero!!" - tremò e impallidì, come un fantasma, Hinata.

"Per questo, ti ho riportato indietro." - spiegò Kawaki, specificando - "Perché so che se sei la persona più forte." - rivelò di aver riconosciuto il vero potenziale di Hinata - "Ho disperato bisogno del tuo aiuto. Anche se sei il contenitore di Kaguya Ootsutsuki." - sbatté in faccia la necessità, la priorità, come più importante della stomachevole verità. Stante che implorare aiuto proprio a un Ootsutzuki, cui solo nominare la prima sillaba urtava fin nelle viscere, è ciò che Kawaki non avrebbe mai opzionato in vita sua. Ma pur di salvare Himawari...

La Hyuga, non poté credere alle proprie orecchie. Il congiunto, anzi il familiare che aveva di fronte, era il primo ad essersi reso conto da solo di questa cosa. Fino a quel momento, solo Naruto e Sasuke, avevano avuto a sapere da Hinata che lei era divenuta il contenitore di Kaguya Ootsutsuki, dal momento esatto in cui la Dea Coniglio aveva innestato un karma nascosto dentro la Principessa del Byakugan, mentre quest'ultima risultava imprigionata in cattività, come lo fu per un'ora buona tutta l'umanità, dall'Albero Divino durante la quarta Grande Guerra degli shinobi. La Madre del chakra, col suo chakra e tramite l'Albero, controllò in quei frangenti non solo i sogni, ma anche le membra di tutti, per l'intera durata dello Tsukuyomi Infinito. Lei, era l'Albero stesso, e dunque era connessa fisicamente a tutti, e in valenza di ciò, come qualsiasi Ootsutsuki parassita è solito fare, aveva SCELTO il proprio "VESSEL" per poter rinascere, nella vaga eventualità fosse stata sconfitta.

Pensare che Kaguya Ootsutsuki si fosse lasciata sconfiggere da Naruto e Sasuke senza aver prima scelto il proprio contenitore per tornare alla storia, risultando solo una stupida e patetica comparsa priva di ingegno o previdenza, è quanto di più ingenuo si potesse pensare.

Kaguya Ootsutsuki... NON era stata davvero sconfitta. Ma la Grande Guerra, aveva avuto le sue conseguenze. Per via della Quarta Guerra, Hinata Hyuga era diventata Kaguya Ootsutsuki.

"Tu... lo sapevi già allora che anche io sono un Ootsutsuki, quando hai giurato che avresti ucciso qualsiasi Ootsutsuki!?..." - domandò allibita Hinata, guardando negli occhi Kawaki - "Ma mi hai mandato in quella dimensione insieme a Naruto, anziché attaccarmi e provare a mettere sul serio in pratica la tua parola?" - chiese lumi, quasi sconcertata dal dover rivedere in una luce nuova, la disperata e non del tutto infantile scelta di Kawaki.

Perché Kawaki, sul serio aveva avuto ancora più paura degli Ootsutsuki, dal momento che non esisteva più Kurama a proteggere miracolosamente Naruto. E perché lui, non sapeva che Hinata era Kurama. Lo Yin. E che, dunque, Kurama fosse ancora vivo. Ma, piuttosto, Kawaki era ben conscio che Hinata fosse Kaguya, che esisteva persino un altro Ootsutsuki. Questo... spezzava ogni equilibrio e ogni speranza nel già fragile raziocinio di Kawaki, rendendo, nella mente di un frustrato e instabile adolescente, il suo unico punto di salvezza e di riferimento, il Settimo Hokage, totalmente accerchiato dai nemici persino in casa sua, e, dunque, del tutto privo di sicurezza personale, e qualsivoglia difesa. Eppure... in qualche modo... Kawaki era riuscito a spedire Hinata, un Ootsutsuki che aveva giurato un minuto prima di dover uccidere, nella stessa identica dimensione di Naruto, al suo fianco. Questo, aveva fatto Kawaki. Contraddirsi clamorosamente, stabilire un'eccezione sebbene fosse sull'orlo della pazzia, nonostante tutto...

E proprio come nel sogno che Hinata fece nella dimensione atemporale, biasimandosi che per non rivelare di avere l'Arte del Legno con i suoi cloni-scudo, Neji era morto per fare da scudo, e che per nascondere il fatto di essere Kaguya, Boruto era in estremo pericolo... questa eventualità, quest'incubo, si stava ora concretizzando, dipanando a chiare tinte come reale. Solo che la persona a repentaglio, che rischiava di pagarne il massimo scotto, era in realtà HIMAWARI.

"
Io ho ereditato il vero potere di un Ootsutsuki. So quando ne ho uno di fronte." - liquidò il discorso banale-banale, Kawaki, ponendo l'accento sul fatto che Boruto, invece, non del tutto puro alieno, non si fosse mai avveduto del segreto di sua madre - "Piuttosto... Naruto lo sapeva, che tu sei Kaguya Ootsutsuki, quando ti ha sposato?" - pose la questione di rettitudine e trasparenza, il moro - "Io vorrei solo sapere questo, da te. Se sei stata sincera con lui. Come tu mi hai chiesto poco fa, se sacrificherei mai Himawari." - si pronunciò tranquillo, senza pregiudizi di sorta, ma esigendo una risposta veloce e di qualità, che non potesse essere messa più in discussione.

Kawaki e Hinata, si fissarono reciproci per un istante, affermativamente. Certo che sì, Hinata aveva detto a Naruto che lei era divenuta Kaguya Ootsutsuki. Anche a costo di venire rifiutata da lui, e che si scoprisse il fatto e fosse considerata un pericolo per la Foglia, e una minaccia per l'umanità intera. Naruto Uzumaki... avrebbe anche potuto declinare la gravità della situazione e il peso di sposare un Ootsutsuki, anzi il capo dei nemici durante l'ultima devastante guerra; badare solo a realizzare il suo sogno di Hokage, e, una volta eletto Hokage, aver l'obbligo di tenere in perenne sorveglianza e agli arresti domiciliari, Hinata Hyuga, distruggendo e sacrificando i suoi sentimenti per la tutela e la stabilità della Foglia. Ma Naruto, aveva agito diversamente, aveva mantenuto lo stretto e più intimo riserbo, sposandola ugualmente. Egli, aveva posto il destino e i sentimenti di Hinata, prima delle sorti di un Villaggio, in un certo qual modo, tradendolo, poiché, innanzitutto, egli è uno shinobi che deve usare ogni genere di INFO in suo possesso, per l'esclusivo bene del Paese. Se gli abitanti di Konoha, i Jonin e gli Anziani, gli altri Villaggi e i loro 4 Kage al servizio dei Daimyo, avessero saputo che Kaguya Ootsutsuki, la causa di lacrime e sangue, era ancora in circolazione, e che per giunta l'Hokage l'aveva sposata tradendo i suoi doveri di ninja, sarebbe stato un disastro. Probabilmente, la fine dell'Alleanza, l'onta dell'Eroe e le dimissioni dal suo ruolo di Nanadaime, il pretesto per una totale rivisitazione dei Trattati, se non per un'altra Guerra.

Kawaki, per decifrare se Hinata fosse stata onesta con Naruto e stesse dicendo la verità, la guardò con adulta e maggiore introspettività rispetto al passato, quando era solo un ragazzino maledetto, uno dei tanti esperimenti di Amado, e lo strumento eletto di Isshiki Ootsutsuki. Che Kawaki, oramai ventenne, fosse in grado di discernere non solo il sangue di una stirpe aliena, ma anche i più sottili strati della finzione, l'abietta ipocrisia strumentale della razza umana, rispetto a una più rara e candida nobiltà d'animo, in virtù della propria infernale infanzia, e i suoi duri trascorsi?

"Ti credo." - affermo il ritrovato ragazzo - "Se il Settimo ti ha sposato, se ha deciso così... ha creduto in te rischiando tutto in quel preciso momento, stabilendo che tu sei Hinata Hyuga. E non Kaguya Ootsutsuki. Ed è sopravvissuto a questa scelta, e il risultato di questa scelta non è stata la sua morte o la guerra, ma... Himawari." - sentenziò, con un'empatia e ragionevolezza fuori dal comune - "E poi... tu non hai mai liberato nemmeno per un attimo Kaguya, non hai mai perso il controllo di te stessa, c'è qualcosa, in te, che impedisce a Kaguya di emergere. E' come se tu potessi tenerla a bada, e lei avesse scelto per errore il contenitore sbagliato." - osservò infine con profonda capacità critica, ma soprattutto con lucidità, e una freddezza nei processi decisionali di cui nemmeno Shikamaru Nara, nettamente superiore in intelligenza tattico/strategica, era in grado.

La donna, sentendo parlare così il ragazzo con un timbro di voce, un registro, e una prospettiva così antitetica rispetto al passato, rimase a bocca aperta. Ma era davvero Kawaki? Sul serio!?... Questi, al tal punto fece una cosa del tutto inattesa: distese e allungò il proprio avambraccio, per poter ferrare e stringere con la propria, la mano di Hinata in una reciproca stretta, in segno di intesa e comunioni d'intenti. La mano della Hyuga, infatti, era sempre rimasta in fiducia e benevole aspettativa, in attesa di questo scambio. Quello che era una volta un distaccato e tetro ragazzo, che aveva visto così da vicino l'Inferno, fin dalla sua giovinezza, da vedere mostri e pericoli ovunque, era ora cambiato, seppur non sapesse ancora esternare i sentimenti e fare di meglio, che offrire il dritto della propria mano, a una paziente adottiva madre. Ma quella stretta d'arto superiore, chissà, poteva forse anche dirsi l'equipollente di un vero e sentito abbraccio di un grato figliolo, scambiato con una figura materna che finalmente riconosceva.

"Hinata Hyuga... Quella volta, cinque anni fa, ti ho provocato di proposito dicendo che avrei ucciso Boruto e qualsiasi Ootsutsuki, per far uscire Kaguya allo scoperto e provare al Settimo che gli Ootsutsuki sono il peggiore e più ingestibile pericolo. Ma quando mi hai schiaffeggiato debolmente ma con perfetto controllo, anziché liberare il potere di Kaguya e provare con la forza a uccidermi cedendo al potere di un Ootsutsuki... In quel momento ho capito che anche tu, come Naruto, mi vedevi come un figlio, e che in realtà sei la persona più forte."

 
"Welcome back home, crazy son... Bentornato alla vita, Kawaki... Ora però, dobbiamo..."

"Vi scongiuro, madre... cooperate con me. Aiutatemi a salvare Himawari." - propose ALLEANZA ancora nel mentre della reciproca stretta di mano, e con lieve, impercettibile cenno di supplica, Kawaki - "Io... sono appena evaso di prigione. Sono di nuovo visto come un fuorilegge." - svelò, di essere attualmente un nukenin nonostante, per effetto di Eida, fosse un Uzumaki, anzi il figlio del Settimo - "Non credo, tra l'altro, di avere ancora molto tempo, qui..." - terminò quasi a stento, avvertendo improvvisa in se stesso, una interferenza di chakra - "Io sono solo..." - non potè evidenziar di suo, ma risultò evidente nel disapparire in un piccolo fragore a scoppio...

Una copia. Un kage bunshin. Kawaki, da che era di fronte a Hinata stringendole la mano e implorando per la prima volta qualcuno, scomparve improvvisamente in una nuvola di fumo. La Hyuga, si ritrovò dunque del tutto sola, in casa. A Konoha. Il Villaggio militare della Foglia che aveva appena inviato sua figlia in guerra, per vincerla a tutti i costi, e porvi fine. Hinata... sarebbe anche potuta cedere all'insensatezza della situazione, crollare psicologicamente o chiedere aiuto e ulteriori spiegazioni, in giro. Cercare l'attuale Hokage, magari, e chiedergli di ritirare subito sua figlia dal frontre. Ma reagì differentemente, da shinobi e non da paesana, scattò subito in lei qualcosa... Perché Himawari... era stata mandata al fronte come una pedina, un'arma, proprio dall'attuale Hokage. E non, poi, un'arma qualunque. Ma un jinchuuriki modificato, forse già in grado di evocare il suo demone, e persino di lanciare una Bijuu-dama a x10 di potenza. Una bomba atomica. E dunque, assolutamente uno shinobi in prima linea, il primo bersaglio dei nemici, ed eventualmente la prima a cadere.

Hinata, si attivò... attivò IMMEDIATAMENTE il Byakugan. Poi, compose i sigilli della tecnica del Dio Tuono Volante, per teletrasportarsi fulminea dove si trovava Himawari. Poiché il fatto che Hinata avesse imparato, dopo anni di studio casalingo, l'Hirashin no Jutsu di Minato il Lampo Giallo, per altro perfezionandolo, quello non era, soltanto un improbabile sogno estemporaneo. Ma il duro risultato della volontà di una madre, di proteggere sempre tempestivamente i suoi figli, dovunque essi fossero. Il problema, però, era un altro... COME mai, Hinata non riusciva a connettersi al sigillo posto appena sotto l'ombelico di Himawari!?

"Il segno che avevo posto su Hima... è stato rimosso in qualche modo." - si arrovellò sull'impossibilità arrecata di poter tutelare con instantanea provvidenza sua figlia - "Come è possibile!?" - senti il proprio battito cardiaco accelerare con infinita preoccupazione, rendendosi conto di dover agire ancora più alla svelta.

Hinata, si concentrò finanche di più... Doveva trovare un altro modo, o... un altro sigillo per l'Hiraishin no Jutsu che aveva sparso in giro. Il problema... è che i punti d'approdo non erano molti, e smistati quasi solo a Konoha. Ma certo! Ce ne era uno, in particolare, che non poteva proprio essere in nessun caso, alla Foglia, e dunque quello più vicino possibile, ad Himawari.

La Hyuga, dimezzò da vera èlite le distanze, consumando quel ben determinato polo possibile d'arrivo. Il segno usato allo scopo, era nientemeno che quello sulla schiena di BORUTO. L'acerrimo nemico del Paese del Fuoco, in questa sconvolta realtà, il peggior reo reputato l'assassino del Settimo Hokage Naruto Uzumaki, un ricercato sul quale pendeva un mandato di uccisione, una taglia non di "vivo o morto", ma preferibilmente e indiscutibilmente MORTO.

Hinata... si teletrasportò in siffatto modo alle spalle di Boruto, il suo primogenito. Questi, però, accorgendosi dell'improvvisa presenza di una persona potente dietro di sé, quasi certamente una nuova minaccia, forse uno degli innumerevoli cloni del Decacoda coltivati da Code, o chissà che altra specie di pericolo mortale, si sentì predato e reagì per auto-difesa, portando istantaneamente, quasi praticamente a segno, un precisissimo e inevitabile fendente di spada affilata come una katana, a decapitare l'ennesimo nemico, Anbu della Foglia, mostro, mercenario o cacciatore di taglie che fosse.

Boruto... si rese conto troppo tardi che stava per decapitare sua madre, che il colpo era troppo veloce e ormai praticamente a segno sotto il vellutato mento di lei, e che non avrebbe potuto fare più niente, di suo, per evitare quell'uccisione.




*****







Ti serve finalmente il mio chakra, misera mortale? Alla fine è successo?

Che sia per schivare un colpo, o che sia per salvare tua figlia... IL PATTO che avevamo stabilito, è sempre quello, piccola Hyuga.

Se anche una sola volta userai il mio chakra durante la tua vita... quando morirai, io, Kaguya Ootsutsuki, risorgerò. Il tuo corpo sarà finalmente MIO.

Perché tu sei il mio contenitore, siamo in conflitto, ma sono stata paziente, ti ho lasciato vivere la tua vita.

E' questo tipo di conflitto, quello che tu chiami quieta e civile cooperazione, no?

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Capitolo 3
*** TUA MADRE PER L'ULTIMA VOLTA - (see you on the battlefield) ***


( NOTA ALLA LETTURA: nella parte centrale del capitolo c'è un rimando alla serie animata "Castelvania", l'ultimo episodio della 4° stagione quando Lenore parla ad Hector della differenza tra "Forza" e "Potere". Il passaggio viene ripreso in questa Fic per spiegare la differenza tra "Pace" ed "Equilibrio". Se da un lato Naruto desiderava la vera Pace, i 5 Villaggi al contrario hanno sempre badato a un "Equilibrio di Potere" tra le 5 Grandi Nazioni. )





TUA MADRE PER L'ULTIMA VOLTA - (see you on the battlefield)



Non è per evitare un fendente di spada... che chiedo il tuo chakra, Kaguya.

Ma è per non chiederne a Kurama... e rivelare al mio bambino, che sono la Volpe a Nove Code.

Lo so... è sciocco. Sono sicura che Boruto capirebbe, e stimerebbe come non mai suo padre.

Ma... non me la sento. Non voglio che il mio bambino sappia così all'improvviso, che ho artigli e zanne.

Preferisco fargli sapere, che sono anch'io un Ootsutsuki. Proprio come è lui. 
È più semplice...

E poi... non c'è tempo per le spiegazioni complicate. Dobbiamo salvare HIMAWARI!




*****




Boruto Uzumaki, provò a rallentare il letale taglio di spada che stava portando ai danni di sua madre, apparsa improvvisamente alle sue spalle, in un punto cieco. D'istinto, aveva reagito. Giacché troppe volte, negli ultimi anni, da che il destino lo ridusse a fuggiasco, era stato attaccato a questo modo da qualsivoglia ispecie di nemico, persino dai migliori amici di un tempo, e a differenza del forse ormai dimenticato Madara Uchiha, il ragazzo addestrato da Sasuke prima e da Kashin Koji poi, aveva affinato l'istinto di sopravvivenza, e imparato a percepire la presenza di chi lo coglieva dietro, non avendo dunque il proprio dorso come punto debole.

Provò, Boruto, a frenare il colpo. Ma il tentativo unilaterale, da solo, non sarebbe bastato. Hinata Hyuga... dovette fare la sua parte e chiedere per la prima volta del chakra a Kaguya Ootsutsuki, la Madre del Chakra stesso, silente dentro di lei da quando nel fiore dei suoi 16 anni, proprio lei, Hinata, era stata scelta come contenitore e wild card "esci di prigione", durante la Quarta Grande Guerra degli Shinobi.

Sebbene la Principessa del Byakugan avesse sempre controllato perfettamente la situazione, senza averlo MAI darlo a vedere a nessuno, stavolta uscire allo scoperto fu inevitabile.

Avendo dunque elevato ad un tratto le sue prestazioni e la sua reattività grazie al chakra alieno, ma grazie in primis all'innata flessibilità che l'ha sempre contraddistinta, Hinata reclinò repentina la testa e finanche il busto all'indietro, velocissima di riflessi ad evitare efficacemente di venire decapitata, e, con una dinamicità e scioltezza tale da farlo quasi sembrare un gioco, si vide passare l'arma bianca del figlio, appena sopra gli occhi, ad un centimetro dalla fronte, come in una danza e il gioco del limbo, con l'asticella posta all'ultimo grado di possibilità, all'altezza minima.
 
"Himawari! È da quella parte!" - ebbe persino il tempo di pensare la donna, sicura di non aver rischiato nulla, e iniziando a percepire l'ambiente circostante, dunque anche l'attacco del figlio, a rallentatore.

Hinata, in buona sostanza, ignorò totalmente l'accaduto, il fatto di essere stata quasi uccisa da suo figlio, come anche il fatto di avergli palesato il chakra di Kaguya, e riportandosi in posizione eretta e attivando immediatamente il Byakugan, si concentrò su dove fosse sua figlia, dunque appena inquadrato il luogo scattò come folgore nella direzione dove aveva intravisto Himawari, ancora a parecchi chilometri di distanza. Lasciando, apparentemente di sana pianta sul posto, un meno reattivo Boruto.
 
"Sta andando dove si trova Hima! Non è una tecnica di trasformazione. È mia madre!..." - sembrò rimanere imbambolato Boruto.

Non fu così. Boruto, non fu affatto lento. Anzi, ignorando del tutto il fatto che sua madre l'avesse ignorato, lanciò fulmineo la propria spada, in direzione di lei. Non, per colpirla. Ma per far risultare, la lama, a pochi centimetri fianco, e colmare così le distanze. Per l'appunto... Hinata vide lo strumento d'offesa scagliato da suo figlio, giungerle a lato percorrendo assieme a lei qualche metro, e prima che il tale oggetto iniziasse a perdere velocità e a cadere per effetto di gravità, la Hyuga vide apparire Boruto a recuperare e impugnare il mezzo, usato come tramite. Essendosi di fatto teletrasportato, grazie ad esso.

"Hiraishin no Jutsu. Boruto... è in grado di usarlo?" - pensò Hinata tra sé e sé, non voltandosi a guardare il proprio figlio. Quasi che questi fosse un estraneo.

"
È il chakra di Kaguya. Può controllarlo così facilmente?" - si domandò al contempo Boruto, che alla metà dei 5 anni trascorsi senza di lei, ebbe a sapere da Sasuke che la donna che l'aveva dato alla luce, era anche lei il contenitore di un Ootsutsuki.

"Non sembra molto sorpreso. L'ha saputo?" - si chiese la madre. Il cuore le palpitava. Che dire? Come spiegarlo?

La discendente degli Hyuga, continuò per un po' a sfrecciare verso l'obiettivo, che era Himawari, con il proprio figlio al suo fianco. Ma dato che per imbarazzo materno nel doversi forse giustificare, Hinata non si decideva a degnarlo di uno sguardo, Boruto temette che anche lei, fosse sotto l'effetto dell'onnipotenza di Eida, non riconoscendolo più. Probabilmente, pensò il ragazzo, questa donna non era più affatto sua madre, ma un'estranea talmente concentrata sul raggiungere la propria figlia in pericolo, da fare buon viso a cattivo gioco, nell'avere a suo fianco non un semplice assassino, ma l'uccisore di suo marito, il Settimo Hokage Naruto Uzumaki.

A un certo punto, la presunta vedova volse gli occhi verso il biondo criminale, trafiggendolo con lo sguardo, quasi ad ammonirlo che di lui si sarebbe occupata e vendicata dopo, e di non tentare sciocchezze adesso, perché non era il momento adatto. Boruto... rimase calmo, non spaventato dal minaccioso avvertimento, solo alquanto dispiaciuto, che persino sua madre fosse talmente fredda, e non lo riconoscesse.

"Sei così forte da volermi sfidare?... Pur sapendo che sono Kaguya Ootsutsuki?" - recitò perfettamente Hinata. Il ragazzo, sebbene fosse abituato a spiegare a chiunque che la realtà è stata riscritta, non azzardò parola. Non sapendo bene che termini usare, proprio con sua madre, per convincerla anche solo un po', che un tempo lontano era stato suo figlio.

Quando però Hinata si accorse che Boruto ci era cascato come una pera cotta, cessò il gioco e cambiò espressione, sorridendo solare al ragazzo ormai maggiorenne, ma pur sempre il suo bambino, che aveva di fronte.

"Sei diventato forte. Sei davvero cresciuto molto... Boruto Uzumaki. Figlio mio." - sussurrò in un commosso misto di orgoglio e tenerezza, la madre. Boruto sentì sciogliersi, come non gli accadeva da anni. Fece persino fatica a capire, che tipo di sensazione fosse. Solo dopo qualche secondo, egli si convinse di aver ritrovato effettivamente un genitore, e rievocò in sé la confidenza filiale nel poter parlare con esso.

"Tu invece... sei sempre stata forte. Ma l'hai sempre dovuto nascondere per proteggere Hanabi. E poi, l'intero Villaggio." - la elogiò, lasciando intendere parecchie cose - "Hai persino lasciato che diventasse Hokage papà, alla fine." - sorrise leggermente Boruto, ma solo d'accenno, mentre guardava dritto e serio dinnanzi a sé, in direzione di Himawari.

"Beh... sai... per lui diventare Hokage significava sposarmi. Dunque, anche se Hokage era il mio sogno, l'ho lasciato fare." - arrossì un po' la mamma. Da quanto, non le accadeva?

"Infatti... 
È voluto diventare Hokage per te. Non lo sapevo, questo." - anzi, non lo sapeva nessuno, pensò di sfuggita il biondo - "E dire, che lo detestavo per questo. Perché era l'Hokage." - articolò sottovoce Boruto, mettendo in evidenza come, dopo avere compreso i veri intenti di suo padre, e cosa significasse davvero "diventare Hokage", lo stimasse più di qualsiasi altro uomo.

Potevano forse sembrare discorsi assai criptici, ma il fatto è questo: il mondo degli shinobi, ha parecchie regole segrete. E una di queste, prevedeva che l'Erede del clan Hyuga, Hinata, sposasse un Hokage. Per garantire una discendenza pura al clan Hyuga, e mostrare forza e potenza agli altri 4 Villaggi, come spesso accadeva in epoca e società medievale. Questa, era una regola. Un segreto. Hinata Hyuga, fin dall'infanzia, era destinata ad un Hokage. Gli shinobi, ma anche la gente comune, lo sapeva. Ma la regola stessa, prevedeva che non se ne parlasse mai apertamente, e quando nella sua ribellione adolescenziale, Hinata rifiutò questo assurdo destino di starsene tranquilla a casa ad aspettare, e si iscrisse invece ai mortali esami di selezione per chunin, il padre Hiashi per questo motivo la dichiarò inutile al clan Hyuga, con la scusa che fosse un debole scarto, inferiore alla sorella minore.

Ma la verità, è che Hinata aveva rifiutato il suo destino di matrimonio combinato. Iscrivendosi all'Esame per Chunin, che metteva a repentaglio la vita. E risultando così, a tutti gli effetti, una ribelle del Sistema come l'ormai sepolto Obito Uchiha. Una feccia, e una fallita, che trasgredisce le REGOLE.

Ma Naruto da giovane, lo sapeva? che Hinata doveva sposare un Hokage?... Certo, che lo sapeva. Era uno shinobi graduato, dunque aveva questa informazione da quando era diventato genin. E, pur sapendolo, andava in giro lo stesso come uno scemo, tutto il tempo, a dichiarare a squarciagola che sarebbe diventato Hokage?... Il futuro marito? Che significava?

"E' davvero mia madre. Sta ancora un po' arrossendo..." - pensò Boruto, immaginando uno scampolo di interiore romanticismo, da parte della madre, nel pensare al padre.
Anche se a dire il vero, Hinata era piuttosto intenerita e toccata nell'animo, nell'avere a fianco suo figlio. Così cresciuto, in gamba, piacente, e forte. Un adulto con dei forti valori e dai sani principi, che stima dal profondo del cuore entrambi genitori per averlo fortemente voluto, e avergli permesso di esistere.

"Ci sono talmente tante cose, che vorrei chiedergli, ma..." - si fece seria in volto, Hinata - "...prima che arriviamo sul campo di battaglia, ho bisogno di INFORMAZIONI su ciò che sta succedendo!" - si impose da quel momento in poi, il rigore militare. Il ragazzo si accorse che la madre, veloce quanto lui nell'avanzare verso il fronte, aveva mutato decisamente espressione, risultando, ora, un collega shinobi nel bel mezzo di una missione di livello S.

"Boruto..." - interrogò la Hyuga, con tono urgente, ma scevro di emozionalità - "Questa guerra... è a causa mia?" - pose il quesito.

"No... Non si è saputo che sei Kaguya. O che hai il Mokuton. 
È per ragioni economiche." - spiegò velocemente lo stato di cose, Boruto - "Dopo che Code, un superstite di Kara che adorava Isshiki, ha attaccato il mondo con un esercito di mostri simili agli zetsu, ma più potenti. Alcune delle loro vittime, diventavano Shinju, incarnazioni dell'Albero Divino ancora più potenti. Pur venendo sconfitti dai 5 Villaggi, quest'ultimi si sono ritrovati con ingenti perdite umane e strategiche, ed economicamente al collasso, non ricevendo più abbastanza richieste di missioni, per potersi sostenere." - cerco di essere il più possibile sintetico, il ragazzo.

Boruto, concluse dunque che i Cinque Villaggi si erano dichiarati guerra a vicenda, per uscire da una crisi di livello mondiale, ed ottenere il monopolio di ciò che restava di un Sistema ormai talmente impoverito, da risultare sull'orlo della bancarotta. L'unica soluzione che i Kage avevano trovato, era una guerra aperta, e totale, da vincere per l'esclusiva sulle missioni, piuttosto che soccombere lentamente, prima o poi. Si trattava, praticamente, di prevenire un'entropia finale, ed evitare di venire sopraffatti in anticipo, come la parte più debole del sistema stesso. Il meccanismo dei 5 Villaggi, non poteva più sussistere. Poteva solo divorarsi a vicenda, in cerca di un nuovo equilibrio. Sarebbero potuti esistere, tutt'al più, 1 o 2 Villaggi, al massimo. I vincitori. Una parte del Sistema, andava sacrificato. Per foraggiare l'altra.

"Non sarebbe stato... il momento giusto per concordare un disarmo generale?" - notò più intelligentemente la Hyuga, che essendo la moglie di un kage, un po' ne sapeva - "Risparmiando costosi investimenti nel militare, e combattendo con pietre e bastoni, piuttosto, anziché con lo spionaggio e la tecnologia, anche a costo di abbandonare il Sistema dei Villaggi nascosti?" - ipotizzò ragionevole.

"Sarebbe bastato concordare un ritorno ai jutsu e ai kunai. O condividere i più stretti intel. Creare un'unica organizzazione scientifica mondiale, che minimizzasse le spese. Di soluzioni, ce n'erano..." - delineò il fallimento di qualsiasi trattativa, Boruto, il ninja fugitivo - "Ma nessuno, ha voluto fare il primo passo. Sarebbe significato rischiare di venire gabbati, e buttare anni di investimenti nelle tecnologie scientifiche. Che sono diventate gli Intel del momento." - spiegò, concludendo - "Tutti, vogliono arrivare all'arma definitiva per primi, per poterla usare o vendere a peso d'oro, e come deterrente e mezzo di rivisitazione dei Trattati..."

Hinata, non poté fare a meno di pensare: "Se ci fosse stato Naruto a garantire imparzialità ed equità durante le trattative... anche gli altri Kage avrebbero cooperato. Ne sono sicura!"

"Ma soprattutto..." - confermò a suo modo Boruto - "Poiché non c'era più il Settimo a garantire un equilibrio di potere tra le Nazioni..." - fu nominato Naruto, non come genitore, ma per il ruolo che ricopriva - "I Kage, e i Villaggi, non si sono fidati l'uno dell'altro. Semplicemente. L'Alleanza, è stata dichiarata rotta quasi subito." - rese noto.

L'Alleanza tra i Cinque Villaggi, che sarebbe dovuta risultare eterna, poiché forgiata a prezzo di lacrime e sangue durante la Quarta Guerra per il destino del mondo, era sfumata.

"Quasi... subito." - strabuzzò gli occhi la Hyuga, stentando a credere alle proprie orecchie - "Merda... perché... MA perché!?..." - imprecò interiormente, in maniera scurrile, come non faceva mai a voce - "Il sacrificio di NEJI, e di tutti noi che ci siamo chiamati Alleanza, non è servito a NULLA!?..." - si domandò ferita, in qualità di essere umano che ha partecipato a una guerra mondiale -. "Quella Alleanza, era una farsa!? In realtà non è mai esistita!?..." - dovette concepire, di essersi soltanto illusa, come quasi tutti, d'altronde, da vera ingenua. Poiché nulla, né la caduta dei fratelli uno dopo l'altro, né il suo sentito monologo dopo la morte di Neji, per ritrovare lo spirito combattivo, e di unione fraterna... Nulla, era mai servito a nulla. Tutte chiacchiere. Tutta politica.  TUTTO, INVANO.



 
Perché nel mondo degli shinobi, la Pace, o un'Alleanza, è SEMPRE e SOLO, parola al vento, e precario equilibrio. Uno scenario da GUERRA FREDDA, prima dello scoppio di un'altra Guerra. Non esiste la vera Pace, nel Sistema Shinobi dei Cinque Villaggi. Di certo, non senza Naruto.




"È solo per via di Naruto... SOLO perché è esistito lui, che è sembrato ci fosse una Speranza... Ora che non c'è più lui..." - ebbe la più dolorosa delle intuizioni, Hinata.

"A proposito... Himawari è lì perché..." - provò ad enunciare Boruto, il fatto che Himawari si trovasse in prima linea come arma di artiglieria pesante, in quanto jinchuuriki del Demone Tasso.

"Lo so." - interruppe la Hyuga, per risparmiare tempo in cose che già sapeva, e acquisirne piuttosto altre di cui era ancora ignara - "
È per questo che Kawaki mi ha liberato, e sto andando lì." - spiegò, come fosse riuscita a tornare al mondo.

"KAWAKI... ti ha liberato!?... È stato lui?" - fu scioccato Boruto, nell'apprendere che era stato proprio il fratello adottivo e ribelle, a fare un passo indietro nei suoi vecchi propositi, al fine di evitare un tragico epilogo.

"Sì. Mi ha chiamato madre. E mi ha implorata di cooperare per salvare Himawari. Anche se sapeva da sempre, che sono Kaguya." - fu sintetica la Hyuga, sottolineando in cosa constava l'eccezionalità del fatto. Kawaki aveva difatti liberato, implorato, chiamato madre un Ootsutsuki. Sovvertendo tutte le sue priorità, nella speranza non fosse troppo tardi per salvare il RE.

"Lui, sapeva fin dall'inizio, che eri Kaguya?" - ripeté quasi meccanicamente di stupore, Boruto, ricevendo un ulteriore cenno affermativo dal genitore, e pensando intensamente, con fugace ottimismo - "Kawaki... tu hai mandato nostra madre in quella dimensione, anziché ucciderla come un qualsiasi Ootsutsuki. E ora, l'hai liberata. F
inalmente... hai messo del sale in testa, e siamo una famiglia." - credette per qualche secondo, quel giorno.

Hinata Hyuga, invece, nonostante Boruto fosse diventato un'anima fredda e impassibile nell'agire, proteggere e sopravvivere, era piuttosto lei, in quel frangente così delicato, la persona imperterrita che non avrebbe mosso un ciglio di speranza o di soddisfazione, fintanto che non avrebbe adempiuto al suo scopo, ossia salvare Himawari. Non c'era spazio, per un minimo di giovanile compiacimento od ottimismo, riguardo la piega degli eventi, fintanto che la sua bambina non fosse stata al SICURO.

"Boruto. Io ho preso una decisione. Noi... non siamo più shinobi." - se ne uscì di punto in bianco, e stabilì di netto, cogliendo di sorpresa il ragazzo, che forse credeva di poter fare anche qualcosa, per fermare questa guerra. E mentre cercava di presagire cosa intendesse sua madre, si sentì dire da essa: "Non stiamo andando lì per schierarci, e combattere una guerra sbagliata. Per quanto mi riguarda, il Sistema degli Shinobi ha fallito. I Cinque Villaggi possono anche distruggersi a vicenda."

 

"NOI... stiamo andando lì solo per salvare Himawari, e andarcene via il più lontano possibile."
 

Dopo un paio di secondi, in cui Boruto faticò interiormente al sentir parlare sua madre riguardo il disertare il ruolo di shinobi, egli rispose equidistante da qualsiasi opinione, e frettoloso giudizio.

"Certamente, stiamo andando lì solo per portare via Himawari. Ma una volta al sicuro da tutto e da tutti, non dovremmo tornare e fare anche qualcosa per questa guerra, come vorrebbe..." - prese una frazione di tempo - "....papà?" - lo nominò stavolta in quanto genitore, perché Hinata lo riconosceva come tale, e per comprendere meglio, gli intenti e pensieri di sua madre. Naruto Uzumaki, infatti, di certo avrebbe insistito e sperato di poter fare ancora qualcosa per il mondo intero, e Boruto ipotizzò, alquanto banalmente, di riportarlo poi indietro grazie a Kawaki, dato che egli era forse rinsavito, e sarebbe potuto risultare più malleabile.

"No. Impossibile. Kawaki non lo farà. Non getterà papà in mezzo a questa guerra, a rischio della sua vita." - assicurò di certo, senza alcuna possibilità d'errore, specificando: "Con me ha fatto un'eccezione, proprio per riportare indietro me, ANZICHÉ lui." - e facendo notare assai lucidamente - "E poi, poiché rapirò Himawari, l'arma della Foglia, grazie all'aiuto e al chakra di Kaguya, io... non sarò più la moglie del Settimo nella mente delle persone, ma Kaguya. Il capo dei nemici durante la scorsa guerra, e la peggiore delle criminali." - chiarì, il punto focale, e inevitabile.

Sarebbe stata, anch'essa, combattuta e ricercata in ogni dove. Proprio come Boruto. Allorché il figlio obiettò se non fosse il caso che fosse lui, ad agire in solitaria e salvare Himawari, dato che il destino di nemico pubblico numero 1, pendeva già su di lui. E poi, una volta che le acque si fossero calmate e fosse stato possibile, riportare indietro Naruto.
La Principessa del Byakugan, storse adunque il sopracciglio più esterno, quello che suo figlio d'altro lato non poteva vedere, all'udir parlare ancora di portare indietro Naruto, come se ci fosse ancora una qualche speranza. Boruto, che pure stava vivendo su di sé un destino da perseguitato che avrebbe gettato da tempo chiunque nel pessimismo più cosmico, usò proprio quella parola: speranza. Ma la risposta di Hinata, andò contro ogni aspettativa di suo figlio. Come se venisse dalla bocca di un'altra persona. Fu, a suo modo, incredibile...

"Boruto... NON esiste la Pace in questo mondo. E nemmeno la Speranza. Ciò che non ha valore nel mondo degli shinobi, è proprio la speranza. Sperare in un Sistema che vanifica sempre la Speranza, non significa altro che rassegnazione. Rassegnarsi a questa logica delle cose." - sentenziò la donna, sentendo come l'eco di un sovravissuto, nei più profondi recessi della propria anima.

Cosa frullava esattamente, nella testa di Hinata Hyuga? Sembrava volesse snocciolare determinati concetti, ma formulandoli in maniera migliore di un qualche suo predecessore. Come in un'istanza di cambiamento costruttiva, anziché distruttiva. Boruto Uzumaki, da contraltare, anziché rigettare in toto siffatte tesi, si era posto in neutrale attitudine d'ascolto, riguardo all'incipit propedeutico, per cui Hinata, notando in lui questa predisposizione non giudicante, non improntata al cieco conservatorismo, provò ad approfondire:

"Forse non lo sai, perché non hai vissuto quell'epoca." - incalzò Hinata, perché di tempo per le spiegazioni, non ne restava molto - "Ma uno shinobi formalmente è soltanto un killer, uno strumento privato ad hoc dei suoi sentimenti, ad esclusivo servizio del proprio Villaggio." - andò nel concreto, la realtà nuda e cruda, senza troppi filosofeggiamenti - "Noi tutti, io per prima, abbiamo creduto alle parole di Naruto per consolarci nella nostra patetica esistenza di assassini." - affermò con relativa certezza, mentre la risonanza con la persona che era solita enunciare questi discorsi, si faceva più forte. Ma nella bocca di Hinata, quei concetti risultavano alla mano, ragionevoli, forse persino rivoluzionari, anziché tetri, dettati unicamente dalla rabbia, e del tutto nichilisti.

"Mamma..." - sussurrò dapprima Boruto, proseguendo poi con tono indistinto, conscio e sicuro - "Lo so, che all'origine uno shinobi è soltanto un'ombra che uccide senza pietà e muore nell'anonimato, sacrificandosi come uno strumento, e senza venire mai più ricordato." - chiarì, di non essere in fin dei conti, una siffatta specie di stolto - "Ma pensavo che papà fosse riuscito a riformare il concetto stesso di shinobi. Almeno ufficiosamente." - enunciò, il motivo per cui non riusciva a seguire bene il filo, e le argomentazioni - "Dici che in realtà, papà non ci è davvero riuscito, ma era piuttosto la sua presenza a risultare un semplice palliativo, ciò che tenuto in equilibrio un sistema irrimediabilmente malato?" - domandò dapprima una volta, e poi di nuovo, voltando leggermente il viso verso la madre - "Davvero, credi in questo che stai dicendo?" - sollecitò una risposta sincera, e definitiva, mentre pensava in cuor suo, mestamente: "E se lo credi, mamma, che papà non ci è riuscito, quanto ti ferisce doverlo ammettere?" - cercò di rimanere impassibile, mascherando quest'ultimo pensiero.

"Se sono bastati così pochi anni dalla morte di Naruto, per tornare a una situazione precedente, se non peggiore... Sì, lo credo. Il mondo degli shinobi, ha fallito." - si sforzò di dire Hinata, ed enunciò bene, terra terra, il motivo, ossia che togliendo l'elemento fondamentale, la fonte di luce, ciò che illuminava, si era solo che tornati, nella più tetra oscurità - "Ormai, mi è chiaro." - sentenziò la corvina, in un turbinio di recondite individualità - "Niente va come previsto, in questo maledetto mondo." - affermò sul serio, quella sua citazione - "Non sappiamo proprio, come andrà a finire. Dobbiamo darci una svegliata, guardare in faccia la realtà, e tenerci pronti agli scenari peggiori." - si mostrò alquanto pessimista, o forse, piuttosto, realista.

"Non ti ho mai sentito parlare così, mamma..." - ammise a fatica, stranito, come colpito da un pugile, Boruto - "Davvero intendi dire che non c'è più Speranza? Che non possiamo fare più niente?" - questionò sul serio, un'ultima volta. Hinata rifletté per qualche secondo.

"Non fraintendermi, Boruto..." - provò a spiegare meglio di prima, la madre - "Quello che intendo dire è che se vogliamo che una speranza nasca, dobbiamo cercarla altrove. O dalle ceneri di ciò che rimarrà, dalle quali ripartire. Pensare che esista nel mondo degli shinobi, è da perdenti che non creano un futuro migliore per i propri figli. Un vero vincitore, che può permettersi anche di sperare, è chi sa guardare al futuro." - specificò, che l'assenza di speranza non era un verdetto assoluto, ma contestuale, relativo al Sistema dei Cinque Villaggi. Forse una speranza, sarebbe anche potuta finalmente sorgere, proprio a partire dalla caduta dello status quo che la negava.

"Ne parleremo meglio dopo. Pensiamo ad adesso." - provò a tagliare il discorso Hinata, volgendo lo sguardo agli imminenti sviluppi - "Non sto dicendo, che non dobbiamo fare più niente per nessuno. Tutt'altro. Dobbiamo iniziare a pensare a tutti gli orfani, gli indifesi, e gli oppressi dal Sistema." - tutti coloro che non possono difendersi, aggiunse la Hyuga, chiarendo - "Se al fronte c'è qualcun altro che è lì contro la sua volontà o che devi disperatamente salvare, dimmelo ora." - si espresse vivamente - "Dimmi tutte le persone che non possono reggere il peso di tutto questo, e che devi salvare, e salveremo anche loro." - assicurò, ciò il dovere morale imponeva.

"Mamma..." - si rincuorò in quel momento, il ragazzo - "...per un attimo, ho pensato che non fossi più tu. Invece, sono io che non ti conoscevo a fondo..." - iniziò a ponderare, a valutare meglio.

Finalmente, Boruto iniziava a capire. Sua madre non era diventata, d'improvviso, una persona egoista o insensibile. Quello che sosteneva, piuttosto, è che il Sistema della Shinobi in larga scala, ormai corrotto e disumano, dovesse cadere da solo, per sua stessa mano. Era talmente allo sfascio, ipocrita ed oscuro, da risultare insalvabile. Bisognava essere lungimiranti, e guardare al futuro, per poter finalmente iniziare a sperare.

Perché Naruto, lui sì, voleva davvero la Pace. Ma non i Cinque Grandi Villaggi. Ciò a cui avevano sempre guardato le 5 Nazioni, i Kage e i Daimyo, era un EQUILIBRIO bellico, di forze e di potere.


 
Ma Pace ed Equilibrio, sono due cose diverse. Naruto, lui voleva la Pace. Mentre i Cinque Villaggi, cercavano soltanto un Equilibrio. Un grande, internazionale, non diplomatico ed imposto Equilibrio di potere. Tutta un'altra cosa. Un Sistema certamente più potente, ma senza i vantaggi della vera Pace, che si insinua come una Propaganda nella mente delle persone, e diventa un parassita che devi nutrire col Sacrificio, un Sistema precario che richiede ciclicamente delle Guerre, per garantire brevi periodi di pace.

Un Sistema ciclico. Come una... SPIRALE.


Non andava più, difeso a spada tratta. Bisognava prenderne le distanze, e lasciare che crollasse nelle sue deboli fondamenta. Quanto al mostrare empatia e umanità ai singoli individui nella loro storia personale e nella loro particolarità, non voltarsi dall'altra parte, questo, restava una PRIORITÀ Ma il Sistema, doveva collassare. Per poter generare finalmente la Speranza.

"No. Non ci sono altri che devo salvare. Mi resta solo Himawari." - dichiarò trattenendo la propria tristezza alla Kakashi, Boruto - "Tutte le persone a cui tenevo... sono quasi tutte morte. Le poche che restano, hanno trovato il modo di disertare, o sono da un'altra parte o alla base, con altri compiti, di supporto e strategici. Non al fronte." - spiegò il biondo, di aver già visto la quasi totalità dei suoi affetti, cadere - "Dobbiamo solo salvare Himawari. E Kawaki. Sento chiaramente che è in anticipo, e sta arrivando lì prima di noi." - informò Boruto, riguardo i movimenti del fratello, in quanto connessi dal vincolo del karma che lega gli Ootsutsuki.


 
"Proteggi Himawari, Kawaki..." - pensò greve tra sé e sé, Boruto - "...non fare cazzate."


"Quasi tutte le persone a cui tenevi... sono morte!?..." - si dolse in se stessa, quasi del tutto pietrificata, la madre - "Boruto... bambino mio..."

"Anche la ragazza che amavi... è morta?" - domandò affranta Hinata, sapendo con relativa certezza che a Boruto piacevano le ragazze, e dando per scontato che una persona di quasi 19 anni, si fosse innamorata almeno una volta in vita sua.

"Vuoi dire... le due ragazze che amavo?" - confessò l'Uzumaki, senza remore nel ricordarle assieme - "Lo so... che non si dovrebbe amare due persone allo stesso tempo. Ma erano le uniche due che mi riconoscevano. Che mi erano rimaste davvero." - le descrisse, spiegando che su di loro l'onnipotenza di Eida, non aveva mai sortito il suo effetto  - "E ora che non ci sono più, penso che... avrei davvero voluto amarle entrambe..." - spiegò, abbozzando di sfuggita, un'espressione malinconica. E anche in questo caso, dopo non molto, il biondo ricevette un ennesimo riscontro incredibile, da parte di sua madre:

"E chi l'ha detto, che non si può?" - asserì esente da facili giudizi o moralismi, la donna - "Questo mondo shinobi è talmente folle e violento, che amare due persone potrebbe anche essere un diritto al quale non voler rinunciare." - affermò seriamente.
Boruto, non mosse i propri occhi stavolta, ma fu così talmente stupito, nel vedere che proprio sua madre, Hinata, monogama per eccellenza, non aveva nulla da ridire contro la bigamia, che per una frazione di secondo il ragazzo rallentò in velocità, ritrovandosi, seppur di pochi centimetri, più indietro nell'avanzare verso Himawari, rispetto al genitore.

"Mia madre, è diversa?... Oppure... è sempre stata così?... Con uno sguardo ampio, a 360 gradi?" - si interrogò a fondo, l'Uzumaki, rispondendosi che in fondo, era ovvio, aveva il Byakugan no? Ma criticandosi comunque, in tal modo: "Io, persino io... l'ho sempre sottovalutata. Ho sempre pensato che fosse la persona migliore del mondo, certo, ma un po' più semplice, di così... Buona e trasparente come il vetro. Ma lineare. Ma ora... mi rendo conto che ha sempre nascosto il suo forte modo di ragionare, non soltanto la sua forza!"

Hinata, nel mentre che Boruto riconsiderava, tese all'indietro la propria mano, e prese con amorevolezza quella di suo figlio, tirandolo avanti e permettendogli di tornare di pari passo. Questo, non rallentò la madre, che andava comunque alla sua massima velocità possibile.

"Chi erano, le due che amavi? Te la senti di dirmelo?" - domandò caldamente, ma vaga, come del tutto ignara sulle due identità, anche se almeno in un caso, Hinata aveva purtroppo un'idea.

"Sarada..." - rivelò dapprima Boruto, e fu un duro colpo, per la Hyuga, averne conferma - "...e Sumire. La capoclasse. Ti ricordi di lei?" - chiese il biondo cercando di rimanere impassibile, ma con animo rotto in più parti.

"Certo, che mi ricordo di Sumire... per me è passata soltanto un'ora, no?" - fece notare il genitore. Un piccolo rimprovero, forse?... Boruto, in qualità di shinobi, aveva commesso una piccola gaffe, si era per un attimo distratto rispetto al contesto attuale.

"Kakei Sumire e Sarada-chan... sono morte?" - rifletté veloce la Hyuga, valutando - "Ma se Sasuke-kun non l'ha impedito, vuol dire che anche lui è..." - prese atto di un altro lutto.

"Di solito... ho sempre perfettamente presente, il quadro della situazione..." - si criticò nel mentre, Boruto - "Ma oggi sono talmente in pensiero per Himawari... da risultare il tredicenne stupido di un volta, di fronte a mia madre. Devo essere più LUCIDO!" - si impose in maniera ferrea, da quel momento in avanti. La Principessa del Byakugan, si rese perfettamente conto che suo figlio stava rimuginando in tal senso.

"Come è successo?..." - domandò la madre, e se avesse inerenza con la Guerra Mondiale in corso, e fosse importante saperlo.

"Sumire... sono quasi sicuro che l'abbia uccisa Amado." - opzionò al 90%, Boruto, spiegando - "Sapeva ormai troppe cose sulle sue ricerche, e sui Villaggi. Soprattutto, verità oscure su Konoha." - anticipò dapprima lo shinobi, non essendo del tutto sicuro se fornire tali informazioni, e farne partecipe anche la madre. Ma in fondo, era appunto sua madre, e ormai erano saltati tutti gli schemi.


"Questo Amado... sempre lui." - aggrottò intanto decisamente gli occhi, Hinata, cercando di vederci subito meglio - "Che genere, di verità oscure?..." - domandò direttamente, senza sotterfugi, la donna, per capire come Kakei Sumire avesse trovato una morte infame, per mano del vecchio scienziato senza scrupoli, per il quale aveva lavorato per anni.

"Riguardo i precedenti Kage." - delineò senza più misteri di sorta, il giovane biondo - "Pare che tutti i kage, anche gli Hokage, si siano sporcati le mani nei peggiori modi, pur di garantire l'Equilibrio tra le Nazioni, e la stabilità nei villaggi nascosti." - specificò, che di sacrifici e torbidi insabbiamenti, ce n'erano stati parecchi, e soprattutto: "Sumire... stava indagando sul passato per poter proporre delle riforme, era persino riuscita a scoprire una verità impensabile, riguardo Itachi Uchiha." - mise infine sul piatto della bilancia, l'Uzumaki.

"Conosco, la verità su Itachi..." - anticipò tutta la storia sul massacro degli Uchiha, la Hyuga - "...c'entra anche con la morte di Sarada? Era venuta anche lei a sapere, di Itachi?" - domandò pressoché subito. Poiché c'era un'altissima probabilità, infatti, che il percorso e il termine della vita di Sarada, fosse anch'esso legato a doppio filo, con la scoperta della verità su Itachi.

Boruto, non poté fare altro che confermare: "Quando Sarada ha scoperto la verità su Itachi, e anche l'altra sulle proprie origini... ha lasciato il Villaggio, odiando tutto e tutti. Proprio come aveva fatto in passato Sasuke." - pose il parallelismo, giacché effettivo, e per rendere meglio l'idea. La Hyuga, ascoltava con attenzione. Boruto proseguì celere nel racconto.

"Sarada... ha iniziato a fare discorsi simili a tuoi sul Sistema dei Villaggi, che lei chiamava il Sistema infernale dei 5 Kage. Ha persino affermato che la Volontà del Fuoco è solo una Propaganda di convenienza, e rigettato il suo Sogno di Hokage. Dicendo che il Titolo di Hokage, è soltanto merda." - delineò, fino a che punto il cuore di Sarada fosse andato in frantumi, insanabile - "Ho provato in tutti i modi, a portarla indietro..." - sostenne con forza, il ragazzo dagli occhi blu oceano - "...ma non ho ricevuto alcun supporto strategico da parte del Villaggio, per una missione di recupero, e nemmeno scongiurandola e dicendo di amarla, sono riuscito a convincerla." - svelò, il rimpianto più grande.

"Sarada... cosa ti è successo..." - sì oscurò tetra in volto, la Principessa del Byakugan - "...la Volontà del Fuoco, ti ha abbandonata davvero..." - si incupì infinitamente.

"È stata... dichiarata come pericolosa ricercata e uccisa da Konoha perché nukenin?" - domandò quasi retoricamente, Hinata. Pareva la conclusione più ovvia. Ma Boruto, scosse leggermente la testa. L'epilogo della figlia di Sasuke, era stato qualcosa di addirittura peggiore, dell'abbattimento riservato agli oppositori. Una fine atroce, un inferno senza fine, qualcosa che forse nessuno meriterebbe.

"Sarada... non voleva vendicarsi della Foglia." - spiegò Boruto - "Almeno, non subito." - affermò, escludendo che l'anima di Sarada fosse stata oscurata dall'Odio, nonostante tutto - "Lei, stava solo scappando lontano. Ma quando infine Sarada ha saputo della morte di Sumire, probabilmente sì, voleva farsi giustizia da sola, ed è caduta nella trappola di Orochimaru." - terminò, enunciando il nome del più malvagio di tutti. ----- (segue un silenzio di un paio di secondi, ndr).

Hinata, spalancò gli occhi, le pupille quasi fuori dalle orbite, sentì d'improvviso come un senso di contorcimento interiore e di nausea, sentendo dire da Boruto che Orochimaru l'aveva fatto, si era impossessato del corpo di Sarada.

"Lui... l'ha presa. Deve averla presa nel suo momento di maggiore sconforto. Per il dolore, Sarada non è riuscita a difendersi." - si disse sicuro Boruto, del fatto che il Serpente l'aveva colta e fatta sua, nell'unico modo possibile, ossia perché Sarada, devastata nell'animo, non ebbe la forza di opporsi psicologicamente a un agguato studiato nei minimi particolari. In aggiunta, poi, di un fatto concreto. Orochimaru, aveva acquisito potenza nel tempo. Dopo aver preso anche Mitsuki, prima, Orochimaru è risultato abbastanza potente da impossessarsi del corpo di Sarada, nel suo momento più difficile.

"Dalle informazioni che sono riuscito ad ottenere..." - socchiuse le palpebre piene di angosciosa desolazione, Boruto - "...l'anima precedente, la penultima, viene totalmente consumata nel processo. Non credo ci sia più niente da fare, per Mitsuki... Non so nemmeno se la sua anima abbia trovato la pace in qualche luogo, o si trovi costretta a vagare in qualche specie di limbo..." - riuscì a dire a stento, il puro Uzumaki, colui che sarebbe dovuto essere il Sole, per Mitsuki. Che invece era caduto, anche lui, nell'Oscurità, per mano del genitore che gli aveva dato la vita, a mero uso e consumo, per pura volontà strumentale. In una diabolica, e machiavellica, lungimiranza infanticida.

Ci fu un lungo, assordante silenzio. Dopo un po', Hinata trovò le forze per avanzare un'ipotesi. Forse sciocca, idiota e inopportuna. E se...

"Forse, stai cercando di dirmi..." - chiese la donna, al proprio figlio che dissimulava quanto fosse in pena - "...che essendo l'ultima anima, potrebbe esserci un modo per salvare Sarada? Potrebbe esserci ancora una possibilità, per lei?" - provò a ipotizzare, sperando di non alimentare false speranze in Boruto. Egli, infatti, rimase del tutto in silenzio. Avrebbe davvero voluto rispondere che sì, che forse c'era una minima prospettiva di possibilità residua, nel poter salvare Sarada. Ma non se la sentiva, di affermarlo. Poiché si sarebbe trattato, sostanzialmente, di dover estrarre l'anima di Sarada dal corpo di Orochimaru, e nel momento stesso, fornirle un nuovo corpo. Forse del tutto artificiale. Riportarla indietro, dunque, a una vita effimera e non sua, in un corpo vuoto, debole ed estraneo. Una salvezza non richiesta, e una vita, comunque, d'inferno. Priva di sogni, e di qualsiasi significato. Ma ad ogni modo, ipoteticamente sì, un piccolo spiraglio di possibilità per Sarada, a differenza di Sumire e Mitsuki, ormai perduti per sempre, c'era.


Hinata Hyuga, fremeva di rabbia per ciò che aveva osato Orochimaru, sentì con chiarezza perdere la lucidità, la freddezza e la capacità di ponderare, che l'aveva contraddistinta finora.

"Orochimaru... RAZZA DI SERPENTE!..." - stringeva talmente forte i pugni, la corvina, fino a conficcare le unghie nella carne, e sanguinare - "Mentre venivi a bere il tè a casa nostra, e ti fingevi un buon genitore, sapevi già che un giorno avresti sacrificato Mitsuki, dato che stavi ancora cercando il modo di ottenere il corpo perfetto di un Uchiha. E dunque il Rinnegan, e le Due Vie di Rikudou." - considerò nel dettaglio Hinata, comprendendo per qualche motivo a fondo e nella sua interezza, i mefistofelici piani mai accantonati del Serpente - "Non sei nemmeno, un traditore." - lo giudicò Hinata, di un giudizio inappellabile - "Tu sei il DIAVOLO!" - stabilì, che fosse meritevole della punizione eterna, da parte di un dio - "Non eri affatto cambiato, dopotutto. Hai creato la vita, a TUO uso e consumo. Hai solo aspettato pazientemente come un serpente, che Naruto e Sasuke uscissero di scena!"

Boruto, sebbene cercasse di non lasciar trasparire alcuna emozione, pareva decisamente scuro in volto. La madre al suo fianco, prese allora per lui un bel respiro, per ritrovare la calma necessaria per poter salvare Himawari, una volta raggiunto il fronte. Ormai mancava davvero poco, e dalle immagini non del tutto nitide, che Hinata poteva scorgere in lontananza grazie al Byakugan, pareva quasi che due schieramenti di forze nemiche contrapposte, stessero per scontrarsi.

Hinata chiese, come ultima cosa a suo figlio prima dell'arrivo, se Sasuke Uchiha e Sakura Haruno, i genitori di Sarada, fossero ancora vivi. Dunque l'Uzumaki, informò che come era ben immaginabile, Sasuke non poté materialmente proteggere Sarada dalle spire di Orochimaru, giacché fuori dai giochi in quanto trasformato in albero divino, uno Shinju, più di due anni addietro. Sakura, al contrario, risultava essere ancora viva in quella che è la miserabile vita di ogni shinobi. Nel caso specifico, la prova di quanto attualmente fosse miserabile l'esistenza di Sakura, constava nel fatto che nemmeno lei era riuscita, come madre, a riportare indietro Sarada, e alla fine l'aveva persa a causa dell'oscurità e gli errori di Konoha prima, e per mano di Orochimaru poi. Ma se la malvagità di quest'ultimo era la causa finale e materiale, il vero MOTIVO della caduta di Sarada, era a monte. Come sempre, quando si tratta di un Uchiha, a causa del lato oscuro di KONOHA.

La Hyuga, provò a immaginare di sfuggita, l'infinito dolore di Sakura, per la perdita della figlia. Un Dolore non superabile, e non umanamente comprensibile, poiché esasperato dal fatto che la Haruno sapeva perfettamente, che l'anima della propria bimba Sarada non avrebbe mai trovato riposo, mentre ardeva e subiva le pene dell'inferno, all'interno del corpo di un demonio, nientemeno che Satana in persona, si potrebbe dire.

Poteva esistere DOLORE più grande, di sapere che l'anima del proprio figlio era sacrificata all
Inferno? E non essere riuscito ad evitarlo?... Probabilmente NO.

 
"Per favore, ti scongiuro Sakura... proteggi Himawari!" - ripose speranze in lei e nel futuro, Hinata - "Insieme cercheremo un modo per salvare Sarada. Te lo prometto!"

 
"Sakura... è al fronte come ninja medico?" - chiese a un certo punto conferma Hinata, poiché Boruto nel mentre di assai dolorosi pensieri, l'aveva specificato.

Il biondo ragazzo, lo ribadì, allorché avvertì tenue e delicata la mano della propria mamma, poggiarsi sulla guancia, mentre lei con amore gli prometteva che se al mondo esisteva un modo, l'avrebbero trovato, subito dopo Himawari avrebbero salvato Sarada!

"Sakura... è forte. Molto più forte di me." - sostenne con convinzione, Hinata - "Che lo sono solo perché ho delle abilità innate e qualcuno come Kaguya, dentro di me." - illustrò un motivo di facile utilizzo, l'amica della Haruno - "Vedrai. Insieme salveremo Sarada." - se la sentì di promettere, Hinata, al proprio figlio primogenito. Nonostante tutti i plumbei discorsi alla "Madara e Obito", enunciati seppur con cognizione di causa fino al quel momento.


Boruto, fu decisamente rinfrancato dal genitore, poi però si percepì subito come vacillare, perdendo improvvisamente le forze. La madre, infatti, mentre lo accarezzò in precedenza per confortarlo, gli aveva toccato un ben preciso punto di fuga del chakra vicino alla giugulare, che non lasciava scampo nel far perdere i sensi per una decina di minuti, se stimolato. Di conseguenza, l'Uzumaki decelerò e perse il controllo nella sua andatura scivolando rovinoso a terra per qualche metro, dal momento successivo che la Hyuga scostò la mano, l'indice, dal suo prezioso viso. Le membra del biondo, erano tutte come anestetizzate, del tutto inerti, e ormai Hinata aveva preso il distacco, era già parecchio distante.


L'ultima cosa che riuscì a pensare Boruto, prima di perdere conoscenza nel vedere che sua madre proseguiva da sola senza supporto, fu: "Mamma... ma perché!?"






*****






























BREVE DIALOGO TRA KAGUYA  e  MOMOSHIKI OOTSUTSUKI  -  (rispettivamente nei corpi di Hinata e Boruto Uzumaki)






Dunque ci ritroviamo, Momoshiki. Alla fine mi hai ritrovata. Eccomi qua. Ce l'hai fatta. Complimenti.

 
Kaguya... sorellona?... Sei davvero tu?... Ma allora... perché non sei uscita fuori da quella umana, in tutto questo tempo!?...

 
Perché?... La piccola Hyuga, non è poi così male... Avrei dovuto combatterla e annientarla, per uscire fuori subito?

Noi... siamo immortali. Qualche decina di anni in più o in meno, non cambia certo qualcosa. Sono stata un po' a guardare.

E poi, non volevi certo che Isshiki mi trovasse, no?...  Che trovasse la tua sorella maggiore, che è per te come una mamma.


 
Io... pensavo che ti avessero sigillato per sempre. Pensavo che avessi sofferto per colpa degli esseri umani. Credevo li odiassi. E di aver perso tutto...


Fratello mio... io amo, gli esseri umani. Sono così... fragili. La maggior parte di loro, è vero, è incline al male. Ma non sono, tutti uguali. Alcuni di loro, sono migliori di noi.

.
Kaguya.... sorella mia... Anzi no... Madre...


Abbracciami, Momoshiki. Mi hai ritrovata. Basta, essere come Isshiki!... Il fatto che il nostro pianeta sia esploso(1), non ci giustifica.

Questa non è, la nostra storia. Ma la loro. Non essere più un muro, per Boruto Uzumaki. Anche lui, non è poi così male...







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(1)  Ho immaginato che il pianeta degli Ootsutsuki sia esploso come il pianeta Vegeta dei Sayan. Gli Ootsutsuki alieni invasori sono un po' la razza Sayan, nel mondo di Naruto. Ma magari in principio non erano un popolo belligerante, e il fatto di invandere altri pianeti per assorbirne l'energia e creare i frutti dall'albero divino, è allo scopo di ottenere il potere necessario per ricreare il proprio pianeta e far rinascere il proprio clan. Invasori non per avidità e opportunismo, dunque, ma per tragica contingenza e necessità.




This... is my tribute.

 
R.I.P.  -  AKIRA TORIYAMA

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