Serendipity

di Kokus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


24ore1
Torre di Carta



26. Autostop

Quando Kaito fermò la macchina, accostando sul ciglio della strada, pensò che stesse impazzendo.
Poi però il ricordo di suo fratello minore in buona salute gli fece tornare in mente quanto fosse felice, e che quindi non sarebbe stato affatto un problema dare un passaggio al ragazzo sconosciuto che stava facendo l'autostop sotto al sole cocente da chissà quanto tempo.

«Grazie» disse questi mentre si accomodava sul sedile del passeggero.
Aveva capelli viola e ondulati e indossava una t-shirt di una band punk rock che Kaito non conosceva.

«Di nulla» rispose, riprendendo la guida dopo pochi istanti. «La tua destinazione?»
«Den City».
«Ottimo».

Era anche la sua.
Sarebbe stato un lungo viaggio.




30. Laccio per capelli

Ryoga, così si chiamava il ragazzo, estrasse un laccio per i capelli dalla tasca dei bermuda neri e li legò in una coda alta.
Aveva solo uno zaino con sé e, a giudicare dalla capienza, forse non aveva organizzato quel viaggio nei minimi dettagli – a dirla tutta, secondo Kaito erano inesistenti.

«Quindi stai tornado a casa da Heartland City? È un lungo viaggio» constatò Ryoga, guardando fuori dal finestrino.
«Già. Il fatto è che l'ospedale di Heartland City è l'unico che può occuparsi di mio fratello» rispose Kaito.

Ryoga si voltò a guardarlo, sorpreso.
«Hai fatto tutta questa strada in giornata solo per andarlo a trovare?»
«Esattamente».

Un sorrisetto incurvò le labbra di Ryoga.
«In effetti hai l'aria di essere un bravo fratello maggiore».




32. Occhiali da sole

Avevano trascorso una trentina di minuti a parlare del più e del meno.
Kaito non l'avrebbe mai ammesso apertamente ma, tutto sommato, Ryoga era una buona compagnia: aveva alleggerito molto quel viaggio altrimenti silenzioso e solitario portando con sé un po' di brio dalle sfumature violacee.

«E tu, invece?» domandò Kaito a un certo punto, lo sguardo fisso sulla strada asfaltata. «Come mai hai deciso di andare a Den City così all'improvviso?»

Ryoga non rispose subito.
Prima si lasciò andare a un sorriso indecifrabile e recuperò dallo zaino un paio di occhiali da sole, indossandoli poco dopo e tornando a osservare fuori dal finestrino.

«Diciamo che ho delle faccende da sbrigare».

(E Kaito, anziché allarmarsi per se stesso, provò l'inspiegabile desiderio di proteggerlo).



35. Livido

Kaito aveva fatto bene a insistere.
Aveva fatto bene a prendere Ryoga per sfinimento ed estorcergli, finalmente, la verità.

Così aveva scoperto che Ryoga era livido di rabbia, che l'aveva trattenuta per tutto il viaggio ed era diretto a Den City per rintracciare quegli stronzi che in vacanza a Heartland City avevano fatto del male al suo migliore amico e avevano anche minacciato sua sorella.
(Parole sue, tutte sue, irose e digrignate tra i denti).

«Tu che cosa avresti fatto se avessero minacciato tuo fratello?» gli ringhiò Ryoga, al pari di una belva inferocita.
E Kaito pensò che non avrebbe dovuto chiederglielo.
Perché ora si ritrovava inevitabilmente dalla sua parte.

«Andiamo a casa».




40. Risata

Ryoga inizialmente non capì e per un attimo temette che Kaito fosse intenzionato a guidare per altre ore interminabili pur di riportarlo a casa.
Quando però realizzò che Kaito lo stava invitando a trascorrere la notte da lui, avvertì il cuore sprofondare nello stomaco.

«A casa tua?» domandò con una risata nervosa. «Non hai paura che io possa essere un serial killer?»
Kaito si voltò verso di lui, squadrandolo da capo a piedi.
«Non lo sei. E non voglio che tu faccia a botte con quei tizi».

Quindi vuole tenermi d'occhio, pensò Ryoga con una punta di irritazione.
Ma non poté fare a meno di accettare l'invito di Kaito: dopotutto, non sapeva dove andare.

E salì nuovamente in macchina.

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


2kairyo
Torre di Carta


45. Bugia

Era ormai notte fonda quando Ryoga constatò di non riuscire a prendere sonno.
Non sapeva spiegarsi come o perché, ma era maledettamente agitato.

Se non fosse stato per Kaito, a quest'ora avrebbe portato a compimento la faccenda che aveva da sbrigare.
L'avrebbe fatta pagare a quei maledetti e lui si sarebbe sentito molto meglio, più in pace con se stesso.

No, era una bugia.
La realtà era ben diversa e proprio per questo gli pesava il doppio, forse il triplo, su ogni cellula del corpo.

Il fatto era che non avrebbe mai ringraziato Kaito per averlo fermato e impedirgli di compiere la più grande stronzata della sua vita.
Interiormente, perché mai gliel'avrebbe detto in faccia.

Ma in fondo sapeva che si trattava di questo.
E sorrise appena.



46. Sale

Kaito osservò Ryoga molto attentamente.
«Sicuro di aver dormito bene?» gli chiese per l'ennesima volta quella mattina.

Ryoga alzò gli occhi al cielo.
«Ti ho detto di sì» rispose, mescolando il suo caffè.

Kaito inarcò un sopracciglio.
«Hai appena messo tre cucchiaini di sale nel caffè. Non mi sembri molto sveglio, oggi».

Ryoga non dovette assaggiare la poltiglia che stava mescolando per rendersi conto della figuraccia commessa — il sale sciolto nel caffè aveva uno strano odore.
«E che cazzo…»

Kaito si lasciò andare a un sorrisetto.
«Tranquillo, ne preparo un altro. Comunque, prima partiamo e meglio è».

Ryoga non capì.
«Che intendi dire?»
Kaito si voltò nuovamente a guardarlo. «Mi sembra ovvio» rispose. «A casa ti ci riporto io».



50. Serendipity

Kaito sapeva che l'incontro tra lui e Ryoga poteva essere definito con una parola in particolare, ma in quel momento non gli veniva proprio in mente.
Aveva un suono dolce e ricordava tanto le goccioline di pioggia che cadono sulla veranda nel periodo estivo.

Pensava a questo, mentre guidava ancora una volta per tornare a Heartland City, con Ryoga seduto al proprio fianco.
Il ragazzo aveva sicuramente soldi a sufficienza per pagarsi il biglietto del treno, ma Kaito non aveva voluto sentir ragioni, sentiva che doveva essere lui a riaccompagnarlo a casa.

Era incredibile come il loro incontro dettato dal caso si fosse trasformato in una fortunata coincidenza.
Come a dire: io in quel momento c'ero perché tu avevi bisogno di me.

(Solo che ora non voglio lasciarti più).


54. A e B si abbracciano

Kaito scese dall'auto e si concesse una lunga boccata di aria fresca.
Fortunatamente il clima non era caldo come il giorno addietro ed era, tutto sommato, molto più vivibile.

Ryoga scese pochi istanti dopo, ora un po' frastornato per essere finalmente tornato a casa senza però sapere cosa fare poi.
Insomma, era partito con dei piani precisi e Kaito glieli aveva sconvolti tutti quanti, ma in fondo andava bene così

«Ehi» lo chiamò, avvicinandosi a lui.
Kaito lo guardò e fu colto alla sprovvista nel momento in cui Ryoga lo abbracciò, in uno slancio di affetto che forse non gli apparteneva nemmeno.

Ricambiò l'abbraccio e un sorrisetto divertito gli incurvò le labbra nel momento in cui Ryoga quasi ringhiò: «Guai se lo dici a qualcuno».



55. A e B si baciano in macchina

Quando Ryoga salì in macchina, fu accolto da una gradevole sensazione familiare.
Kaito, seduto come sempre sul sedile del guidatore, lo accolse con un bacio che Ryoga ricambiò senza pensarci due volte.

Erano trascorsi mesi dal loro primo, casuale incontro.
Mesi in cui le stagioni si erano estinte una dopo l'altra e ora l'inverno congelava il respiro e sconquassava i muscoli.
E ora stavano insieme.
Incredibile ma vero, avevano scoperto di essere una coppia funzionante e che a modo loro riuscivano a completarsi a vicenda.

«Haruto come sta?»
«Molto meglio. Sono felice che sia tornato a casa. Non vede l'ora di rincontrarti».

Ryoga allacciò la cintura e sorrise.
«Anch'io non vedo l'ora».

E questa volta fu lui a baciarlo per primo.

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