Confortare un gatto

di Kagome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Prompt n39: Maschere

Uova: Finché piove, Non sono un esperto, Sciacquare, Posate

Confortare un gatto

Scritto da: JuliaFC/Kagome

Fandom: Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir

Rating: t

Beta: Genxha

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. «Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir» (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

Scritta per il Calendario dell’Avvento Pasquale del gruppo h/c Italia. Se vi piace il genere vi prego di raggiungerci su facebook!

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Cheering up a Cat di undefined

Prima Parte

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Non voleva davvero essere lì in quel momento.

Mentre fissava la sagoma della Dame de Fer brillare alla luce del sole al tramonto, Chat Noir sospirò e iniziò a dondolare le gambe sotto la grondaia del tetto su cui era seduto.

«Ci vediamo giovedì» aveva detto Ladybug dopo l’ultimo attacco akuma. «Solito posto, verso le quattro». Era troppo stanco per ricordare che giorno fosse giovedì.

Il 10 luglio.

Il compleanno di Maman.

Dannazione. Oggi non voleva nient’altro che sedersi in giardino, a gambe incrociate, davanti alla statua della mamma e piangere. Voleva prendere gli album fotografici dalla libreria in camera sua e sfogliare le pagine per ricordare tutti i momenti felici che aveva passato con lei. Ascoltare la musica che ascoltavano insieme. Magari chiamare Marinette e parlarle. O anche giusto averla dall’altra parte del telefono: sapeva che lei l’avrebbe fatto perché era Marinette; era semplicemente fantastica. E l’amava anche per questo. 

Per una volta, la pattuglia era una... una distrazione indesiderata. Sì, ovviamente era felice di vedere Ladybug; le voleva ancora bene, seppur come un’amica, e il tempo che trascorreva con i suoi amici era sempre prezioso.

Ma avrebbe preferito essere con Marinette

Lanciò uno sguardo pieno di nostalgia verso la Pâtisserie di Tom & Sabine, sentendosi molto in colpa quando vide la figura solitaria di Ladybug sfrecciare con il suo yo-yo tra un edificio e l’altro e atterrare sul tetto dietro di lui, per poi sederglisi accanto.

«Ehi, Gattino». La ragazza gli rivolse un sorriso e lo guardò. «Scusa il ritardo».

Il ragazzo si stampò sulle labbra un falso sorriso. «Non è un problema, Milady» disse senza guardarla. Si alzò in piedi sul tetto e afferrò il bastone dalla parte bassa della schiena, preparandosi per la pattuglia. «Iniziamo?» 

Ma non era nemmeno riuscito ad estendere il suo bastone e a propellersi via quando sentì qualcosa che gli tirava la coda e finì di nuovo sul tetto. Si voltò a guardare Ladybug con gli occhi spalancati.

«Non così in fretta» disse la ragazza, impassibile, incrociando le braccia sul petto e lanciandogli uno sguardo preoccupato. «Cosa c’è che non va, Gattino

Lui inarcò le sopracciglia. «Nulla. Va tutto bene».

«No, niente affatto. Non hai fatto battute e non mi hai nemmeno guardata. Sei troppo ansioso di iniziare la pattuglia. Che succede?»

Chat Noir sospirò e abbassò la testa: la sua Lady lo conosceva troppo bene. «Niente, è solo che... volevo togliermi di mezzo la pattuglia, ecco tutto».

«Un’altra cosa insolita per te. Chi sei? Dì agli alieni di ridarmi indietro il mio micetto, per favore».

Il ragazzo sospirò e alzò le mani. Sì, lo conosceva molto bene. Era inutile fingere. «Scusa, LB. Non volevo farti preoccupare; solo... oggi non è un gran bel giorno per me, tutto qui. Riguarda la mia vita personale, la mia famiglia».

Ladybug inarcò un sopracciglio. «Problemi a casa?»

Le sue spalle si incurvarono. «Non sai molte cose su di me, Insettina».

La ragazza si accigliò e distolse lo sguardo. «Va bene...» disse poi, lentamente. «Allora perché non me ne parli?»

Chat Noir si strinse nelle spalle. «Non vorresti davvero che lo faccia. Potrebbe darti indizi sulla mia identità».

Ladybug strinse gli occhi. «E come? La tua famiglia è così famosa che una semplice descrizione del problema, anche vaga, può rivelarmi la tua identità?»

«Forse». Chat sospirò, lo sguardo perso nel fissare le tremolanti luci della città che iniziavano ad illuminarsi nella luce rosata del tramonto imminente. Non poté farne a meno: gli occhi gli si riempirono di lacrime non appena il suo sguardo si posò sulla sagoma della Dame de Fer, che si era appena illuminata e scintillava sotto i toni arancioni del cielo appena nuvoloso. «Oggi è il compleanno di mia madre».

«Gattino» disse Ladybug, costringendolo a guardarla di nuovo. «Come può un dettaglio del genere darmi indizi sulla tua identità? Ti rendi conto che migliaia di donne sono nate il 10 luglio a Parigi?»

Chat Noir abbassò lo sguardo. «Sì, è vero».

«Buon compleanno alla tua Maman, in ogni caso. Stai cercando di affrettare la pattuglia per tornare a casa e passare tempo con lei?»

Chat Noir scosse la testa. «No, LB. Mia madre non c’è più».

Lei soffocò un gemito di sorpresa. «Oddio, mi dispiace tanto, Chat Noir, non sapevo…»

«È scomparsa poco più di un anno fa». Fece un respiro profondo e si asciugò una lacrima dalla guancia. «Mi manca così tanto, Insettina. La penso ogni giorno, ogni notte…»

La mascella di Ladybug si spalancò, ma la ragazza rimase in silenzio. «Non ne avevo idea».

Lui le rivolse un sorriso triste. «Non è colpa tua. Identità e tutto il resto, non ti ho mai parlato della mia famiglia e della mia vita civile. Non potevi saperlo».

«NO, Gattino, davvero. Ho visto che eri giù, e avrei dovuto capire che non fosse una ricorrenza felice. È stato insensibile da parte mia». Mentre parlava, la sua voce si spezzò e Chat Noir forzò un sorriso più genuino sulle sue labbra.

«Non fa niente» cercò di obiettare.

«No invece. Sai, avevo sempre immaginato che tu avessi una vita familiare felice. Forse perché sei così allegro con me, pensavo non avessi preoccupazioni a casa. Immaginavo che avessi molti fratelli e sorelle e che dovessi competere per l’attenzione dei tuoi genitori».

Chat Noir si asciugò alcune lacrime che gli erano scese lungo le guance. «Non potresti essere più lontana dalla verità». Guardò tristemente Ladybug. «Mio padre non ha preso bene la scomparsa di Maman. Lui... uh, non posso essere più preciso, o ti rivelerei la mia identità per davvero, ma... è cambiato. Non è un bello spettacolo». Deglutì amaramente. «Non voglio parlarne. Davvero, voglio solo andare a casa e passare la serata a pensare a lei».

Ladybug mise la mano a coppa sulla sua. «Gattino, una persona importante per me ha una situazione familiare simile. Io... io non posso aiutare lui, perché suo padre non me lo permette, ma...» Sembrava determinata e aggrottò la fronte con decisione. «Posso aiutare te

Chat alzò un sopracciglio. «Uh?»

«Devi lasciarti andare!» esclamò Ladybug. Poi, notò la sorpresa negli occhi di lui e ridacchiò. «Beh, non letteralmente, ovvio! Ma non ti lascerò da solo stasera. Tu non devi fare niente; mi occuperò di tutto io».

«Che vuoi fare?»

Lei gli prese la mano tra le sue e la strinse. «Quando sono giù, la mia Maman organizza una serata spa solo per noi due. Possiamo fare lo stesso. Possiamo fare una sessione privata di pampering con…» Si portò l’indice alle labbra e alzò lo sguardo. «…Con massaggi, e... maschere per il viso. SÌ! Ordineremo cibo da asporto e guarderemo dei film sdolcinati su Netflix con il mio Bugphone

Chat Noir sbatté le palpebre. «Un massaggio? Scusa ma… chi ci farebbe mai un massaggio? Non possiamo mica entrare in una spa, mano nella mano, e chiederne uno. Siamo dei supereroi!»

Ladybug gli rivolse un sorrisetto. «Non ho detto che andremo in una spa. Possiamo farci un massaggio a vicenda!»

«Uh!» ammise lui con riluttanza, mentre le guance gli si infiammavano sotto la maschera nera. «P-possiamo davvero?»

«Sì! La mia Maman mi ha insegnato alcune tecniche; so cosa fare. Penso di poterti fare proprio un bel massaggio». Si mise le mani sui fianchi e sorrise. «Devi solo sdraiarti sul tetto e rilassarti. Coraggio!»

Ma mentre lo diceva, Ladybug sentì qualcosa di umido bagnarle la guancia. Alzò lo sguardo, cercando di capire cosa stesse succedendo, e spostò una mano dal fianco, tenendola con il palmo verso l’alto. Ben presto sentì un paio di gocce bagnare il materiale dei suoi guanti, mentre l’improvviso bagliore di un lampo sfregiava il cielo, ormai molto scuro e nuvoloso.

«Oh!» mormorò, stringendosi le braccia, perché un’improvvisa folata di vento le era turlupinata intorno, quasi schiaffeggiandola con uno dei suoi codini. «Ma quando si è fatto nuvoloso? E fa anche freddo! Siamo a luglio

Chat Noir alzò gli occhi al cielo. «Non ne ho idea. Dobbiamo aver passato più tempo di quanto pensassimo a parlare». Osservò altre gocce di pioggia cadere dal cielo e iniziare a bagnare la superficie del tetto. «Beh, possiamo dimenticarci l’idea di sdraiarci sul tetto per farci un massaggio». Sospirò, notando il broncio di lei. «Grazie per aver cercato di tirarmi su di morale, Insettina. Non fa niente. Guarda, vado a casa e chiamo la mia ragazza. Sicuramente mi permetterà di sfogarmi e non mi sentirò solo. Che ne dici?»

Ladybug fece di nuovo il broncio. «Sei sicuro?»

«Certo! Ma—uh, la mia ragazza è meravigliosa come te, sempre pronta ad ascoltarmi». Raccolse il bastone dalla parte bassa della schiena e le salutò con due dita. «Alla prossima volta, allora». Ma mentre usava il suo bastone per spingersi via, sentì qualcosa afferrarlo ancora una volta per la coda, e fu trascinato di nuovo col sedere sul tetto.

«Non così in fretta, di nuovo» disse Ladybug. «Ho un’idea migliore».

«Eh?» Chat Noir sbatté le palpebre.

«Master Fu mi ha dato le chiavi del suo appartamento prima di andarsene». Sorrise maliziosa. «È vuoto, asciutto e... ci sono i lettini per i massaggi. Sai, lui faceva massaggi e altri trattamenti cinesi».

E fu così che si ritrovarono a saltare di tetto in tetto, cercando di non bagnarsi sotto la pioggia, e atterrarono davanti al cancello di un palazzo che Chat Noir aveva già visto un paio di volte. Ladybug afferrò il suo yo-yo e lo aprì per prendere qualcosa: un mazzo di chiavi, che usò per aprire il cancello, e poi di nuovo per aprire la porta dell’appartamento.

«Wow. Non stavi scherzando».

«Certo che no. Master Fu mi stava insegnando per farmi diventare la nuova Guardiana; vengo qui da molto tempo. Mettiti comodo!»

Chat Noir si guardò intorno; il posto era un po’ polveroso e l’aria era soffocante, con un odore di muffa che solleticava nel modo sbagliato il suo naso sensibile. Ma sì, era molto meglio (nonché più asciutto) che fuori.

«Apriamo la finestra?» chiese, e in base a quanto velocemente Ladybug accettò il suo suggerimento, l’odore di muffa doveva essere fastidioso anche per lei. Quando un fiotto d’aria fresca entrò dalla persiana aperta, e un po’ di luce illuminò la stanza, rendendo più facile guardarsi attorno anche alla ragazza che non aveva occhi dotati di visione notturna come lui, Chat Noir fece un grande respiro e sospirò. «Ora va meglio».

«Vero!» disse Ladybug, impassibile. Trascorse un momento osservando la Dame de Fer in lontananza brillare orgogliosa nel cielo notturno, mentre il suono sommesso della pioggia riempiva il silenzio tra di loro. Quindi si schiarì la gola e lo guardò con un sorrisetto che Chat Noir poteva solo descrivere come... timido? Sì, timido. C’era qualcosa di diverso in lei, nel modo in cui il suo sguardo deviava quando lui cercava di guardarla negli occhi e... era rossore quello che le spolverava le guance?

Si schiarì la gola. «Va bene, allora... non sono un esperto, LB, ma penso che fare un massaggio non implichi stare qui a guardare fuori dalla finestra». Notò che il sorriso della ragazza si era un po’ irrigidito. «Ma se è quello che vuoi fare, per me va benissimo!» Alzò le mani.

«No, hai ragione». Ladybug sbuffò. «Fammi tirare fuori il lettino da massaggio». Detto questo, la ragazza si diresse con destrezza verso un angolo della stanza, aprì uno degli armadietti e tirò fuori un lettino, che posò a terra. «Uno dovrebbe bastare perché siamo solo noi due».

Mentre lo diceva, la pancia di Chat Noir emise uno strano rumore e le guance del ragazzo si imporporarono per una ragione diversa. «Scusa, LB. Ero così preoccupato per il compleanno di mia madre che non ho mangiato niente oggi».

Lei scosse la testa e andò in un’altra stanza: Chat Noir pensò che fosse la cucina perché la ragazza uscì poco dopo con un bicchier d’acqua e un pacchetto di patatine in mano. «Non c’è molto qui, ma queste non erano ancora scadute e l’acqua è del rubinetto». Gliele passò, e al ragazzo non importò che l’acqua fosse a temperatura ambiente o che le patatine avessero un sapore che non gli piaceva (paprica. Non avrebbe mai pensato che a uno come Master Fu piacessero le patatine alla paprica…). Aveva troppa fame. Divorò il cibo e l’acqua in pochi secondi e poi fece per andare nella stanza da cui Ladybug aveva preso il tutto, per sciacquare il bicchiere e buttare via la confezione, ma Ladybug gli prese tutto dalle mani.

«Non preoccuparti, lascia fare a me. Vado a sciacquare il bicchiere e torno. Come ho detto prima, possiamo ordinare qualcosa più tardi, ma dovrai mangiare con le bacchette perché non ci sono posate».

«Non è un problema» disse lui con un sorriso. Dopotutto, aveva imparato il Mandarino e preso lezioni sulla cultura cinese. Magari non era bravo come un cinese a mangiare con le bacchette, ma era in grado di usarle. Poi, vide che Ladybug stava guardando il lettino da massaggio. «Vuoi iniziare tu?»

Lei trattenne il respiro. «Assolutamente no! Sei tu quello che ha bisogno di tirarsi su il morale. Sdraiati, Gattino». Fece per tirarsi su le maniche anche se la sua tuta non aveva maniche da tirar su.

Chat Noir sorrise dolcemente e fece come gli era stato detto, sdraiandosi a pancia in giù sul lettino, mentre la coda gli si muoveva come se avesse una vita propria, con l’estremità che si torceva a destra e a sinistra. «Sei sicura che non ci siano problemi? Voglio dire, io ho la ragazza e tu hai il ragazzo ormai. Sei sicura che non gli darebbe fastidio sapere che fai massaggi a un altro ragazzo?»

Le guance di Ladybug si infiammarono quando la ragazza fece scorrere un dito sulla schiena del suo compagno, facendolo rabbrividire. «Penso di sì». La sua voce suonava un po’ rauca. «Siamo amici, dopo tutto; non c’è niente di male».

«Sei sicura?»

«Certo». La ragazza fece di nuovo il gesto di tirarsi su le maniche. «Fidati di me».

Chat Noir ebbe solo il tempo di sbiascicare un «okay» titubante prima che le mani di Ladybug iniziassero a muoversi sulla sua schiena, e dopo una leggera tensione iniziale, ben presto si rilassò sotto il suo tocco.

Hm, aveva ragione, questo era il Paradiso.

§§§

Ladybug non aveva pensato con chiarezza. No, non l’aveva davvero fatto. Perché le era sembrata una buona idea, dare e ricevere un massaggio al suo migliore amico? Niente potrebbe essere più innocente, giusto? Dopotutto, aveva fatto la stessa cosa molte volte con Alya. E Chat Noir era triste, non poteva lasciarlo tornare a casa, lasciando che si addormentasse magari in lacrime.

Inoltre, il pensiero che lui chiamasse la sua ragazza per farsi consolare piuttosto che lei in qualche modo le faceva vibrare una strana corda nel petto. Una corda a cui Ladybug non voleva pensare, o ammettere che vibrasse. Specialmente non ora che il ragazzo aveva messo in chiaro di non nutrire più sentimenti nei suoi confronti. Senza contare che ora lei stava con Adrien. Non poteva essere gelosa del fatto che Chat Noir veniva confortato dalla sua ragazza, giusto?

GIUSTO?

Sbagliato. 

Ma tirò su il proverbiale tappeto e ci spazzò sotto i suoi sentimenti e le sue paure, facendo del suo meglio per ignorare come il pensiero le desse fastidio, peggio di un pugno nello stomaco.

Poi però, ebbe la grande idea di chiedere a Chat di sdraiarsi sul lettino da massaggio. Lo vide fare come gli era stato detto e, quando la mano le si mosse sopra la schiena di lui, lo sentì tendersi leggermente, per poi rilassarsi subito dopo.

Lei, però, era un fascio di nervi.

Accidenti, non ci aveva pensato.

AFFATTO.

Perché era così difficile concentrarsi mentre sentiva i muscoli della schiena del ragazzo sotto le sue dita?

La schiena di Chat Noir era sempre stata così ampia? Mentre muoveva sapientemente le mani per rilassare la tensione nella schiena del ragazzo, Ladybug si ritrovò ad ammirare il corpo su cui stava lavorando; le venne quasi l’acquolina in bocca quando sentì l’odore della sua acqua di colonia.

Adrien, il profumo - beh, Chat aveva di sicuro gusto. La ragazza dovette mordersi il labbro inferiore per impedirsi di dargli una bella annusata.

Sarebbe sembrato strano.

Sì. Troppo strano.

Perché il cuore le batteva all’impazzata? Anche il respiro le stava diventando irregolare, ma lo attribuì allo sforzo che stava facendo per rilassare i muscoli tesi della schiena del suo partner. 

Perché non potrebbe essere nient’altro, giusto?

GIUSTO?

Aveva chiesto “giusto” due volte di seguito per la seconda volta negli ultimi cinque minuti. Dannazione! Perché Chat Noir doveva essere così ben equipaggiato?

Perché in passato non aveva mai notato il dettaglio?

Beh, no, non era giusto (o vero) dire una cosa del genere: aveva notato il dettaglio in passato, ma era sempre riuscita a ignorarlo senza pensarci due volte. Dopotutto, anche Adrien era ben equipaggiato, no? Era un modello! E Chat Noir aveva la ragazza; non era giusto, per lui o per la ragazza in questione, che Ladybug continuasse a sbavargli addosso.

Perché sbavando stava.

Cavolo…

Marinette, datti una calmata e pensa ad altro, pensò Ladybug. Smetti di pensare al corpo muscoloso di Chat.

Le sue forti braccia avvolte attorno al tuo corpo, il suo...

CANCELLA IL PENSIERO!! Accidenti, che mi prende oggi? piagnucolò Ladybug tra sé e sé.

E piagnucolò anche sonoramente, visto che Chat Noir sussultò. «Tutto bene, LB?» chiese il ragazzo, girandosi a guardarla e irrigidendo la schiena.

«Sì, tutto a posto, rilassati» riuscì a dire lei.

Lui sospirò un leggero “Okay” e appoggiò di nuovo la testa sulle braccia davanti a sé, un sorrisetto gli incurvò le labbra mentre lei si intestardiva su un muscolo particolarmente rigido al centro della sua schiena e lo sentì rilassarsi ancora di più sotto il suo tocco.

«Sei bravissima, inizio davvero a sentirmi meglio».

Buon per te, pensò Ladybug, col cuore che le galoppava in gola. Cercava di non pensare che presto i ruoli si sarebbero invertiti e, beh, la sua libido sarebbe aumentata ancora di più.

Perché aveva proposto l’idea di farsi massaggi a vicenda?

Si sentiva così in colpa in quel momento, come se stesse tradendo la fiducia di Adrien, anche se stava solo facendo un massaggio innocente al suo partner e migliore amico. 

Chat Noir meritava il suo sostegno! Le era stato accanto nei momenti peggiori, dopotutto, e lei non poteva lasciare che i suoi sentimenti traditori prendessero il sopravvento e rovinassero questa serata. Non importava che fosse tesa peggio delle corde di una chitarra anche solo per la sensazione del suo corpo sotto di lei.

MARINETTE, DATTI UN CONTEGNO!

Mentre si rimproverava mentalmente in quel modo, spinse un po’ troppo forte sul trapezio del ragazzo, facendo sì che lui muovesse la testa di lato a guardarla.

«Sei sicura che vada tutto bene, Milady

No, pensò lei, ma invece annuì soltanto. «Penso di aver finito» aggiunse.

Lui gemette in disappunto. «Uh, proprio quando stavo iniziando a rilassarmi». Gli sfuggì dalle labbra un piccolo sospiro. «Hm, è stato incredibile, Insettina; era da tanto che non mi sentivo così bene».

Buon per te, pensò Ladybug. Perché io sto tutt’altro che bene.

E il pensiero che ora fosse il turno di lui a massaggiare lei la stava facendo sentire anche peggio. Faceva caldo o era solo una sua impressione?

Chat Noir si tirò su – di nuovo, era solo una sua impressione o il ragazzo era davvero riluttante a farlo? - Si stiracchiò a sinistra, a destra, su e giù, poi si voltò e la guardò. «Ora è il tuo turno».

Qualcuno poteva ricordarle perché avesse pensato che sarebbe stata una buona idea?

Non poté evitare che il suo sorriso fosse rigido mentre si avvicinava al lettino. Perché si sentiva nervosa? Dopotutto, era solo un massaggio. E probabilmente Chat non era nemmeno così bravo a farlo, il che significava che poteva dirgli di smetterla e dimenticarsene quasi immediatamente.

Aveva detto di non essere un esperto, in fondo, quindi aveva senso... giusto? Doveva aver senso, perché Ladybug iniziava a sentirsi sempre più stordita ad ogni passo che faceva verso il lettino. 

Sì, era stordimento

Non poteva assolutamente essere altro...

«Scusa se mi ripeto, ma va tutto bene, Insettina?» La voce di Chat Noir la fece uscire dalla sua spirale indotta dal panico. Doveva aver notato che era tesa. Cavolo.

«Sì. Stai bene. Voglio dire, sto bene. Tutto bene...»

Chat Noir fece il broncio. «Hai paura che non sia all’altezza di farti un massaggio?» La stava guardando dritto negli occhi, e lei distolse lo sguardo, il cuore che le batteva forte in petto. «Se non vuoi che lo faccia, lo capisco. L’ho detto che non sono un esperto, e non lo sono. Non ho mai fatto un massaggio a nessuno in vita mia». Ma mentre lo diceva, il suo sguardo si annebbiò. «Tranne una volta, alla mia Maman».

Ladybug non poteva credere alla sua fortuna. Chat Noir, solitamente un pochino arrogante e sicuro di sé, sembrava insicuro e le stava dando una via d’uscita. Si rallegrò finché il ragazzo non disse le ultime parole; a quelle parole il mondo le si schiantò addosso – e con fragore.

«Hai fatto un massaggio... alla tua Maman

Lui la guardò e sospirò. «Sì. È davvero un bel ricordo». Mentre parlava, si abbracciò con le braccia, lo sguardo perso fissando l’aria davanti a sé. All’improvviso Ladybug si sentì come se non la vedesse più. «Avevo sette anni ed eravamo al mare a Maiorca. Mio padre era andato a comprare da bere ed eravamo solo Maman ed io. Non vedevo l’ora di andare in mare con lei - era un’ottima nuotatrice - ma lei mi disse che quel giorno avrei dovuto andarci da solo perché le faceva male la schiena. Ci sono rimasto malissimo. Mi ha detto che avrebbe fatto un massaggio nel pomeriggio e che sarebbe tornata a posto il giorno seguente. Così le ho chiesto se potessi farle un massaggio io, e lei accettò». La voce di Chat Noir si incrinò un po’ mentre parlava, e lo vide deglutire per nasconderlo e tirare su col naso, forzando un po’ le labbra.

«Riuscisti a farla nuotare con te quel giorno?» chiese Ladybug, evidentemente spezzando il filo dei suoi pensieri perché lui sobbalzò e la guardò quasi con sorpresa.

«No. Ma disse che le era piaciuto, e mi comprò un gelato enorme».

Mentre Ladybug lo guardava negli occhi e vedeva tutta la nostalgia che questo ricordo gli aveva portato, la ragazza seppe che ora non poteva tirarsi indietro. Non poteva proprio. Dopotutto, erano lì perché lei gli aveva detto che voleva tirarlo su di morale. Perché sua madre non c’era più. Come poteva rifiutarsi dal fare qualcosa che gli ricordava proprio lei? Avrebbe rovinato lo scopo dell’intera serata. Con l’espressione accigliata, fece i pochi passi che la separavano dal lettino e vi si sdraiò sopra. Sentì il dito di lui tracciare il contorno della sua schiena con un tocco leggero come una piuma che le fece venire la pelle d’oca, così girò la testa per guardarlo: sembrava pallido e un po’ teso.

Ora era il suo turno di chiedere: «Tutto bene?»

Lui deglutì di nuovo e strinse le mani a pugno, iniziando un movimento regolare sulla sua schiena, come quello che fanno i gatti quando fanno le fusa. Stava quasi per ricordargli che non era un vero gatto quando il ragazzo mosse la mano per afferrarle la spalla e accidentalmente le graffiò il colletto della tuta con uno dei suoi artigli, che rimase incastrato nel tessuto. Chat Noir impallidì ancora di più e cercò di districare il suo artiglio ma finì per strapparle la tuta; Ladybug inspirò nel sentire una sensazione di bruciore alla nuca.

«Cavolo! Mi dispiace tanto, Milady; non so come sia successo. Non volevo farti male!»

«Non preoccuparti, Gattino», disse lei, ma lui la interruppe.

«No, non va bene. Mi dispiace tanto; avrei dovuto sapere che non potevo farlo con le mani artigliate». Mise un broncio enorme sulle labbra e abbassò le spalle, le orecchie da gatto piatte sulla testa. «Forse è meglio se lasciamo stare», disse poi, e Ladybug gioì per un attimo, pensando che se la sarebbe cavata; ma all’improvviso, gli occhi del ragazzo si spalancarono mentre sorrideva sornione. «A meno che...» 

«A meno che?»

«Chiudi gli occhi, Milady» disse Chat. Istintivamente, Ladybug fece come le era stato detto, ma quando lo sentì dire «Plagg, ritrasformami!» il sangue le defluì dal viso mentre il cuore le sprofondava nel petto.

«Che fai, Chat?» Sentì le sue dita premerle sul collo e le spalle, e il cuore le iniziò a battere all’impazzata.

«In questo modo non ti farò male. Tieni gli occhi chiusi».

Iniziò a muovere i pollici ai lati del suo collo, proprio dove sentiva la sensazione di bruciore causata dai suoi artigli che le strappavano la tuta.

Ladybug voleva morire. Cosa aveva fatto per meritarsi una cosa del genere? 

Adesso non poteva davvero tirarsi indietro, e non solo: doveva anche tenere gli occhi chiusi. Con il cuore che le martellava in petto, spostò la testa per appoggiare la guancia sulla panca e cercò di trovare una posizione comoda mentre Chat Noir iniziava a massaggiarle la parte posteriore del collo che lo strappo nella tuta aveva lasciato scoperta.

«Cerca di rilassarti, LB» disse Chat, un po’ esitante.

Cavolo, rilassarmi? 

COME AVREBBE MAI POTUTO RILASSARSI?

Continua…


Nota dell’Autrice


Ciao a tutti, di nuovo!

Vi direte, che è successo? Due storie una appresso all’altra? Beh, come ho spiegato l’altra storia me l’ero proprio dimenticata, quindi ve ne beccate due perché questa l’ho scritta per il calendario pasquale del gruppo h/c! Buona Pasqua :D 

Vi prego, fatemi sapere che ne pensate! Queste ultime storie non se le sta filando nessuno e a me inizia a scocciare parecchio di tradurre le storie in italiano se non vengono lette! Quindi se volete che continui a scrivere in Italiano, vi prego di farmi sentire la vostra voce e dirmi se la storia vi è piaciuta o meno e perché, se vi ha fatto provare qualcosa, qualunque commento è ben accetto!

Un bacione a tutti! 

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


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Seconda Parte

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Rilassarsi? La parola non esisteva più nel suo vocabolario, non quando era sdraiata lì su quel lettino, e tutto ciò a cui riusciva a pensare era che le dita nude del ragazzo le stavano accarezzando il collo.

Le sue dita.

NUDE.

Non era trasformato.

Era in abiti civili.

Ladybug doveva solo aprire leggermente gli occhi e l’avrebbe visto. Il ragazzo che era stato al suo fianco anche nei suoi momenti più bui. Il ragazzo che le aveva dichiarato il suo amore dal giorno in cui l’aveva conosciuto. Il ragazzo che aveva baciato due volte fin’ora, e una volta anche volentieri e perché provava qualcosa per lui.

No, aspetta un secondo; lo aveva baciato tre volte.

Era facile per lei dimenticare il bacio che si erano scambiati quando avevano affrontato Alya e Nino akumizzati in Oblivio. Perché non sapeva perché lo avesse baciato, ma aveva davvero ancora bisogno di capire il perché?

Oh, e in realtà, l’aveva baciato QUATTRO volte perché LUI l’aveva baciata per impedirle di essere akumizzata.

Aspetta. Per caso i sogni contavano? Perché se considerava il sogno che avevano condiviso quando Darker Owl li aveva colpiti... i baci sarebbero solo aumentati. Quanti? Sei? Sette? Sì, Sette. E si erano anche sposati e avevano avuto figli!! E QUATTRO, addirittura!

D’altronde poteva anche dire che, anche senza considerare quel sogno, si erano baciati più di quattro volte se contava anche i baci sulla guancia che si erano dati. Quello che le aveva dato quando lei lo aveva respinto dopo aver combattuto contro Glaciator. Quello che gli aveva dato lei per dirgli che era ancora molto speciale per lei. Poi quelli sul naso e all’angolo delle labbra... Quanti? Accidenti, si potrebbe quasi dire che avessero passato gli ultimi nove mesi a… pomiciare!!

Più baci ricordava, più la sua ansia aumentava. Le bastava aprire gli occhi, e avrebbe visto la faccia del suo primo bacio, la faccia di tutti quei baci... PERCHE’ LA DOVEVA TENTARE COSI’? Non era dannatamente giusto!

L’unico ragazzo che avesse baciato.

Beh, sì, aveva dato anche ad Adrien un paio di baci sulla guancia, ma... aveva solo baciato Chat Noir sulle labbra.

Onestamente, stava iniziando a chiedersi se l’avesse veramente baciato solo una volta perché provava dei sentimenti per lui. Dopotutto, solo il bacio del vero amore poteva spezzare l’incantesimo di Dark Cupid e... lei aveva pure potuto mentire a tutti quel giorno, dicendo che anche l’amicizia è un tipo di amore vero.

Ci credeva lei

Anche dopo aver visto cosa desiderava il suo cuore quando Darker Owl li aveva colpiti?

Ancora una volta, poteva mentire quanto voleva a lui, dirgli che Monarch aveva manomesso il loro sogno, ma non poteva mentire a sé stessa. Sapeva, nel profondo, che non fosse vero. Quel sogno era tutto loro. E non era solo il sogno di LUI. Era IL LORO sogno. Di tutti e due.

ARG!

Mentre lottava per rallentare il battito del suo cuore, Ladybug considerò se nutriva ancora dei sentimenti nei confronti del ragazzo.

Certo, quella sera alla Île aux Cygnes l’aveva spaventata. Inoltre, adesso stava con Adrien, ed era felice. Ma-

Poteva dire con certezza che non nutrisse più sentimenti per Chat Noir? Anche dopo essersi sentita così solo perché era in piedi dietro di lei in abiti civili?

E giusto per essere chiari, non stava parlando di sentimenti di amicizia. No, no. Sentimenti di tipo romantico. Dopotutto, si rese conto, ora si trovava in questo pasticcio perché, stupidamente, si era ingelosita che lui tornasse a casa e chiamasse la sua ragazza per farsi consolare.

SÌ-gelosia. Abbi il coraggio di chiamarla con il suo vero nome per una volta; si rimproverò. 

Cavolo. Ma si possono davvero amare due ragazzi allo stesso tempo?

Chat aveva cominciato a passarle le dita sulla schiena con un tocco così leggero da farle venire i brividi. Allo stesso tempo, però, la stava frustrando.

«Non sono fatta di vetro, sai? Dovresti spingere più forte, Gattino».

«Sei sicura?» chiese lui, e lei annuì; quindi, il ragazzo iniziò a fare più pressione sulla sua schiena. «Non voglio farti male».

«Non hai più gli artigli, no? Come puoi farmi male?»

«Capito» sussurrò lui, e ancora una volta, Ladybug sentì i brividi percorrerle tutta la spina dorsale. Perché doveva essere così sexy nella sua confusione?

Forse era perché aveva gli occhi chiusi. Non aveva letto da qualche parte che gli altri sensi si acuiscono quando non puoi vedere? Ora capiva cosa significasse. Poteva annusare la fragranza della sua acqua di colonia come se avesse il naso sul suo collo, ed era altamente consapevole del corpo di Chat in piedi accanto al suo. Era come se il ragazzo stesse emanando calore, e lei ne avesse bisogno per riscaldarsi. Come se lui fosse una calamita e lei un pezzo di metallo.

Strinse gli occhi.

Chat Noir aveva iniziato a fare più pressione, e il suo intervento stava iniziando a funzionare perché, finalmente, le stava muovendo le mani attorno al collo e sulla schiena, e lei poteva sentirne il beneficio. Di solito, questo da solo l’avrebbe aiutata a rilassarsi, ma non ora. Ora era un vero e proprio fascio di nervi.

«Sei così tesa», si lamentò Chat Noir. «Lo sento. Faccio così schifo a fare massaggi che non riesci a rilassarti, Insettina? Mi dispiace».

«NO!» Ladybug dovette ferirsi fisicamente mordendosi il labbro inferiore per impedire ai suoi occhi di aprirsi e alla sua testa di girarsi per guardarlo. «Non te la stai cavando così male, è solo che...»

«Solo che?»

Aprì la bocca per parlare e fece un lungo respiro, ma lui le diede una spinta più vigorosa al centro della schiena, che le tolse letteralmente il fiato. Rimase così, con bocca spalancata e sussultò, un sussulto che Chat Noir, ovviamente, fraintese.

«S-scusa, LB, io..».

«Non preoccuparti, Gattino; mi hai solo colta di sorpresa». Fece uscire l’aria che aveva inspirato un momento prima. «E’ che..». Come poteva dirlo senza sembrare una completa imbecille? «E’ che... mi sento un po’ in ansia perché non sei trasformato, e se aprissi gli occhi per sbaglio, potrei vederti». Ecco, meno male, una scappatoia.

«Oh, capisco. Quindi non è perché sto facendo un lavoro orribile qui, perché non ho idea di cosa fare».

«No» disse lei, sinceramente. «Non stai andando male. È tutto nella mia testa, Gattino». E lo era davvero. Non stava mentendo. «Ma forse ora potresti ritrasformarti, e possiamo spalmarci la crema sul viso, ordinare da mangiare e rilassarci guardando un film su Netflix!»

Lui ridacchiò. «Suona fantastico, Insettina. Hai pensato a tutto!» Si ritrasformò e l’ansia di Ladybug iniziò finalmente a svanire. Si tirò su e aprì gli occhi, chiudendoli quasi immediatamente perché la luminosità della luce, seppur fioca, nella stanza le fece male agli occhi. Le ci volle un attimo prima di potersi di nuovo guardare attorno.

«È incredibile come una luce fioca possa dare fastidio quando hai tenuto gli occhi chiusi così a lungo» si disse, principalmente a se stessa. Poi si stiracchiò e guardò Chat Noir, seduto con le gambe incrociate sul pavimento accanto al lettino, a sorriderle dolcemente. Il cuore le martellava nel petto.

«Grazie per aver cercato tirarmi su di morale, LB. Te ne sono davvero grato».

«Stai bene. V-voglio dire, sto bene. Va tutto bene. Sì, sono preoccupata. N-non preoccuparti».

§§§

Chat Noir alzò un sopracciglio. Quel modo di balbettare suonava stranamente familiare. Perché Ladybug stava balbettando mentre si rivolgeva a lui? Non l’aveva mai fatto prima.

A pensarci bene, c’erano diverse cose che Ladybug aveva fatto di recente che non aveva mai fatto prima, specialmente il giorno in cui si erano scambiati il Miraculous per affrontare Safari. Quel giorno sembrava quasi voler...flirtare con lui? E ora stava balbettando proprio come faceva Marinette con il suo io civile quando era nervosa perché innamorata di lui.

No, Adrien. Questa è una linea di pensiero pericolosa. Hai già pensato che Marinette potesse essere Ladybug, ma è impossibile. Le hai viste una accanto all’altra.

Giusto?

Eppure...

«—ino? Gattino?» disse Ladybug, spezzando la sua spirale mentale. Chat Noir sbatté le palpebre per la sorpresa e la guardò.

«Scusa, LB, pensavo ad altro. Dicevi?»

Ladybug, fortunatamente, sospirò e scosse la testa. «Sciocchino. Ti ho chiesto se preferisci ordinare adesso o metterci prima la crema in faccia?»

Buona domanda. Chat Noir si portò una mano al mento per considerare entrambe le opzioni. Aveva fame. Tuttavia... «Non sarebbe meglio mettersi prima la crema in faccia? Così quando arriva il fattorino, non si stupisce che due supereroi abbiano ordinato cibo d’asporto».

«Hai ragione, Chat Noir. Quindi…» Fece di nuovo il gesto di rimboccarsi maniche immaginarie e si avvicinò a un piccolo armadietto vicino al grammofono dove Fu nascondeva la scatola Miraculous. Lo aprì e tirò fuori un beauty-case.

Chat Noir sbatté di nuovo le palpebre.

«Che c’è?» chiese Ladybug. «Master Fu non era bravo a tenere in ordine le sue cose; questa l’ho fatta io per lui, molto tempo fa, per tenere in ordine le sue creme e gli oli da massaggio».

Oh, okay; l’aveva fatta lei.

Aspetta un secondo. L’aveva… fatta? Lei? Chat Noir socchiuse gli occhi e la guardò piuttosto sospettoso. Ma prima che potesse dire qualcosa, Ladybug continuò:

«Allora? Che maschera scegli? C’è...» Prese alcune bustine. «Il gel rinfrescante, i minerali del Mar Morto, la melaleuca, il gel bomba e il face-sheet idratante e rinfrescante». Li mise tutti davanti a lui e lo guardò con aria d’attesa.

«Ehm... Mela… leuca?» Esitò ma afferrò la bustina della maschera e lesse le istruzioni. Sì, sarebbe andato bene. Minimizza e raffina i pori. Innocuo abbastanza perché Nathalie non se ne accorgesse il giorno dopo. Vide Ladybug scegliere il gel bomba e la guardò dubbioso.

«Che c’è, Gattino?» Alzò un sopracciglio mentre lo chiedeva.

«Scusa, cosa facciamo adesso?»

«Facile! Ce lo spalmiamo in faccia».

Strappò la plastica della sua crema e si sedette con le gambe incrociate sul pavimento accanto a lui. Chat Noir lanciò un’occhiata alla bustina della crema e poi a Ladybug, che si stava mettendo la maschera sul viso aiutandosi con uno specchietto che aveva preso dallo stesso beauty case. La osservò mentre si versava il contenuto della bustina nella mano, a poco a poco, e procedeva a metterselo sul viso. Dopo un po’, però, la vide rannicchiarsi su sé stessa e non muoversi più.

«Tutto bene, Milady

«No» bofonchiò lei. «Accidenti, davvero non ci ho pensato! Ho un aspetto orribile così. Non voglio che tu mi veda finché ho questa cosa in faccia».

Lui sorrise dolcemente. «Ah, non dire sciocchezze, Milady. Non saresti mai orribile ai miei occhi, lo sai bene. Anche se ora il mio cuore è per un’altra, ti trovo ancora bellissima. Non sarà una crema per il viso che mi farà cambiare idea».

Mormorò qualcosa di incomprensibile. «Grazie, Gattino, ma veramente...»

Le toccò la spalla, facendola sussultare. «Senti, vuoi che mi spalmi anch’io la maschera? Sono sicuro che sarò... orribile... anch’io».

Lei rise. «Tu orribile? Non è possibile, non saresti orribile nemmeno se ci provassi con tutte le tue forze».

Chat Noir sentì una vampata di calore salirgli al viso. «Uh, grazie, Milady. Ma ti garantisco che ne risentirò sicuramente anch’io». Così dicendo, strappò la bustina e se ne versò il contenuto in mano. 

Ehm. Era verde scuro. Di sicuro non gli avrebbe dato un bell’aspetto! 

Si accigliò e iniziò a muovere le mani sul viso per stendere uniformemente la maschera. «Ecco fatto, LB. Puoi dare un’occhiata tu stessa, io non ti guardo se vuoi. Anche un esemplare miaoraviglioso come me può diventare orribile con una crema verde spalmata in faccia». Non avev a nemmeno bisogno di guardarsi allo specchio per esserne certo.

Lei mormorò di nuovo qualcosa di incomprensibile. «Agh, non è giusto se ti guardo io e tu no». Si fermò per un momento. «Sai che facciamo? Lo facciamo insieme».

Lui annuì e poi disse: «Aha!» rendendosi conto che Ladybug non lo stava ancora guardando in faccia e non avrebbe notato il suo cenno del capo. «Al tre, allora?»

Anche lei annuì, e poi la vide stringere i pugni e afferrare il tessuto della tuta.

«Ma se non ti senti a tuo agio, LB, non preoccuparti, vai in un’altra stanza e aspettiamo di toglierci questa crema...»

«NO!» disse Ladybug. «Sono stata io a proporlo, quindi non dovrei tirarmi indietro. È solo una cosa stupida, davvero. Al tre, Gattino. Uno...»

«Due» disse lui quando lei impiegò un po’ troppo tempo per continuare, ma poi esitò; il cuore gli batteva all’impazzata senza una ragione comprensibile, finché non sentì la voce di Ladybug sussurrare quasi timidamente:

«Tre».

A quel punto, il viso di Chat Noir si alzò di scatto e il suo sguardo cercò immediatamente quello della sua compagna.

Pensava che avrebbe visto Ladybug avere magari con un aspetto un po’ buffo, anche se sarebbe sempre stata una delle ragazze più carine che conosceva. Ma non era preparato a ciò che vide nel momento in cui il suo sguardo incrociò quello di lei. Non sapeva se fosse perché la maschera per il viso era rosa, di un colore che sembrava molto simile alla carnagione della ragazza. Ma… a quanto pare la crema per il viso stava annullando il quantum masking del Miraculous. Perché quando la vide, il suo cuore gli uscì quasi dal petto e gli si spalancò la bocca:

«Ma-Marinette?»

Lei sussultò e portò le mani al viso. «A-Adrien?» 

Cavolo. Anche lei aveva riconosciuto lui

Gli occhi della ragazza si spalancarono. «Accidenti! E dire che sapevo che oggi era il compleanno di tua madre; che brutta cosa da parte mia non averti chiamato! Che razza di fidanzata sono?»

Ma Chat Noir si era ancora ripreso dalla realizzazione precedente. Continuava a fissarla con gli occhi spalancati, trattenendo il respiro senza ricordare come si facesse a espirare.

Stupido. Era stato così stupido. Come aveva fatto a ingannarlo così bene quando avevano affrontato Ammazzakwami? Aveva sempre avuto ragione lui! La sua Lady era Marinette, la sua dolce, meravigliosa Marinette. Marinette, che ora lo guardava con un’espressione accigliata.

«Ero gelosa di me stessa...» mormorò.

Anche lui si accigliò a quelle parole. Sulla base di come si stava guardando intorno in maniera assente e oscillando avanti e indietro, Chat Noir dubitò che la ragazza si fosse resa conto di cosa avesse detto. 

«Che?» le chiese.

Lei sembrò quasi svegliarsi da un sogno. «Oddio!» strillò, presa dal panico. «È UN DISASTRO! Non avevo idea che una semplice maschera facciale avrebbe cancellato il quantum masking. Non avremmo dovuto scoprire le nostre identità segrete! È una cosa terribile!»

Ma lui le afferrò le braccia e la guardò dritta negli occhi. «No, non quello. Eri gelosa? Di te stessa

Lei si bloccò, ora ancora più in preda al panico, e fece una smorfia. «Ehm, sì…»

«Non capisco».

Ladybug – Marinette! – rabbrividì di nuovo. «V-vedi, ho organizzato tutto questo anche p-perché… ecco…» Alzò lo sguardo, il suo viso sembrava decisamente rosso sotto la crema che si stava indurendo.

Un lampo di comprensione passò negli occhi di Chat Noir. «Tu… io… ti piaccio?» Lo sguardo di Ladybug si abbassò, come se la ragazza stesse facendo del suo meglio per sparire dalla faccia della Terra. Un largo sorriso comparve sulle labbra dell’eroe in nero. «Ma sì! Ti piaccio, me l’hai detto quella sera, all’Île aux Cygnes». Si portò una mano al cuore. «Non posso crederci, dopo tutto questo tempo ti eri finalmente innamorata di me. Ecco perché ti comportavi in modo così strano quando abbiamo affrontato Safari!»

Lei lo guardò brevemente, per poi nascondere il viso dietro i palmi delle mani. «C-certo, ora che sai che sono io e mi hai vista così… io…»

«Non dirlo» la interruppe lui con tono disapprovatore. «Non pensarci nemmeno». Le afferrò le mani. «Ti amavo davvero, Insettina. E ora ti amo doppiamente». Ma non poté fare a meno di farle un sorrisetto. «La crema sul viso ti rende ancora più carina».

Lei distolse lo sguardo. «Adulatore e bugiardo».

«È la verità! Mano sul cuore!» Seguì le sue parole mettendosi la mano sul petto. «Vederti così, e scoprire che sei Marinette… ti amo ancora di più! Non posso credere che mi sono innamorato della stessa ragazza due volte!»

«Pure io…» iniziò a dire lei prima di coprirsi la bocca con le mani.

I loro sguardi si incontrarono per un lungo momento. Rimasero lì seduti, incapaci di muoversi o di parlare, il regolare ticchettio di un orologio l’unico suono che scandiva il silenzio nella stanza. Alla fine, dopo una lunga pausa, Ladybug distolse lo sguardo dal suo e si mise una mano sul petto. 

«Ehm, Adrien?»

«Sì?» Il ragazzo non riusciva a riprendere a respirare dopo la sua scoperta.

«Vuoi ancora fare quell’ordine e guardare un film su Netflix?»

«Ovviamente». Alle parole dubbiose della ragazza, Chat Noir riuscì finalmente a sorridere e sospirò. «Grazie per aver fatto tutto questo per me, Marinette». Poi il sorriso gli si allargò sulle labbra e una luce divertita gli balenò negli occhi mentre le dava una gomitata scherzosa: «Sapevo che sarei dovuto andare a casa a chiamare la mia ragazza. È la persona più bella che conosca, premurosa, fantastica, sempre pronta ad ascoltarmi e tirarmi su di morale. Anche se non sa che sono io».

Mentre lo diceva, le lanciò uno sguardo così intenso e innamorato che Marinette ringraziò Dio di essersi seduta: le gambe le sembravano di gelatina. Le guance le bruciavano ed era grata di aver messo la crema in faccia perché il suo viso, sotto la crema, era probabilmente di una tonalità di rosso più scura della sua maschera da supereroina.

Anche se in qualche modo, il fatto che lui avesse una maschera per il viso verde spalmata su tutta la faccia l’aiutò a evitare che il suo corpo si sciogliesse.

Abbassò lo sguardo e fece il broncio. «Mi dispiace, Gattino, volevo davvero tirarti su di morale, ma... è stata un’idea stupida. Come avrebbe potuto funzionare? Ho passato metà del tempo a preoccuparmi - ok, meglio dire il 90% de tempo - a preoccuparmi perché ero attratta da te, e quanto questo fosse sbagliato perché adesso sto con Adrien, e anche tu hai la ragazza, e ti stavo facendo un massaggio, e mi stavi facendo un massaggio, e non fosse giusto e...» Smise di divagare solo quando sentì le sue mani posarsi sulle sue spalle.

Le sollevò il mento e costrinse il contatto visivo. «Marinette, hai sentito quello che ho detto? Ha funzionato! Mi hai tirato su di morale! Beh, capisco come tu possa considerare quello che è successo un disastro, ma per me...» Le sue mani lasciarono le spalle di lei per appoggiarsi sul suo petto, proprio all’altezza del cuore. «Sono così felice che il mio cuore potrebbe esplodere!»

La guardò e notò che stava giocherellando con le dita e guardava in basso, lanciandogli di tanto in tanto sguardi imbarazzati.

«Anche se ora che so che sei tu, comincio a sentirmi un po’...in imbarazzo perché…» Poteva parlare con il cuore in gola? «Siamo, beh, soli... senza supervisione... quindi è… cosa buona e giusta che io abbia questa crema in faccia perché l’unica cosa che riesco a pensare in questo momento è che vorrei baciarti». Sorrise timidamente all’improvviso sussulto di lei. «Quindi, um, sì, meglio... tenerci questa cosa in faccia così... non mi faccio tentare perché, ehm…» Allentò un po’ il colletto della tuta e si fece vento sul collo con la mano. «Eh, fa caldo qui, no?»

Era sciocco dirlo perché le finestre erano aperte e il vento e la pioggia all’esterno rendeva la stanza tutt’altro che calda. Quasi fredda, infatti.

«Molto caldo» mormorò Ladybug, e mentre lo faceva, il ragazzo notò che il collo della supereroina era diventato rosso incandescente sotto la maschera facciale. Poi, la ragazza si schiarì la gola e balzò in posizione eretta, mettendosi a camminare avanti e indietro per la stanza. «Allora, ordiniamo?»

«Buona idea!» Anche lui si alzò in piedi, facendo sì che Ladybug sussultasse vistosamente e si allontanasse quasi scivolando da lui. Poi la ragazza afferrò il suo yo-yo e ne tirò fuori...uh, il laptop? Dovette aver notato quanto gli si fossero spalancati gli occhi, perché rise nervosamente.

«Va bene, allora... Just Eat e poi... Netflix!»

La osservò concentrarsi sul compito da svolgere e rilassarsi lentamente accanto a lui dopo aver ordinato il cibo e scelto il film da guardare, finendo sdraiata al suo fianco, la testa appoggiata sul suo petto. Mentre avvolgeva in modo protettivo il suo braccio attorno alla figura minuta della ragazza, Chat Noir guardò il cielo scuro fuori della finestra col sorriso sulle labbra.

Giornate come quella sarebbero sempre state dure, e il dolore per la perdita della madre non sarebbe passato presto. Ma sapeva che sarebbe riuscito ad affrontare questo e altro, grazie a Marinette. Era così fortunato ad averla nella sua vita.

FINE


Nota dell’Autrice


Eccoci qui, il finale della seconda storia! Speo vi sia piaciuto!

Volevo ricordarvi che ho tradutto una nuova storia, un po’ più lunga di queste. La inizierò a pubblicare questo week end! Spero vi piacerà :)

Un bacio e a presto!

 

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