The Orphanage

di Angel TR
(/viewuser.php?uid=53227)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Piccola Principessa ***
Capitolo 2: *** Sor-ri-di ***
Capitolo 3: *** Inutile ***
Capitolo 4: *** Amica ***
Capitolo 5: *** Scoperta ***
Capitolo 6: *** Luce ***
Capitolo 7: *** Brown ***
Capitolo 8: *** La Regola Della Rosa ***
Capitolo 9: *** La Fine ***



Capitolo 1
*** La Piccola Principessa ***


~The Orphanage


1.La Piccola Principessa


Inghilterra,1930

Jennifer alzò lo sguardo verso il ragazzino che le stava di fronte. Si stiracchiò,ancora insonnolita,e lo osservò meglio per quanto potessero rimanere aperte le sue palpebre gonfie di sonno.
Aveva un libro tra le mani. Inarcò un sopracciglio. S'intitolava "La Piccola Principessa" e aveva un'aria molto strana. Quasi fosse di importanza vitale,il ragazzino glielo porse con estrema cautela e la osservò mentre rigirava il libro tra le mani.
Jennifer lo aprì.
Le pagine erano vecchie e ingiallite dal tempo,ma le scritte si leggevano ancora chiaramente. Mentre Jennifer leggeva,l'impressione che la protagonista fosse lei si faceva sempre più forte.
Alzò il viso per chiedere spiegazioni al bambino ma rimase di stucco.
Era scomparso. Poi guardò oltre il finestrino e lo vide. Scese subito dall'autobus,appena si fermò,e lo inseguì. Quando però giunse alla fine della strada,capì subito che non era stata una buona idea inseguire quel ragazzino. Quei bambini con i sacchi in testa che tentavano di spaventarla non le piacevano per niente. Le si avvicinavano urlando "Bhu!" e ridendo orribilmente,ma Jennifer non sapeva se ridere o piangere. Oltre le spalle dei bambini c'era un edificio dall'aria squallida e decrepita. Fu l'ultima cosa che vide,perchè qualcuno la colpì forte sulla testa,facendole perdere i sensi.

Jennifer aprì gli occhi di scatto.
Non sapeva dove fosse capitata, ma,ciò che sapeva per di certo era che quelle bambine attorno a lei erano le stesse che avevano tentato di spaventarla vicino a quel edificio.
:-Chi siete?- Chiese ma fu probabilmente una brutta idea. Le bambine irrigidirono lo sguardo e si scambiarono occhiate tra di loro.
L'avevano già presa in antipatia. Fantastico,pensò Jennifer,mi ritrovo circondata da bambine che già mi odiano. Ho diciotto anni,queste ne dovrebbero avere a stento undici!Perchè mi faccio trattare così?. Una di loro,una bella ragazzina con i capelli castano-rossicci,esordì con tono chiaro
:-Noi siamo le Aristocratiche della Matita Rossa. Ti verrà spiegato tutto dopo. Ora taci.- Jennifer arrossì per la rabbia. Taci?Ma chi si credeva di essere?Però stette zitta,e,credendo di essere vittima di uno scherzo,obbedì al suo ordine.
Le altre presero a confabulare tra di loro ma dopo un po'tacquero,sotto ordine della stessa ragazzina che sembrava essere il loro leader. O,almeno,questo pensò Jennifer osservando i suoi comportamenti.
Ad un certo punto la spinsero giù dalla macchina,e la portarono in un posto ancora più squallido del edificio visto prima. Jennifer ebbe appena il tempo di osservare l'insegna,"The Garden Of Rose",prima di rendersi conto di ritrovarsi in un orfanotrofio. Fu buttata di malomodo in una stanza e rinchiusa lì,accompagnata dalle risate stridule delle bambine.
Cosa poteva fare adesso?Pensandoci,la cosa era buffa: Lei era rimasta orfana da poco compiuta la maggiore età,e sarebbe dovuta andare in un orfanotrofio se non avesse avuto diciotto anni. E invece c'era finita lo stesso,per via di quelle bambine. Ma non avrebbe mai potuto fare altrimenti. Che cosa avrebbe potuto obbiettare?Nulla. All'improvviso,una vocetta stridula proveniente da una camera adiacente alla sua,iniziò a parlare.
:-Questo è il nostro regno,il Giardino della Rosa,e noi siamo l'Aristocrazia della Rosa!Tu dovrai obbedire a tutti i nostri ordini,sottostare alle nostre regole e,cosa più importante,consegnarci ogni mese l'oggetto che noi ti richiederemo se vuoi rimanere in vita!Ora esci di qui!-
Che cosa?Lei era una loro serva,adesso?Bene. Volevano condurre il gioco?Ma che gioco contorto e deviato era quello?
Ben presto,due bambine aprirono la porta e la tirarono fuori,mostrandola alle altre e a tre bambini che la guardarono con aria di scherno.
:-Loro sono Diana,Eleonor,Wendy,Olivia,Susan,Xavier,Nicholas,Tomas. Il mio nome è Meg,mentre lei si chiama Amanda,un grado sopra di te. Capito?- Jennifer annuì lentamente. :-La Principessa della Rosa momentaneamente è assente...ma Diana è la leader dopo di lei,seguita da Eleonor.- Mentre le osservava ad una ad una,riconosceva la ragazzina dai capelli castano-rossicci che le aveva dato ordini,Diana. Era molto carina ma quell'aria orgogliosa dimezzava la sua bellezza. Jennifer non sapeva come comportarsi;annuiva a tutte le parole di quella bambina di nome Meg che sembrava essere molto intelligente. Quando finì di parlare si appartò vicino a Diana e le mostrò una pagina di un quadernino. Sembrava molto importante,perchè Diana si avvicinò e iniziò a parlare sottovoce,come se temesse di essere sentita da lei. Poi chiamò anche Eleonor e le tre cominciarono una vivace discussione sottovoce.
Qualcuno le parlò da dietro le spalle con voce amareggiata.
:-Sono loro tre che comandano. Io e te non siamo nessuno.- Jennifer si voltò. :-Mi chiamo Amanda,se te ne ricordi.- Fece un sorriso gentile.
:-Certo che me ne ricordo.- Bugia. In verità non se ne ricordava affatto ma ,per non mostrarsi scortese,pensò che era meglio mentire. In fondo,era l'unica che sembrava avere la testa apposto tra quelle matte.
:-Bene...Allora,vuoi che ti mostri l'orfanotrofio?-
:-Sì!- E così s'incamminarono sotto gli occhi vigili di Diana.



Angolo Autrice
Bhe cosa ne pensate? E' la mia prima ff su Rule Of rose e,come detto nell'introduzione,ci saranno momenti da me inventati!^_^Spero che recensite anche se noto che Rule Of Rose è una sezione poco visitata...o,o

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sor-ri-di ***


~The Orphanage


2.Sor-ri-di

Inghilterra,1930

La stavano prendendo in giro,per l'ennesima volta.
Jennifer si trattenne dallo sbuffare e rimase immobile. Tutto ciò che le veniva da chiedersi era "Perchè a me?". In fondo non le aveva fatto niente di male,allora perchè odiarla?Perchè disprezzarla a tal punto?Le iniziali prese in giro da bambini,ormai,erano diventate quasi molestie verbali e ogni parola detta da loro era tagliente ,con i modi infantili di pronunciarla e nel veleno che le riempiva. Jennifer si sentiva bruciare dentro.
Non le era mai capitato niente di simile; nel vecchio collage che frequentava,erano tutti bravi ragazzi timidi e gentili. Qui sembrava di essere in quei quartieri dove ciò che governa è la violenza,ma nel modo più infantile e cattivo possibile.
La facevano sentire sporca,inutile,stupida e brutta.
Soprattutto Diana cercava di farla vedere come un orripilante ragazza,come uno sgorbio,uno scherzo della natura con cui divertirsi. Jennifer era sempre più sicura che Diana la odiasse più di ogni altra nel orfanotrofio. Era la prima che si prendeva gioco di lei,appena sveglia.
Era la prima che rideva di lei con le altre.
Era la prima che la chiamava "Jen-ni-fer" come se fosse un nome altamente disgustoso.
Jennifer non ne poteva più,rischiava di impazzire lì dentro.
:-Che cosa fai,Jen-ni-fer?Pulisci il pavimento?- E scoppiarono a ridere. Forse era stata Meg o forse Susan,ma fatto stava che l'aveva derisa per l'ennesima volta. Se Diana poteva insultarla,perchè loro non potevano?
Tanto,cosa cambia?Diana,Eleonor,Susan,Meg,Xavier...
sono tutti uguali,cambiano solo le persone e le parole,ma il significato rimane lo stesso: Sporca Jen-ni-fer
,pensò,vicina alle lacrime. Qualcuna rise ancora più di gusto,vedendola in quello stato. Sì,le elettrizzava vederla debole,indifesa e sola. Amavano vederla così,Diana soprattutto.
:-Povera Jen-ni-fer!- E di nuovo,un altro coro di risate. Meg e Diana ridevano insieme e la prima era sempre troppo vicina alla seconda. Se avesse avuto un po'di coraggio,Jennifer le avrebbe potute ricambiare con la stessa moneta,ma dato che lei era timida,rimase zitta e buona,mentre una lacrima le rigava una guancia.
:-Che cosa fa?Oh,piange!- Si misero a ballare in cerchio,con le gonne svolazzanti che giravano a ruota. La colpivano volontariamente con la gamba o con un gomito,con il tacco delle scarpe o con una mano. La volevano ferire anche fisicamente. Le parole non bastavano più.
A quanto arriveranno?,pensò Jennifer,lacrimante per il dolore. E di nuovo,un altro tacco la colpì in faccia mentre cercava di alzarsi in piedi. La differenza tra loro si notava. Lei era molto più alta delle altre,e avrebbe potuto calpestarle. Ma lei era Jennifer; lei non faceva cose cattive,lei era una brava bambina.
:-Basta...-Sussurrò,con la voce rotta. Voleva piangere,piangere forte,urlare con tutta la voce che aveva in gola. Perchè a lei quel incubo?Perchè non a qualcun altro?Poi,Diana la spinse forte facendola cadere a terra. Una nuvola di polvere si sollevò,e Jennifer tossì,tra le lacrime. Le bambine risero ancora di più insieme ai compagni,mentre lei cercava di alzarsi di nuovo,e cadere,di nuovo.
Stavano avendo la meglio,loro. Erano bambini,loro. E lei era una giovane adulta. Ma che cosa poteva fare se la sua cattiveria non era minimamente paragonabile alla loro?Cosa poteva farci se erano un gruppo e lei era esclusa?Cosa poteva farci se loro giocavano con lei ad un gioco mortale e sanguinolento ma allo stesso tempo infantile e incapibile ai più grandi?
Si divertivano. Erano inconsapevoli -o forse sì- delle loro azioni. Credevano di poter continuare al infinito.
Credevano davvero di essere Principi e Principesse di un regno tutto loro.
E ancora,un'altra spinta.
:-Stai giù!-
E ancora,un'altra risata.

Quando la lasciarono in pace,era già pomeriggio inoltrato. Jennifer ringraziò la sua buona stella e si coricò a letto,stanchissima per le torture subite. Non si sentiva molto bene,avrebbe voluto lavarsi. Lavarsi di tutte quelle spinte,di tutte quelle parole piene di infantile veleno,di tutti gli schiaffi e di tutti i tacchi ricevuti in pieno viso.
Avrebbe voluto essere invisibile.
Ma,in fondo,si disse,era tutta colpa sua. Lei aveva seguito quel bambino.
Lei era rimasta immobile,incassando tutti i colpi.
Lei era stata chiamata "Stupida" e non aveva reagito.
Lei si era fatta trascinare in quel luogo.
Lei aveva compiuto quegli errori,e adesso,ne stava pagando le conseguenze. Tutto ciò le faceva venire da piangere e avrebbe voluto riavere i suoi genitori,o,almeno,qualcuno con cui consolarsi. Qualcuno da stritolare forte forte. Qualcuno che le volesse bene.
:-Oh,Jen-ni-fer,già dormi?No,Jen-ni-fer,vieni a giocare con noi!- Risero. Jennifer pianse. E loro continuarono a ridere,sempre più contente. Meg si avvicinò e disse
:-No,Jennifer,non piangere.- Jennifer alzò gli occhi,convinta di non aver sentito bene. Non aveva scandito il suo nome in modo disgustoso,non aveva detto qualcosa di maligno. La guardò negli occhi,un attimo per rendersi conto che stava mentendo. :-Sor-ri-di,Jen-ni-fer!-
E tutte risero,perchè tutte potevano giocare con la sporca Jen-ni-fer.


Angolo Autrice
Ringrazio Squarciecicatrici per aver recensito la storia^_^ Il modo in cui è narrato questo capitolo è un po'diverso,sa più di one-shot riflessiva.
Ho cercato di riflettere il modo infantile con cui disprezzavano e sfottevano Jennifer. Ho aggiunto alcune frasi pesanti per riflettere lo stile gotico ma al contempo squallido dell'atmosfera di Rule Of Rose.
Mi sto innamorando di questo videogioco!E' un terreno molto fertile su cui scrivere ffù.ù**

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Inutile ***


~The Orphanage


3.Inutile

Inghilterra,1930

Guardava le pareti sporche del orfanotrofio,
che , ormai, conosceva a memoria.
Asciugò le lacrime con la manica
sporca di grumi di sangue,
e non poté non notare le altre
che giravano intondo nel parco.
Non potè trattenersi dal piangere.
Si stavano divertendo.
A lei non era assolutamente permesso.
La facevano sentire così...inutile.



Angolo Autrice:
Sì certo che so che è una critica costruttiva e ne sono contenta!^^
Ma,ormai,non faccio spazio dopo punteggiatura,tranne dopo il punto. In ogni caso,ti ringrazio lo stesso per i complimenti!** Questa,come avrai capito,è una drabble sul fatto che la povera Jennifer non poteva divertirsi in quel orfanotrofio,e doveva stare sempre alle torture delle altre,che,invece,si divertivano insieme.
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amica ***


~The Orphanage


4.Amica

Inghilterra,1930

Un'altra giornata era passata,e Jennifer si buttò sul materasso, sporco e rosicchiato dai topi, con un sospiro.
Il suo cuore batteva lento, ma doleva ancora per le ferite subite. Un ratto zampettò sul pavimento, ma lei manco se ne accorse. Ormai non gli dava più peso, i topi e i ragni erano solo dettagli nella sporcizia del orfanotrofio. C'era ben altro per cui preoccuparsi e cacciare gridi, di certo non un topolino indifeso.
Si rigirò sul letto, e si posizionò a pancia in sù. Iniziò a contare i suoi respiri, giusto per il gusto di farlo.
Uno, due, tre...
quattro, cinque, sei...
Ma nel frattempo che li contava, s'imbrogliava. Mentre respirava doveva pensare, allora non andava bene. I respiri erano molteplici. Si passò una mano tra i capelli. Quel posto era talmente lugubre che le dava un peso al cuore. Sentiva gli occhi inumidirsi. Ecco, stava per piangere di nuovo. Per distrarsi dai pensieri, gettò lo sguardo sulla minuscola finestra che dava sul giardino.
Stava scurando notte, tra poco Diana, Eleonor, Meg, Wendy, Amanda, Olivia, Susan, Xavier, Nicholas e Thomas sarebbero rientrati nel orfanotrofio, tra gli applausi di Martha, la domestica e cuoca del orfanotrofio. Lei amava i bambini, non si rendeva assolutamente conto del trattamento che riservavano a lei, proprio no. Martha credeva che fossero ingenui angioletti che avevano perso i genitori, e adesso si divertivano lì, nel orfanotrofio.
Certo, penso Jennifer, lei cerca sempre di fare del suo meglio per loro! Ma a me? Tanto, a chi interessa se la sporca Jennifer non resisterà al inverno? A chi interessa se Jennifer morirà di fame o di pestaggio?. Le lacrime iniziarono a scendere copiose, mischiandosi al sangue rimasto, dopo che Diana l'aveva colpita con un bastone che aveva trovato in giro.
Eppure Jennifer, anche questo mese, aveva consegnato ciò che era stato richiesto. Perchè allora, continuavano a insultarla e a pestarla? Colpì con forza il cuscino, riversandovi tutta la rabbia nascosta, ma poi si pentì di aver picchiato il povero, indifeso cuscino, che era stato tanto bravo con lei, che le aveva dato un posto morbido dove poggiare la testa stanca. Così, lo abbracciò forte e mormorò
:-Scusami, cuscino, scusami...- Dondolò leggermente, mentre le lacrime bagnavano la stoffa consumata. Mentre accarezzava il cuscino, sentì dei passi di bambina dietro di lei. Voltò la testa e si sentì sollevata: Era Amanda, e Amanda non l'avrebbe picchiata o insultata. Al massimo, le avrebbe rivolto un sorriso di compassione.
:-Ciao.- Jennifer strinse più forte il cuscino, come a proteggersi.
:-Ciao.- Rispose, con uno sguardo vigile.
:-Cosa stai facendo?- Chiese la bambina, rivolgendole uno strano sguardo che passava da lei al cuscino.
:-Niente.- Replicò subito Jennifer, sentendosi improvvisamente molto stupida. Perchè le parole di una bambina la confondevano così? Perchè cercava di compiacerle? Per non essere picchiata?
Ma tanto lo avrebbero fatto lo stesso.
Per non essere insultata?
Ma tanto lo avrebbero fatto lo stesso.
:-Ah...allora, vuoi giocare con me?- Jennifer rimase di stucco. Aveva sentito bene? Amanda le chiedeva di giocare con lei?
:-Oh,certo,sì!- Annuì subito,ripresa. Sperò solo che non fosse un'altra trappola, ma Amanda era di un gradino in più a lei, niente di più. Erano le altre a spaventarla, non quella bambina.
:-Però facciamo silenzio.- Disse a bassa voce, guardandosi intorno. Ma certo, aveva paura di essere scoperta da Diana o Eleonor o Meg o qualcun altro. Nessuno doveva giocare con Jennifer. Nessuno le doveva dare la mano. O indifferenza o pestaggio, questa era la regola per lei. Afferrò la mano di Jennifer e la condusse vicino al suo letto, che era molto più curato di quello della ragazza. Si chinò ed infilò una mano sotto le lenzuola, estraendo un mazzo di carte italiane.
:-Sai giocare a Scopa?- Chiese Amanda, vedendola osservare il mazzo con molta curiosità. Jennifer alzò lo sguardo ed annuì.
:-Sì, certo. Solo che è da molto tempo che non ci gioco.- Amanda annuì distrattamente, mentre disponeva le carte come da regola. Quando Jennifer alzò le sue, in modo da rivolgere i simboli verso di lei e il resto verso Amanda, emise uno sbuffo. Non c'era proprio modo di far punto. Invece, Amanda sembrò essere molto contenta delle carte ricevute ma un ghignetto fece subito capire tutto alla ragazza che le era di fronte.
Aveva barato. Jennifer avrebbe voluto ribattere, ma pensò che era meglio non mettersi anche Amanda contro. Un ragnetto zampettò sulla carta del nove, il Cavaliere. Amanda lo scacciò via con la mano, non mostrando la minima paura ma solo disgusto.
Perfino quella creaturina era inferiore a lei, e meritava di essere schiacciata per essere così disgustosa, inutile, fastidiosa e sporca. Jennifer provò pietà. Era meglio non farsi vedere, per quei animaletti, da Diana e le altre. Pena: la morte. Morte orribile, lenta e umiliante, piena di schiamazzi e risate. Lei ne sapeva qualcosa.
Chissà se, un giorno, sarebbe uscita da quel posto.
Certo, Jennifer, che uscirai, non essere stupida e pessimista! Sono solo bambine, le potresti calpestare in ogni momento.... Ma a chi voleva prendere in giro? Sapeva benissimo che loro avrebbero calpestato lei , e non il contrario. Però, non sarebbe rimasta lì per sempre! Non poteva. Orribile ciò che passò nella sua mente: Lei che veniva picchiata di nuovo, lei che subiva violenze fisiche da Hoffman, lei che veniva messa da parte come un giocattolo rotto da tutti, lei che diveniva come Clara. Clara, che era fragile. Clara, che non aveva un posto preciso nel orfanotrofio.
:-5 a 0!- Esordì Amanda, mischiando le carte. Jennifer poteva cogliere il sorriso di soddisfazione, per avere imbrogliato con cura ed aver vinto. Lei accolse tutto ciò con un sorriso accondiscendente.
Le carte erano di nuovo le stesse, ma stavolta Jennifer si curò di giocare bene. Perse, ovviamente, e Amanda sembrò quasi deriderla dietro quello sguardo compassionevole. Ma lei sapeva che la bambina voleva solo fare amicizia, nel modo in cui glielo avevano insegnato. Continuarono a mischiare le carte, Jennifer a perdere e Amanda a vincere. Il risultato fu il divertimento totale di Amanda e la noia ben nascosta di Jennifer. Finchè arrivò sera tardi e Martha chiamò i bambini per la cena.
Amanda sorrise a Jennifer, prima di varcare la soglia, per poi diventare una sconosciuta nei suoi riguardi. Prese posto vicino a Susan, che si spostò più vicina ad Olivia. La evitavano ancora, anche se di meno.

:-Ecco a te, Diana cara.- La cuoca posizionò il piatto di fronte alla ragazzina, un invintante arrosto di pollo con patate al forno. Cosa che avrebbe potuto far sbavare Jennifer, che mangiava solo fettine di pane insipido e vecchio e formaggio avariato, mentre invece, Diana rispose con un cenno della testa. Meg, che le era accanto, ricevé lo stesso piatto, come gli altri.
Tranne lei, Jennifer, che ricevette la solita fetta di pane schifoso e il formaggio più avariato del solito. Martha si scusò con un sorriso ed un "C'era solo questo in frigo", che Jennifer liquidò con un sorriso. Meglio non mettersi contro anche lei. Le bambine le volevano abbastanza bene e la chiamavano "La Regina delle Pulizie", o qualcosa del genere.
Finito di mangiare, il signor Hoffman spedì tutte a dormire, rivolgendo un sorriso speciale a Diana. Jennifer fece una smorfia di disgusto. Quello lì aveva delle preferenze e non esitava nel nasconderle.
Si accasciò sul letto e rimboccò le coperte. Stava per prendere sonno quando qualcuno le picchiettò sulla spalla. Si girò per vedere chi fosse e scorse Amanda.
:-Buona notte.- Le sussurrò nel buio, per poi sparire, diretta verso il suo letto.


Angolo Autrice:
Questa one-shot tratta del rapporto che si crea al inizio tra Amanda e Jennifer^_^ Il fatto che giocano a carte è da me inventatoO_O
Ho seguito il tuo consiglio,Squarciecicatrici,almeno nella storiaxD.
Spero vi piaccia anche questo chap,bye bye,alla prossima!**

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scoperta ***


~The Orphanage


5.Scoperta

Inghilterra,1930

Cos'era successo? Perchè improvvisamente Amanda era così schiva? Sembrava avesse qualcosa da nasconderle, pensò Jennifer, mentre, per l'ennesima volta, la bambina la evitava inventando una scusa. Sicuramente Diana o le altre si erano accorte del fatto che Amanda aveva tentato di stringere amicizia con lei, e si erano arrabbiate con la povera bambina. Adesso aveva paura di farsi vedere in giro con la nuova arrivata. Jennifer ne era sicura, aveva una sua teoria.
Guardò distrattamente una nuvola camminare lentamente nel cielo, inseguita dalle altre sue compagne.
Sembrava una parodia della sua situazione. Scosse la testa, come per scacciare quei pensieri. Più andava avanti, più diventava sottomessa. L'ultima volta che l'avevano percossa era stata esattamente cinque minuti fa. Si mise una mano tra i capelli, cercando di riordinare le idee.
Ben presto, il nuovo proposito divenne impossibile, dati gli schiamazzi delle sue aguzzine -che stavano sicuramente giocando a Principe&Principessa- e Jennifer rivolse di nuovo lo sguardo al cielo. Le nuvole erano diventate grigiastre, e si addensavano tra di loro, creando una nuvolagia, sullo sfondo grigio scuro del cielo. Tra i piccoli spazi lasciati dalle nuvole, penetravano i sottili e deboli raggi del sole. Jennifer ebbe l'impressione, ancora, che quella fosse una situazione simile alla sua.
Lei era i deboli raggi del sole, Diana e le altre la nuvolagia, e l orfanotrofio era il cielo. Assolutamente orribile. Qualcuno, lassù, si stava prendendo gioco di lei?,si chiese, mentre il signor Hoffman le passava dinanzi , oscurando la visuale. Il signor Hoffman era una persona incredibilmente sgradevole e non si rendeva conto dell'aria di bullismo infantile ,ma al contempo pensante, che c'era nel orfanotrofio. Come aveva deciso di costruirlo -o prende il posto del preside precedente- rimaneva un mistero, per Jennifer. Sembrava vecchio di decenni, con la vernice dei muri scrostata, i tappeti rovinati e rosicchiati dai topi, sul parquet vi era un letto di polvere che si sollevava al passaggio di qualcuno.
:-Jennifer, che cosa stai facendo qui? Vai di sotto, muoviti.- Eccolo, di nuovo, stai calma e obbedisci si disse Jennifer, alzandosi e annuendo al ordine del preside. La guardava in modo strano, come se volesse metterla sotto una cattiva luce, sia a sé stesso che alle altre e lei si sentiva intimidita da quello sguardo così penetrante. Non aveva il diritto di guardarla e odiarla in quel modo, ma, infondo, aveva perso tutti i diritti, entrando in quel orfanotrofio, non era così?
Mentre scendeva i gradini delle scale, udì due voci che conosceva bene. Diana e Amanda.
Improvvisamente le voci s'interruppero, come se avessero paura che qualcuno le sentisse. Jennifer si curò di fare meno rumore possibile, e smise di respirare per un attimo, sperando con tutta sè stessa che ricominciassero a parlare. E, infatti, dopo qualche secondo, in un bisbigliare sommesso, riuscì a cogliere tutto il loro discorso.
:-E così, Jennifer ha cercato d'imbrogliare al gioco?- Questa era la voce di Diana, con il solito tono autoritario da Duchessa.
:-Sì!- La voce di Amanda, invece, era affannata e spaventata, come se stesse commettendo un peccato.
:-Te l'ho detto che non dovevi assolutamente giocare con lei!- Sentì il piede di Diana pestare per terra.
:-Ma...ma, io...lei mi voleva rubare le carte! Mi ha minacciata!- Jennifer sentì il sangue gelarsi, mentre una rabbia impotente prendeva possesso di lei. Rubare? Imbrogliare? Era lei che aveva fatto tutto ciò! Ma Diana non le avrebbe mai creduto, e comunque non avrebbe importato. Avrebbe solo significato che lei aveva udito la conversazione e, quindi, altre botte da parte delle bambine.
:-Ah. Quindi...quella sporca merita di essere punita! Andiamo dalle altre, e raccontiamo tutto!- Dai passi veloci, capì che le due bambine si erano messe a correre per raggiungere Meg, Eleonor e il resto dell'Aristocrazia. Jennifer sentì un brivido lungo la schiena. Amanda l'aveva tradita. Se lei avrebbe detto il contrario delle parole di Diana, lei l'avrebbe incolpata bugiarda, e ciò avrebbe alimentato il disprezzo e l'odio infondato da parte sua. Si strinse nelle spalle, sentendo improvvisamente freddo. Perchè tutte erano contro di lei? E perchè lei era così debole? Non riusciva a ribellarsi. Era sottostata alla Regola Della Rosa, ma a nessuno era importato. La Duchessa l'aveva picchiata lo stesso, la Baronessa l'aveva ignorata lo stesso. Susan, Meg, Xavier e tutti gli altri l'avevano derisa lo stesso.
Non la volevano tra di loro, nemmeno Hoffman, che era adulto. Ma manco la volevano lasciar andare, perchè era il loro gioco preferito, la loro bambola da strapazzare e picchiare e scuotere e buttare via, alla fine della giornata. Lei era un gioco molto divertente. Soprattutto quando piangeva dal dolore, sia psicologico sia fisico, loro adoravano vederla in quello stato. E aumentavano le spinte e le percosse, e le risate e gli schiamazzi e il sangue, e la vista dimuinuiva per Jennifer, ma a nessuno importava, perchè lei era un gioco, una bambola, e i giocattoli non si rompono prima di essere rotti dai proprietari. Quando uscirò di qui?, si chiese, raggomitolandosi su sè stessa. Poi sentì un ticchettio, sempre più forte. Alzò lo sguardo e vide la pioggia che batteva sulle finestre, minacciando di aprirle. Dalle figurine che vedeva correre via dal giardino verso la porta del orfanotrofio, Jennifer dedusse che Diana, Eleonor, Meg, Wendy, Amanda, Olivia, Susan, Xavier, Nicholas e l altro Principe, di cui non ricordava il nome, stessero rientrando. Sentì il cuore mancare un battito. Doveva scappare. Adesso sarebbero venute a cercarla, e l'avrebbero presa e percorsa, e le avrebbero riso in faccia. Si alzò dal gradino della scala, si diresse verso la porta più vicina, l'apri e vi si chiuse dentro, sperando di non essersi incappata nella stanza sbagliata. Si girò verso la camera e ricordò subito quale essa fosse. Era la stanza dove l'avevano rinchiusa la prima volta per spiegarle la Regola Della Rosa. Ricordava bene l'orrore che aveva provato mentre le dicevano cosa dovesse fare mensilmente, e mentre tentava di tenerlo a bada, esso ritornava per farle perdere il controllo, per farla scovare dalle aguzzine. Paura. Paura nera.
Aprì un po'la porta e sporse la testa, piano piano, fuori. Non c'era nessuno. Uscì fuori e corse velocemente per il corridoio. Doveva raggiungere il giardino, là nessuno sarebbe venuto a cercarla. La pioggia fitta le inzuppò completamente l'uniforme e i capelli. Si sentì un pulcino bagnato. Sì, quella era la descrizione giusta: Un pulcino bagnato. Indifeso, piccolo, senza un riparo, senza una casa dove andare, con degli avvoltoi che volavano sopra la sua testa, come un pericolo di morte. Di nuovo, la parodia della sua situazione. E poi le sentì, l'avevano trovata.
:-La sporca! La sporca Jennifer! Prendiamola!- Urlavano, divertite, e la rincorrevano. E lei accellerava il passo, cercava di essere più veloce di loro, ma non ci riuscì e inciampo in un sasso. Ma l'impatto con il terreno non arrivava, e quando Jennifer realizzò dove stesse cadendo, tremò davvero di terrore.
Una tomba.
Cadde a faccia in giù, e il fango le si appiccicò ai capelli e ai vestiti, mentre si mischiava all'acqua piovana. Alzò lo sguardo verso l'alto e vide tutti i bambini radunati attorno alla tomba. C'era un sorriso diabolico sui loro volti infantili, e Jennifer temette il peggio. L'avrebbe tirata sù? Forse sì...forse no.
:-Aiuto!- Gemette. Ma loro risero. Poi Diana esordì il verdetto, e Jennifer sentì le lacrime bagnare il terreno sporco e bagnato della tomba.
:-Seppellitela! Viva.- E tutti risero, e presero le pale vicino. Riempirono la tomba con il terreno che portava con sé insetti e vermi. Jennifer sentiva il fango caderle pesantamente su tutto il corpo e tenne bene la bocca e gli occhi chiusi, coprendosi il volto con le mani. Mai era stata umiliata così tanto nella sua vita, mai si era sentita così debole e sottomessa. Le mani si bagnarono di lacrime, e lei strinse forte gli occhi, per paura, per umiliazione, per non vedere il suo corpo ricoperto dal fango, per non sentire le risate dei bambini. Loro si stavano divertendo, vero? Seppellire il loro giocattolino era divertente, non era così? La tomba pian piano si riempiva, e Jennifer vide un ultima palla di fango cadere sul suo corpo.
Poi, il buio.

Passarono ore, ore di puro terrore per Jennifer. Ore in cui si arrese al peggio, in cui pensò di essere giunta alla fine della sua miserabile vita. Eppure, aveva così tanto da fare, ancora!
Perchè in quel modo?
Improvvisamente, la luce del sole penetrò attraverso il terreno fangoso, asciugandolo. La luce del sole, forte adesso, a cui lei stessa si era paragonata, asciugando bene il terreno l'avrebbe rinchiusa per sempre, e forse Diana l'avrebbe diseppellita quando lei fosse morta, e tutti avrebbero riso al suo scheletro ormai sgretolato dal tempo.
Qualcuno stava scavando. Jennifer si raggomitolo, cercando di coprire bene il viso. Piano piano, sentì tutto il calore, per quanto flebile potesse essere a Londra, sul corpo.
:-Dammi la mano, dai, ti aiuto ad uscire.- Era una voce infantile, dolce. Alzò la testa e vide Wendy, colei che l'aveva sempre ignorata e non aveva mai partecipato agli scherzi delle altre. Aveva la mano tesa verso di lei, e sembrava un angelo con lo sfondo del cielo terso e limpido. Per la prima volta notò bene il visetto gentile e delizioso della bambina, circondato da capelli lisci e biondi, dominato da due occhi color del mare, che lei non vedeva da tanto tempo. Aveva un bel nasino, piccolo come la bocca. In testa portava un grazioso cappellino a tesa larga e sulle labbra, un sorriso gentile.
Jennifer non ci poteva credere.
Afferrò la mano tesa di Wendy e, con l'aiuto di quest'ultima, uscì fuori dalla tomba. Diede uno sguardo all'uniforme e si accorse che era incredibilmente sporca, impossibile distinguere il corpo dalla divisa: tutto era ricoperto di fango, terreno mischiato ad acqua piovana.
:-Dai, vieni con me, dirò al signor Hoffman di preparare il bagno...così potrai lavarti!- Sempre mano nella mano con Jennifer, Wendy si diresse verso l orfanotrofio e quando aprì il portone, tutti si zittirono. Per la prima volta, Jennifer vide Diana rimanere senza parole. Come promesso, Wendy l'accompagnò dal signor Hoffman che sbarrò gli occhi alla vista di Jennifer.
:-Santissimo, che ti è successo, bambina?- Chiese, guardandola stupito. Parlò Wendy al posto suo.
:-E' caduta mentre pioveva. E' meglio che si lavi.- Sorrise. I suoi sorrisi erano davvero belli, pieni di calore, luce in mezzo al buio per Jennifer.
:-Ma certo...vieni- Il signor Hoffman era tremendamente gentile ora. Forse perchè era troppo stupito per dire qualcos altro. Una volta che il bagno fu libero, Jennifer si fece una doccia, dopo tanto tempo, e lavò ben bene i capelli dal fango e dai ragnetti che vi si erano insidiati. Se li pettinò per bene, poi li raccolse in uno chignon e indossò l'uniforme pulita. Si sentiva decisamente meglio. Doveva ricordarsi di ringraziare Wendy, dopo cena.
Quando entrò nella mensa, le teste di tutti i bambini si voltarono verso di lei. Stava per prendere posto in fondo a tutto, dove le era stato detto di sedersi, ma una voce giunse forte e chiara dal lato delle Principesse.
:-No, Jennifer. Siediti vicino a me.- Wendy. Di nuovo. Doveva ricordarsi di ringraziarla due volte, appuntò mentalmente Jennifer.


Angolo Autrice:
Di nuovo, grazie!^_^ Il problema di "scurando notte" è che, dove vivo io, si dice esattamente così. Problemi di dialetto xP
Comunque, ecco il fatidico momento dove Jennifer viene seppellita nella tomba. A parte questo e il fatto che Wendy, da Principessa Della Rosa, sfida tutti e tutte, e stringe amicizia con lei, il resto è tutto di mia invenzione!
A presto*_*

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Luce ***


~The Orphanage


6.Luce

Inghilterra,1930

Il cielo era limpido, e il sole riscaldava l'aria.
La Piccola Principessa aveva un'amica ora,
un'amica gentile e ammirevole, che si preoccupava
della sua salute, e nessuno derideva più la sporca Jen-ni-fer.
Lei era contenta ora, ed era sempre insieme all'altra Principessa.
Si scambiavano regali di carta,
intrecciavano nei capelli rose appena sbocciate e dipinte di rugiada.
Le due Principesse amavano le rose,
e non interessava se le altre le deridevano da lontano.
Perchè loro erano insieme
e per la Principessa della Rosa, avere un Principe tutto suo
era il massimo della felicità.


Angolo Autrice:
Altra one-shot sul rapporto tra Wendy e Jennifer.
Il fatto che tutte le deridevano da lontano sotto voce, chiamandole il Principe e la Principessa, a loro non importa. O per lo meno, non a Wendy.
Jennifer non sapeva che Wendy fosse la Principessa Della Rosa, ma lo scopre in seguito, quando lei uccide il suo cane, Brown. Bhe, c'è ancora molto da scrivere, prima di arrivare a quel punto!
See ya, *-*

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Brown ***


~The Orphanage


7.Brown

Inghilterra,1930

Wendy raccolse i pastelli rossi con attenzione, e li ripose tutti nel suo astuccio, sempre di colore rosso, un po'rattoppato. Si rivolse a Jennifer con un sorriso
:-Allora, cosa facciamo, adesso?- La classica domanda di bambini, la classica domanda di chi non vuole annoiarsi.
:-Oh...non saprei. Per esempio...- Il suo sguardo vagò per tutta la stanza, fino a fermarsi sul cielo, oltre la finestra. Era la solita giornata londinese, umida e piovigginosa, con grandi nuvoloni come batuffoli di cotone che passeggiavano tranquillamente per il cielo.
:-Uscire fuori è meglio di no, direi.- L'anticipò Wendy, cogliendo al volo i suoi pensieri. Già. Non andava bene uscire fuori, avrebbero molto probabilmente beccato un colpo di freddo, oppure, avrebbe potuto iniziare a piovere, e, senza gli stivali di gomma anti-pioggia e l'impermeabile con la consistenza di un giubbotto anti-proiettile, non sarebbero andate molto lontane e si sarebbero ritirate inzuppate fino al osso. E Jennifer ,di essere inzuppata, ne aveva abbastanza.
:-Dovremmo trovare un gioco di società...- Propose, allora, senza molte idee. Ma anche parlare di sè stessi era un'idea allettante. L unico problema era che Wendy era una bambina, dolce e gentile, ma pur sempre una bambina, e si sarebbe sicuramente annoiata a parlare di sè stessa e del suo passato oppure di cosa voleva fare una volta uscita dal orfanotrofio. Sicuramente, non lo sapeva neanche lei.
:-Un gioco di società? Potrebbe essere divertente. Ma dove lo troviamo? Loro...- Le indicò con un cenno della testa :-...non amano i giochi di società in scatola, preferiscono crearseli...- Le indicò di nuovo, annuendo al gioco Principe&Principessa, il nuovo hobby di Diana. :-...quindi, dovremmo crearcelo anche noi, oppure, chiederlo al signor Hoffman, ma non credo che lui sa dove sia il gioco di società.- Jennifer rimaneva sempre stupita dalle parole dell'amica. Wendy era davvero dolce e abbastanza matura per la sua età. Quello era un discorso che si sarebbe adattato ad una bambina dell'età di dodici anni, non ad una di nove oppure dieci.
:-Dubito che il signor Hoffman lo sappia, giusto. Allora...creamolo, su.- Passarono il loro tempo a creare fiori con i fogli di giornale, a colorarli con le matite rosse e ad attaccarli alle pareti dei loro letti con la colla di Meg, che, naturalmente, le guardò in malo modo da lontano. La giornata stava volgendosi nel migliore dei modi, chiuse nel orfanotrofio, al riparo dalla pioggia, senza le derisioni e gli schiaffi di Diana e le altre. Jennifer si sentiva ormai al sicuro con Wendy, e pensava che fosse lo stesso per la bambina, mentre la guardava colorare i fiori di giornale. Wendy alzò lo sguardo e rivolse un'occhiata ai pastelli sparpagliati per terra e al fiore ancora decorato di bianco e nero dalle figure immobili del giornale.
:-Perchè non colori?-
:-Oh, scusa, stavo guardando come coloravi tu.- Le rivolse un sorriso, e l'amica lo ricambiò.
:-Se vuoi, t'insegno come si fa.- Jennifer sapeva che lo aveva detto con tutte le buone intenzioni, e le permise di stendersi accanto a lei e prendere la sua mano per dirigerla nella giusta direzione. Le posizionò un pastello, facendoglielo stringere forte, e poi iniziò a muovere la mano sopra quella di Jennifer, in modo da mostrarle come muovere il pastello sopra il fiore. Seguì accuratamente i contorni della figura, e tracciò delle lettere su ogni petalo del fiore.
W+J=4.
Lo scrisse con la sua grafia infantile, decorando le lettere con cuoricini e stelline, e Jennifer si sentì montare il cuore in gola per la scritta.
Wendy+Jennifer=Per Sempre
Le due si scambiarono uno sguardo prima di buttarsi le braccia al collo, sotto le occhiate disgustate di Diana, Eleonor, Meg e gli altri bambini. L'Aristocrazia della Rosa avrebbe agito molto presto, Jennifer e Wendy lo sapevano bene. Ma nulla avrebbe intaccato il loro rapporto.
Proprio nulla, pensò Wendy, mentre Jennifer decorava tutti i fiori con la stessa scritta.

Il tempo fuori era ottimo per una passeggiata. Le nuvole coprivano i raggi del sole, ma non c'era niente che facesse presagire un temporale, e, così, Wendy e Jennifer decisero di uscire fuori. Wendy indossò il suo cappellino a tesa larga, e, mano nella mano con l'amica, aprì il portone del orfanotrofio, che dava nel giardino. Le due alzarono lo sguardo al sole e Wendy lo salutò con la mano, mentre Jennifer la imitava.
Stavano bene da sole. O, almeno, questo pensava Wendy, quando Jennifer propose di giocare a nascondino. Toccò a Wendy fare la conta, e Jennifer, assicuratasi che la biondina non stesse sbirciando, corse verso il capannone più lontano, dove la scarissima luce del sole non batteva nemmeno un po'. Dopo essersi appoggiata al muro del capannone, sentì un guaito e si precipitò al interno della baracca. Ciò che vide la lasciò senza fiato. Un cane dal pelo foltissimo color marroncino, era legato ad un palo, e mugolava. Non aveva ciotole di cibo o d'acqua vicino a sé e aveva uno sguardo triste e spaventato che subito commosse Jennifer e la indusse ad avvicinarsi.
:-Ciao, piccolo.- Cercò di tranquillizzarlo, ma lui si ritrasse, mordendola. Il cane si acciambellò su sé stesso e per tutto il tempo, non rivolse a Jennifer nemmeno un'occhiata. La ragazza slegò il cane, e quel gesto sembrò farle guadagnare tutta la sua stima. Le saltò in grembo e iniziò a leccarle il viso, e a mugolare di gioia.
:-Jennifer! Sto venendo a cercarti!- La voce di Wendy la distrasse del tutto. Afferrò il collare del cane e scrutò attentamente il nome.
Brown.
:-Okay, Brown. Rimani qui, io ti porterò cibo e acqua, ma tu non devi muoverti. Intesi?- Accarezzò il folto manto di Brown, e corse verso il muro dove Wendy aveva finito la conta. Toccò il muro e disse
:-Salva!- Wendy si girò e sorrise.
:-Brava, Jennifer. Ma posso sapere di chi era quel cane?-


Angolo Autrice:
Brown. Non sono carine Wendy e Jennifer insieme?*-* Aspetto un parere** Alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La Regola Della Rosa ***


~The Orphanage


8.La Regola Della Rosa

Inghilterra,1930

Quella mattina, Wendy si svegliò con un solo obbiettivo. Levare di mezzo quel sudicio cane.
Era stato così bello quando lei e Jennifer si erano abbracciate, era stato così dolce e il corpo di Jennifer era così caldo, così morbido. Non si sarebbe mai voluta staccare da lei. Perchè le aveva fatto questo? L'aveva rimpiazzata con un lurido cagnaccio, un essere che non ha la stessa intelligenza degli umani nè prova gli stessi sentimenti. A che scopo, quindi, scegliere lui al posto di lei? Non c'era paragone!
Era stato così divertente giocare insieme, ritagliare, dai vecchi giornali del signor Hoffman, dei fiori a cinque petali su cui incidere cinque parole che erano diventate il motto di Wendy:
W+J=4
Di cosa si lamentava, Jennifer? Che cosa non andava nel loro rapporto così stretto? Lei, Wendy, le aveva offerto la sua mano, le aveva risparmiato le derisioni e i pestaggi del resto dell'Aristocrazia. Non sapeva che lei era la Principessa Della Rosa? Non sapeva che era stata lei ad imporle tutto ciò e lei a farlo finire? Ah, ma certo che no. Non glielo aveva mai detto. Tanto meglio.
In realtà, a far scaturire tutto era stato il cane, che Jennifer si ostinava a chiamare Brown. Per Wendy, avere un Principe tutto suo era stato il massimo, ma, doverlo dividere con un altro essere vivente, non le era proprio andato a genio. Perchè mi ha sostituita?, pensò Wendy, furiosa, sia con il cane che con Jennifer.
Sapeva bene dove il suo Principe tenesse il cane: nel vecchio capannone, ai limiti del giardino del orfanotrofio. Ben nascosto e riparato da eventuali temperature fredde, da piogge o da individui indesiderati, dormiva acciambellato con una vaschetta per le crocchette e l'acqua, il lurido cane. Wendy rabbrividì per la rabbia. Quella palla di pelo aveva tutti i comfort disponibili per un cane e anche l'affetto di Jennifer! E Jennifer era solo sua.
Wendy diede un'occhiata al orologio in cima alla parete. Segnava le 7.30.
Jennifer stava ancora dormendo profondamente, abbracciata al cuscino ancora intriso delle lacrime versate per ogni schiaffo ricevuto. Il pensiero rafforzò Wendy: non poteva permettere ad un altro essere di toccare il suo Principe! Indossò la mantellina, prese il cappello nero e una sacca sporca e rattoppata, poi fece il gesto finale. Chiamò Diana e le altre.
:-Sentite...ho deciso che quel lurido cane non merita di vivere. Seguitemi e fate silenzio.- Aggiunse, gettando uno sguardo a Jennifer. Una volta capito il piano, sul volto delle bambine si delineò un ghigno crudele e lo sguardo di Diana si accese.
:-Finalmente. Pensavo che eri davvero la Principessa Bugiarda.- Wendy abbassò lo sguardo, insieme alla visiera del cappello. Non le piaceva il fatto, forse poteva pensarci ancora un po'. Jennifer diceva sempre che Brown le portasse i dolcetti perchè lei era buona, e adesso Wendy stava andando a porre fine alla vita del suo donatore di dolci.
:-Andiamo!- Ordinò Diana, e con un gesto della mano, condusse tutti al portone. Lo aprì e i bambini iniziarono a correre a perdifiato per il giardino.
:-Io, per prima.- Disse Wendy con voce chiara e forte, fermando l'Aristocrazia. :-Sono io la Principessa Della Rosa e io giustizierò il lurido cane.- Diana la guardò e poi sussurrò tra sè
:-Però prima stavi con la sporca Jennifer.- Ma Wendy nemmeno la pensò, andò dritta spedita verso il capannone e lo aprì, forzando un po'la porta. Quando il cane li vide, iniziò a grignare piano, emettendo il classico suono gutturale. Questo servì solo a divertire di più le bambine, che iniziarono a ridere e a urlare.
:-Il lurido cane! Il lurido cane!- Si avvicinarono mentre Brown indietreggiava. Non servì a nulla. Tra schiamazzi e risate stridule, il cane venne intrappolato nella sacca e chiuso per bene. Wendy lo vedeva tremare ma non le importò, non bastò a fermarla. Iniziarono a colpire la sacca, con la punta delle scarpe, sempre più forte finchè il cane non iniziò a guaire.
:-Piange! Piange come la sua sporca padrona!- Wendy non si fermò neppure a questo. Continuò a percuotere il cane con ferocia, senza fermarsi neppure quando vide la macchia di sangue allargarsi sulla sacca.
E poi capì. E poi, volgendo lo sguardo al cielo, si chiese:
Che cosa avrebbe pensato, Jennifer?

Erano le 7.40, quando Jennifer aprì gli occhi e la forma sbiadita del lampadario diventò delineata. Volse lo sguardo alla parete del suo letto, ancora avvolta nelle lenzuola, e gli stickers a fiori ritagliati e colorati da lei e Wendy, fecero bella mostra, risaltando su quella piatta distesa di bianco sporco e spaccato. Wendy...l'altro ieri aveva dato dimostrazione del suo odio verso Brown, arricciando il naso e dicendo che puzzava. Manco il fatto che il cane le portava dei fiori e dei dolcetti rubati dalla dispensa del orfanotrofio, l'aveva calmata, anzi. L'aveva trovato patetico. Lei c'era rimasta molto male, ma aveva tenuto duro, confidando nell'affetto che Wendy provava per lei. Poi, ebbe un brutto presentimento. Perchè nessuno era nel orfanotrofio? Si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra. Si sentivano degli schiamazzi. Ecco cosa l'aveva svegliata. Da dove provenivano gli schiamazzi? Si sporse, per intercettare la provenienza. Quando capì, cacciò da un urlo, e subito corse oltre il portone, con tutto il pigiama da ospedale addosso. Correva a perdifiato, con le lacrime che rigavano le guancie e bagnavano il pigiama. Sapeva che il suo abbigliamento era leggermente trasparente, ma non se ne importò, manco un attimo. Continuò a correre, urlando il nome di Brown, e quando arrivò al capannone, aveva i capelli scompigliati e gli occhi arrossati e velati di lacrime.
E vide.
La sacca con Brown dentro, macchiata di sangue, e i bambini attorno che ridevano e continuavano a colpire. E poi Wendy, che si era girata e adesso la guardava con gli occhi sbarrati.
:-NO! NO! BROWN! LEVATEVI TUTTI!- E dalla sua bocca uscirono parole che mai i bambini avevano sentito, insulti che non si addicevano al suo dolce carattere. :-Stronzi! Che cazzo avete fatto? Come vi siete permessi! Io vi ammazzo, bastardi, vi ammazzo!- Sembrava isterica, tanto urlava e li indicava, li minacciava con parole di morte, e intanto calciava. Poi si fermò davanti a Wendy.
:-Tu! E' tutta colpa tua! Tu! Tu hai fatto succedere tutto ciò, tu hai lasciato che mi picchiassero!- Wendy sentì il mondo crollarle addosso, e le lacrime scivolarono dagli occhi.
:-Scusami...io...-
:-No. Basta. Mai più. Io me ne vado.- E Wendy capì che aveva posto fine alla loro amicizia, aveva ucciso tutto. Tutto. Era stata una stupida, non aveva capito, era stata egoista e possessiva, la gelosa Principessa Della Rosa che voleva il suo Principe tutto per sé. Allora corse il più velocemente possibile verso lo studio del signor Hoffman, mentre Jennifer la rincorreva. Sprangò lo porta e pensò che l'ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stato il viso di Jennifer, del suo Principe. Afferrò la pistola, la caricò e la porse alla ragazza che, incredula e sotto shock ancora per il cane, l'afferrò senza capire.
:-Uccidimi.- Le sussurrò, con un sorriso. Jennifer mirò attraverso la canna della pistola, e con un ultima lacrima, fece scivolare il dito sul grilletto, per poi premere forte. Il proiettile trapassò il corpicino di Wendy, ma Jennifer non vide. Aprì gli occhi dopo lo sparo.

E un'ultima lacrima,

un ultimo addio,

ma lei aveva sbagliato tutto e aveva rovinato la fiaba,

Jennifer e il suo amico avevano obbedito alla Regola della Rosa

ma li avevano odiati lo stesso,

fino a quando la Principessa Della Rosa non aveva declamato:

Il tuo amico, e tu avrai la Matita Rossa.

Il suo amico era morto, e lei aveva il pastello nelle mani,

Un ultimo respiro,

Addio, Brown.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La Fine ***


~The Orphanage


9.La Fine

Inghilterra,1930

Ed è così che finisce la fiaba,
troppo dura per dei bambini abbandonati.
Il loro gioco infantile sospeso nel tempo,
il filo spezzato dalla morte.
Jennifer era sola, adesso, con lo scheletro del suo amato cane,
ricuciva gli strappi del suo cuore, per il funerale del suo amico.
La Regola Della Rosa era ancora incisa nella sua vita,
anche se seppellita nel Giardino Della Rosa, ormai abbandonato.
Povera, piccola, indifesa, Jen-ni-fer.


Angolo Autrice.
Ed è così che finisce la mia raccolta! Spero vi sia piaciuta, e che il finale abbastanza macabro non abbia disgustato! XD non so se esattamente finisce così, ma mi piace immaginare Jennifer ancora segnata da quella parte della sua vita.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=399021