Un amore antico

di shirley jane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un viaggio iniziato con ottime prospettive ***
Capitolo 2: *** Presenze ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** Strani incontri ***
Capitolo 5: *** Confidenze ***
Capitolo 6: *** A ognuno la sua strategia ***
Capitolo 7: *** Vicini alla verità ***
Capitolo 8: *** Confronti ***
Capitolo 9: *** I fili del destino ***



Capitolo 1
*** Un viaggio iniziato con ottime prospettive ***


Ciao a tutti!
Che bello tornare a scrivere di City Hunter dopo tanto tempo!
Questa fanfiction avrei voluto scriverla da un bel po’ e può essere collegata a un’altra mia storia, dal titolo “Due ereditieri sotto copertura”. Non è assolutamente necessario leggere quella prima, semplicemente lì, Ryo e Kaori parlano di voler fare un viaggio... eccoli accontentati.
Spero che questa storia vi piaccia, al prossimo capitolo!

 
“Finalmente!” esclamò Kaori. “Non vedevo l’ora di arrivare”.
La donna scese dall’auto e osservò il paesaggio intorno a loro, era estasiata dalla vegetazione di un verde intenso e, sullo sfondo, il monte Fuji. I suoi occhi splendevano di gioia e meraviglia. Ryo le circondò le spalle con un braccio, la sua stretta era tenera e protettiva.
“Ryo, questo posto è incantevole”.
“Già, davvero meraviglioso”.
Kaori 
strinse le labbra e corrugò la fronte: “Cosa diamine stai facendo?”
“A cosa ti riferisci, tesoro?”
“Alla tua mano sul mio sedere, idiota!”
“Ah, quella!” ammise Ryo, con un’espressione appagata e compiaciuta.
Il viso di Kaori diventò rosso dallo sdegno, per poco il fumo non le usciva dalle orecchie.
“Togli subito quella mano di lì!” esclamò. “Cosa penserà la gente? Perché devo fare sempre delle figuracce a causa tua?”
Ryo spostò la sua mano all’istante e si gettò in ginocchio: “Ti chiedo perdono, dolce Kaori” supplicò, con le mani congiunte sopra la testa chinata. “Per favore, risparmia questo uomo misero”.
Kaori lo guardò in silenzio per qualche secondo, le mani sui fianchi e la sua ombra che troneggiava su di lui: “Per stavolta avrò pietà di te, ma vedi di smettere di fare il cretino davanti gli sconosciuti”.
Ryo balzò in piedi con una risatina nervosa e si grattò la testa, sollevato di essere scampato all’ira della socia. Tuttavia, quel giorno era in vena di giocare con il fuoco, evidentemente, e non si lasciò sfuggire l’occasione di capovolgere la situazione. Sulle sue labbra si dipinse un sorriso divertito, la luce negli occhi ardente e penetrante.
“Vuoi dire che quando siamo soli questa regola non ha valore?” chiese accarezzandole la pelle scoperta delle braccia, la voce suadente e profonda.
Il colorito di Kaori tornò di un rosso intenso, ma questa volta per un motivo completamente diverso.
“Non ci provare, Ryo” sussurrò, trattenendo un sospiro di frustrazione.
“A fare cosa?” le dita di una mano si spostarono tra i ciuffi castani dei capelli.
Kaori liberò il fiato con un soffio rumoroso, dentro di lei si agitava una tempesta fatta di irritazione e desiderio nella stessa misura.
“Ti detesto quando fai così”.
“Non so di cosa parli, amore mio”.
Il sorriso di Ryo aumentò, così anche il suo divertimento. Le carezze si spostarono più in basso, sui fianchi morbidi. Li adorava, quelli sì che erano un luogo incantevole.
“Sei un uomo insopportabile, Saeba!”
Kaori gemette, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò, con tutta la passione che con poche carezze era riuscito a risvegliare in lei. Ryo la strinse a sé e rispose al bacio con lo stesso ardore. La sintonia che li univa era una cosa sorprendente anche per loro, a volte.
Quando si separarono il sorriso dell’uomo era ancora lì, ma era meno seducente e più ironico: “A quanto pare siamo riusciti a dare spettacolo lo stesso”.
Kaori trasalì, come se si fosse appena svegliata da un sogno. Si guardò intorno e quando si accorse delle persone che li stavano fissando, tra risatine e battute, per la terza volta divenne rossa oltre ogni immaginazione.
“È tutta colpa tua, Ryo!” sbottò, furente.
La donna inspirò ed espirò, decisa a non farsi travolgere di nuovo dalla collera e rischiare di attirare ancora di più gli sguardi indiscreti. Chiuse gli occhi, li riaprì e si concesse un sorriso amabile: “D’accordo, non ho intenzione di arrabbiarmi ulteriormente” affermò, con la considerevole sorpresa, e soprattutto sollievo, di Ryo. “Per far questo sarà sufficiente dormire in stanze separate”.
“Cosa? Sei impazzita per caso?” proruppe Ryo, impallidito all’improvviso. “No, io non ci sto!”
“La tua opinione non ha alcuna importanza, caro” rispose Kaori, con il naso all’insù. “Vado subito a chiedere se c’è una stanza singola disponibile”.
“Kaori-chan, non puoi davvero parlare sul serio…”
Affermare che Ryo era scioccato, era un eufemismo.
“Ti sembra che stia scherzando?” chiese Kaori, passandosi una mano tra i capelli. “Su, andiamo adesso”.
Ryo sbuffò con tutto lo sconforto che sentiva dentro di sé, seguendola con andatura lenta e avvilita. Avevano aspettato tanto per concedersi quella vacanza a Hakone tutta per loro, e ora Kaori si metteva in testa di buttare all’aria tutti i suoi progetti d’amore?
Non lo permetterò! Si disse, ritrovando un po’ di vigore.
Per sua fortuna, e soprattutto per la sua gioia incontenibile, non c’erano altre camere libere, ma Kaori lo avvertì comunque di non avvicinarsi quella notte, le sue trappole erano sempre con lei.
Ryo ammise di averla fatta arrabbiare un po’ troppo, se minacciava addirittura di ricorrere alle sue trappole, ma era sicuro che le avrebbe fatto cambiare idea, con dolcezza e pazienza. Si lasciò scappare un risolino che non sfuggì a Kaori, facendogli guadagnare un’altra occhiataccia.
Quel viaggio iniziava nel migliore dei modi, non c’era che dire…


I due anziani proprietari della pensione, dopo averli accompagnati alla camera che li avrebbe ospitati, si guardarono stupefatti.
“Kyoko, hai notato anche tu la somiglianza?”
“Come potrei non averlo fatto, Jin? Sono identici”.
 Entrambi non riuscivano a credere a ciò che stava succedendo, eppure ogni altra spiegazione sembrava debole e senza senso a confronto.
“Credi che sia arrivato il momento del riscatto per Masaki e Haruka?”
“Lo spero, Jin. Hanno aspettato fin troppo”.

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Capitolo 2
*** Presenze ***


Eccoci al secondo capitolo!
Prima di tutto, ringrazio chi ha letto e chi ha commentato. Spero che questo capitolo vi piaccia.
A presto!
 
Ryo borbottò, cosa stava combinando Kaori? Socchiuse gli occhi, la stanza era immersa nel buio e il solo spiraglio di luce proveniva dalla porta scorrevole, leggermente aperta. Che ore erano? Sembrava notte fonda.
Di colpo udì uno strillo e riconobbe la voce di Kaori. Spalancò gli occhi, balzò in piedi e corse nella direzione dalla quale proveniva la voce, i sensi all’erta, ma prima di avere la possibilità di raggiungere l’ingresso, Kaori gli saltò addosso. Ryo rimase immobile, che diamine stava succedendo? Lei stava tremando tra le sue braccia, eppure non avvertiva nessun pericolo imminente.
“Aiuto, Ryo!” Kaori teneva le palpebre serrate. “Là fuori ci sono i fantasmi!”
L’espressione dell’uomo, attenta e guardinga, diventò a dir poco perplessa: “Ti senti bene, Kaori?” appoggiò una mano sulla sua fronte coperta di ciuffi castani, per assicurarsi che non avesse la febbre alta e non stesse delirando. O forse, era semplicemente impazzita.
“Sto benissimo, cretino!” Kaori lo fulminò con lo sguardo. “Sono seria, non ho le allucinazioni!”
Lo scetticismo di Ryo aumentò ancora, ma decretò con sé stesso che non era il momento per contraddire la sua compagna.
“In questo caso chiederemo agli ospiti della pensione se qualcun altro ha visto qualcosa di strano”.
“Ma non possiamo aspettare che sia mattina, sarebbe inutile. I fantasmi appaiono solo di notte, lo sanno tutti”.
“Non ci sarà bisogno di aspettare” il tono di Ryo era un misto tra divertimento e ironia. “Sono tutti qui, proprio dietro di te”.
Kaori trasalì, rossa in viso, si voltò lentamente e si trovò davanti un gruppo di persone; alcune apparivano divertite, altre alquanto seccate. La donna ridacchiò nervosamente, piena di imbarazzo, e farfugliò delle scuse, prima di richiudere la porta con uno scatto repentino.
“Ti assicuro che ho visto qualcuno là fuori”.
“Non lo metto in dubbio, ma perché pensi di aver visto proprio dei fantasmi?”
“Dovevi esserci, Ryo. C’erano un uomo e una donna, pallidi oltre ogni immaginazione, non potevano essere reali” l’espressione di Kaori esprimeva di nuovo preoccupazione. “Quando hanno notato la mia presenza, hanno fatto un sorriso a dir poco inquietante e subito dopo sono scomparsi nel nulla!”
“Ma tu che stavi facendo sveglia in piena notte?”
“Ero ancora arrabbiata con te, se proprio vuoi saperlo” ammise la ragazza, con il naso all’insù. “Avevo bisogno di aria fresca e allora sono uscita”.
Ryo non si azzardò a dire niente a riguardo, ma riportò l’attenzione sulle apparizioni soprannaturali.
“Più tardi andremo dai proprietari per chiedere se sono già accaduti episodi simili, va bene?”
Sorrise, anche se dubitava che quelli che aveva visto Kaori fossero dei veri spiriti, invece di presenze in carne e ossa che si divertivano a fare degli scherzi, sapeva che la sua compagna aveva una paura matta dei fantasmi. Sorrise anche lei, sembrava più tranquilla.
“Allora, mi perdoni?”
Kaori lo scrutò qualche secondo, in silenzio.
“Possiamo dormire insieme” gli concesse. “A patto che tu tenga le mani al loro posto. Sono ancora arrabbiata con te, non te lo scordare”.
Ryo accettò il compromesso, dopotutto era un inizio. Poco dopo che si furono coricati, però, Kaori si sistemò tra le sue braccia e lui, con un sorriso, la strinse a sé. In fin dei conti avrebbe dovuto ringraziare quegli esseri soprannaturali, chiunque fossero in realtà.


La mattina stessa Ryo e Kaori cercarono i proprietari della pensione, ma si trovarono a essere spettatori di una scena inaspettata, quando videro Jin e Kyoko Nakama che si stavano scusando con una coppia che sembrava fin troppo irritata.
“Non vogliamo più stare qui!”
“Questo posto non è sicuro!”
L’uomo e la donna che stavano protestando, quando videro gli sweeper, si avvicinarono a loro.
“Avete visto anche voi quegli spiriti girare intorno alla pensione, vero?”
“Non negate! Abbiamo sentito le vostre grida stanotte!”
Ryo e Kaori si guardarono in silenzio, esterrefatti, poi spostarono lo sguardo sulla coppia più anziana, che appariva amareggiata e sconfortata. Ryo era sicuro che Kaori non avesse mentito, ma adesso il quadro della situazione cambiava del tutto. Se Kaori non era stata l’unica ad assistere alla misteriosa apparizione, l’ipotesi che fosse stato un semplice scherzo iniziava a barcollare. Inoltre, a giudicare dall’aria rassegnata degli anziani coniugi, probabilmente era già successo altre volte. Senza ricevere alcuna risposta a conferma delle loro proteste, l’altra coppia si allontanò, più arrabbiata di prima.
“Volete andarvene anche voi, signori Saeba?” chiese Kyoko con gli occhi lucidi, le spalle leggermente curve.
Kaori sorrise con tenerezza, i signori Nakama sembravano delle brave persone. Qualunque fosse il problema, non aveva intenzione di lasciarli nei guai.
“Non deve preoccuparsi, non siamo qui per andarcene”.
“Davvero, signora Saeba?” gli occhi della donna si illuminarono di gioia all’istante.
La sweeper arrossì quando si sentì chiamare signora Saeba, ma decise che in quel momento non c’era tempo per chiarire quel particolare.
“Vogliamo aiutarvi, ma per farlo dovete spiegarci tutto”.
I coniugi si guardarono dubbiosi, senza dire niente.
“Potete fidarvi di noi”.
Il tono di voce pacato e comprensivo di Kaori, e i suoi occhi pieni di tenerezza, persuasero la coppia.
“D’accordo” disse Kyoko. “Seguiteci, per favore, vi offriamo un tè”.
Ryo sorrise, Kaori possedeva l’incredibile capacità di far sentire gli altri protetti e al sicuro, semplicemente con la sua dolcezza. Era davvero un uomo fortunato.
Pochi minuti dopo, con una tazza di tè in mano, Kyoko iniziò a parlare: “Questo posto è troppo importante per noi” disse, appoggiando la tazza sul tavolo. “Non possiamo rischiare di perderlo”.
“Eppure, siete seriamente preoccupati che possa accadere, giusto?” chiese Ryo. “Per quale motivo?”
Lo sweeper non rammentò la storia dei fantasmi, voleva prima capire se i coniugi Nakama ne avrebbero parlato di loro iniziativa. I due sussultarono alla domanda di Ryo e lui trattenne un sorriso. Come aveva immaginato, ne erano perfettamente a conoscenza.
“Da qualche settimana accadono degli episodi strani, che spaventano i nostri ospiti”.
“Ehm, di cosa sta parlando, signor Nakama?” Kaori si aggrappò al braccio di Ryo e iniziò a sudare freddo.
“So che può sembrare strano, ma…” Jin tentennò e guardò la moglie, come per chiedere il suo supporto.
“L’ascoltiamo, signor Nakama. Parli, per favore” lo incitò Kaori, sentendo la tensione aumentare dentro di sé. Una parte di lei voleva sapere cosa stava accadendo, l’altra temeva di venirne a conoscenza.
“Luci che si spengono all’improvviso e si riaccendono da sole, suoni che provengono dal nulla, presenze misteriose che appaiono e scompaiono…”
Kaori trasalì a quelle parole e saltò di nuovo in braccio a Ryo, trattenendo un urlo.
“Oh no, non si spaventi” provò a rassicurarla Kyoko. “Si tratta sicuramente di spiriti pacifici”.
“Sono d’accordo con mia moglie” disse Jin, bevendo tranquillamente un sorso di tè. “Purtroppo, i nostri ospiti non gradiscono la loro presenza qui e fuggono a gambe levate. Se continuiamo così, non avremo altra scelta che chiudere”.
“Siete proprio convinti che si tratti di spiriti, e non di qualcuno in carne e ossa a cui piace scherzare?” chiese Ryo.
Jin e Kyoko si guardarono di nuovo e gli sweeper capirono che non avevano ancora raccontato tutto ciò che sapevano.
“Possiamo aiutarvi solo se ci dite tutta la verità” li incitò Kaori.
“Abbiamo ricevuto una proposta di acquisto per la pensione” ammise Jin. “Ma abbiamo rifiutato”.
“Fatemi indovinare” disse Ryo, con un sorriso sarcastico. “Poco dopo il vostro rifiuto sono iniziati i fenomeni inspiegabili”.
I due anziani annuirono e il sorriso di Ryo si allargò, c’era ben poco di soprannaturale in quella vicenda.
“Sì, però…” Kyoko provò a dire altro, ma il tocco leggero delle dita del marito sulla sua mano, la convinse a fermarsi. Jin la guardò con dolcezza e scosse appena il capo. Il gesto non sfuggì agli sweeper, ma decisero di non aggiungere altro.
“Non preoccupatevi, signori Nakama. Faremo il possibile per aiutarvi a risolvere questa situazione”.
Le parole e il sorriso di Kaori li sollevarono, tuttavia, erano stupiti dell’aiuto offerto dalla giovane coppia.
“Grazie, signora Saeba, ma perché volete aiutarci?” chiese Kyoko.
“Diciamo che non ci piacciono le ingiustizie”.


Una volta tornati nella loro stanza, Kaori chiese: “Non credo che abbiano raccontato tutta la verità, che ne pensi?”
“Sono d’accordo con te” confermò Ryo. “Li aiuteremo lo stesso, sono delle brave persone”.
Kaori sorrise divertita: “A quanto pare i signori Nakama hanno fatto breccia nel tuo cuore” lo stuzzicò.
Ryo sorrise a sua volta e la prese tra le braccia: “Lo sai che ho il cuore tenero, in fondo” disse, prima di baciarla.

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


Siamo arrivati al terzo capitolo.
Ringrazio chi sta seguendo questa storia, spero che vi piaccia e che continui a farlo.
Al prossimo capitolo!
 
 
 
 
 
”Mamma, hai mai visto questo dipinto?”
Aya si voltò verso la figlia e osservò la cornice che teneva tra le mani.
“Sì, è il ritratto di un lontano parente vissuto molti anni fa, prima che io, e anche i tuoi nonni, nascessimo” rispose la donna. “Si chiamava Ichiro ed era un artista”.
“Sul serio? Non l’avevo mai visto”.
Kyoko era stupefatta, non sapeva di aver avuto un artista in famiglia.
Aya aprì un’altra scatola e ne tirò fuori altri due dipinti: “Anche questi sono suoi”.
La ragazza osservò con attenzione i due ritratti, erano meravigliosi. Rappresentavano uno una donna e l’altro un uomo, entrambi con uno sguardo profondamente malinconico. La donna doveva avere intorno ai vent’anni. I tratti del viso erano di una dolcezza disarmante, gli occhi grandi e marroni, i capelli folti e scuri. L’uomo aveva sicuramente qualche anno in più, forse una decina o poco meno. Gli occhi scuri, dall’espressione decisa e profonda, i capelli neri e leggermente ribelli, la mascella squadrata e il naso dritto. Erano bellissimi e ricchi di fascino, entrambi. Al giorno d’oggi avrebbero potuto essere scambiati per due attori.
“Sai chi sono?”
Aya annuì, il suo sguardo si addolcì, con una punta di tristezza: “Si chiamavano Haruka e Masaki” disse. “Si racconta che fossero due innamorati”.
“Oh, mamma, raccontami la loro storia, per favore”.
La donna invitò la figlia a seguirla in giardino, dove le aspettava una splendida giornata primaverile.
“Siediti, è una storia lunga…”
 
Kyoko ripensò a quel pomeriggio di primavera di tanti anni prima, era solo una ragazza allora, non aveva nemmeno conosciuto suo marito. Il racconto di sua madre era stato lungo e affascinante, e non l’aveva più scordato, lo portava tutt’ora nel cuore e nella mente. Osservò il cielo limpido, sembrava lo stesso di quel giorno.
“Va tutto bene?”
Kyoko annuì e accarezzò la mano del marito appoggiata sulla sua spalla: “Stavo pensando a quando mia madre mi raccontò la storia di Haruka e Masaki” rispose. “Chissà se è accaduto davvero o è solo una leggenda. Mia madre ci credeva sul serio, comunque”.
I coniugi Nakama rimasero in silenzio, godendosi il panorama che offriva loro Madre Natura. Le foreste verdeggianti e rigogliose, il Monte Fuji circondato da un orizzonte azzurro e nitido, un venticello leggero che accarezzava le chiome degli alberi. Quella vista donava una sensazione di pace immediata, Jin e Kyoko si sentivano un tutt’uno con quel luogo meraviglioso. Erano molto fortunati a vivere lì, non avevano a portata di mano le comodità che offriva la grande città, ma non gli importava.
“Sei ancora convinta che l’arrivo dei signori Saeba non sia solo una coincidenza?”
“Non può esserlo, e la presenza degli spiriti mi rende ancora più sicura”.
“E se avessimo sbagliato?” l’uomo sospirò pesantemente, preoccupato. “Perderemo questo posto se la situazione non si risolve”.
“Ryo e Kaori hanno detto che ci aiuteranno e sembravano sinceri”.
“Sono un po’ strani, possiamo fidarci davvero?”
“Credo di sì”.
“D’accordo, però…” Jin guardò Kyoko in quegli occhi neri e limpidi di cui si era innamorato tanti anni prima. “Dobbiamo essere sinceri anche noi con loro, non gli abbiamo ancora detto tutto”.
La donna scrutò il marito, esitante: “Lo faremo, Jin, te lo prometto”.
 
Più tardi, al calare delle tenebre, i due sweeper non andarono a dormire, in attesa dei presunti spiriti. Volevano scoprire la verità sulla loro identità al più presto, meglio ancora se quella notte stessa.
“Ryo, perché non lasciamo perdere?” sussurrò Kaori, guardandosi intorno con aria preoccupata. Dopo la scorsa notte, non si sentiva del tutto al sicuro in quel luogo.
“Sei stata tu a dire che avremmo aiutato i due vecchietti. Hai cambiato idea per caso?”
“No di certo, ma…”
“I fantasmi appaiono solo di notte, giusto?” Ryo rincarò la dose. Era tremendo, lo ammetteva, ma si divertita un sacco a stuzzicare Kaori su quella storia. “Questo è il momento perfetto per aspettarli, quindi” concluse.
Nonostante avessero parlato della vicenda, concordando che i responsabili potessero essere gli aspiranti acquirenti della pensione, visto che gli strani fenomeni erano iniziati poco dopo il rifiuto dei coniugi Nakama, il calare della notte, con le sue ombre e i suoi suoni indecifrabili, avevano riacceso i timori di Kaori. Era incredibile, non aveva nessuna riserva ad affrontare dei pericolosi criminali, ma aveva una paura folle di due fantasmi o di qualunque cosa rimandasse al soprannaturale.
Un rumore improvviso attirò la loro attenzione, proveniva dalla porta, qualcuno stava cercando di entrare nella loro stanza.
“Ci siamo!” esclamò Ryo, lo sguardo determinato. Si avvicinò lentamente all’entrata, senza emettere alcun rumore. Si fermò e rimase immobile qualche secondo, prima di aprire la porta con un movimento repentino, sicuro di sorprendere l’intruso sul fatto. Quello che si trovò davanti, però, lo lasciò attonito: nessuno, non c’era nessuno. Eppure, aveva udito chiaramente qualcuno che tentava di entrare…
Sentì un altro rumore, ma stavolta proveniva dal gruppo di alberi a pochi metri dalla pensione. Ryo spostò lo sguardo in quella direzione e restò a bocca aperta. Un uomo e una donna, identici a come li aveva descritti Kaori, si muovevano tra la vegetazione. D’accordo, potevano anche sembrare degli spiriti, ma lui non aveva nessuna intenzione di rimanere con il dubbio, avrebbe scoperto la verità e lo avrebbe fatto subito. Quella storia doveva essere risolta il prima possibile, lui e Kaori si erano già abbastanza rovinati la vacanza.
Ryo si infiltrò tra gli alberi, lo sguardo circospetto, i movimenti lenti ma decisi. Non sapevano con chi avessero a che fare, né la notte, né la fitta vegetazione, costituivano un ostacolo per Ryo, era abituato a ben altro. Avvertì uno scatto alle spalle, ma quando si voltò notò soltanto un fruscio tra le foglie, poi il silenzio. Si guardò intorno, ma capì che erano riusciti a fuggire. Sicuramente non si trattava di dilettanti, visto l’abilità e la rapidità che avevano usato per nascondersi e poi per scappare. In caso contrario, non sarebbe stato così semplice farlo, e non solo perché lui aveva dei sensi finemente sviluppati, la notte rendeva tutto molto più difficile, tranne che per dei professionisti. Avvertì di nuovo qualcuno avvicinarsi alle sue spalle, ma riconobbe all’istante il profumo dolce di Kaori.
“Si sono dileguati” disse Ryo tra i denti. Questo significava che avrebbero dovuto investire altro tempo ed energie in quella situazione assurda, invece di godersi il tempo insieme in tranquillità o fare un bagno rilassante in un onsen.
Kaori aveva dovuto raccogliere tutto il suo coraggio per seguire Ryo. Non aveva nessun desiderio di ritrovarsi faccia a faccia con quegli spiriti dal ghigno inquietante, ma non poteva abbandonare Ryo, avrebbe potuto avere bisogno del suo aiuto. Era un eccellente combattente, era vero, ma lei era la sua partner, la sua socia, la sua compagna. Era giusto che stessero fianco a fianco, aiutandosi a vicenda.
“Li hai visti anche tu?”
Ryo annuì e nonostante la sua riluttanza a credere che si trattasse di presenze soprannaturali, non riuscì a convincersi del tutto che Kaori non avesse ragione. In effetti, oltre al fatto che erano spariti nel nulla dopo pochi secondi, a prima vista sembravano davvero degli spiriti venuti da un’altra dimensione. Eppure, era una coincidenza troppo strana che fossero apparsi solo dopo il no dei signori Nakama alla vendita della pensione.
“Proveremo di nuovo domani” disse. “Se tenteranno di entrare ancora nella nostra stanza, e credo proprio che lo faranno, stavolta fingeremo di dormire e li lasceremo fare”.
Kaori annuì, ma la tensione non le permetteva di stare tranquilla. Erano partiti da Tokyo solo due giorni prima, non vedevano l’ora di trascorrere quei giorni insieme e in completo relax, lontani dal caos cittadino e dai pericoli a cui erano continuamente sottoposti a causa del loro lavoro. Sembrava proprio che i guai li inseguissero e che loro non riuscissero a starne lontani, come delle calamite. D’altra parte, non potevano ignorare la situazione che coinvolgeva i signori Nakama, dandogli non pochi pensieri. Certo, Jin e Kyoko non avevano chiesto il loro aiuto come facevano di solito i loro clienti, con un messaggio sulla lavagna della stazione di Shinjuku, ma era chiaro che fossero in difficoltà e Kaori non si era sentita di abbandonarli ai loro problemi. Per fortuna Ryo non aveva protestato a riguardo. Purtroppo, quella vicenda si stava rivelando più complicata del previsto e non erano più sicuri di riuscire a risolvere il mistero velocemente, soprattutto dopo quella notte.
Ryo abbracciò Kaori e sorrise con tenerezza: “Vedrai, riusciremo in qualche modo a venire a capo di questa faccenda e a goderci la nostra meritata vacanza”.
“Lo spero, abbiamo aspettato così tanto…”
L’uomo le accarezzò dolcemente il viso, poi la baciò: “Torniamo dentro, fa freddo qui fuori” disse e la strinse tra le braccia. Kaori sorrise e si lasciò avvolgere in quell’abbraccio pieno di calore. No, non era vero che non si sentiva al sicuro in quel luogo, dovunque ci fosse stato Ryo, non aveva niente da temere.
 
Quando il sole era alto nel cielo già da un paio di ore, gli sweeper tornarono da Kyoko e Jin per aggiornarli sugli sviluppi di poche ore prima.
“Purtroppo sono fuggiti” disse Ryo. “Per lo meno nessun altro si è accorto di niente”.
“Grazie di cuore, signori Saeba” disse Kyoko, con un sorriso colmo di gratitudine. “Se si fosse svegliato qualcuno anche stanotte, spaventandosi e urlando, a quel punto i nostri ospiti se ne sarebbero andati tutti”.
“Già” concordò Ryo. “Sono scomparsi prima che io e Kaori potessimo avvicinarci troppo, ci hanno dato l’impressione di temere di essere visti da vicino”.
“Questo particolare è molto sospetto” intervenne Kaori.
I coniugi Nakama si guardarono e la loro espressione diede la sensazione agli sweeper che i due anziani fossero quasi… delusi. In fin dei conti non avrebbero dovuto essere felici di scoprire che probabilmente nessun evento soprannaturale coinvolgeva quel posto? Ryo e Kaori non dissero niente, ma si scambiarono uno sguardo fugace d’intesa, c’era decisamente qualcosa che sfuggiva loro e che gli anziani proprietari stavano volontariamente omettendo.
“Quindi, chi pensate che siano i responsabili?” chiese Jin, cercando di parlare con un tono calmo e deciso.
“Avete detto di aver ricevuto un’offerta per la vendita della pensione, dico bene?” chiese Kaori, lo sguardo attento e vigile alle reazioni di Kyoko e Jin alle loro domande.
“Sì, ma abbiamo rifiutato e dopo non abbiamo più ricevuto alcuna proposta”.
“Talvolta le persone non si arrendono facilmente davanti un obiettivo, soprattutto di tipo economico” spiegò Kaori. “Possono essere disposti anche a ricorrere a metodi piuttosto discutibili per ottenere ciò che desiderano”.
Kyoko e Jin erano increduli, non avevano mai pensato a una cosa simile. La pensione era molto preziosa per loro, per motivi affettivi prima di tutto, oltre che economici, ma non avrebbero mai creduto che potesse esserlo tanto anche per qualcun altro, nonostante l’offerta ricevuta qualche settimana prima.
“E dire che il signor Asano ci era sembrata una persona così cortese…” disse Jin.
“Il signor Asano è colui che vorrebbe acquistare la pensione?”
“Sì, è il proprietario di un grande hotel poco distante. Infatti, ci ha sorpreso la sua offerta, questo posto è così piccolo e modesto, insignificante rispetto al suo albergo di lusso”.
“Qual è il nome di questo hotel?”
“È l’albergo Asano Palace, si trova in fondo alla strada dalla quale si arriva qui”.
“Grazie, questa informazione ci sarà utile” sorrise Kaori.
 
Dopo essersi congedati, Ryo e Kaori si confrontarono sulla conversazione che avevano appena avuto con Jin e Kyoko.
“Ryo, ci stanno nascondendo qualcosa, hai notato come si sono guardati prima?”
“Certo, non sembravano granché soddisfatti di ciò che gli abbiamo detto”.
“Pensi che il proprietario dell’albergo c’entri qualcosa?” chiese Kaori. “O addirittura che abbia un accordo con i signori Nakama?”
“Mi hai letto nel pensiero, socia!” sorrise Ryo. “Non so quale sia il vantaggio, per loro, ma lo scopriremo”.
“E come faremo? Continuano a non dirci una parte della storia”.
“Semplice, domani andremo a fare un giretto all’hotel del signor Asano”.
“Sembra tutto così assurdo” disse Kaori, pensierosa. “I signori Nakama sono preoccupati di perdere la pensione, perché avrebbero dovuto architettare una messinscena di questo tipo?”
“Be’, è quello che hanno detto, è vero. Dobbiamo solo capire se è la verità”.

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Capitolo 4
*** Strani incontri ***


Siamo arrivati al quarto capitolo.
Come sempre ringrazio chi sta seguendo questa storia, buona lettura!
 
 

 
Aya, seduta in giardino, attese qualche secondo prima di iniziare il suo racconto, gli occhi di Kyoko erano fissi su di lei.
“Haruka era la figlia minore di un samurai ed era molto amata da suo padre. Era cresciuta spensierata, piena di vita e curiosità”.
Kyoko immaginò la ragazza del dipinto non con lo sguardo malinconico con il quale era stata ritratta, ma felice e sorridente, in un’epoca lontanissima.
“Anche Masaki era figlio di un samurai e il suo destino, sin dalla nascita, era di diventare a sua volta un samurai, degno di rendere orgoglioso il nome che portava. Si racconta che Masaki fosse un uomo coscienzioso e leale” la donna sorrise. “Sicuramente oggi avrebbe molte ammiratrici”.
“Mamma, come si sono conosciuti Masaki e Haruka?” chiese la ragazza, desiderosa di sapere di più. “Come si sono innamorati?”
“Si dice che fosse destino…”
 
“Non riuscite proprio a stare lontani dai guai voi due, eh?”
“Finiscila, Saeko” sbuffò Ryo. “Hai portato quello che ti abbiamo chiesto?”
“Certo, perché altrimenti avrei guidato un’ora e mezza per arrivare fin qui?” la donna gli consegnò una busta sigillata. “Qui dentro c’è tutto”.
Ryo e Kaori avrebbero finto di essere una coppia benestante intenzionata a investire nel settore turistico della zona. Il giorno prima, Saeko era riuscita a ottenere un appuntamento con Takeru Asano, proprietario e direttore dell’albergo Asano Palace, simulando di essere una segretaria alle dipendenze della coppia.
“Vi ho portato qualche abito adatto al contesto” disse Saeko, aprendo gli sportelli posteriori della sua auto. “Non penserete mica che vestiti in jeans e maglietta vi crederebbero davvero una facoltosa coppia di imprenditori?” aggiunse, squadrandoli con le mani sui fianchi.
Ryo e Kaori si guardarono, non sapevano se sentirsi offesi o semplicemente perplessi delle parole di Saeko. Tuttavia, dovettero riconoscere che non aveva tutti i torti, Asano era un uomo con un discreto patrimonio e sicuramente aspirava a stringere affari con persone altrettanto abbienti.
“A questo punto vi saluto, ho un sacco di cose da fare a Tokyo” disse Saeko, salendo in auto. “Ci vediamo presto” concluse, prima di mettere in moto e tornare verso la città.
“Come siamo finiti a dover chiedere l’aiuto di Saeko anche stavolta?”
“Se vogliamo scoprire se Asano c’entra qualcosa con questa storia, non possiamo presentarci con le nostre vere identità” disse Ryo. “Non abbiamo la certezza che i signori Nakama siano estranei alla vicenda, o che addirittura non abbiano un accordo con lui”.
“Mi sembra assurdo” disse Kaori, pensierosa. “Kyoko e Jin sembrano due persone oneste”.
“A volte le apparenze ingannano, lo sai”.
“Eppure i loro occhi non mentivano, erano sinceri”.
Ryo era d’accordo con Kaori, gli anziani coniugi sembravano anche a lui realmente in difficoltà, ma era chiaro che avessero un segreto e questo metteva tutto in discussione.
Ryo, Kaori e Saeko, si erano incontrati in una radura a metà strada tra la pensione e l’hotel. Gli sweeper avevano noleggiato un’auto e per mascherare ulteriormente la loro identità, avevano camuffato alcuni particolari del loro aspetto. Ryo aveva tirato indietro i capelli con del gel e aveva indossato un paio di occhiali. Kaori si era messa una parrucca lunga e nera con una frangia. Gli abiti di Saeko, che avevano indossato in auto, avevano fatto il resto.
“Questo look ti dona, signor Inoue” disse Kaori, con un sorriso divertito.
“Anche tu stai molto bene, signora Inoue” sorrise anche Ryo. “Però sei ancora più bella con i capelli corti e ribelli” aggiunse baciandola.
Sembrava inevitabile che un bacio, anche se fugace, si trasformasse in qualcosa di emozionante e appassionato. Si separarono un momento e quando Ryo si avvicinò di nuovo, Kaori gli mise una mano sulle labbra: “Non adesso” sussurrò, anche se a malincuore.
Ryo sospirò rumorosamente, la sua compagna aveva ragione, ma era così difficile separarsi da lei, soprattutto dopo il bacio ardente che si erano scambiati.
“Mi farai diventare matto, Sugar Boy”.
Kaori sorrise, poi gli diede un bacio sulla guancia, quasi all’angolo della bocca.
“Andiamo, dai” disse. “Prima veniamo a capo di questa storia, prima torneremo alla nostra vacanza”.
“Già, la nostra vacanza!” sbuffò Ryo.


Una volta arrivati all’albergo, entrarono nella hall, e furono accolti dal sorriso garbato di una receptionist.
“Buongiorno, signori, posso aiutarvi?”
“Salve, abbiamo un appuntamento con il signor Asano” disse Ryo. “Siamo i signori Inoue”.
“Certo, il direttore vi sta aspettando” disse la ragazza. “Un momento, per favore”.
Alzò la cornetta del telefono, annunciando il loro arrivo, e pochi secondi dopo apparve una donna di qualche anno più grande.
“Ben arrivati, signori Inoue, sono la signora Sasaki” disse. “Seguitemi, per favore”.
Superarono la reception e percorsero un breve corridoio, fino ad arrivare davanti a una porta chiusa di un legno lucido. La donna bussò e subito dopo udirono una voce maschile.
“Sono arrivati i signori Inoue, direttore”.
“Li faccia entrare”.
Takeru Asano era un uomo intorno ai quarant’anni, dall’espressione risoluta e un aspetto elegante. Si alzò dalla scrivania e strinse loro le mani, indugiando qualche secondo in più su quella di Kaori.
“Benvenuti, è un vero piacere incontrarvi” disse. “Prego, sedetevi”.
Ryo stabilì che sembrava particolarmente lieto di conoscere Kaori, viste le occhiate che le lanciava, senza preoccuparsi di essere discreto o della presenza del marito.
“La vostra segretaria ha detto che siete interessati a investire nel settore alberghiero di questa zona”.
Ryo trattenne un sorriso sarcastico, a quanto pareva Asano non amava perdere tempo in convenevoli ed era sin troppo sicuro di sé, quasi strafottente.
“Questa località ha il suo fascino, lo ammetto” continuò l’uomo. “Ma per quale motivo dovreste essere interessati a investire proprio qui? Se ho capito bene, abitate a Tokyo”.
“La città offre innumerevoli opportunità, su questo non c’è dubbio”.
Ryo si rilassò sulla sedia e strinse la mano di Kaori, mostrandosi anche lui perfettamente a suo agio. Se l’intenzione di Asano era quella di metterli in difficoltà, non ci sarebbe riuscito facilmente.
“Tuttavia, come ha detto anche lei, questo luogo immerso nella natura ha molto fascino” Ryo sorrise. “Sa, le sfide ci piacciono in modo particolare. Non si sa mai cosa può succedere”.
Asano accennò un sorriso, ma dal suo sguardo trapelava un coinvolgimento evidente.
“La vostra proposta è senz’altro molto interessante” disse. “Stasera, nella mia villa, ho organizzato un ricevimento in maschera. Sapete, le occasioni di questo tipo sono ideali per parlare di affari”.
Kaori aumentò la presa sulla mano di Ryo e lui sorrise, avevano avuto la stessa intuizione. Asano, aprendo le porte di casa sua, aveva dato loro modo di centrare il primo obiettivo: conquistare la sua fiducia e osservare l’ambiente nel quale agiva.
“Mi farebbe piacere se veniste anche voi”.
“Perché no” disse Ryo, guardando Kaori con un sorriso soddisfatto.
“Benissimo” esclamò il direttore, alzandosi in piedi. “Sarà un piacere avervi come miei ospiti”.


Saliti di nuovo in auto, Kaori disse: “È stato tutto troppo facile”.
“Non preoccuparti, sicuramente Asano aveva già cercato informazioni su di noi prima ancora di vederci di persona, hai notato che non ci ha nemmeno chiesto il nome? Inoltre, la sua casa sarà circondata e tenuta sotto stretta sorveglianza dai suoi scagnozzi per tutta la sera, alla festa”.
“È apparso molto interessato, comunque”.
“È il tipo di uomo che sa fiutare un buon affare da lontano” Ryo sorrise. “E noi siamo degli ottimi attori”.


Quella sera, Ryo e Kaori indossarono semplicemente degli abiti eleganti, non avevano il tempo di andare ad acquistare chissà quale costume, ma comprarono delle maschere che coprivano in parte il loro viso. Kaori portava un abito verde a maniche lunghe, la parte superiore era più scura e le lasciava le spalle leggermente scoperte con una scollatura a cuore, poi scendeva morbido fino ai piedi. Ryo, invece, indossava un completo bianco.
“Cavolo, questa villa è… imponente” disse Kaori, osservando stupefatta l’edificio illuminato che aveva davanti. “Perché mai Asano dovrebbe mirare alla piccola pensione dei signori Nakama?”
“Siamo qui per scoprirlo, ammesso che sia davvero così” rispose Ryo. “Sono molto più preoccupato per te, veramente”.
Kaori corrugò la fronte, di cosa stava parlando?
“Rischi seriamente di essere la donna più corteggiata della festa”.
Kaori arrossì e scosse la testa: “Non prendermi in giro, Ryo”.
“Non lo sto facendo affatto” sussurrò l’uomo. “Sei magnifica e io sono decisamente l’uomo più fortunato della serata”.
Kaori sorrise, a volte Ryo dimostrava una dolcezza tale nei suoi confronti, che l’emozione che sentiva era così intensa da confonderla persino.
“Sei molto affascinante anche tu”.
“Lo so!”
Si diressero verso l’entrata dove, dopo aver dato i propri nominativi, furono accolti da Takeru Asano in persona.
“Benvenuti, signori Inoue, è un piacere vedervi”.
A Kaori non piacque come la squadrò, né tantomeno quando le prese la mano per il baciamano. Le dava l’impressione di essere un uomo abituato a comprare tutto ciò che desiderava, per niente incline a ricevere dei rifiuti. Ryo era contrariato nella stessa misura, faticò a non dare del viscido ad Asano e allontanare Kaori da lui. Il suo sguardo non comunicava soltanto ammirazione per lei, c’era qualcosa di più ambiguo.
“Il piacere è nostro” disse Ryo, cercando di mantenere un tono di voce calmo. Intrecciò le sue dita a quelle di Kaori.
Asano sorrise e spostò lo sguardo su Ryo: “Se siete d’accordo, rimanderei a più tardi gli affari” disse. “Come padrone di casa ho il dovere di accogliere i miei ospiti personalmente e non sono ancora arrivati tutti. Sapete, i soliti ritardatari…”
“Certo, ne approfitteremo per goderci un po’ la festa”.
“Benissimo, a più tardi, allora”.
Ryo e Kaori si allontanarono, entrambi sollevati di liberarsi della presenza ingombrante e subdola di Asano.
“Quel tipo non mi piace per niente” ammise Kaori.
“Nemmeno a me” confermò Ryo. “Soprattutto quando ti guarda in quel modo…”
“Per caso sei geloso?” Kaori sorrise, aveva bisogno di smorzare la tensione che si era creata.
“E se anche fosse?” chiese Ryo. “Sei la mia compagna, è del tutto normale che lo sia. Ti avevo detto che saresti stata la donna più ammirata della serata”.
Entrambi avevano attirato decisamente l’attenzione degli altri invitati. D’altra parte, erano affascinanti e bellissimi in quegli abiti eleganti e le maschere creavano un alone di mistero. Durante il ricevimento cercarono di ottenere qualche informazione che potesse essergli utile sul padrone di casa, ma tranne scoprire che era un uomo ambizioso e che mirava a espandere il suo impero, non seppero altro. Nessuna novità, insomma.
“Questa serata si sta rivelando del tutto infruttuosa” disse Ryo tra i denti.
Kaori sospirò, non si sentiva a suo agio in quel luogo e dentro la sala c’era un caldo soffocante.
“Esco qualche minuto, ho bisogno di aria fresca”.
“Vuoi che venga con te?”
“Non ce n’è bisogno, fuori è pieno di gente, non mi succederà niente” Kaori gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò.
Non appena uscì fuori respirò l’aria fresca della sera, sentendosi subito meglio. Quel posto era bellissimo, eppure la metteva a disagio. La villa doveva essere almeno su tre piani, circondata da un grande giardino, ricco di rose e alberi rigogliosi, illuminato da piccole luci che contribuivano a creare un’atmosfera suggestiva. Si sedette su una panchina di marmo appartata, non aveva voglia di essere disturbata da nessuno, desiderava solo riflettere con calma. Lei e Ryo erano partiti per passare qualche giorno in tranquillità, godersi la natura e il tempo insieme, invece, erano di nuovo finiti a dover risolvere l’ennesimo grattacapo. Sospirò avvilita, quando sentì un fruscio alle sue spalle. Su una panchina poco distante dalla sua, si era appena seduta una ragazza vestita in abiti tradizionali, stava guardando il cielo e Kaori riusciva a vedere solo il profilo, leggermente nascosto dall’ombra di un albero.
“Questa notte è meravigliosa”.
Kaori annuì, convinta che stesse parlando con lei, non c’era nessun altro nelle vicinanze.
“Sì, ha ragione, è incantevole”.
Kaori la osservò meglio, sembrava quasi eterea, lo sguardo malinconico.
“Vorrei che questo cielo e queste stelle potessero rendere il mio cuore quieto”.
“È triste, signorina?”
La ragazza restò in silenzio, annuì e una lacrima scese lungo il viso.
Kaori trasalì, sorpresa da una risata rumorosa proveniente dalla direzione opposta. Quando si voltò di nuovo, trovò solo la panchina vuota. Dov’era finita la sua interlocutrice? Si guardò intorno, ma non la vide da nessuna parte. Si alzò per tornare alla festa e ripensò alle sue parole, sembrava così afflitta, chissà a cosa stava pensando? Forse stava ricordando un amore che era finito o che non si era mai realizzato. Se così fosse stato, poteva capire bene il dolore che provava, anche se per lei le cose erano cambiate. Si augurò che la felicità raggiungesse anche quella ragazza.
Nel frattempo, anche Ryo era uscito, erano passati più di venti minuti da quando Kaori si era allontanata e non si sentiva tranquillo a saperla da sola in quel posto. Si fermò sui suoi passi, davanti a lui c’era un uomo girato di spalle, vestito da samurai. Il giovane si voltò leggermente, mostrando solo il suo profilo, lo sguardo determinato e serio.
“Qualcuno sta mentendo” disse.
Ryo sgranò gli occhi, stava parlando con lui?
“Chi sei tu?”
“Non farti ingannare”.
Ryo continuò a guardarlo, senza capire. Non percepiva un’aura minacciosa provenire da quell’uomo, a cosa si stava riferendo? Stava parlando di Asano, per caso? Come poteva sapere delle indagini che lui e Kaori stavano conducendo? Sentì Asano chiamarlo e si voltò, ma quando tornò a rivolgersi al giovane vestito da samurai, questo era sparito. Cosa diamine stava succedendo? Era vittima di uno scherzo di pessimo gusto?
“Tutto bene, signor Inoue?”
“Sì, è solo che…” Ryo si guardò intorno, perplesso. “Ehm, stavo cercando mia moglie” disse, riprendendo il controllo di sé stesso e della situazione.
“Sta venendo verso di noi, guardi”.
Ryo fu sollevato di vedere la sua partner, ma ci pensò il proprietario della villa a innalzare nuovamente la tensione.
“Sua moglie è davvero una donna incantevole, convincerebbe persino me a sposarla. Lei è un uomo molto fortunato”.
Più lo conosceva, più a Ryo non piaceva quel tipo, doveva fare attenzione che Kaori non restasse da sola con lui. Asano gli dava l’impressione di essere abituato a prendere tutto ciò che desiderava, a qualunque costo.
“Vogliamo andare nel mio ufficio? Così finalmente potremo parlare di quello che ci interessa”.
Gli sweeper annuirono e lo seguirono.
Si guardarono, stavano per entrare nella tana del leone.

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Capitolo 5
*** Confidenze ***


Eccoci al quinto capitolo!
Grazie a chi sta continuando a seguire questa storia, spero vi piaccia e che sia una buona lettura.
Alla prossima!
 
L’ufficio di Takeru Asano si trovava al secondo piano. Il pavimento di legno era nero e lucido, le pareti grigio chiaro. La grande scrivania era davanti la finestra, le poltrone erano anch’esse scure, come anche il divano. Era una stanza ampia e spaziosa, ma fredda e priva di vivacità, proprio come il suo proprietario. Ogni mobile e oggetto presente lì dentro era essenziale, ma sicuramente costoso.
“Il vostro progetto è molto interessante” disse Asano incrociando le gambe, dopo essersi seduto su una delle poltrone davanti il divano. “Quello che mi chiedo, tuttavia, è perché avete deciso di rivolgervi proprio a me. In quest’area sono diversi coloro che si occupano di ospitalità”.
Gli sweeper si aspettavano di ricevere una domanda del genere e non si fecero trovare impreparati.
“Non c’è bisogno che siamo noi a dirle che il suo albergo è uno dei migliori della zona, se non addirittura il migliore” rispose Ryo. “Per gestire una struttura di alto livello come la sua, ci vuole competenza ed esperienza. Siamo convinti che lei, signor Asano, disponga di entrambe le qualità”.
Ryo parlò lentamente e con voce melliflua, era certo che il suo interlocutore fosse il tipo di persona che apprezzava in modo particolare sentirsi elogiata per i propri successi e i propri pregi, o almeno, quelli che era convinto di possedere. L’espressione dell’uomo, infatti, manifestava una profonda soddisfazione.
“In effetti il mio hotel riscuote un grande successo, non posso lamentarmi” sorrise Asano. “E non ho alcuna esitazione ad ammettere che è il migliore che si possa trovare qui”.
“Non lo mettiamo in dubbio” disse Ryo, ma quello che avrebbe voluto dirgli in realtà era che lo trovava un borioso pieno di sé.
“Sapete, qualcuno potrebbe giudicarmi presuntuoso, ma sono convinto che i propri successi vadano applauditi e festeggiati”.
Ryo e Kaori si trattennero dal ridergli in faccia. Takeru Asano era un individuo a dir poco insopportabile.
“Siamo perfettamente d’accordo, per questo siamo venuti da lei. Speravamo che potesse indicarci qualche struttura da rilevare”.
Il sorriso di Asano si allargò, un ghigno sinistro e torvo. A Kaori ricordò lo stesso che avevano i due spiriti la prima volta che li aveva visti.
“Anche se non dovrei dirlo così apertamente, da un po’ di tempo sto tenendo d’occhio una pensione che si trova non distante da qui”.
La tensione aumentò, Ryo e Kaori capirono che stavano per scoprire qualcosa di fondamentale per la loro indagine.
“Non è molto grande, ma ha un ottimo potenziale, inoltre è una struttura storica. Con il mio aiuto potrebbe attirare molti più turisti di quanto non faccia attualmente e accrescere considerevolmente il suo valore”.
Sospirò rumorosamente e bevve un sorso del drink che si era preparato: “Per mia sfortuna, i proprietari non vogliono saperne di valutare la mia proposta” disse tra i denti. “Sono dei vecchi sentimentali e non vogliono cedere, nonostante la mia offerta sia più che vantaggiosa”.
Ryo e Kaori cercarono di mantenere un’espressione tranquilla e accondiscendente, nonostante trovassero quel tipo repellente. Stava dimostrando un’avarizia che non guardava in faccia a niente e nessuno.
“Probabilmente desiderano lasciare l’attività in mano ai figli” disse Ryo.
“Può essere, è un desiderio comprensibile. Infatti, non avrei nulla in contrario a stringere un accordo con i figli, assolutamente conveniente per entrambi le parti” Asano fece spallucce. “Non mi interessa di certo gestire in prima persona quella pensioncina, ho già il mio luminoso e confortevole ufficio nel mio albergo di lusso”.
“Per quale motivo è tanto determinato a diventarne il proprietario, allora?”
“Come dicevo prima, è una struttura storica molto caratteristica, riesce già ad attirare un buon numero di turisti. Inoltre, intorno a quel posto c’è una leggenda che, se ben sfruttata, permetterebbe di aumentare notevolmente la sua attrattiva”.
Asano sorrise e si protese in avanti. Ryo e Kaori, a quel gesto, ebbero l’impulso istintivo di allontanarsi, ma si trattennero.
“Voglio ampliare la mia impresa, quel posto tanto suggestivo e peculiare è l’ideale” ammise, prima di tirarsi di nuovo indietro e appoggiare la schiena alla poltrona, in una posizione rilassata. “Naturalmente, non ho intenzione di fermarmi a quella pensione. Ho grandi ambizioni, io”.
“Di quale pensione sta parlando?”
Evidentemente l’alcol aveva sciolto le remore di Asano, perché rispose subito e senza indugi alla domanda dello sweeper.
“Si trova in cima alla strada che passa davanti il mio albergo. Si chiama Ciliegio, un nome romantico, non è vero?” una risata sarcastica e stridula seguì le sue parole.
“I proprietari si chiamano Jin e Kyoko Nakama” continuò, sentendosi libero di ogni scrupolo nei confronti della coppia che aveva davanti. Forse il giorno successivo se ne sarebbe pentito, ma in quel momento non riusciva a essere completamente lucido. A quel drink ne erano preceduti altri, troppi, probabilmente.
“Quei vecchi testardi!” esclamò. “Come fanno a non capacitarsi dell’opportunità che gli sto offrendo? A chi, tranne che a degli sciocchi sentimentali come loro, non interesserebbe raddoppiare o addirittura triplicare i propri guadagni?”
Ryo e Kaori rimasero immobili, seduti su quel divano così comodo, ma avrebbero voluto gridare di gioia. Per essere precisi, quella non poteva essere considerata una confessione in piena regola, ma ci andava molto vicino. Aver ammesso di essere interessato alla pensione rappresentava una conferma dei loro sospetti, ora dovevano solo trovare le prove per incastrarlo. Finalmente erano sulla buona strada.
“Io, ho le capacità e le competenze per far diventare quella misera pensione un piccolo gioiello” riprese Asano, non ancora sazio di confidenze. “In ogni caso, sto lavorando affinché questo avvenga. Sono sicuro che capiranno a cosa stanno rinunciando e alla fine accetteranno la mia proposta” concluse, con quel suo ghigno sgradevole.
Ryo e Kaori si chiesero se non si stesse riferendo ai misteriosi fenomeni sovrannaturali, o a qualcosa di molto più pericoloso.
“Se ce lo permette, saremmo felici di aiutarla” disse Ryo. “Sarà certamente più semplice convincere questi simpatici e testardi vecchietti, non crede?”
L’espressione di Ryo era beffarda e decisa.
“Ovviamente, a patto di ottenere anche noi un cospicuo ricavo”.
Un lampo attraversò gli occhi di Asano e per quanto fulmineo, non sfuggì ai due sweeper.
“Apprezzo la sua offerta, signor Inoue, però chi mi garantisce che possa davvero fidarmi?”
Ryo sorrise, a quanto pareva Asano voleva giocare a carte scoperte. Bene, lo avrebbe accontentato più che volentieri.
“Non penserà sul serio che crediamo al fatto che non abbia cercato informazioni su di noi, prima di accoglierci in casa sua”.
Asano non si aspettava quella risposta, ma sembrò apprezzare la sua franchezza: “Ammetto di averlo fatto, ma non dovete prendervela, devo tutelare me stesso e i miei affari”.
“Se ci ha fatti venire qui, suppongo che abbia gradito quello che ha scoperto”.
“Devo darvi atto di presentarvi come degli eccellenti soci in affari”.
Oltre a fornire le identità fittizie, Saeko aveva fatto in modo che i due sweeper fossero associati a un giro di affari piuttosto proficuo. Ovviamente, era tutto falso, compresi i presunti investimenti, ma sembrava che Takeru Asano fosse cascato in pieno nella trappola.
Il suo sorriso si allargò, facendolo sembrare ancora più subdolo. Kaori trattenne un conato di vomito quando spostò la sua attenzione su di lei, quell’individuo la disgustava.
“E lei, signora Inoue, è d’accordo con suo marito?”
Evidentemente la sfacciataggine di Asano non aveva limiti.
“Sono in completo accordo con mio marito e non semplicemente perché sono sua moglie. Vede, forse le suonerà strano, ma nella nostra coppia siamo alla pari e abbiamo discusso insieme della questione, finché non abbiamo trovato una soluzione che soddisfacesse entrambi”.
Le spalle dritte, lo sguardo fiero e determinato, il tono di voce fermo e deciso. Kaori non aveva nessuna intenzione di mostrarsi intimidita di fronte alle provocazioni di quell’uomo odioso e insolente.
Prima di arrivare alla villa, quella sera, i due sweeper avevano stabilito che sarebbe stato Ryo a condurre le trattative con Asano. All’inizio Kaori aveva protestato, ma Ryo era stato irremovibile e non perché non si fidasse di lei, figurarsi, era del loro sospetto che non si fidava per niente. Era lampante che lei avesse un forte ascendente su Asano e in altre occasioni si sarebbe rivelato una carta a loro favore, ma non in quel caso. Ryo voleva fare in modo che ci fossero meno contatti possibili tra la sua socia e quell’uomo, che si era rivelato più ambiguo e infido di quello che aveva immaginato, in alcuni momenti il suo sguardo diventava persino inquietante. Se lo avesse incontrato prima, si sarebbe recato da solo a quell’incontro e a quello precedente in hotel, a costo di sorbirsi le proteste della sua compagna per giornate e nottate intere.
“Non sono il tipo di donna a cui piace stare dietro le quinte, se è questo che pensava di me” riprese Kaori, assestando il colpo finale.
Asano sollevò le sopracciglia in un’espressione sorpresa, non si aspettava affatto una reazione così intensa. Provava ammirazione per lei, oltre che attrazione, più la conosceva, più gli piaceva. Aveva avuto molte donne, tutte bellissime, ma prima o poi si stancava anche della più splendida, a lungo andare l’avvenenza non era sufficiente per convincerlo a tenere una donna al suo fianco, poteva trovarne un’altra altrettanto bella in un attimo. Colei che aveva davanti, nonostante indossasse un abito elegante e sicuramente costoso e dei bei gioielli, gli dava l’impressione di essere più interessata ai fatti, che alle apparenze. Era una donna decisamente interessante e gli sarebbe piaciuto parecchio approfondire la conoscenza. Lei e il marito sembravano una coppia unita, ma il loro presunto affiatamento poteva benissimo essere una recita per mantenere le apparenze o per convincerlo a entrare in affari con loro. Avrebbe dovuto trovare il modo di scoprirlo.
Ryo si trovò diviso dalla soddisfazione per la fierezza che aveva mostrato Kaori e l’irritazione urticante nei confronti di Asano, era palese che anche lui fosse rimasto colpito dalle parole e dall’atteggiamento di Kaori. Si era già dimostrato interessato a lei e adesso sembrava che quel sentimento si fosse accentuato.
“Se lo pensavo, ho cambiato idea” rispose Asano, mostrandosi appagato.
Tornò a rivolgersi a Ryo, non prima di aver lanciato un’altra occhiata significativa a Kaori. Ryo faticava a mantenere il suo ruolo di imprenditore interessato solo agli affari o forse, pensava Asano, troppo stupido per accorgersi del suo interesse per sua moglie, quel tipo lo stava deliberatamente provocando e si stava anche divertendo a farlo.
“Se non vi dispiace, vorrei pensarci qualche giorno” disse Asano, alzandosi in piedi. “Cercate di capire, non posso fare azzardi di alcun genere”.
Ryo annuì e sorrise in modo accondiscendente, sapeva sin dall’inizio che li avrebbe fatti stare sulle spine, sarebbe stato troppo facile altrimenti e probabilmente era una mossa che faceva parte della sua strategia.
“Non si preoccupi, comprendiamo benissimo le sue ragioni” disse Ryo stringendogli la mano, prima di congedarsi. “Si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno”.
Ryo era sicuro che avrebbe accettato e lo avrebbe fatto molto prima di quanto voleva far credere loro. L’occasione che gli avevano fornito era troppo ghiotta e Asano era consapevole che non gliene sarebbe capitata un’altra simile, la sua avarizia avrebbe deciso per lui.


Quando, finalmente, furono di nuovo all’esterno di quella gabbia dorata e soffocante, vicino all’auto che avevano noleggiato, entrambi tirarono un sospiro di sollievo e rilassarono i muscoli e la mente, tentando di scaricare la tensione accumulata.
“Stai bene?” Ryo accarezzò le spalle di Kaori, preoccupato. Aveva percepito il disagio che aveva provato per tutto il tempo di fronte all’atteggiamento di quel viscido di Asano nei suoi confronti. Era rimasta apparentemente impassibile per non mandare all’aria la loro copertura, ma sapeva quanta fatica le era costata. Era stato lo stesso anche per lui, più volte aveva ringraziato il proprio autocontrollo.
Kaori accennò un sorriso e annuì, ma tremò leggermente. Anche se le scocciava ammetterlo, il turbamento che aveva provato non l’aveva ancora abbandonata del tutto. Non sapeva nemmeno lei come aveva fatto a rispondere in modo tanto risoluto a quel tizio ripugnante, dentro di sé aveva sentito accendersi un fuoco di orgoglio e indignazione. Con chi diamine pensava di parlare? Non era disposta a farsi mettere in soggezione da nessuno, tantomeno da un tipo così arrogante.
“Mi dispiace, se mi fossi informato prima su che tipo era Asano, non ti avrei messo in questa situazione”.
“Non devi scusarti” disse Kaori, accarezzandogli una guancia. “Siamo partner, non potevo abbandonarti”.
“Sì, ma quel tizio…”
“Ero al sicuro, c’eri tu al mio fianco” gli posò un bacio leggero sulle labbra. “E anche se non ci fossi stato tu, sai che so difendermi benissimo anche da sola!”
Ryo sorrise e si baciarono di nuovo. Un bacio breve, ma urgente, profondo e appassionato. Kaori gli accarezzò i capelli morbidi e Ryo la strinse a sé, come se avesse paura che potesse scomparire lì, all’improvviso, tra le sue stesse braccia.
“Kaori” mormorò Ryo, lo sguardo ancora grave. “È meglio se da ora in poi tratti solo io con quell’uomo”.
“Non se ne parla! Non ci pensare nemmeno!” esclamò lei, allontanandosi all’istante.
“Sono preoccupato per te” sospirò l’uomo, si aspettava quella reazione.
“Non devi, ci sei tu con me e io farò attenzione, ma non puoi escludermi. Non è giusto”.
Ryo sapeva che Kaori aveva ragione, ma pensarla in pericolo lo faceva impazzire. D’altra parte, era consapevole che fosse del tutto inutile cercare di convincerla a rinunciare alle indagini. Se mai l’avesse obbligata ad abbandonare il caso, Kaori avrebbe trovato il modo per esserne comunque partecipe e a quel punto le cose sarebbero potute anche peggiorare.
“Va bene” si arrese, anche se a malincuore. “Ma fai attenzione, Asano è pericoloso”.
Kaori annuì e lo abbracciò, poi chiese: “Dovremmo parlare di quello che abbiamo scoperto con i signori Nakama?”
“Non ancora, è troppo presto”.
“Da come ha parlato Asano, però, sembrano estranei a questa storia”.
“Sono d’accordo, ma non ne siamo ancora del tutto sicuri. Non possiamo rischiare di essere scoperti proprio adesso”.
Dopo essersi cambiati in auto e aver di nuovo acquistato il loro solito aspetto, parcheggiarono l’auto noleggiata nella radura, nascosta dalla vegetazione, ripresero la mini rossa e tornarono alla pensione. Erano stanchi e si addormentarono quasi subito senza preoccuparsi, per quella volta, se gli spiriti o presunti tali, si sarebbero di nuovo presentati.
Quella notte qualcuno si mosse tra gli alberi intorno alla pensione, ma nessuno se ne accorse.

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Capitolo 6
*** A ognuno la sua strategia ***


Ed ecco anche il sesto capitolo!
Grazie a chi continua a leggere questa storia, spero che vi piaccia.
Al prossimo capitolo!

 
 

“Si dice che fosse destino…”
“Destino?” ripeté Kyoko. “Cosa vuoi dire?”
“La prima volta si incontrarono quando erano dei ragazzini. Haruka si era fatta male a una caviglia a causa di una caduta accidentale e Masaki, che conosceva la sua famiglia, l’aiutò a tornare a casa. Dopo quell’episodio, però, non si videro per molto tempo” raccontò Aya. “Si incontrarono di nuovo qualche anno dopo. Haruka era diventata una bellissima giovane donna, mentre Masaki, anche lui cresciuto, nel frattempo si era sposato”.
La donna sorrise, pensierosa: “Dovevano avere più o meno l’età in cui sono stati ritratti nei dipinti”.
“Ma se Masaki aveva già una moglie, Haruka non aveva speranze” disse Kyoko, con un po’ di delusione. “Era un sentimento a senso unico il suo? Oppure anche Masaki era innamorato di lei, ma era costretto a nascondere quello che provava?”
“Masaki rimase vedovo poco tempo dopo il matrimonio, senza eredi. Questo costituiva un dispiacere per lui, che sperava di avere un figlio che diventasse a sua volta samurai”.
“Anche Haruka si era sposata?”
“Non ancora, ma sapeva che presto avrebbe dovuto farlo”.
 
Come aveva previsto Ryo, due giorni dopo la festa in maschera, Asano chiamò personalmente Saeko, convinto di parlare con la segretaria di Noboru e Chieko Inoue, i falsi nomi che avevano adottato i due sweeper. La detective, una volta terminata la telefonata, aveva composto subito il numero della pensione, dicendo di essere un’amica della coppia con cui aveva urgente necessità di parlare.
“Domattina alle 11.00 avete un appuntamento con Asano” disse. “Sta iniziando a fidarsi di voi, se vi permette di nuovo di entrare in casa sua”.
“Già, o forse vuole tenderci una trappola” rispose Ryo, pensieroso.
“In questo caso sarete preparati, come sempre. Ricordatevi di posizionare i microfoni che vi ho fornito, sarà molto più semplice monitorare le sue mosse”.
Gli sweeper, e Saeko era d’accordo con loro, erano sempre più persuasi che gli eventi misteriosi di cui era teatro la pensione, fossero un insolito espediente di Asano per spingere Jin e Kyoko Nakama alla vendita, senza ricorrere a niente di troppo pericoloso o sospetto, che avrebbe potuto metterlo nei guai. Durante il loro precedente incontro, però, aveva ammesso di stare lavorando, come aveva detto lui, affinché gli anziani coniugi accettassero la sua offerta. Quell’affermazione li preoccupava, a cosa si riferiva, di preciso?
 
La mattina dopo, la coppia si trovò di nuovo nell’ufficio di Takeru Asano. Era più luminoso della volta precedente, grazie alla luce del sole che entrava dalla grande finestra, ma risultava comunque gelido.
“Signori Inoue, è un piacere potervi accogliere di nuovo qui”.
“Siamo lieti anche noi di rivederla”.
“Non perdiamoci in preamboli” disse Asano, sedendosi alla poltrona della sua scrivania. “Ho deciso di accettare la proposta che mi avete fatto”.
Se quell’uomo aveva una sola qualità, pensò Ryo, era di essere una persona diretta, che non si perdeva in giri di parole. Eppure, non riusciva ad apprezzare neanche quella caratteristica in lui.
“Speravamo che accettasse” disse Ryo, con un sorriso soddisfatto. “Ci ha sorpreso, lo sa? Non ci aspettavamo che lo avrebbe fatto così presto”.
“Uno dei miei difetti è la poca pazienza, lo ammetto. Quando desidero qualcosa, non posso aspettare a lungo”.
Asano fece spallucce e spostò lo sguardo su Kaori, che rabbrividì di disgusto. Ryo, ancora una volta, finse di non accorgersi del significato di quello sguardo, forse Asano pensava addirittura che non gli interessasse. Non sapeva per quanto sarebbe stato in grado di portare avanti quella recita, la sua sopportazione era al limite.
“Spero che comprendiate, in ogni modo, che per concludere definitivamente il nostro accordo di collaborazione, è necessario un vostro investimento economico sin da subito” riprese l’imprenditore. “Quando si parla di buoni affari, non bisogna perdere tempo”.
“Siamo completamente d’accordo con lei. Inoltre, siamo certi che il guadagno che avremo sarà alquanto maggiore dell’investimento che ci chiede, giusto?”
Asano annuì: “Su questo non ci sono dubbi”.
Ryo e Kaori erano sicuri che l’uomo stesse già pensando al metodo migliore per raggirarli, senza la possibilità di ottenere alcun vantaggio dall’accordo. Peccato che non avesse la minima idea della loro reale identità e del motivo per il quale erano lì.
“A questo punto resta soltanto da convincere i proprietari della pensione” Asano sembrava fin troppo sicuro di sé. “Sono sicuro che stavolta non potranno fare a meno di accettare”.
Gli sweeper si scambiarono un’occhiata fugace. Il tono che aveva usato non piaceva a nessuno dei due, sicuramente aveva in mente qualcosa e dovevano scoprire al più presto di cosa si trattava.
“Vi dispiace se mi allontano un momento?” esordì all’improvviso Kaori. “Devo chiamare la nostra segretaria per un impegno di lavoro, l’avevo completamente scordato”.
“Certamente, le faccio vedere dov’è il telefono”.
Asano si alzò per accompagnare Kaori e Ryo strinse le mani intorno ai braccioli della sedia, era lampante che quel tizio non aspettasse altro. Ryo guardò la socia, facendole intendere di fare attenzione e lei annuì impercettibilmente. Non le piaceva per niente la prospettiva di rimanere da sola con quell’uomo, sebbene per pochi istanti, ma quello era l’unico modo per riuscire a nascondere i microfoni senza farsi scoprire.
Non appena Ryo restò solo, prese in mano una penna e se la rigirò tra le dita, poi finse di farla cadere a terra per sbaglio. Si abbassò leggermente per raccoglierla e prima di rialzarsi attaccò un minuscolo microfono sotto la scrivania. Continuò a giocherellare con la penna per non destare sospetti e mostrarsi a suo agio, aveva notato le telecamere presenti nell’ufficio già dalla sera della festa ed era consapevole di essere osservato in ogni movimento. Quella penna, però, comunicava anche la tensione che avvertiva. Sapere Kaori da sola con Asano non lo faceva stare tranquillo, aveva dimostrato il suo interesse per la sua compagna anche in sua presenza, cosa avrebbe potuto fare una volta da solo con lei? Kaori avrebbe saputo rispondergli per le rime e tenerlo a bada, ne era sicuro, ma era in pensiero lo stesso.
“Faccia pure con calma” disse Asano, accompagnando la donna fino al tavolino dov’era posizionato l’apparecchio telefonico.
“Grazie, è molto gentile a concedermi di usare il suo telefono”.
“Non deve ringraziarmi, non potrei rifiutarle nessun favore, figuriamoci una sciocchezza del genere. Lei è una donna incantevole, è impossibile dirle di no” sorrise Asano. “Suo marito è un uomo davvero fortunato”.
Kaori mantenne un’espressione indifferente, ma avrebbe voluto dirgli che era solo uno sbruffone insopportabile. Da dove tirava fuori certe sdolcinatezze? Era ridicolo e neanche se ne accorgeva.
“Se non le dispiace, vorrei restare sola. Si tratta pur sempre di affari personali”.
“Siete sposati da molto?” insistette Asano, non aveva nessuna intenzione di mollare la presa.
“Solo da un paio di anni”.
“È comprensibile, chissà quanti pretendenti ha avuto in passato e quanti ne ha ancora oggi. Ci sarà voluto del tempo per decidere qual era l’uomo giusto”.
“Come si permette?” esclamò Kaori, sempre più irritata. “Non si azzardi mai più a fare delle simili insinuazioni!”
“Ha ragione, ma deve sapere che non ho mai incontrato una donna come lei. È molto attraente, Chieko”.
“Le ho detto di smetterla! Se mio marito…”
“Non si preoccupi, non voglio rovinare in alcun modo il suo matrimonio, non mi interessa farlo”.
Asano fece un passo avanti e Kaori si irrigidì. Tentò di allontanarsi, ma si trovò bloccata tra l’uomo e il tavolino di legno.
“Non c’è bisogno di far sapere agli altri quando due persone stanno bene insieme e sono sicuro che per noi sarebbe così. Lei è stupenda e io potrei renderla molto felice.”
Il suono di uno schiaffo risuonò nel silenzio della stanza. Asano si toccò la guancia e sorrise, conquistare quella donna si stava dimostrando più difficile del previsto, ma non gli dispiaceva del tutto, era intrigante e divertente. Kaori, rossa in volto, era furibonda. Ma cosa credeva di fare quel tizio? Era uno spocchioso pieno di sé.
“Non provi mai più a farmi una proposta del genere!” esclamò. La voce tremava leggermente, tanta era la rabbia che la dominava, ma cercò di mantenere un tono di voce basso, non voleva che Ryo sentisse. “E adesso mi lasci sola, per cortesia!”
Asano fece un leggero inchino,  sempre con quel suo sorrisetto arrogante, prima di tornare nel suo ufficio. Si fermò sulla porta, la mano sulla maniglia. Quella donna aveva dentro di sé una passione e una vivacità che non aveva mai incontrato, tenerla tra le braccia doveva essere un’esperienza meravigliosa. Considerato il suo temperamento, era normale che in un primo momento rifiutasse le sue avances, probabilmente in caso contrario non l’avrebbe trovata tanto attraente, nonostante la sua indiscutibile bellezza. Avrebbe trovato il modo di conquistarla, doveva solo scoprire qual era il suo prezzo.
Kaori fece un sospiro di sollievo appena rimase da sola. Takeru Asano era un individuo a dir poco viscido, subdolo e presuntuoso. Come gli era venuto in mente di proporle di diventare la sua amante? Per quel che ne sapeva, lei era una donna sposata, non significava niente questo per lui? Più ci pensava, più la collera cresceva, ma cercò di riprendere il controllo di sé stessa, era lì per lavorare e doveva ancora collocare il microfono. Finse di fare la telefonata che aveva usato come scusa per lasciare da solo Ryo, poi si passò una mano tra i lunghi capelli neri, sganciando un orecchino, che scivolò a terra. Si abbassò per raccoglierlo e a quel punto attaccò al muro il microfono, nascosto dietro il divano. Si rimise l’orecchino e si diresse di nuovo verso l’ufficio.
 
“Quel tizio è insopportabile” disse Ryo, una volta rimasti soli.
“Già” mormorò Kaori, distratta.
“Va tutto bene?”
Ryo le accarezzò un braccio e Kaori, a quel gesto, sembrò svegliarsi da un torpore.
“Sì, è solo un po’ di stanchezza, suppongo” rispose. “Sono stufa di Asano e dei suoi sotterfugi”.
“Ora che abbiamo piazzato i microfoni, sarà più semplice scoprire cosa sta tramando”.
Kaori annuì e sorrise, ma i suoi muscoli erano ancora in tensione e la sua inquietudine non sfuggì a Ryo.
“È successo qualcosa prima con Asano?”
“No, niente di particolare”.
Kaori sapeva che Ryo non era del tutto convinto dalle sue parole, la conosceva troppo bene e gli bastava guardarla negli occhi per capire che c’era qualcosa che la turbava. Nonostante questo, non aveva intenzione di raccontargli cos’era successo poco prima, non ce n’era bisogno, era stata in grado di rimettere Asano al suo posto e questo era sufficiente, almeno per il momento. Ryo già sopportava poco l’atteggiamento da strafottente del loro sospettato, se avesse scoperto la proposta spudorata che le aveva fatto, sarebbe andato su tutte le furie. Non solo l’avrebbe tenuta fuori dalle indagini, ma avrebbe anche rischiato di mandare all’aria tutti gli sforzi che avevano fatto fino ad allora.
Ryo l’attirò a sé, tenendola stretta nel suo abbraccio caldo e avvolgente. Kaori gliene fu grata, si sentì subito al sicuro e protetta, nel posto più bello che conosceva.

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Capitolo 7
*** Vicini alla verità ***


Siamo arrivati al settimo capitolo e abbiamo superato più di metà della storia.
Come sempre ringrazio chi sta seguendo questa fanfiction, spero che sia una buona lettura.
A presto!
 
 
 


“Mamma, vuoi dirmi chi sposò Haruka?”
“Abbi pazienza, Kyoko, ti racconterò tutto a tempo debito” la redarguì la madre, prima di ricominciare a parlare. “Quando Masaki rimase vedovo, era ancora giovane e presto avrebbe dovuto risposarsi”.
Si fermò un momento per bere un po’ di tè, gettando un occhio alla figlia. Sorrise, era così impaziente, ma non poteva darle torto, anche lei aveva reagito nello stesso modo quando sua madre le aveva narrato quella storia.
“La sua famiglia e quella di Haruka erano in ottimi rapporti e fu scelta proprio la ragazza come sua promessa sposa” disse Aya. “Lei era molto innamorata di Masaki e anche lui s’innamorò presto. Haruka era piena di vita, esuberante e curiosa”.
“Davvero?”
“Certo, Masaki e Haruka si erano trovati e innamorati, pronti per vivere una vita insieme, piena d’amore…”
 
“Buongiorno, Kaori, come sta?”
Kyoko sorrise con dolcezza alla sua ospite. Il suo viso appariva più disteso e rilassato dei giorni precedenti.
“Buongiorno, signora Nakama, è particolarmente di buon umore stamani?”
L’anziana donna annuì: “Da qualche giorno sembra tornato tutto alla normalità e nessun ospite si è più lamentato” si guardò intorno. “Ryo non è con lei?”.
Kaori alzò le spalle e scosse la testa: “È un inguaribile pigrone” disse. “È un’impresa tentare di farlo alzare dal letto la mattina”.
Kyoko rise, poi la sua espressione cambiò. Guardò la sua interlocutrice come se avesse voluto dirle qualcosa, ma non trovasse le parole giuste.
“Si ricorda quando lei e Ryo vi siete offerti di aiutarci?”
“Certo, ci scusi se non vi abbiamo più fatto sapere niente…”
“Non deve scusarsi, non è di questo che volevo parlarle” la donna distolse lo sguardo per un attimo, prima di posarlo di nuovo sulla ragazza. “Io e mio marito vi siamo grati per l’aiuto che ci avete offerto, ma abbiamo deciso di lasciar perdere”.
Kaori sgranò gli occhi, non si aspettava quel risvolto.
“Non vi interessa sapere la causa che ha scatenato questa situazione?”
“Non più, ormai, l’unica cosa importante è che questa storia si sia risolta, in un modo o nell’altro. I nostri ospiti vengono qui per rilassarsi, per godere della natura e del silenzio di questo luogo. Non vogliamo che le voci su questa vicenda si diffondano e che la quiete che si respira qui venga interrotta”.
Kaori corrugò la fronte, di cosa stava parlando?
“Signora Nakama, noi non abbiamo nessuna intenzione di far trapelare questa storia”.
“Lo so, ma non ha importanza. Vogliamo solo voltare pagina”.
Kaori era basita, non poteva obbligare gli anziani coniugi ad andare a fondo di quella strana circostanza, se avevano deciso di rinunciare, ma la loro improvvisa reticenza era alquanto sospetta. Come potevano essere convinti che quella situazione tanto assurda si fosse risolta come per magia? Cosa gli faceva credere che i misteriosi eventi di cui era stata protagonista la pensione non si sarebbero più verificati?
“D’accordo, come vuole” Kaori mostrò un sorriso gentile. “Sono contenta che siate più tranquilli”.
“La ringrazio della sua comprensione, arrivederci”.
La donna anziana si allontanò, mentre la sweeper tornò nella sua stanza, dove Ryo stava ancora dormendo.
“Svegliati, pigrone! Dobbiamo parlare!” disse, salendo a cavalcioni su di lui.
“Uhm, cosa vuoi, Kaori? Siamo in vacanza” mugugnò l’uomo, poi sorrise, continuando a tenere gli occhi chiusi. “Mi piace quando prendi l’iniziativa”.
“Di cosa stai parlando?”
Il sorriso di lui si allargò, divertito e compiaciuto insieme: “Non lo indovini?” chiese e le sue mani andarono a posarsi sui fianchi della donna, li adorava, erano così morbidi e sensuali. Solo in quel momento Kaori sembrò prendere consapevolezza della loro posizione e diventò rossa.
“Ti devo parlare di una cosa seria…” mormorò e deglutì, le dita di lui stavano seguendo la linea dei fianchi e stavano salendo, fino al seno. “Non sto scherzando…”
“Nemmeno io, amore mio” sussurrò Ryo e socchiuse gli occhi, fissandola con intensità. “Ti ascolto”.
Che faccia da schiaffi, pensò Kaori, eppure adorava quel viso dai tratti decisi. Gli occhi neri penetranti e vivaci, illuminati di seduzione e divertimento. Il naso dritto, le labbra curvate in un sorriso ironico che formavano due rughette ai lati della bocca, la mascella squadrata. I capelli scuri, ribelli e spettinati. Kaori sentì un brivido lungo la schiena quando pensò che quell’uomo vigoroso, seducente e bellissimo, era innamorato di lei e la stava tenendo tra le braccia, aspettando solo un suo gesto per baciarla e fare l’amore con lei.
“È una cosa importante…” tentò di nuovo, più a sé stessa che a lui.
“Sto aspettando”.
“Te l’ho già detto che sei insopportabile, Saeba?”
“Parecchie volte” sorrise lui e una mano si spostò sul seno. “Io invece ti adoro, Sugar Boy”.
Kaori sospirò e si abbassò su di lui, baciandolo. Si scambiarono un bacio lento, ma lungo e profondo, assaporando ogni sensazione di gioia che sapevano donarsi reciprocamente. Si separarono un momento con il respiro leggermente ansimante, gli occhi grandi, dolci e languidi di lei, in quelli profondi e pieni di desiderio di lui.
“Sei meravigliosa”.
Lei sentì un altro brivido, più forte di prima, e lo baciò di nuovo, ma stavolta fu un bacio più impaziente, come se entrambi non potessero più aspettare di sentirsi l’uno parte dell’altra. Ryo capovolse le loro posizioni e le baciò il collo, poi scese giù fino al seno, liberandolo prima della maglia e poi del reggiseno, mentre le sue mani accarezzavano il suo addome, poi i suoi fianchi, fino alle cosce. Kaori sospirò e passò le dita tra i capelli morbidi dell’uomo, poi le spostò sulla schiena, ampia e forte, e strinse le cosce intorno al bacino di lui.
“Ti amo, Kaori” sussurrò Ryo, sulle sue labbra.
“Anch’io ti amo, Ryo”.

Un po' di tempo dopo, erano abbracciati, godendosi l’emozione di stare insieme e dell’amore che sapevano donarsi a vicenda, nel silenzio di quel luogo immerso nella natura e nella quiete.
“Te l’ho detto che mi piace quando prendi l’iniziativa”.
Kaori gli diede un colpetto con il pugno e Ryo sogghignò, divertito.
“Di cosa volevi parlarmi prima?”
“Ho incontrato la signora Nakama” disse lei, poi rimase qualche secondo in silenzio, come se stesse ponderando le parole da usare. “Ha detto che né a lei, né al marito, interessa più sapere la causa dei presunti episodi soprannaturali”.
“Come? All’improvviso? E perché?”
Kaori si mise su un gomito, per guardarlo meglio: “Teme che questa storia diventi di dominio pubblico e che il soggiorno degli ospiti della pensione possa essere disturbato”.
Ryo aggrottò la fronte: “Le hai detto che non abbiamo nessuna intenzione di far trapelare questa vicenda?”
“Certo, ha risposto che quello che è successo non ha più importanza, conta soltanto che si sia risolto tutto”.
“Come fanno a essere sicuri che non accadrà più? Dopotutto la situazione si è stabilizzata, apparentemente, da neanche una settimana”.
“È la stessa domanda che mi sono fatta anch’io…”
Le labbra di Ryo si curvarono in un sorriso sarcastico e accompagnò Kaori sopra di sé: “Non hai nessuna intenzione di lasciar perdere, giusto?”
I loro ventri si toccarono e Kaori gemette: “Non ci penso nemmeno” sussurrò sulla bocca dell’uomo.
Lui mosse il bacino, mentre le sue mani andarono di nuovo sui fianchi della donna.
“Sei un vero spregiudicato”.
“Solo con te, dolcezza”.
Sorrisero e si guardarono negli occhi un momento, come se volessero arrivare alla parte più intima dell’altro, poi si baciarono di nuovo, per abbandonarsi ancora all’amore e al desiderio che provavano.

Più tardi, mentre finivano di rivestirsi dopo aver fatto la doccia, sentirono qualcuno bussare alla porta della loro stanza. Quando furono presentabili, aprirono e si trovarono davanti la proprietaria della struttura.
“Scusate il disturbo, ha chiamato di nuovo la signora Saeko, vi attende in linea”.
“Grazie, arriviamo subito”.
“Va tutto bene?” chiese Kyoko, scrutandoli con titubanza. “È già la seconda volta che chiama”.
“Certo, vorrà parlarci di questioni di lavoro, collaboriamo spesso con lei” Kaori sorrise, mostrandosi tranquilla.
“Se non volete essere disturbati, posso dirle che siete usciti”.
“Non c’è bisogno, la ringraziamo. Se ci ha chiamato, significa che è una cosa importante”.
Kyoko li accompagnò, per la seconda volta da quando erano lì, fino al telefono.
“Ciao Saeko, hai delle novità?”
“Kaori, devo complimentarvi con voi, avete fatto centro” disse la detective dal suo ufficio. “Non posso parlarvene al telefono, quindi dovete venire immediatamente qui. Mi aspetto di vedervi nel mio ufficio tra due ore, sbrigatevi”.
Saeko terminò la telefonata e Kaori fissò l’apparecchio per qualche secondo, come se si aspettasse di sentire di nuovo la voce della donna.
“Sempre deliziosa, non c’è che dire…” mormorò riagganciando la cornetta.
“Che succede?”
“Dobbiamo andare a Tokyo, immediatamente, ha precisato”.
Gli sweeper stavano per dire qualcos’altro, ma percepirono che qualcuno li stava osservando, o forse sarebbe stato meglio usare il termine origliare.
“È possibile che non siamo liberi di prenderci nemmeno qualche giorno di pausa?” esclamò Ryo, sbuffando. “Ma sai una cosa? Dovrà sbrigarsela da sola, perché adesso ce ne andremo a fare quella gita che avevamo programmato per oggi e non torneremo fino a stasera. Così, se chiamerà di nuovo, sarà costretta a fare a meno di noi!”
I due si allontanarono di gran carriera, fingendo di non aver notato i coniugi Nakama nascosti dietro la porta.
“Non li facevo così curiosi” sussurrò Ryo, quando fu sicuro di essere abbastanza lontano da orecchie indiscrete.
“Già, pensi che abbiano dei sospetti?”
“Non lo so, a volte hanno un atteggiamento equivoco. Ci sfugge qualcosa, ma non riesco a capire cosa…”
“Saeko ha detto che abbiamo fatto centro, ma non ha spiegato a cosa si riferiva, di preciso”.
“Lo scopriremo presto”.

Due ore più tardi, i due si trovarono nell’ufficio della detective Nogami.
“Allora, siamo impazienti, quali sono le novità?” chiese Ryo, sedendosi comodamente su una delle sedie alla scrivania.
Dopo che gli sweeper avevano piazzato i microfoni, Saeko aveva ascoltato attentamente ogni conversazione di Takeru Asano grazie alle intercettazioni. Avrebbero voluto pensarci Ryo e Kaori in prima persona, ma avevano dovuto rinunciarci, non sapevano se la pensione fosse un luogo sicuro e se i coniugi Nakama non curiosassero nella loro camera quando erano fuori, sebbene non avessero mai trovato niente fuori posto.
“Ascoltate voi stessi la registrazione…” rispose Saeko.
“Voleva vederci?”
A parlare era stata una voce sconosciuta che la coppia non riconobbe, apparteneva a un uomo, ma non sembrava quella del loro sospettato.
“Sì, vi farà piacere sapere che ho deciso di aumentare il vostro compenso”.
Gli sweeper identificarono subito il tono infido e provocatorio di Takeru Asano.
“Immagino che questo aumento corrisponda a un nostro impegno maggiore”.
Nella conversazione intervenne una terza voce, stavolta femminile.
“Sei perspicace, come ogni donna, d’altra parte”.
Kaori immaginò il ghigno subdolo di Asano, lo stesso che aveva rivolto a lei, ed ebbe un brivido di repulsione.
“Sono stato anche troppo gentile, finora. Dovrò essere più convincente e ho necessità del vostro intervento”.
“Cosa intende?”
“È stata piuttosto divertente e inusuale la recita che abbiamo portato avanti, quasi mi dispiace non continuare. Probabilmente quegli sciocchi sono convinti che si tratti davvero di quella leggenda”.
La risata stridula e inquietante di Asano risuonò nella stanza.
“Purtroppo, non è bastato a convincerli, quindi dovrete entrare in casa loro e creare un po’ di scompiglio, giusto per spaventarli un po’. Cose di routine per voi, giusto?”
“Dipende da quanto è rilevante l’aumento che ci ha proposto”.
Udirono il rumore di un cassetto che si apriva e poi un fruscio.
“È sufficiente questa somma?”
“Può andare, ma se ci scoprono?”
“Vi vantate di essere dei professionisti, o sbaglio?”
“È così, ma a volte le cose possono avere dei risvolti imprevisti…”
“Certo, capisco. In quel caso dovrete far cadere la responsabilità su Noboru Inoue, ma non su sua moglie, mi raccomando. Sarebbe un tale spreco, a lei ci penserò io”.
“Quando desidera che agiamo?”
“Domani stesso, sapete che detesto aspettare. Dovrete attendere che sia sera, quando gli ospiti della pensione saranno andati a dormire, in modo che non ci siano occhi indiscreti che possano vedervi”.
“Come vuole”.
Evidentemente i due sconosciuti lasciarono la stanza, perché ci fu il rumore del cigolio di una porta che si apriva e poi si richiudeva.
Se tutto va come ho previsto, non solo finalmente otterrò la pensione, ma se la fortuna sarà dalla mia parte, avrò anche l’opportunità di incastrare quello smidollato di Inoue e una volta fuori dai giochi, conquistare la bella Chieko”.
“Smidollato a chi?” proruppe Ryo, scattando in piedi.
“Ti sembra il momento di fare certe scenate? Kyoko e Jin sono in pericolo!”
“Non solo vuole fregarmi, ma dopo vuole anche provarci con te, Kaori!” continuò l’uomo, imperterrito. “Glielo farò vedere io chi è lo smidollato tra noi due!”
Le due donne si guardarono e scossero il capo, non sapevano se ridere o arrabbiarsi per quella sceneggiata inutile e che gli faceva perdere tempo.
“Siamo stati fortunati” intervenne Saeko, ponendo fine alle proteste di Ryo. “Si sono lasciati sfuggire il momento in cui entreranno in azione, questo particolare ci sarà molto utile”.
“Non dirmi che ci lascerai soli ad affrontare quei cattivoni” disse Ryo, con un sorriso ironico.
“Ovviamente no, informerò gli agenti del posto e ci sarà anche la mia squadra” rispose Saeko. “Per quanto riguarda Asano voglio pensarci personalmente”.
“Ottima idea, sarà meno dispiaciuto di essere arrestato se lo farai tu”.
Gli sweeper si diressero verso l’uscita, ma la voce della detective li fermò sulla porta.
“Mi raccomando, fate attenzione, non sappiamo quanto possano essere pericolosi quei tipi. La situazione potrebbe degenerare e questo non deve succedere, soprattutto per l’incolumità dei signori Nakama”.
“Con chi credi di parlare?” chiese Kaori. “Siamo City Hunter”.
Ryo sorrise a quell’affermazione e lasciò l’ufficio insieme a lei.
“Se penso che vuole provarci con te…”
“Per caso sei geloso?” sorrise la donna, divertita. “Lo sai che il mio cuore è già impegnato”.
“Vorrei anche vedere” disse lui, prendendola tra le braccia. “Dove pensi di trovare un uomo altrettanto coraggioso, simpatico e attraente come me?”
Kaori rise e poi si baciarono.
“Finalmente siamo vicini alla soluzione. Sei pronta, socia?”
“Non vedo l’ora!”

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Capitolo 8
*** Confronti ***


Ecco qui l’ottavo e penultimo capitolo.
Grazie a chi continua a leggere questa storia, spero vi piaccia!
A presto!
 
Il giorno successivo all’incontro con Saeko, gli sweeper non si allontanarono mai dalla pensione e tennero d’occhio i proprietari per tutto il tempo. Anche se Asano e i suoi complici avevano concordato di agire al calare della notte, non era detto che non cambiassero piano e loro non volevano correre rischi.
La giornata, in ogni modo, passò tranquilla e quando arrivò la sera e il silenzio, l’aria diventò colma di attesa e di tensione. L’abitazione dei coniugi Nakama era adiacente alla pensione, quindi non ci fu bisogno di allontanarsi, potevano controllare sia l’anziana coppia, sia gli ospiti; se qualcuno di loro si fosse svegliato, allarmato dalla confusione, la situazione avrebbe potuto facilmente complicarsi, con conseguenze tragiche.
Ryo e Kaori si erano nascosti nel boschetto che si estendeva a pochi metri dagli alloggi, da quella posizione avrebbero potuto rendersi conto immediatamente di presenze sospette. Era quasi l’una, però, e nei paraggi non si era ancora visto nessuno.
“Non avranno mica cambiato idea?” sbuffò Ryo e starnutì.
“Parla piano, vuoi farti scoprire?”
“È freddo qui fuori, che ci posso fare?” si lamentò l’uomo e starnutì di nuovo. “Stai a vedere che ci hanno fregato e non riusciremo a chiudere questa faccenda nemmeno stasera!”
Kaori non replicò, ma aveva lo stesso timore. Sospirò avvilita, sperava di risolvere quella situazione la notte stessa, ma iniziava ad avere dei dubbi a riguardo.
“Chissà come si infurierà Saeko se non succederà niente” sogghignò Ryo, con una risatina.
“Insomma, è mai possibile che tu non riesca a essere serio, una volta ogni tanto?” esclamò Kaori. “Anche in situazioni di questo genere devi fare lo scemo?”
“Chi è che sta alzando la voce, rischiando di farci scoprire, adesso?”
Lei non rispose e lo fulminò con lo sguardo. Ryo si convinse a non continuare con le sue proteste, ma prima starnutì ancora una volta e borbottò: “Mi prenderò un raffreddore…”
D’un tratto lo sguardo dell’uomo mutò e si voltò con un movimento rapido, estraendo la sua Colt Python 357 Magnum dalla fondina e gridò: “Attenta, Kaori! Sono dietro di te!”
Gli sweeper si trovarono di fronte a un uomo e una donna, probabilmente proprio coloro che stavano aspettando, o almeno così speravano. Entrambi stringevano tra le dita una pistola, puntandola contro di loro.
La donna aveva intorno ai trentacinque anni. Aveva i capelli castano scuro raccolti in una coda di cavallo, gli occhi dall’espressione decisa e pungente, dava l’impressione di non temere affatto quella situazione. L’uomo doveva avere più o meno la stessa età. I capelli neri gli arrivavano fino alle spalle, mentre gli occhi erano socchiusi in uno sguardo risoluto e quasi divertito.
“Sembra che non siamo i soli a tenere d’occhio i due vecchietti, Yuriko” il sorriso di lui era derisorio.
“Hai ragione, Taichi, sono sorpresa” rispose lei. “Chi siete?”
“Potremmo farvi la stessa domanda” disse Ryo. “Noi abbiamo pagato per stare qui, ma non credo che si possa dire lo stesso di voi”.
“Ci prendi in giro?” ringhiò l’altro.
“Per niente, avevamo prenotato qualche giorno in questa deliziosa pensione, ma Takeru Asano e i suoi complici ci hanno completamente rovinato la vacanza”.
“Come fate a conoscere Asano?”
“Credo che il vostro amico vi abbia parlato di una coppia sprovveduta arrivata da Tokyo per stringere un accordo con lui… o forse sarebbe meglio dire per farsi raggirare. Mi pare si chiamino Noboru e Chieko Inoue” Ryo fece un sorriso beffardo. “Siamo desolati, ragazzi, ma ci troviamo costretti a dover rovinare il vostro piano, anche se Asano non ne sarà affatto contento”.
I due sgranarono gli occhi e Taichi esclamò: “Siamo stufi dei vostri giri di parole. Chi siete davvero?”
Entrambi stavano perdendo la pazienza, i sorrisi sarcastici che avevano fino a poco prima erano spariti, sostituiti da un’espressione tesa e irritata.
“Siamo Noboru e Chieko Inoue. Anche se in realtà queste sono delle false identità che abbiamo usato per avvicinarci ad Asano e lui ci è cascato in pieno”.
Lo sweeper sogghignò e guardò Kaori: “Vuoi dirglielo tu?”
Lei annuì e sorrise a sua volta: “Mai sentito parlare di City Hunter?”
“Non è possibile…”
Taichi e Yuriko apparivano increduli.
“A giudicare dalla vostra faccia sembra che la nostra fama arrivi fin qui. Sai, socia, dovremmo sentirci onorati”.
“In effetti nel nostro ambiente non è inusuale sentire parlare di City Hunter” disse Yuriko. “Ma c’è una differenza fondamentale tra noi”.
“E quale sarebbe?” chiese Kaori.
La donna sorrise: “Noi conosciamo alla perfezione questi luoghi, molto meglio di voi. Quindi, siamo palesemente in vantaggio”.
I quattro si fissarono, seri e concentrati sui movimenti dell’altro. Chi avrebbe fatto la prima mossa? Fino a quel momento avevano scherzato, ma era l’ora di iniziare a fare sul serio.
“Non vi conviene scherzare con noi…” disse Taichi tra i denti.
“Temo che vi sopravvalutiate un po’ troppo”.
“Ah sì? Sono sicuro che tra poco cambierete idea!”
L’uomo fece partire un colpo in direzione di Ryo, ma lui lo evitò abilmente. La scena si replicò, ma questa volta fu lo sweeper a muoversi per primo.
“Sei più veloce di quanto credessi…” mormorò Taichi.
“Anche tu non scherzi”.
Nel frattempo, anche le due donne si stavano confrontando, ma nessun colpo era ancora partito dalle loro pistole.
“Dopotutto sei carina, capisco perché Asano voleva tenerti fuori da ogni responsabilità” disse Yuriko, con un sorriso indisponente. “Quel verme voleva divertirsi un po’, prima di scaricarti”.
“Mi fa piacere sentire che abbiamo la stessa opinione su quell’individuo disgustoso, nonostante tu lavori per lui”.
“Si può dire altro di quell’uomo?” chiese la donna, poi alzò le spalle. “L’unico rapporto che ho con quel tizio è di tipo lavorativo, non mi riguarda la sua vita privata. Si tratta solo affari, in fin dei conti”.
Entrambe avevano lo sguardo fisso in quello dell’altra, immobili.
“D’accordo, direi che è arrivato il momento di finirla con i convenevoli” disse Yuriko e con un movimento fulmineo fece partire un colpo. Kaori riuscì a spostarsi e prima che l’altra potesse tentare di nuovo, con un calcio la disarmò, facendo finire la pistola a qualche metro di distanza. Si era allenata molto nel combattimento corpo a corpo, sviluppando una buona struttura muscolare, che le permetteva di avere un controllo eccellente dei propri movimenti e sferrare colpi veloci e precisi. I criminali che lei e Ryo si trovavano ad affrontare, spesso non si aspettavano quella reazione e si mostravano impreparati.
Le due spostavano lo sguardo dall’avversaria alla pistola. Entrambe volevano recuperarla per prima, ma attendevano la mossa dell’altra.
“Sei in gamba, devo ammetterlo, ma non abbastanza per me” disse Yuriko e con uno scatto si precipitò in direzione della pistola. Kaori si mosse subito dopo e un attimo prima che la donna potesse afferrare l’oggetto, la bloccò, riuscendo a prendere la pistola. Yuriko la guardò con ostilità.
“Sei sempre dell’idea che non sia abbastanza in gamba?” chiese Kaori, con un sorriso sarcastico.
“Sgualdrina…”
“Insultarmi non mi sembra lo spirito giusto da usare per digerire una sconfitta, sai?”
Intanto, gli altri due avevano seguito tutta la scena. Ryo sorrise, Kaori aveva saputo gestire benissimo la situazione e adesso erano in vantaggio.
“La tua partner è davvero in gamba, non c’è che dire” disse Taichi.
“Lo so, è uno dei motivi per cui sono innamorato di lei”.
“Quanto sei tenero”.
“Be’ vedi, quando fai questo tipo di lavoro insieme a un’altra persona, la sintonia è fondamentale, serve per capirsi senza parlare, intuire le mosse dell’altro e aiutarsi a vicenda” Ryo sorrise. “Nel nostro caso, l’amore che ci lega, non fa che rendere ancora più solida questa sintonia”.
Taichi liberò una sonora e lunga risata.
“Una dichiarazione d’amore in piena regola” esclamò. “Davvero romantico, non mi sono mai divertito tanto, sai?”
L’uomo abbassò leggermente la pistola, era evidente che si sentisse migliore di Ryo, ma questa convinzione aumentò ulteriormente il vantaggio degli sweeper, perché abbassò la guardia. Kaori, con un altro movimento rapido, finse di volerlo disarmare e lui si girò verso di lei, ma prima che potesse tentare di colpirla, fu Ryo a disarmarlo.
“Stavo parlando proprio di questo prima” disse Ryo, con un sorriso compiaciuto.
Taichi lo fissò con uno sguardo pieno di disprezzo, poi un ghigno si curvò di nuovo sulle sue labbra: “Avete dimenticato un particolare…”
“E quale sarebbe?”
“Voi non conoscete a sufficienza questi luoghi, mentre noi sì. Non ci sarà difficile fuggire”.
“Ne sei proprio sicuro? Guardati intorno…”
I fari di alcune auto della polizia illuminarono la radura e quando Taichi e Yuriko provarono a scappare, si ritrovarono circondati dagli agenti.
“Quando tra poco vedrete Asano, in cella, portategli i nostri saluti!”
 
Più tardi, Saeko raccontò loro che Asano aveva provato a dare la responsabilità a Ryo o meglio, a Noboru, inconsapevole della sua vera identità. Quando aveva scoperto la verità, allora la colpa era ricaduta su Taichi e Yuriko, ma loro non ci pensavano neanche per sogno a finire nei guai ancora di più di quanto non lo fossero già e avevano spiattellato tutto.
“Quindi Asano ha chiesto a quei due di travestirsi da fantasmi per spaventare i signori Nakama e i loro ospiti?” chiese Ryo, incredulo. Era una storia talmente assurda.
“A quanto pare la pensione è legata a una vecchia leggenda e Asano ha pensato di sfruttare quella storia per spaventare i signori Nakama e convincerli a vendere. Quando si è reso conto che la coppia non aveva nessun timore, ha pensato di iniziare a spaventare gli ospiti, in modo da far crollare gli affari e costringerli comunque a vendere”.
“Non immaginavo che avesse un’inventiva tanto originale quel tipo. Ce ne vuole di fantasia per ordire un piano del genere…”
“Già, quando ha capito che il suo piano non stava funzionando, ha deciso di passare alle maniere forti” disse Saeko. “Siete arrivati qui proprio al momento giusto”.
“Perché era tanto interessato alla pensione?” chiese Kaori.
“Abbiamo scoperto che stava tenendo d’occhio anche altre strutture nei dintorni. Sicuramente, una volta conclusa l’acquisizione, avrebbe cercato di acquistare altri edifici turistici del luogo” rispose Saeko. “La pensione dove alloggiate, però, era particolarmente interessante ai suoi occhi proprio per questa leggenda. Voleva sfruttarla per attirare più persone e aumentare i suoi guadagni”.
“Si può sapere di quale leggenda stai parlando?” chiese Ryo.
“Non so di preciso, mi pare che racconti la storia di due innamorati, che ogni tanto appaiono nei dintorni…”
Kaori deglutì e poi si alzò in piedi con uno scatto: “Bene, mi sembra sia arrivato il momento di tornare a Tokyo”.
“Ma come, ci siamo rovinati quasi completamente la vacanza a causa di questa storia assurda e non ti vuoi godere neanche gli ultimi due giorni che ci restano da trascorrere qui?” protestò Ryo.
“Non m’importa, preferisco tornare a casa. Andiamo!”
Kaori afferrò Ryo per la giacca e lo trascinò fuori.
“Ci vediamo, Saeko!” disse e si allontanò di gran carriera con il socio al seguito.
La detective trattenne una risata, quei due erano davvero incomprensibili, a volte.
“Kaori, ma che diamine ti prende?”
“Non voglio tornare in quel posto, è infestato dai fantasmi! Non hai sentito quello che ha detto Saeko?”
“È solo una vecchia leggenda, dai…”
“Non ho intenzione di rischiare!”
“Non credi che i signori Nakama sarebbero delusi se ci vedessero andare via prima del previsto?”
Kaori tentennò, Ryo non aveva tutti i torti, ma non era per niente convinta di voler restare alla pensione altri due giorni, alla luce di quello che aveva scoperto. Ora sapeva che la prima notte in cui erano arrivati lì si era trovata faccia a faccia con Taichi e Yuriko, ma se stavolta si fosse trovata davanti dei veri spiriti?
“Forse posso trovare un modo per convincerti” sussurrò Ryo, posando le labbra sul suo collo.
“Sei sleale…”
“Lo so. Ormai conosco i tuoi punti deboli”.
“Stai attento, perché anch’io conosco i tuoi, Saeba”.
“Questo mi fa molto piacere” rispose lui, prima di attirarla a sé e baciarla. “Ci penserò io a proteggerti e a distrarti, Sugar Boy”.
Kaori arrossì, immaginava perfettamente il modo che aveva in mente Ryo di distrarla. Lui sorrise, a cosa stava pensando la sua socia per arrossire in quel modo?
“Va bene” si arrese Kaori. “E comunque sono contenta che i sospetti su Jin e Kyoko fossero infondati. Forse sono solo un po’ strani”.
“Non ne sono sicuro” rifletté Ryo.
“Cosa vuoi dire?”
“Saranno anche un po’ strani, ma era chiaro che stessero nascondendo qualcosa e stavolta ho tutta l’intenzione di scoprire di cosa si tratta”.

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Capitolo 9
*** I fili del destino ***


Eccoci arrivati al nono e ultimo capitolo!
Prima di tutto, ci tengo a ringraziare chi ha letto, chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite, e chi ha lasciato un commento, è sempre bello e incoraggiante conoscere l’opinione dei lettori, sia i pareri positivi sia le critiche (costruttive).
Spero che questa storia vi sia piaciuta e mi auguro che il finale non sia deludente.
Vi ringrazio di nuovo, alla prossima!
 
 
 


“Il matrimonio era alle porte, ma poco prima Masaki si ammalò e non gli furono date molte speranze” Aya fece una pausa, il suo sguardo era diventato più malinconico. “I giorni passavano, ma le sue condizioni di salute non miglioravano. Le nozze furono annullate, convinti che non ce l’avrebbe fatta, mentre Haruka sposò il fratello di Masaki, per non rompere l’accordo che avevano stretto le loro famiglie”.
Kyoko spalancò gli occhi, incredula di fronte a quel risvolto inaspettato e crudele.
“Ci volle molto tempo, ma per fortuna Masaki guarì” continuò Aya. “Per lui e Haruka, però, non c’era più alcuna possibilità di stare insieme. Non solo lei aveva sposato un altro, ma quell’uomo era il fratello di Masaki”.
“È per questa ragione che entrambi hanno quello sguardo così infelice nei dipinti che li raffigurano?” chiese Kyoko, rattristata per la piega che aveva preso quella storia d’amore che l’aveva tanto affascinata e incuriosita. “Si amavano ed erano stati a un passo dal poter trascorrere la loro esistenza insieme, ma all’improvviso avevano dovuto rinunciare a tutto”.
“Già, vissero vicini per tutta la vita, ma separati, costretti a nascondere quello che provavano l’uno per l’altra”.
“È molto triste dover vedere ogni giorno la persona amata senza poter stare con lei, senza addirittura poterle dire quel che si prova”.
“Hai ragione, sicuramente non fu semplice per nessuno dei due” ammise Aya. “Sembra che le vicende che riguardarono Masaki e Haruka accaddero proprio in questi luoghi. Ichiro, il nostro antenato, ne ha narrato la storia attraverso i suoi dipinti, fino ad arrivare a noi”.
“Dai ritratti sembra che avesse intuito perfettamente il loro stato d’animo e la loro infelicità”.
“È così, probabilmente. Ha conosciuto Haruka e Masaki di persona” spiegò la madre. “Sai, si racconta anche che ogni tanto i loro spiriti compaiono nei dintorni, forse nella speranza di abbracciarsi e poter stare insieme, finalmente”.
“Davvero?” esclamò la ragazza. “Li hai mai visti?”
Aya fece di no con la testa: “Chissà, magari sarai più fortunata di me, un giorno…”
 
Kyoko sorrise con dolcezza e nostalgia quando terminò il raccontò, ricordando quel pomeriggio primaverile di molti anni prima, erano passati più di quarant’anni. I suoi ospiti apparivano affascinati da quella storia, proprio come lo era stata lei. Sembravano completamente immersi nelle sue parole, come se avessero vissuto in prima persona quelle vicende, come se fossero loro stessi i protagonisti.
L’anziana donna non poteva sapere che anche loro, per un lungo tempo, si erano amati senza confessare all’altro i propri sentimenti, costretti a nasconderli al mondo intero, anche se per motivi diversi.
“È una storia molto toccante, malgrado Masaki e Haruka siano stati obbligati a vivere separati” disse Kaori, con gli occhi leggermente lucidi.
Ryo sorrise con tenerezza, avrebbe voluto abbracciarla e stringerla a sé, rassicurarla che niente sarebbe stato in grado di dividerli. Nonostante l’ambiente pericoloso nel quale anche lei, ormai, viveva da anni, non aveva perso il suo animo romantico, sognatore e pieno di speranza, e lui adorava quel lato della sua socia, perché permetteva anche a un uomo miserabile come lui, di guardare al futuro e di tenere stretta a sé la speranza. Quello stesso sentimento che nasceva e cresceva nell’amore sconvolgente che sentiva per lei e che l’aveva trasformato in un uomo migliore. Ryo voleva essere migliore per Kaori, per la donna che amava e che aveva portato luce e perdono nella sua vita avvolta nell’oscurità. Con il suo amore e la sua gioia di vivere, Kaori era riuscita ad ammansire le tenebre più spaventose che avevano sempre fatto parte della sua esistenza.
“Asano si è dimostrato più meschino di quanto non avesse già fatto!” esclamò Kaori, in un impeto di rabbia e indignazione. “Non solo voleva appropriarsi della pensione con l’inganno, ma aveva intenzione anche di sfruttare la storia di Masaki e Haruka per ricavarci un ulteriore guadagno!”
“Non avrei mai pensato che quell’uomo potesse spingersi a tanto pur di avere la pensione” ammise Kyoko, ancora incredula. “Quando si è presentato qui la prima volta, sembrava una persona cortese. Nemmeno quando abbiamo rifiutato la sua offerta era apparso adirato, non avrei mai immaginato che fosse capace di simili atti”.
“Asano si è dimostrato un buon attore” disse Ryo. “Probabilmente si aspettava un rifiuto, in un primo momento, ma non credeva che sarebbe stato tanto difficile convincervi, questo è sicuro”.
“Ma come poteva essere a conoscenza della storia di Haruka e Masaki?” chiese Jin.
“I suoi complici hanno ammesso di aver soggiornato da voi qualche giorno. Asano voleva che osservassero la situazione prima di farvi la sua offerta”.
“Quindi siamo stati noi a raccontargliela…”
“Non dovete sentirvi responsabili” sorrise dolcemente Kaori. “Non potevate sapere le loro reali intenzioni”.
“È vero, ma se non l’avessimo fatto tutto questo non sarebbe successo” disse Kyoko, abbassando lo sguardo per un momento. “Siamo molto legati a quei dipinti e alla loro storia, ci fa piacere raccontarla ai nostri ospiti…”
Kaori le prese le mani tra le sue e le strinse con tenerezza: “Asano avrebbe trovato un altro modo per cercare di impadronirsi della pensione, anche se non fosse venuto a conoscenza della leggenda. Voi avete agito seguendo il vostro cuore e non dovete sentirvi in colpa per questo”.
Gli occhi di Kyoko si inumidirono, colpita dalla dolcezza della sua ospite. Le sorrise con gratitudine e l’abbracciò.
“Grazie, Kaori, lei è una persona davvero speciale” disse, poi si allontanò e la guardò con tenerezza. “Sono felice che lei e Ryo, a differenza di Haruka e Masaki, abbiate la possibilità di vivere il vostro amore. Non sprecate questa opportunità, mi raccomando”.
“Non lo faremo, non si preoccupi”.
Entrambi sapevano di aver sprecato fin troppo tempo, intrappolati nei propri timori e nelle proprie ansie, spaventati di ammettere apertamente quello che provavano, ma adesso era tutto diverso. Non avrebbero perso altro tempo.
Jin e Kyoko si guardarono in silenzio, poi annuirono.
“Potete aspettarci qui un momento, per favore?”
I coniugi si alzarono e si allontanarono per circa un minuto. Quando tornarono stringevano al petto delle cornici e quando le appoggiarono sul tavolo davanti a loro, Ryo e Kaori strabuzzarono gli occhi.
“Questi sono i ritratti di Masaki e Haruka” sorrise Kyoko.
Ryo e Kaori erano increduli e sbigottiti: quei dipinti sembravano ritrarre proprio loro! L’unica differenza evidente era il modo in cui erano vestiti e pettinati, con costumi appartenenti a un’altra epoca, ma i tratti del viso erano somiglianti ai loro in un modo incredibile e sorprendente.
“È… uno… scherzo?” balbettò Ryo.
“Comprendiamo perfettamente la vostra sorpresa, anche noi abbiamo reagito allo stesso modo quando vi abbiamo conosciuto” ammise Kyoko. “Questi dipinti sono molto antichi”.
“Ma… com’è possibile?” chiese Kaori, incredula quanto il suo socio.
“Siamo convinti che voi siate i discendenti di Haruka e Masaki” disse Jin, con una tranquillità e una sicurezza che lasciò esterrefatta la giovane coppia.
Ryo e Kaori si chiesero se Jin e Kyoko non fossero improvvisamente impazziti, perché stavano evidentemente farneticando. Ma in che diamine di situazione erano finiti? Prima c’era stato Asano che aveva organizzato un piano ai limiti dell’assurdo, ora erano i signori Nakama a far correre decisamente troppo la loro immaginazione.
“Ci rendiamo conto che può sembrare assurdo, ma la somiglianza è lampante e non lascia dubbi a riguardo”.
“Sarà una coincidenza…” disse Ryo, ma non sembrava convinto.
“Siamo sicuri che non lo sia” intervenne Kyoko. “Masaki e Haruka erano innamorati, ma non hanno potuto realizzare il sentimento che li legava. Voi due siete arrivati proprio nel luogo dove sono vissuti per dimostrare, attraverso l’amore che vi unisce, che in un certo senso anche loro hanno avuto il loro lieto fine e la conclusione dei loro tormenti”.
Ryo e Kaori si guardarono, ancora senza parole, non sapevano che dire né cosa pensare. Tutta quella storia era assurda, eppure non riuscivano a persuadersi che fosse del tutto campata in aria, le coincidenze erano troppe perfino per la loro razionalità e il loro senso pratico. D’un tratto, entrambi ricordarono gli strani individui che avevano incontrato al ricevimento di Asano. I loro costumi potevano essere spiegati con il fatto di trovarsi a una festa in maschera, ma la cosa strana era che fossero vestiti e pettinati esattamente come nei ritratti. Nessuno di loro due era riuscito a osservare bene i loro volti, nascosti dalla notte, ma le loro parole erano state enigmatiche e apparentemente senza spiegazione. L’uomo con cui aveva parlato Ryo, gli aveva detto che qualcuno stava mentendo e di fare attenzione. Asano, infatti, si era rivelato un bugiardo senza scrupoli, ma come poteva sapere quello sconosciuto? Gli aveva dato l’impressione di essere a conoscenza delle indagini.
Non dissero niente riguardo a quella serata, ma una singolare consapevolezza si fece strada dentro di loro.
“Signori Nakama, possiamo farvi un’ultima domanda?” chiese Kaori, provando a cambiare argomento.
L’anziana coppia annuì.
“Per quale motivo volevate rinunciare a scoprire la causa di questa situazione?”
“Noi credevamo davvero che quegli spiriti fossero Masaki e Haruka, ci sembrava una coincidenza troppo grande che questa storia si fosse risolta proprio dopo il vostro arrivo qui” spiegò Kyoko.
“Ma non è l’unico motivo” intervenne Jin. “I nostri figli, dopo molti anni nei quali hanno vissuto lontano, ci hanno detto che avrebbero desiderato tornare qui, per aiutarci a portare avanti la pensione. È stata una grande felicità saperlo, ormai avevamo perso quasi del tutto le speranze che questo potesse accadere e presto saremo stati costretti davvero a chiudere o vendere l’attività”.
“Capisco, ma non eravate curiosi di sapere se le cose stavano davvero come credevate?”
“Certo, però i nostri figli non hanno mai creduto granché a questa leggenda e se questa storia fosse uscita fuori, temevamo che avrebbero cambiato idea. Sono delle persone discrete e non amano avere i riflettori puntati addosso, una delle ragioni per la quale vogliono tornare qui, oltre alla pensione, è proprio per la tranquillità che vi si respira”.
“Siamo felici che tutto si sia risolto, ma ci dispiace dovercene andare tra un paio di giorni” disse Kaori.
“Oh, ci siamo dimenticati di dirvi una cosa” esclamò Kyoko. “Insieme alla detective Nogami abbiamo concordato di regalarvi un’altra settimana di soggiorno. Ci sembrava il minimo per ringraziarvi per quello che avete fatto per noi”.
Ryo e Kaori si guardarono, sorpresi, quell’avventura li aveva lasciati senza parole fino alla fine.
 
“Credi che la leggenda abbia un fondo di verità?” chiese Kaori più tardi, una volta tornati nella loro stanza.
“Non so, questi giorni sono stati talmente surreali che non mi stupirei se fosse così…” Ryo fece un sorriso ironico e divertito. “Non eri tu quella terrorizzata dai fantasmi? Hai cambiato idea?”
La donna diventò rossa, presa in fallo: “Be’ di solito è così, ma questo racconto è talmente romantico e suggestivo, che la paura passa in secondo piano” ammise. “Anche se dovessi trovarmi faccia a faccia con Haruka e Masaki sono sicura che non avrei niente da temere”.
Ryo l’abbracciò e avvicinò le labbra alle sue, lo sguardo brillante e penetrante: “Nel caso ti spaventassi, comunque, ci penserò io a proteggerti e a farti sentire al sicuro”.
“Davvero?” sussurrò Kaori, sorridendo a sua volta. “E come avresti intenzione di farlo?”
“Te lo spiego subito” l’attirò a sé e la baciò.
 
A pochi metri di distanza, tra la vegetazione del boschetto di fronte alla pensione, un uomo e una donna, vestiti con abiti di un’altra epoca, sorrisero, si presero per mano e scomparvero.

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