Quando il passato ritorna di gio_dy (/viewuser.php?uid=79463)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una promessa è una promessa ***
Capitolo 2: *** Una decisione difficile ***
Capitolo 1 *** Una promessa è una promessa ***
Salem (Massachusetts)
Aprì gli occhi di scatto, la mente ottenebrata, le
membra intorpidite...
ogni parte del suo corpo provava dolore, ma non
capiva perché. Pian
piano la nebbia che le offuscava il cervello iniziò a
diradarsi ed il ricordo
di quanto era accaduto la aggredì come il morso di un cane
rabbioso: aveva
deciso di prendere un taxi perché stava facendo tardi
all'appuntamento con
Matthew... Matthew... chissà se si era spaventato non
vedendola arrivare,
sperava di si, sperava che a quell'ora avesse già chiamato
la polizia ... a
quell'ora! Ma che ora era? e che giorno era? Chiuse gli occhi ed il
ricordo
della sua corsa in taxi le tornò alla mente in una serie di
flash back
convulsi: la strada che scorreva veloce intorno a lei, il suo rendersi
conto
che stavano andando nella direzione opposta a quella dove doveva
andare,
l'autostrada con il suo traffico, le sue urla verso l'uomo che guidava
impassibile ed insensibile alle sue lacrime... aveva anche pensato di
aprire lo
sportello della vettura per buttarsi fuori, ma aveva desistito con quel
traffico sarebbe sicuramente stata investita... ma che importava tanto
sarebbe
morta comunque se lo sentiva... ricordò il rumore dello
sportello di
separazione tra autista e passeggero che si chiudeva con uno scatto, il
battere
dei suoi pugni disperati contro quel vetro e poi il fumo, fumo acre,
fumo denso, soffocante... infine il buio; buio dal quale era
appena riemersa,
confusa e dolorante; un senso di nausea l'assalì prepotente,
non fece in tempo
ad alzarsi dal lettino sul quale si trovava sdraiata che si
vomitò addosso...
iniziò a tossire soffocata dal suo stesso vomito e nel
tentativo di prendere un
pò d'aria si mise a sedere sul letto...si guardò
intorno e scoppiò in un pianto
disperato.
********
Quantico
(Virginia)
6 ore dopo
"Le
sole cose che
valgano la pena di essere dette
sono quelle che dimentichiamo;
le sole cose che valgano la pena di essere fatte
sono quelle che sorprendono il mondo"
O.
Wilde
Odiava
essere li... se ne stava immobile di fronte
all'entrata del Bureau fissando in tutta la sua altezza l'edificio...
sapeva
che stava solo cercando di prendere tempo e di trovare il coraggio per
entrare;
avrebbe preferito nuotare in una vasca piena di piranha, o scalare
l'Everest in
mutande ma non essere li!
Troppi ricordi, troppo dolore ancora vivo nonostante fossero passati
anni e
anni ed ancora altri anni e se si sentiva così,
pensò, forse non ne erano trascorsi
ancora abbastanza da quando aveva mollato tutto chiedendo un congedo
temporaneo, così temporaneo da essere ancora in corso;
eppure il destino
beffardo, in barba al congedo ed a quello che provava, aveva fatto in
modo che
il team di analisi comportamentale avesse urgente bisogno di
una
consulenza specialistica sui culti e le discipline esoteriche e questa
era la
ragione per cui adesso era li a cercare di trovare il coraggio per far
muovere
le sue dannate gambe verso la porta d'ingresso. Aveva provato in tutti
i modi a
sottrarsi a quell'incombenza, sapeva che il rettore aveva un debole per
Richard
il suo elegante e distinto assistente ma quel vecchio testardo non
aveva voluto
sentire ragioni "Vogliono il nostro elemento migliore, l'hanno detto
esplicitamente,
ed anche se mi costa ammetterlo questo elemento è lei!
Quindi non cerchi di
convincermi a cambiare idea facendomi sprecare del tempo prezioso e
sottraendo
del tempo altrettanto prezioso ai suoi allievi! Il discorso
è chiuso qui! Può
andare!…… Ah, no, un'ultima cosa: veda di
comprarsi un completo decente
evitando di presentarsi all'FBI con l'aspetto di un cantante rap. Se
non vuole
farlo per la sua dignità lo faccia almeno per il buon nome
di questa
università!" Inutile dire che i consigli sull'abbigliamento
di quella
vecchia mummia in redingote non li aveva nemmeno presi in
considerazione.
Stupido dinosauro dal cervello atrofico, non sapeva con chi stava
parlando, non
sapeva il supponente vegliardo che il docente che gli stava di fronte
mentre
blaterava di cantanti rap senza nemmeno sapere che cosa fossero, ci
aveva
lavorato all'FBI e proprio in quello stramaledetto ufficio che aveva
richiesto
la sua
consulenza.
Era arrivato il momento decise, allargò le narici respirando
a pieni polmoni
l'aria pesante di smog dell'ora di punta "Stringi le chiappe" si
disse "Ormai sei in ballo e devi ballare, prega di non incontrare chi
non
desideri incontrare, entra senza esitazioni, fa la tua bella consulenza
in
merito a ciò che ti sottoporranno, cancella dai loro sguardi
l'ironia e la
diffidenza sulla tua materia usando il tuo QI e poi fuggi!".
Entrò nel
grande atrio dirigendosi con passo svelto in direzione degli ascensori,
una
guardia armata evidentemente insospettita dal suo abbigliamento
eccessivamente
casual si avvicinò frettolosa facendo imperiosamente segno
di fermarsi.
"Scusa, dov'è che vai TU" e caricò di disprezzo
quel TU squadrando la
sua figura da capo a piedi. Si girò con irritazione
verso l'uomo e
si chiese se sarebbe stato altrettanto arrogante senza la pistola nella
fondina “ Di sicuro ce l’ha
piccolo” pensò e senza nemmeno sforzarsi di
parlare gli mise sotto il naso il tesserino da agente speciale, poi si
girò
senza aspettare che l'altro dicesse qualcosa e si
avviò ignorando deliberatamente
le scuse che questi confuso blaterava. Entrò con decisione
nell'ascensore che
magicamente aveva spalancato le porte al suo arrivo e premette il
pulsante di
salita. "Accidenti nemmeno la tregua di attendere che arrivasse al
piano,
l'ascensore era già qui che mi aspettava.. non
c'è dubbio oggi gli dei ce
l'hanno con
me!"
Non appena mise piede nell’ufficio quattro paia di occhi si
girarono nella sua
direzione visibilmente incuriositi, sapeva bene che il suo aspetto ed
il suo
modo di vestire così in contrasto con i lineamenti della sua
faccia attiravano
inevitabilmente l’attenzione, e si divertiva un mondo a
vedere sempre la stessa
sciocca domanda dipinta sul viso della gente quando faceva il suo
ingresso in
una stanza. Non volle dare loro il tempo di cercare di capire
“scusate, sto
cercando l’agente Jareau, sono Jo
Bessy…” Una bella ragazza bionda dal sorriso
cordiale si staccò dal gruppetto avvicinandosi e tendendo la
mano “ Piacere,
sono Jennifer Jareau” il resto del gruppetto si
avvicinò a loro “e loro sono
gli agenti Morgan, Prentiss ed il Dott. Reid, ragazzi Vi presento il
prof. Jo
Bessy il nostro consulente per questo caso” si strinsero la
mano scambiandosi
sorrisi di circostanza “Beh, visto che lei è
già qui possiamo dare inizio alla
riunione” disse l’agente Jareau, “Ma
manca Hotch” replicò il Dott. Reid “Oggi
viene più tardi, mi ha chiamata stamattina
presto.” prego mi segua Prof. Bessy”
“Mi chiamo Jo, niente prof Bessy, basta Jo e questo vale per
tutti” disse e
seguì la donna per le scale che conducevano alla sala
riunioni insieme al resto
del gruppo “come se non conoscessi la strada”
pensò Jo sorridendo amaramente
dentro sé. La donna li fece entrare tutti
nell’ampia sala e poi uscì per andare
a chiamare qualcun altro. Rimasti soli l’agente Morgan chiese
in tono divertito
e deliberatamente scettico “e così lei insegna
all’università come diventare
streghe e maghi” “Direi di no, io insegno cosa
hanno rappresentato gli antichi
culti che oggi definiamo pagani nella storia dell’evoluzione
psicologica e sociologica
dell’umanità e quanta influenza ancora esercitino
sulla società moderna, certo
per poter parlare di quella che è comunemente definita magia
o stregoneria devo
conoscerne i riti, gli strumenti e le applicazioni, ma direi
che è un
tantino diverso dal forgiare futuri streghe, maghi e ciarlatani, non
trova
anche lei?!" l’agente Morgan annuì imbarazzato,
capitava difficilmente che
qualcuno riuscisse a lasciarlo senza parole, la giovane donna bruna che
fino a
quel momento era rimasta in silenzio rise piano “Questa te la
sei cercata!
Complimenti Professore lei è una delle poche persone che
abbia messo in
difficoltà il nostro sfacciato collega” rise
ancora imitata da Reid, in quella
la porta d’ingresso alle spalle di Jo si aprì
“Ciao Jo!” disse una voce
conosciuta, si girò in direzione del nuovo venuto e rispose
al saluto “Ciao
Dave” si strinsero la mano. Gli altri rimasero stupiti sia
dal fatto che si
conoscessero ma soprattutto dal tono sinceramente amichevole del loro
collega,
sapevano benissimo come la pensava in merito a tutto ciò che
riguardava il
soprannaturale o presunto tale. “A questo punto direi che
possiamo iniziare”
disse Rossi ed iniziò ad illustrare il caso. Mentre David
parlava Morgan si
distrasse ad osservare il nuovo venuto ed a tentare di farne un profilo
sommario “Ha un aspetto fisico ambiguo, veste in modo
trasandato, ma non è
casuale, è voluto, i maglioni sono esageratamente larghi
così come i pantaloni,
quasi che mascherandolo si divertisse a sottolineare
l’ambiguità del suo fisico
e l’effetto che fa su chi lo guarda. Anche i lineamenti del
viso sono ambigui,
ha un che di efebico, la linea morbida delle labbra che si scontra con
i tratti
incisivi del mento e quegli occhi così esageratamente verdi
eppure attraversati
da lampi di colori diversi a secondo del suo umore, mettono i brividi,
mi
ricordano gli occhi dei vampiri di Anne Rice. E’
indubbiamente molto
intelligente, altrimenti Rossi non l’avrebbe chiamato qui e
soprattutto non mi
avrebbe steso con una risposta come quella che mi ha dato. Nonostante
la
sicurezza con cui si muove e che dimostra, sebbene lui e David si
conoscano
bene e questo è evidente dal tono del loro saluto,
è decisamente a disagio,
guarda in continuazione la porta e non si è nemmeno tolto
quell’assurdo
cappello, il che indica che vuole fare in fretta, direi quasi che sta
soffrendo
a stare qui… “ Morgan vuoi passare la foto del
pugnale a Jo per favore?” un
calcio di Emily sotto al tavolo lo riportò alla
realtà “Come? Scusa Rossi non
ho capito” “Ti Ho chiesto se per favore puoi
passare a Jo la foto del pugnale”
“Forse è meglio che mi concentri sul
lavoro” pensò e passo la foto a Jo Bessy.
Jo prese la foto e si mise a studiarla con attenzione mentre
Rossi
spiegava che erano stati trovati altri tre pugnali, tutti con una
impugnatura
diversa, vicino ad ogni vittima. “Sembra un Athame,
però dovrei vederlo dal
vero per giudicare… se così fosse la cosa non
avrebbe senso. L’athame non è un
pugnale sacrificale, usato in questo modo perderebbe la sua
sacralità e
comunque un Athame non avrebbe mai un’ impugnatura che
rappresentasse una
figura femminile come in questo caso Lilith”
“Perché no?” chiese Reid “Che
io
sappia il mito dice che Lilith sia stata la prima Donna creata di terra
e fango
come Adamo; la leggenda narra che fuggì dall’Eden
e da lui perché non voleva
giacergli sottomessa e che in seguito si sia unita a Satana divenendone
la
moglie.” “Quello che lei dice dottore è
tutto vero, ma il problema è che
l’Athame è la rappresentazione della parte
maschile del Divino, e rappresenta
in se il simbolo maschile, cioè il fallo!
Converrà con me che le due cose sono
decisamente discordi…” Si chinò
nuovamente ad osservare la foto “per favore
avete una lente di ingrandimento, c’è qualcosa di
inciso sulla lama” qualcuno
porse l’oggetto richiesto “Ad ulteriore riprova di
quanto abbiamo appena detto
la scritta sulla lama è un’invocazione a Hel che
secondo la mitologia norrena
era la guardiana del regno dei morti… Una cosa assolutamente
priva di senso. Il
Soggetto Ignoto che state cercando ha una conoscenza distorta dei
rituali
esoterici e mischia le nozioni di cultura diversa con
l’obiettivo insano
di compiacere una qualche entità infernale al fine averne
qualcosa in cambio…
Certo è molto organizzato..” “Morgan
interruppe quel fiume di parole piuttosto
infastidito “Se permette professore il profilo sarebbe meglio
che lo lasciasse
fare a noi!” “Per sua informazione agente speciale
Morgan io ho fatto il
profilo a Samuel Meyers, il killer delle mamme, quando ancora lei
sceglieva la
facoltà da frequentare!” la squadra intera tenne
il fiato stupita dalla
rivelazione e si girarono a guardare Rossi che sorrideva beffardo
“per favore
continua Jo” disse David, l’agente Speciale in
congedo temporaneo Jo Bessy
riprese il filo del suo ragionamento, mentre dentro sé si
pentiva amaramente
della risposta che aveva dato a Derek Morgan
“Perché devo sempre reagire alle
provocazioni? Mi taglierei la lingua!” poi
continuò a voce alta “probabilmente
i pugnali sono creati apposta per lui da un qualche artigiano,
è probabile che
uccida ciclicamente, seguendo le fasi lunari, o solari o stellari o di
crescita
delle piante… fate controllare dal vostro esperto
informatico quali fossero le
fasi lunari nei giorni degli omicidi, se vi darà esito
negativo, cercate altre
fasi, provvederò io a fornirvi un elenco di tutto
ciò che è fasico nei diversi
rituali. Tenete presente una cosa potrebbe non agire da solo potrebbe
avere un
gruppo di adepti come accadde con Manson. E’
tutto!” Voleva solo scappare da
quel posto “Non credo ci sia altro da dire, se avrete ancora
bisogno di me non
esitate a chiamarmi.” Si alzò poi inaspettatamente
si rivolse a Morgan e tese
la mano verso di lui “Mi scusi Agente Morgan per come le ho
risposto, al suo
posto avrebbe dato fastidio anche a me un individuo saccente che
pretendesse di
fare il mio lavoro!” Morgan sorrise e strinse la mano che Jo
gli porgeva. “Non
si preoccupi Jo è stata anche colpa mia!”
“Prima che te ne vada Jo, devo
chiederti ancora una cosa” “Dimmi Dave”
ma perché non lasciava che se ne
andasse?? “Vorrei che tu dessi un’occhiata
all’intero fascicolo, voglio sapere
cosa ne pensi a partire dalla vittimologia.” “ E
con questo cosa intendi dire?
Spero che tu non mi stia chiedendo di…”
“Si Jo, voglio che torni nella squadra,
è per questo che ho preteso che la consulenza la facessi
tu.” Fu come un pugno
nello stomaco… poteva sopportare tutto ma non questo,
cercò di mantenere la
calma “No Dave, è fuori discussione!”
cercò di avere un tono più categorico
possibile. “Per favore Jo, sei una delle menti migliori che
l’unità abbia mai
avuto, senza offesa Reid!” “No, non importa, non
hai mica detto la migliore.”
Il dottorino abbozzò un sorriso, aveva cercato a modo suo di
spezzare
l’atmosfera pesante, ma era stato inutile; “Dave,
io non sono più quella
persona e sai bene il perché, mi stupisce che tu abbia
potuto chiedermi una
cosa del genere visto che in parte è anche per causa
tua!” Stava perdendo le
staffe, ma non poteva farci nulla. La squadra che fino ad un attimo
prima era
in evidente imbarazzo si girò a guardarli incuriosita.
L’atmosfera si tagliava
col coltello. “Ragazzi per favore lasciateci soli, io e Jo
dobbiamo parlare in
privato” Uscirono immediatamente, ma rimasero accanto alla
porta nella speranza
di riuscire a sentire ancora qualcosa. “Credo che ci siamo
persi qualche
capitolo della storia di Dave” disse Reid serio “Eh
si, ma mi sa che questo
capitolo dovesse essere a dir poco interessante.. magari anche
scabroso… chissà
forse erano amanti…” insinuò
maliziosamente Derek “Vuoi dire che Rossi potrebbe
essere gay? No, non credo sia possibile altrimenti non si sarebbe
sposato…
quante volte si è sposato? Statisticamente un omosessuale
che si sposa lo fa
una volta sola, non commette lo stesso errore più
volte!” “E tu che ne sai
ragazzino? Magari è bisessuale” Reid
arrossì sotto lo sguardo eloquente del suo
collega “Piantatela di fare gli scemi voi due” li
sgridò JJ poi si rivolse ad
Emily “Tu cosa ne pensi?” “Non so,
è tutto così strano, mi sfugge qualcosa, mi
piacerebbe saperne di più su Jo Bessy”…
Morgan si illuminò “aspettatemi qui e
continuate ad origliare, mi aggiornerete quando torno!” corse
veloce
nell’ufficio di Penelope “Ciao bambolina ho bisogno
di un favore” “La regina
della rete è a tua disposizione bel Dio
dell’amore, chiedi e sarai esaudito”
“Trovami tutto quello che sai su Samuel Meyers, il killer
delle mamme, e
sull’agente speciale Jo Bessy” “detto
fatto tesoro!” Penelope si mise ad
armeggiare col suo PC ma dopo un po’ si bloccò
“Ehi Derek ci sono un paio di
problemi, prima di tutto Jo Bessy non lo trovo da nessuna parte ho
provato con
Jo, Joe, Joy, John, Johnny, Jonatan ho provato anche con George ma
nulla! Il
secondo problema potrei anche risolverlo ma poi dovrei cercare un altro
lavoro
e tu come faresti senza di me?” “Cosa intendi
dire?” “il file su Mayers è
secretato.” Morgan salutò la collega ed
uscì evidentemente preoccupato,
raggiunse gli altri e spiegò la situazione
”può darsi che abbia cambiato nome
perché rientra in un programma i protezione” disse
Emily, “potrebbe essere, e
questo spiegherebbe anche perché il file su Meyers sia
secretato” asserì Reid.
Intanto il poco che riuscivano a sentire di quanto stava avvenendo
all’interno
della stanza faceva immaginare che fosse in corso una discussione
piuttosto
accesa: “Senti Jo, mi dispiace, non finirò mai di
pentirmi per quanto accadde
allora, lo so che è stata colpa mia se Meyers è
riuscito ad arrivare a te e di
conseguenza tutto quello che è accaduto dopo… non
passa giorno senza che io ci
pensi…” “Eri ubriaco Dave, cazzo
UBRIACO! Dovevi coprirmi le spalle eri il mio
amico e collega più fidato!! Come puoi pretendere che dopo
quanto è accaduto io
possa anche solo lontanamente pensare di tornare qui!”
“Lo so, Mio Dio
perdonami lo so, ho sbagliato se potessi rimediare lo farei, ma non
posso Jo!
Sai bene che dopo quanto è accaduto in quei giorni ho
lasciato l’unità… ero
schiacciato dal senso di colpa ed ancora adesso riesco a conviverci a
fatica,
sono stato lontano per anni ma adesso sono tornato, perché
fuggire non serve,
né dai ricordi per quanto dolorosi essi siano né
da Sé stessi!! Un profiler, è
questo quello che sono ed anche se rifiuti di ammetterlo e questo che
sei anche
tu, e lo hai dimostrato poco fa quando hai tenuto testa a Derek
Morgan.” Jo
tacque cercando di controllare il tremito convulso che scuoteva il suo
corpo,
respirò profondamente e rimase in silenzio finché
non sentì che il suo ritmo
cardiaco tornava normale e che poteva nuovamente controllare i muscoli
del suo
corpo. “Mi spiace Dave, scusami per le parole dure che ti ho
rivolto, non ce
l’ho con te per quanto è accaduto, come
potrei… avrei dovuto fare più
attenzione anche io… sapevo che per te era un brutto
periodo, era lo stesso per
me e per i tuoi stessi motivi, forse è anche per questo che
eravamo così uniti…
Però non posso, e tu sai bene che c’è
anche un’ altra ragione che mi impedisce
di tornare!” David finse di non aver sentito
l’ultima affermazione “Jo ti
chiedo solo questo, in nome della nostra vecchia amicizia,
pensaci!” Jo tacque
per un po’, lo sguardo perso nel vuoto come se stesse
riflettendo, Rossi sapeva
la battaglia che aveva dentro e sperava disperatamente che il profiler
uscisse
dalla sua tana di coniglio, finalmente si riscosse e parlò
“Hotch lavora qui
adesso, ho sentito Spencer Reid che lo nominava”
disse… ecco il momento era
arrivato pensò Rossi, fare finta di nulla sarebbe
stato inutile “Si Jo,
lavora qui, ma non permettere che…” lo interruppe
“Basta Dave… il mio no è
definitivo, e sai bene perché, non cercare scuse o buone
ragioni, perché non ce
ne sono! Ora devo proprio andare, spero di avervi aiutato, quando hai
bisogno
chiamami o vieni da me, tanto sai dove trovarmi… te lo
ripeto Dave, di
qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono… per ogni cosa
tranne questa!” Si
avviò verso la porta, e prima di uscire si girò
ancora una volta verso il suo
vecchio amico “Dave, per favore, di a Hotch di non cercarmi e
di stare lontano
da me altrimenti ovunque siamo... manterrò la mia
promessa!” Aprì la porta ed uscì
“Arrivederci
ragazzi è stato un piacere conoscervi.” mentre
parlava li guardava uno per uno
e dall’espressione dei loro visi capì che li aveva
colti in flagrante tentativo
di origliare, un lampo violetto di divertimento attraversò
il verde intenso dei
suoi occhi, facendo dissolvere per un attimo la sfumatura triste di
grigio che
avevano mentre usciva dalla sala riunioni “scusate,
se posso permettermi”
i tre lo guardavano imbarazzati “la sala riunioni ha verso
l’esterno dei tripli
vetri insonorizzati, avreste sentito meglio dall’ufficio a
fianco……… ve lo
garantisco!” e fece l’occhiolino a Reid che era
evidentemente il più in
imbarazzo di tutti… Morgan scoppiò a ridere
così come Prentiss e JJ “in bocca
al lupo per la vostra caccia all’uomo!” disse Jo,
si avvicinò alle scale ed
iniziò a scenderle…sorrideva, ma era triste,
sentiva un peso sul cuore e non ne
capiva il perché, sapeva di aver fatto la scelta giusta
eppure… maledetta
vocina di folletto che gli soffiava dubbi nelle orecchie…
giunse davanti
all’ascensore completamente in balia dei suoi pensieri,
alzò il braccio per
premere il pulsante di chiamata, ma non ce ne fu bisogno, le pesanti
porte di
acciaio si aprirono e si ritrovò di fronte
l’ultima persona che avrebbe voluto
incontrare sulla faccia della terra e nell’universo
intero!
Si
guardarono negli
occhi per un attimo che sembrò infinito, la tensione dovuta
a quell’incontro
aveva immediatamente saturato di elettricità
l’aria del grande ufficio, tanto
che Morgan, JJ, Prentiss, Rossi e Reid, che si trovavano ancora vicino
alla
sala riunioni ne furono investiti come da una folata di vento
radioattivo e
loro malgrado si trovarono a fissare quei due senza riuscire a
distogliere lo
sguardo… “Oddio si sparano”
pensò Reid seriamente allarmato senza nemmeno
sapere perché…Non appena i suoi occhi avevano
incrociato quelli di Jo Hotch era stato
investito dal suo passato, avrebbe potuto giurare che il suo cuore
avesse
smesso di battere per un istante, annaspò alla ricerca di
aria cercando di
allentare il nodo della cravatta, poi qualcosa
cambiò… vide il verde di quegli
occhi diventare sempre più intenso ed accendersi di lampi
viola come il cielo
quando annuncia un uragano poco lontano e capì…
capì che anche dopo tanti anni
avrebbe mantenuto la sua promessa… La prima cosa che
sentì fu la scossa
elettrica, simile a quella che prendi quando indossi indumenti acrilici
nei
giorni di vento, se la ricordava bene quella scossa… e poi
l’impatto violento e
brutale di quella mano sul suo viso.
L’aveva
schiaffeggiato!
Senza dire una parola Jo entrò in ascensore premette il
pulsante del piano
terra e sparì alla vista di
tutti.
Hotch
serrò la mascella ed assunse un espressione il
più distaccata possibile
cercando di simulare una normalità che in quel momento gli
era del tutto
estranea. “Che uomo inquietante, non trovate anche
voi?” disse Emily
“Ehm..donna!” “Come dici Reid?”
“Ho detto donna… non credo sia un uomo ma una
donna; vedete il nov…. ” “Ma per favore
Ragazzo…” “No, Morgan, lascialo
continuare…” “grazie JJ, dicevo, Secondo
le statistiche…” “Mio Dio ci
risiamo”
“Morgan taci e lascialo finire!!!”
“Grazie anche a te Emily, dunque… in una
situazione del genere, anche se non ho ben capito di che genere fosse,
il 95%
degli uomini avrebbe dato un pugno ad Hotch, mentre il 98% delle donne
avrebbe
fatto esattamente quello che ha fatto lei, o lui se non rientra nelle
statistiche, ma è raro non rientrare nelle
statistiche” “Va bene Reid, abbiamo
capito, resta il fatto che so ancora distinguere una
d…” “Taci Morgan, ha
ragione lui è una donna! Vi aspetto tutti in sala riunioni
tra dieci minuti al
massimo, spero vi bastino per riprendervi dallo shock ed esaurire gli
ultimi
commenti!” disse Hotch passando loro a fianco e mettendo
così fine
all’episodio. Entrò nel suo ufficio seguito da
Rossi “Come stai Aaron?” “Non lo
so…” “Mi dispiace non ho fatto in tempo
a fermarla o ad avvertirti” “Non ti
preoccupare Dave, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, me
l’aveva giurato
il giorno che se n’è andata!”
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Capitolo 2 *** Una decisione difficile ***
Salem
(Massachusetts)
Quando il pianto ed i
conati le diedero un po’ di tregua si domandò
quanto tempo era passato da quando si era ritrovata rinchiusa in quella
piccola cella, il terrore la paralizzava, respirava a fatica,
l’odore del vomito le intasava le narici, ma non osava
muoversi, “forse è solo un brutto sogno”
si disse, mentre una lacrima tornava a scendere lungo la sua guancia
avrebbe voluto urlare ma la gola le bruciava a causa del vomito e dalle
sue labbra non uscì che un suono rauco e strozzato che non
avrebbe richiamato nessuno… sempre che qualcuno potesse
sentirla! Intorno a lei solo silenzio, roboante, assordante, maledetto
silenzio! In quel silenzio innaturale udì un rumore di passi
che si avvicinavano, erano passi pesanti, cadenzati, mentre
un’allegra melodia fischiettata con noncuranza si diffondeva
nell’aria e penetrava le sue orecchie come il gemito di una
marcia funebre; con un rumore metallico si aprì uno
sportello dove probabilmente era la porta della stanza ed una sottile
lama di luce penetrò l’ombra densa della cella.
Quantico
(Virginia)
In sala Riunioni il team aspettava Dave
ed Hotch, al di la della loro curiosità in merito a quella
strana donna, ed a quanto accaduto quella mattina tra lei e Dave, ma
soprattutto tra lei ed Hotch, la questione che più premeva i
ragazzi riuniti in quella sala era in merito alla richiesta fatta a Jo
Bessy di entrare, o meglio, rientrare nella squadra; tutti, nessuno
escluso, si chiedevano perché il Team di Analisi
Comportamentale dovesse essere integrato con un ulteriore elemento, e
soprattutto temevano un loro trasferimento in qualche altra
unità, nessuno di loro avrebbe mai accettato a cuor leggero
una decisione simile, nemmeno a beneficio della propria carriera: i
membri di quella squadra non erano solo colleghi, erano
amici… i membri di quella squadra erano ognuno la famiglia
putativa dell’altro!
Nell’ufficio di Hotch intanto l’uomo ed il collega
più anziano discutevano dell’accaduto. “
Ho provato a stuzzicare la sua curiosità prima di chiederle
di tornare, ma non è servito a nulla, nonostante gli occhi
le brillassero mentre parlava e spiegava le sue teorie, nonostante in
un impeto di orgoglio abbia bacchettato Morgan e lo abbia messo a
tacere, ha rifiutato la proposta di rientrare!! Aaron quella donna
è più testarda di un mulo.”
“Lo so Dave ed immaginavo che comunque non avrebbe mai
accettato di lavorare con me.” I due uomini tacquero qualche
minuto poi Rossi guardò il collega negli occhi e
sganciò la bomba, sapeva che quello che stava per dire, se
fosse andato a buon fine, avrebbe avuto ripercussioni su tutti e non
solo sull’uomo che gli sedeva di fronte, ma tanto valeva
tentare.
“ Sai, invece penso che ti stia sbagliando, nonostante le
apparenze credo che la soluzione di tutto sia proprio
tu…” l’uomo lo interruppe “Per
favore Dave, ora non …” “Taci, ed
ascoltami! Ti aveva fatto un giuramento tempo fa, se non sbaglio ti
disse che la prossima volta che ti avesse visto ti avrebbe preso a
schiaffi anche se tu fossi stato il presidente durante una seduta del
congresso… credo siano state all’incirca queste le
sue parole.”
“Vedo che ti ha raccontato proprio tutto!” Rossi
non rispose a quel commento, e soprattutto ignorò la nota di
ironia che lo accompagnava e proseguì “Lo ha fatto
Aaron! Ti rendi conto che la prima cosa che ha fatto quando ti ha visto
è stata esattamente quella che si era ripromessa allora?!
Ora dimmi, quanti anni sono passati? Dodici? Tredici? Aveva poco
più di vent’anni allora ed ora è una
donna, eppure lo ha fatto!! Non ha dimenticato…non TI ha
dimenticato!”
“ Dave, ho paura di aver capito dove vuoi arrivare e la mia
risposta è no!”
“ Ragiona Hotch, falle il profilo e ragiona…
quanto è avvenuto oggi ti ha dimostrato chiaramente che
qualsiasi cosa sia accaduta, sei ancora parte di lei, e nonostante le
apparenze l’unica persona che può riuscire a
convincerla sei tu! Lo sai Aaron se non fosse così
importante per la squadra, per la nostra credibilità, non
insisterei, ma pensa alle eventuali conseguenze… pensa ad
avere in squadra quell’inetto di Bob Carlson invece che
lei!” Hotch tacque, poi si diresse verso la porta “
E’ meglio che andiamo di la, i ragazzi vorranno qualche
spiegazione, ed a parte le nostre implicazioni personali, ne hanno
diritto almeno per il fatto che è stato chiesto ad una nuova
persona di entrare in squadra senza che loro ne fossero precedentemente
informati.” “ Ok, andiamo.” Arrivati
sulla porta della sala riunioni Dave posò una ma no sulla
spalla di Hotch fermandolo prima che questi aprisse la porta
“Pensaci!” disse, dopo di che entrarono nella
stanza.
Quando varcarono la soglia la conversazione che era in atto nella sala
si interruppe di colpo, era chiaro che stavano ancora parlando di
quanto accaduto poco prima. Rossi interruppe quel silenzio imbarazzante
“Ragazzi, credo che per una volta, prima di discutere del
caso abbiate diritto ad una spiegazione in merito a quanto avete udito
dire da me a Jo Bessy poche ore fa in questa stanza” la
precisazione, fatta in tono categorico voleva, almeno momentaneamente,
mettere Hotch al riparo da ulteriori imbarazzi, poi l’uomo
proseguì “La persona che avete conosciuto si
chiama Jorja Bessy, ed è un agente di
quest’unità in congedo temporaneo, ma questo credo
che lo aveste già intuito…”
“Perché ci è stata presentata come
consulente e non per quello che era realmente? Non vi fidavate di
noi?” chiese Morgan alquanto infastidito
dall’essere stato tenuto all’oscuro di qualcosa di
così importante “No – rispose Dave
– non è così, ma dati i motivi
personali che hanno portato in passato l’agente Bessy ad
allontanarsi dall’unità abbiamo pensato che fosse
meglio agire così, nemmeno io ero sicuro di chiederle di
rientrare fino a che non l’ho fatto”
“Ecco a proposito di questo, che bisogno abbiamo di un
elemento in più? C’è per caso qualcosa
che qualcuno di noi dovrebbe sapere, ma che non gli è ancora
stata comunicata??” Emily aveva finalmente dato voce al
dubbio che attanagliava tutti loro Dave li guardò tutti e
sorrise “Il problema non siete voi ragazzi, ma Bob Carlson
Jr. il nipote del Senatore Carlson…”
“Carlson… Carlson, mi dice qualcosa…
ah, si!! Ma non è quel poliziotto in cerca di fama che con
le sue dichiarazioni alla stampa ha quasi mandato a monte
l’operazione che ha portato all’arresto di Rudolph
Cosentino e di buona parte della famiglia cosentino??”
“Esatto Reid, proprio lui… dopo quello che ha
fatto è stato messo a scaldare una scrivania nella speranza
di limitarne i danni, ma lui, naturalmente non ha gradito, quindi ha
fatto domanda all’FBI e grazie agli appoggi politici del caro
nonnino è riuscito ad entrare; ora, dall’alto
della sua laurea in psicologia, presa sempre grazie al
l’influenza di suo nonno, pretenderebbe di lavorare in questa
squadra ed il vecchio sta facendo ulteriori pressioni, muovendo tutte
le conoscenze che ha perché ciò
avvenga..” “Ieri mattina sono stato chiamato dalla
Strauss che mi ha illustrato la situazione –
proseguì Hotch intervenendo sul discorso del collega
– e mi ha chiaramente fatto capire che l’unico modo
per impedire che ciò avvenga sia proporre un nostro
candidato con una curriculum contro il quale la scarsa esperienza e la
misera laurea di Carlson non possano competere; dopo averne discusso a
lungo ieri io e Dave abbiamo pensato a Jo, innanzitutto
perché è stata uno dei primi agenti giovani
dell’unità, era anche più giovane di
Reid quando ha iniziato, il suo stato di servizio è
ineccepibile ha un QI di poco inferiore a quello di Spencer e tre
lauree, non ha mai abbandonato del tutto il Bureau, partecipando ai
vari aggiornamenti e sostenendo periodicamente l’esame per il
porto d’armi, e la difesa personale, quindi in, poche parole
a parità di età il suo curruculum e quello di
Carlson non sono nemmeno lontanamente paragonabili, e poi lei sarebbe
solo un agente che rientra al proprio posto e conosce già il
lavoro al contrario di Carlson che dovrebbe inserirsi, insomma, lei
sarebbe il nostro asso nella manica e la nostra ancora di salvezza allo
stesso tempo. Stamattina sono andato dalla Strauss con la nostra
alternativa e lei è stata pienamente
d’accordo.” Morgan sorrise ed intervenne
“Quindi ora l’unico problemino, se così
possiamo definirlo, è convincere questa superdonna
travestita da mezzouomo a tornare nell’unità,
perdonatemi l’ironia, ma ne parlate come di un supereroe,
comunque tornando al nostro problema, nonostante le abilità
dell’agente Bessy, se l’istinto non mi ha
abbandonato, sarebbe più facile che il nostro SI venisse a
costituirsi nelle prossime due ore, piuttosto che averla in squadra con
noi!” “Infatti, per come stanno le cose al momento,
il tuo istinto non si sbaglia Derek, ma io spero sempre che qualcosa
possa accadere.” e così dicendo Rossi
alzò gli occhi a guardare Hotch che sostenne rigido il suo
sguardo e fingendo indifferenza chiuse il discorso Bessy riportando
l’attenzione di tutti sul caso e sugli elementi a loro
disposizione. Lavorarono per tutto il pomeriggio studiando i fascicoli
delle vittime che erano stati loro inviati giungendo alla conclusione
che l’SI era un collezionista, dovevano solo capire quale
fosse il punto comune tra quelle donne che le trasformasse agli occhi
di quello psicopatico in oggetti da collezione; verso sera intorno
all’ora di cena decisero che sarebbero partiti la mattina
dopo alle 6.00 con il Jet per raggiungere Salem, luogo del ritrovamento
dei corpi. Si stavano salutando ed avviando all’uscita quando
Dave fermò Hotch che si stava dirigendo fuori in tutta
fretta e gli porse un biglietto sul quale aveva scarabocchiato un
indirizzo “Tieni, spero che lo userai” Hotch lesse
il biglietto e lo guardò tra l’infastidito e lo
stupito “Odio quando fai il profiler con me, te
l’ha dato lei?” l’altro sorrise
“Ce l’ho da sempre!” e salì
sull’ascensore dove il resto della squadra li aspettava
seguito dal collega. Raggiunsero l’uscita tutti insieme
discutendo ancora del caso poi, una volta fuori, Hotch
salutò il gruppo e si allontanò
rapidamente… “Dove corre?” chiese Reid
stupito dalla fretta insolita del suo capo “A finire il
lavoro che ho iniziato io stamattina” Rossi sorrise, poteva
ben immaginare il tormento di Hotch in quel momento, Morgan chiuse
lapidario la conversazione “Viste le premesse avrebbe dovuto
portarsi un giubbotto antiproiettile!” sorrisero per la
verità celata in quelle parole e si salutarono.
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