Step by Step

di Meissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Step: Sasuke ***
Capitolo 2: *** Second Step: Sakura ***
Capitolo 3: *** Third Step: Naruto and Ino ***



Capitolo 1
*** First Step: Sasuke ***


Questa storia ha partecipato al SasuSaku Contest di Ainsel e Annaky, classificandosi ottava, quindi capirete da voi che non è tutto sto granché XD
Nonostante questo, devo dire che ci sono affezionata, perché io, fedele a one shot e flashfic per vocazione, non ho mai scritto una storia a capitoli vera e propria, e questa è appunto la prima *_*
È composta da tre capitoli, e mi sento di postarvi il primo, che per quanto presenti il difetto di essere lungo come la morte è a mio parere quello meglio riuscito.
Vi lascio sotto banner, schemino e vi auguro buona lettura.
Scherzavo, non riesco a prendere il bannerino XD lo posterò o domani o nei prossimi giorni
Posterò i giudizi dei giudici con l’ultimo capitolo ^^

Nick Autore: Meissa
Titolo: Step by step -
Personaggi/Paring: Sasuke Uchiha, Sakura Haruno, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki (SasuSaku e accenno NaruHina e ShikaIno)
Genere: Commedia
Rating: giallo per linguaggio esplicito
Avvertimenti: Spoiler!, What if
Beta Reading: sì per il primo e secondo capitolo.
NdA: Questa storia è nata da un what if gigantesco che parte dal capitolo 450 perché quando la trama si è sviluppata nella mia mente Kishimoto non aveva ancora deciso di rovinarmi i piani con la nomina di Danzo e la riunione dei Kage, e così è rimasta; con un po' di cambiamenti sarei riuscita a evitare il what if, forse, ma nella mia testa non c'erano alternative.
In sostanza Sasuke, durante la battaglia Akatsuki VS Konoha, tradisce e torna dalla parte di Konoha, Naruto perde il controllo del Kyuubi e tocca a Sasuke fermare il mostro, e dopo questa battaglia Naruto cade in coma. Tsunade è ancora Hogake, e Danzo è praticamente scomparso. Può essere morto, in galera, insomma l'ho lasciato abbastanza in sospeso perché non è il fulcro della storia. La storia verte sui comportamenti e i sentimenti di tre ragazzi cresciuti, maturi, ma sempre ragazzi, e si trovano ad affrontare questa specifica situazione.
Due parole sui personaggi. I caratteri dei personaggi penso non siano quelli dei personaggi originali. Nel senso, non è mai stata presentata da Kishimoto una situazione simile, in cui Sasuke quasi ammazza Naruto e Sakura si ritrova a perdere il suo migliore amico. Ho provato a pensare come avrebbero reagito tutti in una situazione simile.
Sakura risulta combattuta tra la Sakura pre e post e Shippuden; è orgogliosa, cresciuta, le manca Sasuke, lo ama ancora, ma ha quasi ammazzato Naruto, e lei ha quasi perso il suo migliore amico. È una Sakura in parte infantile e in parte matura che si destreggia tra l’orgoglio e la paura di illudersi ancora.
Sasuke è sempre il solito complessato, con l’insana tendenza a rimuginare –non si sarebbe mai detto- e deve convivere con i rimorsi e le insicurezze, e scendere a compromessi con l’orgoglio, e sarà proprio per questo che farà lui il primo passo –anche se inconsapevolmente-, con quelle scuse decisamente criptiche del primo capitolo.
Naruto, che entra in gioco sul finire del secondo credo sia, relativamente parlando, IC, forse perché nel manga stesso Naruto alterna momenti di pura demenzialità a momenti di serietà e comprensione inaspettati, mostrando di essere molto più maturo di quanto gli altri non credono.
Chi credo rasenti davvero l’OOC più folle è Ino nel terzo capitolo. La caratterizzazione che ho dato di lei è, in questo senso, molto simile a quella di Naruto. Ino, come tutti, è cresciuta, e mi sono immaginata una Ino più adulta di quanto non appaia usualmente, più consapevole. Ino mostra una parte di sé in pubblico, e cala poco la maschera, per questo ho parlato di carattere simile a Naruto. E se questo ci può stare nel primo capitolo, così come nel secondo, dove si vede sia la Ino matura che quella scherzosa, credo di aver calcato troppo la mano nel terzo, dove appare una Ino sin troppo decisa e seria quando parla con Sasuke.
In sostanza non so quanto siano OOC i personaggi, spero non lo siano in modo eccessivo e che il loro comportamenti siano decentemente spiegati all’interno della storia.

Step by Step
First Step: Sasuke

L’ospedale è in fermento, i corridoi sono pieni di medici e infermieri che rapidi vanno da una stanza all’altra, cartelle cliniche in mano, a controllare i loro pazienti e prendersene cura.
Solo una dottoressa sembra totalmente indifferente allo stato vitale e caotico in cui versa l’ospedale, cammina concentrata, gli occhi color foglia scorrono rapidi su tutti i valori della cartella clinica, e si acciglia o si rilassa a seconda dei cambianti dei valori rispetto al giorno precedente. Ormai l’ha letta così tante volte da impararla a memoria, non le sfugge nulla. Mentre passa, alcune infermiere e Shizune le lanciano un’occhiata critica.
Sakura non le nota neppure, mantiene la concentrazione su quelle righe, liscia una piega sul foglio e sospira, perché i cambiamenti sono minimi, sono talmente insignificanti da non voler dire niente, o non ce ne sono proprio. Sono sei mesi che va avanti così, e si vede. Ha l’aria sbattuta e delle pesanti borse sotto gli occhi, che sono arrossati per la stanchezza; dopotutto non si è risparmiata nemmeno per un istante. Sa che Shizune e molti altri disapprovano sia lei il medico, per il loro rapporto, ma è necessario, e non importa se è troppo coinvolta, tanto da non dormire quasi la notte, da occuparsi di lui sino a ricordare tutti i dati clinici e i risultati degli esami, è ovvio che sia così, è di Naruto che si parla.
Sakura soffoca un singhiozzo, per la stanchezza e la delusione, perché anche gli ultimi esami non portano buone nuove, ma non può cedere, lui… si riprenderà, ne è sicura.
Si ricompone un attimo, come se lui potesse guardarla e dirle che un medico dovrebbe avere un’aria professionale e seria, non quella sbattuta di una ragazzina di sedici anni.
Prende un respiro profondo, e chiude gli occhi, cartella clinica in una mano e l’altra sulla maniglia. Quando li riapre, la mano spinge con decisione sulla maniglia, e apre la porta, determinata.
Sakura sgrana gli occhi e rimane bloccata sulla soglia, la mano a mezz’aria.
“Sasuke-kun, cosa ci fai tu qui?” Le parole scivolano prima che possa fermarle e si dà dell’idiota, perché è sei mesi che non si parlano, cioè, che lei rifiuta di rivolgergli la parola, e ora lo chiama così, con quel suffisso che usava quando aveva dodici anni, e lo usava ancora quando sono andati a cercarlo, lei, Naruto e Kakashi, e ora non è più una bambina, non sogna più di riportarlo indietro, non sogna più e basta, e nonostante questo l’ha chiamato ugualmente Sasuke-kun.
Sasuke è seduto composto su una sedia senza braccioli, i gomiti sulle ginocchia e le dita delle mani intrecciate, pensoso; si è sistemato vicino al letto di Naruto e lo guarda di sottecchi, quasi temesse che qualcuno si accorga che è lì per lui. Come potessero esserci dubbi, poi, quello di Naruto è l’unico letto della stanza. Non è un paziente comune, è l’eroe di Konoha, dopotutto. Ciò che è sconvolgente di Sasuke è che riesce a essere elegante anche seduto di fianco a un letto di ospedale, e, cosa che irrita ancora di più Sakura, assolutamente imperturbabile persino ora che lei, lei Sakura Haruno, migliore amica di Naruto, entra in una stanza.
“Sakura. Interessante, quindi io e te ci rivolgiamo di nuovo la parola?” Ed eccolo lì, tagliente come la lama della sua katana.
Sakura ingoia rabbia, amarezza, delusione e quant’altro, perché non è questo il momento di ripicche tra sedicenni, lei è un medico, sta lavorando, deve occuparsi di Naruto, il suo paziente.
“Devi uscire da questa stanza. Devo iniziare la visita,” dice atona, o ci prova, perché la voce è un ringhio rabbioso, ma non ci può fare niente, lei non è come Sasuke.
“Certo, immagino sia solo questo,” risponde lui condiscendente, si alza in piedi e sposta indietro la sedia. “Mi raccomando Sakura. Buon lavoro,” si premura con evidente scherno, prendendo la via della porta.
Sakura non si controlla più, stringe le nocche delle dita sino a farsi male, e se Sasuke non si becca un pugno ora, senza troppe cerimonie, è solo perché non ne vale la pena, e ancor di più perché sta lavorando.
“Che cosa vuoi, Sasuke?” domanda con voce tremante per la rabbia. “Cosa vuoi, cosa pretendi, eh?” continua aggressiva. Si è rotto un argine e il risentimento, la rabbia, la paura, la delusione, sono il fiume che straripa, inondando e distruggendo ciò che trova sul suo cammino.
“Non mi rispondi? Non mi rispondi, Sasuke?” ripete alzando la voce. Sasuke si è fermato, è due passi oltre lei e le dà la schiena, non può vederlo, ma non ha un’aria sorpresa, né indifferente. È rassegnato, quasi fosse consapevole che prima o poi sarebbe arrivato. In realtà non lo credeva all’inizio, nell’immediato rientro a Konoha. Ci è arrivato pian piano, perché Sakura non lo salutava quando lo vedeva per strada – le poche volte che è uscito -, non è mai passata a trovarlo, nemmeno con il sensei, e non si è fatta mai vedere in tribunale, nemmeno per il suo reintegro, un mese prima. Lì ha capito che qualcosa non andava, che Sakura davvero non gli rivolgeva più la parola, e che forse prima o poi sarebbe successo qualcosa a sbloccare la situazione, a sentire Shikamaru era probabile lo sbattesse contro un muro e gli spaccasse il cranio – non che lui abbia mai chiesto nulla al Nara, ha fatto tutto da solo. Pare che Sakura, durante la sua assenza, sia diventata incredibilmente violenta. O forse lo è sempre stata e adesso ha finito di nascondersi.
Sasuke tenta di parlare, di dire qualcosa, ma non ne ha il tempo, lei lo zittisce prima.
“Non parlare, Sasuke, stai zitto!” lo minaccia, la furia che distorce i lineamenti del volto. “Non hai alcun diritto, non hai diritto di niente, di niente! Ti ho detto di stare zitto!” intima ponendo fine a qualsiasi suo tentativo di difendersi.
“Tu… tu non c’eri, non ci sei stato, mai, nemmeno una volta, per tutto questo tempo, e ora cosa vuoi, eh? Cosa pretendi? Te ne sei andato, e prima di andartene hai cercato di ammazzare Naruto sul tetto dell’ospedale, io c’ero! E ci hai provato di nuovo, alla valle dell’Epilogo, quando tutta Konoha si è mossa per portarti indietro. Ti abbiamo cercato, ti siamo venuti a cercare, siamo venuti a prenderti, e tu? Tu ci hai ignorato, hai detto senza alcuna inflessione che la sola ragione per cui non avevi ucciso Naruto quella volta era solo un tuo capriccio e non ci hai uccisi tutti solo perché Orochimaru ti ha impedito di usare non so quale tua dannatissima tecnica. Ti abbiamo inseguito per mari e monti, anche dopo la morte di Itachi non ti è bastato, dovevi fare di testa tua, dovevi distruggere il villaggio e… e ti sei messo in combutta con tre criminali pericolosi, che con noi non hanno nulla a che fare, hai detto che avresti preso il jinchuuriki del Kyuubi e hai attaccato il villaggio, hai tradito me, Naruto, Kakashi, noi ti abbiamo sempre difeso, fino allo stremo, e tu come ci hai ripagati? Sei soddisfatto di averlo quasi ucciso, dopo tre volte che ci provavi, eh?” Sakura ansima pesantemente, il petto si alza e si abbassa rapido, il cuore che furioso vuole esplodere, e lei si sente stremata, vuota, come un guscio cui è stato tolto tutto il contenuto.
Il solo suono che si sente è il respiro di Sakura, accelerato e rumoroso, che rimbomba nel silenzio assoluto della camera. Restano così per un po’ di tempo, poi Sasuke parla, ma le sue parole sono confuse e talmente basse da essere quasi incomprensibili.
“…ro io” sono le sole parole che Sakura è certa di aver sentito, le altre le paiono un sogno, irreali, svaniscono nella sua mente, si confondono con il vento che soffia e sposta le tende.
“Eh?” fiata allora, incredula.
“Non ero io, questa volta. Questa volta, ero un ninja di Konoha,” ripete Sasuke in modo che sia udibile.
Sakura si poggia sul bracciolo di una sedia lì di fianco, tremante, la cartella clinica che teneva tra le mani fino a quel momento cade a terra, e lei non si cura di raccoglierla. Si gira vero Sasuke e fa in tempo a vederlo uscire, l’ampia schiena che scompare dietro la porta bianca, e le sembra stanco in quegli ultimi passi, quasi curvo.
Stringe con forza il bracciolo della sedia, trattiene le lacrime e si sforza di non crollare a terra, perché sente le gambe molli per la sfuriata, la sensazione di spossamento e di vuoto, e quel piccolo e incredulo lume di felicità, che la infiacchisce, perché è talmente… folle e impossibile che Sasuke abbia davvero…
Sakura si scuote, non è momento di perdersi. Respira due volte profondamente, raccoglie la cartella clinica da terra e abbandona l’appoggio conferitole dalla sedia. Svolge tutte le sue mansioni, controlla le flebo, riguarda i valori, e come sempre prima di andarsene dalla stanza si china su Naruto e deposita sul suo viso una carezza leggera. “Ci vediamo domani, Naruto,” sussurra dolcemente.

Sakura percorre i corridoi dell’ospedale senza fare una piega, ignorando gli sguardi di pietà che le rivolgono le altre, cammina a testa alta, possono dire quello che vogliono, ma lui si sveglierà, Naruto si sveglierà, non può andarsene così, ha ancora troppe cose da fare, deve diventare Hokage, deve diventare Hokage prima di andarsene, lui non può morire. E poi ci sono le parole di Sasuke che le rimbombano in testa, non riesce proprio a levarsele, sono lì, un pensiero fisso, e non se ne vanno.
Sakura prosegue diritta, sino allo spogliatoio. Quando richiude la porta dietro di sé, scoppia a piangere e vi si accascia contro; ha pensato a chi parlare di Sasuke e di quello che si sono detti, e il solo nome che le è le balenato in mente, è quello di Naruto. Ma Naruto non può aiutarla adesso.

“Sìììì?” Dalla porta che viene aperta sbuca un grazioso visino angelico, sul quale troneggiano un sorriso innocente e due occhi azzurro cielo vivaci e, ad un osservatore più attento, leggermente ansiosi.
“Ciao Ino,” saluta Sakura piatta, senza prestarle troppa attenzione. “Come mai hai impiegato tanto ad aprire?”
Ino abbandona il suo buonumore nel giro di un nanosecondo, guardando la sua amica: non credeva possibile raggiungere un simile livello di disfacimento, fino ad ora, ovvio.
Sakura ha l’aria sbattuta di chi passa sei mesi a sperare senza risultati apprezzabili -altri sei mesi da aggiungere a tutti gli altri anni in cui ha aspettato invano- e privandosi del sonno, a giudicare dalle pesanti occhiaie. Ha perso peso, la pelle è più tirata sugli zigomi e gli occhi sono arrossati, segno di tutta la fatica, la stanchezza e il dolore.
Solo che adesso sembra quasi più curva, gli occhi più spenti di quanto già non fossero, a Ino appare completamente vuota, come se le avessero risucchiato tutto ciò che aveva, anche quell’ultima speranza.
“Entra,” dice solamente trattenendo l’angoscia, pensando di aver intuito il punto, e si sposta di lato per farla passare.
“Grazie,” risponde l’altra entrando senza particolari inflessioni. “Devo… non mi hai detto perché ci hai impiegato tanto ad aprire,” si interrompe Sakura, curiosa, avvicinandosi al bancone. Ino chiude la porta e raggiunge l’amica con un’alzata di spalle, e prende un vaso grosso e un sacco di humus, e li poggia sul bancone. “Ero dall’altra parte, stavo curando i fiori,” risponde sbrigativa, senza farle notare che il negozio è aperto e sarebbe potuta entrare.
Sakura osserva senza vederle delle peonie, e accetta la sua risposta senza fare domande. “Ah… devo dirti una cosa. Hai tempo?” domanda con voce strozzata.
Ino lancia rapida un’occhiata di sottecchi alla porta appena chiusa, il cartello appeso che per loro reca la scritta Chiuso, poi ritorna a guardare la sua amica, e non ha dubbi. “Certo,” afferma, andando a girare il cartello che ora rivolge loro la faccia opposta, quella su cui è scritto Aperto. Torna al bancone con noncuranza, per non farglielo pesare, e apre il sacchetto dell’humus e ne rovescia un po’ nel vaso. “Si tratta di… Naruto?” azzarda con il cuore che batte furiosamente in petto.
Sakura aggrotta le sopracciglia, sorpresa. “No… lui è come sempre,” informa laconica.
Ino tira mentalmente un sospiro di sollievo, sente le membra rilassarsi, perché pensava fosse morto, e non sa davvero immaginarsi cosa accadrebbe se morisse davvero, Sakura ne sarebbe distrutta, e non è sicura che si riprenderebbe.
Il sollievo di Ino è solo momentaneo però, se Sakura non è venuta ad annunciarle quella notizia… Cos’altro potrebbe ridurla in questo stato?, pensa folgorata, gli occhi sbarrati, le mani immobili immerse nel terriccio. “Cosa è successo, Sakura?” chiede ferma, alzando lo sguardo sull’amica, chinata su fiori che non vede e non riconosce.
“Nh…” incomincia nervosa, torturandosi una ciocca di capelli rosa. “Che fiore è questo, Ino?”
La kunoichi non le risponde nemmeno, si limita a togliere una pianta da un vaso troppo piccolo per completare il suo lavoro.
Sakura lascia andare il fiore che tiene tra le dita, si rimette in piedi e si gira verso di lei, poi butta fuori, in un fiato: “Ho parlato con Sasuke.”
Ino mette la pianta nel nuovo vaso, sufficientemente grande, le serve altro humus, e mentre lo versa nel vaso sgrana gli occhi azzurri, incredula, colpita dal reale significato delle parole di Sakura.
Le dedica tutta la sua attenzione, si pulisce le mani sporche sul grembiule e lascia perdere la pianta per un momento, e si porta di fronte all’amica.
“Avete parlato? Quindi vuol dire che avete ricominciato a parlarvi?” chiede inquisitoria, mani sui fianchi.
“No, cioè sì, cioè no… è complicato, accidenti!” sbotta Sakura nervosa.
“Non provare a spaccare nulla nel mio negozio, e spiegati,” ordina Ino perentoria.
Sakura sbuffa, irritata, perché in questo momento vorrebbe tirare un pugno a qualcosa e spaccarlo in mille pezzi, e non sa nemmeno perché è lì, non ci doveva venire, è stata una grande, esorbitante cazzata, la seconda della giornata, non è mica facile quello che deve dire, insomma, è tutto un grande, gigantesco casino, e guarda caso c’è di mezzo Sasuke. Quando si tratta di lui, tutto assume dimensioni tragiche e quelle due parole vogliono dire talmente tanto che si sente sopraffatta all’idea che le abbia dette proprio a lei e anche parecchio incazzata, perché l’altra Sakura, più pragmatica, meno sognatrice, che è sei mesi che va avanti e indietro dal letto del suo migliore amico in coma, lo vede semplicemente come un gran bel modo per scaricarsi la coscienza, un po’ come dire: “Ecco, nel mio modo astruso e impossibile ti ho chiesto scusa e ora tanti saluti, tutto come prima.” Ed è su questa parte disillusa che Sakura fa affidamento ormai, da mesi e mesi a questa parte.
“Era in ospedale, nella stanza di Naruto,” spiega controvoglia.
Ino inarca un sopracciglio, senza capire dove voglia arrivare.
“Vuoi dire che tu lo sapevi?!” protesta Sakura infuriandosi.
Ino le lancia un’occhiata scettica, decisa a non permetterle di fare ciò che vuole. “Lo sapevi benissimo, Sakura. Lo sa tutta Konoha. E anche tu, anche se non lo hai mai visto nella stanza, quante volte l’hai visto uscire dall’ospedale?” commenta secca.
“Io… io… pensavo… pensavo fosse per le sue di visite… non credevo certo… non per quello…” farfuglia Sakura, il respiro che le viene a mancare.
“Questo si chiama prendersi in giro, Sakura. Sai benissimo che non era lì per caso, solo ha avuto l’accortezza di non farsi mai vedere da te nella stanza,” spiega Ino con fermezza. È quasi strano vedere lei saggia e Sakura così smarrita, è una scena di tanto tempo fa, la bambina necessita di aiuto, le si avvicina e poi si allontana quando trova la sua strada, e ora che l’ha persa torna indietro, da lei.
Il negozio sprofonda in un silenzio denso, Sakura ha le palpebre serrate e le labbra strette, cogliendo l’evidenza nelle parole di Ino; e si sente ancora, di nuovo, la solita Sakura, la bambina che nasconde la fronte grande dietro una frangia, e che evita i problemi, e che piange, piange e si illude, sempre. E dire che non ha creduto che Sasuke andasse a trovare Naruto solo per non illudersi, per non vedere in lui qualcosa che in realtà non c’è e non c’è mai stato, o anche se c’è stato è sepolto sotto strati di odio e dolore. E invece ha sbagliato, ancora una volta, non ci ha creduto, ha negato con convinzione ciò che è palese semplicemente perché altrimenti tutta la rabbia e il risentimento nei suoi confronti sarebbero svaniti in un istante, e non è giusto, non può essere sempre così, non può sempre lasciare passare, lo fanno tutti gli altri e Sasuke non se lo merita. Hanno sofferto anche loro, non è il solo che è stato male, anche lei ha passato l’inferno, e anche Naruto, e Kakashi, e lei più degli altri, e il suo dolore non è inferiore, non conta meno.
“Cosa ti ha detto?” domanda Ino gentilmente scostandole una ciocca rosa dagli occhi.
“Ha… ha detto che non è stato lui,” mormora a fatica.
Ino resta neutra per un paio di secondi, poi si decide a chiederle cosa voglia dire.
“A fermare Naruto… e mandarlo in coma,” spiega Sakura, tremante.
“Cioè, ha iniziato così la conversazione?”
Sakura quasi scoppia a ridere per la buffa espressione dell’amica, concentrata e incredula al contempo. “No,” risponde scuotendo la testa. Prende un respiro prima di continuare, sarà una storia lunga. “Io… ero leggermente arrabbiata, e lui mi ha preso in giro, cioè non proprio preso in giro, ma anche sì in realtà, e allora io sono esplosa, perché insomma lui non può certo fare così e…”
Ino resta allibita, la bocca aperta, la sua migliore amica è completamente partita, ha preso la tangente. “Sakura!” la richiama prendendola per le spalle.
“Sìì?”
“Respira! E dimmi tutto con calma e con ordine. Non si è capito niente,” ordina Ino con decisione. Se la lascia parlare a briglia sciolta non arriveranno mai da nessuna parte.
Sakura fa una smorfia tra l’indispettito e il dispiaciuto, restano in silenzio per quasi un quarto d’ora, prima che Sakura si decida a parlare. “Pronta? È lunga e complicata…” dice Sakura, sperando di evitare questa tortura, per altro auto inflitta. Ino scrolla le spalle e getta un’occhiata al negozio deserto, a confermare che di tempo ce n’è quanto ne vogliono.
“Bene…” sospira Sakura, rassegnata. “Bene…”
E Sakura racconta e racconta, e Ino la ascolta attenta, senza perdersi una parola, anche se il discorso di Sakura risulta complicato in alcuni punti, ma solo perché ha una mente incredibilmente contorta.
“… e questo è tutto. Se ne è andato dicendo solo questo.”
“Solo?!” esclama Ino con partecipazione, incredula. “Solo, Sakura?! Parliamo di Sasuke-kun! Detto da lui non è solo, è tutto! Penso sia la frase più sincera e onesta che abbia rivolto a qualunque essere umano, escludendo i suoi familiari prima del massacro,” afferma con enfasi.
Sakura la guarda di sbieco quando nomina la tragica storia del clan e non nasconde il suo scetticismo per il discorso di Ino.
“Ok, Fronte Spaziosa, ascoltami, e bene, perché non te lo ripeterò una seconda volta. Quello che ti ha detto Sasuke-kun è davvero una delle cose più sincere di tutta la sua vita, un po’ come quel grazie quando se ne è andato da Konoha.” Ino vede gli occhi di Sakura inumidirsi a quel pensiero ma va avanti ugualmente. “Ti ha chiesto scusa, Sakura, e ti ha anche detto perché l’ha fatto. Non fingere di non capire. Sai che se non lo avesse fatto probabilmente non saremmo qui a parlarne, non negare,” la blocca Ino sul nascere, caparbia. “Ha fatto la cosa giusta, e non l’ha fatto per sé, non l’ha fatto come Sasuke Uchiha, l’ha fatto come ninja di Konoha, capisci? Per salvare me, te, il villaggio, ha quasi ucciso il suo migliore amico. E non dire che non lo considera tale e che non è stato difficile farlo, perché se così fosse non andrebbe a trovarlo tutti i giorni.”
“Mh,” commenta Sakura, sull’orlo delle lacrime. “E ora?”
“Ora, Sakura, gli dovresti delle scuse per quello che hai detto. Sasuke-kun è un complessato, un sociopatico, un…”
“Ehi, basta!” la interrompe Sakura furente.
“È tutto questo, e tu sei ancora innamorata di lui, per questo non riesci a perdonarlo.” La massacra con un sorriso, Ino, è l’unica ad esserne in grado. “Non riesci a perdonarlo di averti lasciata qui, ancora più di aver quasi ucciso Naruto. E so che ti fa male chiedergli scusa, perché getti l’orgoglio alle ortiche per lui ancora una volta, ma anche lui ha fatto lo stesso, e… glielo devi. Non per tutto ma in parte sì. Non è stato facile per lui, non è stato corretto sbatterglielo in faccia così, scusati almeno di questo,” conclude con un sorriso quasi materno.
Sakura abbassa lo sguardo a terra, poi annuisce controvoglia, e le sorride appena, riconoscente. “Va bene, lo farò,” promette a malincuore.
“Bene.” Ino si china a raccogliere un fiore, poi lo infila tra i capelli rosa dell’amica.
“Che cos’è Ino?”
“Camomilla,” risponde dolcemente sistemandolo meglio.
“Ino, se è per ricordarmi che devo stare calma, non è divertente, anzi…” scatta Sakura irritata.
“Ma quanto sei scema, Fronte Spaziosa.”
“Grazie Ino, sentivo la tua mancanza, davvero,”sbotta accigliata.
“Sai cosa significa la camomilla, nel linguaggio dei fiori, Sakura?” le domanda girandosi e tendendosi per strappare un rametto fiorito di bianco da una pianta alta.
Sakura scuote la testa, rassegnata. “Non di stare calma, immagino,” tenta.
“No, infatti,” conferma Ino, voltandosi di nuovo verso di lei, rametto sottile in mano. “Indica la forza nelle avversità.*”
Sakura rimane in silenzio, interdetta.
Ino sorride, adulta, e Sakura si rende conto che nonostante i modi civettuoli e da ragazzina, quella che è cresciuta più di tutti forse è proprio lei.
“Tu sei forte, Sakura, molto forte. Se non lo fossi non saresti ancora qui adesso, non avresti fatto i salti mortali per ottenere ciò che volevi, anche quando tutto sembrava perduto non ti sei data per vinta. Sei arrivata fin qui, hai affrontato tanto anche tu, non permettergli che ti faccia sentire in qualche modo inferiore e non in grado di capire. Sei sopravvissuta a una guerra, al suo abbandono, alla morte di mezza Konoha, anche se poi sono resuscitati, ma questo è ininfluente ai fini del discorso… insomma nonostante tutto quello che è successo sei ancora qui. Tu sei forte Sakura, davvero. Io non avrei resistito così a lungo se…” Ino è costretta a deglutire pesantemente e ricaccia indietro le lacrime. “Scusami,” mormora, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo con il dorso della mano.
“Grazie, Ino.”
Ino sorride, gli occhi ancora umidi e la voce leggermente tremante quando le risponde. “Non c’è di che,” esclama con il principio di una risata nella voce.
Sakura ricambia il sorriso e rimangono in silenzio per qualche minuto, guardandosi negli occhi.
Ino intanto si è un po’ calmata e appare decisamente più controllata quando le pone un’altra domanda. “Sai che fiori sono questi, Sakura?”
“Pesco?” azzarda dubbiosa, mordendosi il labbro inferiore.
“No, mandorlo, i fiori di pesco sono rosa. Sono fiori di mandorlo. Indicano la speranza,*” le spiega tendendole il rametto di mandorlo in fiore. “È solo per non dimenticartela, Sakura.”
Sakura prende il rametto tra le mani e lo fissa, la vista annebbiata. “Io devo andare, adesso, è meglio che vada e ti lasci lavorare,” le comunica dopo qualche secondo di riflessione.
“Ok. Quando hai bisogno,” le ricorda Ino, lasciando la frase in sospeso.
Sakura si allontana sorridendo e sventolando la mano, rassicurante, dando un’occhiata alle piante del negozio.

Ino si avvicina un rametto di mandorlo in fiore al viso, sembra quasi accarezzarlo con lo sguardo. Innaffia la pianta, poi poggia l’innaffiatoio a terra, e va a girare il cartello sulla porta per aprire di nuovo il negozio. C’è solo da sperare che sua madre non venga a sapere che l’ha tenuto chiuso per un’ora per parlare con la sua migliore amica, altrimenti potrebbe ucciderla.
Mentre va alla porta nota qualcosa sul bancone e si avvicina, sospirando quando ha la conferma di ciò che ha istintivamente capito. Prende il rametto di mandorlo in fiore e se lo rigira tra le dita, sconsolata.
Sakura lo ha lasciato lì.



* Le informazioni riguardo al linguaggio dei fiori sono state tratte dal sito http://www.consegnafiori.com/linguaggio_dei_fiori.htm e http://www.associazionepetra.it/significato_linguaggio_fiori.htm ( mandorlo) e http://www.elicriso.it/it/linguaggio_fiori/camomilla/ (camomomilla).Nonostante le mie alquanto scarse conoscenze in materia, i siti in questione mi sono sembrati piuttosto affidabili e ho fatto controlli su più siti, in modo da avere maggior sicurezza, e su tutti il significato di camomilla e fiori di mandorlo è questo.

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Capitolo 2
*** Second Step: Sakura ***


Step by Step
Second Step: Sakura


Si gira e si rigira nel letto un paio di volte, intontita, coprendosi gli occhi dalla luce del sole con il dorso della mano; ci prova per una decina di minuti, fin quando non realizza che è impossibile e si mette a sedere di scatto con uno sbuffo seccato.
Il movimento è troppo repentino e le gira la testa, stringe i denti in una smorfia e si tiene la testa tra le mani restando ferma, in attesa che smettano i giramenti.
Prende la sveglia dal comodino e il suo urlo isterico echeggia per tutta la casa vuota. Sono le undici e mezza del mattino e lei doveva essere in ospedale alle sette. Ricade sul letto a peso morto, una mano a coprirle la faccia. Perché sua madre non l’ha svegliata? E perché nessuno le ha mandato un messaggio dall’ospedale? Maledizione.
Non ha proprio sentito la sveglia, questa mattina. Non c’è da stupirsi, in queste tre settimane ha dormito meno di quanto non facesse ultimamente e delle ore di riposo in più, in effetti, non possono farle che bene. Rinuncia all’idea di recarsi adesso in ospedale, l’avranno già sostituita per la mattinata, specie se non l’hanno nemmeno avvisata, ci andrà nel primo pomeriggio.
Si alza, va in bagno a lavarsi e quando si asciuga il viso lo specchio sopra il lavandino le restituisce l’immagine di una ragazzina di sedici anni, stanca, incredibilmente stanca di tutto. I capelli le ricadono disordinati sul viso, le labbra sono una linea diritta, nessun accenno di sorriso, e gli occhi sono spenti, non si coglie alcuna scintilla di vita, sembra una morta che cammina.
Sakura sente la nausea invaderla, si fa schifo da sola.
Esce dal bagno ciabattando e va in camera a infilarsi una maglietta e un paio di pantaloni, prima di scendere in cucina a fare colazione.
La casa, come previsto, è completamente vuota, suo padre dev’essere al lavoro e sua madre sarà in giro a sbrigare alcune commissioni. Non le dispiace essere da sola, almeno non deve sforzarsi di sorridere e fingere di star bene per non preoccuparli eccessivamente; d’altra parte questa condizione di totale solitudine le dà anche molto tempo per pensare, che è esattamente ciò che cerca di evitare da tre settimane a questa parte, dalla sua conversazione con Ino.
Si siede direttamente sul tavolo, una fetta di pane appena tostato in bocca, pensosa.
Quelle tre settimane sono volate, e lei non è andata a parlare con Sasuke: in parte perché non vuole dargliela vinta e scusarsi, e questo se lo ripete come un mantra una decina di volte al giorno; in parte, soprattutto anzi, perché non ha la più pallida idea di cosa dirgli e come, perché sa perfettamente che forse ha un pochino esagerato. Senza forse e senza un pochino, va bene.
Sakura stacca un morso dalla fetta di pane che ha in bocca, fissando truce il muro davanti a sé e continuando a dondolare le gambe avanti e indietro, agitata.
Non è davvero possibile che Sasuke le causi sempre problemi, qualsiasi cosa accada; davvero, è ridicolo, la sua vita gira sempre intorno a lui, e non è giusto dopo tutto quello che ha fatto, non è assolutamente giusto, quindi non gli chiederà scusa, al diavolo quello che dice Ino! E al diavolo anche il senso di colpa.
Sakura si lancia praticamente a terra con un grido di frustrazione, buttando la sua colazione a metà nel cestino dell’immondizia. Le è passata la voglia.
Lo sapeva che non doveva pensarci, doveva fare come nelle ultime tre settimane, sono state talmente piene che non ha quasi avuto tempo di respirare, si è dedicata al lavoro animo e corpo e non ha visto Ino, né cercato Sasuke, non lo ha nemmeno pensato, beh, quasi, la sera prima di dormire forse un po’ ci pensava, e anche durante il pranzo, e la cena, però almeno non si rovinava la giornata di prima mattina. Tra l’altro è la prima giornata libera che ha da una vita, avendo deciso di andare in ospedale al pomeriggio, e ha il tempo di farsi una bella passeggiata. Sperando di evitare Ino.
Sakura non le rivolge la parola da tre settimane appunto, e teme che voglia discutere a riguardo della loro conversazione e del suo comportamento, ma non ne ha proprio la forza.

Le è mancata Konoha, costretta nella sua personale gabbia di disperazione, non ha fatto caso alla città che si ricostruisce. È sempre bella, incredibilmente bella, con i suoi boschi e gli alberi alti, secolari guardiani alle porte del villaggio, e il lago è lo specchio del cielo e le nuvole sono leggere come una carezza e impalpabili come un sussurro.
Non credeva fosse possibile sentire la mancanza dell’aria fresca mentre percorre il viale alberato, né i cinguettii degli uccelli che volano bassi da un ramo all’altro, e i raggi del sole che filtrano tra le fronde degli alberi, era così concentrata su di sé da dimenticarsi dello splendore di Konoha e che, forse, una passeggiata ogni tanto l’avrebbe aiutata più di mille notti insonni e turni massacranti all’ospedale.
Cammina lungo la perimetrale del villaggio, godendosi la campagna, prima di rientrare prendendo la strada principale, che si snoda per tutta la cittadina.
È proprio mentre si avvicina al centro che incontra Ino, intenta a ridere con Sai, Shikamaru, Choji e c’è persino Neji Hyuuga che, roba da non credere, è allegro.
Si avvicina, curiosa della ragione di tanto buon umore e Ino allibisce vedendola.
“Sakura!” esclama arrivandole direttamente addosso. “Ma che diamine ci fai in giro!”
Sakura inarca un sopracciglio, non capendo cosa voglia dire. “Ino, fammi respirare,” ribatte levandosela di dosso. “E poi…”
“Pensavamo fossi già in ospedale,” la interrompe Shikamaru.
“Eh? Ah, sì, dovevo essere lì, ma non mi sono svegliata… così ho deciso di andarci il pomeriggio., ma…”
“Quindi vuoi dire che non sai nulla?” domanda Choji gentilmente.
“Niente? Ma niente che…?!” esplode Sakura, irritata che tutti la trattino come una povera idiota.
“Si è svegliato, Sakura,” le dice Ino con un sorriso materno, prendendola dolcemente per le spalle per calmarla e far concentra su di sé l’attenzione dell’amica.
Sakura si pietrifica sul posto, tra le mani di Ino, le si è bloccato persino il respiro. Ha gli occhi grandi e l’aria stravolta, incredula, boccheggia diverse volte prima di parlare. “Sve… svegliato?” domanda lacrimevole e incerta.
“Naruto, Sakura,” ripete Ino. “Naruto si è svegliato.”
La notizia la colpisce come un pugno nello stomaco, respira solo perché lo deve fare, le gambe non la reggono, indietreggia di una paio di passi per poi rovinare a terra, se non fosse che Ino, pronta, ancora la sostiene.
“Sakura,” la scuote Ino. “Guardami, Sakura, è ok, è tutto ok, si è svegliato, sta bene:” Sakura annuisce, come un automa, ancora sconvolta. “Svegliato,” ripete Sakura aggrappandosi ad Ino.
“È una bella notizia che Naruto-kun si sia svegliato. Non si dovrebbe esserne felici?” domanda Sai, decisamente inopportuno. Nessuno si premura di spiegargli perché Sakura reagisca in quel modo, troppo concentrati sulla ragazza.
“Io l’ho saputo da Hinata-sama. Lo sa tutto il villaggio, credevamo fossi lì,” dice Neji con la consueta pacatezza.
Sakura si aggrappa più forte a Ino, non ci crede, è… Naruto si è svegliato, finalmente, e lo sa tutto il villaggio tranne lei, e dopo quasi sette mesi passati nella sua stanza con quella flebile speranza per andare avanti, lui si sveglia e lei non c’è.
“Devo andare da lui,” annuncia con improvvisa lucidità.
Ino abbandona la presa sulle sue spalle e Sakura scatta in avanti, ma si blocca a metà dopo una ventina di metri, il terreno scivola sotto la suola dei sandali per la brusca frenata e perde l’equilibrio, ed è costretta a mettere la mano a terra per limitare i danni. Si rimette in piedi e torna verso gli altri, sotto i loro sguardi stupiti.
“Sakura!” la richiama Ino mentre lei sta correndo sulla facciata di un palazzo sino ad arrivare sul tetto. “Dove vai? L’ospedale è di là!” le urla indicando la strada dove Sakura stessa stava andando un attimo prima.
“Devo fare una cosa!” le urla Sakura passando da un tetto all’altro, la sua voce che giunge agli altri come una fievole eco.
Il gruppo di ragazzi si scambia un’occhiata perplessa.
“Ma che le è preso?” domanda Shikamaru con uno sbadiglio. Choji e Neji alzano le spalle, anche loro senza capire.
“Non mi è chiaro perché non fosse felice e se ne sia andata da un’altra parte,” interrompe Sai, attirando su di sé gli sguardi allibiti e sconsolati dei compagni.
Ino si porta la mano alle labbra e scoppia in una risata leggera. “Sei proprio un caso disperato, Sai!”
Gli altri quattro la guardano dubbiosi, senza comprendere perché adesso stia ridendo.
“Forza, andiamo a prenderci qualcosa di fresco,” ordina Ino prendendo sottobraccio i più vicini a lei, ovvero Choji e Neji, con quest’ultimo che non sembra apprezzare particolarmente questo slancio di confidenza. “Nel pomeriggio andremo a trovare Naruto, io preparerò il cestino dei fiori e voi quello della frutta!” stabilisce incamminandosi. Sai e Shikamaru seguono lo strano terzetto, Neji lancia degli sguardi di aiuto a Shikamaru poco dietro, il quale finge bellamente di non notarli. Per una volta che può evitarsi una seccatura.
Ino sorride, mentre cammina, saputa. Lei sa dove sta andando Sakura: proseguendo per quella strada e svoltando a sinistra all’incrocio dopo la via degli alimentari, poi sempre diritta, si arriva al quartiere degli Uchiha.

Sakura salta rapida da un tetto all’altro, seguendo la strada, poi va a sinistra e continua in quella direzione. Sente un rumore dietro di lei, si volta ma non vede nessuno, così riporta lo sguardo davanti a sé, e allora lo vede, Kakashi sensei, sui tetti dei palazzi dall’altro lato della strada, qualche metro più in là. Evidentemente, invece di essersi immesso come lei da un’altra strada, deve aver percorso il viale.
“Sensei!” lo chiama allora.
Kakashi allora si volta, sentendosi chiamare, distratto com’è non si era nemmeno accorto di Sakura dall’altro lato della strada.“Sakura,” esclama Kakashi sorpreso e si ferma. “Che ci fai qui?”
“Sensei… lascia perdere. Vado io.” Non è una richiesta, è una semplice comunicazione.
“Va bene Sakura, ci vediamo lì,” risponde Kakashi, prima di allontanarsi verso l’ospedale.
E pensare che qualche anno prima pendevano letteralmente dalle sue labbra… e ora invece gli danno addirittura ordini. Sospira, con vaga malinconia, mentre scende dal tetto per camminare in strada.

Sakura è ferma da oltre dieci minuti di fronte al portone di casa di Sasuke. Quando si è fermata era stremata dalla corsa e ha deciso di aspettare e riprendere fiato prima di bussare, peccato che il cuore continui a martellarle in petto così forte che le esploderà a momenti. Dopo dieci minuti si rassegna all’evidenza ed è costretta ad ammettere suo malgrado che la sua recente tachicardia non ha nulla a che vedere con la corsa.
Fissa sconsolata il portone, come se potesse darle non sa nemmeno lei quale soluzione geniale.
Ok, è ancora in tempo, può ancora tirarsi indietro, prendere e andarsene e non vederlo, anche perché conoscendolo farà di tutto tranne che facilitarle il compito, anzi glielo renderà difficile e praticamente impossibile, sa che lo farà. E andare lì è stato davvero un atto masochista, non avrebbe dovuto, come le è saltato in mente, è tutta colpa di Ino e delle sue assurde idee, della camomilla e del mandorlo, e delle scuse, lei gli deve delle scuse non il contrario, certo, ovvio, sempre così. Può ancora tornare indietro, continua a ripetersi, può farlo, non ha nessun obbligo, peccato che i suoi piedi sembrino non essere d’accordo, visto che non riesce a muoverli. Ok, lo sa che non può andarsene, ha detto al sensei che sarebbe andata lei e che si sarebbero incontrati lì in ospedale, cioè questo l’ha detto Kakashi, ma… oh, insomma, è irrilevante! Ciò che conta è che non può andarsene, perché non sarebbe corretto e Sasuke, in qualsiasi caso, merita di saperlo.
Dei, in qualsiasi caso magari no, dopotutto l’ha ridotto lui in questo stato, sussurra la sua Io disillusa e rancorosa. Stai zitta, le intima Sakura prima di provare il desiderio di sbattere la testa al muro, perché sta parlando con la sua testa ed è davvero ridicolo. Lei è ridicola.
“Oh, finiamola qui!” sbotta nervosa, bussando con tanta forza da rischiare di sfondare il portone.

Suigetsu, poggiato di schiena sul ripiano della cucina di casa del capo, bicchiere di tè in mano, fa un salto e rischia quasi di cadere quando sente il rumore dei colpi. Karin e Juugo si scambiano un’occhiata perplessa e Sasuke si rabbuia per un secondo prima di ritornare impassibile.
“Ehi, Sasuke, hai chiamato un’impresa e non ce lo hai detto? Qui stanno cercando di demolirti la casa!” esclama Suigetsu ridacchiando per la propria battuta. Karin gli riserva un’occhiataccia, cui Suigetsu risponde con una smorfia e sillaba senza pronunciarla la parola racchia, con il chiaro scopo di provocarla.
Karin serra il pugno, senza reagire, con l’idea di sfogarsi sul povero malcapitato che ha avuto la brillante idea di interrompere il loro tè. “Vado ad aprire,” annuncia alzandosi.

E se scappa adesso? E perché cavolo non apre? No, lui non può arrivare subito, deve per forza farsi attendere, altrimenti non è felice, no, certo che no. Ora se ne va. No, non apre, magari è il caso che bussi di nuovo, potrebbe non averla sentita, oppure potrebbe farlo intenzionalmente! Sa che lei è lì e non le apre…

Karin percorre il corridoio a passo di marcia, con aria funerea. Non vede l’ora di sfogarsi sul povero malcapitato, senza contare che, chiunque sia quest’idiota, ha quasi sfondato il portone.
“Arrivo, arrivo,” urla a voce alta, dopo aver aperto la porta incassata che dà sul cortile interno.
Si sente il rumore sordo della porta che sbatte e lo ignora mentre attraversa il cortile interno per aprire il portone. Slega il chiavistello facendo forza, è un po’ arrugginito, e tira l’anta del portone verso di sé con un movimento secco.
Karin osserva la figura davanti a sé e rimane pietrificata sulla soglia.

Il portone si apre proprio mentre Sakura si è decisa a bussare di nuovo, ed è così che resta, la mano in aria e l’espressione sorpresa e ferita, quando si ritrova quella davanti, in casa di Sasuke-kun, ad aprire la porta di casa sua. Anche l’altra resta immobile e si squadrano per un momento, entrambe in un evidente stato di incredulità.
Karin è la prima a riprendersi. “Ah, allora sei tu che cercavi di sfondare il portone,” esordisce, sistemandosi gli occhiali.
Sakura arrossisce e abbassa lo sguardo, istintivamente, non si è resa conto di aver colpito così forte; le capita, quando è particolarmente nervosa, di non riuscire a controllarsi, e allora avvengono questi piccoli incidenti, come tavolini sfondati e vasi nuovi in mille pezzi, tra le urla di Ino che teme l’ira di sua madre quando vedrà quel disastro.
“Eh… ah, io, no, in realtà…” farfuglia spaesata torturandosi un lembo della maglietta.
Karin alza gli occhi al cielo, non ci prova nemmeno gusto a torturare una così. “Cerchi Sasuke?” domanda secca interrompendola.
“Eh?” sfiata Sakura a disagio, colta alla provvista.
Karin si appoggia allo stipite del portone -sarà una cosa lunga, tanto vale che si metta un po’ più comoda- e lasciandolo semiaperto offre a Sakura una perfetta panoramica del cortile interno alla villa.
“Ti ho chiesto se sei qui per vedere Sasuke,” scandisce Karin, annoiata.
Sakura si acciglia, istintivamente. “Perché, è un problema?” domanda mordace.
Karin scuote mentalmente la testa, questa qua è davvero un caso clinico disperato, altro che Juugo.
“Lo cerchi, sì o no?” domanda di nuovo.
Sakura stringe i pugni, nervosa, chi cavolo pensa di essere quella per impedirle di parlare con Sasuke? Solo perché apre la porta di casa sua non vuol dire certo che lei non possa vederlo, lei ha diritto di vederlo come tutti. “Sì,” risponde in tono di sfida.
Karin sbuffa, e mormora tra i denti un “e ci voleva tanto?” mentre si sposta dallo stipite e apre di più il portone per farla passare. “Prego, allora. Entra.”
Sakura resta spiazzata e non si muove. “Ah…”
Karin resta interdetta per qualche secondo, poi sbuffa, prima di esplodere.“Ti muovi o no? Ma che cosa credi che sia, la domestica?!”
“Eh? Ah, ok, entro,” risponde velocemente Sakura riacquistando il controllo sulle proprie gambe e infilandosi in fretta in casa per paura che Karin la chiuda fuori.
Karin chiude la porta maledicendo Konoha, loro che ci sono rimasti, gli shinobi e le kunoichi di quel villaggio e le ragazzine coi capelli rosa senza un grammo di cervello.
La precede, mentre apre la porta in cucina, dove si trovano Suigetsu, Juugo e, soprattutto, Sasuke. Non capisce che ci faccia quella ragazzina scema con i capelli rosa lì, non si è mai fatta vedere e lei e Sasuke, da quel poco che sono riusciti a capire da lui, non si rivolgono la parola. Quindi ora che vuole Miss Fragola?
“Sasuke, hai visite,” annuncia Karin di malumore mentre entrano in cucina.
I tre ammutoliscono, Sasuke mette in mostra lo sguardo più affilato e indifferente del suo repertorio, gli altri due ragazzi smettono di bere e si scambiano un’occhiata preoccupata, che poi rivolgono a Karin, la quale li liquida con un’alzata di spalle.
Nessuno parla, sono tutti in assoluto silenzio, saltano quando una finestra si chiude sbattendo a causa del vento.
“Bene, noi andiamo, avete di che parlare.” È Suigetsu a prendere la parola, scostandosi dal ripiano e mettendo la propria tazza nel lavandino, poi fa segno agli altri due di muoversi.
Sakura prova un moto di riconoscenza verso di lui, le sarà sicuramente più facile fare quello che deve senza pubblico. “Gra…”
“No, voi restate qui, siete miei ospiti,” la precede Sasuke, deciso. “Non siete certo voi a dovervene andare,” aggiunge lanciandole un’occhiata inequivocabile.
Lo sapeva che non le avrebbe reso le cose più semplici, quel Suigetsu o come si chiama si offre di andarsene e portarsi via gli altri per lasciarli parlare da soli, ma Sasuke no, ovviamente, deve fargliela pagare sempre, non gliene sconta nemmeno una.
Stringe i denti, irosa, prima di dirigersi di scatto alla credenza, a testa alta. “Bene,” stabilisce furiosa. “Bene.” Non ha mai detestato tanto la shisho come in quel momento. Perché cavolo ha permesso che tre efferati criminali restassero lì, al villaggio, a casa di Sasuke? E certo, perché hanno aiutato contro Akatsuki e blablabla… un sacco di stronzate inutili, spera solo che una volta finiti definitivamente tutti i processi riguardo questa faccenda decidano di andarsene, non potrebbe sopportare di averli tra i piedi tutto il tempo. L’ultimo processo tra quant’è? Un mese? Due? Può farcela, non deve resistere tanto, forse è meglio che se ne vada anche quell’imbecille, pensa prendendosi sotto gli sguardi stupefatti di tutti una tazza, altrimenti lo uccide. Se la shisho non avesse permesso a questi di restare, a quest’ora non avrebbe il problema del nutrito gruppo di spettatori mentre parla con lui, sarebbe entrata, se lui non le avesse aperto avrebbe sfondato la porta, avrebbe detto quanto doveva e tanti saluti. E invece no! E tutto perché il mondo deve essere ai suoi piedi. Inchinatevi tutti di fronte a Sasuke Uchiha! Lo detesta.
“Posso avere del tè?” domanda infischiandosene della risposta e versandosi il tè nella tazza.
Si siede di fronte a Sasuke, la tensione tra i due palpabile e la furia omicida di Sakura anche.
Suigetsu maledice Sasuke mentalmente, avrebbero fatto meglio ad andarsene; se ora lei tenta di ucciderlo non potranno fingere di non averla vista e saranno obbligati a intervenire.
Sasuke la fissa truce, la presa sulla propria tazza più salda, Juugo pensa che la fracasserà se stringe ancora un po’.
Sakura lo sfida, sorseggiando il suo tè con estrema tranquillità.
Quando finisce di bere poggia la tazza sul tavolo e sorride, quieta. “Complimenti per il tè. Era davvero squisito.”
Suigetsu e Karin si preparano all’esplosione, lo sta deliberatamente provocando, ora la uccide, la infilza con la katana e tanti saluti a Miss Fragola.
Karin realizza che a una piccola parte di sé dispiacerebbe, perché Miss Fragola è completamente scema, per quel poco che ha visto almeno, ma ha anche fegato: provocare così Sasuke non è da tutti.
Sasuke serra la mandibola e una ruga si forma sulla fronte.
Ecco, adesso esplode, pensano la alleata di Orochimaru e lo spadaccino della Nebbia.
“Sakura,” ringhia a bassa voce, cupo. Quel suono minaccioso rimbomba per tutta la stanza, Juugo sente un brivido freddo lungo la spina dorsale e Karin e Suigetsu, terrorizzati a loro volta, dedicano automaticamente la loro attenzione al compagno.
Sakura si sente soddisfatta, perché è quello che voleva, le ha prestato attenzione, non l’ha ignorata, e lei non gliel’ha data vinta. Si sente incredibilmente fiera, animata dall’interno da una forza nuova.
“Naruto si è svegliato. Sono venuta per questo,” annuncia guardandolo fisso negli occhi.
Sasuke sente il respiro mozzarsi in gola, incredulo, sembra quasi stia per chiedere conferme, in confusione, poi il momento passa e ritorna impassibile come sempre.
Si alza e porta la sua tazza vuota e quella di Sakura nel lavabo, apparentemente indifferente, ma i movimenti, nota Sakura con piacere, tradiscono fretta.
“Andiamo,” annuncia semplicemente guardandola a sua volta.
Sakura si alza e sorride, annuendo, e fa un gesto di saluto ai tre ninja mentre si avvia verso l’uscita.
“Ci vediamo dopo,” saluta Sasuke prima di raggiungere Sakura fuori.
Si scambiano uno sguardo intenso e poi scattano, corrono sui tetti, Sasuke all’inizio la distanzia di un po’ di metri, ma rallenta quando si rende conto che non è di fianco a lui. Sakura si sente stupidamente felice per quel piccolo e insignificante gesto, però si parla di Sasuke, e ha ragione Ino, con Sasuke il solo è tutto.
Arrivano in ospedale correndo, è Sakura che lo guida sino alla stanza di Naruto, con i rimproveri di medici e infermieri ancora nelle orecchie, ma non è importante, perché Naruto è sveglio e loro devono andare da lui, hanno perso sin troppo tempo.
Si fermano nel corridoio della sua stanza ansanti, e ci sono tutti; Ino, Choji, Shikamaru, Neji, Ten Ten, Gai sensei, Kakashi sensei, Lee, Kiba e Shino, Temari, a Konoha come ambasciatrice, e Anko, Konohamaru, Inari e Tazuna, a Konoha per aiutare nella ricostruzione, e persino Kurenai sensei, il bambino tra le braccia.
Ino scatta in avanti, prende per le spalle Sakura, bisognosa d’aria, e la scuote. “Ma dove cavolo eravate, si può sapere?! Vi aspettiamo da una vita! Vi siete fermati a prendere un caffè e vi siete fatti una bella chiacchierata davanti a dei pasticcini?!”
“Veramente,” tenta Sakura.
“Veramente un corno, credevamo foste già qui, siete due idioti, decerebrati, irresponsabili e senza cervello!” sbraita Ino furibonda.
“Ino, forse è il caso che tu ti calmi un po’, solo un pochino” suggerisce Kakashi.
“Col cavolo!” urla Ino in risposta, spaventando gli shinobi e i sensei lì presenti. “Ma vi rendete conto! E lei, Kakashi sensei, dovrebbe rimproverarli, non starsene lì tranquillo a leggere i suoi soliti giornaletti porno! E tornando a voi due,” minaccia Ino riportando la sua ira su di loro.
“Tornando a noi due niente,” tronca Sasuke. “Grazie della predica Yamanaka, ma non ne sentivamo il bisogno,” annuncia gelido e avanza di qualche passo sino a esserle di fianco. “E comunque non era caffè, né pasticcini. Era un tè.”
Ino inorridisce, resta basita e spalanca la bocca a vuoto, senza emettere alcun suono.
Tutti fissano Sasuke adesso, che maestoso avanza verso la stanza di Naruto. “Sakura, ti muovi?” la richiama con uno sbuffo.
Sakura si risveglia dalla trance, quando Sasuke ha detto del tè è inorridita anche lei: ha pensato che Ino le avrebbe spaccato la testa.
Lo raggiunge davanti alla porta chiusa, il cuore in gola. “C’è qualcuno dentro?” domanda con voce roca.
“C’è Hinata, ma entrate, come vi vede uscirà,” li informa Neji.
Intanto anche Ino si è ripresa, e non sembra per niente propensa a calmarsi, specie dopo l’uscita di Sasuke.
“Tu!” urla infatti puntando il dito. “Io spero che tu stessi scherzando quando hai parlato del tè perché davvero potrei non rispondere delle mie azioni!” minaccia a voce alta, camminando a passo di marcia in direzione dell’Uchiha.
Sasuke è assolutamente indifferente alle urla della ragazza, e mette la mano sulla maniglia, poi sembra ripensarci.
Guarda Shikamaru, lì di fianco, e gli poggia la mano sulla spalla, l’attenzione di tutti puntata su di lui. Persino Ino si è zittita.
“Nara… condoglianze,” dice Sasuke serissimo prima di aprire la porta e entrare nella stanza con Sakura al seguito.
Gli altri restano raggelati per qualche secondo: Sasuke Uchiha ha fatto una battuta.
Poi i suoni riprendono possesso del corridoio, Ino inizia a sbraitare, furiosa, declamando tra le proprie lodi la gentilezza, la delicatezza, la simpatia, e definendo Sasuke Uchiha un buzzurro senza cervello che non capisce niente. Ovviamente mentre tutti cercano di calmarla, perché vuole entrare in quella stanza a spaccare la faccia a quel dannatissimo imbecille, nessuno si premura di farle notare che ha passato anni a morirgli dietro, come quasi tutte le ragazze del villaggio.

Nella stanza gli schiamazzi e le urla non entrano, c’è solo il suono della risata dolce di Hinata e quella solare di Naruto.
Hinata ammutolisce quando li vede, fianco a fianco, e si alza di scatto, avvampando vistosamente.
Naruto si volta in direzione della porta, dove guarda Hinata, e dopo un attimo di smarrimento il suo sorriso di ampia, Sakura ricambia, gli occhi umidi, e Sasuke resta impalato lì sulla porta fissando la tenda, senza riuscire a guardarlo.
“Io vado,” farfuglia Hinata imbarazzata, rischiando di inciampare nei propri piedi.
“Grazie Hinata,” le dice sentitamente Sakura prendendole la mano.
“Ci vediamo Hinata,” saluta Naruto con un sorriso.
“Oh, di niente e ci… ci vediamo Naruto,” balbetta mentre apre la porta ed esce dalla stanza, le ultime parole di Naruto che la raggiungono mentre chiude la porta e la fanno arrossire ancora di più.

“Hinata, guarda che ci conto!” le grida Naruto soddisfatto.
Sakura ignora quel particolare e si avvicina al letto, Naruto atterrisce al pensiero di cosa è successo l’ultima volta che ha rischiato la vita: Sakura, mentre gli altri lo festeggiavano, si è avvicinata e gli ha tirato un pugno. Ed era un bel pugno, se lo ricorda perfettamente.
Stavolta non accade; Sakura si accascia sul suo letto e comincia a piangere, senza fermarsi. Naruto non sa bene cosa fare, cerca dubbioso l’aiuto di Sasuke, che però evita il suo sguardo.
“Su, Sakura, dai…” tenta dandole dei colpetti sulle spalle. “Sakura, è tutto a posto, sto bene, davvero,” la rassicura.
Sakura però continua a piangere, più di prima, e Naruto non sa proprio come comportarsi. La lascia sfogare, va avanti per un’ora abbondante, e Sasuke e Naruto restano in silenzio.
Poi Sakura si asciuga le lacrime e guarda Naruto dritto negli occhi. “Bentornato Naruto,” sussurra.
“Lieto di ritrovarti qui, Sakura,” risponde lui sorridendo beota. E poi si volta verso di lui, che ancora non riesce a guardarlo, e sa cosa serve, perché torni tutto come prima. Con il tempo, certo, ma tornerà. “Grazie, Sasuke.”
Sasuke sente il mattone che ha sullo stomaco sgretolarsi, il peso che scompare e un calore che si diffonde per tutto il corpo.
Lo guarda finalmente negli occhi, l’accenno di un sorriso e il sollievo che distende i lineamenti.
“Nh,” commenta solo riacquistando la solita aria di sufficienza.
Sakura e Naruto non hanno bisogno di parlarsi, si capiscono al volo grazie alla complicità acquisita in quegli anni, entrambi sono allibiti e una risata incerta e incredula muore in gola, perché Sasuke ha una faccia tosta incredibile.
Ha aspettato per mesi che si svegliasse, è andato a trovarlo tutti i giorni attanagliato da dubbi e sensi di colpa, e ora che Naruto, in tutta la sua magnificenza, lo rassicura, gli fa capire che la sua è stata la scelta giusta e che non aveva alternative, qualsiasi cosa fosse successa, fa il grande uomo e lo tratta con stizza, come un povero idiota, il ragazzino che si faceva aiutare nelle missioni e che Sasuke trattava sempre con manifesta superiorità.
Naruto schiocca la lingua, rompendo il silenzio attonito che la non risposta di Sasuke è venuta a creare.
“Certo che nonostante gli anni la gente non cambia proprio mai, eh?”
Sakura gli lancia un’occhiata di biasimo, ma non riesce a nascondere il divertimento. Sasuke se l’è proprio cercata.
“Hai proprio ragione.”
Sakura e Naruto si voltano verso di lui, che ha appena parlato, a occhi sgranati.
“Eh... ?” sfiata Sakura deglutendo pesantemente.
“Ho detto che ha ragione,” ripete Sasuke stizzito.
Non ci possono credere, è… straordinario. Sasuke dopo tutti quegli anni si è reso conto e ora sta ammettendo davanti a loro di essere il ragazzino borioso di quando…
“Nonostante gli anni trascorsi la Hyuuga è sempre la solita tonta. Non avete provato una terapia d’urto per svegliarla?” commenta tagliente.
Una smorfia di rabbia e stupore deforma il viso della kunoichi e Naruto lo ammazzerebbe volentieri con un rasengan se non fosse che dopo Sakura lo ucciderebbe per essersi mosso nelle sue condizioni.
Naruto non fa comunque in tempo a ribattere, Sakura lo precede, la voce ringhiante.
“Hinata non è una tonta,” commenta ferma.
“Sì che lo è. È tonta e incapace, perennemente addormentata sin dalla culla,” risponde Sasuke con sufficienza.
Sakura stringe la mano a pugno, sguardo fisso sul pavimento, e si morde il labbro, evidentemente furiosa. Poi torna a guardare Sasuke, la fierezza nello sguardo.
“Sai una cosa? Hai ragione. Hinata è una tonta, esattamente come tu sei un sociopatico, complessato e disadattato,” afferma decisa, sfidandolo a ribattere, memore delle parole di Ino.
“Io sarei cosa?” sibila Sasuke oltraggiato.
“Mi hai sentito. Un sociopatico, complessato e disadattato,” replica con la sua stessa aria di sufficienza.
Naruto segue incuriosito lo scambio di battute tra i due, interessato nel vedere registrare queste differenze, come Sakura che manda al diavolo Sasuke e quest’ultimo che non tenta di ucciderla in diretta per averlo oltraggiato a questo modo. Forse non vuole avere testimoni.
Sasuke è sul punto di dire qualcosa di tagliente e crudele, ma Sakura prende controllo della situazione, come poche ore prima nella cucina di casa Uchiha, e pone fine alla discussione.
“Naruto… che volevi dire quando hai urlato a Hinata guarda che ci conto?” domanda infatti.
Naruto, lo sguardo che saettava da Sasuke a Sakura e l’espressione seria e concentrata fino a un secondo prima, torna sereno e allegro, come se la tempesta non si fosse nemmeno avvicinata.
“Oh, niente…” spiega ridacchiando imbarazzato. “Hinata ha detto che domani mi avrebbe portato la colazione!”





Perdonatemi per questa marea di vaccate immani. Il terzo nonché ultimo capitolo tarderà ad arrivare perché lo sto rivedendo completamente o quasi. Diciamo che siccome la fine si svolgeva in maniera troppo rapida –e questo perché mi riduco all’ultimo a fare le cose e soprattutto perché non mi so regolare con i numeri di pagine- ho deciso di sistemarla, ma ho anche una vita, anche se so che ha dell’incredibile questa notizia, quindi potrebbe volerci un po’.
Ringrazio le sei anime pie che hanno messo questa storia tra i preferiti e le cinque che la tengono tra le seguite, oltre ovviamente a chi ha commentato.
Kry333: Ti ringrazio, lieta che possa piacere a qualcuno ^^
GiulySister: Andrà avanti, anche perché è già scritta, non c’è pericolo che scompaia XD
A non si sa dove a non si quando u.u
Grazie mille dell’attenzione,
Meissa

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Capitolo 3
*** Third Step: Naruto and Ino ***


Step by Step
Third Step: Naruto and Ino


Il giorno seguente

“Dei, Sakura-chan, sei impazzita?!” la aggredisce Naruto come mette piede nella stanza.
“Naruto mi ha raccontato, chissà da chi hai preso la storia del complessato, sociopatico e disadattato. Meno male che non lo era, eh!” esclama Ino, evidentemente di buon umore.
“Ino, che ci fai qui?” domanda Sakura accigliandosi.
“Oh, ho capito, me ne vado! Non voglio certo fare il terzo incomodo tra l’Eroe di Konoha e la dolce donzella indifesa,” commenta Ino allontanandosi a mani alzate in segno di resa. “Bye, Naruto! Io e te ci vediamo dopo,” afferma Ino puntandole addosso l’indice, poi esce dalla stanza in un turbinio biondo.
“Ora che siamo soli… Ciao Naruto, io tutto bene grazie, e tu?”
“Non fare la sarcastica, che cavolo è successo?! Gli hai dato del sociopatico. Tu! A lui!” esclama Naruto con trasporto, calcando le ultime tre parole.
“E? Ho torto forse?” ribatte Sakura con un’alzata di spalle, cercando di diminuire il senso di colpa che la attanaglia dal giorno prima. Sa in parte di aver ragione, perché è vero ciò che ha detto, ma si sente male lo stesso, perché sa di averlo ferito.
“Be’, ecco… forse il modo…” azzarda Naruto senza dare risposta.
“Sai perché tentenni? Perché sai che ho ragione! Lui si comporta come fosse il centro del mondo, come se le nostre intere esistenze girassero intorno a lui, non si preoccupa di ferire gli altri, non se ne accorge nemmeno, perché tanto conta solo lui. Non ha alcun diritto di comportarsi così. Non ha più dodici anni. E nemmeno io. E tu?” domanda Sakura chiaramente provocatoria.
“E io cosa?” chiede Naruto spiazzato.
“Hai ancora dodici anni?” dice Sakura prima di andarsene, la domanda che aleggia nell’aria nelle ore successive.


Sei giorni dopo


“Ciao.”
“Puoi entrare, teme. Sai, sono costretto a letto, quindi non ancora in condizione di colpirti. E muoviti, non stare lì impalato!” lo invita Naruto con manifesta allegria, rigirandosi tra le mani un barattolo.
“Io non sto impalato. So stare diritto e non curvo, come un gobbo. Immagino non te l’abbia mai insegnato nessuno, da bambino,” commenta Sasuke distaccato chiudendo la porta.
Naruto si ferma, rimane a mezz’aria con il barattolo, poi lo rimette nel cesto di vimini strapieno e si rabbuia. “No, infatti. Sai, io non ho avuto genitori fino a otto anni che mi insegnassero come stare diritti. Sono morti prima,” ribatte senza particolari inflessioni. Il teme può anche comportarsi come fosse il centro del mondo, ma lui non ha più dodici anni.
Sasuke accusa il colpo, fissa con intensità la testata del letto, il lenzuolo, la tenda, le proprie scarpe e le ciabatte ai piedi del letto. “Chi ti ha regalato quel cesto?” domanda dopo un po’.
“Hinata,” risponde Naruto. “Non ho avuto il coraggio di dirle che non posso mangiare tutto questo, esigenze cliniche,” spiega con una smorfia.
“Allora non è del tutto addormentata. È caduta dal letto?”
“Piantala,” intima Naruto non apprezzando. “E Sakura?”
“E Sakura cosa?” chiede Sasuke corrugando la fronte. “Non so dov’è. Cosa sono, il segretario?” risponde contrariato.
“Non intendevo questo. Mi chiedevo se anche Sakura fosse caduta dal letto,” spiega Naruto innocentemente.
“Cosa stai insinuando?” sibila Sasuke, assottigliando lo sguardo.
“Nulla. Resti? Kakashi-sensei arriva tra dieci minuti.”
“Dieci minuti posso aspettare,” concede Sasuke, consapevole che il sensei arriverà tra un’ora come minimo.


Tredici giorni dopo


“Ehi, chi si vede.”
“Guarda che sono venuta anche ieri Naruto,” osserva Sakura.
“Sì, le visite più impersonali della storia,” afferma Naruto ghignando.
“Non è vero… erano…” tenta Sakura.
“Disastrose. Come parlare con un pezzo di ghiaccio. Potrei chiamarti ghiacciolo in futuro, che ne dici?” dice con un sorriso.
Sakura ricambia, poi scoppia a ridere. “Hai ragione,” ammette mordendosi il labbro. “È che…”
“No.”
“Eh?”
“Mi hai chiesto se ho ancora dodici anni. La risposta è no. Te lo avrei detto una settimana fa, ma ho fatto una scommessa con nonna Tsunade su quanto avresti resisti…”
“Idiota!” urla Sakura dandogli un ceffone.
“Ehi! Io sono ancora convalescente!” protesta Naruto massaggiandosi la guancia offesa.
“Mi spiace, ma te lo sei proprio cercato,” ribatte Sakura con un’alzata di spalle.
“Non te l’ho detto perché praticamente parlavi da sola,” mugugna Naruto.
“Te lo meriti in ogni caso,” afferma Sakura impassibile.
“Eh?! Per quale ragione?” protesta risentito.
“Perché… perché ci hai fatto morire di preoccupazione per dei mesi,” sussurra, la voce rotta. “Non… non farlo mai più.”
“Non credo Sasuke voglia…”
“Non scherzare, Naruto,” ordina Sakura tra le lacrime. “Non… non potrei… non di nuovo. Non potrei sopportare di perdere anche te, dopo…”
E non c’è bisogno di dire altro, perché Naruto nonostante si comporti da pagliaccio, butti tutto sul ridere, non ha più dodici anni, ma anche li avesse mostrerebbe molta più maturità degli altri.
“Non l’hai perso, Sakura. Lui è qui. Bisogna solo… impegnarsi per avere quello che si vuole.”
Sakura sorride e prende fiato, le lacrime che ancora rigano le guance. “Non si può Naruto… non è così che va. E poi… io sono stanca di impegnarmi. Mi sono impegnata per anni per quello che volevo, ora non ne ho più la forza. Non posso essere sempre io,” conclude Sakura e lo guarda, gli occhi che chiedono conferme.
“Sakura… andrà tutto bene. Davvero,” afferma risoluto. Lei lo guarda, disillusa, non ci crede.
“Te lo prometto,” aggiunge solenne. Sakura sorride, sentendosi stupida, lo sguardo colmo di gratitudine.


Venti giorni dopo


“Sei un idiota.”
“Grazie mille Naruto. Ti faccio notare che tu non sei questo gran mostro di intelligenza,” ribatte Sasuke scoccandogli un’occhiata di superiorità.
“No, certo, ma almeno non sono scemo come te. Non ti rendi conto di essere ridicolo?” domanda serio.
“Io non sono ridicolo, dobe,” ringhia offeso raddrizzandosi con orgoglio.
“Sì che lo sei. Ino mi ha detto che non hai parlato a Sakura fino a poche settimane dal mio risveglio, e che non vi parlate nemmeno adesso.”
“Non sono io che non parlo con lei, è lei che non parla con me,” protesta Sasuke risentito.
“Piantala di fare il coglione. Se non fossi in un letto di ospedale, impossibilitato a muovermi, ti prenderei a calci in culo personalmente. Vieni qui tutti i santi giorni a chiedermi perdono, e invece…”
“Io non vengo proprio a chiederti perdono di niente,” lo interrompe bruscamente. “Io passo in ospedale per le mie visite e visto che ci sono ti saluto. Si chiama educazione. Ma se ti dà tanto fastidio tranquillo, non c’è pericolo, non verrò più a disturbare l’Eroe di Konoha, considerato quanto si monta la testa,” conclude Sasuke alzandosi furioso.
“Teme, aspetta!”
“Arrivederci Naruto,” saluta freddamente Sasuke sbattendo la porta.
Oh, bene. Fantastico.


Ventiquattro giorni dopo


“Sai, forse dovresti parlargli.”
“Prego?” Sakura strabuzza gli occhi e sbatte le palpebre diverse volte, incredula.
“Be’, sì… insomma ormai è un mese che non vi rivolgete la parola, Sakura,” tenta Naruto, con scarsa fiducia nel successo del proprio tentativo.
“Primo, non è un mese, ti sei svegliato da meno tempo; secondo, non abbiamo nulla da dirci. Va benissimo così.”
“Mi sono svegliato ventiquattro giorni fa, so contare, sai?”
“Conoscendoti da così tanto tempo nutro seri dubbi,” contesta Sakura seccata schioccando la lingua.
“Sakura!” protesta lamentoso Naruto. “Stai sviando.”
“Non sto sviando da nulla, sto solo dicendo che conoscendoti da così tanto tempo…”
“Basta. Non ha senso che tu non gli rivolga la parola. Insomma, l’abbiamo aspettato per tre anni e ora che è qui tu cosa fai? Ti aggrappi a delle scuse per evitarlo!”
Sakura si rabbuia e prende a respirare pesantemente. “Cosa pretendi, una festa e tutto come prima? Non si è scusato, si comporta come non se ne fosse mai andato, come se tutto gli sia dovuto. Be’, novità, non lo è. Noi siamo andati avanti senza di lui, io sono andata avanti senza di lui, non può tornare e puff!, pretendere che tutto torni come prima. Non funziona così Naruto, mi spiace, e mi spiace ancor di più che lo creda. Non può prendere, andarsene, tornare, e pensare che il mondo giri intorno a lui! Non posso credere che tu, tra tutti, mi stia chiedendo una cosa simile. Non sono io a doverlo andare a cercare, se vuole, prego, venga lui, altrimenti non credo abbiamo niente da dirci!” protesta Sakura con veemenza.
“Ma, Sa…”
“Niente ma, Naruto. La discussione finisce qui, pensavo che avessi capito. Ci vediamo,” lo interrompe lapidaria alzandosi e sbattendo la porta mentre esce.
Naruto rivolge lo sguardo al soffitto, sconsolato. Fantastico. Due su due.


Ventotto giorni dopo



“Toc toc, è permesso?” domanda Ino sorridendo affacciandosi alla porta della sua stanza.
“Oh, ciao Ino… entra,” la invita Naruto senza allegria.
Ino si infila nella stanza e chiude la porta alle sue spalle, un grosso cesto di crisantemi che poggia sul comodino, prima di sedersi sulla sedia. Naruto getta ai fiori un’occhiata distratta, priva di qualsiasi entusiasmo.
“Wow, che area funerea… che è successo?” domanda la ragazza riavviandosi il ciuffo biondo.
“Mah, niente di che…” risponde Naruto evasivo.
“Sicuro, per questo sembri un condannato a morte,” lo riprende Ino scuotendo la testa.
Naruto sbuffa, seccato. “Non mi parlano.”
“Te l’ho detto io che non si parlano, Naruto,” risponde Ino inarcando le sopracciglia senza capire.
“No, non che non si parlano, che non mi parlano,” ripete Naruto incupendosi ulteriormente.
“Oh.”
Naruto le risponde con una smorfia.
“Ma che gli hai fatto perché non ti parlino più?”
“Ma non gli ho fatto nulla, assolutamente nulla, ho solo provato ad avere un dialogo civile con loro!”
“Tipo?” chiede Ino curiosa e timorosa al contempo; teme il peggio da questa storia.
“Ho detto a Sasuke che è ridicolo,” si imbroncia Naruto.
“Che?!”
“Be’, è vero!” inizia Naruto agitandosi e gesticolando. “Non ha senso che venga tutti i giorni qui a chiedermi un perdono che non otterrà, perché non ha nulla da farsi perdonare, quando invece con Sakura non riesce a instaurare uno straccio di niente!”
“Certo che è ridicolo, Naruto,” spiega Ino con una mano sul viso, sconsolata. “Ma non puoi dirglielo. Credo sia la persona più orgogliosa sulla faccia del pianeta, dirgli una cosa simile, per lui è un affronto. E be’, anche se era la cosa giusta da fare, e non c’erano alternative, ti ha quasi ammazzato, e questo non lo potete cancellare.”
“Ma Ino, maledizione, non è un problema! Io sono vivo, sto bene, e l’hai detto anche tu non c’era altro da fare,” alza la voce Naruto, frustrato.
“Lo so, non urlare. Ma lui dovrà convivere per sempre con questo peso, non tu. Come ti sentiresti al posto suo? Se per salvare il villaggio avresti dovuto combattere contro di lui rischiando di ucciderlo?” domanda Ino cauta.
“Ma che domande! Avrei salvato il villaggio e lui! A lui non sarebbe successo nulla!” risponde Naruto con ovvietà.
“Non c’è questa possibilità Naruto. Il rischio, combattendo contro di te, era ucciderti. E Sasuke ha scelto. E… ragiona! Dev’essere stata una delle scelte più difficili della sua vita, è ovvio che vuole il tuo perdono. Ti ha quasi ucciso. Tu saresti in grado di convivere con questo senso di colpa che ti attanaglia lo stomaco, tutti i giorni, senza darti mai tregua?”
Naruto la guarda ed è colpito. Ino è cresciuta e non se ne è accorto. Nonostante sia la migliore amica di Sakura, nonostante sia andato con lei a vendicare Asuma, non l’ha capito. Resta in silenzio, lo sguardo vitreo fisso sul muro.
“Quand’è che sei diventata così saggia?” le domanda con sorriso privo di allegria.
“Non lo so. Siamo cresciuti tutti Naruto. Solo che non ce ne rendiamo conto. Non pensi che sia cresciuta anche Sakura? O tu, Shikamaru, persino Sasuke? Abbiamo visto a sufficienza per poterci dire adulti, Naruto,” spiega Ino con un’alzata di spalle.
“Ci vai spesso da Kurenai?” le domanda guardandola in faccia.
Ino sbalordisce, sgrana gli occhi e sente il respiro mancare, parla a fatica. “Co.. come?”
“Vai spesso da Kurenai, Ino?” ripete Naruto fermo.
Ino si passa una mano tra i capelli biondi, a viso basso, trattiene un singhiozzo e le lacrime.
“Quando posso,” sussurra, una mano sul viso.
“Non… non credevo che vi mancasse così tanto. Cioè… lo sapevo, solo… non…”
“È ok, Naruto, sul serio. Vado da lei perché oltre a ricordarmi di Asuma… non lo so. Kurenai è forte. È un po’ come Sakura; nonostante tutto, è ancora qui. Mi piacerebbe essere come lei, un giorno,” rivela fissando intensamente la tenda.
“Tu sei una persona forte. Sei ancora qui anche tu, no?”
“Grazie Naruto. Bene, ora torniamo alla questione seria,” annuncia Ino battendo le mani, riacquistando la solita aria ciarliera.
“Eh?” commenta Naruto spaesato.
“Ok, a Sasuke hai detto quello, e a Sakura?”
“Ah… le ho detto di parlargli,” grugnisce Naruto.
“Geniale,” commenta Ino gelida.
“Ehi! Quei due non si parlano, ho tentato con Sasuke e dopo con Sakura perché lui è sempre il solito testardo! Voglio solo che be’… torni come prima,” mormora imbarazzato.
“Lo so. Ma questa volta Sakura non cederà. Non sarà lei a rincorrerlo, e per quanto le tue intenzioni fossero buone… era decisamente il modo sbagliato.”
“Grazie. Ora son davvero più tranquillo. Tu sì che sei confortante Ino.”
“Tranquillo. Si sistemerà,” gli assicura Ino.
“Sicura?” domanda dubbioso.
“Certo. Se continua così avranno il loro primo appuntamento tra cinquant’anni, ma andrà bene,” conferma la ragazza strappandogli un sorriso.
“Come mai così ottimista?” ribatte Naruto stando al gioco.
“Conto che gli daremmo una mano, altrimenti gli anni sarebbero cento, circa,” replica Ino facendogli l’occhiolino.
“Ok, pensa a guarire, io devo andare, mi devo vedere con Shikamaru,” saluta alzandosi in piedi.
“Uh, sì… Hinata mi ha detto che l’hai incastrato,” sogghigna Naruto.
“Idiota,” sbraita lei dandogli uno scappellotto. “Siamo solo amici.”
Naruto la guarda male e si massaggia la testa, mentre lei si allontana mento all’aria, offesa.
“Naruto…” lo richiama prima di aprire la porta.
“Mh?”
“Non sono arrabbiati con te. Sanno che hai ragione, sono arrabbiati con sé stessi. Ti parleranno presto, vedrai,” dice uscendo.
Naruto prende a guardare il soffitto, pensoso. Spera solo che Ino abbia ragione.


Trentaquattro giorni dopo


“Ciao Sasuke-kun. Vai sempre in giro con la scorta?” domanda sarcastica indicando i tre con lui.
Sasuke la guarda, altezzoso, non si degna di risponderle, solo mette un pacchetto di spaghetti precotti nel cestello e la oltrepassa.
“Fermati, ti sto parlando,” intima Ino prendendogli il braccio.
“Ehi, tu, mollalo immediatamente, chiaro?!” urla Karin infiammandosi.
“Zitta,” intima Ino fredda. “Tu ora, Sasuke-kun, stai zitto e mi ascolti, non devi fare altro. Non è difficile nonostante il tuo egocentrismo,” commenta tranquilla.
“Yamanaka, non ti permetto...”
“Non mi importa. Smettila con questi atteggiamenti ridicoli, smetti di andare da Naruto tutti i giorni a chiedere un perdono che non arriverà, perché non c’è nulla da farsi perdonare, e pensa a fare qualcosa di intelligente,” dice Ino decisa.
“Non capisco quale sia il problema. E io…”
“Smettila! Smettila di fingere di non capire! Non tocca a lei questa volta. Non puoi tornare e pretendere che sia tutto come prima, non lo è. Non tocca a lei cercarti, non è lei ad essersene andata, non è lei ad aver abbandonato Konoha, sei stato tu. E se rivuoi quello che avevi prima stavolta devi impegnarti. I rapporti non crescono sugli alberi, ci vuole impegno, da parte di entrambi e…”
“Ti stai contraddicendo da sola, hai appena detto che devo fare tutto io,” la informa Sasuke.
“No. È sempre stata Sakura, ha sempre fatto tutto da sola. Stavolta tocca a te farle vedere che ti importa, che non è un rapporto a senso unico. Non è facile, nessuno lo dice, ci vorrà impegno e tempo. I rapporti si ricostruiscono passo dopo passo,” termina Ino lasciandogli il braccio.
“Non capisco cosa c’entri tu in tutto questo,” dice Sasuke lapidario.
“Tengo alla mia migliore amica, Sasuke-kun. E anche tu,” dice seria. “Passo dopo passo, ricordatelo,” aggiunge allontanandosi con una scatola di biscotti.
Sasuke mantiene il silenzio, Juugo, Karin e Suigetsu si scambiano un’occhiata di intesa, che Suigetsu non sembra capire, ma Karin gli tappa la bocca prima che possa dire qualsiasi cosa.
“Volete anche il ramen?” domanda Sasuke atono osservando con interesse delle scatolette.
I tre si scambiano un’occhiata preoccupata, Sasuke sta deliberatamente ignorando la cosa e questo, se lo conoscono almeno un po’, significa che passerà i successivi giorni a rimuginare in camera sua, come ha fatto dopo che è tornato dalla visita all’ospedale con Sakura, con la sola eccezione delle visite a Naruto, che ormai sono finite da una decina di giorni.

Ino una volta casa lancia il pacco di biscotti e delle fette biscottate sul tavolo, incredula. Ha praticamente fatto una predica a Sasuke davanti ai suoi amici, se così si possono chiamare, ed è ancora viva. Si rifugia in camera sua e si lascia scivolare a terra contro la porta, le gambe molli, la testa tra le mani. Come le è saltato in mente?! Non ci crede, lei non può… l’ha ascoltata. Sasuke l’ha ascoltata.
“Ino? Ino?” la chiama una voce da dietro alla porta.
Lei si alza di scatto e lo tira dentro, chiudendo la porta con un tonfo, e sbattendo lo shinobi contro il muro.
“Ma che… ?”
“Shika, non fare domande e baciami, perché domani sarò morta!” sbraita Ino isterica, prima di baciare con foga un alquanto stupito e impreparato Shikamaru.
“Almeno so che nel momento della tua morte mi pensi,” commenta Shikamaru dopo un po’.
“Ahaha,” ribatte Ino con il fiato corto.
“Che hai fatto per morire, tra parentesi?” domanda Shikamaru mascherando l’imbarazzo per l’improvvisata di Ino.
“Ho parlato con Sasuke-kun,” rivela Ino con tono tragico.
“Oh. Lui ti respinge, tu vuoi suicidarti e prima di farlo mi baci. Interessante l’alta considerazione che hai di me,” commenta Shikamaru.
Ino fa una smorfia sconcertata. “Ma smettila! Io gli ho fatto una piazzata al supermarket per come si sta comportando con Sakura, davanti a quei tre che si porta dietro come fossero la sua ombra, e lui domani mi ucciderà per questo!” spiega Ino, agitata.
“Hai ragione,” conferma Shikamaru. “Ti ucciderà.”
“Grazie, tu sì che sei confortante,” ribatte Ino tetra. “A proposito…”
“Che?” domanda notando il cambio di espressione e il tono di voce della ragazza.
“Non hai niente da dire?” domanda Ino minacciosa.
“Non mi farò ammazzare da Sasuke per difenderti, se intendi questo,” risponde Shikamaru con uno sbadiglio.
“Fuori!” ordina In furibonda. “Fuori e non tornare fin quando non ti verrà in mente qualcosa da dire!” continua mentre lo sbatte fuori dalla sua stanza, senza che lui abbia modo di reagire. Non che muoia dalla voglia in effetti. Le donne sono tutte una gran seccatura.


Trentotto giorni dopo


“E tu che cavolo ci fai qui?!” scatta Sakura mettendosi a sedere sul divano. “Non puoi uscire… sei impazzito… torna immediata...”
“Mi ha dato il permesso Tsunade. Ha detto che delle passeggiate mi fanno bene,” la rassicura Naruto.
“Ah… e comunque che ci fai qui?” domanda Sakura sen più serena, ricordandosi di essere arrabbiata con lui.
“Sono venuto a parlare con te. Tu puoi fare l’arrabbiata quanto vuoi, ma io ho ragione. Io ho provato a parlare con Sasuke, prima di parlare con te, ma be’, lui non mi ha ascoltato. E allora ho pensato di dire a te di fare il primo passo, perché quando si tiene a qualcuno ogni tanto si ingoia l’orgoglio. Ma se ritieni che stavolta sia lui a dover fare il primo passo, bene, fai come credi. Però attenta, perché potresti perderlo e non ottenere nient’altro,” termina Naruto serio. “Solo questo.”
“Se cedo anche stavolta… be’, se non otterrò null’altro vorrà dire che saprò finalmente quanto conto per lui. Almeno saprò qualcosa. Sempre più di quanto ne so ora,” dice Sakura mesta sollevando le spalle.
“Se non ti viene a cercare è un coglione,” sostiene Naruto fermo, strappandole una risata.
“Grazie, Naruto,” sussurra con un sorriso, e Naruto sa che dietro c’è molto altro. “Ti ha davvero dato il permesso la shisho?” gli chiede dubbiosa.
“No, certo che no, sono scappato dalla fines…”
“Che cosa?!” urla Sakura saltando in piedi.
“Sakura-chan, stavo scherzando,” la rassicura Naruto.
“Io ti uccido! Ma che razza di scherzi sono, eh?” strilla Sakura lanciandogli addosso un cuscino.
“Sono convalescente, Sakura-chan!” protesta Naruto cercando di ripararsi da un altro cuscino.
“E chi se ne frega! Ma si può scherzare su cose del genere, eh?!” continua Sakura furiosa.


Trentanove giorni dopo


“Naruto, dove vai?” domanda Ino vedendolo uscire dalla sua stanza.
“A parlare con Sasuke,” la informa lui, battagliero.
“Se devi parlargli di Sakura lascia stare… ci ho già pensato io,” dice Ino senza troppa allegria.
Sasuke l’avrà anche ascoltata, ma le sue parole non devono aver sortito un grande effetto se non le ha ancora rivolto la parola. Anche se, trattandosi di Sasuke Uchiha, se prendesse in considerazione il suo discorso entro un paio di mesi e decidesse di seguire i consigli entro cinque, si tratterebbe comunque di un gran risultato.
“Ah. Io ho parlato con Sakura,” rivela invece Naruto.
“E… ?”
“Niente. Mi sa che sui cinquant’anni siamo stati troppo ottimisti. Comunque forse dovrei provare a parlarci io, sai…”
“Forse. Comunque oggi non lo troverai. I processi sono finiti tre giorni fa e i suoi tre amici hanno deciso di lasciare Konoha. È stato offerto loro di restare, previa sorveglianza continua e un po’ di altre cose, ma hanno preferito andarsene, dicono di avere degli obiettivi,” commenta Ino con un’alzata di spalle, a far capire che a lei di quelli non interessa niente.
“Ah… va bene, allora andrò da Kakashi-sensei. Lui starà leggendosi i soliti libri da pervertiti…”
“Ammettilo, vai da lui per prendergli la collezione,” lo schernisce Ino con una linguaccia.
“Certo… Non hai idea di quanto siano istruttivi,” replica Naruto serissimo.
“Naruto, non provare mai più a...” inizia Ino, di un’interessante sfumatura purpurea.
“Tranquilla, scherzavo,” la rassicura lui salutandola.

Sasuke cammina sicuro, incurante degli sguardi diffidenti di alcuni shinobi, sa che lo considereranno sempre il traditore, tanto vale non calcolarli nemmeno. Ha dovuto accompagnare Karin, Juugo e Suigetsu alle porte di Konoha, non era così sicuro che sapessero come arrivarci, non perché ne sentirà la mancanza e voleva salutarli, certo che no. Senza accorgersene è arrivato sino al campo dove han fatto la loro prima esercitazione come team sette, e lì, in mezzo all’erba alta, c'è la lapide degli Eroi. Sasuke si avvicina, istintivamente, ci sarebbe potuto essere anche il nome di Naruto, lì, se non fosse per una fortunata coincidenza. Guarda i nomi scritti, in cerca di uno in particolare, ma realizza di non sapere quale sia il nome del migliore amico di Kakashi. Non gliel’ha mai chiesto.
Si sente male, questa consapevolezza lo colpisce come un pugno allo stomaco. Ha sempre pensato di essere migliore degli altri, di avere un obiettivo, ha preteso il loro rispetto, convinto che glielo dovessero, ma lui in realtà non ha mai dato il suo. Vuole bene a Kakashi, gliene ha sempre voluto, ma non ha mai trovato il tempo di chiedergli il nome del suo migliore amico. Non ha dato spiegazioni a Sakura quando se ne è andato da Konoha e non le ha chiesto come si sia sentita dopo. Certo, lui non si è divertito nel covo di Orochimaru, però quando è tornato ha pensato che lei sarebbe stata lì, che lo avrebbe seccato con i suoi Sasuke-kun e le sue mille attenzioni, la dava per scontata. Se Naruto non fosse stato in coma avrebbe dato per scontato anche lui, ma con Naruto sarebbe certamente stato diverso, perché tra loro c’era più complicità di quanto non ce ne fosse con Sakura, e avrebbe lasciato correre. Avrebbe capito che gli dispiace essersene andato, che gli è mancata Konoha e la sua amicizia. Non ha mai dato nulla a Sakura, è sempre stata quella, nel team, che ha considerato meno, ovvio che a lei non basta che lui sia lì, che ci voglia anche altro, che quel grazie sussurrato prima di lasciarla sola su una panchina non sia sufficiente.
E ha dovuto rendersi conto di non sapere il nome di Kakashi per comprenderlo. Forse la Yamanaka non è del tutto scema.

Sakura si blocca vedendolo e spezza un rametto, inavvertitamente. Sasuke si scuote sentendo quel rumore secco, alza lo sguardo e si accorge di lei. Sakura resta immobile, Sasuke anche, e si osservano in silenzio per una manciata di secondi. Poi, inaspettatamente, Sasuke prende la parola.
“Come mai qui?” le domanda.
Sakura stringe a pugno le mani che tiene lungo i fianchi. “Non posso più andare in giro per la mia città perché ci sei anche tu? Devo mandarti una lettera scritta informandoti sui miei spostamenti per non incontrarci?” ribatte arrabbiata.
“Sakura…”
“No, no, va bene, me ne vado, così non ti vedrò, tu non mi vedrai, e tutti felici e contenti!” assicura allontanandosi a passo di marcia.
“Sakura, fermati,” intima lui calmo.
“Cosa, ora nemmeno andarmene quando voglio?!” urla girandosi di scatto. “Io faccio quello che mi pare, non mi importa se tu vuoi o non vuoi o che ti secchi o meno…”
“Non volevo mandarti via. Cercavo di fare conversazione,” la informa atono.
“Conversazione?” ripete non capendo. “E con chi?” domanda sbigottita guardandosi intorno.
“Con te,” sbotta Sasuke seccato. Sakura si impegna, però.
“Ah,” sfiata Sakura. “Io… io… passeggiata,” farfuglia spaesata.
“Mh. Bene. Anche io. Devo tornare a casa,” dice imbarazzato superandola, Sakura nota le guance appena rosate e non ci crede, sta sognando.
“Ah, Sakura… Di' alla Yamanaka che ho capito. Passo dopo passo,” le dice con un cenno di saluto.
Sakura resta ferma, riflettendo sulle ultime parole di Sasuke. Che diavolo vuol dire?


Dieci mesi dopo



Lo sapeva, lo sapeva, non doveva passare da Ino a cambiarsi. Ma non è colpa sua! Ha fatto tardi all’ospedale, casa di Ino è il posto più vicino al chiosco dell’appuntamento, lei voleva solo farsi una doccia in fretta e raggiungere Sasuke al chiosco, avrebbero mangiato e poi insieme avrebbero raggiunto Naruto e Kakashi. Non è un vero e proprio appuntamento, Sakura ne è consapevole, ciò non toglie che è il qualcosa più di simile ad un appuntamento che abbia con lui da quando lo conosce ed è stato lui a proporlo. E invece Ino che fa? Le fa provare tutti i vestiti del suo armadio, e ora lei è in ritardo. Perfetta, pettinata, in ordine ma in ritardo di un’ora.
Quando arriva, ansante, Sasuke non c’è. Trattiene le lacrime, perché è stupido piangere, non era nemmeno un appuntamento vero e proprio, e si incammina, affranta, alla taverna dove devono incontrarsi con Naruto e Kakashi, ormai saranno tutti lì.
Percorre la strada principale e va a destra, è quasi arrivata, alla prossima a sinistra, seguire il viale, e poi a destra. Mentre è nel viale vede qualcuno seduto su una panchina e il cuore salta un battito.
“Sasuke-kun. Che… che ci fai qui?” pigola incredula.
“Ho pensato fossi in ritardo e che saresti arrivata direttamente alla taverna, così ti ho aspettato qui. Ho preso la cena da portar via,” la informa facendole vedere il sacchetto del take a way.
Sakura sorride, si può sentirsi male per la felicità? “E se non fossi passata di qui?” domanda sedendosi sulla panchina.
“Be’, allora ti avrei aspettata per niente,” dice lui porgendole la cena. “Mangia, siamo già in ritardo all’appuntamento con Kakashi e Naruto,” intima senza guardarla.
Sakura sorride stupidamente, felice; Sasuke è arrossito.










Sono la persona più incoerente sulla faccia del pianeta terra. Ho detto che l’avrei pubblicata una volta ricontrollata, ma lo dico schiettamente, non ne ho il tempo, e io ho partecipato al concorso con questa storia, quindi mi sembra giusto che la leggiate così. Ovviamente la rimetterò a posto in un futuro incerto e indefinito, quando avrò tempo e sarò in grado di darne un giudizio più critico.
Ringrazio chi mi ha seguito fin qui e a debbyuchiha per la recensione dello scorso capitolo ^^ Lieta che sia piaciuta, anche se ho dubbi che ti piacerà questa fine XD
Ah, ecco la fine. Non avevo più pagine. Zero. E non riuscivo a tagliare da altre parti quindi la conclusione è stata fatta in fretta e furia. E si vede. Credo sia la parte più da cambiare.
Vi lascio il giudizio di Ainsel e Annaky che ringrazio ^^ E’ stato un piacere partecipare a questo concorso.

8^ classificata a parimerito:
Step by Step - di Meissa


Giudizio di Ainsel:

Correttezza grammaticale: 8/10
Originalità: 8.5/10
IC dei Personaggi: 8.5/10
Trattazione della coppia: 8.5/10
Totale: 33.5


In quanto ad originalità non me la sono sentita di dare un voto troppo alto perché ci sono davvero molte fiction che trattano dell’argomento “e se Sasuke tornasse a Konoha”, però è indubbio che tu l’abbia trattato con la dovuta serietà, senza Sakura che subito gli perdona tutto e ribadisce con enfasi il suo amore per lui.
Io stessa ho sempre trovato assurdo un finale del genere, tanto OOC nei confronti di lei quanto un modo per sminuire la coppia stessa. Perché non diventerebbe altro che un paring tutto zuccheri e superficialità, mentre è ben altro.
E’ forse vero che verso la fine della lettura si ha l’impressione che la faccenda stia andando un po’ troppo per le lunghe, con i loro continui litigi e riappacificazioni, e penso potresti facilmente eliminare questo difetto trasformando la fiction in una long di due, tre capitoli.
Ho inoltre apprezzato moltissimo anche il modo in cui hai gestito il NaruHina e lo ShikaIno di contorno, per non parlare del rapporto di amicizia tra Sakura ed Ino – che ho amato di suo – e Naruto con Sasuke.


Giudizio di Annaky:

Correttezza grammaticale: 8.5/10
Originalità: 8.5/10
IC dei Personaggi: 8.5/10
Trattazione della coppia: 8/10
Totale: 33.5


Questa fanfic mi è piaciuta solamente verso la fine, quando finalmente i due chiariscono e Sasuke ammette di aver capito cosa Ino gli voleva dire.
Il centro della trattazione non mi ha coinvolta più di tanto, l'ho trovato un po' ripetitivo, con tutti i "tira e molla", le speranze di Ino e Naruto per farli riconciliare, i dialoghi troppo prolungati tra i protagonisti (soprattutto quelli tra Ino e Sakura).
Personaggi tuttavia IC (seppur con qualche sprazzo OOC di Ino, Sasuke e forse anche Karin), descrizione accurata, soprattutto per quanto riguarda i fiori ed il loro significato, buono il collegamento tra la coppia e il rapporto all'interno del team 7.

Media: 67

L'unica cosa che mi halasciato perplessa del giudizio è il suggerimento di trasformarla in una long, perché questa è una long, ma probabilmente quando ho mandato lo schema mi devo essere dimenticata di scriverlo XD

E ora me ne vado e sparisco, perché sono anche mezza ammalata. Forse ieri sera e oggi non dovevo andare in giro in canottiera.
Malatamente vostra,
Meissa.

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