Kowaii Kitsune (Spaventosa Volpe) di KyubiKonanOfAkatsuki (/viewuser.php?uid=34050)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: RICORDI ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: PASSATO DI SANGUE ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: LA BAMBINA ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: IL SAMURAI A NOVE CODE! ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6: RIFLESSIONE ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7: LA CICATRICE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8: I SOLDI ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9: AMICI ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10: LEONE E VOLPE ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11: PARTENZA ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12: RITORNO ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13: FINALMENTE A CASA ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: PROLOGO ***
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Allora! Comincio con
il dire che questa è la prima fanfic su One Piece che scrivo, spero di non
essere stata troppo influenzata dal mio precedente fandom (Naruto) e,
soprattutto, spero di riuscir a restare IC con i personaggi e di non creare
Mary-Sue *__*
Ora vi lascio alla
lettura! Ditemi che ne pensate!
(In fondo alla
pagina, un glossario con termini non proprio noti U_U)
[Kokitsune inspirò
profondamente l’ultimo po’ di tabacco rimasto nel lungo kiseru.
Una nuvola grigia
le, o gli che dir si voglia, uscì di bocca, modellandosi come un’inconfondibile
muso di volpe demoniaca. Pensava a come tutto fosse iniziato, così per caso,
trentuno anni fa…]
In una stanza, una
bambina giocava allegramente con la madre.
Aveva solo un anno,
non poteva rendersi conto delle sue azioni…
I capelli corti e
castani, arruffati, due nei sulla fronte e uno vicino alle labbra.
Dolce e carina, come
tutti i bambini in tenera età, e molto curiosa.
Il padre, durante
uno dei suoi viaggi, aveva portato in casa uno strano oggetto.
Sembrava un frutto,
ma con una forma stranissima, così come il colore:
Sembrava la
caricatura di una testa di volpe, ed era giallo dorato, il picciolo
arancione.
E proprio quello
mise fine all’esistenza della bambina e all’inizio di quella di
Kokitsune.
La piccola
approfittò dell’assenza dei genitori.
Andò nel piccolo
salotto, vicino alla bacheca nella quale era custodito il ‘frutto’.
Prese una sedia e vi
salì sopra, in modo da raggiungere l’oggetto.
Lo raggiunse,
covandolo con gli occhi, esaminandolo con cura, tra le manine
bianche.
‘Chissà se è
buono’
Si trovò a pensare,
e subito decise di provare: con un morso deciso, prese via un ‘orecchio’ del
frutto. Ma non riuscì sentir nulla, così decise di prenderne un altro po’, fino
a che non lo finì del tutto. Ma quel che prima era insapore qualche minuto dopo
le lasciò un amarissimo sapore in bocca, ma non solo…
La bambina cadde in
ginocchio, gli occhi sbarrati, tenendosi il viso tra le mani, piangendo.
Le orecchie si
allungarono, scurendosi, il naso si appuntò, come quello di un cane, le braccia
si coprivano di pelliccia dorata. Da sotto lo yukata i piedi mutarono in zampe
robuste.
Quello che aveva
mangiato era un Frutto del Diavolo.
[…Kokitsune sospirò.
Presto sarebbe stata l’ora di rimettersi in viaggio con i suoi compagni. Kalifa
era andata a comprare il necessario per la partenza, mentre lui, o lei, era a
riposarsi dopo la spossante giornata per guadagnare soldi: tutto il gruppo
doveva accumulare fondi per le cure mediche di Lucci]
--------------------------------------------------------------------
Kalifa: -Stai ancora
pensando al passato, Kokitsune kun?-
Kokitsune: -Puoi
chiamarmi anche ‘chan’ se vuoi, ora…-
Kalifa: -Devi essere
proprio depressa allora-
La donna (?)
ridacchiò, accostando il kiseru alle labbra nere.
Una risata roca, ma
una voce dolce e rassicurante.
Kokitsune: -Forse…
Forse…-
Kalifa: -Avanti, su
con la vita… E non provare nemmeno a fare jigai-
Kokitsune: -Konkon,
va bene… Però…-
----------------------------------------------------------------------
La bambina, incapace
di controllare gli effetti del Frutto, cercava in ogni modo di mascherare il
volto deturpato.
I suoi genitori, una
volta tornati, gridarono, ovviamente peggiorando la situazione.
Cosa avrebbero detto
di lei ora?
Cosa doveva fare
adesso?
Il giorno dopo dal
cambiamento della bambina, la madre la coprì con un lenzuolo.
Poi il padre invitò
la donna a uscire di casa.
La piccola
probabilmente credeva che la portassero a fare una passeggiata…
Niente di più
sbagliato.
Arrivati al limitare
di un boschetto, la posarono a terra.
La bambina li vide
allontanarsi velocemente. Ma non poteva capire.
L’avevano
abbandonata, come un cane.
-------------------------------------------------------------------------
Kalifa: -Però
cosa?-
Kokitsune: -Però
sento qualcosa… Qualcosa che avrei giurato, non avrei sentito mai più… Qualcosa
che ricordo bene-
Kalifa: -Se lo dici
tu… Senti, tra poco partiamo, meglio se ti prepari…-
Kokitsune: -Va bene…
Dammi solo un attimo-
Kalifa: -Ok. Io vado
dagli altri, lupa solitaria-
Kokitsune: -Eheh, va
bene, konkon-
------------------------------------------------------------------------
Un fruscio tra i
cespugli.
Qualcosa si avvicinò
alla bambina.
Era proprio una
volpe, seguita da altri sette cuccioli.
La creatura annusò
il lenzuolo nella quale era avvolta la creatura.
La afferrò dal collo
e la trascinò nella foresta.
Kiseru: pipa
giapponese usata per fumare il tabacco o, più raramente, l’oppio nell’antichità.
Poteva anche essere uno strumento di battaglia, poiché era rinforzata in ferro e
bambù.
Yukata: kimono
estivo molto informale.
Jigai:
corrispondente femminile del seppuku, praticato dalle mogli dei samurai per
evitare un disonore. Bisognava legarsi le caviglie in modo da evitare le
convulsioni dopo la morte e, presa una wakizashi, si recideva la giugulare.
Konkon: onomatopea
per il verso delle volpi.
Kokitsune: (essendo
una cosiddetta self-insertion, non potevo mettere da dove viene il nome. Spero
tanto che non sia una Mary-Sue *__*) Il nome (con i relativi kanji) significa
‘Piccola Volpe’. Il suo
cognome è Seirei (Spirito Sacro).
Ecco una fanart
(della sottoscritta U_U ): http://img21.imageshack.us/img21/192/kokitsuneseireifirstphab.jpg
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: RICORDI ***
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Approfitto di questo spazio per rispondere alle recensioni =3
xKibakun93: Grazie per aver recensito! Kokitsune però dovrebbe essere la
mia caricatura… Forse ricorda Renamon perché ho il fisico in comune con lei XD
(solo che tu sei scheletrica cara ndRenamon)
In effetti, Digimon è stato uno dei miei primi anime… Mi ha influenzata
molto °__°
(Per esempio, mi sono ispirata al design di Sakuyamon per fare Kokitsune,
ma le somiglia poco)
E non ti preoccupare, Kumadori è in ottime ‘zampe’ XD
xChicca_chan: Davvero? *__*
Questa è la prima fic su One Piece che scrivo, e mi fa piacere sapere che
qualcuno l’abbia trovata interessante!
Infine, il dizionario (oddea, è un papiro XD ) U__U
Okiya: Sono le ‘geisha house’ dove vengono addestrate e allevate le
maiko, ovvero le apprendiste geisha. Le okiya sono gestite da geisha che ha
lasciato la professione, e le apprendiste si rivolgono a lei come ‘okasan’
(signora madre).
Geisha: In Occidente si tende erroneamente a definire la geisha una
prostituta, ma la realtà è molto diversa. La geisha è un’artista, deve
intrattenere il cliente con musica, canto e danza.
Solitamente, esse avevano un danna(cliente, marito), spesso anche uomini
già sposati. Il danna è colui che si occupa di tutto ciò di cui ha bisogno una
geisha, paga le sue spese, acquista i suoi costosissimi kimono e la sommerge di
regali.
Shakujo: E’ un’asta usata nel buddismo. E’ lunga e sottile, ma molto
resistente (è di ferro). Un’estremità (quella superiore) è formata da un anello,
al quale a loro volta ci sono altri anelli più piccoli che tintinnano quando lo
si muove (sono fatti apposta). L’altra estremità è invece appuntita perché,
oltre che per la preghiera, lo shakujo era usato anche come potente
arma.
Waka: Vuol dire ‘poesia’, ‘bambino(giovane)’, ma è anche l’abbreviazione
di Ushiwakamaru, il nome di Minamoto Yoshitsune (un famoso samurai) quando era
ancora bambino.
Tamamo no Mae: Secondo la leggenda, una cortigiana descritta come la
donna più bella del Giappone. Era molto intelligente e una piacevole compagnia,
ma ben presto si rivelò una volpe a nove code. Una volta scoperto che la sua
vera identità era ormai nota, scappò via inseguita dai soldati dell’Imperatore,
ma la volpe si tramutò in pietra, la ‘sesshoseki’, ovvero la ‘pietra che
uccide’.
I nomi dei fratelli di Kokitsune: Sono tutti i nomi delle virtù del
Bushido, il codice d’onore dei samurai.
Kitsunebi: ‘Fuoco di Volpe’ secondo la leggenda, piccole fiammelle che
aleggiavano attorno alle volpi. Potevano essere azzurrini, verdi, rossi o
gialli.
La volpe portò via
con sé la bambina.
Una volta giunte in
una radura, la creatura si drizzò su due zampe
La pelliccia
scomparì e lunghi capelli neri le caddero oltre le spalle.
Mamma Volpe: -Ci
sono tante cose in questo mondo, piccolina… Cose che mi auguro, tu non debba
veder mai…-
Disse l’ormai donna,
prendendo in braccio la bambina.
La carezzò,
spostandole la frangia dalla fronte
E la guardò,
pensierosa.
Mamma Volpe: -… Però
ancora non so, come ti chiami? Lo sai come ti chiami?-
Quella balbettò, e a
modo suo disse:
Waka:
-Waka-
La donna
sorrise.
Mamma Volpe: -Waka.
Waka… Hai bisogno di un nuovo nome… Un nome che tagli ogni collegamento al mondo
Umano… Che ne dici di Kokitsune?-
Waka mugolò,
tendendo le braccia verso la volpona.
Mamma Volpe: -Sembra
che tu sia d’accordo. Ti chiamerai Kokitsune. E il tuo cognome sarà
Seirei-
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Kokitsune, dapprima
seduta su uno scatolone contenente bottiglie di sake a fumare tranquillamente,
si alzò di scatto.
Mosse il naso umido,
inspirando avidamente l’aria.
Posò il suo insolito
shakujo e si mosse furtivamente via.
Non era possibile…
Quell’odore…
----------------------------------------------------------
Passò circa un anno,
e Kokitsune crebbe insieme ai suoi fratelli e sorelle volpi: Gi, Yu, Jin, Rei,
Makoto, Meiyo e Chuji.
Quando crebbe, circa
a cinque anni, la sua vita cominciò a peggiorare… Nonostante le amorevoli cure
di Mamma Volpe, il cui vero nome era Tamamo no Mae.
Questa, sotto
sembianze umane, aveva mandato la sua piccola figlia adottiva a una okiya: da
grande, sarebbe diventata una geisha.
Tamamo: -Ora vai.
Non avrai futuro, se resti con me. L’okiya è gestita da un’anziana geisha, mia
vecchia amica, si chiama Kitsunebi, ma tu devi rivolgerti a lei come okasan,
d’accordo?-
Kokitsune: -Ma io
voglio restare con te…-
Tamamo: -… Verrò a
trovarti, non ti devi preoccupare-
Sorrise Mamma Volpe,
radiosa, le labbra rosse che mal celavano i canini appuntiti, i capelli come una
cascata di inchiostro.
Tamamo: -So che
ancora sei piccola e non puoi capire… Ma fai pratica per mantenere nascosta la
tua vera essenza. In questo mondo se sei diversa non sopravvivrai a lungo.
Verrai lapidata, bastonata e quanto altro ancora, ma finché resterai all’okiya
non ti verrà torto un pelo… Perché tu, piccola mia…-
La donna singhiozzò.
Non aveva mai detto a Kokitsune che forse non era una volpe dopotutto, ma solo
un’umana che aveva mangiato un Frutto del Diavolo, ma credeva che quella verità
avrebbe spinto la piccola ad avventati viaggi alla ricerca dei suoi genitori
originari e lei, Tamamo, sapeva benissimo che le avrebbero potuto fare quel che
poco prima aveva detto.
Tamamo: -… Perché tu
devi condurre un’esistenza normale, non come noi kitsune,
perseguitate…-
Kokitsune: -… Mamma!
Che cos’hai?-
Tamamo: -Nulla… Mi
sono solo commossa… Ora vai, forza…-
Insieme a Tamamo, i
sette fratelli volpi accompagnarono la loro sorellina all’okiya, stando attenti
che nessuno li vedesse: i sette figli della donna non sapevano assumere
sembianze umane ed erano ancora troppo piccoli per restare da soli. E una volpe,
come si diceva al tempo… E’ sempre meno pericolosa da morta che da viva.
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Kalifa, che era
impegnata a contare i soldi guadagnati durante la giornata, si girò di scatto,
appena in tempo per vedere Kokitsune ‘svignarsela’.
Kalifa: -Hey! Dove
vai?-
Kokitsune: -Scusami
Kalifa… Non lo senti?!-
Kalifa: -Che cosa?
Cosa c’è che dovrei sentire?-
Kokitsune: -Questo
odore! Secondo te possono essere loro?-
Kalifa: -Se ti
riferisci alla puzza di pesce, è perché Jyabura ne ha preso uno dal pescivendolo
e lo ha lanciato in faccia a Fukurou che ha di nuovo parlato più del
dovuto-
I capelli della
volpe, legati in ‘nove’ code dardeggiarono in aria, muovendosi
nervosamente.
Kokitsune: -Ma no,
ma no!!! LORO!!!-
Detto questo, la
‘volpe’ corse via, lasciando Kalifa con la sua mazzetta di banconote fresche
fresche di guadagno in mano, attonita.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: PASSATO DI SANGUE ***
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Angolo delle
Recensioni!
(Era ora che mi
decidessi ad aggiornare XD )
xKibakun93: Grazie!
Ho cercato di mantenere la storia il più possibile simile a One Piece, con
flashback alternati al presente! Mi fa piacere che risulti interessante, pensavo
che la fanfic fosse troppo noiosa con tutti i flashback XD
Comunque Tamamo è
una volpe a ‘sé stante’ , il nome l’ho preso dalla leggenda come riferimento!
(carenza di fantasia con i nomi XD )
xChicca_chan: Eccoti
accontentata! Jyabura e Fukurou sono la coppia comica per eccellenza!
XD
Non è che è andato a
comprarli, ha proprio derubato il povero innocente pescivendolo XD
Il giapponese non è
molto difficile (ti parla una che è per metà di madrelingua XD ), a parte il
kanjii che dà sempre problemi (a meno che non sia con una trascrizione
hiragana)!
Grazie per la
recensione! =3
Oh, ‘neesan’ vuol dire sorella(maggiore), ma nelle okiya sono anche le
maiko a chiamarsi così a vicenda. La okasan poteva anche scegliere una tra di
loro come musume(figlia), che sarebbe poi stata sua atotori(erede).
Passò il tempo
all’okiya. Kokitsune capì perché la ‘madre’ l’avesse mandata proprio lì:
l’anziana geisha era una vecchia volpe con sei code, severa e suscettibile è
vero, ma molto materna. Anche le stesse maiko erano giovani volpi.
Tamamo passava ogni
sera a vedere i progressi di sua ‘figlia’, ma arrivò il giorno che la vecchia
Kitsunebi temeva…
Kokitsune: -Okasan,
perché la mamma non è ancora arrivata?-
Kitsunebi: -Piccola…
Povera piccola…-
Tutti sapevano che
le kitsune, arrivate a una certa età, acquistavano il potere dell’onniveggenza.
Al villaggio nel
quale abitavano, poco prima vi era stato un attacco a opera di pirati. Questi
erano corsi per le strade, pistole in mano, a sparare a destra e a manca per
spaventare i passanti. Proprio mentre Tamamo si stava dirigendo all’okiya con i
sette fratelli…
Kokitsune: -Cos’è
successo?-
Kitsunebi: -Piccola…
Tua madre non tornerà-
Kokitsune: -Come
non… Non tornerà, okasan? Lei torna sempre… Ogni giorno…-
Kitsunebi: -No… Non
tornerà mai più. Ti ricordi gli spari di prima?-
Kokitsune: -S…
Sì…-
Kokitsune drizzò le
orecchie: poteva ancora sentire le grida e le risate sguaiate degli
uomini…
Kitsunebi: -Bene…
Hanno ucciso Tamamo. I tuoi sette fratelli. Li hanno sparati-
Kokitsune: -Non mi
piace quel che mi hai detto…-
Si passò una zampa
sul viso, per asciugarsi gli occhi umidi. La sua voce tremava, colma di ansia e
di terrore.
Kitsunebi: - Mi
dispiace Kokitsune… Ma ormai sono morti tutti-
Kokitsune: -NO! E’
UNA BUGIA!-
Gridò lei, correndo
verso la porta che conduceva all’esterno. Kokitsune poteva benissimo immaginarsi
la faccia della vecchia Kitsunebi, quello che le avrebbe detto, ma non gliene
importava: doveva verificare, a costo di venire sparata e… fare la fine toccata
alla sua famiglia adottiva.
Non le ci volle
molto a trovare i corpi dei suoi sette fratelli stramazzati a terra, pieni di
sangue, la pelle trapassata da proiettili ancora caldi. La madre era caduta
sotto un colpo sparato alla testa mentre tentava di fuggire, tra le braccia una
volpe esanime. Respirava ancora, il cuore a ogni battito sempre più
stanco…
Kokitsune:
-MAMMA!!!-
Tamamo: -Bimba… Non
chiamarmi mamma…-
Kokitsune: -Che
cosa… Perché?!-
Tamamo: -Io non
sono…-
Tamamo si concesse
una breve pausa per tossire, sputando sangue sul volto di Kokitsune…
Tamamo: -… Tua
madre…-
Kokitsune: -Non è
vero… Tu sei la mia…-
Tamamo: -… Ti ho
mentito… Bimba… Perdona…-
Ma non fece in tempo
a finire la frase, che spirò con gli occhi rivolti al cielo. Pioveva.
In quel momento, un
uomo, il volto congestionato e in mano una bottiglia di birra vuota, arrivò
accompagnato da quella che doveva essere la sua banda: era un pirata.
Pirata: -Guardate un
po’! Una superstite!-
Kokitsune: -Tutti…
Tutti questi anni passati nella menzogna…-
Pirata: -Eh, che ne
dite, se con questa ci facciamo un bel colletto?-
Kokitsune: -… Mi
hanno mentito…-
Pirata: -Ora
guardate… Un colpo di rivoltella, ed è fatta!-
L’uomo puntò l’arma
contro la fronte di Kokitsune, che non aveva prestato alcuna attenzione alle
parole dell’assassino. L’uomo che aveva ucciso la sua famiglia…
Kokitsune:
-NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!-
Il pirata lasciò
immediatamente la sua pistola, diventata all’istante rovente: i capelli della
piccola ‘volpe’ erano diventati una criniera di fiamme di un azzurro-biancastro.
Il kimono si strappava sotto la pressione del corpo che si ingigantiva, le zampe
di fuoco del medesimo colore. E intanto, crescevano nove code. I poteri del
Frutto del Diavolo, KonKon modello Kyuubi.
Nel giro di qualche
secondo, gli uomini corsero alla loro nave, che venne ingoiata insieme a tutto
l’equipaggio.
------------------------------------------------------------------------
Kokitsune corse via,
il cuore che batteva all’impazzata.
Aveva sentito
l’odore dei genitori che l’avevano abbandonata quando aveva ingerito il
Frutto.
Come avrebbero
reagito? Si sarebbero ricordati di loro figlia?
Kokitsune: -MAMMA!
PAPA’!-
Eccoli, stavano
passeggiando tranquillamente per il lungomare, ma si girarono appena sentirono
quelle parole.
Urlarono. Il padre
prese un bastone da terra e lo alzò contro la volpe.
Lei non capiva, così
continuò la sua corsa verso i genitori…
E sentì il bastone
sbatterle sulla testa con tale veemenza che i codini si sciolsero, lasciando
liberi i lunghissimi capelli scompigliati. Uno spruzzo di sangue uscì dal naso
di Kokitsune.
Kokitsune:
-Papà…!-
E ancora più forte
venne colpita, stavolta da una pietra lanciata da sua madre.
La volpe non reagì,
lasciandosi picchiare, mansueta.
Dopo mezz’ora era
lì, inginocchiata a terra, lacrimando e sputando sangue sotto i colpi del
bastone, eppure non reagiva…
Padre: -Noi non
abbiamo figli-
Kokitsune: -Oh… Mi
scusi-
L’uomo e la donna se
ne andarono.
Kokitsune sorrideva.
Sorrideva nel mezzo di una pozzanghera rossa e calda.
Chiuse gli occhi:
una voce molto familiare la chiamava…
???: -STUPIDA VOLPE!
SVEGLIA! SVEGLIA!-
Lei obbedì. Era
Kalifa.
Kokitsune: -Oohh,
guarda, gli angeli hanno i capelli biondi…-
Kalifa: -Ma ti si è
storto il cervello?! Che cosa ti hanno fatto?!-
Kokitsune: -Nulla,
Kalifa okasan!-
???: -Deve avere una
commozione cerebrale-
Un personaggio in
camice bianco parlò: era un medico. Si trovavano all’ospedale, i suoi amici
vicini al suo lettino. Di fronte a lei, poteva intravedere anche la sagoma di
Lucci, che era stato ricoverato dopo l’ultima battaglia contro i Mugiwara, la
ciurma del cappello di paglia.
Jyabura:
-Fantastico… Ora dovremo fare il doppio del lavoro per guadagnare i soldi anche
per lei!-
Kalifa: -Sta
zitto!-
Kokitsune: -Ci siete
tutti… Kalifa okasan, e tutte le altre neesan! Aspetta…-
Kalifa: -Devono
averti picchiata forte eh? Sembra che tu sia tornata a quando vivevi
all’okiya…-
Jyabura: -MI HA
CHIAMATO NEESAN!-
Dottore: -Signore,
non urli! E’ in un ospedale!-
Fukurou: -Chapapa,
Jyabura urla sempre! Spesso e volentieri senza motivo!-
Jyabura:
-COSA?!-
Kokitsune:
-Konkonkon! Le neesan sono così divertenti! Dov’è Kumadori danna?-
Jyabura si ammutolì
all’istante, per poi scoppiare in una sonora risata.
Kalifa: -… E’ andato
con Blueno e Kaku a cercare di racimolare più soldi prima di questa
sera-
Kokitsune: -Peccato…
Comunque, cosa ci faccio qui? Direi che Jyabura neesan ha più problemi di
me!-
L’uomo lupo la
fulminò con lo sguardo. Kalifa soffocò una risata.
Kalifa: -Riposati,
ti e ci racconterai dopo-
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: LA BAMBINA ***
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Ariecchime con l’angolo recensioni! XD
xChicca_chan: Jyabura non merita pietà! Sarà perché i rapporti tra lui e
‘Ko’ non sono dei migliori (una sorta di amore-odio)… XD
Presto si abituerà al sentirsi dire ‘neesan’ (azz, non provarci nemmeno!
O__O byJyabura) XD
Oh, il film ‘che piace molto’ a Kokitsune è (pubblicità occulta XD ) il
Re Leone (che si da il caso sia anche il mio :P ). Il kabuki è una particolare
forma di teatro giapponese.
Kokitsune inclinò
appena un po’ la testa, come un cane curioso.
Kokitsune: -Cosa
dovrei raccontarvi?-
Kalifa: -Come che
cosa? Perché eri distesa a terra coperta di sangue!-
Kokitsune: -Non so
proprio di cosa tu stia parlando! Io mi sono svegliata e mi sono ritrovata qui
con te e gli altri. Non so come mai-
Dottore: -Sapete,
alcuni pazienti vittime di amnesie si riprendono subito dopo essere stati
colpiti una seconda volta alla testa con la medesima veemenza del primo
colpo…-
Kokitsune: -Che cosa
vuole dire con questo?!-
Jyabura: -Che
prenderà un bastone e ti picchierà di nuovo-
Kalifa diede una
gomitata nello stomaco del Lupo.
Ma nel frattempo, lo
sguardo fisso al vuoto, Kokitsune ricordava…
-----------------------------------------------------------------
Dopo la
trasformazione dovuta al suo Frutto del Diavolo, Kokitsune aveva perso la
coscienza. Appena si risvegliò, venne subito colpita da una crisi respiratoria,
che si risolse appena dopo che ebbe rigurgitato un moncherino di spada.
Kokitsune: -Cosa è
successo? Dove sono?-
Si trovò a pensare.
Era aggrovigliata tra i rami di un albero, e non era assolutamente nella strada
dove aveva visto la sua famiglia senza più vita.
In qualche modo
riuscì a scendere, ma nel modo più doloroso: cadendo. Il suo corpo era come se
non volesse saperne di muoversi. Mugolando appena un po’, alzò lo sguardo:
cinque ragazzini, appena più grandi di lei, la stavano guardando. Uno di questi
aveva un bastoncino, e lo stava muovendo contro il naso umido di
Kokitsune.
???: -Che roba
è?-
???: -Tirale i
capelli!-
???: -Guardate che
orecchie!-
Riacquistato il
controllo del proprio corpo, cercò di drizzarsi su due zampe, ma si rese conto
di non esserne capace e così cadde goffamente sulle mani, provocando l’ilarità
generale. Aveva ancora il sangue di sua madre addosso. Il kimono era
praticamente ridotto a uno straccio.
Kokitsune: -Kon, kon,
kon…-
???: -Eh? Che cosa
sta dicendo?-
???: -E’ un animale,
non parla mica!-
Un animale. Ecco
cos’era, allora.
Il ragazzino con il
bastone le si avvicinò.
???: -Certo che sei
piuttosto strana per essere una bestia… Non sarai forse…?-
Il moccioso sbiancò.
???: -Una… Una
kitsune?-
???: -Probabile,
probabile!-
???: -La mia mamma
dice che sono creature malvagie!-
Ed ecco allora, che
il bastoncino colpì forte la fronte di Kokitsune. Lei uggiolò di dolore, mentre
gli altri si apprestavano a picchiarla, quando una voce di bambina
gridò…
???: -LASCIATELA
STARE! VIA!-
???: -Oh, guarda chi
si vede… E’ solo Kalifa-
La volpe dischiuse
appena un po’ un occhio: una ragazzina con i capelli biondi e corti stava
correndo da lei. Aveva un vestitino nero e un paio di occhiali dalla montatura
molto grande che le ingigantivano gli occhi.
Kalifa: -Che cosa vi
ha fatto? Non vedete che non può nemmeno difendersi?-
???: -Non ti
impicciare, o picchieremo anche te!-
Kokitsune: -No…
Konkon… Voi non le torcerete nemmeno un pelo!-
I ragazzi risero di
nuovo. La bambina arrossì.
???: -Davvero? E chi
ce lo imp…-
Manco il tempo di
finire la frase, che la volpe aveva già tirato al bambino un pugno molto forte.
Gli aveva slogato la mascella.
Kokitsune: -Avete
ancora voglia di picchiarla, konkon?-
Il moccioso si era
messo a piangere, i suoi ‘amichetti’ invece, erano già scappati via.
Kalifa: -… Sei
stranaforte!-
Kokitsune:
-Konkon?-
Kalifa: -Vieni,
andiamo!-
La bambina prese una
‘mano’ di Kokitsune e la condusse via. Quest’ultima, avendo trovato un punto
d’appoggio camminava traballante sulle due zampe bianche.
Kokitsune: -Sei
stata molto gentile a salvarmi-
Kalifa: -Ho fatto
solo quel che era giusto. Ti stavano molestando?-
Kokitsune:
-Eh?-
Kalifa: -Gli uomini
sono tutti uguali! A loro interessa soltanto una cosa!-
Kokitsune: -Davvero?
Che cosa?-
Kalifa:
-Il...-
Kokitsune spalancò
gli occhi, le pupille prive di iridi perfettamente circolari fisse su
Kalifa.
Kokitsune:
-No!-
Kalifa: -Sì! Fidati
se te lo dico io-
Kokitsune: -A
proposito… Chi sei?-
Kalifa: -Mi chiamo
Kalifa. Tu?-
Kokitsune: -Io sono
Kokitsune-
La bambina sorrise.
La volpe pensò di fare lo stesso, mostrando i suoi dentini aguzzi in una specie
di smorfia più simile a un ringhio.
Kokitsune: -Dove mi
porti?-
Kalifa: -Andiamo a
casa mia. Di certo non posso lasciarti qua fuori. Certo che sei una volpe
proprio strana-
-------------------------------------------------------------------
Kokitsune: -Molto
divertente Jyabura-
Jyabura: -Ma io non
stavo scher…-
Altra gomitata,
stavolta da parte di Kaku.
Kokitsune: -Va bene.
Mi riposerò e poi vi racconterò… Ma tenete sotto controllo Jyabura neesan, mi
sembra un po’ instabile-
I suoi compagni di
team la salutarono (trattenendo Jyabura) e se ne andarono, lasciandola sola con
Lucci che stava apparentemente dormendo. Aspettò che chiudessero la porta per
scattare con un balzo alla finestra aperta. Stava per uscire, quando…
Lucci: -Dove
vai?-
Kokitsune: -Lucci!
Sei sveglio?-
Lucci: -Se ti ho
fatto una domanda, mi pare ovvia la risposta alla tua. Ora ti ripeto, dove stai
andando?-
Kokitsune: -Se vuoi
saperlo, vado a prendere un po’ d’aria-
Lucci: -Cosa ti è
successo?-
Kokitsune:
-Niente-
Rispose sbrigativa
lei, saltando fuori. Nonostante fossero al terzo piano, lei appoggiò tutti e
quattro gli arti alla parete e spiccò un salto, volando in aria, la sua figura a
contrasto con il tramonto arancione.
Kokitsune:
-Geppou-
Usò la terza arte
Rokushiki per balzare e atterrare con un salto mortale in avanti sulla cima di
una gru spenta abbastanza alta da non farsi vedere dai suoi compagni, che
stavano trattenendo il pubblico (e i bambini) con cose tipo il Giraffa-scivolo
diretto da Kaku (lo scivolo stesso) e Fukurou (che raccoglieva gli incassi), il
Cerchio Infuocato in cui Jyabura saltava, trasformato in lupo, sotto la guida di
Blueno. Kumadori invece si esibiva in quello che, la volpe era pronta a
scommetterlo, era una rappresentazione kabuki di un film che a lei piaceva
molto.
Kokitsune: -Non mi
va di raccontare nulla a Kalifa e gli altri…-
Dalla tasca del
tailleur nero prese i lacci per farsi i codini, e il nastro in garza rosso per
la lunga ‘coda’ di capelli. Una volta pronti, i codini presero vita, muovendosi
sinuosi come dotati di vita propria.
Kokitsune: -… Li
farei solo preoccupare… Ed è l’ultima cosa che voglio…-
Concluse fra sé,
incrociando le braccia e alzano la testa, guardando il sole che si tuffava in
mare.
Mezz’ora dopo, al
sentire le risate dei bambini andavano sparendo, Kokitsune capì che presto
sarebbero tornati, stavolta tutti quanti i suoi amici, a vedere come stessero
lei e Lucci. Tempo un attimo, che la volpe era sparita dalla sua postazione
diretta alla sterile stanza dell’ospedale nel quale
alloggiava.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: IL SAMURAI A NOVE CODE! ***
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xKibakun93: Ma povera Kalifa çwç
In effetti sono in molti a non sopportarla, io sono qui anche per
cambiare questa visione pessimistica che la gente ha su di lei! (anche se pure
io odio Kabuto di Naruto)
In effetti, anche io penso che Lucci sia sempre così freddo… Però tutti
possono cambiare!
Lucci, come sapendo dell’arrivo di Kokitsune, guardava pazientemente la
finestra. Uno spostamento d’aria, una sagoma nera e le lenzuola del lettino che
si alzano, e la volpe è gia tornata.
Lucci: -Ki tsune-
Kokitsune: -Piantala, leopardo-
Lucci: -Non ti conviene parlarmi così. Ricordati che io ti ho vista.
Posso dire tutto agli altri, quando tornano…-
Kokitsune: -Oinari sama, quanto sei noioso!-
Hattori entrò dalla finestra proprio in quel momento. Tubò rumorosamente
e su appoggiò sulla spalla dell’uomo leopardo. Sembrava che gli stesse dicendo
qualcosa, e infatti…
Lucci: -Cos’è che non vorresti dirci?-
Kokitsune: -Cose che non dovete sapere… Dubito che, altrimenti, mi
vorreste ancora con voi, konkon-
Lucci: -Figurati, se teniamo Jyabura con noi, vuoi che non teniamo
te?-
Kokitsune sorrise. Non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere
proprio da lui, seppur con quel tono distaccato e senza emozioni.
Kokitsune: -Konkon… Allora… Come ben sai, io sono una kitsune
e…-
Lucci: -Errore. Tu CREDI di essere una kitsune. Se tu lo fossi, a
quest’ora sapresti trasformarti decentemente, mentre sai solo…-
In quel momento, si udì un ‘puf’, e nel lettino di fronte a lui c’era uno
Spandam con la testa di volpe.
Lucci: -… Trasformarti in buffe caricature. E inoltre, avresti i poteri
che di norma hanno le kitsune, ovvero l’onniveggenza, la capacità di possedere
corpi altrui… Cose che non ti ho mai visto fare-
Kokitsune: -Tu non mi conosci! Non sai che è successo alla Torre della
Giustizia, dopo che siete stati sconfitti dalla ciurma di quel bizzarro
ragazzino!-
------------------------------------------------------------------
Le navi da guerra erano ancora là davanti, attendendo con ansia il da
farsi. Lucci stava combattendo contro Rufy, il capitano dei Mugiwara, andati al
salvataggio di Robin.
Il leopardo aveva sottovalutato una forza che loro, il CP9, non aveva:
l’amicizia. Quei pirati erano legati da un sentimento molto profondo, un legame
che li faceva andare avanti anche quando ormai sembrava non ci fosse più nulla
da fare…
Ed ecco, un muro si rompe, e Rob Lucci, il volto grondante di sangue,
vola fuori colpito dalla forza di un pugno gigantesco: tuttavia non poteva
permettersi di perdere i sensi, poiché sarebbe miseramente annegato nel mare.
Kokitsune era andata a dare manforte a Kalifa, che era impegnata in un
combattimento contro Nami, una ragazza della ciurma di Rufy.
Kokitsune: -Avanti Kalifa! Fino ad adesso ci siamo trattenute, ora
facciamo sul serio!-
Kalifa: -Certo, certo volpina…-
Nami: -Vi… Vi siete trattenute?!-
Kokitsune: -Esattamente, ragazzina. Sai, mentre Kalifa ha 650 Douriki in
quanto la forza fisica, devi sapere che io la supero di esattamente 3000
Douriki…-
In quel momento, la donna-sapone tossì, tanto forte da quasi buttar via
l’anima. Infatti, mentre Nami era riuscita a intrattenere Kokitsune con un abile
trucco, era riuscita a usare il Thunder Lance Tempo contro Kalifa. Questa era
stata centrata in pieno, gridò per quel che poté, finendo quasi folgorata da
quell’attacco. Poi, cadde fumante a terra.
Kokitsune: -Avanti, forza! RANKYAKU! JOUEN KOBU!-
La volpe, con un balzo, saltò addosso alla navigatrice dai capelli rossi,
tempestandola di colpi con le zampe robuste, quando all’improvviso…
Un fortissimo rumore, e una specie di verso misto a un mugghio e un
ululato. La porta della stanza nella quale si trovavano, dove Kalifa dapprima
faceva il bagno, era in pezzi. Una renna gigantesca, mostruosa, era arrivata.
Kokitsune interruppe l’attacco, fortunatamente per Nami.
Kokitsune: -Quello è…?-
Nami: -Ch… Chopper!-
Kokitsune: -La piccola renna? Allora…!!! Kalifa, io vado! Ce la farai da
sola, sì, konkon?-
Kalifa: -Tsk… Non… Non ti preoccupare per me… VAI!-
La volpe scomparve come magicamente, ma altro non si trattava della sua
velocità.
Poco prima, aveva lasciato Chopper (nella sua forma ‘normale’) combattere
contro Kumadori, che inoltre era la seconda persona che preferiva a Kalifa…
Forse, perché poteva capire cosa si provava a perdere una persona
cara…
Una volta arrivata in cima alla Torre di Giustizia, si buttò. Balzò
agilmente di palazzo in palazzo, in maniera molto simile a un ninja, finché non
trovò una folla di Marine radunata attorno a qualcosa di nero, ricoperto di
rosso…
Kokitsune: -Cosa succede?!-
Marine: -Kokitsune san! Cosa succede alla Torre della
Giustizia?!-
Kokitsune: -Io vi ho chiesto… COSA SUCCEDE?!-
Intimoriti, gli uomini non si azzardarono a rispondere. La volpe rispose
con un ringhio nervoso, avvicinandosi lei stessa a controllare…
Kokitsune: -No…-
Quel che aveva visto dall’alto era proprio l’attore di kabuki. Chopper
l’aveva scagliato lontano dopo averlo pestato a suon di pugni. La volpe non
poteva sapere che quella renna potesse diventare tanto grossa e forte. Lei si
avvicinò, gli occhi puntati su di lui, particolarmente impressionata da tutto
quel sangue… Sua madre era in quel modo, quand’è morta…
Kokitsune: -No… Non è vero! DITEMI CHE NON E’ VERO!!!-
Strinse i pugni. Cominciava a tremare, incontrollabile, le palpebre ora
chiuse, mentre le lacrime cominciavano a cadere.
Kokitsune: -Io li odio tutti…-
Marine: -Chi… Chi odia tutti, Kokitsune san?-
Kokitsune: -GLI UMANI IDIOTA! LI ODIO TUTTI!!!-
Ed ecco che cominciava: stava diventando la volpe con le nove code. Un
mostro enorme, le cui code potevano cingere l’intera Enies Lobby. Crebbe
immediatamente, sotto gli occhi spaventati dei presenti, la criniera di fuoco
azzurro ardente come non mai.
Kokitsune: -GRAAAAAAARRR!!! DOVE SONO… I PIRATI?!-
-----------------------------------------------------------------
Kokitsune: -Vedi Lucci… Io sono una volpe con nove code! Quando VI ho
visti… Credevo che voi foste morti…! Morti come la mia famiglia…-
Lucci: -Capisco… Allora sai che fai? Prova ancora a trasformarti in
kyuubi…-
Kokitsune: -Ma sei matto?! Distruggerei tutto! Quando mi trasformo… Ecco…
Mi sembra di non essere più io! Di colpo, mi viene l’impulso… Di distruggere. Di
colpo… Emerge un lato oscuro della mia personalità… Un lato sadico e
crudele-
Lucci: -Io dico che ce la fai, e senza fare troppi danni alla
stanza…-
Kokitsune: -Va bene… Ma la responsabilità è tua konkon!-
Sbottò la volpe, scendendo dal
lettino. Cadde per terra su quattro zampe, concentrandosi con tutta se stessa. I
fuochi fatui che aleggiavano in corrispondenza dei suoi codini si sparsero in
giro, si allungavano, prendendo la forma di volpi spirito. La luce che
illuminava la stanza si spense improvvisamente, tuttavia i fuochi fatui
azzurrini illuminavano Kokitsune. Lei si illuminò, tanto che diventò una sagoma di luce bianca. Dalla sua
postura si alzò in piedi, il corpo era diventato… Umano. I capelli erano
sciolti, ma dei nastri di stoffa rossi li legarono come il ciuffo che portava
abitualmente sulla testa. Poi, le volpi-spirito le rotearono attorno,
materializzandole addosso una tuta in lattice nera (ma con una striscia bianca
che andava da sotto il petto in giù), un elmo dorato come l’hoate, che combinati
insieme la facevano sembrare una ‘volpe umana’. Attraverso il proteggi guance,
tuttavia, si poteva vedere una porzione di viso umano, di donna.
Lucci: -Io te lo avevo detto, piccola volpe…-
Poi le si materializzò un’armatura, anch’essa dorata, e le crebbero le
nove code dalla punta infuocata. La luce si riaccese, le volpi erano scomparse,
una katana nella mano della forma umana di Kokitsune.
Lucci: -… Che ci saresti riuscita-
Kokitsune: -Cosa… Che è successo? Sento una strana energia in me,
konkon!-
Lucci: -I fuochi fatui che ti circondano sempre… Sono gli spiriti della
tua famiglia, lo so… Ti proteggono sotto forma di armatura dalla trasformazione
in mostro-
Kokitsune: -Ma perché? Perché solo ora?-
Lucci: -Perché, a quanto pare, quando perdi il controllo di te ti
trasformi nel mostro… Prima o poi, riuscirai a trasformarti in umana senza
armatura-
In quel momento, la porta si aprì: erano tornati i loro amici.
Kalifa: -Lucci, hai visite?-
Lucci: -Eheh… No. Proprio tu,
Kalifa, non la riconosci… E’ la nostra ‘Ko’-
Kalifa, che aveva lo shakujo che Kokitsune aveva dimenticato, lo lasciò
cadere.
Dato che, praticamente, ho
descritto Kokitsune ‘umana a nove code’ da schifo, ecco una fanart (sì,
Sakuyamon è fonte di ispirazione costante): http://img201.imageshack.us/img201/7231/kyuubinosamuraimodobyky.jpg
Ki tsune: In giapponese antico, significa ‘Torna sempre’. Si dice che sia
l’origine della parola ‘kitsune’(volpe). Si rifà a una famosa leggenda, che
parla di una volpe che, innamoratasi di un umano, diventa una donna e lo sposa.
Anni dopo, spaventata da un cane, riprende le sue sembianze originarie in
presenza di testimoni. Si preparò per andarsene dalla casa del marito, quando
questi le disse: ‘dopo tutti questi anni insieme e i figli che mi hai dato, non
andartene’. La volpe acconsentì e da allora di notte torna nelle sembianze
umane, per poi sparire di giorno come volpe.
Oinari: E’ la divinità scintoista(ma anche buddista) delle volpi, del
riso, del successo terreno e delle spade. E’ un kami (divinità, spirito)
descritto come maschile e femminile, spesso rappresentato a cavallo di una volpe
bianca volante. Lui e le sue volpi aiutarono il fabbro Munechika a forgiare la
katana ‘Kokitsune-maru’.
Jouen Kobu: Significa ‘Fiamme purificanti, danza della volpe’
Hoate: Protezione per le guance usata nell’antichità dai samurai, insieme
al kabuto(elmo, ce ne erano vari tipi) e alla o-yoroi(grande armatura).
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6: RIFLESSIONE ***
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xKibakun93: Heilà! =3
Kokitsune ha i poteri solo per il suo frutto del diavolo, Konkon modello
Kyuubi! Per il resto, gli spiriti di volpe che la circondano formano la sua
armatura, i vestiti o a volte anche armi.
Mi fa piacere che la fanart ti sia piaciuta (la cosa è che tutta la
fanfic è nata dalle fanart che ho fatto XD) e che ti interessi la mitologia
giapponese, devo diffonderla in giro! XD
Kokitsune sorrise
dolcemente.
Kokitsune: -Kalifa…
Quello è il mio shakujo… Me lo ridaresti, per favore?-
Kalifa: -Allora… Tu
sei la piccola ‘Ko’…?-
Kokitsune: -In carne
e ossa! Beh, piccola non direi…-
Kalifa: -… Sei… Sei
umana!-
Kokitsune: -Ecco… Se
Lucci non mi avesse provocata io…!!!-
Lucci: -…Lei non
avrebbe nemmeno provato a trasformarsi…-
Kokitsune: -Zitto
Lucci, chiudi quella bocca… Konkon!-
Kalifa: -A
trasformarti…? Kokitsune, cosa ci stai nascondendo?-
Kokitsune: -N…
Niente-
Kalifa: -Ko, tu non
sai mentire-
La ‘volpe’ era
arrossita. Succedeva sempre, ogni volta che veniva messa alle strette, o quando
semplicemente provava vergogna…
Kokitsune: -Ecco…
Non fa caldo qui…? Konkon, ora come ora mi andrebbe una bella boccata d’aria
e…-
Kalifa: -Basta,
volpe-
Si fece seria la
bionda. Cioè, anche più seria di quanto già non fosse abitualmente.
Kalifa: -Ora io e
gli altri entriamo, ci sediamo qui e tu ci racconti per filo e per segno quel
che non sappiamo!-
Kokitsune: -Va bene…
Ma lasciate allora che vi mostri il mio vero volto-
Kokitsune poggiò una
mano sull’elmo e una sull’hoate, sfilandoseli. Per un attimo, si vide il muso
del demone nel quale si stava per trasformare, gli occhi iniettati di sangue e
la bocca distorta in un ringhio malvagio. Ma venne subito sostituito dal viso
candido, da ragazza, con i tratti appena affilati e segnato dalle cicatrici a
baffi di volpe. Due nei paralleli sopra le sopracciglia, gli occhi mandorlati
con due iridi azzurro ghiaccio. La frangetta (di uno strano colore bianco) le
cadde immediatamente sulla fronte. L’elmo e l’hoate divennero istantaneamente
spiriti di volpe, che svolazzarono in aria.
Lucci: -Allora… Già
che ci sono, puoi dirglielo tu, o faccio io…-
Kalifa: -… Lascia
parlare Ko, Lucci-
Kokitsune: -Giusto,
lasciami raccontare… Konkon!-
Lucci: -Pazienza…-
Kalifa: -Allora
attendiamo, parl…!!!-
Un sonoro ‘crack’,
seguito dal rumore di varie macerie che cadono fece sobbalzare Kokitsune:
Jyabura, Fukurou e Kumadori avevano apparentemente cercato di passare nello
stesso momento dalla porta, mandando in pezzi la parete. La volpe arruffò le
code, che si mossero come innervosite, le punte di fiamme che ardevano e
diffondevano una strana sensazione di freddo.
Kokitsune:
-Konkon!-
Kalifa: -Non è
niente! Avanti!-
Kokitsune: -Va bene!
Lucci mi ha provocata, mi ha detto ‘trasformati’ e io ‘noooo, distruggerei
tutto’… Ti pare che mi abbia ascoltata?-
Kalifa: -Spiega
quelle code-
Kokitsune,
inconsciamente, mandò in avanti le code e le abbracciò.
Kokitsune: -Queste?
Ecco… Allora…-
Kalifa: -Frutto del
Diavolo… Ecco che cosa ti ha ridotta così… Sapevo che non potevi essere una
kitsune…-
Kokitsune: -Io non…
Ooooh, non importa, lo ammetto! Lucci ha ragione, io ho torto, sono umana, ho
mangiato un Frutto del Diavolo che mi ha deturpata facendomi assomigliare a una
volpe bipede!-
Lucci: -Benissimo.
Un po’ in ritardo, ma alla fine ci sei arrivata…-
Kalifa: -Sì, Ko, ma
ora spiegaci perché, e dico perché, eri ricoperta di sangue e sorridevi quando
ti abbiamo trovata!-
Kokitsune: -Ecco… E’
perché tu avevi ragione, Kalifa. Sono una stupida volpe… Così stupida da non
capire che cercare ancora di trovare i genitori che mi avevano abbandonata era
uno sbaglio… Che rimuginare sul passato non mi avrebbe fatta andare avanti… E
cosa più importante, che la mia vera famiglia siete voi. Io sorridevo per la mia
stupidità. Per non essermi accorta di aver da sempre avuto sotto gli occhi quel
che ho sempre desiderato…-
La volpe tirò
rumorosamente su col naso. Strizzava gli occhi, cercando di ricacciare indietro
il pianto, mordendosi con i canini affilati le labbra, che sanguinarono.
Kokitsune: -… E io
ho sempre avuto paura di tentare di assumere la forma umana perché… Perché
nessuno mi ha mai insegnato a controllare i poteri del Frutto del Diavolo…
Perché mi sono sempre trasformata in una bestia sempre più grossa, una bestia
dalle sembianze di volpe con nove code…-
Kalifa: -Ma… Ora hai
nove code…-
Kokitsune: -… Certo,
ma a quest’ora sarei già là fuori, cercando di distruggere quanto più possibile,
di mangiare quante più persone posso… Se non fosse per loro-
Kokitsune indicò gli
spiriti delle volpi che aleggiavano intorno.
Kokitsune: -Loro
sono gli spiriti dei miei fratelli e sorelle volpi defunti. Tra di loro c’è
anche la mia mamma adottiva. Loro formano questa magica armatura che trattiene
la trasformazione-
Kalifa: -Sì… Ma ora
dimmi un’altra cosa…-
Kokitsune: -Va
bene…-
Kalifa: -… Hai
veramente pensato che noi non ti avessimo voluta con noi anche dopo aver
scoperto questa… Verità?-
Kokitsune: -Sì…
Perché, fin da piccola, sono stata abituata così… A temere gli umani, a odiarli,
a disprezzare il loro essere, la loro natura che giudica solo dalle
apparenze-
Kalifa:
-Capisco…-
Kokitsune: -Forse
ora è meglio che io vada… Lontano, dove io, bugiarda che reco sul viso i segni
della malvagità…-
Si indicò le
cicatrici a forma di baffi di volpe sulle guance…
Kokitsune: -… Non
possa recare più alcun danno. Nel rancore sono cresciuta, e nel dolore dovrò
morire, per avervi mentito-
Suono di
tamburo.
Kumadori: -Yoi! E’
così, la volpe svelò il suo essere, la sua natura divina, alla luce rossa,
insanguinata del tramonto… Allora, suo marito le disse, non andare
via…-
Kokitsune: -Ecco… Mi
sono persa qualcosa?-
Kaku: -Oh no, eccolo
che ricomincia con il teatro-
Kokitsune: -Io non
ho una natura divina… Sono solo un’umana che ha mangiato uno stupido frutto…
Scusatemi-
Kaku: -Per che cosa,
Ko?-
Kokitsune:
-Lasciatemi stare. Ho bisogno di pensare… E tu, Kalifa… So che sai dove
trovarmi-
Detto questo, le
nove code si avvolsero attorno al suo corpo, sparirono sotto forma di mille
petali di ciliegio, ed ecco Kokitsune forma volpe bipede balzare fuori dalla
finestra, la sua figura che diventava man mano un minuscolo puntino che si
stagliava contro la luna. Ma intanto, la volpe continuava a
ricordare…
----------------------------------------------------------------
Kalifa: -Sei una
volpina strana, sai?-
Kokitsune:
-Konkon-
Kalifa e Kokitsune
erano appena arrivate a casa. Una casetta modesta, ma carina: i muri erano
dipinti di grigio e il salottino era arredato da alcuni divani molto colorati.
Kalifa: -… Non fai
che ripetere ‘konkon’, però sai parlare… No?-
Kokitsune: -Konkon…
Io… Parla male… Lingua uomini-
All’okiya erano
tutte volpi sotto spoglie umane, ma Kokitsune aveva sentito di sfuggita alcune
parole dalla okasan che parlava con alcuni clienti. E’ comprensibile, quindi,
che non sapesse parlare molto la lingua umana.
Kalifa: -Beh, già
qualcosa la dici, meglio di niente, no?-
Kokitsune: -Io pensa
sì, konkon. Io vuole… kon… Imparare lingua Kalifa. Voglio parlare brava con
Kalifa-
Kalifa: -Davvero?
Bene… Ti insegnerò io, allora-
--------------------------------------------------------------
Con un sospiro, la
volpe si fermò sopra il tetto di una vecchia villa a strapiombo sul mare. Il
vento spirava lieve, mentre le onde si increspavano contro gli scogli. Otto
fuochi fatui azzurrini aleggiavano attorno a Kokitsune.
Kokitsune: -… Prima
o poi, troverò qualcuno che mi ama per quello che sono? Io amo già, ma non verrò
mai ricambiata… Devo imparare a controllare le mie trasformazioni!-
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7: LA CICATRICE ***
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Ok, siete pregati tutti di non fucilarmi °__°
Scusate se aggiorno solo ora, ma non ho molto tempo per stare al computer
e nemmeno per scrivere °__° Però eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia
=3
Jingasa: è un cappello usato da samurai, viaggiatori o gente normale. Per
essere indossati i jingasa hanno dei lacci che vanno legati sotto il mento.
http://www.kimono-giappone.it/images/prodotti/accessori/hat2.jpg
Waraji: sono dei sandali tradizionali fatti di corda di paglia. In
passato erano la calzatura standard per le persone comuni in Giappone, oggi
invece sono indossati quasi soltanto dai monaci buddisti. Vengono indossati in
modo che il piede vada oltre il bordo anteriore del sandalo, così da far
sporgere per tre o quattro centimetri le dita.
Juzu: chiamato anche ‘rosario buddista’. Ce ne sono di vari tipi, quello
di Kokitsune è fatto di perle. I juzu di perle servono per i ‘Mantra Calmanti’.
Servono a purificare la mente e eliminare ogni disturbo.
Osho: è
un titolo che si usa per i monaci buddisti di alto rango o molto virtuosi.
Heiliges Kreuz: Dal tedesco, ‘Croce Santa’.
Il mattino dopo,
Kokitsune decise di fare un giro in città. Per l’occasione, era tornata in
ospedale e aveva tirato fuori da
una valigia alcuni vecchi vestiti che era riuscita a salvare prima di lasciare
Enies Lobby: un jingasa, il solito shakujo, dei waraji, il kiseru, il juzu (che
portava sempre al collo), nastri di garza bianca e un kimono maschile nero.
Questi oggetti erano a lei molto cari, poiché le riportavano alla mente la sua
missione più importante, quando ancora era nel CP9… La missione durata ben
cinque anni.
Lei era ancora
ventiseienne, quando la mandarono insieme Lucci, Kalifa, Kaku e Blueno a Water 7
per trovare i progetti dell’arma Pluton. Kokitsune, sotto le spoglie di monaco
buddista, aveva il compito di raccogliere più informazioni possibili in tutta la
città, mentre i suoi compagni si infiltravano nella Gallery-La…
---------------------------------------------------------------------------
Il muso fasciato,
così come le zampe, per nascondere gli effetti del Frutto del Diavolo. Il grande
jingasa di paglia gli copriva gli occhi, la criniera di capelli castani
fuoriusciva da sotto di esso. Spesso si appostava in punti ‘strategici’, ovvero
dove sapeva passare molta gente, si inginocchiava e fingeva di meditare, in
realtà ben attento a chi passava o parlava. Quando riusciva a scoprire qualcosa
di interessante, andava a riferirlo subito ai suoi colleghi alla Gallery-La,
dove era conosciuto (come del resto in tutta Water 7) come un vecchio monaco
errante.
Kokitsune: -Allora…
Cosa fanno oggi i miei cari amici?-
Diceva lui, imitando
una voce anziana, quando passava a trovare Kalifa (segretaria) e Iceburg. Quando
poteva, quest’ultimo gli offriva qualcosa da mangiare, poiché si era sparsa la
voce che Kokitsune fosse anche molto povero. Ma ogni volta il falso monaco
prendeva il cibo e non lo mangiava, perché per farlo avrebbe dovuto togliersi le
bende dal muso e non poteva rischiare di mandare a monte la missione.
Iceburg: -Gentile
Kokitsune Osho, mi
faccia un favore. Se vede un ragazzo con un cappello di paglia in compagnia di
altri strani tipi, li porti da me. Sono dei pirati che mi hanno portato la loro
nave per ripararla, ma non c’è niente da fare… E vorrei dirglielo di
persona-
Alla parola ‘pirati’
Kokitsune soffocò un ringhio. Ma annuì in approvazione. Poi si avvicinò a
Kalifa, abbassò la voce e le chiese…
Kokitsune: -Tu li
conosci i pirati di cui sta parlando?-
Kalifa: -Certo. Sono
abbastanza famosi, non abbasserei la guardia. Stai attenta, segui le loro mosse
se possibile, e niente gesti avventati!-
Kokitsune:
-Tranquilla Kalifa, tranquilla… Parli come se non sapessi
controllarmi-
Sussurrò lui,
alzandosi appena il cappello: gli occhi di solito senza iridi ora le avevano,
rosse e lampeggianti come fari nella notte. Si affrettò a nasconderli e si avviò
per la sua strada mormorando fra sé un mantra.
--------------------------------------------------------------------------
Si vestì e uscì.
L’aria esterna era decisamente più gradevole di quella dell’ospedale.
Kokitsune si augurò
che a nessuno venisse in mente di indicarla, perché i suoi compagni l’avrebbero
sicuramente riconosciuta e trascinata a forza da dove era partita… O partito.
Guardandosi circospetta intorno, si inginocchiò e si accostò a un muro, davanti
a sé un piattino per raccoglier l’elemosina. I soldi raccolti sarebbero andati
spesi per le cure di Lucci. Perchè lui ne aveva più bisogno di lei, perché era
colpa sua se era stata picchiata in quel modo. Perché era convinta che i suoi
genitori avessero avuto pietà…
---------------------------------------------------------------------------
Il portone si aprì,
e nella stanza dove in quel momento si trovavano Spandam, Jyabura e il suo
gruppo fecero la loro comparsa Lucci, Kokitsune, Kalifa, Kaku, Blueno e i loro
ostaggi, Nico Robin e Franky.
Spandam: -Sono
felice che finalmente siate tornati… E con gli ostaggi-
Kokitsune, che con
una mano stringeva il suo shakujo e con l’altra teneva ben saldo il braccio di
Robin, sospinse la donna appena dietro la sua schiena, come se non volesse farla
avvicinare al suo capo…
Spandam: -Cutty
Flam, e l’unica sopravvissuta di quella terra di diavoli… Nico Robin, la ragazza
demone!-
Kokitsune: -Non… Non
si rivolga a lei così-
Il capo sgranò gli
occhi, i suoi compagni la guardarono in silenzio, Kalifa tuttavia non sembrava
sorpresa. La Volpe sapeva come ci si potesse sentire
a venire chiamati ‘demone’…
Spandam: -Tu… Che
cosa hai detto?!-
Kalifa: -Niente,
capo. Deve aver sentito male, dato che è sempre impegnato a
molestarmi-
Spandam: -… Kalifa,
per te la mia stessa esistenza è una molestia!!! Comunque…-
Delle poltroncine
erano disposte a semicerchio nella stanza. Kalifa fece mollare delicatamente la
presa della compagna dal braccio della prigioniera e la fece sedere vicino a sé
in una delle poltrone. Gli altri fecero lo stesso.
Spandam: -… Ho delle
cose che vorrei mostrarvi, ma prima i prigionieri… Cutty Flam, sei stato davvero
bravo, a sopravvivere otto anni fa… E tu, Nico Robin, il pericolo pubblico che
tutto il mondo stava cercando, la cosiddetta ‘speranza del mondo
intero’!!!-
Ma Kokitsune non
stava ascoltando quello che il suo capo diceva, o meglio, urlava. Guardava
quella donna, Nico Robin, domandandosi se avesse avuto un passato simile al suo…
Magari non era poi così cattiva, ma i suoi pensieri vennero interrotti quando
“l’uomo in mutande” come lo definiva lei, morse con violenza la testa di
Spandam. Nascose una risatina con una zampa, alle sue richieste d’aiuto. Nessuno
dei suoi compagni sembrava intenzionato a reagire, compresa lei.
In seguito, grazie
all’intervento di Kumadori (che con una bella bastonata liberò il suo capo dal
potente morso di Franky), la riunione continuò.
Ma lei, Kokitsune,
non riuscì più a controllarsi: Spandam aveva appena tirato un violento pugno
alla donna dai capelli neri, facendola cadere a terra. Si era fatta male, aveva
cominciato a sanguinare dal viso, e ora il suo capo la prendeva a calci. Lei
ricordava fin troppo bene questo dolore…
Kokitsune: -SHIGAN!
HEILIGES KREUZ!-
Lo shakujo stretto
nella zampa, gli occhi spalancati, rossi: gli conficcò la punta del bastone in
una spalla, volutamente mancando il suo bersaglio originale, il cuore. Lei non
aveva mai avuto il coraggio per uccidere… Quella era una delle cose che
invidiava a Lucci…
Kalifa: -MA…
KOKITSUNE, SCIOCCA!-
L’ex-segretaria si
era alzata, Lucci sembrava indifferente, ma per un attimo la volpe scorse un suo
sorriso alla vista del sangue di Spandam. Poi le arrivò un ceffone in pieno
viso, da parte della bionda e, subito dopo, un calcio nello stomaco da parte del
suo capo. Lei non riusciva più a respirare per il dolore, ma nessuna lacrima le
usciva dagli occhi, nessun lamento.
Spandam: -IDIOTA!
COSA CREDEVI DI FARE?! DA CHE PARTE STAI?!-
Lei non reagì. Sentì
lo sguardo dei suoi compagni addosso, ma anche quello della donna mora e
dell’uomo con i capelli azzurri.
Spandam: -MI VOLEVI
UCCIDERE, VERO?! BEH, TI E’ ANDATA MALE!-
Kokitsune:
-…-
La volpe si alzò.
Era coperta di lividi, la guancia dove era stata schiaffeggiata era violacea,
gli occhi neri per i calci ricevuti alla testa, il sangue le usciva dal naso e
dalla bocca…
Kokitsune: -… Anche
se è una nemica… Non hai diritto… Di trattarla così. TU non hai mantenuto una
promessa, e lei giustamente si è opposta…-
Si prese una breve
pausa per respirare e ingoiare il sangue che le grondava dalla bocca, cadendo
sul pavimento…
Kokitsune: -… Non ti
permetterò di farle del male… Come avete fatto a me… Voi del
Governo…-
Kokitsune si tolse
la cravatta dal collo e sbottonò il suo tailleur: non provava vergogna, lei,
perché quello era il simbolo della sua sottomissione al Governo… Una grossa
cicatrice rosata, come quella che Lucci aveva sulla schiena, le si estendeva sul
petto e sul ventre. Il primo cerchio della croce era visibile già dopo che si
era levata la cravatta, il cerchio centrale era appena sotto il seno, i cerchi
laterali erano poco più sopra dei fianchi, e il cerchio inferiore sulla pancia.
A differenza della cicatrice del suo compagno, la sua era la copia carbone della
croce sulla bandiera del Governo…
Kokitsune: -… Questa
me l’avete fatta voi… E lo sa lei, il perché? Per riconoscermi, in caso fossi
voluta scappare, dalle altre volpi, dalle altre persone, per identificarmi come
vostra marionetta, al vostro servizio! Mi avete impresso a fuoco questo
‘marchio’… E ricordo ancora chi fu a farmelo! Fu tuo…-
Un altro ceffone la
fece zittire. Kalifa le stava rimettendo i vestiti addosso. La volpe decise che
era meglio tornarsene al suo posto senza fare tante storie. Era già tanto che
Spandam non l’avesse minacciata con la pena di morte.
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8: I SOLDI ***
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xKibakun93: Oddea!Segno divino proprio no, magari infernale XD
Grazie per i complimenti, ma anche io per inserire Kokitsune ho avuto
abbastanza problemi: ho scritto tutto con il manga davanti! XD
… Dato che il ‘vecchio’ design di Kokitsune mi aveva stufata (non mi
piaceva), l’ho ridisegnata, eccola qui:
(Il disegno l’ha fatto una ragazza su Deviantart, ha dimenticato solo i
baffetti sulle guancie, i pezzi di stoffa ai lati del vestito e un buco
all’orecchio sinistro della volpe. I colori sono gli stessi del disegno vecchio
però XD)
Kokitsune: -Bene. E
ora, cerchiamo di fare qualcosa per racimolare qualche soldino in più… Ma
prima…-
La volpe si strofinò
le palpebre degli occhi, e della polvere gialla le rimase nella mano. Era
trucco. I suoi occhi erano circondati di nero. Si sciolse i codini lasciando
solo la lunga ‘coda’ e il ciuffetto da samurai. Il muso le si modificò
leggermente, accorciandosi e diventando più massiccio, il naso leonino sporgente
da sotto lo jingasa. Le orecchie erano lunghe e completamente nere.
Kokitsune: -… Posso
anche smetterla di far finta di essere ancora giovane-
Anche la voce le si
era modificata. Era profonda, rauca, con una nota di malvagità, nessuno avrebbe
mai detto che Kokitsune potesse essere buona.
Si allontanò dai
pressi dell’ospedale, arrivando in un quartiere malfamato. Si avventurò in un
labirinto di muri, fin quando non vide dei ragazzi che stavano, verbalmente,
attaccando un bambino più piccolo, ma vedendo la sagoma nera della volpe
avvicinarsi scapparono via.
Kokitsune: -E’ un
atto di viltà rimanere in silenzio, quando si è presi in giro…-
Disse lei,
accovacciandosi davanti al bambino che poteva avere sui dieci anni.
Kokitsune: -…
Comunque, cosa ci fai qui e per di più tutto solo?-
Bambino: -Io… Io mi
sono perso signore… Stavo scappando da quei ragazzi… Non è niente. Mi minacciano
sempre… So che dovrei reagire, ma…-
Kokitsune: -Reagire
come? Ricordati che chi insulta gli altri è egli stesso uno sciocco. Comunque ti
aiuterò io. Seguiamoli, e fai ciò che ti dico io…-
La volpe bisbigliò
qualcosa nell’orecchio del bambino e andarono nella direzione dove i ragazzacci
erano scappati.
Il bambino,
apparentemente da solo, venne inseguito dai vandali che nel frattempo avevano
preso dei grossi pezzi di legno,
fino a un vicolo cieco. Il bambino si nascose nell’ombra, sul muro
davanti ai ragazzacci c’era scritto, apparentemente col sangue…
‘Lungo il
vicolo
Vicino al cassonetto
della spazzatura
Un bambino vicino
a…’
Lessero i vandali,
quando il bambino disse…
Bambino: -Vicino
a…-
Kokitsune:
-Me-
Replicò Kokitsune in
un sibilo, gli occhi rossi brillare nell’oscurità. Dopo un urlo, i ragazzacci
scapparono.
Kokitsune: -Eheh.
Non si faranno vivi tanto presto. Ora vieni, ti accompagno a casa. Dove
abiti?-
Bambino: -Lontano…
Non in questo quartiere… Non mi oriento…-
Kokitsune: -Fai fare
a me. Aggrappati forte alla mia veste, il viaggio sarà un pochino…
Ventoso-
Il bambino si
aggrappò alla sua schiena, le gambe ben strette alla sua pancia e le braccia al
collo.
Kokitsune:
-Geppou-
I due sfrecciarono
come un proiettile in aria.
Bambino: -Ma lei…
Lei sa volare!-
Kokitsune: -Beh,
dove lavoravo io… Non mi chiamavano
‘Il Monaco Volante’ per nulla, sai? Allora puffetto, ti orienti da
qui?-
Bambino: -Sì… Ecco i
miei genitori, su quella terrazza!-
Kokitsune: -Andiamo,
allora-
Con qualche altro
piccolo saltello in aria, e dopo aver fatto prendere un colpo ai genitori del
bambino, la volpe atterrò.
Bambino: -Mamma!
Papà! Questo signore mi ha salvato, e mi ha aiutato a tornare da
voi!-
Kokitsune: -E’ stato
un piacere. Ora, se potreste darmi dei soldini in cambio… Ovviamente non importa
se non volete, posso andarmene…-
Madre: -Si figuri!
Ditemi, quanto vuole? Le vanno bene 10.000 Berry?-
Padre: -Noi siamo
una famiglia benestante, può avere quanto vuole, signore-
Kokitsune: -Vada per
i 10.000 Berry, grazie. Non sono per me, ma per… Un amico. Purtroppo è stato
vittima di un ‘incidente’ e ora è all’ospedale-
Kokitsune prese i
soldi e andò via. Il ricavato era sufficiente per pagare tutte le spese mediche.
Intanto,
all’ospedale…
Kalifa: -Come non
sai dov’è?-
Lucci: -Non sono una
balia, sai? Sarà volata fuori per una passeggiata… Anche io vorrei tanto una
bella boccata d’aria fresca…-
Kalifa: -Non appena
avremo abbastanza soldi, potremo curarti e farti uscire di qui. Comunque… Qui ci
sono i vestiti di Ko!-
Lucci: -Oh
no…-
Kalifa: -Non dirmi
che sta andando di nuovo in giro nuda!-
In quel momento, la
volpe entrò nella stanza. Teneva un sacchetto in pelle in una zampa, e lo levò
alla luce della lampada sul soffitto.
Kokitsune: -Questi
saranno sufficienti! Prendi!-
Kalifa: -Cos’è
successo alla tua voce, Ko…?-
L’ex segretaria
afferrò al volo il ‘bottino’. Con grande sorpresa, vi trovò i soldi.
Kalifa: -Ma come
hai…-
Kokitsune: -Una
buona azione-
Kokitsune si levò lo
jingasa.
Kalifa: -Chi ti ha
pestata, Ko? Un altro incontro ravvicinato con i tuoi famigliari?-
Kokitsune: -Molto
spiritosa. Ero stufa di truccarmi ogni volta per cercare di apparire come ero a
venti anni. E di falsificare la voce e farla dolce. A dire il vero, ero stufa
anche di sembrare una piccola sciocca ingenua, quell’aspetto zuccheroso.
Comunque, gli altri torneranno tra poco, andiamo a pagare le cure di Lucci. Il
Governo ci rintraccerà, prima o poi, se continuiamo a restare qui-
La volpe si rigettò
sul suo lettino e chiuse gli occhi. |
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9: AMICI ***
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xKibakun93:
Kokitsune è un po’ più grande di Kalifa. Non di molto, comunque, la supera di
sei anni perché quando venne abbandonata aveva un anno, poi venne cresciuta
dalle volpi per cinque anni e infine lasciata all’okiya per altri cinque anni.
Quando ha incontrato Kalifa, quindi, era undicenne, mentre l’altra ne aveva
cinque.
Il
disegno di Kokitsune ‘nuova’ l’avevo fatto anche io, ma non ero molto contenta
del risultato XD
Eccola
qui: http://fc00.deviantart.com/fs49/f/2009/227/c/c/New_Kokitsune___Ref__Sheet_by_KyubiKonanOfAkatsuki.jpg
Comunque
la CP9 si
vendicherà sicuramente di Spandam, come fatto vedere nelle mini avventure, dove
Lucci chiama via lumacofono l’ex-capo, dicendogli che torneranno per lui.
Ryuuko:
E’ una figura del teatro Noh, una volpe-drago. Il drago della mitologia
giapponese ha le zampe di gallo, corna di cervo, corpo di serpente, criniera di
leone e a volte muso felino.
Questa
è la forma ‘animale’ di Kokitsune, appunto una ryuuko (errore mio: ho
dimenticato di farle la cicatrice sul ventre):
http://fc05.deviantart.com/fs48/f/2009/236/d/5/Kon_Kon_no_Mi_Kokitsune_by_KyubiKonanOfAkatsuki.jpg
Kokitsune sospirò.
Sembrava soprappensiero,
rifletteva, guardava il soffitto senza neanche vederlo…
Kokitsune: -Lucci… Noi siamo
amici, vero?-
Kalifa la guardò stupita, poi
dalla volpe passò a guardare il leopardo, che si sedette composto appoggiato al
cuscino bianco.
Lucci: -… Se per amico intendi me
con un sentimento di amicizia con voi, ovvero un rapporto instaurato sulla
reciproca stima, fiducia e… Affetto… Allora sì, siamo amici-
Kokitsune drizzò le orecchie, gli
occhi sbarrati, un espressione dapprima stupefatta che poi mutò in pura gioia e
l’ex segretaria, attonita, sorrise dolcemente.
Kokitsune: -… Allora se siamo
amici… Staremo sempre insieme, vero?-
Lucci: -Sì. Ora finalmente
capisco… Il motivo della nostra sconfitta-
Kalifa: -Stai dicendo sul serio,
Rob?-
Lucci: -Davvero. Siamo stati
sconfitti perché quei pirati avevano una cosa che noi non avevamo. Ammetto il
mio errore nell’avervi considerati tutti poco più di colleghi. Voi siete i miei
unici amici, che avete organizzato questa raccolta fondi solo per me. Il mio
sbaglio è stato anche sottovalutare il grande potere dell’amicizia-
Kokitsune: -Ok! Abbiamo fatto
grandi progressi oggi! Adesso che ne dici di un abbraccio?-
Lucci: -Ora pretendi troppo-
Kokitsune: -Ahh, ho capito, sei
timido-
Lucci e Kalifa sospirarono,
mentre la volpe li guardava con aria interrogativa. Si affacciò dalla finestra,
guardando giù: i loro compagni stavano ancora cercando di guadagnare altri
soldi.
Kokitsune: -Sarà il caso di
avvertirli che ora possono anche fermarsi… Credo che userò un trucchetto che ho
scoperto di saper fare per avvisarli. Se ce la fai, Lucci, puoi darmi una
mano-
Kokitsune inspirò profondamente
con il naso, poi scoprì le zanne in un ruggito che echeggiò fino a giù.
Kalifa: -… E da quand’è che le
volpi ruggiscono?-
Kokitsune: -Ho mangiato il frutto
Kon Kon modello Kyuubi. Ma non una Kyuubi qualsiasi, ma una Ryuuko-
Lucci: -Fai provare anche me-
Kokitsune: -Insieme?-
Lucci: -Insieme-
Trasformatosi senza difficoltà in
leopardo completo, Lucci scese dal suo lettino e si affacciò anche lui alla
finestra. Le due creature ruggirono una seconda volta, un verso simile al rombo
di un tuono.
Kokitsune: -Se non ci hanno
sentiti mi faccio uno shigan alla fronte. Comunque Rob, mi sembri in parte già
guarito. I medici non avranno da lavorare molto e presto potremo andarcene-
Lucci: -Lo spero-
Il leopardo balzò sul letto, si
acciambellò e si appisolò.
Kokitsune: -Kalifa… Mi dici come
fai ad attivare i poteri del Frutto del Diavolo?-
Kalifa: -Beh… Mi basta
concentrarmi… E’ un po’ difficile da spiegare, veramente-
Kokitsune: -Voglio provare a
tornare umana. Devo provarci! Ho vissuto trentuno maledetti anni in questo corpo
che né animale, né umano può definirsi!-
Kalifa: -Va bene. Proviamo, ci
sono gli spiriti della tua famiglia che tratterranno la trasformazione animale,
in caso ce ne sia bisogno-
Kokitsune serrò i pugni. Non
successe niente, anche se piccole goccioline di sudore bagnavano la pelliccia
sul suo viso. In compenso, le crebbero i canini e si fermò subito.
Kalifa: -Aspetta… Forse devi
provare a rilassarti… Sei troppo tesa-
La volpe ci riprovò. Le pupille
le diventarono rosse.
Kalifa: -Non ci stai nemmeno
provando!-
E ancora, ritentò. Le orecchie
diventarono più piccole e i canini tornarono alle dimensioni originali.
Kokitsune: -Hai visto?! Hai
visto?!-
Kalifa: -Sì, continua!
Avanti!-
Kokitsune si rilassò, pensando a
come sarebbe la sua forma umana. Il viso le si schiacciò e assunse una
colorazione beige carne. Le orecchie diventarono umane, la pelliccia diventò una
sottile peluria, gli artigli unghie, le pupille diventarono azzurro
ghiaccio.
Kokitsune: -Ce l’ho fatta Kalifa!
Sono umana!-
La donna si tastò il viso,
sentendo soltanto le cicatrici a baffo di volpe sulle guance. Poi si tolse i
vestiti da monaco.
Kokitsune: -Guardami! Non ho più
la pelliccia!-
Kalifa: -Sì, ma sarà meglio che
ti copra prima che arrivino gli altri!-
Kokitsune: -Ma che cosa stai
dicendo? I vestiti non sono che un oppressione al nostro essere!-
Kalifa: -Ko, COPRITI!-
Kokitsune: -Neanche per idea! Se
sono orgogliosa del mio corpo, perché non mi lasci mostrare al mondo quel che la
natura mi ha dato?-
Kalifa: -Perché si chiamano ‘atti
osceni in pubblico’ , oltre che molestia sessuale! E poi… Sei davvero orgogliosa
di quella…?-
Disse la bionda, indicando la
cicatrice che le percorreva il corpo davanti.
Kokitsune: -Sai essere crudele
quando vuoi, Kalifa… Comunque te lo ripeto, non mi vestirò finché non ne avrò
voglia!-
Kalifa: -Ko, mettiti almeno le
mutande!-
Kokitsune: -NO!-
In quel momento la porta della
loro camera si aprì: erano arrivati gli altri…
Jyabura: -AH! COSA VEDO!-
Il lupo si coprì istantaneamente
il volto. Kokitsune non parve per niente disturbata, anzi, cominciò a fumare
tranquillamente il suo kiseru, ignorando totalmente il fatto di essere in un
ospedale e che tutti i suoi compagni maschi fossero tutti nella stessa
stanza.
Jyabura: -Se non la vedo non
esiste, se non la vedo non
esiste…-
Kaku: -Cosa ti prende? Manco
avessi visto un fantasma!-
Jyabura: -Di peggio! … Lì!-
Indicò la volpe sdraiata sul
lettino, la testa appoggiata alla mano, mentre con l’altra teneva il kiseru.
Kaku: -E’ solo Ko. Aspetta…
Perché è Ko quella lì, vero?-
Kalifa: -E chi deve essere,
scusa? E’ da un’ora che cerco di convincerla a vestirsi!-
Kokitsune: -Come ho già detto a
Kalifa, i vestiti sono un oppressione al nostro essere. Dovreste provare anche
voi a svestirvi, ci si sente benissimo-
Disse la donna, come se fosse la
cosa più naturale al mondo.
Kaku: -Tu hai vissuto troppo
tempo tra gli animali, Ko-
Kokitsune: -Teoricamente lo siamo
anche noi-
Kaku: -In ogni caso… Abbiamo
sentito la tua ‘chiamata’… E siamo venuti qui. Gli altri sono alla reception
dell’ospedale a dare quel che abbiamo guadagnato-
Kokitsune: -A proposito, ho qui
10.000 Berry. Saranno sufficienti per le cure mediche, e magari ci avanza un bel
caffè-
Kaku: -E’ quello che ci vuole.
Magari riesco a non pensare a questo dolore… Quei bambini mi romperanno l’osso
del collo, prima o poi-
Disse la giraffa, massaggiandosi
appunto il collo.
Kokitsune: -Povero te, Kaku! Mi
dispiace, davvero. Ora però mi vesto, dato che insistete tanto-
Concluse Kokitsune, prendendo i
vestiti che prima si era cacciata, dato che quelli rigorosamente neri che
portava quando prestava servizio al Governo erano andati completamente distrutti
quando aveva perso il controllo e si era trasformata nella forma animale
completa durante il Buster Call a Enies Lobby.
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Il mostro si ingigantiva sempre
di più. Presto sarebbe stato tanto grosso che l’isola di Enies Lobby sarebbe
sprofondata per il suo peso. Il baratro sotto l’isola sembrava senza fondo, ma
la novecode non ebbe scelta che buttarcisi dentro, e pochi minuti dopo che
sembrava sprofondare l’enorme testa sbucò dal fondo, l’acqua attorno a lei
diventò istantaneamente vapore a contato col fuoco bluastro che emanava il suo
corpo. Kokitsune ruggì, Enies Lobby tremò.
Kokitsune: -Ho chiesto… DOVE SONO
I PIRATI?!-
La sua voce, né maschile né
femminile, tuonò in cielo. I lunghi baffi di fiamme frustavano l’aria, il resto
del colossale corpo nel baratro. Le navi della marina che preparavano il Buster
Call si fermarono di colpo, indecise sul da farsi. Robin e Franky, che in quel
momento si trovavano sul Ponte dell’Esitazione, alzarono lo sguardo e videro gli
occhi della Ryuuko indugiare su di loro. Con uno slancio del collo di fuoco,
quella si buttò su di loro, la bocca spalancata. I due sul ponte temettero il
peggio, ma all’improvviso la volpe si bloccò: tremava, dagli enormi occhi
scendevano lacrime tanto grandi che a contatto con l’isola l’avrebbero potuta
sommergere, se non fosse che si vaporizzavano subito vicino al muso. Kokitsune
stava cercando di ricacciare indietro la trasformazione, andando contro la
volontà del demone del frutto che aveva mangiato.
Kokitsune: -NO! Cosa mi
succede?!-
Di colpo le sue dimensioni
diminuirono, fino a quando Kokitsune non si trovò, umana, con solo qualche
brandello di vestito addosso, appesa a un bordo del Ponte dell’Esitazione.
Robin, che non aveva dimenticato quando la volpe aveva cercato di proteggerla,
corse verso di lei. Si era appoggiata a un mattone che sporgeva, ma sembrava
priva di forze, sarebbe caduta da
un momento all’altro.
Robin: -Afferra la mia mano,
donna volpe!-
Kokitsune alzò lo sguardo, gli
occhi contornati di nero, malvagi. Cercò di graffiarla con le unghie della mano
libera, ma la mora ritirò la mano, e la volpe scivolò ancora più giù. Si voltò:
sotto di lei, il mare agitato sembrava chiamarla a sé.
Robin: -Ti aiuterò io!-
Kokitsune: -No…-
La donna castana, dapprima
preoccupata, si rigirò piano verso Robin, sorridendole. Un sorriso privo di
allegria, folle, gli occhi senza pupille che la guardavano…
Kokitsune: -Mai, da una amica con
i pirati!-
Poi, si lasciò andare. Sapeva che
sarebbe affogata, sarebbe colata a picco come un sasso, ma non riuscì a mettere
da parte il rancore che provava da anni verso i pirati che avevano ucciso la sua
famiglia. Chiuse gli occhi, sentì qualcosa sfrecciare verso di lei, una catena e
una grossa mano metallica l’avevano presa alla vita, al volo, le sue orecchie
già toccavano l’acqua. Aveva perso i sensi.
Quando si risvegliò, era distesa
su un’amaca e, a quanto pare, era su una nave di legno. Qualcuno le stava
tenendo una mano.
Franky: -Non dimenticherò mai
quello che tu e i tuoi amichetti avete fatto! Fosse stato per me, ti avrei
lasciata annegare!-
Sanji: -Tu! Come puoi dire certe
cose a una donna?!-
Franky: -Ti ricordo che questa è
la donna che si è trasformata nella bestia di prima!-
Robin: -Ma è anche la donna che
ha cercato di proteggerci, Franky-
Kokitsune: -E voi… Chi vi credete
di essere!? E tu, biondo, mollami la zampa!-
Sanji: -La zampa? Vorrai dire la
mano, no, signorina?-
Kokitsune: -E’ lo stesso! Chi vi
ha detto di salvarmi?!-
Franky: -Mostra un po’ di
rispetto! Non sembravi neanche in te quando ti sei lasciata andare! Ma cosa ti è
saltato in mente?-
Kokitsune: -Tutto… Tutto meno che
farmi salvare da dei pirati come VOI! Voi! Avete ucciso la mia famiglia!-
Qualcuno le diede uno schiaffo.
Era Nami.
Kokitsune: -Tu osi…?-
Nami: -Sì, io oso. I pirati non
sono tutti uguali! Cosa credi, che siamo tutti pappa e ciccia?!-
Kokitsune: -Per me, sai che
differenza! Ci è stato dato l’ordine di fermarvi! La mia ultima speranza è
riposta… E’ in Lucci!-
Disse la volpe, con aria
sognante.
Rufy: -Ah, l’uomo leopardo… E’
stata una bella sfida-
Kokitsune: -Tu sei… Il tipo di
gomma! Se tu sei qui… Vuol che Lucci…!-
Rufy: -Già. E non è stato per
niente facile, come puoi vedere dalle mie ferite!-
Kokitsune: -No! Non vi credo! Io
torno indietro!-
Rufy: -Fa come vuoi… Se voi avete
perso è perché avete preso sottogamba la forza dell’amicizia! Noi siamo uniti,
voi invece eravate convinti che ognuno fosse un peso per l’altro!-
Kokitsune: -NON TI VOGLIO
ASCOLTARE! Cappello di paglia… Ci rincontreremo, un giorno!-
Kokitsune balzò dalla sedia a
sdraio, prese la rincorsa e usò il geppou per raggiungere l’isola ormai
devastata dal Buster Call.
------------------------------------------------------------------------------
Kokitsune: -Allora andiamo a
pagare. Lucci, ci sentiamo domani pomeriggio-
Disse
lei, e Kaku, Jyabura e Kalifa uscirono dalla stanza e si diressero a
pagare. |
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10: LEONE E VOLPE ***
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xKibakun93: Ora che
la scuola sta iniziando, mi sono decisa a scrivere di più e regolarmente, dato
che non so quanto mi terrà impegnata XD
Kokitsune nella sua
forma animale tuttavia può essere facilmente ‘comandata’ da Kalifa e Kumadori
(perché la volpe è molto legata a loro), oltre che da Lucci (che ha pur sempre
un Douriki maggiore al suo).
Kalifa: -Kokitsune,
per caso fai parte di qualche movimento hippie?
Kokitsune: -No,
perché sorella? *fuma*-
*Kalifa nasconde il
viso con la mano, rassegnata*
Yamanbako: E' la madre di Kumadori, ancora viva (anche se a insaputa del figlio, a quanto pare), come detto da Oda nell'SBS del numero 44 di One Piece.
Una volta versati i
soldi, il gruppetto fece una passeggiata. Ormai conoscevano la città e le sue
strade a memoria e, dato che la città non era poi così popolata, riconoscevano
di vista gli abitanti. Infatti, si insospettirono di vedere un volto nuovo
mentre camminavano, specialmente perché era completamente coperto da un
giubbotto marrone e un paio di occhiali da sole e, inoltre, sembrava guardarli
di nascosto.
Kokitsune: -E se ci
avessero trovati?-
Jyabura: -Di che
parli, donna?! Anche se fosse, quel tipo è da solo e noi siamo in netto
vantaggio numerico-
Kokitsune: -Sciocco…
Se lo uccidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui!-
Kalifa: -Shhh! Quel
tipo ci sta seguendo!-
Fukurou: -CHAPAPA!
Chi vuoi che scopra che noi siamo l’ex CP9, ora ricercati per ordine di
Spandam?-
Jyabura acchiappò
subito la cerniera sulla bocca dell’uomo e cercò disperatamente di
chiuderla.
Jyabura:
-Maledizione a te! Quando imparerai a tener chiusa quella
boccaccia!!!-
Kumadori: -Yo yoi!
Non dare la colpa a Fukurou, è tutta colpa mia! Lascia che rimedi al mio
errore…-
Kalifa: -Ma siete
sempre i soliti! Così non fate che attirare l’attenzione!-
Blueno: -In ogni
caso, io posso sempre usare il frutto Door Door per togliarci
d’impaccio-
Kokitsune:
-Aspettate… Ngh…-
Kokitsune cadde in
ginocchio a terra, coprendosi la bocca con la mano. Tossiva molto forte, e per
qualche secondo la sua pelle diventò un fuoco azzurrognolo.
Kalifa: -Ko! Cosa ti
succede?!-
Kokitsune: -Non… Non
so Kalifa. Deve essere il Frutto del Diavolo…-
Jyabura: -… Ho
sentito dire che esistono certi tipi di Frutti… Si chiamano Myth Myth. A volte
sono un misto tra due categorie di Frutti del Diavolo, e sono molto difficili da
controllare. Forse Kokitsune ha qualche problema-
Kokitsune:
-Possibile? Non mi era mai successo…-
All’improvviso, da
sotto il vestito da monaco le uscì una grossa coda gialla da volpe, con la punta
di fuoco dello stesso colore della sua pelle prima.
Kalifa: -Accidenti!
Nascondi subito quella cosa!-
Kokitsune: -Non
posso… Non ci riesco! Ti assicuro… E’ come se avesse una volontà
propria!-
La donna alzò lo
sguardo, e l’ex segretaria scoprì con orrore che sotto il naso dell’amica
stavano crescendo due lunghi baffi infuocati. Ricordava un po’
Jyabura.
Kalifa: -Stai
perdendo il controllo!-
Jyabura: -Aspetta!
So cosa fare in questi casi!-
Svanì in un istante
con il soru e ricomparve altrettanto velocemente, con un secchio tra le mani, e
ne buttò il contenuto (acqua) addosso a Kokitsune. Uno sbuffo di vapore e i
baffi erano scomparsi.
Kokisune: -Grazie…
Ne avevo bisogno…-
Kalifa: -Vieni…
Andiamo a fare shopping… Hai bisogno di altri vestiti…-
Kokitsune: -Va
bene…-
Disse, prima di
demolire con un colpo di coda un vecchio edificio già semi distrutto.
------------------------------------------------------------------------------
Kalifa: -Ma papà!
Fuori c’è la neve! Si ammalerà, poverina!
Padre: -Mi dispiace,
Kalifa. Ma ti avevo detto che non l’avremmo tenuta per più di un
mese-
Kokitsune prese per
mano il padre di Kalifa. Un uomo non più giovane, con i capelli argentati e
degli orecchini azzurri, un agente del CP9 di allora. La bambina porse alla
volpe una coperta di lana.
Kalifa: -Mi spiace…
Ma ti cercherò un rifugio! Non ti abbandonerò!-
Kokitsune: -Davvero?
Noi staremo insieme per sempre?-
Kalifa: -Sì! Perché
noi siamo amiche!-
Kokitsune: -Amiche?
Cosa significa?-
Kalifa: -E’ un po’
difficile da spiegare… Ma lo capirai da sola-
Rincuorata, stretta
nella sua coperta, Kokitsune guardò la bambina allontanarsi con suo padre.
Faceva freddo, era notte e la sua pelliccia non era abbastanza folta da
proteggerla. Tremava come un uccellino sperduto, una macchietta gialla e nera
nella neve bianca, che le arrivava fino alla pancia. Tutto ciò che aveva addosso
era un maglione troppo grande lungo fino alle sue ginocchia e la coperta di
Kalifa. Le altre case erano tutte uguali, coperte di neve, e la visibilità era
scarsa per via della nebbia.
Kokitsune: -Morirò
se non trovo un riparo… Verrò sepolta sotto tutta questa neve!-
Pensò, prima di
mettersi in marcia.
I suoi passi
risuonavano nel silenzio, perché per strada c’era soltanto lei, tutti quanti
erano al caldo nelle loro belle case, con questo clima impossibile. Il cielo era
plumbeo e le nuvole erano cariche di pioggia. Nessuno l’avrebbe mai accolta. Lei
era un animale. Un mostro.
Per quanto camminò?
Ore, minuti, secondi? Il tempo sembrava essersi fermato, le sembrava di essere
in uno di quegli incubi dove si cammina ma non ci si muove mai, e inoltre le sue
forze stavano cedendo. Alla fine, decise, doveva tentare. Doveva trovare
qualcuno che la accogliesse. Raccolte le energie rimaste, si spinse tre
quartieri più avanti, dove vide una casa leggermente diversa dalle altre: si
respirava un atmosfera allegra, di festa. Era a circa cento metri di distanza,
la volpe fece un altro passo, ma perse l’equilibrio e sprofondò nella neve. Ma
questa volta, non si alzò. Chiuse gli occhi e giacque lì, immobile, senza più
forza nemmeno per tremare.
Quando si risvegliò,
si ritrovò avvolta in una coperta di lana, in braccio a una donna piuttosto
anziana, davanti a un fuoco scoppiettante.
???: -Vedo che ti
sei destata-
Kokitsune: -Uh… Cosa
è successo, kon kon?-
???: -Il freddo è un
tempo da lupi, non da volpi! Cosa ti è saltato in mente, di andare in giro con
questo tempo?-
Kokitsune: -Io… Non
lo so, signora-
Kokitsune, che era
molto alta, aveva le gambe che poggiavano a terra ed erano l’unica parte del
corpo non coperta. La donna aveva il viso insolitamente bianco, truccato, molte
rughe e le labbra nere di rossetto. I capelli sembravano la criniera di un
leone, di colore rosa scoloriti.
???: -In ogni caso,
non potevo lasciarti lì. Sei stata davvero fortunata che stessi tornando a
casa-
Kokitsune: -Grazie…
Se non fosse stato per lei, a quest’ora sarei morta, kon kon. Le devo la vita.
Cosa posso fare per ringraziarla?-
???: -Tanto per
cominciare puoi tenertela stretta. Non penso ci sarò una seconda volta a
salvartela. Mi chiamo Yamanbako. Kumadori Yamanbako-
Kokitsune: -Io sono
Kokitsune Seirei, ho undici anni ed ero una maiko prima di perdermi-
Yamanbako: -Ma
guarda, abbiamo una piccola apprendista geisha! Penso che andrai d’amore e
d’accordo con mio figlio-
Kokitsune: -Lei ha
un figlio, signora?-
Yamanbako: -Sì. Ha
tre anni più di te, non è molto, vero? E’ nella sua stanza, aspettava che ti
svegliassi, ora te lo chiamo-
Yamanbako appoggiò
delicatamente la volpe sulla poltrona dove prima sedevano entrambe e andò in una
delle stanze adiacenti. Kokitsune si guardò intorno: era in una casetta piccola
ma carina, con il pavimento in legno, il caminetto in mattoni e i muri dipinti
di giallo crema. Le porte invece erano di un bel rosso ciliegia.
Dopo qualche minuto
la donna tornò con un ragazzino che le somigliava molto, i capelli rosa fino
alla schiena, il viso truccato di bianco e delle linee nere che la volpe pensò
di avere davanti un piccolo leone, una maglietta nera a pois bianchi, un
medaglione con il carattere ‘ku’ in katakana e dei corti pantaloncini
bianchi.
Yamanbako:
-Kumadori, questa è Kokitsune. Kokitsune, questo è Kumadori-
Kumadori: -Yo yoi!
E’ così sei tu, la creatura di infinita potenza che si è degnata di onorarci con
la sua presenza…-
Kokitsune: -A dire
il vero… Ecco… Kon kon-
Kokitsune arrossì di
colpo, cercò di coprirsi tutta con il copertone di lana.
Kokitsune: -… Che
tipo di volpe sei? E dov’è la tua pelliccia?-
Yamanbako: -Sembra
che tu non abbia visto molti umani, vero?-
Kokitsune: -Oh, è
una volpe umana, capisco… Come me?-
Yamanbako: -Lui è un
umano, piccola, non una volpe. Vedi?-
La donna le prese la
zampa e la posò nella mano del figlio.
Yamanbako: -Vedi?
Non ha la pelliccia-
Kokitsune: -Sì… Va
bene… S… Sì…-
Yamanbako: -Non c’è
bisogno di essere tanto timide, cara!-
Disse Yamanbako,
dato che Kokitsune tremava come se fosse ancora fuori al freddo.
Kokitsune: -Ecco…
Vede… Io…-
Yamanbako: -Avanti,
su! Io vi vado a preparare una tazza di tè caldo, voi rilassatevi un po’-
La madre di Kumadori
se ne andò senza darle la possibilità di replicare. Il ragazzo si inginocchiò e
lei fece lo stesso. Avrebbe voluto lasciargli la mano, ma allo stesso tempo
desiderava stargli vicino.
Kokitsune: -Allora…
Mmm… Kon kon-
Kumadori: -Yo yoi,
allora sei davvero una volpe? Con le nove code e tutto il resto?-
Kokitsune: -Io…
Credo di sì. Ma non ho la coda-
Disse lei, prima di
spostare i lunghi capelli castani e scompigliati con un gesto nervoso della
testa.
Kumadori: -Sai, io
voglio essere un attore di teatro Kabuki. Devo fare pratica, yo yoi-
Kokitsune: -Sono
sicura che realizzerai il tuo sogno! Io invece ho sempre desiderato una
famiglia-
Kumadori: -Sei
orfana?-
Kokitsune: -Cosa,
kon kon?-
Kumadori: -Sei
orfana se i tuoi genitori ti hanno abbandonata o sono morti, yo yoi-
Kokitsune: -Allora
sì, io sono orfana-
Kumadori: -Mi
dispiace, yo yoi. Io invece non ho più un padre-
Kokitsune: -Conosci
una certa Kalifa, kon kon?-
Kumadori: -Yo yoi,
sì! E’ quella bambina bionda? Qualche volta mi chiedono di sorvegliarla per
qualche moneta quando suo padre va in missione per non so che cosa, yo
yoi-
Kokitsune: -Lei è
una mia… Amica. Mi ha insegnato a parlare, kon kon-
I due, un po’ più in
confidenza, seduti accanto al fuoco scoppiettante, cominciarono a parlare
allegramente.
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11: PARTENZA ***
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xKibakun93: Sì, il padre di Kalifa è proprio
l’uomo che assistette Spandine durante il Buster Call di Ohara. L’ho letto qui:
http://onepiece.wikia.com/wiki/Kalifa
Il giorno dopo, Lucci fu dimesso.
Il pomeriggio scorso Kokitsune e Kalifa si erano occupate dello shopping,
comprando dei vestiti nuovi per tutti. Oltre al completo nero che usava al
lavoro, il leopardo indossava una camicia leggera, gialla a macchie nere.
Attorno alla fronte, delle bende.
Lucci: -Grazie ancora-
L’ex agente del CP9 strinse la mano del personale che si era occupato di
lui.
Gli altri lo guardarono contenti e, inoltre, volevano veramente vedere se
Lucci era cambiato.
Kalifa: -Ko! Ma vuoi morire?!-
Kokitsune: -Lasciami fare Kalifa, so quello che faccio. Se è cambiato
davvero non penso che mi traforerà da parte a parte con lo shigan…
Spero-
Il gruppo si allontanò dall’ospedale. Finalmente ora erano tutti insieme,
potevano andarsene ora che era tutto pronto per il viaggio.
Jyabura: -Ngh… Ora si rimetterà
a darci ordini…-
Kaku: -Non dire così, non è vero-
Jyabura: -Taci, giraffa!-
Mentre i due cominciarono a litigare, Kokitsune scivolò quatta alle
spalle del leopardo. Deglutì, ma si fece coraggio. Prese un bello slancio
e…
Kokitsune: -BANZAI!!!-
Lucci: -Ma che…-
La donna si avventò su di Lucci, cingendogli la vita con le braccia e
cadendo in ginocchio a terra. L’uomo rimase lì bloccato, gli altri osservavano
la scena incuriositi, chiedendosi se Kokitsune sarebbe sopravvissuta a quello
che Lucci le avrebbe probabilmente fatto.
Lucci: -Alzati-
Kokitsune: -Scusa… Non… Non mi uccidere…-
Lucci: -Non è mia intenzione-
La donna si rialzò, pronta a reagire. Ma con grande stupore generale, il
leopardo ricambiò l’abbraccio. La volpe, incredula, gli appoggiò la testa sulla
spalla, e chiuse gli occhi, non riuscendo tuttavia a impedire loro di
lacrimare.
Kokitsune: -Sai… Sono davvero contenta…-
Lucci: -…-
Kokitsune: -Ora ho la certezza che infondo… Sei umano anche
tu-
Ridacchiò lei. Il leopardo le prese il viso tra le mani.
Lucci: -Solo in fondo?-
Kokitsune: -Sì. Che ne dici se ora passiamo direttamente alla fase ‘baci
sulle guance’?-
Lucci: -Bel tentativo, Ko, ma temo che dovrai aspettare-
Kokitsune: -Uffa-
All’improvviso, una palla di cannone volò sopra le loro teste. Videro
praticamente l’intera città correre verso di loro: tutti quanti stavano
scappando.
Cittadino: -SCAPPATE! SONO ARRIVATI I PIRATI!-
Lucci: -Avete sentito?-
Kaku: -Sì… Hanno detto…-
Kokitsune: -… Pirati-
Kaku: -Ko, stai perdendo ancora il controllo!-
Kokitsune: -No… Ma sarà divertente, se capisci cosa intendo… Non credi,
Lucci?-
Lucci: -Già. Non vedo l’ora di sgranchirmi un po’ le ossa-
L’ex CP9 si diresse dove avevano visto partire il colpo, ovvero, al porto
poco lontano. Un’enorme nave pirata era ormeggiata vicino a un ponte, e i suoi
passeggeri si sparpagliavano in giro e seminavano il panico per la città.
Kokitsune: -Lucci, vuoi avere tu l’onore di iniziare?-
Lucci: -Con piacere-
Kalifa: -Non capisco che ci troviate di tanto divertente-
Kaku: -Avanti, guardali, come fremono… Impazienti di affondare le zanne
nella loro pelle… Sembra che qualcuno non si sia ancora levato il vizietto del
sangue…-
Kalifa: -Come si dice, il lupo perde il pelo
ma non il vizio-
Jyabura: -Cosa stiamo aspettando ancora?! Buttiamoci nella
mischia!-
Gli otto si avventarono sui pirati con un rapidissimo movimento,
addirittura nello stesso istante. Kokitsune, trasformatasi nella sua forma
animale (una forma diversa, delle dimensioni di un leone), addentò la gola a un
pirata, affondando i denti nelle sue vene. Kalifa usava il rankyaku per colpire
il maggior numero di nemici possibile, Jyabura sembrava voler dare manforte a
Kokitsune, perché si trasformò in lupo e attaccò lo stesso pirata preso di mira
dalla volpe.
Kaku: -Che schifo! Lo stanno divorando!-
Lucci: -Anche io ho un certo appetito, in effetti…-
Kaku: -Lucci, non mi dirai che anche tu…-
Lucci: -No, tranquillo. Ma il capitano è mio-
In pochi minuti, tutto il porto divenne un campo di battaglia. Corpi
sparsi ovunque, il sangue copriva ogni cosa. Il leopardo raggiunse il capo dei
pirati, che perforò con lo shigan. Infine, con un calcio lo gettò a terra e gli
pestò la testa, uccidendolo. La gente nascosta nelle case aveva visto tutto,
orripilata , eppure grata alla CP9.
Kokitsune: -Ti sei preso tutte le parti migliori, Jyabura! Era la mia
preda!-
Jyabura: -Silenzio, donna! In un branco, è il capo che mangia le parti
migliori!-
Kokitsune: -Cosa vorresti dire con questo?!
Lucci: -Zitti. Kokitsune, non dare retta a quel cane randagio-
Jyabura: -Chi hai chiamato cane randagio, tu orribile mostro
gatto!?-
Lucci: -Prenderemo noi la nave-
Disse Lucci, ignorando la risposta del lupo. Una bambina corse loro
incontro, evidentemente non intimorita da quei ‘pazzoidi’ coperti da capo a
piedi di sangue.
Bambina: -Questo… Questo è per voi-
Disse lei, porgendo a Kalifa un fiore.
Bambina: -Grazie per averci salvati! Vi siamo grati! Che possiamo fare
per voi?-
Kokitsune: -Una cosa-
Disse Kokitsune, tornata umana, la bocca ancora sporca di
rosso.
Kokitsune: -Dì agli abitanti di questa città di far sparire i cadaveri.
Togliete ogni traccia del nostro passaggio, se viene gente del Governo… Voi non
ci avete mai visti-
Bambina: -Sarà fatto, signora-
Kalifa: -Bene. Addio, piccolina-
L’ex CP9 si imbarcò.
Lucci: -Ok, qualcuno sa come comandare questa cosa?-
Kaku: -Faccio io-
Lucci: -Chi sarà l’addetto alle mappe?-
Kalifa: -Mi offro volontaria-
Lucci: -… Il cuoco?-
Blueno: -Io. Sarò anche stato un barista, ma me la cavo abbastanza ai
fornelli-
Lucci: -Bene. L’inserviente?-
Fukurou: -Chapapa, nessun problema!-
Lucci: -… La vedetta?-
Jyabura: -Sarò io. Cosa fareste senza di me?-
Lucci: -Ok… Chi ci procurerà il cibo?-
Kokitsune: -Io! Posso usare i lunghi baffi della trasformazione ridotta
in animale per pescare i pesci in acqua. Così arrivano anche fritti e pronti da
mangiare-
Lucci: -Sarà meglio che Blueno faccia un buon lavoro con lo spellare i
pesci… L’intrattenitore sarà Kumadori-
Kumadori: -Yo yoi! Adempirò al mio compito con grande onore…-
Lucci: -Infine, io sarò il capitano-
Kalifa: -Ci vuole una bandiera-
Presero una tovaglia bianca che trovarono in una delle cucine e la
stesero sul pavimento di legno dell’imbarcazione.
Lucci: -Allora?-
Kokitsune: -Mettiamo qualcosa che contraddistingua ognuno di
noi-
Con della polvere da sparo, Lucci disegnò la testa di un felino al
centro. Kokitsune aggiunse ai lati tre segni simili alle sue cicatrici, Kalifa
le corna di un ariete, Jyabura delle orme di lupo, Kaku tracciò delle macchie
attorno al disegno che ricordavano quelle delle giraffe, Fukurou un paio d’ali
di uccello, Blueno due bottiglie incrociate appena sotto la testa del felino,
Kumadori tracciò, vicino alle macchie di giraffa, segni che ricordavano i petali
di ciliegio.
Jyabura: -Sembra una chimera-
Lucci: -Proprio per questo è bella. Ora vai, fissa questa bandiera nel
punto più alto della nave-
E così, la nave partì, salutata dall’intera città di San Popula.
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12: RITORNO ***
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Passarono i giorni. La vita a bordo della nave era abbastanza noiosa,
anche se ogni tanto la quiete veniva spezzata da situazioni più o meno
equivoche…
Kokitsune: -Ahia, accidenti, Lucci! Mi stai facendo
male!-
Lucci: -Certo che crolli subito-
Kokitsune: -Smettila! Non è vero! Basta! Mi
arrendo!-
Lucci: -Di già?-
Kalifa, che nel frattempo stava passando davanti alla cabina in cui il
leopardo e la volpe alloggiavano, si fermò insospettita davanti alla porta,
chiusa, ad ascoltare…
Kokitsune: -Ngh… Hai vinto! Basta!-
Lucci: -Ancora un po’…-
Kalifa: -TU…!-
L’ex-segretaria era irrotta nella stanza, ma vide solamente Lucci e
Kokitsune seduti a un tavolo occupati a fare braccio di ferro.
Lucci: -Uhm?-
Kokitsune: -Che c’è, Kalifa?-
Kalifa: -Ecco… Io pensavo… Che…-
Lucci: -E poi dice ‘molestie sessuali’…-
Kokitsune: -Che cosa credevi che stessimo facendo, scusa? Lucci mi sta
distruggendo il braccio destro-
Kalifa: -Aheeem… Io vado a vedere che fanno gli
altri-
Ognuno a bordo si rendeva utile e adempiva ai suoi doveri: Jyabura, per
quanto osservasse in giro, non aveva ancora avvistato la terraferma. Kaku, al
timone, seguiva le indicazioni di Lucci: stavano tornando all’isola dove, da
piccoli, li avevano iniziati alle Rokushiki…
-----------------------------------------------------
Kokitsune, ormai diciottenne, era seduta tra Kalifa e Kumadori, in una
stanza grigia e triste, le sedie nere come il pavimento. Era lì che venivano
portate tutte le persone che avrebbero potuto servire al Governo e, se venivano
giudicate adatte, venivano condotte a un’isola dove venivano addestrati per
imparare le Rokushiki. C’erano solo due porte, praticamente quasi invisibili
contro i muri. Una è da dove erano entrati i tre, l’altra era riconoscibile
solamente perché c’era scritto a grandi lettere, in rosso ‘Vietato Entrare, solo
personale autorizzato’.
Davanti a loro un ragazzino sulla quindicina, i capelli neri e corti,
sembrava messo lì solo per impedire loro di andarsene. Li guardava come se non
fossero degni di lui, l’aria matura e un pulcino tra le mani. Lucci e
Hattori.
Lucci: -Tu-
Indicò Kokitsune.
Lucci: -Carino che i tuoi amici siano venuti qui per accompagnarti… O per
consegnarti…-
Kokitsune: -Noi siamo qui perché il padre della mia amica, qui presente,
ci ha detto che il Governo aveva bisogno di noi o cose del genere… Ha parlato
della CP9. Noi siamo le nuove reclute-
Lucci: -Allora siete voi i miei compagni… Certo che potevano affibbiarmi
qualcosa di meglio che una leonessa… Un pipistrello… O qualunque cosa tu
sia…-
Kokitsune ringhiò.
Lucci: -… Una secchiona e un ragazzino strano. Mi bastavano già quegli
altri stramboidi… Il tizio a palla, il moccioso con la cicatrice, il tipo con le
corna e il nasone…-
La porta con le scritte si aprì. Ne uscirono un uomo alto, i capelli fino
alle spalle neri e appena ondulati, dall’aria boriosa. Al suo fianco un ragazzo
sui ventotto anni, i capelli viola e gli occhi stranamente scuri, così come il
naso.
Spandine: -… Andiamo Spandam! Sono sicuro che sarai un ottimo
capo!-
Spandam: -Lo penso anche io, padre!-
Spandine: -Adesso vattene, devo controllare le reclute… Tu, volpe! Vieni
con me-
Spandine afferrò il polso di Kokitsune e la tirò con forza per farla
alzare. Kalifa fece per fermarlo, ma la volpe le
assicurò…
Kokitsune: -Andrà tutto bene, tesoro.
Vedrai!-
Sorrise dolcemente, ma sapeva che la sua amica non era per nulla
rassicurata. L’uomo la trascinò oltre la porta dalla quale era arrivato e la
chiuse a chiave.
L’altra stanza era sorprendentemente bianca. Sembrava (e magari era) uno
studio medico, c’erano però strane apparecchiature che non aveva mai visto, ed
era più che sicura che non fossero cose che stanno in uno studio professionale.
Spandine: -Vado a chiamare il dottore nell’altra stanza. Stenditi sul
lettino e non muoverti-
Kokitsune obbedì, chiedendosi che cosa le avrebbero fatto. Aveva come un
brutto presentimento. Qualche secondo dopo Spandine tornò con un uomo con un
camice immacolato, piuttosto anziano.
Spandine: -Eccola. Le alte sfere del Governo l’hanno ritenuta una
possibile recluta per il CP9. Ha vissuto per un po’ di tempo con il padre della
bionda là fuori, uno dei miei agenti, e poi con la vecchia
Yamanbako-
Medico: -Vediamo… Sarà meglio che si spogli, così posso procedere con i
test-
Spandine: -Hai sentito, mostro? Obbedisci-
Kokitsune, che si vergognava, pensò di chiedere aiuto agli spiriti della
sua famiglia, invisibili eppure sempre presenti, accanto a
lei…
Kokitsune: -Cambiatemi… Da ragazza a
ragazzo…-
Istantaneamente, il suo fisico cambiò, il petto diventò muscoloso, i
tratti cambiarono e una barbetta caprina le (o gli) crebbe sotto il mento.
Fortunatamente i suoi esaminatori stavano parlando fitto fitto tra loro e
sembravano non averla vista. Si tolse i pochi vestiti che portava (una
canottiera e dei pantaloncini in jeans corti) e richiamò
l’attenzione.
Spandine: -Cosa…?! Sono sicuro che prima era… Era
femmina!-
Dottore: -Forse è ermafrodita… Ma questo potrebbe essere solo un
trucchetto tipico della sua specie… Se è davvero una kitsune. E come lei
probabilmente sa…-
Kokitsune seguì preoccupato\a con lo sguardo il dottore che stava
attivando uno strano macchinario, una specie di pressa con la croce del Governo
come un enorme stampino. Si illuminò istantaneamente di una luce rosso sangue,
emanava un calore molto forte.
Dottore: -… Le kitsune sono capaci di cambiare il loro aspetto. Quindi,
se ci volesse tradire, potrebbe facilmente ingannarci. Però c’è una cosa che non
possono cambiare…-
La pressa a forma di croce venne spostata sopra di lei\lui. La volpe capì
istantaneamente quello che le stava per succedere. Balzò subito via, ma Spandine
aveva afferrato un coltello (probabilmente usato per le operazioni), la\lo
afferrò dalla spalla e, nel tentativo di fermarla\o, le\gli tagliò per sbaglio
l’orecchio destro, di poco per fortuna, ma ora Kokitsune aveva un semicerchio al
lato dell’orecchio, come se le\gli avessero sparato. La volpe non riuscì a
mantenere la trasformazione e tornò femmina, e Spandine la bloccò di nuovo sul
lettino.
Spandine: -Avevo ragione! A quanto pare, quando sei maschio la forza
aumenta mentre l’agilità diminuisce… E il contrario quando sei
femmina!-
La pressa le cadde subito sul petto. Lei gridò, un urlo disumano che
sentirono anche da fuori, perché Kalifa e Kumadori la chiamavano preoccupati da
dietro la porta. Il dolore era insopportabile, sentiva l’oggetto perforarle la
pelle, comprimerle le ossa. La stanza era piena di vapore grigiastro, sul
pavimento sotto al lettino cadeva il sangue della ferita di Kokitsune. Quanto
era durata quella tortura? Lei non lo sapeva. Sapeva solo che stava piangendo,
gridava e scalciava come un demonio nella speranza che presto sarebbe finita.
Poi, finalmente, si sentì alleggerita. La croce-stampo, insanguinata, le era
stata tolta di dosso. Il bruciore che sentì quando vennero a pulirle il sangue
di dosso fu nulla a confronto. Poi le passarono del disinfettante.
Dottore: -… Le kitsune non possono cambiare qualcosa come una cicatrice.
Un segno permanente-
Le somministrarono un tranquillante e procedettero con i test. In
seguito, si rivestì e venne ricondotta fuori, dai suoi amici. Si sentiva
stordita, con tutto il sangue che aveva perso, tanto che crollò dopo qualche
passo. Kalifa le corse subito incontro, le lacrime agli
occhi…
Kalifa: -Ko… Che cosa ti hanno fatto? Perché non mi
rispondi…?-
Kokitsune: -Va tutto bene piccola… Non ho
niente…-
Con parecchi sforzi, Kokitsune si inginocchiò. Tuttavia, la bionda
intravide delle ciocche di pelo bruciato e qualcosa di rosa dove di solito la
pelliccia era bianca…
Kalifa: -Fai vedere!-
Le alzò la maglietta e vide la grande ferita, ora rossa perché non del
tutto cicatrizzata, gonfia e ancora dolorante.
Kalifa: -TU QUESTA LA
CHIAMI NIENTE?!-
Kumadori: -Yo yoi! Cosa ti hanno fatto?!-
Kokitsune: -Non è nulla, vi dico… Brucia solo un pochino, nulla di
ché…-
Spandine: -Tu, bionda! E’ il tuo turno!-
Kalifa: -COSA AVETE FATTO ALLA MIA AMICA?! COSA LE AVETE
FATTO?!-
L’uomo ignorò totalmente le sue urla, la trascinò senza tanti problemi
nella stanza bianca e chiuse la porta. Kumadori prese Kokitsune, cercando di non
farle male, Lucci ghignò.
Lucci: -Guarda che carini… Un tipo strano e un mostro… Che strana coppia,
però-
Kumadori: -Yo yoi… E’ lei il mostro solo per il suo aspetto, o tu per
come sei dentro?-
Il ragazzo dai capelli corvini si ammutolì, ma squadrò l’altro con aria
di superiorità e disprezzo.
---------------------------------------------------------
Kalifa: -Il luogo dove stiamo andando non è segnato in nessuna
cartina-
Jyabura: -Tsk… Volevano mantenere il segreto, quelli
là…-
Kalifa: -Comunque, se mi ricordo bene e se stiamo seguendo la rotta
giusta, entro dopodomani dovremmo arrivare-
Lucci: -Una volta là, prenderemo tutto quello che potrebbe esserci utile,
come erbe medicinali, carne… Mi sto stufando di mangiare sempre
pesce-
Kokitsune: -E se incontrassimo… Come posso dire… Qualche malintenzionato
del Governo?-
Lucci: -Beh… Ci ‘giocheremo’ un pochino e poi lo
uccideremo…-
Kokitsune: -Oh Lucci, non sai come vorrei ‘giocare’ con
te…-
Lucci: -Ripeti quello che hai detto-
Kokitsune: -Ooooh, come si è fatto tardi! Sarà meglio che vada a prendere
qualcosa per la cena-
Disse la volpe, sparendo dall’altra parte della nave.
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13: FINALMENTE A CASA ***
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xKibakun93: La verità è che Kalifa prima accusa di
molestie sessuali, ma poi è quella che pensa le peggio cose
XD
Kalifa: -Ma non è colpa mia se Kokitsune è una
pervertita!-
Kokitsune: -Non sono una pervertita! Però devo
dire che Lucci ha un piccione molto bello-
Kalifa: - O___________O-
Kokitsune: -Stavo parlando di Hattori!-
Per il momento Kokitsune rivolge la sua attenzione
ad altri soggetti (Doh! Ragazzi, salvatevi! ndKalifa)(Dimmi come ho fatto a
essere tua amica per tutti questi anni ndKokitsune), ma forse nel seguito della
fanfic (dato che la volevo continuare, questa volta ci saranno anche i Mugiwara,
e un’altra che è uno spin-off comico\demenziale dove la CP9 e gli altri affrontano vari
quesiti di One Piece) potrei vedere… E’ che non vedo Lucci come un tipo che
potrebbe ingranare con una ragazza XD
Dato che dovevo fare qualcosa, ho disegnato
Kokitsune umana: http://img225.imageshack.us/img225/7599/kokitsuneumana.jpg
Non è una meraviglia, ma è sempre meglio degli
altri schizzi che ho fatto (dove somigliava a una combinazione tra Nero e
Spandam).
Ben presto calò il buio, le stelle e la luna erano le uniche cosa a
rischiarare la notte. Kaku fermò la nave e raggiunse Blueno nelle cucine, dove
quest’ultimo stava armeggiando con dei coltelli e un grosso pescespada.
Kaku: -Hai bisogno di aiuto?-
Blueno: -No, grazie, ma ho bisogno di un favore, vai a dire a Kokitsune
che può bastare. Non c’è più bisogno che prenda altro pesce-
La giraffa obbedì e andò dalla volpe, che era seduta sulla passerella
dove, in numerosi racconti, i pirati costringevano a passare i loro prigionieri,
prima di buttarli in mare. Due lunghi baffi di fuoco le cadevano da sotto il
naso, arrivavano fino a sott’acqua, dove si vedevano muoversi in cerca di pesci.
Kaku: -Ko…-
Kokitsune: -Sempre, dico io… Certo che è un po’ tardo se non se ne è
ancora accorto…-
Evidentemente, Kokitsune non aveva sentito Kaku, ma lui aveva sentito
lei. Facendo finta di niente, la richiamò.
Kaku: -Kooo… Dice Blueno che con i pesci è a posto. Puoi anche smettere
di pescare-
Kokitsune: -Oh…!!!-
La volpe balzò dalla sorpresa, tanto che cadde quasi in mare, se non
fosse stato per l’uomo che l’aveva presa per la mano. I baffi di fuoco le
scomparvero improvvisamente con uno sbuffo di fumo.
Kokitsune: -Kaku! Mi è quasi preso un infarto!-
Kaku: -Anche se detto da me magari suona strano, non è colpa mia se tu
caschi dalle nuvole-
Kokitsune: -Comunque… Pronta la tavola?-
Kaku: -Sì. Stiamo solo aspettando che Blueno si sbrighi a tagliare il
pesce. Andiamo a sederci, intanto-
I due si accomodarono a un tavolo rettangolare molto grande, coperto da
una tovaglia bianca e quadrettata di rosso. Kokitsune si sedette tra Kalifa e
Lucci, di fronte a Kumadori. Dall’altro capo del tavolo, Kaku. Jyabura guardava
impaziente verso le scale che portavano alle numerose stanze, tra cui le cucine.
Jyabura: -ABBIAMO FAME!-
Kokitsune: -PER UNA VOLTA DO RAGIONE AL LUPO!-
Lucci: -Perché vi comportate come bambini? Siete davvero
esagerati-
Blueno arrivò poco dopo usando i poteri del Frutto del Diavolo, portando
due piatti, lì posò a tavola e rientrò nella porta che si era formata nel nulla,
poi tornò ancora con altri due piatti finché tutti non furono
serviti.
Jyabura: -Era ora! Avevo una fame da lupo!-
Kaku: -Jyabura, queste battute te le inventi sul momento o ti vengono
spontanee?-
Kumadori: -Yo yoi, qualcuno mi sta facendo piedino-
Kokitsune: -Chissà chi è…-
Kalifa diede una gomitata alla volpe.
Kokitsune: -Che c’è? Non vedi che sto mangiando tranquilla?-
Kalifa: -Queste sono molestie sessuali!-
Kokitsune: -Eh eh… Qualcuno ha un fazzoletto?-
Kalifa: -Sbaglio o ti sta sanguinando il naso?!-
Kokitsune: -Ma no, ma no…-
Dopo cena, tutti si alzarono e si affrettarono ad andare nei dormitori,
che erano stati differenziati in modo che nessuno si ‘confondesse’ e non
entrasse nei dormitori sbagliati.
Kokitsune: -Arrivo, ragazzi!-
Kalifa: -Che cosa stai dicendo?! Tu sei una ragazza!-
Kokitsune si girò verso Kalifa: la volpe si era trasformata in
maschio.
Kokitsune: -Fino a prova contraria, no-
Kalifa: -Molto, molto astuta. Ma tu dormi lo stesso con me!-
Kokitsune: -E tu invece sei molto, molto cattiva, Kalifa-
Kalifa: -No, sono ‘previdente’. Lasciarti da loro è come mettere una
volpe a guardia di un pollaio. Se la lasci da sola… I polli se li
mangia-
Kokitsune: -Mi hai preso per un’allupata? Io di ‘pollo’ me ne mangio
soltanto uno… Ma perché mi piace-
La volpe arrossì e tornò donna, poi si fece strada fino alla stanza sua e
di Kalifa.
Kalifa: -Oh beh… Povero Hattori-
Passò un altro giorno, ed ecco una grande isola verde. Al centro di essa,
una torre altissima e in rovina, pericolante e coperta quasi del tutto da piante
rampicanti. Il gruppo scese e si guardò intorno.
Kaku: -Hey… Ma non è questa l’isola che dovevamo raggiungere-
Lucci: -Tanto meglio. Se neanche questa è segnata nella mappa, e non è
del governo, è anche migliore. Se avessimo trovato gente del governo e l’avremmo
uccisa, le alte sfere avrebbero saputo che qualcosa non andava, che dei killer
molto abili erano passati di lì… Kaku! Distruggi la nave!-
Kaku: -Co… Cosa?!-
Lucci: -Questa isola è poco visibile in lontananza, ma la nave si vede
eccome. Possiamo sempre spostarci grazie all’abilità di Blueno, se
necessario-
Con il Rankyaku, Kaku tranciò la nave di netto, che colò a
picco.
Kokitsune, trasformata in grossa volpe, trottò in avanscoperta, annusando
l’aria. Poi tornò indietro.
Kokitsune: -Non avverto nessuna presenza umana estranea-
Kalifa: -Eh? Cosa hai detto, Ko?-
Credeva di averlo detto bene, ma in realtà era ancora una grossa volpe
che abbaiava contro di loro.
Lucci: -… Ha detto che l’isola è disabitata-
Kalifa: -Ottimo, ma… Perché non sei tornata umana?-
Kokitsune tornò umana con visibili difficoltà.
Kokitsune: -Cosa… Cosa mi è successo? Che ho fatto?-
Kalifa: -Ko… Stai male?-
Kokitsune: -No, perché?-
Lucci: -Ho l’impressione che sia qualcosa che ha a che fare con il Frutto
del Diavolo… Ma ci sarà tempo, per preoccuparsi-
Disse il leopardo. Felici, anche se
ricercati dal Governo, l’ex CP9 si sistemò nell’isola che, da quel giorno, era
casa loro. |
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