I'm not pregnant with Chuck Bass! // Non sono incinta di Chuck Bass! di Yuna Shinoda (/viewuser.php?uid=30027)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 24 days of delay ***
Capitolo 2: *** The 12 Tests ***
Capitolo 3: *** The truth hurts, and lies worse ***
Capitolo 4: *** What's wrong with me? ***
Capitolo 5: *** Leavin' ***
Capitolo 6: *** Projekts & Updates ***
Capitolo 7: *** Little Miss Blair ***
Capitolo 8: *** The Wedding and The Revelations ***
Capitolo 9: *** Newborn ***
Capitolo 10: *** New York, New York ***
Capitolo 11: *** The Deal ***
Capitolo 12: *** Pretending ***
Capitolo 13: *** A step into the past ***
Capitolo 14: *** Eighteen Candles ***
Capitolo 15: *** Who's That Girl? ***
Capitolo 16: *** Lies and Denials ***
Capitolo 17: *** The Beginning Of The End ***
Capitolo 18: *** Snowflakes Upon The Truth ***
Capitolo 19: *** Half lie doesn't make a truth ***
Capitolo 20: *** I'm Sorry For Blaming You ***
Capitolo 21: *** It will never be the same ***
Capitolo 22: *** The 1st Word Was Not The Right One ***
Capitolo 23: *** As We Kiss The Stars ***
Capitolo 24: *** Happy New Year Of Love ***
Capitolo 25: *** Not What Is Seems ***
Capitolo 26: *** The Timing Is Wrong ***
Capitolo 27: *** Disbelief, Warning & Jealousy ***
Capitolo 28: *** Unexpected Surprises ***
Capitolo 29: *** Shattered Pieces ***
Capitolo 30: *** Snow White Bitch ***
Capitolo 31: *** Goin' Down ***
Capitolo 32: *** Queen of Decadence ***
Capitolo 33: *** Near, Far ***
Capitolo 34: *** Reconciliation ***
Capitolo 35: *** Prom Night Alone ***
Capitolo 36: *** Graduated ***
Capitolo 1 *** 24 days of delay ***
bho
“Sei
sicura?”
Due
semplici parole che riecheggiarono nell’abitacolo di quella limousine quella
dannata notte di qualche settimana fa.
Non
risposi, ma mi avvicinai semplicemente a lui per baciarlo.
Non
so cosa mi spinse, ma lo feci.
Io
baciai Chuck Bass e persi la mia verginità con Chuck Bass.
Quella fu la mia dannatissima sfortuna.
La
sfortuna di avermi rovinato la mia futura favola con Nate.
La
sfortuna di ritrovarmi qui, il pomeriggio di un normale giorno di fine inverno
da sola nel mio bagno a contare e ricontare quanti giorni ho di ritardo.
18 Dicembre… 26 Dicembre.
8
giorni.
Otto
dannatissimi giorni senza avere il mio periodo.
Il
mio nervosismo cresceva al massimo ogni volta che andavo in bagno a controllare,
e speravo che quello fosse un sintomo. Invece no.
27 Dicembre.
Niente di nuovo.
28 Dicembre.
Niente di nuovo.
…11 Gennaio.
Ancora niente, almeno per la mattina.
Sono
voluta esplicitamente tornare con Nate dopo il ballo delle debuttanti.
Ho
pensato che Chuck meno lo vedevo, e meno l’avrei voluto, anche se indubbiamente,
tralasciando il piccolo particolare che forse è in cantiere un mini bastardo o
una piccola stronzetta, mi divertivo davvero a fare sesso con lui.
Oh,
Blair, ma ci pensi ancora? Quello è passato, e tu non sei incinta.
Questa è una tua paranoia. E smettila di pensare a Chuck
Bass!
Chuck Bass.
Se
davvero ero incinta di lui, visto che con Nate alla fine non avevo fatto sesso
per problemi diciamo ‘tecnici’, sarebbe stata una cosa davvero disgustosa.
Mi
avrebbe rovinato letteralmente la vita, ed io non l’avrei mai
perdonato.
Io
odiavo Chuck Bass e mi ordinavo di non essere incinta.
No,
non lo ero. Ero solo stressata.
Quel
giorno di gennaio era il primo dopo le vacanze di Natale.
I
professori ci stavano stressando per farci preparare al meglio ai SATs per
l’accesso alle varie università, ed io mi sentivo già sotto
pressione.
Sì, deve essere per questo che non ti sono ancora
venute…
Pensai.
“Oh,
Nate!” urlai quando lo vidi nel cortile quel giorno freddo di gennaio.
Mi
gettai a capofitto sulle sue labbra e lo baciai in modo passionale.
Nate
era davvero il ragazzo fatto per me, non come Chuck Bass.
Blair!
Mi apostrofai nella mia testa Basta pensare a Chuck! tu ami Nate!
Sempre è stato, e sempre sarà.
“Blair, oggi sei davvero bellissima” mi fece i complimenti lui, e
stranamente non mi imbarazzai come al solito.
Ricorda che sei stressata, B… “Nate, tesoro. Io sono sempre
bellissima” risposi giocando con dei suoi capelli dietro la nuca e sorridendogli
E sono anche
stressata, gli
avrei detto. Forse sono incinta, Nate. Ecco cosa dovevo dirgli.
E il figlio non
penso sia tuo. Per niente, visto che non abbiamo consumato ancora e tu mi credi
vergine…
Seh,
come minimo mi avrebbe lasciata su due piedi, e questo non doveva
accadere.
Io
dovevo sposarmi con Nathaniel Archibald.
Dovevamo avere tanti bambini con gli occhi celesti e i capelli ricci
bruni.
Un
mix di entrambe.
Per favore, non pensare ai bambini.
Chuck Bass.
Ancora.
Nate
era seduto su uno dei tavolini di pietra del cortile, ed io gli cingevo il collo
con le mani.
“Questo è vero. Oggi, Um. Vedo un certo non so che in
te”
Se ne sarà accorto? “Un certo non so che, Nate? Ti sbagli,
oggi è una bellissima giornata” mentii sorridendo falsamente.
Sembrò pensarci su per un minuto. “E’ vero. Ora che ci penso… Mah,
insomma sarà una mia sensazione stupida. Lascia stare”
Lo
baciai per qualche secondo.
Ci
baciavamo sempre, ma non parlavamo mai di cose intelligenti o altro, e la cosa
mi stupiva.
Perché?
Nate
era il ragazzo perfetto, il principe azzurro.
Perché non mi diceva mai qualcosa di più di ‘Come mi stanno i
capelli?’
Mi
allontanai di qualche centimetro da lui, e girai appena la testa verso sinistra.
I
nostri sguardi si incontrarono in un modo strano.
Mi
guardava quasi sofferente da vicino ad un muro, al che dovetti sbattere più
volte gli occhi per vedere se non mi avessero fatto uno scherzo
ottico.
No.
Chuck Bass sembrava davvero triste quel giorno.
E,
stranamente, pensavo che fosse proprio triste guardando me e Nate.
Nah, Blair. Chuck Bass è triste perché al ballo gli hai detto esplicitamente che non
saresti più andata a letto con lui, e adesso guarda invidioso Nate che può
farlo.
Oh,
per amor del cielo no.
Non
riesco a fingere di godere con Nate, anche se non avevamo ancora consumato …
Baciai di nuovo Nate quasi come dispetto a Chuck che osservava.
I
nostri baci erano dolcissimi come il miele, nulla a confronto …
Sta zitta. Sta.
Zitta.
I
paragoni con quel bastardo mi stavano venendo troppo spesso in quella giornata.
Per
fortuna mi salvò la campanella.
Mi
allontanai dal mio Nate e vidi che Chuck magicamente sparito da vicino al muro
al che tirai un sospiro di sollievo prima di allontanarmi per andare a lezione.
“Ci
vediamo all’uscita, tesoro” dissi a Nate prima di dirigermi fuori dal
cortile.
****************
Ore 11.40 del 11 Gennaio.
Uscii dalla mia aula in anticipo con la scusa di un dolore allo stomaco
molto forte.
Quanto avrei voluto che fosse vero, ma andai in bagno a controllare e il
mio slip di Victroria’s Secret era ancora lindo e pulito come l’avevo indossato
stamattina.
Sospirai quando arrivai nel piccolo cortile della scuola dove c’erano le
panchine e i tavoli di pietra. Mi adagiai ad uno dei tavoli e controllai il mio
blackberry.
Nessun post di Gossip Girl da trentacinque minuti.
Che
noia.
Fu
così che presi dalla borsa il libro di matematica.
Nell’ora successiva avrei avuto un compito e visto che ero lì tanto vale
dare una rinfrescata anche se sapevo tutto.
Ero
a pagina 69 quando una voce attirò la mia attenzione.
Una
voce che non mi piaceva per niente.
“Sessanta nove … Interessante come le pagine di un libro siano concordi
con i miei pensieri”
Alzai lo sguardo e fissai Chuck Bass con l’occhiataccia più truce che
potevo fare.
“Pensavo di essere stata chiara al ballo”
“Lo
sei stata, eccome… Sono io che non voglio accettarlo” rispose beffardo con quel
solito sorriso da playboy che usava per conquistare le
cretine.
Mi
allontanai da quel tavolo di pietra e gli rifilai un ghigno.
“Meglio che tu la finisca, altrimenti Nate…”
“Altrimenti, Nate… cosa?” disse sbattendo le palpebre “Non vuoi mica che
gli confessi il nostro piccolo segreto, Blair?”
Spalancai la bocca alla provocazione e risposi in fretta per non sembrare
impaurita dalla sua affermazione. “Tu non vuoi perdere Nate. Non glielo dirai
mai”
Alzò
un sopracciglio. “Forse no, ma sta di fatto che ho pur sempre una bomba pronta
ad essere sganciata, nelle mie mani…” disse avvicinandosi a me con quel sorriso
odioso.
“Non
credo proprio che lo farai” risposi stizzita.
“Oggi credo proprio di no… Ti vedo più nervosa del solito. Cosa sei nel
tuo periodo?”
No.
Chuck Bass che mi faceva riferimenti al ciclo mestruale era
troppo.
Roteai gli occhi e gli risposi a tono. “Chuck Bass. Non rispondo a
domande del genere soprattutto se le poni tu”
“Non
mi sembra che tu te lo possa permettere”
Strinsi i denti e sbuffai. “Tu non sei nella posizione giusta per dirlo”
dissi imbronciata.
Chuck continuava a sorridermi in quel modo che me lo faceva associare
alla parola ‘affascinante’. Nah.
“Forse era meglio che non uscivo. Andrò a fumarmi qualcosa… La prossima
volta mi ricorderò di non parlare alle ragazze nervose prima del ciclo…” disse
poi allontanandosi verso l’uscita.
Fu
allora che dovetti sedermi su una panchina.
Mi
portai la mano al petto, il mio cuore batteva stranamente forte.
Mi
stavo arrabbiando.
Mi
stavo arrabbiando perché Nate, il mio Nate, non aveva affatto notato il mio
nervosismo quest’oggi, mentre quel Chuck Bass sì.
Lo
odiavo per questo.
Odiavo che Chuck Bass avesse capito cosa avevo da uno sguardo.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** The 12 Tests ***
bho
Grazie mille per i commenti! *ò*
12 Gennaio, Ore 6.45.
Quel
giorno mi svegliai un po' umidiccia.
Poco
dopo essermi svegliata mi ricordai che stavo sognando di fare sesso con Nate...
Sorrisi al pensiero, finchè non mi venne in mente che ad un certo punto
del mio sogno perfetto entrava Chuck Bass a rompere quel momento
magico.
Ricordo che mi baciavo con Nate e Bass entrava dalla porta della stanza.
Non
appena lo vedevo abbandonavo il mio principe per correre da quel bastardo
e...
Tralasciamo, sono già disgustata senza pensare ai particolari.
Andai in bagno.
Sentivo quella sensazione di sporco e bagnato di quando arrivava il
periodo ed infatti quando varcai la soglia della porta del bagno mi comparve un
largo sorriso sul volto.
“Finalmente!” dissi a bassa voce.
Feci
quello che facevo di solito la mattina da ormai ben venti cinque
giorni.
Mi
abbassai gli slip... il mio volto cambiò espressione.
Venticinquesimo giorno di ritardo.
Mi
innervosii ancora di più del sogno, ma pensai che era ancora mattina e c'era
tempo che magari mi venissero nel pomeriggio.
Qualche minuto più tardi mi vidi con Serena.
Amaramente, avevo deciso di confessarle che avevo questo
problema.
Tanto grosso, aggiungerei.
“Serena, ho bisogno di dirti una cosa” dissi senza nemmeno permetterle di
dirmi ciao.
Serena si allarmò subito. “B, cosa succede? Dev'essere una cosa
importante se non mi permetti nemmeno di salutarti”
Abbassai lo sguardo buttando la cosa fuori. Come si dice, via il dente,
via il dolore.
“Ho
venticinque giorni di ritardo”
Non
osai alzare lo sguardo per vedere la sua faccia, ma di sicuro era attonita, ma
chissà magari quante volte poteva esserle capitato a lei... Che ne sapevo io.
Alzai lo sguardo pian piano.
Lei
aveva un'espressione severa.
“B,
devi farti delle analisi... o perlomeno devi fare un test”
“No,
Serena” dissi drastica. “Io NON
sono incinta. E' solo uno stupido ritardo”
Mi
guardava interrogativa, forse stava pensando di farmi qualche altra domanda
come...
“Spero che almeno tu sappia di chi è” ecco, questa domanda.
Arricciai le labbra al solo pensiero. Sembrava quasi mi stesse
giudicando. “Purtroppo sì” risposi con tono acido e a dir poco arrabbiato.
Purtroppo sapevo bene di chi poteva essere l'esserino che forse stavo portando
nella pancia. “Ma non è detto che io sia...”
...Incinta. Avrei voluto dire, ma non ne ebbi il coraggio.
Pensare di avere un figlio da Nate era un bellissimo pensiero, anche se
effettivamente mi avrebbe rovinato la carriera scolastica.
Ma
pensare solo minimamente di poter aver un figlio da Chuck Bass... Il mio stomaco
si rivoltava e mi veniva da vomitare.
Ero
stata davvero stupida a perdere la mia verginità con lui!
Serena si fermò per un istante, ed io con lei.
Mi
stava ancora fissando, ma non diceva nulla.
Poi,
come se stesse pensando chissà cosa, esordì “Tu e Nate non siete mai andati a
letto insieme...”
“Conosci bene la risposta, Serena...”
Spalancò gli occhi. Eccola. Ci era arrivata da sola.
“Oddio. Quindi il bambino e tuo e di...”
“Non
c'è nessun...” stavo per dire, quando qualcuno ci interruppe.
“Buongiorno, ragazze... Mi piacerebbe darvi un
passaggio”
Mi
voltai verso la voce stridula che avevo sentito. Ero davvero stizzita.
Gli
risposi a tono con un ghigno. Odiavo quando qualcuno mi rovinava la mattina...
“So che ti piacerebbe, Bass. Ma mi dispiace darti un due di
picche”
Lui
sorrise beffardo e non si arrese. “Non stiamo mica giocando a poker, Blair... E
comunque mi riferivo più che altro alla mia sorellina...”
Io e
Serena ci guardammo.
Corrugai la fronte all'offesa appena ricevuta.
Non
solo aveva avuto il coraggio di provocarmi di prima mattina, poi aveva
addirittura osato dire che il passaggio era solo per Serena. Odiavo quando la
gente la preferiva a me.
Soprattutto quando Nate la preferiva a me.
“Chuck, è meglio che tu te ne vada... Camminare è salutare” gli rispose
Serena.
Chuck arricciò il naso e chiuse lentamente il finestrino senza aggiungere
altro, e la limo accelerò superandoci definitivamente.
Sospirai.
Solo
Serena era in grado di scacciare Chuck con le parole.
Quanto odiavo la sua influenza sugli altri...
12 Gennaio, Ore 15.16.
Fortunatamente per me, di Chuck non si ebbero tracce per tutta la
giornata di lezione.
Adesso mi trovavo tranquillamente sugli scalini del MET a fare quello che
facevo tutti i giorni assieme a Katy, Is, Penelope, Hazel e quella novellina di
Jenny Humprey. Spettegolavamo.
Serena non era voluta venire perchè aveva detto che voleva andare a fare
una commissione, e non era la sola che si era rifiutata di arrivare.
Non
mi erano ancora venute e mi stavo spazientendo come non mai.
Continuavo a sospirare facendo finta di ascoltare quello che diceva
Penelope... - era davvero noiosa a volte che mi irritava ancora di più – finchè
non vedo arrivare Serena da lontano con una busta bianca in mano.
Spero che non sia quello che immagino altrimenti me la
paga.
“Blair, posso parlarti un momento?” mi chiamò, al che mi alzai senza farle
aggiungere altro.
La
raggiunsi seria e mi avvicinai più del solito.
“Che
c'è Serena?” le domandai con un tono acido.
Mi
passò la busta di plastica bianca. “Ho preso dei test per te...
Falli”
sembrava quasi un ordine. Le feci 'shh' per farla zittire, non sia mai che
quelle pettegole lì dietro la sentissero.
“Potevi evitare di portarmelo qui” risposi stizzita arricciando il naso.
“Blair. Prendi e vai subito a casa a farli” mi disse, quasi come se fosse
un ordine.
Non
le risposi e andai di nuovo a sedermi.
Lei
si allontanò senza dire nient'altro ed io aspettai che se ne andasse per
inventare una scusa con le altre per tornarmene a casa.
So
che era sbagliato pensarlo perchè non poteva proprio essere
vero.
Ma
avevo davvero voglia di scoprire se ero incinta o no. Anche se sapevo di non
esserlo, era sicuro, visto che io e... Basta pensarci!
Stavo trascorrendo troppo tempo della mia esistenza a pensare a quel
bastardo.
12 Gennaio, Ore 18.24.
Serena mi aveva comprato ben dodici test.
Dodici. Cioè, come se con uno non si potesse rilevare nulla.
Avevo appena fatto il decimo che mi arrivò il blast di Gossip Girl.
Una nuova mamma nell'Upper East
Side?
Avvistata: Serena che compra dei
test di gravidanza in farmacia.
Sembra che tu e Humprey vi siate
dati da fare, S!
Sorrisi al blast, anche se non era giusto dopo tutto per lei.
Si
era fatta cogliere in flagrante ed adesso tutti pensavano che l'incinta fosse
lei.
Ma,
in fondo, meglio lei che io.
La
mia reputazione non potevo farla distruggere così in fretta visto che grazie
alla sua assenza in questi mesi l'avevo conquistata così amaramente e facendo
sacrifici.
Non
potevo permettere che una stupida gravidanza potesse portarmi via tutto il mio
sogno di andare a Yale, sposarmi con Nate e diventare una moglie perfetta dopo
la laurea.
Eppure...
Strinsi l'ultimo test nella mano con rabbia.
Stavano per scadere i minuti per vedere il responso anche di
questo.
Io non sono incinta. Io mi ordino di non essere incinta.
Non sono incinta! Non lo sono!
Continuavo a ripetermi nella mente queste frasi,
inutilmente.
La
sveglia sul lavandino suonò.
Erano passati altri cinque minuti.
Avevo paura di togliere la mano e arrabbiarmi ancora di più.
Lo
feci con cautela, e quello che ottenni furono solo due lacrime che mi rigarono
il viso dopo aver tolto la mano dal test.
Blu.
Ennesimo test blu.
Blu = Positivo.
Dieci test. Tutti blu.
Ne
mancavano altri due.
Due
potevano fare la differenza?
Non
osai farli senza Serena.
La
chiamai e lei arrivò subito. Almeno in questo era una buon'amica.
Attendemmo insieme l'esito del numero undici.
Rosa.
“Non
sono incinta, S!” dissi gioendo nel mio bagno, ma Serena mi guardava seria.
Scosse la testa. “E' solo uno su undici, B” rispose con tono triste
facendomi cadere nuovamente nel baratro. Mi sentivo male.
Stavano per distruggere il mio futuro!
Ultimo test.
Questo era uno nuovo che avevo lasciato per ultimo perchè era di quelli
che avevo visto anche tv. Ti diceva se eri incinta e se lo eri da quando.
Inutile farlo, tanto non ero incinta.
L'undicesimo test era quello giusto... Gli altri non contano nulla per
me! Continuavo a
ripetermi nella mia testa, cercando di convincermi come al solito.
Altri cinque minuti.
La
sveglia suonò di nuovo.
Guardai Serena con un'espressione affranta.
Non
volevo vedere.
Non avrei retto la distruzione completa della mia vita e dei miei
buoni propositi!
Tutta colpa di questo feto e di quel bastardo di Chuck
Bass!
Serena prese il test dal lavandino e me lo porse con un'espressione
indecifrabile in volto.
Non
sapevo se quello sguardo ora buono o no.
Lessi il verdetto.
Incinta.
Da tre settimane, per giunta.
Feci
cadere quel test per terra portandomi le mani al volto cercando di non
piangere.
Serena mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla.
Arrabbiatissima, gridai “Questo piccolo feto e Chuck Bass me la
pagheranno!”
Avevano distrutto il mio futuro.
Io
dovevo distruggere loro.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** The truth hurts, and lies worse ***
bho
Grazie per i commenti! <3
15 Gennaio,
ore 8.15.
“B, sei andata
dal dottore?” mi chiese Serena mentre aspettavamo che suonasse la campanella.
Ero davvero scocciata quando mi faceva questa domanda.
Era la quarta o
la quinta volta in tre giorni che me lo diceva.
“No, Serena. Quei
test si sbagliavano”
Cercai di mentire
a me stessa anche se sapevo che non era così, ma non riuscivo proprio ad
accettare l'idea che tra nove mesi – ergo, otto visto che ero incinta da tre
dannate settimane – sarei diventata madre di un figlio... Okay, ci stai pensando di nuovo
troppo.
“Blair, devi
andarci! Ti aiuterà”
Corrugai la
fronte e la guardai truce “Sì, poi mia madre lo scoprirà e addio futuro! Io
non avrò nessun bambino”
“Vuoi abortire?”
chiese seria.
“Se il bambino
esiste. Ovvio. Non sarà uno stupido errore a rovinarmi l'avvenire”
“Ma un bambino
non è un errore, B!”
“Per me sì” ovvio
che lo era. Mi avrebbe rovinato tutta la mia vita perfetta.
“Pensala come
vuoi” disse, mentre nello stesso istante suonò la campanella e se ne andò senza
nemmeno salutarmi.
Poco mi
importava, avevamo anche lezioni diverse.
****************
“...Shakespeare
nacque a Startford-Upon-Avon nel...”
fu quando il
professor Tickie iniziò ad accennare la vita di Shakespeare che mi sentii male.
Sentivo un dolore
allo stomaco e avevo voglia di vomitare.
Feci una faccia
disgustata e che già mi sentii lo yogurt che avevo mangiato stamattina sullo
stomaco. Alzai subito la mano attirando l'attenzione.
Di sicuro non ero
passata inosservata perchè avevo l'espressione di una che stava andando al
patibolo a morire tanto che stavo male.
Il professore mi
diede l'okay, ma anche se non me l'avesse dato ci sarei andata lo
stesso.
Corsi nel
corridoio, ma la porta dei bagni femminili era chiusa, così dovetti dirigermi ad
un altro bagno che era quasi nella parte maschile.
Per fortuna non
c'era nessuno nei corridoi, a parte due ragazzini che ridevano e qualcun altro
che... Misi in moto il cervello. Mi sembrava di aver visto Chuck Bass con la
coda dell'occhio.
Dovevo finirla
di pensare a lui!
Era ormai una
persecuzione.
Entrai nel bagno
e mi chiusi la porta alle spalle gettandomi in ginocchio accanto al gabinetto.
Poi fu un
secondo, e tanta roba bianca uscii dalla mia bocca.
Cercai di pulirmi
alla bell'e meglio e mi alzai, avendo un colpo.
Accanto allo
stipite della porta del bagno c'era lui.
Non mi ero
sbagliata... Era proprio Chuck Bass quello che avevo visto.
Sospirai, mi
stavo innervosendo.
Andai a lavarmi
le mani come se niente fosse, ma lui ovviamente non tacque.
“Stiai facendo
del lavoro sporco”
Lo guardai seria.
“Chuck, se vorrai crocifiggermi per un po' di vomito non mi sembra il
caso”
“Blair,
andiamo... So che la mattina mangi uno yogurt... Ti vedo, sai. Non può essere
una semplice indigestione...”
Quanto lo odiavo.
Era un osservatore coi fiocchi.
Arricciai le
labbra. “Invece lo è”
“Non si vomita a
causa di uno yogurt”
“E chi sei il
dottore tu per dirlo?” provocai.
“No. So solo più
cose di te... Vedi Blair Waldorf, tu ti ostini a respingermi ed evitarmi perchè
dentro di te sai che mi vuoi...” disse avvicinandosi terribilmente a me, ed io
non riuscii ad allontanarmi “Ma nello stesso tempo vuoi essere perfetta per
Nate, quindi vomiti”
Sapeva che non
era vero! O forse lo era...
Stava di fatto
che mi stava urtando, al che mi avviai alla porta per andarmene, ma lui mi
bloccò mettendosi davanti a me.
“Voglio solo
saperlo. Sei bulimica?”
Sgranai gli occhi
la domanda. “Io... Bulimica? Chuck tu vedi troppi film secondo me...”
No, Chuck
Bass. Tu hai ragione ma non ti darò mai questa soddisfazione.
“Blair. E' una
malattia. Dovresti curarti”
“Oh, adesso Chuck
Bass mi da anche i consigli” risposi acida “vedi le cose dove non
sono”
Scosse la testa e
sospirò. “Come non detto... allora se io mando a Gossip Girl la foto di te che
vomiti penso che non te ne importerebbe nulla...”
Gli occhi mi
diventarono due fessure.
“Non dirmi che
hai fatto una cosa del genere”
Chuck prese il
suo blackberry dalla tasca dei pantaloni e me lo alzò davanti.
Cercai di
prenderlo così avrei cancellato la foto, ma non ci riuscii.
Anzi, sorrideva
anche per il fatto che non ci ero riuscita.
Intanto si era di
nuovo avvicinato pericolosamente.
“Potremmo fare un
accordo” buttò lì, come sempre il frutto dei suoi pensieri perversi.
“Non c'è nessun
accordo”
“Fai sesso con
me...” mi disse raggiungendo il mio orecchio facendomi venire i
brividi.
Roteai gli occhi.
“Te l'ho già detto al ballo. Il gioco è finito”
“Il gioco finisce
quando lo dico io”
“Allora divertiti
a giocarci da solo” dissi passandogli bruscamente davanti e uscendo dal
bagno.
Dovevo fare molta
attenzione.
Chuck Bass vedeva
troppe cose che nemmeno Nate aveva scoperto in tanti anni, e questa cosa mi
faceva venire letteralmente la pelle d'oca dalla paura.
*******************
Qualche ora più
tardi uscii da scuola cercando di apparire più composta e a mio agio possibile.
La cosa non era
facile, visto che tutti mi osservavano come se avessi la camicia sporca e non me
ne fossi accorta. Poi compresi tutto.
Mi bastò dare
un'occhiata al cellulare per capire perchè tutti mi osservavano.
B la Regina
Fine non è più tanto fine!
Qualcuno
l'ha vista mentre regalmente gettava nel water del vomito.
Che
finezza, B!
Ti è andato
lo yogurt di traverso oppure?
Non riesco
a pensare cosa possa essere.
Facciamo un
gioco!
Mandatemi
voi le proposte... d'altronde che io sappia si vomita solo per tre
cause...
Socchiusi gli
occhi e sospirai.
Almeno Chuck non
si era degnato di dire a Gossip Girl il motivo del mio malessere.
Ci sarebbe
mancato, ma comunque lo odavo.
Già mi vedevo...
manifesti per tutta la Constance con la mia foto inginocchiata a
vomitare...
Quanto ti odio
Chuck Bass! Non bastava il bambino a rovinarmi l'esistenza. Anche
questa!
Tornai a casa e
l'atmosfera non era delle migliori.
“Dorota! Dorota,
ci sei?”
Dorota uscì dalla
porta della cucina e mi accolse con una faccia...
Iniziai a temere
il peggio.
“Cosa c'è,
Dorota? E' successo qualcosa?”
“Miss Blair, Miss
Eleonor è molto arrabbiata. Vuole parlare con lei”
“Dov'è mia
madre?”
“Sono qui” disse
mia madre scendendo le scale che conducevano al piano di sopra “Dorota, per
favore lasciaci sole”
Dorota annuì e si
dileguò in cucina.
Mia madre mi
raggiunse.
Aveva una busta
di plastica bianca in mano, e fu così che mi ricordai...
I
test. Non li avevo ancora
buttati.
“Dorota stava
pulendo il tuo bagno questa mattina, e ha trovato questi” disse alzando la
busta.
“Sono di Serena”
dissi in fretta.
“Figlia mia, ho
appena parlato con Lily Van Der Woodsen e mi ha assicurato che Serena ha avuto
il suo periodo questo mese”
Dannazione.
“Cos'hai da dire
a tua discolpa?” mi chiese poi severa.
“Non sono miei”
mentii di nuovo.
“Blair Cornelia
Waldorf” disse con tono autoritario “dimmelo. Sei incinta?”
Sospirai e
abbassai lo sguardo per poi alzarlo di nuovo e fissarla negli occhi, ma non
risposi.
Non riuscii a
risponderle.
“Cos'è? Non
rispondi?” mi chiese e poi fece passare qualche istante. “Bene. Allora vorrà
dire che ti porterò dal medico a fare le analisi. Poi vediamo se è così” disse
prendendomi per un braccio e cercando di trascinarmi vicino all'ascensore, al
che io mi liberai.
“Non puoi
obbligarmi” mi ribellai.
“Certo che posso,
signorina. Adesso andiamo” disse infine, e mi diressi da sola all'ascensore.
Okay, adesso
avevo davvero paura ed ero arrabbiatissima ancora di più.
Avevano distrutto
il mio futuro, e ora non potevo nemmeno provarlo a ricomporre!
This Web Page Created with
PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** What's wrong with me? ***
bho
15 Gennaio,
16.30.
Mia madre
mi aveva costretta ad andare a farmi le analisi.
Le avevo
detto che il dottore non ci doveva essere a quest'ora, ma si era fissata.
Aveva
detto che l'aveva chiamato personalmente e ci aveva preso un appuntamento fuori
orario proprio perchè eravamo dei clienti da sempre.
“Mi
raccomando, non dire bugie lì dentro” mi disse mia madre quando il dottore fu
pronto per riceverci. Io annui col capo, incapace di
risponderle.
Cavoli,
ero Blair Waldorf e per la prima volta mi sentivo dannatamente in
imbarazzo...
Non oso
immaginare quando mi avrebbe chiesto se sapevo chi era il padre!
Entrammo
nello studio e il dottore mi fece la regolare visita.
Le analisi
sarebbero state pronte solo il giorno successivo.
Non
spiccicai parola per tutto il tragitto sia all'andata che al ritorno, ma nemmeno
mia madre disse tanto. Anche quando tornammo a casa Dorota si sprecò solo a
salutarmi con un gesto del capo ed un sorrisino prima di andare in cucina a
preparare la cena.
Non avevo
molta voglia di mangiare perchè mi faceva male lo stomaco, ed in effetti quando
andai nella mia stanza dovetti correre subito in bagno per vomitare di nuovo.
Il dottore
mi aveva chiesto se avevo già vomitato qualche volta, ma ovviamente avevo detto
di no. Mi aveva detto che era una cosa davvero strana, visto che le nausee
mattutine iniziavano presto nella gravidanza. Ammesso che fossi incinta.
E, ora
come ora, me ne stavo davvero convincendo.
Ero
incinta.
Ero
incinta e non ero ancora diplomata.
Dal
nervoso iniziai a piangere.
Dannato
bambino e dannato Chuck Bass.
Sentivo
che pian piano non so come il mio odio per lui diminuiva, ma aumentava per il
feto.
Ed a volte
aumentava per lui e viceversa diminuiva per il bambino.
Caspita,
non riuscivo a dire nemmeno quanto li odiavo.
Il
cellulare sul letto mi squillò.
Lentamente
andai a recuperarlo.
Era
Nate.
“Oh,
Nate” dissi tra le lacrime cercando di non fargli capire che piangevo “come stai
tesoro? Scusami se oggi non ti ho aspettato, ma dovevo correre a casa” mentii.
Non lo
avevo aspettato perchè ero stata male.
Diavolo.
Magari l'aveva letto su Gossip Girl.
“E'
per quello che ho chiamato... Volevo sapere come stavi”
“Bene... Sto bene” cercai di convincerlo ostentando
sicurezza “Non era nulla”
“Sicura?” chiese con la sua voce
profonda.
“Nate, ti direi mai una bugia?” chiesi ironica.
Sapesse quante cose non sapeva...
Esitò
prima di rispondere. “Lo so, lo so. Senti. Mi chiedevo... Stasera ti va di
uscire... Andiamo a cena fuori da qualche parte...”
Cena?
Pensai.
Chi aveva
voglia della cena se dopo l'avrei vomitata?
“Che
bello, Nate! Certo che voglio uscire!” dissi con finto
entusiasmo.
Non
avevo proprio voglia di uscire quella sera ne di mangiare, ma se stavo con il mio Nate magari mi sarei potuta un
po' risollevare il morale e non pensare...
Diamine.
Non dovevo pensarci.
“Allora vieni tu da me tra poco? Purtroppo non ho la
limo per venirti a prendere... Mio padre e mia madre sono già usciti per una
specie di riunione...”
“Nate. Nessun problema. So dove abiti. Useremo un
altro veicolo...”
Sembrò
sorridere nel telefono. “Okay, allora... A tra poco” disse chiudendo la
chiamata.
Mi sentivo
davvero strana.
Sarei
dovuta essere felice di uscire con Nate, il mio bellissimo ragazzo, ma non lo
ero affatto.
Mi sentivo
stanca dalla giornata e senza voglia di fare altro tranne dormire.
Controllai
l'ora. Erano le 19, era meglio che mi iniziavo a preparare...
****************
15
Gennaio, ore 21.10
Entrai
nella residenza degli Archibald qualche ora più tardi.
Ogni volta
che entravo in quella casa ne restavo affascinata.
Oh, come sarebbe stata ancora più bella quando io
e Nate ci saremmo sposati e saremmo andati a vivere insieme! Poi mi ricordai del bambino.
Che bello,
quando sei serena e non pensi a qualcosa che ti turba, arriva sempre a rovinarti
la festa. Questa volta non avvenne solo nei miei pensieri.
Sentii
delle voci provenire dalle scale, al che mi voltai e vidi Nate scendere assieme
a quel diavolo di Chuck Bass. Sul mio volto comparve un ghigno scocciato e
irritato.
Come si
suol dire... Parli del diavolo...
Non si
erano ancora accorti che ero lì, continuavano a parlare
tranquillamente.
Chuck
sembrava un'altra persona quando stava con Nate. Sembrava più... umano... Mi
meravigliai che almeno il sentimento dell'amicizia almeno un po' lo provava.
“Senti, penso che non sia giusto farlo in questo
modo...” stava dicendo “dovresti provare...” eccolo lì. Si era accorto di me. Mi
fece uno di quei sorrisetti compiaciuti dei suoi.
“Buonasera, Waldorf...” disse con tono sensuale.
Ma chi si credeva di essere? Lo ignorai e sorrisi a Nate che finalmente si era
accorto della mia presenza. A volte sembrava avere davvero la testa tra le
nuvole...
“Blair” disse Nate “Non ti aspettavo così
presto”
Stavo
quasi per rispondere quando quel bastardo rispose al posto mio.
“Di
sicuro c'è stato qualcuno che l'ha restaurata per bene e in poco
tempo...”
Digrignai
i denti a bocca chiusa.
Se non ci
fosse stato Nate che mi credeva una perfetta signorina, di sicuro sarei saltata
addosso a Chuck Bass per dargli un morso sulla mano, o a limite un bel pugno.
“Ho
deciso di ignorarti, Chuck Bass. Quindi non risponderò alla tua
offesa”
Mi fissava
compiaciuto, e quello sguardo lo odiavo davvero.
Era solo
uno scambio di sguardi truci, ma era comunque comunicazione.
Notai Nate
fissare prima l'uno, poi l'altra, confuso.
“Ehi... Ehi” disse “calmatevi un istante altrimenti vi
uccidete con lo sguardo”
Stava
scherzando, ma non sapeva che io e Chuck no.
Se uno
sguardo avesse potuto uccidere, di sicuro Chuck sarebbe morto da tanto.
Nate mi
venne incontro sorridente.
Mi toccò
il braccio con la mano e mi abbracciò, poi mi diede un veloce bacio a
stampo.
Notai
Chuck andare verso la porta e sorridere. Mi stava ancora fissando.
Diavolo, a
volte il suo sguardo mi metteva in soggezione tanto che dovetti voltarmi verso
Nate per non fare delle gaffes.
“Nate, dove mi porti stasera?” chiesi con tono un po'
provocatorio.
Inconsciamente, pensai dopo, sembrava quasi che
avessi fatto quella domanda a Nate quasi per far ingelosire Chuck. Ma a cosa pensavo!
Era vero,
io e Chuck avevamo fatto sesso un paio di volte, e allora?
Non
mi piaceva per niente. Anzi. Lo
odiavo. Mi ero imposta di odiarlo.
“Andiamo in un ristorante italiano... So che ti piace
il cibo italiano”
Sorrisi
felice anche se pensai che molto cibo italiano era pesante per il mio stomaco.
Per una
volta mi pentii di aver accettato, ma ero con Nate, e questo
importava.
“Che
bello, che cosa carina da parte tua...”
“Nate, amico” sentii poi dire a Chuck e mi voltai
rifilandogli di nuovo uno sguardo truce “fai attenzione a come spendi i tuoi
soldi... Sai, a volte a Blair...”
Prima che potesse terminare la frase mi allontanai da
Nate e misi le mani dietro la schiena a Chuck per spingerlo verso la
porta. Non se ne voleva andare
eh!
“Chuck, forse è meglio che te ne vai... Altrimenti
faremo tardi!”
Nate di
sicuro ci stava guardando stranito, ma dopo avrei rimediato con qualche bugia
delle mie il perchè di questo comportamento.
Quando
finalmente riuscii a far uscire Chuck dalla porta, mi sussurrò qualcosa
nell'orecchio.
“Non
ti libererai così facilmente di me”
“Divertiti, Chuck!” dissi chiudendogli la porta in
faccia.
Era
testardo. Non aveva capito che io e
lui non avremmo mai fatto sesso un'altra volta?
Tornai da
Nate come se non fosse successo nulla.
Lui mi
guardava stranito come prima. “Cosa c'è che non va con Chuck?”
Nate,
possibile che facesse tutte le domande inopportune?
“Non
c'è niente che non va con Chuck” mentii con un sorriso falso “Facciamo tardi.
Andiamo”
Gli presi
la mano e lo condussi fuori.
*************************
15
Gennaio, ore 23.40.
Avevo lo
stomaco che mi faceva un male cane.
Nate
mi aveva obbligata a mangiare delle lasagne al forno al ristorante italiano, ed
io, per fargli vedere che stavo bene ne avevo mangiato un pochino...
Che danno.
Avevo
vomitato già tre volte quella sera, e pensai che avrei anche continuato se non
avessi detto di no al tiramisù che Nate voleva farmi mangiare.
Avrei
dovuto lasciare Nate solo perchè diceva che mi vedeva pallida e che voleva
mangiassi qualcosa per riprendermi dal vomito di oggi a scuola.
Era
annoiante oltre che odioso quando faceva così.
Sospirai
prima di addormentarmi, pensando che dopotutto lasciare Nate non era poi una
cattiva idea, ma poi cambiai opinione un secondo prima di crollare...
**************************
16
Gennaio, ore 9.33.
“Blair, dobbiamo andare a ritirare le tue analisi” mi
disse mamma mentre cercavo di fare colazione anche se non mi andava per niente.
Ieri sera
quando ero tornata non mi aveva degnata di uno sguardo, e non mi aveva nemmeno
dato la buonanotte come era solita fare.
“Sto
arrivando” le dissi mentre mangiavo un chicco d'uva.
Mi alzai
in fretta dal divano del soggiorno e la seguii.
16
Gennaio, ore 12.10.
Mia madre
Eleonor aveva le mie analisi in mano.
Non aveva
osato aprirle e non voleva nemmeno che lo facessi io.
Solo
quando tornammo a casa e si assicurò che tutti i camerieri se ne fossero andati
in luoghi dove non era possibile ascoltare le conversazioni – cosa impossibile
dato che i camerieri erano soliti ascoltare di tutto – decise di aprire e vedere
i risultati.
Mi guardò
seria, chiedendomi di aprire.
“Non
mi mentire, signorina” aggiunse.
Non dissi
nulla, ma un po' tremante presi la busta con i risultati e la aprii con un colpo
secco.
Via il
dente, via il dolore.
Tanto
sapevo che non... Fissai mia madre. Si vedeva che era in ansia.
“Allora? Blair, parla”
“...Positivo” dissi con un filo di voce.
Ero
incinta.
Allora era
vero.
Strinsi un pugno, avrei voluto darlo in una delle
colonne di marmo del soggiorno, ma decisi di non fare cose avventate di cui mi
sarei potuta pentire. Come quella
notte in cui decisi di perdere la mia verginità con Chuck Bass nel retro della
sua limo...
Pensare a
Chuck mi fece salire ancora di più la rabbia.
La mia
voglia di distruggerlo adesso era salita alle stelle.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Leavin' ***
bho
Grazie a tutti per i commenti! questa
storia sarà davvero lunga! xD
16
Gennaio, ore 13.
il
cellulare squilla mentre mia madre Eleonor cerca di calmarsi con delle tisane
preparate da Dorota. Non è riuscita ancora a dirmi nulla riguardo alla recente
rivelazione, e nemmeno io.
Mi
era arrivato un messaggio. Gossip
Girl.
Solo
questa ci mancava.
Avvistata:
La Regina B uscire da un centro ginecologico a
West Village assieme a sua madre.
Cosa c'è, B, mamma ti porta a vedere se sei
ancora vergine?
Mi sa che ne resterà delusa perchè tutti
sappiamo che lo sei... oppure no?
Il vomito non molto regale del giorno prima mi
farebbe pensare che tu...
Nah, non penso proprio!
Intanto voi continuate a suggerirmi le
motivazioni!
B, piacerebbe a tutti sapere cosa ti
succede!
Sbuffai e
roteai gli occhi quando lessi il messaggio.
Mi venne
subito la paura che Gossip Girl sapeva che ero andata dal dottore per delle
analisi per sapere se ero incinta, e la cosa mi faceva arrabbiare.
Ero
immersa a pensare alla mia vita rovinata se si fosse venuto a sapere.
Poi ci
pensai. Non si sarebbe venuto a sapere.
Avrei
abortito, questo era certo.
“Lo
terrai, questo è certo” sbottò mia madre mente pensavo al mio futuro di nuovo
trovando il sorriso, pensando che al più presto mi sarei liberata di questo
'coso' nello stomaco.
Alzai lo
sguardo e la fissai. “Che hai detto?”
“Mi
hai sentito bene, Blair. Lo terrai” sembrava categorica.
Mi
alzai, incazzata. No che non l'avrei
tenuto!
Corrugai
la fronte e urlai “No! Non terrò nulla! Mi rovinerebbe la carriera!”
Eleonor si
portò una mano alle tempie, massaggiandole.
“So
che cosa stai pensando, Blair. Ma hai sbagliato”
“Ma
cosa ci vuole a togliermelo da qui! Possiamo permettercelo!”
“No
e poi no, Blair. Hai fatto il danno, te lo terrai. Devi imparare dai tuoi
errori!” gridò.
“Non
capisci nulla” sbottai, cercando di trattenere le lacrime.
“Signorina! Sei mia figlia e farai come ti dico io”
disse seria.
La fissai
cercando di non piangere, al che lei si avvicinò e mi abbracciò.
Iniziò ad
accarezzarmi i capelli quasi come se fossi ancora una bambina.
La feci
fare solo perchè mi sentivo male.
Niente
aborto, niente futuro.
Niente
vita perfetta con Nate, niente Yale.
Solo io e
questo dannato bambino che mi cresceva dentro.
“Blair, troveremo una soluzione” disse “io ti starò
vicino, e sono sicura che anche tuo padre quando lo saprà sarà disposto ad
aiutarti”
Mio padre. Sapevo che l'avrei deluso come nessun altro.
Lui
sognava che andassi a Yale, ma ora come ora non sarebbe mai stato
possibile...
“Mamma” iniziai a dire tra le lacrime “ma come farò? A
scuola lo verranno a sapere tutti ed allora la mia vita sarà rovinata del
tutto!”
Seh,
poi quando Nate lo verrà a sapere mi lascerà e addio anche una misera possibilità di sposarmi con
lui... Poi Chuck cercherà di
scoprire chi è il padre e renderà la
mia vita un tormento peggiore di quel che è... Le mie amiche mi lasceranno sola perchè mi bolleranno come
traditrice e nessuno avrà il coraggio di
parlarmi alla Constance.
Tranne...
“Miss Blair, mi dispiace interromperla ma è arrivata
Miss Serena” mi disse Dorota mentre mia madre era ancora lì accanto a me.
Mi voltai
di scatto per trovarmi di fronte Serena, la mia unica e vera amica, che mi
guardava con espressione seria e sofferente. Mi gettai tra le sue braccia ed
iniziai a piangere di nuovo.
“Blair, cosa succede?” mi chiese, non avendo alcuna
risposta da parte mia per un minuto.
“E'
positivo, Serena...” dissi tra i singhiozzi.
“No...” fu la sua unica risposta. Si limitò a
stringermi ed accarezzarmi i capelli come mia madre poco prima, finchè poi non
andammo a sederci sul divano.
“Come farò, Serena? La mia vita è andata in
frantumi!”
“B,
troveremo una soluzione... Io ti resterò vicina”
“Come? A scuola presto si inizierà a notare che sono
incinta, Serena! E la mia reputazione verrà distrutta come un pezzettino di
carta!”
Serena mi
guardò triste, ma non sapeva bene cosa dire.
Mi fissava
con la bocca aperta, come se volesse dire qualcosa che non le usciva da bocca.
“Ci
penso da ieri” disse poi mia madre “E ho deciso che la cosa migliore per te, per
non rovinarti il tuo futuro, sia andare in Francia da tuo
padre”
Gli occhi
mi brillarono. Non ci avevo pensato...
“In
Francia? Da papà?”
“Sì,
tesoro. Per tutto il tempo della gravidanza resterai lì e di sicuro tuo padre ti
farà studiare privatamente da lui così potrai uscire e divertirti lo stesso
senza doverti nascondere come ahimè, visto che tieni così tanto all'apparire, ed
anch'io, saresti dovuta rimanere chiusa qui dentro senza ricevere visite. Poi,
una volta nato il bambino saresti tornata qui e avresti frequentato l'ultimo
anno alla Constance come se niente fosse”
Sorrisi
pensando alla prospettiva della Francia.
Era
una cosa allettante, ed era fattibile. Alla fine erano solo nove mesi...
Come avrei
fatto con Nate? Con Serena?
Detestavo
questo bambino.
Mi voltai
verso Serena. Mi stava sorridendo.
“E'
perfetto, B! Non trovi?”
“Sì... Mi sembra perfetto” risposi pensierosa.
“E a
Natale sarai già di nuovo qui...” aggiunse.
“Sì... E sarai anche giusto in tempo per l'inizio
della scuola a settembre...” disse mia madre “Partirai a febbraio, se per te va
bene”
La guardai
sorridente, adesso. Annuii.
Per la
prima volta pensai che dopotutto non era andata così male.
Potevo
ancora sperare di andare a Yale... e distruggere Chuck Bass se avessi avuto
altri problemi... Per adesso se l'era scampata.
*****************************
16
Gennaio, ore 18.50.
Ormai
Serena era andata via da un'ora.
Le avevo
assicurato che stavo bene, che tutto sarebbe andato perfettamente come speravo e
che non doveva preoccuparsi di nulla.
Io invece
mi preoccupavo.
Come
avrei fatto con Nate?
Pensai che
sarebbe stato giusto lasciarlo prima di partire, poi di sicuro quando sarei
tornata me lo sarei ripreso come sempre... Serena ormai stava uscendo con
Humprey, non c'era pericolo che tra lei e Nate succedesse qualcosa mentre ero
via.
Aggiudicato. Decisi di fare così.
*****************************
Chuck's
POV
2
Febbraio, ore 10.57.
Ormai
tutti i miei sforzi per farle capire che doveva lasciare Archibald erano stati
vani.
Non voleva
più parlarmi, non accettava nessuna delle provocazioni che ero sicuro le
piacessero e non la vedevo spesso a scuola. Qualcuno aveva detto che era in
procinto di partire per chissà dove... Avrei dovuto investigare.
Poi mi
sembrava alquanto strana... Nate a parte, sembrava più felice del solito, ma
anche più nervosa. Ero sicuro che le mie occhiate la irritassero, ma non credevo
fino a questo punto.
Me ne
compiacevo sempre di più.
Mentre
passavano i giorni, pensavo sempre di più a quello che avevo visto nel bagno
qualche settimana fa. Ero sicuro che il vomito era a causa di qualche disordine
alimentare, e pensai subito alla bulimia. Pensai anche che tutta la stranezza di
Blair era cominciata da quell'occasione, quindi c'era di sicuro qualcosa sotto
che bolliva in pentola...
Quel
giorno sembrava più felice del solito.
L'avevo
vista trattare le sue servette da due soldi con larghi sorrisi, e questo non era
tipico di Blair. Questa volta i sorrisi non sembravano falsi come al solito, ma
sembravano felici.
Comunque,
cercai di pensare ad altro.
Uscii
dall'aula senza permesso e mi andai a fumare una sigaretta nel cortile della
scuola, in un posto appartato dove la preside non mi avrebbe mai beccato, quando
sentii due voci familiari.
Poco
lontano Archibald e Blair stavano parlando.
Più che
parlare sembrava stessero discutendo.
“Perchè, Blair? Almeno dimmelo!” sbottò lui. Si vedeva
che era adirato.
“Nate, non fare domande, per
favore...”
“E'
forse perchè... Non siamo ancora riusciti...”
Blair
sogghignò e roteò gli occhi “Ma no, Nate... Senti. Ho detto che voglio
lasciarti. Non ti basta come motivo?”
“No”
rispose secco lui.
“Almeno restiamo amici” disse poi lei guardando che
Nate non rispondeva.
Nate
socchiuse per due secondi gli occhi. “Okay, va bene. Anche se mi
dispiace”
“Nate... anche a me. Ma vedi, tra poco finirà la
scuola e ci saranno i SATs, e devo prepararmi per bene...” si vedeva che stava
cercando la scusa giusta da rifilargli. Ma Nate abboccava, a differenza di me.
Sentivo che quello non era il vero motivo della rottura.
Poi lui
con espressione seria si allontanò e vidi Blair sospirare prima di allontanarsi
anche lei.
Oh oh.
La coppia
storica Waldorf-Archibald si era sfasciata.
Non so
perchè ma mi sentii molto ma molto felice.
Feci un
sorriso larghissimo e feci un ultimo tiro con la sigaretta prima di buttarla.
Tornai in
classe dopo aver fatto qualche telefonata, mi premeva davvero scoprire perchè
Blair Waldorf era così felice...
2
Febbraio, ore 14.35.
Riuscii ad
uscire in anticipo grazie ad una falsa giustificazione. Quest'oggi c'erano le
lezioni fino alle 15 e sinceramente non mi andava di restare ad annoiarmi...
Stavo
raggiungendo l'uscita della Saint Jude quando vedo proprio Blair che si avvia
con un sorriso ad una limo non poco distante.
Fuori dal
veicolo c'era la sua cameriera Dorota, che aveva in mano una specie di bauletto
che sembrava tanto una bagaglio a mano che ci si porta quando si parte.
Allora avevo visto bene... Era diretta all'aeroporto e chissà dove stava
andando.
Non appena
entrò nella sua limo con Dorota, chiamai anche la mia che era pochi passi più in
là ed ordinai al mio autista di seguire la limo dov'era salita Blair.
Come
sospettavo, arrivammo al JFK.
Blair,
sempre sorridente, scese dalla limo assieme alla cameriera e due facchini
presero le sue valige mentre lei e Dorota camminavano a passo svelto verso il
Check-in.
Fu allora
che uscii in fretta dalla mia limo cercando di non farmi notare ed iniziai a
seguirla.
Effettuò
il Check-in per il volo New York – Parigi.
Parigi... Chi c'era a Parigi?
Poi mi
ricordai. Suo padre. Stava andando da Harold a Parigi...
Mi nascosi
dietro una colonna e sentii Blair parlare con Dorota.
“Oh,
Dorota! Quanto mi mancherai!”
“Miss Blair, anche lei! Ma ci invieremo messaggi, non
è vero?”
“Certo Dorota! Mi fa strano pensare che ci vedremo a
settembre...”
Settembre? Mi congelai sul posto.
Allora
partiva... per alcuni mesi. Non capivo perchè.
Era stata
forse la cosa che avevo fatto un mese prima – la foto del bagno – che le aveva
fatto meditare seriamente di andarsene?
Non so
perchè ma da felice mi rattristii improvvisamente.
Anche se poteva sembrare strano che uno come me
pensasse cose del genere, stare per tanto tempo senza Blair mi faceva un po'
male. Chi avrei preso in giro?
Amavo
stuzzicarla, provocarla e roba del genere.
Dovevo
scoprire perchè andava via.
Blair e
Dorota si avviarono ai Metal-Detector, che era anche la zona off limits per i
visitatori.
Decisi che
quello era il momento per agire.
La
raggiunsi e la bloccai per un braccio.
“Blair” dissi con un tono di voce stranamente
basso.
Lei si
voltò, visibilmente sorpresa di trovarmi lì.
“Dorota, puoi lasciarci soli?”
La
cameriera si allontanò senza fiatare.
Poi Blair
fissò me. Mi meravigliai che mi avesse concesso la parola... Solitamente si
irritava quando gliela davo io.
“Cosa vuoi Bass?” chiese acida.
“Stai partendo davvero?” non sapevo cos'altro dire.
“Sì.
E sono anche in ritardo. Sei venuto solo per chiedermi
questo?”
“Non
partire, per favore” mi uscii senza volerlo il per favore.
Lei
spalancò gli occhi. Era di nuovo sorpresa.
“Chuck. Secondo me oggi hai qualche rotella fuori
posto” disse voltandosi per andarsene.
Le bloccai
un braccio e si voltò di nuovo.
“Sono serio. Non andare via” qualcosa mi diceva che il
mio sguardo era sofferente... Cercai di non pensarci... Mi sentivo vergognato dalla cosa.
“Perchè non dovrei farlo?”
“Perchè... ti vorrei qui. Tu sai che appartieni a me”
dissi stranamente serio.
Blair
sogghignò. “Davvero, non ci credo. Chuck Bass che mi implora di restare. Non
sono in vena di sche...”
Non ci
vidi più.
Le tappai
la bocca con un bacio... E lei sembrava starci.
Quello
era uno di quei momenti in cui servivano fatti e non le parole.
Come mi
aspettavo, si staccò subito da me e mi diede un ceffone sulla guancia.
Sembrava
arrabbiatissima.
Si
allontanò senza aggiungere altro e non riuscii da andare più avanti di quella
linea.
Nove
mesi... No, non l'avrei rivista di nuovo a settembre.
Nella mia
testa iniziò a profilarsi un piano per il futuro che mi allettava tantissimo.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Projekts & Updates ***
bho
grazie per i commenti! visto che la storia è
lunga, cercherò di postare 2 capitoli al giorno ;D
2 Febbraio, ore 17,45.
Ero partita da New York più o meno due ore fa, e la
mancanza si faceva già sentire.
Avevo deciso di portare solo Dorota con me
all'aeroporto perchè altrimenti sarebbe stato troppo difficile lasciarmi con
Serena e mia madre, per quanto mi stesse facendo odiare quello che stavo
facendo.
Parigi era bella e non vedevo l'ora di rivedere mio
padre, ma c'era qualcosa che mi continuava a tornare nella mente e che non mi
permetteva di stare tranquilla sul volo.
Quello sguardo.
Pensavo a quegli occhi quasi tristi e sofferenti che
mi avevano implorato di restare.
Possibile che Chuck Bass provasse qualcosa per
me?
In effetti, qualcosa lo ricordavo... 'farfalle'...
ricordo delle farfalle!
Possibile che quel sentimento che gli avevo detto di
ammazzare fosse ancora vivo?
Ma che vai a pensare, Blair!
Chuck vuole solo fare sesso con te perchè ti
reputa come un giocattolino.
Quindi, la tua partenza vuol dire il suo andare in
bianco.
Sì, dev'essere per forza così.
Non riuscirei ad immaginarmi Chuck innamorato.
Sorrisi al pensiero tanto che la vecchietta seduta
accanto a me mi guardò storta.
Dovetti sorridere anche a lei per farle capire che
non ero pazza...
Fortunatamente il volo non durò così a lungo, solo
cinque ore e mezza e finalmente potei alzarmi ed uscire ad abbracciare mio padre
e il suo compagno Roman che non vedevo dal Natale scorso.
Presi i miei bagagli sospirando per tutto il tragitto
– cavoli, che peccato che mio padre non poteva passare dove arrivavano i
passeggeri! - finchè da lontano non lo scorsi.
Appena mi vide fece un sorriso largo, ed anche Roman,
che era con lui.
Gli sorrisi a mia volta, ma non potendo corrergli
incontro come avrei fatto se qualcuno mi avesse aiutata con i bagagli. Quando
gli fui quasi vicina mi vennero incontro, e lasciai i miei bagagli per corrergli
tra le braccia.
So che dopotutto non lo vedevo da poco tempo, ma era
sempre una bella sensazione.
“Papà! Come sono contenta di vederti! Anche a te
Roman!” dissi gioiosa.
“Anche io, Blair Bear” poi si allontanò da me e mi
fissò per qualche istante, mentre Roman mi sorrise. “Andiamo a prendere i tuoi
bagagli”
“Sì, prima che qualcuno li prenda” aggiunse
Roman.
Mi prese per mano e con Roman andammo dai miei
preziosi bagagli abbandonati.
Quando li recuperammo, prendemmo un taxi che ci portò
a casa di mio padre.
Mio padre aveva una villetta in campagna davvero
molto bella.
Aveva un sacco di stanze, tutte in diversi stili e
decorazioni.
Ovviamente c'era anche una stanza per me.
Mio padre mi voleva davvero bene aveva fatto
costruire quella stanza con tanto amore...
Quella sera mi aspettavo che mio padre mi portasse a
pranzo in qualche ristorante parigino di classe, ma al contrario disse che per
ora potevamo pranzare da lui perchè ero appena arrivata e c'era il jet lag...
Dimenticavo che in Francia c'erano ben sei ore di meno.
Era davvero strano salire su un aereo quando stava
quasi quasi per tramontare il sole e scendere dallo stesso aereo quando invece
il sole era sorto da solo un'ora.
*************************
Mio padre mi lasciò riposare nel mio nuovo e comodo
letto, e quando mi svegliai, stranamente, avevo fame. Per fortuna nel volo non
avevo avuto delle nausee, forse solo una, ma si era tolta in fretta. Si vede che
man mano che proseguiva questa gestazione diminuivano...
Andai così da papà a proporgli di cenare fuori.
2 Febbraio, ore 22.
“Certo, Blair. Sei appena arrivata, sono sicuro che
non vedi l'ora”
“Sì! Anche se non adoro il cibo francese mi piacerebbe
molto”
“Andiamo, allora” concordò, e con Roman ci dirigemmo
ad un ristorante da cui si vedeva la Tour Eiffel. Era un palazzo altissimo e con
le vetrate trasparenti.
Che ricordassi non ero mai stata in un ristorante del
genere a New York.
Ci avevano portato delle escargots come primo...
Facevano davvero pena.
Cercai di sorridere a Roman che mi chiedeva com'erano
fingendo che fossero buone.
Di sicuro mio padre sapeva bene che non erano il mio
genere.
Così, quando Roman andò in bagno quando ci portarono
un secondo, me lo chiese.
“Non ti son piaciute, eh?”
“Per niente!” risposi con espressione ancora
disgustata.
Mio padre mi sorrise. “Non dirlo a Roman! Si
offenderebbe. Lui va matto per le escargots”
“Non glielo dirò, promesso” dissi con il sorriso.
Poi mio padre mi prese la mano diventando
improvvisamente serio.
“Blair, sono davvero contento che tu sia qui... Anche
se le circostanze non sono le migliori” disse corrugando la fronte. Qualcosa mi
diceva che lui ne soffriva. Anche lui stava pensando a Yale, forse? “Sono felice
che tu non abbia ucciso quella povera creatura... Anzi, sono anora più felice
perchè lo vedrò prima di tua madre”
Abbassai lo sguardo, imbarazzata.
Allora mio padre era contento che tra otto mesi sarei
diventata madre?
“Davvero sei felice, papà?” avevo paura della sua
risposta.
“In effetti, Blair Bear, non era così che mi ero
immaginato la nascita del mio primo nipote. Vabbè, poi ne parleremo...” tagliò
corto vedendo Roman che tornava.
Pensando al mio bambino – mi meravigliai alla parola
'mio' – mi tornò in mente l'espressione di Chuck. Non so perchè, ne come... ma
mi dispiaceva che ci stesse
male.
Sempre che il dolore che diceva con i suoi occhi non
era solo una scena da bravo attore.
Sta di fatto che di sicuro quell'immagine mi avrebbe
accompagnata finchè non sarei tornata a New York. Ero curiosa di vedere se le
cose erano cambiate o meno.
Chuck's POV
20 marzo, ore 12.
Lezione di trigonometria.
Odiavo la matematica, odiavo la geometria, odiavo
qualsiasi cosa che ne avesse a che fare.
Avevo provato molte volte a convincere Bart di
cambiarmi classe, ma lui si era impuntato dicendo che mi sarebbe servito quando
sarei diventato io il capo delle Bass Industries.
Questo era vero, ma per fare il direttore penso che
l'unica cosa che serva è che tu sappia fare semplicemente due conti... O almeno
così credevo.
“Quindi, questo esercizio... Mr Bass?” chiamò il
professore svegliandomi dai miei pensieri su cosa fare dopo la fine di questo
trauma. Avevo in mente una bella seratina di svago al Victrola, e stavo
progettando in testa tutte le varie opzioni.
Lo fissai alzando le sopracciglia.
“Mr Bass, ha sentito quello che stavo spiegando poco
fa?”
“Vuole la verità? No” semplice e schietto. Ne avevo le
scatole piene.
Senza nemmeno permettergli di rispondere, mi alzai e
mi diressi alla porta.
Le uniche parole che sentii furono “guardi, farò
recapitare un rapporto disciplinare a suo padre se non torna indietro” Sì, come
se a lui importasse qualcosa.
Non sapendo bene dove andare prima, decisi di
dirigermi nel cortile con i tavoli e le panchine di pietra per distrarmi un
po'.
Dovevo programmare la serata, avevo detto a Nate che
avrei fatto qualcosa per risollevargli il morale – era ancora sotto per Blair
che non lo capivo – e quindi avevo pensato ad un bel party sexy nel mio
locale... Delle belle donne l'avrebbero fatto 'risollevare'. In tutti i sensi.
Mi sedetti su una delle panchine e iniziai a guardare
la gente che pian piano passava.
Era inevitabile che potesse succedere,
improvvisamente passò la mia nuova sorellastra.
“Ciao, sorella” la salutai cordialmente.
Lei si voltò verso di me senza stizza questa volta.
Dopo l'arrivo di Georgina in città e il fidanzamento
di Lily e Bart si era molto più avvicinata a me come non aveva mai fatto prima.
Questa cosa mi faceva piacere.
Mi sorrise. “Chuck. Che caso incontrarti qui quando
dovresti essere...”
“A lezione?” chiesi senza farla finire “Sono uscito di
mia spontanea volontà”
“Sei sempre il solito” commentò con un sorriso solare.
Era proprio bella... Peccato che era la mia sorellastra, altrimenti...
Ogni volta che vedevo Serena mi ricordavo che Blair
era partita.
Non che non pensassi mai a lei, anzi, sembrava che la
pensavo più del solito e non riuscivo a capire perchè. A volte uscivo davvero
pazzo a pensarci.
Avrei tanto voluto chiederle 'sai qualcosa di Blair?
Come sta?' ma mi bloccavo perennemente perchè in un certo senso avevo paura che
poi lei andasse a dirglielo e scambiasse la mia voglia di curiosità per
interesse. Non che non m'interessasse.
Mi sentivo molto confuso da quando era partita, e non
avevo risposte.
Uscivo pazzo quando non potevo dare una risposta a
dei quesiti...
“Che strano stare qui senza Blair...” disse poi Serena
dopo qualche secondo di silenzio.
Sorrisi tra i baffi pensando che mi avesse letto nel
pensiero.
“Effettivamente... Come sta?” chiesi così casuale
sperando che non mi chiedesse perchè.
Serena fissò per un secondo il pavimento e poi
rispose.
“Bene, benissimo... Ha deciso di seguire dei corsi a
Parigi che non durano molto poco” disse, ma il tono di voce che usò non sembrava
tanto convinto. Questo mi fece pensare che ci fosse altro dietro. Blair non
sarebbe mai partita da qui se non avesse avuto un motivo grande per andare
via... Doveva esserle successo per forza qualcosa di grave per farla fuggire
così...
“Capisco...” risposi con tono vago osservando la
manica del mio giaccone.
“Sai, quei corsi di francese... con i professori
madrelingua. Blair ha sempre voluto seguirne qualcuno per migliorarsi...”
continuò, al che iniziai a pensare sul serio che ci fosse qualcosa dietro.
Perchè sembrava quasi che la stesse giustificando-- quasi
coprendo?
Non risposi per vedere se continuava.
“Beh, vado dai che è tardi... Ci vediamo a casa”
Restai di nuovo solo con i miei pensieri.
Adesso Serena mi aveva messo la pulce nell'orecchio e
non sarebbe andata via così facilmente.
L'unico modo per scoprire cosa nascondeva – ero
sicuro che nascondesse qualcosa – era coglierla in flagrante.
Sarei partito anche quel giorno, ma dovevo
prepararmi.
D'altronde tra un mese Bart si sposava, dovevo prima
finire la scuola e poi prendere il jet privato per Parigi, così per avere tutta
l'estate per indagare meglio.
Dannazione, ma a cosa stavo pensando?
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Little Miss Blair ***
bho
15 Maggio, ore
12.
Ero uscita da sola quella mattina.
L'insegnante che mi stava seguendo per farmi tenere
alla pari con i corsi della Constance non era venuta, perchè avevo una cosa
molto più importante da fare quella mattina.
Stavo quasi per entrare nel quinto mese di
gravidanza.
Quella parola non la stavo odiando così tanto come
prima, tranne quando mi guardavo allo specchio e vedevo la mia pancia sempre più
grande e i miei vestiti sempre più stretti.
Pensavo che la mia già poca autostima potesse
crollare nei prossimi mesi, così ho chiesto a papà di farmi parlare con una
psicologa...
Lo so, Blair Waldorf non è tipo da dottori, ma
nessuno lo verrà mai a sapere qui!
Comunque, quel giorno uscii per andare dalla mia
ginecologa.
O almeno la ginecologa che avevo trovato
lì.
Era la dottoressa Micheline, aveva un nome raffinato
direi.
“Bonjour Madame Blair” mi disse la sua assistente
quando entrai. Semplicemente le feci un sorriso di circostanza e mi andai a
sedere sul lettino.
La dottoressa arrivò poco dopo e mi sorrise appena mi
vide.
Non so perchè, ma secondo me le piaceva seguirmi,
quasi come se fossi un fenomeno da baraccone solo perchè ero americana e lei no.
Mi aveva ripetuto più volte che il suo sogno era
trasferirsi... Ma chissene.
“Miss Blair, oggi è entrata quasi al quinto mese...
mancano pochi giorni. Adesso faremo l'ecografia e potrà anche vedere il sesso
del bambino se lo vorrà”
“Grazie, madame” risposi con il mio perfetto accento
francese che stava diventando sempre più fine. Quando sarei tornata nell'Upper
East Side tutte me lo avrebbero invidiato.
La dottoressa mi venne accanto facendo le solite cose
sulla mia pancia, e si intravide qualcosa sullo schermo. Non era la prima volta
che lo vedevo, ma era comunque una cosa che mi faceva un po' senso. Pensare di
avere qualcuno dentro di te è una cosa strana...
Passò l'attrezzo sul mio stomaco e si sentì un
piccolo tum tum.
Ero sicura che fosse il cuore del
bambino.
Iniziarono a pungermi gli occhi e mi maledì perchè
questo voleva dire che mi stavo emozionando, quando non dovevo.
Il pensiero mi era di nuovo andato a Chuck,
ricordandomi che quell'esserino era anche frutto del suo lavoro. All'improvviso
non volevo piangere per l'emozione, ma per la rabbia.
Cercai di trattenermi finchè la dottoressa non ebbe
finito.
“Allora, dottoressa?” chiesi con tono più ansioso del
solito.
La dottoressa spense la macchina e mi guardò con un
sorriso ebete. “Madame Blair, posso dirle con sicurezza che sta procedendo tutto
bene”
“Sta... bene?” dissi indicandomi lo stomaco mentre
cercavo di ripulirmi.
“Benissimo. La sua bambina sta
bene”
Quando disse 'bambina' mi comparve un sorrisino
sciocco sul volto che fui grata di essere sola senza amici o parenti attorno.
“Bambina?”
“Sì, secondo l'ecografia aspetta una
femmina”
Iniziai a farmi strani filmini in testa di me che
aggiustavo i capelli alla mia bambina, che le compravo i vestiti firmati e che
giocavo assieme a lei con delle bamboline.
Nelle mie fantasie ad occhi aperti ero sola,
ovviamente, nascosta nella mia camera a New York cercando di non far sapere a
nessuno di lei.
Sbuffai non appena mi accorsi che stavo sognando
troppo e non ero sola, e vidi la dottoressa guardarmi enigmatica.
“Cos'è, non è contenta? Molte madri desiderano figlie
femmine”
“No, no son contenta. Va tutto bene” dissi scendendo
dal lettino e prendendo la mia borsa dalla sedia.
La dottoressa non mi chiese altro.
Era stata pagata per tenere la bocca chiusa, anche
molto profumatamente.
Non aveva il diritto di chiedere altro.
Uscii dallo studio con un cd dove aveva trasferito le
foto dell'ecografia di quel giorno, e mi diressi a casa per farle vedere a papà
e a Roman.
Ero sicura che sarebbe stato felice.
15 Maggio, ore 17.33
Dopo esser tornata nella bella villa di papà, avergli
fatto vedere l'ecografia e tutto il resto, decisi di chiamare Serena. Avevo
contato le ore, e a New York adesso dovevano essere le undici di mattina, quindi
di sicuro doveva rispondermi.
Ma anche se fosse stato più presto, doveva
rispondermi perchè dovevo dirle della bambina e volevo sapere cosa accadeva
nello UES.
Composi il suo numero, e attesi impaziente che
rispondesse.
Meno di dieci secondi.
“Blair!” fu tutto quello che mi disse senza nemmeno
farmi parlare.
“S, mi manchi tanto” risposi io.
“Anche tu B! Come stai, tutto bene...” disse,
lasciando la frase in sospeso per evitare che qualcuno sentisse, ne ero
sicura.
“Sì, tutto bene... Ti avevo chiamata proprio per
quello”
“Beh, e allora?”
“Allora oggi ho scoperto che diventerai zia di una
mini Blair” dissi con tono stranamente soddisfatto. Più ci pensavo, e più la
cosa mi piaceva più del dovuto.
“Ma è stupendo! Non vedo l'ora
di...”
“Sì, non vedi l'ora di vederla, sai che non devi dirlo
ad alta voce, Serena.” risposi un po' sgarbata ma anche divertita dalla cosa.
Spesso Serena se ne dimenticava.
Sentii dall'altra parte dei rumori, ma non sembrava
lei.
“Dove sei, Serena?” chiesi poi,
curiosa.
“Dove pensi che sia, B? E' quasi mezzogiorno e siamo
in pausa... Per fortuna, altrimenti non avrei potuto rispondere” disse, poi si
bloccò “no, dai per favore” continuò poco dopo, al che fui confusa. Doveva
esserci per forza qualcuno accanto a lei.
“Serena? Serena?” la mia voce salì di qualche ottava.
Come se potesse sentirmi...
“Blair, hey...” mi disse una voce conosciuta poco
dopo.
“Chuck dai il telefono a Serena oppure riattacca”
“Come mai non vuoi sentirmi, Blair? Non ti ho fatto
nulla di male” disse con quel suo tono sensuale del cavolo che mi faceva
talmente arrabbiare tanto che per la rabbia quasi avrei gettato il cellulare per
terra e l'avrei scamazzato.
“Chuck. Oggi sono felice quindi ti chiedo
semplicemente di dare il telefono a Serena senza altri insulti.
Muoviti”
“Perchè sei partita?” mi chiese senza mezze misure
ignorando la mia richiesta.
“Non sono affari tuoi” risposi
acida.
“Invece lo sono”
“Chuck. Per favore” non sapevo che altro dire, e di
certo non gli avrei detto la verità.
“Prima o poi sarai tu stessa a dirmelo” disse infine,
e pensai che non aveva tutti i torti.
Certo, se fossi stata così sana di mente da
riconoscere un figlio suo, l'avrei fatto. Ma nei miei progetti non pensavo di
certo di fare la mamma con Chuck Bass.
Non risposi alla sua affermazione, e per fortuna
Serena tornò al ricevitore.
“B, scusami ma Chuck è arrivato
all'improvviso...”
“Non preoccuparti, Serena. L'importante è che è andato
via”
“Sì, penso sia andato a fumare... Comunque B mi
dispiace ma ora devo proprio andare... Tra cinque minuti cominciano le
lezioni”
“Certo, vai Serena. Che strano sentirti dire che vai a
lezione!”
“Tutta colpa di mia madre... sai, tra poco si sposerà
con Bart, e...”
Spalancai gli occhi sorpresa. Peccato che non potesse
vedermi.
“Tua madre e... Bart Bass? Io sono più fortunata”
ammisi pensando poi dopo poco che non era così. Lei non era mica incinta di un
Bass come me. Bella cosa.
“Sì, non ho avuto tempo di dirtelo ma sono usciti allo
scoperto del tempo fa... Ho cercato di dimenticarmene ogni giorno, per questo
magari non te l'ho detto...”
“Ah, posso capirti. Chuck come
fratello...”
“L'hai detto. Poi in questo periodo mi sta anche
mandando regalini poco carini... Lo odio”
“Siamo in due. Va bene Serena, ti lascio andare. Ti
richiamerò presto”
“Ti voglio bene, B”
“Anche io” risposi attaccando.
Iniziai a pensare a Serena.
Oddio, avere Bart Bass come patrigno magari poteva
anche non essere male, ma avere Chuck Bass come fratellastro era un'altra cosa.
Mi dispiaceva per lei, ma almeno era solo il suo
fratellastro, mica il padre di sua figlia.
Sospirai delusa e pensierosa.
Mi stavo concedendo di pensare troppo a Chuck quel
pomeriggio, ma dopo tutto, quando pensavo a quella che tra pochi mesi nascerà e
sarà mia figlia, dovevo pensare anche a lui.
Non ero sicura tuttavia se gli l'avrei mai detto, ma
chi lo sa.
Cercavo di dirlo a bassa voce nella mia testa che lui
era il padre.
This Web Page Created with
PageBreeze
Free Website Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** The Wedding and The Revelations ***
bho
Chuck's POV
7
Giugno, ore 9.14.
La scuola
era fortunatamente finita la settimana scorsa ed io ero riuscito a cavarmela
come sempre. Non che me ne importasse tantissimo, ma meglio così, almeno agli
occhi di Bart forse avrei potuto sembrare migliore. Forse.
Oggi mio
padre si sposava con Lily Van Der Woodsen, e per motivi strani, ne ero
felice.
Sì,
c'entrava anche il fatto che sarei diventato il fratellastro di Serena, ma
principalmente mi sentivo felice per mio padre.
Lily era
la prima donna che sposava dopo mia madre, quindi pensavo che la cosa fosse
davvero seria. Solitamente era abituato a fare come me. La vita da playboy.
Vederlo
innamorato di una donna era un caso raro.
Iniziai a
prepararmi alla buon ora, stranamente Bart mi aveva scelto come testimone e
stranamente non volevo fare assolutamente brutta figura.
Se
l'avessi fatta, di sicuro cercare di sembrare migliore agli occhi di mio padre
sarebbe stata una missione persa già in partenza.
Indossai
il mio smoking nero e piazzai un bel fiore di colore fucsia nel taschino dove
c'era il fazzoletto, e mi aggiustai anche i capelli.
Non dovevo
vedere nessuna donna quel giorno, eppure volevo essere presentabile come sempre
per fare la mia bella figura.
******************
Qualche
ora più tardi, ero accanto a mio padre e ad Eric Van Der Woodsen sul piccolo
archetto nunziale che aveva fatto preparare per la celebrazione in un famoso
hotel di New York.
Lo fissavo
ogni tanto curioso di vedere le sue espressioni che cambiavano nei minuti in cui
tutti gli invitati aspettavano che Lily facesse capolino in fondo alla folla e
arrivasse qui.
Non appena
partì la musica, istintivamente mi voltai verso di lui e gli strinsi in braccio
per due secondi, facendogli un sorriso. Ricambiò, e mi meravigliai.
Quando poi
Lily arrivò e la cerimonia cominciò, iniziai ad immaginarmi varie cose.
Non capii
perchè mi venne in mente Blair, tra le tante persone.
Forse
perchè era l'unica che non era presente.
C'era
Nate, c'era Humprey e la sua sorellina, ed anche la loro amichetta Abrams che
stava uscendo con Archibald. Avevo pensato e in qualche senso quasi sperato che
venisse, almeno per il matrimonio, ma niente. Ero rimasto deluso e non capivo
perchè.
Forse
nella mia testa speravo sempre che Blair cambiasse idea e facesse sesso con me
ancora un'altra volta, ma andando avanti così, se non sarebbe più tornata, penso
che sia proprio difficile come opzione realizzabile.
Cercai di
non far notare nulla a nessuno, e continuai a sorridere anche dopo.
Perchè
continuavo a pensarla... Forse stasera dovrei chiamare Scarlett.
Chuck Bass
non è tipo da fissazioni sulle donne.
Chuck's POV
19
Luglio, ore 12.32
Un mese
dopo il matrimonio, stanco delle paranoie e dei sogni ad occhi aperti che
continuavo a fare, decisi di partire. La meta, onestamente, non era stata scelta
a caso.
Avevo
deciso di andare a Parigi, cercando di convincermi che prima o poi l'avrei
trovata e l'avrei rivista, e, visto che presumibilmente era sola con suo padre,
senza i Nate della situazione, magari sarei riuscito a sedurla di nuovo e sarei
riuscito ad estorcerle una notte di sesso che avevo voglia di avere da quando
era partita.
Non capivo
perchè, ma la sua lontananza ampliava ancora di più la mia voglia di fare di
nuovo sesso con lei. Mi sarebbe bastava una volta, forse anche mezza, per sanare
la mia sete ignota.
Solitamente non accadeva mai con
nessuna...
Ero
arrivato in città alle tre di notte, per evitare di sprecare momenti preziosi
avevo dormito poche ore e mi ero svegliato presto per rendermi presentabile
qualora l'avessi incontrata sul serio. Ovvio, sapevo che il mio desiderio era
soprattutto una fantasia che poteva essere anche irrealizzabile, ma ci volevo
comunque provare.
Male che
andava nei primi due giorni, avrei cercato un buon detective francese per
trovarla.
Stavo
camminando in un grande parco quella mattina.
Non sapevo
perchè, ma da come ricordavo a Blair e Serena piaceva andare a Central Park
qualche volta, e poi i parchi erano luoghi dove potevi conoscere ragazze e roba
varia.
Tranne se
cerchi delle poco di buono, credo.
Mi sedetti
su di una panchina da dove si godeva una bella vista, anche se tra degli alberi.
Riuscivo
persino a vedere la Tour Eiffel da questa distanza.
In mano
avevo una sigaretta francese davvero molto buona, e me la stavo fumando
tranquillamente aspettando che succedesse qualcosa.
Doveva
succedere qualcosa, me lo sentivo.
Restai
quasi un'ora fermo lì a guardare la gente che passava.
C'erano
molti turisti, ed anche molti bambini.
Era
piacevole osservarli visto che ero di buon umore quel giorno.
Mi
sembrava che ormai non sarebbe successo niente come speravo, quando
improvvisamente vidi da lontano una ragazza che veniva nella mia direzione.
Non tanto
alta, i capelli castani e di fisico minuto.
Osservando
bene il suo sedere – e che sedere – sembrava conosciuto.
Purtroppo
era ancora lontana, e non riuscivo a scorgerla bene.
L'unica
cosa che riuscivo a vedere era il suo foulard in testa di colore rosso che le
avvolgeva e copriva la testa, e un paio di occhiali da sole di colore bianco.
Era con
una donna sulla trentina, e sembravano discorrere.
Avanzava
pian piano e la vedevo sempre meglio.
La mia
posizione era piuttosto strategica.
Ero seduto
su una panchina nascosta bene tra gli alberi, così, male che andava, potevo
semplicemente sgattaiolare via come se niente fosse.
Mentre si
avvicinava, mi convincevo sempre più che era lei.
La cosa
era strana, però.
La ragazza
che stavo osservando era incinta.
La pancia
non era molto grande, sarà stata al massimo di cinque o sei mesi.
Eppure...
Sembrava proprio Blair.
Blair...
Incinta? Davvero non pensavo che... No, non sarà lei.
La ragazza
assieme all'altra mi passarono davanti parlando in francese di cose che non
capivo benissimo data la mia poca esperienza con questa lingua.
No, avevo
preso un buco nell'acqua... Blair non poteva...
**************************
22
Luglio, ore 16.
Decisi di
cercare l'indirizzo di Harold Waldorf e Roman qualche giorno dopo.
Ingaggiai
un detective come avevo pensato di fare all'inizio, che mi avrebbe trovato la
casa.
La cosa si
rivelò più facile del previsto.
Dopo
pochissime ore in cui mi incontrai con questo tizio al mio Hotel ricevetti
subito una sua telefonata con l'indirizzo e tutto il resto. Noleggiai una
macchina e, ovviamente, un autista che mi avrebbe dovuto portare a destinazione.
Rispetto a
quello che avevo pensato, la casa non era molto lontana dal mio albergo.
Era una
casa in stile Waldorf indubbiamente, anche se era situata in campagna.
Scesi
dall'auto dando ordine di aspettarmi lì e mi diressi subito alla porta.
C'era un
piccolo campanello dorato tutto decorato in stile roccoco, molto eccessivo per
essere della casa di Harold, ma di sicuro nello stile di Roman.
Sopra
c'era scritto 'Waldorf'.
Bene,
almeno ero non posto giusto.
Bussai una
sola volta e attesi.
Non sapevo
che espressione avessi, ma di certo ero molto ansioso e curioso di vedere se
magari era lei che mi sarebbe venuta ad aprire... Avrei visto se quello che
pensavo era vero...
Ecco.
“Posso aiutarti?” mi chiese l'uomo in francese. Era
Roman.
“Sono Chuck Bass” dissi con tono compiaciuto “Sto
cercando Blair”
Roman
sospirò, e nel frattempo, nemmeno l'avessi chiamato, arrivò anche Harold.
Uscì da
dietro Roman, e mi fissò sorpreso.
“Charles?”
“In
carne ed ossa”
“Non
mi aspettavo di vederti qui...”
“Sono in vacanza... Cercavo Blair” dissi diretto. Non
amavo le mezze misure.
Lo vidi un
istante come interdetto.
Roman si
allontanò e ci lasciò soli, e l'espressione di Harold sembrava affranta.
“Vedi, Charles... Blair non c'è. O almeno c'era fino
ad una settimana fa. E' dovuta partire per non so dove per seguire un corso,
quindi non penso che la troverai per i prossimi mesi...” disse, poi calò per un
istante la testa e continuò “nemmeno io penso che la rivedrò prima di
Natale...”
Aggrottai
la fronte. Non so perchè, ma non mi convinceva... Sembrava titubante quando
parlava. “Ah, che peccato...” dissi scuotendo la testa “vorrà dire che la
rivedrò a scuola” conclusi cercando di estorcergli altre informazioni – ammesso
che quelle che mi aveva dato fossero vere – e sperare almeno di rivederla a
settembre...
“Penso sia l'unico modo... Comunque se la sento le
dirò che sei passato”
“Grazie. Arrivederci Harold” dissi voltandomi senza
aspettare una sua risposta.
Tornai
all'auto dritto verso l'hotel.
Forse ero
una persona diffidente, ma pensai che Harold mi avesse mentito.
Meglio
aspettare settembre, va...
Blair's POV
22
Luglio ore 16.
Ero appena
tornata da una passeggiata assieme a Martine, la mia insegnante di francese.
Eravamo
andate a passeggiare nei giardini accanto alla Tour Eiffel per conversare in
modo da farmi apprendere meglio la lingua. Almeno quando sarei tornata sarei
migliorata e non avrei perso giorni preziosi stando in questo stato.
Qualcuno
bussò alla porta.
Non mi
chiedevo nemmeno chi fosse dato che era casa di mio padre e Roman, ma quando
sentii la voce che si annunciò fuori non appena Roman aprì, iniziai ad avere
davvero paura.
Era lui,
ne ero sicura. Si era anche presentato a Roman che non lo conosceva affatto.
Cercava
me. Perchè?
Non aveva
ancora capito da dove proveniva tutto questo attaccamento improvviso.
Io e Chuck
non eravamo mai stati amici nemmeno una volta, eravamo soliti scambiare solo
chiacchiere così parlando male degli altri che odiavamo e roba
simile.
A parte
l'unica volta in cui avevamo fatto sesso, Chuck era anche l'unica persona con
cui avessi fatto l'amore in tutta la mia vita. Tristemente.
Sentii una
mano sulla spalla e mi voltai. “Devo mandarlo via?” mi chiese mio padre con
un'espressione che non riuscii a decifrare. Annuii col capo e aggiunsi un
semplice “per favore” mentre lui si allontanò e si diresse alla porta.
Io mi
nascosi ancora di più dietro la colonna dell'arcata che si trovava a pochi metri
dalla porta d'entrata, cercando di non spingere troppo la mia grossa pancia
vicino al marmo.
Da quando
la pancia aveva iniziato a crescere facevo più attenzione.
Che merda.
Chuck
sembrava non volesse andarsene, e non so perchè ma pensavo che fosse perchè
cercava di entrare per provare che io fossi qui. Se mio padre non fosse riuscito
a bloccarlo inventando la scusa che ero andata via una settimana prima, di
sicuro sarebbe entrato...
Qualche
minuto dopo – meno di quello che pensassi – mio padre chiuse la porta ed io
tornai nel soggiorno e mi sedetti sul grosso divano di colore beige che si
trovava al centro della stanza. Non capii perchè ma pensavo e cercavo di capire
i motivi che avessero spinto Chuck così fin qui giù. La Francia non era di certo
dietro l'angolo, però era estate.
Magari
aveva deciso di venire qui per le vacanze.
Perchè
proprio a Parigi?
Ero
immersa nei miei pensieri che ero sicura avrebbero condizionato tutto il resto
della mia giornata finchè non sarei andata a letto, quando mio padre attirò la
mia attenzione.
“Blair bear, so che forse questa cosa non ti piacerà,
ma non riesco più a tacere” disse sedendosi poco distante da me con sguardo
quasi sofferente.
“Dimmi, papà” risposi riluttante forse immaginando
cosa stesse per chiedermi.
Abbassò
per un istante la testa e poi sputò il rospo.
“Quel ragazzo... Il figlio di Bart Bass...” fece una
breve pausa in cui cercai di restare molto neutrale in volto “mi è sembrato di
capire che tra di voi ci fosse un qualche legame... Non tutti sanno che vivo
qui...”
Risposi
con un sorriso. “Non abbiamo nessun tipo di legame, papà. Evidentemente avrà
scoperto da qualcuno che abiti qui e sarà venuto per scocciarmi”
“Allora? Perchè è venuto? Conosco bene suo padre e so
che suo figlio non si distanzia molto da lui come comportamento... Non è che non
lo stimi. Blair, lui centra qualcosa con...” lasciò la frase in sospeso ma capii
subito a cosa si riferisse.
Perchè
continuava a fare giochi di parole e non lo diceva subito?
Sulle
prime non risposi ed il mio sguardo divenne più duro e inespressivo.
Non ero
sicura di volerglielo dire, d'altronde nemmeno mamma lo sapeva.
Mi prese
la mano e la strinse.
Lo guardai
negli occhi e sentii le lacrime che volevano uscire.
Sospirai e
chinai il capo.
“Sì...” risposi quasi con vergogna non riuscendo più a
trattenere le lacrime.
Tutto
quello che sentii dopo furono le braccia di mio padre che mi cinsero la vita e
la sua mano che mi accarezzava i capelli.
Chissà perchè ero crollata in quel modo.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Newborn ***
bho
@n3n4 mi fa piacere che ti sta piacendo!
per farlo sapere a Chuck purtroppo ci vorrà ancora un po' xD continua a
seguirmi, un kiss!
grazie anche a BabyDany ^^
9
Agosto, ore 4.22.
Quella
notte fu una delle più calde che ci fossero mai state a Parigi.
Mi
svegliai nella notte con tutta la fronte imperlata di sudore ed i capelli
altrettanto bagnati.
Non appena
mi sarei svegliata avrei fatto una bella doccia fresca, ma in quel momento quel
pensiero mi stava solo sfiorando appena.
Non
riuscivo a dormire.
Avevo un
dolore lancinante sullo stomaco, e senza dare molta attenzione visto che a volte
ne avevo di dolori – non così forti – mi accarezzai la pancia come se così
potesse alleviarsi.
Stupidamente, direi.
Continuai
a farlo per qualche minuto, ma nulla cambiava.
Stavo
iniziando davvero ad innervosirmi, così mi alzai facendo attenzione a non
cadere, ed andai in cucina per bere un sorso d'acqua.
Niente di
peggiore.
Non
riuscii nemmeno ad arrivare al piano inferiore che dovetti sedermi a metà delle
scale.
Non avevo
forza per alzarmi e per di più ero tutta grondante di sudore e avevo caldo.
So che non
avrei dovuto farlo per non apparire una persona debole, ma non riuscivo quasi a
muovermi. Con un filo di voce chiamai mio padre, che arrivò subito.
“Blair, cos'hai?”
Lo guardai
credo con una faccia addolorata e cercando di parlare in modo corretto gli
risposi “Ho un dolore allo stomaco... è fortissimo...” Lui cercò di farmi alzare
e mi fece mettere la mano dietro il suo collo, ed insieme scendemmo le scale
piano piano.
Dopo poco,
quando arrivammo lentamente alla fine della scala quasi nel soggiorno, Roman
apparve in pantaloncini e canottiera chiedendo cosa era accaduto.
Fu allora
che accadde quello che non mi sarei aspettata.
Almeno non
quella sera. “Oh, merda” esclamai mentre mio padre mi stava aiutando a
raggiungere il grande divano che c'era nel soggiorno.
Gettai uno
sguardo a terra e per quello che riuscii a vedere il tappeto persiano era
completamente bagnato anche come le mie mutandine di Victoria's
Secret.
Vidi mio
padre e Roman guardare a terra con un'espressione indecifrabile in volto, quasi
senza sapere come fare, anzi, cosa fare.
“Roman, vestiti e prendi le chiavi della BMW” ordinò
mio padre al suo compagno che subito si diresse in camera sua in fretta e furia,
poi guardò me. “Blair Bear, ti portiamo all'ospedale”
“No!” urlai senza pensarci “E' presto! Sono ancora
otto mesi!”
Cavoli, da
pochi giorni ero entrata nell'ottavo mese!
Non poteva
già essere il momento in cui... Non ero ancora preparata, non avevo nemmeno
fatto una lezione con l'insegnante che aiuta le donne incinte a comportarsi
prima che nasca il bambino. Non sapevo nulla!
Mio padre
mi guardò serio.
“Blair. Ora non fare la bambina. Ti si sono rotte le
acque, tra poco la bambina nascerà”
“Ma
è presto, papà!”
Scosse la
testa quasi come per rinnegare la cosa. “Lo so, bambina mia. Andiamo
all'ospedale che lì sapranno cosa fare con te”
A quel
punto tacqui e lasciai che mi andasse a prendere qualcosa di più presentabile
che avrei dovuto indossare per andare all'ospedale mentre Roman mi preparava una
piccola valigia con della roba... Oddio, l'ho dovuto fare per forza perchè non
potevo farlo.
In
un'altra situazione non l'avrei mai fatto fare a nessuno...
***********************
Qualche
ora più tardi – saranno passate le sei di mattina – ero distesa su un lettino di
ospedale
con una
flebo nel braccio ed una macchina collegata allo stomaco e al cuore.
Sembrava
quasi uno di quei film ambientati in ospedale, e la cosa non mi piaceva per
niente.
La mia
dottoressa francese stava controllando per l'ennesima volta la mia bambina, e
non aveva per niente una faccia felice. Stavo quasi iniziando a temere il
peggio.
Quando
ebbe finito, cinque minuti più tardi, mi fissò seria.
“Madame Blair, le chiedo scusa”
“Scusa? Perchè dovrebbe scusarsi?” chiesi
sospettosa.
Sospirò.
“Vede, ho fatto un grave errore di valutazione”
“Errore?” chiesi ora allarmata “Si spieghi
meglio”
“Quando è venuta da me la prima volta, non ho stimato
in modo corretto la durata della sua gravidanza... Avrei giurato che il feto
fosse iniziato a svilupparsi intorno a metà dicembre dello scorso anno, quindi
la fine della gestazione sarebbe stato il prossimo mese, ma appunto mi sono
sbagliata. L'ecografia che le ho appena fatto e la rottura delle acque di questa
mattina dimostrano che la gravidanza ha avuto inizio alla seconda – terza
settimana di novembre. Con il tempo ci troviamo, se ci pensa”
Mi bloccai
per qualche secondo e cercai di tornare indietro di qualche mese.
Ricordo
con certezza che al mio compleanno io e Chuck avevamo fatto di nuovo sesso.
Poteva darsi che... No! “Mia figlia era stata concepita in una sporca e lurida
limousine!” esclamai a voce alta nella mia lingua per non far capire alla
dottoressa di cosa stessi parlando, anche se credo che capisse
l'inglese.
“Scusi” dissi poco dopo “sono solo
arrabbiata”
Mi sorrise
questa volta. “Entro oggi avrà la sua bambina” disse ed uscì dalla stanza.
Fu allora
che chiusi gli occhi pensando che sarei stata sola.
Mia madre
era a New York e non l'avrei rivista se non tra un mese, la mia migliore amica
probabilmente era agli Hamptons a prendere il sole, mio padre e Roman li avevo
fatti tornare a casa per risposarsi perchè tanto qui stavo bene, e poi...
I pensieri
andavano sempre a lui e non capivo perchè.
Odiavo
solo minimamente sentire il suo nome, odiavo tutto di lui.
Eppure,
tra tutte le persone che mi sarebbero dovute esser vicine in questo momento,
secondo un quadro classico della situazione, lui sarebbe dovuto essere accanto a
me aspettando la nascita di... nostra figlia. Mi faceva senso pensarci.
Immaginando queste cose, mi addormentai. Era stata
una mattinata lunghissima...
Mi
risvegliai qualche ora dopo perchè erano tornati i dolori.
Di fronte
a me avevo un orologio. Segnava le due di pomeriggio.
Mi
strofinai gli occhi per cercare di svegliarmi, e mi voltai verso destra per
vedere cosa c'era fuori alla finestra. Qualcuno ostruiva la luce, e non era un
sogno.
Non
riuscii ad alzarmi per stare seduta, ma esclamai semplicemente
“Serena!”
Serena mi
sorrise e si abbassò per abbracciarmi, ma non troppo forte.
“B,
quanto mi sei mancata!”
“Anche tu Serena... Sono felice che tu sia
qui”
Si
allontanò da me e si sedette sul letto “Beh, volevo farti una sorpresa ma le
cose hanno preso una via diversa e quindi eccomi qui”
“Non
ci credo”
“Credici” mi rispose prendendomi la mano nella sua e
stringendola forte. Oh, non so come mai mi sentii molto sollevata che fosse lì.
Avevo temuto davvero di restare sola.
Poi fu un
istante.
I dolori
divennero sempre più forti e sentii una forte pressione sulla pancia, tanto che
mi portai istintivamente le mani sopra, sentendo la macchina che avevo alla mia
sinistra emettere un bip strano. Ecco, ora avevo paura.
Senza che
nemmeno potessi battere ciglio vidi entrare due infermiere e la dottoressa che
controllò velocemente il monitor accanto a me e mi disse fredda e secca “Madame
Blair, dobbiamo andare adesso... Sta per nascere”
Non dissi
nulla, mi voltai solo verso Serena che adesso mi guardava critica e seria.
Cercai la
sua mano e obbligai la dottoressa a farla venire con me in sala operatoria.
Serena era
come la zia di questa bambina, e se non aveva un padre, almeno aveva un'altra
figura che pensai sarebbe stata molto meglio di Chuck.
*************************
Nelle
quattro ore successive grondai di sudore in sala operatoria.
La bambina
non ne voleva sapere di uscire, ed io non volendo un cesareo cercavo di spingere
come un'ossessa e farla nascere con un parto naturale.
Poco prima
che la dottoressa si stava decidendo a prendere il bisturi per fare il cesareo,
finalmente le mie ore di spinte e urla erano valse a qualcosa.
Alle 20.05
nacque mia figlia.
Pesava tre
chili e non ricordo quanto ed era lunga 51cm.
Non le
avevo ancora dato un nome, e non pensavo che l'avrei scelto in poco tempo.
Non ci
avevo davvero mai pensato, ma ora dovevo farlo.
**********************
Dopo la
settimana trascorsa in ospedale assieme a Serena, tornai a casa.
Avevo
anche dato il nome alla mia bambina, che era era anche stata registrata
all'anagrafe parigina prima di uscire dall'ospedale come da prassi.
Quando
stavo firmando le carte per la dimissione dovetti dare questo nome.
Lo sapevo
che doveva accadere prima o poi, e avrei dovuto decidere.
Non seppi
perchè, ne come, ma istintivamente dissi “Evelyn Misty” quando me lo chiesero,
un nome che mi era frullato nella mente per settimane, non ricordandomi di chi
fosse, accorgendomi poco dopo averlo registrato che era lo stesso di...
Ormai
avevo fatto la frittata.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** New York, New York ***
bho
21
Agosto, ore 21.45.
Dopo soli
tre giorni dopo esser tornata a casa di mio padre e Roman dopo l'ospedale,
decisi di partire per tornare nell'Upper East Side. Dire che mi mancava era
poco, ero già stata altre volte lontana da New York, ma non così tanto.
Parigi non
era una brutta città, con tutto il suo lusso e i negozi Dior non troppo lontano
da casa, però la grande mela era tutta un'altra cosa.
Serena
decise di restare con me fino al mio ritorno, così da essere un alibi per la
bambina.
Avevamo
pensato di farci accompagnare anche da mio padre e Roman, solo che quest'ultimo
aveva un appuntamento di lavoro e non è potuto venire assieme a noi.
Il piano
per far sembrare a Gossip Girl e a chiunque altro che, me lo sentivo, ci avrebbe
viste all'aeroporto non appena fossimo atterrate, era far credere che il
port-enfant che mio padre aveva abilmente pensato di portare per tutto il
tragitto fino a casa, contenesse la mia cuginetta di secondo grado che era
diventata orfana di genitori da pochissimi giorni, e di cui solo mio padre
poteva prendersi cura.
Questo
ovviamente l'avremmo detto solo nel caso fosse uscito allo scoperto, ma era
chiaro che non doveva uscire nulla di nulla riguardo la bambina.
A suo
svantaggio l'avrei dovuta tenere molto nascosta, e mi sentivo un po' male
all'idea, anche se effettivamente, se l'avessi mostrata al mondo chissà cosa
avrebbero potuto pensare.
La sera
del mio ritorno, mamma e Dorota erano state tutto il tempo a giocare con la
bambina.
Era stata
l'attrazione della giornata, e potevo capirle benissimo.
Mia figlia
era bellissima, come ovviamente lo ero io.
Aveva un
viso arrotondato molto fine, i capelli ancora poco visibili di colore castano,
ed i suoi occhi erano di un colore decisamente nocciola piuttosto che bruni come
i miei.
Ecco il
marchio di Chuck che avrei visto per sempre in mia figlia.
Anche la
forma sembrava la sua...
Cercai di
non pensare a Chuck e mi concentrai sulla bambina dopo che Eleonor e Dorota me
la restituirono. Prima l'allattai, anche se non ero molto abituata a farlo, e
dopo le cambiai il pannolino. Per avere appena tre settimane devo dire che ne
faceva di escrementi pesanti...
Mentre poi
aspettai che facesse il 'ruttino' come mi aveva detto mia madre, accadde una
cosa che non mi sarei mai aspettata. Almeno non ora.
Mi trovavo
nella mia stanza a passeggiare avanti e indietro dicendo cose magari senza senso
per far si che la bambina digerisse e si addormentasse quando qualcuno attirò la
mia attenzione. Mi voltai goffa e molto lentamente dato che ero bloccata, ed
incontrai i suoi occhi.
“Vedo che allora è vero” disse l'interlocutore che non
mi aspettavo di vedere.
“Come vede, lo è” risposi continuando a muovermi anche
da ferma “come l'ha scoperto?”
Fece un
sorriso e scosse la testa. “Vedi, Blair, per sbaglio ho ascoltato una
conversazione tra mia moglie e Serena... e ho deciso che dovevo vedere con i
miei occhi, ed eccomi qui”
Abbassai
per un attimo lo sguardo sulla bambina, ma non gli risposi. Dovevo
aspettarmelo.
Vedendo il
mio silenzio che era dovuto dal fatto che davvero non sapessi cosa dire,
continuò il suo discorso. “Come figlia di mio figlio, questa bambina merita di
avere quello che le spetta dai Bass... Se mi permetti...”
“No!
Sa che il mio futuro verrà rovinato se lo farà” dissi fredda e
diretta.
“Lo
so, ma sarebbe una cosa privata... Immagino che mio figlio non ne sappia
nulla...”
“Non
ha mai saputo nulla” ammisi.
“Bene, sono d'accordo. Chuck non è pronto ad essere
padre, e penso che non lo sarà per i prossimi venti o
trent'anni”
Odiavo il
suo cinismo.
Chuck era
uno brutto scherzo della natura con cui tuttavia il sesso era come stare in
paradiso, ma trattarlo in questo modo come se fosse meno di niente era squallido
per un padre.
Continuai
ad aspettare che mia figlia digerisse, dando poca attenzione a lui che intanto
si era avvicinato per vederla. Non potevo negaglielo, legalmente era suo nonno.
“Devo ammettere però che è davvero una bella bambina”
ammise con tono basso “Posso almeno sapere come si chiama?”
Tutto ma non quello, mi dissi in mente, ma non potevo mentirgli.
L'avrebbe saputo per altri mezzi di sicuro. “Evelyn” ammisi in un solo respiro.
Fu allora
che mi fissò, ed era serio in volto.
“Se
Chuck lo potesse sapere, penso che ne sarebbe felice” poi mi sorrise. “Blair, da
domani in poi, una volta al mese ti arriverà del denaro che metterò in conto
ad... Evelyn Waldorf. Non voglio dimenticare che è mia nipote”
“Come vuole, anche se i soldi non ci servono” dissi
diretta.
“Okay. Abbiamo un accordo” rispose accennando un
sorriso e porgendomi la mano. La strinsi brevemente e poi si voltò per
andarsene.
Fu allora
che Eve fece il suo ruttino addormentandosi poco dopo tra le mie
braccia.
La risposi
nella sua culla, e mi cambiai anch'io per la notte.
Verso le
undici, mi arrivò il solito messaggino di Gossip Girl.
Aveva già
saputo che ero tornata e cosa portassi con me.
**************************
7
Settembre, ore 7.50.
Fu così
che anche agosto terminò, e a settembre dovetti tornare alla Constance.
La bambina
sarebbe stata con Dorota, a cui avevo detto di chiamarmi se ci fossero stati dei
problemi. Sinceramente, non penso che con lei ce ne sarebbero stati, penso più
che altro che quelli li avrei avuti io a scuola.
Ero
partita senza salutare nessuno, tranne Serena che sapeva dove ero diretta, e
Chuck, che per uno strano caso del destino mi aveva seguito fino all'aeroporto.
Arrivai a
scuola al solito orario, e subito trovai le mie amiche Penelope, Is, Hazel.
Penelope
era seduta sulla scalinata e ai lati aveva Isabel e Hazel.
Sembravano
schierate nella stessa posizione in cui lo erano quando c'ero io.
Mi
avvicinai perchè con il mio ritorno, anche la regina della Constance era
tornata.
“Buongiorno, ragazze” dissi con tono eloquente
sorridendo falsamente.
Le tre
alzarono la testa nella mia direzione e restarono quasi
immobilizzate.
“Blair?” disse Is, “allora Gossip Girl aveva ragione”
aggiunse Hazel.
“Purtroppo per noi” disse poi Penelope rifilandomi il
suo sguardo acido.
Alzai le
sopracciglia con tono di sfida.
“Penelope, penso che il potere ti abbia dato alla
testa in mia assenza”
Lei si
fece una risatina. “A me? Blair, sei tu che hai deciso di governare altri
lidi... Adesso la regina qui sono io”
“No.
Lo eri forse finora in mia assenza, ma adesso credi davvero di poter
competere?”
La
situazione si stava facendo difficile. “Blair. Lascia che te lo dica in modo
diretto. La gente ha imparato ad obbedire alla nuova regina, e non credo che il
tuo ritorno faccia cambiare idea alla gente... Sei stata detronata
ormai”
Strinsi i
denti perchè mi stavo davvero arrabbiando, e poi dissi fiera “Nessuno è stato
detronato finchè non lo dico io”
Penelope
si alzò, e con lei anche Is e Hazel.
“Blair Waldorf, qui tu ormai non detti più legge”
disse acida facendosi spazio ed allontanandosi assieme alle altre due verso
l'entrata.
Restai
sola sulla scalinata senza sapere cosa fare.
Di certo
non mi aspettavo un bentornata in questo modo.
Io ero
Blair Waldorf, ero la regina della scuola, non potevo finire il mio regno così
presto, prima della fine del senior year! Dovevo distruggerle. Avrei solo dovuto
trovare alleate, e di sicuro avrei dovuto sceglierle meglio di quelle
traditrici...
Sospirai e
mi diressi all'entrata opposta a quella dove erano andate, avrei pensato a cosa
fare durante la lezione della prima ora, e ne avrei anche parlato con Serena.
Non potevo
permettere che i mesi di lontananza mi facessero scendere così a fondo.
Qualche
ora più tardi, durante la pausa, cercai di pensare a cosa fare con
Serena.
“Serena! Capisci! Quella stupida di Penelope adesso le
comanda come cagnolini quando quello dovrei farlo io! Ho bisogno di nuove
reclute!”
Serena mi
guardò interrogativa, scommetto perchè ormai queste lotte di potere non le
interessassero più più di tanto. Poverina.
“Io
invece penso che al contrario ora
che sei tornata devi pensare solo ad altro...”
Le feci
una faccia. “Serena, non dirmi quello che devo fare e aiutami!”
“Cosa dovrei fare, B?”
“Aiutarmi a trovare delle nuove
alleate”
Serena
sospirò, e questa sua azione non mi piacque. “B, onestamente... Non penso che
riuscirai nel tuo intento”
Alzai le
sopracciglia. Stava scherzando? “Cosa, Serena? Tu dimentichi chi
sono”
“Io
non l'ho dimenticato” disse una voce da dietro le mie spalle.
Mi voltai
con espressione disgustata per incontrare il suo sguardo compiaciuto che non so
perchè ero ansiosa di rivedere per qualche strano motivo.
“So
io quello che non hai dimenticato, ma non siamo qui per parlare di questo. Cosa
vuoi Bass?” chiesi senza pensarci. Improvvisamente mi venne una cosa in
mente.
Si
avvicinò facendo il suo solito sorriso.
Aveva le
mani nelle tasche, e questa postura non mi raccontava niente di buono.
“Chuck. Io e Blair stavamo parlando, penso sia meglio
che tu te ne vada” fece Serena inaspettatamente. Iniziai a sospettare. Perchè
accusava? Non aveva ancora detto nulla.
“Serena, mi fa strano il tuo accanimento verso di me.
Cos'è, hai paura che dica qualcosa?”
“Cosa?” sbottai, prima che Serena potesse dire
qualcosa.
Vidi
Serena abbassare lo sguardo. Nascondeva qualcosa.
Chuck
sorrideva, e quello era il segno che avevo ragione.
“Lo
dico io, Serena?” chiese Chuck quasi compiaciuto.
Serena
sospirò e disse “Mi dispiace” e non capii inizialmente perchè.
“Vedi, Blair... Mentre tu eri via per chissà dove, la
tua 'amica' Serena ha pensato bene di prendere il tuo posto come queen bee...
Penelope, Is e Hazel gliel'hanno chiesto per colmare il tuo vuoto... E lei ha
accettato”
Digrignai
i denti, indignata.
Non
pensavo che la tua migliore amica – o almeno quella che reputavi la tua migliore
amica – potesse arrivare a tanto. Tradirti sul tuo stesso
territorio...
“Non
dirmi che è vero”
“Oh,
è verissimo... Hanno anche proposto a Serena di essere la loro regina per
quest'anno, e lei ha accettato... Strana la vita, eh?” disse Chuck
compiaciuto.
Corrugai
la fronte. Serena mi guardava pentita con quella sua faccina da ragazzina
impaurita.
Avrei
voluto tanto prenderla a schiaffi, ma mi trattenni.
Dopo
questi mesi passati in stato interessante avevo imparato a controllare la mia
rabbia.
“Non
hai da dire niente a tua discolpa?”
“Blair... E' semplicemente accaduto,
Io...”
Mi portai
una mano al fianco. “Non avrai intenzione di dirmi che me lo stavi conservando
al caldo per quando sarei tornata? E' una scusa vecchia come quella borsa”
“Sì,
stavo facendo esattamente questo...”
“Davvero stai usando quella scusa? Penso che la usasse
mia nonna negli anni quaranta quando andava a Yale... E' vecchia e non funge
più... Trova qualcosa di meglio, Serena” dissi allontanandomi dalla strana
coppia.
Non potevo
credere di essere stata tradita proprio dalla mia migliore amica.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** The Deal ***
bho
n3n4 purtroppo è
ancora prestino, mi dispiace,,, XD ma quando arriverà il momento sarà una cosa
sorprendente!!
grazie anche a BabyDany! ^^
11
Settembre, ore 17.23.
A fine
settimana della prima settimana di scuola ero sfinita.
Ogni
giorno finivo alle tre del pomeriggio la scuola e correvo a casa per andare ad
allattare la mia bambina, che aveva dovuto ingerire del misero latte artificiale
la maggior parte delle volte perchè anche se mi svegliavo a prima mattina non
riuscivo a darle da mangiare prima di andare a scuola...
Anche quel
pomeriggio mi trovavo seduta sulla sedia a dondolo della mia stanza con Eve in
braccio. Quel giorno sembrava più affamata, e la cosa mi faceva sorridere.
Nello
stesso tempo pensavo al mio seno... sarebbero tornate come prima?
Mentre mi
perdevo nelle mie macchinazioni e nei probabili interventi dal chirurgo che
forse avrei dovuto fare per tornare come prima, entrò Dorota in
stanza.
“Miss Blair, c'è Mr Chuck che la aspetta in
sala”
Alzai un
sopracciglio e guardai furtivamente la bambina. “Chuck? Cosa vuole?”
“Ha
detto solo che vuole parlare con lei, Miss Blair. Ha delle
notizie”
“Digli di aspettare” dissi, poi mi ricordai che era
meglio di no e allontanai la bambina dal mio petto “Anzi no. Prendi Evelyn e
guardala mentre io vedo quello che vuole quel pervertito”
Mi guardai
in fretta allo specchio per evitare di avere qualcosa fuori posto – visto che
Chuck era conosciuto anche per trovare il pelo dell'uovo – e uscii dalla stanza
per andare giù.
A circa a
metà della scala, vidi Chuck.
“Chuck. Che ci fai qui?” chiesi inquisitoria.
Lui aprì
le braccia e sbattè gli occhi come suo solito. “Ho pensato bene al tuo
problema... E ho pensato...”
Subito lo
bloccai. “Cosa cosa cosa? Chuck Bass non ha intenzione di aiutarmi”
“Invece è così... Vedi, ne gioverei anche
io”
Feci una
risata veloce. “E di cosa, per sapere? Non penso che tu ne abbia
bisogno”
“Ho
i miei motivi, quindi non chiedere” disse facendosi serio “allora,
accetti?”
“Sì
vede proprio che non ho scelta...” risposi scocciata.
“Non
hai scelta... Poi parleremo del mio compenso... O
preferisci...”
Giusto
quando Chuck stava parlando, sentii un pianto.
No, proprio ora no! Evelyn era solitamente calma e tranquilla quando ero
lontano da lei, perchè proprio ora doveva fare così? Doveva essere la cattiva
influenza di Chuck.
Chuck
corrugò la fronte quasi come se cercasse di capire chi fosse.
Subito mi
partì l'ansia per paura che com'era lui salisse e andasse a vedere con i suoi
occhi...
“Bene, penso proprio che tu debba andare adesso” dissi
avvicinandomi e spingendolo giù.
Chuck
cercava ancora di guardare dietro la mia spalla, mentre io cercavo con tutta la
forza che avevo di allontanarlo.
“Cos'era quel pianto?”
“Cosa?” chiesi quasi come se scendessi dalle nuvole
“Chuck, meglio che tu vada dall'otorino”
Ovvio che
lui non fosse convinto di quello che dicessi.
Alzò le
sopracciglia scettico, così inventai una scusa.
“E'
Dorota che piange. Aveva... un gatto che è morto. Sei
contento?”
“Un
giorno mi dirai perchè Dorota piange come un neonato” disse poi quando ormai
eravamo arrivati alla fine della scala. Non aggiunse altro e con mio sollievo se
ne andò.
Per quanto
ne fossi sicura, Chuck non avrebbe mai mollato.
14
Settembre, ore 11.30.
Il lunedì
successivo Chuck mi chiese di vederlo nella pausa pranzo. Aveva detto che doveva
illustrarmi il suo piano, ed in effetti volevo sapere cosa avesse in mente di
tanto geniale.
Mi prese
alla sprovvista tanto che stavo per schiaffeggiarlo quando arrivò.
Mi prese
il viso tra le mani senza che mi accorgessi che fosse dietro di me, e mi baciò
violentemente nel cortile davanti a tutti gli studenti.
Mi
allontanai veloce da lui e cercai di pulirmi le labbra.
Onestamente, non era poi stato così male, ma non gli
avrei mai dato la soddisfazione...
“Sei
impazzito Chuck?” gli chiesi adirata.
“Shh... silenzio”
“Silenzio? Io non sto zitta finché non mi dici a che
devo questo bacio” dissi passandomi una mano a mo di pulirmi le labbra.
“Il
mio piano”
“Il
tuo... che?” ero sorpresa. In che guaio mi ero messa?
Sorrise
compiaciuto. “Credi che ti avrei trovato nuove alleate?”
“Credevo”
“Non
ci sono bravi minions, e tu lo sai... Per questo ho deciso che il tuo unico
alleato sarò io”
“Tu
sarai cosa?” chiesi sbarrando gli occhi.
“Noi
saremo una coppia. Una finta coppia... La gente...”
Non lo
feci finire e avviai per andarmene. Mi prese per un braccio.
“Eh
no, Chuck. Questo proprio no”
Si
avvicinò tremendamente a me spostandomi i capelli dietro l'orecchio e
iniziandomi a sussurrare qualcosa... “Ragionaci, Blair. La gente ci teme... e tu
lo sai. Se facessimo credere a tutti di stare insieme, non pensi
che...”
“Ci
potremmo far rispettare” conclusi. In effetti il suo piano non era male. Tranne
per la parte in cui dovevamo fingere di stare insieme... Sospirai.
L'idea di
fingere di stare con Chuck quando in realtà questa cosa non poteva sembrare
molto assurda dato che avevamo anche una figlia insieme – solo che lui non ne
sapeva nulla! - e quindi sarebbe stata una cosa plausibile, tranne per il fatto
che io non provavo nulla per Chuck, e di sicuro lui non provava nulla per me.
Lui non provava mai niente per nessuno.
Sospirai
di nuovo. “Va bene, allora... Ma ad una condizione. Non divideremo nessun letto
o limousine della situazione...” su questo volevo essere chiara. Non volevo di
certo uscire di nuovo incinta e fuggire un'altra volta a Parigi di
nascosto!
Annuì col
capo. “D'accordo, allora... Però se dovesse capitare...”
“Non
capiterà ancora, Chuck. io...” stavo per dire 'io amo Nate' quando mi ricordai
che Nate era ancora in vacanza con suo padre chissà dove e non l'avevo ancora
rivisto da quando ero partita. La cosa strana è che non ci eravamo sentiti
nemmeno quando ero in Francia...
“Ti
concedo al massimo di baciarmi due volte al giorno” conclusi, era il minimo che
potessi offrirgli senza finire a letto con lui.
Sorrise
compiaciuto. “Ottimo. E se mi permetti, io vorrei che almeno due volte alla
settimana ci vedano insieme da qualche parte... Ovvio che ti porterei a mangiare
francese o all'Opera o da qualunque parte lussuosa che esista...”
Sorrisi
anch'io. Dopotutto, non era tanto male come idea... L'unica parte che non mi
piaceva tanto era fingere di fare la fidanzata di Chuck. Che stranezza.
Mi porse
la mano, e la strinsi. “Abbiamo un accordo, allora” disse poi avvicinandosi
nuovamente al mio orecchio per sussurrare qualcos'altro “quindi mi aspetto di
trovarti fuori scuola all'uscita... Verrai nella mia limousine” Si allontanò
così in fretta che non ebbi nemmeno il tempo di rielaborare ciò che mi aveva
detto. Limousine dopo scuola...
Qualche
secondo dopo squillò il mio blackberry.
Gossip
girl aveva già visto il bacio tra me e Chuck...
14
Settembre, ore 14.53.
Le lezioni
erano appena finite per la mia classe e mi ritrovavo - da cinque minuti ormai –
ad aspettare la fantomatica limousine di Chuck che mi avrebbe dovuto riportare a
casa.
Non
dovetti attendere molto, dato che l'ultimo anno del Saint Jude era uscito
mezz'ora prima di noi della Constance, quindi avevo programmato che intorno alle
15 sarebbe arrivato.
Mi stavo
iniziando a spazientire quando la limousine parcheggiò davanti alla scuola in
tutta la sua fierezza. Non era la prima volta che la vedevo o che ci salivo su,
ed ogni volta mi faceva strano. Questa volta era anche peggio, dato che avevo
appurato che mia figlia Eve era stata generata proprio nel retro di questo
veicolo maledetto.
L'autista
andò ad aprire la portiera e Chuck uscì dalla limo con la sua espressione
compiaciuta, ormai quasi come una maschera sul suo volto. Si passò la lingua
sulle labbra mentre mi fissava nel tragitto che mi separava da lui, e questa
cosa non mi piacque.
Avevo
paura che avesse qualcos'altro in mente che non aveva detto prima.
Quando lo
raggiunsi, iniziò con le lusinghe.
“Sei
ancora meglio di come ti ho vista prima...” disse, e mi irritò di brutto.
“Sai
che amo le commedie, ma evita di fare troppo lo spiritoso. Nessuno ci sta
vedendo ora”
Sogghignò
per un istante. “Nessuno?”
Nemmeno il
tempo di dire la parola 'nessuno' che sentii rumori di passi e voci rumorose
provenire da dietro le mie spalle. Una folla di ragazzi e ragazze adesso era nei
cortili dell'edificio. Mi ero scordata che solo i senior avevano la giornata più
corta di mezz'ora quel giorno, e di conseguenza tutto il resto dell'istituto
sarebbe uscito giusto in tempo per vedere la nostra recita davanti a quella
dannata limousine nera.
“Baciami” ordinò Chuck, e senza nemmeno farmi dare una
risposta mi trascinò a sé per baciarmi violentemente quasi come per marchiare il
territorio.
Io dal
canto mio volevo fare bene la mia parte, quindi ricambiai quel bacio con uguale
veemenza così che fosse credibile. Non capii perchè baciare quel pervertito mi
piaceva.
Quando si
allontanò da me con il suo solito sorriso, notai qualcosa di strano nella sua
espressione, quasi come se sì, indubbiamente quello era il sorriso che Chuck
faceva sempre a tutte e a tutti, ma ci vedevo quasi del tenero quella volta...
Bah,
doveva solo essere un bravo attore.
Mi voltai
appena quando sentii degli 'ohh' provenire dalla mia sinistra e mi ritrovai le
facce di Penelope e Hazel sorprese. Avevano letteralmente la bocca aperta.
Le sorrisi
e poi istintivamente presi la mano di Chuck e lo trascinai in
limousine.
Come primo
giorno direi che non era andato male, anche se speravo che gli effetti su quelle
tre li avrei avuti al più presto così da non dover più fare questa
recita.
Non appena
in limo lasciai la mano di Chuck e mi guardai allo specchietto per vedere se
avevo il lucidalabbra sbavato o cosa, poi mi aggiustai i capelli e restai in
silenzio.
Tuttavia
non riuscii a non fissare Chuck per tutto il tempo.
Quando mi
voltai nella sua direzione mi stava osservando anche lui.
La sua
espressione era neutra, e avrei detto anche sognante. Non sembravano esserci
segni del compiacimento che sicuramente provava quando mi baciava – perchè
sapevo che avevo un non so quale fascino su di lui – ma anzi, sembrava che ci
fosse ancora quella specie di tenerezza quasi, che rendeva Chuck indifeso ai
miei occhi, se non avessi saputo come fosse.
Per tutto
il tragitto stranamente nessuno dei due disse nulla.
L'atmosfera era strana, ed anche Chuck era strano.
Era sempre stato un tipo che amava spendere qualche parola, ma non troppe.
Sempre l'essenziale.
Solo
quando la limo arrivò di fronte a casa mia, decise di dire qualcosa.
Mi
aspettavo che dicesse qualcosa.
“Come vedi non è stato poi così
difficile”
“No,
non lo è stato”
“Sei
stata superba” disse poi con tono sensuale, al che io sbuffai scocciata e roteai
gli occhi.
Mi
allontanai da lui e mi avvicinai alla portiera per uscire. Ero scocciata dalle
sue false lusinghe. Sapevo che mi diceva tutto questo per ottenere dell'altro in
cambio.
Quando
avevo quasi messo la mano sulla sicura, mi bloccò il braccio con la mano.
Mi voltai
di scatto, ed incontrai il suo sguardo indifeso.
“Non
manca qualcosa?” chiese trasformando di nuovo quella faccia indifesa in faccia
tosta.
Alzai le
sopracciglia. “Cosa? Mi pare che tu abbia già avuto la tua dose, quest'oggi se
contiamo il bacio che mi hai dato alla sprovvista nel cortile della
scuola...”
“Quella era una prova” si giustificò, al che feci un
ghigno e sorrisi scocciata.
“Ricorda che abbiamo un accordo. Non c'è trippa per
gatti, Chuck” dissi infine decisa aprendo la portiera ed uscendo in fretta dalla
limo prima che potesse uscire e obbligarmi a baciarlo.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Pretending ***
bho
@ Padfoot_07 Hai ragione, e la penso come
te, però sappiamo tutti com'è fatta Blair... come chiunque ha paura che il suo
mondo dorato possa caderle addosso per una cosa di cui gli altri non si
aspettano da lei... però ti dico, prima o poi ti assicuro che arriverà il
momento in cui la bambina non resterà segregata in casa... XD
@ BabyDany, thanks! <3
Andò
avanti così per molti giorni, e diciamo che mi ero quasi abituata, però devo
dire che non stava avendo per niente dei frutti.
Serena
aveva deciso di tenere il suo posto come queen bee della Constance, e da quello
che scriveva Gossip Girl sia lei che le sue minions ogni sera andavano da Butter
a fare il filo ai ricchi avvocati che abitualmente erano lì a bere dei drink.
Aveva
anche scritto che qualcuna di loro si era ubriacata un po' troppo e aveva fatto
delle figure non tanto carine, e questo mi faceva molto godere.
Non che
io, Blair Waldorf, non fossi il tipo da bere drink a volontà, ma solitamente mi
fermavo prima di ubriacarmi totalmente. Non ero mica Serena Van Der Woodsen, ed
inoltre ora avevo anche una figlia... Non so perchè ma stavo quasi diventando
responsabile...
Quella
settimana, nei due incontri che avevo fatto con Chuck una volta eravamo andati a
cena fuori in un ristorante a cinque stelle che si trovava sull'attico di un
palazzo altissimo, e la volta successiva eravamo andati alla programmazione di
un film nel suo cinema privato.
Non sapevo
nemmeno che Chuck avesse un cinema privato, ma vabbè.
Per mia
sorpresa, Chuck non mi obbligò mai a restare 'dopo' che gli incontri erano
conclusi, e un po' mi chiesi anche perchè. Era strano per me vedere Chuck
mantenere un accordo senza cercare di prendersi il dito con tutta la mano, ed
iniziai a sospettare che ci fosse dell'altro.
Ormai la
cosa andava avanti da due settimane, e non capivo come mai ma non mi stavo
annoiando per niente della cosa. Dopotutto stare con lui non era tanto male, e
finchè si teneva le mani in tasca e qualcos'altro chiuso nella cerniera dei
pantaloni andava tutto bene.
25
Settembre, ore 9.45.
Quel
giorno mi sentivo un po' male.
Con mia
sorpresa dopo tanti mesi di assenza, mi tornò il mio periodo.
Avevo
chiesto alla professoressa di Storia di poter uscire a prendere un po' aria, ed
eccomi qui. Come al solito questo era uno dei momenti in cui si potevano fare
spesso incontri spiacevoli, ma ormai, se avessi pure incontrato Chuck, non è che
mi sarebbe poi mica tanto dispiaciuto.
Dovevo
però comunque cercare di ottenere risultati da questa farsa, altrimenti non
sarebbe servita a nulla...
Mentre
pensavo a come fare, riflettendo se rompere l'accordo con Chuck o meno, vidi
qualcuno che non pensavo mai di poter rivedere non prima di settembre.
Gli
sorrisi appena, e lui fece lo stesso.
Non mi
sapevo spiegare come mai non avevo quella solita voglia di baciarlo o
abbracciarlo dopo tanti mesi che non c'eravamo visti, quando al contrario,
sperai che fosse Chuck.
Si
avvicinò a me, e dopo sei lunghi mesi ci parlammo di nuovo.
“Non
pensavo che saresti tornata”
Accennai
ad un sorriso, ma mi uscì solo un ghigno freddo. “Invece eccomi qui”
Sembrava
quasi che nessuno dei due sapesse cosa dire.
“Io... Io quest'estate in barca con mio padre... Ti ho
pensata molto” ammise.
Certo, ho notato come mi hai pensata. Non mi hai
nemmeno fatto una telefonata, gli
avrei voluto rispondere, ma mi limitai a fare un altro sorriso.
“Cosa hai combinato?” chiese poi un po'
impacciato.
“Oh,
niente. Solo un corso molto di lungo di francese a Parigi!” ovvio che gli
rifilai la solita bugia che stavo continuando a dire a tutti... Chuck compreso.
“Ah... Ma adesso... Sei tornata per restare,
no?”
“Certo, Yale mi aspetta!” dissi con voce squillante
fingendo entusiasmo.
Ovvio, io volevo
e dovevo andare a Yale, ma dovevo anche dimostrarlo nei test.
Inoltre, per qualche strana ragione che non riuscivo a spiegarmi, da quando era
nata Eve pensavo molto meno a Yale... Anzi, pensavo meno anche alla scuola.
Passò
qualche istante di imbarazzo, poi mi chiese “Blair, senti... Il modo in cui
noi... Beh, il modo in cui ci siamo lasciati dei mesi fa... Vorrei
parlarne”
Cosa cosa
cosa? Nate che vuole tornare con me? Ho capito bene?
“Vedi, Nate... Non è il momento...” cincischiai,
cercando di non sembrare troppo fredda. Davvero non era il momento perchè 1) non
avevo molta voglia di stare con Nate 2) io e Chuck stavamo 'insieme' per la
finta e se Nate fosse di nuovo tornato ad essere il mio ragazzo di sicuro le
cose si sarebbero complicate ancora di più.
Fece una
faccia confusa. “Blair, per favore... Io...”
“Nate, mi dispiace ma non è il momento...” tagliai
corto allontanandomi per tornare in classe.
Ci pensai.
Non sarebbe stato momento nemmeno in futuro. Mi sentivo di non provare
nient'altro per Nate come prima. Ora l'unica persona importante per me era mia
figlia...
***********************************
Chuck's POV
Avevo
sentito da ragazzi della mia lezione di letteratura che Nathaniel era tornato
dalla lunga vacanza con il Capitano. Mi chiedevo se sarebbe tornato da Blair,
dato il modo brusco con lui lei lo aveva lasciato mesi fa, oppure avrebbe fatto
finta di niente.
Io e Nate
non ci sentivamo dalla fine della scuola.
Ricordo
che mi aveva molto assillato dopo che Blair era partita, chiedendomi secondo me
quali erano i motivi che l'avevano spinta a lasciarlo.
Perchè tu non sei bravo a letto, gli avrei voluto dire, ma mi limitai a dirgli che
probabilmente era a causa della lontananza che avrebbero sentito una volta
partita, o anche perchè sa com'è Blair. E' sempre dedita allo studio e vuole
essere perfetta anche in quello.
Adesso non
avevo idea di come sarebbero andate le cose.
Non sapevo
se dirgli o no di me e Blair, anche se effettivamente non era una cosa
seria...
In un modo
o nell'altro, però, anche se sentivo che lei più di tanto la prendeva come una
finta, pensavo che dietro ci fosse qualcosa di più. Non dico amore, no, però ho
la sensazione che si diverta a fare la mia finta ragazza perchè non so
spiegarlo... Nasconde qualcosa.
In quella
giornata non avevo avuto modo concreto di incontrare Nate, così questa mancanza
non mi fece molto ragionare sul fatto di dirgli o meno questa cosa.
Alla fine
delle lezioni Blair mi aspettava come sempre fuori ai cancelli per essere
accompagnata con la limo a casa. Questa sorta di 'escort' mi piaceva più del
dovuto.
Mi
divertiva, e quasi quasi mi faceva sentire anche bene, quasi come se dopotutto
potevo anche essere monogamo per una volta... Se ci fossi riuscito.
Riconobbi
il suo bel fondo schiena da lontano, perfettamente visibile grazie alle forme
della sua gonna di media lunghezza che aveva indossato un po' più sopra dello
stomaco.
Come mio
solito, mi avvicinai per baciarla alla sprovvista.
Quello era
il primo bacio che mi concedeva - ne aveva concessi solo due al giorno - mentre
io ne desideravo anche altri. Mi piaceva stare con lei più del dovuto, ma non
credo che il sentimento fosse reciproco...
Non appena
ci allontanammo, mi sorrise dolce.
Era uno di
quei sorrisi che le avevo visto rifilare a Nate, pensai che fosse solo per
scena...
“Hey” mi salutò sorridendomi tenera tenendo le mani
dietro al mio collo.
“Salve” la salutai anch'io sfoderando un sorriso più
vero del solito.
“Salve a voi” disse una voce conosciuta alla mia
destra, al che mi voltai per trovarmi faccia a faccia con Nate.
“Archibald... Da quanto tempo” dissi freddo e
distaccato.
“Chuck” rispose lui guardandomi nero “Blair” disse poi
spostando la sua attenzione verso la sua ex ragazza. “E questo per te non
sarebbe il momento? Potevi dirlo prima...”
“Nate, guarda... Non è...” stava dicendo Blair, e
pensai subito che volesse dirgli la verità.
La bloccai
e mi intromisi rispondendogli “Nathaniel, aspettavamo il momento giusto per
dirtelo... Appena ti avremo rivisto” mi voltai per guardare Blair. Anche lei mi
stava guardando.
Nate
sembrava davvero arrabbiato. Aveva la fronte corrugata e sospirava.
Fece un
ghigno e aprì le braccia. “Non ci credo... La mia ex fidanzata e il mio migliore
amico... Certo che almeno potevate avere la decenza di avvisarmi” disse, e vidi
che intanto molta gente si era avvicinata per vedere il nostro litigio.
“Quando, Nate, sentiamo...” sbottò Blair – la sua mano
scese lungo il mio braccio fino a prendere la mia - “Mentre ero in Francia non
mi hai mai chiamata nemmeno per sapere come stessi, e poi... Poi ti ricordo che
ci siamo lasciati. Ti ho lasciato, quindi adesso...”
“Non
dirmelo. Non voglio sentire proprio nulla, me ne vado” rispose lui aumentando il
tono della voce. Bene, questo voleva dire che molto probabilmente non avevo più
un migliore amico. Meglio di niente, almeno mi restava Blair. O almeno credevo.
Entrammo
nella limo e Blair mi sembrò più silenziosa del solito.
Lo so, era
tutta una farsa e non dovevo sbilanciarmi più di tanto nel chiederle il perchè,
ma mi premeva saperlo. Dopotutto aveva visto Nate, e come aveva lei stessa
ammesso, non lo vedeva ne sentiva da quando era partita... Ero sicuro che adesso
ci stava pensando.
La fissai
per più del dovuto, e lei si voltò a fissare me quasi come se si sentisse
osservata.
“Era
proprio arrabbiato” furono le sue uniche parole.
“Era
ora che lo scoprisse” fu quello che dissi io. Blair si voltò verso il finestrino
scuro e sospirò.
Presi quel
sospiro quasi come un brutto segno.
Odiavo
ammetterlo, ma se stava per accadere quello che pensavo... Ero proprio
deluso.
“Penso che dovremmo finire questa commedia” disse poi
dopo qualche secondo, e non riuscii subito a voltarmi per sostenere il suo
sguardo.
“Non
siamo ancora arrivati all'obiettivo” le risposi voltandomi un'altra
volta.
Blair
stava scuotendo la testa in modo lento. Sospirò ancora, e quella fu una delle
poche volte in cui davvero non sapevo cosa dire. Perchè non riuscivo a dirle che
dovevamo continuare a fingere? Perchè pretendevo di continuare a fingere? Ero
confuso.
“Bass. Abbiamo provato per più di due settimane e come
vedi sono ancora al punto di partenza... Se torno con Nate, invece...”
Tornare
con Nate? Cos'ha Nate in più al grande Chuck Bass? Nate è popolare a scuola, ma
è più docile di un agnellino... Non fa paura a nessuno tanto che è inoffensivo.
“Tornare con Nate non ti farà tornare al tuo posto, e
tu lo sai. Con me, invece...”
“Con
te, Bass? Cosa posso fare con te? Sei un egoista bastardo dedito solo al sesso.
Credi che non l'avessi capito che mi hai chiesto di fare coppia per finta solo
per portarmi a letto?”
Cercai di
contenermi. Okay, forse ero partito da quel presupposto, ma principalmente
volevo cercare di starle vicino anche per scoprire cosa nascondeva, ma non ero
riuscito a scoprire niente. “Con me? Puoi risorgere con me! Con Nathaniel
resterai al tuo status attuale che mi pare meno di zero alla
Constance”
Alzò le
sopracciglia. “Dai, non mentire a te stesso come sempre, Chuck. Lo sappiamo
entrambi che aspettavi questa occasione per...”
“Solo per portarti a letto, Blair? Mi sottovaluti
davvero dicendo così”
“Che
altro c'è?” mi chiese con tono accusatorio. Era davvero così strano avere altre
aspettative oltre a quella di fare sesso? Non risposi e mi limitai a sospirare.
“Dammi un'altra settimana” furono le mie uniche
parole.
Mi guardò
stranita. “Un'altra settimana? Non sono mi certo messa in questa farsa per stare
con te un minuto di più se non riusciamo ad ottenere quello che voglio. Credimi,
è meglio così”
“Così come? Non posso credere che
tu...”
“Che
molli? Ah, Chuck. Questa è la prova che il tuo splendido piano è fallito” disse
aprendo la portiera della limo e richiudendola dietro di sé senza aggiungere
altro.
Restai lì
interdetto per qualche istante senza sapere bene se uscire dalla limo e andare
dietro di lei, oppure semplicemente dire ad Arthur di tornare a casa.
Una cosa
era certa. Essere stato 'lasciato' anche per finta da Blair era una cosa che non
riuscivo ad accettare nemmeno lontanamente e non me ne capacitavo.
Inoltre,
dovevo anche scoprire il suo segreto...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** A step into the past ***
bho
n3n4 ihih intanto auguri per il tuo compleanno! ;D
purtroppo non posso anticipare la scoperta di Chuck perchè l'ho già scritto il
capitolo dove lo viene a sapere, se vuoi posso dirti il numero così lo sai
già ihih XD è già tutto programmato... ;D
grazie mille anche a tesoro1996 ^^
25
Settembre, ore 16.05.
Ero
tornata da circa un'ora da scuola e come di consueto stavo allattando Evelyn
mentre continuavo a dondolarmi sulla sedia e pensare a quello che avevo appena
fatto.
Avevo
appena 'lasciato' Chuck, e non potevo non rimpiangere se non un pochino, la mia
scelta.
Perchè me
ne importava così tanto? Era stata colpa del ritorno di Nate?
Chuck era
solo il padre di mia figlia, niente di più.
Nate
invece... Nate era Nate. Era il ragazzo perfetto per me, ne ero sicura.
L'unica
cosa che sentivo mancare in me era quella ammirazione che avevo fino a prima di
partire per la Francia. Sembrava svanita, e al suo posto l'immagine di Nate era
stata sostituita con quella di... Chuck.
Sospirai
pensando di nuovo a Chuck, e dovetti ammettere – anche se solo per due secondi
perchè non poteva essere così – che in quelle due settimane passate insieme a
fare la coppietta si era comportato come mai avevo pensato potesse comportarsi.
Nessuna
sera mi aveva chiesto di restare con lui, a stento ci aveva provato a provocarmi
per portarmi a letto... Non ci capivo più nulla. Cosa gli era
accaduto?
Decisi di
non pensarci, perchè da quando ero partita pensavo troppo a lui...
“Miss Blair, Miss Blair!” chiamò Dorota destandomi da
miei pensieri “C'è Mr. Nate giù che vuole parlarle. Io gli ho detto di
aspettare”
Guardai in
fretta Evelyn e la allontanai dal mio seno aggiustandomi la camicia blu che
indossavo quel giorno, ed in fretta la passai a Dorota.
“Mi
raccomando, chiuditi dentro Dorota”
Dorota
annuì indifferente e si andò a sedere sulla sedia a dondolo dove poco prima ero
seduta.
*********************
Nate. Cosa
voleva?
Scesi giù
in fretta cercando di avere un'espressione neutra e quando lo vidi lì, in fondo
alle scale seduto sul divanetto del soggiorno non riuscii a non sorridergli. Era
un sorriso un po' finto, ad ogni modo...
“Nate, ciao” dissi cercando di avere un tono normale
“Ehm, che ci fai qui?”
Nate si
alzò e mi venne vicino sorridendomi. Mi poggiò una mano sul fianco al che io
indietreggiai di qualche centimetro. Forse avevo capito.
“Blair, senti... Mi dispiace per la mia reazione di
prima, ma capisci... Non me l'aspettavo...”
Sorrisi a
trentadue denti. “Ma no, Nate... Forse hai frainteso... Non stiamo
insieme”
“Cosa?” chiese confuso mentre pensavo a come dirgli la
cosa.
“Beh, vedi Nate ci siamo lasciati” ammisi, ed era vero
anche se la nostra relazione no.
“Già? oh... Scommetto che lui...” cercava di arrivare
a qualche conclusione.
“No,
Nate, no. Chuck non c'entra. Sono io che ho voluto lasciarlo... Non andava”
mentii.
Annuii col
capo apparendo pensieroso.
“Senti, Blair... Stamattina volevo dirti... Vorresti
tornare con me?”
Fu un
botto in pieno viso. Certo, non è che non mi aspettavo una cosa del genere... ma
almeno il tempo di tornare e riabituarmi a lui. Ero sicura che se l'avessi
rivisto come prima, quella passione per lui sarebbe sicuramente tornata.
Sorrisi
appena scuotendo la testa. “Nate, caro” dissi mettendo la mano sul suo braccio
“Ti ho appena detto di aver rotto con Chuck e tu... Corri subito all'attacco?”
chiesi ironica, anche se era solo finzione. Ero sicura che quella domanda era
una delle cose che volevo sentire.
“Lo
so, e mi dispiace... Ma... Potremmo riprovarci”
Abbassai
il capo sospirando. C'era una parte di me che mi diceva di dire sì – andiamo,
era il mio sogno sposarmi con Nate e andare insieme a Yale - mentre un'altra
parte che stava decisamente prevalendo, mi diceva di dire no perchè la mia
passione per Nate era ormai spenta... “Nate, per favore” dissi infine “Voglio
che restiamo solo amici” dissi decisa senza neanche accorgermene che stavo di
nuovo rifiutando Nate.
Cercai di
fare una faccia seria mentre lui era molto fermo e calmo.
Accennò un
sorriso. “Va bene, allora” disse infine allontanandosi “Ma mi piacerebbe che ci
pensassi su...” continuò voltandosi per poi sparire nell'ascensore lasciandomi
lì ferma ed interdetta con le braccia incrociate sul petto.
********************************
29
Ottobre.
Era
passato un altro mese.
Da quando
avevo deciso di mettere fine alla recita con Chuck, aveva iniziato a parlarmi di
meno e a farsi anche vedere a scuola di meno, oppure cercava solo di non farsi
vedere da me.
Ultimamente mi stavo facendo troppe paranoie su di
lui, sul modo come mi guardava quando per caso e raramente lo vedevo nel cortile
della scuola – lussuria in gran parte, ma anche altro, lo stesso che pensavo di
aver visto quando facevamo la finta coppia.
Su Gossip
Girl come al solito uscivano blast su di lui – Chuck Bass in un locale rinomato
di classe, Chuck Bass al ristorante, Chuck Bass da qua e da là, ma nessun blast
parlava mai di Chuck Bass in compagnia di donne o roba del genere.
Era un po'
strana come cosa dato che lui era un ninfomane quasi, ma chi mi dice che non se
le portava nella sua suite? Bah, sta di fatto che ci stavo pensando troppo.
Intanto
pochi giorni fa era arrivato un regalo per Evelyn.
Era un
orsacchiotto marrone con un grosso fiocco fucsia al collo ed una busta
nell'altra mano.
Ovviamente
la busta era stata aggiunta, ma anche senza leggere potevo ben immaginare chi me
l'avesse mandato.
Come promesso, ho deciso di trasferire questa
quota sul tuo conto, per il bene di mia nipote.
Inoltre, spero che questo regalo sia di suo
gradimento.
Bart Bass
Quando
trovai questa 'sorpresa' mi comparì un ghigno sulla faccia.
Bart Bass
che faceva i regali a mia figlia, che cosa simpatica.
Eppure
dopotutto era sua nipote, e suo figlio non ne sapeva proprio nulla.
Mi chiesi
per la millesima volta se mai sarebbe arrivato il momento di dirlo a Chuck come
avrebbe reagito... Bene? Male? Indifferente?
Mi
immaginai anche una sua possibile espressione, e non fu nulla di buono, anche
perchè nel mio film mentale quel Chuck apprendeva la notizia e andava via come
sempre senza dire nulla, e non tornava mai più per paura di prendersi le sue
responsabilità... O forse no?
Quella
mattina di fine settimana ero andata a scuola con buoni propositi.
Tra pochi
giorni avremmo dovuto fare dei test per confermare il nostro ingresso alle varie
università, ed io avrei dovuto fare del mio meglio per scansare nuovamente
quella Nelly Yuki che ormai si era attaccata al gruppo formato da Serena,
Penelope, Hazel e Is.
Sarà stata
una pensata di Serena, per mettersi contro di me...
A
proposito di Serena, qualche volta cercava di parlarmi e chiedermi varie cose
insulse tipo se c'erano dei compiti quando non la vedevo a scuola o roba del
genere, altre volte mi chiedeva come stava la bambina e le dicevo sempre bene
anche se magari aveva avuto problemi che solitamente hanno i bambini di pochi
mesi... Insomma, voleva riagganciare i ponti con me, ma non ero sicura di
volerlo fare.
Il fatto
che aveva deciso di diventare la Queen effettiva della scuola dopo la mia
assenza mi aveva davvero fatto pensare che non potevo fidarmi.
Comunque,
questo pomeriggio mi aveva chiesto di vederci, avrei visto se la cosa sarebbe
stata favorevole per me, o meno. Avevo tanto bisogno di un'amica...
Mentre
pensavo a cosa probabilmente avrebbe cercato di dirmi per fare pace, fui
interrotta dall'arrivo di Nate. Eccone un altro.
Da quando
l'avevo rifiutato era tornato all'attacco quasi fosse Chuck, e mi stava facendo
revisionare le mie decisioni. Pensai che forse Nate veniva con insistenza da me
perchè il destino in qualche modo mi stava avvisando che dovevo stare con lui,
che lui era il futuro marito che dovevo sposare, e che lui sarebbe stato un
perfetto padre per Eve e per i nostri futuri figli. E, inoltre, sarebbe stato
anche colui che sarebbe venuto a Yale con me.
“Hey” mi salutò facendo un sorrisino che pensai fosse
di circostanza.
Gli
risposi anch'io con un sorriso accennato.
“Come vanno le cose oggi?”
“Benissimo. Grandiosamente. Sto una favola” mentii.
Nate
sembrò non soddisfatto dalla risposta. “Blair, so che tu e Serena... Non scorre
molto buon sangue tra di voi in questi ultimi tempi”
Cercai di
mantenere il sorriso. “Effettivamente... Tra me e Serena ci sono stati alti e
bassi ultimamente... Ma non ho bisogno di lei” mentii nuovamente.
Nate
scosse la testa e sospirò. “Blair, non serve che mi dici bugie... So che ci stai
male. Io vorrei... Vorrei solo poterti essere d'aiuto”
“Non
so proprio come potresti farlo” commentai ironica, anche se la risposta la
sapevo.
“Questa sarà l'ultima volta che te lo chiedo. Vorresti
tornare con me?” chiese con tono dolce tanto che non riuscii questa volta a
dargli una risposta negativa.
“Si...” dissi, gettandomi tra le sue braccia per
alcuni secondi.
Anche se
la risposta era stata positiva, non ero sicurissima di aver detto la cosa
giusta... Però, dopotutto, magari Nate poteva aiutarmi...
Nate mi
baciò. Fu una cosa come al solito dolce e carina, ma niente a confronto con i
baci che mi dava Chuck... Seppur finta, i nostri baci erano veri.
Cominciai
a rimpiangere quei momenti senza volerlo perchè a me non piaceva Chuck, così mi
allontanai da Nate con la scusa che ci saremmo rivisti dopo la
scuola.
29
Ottobre ore 20,06.
Alla fine
anche Gossip Girl sapeva che io e Nate eravamo tornati insieme.
Beh,
semmai non mi aveva offesa per esser tornata con il mio primo ragazzo come
invece aveva fatto quando io e Chuck avevamo deciso di fare la farsa.
Adesso mi
trovavo al Palace Hotel ad aspettare Serena che arrivava per il nostro incontro
forse di pace? Avevo lasciato Eve con Dorota e mia madre che era tornata prima
da Parigi ed ero arrivata qui in macchina. Chissà quanto ci avrebbe messo ad
arrivare...
Mi voltai
a caso alla mia destra e la vidi.
Stavo
bevendo un Martini al bar, e giuro che mi stava per andare di traverso.
Insieme a
lei c'era Chuck, e stranamente si stavano comportando quasi come due
fratelli...
Sembrava
stessero scherzando su qualcosa perchè ridevano entrambi.
Poi, come
se fosse fatto apposta, Chuck si voltò nella mia direzione e il suo sorriso mi
parve strano. Per l'ennesima volta sembrava sincero e dolce...
Mi voltai
verso il mio drink e continuai a berlo. Non dovevo guardarlo. Non so perchè mi
sentivo quasi in soggezione solo a gettargli uno sguardo.
“B,
sono contenta che tu sia venuta” disse poi Serena accarezzandomi brevemente la
schiena quando mi raggiunse al bar.
Allora mi
voltai lentamente e accennai un sorriso.
Chuck era
ancora accanto a lei, e quella volta non riuscii a non osservarlo. Il mio
sorriso non divenne un ghigno come al solito quando i nostri occhi si
incrociarono, quindi tornai subito a focalizzarmi su Serena. “Dovevo venire...
Almeno per sentire” risposi fredda.
Serena mi
fece uno dei suoi sorrisi larghi a trentadue denti.
“Io
allora vado... A stasera sorellina” disse poi Chuck lasciandomi sorpresa dal
fatto che non avesse aggiunto altro per me tranne quell'occhiata che mi aveva
fatto prima di andar via.
Sospirai,
pensando che nuovamente mi stavo facendo solo stupide paranoie.
Anche se
una volta Chuck aveva detto che si sentiva lo stomaco vuoto dopo la nostra prima
volta in limousine, questo non voleva dire che la cosa era ancora viva.
Chuck mi
vedeva solo come un bocconcino da portarsi al letto...
“Blair, mi dispiace” cominciò poi a dire Serena mentre
io ero tornata al mio Martini quasi finito “Avrei voluto dirtelo
ma...”
“Lo
so, Serena. Avevo tante cose a cui pensare” dissi voltandomi verso di
lei.
“Se
solo potessi perdonarmi...”
La guardai
per dei secondi e poi sospirai. “Ehm... Penso proprio di sì” dissi infine
decisa. Avevo bisogno di fare pace con lei, mi mancava una persona con cui
parlare...
Serena mi
sorrise, e notai che quel sorriso era vero e sincero... L'ho giudicata male, o
almeno così speravo adesso. L'unica volta in cui eravamo state litigate per così
tanto era stato quando era tornata dal collegio e avevo scoperto che era stata
con Nate.
“Sono davvero contenta, B” disse poi, e si sporse per
abbracciarmi “E tornerai anche ad essere tu la regina, adesso”
“Cosa? Stai scherzando?” chiesi ironica. Non pensavo
che Serena mi chiedesse una cosa simile. Pensavo che lei adorasse stare al
centro dell'attenzione con quelle oche...
“Quel posto ti spetta di diritto... Io te l'ho solo
conservato”
Mi sentii
pungere gli occhi e sperai che non fossero lacrime quelle che stavano per
uscire.
Mi
allontanai da lei dicendole solo “Grazie, grazie, grazie!” e brindando con lei
con quello che restava del bicchiere di Martini.
Non potevo
crederci.
Era
accaduto tutto in un solo giorno.
Io e il
mio Nate eravamo tornati insieme e avevo fatto pace con Serena, e Serena mi
aveva ridato la mia corona! Era veramente un segno del destino,
allora.
Eppure,
per quanto sciocco potesse sembrare, avevo ancora nella testa l'espressione di
Chuck di poco prima, oltre alla sua freddezza. Cosa mi stava
succedendo?
Io
non ero... Ma basta,
B.
25
Settembre, ore 16.05.
Ero
tornata da circa un'ora da scuola e come di consueto stavo allattando Evelyn
mentre continuavo a dondolarmi sulla sedia e pensare a quello che avevo appena
fatto.
Avevo
appena 'lasciato' Chuck, e non potevo non rimpiangere se non un pochino, la mia
scelta.
Perchè me
ne importava così tanto? Era stata colpa del ritorno di Nate?
Chuck era
solo il padre di mia figlia, niente di più.
Nate
invece... Nate era Nate. Era il ragazzo perfetto per me, ne ero sicura.
L'unica
cosa che sentivo mancare in me era quella ammirazione che avevo fino a prima di
partire per la Francia. Sembrava svanita, e al suo posto l'immagine di Nate era
stata sostituita con quella di... Chuck.
Sospirai
pensando di nuovo a Chuck, e dovetti ammettere – anche se solo per due secondi
perchè non poteva essere così – che in quelle due settimane passate insieme a
fare la coppietta si era comportato come mai avevo pensato potesse comportarsi.
Nessuna
sera mi aveva chiesto di restare con lui, a stento ci aveva provato a provocarmi
per portarmi a letto... Non ci capivo più nulla. Cosa gli era
accaduto?
Decisi di
non pensarci, perchè da quando ero partita pensavo troppo a lui...
“Miss Blair, Miss Blair!” chiamò Dorota destandomi da
miei pensieri “C'è Mr. Nate giù che vuole parlarle. Io gli ho detto di
aspettare”
Guardai in
fretta Evelyn e la allontanai dal mio seno aggiustandomi la camicia blu che
indossavo quel giorno, ed in fretta la passai a Dorota.
“Mi
raccomando, chiuditi dentro Dorota”
Dorota
annuì indifferente e si andò a sedere sulla sedia a dondolo dove poco prima ero
seduta.
*********************
Nate. Cosa
voleva?
Scesi giù
in fretta cercando di avere un'espressione neutra e quando lo vidi lì, in fondo
alle scale seduto sul divanetto del soggiorno non riuscii a non sorridergli. Era
un sorriso un po' finto, ad ogni modo...
“Nate, ciao” dissi cercando di avere un tono normale
“Ehm, che ci fai qui?”
Nate si
alzò e mi venne vicino sorridendomi. Mi poggiò una mano sul fianco al che io
indietreggiai di qualche centimetro. Forse avevo capito.
“Blair, senti... Mi dispiace per la mia reazione di
prima, ma capisci... Non me l'aspettavo...”
Sorrisi a
trentadue denti. “Ma no, Nate... Forse hai frainteso... Non stiamo
insieme”
“Cosa?” chiese confuso mentre pensavo a come dirgli la
cosa.
“Beh, vedi Nate ci siamo lasciati” ammisi, ed era vero
anche se la nostra relazione no.
“Già? oh... Scommetto che lui...” cercava di arrivare
a qualche conclusione.
“No,
Nate, no. Chuck non c'entra. Sono io che ho voluto lasciarlo... Non andava”
mentii.
Annuii col
capo apparendo pensieroso.
“Senti, Blair... Stamattina volevo dirti... Vorresti
tornare con me?”
Fu un
botto in pieno viso. Certo, non è che non mi aspettavo una cosa del genere... ma
almeno il tempo di tornare e riabituarmi a lui. Ero sicura che se l'avessi
rivisto come prima, quella passione per lui sarebbe sicuramente tornata.
Sorrisi
appena scuotendo la testa. “Nate, caro” dissi mettendo la mano sul suo braccio
“Ti ho appena detto di aver rotto con Chuck e tu... Corri subito all'attacco?”
chiesi ironica, anche se era solo finzione. Ero sicura che quella domanda era
una delle cose che volevo sentire.
“Lo
so, e mi dispiace... Ma... Potremmo riprovarci”
Abbassai
il capo sospirando. C'era una parte di me che mi diceva di dire sì – andiamo,
era il mio sogno sposarmi con Nate e andare insieme a Yale - mentre un'altra
parte che stava decisamente prevalendo, mi diceva di dire no perchè la mia
passione per Nate era ormai spenta... “Nate, per favore” dissi infine “Voglio
che restiamo solo amici” dissi decisa senza neanche accorgermene che stavo di
nuovo rifiutando Nate.
Cercai di
fare una faccia seria mentre lui era molto fermo e calmo.
Accennò un
sorriso. “Va bene, allora” disse infine allontanandosi “Ma mi piacerebbe che ci
pensassi su...” continuò voltandosi per poi sparire nell'ascensore lasciandomi
lì ferma ed interdetta con le braccia incrociate sul petto.
********************************
29
Ottobre.
Era
passato un altro mese.
Da quando
avevo deciso di mettere fine alla recita con Chuck, aveva iniziato a parlarmi di
meno e a farsi anche vedere a scuola di meno, oppure cercava solo di non farsi
vedere da me.
Ultimamente mi stavo facendo troppe paranoie su di
lui, sul modo come mi guardava quando per caso e raramente lo vedevo nel cortile
della scuola – lussuria in gran parte, ma anche altro, lo stesso che pensavo di
aver visto quando facevamo la finta coppia.
Su Gossip
Girl come al solito uscivano blast su di lui – Chuck Bass in un locale rinomato
di classe, Chuck Bass al ristorante, Chuck Bass da qua e da là, ma nessun blast
parlava mai di Chuck Bass in compagnia di donne o roba del genere.
Era un po'
strana come cosa dato che lui era un ninfomane quasi, ma chi mi dice che non se
le portava nella sua suite? Bah, sta di fatto che ci stavo pensando troppo.
Intanto
pochi giorni fa era arrivato un regalo per Evelyn.
Era un
orsacchiotto marrone con un grosso fiocco fucsia al collo ed una busta
nell'altra mano.
Ovviamente
la busta era stata aggiunta, ma anche senza leggere potevo ben immaginare chi me
l'avesse mandato.
Come promesso, ho deciso di trasferire questa
quota sul tuo conto, per il bene di mia nipote.
Inoltre, spero che questo regalo sia di suo
gradimento.
Bart Bass
Quando
trovai questa 'sorpresa' mi comparì un ghigno sulla faccia.
Bart Bass
che faceva i regali a mia figlia, che cosa simpatica.
Eppure
dopotutto era sua nipote, e suo figlio non ne sapeva proprio nulla.
Mi chiesi
per la millesima volta se mai sarebbe arrivato il momento di dirlo a Chuck come
avrebbe reagito... Bene? Male? Indifferente?
Mi
immaginai anche una sua possibile espressione, e non fu nulla di buono, anche
perchè nel mio film mentale quel Chuck apprendeva la notizia e andava via come
sempre senza dire nulla, e non tornava mai più per paura di prendersi le sue
responsabilità... O forse no?
Quella
mattina di fine settimana ero andata a scuola con buoni propositi.
Tra pochi
giorni avremmo dovuto fare dei test per confermare il nostro ingresso alle varie
università, ed io avrei dovuto fare del mio meglio per scansare nuovamente
quella Nelly Yuki che ormai si era attaccata al gruppo formato da Serena,
Penelope, Hazel e Is.
Sarà stata
una pensata di Serena, per mettersi contro di me...
A
proposito di Serena, qualche volta cercava di parlarmi e chiedermi varie cose
insulse tipo se c'erano dei compiti quando non la vedevo a scuola o roba del
genere, altre volte mi chiedeva come stava la bambina e le dicevo sempre bene
anche se magari aveva avuto problemi che solitamente hanno i bambini di pochi
mesi... Insomma, voleva riagganciare i ponti con me, ma non ero sicura di
volerlo fare.
Il fatto
che aveva deciso di diventare la Queen effettiva della scuola dopo la mia
assenza mi aveva davvero fatto pensare che non potevo fidarmi.
Comunque,
questo pomeriggio mi aveva chiesto di vederci, avrei visto se la cosa sarebbe
stata favorevole per me, o meno. Avevo tanto bisogno di un'amica...
Mentre
pensavo a cosa probabilmente avrebbe cercato di dirmi per fare pace, fui
interrotta dall'arrivo di Nate. Eccone un altro.
Da quando
l'avevo rifiutato era tornato all'attacco quasi fosse Chuck, e mi stava facendo
revisionare le mie decisioni. Pensai che forse Nate veniva con insistenza da me
perchè il destino in qualche modo mi stava avvisando che dovevo stare con lui,
che lui era il futuro marito che dovevo sposare, e che lui sarebbe stato un
perfetto padre per Eve e per i nostri futuri figli. E, inoltre, sarebbe stato
anche colui che sarebbe venuto a Yale con me.
“Hey” mi salutò facendo un sorrisino che pensai fosse
di circostanza.
Gli
risposi anch'io con un sorriso accennato.
“Come vanno le cose oggi?”
“Benissimo. Grandiosamente. Sto una favola” mentii.
Nate
sembrò non soddisfatto dalla risposta. “Blair, so che tu e Serena... Non scorre
molto buon sangue tra di voi in questi ultimi tempi”
Cercai di
mantenere il sorriso. “Effettivamente... Tra me e Serena ci sono stati alti e
bassi ultimamente... Ma non ho bisogno di lei” mentii nuovamente.
Nate
scosse la testa e sospirò. “Blair, non serve che mi dici bugie... So che ci stai
male. Io vorrei... Vorrei solo poterti essere d'aiuto”
“Non
so proprio come potresti farlo” commentai ironica, anche se la risposta la
sapevo.
“Questa sarà l'ultima volta che te lo chiedo. Vorresti
tornare con me?” chiese con tono dolce tanto che non riuscii questa volta a
dargli una risposta negativa.
“Si...” dissi, gettandomi tra le sue braccia per
alcuni secondi.
Anche se
la risposta era stata positiva, non ero sicurissima di aver detto la cosa
giusta... Però, dopotutto, magari Nate poteva aiutarmi...
Nate mi
baciò. Fu una cosa come al solito dolce e carina, ma niente a confronto con i
baci che mi dava Chuck... Seppur finta, i nostri baci erano veri.
Cominciai
a rimpiangere quei momenti senza volerlo perchè a me non piaceva Chuck, così mi
allontanai da Nate con la scusa che ci saremmo rivisti dopo la
scuola.
29
Ottobre ore 20,06.
Alla fine
anche Gossip Girl sapeva che io e Nate eravamo tornati insieme.
Beh,
semmai non mi aveva offesa per esser tornata con il mio primo ragazzo come
invece aveva fatto quando io e Chuck avevamo deciso di fare la farsa.
Adesso mi
trovavo al Palace Hotel ad aspettare Serena che arrivava per il nostro incontro
forse di pace? Avevo lasciato Eve con Dorota e mia madre che era tornata prima
da Parigi ed ero arrivata qui in macchina. Chissà quanto ci avrebbe messo ad
arrivare...
Mi voltai
a caso alla mia destra e la vidi.
Stavo
bevendo un Martini al bar, e giuro che mi stava per andare di traverso.
Insieme a
lei c'era Chuck, e stranamente si stavano comportando quasi come due
fratelli...
Sembrava
stessero scherzando su qualcosa perchè ridevano entrambi.
Poi, come
se fosse fatto apposta, Chuck si voltò nella mia direzione e il suo sorriso mi
parve strano. Per l'ennesima volta sembrava sincero e dolce...
Mi voltai
verso il mio drink e continuai a berlo. Non dovevo guardarlo. Non so perchè mi
sentivo quasi in soggezione solo a gettargli uno sguardo.
“B,
sono contenta che tu sia venuta” disse poi Serena accarezzandomi brevemente la
schiena quando mi raggiunse al bar.
Allora mi
voltai lentamente e accennai un sorriso.
Chuck era
ancora accanto a lei, e quella volta non riuscii a non osservarlo. Il mio
sorriso non divenne un ghigno come al solito quando i nostri occhi si
incrociarono, quindi tornai subito a focalizzarmi su Serena. “Dovevo venire...
Almeno per sentire” risposi fredda.
Serena mi
fece uno dei suoi sorrisi larghi a trentadue denti.
“Io
allora vado... A stasera sorellina” disse poi Chuck lasciandomi sorpresa dal
fatto che non avesse aggiunto altro per me tranne quell'occhiata che mi aveva
fatto prima di andar via.
Sospirai,
pensando che nuovamente mi stavo facendo solo stupide paranoie.
Anche se
una volta Chuck aveva detto che si sentiva lo stomaco vuoto dopo la nostra prima
volta in limousine, questo non voleva dire che la cosa era ancora viva.
Chuck mi
vedeva solo come un bocconcino da portarsi al letto...
“Blair, mi dispiace” cominciò poi a dire Serena mentre
io ero tornata al mio Martini quasi finito “Avrei voluto dirtelo
ma...”
“Lo
so, Serena. Avevo tante cose a cui pensare” dissi voltandomi verso di
lei.
“Se
solo potessi perdonarmi...”
La guardai
per dei secondi e poi sospirai. “Ehm... Penso proprio di sì” dissi infine
decisa. Avevo bisogno di fare pace con lei, mi mancava una persona con cui
parlare...
Serena mi
sorrise, e notai che quel sorriso era vero e sincero... L'ho giudicata male, o
almeno così speravo adesso. L'unica volta in cui eravamo state litigate per così
tanto era stato quando era tornata dal collegio e avevo scoperto che era stata
con Nate.
“Sono davvero contenta, B” disse poi, e si sporse per
abbracciarmi “E tornerai anche ad essere tu la regina, adesso”
“Cosa? Stai scherzando?” chiesi ironica. Non pensavo
che Serena mi chiedesse una cosa simile. Pensavo che lei adorasse stare al
centro dell'attenzione con quelle oche...
“Quel posto ti spetta di diritto... Io te l'ho solo
conservato”
Mi sentii
pungere gli occhi e sperai che non fossero lacrime quelle che stavano per
uscire.
Mi
allontanai da lei dicendole solo “Grazie, grazie, grazie!” e brindando con lei
con quello che restava del bicchiere di Martini.
Non potevo
crederci.
Era
accaduto tutto in un solo giorno.
Io e il
mio Nate eravamo tornati insieme e avevo fatto pace con Serena, e Serena mi
aveva ridato la mia corona! Era veramente un segno del destino,
allora.
Eppure,
per quanto sciocco potesse sembrare, avevo ancora nella testa l'espressione di
Chuck di poco prima, oltre alla sua freddezza. Cosa mi stava
succedendo?
Io
non ero... Ma basta,
B.
This Web Page Created with
PageBreeze
Free Website Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Eighteen Candles ***
bho
7
Novembre.
Quella mattina la mia sveglia non suonò perchè era sabato e c'era festa a
scuola.
Quella non era l'unica festa che ci sarebbe stata oggi, dato che oggi era
anche il giorno in cui avrei compiuto diciotto anni. Era passato da poco il
giorno in cui, un anno prima, io e Chuck avevamo concepito mia figlia Evelyn.
Che ricordi.
Scossi la testa perchè stavo uscendo pazza.
Ogni
cosa mi ricordava Chuck quando invece dovevo pensare al mio caro e bellissimo
Nate che stasera ero sicura mi avrebbe fatto una bellissima sorpresa al mio
party.
Evelyn iniziò a piangere, e notai che erano le nove passate.
Sarei dovuta andare in gioielleria a dare la lista al gioielliere come
avevo fatto l'anno scorso, in cui quasi tutte le mie richieste erano state
esaudite – per favore non pensare a chi ti ha regalato la Erickson Beamon! - e
anche quest'anno speravo che venissero soddisfatte.
Sperai che Nate mi regalasse qualcosa di indimenticabile, così quando
andai a prepararmi al solo pensiero restai tutto il tempo con uno sciocco
sorriso stampato in faccia.
Prima di uscire allattai Eve, ma dopo averla riposta nella sua culla mi
venne in mente una cosa.
“Dorota, vestiti” ordinai alla mia cameriera.
“Miss Blair, usciamo?”
“Sì,
Dorota. Portiamo Eve a fare una passeggiata”
“Cosa, Miss Blair?” chiese lei sorpresa, ed in effetti non seppi da dove
mi uscii quell'idea.
“Hai
capito bene, Dorota... Io e mia cugina Eve oggi usciamo”
Dorota non era ancora sicura. “E' sicura Miss Blair?”
“Sicurissima” concordai “Ti aspetto giù, mi raccomando vestila pesante che
fa freddo”
******************************
E
così la piccola Evelyn Waldorf (Bass) uscì per la prima volta alla luce del
sole.
Dorota spingeva il passeggino all'uscita di casa, mentre io camminavo
seria accanto a lei.
Era
strano essere lì fuori con mia figlia, quasi come se chiunque potesse capire chi
fosse.
Avevo inventato bene la scusa della cugina, speravo solo che nel caso che
qualcuno ci vedesse avrebbe funzionato per il meglio.
Per
fortuna arrivammo fino al negozio indenni, sembrava quasi che quella mattina il
mondo si fosse scordato di Blair Waldorf. In un giorno qualunque me la sarei
presa, ma in quel giorno, il primo in cui - dopo quello dell'arrivo a New York –
mia figlia usciva allo scoperto, ma non del tutto. Consegnai la lista al
gioielliere che fu molto felice di vedermi, dato che ero una delle sue migliori
clienti, e io e Dorota uscimmo da lì.
Chuck's POV
Okay, non ero stato invitato.
Avrei dovuto aspettarmelo, ma questo non mi avrebbe fermato dall'andare
alla festa di Blair con uno dei migliori gioielli di New York, per farle capire
che mi piaceva stare in sua compagnia, anche senza fare niente di troppo
eccessivo... Ehm.
C'era qualcosa che non capivo dentro di me che mi spingeva da lei, anche
se mi ero ripromesso di allontanarmi così avrei fatto in modo che la cosa si
potesse sbollire, ma con timore dovevo ammettere che non credo sia più
possibile, ormai...
Ero
uscito alla buon ora per recarmi alla famosa gioielleria dove ero sicuro che
anche quest'anno Blair avrebbe dato la lista dei suoi desideri.
Non
ero sicuro che ci fosse già andata, e per evitare di incontrarla aspettai nella
mia limo il suo arrivo. Non dovetti aspettare molto per vederla arrivare in
tutta la sua fierezza insieme a Dorota e ad un... passeggino
rosa?
Mi
avvicinai al finestrino scuro per osservare meglio.
Da
quello che mi ricordo anche quando era tornata a New York Blair era in compagnia
di un neonato in un port-enfant, come dimostravano le foto postate da Gossip
Girl.
Effettivamente, anche quando ero andato a casa sua per raccontarle il mio
piano avevo sentito un pianto di neonato che Blair aveva detto essere Dorota.
C'erano troppe cose che stava nascondendo, ed ero certo che non era tutta
roba di poco conto.
Attesi che le due assieme al carrozzino uscissero dal negozio, per
seguirle con la limo.
Nemmeno il tempo di poter dire ad Arthur di partire, che vedi un'altra
limousine fermarsi al marciapiede opposto, e Blair rallentare vedendo che
qualcuno dal veicolo la chiamava.
Mi
aspettavo che uscisse chiunque da lì dentro, magari Nate, avendo letto su Gossip
Girl che erano tornati insieme, ma...
Mio
padre era di spalle e le stava dicendo qualcosa che non potevo e riuscivo ad
ascoltare così lontano. Dorota sembrava allarmata e non capii perchè, mentre
Blair sembrava neutra come al solito.
Dovevo andare in fondo a questa faccenda, la curiosità mi attanagliava e
stava arrivando ad un punto insostenibile. Improvvisamente mi tornarono le
immagini di quest'estate a Parigi quando ero andato in vacanza a cercarla...
Avevo visto una ragazza che le somigliava troppo, però quando ero andato a casa
di suo padre... Nessuna traccia di lei.
Di
sicuro stava nascondendo la cosa, anche perchè era la prima volta in due mesi
dopo che era tornata che usciva di nuovo con quella carrozzina... Sospirai.
Era
certo. Dovevo scoprire chi era quel neonato. Dovevo saperlo, e la curiosità si
ingigantì a tal punto quando vidi Bart allungare una mano nel carrozzino e mi
chiesi come mai, dato che non credo sia un tipo molto incline ai neonati e
bambini... Bisognava vedere come si comportava ancora con me per capirlo.
Eppure, quando riuscii a vederlo di profilo, sembrava quasi che stesse
sorridendo. Attesi che la limo di Bart se ne andasse, e poi uscii dalla mia.
Una
ragione in più per andare al party di Blair senza essere invitato.
7
Novembre, ore 21.14.
Uscii dalla mia limo fiero come al solito.
Ero
in ritardo, ma cosa importava quando non eri nemmeno invitato?
Avevo una mano nella tasca e l'altra teneva una piccola busta di colore
rosso fuoco con il regalo per Blair. L'anno prima le avevo regalato una Erickson
Beamon di poco prezzo, quest'anno avevo fatto di più. Non solo le avevo preso il
collier di diamanti che aveva chiesto, ma anche gli orecchini e il bracciale
abbinati che non erano nella lista.
Avevo speso una cifra esorbitante, ma non importava nulla.
Questi sarebbero stati sia i regali del 'perdono' sia i regali per farla
confessare.
Ero
sicuro che con un po' di gioielli si sarebbe convinta a raccontarmi la verità, o
almeno parte di essa. Questa era la via più facile prima che decisi di
intraprendere prima di chiamare il mio detective privato. Semmai, in questo modo
non sarei sembrato subito viscido.
Entrai a casa di Blair con un grosso sorriso stampato in
faccia.
C'era tanta gente della nostra scuola, e in lontananza vidi Serena,
Humprey e le ochette amiche di Blair che non avevano esitato a riammetterla tra
loro solo grazie alla mia intercessione con Serena. Questo ovviamente lei non lo
sapeva...
Nascosi il regalo nel mio cappotto scuro per
fuorviarla.
Da
lontano vidi Blair.
Aveva una mini gonna nera ed un top color panna con tutti i risvolti
davanti.
Era
più bella e sexy del solito, e aveva un'aria ancora più matura con quel rossetto
rosso fuoco.
Devo
dire che la sua visione mi arrapava ancora di più e nello stesso tempo mi faceva
anche sentire quel vuoto nello stomaco per cui avevo deciso nelle ultime
settimane di allontanarmi da lei... Avevo pensato che se le fossi stato lontano,
di sicuro sarebbe andato via, e invece...
Invece va ancora peggio, quindi visto che avevo voglia di vederla e
provocarla tanto vale...
Quando mi notò, la sua espressione da serena diventò furiosa.
“Chuck, cosa ci fai qui? Mi sembra di non averti invitato... Pensavo di
essere stata chiara quando ci siamo... Lasciati” disse acida.
“Forse il tuo postino ha smarrito il mio invito... Sei bellissima stasera”
commentai evitando di dire qualcos'altro sulla nostra finta relazione di qualche
settimana fa.
Blair fece un ghigno, e sentii che voleva sorridere invece.
Sospirò. “Hai portato almeno un regalo?” mi chiese, e pensai nuovamente
che la cosa materiale fosse solo una scusa per parlare
d'altro.
“Sono io il tuo regalo” provocai facendo un sorriso compiaciuto e
complimentandomi con me stesso per aver pensato bene di nascondere il
regalo.
“Mi
fai pena, Chuck. Credo proprio che tu debba andar via, peccato che non ci siano
buttafuori a casa mia altrimenti già ti avrei fatto cacciare fuori a
calci”
Sogghignai. “Ohh. Adoro quando mi minacci” risposi allontanandomi verso
il bancone dei drink.
“Chuck!” sentii chiamare e mi voltai a stento. Blair mi indicava la porta
con un dito.
“Non
ti rovinerò la festa, se è questo che credi... Sono venuto solo per bere”
mentii, e avanzai il passo senza nemmeno sentire la sua risposta.
******************************
Quasi due ore e mezza dopo, quasi alla mezzanotte, notai che Nate non era
ancora arrivato.
Anche l'anno scorso era successa la stessa cosa e alla fine Gossip Girl
aveva postato una foto sua e della piccola Humprey, ma quest'anno lui e Blair
erano appena tornati insieme e che io sapessi non avevano litigato...
Dorota portò la torta di Blair nel soggiorno, e tutte le sue amiche e
amici – se così potevano chiamarsi – si radunarono lì attorno e attesero che lei
arrivasse.
Come
l'anno prima, Blair sembrava triste perchè Nate non c'era, e quando entrò in
stanza e si diresse verso la torta il sorriso che aveva si vedeva da lontano che
era di circostanza.
Qualcuno intonò buon compleanno ma non mi sprecai nemmeno di cantare, e
Blair spense le diciotto candeline...
Pensai che fosse il mio momento.
Nate
non si vedeva, e dovevo consolarla...
Vidi
Blair quasi persa nella folla, come se stesse pensando a qualcosa o a qualcuno e
poi prese il suo blackberry dalla tasca per vedere chissà cosa.
Fu
una cosa breve, poi, come avevo pensato, si diresse nell'altro soggiorno della
casa, in fondo al corridoio .
Non
pensai che gli invitati lo notarono, così decisi di farmi largo e
seguirla.
Come
avevo già pensato, lo scenario sembrava molto simile a quello dell'anno
scorso... Sperai che anche il dopo sarebbe stato come l'anno scorso.
Aprii lentamente la porta, e la trovai accanto alla
finestra.
Si
voltò appena sentii il rumore della porta chiudersi alle mie spalle, e come
sospettavo la sua espressione non fu molto diversa da quella di
prima.
Sbuffò. “Chuck. Perchè mi hai seguita? Pensavo di essere stata
chiara”
“Sono io che non ho sentito...” provocai.
“Vattene, ora. Voglio stare sola” disse voltandosi di
nuovo.
“Nate non è venuto... E' per questo che sei giù” dissi con tono
noncurante.
Ecco
che si voltò di nuovo. “Non sai nemmeno di quello che stai
parlando”
A
quel punto decisi che era meglio passare all'azione. Da dietro la schiena dove
lo nascondevo, presi il suo regalo e glielo porsi con il mio solito sorriso
compiaciuto.
Blair sembrò sorpresa anche perchè prima le avevo detto di non averle
portato nulla, ma io sono Chuck Bass, ovvio che non do soddisfazione alle
persone, soprattutto lei...
Senza aggiungere altro scartò il regalo con un'espressione ancora più
sorpresa della precedente. “Chuck... ma è... sono bellissimi... Ma non sei
perdonato” concluse acida.
Sospirai e lei si allontanò tornando alla finestra. La raggiunsi e le
presi la custodia dalle mani, e come l'anno prima presi il collier di diamanti e
glielo misi senza il suo consenso.
Eravamo troppo vicini adesso per allontanarci, la mia mano rimase sul suo
collo, e la sua la raggiunse in fretta, anche se lei restò girata verso la
finestra.
“Sai, speravo che Nate sarebbe venuto” ammise “ed
invece...”
“Invece è come l'anno scorso”
“Già... Non pensavo potesse ricapitare”
Io
lo sapevo, dissi nella mia testa. “Blair. Non pensi sia un...”
“Caso?” disse voltandosi di scatto “Nate verrà, ne sono sicura” disse
cercando di convincersi.
Scossi appena la testa e mi inumidì le labbra.
Lei
fissava il pavimento quasi come se fosse assente o se facesse finta di essere
distratta.
Senza aggiungere altro, mi sporsi in avanti approfittando del momento che
si era creato per baciarla. Se il destino era dalla mia parte, questo compleanno
sarebbe potuto finire come quello dell'anno scorso, ma...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Who's That Girl? ***
aaa
7 Novembre, ore 0.20.
Da quando era entrato a casa mia avevo pensato che
potesse finire così.
Fingevo di perdermi nei miei pensieri per evitare di
fissarlo e di rivedere quel sorriso tenero che aveva avuto le volte passate che
mi avrebbe fatto irrimediabilmente gettarmi tra le sue braccia qualora ci
avrebbe provato con me, come stava accadendo adesso.
Lo sentivo venire sempre più vicino a me, ero sicura
che non mi sarei scansata e avrei accettato il suo bacio, ed anche quello che
sarebbe venuto dopo...
Sembrò quasi tutto accadere come se fosse stato il
destino a scegliere il momento, finché quando Chuck fu arrivato a circa tre
centimetri dalle mie labbra la porta non si aprì rivelando un Nate che non
sembrava molto felice di vederci insieme.
“Nate!” dissi con tono allegro allontanandomi subito
da Chuck.
Chuck sembrò restare quasi fermo, prima di guardare
Nate notai la sua espressione mista tra delusione e rabbia. Beh, semmai mi ero
fermata dal fare una stupidaggine.
“Pensavo che fosse finita” disse Nate con tono
duro.
“Nate, ma” risposi con un grande sorriso “Cosa
pensi?”
“Ora non dirmi che non siete venuti qui per
appartarvi”
“Cosa?” chiesi voltandomi verso Chuck che intanto ci
fissava “Chuck era solo venuto qui per prendere il cappotto perchè stava andando
via, vero Chuck?”
Chuck alzò le sopracciglia e scosse la testa.
“Continua a mentire a te stessa” mi disse a bassa voce, poi prese il suo
cappotto scuro dal divano e uscì dalla porta richiudendosela alle
spalle.
Nate mi guardò serio. “Blair... E' meglio che ci
diciamo tutto piuttosto che mentirci di nuovo”
“Ma Nate, tesoro, non è successo nulla... Io amo solo
te” gli dissi con tono dolce omettendo quello che effettivamente stava per
succedere.
Questa volta Nate mi sorrise. “Uhm. Bene, perchè tra
poco non dovremmo avere più segreti”
“Cosa intendi?”
Mi toccò le braccia e prese fiato, poi con una mano
prese qualcosa dalla tasca del pantalone.
Era una scatoletta di velluto nero, e a meno che non
fosse un paio di piccoli orecchini, già immaginavo cosa potesse contenere... La
aprì e mi fece semplicemente 'quella domanda' mostrandomi il contenuto della
scatola. “Questo è il regalo perfetto per te... Ma non è finita” disse, ed io
non dissi nulla per paura di rovinare il momento. “Blair”
“Ehm si” risposi interdetta
“Vorresti diventare mia moglie?” chiese quasi tutto
d'un fiato con un sorriso bonario.
“Io... cosa...” risposi pensierosa “Si. Si, si! SI!”
urlai più per convincermi che per rispondergli. Ecco! Il destino aveva bussato
letteralmente alla mia porta ed io... io avrei sposato il mio Nate e insieme
saremmo andati a Yale e avremmo vissuto felici e contenti per
sempre.
Mi infilò l'anello all'anulare della mano sinistra e
mi baciò.
Quando dopo la fine della festa lo dissi a Dorota,
non ci credette.
Non so perchè ma mi sembrò quasi che il mio
entusiasmo svanì, come quando avevo rivisto Nate un mese fa. Dov'era andato a
finire tutto l'amore che provavo per lui?
Chuck's POV
Quello che temevo era accaduto.
Lui era andato lì, le aveva fatto tanti auguri e cosa
aveva fatto ancora?
Le aveva messo al dito l'anello dei Vanderbilt per
legarla a sé per sempre, ingannandola spudoratamente. No, non ero così geloso
della loro relazione di inventarmi cose che non esistevano, avevo davvero visto
con i miei occhi cose che Blair non gradirebbe vedere.
Pochi giorni dopo la festa di compleanno decisi di
andare in un locale che non fosse il Victrola a bere qualcosa. Ci volevo andare
per trovare svago, e mi avevano raccomandato un localino chic e un po' choc in
cui servivano dei drink innovativi.
Mentre ero lì seduto ad uno dei tavoli a godermi lo
spettacolo delle spogliarelliste, guardandomi intorno ecco che mi ritrovo
davanti - a pochi metri da dove mi trovavo – il mio 'caro' ex migliore amico
Nate. Ebbene sì, ora era davvero ex perchè non ci parlavamo da più di un mese.
Poi, con il fatto che lui credeva che a me piacesse Blair... Beh, questo aveva
contribuito ancora di più a rompere il nostro rapporto.
Ad ogni modo, mi trovavo in questo locale.
Nate era seduto a questo tavolo, e non era solo. Non
era con Blair, ed era anche normale perchè quel posto non era luogo molto alla
Waldorf.
La compagna che Nate aveva quella sera e con cui
stava amoreggiando spudoratamente era la piccola ed innocente – almeno credo –
Jenny Humprey. Riconobbi la sua chioma biondo platino da lontano, e anche se le
luci erano basse non mi sbagliavo di certo.
Feci una foto alla coppietta, non tanto per far
lasciare Blair e Nate, diciamo per divertirmi.
Avevo voglia di vedere quale sarebbe stata la sua
reazione alla cosa, se sarebbe ancora rimasta sulla sua decisione di sposare
quel perdente traditore oppure no.
Qualcosa nella mia mente, ma più odiavo dirlo, nel
mio cuore, mi diceva che dovevo fare questo per Blair, odiavo il fatto che si
fosse fidanzata ufficialmente con Archibald e che alla fine della scuola si
sarebbero sposati in pompa magna e se ne sarebbero andati insieme a Yale.
Inviai il blast a Gossip Girl ma niente sembrò
cambiare.
Blair e Nate erano sempre insieme alla Constance e
lei all'apparenza sembrava sempre innamorata – ma dovevo ammettere non come
prima – e lui sempre con quella faccia da ebete.
Odiavo vederli insieme e mi stavo convincendo sempre
più di provare un qualcosa per Blair, anche se non sapevo cosa. Il male allo
stomaco continuava, e quando li vedevo insieme aumentava e mi faceva venire
voglia di dare dei pugni nel primo posto che mi capitava.
Ero fortunato ad essere paziente, altrimenti avrei
fatto una strage di sicuro.
Vedere Nate e Jenny in situazioni non proprio consone
non mi era capitato una sola volta.
In una sola settimana li avevo visiti anche due volte
al giorno in luoghi differenti, e non sembravo essere l'unico. Presto su Gossip
Girl iniziarono a circolare altre foto di loro due insieme, e proprio questa
mattina a scuola, mentre ero nel cortile a fumare, Blair e Nate litigavano
proprio per questo, ma Nate continuava a mentire spudoratamente.
Non capivo perchè Blair continuava a restarci
insieme, ormai le prove che la tradiva dietro le sue spalle erano evidenti, che
cercasse di far finta di niente solo per coronare il suo sogno d'amore? Beh, se
questa era la verità, era davvero stupida...
Finalmente l'occasione per allontanare Blair dalle
braccia di Nate arrivò quando tornai alla suite Van Der Bass. Bart stava
discutendo con Lily proprio degli Archibald, e aveva appena detto che il
Capitano stava attraversando di nuovo un brutto momento finanziario... Mancavano
i fondi e quindi l'unica soluzione per lui era o trovare dei compratori con cui
lavorare e investire, oppure – disse quest'altra cosa scherzando – sposando
qualcuno più ricco di Anne, che comunque era una Vanderbilt, i soldi non le
mancavano. Eppure...
Lily disse qualcosa in risposta a Bart che sulle
prime non mi fu molto chiaro.
Qualcosa come “Beh, suo figlio ho sentito che sta per
sposarsi con Blair Waldorf”... Se non erro. Ecco. Forse ero arrivato alla
conclusione. Forse avevo capito perchè Nate dopo tutti questi mesi di lontananza
da Blair le aveva chiesto prima di tornare insieme e poi di sposarla.
Se Nate avesse fatto un matrimonio di convenienza con
Blair, automaticamente avrebbe avuto la sua fortuna e sarebbe stato in grado di
risolvere molti dei debiti del Capitano...
Strinsi i pugni quanto ci pensai, e questa fu anche
la risposta al perchè vedevo Nate assieme alla piccola Humprey. Ormai non amava
più Blair, ma l'avrebbe sposata per i suoi genitori.
Era accaduto anche l'anno precedente, solo che quella
volta Nate aveva rifiutato.
Senza nemmeno pensarci uscii di nuovo perchè avevo
voglia adesso di andare dai Waldorf per mettere in guardia Blair. Sapevo che non
avrebbe ascoltato, che magari mi avrebbe anche cacciato da casa sua visto che
dal suo party non ci salutavamo nemmeno più...
Però avevo voglia di dirle questa cosa sia per fare
un torto a Nate – che si stava comportando in modo meschino, non credevo che il
suo cervello potesse partorire idee del genere – sia per salvarla da un
matrimonio che, sapevo non era fruttuoso.
Inoltre, se alla sua festa stava quasi baciando me ci
sarà un perchè...
Non penso che ami Nate così tanto se per uno stupido
caso di vicinanza si fa quasi baciare dal sottoscritto con cui, ricordiamolo,
l'anno scorso aveva perso la verginità...
26 Novembre, ore 21.50
La limo mi accompagnò sotto casa di Blair prima di
subito.
Chiamai in fretta l'ascensore e salii su, fino
all'attico dei Waldorf.
Non appena l'ascensore mi segnalò di essere arrivato,
sentii nuovamente dei rumori strani.
Come la volta precedente, quando ero andato da Blair
per proporle la mia folle idea, sentii il pianto di quello che sembrava un
neonato. Mi avvicinai piano, quasi senza fare rumore, per ritrovare una Blair
Waldorf seduta sul divano del soggiorno con in braccio... una
bambina.
Ero sicuro che fosse la stessa che c'era nella
carrozzina il giorno del suo compleanno, quando vidi Bart approcciare Blair e
Dorota. Continuavo ad essere confuso.
Blair sembrava stesse giocando con la bambina,
sembrava davvero avere un rapporto che aveva un non so che di – intimo quasi.
Dovevo andare fino in fondo a questa faccenda.
“Mi sono perso qualcosa?” chiesi ironico.
Blair alzò in fretta la testa e quasi quasi mi sembrò
impaurita. Cercò di avvicinare la bambina al suo petto quasi come per
nasconderla. Perchè?
“Chuck. Che ci fai qui?”
“Chiamala... Visita di cortesia” dissi avanzando fino
a pochi centimetri da lei.
“Beh, allora fai in fretta! E se sei venuto qui a
chiedere qualcosa... Meglio che vai subito via!”
Accennai un sorriso. “Vedi, può darsi che io abbia
sentito qualcosa...” cominciai “che riguarda il tuo caro e vecchio Nathaniel...”
sulla parola 'caro' il mio tono divenne acido.
Blair alzò le sopracciglia. “Chuck” disse sorridendo
“se stai cercando di sabotare il mio matrimonio con Nate perchè sei geloso, è
inutile che perdi tempo”
Gettai uno sguardo sulla bambina. Non so perchè ma
gli occhi mi ricordavano qualcuno...
“Sto solo cercando di avvisarti. Vedi, ho saputo che
il Capitano è nei guai. Grossi guai”
“E allora?” chiese acida.
“Non capisci? Sposare te...” non mi fece terminare la
frase. Come sempre.
“Chuck Bass, non starai mica dicendomi che Nate mi
vuole sposare per i miei soldi?”
“L'amore – a patto che sia amore – può fare brutti
scherzi...”
Sul volto di Blair comparve un ghigno. Lo sapevo che
adesso le avevo messo la pulce nell'orecchio...
“Che ne sai tu dell'amore, Chuck!” gridò stizzita “Lo
stai facendo solo perchè non ti va giù che io e Nate siamo felici e tu no. Non
cambi mai”
Sospirai. Semmai, forse su questo aveva ragione.
“Blair... Ti sto solo avvisando. Pensala come vuoi”
dissi poi senza aggiungere altro, voltandomi per avviarmi all'ascensore e
andarmene via.
Non riuscii neanche ad arrivarci all'ascensore che
Blair mi chiamò.
“Chuck” disse, al che mi bloccai ma non mi voltai “Per
favore... per favore non dire a nessuno che... Che ero qui con questa
bambina”
“Perchè non dovrei farlo?” chiesi senza pensarci su.
“Chuck. Te lo sto chiedendo come
favore...”
A quel punto mi voltai e fui più serio del solito.
“Anche io te lo stavo chiedendo come favore, poco fa, ma si vede che non vuoi
ascoltarmi. Non so se lo farò io”
Blair divenne quasi sofferente. Non riuscii a
scorgere il perchè di quel suo veloce cambio d'umore. “Per favore... Nessuno lo
sa” disse innocente.
Mi voltai e mi avviai di nuovo
all'ascensore.
“E'... è la mia sorellastra” disse infine, anche se il
suo tono non sembrava convincente.
Mi bloccai di nuovo. “Nessuno sa di lei, e nessuno
deve saperlo... Per favore” aggiunse, al che io proseguii entrando
nell'ascensore senza rispondere nulla.
Quando ero in limo inizia a pensare alla bambina.
Effettivamente, una vaga somiglianza con Blair ce
l'aveva, anche se quegli occhi... Erano di un nocciola troppo castano per essere
come quelli di Blair. Magari erano quelli di Eleonor.
Mah, non sapevo nemmeno se era figlia naturale oppure
no.
Ci avrei visto meglio in questa faccenda. La
bambina... Aveva un non so che di familiare... Con me. Poi Bart, delle settimane
fa... ero sicuro che nascondesse qualcosa.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Lies and Denials ***
aaa
15 Dicembre, ore
10.45.
E così passarono due settimane abbondanti da quella
spiacevole sera in cui Chuck era venuto alla sprovvista a casa mia e aveva visto
Eve.
Per fortuna, forse la prima volta da quando lo
conoscevo, non aveva messo i cartelli a scuola e detto a tutti della bambina,
come invece avevo pensato che potesse fare.
Forse mi aveva vista troppo disperata?
Iniziai a pensare che non voleva mettersi contro di
me perchè – odiavo ammetterlo anche solo per un istante – forse provava qualcosa
per me... E dico forse.
Sembrava volermi far lasciare Nate a tutti i costi,
anche inventandosi stupidaggini come quelle del crack finanziario degli
Archibald, che Nate mi stesse usando e così via.
Era geloso del nostro bellissimo rapporto,
forse?
A proposito di Nate.
Le sue foto con Jenny Humprey sembravano essere
diminuite... Sì, diminuite ma non finite.
Almeno ogni due o tre giorni ne usciva una diversa in
diversi luoghi e situazioni, e quasi quasi anche se cercavo di ignorarle visto
che continuavo a ripetermi che Nate se mi aveva chiesto di sposarlo voleva
essere fedele, mi sentivo quasi la cornuta, e non era la prima volta.
Questa mattina era stato vago al telefono.
Non aveva voluto venire a scuola con me, aveva
preferito prendere la sua limo perchè mi aveva detto di dover fare un sevizio
improrogabile... La mia mente iniziò subito a macchinare, e riuscii solo a
pensare al ballo che ci sarebbe stato questo sabato.
Mentre passeggiavo per la Constance con le ragazze mi
apparve un sorriso sul volto. Metà del mio sogno si sarebbe coronato, mentre
l'altra metà sarebbe arrivata a fine anno quando io e Nate saremmo diventati re
e reginetta del ballo che avrebbe concluso il nostro ciclo scolastico.
“Sapete dov'è Jenny?” chiesi poi casuale alle ragazze
dietro di me.
“Jenny... Credo sia andata in biblioteca” rispose
Penelope indifferente.
Bene. Quello di sicuro non era un posto da Nate, se i
due continuavano a vedersi.
Non aggiunsi altro, ma mi bloccai, e le ragazze con
me.
“Scusatemi, ma ho da fare una cosa prima che finisca
la pausa” dissi sorridendo “ci vediamo a pranzo” conclusi e mi diressi verso la
biblioteca.
Lo so, dovevo fidarmi di Nate perchè non mi stava tradendo e lo sapevo, ma volevo comunque vedere con i miei occhi. Non mi
era mai capitato prima di spiare Jenny Humprey perchè per me vale molto poco, ma
questa volta era diverso. Sapevo bene cosa si poteva fare in una libreria in
cinque minuti... Ed io e il mio Nate spesso ci andavamo per baciarci durante la
pausa.
Imboccai il corridoio che portava alla grande
biblioteca della scuola e vidi la porta chiusa.
Era ovvio che era chiusa, mi dissi in mente, ma anche quando la aprirò sarà
tutto a posto come deve stare. Troverò semplicemente Jenny che scova tra i libri
vecchi e decrepiti...
Entrai ed iniziai a vagare come una forsennata nella
sala.
A quanto pare c'erano solo dei nerd del primo anno
che leggevano libri e qualche ragazzina del secondo che chiacchierava come se si
trovasse in un bar, ma di Jenny Humprey o di Nate nessuna traccia.
Stavo tornando indietro rasserenata quando poi sentii
dei rumori strani provenire dall'ultima fila di scaffali in fondo alla sala...
Può essere chiunque,
Blair... Continuai a dirmi finché
non raggiunsi il luogo con il cuore in gola.
Sospirai quando vidi che c'era una tizia dai capelli
rossi che si baciava con un tipo dai capelli neri... Non erano Jenny e Nate, di
certo. Perchè continuavo a pensare che potessero stare solo minimamente
assieme?
Con il sorriso sulle labbra, me ne tornai in classe.
Quando sarei uscita da scuola avrei cercato Nate e
gli avrei proposto di venire al ballo con me.
Chuck's POV
15 Dicembre, ore13.
La voci stavano diventando insistenti.
Dalla seconda ora dei ragazzi della mia classe
stavano facendo girare la voce che Nate e la piccola J erano stati visti nella
sala dei trofei della scuola a sbaciucchiarsi. In effetti non erano stati molto
protetti dati i vetri perfettamente esposti sui corridoi della Saint Jude, il
luogo perfetto in cui nascondersi e non farsi vedere da Blair.
Mi faceva un po' arrabbiare l'idea che Blair vedesse
tutte le notizie su Gossip Girl e non indagasse minimamente per scoprire se era
tutto vero oppure no.
Più che Blair, mi faceva arrabbiare Nate. Lui tutto
spavaldo era riuscito a riconquistarla con un dannato anello e una promessa, ed
aveva anche osato dirmi che non ero un migliore amico degno del nome quando
stava facendo tutto lui il lavoro sporco alle spalle.
La notizia della piccola J e Nate era già uscita su
Gossip Girl, ma senza foto, che sarebbe potuta essere la prova schiacciante
della relazione. Un'altra volta.
Qualcosa dentro di me, da non so dove mi diceva di
avvisare Blair.
Pensavo che Nate non si meritasse di tradirla così in
questo modo con una delle 'amiche' della cerchia di Blair. Era davvero un cliché
ben fatto il suo, ma vecchio ormai.
Nell'ora della pausa pranzo Blair e le sue compagne
erano solite mangiare il loro yogurt dietetico sulle scale interne della scuola.
Le vidi non appena uscii dal portone della Saint Jude, e non ci pensai due volte
ad andarci vicino.
Sulla faccia di Blair comparve un ghigno quando mi
vide arrivare.
“Che vuoi, Bass?” chiese ostile come sempre.
“Vorrei scambiare due parole con te” chiesi con tono
indifferente.
Lei roteò gli occhi quando mi vide, mentre le altre
ragazze – notai che Jenny non c'era – sorrisero da stupide come facevano sempre.
“Nella scuola” aggiunsi, facendo capire alle arpie che comunque non volevo
ascoltatori indiscreti.
Sospirò. “Fa che siano solo due” rispose quasi
scocciata dalla mia richiesta. Si alzò ed entrammo di nuovo a scuola. La portai
in una classe vuota chiudendomi la porta alle spalle.
“Non dirmi che mi hai portata qui per... Non sono così
stupida, Bass”
“Però sei venuta” la provocai
compiaciuto.
Incrociò le braccia e arricciò le labbra. “Cosa
dovevi dirmi? Fai presto che ho da fare”
“Hai letto su Gossip Girl?”
Sorrise appena e mi chiese. “Stai scherzando, spero?
Chuck, mi stai facendo perdere tempo” rispose allontanandosi verso l'uscita, ma
la bloccai prendendole un braccio.
“Sì o no?” chiesi ancora.
“Sì, e allora?”
“E' tutto vero”
Guardò per un istante a terra, poi mi rifilò uno
sguardo decisamente odioso. “Chuck. Te lo ripeto. Non è con queste stupidaggini
che mi farai lasciare con Nate... Io e lui ci amiamo, e non mi tradirebbe
mai...”
Presi il cellulare dalla tasca e cercai l'ultima foto
scattata. Poi le passai il blackberry.
Grazie al mio P.I. ero riuscito a spiare i due amanti
dappertutto. Mi sentivo uno stalker.
Blair sembrò quasi pietrificarsi alla vista della
foto, ma cercò di non darlo a vedere.
“E' un fotomontaggio” disse infine, passandomi il
blackberry senza alzare lo sguardo “Grazie per avermi trattenuta per questa
stupidaggine”
Fece per andarsene, ma di nuovo la bloccai.
“E' evidente”
“No che non è lo è, Chuck! E' un altro dei tuoi
sporchi piani per farmi venire a letto con te! Ci hai messo poco per trovare le
loro controfigure?”
Odiavo letteralmente quando rinnegava la realtà.
“Il mondo perfetto non esiste, vuoi
capirlo?”
“No, il tuo
mondo perfetto non esiste, il mio
sì!” alzò il tono di qualche ottava.
“Ti sta tradendo, Blair”
Si liberò dalla mia stretta alla mano. “No! Nate è
fedele, niente in confronto a te. Ora se non ti dispiace vado a trovarlo. Devo
chiedergli di venire al ballo con me” disse allontanandosi definitivamente
lasciandomi solo nell'aula vuota.
Un'altra occasione persa a causa della sua illusione.
15 Dicembre, ore 20.31.
Ormai abitavamo nella stessa casa, nell'attico del
Palace Hotel di mio padre, ed eravamo diventati una famiglia. Le cose tra me e
Serena stavano andando meglio, riusciva quasi a considerarmi come un fratello e
me ne meravigliavo.
Avevo pensato quasi tutto il giorno a cosa fare per
far ricredere Blair, e alla fine ero arrivato alla conclusione che solo Serena
poteva farle aprire davvero gli occhi.
Questo era il motivo per cui quella sera andai
proprio a bussare alla porta della mia sorellastra.
“Chuck, ciao” mi salutò lasciandomi
entrare.
“Ho bisogno di un favore”
Serena sbuffò e andò a sedersi sul pizzo del letto.
“Dimmi” rispose infine.
“Hai da fare stasera?” chiesi
casuale.
Serena mi fece uno di quei sorrisi come a dire 'cosa
vuoi?'. “Chuck, non credo sia una buona idea uscire insieme”
“Sorellina” dissi “Sono lusingato che tu abbia subito
pensato a questo, ma volevo chiederti un'altra cosa...”
“Ah” disse “Non dirmi che c'entra Blair,
allora”
La fissai neutrale senza aggiungere altro.
“No, se mi stai chiedendo di convincerla a fare
qualcosa di disgustoso con te...”
La interruppi alzando un dito. “No. Voglio che
stasera tu esca con lei”
Serena sogghignò brevemente. “Solo questo? Beh, posso
accettarlo come favore. Perchè?”
“Sai bene che Nate si sta vedendo con la piccola
Humprey”
Abbassò lo sguardo e sospirò. “Purtroppo lo so. Li ho
anche visti ma non ho osato avvicinarmi”
“So dove andranno questa sera”
“Non mi dirai che vuoi che io e
Blair...?”
“Proprio così”
“Chuck, ma... Non sarai mica geloso di lei e Nate?”
povera bionda. Gli affari suoi mai, eh?
“Chuck Bass... Geloso? Non farmi ridere” mentii
“piuttosto mi dispiace che Nate la tradisca con la sua copia a basso prezzo di
Brooklyn”
“Già già... Diciamo che ci credo” sorrise “Anche a me
dispiace”
Mi voltai e fissai la finestra.
“Chuck” mi chiamò, e mi voltai di nuovo verso di lei
“C'è per caso dell'altro? Andiamo, so che tu non faresti mai una cosa del genere
solo per il piacere di vederli separati... Ehm, no. Aspetta, lo faresti” si
fermò un istante “Sai altro?”
La guardai serio. “Diciamo che ho sentito
qualcosa”
“E' grave?”
“Il Capitano ha avuto un crack finanziario circa due
settimane fa... Ma la notizia non è stata ancora divulgata... Io l'ho sentito da
Bart e me l'hanno confermato altre fonti”
“Oddio, è terribile”
“Sì, lo è. Per Blair” dissi freddo pensando a Nate e
cosa stava facendo.
“Spiegati meglio”
“Serena, non capisci? Nate vuole sposare Blair solo
per il suo denaro. Se saranno sposati l'onore dei suoi genitori non andrà perso
e Blair potrà aiutare lui e la sua famiglia...”
“Mi sembra improbabile. La madre di Nate è una
Vanderbilt, dopo tutto...”
“I Vanderbilt sono imbarazzati. Non sganceranno un
centesimo”
Serena si passò le mani sulla fronte. “Allora, sì.
Questo matrimonio non sa da fare. Dove devo portare Blair questa
sera”
“Al Sunday Morning della nona
strada”
“Ti faccio sapere dopo” disse poi alzandosi dal letto
e andando accanto all'armadio.
Uscii dalla sua stanza e dissi a consierge di farmi
preparare la limo.
Dovevo godermi lo spettacolo dalla prima
fila.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** The Beginning Of The End ***
aaa
n3n4, eheh siamo quasi arrivati dai! tieni
duro un altro po' XD
15 Dicembre, ore 22.
Serena mi aveva chiamata un'ora fa per chiedermi di
uscire con lei...
Era da tanto tempo che in effetti non ci dedicavamo
una serata solo per noi, vuoi a causa della bambina, vuoi perchè Serena a volte
usciva ancora con quel pezzente di Humprey, vuoi per altre cose. Era quasi come
tornare ai vecchi tempi uscire con lei quella sera, e decisi che non dovevo
rifiutare proprio per questo. A volte mi mancavano i vecchi tempi...
“Serena dove andiamo?” chiesi mentre eravamo in
taxi.
“Ho sentito parlare di questo nuovo locale... Si
chiama Sunday Morning”
“Non lo conosco” ammisi “spero non ci vadano i topi di
Brooklyn...”
“Ma no sciocchina! E' sulla nona strada, di certo non
un posto da... Tralasciamo” rispose sorridendo alla mia affermazione
precedente.
Il taxi ci portò direttamente fuori l'entrata
principale di questo locale.
Davvero non me lo ricordavo, ma in effetti più che
altro prima che nascesse Eve io e le altre andavamo da Butter di solito, un
posto molto più chic.
Il buttafuori ci lasciò entrare perchè eravamo nella
lista.
All'inizio mi chiesi come facevamo ad esserlo, poi
pensai che probabilmente la mia cara amica Serena aveva prenotato prima oppure
conosceva qualcuno all'interno... Okay.
Basta pensare, ora dovevo divertirmi un
po'.
“Che musica assordante”
“Non preoccuparti, tra poco so che suonerà una band
live” disse Serena.
“Stupendo...” risposi con finto entusiasmo mentre una
cameriera ci indicava un tavolo vuoto.
“Dai, a questo serve andare in questi
locali!”
Roteai gli occhi un po' scocciata. “Spero per te che
ne valga la pena”
Qualche minuto dopo stavamo bevendo un Martini e
mangiando delle noccioline.
Non era una grande cosa, ma mi stavo quasi
divertendo.
Improvvisamente salì un tizio sul palco che
annunciava questo fantomatico gruppo musicale che non ricordo nemmeno come si
chiamava, dopo di che una ragazza dai lunghi capelli rossi salì sul palco con
una chitarra elettrica in mano.
Spalancai gli occhi cercando di ricordare dove
l'avevo già vista.
Aveva una faccia conosciuta, ma quei capelli... No,
non erano affatto di quel colore.
Forse mi stavo solo sbagliando.
“O mio Dio...” esclamai dopo un po', “Ma quella è...”
dissi guardando Serena.
“Hai visto un fantasma?” mi chiese
casuale.
“Serena! Guarda la cantante, non
è...”
“...Jenny” disse secca e sorpresa almeno quanto me.
Sorrisi appena divertita. Jenny Humprey che cantava
in un gruppetto rock? Questo era anche peggio di abitare a Brooklyn...
“Devo immortalare questo momento” dissi poi prendendo
il blackberry per farle una foto proprio mentre il gruppetto suonava le ultime
note di una cover dei The Cure.
“Dannazione, non trovo il cellulare nella borsa...”
dissi “Eccolo”
Presi il cellulare e lo alzai nello stesso momento in
cui la piccola J aveva abbandonato il microfono per baciare... “No!” gridai, ma
la musica che avevano messo era troppo alta per farmi sentire dalle altre
persone nel locale.
Subito mi sentii le lacrime agli occhi, ma mi
trattenni dal piangere.
Serena mi prese la mano e me la accarezzò. Mi voltai
e vidi la sua espressione triste.
“Mi dispiace...” furono le sole parole che mi
disse.
“Andiamo via...” le risposi alzandomi dal mio posto e
proseguendo verso l'uscita senza voltarmi dietro nemmeno per vedere la coppia di
amanti alle mie spalle.
Questa era la prova che ci voleva per spezzarmi il
cuore e rendermi nuovamente cornuta.
16 Dicembre. Ore 8.10.
Il giorno dopo mi svegliai alla buon ora senza
espressioni sul mio volto.
Ne gioia, ne dolore, niente. Solo la sensazione di
fidarmi troppo delle persone sbagliate.
Sospirai quando uscii di casa pensando che
effettivamente Chuck mi aveva avvertita... Sospirai ancora non volendo ammettere
che al contrario di Nate che era stato davvero meschino, Chuck era stato... Okay, avevo detto di non
pensarci.
Arrivai fuori scuola pretendendo che tutto fosse
normale, finché non incontrai Nate.
Mi sorrise bonario come sempre, ora sapevo che quello
era solo un sorriso falso, come falso era dopo che finse che fosse tutto okay
quando invece si era appena fatto Serena...
Cercò di baciarmi, ma riuscii a scansarmi prima che
potesse farlo.
“Cos'hai, Blair?”
“Jenny Humprey, eh? Non pensavo potessi superare Chuck
in fatto di giochi viscidi alle mie spalle!” urlai, noncurante della gente che
poteva sentirci.
“Cosa?” chiese aprendo le braccia “ne abbiamo
parlato... Tra me e Jenny non c'è...”
Presi il blackberry dalla borsa e gli feci vedere la
foto che avevo scattato la sera prima.
“Niente? Nate, non farmi ridere! E' finita!” Cercò di
bloccarmi, ma mi allontanai.
“Blair, per favore! Lasciami spiegare” gridò quando
ormai io già stavo salendo le scale.
“Le foto parlano da sole, adesso hai campo libero”
risposi prima di entrare nell'istituto e correre al bagno per piangere di
nuovo.
Non era tanto aver troncato di nuovo con Nate che mi
faceva venire le lacrime, ma il fatto che per la seconda volta ero stata tradita
alle mie spalle con un'altra biondina.
Perchè Nate era venuto da me se gli piacevano
effettivamente le bionde formose?
Cosa voleva da me?
Amaramente stavo pensando che la versione di Chuck
era quella giusta.
Mi stavo trovando troppo d'accordo con le sue
versioni dei fatti che avevo paura del peggio...
Avevo paura che questo, come avevo anche pensato per
tutta la gravidanza, potesse essere un segnale per cui io... No, di sicuro non
lo amavo, questo è palese. Però diciamo che... Mi interessava. Sembrava che i
miei pensieri fossero diretti a lui in ogni istante più che a
Nate...
E pensando a Chuck mi ero accorta di quanto
ultimamente fosse freddo nei mie confronti.
A parte la chiacchierata di ieri in cui mi avvisava
di Jenny e Nate da quando era venuto a casa mia quella sera non avevo visto da
parte sua nient'altro che sguardi quasi... sofferenti avrei detto, come se gli
dispiacesse qualcosa per me o in generale.
16 Dicembre, ore 18.53.
Quella era stata di sicuro una giornata
pesante.
Non solo mi ero lasciata con Nate, avevo anche dovuto
fare tre compiti in classe che spero siano andati ugualmente bene anche se
pensavo alla situazione che stavo vivendo.
A rendere le cose peggiori ovvio che c'era Gossip
Girl.
Qualche stupido aveva filmato il litigio che avevo
avuto con Nate, e adesso chiunque andasse sul sito di Gossip Girl poteva vederlo
come se fosse uno stupido film di serie B.
Ero sicura che anche Chuck l'avesse visto, e che ci
godeva adesso.
Magari stava anche festeggiando con qualche poco di
buono bevendo whisky e margarita...
Io invece l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era
che dopo questa rottura non avevo più un compagno per il ballo.
Di certo non avrei chiesto di accompagnarmi a Chuck,
quello chissà cosa si sarebbe creduto che volessi fargli per un gesto così
piccolo, e di certo non sarei andata da Nate per tornare insieme e farmi
ingannare ancora.
Con mia sorpresa, fu Nate che venne da me nel tardo
pomeriggio.
“Nate, pensavo di essere stata chiara... Hai smesso di
fare le opere di carità?”
“Blair, mi dispiace. Non volevo lo scoprissi
così”
“Così come? Andandovene nelle classi chiuse della
scuola a fare sesso? Oppure nei locali di seconda mano a suonare cover? Non
farmi ridere, Nate”
“E' successo e basta” ammise una buona
volta.
“Prima o dopo che tu tornassi con la coda tra le gambe
da me?”
“Tu non volevi fare l'amore con
me...”
Spalancai gli occhi. “Non mi sembra una buona
scusa... Ma potevo immaginarmelo che la tenera Jenny Humprey non è in realtà
così fatta a bambina”
“Vorrei rimediare”
“Non puoi, e ti direi anche che mi dispiace, ma non mi
dispiace per niente” mentii in parte.
“Per favore” disse prendendomi la mano – un gioco già
visto “voglio ancora stare con te, e voglio ancora sposarti. E voglio, questo
week-end, che tu venga al ballo con me”
A quel punto stavo quasi cedendo. Una parte di me
diceva di mandarlo a quel paese. Mi aveva tradita, umiliata davanti a tutta la
scuola facendomi passare per una cornuta e una sciocca.
Eppure, lui era l'unico pretendente che avevo per
andare al ballo.
“Nate, caro. Mi piacerebbe crederti,
ma...”
“Te lo chiedo per favore. Credimi” rispose con sorriso
“Posso giurarlo... Ti amo”
Stavo quasi per rispondergli quando il mio telefono
ed il suo suonarono all'unisono.
A quanto pare N ha fatto il colpo del secolo
assicurandosi anni ed anni di pagamento dei debiti della sua famiglia sposando
la nostra regina B.
Come si dice? Due piccioni con una
fava?
Cara B, faresti meglio a non credere a tutto
quello che ti dice il principe azzurro, perchè si sa che quando c'è da aiutare
la famiglia anche lui passa dal lato oscuro...
Corrugai la fronte. “E' vero?” chiesi.
“Blair, avrei voluto dirtelo,
ma...”
“Ma eri troppo occupato a frugare tra le gambe della
piccola J” risposi acida.
“Non crederai mica a Gossip Girl?”
“In questo momento è più sincera di te” risposi
togliendomi l'anello all'anulare sinistro che mi aveva dato al mio compleanno e
mettendoglielo in mano.
“Non è così che si compra Blair Waldorf” dissi
allontanandomi.
“Ma io ti amo...”
“Vallo a dire a Jenny”
risposi voltandomi quando avevo già salito qualche scalino che portava al piano
di sopra “Ah, e penso che dovresti darle anche l'anello. Sai come sarà felice di
vedere un diamante per la prima volta... Conosci l'uscita” risposi bruscamente
continuando a salire.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Snowflakes Upon The Truth ***
aaa
n3n4 ahah io devo sempre far passare Nate per
il cattivo perchè ovvio amando Chuck lui deve essere l'eroe U____U
Jose007 Grazie! eheh come ho detto sopra,
Nate se lo meritava... U_U
19 Dicembre, ore 19.05.
Dopo aver come dire 'cacciato Nate' da casa mia il
pomeriggio dell'altro giorno, mi sentii davvero sollevata e libera per la prima
volta dopo la nascita di Eve.
Mi ripetevo che avevo fatto bene a lasciarlo, non
solo per la storia con Jenny che stava avendo alle mie spalle, ma anche perchè
avevo scoperto che voleva solo usarmi come banca personale per ripagare i debiti
dei suoi genitori.
Era una cosa talmente disgustosa che non riuscivo a
pensarci per più di trenta secondi.
Oggi era sabato, ed era il giorno del
ballo.
Oggi si sarebbero concluse con il ballo le lezioni
per quest'anno, che sarebbero cominciate poi nuovamente verso il cinque o sei di
gennaio, facendomi avvicinare sempre di più alla fine dell'anno scolastico che
avrebbe segnato la fine della mia carriera di liceale.
Mi sentivo piuttosto triste quel giorno.
Non ero riuscita a trovare un accompagnatore per
andare al ballo e se per questo nemmeno Penelope e Hazel, ma loro non erano
Blair Waldorf, quindi ci poteva anche stare.
Io ero la regina, avevo bisogno di un re al mio
fianco e da quanto aveva detto Gossip Girl il caro Nate ormai mio ex sarebbe
andato con la piccola J (a cui tra l'altro dovevo farla ancora pagare per questa
storia).
Sembrava che ogni ragazzo della Saint Jude era
andato, e non potevo nemmeno chiedere a quelle due di cercarmene un altro perchè
ero troppo orgogliosa di ammettere che ero sola.
Avevo mentito per tutti questi giorni, avevo detto
che avevo trovato un ragazzo ma che per il momento era segreta la sua identità,
e loro sembravano averci creduto.
Se non avessi trovato nessuno prima delle otto di
questa sera avrei trovato la scusa che mia madre doveva andare a Parigi per
incontrarsi con Louis Vuitton ed io ovviamente l'avrei seguita per non perdermi
l'occasione di vederlo e conoscerlo.
Il tempo stava quasi per scadere, e mentre cercavo di
trovare un'idea per riuscire ad andare al ballo ugualmente senza fare una brutta
figura stavo allattando Evelyn nella mia stanza.
Nelle ultime settimane erano arrivati altri biglietti
da parte di Bart Bass in cui mi assicurava che il denaro che aveva deciso di
destinare a mia figlia era stato depositato nel suo conto in banca, e che potevo
usarlo come volevo, anche se non osavo toccare un centesimo.
Erano sempre soldi di un Bass, ed io ero una Waldorf,
mica una Humprey.
Allegato all'ultimo biglietto c'era un altro
giocattolo, questa volta era una di quelle copertine che si stendevano per terra
con tutti i campanellini sopra. Purtroppo per Eve era ancora troppo piccola per
usarla al meglio.
“Sembra che stasera resteremo insieme” dissi alla
piccola ben conscia che non potesse ancora capirmi. Si limitò a muovere le
braccine quando le toccai il piccolo naso.
“Miss Blair” disse poi Dorota entrando nella mia
stanza “C'è Mr Chuck che la aspetta al piano di sotto... Dice che ha urgente
bisogno di vederla”
Chuck. Cosa era venuto a fare? “Digli che scendo
subito” risposi scocciata allontanando Eve dal mio seno e mettendola nella sua
culla. Intanto mi pulii e mi guardai allo specchio.
Scesi le scale a metà tra l'entusiasta e
l'orgogliosa. Non sapevo cosa aspettarmi.
“Bass, come mai sei qui?” chiesi acida.
“Buonasera anche a te, Blair” rispose sorridendo “Mi
meraviglio a trovarti ancora così”
“Così come?” mi guardai in fretta la camicia per
vedere se era tutto a posto.
“Beh, avevo pensato che una come te a quest'ora stesse
già preparandosi per il ballo...”
“Ehm” cominciai incerta, presa di contropiede “Sì. Sto
aspettando il mio parrucchiere”
Chuck alzò le sopracciglia. Capii da quel gesto che
non era soddisfatto dalla risposta.
“Suppongo quindi che tu abbia trovato un sostituto di
Archibald...”
Cercai di sorridere e non far apparire il sorriso
falso. “Cosa credevi? C'era la fila per venire assieme a me...” risposi cercando
di sembrare più sincera possibile.
Chuck sospirò. “E chi è i fortunato? Paul Shimbley?
Henry Jordan? Kenneth Mustorn? O forse qualcuno della squadra di Lacrosse? So
che ti piacciono gli sportivi”
“E'... è Jimmy Stonberg” risposi
sorridendo.
“Mi stai prendendo in giro? E' l'accompagnatore di
Milena Kounis... Quella che se non sbaglio è nella tua stessa classe di
letteratura spagnola...” anche lui sorrideva beffardo.
“E invece adesso viene con me”
“Chiamalo... Voglio proprio vedere”
Corrugai la fronte e mi maledii mentalmente per la
bugia che avevo detto.
Sapevo che con Chuck non potevo proprio farlo...
Sembrava sapere tutto di tutti.
Avevo la mano nella tasca della minigonna che
indossavo e stavo per prendere il blackberry quando con esitazione confessai la
verità.
“Okay, va bene. Non ho un accompagnatore per il ballo.
Ne vuoi fare una causa mondiale?”
“No. Anzi, visto che mi pare tu stia proprio nel fango
ero venuto a proporti una persona che potrebbe accompagnarti... Libera come te,
ma per scelta”
Mi si illuminarono gli occhi anche se... Forse avevo
capito a chi si riferiva.
“E chi sarebbe, per sapere?”
“Ce l'hai davanti” rispose sorridendo
compiaciuto.
Dovevo aspettarmelo, ma non avevo scelta dopotutto.
“Um. E io dovrei venire al ballo con
te?”
“Non hai scelta. Sai bene che se non ci andrai tutti
penseranno che non sei venuta perchè eri sola... E la tua umiliazione a causa di
Nate crescerà. Nessuno berrà la scusa del viaggio con tua madre a Parigi o
chissà dove o il mal di stomaco a causa del ciclo”
Restai pietrificata. Come faceva a sapere la mia
scusa? Ero così prevedibile?
“E va bene, Bass” risposi sospirando “farò il
sacrificio di venire al ballo con te”
Sorrise, e quel sorriso mi sembrò quasi soddisfatto.
Sembrava ci fosse altro dietro di esso.
“Passerò a prenderti con la limo alle nove e mezza...
Sii puntuale” disse facendomi l'occhiolino e avviandosi all'ascensore. Non fui
in grado di aggiungere altro.
Ero senza parole, ed ero stranamente felice di andare
al ballo... con Chuck.
Chuck's POV
19 Dicembre, ore 21.15.
Ero sicuro che accettasse di venire al ballo con me
quando entrai a casa sua poche ore fa.
Aveva un'espressione triste, anche se tentava di
nasconderlo, e sapevo che non aveva nessun accompagnatore per il ballo, evento
che sapevo le stava a cuore. Capirai, le donne.
Serena mi aveva assicurato che non c'era nessuno che
le aveva chiesto di andare assieme a lei, e questo mise anche in moto la mia
voglia di andarla ad invitare. Avevo già pensato di farlo prima, ma fino a tre
giorni fa lei stava ancora con quel rimbambito di Nate...
Arrivai in anticipo sotto casa sua, ma non decisi di
salire per non dimostrare l'attaccamento che invece stranamente vorrei avere nei
suoi confronti. Feci riferire al portiere di avvisare Blair che la stavo
aspettando giù in limo, e a quanto pare lei non si fece attendere.
Aveva paura che potessi schernirla per essere
arrivata in ritardo? Mah.
La aspettai appoggiato al veicolo.
Quando scese notai da lontano la sua bellezza. Aveva
un cappotto di colore blu scuro – celeste che sembrava abbinarsi al vestito che
a stento si notava sotto di colore celeste che andava nel grigio. Aveva i
capelli sciolti, e mi meravigliai che non si fosse fatta fare i capelli in modo
più particolareggiato. A Blair piaceva molto essere notata.
Alzò un sopracciglio quando mi vide.
“Allora andiamo Bass?” mi chiese, ed io mi limitai
solamente a spostarmi e a farle aprire la portiera da Arthur per farla entrare
nella limo, per poi entrare io.
Feci un sorrisino nella limo per quasi tutto il
tragitto.
Blair non disse nulla, e mi meravigliai che avesse
tenuto la sua bocca chiusa per tutto il tempo. Di solito era più o meno
logorroica, ma evidentemente era la mia presenza che la bloccava.
Ormai ero arrivato alla conclusione che mi odiava
ancora di più.
Ed io invece... La desideravo ancora di più.
Non solo a letto... Era una cosa strana che ancora
oggi a distanza di un anno non riuscivo a spiegarmi coerentemente. E il vuoto di
stomaco continuava ad esserci.
Per fortuna non ci volle molto per
arrivare.
Arthur venne ad aprirci la portiera ed io uscii per
primo. Quando Blair faceva per uscire le porsi la mano con un sorriso
compiaciuto dei miei ma sul suo volto comparve un ghigno e non accettò il gesto.
Vabbè, era naturale che non lo facesse.
“Non mi stare troppo vicino, Bass” disse acida mentre
entravamo nella sala.
“Non credo proprio che potremmo ballare senza
toccarci”
“Chi ha detto che dobbiamo
ballare?”
Stava facendo la difficile, ma tuttavia non pensavo
di esserle totalmente indifferente...
Ci dirigemmo al bancone dei drinks. Così
presto?
“Waldorf, mi meraviglio di te... La serata non è
nemmeno iniziata e subito bevi?” le chiesi mentre vidi lei prendere un bicchiere
di champagne.
Mi guardò scocciata. “Devo pretendere di non aver
accettato di venire al ballo con te”
“Se vuoi me ne vado... Non ci metterei niente a
trovarmi un'altra compagna” provocai.
La sua espressione sembrò cambiare quando sentì il
verbo 'andare'.
“Non lo faresti” puntualizzò sempre con lo stesso
ghigno sul volto.
“Vuoi scommettere? Non hai mica l'esclusiva...”
risposi allontanandomi.
Mi prese la mano. Ecco, cercavo proprio un
contatto... Sorrisi compiaciuto prima di voltarmi di nuovo e mi inumidii le
labbra. “Penso che potrei restare ancora un altro po'...”
“Oh, ciao Blair... e Chuck” disse una voce dietro di
noi. Ecco arrivato il gruppetto delle arpie.
Blair sorrise appena vedendo le ragazze.
“Buonasera, ragazze. Dove sono i vostri
accompagnatori?”
Ero sicuro che volesse provocarlo. Nessuna di loro
aveva un accompagnatore.
“Stanno arrivando” rispose Hazel “Sono in
ritardo”
“Ah, capisco” rispose Blair sorridendo poi guardando
me per circa un istante breve ma stranamente intenso “Sì, c'è
traffico”
“Ehm, ci vediamo in giro” aggiunse Penelope, e le due
si eclissarono. Quasi quasi avrei detto che era invidiosa. Ero sicuro che non si
aspettasse Blair con qualcuno...
Blair sospirò. “Quanto sono petulanti quelle due. Ma
almeno non hanno un accompagnatore”
“Perchè tu si?” chiesi provocandola inumidendomi le
labbra.
Sembrò quasi interdetta. “Okay, lo ammetto. Sei il
mio accompagnatore ma non darti troppa importanza. Non c'è proprio niente per te
dopo questa serata”
“Nessuno ha detto che voglio qualcosa” risposi
squadrandola dalla testa ai piedi.
Sbuffò. “Chuck. Dimmi adesso cosa vuoi prima che sia
troppo tardi”
Ormai mi conosceva. Sapeva che non facevo mai nulla
se non con un tornaconto personale, però quella sera non avevo idea del perchè
al contrario stare lì con lei era di per sé già un premio. Non riuscivo a
pensare ad altra cosa. “Lo saprai dopo” dissi, cercando intanto di pensare a
cosa potevo chiederle in cambio...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Half lie doesn't make a truth ***
aaa
scusate ragazze stasera sono di fretta perchè devo
spegnere che domani parto e torno domenica... grazie per i commenti, spero che
anche questo capitolo vi piacerà!! :D
Chuck's POV
Vidi Blair illuminarsi
qualche minuto dopo e allontanarsi. “Serena!” disse andando incontro all'amica e
abbracciandola. “Dan” salutò il ragazzo con indifferenza.
“B,
alla fine sei riuscita a venire... Sono contenta”
“Sì!
Alla fine ci sono riuscita”
Poi
Serena si sporse sulla destra e mi sorrise, mentre io le feci l'occhiolino. “Con
Chuck”
“Sì,
poi ti spiego...” tagliò corto Blair con tono scocciato. Certo non sapeva che
era stata anche Serena a suggerirmi di andare a casa sua a chiederle di
venire...
“Beh, noi andiamo a salutare gli altri... A dopo” disse Serena e si
allontanò con Humprey.
Blair sospirò per la seconda volta in due minuti.
“Vuoi andartene?” le chiesi.
“Io?
No! Perchè dovrei?”
“Stai sospirando da una vita... Forse vuoi ballare?” chiesi avvicinandomi
a lei mettendole una mano sulla schiena e trascinandola quasi al centro della
sala dove già c'erano altre persone che stavano ballando. A pensarci l'ultima
volta che avevamo ballato insieme era stato al ballo delle debuttanti...
L'ultima volta in cui forse ero in buona luce con lei.
Stranamente continuava a ballare con me senza
lamentarsi.
La
canzone era una specie di lento, non una musica molto consona a me e nemmeno a
noi due messi insieme, sembrava quasi una canzone da fidanzati... Pensare a me e
Blair come una cosa del genere mi faceva tornare il vuoto nello stomaco, così
decisi di pensare ad altro.
Osservai meglio il suo vestito... Era celeste/grigio senza spalline, ed
esaltava le sue spalle lisce... Al collo aveva una collana conosciuta, alla fine
ricordai che era quella che le avevo regalato un anno prima al suo
diciassettesimo compleanno. Un caso?
“Sei
bellissima in questo vestito”
Mi
guardò interrogativa. “E' inutile che mi lusinghi Bass, tanto non avrai
niente”
Quanto odiavo la sua fissazione con questa cosa.
“Sei
acida stasera”
Si
bloccò. “Tu faresti meglio a non parlare, Bass”
“Ora
voglio saperlo” cominciai “Perchè mi odi così tanto?”
“Io,
odiarti?” chiese sorridendo “Io non ti odio... Mi sei semplicemente
indifferente...”
“Non
dico che non mi piaccia l'indifferenza... Ma non nasce
spontanea...”
“Senti, Chuck. E' già tanto che sono venuta qui con te. Adesso per
favore...”
“Blair, ha chiamato Dorota” venne Serena da dietro Blair e ci interruppe.
Allontanai le mani dalla sua schiena e corrugai la fronte.
“Dorota?” Blair sembrò improvvisamente allarmata “Cosa ha
detto?”
“Devi tornare subito a casa, c'è un problema con... Abbastanza grave. C'è
bisogno di te” Serena sembrava quasi disperata.
“Devo andare” disse Blair senza aggiungere o chiedere altro avviandosi
verso l'uscita.
La
presi per un braccio. “Dove credi di andare?” chiesi.
“Devo andare! Non posso restare” sembrava quasi avere le lacrime agli
occhi, o era la luce?
“Lascia almeno che ti accompagni, mica vuoi andare a
piedi?”
“Chiamerò un taxi” rispose in fretta continuando a
camminare.
“Blair, meglio che ti fai accompagnare da Chuck con la limo. Tutto andrà
bene” disse Serena abbozzando un sorriso che tuttavia sembrava alquanto forzato.
Blair annuì e disse un flebile “Andiamo” e mi trascinò fuori.
Nella limo sentivo la tensione nell'aria.
Blair stava quasi tremando, osservai, ma poteva anche darsi perchè fuori
faceva freddo.
Non
riuscimmo ad arrivare a casa Waldorf molto in fretta perchè era l'ora di punta e
c'era abbastanza traffico, ma quando arrivammo Blair quasi non diede nemmeno il
tempo ad Arthur di venirci ad aprire la portiera che scese dal veicolo, ed io
assieme a lei.
Riuscii ad entrare nell'ascensore prima che si chiudessero le porte, ed
attesi in silenzio che si fermasse all'ultimo piano. Quando la campanella suonò,
Blair sembrò incontrollabile.
Non
l'avevo mai vista in questo modo, al che mi preoccupai.
Cosa
era potuto succedere di tanto grave da correre qui senza
esitazioni.
Dorota uscii da una stanza in fretta e raggiunse me e Blair.
“Miss Blair! Miss Blair! Presto dobbiamo chiamare un
medico!”
“Cosa è successo, Dorota?” chiese Blair con tono urgente.
“La
signorina Eve è in fiamme! Le ho misurato la febbre ed ha 39!”
“Trentanove? Ma ha solo quattro mesi! Chiama il dottore,
Dorota!”
Blair mi sembrava davvero impaurita e disperata.
“Chiami questo numero, Dorota” dissi alla cameriera passandole il
blackberry fermo sul numero del medico di famiglia dei Bass, rintracciabile
anche di notte.
Vidi
correre Blair al piano di sopra e senza pensarci due volte la raggiunsi.
Non
sapevo che aiuto avrei mai potuto dare, ma potevo provarci.
Andò
nella sua stanza, dove, accanto al letto, c'era una piccola culla di colore rosa
pallido.
Restai sull'arco della porta senza sapere se entrare o no più
all'interno.
Blair prese la bambina che piangeva dalla culla e appoggiò la testa sulla
sua.
“Non
ti preoccupare, Eve... La mamma è qui” disse mentre nel frattempo si muoveva con
la bambina in braccio.
“La
mamma?!” chiesi spontaneo senza pensarci su “che storia è
questa”
Blair si accorse della mia presenza e ne sembrò quasi
terrificata.
Aveva gli occhi lucidi, ma sapevo che davanti a me non avrebbe mai
pianto.
Blair sospirò e chiuse gli occhi. “Questa è mia figlia, ora lo sai” disse
senza fermarsi.
19 Dicembre, ore 22.31.
Restai fermo ed incapace di risponderle subito.
“Tu... Non avevi detto che era la tua sorellastra?”
chiesi.
Blair intanto stava andando avanti e indietro con la bambina in braccio.
Mi faceva strano vederla o solo immaginarla in quei panni. Blair era una
madre...
“Chuck, per favore... Non c'è tempo per parlare, la bambina non sta bene!”
urlò.
“Ho
dato a Dorota il numero del medico di famiglia dei Bass...” la informai, mentre
nello stesso istante entrò proprio Dorota. La sua faccia non diceva niente di
buono.
“Mr
Chuck, ho chiamato il medico ma la colf ha detto che era fuori in vacanza... A
Monaco”
“Dobbiamo trovare una soluzione!” disse Blair.
“Miss Blair, potreste portarla all'ospedale...” disse Dorota togliendomi
le parole da bocca.
Blair si bloccò. “All'ospedale? No! La vedranno tutti e scopriranno la
verità!”
Come
sempre aveva paura di fare brutta figura. Era sua figlia, non un
cane...
“Blair, vuoi che peggiori per caso? Quando la smetterai di pensare prima
alla tua immagine?”
Blair sospirò. “Andiamo. Dorota, prepara la borsa di
Eve!”
Poggiò la bambina sul suo letto e la avvolse in un cappottino di colore
fucsia e le mise un cappellino che faceva pan dan. Da vicino la bambina sembrava
ancora più bella. Di sicuro aveva preso qualcosa da Blair, ma anche qualcosa da
suo padre... Allontanai dalla mente qualsiasi pensiero relativo a questa cosa e
decisi di pensarci dopo.
Dovevo e volevo prima che la bambina stesse bene, non sapevo bene perchè.
19 Dicembre, ore 22.56.
Nemmeno venti minuti che già eravamo lì all'ospedale.
Nel
viaggio in limo ero rimasto ad osservare Blair per quasi tutto il tempo sperando
che non se ne accorgesse, approfittando che in quel momento non calcolava
nessuno che non fosse sua figlia. Anche Dorota era venuta con noi, sembrava
anch'ella più tesa che mai.
Dissi ad Arthur di parcheggiare nel retro dell'ospedale così non avremmo
dato troppo nell'occhio, e Blair mi stette a sentire per mia sorpresa. Fui
colpito anche quando entrai insieme a lei e Dorota nell'edificio che non mi
cacciò via. Doveva essere davvero preoccupata...
Il
medico di turno, un tizio stile Greys Anatomy, prese la bambina e la portò in
una stanza, impedendo a Blair o Dorota di entrare. Ricordo Blair ripetere di
'essere sua madre' cosa ancora strana da sentire per uno come me, e diventare di
ghiaccio quando il medico si richiuse la porta alle spalle per visitare la
bambina.
Seguii Blair nella sala d'attesa accanto alla sala dove si trovava la
bambina, mentre Dorota andò a chiamare Eleonor Waldorf.
Si
sedette su un divanetto e non fece altro che guardare per terra senza battere
ciglio.
Mi
sedetti accanto a lei cercando di capire bene la situazione. “Andrà tutto
bene”
“Era
il destino. Sarei dovuta restare con lei questa sera”
“Il
destino non esiste” dissi “sarebbe accaduto comunque”
“No!
E' tutta colpa tua!” esclamò alzando il tono della voce.
Sapevo che stava dicendo che la colpa era mia perchè era preoccupata,
così decisi di non darle peso. “Dimmi, se c'era Archibald al mio posto stasera
gli avresti detto lo stesso?”
Fu
allora che alzò la testa e mi fissò truce. Aveva gli occhi lucidi. “Nate non
c'entra...”
Roteai gli occhi al cielo e mi voltai verso sinistra. Il medico era
uscito dalla stanza e stava venendo da noi. “Signorina Waldorf” disse, e Blair
alzò distrattamente la testa.
“Devo dirle purtroppo che dobbiamo tenere in osservazione la bambina... Ma
siamo quasi sicuri che si tratti di una banale febbre di
stagione”
“A
quattro mesi?” chiese Blair.
“Capita qualche volta... Prematuramente. Ma niente di preoccupante. Ora ho
solo bisogno che mi dia i dati della bambina così da preparare la sua cartella
medica...”
“Dia
a me...” proposi io, e Blair stranamente non si oppose.
Il
medico mi diede un foglio da compilare ed una penna. Inconsciamente sapevo che
la verità si stava avvicinando, e avrebbe o meno avvalorato la mia tesi
mentale...
“Nome e Cognome...” dissi a Blair che nervosamente guardava un punto
indefinito.
“Evelyn Misty Waldorf...” rispose con tono decisamente triste.
Evelyn. Conoscevo solo un'altra persona con quel nome. Ero confuso, e la
mia tesi...
Iniziai a scrivere sul modulo. “Data di nascita”
“9
Agosto 2009...”
9
Agosto... Feci
un conto mentale e mi bloccai. Se era nata ad agosto... Blair era uscita incinta
a dicembre, novembre? Sospirai e la fissai un secondo. Ricordai quella notte,
dopo il Victrola... La notte che mai e poi mai mi sarei potuto scordare come le
altre volte con altre ragazze di cui magari non conoscevo nemmeno il nome.
Scossi la testa e sospirai ancora. Dopo tutto Blair era stata anche con Nate...
Chi mi diceva che...
Il
dottore tornò e gli diedi il modulo. Restammo di nuovo soli e non ero in grado
di pensare coerentemente. “Blair” cominciai quello che sarebbe stato un duro
discorso “Ho bisogno di...”
“Non
sono pronta a rispondere, adesso” rispose secca senza nemmeno
voltarsi.
“E
Quando lo sarai, dimmelo” feci rude “Se in qualche modo io c'entro
qualcosa...”
Fu
allora che si voltò. “Per favore, Chuck. Pensi davvero che... Se avessi avuto un
figlio da te l'avrei tenuto? Piuttosto mi sarei uccisa” rispose
acida.
Non
credevo molto alle sue parole.
Aveva risposto in un modo troppo prevedibile... Quando qualcuno viene
accusato di qualcosa che non riesce ad ammettere sia la verità. Mi alzai dal
divano ed iniziai ad andare avanti e indietro. Pensai ad una cosa che potevo
fare, ma dovevo farla in quel momento, perchè quella sarebbe stata l'unica
occasione in cui l'avrei potuta fare passando quasi inosservato.
“Ho
bisogno di andare un attimo al bagno” la informai “Torno subito” ma non era la
verità.
Andai invece dal medico che nel corridoio vicino stava discorrendo con
un'infermiera.
“Potrei parlarle?” chiesi.
“Non
si preoccupi per la bambina, starà bene”
“No.
Non volevo chiederle questo. Ho un favore da chiederle” gli dissi portandomelo
da parte.
“Mi
dica”
“Vorrei fare un test di paternità” dissi abbassando la
voce.
“Ma
lei non è...?”
“Non
lo so. La madre non vuole dirmi altro... La situazione è complicata e privata e
spero rimanga così...” dissi prendendo dalla tasca un assegno che avevo
preparato prima di circa diecimila dollari e glielo misi nella tasca del camice.
Annuì. “Cerchiamo sempre di tenere privata la vita dei nostri
pazienti”
“Bene, vedo che mi capisce” risposi sorridendo compiaciuto “Adesso vorrei
fare questo test...”
“Ci
vorrebbe l'autorizzazione della madre...”
“Non
può accontentarsi dell'autorizzazione” dissi prendendo un altro assegno dalla
mia tasca “di un presunto padre?” sull'ultima parola mi sentii un po' strano.
“Credo... Credo che possiamo fare uno strappo alla regola” concordò “Mi
segua in questa stanza” disse indicando una camera in fondo al corridoio. Lo
seguii.
20 Dicembre, ore 23.53.
Erano passate alcune ore da quando eravamo lì.
Avevano detto che la bambina, Evelyn, sarebbe dovuta restare lì per la
notte per restare in osservazione, poi poteva anche uscire dall'ospedale.
Dopo
essere andato a fare il test del DNA in segreto totale, tornai da Blair più
tardi del dovuto.
Era
seduta ancora sullo stesso divanetto.
Aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto, ero sicuro che era ancora
preoccupata anche se il dottore aveva detto che non c'era pericolo, e non mi
andava di andarmene via e lasciarla lì tutta sola a darsi colpe che non aveva.
Per la prima volta avevo voglia di starle vicino non per portarmela a letto, o
per altro, e me ne meravigliai...
Avevo preso due caffè al bar, giusto per giustificare la mia lunga
assenza.
“Ci
hai messo tempo” disse, senza distogliere lo sguardo.
“Sono andato a prendere questi” risposi porgendole il bicchiere con il
caffè. Abbozzò un sorriso quando lo vide, e questa cosa mi fece piacere. Mi
sedetti di nuovo accanto a lei ed iniziai a sorseggiare il mio caffè. Certo, non
era un buon whisky o scotch, ma cosa potevo pretendere.
“Sono davvero una cattiva madre” disse qualche secondo più tardi.
“Non
credo” dissi, più per la circostanza che per altro. Che ne sapevo io se era così
o no? Già era stato sorprendente scoprire che Blair avesse una
figlia.
Voltò lentamente la testa verso di me. Aveva il mascara leggermente
sciolto e gli occhi rossi.
Per
un istante pensai alla Blair di quella notte in limousine.
Non
era molto distante da quella che vedevo ora, indifesa e preoccupata.
“Che
ne sai tu di come ci si comporta” disse roteando gli occhi.
“Nemmeno tu lo sai” dissi “però a quanto sembra non ti stai comportando
male”
“Andiamo, una brava... madre non lascerebbe mai sua figlia per
andare ad uno stupido ballo”
Adesso il ballo era diventato anche stupido. Avrei voluto un registratore
per immortalare questa frase detta da Blair Waldorf. Doveva sentirsi davvero in
colpa.
“Ma
la madre ha solo diciotto anni...” le ricordai guardandola
serio.
Non
mi rispose, ma vidi scenderle una lacrima sulla guancia. D'istinto allungai la
mano per asciugarle il viso, ma si allontanò bruscamente. “Non toccarmi” disse.
Mi
comparve un sorriso sul volto. Era sempre la solita, ma io no.
Se
c'era solo una minima possibilità che io potessi solo lontanamente essere... In
qualche modo imparentato con quella bambina... Cosa avrei
fatto?
Dopo
due ore in cui ero stato invaso dalla curiosità di sapere la verità, adesso
volevo solo andarmene via fingendo di non aver visto niente.
Sarei stato in grado di prendermi le mie responsabilità? Non ne avevo
idea.
Era
capitato tutto all'improvviso e improvvisamente avevo bisogno di
aria.
Lì,
assieme a lei, non era di certo il posto migliore per pensarci su, vero o non
vero; ma non potevo di certo lasciarla sola. Però... Sospirai e vidi l'orologio,
e lei se ne accorse.
“Puoi andartene se ti aspetta qualche puttanella a casa” disse acida.
“Non
ho nessuno che mi aspetta a casa” risposi con la stessa acidità.
Si
voltò leggermente verso di me. Aveva un'espressione indecifrabile, ed era
distrutta.
“Perchè vuoi restare allora?” chiese sempre con tono
accusatorio.
“Non
voglio lasciarti da sola ad affrontare la notte” risposi
secco.
Fu
allora che stranamente le mie parole ebbero effetto. Iniziò a singhiozzare
ininterrottamente a bassa voce per paura di farsi sentire da altri – anche se il
corridoio era vuoto.
Non
seppi che fare, ma di certo se avessi osato toccarla ancora mi avrebbe mollato
uno schiaffo che sapevo di non meritarmi. D'altronde era solo arrabbiata con sé
stessa.
Dopo
qualche minuto sentii il silenzio tornare. Mi voltai verso di lei e notai che si
era appoggiata sul bracciolo del divanetto, e che stava dormendo.
Semmai avrebbe smesso di piangere, quindi ero grato che fosse così
tardi.
20 Dicembre, ore 7.15.
Qualche ora più tardi mi svegliai. Mi stropicciai gli occhi con la mano
sinistra sentendo un peso sul braccio destro. Blair si era appoggiata
tranquillamente a me mentre dormivamo su quel divanetto, e stava ancora dormendo
profondamente.
Abbassai la testa e le diedi un bacio sui capelli. Era da tanto che non
la baciavo e quello mi sembrava il momento più adatto, visto che stava dormendo
profondamente.
Si
strusciò sul mio braccio per qualche istante e la vidi sorridere. “Per favore
non andare via...” disse, e mi chiesi cosa o meglio chi stesse sognando. Magari
quel perdente di Nate...
Vidi
l'ora. Erano quasi le sette e mezza del mattino, ed era domenica. Quel giorno a
casa Bass ci sarebbe dovuta essere la prova del grande pranzo di Natale che da
quest'anno avevamo iniziato a preparare. Solitamente, quando eravamo solo io e
Bart non c'era nulla del genere.
Lui
era fuori ed io ero solo a festeggiare mangiando il servizio in camera del Palace...
Mentre pensavo a cosa avrei dovuto fare dopo ed ai miei Natali passati,
mi voltai e vidi arrivare il dottore con un sorriso smagliante sul volto.
“Buongiorno” ci salutò “Volevo avvisarvi che la bambina sta bene... La febbre
sta scendendo e continuerà a scendere...”
Sentendo la voce estranea del dottore Blair sembrò quasi svegliarsi
“Chi... Cosa... Dove...”
“Blair” le dissi sottovoce “ci sono buone notizie”
Blair si mosse appena e aprì lentamente gli occhi. Mi gettò un'occhiata e
in fretta mi allontanò da lei con una faccia quasi disgustata. “Salve...” salutò
il dottore.
“Miss Waldorf, sono venuto ad informarvi che la bambina sta bene e che si
riprenderà. Era solo un attacco di febbre, normale nei neonati... Domani starà
benissimo”
Blair fece un largo sorriso e quasi le tornò la vita. “Grazie” furono le
sue uniche parole.
“Se
vuole può andarla a trovare” le disse, prima di allontanarsi.
Blair non se lo fece ripetere due volte. Si alzò dal divano e si diresse
verso la stanza di Eve.
Io
la seguii. Ero curioso di vedere come si sarebbe comportata
ora.
Restai sotto l'arco della porta e la vidi gioiosa raggiungere la bambina
che dormiva in una piccola culla al centro della stanza. La prese in braccio e
le baciò la testa.
“Tesoro, quanto mi sei mancata” disse cullandola in braccio. La bambina
piangeva un po'.
“Hai
fame?” chiese, quasi come se potesse risponderle. La poggiò nuovamente nella
culla e si tolse il cappotto mettendolo sulla poltrona vicina, poi si bloccò e
si voltò verso di me.
“Non
ti crederai mica che ti lascerò guardare, Bass? Devo
spogliarmi”
Alzai le sopracciglia e non le risposi. Sospirai e chiusi la porta della
stanza appoggiandomi al muro del corridoio. Cosa mi potevo mai
aspettare?
Qualche minuto più tardi, la porta si aprì. Blair ne uscì incappottata
con la bambina in braccio, vestita anche lei per andarsene. Le guardai
distrattamente, ma Blair non si voltò mai nella mia direzione, anche se ero
proprio a dieci passi da lei. Il dottore le andò incontro, e le disse altre cose
che da dove mi trovavo non riuscii a sentire bene, ma poco mi importava. Lei era
la madre, io... Non sapevo cos'ero, sinceramente. Almeno non
ancora.
Blair fece per andarsene quando si voltò nella mia direzione,
accorgendosi di me che la fissavo con un'espressione mista tra delusione e
preoccupazione. Ero molto pensieroso.
“Sei
ancora qui?” mi chiese, ma non sembrava un'accusa.
“Aspettavo te”
“Prenderemo un taxi” rispose continuando a camminare.
“Se
prenderete un taxi tutti ti vedranno... Non ha i finestrini scuri come la
limo”
Fu
allora che si bloccò e si voltò. “Bene, Chuck. Ma sarà l'ultimo
favore
che mi
farai”
Sorrisi compiaciuto e mi avvicinai a lei. Le toccai la schiena quando la
raggiunsi, quasi a volerla guidare, ma lei come sospettavo avanzò il passo e mi
superò per non starmi vicino.
20 Dicembre, ore 9.
Ecco
come la mia giornata era appena finita ed iniziata nello stesso istante.
Eravamo appena arrivati sotto casa dei Waldorf, ma Blair sembrava non
volersi allontanare ancora. Si stava trattenendo a coprire meglio la bambina,
per paura che qualcuno la vedesse.
“Vuoi che ti accompagno?” proposi, anche se forse sapevo cosa avrebbe
risposto.
Mi
guardò truce. “Il tuo lavoro è finito qui, Chuck” rispose aprendo la portiera “E
gradirei che fosse finita qui per sempre”
Non
le risposi, ma la fissai con la fronte corrugata. “Sai che non mi hai ancora
detto tutto”
Fece
una risatina “Chi ha detto che debba dirti qualcosa, Bass? Questa è
mia
figlia” rispose con tono insistente. Quanto si stava fissando a ripetere che
fosse sua e
di nessun altro.
“Non
è detto” obiettai. Che eravamo andai a letto insieme lo sapevamo entrambi.
“Per
la cronaca, non
sei tu il padre”
rispose acida con la voce che notai tremolante.
“E,
per la cronaca... Chi sarebbe?”
“Non
te lo dirò mai! Stai fuori dalla nostra vita” rispose uscendo fuori dalla limo
“E fai finta di non aver visto nulla stanotte. Sono stata male e mi hai
riportata a casa, punto. Addio, Chuck” rispose, e si avviò nel palazzo
richiudendosi il portone alle spalle.
Dovevo aspettarmi una reazione del genere.
Ora
che sia lei che la bambina erano andate via ed ero solo nella mia limo, ero
stato riportato alla realtà. C'era anche una minima probabilità che fossi il
padre di quella bambina, e non sapevo come comportarmi di conseguenza se quella
fosse stata la verità.
Di
certo l'aria di New York non aiutava la decisione, data la forte influenza che
aveva.
Dovevo andare via per qualche giorno, niente era meglio
dell'Europa.
“Arthur” chiamai il mio autista “avvisa mio padre che sto andando a Monaco
e prenotami un volo entro l'una di questo pomeriggio... Ho intenzione di partire
subito”
“Certo, Mr Bass” concordò. Sperai che questo viaggio mi avrebbe illuminato
la strada, ma forse l'avrebbe solo offuscata ancora di più di com'era buia
adesso.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** I'm Sorry For Blaming You ***
aaa
Grazie a tutti per i commenti! secondo me questo
capitolo vi piacerà XD il mio regalo di ritorno! XD
Chuck's POV
24 Dicembre, ore 19.
Alla fine ero tornato per la cena della Vigilia di Natale.
Ero stato tentato a passare il Natale a Monaco per spassarmela con
qualche ragazza in qualche locale, ma non mi allettava per niente la cosa. Avevo
pagato il dottore per chiamarmi una volta che sarebbero stati pronti i
risultati, e lui l'aveva fatto questa notte, quando in America era ancora tarda
sera, dicendomi che se volevo, potevo venirli a ritirare.
Ovviamente, la mia forte curiosità aveva avuto la meglio e aveva fatto sì
che prenotassi subito un biglietto per tornare a New York, solo ed unicamente
per scoprire l'agognata verità.
Non osavo pensare a cosa avrei fatto se fosse stato positivo... Sapevo
solo che se il test mi diceva che non ero il padre di quella bambina avrei
volontariamente ignorato Blair a malincuore e avrei trovato uno svago per
pretendere che non esistesse, che a distanza di un anno non pensavo alla notte
di sesso passata con lei in limo per qualcosa che non fosse sesso.
Avrei ignorato quel vuoto nello stomaco quando la vedevo e tutte le
immagini tenere che mi venivano nella testa di me e lei in situazioni che prima
non avrei mai pensato di poter immaginare con nessuna ragazza con cui ero stato
a letto.
Me ne sarei andato una volta finita la scuola così avrei fatto come dice
quel detto.
'Lontano dagli occhi, lontano dal cuore'.
Adesso mi trovavo nell'ascensore che portava all'attico dei Waldorf con
una busta gialla in una mano, ed un'altra busta più piccola nell'altra. Non so
cosa mi aveva portato a comprare un regalo alla piccola Eve. Forse saranno stati
quegli occhi castani, o forse quei folti capelli bruni... Sta di fatto che
sentivo di dover lasciare un mio ricordo a quella bambina, padre o non
padre.
Non avevo ancora osato aprire la busta gialla. Mi ero dato come tempo
limite alla mia curiosità lo scocco del campanello dell'ascensore, e quello era
già suonato da più di venti secondi. Adesso mi trovavo a casa dei Waldorf, e
dovevo farlo prima che Blair scendesse. Dovevo sapere la verità prima di fare
una delle mie figure e di perderla per sempre. Aprii con delicatezza la busta
per non romperla, ed estrassi il foglio bianco che era al suo
interno.
Non lessi niente di quello che stava scritto all'intestazione, mi
interessava solo la fine.
“Chuck, cosa ci fai qui? Pensavo che...”
disse Blair scendendo le scale.
Alzai la testa con un'espressione indecifrabile in volto.
“Quando pensavi di dirmelo, eh?” sbottai.
Blair fece una faccia interdetta.
“Chuck, non so di cosa tu stai
parlando... Te l'ho detto, tu non sei...”
“Il padre?” risposi facendo un ghigno “a
quanto pare mentivi” dissi mostrandole il foglio.
Lo prese da mano e lo lesse. Sembrava quasi inorridita.
“Nessuno ti ha dato il permesso di
torcerle un capello!” gridò.
“Non me l'avresti mai dato nemmeno se
pregata!”
“Resta comunque il fatto che ti sei
permesso di toccare mia
figlia! E di nascosto, per giunta!”
“E' anche mia figlia!” dissi, il sangue che mi andava
al cervello. Ero confuso, e tanto tanto arrabbiato che avrei potuto rompere
tutta la mobilia di quella casa con la mia furia.
Corrugò la fronte. “Chuck Bass, tu sei uno sporco egoista bastardo che
non pensa ad altro che a sé e al suo amico lì tra le gambe. Sei un
irresponsabile codardo che a stento riesce a badare a sé stesso e non mi
meraviglio che tuo padre non abbia voluto dirti nulla!”
Strinsi i pugni e sospirai. “Cosa c'entra Bart?” urlai, cercando di
moderare la voce.
Blair scosse la testa e chiuse un istante gli occhi. Ero sicuro che non
voleva dirlo, ma per il mio bene aveva fatto la cosa giusta.
“E' venuto quattro mesi fa a vedere di
persona che fosse tutto vero...”
Continuavo a sospirare. “Blair. So che c'è altro. Sputa il rospo prima
che perda la pazienza”
“Ha detto che tu non saresti potuto
essere padre nemmeno tra vent'anni e che... era meglio se non ti diceva nulla di
Eve. E' da allora che mi manda dei soldi per lei...”
Dalla rabbia verso mio padre dovetti espirare e respirare e tenere per un
istante gli occhi socchiusi e trovare la forza di parlare senza urlare. Ora
capivo tutto. L'incontro fuori la gioielleria un mese fa, le chiamate al negozio
di giocattoli... Era tutto... Per questo. Ed io non ne sapevo niente, e non ne
avrei mai saputo niente. Ero incazzato da poter distruggere
tutto.
“Non ne sapevate niente di come avrei
risposto!” sbottai alla fine.
“Oh no. Io sono sicura che se te l'avessi
detto saresti fuggito a gambe levate dove... A Monaco? A Parigi? A Firenze? O da
qualche altra parte a sbatterti qualche puttanella e ad ubriacarti per
pretendere che tutto questo – che Eve – non esistesse? Andiamo, non credo che tu
sia in grado di fare il padre, così ti evito anche solo di pensarci! Eve è solo
mia
figlia! Crescerà con una madre e sarà felice così, senza un padre bastardo che
l'avrebbe solo fatta soffrire di quanto non avrebbe già fatto soffrire sua
madre!”
“Tu non sai nulla” dissi, sempre cercando
di non esplodere.
“Cosa significherebbe questo, Chuck? Lo
sappiamo entrambi che finirebbe prima di iniziare”
Scossi la testa nervosamente. “Resta il fatto che non l'avrei mai saputo.
Avresti lasciato che nostra
figlia sarebbe cresciuta allo scuro dell'esistenza di suo
padre?”
“Sì. Dopo aver fatto lo stupido ed
incosciente errore di perdere la mia verginità nel retro della tua limo ed
essere uscita incinta con un figlio tuo avrei fatto avere un'infanzia
meravigliosa a mia
figlia e l'avrei preservata dagli sporchi maniaci con le limo come
te!”
Mi vennero quasi le lacrime agli occhi. Mi stavo troppo arrabbiando, e
non andava bene.
Chiusi di nuovo gli occhi e sentii una lacrima rigarmi il viso mentre mi
mordevo il labbro. Maledetta. Stavo imprecando internamente perchè una cosa del
genere non capivo perchè mi stava accadendo sulla Terra. Le sue parole mi
facevano male. “Non sai cosa ti avrei detto. Non sai cosa avrei fatto” risposi
con la foce tremolante. Cercai di tenerla ad un livello normale per non tradire
alcune emozioni che non capivo da dove arrivavano...
“Andiamo, Chuck Bass padre! Non è una
cosa a cui potresti credere!”
La guardai di nuovo negli occhi sbattendo le palpebre per far asciugare
quelle lacrime che erano salite fin sopra e che volevano ancora uscire. Non
riuscivo a trovare altro da dire.
“La cosa migliore che potresti fare è
andar via e pretendere che...”
Non le lasciai terminare la frase che la bloccai. Le diedi la busta con
il regalo per Eve in una mano e mi voltai dicendole poche parole. “Buon Natale,
Blair...”
Raggiunsi l'ascensore e vi entrai, premendo il tasto 'terra' più forte
che potevo. “Addio...”
Blair's POV
Mi sentivo quasi libera dopo tutto quello che gli avevo
detto.
Adesso sapeva la verità amara che avevo cercato di tenere custodita per
sempre, ed ero sicura che non l'avrebbe detta a nessuno. Nello stesso tempo mi
sentivo realizzata ma anche un po' dispiaciuta per quello che avevo detto a
Chuck, ma se l'era voluta.
Adesso non sapevo se aprire o meno la bustina blu che mi aveva lasciato
prima di augurarmi buon Natale e andarsene – sperai – per sempre dalla mia vita.
Scartai la busta gettandola a terra in fretta e trovai una scatoletta
rettangolare di colore nero che mi sembrava tanto la scatoletta dove solitamente
c'erano gioielli.
Aprii in fretta perchè ero curiosa di vedere quale cosa perversa aveva
deciso di regalarmi, e mi trovai davanti un piccolo bracciale d'oro su cui
leggevo apparentemente un incisione.
Lo avvicinai per leggere meglio, e improvvisamente mi sentii in colpa.
'Evelyn Misty Bass', ecco cosa c'era scritto.
Non ci pensai nemmeno due volte, lasciai il bracciale sul tavolino del
soggiorno e spinsi con forza il bottone dell'ascensore. Dovevo fare presto,
dovevo cercare di beccarlo prima che se ne fosse andato anche se credevo la cosa
molto difficile. Dopo tutto quello che gli avevo detto, ora magari era già
diretto all'aeroporto per prendere il prossimo volo per l'Europa e fuggire via
da New York come aveva sempre fatto.
Arrivò l'ascensore e vi entrai senza curarmi di prendere un cappotto
anche se fuori faceva freddo. Sperai che l'ascensore scendesse più veloce del
solito, e nel frattempo mi sentivo ansiosa. Ero stata una stupida, stupida, e
ancora stupida.
Quando l'ascensore si aprì iniziai a correre notando da lontano che fuori
stava nevicando. Poco mi importava, dovevo vedere se avevo ancora una
possibilità. Uscii fuori e mi guardai intorno notando che Chuck era ancora lì
accanto la sua limo che guardava un punto indefinito alla sua destra.
Noncurante, lo raggiunsi e mi gettai tra le sue braccia sorprendendolo e
facendolo sbattere sulla portiera della limousine.
Alzai gli occhi verso di lui. Aveva la bocca spalancata ed era
interdetto. Io intanto sentivo le lacrime che mi pungevano gli occhi. Gli
accarezzai la guancia e gli sorrisi.
“Ho giudicato troppo presto... Mi
dispiace” Chuck sorrise appena, e sapevo che era difficile per lui tornare come
prima. L'avevo praticamente ucciso verbalmente.
“Cosa ti ha fatto cambiare
idea?”
“Il bracciale. E'... una cosa che non mi
aspettavo”
“Non è niente”
Era inevitabile che rispondesse così, ma per adesso il suo gesto andava
bene.
“Per me significa molto” gli risposi
sorridendogli ancora “Vorresti salire?” chiesi.
“Vorrei, ma prima ho da sbrigare una
cosa”
“Tuo padre?”
“Esatto. Devo farlo prima che parta
ancora” disse voltandosi appena.
“Fai come vuoi. Ti... aspetteremo” Questa
volta sorrise, e la cosa mi rincuorò.
“Verrò alle nove” rispose, e mi diede un
bacio sulla guancia che mi fece arrossire di brutto e mi fece sentire strana
come non accadeva da tempo.
Poco dopo Arthur arrivò e Chuck se ne andò via in limo.
Mi sentii eccitata da quel bacetto e non vedevo l'ora che arrivassero le
nove per rivederlo.
Stavo davvero rivalutando Chuck Bass, e mi meravigliava questa
cosa.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** It will never be the same ***
aaa
oggi sono di nuovo di fretta perchè devo
scendere per andare a lezione all'uni, quindi generalmente ringrazio tutte
coloro che mi hanno lasciato comnmenti negli ultimi capitoli! *ò* La storia
continua ancora, eh XD non preoccupatevi che c'è anche altro da
scoprire! ...al prossimo capitolo!
Chuck's
POV
24 Dicembre, ore 19.43.
Entrando a casa mi sembrava essere in un mondo freddo e congelato.
La casa mi sembrava più vuota del solito, ma sperai che Bart e Lily
fossero ancora qui prima di partire per le Bahamas. Sì, perchè il Natale si
passava al mare...
Non avevo mai passato un Natale con mio padre.
Solitamente mi ritrovavo il giorno della Vigilia a casa da solo con la
governante che si dimostrava essere sempre una bella donna per fortuna, e con
tantissimi regali che mi arrivavano da quello che credevo fosse Babbo Natale. In
realtà, da allora fino ad oggi aveva tutto meno che l'aspetto di un vero padre.
Crescendo era diventato più facile. Mi bastava uscire, mi bastava farmi
compagnia con una bella bottiglia di scotch invecchiato o con una squillo
slovena che era in qualche locale malfamato. Avevamo in comune il fatto di non
avere una famiglia vicina.
E quest'anno pensai che sarebbe stato lo stesso se Blair non mi avesse
sorpreso.
Era stato un gesto inaspettato, ma d'altronde le cose non vanno mai come
pensavi.
Mi rincuorai di poter passare una serata diversa da quella che
prospettavo, magari in compagnia proprio di qualche bottiglia di alcol o con
qualche poco di buono.
Forse quest'anno Babbo Natale aveva esaudito il desiderio che avevo
richiesto per tanti anni di seguito senza ottenere nulla. Forse, potevo essere
felice anch'io...
“Avete preso tutto?” Eccolo.
Gli andai incontro, era come al solito distratto dalle faccende del
viaggio.
“Papà” lo salutai, e a stento si accorse
di me.
“Chuck. Già a casa?” chiese, quello che a
me suonava un'accusa.
“Ho bisogno di parlarti” dissi schietto.
“Non ho tempo per parlare. Tra un'ora e
mezza io e Lily abbiamo l'aereo che parte e non posso fermarmi a chiacchierare.
Me lo dirai quando torneremo alla fine del mese” disse indifferente, come ormai
faceva da quando ero nato. Fece per allontanarsi, ma lo bloccai.
“Ho bisogno di parlare. Ed
ora.”
Sospirò, come quasi gli stessi rubando dei secondi preziosi. “Ti do due
minuti”
Il ragazzo che stava parlando prima con Bart si allontanò, e restammo
soli.
“Perchè non mi hai detto nulla?” chiesi
diretto. Aveva detto due minuti dopotutto. Se è questo il tempo che un padre
vuole dedicare ad un figlio...
“Non so di cosa tu stia
parlando”
“Sto parlando di questo” risposi aspro
mostrandogli il risultato del test.
Bart lo fissò come al solito con indifferenza. “Quando l'hai
fatto?”
“Sabato notte. Di nascosto. Quando
mia
figlia stava male ed aveva la febbre alta” dissi, accorgendomi che bene o male
parlare di Eve come mia figlia forse non sembrava tanto difficile come avevo
pensato. Mi sentivo strano...
Bart sospirò ancora. “Non credo che a quest'età tu sia in grado di
prenderti le tue responsabilità...” disse, sembrando più distaccato del
solito.
“Tu non sai nulla”
ribattei.
“Io so solo che in un anno spendi un
capitale per belle ragazze e alcol, che di te non ci si può fidare e che come
figlio sei una delusione totale... Non credo quanto dureresti come
padre”
Strinsi i pugni. In quel momento mi sarebbe venuta voglia di dargli un
pugno in piena faccia.
“Sai che ti dico? Adesso vado proprio da
Blair” risposi voltandomi e andando verso l'ascensore.
“Fai come vuoi, ma poi non dirmi te
l'avevo detto”
Mi bloccai un secondo. “Tanto non potrei dirlo a nessuno” dissi a bassa
voce prima di entrare nell'ascensore e tornare da dove ero
venuto.
24 Dicembre, ore 20.32.
Il tin dell'ascensore mi avvisò di essere arrivato.
Entrai nella penthouse e trovai Blair che dava ordini a
Dorota.
“Te l'ho detto. Voglio rose rosse a
tavola! E' Natale, quello è il suo colore. Vattele a
procurare”
“Ma... Miss Blair, è
tardi”
“Non importa. Cerca! Tra poco verrà
qui...” si voltò verso di me, accorgendosi della mia presenza “Chuck. Sei in
anticipo” disse abbozzando un sorriso.
“Ho fatto presto” risposi senza molto
entusiasmo.
Mi venne incontro, mi sorrise ma non fece altro. Cosa poteva fare,
dopotutto?
“Meglio andare di sopra nel frattempo”
disse poi vedendo Dorota che rientrava “e vedi di trovare quello che ti ho
detto, Dorota” ordinò alla cameriera. Mi faceva ridere vedere Blair dare ordini,
ma aveva sempre fatto così da quando ci conoscevamo.
Si avviò verso la scala che portava di sopra, e non chiesi nulla.
Forse immaginavo dove voleva andare, ed anche cosa probabilmente voleva
fare.
Raggiungemmo la sua stanza. La porta era già aperta.
Blair si avvicinò alla culla rosa mentre io restai indietro. Non sapevo
se avvicinarmi o meno in verità. Era una cosa tutta nuova e strana per
me.
“Guarda che non morde” disse Blair, al
che avanzai di qualche passo. La prese dalla culla e le sorrise. La bambina
stranamente fece la stessa cosa, quasi come un gesto di
sintonia.
Mi avvicinai ancora di più, senza sapere bene cosa dire.
Blair tornò seria e mi fissò. “Ti ho perdonato la bravata che hai fatto
oggi... Ma ti avverto, Chuck” sospirò “Avevo deciso di far crescere questa
bambina senza un padre. Ora che... Apparentemente sembra che tu...” non la
lasciai finire.
“Blair. Ti ho fatto quel regalo. Sono
venuto qui stasera... Non credi che almeno qualcosa...?”
Abbassò lo sguardo e scosse la testa. “Non basta... E lo
sai”
“Abbi fiducia in me” le risposi. Sembrava
che nessuno credesse che potevo cercare di fare qualcosa di non dannoso alle
persone che mi circondavano...
“Dovrai dimostrarmelo”
Allungai le braccia “passamela” le chiesi, ovviamente riferendomi alla
bambina.
“Non farla cadere” disse lei passandomela
con attenzione.
Quando mi ritrovai quella piccola creatura tra le braccia dovetti sedermi
sul letto.
Dovevo ancora prendere coscienza che fossi il padre di quella piccola
bambola di porcellana, ma solo con l'esperienza ce l'avrei fatta.
La osservai meglio, per la prima volta da vicino.
Aveva gli occhi color nocciola che ricordavo di aver visto anche la prima
volta. Non ne ero certo, ma sembravano proprio del colore dei miei. I capelli
che stavano iniziando a crescere erano castani, ma non sapevo dire da chi li
avesse presi.
D'istinto mi venne da sorriderle, ma non riuscii a fare un sorriso troppo
convinto.
So che come le avevo detto le avevo fatto il regalo per la bambina ed ero
andato lì quella sera, ma tuttavia nella mia testa avevo ancora le idee confuse.
Ci avrei pensato dopo, o domani, comunque non ora perchè sapevo che stare
assieme a loro avrebbe influenzato tutto.
“E' bellissima” dissi dopo qualche minuto
in cui restai in silenzio.
“E' mia figlia, ovvio che sia bellissima”
rispose Blair sorridendo.
Oggi sembrava più amichevole del solito con me... “E' bellissima come sua
madre”
“Attraverso le lusinghe non otterrai
nulla, Chuck”
“Chi ha detto che voglio ottenere
qualcosa” risposi, e in effetti niente volevo da lei. Forse una cosa c'era, ma
dovevo ancora capire bene la situazione...
“Miss Blair, è arrivato suo padre!” disse
Dorota sorprendendoci entrando di soppiatto.
Blair congiunse le mani e gli occhi sembrarono quasi
brillarle.
Allungò le braccia e le passai Eve. “Finalmente incontrerai il nonno!”
disse Blair entusiasta.
Senza aggiungere altro uscì dalla stanza ed io la seguii.
24 Dicembre, ore 21.37.
“E allora, Blair, quando si sapranno i
risultati dei test d'ammissione?” chiese Harold qualche oretta più tardi.
Eravamo seduti noi tre più Eve nella carrozzina accanto a Blair.
Eleonor a quanto pare era rimasta bloccata in un aeroporto a causa di una
bufera di neve che forse si sarebbe propagata anche qui a New
York.
“No, papà ha detto la preside che ce lo
farà sapere a gennaio... Io sono sicura di essere stata ammessa a Yale!” rispose
lei raggiante. Davvero sembrava felice oggi. Colpa mia?
“Certo, ne sono sicuro” rispose Harold
con un sorriso, poi si rivolse a me “E tu, Charles? A quale università hai fatto
domanda?”
Che domanda. “Beh, a dire il vero mio padre vuole che vada a Yale, ma io
ho intenzione di seguire un'altra strada...” dissi convinto.
Harold aggrottò la fronte. “Lavoro?” chiese un po'
impertinente.
“Esatto. Presto erediterò le industrie
Bass... Preferisco investire lì che a Yale...”
Sospirò. “Se pensi che sia meglio per te...”
Abbassai la testa e tornai a mangiare il mio tacchino. Non avevo molta
voglia di parlare di me e di cosa avrei fatto, ma risposi solo per
educazione.
Cadde un silenzio abissale. “Allora, papà... Quanto hai intenzione di
fermarti?”
“Credo almeno fino a dopo Natale...
Almeno il giorno dopo. Sai, Roman è impegnato per lavoro e si libererà solo dopo
domani, e lo raggiungerò a Miami prima di tornare a Parigi”
“E' stupendo!” rispose sempre sorridendo.
Poi sentii un pianto. Blair si voltò verso la carrozzina e anche Harold. Prese
la bambina in braccio e la adagiò sulla sua spalla per farla
calmare.
Poi si alzò. “Credo che voglia mangiare...” disse andando nell'altra
stanza.
Io continuai a mangiare.
“Allora, Charles” cominciò a dire poi
Harold “come mai non sei con i tuoi a festeggiare?”
Mi aspettavo di peggio. Mi schiarì la voce. “Mio padre e Lily sono
partiti per un viaggio di piacere... Serena ed Eric passeranno il Natale con la
madre di Lily, quindi...” era fin troppo facile rispondere a domande del genere
quando eri sempre solo a Natale...
“Capisco” rispose inespressivo “allora mi
fa piacere che almeno tu sia qui questa sera...” mi sorrise, e sperai che non
fosse un sorriso di compassione.
Odiavo essere compatito solo perchè non passavo un Natale decente ed ero
ancora giovane.
“Anche a me fa piacere” gli risposi
distaccato. Non doveva credere chissà cosa, dato che non ne avevo idea nemmeno
io. Che confusione dannata.
“Beh, tralasciando i convenevoli”
continuò “Ho da dirti qualcosa di molto importante...”
Ero preparato a questo. Voleva farmi le sue raccomandazioni? Più che
avvicinarmi, mi stava allontanando. Odiavo le raccomandazioni quando nemmeno io
sapevo bene cosa fare.
Per favore, sta zitto. Taci. Taci, taci.
“Glielo dirai dopo, papà” mi salvò Blair
proprio nel momento giusto tornando dall'altra stanza con la bambina. “Dorota ha
preso il nostro dolce di Natale proprio ora dal forno”
Mi chiesi se Blair era arrivata giusto in tempo per caso oppure proprio
per non far finire Harold.
Sapevo che lei molto probabilmente pensava alla cosa che stavo pensando
io non appena Harold mi fece la domanda... Sapeva che sarei potuto andare via
non rispettando le mie scelte.
Harold le sorrise. “Certo, Blair bear. Mangeremo prima la torta”
24 Dicembre, ore 23.22.
Dopo aver mangiato la torta di Blair – devo ammettere che non era male,
anche se sapevo l'aveva fatta Dorota – Blair iniziò a dire tutto quello che le
passava per la testa su Yale e roba del genere, su come sarebbe entrata ad ogni
costo e come poi avrebbe vissuto lì, finché Harold, stanco dal viaggio, non
decise di andare nella stanza degli ospiti a dormire lasciandoci soli nel
soggiorno di casa Waldorf.
Io ero seduto letteralmente affondato nel divano beige, e non avevo
nessuna voglia di alzarmi, anche se dovevo andar via, altrimenti la situazione
sarebbe diventata peggiore.
Blair mi avrebbe di sicuro chiesto qualcosa, conferme, conferme e ancora
conferme che le avevo dato in parte ma che non ero sicurissimo di darle ancora
se me l'avesse chiesto.
Dovevo pensarci su. Una parte della mia testa mi diceva di andare via,
scappare più lontano possibile e dimenticarmi di Blair, di Eve e della mia vita
a New York, ma quella possibilità stavo cercando di metterla da parte anche
perchè era la soluzione che avevo pensato solo nel caso in cui Blair non avrebbe
più voluto parlarmi... Cosa che non si è verificata.
L'altra opzione era restare e dimostrare prima a mio padre che a Blair
che io potevo prendermi le mie responsabilità, per quanto queste siano pesanti e
mi portino a farmi sentire in gabbia.
“Penso che me ne andrò anch'io” informai
Blair qualche minuto prima di mezzanotte.
Blair era seduta al tavolo e stava sfogliando una rivista. Mi voltai e la
vidi alzare la testa per incrociare il mio sguardo. Poi si alzò ed andò ad
affacciarsi alla finestra.
Pensai che il suo comportamento fosse strano. “Non puoi” disse qualche
secondo dopo.
“Bart mi aspetta a casa, tra mezz'ora
sarà Natale” mentii. Non aveva sentito il discorso che avevo avuto con suo
padre. Almeno così sperai.
Volevo e non volevo andar via allo stesso tempo.
Blair si voltò di nuovo. “Chuck andiamo, non fare lo stupido” disse
sorridendo appena “so bene che la tua casa è completamente
vuota”
Alzai le sopracciglia, mostrandomi interdetto. “Ti hanno informato male”
mentii.
Blair scosse la testa e si avvicinò. “Guarda che i muri divisori non sono
spessi... Ho sentito cosa hai detto a mio padre prima. Ed inoltre me l'ha detto
Serena” ecco una conferma.
Scrollai le spalle e feci spallucce. “Beh, quello che hai sentito era una
bugia”
“No, che non lo era... Chuck Bass non
vuole passare per vittima ed essere compatito. Mai. Quindi se l'hai detto vuol
dire che era vero” aveva capito tutto.
Sospirai. “Blair... Devo andare. E non deve interessarti il
perchè”
“Non puoi” disse, quasi facendolo suonare
come un ordine perentorio.
Mi morsi un labbro e senza aggiungere altro mi avviai all'ascensore, e
lei mi seguì.
“Dove pensi di
andare?”
“A casa” la informai indifferente. Perchè
non voleva che andassi via? Camminai lento giusto perchè in quel momento volevo
che mi bloccasse prima che raggiungessi l'ascensore.
Mi prese per un braccio e mi voltai. Mi sorrideva. “Non puoi
andartene”
“E perchè? Blair, te l'ho detto, un passo
alla volta...” mi zittì e mi trascinò fino alla finestra.
“Ci crederesti mai?
Nevica”
In effetti non ci credevo. Era raro che a New York nevicasse.
“Incredibile” commentai.
“E non è una semplice nevicata, a quanto
pare. E' una bufera. Non è sicuro uscire per le strade con questo tempo...
Oltretutto piove pure” disse voltandosi. Aveva un'espressione
pregante.
“Arthur se la saprà cavare egregiamente
sulla neve” dissi per far si che mi lasciasse andare.
Non ne ero sicuro tuttavia. “Non fare lo stupido e resta” offrì “domani
mattina potrai andar via... se la smetterà. Per favore, Chuck” disse aggrottando
la fronte.
Quegli occhi scuri mi guardarono pregandomi che non riuscii a dire altro
se non 'okay'.
“Grazie” mi rispose, e mi chiesi di nuovo
da dove veniva tutto questo improvviso cambiamento nei miei confronti. Sembrava
troppo gentile per essere lei.
“Adesso andiamo a portare Eve di sopra”
aggiunse, e mi prese la mano portandomi vicino alla carrozzina accanto alla
tavola. “Porta questa” disse indicandomi quest'ultima.
Andammo nella sua stanza. Poggio la bambina sul letto e si mise ad
osservarla, ed io le fissai preso da una nuova strana sensazione che mi spinse
ad avvicinarmi e vederle da vicino.
Mi sedetti sul bordo del letto, e Blair mi sorrise.
Sembrava un sorriso diverso da tutti quelli che mi aveva rifilato da
quando ci conoscevamo, ed iniziai a sentire di nuovo quel vuoto nello stomaco
che mi aveva accompagnato per tanto tempo. Mi veniva sempre quando la pensavo o
la vedevo, alla fine poteva solo dipendere...
Sospirai allontanando forse per la milionesima volta quel pensiero che mi
faceva paura.
“Buon Natale” disse poi Blair quando
ormai notai che Evelyn si era addormentata.
Fissai l'orologio notando che era passata mezzanotte. “Già, buon Natale”
Blair si adagiò sul letto mettendo la testa sul cuscino mentre da fuori
provenivano i rumori del vento e si sentivano dei tuoni. Non solo nevicava,
pioveva anche. Okay, avevo detto che sarei rimasto, non dovevo avere più
ripensamenti.
Fissai la finestra per qualche secondo e poi abbassai la testa e mi
strofinai le mani.
Faceva un po' freddo in quella stanza, ma a quanto pare solo a livello di
temperatura esterna. Blair sembrava tutto meno che fredda. Soffiai un po' d'aria
sulle mani per riscaldarle, quando lei mi rivolse di nuovo la parola.
“Probabilmente il riscaldamento si è abbassato... Dovrò dire a Dorota di
procurare coperte più pesanti”
“Non c'è problema” dissi senza voltarmi.
“Le ho detto di farti preparare il divano
in soggiorno...” continuò.
Ignorai tutto quello che aveva detto e le feci forse la domanda che non
si aspettava... Almeno non ora, ma non so mi premeva sapere. “E' andato tutto
bene?” chiesi voltandomi.
Corrugò la fronte, e sapevo che aveva capito bene la domanda. Sembrò
esitare prima di darmi almeno una piccola risposta “Sì, tutto perfettamente come
doveva andare” rispose sorridendo, ma non mi accontentai della risposta... Era
strano il suo sorriso.
“Proprio niente?”
Blair sospirò. “Okay, va bene. La bambina è nata con dei giorni di
ritardo perchè quella stupida della dottoressa aveva sbagliato la data... E sai
bene cosa sarebbe successo se non fossi andata in ospedale quel
giorno...”
“Agosto, vero?A Parigi” ricordai la data
di nascita che avevo dovuto scrivere nel modulo.
Blair annuì. “Basta fare due conti” rispose acida “dal mio
diciassettesimo compleanno” le comparve un ghigno sul volto. Semmai la vecchia
Blair era sempre lì. Improvvisamente non sentii più nulla. Solo qualche ora dopo
realizzai di essermi addormentato.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** The 1st Word Was Not The Right One ***
aaa
25
Dicembre, ore 8.10.
Mi
sentivo un po' stordita, forse era un po' a causa dell'ora.
Ero
sicura che fosse presto, ma i miei occhi non ne volevano sapere di aprirsi e di
guardare che ore erano sulla sveglietta che era sul comodino... Strusciai la
testa sul cuscino sorridendo beatamente nel dormiveglia, ed allungai la mano per
metterla sotto il cuscino, ma sentii sotto i polpastrelli che quello che stavo
toccando non era proprio seta...
Aprii in fretta gli occhi. “Chuck!” gridai. Mi ero appena accorta di aver
coperto la mano di Chuck con la mia, anziché il cuscino. Non l'avevo fatto
apposta, dato che stavo mezza addormentata, e sperai che lui non se ne fosse
accorto.
“Che...” disse con il tono di voce basso e si strofinò gli occhi.
Io
mi misi a sedere notando che Eve era accanto a me. Ora ricordavo.
Ieri
sera stavamo parlando e stupidamente mi ero addormentata e non avevo messo Eve
nella sua culla. Stupida! Come hai fatto a non accorgerti che Chuck era
lì?
“Cosa è successo?” gli chiesi più per assicurarmi che era come ricordavo
che come in un piccolo lato del mio cervello volevo che fosse.
“Assolutamente niente... abbiamo solo preso sonno mentre parlavamo”
rispose stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Che
risveglio.
Sospirai. Meno male. Poi Eve iniziò a piangere e tornai alla
realtà.
“Eve, tesoro, hai fame?” dissi prendendola dal letto e sorridendole “dai
che la mamma ti fa mangiare” poi sentii caldo sotto il sedere della bambina ed
odorai... “No, allora non hai fame”
Sentii Chuck sogghignare dietro di me e mi voltai.
“Vuoi vedere come si cambia un pannolino, Bass?”
“Visto che sono qui...” mi rispose e si alzò, e ne fui felice. Stava
andando proprio come non me l'aspettavo. Non credevo davvero che Chuck... Venne
proprio dietro di me.
Presi un pannolino dal fasciatoio e poi vi adagiai la bambina sopra.
“Guarda e impara”
Aprii il pannolino di Eve e vidi che effettivamente era pieno di
escrementi. Storsi il naso e lo chiusi mettendolo nel cestino lì a fianco. Nel
mentre notai che anche Chuck aveva un'espressione disgustata a causa dei brutti
odori che emanava il pannolino.
Alzai poi le gambe di Evelyn e la pulii con delle salviette profumate,
poi le misi sotto il sedere il nuovo pannolino e glielo aggiustai bene
richiudendole la tutina di colore rosso fuoco.
Mi
comparve un sorriso quando finii, e le dissi “Ora stai meglio vero
tesoro?”
Lei
iniziò a sorridere e a muovere i piedini e le braccine. “Ma a a ma a” disse.
Esterrefatta, mi voltai verso Chuck con perplessità.
“Hai
appena sentito quello che ho sentito io?”
“Sembrava proprio ciò che pensi”
Iniziai a gioire internamente. Poi feci il solletico a Eve sotto il collo
e lei sorrise di nuovo. La presi dal fasciatoio e la baciai. Mi sentivo
contenta. Ovviamente poteva dire solo 'mamma' come parola dato che il 'padre'
l'avevano appena conosciuto e non era nemmeno sicuro che restasse con noi...
Decisi di non pensarci oggi che era Natale.
Non
me ne accorsi subito, ma mentre coccolavo Eve che era in braccio a me, stringeva
il dito a Chuck, che le stava sorridendo come se in quell'istante tutto andasse
bene.
Ci
fu uno scambio di sguardi tra di noi, e non riuscii a sostenere i suoi per più
di tre secondi.
Rivedevo quel Chuck diverso del periodo in cui eravamo insieme per finta,
o anche – contro voglia – quello che mi ricordavo avesse la prima volta in
cui...
“Oh
Eve, sono contenta che stai per parlare!” esclamai.
“Non
è detto che parli oggi... Può darsi anche che accada tra delle settimane,
mesi...”
Sbuffai e arricciai il naso. “Per favore, Bass. Sei troppo negativo! Sono
sicura che Eve sia intelligente... Dopotutto, con una madre del genere...” mi
lodai.
Ora
era Chuck quello ad arricciare il naso. “Oppure può darsi che continui a
pretendere di voler essere perfetta senza accorgersi che lo è
già”
“Io
sono perfetta. E anche mia figlia sarà perfetta... Se non avrà delle influenze”
dissi squadrandolo dalla testa ai piedi e rendendomi conto di aver detto una
cosa stupida.
Meglio non dare idee a Chuck. Scosse la testa “Non ti smentisci mai” e si
avviò alla porta.
“Dove vai?!” chiesi, sentendo il mio tono di voce diventare melanconico.
“A
casa mia. A quanto pare la neve si è pure quasi sciolta”
Lo
raggiunsi prima che potesse uscire dalla stanza e lo bloccai.
“Chuck. E' Natale, e sappiamo benissimo entrambi che al Palace l'attico è
vuoto. Resta qui...” pregai, sentendomi un po' strana. Stavo facendo troppo la
dolce con lui... Non lo odiavo?!
Lo
sentii sospirare. “Potrei almeno andare a casa a cambiarmi?” chiese voltandosi.
Stavolta mi stava sorridendo.
“Devi tornare” dissi, quasi come se fosse un ordine.
Accennò un sorriso. “Dammi un'ora” concordò, avviandosi giù per le scale.
Lo
guardai andare via dalla scalinata, finché non sentii l'ascensore che si
chiudeva.
Mi
chiedevo se sarebbe tornato. Chuck non amava essere compatito ne tanto meno
forzato a fare delle cose. Magari in tutte queste ore che era stato qui si
sentiva in gabbia.
“Tornerà, Eve. Papà tornerà” dissi guardando la bambina che aveva
cominciato a piangere. Risi per un istante. Avevo appena chiamato Chuck papà e
non ero sicura che volesse davvero farlo.
25 Dicembre, ore 10.02.
Nelle ore seguenti cercai di rendermi di nuovo presentabile.
Avevo di nuovo lavato i capelli e Dorota mi aveva aiutata o renderli
perfetti, inoltre avevo scelto un vestito di seta rosso per la giornata. Avevo
messo anche ad Eve un abito rosso, e tra i suoi ancora pochi capelli avevo
sistemato un piccolo fiocco del colore del vestito.
Scesi in soggiorno per andare a dire a Dorota di sistemare delle
cose.
No, non ero scesa perchè ero impaziente che tornasse... Perchè mai,
poi? Anzi, se non fosse tornato magari sarebbe stato in linea con il Chuck che
conoscevo.
“Buongiorno, Blair” disse mio padre vedendomi e avvicinandosi “e Eve”
continuò toccando il naso della bambina che rise. “Sveglia presto
oggi?”
“Ehm, sì... Ci sono stati degli imprevisti”
“Imprevisti?” corrugò la fronte portandomi al divano “di che tipo? E'
tutto okay?”
“Sì,
papà. Tutto okay” risposi accennando un sorriso.
“No,
quella faccia non me la racconta giusta... Dimmi tutto”
“Niente, Eve ha tossito alcune volte... Avevo paura che tornasse la
febbre, niente di più” mentii. Mica potevo dire a mio padre che Chuck aveva
'dormito' con me?
Fece
di sì col capo. “Okay, Blair... Allora dimmi, tutto bene ieri con
Charles?”
Perchè l'aveva chiesto? “Benissimo, papà” risposi
sorridendo.
“Gli
hai parlato già? Gli hai chiesto quali sono le sue intenzioni? Te lo chiedo
perchè ti ha vista con la bambina e pensavo sapesse già
tutto...”
“Sì... Lo sa. Ma non sono stata io a dirglielo” ammisi.
Corrugò la fronte. “Come l'ha scoperto? Serena non l'avrà mica
spifferato? Anche se Blair, sono ancora dell'idea che non dovresti tenertelo per
te... Ora che Eve è nata”
Abbassai lo sguardo. A quello ci avrei pensato poi. “Ha fatto il test di
paternità”
“Non
me l'aspettavo da lui... Quindi? Ha deciso di prendersi le sue
responsabilità?”
“E'
quello che spero, papà” dissi sospirando “guarda, ieri ha anche portato questo
regalino per Eve... Non è... Un amore?” presi il braccino di Eve e lui si
avvicinò per vederlo.
“Davvero notevole... Ha fatto incidere anche il suo cognome, è già
qualcosa” commentò.
Beh,
dopotutto era vero. Perchè far incidere il nome della bambina ed io suo cognome?
Per lo meno forse l'avrebbe riconosciuta, anche se a me non era tanto quello che
importava.
Scrollai le spalle “non lo so papà... Con Chuck non è mai niente di
definitivo”
“Blair, è normale. Ha appena saputo di avere una figlia... Lasciagli il
tempo di pensarci”
“E
se poi non dovesse tornare?” chiesi, con un tono che mi appariva rasentare
l'impazienza.
Papà
corrugò di nuovo la fronte. “Blair... Mica provi qualcosa per
lui?”
D'istinto mi venne da ridere. “Io? Cosa? No!” risposi in fretta
sentendomi le guance rosse. Grazie al fondotinta che avevo messo non si
sarebbero viste... O almeno ci sperai.
“Farò finta che sia vero” mi rispose papà con un sorriso. Poi un 'tic'
accennò l'apertura dell'ascensore e mi voltai in fretta per vedere se fosse lui.
Mossa sbagliata, ma mio padre aveva comunque capito tutto.
Chuck entrò a passo lento e ci raggiunse. Aveva la solita espressione
seria e indifferente.
Aveva cambiato tutto. Anche il giaccone, che si tolse in fretta.
Indossava una giacca rossa ed un pantalone grigio scuro con una camicia
grigia più chiara.
Sorrisi pensando che aveva avuto la mia stessa idea... Rosso a
Natale.
“Salve, Charles” lo salutò mio padre.
Chuck annuì col capo “Harold”
“Starai con noi anche oggi?” gli chiese, ma non era una domanda
cattiva.
Chuck fissò per quello che a me sembrò un lungo istante me. “Blair mi ha
invitato”
Mi
voltai verso mio padre e gli dissi sorridendo “Sì, papà. Se non ti dispiace”
dissi con tono civettuolo. Mi stavo iniziando ad impressionare. Perchè tutta
questa gentilezza?
Papà
scrollò le spalle e si alzò. “Ora devo uscire tesoro ma tornerò per pranzo”
disse abbassandosi verso di me e dandomi un bacio sulla fronte.
Fece
lo stesso con Eve prima di andarsene via.
Chuck venne e sedersi davanti a me mentre io giocavo con
Eve.
“E
uno, due, tre!” dicevo facendola cadere quasi per terra ogni volta. Mi sentivo
molto stupida a giocare con mia figlia davanti ad uno spettatore troppo inusuale
come Chuck, ma conoscendolo non era il tipo da spifferare cose del genere se non
gli facevi un torto... E di certo non volevo proprio fare un torto a Chuck
Bass...
“Attenta che cadi!” dissi sorridendo a Eve, che stava ridendo
allegramente.
“Non
avrei mai pensato di vedere una cosa del genere”
Alzai la testa ed un sopracciglio. “Cosa, Bass? Ha paura a
chiedertelo”
Scosse la testa e gli comparve il solito sorrisetto stampato in volto.
“Andiamo, non c'è bisogno che ti ricordi chi sei per aumentare il tuo ego...
Sono solo... sorpreso”
“C'è
sempre una prima volta, Chuck...”
“La
tua è stata la migliore”
Alzai entrambe le sopracciglia ora. “Se mia figlia è il risultato di
quella prima volta, allora certo che è stata la migliore!” gli risposi a
tono.
Chuck sembrò guardarsi intorno. Forse visto che era Natale non voleva
litigare. E faceva bene.
25 Dicembre, ore 18.23.
“B,
buon Natale!” rispose Serena al cellulare ore dopo “tutto
bene?”
“Buon Natale anche a te, S... Va tutto... Benissimo”
“Non
ne sono convinta... Il tono della tua voce mi sembra strano... B, che
succede?”
“Ho
dormito con Chuck stanotte” ammisi.
“Cosa? Hai dormito con Chuck?!” sembrava sorpresa.
“No... Cosa credi, S!” risposi scocciata “Sì è semplicemente addormentato
sul mio letto”
“Ah”
disse, non ancora convinta “e questo è un imprevisto?”
“Ehm
no, ma sai che io odio Chuck e che...”
“Sì,
lo so ma so anche che ti stai preoccupando troppo di quello che farà. Forse non
lo odi così tanto... Pensaci. Chuck ha preso una decisione?”
Scossi la testa come se Serena potesse vedermi nel telefono. “Ieri ha
portato un regalo ad Eve... Un bracciale d'oro con inciso il suo nome... ed
anche Bass”
Sentii lo stupore di Serena. “Oh, B ma che dolce!”
“Già. Ma non sono del tutto sicura che voglia volerle
bene...”
Sospirò. “Senti, da quando vivo a casa con Chuck lo vedo sotto un'altra
prospettiva... Mi sembra davvero che sia cambiato...”
“Tu
sai qualcosa, S?” chiesi curiosa. Chuck cambiato poi?
“Niente, B... Niente” non mi convinse. Sapeva qualcosa su Chuck che io non
sapevo?
“Va
bene, Serena. Me lo dirai quando torni” dissi scocciata.
“Passa un buon Natale, Blair... Con Chuck e la bambina”
“Sì,
facciamo l'allegra famigliola...” scherzai.
“Quasi quasi...!”
“Non
dirmi che simpatizzi per Chuck?” chiesi ancora sorpresa.
Da
quando Serena e Chuck erano così in confidenza?
“Devo andare, B... A presto!” disse, chiudendo la telefonata.
Sbuffai. Serena e Chuck avevano parlato di me qualche volta, me lo
sentivo. Il bello era che non riuscivo a pensare a cosa. Pensavo che Chuck mi
volesse solo come compagna di letto – cosa che di sicuro S non condivideva –
quindi credo che non avessero parlato di questo.
E di
cosa, allora? Mi venne subito in mente quello sguardo... Quello diverso e
sincero. O almeno pensavo fosse sincero. E se Chuck fosse tornato perchè...
provava qualcosa per me oltre ad una effettiva attrazione sessuale?
“Blair, vieni subito” mi chiamò. Scesi le scale – ero andata nella mia
stanza a parlare con S – e mi diressi nel soggiorno. Notai Chuck seduto sul
divano con la bambina in braccio e Dorota a pochi metri da loro che li guardava
divertita. Anche Chuck sembrava divertirsi.
“Cosa succede” dissi ansiosa di sapere perchè mi aveva
chiamata.
“Senti” mi ordinò quando mi sedetti accanto a loro.
“Ma
a a a a!” gridò, come quella mattina.
“Ma
ha detto ma! Dai, piccola Eve... Chiama 'mamma'!” dissi entusiasta.
“Ma
a a a a!” gridò ancora sorridente.
“Dai, dai Eve! Mam-ma!” la incitai. Chuck intanto era silenzioso, ma
sorrideva.
“Maaaaa!”
“Sì,
brava! Papà! Papà! Vieni subito qui!” gridai. Volevo che anche mio padre
sentisse. Ero sicura che stava per dire mamma, me lo sentivo.
“Cosa succede?” chiese lui arrivando dall'altra stanza.
“Papà! Eve sta per parlare, sta per dire...”
“Pa-paaaaa! Pa-paaaa!” urlò Eve, senza nemmeno farmi finire.
Stava allungando le braccine verso Chuck...
“Cosa?! Papà?!” chiesi incredula. Volevo urlare. “Eve! Cos'hai detto? Devi
dire 'mam-ma'!”
“Papa papa papaaaaaa!” urlò di nuovo ridendo fissando
Chuck.
“Blair, credo che abbia sentito te che mi chiamavi... Ecco perchè” disse
mio padre.
“Ma
no! Mia figlia non può dire prima papà perchè suo...” guardai Chuck con un
ghigno “insomma! Non può farlo!” urlai e mi alzai dal divano avviandomi verso la
porta.
“Blair? Dove vai?” chiese mio padre, ma non gli risposi. Al contrario
presi il cappotto ed uscii fuori diretta chissà dove.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** As We Kiss The Stars ***
aaa
Grazie a chi ha commentato lo
scorso capitolo! Come vedete anche se l'ho scritto tipo 3 mesi fa, è
capitato casualmente che lo postassi proprio nel periodo in cui è ambientato XD Se non dovessi riuscire a
postare il capitolo successivo entro sabato, vi auguro Buon Natale a
tutti!!
25 Dicembre, ore 19.21.
Okay, ero stata immatura e infantile e lo sapevo, ma non ci avevo visto
più quando la mia piccola bambina aveva detto 'papà'. Com'era possibile che
dicesse quella
parola per prima se suo padre l'aveva visto sì e no ieri ed oggi?
Sbuffai quasi cento volte ripensandoci. Avevo in mente l'immagine di Eve
che allungava le braccine a Chuck, quasi come se capisse chi fosse... Iniziai a
pensare che magari si potesse ricordare anche quando se ne sarebbe andato,
perchè ero sicura che l'avrebbe fatto.
Avevo preso una macchina per andare chissà dove, ma non avevo ancora dato
istruzioni all'autista... “Allora, Miss Waldorf?”
“Jack, andiamo a... Brooklyn... Fermati
davanti un locale dove si mangia qualsiasi” dissi, rabbrividendo al nome di quel
quartiere. Avevo scelto Brooklyn perchè almeno ero sicura che non mi sarebbero
venuti a cercare, anche se ripensandoci avevo fatto una scelta un po' azzardata.
Brooklyn? Davvero
Blair?
Quando poi Jack mi portò dove gli avevo detto rabbrividii ancora di più.
Dove sono? Mi chiesi. Speriamo che almeno in questo locale rispettino le norme
igieniche... Ma ne dubito. Siamo a Brooklyn. Entrai spingendo la porta
toccandola appena, e vidi che c'era abbastanza gente per essere il giorno di
Natale.
Beh, almeno non ero sola, solo che la compagnia era totalmente
sbagliata...
“Vuoi un tavolo?” mi chiese una
cameriera. Io la guardai un po' perplessa.
“Sono pulite le sedie?” chiesi “Sai, non
vorrei prendere infezioni...”
“Cosa?” chiese lei guardandomi stranita.
Possibile che a Brooklyn fossero tutti così stupidi?
“Lascia fare a me, Kelly” disse una voce
da dietro la ragazza “Blair Waldorf a Brooklyn? A cosa devo questo non onore di
vederti nel mio locale?”
Arricciai il naso alla vista di quella brutta visione. “Di certo non sono
venuta a salutare te, Vanessa... E' pulito questo posto? Vorrei mangiare” dissi
con un sorriso schifato.
Vanessa alzò le sopracciglia. Quanto la odiavo quando credeva di fare la
superiore!
“Accomodati” disse senza aggiungere altro
“ora ti porto il menù”
Le feci un altro sorriso schifato e riluttante mi sedetti al tavolo che
era più appartato. Non volevo mica scocciatori Brooklyniani la sera di Natale...
Manco morta!
Iniziai a sfogliare il menù... Tutto cibo pacchiano e usuale.
Patatine fritte, hamburger, salsicce... Bleah. “Non avete un bel
coniglio?” chiesi alla parassita.
“Mi stai prendendo in giro?” fece
lei.
“Portami una porzione di patatine... Anzi
due” dissi infine. Non avevo voglia di parlare con lei un minuto di più. Perchè
avevo deciso di andare a Brooklyn?
Sbuffai e controllai il cellulare. Non c'era nessuna chiamata.
Mi soffiai sulle mani per riscaldarle... Dannazione, ma a Brooklyn non
avevano i riscaldamenti?!
“Blair? Blair Waldorf?” disse poi
un'altra voce che ahimè conoscevo.
Alzai scocciata la testa e lo fissai con altrettanta noia. “Benissimo,
non solo ho incontrato un rigetto della fogna, anche il suo compagno”
commentai.
“Aspetta Serena... No no c'è Blair... Nel
locale di Vanessa” disse Dan parlando al cellulare. Roteai gli occhi. Adesso
anche S avrebbe saputo la mia miseria.
“Non scocciare, Humprey che ci ha già
pensato la tua amichetta”
“Non avrei mai immaginato di vederti
qui... A Brooklyn” commentò.
“Ed io? Sfortunatamente è l'unico locale
aperto questa sera” risposi “Ora va via, sciò!”
Humprey scosse la testa sorridendo – quanto odiavo il suo sorriso, mamma
mia – e si allontanò per la mia salute mentale. Che fortuna che
avevo!
Non solo mia figlia non mi riconosceva ancora, ma avevo anche scelto di
mangiare qualcosa nel locale del ratto dello stanzino Ikea e del suo compagno
sfiga Humprey.
Poco tempo dopo Vanessa mi portò la mia porzione di patatine, che mangiai
con riluttanza.
Odiavo ammettere che però sembravano buone...
Una volta finito chiesi dove fosse il bagno e mi ci fiondai.
Dopo tantissimi mesi in cui avevo avuto questo problema ed ero riuscita a
tenerlo a bada grazie alla mia dottoressa, sembrava che questo fosse tornato per
rovinarmi di nuovo la vita.
Non riuscii a fare nient'altro se non abbassarmi per terra e mettermi due
dita in gola. La sensazione sembrava rassicurante. Gettando quello che avevo
appena ingerito nel water mi sentivo quasi libera, come se Eve non avesse mai
chiamato Chuck 'papà' e Chuck non provasse probabilmente qualcosa per me. Come
se non avessi una figlia e come se Nate non fosse lo stronzo che era. Tutto
bello, lindo e pulito. La cosa difficile era rialzarsi e tornare alla realtà.
Mi pulii le labbra e le guance, incipriandomi il naso come se non fosse
successo nulla.
Mentre stavo per uscire, il mio blackberry suonò. Pensai che mi stessero
chiamando, così lo tirai fuori per vedere se fosse il caso di rispondere. Come
sospettavo, nessuno si faceva i fatti suoi a Brooklyn?
Avvistata: Blair Waldorf a... Brooklyn?
Davvero, B sappiamo che una regina come te non va mai dal popolino...
Cosa è successo, Babbo Natale non ti ha portato quello che volevi?
Sta di fatto che dopo aver scoperto che il 'caro' N facesse il gioco
sporco la vita della nostra B sembra essere precipitata.
E' andata via dal ballo prima del tempo e fonti mi dicono di averla
vista aggirarsi accanto all'ospedale qualche ora più tardi in compagnia
indovinate di chi...
Di Chuck Bass!
Quel che si dice... Ritorno di fiamma.
Sta attenta a non scottarti!
Sbuffai. Giuro che se scopro chi ha mandato il blast... “Humprey” dissi
notando Dan vicino al bancone “Sei stato tu?” lo accusai mostrandogli il mio
blackberry. Ero furiosa, ma lui sembrava non cooperare. “Chi, cosa? Blair,
davvero pensi che me ne freghi...?”
“E chi avrebbe potuto farlo, altrimenti,
eh?”
“Penso che la risposta sia proprio dietro
di te...” rispose lui indicando con la testa.
Mi voltai di scatto con un'espressione arrabbiata per notare due
ragazzine che mi sorridevano a pochi passi con un cellulare in mano. Sbuffai e
lasciai i soldi del conto sul bancone uscendo da quel locale furiosa. Non potevo
avere un minuto di pace! E mi sentivo anche sola.
Non avevo nessuna voglia di ritornare a casa mia, anche se forse avrei
dovuto.
Era Natale, sarei dovuta essere lì con mio padre che domani sarebbe
partito... con Eve. Con... Chuck. Sbuffai ancora. Dovevo pensare a dove andare,
così pensai per due secondi.
“Andiamo a Central Park” dissi infine a
Jack.
25 Dicembre, ore 20.40.
Central Park era quasi al buio se non fosse per quelle poche luci che
erano accese.
Si vede che a causa della recessione economica stavano risparmiando anche
le centrali... Mah.
Trovai una panchina, una a caso, non mi importava più di tanto, e mi
sedetti. Quello sarebbe stato di sicuro un posto tranquillo e riservato, senza
stupide ragazzine che avrebbero potuto vedermi e farmi qualche
foto.
Controllai il mio blackberry. Nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna
mail.
Bene, almeno sapevo che tutti mi volevano trovare. Mi sentii
confortata.
Abbassai la testa e mi fissai le mani senza sapere cosa fare. Di certo
non avrei passato la notte lì, manco morta. Sarei andata in un albergo oppure
sarei tornata tardi a casa così da non trovare nessuno sveglio. Ci pensai su.
No, non potevo farlo. Non avrei potuto salutare papà...
Cosa potevo fare?
“Mmmh” disse una voce conosciuta. Alzai
la testa e sbuffai.
“E' possibile che ci siano sempre
ragazzine stupide che mandino blast? Non si può stare tranquilli” commentai
l'arrivo di Chuck. Semmai qualcuno era venuto... Chi non mi
aspettavo.
“Non c'è stato nessun blast” disse
sedendosi accanto a me.
“Come mi hai trovata?” allora gli chiesi
senza guardarlo in faccia.
“Mi ha chiamato
Serena”
“Serena?” chiesi sorpresa “quella
impicciona! Secondo me gliel'ha detto Dan!”
“Humprey? Non credo... Frequenta ancora
quel perdente?”
Mi voltai scocciata. “Purtroppo sì. Ma perchè stiamo parlando di Dan!
Voglio stare sola”
“A Natale nessuno dovrebbe restare
solo... L'hai detto tu proprio ieri”
Aveva ragione dopotutto... Ma non dovevo cedere così in
fretta.
“Potrei averlo detto...” dissi
massaggiandomi il collo con la mano.
“Vieni con me” mi disse prendendomi il
braccio e cercando di alzarsi.
Io restai immobile al mio posto.“No!” urlai guardandolo male “non tornerò
stanotte”
Chuck sbuffò. “Blair... So che non è andato come volevi... Ma questo vuol
dire solo una cosa...”
“Cosa, Chuck?” accusai “che mia figlia
che per nove mesi ho tenuto nella mia pancia e che da quattro mesi ho curato da
sola invece di farmi felice chiamandomi finalmente mamma... nel momento in cui
alla fine parla chiama un padre che non c'è mai stato?” roteai gli
occhi.
“Non c'è mai stato perchè tu non gli hai
dato modo di esserci!” sbottò.
“No! Io sapevo che tu non potevi esserci!
E so anche che prima o poi andrai via”
Chuck si stava spazientendo, lo sapevo. Vidi che stringeva i pugni. “Per
favore. Ne abbiamo già parlato di questo... Te l'ho detto, non voglio andare da
nessuna parte” disse alzandosi e iniziando ad allontanarsi.
“Chuck! Lo vedi!” lo sgridai “te ne stai
già andando via...” dissi con tono dispiaciuto.
Quando mai ero stata dispiaciuta per Chuck? Mi sentivo strana...
Chuck si bloccò e mi guardò quasi indifeso e duro nello stesso momento.
“Hai detto che volevi stare sola? Me ne vado a casa mia... Ci vediamo domani,
passerò a vedere Eve se la mia presenza ti disturba ora” concluse allontanandosi
sul serio questa volta.
Senza pensarci, mi alzai e lo raggiunsi, e si fermò ancora. “Non andar
via” dissi presa da non so cosa. Mi sarei dovuta sentire a dire a Chuck di non
andare via...
“Non vedo perchè non dovrei” rispose
freddo.
“Hai diritto di essere il padre di Eve...
Ma non posso sopportare che mia figlia ti chiami prima di me... Non riesco ad
ammetterlo, Chuck”
Chuck scosse la testa. “Tu non hai ancora capito che hai una figlia
prodigio? Eve ha detto papà solo perchè poco prima l'avevi detto tu... Ha
sentito te,
non ha chiamato me”
Non ci avevo pensato. In quel momento era tutto chiaro. Ero stata una
stupida!
“Chuck, io... Scusa”
Chuck sbuffò per la millesima volta. “Accetto le tue scuse... Ti
accompagno a casa”
“No” dissi “Non ancora” lo voltai con
prepotenza verso di me e lo baciai. Non so da cosa fui spinta, era tutto un non
so che d'istintivo che non comprendevo.
In quel momento avevo voglia di baciare Chuck, e da come sentivo le sue
mani dietro la schiena, anche Chuck aveva voglia di baciare
me.
Quando si allontanò, gli sorrisi come un ebete. Mi era piaciuto più del
dovuto...
“A cosa devo questo?” mi chiese
sorridendo anche lui.
“Contalo come un regalo di Natale”
suggerii.
Chuck mi sorrise ancora e mi prese la mano ed insieme ci dirigemmo alla
sua limousine.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Happy New Year Of Love ***
aaa
Grazie a tutte coloro che hanno commentato!
Me felice *___* Volevo aspettare domani per postarvi questo capitolo perchè è
ambientato nell'ultimo giorno dell'anno, ma poi non ero sicura di riuscire a
postare quindi ho deciso di anticipare di un giorno. Spero che sia di vostro
gradimento! Ci sentiamo l'anno nuovo, BUON ANNO A TUTTI! ^^
31 Dicembre.
Era
stato tutto dannatamente quasi perfetto per una settimana, e da come mi aveva
detto sarebbe anche venuto quella sera così che avremmo potuto festeggiare
insieme Capodanno allo scoccare della mezzanotte. Il Chuck che era stato con me
per quella settimana, così come le settimane in cui avevamo finto di essere una
coppia era diverso da quello che avevo visto fino al momento fatale in cui avevo
la mia verginità nella sua limousine.
Questo Chuck era quasi tenero, dolce, e oltretutto aveva riempito di
regali sia Eve che me.
Ovviamente anche Gossip Girl se n'era accorta.
Ormai il suo sito era tappezzato di foto di Chuck che entrava a casa mia
oppure che era semplicemente in un negozio a fare altro, oppure foto di me e lui
che entravamo nella sua limo... le solite cose insomma, tranne foto di
baci.
“Dorota, hai detto al fioraio di fare delle rose blu per
noi?”
“Sì,
miss Blair” rispose lei.
Annuii col capo. “Benissimo, Dorota! Vorrà dire che stasera avrai la
serata libera e potrai uscire con il tuo fidanzato... Hai un fidanzato,
no?”
“Sì,
Miss Blair. Grazie” Dorota sorrise e fece per andarsene.
Dorota aveva un fidanzato?! Chi era? “Dorota?” la chiamai di nuovo, e si
voltò subito.
“Sì
Miss Blair” rispose lei avvicinandosi.
Corrugai la fronte “Chi è il tuo fidanzato?” chiesi con un sorriso “sai
che mi piace parlare di queste cose... Sputa il rospo”
Subito sorrise. “E' Vanya, il portiere del palazzo dove abita Mr
Chuck?”
Questa cosa mi sorprese. “Vanya? Come sono felice per te, Dorota!” dissi
abbracciandola.
“Sì
Miss Blair anche io sono felice... E anche lei lo è con Mr Chuck” disse come se
fosse una cosa di fatto. Non aveva tutti i torti...
“Mr
Chuck, cosa?” chiese una voce familiare alle mie spalle.
Mi
voltai e feci un sorriso di circostanza a Chuck. “Niente” mentii “Dorota si è
fidanzata con il portiere del tuo palazzo... Vanya” dissi guardando prima Chuck
e poi Dorota.
“Complimenti” disse Chuck sorridendole “io lo sapevo
già”
Sorrisi a Chuck e poi mi voltai verso Dorota. Volevo restare sola con lui
così congedai la mia cameriera con un 'non dovevi pulire la cucina o qualcosa
del genere?' e lei levò le tende.
“Come sta Evelyn oggi?” mi chiese Chuck.
“Sta
dormendo... E' ancora presto per lei... E tu come stai Bass quest'oggi?” chiesi
sorridendogli e mettendogli una mano sulla spalla. Stavo diventando troppo dolce
con lui...
“Adesso ti curi anche di sapere come sto...”
Alzai un sopracciglio “Cosa c'è di male? Potresti avere qualche virus che
potresti mischiare alla mia bella figlia e poi ti odierei per tutta la vita...”
dissi scherzando.
Chuck sospirò. “Purtroppo per te non ho nessun virus”
Mi
comparve un ghigno sul viso “Che peccato”
Mi
sorrise e poi lentamente si avvicinò per baciarmi. Nemmeno questo era
programmato, ma da quando lo avevo baciato di mia spontanea volontà a Natale i
baci si erano susseguiti di giorno in giorno... Solo baci. Questa cosa mi
suonava alquanto strana...
Lui
era Chuck Bass, prima o poi se le portava tutte a letto al primo e unico
appuntamento che gli offriva, ma con me questo non era ancora capitato... Mi
chiesi come mai.
31 Dicembre, ore 21.
Chuck mi aveva detto che quella sera ci sarebbe stata una grande festa al
Palace organizzata da Serena, così avevo dato il mio okay. Ci sarebbero stati
sia vecchi che giovani, ma a quanto pare ne Bart ne Lily sarebbero stati
presenti. Chuck non mi aveva più parlato di suo padre da quando aveva scoperto
chi fosse Eve... Di solito Chuck non parlava mai di Bart, ma quando lo faceva
era solo per dire che non fosse soddisfatto di lui e di cosa facesse. In
effetti...
Eve
l'avevo lasciata a casa mia con Dorota ed ero sicura che stesse
bene.
Non
per essere cattiva, ma già la sera del ballo mi era stata rovinata, almeno
l'ultimo giorno dell'anno... Chuck mi era venuto a prendere sotto casa con la
sua limo e ci eravamo diretti al Palace. L'Hotel già da fuori era tutto
illuminato e addobbato al meglio, e c'erano molte persone all'esterno che man
mano entravano nel grosso palazzo.
“Ehi, B!” mi chiamò Serena quando mi vide, una volta dentro.
“Serena, è davvero bellissimo qui” commentai guardandomi intorno.
Immaginai che avesse organizzato lei anche gli addobbi e tutto il resto della
sala.
“Mi
fa piacere che ti piace!” disse strofinandomi un braccio “Chuck, vedo che sei
riuscito a venire...” continuò poi notando Chuck al mio
fianco.
Chuck guardò prima me poi le rispose “Ho trovato un'accompagnatrice”
sorrise.
“Beh, spero che vi divertiate insieme allora” mi fece l'occhiolino Serena
“a dopo”
“Non
avrà pensato mica che...?” chiesi ingenuamente guardando
Chuck.
“Cosa doveva pensare?” mi domandò lui perplesso.
“Uh,
lascia stare e andiamo!” dissi allontanandomi da lui e dirigendomi al
buffet.
Mangiai di tutto e di più, non sapevo perchè avevo così tanta fame quella
sera.
Chuck restò più o meno nelle vicinanze, quasi come se mi stesse
osservando.
Cosa
stavo facendo di male? Avevo fame, e... Okay, a Natale avevo gettato tutto nel
water, e allora? Mica lo sapeva lui? Non mi aveva di certo vista... mentre stavo
mangiando una tartina al caviale Serena mi si avvicinò. “Con Chuck,
eh?”
La
guardai perplessa. “Non è il mio accompagnatore”
Serena alzò un sopracciglio. “Lui dice di sì... Cosa sta succedendo? Non
lo odiavi?”
“Ehm
sì!” dissi senza pensarci, ma Serena alzò di nuovo il sopracciglio
“No”
“Come sospettavo, ti piace”
“Chuck... Chuck” dissi abbassando la voce “Non mi piace... Siamo solo
amici, S”
“Ho
visto le foto su Gossip Girl... Vi siete baciati a Central Park, vicino allo
stagno delle anatre”
Ma
che diamine! “E allora? E' un posto come un altro, Serena”
Serena sogghignò. “Blair, so bene che quello è uno dei tuoi posti
preferiti”
Sbuffai. Perchè stavamo parlando di Chuck? Perchè mi stava ponendo quelle
domande a cui non ero pronta a rispondere adesso? “Può darsi” risposi vaga
roteando gli occhi.
“Allora state facendo finta come l'altra volta?” chiese
ancora.
E
brava, era uno spunto. “Qualcosa del genere... Non lo so, S”
“Serena, c'è bisogno di te” disse poi una ragazza bruna dietro di
noi.
“Arrivo, Carrie” rispose Serena, poi tornò a fissare me “ora devo andare,
B. Ci vediamo in giro” disse, e si allontanò insieme all'altra ragazza.
Quando restai sola, mi venne uno di quei dolori allo stomaco quando ti
senti piena.
Decisi che il momento era arrivato, così, come avevo già fatto tante e
tante di quelle volte in passato facendo finta di niente mi feci spazio tra la
folla e andai alla toilette delle signore.
Avevo davvero mangiato troppo, e non potevo di certo permettermi qualche
chilo in più, così, come se fosse quasi un gesto naturale, alzai la tavoletta e
gettai via tutto quello che avevo mangiato in poco più di due ore, sentendomi
nuovamente libera.
Quello che non mi aspettai, fu Chuck fuori dalle
toilettes.
Sobbalzai quando lo vidi. “Chuck, non si appare così dal
nulla!”
Chuck sembrava indifferente quando parlò. “Ti stavo
cercando”
“Mi
hai trovata. Ora torniamo di là” risposi avviandomi alla sala, ma Chuck mi prese
il polso.
“L'hai fatto di nuovo?” chiese semplicemente, e sapevo a cosa si
riferiva.
Abbozzai un finto sorriso. “Di cosa stai parlando, Chuck? Sono solo
andata al bagno”
“Non
c'è bisogno che lo nascondi... Ti ho vista”
Era
impressionante quanto Chuck sapesse cose che Nate nemmeno sospettava.
“Cosa ho fatto adesso? Ho mangiato una tartina di troppo?”
“Blair, sappiamo entrambe che è sbagliato” mi disse come se fosse mia
madre.
“E
sappiamo entrambe che in quel bagno non ho fatto proprio niente di quello che
insinui”
“Potresti provarmelo?”
Corrugai la fronte. “Chuck, stai scherzando? Io non sono malata!”
“Allora perchè hai sporco proprio qui” disse indicandomi la bocca “così
darai solo il cattivo esempio a tua figlia... Sappiamo entrambi che dovresti
curarti”
A
quel punto non ci vidi più. “Non hai il diritto di parlare di lei!” e gli mollai
uno schiaffo.
Chuck sospirò. “La nostra serata qui è finita” e si allontanò prendendo
una via sconosciuta.
Vidi
di nuovo Serena a pochissimi metri da noi, e sperai che fosse lì non perchè
stavamo parlando troppo ad alta voce ma perchè doveva andare alla toilette.
Si
avvicinò in fretta a me, che sentii quasi le lacrime agli occhi.
Perchè?
“B,
cos'è successo?” mi chiese abbracciandomi.
“Pensa che sia ancora bulimica, S... Ci crederesti mai?” singhiozzai.
“Per
favore non dirmi che lo sei” disse poi fissandomi senza battere ciglio.
“Può
darsi che...” arricciai le labbra “abbia vomitato una volta... o due” ammisi.
Serena abbassò lo sguardo e sospirò. “Ne hai parlato con tua
madre?”
“Come facevo, Serena? Mamma è andata a Parigi e non tornerà prima della
settimana prossima... Ma poi che importa? Non è niente”
“B,
devi andare dal medico... Almeno solo per assicurarti che...”
“Anche tu a fare la mammina, S? Ne ho abbastanza!” le risposi voltandomi e
proseguendo verso l'ascensore. Da che avevo voglia di piangere adesso ero
furiosa.
Perchè Chuck e Serena non si facevano i fatti loro? Io non ero di nuovo
bulimica, avevo solo mangiato troppo... “Ora dove vado” dissi poi entrando
nell'ascensore.
Spinsi il bottone dell'ultimo piano, così potevo restare sola senza
essere disturbata.
Notai che mancava mezz'ora alla mezzanotte, ormai.
Tranne due o tre signori anziani, nessuno entrò nell'ascensore per tutta
la salita.
Intanto notai il mio blackberry e vidi che la mezzanotte si stava
avvicinando.
Sbuffai. In quel momento non capii perchè mi immaginai di baciare Chuck.
Evidentemente mi piaceva sul serio... Ero dispiaciuta per lo schiaffo di
poco prima, l'avrei dovuto cercare... Quando l'ascensore si aprì finalmente dopo
un sacco di piani, sentii degli spifferi di freddo addosso, notando che ero
letteralmente arrivata sul tetto.
Stavo quasi per tornare indietro rassegnata, ma poi notai qualcuno di
familiare e mi avvicinai.
“Non
pensavo di trovarti qui” dissi, lui si voltò appena per squadrarmi freddamente.
“Non
abbiamo più niente da dirci, Blair” rispose distaccato.
“Invece sì” continuai avvicinandomi ancora “Mi dispiace per lo schiaffo
che ti ho dato”
“Non
sono arrabbiato per lo schiaffo. Non me ne importa nulla”
“Chuck” dissi rabbrividendo per un colpetto di vento “Te l'ho detto, non
ho niente”
Si
voltò quasi roboticamente e mi rifilò uno sguardo rassegnato. “Ne sei
sicura?”
“Sì!” urlai, e la mia voce sembrò quasi echeggiare.
Sospirò ancora. “Okay, non insisterò più” rispose con
rassegnazione.
Ci
fu un buon minuto di silenzio in cui non seppi cosa
rispondere.
“Perchè te ne importa così tanto?” chiesi, ed ebbi subito paura di cosa
potesse rispondere.
Mi
guardò nuovamente con quella faccia indifesa e tenera.
Non
sapevo se avessi fatto la domanda giusta oppure no, e non sapevo se volevo
sentire una risposta... Semmai ce ne sarebbe stata una.
“Perchè” disse scuotendo la testa e sorridendo appena “Io... Beh,
io...”
Ed
ecco che iniziarono i fuochi d'artificio.
Forse era inevitabile che il nostro momento venisse interrotto, ma non me
ne lamentai.
Forse era solo... Troppo presto. Avevo paura.
Rimasi come un ebete a vedere i fuochi colorati mentre sentivo un po'
freddo quando Chuck senza avvisare mi strinse a sé e mi baciò con violenza, al
che dimenticai quasi di essere sul tetto del Palace Hotel con un tubino senza
spalline... Era mezzanotte.
“Pensavo che tu fossi arrabbiato con me, Bass” gli dissi a fior di
labbra.
“Non
sono riuscito a resistere alle tue labbra” mi rispose baciandomi ancora.
1
Gennaio, ore 0.40.
Quasi mezz'ora più tardi avevamo preso l'ascensore per tornare giù, ma
non alla festa...
Questa si fermò non ricordo a quale piano, e Chuck mi guidò nella sua
suite.
Ci
baciammo un'ultima volta prima di entrare nella stanza e richiudere la porta
dietro di noi.
Chuck continuò a baciarmi con veemenza sulle labbra e su ogni parte del
mio corpo che spogliava man mano dei vestiti prima, e della biancheria poi,
mentre attorno a noi echeggiavano i suoi dei fuochi d'artificio colorati che
stavano ancora accendendo la città in quella notte del nuovo anno. Il mio corpo
si muoveva sinuoso con il suo allo stesso ritmo frenetico e bramoso sulle sue
coperte di seta, mentre cambiavamo le posizioni di volta in volta sempre più
eccitanti...
In
quel momento sentì di voler fare davvero sesso con Chuck, non per una ripicca,
non per una scommessa, ma solo perchè lo volevo. Dopo il ballo dell'anno scorso,
questa era la prima volta che facevamo sesso nel nuovo anno, ed in quel momento
mi chiesi perchè avevo atteso così a lungo. Mentre entrava dentro di me avrei
voluto chiedergli cosa aveva intenzione di dirmi sul tetto prima che i fuochi lo
interrompessero, ma decisi di non farlo.
Pensai che non era il momento, e per non avere un'ennesima delusione,
decisi di aspettare.
Qualche ora più tardi - saranno state le quattro - qualcuno bussò
frequentemente alla porta della suite. Notai di essermi addormentata tra le
braccia di Chuck, e questa cosa non mi diede fastidio come la mattina di Natale.
“Sarà qualche ubriaco che ha passato la notte in bianco...” disse Chuck
noncurante dei colpi sulla porta vedendo che mi ero svegliata “torniamo a
dormire” concluse.
Richiusi gli occhi e mi adagiai sul suo petto.
Era
una bella sensazione, se non fosse che continuarono a bussare. “Chuck! Apri,
sono Serena! E' urgente, per favore!” gridò quella che alla fine era la mia
migliore amica.
Chuck sbuffò e si alzò dal letto prendendo la vestaglia di seta blu scuro
dalla sedia ed andò ad aprire la porta a quella che era diventata la sua
sorellastra.
Potevo vederli. Serena piangeva, e non capii sulle prime perchè e pensai
fosse solo ubriaca.
“Cosa c'è, Serena? Parla” ordinò Chuck scrollandola per le braccia.
“Bart e Lily hanno avuto un incidente” disse singhiozzando.
Chuck guardò me e poi Serena “Dammi due minuti per vestirmi” disse, poi
dopo tre minuti esatti tornò vestito con un completo viola scuro.
“Tornerò” furono le parole che disse prima di venire accanto al letto e
darmi un bacio a stampo ed uscire dalla suite richiudendosi la porta alle
spalle. Quella mattina, mi sentii davvero triste per lui e sperai che non fosse
nulla di troppo grave...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Not What Is Seems ***
aaa
Ed eccovi il nuovo
capitolo... Grazie a tutti quelli che hanno commentato!
n3n4 eh, durerà molto questa storia... XD Buon Anno a tutti
comunque!
Chuck's
POV
1
Gennaio, ore 4.11.
Cosa
potevo dire?
Il
nuovo anno era cominciato decisamente col botto, inaspettatamente Blair era
venuta a letto con me senza che la dovessi pregare e di questo ne ero molto
contento.
Sarebbe andato tutto bene se non fosse stato per questo problema.
Nella limo assieme a Serena ed Eric continuavo a ripetermi che non sarei
dovuto andare.
Io
odiavo Bart, odiavo la sua mancanza di fiducia in me, odiavo che non mi avesse
detto niente di Eve, odiavo che fosse mio padre. “Come è successo?” domandai con
freddezza a Serena.
“Erano nel jet privato e stavano per atterrare, ma il pilota ha avuto un
malore improvviso e ha cercato di arrivare al meglio a terra riuscendoci solo in
parte... Non sappiamo come stiano...”
Serena sembrava davvero toccata. Io al contrario mi dispiacevo un po' di
aver lasciato Blair.
“Vabbè, c'è sempre l'assicurazione” commentai.
Serena mi guardò truce. “Chuck, tuo padre ha appena avuto un incidente e
tu pensi ai soldi?”
“Non
sono un grande fan di mio padre” risposi distaccato senza incontrare il suo
sguardo.
“Ma
è pur sempre tuo padre” rispose lei con durezza.
Non
aggiunsi altro, non sapevo nemmeno perchè avevo deciso di
andare.
Qualche minuto dopo arrivammo all'ospedale, lo stesso in cui pochi giorni
prima ero stato con Blair e con Evelyn. Era il migliore di tutta la città.
Serena ed Eric mi precedettero mentre io camminai lento e anche un po'
instabile anche perchè erano da poco passate le quattro, ero assonnato ed avevo
anche bevuto un po'.
“Siamo i figli di Bart e Lily Bass” Serena informò la tizia
all'accettazione.
“Da
questa parte” disse lei alzandosi meccanicamente ed avviandosi per un corridoio
largo che portava agli ascensori. Distrattamente entrammo nella cabina che ci
portò al quinto piano.
Serena ed Eric sembravano davvero correre più che camminare, ma glielo
potevo concedere.
Anche se non totalmente, Lily si occupava dei suoi figli... Non come
Bart.
Raggiungemmo una porta grande di vetro che divideva in due il corridoio,
e non appena l'infermiera chiuse la porta alle sue spalle, mi accorsi che Lily
era seduta da sola su una panchina non molto distante. Serena ed Eric le corsero
incontro e Serena l'abbracciò.
Mi
fermai a pochi passi da loro perchè non volevo disturbarli e anche perchè,
diciamocelo, non mi sentivo parte della loro famiglia anche se Lily era
diventata una Bass...
“Come stai?” le chiese Eric.
“Bene, bene... A parte questo taglio sul sopracciglio e una distorsione al
braccio, sto benissimo” rispose Lily. Non mi ero accorto della medicazione
bianca sulla sua tempia.
“E... Bart?” le chiese invece Serena. Da quando a Serena importava di mio
padre?!
Lily
abbassò lo sguardo e sentii un singhiozzo. Si portò la mano sotto all'occhio per
asciugare qualcosa... Una lacrima, forse.
“Bart... Bart è andato in coma” rispose con la voce spezzata.
Non
so perchè ma mi sentii sollevato. Perchè? Odiavo Bart... Okay, era anche mio
padre ma... Solo in modo nominale. Forse in coma avrebbe danneggiato di meno.
Sempre se si sarebbe risvegliato... non riuscii a pensare a nient'altro, e non
riuscii a fare altrettanto.
Lily
si accorse della mia presenza e mi disse “Chuck, mi dispiace...” ma non riuscii
a dire nulla.
1
Gennaio, ore 10.22.
Okay. Era la centesima volta che mi ripetevo che odiavo Bart, che dovevo
essere egoista come lui lo era stato con me per tutti questi diciotto anni, ma
non ci riuscivo completamente.
Volevo andare da Blair, ma nello stesso tempo una voce interiore mi
diceva che dovevo restare lì con il mio odioso padre, sperare che si svegliasse
e non morisse.
“Chuck, se vuoi puoi vederlo” mi annunciò Lily qualche ora più tardi.
Mi
voltai appena per incontrare i suoi occhi lucidi. Come faceva a tenere così
tanto a Bart?
Sospirai. “Forse dovrei tornare a casa” annunciai infine. La voce
dell'odio aveva vinto.
Mi
incamminai verso la porta a vetri che separava l'ala privata dove ci trovavamo
dall'ala generale dove venivano ricoverati tutti gli altri.
“Chuck, non dovresti andar via...” disse Lily in
lontananza.
“Mio
padre non mi vorrebbe qui, se fosse cosciente” risposi secco senza aggiungere
altro e tornando in fretta alla limo che mi avrebbe riportato al Palace da
Blair.
La
via fino alla mia stanza fu lenta e annoiante.
Quando aprii la porta della 1812 notai che la stanza era stata messa a
posto e che era anche vuota. Mi rattristai del fatto che Blair se ne fosse
andata, ma d'altronde cosa potevo mai aspettarmi? Sicuramente si era preoccupata
per la bambina, così decisi di andare dai Waldorf.
Ero
sicuro di trovarla lì, ed infatti quando l'ascensore si aprì Blair era sul
divanetto dell'entrata con Eve tra le braccia che sembrava stesse dormendo.
Alzò
lo sguardo e mi guardò triste, come se stesse pensando a chissà cosa fosse
successo.
“Pensavo che saresti tornato più tardi...”
“Non
valeva la pena restare” risposi sedendomi accanto a lei.
Mi
poggiò una mano sulla spalla. “Chuck, non dirmi che...”
“No,
è ancora qui... E' in coma” dissi indifferente.
Sentii Blair fare un sospiro che mi parve di sollievo. “Vedrai che si
sveglierà...”
“Non
mi importa se lo farà o meno”
“Chuck, ma è tuo padre”
Mi
voltai verso di lei rifilandole uno sguardo truce. “Non ha mai voluto
esserlo”
“Forse non te l'ha mai detto o dimostrato... Ma credo che gli farebbe
piacere se tu...”
Scossi la testa. “No. Mi ha sempre trattato come se non fossi suo
figlio... Mi ha nascosto di Eve... Non ha voluto mai essere mio padre” dissi
senza guardarla.
“Tuo
padre ti vuole bene, Chuck... Forse non sa dimostrarlo... Come
te”
Sospirai e questa volta la guardai. “Blair, senti... E' Capodanno ed è
festa... Posso almeno permettermi di passarla qui con te e con la bambina?”
chiesi.
“Certo” fu la sua risposta risposta alla mia semplice domanda. Mi
aspettavo che mi dicesse altro... ma poi perchè avrebbe dovuto farlo? Che
rapporto c'era tra di noi...
Poi
mi ricordai di stanotte.
Mi
aveva chiesto perchè me ne importava così tanto di lei, e quasi stavo per darle
una risposta... Che non mi sarei aspettato. Forse era colpa dello scotch che
avevo preso, come mi era saltato in mente?! Certo, non potevo negare con non mi
piacesse, ma... Non lo sapevo.
“Chuck puoi tenerla un attimo? Ho bisogno di dire una cosa a Dorota” disse
poi Blair lasciandomi la bambina in braccio ed allontanandosi lasciandomi solo.
Alla
fine non ero riuscito a togliermi mio padre dalla testa nemmeno distraendomi con
Blair.
Cercai di comportarmi in modo normale e di apparire calmo, ma sapevo
dentro di me di non esserlo per niente. Blair non mi disse più niente riguardo a
Bart almeno fino alla sera, quando mi venne impulsivo nominarlo per una cosa che
riguardava i regali che mandava ad Eve.
“Davvero ha fatto questo?” domandai a Blair quando mi disse che Bart aveva
mandato ogni mese un sacco di roba che lei reputava inutile.
“Sì,
Chuck... Tuo padre non è una cattiva persona... E penso che tu dovresti stargli
vicino ora, perchè altrimenti...” disse leggermente a bassa
voce.
Io
non riuscii a fare altro se non fissare il pavimento, poi mi alzai e presi la
mia decisione.
“Dove stai andando?” chiese Blair.
Sospirai prima di rispondere. “Vado a recuperare il tempo che ho perso”
dissi senza aggiungere altro congedandomi da casa Waldorf senza nemmeno
guardarle prima di uscire.
Tornai all'ospedale, ma non pensai davvero di restarci così a
lungo...
Blair's POV
11 Gennaio, ore 7.45.
Le
vacanze di Natale passarono in fretta così come erano venute.
Era
il primo giorno di scuola del nuovo anno, ed io non ero molto
sicura.
Dall'ultima volta in cui avevo visto Chuck, non avevo più avuto alcuna
sua notizia.
Avevo parlato a telefono con Serena, mi aveva detto che Chuck era spesso
con suo padre anche se non osava entrare nella sua stanza di ospedale dove il
coma era ancora stabile.
Decisi di inviargli un SMS, l'ennesimo in dieci giorni, sperando in una
risposta.
Come va oggi? Prenditi tutto il tempo che vuoi...
Blair.
“B,
ciao” sentii la voce e la mano di Serena sulla mia spalla e mi
voltai.
“S,
mi fa piacere rivederti” risposi abbracciandola “Novità?”
Serena fece un sorriso stentato. “Bene, mia madre sta bene, Eric sta
bene... Chuck”
“Chuck?” chiesi un po' impaziente.
“Cos'è, adesso ti stai troppo fissando con lui?” chiese sorridendo “Chuck
è quasi sempre lì all'ospedale assieme a mia madre... Ma non è successo ancora
nulla”
Sospirai. “Non risponde ne alle mie chiamate, ne ai miei SMS...”
ammisi.
Serena scosse la testa e sembrò guardarsi intorno “Sarà solo occupato con
Bart, non... presto si farà sentire, credo” disse, ma mi sembrò poco convinta
“adesso devo andare... a dopo”
Serena si allontanò, e mi lasciò sola. Guardai l'orario e decisi di
entrare anche io a scuola.
11
Gennaio, ore 23.
Chuck non aveva risposto a nessuno dei tre SMS che gli avevo inviato.
Pensai che fosse normale, anche Serena aveva detto che era spesso con
Bart, quasi come se fosse estraneo al mondo. Mi sembrava strano come
comportamento da Chuck... Aveva detto esplicitamente detto che lo odiava... E
all'improvviso?
Notai che Eve dormiva beata così decisi di mettermi sotto le coperte per
addormentarmi.
Quanto mi mancavano i ritmi delle vacanze natalizie... Chiusi gli occhi e
trovai una posizione per dormire quando il mio blackberry suonò.
Sbuffai, avevo dimenticato di spegnere la suoneria.
Lo
presi dal comodino e lessi il messaggio appena arrivato.
Ebbene sì, sapevamo che questa
storia non avrebbe avuto lunga vita.
La fiamma si è riaccesa, ha
continuato ad ardere fino a bruciare qualcun altro!
Conosciamo bene C... Basta la
durata di uno sguardo per la long ride nella sua
suite.
Mi dispiace, B... Speravamo che
questa fosse la volta buona per te, ma si vede che C ha pensato che qualcun
altro potesse consolarlo in questo duro momento.
Speriamo che tuo padre si svegli,
C!
Il
telefono mi cadde letteralmente dalla mano e urtò il materasso.
C'era una foto di Chuck con due ragazze ai lati, e lui sembrava davvero
godere della sua posizione. Non capii sulle prime perchè mi arrabbiai così
tanto.
Io
non ero la sua fidanzata. Non stavamo insieme, okay. Eppure... Eppure ero
arrabbiata perchè pensavo che tutti quei messaggi che gli avevo mandato non li
avesse letti perchè era con qualche poco di buono in qualche locale ad
ubriacarsi. Altro che suo padre.
Spensi il blackberry e lo posai di nuovo sul comodino.
Voleva stare con delle prostitute a basso costo mentre suo padre era in
queste condizioni?
Benissimo. Avrebbe dovuto pagare un grosso prezzo.
Cercai di addormentarmi in fretta e stranamente ci riuscii, ma si sa che
spesso quando ci si corica troppo presto ci si sveglia ad ugual modo prima del
tempo.
Quella notte mi svegliai tre ore prima della normale sveglia con una sola
convinzione.
Non
solo a me piaceva Chuck Bass.
Ero
gelosa di chi stesse con Chuck Bass. Ed io ero... innamorata di Chuck Bass
proprio perchè l'odio era solo una maschera della passione che invece
provavo.
Com'ero stupida e masochista.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** The Timing Is Wrong ***
aaa
Ciao a tutti, ho avuto
un po' da fare in questi giorni e non sono riuscita a postare bene. Nel
frattempo ho iniziato a scrivere varie one shots sempre su Chuck e Blair che ho
intenzione di inserire in una raccolta e poi pubblicarle... Quindi avrete anche
altri miei lavori... Beh, buona lettura!
Chuck's POV.
23 Gennaio, ore 19.34.
Erano passate tre settimane dall'inizio dell'anno, e a parte Capodanno,
avevo trascorso queste giornate in due soli posti. O l'ospedale, oppure il
Victrola o qualsiasi altro locale.
Le cose per Bart non stavano andando bene, sembrava non rispondere alle
cure quasi come se non gli facessero nulla. I dottori avevano chiarito che in
casi come questi potevano passare anche mesi... anni, ma io non avevo tutto quel
tempo.
Mi sentivo che stavo trascurando Blair ed Eve. Ormai non le vedevo da più
di venti giorni e non vedevo l'ora che tutto potesse finire per rivederle.
Chiunque potrebbe dire 'Beh, perchè non vai a trovarle?'. La mia risposta
sarebbe che c'è un certo non so che mi blocca. E' come se dentro di me credessi
che mio padre si possa svegliare mentre io non ci sono, e se dovesse succedere
mi sentirei davvero in colpa... In colpa perchè in tutti questi giorni avevo
pensato molto a lui.
Avevo raggiunto l'idea che solo stando vicino a mio padre in questo
momento delicato – che si svegliasse o meno – avrei potuto dimostrargli che ero
responsabile e non troppo egoista come lui credeva. Avevo pensato che questo era
forse un segno che mi avrebbe fatto riavvicinare a lui... Probabilmente. Ma
poteva anche non accadere.
Purtroppo per me, questa conclusione mi era venuta in mente un mattino in
cui dopo essere stato via tutta la notte al Victrola in cui mi ero svegliato
stordito e con questa cosa nella testa.
Non riuscivo a fare altro che bere, bere e bere, ed ero sicuro che
qualcuno l'aveva fatto anche notare a Gossip Girl. Avevo evitato di leggere gli
aggiornamenti per evitare di essere distratto, ma credevo di dover dare
spiegazioni a qualcuno...
Le serate in cui ero stato quasi vicino ad andare a letto con prostitute
o ballerine nel mio locale non erano di certo passate inosservate agli
scocciatori... Sospirai quando ripensai alla notte prima e mi dissi per la
centesima volta che andava bene bere ma dovevo fare
attenzione.
Se mi avesse visto Blair... Non osai immaginare cosa avrebbe potuto dirmi
o farmi.
In quel momento decisi che sarei dovuto andare a casa sua per vedere come
stava...
Inoltre mi aveva anche mandato tanti SMS a cui non avevo risposto per
niente.
“Chuck?” mi chiamò Serena, ed io alzai
distrattamente la testa. “Spero davvero che non sia ciò che sembra” disse con
tono severo mostrandomi il suo cellulare.
C'era una mia foto su Gossip Girl con un bicchiere in mano che ridevo con
dietro una ragazza... “Quella foto è di stanotte, e la ragazza una ballerina del
mio locale... Non ho niente da dirti”
“Forse a me no, ma a Blair?” disse con
tono accusatorio “Mi sembra che tra voi...”
“Tra di noi non c'è nulla” chiarii
freddo. Non sapevo nemmeno io cosa c'era.
“Forse da parte tua non c'è nulla... Ma
lei... Hai risposto ai suoi SMS?”
“Non penso che siano fatti tuoi” risposi
senza entusiasmo. Non avevo voglia di sbilanciarmi con Serena... Non sapevo
nemmeno io precisamente cosa volevo... Se era vero che
l'amavo...
“Blair è mia amica... So che non le sei
mai piaciuto, ma le cose son cambiate...”
Evitai di incrociare il suo sguardo. Che ne poteva sapere Serena di
quello che Blair provava per me? Se mi odiava, se le piacevo o cosa?
“E sentiamo, come fai a saperlo?” chiesi
a mio rischio.
“Andiamo, Chuck... Vi ho visti a
Capodanno nella tua suite e non credo che Blair sia il tipo da venire a letto
con...” fece una smorfia quasi di disgusto “uno come te che fa sesso nel retro
di una limousine... E che l'ha fatta anche uscire incinta...”
“Blair... Incinta?” alzai subito lo
sguardo riconoscendo Nate.
Fui subito allarmato dalla domanda. Aveva sentito
tutto...
Mi alzai dalla poltroncina su cui ero seduto e Nate si avvicinò. “Nate”
dissi con tono basso.
“Cos'è questa storia, eh? Non solo ti sei
messo con la mia ex senza dirmelo... L'hai anche messa incinta! Ecco perchè non
ha mai voluto fare nulla con me!” gridò, e l'unica cosa che sentii furono le sue
mani sul cappotto e il rumore che fece la mia testa quando urtò contro il muro
opposto a dove eravamo.
Non riuscivo a guardarlo bene negli occhi perchè avevo la testa
leggermente inclinata verso il muro alle mie spalle. “Forse perchè non le davi
le giuste attenzioni, Nate!” dissi.
“Ed io ero venuto anche a scusarmi con te
sapendo che stavi passando un brutto momento!”
Sospirai e socchiusi gli occhi. “Nessuno te l'ha
chiesto”
Nei venti secondi successivi tutto quello che ricordo fu Lily uscire
dalla stanza di Bart.
“Si sta svegliando! Si sta svegliando!”
urlava.
Nate fortunatamente mi lasciò andare e con la coda dell'occhio lo vidi
allontanarsi con Serena.
Vidi Lily con le lacrime agli occhi sorridermi e prendermi per un braccio
e portarmi dentro.
Non ero mai entrato finora in quella stanza.
Non avevo voluto mai entrarci, ma Lily quella volta mi
spinse.
Vidi mio padre sbattere le palpebre e voltare piano la testa mentre un
infermiere controllava i vari macchinari. “Mr Bass? Mi sente?” chiese il dottore
che era in camera.
“Io... Sì, la sento” rispose lui con
sforzo aprendo leggermente gli occhi.
Ero rimasto quasi vicino alla porta d'uscita, non avevo la minima
intenzione di andare più avanti... Almeno non ancora...
Il dottore continuò a vedere qualcosa a cui non prestavo
attenzione.
“Tornerò dopo per un controllo...” disse
distrattamente ed uscì dalla stanza lasciandoci soli.
Lily si avvicinò a Bart che sembrava un po' stordito. “Come va?” gli
chiese sorridendo.
“Penso di stare bene... Cosa è successo?”
“Abbiamo avuto un incidente a Capodanno
col jet privato... Ma questo te lo racconterò dopo. Qui c'è qualcuno che
vorrebbe salutarti...” disse guardando me.
Lo sguardo che le rifilai non fu dei migliori.
Corrugai la fronte, non mi sentivo ancora pronto ad andare da lui... Lily
si avvicinò e quasi mi spinse ad andargli vicino, così sospirai e lo fissai
senza sapere cosa dire.
Se vogliamo, l'ultima volta che c'eravamo visti c'eravamo detti tutto.
“Charles” mi chiamò, e notai che
raramente mi chiamava con il mio nome di battesimo come gli altri “pensavo non
saresti venuto”
Scossi la testa. Era ovvio che lo pensasse. Lui mi aveva indotto a
comportarmi così...
“Sono qui” risposi con tono freddo
cercando di apparire distaccato.
Distolsi lo sguardo, ma notai con la coda dell'occhio che quasi mi stava
sorridendo.
“Non me l'aspettavo... Da te” commentò.
“Quando mai ti sei ma aspettato qualcosa
da me” risposi sincero sempre senza guardarlo. Cercai di distrarmi vedendo il
panorama fuori dalla finestra, anche se era buio.
“Lo so, figliolo” cominciò “forse... ho
sbagliato a fare le mie valutazioni”
Mi voltai verso di lui guardandolo truce. Forse? Forse? Non aveva mai
avuto fiducia in me!
Mi venne da sorridere per il nervosismo. “Sono lusingato... Mi hai
rivalutato” dissi ironico.
“Charles, sappiamo entrambi che tu...
Tutti possono cambiare idea”
“Forse la mia non è ancora cambiata”
risposi allontanandomi verso la porta ed uscendo senza aggiungere altro.
Come prima chiacchierata non era andata male. Ero sollevato un pochino
che mi avesse rivalutato, ma stavo cercando di non pensarci. Mio padre poteva
essere bravo con le parole.
Non volevo sbilanciarmi, non volevo illudermi che adesso le cose con lui
sarebbero potute andare un po' meglio solo per due parole dette nel momento del
risveglio da un coma di quasi un mese... Questo fu il motivo che mi spinse ad
allontanarmi quel giorno.
Lily mi vide passare e non cercò di bloccarmi come aveva fatto altre
volte.
Sperai che avesse capito ciò che stavo provando in quel momento, e non mi
intralciasse.
Avevo bisogno del mio tempo.
Mi sentii gli occhi pungere e avanzai il passo per evitare che fosse
quello che mi aspettavo a cadere... Non potevo farlo ora, in questo luogo
davanti a tutti.
Raggiunsi finalmente l'uscita e notai Serena e Nate che parlavano.
Gli passai davanti senza fermarmi, ma Serena mi bloccò per un braccio.
“Si è svegliato?”
chiese.
“Sì” risposi secco e senza far trasparire
altro.
“Vado da mia madre, allora” aggiunse
facendo un mezzo sorriso e allontanandosi.
Continuai allora a camminare ignorando Nate, che come mi aspettavo mi
ignorò completamente. Non mi voltai per vedere se era tornato dentro con Serena
oppure era andato via. Era ormai da alcuni mesi che convivevo con il fatto che
Nate non fosse più il mio migliore amico, non sarei di certo crepato per quella
occhiata in più o le mani addosso di poco prima.
“Al Victrola” dissi all'autista della
limo poco dopo, pronto ad un'altra serata.
23 Gennaio, ore 22.39.
Quando ero al Victrola sembrava che tutto mi andasse bene.
C'era la musica, c'erano le donne, ma soprattutto c'era l'alcol.
Quella sera a differenza delle altre avevo un motivo in più per
festeggiare... Non che ne fossi totalmente felice o forse non volevo ammetterlo,
ma Bart si era risvegliato e mi sentivo di dovermi bere qualche drink come si
deve.
“John, un altro” dissi al barista mentre
vagavo per il locale. C'era tanta folla quella sera, ed io mi sentivo ancora più
euforico anche se non ero ancora ubriaco. Sarei andato la mattina dopo da Blair,
se quello che Serena mi aveva detto era vero, ne sarebbe stata felice.
Andai a sedermi al mio posto preferito davanti al palco, le mie due
ragazze preferite non c'erano ancora così decisi di attenderle godendomi lo
spettacolo delle altre.
Ero intento a guardarle con il mio drink tra le mani quando sentii
qualcuno chiamarmi.
Stavo mezzo distratto, così capii appena che fosse Nate.
“Chuck, posso parlarti?”
Arricciai le labbra e scrollai le spalle facendogli segno di sedersi
accanto a me.
“Ero venuto per chiarire, questa sera”
disse, io continuai a guardare le ballerine.
Annuii col capo, ma non risposi. Lui doveva
continuare.
“Ma poi ho saputo quella notizia...
Serena me l'ha detto”
“Serena doveva chiudere la bocca”
“Ehi, non lo dirò a nessuno,
tranquillo... Se è questo che vuoi. Non voglio di certo che Blair passi un guaio
a scuola... Avrei solo voluto che...”
Mi voltai verso di lui. “Io l'ho scoperto solo un mese fa, Archibald. Non
prendertela con me”
“Un mese fa? Oddio, ma come avrà fatto a
nasconderlo?”
Nate a volte mi sembrava troppo limitato di cervello. “La bambina non
esce mai, ecco come lo nasconde... Non fartelo scappare di
bocca”
Nate scosse la testa. Mi sembrava ancora incredulo. “Wow, non avrei mai
pensato”
“Nemmeno io”
“Ecco forse perchè Blair non ha voluto
mai farlo con me... Aveva paura che potesse succedere di nuovo... Dev'essere
così” disse Nate, al che cercai di non ridere.
Contento lui se la pensava così... Io credevo che Blair non ci fosse mai
andata a letto perchè Nate non era molto bravo sotto le coperte... Almeno così
avevo sentito dire una volta a Serena.
“Potrebbe darsi” dissi, mentre vidi
passare una cameriera chiedendole di portarci due drink.
Vidi Nate ancora imbambolato con un sorriso ebete stampato in volto.
Corrugai la fronte chiedendomi come mai, ricordandomi che non era ancora
ubriaco...
“Ancora non ci credo... Poi tu... E lei”
disse dandomi una pacca sulla spalla.
“Io e lei niente” precisai. Nemmeno con
Nate volevo sbilanciarmi.
“Mmm... Non credo che tu non la ami”
chiese ingenuamente.
“Nathaniel, per favore” dissi
approfittando dei drink appena arrivati “non parliamone adesso... Poi ti
spiegherò tutto. Ora bevi questo drink e goditi la serata”
23 gennaio, ore 23.40.
Fu dopo il settimo Bellini che mi sentii stordito.
Avevo bevuto anche whisky, scotch, e adesso mi sentivo un mix letale
nello stomaco e la testa vuota. Non ero sicuro di essere in grado di camminare
in linea retta, ma per fortuna con me c'era Nate che sentivo mi stava portando
alla mia limo.
“Chuck, credo sia meglio che te ne torni
a casa... Sei ubriaco fradicio”
“Io ubriaco fradicio?” chiesi con il tono
di voce instabile camminando a stento “Ma se la vera vita al Victrola inizia
proprio ora... Fammi tornare dentro...” dissi cercando di voltarmi senza
riuscirci. Nate aveva dei muscoli al posto del cervello...
Dannazione.
“No no, Chuck... Devi andare a dormire...
Domani starai meglio”
Mi sentii buttare nella mia limo e vidi Nate richiudere la porta e
sorridermi.
Mi parve di sorridergli anche io e poi l'unica cosa che ricordai di quel
viaggio fu la destinazione.
Blair's POV
L'ennesima foto da Gossip Girl era arrivata proprio mezz'ora
fa.
Avevo cercato di non leggere i messaggi, ma più sentivo la suoneria del
cellulare e più in fretta correvo per leggere cosa aveva scritto Gossip
Girl.
C'era una nuova foto di Chuck – questa volta senza donne – assieme a
Nate.
Gli atteggiamenti sembravano amichevoli, quindi ne dedussi che avevano
fatto pace.
“Miss Blair! Miss Blair!” mi sentii
chiamare mentre pensavo a non pensare Chuck.
“Dorota, cosa vuoi? E' tardi, Eve dorme”
risposi categorica. Cosa poteva volere?
“Miss Blair! Scenda subito! Non posso
parlare” gridò.
Sbuffando indossai le mie pantofole da notte e scesi le scale per
ritrovarmi davanti l'unica persona che avrei voluto vedere ma che nello stesso
tempo non volevo vedere.
“Chuck, che ci fai qui? E' tardi, torna
domani”
“Blair? Sei tu?” chiese sbattendo
leggermente le palpebre. Era ubriaco...
Mi avvicinai più vicino. “Chuck. Sei ubriaco! Puoi tornare un'altra
volta?” cercai di chiedergli gentilmente anche se avrei voluto dargli uno
schiaffo. Non se ne sarebbe ricordato.
“Quello che ho... Da dire” disse con la
voce spezzata “non può aspettare...”
Roteai gli occhi scocciata. “Cosa devi dirmi, andiamo? Non ho tanto
tempo”
Chuck sorrise e si aggrappò quasi a me portandomi al divanetto del
soggiorno.
Mi fece sedere e poi si sedette anche lui in modo molto blando e
disordinato.
“Senti, Blair” cominciò “non so da dove
cominciare...”
“Comincia dall'inizio e muoviti”
Fece una risata stordita. Quanto aveva bevuto? “Forse non te l'ho mai
detto ma... Beh” continuò con la voce rotta e instabile “io mi sono proprio
preso una cotta per te...”
“Chuck, devi tornartene a casa. Stai
fuori!” dissi cercando di non pensare a quello che aveva appena detto. Non
dovevo illudermi, era solo ubriaco dopotutto...
“Ma è la verità...!” disse ridendo in
modo sconnesso come non aveva fatto mai “io ti amo, Blair... amo nostra
figlia... E odio Bart... anche se oggi si è svegliato”
“Bart si è svegliato?” chiesi scordandomi
che fosse ubriaco fradicio e che potesse rispondere con un criterio di
intelligenza.
“Seh... Il mio caro, vecchio, odioso
papà... Pensa che sia egoista”
Non volevo dirgli qualcosa come 'è vero' così gli risposi “No, dai
Chuck... Tuo padre crede in te solo che non riesce a dirtelo... Adesso vai però”
dissi cercando di farlo alzare dal divano e con sorpresa riuscendoci al primo
colpo “torni domani e mi dici tutto”
Nemmeno il tempo di alzarmi dal divano assieme a lui che con mio disgusto
vomitò sul tappeto che c'era per terra. Sospirai per il nervosismo, non sarebbe
nemmeno dovuto venire in questo stato, e chiamai Dorota trascinando Chuck fino
al bagno del piano terra. Era davvero pesante, e non aiutava il fatto che fosse
ubriaco. Non avevo mai visto Chuck ubriaco, e speravo di non doverlo rivedere,
lo aiutai a vomitare nella tazza come ricordavo di aver fatto solo con Serena,
finché dopo un po' sembrò quasi tornare alla normalità e lo riportai nel
soggiorno.
Okay, in quel momento lo odiavo per quello che mi aveva appena detto, non
poteva osare così tanto, ma mi dispiaceva mandarlo a casa in questo stato... Se
fosse andato da altre parti?
Decisi di farlo restare sul mio divano, e con mia fortuna si addormentò
in fretta così che non dovetti aspettare come una brava madre che andasse tra le
braccia di Morfeo, mentre io salii al piano di sopra ed andai a coricarmi, anche
se non riuscii a dormire tutta la notte.
Pensavo alle parole di Chuck, al fatto che mi aveva detto di amarmi, al
fatto che sembrava davvero convinto di pensarlo sul serio, con un semplice
appunto. Era pur sempre ubriaco...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Disbelief, Warning & Jealousy ***
aaa
Chuck's POV
24 Gennaio, ore 9.12.
Quando mi svegliai sentii un forte dolore alla
schiena.
Poco dopo mi accorsi di essere su un divano a dir poco scomodo e di non
essere nemmeno a casa mia. Cercai di sedermi e notai che avevo i vestiti della
sera prima addosso... Pensai per la prima volta di essere stato drogato ed
essere a casa di qualcuna delle ballerine del Victrola, ma fu dopo che mi fui
stropicciato gli occhi e guardato intorno che capii dov'ero.
Se ero a casa sua doveva essere successo qualcosa, ma non ricordavo
assolutamente nulla.
Sentii dei passi, e la cameriera di Blair, Dorota, mi venne quasi vicino
e mi sorrise ebete. Se ne andò quasi subito, e non capii il perchè di quella sua
faccia.
Qualche minuto dopo, mentre cercavo di ricompormi, sentii altri passi.
Sperai che fosse chi volevo vedere, lo so che avevo tante cose da
spiegarle...
Indossava una gonna corta di colore rosa e una camicia a fiori bianca con
una fantasia che richiamava i colori della gonna. Quel colore le donava molto,
come a me donava il viola.
Mi fece un sorriso che mi sembro quasi un ghigno, e capii da quel gesto
che sì, avevo di sicuro fatto qualcosa di male la sera prima, ma non me ne
ricordavo.
“Vedo che ti sei svegliato, Bass” disse
con tono freddo.
“Perchè sono qui?” le chiesi
ingenuamente.
Si portò le mani ai fianchi e sospirò. “Davvero non ricordi
niente?”
Scossi la testa e scrollai le spalle. “E' stata una sorpresa anche per me
svegliarmi qui” ammisi.
“Bene, ora che ti sei svegliato e che ho
visto che stai bene puoi anche andartene”
“Mi stai cacciando?” la provocai. Dovevo
aver fatto qualcosa di davvero brutto...
Fece di nuovo quel sorriso. “Una volta e per tutte.
Sì”
“Posso almeno sapere il
motivo?”
“Andiamo, Bass. Non credo davvero che tu
non ricordi proprio nulla!”
“Cosa dovrei ricordarmi?” le chiesi di
nuovo ingenuamente.
Chiuse gli occhi per un istante e scosse la testa lei questa volta.
“Le parole false che mi hai detto ieri
sera... Il... vomito disgustoso che la povera Dorota ha dovuto pulire prima che
tornasse mia madre... Altro vomito nel mio bagno...”
Raggelai. Possibile che fossero successe tutte queste cose e non
ricordavo nulla?
“Blair” dissi inumidendo le labbra
“davvero, non mi ricordo niente... Cosa ho detto?”
Roteò gli occhi. “Tuo padre si è svegliato... E... Niente, solo
questo”
“Questa è la verità. Bart si è svegliato
ieri sera” poi ricordai “ed avevo pensato di venire da te per darti la
notizia... Ma si vede che con Nate...”
Le uscì una risatina stridula. Non andava bene. “Ma che carino! Volevi
portarti anche una delle tue puttanelle con te? Ormai eri ubriaco fradicio, chi
se ne sarebbe accorto!”
“Ehi, ehi, aspetta. Ero venuto anche per
spiegarti della foto su Gossip Girl”
“E cosa vorresti spiegarmi, Chuck? Che
eri tutto fatto e che in tutti questi giorni ti sei portato a letto tutte le
ballerine del tuo locale? Non ci tengo, grazie”
“Non sono andato a letto con nessuna di
quelle ragazze” dissi, ed era la verità. Ero stato molto vicino dal farlo, ma la
mia ragione aveva dominato l'istinto e le mandavo via.
“Dalle foto non sembrava” rispose acida.
Mi sembrava un pochino gelosa, e la cosa mi piaceva, anche se non sapevo perchè.
Cercai di precisare le cose almeno finché non avessi capito cosa provavo per
lei... Una cosa era certa, non era semplice amicizia. No, non stava
accadendo...
“Non mi sembra che io e te stiamo
insieme” precisai con nonchalance.
Blair abbassò lo sguardo come se avesse detto qualcosa di cui si era
pentita.
“Vattene, Chuck. Vai via” disse
semplicemente, al che mi alzai. Davvero era meglio andar via.
Mi avviai all'ascensore con lentezza, sentendo dentro di me che mi
avrebbe bloccato.
Come mi aspettavo lo fece non troppo tardi, prima che potessi premere il
bottone.
“Non voglio che vieni mai più a casa mia”
disse fredda e a voce quasi impercettibile.
“Non puoi impedirmi di vedere Eve”
risposi con uguale freddezza.
“Sì che posso, Bass. Lei è mia figlia.
Nessun padre l'ha riconosciuta finora”
Mi voltai di scatto “Beh, se devo riconoscerla per vederla, lo
farò”
“Non lascerò che mia figlia frequenti un
padre alcolizzato e che va a puttane!” urlò.
“Ed io ti dimostrerò che non sono per
niente così” risposi a tono.
“Provaci, voglio proprio vedere se ci
riesci... Sei un incapace” mi provocò, e notai che la sua espressione cambiò. Mi
parve quasi che si fosse pentita di quello che aveva appena detto.
Mi aveva trattato come da quando ero nato mi trattava mio padre, come un
perdente irresponsabile e incapace di fare qualcosa di buono, ma soprattutto di
cambiare. Sospirai guardandola brevemente per un'ultima volta prima di entrare
in ascensore e andare via.
Dovevo cercare un modo per vedere Eve, e far capire a Blair che si
sbagliava.
Che roba difficile...
24 Gennaio, ore 11.
Cosa potevo fare? Cosa dovevo fare?
Le uniche persone a cui potevo chiedere consiglio erano Lily e mio padre,
così decisi di tornare all'ospedale. Mi sentivo quasi come il figliol prodigo,
ma poco me ne importò. Potevano dirmi tutto quello che volevano, adesso avevo
bisogno dell'aiuto di mio padre.
Raggiunsi la sua stanza ed entrai senza annunciarmi. Ero suo figlio, mica
dovevo prendere un appuntamento per vederlo?
“Esatto, è andata proprio così” stava
dicendo Bart ad un tizio che sembrava della stampa.
“Ha altro da dichiarare?” gli chiese il
tipo.
“E' tutto, non c'è
altro”
“Benissimo” fece il tipo abbozzando uno
di quei falsi sorrisi di circostanza “Grazie per la sua disponibilità, Mr Bass.
Domani sarà sul New York Post”
Fu quando strinse la mano a mio padre ed uscì dalla stanza che Bart mi
notò.
“Chuck. Sono contento che ci hai
ripensato” disse abbozzando lui un sorriso stavolta.
Mi avvicinai alla spalliera del letto e guardai fuori. “Ho bisogno di
aiuto” ammisi beffardo.
Bart sogghignò. “Non è quello per cui speravo fossi venuto, ma va bene...
Quanto ti serve?”
Mi voltai e lo guardai freddo “Non sono venuto per soldi, papà” dissi
l'ultima parola con acidità “Come posso riconoscere mia
figlia?”
Mio padre corrugò la fronte e sospirò. Secondo me non se l'aspettava da
me.
“Chuck, figliolo. Stai facendo sul
serio?” Non ci sarebbe voluto molto per questa domanda.
Cercai di controllarmi come sempre. “Voglio farlo. Ed al più
presto”
“E la stampa e tutto il resto? Non hai
pensato a Blair?”
“Non lo renderemo pubblico. Possiamo
farlo, no?” chiesi con urgenza.
“Certo che possiamo. Ne sei sicuro?”
Perchè sembrava incredulo?
“Mai stato più sicuro. Adesso dimmi che
devo fare” gli ordinai quasi.
“Oggi è domenica, ma guarda caso ho
proprio i documenti che fanno a caso tuo nell'ufficio di casa nostra. Li
troverai nel secondo cassetto della scrivania. Compilali e portali qui. Darò
tutto al mio avvocato che provvederà a fare tutto quello che serve”
Mi meravigliò questa scoperta. Aveva già dei documenti per me? “Grazie”
gli risposi accennando un sorriso prima di uscire dalla stanza e tornare a casa
per i documenti.
Fu tutto molto facile.
Era un bel paio di carte, ma riuscii a compilarle tutte in fretta. Le
portai all'ospedale a Bart, stranamente il suo avvocato era già lì e prese i
moduli in fretta dicendoci che questa azione legale sarebbe stata effettiva già
da domani. Almeno Bart aveva promesso così.
Non andai via dopo che l'avvocato uscii.
A quanto pare mio padre voleva continuare a parlare con me.
Fu una conversazione strana, come se improvvisamente dopo la mia
decisione repentina di quella mattina avesse cambiato qualche idea su di me. Di
certo ne fui felice, ma era una strana sensazione e non sapevo se sarebbe durata
o meno. Ero sicuro che se avessi fatto di nuovo un passo falso sarebbe tornato a
pensarla esattamente a come la pensava prima dell'incidente.
Fummo interrotti all'improvviso dall'arrivo di qualcuno.
“Vedo con piacere che il mio
caro
fratello sta bene” disse entrando mio zio Jack, l'unico zio che avevo. Non
sapevo nemmeno se mia madre avesse fratelli o sorelle.
Fece un grosso sorriso e andò ad abbracciare mio padre... Strano gesto,
non era da lui.
“Ciao, zio Jack” lo salutai sorridendogli
e dandogli la mano.
Da quanto tempo che non lo vedevo?
“Chuck, ti trovo
benissimo”
“Anche tu stai bene” gli risposi come
cortesia. Che gli dovevo mai dire.
“Bart, sei sopravvissuto” disse poi
guardando Bart facendola suonare alle mie orecchie quasi come un'accusa. Lo
voleva trovare morto? Cercai subito di non pensare male.
“Come vedi, sono vivo Jack... Non capisco
perchè
tu sia qui” rispose mio padre con un tono che mi sembrava alquanto scocciato. La
situazione mi puzzava.
Jack scrollò le spalle e arricciò le labbra “Chiamala... Visita di
cortesia. Mi hanno detto che avevi avuto un incidente e che eri in coma,
quindi... Sono venuto a vedere”
Bart sospirò e mi fissò. “Chuck, forse è meglio che tu vada a sbrigare
quella faccenda”
Annuii col capo e gli risposi semplicemente “Ci vediamo” e quando passai
accanto a Jack “Mi ha fatto piacere rivederti, Jack” accennandogli un sorriso.
Prima o poi avrei capito la segretezza che voleva mio padre in quella
situazione, anche se Jack mi sembrava una brava persona.
Mi allontanai non pensandoci più di tanto, se Jack aveva scheletri
nell'armadio mio padre lo sapeva e sapeva anche come avrebbe dovuto gestire la
questione.
13 febbraio, ore 19,54.
Passarono intanto tre settimane.
Bart era tornato a casa ed aveva anche ricominciato a lavorare nel suo
ufficio che c'era qui, Jack era ancora a New York e i due sembravano parlarsi in
un modo strano, mentre la vita per me stava continuando in modo sconnesso.
Mio padre mi aveva dato dei documenti che attestavano la mia paternità su
Eve, ma tutto questo era avvenuto solo oggi. Non capii come mai ci volle tutto
questo tempo, ma alla fine l'importante era che avevo la prova definitiva da
mostrare a Blair.
Blair era un altro dei miei problemi.
Era di nuovo uno di quei periodi che avevamo avuto mesi prima in cui lei
non mi parlava, ci incontravamo per sbaglio ma sembrava non conoscermi. Cercavo
ogni volta di evitare i suoi sguardi, ma era impossibile. Sembrava che non
potesse fare a meno di adocchiarmi.
Se era arrabbiata con me e forse mi odiava, cosa aveva da guardare? Come
diceva lei così facendo faceva crescere solo il mio ego...
Pensai che la cosa migliore da fare fosse farlo questa sera all'Opera
dove avrebbero fatto una rappresentazione di qualcosa che non ricordavo e dove
tutta la Constance e la Saint Jude era invitata assieme ai rispettivi genitori.
Sarebbe di sicuro stata una situazione neutra, non avrebbe di certo avuto il
coraggio di urlare se si fosse arrabbiata...
“Chuck, la limo è pronta” mi informò Eric
qualche minuto prima delle otto.
“Sto arrivando, cominciate a scendere”
dissi mentre mi aggiustavo il farfallino nero del completo che indossavo quella
sera. Per una volta ero vestito di un colore sobrio.
Scesi poco dopo e la mia allegra famigliola – che famiglia vera poi non
era – arrivò all'Opera.
“Allora, stasera cosa vedremo?” chiese
Jack con uno strano entusiasmo.
Mio padre sembrava serio e irremovibile più del solito. “Tristano e
Isotta” rispose Lily.
“Mmm... Non è proprio il mio genere ma
può andare” rispose sfregandosi le mani e avviandosi all'entrata. Poco dopo Lily
guardò Bart che fece un'espressione ancora più grave, poi entrarono a teatro
assieme a me ed Eric, invece Serena incontrò Humprey e restò
fuori.
Blair's POV
13 Febbraio, ore
20,23.
Mio padre e Roman avevano insistito a venire all'Opera questa sera, visto
che erano venuti a NY per questa settimana, anche se gli avevo detto
categoricamente di no. Avevo passato una brutta settimana, e se Yale non mi
avrebbe ammessa non so cosa avrei fatto. Inoltre pensavo che anche Chuck sarebbe
stato presente, e non avevo voglia di vederlo. Beh, questo non era totalmente
vero perchè volevo e come, ma non sapevo sinceramente cosa dirgli se ci fossimo
trovati faccia a faccia.
“Bear, questi sono i nostri posti?” mi
chiese mio padre.
“Sì papà... Qui tu, Roman ed io lì”
indicai con il dito e loro si incamminarono “mi dispiace ma non ce n'erano di
migliori... Mamma non pensava di venire, così li ho dovuti prendere all'ultimo
minuto quest'oggi... Mi dispiace”
“Va bene, allora ci vedremo alla fine
della rappresentazione” concordò mio padre, ed io mi avviai al posto che
corrispondeva al mio biglietto, nelle file più in basso.
Purtroppo non potevo stare vicino al mio amato padre, ma poco importava
per due ore...
Raggiunsi la mia fila compiacendomi che... “Blair, ciao” mi salutò Lily
alzandosi.
“Salve, Lily... Mr Bass” dissi con tono
non troppo alto “Ho avuto un posto qui in fondo”
Bart fece solo un sorriso, e accanto a lui notai Eric e accanto a lui
Chuck che mi fissava.
“Ecco, tesoro ora ti faccio passare”
disse poi Lily, ed anche Bart, Eric e Chuck si alzarono.
Quando raggiunsi il mio posto scoprii che non era quello accanto a Chuck.
Feci un sospiro di sollievo, ed arrivò qualcun altro ad occupare quel posto che
mi separava da Chuck.
Era un uomo sulla trentina con i capelli castano chiaro e gli occhi
chiari, in effetti assomigliava a qualcuno che conoscevo, ma non riuscivo a
capire chi.
“Sai che cosa rappresenteranno stasera?”
mi chiese poi con un espressione strana in volto.
“Tristano e Isotta, che io sappia”
risposi cortesemente senza entusiasmo.
“Mi sa che dormirò” rispose lui
sogghignando senza un motivo ben preciso.
Mi sembrava un tipo un po' strano.
“Sarebbe stato meglio che si fosse
portato degli occhiali scuri... Almeno nessuno lo noterà”
“Già, buona idea” rispose sorridendo a
trentadue denti “Dimentica il lei”
“Prego?” chiesi confusa ma nello stesso
tempo compiaciuta. Parlare con un altro uomo davanti a Chuck era di sicuro un
modo per ingelosirlo e fargli capire cosa stava perdendo.
“Io sono Jack, Jack Bass” disse poco dopo
offrendomi la mano.
Corrugai la fronte al 'Bass' notando che Chuck distrattamente ci
osservava da dietro Jack.
Era di sicuro suo cugino o... Suo zio, forse.
“Blair Waldorf” gli feci sapere
semplicemente senza aggiungere altro offrendo la mia mano.
“Piacere di conoscerti...
Blair”
sottolineò il mio nome “Come mai una bella ragazza come te è sola in
un'occasione come questa?”
Cercai di assecondarlo. “Purtroppo ho avuto dei problemi... E ho dovuto
dare i miei biglietti a mio padre e il suo fidanzato... E non si vede nemmeno
bene da qui”
“Vorresti cambiare posto? Posso cederti
il mio” rispose Jack facendomi l'occhiolino.
“No, grazie” sorrisi forzata più
convincente che potei “Questo posto è perfetto”
Fu allora che si aprii il sipario e Jack non mi chiese più nulla... Per
qualche minuto.
Cercò di parlare per la maggior parte della rappresentazione, e gli
risposi contenta. Non era poi tanto male di aspetto, anche se aveva di sicuro
tanti anni rispetto a me... Ma mi faceva ridere, sembrava simpatico e
soprattutto era un'alternativa a Chuck. Ben gli stava.
“...Non è stato poi tanto male, non
credi?” mi chiese alla fine della rappresentazione.
“No, non mi sono addormentata alla fine”
sorrisi appena divertita.
“Blair, giusto? Che ne dici di andare a
bere qualcosa al bar?” offrì alzandosi dal posto.
“Mi sembra una buona idea, grazie”
risposi alzandomi a mia volta.
Mi allontanai nella direzione opposta a dov'era seduto Chuck, e Jack mi
seguii. Non volevo illudermi, ma fui sicura che quando Jack mi chiese di andare
al bar Chuck roteò gli occhi.
Ero felice di questa cosa, ero sicura che fosse geloso almeno un
pochettino.
Questo non cambiava il fatto che si era comportato male, non ero
totalmente sicura che le cose che aveva postato Gossip Girl su di lui quasi un
mese fa fossero false come lui diceva ed ora stavo diciamo cercando di vivere
una vita senza pensarci troppo.
Il problema era che ci pensavo davvero troppo. Ormai ero sicura di
provare qualcosa per lui, e forse lui provava qualcosa per me... Mi aveva detto
che mi amava, anche se era ubriaco.
Scossi la testa a quel pensiero. “Va tutto bene, Blair?” mi chiese
Jack.
“Benissimo, tutto benissimo. Sono solo
stanca” mentii facendogli un sorriso.
“Vogliamo vederci domani?” chiese
sorseggiando un drink.
“Domani?” Domani era San Valentino,
l'occasione era perfetta... “Sono disponibile”
“Perfetto, allora ti va bene da Butter
alle otto?”
“Butter andrà benissimo, grazie”
concordai scendendo dalla sedia del bar e notando mio padre e Roman da lontano
che mi stavano fissando.
“Bear, vieni con noi?” chiesi mio
padre.
“Sto arrivando” risposi “A domani”
salutai Jack con un sorriso e raggiunsi mio padre.
Fu stranamente silenzioso finché non tornammo a casa. Dopo che Roman era
andato a letto, venne a bussare alla mia stanza. Non capii il perchè della
visita.
“Blair, chi era quell'uomo con cui stavi
parlando al bar?” chiese casuale.
Quella domanda mi lasciò sorpresa. Cosa gli interessava? “E' un parente
di Chuck, credo”
“Il fratello di Bart,
Jack?”
Mi voltai per rispondergli – mi stavo pettinando - “Sì, Jack Bass.
Perchè?”
Mio padre sospirò e mi venne vicino poggiandomi una mano sulla spalla.
“Bear, ti sconsiglierei di parlare con
lui” disse serio “Ne girano di voci sul suo conto... Prima che Bart lo mandasse
in Australia”
“Sono voci cattive?” gli chiesi
ingenuamente quasi fregandomene della risposta.
Mio padre sospirò di nuovo. “Beh, non posso dire che siano buone,
Bear”
“Ma se è stato simpatico tutta la sera,
papà”
“La gente è brava a fingere, Blair... E
poi Chuck? Che mi dici di lui? L'hai già scordato?”
Arrossii guardandomi allo specchio. “Io odio Chuck, papà. Dovresti
saperlo” mentii.
“A Natale non mi sembrava così, Blair...
Non fare qualcosa di cui potresti pentirti”
Annuii semplicemente con il capo e mio padre mi baciò la guancia prima di
andare via.
Non capivo perchè mi stesse avvisando con Jack. Okay, non lo conoscevo
per niente e avevo accettato di uscire con lui, a San Valentino, per giunta.
Cosa aveva di tanto cattivo? A me sembrava simpatico e divertente... Inoltre il
giusto bersaglio per fare capire a Chuck...
Sbuffai confusa e me ne andai a letto. Il giorno dopo avrei provato sulla
mia pelle se Jack era o meno la persona descritta da mio padre oppure no. Il
fatto che fosse un Bass non era di sicuro una buona
garanzia...
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Unexpected Surprises ***
aaa
14 Febbraio, ore
19.51.
Non
avevo molto pensato a cosa mettermi per quella sera. Non dovevo mica uscire con
qualcuno di eccezionale ne dovevo fare colpo, dovevo solo divertirmi in una
stupida serata di sabato sera come una normale ragazza di diciotto anni come non
facevo dalla nascita di mia figlia. Quindi un normale e semplice vestito rosso
fuoco senza spalline e un golfino bianco panna sopra erano l'ideale... Tanto già
immaginavo che metà del lavoro l'avevo fatto.
“Buonasera, Blair” mi disse Jack qualche minuto prima delle otto. Lo stavo
aspettando da dieci minuti, ma poco faceva. Anche se non era una cosa bella far
aspettare una signora...
“Jack, ciao... Entriamo?” chiesi mentre mi avvicinavo al tipo all'entrata
con la lista delle prenotazioni. “Un tavolo per Waldorf”
“Waldorf?” disse l'uomo di colore controllando sulla lista “No, non vedo
nessuna prenotazione”
“Ma
se ho prenotato ieri sera?” domandai stizzita.
“Mi
dispiace, ma a quanto pare un cliente ha prenotato tutta la sala per un evento
privato... Non possiamo farla entrare se non è sulla lista”
Sbuffai arrabbiata “Grazie” dissi acida voltandomi verso Jack e
rifilandogli un sorriso falso.
“Qualche problema?”
“In
effetti... Sì. Sembra che qualche idiota abbia prenotato tutto il
locale”
Jack
scrollò le spalle “Beh, vorrà dire che ti porterò in un luogo che conosco io...
Ti va?”
“Certo” concordai sorridente curiosa di vedere in quale balera mi avrebbe
portata... Anche se non lo vedevo un tipo del genere...
Entrammo nella sua auto e non ci volle molto per arrivare davanti ad un
ristorante francese.
Dovevo ammettere che aveva un buon gusto... E non solo lui.
Quando entrammo notai qualcun altro nello sfondo e strinsi la borsetta
tra le mani.
Chuck era seduto ad un tavolo in fondo con Nate. Era uno strano duo, ma
dopo che avevano fatto pace erano di nuovo inseparabili quei due. Feci una
smorfia di disgusto e sperai che Chuck non mi avesse visto. Mi avrebbe di sicuro
rovinato la serata.
“Cosa prendi, Blair? Serviti pure...” offrì Jack mentre io mi tolsi il
cappotto.
“Questo andrà bene” informai il cameriere che era appena arrivato al
nostro tavolo.
“Hai
davvero un buon gusto, sai”
Abbassai lo sguardo imbarazzata “Per un semplice piatto di
ostriche?”
“Parlavo del vestito... Il rosso ti dona molto”
Gli
sorrisi appena... In quanto a complimenti ci sapeva fare, ma ricordavo anche
quello che mi aveva detto mio padre la sera prima... Non dovevo fidarmi
ciecamente.
Non
aggiunsi altro, ma mi guardai intorno casualmente mentre Jack parlava di cose
solite con uno strano entusiasmo. Forse era felice perchè era uscito con me?
Oppure perchè sperava che dopo la cena, io e lui... Certo, avevo accettato di
uscire con lui per far ingelosire Chuck, ma non ero dell'umore ne della voglia
di andarci a letto... Forse un bacetto poteva scappare...
Finalmente arrivarono i nostri piatti e parlammo di meno. Stavo iniziando
a cambiare idea su di lui, sembrava quasi più egocentrico di Chuck e nello
stesso tempo ancora più affascinante.
Gli
stavo parlando del mio sogno di entrare a Yale e della mia ammissione sicura
quando come non volevasi dimostrare arrivò qualcuno a disturbarci...
“Jack, non mi aspettavo di vederti qui” disse Chuck guardando suo zio
“e... Sei con Blair, vedo. Credevo che questa sera saresti uscita con il tuo
ragazzo” provocò.
Roteai gli occhi e lo guardai scocciata. “Bass, potrei parlarti un
secondo?” chiesi gentile.
Chuck non si smosse subito, solo dopo qualche secondo annuì col capo e si
allontanò, ed io lo seguii. Ero sicura che Jack potesse vederci, quindi cercai
di fare attenzione.
“Cosa pensi di fare?” domandai acida “Stai rovinando il mio San
Valentino”
“Non
è San Valentino se non lo passi con la persona che ami”
Alzai un sopracciglio. Da che pulpito... “E' una nuova regola, Bass?
Lasciami in pace!”
“E
se ti offrissi l'opportunità di passare una serata migliore?”
“Con
te? Preferisco restare tre ore in silenzio con Dan Humprey” dissi, pensando poi
all'assurdità della cosa. Era meglio stare con Chuck, non riuscivo a mentire a
me stessa.
“Non
rinnegarlo... Non riesci a stare senza di me” mi provocò avvicinandosi
terribilmente a me.
In
quel momento avrei voluto baciarlo e avrei anche potuto data la vicinanza, ma
cercai di contenermi. Eravamo in un ristorante e soprattutto Jack mi stava
guardando.
Dovevo cercare di distrarmi con lui, altro che Chuck...
“Sono da quasi un mese senza di te, Bass... Non vedi? Non ho bisogno di
te... E nemmeno Eve ne ha bisogno... Devi capirlo una volta per
tutte”
Chuck fece il suo solito sorriso compiaciuto e mi guardò con degli occhi
quasi ipnotici...
“Questo è ancora da vedere, Blair... Ti lascio alla tua cena con mio
zio... Devo dire, che caduta di stile andar dietro ad un uomo più grande per
farmi ingelosire... Persino per te” disse allontanandosi e guardandomi sempre in
quel modo che mi lasciava interdetta.
Tornai allora da Jack sperando di non essere arrossita o
altro.
“Mi
dispiace, la gente non ha la decenza di farsi i fatti suoi”
Jack
scrollò le spalle “Nessun problema, è solo mio nipote... Un ragazzo come tutti
gli altri”
Adesso avevo bisogno seriamente di andare al bagno.
Dovevo riprendermi e vedere se ero a posto... “Scusami, vado un attimo
alla toilette” dissi alzandomi e sorridendogli.
Era
stata davvero una cattiva idea andare lì con Jack. Forse era stata davvero una
cattiva idea in generale accettare di uscire con lui. E intanto Chuck aveva
anche capito tutto!
Sospirai guardandomi allo specchio e cercando di vedere se avevo qualche
cosa fuori posto...
Perfetto, stavo benissimo. Mi voltai per andarmene quando mi ritrovai
Jack davanti.
Chuck's POV
14
Febbraio, ore 22.
“Chuck? Tutto okay?” mi chiese Nate quando tornai a sedermi. Era stata
davvero una buona idea andare a mangiare lì. Era utile sapere che mio zio Jack
non conoscesse altro, era stato più facile identificare il luogo in cui
sarebbero andati a cenare dopo che il sottoscritto aveva prenotato tutto il
Butter per evitare che andassero lì. Da qui erano più
controllabili.
“Non
proprio” ammisi.
“Mi
domando perchè Blair esca con tuo zio” disse sospirando.
“E'
la stessa domanda che mi sto facendo anche io...” risposi guardando la
coppia.
“Credi che ci sia qualcosa tra di loro?”
Alzai entrambe le sopracciglia. “Andiamo, Archibald. Sappiamo entrambi
che è un trucco quello come il mondo quello di Blair. Sta cercando di farmi
ingelosire”
Nate
sogghignò e mi sembrò che mi stesse prendendo in giro. “Che c'è?”
“Da
dove ti escono queste frasi, Chuck?”
Capii subito a cosa si riferisse adesso, ripensando a cosa avevo detto
poco prima. “Non è come sembra, Nathaniel. Non farti strani film in testa” lo
avvisai.
“So
bene che non sono illusioni, andiamo” continuò dandomi una pacca sulla
spalla.
“Devo fermarla prima che Jack se la porti a letto”
ammisi.
“Credi che Blair arriverà a tanto?”
Lo
fissai serio. “Sai bene che Blair farebbe qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che
vuole”
Nate
annuì col capo e il mio sguardo tornò su Jack e Blair. Blair si alzò, e notai
che Jack la seguì con lo sguardo... E non era uno sguardo semplice e dolce. Mi
sembrava quasi vedere la lussuria nei suoi occhi. Dovevo ammetterlo, Blair
ispirava tutto questo ma non ne avevo idea... mi sembrava troppo che Jack non
fosse ciò che appariva anche da come lo trattava Bart.
Mi
arrivò un SMS dal mio investigatore privato... Non erano buone
notizie.
Abbassai per un attimo lo sguardo sul mio piatto e lo rimandai al tavolo
accorgendomi che anche Jack si era alzato per andare chissà dove. Diedi un
piccolo pugno sul tavolo.
“Chuck? Tutto okay?” mi chiese Nate preoccupato.
“Jack è andato via” lo informai freddo, ed intanto erano passati altre due
minuti.
“Allora? Non sei contento?” mi chiese stupidamente.
“Non
è andato via dal locale, Nathaniel. Temo invece che... Devo andare” dissi senza
pensarci due volte alzandomi da quella sedia scomoda e dirigendomi alle
toilettes.
Sapevo che potevo anche fare una brutta figura e far proprio scappare via
la poca fiducia che Blair già nutriva per me, ma dovevo farlo. Entrai prima nel
bagno degli uomini.
Come
uno psicopatico controllai se Jack fosse nel bagno, notando che non
c'era.
Fu
allora che decisi di tentare il tutto provando nella toilette femminile. Per
fortuna non c'era nessuna donna nei paraggi, provai ad aprire la porta
constatando che era chiusa a chiave.
Iniziai a pensare al peggio. Potevano anche essersi chiusi dentro per
fare quella che ormai per me era diventata una vecchia abitudine – appartarmi
con le sconosciute – e non volevo che accadesse. Nate aveva ragione per una
volta.
Provai a forzare la porta, ma era chiusa troppo bene, così feci come quei
poliziotti dei film, mi gettai sulla porta di spalle e riuscii finalmente ad
aprirla.
Blair's POV
14 Febbraio, ore 22.19
“Jack... Che ci fai qui? Questo è il bagno delle signore...” dissi con
voce tremolante.
Jack
mi sorrise, ma non era un sorriso bonario. Iniziai a temere il peggio quando
chiuse la porta. “Lo so” rispose con tono saccente avvicinandosi a me “ma non
volevo aspettare”
Corrugai la fronte e la paura salii ad ogni passo. “Cosa... Cosa vuoi
fare?” dissi, quando ormai mi aveva raggiunta. Mi mise una mano dietro al collo
ed iniziò ad accarezzare.
“Non
ho intenzione di aspettare, te l'ho detto” disse scaltro accorciando ancora le
distanze.
“Invece io sì” gli risposi con decisione arricciando le labbra “davvero
vuoi farlo in un bagno di un ristorante, Jack? Non mi sembra molto carino la
prima volta” offrii.
“Che
importa dove si fa... Quando è solo sesso” rispose alzando il
sopracciglio.
Cercò di baciarmi, ma io lo allontanai. Non fu una soluzione giusta,
perchè tornò all'attacco con violenza che riuscii solo a girare la faccia. Cercò
allora di passare le mani da altre parti... Sentii una mano sulla schiena e poi
sul sedere prima di urtare contro i lavandini del bagno.
Quella stessa mano scese sulla mia coscia alzando di un poco il vestito
già stretto che indossavo... Iniziai a sentirmi male, ma cercai di tenere la
situazione sotto controllo.
“Jack! Basta!” urlai con un filo di voce, ma lui non si fermò. Non credevo
che stavo per avere un rapporto sessuale con un quasi sconosciuto nel bagno di
un ristorante. Forse dovevo correggermi... Non era un semplice rapporto
sessuale, era più una violenza.
Sentii le lacrime agli occhi mentre cercava di baciarmi ma non
piansi.
“Andiamo, lo so che sei una ragazza facile, uscire con un uomo di
trentacinque anni...”
“No!” gridai, ma la cosa si stava facendo sempre
peggiore.
“Ormai ti ho in pugno, Blair... Non puoi scappare” disse con un tono
troppo disgustoso.
A
quel punto sentii la sua mano quasi nell'interno coscia, e dopo non sentii più
nulla se non il rumore della porta che si aprì.
Chuck entrò e prese Jack da dietro mollandogli un pugno in pieno volto...
“Te
la farò pagare, nipote!”urlò Jack a Chuck, e nello stesso momento entrarono due
uomini della polizia e che presero Jack e lo portarono via. “Non la passerai
liscia! Ne tu ne tuo padre!”
Non
so come fece la polizia ad essere già lì, ma gliene fui grata.
Chuck si avvicinò in fretta a me, e sentii uno strano senso di
protezione.
Per
una ennesima volta pensai che Chuck provasse qualcosa per me, anche se a parole
a parte tre settimane fa quando era ubriaco non l'aveva mai detto
seriamente.
“Stai bene?” fu la sua semplice domanda.
Cercai di aggiustarmi il vestito e apparire indifferente, ma non ci
riuscii. “Benissimo, grazie”
Chuck si voltò e fece per andarsene. Mi meravigliai di quell'azione,
quando avrei sperato che restasse e mi chiedesse altro... Magari mi sgridasse
anche. Nah, vabbè quello no.
“Chuck” lo chiamai. Non volevo che andasse via così presto. Chuck si
bloccò sotto l'uscio della porta e si voltò per guardarmi. Era fin troppo serio
il suo sguardo...
“Che
c'è?” chiese freddo. Come era possibile che improvvisamente cambiasse umore se
fino a qualche minuto prima mi stava provocando?
A
quel punto non aggiunsi altro ma mi avvicinai a lui. “Voglio andare
via”
“Ti
accompagno a casa” concordò, ed entrambe uscimmo da quello che stava per
diventare l'inferno e stava trasformando il mio già orrido San Valentino in
qualcosa di peggio.
Notai Nate allarmato quando finalmente uscimmo, sotto gli occhi di tanta
gente che guardava.
Odiavo essere sotto lo spotlight in momenti come
questo.
“Chuck, cos'è successo? Ho visto entrare la polizia”
“Jack” rispose lui con semplicità “Ti dispiace tornare a casa da solo,
Nate?”
Nate
annuii col capo “Certamente, amico... Buona serata” disse allontanandosi e
guardandomi per pochi istanti. Non parlavo così indirettamente con Nate da
quando avevo scoperto che mi stava prendendo in giro. Chissà se un giorno ci
saremmo parlati di nuovo...
Entrai nella limo di Chuck, e lui dopo di me.
“Vuoi che ti porti a casa?” mi chiese gentilmente senza incontrare il mio
sguardo.
“No”
sospirai “portami da qualsiasi altra parte ma non a casa... Per favore”
pregai.
Si
sporse in avanti e abbassò il finestrino che ci separava dall'autista per dirgli
la nostra meta. Purtroppo non riuscii a sentire dove avesse intenzione di
portarmi, ma poco mi importava.
Ero
sicura che se fossi tornata a casa mia mio padre avrebbe già saputo di me e Jack
e della tentata violenza e mi avrebbe fatto una ramanzina di quelle pesanti.
Mi
adagiai sul sedile della limo e mi immersi nei miei pensieri, quasi scordandomi
di tutto il resto finché Chuck non mi informò che eravamo arrivati a
destinazione.
“Butter?” chiesi perplessa “Mi sa che non potremmo entrare... E' stato
prenotato”
“Lo
so” disse Chuck “L'ho prenotato io” ammise facendomi un sorriso
finalmente.
“Tu!
Tu!” dissi con tono alquanto isterico. Era stato lui a prenotare il Butter per
non farmi incontrare con Jack quella sera e farmi andare al ristorante, ma non
me ne fregava molto in quel momento. “Perchè l'hai fatto?”
“Te
lo spiegherò dentro davanti ad un Bellini... Seguimi” disse tendendo la mano che
presi con piacere anche se dalla mia espressione non sembrava. Non avevo voglia
di litigare dopo quello che era appena successo... O che non era appena
successo.
14 Febbraio, ore 23.
“Perchè l'hai fatto?” chiesi quando ormai i nostri drink erano arrivati da
qualche minuto.
“Perchè, perchè, perchè... Poni sempre tante domande?” chiese
divertito.
“Ho
il diritto di sapere come hai cercato di deviare la mia serata”
Chuck si sporse con i gomiti sul tavolo “Ho voluto solo avere la
situazione sotto controllo... Sospetto Jack da qualche giorno... E ho fatto
delle indagini...”
“Cosa hai scoperto?” gli chiesi incuriosita.
“Non
conta ora” mi rispose con freddezza “L'importante è che tu stia
bene”
Accennai un sorriso e tornai a bere il mio drink. Poco dopo la cameriera
portò degli antipasti, anche se non avevo fame. Ne mangiai due solo per la scena
come facevo sempre, magari dopo sarei andata di nuovo alla toilette per gettarli
nel water, chi lo sa.
“Perchè stai facendo tutto questo?” gli chiesi pochi minuti dopo in cui
eravamo silenziosi.
Alzò
lo sguardo che era fisso sul suo piatto e mi disse “Sarebbe inutile rovinare una
festa stupida come questa... A cui a quanto pare tieni molto” disse con
nonchalance.
Sospirai e guardai il mio piatto, ma non avevo più fame.
Presi il blackberry dalla borsa e notai che era un po' tardi, e notai
anche un nuovo messaggio di Gossip Girl... A quanto pareva sapeva già tutto, ma
non nei particolari.
Chuck si accorse del mio movimento e mi chiese “Vuoi tornare a casa?” per
la seconda volta in quella serata. Annuii semplicemente con il capo e mi alzai
indossando il mio cappotto.
Fummo silenziosi per tutto il tempo nella sua limo, e mi chiesi per
l'ennesima volta come mai era così cambiato. Era orgoglioso di qualcosa? Si
pentiva di quello che aveva fatto?
Sembrava una scena di qualche mese fa, l'unica differenza era che a quel
tempo io trovavo Chuck solo uno stupido bastardo maiale, mentre ora le cose
erano cambiate radicalmente.
Arrivammo sotto casa mia ed aprì la portiera per uscire. Con mia
sorpresa, Chuck mi seguii.
Arrivai al portone e stavo quasi per entrare quando mi bloccai sentendolo
quasi accanto a me.
“Chuck... Non te l'ho ancora detto, ma... Grazie per stasera” dissi
sorridendo appena.
“Non
devi ringraziarmi... Era mio dovere farlo, dopo aver scoperto che tipo è mio
zio”
Lo
guardai intensamente negli occhi, e lui guardò me. Ecco tornato lo sguardo
tenero che mi aveva tanto affascinato in quei mesi in cui ero
confusa.
Non
riuscii a resistervi e mi avvicinai a lui per baciarlo.
Tornai in me pochi secondi dopo e mi allontanai, osservando il suo
sguardo sorpreso, pensando di aver fatto una grande stupidaggine, ma poi lo feci
un'altra volta e fu molto meglio.
Sentii la mano di Chuck dietro la nuca e portai la mia dietro la sua
schiena avvicinandolo a me, e lui fece la stessa cosa con l'altra mano.
Sembrò un bacio eterno, finché non ebbi bisogno di aria e mi
allontanai.
Era
ancora sorpreso e inespressivo, l'avevo colto davvero di
sorpresa.
“Devo andare adesso... Mio padre sarà in pensiero per me...” dissi a voce
non troppo alta.
“Prima ho una cosa da dirti, Blair” rispose con sorriso Chuck frugando
nelle sue tasche.
Mi
diede un paio di fogli. “Cosa sono?”
“Il
mio regalo di San Valentino per te” ammise con tono dolce “ma leggile a
casa”
“Mi
devo aspettare qualcosa di brutto?” domandai curiosa di scoprire
cos'era.
“Solo quello che avrei dovuto fare qualche mese fa” disse ancora col
sorriso “Fammi sapere se il tuo regalo ti è piaciuto, eh... Ci
conto”
“Ti
mando un messaggio” promisi, incuriosendomi ancora di più.
“Ci
vediamo domani a scuola, Blair” concluse dandomi un bacio a stampo e
allontanandosi.
Quando salii a casa per fortuna mio padre era già andato a letto, così
non dovetti sorbirmi la sua ramanzina – a patto che sapesse di Jack eccetera – e
mi fiondai nella mia stanza per leggere i fogli che mi aveva consegnato Chuck,
notando che Eve era già nel suo letto che dormiva come un angioletto. Tanta la
curiosità che non mi tolsi nemmeno il cappotto, mi sedetti direttamente sul
letto e aprii i fogli.
Non
potevo credere a quello che lessi. 'Appuntamento per il riconoscimento di Evelyn
Misty Waldorf da parte del Sig. Charles Bartholomew Bass il giorno...' eccetera.
Restai impietrita alla richiesta di Chuck di riconoscere Eve. Ed io che avevo
sempre pensato che non ne volesse sapere nulla... Mi venne quasi da piangere
alla sorpresa, era un regalo che non mi aspettavo, soprattutto da lui. C'era
anche una lettera allegata, scritta da lui, in cui diceva che aveva preso questa
decisione e voleva prendersene le responsabilità. Voleva che mia figlia si
chiamasse Bass, e non Waldorf, e voleva essere presente nella sua vita.
Ero io quella
davvero sorpresa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Shattered Pieces ***
aaa
20 Febbraio, ore
11.35.
L'appuntamento al Municipio era fissato per le dodici.
Era
sabato di una settimana dopo, un giorno in cui qui a New York gli uffici erano
già chiusi, che per un Bass avrebbero fatto un eccezione.
“Ci
sono solo i legali e altri impiegati di quel settore per noi” mi informò Chuck
mentre eravamo nella sua limo poco prima di mezzogiorno.
“Per
fortuna” sospirai. Non sia mai che qualcuno avrebbe potuto vederci.
“Per
fortuna ho programmato tutto... Mio padre mi ha dato una mano”
“Sta
bene?” gli chiesi curiosa. Non avevo notizie di suo padre da quel giorno in cui
era venuto a casa mia ubriaco e mi aveva anche detto di amarmi.
“Come nuovo” rispose annuendo col capo “E' stato lui a procurarmi i
documenti... Pare che li avesse già a casa nostra”
Gli
sorrisi anch'io “Beh, allora vuol dire che tuo padre non è totalmente avverso a
te”
Chuck abbassò lo sguardo come se quell'argomento non gli piacesse “Può
darsi, chi lo sa” rispose con molta indifferenza.
La
limo si fermò davanti al Municipio della città ed uscimmo per dirigerci
all'interno del palazzo.
Apparentemente fuori non c'erano nessuno, ma non so mi sentivo che
qualcuno avrebbe comunque potuto vederci. Mi guardai attorno nervosamente prima
di varcare l'entrata.
“Qualche problema?” mi chiese Chuck preoccupato.
“No,
niente... E' che mi stavo semplicemente guardando alle spalle”
“Nessuno verrà” rispose calmo “tutti sono stati pagati per il
silenzio”
Ci
avviammo all'ascensore che ci portò al secondo piano.
Un
uomo dai capelli brizzolati ci aspettava vicino ad una porta molto grande,
quando vide Chuck gli strinse la mano e la stessa cosa fece con me.
Entrammo nella stanza non troppo piccola e ci sedemmo su due comodissime
poltrone rosse.
“Allora Mr Bass, ha portato i documenti che servono? So che vuole fare
presto” disse l'uomo.
Chuck frugò nella cartellina gialla che aveva portato con sé e porse dei
documenti al tipo, che prima li esaminò per qualche secondo poi ne prese altri
dalla scrivania.
“Benissimo, i documenti sono in regola. Lei è la madre della minore in
questione?”
Risposi esitante.
Non
era facile ammettere di essere madre ad una persona che non conoscevo.
“Bene, Miss...?”
“Waldorf, Blair Cornelia Waldorf” precisai.
“Miss Waldorf, visto che Mr Bass ha già compilato tutto lei deve solo
attestare e confermare la sua richiesta. Serve solo questo, poi potrete andare
via”
“Dove devo firmare?” chiesi con ansia.
“Firmi qui, qui e anche qui” mi informò il tipo passandomi dei fogli e una
penna.
Avevo la mano che mi tremava, quasi come se quella cosa che in quel
momento stava accadendo fosse molto più importante di quello che sembrava.
“Abbiamo finito?” chiese Chuck. Sentivo l'ansia anche nelle sue
parole.
“Due
minuti, devo solo verbalizzare tutto altrimenti non sarà valido” disse
continuando a scrivere qualcosa su degli altri fogli. “Ecco, fatto tutto” disse
poi “Da questo momento in poi, il signor Bass ha uguale potere sulla bambina...
E con questo atto la bambina cambierà il suo cognome da Waldorf, in Bass. Questo
però è un punto che deve confermare... E' d'accordo?”
Guardai per un istante a terra, indecisa. Cosa era meglio per la bambina?
Guardai Chuck.
“Sì,
sono d'accordo” dissi poi rispondendo decisa.
Quando mia figlia sarebbe cresciuta avrebbe dovuto sapere chi era suo
padre.
“Ottimo. Da questo momento in poi oltre a quello che ho già detto Evelyn
Misty Waldorf è all'anagrafe Evelyn Misty Bass...” concluse “siete liberi di
andare adesso” ci sorrise.
Ci
alzammo dalle poltroncine e stringemmo la mano all'impiegato.
Chuck si avvicinò di più a lui mettendogli qualcosa nel taschino della
giacca, e sapevo di cosa si trattasse senza chiederglielo. Ero felice di questa
cosa, ed ero anche felice che per lui sembrava una cosa importante e non voleva
fare passi falsi.
Uscimmo dall'edificio e questa volta non mi guardai attorno.
Ero
più sicura ora che avevamo fatto tutto, così raggiungemmo la limo di Chuck con
calma.
Chuck mi precedette e si fermò accanto alla portiera.
“Posso farti una domanda?” chiese.
“Perchè non entriamo nella limo, Chuck?”
“Non
c'è la luce adatta per vedere se sei sincera o meno”
Sorrisi e sogghignai. A volte non lo capivo, o avevo paura che lo capissi
fin troppo bene.
“Andiamo, Chuck. Se ti può fare più contento fammi la domanda, ti ascolto”
Si
sporse leggermente verso di me “Sei felice?”
Corrugai appena la fronte “Ehm, sì” cercai di dire decisa “non me lo
aspettavo” confessai.
Da
quando mi aveva fatto questo 'regalo' non gli avevo mai detto cosa ne
pensavo.
Chuck mi sorrise, si vedeva che era contento della mia risposta.
Inaspettatamente mi sporse di più e mi baciò con veemenza, cosa che non
faceva dal mio bacio a San Valentino. Quando si allontanò da me mi sorrise, e
capii per la prima volta che di sicuro dietro a quel sorriso c'era qualcosa.
Si
spostò poi di lato e mi aprii la portiera, lasciandomi entrare nella
limo.
Quando poi andammo a casa mia – avevo promesso a Chuck che poteva
rivedere Eve – sembrava che i miei presentimenti si fossero avverati.
Mentre Chuck giocava con Eve che sembrava chiamarla dada come lui cercava
di suggerirle, arrivò un blast da Gossip Girl.
Ho bisogno di una conferma,
adesso!
Sembra che una certa ragazza abbia
avvistato C e B che uscivano dal Municipio e che si scambiavano effusioni
davanti alla limo di lui...
Che io sappia quell'edificio è
chiuso il sabato...
Che non li abbiano fatti entrare
per... Aspettate... Sposarsi di nascosto?!
La nostra fonte non è riuscita a
vedere nessun anello all'anulare di B...
Voglio conferme! Scrivetemi se
scoprite qualcosa di meglio!
Pietrificai sul posto e notai che anche Chuck stava leggendo il messaggio
di Gossip Girl.
Si
voltò verso di me perplesso con un sorriso beffardo e divertito.
“Ma
che...?” domandai a caso.
“Cosa ti importa? L'importante è che non sappiano la
verità”
“Gossip Girl deve smetterla di postare cose su di me! Non la
sopporto”
“Allora assecondala” rispose semplicemente.
Alzai un sopracciglio. “Assecondarla? Chuck, spiegati
meglio”
Anche Chuck alzò un sopracciglio, come se mi stesse prendendo in giro.
“Pensaci, Blair... Se facessimo credere a Gossip
Girl...”
Allora realizzai cosa aveva in mente. “Cosa? Non se ne parla proprio!”
risposi categorica “Non fingerò di essere tua moglie per assecondare
un'adolescente pettegola”
Chuck arricciò le labbra e scrollò le spalle “Era solo un suggerimento”
Sospirai e ci pensai un istante. Anche se avevo appena capito di provare
qualcosa per Chuck, il fatto di fingere di essere una coppia era un po' una cosa
esagerata. Eppure, avevamo finto qualche mese fa... Mi avvicinai a lui ed Eve e
mi sedetti accanto alla bambina. “Hai vinto”
Chuck mi guardò sorpreso “Bene, allora... Facciamolo bene” rispose con un
sorriso compiaciuto. Magari ci godeva pure con questa cosa, anche se adesso ero
io quella che voleva andare di nuovo a letto con lui...
Scossi la testa e gli sorrisi “Affare fatto, ma voglio un diamante”
precisai.
“Se
dobbiamo giocare, facciamolo bene” disse Chuck.
Sentii il suono dell'ascensore e vidi uscire poco dopo Serena. Sembrava
sconvolta.
“Blair, meno male che sei qui” disse sedendosi sul divano di fronte a
dov'eravamo noi tre.
“Cosa c'è, Serena?”
“Mica voi due...?” disse corrugando la fronte e guardando prima me e poi
Chuck.
Scossi subito la testa cercando di far pensare a Chuck che la cosa non mi
piacesse “No!”
Serena tirò subito un sospiro di sollievo “Meno male, grazie a
Dio”
“Perchè meno male, sorellina?” chiese Chuck “dici che non sono l'uomo
adatto per lei?”
Lo
guardai subito storto. Odiavo quando faceva ironia perchè non potevo dirgli la
verità.
“No,
non dico questo... Se vi foste sposati sarei voluta essere la
damigella!”
“Serena!” dissi a voce leggermente alta “da dove ti vengono questi
pensieri?”
Serena fece uno di quei suoi sorrisi a trentadue denti e continuò a
ridere.
“No,
niente, niente”
Guardai di nuovo Chuck, e anche lui stava guardando me. Quello sguardo
era dolce.
“Dada!” gridò poi Eve facendo voltare Chuck tendendo le braccine verso di
lui. Chuck la prese tra le braccia e le baciò la testa, e la bambina si adagiò
sulla sua spalla.
Abbassai lo sguardo sorridendo appena, quell'immagine era davvero carina.
Forse una speranza c'era... Ma non ne ero certa.
“Che
carino, Chuck” commentò Serena “Papino Chuck!”
Chuck si voltò verso di lei e le rifilò un sorriso enigmatico “Tu pensa a
fare da mamma ad Humprey, Serena... Che ne ha bisogno” commentò Chuck.
Effettivamente a scuola sembrava che Dan si stesse vedendo con la nuova
professoressa d'inglese... L'unica che si fosse mai permessa di mettermi una B
in pagella. La odiavo.
“Okay, okay... Vi lascio soli alle vostre cose familiari” disse Serena
alzandosi e avviandosi alla porta ignorando quello che aveva detto Chuck “Ci
vediamo a scuola lunedì”
“Serena?” la chiamai prima che raggiungesse l'ascensore “Non dire che io e
Chuck non siamo sposati, per favore”
Serena mi guardò perplessa. “E... perchè se non lo siete? Non lo siete,
giusto?”
“No,
non siamo sposati, per favore non lo farei mai” risposi cercando di essere
convincente “Dobbiamo solo far credere a Gossip Girl che sia così. Potrebbe
darsi che ci lasci stare”
Serena mi parve ancora confusa “Mmm, non so Blair... Sai che Gossip Girl
non demorde mai...” scrollò le spalle “Ma potete provarci, chissà che...”
concluse sorridendo prima a me poi a lui.
“Chissà che niente, Serena! Ci vediamo lunedì” incalzai spingendola
nell'ascensore.
Sospirai e tornai da Chuck e Eve.
La
bambina era ancora coricata sulla sua spalla. “Credo sia ora che Eve
mangi”
“Si
è addormentata” mi informò Chuck.
“La
sveglieremo”
“No.
Lasciala dormire” mi ordinò quasi Chuck accarezzando la schiena della
bimba.
Mi
portai le mani ai fianchi. “Chuck! Per favore, sono io sua madre.
Svegliala”
“Ed
io sono suo padre, ricordi cos'ha detto il tizio? Lasciala
dormire”
“Va
bene, allora” decretai infine “Eve mangerà dopo”
A
quel punto si aprì di nuovo l'ascensore. “Mamma, sei tornata” dissi alzandomi
per andarle incontro... A quanto pare non era sola.
“Salve, Blair... Come ti vedo sciupata, non mangi?” chiese guardandomi per
nemmeno due secondi “Salve Charles, non ci vediamo da tanto
tempo”
Vidi
Chuck alzarsi e annuire e sorridere mentre veniva verso di noi.
“Com'è stato il viaggio a Los Angeles, mamma?”
“Meraviglioso. Il migliore della mia vita” disse con entusiasmo “ho una
sorpresa per te!”
Mi
illuminai subito. Sapevano tutti quanto amavo le sorprese.
“Dove li metto questi bagagli, Eleonor cara?” sentii dire da un tizio non
troppo alto che uscii dall'ascensore poco dopo. Sembrava uno dei sette
nani.
“Ma
lasciali lì, Cyrus! Ci penserà la servitù a portarli di sopra”
“Cosa mi hai portato, mamma?” chiesi con ansia.
Mia
madre mi sorrise, poi inclinò la testa alla sua destra dove si era messo il
nano. “Eccola”
La
guardai interdetta. “Ehm, mamma questa cosa è molto simpatica ma chi è
quest'uomo?”
Mi
sarei aspettata qualche nuovo vestito o borse, e invece. Speravo mi stesse
mentendo.
“No,
Blair cara... Ti presento Cyrus, il mio fidanzato”
“Fidan – che?!” chiesi cercando di abbozzare un sorriso e facendo solo una
smorfia.
Non
potevo crederci! Non potevo davvero pensare che mia madre si fosse fidanzata e
con un uomo così basso e bruttino. A lei serve qualcuno come
papà!
“Sì,
Blair ci siamo conosciuti alla sfilata di Marc Jacobs... Sai, Cyrus è il suo
avvocato”
Mi
voltai per guardare Chuck, che sembrava stesse ridendo sotto i baffi.
“Ehm, grandioso” risposi ironica. Non stava succedendo proprio a
me...
“Sono davvero felice di conoscerti, Blair” disse il nano con
un'espressione felice stampata sul volto. Quando rideva sembrava ancora più un
piccolo alieno.
Mi
porse la mano, che accettai con riluttanza. Gli feci un altro sorriso
sforzato.
“Dai, avrete tempo per conoscervi, tesoro...” disse mia madre “adesso
andiamo di sopra... Dobbiamo disfare le valigie!” concluse civettuola guardando
Cyrus con occhi dolci che mi fece rivoltare lo stomaco “Tu resti con noi,
Charles?”
Non
mi voltai per non influenzare la risposta di Chuck. Io volevo che restasse.
“Veramente... Dovrei andare”
“Dai, ma resta figliolo! La tavola è più allegra con più persone” rispose
Cyrus. Già si metteva in mezzo, questo solo ci mancava.
“Accetto con piacere, allora” disse Chuck. Cyrus gli sorrise come uno
stupido e poi salì al piano di sopra con mia madre. Iniziai a pensare che i miei
problemi non sarebbero finiti lì.
22 Febbraio, ore 7.53.
Alla
fine Cyrus si era trasferito da noi, e mia madre me l'aveva detto a pranzo poco
dopo essere tornata. Ero ancora arrabbiata per questo, ma mamma non se ne
importava.
A
quanto pare lei e il nano si amavano davvero, e non potevo farci nulla.
Il
lunedì successivo, quando tornai a scuola, scoprì con piacere che avrebbero
comunicato agli studenti chi sarebbe entrato nelle varie università. Io ero
sicura di essere entrata a Yale, nessuno poteva portarmi via questo sogno.
“Hey, B” mi salutò Serena all'entrata dell'istituto.
“Serena! Oggi è il giorno” la informai con un abbraccio.
Serena mi sorrise, ma era un sorriso un po' strano. Sembrava triste. “Sì,
è il giorno!”
“Non
vedo l'ora che Yale mi mandi il messaggio di ammissione, S! Sono sicura che me
lo manderà... Chi non vorrebbe Blair Waldorf nella sua
facoltà?”
“Hai
ragione” rispose un po' evasiva mentre ci avviammo all'interno dell'edificio
“Sono sicura che Yale ti chiamerà, B...”
Le
sorrisi prima di imbattermi di petto con Chuck. “Bass, che piacere vederti”
dissi ironica.
“Anche per è un piacere... Moglie” disse sussurrandomelo all'orecchio
facendomi venire i brividi. Ringraziai il cielo che fosse ancora inverno ed
avevo una scusa.
“Non
mi hai ancora dato l'anello” gli sussurrai a mia volta stringendo il colletto
del suo cappotto con una mano “Non è un vero matrimonio
altrimenti”
“Lo
avrai proprio dopo la scuola, ce l'ho con me”
“Bene” risposi allentando la stretta che gli permise di allontanarsi prima
di farmi un sorriso.
Sospirai, mi sentivo senza respiro. Mi toccai il petto e proseguii
seguita da Serena.
“Ti
ha promesso un anello?” mi chiese poi Serena.
Scrollai le spalle “Siamo sposati, ricordi?” le chiesi sogghignando.
“Allora è vero! Vogliamo i dettagli” disse Hazel dietro di me seguita da
Isabel, Penelope e Nelly Yuki che si era aggiunta al gruppo da un pochino. Era
una mia rivale per Yale.
“Cosa posso dirvi, ragazze... Sono felice... La vita matrimoniale è
fantastica...” mentii.
Senti un 'wow' ai miei lati “E com'è successo? Tu... odiavi Chuck” disse
Isabel.
“Nah, non l'ho mai odiato... E' una cosa che mi ha chiesto così,
all'improvviso... Sapeva che Blair Waldorf doveva sorprendere tutte voi... Da
vera regina...”
“Sono d'accordo” aggiunse Hazel “Vogliamo sapere... A letto?” mi
chiese.
La
guardai e le risi quasi in faccia “Hazel, ma che domande fai? Come siete
maliziose, ragazze”
“Forse Blair, non vuoi dirci nulla perchè non è successo nulla?” domandò
acida Penelope.
Mi
fermai, e con me anche le altre e la guardai compiaciuta. Certo non sapeva tutto
quello che c'era dietro. “Penelope, dovresti mangiare un po' di zucchero...
Potrebbe addolcirti”
Penelope alzò un sopracciglio ed io mi voltai per andarmene con le altre.
“E
tu faresti meglio a non dire bugie, Blair... Hanno le gambe corte” disse dietro
di me, ma non me ne curai. Tra tutte le mie amiche, Penelope era quella che
metteva sempre in dubbio tutto.
22 Febbraio, ore 14.43.
“Allora, andiamo da Barneys dopo?” chiese Isabel mentre eravamo sedute
sulle scale.
Io
ero sovrappensiero, ma sentì la risposta di Hazel “Certo, ho bisogno di una
gonna per una cena che mia madre ha indetto con il suo club di donne amanti di
Valentino...”
“Esiste un club del genere?” le chiese Nelly Yuki.
“Certo che esiste... La presidentessa è mia madre... Mmm Blair, tu
vieni?”
“Eh?” le chiesi destandomi dai miei pensieri.
“Vieni da Barneys?” chiese di nuovo Isabel.
“E'
già occupata, mi dispiace” disse una voce conosciuta che mi salvò.
Mi
alzai e raggiunsi Chuck voltandomi per dire alle ragazze “Sono occupata, sarà
per domani” rifilai specialmente un sorriso acido a Penelope.
“Chuck” sentii chiamare quest'ultima. Chuck si voltò lentamente. “Spero
che la vita in bianco ti piaccia... Se dovessi ripensarci, delle mie amiche
sarebbero molto contente di...”
Chuck alzò l'indice e la interruppe “Non mi servono le tue amiche di poco
conto, Penelope” la informò in fretta con mia sorpresa “Blair a letto vale per
cinque”
Si
voltò verso di me e mi sorrise teneramente. Penelope restò interdetta.
Ci
allontanammo da quel gruppo di arpie stupide e ci fermammo poco più in
là.
“Sembra strano per me dirlo, ma... Grazie, Bass” gli dissi
sottovoce.
“Quella era la verità” rispose facendomi un altro sorriso “dovevano
saperla anche loro”
“Pensano sia ancora vergine” ammisi. In effetti nessuno aveva mai scritto
di me su Gossip Girl riguardo questo argomento. Anche quando mesi prima avevo
fatto finta di stare con Chuck e poi mi ero messa di nuovo con Nate quella
pettegola continuava a dire che non vedeva segni per cui io mi fossi concessa a
qualcuno...
“Lasciaglielo credere... E pensa a questo” continuò prendendo qualcosa
dalla sua tasca.
Aprì
il pacchetto e all'interno c'era un bellissimo anello con diamante che brillava
al sole.
Restai letteralmente a bocca aperta quando lo vidi, anche se era per
scena.
“Chuck, ma è...” dissi senza fiato.
Chuck lo prese dalla scatola e me lo infilò all'anulare della mano
sinistra.
Iniziai a chiedermi se lui stesse provando le stesse cose che provavo io
in quel momento, non riuscendo a darmi una risposta. Continuavo a pensare al ti
amo detto da ubriaco.
Mi
guardai l'anello al dito e non potevo non vederlo perfetto per la mia mano.
Mi
voltai verso le mie amiche e glielo mostrai, tanto di sicuro avrebbero fatto
delle foto e le avrebbero mandate a Gossip Girl, tanto valeva aiutarle.
D'istinto come se fossimo una coppia vera lo baciai con veemenza anche
per attirare l'attenzione di quelli che erano nel cortile della scuola.
Dovevano credere che eravamo sposati, no?
“Questo vuol dire che ho scelto bene?” mi chiese.
“Non
ho voglia di aumentare il tuo ego, Bass... Meglio che andiamo”
Arrivammo alla sua limo e poco dopo arrivò il blast di Gossip Girl ed
altro...
La
giornata aveva cambiato direttamente via nel lasso di pochi
minuti.
Non
ero di nuovo pronta a vedere il mondo crollarmi addosso.
Sembra sia tutto confermato,
ragazzi!
A quanto pare C & B si sono
davvero sposati, e la prova è l'anello che il caro C ha dato alla nostra Queen
fuori scuola proprio pochi minuti fa.
Davvero una coppia inaspettata,
dati i trascorsi un po' burrascosi!
E ora ti dirò B, meglio per te che
hai il tuo compagno inusuale, perchè mi sa che ne avrai da disperarti dopo le
ultime notizie...
Sembra quasi che la tua migliore
amica S sia stata ammessa a Yale, non è che ricomincerà la rivalità tra di voi?
Io amo le lotte tra gattine!
E tu B, hai ricevuto il tuo
messaggino dal rettore?!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Snow White Bitch ***
aaa
Ciao a tutti :) Mi dispiace
avervi fatto aspettare così tanto tempo per postare ma la mia inspirazione era
andata chissà dove e avevo da studiare delle cose.
Vi ringrazio dei commenti, sempre molto gentili.
ele_06 ti ringrazio per quello che mi hai scritto, dopo aver letto il
tuo commento ho deciso di postare questo capitolo :)
Spero sia di vostro gradimento!
22 Febbraio, ore 15.
Chuck prese il cellulare e lesse anche lui il blast appena mandato da
Gossip Girl, e mi guardò.
“Che
c'è?” gli chiesi acida. Non era il tono che volevo usare, ma dovevo.
Chuck alzò le sopracciglia e non aggiunse altro.
“Credevi forse non lo sapessi che avesse fatto domanda a
Yale?”
Mi
guardò indifferente e si voltò verso il suo finestrino.
Sbuffai e mi voltai verso il finestrino. Ovvio che non lo sapevo. Come
potevo mai saperlo?
“Serena ha fatto domanda alla Brown” disse poi Chuck “penso che andrà lì”
“Sono sicura che tra poco arriverà anche a me il messaggio del rettore”
gli sorrisi falsa “Serena ha solo il cognome prima del mio, sono sicura che è
per questo” cercai di sembrare credibile.
In
realtà non sapevo cosa dire, cercavo di avere anche una misera speranza ma pian
piano che i minuti passavano svaniva.
In
più mi sentivo arrabbiata. Eravamo andati a fare visita alle università in cui
volevamo entrare, ma ricordo benissimo che a Yale non c'era Serena! Ero anche
andata alla cena del rettore, avevo conosciuto qualcuno dei ragazzi ma di lei
nessuna traccia.
Come
poteva essere stata ammessa, allora?
“Di
sicuro ti arriverà” cercò di dirmi Chuck. Wow, credeva in me, che scoperta.
Intanto eravamo arrivati a casa mia. “Farebbe meglio ad arrivare al più
presto” dissi, e poi senza nemmeno guardarlo in faccia uscì dalla limo e salii a
casa mia.
Non
appena entrai a casa, nel salotto trovai una sorpresa piacevole.
Mi
stava guardando con un'espressione affranta, triste, ma non ero pronta subito a
crederle.
“Serena, non ti aspettavo qui” dissi sorridendole beffarda.
“Sono venuta subito dopo la scuola”
“Certo, so che sei uscita prima... Cos'è, avevi un appuntamento?” domandai
così.
Serena abbassò lo sguardo. Non era un buon segno. Preparai la mia
difesa.
“Sono dovuta andare... A New Haven” confessò, il suo tono di voce era
molto basso.
Almeno aveva confessato. “New Haven... Mmm. Ci vive tua zia, no?”
provocai acida.
“Blair, andiamo... Sappiamo entrambe cosa c'è a New
Haven”
Scossi la testa con un sorriso di nervosismo stampato in faccia. “Sì,
Serena! Non c'è bisogno di dirmi cosa c'è a New Haven, lo so benissimo! Non
posso crederci che hai aspettato così tanto per dirmelo, che l'ho dovuto sapere
da Gossip Girl!” urlai.
“Lo
so, Blair... ma vedi, è stata una cosa inaspettata...” cercò di
giustificarsi.
“Inaspettata? Non volevi andare alla Brown, tu? Vuoi rubarti anche questo?
Prima Nate, poi le mie amiche, adesso anche il mio futuro! Quale sarà la
prossima?” chiesi ironica.
“Per
favore, io non ho fatto nulla! Ho solo...”
“Hai
solo?” domandai ancora acida, ero sicura che ci fosse qualcos'altro dietro.
Serena si guardò le mani e poi confessò “A settembre ho incontrato un
ragazzo alla Brown, nel periodo in cui non ero con Dan... Era carino, simpatico,
mi faceva divertire...”
“Arriva al punto, Serena” la incalzai.
Sospirò. “Ho scoperto dopo due volte che ci sono uscita che era il figlio
del rettore Burbe... Sono anche andata a cena da lui con il rettore e sua
moglie, ma la cosa dopo un po' è finita... A quanto pare suo figlio aveva una
cotta per me, mi ha chiamata l'altro ieri dicendomi che non mi aveva dimenticata
e che sperava che la sua sorpresa mi avrebbe fatto ripensare a noi due, e... Non
sapevo che questa fosse la sorpresa fino a quando non ho avuto il
messaggio”
“Non
è possibile... Non è possibile che TU sia entrata a Yale per uno stupido ragazzo
che non ti ha dimenticata...” mormorai misurando bene le parole “E che IO, Blair
Waldorf, una degli studenti più promettenti della Constance sia ancora qui ad
aspettare il mio messaggio che potrebbe anche non arrivare
mai!”
“Ma
no, Blair... Sono sicura che...” cercò di mettermi una mano sul braccio, ma mi
scostai.
“Accetterai?” chiesi fredda cercando di non incontrare il suo sguardo.
“Credo... Credo di sì... La Brown non mi ha ancora fatto sapere nulla...
E' la mia unica possibilità” ammise.
Sì,
come se non fosse anche la MIA unica possibilità. “Vattene” le ordinai.
Serena non aggiunse altro e si allontanò. Sapeva che doveva lasciarmi
sola.
22 Febbraio, ore 18.03.
Le
tre ore successive le passai nella mia stanza a pensare a cosa fare per riuscire
a risolvere la situazione. Non potevo chiamare Serena, anche se mi serviva
un'amica in questo momento, lei era proprio la meno adatta. Alla fine non era
stata lei ad entrare a Yale, era stata raccomandata, ma la cosa comunque non mi
andava giù perchè era decisa ad andarci a costo di togliere a me il futuro che
avevo sempre sognato!
Mi
venne da piangere, affondai la testa nel cuscino celeste di seta finché non
sentii dei passi nella mia stanza. Alzai la testa per trovarmi faccia a faccia
con Chuck.
Mi
asciugai le lacrime cercando di fingere che non ci fossero. “Chuck, che ci fai
qui?”
“Serena mi ha detto tutto... Deludente”
“E'
stata lei a mandarti qui?”
“Sono venuto di mia spontanea volontà” confessò sedendosi sul pizzo del
letto.
Mi
portai le gambe alle ginocchia e fissai il cuscino accanto a me.
Quella era di certo una visita inaspettata. “Non è intenzionata a
declinare” dissi poi.
“Lo
so, me l'ha detto... Nemmeno Lily vuole che declini”
“Perchè la Brown non l'ha presa? Perchè è una stupida bionda senza
cervello?” dissi acida.
“Non
è detto che la Brown non la prenda”
Sospirai. “Ma Yale non prenderà mai me” dissi con tristezza e
rassegnazione.
“Non
è ancora detto” disse sorridendomi teneramente. Chuck credeva in me. Seconda
volta.
Fu
allora che istintivamente mi avvicinai a Chuck, gli poggiai la mano sulla sua
guancia e lo iniziai a baciare. Quel bacio era voluto, non che ultimamente per
la nostra finta non ci baciassimo tanto, però quello era per dirgli 'grazie'.
Grazie per essere venuto, grazie per le parole che mi aveva detto, anche se
poche. Iniziavo a vedere un barlume di speranza per noi...
Chuck mi spinse all'indietro sul letto, e continuò a baciarmi con
veemenza.
Portai la mia gamba sulla sua schiena ed ero pronta a farlo lì, in quel
momento, se non ci fosse stato qualcuno che ci avrebbe interrotti con un 'Ehm,
ehm'.
Sorrisi quando lo vidi “Papà!” urlai allontanando Chuck e andando ad
abbracciare mio padre.
“Hai
visto bear, come avevo promesso sono tornato giusto in tempo per le
ammissioni”
Abbozzai un sorriso. Le ammissioni. Cavoli, il bacio di Chuck me ne aveva
fatto dimenticare per un paio di minuti. “Certo, sono contenta! C'è anche
Roman?”
“Verrà più tardi, è andato un attimo dal tipo per cui lavorerà qui per
questi tre giorni”
“Oh,
vedo che sei arrivato” disse mia madre che apparve dietro di lui.
“Ciao, Eleonor” la salutò mio padre con un abbraccio.
“Ti
trovo bene, da quanto tempo non ci vediamo?”
“Troppo. L'ultima volta che sono venuto non eri qui”
Mia
madre sogghignò. “Sai com'è, il lavoro! Ho una sorpresa per te,
Harold”
“Sorpresa?” chiese mio padre.
“Sì,
papà... Quando la vedrai non sarai poi così tanto sorpreso” risposi divertita.
“Ah,
Blair!” disse mamma “Va beh, a cena la vedrai. Oh Charles, ci sei anche
tu?”
“Salve” rispose Chuck sorridendo a mamma e papà.
“Perchè non resti a cena? Anche se conosci già la sorpresa... Vado a dire
a Dorota di aggiungere un posto a tavola...” domandò mia madre allontanandosi
senza ascoltare la risposta di Chuck, il che voleva significare 'devi restare,
adesso'.
“Ci
vediamo dopo” ci sorrise mio padre chiudendo la porta della mia
stanza.
1
Marzo, ore 19.
E
così passò una settimana. Una settimana vuota. Nessun messaggio, nessuna
telefonata. Sembrava che nemmeno Nelly Yuki avesse ricevuto niente, e questa era
una garanzia visto che anche lei voleva andare a Yale. I fatti erano due. O che
stavano ancora vagliando la mia e la sua proposta per scegliere la migliore –
che sarei stata di sicuro io – oppure... L'avevano già scelta, e non era nessuna
delle due. Cercai di sperare nella recita di inizio primavera dei senior per
ottenere visibilità, visto che i rappresentanti delle università sarebbero
venuti per un rinfresco e per confermare le loro scelte.
Quest'anno noi recitavamo una rivisitazione di Biancaneve, ovviamente
Serena era la protagonista, ed io ero la strega. Odiavo essere sempre la cattiva
della situazione, quando erano gli altri che mi portavano via le cose restando
sempre intoccabili.
Nate
era il principe azzurro, e le mie amiche Penelope, Is, Hazel e Nelly Yuki erano
i nani assieme ad altre ragazze. Chuck era una specie di mio aiuto cospiratore
contro la candida Serena-neve, mentre Dan era Dotto dei sette nani. Era
arrabbiato perchè era il capo banda di un gruppo di tutte donne, ma non c'erano
altri ruoli per lui.
Quella recita era così finta ma così vera, sembrava quasi che ogni ruolo
– a parte il mio e quello di Serena - fossero un rifacimento fiabesco della vita
reale.
“Waldorf, Van der Woodsen andate in scena tra dieci minuti!” disse
l'assistente regista.
Dorota continuò ad aggiustarmi i capelli mentre Serena si truccava
accanto a me. Non ci parlavamo da una settimana, e non le avrei certo rivolto la
parola adesso, anche se lei sembrava volerci provare. Aveva solo indifferenza da
me. “Buona fortuna” mi disse prima di alzarsi e di uscire qualche minuto dopo.
Evitai anche di incontrare il suo sguardo, e mi alzai fiera dirigendomi dietro
le quinte. Sembrava una presa in giro la sua affermazione.
1
Marzo, ore 20.12.
La
rappresentazione iniziava con Serena che faceva la stupidina parlando a dei
cellulari con videocamera dicendo che la giornata è bella e che il mondo non lo
è. Che dovrebbe fare qualcosa, ma si sente troppo indifesa per farlo...
“Waldorf, è il tuo turno!” mi disse l'assistente regista ed entro un po' facendo
la diva e sbattendo gli occhi.
“Oh,
ma che bella giornata... Anche questo sole celebra la mia bellezza. E' vero
specchio?” domandai, voltandomi a destra e sinistra come una stupidina prendendo
uno specchietto e specchiandomi. “Questa volta ti sbagli, mia regina” mi
contraddì lo specchio “c'è una che è più bella di te... Che è migliore di te...
Il suo nome è Biancaneve”
Spalancai le labbra “Come può mai essere! Sono io la più bella del
reame... Lo dice anche il conte Slayer...” dissi, e dall'altro lato entro Chuck.
Mi
baciò la mano e poi mi disse “Non ci può essere nessuna più bella di lei,
regina...”
“Eppure c'è! Non solo mi ha rubato il mio futuro sposo, mi ha anche preso
altro!”
“Cosa potremmo fare, mia signora?”
Arricciai le labbra e fissai il soffitto. “Ovvio, dobbiamo toglierla
dalla piazza, Conte”
Chuck mi sorrise compiaciuto “Ha in mente delle idee,
madame?”
“Oh,
idee molto interessanti... Ma mi servirà anche il suo aiuto”
“Tutto quello che vuole”
Frugai nelle mie tasche alla ricerca della pozione finta che dovevo dare
a Chuck.
“Incontra la cara... Biancaneve e dalle questo. Ce ne sbarazzeremo in
fretta”
Guardai Chuck, il 'conte Slayer' e insieme ridemmo in modo decisamente
elegante ed uscimmo di scena. La rappresentazione va avanti, la bionda Serena
continua a fare la stupidina con i nani mentre io faccio la cattiva.
Sembrava che tutto stesse andando bene, finché una del terzo mi viene
vicino.
“Blair, dove sono Serena e Nate?” mi chiese poi la ragazza.
La
guardai perplessa. “Non saprei proprio, credimi” le risposi indifferente. Che mi
importava a me se lei e Nate non c'erano? Io avevo fatto la mia parte.
“Non
li trovano da nessuna parte” disse poi il regista guardando me “dobbiamo andare
in scena... Waldorf, c'è bisogno che la sostituisci tu... Conosci la parte,
no?”
Gli
sorrisi compiaciuta “Per sua fortuna, sì” risposi voltandomi ed entrando in
scena prima che si aprisse il sipario. Mi stesi sul divanetto blu scuro di
velluto e iniziai a fingere di dormire.
Attorno a me c'erano Hazel, Is e Nelly Yuki. Aspettavo con ansia di
ricevere il bacetto del principe, sperando che il sostituto di Nate non fosse
uno di quei secchioni con gli occhialoni che avevo visto parlare prima con il
regista.
“Oh,
no! Biancaneve è... Non si muove più” disse fingendo di piangere
Isabel.
“Come possiamo fare per farla svegliare?” continuò Hazel.
“Ci
penserai tu?” chiese Nelly Yuki, e sentii dei passi verso di me.
Il
principe era arrivato, ma non diceva nessuna battuta, quindi non sapevo chi
fosse.
L'unica cosa che sentii qualche secondo dopo furono delle labbra che mi
baciarono a stampo, ed io, che invece di svegliarmi dalla finta morte continuavo
a baciare.
Sembrava che le conoscessi bene, che non fossero le labbra di chiunque.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai Chuck a pochi centimetri dalla bocca
e sentii il pubblico applaudire. Mi voltai e sorrisi, mentre il sipario veniva
abbassato.
“Fantastici! Bass, sono contento del lavoro che hai fatto prima” disse
l'aiuto regista a sipario calato “Ma vorrei proprio sapere dove sono Serena e
Nathaniel. Ah, e Humprey”
Chuck scrollò le spalle e fece uno dei suoi soliti sorrisi. Ero sicura
che c'entrasse qualcosa con la loro scomparsa. “Chuck” lo portai in disparte
“Conosco quel sorriso. Sai dove sono?”
“Può
darsi che lo sappia” rispose con il suo ghigno famoso.
Sospirai. Non capivo proprio perchè l'avesse fatto.
“Lei
è Blair Waldorf?” mi chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai con il
sorriso.
“In
persona, molto piacere” Non ci credevo. Era uno dei rappresentanti! Speravo
fosse quello di Yale. Notai Chuck farmi l'occhiolino e andarsene.
Strinsi la mano alla donna. “La sua interpretazione della strega cattiva
mi è piaciuta molto... Anche alla fine quando ha fatto Biancaneve. Diciamocelo
tra me e lei” cominciò abbassando la voce “l'altra ragazza – quella che ha fatto
Biancaneve all'inizio – era un po' legnosa... finta”
Le
sorrisi contenta. E non avevo nemmeno detto nessuna battuta come
Biancaneve...
“Sono contenta che lei sia piaciuto” dissi “Purtroppo la ragazza che
interpreta Biancaneve ha dei problemi di memoria fortissimi e non riesce ad
immedesimarsi nella parte...” mentii.
“Si
nota, signorina... Senta, dopo averla osservata bene recitare direi che lei
sarebbe perfetta per la nostra università... Il nostro circolo teatrale, il
Tisch, è molto rinomato”
Il
mio sorriso si ampliò. Non ci potevo credere! “Sarò molto contenta di far parte
del circolo teatrale di Yale!” dissi tutta entusiasta.
La
donna mi guardò perplessa. “Veramente, io sono della New York University. Il
nostro circolo teatrale non sarà grandioso come quello di Yale, ma non ci
lamentiamo”
Questa volta abbozzai un sorriso cercando di fingere che la cosa mi stava
bene, quando invece non mi stava bene per niente. La New York University?! Ma
stiamo scherzando!
Quella è una facoltà per provincialotti squattrinati!
“Ehm
no...” sorrisi a malapena.
“La
mia offerta è valida. A meno che lei non abbia già scelto un'altra università, è
ovvio. Davvero la vorremmo con noi. Questo è il mio biglietto da visita... Se
deciderà di venire, mi chiami che le organizzo un incontro con il rettore!”
disse stringendomi la mano e andandosene.
La
salutai con la mano un po' istupidita.
Possibile che la NYU volesse Blair Waldorf e non Yale?! Il mondo girava
al contrario!
Molta gente mi si avvicinò per congratularsi e dirmi che avevo fatto
bene, ma nessun altro rappresentante era tra questi! Girai per la saletta del
buffet dopo la rappresentazione e alla fine notai un signorotto con una borsetta
con su scritto 'Yale'. Il mio uomo.
“Salve, si sta divertendo?” gli domandai civettuola.
Lui
mi squadrò da dietro gli occhiali spessi. Era inquietante. “Lei chi
è?”
“Blair Waldorf, molto piacere”
Il
tizio mi guardò di sottecchi. “Mmm. Speravo fosse la signorina Van der Woodsen,
la sto cercando ma pare che nessuno sappia dove sia. Ho bisogno di
parlarle”
“Credo che... sia andata a casa” mentii “Ma penso che può parlare con
me!”
“Mi
dispiace ma non posso perdere tempo. Devo trovare la signorina Van der Woodsen
per parlare di questioni riguardanti l'iscrizione alla nostra facoltà...”
rispose scocciato.
“Ma,
ma io sono Blair Waldorf! Deve parlare con me!”
“Mi
dispiace, ma se non c'è miss Van der Woodsen credo che devo proprio andare...
Non ho tempo da perdere...” disse tagliando corto senza nemmeno guardarmi in
faccia allontanandosi.
Vidi
Chuck venire verso di me e lo guardai arrabbiata.
“Non
ha voluto nemmeno parlarmi” confessai.
Chuck mi guardò serio. “E' un peccato” commentò. Non so perchè continuavo
a pensare che quella fosse stata una sua idea... “Penso sia arrivato il momento
di una passeggiata”
Sospirai e lo fissai alzando un sopracciglio. “Sono
d'accordo”
Ci
allontanammo dalla sala dove c'era il buffet.
Chuck prese il corridoio che portava ai camerini, non seppi come mai
volle iniziare da lì, ma cosa me ne importava ora. Avevo altro a cui pensare, e
dovevo distrarmi.
“Dove stiamo andando?” chiesi curiosa. Iniziai subito a pensare che mi
volesse portare in qualche sgabuzzino per fare sesso...
Disgustoso.
“Cerchiamo Nate e Serena” disse con poco entusiasmo.
Quando arrivammo quasi ai camerini e passammo la stanza dei costumi
sentii delle voci.
Forse li avevamo trovati... “Aiuto! Siamo chiusi
dentro!”
Mi
bloccai, e Chuck dopo di me. “Sono loro”
Chuck aprì la porta con maestria ed in fretta una Serena piuttosto sudata
ne uscì seguita da un Nate altrettanto sudato nel suo vestito di flanella,
seguiti a loro volta da...
“Humprey? Miss Carr? Non ci posso credere” Restai letteralmente a bocca
aperta.
Subito mi venne in mente che questa cosa potevo usarla contro di lei, la
brutta strega che mi aveva dato una B al compito di inglese e che mi stava
facendo perdere l'occasione di poter essere ammessa a Yale. La doveva
pagare.
Serena aveva le braccia incrociate e l'espressione nefasta.
“No,
Dan! E' inutile che mi spieghi, si vedeva benissimo!” gridò Serena.
Dan
le si avvicinò cercando di fermarla, ma lei stava già andando via. Anche Miss
Carr li seguì.
Guardai Nate perplessa, anche se immaginavo quello che poteva essere
successo lì dentro...
“Okay, non è compito mio dirlo, ma... Qualcuno ci ha chiusi per sbaglio
nello sgabuzzino dei costumi quando eravamo andati a prendere dei costumi,
e...”
“E...?” incalzai.
Nate
spalancò le braccia e poi continuò “E Dan e la Carr, beh...”
“Stavano facendo sesso?”
“Mmm... Sì. Serena è andata su tutte le furie...”
Sul
mio volto comparve un sorriso e mi allontanai.
“Dove stai andando?” chiese Nate. Mi sembrava preoccupato.
Mi
voltai e scrollai le spalle indifferente. “Oh, niente. Devo andare a parlare con
una persona”
Prima di voltarmi vidi con la coda dell'occhio Chuck sorridere
compiaciuto.
Ero
sicura che lui sapesse e che l'avesse architettato per bloccare Serena e non
farle incontrare il tipo di Yale, l'avrei ringraziato dopo nel migliore dei modi
che mi veniva.
1
Marzo, ore 22.15.
Mi
sentivo soddisfatta come non mai.
Ero
andata dalla preside Queller e le avevo spifferato tutto, e stranamente mi aveva
dato ragione. A quanto pare la mia 'amica' Serena era stata da lei poco prima e
le aveva detto la stessa cosa, confermata dalla stessa Carr che non aveva avuto
opportunità di difendersi perchè Serena – per una volta intelligente – aveva
fatto bene a scattare una fotografia.
Beh,
apprezzavo il gesto, anche se sapevo che non l'aveva fatto per me, era una mossa
inaspettata da parte sua, ma comunque era lei la prescelta di
Yale.
Il
rappresentante non aveva nemmeno voluto saperne di conoscermi.
Quando uscii dall'ufficio della preside notai Serena seduta su una delle
sedie del corridoio nel suo vestitino succinto da Biancaneve che la faceva
sembrare il seno ancora più grosso.
“Hey” mi salutò inespressiva. Era un segnale di pace?
Arricciai le labbra e mi andai a sedere accanto a lei. “Mi dispiace per
te e Dan” dissi secca.
Serena sospirò “In qualche modo me lo sentivo... e le voci di corridoio
non aiutavano”
“Almeno quella donna di facili costumi non ci disturberà
più”
“Spero di non rivedere mai più la sua faccia”
“Avresti dovuta schiaffeggiare, almeno così nella prossima scuola dove si
trasferirà – a patto che accettino troiette come insegnanti – sarebbe dovuta
uscire con una maschera” dissi sogghignando, mi aveva fatto ridere quello che
avevo detto. Anche Serena rideva.
Poi
mi alzai dalla sedia, pronta ad andarmene. “Ci vediamo in giro”
mormorai.
“Blair, senti” disse Serena “Mi dispiace per Yale” sembrava sincera
stavolta.
Mi
voltai e senza pensarci le risposi “Non preoccuparti, sembra che mi vogliano
alla NYU” confessai facendo un segno come se avessi i brividi addosso. Forse
avrei dovuto davvero considerare la NYU come opzione... Per quanto provinciale
era quella facoltà...
Serena si alzò e mi abbracciò senza aggiungere altro. “Davvero, mi
dispiace”
Non
dissi nulla perchè tutto quello che avrei voluto dirle non era carino. Non dissi
nulla anche perchè era evidente che mi servisse un'amica con cui confidarmi.
Chuck ci raggiunse.
Aveva il solito sorriso stampato in volto. Mi poggiò una mano sulla
spalla.
“Avete concluso, a quanto vedo”
Gli
feci un sorrisetto un po' stupido “Chuck, posso parlarti in privato? Serena tu
aspetta qui”
Ci
allontanammo di pochi metri. “Come facevi a saperlo?” gli
chiesi.
“A
sapere cosa?” domandò non poco beffardo. Sapevo che sapeva.
Mi
portai una mano al fianco. “Chuck... Confessa prima che annulli il nostro
matrimonio”
Chuck ridacchio “Non essere stupida, Blair... Non dire cose campate in
aria”
“E'
quello che tutti devono credere, Bass... Ora sputa il rospo” lo
provocai.
“A
quanto pare il tipo di Yale non è stato molto perspicace a fiutare il tuo
talento” confessò.
Non
l'aveva detto direttamente, ma quella risposta esauriva la mia domanda.
“E'
uno stupido senza cervello” commentai sbuffando “Adesso dovrei
andare”
“Non
vieni con me?”
“No,
Bass. Vorrei passare del tempo con la mia amica Serena stasera... Una moglie può
uscire con le sue amiche, no? Ma anche se non mi davi il permesso ci uscivo lo
stesso” gli chiesi prendendo il colletto della sua giacca e avvicinandolo a
me.
“Certamente...” rispose, e si avvicinò per baciarmi. Era tutta scena
quella di pochi istanti prima, ma quel bacio sentivo che era vero. “Non
aspettarmi sveglio, Bass...” risposi quando mi allontanai da lui e mi diressi
verso Serena.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Goin' Down ***
non posso resisterti
25 Marzo.
Le
cose tornarono di nuovo normali... O quello era ciò che speravo.
Erano passate delle settimane dalla rappresentazione, e non avevo ancora
ricevuto nessun messaggio da Yale. La cosa strana era che anche Nelly Yuki non
l'aveva ancora ricevuto.
Continuavo a sperare che fosse perchè stavano ancora decidendo, ma
eravamo a marzo, come poteva mai essere possibile?
“Ho
sentito che oggi daranno i nomi dei candidati finali per le facoltà” disse
Isabel tra la terza e la quarta ora. Nemmeno lei aveva avuto ancora nessun
messaggio da alcuna facoltà, ma quella era colpa del suo cervellino un po'
limitato. Stessa cosa Penelope.
“Sei
sicura, Is? Non li avrebbero dati l'ultimo giorno del mese?” chiese Hazel con
finto interesse. Lei era stata ammessa in un'università di provincia, per quanto
valeva.
“No,
ho sentito una ragazza in corridoio che diceva oggi...” sospirò.
Tanto loro dovevano andare ad università di poco senso.
Era
giusto per fare gossip mentre si pranza assieme...
“Tu
hai ricevuto il tuo messaggio, Blair?” chiese acida Penelope.
Mi
voltai verso di lei alzando un sopracciglio. “Non ho bisogno di nessun
messaggio... Io sono già entrata a Yale” mentii, ma con quella era l'unica cosa
da fare.
Penelope non sembrava contenta. “Grazie a Chuck, direi”
Mi
alzai dal mio posto. Okay, io e Chuck stavamo ancora fingendo e quindi comunque
dovevo recitare, ma quella cosa mi dava lo stesso ai nervi. Penelope era quella
del gruppo che osava affrontarmi con più disgusto. Le altre non erano così
acide.
“Chuck non c'entra niente con Yale” precisai, anche se effettivamente...
l'ammissione non c'era nemmeno all'orizzonte... Dovevo fingere ugualmente.
“Andiamo, non mi dire che...”
“Penelope, stai esagerando” dissi acida “Osi parlare tu che ti sei
sbattuta il segretario di tuo padre per farti ammettere in una facoltà? Un
classico”
Così
dicendo mi voltai sorridendole e mi avviai alla prossima lezione.
25 Marzo, ore 13.31.
“E'
arrivato!” urlò Nelly Yuki mentre eravamo sedute ad un tavolo nel cortile della
scuola a mangiare uno yogurt. Scattai in piedi e presi subito il cellulare dalle
mani di Nelly e lessi quello che sperai arrivasse a me. Nemmeno il tempo di
sedermi e cercare di assestare il colpo che Gossip Girl infierì con uno dei suoi
blast.
Oh, Oh ragazzi! Mi sa che oggi per
qualcuno di voi la giornata dovrà fine con qualche nervo per capello di
troppo... Ecco il verdetto finale! La nostra carà N. Y. - che non sta per New
York! - ha appena ricevuto il tanto agoniato messaggino! Congratulazioni NY, ora
anche tu sei entrata ad Yale come la nostra S! ...E B? B, io tifavo per te, ma
si vede che la sorte ha deciso per un'altra persona... Sarà per la prossima
volta, dai! Hai comunque il tuo C a consolarti!
Sbuffai e mi alzai subito dal tavolo, dirigendomi nel bagno tutta
infuriata.
Per
fortuna Penelope non c'era, altrimenti avrebbe iniziato a dire roba acida come
qualche ora fa, e non sarei riuscita a non darle un pugno in pieno volto per
zittirla definitivamente.
Per
fortuna quel giorno erano poche le persone ancora a scuola, la sala dei trofei
era vuota così chiusi direttamente la porta principale a chiave. Avevo bisogno
di stare sola.
Non
sapevo cosa fare. La flebile speranza di entrare a Yale era svanita
completamente dopo il messaggio arrivato a Nelly Yuki, perchè era sicuro che
avrebbero preso a Yale non più di due studenti sia dalla Constance che dalla
Saint Jude.
Serena e Nelly... Dan Humprey ed un altro ragazzo non troppo famoso
dell'ultimo anno.
Andai a sedermi sulla sporgenza interna della finestra e
sospirai.
Prima si era spezzato il mio sogno di stare con Nate e di vivere insieme
una vita felice e senza intralci, poi si era spezzato il mio sogno di avere un
figlio con Nate; l'ultimo sogno era stato Yale, che avevo programmato di
frequentare sempre con lui.
Il
destino aveva deciso diversamente per me, invece di mandarmi dal principe
azzurro, mi aveva mandato dal suo amico apparentemente cattivo, che aveva fatto
le cose che avrebbe dovuto fare lui a me, ed anche qualcosa di
più.
“Perchè Chuck, perchè” mi domandai a voce più o meno
bassa.
Sospirai di nuovo, nello stesso tempo sentii qualcuno muovere la maniglia
della porta come se volesse entrare. Restai in silenzio facendo finta di
niente.
“Blair? Sei qui dentro? Andiamo, lo so che ci sei”
Perchè quando lo nominavo o lo pensavo solamente lui appariva dal
nulla?!
“Va
via, Chuck” dissi con tono più o meno sicuro e stabile. Volevo stare
sola!
“Tra
poco passerà un tipo a controllare nelle aule... Se non vuoi che Gossip Girl
scriva che ti sei rintanata in una stupida stanzetta della scuola, sarà meglio
che mi fai entrare”
Scesi dalla finestra e aprii in fretta la porta guardandolo poi con un
ghigno.
Lo
lasciai entrare, e chiuse la porta a chiave, aveva un mazzo che aveva
sicuramente preso a qualche custode... Semmai eravamo al sicuro qui.
“Non
mi dire che hai letto su Gossip Girl...” buttai lì. Ormai chi non lo
sapeva?!
“Mi
dispiace” disse semplicemente.
“Ti
dispiace? Chuck Bass, almeno tu sei stato ammesso da qualche parte... Io dovrò
pensare a cosa fare... Forse una casalinga disperata senza
marito?!”
“Un
marito ce l'hai” fece l'occhiolino “ed ora hai bisogno di essere tirata su di
morale”
Alzai un sopracciglio e sorrisi appena. “E, sentiamo... Come avresti
intenzione di fare? Mi accarezzerai i capelli come faceva mia madre quando ero
bambina, oppure mi dirai che prima o poi verrà il momento e non verrò scavalcata
dalle raccomandate solo perchè non sono uscita con il figlio del rettore?
Davvero non basta, Chuck”
“Quanti problemi che ti stai facendo” rispose avvicinandosi e
accarezzandomi il mento “ho pensato a qualcosa di molto molto
meglio...”
Feci
finta di non aver compreso cosa volesse fare “Non mi hai ancora detto con cosa
vorresti farmi distrarre, Bass... Potrei stancarmi e andare via lasciandoti
solo...”
Mi
diede un leggero bacio a stampo “Il sesso fa dimenticare tutti i problemi”
mormorò, tornando alle mie labbra e continuando a baciarle per un lungo periodo
di tempo.
25 Marzo, ore 14,16.
“La
mia ultima lezione è iniziata da un quarto d'ora” dissi aggiustandomi le calze e
poi la gonna che indossavo quel giorno. Si era un po' sgualcita per fare la
sveltina con Chuck nella sala dei trofei della Constance... Avrei dovuto
segnarlo come ricordo.
“Anche la mia... Ma possiamo sempre scappare via” sorrise “Se
preferisci”
Arricciai le labbra e mi avviai verso la porta. “Yale mi avrà anche
rifiutata, ma non posso giocarmi l'hanno per saltare una lezione con te,
Bass”
“Hai
ragione” concordò mentre apriva la porta e usciva “allora che ne dici se dopo
per continuare al meglio la giornata non andiamo a pranzo in qualche
ristorante?”
“Va
bene” dissi senza pensarci “Ci vediamo all'uscita” conclusi prima di voltarmi ed
andarmene.
Tornai in classe. Non appena la porta si aprì il professore di storia mi
fissò perplesso.
“Grazie per essersi unita a noi, Miss Waldorf... Pensavo che non sarebbe
più venuta”
Non
feci nessun sorriso o altro, mi limitai a sedermi in un banco vuoto, proprio tra
Hazel e Is.
Per
fortuna Penelope non c'era, altrimenti chissà cosa sarebbe potuto
succedere.
“Dove sei stata?” mormorò a bassa voce Isabel.
Cercai di fare un po' la preziosa, roteai gli occhi e sorridente dissi
“Siamo in fascia protetta”
“Eh?
Andiamo, Blair noi siamo le tue amiche! Puoi confidarti con noi!” disse
Hazel.
Sì,
come no. “Se ora state zitte forse ve lo dirò dopo”
Le
due si voltarono e tornarono a guardare sui loro libri. Arricciai le labbra e
guardai il mio libro pensando a quanta gente pettegola che avevo attorno.
Passarono intanto cinque minuti.
Stupidamente, tornai a pensare a quello che era accaduto poco prima.
No,
non la sveltina nella stanza dei trofei, ma pensai a Nelly Yuki e a Yale.
Sospirai rammentando che visto che Yale non mi voleva, non potevo andare
da nessuna parte... Senza pensarci chiusi il libro con forza e lo gettai nella
mia borsa, mi alzai e me ne uscì dall'aula senza che il professore potesse
parlare. In quel giorno non mi fregava di nulla.
Chuck aveva detto che mi avrebbe aspettato dopo la scuola per andare a
pranzo...
Una
parte del mio cervello mi diceva che dovevo restare e non dovevo stare da sola
in un momento come quello, la compagnia mi avrebbe di sicuro aiutata,
però...
Però
l'altra parte mi comandava di fare qualcosa di eccezionale, di stravagante.
Forse se mi ubriacavo potevo dimenticarmi di questa brutta giornata, per
quanto questo metodo mi sembrava molto in stile Chuck. O forse avrei dovuto
ripetere l'esperienza del Victrola di due anni prima e attendere che qualcuno mi
porti a letto...
Okay, la seconda opzione era un po' troppo esagerata, avrei di certo
complicato le cose e non andava bene perchè già facevano pena. Decisi infine di
chiamare un taxi.
Quando quest'ultimo arrivò, all'autista dissi una destinazione a caso e
partii.
Chuck's POV
25 Marzo, ore 15,02.
Nell'ultimo periodo mi sembrava che io e Blair stessimo facendo sesso in
quantità industriale.
Continuavo a pensare che evidentemente era perchè le piaceva farlo con
me, non riuscivo a credere che fosse per altro... Altri sentimenti che sentivo
esserci da qualche parte ma di cui non osavo parlare e che non osavo tirare
fuori dalla memoria. Avevo persino paura della risposta che mi avrebbe dato se
avessi voluto soddisfare la mia curiosità...
Guardai l'orologio. Sarebbe dovuta essere già qui, la Constance usciva
alle 14,55.
Sospirai notando che Penelope, Hazel e Is scendevano le scale assieme a
Nelly Yuki, ma di Blair nessuna traccia. Cercai di evitare ogni contatto visivo
con quelle pettegole, ma come volevasi dimostrare, c'era qualcosa che loro
sapevano ed io no.
“E'
meglio che non aspetti la tua cara mogliettina, Chuck” disse acida
Penelope.
“Nessuno ti ha chiesto niente” risposi con la stessa acidità.
“Blair è uscita dall'aula poco dopo essere rientrata... e non è più
tornata” aggiunse Hazel.
“Secondo me è andata a nascondersi per la vergogna di Yale...” continuò
Penelope facendosi una piccola risatina. Da questo si vedeva quanto era
invidiosa di lei.
“Certo, come dovresti andare a nasconderti tu,
Penelope...”
La
ragazza alzò un sopracciglio e con un'espressione arrabbiata si allontanò senza
aggiungere altro... Aiutava sapere i fatti degli altri per fargli fare quello
che volevi.
Le
altre due si allontanarono, mentre Nelly Yuki prima si allontanò e poi tornò
indietro per dirmi qualcosa. Nelly non mi aveva mai rivolto la parola in tanti
mesi.
“Io... Io so dov'è” mormorò, quasi come se fosse impaurita... Da me “L'ho
vista prendere un taxi quasi un'ora fa perchè mi avevano chiamato in presidenza
e son dovuta uscire in cortile...”
Avevo la fronte corrugata mentre Nelly spiegava.
“Sei
riuscita a sentire dove era diretta?” chiesi ansioso in un modo
allucinante.
“No...” rispose con timidezza “Ma ho visto che ha girato quell'angolo lì”
aggiunse indicando.
Mi
voltai verso quel punto e Nelly mi sorrise quando tornai a
fissarla.
Quella ragazza per me era rovinata in quel gruppo di arpie... Non
sembrava cattiva.
“Grazie per le informazioni” dissi infine, mentre Arthur mi apriva la
portiera.
“Chuck” mi chiamò ancora Nelly quando ormai ero dentro, abbassai il
finestrino per sentirla.
“Mi
dispiace per Blair, ma... Magari se Serena non avesse preso l'altro posto magari
ora sarebbe suo... Non so perchè l'abbiano scelta” concluse con un'espressione
stranamente triste.
Evitai di parlare di Serena. Ovviamente conoscevo il vero motivo
io.
“Quelli di Yale sono solo stupidi... Dovrei andare” tagliai corto.
Nelly si allontanò senza aggiungere altro con molta riservatezza – o
apparente riservatezza – ed io alzai il finestrino della limo e ordinai ad
Arthur di proseguire in quella direzione.
Non
avevo idea di dove potesse andare Blair, e non avevo nemmeno idea del perchè
volessi andarla a cercare con tanta voglia. Non che non mi dispiacesse
consolarla o cosa per questa sua non accettazione, però mi suonava alquanto
strano detto da me che in tutti questi anni mi ero preoccupato solo di Nate e di
quello che lo riguardava visto che era il mio migliore
amico...
25 Marzo, ore 17.24.
Dopo
quasi due ore in cui feci girare Arthur per gran parte dell'Upper East Side,
decisi che ormai se non l'avevo trovata voleva davvero dire che non dovevo
proprio iniziare a cercarla e che dovevo lasciarla sola con i suoi pensieri...
Non aveva nemmeno risposto alle mie chiamate.
Entrai nel palazzo e salii a casa come se fosse quella mattina non fosse
successo nulla.
“Chuck” mi chiamò Serena non appena mi vide “Blair è con te?”
Mi
sembrava preoccupata. “Sono solo” dissi, omettendo il fatto che la stavo
cercando anche io.
Scosse la testa e sospirò. “La sto chiamando da un sacco di tempo ma il
telefono squilla e lei non risponde...”
“Può
darsi che stia dormendo... E' normale a quest'ora”
“Ho
chiamato a casa sua... Dorota ha detto che non era ancora tornata dopo
scuola”
Mi
portai la mano al mento e corrugai la fronte. “Sarà andata a fare shopping con
Is e Hazel?” buttai a caso una scusa che non mi era venuta prima in limo.
“Ho
chiamato anche loro. Non la vedono dall'ultima ora...” disse con tono
preoccupato “Chuck, dobbiamo andarla a cercare. Conosco Blair, dopo quello che è
successo stamattina...”
La
sua voce sembrò troncarsi per evitare di andare avanti con la sua immaginazione.
Prese il suo cappotto dal divano e prendendomi per un braccio mi trascinò
di nuovo nell'ascensore e poi fuori dall'edificio.
“A
proposito” cominiciò a dire mentre eravamo in limo qualche minuto dopo “Come mai
sei tornato così tardi? Avevo pensato che Blair fosse con
te...”
“Ero
solo. Sono solo dalla penultima ora in cui l'ho vista”
“L'hai vista dopo... Il messaggio a Nelly?”
“Sì”
risposi secco senza aggiungere i particolari.
“E
come stava?” Sempre le domande sbagliate al momento sbagliato.
“Come poteva stare, Serena?” le chiesi guardandola interrogativo “Era
nella sala dei trofei ed aveva bisogno di essere tirata su di morale nel modo
migliore...” confessai.
Serena parve capire all'istante. “No! Non entrerò mai più in quella
stanza!” esclamò spingendomi un po' più in là con il braccio.
“Sembra che non abbia funzionato... Avevamo progetti dopo la scuola”
ammisi amaramente guardando a terra. Era sempre più strano.
“Chuck, ma come sei carino” disse melensa “non me l'aspettavo da
te”
'Nemmeno
io' dissi
nella mia testa evitando di rispondere alla sua affermazione.
Serena sospirò qualche tempo dopo. “Mi chiedo proprio dove possa essere”
Stavo per risponderle, quando il mio telefono suonò, ed anche quello di
Serena.
Poteva essere una sola persona.
Avvistata: La nostra regina B post
delusione al Tris.
Sembra che nell'Upper East Side
gli amici di letto cerchino di risollevarsi il morale tutti allo stesso modo...
Come, vi chiederete?
Se vi dico Vodka, Scotch, Whisky
cosa vi viene in mente?
A quanto pare però la nostra cara
ragazza non era sola...
Sembrava in compagnia di un bel
fusto dagli occhi celesti che qualcuno mi dice essere niente meno che... CB! No,
CB non sta per quello che pensate.
Purtroppo per il nostro CB
ufficiale la sua presunta mogliettina sta bevendo con un altro compagno... Mi sa
che devi fare attenzione, C!
Sai bene che quando si beve troppo
poi ci si confonde...
Feci
un lungo sospiro e ordinai ad Arthur di andare al locale che diceva Gossip Girl.
“Oh
no” furono le parole di Serena dopo aver letto il blast. Io stringevo solo i
pugni.
25 Marzo, ore 20.43.
Sentii una risata assurdata quando io e Serena entrammo nel bar.
“Cerchiamo Blair” disse Serena.
“Penso che l'abbiamo trovata” risposi avviandomi verso il punto dove avevo
sentito quella risata, trovando Blair con un bicchiere in mano e Carter Baizen
accanto a lei.
“Ma
lo sai, Carter... A me piace tanto il caviale e anche
spalmarmelo...”
Serena le prese un braccio e la interruppe, Blair si voltò stranita e la
iniziò a fissare.
Aveva tutti gli occhi rossi e delle profonde occhiaie, e l'espressione di
una che aveva bevuto un po' troppo... Come non riconoscere
quell'espressione.
“Oh,
Serena... La mia cara amica!” esclamò sorridendo “cosa ci fai qui? Cameriere...!
Porta un bel drink alla mia amica... Offro io”
“Blair!” cominciò Serena “Smettila di bere! Stai male” le ordinò, ma Blair
si era voltata a parlare con Carter, che intanto mi guardava truce. Non avevamo
di certo bei trascorsi...
“S,
ma che dici... Mi sento benissimo e bere mi sta aiutando sempre di più a
sentirmi meglio... Carter, tu ne prendi un altro? Te lo offro
io!”
“No,
grazie” rispose lui, si vedeva che non era affatto ubriaco al contrario di lei.
Serena sospirò, ed io con lei. “Blair! Ti ordinò di venire con me”
Blair la guardò perplessa e stranita come se chissà cosa avesse detto.
“Ma
S, goditi la vita e bevi con me!” disse quando il barista le portò un altro
Martini.
“Blair” intervenni allora io stanco di vederla distruggersi “vieni,
andiamo a casa”
Cercai di prenderla per il braccio e la riuscii a far scendere dallo
sgabello del bar, ma Blair si liberò e quasi cadde per terra se non fosse stato
per le mie braccia.
“Ma
chi sei?” domandò, e poi mi fissò in volto per dei secondi “Chuck! Mio caro
finto marito! Accomodati, ti offro un drink anche a te...”
“No!” quasi gridai con fermezza, al che Blair mi fissò di nuovo
intontita.
“Chuck, non urlare che ho mal di testa... Faresti meglio a
bere!”
“Tu
no” dissi cercando di allontanarla dal bancone con l'aiuto di Serena
“Andiamo”
“No!
Ho bisogno di bere”
“Blair, dobbiamo andare” cercò di dirle Serena “andiamo a casa
tua”
Blair mise il muso. “Ma come siete cattivi! Mi dispiace Carter, la
prossima volta che ci vediamo potrai spalmarmi quello che vuoi su...” Serena le
tappò la bocca per la mia gioia mentre la portavamo fuori. Carter non aggiunse
altro, ma lo vidi guardarci perplesso.
Blair's POV
25
Marzo, ore 23.25.
Mi
sentivo tutta indolenzita. L'ultima cosa che ricordavo era il bar in cui mi ero
seduta e i vari Martini e roba varia che avevo bevuto.
Aprii piano gli occhi e mi ritrovai in un letto, notai con piacere che
era il mio. Guardai a destra e notai che Eve non era nella sua culla...
Probabilmente Dorota o mia madre era con lei.
Almeno ero riuscita a non fare cose spiacevoli da ubriaca... Almeno mi
sentivo di essermi ubriacata. Mi girava lo stomaco da post sbornia, e avevo male
alla testa.
“B,
ti sei svegliata” disse Serena entrando dalla porta della stanza.
Aveva un'espressione preoccupata e non mi piaceva tanto. Avevo un po'
paura di quello che mi avrebbe detto... Della verità che avrei sentito.
Mi
stropicciai gli occhi e sbadigliai “Mi sento un'orchestra nella
testa”
Serena si sedette accanto a me “Ben ti sta” esclamò, ed io le diedi un
colpetto sulla mano.
“Ricordo solo... Vodka e Martini... E un bar” chiesi con innocenza. Non
ricordavo molto.
“Meglio che non ricordi altro... Specialmente cos' hai detto alla persona
che c'era al bar”
Mi
portai le mani alle tempie. “S, non tenermi allo scuro!”
“Volevi farti spalmare di caviale da Carter Baizen in qualche posto che
non ripeto” confessò.
Restai a bocca aperta. “Davvero... Ho detto questo? Mi sbagliavo di
sicuro”
“Eri
ubriaca, Blair...” disse guardandomi seria. Io abbassai lo sguardo e sbuffai.
Mi
sentii gli occhi bruciare, ripensai al perchè ero andata in quel bar e tutto il
resto.
Volevo piangere, ma non l'avrei mai fatto in quel momento. Sarei stata
debole.
“Come hai fatto a trovarmi?” chiesi cercando di tralasciare quello che
avevo appena sentito.
“Gossip Girl” ammise sorridendo appena. Ecco, ora anche Gossip Girl lo
sapeva.
“Ho
smesso di andare a scuola”
“Dai, Blair! Non pensare subito a questa cosa... La scuola è quasi finita,
presto nemmeno vedrai più Penelope, Hazel e Is... penso che tu debba essere
contenta”
“Dov'è Eve?” domandai evitando di rispondere alla sua affermazione.
“Con
Chuck”
“Chuck è qui?” chiesi leggermente sorpresa. E' vero. Avevo appositamente
evitato di andare a pranzo con Chuck per dirigermi al bar più lontano. Era
inevitabile che venisse...
“E'
venuto con me a cercarti...” rispose “ma credo che ti stesse cercando già da
dopo la scuola. E' tornato a casa dopo le cinque di questo
pomeriggio...”
“Ma
dai, sicuramente sarà andato a fare qualcuno dei suoi giri di puttane e roba
simile” cercai di dire sorridendo per non farle notare che la cosa che mi fosse
venuto a cercare perchè molto probabilmente voleva vedere come stavo mi piaceva
più del dovuto.
“Credo che Chuck provi qualcosa per te”
Alzai un sopracciglio, scettica. Questo non lo sapevo nemmeno io.
“Certo... Si chiama attrazione sessuale, Serena...” che strazio ripetere sempre
la solita solfa.
“Pensala come vuoi, Blair. Io oggi l'ho visto davvero... Molto
preoccupato”
“Deve fingere di essere mio marito, no? Deve preoccuparsi per me” ridacchiai.
“Se
continuerai ad urlarlo ai quattro venti chiederà il divorzio”
“Serena ha ragione” rispose Chuck entrando in stanza con Eve in braccio
che dormiva.
Sperai che non avesse sentito tutta la conversazione, anche se ne
dubitavo fortemente.
Corrugai la fronte e rifilai a Chuck uno sguardo duro.
Serena notà di sicuro la tensione che si era creata tra di noi così ebbe
la cattiva idea di andarsene via e di lasciarci soli. Io io balia di Chuck Bass,
seppur di quel Chuck mi ero innamorata e stavo cambiando totalmente
idea.
Si
sedette sul letto con la bambina ancora in braccio che dormiva.
Era
impressionante vederli insieme, anche se erano passati un bel po' di mesi da
quando Chuck aveva scoperto da solo tutta la verità...
Restai in silenzio per tanto tempo dopo che Serena lasciò la stanza, ed
anche lui.
Guardai l'orologio, poi dissi “Non credi sia ora di
andare?”
“Mi
stai cacciando?” domandò con tono normale. Mi aspettavo acidità... Non gli
risposi, ma guardai la finestra. Quella sua provocazione non aveva nemmeno
bisogno di una risposta. Anzi, io sapevo cosa dovevo dirgli, il problema è che
sapevo anche che di sicuro me ne sarei pentita dopo. No. Vorrei che tu restassi ancora e
mi facessi dimenticare quello che ho detto a Carter...
questo avrei detto probabilmente, ma mi sentivo solo a pensarlo una
debole.
Era
inutile pensare queste cose su Chuck, tanto non sarebbe mai andata come
immaginavo.
Chuck si alzò e andò a posare la bambina nella sua culla. Quando ebbe
finito e si allontanò mi fissò con uno sguardo pieno di mille parole di
ammonimento – una cosa che odiavo.
Aprì
le braccia a dire Come devo fare, come posso fare con te e si avvicinò nuovamente sedendosi dove
era prima. Eravamo lontani, avrei sperato in un confronto più vicino, ma non
osavo dirlo a lui ad alta voce. Era un guaio per me essere innamorata di Chuck
Bass.
“Andiamo, se devi dirmi qualcosa fallo ora che sono mezza intontita”
provocai.
“Non
bere mai drink con Carter Baizen” disse con tono freddo e
distaccato.
“Adesso mi dici anche quello che devo fare? Non siamo mica
sposati”
“E'
solo un suggerimento, Blair...” rispose stropicciandosi gli occhi “E per la
cronaca, non mi sto comportando da marito premuroso o chicchesia se è questo che
pensi”
Abbassai uno sguardo sulla mia mano. Avevo ancora l'anello all'anulare
sinistro, a volte mi dimenticavo che stavamo fingendo di fare la finta coppia
per la seconda volta.
“Non
l'ho mai pensato” chiarii con amarezza.
“Quindi posso limitarmi semplicemente a dirti che devi
evitarlo?”
Scrollai le spalle evitando di rispondergli. Odiavo queste
raccomandazioni, soprattutto da parte sua. Nello stesso tempo ero compiaciuta
perchè voleva dire che si preoccupava per me.
Si
alzò dal letto e si avvicinò a me. Era pronto ad andare. Si appoggiò con le
gambe sul letto e si sporse sempre più vicino. Credetti che volesse baciarmi,
così chiusi gli occhi e attesi.
“A
domani, Blair” disse infine avvicinandosi senza far nulla lasciandomi lì come
una stupida.
Cercai di addormentarmi sperando di non sognare qualcosa di non tanto
carino come il mio futuro senza Yale, ma non ci riuscii egregiamente.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Queen of Decadence ***
non posso resisterti
8 Aprile, ore
12.52.
“Se
hai detto che non volevi rivedere Nate, allora perchè sei venuta?” mi chiese
Serena nella limo qualche giorno dopo il mio momento di pazzia.
“Mia
madre me l'ha obbligato” mi giustificai “ha detto che ci saranno delegati di
Yale”
“E'
vero... William Vanderbilt è amico di molta gente di Yale... Nate mi ha detto
che suo nonno vorrebbe che andasse anche lui lì a studiare...” disse con
nonchalance Serena, al che la guardai torva. Perchè doveva ricordarmi sempre
quello che a me non era accaduto e agli altri sì?
Dannate raccomandazioni e raccomandati. Ecco perchè non volevo vedere
Nate.
“A)
A me non interessa quello che fa Nate e B) Tu e Nate vi vedete?”
Abbassò lo sguardo osservando il mio inquisitorio. La ragazza non me la
raccontava giusta.
Serena e Nate erano amici, ma che io sapessi non è che uscivano assieme a
bersi caffè e roba varia... “Serena!” sbottai, cercando di farla rispondere.
“Forse dovremmo uscire dal veicolo, Blair... Siamo arrivati” rispose
semplicemente aprendo la sua portiera ed uscendo più veloce della luce. Avrei
scoperto qualcosa.
“Blair, Serena... Che piacere rivedervi dopo tanto tempo. L'ultima volta è
stato quando Nathaniel ha cominciato ad andare alla Saint Jude, se non sbaglio”
disse il pauroso nonno di Nate, William Vanderbilt. A volte mi sembrava un
padrino delle famiglie mafiose.
“E'
un piacere per me, Mr Vanderbilt” gli risposi con finto
entusiasmo.
“Prego, entrate e servitevi pure al buffet... Mio nipote sarà da qualche
parte”
“La
ringrazio” rispose Serena prima che potessi farlo io, ed insieme ci addentrammo
nella proprietà dei Vanderbilt, una casa tanto enorme che sembrava una
reggia.
Quando poi eravamo quasi arrivate e potevo vedere il bancone dei drink da
lontano, Serena si allontanò dicendo che aveva bisogno di andare in bagno... La
cosa mi puzzava.
Sbuffai. “Scoprirò presto cosa mi nascondi” dissi, e mi incamminai verso
il bancone, prendendo uno dei drinks che reputavo più forti. Vedere tutta quella
gente mi faceva male.
“Ehi, fai attenzione!” esclamai qualche istante dopo. Chuck aveva preso
con un po' di violenza il mio bicchiere e l'aveva poggiato sul bancone,
rischiando di farmi cadere quel poco che era rimasto sul vestito. “Chuck. Anche
a me fa piacere vederti” dissi con acidità “Adesso controlli anche che non beva?
Non ho bisogno di un padre”
“Ti
sto solo evitando un'altra caduta di stile”
“Questo è bloccare il mio libero arbitrio, è diverso... Blair Waldorf non
fa cadute di stile” risposi prendendo un nuovo bicchiere e bevendolo tutto il
più velocemente che potevo. Non avrebbe fatto la stessa cosa.
“Perchè ti ostini a volerti rovinare, Blair?”
“Perchè non è rimasto nient'altro da fare... Tanto vale che entro in
qualche club di signore alcolizzate che vanno a letto con i propri maggiordomi
così da mettermi il cuore in pace...” risposi facendomi una risatina isterica. E
dire che l'alcol che avevo bevuto era poco...
Non
capivo perchè tutto questo interessamento da parte di Chuck faceva crescere in
me la voglia di tornare ad esagerare come qualche giorno fa... Chuck mi fissò
inespressivo per qualche secondo e poi come era arrivato si allontanò
lasciandomi sola a bere ancora.
Avevo bevuto circa quattro bicchiere di Bellini. Non era troppo alcolico,
ma a chi non reggeva poteva far male da subito. L'avevo bevuto perchè non lo so,
forse perchè non volevo ascoltare quello che mi consigliava Chuck, il re
dell'ubriachezza, oppure perchè la sbornia con Carter non mi era bastata. Perchè
mi era venuto in mente Carter?
Presi il telefono dalla borsetta e composi il suo numero. In quel momento
di mezza sobrietà mi andava di chiamare solo lui, e non sapevo perchè.
Chuck's POV
8
Aprile, ore 15.32.
Magari Blair aveva ragione. Stavo solo bloccando la sua libertà di fare
ciò che voleva, alla fine io non ero nessuno per lei, e mai avrei potuto
esserlo. Scossi la testa al pensiero e iniziai a cercarla. Ero stanco di provare
a fare qualcosa per lei e non poter tuttavia fare nulla.
Questa storia doveva finire, anche se per un buon periodo di tempo mi ero
divertito.
Forse dovevo lasciare semplicemente Blair al suo destino e di quel
destino, a parte per Eve, non mi sentivo di farne parte anche se sapevo dentro
di me che avrei voluto esserci.
Se
solo avessi saputo dove fosse per dirglielo...
“Nate” dissi bloccandolo giusto in tempo prima si allontanasse. Non aveva
un'espressione molto amichevole. In più, era in compagnia di Serena. “Sai dov'è
Blair?”
“La
sto cercando anche io... Mi hanno detto che Carter Baizen è
qui”
“Baizen dai Vanderbilt?” chiesi sorpreso “Come ha fatto ad eludere la
sorveglianza?”
“Non
lo so, Chuck... Ma credo che mio nonno l'abbia fatto entrare perchè si ricordava
di lui. Quando lo trovo devo spaccargli la faccia”
“Nate, non essere così esagerato” disse Serena mettendogli una mano sulla
spalla.
Corrugai la fronte e allonanandomi dissi “Farebbe meglio a non farsi
trovare”
“Noi
andiamo a cercare di là, ci incontriamo dopo” concluse Nate allontanandosi con
Serena verso destra. Sospirai e decisi di proseguire allora verso sinistra.
La
casa dei Vanderbilt era talmente grossa che era difficile la mia impresa, ma per
quanto fossi stato molto proficuo con le donne in passato, sapevo che anche
dietro una pianta era possibile fare del sesso, qualora ce ne fosse stata
l'occasione e nessuno avrebbe guardato.
Salii al secondo piano, proseguii per il corridoio diretto alla grande
sala da pranzo che ricordo di aver visto quando ero bambino e venivo qui con
Nate a visitare suo nonno.
Continuai a camminare fino a quando non mi fermai, trovando ciò che
cercavo.
“Carter, mi fa piacere che sei venuto... L'altra volta non abbiamo
concluso”
“Arrivo sempre quando una donna è in difficoltà... E poi la festa sembrava
noiosa”
“Si
si era noiosa... Non c'era niente decente da bere, uffa... Forse potremmo
divertirci diversamente...” disse Blair sorridendogli e poggiandogli una mano
sulla spalla.
Strinsi i pugni, ma cosa potevo farci?
Restai ad osservare fino a quando Blair non si voltò verso di
me.
Non
sembrava ubriaca, ma nemmeno tanto sobria. “Bass, vuoi unirti a
noi?”
Carter si girò sentendo il mio nome, e la sua espressione era
compiaciuta.
“Già, Bass... Vuoi unirti a noi?” chiese lui con tono
canzonatorio.
“Preferirei che tu venissi con me, Blair” dissi con tono freddo e
fermo.
“No,
ma che devo fare con te... Non siamo mica sposati” disse rifilandomi un sorriso
un po' ebete per essere fatto da Blair Waldorf. Era più ubriaca.
“Forse non lo saremo, ma è meglio che vieni. Anche Nate e Serena ti stanno
cercando, vogliono presentarti qualcuno di Yale” mentii, ma non sapevo che altro
dire.
“No
Chuck, va via... Non vedi che sono occupata con Carter?!”
Sospirai. Sapevo che sarebbe stato difficile. “Blair”
“Ha
detto che devi andartene... Non ti è chiaro?” sbottò Carter.
“Hey, hey, hey” arrivò in fretta Nate con Serena “Baizen, è meglio che vai
via o chiamerò la sicurezza” lo intimò con una certa minaccia nel tono.
Carter sbuffò mentre si allontanava da Blair che lo guardava senza dire
altro.
“Ma
non finisce qui” fu l'ultima cosa che disse a Nate prima di andar
via.
Blair abbassò la testa e sospirò tanto ad alta voce che riuscimmo a
sentirlo anche noi che eravamo pù distanti. Che non fosse totalmente ubriaca?
Per me era quasi sobria.
“Mi
domando perchè avete mandato via Carter” disse leggermente
rattristita.
“Perchè voleva solo prendersi gioco di te” suggerì Serena “e perchè eri
ubriaca e non sarebbe stato bello fare sesso e ricordarselo solo dopo essere
tornata sobria...”
“Certo, tu ne sai qualcosa Serena!” esclamò arricciando leggermente le
labbra.
Serena abbassò lo sguardo. Pensai che si sentisse colpevole.
“Blair, per favore... Ci stavamo solo preoccupando per te” offrì Nate.
“Non
potete capire nulla” gli rispose acida “Lasciatemi in pace” continuò
allontanndosi dal muro ed eclissandosi nel corridoio che portava al piano di
sotto.
“Dobbiamo fermarla” disse Serena guardando Nate.
“E'
inutile” rispose Nate “la conosciamo. Lasciamole fare quello che
vuole”
“Nate, ma cosa dici? Preferisci che sbagli?”
“Se
servirà a farle capire che non ha fatto la cosa giusta... E' meglio che sbagli”
mi intromisi.
Sia
Serena che Nate mi guardarono straniti.
“Chuck, come sei duro... Pensavo che tu...” lasciò la frase a
metà.
Prima che potessi rispondere intervenne Nate “No, Chuck ha ragione. Credo
che se sbaglia capirà... Almeno lo spero vivamente”
Sospirai e poi mi allontanai anche io. Serena e Nate si erano allontanati
nella direzione opposta, ormai avevo capito che tra di loro era rinato qualcosa
quindi non dissi nulla e li lasciai prendere la loro strada. Almeno qualcuno
sembrava felice.
Decisi di lasciare l'edificio e tornare a casa. Sarei potuto anche andare
in qualche bar ma non avevo molta voglia di stare con la gente in quella serata.
Continuavo a dirmi che dovevo fare come avevo detto a Nate e Serena,
dovevo lasciarla in pace per schiarirsi le idee che non era riuscita a chiarire
la prima volta che aveva esagerato con l'alcol, poi avrei deciso cosa fare. Non
avevo ancora intenzione di dirle che questo finto matrimonio doveva finire,
magari sarebbe stato peggio per il suo stato di ora, così decisi di allontanarmi
semplicemente finché non avrei capito che dovevo tornare da
lei.
Magari questo non sarebbe mai accaduto, ma non riuscivo a pensare ad
altro.
Arthur aveva quasi guidato fino a casa mia quando la solita Gossip Girl
rovinò la mia serata già deludente e distrutta per conto suo e mi fece cambiare
destinazione.
Non c'è uno senza due! Ebbene sì,
sembra che la nostra Queen B non abbia imparato la lezione. Prima si ubriaca in
un baretto da quattro soldi con CB, e dopo rifà la stessa cosa al party della
tenuta dei VDB! Cosa vuoi diventare, B? Una moglie alcolizzata con amante
come quelle di Desperate Housewives?! Mi dispiace per C, a quanto pare lui si
è calmato con mr. Alcol... Ora sarà dura per lui prendersi anche cura di te...
Un momento. Il mio informatore mi dice che non è il caro e dolce ormai casto
maritino quello che ha riportato la nostra regina a casa! Ebbene sì, oltre
all'alcol, pare che B sia andata via proprio con CB... Aria di crisi tra B e
C oppure effettivamente a nessuno dei due non è mai importato seriamente nulla
dell'altro? A quanto pare dal messaggio di un informatore dell'ultim'ora
sembrerebbe che il fantomatico matrimonio Bass non esista. Eh?! Un Oscar va
a B e C che ci hanno fatto credere di essere sposati per un mese... Adesso
capisco molte cose! XoXo
Arrivai in fretta all'attico dei Waldorf trovando Dorota che guardava la
televisione sul divano... Si accorse subito di me e si alzò in fretta. Aveva
un'espressione sorpresa e nello stesso tempo impaurita. “Mr Chuck, Miss Blair
non c'è... Torni domani”
“Dov'è andata?” chiesi con tono urgente.
Dorota scrollò le spalle e con un'espressione ancora più impaurita
rispose “Non lo so”
Era
inutile tentare di farle sputare il rospo, quindi mi voltai e tornai
all'ascensore.
Pochi minuti più tardi ero a casa mia. Ero subito andato a letto pensando
che il sonno mi avrebbe aiutato a non preoccuparmi – alla fine tra me e lei non
c'era nessun vero legame – ma non ci riuscii. Passai la notte quasi in bianco
pensando a varie cose. Non poteva finire così...
Blair's POV
9
Aprile, ore 7.01.
Mi
svegliai naturalmente dopo una notte di sonno profondo.
Mi
rigirai nel letto sentendo il materasso un poco più duro rispetto al mio, ma mi
rassicurai pensando che magari stavo ancora mezza addormentata e i postumi della
seconda sbornia in due settimane si facevano ancora sentire. Mi stropicciai gli
occhi e li aprii mentre mi stiracchiavo, ritrovandomi subito confusa. No, quello
non era proprio un sogno.
Mi
trovavo in un'altro letto, in un'altra stanza, ed in un'altra casa. Anzi, forse
era un albergo date le coperte firmate. Scossi la testa cercando di ricordare,
ma l'unica cosa che mi venne in mente du il party dei Vanderbilt
e...
“Vedo che ti sei svegliata” ...Carter Baizen.
Aveva un sorriso compiaciuto, indossava solo un'asciugamano in vita e
aveva i capelli bagnati. Si era appena fatto una doccia, e non solo quella andai
a dedurre.
Possibile che non ne ricordassi nulla? “Carter... Cosa ci faccio
qui?”
Carter arricciò le labbra e con una specie di smorfia in volto disse “Mi
sembra impossibile che tu non ti ricordi nulla, Blair... E mi hai anche detto
che quello di stanotte è stato il sesso migliore che avessi mai fatto in
quest'anno... Sono deluso”
Mi
portai la coperta sopra il petto notando che almeno ero ancora vestita – e
questo mi sembrò strano - “Io... Non ricordo nulla di quello che hai detto!”
Si
avvicinò “Mi dispiace sentirlo da te... Comunque ora lo sai”
“No,
non so nulla! Non ci credo” cercai di dire mentre lui pian piano si avvicinava
per baciarmi, pensai. Scesi dal letto, presi le scarpe da terra e la borsetta e
cappotto da una sedia vicina ed uscii dalla stanza. Carter non si scomodò
nemmeno di farmi restare.
Una
volta fuori chiamai un taxi e consultai il mio blackberry.
C'erano ben quindici chiamate perse di Serena, nessuna di Chuck.
Mi
meravigliò che Chuck non si fosse fatto più sentire, e la cosa mi deluse. Lo
amavo, e vedere che non mi aveva minimamente pensato pur sapendo la situazione
non troppo buona mi faceva stare male. Sospirai e mi dissi che dovevo
fregarmene, tanto non gli avrei nemmeno detto della notte passata con Carter di
cui non ricordavo assolutamente nulla per fortuna.
Serena richiamò giusto nel momento in cui stavo in ascensore e stavo
salendo a casa mia.
“Blair, ti ho cercata per tutta la notte! Dove sei
stata?”
Sospirai “In giro, Serena... Non ho fatto nulla di che”
mentii.
“Con
Carter?”
“Sì,
sono stata con Carter... Lui mi fa sentire davvero libera, Serena...” mentii
ancora.
“Non
dovresti vedere Carter, Blair... Non è adatto a te”
“Sei
gelosa, S? Non sapevo che provavi una passione segreta per lui” la
provocai.
“Blair, lo dico per te. Ascoltami, per favore...”
“S.
sono appena tornata a casa e devo vestirmi e venire a scuola. Potresti lasciarmi
stare?”
“Ti
vengo a prendere a casa tra poco” disse, poi riattacai senza farle dire altro.
La
campanella dell'ascensore mi avvisò di essere arrivata al mio attico.
Nemmeno il tempo di entrare in casa che Dorota in pigiama mi venne
incontro.
“Miss Blair, le devo dire una cosa”
“Non
ora, Dorota. Devo vestirmi in fretta e andare a scuola altrimenti farò
tardi”
“Ma,
è importante Miss Blair”
“Se
riesco me la dici dopo Dorota” dissi mentre salivo le scale diretta alla mia
camera.
Eve
stava dormendo ancora, non osai svegliarla anche perchè mi dispiaceva.
Mi
sentivo una cattiva madre quando la lasciavo sola e mi ubriacavo, quasi mi
sentivo simile a mia madre, e la cosa non mi andava per niente... Mi dissi che
quella sarebbe stata l'ultima volta in cui sarei stata fuori per tutto quel
tempo e in cui sarei andata a letto con qualcuno senza ricordarlo. Avrei dovuto
pensare a mia figlia invece che a me stessa...
Qualche minuto più tardi, Serena era arrivata e mi stava aspettando nel
soggiorno.
Uscimmo in fretta da casa mia, poi quando fummo in strada sputai il rospo
sulla sera prima.
“Davvero? No, questa non è una cosa che mi aspettavo da
te”
“Non
lo so, Serena... Non me lo ricordo nemmeno”
“Come non te lo ricordi?”
“Hai
sentito bene... Forse avevo bevuto troppo... Non me lo
ricordo”
“Questo ti insegna che devi andarci piano” mi sorrise ironica.
“Si
si grazie Serena per le tue perle di saggezza” dissi quando eravamo quasi
arrivate al cancello della scuola. Certo era già difficile ammettere di essermi
ubricata...
Vidi
Nate in lontananza che si guardava in giro... Ripensai alla conversazione con
Serena.
Mi
voltai a fissarla e notai il suo sorrisetto da stupida sul volto... C'era di
sicuro qualcosa, e stranamente non ne ero molto gelosa ora come ora. Di Nate me
ne importava ben poco ora...
“Mmmh, tu e Nate, eh?”
“Io
e Nate niente” mentì di sicuro abbasando lo sguardo.
“Non
sono gelosa, Serena... Puoi dirlo” la bloccai prima di arrivare da Nate.
“E
va bene! Io e Nate... Stiamo uscendo insieme”
“Proprio quello che volevo sentire” le risposi con un grosso
sorriso.
“Davvero non ti importa, Blair? Nate... Beh, ricordo come reagisti quando
scopristi...”
“E'
passato, S... Adesso...”
“Certo, adesso da Nate sei passata a Chuck”
“Può
darsi...” le risposi facendole l'occhiolino e tornando a camminare.
“Ciao Nate” lo salutai quando lo raggiungemmo, e svoltai a destra per
entrare a scuola.
Sbuffai quando sentii la campanella. Non avevo avuto il tempo di andare
in bagno come si deve per fare presto, e non ci sarei potuta andare per le
prossime due ore.
Avevo un test di storia, ma non me ne preoccupavo, anche se sapevo che
non mi sarebbe servito a niente farlo perchè ormai, per quanto valeva, non sarei
potuta andare in nessuna università. Raggiunsi l'aula notando che non era ancora
piena come invece avevo immaginato e scelsi un posto a caso dove avrei fatto il
test. Pochi istanti dopo il professore entrò.
9
Aprile, ore 10,46.
Sospirai quando finalmente riuscii a liberarmi. C'era un po' di spacco
tra un'ora e l'altra, così decisi di andare nel cortile per camminare un po' e
ingannare il tempo.
Notai che Penelope, Is e Hazel erano sedute ad un tavolo e stavano
chiacchierando animatamente mentre vedevano Vogue di quel mese. Le sentivo dire
che le Jimmy Choo che indossava Megan Fox non erano quelle di questa stagione e
che era un abominio.
Certo, se così fosse, lo era sul serio. Povera attricetta.
“Megan non conosce gente giusta che le sappia consigliare le giuste
scarpe... Non saprebbe riconoscere la differenza tra Chanel e Valentino” dissi
avvicinandomi.
Le
tre ochette alzarono lo sguardo e notai il sopracciglio di Penelope un po'
troppo rialzato.
Is e
Hazel come al solito sembravano solo un po' stranite e la loro espressione
sembrava quella di una che si era da poco svegliata. Di certo non mi impaurivano
nemmeno un po'.
“Osi
farti vedere qui dopo quello che ti è appena successo?”
“Devo ricordarti i piccoli errori che hai fatto tu con il segretario di
tuo padre, Penelope?”
“Ci
hai tradite, Blair” intervenne Isabel “Hai tradito le tue migliori
amiche”
“Tradite? Ragazze, mi sono solo divertita ad una festicciola come avreste
fatto anche voi...”
“Non
ci riferiamo a quello” si intromise Hazel “Ma a te e Chuck
Bass”
“Chuck? Cosa c'entra Chuck? La nostra vita matrimoniale è perfetta...”
mentii.
“Non
fare la finta tonta con noi, ipocrita. Non metterai in dubbio quello che dice
Gossip Girl?”
“Gossip Girl? Cos'ha scritto Gossip Girl?”
Penelope arricciò le labbra e fece un cenno del capo verso Hazel, che mi
passò il suo blackberry. Con la mano leggermente tremante lessi il blast circa
tre volte cercando di non tradire le mie emozioni in quel momento. “Gossip Girl
si sbaglia”
“Dobbiamo crederti, Blair? Per me hai voluto solo attenzione perchè non
sei stata capace di essere ammessa a Yale... E' davvero una cosa vergognosa nei
nostri confronti” disse Penelope.
“Davvero credete a quella blogger noiosa? Adesso vi dimostrerò che avete
torto”
“E
come? C'è una sola persona che potrebbe confermare... E guarda caso” continuò
Penelope alzando di nuovo un sopracciglio “sembra che sia proprio qui
apposta”
Mi
voltai e notai Chuck entrare nel cortile con un'espressione neutra in volto.
Non
ci volle molto prima che mi notasse, ma non si soffermò molto su di me e questa
cosa mi fece iniziare a preoccupare. Isabel lo chiamò e così venne a passo lento
accanto a me.
“Chuck” lo salutò Penelope con un sorrisetto da sciocca sul volto “posso
farti una domanda?”
“Se
vuoi aprire la bocca per dire qualche stupidaggine ti imploro di non
farlo”
“No,
no... Nessuna stupidaggine, solo un chiarimento” disse acida abbassando per
qualche secondo gli occhi sul tavolo in pietra “Cosa c'è tra te e Blair?”
Vidi
l'espressione del suo volto irrigidirsi. “Cosa intendi?” chiese con freddezza.
“Niente, ci interessava sapere dopo l'ultimo blast di Gossip Girl se fosse
vera la notizia...”
Lo
vidi improvvisamente interdetto. Non so, sentivo che aveva bisogno di voltarsi
verso di me, ma al contrario restava fermo e serio. Ero tranquilla a metà. Da
una parte sapevo che mi avrebbbe coperta e detto una bugia, dall'altra temevo
per quel suo silenzio freddo.
“Gossip Girl ha ragione... Non c'è mai stato nessun matrimonio”
E fu
così che le sue parole decretarono la mia decadenza.
Questa volta dovevo cercare di essere più
forte...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Near, Far ***
a
Scusate per l'enorme
ritardo ma a parte che sono impegnata con lo studio, avevo perso un po' di
ispirazione per questa storia e la stavo correntemente traducendo in inglese per
vedere se mi tornavano idee. Beh, che dire. Spero che questo capitolo sia di
vostro gradimento :)
9 Aprile, ore 11.
Fu
il ruolo della campanella della fine dell'ora che decretò la fine del mio
dominio.
Non
riuscivo a guardare Chuck perchè ero troppo arrabbiata e nello stesso tempo
ferita da lui che se mi fossi voltata verso di lui gli avrei dato un pugno.
“Allora, B? Chuck dice la verità?” chiese Penelope per l'ennesima volta.
Abbassai lentamente lo sguardo e lo rialzai in meno di un secondo.
“Non
c'è nessun matrimonio perchè io ora chiedo il divorzio” risposi cercando di
salvarmi la pelle allontanandomi da Chuck e le ragazze.
“Ma
dai, davvero ti ha tradita?” chiese Isabel qualche ora dopo a casa mia.
“Sì... E' stato un bastardo!” risposi facendo il faccino triste. Veramente
quella che aveva tradito il nostro presunto matrimonio ero proprio io, anche se
non me lo ricordavo.
“Già, Blair. Hai fatto davvero bene a chiedere il divorzio” rispose
Is.
“Ma
quale divorzio e divorzio...” intervenne Penelope. Sempre la solita.
“Cosa stai dicendo, Penelope? Non le credi?” domandò Is.
Penelope arricciò le labbra, guardò un istante il soffitto e poi disse un
acido “No, non le credo”
“Ma
che amica, che sei!” continuò Is “E' Chuck il bastardo”
“Sarà, ma io non penso che sia vera questa cosa... L'ha detto anche
Chuck”
“Vorresti dire che tu credi a Chuck e non a Blair? Non avrai mica una
cotta per lui?”
“Neanche per sogno! Sappiamo tutti che Blair ha una fama
per...”
“Okay, okay, è sufficiente” m'intromisi quando Penelope stava iniziando a
darmi sui nervi.
Avevo lasciato rispondere Isabel fino a quel momento ma ora bastava.
Penelope roteò gli occhi e tornò alla sua tesina ed io alla mia.
“Miss Blair” disse poi entrando Dorota qualche minuto
dopo.
“Cosa c'è, Dorota? Non vedi che sono con degli ospiti?”
Dorota sembrava un po' interdetta, così mi alzai e le andai più vicino.
“Miss Blair, Mr Chuck è di sotto che aspetta di vederla... Ha detto che è
importante”
Sospirai e strinsi i pugni. Di sicuro quelle due dietro avevano sentito.
“Dì
a Mr Chuck che può tornarsene a casa” dissi categorica.
“Ho
già detto a Mr Chuck così. Mr Chuck troppo testardo, ha detto che aspettava”
Ora
fui io quella che roteò gli occhi. Va bene, se dovevo vedermela ora con lui,
meglio farlo.
Mi
voltai verso le ragazze. “Ragazze, temo che voi dobbiate andare. Ho da fare”
dissi prevenendo il fatto che facendole restare qui anche se in stanza avrebbero
potuto sentire tutto quello che io e Chuck ci saremmo detti... Avevo in
programma di dirgliene quattro.
“Ma
non abbiamo ancora finito di parlare, Blair” ribattè Isabel.
“Ho
detto che ho da fare” ripetei mettendomi una mano sul fianco.
Solo
allora le due ragazze si alzarono dal mio letto, presero la loro roba e uscirono
dalla stanza molto silenziosamente. Quando mi affacciai al balcone per vedere
Chuck di sotto, notai che Isabel fece una smorfia a Chuck... Che spreco, al suo
posto avrei fatto di peggio.
Anzi, mi accingevo a fare di peggio.
Scesi le scale quando ormai le due erano uscite da più di due minuti.
Lo
fissai per tutto il tempo prima di arrivarci vicino, e lui fece lo stesso.
La
cosa che mi colpì quando lo vidi fu che quello sguardo era un misto tra
colpevole e un po' sofferente, e fui contenta che fosse così. Stava per farmi
decadere per sempre e se non fosse stata la mia prontezza nel trovare una
risposta da dare a quelle pettegole forse ora sarei nuovamente messa da parte
come qualche mese fa.
“Ci
sono altre oche in giro?” chiese semplicemente quando fui faccia a faccia con
lui.
“No.
Le oche sono tornate nello stagno” dissi “E tu perchè sei qui?” chiesi acida.
“Dobbiamo parlare” rispose semplicemente.
“Non
so se ho voglia di sentirti dopo quello che hai fatto
stamattina”
“Stamattina ho solo detto la verità, Blair”
“No,
stavi cercando di portarmi alla decadenza!” sbottai.
Chuck roteò gli occhi. “Pensi solo a te stessa, come al
solito”
Arricciai le labbra e la mia espressione diceva tutto. “E tu allora? Se
dovevamo finire questa cosa dovevamo deciderlo insieme, invece hai voluto fare
tutto da solo!”
“Io
da solo? Ma se sei stata tu a mandare il blast a Gossip Girl e questa mattina
hai fatto finta di nulla davanti a quelle pettegole”
Scossi la testa. “Chuck, non sono in vena di bugie! Fai l'uomo per una
volta”
“Penso che l'uomo debba farlo quel Baizen con cui sei scappata dal party
dei Vanderbilt...”
“Cosa c'entra Carter?” chiesi poi ricordandomi. L'avevo detto io a
Carter...
“Non
darmi colpe che non ho, Blair. Sono venuto solo a dirtelo personalmente. Sono
stanco della storia del finto matrmonio e di tutto il
resto...”
“A
me sembrava che ti piacesse, invece...” ribattei “come ti piaceva baciarmi senza
che ti dicessi che potevi e far finta che stessi con me...”
Effettivamente anche se non conoscevo perfettamente cosa provasse Chuck
per me, notavo che ogni volta mi baciava di sua spontanea volontà e sembrava
anche goderci.
Mi
stavo illudendo a pensare che lo facesse per altro oltre che piacere
personale?
“Le
bugie hanno le gambe corte... prima o poi l'avrebbero
scoperto...”
Sospirai “Se tu fossi stato più discreto non l'avrebbero scoperto
mai”
“Ti
ho già detto che non sono stato io, primo punto” rispose “e secondo... Cosa
credevi di fare, fingere di stare con me fino alla fine del liceo,
dell'università?”
“Si”
risposi con voce bassa evitando di guardarlo negli occhi. Sapevo quanto era
grande la mia utopia, perchè tanto sempre e comunque sarebbe stato solo una
finta quel nostro rapporto...
“Hai
nuovamente pensato solo a te stessa” disse “Non hai pensato a me? Al fatto che
prima o poi mi sarei stancato di tutta questa farsa e me ne sarei andato
vai?”
Non
risposi subito. Odiavo ammetterlo, ma legarlo a me contro la sua volontà in una
finzione mi aveva fatto capire in quel momento che avrebbe anche potuto
allontanarsi da Eve...
“Le
cose sarebbero potute cambiare” dissi impulsivamente. Avrei dovuto trovare una
risposta migliore, ma stavo cercando di vedere anche il lato positivo della
situazione... Magari Chuck...
Chuck roteò gli occhi e scosse la testa. “Non nella menzogna. Sai quanto
mi piaccia giocare e fare cose di questo genere... ma tutto ha un limite, ed il
mio è stato raggiunto con Baizen”
“Oh,
non stiamo mica insieme? Io esco con chi mi pare” risposi dura.
“Allora poi non mi dire che vuoi continuare a fingere di essere
sposata...” disse poi voltandosi con indifferenza e dirigersi verso l'ascensore,
ma non volevo che se ne andasse ancora.
“Aspetta” dissi. Chuck si voltò appena. “Sono stata a letto con Carter
Baizen” ammisi.
Perchè l'avevo detto? Cosa speravo di fare? Che stupida.
“Grazie per avermelo detto. Questo conclude il nostro accordo
definitivamente”
Chuck si voltò, ma non avevo ancora finito di dire la mia. “Cosa ne sarà
di Eve?”
“Secondo l'accordo che hai firmato qualche mese fa ho diritto di vederla
quando voglio quindi... Non mancherò. E' pur sempre... mia figlia” ammise con
tono un po' sofferente “in quanto a noi... Beh, forse è meglio se concludiamo
tutto qui. Tutte le bugie e le falsità...”
Abbassai lo sguardo e riluttante risposi “Come preferisci” al che Chuck
si avviò definitivamente all'ascensore e svanì in poco meno di dieci secondi
lasciandomi sola.
Non
ebbi nemmeno il tempo di pensare a cosa avevo detto sì che Dorota entrò con Eve
in braccio. Io e la mia bambina non passavamo del sano tempo insieme da quando
avevo visto Carter per la prima volta e mi ero ubriacata seriamente.
“Miss Blair, Miss Eve chiedeva di lei” disse Dorota passandomela.
“Grazie Dorota... Avevo proprio bisogno di vederla” risposi sorridendole a
allonanandomi.
“Miss Blair” continuò Dorota prima che potessi salire in camera con
Eve.
Mi
voltai e le chiesi “Hai bisogno di qualcosa, Dorota?”
“C'è
qualcosa che devo fare se dovesse tornare Mr Bass per
vederla?”
Sospirai. “Mr Bass tornerà solo per vedere Eve, ed io cercherò di non
esserci quando questo avverrà. Poi ti darò disposizioni, Dorota” risposi
continuando a salire.
21 Aprile, ore 17.
Non
ci credevo che passarono altre due settimane belle e buone.
Non
parlai con Chuck, evitai di dare occhiate a Nate e Serena che intanto erano
usciti allo scoperto destando la rabbia della piccola Jenny Humprey che sembra
voler ottenere vendetta dalla mia migliore amica per averle rubato il fidanzato,
ed intanto era anche entrata nel gruppo anche se non ufficialmente visto che
dovevo deciderlo io.
Spesso quando ero assente era con Penelope, Is, Hazel e Nelly a parlare e
direi anche divertirsi e la cosa mi dava ben poco fastidio. Avevo paura che
potesse fare qualcosa nei miei confronti per ferire Serena così stavo sempre
attenta quando le parlavo. Di certo non volevo che una ragazzina del secondo
anno prendesse il mio posto così facilmente.
A
parte queste piccole cose il nuovo marito di mia madre, Cyrus Rose, mi aveva
convinta ad andare alla New York University per fare un colloquio.
'Chi
sa che con il tuo acume non ti prendano! Ne sono sicuro!' aveva detto con quel
suo solito sorriso ottmista stampato in volto. Ovviamente mia madre lo
appoggiava, così per evitare di sembrare scortese dopo tante litigate alla fine
avevo deciso di andarci.
“Miss Waldorf?” chiese una donna con gli occhiali uscendo da una porta.
Ero
seduta su una sedia vicino all'ufficio del rettore della NYU. Il posto era molto
privinciale...
Mi
alzai. “Sì, sono Blair Waldorf”
La
donna mi sorrise. “Bene, il rettore è pronto a riceverla”
Andai nella porta da dove la donna uscì per tornare alla sua scrivania ed
entrai.
“Prego, Miss Waldorf... Si segga pure” disse il rettore. Era un uomo sulla
sessantina con capelli grigio scuro. Non era molto magro, difatti non portava
nemmeno la giacca abbottonata.
Andai a sedermi sulla poltroncina verde di fronte alla sua scrivania e
gli sorrisi.
Abbassò la testa per vedermi meglio tra i suoi occhiali. “Ho letto le sue
referenze e devo dire che sono molto buone... Infatti mi stavo chiedendo come
mai non l'avesse presa un'università fuori città come Yale, Princeton...”
Con
queste affermazioni toccava un brutto tasto, ma cercai di ignorarle.
“Hanno preferito un'altra ragazza” sorrisi finta “per un punto in più” che
amara verità...
“Mmm... Mi sembrava strano perchè tutti i suoi voti sono perfetti... Per
la nostra università sarebbe perfetta... Inoltre la vice rettrice mi ha parlato
delle sue doti teatrali... E' rimasta davvero soddisfatta della sua
interpretazione alla Constace Billard...”
Sogghignai “ammetto di essere davvero una brava attrice” risposi modesta.
Il
rettore alzò un sopracciglio e poi continuammo a parlare del più e del
meno.
21 Aprile, ore 18.32.
Avevo appeno lasciato la NYU e stavo tornando a casa
mia.
So
che per la mia idea di perfezione avrei dovuto essere triste perchè odiavo il
fatto di non poter andare alla mia amata Yale, ma la NYU era pur sempre
un'università... Blah, ci avrei pensato quando sarebbe stato il momento. Per
quel giorno avevo ottenuto un nuovo appuntamento con il rettore per concludere
il colloquio perchè aveva detto che voleva vedermi un'altra volta per vedere se
ero davvero come Cyrus gli aveva raccontato.
Salii l'ascensore con un grosso sorriso stampato in volto dopo tanto
tempo.
“Blair!” disse Cyrus vedendomi entrare “Com'è andata?”
“Ha
detto che vuole rivedermi” confessai.
“Vedrai che andrà bene! Ho parlato molto a James di te, e di sicuro l'avrà
notato anche lui!” disse stringendomi il braccio e aiutandomi a togliere il
cappotto e borsetta.
“Ehm... Cyrus dovrei andare di sopra” dissi cercando di sciogliere
l'abbraccio.
“Ma
certo! Ci vediamo a cena con tua madre, Blair!” rispose come sempre tutto felice
e contento. A volte non capivo come mai fosse così pieno di vita e gioioso.
Salii le scale e nel mentre cercai di liberarmi dalla mia camicetta. Era
stata una giornata davvero tremenda soprattutto perchè anche se ero sicura di
fare colpo avevo paura di poter perdere l'occasione che avevo avuto di parlare
con il rettore della NYU.
Aprii la porta della mia stanza finendo di sbottonare la
camicia.
“Chuck! Che ci fai qui?” urlai quando mi resi conto che Chuck era seduto
per terra accanto ad Eve. Sembrava stessero giocando con delle costruzioni e
bambole...
“E'
la stessa domanda che potrei farti io... Ho telefonato e Dorota mi ha detto che
eri uscita e saresti tornata molto tardi... Così ho deciso di
venire”
Non
che non fosse successo altre volte in queste settimane che Chuck fosse venuto a
vedere Eve quando io non ci fossi, però mi faceva ancora strano vederlo
preoccuparsi così tanto.
Mi
aspettavo semplicemente una risoluzione diversa.
“Ah”
risposi secca voltandomi verso lo specchio per vedere se ero a posto.
Mi
dimenticai che avevo la camicia aperta e cercai di richiuederla in
fretta.
Non
sapevo che dire a Chuck, il fatto che non ci parlavamo da qualche settimana mi
faceva venir voglia di chiedergli un sacco di cose per sapere come se la
passava, dato che su Gossip Girl ormai uscivano suoi avvistamenti in compagnia
di Nate...
“Mama! Mama!” urlò poi Eve che era stata silenziosa per tutto il tempo
quasi non si fosse accorta che ero entrata in stanza. Oppure non voleva
interromperci?
Mi
voltai sorridente e mi inginocchiai a terra assieme a loro due.
“Che
cosa stai facendo tesoro?” chiesi dolcemente.
Eve
prese la Barbie e il Ken, li fece baciare e disse “Babi bene Ken”
Cercai di evitare lo sguardo di Chuck ma non ci riuscii. Aveva la fronte
corrugata e un leggero sorriso. “Certo che si vogliono bene, Eve”
La
piccola mi sorrise ancora poi agitò i due bambolotti. “Tu
papa”
Certo, la bambina era piccola ma precoce. Mica aveva idea che io e suo
padre – mi faceva ancora strano pensarci – eravamo insieme. Non saremmo mai
stati insieme anche perchè le mie convinzioni mi portavano a credere che anche
se per il momento non si sentiva nessun: Chuck Bass avvistato con bionda
sconosciuta a fare make out lui ci sarebbe ricaduto di nuovo e la
mia povera bambina avrebbe avuto nella sua testa falsi convincimenti.
Restai in silenzio e le sorrisi. Non avevo idea di cosa potessi
risponderle.
“Ti
ha trattato bene Chuck?” dissi poi per rompere il ghiaccio, era troppo
silenzioso.
Eve
corrugò la fronte e con aria arrabbiata disse “No, Chuck. Papa”
“Cosa? Ti ha trattato male? Chuck sei davvero cattivo” dissi dandogli un
pugno sul braccio.
Chuck sembrava quasi che stesse per rispondere se non fosse che Evelyn lo
precedette.
“No!
Mama, no! No papa!” sbottò la bambina cercando di bloccarmi la mano.
La
feci fare. Meglio non traumatizzarla. “Ma Eve, ti ha fatto
male!”
“Papa no male. Voglio papa mama casa mama”
Sentivo gli occhi pungermi. Avrei voluto piangere per il pensiero
coerente che aveva espresso mia figlia a soli nove mesi, ma cercai di bloccarmi.
Chuck avrebbe potuto pensare che ci fosse un coinvolgimento da parte mia e non
si sarebbe sbagliato.
“Ma
papa deve andare via... Non è vero papa?” chiesi a Chuck alzando un
sopracciglio.
Chuck si alzò e rispose. “Sì, devo andare via...”
A
queste parole Eve gettò le bambole per terra e con tutte le sue forze strinse le
manine attorno alla caviglia di Chuck. Restai paralizzata dalla scena.
“Papa qui Eve!” urlò mettendosi quasi a piangere.
Guardai Chuck. Quanto avrei voluto dirgli che poteva restare anche se lo
odiavo con tutta me stessa ed eravamo ancora più o meno litigati, ma che potevo
farci? Mia figlia aveva deciso per me e non volevo contrastarla perchè avevo
paura che potesse odiarmi in futuro.
“Okay, okay Eve” acconsentii, poi fissai di nuovo Chuck “Chuck resterà qui
finché non ti addormenterai... Va bene?”
Eve
mi fissò prima triste e col muso, poi strofinò la testa sulla caviglia di Chuck
e sorrise.
“Voglio bene papa Chuck”
“Vieni in braccio” disse Chuck abbassandosi e prendendola tra le braccia.
La
bambina sembrava davvero volergli bene anche se non lo vedeva sempre. Ero
stupita.
Gli
strinse le mani al collo e cercò di avvicinarsi per baciargli la guancia.
Stupita al quadrato.
Chuck mi sorrise appena ma io mi voltai subito dicendo “Penso che sia ora
di cena... Meglio andare a vedere se hanno preparato qualcosa da mangiare” e mi
avviai al piano di sotto.
Chuck mi seguii con Eve al seguito.
22 Aprile, ore 0.32.
“Alla fine il principe salva la principessa e vissero tutti felici e
contenti” dissi per la seconda volta ad Eve. Era nella sua culla sotto le
copertine rosa ed io e Chuck eravamo accanto a lei e le tenevamo le mani... Che
scena da quadretto familiare.
“Bella mama... Altra” disse Eve non appena finii di parlare.
Roteai gli occhi e guardai Chuck. “Forse Chuck ne conosce una migliore di
me”
“Si
papa storia!” disse la bambina con voce candida.
Certo che ogni volta che cercavo di evitare di chiamare Chuck 'papà' lei
ribatteva 'papa'.
Non
sapevo se era bene o male questa cosa.
Vidi
Chuck corrugare la fronte. Ero sicura che si stesse spremendo le meningi per
pensare.
“C'era una volta una ragazza che era la principessa di un piccolo regno.
La principessa aveva il suo principe ma quest'ultimo non si comportava bene con
lei”
“No!” sbottò Eve “principe cattivo”
“Già
il principe era davvero cattivo” rispose guardando me “la principessa è sempre
triste finché un giorno non scopre che il principe è stato cattivo con lei...
Aveva voluto bene ad un'altra dama e la principessa non poteva accettarlo così
lo mandò via e decise di organizzare una grande festa dove però non invitò il
principe e la ex dama”
“Sì!
Fetta fetta bella!” gridò Eve. Amava già le feste e non aveva ancora l'età per
andarci.
“Alla festa c'era un cavaliere non chè miglior amico del principe azzurro”
continuò Chuck “la principessa lo odiava perchè faceva pensieri cattivi su di
lei ma per vendicarsi del principe decise di baciarlo... La cosa continuò di
nascosto finché dopo tanto tempo la principessa si stancò del cavaliere e dopo
aver fatto pace tornò con il principe azzurro”
Certo che quella favola mi sembrava di più un'altra storia... Decisi di
tacere per il momento.
“No!
Principe cattivo via via” disse Eve con decisione.
“Il
principe le chiese di sposarla e le regalò un anello che era appartenuto alla
sua famiglia. La principessa ne fu contenta e organizzò tutto, ma il principe fu
di nuovo cattivo con lei.
Voleva ancora bene alla dama e voleva sposare la principessa solo perchè
la sua famiglia era andata in rovina. Fu così che la principessa e il principe
si salutarono e dopo un po' la principessa tornò dal cavaliere e...” si
interruppe Chuck notando che ormai Eve dormiva.
Cercò di staccare il dito dalla manina di lei e lo stesso feci io.
Si
alzò senza fiatare e ripetei le sue mosse un'altra volta.
“Bene, sia il caso che vada via...” disse evitando di incontrare il mio
sguardo.
“Abbiamo delle cose da discutere” ribattei cercando di farlo restare.
Volevo che restasse.
“Non
credi che non sia il caso, Blair? Ne abbiamo già parlato”
“So
che non sei stato tu a dire la notizia a Gossip Girl” dissi a bassa voce.
Chuck si voltò e la sua espressione non diceva nulla di buono. “Adesso me
lo dici? Dopo che Gossip Girl mi sta diffamando con cose che non sono vere. Ti
ho tradito con una bionda?”
Sospirai e abbassai lo sguardo. “Lo so, quella era una cosa cattiva”
ammisi “Ma credibile”
“Anche se è credibile resta il fatto che sia una bugia... Come una bugia è
stato tutta la storia insieme a te per cercare di far credere falsità a Gossip
Girl”
“Tu
eri d'accordo” ribattei io.
“Si,
hai detto bene... Ero d'accordo. Ma mi pare anche di averti detto che ero stufo.
Perchè ti stai impuntando su questa faccenda? Fingere di essere sposati per due
come noi non è una cosa buona...” disse con nonchalance alzando un sopracciglio.
“Perchè?” chiesi ingenuamente anche se sapevo che la risposta mi avrebbe
fatto male.
“Come perchè? Se continui a fingere di stare con me nessun ragazzo vorrà
uscire con te e non troverai il principe azzurro che tanto sogni con cui andare
all'università”
Mi
inumidii le labbra. Come avevo pensato. Ovviamente lui non pensava di essere
quel famoso ragazzo di cui parlava. No, lui non era un principe azzurro. Lui era
solo un cavaliere nero.
“Non
è detto che voglia un principe azzurro” risposi, al che Chuck corrugò la fronte
“E' possibile che voglia un cavaliere meno famoso...” confessai a mio rischio
avvicinandomi a lui.
“Te
l'ho detto... Se continui così perderai la speranza di trovare un ragazzo”
“E
se volessi continuare a fingere di stare con te?”
“Sarebbe inutile... Tanto io e te non proviamo quello che magari provavate
tu e Nate...”
Sospirai con sofferenza. Le parole si facevano sempre più pesanti e
dolorose.
“Davvero lo credi?” chiesi e poi con coraggio dissi “E se ti dicessi
che... provo qualcosa per te?”
Chuck abbassò lo sguardo e si morse un labbro. Poi, con la stessa
lentezza mi guardò.
Aprì
leggermente la bocca e la sua espressione era incerta e alquanto
seria.
Restò così per venti secondi belli e buoni. “La compassione e la carità
non mi servono”
Decisi di continuare dopo la sua risposta. Tanto bene o male questa
dichiarazione mi avrebbe solo portato a morire ancora di più dentro... E non
erano quelli i sentimenti che provavo.
“Io...” inspirai aria “ti amo, Chuck” cercai di fissarlo e non abbassare
lo sguardo anche se volevo. Mi sentivo che la risposta mi avrebbe delusa quanto
non mai.
Chuck socchiuse gli occhi poi rispose secco “Avrei sperato in compassione
e carità” poi mi guardò per un lungo istante e senza aggiungere altro filò via
dalla mia stanza.
Ero
stata stupida, ma almeno ora sapeva quello che provavo per lui.
Come
se fosse servito a qualcosa dirglielo...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Reconciliation ***
a
Salve a tutti! Finalmente posso postare un nuovo capitolo.
Sono tornata dopo un periodo lungo, e mi dispiace ma ho tanto da studiare ancora
fino a metà luglio e mi sto dedicando ad altre cose tra cui, come
precedentemente detto, la versione di questa fanfiction in inglese. Spero
comunque di finire questa al più presto. C'è ancora molto da scrivere e ho tutto
in mente, ma il tempo manca. Al prossimo capitolo, spero di postarlo in meno
tempo :)
4
Maggio, ore 22.03.
Okay, avevo fatto la frittata e mi pentivo di quello che avevo detto
anche se non serviva a niente. Chuck sembrava quasi evitarmi di sua spontanea
volontà e a stento quando mi vedeva a scuola faceva un cenno col capo per
salutarmi. Ero distrutta dalla cosa perchè finalmente mi ero decisa a
dichiararmi, ma non potevo aspettarmi di meglio.
“Allora, Blair... Cosa prendi? Questa sera mi sembri più persa nei tuoi
pensieri del solito” disse Serena guardandomi con perplessità. Lei sapeva bene
la questione 'Chuck' e stava anche cercando di aiutarmi a non pensarci facendomi
uscire con lei, però era più forte di me immobilizzarmi delle volte quando
eravamo fuori per pensare a delle cose passate con lui.
“Un
gin tonic, grazie” risposi al cameriere che era venuto al nostro tavolo.
“Non
mi dirai che ci stai ancora pensando?” chiese inevitabilmente.
“No,
ma dai! Secondo me ero fatta quando è accaduto quello sciocco errore” ridacchiai
falsa.
Serena alzò un sopracciglio. “Certo, certo... E mi dirai che non hai
chiesto a Dorota se era venuto a trovare tu sai chi... O mi sbaglio?”
“Certo che no, Serena... preferisco di no” mentii. Chiedere a Dorota se
Chuck era venuto a vedere Eve mi divertiva perchè la mia cameriera era sempre
attenta a ricordarsi tutti i particolari della visita. Cosa facevano, cosa gli
diceva lui...
“Come no...” rispose poi prese il bicchiere di vodka lemon che le avevano
portato e bevve.
Anche io iniziai a bere il gin tonic. Era un po' pesantuccio per l'ora ma
chissene frega.
Sospirai. “Ho voglia di divertirmi”
“Beh, trovati un ragazzo e divertiti” mi suggerii lei.
“Come sei diretta, Serena. Pensavo che mi suggerissi altro come ubriacarmi
e ballare senza sosta sulla pista facendo una brutta caduta di
stile”
Serena arricciò le labbra. “Non ti farà male conoscere qualche persona
nuova”
Le
sorrisi. “Allora sono pronta” concordai alzandomi e voltandomi per andare in
pista.
“Hey!” sbottai un secondo dopo “potresti anche fare attenzione a dove
vai!”
“Si
vede che era destino che sarei dovuto andare in questa direzione”
“Carter? E' da tanto che non ci vediamo” era davvero perfetta la sua
apparizione in quel momento. Avevo bisogno di un ragazzo ed ecco che lui
appariva magicamente.
“In
effetti... E' da un bel po'... L'altra volta mi hai lasciato l'amaro in bocca”
disse ammiccando.
“Lo
so... Ma posso sempre farmi perdonare” feci sorridendogli sensuale.
Carter sorrise malizioso. “Perchè non ora?”
“Offrimi prima un drink... E poi si vedrà” gli sussurrai.
“Okay” concordò.
Mi
voltai e mi avvicinai a Serena che era più in là. “Meglio che chiami Nate,
Serena... Io me ne vado...” dissi “Ho trovato il ragazzo perfetto con cui
divertirmi”
“Carter Baizen? Non avevi detto che non avevi più intenzione di andarci a
letto?”
Roteai gli occhi “Le decisioni si possono cambiare, e tu lo
sai”
“Fai
attenzione” disse prima che mi allontanai ancora di più.
5
Maggio, ore 6.00.
“Mmm” fu la prima cosa che dissi all'alba del giorno dopo.
Mi
sentivo scomoda e mi chiesi perchè, rispondendomi poi poco dopo.
Mi
adagiai su un gomito notando Carter accanto a me che dormiva sonoramente.
Cercai di coprirmi al meglio e presi una sua camicia da sopra la sedia
vicina e andai in bagno a rendermi presentabile. Okay, avevo fatto sesso con
Carter – una seconda volta – perchè sentivo i sensi di colpa sulla mia pelle?
Perchè pensavo a Chuck?
Quando mi guardai nello specchio notando i miei capelli spettinati
sbuffai.
Cercai di non pensare a nient'altro se non rivestirmi e vedere cosa
fare.
Non
sapevo se volevo continuare a fare le sveltine con Carter e non l'avrei deciso
in quel preciso istante perchè ero troppo intontita ed in più tra poco c'era
scuola.
Riuscii a lavarmi e vestirmi in fretta ed uscii dal bagno. Me lo ritrovai
davanti.
“Non
scapperai di nuovo come l'altra volta, Blair” disse sorridendo scaltro.
“Devo andare a scuola” confessai, come se non lo sapesse.
“Da
Bass? Sarà molto felice di sapere che sono stato a letto con te”
“Io
e Chuck non stiamo insieme, non lo siamo mai stati” risposi
acida.
Annuì col capo “Certo, certo... Beh, visto che non stai con lui allora
permettimi di accompagnarti a scuola... Non è molto vicino da qui ed è molto
tardi”
Stavo quasi per rispondere 'no grazie' quando guardai il blackberry.
Era
davvero tardissimo, mancavano venti minuti alla campanella.
“Accetto solo se andiamo in limo”
Carter arricciò le labbra e scrollò le spalle “Non c'è problema, puoi
dirlo tu stessa al portiere di farla arrivare” poi entrò nel bagno da dove ne
uscì pochissimi minuti dopo.
Non
credevo che avesse acconsentito a queste condizioni.
5
Maggio, ore 7.56.
Eravamo davvero arrivati a scuola in limo.
L'autista venne ad aprirmi la portiera e uscii in fretta e Carter dopo di
me.
“Mi
aspetto una ricompensa più tardi...” mormorò sorridendo tanto da ricordarmi
Chuck.
“Casa mia. Le cinque” concordai, ed ero più sicura che mai in quel
frangente.
Stare fuori alla scuola con Carter pensando che Chuck magari era a pochi
passi e ci osservava mi faceva godere in una quantità esagerata. Doveva capire
che l'avevo dimenticato...
Gli
sorrisi un'ultima volta e gli diedi un bacio a stampo prima di andare via.
Il
piano sembrava essere riuscito, Bass era ai piedi della scala con un'espressione
indecifrabile in volto. Guardò prima me e poi Carter e poi si voltò verso Nate
che era accanto a lui.
I
roteai gli occhi soddisfatta e me ne entrai tranquillamente a
scuola.
5
Maggio, ore 13.
“Carter Baizen è davvero un bel ragazzo, Blair!” esclamò Is all'ora di
pranzo.
“Certo... Io esco solo con begli uomini” mi pavoneggiai.
“Sembra che tu abbia dimenticato Chuck...” aggiunse Hazel alzando un
sopracciglio.
“Non
c'è mai stata storia... Non era alla mia altezza”
“Non
sembra lo stesso per lui...” disse Nelly Yuki qualche istante dopo.
Mi
voltai nella sua direzione, ed in effetti Chuck era seduto su di una panchina –
da solo – che mi guardava. Il suo sguardo sembrava sempre sofferente.
Mi
immobilizzai a guardarlo tanto che dovetti fingere che mi stessi guardando le
mani per giustificarmi con le ragazze. “Allora, cosa si fa oggi? Shopping da
Barneys?” chiesi.
“Sembra perfetto” concordò Hazel.
“Sì
si sono d'accordo anche io” disse Is.
“No,
non possiamo ragazze.” interruppe Penelope, sempre la solita “abbiamo...
quell'impegno”
Is
si portò una mano alla bocca. “E' vero! Come ho potuto
dimenticarmene?”
Corrugai la fronte. “Di cosa state parlando ragazze?”
Hazel guardò Penelope e poi roeteò gli occhi. “Non possiamo dirtelo,
Blair”
“Cosa?” sbottai “Esigo che me lo diciate. Cos'è?”
“E'
il party esclusivo che il mio nuovo ragazzo ha organizzato per me” disse
qualcuno da dietro le mie spalle. Mi voltai. “Però mi dispiace, non c'è posto
per tutti”
Arricciai le labbra in una smorfia. “Piccola Jenny Humprey, se adesso
puoi dare feste esclusive è solo perchè sei andata a letto con Nate Archibald ed
ora stai uscendo con uno della squadra di football... Dopo essere andata a letto
con tutti i giocatori...”
Jenny rise. La sua faccia sembrava innocente ma era tutto meno che quello
in realtà.
“Intanto io mi do da fare... A te pare interessi solo ubriacarti” rispose
sorridendo beffarda.
“Almeno non conosco tutte le parti intime degli studenti della scuola”
sbottai con acidità. “La gente viene alle tue feste stupide perchè vuole venire
a letto con te”
Aggiustai la borsa sul braccio e con una smorfia mi allontanai. Non che
non volessi sentire la sua risposta, ma sinceramente avevo già speso troppe
energie con quella puttanella.
“Fa
male perdere, non è vero?” fu la frase che mi fece scattare.
Jenny la urlò quasi e vidi tutti i ragazzi fermarsi e guardarmi. Era
troppo.
Strinsi i denti e mi voltai colpendola con la borsa in testa. Per tutta
risposta Jenny cercò di colpirmi ma non ci riuscì. Qualcuno ci fermò subito.
“Lasciami!” gridai. Chuck mi stringeva le braccia mentre cercavo di
liberarmi.
Dan
Humprey stringeva sua sorella. Non mi accorsi da dov'era sbucato.
“Okay, basta” disse guardandomi con ira “Non ti importa che potrebbe
venire la preside, eh? Meglio che la smettiate. Soprattutto tu, Jenny” disse
rivolgendosi alla sorella.
Sospirai e riuscii a liberarmi dalla stretta di Chuck. “Bene.” dissi, e
mi voltai per andare via.
Avevo deciso in quel momento che sarei andata a casa e avrei saltato
l'ultima ora.
Avanzai il passo ma Chuck riuscì a bloccarmi.
“Vai
via, Chuck” dissi frettolosamente raggiungendo il cancello della scuola.
“Voglio venire con te” mi disse, al che mi bloccai e lo guardai truce.
“Per
fare cosa, Chuck? Pensavo che ci stessimo ignorando!”
“Voglio accompagnarti” disse “e poi voglio vedere Eve”
Mi
morsi un labbro e sospirai. “Bene. Tu vai da Eve mentre io me ne vado da altre
parti” dissi avanzando di nuovo il passo senza successo. Mi bloccò di nuovo.
“Cosa vuoi? Ti ho detto che voglio andare via!”
“Blair, per favore. Lo sappiamo entrambi che se te ne vai da sola farai
qualche stupidaggine”
“Oh
davvero adesso prevedi anche le mie azioni?”
“Lasciami venire con te” pregò. I suoi occhi mi sembravano ipnotici.
“Lasciami stare” dissi infine chiamando un taxi.
Chuck non aggiunse altro ed io me ne andai.
5
Maggio, ore 14.07.
“Miss Blair, miss Eve vuole vedere lei” disse Dorota appena tornai.
“Dov'è?”
“In
stanza con Mr Cyrus, soggiorno”
Sorrisi appena a Dorota e andai in soggiorno.
Cyrus stava giocando con Eve con una casa di bambole... “Da dove è uscita
questa casa?”
Di
certo non era uno dei giocattoli che le avevo comprato io.
“Hey, Blair bentornata” disse Cyrus “ti piace questa casa?”
Mi
avvicinai ai due e presi Eve in braccio. La piccola mi diede un bacetto sulla
guancia e iniziò a strorfinarsi sulla mia camicetta. “Mama” disse con voce
dolce.
“E'... Davvero bella, Cyrus ma... L'hai comprata tu?”
Cyrus sorrise. “No, è arrivata questa mattina. L'ha mandata Bart
Bass”
Roteai gli occhi. “Continua... Non ha capito l'antifona” dissi scocciata.
“E'
stato gentile, Blair. C'è anche un biglietto” disse Cyrus passandomi una bustina
bianca.
La
strappai senza nemmeno leggere cosa c'era scritto. Stavo odiando tutti i Bass.
“Non
voglio la carità dei Bass. Possiamo permetterci di far vivere mia figlia anche
da soli”
“Lo
so, Blair... Evidentemente però lui vorrebbe partecipare alla vita della
bambina...”
Lo
guardai acida. “Beh, se è davvero così qualche volta potrebbe anche farci
visita.”
Voltai i tacchi e non aggiunsi altro.
Oltre alla rabbia per la piccola J e per Chuck che si era riavvicinato -
o per lo meno ci aveva provato – sentivo ancora di più crescere fastidio per i
Bass.
Odiavo ammetterlo, sia questo che gli altri regalini che Bart aveva
mandato ad Eve ogni mese erano davvero apprezzati però non osavo dirlo ad alta
voce.
Si
stava quasi comportando come un parente della bambina qual'era, ma non sapeva
che io non l'avrei mai reputato tale al cento per cento.
Prima o poi me ne sarei andata a Parigi da mio padre e Roman e mi sarei
lasciata alle spalle tutto questo casino che stava accadendo a New York. Tutta
la scuola e il resto.
Non
vedevo l'ora che il giorno del diploma arrivasse.
Chuck's POV
5
Maggio, ore 20.54.
Tutto quello che stavo cercando di fare per allontanarla non era servito
a niente.
Oggi
avevo ceduto, ero andato a bloccarla per evitare che la preside potesse vederla
e rovinare la sua situazione già tragica per quanto riguarda l'università.
Ero
stato così bravo a chiamare a casa Waldorf per evitare che lei fosse lì e fare i
nostri quadretti familiari come qualche settimana fa.
Tutto questo poteva andare bene solo finché lei non si dichiarasse.
Sentii il mio cuore implodere quel giorno, non me l'aspettavo. Di certo
non avrei potuto dirle qualcosa di confortante perchè ero stato preso alla
sprovvista, e un po' me ne pentivo perchè avevo perso un'occasione dato che lei
ora se la faceva con Baizen.
Dall'altra parte pensai che era meglio così. Ero anche il padre di quella
bambina e le volevo bene, ma più di questo ero sicuro di non poter fare.
Mi
sentivo un po' un buono a nulla dei sentimenti, e il mio vero problema era forse
proprio quello di non saperli gestire. In effetti, nessuno mai mi aveva detto in
vita mia che mi amasse.
Non
sapevo come contenere quella situazione, così ho pensato che fosse meglio
evitarla e fingere di non provare niente per lei e sembrare freddo.
Sono
sicuro di non poterle dare quello che vorrebbe, ma allora perchè oggi sono
crollato?
“Hey, amico” mi voltai appena sentendo una pacca sulla spalla.
“Nate, Serena bentrovati.. Che ci fate qui?” chiesi distrattamente bevendo
un sorso di scotch.
Ero
andato al mio locale, il Victrola. Quello era l'unico posto dove mi sentivo
sicuro, forse perchè ero circondato da tutto quell'alcol?
“Ho
pensato che fossi qui... E avevamo voglia di un drink” sorrise facendo segno
alla barista.
Io
continuai a bere guardando nel vuoto. Mi sentivo a pezzi.
“Non
hai una bella cera, amico”
Lo
guardai e alzai un sopracciglio. Non volevo essere smascherato. “Perchè non
andiamo a sederci sul divano davanti al palco, Nate? La vista è migliore” dissi
alzandomi.
Nate
mi seguì ed anche Serena.
“E'
andato qualcosa storto?” chiese mentre raggiungevamo il divanetto.
Mi
sedetti e mi stiracchiai il collo. “Storto? No, assolutamente niente” mentii.
Nate
corrugò la fronte. “Dalla tua espressione non sembra”
“Ho
un po' di sonno, okay?” esclamai con distrazione guardando davanti a me.
“Non
me la racconti giusta, Chuck... Cosa succede?”
Mi
voltai e lo fissai scettico. “E' stata una brutta giornata a scuola” mi
inventai.
“C'entra qualcosa lo scontro tra Blair e Jenny? Ho letto qualcosa su
Gossip Girl...” chiese S.
“No.
Non c'entra niente. Ho avuto un'insufficienza”
Serena sogghignò. “Andiamo, Chuck. Devi essere davvero devastato per
inventare scuse come queste... Sai che con me puoi parlare... Problema di
donne?”
Roteai gli occhi. Serena che voleva parlare con me di Blair... Bah.
“Per
favore, dimentichi con chi stai parlando”
“Andiamo, Chuck non è la prima volta che bevi con quella faccia... Ce ne
sono state di peggiori... Come quando Blair era tornata con Nate...” disse
guardando quest'ultimo.
“Eri
geloso di me, Chuck? Non ci credo.”
“Per
favore... Stiamo usando parole troppo grosse.” risposi con
nonchalance.
Serena sbuffò. “Va bene, va bene. Se continui così te la lascerai
scappare”
Corrugai la fronte e la guardai torvo. “Voi siete una strana
coppia”
“So
che Blair ti ha detto che ti ama...” continuò lei “e so anche che tu ami lei”
Sospirai sonoramente e bevvi l'ultimo sorso di scotch. “Okay, ne ho
abbastanza.”
Andava bene che parlassimo ma non avevo voglia di abbassare le difese e
sputare il rospo.
“Chuck, non essere così... Avete già provato a fingere di essere una
coppia e non è andata troppo male. Perchè non dirle ciò che provi?” chiese
Serena.
Osservai per un istante il pavimento e poi mi decisi.
“Semplicemente perchè anche se la amo il resto non basta” Dissi tutto
senza pause e guardando sia lei che Nate con durezza. Era un po' triste dire
quell'amara verità ad alta voce.
Detto questo mi alzai. “Scusatemi ma ho bisogno di riempire il bicchiere.
Divertitevi”
Andai dietro il bancone e presi una bottiglia intera di scotch.
Quei
due mi avevano fatto venire in mente cose che volevo scordare... Dovevo
rimediare.
Non
c'era niente di meglio del mio amico alcol...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Prom Night Alone ***
a
Heylà! Torno ad aggiornare dopo mesi. Il fatto è che
avevo già tutto scritto ma avevo proprio dimenticato di postare distratta da
altre cose della vita XD Questa fanfiction è quasi al termine, ma ho già
iniziato a scrivere un continuo (per ora solo in inglese). Sono un po'
disinteressata dalla scrittura in italiano al momento, anche perchè Chuck e
Blair così come anche altri personaggi di telefilm, sono meglio caratterizzabili
nella loro lingua madre. Comunque cercherò di scriverla anche in italiano e
postarla qui. ;) ormai Chuck e Blair sono l'unica ragione per cui sto ancora
guardando GG eheh un saluto, e buon anno! Sper che il capitolo sia di vostro gradimento.
11 Maggio, ore 11.43.
“Allora, chi sarà il tuo accompagnatore, Is?” domandò Hazel mentre eravamo
nel corridoio della scuola e tornavamo in classe dopo la pausa.
“Ehm... Non l'ho ancora trovato” disse con imbarazzo, al che feci un
sorriso sotto i baffi.
“E
tu Hazel? Non avevi detto che quello del quarto era disposto ad
accompagnarti?”
Hazel sospirò. “E' già occupato, ci andrò con mio cugino.” rispose secca.
“Ed
io verrò con Josh” ci informò Penelope con tono acido.
“Oh,
che fortuna Penelope” si complimentò Is.
“Beh, è una fortuna conoscere così tanta gente” si pavoneggiò, poi fissò
me. “E tu Blair con chi ci verrai? Carter Baizen è ancora disponibile?”
Le
sorrisi. “Certo che è disponibile... Tutti sono disponibili per me”
risposi.
“Quindi domani verrai con lui, che cosa carina...” disse Hazel.
“Credo proprio di sì... Sarà il mio ballo con il perfetto
accompagnatore...”
Cercai di non tradire la mia voce. Da quando eravamo andati a letto
insieme la settimana scorsa non avevo più osato chiamare Carter. Era venuto una
volta a casa mia per vedermi ma niente di che era successo perchè avevo da fare
quel giorno e l'avevo mandato via.
Avevo incontrato Carter per caso e impulsivamente avevo pensato ad usarlo
per dimenticarmi di Chuck e poi nello stesso tempo per farlo ingelosire ma non
avevo avuto nessun effetto.
No,
dovevo partire al più presto non appena sarebbe finita la scuola.
“Ovviamente...” rispose Penelope con acidità. Lei non era d'accordo come
sempre.
“Adesso ci vediamo, ragazze... Io ho inglese” le salutai sempre sorridente
ed entrai in classe.
11 Maggio, ore 17.34.
Dovevo trovare un accompagnatore per domani e Carter era di sicuro la
scelta giusta anche perchè era l'unico che potevo chiamare. Nate era con Serena,
Chuck nemmeno a pensarci lontanamente e qualunque altro ragazzo della scuola non
andava bene, anche perchè sapevo che i più popolari erano già presi. Andare al
ballo di fine anno con Carter Baizen sarebbe stata una cosa davvero eccezionale.
Tutti mi avrebbero invidiata perchè ci andavo con un ragazzo più grande e così
bello tanto che questi tutti mi avrebbero di sicuro votata come reginetta.
Carter non tardò ad arrivare.
“Perchè mi hai telefonato? Ho da fare” disse con tono scocciato.
“Avrei bisogno di chiederti una cosa, Carter...” gli feci sorridendogli
dolcemente.
“Non
sono sicuro di poterla esaudire” rispose freddo.
“Domani c'è il ballo di fine anno, e... Vorrei che tu ci venissi con
me”
Carter sogghignò. “Per far ingelosire Bass? Non servirà a
niente”
“No!
Voglio andarci con te, Carter... E ti sto chiedendo un favore”
“Devo rifiutare, anche se vorrei aiutarti”
Sospirai e corrugai la fronte. “E come mai se chiedo?” chiesi cercando di
non sembrare troppo ridicola e che avevo bisogno di lui per sopravvivere domani
al ballo.
Carter scosse la testa “Devo partire, Blair” disse “Devo fare delle cose
a Dubai e non posso rimandare... Sapevi che questa liason non sarebbe stata
eterna”
“Ah,
capisco... Non puoi rimandare la partenza di un giorno?” chiesi gentilmente.
Carter fece una smorfia “No, e non lo farei. Non ho voglia di giocare a
fare il liceale, Blair... Certo, tu sei bellissima, ma... ho delle cose più
importanti di cui preoccuparmi”
Decisi di non supplicarlo, sarei stata ridicola più di quanto lo ero
adesso.
“E
poi non puoi chiederlo direttamente a Bass? Per me ci verrebbe con
te...”
“Io
e Chuck non siamo mai stati amici” precisai con acidità “volevo andarci con
te”
“Mi
dispiace, Blair... Sarà per la prossima volta” disse accarezzandomi la guancia.
Mi
sorrise appena e poi se ne andò velocemente come era arrivato lasciandomi sola.
“Niente ballo, Miss Blair?” chiese Dorota dietro di me. Aveva sentito
tutto.
Le
risposi con un ghigno stampato in faccia. Odiavo quando ascoltava le mie
conversazioni.
“Ovvio che no, Dorota. Io andrò a quel ballo con qualcuno, è
sicuro”
“Perchè non chiama Mr Chuck?”
Roteai gli occhi “Non devi pulire il soggiorno, Dorota?” domandai
tornando su nella mia stanza.
Certo che però le proposte di Dorota non erano brutte. Solo che non
potevo attuarle...
12 Maggio, ore 10.02.
Il
giorno successivo era festa. La preside Kweller aveva dato il giorno libero
perchè la sera ci sarebbe stato il grande ballo di fine anno a cui la
sottoscritta sarebbe andata sola.
Anche allo Snowflake ball sarei dovuta andare sola, ma quella sera
qualcuno arrivò a salvarmi la faccia davanti alle mie arpie 'amiche'. Questa
volta non sarebbe accaduta la stessa cosa.
“Dorota, è arrivato il vestito? Dovevano portarlo stamattina”
Dorota entrò in stanza con un contenitore nero e un'espressione funeraria
in faccia.
“E'
il vestito? Che bello, voglio vederlo” dissi alla mia cameriera.
Per
tutta risposta lo portò dietro la schiena. “No, Miss Blair, meglio di
no”
“Andiamo, Dorota! Cos'avrà di tanto male? E' così bello che mi accecherà
se lo vedo?” cercai di prendere il contenitore dalle sue mani senza successo.
“Ehm... L'hanno rovinato, Miss Blair” allontanò il contenitore e lo gettò
su di una sedia. “Però non deve preoccuparsi... C'è un vestito di riserva
arrivato stamattina da Parigi!”
“Vestito di riserva?” mi illuminai e presi subito dalle mani di Dorota la
scatola dorata che aveva in mano. Aprì subito il pacco per ritrovarmi davanti un
bellissimo vestito nero e dorato.
“E'
anche più bello di quello che avevo preso, Dorota! Chi l'ha
mandato?”
Dorota sorrise incerta. “Se è arrivato da Parigi... Credo suo padre, Miss
Blair”
“Sì,
dev'essere per forza stato papà! Che pensiero carino, dovrò ringraziarlo” dissi,
poi alzai il vestito per farlo vedere a Eve. “Ti piace il vestito della mamma,
Eve?”
Eve
annuì col capo anche se non ero sicura che volesse dire sì. A volte annuiva
anche così per un non nulla. Mi sa che Chuck le aveva insegnato a fare questo...
“Dorota” chiamai due secondi dopo prima che quest'ultima potesse andare
via “cerca dei ragazzi per portarmi al ballo... Adesso!”
Avevo preso questa decisione furtivamente. Non sapevo quanto potesse
essere salutare andare al ballo con qualche ragazzo a caso piuttosto che
qualcuno della Saint Jude, ma Dorota conosceva i miei gusti e sapeva cosa volevo
in un ragazzo perfetto. O almeno speravo.
12 Maggio, ore 16.54.
“Come non hai trovato nessuno, Dorota! Ci dev'essere qualcuno disposto a
venire al ballo con me. Non sanno chi è Blair Waldorf?!” sbottai qualche ora
dopo.
“Ehm, Miss Blair. Sono già tutti occupati. L'unico che ho trovato era un
ragazzo della scuola che si trova a Brooklyn, ma non era molto... Ai suoi
standard” ammise.
La
guardai adirata. “E' ovvio che uno di Brooklyn non sia ai miei standards,
Dorota! Continua a cercare!” le ordinai “Intanto io vado a
prepararmi”
Nelle due ore successive mi preparai. Arrivarono a casa le fidate ragazze
dal salon per aggiustarmi capelli e farmi manicure e pedicure e Dorota mi avvisò
che la mia macchina mi aspettava di sotto. Sperai che ovviamente non fosse
vuota, anche se ne dubitavo. Mi sentivo troppo pessimista. Sapevo che questa
volta sarebbe andata male...
“Miss Blair, è bellissima” mi disse Dorota non appena le estetiste furono
andate via.
“Lo
so, Dorota. Non c'è nessuno che potrebbe reistermi questa
sera”
Dorota annuì e si avvicinò per aggiustarmi l'orlo del vestito.
“Perfetto”
“E'
perfetta anche l'altra situazione?” chiesi con tono urgente. Mi premeva saperlo
per prepararmi psicologicamente al fallimento – cosa a cui non ero
abituata.
Dorota abbassò lo sguardo e capii subito. Sbuffai. “Okay, ho
capito.”
Espirai forte e poi le dissi con decisione “Giuro Dorota se da sola non
mi eleggono reginetta il prossimo mese ti costringerò ad accompagnarmi
eternamente a fare shopping!”
Lei
abbassò di nuovo lo sguardo e annuì ancora, incapace di rispondere.
Prima di uscire dalla stanza andai a baciare la fronte a Eve.
“Non
preoccuparti, la mamma tornerà presto” le dissi accarezzandole la guancia.
La
guardai un'ultima volta e quella mi salutò con la manina.
Mezz'oretta più tardi ero arrivata al ballo. Da sola.
12 Maggio, ore 21.18.
La
macchina mi accompagnò fino a fuori la grande scalinata dove c'era l'edificio in
cui sarebbe avvenuto il ballo del mio ultimo anno. Il ballo che avrei ricordato
per sempre. Ed ero sola.
Non
mi decidevo ad uscire, cercavo di trovare all'ultimo minuto una scusa o un
ragazzo a caso per chiedergli di venire con me. Com'ero patetica, e la colpa era
per l'ennesima volta di Chuck.
Forse se avesse ricambiato i miei sentimenti come avevo stupidamente
pensato mesi fa, adesso non saremmo a questo punto. Adesso magari lui sarebbe
qui con me e mano nella mano entreremmo trionfanti nella sala invidiati da
tutti.
Alla
fine aprì la portiera ma volta subito le spall. Bussai al finestrino della
macchina.
“Signorina? Ha dimenticato qualcosa?” chiese l'autista.
Scossi la testa e sorrisi a stento. “Ehm, no” poi notai che l'autista era
giovane. Che idea mi venne in mente... “Mi scusi... ha da fare per le prossime
due ore?”
L'autista si voltà e mi guardò scettico. “Prego?” sembrava
incredulo.
“Le
piace ballare?” provai. Quanto mi sentivo patetica.
“No,
davvero no. Perchè me lo chiede?”
Gli
feci uno dei miei migliori sorrisi. “Le andrebbe di andare al ballo? Con
me?”
“Al
ballo? Mi dispiace, ma non rientra nel mio lavoro
signorina...”
Arricciai le labbra. “Nemmeno se le do più soldi per quello che ti
pagano?”
“Sa
quanti anni ho?” chiese.
“Ventisette... Trenta?” sparai dei numeri a caso.
“Trentotto... Potrei essere suo padre”
Restai a bocca aperta. “Davvero... Davvero non li dimostra, signore”
dissi imbarazzata.
Che
figura. Avevo raggiunto il mio momento più basso con questo.
“Mi
fa piacere, ma in ogni caso non l'avrei fatto. Ora se non le spiace dovrei
andare...”
“Blair!” disse qualcuno al che invece di assalire l'autista con brutte
parole per la sua scortesia mi voltai mostrando i miei bei denti alla persona in
questione.
“S,
che bello vederti!” dissi abbracciando la mia amica “allora ci vediamo dopo” mi
voltai nello stesso istante congedando l'autista con uno sguardo torvo. La
macchina si allontanò.
“Il
tuo vestito sembra bello, Blair... Non vedo l'ora di vederlo!”
“E'
bellissimo, S! Me l'hanno mandato papà e Roman da Parigi” le dissi mentre
intanto salivamo la scalinata che ci avrebbe portato dentro l'edificio.
“Ne
sono sicura, sia Harold che Roman hanno un buon gusto in fatto di moda”
“Non
c'è Nate?” chiesi tagliando corto prima che varcassimo la porta.
Serena sorrise. “Dovrebbe essere già dentro, ha detto che sarebbe
arrivato prima”
Per
un secondo sperai che anche la mia migliore amica fosse sola, che magari il caro
Nate aveva avuto dei problemi familiari oppure problemi intestinali e per questo
non sarebbe venuto. “Ah, bene... Non vedo l'ora di vedere il tuo vestito”
cambiai argomento.
Entrammo finalmente nell'edificio e raggiungemmo la sala.
Mi
tolsi il giubbotto ed anche Serena e lo consegnammo ad una tipa all'esterno...
Appena Serena vide il mio vestito non riuscì a non meravigliarsi della sua
bellezza.
Sembrava un po' sovraeccitata quella sera. O almeno rispetto al resto
della settimana.
Sembrava tutto merito di Nate, a quanto pare.
Ci
addentrammo poi nella sala e mi guardai attorno.
Riconobbi vari ragazzi e ragazze e li guardai un po' invidiosa. Loro per
fortuna non scorsero me. Per mia fortuna nemmeno le mie 'amiche' si vedevano.
Ero contenta se non si facessero vedere per il resto della serata. Almeno non
sarei apparsa perdente ai loro occhi.
“Ecco Nate” disse Serena mentre osservavo le coppiette alla mia sinistra.
Cambiai subito direzione ma il mio occhio non cadde su Nate.
Come
mai non ci avevo pensato prima? Quella non era la mia serata.
“Hey” disse Nate quando ci vide. Ovviamente si buttò prima su Serena e la
baciò appena.
Io
gli sorrisi appena ed evitai di guardare Chuck anche solo di sbieco.
“Come vedi per una volta non sono arrivata in ritardo!” disse Serena
“Spero non mi abbiate aspettato troppo, ragazzi...”
“No,
siamo arrivati da cinque minuti” rispose Nate guardandoci sorridente.
“Se
lo dici tu” Serena sorrise a Nate in un modo che mi fece sentire di troppo.
Poi
partì una musichetta. Oh no, già si ballava? Che macello.
Nate
sorrise e alzò la testa mentre un paio di coppiette gli passarono vicino. Li
vidi andare dove c'era lo spazio vuoto di fronte alla banda per andare a
ballare.
“Oh,
Nate voglio andare a ballare” esclamò Serena con troppo
entusiasmo.
“Ballare?” chiesi lui un po' incerto guardandosi alle spalle “Okay,
balliamo” concordò.
“Ti
dispiace se vado in pista, B?” mi chiese a bassa voce da parte.
Le
sorrisi appena. “Certo che no, vai S... Tanto sarò sola per poco” mentii.
Serena mi sorrise di nuovo e poi diede la mano a Nate.
“Ci
vediamo tra un po'” disse quest'ultimo prima che i due si allontanassero.
Io
sospirai. Ero rimasta sola con Chuck che non aveva ancora detto una parola.
Non
mi sembrava carino - anche se era lui dopotutto – andarmene via così di botto,
infatti non lo feci subito. Stupidamente mi illudevo che potesse parlarmi o
dirmi anche solo ciao.
Avevo paura di essermi scordata come fosse la sua voce, avevo bisogno di
sentirla.
Invece... Non passò nemmeno un minuto che si allontanò senza fiatare e mi
lasciò sola.
Non
sarebbe arrivato nessuno per me quella sera, ma forse per lui sì.
Sperai che non accadesse così.
“Allora, Blair Waldorf dov'è il tuo cavaliere?”
Mi
voltai improvvisamente e mi trovai faccia a faccia con Penelope, Is, Hazel e
Nelly Yuki.
“Ragazze, buonasera. Io vostri vestiti sono deliziosi” dissi per cambiare
argomento.
“Anche il tuo molto carino...” disse Penelope “ma ci aspettavamo qualche
accessorio accanto a questo vestito... Alto un metro e novanta, biondo...” ecco
dove voleva arrivare.
“Carter arriverà” sorrisi a trentadue denti “Puoi contarci”
Penelope sembrava scettica come sempre, le altre un po' meno.
“Certo, avrà perso il taxi che lo porterà fin qui” disse Penelope con tono
acido.
“Comunque nel frattempo potresti votare per il re e la reginetta?” chiese
Nelly porgendomi un foglio giallino ed una penna. Li presi alla
svelta.
“Torneremo a prenderli tra cinque minuti... Mi raccomando” aggiunse Hazel
prima che le tre si eclissarono per andare da qualcun altro.
Gettai uno sguardo al foglio. Ovvio che ero nominata.
Blair Waldorf... Serena Van Der Woodsen... Jasmine Dewain... Nathaniel
Archibald... Josh Martins... Chuck Bass. Guardai al foglio confusa. Cosa
c'entrava Chuck nella lista?!
Scossi la testa e votai subito per me e per Nate. Che cosa strana votare
per Nate quando per una volta avrei voluto votare per Chuck. Cinque minuti dopo
diedi il foglio a Nelly Yuki.
Chuck's POV
12 Maggio, ore 21.58.
Mi
ero promesso di non rivolgerle la parola e ci ero riuscito.
Non
mi sentivo benissimo per la mia azione, ma cosa potevo farci. Era meglio così.
“Non
è ancora arrivato nessuno?” mi chiese Nate dopo essere tornato dalla pista da
ballo.
“Non
penso che verrà nessuno” risposi con tono rassegnato.
“Perchè allora non vai da lei invece di restare solo
qui...”
Evitai di guardarlo. Odiavo quando mi veniva detto quello che dovevo
fare. Odiavo che quello che mi veniva detto di fare volevo farlo. Questa volta
non era il caso però.
“Peggiorerei solo le cose” risposi rassegnato allontanandomi verso il
banco dei drink.
C'erano le mean girls che sembravano eccitate da qualcosa. Sperai di fare
in fretta perchè il loro parlare mi dava solo fastidio alle
orecchie.
“Sai
che roba!” sentii dire a Hazel “E' un piano favoloso, P”
“Ovviamente l'ho progettato io... Ed è anche molto facile, Hazel”
“Cosa dobbiamo fare?” chiese Nelly Yuki.
“Sei
idiota? Prendi una penna e vota per Serena” ordinò, e con la coda dell'occhio
vidi che le passava dei fogli con varie penne colorate.
“Non
è barare?” chiese Nelly con ingenuità.
“Senti Nelly se non vuoi farlo basta che te ne vai ma sappi che non ti
rivolgeremo più la parola. Vuoi umiliare Blair, no? Beh se la risposta è si ti
consiglio di farlo.”
Nelly esitò un istante ma poi si decise. “Okay, lo farò. Facciamo vincere
Serena”
Il
gruppetto si allontanò verso un piccolo tavolino in fondo alla stanza.
Volevano far perdere Blair. Da qui si capiva quanto amiche potessero
essere.
Cercai di pensare a cosa potessi fare per risanare la situazione prima
che fosse troppo tardi e mi venne un'idea lampo. Certo, dovevo fare attenzione.
Sperai funzionasse.
Bevvi il mio drink nel frattempo e attesi che le mean girls tornassero.
Passò circa un quarto d'ora, ma l'attesa fu ripagata.
Capii che aveva fatto tutto dalle loro espressioni contente. Nelly Yuki
sembrava un po' confusa e non potevo definirla in altro modo se non vittima.
Penelope era invece la manipolatrice.
Decisi quindi di raggiungere questo tavolino da dove le tre erano appena
tornate e vi trovai la scatola con i voti accanto ad un bouquet di fiori. Sopra
c'era un bigliettino.
'Mi raccomando conta bene altrimenti farai i conti con
noi', scritto
evidentemente per una ragazza o ragazzo che avrebbe dovuto contare. Oltre ad
essere arpie erano anche stupide.
Con
mia fortuna trovai altri biglietti con i nomi stampati per votare le ragazze
nella scatola e votai sempre e solo per Blair. Ero grato che esistessero sia
fogli per ragazze che per la ragazzi altrimenti avrei dovuto votare anche per
Nate. Di certo non avrei votato per me stesso.
“Chuck! Che stai facendo?” sobbalzai quando inaspettatamente qualcuno mi
venne dietro.
Mi
voltai e mi rirtrovai Serena davanti. “Non è come credi” mi
giustificai.
Serena portò una mano sul fianco. “Forse se me lo spieghi è
meglio”
“Penelope e le altre stavano falsificando i voti per far vincere te invece
di Blair”
Serena si portò una mano alla bocca. “Volevano falsificare i
voti”
Annuii col capo. “Esatto”
“E
tu che ci fai qui in fondo alla sala? Volevo chiederti dove fosse Nate”
“Sto
aggiustando la situazione” le risposi continuando a segnare le 'X' sui vari
foglietti.
Serena si avvicinò e prese una penna. “Ti do una mano”
offrì.
Finimmo in circa cinque minuti di aggiustare le schede. Non ce n'era una
con scritto 'Serena Van Der Woodsen'. Ero fiero di me, così presi le schede che
non servivano più e mi allontanai con Serena. Poco dopo notai qualcuno
raggiungere la scatola.
Ci
allontanammo e tornammo dove c'era più gente.
“Chuck, io vado a cercare Nate” disse Serena dopo poco.
“Io
vado a prendermi un drink e a disfarmi di questi biglietti”
Serena annuì si allontanò, ma fui io quello che trovò Nate... Con Blair
qualche minuto dopo.
“Oh,
Chuck” disse Nate appena mi vide “Stavo cercando Serena”
“Serena cercava te” risposi con freddezza notando Blair girata altrove.
“Meglio che la aspetti qui, altrimenti potremmo perderci di nuovo”
“Sono d'accordo” annuii.
“Cosa sono tutti questi fogli, Chuck? Credevo che avessi già votato...”
disse Nate attirando l'attenzione di Blair che intanto si voltò di nuovo verso
di me.
Ecco, dovevo disfarmi dei fogli prima di trovare Nate... “Niente. Mi
serve una pattumiera”
Una
tipa sorridente accompagnata da Penelope ci passò accanto con la scatola ed io
la guardai. In un batter d'occhio Blair li prese dalle mie mani e restai fregato
perchè evidentemente aveva fatto come suo solito due più due ed era arrivata
alla conclusione sbagliata.
“Non
posso crederci! Non posso credere che hai fatto una cosa simile! Stavi
aspettando Penelope e la ragazza che conta i voti per cambiare le schede,
dillo!”
Diventai subito serio. Odiavo che lei mi rivolgesse la parola solo per
urlarmi contro.
“Chuck?! Abbi almeno la decenza di parlare!” sbottò, mentre Penelope stava
per annunciare i vincitori di quell'anno. Mi limitai a guardare Blair.
“E i vincitori di quest'anno sono...” si sentì un rullo di tamburi mentre
Blair continuava ad urlarmi contro “Blair...
Waldorf” disse
Penelope guardando la ragazza in modo strano “e... Chuck Bass... Ehm
complimenti”
cercò di dire con tono allibito. Almeno Blair si fermò.
“Ho
vinto?” chiese Blair guardandomi interrogativo e poi guardando Nate.
“Sembra di sì” le rispose lui sorridendo “tu e Chuck...”
Blair si voltò e mi prese direttamente il braccio. “Andiamo a ritirare il
premio, Bass-tardo”
Blair's POV
12 Maggio, ore 23.37.
Non
potevo credere di aver vinto se quell'idiota bastardo di Chuck aveva truccato i
voti come pensavo. Salì sul palco con un sorriso e mi feci mettere in testa la
corona da Penelope.
Mi
guardava davvero con una faccia invidiosa, e quello era l'importante.
Mi
voltai a guardare Chuck. Mi sorrideva, anche se in quell'istante non ci credevo
più di tanto.
Sorrisi alla mia folla e presi il microfono. “Grazie a tutti per avermi
scelta!” dissi con un tono decisamente più alto del solito, ma che mi importava.
Avevo vinto.
“Ehm, credo proprio che ora dovreste fare un ballo” disse la ragazza
occhialuta accanto a Penelope al che io la guardai un po' storta.
“Un
ballo? Stai scherzando spero?”
Penelope alzò le sopracciglia e mi guardò storta. Okay, da regina non
potevo tirarmi indietro.
Presi il braccio di Chuck che era rimasto silenzioso per tutto il tempo e
ci dirigemmo giù dal palco in mezzo alla folla per ballare il classico lento del
ballo.
Cercai di evitare il suo sguardo, così gli misi una mano dietro la
schiena e mi guardai intorno quando iniziammo a ballare. Poi pensai che quella
poteva essere l'ultima volta che ci saremmo visti e toccati anche se non nel
modo in cui forse entrambi volevamo, e quindi gli parlai.
“Perchè l'hai fatto?” gli chiesi direttamente guardandolo negli occhi.
“Perchè volevo che vincessi” mi rispose con occhi sinceri. Ero confusa.
“Se
stavi cercando Penelope per darle i voti per Serena? Sono stanca dei tuoi
giochetti” gli risposi cercando di divincolarmi dalla sua stretta dietro la mia
schiena senza riuscirci.
“E'
semplicemente la verità”
A
quel punto mi fermai. Non potevo credere che fosse così. “Non ci credo che
continui a negare, Chuck. Non avrei mai dovuto... Goditi la serata” conclusi
allontanandomi finalmente da lui. Era ancora peggio per me sentire sempre le
solite bugie.
Raggiunsi Serena e Nate che non stavano ballando.
“Il
ballo non era ancora finito” mi disse la mia migliore amica con tono ovvio.
“Non
mi stavo godendo quel ballo” mi giustificai senza aggiungere altro.
“Potrei ballare io con te, allora” offrì Nate guardando per un attimo
Serena.
Gli
sorrisi, e anche lei sorrise a me. “Va bene, ti presto Nate per un quarto d'ora”
scherzò.
Sogghignai prendendo la mano di Nate e ci dirigemmo di nuovo in pista.
Questa volta mi appoggiai leggermente a lui senza sentirmi in imbarazzo.
“Non
ci credo che la scuola sia finita” mormorai.
“Fattene una ragione” mi rispose “ma comunque noi continueremo a
vederci”
Alzai la testa, interdetta. “Pensavo che andassi a Yale”
“Yale non è mai stata la mia scelta... Mio nonno voleva che ci
andassi.”
“Ma... quando eravamo bambini mi dicevi sempre che...”
“Quando eravamo insieme avrei fatto tutto per te, Blair. Adesso... Sono
cambiate un po' di cose. Io sono cambiato. Tu sei cambiata e adesso hai...
quello che hai.”
Sospirai e abbassai lo sguardo. “E andrò alla NYU. Ci crederesti?” chiesi
ironicamente.
“Ehm, no” sorrise “ma ti ci troverai bene... Dopotutto sei Blair
Waldorf”
Ridacchiai. “Farò vedere a quelle ragazze provinciali chi sono io!”
risposi entusiasta mentre la musica terminò ed io e Nate ci separammo e ci
avviammo verso Serena.
Vidi
Nate guardarsi intorno, e inizialmente non capii perchè.
“Hai
visto Chuck?” chiese quando tornammo da Serena lasciandomi un po' in
disparte.
“E'
andato via poco fa... Ha detto che era stanco e voleva tornare a
casa”
Nate
sospirò. “Ti dispiace se vado da lui? Tu puoi tornare con Blair...”
Serena gli sorrise bonaria come sempre. “Certo che no, Nate. Ci sentiamo
più tardi”
Nate
la baciò a stampo e poi si voltò e sorrise anche a me prima di sparire tra la
folla.
“Vuoi andare a casa?” le chiesi cercando di non sembrare troppo
pensierosa. Stavo cercando di non pensare alle parole che aveva appena detto
Nate. Perchè doveva andare da Chuck? Mi faceva solo venire in mente che
magari... doveva consolarlo? Scossi la testa al pensiero non troppo nel
personaggio per Chuck. Chuck non doveva essere consolato.
Si
guardò intorno prima di rispondere. “Credo che ormai la festa sia
finita...”
“Allora sarà meglio andare... E' passato troppo tempo dall'ultima volta in
cui ho visto...”
Serena annuì. “Sì. Andiamo via.”
Andammo a prendere le nostre cose nel guardaroba e la mia macchina venne
a prenderci.
Quella notte Serena dormì a casa mia, e qualcosa nella mia vita cambiò.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Graduated ***
a
31 Maggio, ore
8.01.
Con il mio sollievo, l'ultimo giorno di scuola arrivò.
Questo ultimo mese l'avevo passato a studiare e a stare con Eve, Carter
l'avevo liquidato dopo il ballo perchè ormai non mi serviva più a nulla. La
situazione con Chuck era ancora più complicata e a quanto pare stava anche
venendo molto meno a casa per vedere Eve e quando veniva ci salutavamo a stento
e a stento rispondevamo a domande riguardanti la bambina.
Dopo il ballo e la mia convinzione che lui avesse truccato la mia
probabile perdita le cose erano letteralmente precipitate e non potevo farci
niente con quello che mi aveva detto Serena.
Voleva davvero far vincere me, e c'era anche
dell'altro.
Quel giorno indossavo il mio completo per i diplomati come tutti quelli
dell'ultimo anno e la fascia gialla del migliore della scuola. Avrei tanto
voluto che Eve potesse venire ma non era possibile qui. Una volta che saremmo
andate via da NYC per l'estate avremmo potuto fare tutte le cose normali tra
madre e figlia, e non vedevo l'ora che quel momento arrivasse.
“Devi venire alla mia festa, ci conto” disse Nate a prima mattina prima
della cerimonia.
“Cosa, Nate?”
Mi sorrise. “Stasera faccio una festa per i ragazzi dell'ultimo anno.
Voglio che vieni”
“Non mancherò” risposi abbozzando un sorriso. “Ci vediamo alle
nove”
Mi sorrise un'ultima volta e poi si allontanò. Da lontano vidi Serena
andargli incontro.
Non credevo davvero che potesse durare tra quei due, e invece... Li
guardai con tristezza.
“Volevo congratularmi” disse poi una voce conosciuta.
Ecco, aveva di nuovo rotto il silenzio per la circostanza. “Grazie”
risposi senza entusiasmo.
“Sei riuscita ad essere di nuovo la migliore della scuola”
“Beh, io sono la migliore” dissi cercando di fare la carina “Ovvio che ce
l'avessi io”
Chuck sorrise appena. Era uno di quei sorrisi che celavano qualcosa. Mi
faceva male anche perchè sapevo che in effetti c'era qualcosa. Mi sentivo
male.
“Allora ci vediamo alla festa” disse infine. Annuii semplicemente e se ne
andò.
Quella era stata la prima conversazione più lunga dopo il
ballo.
31 Maggio, ore 12.15.
“E' con gran piacere che vi annuncio che finalmente siete diplomati!”
quasi tre ore dopo potevo ufficialmente dire di essere uscita – o quasi –
dall'inferno.
La preside Kweller ci aveva ufficialmente dato i diplomi e tutti i nostri
parenti erano li per noi.
Non potevo credere di essere finalmente diplomata dopo tutti quegli anni
passati a scuola a sudarmi la mancata ammissione a Yale, mi sentivo libera e
pronta a cambiare.
Ovviamente anche Cyrus e mia madre erano venuti a scuola ed erano pronti
per il brunch che guarda caso si sarebbe svolto a casa dei Van der Bass. Erano
stati invitati tutti gli studenti dell'ultimo anno, quindi potevo passare
inosservata.
Raggiungemmo l'uscita e in macchina trovai una sorpresa. Ci aspettava Eve
con Dorota.
“Perchè l'hai fatta venire, mamma? Sai bene quanta gente ci sarà” le dissi
quando partimmo.
Mamma scrollò le spalle. “Cyrus ha pensato che era buono per la bambina
vedere altre facce che non fossero la mia la tua e quella Dorota o... Tu sai
chi. E poi ci sarà Dorota con lei”
Sospirai. “Sai che non devi prendere decisioni senza chiedermelo, mamma”
“Blair, andrà tutto bene!” disse entusiasta Cyrus con quel sorriso da
stupido.
“Permetti ad una persona di scoprire di lei ed io me ne vado in Francia
per sempre!” urlai.
31 Maggio, ore 13.23.
Per mia sfortuna dalla scuola il palazzo dei Bass non era molto lontano.
“Eleonor, Blair sono davvero contenta di vedervi qui” disse Lily non
appena ci localizzò tra la folla. Abbracciò sia me che mia madre e adocchiò mio
figlia con uno strano sguardo.
Pensavo che avesse capito chi era la bambina anche se non l'aveva mai
vista.
“Per una volta che ho il week-end libero... Avevo bisogno di rivedere i
miei vecchi amici”
Lily ridacchiò. “Vedrai ci sono anche altri genitori dall'altro lato...”
Li lasciai lì e andai vicino a Dorota ed Eve che erano rimaste un po' più
indietro.
Apparentemente nessuno si era accorto più di tanto di loro, Eve poteva
benissimo passare per la figlia di mia madre e Cyrus o anche Dorota se per
questo.
“Dorota. Se lasci solo... Sarò molto cattiva con te che te lo ricorderai
per sempre.” Minacciai.
Dorota sembrava impaurita. “Non si preoccupi, Miss Blair...” promise.
Annuii e poi mi allontanai. Non dovevo destare sospetti stando troppo
vicino alla bambina.
“Sembra che anche la reginetta si sia degnata di venire...” insinuò
Penelope quando mi vide arrivare. Ero scocciata dal fatto che ci fossero anche
lei e le altre.
“Pensavi che non venissi?”
Roteò gli occhi guardandosi attorno. “La casa del tuo finto marito, i
tuoi finti parenti... Sappiamo che non sei in buoni rapporti con Chuck.
Pensavamo che alla fine saresti fuggita via come tuo solito o avresti ingaggiato
un nuovo finto fidanzato” disse acida.
La scuola era finita da appena due ore e già mi trattavano come se tutti
gli anni del mio dominio alla Constance non fosse servito assolutamente a nulla.
“Per tua informazione io vengo e vado dove voglio, Penelope... Non sono
una semplice ragazza che cerca di scalare la scala sociale nei tuoi modi
blandi... Oh, e per tua informazione la prossima volta che ti trucchi cerca di
coprire meglio quei brufoli che hai attorno alle labbra... e fatti le
sopracciglia, per favore...” risposi con superiorità lasciandole sole.
Trovai Nate e Serena sbaciucchiarsi in un angolino del corridoio che
portava alle stanze da letto. “Se non riuscite a resistere perchè non andate in
una delle stanze da letto?”
Serena si allontanò subitò e arrossì quando mi vide. Nate sorrise
imbarazzato.
“Oh, B. Ti stavo proprio aspettando”
“Certo, come no”
“Davvero, l'ha detto anche a me” la giustificò Nate.
“Pretenderò che sia vero” scherzai.
“Credo che dovremmo andare un attimo nella mia stanza”
Curvai le labbra, non mi aspettavo che dovesse dirmi qualcosa. “Certo...
Andiamo.”
Lasciammo Nate nell'angolino e Serena mi portò nella sua stanza e chiuse
la porta.
“B, mi dovresti odiare per questo.” Mi disse guardandomi colpevole.
“Cosa hai fatto, Serena? Non ti seguo.”
“Il ballo... I voti truccati... Ho aspettato per dirti la verità perchè
Nate mi ha detto che Chuck non ne voleva sapere ormai, ma io non riesco a
tacere, così eccomi qui.”
“Ti ascolto Serena...” dissi un po' sorpresa e incuriosita. Ora che mi
faceva pensare, non avevo visto Chuck quando ero entrata in casa. Mi chiedevo
dove fosse.
Abbassò la testa ed inspirò. “Ero con Chuck al ballo quando cambiavamo i
bigliettini”
Alzai un sopracciglio. “Tu c'entri qualcosa, S?” sbottai.
“Aspetta, aspetta. Chuck non stava cambiando i voti tuoi per i miei... Ha
votato per te per tutte le volte che avevano votato per me. Penelope e le altre
volevano farmi vincere per umiliarti e per prendere il controllo almeno per
l'ultima volta...”
Inspirai profondamente. “Dovevo immaginarmelo. Quelle arrampicatrici...
Hanno sempre voluto essere al mio posto!” esclamai, cercando di non tenere conto
della parte 'Chuck'.
“Non è ancora finita...” confessò Serena muovendo le mani nervosamente.
Cosa poteva esserci di più? Questa cosa mi aveva già sorpresa da
sola.
“Cosa può esserci di peggio delle manovre segrete di quattro ragazze
stupide?”
“Qualche giorno prima del ballo” cominciò con tono più basso “io e Nate
siamo andati al Victrola e abbiamo incontrato Chuck... Era solo come al solito a
bere” disse guardandomi come se la colpa fosse mia. “Io e Nate siamo stati con
lui per un po' e Chuck ha... Detto...”
“Cos'ha detto?” incalzai, troppo incuriosita e ansiosa per stare in
silenzio.
Serena abbassò lo sguardo per un attimo. “Lo dico solo perchè mi dispiace
vederlo così... Chuck ha confessato... Ha detto di amarti.”
Corrugai la fronte, ancora più sorpresa di prima. Mi aspettavo tutto
tranne questo.
“Cosa, S? E che parole ha usato?”
“Qualcosa tipo... La amo ma il resto non basta...”
Mi portai una mano alle tempie. Mi dovetti sedere sul letto di Serena
perchè la stanza cominciò a girarmi intorno. Non ci potevo credere che fosse
vero.
“B, stai bene? Sei diventata bianca come un fantasma...” disse
avvicinandosi e toccandomi la fronte “pensavo che una notizia simile ti avrebbe
fatto piacere...”
La guardai storta. “Certo che mi fa piacere, S” ammisi finalmente “ma a
chi importa a chi dice che mi ama se non lo dice a me! E' come se non l'avesse
mai detto.”
“Hai ragione. Forse ha bisogno del suo tempo...”
“Quale tempo! E' da Natale che sa della bambina ed è circa da un mese che
io gli ho detto cosa provavo e non ha alzato un dito per dimostrarmelo! Anche
se...” lasciai la frase a metà.
Avrei dovuto dire 'Anche se dopo che Bart si è risvegliato dal come è venuto ubriaco a casa
mia e mi ha confessato di amarmi dichiarandosi apertamente'.
“Anche se...?”
“Anche se niente! Dobbiamo tornare al brunch.” Risposi alzandomi ed
uscendo in fretta dalla stanza così che non mi avrebbe potuto chiedere più
niente tra la folla che c'era in casa.
Tornammo in sala proprio quando il 'caro' Chuck decise di farsi
vedere.
Io e Serena raggiungemmo Nate accanto al divano e sulla sala cadde il
silenzio.
“Salve a tutti. Sono molto lieto di avervi tutti qui oggi a casa nostra
per questo brunch di fine anno scolastico e per...” stava dicendo Chuck quando
improvvisamente una voce ruppe il silenzio e fece voltare tutti. Sapevo che
qualcosa doveva succedere.
Dorota era appena tornata in sala con la piccola in braccio... “Mama!”
urlò la bimba guardando me ed indicandomi con il dito. Di sicuro stava dicendo a
me. Io ero sua madre.
Restai attonita e silenziosa mentre la bambina gridava ancora 'mama' in
braccio a Dorota che cercava di farla calmare senza successo. Anzi, la bambina
riuscì a divincolarsi dalla sua stretta e a scendere per terra e correre non
ottimalmente verso di me, attaccandosi alla mia gamba.
“Mama, mama, mama!” gridò, al che le sorrisi. Sentivo tutti gli occhi su
di me.
Decisi infine di prenderla in braccio, si sarebbe calmata. O almeno lo
speravo...
“Mama” disse ancora toccandomi i capelli.
“Chi è questa bambina, Blair?” mi domandò quella antipatica di Penelope
poi “Non l'abbiamo mai vista qui in giro...” Aveva un'espressione acida e
bastarda.
“E'... Questa è la figlia di mia madre e Cyrus!” dissi cercando di
sorridere nel migliore dei modi. Non potevo di certo dirle la verità, non avevo
intenzione di farlo nemmeno per sogno.
“Mmmh...” escalmò non convinta avvicinandosi “in effetti... i capelli sono
quelli... Ma gli occhi... Mmmh...” disse toccando la mano alla bambina. “Davvero
carina” si complimentò.
“Beh, ma adesso non potremmo lasciare Chuck finire il suo discorso?”
s'intromise Serena.
La ringraziai mentalmente per avermi salvato da questo momento critico.
“Certo...” rispose Penelope con freddezza tornando a guardare Chuck.
Come di consueto qualche minuto dopo arrivò il blast di Gossip
Girl.
Qualche mio imbucato al brunch di fine anno dei Bass ha parlato.
Una bambina graziosa e piccolina ha chiamato Blair Waldorf
'mamma'?
B si è giustificata dicendo che era la figlia di sua madre e del suo
nuovo compagno, ma a me la situazione puzza. Non abbiamo già visto questa
piccola bambina quando la nostra Queen B è tornata a New York per l'inizio
dell'ultimo anno scolastico?!
Com'era possibile?
Qualcosa mi dice che qui c'è qualcuno che sta nascondendo un segreto più
grande di lui... O di lei.
Non preoccupatevi, la verità prima o poi viene sempre a
galla!
31 Maggio, ore 21.12.
Avevo pensato per tutto il pomeriggio a quello che mi aveva detto Serena
al brunch senza riuscire a liberarmene nemmeno un istante. Non credevo ancora
che potesse essere vero.
Effettivamente non avevo ancora dimenticato Chuck ed ero sicura che anche
se fossi partita per Parigi per tutta l'estate con Eve non mi sarei dimenticata
di lui.
Ne ero troppo presa, troppo... Innamorata per potermene dimenticare in
pochi mesi, ed ora che avevo avevo avuto la mia conferma se non definitiva
volevo riprovarci.
Se aveva detto quelle cose a Serena e Nate magari c'era una speranza per
noi...
Fu così che andai alla festa di Nate con questo
obiettivo.
Dovevo chiedere a Chuck cosa provava per me ora che aveva parlato, prima
che partissi per Parigi. Mi ero detta che anche se non mi avesse risposto come
un mese fa comunque ci avevo provato e non l'avrei rimpianto per tutto il resto
dei miei giorni.
Lo notai subito con il suo bicchiere di alcol in mano in fondo alla sala,
e per qualche strana ragione anche lui pareva stesse aspettando me o forse me lo
credevo io.
Mi avvicinai in un baleno senza nemmeno salutare gli altri.
“Ho bisogno di parlarti” dissi spingendolo verso una porta vicina che non
sapevo nemmeno dove portasse. Lui non rispose e non oppose resistenza.
“Perchè mi hai portato qui?” chiese con tono distratto.
“Voglio parlare.” risposi portandolo al centro della stanza. Presi aria
vedendo che stava aspettando me e cominciai con il mio piccolo sfogo
personale.
“Serena me l'ha detto” cominciai “Mi ha detto che...” abbassai lo sguardo.
“So che anche tu provi qualcosa per me ma non vuoi dirmelo perchè hai paura di
qualcosa...”
“Io non ho detto niente di tutto questo” guardò altrove evitando il mio
sguardo.
Gli presi la mano e la strinsi. “Adesso non negarlo, Chuck... Lo so che
tu... Siamo stati bene insieme quando abbiamo finto tutte e due le volte. Sei
stato... quasi perfetto per Eve e tutto il resto. Se davvero provi qualcosa per
me dillo ora perchè poi dopo non ci sarà più tempo...”
“E perchè, sentiamo?” chiese evitando di rispondere.
“Perchè me ne vado. Sono stanca di New York e di tutti. Mia figlia non può
vivere qui tra tutta questa brutta gente che conosco. Studierò a Parigi e... Non
penso che tornerò.”
“Sai che non puoi farlo”
“Anche se legalmente la bambina ha il tuo cognome è affidata a me” risposi
fredda “non puoi impedirmelo con nessun mezzo...”
Aveva portato il discorso da tutta un'altra parte. Quanto lo odiavo.
“E se lo facessi? E se chiedessi legalmente di poter tenere Eve?”
“Non lo faresti. Non toglieresti mai mia figlia per tenerla per lasciarmi
sola senza di te”
Roteò gli occhi ma non rispose. Sapevo che non sapeva cosa
dire...
“Per favore, Chuck. Te lo chiedo per l'ultima volta. Dimmi cosa provi per
me... Se non provi nulla, me ne andrò ma sappi che potresti non rivedere Eve per
moltissimo tempo...”
Cercavo un po' di impietosirlo in questo modo anche se mi faceva un po'
pena usare mia figlia per 'ricattarlo'... Infatti pensavo che non valesse a
niente farlo.
“Te l'ho detto. Serena ha sentito male. Ero ubriaco e non ho detto
nulla...” abbassò la testa e mi lasciò la mano. “Te l'avevo detto, era meglio la
compassione” continuò con freddezza per poi uscire dalla porta in modo brusco e
lasciandomi sola.
Non ci riuscii. Iniziai a piangere e cercai un'uscita secondaria. Non
riuscivo a restare a quella festa se non avevo nulla di cui gioire nella mia
vita. Oltretutto, avevo preso la mia decisione.
Tra una settimana sarei partita e non ci sarebbe stato nessuno che mi
avrebbe fermata.
7 Giugno, ore 8.24.
“Tra poche ore rivedremo i nonni! Non sei contenta Eve?” dissi alla
piccola mentre la vestivo al meglio per l'imminente partenza. Iniziò a
ridacchiare, sembrava contenta.
“Miss Blair, i suoi bagagli sono pronti.” disse Dorota.
“Grazie, Dorota. Il resto li invii alla compagnia aerea domani, va bene?
Così arriveranno più in fretta a Parigi e saremmo tutti più felici” le sorrisi.
Dorota si avvicinò timidamente. “E'... davvero sicura di
partire?”
Le sorrisi ancora di più mentre aggiustavo i capelli ad Eve. “Certamente,
Dorota. Mai stata più sicura! Poi papà ha detto che Roman mi farà avere un
colloquio con la Sorbona... Non ti sembra grandioso?” le dissi tutta entusiasta.
“E la NYU?”
Sogghignai. “La NYU, Dorota, è per perdenti. Infatti Dan Humprey e la sua
amichetta di Brooklyn ci andranno. Non è mica un posto da Blair
Waldorf!”
“Ma è l'unica università che l'ha accettata, Miss Blair... Ultima
possibilità.”
Sospirai. Dorota stava cercando di farmi restare e in una piccola parte
speravo ci riuscisse.
“Dorota... Papà e Roman mi faranno entrare alla Sorbona... A qualunque
mezzo!”
Abbassò la testa impaurita e annuì. Poco dopo si allontanò con due delle
mie valigie.
Presi Eve in braccio e le diedi un bacio sulla guancia.
“Andrà tutto bene a Parigi, Eve. Dimenticheremo tutta questa città e
ricominceremo”
Eve sorrise appena e poi si concentrò sul suo nuovo giocattolo. A quanto
pare era uno di quelli che le aveva regalato Chuck quando si degnava di venirla
a trovare...
Quasi un'ora dopo con Dorota, mamma e Cyrus eravamo all'aeroporto.
Chuck's POV
7 Giugno, ore 8.43.
Quella notte non avevo dormito per niente.
Serena era venuta nella mia stanza la sera prima e mi aveva detto che
Blair sarebbe partita quest'oggi alle undici per un volo diretto per Parigi.
Sola andata.
Avevo passato la notte insonne a pensare a cosa dovevo fare.
Andare da lei o restare qui. Le opzioni erano solo due, dovevo scegliere.
“Non ci credo che sei ancora qui” disse Serena disturbando i miei pensieri
a colazione.
La guardai distrattamente senza risponderle. Stavo pensando
ancora.
“Non posso credere che resterai qui mentre lei se ne sta andando per
sempre!”
“Chi se ne sta andando?” chiese Lily sorseggiando il suo
caffè.
“Blair. Sta partendo per Parigi e Chuck non vuole andare a fermarla”
rispose Serena.
Io intanto ero con la testa altrove.
“Charles, penso proprio che tu debba andare” disse annuendo con la testa.
Non risposi.
“Penso che Chuck abbia perso la testa” commentò Eric.
Sospirai e sorseggiai l'ultimo sorso del mio caffè. “Devo andare adesso”
dissi senza tenere conto delle tre paia di occhi che mi stavano osservando.
“Ma... Chuck? Dove stai andando?” chiamò Serena, ma evitai di rispondere
ancora e mi diressi all'ascensore. Avevo preso la mia decisione. Era
irremovibile.
7 Giugno, ore 9.04.
Ed ecco che arrivai finalmente dove dovevo andare. JFK Airport, con un
mazzo di fiori in una mano e dovevo ammetterlo a me stesso, il mio cuore
nell'altro.
Speravo non fosse troppo tardi anche se effettivamente lo ero.
Il suo volo era alle undici, questo significava che come minimo doveva
essere arrivata qui qualche minuto fa per fare il check in. Andai dove c'era la
fila ma non la trovai.
A quanto pare la gente che doveva prendere il suo volo aveva già
imbarcato i bagagli.
Mi fermai e mi guardai intorno. Non poteva essere andata così lontano,
era ancora presto.
Decisi di avvicinarmi all'altra uscita con i metal detector e il resto.
Avrei anche pagato quella gente per poter passare nel caso fosse già
nella sala d'aspetto prima di imbarcarsi al gate d'uscita per l'aereo.
Mi districai affannosamente tra la folla finché non notai Eleonor Waldorf
con il suo nuovo compagno e Dorota. Erano tutti rivolti verso i metal detector,
così cercai tra la folla e la trovai.
Stava in fila con Eve in braccio per passare la sicurezza e dirigersi al
gate.
Avanzai il passo cercando di non andare a sbattere contro i vari passanti
e quando fui arrivato alla linea che separava il settore dove potevano arrivare
i visitatori non riuscii a fare altro se non urlare il suo nome per attirare la
sua attenzione.
Blair si voltò, quasi sconvolta di vedermi lì. Credevo che non se
l'aspettasse...
Parve interdetta, non sapeva cosa dirmi. “Che ci fai qui?” urlò a sua
volta.
Folla o non folla, urlare o non urlare, non potevo fare altrimenti in
quell'istante.
“Avevi ragione qualche tempo fa” cominciai “la nostra farsa non è andata
proprio male come pensavo” le sorrisi in lontananza. “Ho cercato di ignorare il
fatto che mi piacesse stare con te pensando che avessi bisogno di qualcuno come
Nate... Ho sempre evitato di guardare dentro di me per scoprire in effetti
quello che già sapevo da due anni...”
Blair si avvicinò ancora di più fino a raggiungermi così non dovetti più
urlare. “Chuck, devo partire. Se vuoi tenere la coscienza pulita anche ora
oppure chiedermi di avere Eve, puoi benissimo risparmiartelo...” disse tutto
d'un fiato con lo sguardo basso.
“Avevi ragione. Su tutto” evitai di rispondere. “Il mio posto è qui, con
te ed Eve”
“Te ne accorgi quando ormai sto per lasciare per sempre New York?” chiese
cinica.
“Blair, per favore...” pregai.
Blair sospirò. “Chuck. Non ho voglia di essere ferita un'altra volta.
Lasciami andare...” disse, poi fece per allontanarsi ma riuscii a bloccarle la
mano.
“Avevi ragione... Anche io ti amo...” dissi tutto d'un fiato. Doveva
essere perfetto.
Blair mi sorrise e mi baciò senza rispondere mentre sentivo la bambina
toccarmi il collo. Mi allontanai da entrambe e le sorrisi a mia volta, e notai
che Eve mi sorrideva felice.
“Papa mama” disse toccandoci entrambi.
Mi sporsi verso Blair e la baciai ancora.
“Penso che tu debba regalare il tuo biglietto a qualcuno” le
dissi.
“Credo proprio sia il caso” mi sorrise e si allontanò per uscire da quella
fila che intanto si era creata attorno a lei. Da quel giorno non mi sentii più
solo come una volta.
Sembra che alla fine la famiglia
Bass si sia riunita!
Perchè la chiamo famiglia?
Beh, a quanto pare la nostra cara
B si stava imbarcando per Parigi con 'la sua sorellina' e Bass è arrivato a
bloccarla per dirle che non può vivere senza di lei, come ha riferito un
testimone e la bambina dopo che i due ritrovati piccioncini si sono ritrovati ha
urlato 'mamma e papà'!
Mi sa che il segreto è vicino
dall'essere svelato...
Mi raccomando, aspetto le vostre
segnalazioni!
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=405126
|