San Valentino ieri, San Valentino oggi

di Bombay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gufi imbranati [Akaashi/Bokuto] ***
Capitolo 2: *** Cioccolatini industriali [Tendo/Ushijima] ***
Capitolo 3: *** Colmare la distanza [Oikawa/Iwaizumi] ***



Capitolo 1
*** Gufi imbranati [Akaashi/Bokuto] ***


Genere: romantico

Tipo: one shot

Coppia: yaoi

Personaggi: Keiji Akaashi, Kotaro Bokuto

Rating: PG-13, verde

Avvertimenti: slice of life, fluff

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Gufi imbranati

 

Oggi, 14 febbraio 2013

Di tutte le buste che aveva trovato nell’armadietto, una attirò la sua attenzione.

Un’anonima busta bianca spiegazzata. Al suo interno un foglio di quaderno a righe strappato male e stropicciato come se qualcuno lo avesse accartocciato per gettarlo via, ma poi ci avesse ripensato.

 

Poche parole scritte con la penna dall’inchiostro blu.

 

- Quando ti guardo rallegri le mie giornate. Non possiamo stare insieme tu ed io, ma mi basta osservarti da lontano, vedere i tuoi occhi, vedere il tuo sorriso, sentire la tua voce per amarti da lontano. -

 

Una scrittura spigolosa e dura, premuta così tanto sul foglio da formare piccoli solchi. Gli ricordava qualcuno ad Akaashi, ma non rammentava chi.

 

Dopo l’allenamento erano rimasti solo lui e Bokuto in spogliatoio, Akaashi finì di vestirsi mentre il suo capitano rovistava nella borsa da dieci minuti abbondanti.

“Tutto bene?” chiese Keiji, fissando la schiena ampia di Kotaro.

“Sì”

“Hai ricevuto tante lettere e tanto cioccolato?” domandò piegando, con più cura e lentezza del solito, i vestiti e riponendoli nella borsa. Era una domanda stupida, l’aveva visto l’armadietto di Bokuto straripare.

“Ho buttato via tutto, il cioccolato l’ho dato a Shirofuku”

“È scortese non rispondere, anche se negativamente, alle lettere”

“Se ne faranno una ragione”

 

Akaashi sospirò poggiandosi agli armadietti mordendosi il labbro inferiore nervosamente.

“Hai dato il cioccolato a qualcuno?” chiese in un soffio, non erano fatti suoi, ma quella domanda gli occupava la testa da quella mattina, e Bokuto si volse verso di lui, guardando per la prima volta da quando erano entrati in spogliatoio.

Come spesso accadeva restò incatenato a quegli occhi color dell’ambra che in quel momento erano profondamente tristi, sembrava incerto se parlare o meno. Alla fine, scosse la testa sedendosi sulla panca con un respiro pesante.

“No, non ha senso. Non potremmo mai stare insieme”

Akaashi corrugò la fronte a quelle parole che gli riecheggiarono in mente.

- Non possiamo stare insieme tu ed io -

“Cosa hai detto?” soffiò piano infilando la mano in tasca, sfiorando con la punta delle dita la carta stropicciata.

“Niente lascia perdere”

Keiji sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie.

“Ho ricevuto tante lettere oggi” iniziò e la vide la mascella di Bokuto contrarsi “Ma una sola ha attirato la mia attenzione” proseguì mentre tutti gli indizi andavano al loro posto “Una anonima busta bianca sgualcita con un foglio di quaderno stropicciato”

Gli occhi di Bokuto si allargarono per lo stupore.

“Tu scrivi con la penna con l’inchiostro blu e premi tanto da lasciare i solchi sul foglio”

Tirando fuori la busta dalla tasca vide Bokuto trattenere il fiato ed esalarlo piano, quindi si alzarsi e mettersi davanti a lui. Kotaro aprì il palmo della mano, rivelando un cioccolatino con l’involucro rosso e oro, lo scartò senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri di Keiji, posò la pallina di cioccolato sulle labbra del più giovane, che le schiuse e mangiò il cioccolatino al latte con il cuore morbido come piaceva a lui.

Kotaro guardò le sue labbra muoversi catturato da quel movimento lento.

“Buono” sussurrò leccandosi le labbra sporgendosi in avanti e Bokuto fece altrettanto e finalmente le loro labbra si incontrano in un bacio incerto che sapeva di cioccolato.

Era iniziata così la sera di San Valentino, finiti gli allenamenti di pallavolo, negli spogliatoi del Fukurodani.

 

 

Oggi, 14 febbraio 2023

Akaashi sorrise porgendo a Bokuto una scatola lunga e stretta.

“Che cosa è?” chiese curioso aggrottando le sopracciglia.

“Una cosa che ti servirà in partita” rispose con un sorriso e Kotaro si incantò a guardarlo, quella sera Keiji era radioso i suoi occhi, di quell’azzurro particolare sembravano, brillare.

L’atleta aprì la scatola rivelando al suo interno una catenina d’oro, semplice, da uomo.

Kotaro era ancora più confuso, sfiorò con le dita il metallo prezioso, lui non usava gioielli men che meno collane o braccialetti in partita.

“Ti ringrazio, ma non ne comprendo l’utilizzo… in partita”

Akaashi non appariva turbato dalla sua incertezza anzi ne sembrava divertito.

“Beh può servire per custodire qualcosa” suggerì.

Bokuto incrociò le braccia su petto meditabondo: cosa si metteva ad una catenina? Le medagliette con il gruppo sanguigno o determinate allergie in caso di necessità oppure… gli venne un flash improvviso di Miya e Sakusa che, prima di ogni partita, si sfilavano la fede dall’anulare sinistro e la riponevano su una collanina simile a quella.

I suoi occhi si spalancarono e il sorriso sul viso di Keiji si ampliò.

“Esatto” asserì seguendo i pensieri di Bokuto e prima che potesse formulare una frase, Keiji mise sul tavolo una scatolina di velluto rosso e l’aprì rivelando due anelli gemelli in oro bianco.

“Vuoi sposarmi?” chiese con naturalezza e Kotaro non riuscì a rispondere tanto era la forte l’emozione che provava, ma si limitò ad annuire con forza.

 

***

 

Accoccolati nella penombra della camera da letto con la pelle umida di sudore, dopo aver fatto l’amore fissavano le loro mani unite dove si erano reciprocamente messi l’anello.

“Te lo ricordi il nostro primo San Valentino?” 

“Come potrei dimenticarlo” mormorò piano Bokuto scostandogli i cappelli dalla fronte baciandola piano.

“Conservo ancora quella lettera nel cassetto”

Kotaro sorrise Keiji aveva un animo profondamente romantico.

“Il nostro primo bacio sapeva di cioccolato” sussurrò posando la bocca sulla sua.

“La nostra prima volta”

Keiji ridacchiò divertito “È stata disastrosa, ma non la cambierei per nulla al mondo”

“Nemmeno io. Eravamo due gufi imbranati”

Keiji rise più forte “Già ma eravamo giovanissimi e inesperti”

“Guarda dove siamo adesso”

“A letto”

“Scemo…” rise sospingendolo sul letto sdraiandosi sopra il compagno.

“A me piacerebbe una cosa semplice” mormorò Keiji dopo un po’, gli occhi socchiusi assonnati e stanchi.

“Tu, io, i testimoni e i nostri genitori sulla spiaggia al tramonto a piedi nudi”

“Sembra meraviglioso”

“Lo è… perché ci sei tu”

“Come fai, Keiji? Come fai a farmi sentire così ogni singola volta con il cuore colmo di gioia ed emozionane da farmi… tremare la voce”

Akaashi sorrise dolcemente “Io non faccio assolutamente nulla” bisbigliò chiudendo gli occhi.

Era così che continuava nella loro quotidianità che avrebbero seguitato a costruire giorno dopo giorno.

 

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Note dell’Autrice

Ecco la prima di tre shottine dedicate a San Valentino.

Auguro a tutti/e di trascorrerlo con chi amate!

Un kiss

Bombay

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Capitolo 2
*** Cioccolatini industriali [Tendo/Ushijima] ***


Genere: romantico

Tipo: one shot

Coppia: yaoi

Personaggi: Satori Tendo, Wakatoshi Ushijima

Rating: PG-13, verde

Avvertimenti: slice of life, fluff

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Cioccolatini industriali

 

Ieri, 14 febbraio 2013

Sbuffò una volta di più incrociando le braccia sul petto. Tendo detestava il San Valentino come mal sopportava, bene o male, tutte le feste comandate, ma dettagli.

San Valentino però gli dava proprio sui nervi. Già da qualche giorno prima in Accademia si respirava un’aria dolciastra in previsione dell’evento molti dei loro compagni e soprattutto compagne andavano letteralmente fuori di testa.

Con gli ormoni impazziti nemmeno fossero bestie in calore… beh alcuni dei suoi compagni lo erano… bestie… e anche in calore: costantemente.

Quindi quella mattina quando si era alzato dal letto ed era sceso per fare colazione era parecchio cupo e meditabondo.

Guardò Wakatoshi davanti a lui che mangiava quietamente la sua colazione, un paio di ragazzine gli si erano avvicinare e gli avevano porto una scatola di cioccolatini che aveva accettato con rigida cortesia.

 

Ecco un altro che non era avvezzo a quel genere di festività e che si stupiva di avere tutte quelle ragazze che gli giravano intorno, suscitando parecchia invidia nei suoi confronti dagli altri compagni, cosa di cui lui non si curava minimamente.

Tendo si alzò svogliato e raggiunse il proprio armadietto cercando di ignorare i propri compagni che esultavano per le lettere e il cioccolato ricevuto.

Il suo stipo sarebbe stato desolatamente vuoto come ogni anno; aveva smesso di prendersela per quello. Aprì lo sportello e rimase immobile a fissare l’interno accanto alle sue scarpe c’era un cioccolatino.

Tendo si guardò intorno smarrito qualcuno si era sicuramente sbagliato, o voleva giocarli uno stupido ed alquanto dubbio scherzo.

 

Prese il cioccolatino tra le dita rigirandolo dubbioso c’era solo quello: non un biglietto, non un nome niente di niente, solo il dolcetto in un incarto argentato di una nota marca.

“Hai ricevuto qualcosa anche tu?”

Tendo sussultò non aveva sentito arrivare Shirabu alle sue spalle.

“Solo un cioccolatino” disse noncurante riponendolo nella tasca della giacca della divisa.

“Da chi?”

“Non lo so”

“Un’ammiratrice segreta, forte!” chiosò il compagno continuando a tormentarlo. 

 

Per tutta la durata delle lezioni e per gli allenamenti successivi, Satori si arrovellò su chi mai potesse avergli messo quello nell’armadietto, era sicuramente uno scherzo, qualcuno che voleva ridere alle sue spalle, non gli avrebbe dato soddisfazione.

 

“Sei stato molto distratto in allenamento oggi” lo rimproverò Wakatoshi mentre si cambiavano

Tendo alzò gli occhi al cielo “Sì” sbuffò ma non aveva voglia di sentir prediche.

 

Tornò in stanza prima di Wakatoshi e notò sulla scrivania di quest’ultimo, una confezione di cioccolatini della stessa marca di quello che aveva ricevuto.

Nella confezione da quattro ne mancava uno.

Stava ancora osservando l’involucro, quando Wakatoshi entrò nella stanza, si fissarono per un lungo momento.

Satori estrasse il cioccolato dalla tasca e lo tenne sul palmo della mano.

L’espressione impassibile di Wakatoshi non mutò non gli diede nessun indizio. Santo cielo quanto era difficile comunicare con lui.

“Fa parte di quella confezione?” chiese non sapeva da che parte iniziare l’unica cosa di cui era certo era che il cuore aveva preso a battergli furioso nel petto.

“Sì”

“Lo hai messo tu nel mio armadietto?”

“Sì”

“Perché?”

“Non è evidente?”

“No”

“Mi piaci”

Tendo boccheggiò in cerca d’aria, non poteva crederci.

Ushijima fece un passo verso di lui, che istintivamente indietreggiò e Wakatoshi interpretò negativamente quella reazione.

“Scusa ho interpretato male i tuoi segnali”

“I miei segnali?”

Che avesse una cotta per Wakatoshi da quando erano entrati alla Shiratorizawa non lo sapeva nessuno. E noi gli sembrava di aver lasciato chissà che segnali.

“Da quando?” si trovò a chiedere che domanda stupida, ma non gli veniva in mente nient’altro, il suo cuore faceva troppo rumore nella sua testa.

“Dalla prima liceo”

“E me lo dici adesso? Tra un mese ci diplomiamo” sbottò ridendo nervosamente quella situazione aveva qualcosa di grottesco.

“La tua riposta è negativa”

Tendo sbatté le palpebre incapace di formulare una frase per un momento.

Decisamente non era la classica situazione romantica, ma da Ushijima non poteva aspettarsi chissà cosa.

“No” mormorò “Non è negativa…” anche lui ci stava mettendo del suo a renderla ancora più bizzarra.

Wakatoshi fece un altro passo e questa volta Satori non indietreggiò. 

“Che fai?” mormorò, sì, decisamente stava facendo una domanda più stupida dell’altra.

“Ti bacio”

“Non ho mai baciato nessuno”

“Nemmeno io”

Quello che Tendo provò quando le loro labbra si toccarono fu un brivido lungo la schiena e si rese conto di quanto gli venisse naturale baciare Wakatoshi, mentre questi gli circondava i fianchi con le mani e lo attirava verso di sé.

Era iniziata così il giorno di San Valentino, nei dormitori della Shiratorizawa.



Oggi, 14 febbraio 2023

Il campanello sulla sua porta tintinnò per l’ennesima volta. Tendo sorrise, ma maledisse una volta di più quella festività anche se in quel giorno fatturava tantissimo.

Si era alzato prestissimo ed era arrivato in laboratorio, che era notte fonda, per preparare cioccolatini di tutte le forme e i gusti, l’imprevisto era arrivato intorno alle sei del mattino, quando la sua collaboratrice, Marinette, lo aveva chiamato per dirgli di essere in pronto soccorso, per una colica; quindi si era ritrovato da solo, il giorno di San Valentino, nella città più romantica d’Europa, a gestire sia il laboratorio che il negozio.

Erano solo le dieci del mattino ed era già distrutto.

Sollevò lo sguardo dal pacchetto che stava facendo quando sentì trillare il campanello sulla porta, e vide l’ultimo cliente entrato: sovrastava la piccola folla di una testa abbondante.

Wakatoshi gli fece un cenno con la mano e un lieve sorriso gli piegò le labbra.

Non erano rimasti in accordo di vedersi anche perché se non ricordava male, Ushijima aveva delle partite importanti.

“Ciao” lo salutò Wakatoshi, chiedendo permesso ed avvicinandosi al bancone sotto gli sguardi perplessi della gente

“Dov’è Marinette?”

“In pronto soccorso!” rispose servendo la signora davanti a sé.

Merci à bientôt” la salutò cortese con un sospiro apprestandosi a servire il cliente successivo.

Senza pensarci un attimo Ushijima andrò nel retro e ne emerse poco dopo con il grembiule del negozio e si mise alla cassa.

Tendo sorrise trovandosi spalla a spalla con il suo ragazzo, che riusciva a stupirlo una volta di più.

Sorrise all’imbarazzo di Wakatoshi, quando alcune clienti gli chiesero l’autografo e la foto riconoscendolo. Possibile che Ushijima non si fosse ancora abituato ad essere riconosciuto, dopo tutto era un campione a livello mondiale.

Lavorarono fianco a fianco, scambiandosi qualche parola, qualche occhiata, ma bastava solo averlo lì, Satori si sentiva rasserenato.

Con un sospiro stanco, a pomeriggio inoltrato, Tendo girò il cartellino -Fermé- e si volse per fortuna quella giornata era giunta al termine era sfinito.

Wakatoshi appese il grembiule e gli diede una mano a riordinare. 

“Non voglio sentire parlare di cioccolata fino a domani” brontolò incrociando le braccia sul petto.

Wakatoshi inarcò un sopracciglio “Tu di mestiere fai il cioccolataio” sentenziò circondandogli i fianchi con le braccia.

“Sì, Toshi è un modo di dire” rispose sedendosi sul bancone.

“Volevo darti questo” esordì Ushijima tirando fuori dalla tasca un cioccolatino industriale di una nota marca, ma prima di scartarlo e portarglielo alle labbra lo baciò dolcemente.

Satori si aggrappò alle sue spalle assaporando finalmente la sua bocca, in un bacio caldo e morbido.

“Produco cioccolato artigianale e mi rifili un cioccolatino comprato al supermercato” protestò scompigliandogli i capelli, mentre Wakatoshi lo scartava e glielo posava sulle labbra, sorridendo dolcemente. In quegli anni Ushijima aveva imparato a sorridere di più e quanto era bello il suo volto quando lo faceva.

“Devi insegnarmi a fare i cioccolatini”

Tendo scosse la testa “Andiamo a casa” propose scendendo dal bancone. Mano nella mano percorsero il tragitto che li divideva dalla casa di Satori.

Era così che continuava nella quieta presenza l’uno per l’altro in qualunque momento.

 

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Note dell’autrice

Seconda shot all’insegna del cioccolato!

Un Kiss

Bombay

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Capitolo 3
*** Colmare la distanza [Oikawa/Iwaizumi] ***


Genere: romantico

Tipo: one shot

Coppia: yaoi

Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi

Rating: PG-13, verde

Avvertimenti: slice of life, fluff

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Colmare la distanza

 

Ieri, 14 febbraio 2013

Sapeva che non doveva andare a scuola quel giorno lo sapeva, doveva darsi per malato, disperso, ma Oikawa aveva suonato alla sua porta più chiassoso e molesto del solito.

“Iwa-chan cos’è quel broncio?” esclamò trascinandolo lungo la via “È San Valentino!!!” chiosò garrulo facendo salire il nervoso a Iwaizumi in maniera smisurata.

“Appunto” sbottò “Odio questa stupida festa” aggiunse facendosi anche più torvo.

“Sei il solito guastafeste, Iwa-chan” brontolò dandogli uno spintone.

“Tu il solito damerino vanesio” ribatté scuotendo il capo.

“Questa festa non ti piace solo perché non sei innamorato” sbuffò continuando però a sorridere.

“E cosa ne sai tu dell’amore” chiese con un sopracciglio alzato.

“Forse più di te” ribatté enigmatico.

“Sei innamorato?” Iwaizumi si rese conto di aver posto la domanda solo quando questa lasciò le sue labbra.

“E chi lo sa”

Hajime non poté indagare oltre perché arrivarono a scuola e manco a dirlo Oikawa fu contornato da ragazzine petulanti e isteriche che in mezzo a balbettii sconnessi gli porgevano lettere rosa, che davano la nausea da quanto erano profumate e scatole di cioccolatini.

Tooru sorrideva e rispondeva cortese, mentre Iwaizumi lo guardava scocciato o meglio quello era il cipiglio che vedevano tutti, In realtà Hajime guardava Oikawa con occhi diversi da tempo oramai: Tooru non era più un bambino, i suoi lineamenti si erano marcati, le sue guance non erano più paffute e morbide, da bambini gliele pizzicava spesso e Oikawa si indispettiva ogni volta.

Il sorriso che gli piegava le labbra di Tooru in quel momento era solare, ma non raggiungeva gli occhi, quegli occhi color cioccolato ultimamente erano tormentati e Iwaizumi si chiedeva perché. Più lui cercava di avvicinarsi più Tooru si faceva indietro.

I gridolini delle ragazze lo riportarono alla realtà, non si stupiva affatto che avesse quello stuolo di ammiratori e ammiratrici. Oikawa era oggettivamente un bel ragazzo, alto e proporzionato, il capitano della squadra di pallavolo, il migliore studente dell’istituto. Agli occhi di tutti era il miglior partito sulla piazza.

“Andiamo idiota o faremo tardi a lezione” esclamò riscuotendosi dalle sue riflessioni, afferrandolo per il colletto della giacca.

Raggiunti gli armadietti Iwaizumi non si stupì affatto della cascata di lettere che uscirono da quello di Tooru, nel momento in cui lo aprì.

Aprì anche il suo trovane alcune anche lui, che seccatura, stava ancora imprecando tra sé e sé quando un ragazzo del secondo anno si avvicinò a loro e porse una busta bianca a Tooru inchinandosi davanti a lui.

“Ti prego di accettarla” bisbigliò e solo quando Tooru la prese si sollevò guardandolo speranzoso negli occhi.

“Grazie” iniziò il diretto interessato “Ma non…”

“Capisco” lo interruppe correndo via.

 

***

 

Seduti uno davanti all’altro sul tavolino basso nella stanza di Oikawa, stavano facendo i compiti di matematica quando Tooru mormorò dal nulla: “Sei geloso, Hajime?”

Iwaizumi smise di scrivere raramente Oikawa lo chiamava per nome e non era un buon segno “No” disse chiudendo il quaderno.

“Sì, invece ho visto la tua reazione quando quel ragazzo di seconda mi ha dato la lettera”

“Sono solo rimasto sorpreso del suo coraggio” sussurrò – quello che non ho io - pensò ed era geloso, sì, delle attenzioni che tutti porgevano a Oikawa perché prima o poi qualcuna se lo sarebbe portato via.

Tooru lo osservò intensamente tanto che Iwaizumi abbassò lo sguardo.

“Sei geloso?” domandò ancora, ed era serio Tooru, non lo stava provocando o stuzzicando.

“Te l’ho già detto non…”

“Io sì” lo interruppe abbassando quegli occhi castani e tormentandosi le ciocche brune con le dita “Di te, intendo”

Iwaizumi rimase immobile incapace di dire o fare qualcosa, ma fu Oikawa a proseguire “Quando ho visto che avevi ricevuto un sacco di lettere, ma non ho mai avuto il coraggio di lasciarci la mia nel tuo armadietto”

Era arrossito? Tooru Oikawa era arrossito davanti a lui mentre gli confessava cosa?

“Cosa stai dicendo, Tooru” domandò in un soffio mentre gli occhi del capitano tornavano a posarsi nei suoi.

“Questa mattina mi hai chiesto cosa ne so dell’amore e se sono innamorato. Beh so poco dell’amore in verità, ma si sono innamorato di te”

Iwaizumi rimase immobile per un lungo momento tanto che Oikawa prese a guardarsi intorno nervoso, quindi lo afferrò per la camicia e Tooru strinse forte gli occhi, convinto che Iwaizumi gli avrebbe dato una testata, ma furono le sue labbra a posarsi sulle proprie con garbo e quasi esitanti.

“Sei un idiota…” sbottò tornando a baciarlo ancora.

“Sì forse hai ragione” rispose sdraiandosi sul pavimento, portandolo con sé riprendendo a baciarlo.

Era iniziata così quella sera, tra i libri di matematica e chimica dopo una giornata molto simile alle altre.

 

 

Oggi, 14 febbraio 2023

Il segnale acustico del pc lo avvisò della videochiamata in arrivo.

“Puntuale come sempre Iwa-chan” lo salutò aprendo la comunicazione.

Iwaizumi sbadigliò a casa era notte fonda, doveva essersi messo la sveglia per alzarsi e videochiamare.

- Ciao, è arrivata la scatola di cioccolatini? -

Oikawa la agitò davanti alla telecamera, con un sorriso “Tempestiva come questa chiamata”

- Buon anniversario - mormorò Hajime e a Tooru si strinse il cuore; quello era il loro decimo anniversario e ogni anno lo passavano così in videochiamata, perché lui era dall’altra parte del mondo per realizzare i suoi sogni. Perché il quattordici febbraio era troppo vicino a Natale e troppo lontano dalle vacanze estive per fare un altro viaggio intercontinentale e poi era in pieno campionato.

“Buon anniversario” ripose con un sorriso triste, loro non festeggiavano più San Valentino quello era diventato solo il giorno in cui si erano messi insieme.

“Sono dieci anni che mi sopporti, Iwa-chan” iniziò tormentandosi i capelli.

- Sì hai ragione, forse è la volta buona che ti mollo - lo provocò con un sorriso sghembo.

“Non vorrai mollarmi in videochiamata, spero” chiosò indignato “Prima voglio scoparti un’ultima volta” asserì e doveva essere una battuta, ma non riuscì a sorridere.

“Mi manchi Hajime ogni giorno di più” ammise stringendosi nelle spalle “Questa situazione mi pesa”

- Lo so Tooru pesa anche a me, ma guarda dove sei arrivato -

“A quale prezzo però”

- Smettila o chiudo la chiamata -

“Scusa… è solo che nell’appartamento accanto al mio si è trasferita una coppietta e ci danno dentro come conigli, le pareti sono così sottili che si sente tutto. Fa male sentirli fare l’amore”

- Tooru… -

 

In quel momento Oikawa sentì la sirena di una ambulanza che passava nella strada accanto e la udì chiaramente anche nelle casse del computer, non era possibile.

Oikawa corrugò la fronte pensieroso, reclinando il capo di lato, ora che ci faceva caso Iwaizumi aveva impostato lo sfondo dietro di sé, cosa che non faceva mai.

Un sospetto e una speranza gli fece battere il cuore più forte.

“Scusami un secondo devo andare in bagno” disse andando invece alla finestra, l’aprì e si sporse e non poteva crederci.

“Iwa-chan” lo chiamò e il moro alzò la testa e sorrise facendo un cenno con la mano, spegnendo il tablet che aveva in mano.

“Cosa ci dai qui?”

“Dieci anni Tooru, è il minimo che potessi fare” gridò con le mani sui fianchi “Mi apri il portone o restiamo qui a strillare in strada”

“Ho altri programmi per la giornata” gli vociò di rimando tornando in casa armeggiando con il citofono.

Iwaizumi fece appena in tempo a varcare e chiudere la porta che Oikawa gli gettò le braccia al collo saltandogli letteralmente in braccio. Hajime lo sostenne dal sedere, barcollando raggiunse la camera cadendo rovinosamente sul letto

“Facciamo sentire ai novelli sposi come si fa l’amore” sentenziò baciandogli la bocca, Tooru rise, rise forte di cuore sentendosi più leggero.

Era così che continuava nella loro capacità di sorprendersi ogni volta come fosse la prima e di amarsi a distanza.

 

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Note dell’Autrice.

Ecco qui l’ultima shot, non potevano mancare loro due.

Grazie a chi ha letto ed ha voglia di dire la sua.

A presto!

Bombay

 

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