Genere: romantico
Tipo: one shot
Coppia: yaoi
Personaggi: Satori Tendo, Wakatoshi Ushijima
Rating: PG-13, verde
Avvertimenti: slice of
life, fluff
PoV: terza persona
Spoiler: sì, post time skip
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto
sono utilizzati senza scopo di lucro.
Cioccolatini
industriali
Ieri, 14 febbraio
2013
Sbuffò una volta di più
incrociando le braccia sul petto. Tendo detestava il San Valentino come mal
sopportava, bene o male, tutte le feste comandate, ma dettagli.
San Valentino però gli dava
proprio sui nervi. Già da qualche giorno prima in Accademia si respirava un’aria
dolciastra in previsione dell’evento molti dei loro compagni e soprattutto
compagne andavano letteralmente fuori di testa.
Con gli ormoni impazziti nemmeno
fossero bestie in calore… beh alcuni dei suoi compagni lo erano… bestie… e
anche in calore: costantemente.
Quindi quella mattina quando si
era alzato dal letto ed era sceso per fare colazione era parecchio cupo e meditabondo.
Guardò Wakatoshi davanti a lui
che mangiava quietamente la sua colazione, un paio di ragazzine gli si erano
avvicinare e gli avevano porto una scatola di cioccolatini che aveva accettato
con rigida cortesia.
Ecco un altro che non era avvezzo
a quel genere di festività e che si stupiva di avere tutte quelle ragazze che
gli giravano intorno, suscitando parecchia invidia nei suoi confronti dagli
altri compagni, cosa di cui lui non si curava minimamente.
Tendo si alzò svogliato e
raggiunse il proprio armadietto cercando di ignorare i propri compagni che
esultavano per le lettere e il cioccolato ricevuto.
Il suo stipo sarebbe stato
desolatamente vuoto come ogni anno; aveva smesso di prendersela per quello. Aprì
lo sportello e rimase immobile a fissare l’interno accanto alle sue scarpe c’era
un cioccolatino.
Tendo si guardò intorno smarrito
qualcuno si era sicuramente sbagliato, o voleva giocarli uno stupido ed alquanto
dubbio scherzo.
Prese il cioccolatino tra le dita
rigirandolo dubbioso c’era solo quello: non un biglietto, non un nome niente di
niente, solo il dolcetto in un incarto argentato di una nota marca.
“Hai ricevuto qualcosa anche tu?”
Tendo sussultò non aveva sentito
arrivare Shirabu alle sue spalle.
“Solo un cioccolatino” disse noncurante
riponendolo nella tasca della giacca della divisa.
“Da chi?”
“Non lo so”
“Un’ammiratrice segreta, forte!”
chiosò il compagno continuando a tormentarlo.
Per tutta la durata delle lezioni
e per gli allenamenti successivi, Satori si arrovellò su chi mai potesse
avergli messo quello nell’armadietto, era sicuramente uno scherzo,
qualcuno che voleva ridere alle sue spalle, non gli avrebbe dato soddisfazione.
“Sei stato molto distratto in
allenamento oggi” lo rimproverò Wakatoshi mentre si cambiavano
Tendo alzò gli occhi al cielo “Sì”
sbuffò ma non aveva voglia di sentir prediche.
Tornò in stanza prima di
Wakatoshi e notò sulla scrivania di quest’ultimo, una confezione di
cioccolatini della stessa marca di quello che aveva ricevuto.
Nella confezione da quattro ne
mancava uno.
Stava ancora osservando l’involucro,
quando Wakatoshi entrò nella stanza, si fissarono per un lungo momento.
Satori estrasse il cioccolato
dalla tasca e lo tenne sul palmo della mano.
L’espressione impassibile di Wakatoshi
non mutò non gli diede nessun indizio. Santo cielo quanto era difficile
comunicare con lui.
“Fa parte di quella confezione?”
chiese non sapeva da che parte iniziare l’unica cosa di cui era certo era che
il cuore aveva preso a battergli furioso nel petto.
“Sì”
“Lo hai messo tu nel mio
armadietto?”
“Sì”
“Perché?”
“Non è evidente?”
“No”
“Mi piaci”
Tendo boccheggiò in cerca d’aria,
non poteva crederci.
Ushijima fece un passo verso di
lui, che istintivamente indietreggiò e Wakatoshi interpretò negativamente
quella reazione.
“Scusa ho interpretato male i
tuoi segnali”
“I miei segnali?”
Che avesse una cotta per
Wakatoshi da quando erano entrati alla Shiratorizawa non lo sapeva nessuno. E
noi gli sembrava di aver lasciato chissà che segnali.
“Da quando?” si trovò a chiedere
che domanda stupida, ma non gli veniva in mente nient’altro, il suo cuore faceva
troppo rumore nella sua testa.
“Dalla prima liceo”
“E me lo dici adesso? Tra un mese
ci diplomiamo” sbottò ridendo nervosamente quella situazione aveva qualcosa di
grottesco.
“La tua riposta è negativa”
Tendo sbatté le palpebre incapace
di formulare una frase per un momento.
Decisamente non era la classica
situazione romantica, ma da Ushijima non poteva aspettarsi chissà cosa.
“No” mormorò “Non è negativa…”
anche lui ci stava mettendo del suo a renderla ancora più bizzarra.
Wakatoshi fece un altro passo e
questa volta Satori non indietreggiò.
“Che fai?” mormorò, sì, decisamente
stava facendo una domanda più stupida dell’altra.
“Ti bacio”
“Non ho mai baciato nessuno”
“Nemmeno io”
Quello che Tendo provò quando le
loro labbra si toccarono fu un brivido lungo la schiena e si rese conto di
quanto gli venisse naturale baciare Wakatoshi, mentre questi gli circondava i
fianchi con le mani e lo attirava verso di sé.
Era iniziata così il giorno di
San Valentino, nei dormitori della Shiratorizawa.
Oggi, 14 febbraio 2023
Il campanello sulla sua porta
tintinnò per l’ennesima volta. Tendo sorrise, ma maledisse una volta di più
quella festività anche se in quel giorno fatturava tantissimo.
Si era alzato prestissimo ed era
arrivato in laboratorio, che era notte fonda, per preparare cioccolatini di
tutte le forme e i gusti, l’imprevisto era arrivato intorno alle sei del
mattino, quando la sua collaboratrice, Marinette, lo aveva chiamato per dirgli
di essere in pronto soccorso, per una colica; quindi si era ritrovato da solo,
il giorno di San Valentino, nella città più romantica d’Europa, a gestire sia
il laboratorio che il negozio.
Erano solo le dieci del mattino ed
era già distrutto.
Sollevò lo sguardo dal pacchetto
che stava facendo quando sentì trillare il campanello sulla porta, e vide l’ultimo
cliente entrato: sovrastava la piccola folla di una testa abbondante.
Wakatoshi gli fece un cenno con
la mano e un lieve sorriso gli piegò le labbra.
Non erano rimasti in accordo di
vedersi anche perché se non ricordava male, Ushijima aveva delle partite
importanti.
“Ciao” lo salutò Wakatoshi,
chiedendo permesso ed avvicinandosi al bancone sotto gli sguardi perplessi
della gente
“Dov’è Marinette?”
“In pronto soccorso!” rispose
servendo la signora davanti a sé.
“Merci à bientôt” la salutò
cortese con un sospiro apprestandosi a servire il cliente successivo.
Senza pensarci un attimo Ushijima
andrò nel retro e ne emerse poco dopo con il grembiule del negozio e si mise
alla cassa.
Tendo sorrise trovandosi spalla a
spalla con il suo ragazzo, che riusciva a stupirlo una volta di più.
Sorrise all’imbarazzo di Wakatoshi,
quando alcune clienti gli chiesero l’autografo e la foto riconoscendolo. Possibile
che Ushijima non si fosse ancora abituato ad essere riconosciuto, dopo tutto
era un campione a livello mondiale.
Lavorarono fianco a fianco, scambiandosi qualche
parola, qualche occhiata, ma bastava solo averlo lì, Satori si sentiva rasserenato.
Con un sospiro stanco, a
pomeriggio inoltrato, Tendo girò il cartellino -Fermé- e si
volse per fortuna quella giornata era giunta al termine era sfinito.
Wakatoshi appese il grembiule e gli
diede una mano a riordinare.
“Non voglio sentire parlare di
cioccolata fino a domani” brontolò incrociando le braccia sul petto.
Wakatoshi inarcò un sopracciglio “Tu
di mestiere fai il cioccolataio” sentenziò circondandogli i fianchi con le
braccia.
“Sì, Toshi è un modo di dire”
rispose sedendosi sul bancone.
“Volevo darti questo” esordì Ushijima
tirando fuori dalla tasca un cioccolatino industriale di una nota marca, ma
prima di scartarlo e portarglielo alle labbra lo baciò dolcemente.
Satori si aggrappò alle sue
spalle assaporando finalmente la sua bocca, in un bacio caldo e morbido.
“Produco cioccolato artigianale e
mi rifili un cioccolatino comprato al supermercato” protestò scompigliandogli i
capelli, mentre Wakatoshi lo scartava e glielo posava sulle labbra, sorridendo
dolcemente. In quegli anni Ushijima aveva imparato a sorridere di più e quanto
era bello il suo volto quando lo faceva.
“Devi insegnarmi a fare i
cioccolatini”
Tendo scosse la testa “Andiamo a
casa” propose scendendo dal bancone. Mano nella mano percorsero il tragitto che
li divideva dalla casa di Satori.
Era così
che continuava nella quieta presenza l’uno per l’altro in qualunque momento.
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Note dell’autrice
Seconda shot all’insegna
del cioccolato!
Un Kiss
Bombay