Crossover System 2

di So_Vi_Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Il primo problema ***
Capitolo 3: *** Un periodo di vacanza ***
Capitolo 4: *** Magico Natale ***
Capitolo 5: *** Accidenti a me! ***
Capitolo 6: *** Un'altra 'vacanza' ***
Capitolo 7: *** Inizio del terzo e ultimo viaggio a Narnia ***
Capitolo 8: *** I mercanti di uomini sono persone spregevoli ***
Capitolo 9: *** L'origine dei tempi ***
Capitolo 10: *** Il secondo anno finisce ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Hogwarts ***


Capitolo 1 - Ritorno a Hogwarts (o La storia ricomincia)

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!
Un urlo interruppe il mio sonno e tornai in me. Mi accorsi che la voce che aveva urlato era la mia perché mi sentivo la gola arsa. Cercai di riportare alla memoria cosa stavo sognando o, per meglio dire, qual era l’incubo che stavo facendo, ma non ci riuscii. Mi sembrava di ricordare un vago colore blu e violetto roteante... ma certo, ovvio, avevo sognato di nuovo i portali. Ormai avevo lo stesso incubo da mesi, sognavo sempre quegli stupidi portali...

Mi alzai di malavoglia dal mio letto nella stanza 14 del Paiolo Magico e mi diressi nel bagno. Mi guardai allo specchio e mancò poco che non mi mettessi a strillare di nuovo. Avevo un aspetto spaventoso, occhiaie viola sembravano issare un cartello con su scritto: ‘non ho dormitooooo!!!’, i miei capelli erano scompigliati a tal punto da sembrare una selva oscura nella quale un pidocchietto di nome Dante aveva perduto la diritta via nel mezzo del cammin di sua vita e la mia faccia sembrava quella di uno zombie: ero pallida e negli occhi avevo ancora le immagini di quel portale.

Ora, se avete letto la mia ultima storia, vi chiederete: ‘Ma cosa può fare di pericoloso un portale?’. Ebbene, dopo aver rivisto le parti peggiori delle mie avventure, che includevano un Darth Vader parecchio incattivito che mi trapassava una spalla, una maschera per l’ossigeno regolata da un droide medico e un pupazzetto di peluche che si mangiava tutte le mie caramelle (ok, quest’ultimo me lo sono inventato), vedevo un portale che assumeva una forma strana: una sorta di nebulosa blu e viola con figura umana, di cui vedevo solo una piccola parte, ovvero l’angolo in alto a sinistra della faccia. Di questa vedevo un occhio sporgente che emergeva dall’ombra proiettata dal cappuccio: un pezzo microscopico della faccia di Palpatine. Tutto il resto assomigliava al profilo utente ‘ospite’ che si ha quando si naviga con tutti gli account del computer disconnessi. Comunque, il fatto che io ne vedessi una sola parte faceva correre la mia fantasia e la figura diventava sempre più inquietante. Poi una risata maligna riempiva l’aria, talmente forte che mi veniva da tapparmi le orecchie e da fuggire via, ma non riuscivo a muovermi. Più rimanevo immobile e addormentata più mi avvicinavo contro la mia volontà a quella figura nebulosa e inquietante, mentre la risata cattiva continuava e un’apertura si creava dove avrebbe dovuto esserci la bocca della creatura. Io ci finivo inesorabilmente dentro e solo allora la voce mi tornava e riuscivo a gridare. Poi mi svegliavo in un bagno di sudore.

Tornai alla realtà solo quando mia sorella entrò di gran carriera nel bagno. Mentre afferravo una spazzola e cercavo di districare la Nebulosa Capello d’Oro, provavo a scacciare dalla mia mente quelle immagini orribili. Poi aprii l’acqua fredda e mi sciacquai il viso. Le occhiaie sparirono magicamente sotto l’effetto dell’acqua ghiacciata e io mi sentii all’improvviso sveglia. Sentendo il fresco dell’acqua sulla mia faccia mi tornò in mente la doccia ghiacciata che avevo fatto la sera della Vigilia di Natale dell’anno prima. Sorrisi e rabbrividii pensando a quel momento. Poi mi cambiai e uscii dal bagno.

Buttai le ultime cose nel mio baule e lo chiusi, pronta per trasportarlo fino alla stazione di King’s Cross. Irene mi aiutò a sollevarlo e insieme lo trascinammo giù dalle scale. Di sotto salutai Bonnie e Audrey, che stavano parlando tra loro di animali, tema adorato da entrambe, e corsi incontro a Susan, lasciando il mio baule a Irene. La abbracciai fortissimo, manco fossimo state lontane per venti milioni di anni.

- Piano, Sof, così mi strangoli! - esclamò.

Io la lasciai andare e lei prese un grosso respiro.

- Scusa - le dissi.

- Guarda chi c’è lì - mi disse indicando un punto con il dito, sorridendo maliziosa.

Mi voltai in quella direzione e Daragon mi salutò con la mano, il solito sorriso ammiccante stampato in faccia. Io alzai gli occhi al cielo e mi girai verso Susan, che ridacchiava senza ritegno con la mano davanti alla bocca.

- E tu che hai da ridere?! - le dissi tirandole una gomitata.

- Ehi, fa male! - disse lei, le mani sul costato.

- Sì, scusa - bofonchiai seccata. Poi sorrisi, non riuscendo a tenere il muso e la abbracciai di nuovo.

- Sofia Sistri, se continui così una costola me la rompi davvero! - esclamò lei, ridendo.

Dall’altro lato della sala, vidi con la coda dell’occhio Daragon che faceva spallucce, con una faccia rassegnata. Probabilmente stava pensando: “Ragazze, che ci vuoi fare?”.

- Sofia, qui c’è il tuo... umpf... il tuo baule... accidenti quanto pesa! - disse Irene, trascinando il baule.

- Oh, giusto, grazie...

- Sì, però ricordati che te l’ho portato io, ricordatelo, eh?!

Io feci di sì con la testa, parecchio seccata.

- Ora me lo rinfaccerà tutta la vita - dissi a Susan. Lei sorrise.

- Ma come fa a darti fastidio, è così carina!

- Prova tu a viverci per dieci anni e mezzo insieme, poi non venirmi a raccontare che è carina e assolutamente innocua!

- Ok, forse hai ragione - disse lei, ripensandoci.

Io annuii vigorosamente.

- Ricordatelo! - urlò Irene, mentre usciva con i miei diretta all’aeroporto. Un misterioso benefattore ci aveva inviato diecimila euro a inizio estate per il viaggio.

Trascinai Susan verso la stazione, mentre, senza dare nell’occhio, facevamo levitare i nostri bauli a pochi millimetri da terra tenendoli dalla maniglia, quasi fossero stati due grossi trolley. Sembrava che li stessimo trascinando noi, ma non era così. Ripensando alla Forza, mi portai una mano alla mia spalla di metallo. Era ancora lì, solida e resistente. E fredda, molto fredda.

Mi ricordavo perfettamente il calore sanguigno della spada laser che aveva causato la ferita che ora quella spalla bionica copriva. Se l’avessi rimossa, sarebbe bastato uno strattone e il mio povero braccio si sarebbe tolto. La protesi non era difficile da togliere, bastava fare una lieve pressione e rimuoverla. Però era sicura: la pressione doveva essere quella che si fa quando si prende in mano qualcosa, omogenea, non quella di quando si schiacciano due oggetti fra loro. Perciò se avessi dovuto sbattere contro qualcosa non si sarebbe rimossa. Per fortuna.

- Allora, pronta per il nuovo anno? - mi chiese Susan.

- Certo che sì, che cosa credi?

- Spero di non andare nel mondo di Star Wars di nuovo - disse lei, mentre uscivamo dalla porta trascinando i bauli.

- La spada laser ce l’hai ancora?

- No, Susan, sono stata talmente cretina da venderla su Amazon...

- Mi stai prendendo in giro?

- No, assolutamente...

- Sof...

- Ma certo che ti sto prendendo in giro, non sono mica così stupida! Le mie spade laser sono nel mio baule, dove stanno da tutta l’estate.

- Anche la mia è lì.

- Nel mio baule?

- No, nel mio!

- Ah, mi ero spaventata!

- Sof, credi che io abbia il potere di trasportare gli oggetti attraverso i muri e i bauli?

- Tutto è possibile...

- Sofia...

Continuammo così per un po’, ridendo e scherzando, fino a che non arrivammo alla porta della ginormica stazione di King’s Cross. Entrammo e, attente a non farci vedere, oltrepassammo la barriera magica alla volta del binario 9 3⁄4.

Nel treno ci sedemmo in uno scompartimento vuoto e iniziammo a fissarci. Esattamente come l'anno prima. Mi sentivo un'idiota. Daragon passò e sillabò "Sanguemarcio!". Roteai gli occhi e mimai due corna da cervo. Stavolta fu lui ad alzare gli occhi al cielo. Arrivammo alla stazione e salimmo sul treno. Daragon passò a salutarci più tardi, beccandosi un’occhiataccia da parte mia. Mentre ci cambiavamo nello scompartimento, toccammo le nostre collane in modo che le spade vi entrassero, per ogni evenienza. Arrivammo a Hogwarts e seguimmo con scarso interesse lo Smistamento.
Al tavolo di Tassorosso, vicino al nostro, Bonnie era seduta sul lato vicino a noi. Scambiammo due parole. Aveva da commentare su ogni ragazzo seduto nella sala e ovviamente si era presa una cotta per la metà di essi. Continuava a considerare Daragon uno stupido cretino, cosa che mi fece molto felice.

La mattina dopo faticai ad alzarmi dal letto, come al solito, e Susan mi schizzò con un Aguamenti, il che mi fece imbufalire male, ma dettagli. Quella mattina io e lei aspettammo che Adeline, Camille e Bethany (le nostre compagne di stanza) uscissero e poi sfiorammo le nostre pietre magiche (io la mia ossidiana, lei la sua ametista). Stavolta non ne uscirono solo le spade, bensì una cintura a testa con appese le nostre spade laser. La mia cintura si agganciò alla mia vita e così anche quella di Susan. Poi divennero invisibili, anche se sentivo il peso delle mie letali armi e le sentivo sobbalzare quando camminavo. Sorridei alla mia migliore amica e ci avviammo a lezione. Gli insegnanti partirono subito con i compiti e così i due mesi successivi. Il prof GPS non aveva ancora cambiato abito e io mi chiesi se avesse diverse copie dello stesso vestito o se non si facesse mai la doccia (che schifo).

Le prime settimane passarono in fretta.
Io e Susan stavamo alzate fino a tardi per riuscire a studiare e a finire gli esercizi. Spesso le correggevo i temi (non è mai stata granché a scrivere, mentre io sì) mentre lei dormiva e ancora più spesso facevamo le ore piccole sui libri, determinate a prendere un buon voto il giorno dopo. Cosa che succedeva non tanto spesso, perché gli insegnanti non potevano interrogare tutti in una sola giornata.

Con l’avvicinarsi di Halloween, Daragon stava cercando di darci il più fastidio possibile e noi cercavamo di evitarlo, cosa che non ci riusciva molto. Ci dava fastidio soprattutto quando stavamo facendo i compiti, impedendoci di concentrarci a sufficienza. Qualche giorno prima di Halloween persi la pazienza e gli lanciai una fattura nel bel mezzo della Sala Grande, con diversi studenti e insegnanti come testimoni. Mi beccai una punizione per quella sera e non riuscii a studiare. Rimediai una A il giorno dopo grazie ai diversi ripassi dei giorni precedenti, ma se fossi riuscita a studiare avrei preso la solita E. Ovviamente i problemi non si sarebbero palesati subito, ma dovevano aspettare la festività successiva: Halloween.

La mattina di Halloween ero seduta al tavolo di Corvonero a fare un origami a forma di pipistrello, che stava venendo perfetto. Lo finii, ma non ebbi il tempo di sentirmi orgogliosa per quel piccolo capolavoro che quello si mise a svolazzare. Mi girai verso Daragon, che stava ancora rimettendo via la bacchetta. Lo inseguii infuriata per il castello, mentre correva dietro alla mia splendida creazione di carta nera. Poi mi dimenticai di lui e iniziai a rincorrere il mio origami. Superai Daragon e cercai di acciuffare il mio pipistrello. Daragon mi rincorse. Ad un tratto, il pipistrello girò un angolo. Io gli andai dietro e finii in una voragine viola e blu. Un portale. Uno stupido, dannatissimo portale. Perché non me ne ero accorta? In realtà me ne ero accorta, ma non ci avevo fatto caso.
Strillai. Atterrai di pancia su della… neve? Non ebbi il tempo di pensare a quanto fosse strano, perché Daragon mi piombò addosso. Tutto il fiato che avevo nei polmoni schizzò fuori e gli occhi mi uscirono dalle orbite.

- Levati - dissi, rotolando e scrollandomelo di dosso. Ingurgitai aria. Si alzò e mi porse una mano. Io mi alzai da sola, guardandolo malissimo. Lui alzò le mani in segno di resa. Io mi spolverai la neve dalla divisa e mi guardai intorno. Ero finita con Daragon a… Narnia?!


ANGOLO AUTRICE

Ciaooooo ecco il sequel di Crossover System 1... in tempo per il mio 13° compleanno che è domani!!!

Per favore lasciate una mini recensione per farmi sapere cosa ne pensate!

So_Vi_Potter

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Capitolo 2
*** Il primo problema ***


Capitolo 2 - Il primo problema (anzi, i primi due)

 

Osservai meglio. Non eravamo solo a Narnia: eravamo vicino al castello della Strega Bianca.

- Dove siamo? - chiese Daragon alle mie spalle.

- A Narnia, un paese magico. Quello è il castello della Strega Bianca, che ha costretto il paese a un rigido inverno. Ora dovrebbe stare facendo guerra al suo nemico giurato, il leone parlante Aslan…

- Uau. E quello è il castello della strega, vero?

- Che perspicace, l’ho appena detto - dissi ironica.

Poi entrammo. Gli spiegai delle statue e del dominio crudele della strega, con un certo fastidio. Nella sala del trono, però, una musica sconosciuta e bellissima si insinuò nel mio apparato uditivo. Veniva da sotto il trono. Mi ci avvicinai, e con me anche Daragon, ma poi lo tirai per la manica indietro. La strega era entrata.

- Chi siete, stranieri?

Daragon aprì la bocca, incerto, così improvvisai.

- Siamo studenti maghi di uno stregone. Stavamo provando un incantesimo, ma qualcosa è andato storto e ci siamo ritrovati qui. Chiediamo perdono per l’intrusione, vostra maestà, e se volete congedarci saremo lieti di togliere il disturbo.

Così dicendo retrocedetti verso la porta, seguita a ruota da Daragon.

- No, aspettate. Chi è questo stregone e dove si trova? - chiese la strega. Imprecai sottovoce, cercando in fretta una spiegazione.

- Ci ha proibito di dirlo con un incantesimo, maestà, ma vi sosteniamo. Non vuole che lo riveliamo agli sconosciuti e ci ha imposto un incantesimo. Solo non può fare in modo di fare delle eccezioni. Siamo profondamente dispiaciuti e anche il nostro maestro lo è.

Un rivoletto di sudore mi scese sulla tempia e io lo asciugai facendolo passare per un gesto casuale con il quale mi sistemavo i capelli dietro all’orecchio. Per fortuna la strega non se ne accorse e continuò a guardarci con tutta l’aria di volerci trasformare in statue. Deglutii, nervosa. Lei però parve crederci e con un gesto della mano ci congedò. Retrocedendo io e il mio compagno d’avventura uscimmo dalla sala. Poi udimmo un ringhio alle nostre spalle. Ci guardammo e poi ci voltammo lentamente. Un lupo ci stava guardando come fossimo succulenti bocconcini. Poi scattò verso di noi, le mascelle aperte. Daragon cacciò un urlo. Io presi una spada laser e la ficcai in bocca al lupo, bruciandogli le viscere. Poi estrassi l’altra e mi misi in posizione da combattimento. Altri lupi giganti ci stavano accerchiando, probabilmente su ordine della strega. Sentii Daragon dietro di me che accendeva la sua spada laser. Ci mettemmo a combattere. Ero arrabbiata nera con Daragon. Non faceva mai nulla di utile. Perchè?! Dopo aver fatto fuori un po’ di lupi, mi venne un’idea folle.

- Preparati al salto! - dissi a Daragon.

- Cosa?

Io lo spinsi verso l’esterno con la Forza. Lui atterrò in piedi nella neve. I lupi si voltarono verso di lui e ringhiarono.

- Brutti lupi! SONO QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!! - urlai, sperando di ottenere la loro attenzione. Ci riuscii, anche troppo. I lupi si scaraventarono su di me. Io saltai e atterrai accanto a Daragon. Poi estrassi la bacchetta.

- BOMBARDA! - strillai. Il soffitto della sala d’ingresso collassò addosso ai lupi. Poi mi voltai furiosa verso Daragon e gli tirai un pugno nello stomaco.

- PERCHÉ DIAMINE NON MI AIUTI MAI QUANDO NE HO BISOGNO?! - gli urlai contro.

Lui ne rimase un pochino traumatizzato, piegato in due per il pugno. Mi guardò spaventato. Emanavo potere. Non so come, però lo facevo. Improvvisamente mi calmai.

- Le Gemme di Narnia erano sotto al trono della strega - dissi.

Lui finalmente diede un senso alla musica.

- Ecco perché…

- C’era quella musica, sì. Non ringraziare, per carità.

Lui mi guardò storto.

- Senti, non so perché ce l’hai con me, non so cosa ti ho fatto, ma se dobbiamo collaborare dobbiamo anche essere amici.

Mi diede fastidio il fatto che ci fosse arrivato prima di me.

- Dare della Sanguemarcio a una persona appena la conosci non ti fa fare una gran bella figura - dissi risentita.

- Scusa, era un anno fa, mi dispiace!

Lo guardai male, ma poi mi accorsi che aveva chiesto scusa. Forse qualcosa stava cambiando. Sospirai e gli porsi una mano, comprendendo finalmente che aveva ragione.

- Tregua?

Lui sospirò felice.

- Tregua.

Ci stringemmo la mano e poi iniziammo a conoscerci più a fondo. Qualche domandina, giusto per. Così scoprii che giocava a bowling. Il che sarebbe stato parecchio utile se avessimo dovuto far rotolare qualcosa di sferico con una precisione perfetta.

Dopodiché io mi accorsi che stava succedendo qualcosa. I lupi e la strega stavano uscendo. La guerra!

- Dobbiamo entrare nel castello - dissi.

Daragon mi guardò sbalordito (ora eravamo amici, ma non smisi mai di chiamarlo per cognome, almeno finché restammo a Hogwarts. Le vecchie abitudini sono dure a morire).

- Cioè noi abbiamo appena rischiato di morire lì dentro e tu proponi di tornarci?

Gli indicai i lupi in lontananza.

- Sono usciti tutti, fanno la guerra ad Aslan. Dobbiamo prendere le Gemme.

Lui assentì. Con circospezione entrammo nel palazzo. Incontrammo un lupo di guardia. Io passai la mano davanti al suo muso.

- Ora tu andrai con gli altri - dissi.

- No, stranieri! Ora io vi mangerò - ringhiò quello.

Riprovai con il trucchetto Jedi, ma dopo che non funzionò la seconda volta capii che era un essere troppo complesso per le mie capacità Jedi. Forse Yoda poteva farcela, ma io no. Lo strangolai con la Forza. Daragon distolse lo sguardo.

- Non farlo, ho brutte esperienze con quella roba - disse. Io ricordai e chiesi scusa. Solo l’anno prima il mio nuovo amico/ex nemico aveva rischiato di soffocare a causa di un tizio molto pericoloso chiamato Vader. Forse lo conoscete anche voi. In caso contrario, GUARDATE STAR WARS ALTRIMENTI MI VENDICHERÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒ!!!!!!!

Dopo questa bella cosa, entrammo nella sala del trono. La regale sedia dove poggiava il regale deretano della strega brillava di cinque colori diversi. Trovai uno scomparto segreto e lo aprii. Dentro c’erano cinque gemme, degli stessi colori delle spade laser. Toccai la mia, di un delicato indaco chiaro come le lame delle mie spade. La Gemma si aprì e una luce mi investì, donandomi la conoscenza approfondita dei territori narniani, di andare a cavallo e di tirare con l’arco. Dalla mia Gemma uscì anche un grosso arco d’argento con una faretra piena di frecce d’argento che (scoprii poi) non si esaurivano mai. Daragon aveva trovato una lunga spada dritta con l’elsa che si adattava perfettamente alla sua mano. La fece roteare entusiasta con gesti sicuri. Io presi in mano l’arco. Era più leggero di quanto non credessi e mi resi conto che era beskar, purissimo beskar. Esattamente come la mia spalla bionica. Istintivamente portai la mano destra alla spalla sinistra. Ormai non la rifiutavo più, ma ogni tanto mi dava ancora qualche problema di accettazione. Lentamente estrassi una freccia dalla mia faretra e la scagliai sul lato opposto della sala. La freccia andò a segno esattamente dove avevo mirato. Guardai Daragon, poi uscimmo e andammo a vedere la battaglia. All’inizio vidi solo spade d’acciaio, ma poi due lame bianche e luminose spuntarono. Dopo di esse, anche diverse lame blu e verdi, una viola, moltissime rosse. Il loro sibilo si aggiunse al clangore delle spade.

Io e Daragon ci guardammo, poi facemmo per buttarci nella mischia, ma un portale si aprì senza preavviso davanti a noi e ci finimmo inesorabilmente dentro. Incredibilmente, però, il portale ci ritrascinò subito in mezzo alla battaglia, con la compagnia di Audrey e Bonnie. Loro erano stordite, ma le portammo in un posto sicuro e demmo loro le Gemme. Audrey ottenne una grossa ascia bipennata. Bonnie invece vinse un grosso scudo con una punta al centro. Entrambe le armi erano di purissimo beskar, probabilmente per proteggerci anche dai Sith. Ci mettemmo a combattere. Vincemmo un po’ di nemici, tra signori dei Sith e guerrieri della Strega Bianca, poi il portale-taxi ci riportò a Hogwarts.

Sfiorai immediatamente la collana di ossidiana che portavo, ma invece di far svanire le mie armi le rese invisibili. Poi una perla comparve sulla catenella. Una perla con una grossa enne sopra. Sulla mia ossidiana si incise l’immagine del simbolo dei Jedi. Io sfiorai la nuova perla, per curiosità, ed ecco che l’immagine sulla perla cambiava e diventava il segno Jedi e sull’ossidiana si incideva la grossa enne. Non sentii più la cintura, ma sentii il mio nuovo arco e la mia faretra inesauribile appesi alla spalla. Sfiorai la nuova perla ed ecco che cambiavo nuovamente armi. Mi fiondai da Susan con gli altri e le raccontammo tutto. Lei aprì la sua Gemma ed ecco che anche a lei comparve una nuova perla sulla collana. Daragon aveva il frammento di smeraldo più grande su cui era incisa una enne e uno di quelli più piccoli che recava il simbolo Jedi. Audrey aveva il grosso rubino del suo orecchino con sopra la enne e una nuova perla all’altro che portava il sigillo Jedi. Bonnie aveva il suo piccolo zaffiro incastonato sul braccialetto su cui figurava una grossa perla con una enne. Non avevo bisogno di guardare lo zaffiro grande per capire che c’era il simbolo dei Jedi inciso sopra.

- Possiamo usare una sola arma alla volta - disse Audrey.

- Ma allora perché a Narnia avevamo sia la cintura con le spade laser che le armi narniane? - mi chiesi.

- Forse possiamo usarne solo una per volta qui - disse Susan - come se il portale sbloccasse la capacità di usarne più di una alla volta. Tipo un mondo magico in un videogioco.

Io sorrisi ammirata. Susan aveva ragione. La sua ipotesi aveva perfettamente senso. Anche gli altri annuirono, poi tornammo nei dormitori. Una volta sole, Susan iniziò a fissarmi in modo strano.

- Cosa c’è? - le chiesi.

- Quindi Peter è un tuo amico ora, no?

Io sospirai esasperata.

- Non starai mica pensando alla parola ‘coppia’, vero?

Susan sorrise con aria colpevole. Poi andammo a riposarci per essere in ottima forma quella sera al banchetto di Halloween. Decidemmo di travestirci e io andai a fregare dei costumi da una ragazza bravissima con il cucito. Ci misi un po’ a capire come mettermi il mio vestito, ma dopo un paio di cadute a causa di ingarbugliamenti vari compresi l’arcano segreto. Finimmo di vestirci e ci guardammo allo specchio. Adeline ci aveva prestato dei trucchi e ora io ero una perfetta sposa cadavere, con l’abito bianco e gli occhi cerchiati, mentre Susan esibiva delle grosse cicatrici sul viso. Facevamo paura. Scendemmo a cena e vidi Daragon passare. Decisi di fargli uno scherzo e spensi la luce nel corridoio con la bacchetta. Lui si girò e io ebbi il tempo di comparirgli davanti. Quando si voltò verso di me cacciò un urlo e cercò la bacchetta, che avevo prontamente attirato con la Forza.

- Cerchi questa? - gli chiesi, mostrandogliela.

Lui indietreggiò, ma io scoppiai a ridere e riaccesi la luce.

- Non è divertente - disse, mettendo il broncio.

- Hai ragione. Non è assolutamente divertente - dissi io, facendo la seria. Poi ci fissammo. E scoppiammo a ridere.

- Va bene, era divertente. Fai veramente paura - disse lui. Io mi asciugai una lacrima e mi imposi di smettere di ridere. Senza successo.

Ridemmo finché improvvisamente non persi l’equilibrio, finendo dritta addosso a Daragon. Lui mi prese, impedendomi la caduta. Sorrise imbarazzato e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi spolverai il vestito, il che era solo una scusa per non guardare Daragon negli occhi. Alzai lo sguardo un momento e vidi che il suo volto aveva assunto una delicata tonalità color peperone maturo. Abbassai in fretta lo sguardo e sperai intensamente che la mia faccia non fosse rossa come la sentivo, dimenticandomi che ero coperta di trucco bianco.

- Ehm… forse è meglio se andiamo - dissi, evitando lo sguardo del mio nuovo amico e indicando con il pollice la Sala Grande. Lui annuì e io sospirai di sollievo. Avrei avuto un po’ di tranquillità con il cibo. Entrammo.

Io e Susan non eravamo le uniche ad esserci travestite. Bonnie era un diavoletto, con l’abito rosso e nero che pareva uscito da un manga e il cerchietto con le corna. Audrey era uno zombie. Ma non eravamo solo noi: mentre mi avvicinavo alle mie amiche scorsi un paio di fantasmi, una decina di vampiri e addirittura una principessa parecchio inquietante. Spaventoso. Mi sedetti e Bonnie si avvicinò a me con un’espressione preoccupata.

- Ehi, sei sicura di stare bene? No, è che hai il fiatone… hai corso?

Io sentii la faccia che mi andava in fiamme.

- Ehm…

Susan si chinò in avanti con un’espressione che non mi piacque per niente.

- Non è che hai fatto qualcosa con il tuo nuovo… “amico”?

Arrossii ancora di più. Aveva fatto centro. Come al solito. E ovviamente io dissi qualcosa di super intelligente, tipo:

- Ehm… ecco io… cioè…

Bonnie e Audrey fecero ‘oooooooh’ e Susan ridacchiò. Io avrei tanto voluto che il pavimento si aprisse e mi inghiottisse. Sprofondai sotto al tavolo.

- Mistero risolto - disse Susan, sorridendo e tendendomi la mano per aiutarmi a risalire sulla panca. Io accettai riluttante.

- Continuerai a mettermi in imbarazzo finché non ci saremo sposati e non avremo avuto tre figli, vero? - mugugnai all’orecchio di Susan. Lei ridacchiò.

- Diciamo che mi basta che vi baciate.

Gemetti. Non avevo nessuna speranza di liberarmi di lei.

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Capitolo 3
*** Un periodo di vacanza ***


Capitolo 3 -  Un periodo di vacanza (più o meno…)

 

Non fu assolutamente una vacanza. Solo che i portali avevano deciso di scioperare e quindi non si aprirono per un bel po’, dando a Susan il tempo di fare i suoi comodi e di mettermi in imbarazzo tutte le volte che vedevamo Daragon. Dopo una settimana decisi di starmene in camera a massaggiarmi i lividi che le sue gomitate avevano lasciato sul mio braccio. Così mi dimenticai completamente della lezione di Trasfigurazione. Me ne accorsi cinque minuti troppo tardi, così afferrai la borsa con il libro e la bacchetta e mi precipitai nell’aula. Arrivai con il fiatone e con un quarto d’ora di ritardo (mi ero confusa quattro volte e avevo perso un sacco di tempo con Pix).

- Di nuovo in ritardo, vero Sistri?

Il professor Wilson (meglio noto come prof-tunica-multicolor o professor GPS) non pareva avere nessuna intenzione di farmela passare liscia. I colori del suo abito facevano più a pugni del solito e guardandoli mi venne il capogiro. Tentai di raggiungere il mio posto scivolando lateralmente, ma il professore mi bloccò.

- Qual è la scusa stavolta? Hai scordato il libro in dormitorio? O hai lottato contro un troll? O forse hai soccorso un povero gatto ferito che hai trovato sulla scala?

La classe iniziò a sghignazzare e io misi il broncio. Era la sesta volta che arrivavo tardi a Trasfigurazione in soli due mesi e il professore non aveva mai creduto ad una sola delle parole che avevo detto per giustificare i miei ritardi (il gatto era esistito davvero… il troll invece se l’era inventato per prendermi in giro). Così misi su la mia migliore faccia da giuramento.

- D’accordo, ha ragione lei. Ora mi faccia tornare a posto, la prego… Le prometto che…

Il prof alzò la mano per bloccarmi, e bloccarmi fu esattamente ciò che feci. Non è una grande idea disubbidire al professor Wilson.

- No, niente promesse. Per dopodomani, un tema di punizione sugli incantesimi cambiacolore. E vieto alla signorina Alison come a chiunque altro di aiutarti.

Nessun problema. Sono fortissima con i temi. Pensavo che avesse finito e mi voltai per andare a posto.

- Dove stai andando? Non ho ancora finito. Vieni alla cattedra.

Mi voltai e andai alla cattedra, temendo il peggio.

- Molto bene. Ora, per favore, cambia il colore ai tuoi capelli.

Impallidii. Un’interrogazione a sorpresa. Non ero molto preparata… cioè, insomma, avevo provato un paio di volte quell’incantesimo, ma farlo con Susan e farlo sotto lo sguardo di Wilson sono due cose completamente diverse. Inspirai profondamente e mi concentrai. Poi chiusi gli occhi ed eseguii l’incantesimo.

- Ooooooooh!

Aprii un occhio e poi l’altro. Vidi una ciocca dei miei capelli che era diventata bianca. Poi mi specchiai nel grande armadio con le ante di vetro e per poco non persi l’equilibrio. I miei capelli erano diventati bianchi come la neve. Mi mossi e, invece di semplici riflessi, comparvero come tanti piccoli arcobaleni. I miei capelli parevano cambiare colore ad ogni movimento. Guardai trionfante il professore sbigottito e lo vidi scarabocchiare una E sul registro. Annullai il mio incantesimo e tornai a posto. Mentre interrogava gli altri io scrissi il mio tema di punizione e a fine lezione glielo consegnai. Lui era molto sorpreso dall’inspiegabile potenza del mio incantesimo, ma io non ci feci troppo caso. Feci per uscire, ma lui mi bloccò ancora.

- Se alla prossima lezione mi sorprendi così, ti meriti un corso più avanzato.

La mandibola mi cadde. Un corso avanzato?! Iniziai a studiare come una matta: un corso più avanzato era una delle cose che avrei voluto fare da subito. Le lezioni successive riuscii a eseguire trasfigurazioni più complesse rispetto al resto della classe, le versioni potenziate degli incantesimi trattati, e presto arrivò quella che credevo la prima lezione del corso supplementare. Un venerdì mattina il professor Wilson mi accompagnò fino alla porta della classe di Trasfigurazione. Entrai nell’aula e vidi la professoressa McGranitt, la nostra preside. Per poco non svenni. Avrei fatto lezione con la preside?! Mi ripresi più in fretta che potei e mi sedetti.

- Buongiorno, signorina. Mi mostri cosa sa fare, prego.

Non era la prima lezione. Era un esame. Deglutii, nervosa, poi presi un respiro profondo.

Estrassi la bacchetta ed eseguii una serie di incantesimi. Avevo imparato tutti quelli del mio anno e sono fiera di dire che la mia fu un’esecuzione esemplare.

- Cosa mi insegnerà ora, professoressa? - chiesi, curiosa.

La McGranitt sorrise, vagamente divertita.

- Io non ti insegnerò nulla. Ma il professor Wilson ti farà lezione. Andrai a Trasfigurazione con i ragazzi del terzo anno. Farò una piccola modifica al tuo orario e le ore di Trasfigurazione del secondo anno saranno usate per riempire i buchi lasciati nelle altre ore. Ovviamente informerò i tuoi insegnanti di ciò. Ora vai pure.

Mi alzai lentamente, assorta nei miei pensieri, salutai e tornai nel dormitorio. Aprii il mio PC argentato e navigai un po’ sul web per schiarirmi le idee. Sarei andata a lezione con quelli del terzo anno… con Daragon allora, e anche con Ivy (una ragazza di Serpeverde molto simpatica)… era così strano. Guardai il mio orario e vidi che era già cambiato. Il giorno dopo c’era la prima lezione. Con i Grifondoro.

Quella volta feci di tutto per non arrivare in ritardo. Inutilmente. Avevo pensato di avere il tempo di accompagnare Susan a Erbologia, ma avevamo sbagliato strada e così ora ero di nuovo in ritardo. Arrivai davanti all’aula, bussai ed entrai. Wilson mi squadrò, critico.

- Stavo iniziando a pensare che non saresti venuta, Sistri. Qual è la scusa stavolta?

Guardai i ragazzi del terzo anno che ridacchiavano. Scorsi Daragon che mi fissava, sorpreso, e arrossii fino alla radice dei capelli.

- Ehm… veramente io stavo…

- Silenzio! - intimò il professore. Io smisi immediatamente di parlare e la classe smise di ridere. Poi Wilson mi guardò.

- Vai al tuo posto, Sistri. E ricordati che è l’ultima volta che tollero un tuo ritardo. Dalla prossima…

Non scoprii mai cosa volesse farmi. Mi sedetti nel posto vuoto accanto a Daragon e presi la bacchetta. Sui banchi di tutti c’erano delle teiere. Wilson iniziò a spiegare l’incantesimo. Dovevamo trasformare la teiera in una tartaruga. Provai l’incantesimo e alla mia teiera crebbero le zampe, poi venne fuori la testa, poi la coda e infine si formò il carapace con un piccolo pop. Il tutto in circa dieci secondi. Daragon guardò stupefatto la mia tartaruga.

- Come hai fatto?

Alzai le spalle.

- Ho seguito tutte le istruzioni…

- Anch’io, ma sono venute solo le zampe.

- Be’, devi concentrarti su come vuoi che la tua teiera si trasformi.

Lui puntò la bacchetta contro la teiera e mormorò la formula. Subito, la teiera mise una testa, una coda e un guscio. Daragon era molto sorpreso da se stesso. Guardò la sua bacchetta a bocca spalancata. Poi guardò me. Poi di nuovo la bacchetta. Io incrociai le braccia, sorridendo. Daragon mi guardò ancora e io sollevai un sopracciglio.

- Io… - disse. Poi sorrise.

- Non ci eri mai riuscito, eh?

- No, ma ora ho te. Mi daresti una mano con Incantesimi?

Sorrisi.

- Ok. Prima esercitazione: oggi pomeriggio alle quattro. Ci sei?

Lui ci pensò un momento, poi annuì.

- Sì, penso di sì. Dove?

- In cortile, che possiamo esercitarci senza attirare troppa attenzione.

- D’accordo.

Ok. Primo giorno di corso avanzato di Trasfigurazione: a posto. A parte il ritardo.

- Non è la prima volta che arrivi tardi, vero? - mi chiese Daragon. Io impallidii. Mi aveva letto nel pensiero? Nah, non era capace. Poi mi resi conto di dover rispondere. Mentre la mia testa lavorava velocemente ad una risposta che avesse un senso, la mia bocca rispose in completa autonomia:

- Ehm.

“Complimenti, Sofia, risposta molto intelligente. Complimenti davvero”. Guardai Daragon che aspettava una risposta e formulando il pensiero sopra citato arrossii. Di nuovo.

- Be’, ecco, già. Il professore non mi crede mai però. Ti ricordi di quel gattino che ho aiutato qualche giorno fa?

Lui ci pensò un momento.

- Sì…

- Ecco, Wilson credeva fosse una scusa.

- Oh. Ok. Ehm… Ci vediamo oggi pomeriggio allora.

- Ok - dissi io. Mentre usciva, non potei fare a meno di pensare a quanto fosse carino quando non faceva il fenomeno. Poi mi chiesi perché stessi pensando una cosa simile. Sorrisi e scossi la testa. Assolutamente no. Non avrei dato a Susan la soddisfazione di vedermi con lui. Non ancora.

 

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Capitolo 4
*** Magico Natale ***


Capitolo 4 - Magico Natale (il primo sospiro di sollievo… forse)

 

Incredibile ma vero, non passai il Natale a Hogwarts! Susan mi aveva invitato a casa sua e io ero così contenta che dalle orecchie mi sprizzavano scintille. Letteralmente! Per poco non diedi fuoco alle tende del mio letto il pomeriggio della Vigilia. Susan dovette bagnarmi la testa con un Aguamenti e solo allora le mie orecchie smisero di tentare di dare fuoco ai miei capelli. Ero felicissima. Non avevo mai passato il Natale a casa di qualcun altro. Cosa poteva andare storto quel giorno felice? In realtà un sacco di cose.

Per esempio, subito dopo pranzo avevo un’esercitazione con Daragon e Susan non doveva scoprire che gli davo una mano, cosa che però successe, perché quel pomeriggio non mi accorsi di lei che mi seguiva in cortile. Quel giorno ci stavamo esercitando con un incantesimo piuttosto semplice, Glacius. Gli mostrai il movimento della bacchetta e glielo feci fare prendendogli il polso. A quel punto, Susan non poté trattenere un ‘Ooooh’ un po’ derisorio e sia io che Daragon ci voltammo per vedere chi aveva emesso quel verso. Susan si portò una mano davanti alla bocca. Io arrossii fino alla radice dei capelli, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per la rabbia. Daragon si sistemò il ciuffo che gli cadeva sopra un occhio, evidentemente in imbarazzo quanto me. Susan ridacchiò da sotto la mano. Io le scoccai un’occhiataccia della serie ‘Con te farò i conti più tardi’ e lei scappò via.

- Come mai era qui? - mi chiese lui, cercando di dissimulare l’imbarazzo.

- Ehm…

- Scommessa?

- Ehm… no.

- Curiosità?

Arrossii. Aveva centrato. Rise.

- Avanti, stai tranquilla! Fammi vedere ancora quel gesto…

Gli presi di nuovo il polso e lo guidai nel gesto. Poi tentammo un duello con gli incantesimi imparati. Vinsi io, ovviamente, ma lui era migliorato parecchio.

Tornai in dormitorio sperando ardentemente che Susan non fosse lì. E ovviamente lei era lì che mi aspettava.

- Da quant’è che gli dai lezioni? - mi chiese, guardandomi indagatrice.

- Da un po’ di giorni, a dire il vero…

- Mi dispiace di averti seguita. Solo… non capivo dove andassi tutti i pomeriggi e volevo indagare.

- Vuoi dire che non vedevi l’ora di vedermi che facevo qualcosa con Daragon e quindi hai cercato in tutti i modi di beccarmi - la rimbeccai.

Lei arrossì, segno che avevo fatto centro.

- Dai, non importa. Tra poco partiamo, giusto? Mi aiuti a fare la valigia? Ho tutte le cose sparse in giro…

Lei sorrise e annuì.

- Devo dire che quando mi hai guardato in quel modo pensavo che mi avresti strozzato volentieri.

- Oh, ho pensato di farlo, ma poi mi è venuto in mente che poi avrei dovuto dare qualche spiegazione ai tuoi stasera.

Lei ridacchiò.

- Effettivamente…

Avevamo fatto pace, per fortuna. Ma ovviamente c’era un altro milione di cose che potevano succedere. Per esempio, il fatto che dovessimo viaggiare con la Metropolvere.

Non l’avevo mai fatto ed ero eccitatissima, ma non appena gettai la polvere a terra iniziai a tossire. Per fortuna, la destinazione l’avevo detta bene, ma entrai nella casa di Susan spargendo polvere ovunque e tossendo come una disperata. Andai in bagno e scoprii che, oltre ad avere una faccia che era diventata nera, i miei adorati capelli indisciplinati erano sparati ovunque e neri di cenere. Il risultato? Sembravo uno spazzacamino che aveva infilato le dita nella presa della corrente. Mi diedi una sciacquata e andai a cena.

I signori Alison erano delle ottime persone: Susan aveva gli stessi occhi e lo stesso viso appuntito della madre, ma i capelli neri del padre. Aveva un po’ di ognuno del suo viso, anche se la somiglianza era spiccatissima con la madre. Si dimostrarono molto cordiali nei miei confronti e non chiesero troppo di me.

La cena durò fino a mezzanotte, tra risate e scherzi natalizi. Quando scoprii che gli insegnanti avevano deciso di essere clementi e non ci avevano dato compiti (incredibile, per due anni di seguito niente compiti delle vacanze di Natale…), iniziai di nuovo a sprizzare scintille dalle orecchie. Il che fu molto divertente.

A mezzanotte precisa aprimmo i regali. Stavolta avevo ricevuto un pacchetto lunghissimo. Lo riconobbi subito: ne avevo visti molti l’anno prima. Lo scartai. Una bellissima scopa, nuova e impareggiabile, nera e lucida, con i rametti della coda ordinati e incredibilmente setosi. Una Firebolt modello 3000. C’era anche un kit per la manutenzione e un libro con delle manovre  di volo assolutamente fantastiche. Scoprii che era un regalo di Daragon, che mi aveva vista volare su una delle scope della scuola mentre guardava fuori dalla finestra durante una lezione di Storia della Magia. Ovviamente tenni il biglietto nascosto a Susan, dicendo che era un regalo di un lontano parente che era andato a scambiare un bel po’ di sterline con un bel po’ di galeoni alla Gringott. I miei mi avevano invece regalato un bellissimo gufo dorato con gli occhi verdi, che io chiamai Lord, perché era assolutamente BELLISSIMO e me ne innamorai subito. Susan invece notò immediatamente che aveva gli stessi colori di Daragon. I suoi genitori mi chiesero subito chi fosse questo Daragon e io naturalmente arrossii.

- È il tuo ragazzo? - mi chiese la signora Alison, lo stesso sguardo di Susan.

Arrossii di più.

- No!

Susan ridacchiò.

- Tecnicamente è un amico, ma lui e Sof si piacciono moltissimo…

- Non è vero!

- Già solo la tua reazione lo dimostra, sai?

Arrossii ancora di più e lanciai l’ennesima occhiataccia a Susan.

Lei fece spallucce e sorrise, lo sguardo impertinente. Sentivo la faccia viola.

- Susan, lasciala in pace! - la sgridò la madre, con però una nota divertita nella voce.

Io scappai in bagno e mi sciacquai la faccia, sperando che tornasse a un colore normale.

Tornai in sala da pranzo e finii di aprire i miei regali. Avevo ricevuto delle caramelle da Bonnie e Audrey, un kit di ceralacca da Bethany e un pacchetto di biscotti al cioccolato rotti da parte di Camille. Sorrisi. Camille riusciva a rompere praticamente tutto. Probabilmente quei biscotti erano rotolati giù da almeno tre rampe di scale. Poi si rivelarono buonissimi lo stesso, ovviamente. Susan aveva ricevuto le stesse cose, solo che lei non aveva la scopa e il gufo e i suoi biscotti erano alla banana. Lei andava matta per i biscotti alla banana, cosa che non capisco ancora ma vabbé… Comunque, dopo i regali lei mi portò nella sua stanza. Io per poco non diedi fuoco alla carta da parati blu. Era la stanza più bella che avessi mai visto, la fotocopia della mia idea di stanza da perfetta Corvonero. Poster ovunque, libri assolutamente FANTASTICI e un sacco di cose blu, dalle piume di corvo alla collezione di francobolli. Io non avrei avuto un letto, ma avevo il mio sacco a pelo giallo e la moquette, che era comunque la più morbida del mondo. Ci addormentammo all’istante e io feci uno strano sogno.

Stavo camminando nella stanza di Susan, quando all’improvviso notavo che sulla parete c’era una striscia viola. La toccavo e sentivo Daragon che parlava con i suoi. Poi la striscia si allargava e io ci entravo, ma non finivo a casa di Daragon, bensì in una stanza con una sedia d’argento. Un giovanotto ci veniva trascinato e legato, e poi mi guardava e mi supplicava di liberarlo. Io tendevo le mani avanti, ma non riuscivo mai a raggiungere la sedia. Il volto del tizio poi si trasformava, in quello di Bonnie, di Audrey, di Daragon e di Susan. Mi supplicava, ma non riuscivo a toccare la sedia. Poi un portale si apriva sotto i miei piedi e io ci finivo dentro mentre una risata maligna echeggiava.

Mi svegliai. Ma non ero più sulla confortevole moquette di Susan. E non ero nemmeno nel mio sacco a pelo. Ero su un pavimento di pietra.

 

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Capitolo 5
*** Accidenti a me! ***


Capitolo 5 - Accidenti a me! (Devo sempre scordare qualcosa…)

 

Sentivo il calore di qualcuno vicino a me. Mi girai e vidi Susan che si stava svegliando. Dall’altro lato avevo Bonnie. Eravamo in una caverna e c’era un enorme pezzo di ghiaccio. Un enorme pezzo di ghiaccio luminoso. E mi venne quasi un colpo quando vidi che la Strega Bianca era lì dentro che mi fissava. Mi faceva venire ansia, era inquietante.

Cercai la mia ossidiana, ma realizzai di averla lasciata a casa di Susan, e così anche lei e Bonnie non avevano i loro gioielli magici. Per un colpo di fortuna avevo la bacchetta nella manica, ma non avevo altro, a parte la Forza e le mie conoscenze. Che, quanto alla planimetria di quella caverna, erano quasi nulle. Anche Susan e Bonnie si erano svegliate ed erano più o meno nella mia situazione. Bonnie aveva un paio di fialette di una pozione rossa esplosiva in tasca e Susan aveva dei semi di Tranello del Diavolo. Ero l’unica ad avere la bacchetta. Ci guardammo, sconcertate. Improvvisamente ci furono dei rumori. Una strega orrenda stava arrivando.

Valutai rapidamente la situazione. Non potevamo fare granché. Susan e Bonnie stavano di fatto ancora dormendo, anche se in piedi, e non c’erano molti nascondigli. Il più vicino era a una decina di metri da noi. Io presi la bacchetta e feci un po’ di fumo, poi trascinai le mie amiche dietro al megalite che c’era appunto a dieci metri da noi. Nove metri, otto. Il fumo iniziava a dissiparsi. Sette metri. Sei. Cinque. Dovevo fare più in fretta. La strega ci avrebbe viste. Tirai più forte e Susan quasi cadde. Non emise un suono, ma un po’ di rumore lo fece e io tirai più forte. Tre metri. Due. Uno. Mezzo metro. Finalmente raggiungemmo la salvezza. La strega si voltò verso il punto in cui eravamo un istante prima. Poi parlò.

- Ho sentito qualcosa. Tu senti nulla?

Aveva una voce raschiante e rauca, sembrava di sentir parlare la ruggine, e io pensai che fosse mezza matta perché parlava da sola. Ma una voce le rispose.

- Sì… ci sono dei Jedi qui dentro.

Veniva da dentro una maschera, o così sentii. Ma non era Vader. Per fortuna. Ma aveva una maschera e io sentivo che era un personaggio oscuro… e se… Mi affacciai a sbirciare. D’accordo, non era Vader, ma era il suo adorato nipotino Kylo Ren. Accidenti. Maledissi il Lato Oscuro. E anche Ren. Non avevo una spada laser. Mi ero già scontrata con lui l’anno prima, ma ero sicura che fosse molto più calmo di quello scontro pregresso. E questo voleva dire solo una cosa: se ci scontravamo ancora, alla meno peggio avrei dovuto avere un intero arto bionico invece che solo una spalla. Alla peggio, probabilmente sarei finita a pezzetti. E quei pezzetti sarebbero stati sparsi per il terreno dell’intera grotta. Rivoltante. Che schifo. Mi imposi di smettere di pensare a cose del genere e di pensare invece a qualcosa di utile, come uscire da quella situazione scomoda, per esempio!

Susan iniziò a capire dove si trovava e la situazione. Guardò i semi di Tranello del Diavolo che aveva in mano. Bonnie si strofinò gli occhi con una mano.

- Dove…

Le tappai la bocca. Le feci segno di fare silenzio e le illustrai la situazione sussurrandole all’orecchio. Anche Susan ascoltò, più pallida ad ogni parola. Sia lei che Bonnie cercarono i propri gioielli magici, ma non li trovarono. Erano nel panico più assoluto.

- Ma come dovremmo uscirne se c’è Kylo Ren proprio…

Susan alzò gli occhi dietro di me e deglutì. Bonnie fece lo stesso.

- Ehm…

Sentii un brivido serpeggiarmi per la schiena. Sospirai, cercando di restare calma.

- È dietro di me, vero?

Susan annuì lentamente. Io restai ancora un istante girata verso di lei. Poi, velocissima, mi voltai e gli tirai un pugno dove capitò. Lui ululò di dolore, piegandosi in due, e noi ne approfittammo per fuggire. Ci sentimmo sollevare e iniziammo a fluttuare. Presi la bacchetta e gli lanciai dell’acqua in faccia. Poi cademmo giù. Corremmo via. Entrammo non so come in una stanza delle armi. Susan trovò una frusta simile alla sua arma magica. Io trovai un arco e una faretra. Bonnie trovò uno scudo.

- Non ha la punta e non è di beskar, ma mi arrangerò - disse. Effettivamente le nostre armi improvvisate non potevano reggere contro la spada laser di Ren, ma almeno potevo infilzare la strega con una freccia. Tornammo nella sala. Feci ancora del fumo con la bacchetta, poi presi la mira e scagliai la prima freccia. La strega cadde, ma non avevo centrato il cuore. Avevo colpito pochi centimetri più in là. Accidenti. Kylo Ren seguì la Forza e trovò Susan, che però lo colpì svelta con la frusta e poi fuggì nella nebbia. Bonnie stava usando il suo scudo come un mega-frisbee e colpì in testa il nostro amico mascherato. Non stava facendo una gran figura. Tesi la corda, la freccia incoccata. Ren si voltò verso di me.

- Ancora tu? Non ci credo…

Io sorrisi, cercando di scherzare.

- Già. Il tuo paparino ti voleva così bene che mi ha chiesto di seguirti. Ah, a casa c’è la pasta al sugo, perché non torni?

Diresse un fendente nella direzione della mia testa e mi abbassai appena in tempo.

- Fai-silenzio! - urlò, menando fendenti ad ogni parola.

- SUDICIA SANGUEMARCIO! - urlò la strega. Io mi distrassi quell’istante necessario a Ren per colpirmi. Mi ritrassi appena riuscii, ma intanto sanguinavo dal fianco. Mi ritirai nella nebbia e ne creai altra. Trovai Susan e Bonnie e le trascinai indietro. Uscimmo dalla caverna. Bonnie mi prese la bacchetta di mano ed evocò delle bende.

- Non è grave, ma è parecchio profondo. Potrebbe volerci un po’ perché si risani…

Inveii contro Ren e chiesi a gran voce come mai il portale non portasse rinforzi. Quasi mi avesse sentito, il portale si aprì sputando fuori Daragon. Ma perché doveva sempre arrivare lui?! Fatto sta che fece un fracasso infernale perché cadde sulle armi, evitando per un pelo di mutilarsi da solo. Scattò in piedi, ma facendolo perse l’equilibrio, finendomi addosso, proprio sul fianco ferito. Ululai di dolore. Lui rotolò giù da me, guardandomi sorpreso e ansimante, i capelli scompigliati. Pareva che si fosse appena alzato, e probabilmente era anche così… Comunque, nemmeno lui aveva la bacchetta, ma aveva, chissà perché, una scopa.

- Ma tu dormi con la tua Firebolt? - gli chiese Susan.

Lui vide la scopa e arrossì violentemente.

- No!

- Coda di paglia, eh? - gli chiese lei.

- Lascialo in pace - intervenni, ansimando.

- Usa invece la tua lingua lunga per un incantesimo che mi curi - dissi porgendole la mia bacchetta. Lei la prese e iniziò una lenta litania in latino.

- Vulnera sanentur… Vulnera sanentur… Vulnera sanentur…

Piano piano vidi la mia ferita rimarginarsi e sentii un sollievo incredibile. Susan mi restituì la bacchetta.

- Ok. Ora pensiamo a un piano su come batterli. Abbiamo una scopa, del Tranello del Diavolo, una pozione esplosiva e una bacchetta. Allora. Qualche idea?

Susan ci pensò un momento.

- Potremmo piantare i semi da qualche parte - suggerì Bonnie.

- E con la bacchetta li faremmo crescere - aggiunse Susan.

- Sì, ma come li attiriamo nella nostra serra improvvisata? - chiese scettico Daragon.

- Non possiamo mica piantarli in quella specie di grotta.

Tutte iniziammo a fissarlo.

- Perché mi fissate così? - chiese lui a disagio.

Poco dopo sistemai una delle piume di metallo in stile Sioux sulla testa del mio amico.

- Sei sicura che funzionerà? - mi disse lui, scettico.

Gli lanciai un’occhiataccia.

- Certo che funzionerà.

Montò sulla scopa, un copricapo di metallo fatto in stile indiani d’America in testa, i capelli diventati magicamente verdi e luminescenti, un naso rosso da clown che impediva una qualsivoglia respirazione nasale e un sacco di stelle filanti un po’ ovunque. Si diede la spinta e volò nel fumo. Presto sentii un:

- EHIIIIIIIIIIIIIIIII, SONO QUIIIIIIIIIIIIIIII! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!

Tre secondi dopo mi passò a mezzo millimetro dalla testa, scompigliandomi i capelli. Kylo Ren e la vecchia racchia lo inseguivano a tutta velocità, quindi non mi videro nemmeno, e finirono dritti nel Tranello del Diavolo. Susan e Bonnie arrivarono da un corridoio laterale e io presi la pozione esplosiva dalle mani di Bonnie. La agitai e quella iniziò a lampeggiare. La lanciai dentro alla grotta, sperando che Daragon uscisse prima che esplodesse. Lo sentii passare a tutta velocità e subito dopo venni sbalzata indietro dall’esplosione. Atterrai addosso a Susan e con la bacchetta evocai una barriera che ci protesse dai detriti. Il fumo si diradò e noi ci guardammo. Eravamo tutti pieni di polvere e Daragon aveva gli abiti strinati, ma stavamo bene. Lui mi guardò e mi sorrise, sfinito. Ebbi appena il tempo di ricambiare. Poi venni risucchiata con tutti gli altri in un portale.

Caddi carponi sulla meravigliosa moquette di Susan e subito afferrai la mia collana e me la misi. Non l’avrei tolta mai più.

Sentii un tonfo sul letto e seppi che Susan era tornata. Sospirai, sollevata, e mi rimisi a dormire.

 

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Capitolo 6
*** Un'altra 'vacanza' ***


Capitolo 6 - Un’altra “vacanza” (ma non da Susan… o forse sì?)

 

Le vacanze finirono presto, troppo presto. Dovetti salutare i signori Alison prima che me ne accorgessi e presto tornai nel caminetto della nostra sala comune, stavolta senza tossire, anche se sembravo lo stesso uno spazzacamino…

Andai in bagno e mi tolsi la cenere dalla faccia e dai capelli. Ero cresciuta moltissimo rispetto all’anno prima, ero più alta di almeno tre centimetri e la mia faccia era in qualche modo più… adulta, ecco.

Il corso di Trasfigurazione continuava come al solito e io continuavo ad allenare Daragon, Susan cercava in tutti i modi di farci cadere l’uno sull’altra nella speranza che ci dichiarassimo il nostro “eterno amore” e Bonnie stava mettendo a punto una nuova strategia per non essere beccata nelle sue frequenti escursioni notturne… non l’avevo detto? Bonnie ha la cattiva abitudine di andare in giro di notte, preferibilmente in un armadio della sala professori, il che ci fa sempre avere informazioni sull’andamento generale della scuola…

Ci ha anche fatto scoprire che in realtà Wilson faceva pressione sui colleghi per non darci compiti nelle vacanze natalizie (non sapevo fosse così affezionato agli studenti). Daragon migliorava ogni giorno e ci mettevo sempre più tempo a batterlo, ma ero sempre un passo avanti a lui e vincevo sempre. Wilson iniziò ad adorarmi (o almeno, non mi sgridava più per  ritardi imbarazzanti… ora che ci penso, però, non ritardai più di così tanto).

Susan, dal canto suo, continuava a seguirmi di soppiatto più o meno ovunque nella speranza di trovarmi in atteggiamenti romantici con Daragon e quando parlavamo cercava sempre di tendermi qualche trappola (cosa che ovviamente le riusciva più o meno sempre) per farmi diventare di un colore simile a quello dei pomodori maturi.

Bonnie si era fissata su uno che si chiamava Ivan e cercava in tutti i modi di piacergli (in realtà gli piaceva già… una volta Ivan si avvicinò a me e mi chiese quale fosse il colore preferito della mia amica).

Un giorno, Bonnie entrò in Sala Grande di corsa, rossa in viso e tutta scarmigliata (bellissima comunque), un gran sorriso stampato sul suo visino da angelo. Noi le chiedemmo immediatamente cosa fosse successo e lei arrossì ancora di più, allargando il sorriso. Ebbi un’intuizione.

- Ivan? - le chiesi.

Lei annuì. Io, Susan e Audrey iniziammo a urlacchiare.

- Racconta, dai!

Lei prese fiato per un momento.

- Allora, stavo andando in camera a portare dei libri. Ivan è Tassorosso, come me, e si è offerto di aiutarmi. Io ho accettato, i libri erano molto pesanti, lui me li ha presi e mi ha aiutato a riportarli. Poi siamo usciti dalla sala comune e lui, in un angolo del corridoio, mi ha detto che gli piacevo e io sono diventata tutta rossa e gli ho detto che anche lui mi piaceva… e poi mi ha preso la testa… e ci siamo baciati…

Si cullò per un po’ nel ricordo di quel bacio e Susan, mal interpretando la mia espressione (grave perché stavo pensando ai compiti) disse:

- Avanti Sof, sono sicura che presto anche Peter si dichiarerà e allora sarete la coppia più popolare della scuola! Anche tu avrai il tuo bacio…

Le scoccai un’occhiataccia in grado di sciogliere un sasso.

- Stavo scherzando…

Addolcii un pochino lo sguardo, ma in quel momento una voce mi giunse all’orecchio.

- Chi è che vuole un bacio da me?

Mi voltai.

- Nessuno - dissi, secca, sentendo la faccia che andava in fiamme. Susan e Bonnie ridacchiavano e Audrey mi guardava apprensiva. Anche Daragon arrossì. Probabilmente lo stavo guardando malissimo.

- Be’, comunque nessuno ti ha detto di farti gli affari nostri - dissi, arrabbiata, più con Susan che con lui. Daragon restò spiazzato da questa uscita e subito rimbeccò.

- Io non mi stavo facendo gli affari di nessuno, siete voi che parlate di chi devo baciare!

Aprii la bocca per ribattere, solo per scoprire che avevo finito le parole. Così mi voltai e lui se ne andò.

- No, avete litigato!

- Sì, ed è tutta colpa tua!

Susan arrossì a sua volta.

- Sof, mi dispiace, io…

Non volli sentire altro. Mi alzai da tavola e andai in dormitorio. Mi misi il pigiama e mi infilai nel letto. Dopo pochi minuti sentii la porta socchiudersi.

- Sof? - sussurrò Susan.

- Sof, sei sveglia? Mi dispiace moltissimo per prima, non intendevo… Oh, avanti, Sof, lo so che stai solo facendo finta di dormire!

Sapevo che lo diceva solo per farmi rispondere, non era veramente sicura che fossi sveglia, così aspettai un momento. Poi ribattei.

- Già, e tu sei un pesce con le ali - bofonchiai.

Susan azzardò un timido sorriso.

- Pace?

La guardai.

- Sì, ma anche la mia pazienza ha un limite.

Lei sorrise.

- Lo sai che continuerò a seguirti nei corridoi, vero?

- Finché non dai fastidio va anche bene…

- Comunque secondo me stareste veramente be…

- No!

- Ok, va bene, d’accordo, secondo te è una coppia che non funziona…

Mi voltai dall’altra parte, però non potei fare a meno di sorridere. Era impossibile stare arrabbiati a lungo con Susan.

Nei giorni successivi non menzionò più Daragon come “il ragazzo perfetto per me”, il che mi fece tirare un sospiro di sollievo. In uno degli incontri con Daragon volle addirittura partecipare al duello… Si misero loro contro di me. Vinsi ancora, ma per veramente poco. Ci facemmo due risate insieme e in tutto ciò ci scordammo di ciò che aveva creato il nostro gruppo… ovvero i portali. Che ovviamente erano prontissimi a rovinarci la giornata migliore di sempre.

 

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Capitolo 7
*** Inizio del terzo e ultimo viaggio a Narnia ***


Capitolo 7 - Inizio del terzo e ultimo viaggio nel magico regno di Narnia (grazie al cielo…)

 

Non lo scegliemmo. Semplicemente, una calda giornata di fine maggio, che stavamo passando in completo riposo, decidemmo di andare a fregare qualcosa in cucina. Scendemmo al fresco dei sotterranei e Susan solleticò la pera del quadro. Entrammo in cucina e gli elfi domestici (creature a dir poco particolari) ci riempirono di leccornie non appena ne chiedemmo qualcuna. Uscimmo, le braccia cariche di cibo, e andammo nel prato a mangiare. Finimmo il cibo (non credevo che Audrey mangiasse così tanto… il suo metabolismo dev’essere Flash, dato che è magra come un chiodo) e ci avviammo verso il lago, dove, incredibilmente, non c’era nessuno. Uhm. Questo suonava sospetto.

Comunque, volevamo coccolare la piovra gigante, ma, non appena le toccammo un tentacolo, questa si erse in tutta la sua grandezza e noi vedemmo calare il buio su di noi.

Non credevo che mi sarei spaventata tanto per il fatto di essere mangiata da una piovra, ma mi ritrovai a strillare terrorizzata. Anche gli altri iniziarono a strillare. Cercai nel buio qualcuno. Il primo corpo che toccai lo presi e lo strinsi a me, fortissimo, ricambiata. Pensavo fosse Audrey, e non ebbi il tempo di pensare che lei non aveva una presa così forte. Io e chiunque altro stessi stringendo continuammo a strillare abbracciati compulsivamente, ma un portale si aprì sotto di noi prima che l’animale ci ingoiasse e ci trascinò di nuovo a Narnia.

Chiunque stessi abbracciando, si spostò sotto di me e così gli caddi addosso, solo per scoprire che era Daragon. Ma perché?! Perché finivo sempre addosso a Daragon? A quanto pareva, il destino era dalla parte di Susan, la quale ovviamente mi guardò spingerlo via mentre diventavo rossa come un pomodoro maturo. Anche lui divenne della mia stessa tonalità, il che avrebbe dovuto farmi riflettere un momento… se fossi stata completamente lucida. Invece iniziai a farmi ventaglio con la mano. Quanto meno non avevamo le divise.

Mi guardai intorno, sentendo la faccia tornare a poco a poco ad una temperatura normale. Era primavera, o almeno questo era quello che la Forza mi suggeriva. Primavera. Il che voleva dire niente Strega Bianca nei dintorni. Ma in che momento? Riflettei.

Non eravamo su una barca, quindi niente Caspian. E nemmeno vicino ad un albero con un re legato, quindi niente Rillian. Ma allora dov’eravamo?

Guardai meglio il corridoio. Pietra… pietra e ancora pietra, un sacco di pietra. Guardai gli altri.

- Secondo voi dove siamo?

- Non lo so… - rispose Audrey, seccata. Audrey detesta non sapere dove si trova… soprattutto se non ha nulla da fare.

Ci guardammo sconcertati ancora per qualche attimo. Evitai accuratamente lo sguardo di Daragon, per l’imbarazzo di poco prima, e lui fece abbastanza lo stesso. Mi scervellai, ma non giunsi a nessuna conclusione plausibile… Improvvisamente, delle urla.

- Aiutatemi, in nome di Aslan!

Guardai gli altri. Sentii Audrey passarmi affianco con la velocità del fulmine e iniziai a correre, seguita a ruota dagli altri.

Entrammo in una sala immensa, buia e opprimente, di pietra come il resto del castello. In mezzo, una sedia d’argento con sopra legato un ragazzo. Davanti a lui, e a noi, stavano Eustachio, Jill e Pozzanghera, che corsero da lui a liberarlo. Il giovane parve avere un attacco in stile Kylo Ren e distrusse la sedia, poi rivelò ai tre compagni di viaggio la sua identità:

- Io sono il principe Rilian, figlio di Caspian ed erede al trono di Narnia.

- Non ancora per molto - disse un’altra voce, che non tardai a riconoscere.

Un respiro pesante echeggiò nella sala. Daragon sbiancò. Io afferrai compulsivamente le mie spade laser.

- Oh, no - sentii mormorare da parte di Audrey.

Già. Oh, no. Vader entrò nella sala e mi guardò. Cavolo. Poi guardò Daragon. Allungò la mano. Agii prima di riflettere e mi scagliai contro Vader, accendendo le spade e rischiarando la sala. Lui afferrò la sua.

- Ancora tu!

Già, ancora io. Mi chiesi per quanto tempo sarei stata ancora io. A giudicare dalla situazione, veramente poco. Kylo Ren entrò, seguito a ruota dal Conte Dooku. Ecco. Ora non avevo più speranze di uscirne. Sentii le spade laser dei miei amici accendersi e le vidi scagliarsi sui Sith. Entrò anche una signora con un vestito verde, che però non fece caso a noi e si diresse verso il principe e i suoi amici. Improvvisamente, Vader tentò un affondo. Lo parai per puro istinto, ma quello successivo andò a segno, tranciandomi di netto la mano sinistra. Ecco. Io l’avevo detto che sarei diventata più bionica. Una spalla non è nemmeno lontanamente sufficiente. Urlai di dolore e di rabbia. Una delle mie spade laser volò via.

Strinsi l’altra con la mano che mi restava e anche io tentai un affondo. Dovetti concentrarmi, perché, anche se non avevo più la mano sinistra, la sentivo ancora, e con essa la sua spada.

Per sbaglio parai un colpo credendo che la mano fosse ancora al suo posto, ma ovviamente non c’era e alzai la destra appena in tempo. La lama di Vader si fermò a due millimetri dal mio naso. Ricordavo bene quel calore sanguigno. Spinsi indietro la spada di Vader, ma feci molta più fatica del solito. Il mio moncherino fumava. Susan lasciò perdere il Conte Dooku e venne a darmi manforte. Audrey era più che all’altezza. Approfittando del suo intervento, guardai Jill e amici. Avevano lo sguardo perso nel vuoto, ma Pozzanghera si buttò nel caminetto, tutti rinsavirono e diedero battaglia alla maga. Parai un altro affondo di Vader, determinata a non perdere nient’altro.

In due riuscimmo a spingerlo contro il muro, ma prima che riuscissi a prendermi la mia vendetta lui sparì. Maledizione. Anche gli altri Sith sparirono, e io mi resi conto che la strega era morta. Il principe Rilian ci guardò, riconoscente.

- Dov’è la tua mano? - mi chiese Daragon, allarmato. Tentai di nascondere il moncherino fumante, ma Susan me lo prese e lo esaminò.

- Devi farti curare - disse, sinceramente preoccupata.

- Sto bene - dissi io, ma non era vero. Ora che la foga della battaglia era passata, iniziavo a sentire un dolore sordo e pulsante al moncherino. Tutti, principe compreso, parevano preoccupati per me.

- Sto bene - ripetei, per rassicurarli.

- Qui dovrebbero esserci dei droidi medici, da qualche parte… - suggerì Rilian. Ma, prima che potessimo muovere un passo, un portale risucchiò noi 4P+1 e ci portò dritti sulla nave di Caspian. Il quale, vedendo che mi mancava un pezzo, mi spedì immediatamente in una stanzetta dove un droide medico mi attaccò una mano di beskar. Mossi le dita. Incredibile ma vero, alla mia cintura erano appese entrambe le spade, così avrei potuto usarle entrambe nella battaglia successiva. Be’, almeno erano a prova di perdita. Guardai la mia nuova mano meccanica. Accidenti. Già la stavo rifiutando. Come per la spalla l’anno prima, non la sentivo mia, non fino in fondo.

- TERRA! - sentii urlare la vedetta.

- Approdiamo lì, poi ripartiamo - rispose Caspian. Lucy uscì dagli appartamenti di Caspian.

- Ehilà - ci salutò.

Alzai la mano meccanica e la salutai.

Sbarcammo, completamente ignari che dietro agli alberi di quell’isola apparentemente disabitata si celavano uomini terribili…

 

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Capitolo 8
*** I mercanti di uomini sono persone spregevoli ***


Capitolo 8 - I mercanti di uomini sono persone spregevoli (fidatevi, lo so bene)

 

Ci fermammo a fare il punto della situazione sulla spiaggia. Caspian aveva la fissa di trovare i sette Lord di Telmar e noi l’avremmo aiutato un pochino. Solo che non ebbi la prontezza di ricordare questo punto del libro. Dagli alberi uscirono degli uomini a dir poco nerboruti. Afferrarono Caspian, Lucy, Edmund ed Eustachio. Daragon e il suo tizio iniziarono a fare a botte. Susan, Bonnie e Audrey fecero lo stesso, e anche io.

Tirai un calcione sul brutto muso di quello che doveva prendere me e, con una mossa di lotta degna di un campione di wrestling, lo cappottai a terra. Quello si rialzò, stordito, e un altro mi afferrò da sotto le braccia. Io scivolai giù e mi liberai dalla sua presa, poi atterrai pure lui. L’altro, però, mi prese, bloccandomi le braccia al busto. Stavolta non riuscii a liberarmi e finii con gli altri, legati da corde spesse e molto resistenti. Accidenti.

- Che mostro! - sentii dire al primo che avevo cappottato.

- Terrificante, dovrebbero portarla nell’arena…

Arena. Io odio le arene. Con tutta me stessa. Anche se probabilmente chiunque fosse stato il mio avversario avrebbe fatto una fine non troppo simpatica.

Ci portarono sulla loro barca e sentii una voce familiare. Fin troppo familiare. Il conte Dooku era parte dell’equipaggio. Anzi, probabilmente era il loro capo.

- Che abbiamo qui? Oh, merce preziosa - disse. Mi prese la faccia tra due dita e io lo morsi. Lui mi guardò disgustato.

- Anche se credo che qualcuno di questi dovrebbe andare in riformatorio…

Lo guardai malissimo.

Finimmo in un bugigattolo minuscolo e umido, talmente umido che sentivo i capelli gonfiarsi. Sarei uscita da lì con le sembianze di un palloncino.

- Chi è là?

Quella voce mi fece sobbalzare, nonostante non avesse nulla di strano. Era la semplice voce di un uomo.

- Sono Caspian X e pretendo di essere liberato - scattò il re.

- Caspian?

- Chi siete?

- Ero uno dei Lord di Telmar, Lord Bern.

- Siete voi?

- Sì…

In quel momento, però, venimmo brutalmente separati gli uni dagli altri. Io e Daragon finimmo vicini (il caso ce l’ha con me!) e venimmo spinti verso quella che sembrava un’asta.

Iniziai a elaborare un piano di fuga, per quanto l’ansia e la situazione disagevole me lo permettesse. La mia testa ragionava con una velocità spaventosa, poi mi ricordai di una cosa: la Forza era con me. Avvicinai la bocca all'orecchio di Daragon.

- Che la Forza sia con te - soffiai. Si voltò verso di me, confuso, e io gli feci l’occhiolino.

- Fai solo quello che faccio io - dissi, abbastanza piano perché le guardie non sentissero.

Annuì e io iniziai a lavorare con i nodi della corda intorno ai miei polsi e quando ebbi finito lavorai sui suoi. Tenemmo la corda in mano, stretta nei pugni solo per dare la parvenza che fosse tutto normale. Poi scatenammo l’Inferno.

Iniziai io, naturalmente. Non fu difficile: stesi una guardia. Le altre mi si fecero intorno, ma io sfiorai la mia ossidiana e mi ritrovai dotata delle mie spade laser. Le accesi e tagliuzzai un po’ di schiavisti. Vedevo Daragon con la coda dell’occhio, stava facendo esattamente la stessa cosa. Fantastico. Ora dovevamo solo trovare gli altri, liberarli e trovare il modo di aprire il portale.

Vidi Caspian, Lucy, Edmund e Eustachio allontanarsi con Lord Bern e andai verso Susan. La liberai e lei si precipitò a fare lo stesso con le altre. Combattemmo per un po’, fomentando la rissa che si stava svolgendo tra gli schiavisti. Gli schiavi erano al sicuro sulla pedana, mentre i loro venditori si menavano. Quando non ne potemmo più, ci scambiammo uno sguardo d’intesa.

Ci assicurammo che i protagonisti della storia di Narnia fossero salvi e andammo a nasconderci dietro un angolo, al riparo dalla rissa. Ci guardammo e Bonnie iniziò a ridere, seguita da tutti gli altri. Risi anche io, per il sollievo e il fatto di essere riusciti a sfuggire indenni ad un manipolo di schiavisti. Ridemmo di cuore per un po’, poi ci guardammo e capimmo che eravamo tutti d’accordo: avevamo assolto il nostro compito in quel tempo e luogo.

Quasi fosse stato d’accordo con noi, il portale si spalancò improvvisamente sotto ai nostri piedi e venimmo trascinati in un’altra epoca. Di nuovo.

Angolo Autrice

Ciaoooo sono sempre io. Mi piacerebbe davvero tantissimo se riusciste a mettere una recensione... anche piccolina, ma vorrei sapere cosa ne pensate...

Sempre Io So_Vi_Potter

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Capitolo 9
*** L'origine dei tempi ***


Capitolo 9 - L’origine dei tempi (e ovviamente devo svenire)

 

Ci trovammo improvvisamente in un posto incredibile. Animali di ogni specie erano riuniti intorno al grande Aslan. La strega bianca teneva un palo in mano e c’erano due ragazzini. Gli animali iniziarono a parlare e un piccolo sole sorse, tingendo di rosso il cielo. Mi sentii invadere da una calma e da una pace tali da farmi dimenticare che il mondo era in guerra contro se stesso, il male contro il bene. La strega ad un certo punto si arrabbiò e scagliò il palo. Ovviamente lo lanciò contro di me. Cacciai un urlo e mi abbassai. Appena in tempo. Il palo si piantò per terra e crebbe fino a diventare un lampione. Aslan si voltò ed affrontò la strega. Naturalmente vinse. Mi guardò negli occhi e io vi caddi dentro. Mi sentii ondeggiare e mi lasciai andare all'indietro… finendo, naturalmente, tra le braccia di Daragon. In sogno mi trovavo in un luogo molto luminoso, come se fossi stata dentro ad una stella. Aslan avanzò verso di me. Io indietreggiai per istinto.

- Non avere paura - mi disse.

- Sono caduta addosso a Daragon, vero?

- Il ragazzo? Sì.

Fantastico. Ora sì che Susan non mi avrebbe mollato un solo istante.

- Perché sono svenuta?

- Sentivi il bisogno di parlare con me. Inconsciamente.

In effetti era vero. Avevo bisogno di raccontarmi a qualcuno che non mi avrebbe detto nulla.

- Cosa vuoi dirmi?

- In realtà avrei una domanda… quando Daragon mi guarda arrossisce un pochino e quando lo tocco mi sento strana… e io mi chiedevo perché.

- Credo che questa sia una cosa che dipende da te.

- Ma… E lui?

- Lui prova qualcosa di molto intenso nei tuoi confronti, Sofia.

- Intendi dire che gli piaccio? - chiesi avvampando.

- Forse - sorrise Aslan.

- Comunque, suppongo che lo scoprirai solo con il passare del tempo, non credi anche tu?

- Sì, credo di sì…

Mi sentivo libera di fare qualsiasi cosa. Aslan era l’unico che mi aveva lasciato parlare senza dirmi nulla.

- Ma la vera domanda è: cosa provi tu per lui?

Mi sentii la faccia andare a fuoco.

- Be’, fino all’anno scorso lo detestavo, e a dire il vero ogni tanto è detestabile anche adesso, ma è in qualche modo più… gentile e…

- Stai divagando. Rispondi alla mia domanda.

- Io… non lo so. C’è qualcosa in lui che… potrebbe anche… ecco, piacermi, ma non so se effettivamente mi piace o no.

- Anche questo si scoprirà. Ma ora è meglio tornare indietro. I tuoi amici saranno preoccupati.

Aveva ragione. Mi sentii trascinare fuori da quella stella di luce e la pace scivolare lentamente via dalle mie mani.

Non so per quanto fossi rimasta priva di sensi, ma quando mi svegliai tutti erano chini su di me. Anche il Grande Leone mi stava guardando, con sguardo complice. Mi sentivo al sicuro sotto al capannello formato dai miei amici. Sorrisi in modo assonnato e un po' scemo e tutti ridacchiarono. Mi sedetti e mi stropicciai gli occhi. Mi trovavo ancora a Narnia, in una Narnia appena nata. Ma ora dovevo tornare a Hogwarts. Mi rialzai e ondeggiai ancora. Daragon, pronto, mi sorresse. Entrambi arrossimmo, e forse io sapevo cosa significava… ma magari era solo un’impressione. Ma, nel profondo del mio inconscio, speravo che non lo fosse.

Un portale si aprì davanti a noi e i miei amici vi entrarono uno ad uno. Io aspettai un istante. Mi voltai verso Aslan e gli sorrisi.

- Grazie - gli dissi.

Lui fece un cenno con la testa e la sua criniera dorata ondeggiò al suo movimento.

Mi voltai verso il portale e lo attraversai.

Caddi carponi sul pavimento di fredda pietra di Hogwarts. Fine maggio. Avevamo da fare un ultimo esame. Io e Susan ci avviammo verso l’aula di Pozioni. Il professore ci assegnò una complicata pozione e io e lei iniziammo a pestare gli ingredienti. Alla fine dell’ora lui osservò la nostra pozione e scribacchiò una E sul registro.

Angolo Autrice:

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, per favore lasciatemi un messaggino 🙏🏻

So_Vi_Potter

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Capitolo 10
*** Il secondo anno finisce ***


Capitolo 10 - Il secondo anno finisce (ma non le nostre avventure)

 

Fine anno. L’ultimo giorno di scuola erano tutti vestiti al loro meglio, pronti per le vacanze estive. Io indossavo un paio di pantaloncini di jeans sfilacciati sotto, che secondo Susan mi stavano maledettamente bene. Bonnie aveva una minigonna e un top, ma non che lei avesse motivo per nascondere il suo corpo. Audrey era vestita come se avesse dovuto correre i cento metri piani. Susan indossava un abitino corto davvero molto carino, viola e azzurro con ricamati dei fiori. Daragon, dall’altro lato della sala, indossava una maglietta larga rossa e un paio di pantaloni dorati. Era orgoglioso di essere Grifondoro, a quanto pareva. Alcuni indossavano abiti parecchio strani, come l’anno prima, ma nessuno era troppo vistoso. Indossammo ancora le spille con le gemme, stavolta due, e quelle emisero ancora un debole luccichio.

Sentivo il peso del mio arco sulla spalla e sapevo che non appena ne avessi avuto bisogno sarebbe diventato visibile e tangibile, pronto per essere afferrato e utilizzato.

Sentivo la mia mano bionica, ricoperta di pelle per sembrare reale. Ci avevo messo molto meno ad accettare la mano che non la spalla, il che mi fece rabbrividire. Ormai mi stavo abituando alle mutilazioni. Il pensiero corse alla mia mano, abbandonata per terra in quella grotta. Bleah. Mi costrinsi a restare attenta alle istruzioni che la preside ci stava fornendo, le stesse dell’anno precedente.

Pochi minuti dopo, io e Susan stavamo trascinando i nostri bauli giù dalle scale. Accidenti, avevo scordato quanto pesava il mio bagaglio! Decidemmo di usare ancora la Forza e li trascinammo tenendoli sollevati di qualche millimetro. Ora pesavano molto meno. Li portammo fino alla stazione, dove vennero caricati sul treno. Salimmo anche noi e ci trovammo uno scomparto. Daragon passò a salutarci e io non potei fare a meno di pensare quanto fosse cambiato dall’anno precedente, quando mi chiamava Sanguemarcio e quando ci menavamo… Ora era meno maleducato, più gentile… ci teneva di più a noi. A me. Solo all’inizio dell’anno non l’avevo creduto possibile, ma era successo. E, per qualche motivo strano e misterioso, anche io tenevo di più a lui, anche se Susan avrebbe dovuto lottare per anni per riuscire a cavarmelo di bocca. Non le avrei dato soddisfazione. Non ancora. E soprattutto non l’avrei ancora detto a Daragon, non finché non me l’avesse detto lui per primo. E l’avrebbe fatto dopo molto, moltissimo tempo.

Mi addormentai e mi svegliai alla stazione, appena prima di dover scendere dal treno. Trascinai giù il baule, stavolta senza usare la Forza perché c’era troppa gente. Il fatto è che, mentre cercavo di farlo scendere dal treno, mi scivolò e mi cadde addosso, facendomi perdere l’equilibrio. Dove caddi? Provate ad indovinare.

- WHOA! - sentii, mentre qualcuno dietro di me mi afferrava per le braccia e mentre il mio bagaglio finiva a testa in giù sulla banchina.

Mi sentii arrossire mentre Daragon mi rispingeva in piedi. Mi spolverai la maglietta, in imbarazzo, mentre lui mi guardava.

- Cosa stavi cercando di fare? Almeno fatti aiutare, no?

Afferrò il mio baule da un lato e io lo afferrai dall’altro.

- Scusa, Susan era già impegnata con il suo…

Lui sorrise.

- Non importa, io avevo già scaricato. Stavo venendo a salutarti…

Ci misi qualche secondo di troppo a realizzare che aveva detto “salutarti” e non “salutarvi” e cercai di evitare di guardarlo negli occhi per evitarmi ulteriore imbarazzo.

- Be’, ciao, allora…

- Ci vediamo l’anno prossimo!

- Sì, cadendo in un altro portale!

Recuperai la gabbia di Lord (che, per chi se lo fosse scordato, è il mio gufo) e trascinai il baule fino alla mia famiglia, che mi aspettava.

- Sofiiiiii, chi era quel tizio? Non è il tuo ragazzo, vero? Dai, dimmelo…

Fantastico, ci mancava solo mia sorella Irene con tutte le sue domande… a volte è peggio di Susan.

- Non è nessuno, solo un amico - tagliai corto, seccata.

- E allora perché sei diventata tutta rossa quando ti ha preso?

- Ire, dai…

- E c’è una novità!

- Ah sì?

Irene mi sventolò una busta sotto il naso, contentissima. Io riconobbi il sigillo di Hogwarts.

- Sei stata ammessa a Hogwarts?!

- Sì!

Le diedi il cinque, contenta. Probabilmente lei e Susan avrebbero fatto squadra per farmi fidanzare con Daragon, ma in quel momento ero troppo contenta che la mia sorellina sarebbe venuta a Hogwarts con me. Ci avviammo verso l’aeroporto per tornare in Italia, dirette verso le vacanze.

 

FINE

(e spero che vi sia piaciuto).

Ci rivediamo in Crossover System 3!

Sofia chiuse il computer. Aveva appena terminato di raccontare il suo secondo anno a Hogwarts. Uscì dalla sua stanza, ricordando le avventure vissute e le relazioni intessute. Ora toccava al terzo anno, gli intrighi, i salvataggi e gli incroci di epoche e storie. Ora toccava alla terza storia.

ANGOLO AUTRICE:
Ciao, spero che questa seconda storia vi sia piaciuta... Lasciate una recensione per farmi sapere! (Guardate che conto che lo facciate!)
Presto arriverà la terza storia, promesso!

So_Vi_Potter

 

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