Ancient Prophecies

di Krystall84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - QuorToth ***
Capitolo 2: *** Sei un uomo morto Price ***
Capitolo 3: *** La mia luce in fondo al tunnel ***
Capitolo 4: *** La culla vuota ***
Capitolo 5: *** Un arduo compito ***
Capitolo 6: *** La lunga estate di Los Angeles ***
Capitolo 7: *** La prima parola ***
Capitolo 8: *** Il ritorno di Angelus ***
Capitolo 9: *** Tra le braccia del nemico ***
Capitolo 10: *** Anime ripristinate ***
Capitolo 11: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 12: *** Battaglie ***
Capitolo 13: *** Vecchi ritorni, nuove rivelazioni ***
Capitolo 14: *** Follia ***
Capitolo 15: *** Illirya ***
Capitolo 16: *** Cercando di non svanire nell’Apocalisse ***
Capitolo 17: *** Demoni della vendetta ***
Capitolo 18: *** Scoprire la verità ***
Capitolo 19: *** Sahjhan ***
Capitolo 20: *** Redenzione ***
Capitolo 21: *** Epilogo - Il futuro delle Antiche Profezie ***



Capitolo 1
*** Prologo - QuorToth ***


Il mio nickname è Cristal, o meglio lo era tra gli anni 2001 e 2010 quando scrivevo fanfictions. Poi, improvvisamente, ho smesso.
Questa storia è rimasta incompiuta e il sito dove la pubblicavo non esiste più, quindi vorrei riproporla qui, anche se sono trascorsi molti anni. Ma la passione per BTVS ed Angel è rimasta intatta.
Spero piaccia.

Note: avevo letto in precedenza, diverse fan fic cominciate nello stesso modo e mai finite, beh ci ho voluto provare pure io.
Trama: e se in realtà Holtz non fosse riuscito a portarsi via Connor?
Nota: il personaggio di Hara è una mia invenzione.
Ambientazione: stagione 3 Angel, stagione 6 Btvs, più futuro. La storia comincia dopo Sleep Tight.


Prologo: QuorToth.
 
Atterrò agilmente sulle gambe rizzandosi subito in piedi. Tutto intorno c’era il fetore della desolazione, della disperazione, della distruzione. Forse non aveva fatto la scelta più giusta ma pur di far soffrire Angelus avrebbe fatto questo e altro.
Allentò la presa sul fagotto che stringeva tra le braccia. Durante il trambusto ed il salto il bambino aveva pianto e strillato, adesso aveva smesso ed era calmo. Forse il salto dimensionale l’aveva fatto smettere di piangere. Lentamente gli scoprì il viso.
Daniel Holtz impallidì mollando la presa. Il fagotto cadde a terra mentre respirava affannosamente e le mani gli tremavano. Si accasciò al suolo guardando di nuovo il bambino. O meglio, il bambolotto con indosso gli abiti da neonato e avvolto nella copertina del piccolo Connor. Una stupida bambola! Non sapeva come ma l’avevano fregato.
Ricordò ogni singolo momento di quella notte e sapeva con certezza che quello che aveva rapito e con cui aveva attraversato il portale per QuorToth era un bambino vero, in carne ed ossa. Era Connor. Perché adesso si ritrovava con una bambola di plastica priva di vita? E quando era avvenuto lo scambio?
C’era di mezzo Angelus? Non credeva, perché se Angelus avesse saputo che lui aveva rapito una bambola non si sarebbe dato tanta pena di riprendersela. Sorrise amaro. Era stato l’inglese. Non sapeva come, ma Wesley Whindam-Price l’aveva raggirato.
Daniel Holtz urlò maledicendo Wesley.

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Capitolo 2
*** Sei un uomo morto Price ***


Questa storia è stata ripresa dopo molti anni. Non ne ho cambiato la storia, ma ne ho corretto la grammatica, obiettivamente era scritta davvero con i piedi.

Parte 1 – Sei un uomo morto Price

Angel si divincolò bruscamente dalla stretta di Gunn mentre varcavano la soglia dell’hotel. Lo strattonò così forte che quasi il giovane ragazzo di colore, per quanto forte e agile, cadde a terra. Mentre Fred chiudeva piano la porta alle loro spalle, Angel continuava a sfogare la sua rabbia contro il suo ex amico e collaboratore prendendo a calci una sedia e rovesciando in aria la culla del suo bambino. Il suo dolce e amato Connor che non avrebbe rivisto mai più.
Attirato da tutto quel trambusto, Lorne uscì dallo studio di Wesley per vedere cosa succedeva.
-Tutto bene? - chiese. Ma non andava niente bene.
Sahjhan era morto prima che potesse rivelare qualsiasi cosa sulla profezia su Connor per mano di Justine che l’aveva risucchiato in quell’anfora e Fred e Gunn non avevano scoperto niente di niente nell’appartamento di Wesley, né tra le sue scartoffie ne tra i suoi appunti, ne in nessun’altra cosa. A parte quella sola frase “il Padre ucciderà il Figlio” che forniva la spiegazione sul perché Wesley aveva rapito Connor, e Holtz se l’era portato via. Per sempre.
-Abbiamo trovato Wesley. È in ospedale, Justine l’ha accoltellato allo stomaco e alla gola. -gli spiegò Fred.
-Si, ed Angel gli ha quasi dato il colpo di grazia soffocandolo con un cuscino. -concluse Gunn.
-Dolcezza, la violenza non porta mai a niente. -tentò di rabbonirlo il demone verde.
-Ha rapito mio figlio, questo è sufficiente. Se Wesley Whindam Price incrocia ancora il mio cammino è un uomo morto. -con quelle sole parole, Angel salì nella sua camera.
-Questo è un bel casino. -sospirò Gunn.
I tre cominciarono a riordinare, sistemando le cose di Wesley in uno scatolone. Ogni cosa che trovavano, di Wesley o di Connor, era una fitta al cuore. Dolorosa e straziante. E non ci sarebbe mai stata più la pace.
Il giorno dopo, Fred varcò timidamente la soglia della camera di Wesley, trovandola vuota e con il letto rifatto. Forse avevano portato Wesley a fare delle analisi. Se gli altri avessero saputo che era andata da lui si sarebbero arrabbiati ma a lei non importava. Fred voleva capire e con la scusa di portargli le sue cose voleva ancora una volta chiedergli spiegazioni, anche se forse Wesley non avrebbe potuto parlare.
-Scusi, infermiera. -fermò una delle infermiere che passavano da lì. -Wesley Whindam Price, l’avete spostato?-chiese.
-Oh no, se ne è andato. Il dottore ha protestato ma lui ha insistito per essere dimesso. Giusto stamattina ha firmato per essere dimesso ed è andato via, speriamo che non si aggravi così, non era ancora pronto per lasciare l’ospedale, fa persino difficoltà a parlare. -scosse la testa e riprese il suo giro lasciando Fred stupita.
La giovane texana non si perse d’animo andando a casa dell’ex osservatore. Bussò più e più volte ma nessuno rispose, a quel punto aprì. La casa era buia ed in perfetto ordine. Posò la scatola per terra ed accese la luce, pareva che nessuno vivesse li da tempo.
Si diresse in camera da letto ma li c’era ancora più desolazione. Un’anta dell’armadio era aperta rivelandolo completamente vuoto. Wesley se ne era andato del tutto e anche se ne era profondamente dispiaciuta decise che forse fosse meglio così.
Spense tutte le luci, riprese la scatola e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Aveva sbagliato, ma Wes le sarebbe mancato.

-Arrivo subito! -
La donna sbirciò dallo spioncino per vedere chi bussava alle nove di sera. Aveva sessanta anni e anche se all’apparenza non si vedeva, era una strega molto potente. Non appena ebbe capito chi fosse, aprì la porta.
-Wesley! -esclamò. -Oh, cielo, cosa ti è successo? -si preoccupò vedendolo pallido, pesto e con ancora la fasciatura intorno al collo.
-Sto bene. -sussurrò. Aveva difficoltà a parlare.
-Vieni dentro! -lo invitò chiudendo subito la porta. -Qualcosa è andato storto? Dovevi passare ieri sera. -lo fece accomodare sul divano.
-Scusami, Hara. Un inconveniente. -
-Holtz? -
-In un’altra dimensione a quanto ne so. -sospirò stancamente. -Come sta lui? -
-Benissimo, è un vero angioletto. -la donna avvicinò un passeggino reclinato dove un bambino dormiva pacificamente.
Di tutto quel trambusto Connor non si era accorto di niente, meglio così.
-Immaginavo che Holtz e Justine mi avrebbero fregato per questo ho affidato Connor a te e ti ho chiesto quell’incantesimo. -le disse.
-Beh, è stato facile dare ad una bambola le sembianze e le movenze di Connor anche se fuori da questa dimensione l’incantesimo si rompe. Ma anche se ormai Holtz si fosse accorto che ha preso una bambola è tardi, non si torna facilmente da una dimensione infernale. -gli rimboccò la copertina.
-Devo mettere il bambino al sicuro, per lui restare a Los Angeles è pericoloso. Anche se la città è grande, Angel può comunque fiutare il suo odore e arrivare fino a te. -
-E cosa farai allora? -
-Porterò via il bambino adesso stesso. Lo affiderò ad una persona che potrà prendersi cura di lui meglio di chiunque altro. -
-Ma non puoi guidare in queste condizioni! -esclamò preoccupata. -O lascia almeno che prima ti curi. -
-Non preoccuparti, ce la faccio. -si alzò. -Devo partire subito se voglio guadagnare tempo. -
La donna annuì. Scortò Wesley fuori aiutandolo a sistemare Connor sul seggiolino nel sedile posteriore della macchina che aveva preso a noleggio giusto poche ore prima, la sua se l’era portata via Justine e poi era facilmente rintracciabile dato che Angel e gli altri la conoscevano.
-Stai attento Wesley, in molti vorrebbero mettere le mani su questo bambino e per tanti motivi diversi. Alcuni buoni, altri no. -lo ammonì Hara.
-Non preoccuparti. Sarà al sicuro. -chiuse lo sportello e girò intorno al veicolo per mettersi al posto di guida. -Hara forse non ci vedremo mai più ma grazie per avermi aiutato. -
-Mai dire mai, Wesley. Buona fortuna. -sorrise.
-Anche a te. -ricambiò e partì.

Fuori città le strade erano deserte. Wesley guidò guardando continuamente alle sue spalle, come se fosse inseguito dal diavolo, ma forse si sentiva così. Spesso guardava Connor ma lui dormiva pacifico. Per fortuna.
Era teso e preoccupato. Ormai era quasi arrivato ma non si rilassò neanche quando imboccò la deviazione per Sunnydale. La sua destinazione.

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Capitolo 3
*** La mia luce in fondo al tunnel ***


Parte 2 – La mia luce in fondo al tunnel
 
Il silenzio veniva rotto ogni tanto da qualche parola. Parole di stupore, di tristezza, perché l’unico barlume di normalità della loro vita quella notte era svanito.
Buffy e Willow sedevano sul divano mentre Dawn era accovacciata sulla poltrona e stringevano tra le mani le tazze di tè caldo che stavano sorseggiando mentre esprimevano il loro rammarico per il matrimonio di Xander ed Anya andato a monte, chiedendosi dove fosse adesso Xander che era sparito senza dire niente.
Erano rammaricate per Anya che mai avevano visto così fragile e distrutta ed erano preoccupate per Xander che per mesi aveva tenuto dentro un peso che non era riuscito a confidare alle sue migliori amiche e che poi era venuto fuori nel modo peggiore.
Fuori non pioveva più forte come quel pomeriggio ma il temporale si era trasformato in una pioggerella fitta e sottile che aveva reso la giornata ancora più triste e cupa. Dawn sospirò.
-E pensare che questa doveva essere una giornata felice. -
-Lo speravamo tutti. -tentò di consolarla Willow. -Questi ultimi mesi non sono stati facili. -
-Le cose si sistemeranno, vero? -chiese con la tipica speranza adolescenziale.
-Le cose si sistemano sempre. -sorrise sua sorella.
A quel punto bussarono alla porta e le tre si guardarono a vicenda con le fronti aggrottate chiedendosi chi potesse essere in quella serata piovosa.
-Magari è Xander. -sorrise Willow con speranza.
Con la stessa speranza, Buffy si alzò velocemente da divano e corse alla porta spalancandola. Il suo sorriso scomparve con la stessa velocità sostituito prima dallo stupore e poi dalla preoccupazione.
-Wesley! -esclamò.
Il suo ex osservatore stava in piedi a stento, reggendosi allo stipite della porta, ed era sofferente. Il suo pallore si era accentuato, si teneva lo stomaco e un rivolo di sangue si cominciava ad intravedere dalla fasciatura intorno al collo dato che non veniva cambiata da ore.
Buffy lo sorresse attingendo alla sua forza da cacciatrice e lo trascinò dentro chiudendo la porta con un calcio e scortandolo nel salotto dove Willow e Dawn scattarono in piedi vedendoli arrivare.
-Oddio, cos’è successo? -si preoccupò Willow aiutando Buffy a far stendere l’inglese. -Wes, tutto bene? -gli chiese esaminandolo.
-Chiamo Angel per vedere se è tutto a posto. -Buffy scattò al telefono.
-No! -esclamò Wesley in modo strozzato bloccandola con la cornetta a mezz’aria. -Se viene a sapere che sono qui mi ucciderà. -
-Cosa? -esclamò. -Ma tu ed Angel siete amici. -posò la cornetta e si avvicinò.
-Non più. Non dopo ieri notte. -precisò.
-Buffy ha un taglio alla gola quasi riaperto, devo disinfettarlo e fasciarlo. -si intromise Willow.
-Aspetta. -la bloccò Wesley. -Prima occupatevi di lui. -si aprì lentamente la cerniera del giubbino rivelando il motivo perché si teneva lo stomaco.
Sollevò Connor che si era svegliato e gemeva agitandosi ma senza piangere e lo porse a Buffy che subito lo prese tra le braccia cullandolo.
-Chi è questo bambino? -gli chiese la cacciatrice.
-Il motivo per cui se Angel mi trova mi uccide. -rispose mentre Willow cominciava a curarlo.
-Dawn prepara una tazza di tè per Wesley. -le chiese la sorella e subito la ragazzina obbedì correndo in cucina. -Spiegami tutto, per quanto puoi. -
-Buffy devi occuparti di questo bambino ma Angel non deve sapere niente o mi ucciderà e forse ucciderà anche Connor. -esordì.
-Connor è il bambino, giusto? -chiese e lui annuì. -Perché Angel dovrebbe uccidere un bambino così piccolo? -
-Perché così è scritto. Il padre ucciderà il figlio. -citò.
Buffy e Willow impallidirono fissando entrambe il piccolo.
-Vuoi dire che questo bambino è…? -ma Buffy non riuscì a concludere.
-Si, è il figlio di Angel. È un miracolo, ancora non sappiamo come sia potuto accadere ma le profezie dicono che Angel lo ucciderà ed i tre segni della catastrofe si sono già avverati. Io l’ho portato via ma un vecchio nemico di Angel, Holtz, mi ha teso una trappola. Angel pensa che Connor sia adesso in una dimensione infernale e per questo vuole uccidermi, mi ha aggredito mentre ero in ospedale dopo che la compagna di Holtz mi ha accoltellato e portato via il piccolo. Ma in realtà Holtz ha portato via una bambola resa Connor tramite un incantesimo fatto da una strega che conosco. Io sono andato via di nascosto dall’ospedale e ho preso il bambino senza che Angel sappia niente. Buffy devi proteggerlo, solo tu puoi salvargli la vita. -raccontò.
-E tu cosa farai adesso? -gli chiese mentre Willow finiva di medicarlo.
-Io ho già contattato Giles a Londra e mi sta aspettando, ho un volo questa notte stessa. Gli ho spiegato la situazione e mi aiuterà. Faremo affidamento alle fonti del Consiglio e alla sua fornita collezione di testi antichi, lì ci sarà di sicuro la soluzione a tutto questo. Ci sarà un modo per proteggere Connor. -si tirò piano a sedere aiutato dalla strega rossa.
-Ed io nel frattempo che dovrei fare? Crescere il figlio che il mio ex fidanzato vampiro tecnicamente sterile ha avuto da un’altra donna senza che lui lo venga a scoprire? -si alterò.
-Lo devi proteggere da chi vuole ucciderlo, e fidati che sono in tanti quello che vorrebbero farlo. -precisò.
-Wesley io non sono capace ad occuparmi di un bambino. -
-Nemmeno Angel lo era ma ci riusciva e vedere un vampiro plurisecolare cambiare pannolini era uno spettacolo. -sorrise al ricordo. -Buffy, ti prego. Guardalo. È così piccolo e innocente, non merita di fare una fine orribile per mano del suo stesso sangue. Per mano della persona che lo ama di più al mondo. -
La cacciatrice fissò gli occhi azzurri di quel fagotto che stringeva tra le braccia. Il piccolo la guardò a sua volta e sbadigliò. Solo allora lei notò che le stava stringendo l’indice con la manina. Era come se si fosse aggrappato a lei in cerca di protezione.
-Chi è sua madre? -chiese.
-Cambierebbe qualcosa per te saperlo? -chiese di rimando.
-Forse no, ma sono curiosa di sapere chi è la donna tanto fortunata da essere riuscita a donare un essere così meraviglioso all’uomo che un tempo ho amato più di me stessa. -
-Darla era tornata in vita. Lei rivoleva Angelus e ha condotto Angel in un abisso. Angel ha trascorso con lei solo una notte, Darla pensava di perfetta felicità ma in realtà era perfetta disperazione. Si è uccisa per dare alla luce Connor, l’ultimo gesto l’ha fatto per amore di suo figlio perché non poteva partorirlo naturalmente: un corpo morto non poteva dare la vita. -le spiegò.
-Io lo proteggerò. -decise.
-Grazie. -sorrise. -Quando tutto sarà risolto anche Angel capirà l’enormità del tuo gesto. -
In quel momento, Dawn tornò con un vassoio tra le mani. Willow aiutò Wesley a bere il tè mentre Buffy parlava al telefono con Giles per metterlo al corrente che avrebbe protetto Connor e Dawn si coccolava l’ultimo arrivato in casa Summers contenta di avere quel bellissimo bambolotto ma triste per tutta la storia.
Dopo che ogni dettaglio fu deciso, Buffy si offrì di accompagnare Wesley all’aeroporto. L’ex osservatore consegnò la macchina a noleggio poi attese con Buffy che il volo venisse chiamato. Non mancava molto.
-Ti ammiro, Buffy, è un grande impegno quello che ti stai accollando. -le disse.
-Io ho amato Angel di un amore profondo e unico, non ho più amato così da allora. Proteggere suo figlio, anche se è figlio di Darla, per me non è solo una responsabilità ma anche un dovere che voglio prendermi in ricordo di ciò che c’è stato tra di noi. So che Angel capirà perché l’ho fatto quando glielo diremo. -spiegò con un sorriso.
In quel momento l’altoparlante annunciò il volo diretto per Londra ed i due si alzarono dal divanetto dirigendosi al gate.
-Grazie Buffy. So che Connor è al sicuro con te. -
-Il bambino non può continuare a chiamarsi Connor perché se tutti lo conoscono con quel nome e si scoprisse che io ne ho uno con lo stesso nome capiranno subito la verità. Lo chiamerò Dominick. -decise d’impulso. -Willow si occuperà di creare il suo estratto di nascita e la sua patria potestà. Non avevo mai pensato che avrei avuto così un figlio. -sorrise di auto ironia.
-Sarai una splendida madre, Dominick ti amerà. -sospirò. -A presto, Buffy. -
-A presto, Wesley. -si abbracciarono per salutarsi, poi l’inglese consegnò il biglietto all’addetto insieme al documento di identità.
Poco dopo l’aereo per Londra decollò e Buffy si incamminò lentamente verso casa, verso il suo bambino e la sua nuova vita.

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Capitolo 4
*** La culla vuota ***


Parte 3 – La culla vuota
 
Cordelia e Groo entrarono nell’hotel Hyperion allegri e abbronzati ansiosi di rivedere i loro amici, di coccolarsi Connor e di raccontare le loro avventure in Messico ma ciò che li accolse furono le facce tristi di Fred, Gunn e Lorne che subito dissero loro le ultime novità.
Da quando Connor era stato portato via, una settimana prima, Angel era divenuto quasi catatonico. Era chiuso nella sua camera bruciata a fissare la culla vuota di Connor. Nessuno aveva più nominato Wesley anche se Fred aveva riferito che era sparito.
Subito, Cordelia corse di sopra da Angel. Voleva esprimergli la sua tristezza e fargli capire che gli era vicino.
-Mi dispiace tanto. -gli mormorò passandogli un braccio intorno alle spalle.
-Mi manca così tanto. Mi sembrano passati anni invece che pochi giorni. -e una lacrima gli scivolò lentamente giù per una guancia.
-So che Wesley è sparito. -
-Non nominare Wesley! -urlò divincolandosi dal suo abbraccio e alzandosi. -È colpa sua se tutto questo è successo, doveva dirmelo e avremmo trovato una soluzione insieme. Se era profetizzato che avrei ucciso mio figlio sarei stato io il primo a decidere di allontanarlo da me ma così è stato peggio. Senza poterlo nemmeno abbracciare per l’ultima volta. E adesso lui è nella peggiore delle dimensioni infernali, il QuorToth il cui passaggio non può nemmeno essere più riaperto. -
-Lo so, i ragazzi mi hanno spiegato tutto. Penso che non sarei dovuta partire, se almeno fossi stata qui forse avrei avuto una visione che ci avrebbe aiutato. -sospirò.
-Non pensarlo nemmeno, tu hai fatto bene a prenderti una vacanza. Come sta il Groosalug? -le sedette accanto.
-Bene, si è emozionato alla vista del mare. -sorrise. -Mi sono chiesta spesso in queste due settimane come avrei trovato Connor. Di quanti centimetri era cresciuto o se magari adesso aveva imparato a sorridere. -si fece di nuovo triste.
-Adesso sorrideva. -le confermò. -E riusciva a stringerti il dito, lo faceva più forte con la mano sinistra. A volte pensavo che sarebbe diventato mancino, ma è inutile chiederselo, non lo sapremo mai. -sospirò sconsolato.
-Oh Angel, non dire così. Magari troveremo un modo per riportarlo da noi. -
-No, è impossibile. -scosse la testa. -Il demone che ha aperto il portare per il QuorToth è morto e poi ci aveva assicurato che era impossibile riaprire il portale, non senza una potente congiunzione di forze mistiche e magia nera che se praticata male avrebbero potuto risucchiare l’intero pianeta. È tutto finito. -non si era mai sentito così sconfitto come in quel momento.
Poche cose, per lui avevano avuto senso da quando aveva riacquistato la sua anima, la sua coscienza. Prima c’era stato l’amore, per l’unica ragazza che avesse mai contato qualcosa per lui ma che presto aveva capito essere un amore impossibile sotto tutti i punti di vista. Poi c’era stata la missione, la profezia Shanshu, quel barlume di speranza che l’espiazione dei suoi peccati aveva un senso: il perdono assoluto. Ma dal momento in cui ne era venuto a conoscenza ad ora erano già passati quasi due anni e benché sapesse che la strada era lunga e tortuosa, ogni giorno che combatteva senza sapere niente era una piccola sconfitta. Per ultimo c’era stato Connor, la cosa migliore di tutte, il bambino che mai si era sognato di poter avere e che con il suo innocente e sdentato sorriso gli aveva illuminato l’intera e secolare esistenza.
Di tutte le cose perse, quest’ultima era quella che faceva più male. Più della perdita dell’anima, più dei sensi di colpa che ogni giorno lo rodevano dall’interno. Più di tutto.
In quel momento il suo telefono suonò. Di solito il telefono suonava nella reception ma Angel aveva un numero privato che in pochi conoscevano. Lui non si mosse di un millimetro, improvvisamente si sentiva come invecchiato di tutti i suoi duecento lunghi anni.
-Rispondo io. -fece Cordelia vedendolo così, come se fosse un vegetale. -Pronto? -rispose.
-Non pronunciare il mio nome, fino a che non ti dirò di passarmi Angel. -
Cordy sussultò lievemente, lanciando subito uno sguardo ad Angel che però era troppo assorto nel suo dolore per cogliere quel lieve sussulto. Era Wesley al telefono e voleva parlare con Angel, ma prima voleva dire una cosa a lei.
-Io…io non credo che sia una buona idea. -fece titubante.
-Parlerò rapidamente e poi mi passerai Angel. Ma devi promettermi che ciò che ti dico non lo dirai mai a nessuno, specialmente ad Angel. -silenzio. -Cordy, promettimelo, ti prego. -la implorò.
-Va bene. -assentì.
-Sai tutto ciò che è successo? Anche di Connor? -
-Si. -annuì.
-Bene. Il bambino è vivo, sta bene e Holtz non è riuscito a portarlo nel QuorToth, quello che ha portato via era una bambola sotto incantesimo. Connor non è con me, l’ho affidato ad una persona di mia fiducia che lo proteggerà finché non verrò a capo di questa profezia e troverò un modo per impedirla. -le spiegò.
Cordelia si impedì di tirare un sospiro di sollievo, Angel se ne sarebbe accorto e l’avrebbe messa sotto torchio per sapere quello che sapeva. Aveva promesso di tacere, anche se contro la sua volontà, quindi doveva rispettare la parola.
-Dove sei? -gli chiese.
-Lontano. Fuori dall’America. -precisò. -Adesso passami Angel. -
-Ne sei sicuro? -
-So a cosa vado incontro, non preoccuparti. -fece una pausa. -Grazie Cordy. -
-Non c’è di che. -si voltò verso Angel e lo chiamò, lui si girò appena. -Vogliono te. -gli porse la cornetta.
Il vampiro si alzò stancamente e prese il telefono come se fosse un peso. Sembrava davvero avere tutti i suoi duecento anni.
-Si? -chiese.
-Ciao Angel. -lo salutò.
Il vampiro parve riprendere vita. I suoi lineamenti si indurirono, raddrizzò le spalle e gli occhi si strinsero in una fessura mandando scintille d’odio che avrebbero distrutto anche una parete di amianto. Cordelia si spaventò, perché sembrava Angelus.
-Speravo in una qualche complicazione che ti avrebbe ucciso. -sibilò. -Come osi farti sentire dopo quello che hai fatto, brutto bastardo? -
-All’ospedale non potevo parlare, adesso ho un filo di voce per dirti che hai fatto bene a cercare di uccidermi, io avrei fatto lo stesso. Non ti biasimo, quindi, per il tuo gesto. Voglio solo dirti che un giorno capirai ciò che ho fatto e se neanche allora potrai perdonarmi lo capirò. Non sto bene con me stesso ma so di aver fatto la cosa più giusta. -disse.
-Prega il tuo Dio di non incrociare mai più la mia strada, Price, o porterò a termine ciò che ho cominciato. E non sarò l’Angelus che tutti temete, sarò Angel la qual cosa è ancora peggio. -
-Lo so. Addio Angel, almeno per ora. -e detto questo riattaccò.
Angel posò il telefono e si voltò verso Cordelia che era ferma in attesa, si torceva le mani in ansia.
-Non odiarlo, Angel. -lo supplicò.
-Cosa ti ha detto? -la guardò truce.
-Mi ha solo chiesto perdono e supplicato di non odiarlo. -mentì sentendosi uno schifo.
-Lasciami solo adesso, Cordelia. -le voltò le spalle.
-Come vuoi. Torno più tardi. -e detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle senza voltarsi nemmeno una volta.
Percorse il corridoio fino al punto in cui lui non avrebbe più potuto sentirla, poi si accasciò a terra e stringendosi le ginocchia al petto pianse. Singhiozzò senza controllo con il cuore diviso in due.
Fu così che Groo la trovò pochi minuti dopo.
-Principessa! -esclamò correndole al fianco. -Ero venuto a cercarti per sapere se ti andasse di mangiare. Dimmi cosa ti fa stare così male. -
-Oh Groo, è solo questa orribile situazione. -lo abbracciò. -Ma se ci sei tu va tutto bene. -
-Le cose si sistemeranno. -tentò di consolarla.
 
Nella sua camera, Angel sospirò piano. In quel momento si sentiva devastato dentro, come lo era la sua camera. La culla del suo bambino era bruciacchiata e soprattutto vuota, come il suo cuore.
Lui aveva vissuto a lungo e se c’era una cosa che conosceva era la rassegnazione. Il suo piccolino non sarebbe tornato mai più. Con quella consapevolezza si avvicinò alla culla, la guardò un ultimo istante ripensando ai momenti felici con suo figlio, che purtroppo erano stati molto brevi, e poi cominciò piano a smontarla. Un pezzo alla volta. Per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua non vita.
Sapeva di poter dire di avere almeno conosciuto la gioia di essere padre. Non avrebbe mai dimenticato il suo dolce e amato Connor. Mai.

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Capitolo 5
*** Un arduo compito ***


Parte 4 – Un arduo compito
 
-Ok, ricominciate daccapo e più lentamente perché sono parecchio confuso: Buffy ha un figlio? -
Xander sgranò gli occhi guardando nell’ordine: Dawn che con la sua aria innocente aveva lo sguardo rivolto in aria, Willow che assunse la sua solita aria colpevole che la rendeva adorabile, Tara il cui viso aveva una tonalità di rosso molto rassomigliante al colore dei capelli di Willow, e Buffy che dava il biberon al bambino e si incartava su ogni parola che cercava di dire.
-Non è esattamente mio figlio. Io ho solo il compito di proteggerlo a tempo indeterminato spacciandolo per mio figlio. -precisò.
Xander era arrivato un’ora prima contrito e colpevole, una settimana dopo il suo mancato matrimonio. Voleva scusarsi con le sue migliori amiche e aveva appena cominciato il suo discorso di scuse quando Dawn e Tara erano spuntate gioiose porgendo a Buffy un Connor, per tutti Dominick, o meglio ancora Nicky, profumato e ben vestito dopo un bagnetto appena fatto. E lì la testa di Xander era entrata in tilt, specie dopo aver compreso che Buffy era la “mamma” del bambino.
-Bene e fin qui la cosa è chiara. La domanda è: chi è il bambino? E chi te l’ha affidato? -continuò.
-L’ha portato qui Wesley. -rispose come se nulla fosse Dawn.
-Wesley? Intendi Wesley Whindam Price? -e tutte e quattro annuirono. -E perché l’ha portato fin qui? Angel non poteva proteggerlo? -
-In effetti è proprio Angel il problema. -Buffy si alzò e mise Nicky nella carrozzina. -Angel non può proteggere Connor perché potrebbe ucciderlo. -
-Connor? Voi l’avete chiamato Nicky poco fa. -il giovane si sedette perché era ancora più confuso.
-Mi sa che gli faccio un caffè. -e Dawn andò in cucina.
-Ed io ti aiuto! -e anche Tara sparì.
-Il bambino in realtà si chiama Connor ma io devo proteggerlo senza che nessuno lo sappia così gli ho cambiato il nome in Dominick. -esordì Buffy. -La sera che tu non ti sei sposato Wesley è venuto qui, era pesto e non stava bene, aveva rischiato di morire. Mi ha portato il bambino supplicandomi di proteggerlo perché Angel potrebbe ucciderlo anche se non vuole. -
-Sì, perché, vedi, Nicky è il figlio di Angel. -Willow gli diede la botta finale.
-Fermi tutti! -Xander si alzò. -Il mio mondo sta andando a rotoli. Da quando i vampiri possono avere figli? -
-Questo è un mistero. -rispose Buffy.
-E poi perché Angel dovrebbe uccidere suo figlio? -chi pensò. -Ah...adesso ci sono! Non è Angel, è il buon vecchio Angelus che è tornato dopo essersela spassata per una notte e aver concepito questo bellissimo angioletto. Per questo il piccolo necessita protezione. -ci pensò bene su. -Angelus è tornato? -si preoccupò.
-Hai sbagliato su tutta la linea. -lo smontò Willow.
-Angelus non è tornato. -confermò Buffy. -Si tratta di una profezia ancora non molto chiara. Wesley l’ha scoperta e ha portato via il bambino ad Angel di nascosto. Infatti, adesso Wesley si è rifugiato da Giles a Londra dove insieme stanno cercando di capire qualcosa su questa profezia. Angel crede che il bambino sia addirittura in un’altra dimensione perché un suo vecchio nemico l’aveva rapito e poi era sparito in un portale, solo che era un trucco di Wesley. -
-Ok, adesso è tutto più chiaro. Angel ha avuto un figlio e a causa di una profezia rischia di ucciderlo, per questo Wesley l’ha rapito e l’ha portato qui affinché Buffy lo protegga. Ed io che pensavo che l’inglese non avesse spina dorsale. -scosse la testa. -Ma come facciamo adesso con un bambino in giro? -
-Per cominciare Willow e Tara hanno fatto un incantesimo intorno alla casa. Un segnale acustico ci avviserà di chiunque con cattive intenzioni si sia avvicinato troppo e lo terranno loro la sera mentre io sono di ronda. -
-Pensate che possa bastare? -si sedette di nuovo.
-No, anzi è veramente poco, ma per ora non c’è altro che possiamo fare. -sospirò Willow. -Wes ci ha detto che Angel potrebbe uccidere il bambino ma anche che il piccolo è un frutto miracoloso e in molti vorrebbero metterci su le mani, con le buone e con le cattive intenzioni, ma ancora non conosciamo perfettamente questi nemici. -
-In parole povere brancoliamo letteralmente nel buio in attesa che qualcosa accada. -riassunse Buffy.
Dawn e Tara tornarono in quel momento con il caffè che Xander non rifiutò di certo, anche se adesso molte cose erano più chiare.
Certo, non era contento di avere a che fare con il figlio di Angel ma Nicky non aveva colpe, era solo un piccolo bimbo innocente che rischiava la vita solo perché era venuto al mondo. E poi aveva un sorrisino così contagioso che era impossibile non innamorarsi di lui.
 
Il cimitero quella sera era stranamente deserto. Buffy aveva lasciato Nicky a casa con tutti i suoi amici per andare a fare la ronda. Nonostante la diffidenza, tutti si stavano lentamente innamorando di quel pargoletto tenero e paffuto, persino Xander che era il più sospettoso di tutti.
Le scappò un sorriso al pensiero di Nicky. O meglio, Connor. Ormai lo amava come se fosse veramente figlio suo. Subito dopo le si strinse il cuore a pensare che un giorno, forse non troppo lontano, avrebbe dovuto restituirlo al suo legittimo genitore: Angel.
Il suo stesso sangue, l’uomo che lo amava più di quanto lei avrebbe mai potuto fare. Le scappò un sospiro malinconico.
-Oh, ti prego! Dimmi che quel sospiro così dannatamente malinconico ti è sfuggito pensando che ormai è da un po’ che non stai più tra le mie braccia. -
Roteò gli occhi in aria al suono di quella voce e le si rivolse evitando persino di voltarsi.
-Veramente, Spike, ogni volta che ricordo di averti lasciato sorrido di felicità. -solo a quel punto si girò per trovarsi il suo ex amante a pochi metri di distanza che la fissava con il solito sguardo sfacciato.
-Beh, è un vero peccato. Pensavo di essere stato il tuo amante migliore. -
-Mi permetto di dissentire. -
-Non dirmi che il soldatino era meglio di me! -rise.
-Oh no, non parlo di Riley. Sarà successo una volta ma ti posso garantire che quelli si che furono fuochi d’artificio. -lo vide divenire livido di rabbia. -A parte sapere della mia vita sessuale, cosa vuoi? -incrociò le braccia al petto.
-Stasera tutta sola di ronda? Nessuno dei tuoi tirapiedi è venuto a farti compagnia? -avanzò di un passo.
-No, avevano tutti degli impegni. -rispose.
“Si, dovevano coccolarsi Nicky al posto mio!” pensò scocciata dal pensiero che tutti, tranne lei, stavano giocando con il piccolo. Si sentiva una mamma egoista ma purtroppo quello era il fascino che il bambino esercitava su tutti, era impossibile resistergli.
-Allora, volendo, potremmo concederci cinque minuti. -avanzò ancora con una esplicita richiesta negli occhi e nella voce ma ormai Buffy non cadeva più nel suo tranello.
-Spike, per l’ennesima volta, no! Non verrò mai più a letto con te, mai! -si voltò per riprendere il suo cammino ma lui la fermò per un braccio.
-Buffy! -la costrinse a voltarsi.
Lei fece per tirargli un pugno sul naso ma lui si abbassò giusto in tempo, anche se il pugno di Buffy non era mirato al suo naso, bensì a quello del vampiro alle spalle di Spike e che indietreggiò stordito. Buffy si liberò di Spike e iniziò a lottare con il demone.
Resosi conto della cosa, Spike cercò di aiutarla ma fu distratto da un secondo vampiro. Era strano, non si era accorto subito di loro e fronteggiandoli capì anche che non erano novellini. E di solito i vampiri “adulti” si presentavano sulla bocca dell’inferno per una sola cosa: provocare guai seri.
Buffy ridusse in cenere il suo vampiro giusto in tempo per cominciare a combattere con un terzo. Ma da dove diavolo sbucavano in così tanti? Erano per caso nascosti?
Gli diede un calcio allo stomaco che lo fece volare a terra e si precipitò ad impalettarlo. A quel punto il vampiro parlò distraendola.
-Puoi ucciderci quanti ne vuoi ma siamo in tanti e sappiamo che hai il bambino. -
Rimase di stucco perdendo la lucidità quel millesimo di secondo necessario al vampiro per darle un pugno al volto così forte da farla indietreggiare per circa un metro. Riacquistata la lucidità lo scaraventò contro un albero dove fu colpito da un ramo spezzato e ridotto in cenere.
Spike stava incontrando difficoltà con il vampiro così lo afferrò per le spalle e lo spostò dal demone prendendo il suo posto.
-Spike, corri a casa mia e dì a Willow, Xander e gli altri che in città un gruppo di vampiri sa di Nicky. -gli ordinò.
-Nicky? -si stupì alzandosi e ripulendosi i pantaloni.
-Vai! -gli ingiunse. -Non fermarti e uccidi qualsiasi cosa ti barri la strada e non sia umano. -
Capendo la sua disperazione, visibile anche nel modo di combattere, Spike annuì e corse via lasciandola sola a sbrigarsela con quello che pareva l’ultimo vampiro lì presente.
 
Spike corse come un forsennato per le vie deserte di una notturna Sunnydale. Non sapeva e non capiva quello che stava succedendo ma aveva visto Buffy così preoccupata ed in ansia. Per reagire in quel modo c’era un motivo. E quel motivo l’aveva chiamato Nicky.
Nicky. Chi cavolo era Nicky? Un nuovo amore? Una persona importante da proteggere? Chiunque fosse, per lei era importante. E poi avrebbe scoperto a breve chi fosse, se si trovava a casa Summers.
Per strada non incontrò nessuno e quando spalancò la porta di casa Summers precipitandosi nel salotto, fece sussultare di paura tutti i presenti che si alzarono spaventati e si voltarono verso di lui con le armi in pugno.
Erano già armati? E perché cavolo dovevano tenere le armi a portata di mano?
-Cosa vuoi torcia non umana? -lo aggredì Xander sarcastico.
-Mi manda Buffy. -esordì con un po’ di fiatone. -Abbiamo incontrato dei vampiri, belli tosti. Buffy mi ha detto di correre da voi e dirvi che un gruppo di vampiri in città sa di Nicky. -
Li vide impallidire tutti e guardarsi a vicenda. Per un secondo parvero spaesati ma subito si ricomposero e Willow fu la prima a parlare.
-Xander vai a prendere Nicky di sopra e portalo qui, è meglio averlo con noi. Tara di sopra in camera mia c’è un libro di incantesimi, porta giù tutto quello che ti serve per operare. -i due scattarono subito.
-Ed io? -si offrì volenterosa Dawn.
-Vai a chiudere a chiave la porta in cucina e aiuta Spike a portare l’armeria pesante dalla cantina. -i due si diressero immediatamente in quella direzione.
Lei sbarrò le finestre e chiuse le tende. Dentro casa erano al sicuro perché i vampiri non avevano il permesso di entrare, ma le cose sarebbero peggiorate se avessero deciso di dare fuoco alla casa per costringerli ad uscire. Non potevano combattere tenendo in braccio il bambino, e avrebbero avuto poco tempo per infilarsi tutti nella macchina di Xander, se ci entravano, e sgommare via per seminarli.
Xander fu il primo a tornare, seguito a ruota da Tara che reggeva tra le braccia due libri, candele, un mazzolino di fiori e sacchetti vari. Subito Willow la aiutò a depositare il tutto sul tavolino già svuotato. Pochi secondi dopo tornarono Spike e Dawn, solo il vampiro reggeva l’enorme baule di armi evitando lo sforzo alla ragazza.
-Adesso che siamo più armati di un esercito posso sapere chi è così importante da essere protetto così? -chiese Spike.
-Lui è Nicky. -lo informò Willow spingendo verso di lui la carrozzina dove avevano adagiato il piccolo.
-Mi state prendendo in giro? -rimase di sasso. -Tutta questa baraonda per un marmocchio? -li guardò uno alla volta.
-Non è un marmocchio, è il bambino più adorabile dell’universo. -lo difese Dawn piccata.
-E a chi appartiene? -continuò il vampiro biondo indicandolo con l’indice.
A quel punto tutti si guardarono imbarazzati, indecisi se parlare o meno.
-Magari è il caso che lo chiedi a Buffy. -rispose Willow per liquidare la faccenda.
-Avanti, voi lo sapete di chi è e non volete dirmelo. -insistette.
-Una volta tanto hai perfettamente ragione. E adesso che hai ottenuto questa soddisfazione, cosa che non ricapiterà facilmente, puoi farci il favore di stare zitto e concentrato in caso di pericolo. -concluse l’interrogatorio Xander.
Per un paio d’ore fu tutto tranquillo. Nonostante tutto, mantennero la mente sgombra da ogni pensiero e all’erta in caso di movimenti sospetti. Alternarono dei turni di guardia alle finestre, le armi pronte in pugno.
Poi, verso le tre del mattino, la porta lentamente si aprì e in salotto Buffy fece la sua comparsa. Aveva un labbro spaccato e sanguinante, una guancia gonfia e livida, un occhio nero e un taglio sulla fronte che ancora gocciolava sangue. La gamba di uno dei pantaloni era lacerata e si intravedeva un taglio lungo quasi quanto la coscia, aveva la maglia lacerata con diversi tagli sull’addome e la manica destra della giacca e della maglia non c’erano più mettendo in bella mostra circa cinquanta lividi su tutto l’avambraccio. Sembrava uscita da un campo di battaglia.
-Buffy! Stai bene? -si preoccupò Willow correndo verso di lei.
La sua amica le impedì di avvicinarsi alzando una mano. Senza dire niente, prese Nicky dalla carrozzina e voltò le spalle a tutti salendo di sopra e chiudendosi nella sua camera.
-Ma cosa…? -Xander non riuscì a formulare la domanda.
-Li ha affrontati tutti da sola. Tutto il gruppo di vampiri che cercava Nicky. -riuscì a capire Willow.
 
Mandare Dawn a letto fu un’impresa, la ragazzina non voleva coricarsi se prima non sapeva se Buffy stesse veramente bene. Tara, che la conosceva bene, le parlò dolcemente e poco dopo la piccola Summers dormiva beata in camera sua.
Da quando Buffy era tornata l’avevano sentita uscire dalla sua camera per chiudersi a chiave in bagno. Poco dopo si era sentito lo scroscio dell’acqua nella doccia, durato ben cinquanta minuti. Poi, Buffy si era di nuovo chiusa in camera. Nicky era stato tutto il tempo con lei.
Al piano di sotto, in tutto quel frangente, non si era sentita volare una mosca. Il silenzio era stato persistente e pesante, pieno di preoccupazione e domande non espresse. Nemmeno Spike, in disparte nell’angolo più remoto del salotto, aveva osato parlare, troppo sconvolto dalla scena appena vista.
Silenziosamente, Tara aveva preparato il caffè per lei, Will e Xander, sorseggiato senza emettere alcun suono. In attesa di qualche segnale che non arrivò neanche dopo due ore che Buffy era tornata. Poi, Spike si staccò dal suo posto dirigendosi verso di loro.
-Io me ne torno a casa, il sole sta per sorgere. Se avete bisogno fatemi sapere. -ruppe il silenzio.
-Ti accompagno alla porta. -si offrì Tara gentile.
Due secondi dopo era di ritorno.
-Forse dovrei andare a chiederle come sta. -Willow si alzò inquieta dal divano gettando un’occhiata alle scale.
-Credo che tu sia l’unica in grado di parlarle, ora come ora. -acconsentì Xander.
-Xander ha ragione. -concordò Tara.
Willow annuì, poi si diresse timidamente su per le scale. Indugiò qualche secondo davanti la porta di Buffy, poi alzò il pugno e bussò piano perché probabilmente Nicky si era già addormentato da un pezzo.
-Buffy? -la chiamò non ottenendo risposta. Piano aprì la porta e sbirciò all’interno. -Posso entrare? -chiese affacciando la testa.
-Vieni pure. -la invitò la sua amica.
Buffy era in vestaglia seduta sul bordo del letto. I capelli pettinati erano ancora umidi e si era messa un cerotto sulla fronte, gli occhi erano gonfi e rossi: chiari segni di pianto. Aveva finito di disinfettarsi e curarsi la gamba che ora stava fasciando piano.
-Ti aiuto. -si offrì Willow chiudendo la porta e inginocchiandosi di fronte a lei e finendo di fare la fasciatura. -Cosa ti è rimasto da fare? -chiese.
-Il braccio e l’addome. -
La sua voce risuonava spenta e stanca. Probabilmente era stata una lotta lunga, faticosa e dolorosa.
-Nicky? -
-Dorme. -
Willow la curò in silenzio fasciandole il braccio. Prima di fasciarle l’addome, Buffy le chiese di guardarle la schiena. Aveva qualche taglio e diversi lividi di chi Willow si occupò. Per un po’, Buffy non avrebbe potuto indossare il reggiseno o il gancio le avrebbe fatto male a lividi e graffi sulla schiena.
-Perché li hai affrontati tutti da sola? -le chiese alla fine sedendole accanto.
-Non c’era tempo per chiamarvi. -sospirò. -Al cimitero uno mi è sfuggito e non potevo permettere che tornasse dagli altri per avvertirli che mi avevano trovato, dovevo ucciderlo prima ma non ci sono riuscita. A quel punto non potevo fuggire, dovevo affrontarli che ne fossi uscita vincente o perdente, per il bene di Connor. -
-Almeno hai vinto. -tentò di consolarla.
-Sessantuno vampiri tutti insieme, il mio record personale. Sfido qualsiasi altra cacciatrice a batterlo. -abbozzò un sorriso. -Devo chiamare Giles e informarlo di stanotte. -
-Riposati adesso, insieme al bambino. Lo chiamerò io più tardi per dirgli quello che è successo. -la aiutò a stendersi spostando la culla accanto a lei, poi uscì silenziosamente.
Al piano di sotto, Xander e Tara la aspettavano. Spiegò loro quello che era successo, poi a quel punto la nottata poté definirsi conclusa anche se erano le cinque del mattino. Xander se ne tornò a casa accompagnando Tara al dormitorio. A quel punto anche Willow andò a stendersi un po’ anche se sapeva che il suo sonno sarebbe stato breve, tra poco Dawn si sarebbe dovuta svegliare per andare a scuola e Buffy non era in condizioni di occuparsi della sorella, troppo stremata dentro e fuori com’era.
 
Buffy fece un brutto sogno. Sognò che era attorniata dagli stessi vampiri appena affrontati ma stavolta erano troppo forti rispetto a lei e la sopraffacevano. Lei cercava di difendersi e combattere mentre Connor piangeva in sottofondo, lontano da lei che comunque riusciva a sentirlo.
Chiamò il bambino ma lui piangeva senza potersi calmare, poi i vampiri furono veramente troppi e troppo forti e le si gettarono addosso mentre lei sentiva le forze abbandonarla continuando, fino alla fine, a chiamare il piccolo.
Si svegliò di soprassalto, l’orologio segnava le dieci del mattino e Connor realmente piangeva nella sua culla. Buffy fu subito accanto a lui, giustamente il bambino aveva di sicuro fame. Fortuna che Willow aveva portato del latte dentro un thermos mentre lei dormiva. Lo versò nel biberon, era ancora caldo, e prese il bambino in braccio per dargli da mangiare.
Appena finito, il piccolo diede segno di aver digerito poi tornò piano ad addormentarsi. Buffy lo rimise nella culla e lo osservò per un lungo tempo. Proteggerlo si stava rivelando un compito più duro di quanto si fosse aspettata ma lei avrebbe resistito perché Connor era importante, indipendentemente dal fatto che era il figlio di Angel, e lo avrebbe protetto fino a quando sarebbe servito anche a costo della sua stessa vita.

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Capitolo 6
*** La lunga estate di Los Angeles ***


Parte 5 – La lunga estate di Los Angeles
 
Luglio aveva ormai contato venti giorni. L’aria era irrespirabile e afosa, l’umidità si appiccicava alla pelle e rendeva ogni più semplice movimento un’agonia.
Lentamente la Angel Investigazioni era tornata alla vita. Aveva cancellato dalla vista, ma non dalla mente e dal cuore, ogni traccia riguardante Wesley e il piccolo Connor. Si premuravano di non nominare mai nessuno dei due perché ogni più piccolo pensiero era una spina sanguinante nel cuore e faceva terribilmente male. Tranne poi tornare a cedere nell’abisso.
Lorne era partito per Las Vegas dove un tizio che conosceva lo aveva assunto come intrattenitore nel suo casinò, diceva di stare riscuotendo grande successo e poi Lorne adorava le luci sgargianti e mettere in mostra le sue doti canore. Las Vegas faceva proprio per lui.
Angel era tornato a capo della sua agenzia occupandosi anche della parte che riguardava la ricerca. Non era bravo come Wesley, questo lo sapeva, ma conosceva anche lui molte lingue e i libri vecchi ed ammuffiti.
Tra Fred e Gunn non era durata, i due avevano capito che se la intendevano meglio come amici che come fidanzati e quindi tutto era tornato come prima senza che la faccenda pesasse in alcun modo sull’agenzia e sugli altri già provati dai recenti avvenimenti.
La stessa cosa non si poteva dire di Cordelia e Groo che era ogni giorno sempre più innamorati. La presenza di Groo ormai era un punto fisso e oltretutto affiancava egregiamente Angel nella lotta e quindi era anche utile agli affari. Questo fino ai primi giorni di giugno.
Una sera Cordelia era uscita per una commissione e non era tornata. Alle prime luci dell’alba Groo, Fred e Gunn avevano trovato la sua macchina abbandonata in mezzo alla superstrada, di lei non c’era nessuna traccia.
Ricerche e quant’altro non avevano portato a niente. Tranne alla scoperta, per altro poco significante, che la sera del suo compleanno aveva barattato una parte della sua umanità per poter reggere le visioni che lentamente la stavano uccidendo. Anche se avevano intuito che la sua scomparsa dipendeva da quello non avevano alcun indizio su dove potesse essere, così si limitavano ad attendere che magari un giorno sarebbe tornata.
E così, in un vortice di giorni, luglio aveva sorpassato la metà dei suoi giorni senza alcuna traccia della ragazza.
-Ciao. Ho portato la colazione. -esordì quella mattina Gunn mettendo davanti a Fred e Groo tre bicchieri e due sacchetti di carta. -Caffè freddo per me e Groo, latte freddo con cacao per Fred, brioche miste con crema e marmellata e un bicchiere di sangue di maiale per il capo che oltretutto non vedo. Dov’è Angel? -chiese guardandosi in giro.
-È di sopra. È andato a prendere alcuni libri che ci servono. -rispose Fred prendendo il suo bicchiere e aprendo il sacchetto da cui estrasse un cornetto con la crema.
-Su questi che abbiamo qui non abbiamo trovato niente su quel demone che è stato avvistato al porto. -precisò Groo prendendo anche lui una brioche, con la marmellata di lamponi.
-Nel mio giro di ricognizione, stanotte, non ho notato molte tracce. Forse si è spostato. -Gunn alzò le spalle bevendo un sorso di caffè.
-Sapete, penso che in questo caso una visione di Cordelia ci sarebbe stata davvero utile. -sospirò Fred. -Mi manca veramente tanto. -
-Manca a tutti. -precisò Groo. -A volte immagino di vederla rientrare dalla porta, bella e sorridente come sempre, e allora io corro a prenderla tra le mie braccia e non mi importerà dove lei sia stata, l’importante sarà che sia tornata. -
-Ce lo auguriamo tutti. -gli sorrise Gunn speranzoso.
In quel momento Angel tornò giù chiedendo cosa si augurassero. Il riferimento a Cordelia gettò nello sconforto pure lui ma poi si riprese, dicendo che lei non avrebbe voluto vederli in quel modo, anzi. Ripresero a cercare nei libri che il vampiro aveva portato giù, anche se alcuni necessitavano di traduzione tanto erano vecchi.
 
Il porto di notte era stranamente rumoroso, più che durante il giorno. O così poteva sembrare ad un orecchio umano. C’era il rumore del mare, dei pescherecci ancorati, del luna park sulla baia in lontananza. Per Angel era tutto molto silenzioso.
Lui riusciva a captare ben altri rumori di sottofondo, suoni e rumori che alle orecchie umane erano sconosciuti per lui erano normali.
Fu lui che riuscì a guidare gli altri sulle tracce che la sera prima a Gunn erano sfuggite. Fu lui a scovare delle impercettibili tracce di sangue, a odorare dove si erano dirette. Ma quando assaltarono il capannone era vuoto.
-Eppure, i miei sensi non si sono sbagliati. -si giustificò perplesso.
-Magari sono tracce vecchie. -ipotizzò Gunn.
-Mm, non lo so. -qualcosa non gli quadrava.
-Avete sentito? -attirò la loro attenzione Fred dirigendosi verso il fondo. -A me è parso di sentire un lamento. -spiegò.
Cautamente spostò una pila di cartoni per scovarvi un uomo rannicchiato e sanguinante.
-C’è qualcuno qui. -informò gli altri.
-Fred, non avvicinarti! -ma l’avvertimento di Angel giunse un secondo troppo tardi.
Fred si era già chinata su di lui e quello che apparentemente parve una vittima in realtà tramutò il viso e prese Fred stringendola in una morsa e preparandosi a morderla. L’intervento di Angel fu tempestivo, liberò la ragazza e prese il vampiro per la gola alzandolo dal pavimento e inchiodandolo sul muro.
-Chi ti ha ridotto così? -gli chiese.
-La cacciatrice. -ansimò. -Sono fuggito da Sunnydale. -
-Non ci credo che Buffy ti abbia lasciato andare, non è da lei. -strinse di più la morsa tirando fuori il paletto.
-È stata una svista, mi sono nascosto. Eravamo in sessantacinque, io sono l’unico sopravvissuto. Ci ha ucciso tutti in una volta sola. -spiegò.
-Fortuna che ci sono io a rimediare alla sua svista. -e affondò il paletto nel cuore.
-Lei ha qualcosa che ti appartiene. L’ha chiamato Dom…-ma non riuscì a concludere perché esplose in cenere.
-Cosa voleva dire? -chiese Groo.
-Si, stava dicendo qualcosa. L’ha chiamato Dom.-ripeté Fred.
-Non ne ho idea. -Angel aggrottò la fronte stranamente confuso e con uno strano brivido famigliare che gli percorse la schiena.
 
Durante tutto il tragitto di ritorno, Angel fu stranamente silenzioso ed immerso nei suoi pensieri mentre Fred e Gunn progettavano di portare Groo da Lorne, per svagarsi un po’.
Quando varcarono la soglia dell’hotel, il vampiro andò a posare le armi, poi si tolse la giacca adagiandola sul divanetto rotondo.
-Ragazzi prendetevi pure il resto della serata, io vado a fare una doccia e poi leggo un libro. -e liquidateli così, Angel salì di sopra nella sua camera senza neanche guardarli e lasciandoli parecchio straniti del suo comportamento.
Fece una lunga doccia calda che non servì a schiarirgli le idee e rientrò nella sua camera ancora più confuso. Sedette sul letto con l’asciugamano avvolta intorno alla vita, ed un’altra intorno al collo che gli serviva per asciugarsi i capelli.
D’impulso prese il telefono e compose un numero a lui ben famigliare. Il telefono prese a squillare diverse volte e stava per riattaccare quando risposero.
-Pronto? -la voce femminile che rispose aveva il fiatone, segno che aveva corso per rispondere.
-Ehm…ciao Buffy. -fece lui timidamente.
-Angel! -esclamò e a lui parve colta dal panico.
-Ti disturbo? -si preoccupò.
-No! No, assolutamente. -si affrettò a precisare. -Io stavo facendo una doccia dopo ronda e non avevo sentito il telefono e quando l’ho sentito sono corsa prima che Dawn si svegliasse. -
-Buffy non giudicarmi stupido ma stasera è successa una cosa e volevo parlartene. -
-Sono tutta orecchi. -silenziosamente si alzò e controllò nella culla che Nicky dormisse, ma forse era meglio spostarsi perché se il piccolo si fosse svegliato avrebbe cominciato a piangere ed Angel sentendolo si sarebbe insospettito. Ma d’altra parte non poteva andare a parlare in corridoio o avrebbe svegliato Dawn così cercò di abbassare il volume senza insospettirlo.
-Ho incrociato un vampiro, era messo male e mi ha detto che eri stata tu a ridurlo in quel modo. Anzi che erano in più di sessanta e che li hai uccisi tutti. -le spiegò.
A quel punto, Buffy fu davvero colta dal panico perché se quello che le era sfuggito aveva detto qualcosa lei era spacciata.
-Sei sicuro che non ce ne erano altri? -chiese.
-Si, lui ha detto di essere l’unico rimasto. -fece una breve pausa. -Ha detto anche un’altra cosa, ha detto che tu hai qualcosa che mi appartiene. È riuscito a dire Dom prima che esplodesse in cenere. Sai cosa intendeva? -silenzio. -Buffy? -
-No.-rispose lei. -Mi dispiace Angel, non mi dice niente di famigliare. -stava tremando.
-Scusa, Buffy non avrei dovuto chiamarti. È solo che è tutta la sera che ci penso e sentivo una strana sensazione e sapevo che non avrei avuto pace finché non te ne avessi parlato. -si giustificò.
-Hai fatto bene. -deglutì. -Angel ti ricordi com’è stato, tanto tempo fa? -gli chiese d’impulso pentendosi subito di aver parlato.
-Si, ma non chiedermi se provo ancora dell’amore per te, Buffy, perché non lo so più perdonami. -sospirò. -Dopo aver perso Connor, non sono più sicuro di riuscire a provare sentimenti profondi. -
-Saresti in grado di perdonarmi se ti facessi un torto gravissimo, difficile da perdonare? -
-Stai bene? -sorrise.
-Era solo per sapere. -
-Penso che potrei, dipende dall’entità del torto. -fece una pausa. -Buona notte, Buffy, scusa se ti ho disturbato. -
-Tu non disturbi mai. Buona notte a te, Angel. -e detto questo chiuse.
Angel rimase qualche secondo a fissare il telefono nelle sue mani. Buffy gli era parsa strana ma forse era solo stanca. E poi di rado lei gli aveva mentito, quindi se diceva di non sapere a cosa il vampiro si riferisse lui le credeva.
Quella strana sensazione non si era ancora attenuata ma forse era solo lui che era paranoico. Silenziosamente indossò un paio di pantaloni, poi prese un libro dalla libreria e si mise a letto per leggere.
 
La settimana successiva, Angel decise che i suoi amici e collaboratori non meritavano di passare tutta l’estate a lavorare quindi diede loro tre settimane di ferie prenotandogli persino una intera settimana a Las Vegas dove Lorne già li attendeva per farli svagare e divertire.
Lui si rifiutò dicendo che comunque qualcuno doveva pur rimanere in agenzia per mandare avanti il lavoro, il male non si fermava mai.
Non ripensò più alle parole del vampiro ucciso la settimana precedente, d’altronde persino Buffy gli aveva assicurato di non saperne niente e lui non aveva motivo per dubitarne.
Fu durante quel periodo che venne a trovarlo Kate Lockley, non la vedeva da tanto di quel tempo.
-A cosa devo la tua visita? -la accolse mentre preparava una tazza di caffè. -Anzi, prima dimmi come hai fatto a trovarmi. -
-Ho ancora qualche contatto tra i miei vecchi colleghi. -si guardò in giro.
-Allora, dimmi di te. Cosa stai facendo adesso? -la sentiva un po’ in imbarazzo.
-Beh, da quando mi hanno licenziata sono stata per un bel po’ senza fare niente. È stato un periodo duro per me. Adesso poco alla volta mi sono ripresa e ho trovato un nuovo impiego, sono diventata la nuova direttrice del carcere femminile. -spiegò.
-Mm, un lavoro abbastanza impegnativo. -le porse il caffè.
-Abbastanza, ma è anche per questo che sono qui. -bevve un sorso. -Sto avendo a che fare con la tua amica, Faith Lehane. -
-Sta bene? -si preoccupò.
-Oh, si, sta benissimo. La sua udienza si avvicina e lei non potendosi permettere un avvocato è stata affidata ad un d’ufficio. È qui che sorge il problema: ultimamente Lilah Morgan della Wolfram&Hart va a trovarla spesso e sempre con la solita richiesta di prendere lei in mano il caso. Inizia a diventare una situazione pesante, anche per me. -gli raccontò.
-Non sapendo più come attaccarmi stanno cercando, di nuovo, di attirare Faith. -sospirò. -Di recente mi hanno lasciato in pace, ma a quanto pare stavano escogitando qualcosa. Prima hanno cercato di portarmi via l’hotel, poi, anche per colpa loro, ho perso una persona importante per me ed evidentemente le mie ripetute minacce a Lilah Morgan adesso sono cadute nel vuoto, forse dovrei farle di nuovo visita. -
-Non posso aiutarti in questo, anche se ho ritenuto doveroso doverti dire di Faith. -si alzò e prese la borsetta. -Adesso devo andare, sono quasi in ritardo per il lavoro. -
-Grazie per essere passata. -la accompagnò alla porta. -Vieni quando vuoi. -
-Ci penserò. -sorrise. -A presto. -e detto questo se ne andò.
Non appena fu uscita, Angel tramutò il suo sorriso in pura rabbia contro Lilah Morgan. Era troppo strano che la Wolfram&Hart lo lasciasse in pace per un lungo periodo di tempo, dovevano assolutamente escogitare qualcosa per nuocergli altrimenti non erano soddisfatti di loro stessi.
Tempo addietro avevano cercato di portargli via l’hotel, poi con un cavillo sul contratto d’affitto se l’era cavata. Poi si erano gettati a pesce su Connor permettendo che Holtz se lo portasse via, adesso cercavano di nuovo di raggirare Faith e di farla cadere nelle loro grinfie.
Attese che si facesse buio. Non poteva entrare negli uffici della Wolfram&Hart senza che lo scoprissero dati i loro sofisticati allarmi contro i vampiri e non poteva entrare in casa di Lilah perché non era mai stato invitato. Ma poteva comunque sorprenderla.
Lui sapeva bene come nascondersi negli spazi bui, erano il suo elemento perché lui era una creatura della notte. Sfruttare le zone d’ombra, le superfici che non lo riflettevano per cogliere di sorpresa, essere silenzioso…in circa 250 anni aveva imparato tantissime cose. Forse più del dovuto.
 
Lilah varcò il portone del suo palazzo controllando la posta appena ritirata. Bolletta della luce, bolletta del telefono, la fattura della carta di credito, l’estratto conto della banca, la fattura mensile della casa di riposo dove alloggiava sua madre, pubblicità, pubblicità, pubblicità, pubblicità e ancora pubblicità. Infilò il tutto nella ventiquattrore e prese a salire le scale terribilmente silenziose e desolate.
Tirò fuori le chiavi dalla borsa e le aveva quasi infilate nella toppa quando si sentì osservata. Si voltò ma non c’era nessuno così fece per aprire e a quel punto sussultò spaventata lasciando cadere le chiavi, la borsa e la valigetta.
-Ti disturbo, Lilah? -la salutò Angel.
-Mi hai spaventata. -portò una mano al petto per calmare i battiti del cuore.
Quando Angel faceva in quel modo sapeva che non c’era da fidarsi, la terrorizzava quando faceva quelle improvvisate e soprattutto quell’aria ferina e implacabilmente glaciale che lo contraddistingueva. Era il pericolo allo stato puro.
-Oh, potrei farti di peggio che spaventarti. -piegò le labbra in un leggero sorrisino. Ancora terrore.
Rapidamente la afferrò per la gola e la spinse contro il muro di fronte. Non la stava stringendo ne l’aveva alzata da terra ma la sua morsa era ferrea e lei non osava muoversi né tanto meno respirare per la paura.
-Cosa vuoi? -gli chiese.
-Faith Lehane. Lasciala in pace. -rispose. -Non andare a trovarla, non offrirle i tuoi servigi, niente di niente. Ci avete provato già una volta con lei e non ha funzionato, ora lasciala stare! -strinse appena.
-Avrebbe potuto essere un prezioso elemento. -
-Beh, adesso l’elemento ha perso il suo valore. Se vengo ancora a sapere che sei andata da lei e che hai cercato di farti assumere io ti uccido. -la minacciò. -Io e te avremo per sempre un conto in sospeso di nome Connor. -
A quel punto lei abbozzò un sorriso strafottente quasi a volerlo sfidare.
-Degli stregoni potenti al nostro servizio sono riusciti a raggiungere mentalmente la dimensione del QuorToth. -lo informò. -Hanno captato l’aura di Holtz ma niente aura del bambino. È probabile che tuo figlio non sia mai arrivato nel QuorToth. -
-Ti illudi Lilah. -a quel punto fu lui a sorridere. -Nelle dimensioni infernali il tempo scorre più in fretta. Sono passati cinque mesi, è probabile che a quest’ora Connor non sia più un bambino. Può essere diventato un ragazzo o addirittura un uomo adulto. -vide il suo sorriso svanire ed essere delusa. -Come faccio a saperlo? Anni fa ho passato un periodo di tempo in una dimensione infernale. Qui erano passati poco più di tre mesi, li erano trascorsi cento anni. -la lasciò andare.
-Non puoi essere sicuro che si siano sbagliati. -si massaggiò il collo.
-I tuoi stregoni hanno cercato l’aura di Connor bambino. Poco furbi. -fece per andarsene. -Ricordati: lascia stare Faith. -
-Ti odio Angel! -gli urlò dietro. -Vai all’inferno! -era livida.
-Ci sono già stato. -e detto questo sparì dietro l’angolo lasciandola lì nel corridoio intenta a massaggiarsi il collo e a bollire di rabbia.
 
Appena lasciata Lilah, Angel andò a trovare Faith. La rimproverò per non averlo informato subito delle visite insistenti di Lilah poi passò a chiederle come stava aggiornandola sugli ultimi avvenimenti.
Le disse di Connor, del tradimento di Wesley, della sparizione di Cordelia. Fino a quel momento non aveva ancora avuto il coraggio di ammettere tutto e adesso esprimerlo a parole rendeva la situazione ancora più reale.
Faith ascoltò con una pazienza che non le si addiceva, essendo di natura irrequieta e ribelle. Alla fine, riuscì ad essere di consolazione per il suo amico che se ne andò con il morale un po’ più sollevato.
Quanto tornò a casa, l’hotel era vuoto e deprimente ma lui adesso stava meglio e controllò il calendario perché aveva segnato la data del ritorno dei suoi amici. Mancava una settimana e sia lui che tutto l’hotel erano in uno stato pietoso; quindi, avendo intere giornate a disposizione confinate in casa si rimboccò le maniche e sistemò e pulì da cima a fondo tutto l’edificio.
Rimise in sesto le camere non utilizzate, anche se li ci abitavano solo lui e Fred dato che Gunn aveva una casa sua e Groo viveva in casa di Cordelia. Imbiancò, rifece le pavimentazioni, sistemò i mobili, lavò i tendaggi poi passò ai locali che usavano come ufficio allestendo una delle camere come archivio con tanto di scaffali e cassettiere, sistemò la reception dove di solito lavorava Fred e allestì due uffici piccoli per Gunn e Groo, li avrebbero adorati.
Ristrutturò da cima a fondo la cucina comprando nuovi elettrodomestici e facendo la spesa, dato che spesso si fermavano li fino a notte fonda era meglio avere il frigo pieno invece di spendere sempre soldi per una cena comprata fuori. Sistemò anche la sala da pranzo con mobili nuovi, un nuovo tavolo, pareti imbiancate per bene e nuovi servizi di piatti, posate e bicchieri.
Alla fine, l’hotel aveva assunto un nuovo aspetto con nuovi lampadari, pareti rinfrescate, mobili nuovi, quadri e persino delle loro foto in giro. Non si occupò del giardino perché non aveva il pollice verde, voleva dire che avrebbero chiamato dei giardinieri.
 
Quella mattina sentì distintamente il rumore del furgone di Gunn fermarsi davanti al cancello. Sorridente mise in funzione la nuova macchinetta del caffè e si guardò intorno per sincerarsi che tutto fosse perfetto. Era soddisfatto.
-Siamo tornati! -esordì Gunn varcando la soglia.
-Wow! -esclamò Fred guardandosi in giro. -Abbiamo sbagliato hotel? -
-Ciao! -li accolse Angel abbracciandoli tutti e tre. -Allora? Piaciuta la sorpresa? -chiese alludendo all’hotel.
-Beh, sembra un posto nuovo! -rise Fred.
-Ditemi tutto della vacanza. -avanzarono verso la reception.
-Oh, amico, dovevi esserci! -cominciò Gunn. -Specialmente per vedere Groo. Era più emozionato di un bambino. -
-Beh, a Pylea non ci sono tutte queste cose. -si difese il diretto interessato facendoli ridere.
-Dai, Charles, non essere cattivo, Las Vegas ha emozionato anche me! E poi Lorne è fenomenale, il pubblico lo adora e il suo spettacolo è stupendo. Ti manda a salutare, sperava venissi anche tu. -disse Fred.
-Sarà per la prossima volta. Allora, che ve ne pare dell’hotel? -cambiò argomento Angel.
-Devo ammettere che è totalmente cambiato, e mi piace parecchio. -assentì Gunn./
-Dovete ancora vedere tutto quello che ho fatto. -e cominciò a far fare loro il giro turistico dell’hotel completamente rimesso a nuovo lasciandoli piacevolmente colpiti dallemodifiche.
Mostrò gli uffici nuovi, la cucina con la sala da pranzo, l’archivio e tutte le altre cose spiegando che quello sarebbe stato il nuovo inizio per la Angel Investigations, i suoi amici si dimostrarono pienamente d’accordo con lui su ogni cosa e si congratularono dell’eccellente lavoro svolto.
Gunn, scherzando, disse che se mai avessero pensato di cambiare mestiere avrebbero potuto mettere su un’impresa di ristrutturazioni. Angel lo guardò male ma poi rise. Per la prima volta, da tempo immemorabile, sentiva quel peso opprimente sul cuore un po’ più leggero.

Nota dell'autrice: quando iniziai questa storia la postai fino a questo punto, quindi da qui in poi la storia è praticamente un'anteprima. Considerate che la scrissi intorno al 2009/2010, alcuni riferimenti (specialmente per la serie Angel) sono imprecisi, ma ho deciso di lasciarla così com'è, ho corretto pochissime parti, più che altro l'ho rivista dal punto di vista grammaticale.

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Capitolo 7
*** La prima parola ***


Da qui in poi vi posto per parti che per anni sono rimaste chiuse dentro una cartella del mio PC. Non posso credere che mi ci sono voluti più di 10 anni per decidermi.

Parte 6 – La prima parola
 
La porta del Magic Box si aprì con il solito scampanellio e Buffy entrò reggendo in braccio Nicky mentre con l’altra mano spingeva il passeggino del piccolo. Dopo averlo adagiato lì aprì la persiana della vetrina e accese le luci.
Dopo il mancato matrimonio di Xander non si erano più avute notizie di Anya, la ragazza era sparita nel nulla, probabilmente D’Hoffrin, il demone che l’aveva creata, l’aveva ripresa sotto la sua ala ridandole i suoi poteri. Ma non lo sapevano per certo.
Di conseguenza, dato che Giles non c’era, era toccato a Buffy prendere in mano le redini del negozio. Il che era anche un bene dato che costituiva un’entrata fissa ogni mese che serviva a mantenere lei, Dawn e Nicky e a fare in modo che non le contestassero la custodia dei due. Persino Giles era stato d’accordo quando era tornato a Sunnydale prima dell’estate a causa di tutto il trambusto che si era creato.
Al solo pensarci, a Buffy veniva ancora la pelle d’oca e la piccola cicatrice tonda sopra il petto, a sinistra, pulsava ancora.
 
Tutti avevano scoperto della passata relazione tra lei e Spike ed inutile dire che quelli che ci erano rimasti più male erano stati Xander e sua sorella. Il suo migliore amico l’aveva presa ancora peggio ed avevano litigato ferocemente, Xander aveva quasi tagliato la testa a Spike.
Poi quei tre cretini di Jonathan, Warren ed Andrew ne avevano tentata un’altra della loro ma Buffy aveva fatto in modo che Jonathan ed Andrew venissero arrestati, la cosa non era piaciuta a Warren che aveva fatto irruzione nel giardino di casa Summers armato di pistola proprio mentre Buffy e Xander facevano pace e Willow e Tara stavano in disparte a lasciarli parlare ed occuparsi di Nicky.
Erano esplosi tre colpi. Uno aveva rotto la finestra di camera di Dawn terrorizzandola a morte mentre posava lo zaino di scuola, uno aveva ferito Buffy circa dieci centimetri sopra il cuore e l’altro aveva preso Tara allo stomaco creando il panico.
Xander aveva subito chiamato l’ambulanza mentre Dawn si precipitava di sotto in lacrime per il terrore trovando sua sorella a terra con Xander che le tamponava la ferita, Tara tra le braccia di Willow e Nicky che piangeva.
Ancora fragile, la cosa aveva sconvolto Willow che si era armata dello scudo della vendetta e dopo che le due erano state portate al pronto soccorso aveva fatto incetta di magia nera per farla pagare a Warren. Dopo aver estratto con la magia il proiettile da Buffy facendola guarire, non aveva potuto fare la stessa cosa con Tara la cui ferita era più grave, poi aveva dato la caccia a Warren.
A Nulla erano valse le suppliche dei suoi amici, aveva scuoiato Warren vivo, poi aveva cercato di distruggere il mondo, prima osteggiata da Giles arrivato da Londra e armato di poteri donatogli momentaneamente da una congrega di streghe.
Solo Xander era riuscito a fermarla parlandole da buon amico e dichiarandole quanto le volesse bene. Non appena Willow era tornata in sé aveva voluto sapere di Tara ma la ragazza era in coma e per evitare una ricaduta Giles, con il primo volo disponibile, l’aveva condotta con sé a Londra dove Wesley li attendeva insieme alla stessa congrega di streghe che avrebbe aiutato Willow.
Tara si era risvegliata una settimana dopo, aveva chiesto di Willow e le era stato detto ciò che era successo. Poco alla volta si stava riprendendo, aveva passato l’estate a fare riabilitazione aiutata da Buffy e Xander.
 
Scosse la testa scacciando via quei brutti momenti e si concentrò su Nicky. Il piccolino aveva dieci mesi e ormai camminava quasi da solo. Bastava prenderlo per mano o che lui avesse qualcosa su cui poggiare le manine e camminava perfettamente.
Faceva diversi versi tanto che Buffy supponeva stesse quasi per parlare ma ancora, a parte vari “Ma”, “Dada” e “Papapa” non spiccicava molto. Era bellissimo e spesso lei si incantava a guardarlo. Aveva i capelli castano molto chiaro, quasi biondi, e gli occhi erano azzurri, della stessa forma di quelli di Angel, si era accorta. Le labbra rosse e carnose invece erano decisamente di Darla. Il sorriso era senza alcuna ombra di dubbio di Angel.
Buffy aveva montato un box vicino alla cassa dove adagiava Nicky per farlo giocare tranquillamente e dove poteva sempre tenerlo d’occhio. Anche se era lui ciò che i clienti venivano spesso a guardare, quelli più affezionati tornavano solo per lui e quelli nuovi promettevano di tornare per lui.
-Allora, ti va di giocare con il tuo Mister Orsacchiotto? -gli chiese mettendolo nel box e avvicinandogli l’orsacchiotto.
Subito la porta si aprì con uno scampanellio e Xander entrò spingendo la sedia a rotelle di Tara che reggeva sulle ginocchia un cartone chiuso e tre bicchieri di carta.
-Abbiamo portato la colazione! -annunciò lui allegro. -Brioche varie e cappuccino. -
-Tanto per rovinarci un po’ il fegato. -sorrise Tara poggiando le cose sul tavolo.
-Ma si, Tara, al diavolo persino la linea. -le diede corda Buffy prendendo il suo bicchiere. -Fortuna che il mio piccolino ha ancora tutta la vita davanti a sé prima di rimbambirsi di caffè e ciambelle. -lanciò un’occhiata a Nicky che si stava divertendo ad agitare su e giù il suo orsacchiotto.
-Oggi sembra più allegro del solito. Chissà cosa gli fa quel peluche per renderlo così felice. -sorrise Xander.
-A volte mi sorprendo a pensare al suo futuro come se fosse davvero mio. Me lo immagino quando andrà al liceo, quando avrà la sua prima ragazza, che università sceglierà. E invece ogni giorno può essere quello in cui Wesley scoprirà come far fronte alla profezia. -fece Buffy sconsolata.
-Non pensarci adesso, rischi solo di uscire fuori di testa. -Tara le prese una mano.
-Lo so, ma non posso farne a meno! -esclamò. -Penso continuamente al fatto che lui non è mio figlio; eppure, lo sto crescendo io mentre non lontano da qui suo padre soffre pensando di averlo perso per sempre. Connor ha già messo i primi denti ed Angel se lo è perso, quasi cammina ed Angel si perderà i suoi primi passi e anche la sua prima parola e di questo passo anche il suo primo giorno di asilo. -sospirò. Non lo chiamava mai Connor.
-Buff, calmati, sappiamo che è un’ingiustizia e che sicuramente Angel sta soffrendo ma tu lo stai facendo per il bambino e il giorno in cui Angel lo scoprirà sono sicuro che capirà. -tentò di tranquillizzarla Xander.
-Lo spero sempre. -si calmò.
La porta si aprì e due ragazze entrarono ridendo per poi guardarsi in giro. Buffy andò da loro per vedere se avevano bisogno di aiuto, le due risposero che cercavano un regalo di compleanno per una loro amica che era appassionata di antiche leggende.
Buffy consigliò loro un bel libro con tutte le più antiche leggende, su come si erano evolute arrivando alle storie che si conoscevano oggi e poi venivano analizzate in base a fatti storici realmente accaduti, ai luoghi di origine ecc. Ne rimasero affascinate tanto che lo presero e in più comprarono anche un set di candele profumate alla cannella. Dopo che ebbero pagato ringraziarono e andarono via.
-Cambiando argomento. -esordì Xander. -Stasera torna Willow. Che si fa? -e lì calò il silenzio.
-Giles dice che adesso sta molto meglio rispetto a quattro mesi fa. -disse Buffy.
-Io credo che lei ed io dovremmo parlare, anche a lungo. -fece Tara.
-Per stasera, intanto è meglio darle un bel bentornata. -decise Buffy. -Xander vai tu a prenderla? -il suo amico annuì. -Bene, noi vi aspettiamo a casa mia, ceniamo tutti insieme. Che ve ne pare? -annuirono d’accordo.
-Vuoi che ti aiuti a preparare? -si offrì Tara.
-No, ci sarà Dawn ad aiutarmi. Ma vieni pure quando vuoi, una mano con Nicky mi serve sempre. -guardò Xander. -Ma tu non dovresti essere in cantiere? -
-Si, da dieci minuti in effetti. -fece tranquillo rilassandosi sulla sedia.
Buffy e Tara lo guardarono e all’inizio lui non capì i loro sguardi. Poi ripensò alle sue parole e sgranò gli occhi.
-Ci vediamo stasera. -scattò dalla sedia afferrando la giacca e corse via.
-Non dimenticarti di Willow! -gli urlò dietro Buffy-Ti senti pronta per stasera? -chiese a Tara dopo che Xander fu andato via.
-Penso di sì. -annuì. -Io amo davvero tanto Willow e anche se ha fatto cose sbagliate le ha fatte perché ha temuto di perdermi per sempre, in fondo al mio cuore non riesco a trovare una condanna per lei. -spiegò.
-Will è tanto fortunata ad aver trovato una persona che la ama come te. -sorrise. -Devo cambiare Nicky, ci pensi un attimo tu ai clienti? -
-Certo. -assentì mentre Buffy si alzava e prendeva il bambino dal box.
Tara la guardò sparire nel retro. Buffy si trovava così bene con Nicky. Forse non ci aveva mai pensato ma era portata a fare la madre, più di quanto credeva. E si vedeva lontano un miglio che voleva bene al piccolo come se fosse stato davvero figlio suo, le brillavano gli occhi ogni volta che il piccolo sorrideva.
 
Buffy chiuse il negozio che erano le sette. Tara era andata via dopo pranzo perché aveva la seduta di fisioterapia. Dawn era passata dopo scuola per farle un saluto poi era andata a casa per cominciare a pensare a cosa preparare e nel frattempo apparecchiare la tavola.
Quando entrò in casa con Nicky sentì ridere dalla cucina. Arrivando lì notò che Tara era già arrivata ed era seduta ad uno degli sgabelli affettando della frutta che poi metteva in una grossa ciotola.
-Come siete allegre! -esordì posando il bambino nel seggiolone.
-Sei tornata. -sorrise Dawn. -Tara sta facendo la macedonia. Io ho controllato e secondo me possiamo fare degli spaghetti con il ragù, c’è anche del pollo e dell’insalata. -la informò.
-Per me va bene. -alzò le spalle. -Dovrebbero anche esserci delle patate che possiamo fare al forno. -controllò in uno sportello in basso trovando un sacchetto di patate ancora buone.
-A me piacciono le patate. -concordò Tara.
-Non ti sarai affaticata stando molto in piedi, vero? -si preoccupò Buffy notando la sedia a rotelle in un angolo.
-No, tranquilla. Il dottore dice che sto procedendo bene ma spesso devo alzarmi dalla sedia a rotelle e camminare un po’. -
-Bene. -annuì cominciando a pelare le patate e mettendole nel lavello per lavarle.
Dawn mise sul fuoco la pentola con l’acqua e cominciò a fare il ragù controllata a vista da Buffy che nel frattempo tagliava le patate e le metteva in una teglia. Tara dopo aver finito con la macedonia la mise in frigo e cominciò a fare l’insalata mentre Buffy, che aveva già messo le patate nel forno, prendeva il pollo dal frigo e lo condiva per poi metterlo insieme alle patate.
Poco dopo tutta la cena si stava preparando e Dawn aveva apparecchiato una tavola superba. Nicky, più sveglio e allegro che mai, partecipava a modo suo alla serata gorgogliando e ridendo. Finché improvvisamente calò il silenzio quando sentirono la porta aprirsi.
-Buffy? Dawn? Siamo arrivati! -urlò Xander per annunciarsi. -C’è nessuno? -
Dawn aiutò Tara a sedersi sulla sedia a rotelle mentre Buffy prendeva Nicky dal seggiolone. Poi si diressero nel salotto mentre Dawn spingeva la sedia di Tara.
-Siamo tutti qui. -sorrise Buffy arrivando per prima.
Guardò Willow e subito le si riempì il cuore. La sua migliore amica aveva assunto quella dolce aria colpevole che la faceva somigliare alla timida ragazza mal vestita che aveva conosciuto anni prima nel cortile del liceo di Sunnydale.
In fondo ai suoi occhi si notava un senso di colpa che non aveva eguali ma lei era Willow: era sempre stata così buona che non poteva concepire il male neanche quando aveva scoperto della sua esistenza. Averlo sperimentato in prima persona l’aveva cambiata e resa più grande, oltre a farle capire quello che davvero era importante nella vita.
-Ciao Willow. -la abbracciò con le lacrime agli occhi e la sua migliore amica fu la prima a singhiozzare avendo capito quanto ancora Buffy potesse volerle bene.
Le gettò le braccia al collo chiedendo scusa e Buffy le rispose che non c’era niente di cui dovesse essere perdonata. Poi si staccarono e si sorrisero con la stessa complicità di quando avevano sedici anni e parlottavano di ragazzi.
-Oh, cielo, questo è Dominick? È così cresciuto! -gli passò un dito sulla guancia paffutella e rossa.
-Non è bellissimo? -sorrise Buffy orgogliosa.
-Si, è davvero stupendo. -e fu a quel punto che notò la sedia a rotelle dietro di Buffy.
Tara sapeva che per quanto l’amasse, il primo passo di Willow doveva essere ritrovare la sua amicizia con Buffy. E questo era accaduto rendendola felicissima. Non appena i loro sguardi si incrociarono lei sorrise con tutto l’amore di cui era capace facendole intendere con un solo sorriso che lei l’aveva attesa in tutti quei mesi.
Willow scoppiò di nuovo in lacrime e si gettò ai piedi della sua amata piangendo sulle sue ginocchia che le accarezzò dolcemente i capelli cresciuti. Anche Tara pianse, mormorandole che non doveva scusarsi, ormai era tutto passato. Le alzò il viso asciugandole le lacrime e poi la abbracciò forte.
Fu un momento molto intenso che nessuno avrebbe mai voluto interrompere, ma Nicky si scocciò della cosa e cominciò a strillare per la fame. Willow si alzò salutando anche Dawn a cui disse di smettere di diventare così bella e grande perché già non la riconosceva più.
Si misero a tavola dove il grande mattatore fu Nicky che assaggiò la pasta imbrattandosi di sugo, Buffy era così esasperata che voleva solo sbattersi la testa contro al muro, e passando sulle ginocchia di tutti per rimanere al centro dell’attenzione.
Dopo cena, Dawn andò a letto perché la testa le ciondolava ovunque a causa del sonno. Salutò tutti e salì di sopra in camera sua. Gli altri si trasferirono in cucina dove caricarono la lavastoviglie e rimisero a posto chiedendo a Willow della permanenza in Inghilterra e di Giles.
-Sta bene. -rispose la rossa. -Ha una tenuta fantastica appartenente alla sua famiglia e che lui ha dato in comodato d’uso a questa congrega di streghe, lui abita in un fantastico appartamento a tre piani a Londra ma veniva tutti i giorni a trovarmi e mi portava anche a cavallo. -
-E pensare che a noi ha dato ad intendere per anni che fosse uno normale e invece il vecchio inglese è pure ricco. -scosse la testa Xander.
-Secondo te come ha fatto a non lavorare per un anno e mezzo dopo l’esplosione del liceo senza finire sul lastrico? -gli fece notare Buffy. -Ad ogni modo quando ci verrà a trovare? -
-Spera presto, gli impegni del Consiglio lo tengono occupato parecchio. -alzò le spalle.
-Beh, come sempre da quando è tornato in Inghilterra. -
-E voi qui come ve la siete cavati? Ci sono stati altri pericoli per Nicky? -chiese.
-No, abbiamo avuto un’estate tranquilla. -Xander scosse la testa.
-Nessuna notizia di Anya? -guardò il suo amico e lo vide farsi serio. Il nome di Anya lo rendeva ancora sofferente.
-Anche di lei niente, è sparita nel nulla. -sospirò. -Beh, ragazze, per quanto adori la vostra compagnia domattina ho da fare in cantiere. -
-Vado anch’io, domattina devo andare in università per vedere quando ricominciano i corsi. -concordò Tara.
-Vuoi che ti accompagni? -si offrì Willow. -Io devo andarci per portare la mia iscrizione all’ultimo anno, sperando che la accolgano dato il ritardo. -
-Vedrai che lo faranno, sei sempre stata una studentessa più che ottima. -la incoraggiò Buffy. -A me invece tocca adesso portare mio figlio a nanna. -rise osservando Nicky che si era appisolato sul seggiolino con la testa sulla spalla.
-È così adorabile. -sospirò Willow adorante.
-Lo adoro. -lo prese dolcemente facendo attenzione a non svegliarlo e se lo adagiò piano sul petto con la testa sull’incavo del collo. -Vi accompagno. -mormorò per non svegliarlo.
Si salutarono dandosi appuntamento per il giorno successivo poi chiuse la porta barrandola a chiave e spense le luci. Salì al piano di sopra, controllò che Dawn dormisse e poi si chiuse nella sua camera adagiando piano Nicky sul suo letto dove lo spogliò piano e gli mise il pigiama, a quel punto lo mise nella culla e gli rimboccò le coperte.
Come ogni sera rimase diversi minuti a guardarlo dormire, incantata da tanta bellezza ed innocenza. Piano gli accarezzò il pancino attraverso le coperte, poi andò a letto.
La mattina dopo la routine riprese come se nulla fosse cambiato. Si alzò presto, svegliò Dawn, poi preparò Nicky mentre sua sorella faceva colazione. La accompagnò a scuola e andò ad aprire il negozio, poco dopo spuntarono i suoi amici con caffè e ciambelle per tutti. Quella mattina, però, Xander aprì loro davanti il giornale con un’aria parecchio seria.
-Leggete qui. -indicò loro un articolo.
“TROVATA RAGAZZA UCCISA VICINO AL PORTO, è la terza in poche settimane. Fatti del genere stanno accadendo in altre parti del mondo.” Capeggiava il titolo dell’articolo.
-A me non è parso di captare troppa attività paranormale. -sentenziò Buffy.
-Evidentemente chiunque sia sta coprendo bene le tracce. -disse Willow leggendo alcune righe.
-Tu dici? -le chiese.
-Può essere, oltretutto cose simili sono successe anche in Turchia, Cina, Brasile e in varie parti d’Europa. -indicò il paragrafo con la lista dei paesi.
-Sembra che faccia tutto parte dello stesso piano. -rifletté Tara.
-Si, è troppo strano per essere una coincidenza. -sospirò Xander. -Non è che hai fatto uno dei tuoi soliti sogni? -chiese a Buffy.
-A pensarci qualche notte fa ho sognato una ragazza che correva e correva come se volesse sfuggire al demonio in persona e mi pareva che qualcuno la stesse seguendo ma non era molto chiaro e nel momento in cui si è trovata davanti ad un vicolo cieco mi sono svegliata perché Nicky piangeva, credo che avesse avuto un incubo anche lui o forse sono i dentini. -rammentò.
-Ti sei mai chiesta se Nicky ha o avrà in futuro qualche dote particolare? Insomma, i suoi reali genitori sono due vampiri quindi qualcosa la prenderà no! -le chiese Tara.
-Me lo sono chiesto. -confermò. -E lo osservo ogni giorno ma fino ad ora non ha mai dato a dimostrare alcuna dote particolare. Magari da grande sarà molto forte o avrà udito od olfatto molto sviluppati, non lo so. -alzò le spalle.
-Può anche essere che la notte in cui hai fatto quel sogno lui ha captato che eri agitata e ha cominciato a piangere di proposito per svegliarti. -ipotizzò Willow.
-Che è particolare si vede. -affermò la cacciatrice. -Se lo osservo attentamente noto, comunque, alcune doti particolari. Magari puoi anche aver ragione tu. -
Ripresero a parlare degli omicidi senza giungere ad una valida conclusione tranne quella che se ci fosse stato di mezzo qualche demone o qualcosa di soprannaturale non avrebbe tardato a mostrarsi meglio. Decisero che avrebbero informato Giles e poi i suoi amici andarono via lasciandola sola.
All’ora di pranzo il negozio era di solito deserto. Come quel giorno. Buffy controllò e mise in ordine alcune fatture, controllò che i conti quadrassero e poi riordinò il tutto in appositi schedari.
Aveva già dato da mangiare a Nicky ma lui dopo il pasto non ne aveva voluto sapere di fare il suo solito sonnellino e adesso stava ancora seduto nel suo box ad agitare il suo orsacchiotto facendo versi.
Lei gli si avvicinò con il chiaro intento di riprovare a farlo dormire e lo prese in braccio senza che lui protestasse dandogli un biberon di camomilla. Se non avesse dormito adesso entro un paio d’ore sarebbe stato nervoso ed insopportabile e lei non poteva trascurare il negozio.
Il piccolo trangugiò un po’ della bevanda poi scosse la testa a dimostrazione che non ne voleva più e si strofinò gli occhi, cominciava ad essere stanco.
-Inizia a venirti sonno, finalmente, eh? -Buffy gli sorrise toccandogli il nasino con la punta del dito.
A quel punto il piccolo si voltò verso di lei, mezzo assonnato, e gli spiaccicò la manina sul viso a mo di carezza.
-Mamma. -disse.
Sulle prime lei rimase impietrita, il sorriso svanito dal suo volto. Non poteva essere, forse non aveva sentito bene. Magari se lo era immaginato, ma non ne era del tutto sicura.
-Cosa hai detto? -gli chiese. -Hai parlato! Dillo ancora, mamma. -lo incoraggiò.
-Mamma. -ripeté con gli occhi che si chiudevano per la stanchezza.
Erano mesi che non succedeva, Buffy iniziò a piangere. Per la gioia di sentirlo dire la sua prima parola e per la tristezza che fosse stata proprio lei a sentirla e non Angel, non quel padre che non lontano da lei piangeva per la perdita dell’adorato figlio.
-Oh Dio, Nicky! -esclamò felice. -Hai parlato! Ti voglio tanto bene, amore mio. -poggiò la guancia al viso del suo bambino, poi lo baciò felice. Nicky si era addormentato di già.
Lei lo adagiò piano nel box coprendolo con una copertina e rimase a vederlo dormire con il cuore diviso in due: una parte era felice, l’altra triste.
Ma per lei adesso Nicky era suo figlio e anche se un giorno avrebbe dovuto restituirlo ad Angel, il suo legittimo genitore, per ora voleva godersi ogni singolo momento con lui. Voleva assaporare la sensazione di essere quella madre che forse non avrebbe mai potuto essere.
Buffy stava crescendo, e lo faceva crescendo Nicky, proteggendolo da ogni pericolo e amandolo di un amore incondizionato. Di quell’amore che aveva provato solo una volta in vita sua, per il padre di suo figlio.
 
Diverse settimane dopo avvenne un altro miracolo nella crescita di un bambino: Nicky camminò.
Era una soleggiata domenica di fine ottobre, Dawn era uscita a fare un giro con alcune compagne di scuola, Willow e Tara avevano deciso di fare una scampagnata privata e Xander avrebbe trascorso la domenica in compagnia della sua famiglia a causa della visita di alcuni cugini alla lontana, così Buffy era sola a casa con il bambino e aveva deciso di dedicarsi alle pulizie domestiche.
Stava rimettendo in ordine dopo aver pulito tutto il salotto. Si voltava spesso a guardare Nicky seduto per terra su una coperta ed attorniato di giocattoli. Anche in quell’istante si voltò, nell’esatto momento in cui il piccolo si tirava in piedi aggrappandosi al divano e muoveva i primi incerti passi con le braccia tese in avanti verso la poltrona.
Lei rimase impietrita con il cuore in gola per l’emozione mista a paura. Non appena il piccolo ebbe raggiunto la sua meta lei corse ad abbracciarlo e baciarlo. Era uno dei giorni più felici della sua vita.
 
Da quella stessa notte i suoi sogni si fecero più frequenti, più cruenti e più specifici.
Sognava uomini incappucciati di nero che prendevano giovani ragazze e le uccidevano a sangue freddo. Ogni mattina si svegliava sempre più turbata ben sapendo che quello era il primo segnale del loro nuovo nemico che non mancò di manifestarsi presto: il Primo.
Poco dopo quella scoperta una mattina Willow irruppe nella tranquillità del salotto di casa Summers reggendo Andrew per la collottola. Il giovane era tornato con Jonathan ma l’aveva ucciso spinto dal Primo sotto forma di Warren su un grosso sigillo che non si era aperto e spaventato era fuggito via.
-E cosa ne facciamo di lui? -chiese Dawn perplessa.
-Dobbiamo tenerlo. -sentenziò Buffy recuperando Nicky che stava per avvicinarsi al loro ostaggio legato stretto su una sedia. -Può passarci delle informazioni. -
-Perdona la mia brutale sfacciataggine ma il bambino di chi è? -le chiese il giovane biondo.
-È mio figlio! -esclamò.
-E da quando ce l’hai? Lo scorso anno ne io, ne Jonathan ne Warren ci eravamo accorti che tu avessi avuto un bambino. -fece perplesso.
-Ve l’ho nascosto a dovere, adesso smettila di deviare il discorso e non osare avvicinarti a Nicky se non vuoi che ti uccida! -lo minacciò.
-Mi pare un po’ difficile dato come sono legato a questa sedia, ti pare? -tutti lo guardarono male e lui si convinse a tacere una volta per tutte.
-…Attivo! -lo additò Nicky mangiandosi la c della sua parola.
-Questo bambino sta imparando a dire troppe cose. -fece Xander fulminando Buffy con una occhiata.
-Ripete quello che sente dire da noi. -precisò Buffy. -Comunque andrò a dare un’occhiata a questo sigillo, ovviamente Andrew verrà con me e cercheremo di capire come mai il sangue di Jonathan non l’ha aperto. -
-Io e Tara rimaniamo con Nicky così tu puoi portarti dietro sia Xander che Dawn. -propose Willow.
-E continuiamo le ricerche. -concluse Tara portando un altro libro che stava sul tavolo, ormai si era riprese quasi benissimo.
-Può essere un’idea. -alzò le spalle e si preparò ad andare.
Aprendo la porta di casa però si trovò davanti una graditissima sorpresa.
-Giles. -sorrise emozionata e si slanciò per andarlo ad abbracciare ma fu ostacolata da tre ragazze che si intromisero tra di loro entrando in casa.
-Tu sei la cacciatrice? -le chiese l’ultima, una brunetta minuta, squadrandola da capo a piedi. -Mm, piacere di conoscerti. -e andò in salotto.
-Che succede? -chiese Buffy al suo ex osservatore.
-Il Primo ci attacca e noi siamo i rinforzi. -sorrise.
-Ben arrivati allora. -ricambiò spostandosi per farlo entrare, poi chiuse la porta e tutti si ritrovarono in salotto.
La guerra era appena cominciata.

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Capitolo 8
*** Il ritorno di Angelus ***


Parte 7 – Il ritorno di Angelus
 
Il ritorno di Cordelia era avvenuto in modo così misterioso che tutti, per la felicità di riaverla con loro, non se ne erano minimamente preoccupati.
Certo, all’inizio la sua amnesia li aveva preoccupati ma poco alla volta i ricordi erano tornati e una parvenza di normalità era tornata alla Angel Investigazioni. Ovviamente non era durata molto.
Strani segni avevano cominciato a manifestarsi oltre a ripetuti attacchi della Wolfram&Hart e in poco tempo si era capito chi fosse il loro nuovo nemico: la Bestia, che loro volevano sconfiggere mentre gli avvocati lo volevano dalla loro parte.
E con quella nuova scoperta i problemi erano aumentati, perché solo una persona ancora in vita conosceva bene la Bestia e come sconfiggerla, dato che aveva fatto con lui un patto: Angelus. Il dilemma era se farlo tornare con il pericolo che il vampiro seminasse morte, distruzione e zizzania o affidarsi ai radi ricordi che Angel aveva del suo alter ego insieme al potente demone.
-Non ci sono altre soluzioni. -sentenziò Angel alzandosi dal divano rotondo all’entrata dell’Hyperion.
-Angel no! -esclamò Cordelia alzandosi a sua volta. -Angelus non è l’ultima speranza che ci è rimasta. -
-E invece si, per quanto mi secchi ammetterlo. -si voltò verso di lei.
-Lui ti distruggerà. Io me lo ricordo com’è! Lui è malvagio, ogni parola che dice è una goccia di veleno. -cercò di convincerlo.
-Ed è l’unico che conosce la Bestia così bene da aiutarci a sconfiggerla. -sospirò. -Costruiremo una gabbia nel sotterraneo e installeremo un sistema di videocamere per sorvegliarlo notte e giorno. Voi ragazze dovete stare il più possibile lontano dalla sua stretta, almeno un metro, e i ragazzi non devono avvicinarsi senza essere ben armati di croce e paletto. Tutto chiaro? -li guardò uno ad uno, la scelta era stata ormai presa.
-Ne sei proprio sicuro? -gli chiese piano Gunn.
-No, ma non ci sono alternative. -si sedette.
-Ma insomma, deve esserci un altro modo per sconfiggere quel demone. Magari se continuassimo a cercare nei libri, o in rete. -si premurò Fred. -Anzi, mi sono ricordata che in una delle camere di sopra ci sono scatoloni pieni zeppi di libri vecchi. Magari potremmo usare quelli e…-
-No! -la interruppe Angel duro. -Non toccheremo i libri di Wesley. -li ammutolì. -Non voglio niente di suo ad aiutarmi nella lotta contro la Bestia. Anzi, non avete ancora scoperto l’indirizzo dei suoi in modo da poterglieli spedire? -chiese.
-No, lui si è portato via la sua agendina. -fece piano Cordelia.
-E allora bruciateli o regalateli. Qualsiasi cosa, basta che prima o poi li togliate da qui. -e senza aggiungere altro salì di sopra e si chiuse nella sua camera.
 
Pochi minuti dopo Cordelia lo raggiunse. Bussò piano e senza attendere risposta entrò trovandolo seduto sul suo letto, i gomiti puntati sulle ginocchia e le mani unite sotto il mento.
-A cosa pensi, Angel? -gli chiese.
-A Connor. -rispose d’un fiato. -Pensi che sia stata una coincidenza il fatto che la Bestia sia venuta fuori dall’esatto punto in cui Connor è nato? -la guardò.
-Non lo so. -scosse la testa voltando lo sguardo.
-E se sapesse qualcosa su di lui? -chiese speranzoso. -Odio Angelus, con tutte le mie forze, ma la Bestia ci combatte perché siamo i suoi nemici, Angelus invece con lui aveva un legame e magari grazie a questo legame la Bestia potrebbe dirgli qualcosa su Connor. Forse l’ha visto, forse ne ha notizie. -si interruppe. -Lo so, sono solo uno stupido ad attaccarmi così a questa stupida speranza. -
-No, non sei stupido. -gli sedette accanto. -Sei soltanto un padre che ha perso il suo bambino. -sperò che lui non si voltasse a guardarla negli occhi, non sarebbe riuscita a mentirgli.
-E mi manca ogni giorno così tanto. -sospirò.
In quel momento bussarono alla porta. Cordelia sospirò mentalmente di sollievo, ancora un po’ e non sarebbe più riuscita a dirgli bugie. Odiava quella situazione anche se era consapevole del fatto che se Angel avesse saputo che il bambino era vivo e in quella dimensione si sarebbe comunque disperato perché era impossibile che riuscisse a trovarlo dato che l’unico a sapere dove fosse era Wesley che era anche irrintracciabile.
Fred entrò timidamente con un nervoso sorriso. Parlò direttamente con Angel.
-Ciao! Noi di sotto ci interrogavamo su come risvegliare Angelus senza attimo di pura felicità, cosa che tecnicamente ti serve per perdere l’anima, così abbiamo cominciato a fare ricerche e abbiamo scoperto che esiste uno sciamano in grado di operare una magia del genere e quindi sono venuta qui di sopra per informarti di questo. Adesso Lorne e Groo stanno cercando di capire come fare a rintracciarlo. -disse d’un fiato. -Tutto qui, ciao! -e se ne andò.
-Ogni tanto quella ragazza mi preoccupa. -rifletté Cordelia.
-A chi lo dici. -sorrise Angel.
Tornarono di sotto dove Gunn e Lorne era usciti per andare a cercare lo sciamano. Lui e Groo aiutati dalle due ragazze andarono di sotto dove cominciarono a costruire la gabbia, Fred si preoccupò di collegare le telecamere da cui l’avrebbero spiato dalla hall.
-Okay, le telecamere funzionano alla perfezione e non c’è angolo che non sia ripreso. -proclamò Fred dopo aver finito.
-E la gabbia sembra abbastanza salda. -fece Angel strattonandola. -Persino a prova di super vampiro. -decretò.
-Speriamo bene, a me questo piano sembra sempre più folle. -sospirò Cordelia.
-Mi raccomando: state attente ad Angelus perché lui non è mai quello che sembra. -consigliò preoccupato.
-A me non fare raccomandazioni, io lo conosco. -fece Cordelia.
-Sei proprio sicuro Angel? -gli chiese Fred in ansia.
-Si, devo farlo. -si voltò verso la gabbia. -Ha piovuto fuoco e il sole non è ancora tornato, i vampiri si sono resi forti di questo ed escono addirittura durante il giorno. Se questo è l’unico modo per fermare la Bestia allora si, sono sicuro. -
Poco dopo Gunn e Lorne tornarono in compagnia dello sciamano, un cinese di nome Wo-Pang che subito si mise all’opera. Fece stendere Angel su un tavolo dentro la gabbia e cominciò a recitare dei rituali.
Fuori dalla gabbia, Gunn, Groo e Cordelia osservavano la situazione, le armi pronte in pugno per qualsiasi evenienza. Ad un certo punto, Cordelia vide Groo irrigidirsi e lo fissò perplessa.
-Che ti succede? -gli chiese.
-Quello sciamano mi insospettisce. -si avvicinò di un passo alla gabbia.
Con uno scatto fulmineo lo sciamano tirò fuori dalla tunica un coltello e lo puntò alla gola di Angel. Cordelia urlò e quell’urlo servì a far aprire gli occhi ad Angel che vedendosi l’arma puntata contro velocemente colpì la mano di Wo-Pang disarmandolo. Scese giù dal tavolo mentre lo sciamano aveva già riafferrato l’arma e la brandiva contro di lui.
-Pensi davvero che avrei aiutato coloro che cercano di uccidere il mio padrone? -disse pronto all’attacco.
-Non puoi ucciderci tutti. Parlerai prima che tu capisca in quanti siamo. -lo minacciò.
-Mai! -e inaspettatamente si trafisse con la spada accasciandosi al suolo.
Gunn aprì la gabbia entrando velocemente seguito a ruota da Groo e Cordelia, mentre Angel era già chino sul corpo dello sciamano e gli aveva tolto il turbante che lo fasciava anche in volto.
-È successo tutto così velocemente che quasi non me ne sono reso conto. -disse Gunn.
-Nemmeno io. -annuì Angel. -Aspetta…-qualcosa di strano attirò la sua attenzione e poco alla volta cominciò a scoprire il corpo di Wo-Pang mettendo in mostra le numerose scritte che aveva.
-Questo è strano. -Gunn aggrottò la fronte mentre Fred scendeva giù rumorosamente dopo aver visto quello che era successo dal monitor.
-Cosa è strano? -chiese avvicinandosi. -Oh, si questo è strano. -concordò osservando il corpo fittamente scritto di Wo-Pang.
-Decisamente. -rincarò Cordelia annuendo vigorosamente.
-Io non sono in grado di tradurre tutte queste scritte, non conosco neanche la lingua. -disse Angel, poi guardò Groo. -Tu riesci a capirci qualcosa? -gli chiese.
-No, è una lingua sconosciuta anche per me. -scosse la testa dispiaciuto.
-Fred? -chiese alla ragazza.
-Uguale per me, Angel. Non mi intendo a fondo di queste cose. -sospirò dispiaciuta gettando un velo di sconforto tra di loro.
-A quelle scritte posso pensarci io. -
La voce giunse dal fondo delle scale e li fece sobbalzare tutti. Si voltarono di scatto e sgranarono gli occhi alla vista dell’uomo che aveva parlato, per qualche secondo il silenzio calò tra di loro, forse per via dello stupore, ma durò poco.
Wesley li fissò tutti in attesa di una qualche reazione che arrivò presto.
-Bastardo! -
Quasi neanche videro Angel alzarsi velocemente, raggiungere il nuovo arrivato, afferrarlo per la gola e sbatterlo contro al muro.
-Angel no! -urlò Cordelia cercando di fermarlo.
-Te l’avevo detto di non tornare, Price, ti avevo avvisato! -continuò lui alzandolo da terra.
-Angel ti prego! -ci provò anche Fred senza ottenere risultato.
-Ti ammazzo, figlio di puttana, ti faccio a pezzi! -sbraitò dandogli un pugno che lo fece finire lungo disteso a terra.
-Angel calmati! -Gunn impedì che il vampiro si lanciasse addosso a Wesley ma trattenerlo era dura, Angel era molto più forte di lui. -Non ci risolvi niente se lo uccidi. -tentò di calmarlo.
-Sono venuto per aiutarvi. -si difese l’inglese.
-Puoi tornatene da dove sei venuto! -esclamò Angel.
-Basta adesso! -lo riprese Cordelia. -Almeno fallo finire di parlare. -
Angel si divincolò da Gunn ma non saltò al collo di Wesley limitandosi a guardarlo in cagnesco.
-Sono venuto a conoscenza della presenza della Bestia. -Wes si alzò asciugandosi con un fazzoletto il sangue da naso. -E sapevo che avrebbe cercato di risvegliare Angelus, quindi sono corso qui per impedirlo e pare che sia arrivato in tempo. Ho portato dei libri, mi aiuteranno a decifrare quelle scritte. -indicò con il mento Wo-Pang.
-E perché dovrei permetterti di aiutarmi? -Angel incrociò le braccia al petto. -L’ultima volta ci ho rimesso mio figlio. -
-Perché se stavolta ti fidi di me potresti venire ricompensato. -lo guardò storto.
-Cosa vuoi dire? -aggrottò la fronte perplesso.
-Te lo dirò solo a lavoro ultimato, così hai una scusa per non uccidermi. -lo spiazzò e si avvicinò al corpo dello sciamano. -Come pensavo, ho portato i libri giusti. Gunn me li andresti a scaricare dalla macchina per favore? -gli chiese.
-Certo, amico, arrivo. -annuì. -Groo, mi dai una mano? -
-Sicuro. -alzò le spalle e i due si diressero di sopra.
-Dove sei stato per tutto questo tempo? -Cordelia si inginocchiò accanto all’ex amico.
-In giro. -alzò le spalle. -Ho viaggiato un po’. -
-E mai neanche una cartolina? -si intromise Fred con un sorriso.
-Sono imperdonabile, lo so. -concordò. -Ma da dove stavo è comunque giunta la notizia che stavate avendo a che fare con la Bestia e che c’era il pericolo che Angelus tornasse; quindi, sono corso qui per evitare che accadesse. -
-Avevi paura che lui ti desse davvero la caccia per quello che hai fatto? -gli chiese Angel pungente.
-No.-lo guardò alzandosi. -Ma non è Angelus la chiave per sconfiggere la Bestia, anche se così si credeva. Al contrario, la Bestia potrebbe assoldarlo per i suoi scopi. -e a quel punto Angel sbuffò.
-Si, come se fosse un galoppino. Non si fa comandare, evidentemente non lo conosci bene. -puntualizzò.
-Oh, invece tu lo conosci così a fondo da non ricordarti neanche che lui e la Bestia si erano già incontrati. -
-Ehi, voi due, time out! -li bloccò Cordelia alzandosi. -Comportarvi come due adolescenti non ci aiuterà a risolvere il problema. -li riprese.
-Cordelia ha ragione. -la difese Fred. -Avrete occasione di litigare per via di Connor dopo che avremo risolto la questione della Bestia. -
I due abbassarono lo sguardo come due ragazzini beccati a fare una marachella ed evitarono di rispondere, salvati dal fatto che Gunn e Groo arrivarono con i libri portati da Wesley.
Subito, l’ex osservatore si mise all’opera per tradurre le iscrizioni sul corpo dello sciamano cinese. Impiegò ore a decifrare i simboli mentre Angel faceva su e giù per la frustrazione, Fred cercava di aiutare l’inglese e gli altri svolgevano altre mansioni per ingannare l’attesa.
-Okay, ho trovato qualcosa. -Wesley uscì dall’ufficio di Gunn dopo diverse ore di ricerche insieme a Fred.
-Finalmente, temevo mi venissero i capelli bianchi il che, tecnicamente, è impossibile. -fece Angel ironico mentre Cordelia lo fulminava con un’occhiataccia.
-Ti regalerò una tintura a lunga durata per il tuo compleanno. -lo rimbeccò l’inglese.
-Non ricominciate. -li fermò Gunn prima che Angel potesse ribattere.
-Allora? -chiese Cordelia speranzosa.
-Esiste un’arma. -Wesley mostrò loro delle carte. -Si chiama Bosh M’Ad e dai disegni credo che sia una spada o qualcosa di simile. -precisò.
-E dove si trova? -chiese Angel.
-A questo non ci siamo ancora arrivati. -lo deluse Fred.
-Bene, vado a prendere lo spolverino (inteso come strumento di pulizia e non come giacca, nda) così nell’attesa della prossima scoperta eviterò che mi si accumuli polvere addosso. -sentenziò il vampiro sedendosi di peso sul divanetto rotondo dell’entrata.
-Non sei per niente spiritoso, soprattutto dopo il faticoso lavoro di traduzione che io e Fred abbiamo fatto! -si infervorò Wesley.
-Nessuno te l’aveva chiesto, ti sei presentato qui di tua spontanea volontà. -lo rimbeccò alzandosi.
-Beh, è vero, e almeno potresti essermene grato. -lo fronteggiò.
-Grato? -fece stralunato. -Dovrei esserti grato se da mesi faccio una vita d’inferno e mi tormento chiedendomi che fine ha fatto l’unico figlio che ho dato che non posso averne altri? -
-Ragazzi non ci siete di aiuto così. -Gunn si mise tra loro.
-Non doveva andare così, Holtz ha tradito anche me. -disse Wesley dopo un momento di pausa.
-Cosa ti aspettavi da uno che mi odia? -fece amaro.
-Hai ragione. -ammise, poi sospirò. -E mi dispiace veramente tanto, ma non è questo il momento adatto per parlarne. Dopo che avremo ucciso la Bestia potrai anche uccidermi. -
-Tanto non ne varrebbe la pena, non servirebbe a restituirmi mio figlio. -si voltò e si diresse verso il suo ufficio ma sulla porta fu bloccato da Cordelia.
-Che succede? -le chiese.
-Sto avendo una visione. -si portò le mani alla testa e si sedette sul divanetto, poco dopo alzò lo sguardo verso i suoi amici. -Ho visto la Bosh M’Ad, so dove si trova. -
-Okay, andiamo a cercarla. -tornò indietro. -Wes tu e Fred rimanete qui a finire quelle traduzioni, noi andiamo a prendere la spada. -si mise il giaccone ed uscì insieme agli altri.
La ricerca guidata dalla visione di Cordelia li condusse in lungo ed il largo per le fogne di Los Angeles e per diverse ore finché non giunsero in una camera all’apparenza vuota.
-Io sento una forte energia qui. -disse Groo all’erta.
-Anch’io. -concordò Angel.
Ad un certo punto una grossa bolla di energia apparve al centro della stanza. Gunn cercò di toccarla ma si scottò come se fosse fatta di acqua bollente.
-Ti è andata bene, la prossima volta poteva fulminarti magari. -lo riprese Angel.
-Beh, sono stato curioso! -si difese.
Ci provò anche Angel e con sua grossa sorpresa riuscì ad infilare dentro il braccio scatenando una luce. Quando lo tirò fuori aveva in mano una luccicante spada con l’elsa dorata e finemente lavorata. Rimasero tutti abbagliati nel vederla.
-È bellissima per essere un pezzo di metallo tagliente. -disse Cordelia.
-La solita filosofica. -fece Angel ironico. -Torniamo all’hotel. -
Quando tornarono li Wesley e Fred non avevano grosse novità ma furono contenti di vedere che il resto aveva trovato la spada. Non ebbero però molto tempo per gioire perché la porta fu sfondata e la Bestia entrò ben decisa ad ucciderli.
I ragazzi cercarono di portare subito le ragazze al sicuro mentre Angel ingaggiava una lotta con il suo nemico aiutato dalla sua nuova arma. La Bestia ironizzava sul fatto che un inutile pezzo di metallo non poteva scalfirlo anche se era notevole alla vista ma Angel non si arrendeva e continuava ad attaccare.
Fu quando cercò di afferrare la lama della spada per spezzarla in due che una forte luce scaturì dal metallo. La Bestia urlò lasciando la presa e notando che la sua mano era ferita.
-Com’è possibile? -urlò. -Nessun metallo può uccidermi! -
-Evidentemente ti è sfuggito qualcosa! -ricambiò Angel e infierì sul braccio ferito tagliandolo di netto.
Attaccò ancora mirando al collo che tagliò facendo rotolare la testa per terra. In pochi secondi la Bestia iniziò a sbriciolarsi finché non ne rimase altro che un mucchio di cenere sul pavimento.
Nello stesso istante il sole tornò a brillare ed Angel fu costretto a mettersi al riparo per non finire come il suo, ormai, ex nemico. Il resto del gruppo tornò dentro per congratularsi con una profusione di abbracci felici.
-Ce l’hai fatta. -disse con un sorriso Wesley ad Angel.
-Non senza il tuo aiuto. -mormorò dandogli una pacca sulla spalla.
-Beh, tu mi hai dato il modo di aiutarti. -si sistemò gli occhiali.
-Grazie Wesley. -e lo abbracciò.
L’inglese rimase per un secondo interdetto poi ricambiò l’abbraccio.
-Adesso devi rivelarmi la mia ricompensa per essermi fidato di te. -lo lasciò.
-Hai ragione. -rammentò. -Torno tra poco. -e uscì di corsa.
Nelle due ore successive Angel aiutò le ragazze a ripulire la stanza dalle ceneri della Bestia e dal disordine da lui provocato mentre i ragazzi rimettevano a posto le armi e i libri, ormai inutili dato che la lotta era finita e il sole splendeva di nuovo alto nel cielo.
Cordelia alzò gli occhi nell’esatto momento in cui Wesley parcheggiava la macchina fuori dal cancello d’entrata. Stava spazzando davanti la porta e si fermò per guardare il suo amico girare intorno alla macchina e andare ad aprire lo sportello dal lato passeggero, per poi aiutare qualcuno a scendere. Qualcuno che a prima vista giudicò un nano dato che non riuscì a vederlo.
Quando li vide varcare insieme il cancello, tenendosi per mano, per un attimo le si mozzò il fiato in gola. Mollò la presa sulla scopa che cadde a terra portando una mano alla bocca aperta per lo stupore.
-Che succede? -le chiese Fred avvicinandosi. -Oh, mio Dio! -esclamò.
Groo e Gunn accorsero da loro preoccupati dalle reazioni delle ragazze mentre Angel non poteva fare altro che tenersi a distanza per non essere bruciato dal sole.
-Ehi, che cosa c’è? -chiese il vampiro cercando di avvicinarsi il più possibile.
-Non è possibile. -mormorò Gunn esterrefatto.
-Cosa?!-fece Angel esasperato.
In quel momento Wesley aprì la porta ed entrò insieme al suo accompagnatore: un bambino bellissimo di all’incirca due anni, forse meno. Si avvicinò ad Angel che improvvisamente aveva perso le parole e continuava a fissare il piccolo e poi Wesley, e poi ancora il piccolo e poi ancora Wesley.
-C’è una cosa che devi sapere. -esordì. -Sapevo che Holtz mi avrebbe tradito quindi ho escogitato un piccolo trucco. Lui si è portato nel QuorToth una bambola. -
-Ma io l’ho visto bene. -ripensò a quel momento.
-Era una bambola. -ripeté. -Lui è stato nascosto per tutto questo tempo. -avvicinò il piccolo. -È il tuo Connor. -
-E la profezia? -chiese Cordelia avvicinandosi di un passo.
-Era questa la profezia. Connor è destinato a fare grandi cose per il bene e se Angelus fosse tornato lui e la Bestia avrebbero mosso mari e monti per trovarlo e porre fine alla sua vita, per questo l’ho tenuto nascosto tutto questo tempo. Adesso che la Bestia è morta e non c’è pericolo del ritorno di Angelus anche Connor può tornare dalla sua famiglia. -spiegò.
-Il mio bambino. -Angel si inginocchiò davanti al bambino che si guardava in giro incuriosito. -Connor? -lo chiamò.
Il bimbo si voltò vero si di lui. Si avvicinò di un passo poi gli puntò l’indice sulla guancia guardandolo negli occhi e sorridendo.
-Papà! -dichiarò.
-Il mio bambino! -esclamò Angel piangendo felice e abbracciando il piccolo. -Il mio Connor, ti voglio bene, piccolo. -lo baciò.
E anche questa si poteva definire perfetta felicità. Angel lo capì nell’esatto momento in cui il suo cuore traboccò così tanto di gioia da sentire distintamente il punto di rottura. Quel sottile, fragile confine che scindeva quello che era da quello che non voleva più essere.
Aver ritrovato Connor per lui era la felicità, era il momento che più aveva atteso nella vita, il momento dove tutto sarebbe finalmente andato bene e le sue sofferenze sarebbero finite. Pessima cosa.
Si allontanò dal bambino di scatto, improvvisamente in preda a forti spasmi e dolori. Urlò contorcendosi sul pavimento mentre tutti rimanevano paralizzati da quella reazione.
-No! NO! -continuò ad urlare invocando il nome di Connor che rimaneva lì a guardare la scena senza neanche essere intimorito e incuriosito, come se fosse consapevole di quello che intorno a lui stava succedendo, di come poteva essere fatale un attimo di pura felicità…
 
Angelus aprì di scatto gli occhi, un perverso ghigno si allargò sul suo viso. Era ancora steso sul tavolo, dentro la gabbia costruita per lui. Si voltò verso il resto della gang. Wo-Pang ne approfittò per uscire fuori e chiedere a chiave.
Era stato tutto un sogno. Wesley non era tornato, non c’era nessuna spada con cui uccidere la Bestia e Wes non aveva riportato Connor. Era tutto un trucco per indurgli un attimo di pura felicità. Ed era riuscito in pieno.
Guardò gli amici della sua patetica anima, poteva sentire l’inebriante odore della paura invaderli e indurli a guardarli con terrore, tremare ed indietreggiare di un passo. Era una bellissima sensazione di potenza che non si sarebbe mai stancato di provare, e anche se loro lo avevano imprigionato adesso doveva solo trovare il modo di liberarsi e poi ucciderli uno ad uno molto lentamente e molto dolorosamente. Anelava per quel momento.
-Non siete contenti di conoscermi, amici? -chiese ironicamente tirandosi a sedere.
-Sarebbe come aver piacere di contrarre la peste. -rispose Cordelia.
Lui scoppiò a ridere. Una risata fredda, crudele che scioccò chi non aveva mai conosciuto Angelus. Era peggio di quello che Angel aveva mai raccontato su di lui.
-Sei cresciuta, Cordelia. Non sei più la piccola reginetta Cordelia Chase che indossava le minigonne e apriva le gambe ad ogni membro della squadra di football e per passatempo anche a Xander Harris. Ah…i bei vecchi tempi del liceo. -sospirò ripensando a quei giorni.
-Non mi ferisci con le tue volgarità. -fremette di rabbia. -La Bestia, cosa sai di lui? -si avvicinò di un passo.
-Cordy, non ti avvicinare troppo. -la mise in guardia Gunn.
-Sa bene che se mi torce un capello voi chiamerete Buffy e lei lo prenderà a calci nel sedere. -lo minacciò e lui scoppiò di nuovo a ridere, ancora più divertito.
-La mia piccola e dolce Buff, intendi? Oh, come mi manca quello zuccherino, non la vedo da quando aveva appena diciassette anni, adesso a ventuno sarà diventata un vero schianto. -
-La Bestia! -esclamò Gunn. -Dicci quello che sai. -
-Mm…-fece finta di pensare. -No, non ci penso proprio. -si stiracchiò. -Ho fame! Piccola Fred, vieni qui. Forse io e te ci potremmo divertire un po’, potrei farti vedere come è fatto un vero uomo con secoli di esperienza alle spalle. Sono sicuro che non te ne pentirai. -la guardò famelico.
-Non otterremo niente da lui adesso, è troppo forte per via del fatto che si è appena risvegliato. -sospirò Cordelia. -Andiamo di sopra, tanto lui di qui non si muove. -e lo lasciarono solo.
-Ehi, e il mio pranzo? -sbraitò lui avvicinandosi alle sbarre. Ma non gli diedero retta.
Nei successivi giorni Angelus diede il peggio di sé. Attaccò Fred quando cercò di dargli del sangue da bere, insultò tutti, li minacciò di morte lenta e dolorosa. Anche se cercavano di ignorarlo sapevano tutti bene che non mentiva: se si fosse liberato avrebbe dato loro la caccia uno ad uno fino a che non li avesse uccisi. Spiattellò i loro segreti cercando di metterli l’uno contro l’altro e la sua volgarità non aveva limiti, ma dovevano resistere.
-Okay, Angelus, mettiamola così. -esordì Cordelia una mattina. Era ormai una settimana che Angelus era chiuso nella gabbia e ancora non si decideva a parlare.
Fred era sulle scale armata di balestra con accanto Groo. Gunn e Lorne monitoravano tutta la scena dai monitor al piano superiore.
-Non abbiamo più comprato sangue per te dato il tuo carattere. -gli mostrò un bicchiere contenente il suo nutrimento. -Questo è l’ultimo bicchiere. Parla e lo avrai, altrimenti morirai di fame. -
-Che paura. -sorrise sarcastico. -Perché limitarmi a del volgarissimo sangue di maiale quando presto potrò cibarmi del tuo? -
Cordelia inclinò il bicchiere e ne versò un po’ per terra.
-Vuoi che continui a sprecarlo così? -
-E poi mi berrò anche Fred. Prima, ovviamente, io e lei ci divertiremo parecchio. -rise crudele e Cordelia ne versò ancora, fino alla metà. -Okay, va bene, dacci un taglio. Che vuoi sapere? -sospirò scocciato.
-La Bestia. Tutto quello che sai. -
-Ci siamo incontrati in Prussia nel 1789. Lui sterminò un’intera truppa armata ma quando la trovai io non c’era più una sola goccia di sangue da bere, li aveva dissanguati di proposito solo per impressionarmi, mi osservava da tempo. Voleva che io lo aiutassi ad uccidere delle sacerdotesse, le Nordic Svear che volevano imprigionarlo lontano ma lui non poteva toccarle a causa di un incantesimo. -raccontò.
-L’hai aiutato? -gli chiese.
-No, perché quelle sacerdotesse hanno usato altri argomenti più convincenti per farsi aiutare da me. -sorrise per rendere chiara l’allusione. -Così gli ho teso una trappola e le sacerdotesse lo hanno intrappolato in un’altra dimensione da cui, a quanto pare, è riuscito a fuggire. -si accese una sigaretta. -Non so adesso cosa voglia da me, se voglia uccidermi o meno, ma questo è tutto quello che so. -
-Tutto qui? -
-Si, non c’è altro. -si avvicinò alle sbarre. -Posso essere liberato adesso? -chiese suadente.
-Come no, speraci! -e salì di sopra con Fred e Groo.
Decretarono che le rivelazioni di Angelus non erano state così di aiuto come speravano. Aveva detto la verità, alcuni libri lo confermavano, ma questo non era loro di alcuna utilità. Così decisero di ridare l’anima ad Angel, contenuta in una ampolla che avevano conservato dentro la cassaforte. Quando andarono a recuperarla notarono con sgomento che non c’era più.
-E adesso che si fa? -fece Fred sconsolata.
-Non ne ho idea. -sospirò Cordelia.
Gunn si girò verso il monitor, forse per un qualche istinto e vide una figura al di fuori della gabbia che tentava di aprirla.
-No! -urlò e si precipitò di sotto seguito da tutti.
Lilah Morgan era quasi riuscita nel suo intento. Ancora un piccolo scatto e quella stupida serratura si sarebbe aperta. Liberare Angelus le sarebbe stato utile, avrebbe potuto convincerlo a schierarsi dalla sua parte.
-Ho quasi fatto. -mormorò mentre la serratura faceva un altro piccolo scatto.
-Spostati, l’hai forzata abbastanza. -diede un forte calcio che spalancò la porta.
-Bene adesso ti dico il mio piano. -esordì l’avvocatessa.
-Spiacente, bellezza, io non seguo piani altrui. -si trasformò e la prese per il collo pronto a morderla.
Gunn afferrò Lilah dalle braccia e la strappò letteralmente via dalle grinfie di Angelus. Forse non era mai stato così rapido in vita sua. Gli altri arrivarono subito dopo di lui. Erano armati di paletti, balestre e croci e le puntarono subito verso Angelus.
-Povera pazza! -le urlò. -Come hai fatto ad entrare? -
-Dalle fogne. -rispose lei con un mezzo sorriso.
-Rientra nella gabbia! -ingiunse Cordelia ad Angelus che scoppiò in una fragorosa e divertita risata.
-Scordatelo dolcezza. -
-Adesso! -insistette avvicinandosi di un passo.
Fulmineamente Angelus scattò verso Gunn e lo strattonò via da Lilah per sbatterlo contro al muro. Seguendo la mossa tutti si distrassero dando così modo ad Angelus di spingere Lilah addosso a Cordelia e poi prendere velocemente la via delle fogne, in due secondi si era già dileguato.
Cordelia si rialzò scrollandosi Lilah di dosso poi l’afferrò per un braccio tenendola così stretta da lasciarle il segno.
-Sei soddisfatta adesso? -le disse dura. -Tu non hai idea a cosa sei andata incontro. -
-A cosa? -fece sorridendo. -Ad Angelus? -
-Al tuo peggior incubo. Lui non ti sarà grato per averlo liberato, ti perseguiterà torturandoti psicologicamente finché non cederai e a quel punto ti ucciderà in modo così doloroso, lento e crudele che nessuna supplica farà finire prima il dolore. Tu ti sei condannata a morte, e hai condannato tutti noi con te. -la lasciò andare.
-Che si fa adesso? -chiese Gunn aiutando Fred ad alzarsi.
-Dolcezze per quanto vi adori è probabile che io decida di tornare al mio mondo, è più pacifico di questo con Angelus in giro. -fece Lorne ironico.
-Si può sempre chiedere a miss Morgan, dato che sa tutte le risposte. -Cordelia, pungente, si voltò ma Lilah era già scappata oltre le fogne. -Come volevasi dimostrare, ecco il suo coraggio! -
 
Per giorni Angelus li perseguitò. Sconfisse la Bestia, lo capirono dal ritorno del sole così improvviso e anche perché non la videro più a dar noie.
Angelus li seguì, spiò, aggredì sia verbalmente che fisicamente, lasciò orridi messaggi e uccise facendoli sentire impotenti e sconfitti di fronte a lui. Poi una sera fece sparire le sue tracce. Per giorni attesero un suo segno, o anche che li uccidesse, ma non arrivò.
Dopo due giorni a Cordelia si accese una lampadina. Afferrò il telefono e ingiungendo il silenzio compose un numero.
-Casa Summers. -rispose una voce di ragazzina d’altra parte.
-Dawn? -chiese insicura.
-Sono io. -assentì. -Chi parla? -
-Ciao, sono Cordelia. Io…ecco…Buffy è a casa? -chiese.
-No, lei è uscita con Ni…beh aveva delle commissioni da sbrigare. C’è Willow, però. -parve per un secondo a disagio, come se volesse mollare subito il telefono che improvvisamente pareva essere diventato una patata bollente.
-Va bene anche lei. -assentì.
-Te la passo. Ciao Cordy. -
-Ciao, Dawn. -attese qualche secondo.
-Cordelia? -rispose la voce di Willow.
-Ciao, Will. -la salutò.
-Va tutto bene? A Dawn sei sembrata un po’ strana. -si insospettì.
-Si, in effetti è successa una cosa. Volevo dirlo a Buffy ma Dawn ha balbettato in modo strano giungendo alla conclusione che è fuori. -
-Puoi anche dirlo a me, glielo riferirò io. -girò intorno all’argomento.
-Non spaventarla, anche se sarebbe difficile farlo, ma Angelus è tornato. Per sconfiggere un mostro potente Angel ha dovuto perdere l’anima ma ci sono stati due intoppi: il primo è che abbiamo perso l’ampolla che conteneva la sua anima e il secondo è che Angelus si è liberato dalla gabbia dove l’avevamo rinchiuso. Ci ha girato intorno per giorni ma adesso sono due giorni che non si fa vivo. So della sua ossessione per Buffy quindi temo che sia venuto a cercarla e ho preferito avvertirla prima che riceva una brutta sorpresa. -le spiegò.
-Cielo, è tremendo! -esclamò più spaventata del dovuto. -Tranquilla Cordy, io avviso Buffy. Tu fammi avere tutta la documentazione sull’incantesimo, vedrò di trovare comunque un modo di fargli riavere la sua anima. Tienimi informata. -
-Anche tu. A presto. -e chiuse, si voltò verso gli altri.
-Che ti ha detto? -le chiese Gunn.
-Willow ci aiuterà a ridare l’anima ad Angelus. Se lui è davvero a Sunnydale, Buffy si occuperà di lui. -annuì speranzosa. -Mi sono sembrate strane al telefono, lei e Dawn. -rifletté.
-Forse dovremmo intanto concentrarci a riprendere la ronda e sperare che le tue amiche ci aiutino. -disse Groo.
-Si, vediamo di ristabilire le cose com’erano una volta. -si diresse verso l’ufficio di Angel, per cercare l’incantesimo operato da Wo-Pang mentre gli altri svolgevano altri compiti.
 
Angelus riversò ai suoi piedi la bella ragazza che gli aveva fatto da cena. Adorava Sunnydale, sapendo abbastanza bene che pericoli c’erano le ragazze erano veramente stupide e andavano con il primo belloccio che incontravano.
Beh, adesso era sazio e ristorato, dopo un breve riposino sarebbe stato pronto ad incontrare la sua Buff e non vedeva l’ora.

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Capitolo 9
*** Tra le braccia del nemico ***


Parte 8 – Tra le braccia del nemico
 
Buffy fissava l’oscurità dalla finestra del suo salotto. Willow aveva appena finito di dirle di Angelus. Voltava le spalle alla sua migliore amica, se l’avessero vista in viso avrebbero capito le sue reali emozioni. Aveva un braccio intorno alla vita, mentre con l’altra mano giocherellava con la sua collana, la croce che Angel le aveva regalato al loro primo incontro.
Quella mattina l’aveva indossata d’impulso, come spinta da una strana sensazione a cui adesso sapeva dare voce. Angel, la sua anima, era perduta chissà dove mentre Angelus era libero di scorrazzare per il mondo e seminare morte e distruzione. Anche di spezzarle il cuore ancora una volta, perché sapeva già benissimo a priori che sarebbe andata così.
-Tutto bene, Buffy? -le chiese Giles seduto sulla poltrona.
Willow aveva avuto l’accortezza di mandare via le cacciatrici per poter dare la notizia senza che un branco di ragazzine si esultasse all’idea di poter uccidere un grosso vampiro tranne poi trovare loro stesse la morte.
-Si. -disse in un sospiro, senza voltarsi.
-Credo sia il caso di preoccuparci per il bambino. -disse Xander. -Lui potrebbe anche essere là fuori a spiarci e se venisse a sapere del bambino è finita. -
-Non c’è. -lo contraddisse la cacciatrice.
-Sei sicura? -le chiese Willow.
-Si, sono cacciatrice da abbastanza tempo per sapere se un vampiro mi sta spiando. E poi…Angelus comunque è una cosa a parte. Sento che è in città, forse so anche dove si è nascosto, ma di sicuro non è qui fuori. -
-Come fai a dirlo? -si stupì Tara.
-È per via del morso. Ci ha collegati, per sempre. -abbassò la voce. -È proprio questo il bello. -sussurrò senza farsi sentire.
-Pensate sia il caso di dirlo alle potenziali? -chiese Dawn.
-No.-a quel punto Buffy si voltò, sicura di aver bene indossato la sua maschera. -Angelus è un vampiro troppo potente per loro; sono giovani, inesperte ma soprattutto impulsive. Non voglio perderne nemmeno una, la lotta con il Primo è sempre più imminente. -
-E allora che si fa? -Xander alzò le spalle.
-Me ne occuperò io, di Angelus intendo. Le ragazze devono continuare ad allenarsi e studiare, questa è la loro priorità. La vostra sono loro e Nicky. -si sedette sul divano. -Angelus non può venire a scoprire che ho un bambino, lo capirebbe subito che è Connor. -
-Cordelia mi ha mandato per e-mail tutto ciò che riguarda l’incantesimo che è stato fatto su Angel. Studierò bene anche il rituale della maledizione, forse unendo le due cose potrei, ovunque essa sia, rompere l’ampolla che contiene l’anima di Angel e fare in modo che ritorni al suo posto. -spiegò Willow.
In quel momento la porta si aprì ed Andrew entrò seguito a ruota dalle cacciatrici. Erano state fuori per due ore, poi Andrew aveva esaurito le scuse per tenerle lontane da casa Summers e non aveva potuto far altro che rientrare. Si presentò con aria colpevole.
-Scusami, non sono più riuscito a trattenerle. -mormorò a Buffy.
-Tanto avevamo finito. -sorrise alzandosi. -Io vado a fare un giro di ronda. -
-Puoi anche rimanere a casa, la serata è tranquilla. -la informò una delle ragazze.
-Forse ha ragione. -cercò di fermarla Xander mentre lei indossava la giacca.
-Devo schiarirmi le idee. -andò verso la porta, Will e Xander la seguirono.
-Vuoi scoprire dove si trova? -le chiese il suo amico. Lei indicò con la testa la porta, uscirono per non farsi sentire da nessuno.
-Forse. O forse voglio davvero solo schiarirmi le idee. Angelus è un argomento delicato per me, perchè nonostante tutto il male che ci ha fatto per me è sempre Angel. E poi adesso dobbiamo proteggere Nicky. Forse giocando d’anticipo posso evitare un disastro. -spiegò.
-Stai attenta. -le consigliò Willow con un sorriso, poi aprì la porta e tirò dentro Xander insieme a lei.
 
Buffy camminò per quelli che a lei parvero minuti interminabili. La sua mente era un turbinio di pensieri. Tutti riguardavano Angelus…ed anche Angel.
Ripercorreva la sua storia con Angel, il male che Angelus le aveva fatto. Poteva risentire il suono crudele della sua risata e anche il sapore salato delle sue lacrime. E poi continuava a chiedersi perchè. Per quale motivo Angel aveva deciso di dar via la sua anima? Quale demone così potente richiedeva il prezzo della sua anima?
Decise che se non ci avesse dato un taglio avrebbe rischiato di impazzire quella stessa notte. Si fermò in mezzo alla strada deserta, sospirò stancamente. Poi sbuffò scocciata e riprese a camminare, stavolta con passo deciso. Non aveva voglia di impazzire, quindi forse era meglio andare a chiedere direttamente alla persona interessata. Tanto non aveva dubbi su dove poteva essersi nascosto.
 
Angelus ravvivò il fuoco nel caminetto. Quella sera aveva deciso di non uscire, aveva una strana sensazione e per questo aveva preferito rimanere a casa. O meglio, nel rifugio dove momentaneamente alloggiava. La vecchia villa trovata ai tempi che era tornato con Spike e Drusilla.
Per un secondo si chiese dove potessero essere adesso i suoi ex compagni di scorribande. Si trovò a rispondersi che non gliene poteva importare un accidente di niente.
Il suo udito sensibile catturò un lieve movimento proveniente dalle scale dal giardino e pochi secondi dopo udì il flebile fruscio della tenda che veniva scostata. Si raddrizzò con un sorriso. Conosceva quel profumo inebriante, l’unico che avrebbe ricordato anche tra mille anni.
Si era dimenticato del profumo di Darla, sua amante per secoli, di Drusilla e persino di Elisabeth. Ma quel profumo…era l’unico che lo sconvolgeva fin nel profondo, come non gli era mai successo prima. Come non gli sarebbe mai più successo.
-Se avessi saputo di ricevere visite avrei fatto la spesa e preparato la cena. -esordì senza voltarsi.
-Credo che le nostre diete siano incompatibili. -rispose lei, pungente come sempre.
Lui rise, di una risata sinceramente divertita. E si voltò. Era bella da mozzare il fiato, anche se non l’aveva più da secoli. Non più adolescente, ormai una donna ma con gli stessi capelli color oro, gli stessi occhi di smeraldo e le stesse labbra uguali a boccioli di rosa.
L’aveva rivista centinaia di volte nei suoi sogni. Angel poteva anche fingere di averla dimenticata ma lui no, lui non era un ipocrita e al diavolo tutto! Lei era la sua ossessione.
-Piacere di rivederti, Buff. -la salutò avvicinandosi di qualche passo. Lei non si mosse.
-Non posso dire lo stesso. -ribatté.
-Sempre a dire l’esatto contrario di quello che dico io, eh? Perché per una volta non puoi essere d’accordo con me? -si avvicinò ancora. Lei rimase ancora ferma.
-Dovrei? -incrociò le braccia al petto. -Sunnydale non è un buon luogo per te adesso. Sai, il mio dovere di cacciatrice mi dice che dovrei tenerti d’occhio, qui dove posso proprio vederti, finché non si trova il modo di ridarti l’anima, ma una parte di me mi costringe a metterti in guardia: qui è pieno di cacciatrici. Sono giovani ed inesperte, è vero, ma stanno apprendendo da me e te le troveresti alle calcagna se scoprissero che sei qui. -
-Non esiterei ad ucciderle una ad una se si mettessero fra me e te. -adesso era serio.
-Sono la mia armata contro il Primo. Se tu le uccidi io con cosa lo combatto? -sorrise.
-Beh, allora ne ucciderò solo un paio per far loro capire di stare alla larga. -decise alzando le spalle.
-E poi? -incrociò le braccia al petto.
Lui non rispose subito. Le voltò le spalle dirigendosi verso un mobile bar che Buffy non aveva mai visto prima. Ne tirò fuori una bottiglia di liquido ambrato e se ne versò un bicchiere. Fece roteare il liquido che brillo alla luce, poi ne bevve un sorso.
-Beh, poi conto di farti mia. -le sorrise. -Un drink? È un whisky molto pregiato, di importazione. -
-No, grazie. Sono astemia. -rifiutò.
-Almeno accomodati. Questa conversazione mi piace. -la invitò.
-Non posso, ho delle cose da fare. -
-Alle due di notte? -le fece notare posando il bicchiere sul tavolino.
E di certo, Buffy non poteva dirgli che a volte Nicky ancora si svegliava durante la notte a causa di qualche dentino dolorante e che lei voleva sempre essere presente in caso succedeva.
-A tutte le ore che voglio. -
-Sono le stesse, identiche ore in cui voglio averti. -si avvicinò di un passo.
-Non posso più trattenermi. -si voltò e fece per andare via ma lui, velocemente la afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi.
-Non ho ancora finito. -le intimò duro.
-Io si! -replicò liberandosi dalla sua presa con uno strattone.
-Perché sei venuta a cercarmi? -le chiese.
-Non lo so nemmeno io. -ammise. -Io…devo proprio andare. -di nuovo si voltò ma lui la afferrò di nuovo e stavolta non si limitò a farla voltare ma la baciò.
Non era un bacio violento, non era un bacio dolce, era solo passione. Le infilò la lingua in bocca, per giocare con la sua. Le lasciò le braccia giusto un nano secondo, per stringerla a sé dalla vita.
Buffy smise di ragionare nell’esatto momento in cui le sue labbra la toccarono, come se fosse stato quello che il suo essere attendeva da tempo: il tocco delle sue labbra. Gli cinse il collo con le braccia aggrappandosi a lui e rispose al suo bacio, la sua lingua era gelida e creava una meravigliosa sensazione a contatto con la sua accendendole qualcosa alla bocca dello stomaco.
Angelus la lasciò riluttante. Sapeva bene che Buffy poteva leggergli negli occhi il desiderio che aveva per lei. Così come lui poteva leggere nei suoi il suo di desiderio ma anche un sentimento che non sapeva definire. Rimasero in silenzio per qualche secondo.
-No! -esclamò lei divincolandosi bruscamente. -Questo è sbagliato! -urlò.
-E quale sarebbe la cosa giusta? -ricambiò livido.
-Di certo non questa! -sospirò. -Credo sia stato un errore venire qui. -
-Forse è stata una delle poche cose giuste che hai fatto. -la contraddisse.
-Ma cosa ne sai tu delle mie scelte giuste o sbagliate? Tu sei capace solo di uccidere e di trarne piacere. Sei tornato qui per torturarmi come cinque anni fa? Non ho più diciassette anni, stavolta i tuoi giochetti non funzioneranno. -lo aggredì.
-E cosa funzionerà allora? -si avvicinò lentamente, con un mezzo sorriso che la diceva lunga. -A quanto pare il bacio di prima non ti è dispiaciuto. -
-Lasciami in pace e vattene all’inferno da solo. -
Lui la afferrò velocemente per le spalle e la strinse forte, facendola quasi gemere per il dolore. La fissò intensamente per qualche secondo, quasi volesse trafiggerla solo con lo sguardo.
-Non fare la stronza con me, Buff. Tu non hai mai conosciuto la mia vera pericolosità. -
-Non mi fai paura. -lo sfidò.
-Però ti intimorisce ciò che provi verso di me. Hai detto una cosa giusta: hai sbagliato a venire qui stasera, è vero. Ma chiediti perchè l’hai fatto? Per rivedere me! -la strinse ancora più forte. -Ami me, ami la mia stupida anima. Non ti importa chi io sia, ci ami entrambi e la cosa potrai negarla finché vuoi ma è così. -
-Forse hai ragione e potrai avermi quante volte vuoi ma non mi legherò mai a te. Un giorno fingerò ancora di averti dimenticato, incontrerò qualcuno, gli dirò di amarlo, ci andrò a letto e lo sposerò. Ci farò dei figli e non dubiterà mai del mio amore, persino sul letto di morte avrà la convinzione che lo amerò. E tutto questo non lo farò per me, lo farò per non dare la soddisfazione a te di poter avere controllo su di me. -gli disse guardandolo fisso negli occhi.
-Ucciderò chiunque ti tocchi. -
-Oh, tu minacci di uccidere sempre tutti! -lo spinse bruscamente via. -Vuoi uccidere qualcuno? Beh, comincia da me! Uccidi me perchè sono l’unica persona che ti fa provare il sentimento più umano che c’è: l’amore! -
-C’è solo un modo per ucciderti. -la baciò di nuovo, ma stavolta con possessione e violenza.
Lei tentò di liberarsi, lo prese a pugni sul petto ma non funzionò. Angelus le passò un braccio intorno alle gambe e con estrema facilità la issò da terra, poi si diresse nella sua camera e la posò sul letto.
La lasciò giusto un secondo per togliersi le scarpe, poi la prese per la vita e la attirò di nuovo a sé riprendendo a baciarla. Le tolse la giacca e le sciolse i capelli legati in una crocchia sulla nuca, ci passò dentro le dita lisciandoli. Poi le infilò le mani sotto l’orlo della maglia cominciando piano a tirarla su, le tolse pure quella.
Buffy cominciò piano a slacciargli uno ad uno i bottoni della camicia, ne aprì i lembi poggiandogli i palmi sul petto poi gliela fece scivolare giù dalle spalle, dalle braccia fino a togliergliela. Gli accarezzò le spalle possenti, gli accarezzò i capelli sulla nuca. Tutto in lui la faceva rabbrividire.
Angelus la fece stendere e cominciò a darle una scia di baci dalla base del collo giù in mezzo ai seni, sulla pancia, sull’ombelico, dopodiché le slacciò i jeans. Si mise in ginocchio per toglierle gli stivali poi iniziò a farle scendere giù piano i jeans, sfilandoglieli via. Le accarezzò i fianchi, i glutei, poi salì ad accarezzarle l’addome, fino a toccarle i seni senza toglierle il reggiseno, voleva farle assaporare ogni istante senza giungere subito alla fine.
Quando l’ebbe denudata completamente rimase a guardarla per quelli che parvero secondi interminabili. Secondo i ricordi di lei l’aveva vista solo una volta, quando aveva diciassette anni e avevano fatto l’amore per la prima volta. Secondo i ricordi della sua anima c’era stato anche il giorno mai esistito, si divertiva a condividerne i ricordi per farlo soffrire ancora di più.
Ma adesso rimase folgorato da lei. Da quel corpo finalmente donna, da quella semplice sensualità di cui lei nemmeno si rendeva conto. Quella notte niente gli avrebbe impedito di farla sua, nemmeno se fosse caduto il mondo, l’avrebbe semplicemente ignorato pur di non staccarsi da lei.
Finì di spogliarsi poi scivolò accanto a lei sotto le coperte. La baciò ancora e ancora, la toccò nelle sue parti più intime eccitandola ed eccitandosi insieme a lei, poi scivolò su di lei, tra le sue gambe e fu in lei facendola gemere.
Si mosse in lei, chiamando il suo nome come una preghiera, baciandola mentre lei gemeva aggrappandosi con le unghie alla sua schiena e circondandogli i fianchi con le gambe, Forse cercando un modo per non staccarsi mai più da lui, dimentica di quello che c’era al di fuori di quella camera e di quel momento.
L’orgasmo la raggiunse potente lasciandola stremata, l’attimo dopo lui venne insieme a lei guardandola negli occhi. Poi la baciò e scivolò via da lei, le si stese di fianco e la tenne stretta.
Poco dopo ricominciarono quella danza a loro proibita, ma che quella sera aveva mandato all’aria ogni loro facoltà di pensiero, nulla esisteva al di fuori di quella stanza, al di fuori di loro.
Poi Buffy si addormentò e lui rimase a guardarla dormire finché alle prime luci dell’alba anche lui si addormentò.
Buffy si svegliò di soprassalto. Si tirò piano a sedere e guardò l’ora: le sette e un quarto. Imprecò sottovoce e scivolò via piano dalle braccia di Angelus sapendo che anche con tutta la delicatezza del mondo lui si sarebbe comunque svegliato. Iniziò piano a vestirsi, aveva appena agganciato il reggiseno quando notò che lui la guardava.
-Te ne vai? -le chiese.
-Ho delle cose da fare. -indossò la maglia poi iniziò a cercare i suoi stivali. -La casa è piena di cacciatrici che mi faranno domande a vedermi tornare a quest’ora e Dawn deve andare a scuola. -
-Dawn fa il secondo superiore. -le fece notare.
-Lo so, ma questo non vuol dire che non debba vedermi prima di uscire. Sono l’unica famiglia che le è rimasta. -si sedette sul bordo del letto e si mise gli stivali.
-Tornerai stanotte? -le chiese sedendosi e accarezzandole i capelli piano.
-No. Questa notte è stata un errore madornale. Riesci sempre a farmi fare cose stupide. -sospirò e si alzò, prese la sua giacca e andò nell’altra stanza.
Angelus la raggiunse indossando solo dei pantaloni.
-Per me è stata una gran notte. -le disse facendola fermandola.
-Ovviamente. -si voltò a guardarlo. -Hai ottenuto quello che volevi. Vattene via da Sunnydale, Angelus. La prossima volta che saremo uno di fronte all’altra saremo nemici. -
-Allora preparati a soffrire. -la minacciò livido.
Lei non rispose. Si voltò e andò via lasciandolo solo. Era sicura al cento per cento che Angelus gliel’avrebbe fatta pagare e anche molto cara, il solo pensiero la terrorizzava ma non voleva darglielo a dimostrare. Mai.
Aprì la porta di casa sua stancamente. I suoi amici erano in salotto e la attendevano preoccupati. In sala da pranzo le cacciatrici facevano ancora colazione e la guardarono sgranando gli occhi quando arrivò con i capelli spettinati e i vestiti del giorno prima.
-Temevamo ti fosse successo qualcosa. -esordì Willow.
-Nicky? -eluse il commento.
-Dorme. È stato un po’ inquieto stanotte, forse ha capito che non c’eri. -le rispose Tara.
-E Dawn? -non vedeva sua sorella.
-A scuola. Sono appena tornato dopo averla accompagnata. -le rispose Xander.
Senza dir loro niente si voltò e prese a salire le scale, poco dopo sentirono chiudersi la porta del bagno e poi l’acqua che scorreva nella doccia.
Le cacciatrici presero ad avvicinarsi a loro.
-È stata fuori tutta la notte? -chiese Kennedy, una delle prime cacciatrici arrivate con Giles indicando le scale con il pollice.
-Forse è il caso di cominciare l’allenamento. -cambiò argomento Giles avvicinandosi. -Se avete finito andiamo fuori. -e si diresse verso il retro seguito dalle ragazze.
In salotto rimasero solo Willow, Xander e Tara. Senza sapere cosa dire.
 
Buffy aprì il rubinetto dell’acqua calda senza regolarlo con l’acqua fredda. Si spogliò rapidamente poi si mise sotto il getto bollente ignorando il bruciore che provocava alla sua pelle che subito divenne rossa. Solo quando fu insopportabile regolò la temperatura o rischiava di farsi delle ustioni.
Prese la spugna e la cosparse abbondantemente di sapone poi cominciò a frizionarsi con forza, fino ad escoriarsi la pelle già resa debole dall’acqua calda.
Voleva cancellare dalla pelle ogni traccia delle sue dita che l’avevano accarezzata, ogni bacio che la sua bocca vi aveva dato. Si insaponò per diverso tempo e poi si sciacquò anche se non servì a cancellare del tutto i segni della notte trascorsa con lui.
Allora ripeté l’operazione, frizionandosi con maggiore forza. Si sciacquò di nuovo. Afferrò la boccetta dello shampoo e se ne versò una quantità abbondante sulla mano, facendolo strabordare, poi si insaponò la testa grattandosi la cute con le unghie.
Dopo essersi sciacquata la saponata rimase circa un quarto d’ora dritta sotto il getto con gli occhi chiusi, le mani poggiate alle piastrelle e l’acqua che le scorreva dalla testa sul viso, negli occhi, sulle braccia e sul resto del corpo.
Non poteva credere di essere stata così stupida da cedere alle sue avance così presto, come una ragazzina innamorata. Eppure, si rendeva conto che il suo corpo, il suo intero essere aveva anelato a quel momento da anni.
Fin dalla prima volta con lui, a soli diciassette anni. Nonostante avesse trascorso la notte con il mostro quello era comunque il corpo di Angel e lei aveva trascorso troppo tempo a sognare di stare ancora una volta con lui per rendersi conto della differenza. Era comunque Angel. Nonostante tutto.
Uscì avvolgendosi in un telo e tamponandosi i capelli con un asciugamano. La sua immagine allo specchio le restituiva un volto divorato dai sensi di colpa ma finalmente appagato.
Strinse forte i pugni per impedirsi di spaccarlo l’occhio le cadde sulle sue labbra. Erano rosse, carnose, voluttuose. Piene e soddisfatte dei baci dati e ricevuti quella notte. E in bocca aveva il sapore della sua saliva, dei suoi baci. Poteva ancora sentire la lingua fredda che giocava con la sua accarezzandola lentamente.
Con rabbia afferrò lo spazzolino da denti e ci versò sopra una striscia di dentifricio poi si spazzolò furiosamente i denti facendo sanguinare le gengive e sputando sapone rosso. Procedette con l’operazione finché non fu sicura che la sua bocca sapesse di dentifricio invece che di lui.
Andò in camera sua dove indossò un paio di jeans ed una canottiera di cotone bianca. Si spazzolò i capelli lasciandoli ricadere lisci e senza neanche asciugarli andò al piano di sotto. Dei suoi amici non c’era traccia mentre da fuori giungevano le voci delle cacciatrici e di Giles.
In cucina trovò Tara che dava da mangiare a Nicky. Quando il bambino la vide non volle più mangiare ed allungò le braccia per farsi prendere da lei che subito lo prese in braccio e lo baciò felice di rivederlo.
-Non ti lascerò più, amore, promesso. -gli sorrise sedendosi sullo sgabello con lui in braccio. -Ci penso io, Tara. -allungò la mano per farsi dare il piatto con la frutta frullata e zuccherata.
La strega bionda glielo allungò e con Buffy il piccolo riprese subito a mangiare.
-Dove sono Will e Xander? -chiese.
-A fare la spesa. Ormai finisce in un batter d’occhio. -sorrise.
-Ci credo, una volta la facevo solo per tre. Adesso ho perso il conto di quante siamo. -
-Cos’è successo stanotte? -le chiese. -Quando non sei rientrata e Nicky ha cominciato a piangere ci siamo spaventati. -
-Mi dispiace. -
-Willow temeva che lui ti avesse uccisa. -le confidò.
-Non lo può fare, non ne è capace. -
-In ogni caso ti ha sconvolta, si vede. -
Buffy non rispose. I segni delle sue strofinate erano evidenti sulle braccia, sul petto e sul collo. Era arrossata ed escoriata, in alcuni punti addirittura graffiata tanto si era strofinata forte.
In quel momento la porta si aprì e Willow e Xander fecero il suo ingresso reggendo le borse della spesa che subito posarono sul tavolo. Fecero altri due viaggi prima di aver scaricato tutta la macchina.
-Stai bene? -le chiese Xander mentre lei puliva la bocca di Nicky tutta sporca.
-No.-rispose scuotendo la testa.
-Beh, è evidente. -Willow richiuse il frigo dopo aver riposto il latte.
-È stato lui a farti quelli? -Xander indicò con la testa la sua pelle rovinata. Era evidentemente livido, e forse già progettava di ammazzarlo.
-No, sono stata io. -lo smontò. -Me li sono fatta sotto la doccia, volevo togliermi di dosso il suo tocco. -sospirò, con loro era inutile mentire. -Angelus si trova alla villa e ieri sono andata da lui per cercare di convincerlo ad andarsene da qui, un po’ perchè se le ragazze lo scoprono vorranno di sicuro ammazzarlo e un po’ perchè non voglio che scopra di Nicky. Solo che ho perso ogni facoltà di raziocinio, come sempre, e solo stamattina ho capito di aver fatto una stupidata. Non so perchè mi fa sempre quest’effetto, maledizione! -esclamò.
-Perché in ogni caso lui è Angel. -le rispose Willow comprensiva mettendole una mano sulla spalla con gesto consolatorio. -E tu l’hai amato così tanto da farti quasi scoppiare il cuore. -
-Che facciamo adesso? -chiese Xander.
-Vediamo come si evolvono le cose. -gli rispose Buffy. -Lui è qui solo per me e ucciderà chiunque gli sbarri la strada. Vuole che stanotte torni da lui ma io non lo farò anche se temo le conseguenze. Stanotte nessuna delle ragazze uscirà e neanche domani, gli voglio dare il tempo di calmarsi e capire che è stato solo un errore. -
-Credi funzionerà? -si intromise Tara fino a quel momento zitta.
-Non lo so, ma è meglio tentarci. Devo soprattutto proteggere Nicky, non può scoprire di lui. -sospirò accarezzando la testa del bambino.
-Tranquilla, ce la faremo. -la consolò Willow. -Non facciamo capire niente alle ragazze, sono troppo impulsive. Io chiamo Cordelia e cerco di sollecitarla a farmi avere qualcosa di utile, è sempre la solita lenta! -sbuffò e si avvicinò al telefono.
 
La sera scese in fretta. Le ragazze rimasero male quando Buffy le informò che quella sera non sarebbero uscite per la ronda, erano smaniose di cacciare e non potevano sapere che questo impensieriva Buffy.
-Ma scusa, tu vai a caccia ogni sera! -si lamentò Kennedy.
-Neanch’io uscirò stasera. -la informò.
-E dai, Buffy! -la supplicò Amanda, una compagna di scuola di Dawn da poco potenziale. -Stasera potremmo incontrare qualche vampiro, per cosa ci alleniamo a fare? -
E alcune sue compagne esclamarono diversi si per darle manforte.
-Ragazze, vi prego! -le supplicò Buffy. -Non è il caso di uscire stasera. -
Molte di loro; Annabell, Vi, Chao Ahn, Rona e altre sbuffarono scocciate e deluse.
-Perché neanche tu esci stasera? -le chiese Chloe, un’altra.
-Può essere pericoloso. -liquidò la cosa.
-O forse vuoi sgattaiolare via senza farti notare e poi tornare come stamattina? -la accusò.
-Vuoi insinuare qualcosa? -la affrontò avvicinandosi di un passo.
-C’è il tuo amante vampiro che ti aspetta anche stanotte. -la fronteggiò facendo ammutolire tutti nella stanza.
-Non so di cosa tu stia parlando. -
-Quando intendevi dirci di Angelus? O forse non volevi che uscissimo così non possiamo ucciderlo e tu puoi continuare a scopare con lui? -alzò la voce.
-Cosa? -esclamò Kennedy. -Angelus è tornato? -chiese.
-Angelus non è affar vostro. -le guardò tutte.
-Allora è davvero qui! -si alzò da dove era seduta.
-Si, si trova in una villa e ieri è andata da lui per dirgli di andarsene prima che lo ammazziamo. E poi hanno trascorso la notte insieme, lo raccontava stamattina in cucina. -continuò Chloe.
-Chi ti ha dato il diritto di origliare le conversazioni private? -la riprese Buffy.
-Volevo prendermi dell’acqua così vi ho ascoltato senza volerlo. -
-Non è una giustificazione. Non voglio che voi ammazziate Angelus semplicemente stiamo aspettando di trovare un modo per farlo tornare come prima. E poi non potete fronteggiarlo perchè non ne siete in grado, lui è troppo forte per voi e vi ucciderà prima che possiate fiatare. -spiegò.
-Io dico di cercarlo e ucciderlo. Non potrà fronteggiare un attacco di massa. -continuò la cacciatrice che aveva scatenato tutto quello.
-No! -urlò Buffy.
-Buffy basta comportarti come una stupida! -la riprese Rona.
-Sono d’accordo. -concordò Kennedy armandosi di paletto. -Io esco di ronda. -e si avviò alla porta seguita dalle sue compagne.
Buffy non cercò neanche di fermarle perchè sapeva che sarebbe stato inutile. Le lasciò andare pregando dentro di sé per tutte loro.
-Noi è il caso che andiamo con loro. -disse Willow alzandosi velocemente dal divano insieme a Tara, Xander, Giles ed Andrew che protestava.
Corsero immediatamente dietro alle ragazze sperando di poter evitare qualche catastrofe.
Buffy sbuffò e si lasciò cadere sul divano nel salotto rimasto deserto. Dawn era di sopra a studiare e Nicky era con lei. Si passò le mani tra i capelli sconsolata e preoccupata. Odiava quella situazione.
Nascosto dall’oscurità più profonda, Angelus si affacciò da dietro un albero e fissò il salotto di casa Summers. Buffy era bellissima come sempre anche nella sua preoccupazione ed un sorriso malvagio gli affiorò sulle labbra.
Aveva assistito a tutta la scena. Bene, se quelle insulse ragazzine volevano fare di testa loro che lo facessero pure, ma che poi non si lamentassero delle conseguenze. Dopo un ultimo sguardo a Buffy, si voltò e si allontanò furtivamente.
Buffy si occupò di Nicky mettendolo a letto, poi convinse anche Dawn ad andare a coricarsi. Rimase sveglia tutto il tempo ad attendere che i suoi amici e le cacciatrici tornassero. Ogni poco guardava l’orologio, a volte faceva su e giù per il salotto sbuffando o passandosi le mani tra i capelli preoccupata.
Iniziò a rasserenarsi quando man mano iniziarono a tornare tutti a casa, specialmente i suoi amici. Finché all’alba tornò l’ultimo gruppo di ragazze. A quel punto notò che mancava qualcuno.
-Dov’è Andrew? -chiese guardandoli tutti.
Tutti iniziarono a scuotere le spalle, a mormorare “non lo so” “non era con me” “io non l’ho visto” e a guardarsi a vicenda. Per lei quello fu un chiaro segnale.
-L’ha preso Angelus. -sospirò. -Se gli torce un solo capello vi riterrò direttamente responsabili. -fece dura.
-Sei tu la responsabile se gli fa qualcosa! -la aggredì una delle ragazze.
-No, siete voi. E sai perchè? Perché Angelus voleva colpire voi per evitare che vi metteste in mezzo tra me e lui ed io gli ho detto che voi siete la mia armata contro il Primo e che se vi tocca io non so con cosa combattere. Quindi per risparmiare voi ha scelto Andrew. Fatevi un esame di coscienza. -e detto questo se ne andò.
Corse come una forsennata fino alla villa. Spalancò la porta e corse dentro. Era terrorizzata al pensiero di quello che Angelus poteva aver fatto ad Andrew.
-Angelus! -lo chiamò. -Angelus! -corse nella camera da letto e quando entrò vide che era vuota.
Si voltò e si spaventò a vederselo davanti. Aveva un asciugamano avvolto intorno alla vita ed i capelli umidi, segno che stava uscendo dalla doccia. La sua espressione era indecifrabile.
-Mi hai spaventata. -fece con una mano sul cuore.
-Sei in ritardo. -esordì serio.
-Dov’è? -eluse il commento.
-Chi? -fece perplesso.
-Lo sai chi! Andrew! Il ragazzo che hai rapito per punirmi perchè non sono stata con te stanotte. -lo aggredì.
-Oh, si, adesso ho capito di chi parli! -fece finta di ricordare. -Piccoletto, biondo, occhi azzurri e parla troppo e a sproposito? -chiese. -Si, è stato con me fino a poco fa, adesso non so dove sia. -
-Cosa gli hai fatto? -gli urlò contro.
-Niente, abbiamo solo parlato tutta la notte. Io mi sono divertito parecchio, non mi capitava da un sacco di tempo. -rise.
Buffy corse fuori dalla camera. Una volta nel salotto non seppe dove andare, dove poteva aver messo Andrew per tutta la notte? Fece vagare lo sguardo per tutta la camera e solo allora notò una cosa sul divano, era una camicia di Angelus. Si avvicinò lentamente e la prese in mano, senza un perchè.
La camicia era rossa ma presentava diverse chiazze di un rosso più intenso. Sgranò gli occhi lasciandola cadere sul divano, erano macchie di sangue. Di Andrew, ne era certa.
Si voltò, Angelus era sulla porta della camera ed indossava solo un paio di pantaloni. Alla sinistra della camera ce n’era un’altra e dalla tenda appena scostata intravide una sedia con ancora delle corde adagiate sopra. Corse lì e si fermò sulla soglia scioccata e con un senso di nausea.
C’erano diverse macchie di sangue sulla sedia, sulle corde, persino per terra e sui muri. In un angolo c’era un basso tavolino con adagiati sopra diversi arnesi: bisturi, seghetti, fruste, ferri da marchio e altre cose che non conosceva ma che non avevano un’aria rassicurante, al contrario. Ed erano tutti sporchi di sangue.
-Se ti può consolare quando l’ho riaccompagnato alla porta era ancora vivo. -disse Angelus alle sue spalle.
-Maledetto! -urlò aggredendolo con un pugno che lo fece cadere a terra. -Che cosa gli hai fatto? -
Angelus rise, di una risata malvagia ma soddisfatta. Si rialzò asciugandosi il sangue dall’angolo della bocca con la mano.
-Tesoro mio, io l’ho fatto per te. -la guardò con scherno e cercò di prenderla per le spalle.
-Non mi toccare! Mi fai schifo! -lo guardò furente.
-Non ti facevo così schifo l’altra notte quando abbiamo fatto l’amore fino a sfinirci. -ancora un sorriso, poi la afferrò velocemente per le spalle e la tenne salda. -Non venire a fare la santarellina con me, Buff! -adesso era serio ed incuteva il doppio del timore. -Lo sapevo che mi avresti giocato il brutto scherzo di non venire ed ero pronto anche a passarci sopra, per una notte. Poi sono venuto a casa tua, ieri sera. -
-Cosa? -sgranò gli occhi terrorizzata.
Il suo pensiero corse a Nicky. Se l’aveva visto per lei e il bambino era la fine e il sacrificio di Wesley sarebbe stato inutile.
-Hai capito bene. Ho visto tutte quelle puttanelle che ti davano contro e tu che non facevi niente, subivi e subivi. Allora ho deciso di punirle. Volevo prendere una di loro, quella Kennedy deve avere una bella energia, con lei mi sarei potuto divertire parecchio e stavo per prenderla ma poi ho visto Andrew, si chiama così, giusto? Stordirlo è stato un gioco da ragazzi e quando si è svegliato era legato qui. Fidati, amore mio, è stata una notte memorabile, mi sono divertito da matti, poi verso l’alba l’ho riaccompagnato alla porta. Si reggeva in piedi a stento ma con quelle poche forze che aveva è riuscito a scappare via. Ha urlato tutto il tempo e ha pianto e supplicato e pregato, un vero spasso. -
Lei si divincolò da lui e lo guardò come se il suo sguardo avesse potuto ucciderlo, ma i suoi occhi brillavano di lacrime.
-Ti odio, sei un bastardo. -e detto questo corse via da lui.
Corse come se avesse avuto il diavolo alle costole per tutta la città ancora addormentata, trovò Andrew sulla strada per casa sua, si trascinava lentamente e perdeva sangue. Lo raggiunse e quando l’ebbe tra le braccia il suo amico finalmente crollò a terra e abbozzò un sorriso contento di vederla.
Era in uno stato pietoso, i vestiti erano strappati, aveva ferite su tutto il corpo e anche bruciature e lividi vari, sulla schiena il segno delle frustate.
-Buffy. -balbettò abbozzando un sorriso con la bocca pesta e sanguinante. -Sono felice di vederti. -
-Andrà tutto bene, Andrew. -cercò di consolarlo. Lo sollevò e corse verso l’ospedale.
Quando l’ebbe assicurato ai dottori chiamò casa sua per informare che l’aveva trovato. Poco dopo Willow, Xander e Giles arrivarono da lei che era in sala d’attesa con un bicchiere di caffè in mano e sporca del sangue del suo amico.
I tre si informarono di Andrew ma Buffy non sapeva ancora nulla, stava aspettando che uscissero i dottori.
-Buffy, ho una buona notizia. -le disse Willow. -Mi ha chiamata Cordelia stamattina, hanno scoperto dov’è l’ampolla con l’anima di Angel. -
-Davvero? -chiese speranzosa.
-Si, l’ha rubata una tipa che da a loro dei problemi, pare che sia un avvocato e che si chiami Lilah Morgan. Cordelia ha cercato di spiegarmi ma sai com’è, a volte non si capisce niente di quello che dice. Comunque io ho perfezionato la maledizione e se Tara mi aiuta, insieme siamo abbastanza potenti da raggiungere l’ampolla, ovunque essa sia, e romperla. Così l’anima di Angel sarà libera di tornare da lui. -spiegò.
-Quando opererete? -chiese.
-Presto, Tara stava già preparando tutto l’occorrente. -
-Perché ridargli l’anima, io dico di ucciderlo. -si intromise Xander.
-Xand, non ricominciamo. -lo bloccò Willow. -Angel è diverso e sono sicura che questa cosa di Andrew lo distruggerà. -
-E se la cava ancora così? -fece stralunato.
-A Nicky non ci pensi? -lo ammutolì la sua amica. -Io un giorno dovrò restituirlo a lui, il bambino non mi appartiene ed Angel ama suo figlio. -
-Potresti sempre crescerlo tu e il bambino non saprebbe mai niente. Ti adora e pensa che tu sia davvero sua madre! -provò ad insistere.
-I patti erano chiari: solo fino alla scoperta di un modo per aggirare la profezia, poi il bambino tornerà da Angel. È giusto così, e non insistere! -chiuse la conversazione.
In quel momento un medico finalmente uscì dalla sala e si diresse verso di loro.
-Voi siete i parenti di Andrew Wells? -chiese.
-No, ma lui vive a casa mia. -rispose Buffy. -Non sappiamo niente dei suoi genitori, si sono trasferiti molti anni fa. Ha un fratello, Tucker, ma anche lui si è trasferito e non si sa dove sia. Dottore, come sta Andrew? -
-Mi dispiace, il vostro amico non ce l’ha fatta. -gli comunicò lasciandoli ammutoliti. -Le ferite erano troppo gravi e hanno lesionato gli organi, ma quello che non gli ha retto è stato il cuore, credo che quello che abbia subito sia stato troppo e gli abbia provocato un infarto. È successo giusto mentre cercavamo di curarlo e non c’è stato niente da fare, era troppo debole e persino l’elettroshock non ha funzionato. Mi dispiace ancora. -spiegò.
-Grazie per tutto. -mormorò Buffy.
-Mi serve qualcuno che mi metta delle firme per il riconoscimento della salma e per fare in modo che possiate portarla via. -proseguì.
-Ci penso io. -si offrì Giles e si allontanò con lui.
 
Quando Buffy rientrò in casa era pomeriggio inoltrato. Aveva chiamato a casa per dare la notizia a tutti verso l’ora di pranzo ed anche per sincerarsi come stavano Nicky e Dawn. La morte di Andrew aveva sconvolto tutti.
La casa era deserta e silenziosa, Tara aveva dato a tutte la giornata libera e poi aveva portato Nicky e Dawn in giro per farli svagare, così in casa non c’era nessuno.
Stancamente salì le scale trascinandosi fino al bagno. La sua immagine allo specchio le restituì una donna distrutta e affranta. Si guardò le mani sporche del sangue del suo amico, poi aprì l’acqua nella doccia e iniziò a spogliarsi.
Prima di entrare nella doccia accese la musica, nella radio c’era inserito un cd di Dawn. Lo capì perchè era di Rihanna e non era il suo genere.
I’m not the type to get my heart broken (non sono il tipo da avere il cuore spezzato)
I’m not the type to get upset and cry (non sono il tipo che si intristisce e piange)
Tutto quello doveva essere un incubo, si trovò a pensare. Negli anni aveva fatto in modo che nessuno potesse penetrare la corazza che si era costruita, perché non voleva più soffrire, ma Angel, Angelus, sapeva sempre come colpirla.
Cause I never leave my heart open (perchè non lascio mai il mio cuore aperto)
Never hurts me to sai goodbye (non mi fa mai male dire addio)
Poggiò le mani sulle piastrelle bagnate e lasciò che l’acqua le scorresse addosso, anche se lei era troppo impegnata a pensare ad altro per accorgersene.
Pensò a quando Riley se ne era andato. Lei si era disperata ma poi si era accorta che era stato meglio così, adesso lui aveva Sam ed era felice e lei non l’aveva mai amato del tutto.
Relationships don’t get deep to me (le relazioni non diventano profonde per me)
Never got the whole in love thing (non ne ho mai avuto abbastanza di qualcosa)
And someone can say they love truly (e qualcuno può dire che mia ama veramente)
But at the time it didn’t mean a thing (ma al contempo non ha significato niente per me)
Si trovò a chiedersi se fosse colpa sua, se distruggeva sempre ciò che le stava intorno. Tutte le persone che le avevano detto di amarla lei li aveva allontanati o non c’erano più.
Angel, sua madre, i suoi amici…persino Spike l’aveva amata così tanto e lei l’aveva respinto così tanto da arrivare al gesto estremo di cercare di violentarla. Eppure, non c’era niente in lei che non andasse, perchè Angel era riuscito a toccarle il cuore e da quando era finita lei si era sentita vuota dentro.
My mind is gone, I’m spinning around (la mia mente è andata, sto girando intorno)
And deep inside my tears I’ll drown (e nel profondo affogherò nelle mie lacrime)
Iniziò a piangere e le lacrime si mischiarono all’acqua ma lei non poteva smettere perchè la morte di Andrew le aveva aperto dentro una diga e tutti i suoi errori si stavano riversando adesso.
I’m losing gripp, what’s happening (sto mollando la presa, che sta succedendo?)
I stray from love, this is how I feel (cerco per l’amore, ecco come mi sento)
Ma non poteva farci niente. Lei amava Angelus, amava Angel e qualsiasi cosa sarebbe sempre successa era succube di questo sentimento e lui l’aveva in suo potere. Iniziò a singhiozzare convulsamente.
This time was different (questa volta era diverso)
Felt like I was just a victim (mi sono sentita che ero solo una vittima)
And it cut me like a knife (e mi ha tagliato come un coltello)
When you walked out of my life (quando sei uscito dalla mia vita)
Era vittima di lui. Dell’unico uomo che aveva mai amato, del sentimento che provava e non poteva farci niente. Aveva già provato a reprimerlo ma senza risultato.
Now I’m in this conditions (adesso sono in queste condizioni)
And I’ve got all the symptoms (e ho tutti i sintomi)
Of a girl with a broken heart (di una ragazza con il cuore spezzato)
But no matter what you’ll never see me cry (ma non importa, non mi vedrai mai piangere)
Si ingiunse di non mostrarsi mai debole di fronte a lui perchè sapeva quanto ne avrebbe goduto della sua debolezza sentendosi forte ed in grado di farle di più del male.
E non poteva permetterlo. Per sé stessa, per Nicky e per chiunque le stava intorno.
Did it happen when we first kissed? (è successo quando ci siamo baciati per la prima volta?)
Già, ma quale primo bacio, quello di Angel, o di Angelus? Perché li ricordava entrambi, ed entrambi erano marchiati a fuoco dentro di lei e dimenticarli era impossibili.
Angel: -L’unica cosa che penso è che voglio baciarti.
Angelus: -Le cose si stanno facendo molto interessanti.
Cause it’s hurting me to let it go (perchè mi fa male lasciarlo andare)
Maybe cause we spent so much time (forse perchè abbiamo trascorso così tanto tempo insieme)
And I know that it’s no more (e so che non è più così)
Ricordava quando Angel la ascoltava per ore senza stancarsi mai, era così giovane. E adesso il pensiero che il suo alter ego aveva ucciso Andrew la fece piangere più forte.
Piano scivolò sul fondo rannicchiandosi e portando le gambe al petto mentre l’acqua continuava a scivolarle addosso. Il dolore era troppo forte.
I shoulda never let you hold me baby (non avrei mai dovuto lasciare che tu mi stringessi tesoro)
Maybe why I’m sad to see us apart (forse perchè sono triste di vederci divisi)
I didn’t give to you on purpose (non ho lasciato che accadesse di proposito)
Gotta figure out how you stole my heart (devo capire come hai fatto a rubarmi il cuore)
Non sarebbe dovuta andare da lui l’altra sera e lasciare che lui la possedesse ma ormai era troppo tardi e poi anche lei l’aveva voluto, anzi forse era andata da lui solo per fare in modo che lui la stringesse ancora una volta. Perché in ogni caso lui era Angel.
How did I get here with you, I’ll never know (come sono arrivata fin qui con te, non lo saprò mai)
I never meant to let it get so personal (non ho mai pensato di metterla così sul personale)
Non poteva farci niente, ormai arrivata a quel punto poteva solo cercare di esser forte, anche se era dura anche solo pensarlo.
After all I tried to do, stay away from loving you (dopo tutto quello che ho cercato di fare, stare lontano dall’amarti)
I’m broken hearted I can’t let you know (ho il cuore spezzato e non posso lasciare che tu lo sappia)
And I won’t let it show (e non lo mostrerò)
You won’t see me cry (tu non mi vedrai piangere)
Rimase a piangere e singhiozzare per un tempo indefinito, svuotandosi completamente il corpo e l’anima. Perché una volta rimasta senza lacrime lui non avrebbe più potuto colpirla e lei avrebbe avuto abbastanza sangue freddo da affrontarlo, senza emozioni.
Senza fare in modo che lui la vedesse crollare. Perché, come diceva quella canzone, lui non poteva vederla piangere. E lei non gli avrebbe mostrato il suo dolore.
Mai.

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Capitolo 10
*** Anime ripristinate ***


Parte 9 – Anime ripristinate
 
Cordelia abbassò la cornetta del telefono con un’espressione prossima alle lacrime, poi si voltò verso i suoi amici che erano rimasti in silenzio durante la telefonata proveniente da Willow.
-Angelus ha rapito e torturato un amico di Buffy. -annunciò. -È morto ieri mattina. Il cuore non ha retto alle torture. Willow e gli altri stavano tornando dal suo funerale. -
-Non ci posso credere che quel mostro abbia le stesse sembianze di Angel. -mormorò Gunn. -Non so come farò a guardarlo in volto quando tornerà normale. -
-Non sarà questa la sua maggiore priorità. I sensi di colpa gli si abbatteranno addosso come un fulmine, passerà un brutto periodo. -Cordelia sospirò e si sedette sul divano.
-Che altro ti ha detto Willow? -le chiese Fred.
-Buffy è distrutta dal dolore e si sente responsabile anche se Angelus l’ha fatto per una ripicca contro le potenziali cacciatrici che le sono andate contro, mentre Willow e Tara stanno arrivando. Vogliono operare l’incantesimo per ridare l’anima ad Angel. -fece una pausa. -Che sappiamo dell’ampolla con l’anima? -
-Io e Fred abbiamo visto Lilah Morgan mentre la riponeva in una cassaforte nel suo ufficio. Ancora non so come ha fatto a trafugarla, ma conoscendola un modo l’ha trovato. -rispose Gunn.
-Ci conviene attendere Willow e Tara, loro sono esperte di arti magiche e sapranno cosa fare. -si alzò inquieta. -Hanno detto che Buffy terrà Angelus sotto controllo, speriamo che lui non capisca niente altrimenti potrebbe farle del male. -
-Ma dice di amarla. -si stupì Groo.
-Sì, ma Angelus è malvagio e il suo è un amore contorto e sadico. Gode nel vederla soffrire, specialmente se lui ne è la causa. Povera Buffy. -mormorò.
-Speriamo che questa storia abbia presto fine. -mormorò Fred.
-Lo speriamo tutti. -concordò la sua amica. -È ancora di sopra? -indicò con il mento le scale.
-Si, stanotte è rientrata tardi, fuori albeggiava. -rispose Gunn. -Si sta massacrando con le ronde. -
-Lo so, ma a noi serviva una mano. -disse dirigendosi dietro il bancone per sistemare alcune scartoffie.
-Coraggio, Willow e Tara saranno qui presto. -cercò di consolarla Groo.
Cordelia annuì. Si sentiva stanca, con milioni di responsabilità sulle sue spalle e sapeva che quando Angel sarebbe tornato le cose sarebbero state più difficili perchè lui si sarebbe sentito oppresso dai sensi di colpa per tutto quello che Angelus aveva causato.
 
Buffy entrò nella villa dal giardino, la casa era immersa nell’oscurità, anche perchè erano le nove del mattino.
Willow e Tara erano partite alla volta di Los Angeles da circa un’ora e mezza, lei aveva dato loro il tempo di essere abbastanza lontane, poi si era diretta lì. Nell’attesa aveva riportato Nicky a casa e spedito Dawn a scuola firmandole una giustifica per farla entrare alla seconda ora.
Il funerale di Andrew non era durato tanto, anche perchè tutti loro lo conoscevano poco e nessuno aveva tanto da dire. Lei e gli altri avevano cercato di rintracciare la sua famiglia ma ogni sforzo era stato vano. Alla fine, il pomeriggio precedente erano riusciti a rintracciare una zia che viveva ancora a Sunnydale e che si sarebbe premurata di informare i genitori ma non avevano saputo niente e nemmeno la fantomatica zia si era presentata al funerale.
La stanza dove Andrew era stato torturato adesso era linda e pulita, le macchie erano state rimosse, così come i legacci e gli arnesi da tortura che Angelus aveva utilizzato. Lui si era premurato di ripulire tutto.
Non ebbe modo di cercarlo perchè, come se avesse percepito la sua presenza, lui uscì dalla camera da letto. Indossava solo un paio di pantaloni di pelle e pareva felice di rivederla.
-Il nero non ti si addice. Ti rende diafana. -la salutò avvicinandosi di un passo.
Lei indossava un paio di pantaloni neri, un golf con lo scollo a v nero ed un trench di lana in tinta. Aveva i capelli raccolti a coda di cavallo e si era truccata molto poco, non si sentiva in vena.
-Beh, il rosso non mi pareva il colore adatto per andare ad un funerale. -lo rimbeccò. -Anche se conoscendo Andrew magari l’avrebbe gradito di più. Ah…Andrew è morto. -lo informò.
-Non aspettarti che ti dica che mi dispiace. -alzò le spalle.
-Oh no, perchè dovrebbe. Ti consola sapere che il tutto graverà su Angel quando ritornerà. -continuò pungente.
-Se tornerà! -precisò. -Sono qui a Sunnydale da quattro giorni e pensavo che ormai la mia insulsa anima sarebbe dovuta tornare e invece ancora non c’è quindi me la godo finché posso. Ormai penso che l’abbiate persa chissà dove. -rise contento.
-Non ti sfiora neanche un po’ il pensiero che hai torturato un giovane ragazzo così tanto e così in profondo che il suo cuore non ha retto a tutto ciò? -fece stralunata.
-No.-le confermò.
-Come ho potuto lasciare che tu mi toccassi l’altra sera? -chiese più a sé stessa che a lui.
-Era quello che volevi. -le rispose.
-Si, e adesso voglio che tu te ne vada per sempre. Il solo pensiero di essere stata con te mi ripugna, è come se vedessi il sangue di Andrew scorrere sulle tue mani. -
Si sentiva sull’orlo delle lacrime ma si ricordò il mantra che si era riproposta di seguire: “Non lasciare che lui ti veda piangere. Mai.”, e decise di seguirlo fino in fondo.
-Senti, la morte del tuo amico non era messa in conto, chiaro? -iniziava ad irritarsi. -E non pensavo che qualche tortura lo uccidesse sul vero senso della parola, persino Giles è sopravvissuto quando l’ho torturato e di sicuro neanche con lui ci sono andato sul leggero. -
-Oh, cielo, ma ti ascolti? -esclamò costernata. -Parli di torture come se li avessi fatti sbronzare e invece di una nausea al mattino dopo si fosse ritrovato in coma etilico. Tu hai ucciso un ragazzo innocente solo per ferirmi! -
-L’ho fatto per difenderti! -precisò scocciato. -E poi vuoi che ti elenchi tutti quelli che ho ammazzato solo per puro divertimento? Non credo neanche di ricordarli tutti e non ti farebbe neanche piacere sentirli. Io sono un vampiro e sono malvagio, uccido per gioco e mi nutro del sangue umano. La mia anima è solo una zavorra che non mi sono andato a cercare di proposito, fidati. -sbuffò scocciato.
-Mio Dio, non posso credere che tu sia…-
Si interruppe perchè stava per dire: “Non posso credere che tu sia il padre di mio figlio.”, ma a quel punto lui avrebbe capito di Nicky e per lei sarebbe stata la fine.
-Cosa? L’uomo che ami? -ipotizzò, lontano da quello che lei pensava. -Apri gli occhi, Buff: per quanto mi odi non potrai mai smettere di amarmi. -
-Hai perfettamente ragione, ma al momento il solo pensiero di farmi toccare da te mi fa venire il vomito. -fece sprezzante.
-Rassegnati, se mi hai ceduto una volta cederai di nuovo. -fece con una tale sicurezza nella voce da farla sentire piccola ed insicura.
Avrebbe voluto mandarlo al diavolo ed andarsene ma non lo fece. Non poteva farlo perché aveva assicurato a Willow e Tara di rimanere con lui e di tenerlo d’occhio mentre loro, a Los Angeles, operavano un incantesimo per restituirgli l’anima.
Così rimase con lui, ben sapendo che presto lui sarebbe riuscito a farla capitolare. Lo faceva sempre.
 
Quando Willow e Tara varcarono la soglia dell’hotel, Cordelia andò loro incontro e le abbracciò esprimendo il suo cordoglio per Andrew, anche se non lo conosceva.
-Se è per questo neanche noi lo conoscevamo del tutto. -sospirò Willow. -Lo scorso anno lui con Jonathan ed un altro cretino diedero dei problemi a Buffy perchè si credevano dei super cattivoni ma erano più fastidiosi che pericolosi. E poi sapevamo solo che era il fratello di Tucker Wells e nient’altro. -
-Tucker Wells?!-esclamò Cordelia stupita. -Quel cretino che ha cercato di rovinarci il ballo? -e la sua ex compagna di scuola annuì. -Con tutto rispetto per i morti ma il gene della stupidità era comune! -
-Hai ragione ma adesso stava cercando di darci una mano con il Primo. -precisò.
-Comunque, è una cosa orrenda quella che è successa. -sospirò. -Vi facciamo un caffè mentre vi preparate per l’incantesimo? -si offrì.
-Grazie. -sorrise posando la borsa con i libri sul divano.
Lei e Fred andarono in cucina per mettere a bollire l’acqua poi tornarono nell’atrio, Groo e Gunn seguivano le indicazioni delle due streghe aiutandole a prepararsi.
-Siamo sicuri che Angelus non sospetterà niente? -chiese Gunn preoccupato.
-Credo che quando se ne renderà conto sarà troppo tardi. -gli rispose Willow.
-E comunque c’è Buffy con lui a tenerlo d’occhio. -precisò Tara.
-E dell’ampolla cosa ci dite? -chiese Will.
-Lilah Morgan, quell’avvocato nostra nemica la tiene segregata nella cassaforte nel suo studio. -rispose Groo.
-Sicure di riuscire a raggiungerla? -si preoccupò Cordelia.
-Dovremmo farcela. Abbiamo potenziato l’incantesimo e Tara mi serve come ancora affinché io non abusi troppo dei poteri della magia nera, oltretutto l’abbiamo mischiato con la maledizione vera e propria quindi non dovrebbero esserci problemi. -spiegò.
-Ho letto i testi della maledizione ed è un incantesimo potente, sia per chi lo pratica sia per chi lo riceve. In ogni modo dovremmo riuscire a raggiungere l’ampolla. -disse Tara.
-La cosa che mi preoccupa saranno le conseguenze su Angel. -sospirò la strega rossa.
-Lo penso anch’io. Questa volta per lui sarà dura. -concordò Cordelia.
-Di sicuro si riprenderà, ho imparato che è un vampiro forte e ha passato anche di peggio. -cercò di consolarle Fred con un sorriso.
-Già, specialmente dopo Connor siamo sicuri che saprà farcela. -concordò Gunn.
Willow e Tara impallidirono e ripresero a concentrarsi sull’incantesimo. Mancava ancora qualche minuto a che fossero pronte e sperarono che nessuno avesse notato il loro cambiamento, ma tutti erano tranquilli così si rasserenarono e ripresero a lavorare.
 
Buffy era seduta sul divano. Si fissava le mani giunte in grembo mentre Angelus guardava lei seduto sull’altro lato del divano.
-Cosa sei venuta a fare qui oggi? -le chiese spezzando un silenzio che durava ormai da quasi un’ora.
Lei rise amara. Poteva dirgli che era venuto a controllarlo mentre Willow e Tara, a Los Angeles, gli ridavano l’anima ma significava tradire le sue amiche.
Poteva dirgli che era venuta ad assicurarsi che il padre di suo figlio potesse tornare ma voleva dire informarlo che Connor stava bene e che lei lo stava crescendo al posto suo. Ovviamente anche questa ipotesi era da scartare. E oltretutto quelle erano tutte bugie. Così scelse di dirgli la verità.
-Volevo vederti. -rispose alzando lo sguardo su di lui.
-Finalmente una verità in un mondo di bugie. -commentò ironico.
Lei si alzò inquieta e si avvicinò alla finestra. Dalla tenda filtrava un triangolo di luce che si perdeva sul pavimento e lei lo fissò. Le bastava allungare appena la mano affinché la luce la illuminasse, poi si voltò a guardare Angelus.
Lui era in ombra, come sempre. Come dal primo momento che l’aveva visto e la sua vita era cambiata. Cosa avrebbe fatto quando Angel fosse tornato? Si chiese.
Si sciolse i capelli scuotendo la testa affinché ricadessero lisci e vaporosi lungo la schiena, poi si tolse il trench e lo adagiò sulla spalliera del divano. Lo guardò per qualche secondo prima di parlare e quando lo fece la sua voce fu poco più di un sussurro che comunque lui sentì, anche perchè con il suo udito sviluppato era impossibile che non accadesse.
-Ti va di fare l’amore con me? -gli chiese e per la prima volta vide lo stupore apparire sul suo volto. Una cosa che non avrebbe dimenticato facilmente perchè Angelus non si stupiva mai.
Lui si alzò lentamente e le si avvicinò fino ad esserle di fronte. Le mise un dito sotto al mento e le alzò il viso per incontrare il suo sguardo, poi si chinò lentamente su di lei.
Quando Buffy pensava che stesse per baciarla vide che il suo sguardo era guardingo e soprattutto per niente convinto dalle sue parole e dal suo atteggiamento. Prima che potesse reagire lui l’aveva già presa per le spalle e sbattuta contro il muro. Era accaduto tutto così velocemente che lei non sentì nemmeno il dolore per la botta.
-Con chi credi di avere a che fare, Buff? -le chiese stringendola forte. -Ho più di duecento anni più di te, non mi freghi. Cos’hai in mente? -
-Era quello che volevi che io dicessi, no? Adesso che l’ho detto non ti fidi? -ricambiò.
-Di te? Mai! -esclamò duro lasciandola andare e voltandole le spalle.
-Però mi vuoi! -esclamò a sua volta massaggiandosi le spalle doloranti per la sua stretta. -Mi hai avuta e hai persino ucciso per avermi ancora ma se io mio offro di mia spontanea volontà la cosa non ti convince. Sei contorto! -quell’ultima cosa lo fece ridere di gusto.
Ridendo si voltò a guardarla di nuovo.
-Su questo non posso darti torto. -si calmò. -Adesso illuminami. Dimmi perchè ti sei finalmente convinta a darti a me senza alcuna costrizione. -
-Forse ti voglio anch’io. -rispose tranquilla alzando le spalle. -Ma se per te non va bene dimmelo senza problemi. -lo sorpassò e prese il suo trench. -Perché se è così me ne vado a casa e farò finta di niente. -si diresse verso la porta.
-Okay, va bene, fermati! -la bloccò arrendendosi.
Lei sorrise ma lui non lo vide. Ce l’aveva in pugno.
-D’altronde quando mi ricapita una tale occasione. -acconsentì facendola voltare verso di sé e baciandola.
Buffy gli passò le braccia intorno al collo lasciando cadere il suo trench sul pavimento ma nemmeno se ne accorse. Fu presa da un senso di deja vu quando lui le passò un braccio sotto le ginocchia e la prese in braccio per poi portarla nella sua camera da letto e adagiarla piano sul letto.
Ma d’altronde quella stessa cosa era accaduta solo pochi giorni fa e adesso la cosa si ripeteva. Per un istante lei pensò ad Angel e alle spiegazioni che avrebbe dovuto dargli non appena tornato. Si sarebbe sentito deluso e tradito ma l’avrebbe perdonata, nell’attesa che lei gli rivelasse di Connor e a quel giorno si che l’avrebbe deluso e tradito sul serio e non anelava al suo perdono. Non poteva riceverlo.
 
Willow e Tara si dichiararono pronte ad operare l’incantesimo. Tara aveva appena finito di disegnare in terra il cerchio dentro cui si sarebbe seduta Willow, lei sarebbe rimasta appena al di fuori riuscendo comunque ad aiutarla.
Gli altri erano agitati ed impazienti, non sapevano quello che dovevano fare così si limitavano a fare niente in attesa degli eventi.
Poi Willow mise davanti a sé il Globo di Thesula e gettò in terra alcuni sassolini. Cordelia ricordava bene questa parte.
-Quod perditum est, invenietur. -esordì Tara.
Willow fece un profondo respiro ed iniziò a recitare l’incantesimo.
 
Angelus spogliò Buffy freneticamente, baciandola sulla bocca, sul collo, in mezzo ai seni. Si sentiva inebriato e impaziente, come se fosse stato ebbro ma con la consapevolezza di volerne ancora, di volerne sempre. Non vedeva l’ora di essere in lei, di sentirla urlare per il piacere che lui le avrebbe dato.
Buffy gemeva sotto il tocco delle sue mani e delle sue labbra accarezzandogli i muscoli delle braccia, poi passandogli una mano tra i capelli e attendendo il momento in cui lui finalmente l’avesse posseduta ancora una volta.
Quando finalmente furono entrambi nudi, lui la guidò sotto le lenzuola riprendendo da dove si era interrotto. Prolungò i preliminari fino a che le parve esasperata e solo a quel punto fu in lei, cominciando a muoversi dapprima lentamente e poi freneticamente, cercando sempre di portarla a picchi di piacere più alti. Niente esisteva al di fuori di quel momento.
 
Lilah Morgan era nel suo ufficio insieme ad alcuni colleghi quando vide un fascio di lui provenire dalla cassaforte dietro la sua scrivania. Il quadro che vi era appeso davanti cadde rompendo la cornice e spaventata lei corse ad aprire rimanendo di sasso quando vide quello che succedeva al suo interno.
L’ampolla con l’anima di Angel si agitava e il fascio di luce che rappresentava la sua anima vorticava freneticamente illuminandosi.
-Stanno cercando di liberarla. -urlò ai suoi colleghi che capita la situazione si precipitarono fuori in cerca di aiuto.
In fretta arrivarono alcuni maghi e stregoni che si misero all’opera per preservare l’ampolla mentre Lilah sperava che chiunque stesse cercando di ostacolarla fallisse miseramente.
 
Willow era circondata da un potente vortice d’aria che impediva a chiunque di avvicinarsi. La corda che la teneva legata a Tara le forniva anche la sua energia indispensabile per portare avanti l’incantesimo.
-C’è qualcosa che ci sta ostacolando. -urlò Tara aggrappandosi saldamente alla corda per trasmettere a Willow ancora più energia.
-Cosa possiamo fare! -urlò a sua volta Cordelia per dare una mano.
-Non avvicinatevi! -le consigliò.
Willow intanto era ignara di quello che le accadeva intorno, posseduta com’era dalla potenza dell’incantesimo e dall’energia trasmessala da Tara.
-Asa sa fie! Asa sa fie! Acum! -urlò più forte in una potente invocazione al rito dei morti viventi che lei aveva già praticato quando aveva solo diciassette anni.
 
Gli stregoni e i maghi di Lilah, oltre a lei e a chiunque si trovava nel suo ufficio furono scaraventati contro le pareti dalla potenza prodotta dal frantumarsi dell’ampolla.
La stanza si accese di una potentissima luce che li lasciò abbagliati e storditi per diversi secondi.
Quando Lilah si sentì in grado aprì lentamente gli occhi tirandosi piano a sedere sul pavimento. Puntò subito lo sguardo sull’ampolla posta sulla sua scrivania e vi trovò quello che si aspettava: l’ampolla era rotta e l’anima non era più al suo interno.
-L’hanno liberata. -mormorò sconfitta. Ancora una volta.
 
Angelus e Buffy stavano facendo l’amore in modo disperato, come se il mondo fuori stesse finendo ma a loro non importava niente di niente.
Ad un certo punto Angelus fu scosso come da una scossa elettrica ed i suoi occhi brillarono di una luce calda e potente. Nell’esatto secondo in cui Angel tornò alla realtà venne dentro la sua compagna.
Buffy guardò i suoi occhi assumere una sfumatura che ben conosceva ed innescata dal suo orgasmo venne l’attimo dopo di lui, poi entrambi si fermarono sfiancati e anche un po’ confusi dagli eventi.
La cacciatrice sapeva chi stava osservando. Angelus se n’era andato, ancora una volta. Anche se forse, ancora una volta, non per sempre.
-Ciao. -gli mormorò accarezzandogli i capelli bagnati dal sudore.
Angel la guardò, poi appoggiò la testa sul suo petto sospirando pesantemente. A quel punto scoppiò a piangere mentre Buffy continuava ad accarezzargli i capelli in un gesto consolatorio ma ben sapendo che niente avrebbe potuto consolarlo.
 
Groo e gunn aiutarono Willow a stendersi sul divano, la giovane strega pareva sfiancata. Cordelia e Fred aiutavano Tara e bere un bicchiere d’acqua, anche la strega bionda pareva sfinita.
Ad un certo punto l’incantesimo pareva aver raggiunto una potenza elevatissima che aveva aumentato a dismisura il vortice d’aria e che aveva illuminato la stanza di una luce bianca ed accecante. Poi tutto si era improvvisamente calmato lasciando le due streghe semi svenute sul pavimento e subito soccorse da tutti.
-Credete sia andata bene? -chiese timidamente Fred.
-Non lo so. -mormorò Cordelia scuotendo la testa.
-Si, ha funzionato. -disse Willow tirandosi a sedere sostenuta da Gunn. -Ho sentito l’incantesimo passarmi attraverso quindi ha di sicuro funzionato. Forse è il caso che chiami Buffy per sapere come sta Angel. -
-Ci penso io. -si offrì Cordelia e compose il numero di cellulare che Willow le dettò. -È spento. -la informò.
-Allora possiamo solo aspettare che lei si faccia viva. -posò il telefono.
-Oppure che chiami Angel. -precisò Gunn e tutti annuirono.
-Ehi, ho sentito un di casino dalla mia camera! -
Si voltarono tutti verso la voce di donna che proveniva dalle scale. La ragazza che aveva parlato stava scendendo lentamente stropicciandosi gli occhi come se si fosse appena svegliata.
-E tu che ci fai qui? -esclamò Willow fissandola con gli occhi sgranati.
-A loro serviva una mano…-si giustificò Faith con un’espressione imbarazzata con le si addiceva.
-Io e Groo siamo andati a parlarle della situazione che avevamo e lei…-Cordelia non osò continuare diventando rossa per l’imbarazzo.
-Ha deciso di evadere dalla prigione. -finì Willow per loro due.
-Più o meno è andata così. -Faith si torse le mani.
-Sono stato io a rompere il vetro divisorio per farla scappare. -precisò Groo. -Non ce la potevamo cavare da soli senza qualcuno di forte ad aiutarci. -spiegò serio.
-E adesso che farai? -chiese Willow alla cacciatrice bruna.
-Angel tornerà a breve e credo che a Sunnydale ci sia più bisogno di me, ho saputo della lotta contro il Primo. -sospirò.
-Prima di partire è il caso che io avvisi Buffy della novità. -si diresse verso la sua borsetta e afferrò il cellulare.
-Ti conviene fare le valigie, saremo in viaggio prima di sera. -la esortò Tara con un sorriso.
La cacciatrice bruna annuì e poi volò al piano di sopra.
 
Buffy si infilò il maglione, era seduta sul bordo del letto già mezza rivestita. Quando si voltò vide che Angel le dava le spalle, stava davanti la finestra ed indossava un paio di pantaloni neri ed una camicia nera sbottonata.
-Non ti conviene sbirciare fuori, è ancora pieno giorno. -lo informò alzandosi.
Angel aveva pianto per tanto tempo poggiato sul suo petto come se fosse stato un’ancora di salvezza. Poi era crollato stremato e aveva dormito per circa un’ora. Lei non aveva avuto il coraggio di alzarsi ed era rimasta a guardarlo dormire sperando che la sua vicinanza gli fosse di conforto.
-Potrebbe essere un’idea. -mormorò voltandosi a guardarla.
-Il suicidio non è la soluzione ai tuoi problemi. -si avvicinò di qualche passo.
-Ma forse non mi farebbe più patire le pene dell’inferno. -sospirò piano.
-Angel non sei stato tu a fare tutte quelle cose. -cercò di convincerlo avvicinandosi e prendendolo per le spalle.
Ma nemmeno lei era convinta di quelle parole perchè in fondo erano la stessa cosa.
-Forse non la mia anima ma sono comunque state le mie mani ad uccidere, a torturare e massacrare. Io sono colpevole quanto Angelus del male che ho fatto. Non so come potrò vivere con dell’altro sangue sulla coscienza. -voltò lo sguardo per non incontrare il suo.
-Anch’io ho le mie colpe. -disse lei lasciandolo. -Gli sono caduta tra le braccia praticamente appena l’ho visto. -
-Non ti biasimo per questo, lui ti anelava da sempre. -cercò di consolarla. -So che ti aspetti drammi, liti e offese, anche se comunque ci sono rimasto male perchè lui mi farà ricordare la vostra notte per sempre solo per farmi sapere che ti ha avuto al posto mio, ma non lo farò. Non voglio dare corda alla sua crudeltà. -
-E tu? Non mi volevi? -lo guardò comunque ferita dalle sue parole, perchè voleva che a lui importasse della sua notte con Angelus, che la ferisse per questo.
-Forse più di lui ma lui è comunque me; quindi, in fondo ti ho avuta anch’io. -ammise. -Sai, questo è forse l’unico momento in cui sono contento che Connor non sia più qui. Chissà cosa avrebbe pensato di me se avesse saputo tutto quello che ho fatto, tutte le persone che ho ucciso, come ho torturato Andrew…-gli si spezzò la voce.
Buffy si sentì morire a quel riferimento. Perché Connor era il suo Nicky e per fortuna era ancora troppo piccolo per capire tutti quegli errori, ma forse un giorno avrebbe dovuto saperli.
-Non dire così, Connor ti avrebbe amato in ogni caso. -abbozzò un sorriso sperando di non tradirsi.
-Grazie, Buffy, per tutto quello che hai fatto. Appena tramonterà il sole credo che tornerò a Los Angeles. -
-Fai bene, devi tornare in fretta alla tua vita. Aiutare qualcuno, forse, potrà lenire i tuoi sensi di colpa. -lo spronò.
-Sai, hai acquisito un buon odore in questi anni. -sorrise lievemente anche lui. -Hai un odore dolce e delicato, quasi come quello di un bambino. Mi piace. -
Lui l’aveva detto come complimento ma lei sbiancò nel sentirglielo dire. Era normale che stando a contatto con Nicky lei avesse il suo odore ma in quel momento tremò all’idea. E se Angel l’avesse riconosciuto cosa avrebbe dovuto fare?
Se avesse capito del bambino non sarebbe stata sicura di potergli nascondere la verità e per lei sarebbe stata la fine, forse anche per Nicky.
-Grazie. -si limitò a dire sperando che non le tremasse la voce.
-Vai a casa adesso, sono stati giorni difficili anche per te. Io riposerò un po’ e poi mi metterò in viaggio. -la esortò.
-Posso rimanere, non ho molto da fare. -alzò le spalle.
In realtà aveva tantissimo da fare, per Nicky, ma non poteva dirglielo.
-Non preoccuparti, starò benissimo, promesso. -la scortò nell’altra camera.
-Va bene, allora, mi fido. -annuì prendendo il suo trench e la sua borsa. -Fammi sapere se hai bisogno. -si diresse verso la porta del giardino.
-Lo farò. -promise. -Ah…Buffy? -la chiamò prima che andasse via.
-Si? -si voltò.
-È stato bello fare l’amore con te. -le sorrise.
-Anche per me. -ammise lei e poi andò via.
 
Quando tornò a casa, Nicky corse barcollando da lei e le si gettò tra le braccia contento che finalmente fosse tornata.
Lei lo strinse forte al petto inspirando l’odore dei suoi capelli e della sua pelle, chissà se era quello l’odore che Angel aveva sentito su di lei, si chiese. Ma non volle rispondersi perchè era una fortuna che Angel non avesse capito appieno.
 
Angel chiuse la zip del borsone dentro cui aveva riposto i suoi effetti personali. Fuori in giardino aveva appena bruciato gli strumenti di tortura di Angelus e anche i suoi vestiti.
Bruciare gli arnesi con cui Angelus aveva torturato e ucciso non l’aveva fatto sentire meglio ma lo consolava sapere che nessuno avrebbe più potuto utilizzarli.
Certo, faceva soffrire sapere anche che lui era andato a letto con Buffy ma il suo demone aveva solo realizzato una cosa che voleva anche lui. Si riscosse per evitare di pensare a lei, così bella e così cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista.
Dopo che lei era andata via aveva chiamato Cordelia per dirle che l’incantesimo aveva funzionato e che quella stessa sera sarebbe tornato a Los Angeles. La sua segretaria era stata felice di risentirlo e di sapere che adesso stava bene.
Fuori gli ultimi raggi di sole morivano nel tramonto. Lui uscì dalla camera, spense tutte le luci e si diresse fuori dove staccò il contatore della luce e dell’acqua, poi caricò il borsone in macchina e si allontanò dalla villa e anche da Sunnydale per cercare di tornare alla sua vita di sempre.
 
Willow e Tara varcarono la soglia di casa Summers insieme a Faith che lasciò il suo borsone, il suo unico bagaglio, all’ingresso.
La casa era praticamente deserta a parte Dawn e Xander che giocavano a Scarabeo in sala da pranzo ricordando Andrew che li faceva sempre diventare matti a quel gioco perchè si inventava le parole più disparate.
Durante il tragitto Faith e Tara avevano stretto amicizia, alla cacciatrice andava a genio quella timida strega bionda e l’aveva persino detto a Willow.
-Rieccoti a Sunnydale, quindi. -esordì Xander verso Faith alzandosi e andando loro incontro.
-Beh, l’apocalisse incombe e stavolta mi sa che sto dalla parte giusta. -sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
-Dove sono le cacciatrici? -chiese Will.
-A caccia con Giles. -rispose Dawn.
-Forse dovrei raggiungerle. -propose Faith.
-Non così in fretta. -la bloccò Buffy sbucando dalla cucina con Nicky in braccio. -Credo che ci siano diverse cose di cui dobbiamo discutere prima che tu vada di nuovo in giro con un paletto in mano. -
-Ehi ho imparato la lezione. Tu sei il capo e anche più forte, non ho intenzione di cercare di scavalcarti. -mise le mani avanti.
-Bene, credo che riusciremo ad andare d’accordo stavolta. -annuì. -Volete che vi prepari qualcosa per cena? -
-No, ci siamo fermati lungo la strada. -spiegò Tara.
Faith parve improvvisamente notare la presenza del bambino. Lo fissò stralunata per qualche secondo mentre Buffy finiva di dargli il biberon della sera e il piccolo le sorrideva adorante chiamandola mamma.
-Tu hai un figlio? -le chiese perplessa mentre gli altri intorno a loro tacevano improvvisamente in imbarazzo.
-Si. -rispose Buffy. -Nicky ti presento la zia Faith. -si avvicinò alla sua collega mostrandogli il bambino. -Faith lui è Nicky, mio figlio. O meglio Connor, il figlio di Angel. -
Faith strabuzzò gli occhi. Okay, c’era qualcosa che dovevano dirle, qualcosa che non le sarebbe piaciuto ma che iniziava ad intuire.
-Mi sa che qui c’è un gran macello. -borbottò.

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Capitolo 11
*** Sensi di colpa ***


Parte 10 – Sensi di colpa
 
Al suo ritorno a casa, Angel era stato accolto festosamente da Cordelia e Fred che gli erano saltati al collo contente di rivederlo. Anche gli altri erano stati felici di vederlo anche se aveva notato una certa diffidenza in Gunn mentre Lorne gli annunciava che quell’estate sarebbe tornato in tournee a Las Vegas. Tipico di Lorne.
Liquidò i saluti in fretta dichiarandosi stanco per il viaggio e anche per l’incantesimo, così salì nella sua camera. Si chiuse la porta alle spalle appena in tempo.
Le prime visioni erano cominciate durante il viaggio in macchina mentre guardava nello specchietto retrovisore la strada. La giovane ragazza era seduta al centro del sedile, di dietro, e lo guardava con un sorriso, una ferita sul collo ancora rossa e grondante sangue.
Lui non le aveva rivolto la parola e neanche la visione della sua prima vittima a Sunnydale aveva aperto bocca limitandosi a guardarlo con quello strano sorriso sulla bocca. Solo quando aveva parcheggiato di fronte l’hotel si era permessa di sporgersi in avanti per dirgli: -Questo non è che l’inizio. -e poi era sparita così come era venuta lasciando ad Angel la consapevolezza di avere perfettamente ragione.
Un’altra visione lo stava attendendo in camera sua. Un uomo che non ricordava neanche di avere ucciso, ma d’altronde Angelus aveva fatto più vittime di quanto si aspettasse nel suo breve periodo di libertà. L’aveva fatto di proposito perchè era consapevole di avere meno tempo dell’ultima volta e voleva sfogare gli anni di prigionia ben sapendo che poi tutto sarebbe ricaduto sulle spalle della sua anima.
-Non ti ricordi neanche di me, eh? -esordì la visione come se gli avesse letto nel pensiero.
Aveva un’espressione diabolica sul volto, mentre si alzava dalla sua poltrona come a volergli dare il bentornato.
-Mentirei se dicessi il contrario. -concordò posando il borsone sul letto e aprendolo per cominciare a disfarlo. -L’ultima volta mi sono opposto e ho lottato contro le visioni delle mie vittime, adesso sono troppo stanco per rifarlo. -sospirò riponendo alcune maglie dentro un cassetto.
-Se ti arrendi così non c’è più piacere. -sorrise mentre si tramutava in Andrew. -Non avrei motivo di essere qui e adesso. -
Angel si voltò verso di lui, verso il fantasma del giovane ragazzo biondo che Angelus aveva brutalmente torturato fino alla morte.
-Lo sai che mi dispiace di quello che lui ti ha fatto. -mormorò.
-Ti dispiace? -scoppiò a ridere. -E di cosa dovresti dispiacerti? Di avermi torturato finché non mi ha più retto il cuore? Risparmiatelo, ormai sono morto. Sono carne per i vermi. -alzò le spalle.
-Non mi lascerai in pace, vero? Ne tu ne tutti gli altri. -disse pieno di consapevolezza.
-In fondo neanche tu vuoi che ti lasciamo in pace. -
-Non esserne così sicuro. -fece una pausa. -Lo so cosa vuoi. Vuoi farmi impazzire così che io lasci di nuovo il posto ad Angelus e lui possa concludere il suo lavoro, qualunque esso sia. -allargò le braccia. -Mi vuoi? Eccomi! Non ho la forza, né la volontà per lottare. -
Andrew si avvicinò a lui mutando mentre camminava le sue fattezze e trasformandosi in Buffy.
-Non lotteresti neanche per me? -gli sorrise. -Per me che ho sempre combattuto per te? Che ti ho accudito quando sei tornato dall’inferno, che ho litigato con i miei amici per te? Che ti ho amato così tanto da perdere me stessa? -
Angel rimase scioccato nel vederla. Sapeva che era un trucco, che non era veramente lei ma vederla faceva sempre male. Era l’unica visione che potesse toccarlo fin nel profondo.
La visione sorrise maligna. Con tutte le altre vittime, anche se involontariamente, Angel avrebbe lottato. Ma non di fronte a Buffy. Non davanti al suo punto debole. E non era neanche l’unico.
 
Cordelia chiuse la rivista che stava sfogliando senza leggere e la posò accanto a sé sul divano, poi lanciò lo sguardo in alto sulle scale. Aveva un’espressione molto preoccupata.
-Che succede, cara? -le chiese Groo sedendole accanto e porgendole una tazza di tè.
-Sono in pensiero. -gli rivelò. -Per Angel. È tornato da ormai tre giorni e praticamente non è mai uscito dalla sua camera. Nessuno di noi l’ha più visto da allora. Se non fosse che quando gli portiamo il nutrimento lui ci apre e mette fuori una mano per prendere la tazza potremmo quasi pensare che sia scappato. -spiegò.
-Credi che gli stia succedendo qualcosa di strano? -aggrottò la fronte serio.
-Più che strano direi pericoloso, per lui però. So che si sente divorato dai sensi di colpa ma così si spingerà al suicidio. -bevve un sorso della sua bevanda.
-Lo credi davvero? -le chiese Gunn apparendo in quel momento. Aveva sentito tutto.
-Credo di sì. -annuì.
-Io sono andato a bussargli e chiedergli se gli potesse servire qualcosa ma da dietro la porta mi ha risposto che andava tutto bene e che preferiva rimanere solo. -le spiegò lanciando anche lui un’occhiata alle scale.
-Sta succedendo qualcosa, solo che non so cosa e non arriva neanche una visione a dirmi cosa. -rifletté Cordelia pensierosa.
-Forse dovremmo convincerlo a farci aprire e farci spiegare cosa gli succede. -propose Gunn alzando le spalle.
-No, se Angel non ci vuole stai sicuro che non ci farà entrare. -Cordy scosse la testa. -Ormai sappiamo tutti com’è testardo. -
-Io gli ho riscaldato il sangue. -disse Fred apparendo in quel momento con un vassoio su cui c’era una tazza fumante.
-Chissà, magari a lei apre. -scherzò Gunn.
-No, ci ho provato ma non mi ha lasciata neanche tentare. -lo smontò la giovane texana.
-Sono sempre più convinta che qualcosa sta accadendo l’ha dentro. -Cordelia sospirò.
-Coraggio, magari dopo che avrà rimuginato a sufficienza ci permetterà di entrare. -tentò di consolarla Groo ma Cordelia non era dello stesso parere.
 
Tremava rannicchiato in un angolo con le gambe strette al petto. I tremiti gli scuotevano le spalle larghe e si sbatteva la fronte contro le ginocchia.
La camera era ormai diventata un caos con alcuni mobili rovesciati di lato o lanciati contro le pareti dove si erano frantumati.
La visione era seduta su una poltrona rimasta intatta in un angolo e lo osservava ridendo.
-Oh, coraggio, Angel! -lo spronò ironicamente. -Dopo soli tre giorni sei già allo stremo delle forze? Dov’è finito il tuo potere così tanto declamato? -si alzò e si avvicinò lentamente.
Il vampiro, sfinito e sudato, alzò appena la testa e fissò il volto della donna che un tempo aveva amato. Una ormai piccolissima e quasi inesistente parte di lui sapeva che quella non era Buffy ma non aveva potuto fare a meno di venire soggiogato dal Male.
Il Male Primordiale aveva subito capito che Buffy era il suo punto debole ma aveva praticamente visto quasi i suoi sogni avverarsi ed Angel capitolare quando si era tramutata nel piccolo Connor. In realtà non avrebbe potuto farlo perchè il bambino non era mai morto ma il piccolo era nato da creature in realtà morte e questo gli aveva concesso di riuscire nella trasformazione.
E poi si era tramutato anche in Darla ed Angel era praticamente andato giù di testa vedendola. Dopo tre giorni di quella tortura psicologica dove gli aveva fatto vedere vittime vecchie e nuove, ormai il vampiro era praticamente allo stremo delle forze mentali.
-Ti prego…basta…-balbettò con un filo di voce piangendo ma la visione rise, di una risata crudele e beffarda. -Ho detto basta! -esclamò e afferrò il vaso che giaceva accanto a lui e gliela lanciò ma quello la attraversò da parte a parte andandosi a schiantare contro la parete e rompendosi in mille pezzi.
-Sei patetico, Angel. -lo sbeffeggiò.
In quel momento bussarono alla porta ed entrambi si voltarono.
-Angel? Amico, ci sei? -lo chiamò Gunn. -Siamo un po’ preoccupati. -
-Tanto preoccupati. -precisò Cordelia.
-Lasciatemi solo. -riuscì a dir loro il vampiro con voce flebile.
-No, oggi non ci muoviamo da questa porta finché non ci apri. -insistette Gunn con durezza.
Angel si trascinò sul pavimento, verso la porta. Da un lato voleva disperatamente aprire ai loro amici per farsi aiutare ma dall’altro non ne aveva la forza.
-Se aprirai loro la porta io metterò in pericolo le loro vite e tu marcirai nei tuoi sensi di colpa per avermi permesso di ucciderli. -gli intimò la visione di Buffy seria e crudele.
-Vattene via. -pianse rivolto a lei poggiando la testa sul pavimento sfinito.
-Angel? -insistette Gunn bussando ancora. -Guarda che sfondo la porta! -lo avvisò.
-No…non farlo. -riuscì a dirgli abbandonandosi senza più forze sul pavimento freddo.
-Spostatevi, ragazze. -Gunn scansò con le braccia Cordelia, che si rifugiò tra le braccia di Groo, e Fred, poi diede un forte calcio alla porta spalancandola.
Subito si precipitarono all’interno fermandosi praticamente subito dopo sconvolti dal caos che regnava nella camera e poi fissando Angel tremante e sconvolto sul pavimento.
-Angel! -esclamò Gunn precipitandosi dal suo amico subito seguito dagli altri.
-Che succede? -gli chiese Cordelia mentre Groo e Gunn lo aiutavano a girarsi.
-Sono qui…non fanno altro che parlarmi e dirmi cose…-balbettò il vampiro confuso.
-Chi è qui? -chiese Fred. -Dio, c’è una puzza tremenda in questa stanza. -constatò.
-Tutti loro…mi dicono cosa ho fatto…-rispose guardando un punto oltre le loro spalle. -Non la vedete anche voi? -fissò il volto sorridente di Buffy che stava a braccia conserte in piedi in mezzo alla camera, ma il suo non era un sorriso cordiale.
-Non c’è nessuno qui. -precisò Cordelia guardandosi in giro.
-Non la vedete anche voi? -ripeté il vampiro. -Lei metterà in pericolo le vostre vite. -
-Devono essere i sensi di colpa, forse ha le visioni delle sue vittime. -ipotizzò Groo.
-No, è molto di più. -Cordelia scosse la testa.
Gunn e Groo aiutarono il vampiro ad alzarsi e lo adagiarono sul letto. Fred raddrizzò la poltrona rovesciata e raccolse qualche coccio.
-Lei vi metterà in pericolo. -continuava a ripetere Angel senza guardarli.
-Lei chi? -chiese Gunn. -Chi vedi? È una delle tue vittime? -ma Angel non rispose.
-Peggio. -mormorò dopo qualche secondo.
-Guardate qui. -Fred attirò la loro attenzione.
In un angolo giacevano le tazze di sangue che in quei giorni loro gli avevano portato. Erano intatte, Angel non si era nutrito e puzzavano in maniera spaventosa.
-Ecco cos’era la puzza. -Cordelia storse il naso.
-Vado a prendere dei sacchi per la spazzatura e gli porto del sangue fresco, magari si rimette anche un po’ in forze. -e Fred uscì dalla camera.
Angel aveva chiuso gli occhi ma continuava a tremare e gemere. Osservandolo bene notarono che teneva gli occhi chiusi fortemente, come se non volesse riaprirli per nessuna ragione.
Fred tornò dopo pochi minuti con una tazza di sangue bollente e sacchi per la spazzatura e detergenti.
Aiutarono Angel a bere ma non riuscì a ingoiarne più di qualche sorso prima di cadere stremato sui cuscini.
-Deve essere successo qualcosa. -disse Cordelia. -Sapevamo che si sarebbe depresso e buttato giù per i sensi di colpa ma questo non è normale. C’è sotto dell’altro. -rifletté.
-Io non saprei da dove cominciare a chiedergli e lui non dice molto a parte che qui dovrebbe esserci qualcuno. -disse Groo.
-Dite che ha visioni molto veritiere delle sue vittime? -ipotizzò Gunn.
-È probabile, gli è già successo una volta dopo che Angelus ha fatto più danni del dovuto in pochi mesi ma non ne so molto perchè ero ad Aspen a sciare. -ricordò Cordelia.
-E non sai chi potrebbe aiutarci? -le chiese.
-Potrei chiamare Giles ma vorrebbe dire informare Buffy di quello che sta succedendo e preoccuparla. -rifletté aggrottando la fronte.
-No! -esclamò in modo strozzato Angel scattando sul letto. -Non chiamatela, ci ucciderà. -disse tremando.
Si alzò dal letto ma quasi cadde per le poche forze che aveva subito sostenuto dagli amici.
-Torna a letto, sei ancora debole. -gli disse Gunn.
-Non posso. -lo scansò. -Lasciatemi andare, vi avevo detto di non entrare! -esclamò duro scostando anche Groo da sé.
-Vogliamo solo cercare di capire cosa ti succede! -esclamò Cordelia. -Sei psicologicamente a pezzi! -
-Lasciatemi stare! -urlò e con le poche forze che aveva scappò via dalla camera.
I suoi amici lo chiamarono e gli corsero dietro ma anche se debole Angel era comunque più veloce di loro e poterono solo vedere la porta d’ingresso che lentamente si chiudeva.
-Dove sarà andato adesso, debole e a piedi? -protestò Cordy portando le mani ai fianchi.
-Sì e senza neanche farci capire che sta succedendo! -rincarò Gunn.
 
Angel corse e corse ancora senza sapere dove stava andando, voleva solo scappare dalle visioni di Buffy e di Darla e delle sue vittime, voleva anche scappare dalle genuine premure dei suoi amici per non metterli in pericolo.
Non seppe fin quanto tempo corse finché inciampò per la debolezza e cadde sull’asfalto di un vicolo stretto e buio. Quando lo guardò bene notò che era il vicolo dietro il Charitas, il vicolo dove era nato il suo bambino.
-Connor…-mormorò e scoppiò a piangere rannicchiandosi in posizione fetale.
Non seppe per quanto tempo rimase lì scivolando pian piano nell’incoscienza. Ad un certo punto intravide un’ombra sopra di sé e cercò di guardare con gli occhi annebbiati senza capire chi fosse la figura che lo guardò e disse: -Sapevo di trovarti qui. -
Poi svenne.
 
Riaprì gli occhi lentamente subito richiudendoli per via della luce. Li strizzò e poi si concentrò sul rumore di goccia che sentiva in lontananza, forse un rubinetto che perdeva. Ma come faceva a sentirlo?
-Non sforzarti e stai tranquillo. Qui non c’è. -gli disse una calma voce femminile.
-Dove sono? -chiese riconoscendo a stento la sua voce.
-Sei in un luogo sicuro. -
Angel mise a fuoco trovando a pochi centimetri da sé il volto di un’anziana signora che gli tergeva il volto con un panno umido. Le gocce che aveva sentito provenivano da un rubinetto a pochi metri che perdeva.
-Perde da mesi ma io non ho più la forza di stringerlo come si deve. -disse la signora osservando il suo sguardo che era andato al rubinetto.
Angel si guardò in giro notando che stava sdraiato in un divano, nel salotto di una casa. Da dove era lui si vedeva la cucina e il rubinetto gocciolante.
-Però ha avuto la forza di portarmi qui. -constatò e la vecchia rise.
-Immaginavo che l’avresti detto. -posò il panno dentro una bacinella piena d’acqua. -Qui sei al sicuro, il Primo non può entrare. -
-Devo ancora conoscere un luogo dove non possa entrare. È un’entità incorporea e può essere ovunque, al di sopra di qualsiasi magia. -si tirò lentamente a sedere.
-Tranne in una casa protetta direttamente dalle Forze dell’Essere. -precisò.
-Tu chi sei? -le chiese.
-Il mio nome è Hara, sono una strega. -si presentò. -Stavo tornando a casa dal bridge del mercoledì sera quando ti ho percepito e ti ho trovato quasi svenuto in quel vicolo. C’erano voci sul Primo che tormentava la tua anima ma nessuno lo sapeva per certo, adesso si. -gli spiegò.
-Già, voci! Ma nessuno che sia venuto ad aiutarmi. -borbottò.
-Hai la forza di tenere testa al tuo demone che ti tormenta da più di cento anni e vuoi aiuto per affrontare il Primo? -rise. -La cacciatrice se ne sta occupando da sola a Sunnydale. -
-La cacciatrice ha un’armata contro di lui. -puntualizzò.
-Si, ma in alcune lotte è da sola. -ricambiò.
-Cosa devo fare? Il Primo conosce i miei punti deboli, mi ha fatto vedere Buffy, Darla e persino mio figlio il che vuol dire…-si interruppe. -…vuol dire che nel QuorToth il tempo scorre così velocemente che a quest’ora lui è già morto. -si incupì.
-Non per forza. -
-Il Primo non può assumere sembianze di persone vive. -
-Ma può farlo di qualcuno che tecnicamente è nato da persone morte. -lo rimbeccò ingiungendosi adesso di tacere per non fargli capire che sapeva qualcosa di Connor.
-Sarà ma non voglio pensarci. -chiuse il discorso. -Ti ringrazio per avermi aiutato ma questa è una battaglia che devo combattere da solo. -poggiò i piedi per terra.
Fece per alzarsi ma era ancora troppo debole e subito le gambe gli cedettero.
-Sicuro di farcela? -gli chiese aiutandolo a sedersi sul divano.
-Devo o tutto ciò che ho passato finora sarà stato inutile. Il Primo ha già cercato di distruggermi una volta e adesso c’è quasi riuscito. -
-Se hai già vinto una volta contro di lui allora saprai ritrovare la forza per sconfiggerlo ancora. -disse porgendogli una tazza di sangue ancora tiepido. -L’avevo riscaldato pochi minuti fa per te. -
-Ti ringrazio, Hara, giusto? -rifletté.
-Esatto. Ti conviene restare qui per qualche giorno, anche solo per recuperare le forze o rimettere a posto i tuoi pensieri dopo che per giorni sono stati intaccati dal Primo. -
-Non voglio creare disturbo. -disse imbarazzato.
-Nessuno disturbo, e poi hai promesso di aggiustarmi il lavandino che perde ricordi? -sorrise.
-Ah, si? E quando? -chiese ironico ma contagiato dal suo sorriso.
Angel rimase in casa di Hara per due giorni. Durante la prima notte i sogni del Primo tornarono a tormentarlo facendolo urlare e subito accorrere Hara che lo aiutò parlandogli piano e dolcemente.
Nei successivi due giorni lo aiutò a liberarsi delle parole e delle visioni del Primo facendogli recuperare piano le forze mentali. Angel la ringraziò non solo aggiustandole il lavandino ma facendole anche molti piccoli lavoretti in casa. Poi si congedò da lei ringraziandola profondamente, adesso si sentiva liberato dall’influenza maligna del Primo.
Hara rimase a guardarlo andare via pronunciando silenziosamente le parole di un incantesimo per fargli dimenticare la strada che poteva portarlo a casa sua. Il vampiro avrebbe ricordato il loro incontro e quei due giorni trascorsi a casa sua ma non avrebbe ricordato dove si trovava la sua casa.
Lo faceva come altro favore a Wesley e al piccolo Connor che a quanto pareva era ancora nascosto, il che voleva dire che non c’era ancora una soluzione alla profezia.
 
Angel rientrò all’Hyperion trovando i suoi amici preoccupati per lui. Subito li rassicurò che adesso stava meglio e poi passò a spiegare quello che era successo in quei tre giorni di isolamento forzato e poi dei due giorni trascorsi in casa della strega.
-Quindi il Primo ha minacciato di ucciderci, per questo non ti facevi vedere? -concluse Gunn.
-Anche. E poi perchè mi ha veramente steso psicologicamente. -rispose.
-Ed è qui adesso? -chiese Cordelia preoccupata.
-Potrebbe esserlo. -annuì. -Il Primo è un’entità incorporea che può assumere le sembianze di persone morte. Da me si è manifestato facendomi vedere le mie vittime, vecchie e nuove, e anche Darla, Buffy…-spiegò.
-Aspetta, come può tramutarsi in Buffy se è viva? -si stupì.
-Ma è morta due volte. -precisò.
-Cosa possiamo fare quindi? -chiese Groo.
-Non lo so, non so come combattere con lui. Credo che volesse portarmi al crollo psicologico e ci è quasi riuscito ma qui non ha motivo di portare distruzione. Lui vuole la Bocca dell’Inferno. -
-Ma nell’attesa posso accontentarmi. -rispose una voce sulle scale.
Si voltarono e videro Darla. La visione scese lentamente le scale con un macabro sorriso sulle labbra.
-Immagino che non sia la vera Darla. -disse Fred.
-Immagini bene. -la mise in guardia Angel. -Ormai non sono più sotto il tuo potere. Puoi andartene adesso. -lo affrontò.
Darla rise, di una risata crudele che fece accapponare la pelle agli altri. Poi si tramutò nel suo reale aspetto e disse: -Perirete nella Bocca dell’Inferno! -e scomparve.
-Adesso capisco perché ti eri ridotto in quel modo. -disse Gunn.
-Cos’era quello? -chiese Fred.
-Il suo reale aspetto. -la informò Angel.
-Beh, allora è comprensibile che si tramuti in altra gente. Così è orrendo! -esclamò Cordelia.
-Cosa voleva dire con quella frase? -chiese Groo.
-Che è tornato a Sunnydale a lottare con Buffy. Vuole riaprire la Bocca dell’Inferno. -spiegò Angel.
-Credi sia il caso di andare a darle una mano? -chiese Cordy.
-Non lo so. -andò nel suo studio. -Intanto la chiamo per vedere se ha bisogno. Poi deciderò. -e si chiuse dentro.
-Speriamo che non ci rimanga altri tre giorni. -fece Gunn ironico.
 
Angel sedette alla sua scrivania ricordando che era passato così tanto tempo dall’ultima volta che era stato lì. Afferrò il telefono e compose il numero di casa Summers.
-Casa Summers. -rispose la voce a lui sconosciuta di Tara.
-Ehm…cerco Buffy. Sono Angel. -disse.
-Te la passo subito. -e sentì la voce dire a Buffy di venire subito ed informarla che c’era Angel al telefono.
-Ciao. Tutto okay? -chiese Buffy.
-Ehm, per caso hai avuto a che fare con il Primo da quando sono partito? -esordì.
-Non direttamente. Ho incrociato qualcuno dei suoi scagnozzi e una specie di prete di nome Caleb che lavora per lui ma non ci sono state sue apparizioni. Perché? -si stupì.
-Perché è stato da me. -la informò.
-Tipo Natale del 98? -chiese seria.
-Peggio. -sospirò. -Mi ha tenuto tre giorni confinato in camera con le mie vittime e Darla e Connor. Mi ci è voluto un aiuto forte per riprendermi. -
-Oh, mi dispiace. E adesso come va? -
-Meglio. Lui ha detto che periremo tutti nella Bocca dell’Inferno. -
-Allora sta tornando a Sunnydale. Grazie dell’avvertimento. -
In quel momento ad Angel parve sentire un lamento inconsueto.
-Buffy è un bambino quello che piange? -si stupì.
-Cosa? No, è solo Dawn che guarda la tv. -rispose stranamente in imbarazzo. -Grazie ancora, Angel, a presto. -
-A presto. -la salutò.
Riattaccò alzando le spalle poi tornò dai suoi amici.
-Ho avvisato Buffy. -esordì.
-Che ti ha detto? -chiese Cordy.
-Provvederanno loro. -alzò le spalle. -C’è qualcosa da mangiare? Mi sento ancora debole. -
-Ci penso io. -si premurò Fred sparendo in cucina.
-In ogni caso ci penso io a controllare la situazione visto che vado a Sunnydale per l’udienza del processo dei miei genitori. -lo rassicurò Cordelia.
-Si sentivano rumori strani in casa di Buffy, pareva quasi che ci fosse un bambino ma lei ha detto che era la tv. -rifletté il vampiro sedendosi sul divano rotondo.
-Te la immagini Buffy con un bambino? Già a volte non sa badare a sé stessa. -sorrise mentre riordinava una pratica nello schedario.
Mentre lo chiudeva però si fermò con una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Era stato il riferimento a Buffy ed un bambino a fargliela venire, stranamente.
Si ricordava ancora di quando Wesley le aveva detto che in realtà Connor non era stato portato nel QuorToth ma che era ancora in quella dimensione. Aveva mantenuto il segreto anche perchè rivelarlo era inutile e dannoso per tutti.
Di nuovo pensò a Buffy…e ad un bambino. Che fosse possibile? No, si disse scuotendo la testa, era semplicemente assurdo anche solo ipotizzare che Wesley l’avesse pensato.
Ma quella sensazione rimase.

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Capitolo 12
*** Battaglie ***


Parte 11 – Battaglie
 
Buffy riagganciò poi guardò Nicky tra le sue braccia con espressione di rimprovero.
-Quante volte la mamma ti ha detto di tacere quando è al telefono? -lo riprese bonariamente. -Se papà scopre che sei qui siamo tutti nei guai, te per primo. -sospirò.
Mentire ad Angel, anche se non lo sentiva tutti i giorni, si rivelava sempre più difficile. Si voltò trovandosi davanti Faith.
-Più che lui direi che saresti tu la prima nei guai. -la rimbeccò.
-Non ho bisogno della tua paternale, cosa che oltretutto sarebbe strana per te. -usò il suo stesso tono.
-Lo so, sto diventando troppo buona ma sai che ho ragione. -fece una pausa. -Perché hai acconsentito all’assurdo piano di Wesley? -
La sera stessa in cui era arrivata e aveva visto Nicky la gang le aveva spiegato la storia per intero. Lei aveva detto che era tutto assurdo e che Angel si sarebbe veramente arrabbiato quando l’avesse saputo ma aveva acconsentito a mantenere il segreto.
-Perché è l’unico modo per tenere al sicuro Nicky. -rispose.
-Connor. -le precisò.
-Nicky! -esclamò dura. -Finché è mio figlio si chiama Nicky. -
-Ma non è tuo figlio. -le ricordò.
-Oh, Faith insomma basta! -alzò la voce sorpassandola ed entrò nel salotto. Erano sole in casa. -Cosa vuoi? Dirlo ad Angel? Fallo pure ma se poi la profezia si avverasse che cosa farai? Te la sentiresti di avere sulla coscienza questo bambino innocente? -
-Ehi, non cercare di fare leva sui miei sensi di colpa! -la rimproverò. -È un cucciolo adorabile, lo so perchè l’ho conosciuto quando era ancora un neonato, ma Angel sta soffrendo per Connor e invece il bambino ce l’hai tu qui bella beata a crescerlo e coccolarlo come se fosse davvero tuo figlio. -
-E cosa dovevo fare? -esclamò stralunata. -Dovevo dire a Wesley che non mi sarei presa cura del bambino e che doveva darlo a qualcun altro? Come pensi che avrei potuto dormire la notte sapendo la storia e non avendo fatto niente per aiutare? -
-Vogliamo tutti proteggere il bambino ma temo solo la reazione di Angel quando lo verrà a sapere. -si calmò.
-Fidati, la temo anch’io. -e detto questo salì al piano di sopra per mettere il piccolo a letto.
Faith la sentì chiudere la porta della sua camera. Scosse la testa sapendo che su alcuni punti la cacciatrice più anziana aveva ragione: la sicurezza di Connor veniva al primo posto su tutta quella storia. Forse anche Angel l’avrebbe capito, ma solo dopo diverse ore di sfoghi di rabbia. Su questo non dubitava.
Sospirò e andò all’ingresso. Indossò la giacca e prese un paletto, forse era meglio andare a dare una mano alle ragazze di ronda.
 
Buffy mise Nicky giù e lo coprì. Il bambino si strofinò gli occhi mentre succhiava il ciuccio e poi si girò per addormentarsi, si sentiva stanco.
Buffy si appuntò mentalmente di cominciare a dargli meno il ciuccio in modo da toglierglielo via presto. Poi sospirò e si sedette sul suo letto.
La battaglia era imminente. E lei non poteva combattere con Nicky appresso, doveva trovare qualcuno a cui lasciarlo per tenerlo al sicuro. Portarlo a Los Angeles, come avrebbe potuto fare in altri casi, era fuori discussione. Non poteva spiegarlo ad Angel.
Chiamare suo padre era altrettanto fuori discussione. Non lo vedeva da anni e come doveva spiegargli che aveva avuto un bambino senza neanche le prove di una foto durante la gravidanza o un’ecografia? Certo c’era un regolare (ma falso!) attestato di nascita che dichiarava che Dominick Summers era figlio di Buffy Summers e di padre ignoto ma cosa inventargli per giustificare l’assenza di un padre? Idea assolutamente da scartare!
Aveva quasi pensato di chiedere a Giles di far venire Wesley. Lui e il piccolo avrebbero potuto passare il weekend a San Francisco, lontano dal pericolo e lei sarebbe stata tranquilla e concentrata, ma l’ex osservatore si trovava in Italia per fare alcune ricerche sulla profezia e la sua permanenza nel bel paese gli stava prendendo più tempo del dovuto. Era impegnato e quindi non disponibile.
Si prese la testa tra le mani sconfortata. Di sicuro non poteva chiuderlo in casa, non sapeva che potenza avrebbe avuto la lotta e la città poteva anche andare distrutta. Non poteva rimetterci suo figlio.
Non seppe per quanto tempo rimase nella sua camera a rimuginare su come poter tenere Nicky al sicuro, si riprese solo quando sentì la porta d’ingresso sbattere con forza e lei si alzò dal letto con un sussulto.
-Buffy?! Buffy?!-
Era la voce di Tara che la chiamava ed era evidentemente disperata.
Corse fuori dalla stanza e quasi si scontrò con la strega bionda sulle scale, neanche la sua amica l’aveva quasi vista.
Tara era uscita mentre lei parlava con Angel per raggiungere gli altri che erano di ronda, e adesso era tornata con qualcosa che non quadrava.
-Che succede? -le chiese Buffy prendendola per le spalle e notando solo allora i capelli arruffati, i vestiti sporchi e un livido sotto l’occhio.
-Un’imboscata. Al cimitero di Restfield. Scagnozzi di Caleb. -riassunse brevemente.
-Le ragazze? -chiese finendo di scendere giù le scale ed entrando in salotto dove corse subito al baule delle armi.
-Alcune non ce l’hanno fatta. La battaglia è ancora in corso, Faith li sta fronteggiando e loro sono in tanti, più del solito. -aveva il fiatone.
-Nicky dorme. Ha già mangiato ed è pulito. Vado, faccio una strage e torno. -dopo essersi armata indossò velocemente una giacca ed uscì altrettanto velocemente correndo fino al cimitero.
Appena varcata la soglia sentì subito i rumori della lotta e si diresse in quella direzione.
Restfield non aveva quasi più l’aspetto di un cimitero ma di un campo di battaglia, c’erano le lapidi sventrate e alcune cacciatrici giacevano morte in giro. I loro amici continuavano a combattere coraggiosi e resistevano. Faith era quella che se la stava cavando meglio mentre le cacciatrici rimaste tentavano ancora di combattere.
Subito si gettò nella mischia salvando due cacciatrici da un gruppo di ubervamp che stavano per ucciderle. Combatté senza sosta per quelle che le parvero ore senza mai fermarsi.
I muscoli tiravano per lo sforzo ma cercò di non sentirli, Faith era quasi irriconoscibile nella sua stanchezza e pareva dover cedere da un momento all’altro, persino Xander ancora resisteva ma lui iniziava a diventare fiacco e i movimenti erano più lenti e meno precisi. Willow continuava a combattere con la sua magia ma gli incantesimi iniziavano a perdere intensità.
Un colpo più forte del previsto la fece volare a terra e l’ubervamp che l’aveva colpita si avventò su di lei. Sgranò gli occhi improvvisamente terrorizzata ma percepì il sibilo di una spada e vide la testa del demone staccarsi mentre diventava cenere insieme al corpo e tutta la polvere caderle addosso.
-Che schifo! -esclamò disgustata pulendosi i vestiti. Aveva sempre detestato la cenere di vampiro.
-Tutto bene? -le chiese la voce maschile che lei non conosceva.
Vide un giovane bruno e alto tenderle una mano che afferrò per alzarsi. Non lo conosceva e aveva in pugno la spada che aveva ucciso il vampiro.
-Si, grazie. -rispose. -Tu chi sei? -gli chiese.
-Ehi! Non ci provare neanche! Lui è mio!!-si intromise una voce di donna.
Buffy conosceva quella vocina mezza sguaiata ma non poteva essere lei, mancava da Sunnydale da troppi anni per arrivare nel bel mezzo di una battaglia ma quando si voltò vide che era proprio lei anche se cresciuta, con i capelli più corti e l’aria inferocita.
-Ti sembra il modo di salutare dopo questi anni di assenza, Cordy? -la riprese la cacciatrice.
-Ti saluto come mi pare se ti vedo civettare con il mio uomo! -replicò l’ex reginetta di Sunnydale agguantando Groo per un gomito.
-Ma secondo te, adesso, io ho il tempo per civettare con il tuo uomo che oltretutto nemmeno conosco? -continuò nello stesso tono.
-Ohh conoscendoti da te mi aspetto questo e altro. -
-Guarda che forse mi stai confondendo con te stessa. Sei tu quella a cui piaceva rubare i ragazzi. -la rimbeccò.
Cordelia aprì la bocca per replicare con una risposta pepata ma Buffy la scansò di lato e colpì con un pugno il vampiro che si era avvicinato alle spalle della sua ex compagna di scuola scaraventandola a terra.
Groo si immerse nella lotta salvando Xander da un vampiro che stava per farne la sua cena incenerendolo.
Buffy uccise l’ultimo vampiro e poi aiutò una delle potenziali ad alzarsi dato che era rimasta a terra colpita molto forte ad una gamba.
-Adesso puoi spiegarmi cosa sei venuta a fare a Sunnydale dopo quanti? Tre anni? Quattro che te ne sei andata? -Buffy si avvicinò a Cordelia che stava attaccata a Groo.
-Che ci fai tu qui? -esclamò Xander rendendosi conto solo in quel momento della presenza della sua ex.
-Non che non ci faccia piacere. -sviò Willow intuendo che il nervosismo di Buffy e l’imbarazzo di Xander erano dovuto al fatto che Cordelia a Sunnydale poteva scoprire di Nicky.
-Ehi ma che accoglienza festosa, mi mettete in imbarazzo! -saltò su la ragazza sarcastica.
-È che non ti vediamo da tanto, ma questo non vuol dire che non ne siamo felici. -rispose in modo diplomatico Giles calmando gli animi. -Anche se c’è da ammettere che è il momento sbagliato per una visita. -
-C’è l’udienza del processo ai miei genitori. -rispose.
-Non te l’hanno comunicato? -fece Buffy affidando la potenziale a Kennedy.
-Cosa? -si stupì.
-Hanno trasferito tutti i detenuti. Se ne stanno andando tutti da Sunnydale, la città è praticamente deserta, ci siamo solo noi. -le spiegò.
-Perché? Che sta succedendo? -li guardò tutti, le cacciatrici stavano poco alla volta abbandonando il cimitero e in breve rimasero solo loro.
-Il Primo ci sta attaccando ma stavolta non è un demone a volere la Bocca dell’Inferno è lui e probabilmente niente a Sunnydale sopravvivrà. -spiegò brevemente Buffy.
-E quei vampiri? Hanno preso testosterone? -si riferì agli ubervamp.
-È come se fossero geneticamente modificati, mettiamola così. Più avanzati rispetto ad un normale vampiro. -sospirò. -Facciamo due passi, dobbiamo pensare a dove sistemarvi per la notte, non potete tornare a Los Angeles, è tardi. -
Si avviarono fuori dal cimitero, Cordelia presentò a tutti Groo e poi cominciò a chiedere loro di come andavano le cose apprendendo che i progetti dei loro amici si erano persi strada facendo da quando incombeva la lotta con il Primo.
-Ho smesso di studiare, alle ragazze a volte serve un piccolo aiuto magico dopo la lotta per rilassarsi. -spiegò Willow. -La meditazione le aiuta molto, per non parlare delle ricerche. -
-Questa lotta è davvero così importante? -chiese.
-Più che importante pericolosa. -precisò Faith. -Stavolta ne va davvero dell’intero pianeta. -
-Caspita, forse è il caso di avvertire Angel. Una mano in più può fare comodo. -propose Groo.
-No! -esclamò Buffy forse con troppa enfasi.
-Groo ha ragione. -concordò Cordelia.
-Non è il caso che anche Angel combatta qui. -deglutì nervosa. -Se a noi dovesse andare male sarei più sicura sapendo che Angel potrebbe essere il mio secondo fronte. -spiegò.
-Ti converrebbe almeno avvisarlo. -la ammonì.
-Si, devo chiamarlo…è solo che non ci vediamo da quando…insomma da quando è venuto Angelus l’ultima volta. -balbettò arrossendo pensando a certi ricordi.
-Ha fatto un po’ di danni, eh? -scosse la testa. -Mi dispiace per quel vostro amico. -
-Beh Andrew lo conoscevamo si può dire poco. Anche se stava cercando di redimersi di alcuni guai che aveva fatto. -sospirò Xander.
-Ed invece come vanno le cose a Los Angeles? -chiese Willow desiderosa di cambiare discorso. Temeva che tutto quel parlare di loro avrebbe portato inevitabilmente a lasciarsi scappare qualsiasi cosa riguardante Nicky.
-Tutto come al solito: lotte, demoni, paga da schifo. -si lamentò. -C’è la gratificazione che spesso e volentieri i nostri nemici devono andarsene con la coda tra le gambe ma a volte questo non basta. Ci sono momenti in cui dopo aver vinto una battaglia difficile tutti noi guardiamo Angel e invece di vedergli la vittoria stampata in volto gli vediamo solo la disperazione. -fece seria.
-La ferita di Connor non gli si rimarginerà mai. -concluse Groo. -E poi la scomparsa di Wesley, magari con il tempo avrebbero potuto riconciliarsi almeno un po’ ma dopo tutto questo tempo e nessuna notizia dell’inglese hanno reso le cose peggiori. -
-Ci soffre tanto? -chiese Buffy con un improvviso nodo in gola.
-Da morire. A volte si chiude nella sua camera e quando noi andiamo a chiedergli se ha bisogno di qualcosa nasconde in fretta e furia la sua copertina ma non abbastanza velocemente da accorgersi di averne lasciato un lembo di fuori. Noi facciamo finta di non vederlo per non farlo soffrire ancora di più ma non è facile neanche per noi. -rispose Cordelia.
-Non credevamo che Angel ne soffrisse ancora così tanto. -sospirò Willow abbassando la testa.
-Si, tantissimo. Per me, poi, è anche più difficile che sono costretta a dirgli una piccola bugia. -
-Quale bugia? -chiese Buffy di slancio. -Scusa, non volevo intromettermi. -si giustificò.
-No, tranquilla. A voi posso anche dirlo perchè sono sicura che nessuno andrà a dirlo ad Angel. -sospirò per farsi coraggio. -Poco dopo la scomparsa del bambino, Wesley ha chiamato per parlare un’ultima volta con Angel ma prima ha parlato con me. Non mi ha detto molto ma mi ha estorto una promessa: quella di non dirgli mai che in realtà il piccolo non è mai stato portato nel QuorToth, Wesley l’ha affidato a qualcuno di sua fiducia ma sulla terra. -rivelò.
Tutti si guardarono improvvisamente ad occhi sgranati per la sorpresa. Non sapevano se fosse una cosa tremenda da venire a sapere o se fosse meglio che Cordelia fosse a conoscenza della verità. In entrambe le scelte c’era in gioco la vita del bambino.
-Tu sai dov’è? -chiese Buffy con molto tatto.
-No, non me l’ha rivelato ma questo vuol dire che c’è una speranza. Per il bambino ma anche per Angel che forse un giorno potrà rivederlo e riabbracciarlo. -sorrise fiduciosa.
-Sarebbe bello. -sorrise Faith per stemperare la tensione che sentiva.
-Certo, mentire ad Angel non è facile. A volte questo segreto pesa tantissimo, specialmente quando è più depresso del solito e sappiamo che pensa al bambino chiedendosi come sta e se è ancora vivo. -sospirò.
Imboccarono il vialetto di casa Summers e sugli scalini del porticato tutti si fermarono. Xander, Giles, Willow e Faith avevano lo stesso pensiero: Cordelia non poteva entrare in casa. Ma nessuno poteva conoscere i pensieri di Buffy…l’idea che iniziava a prendere sempre più forma nella sua testa piena di pensieri.
-E se ti chiedessi di mentirgli ancora? -chiese improvvisamente Buffy attirandosi le occhiate improvvisamente preoccupate dei suoi amici.
-Cosa vuoi dire? -chiese Cordelia senza aver capito.
-Entriamo in casa. -sorpassò tutti ed aprì la porta.
La casa era silenziosa, le porte a vetri del salotto chiuse e la luce spenta, segno che le ragazze che dormivano accampate nel salotto si erano già messe a letto, stremate della lotta. C’era solo la luce della sala da pranzo accesa e Dawn e Tara sedute al tavolo, la porta della cucina chiusa, forse per non disturbare chi dormiva nel seminterrato.
-Stai bene? -si preoccupò Dawn correndo dalla sorella.
-Si, non preoccuparti. Hai mangiato? -la vide annuire. -Dawnie, ti ricordi di Cordelia? -gliela indicò.
-La vostra ex compagna di scuola che tutti detestavate perchè antipatica e spocchiosa e che ora fa la segretaria di Angel? -ricambiò.
-Ehi, che opinione! -si lamentò la diretta interessata.
-Allora me la ricordo. Ciao Cordy. -la salutò Dawn.
-Ti ricordi di mia sorella Dawn? -precisò Buffy. -Adesso è cresciuta e mi fa impazzire. -sorrise attirandosi un’occhiata adirata della sua sorellina.
Dopo i saluti, Willow presentò loro Tara che strinse la mano rossa per l’imbarazzo. Buffy si tolse la giacca e la adagiò sullo schienale di una sedia. Intravide uno dei giochini di Nicky e si premurò di farlo sparire chiudendolo in un cassetto. Né Cordy né Groo avevano notato tra le mani di Tara il walkie talkie per sentire Nicky.
-Sediamoci. Volete qualcosa? Possiamo preparare da mangiare. -chiese la cacciatrice.
-Ci pensiamo io e Tara, faremo dei sandwich per tutti. -propose Dawn.
-Perché fai la premurosa solo quando c’è gente a casa? -indagò Buffy ma sua sorella le fece una smorfia e corse in cucina con Tara.
-Tutto bene, Buffy? Sembri strana. -notò Cordelia sedendosi.
Giles aveva cominciato ad intuire quale pensiero passasse per la mente della sua protetta e le sedette accanto stringendole una mano per infonderle coraggio. Forse quell’idea era la scelta giusta.
-Devo chiedervi un favore, anche se la cosa non mi fa per niente piacere, anzi mi fa stare un po’ in pensiero. -esordì.
-Sembra grave. -constatò Groo poggiandosi allo schienale della sedia dove era seduta Cordelia.
-Lo è.-confermò annuendo. -C’è una persona in questa casa che non è in grado di partecipare alla lotta che sta per arrivare per tanti e svariati motivi. Fino ad oggi mi sono interrogata e chiesta come potevo fare in modo di proteggere questa persona che io amo tantissimo, come allontanarla da Sunnydale e stasera siete arrivati voi…forse in risposta alle mie preghiere. -
-Parli di Dawn? Vuoi che la portiamo a Los Angeles con noi così che stia lontano dal campo di battaglia? -ipotizzò Cordelia.
-No, Dawn è un’abile combattente, l’ho allenata personalmente. Si tratta di qualcun altro. Vi chiedo di portarlo via da Sunnydale ma non a Los Angeles, Angel non deve venire a sapere niente. -
-Oddio non sarà il tuo nuovo fidanzato? Temi che Angel possa pestarlo come il soldato con cui stavi prima? -continuò.
-Cordy? -la interruppe Xander. -Falla finire. -
-No, non ho alcun fidanzato. -Buffy scosse la testa con un sorriso. -Non ho il tempo nemmeno per pensarci, ma è una persona a cui tengo molto. Ho fatto una promessa per lui e intendo rispettarla fino alla fine. -sospirò. -Io ho un figlio. -annunciò.
-Cosa? -strillò la sua ex compagna di scuola. -Quando? Come? Cioè, perché? -lo stupore era palese sul suo volto.
-Lo so, è un po’ strano ma è successo anche se in modo un po’ improvviso. È stato una manna dal cielo per me, mi ha aiutata ad uscire da un momento buio, ha aiutato tutti noi a dire il vero. -indicò i suoi amici.
-Si, a volte bastava il suo sorrisino sdentato per impedirci di cadere in un tunnel buio. -sorrise Willow ripensando alla sua crisi con la magia nera.
-Wow, avrei pensato a qualsiasi cosa ma non che tu fossi diventata madre. -rise. -Chi è il padre? -e qui calò il silenzio.
-Come dire…è un po’ difficile da spiegare e forse all’inizio non capirai, ci sono tante cose che dovrò spiegarti ma il padre…vedi, lui è…è Angel. -gettò la bomba.
-Ehi, frena, torna indietro e ricomincia! -si alzò di scatto e solo Groo evitò che la sedia cadesse a terra. -Angel? E lui perchè non ne è a conoscenza? Quando è successo? Sai cosa significherebbe per lui sapere che c’è un altro bambino? Allevierebbe la pena per Connor! -la riprese.
-Cordy, non ho ancora finito. -mantenne la calma. -Oh Dio! -si prese la testa tra le mani per la disperazione. -Non c’è un altro bambino. -alzò la testa e la guardò con gli occhi lucidi di pianto. -Mio figlio è Connor. -e una lacrima rotolò giù per la guancia.
Le gambe di Cordelia si rammollirono di colpo e se Groo non l’avesse sostenuta prontamente sarebbe caduta al suolo. Il suo fidanzato la aiutò a mettersi seduta sulla sedia.
-Sono io la persona di fiducia di Wesley. -continuò in lacrime. -Una sera di marzo è arrivato alla mia porta gravemente ferito e teneva nascosto un bambino dentro il giaccone. A fatica mi ha spiegato la storia di Connor e di Holtz e della profezia e mi ha pregato di occuparmi del bambino, di proteggerlo mentre lui si allontanava per cercare un rimedio alla profezia. -pianse.
Improvvisamente sentì una mano sulla spalla e alzò la testa per vedere chi era. Nessuno aveva sentito rientrare Dawn e Tara.
La strega bionda posò una mano sulla spalla della sua amica per conforto, sorrise quando la cacciatrice la guardò in un sorriso di consolazione poi si voltò verso Cordelia.
-Buffy è un’ottima madre anche se consapevole che quando la profezia non esisterà più il bambino dovrà tornare dal suo legittimo genitore. Si è occupata fino ad ora del bambino egregiamente, Nicky non si è mai fatto nemmeno un graffietto ma adesso, con questa battaglia imminente, lei ha timore per il piccolo. -spiegò.
Timidamente, Dawn poggiò sul tavolo un vassoio colmo di sandwich per tutti. Xander e Faith allungarono subito le mani, anche in quelle occasioni loro non si smentivano mai.
-Nicky? -chiese Cordelia.
-Si, gli ho cambiato nome per evitare che venisse scoperto. L’ho chiamato Dominick ma tutti noi lo chiamiamo Nicky. -sorrise.
-Santo cielo, tutto questo tempo ed in realtà era così vicino. -sospirò. -Angel non può venire a saperlo, la profezia è ancora in agguato. -
-Quando Angelus è stato qui è stata molto dura per tutti noi fare in modo che non scoprisse niente. -parlò Giles.
-Immagino la fatica. -sospirò Groo.
-Cordelia, Groo, quello che io vi chiedo anche se non ne avrei il diritto è una grande bugia: portare via Connor da Sunnydale fino a battaglia avvenuta e non dirlo mai ad Angel. Non deve venire a scoprire che io ho il bambino. -concluse Buffy. -Portatelo a San Francisco, i detenuti di Sunnydale sono stati portati lì, magari ci sono anche i signori Chase. -ipotizzò.
-E poi? -chiese Cordelia.
-Poi dovrai riportarmi il bambino. È una mia responsabilità fino a che Wesley non mi dà il cessato pericolo. Se non lo fai io ti verrò a cercare anche il capo al mondo. Esistono documenti che attestano che Dominick Summers è mio figlio e li userò se necessario. -rispose dura e determinata.
-Va bene, lo farò e a battaglia avvenuta ti riporterò il bambino. -assentì facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. -Non dirò niente ad Angel anche se la cosa mi costerà sempre una certa fatica. -
-Grazie, Cordy, davvero. -sorrise la cacciatrice libera di un peso.
Il walkie talkie in mano a Tara emise un suono, un piccolo pianto.
-Vado a prenderlo, a volte la notte ancora si sveglia e se non mi trova si spaventa. -Buffy si alzò e si allontanò.
-Cordelia spero capirai che Buffy tiene davvero al bambino, lo ama come se lo avesse partorito lei. -le disse Giles. -Se tu le giocassi un brutto scherzo lei ne soffrirebbe tantissimo. -
-Non lo farò perchè anch’io amo Connor e voglio saperlo al sicuro. -rispose.
-Quasi quasi neanche sembri la stessa Queen C del liceo. -disse Xander a bocca piena.
-Tu invece si. -lo riprese. -Perché porti una benda all’occhio? Ti senti più figo? -
-In realtà è perchè mi hanno cavato un occhio, nel vero senso della parola. -spiegò. -Vuoi vederlo? -fece per togliersi la benda.
-No, grazie, risparmiamelo! -lo bloccò disgustata.
-Io si, ti prego, posso?!-saltò su Groo eccitato al pensiero e tutti lo guardarono storto. -Okay, non lo voglio vedere. -si smontò notando che tutti lo guardavano male.
In quel momento Buffy rientrò con in braccio il bambino insonnolito attaccato al suo collo. Cordelia si alzò con la bocca spalancata e si avvicinò ai due.
-Mio Dio, è incredibile. -accarezzò i capelli del bambino. -Un miracolo. -
-Nicky, ti presento la zia Cordelia. -Buffy prese una manina del bambino e la agitò verso Cordelia. -Vuoi salutare la zia? -chiese.
-Oelia. -mormorò il piccolo e tese le braccine verso Cordelia.
-Parla abbastanza bene ma le parole che conosce poco tende a storpiarle. -spiegò Buffy mentre passava Nicky a Cordelia che lo prendeva delicatamente.
-Ciao piccolino. Sono la zia Cordy, ma mi conosci da molto più tempo. -gli accarezzò i capelli e vi posò sopra un bacio.
-Partite stanotte stessa. La battaglia è troppo imminente, ho paura che quando arriverà sarà tardi. -gli consigliò.
-Sei sicura? -le chiese.
-Si. -annuì per convincersi ma aveva gli occhi lucidi. -Vado a prepararvi il suo borsone. -
-Io vado a prendere la macchina, l’abbiamo lasciata all’ingresso del cimitero. -disse Groo.
-Stai attento. -gli consigliò Xander. Il giovane annuì e poi andò via.
Buffy salì nella sua camera e aiutata da Willow preparò il borsone per Nicky con tutto l’occorrente dentro, poi lo portò giù. Nicky era ancora sveglio e giocava con Cordelia e Dawn.
Groo fu di ritorno in pochissimi minuti, disse che per strada era tutto tranquillo. A quel punto Cordelia diede il bambino a Buffy per salutarlo.
-Amore mio, adesso farai una piccola vacanza con la zia Cordelia, ti va? -gli chiese. -La mamma verrà a prenderti in pochissimi giorni e poi andremo al mare a giocare con la sabbia e fare i castelli, lo prometto. -consegnò un foglio a Cordelia. -Questo è il modo per rintracciare Wesley. Se noi non ce la faremo dovrai consegnare il bambino a lui, per nessuno motivo devi portarlo da Angel, è chiaro? -
-Chiarissimo, ma sono sicura che ce la farete. -sorrise fiduciosa.
-Lo speriamo tutti. -sorrise Willow.
Li accompagnarono fuori e prima di adagiare il bambino sul seggiolino, montato da Xander, nel sedile posteriore Buffy lo baciò e lo abbracciò ancora piangendo. Cordelia si ritrovò a pensare che era davvero una madre.
-Ci sentiamo tra qualche giorno. -disse la cacciatrice.
-Ammazzateli tutti ma non fatevi ammazzare. -disse abbracciandoli uno ad uno. -Ci vediamo presto. -e salì su con Groo.
Li videro partire e scomparire alla fine del vicolo, poi rientrarono in casa. Appena varcata la soglia, Buffy scoppiò in singhiozzi. Era un tremendo colpo al cuore doversi separare da suo figlio ma almeno era al sicuro e lei poteva combattere senza pensieri.
Si chiuse in camera e prese dalla culla la copertina portandola al volto, odorava di neonato, dell’odore di suo figlio. La strinse forte a sé, già le mancava da morire.
La porta sbattuta al piano di sotto e voci concitate la distrassero dai suoi pensieri. Ripose la copertina nella culla e corse di sotto dove i suoi amici e Robin Wood appena arrivato parlavano.
-Alla scuola qualcosa si è mosso, ci siamo. -avvertì Robin.
-Willow prendi la Falce che ho trovato, è ora di agire. -disse alla sua amica. -Svegliate le cacciatrici, si va in battaglia. E che Dio ce la mandi buona. -disse ritrovando la sua aria da leader e la sua forza e determinazione che in tante altre battaglie le avevano salvato la vita aiutandola a salvare il mondo.
Ma adesso aveva un motivo in più per sopravvivere: riabbracciare presto suo figlio.

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Capitolo 13
*** Vecchi ritorni, nuove rivelazioni ***


Parte 12 – Vecchi ritorni, nuove rivelazioni
 
Un esasperato Angel controllò per l’ennesima volta tutti i fogli che occupavano la sua nuova scrivania con la voglia di scaraventarli tutti per terra. E anche di urlare. Possibilmente in modo animalesco.
Con grande sforzo di volontà si trattenne e portando le mani alle tempie indolenzite per i troppi pensieri si impose la calma mentale.
Era stato ben consapevole che il lavoro non sarebbe stato facile quando aveva accettato di assumersi la responsabilità della Wolfram&Hart, circa una settimana prima, ma adesso capiva che quella era un’impresa disperata a cui, però, voleva assolutamente fare fronte.
Premette l’interfono: -Cordelia, puoi portarmi un tè per favore? -chiese alla sua immutata segretaria.
-Ehi, sono la tua cameriera o la tua segretaria? -sbraitò la ragazza facendogli aumentare il mal di testa.
-Per favore? -ripeté esasperato.
-Si, va bene! -sbuffò scocciata e buttò giù.
I documenti che occupavano la scrivania di Angel erano tanti e confusi, cosa strana per una donna fredda e calcolatrice come Lilah Morgan.
La sua acerrima nemica era morta un paio di settimane prima. Nell’ennesimo scontro tra Angel e lo studio di avvocati, Lilah aveva perso la vita. Poi, però, il suo spirito si era presentato all’hotel dichiarando ad Angel che il suo contratto, firmato con il sangue, prevedeva che anche lo spirito appartenesse alla Wolfram&Hart e che i soci anziani erano d’accordo nel cedere lo studio ad Angel ed alla gang in un accordo che prevedeva che loro dovevano cercare di raddrizzare lo studio ma che la decisione finale spettasse solo ai soci anziani.
Angel ne aveva parlato con tutti e all’inizio non tutti erano stati d’accordo, poi poco alla volta avevano capito che poteva essere una svolta nella loro missione e tre di loro si erano uniti ad Angel nella sua decisione.
Il quarto a decidere era stato Gunn, ma la sua decisione era stata un’altra: aveva scelto di non partecipare alla svolta. Aveva parlato con Angel dicendogli che preferiva ricominciare da un’altra parte insieme a sua madre che aveva sempre temuto per la sua sorte dopo la morte di sua sorella Alonna, così era partito per New York e probabilmente non sarebbe mai più tornato.
Ma Cordelia, Groo e Fred si erano uniti ad Angel ed insieme avevano fatto il loro ingresso nella Wolfam&Hart ben accolti da tutti i dipendenti anche se loro stavano sempre sull’attenti perchè non si fidavano di nessuno.
Cordelia aveva mantenuto il suo ruolo di segretaria di Angel, Groo era affiancato da una giovane avvocatessa, Eve, che si premurava di insegnargli il lavoro mentre Fred era stata indirizzata verso la sezione scientifica con un laboratorio pieno di attrezzi che lei adorava ed era seguita da un collaboratore di nome Knox.
Angel non si fidava di nessuno e aveva messo in guardia anche i suoi amici che come lui si fidavano poco, ma forse quella storia avrebbe portato qualcosa di buono, anche se ci credevano altrettanto poco.
Cordelia reggeva in equilibrio il vassoio con il tè di Angel quando si sentì chiamare alle spalle. Girandosi si trovò davanti Groo.
-Quello è per te, principessa? -le chiese il suo fidanzato con il suo solito sorriso smagliante.
-Magari! È per Angel, credo che i documenti di Lilah lo stiano facendo uscire fuori di testa. -sospirò.
-Hai avuto notizie di…-si guardò in giro per fare in modo che nessuno li ascoltasse. -Tu sai chi? -sussurrò.
-No.-scosse la testa. -L’ho sentita la settimana scorsa e mi ha detto che si stavano riprendendo dalla lotta con il Primo, hai sentito, no, che mezza Sunnydale è andata distrutta. Lei, il bambino e Dawn erano adesso a Londra, a casa di Giles, per riposarsi un po’. -rispose con tono di voce basso.
-Sono sicuro che staranno bene. Io non ho conosciuto tanto quella ragazza ma mi è parso che abbia una grande forza di volontà. -annuì convinto.
-Si, è molto forte. -sorrise. -Porto questo al capo. -indicò il vassoio.
-Ed io torno nel mio ufficio, Eve mi starà cercando. -
-Ehi, dì a quella smorfiosa che se la trovo a ronzarti intorno non rispondo di me! -esclamò seria e bussò alla porta di Angel. -Capo ti ho portato il tè. -esordì.
-Grazie. -Angel si alzò sospirando di gratitudine per quella pausa.
Cordelia posò il vassoio sul tavolino e lo versò ad Angel, poi si sedette sul divanetto osservandolo rilassarsi con la bevanda calda.
-Tutto bene? -gli chiese.
-I documenti di Lilah sono interessanti ma confusionari. Sanno praticamente tutto della mia vita, da quando ero vivo ad ora, e sanno anche di voi; ci hanno studiato per tutti questi anni. Ma la cosa che non capisco è perchè? So bene che gli abbiamo reso la vita difficile ma i loro bilanci sono comunque in positivo per loro, perchè per una causa persa a causa nostra ce ne sono almeno cinque vinte senza che noi ce ne siamo accorti. -le spiegò. -Non capisco perchè siamo così importanti per loro. -bevve un altro sorso della bevanda.
-Non lo so nemmeno io. Ognuno di noi ha delle capacità speciali. Tu sei il supereroe che oltretutto aspetta la Shanshu, io ho le visioni di Doyle, Groo non è esattamente umano anche se ne ha l’aspetto ed è molto forte e Fred è praticamente un piccolo genio. In ogni caso insieme siamo un bel mix da temere. -fece una pausa. -Per non parlare del fatto che avevamo anche Gunn che era un bravo combattente, Lorne che sapeva tutto di demoni e Wesley che era la nostra mente più colta. -
-Sarà come dici tu. -annuì pensieroso. -Sono riuscito a schedare tutto ma credo che i nostri dossier li brucerò. Non voglio che sappiano più di quello che già sanno. -decise. -A voi come va? Vi sentite ancora spaesati? -le sorrise comprensivo.
-Ci stiamo abituando. Fred ha praticamente un immenso laboratorio dove può divertirsi come più vuole e Groo sta ampliando i suoi orizzonti ancora a volte ristretti a Pylea con la pratica legale che Eve a volte si diverte un po’ troppo ad insegnargli. -disse con una punta di gelosia.
-Ehi, con Groo puoi stare tranquilla. Lo sai che ha occhi solo per te. -sorrise. -Almeno adesso hai una postazione migliore di quella che avevi all’Hyperion. -
-Si, ho una scrivania tutta mia giusto davanti alla tua porta e la mia paga è aumentata. Peccato che ci sia Harmony al piano di sotto, in reception, che a volte venga a rompere! Mi guarda ancora come se volesse mangiarmi! -si lamentò facendolo ridere.
-Purtroppo, non sono stato io ad assumerla e anche volendo non posso licenziarla, il suo contratto è stato firmato con il sangue e non può reciderlo. -la informò. -Ma posso comunque fare in modo che non ti disturbi. -le assicurò rassicurandola.
-Grazie. -si alzò. -Torno al mio lavoro, se hai bisogno chiamami. -e lasciò l’ufficio.
Quando lei se ne fu andata, lui si gettò all’indietro sullo schienale sbuffando di frustrazione. Tutto ciò che aveva detto a Cordelia era vero: sapevano tutto di lui, vita, morte e non morte. Sapevano dei suoi genitori, di sua sorella, di ogni sua singola vittima, di ogni suo singolo amore. Specialmente di Buffy.
Ma alla sua segretaria aveva taciuto il particolare che loro sapevano anche, a grandi linee, della vita di Buffy. Ma i resoconti sulla vita della cacciatrice si interrompevano bruscamente a marzo dell’anno precedente, quasi un anno e mezzo fa.
Raccontavano che la cacciatrice era andata al matrimonio, peraltro mancato, del suo migliore amico ma poi non c’era più niente. Il buio totale. Come era possibile una cosa del genere quando solo pochi mesi fa Buffy aveva addestrato centinaia di cacciatrici, tenuto testa ancora una volta ad Angelus e affrontato la lotta più grande contro il Primo vincendo e facendo radere al suolo mezza Sunnydale?
La cosa suonava parecchio strana perchè avevano tenuto sotto controllo ogni singolo contatto che lui aveva avuto con Buffy, ma le informazioni sulla sua ex finivano in quella sera piovosa di marzo. Ci si era arrovellato parecchio ma senza giungere ad una conclusione.
Fuori il sole stava tramontando. Decise di farsi un riposino prima di uscire a caccia accompagnato da Groo. L’unico elemento valido per la lotta che gli era rimasto dopo la partenza di Gunn.
 
Il cielo notturno di settembre era spezzato da lampi, a cui seguivano tuoni fragorosi. Un temporale incombeva su una Los Angeles stranamente priva di vita. Certo, nei quartieri più famosi si pullulava di vita; la premiere di un film rendeva Hollywood impraticabile per via dei tanti giornalisti, reporter e attori famosi che erano accorsi, in una delle più ricche ville di Beverly Hills impazzava un party che iniziava ad animarsi di gente ricca e famosa in abiti eleganti, degli universitari davano una festa in una casa sulla spiaggia a Melrose Place…ma diverse altre strade erano pressoché deserte.
Un tuono scosse la città fin nelle sue fondamenta. Angel si allontanò dalla finestra della sua camera nel timore che scoppiasse per il frastuono, richiudendo le tapparelle. Si mise al computer (odiava quell’aggeggio infernale!) dove stava trascrivendo una relazione di lavoro anche se non capiva a cosa servissero tutte quelle formalità burocratiche.
Aveva una strana sensazione nel cuore, la cosa lo rendeva inquieto e non gli piaceva.
Sotto uno dei ponti della città, nascosto dal fragore di un tuono, un portale si aprì catapultando fuori un uomo. Stancamente si tirò a sedere, voleva alzarsi in piedi ma gli mancavano le forze così rimase qualche minuto seduto controllando che i suoi averi ci fossero tutti nell’unica, piccola sacca che si era portato e che niente si fosse perso nel portale. Aveva tutto.
Si aggrappò ad un cespuglio con le mani callose e rese nodose dalla vecchiaia e si tirò piano in piedi pulendosi i calzoni logori. Era tanto invecchiato che la schiena gli stava curva, merito anche dei diversi momenti trascorsi accovacciato e nascosto nel luogo da cui proveniva.
Si guardò intorno. Si pareva proprio il luogo da cui era partito, molto tempo prima; quindi, si concesse un lieve sorriso della bocca rugosa, ce l’aveva fatta. Stancamente si incamminò verso la città, doveva trovare un luogo dove rifugiarsi per riprendere le forze e poi doveva cercare il responsabile dei lunghi anni trascorsi a cercare di sopravvivere, senza una vendetta compiuta.
Angel si svegliò di soprassalto scattando a sedere. Ansimava ed era sudato, l’incubo che gli aveva agitato il sonno era stato terribilmente reale.
Guardò l’ora, erano le tre del mattino. Quella notte non era uscito a caccia stranamente stanco e aveva preferito farsi una dormita. Sapeva che in quei giorni, con il trasloco alla Wolfram&Hart, aveva chiesto troppo alle sue facoltà fisiche e mentali e quella sera si era sentito sfinito.
Si alzò inquieto e indossò una maglia sopra i pantaloni da tuta. Cercò di fare del tai chi per rilassarsi ma senza riuscirci. Qualcosa lo turbava e non sapeva cosa potesse essere.
Frustrato si lasciò cadere sul divano dove rimase per tutto il resto della notte, incapace di rilassarsi. Cercò di non pensare ma era difficile, così decise di uscire, prima che sorgesse il sole e rimanesse bloccato a casa.
Passeggiò lungo il molto di Santa Monica, senza rendersi conto di dove fosse esattamente finché non riconobbe il punto in cui aveva baciato Buffy alla luce del sole molti anni prima.
Era passato così tanto tempo che ormai pareva un’eternità, persino a lui che di eternità se ne intendeva parecchio. Rimase fermo in quel punto, a guardare l’oceano, finché non sentì che l’alba era vicina. A quel punto andò a casa a cambiarsi, poi passando per le fogne andò in ufficio dove tutti lo trovarono già lì a lavorare.
Ma l’inquietudine di quella notte rimase per diversi giorni.
Lui non fece capire niente alla sua squadra, troppo impegnata ad ambientarsi in una realtà nuova e del tutto diversa da quella a cui erano abituati. Non voleva preoccuparli.
 
-Queste riunioni sono inutili! -borbottò Cordelia mentre giocherellava con una matita, seduta al lungo tavolo nella sala riunioni.
-Forse per te ma a me servono a gestire il lavoro. -la rimbeccò Angel alzandosi.
-Il capo ha sempre ragione, Cordy. -sorrise melensa Eve, alzandosi a sua volta e stringendo in mano una cartellina di appunti.
-Fatti gli affari tuoi, oca. -le rispose a tono la giovane. Anche lei si alzò per raggiungere Groo che era già alla porta.
-Lascia stare, Eve, deve ancora abituarsi. -la scusò Angel in imbarazzo.
-Non preoccuparti, Cordelia non mi disturba. Sono stata per anni il sottoposto di Lilah, quindi sono abituata agli attacchi. -lo rassicurò tornando nel suo ufficio.
Nel suo studio, Angel trovò tutti che lo aspettavano.
-Cordy, puoi smettere di essere così aggressiva? -la riprese.
-Scusami, è che Eve mi urta! -fece esasperata.
-Lei è il nostro unico contatto con i soci anziani non essendoci più Lilah. -precisò prendendo dalla scrivania un pacco incartato a suo nome. -Cos’è questo? -lo rigirò tra le mani.
-Non lo so, era già lì quando siamo entrati. -rispose Fred alzando le spalle.
Angel lo scartò e trovò una scatola dentro cui era contenuto un medaglione. Lo aprì e se ne sprigionò una luce accecante e un urlo animalesco.
Quando la luce si fu calmata tutti notarono che al centro della stanza era apparsa la figura di un uomo i cui abiti erano ridotti a brandelli.
-Fantastico! -esclamò Angel esasperato. -Mi ci volevi solo tu! -
-Ehi, è così che si saluta? -lo rimbeccò Spike voltandosi a guardarlo.
-Ma da dove vieni? Sembri uscito da un campo di battaglia! -esclamò Cordelia.
-Nel posto dove sono stato non ho avuto molto tempo per comprarmi dei vestiti, e oltretutto non c’erano negozi. -la guardò con sufficienza.
-Cosa ci facevi lì dentro? -gli chiese Angel sedendosi. -Anzi, come ci sei finito? -si stupì.
-È una lunga storia veramente. -fece per sedersi anche lui ma sbagliò e finì a gambe all’aria a terra.
La scena sarebbe risultata anche comica se non fosse che non riusciva più ad alzarsi dal pavimento. Subito tutti accorsero il suo aiuto.
-Groo aiutami a farlo stendere sul divano. -Angel lo afferrò da un braccio cercando di tirarlo su. -Cordy portagli del sangue fresco dalla mia dispensa, credo che tre bicchieri dovrebbero per il momento bastare. -
I due lo fecero accomodare sul divano, Spike era sofferente e molto debole.
-Da quanto tempo sei lì dentro? -gli chiese il suo sire.
-Non lo so, un anno e mezzo o qualcosa del genere. Non mi nutro da due mesi. -disse a fatica.
-Come ci sei finito? -insistette.
-Me ne sono andato da Sunnydale dopo una violenta discussione con quella bionda mezza matta della tua ex, deciso a cambiare, a redimermi. Sono andato in Africa a cercare uno sciamano, volevo che mi facesse diventare migliore e mi ha detto che dovevo affrontare delle prove…e sono finito dentro quell’aggeggio. -chiuse un momento gli occhi per fare una pausa. -Non potrei metterci cento anni a raccontarti tutto quello che è successo là dentro. -concluse.
-Ci sarà tempo. -gli batté una mano sulla spalla.
Cordelia tornò in quel momento con il vassoio pieno. Angel aiutò l’altro vampiro a bere che subito si sentì abbastanza rinfrancato, anche se ancora debole.
Angel lo lasciò riposare. Avrebbe voluto interrogarlo e saperne di più ma probabilmente neanche Spike sapeva perché era finito in quel medaglione e a che cosa erano servite le prove che aveva affrontato. Ed era sicuro, al cento percento, che c’era un motivo se Spike era capitato da lui. C’era sempre un motivo.
 
La sera lasciò Spike in hotel per farlo riposare ancora e lui andò a caccia. L’inquietudine non gli era ancora passata, e adesso con l’arrivo di Spike le domande che gli affollavano la testa erano aumentate a dismisura.
La situazione era tranquilla, non valeva la pena di andare a caccia. I pensieri che aveva erano troppi e in tutta Los Angeles non c’era un posto dove potessero svanire.
Camminare gli faceva bene ma finiva sempre in posti pieni di ricordi…come adesso, il luogo dove Connor era stato portato via attraverso un portale.
Il ponte brulicava di auto in coda ma lì sotto c’era la desolazione, la sporcizia, il sentore di eventi malefici e cattivi presagi. Ma nonostante tutto era il luogo dove aveva visto suo figlio per l’ultima volta.
-Sapevo che prima o poi ti avrei trovato qui. -
La voce alle sue spalle lo fece girare di scatto. Si trovò davanti un uomo anziano, curvo come se il peso del mondo gravasse sulle sue spalle, o forse come se avesse passato la vita piegato e nascosto in antri piccoli e bui.
Socchiuse gli occhi per capire bene chi fosse, perché quei lineamenti gli ricordassero qualcosa e solo dopo pochi secondi lo riconobbe. Invecchiato, debole e curvo ma sempre con lo stesso odio per lui negli occhi.
-Holtz. -disse con un filo di voce.
-Già. -annuì l’anziano. -Sul punto di morire e senza la mia vendetta compiuta. Il mio corpo ormai ha quasi cento anni. -
-Senza una vendetta? -chiese stupito. -Hai rapito mio figlio. Dov’è lui adesso? È tornato indietro con te? -chiese speranzoso ma Holtz rise.
-Tuo figlio? Forse c’è qualcosa che devi sapere su tuo figlio, Angelus. -
Gli occhi di Angel si velarono di tristezza. -È morto nel QuortToth, vero? -quella dimensione doveva essere stata troppo dura per lui.
-No.-scosse stancamente la testa. -Avrei desiderato quasi che fosse morto lì, avrei conservato il suo cuore per ridartelo indietro ma non è accaduto. Non vedo tuo figlio dal giorno in cui sono saltato dentro il portale per il QuorToth. -
-Cosa stai dicendo? -gli chiese confuso.
-Quando sono atterrato in quella dimensione e ho guardato tuo figlio in faccia lui era una bambola senza vita, frutto di un incantesimo messo sicuramente in atto da Wesley Whindam-Price. -
-Io ti ho visto sparire con lui, l’ho sentito piangere. -insistette.
-Era un trucco. Tuo figlio non è mai arrivato nel QuorToth con me, semplicemente io non l’ho mai rapito. Lui deve essere ancora sulla terra da qualche parte. -
Angel rimase senza parole. Se suo figlio non era sparito in quella dimensione questo voleva dire che era ancora vivo e forse neanche troppo lontano. Suo figlio era sulla terra e forse poteva ancora riabbracciarlo.
Una scintilla di speranza gli si accese nel cuore al pensiero che forse Connor non era perduto per sempre. Forse, adesso che sapeva poteva ancora trovarlo. Non sapeva da dove cominciare ma quella consapevolezza era un inizio. La certezza che poteva ancora essere padre.

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Capitolo 14
*** Follia ***


Parte 13 – Follia
 
-Nicky, non allontanarti troppo, intesi? -
Buffy andò a ripescare suo figlio che per la milionesima volta negli ultimi dieci minuti si era immerso troppo invece che rimanere sulla riva del mare.
Il mare aveva sempre avuto la facoltà di rilassarla, guardare le onde infrangersi le annullava qualsiasi pensiero. Anche se quello non era il cristallino oceano californiano ma una spiaggia del litorale romano e aveva per figlio una piccola peste che non la ascoltava mai.
Era settembre e le spiagge erano ormai poco affollate, ideali per andare a rilassarsi un pò e far giocare un pò Nicky senza che venisse troppo attirato da altri bimbi.
Era incredibile quanto stesse crescendo il suo piccolino, tra due mesi avrebbe compiuto due anni e ancora le pareva ieri che Wesley l’avesse portato nella sua vita quando in realtà era passato un anno e mezzo.
Rimaneva sempre la consapevolezza, ma niente al mondo avrebbe mai mutato l’amore che lei provava per quel bambino. E anche quando Angel si sarebbe legittimamente riappropriato di suo figlio, lei gli avrebbe chiesto di continuare a vederlo…perché in fondo continuava a sentirsi la madre di Nicky.
Giocò un pò con il bambino, insieme fecero il bagno nel mare e quando rientrarono a casa era tardo pomeriggio, il sole già si accingeva a tramontare. Dawn corse subito loro incontro prendendo Nicky dalle braccia di Buffy.
-Com’è andata al mare? -chiese allegra.
Si era schiarita i capelli e tagliati un pò, anche se continuava a mantenerli lunghi, ed era cresciuta di qualche centimetro superando sua sorella.
-Benissimo, lui non voleva più uscire dall’acqua. -sorrise Buffy posando a terra il borsone.
-Alla maggior parte dei bambini piace l’acqua. -mise Nicky a terra che corse verso i suoi giocattoli. -Buffy, Roma mi piace da morire. Possiamo rimanere qua?!-le chiese enfatica.
Sin dal loro arrivo nella città eterna, Dawn ne era rimasta affascinata e ogni giorno chiedeva a sua sorella di poter restare.
-Dawn, ne abbiamo già parlato! -esclamò esasperata Buffy andando in cucina e prendendo dell’acqua dal frigo. -Rimarremo finché potremo. -chiarì. -Hai voluto iscriverti a scuola e l’abbiamo fatto quindi nessuno ti strapperà via da Roma, ma ci sarà un momento in cui io dovrò tornare in California e non ti costringerò a seguirmi se tu non lo vorrai. E poi hai già cominciato i corsi per non parlare del fatto che le tasse scolastiche qui costano veramente una cifra. -
-Mi sto trovando veramente bene, tutti non fanno altro che venire a chiedermi dell’America! E pensare che invece io sono così affascinata dall’Italia. -
-Credo che sia normale. -sospirò. -Adesso vado a fare il bagnetto a Nicky o il sale inizierà a pizzicargli la pelle, oltretutto vorrei fare una doccia pure io. -prese il bambino dal pavimento poco contento di essere strappato via dai suoi giochi.
-Ci penso io alla cena! -le urlò sua sorella che in rimando ricevette un “Okay” dal bagno.
Buffy, Dawn e Nicky erano capitati, ufficialmente, a Roma per un caso di demoni che poi si era risolto con uno sterminio di massa. Ma le due sorelle Summers erano rimaste affascinate da Roma tanto da prendere in affitto un appartamento con sala, cucina, due camere da letto, una cameretta, bagno e terrazza in una piccola e caratteristica via del centro.
Lì il traffico in macchina era vietato ma Buffy si muoveva sempre a piedi dato che anche se aveva preso la patente era negata a guidare mentre Dawn andava in giro in scooter, con mille raccomandazioni da parte di sua sorella.
Il nuovo Consiglio degli osservatori passava a Buffy uno stipendio mensile che permetteva alle due sorelle di vivere con ogni agio senza farsi mancare niente, neanche una piccola scorta privata composta da due cacciatrici che vivevano nell’appartamento di fianco a quello di Buffy e che ufficialmente erano due studentesse universitarie straniere.
Buffy ne era a conoscenza e accettava la cosa anche se se la sapeva ancora cavare benissimo nella caccia e nella lotta, ma adesso non usciva più ogni sera, il mondo era pieno di cacciatrici e lei aveva potuto appendere il paletto al chiodo ed occuparsi della sua vita e della sua famiglia.
Quando uscì dalla doccia, Dawn stava parlando al telefono. Era entusiasta, difatti rideva e agitava le mani enfatica.
-Che succede? -le chiese rimettendo Nicky a terra che si fiondò di nuovo dai suoi giochi.
-Vogliono te. -sua sorella le porse il telefono.
-Ciao Buffster! -sentì esclamare all’altro capo quando rispose.
-Xander! -ricambiò felice di risentire il suo amico.
-Come te la passi in Italia? -le chiese.
-Benissimo, il cibo è così buono che stiamo ingrassando a dismisura! -lo fece ridere. -E tu? Cosa mi racconti? -
-Qui in California tutto okay. Ti chiamo per un motivo: la tua casa è pronta. -le annunciò.
-Come scusa? -chiese senza aver capito.
-Mi sono occupato della ricostruzione di Sunnydale, anche se ci siamo dovuti geograficamente spostare di qualche chilometro. La zona della Bocca dell’inferno è troppo instabile per poterci costruire così ci siamo spostati un pò. Ma io ti ho costruito una casa nuova, non è come quella che avevi prima ma è più grande, più bella, e nuova di zecca. Solo per te. -le spiegò.
-Xand…non dovevi. -mormorò con la voce rotta dall’emozione.
-Per te questo e altro. -fa una pausa. -C’è anche dell’altro. -adesso assunse una voce grave.
-Cosa è successo? -chiese preoccupata.
-Ha chiamato Cordelia, è successa una cosa. -
Al sentire il nome di Cordelia, Buffy fu assalita da un tremendo brivido di freddo nonostante l’afa. Si lasciò cadere seduta sul divano preparandosi al peggio.
-Il nemico di Angel, quel tale Holtz, è riuscito a tornare e gli ha raccontato che non si è mai portato dietro il bambino. -
-Lui sa che il bambino è sulla terra. -mormorò con lo sguardo perso nel vuoto.
-Esattamente. Cordelia ha detto che si è lanciato in una ricerca folle, ha messo in moto tutti i suoi contatti, anche quelli peggiori, ha attinto a tutte le fonti della Wolfram&Hart di cui si stanno occupando. Dice che è letteralmente impazzito. -le spiegò.
-Se lo trova è la fine. -si portò una mano alla fronte disperata.
-Si, specialmente per te. Tramite Giles sono riuscita a rintracciare Wesley, sono anni che lui ed una congrega di streghe stanno cercando di sbloccare l’ultimo passo della profezia, il passo più importante, protetto da una magia potentissima ma senza risultato. Quella magia va oltre le potenzialità della strega più potente. -
-Cosa devo fare? -chiese più a sé stessa.
-Ne ho parlato con Giles e forse sarebbe il caso che tu portassi intanto il bambino a Wesley, quelle streghe potrebbero nasconderlo a qualsiasi occhio, umano e demoniaco, dopodiché è meglio che tu venga per un pò qui e parli con il tuo ex cercando di farlo ragionare. Magari anche solo rallentare la sua ricerca disperata, darebbe del tempo a te e a Wesley. -le propose.
-Vedrò cosa posso fare. Grazie Xand. -riagganciò lasciandosi praticamente cadere a sedere sul divano con un’espressione esasperata.
-Tutto bene? -chiese Dawn avvicinandosi di un passo.
-No.-scosse la testa. -Angel sa che il bambino è vivo e sulla terra, e lo sta cercando. -le spiegò in breve.
-Potrebbe arrivare fino a te? -si preoccupò.
-Non credo ma credono sia il caso che io gli parli, anche solo per deviarlo. Odio questa situazione. -sospirò prendendosi la testa fra le mani.
-Cosa conti di fare? -le sedette accanto.
-Devo partire. Andare a Los Angeles e parlargli, fare in modo che calmi le ricerche e mentirgli ancora. -si alzò. -Conto di stare via poco, giusto qualche giorno. Potresti cercarmi un volo per Londra e da lì uno per Los Angeles? È meglio che il bambino stia con Wesley e le sue amiche streghe, in caso di pericolo. -
-Certo, lo faccio subito. -si mise al computer dove rapidamente trovò un volo che partiva in serata e arrivava a Londra poco dopo. Quello per Los Angeles partiva dopo due ore ma per Buffy non era un problema.
Quando arrivò a Londra c’era Wesley ad attenderla. Si salutarono affettuosamente e si sedettero ad un bar a parlare di come procedevano le ricerche anche se le notizie erano scarse, non c’era molto da dire.
Ammazzarono il tempo parlando quindi della situazione di Angel. Buffy non aveva idea di come porvi rimedio anche se avrebbe fatto il possibile. Dopo un pò annunciarono il suo volo e lasciare Nicky fu bruttissimo per lei anche se il piccolo non pianse neanche per un momento, quasi avesse capito tutto.
Il viaggio fu molto tranquillo, il volo era quasi deserto e le poche persone che c’erano dormivano ma lei non ci riusciva, aveva la testa molto affollata di pensieri.
Cercò di seguire un film con le cuffie ma perse il filo della storia e lo staccò, cercò di leggere le riviste a disposizione ma le parole erano tutte uguali e posò anche quelle. Alla fine, si alzò per sgranchirsi un pò le gambe e una hostess molto gentile le chiese se aveva bisogno ma rispose che voleva solo fare due passi.
Quando atterrarono non c’era nessuno ad attenderla, ovviamente, così prese un taxi e si fece accompagnare ad un hotel, il più vicino possibile alla sede della Wolfram&Hart.
Prese una camera e per prima cosa ordinò una sostanziosa colazione che si fece portare in camera mentre lei si rilassava dalle fatiche del viaggio con una lunga doccia calda. Ancora in accappatoio chiamò Wesley per sentirsi dire che Nicky stava bene, aveva mangiato e aveva giocato tutto il giorno con le sue nuove amiche streghe.
Rincuorata mangiò di gusto poi si asciugò i capelli e si vestì indossando pantaloni neri ed una maglietta a manica corta dal taglio a stile impero color crema. Si truccò e indossò dei sandali, poi prese una giacca e la borsa ed uscì lasciando la chiave alla reception.
Non voleva recarsi subito da Angel così decise di fare una lunga passeggiata sul lungo mare e di fermarsi in qualche negozio a fare un pò di shopping per portare qualche regalo a Dawn. Dei vestiti direttamente dall’America le avrebbero fatto piacere.
Non li portò con sé, ma stabilì di farseli consegnare a domicilio direttamente in hotel. Non poteva più rimandare, doveva andare da Angel il prima possibile.
Quando arrivò davanti la Wolfram&Hart rimase per diversi minuti ad osservare l’imponente edificio davanti a lei, tutto moderno, con l’enorme insegna che svettava sulla piazza.
Sospirando per prendere coraggio, si decise ad entrare dentro l’edificio. La gente le camminava intorno senza neanche rendersi conto della sua presenza ma lei aveva tutti i sensi di cacciatrice all’erta e cercava di capire se ci fossero demoni presente, nascosti dietro i volti da umani.
Ma pareva che l’unico demone fosse Harmony seduta dietro l’enorme reception che parlava al telefono. Così le si avvicinò.
Quando la vampira la vide chiuse velocemente la conversazione e sembrò diventare più pallida di quanto non fosse già, un sorriso tirato e preoccupato sul volto.
-Ciao Buffy. – la salutò nervosa.
-Harmony. – disse semplicemente. -Devo vedere Angel. –
-Lo sa della tua visita? –
-No, è una sorpresa. – incrociò le braccia al petto e la guardò in cagnesco.
-Lui è molto impegnato, sai… - la cacciatrice non la lasciò finire.
-Chiama Cordelia, subito! – le ingiunse e presa dalla paura, Harmony prese subito il telefono.
-Cordy? C’è la cacciatrice qui, dice che… - rimase in ascolto. -Okay, la faccio arrivare subito. – posò il telefono. -Gli ascensori sono alle tue spalle, devi andare all’ultimo piano. E Benvenuta alla Wolfram&Hart. – le disse sorridente e affabile.
Buffy non le rispose, facendole a malapena un cenno con la testa, poi girò i tacchi e si diresse agli ascensori.
Salì su uno di essi insieme a due uomini in giacca e cravatta e valigette che parlavano di dettagli tecnici e una demone dalla pelle gialla e i denti aguzzi che la guardò seria e con i pugni stretti perché sicuramente percepiva chi lei fosse. Ne sostenne lo sguardo con la stessa serietà senza mai abbassare lo sguardo finché non arrivò alla sua fermata.
Quando uscì dall’ascensore si fermò a guardare l’enorme atrio, gli uffici sotto la balaustra, la grande scala che portava al soppalco dove c’erano altre stanze. La Wolfram&Hart sicuramente sapeva il fatto suo in termini di grandezza e lusso. Avvocati, clienti umani e demoniaci, collaboratori dalla dubbia reputazione camminavano senza curarsi minimamente di lei.
Cordelia la vide praticamente subito e velocemente uscì dalla sua grande scrivania per correrle incontro e abbracciarla di slancio. Cosa inusuale per lei, ma denotava la sua preoccupazione.
-Finalmente sei qui! – la accolse.
-Sono venuta appena ho potuto. – ricambiò l’abbraccio.
-Come state? Tutti voi. - precisò, ma con una precisa inclinazione nella voce.
-Stiamo tutti bene. - rispose. Frugò qualche secondo dentro la sua borsa, poi le porse una piccola foto.
Cordelia la prese e sorrise nel vedere Nicky allegro e sorridente, seduto sulla sabbia con in mano dei giochi da spiaggia, gli occhi splendenti e i capelli illuminati dal sole.
-Conservala con discrezione. – le raccomandò e lei si affrettò ad annuire.
Cordelia la scortò verso la sua scrivania.
-Come sta? – le chiese Buffy alludendo ad Angel.
-Fuori di testa. – le rispose con un sospiro. -Non fa altro che stare chiuso nel suo ufficio e ricevere clienti, informatori, demoni, entità e ogni sorta di personaggio. Se non è in ufficio è fuori a pattugliare e ricercare informazioni, a malapena va nel suo appartamento per cambiarsi d’abito, nutrirsi o fare una doccia. – sospirò esasperata.
-C’è qualcuno con lui adesso? –
-Si, un demone di una dimensione che non riesco nemmeno a pronunciare. – le indicò le porte dell’ufficio di Angel chiuse.
-Se senti rumore non ti preoccupare e non mandare la sicurezza. – e a passo deciso si diresse verso la porta.
Buffy non bussò, aprì velocemente e fece praticamente irruzione nell’ufficio. Angel praticamente neanche riconobbe chi era entrato, ma il demone che era con lui si sentì minacciato e attaccò la cacciatrice che parò i colpi diretti al suo viso e contrattaccò con un pugno al volto orribile e deformato, un calcio allo stomaco, un’altra serie di pugni tra volto e stomaco e poi lo afferrò per il collo spezzandolo con un colpo netto. Il tutto era durato sì e no un minuto, Angel non era neanche riuscito ad intromettersi.
-Che cosa hai fatto? – le sbraitò il vampiro arrivandole ad un centimetro dal viso e ricevendo per tutta risposta un pugno alla mascella che lo fece finire disteso sul divanetto.
-Che cosa cavolo stai facendo tu? – gli urlò Buffy raggiungendolo e sollevandolo dal divano per il colletto della camicia. -È così che speri di risolvere le tue situazioni? Alleandoti con mezzo mondo malvagio? –
-Stanne fuori, Buffy, tu non sai niente. – si divincolò bruscamente e si diresse dietro la sua scrivania.
-Cosa non so? Che stai attingendo ad ogni fonte malvagia esistente su questa dimensione non solo? Che sta praticamente barattando la tua anima? O che stai per rimetterci la tua redenzione? – continuò ad urlare avvicinandosi alla scrivania.
-È di mio figlio che stiamo parlando! – urlò più forte scaraventando metà di ciò che stava sulla scrivania per terra. -Non puoi sapere cosa voglia dire pensare di averlo perso per sempre e invece adesso avere una speranza che possa ritrovarlo. Se devo rivoltare la terra e ogni inferno esistente per riaverlo lo farò, al diavolo persino la mia redenzione. –
-E per dargli cosa a questo punto? Un padre malvagio che dovrà odiare e uccidere? – abbassò il tono e lo guardò risoluta, lo vide ammutolirsi. -Da quanto tempo non ti nutri? – gli chiese posando lo sguardo sulle guance talmente bianche da essere diventate quasi trasparenti e sulle occhiaie livide.
-Non ne ho il tempo adesso. – insistette caparbio.
-E invece il tempo lo trovi, soprattutto quello per ascoltarmi, dovessi incatenarti nuovamente ad un muro! – fece più caparbia di lui, ed Angel capì che non l’avrebbe avuta vinta contro di lei.
Il vampiro afferrò il telefono e compose l’interno per parlare con Cordelia.
-Cordy, io e Buffy scendiamo giù nel mio appartamento, annulla tutti i miei impegni fino a domani. E, per favore, manda qualcuno nel mio ufficio, c’è un demone morto sul mio pavimento. – chiuse senza neanche aspettare la risposta della sua segretaria, poi fece cenno a Buffy di seguirlo.
L’appartamento di Angel era grande e arredato con gusto e lusso, le grandi finestre facevano passare qualche raggio di sole dalle persiane semi chiuse e Buffy osservò i raggi del sole su di Angel senza che lo bruciassero, le finestre dovevano avere qualche sorta di filtro.
-È vetro necro temprato, impedisce che i raggi del sole mi brucino. – disse in risposta alla domanda che lei non aveva fatto. -Un caffè? – le propose.
-Okay. – rispose sedendosi sul divano. -Ti tratti bene, un bel passo avanti dalla villa di Crawford Street. –
-Era compresa nel pacchetto. – si diresse in cucina e per qualche minuto Buffy lo sentì armeggiare con stoviglie ed elettrodomestici, poi riapparve con un vassoio con tazze, la caffettiera, zucchero e una tazza di coccio fumante per lui, sicuramente piena di sangue, poi sedette su una poltrona.
-Chi ti ha chiamato? – le chiese.
-Xander, a dire il vero, ma lo ha chiamato Cordelia. – gli rispose con sincerità versandosi il caffè.
-Dove abiti al momento? –
-Roma. È un bel posto, Dawn lo adora, per me c’è troppa arte ma ammetto che ha il suo fascino. – alzò le spalle e bevve un sorso di caffè. -Adesso mi vuoi spiegare che stai combinando? –
-Buffy stiamo parlando di Connor, mio figlio. Nelle prime settimane dalla sua scomparsa ho sperato che potesse tornare indietro, più passava il tempo e più questa speranza si affievoliva, finché mi sono rassegnato, pensando che ormai fosse morto nel QuorToth, ma poi Holtz è tornato, dopo quasi due anni, e mi ha detto che il bambino non era mai andato con lui. Tu cosa avresti fatto al mio posto? Se si fosse trattato di Dawn, tu non avresti mosso cielo e terra per ritrovarla? – la guardò intensamente.
Buffy non riuscì a sostenere il suo sguardo, faceva troppo male. Lei gli stava per mentire ancora, stava per frenare le sue speranze, mentre probabilmente lei era l’unica persona di cui si fidava.
-Probabilmente si, non possiamo saperlo con certezza. – sospirò. -Ma devi fermarti un attimo e riflettere su come lo stai facendo. Allearti con l’intero inferno non è il modo giusto. Angel ti si sta dando un’altra opportunità di redenzione, questo posto per quanto malefico, è una grande risorsa e tu la stai usando nel modo peggiore. Non dico che Connor deve passare in secondo piano, ma non deve distoglierti da tutti gli altri obiettivi: hai lottato anni e duramente per la redenzione e non puoi permetterti ti gettarla alle ortiche, non in questo modo. –
-Non so che cosa devo fare. – abbassò lo sguardo al tappeto.
-Devi aiutare me. – lo vide alzare lo sguardo di botto e guardarla interrogativo. -Non starò a Roma ancora per molto, anche se questo Dawn ancora non lo sa. Sto per trasferirmi in Scozia e prendere in mano le redini del Consiglio degli Osservatori per cambiarlo drasticamente, a partire dal nome: diventerà solo Consiglio. – gli rivelò.
-Cosa ha a che fare questo con me? –
-Molte cose. L’incantesimo di Willow per sconfiggere il primo ha attivato cacciatrici in tutto il mondo, il nuovo Consiglio, guidato da me, avrà sedi ovunque e si occuperà di reclutare quelle che vogliono lottare contro il male, guidarle, addestrarle, insegnare rudimenti di storia e quindi lottare e ho pensato che tu con la Wolfram&Hart potreste essere una preziosa risorsa per noi. Fino ad ora ho sempre pensato che il male fosse oscuro e mistico; invece, mi sono resa conto che è anche legale e tu e la tua squadra potreste essere un prezioso supporto. –
-Stai dicendo che ti serve un avvocato? – rise.
-Anche, sicuramente avremo bisogno di consulenza legale e la tua sede potrebbe essere la prima nel mondo dalla parte delle cacciatrici. –
-Questo farebbe veramente andare fuori di testa i Soci Anziani. -rifletté allettato all’idea di dare loro del filo da torcere.
-Non vedo come la cosa potrebbe dispiacerci. – gli diede corda.
-Combatterò sempre al tuo fianco, lo sai. – le disse facendole capire che assentiva ad aiutarla.
-E allora per il momento concentrati su questo e sul volgere al bene la Wolfram&Hart, per un po’ accantona la tua folle ricerca di Connor, ci stai rimettendo la tua redenzione e nessuno lo vuole. Hai combattuto e sofferto troppo per perdere la tua ricompensa. –
-Buffy, lui è mio figlio. – insistette.
-Lo so. – fece un altro sospiro. -Ti propongo un patto: per il momento pensa solo alla Wolfram&Hart e ad essere il mio supporto e ti giuro su ciò che ho di più sacro che ti aiuterò io a ritrovare Connor. Muoverò io personalmente a quel punto ogni singolo inferno per ritrovare il tuo bambino. – lo vide ammutolirsi di colpo.
-Sei sicura? – le chiese con un filo di voce.
-Si. – annuì vigorosamente. -Attingerò ad ogni fonte del Consiglio, ad ogni conoscenza, a qualsiasi cosa. Lo giuro. – lo guardò fisso negli occhi sperando che lui non notasse come stringeva forte i pugni.
Angel parve riflettere per degli interminabili secondi, poi rispose: -Va bene. – annuendo.
E Buffy poté concedersi di respirare di nuovo. Aveva recuperato del tempo. Forse poco, ma comunque del tempo.
-Devo farti vedere una cosa. – le disse lui dopo diversi minuti, e dopo aver finito la sua tazza di sangue, alzandosi.
-Di cosa si tratta? – chiese incuriosita.
-Lo vedrai. – disse criptico e insieme lasciarono l’appartamento.
 
I sotterranei della Wolfram&Hart erano fortemente illuminati ma, nonostante ciò, incutevano ansia.
Buffy non osò fiatare mentre percorrevano un lungo corridoio con delle gabbie vuote fino ad arrivare all’ultima dove Angel si fermò. Guardò dentro e si irrigidì.
-Lui è arrivato a me attraverso un medaglione speditomi da non so chi. – le disse il vampiro indicando Spike che dormiva rannicchiato a terra.
-Non lo vedo da una vita. – mormorò facendo istintivamente un passo indietro.
-Lo so, mi ha raccontato tutto. – vide che Buffy lo guardava interrogativa e terrorizzata. -Del fatto che avete avuto una relazione, che ha cercato di violentarti ma che l’hai fermato in tempo, la parlantina non l’ha persa. Se n’è andato da Sunnydale per cercare di togliersi il chip e ci ha guadagnato in cambio un’anima. – sorrise amaro.
-Anima? – chiese stupita e lo vide annuire.
-La permanenza dentro il medaglione faceva parte del pacchetto sofferenza per aver riottenuto l’anima. Ormai è con me da mesi ma è ancora debole e instabile, a volte ha momenti lucidi, a volte momenti di follia, ha cercato anche di suicidarsi. È stato lui stesso a chiedermi di ingabbiarlo, per evitare che diventi un pericolo. – fece una pausa. -Tu mi sei stata vicina quando sono tornato dall’inferno e mi hai aiutato, nonostante tutto il male che ho fatto, io devo farlo con lui, forse adesso che ha un’anima può essere un valido alleato. – le spiegò. -Certo, l’ho cominciata io questa cosa dell’anima e adesso sembra stia diventando la moda del momento. – sbuffò infastidito.
-Cos’hai, dodici anni? – lo guardò con una risatina ironica. -Se hai bisogno di qualsiasi aiuto non esitare a chiedermelo. –
-Lo so, per questo te l’ho mostrato. –
Tornarono su e si diressero nell’ufficio di Angel. Qualcuno, ogni tanto, lanciava un’occhiataccia alla cacciatrice ma Angel lo fulminava con lo sguardo a sua volta e nessuno osava fiatare.
-C’è un’altra cosa. – gli disse Buffy dopo che Angel ebbe chiuso la porta alle sue spalle.
Frugò nella sua borsa e ne tirò fuori un piccolo fascicolo che gli porse. Angel lo prese e lesse il titolo scritto a pennarello nero.
-Circolo della spina nera. – disse sedendosi sul divanetto.
-Ci sono voci in giro. Sembrerebbe che secondo i piani originali della Wolfram&Hart tu abbia un ruolo cruciale nell’apocalisse. – sedette vicino a lui.
-Questo lo so. – annuì. -Cordelia ha avuto una visione su questo circolo, al momento ne siamo a conoscenza solo io e lei, per sicurezza. Sai che qualche anno fa lei è scomparsa per un periodo? – Buffy annuì. -Le visioni la stavano uccidendo così ha scelto di scambiare una parte della sua umanità per poterle sopportare. Skip, il demone che l’ha aiutata, però, faceva parte di un ordine più grande che voleva usare Cordelia per riportare sulla terra un demone primordiale aiutato anche dalla Bestia, il demone che ci ha costretto a riportare Angelus per un po’ tra di noi. Quando Cordelia è sparita è stato perché le Forze dell’Essere l’hanno fatta ascendere ad un piano superiore per proteggerla e darle l’opportunità di farle scegliere da che parte stare, per fortuna la sua volontà è stata così forte da farle scegliere il bene. Ma, anche allora, di mezzo c’era pure questo circolo e adesso stanno tornando all’attacco. – le spiegò.
-Io non posso rimanere ma posso mandarti tutto l’aiuto di cui hai bisogno. – si premurò.
-Ancora non me ne serve, ma so che potrò contare su di te. –
Buffy si alzò. Era arrivato il momento di congedarsi. Si voltò a guardarlo e notò in quel momento che era illuminato da un raggio di sole, si affrettò verso la porta.
-Vai già via? – le chiese lui stupito.
-Non posso guardarti alla luce del sole. – mormorò senza girarsi a guardarlo.
-Cosa vuoi…? – ma non completò la domanda, preso da una consapevolezza.
Buffy si voltò a guardarlo: -Nei primi istanti dopo la mia morte non riuscivo ancora a raggiungere un senso di pace totale. Ma è durato poco, libera dai tormenti corporei e dalle magie di questa vita il velo che offuscava la mia memoria è caduto del tutto e io ho ricordato, nonostante, tecnicamente, quel giorno non sia mai esistito. – fece un sorriso. -Non ho più mangiato un gelato al cioccolato da quanto sono tornata in vita. –
-Spero tu comprenda perché l’ho fatto. – si alzò e le andò di fronte.
-Ho avuto tempo per razionalizzare. – sorrise ancora. -Devo proprio andare adesso. –
-Okay. Grazie di tutto. – annuì.
Si guardarono un momento negli occhi, poi Buffy gli si gettò addosso, in un abbraccio pieno di ricordi, promesse e anche di perdono.
Angel ricambiò, affondando il viso nei suoi capelli e posandole un lieve bacio.
-A presto. – mormorò lei sciogliendosi dal suo abbraccio e correndo via prima che non ne avesse più il coraggio.
Cordelia era al suo posto e si alzò quando la vide uscire. Buffy la raggiunse.
-Va tutto bene. Abbiamo ancora del tempo. – le disse solamente, per paura che lui con il suo udito fino la sentisse e si insospettisse. Poi corse via.
 
Il viaggio di ritorno fino a Londra parve a Buffy più lungo dell’andata. All’aeroporto c’era di nuovo Wesley ad attenderla e la scortò alla congrega di streghe dove alloggiava.
-Nicky? – gli chiese.
-Un vero angelo, lo hanno adorato tutte. – sorrise. -E a proposito di questo, abbiamo delle novità. – esordì serio. -Abbiamo risolto la profezia. –
-Davvero? – lo guardò stupito e lui annuì.
-In realtà è come se fosse stato lo stesso Nicky a risolverla. Stavamo leggendo ancora il testo, lui era con noi, ha indicato gli scritti e improvvisamente la traduzione era chiara e semplice. C’è una soluzione. –
-Oddio… non so se sono pronta a questo. – sussurrò dispiaciuta. Ormai, amava così tanto quel bambino che il pensiero di potersene separare presto le faceva male.
-La profezia recita che Connor sarà colui che ucciderà Sahjhan e che per questo il demone metterà in condizioni il padre di uccidere il figlio ma l’energia del figlio trasferita al padre provocherà la morte del demone, ma l’urna che contiene il demone è sparita e finché non la troveremo non potremo fare in modo di incanalare l’energia di Nicky in Angel per fargli uccidere Sahjhan, ma la stiamo già ricercando. – le spiegò.
-Wesley interrompete la ricerca per ora. – gli disse spiazzandolo.
-Buffy lo sai che era questo il nostro accordo. – le disse serio.
-Lo so ma ho appena convinto Angel a concentrarsi sulla sua redenzione e sul portare la Wolfram&Hart al bene, al momento è tutto ciò a cui deve pensare, ci stava rimettendo troppo. Lo so che Nicky appartiene ad Angel e glielo ridarò indietro quando sarà il momento, non mi opporrò, lo giuro, ma non adesso. Angel ha quasi perso il lume della ragione e stava per rimetterci la sua profezia, non possiamo permetterlo. Solo un altro po’ di tempo, non chiedo altro e poi sarò io stessa ad aiutarlo a combattere contro Sahjhan, lo giuro. – gli spiegò.
-Va bene, faremo più lentamente. – assentì.
Buffy guardò Nicky che dormiva e gli accarezzò i capelli, improvvisamente preda della tristezza. Ma era risoluta: il bambino era di Angel e lei glielo avrebbe restituito nonostante avrebbe sofferto tantissimo. Ma quando il momento sarebbe stato perfetto, per il bene di Angel e di suo figlio.

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Capitolo 15
*** Illirya ***


Parte 14 – Illirya
 
Il taxi si fermò davanti la Wolfram&Hart e le due donne scesero di corsa.
Tara aprì il bagagliaio senza attendere che lo facesse l’autista e cominciò a prendere borse e borsoni aiutata da Willow.
Pagarono velocemente il tassista lasciandogli più del dovuto e cariche di cose corsero verso l’ingresso del grande studio legale.
Entrarono così velocemente ed impetuosamente che subito una guardia le bloccò, ma Harmony si fiondò da loro.
-Angel le sta aspettando. – disse subito e la guardia le lasciò andare.
Corse insieme a loro verso un ascensore e subito digitò l’ultimo piano, la salita parve infinita, ad attenderle c’era Groo.
-Da questa parte, non ci rimane ancora molto tempo. – disse subito facendo loro strada di corsa verso il soppalco e correndo verso i laboratori.
-Com’è la situazione? – riuscì a chiedergli Willow con il fiatone.
-Peggiora ogni secondo che passa, è sempre più debole. – la informò.
Angel, Cordelia e Spike si voltarono di corsa quando sentirono il trambusto provocato dalla corsa dei quattro, da davanti una vetrata osservavano dentro una camera.
Non si salutarono neanche, Willow e Tara entrarono dentro la camera e si disposero ognuna ai due lati del letto.
Fred giaceva immobile, pallida e molto debole, attaccata ad una flebo e ai macchinari che ne rilevavano il battito cardiaco.
-Abbiamo fatto più in fretta che potevamo. – disse Willow mentre apriva un borsone cominciava a tirare fuori libri ed ingredienti magici.
-L’importante è che siate arrivate. – le disse il vampiro.
-Spiegateci velocemente che succede. – gli impose Tara che, come la sua compagna, stava tirando fuori un armamentario di oggetti.
-È arrivato un sarcofago al laboratorio, ancora non abbiamo scoperto chi lo abbia autorizzato e firmato la consegna, Fred ha cercato di aprirlo e per sbaglio ne ha aspirato la polvere contenuta. Abbiamo scoperto che questa polvere era in realtà Illirya, un potente demone primordiale il cui sarcofago è sparito settimane fa dal luogo dove era custodito. Ha infettato Fred e sta velocemente uccidendola dall’interno per prendere possesso del suo corpo. Non sappiamo niente di lei, stiamo ancora facendo ricerche, non sappiamo quanto in realtà possa essere potente, i suoi poteri, le sue caratteristiche, niente di niente. – rispose Angel.
-Cordelia manda una mail a Giles, vediamo se anche lui e Buffy possono scoprire qualcosa dalla biblioteca del Consiglio, hanno testi molto antichi. – le ingiunse Willow, poi guardò Tara. -Pronta? – le chiese e la sua compagna annuì. -Uscite tutti fuori da qui. – ordinò a tutti che iniziarono a precipitarsi fuori.
Un attimo prima che persino Angel uscisse lo richiamò e lui si voltò a guardarla: -Non sappiamo quanto tempo potrebbe volerci, ma soprattutto non garantiamo alcuna riuscita. Lo comprendi, vero? –
Il vampiro annuì: -Qualsiasi cosa farete sarà già qualcosa. – disse ed uscì.
Willow e Tara si guardarono decise, si annuirono a vicenda e poi si tennero per una mano, con l’altra afferrarono ognuna una mano di Fred.
Iniziarono a recitare in una lingua arcaica e le candele che avevano disposto ai loro piedi si accesero da sole.
Le coperte di Fred volarono via e la ragazza si sollevò nella sua posizione dritta da letto fino a mezz’aria, ma le due streghe non mollarono la presa su di lei.
Un forte vento si levò nella stanza e cominciò a far volare oggetti. Si sentì un urlo, una presenza invisibile graffiò una guancia di Tara che si scompose appena e strinse più forte la mano di Willow per farle capire che stava bene e dovevano continuare.
Il corpo di Fred divenne blu e poi riprese le sue fattezze, per poi tornare blu e pieno di vene e di nuovo essere normale. Una guerra si stava combattendo dentro quel corpo minuto e all’apparenza fragile e nessuno ne poteva comprendere l’entità.
 
Angel continuava a guardare da fuori, non si mosse per ore, mentre intorno a lui la gente andava e veniva. Non si mosse quando Cordelia tornò e rimase impietrita dalla scena che si consumava dentro la stanza della sua amica, e che sconvolta si accasciò a sedere sul pavimento, subito raggiunta e sostenuta da Groo.
Vide i vestiti delle due streghe lacerarsi, lo spirito di Illirya fare dentro e fuori dal corpo di Fred perché adesso che aveva trovato un modo per tornare difficilmente avrebbe mollato la presa. Vide, anche, un tavolino volare contro il vetro e farne una crepa, ma lui non si mosse, perché sapeva che anche solo in quel modo poteva essere di supporto a Fred e alle due streghe.
Spike gli si avvicinò dopo un tempo indefinito.
-Loro sono le migliori, perché non ti sgranchisci? – gli chiese poggiandogli una mano sulla spalla.
-Io sono il suo cavaliere. Non mi muovo da qui neanche trascinato via di peso. – gli rispose senza neanche guardarlo.
Furono ore lunghe per chiunque, ognuno a proprio modo.
Per Willow e Tara che stavano attingendo a tutte le loro risorse magiche pur di salvare Fred.
Per Cordelia, Fred l’aveva aiutata a Pylea ed era da allora, probabilmente, la sua più cara amica.
Per Angel, che si era preso cura di Fred da quando l’aveva riportata sulla terra, che l’aveva aiutata a recuperare un po’ di sanità mentale. E di cui si sentiva in colpa, perché l’aveva portata lui alla Wolfram&Hart e ora stava rischiando la vita.
Fu quando, ormai tutti stremati e straziati dalla visione, pensavano che ci fosse ben poco da fare, che una potente energia rossa si levò da Willow e Tara, dapprima in alto e poi confluì in contemporanea dentro Fred.
Si levò dentro la stanza un urlo animalesco che si sentì persino fuori e fece accapponare la pelle a tutti. A quel punto tutto si fermò improvvisamente.
Fred si adagiò di nuovo sul letto, le candele si spensero, il vento cessò e le due streghe si accasciarono sul pavimento stremate.
Tutti si precipitarono nella stanza. Angel sorresse Willow mentre Groo sollevava la povera Tara.
Fred dormiva inconsapevole di tutto. La sua pelle era molto bianca, alcune vene erano in rilievo sulle sue braccia e sul viso, la radice dei suoi capelli e per due centimetri circa era blu. Ma il monitor che rilevava il suo battito indicava che era ancora viva, anche se con un battito leggermente accelerato rispetto alla media umana.
-Portiamole nel mio ufficio. Spike vai a prendere acqua e da mangiare, Harmony stai di guardia a Fred, uccidi chiunque cerchi di torcerle un capello e fammi chiamare subito se si dovesse svegliare. – intimò Angel e presa Willow in braccio uscì con gli altri diretto al suo ufficio.
 
Willow bevve moltissima acqua e mangiò a malapena un cracker, troppo debole anche solo per muovere un muscolo. Tara riuscì a mangiare qualcosa in più ma anche lei era stremata e debole.
Non parlarono per diversi minuti, per recuperare le forze. Poi, Will si mise a sedere più dritta e guardò Angel pronta a parlare.
-Fred è viva. – gli confermò e seppe che se il vampiro avesse potuto sospirare avrebbe tirato un sospiro di sollievo. -Ma anche Illirya. – gli confessò smorzando il suo entusiasmo.
-Cosa succederà adesso? – le chiese.
-Illirya è un demone troppo potente, anche se io e Tara abbiamo richiamato tutte le forze magiche più potenti non abbiamo potuto scacciarla del tutto. Ha preso una parte del corpo di Fred, quindi Fred sarà di nuovo Fred ma sarà anche Illirya, anche se con poteri appena più deboli che se fosse riuscita ad annullare completamente Fred e prendere del tutto il suo corpo. –
-Probabilmente per un po’ entrambe saranno spaesate, confuse, instabili ed imprevedibili. – prese la parola Tara. -Ci sarà bisogno di tanta pazienza, allenamento, formazione. Fred dovrà imparare a gestire i poteri di Illirya, ed Illirya dovrà imparare a gestire l’umanità di Fred. Ma Fred non è morta almeno. –
-Ce ne occuperemo con tutte le nostre risorse. – annuì il vampiro.
-Gestirla non sarà assolutamente facile. Possiamo rimanere per un po’ di tempo e se non doveste riuscirci possiamo sempre portarla in Scozia dove Buffy e Giles potranno aiutarci. – si premurò Willow.
-Siete già state di grandissimo aiuto correndo qui. Avete compiuto un miracolo. – sorrise Angel.
-Quindi, dobbiamo solo attendere che lei si risvegli? – chiese Cordelia.
-Esatto. Solo allora si potrà stabilire cosa fare. – annuì Tara.
E tutti si guardarono sapendo che poteva solo aspettare.
 
Fred aprì gli occhi di scatto. La luce sul soffitto le ferì appena la vista ma non faceva più male del dovuto.
C’era silenzio intorno a lei, eppure sentiva tutti i rumori.
Si tirò a sedere con un unico movimento di scatto e si osservò intorno. C’era silenzio e rumore.
Portò una mano davanti il suo viso osservando l’ago della flebo entrare nella sua vena, poteva vedere le vene violacee.
-Fred? – la chiamò piano una voce accanto a lei.
I suoi sensi si misero all’erta e lentamente si voltò verso Harmony che l’aveva chiamata dalla sua destra.
-Harmony? – disse il nome della vampira con voce bassa e profonda. -È tutto così amplificato. – mormorò riportando lo sguardo sulla sua mano.
Con un gesto tolse via l’ago, poi cercò di mettersi in piedi. Le girò appena la testa e la vampira si affrettò a cercare di sostenerla.
-Stai giù, chiamo Angel. – la fece rimanere seduta e si diresse al telefono ma Fred fu veloce e si alzò di nuovo andando di fronte lo specchio.
Osservò la sua immagine. Era chiara e i suoi capelli erano blu alla radice.
In quel preciso istante sentì la presenza di Illirya dentro di lei.
-Lei è in me e io sono in lei. – mormorò toccando la sua immagine riflessa.
Angel e gli altri arrivarono in pochi secondo trovandola ancora davanti lo specchio.
-Fred? – la chiamò piano il vampiro avvicinandosi lentamente.
-Angel. – si voltò a guardarlo. -È tutto così surreale. La sento dentro di me, mi amplifica tutti i sensi ma al contempo mi fa essere comunque me. – cercò di spiegargli.
-Ti aiuteremo ad imparare a convivere con Illirya. Sicuramente non sarà facile noi siamo sempre la tua famiglia e ti vogliamo bene, lo sai. – le allungò piano una mano.
Fred lo guardò qualche secondo, poi lentamente afferrò la mano e in un attimo si gettò tra le braccia di Angel piangendo sul suo petto.
-Non sono più del tutto io. – pianse spezzando il cuore di tutti.
-Tu sei sempre tu, Illirya o meno. – la consolò lui accarezzandole i capelli.
Cordelia si avvicinò a sua volta e anche lei fece una carezza sui lunghi capelli di Fred, per farle capire che le era vicino nonostante tutto.
 
I giorni successivi furono estenuanti.
A volte, Fred non riusciva a controllare Illirya che si manifestava cambiando la pelle di Fred e facendole diventare gli occhi blu, rallentava la realtà, spaccava oggetti e parlava con voce bassa e profonda. Poi Fred tornava, gli occhi tornavano del suo colore castano, riprendeva un po’ di colore in volto ma si sentiva stanca e sopraffatta.
Si premurarono tutti di aiutarla. Spike testò la sua forza fisica, la potenza, la velocità, passando giorni pieno di lividi e rompendosi qualche osso cercando di pestarla senza mai riuscirci.
Willow e Tara si fermarono per aiutare Fred con i poteri e cercare di spiegarle come controllarli e usarli. Illirya riusciva a rallentare la realtà, spostarsi da una dimensione o luogo all’altro, aveva qualche potere di telecinesi e a volte tutto questo stancava molto Fred.
Furono tutti di aiuto e supporto a Fred, persino Giles mandò dalla Scozia degli scritti antichissimi dove si parlava di Illirya, tutto ciò fu di aiuto nello scoprire la storia del demone.
Poi, un giorno, Spike entrò nell’ufficio di Angel reggendo Knox, l’assistente di Fred, per la collottola.
-Indovina chi ho beccato che faceva esperimenti e ricerche di nascosto sulla nostra nuova conoscenza Illirya? – esordì lanciando praticamente Knox sulla scrivania di Angel.
-Cosa vuoi dire? – Angel si alzò lanciando occhiatacce a Knox.
-Sei tonto o cosa, capo? Il signorino Knox qui presente è invischiato in quello che è successo a Fred. – riacchiappò il malcapitato che stava cercando di squagliarsela ancora.
Angel si avvicinò e tolse Knox dalle grinfie di Spike per attaccarlo a sua volta contro il muro.
-Che cosa sai? – gli chiese livido.
A quel punto Knox ridacchiò annaspando.
-Ho cercato per anni un modo per portare la mia grande signora qui, fino a che non ho visto Fred. Lei era semplicemente perfetta, in tutto e per tutto, per lei avrebbe dovuto essere un grandissimo onore donare il suo corpo e il suo spirito alla grande Illirya. Peccato solo per quelle due maledette streghe, hanno rovinato parte del mio piano. Adesso la mia signora deve fare a metà, ancora, con Fred, ma troverò il modo di farla riemergere del tutto. – rivelò.
Angel lo scaraventò dall’altra parte della stanza, poi velocemente lo raggiunse, lo sovrastò e lo prese a pugni, con una potenza che poteva provenire solo dalla rabbia di Angelus.
Spike lo sollevò a forza dal povero Knox che annaspava in cerca di aria e tossiva sangue sul pavimento.
Il trambusto si era sentito nell’atrio e aveva attirato Cordelia, Groo e qualche altro avvocato.
-Guarda cosa ne hai fatto di lei maledetto bastardo! – urlò Angel cercando di sfuggire alla presa salda di Spike che non mollò, nonostante il suo sire fosse molto più forte di lui.
In quel momento arrivarono pure Fred, Willow e Tara. Alla vista di Fred tutti gli accorsi se la svignarono, da quando era cambiata, adesso in molti avevano paura di lei.
-Che succede? – chiese Fred vedendo la scena.
-Il tuo assistente è responsabile di quello che ti è successo. – le spiegò in breve Spike.
In un secondo Fred si precipitò da Knox, lo afferrò per la gola e lo sollevò dal pavimento tenendolo in alto e soffocandolo.
-Fred no! – urlò Angel e insieme a Spike cercarono di toglierle Knox dalle grinfie.
-Questo essere spregevole mi ha ridotta così! Sono solo un maledetto guscio ormai. – urlò stringendo di più la presa, Knox iniziava a diventare paonazzo.
-Ma non sei completamente vuota. E se ucciderlo ti darà momentanea soddisfazione, a lungo andare ti ucciderà dentro e fuori, e la non umanità di Illirya non ti aiuterà nei sensi di colpa. – le disse con calma.
Willow si avvicinò lentamente e le poggiò piano una mano sulla spalla.
-Fred, ascoltalo, io so di cosa Angel parla. Per favore. – le disse piano e lentamente la vide abbassare Knox fino a fargli toccare il pavimento. -Anni fa io ho ucciso un uomo a sangue freddo, ero preda di una feroce dipendenza e avevo pensato di aver perso tutto ciò che per me era caro. Ma la vendetta verso quell’uomo non mi ha aiutata e ancora oggi a volte la notte sogno quello che ho fatto e ancora mi lascia devastata. – le raccontò. -Puoi fare di Illirya qualcosa di buono se ti impegni e sei abbastanza forte da volerlo. Non sei un guscio, adesso sei un’entità a metà, ma la tua metà buona è quella che può essere più risoluta mentre la tua metà demoniaca è quella che può essere così forte fisicamente da fare del bene. –
Colpita da quelle parole, Fred mollò la presa su Knox che cadde di nuovo a terra semi svenuto e ansimante.
Fred divenne Illirya e si voltò verso Willow. Ma la visione della demone non spaventò la strega.
-Puoi aiutarci? – le chiese. -Questo mondo non è come lo ricordavo o come lo volevo, la mia metà umana ha una volontà forte e se voglio vivere, anche se a metà, devo condividere con lei il mondo umano e imparare a starci. –
-Certo. – le sorrise. -Assolutamente. – annuì.
Tara si avvicinò lentamente: -Noi dobbiamo tornare a Sunnydale, è lì che ci stabiliremo, nella nuova città ricostruita. Buffy aprirà una sede del Consiglio per questa parte dell’America e la gestirà Willow, con il mio aiuto. Vieni con noi lì per un po’, così potrete imparare entrambe a convivere e fare del bene. – le sorrise dolce come solo Tara poteva essere.
-Angel? – chiese Willow guardando il vampiro.
-Prendetevi tutto il tempo che vi serve. – assentì. -E tutte le risorse che vi sono necessarie. –
-Che ne facciamo di lui? – Cordelia indicò con il mento Knox che ancora annaspava sul pavimento.
-Rimarrà qui, non a piede libero ovviamente. Credo che una gabbia nei sotterranei per il momento dovrebbe andare bene. – decretò.
Groo e Spike lo sollevarono da terra e portarono Knox dove aveva detto Angel. Quando tornarono si stavano definendo gli ultimi dettagli per la partenza di Fred.
-Ritornerai anche tu? – chiese Willow a Spike.
-Tornare a Sunnyhell? Grazie ma no, grazie. Quel posto infernale ha chiuso con me. – decretò il vampiro ossigenato con più enfasi del necessario.
-Lui rimane con me, mi è più utile qui. – gli diede manforte Angel.
-Sempre che lui e Harmony la smettano di imboscarsi negli sgabuzzini pensando che nessuno li noti, o li senta. – fece Cordelia pungente guardandolo storto mentre lui sorrideva sornione e gli altri presenti in sala, invece, facevano smorfie di disgusto.
-Lei starà bene, tranquillo, Angel. – lo rassicurò Willow poggiandogli una mano sulla spalla.
-Mi fido ciecamente di voi. – annuì.
La strega lo abbracciò con un sorriso, poi, in uno slancio di chissà quale affetto, abbracciò anche Spike. Dopodiché, lei, Tara e Fred salutarono tutti e se ne andarono.
 
Fred fu stranamente silenziosa durante il tragitto in macchina, seduta dietro con Tara alla guida della macchina che Angel, gentilmente, aveva fornito loro dal suo super fornito garage personale.
-Siamo quasi arrivati. – disse ad un certo punto Willow a Fred indicandole il cartello di benvenuto di Sunnydale.
-L’energia della Bocca dell’Inferno è insopportabile da percepire. – disse seria guardando il paesaggio fuori.
-Lo sappiamo benissimo ma, vedrai, andrà tutto bene. – la rassicurò.
-Lo spero. – sospirò la ragazza seria.
Per lei iniziava una nuova vita. Metà Fred, metà Illirya.
Entrambe forti e determinate, con una volontà di ferro. Ed entrambe che volevano lottare per essere una sola ma consapevoli che non potevano più convivere l’una senza l’altra.
Ed entrambe disposte a scendere a patti per il proprio bene, e per fare del bene.

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Capitolo 16
*** Cercando di non svanire nell’Apocalisse ***


Parte 15 – Cercando di non svanire nell’Apocalisse
 
-Okay, abbiamo sette minuti! – esclamò Angel mollando la presa ferrea sul povero Lorne.
Non solo il demone empatico era accorso da Las Vegas dopo aver saputo della sorte della povera Fred, senza però trovarla al suo arrivo, adesso si era ritrovato invischiato in una imminente apocalisse e ne doveva far fronte insieme ai suoi ritrovati amici.
-Stai bene? – gli chiese il vampiro battendogli una mano sulla spalla.
-Confuso ma okay. – rispose sistemandosi la giacca.
-Che sta succedendo? – chiese Spike che ancora brandiva una mazza, pronto a colpire il suo sire.
-Ascoltatemi tutti attentamente! – ingiunse Angel ai suoi amici.
Li guardò tutti, erano all’erta pronti a colpirlo e sapeva che avevano anche le loro ragioni: Cordelia, Groo, Lorne, Spike e persino Gunn che era tornato perché aveva saputo di un pericolo imminente e voleva aiutare.
Il giovane di colore aveva provato a stare lontano dal mondo demoniaco ma aveva concluso ben poco e, quindi, se proprio doveva combattere contro demoni e vampiri, preferiva farlo al fianco di Angel e con un bel po’ di risorse utili a non ucciderlo.
-Marcus Hamilton ci sta osservando da fuori, e per lui stiamo ancora lottando e litigando! – esordì Angel. -Non ho molto tempo. Mesi fa Cordelia ha avuto una visione su una imminente apocalisse e sul Circolo della Spina Nera, non vi abbiamo detto niente per la vostra sicurezza e tutela. Poi è tornato Holtz e mio sono un po’ perso, è venuta Buffy e mi ha portato importanti informazioni sul circolo. A quel punto ho scelto di far credere ai Soci Anziani che le energie negative della Wolfram&Hart mi stessero sopraffacendo, in modo tale da potermi infiltrare nel circolo e ci stavo per riuscire ma mi sono rallentato a causa di quello che è successo a Fred. Dopo che lei è andata via con Willow e Tara ho ripreso il mio piano e sono riuscito ad infiltrarmi, ma il mio scopo è di ucciderne tutti i membri e dichiarare guerra ai Soci Anziani, la Wolfram&Hart sta diventando aperta alleata del nuovo Consiglio delle cacciatrici e questo scatenerà l’apocalisse. – disse velocemente.
I suoi amici erano ammutoliti, quindi lui continuò.
-Sarà una battaglia dura e cruenta, i membri del circolo sono umani e demoniaci, oltre che estremamente potenti, chi si unirà a me deve sapere che potrebbe non sopravvivere. Ho bisogno di voi e del vostro aiuto ma non ve lo imporrò. Chi si unisce a me? – chiese guardandoli.
-Io ho iniziato con te e concluderò questa storia con te. – assentì subito Cordelia abbassando la sua spada.
-Dove va la mia principessa vado io. – assentì Groo alzando la mano.
-Ci sto. – Spike alzò la sua mano.
-Ci sto. – e Gunn fece un passo avanti.
-Sono con te Angelcake. – sorrise Lorne.
-Benissimo. Il tempo sta per scadere. Adesso riprenderò Lorne, poi lo butterò su di voi e mi attaccherete ma mi farete scappare. Ci ritroviamo tra un paio d’ore all’Hyperion, okay? – tutti annuirono e lui si affrettò a riassumere la posizione con Lorne tra le sue grinfie.
Urlò ai suoi amici di lasciarlo stare, poi scaraventò Lorne su Cordelia, Spike lo attaccò ma lo schivò facendolo finire sulla sua scrivania, Gunn cercò di colpirlo ma Angel lo evitò e corse via fuori dalla porta dove il trambusto aveva fatto accorrere qualche dipendete ignaro, ma nessuno lo fermò, nemmeno Marcus Hamilton che si limitò a guardarlo correre via con un sorriso.
 
Mentre guidava verso l’Hyperion, Angel ripensò a tutto quello che era successo in quegli ultimi mesi.
Pensare al circolo, all’apocalisse, alla Wolfram&Hart lo aveva distratto dal pensiero di Connor, proprio come gli aveva chiesto Buffy, ma a quale prezzo?
Non lo aveva detto ai suoi amici, ma il circolo gli aveva chiesto la rinuncia alla sua profezia Shanshu e lui, per dimostrargli la sua fedeltà, aveva accettato firmandola col sangue. Ormai, non aveva più niente: figlio, profezia, speranza… niente di niente.
Eve era scappata qualche mese prima in modo repentino, da allora di lei non ne avevano saputo più niente, e a quel punto era entrato in sua sostituzione Marcus Hamilton. Angel non si era fidato di lui a pelle, sapendo che era diretto contatto dei Soci Anziani e che qualsiasi cosa succedeva veniva loro riferito.
Ma era stato tutto molto frenetico e lui aveva dovuto mettere in atto una messa in scena degna solo di Angelus. Dopo la visita di Buffy aveva iniziato a prendere casi di dubbio gusto, seguire cause demoniache, accontentare demoni e umani corrotti, facendo credere ai suoi amici che stava voltando le spalle al bene e tornando al male.
Era riuscito ad infiltrarsi nel circolo con un piano minuzioso che aveva studiato nei minimi dettagli e adesso si accingeva a mettere in scena l’atto finale: chiudere la partita con i Soci Anziani, uccidere tutti i membri del Circolo della Spina Nera e scatenare l’apocalisse… tutto insieme, anche se forse non sarebbe sopravvissuto per vedere come andava a finire.
L’hotel Hyperion puzzava di chiuso, i mobili erano coperti da lenzuola e c’era polvere ovunque, ma per lui era comunque ciò che più aveva rappresentato una casa.
Nella sua vecchia stanza giaceva ancora la culla di Connor smontata e accatastata in un angolo, in un cassetto ritrovò il suo vecchio anello Claddagh e spinto da una strana sensazione lo indossò guardandolo qualche secondo brillare al suo dito, la punta del cuore rivolta verso di lui.
Tornò di sotto e nel suo ufficio cominciò a tirare fuori tutte la armi che ancora si trovavano lì.
Sentì un gran trambusto provenire dall’atrio e si precipitò impugnando una spada, per trovare Spike che correva di corsa dentro avvolto da una coperta fumante e che subito si rifugiava all’ombra.
-Potevi almeno darmi l’indirizzo, razza di babbeo! – urlò al suo sire. -Ho girato mezza Los Angeles al sole per trovare questo posto! –
-Ti direi che avrei preferito vederti bruciare, ma siccome al momento mi servi, solo per questa volta mi scuserò per la dimenticanza. – sbuffò infastidito.
La porta si aprì di nuovo e Gunn entrò seguito da Lorne.
-Ti avevo detto che potevi venire con noi, ossigenato! – urlò Gunn a Spike.
-Hey, non ti conosco e non mi fido, dammi tempo! – ricambiò il vampiro.
-Smettetela di litigare! – ingiunse Angel. -Gunn, Lorne, lui è Spike, è una mia creatura ed è anche un vampiro con l’anima, tipo me, ma che non è assolutamente come me! – precisò.
-Ci mancherebbe altro, orribile! – il vampiro biondo finse un brivido.
-Spike, loro sono Charles Gunn e Lorne, lui è un demone empatico, sono miei amici e alleati da anni. – li presentò e nonostante la diffidenza i tre si strinsero la mano. -Cordy e Groo? – chiese.
-Dovrebbero essere nell’arrivare, penso che prima passassero da casa di Cordy per prendere armi e cambiarsi. Cordelia ha detto che voleva salutare Dennis. – sorrise Gunn.
Neanche li avessero chiamati, i due entrarono dalla porta dell’hotel. Groo aveva un grande borsone da cui sporgevano delle armi, e si erano messi degli abiti più comodi.
-Ci siamo tutti, bene. – Cordelia sospirò di sollievo.
-Per il momento si. – Angel si avvicinò a loro. -Questo è il piano: li prenderemo uno alla volta, cercando di essere rapidi ed efficienti. Se tardiamo ad agire un solo secondo ci rimetteremo. –
-Ci sono anche io. – si intromise una voce sulla porta.
Si voltarono e Illirya scese lentamente avvicinandosi a loro.
Gunn e Lorne non l’avevano ancora vista e rimasero ammutoliti dalla visione: la pelle chiarissima con le vene in evidenza, i capelli e gli occhi blu, l’aria seria che incuteva timore, il corpo ricoperto da una sorta di dura e spessa pelle marrone.
-Oh, Fred cara. Cosa ti è successo? – mormorò Lorne contrito.
-Dividiamo questo involucro. Stiamo imparando a collaborare. – gli rispose guardandolo serio.
-È andata bene a Sunnydale? – le chiese Angel.
-La bocca dell’inferno urla molto forte, le due streghe sono potenti e mi hanno aiutata molto. – rispose. -Combatterò pure io. – disse ad Angel.
-Bene. – annuì il vampiro. -Agiremo stasera stessa, non voglio che passi troppo tempo e loro si insospettiscano sui nostri movimenti. Gunn tu ti dovrai occupare della senatrice Brucher, la maggior parte dei suoi collaboratori in ufficio sono vampiri ma per te non saranno un grosso problema. Spike, tu penserai alla Fell Brethren e riprenderai il bambino che gli abbiamo dato qualche tempo fa. Lorne so che tu non sei abituato a combattere quindi Cordelia verrà con te e insieme penserete ai demoni Sahvrin, state attenti mi raccomando. Groo tu ti occuperai del diavolo e i tre membri che sono sempre con lui. Illirya a te spetta lo stregone del circolo che è molto potente. Io mi occuperò dell’arciduca Sebassis che è il più pericoloso ed influente. Detto ciò, fino al momento dell’attacco, voglio che trascorriate il tempo come più volete, vivete questo giorno come se fosse l’ultimo. Ci ritroviamo nel vicolo dietro l’hotel. – disse a tutti che pian piano iniziarono a lasciare l’hotel.
 
Furono ore lunghe, che tutti cercarono di impiegare senza pensare. Cosa più facile a dirsi che a farsi.
Cordelia e Groo passarono il tempo insieme a casa, facendo l’amore e organizzando il loro futuro. Parlarono di sposarsi e avere dei bambini, progettando già la loro cerimonia. Erano felici ma i loro occhi erano spaventati e preoccupati.
Gunn andò ad aiutare la sua vecchia amica Anne a portare dei mobili ad un nuovo centro per aiutare i giovani in difficoltà, parlando allegramente con lei e invitandola ad uscire per una cena la sera dopo. Almeno non avrebbe avuto il rimpianto di non averle mai chiesto un appuntamento.
Lorne passò la giornata al karaoke, cantando con tutta l’anima che aveva e riversando tutte le sue preoccupazioni nel repertorio dei suoi artisti preferiti.
Illirya lasciò per un po’ il suo posto a Fred, che chiamò i suoi genitori e parlò con loro per ore, cercando di non far loro minimamente comprendere ciò che le era successo e a cosa stava per andare incontro.
Spike, per la prima volta dopo secoli, raccolse il coraggio e recitò il suo intero repertorio di poesie in un club letterario per demoni di ogni sorta raccogliendo un tale consenso e così tanti complimenti che si emozionò al punto quasi di piangere. Al diavolo la reputazione di William il Sanguinario.
Angel trascorse la giornata all’hotel guardando fino a consumarsi gli occhi le vecchie foto di Connor. Imprimendosi dentro a fuoco ogni singolo particolare del suo bambino, cosicché anche all’inferno che lo aspettava avrebbe potuto ricordarsi di lui.
Nel pomeriggio afferrò il suo cellulare e fece una telefonata. Dopo Connor, c’era solo una persona che voleva sentire prima di prepararsi all’apocalisse.
-Pronto? – rispose la donna dall’altra parte.
-Ciao Buffy. – mormorò sedendosi sul divanetto.
-Ciao! – ricambiò lei allegra. -A cosa devo la chiamata? –
Lui non rispose subito, non sapeva cosa dirle.
-Angel? – si preoccupò Buffy perdendo l’allegria. -Che succede? –
-Buffy, ci prepariamo a combattere. – la informò.
-Che ti serve? – scattò lei pronta ad intervenire.
-Non ho chiamato per questo. Io… io volevo solo sentire la tua voce, probabilmente per l’ultima volta, questa volta non sono sicuro di farcela. –
-Preparo una spedizione… -
-No! – la interruppe. -Buffy, forse era questo il mio reale destino. La redenzione dei miei peccati, la ricerca del perdono, forse è così che dovrà concludersi tutto: con il mio ruolo nell’apocalisse, anche se non so se la vedrò avverarsi o la impedirò. So solo che non avrei potuto affrontare tutto senza sentirti, senza dirti per l’ultima volta che ti amo, che nonostante tutto quello che abbiamo affrontato, dopo che abbiamo preso strade diverse e separate e dopo che sono trascorsi più di sette anni dalla prima volta che te l’ho detto io ancora oggi ti amo come quella sera di pioggia che per la prima e unica volta abbiamo fatto l’amore. –
Le sentì sfuggire un singhiozzo e si lasciò andare all’indietro sul divano fissando il soffitto.
-Angel… - mormorò lei. -Ti prego… non devi morire. Te lo proibisco, va bene? Non puoi lasciarmi sola in questo mondo maledetto. Quando ti ho ucciso, sette anni fa, me ne sono andata di casa e ho trascorso tre mesi a soffrire nascosta da tutto e tutti, sognandoti ogni notte, non potrei affrontare tutto di nuovo. Per favore, promettimi che sopravviverai. Per me e per la promessa che ti ho fatto di ritrovare tuo figlio. Fallo per noi due, per me e per Connor, ti prego. – lo supplicò.
-Buffy… non so se posso… sinceramente, questa volta la situazione è più complicata, persino tutti i miei amici sono consapevoli che potrebbero non sopravvivere a stanotte. –
-Angel anche io ti amo. – sussurrò tra le lacrime.
-Grazie Buffy, era tutto ciò che avevo bisogno di sentirmi dire stasera. Ti amo. – e senza darle il tempo di rispondere chiuse e spense pure il telefono per impedirle di richiamare.
Si alzò e si diresse davanti la finestra, stando attento a non venire colpito dai raggi del sole. Osservando il giorno piano piano morire e il tramonto arrivare, segnando l’ora in cui il suo destino si sarebbe finalmente compiuto.
Davvero, l’unico rimpianto che aveva, era quello che probabilmente non avrebbe mai conosciuto la sorte del suo piccolo Connor.
 
Buffy ricompose velocemente il numero di Angel per trovarlo spento.
-No, no, no, no… - continuò a mormorare mentre iniziava a digitare il numero di Willow, salvo ricordarsi che lei e Tara erano in missione in Canada con uno stuolo di cacciatrici e Xander sicuramente non le sarebbe stata d’aiuto.
Non per Angel almeno.
Così ebbe un flash e inizio a comporre un altro numero.
-Ti prego, ti prego… - mormorò durante gli interminabili secondi degli squilli.
-Pronto? – risposero.
-Ho bisogno di te. Subito! Adesso! – e iniziò subito a spiegare ciò che succedeva.
 
Il cielo aveva scatenato una pioggia torrenziale su Los Angeles, neanche avesse capito cosa stesse succedendo.
Angel corse veloce e arrivò dietro l’Hyperion, al luogo concordato per il ritrovo ma che ancora era deserto.
Harmony lo aveva tradito, spifferando il suo piano di uccidere Sebassis a Marcus Hamilton che lo aveva aspettato alla Wolfram&Hart e lo aveva attaccato. Ma questo era ciò che lui voleva, in quanto si era premurato in precedenza di avvelenare la schiava di Sebassis, così quando lui ne aveva bevuto il sangue era rimasto avvelenato a sua volta ed era già morto.
Marcus lo stava per sopraffare quando lui aveva capito che nel suo sangue scorreva il potere dei soci Anziani, così si era nutrito di lui assorbendo il suo potere e uccidendolo. In quello stesso momento la sede aveva iniziato a tremare e distruggersi: i soci Anziani aveva compreso quello che stava succedendo, ma ormai era troppo tardi.
Il fatto che non ci fosse nessuno lì ad attenderlo lo fece tremare di paura per i suoi amici. Salvo, vedere spuntare Spike da una rientranza laterale avvolta nell’oscurità.
-C’è qualcun altro? – gli chiese.
-Per ora no. – gli rispose il suo cucciolo.
In lontananza si sentivano echi di urla.
-Non è un buon segno. – mormorò Spike.
-Heilà, menomale che i succhiasangue erano sprovveduti perché io ho fatto faville massacrandoli! – urlò euforico Gunn arrivando di corsa, ma in un attimo si accasciò contro una pila di cassette di legno.
-Hey, Charlie bello, quella roba dovrebbe stare dentro il tuo corpo. – gli disse Spike osservando la grande ferita sul suo addome.
-Un graffio, dammi cinque minuti e starò alla grande. – fece con finta noncuranza.
-Tra dieci minuti sarai morto. – si intromise Illirya saltando davanti a loro dal tetto. -Qualcun altro? – li vide scuotere la testa.
-Se sopravvivo a tutto ciò ricordatemi di togliere il cuore dal sedere di Lorne! – sbraitò Cordelia arrivando sostenuta da Groo.
Aveva una ferita sula fronte che sanguinava copiosamente e un braccio penzolava in una posizione innaturale.
-Quel braccio non sembra molto a suo agio. – notò Spike.
-Credo che sia rotto, sperando che non cada prima ci penserò se sopravvivo a stanotte. – cercò di muoverlo ottenendo solo del dolore che le fece fare una smorfia. -Lorne mi abbandonata. In teoria li avevamo uccisi tutti, ma uno di loro era ancora vivo e fingeva, così appena lui mi ha voltata le spalle per filarsela mi ha attaccata. Per fortuna Groo ha deciso di raggiungermi. – raccontò.
-Sono arrivato in tempo. – le sorrise. -Quindi, ci siamo tutti. – li guardò.
Le urla si fecero più vicine e dal fondo del vicolo iniziarono a vedere un’orda di demoni armati fino ai denti che si avvicinavano velocemente.
-Ci hanno scatenato contro il peggio dell’inferno. – constatò Angel mettendosi davanti a tutti.
-Qual è il piano? – chiese Illirya.
-Io prendo i trentamila sulla destra. – decise Gunn alzandosi a fatica.
-Stai messo male, stai indietro. – cercò di proteggerlo Groo.
-Amico se devo morire preferisco farlo in maniera memorabile. – gli batté una mano sulla spalla.
-Beh, io personalmente, mi occupo del drago. – stabilì Angel osservando l’enorme drago che aveva iniziato a volteggiare sulle loro teste. -E adesso, mettiamoci al lavoro! – e si gettò nella mischia cominciando a staccare qualche testa ai demoni che ormai li avevano raggiunti.
 
Sapevano di non avere speranze ma si batterono eroicamente, al massimo delle loro forze.
Nonostante la stanchezza si fecero forza e lottarono.
Illirya ebbe ragione: Gunn era messo troppo male per resistere; infatti, fu il primo a perire sotto i colpi di un demone.
Angel urlò di disperazione vedendo il suo amico cadere al suolo e trafisse di netto due demoni animato da una furia cieca.
Ormai erano quasi contro il muro, con i demoni che erano sempre di più e sempre più forti.
-Beh, è stato un onore lottare al vostro fianco. – mormorò Spike.
-Non è ancora finita. – disse Angel in prima linea osservando il drago che iniziava a scendere verso di loro.
Accadde in una frazione di secondo: uno scoppio sulle loro teste e il drago esplose in un milione di pezzi.
Tutti si voltarono verso il tetto da cui era avvenuto lo scoppio e la presenza armata di un lanciarazzi sorrise sorniona.
-Cacciatrici adesso! – urlò Faith e il vicolo iniziò a popolarsi di cacciatrici che spuntavano da tutte le parti destabilizzando i demoni.
Lo stupore di Angel durò una frazione di secondo, prima di riprendere animo e gettarsi di nuovo nella mischia, mentre Faith e Robin gli si avvicinavano facendo una strage al loro passaggio.
-Ho ricevuto una telefonata dalla Scozia. – urlò Faith rispondendo alla domanda che Angel non le aveva ancora fatto.
-Non sono mai stato così contento di vedere una cacciatrice. – sorrise Spike decapitando un demone.
Le cacciatrici erano giovani, abili, forti e animate dalla voglia di vincere. In poco tempo il vicolo era pieno di demoni morti. Qualcuna di loro non ce la fece, ma sapevano che quello era il loro destino.
-Se decidi di dire addio alla tua amata, assicurati che lei non sia la nuova presidente del Consiglio con sedi in tutte le parti del mondo. – sorrise Faith ad Angel. -Ho fatto prima che ho potuto, tempo di radunare una squadra di tutto rispetto e arrivare da Boston con un incantesimo di teletrasporto. –
-Entrare a Los Angeles non è stato facile, c’erano demoni che arrivavano ovunque. – spiegò Robin.
La pioggia cominciò a cessare lentamente sulla vittoria di quella sera.
-Non so se è ancora finita, sicuramente per stasera abbiamo evitato l’apocalisse. – disse Angel.
Si diressero alla Wolfram&Hart per trovarla completamente crollata e ridotta ad un cumulo di macerie.
-Beh, secondo me la Wolfram&Hart di Los Angeles ha chiuso i battenti, per sempre. – ipotizzò Cordelia.
-Noi andiamo in ospedale o quel braccio non sarà più recuperabile. – le disse Groo e gentilmente la scortò via.
-Andiamo all’hotel. – decretò Angel.
Faith cominciò a liquidare le cacciatrici, ringraziandole per il loro aiuto e dicendo loro di rimare in zona per un po’ e stabilire turni di pattuglia. Se ne sarebbero andate quando la città davvero sarebbe stata fuori pericolo.
L’hotel non era illuminato ed Angel scese a collegare l’elettricità che in pochi secondi arrivò in tutto lo stabile, in tempo per vedere tornare Spike con il corpo di Gunn martoriato tra le braccia. Lo adagiò dolcemente sul divano.
-Pensare che se ne era andato per sopravvivere ed era tornato oggi solo per aiutare me. – sussurrò Angel in preda a terribili sensi di colpa.
-Credo che fosse consapevole dei rischi. – mormorò Fred che era tornata con gli occhi lucidi.
-Noi rimaniamo finché non sarà tutto sicuro. – disse Faith.
-Esatto, io raggiungo qualche gruppo di cacciatrice. – decise Robin e lasciò il gruppo dopo aver dato un bacio a Faith.
-Questa si che è una novità. – le sorrise Spike.
-Le apocalissi possono avere dei risvolti strani. – sorrise la cacciatrice. -Prossima volta, essendo gli ufficiali consulenti legali del nuovo Consiglio, premuratevi di chiamare qualche sede prima di partire in battaglia. –
-In teoria non credo che avrei dovuto sopravvivere. – Angel incrociò le braccia al petto.
-Beh, in ogni caso la Wolfram&Hart è sconfitta e il circolo della spina nera debellata del tutto. – Spike si sedette sui gradini.
-E io ho bisogno di razionalizzare. – e senza neanche aspettare risposta, Angel uscì dall’hotel.
 
Camminò per Los Angeles osservando la città che viveva come se nulla fosse accaduto quella notte, come se non avesse corso il rischio di finire in un grande inferno.
Non seppe come si ritrovò di nuovo davanti la Wolfram&Hart distrutta. E nessuno era accorso per fare rilievi di alcun tipo.
-Beh, di sicuro stona parecchio con il paesaggio circostante. – si intromise una voce.
Non si voltò neanche a guardare la figura che gli si posizionò accanto.
-Non ti vedo da molto tempo, Hara. – mormorò alla vecchia strega.
-In realtà ci siamo visti una sola volta, poco più di un anno fa. – precisò lei ridendo. -I miei complimenti, hai evitato l’apocalisse a cui eri destinato. –
-Una parte di me sperava di morire stanotte, forse sarebbe stata la cosa più degna per me. –
-Secondo la volontà di chi? La tua? Forse, dopo quasi 250 anni, hai ancora troppe cose da imparare. – ridacchiò.
A quel punto lui si voltò a guardarla interrogativo.
-Doveva essere il mio destino. –
-Quale? Morire nell’apocalisse? O essere redento? Forse c’è sempre un piano più grande sopra. – sospirò. -Fin dal tuo primo momento di vita sei stato destinato a grandi cose, le Forze dell’Essere lo hanno sempre saputo. Ma da umano eri troppo sciocco e da vampiro troppo crudele, per questo ti è stata messa quella zingara sul tuo cammino, anche la maledizione faceva parte del tuo destino. Certo, dopo hai passato circa ottanta anni a soffrire per le tue vittime, ciò che i Kalderash volevano che tu facessi, ma quel tempo passato a piangere è stato sufficiente, per questo Whistler è venuto da te e ti ha messo sulla strada della cacciatrice, persino provare il vero amore era nel tuo destino, nonostante a quel tempo tu abbia conosciuto praticamente una bambina. Però, tu hai saputo vedere tutto il potenziale di quella bambina, sei stato in grado di amare ciò che sarebbe diventata per sé stessa, per il mondo e persino per te, e pure lei ha fatto di te qualcosa di buono. Ma tutto ciò non è ancora la fine, c’è sempre qualcosa in più per cui lottare, Angel. Anche tuo figlio ti è stato donato per un motivo, perché era giusto, perché meritavi anche quella gioia. È vero che adesso hai rinunciato alla tua profezia ma questo non vuol dire che per te non ci sia davvero la redenzione, da qualche parte, forse anche quella rinuncia faceva parte del modo per ottenerla. –
-Quindi, ho ancora una speranza? –
-C’è sempre una speranza, forse, a volte, fa solo dei giri più lunghi. – guardò l’edificio. -Questa sede della Wolfram&Hart non è più assoggettata ai soci Anziani e ai loro scopi malvagi, adesso è strumento delle Forze dell’Essere, ed è ancora tua, per continuare a lottare per il bene, ma con risorse buone stavolta. La prima sede in tutto il mondo, ma non l’ultima probabilmente, se tu avrai ancora le forze di lottare. –
-È la mia speranza, quindi? – la guardò.
-Una delle tante. Hai ancora una profezia a cui fare fronte, ricordi? Il padre ucciderà il figlio. – gli rammentò.
-Posso impedirla? E riabbracciare mio figlio, quindi? –
-Impedirla, avverarla, aggirarla, cambiarla… qualcosa accadrà di sicuro. Nemmeno tuo figlio è del tutto perduto. – gli sorrise e gli accarezzò una guancia. -Io conosco il tuo futuro, tu e la cacciatrice siete parte di qualcosa di immenso, di un inizio grandioso per un futuro di bene. Ma devi lottare e fare come lei ti ha detto ieri: non morire. –
Angel annuì.
-Mio padre era un commerciante di seta e lino e si vergognava di avere un figlio come me. Se avesse saputo che invece sarei diventato avvocato magari sarebbe stato orgoglioso di me. –
-Magari un giorno lo saprai. – alzò le spalle. -Sta sorgendo il sole, per te non è ancora tempo di vedere l’alba. – gli porse un biglietto. -Qualcuno che ti aiuterà a ricostruire questo posto. –
Angel rise: -Ditta di costruzioni di Alexander Harris? Proprio l’ultima persona che mi aiuterebbe penso. –
-Mai dire mai. – sospirò. -Arrivederci Angel. –
-Arrivederci Hara. – la salutò voltandole le spalle e tornando all’hotel
Cordelia e Groo erano già rientrati quando lui tornò. La ragazza aveva un braccio rotto e che probabilmente non avrebbe più ripreso a funzionare normalmente, ci sarebbero volute molte cure e molta forza di volontà, ma forse la sua metà demone l’avrebbe aiutata in un recupero migliore.
Spike si era premurato di portare il corpo di Gunn all’obitorio per fare in modo che una ditta di pompe funebri gli potesse garantire una degna sepoltura, ed era già rientrato anche lui.
-Stasera abbiamo combattuto e siamo sopravvissuti, chi più chi meno, e con l’aiuto di cui necessitavamo. Ma non è ancora tutto finito. Abbiamo conquistato la Wolfram&Hart, adesso non è più uno strumento del male, ed è ancora nostra per continuare la lotta per il bene. – disse alla sua squadra. -Io continuerò ad occuparmene e a lottare. Siete con me? – chiese loro.
-Solo se posso continuare a tormentarti. – sorrise Spike sornione.
-Se anche rifiutassi la tua offerta, lo faresti lo stesso. – lo guardò esasperato.
-Saremo sempre con te. – sorrise Cordelia riferendosi a lei e Groo che annuì subito.
-Sono con te. – assentì anche Fred. -Io e la mia demone dobbiamo pur fare qualcosa di buono, altrimenti chi la tiene. – rise con l’allegria della Fred di sempre, rincuorando Angel che ancora si struggeva nei sensi di colpa per quello che le era successo.
-Benissimo, e poi sei lo studio legale ufficiale del Consiglio, senza di te siamo un po’ messi male. Non considerando che la presidente non è di certo la persona più affabile sulla faccia della terra. Buffy Summers come cacciatrice era già insopportabile, come capo è veramente dispotica! – esclamò Faith facendo ridere tutti. -Noi, comunque, rimarremo in città finché sarà sicura, poi torneremo a Boston. – rimarcò.
-Bene, allora, domattina mi premurerò di chiamare una ditta che si occupi della sua ricostruzione. – Angel sorrise. -Adesso direi che ci meritiamo tutti una bella dormita, è stata una lunga notte. – guardò Faith. -E grazie mille anche a voi. –
-Devi chiamare Buffy. Non hai idea dello stato in cui era quando mi ha chiamata. – gli disse seria.
-Lo farò. – annuì e si diresse di sopra, nella sua stanza.
 
Buffy non si muoveva dalla sua scrivania, il telefono davanti a lei, le mani giunte in una muta preghiera e in attesa di ricevere una qualsiasi notizia.
Quando il telefono suonò, lo afferrò e rispose così velocemente che non gli fece nemmeno completare lo squillo.
-Pronto? – disse con i battiti accelerati dall’ansia.
-Abbiamo vinto. – le disse solo Angel.
-Oh, grazie a Dio. – mormorò con un sospiro di sollievo. -Oh Dio, sono stata così in ansia. – si concesse qualche lacrima di felicità.
-Grazie per tutto, Buffy. – fece una pausa. -Credevo davvero che sarei morto stanotte. Ma sono sopravvissuto e ho ancora uno scopo e una speranza, anche grazie a te. –
-Lotteremo ancora insieme, quindi? – sorrise.
-Sempre, spalla a spalla, anche se a distanza. – un’altra pausa. -Buffy stanotte ho imparato che la mia vita è una specie di enorme profezia, anche se mutevole in base all’evolversi degli eventi o alle decisioni che prendo, ma so che porterà a buone cose. – le disse.
-Spero che mi vorrai con te quando queste cose buone arriveranno. – mormorò seria, pensando a Nicky e a come si sarebbe sentito Angel quando avrebbe scoperto la verità.
-Sempre. – le assicurò.
-Lo spero. – insistette.
-A presto. – la salutò.
Buffy chiuse il telefono e sospirò sconsolata: -Volevo dirti che ho io tuo figlio. – rivelò al telefono ormai muto.

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Capitolo 17
*** Demoni della vendetta ***


Parte 16 – Demoni della vendetta
 
Buffy aveva appena finito di svuotare la sua valigia, la ripose dentro l’armadio della camera da letto, poi tornò al piano di sotto dove Willow e Tara stavano giocando con Nicky, approfittando di ogni momento buono per abbracciarlo forte e baciarlo.
-Lo vizierete di questo passo. – sorrise alla due amiche.
-Lo sappiamo ma non lo vediamo da così tanto tempo. – rise Tara sciogliendo il bambino dal suo abbraccio.
-Ma come è possibile che la prossima settimana avrà già tre anni? – si stupì Willow.
-Cresce ogni giorno di più. – si sedette sul divano.
-Ti piace la casa, quindi? – le chiese la sua migliore amica.
Buffy si guardò ancora intorno, era la prima volta che metteva piede nella sua nuova casa di Sunnydale da quando Xander l’aveva chiamata per dirle che l’aveva realizzata.
Era la prima volta che rimetteva piede a Sunnydale dal giorno in cui aveva lottato contro il Primo vincendo e aveva raso al suolo mezza città.
-Molto. – annuì.
-Dawn? – le chiese Tara.
-Sempre a Roma. Studia e si diverte. – le rispose. -Quindi, come mai sono qui? – chiese alle due amiche.
-Non ti avremmo chiamato se non fosse stato importante. – esordì Willow. -Le cacciatrici che abbiamo qui sono motivate, brave e forti, ma sono comunque ragazze impulsive che necessitano di controllo. – sospirò. -Anya è tornata in città, abbiamo scoperto che è di nuovo Anyanka e sta lavorando molto. – la vide perplessa.
-Ha compiuto molte vendette. Giusto ieri, un’intera confraternita: dodici ragazzi maciullati. – le spiegò Tara.
-Accidenti! – esclamò stupita.
-Le ragazze le danno la caccia e Xander ci mette i bastoni tra le ruote. – continuò Will.
-Qual è il piano? – chiese la cacciatrice.
-Non lo sappiamo Buffy. – Willow sospirò. -Voglio dire, lei è Anya. Forse non la persona più amabile sulla faccia della terra ma tutti noi abbiamo sperato di rivederla dopo quello che Xander le ha fatto, per consolarla, per cercare di farla stare di nuovo bene, ma lei era sparita e nessuno sapeva cosa le fosse successo. Adesso è tornata e scoprire che da quel momento ha scelto di essere, di nuovo, un demone della vendetta… è stato orribile per tutti. Ma Xander non sta riuscendo a vedere la cosa in modo razionale. –
-Dov’è lui adesso? – chiese.
-Probabilmente al lavoro, ieri abbiamo discusso e non lo vediamo da allora. – le rispose la sua amica rossa. -Da molto tempo già non è bendisposto nei nostri confronti. Dopo la quasi apocalisse di Los Angeles, Angel lo ha chiamato per commissionargli la ricostruzione dello studio legale e lui ha da subito rifiutato con enfasi, quindi lo abbiamo praticamente costretto ad accettare, lo abbiamo minacciato dicendo che ti avremmo chiamato, sapeva che con te non l’avrebbe spuntata. –
-Si, per lui non è stato facile avere a che fare con Angel. Però Angel è stato gentile con lui e gli ha persino pagato il lavoro più di quello che diceva il preventivo. – aggiunse Tara.
-Beh, intanto stasera ceneremo tutti qui, per festeggiare la mia visita, poi parleremo. – sorrise amara. -Dovevo tornare a Sunnydale per riprendere il lavoro sul campo. So già che è una cosa di cui non ho sentito molto la mancanza. – sospirò. -Nel frattempo, mi aggiornate su come procede il lavoro qui? –
-Certo, ho giusto gli ultimi rapporti qui con me. – sorrise Tara alzandosi dal pavimento e andando a prendere la sua borsa.
 
Quella sera la cena in casa Summers fu veramente una riunione allegra e felice.
Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando loro vivevano tutti nella stessa città e combattevano il male con quanta più spensieratezza gli era possibile data dalla loro giovane età.
Risero ricordando avventure passate, le apocalissi, prendendo in giro Xander per la sua propensione ad attrarre demoni come una mantide gigante o una mummia inca.
Sul tardi, Buffy mise a letto Nicky e loro si spostarono in salotto per prendere un caffè.
-Sono serena nel sapere che qui riuscite a gestire la situazione bene. La bocca dell’inferno mi ha sempre preoccupata. Ho pensato spesso che avrei dovuto aprire la sede principale del Consiglio qui, ma Nicky cresce e tenerlo nascosto diventa sempre più difficile. – sospirò Buffy sedendosi sul divano.
-Beh, certamente quando Fred è stata qui sarebbe stata davvero una situazione difficile da gestire. – assentì Tara.
-Sta meglio adesso? – si informò.
-Molto. Siamo in costante contatto e ci aggiorna sui suoi progressi. –
Buffy sospirò poi si voltò a guardare Xander: -Will e Tara mi hanno informata del ritorno di Anya. – disse subito, senza giri di parole.
L’amico passò lo sguardo su tutti loro, improvvisamente serio e preso da una consapevolezza: Buffy non era tornata a Sunnydale per fare una gita di piacere.
-Quindi, è per questo che sei qui. –
-Si, è inutile girarci intorno. – posò la tazza sul tavolinetto. -Xander, tutti noi stiamo lavorando sodo per combattere il male. È vero che non potremo mai e poi mai sconfiggerlo del tutto o vivremmo in una dimensione paradisiaca, ma possiamo limitarlo e, mi spiace dirlo, ma Anya è un demone e rientra in ciò che noi cerchiamo di sconfiggere. Non possiamo lasciarla a piede libero. –
-Sembra di essere tornati ai vecchi tempi. – scosse la testa amaro. -Ti sei sempre sentita superiore a noi, una sorta di legge al di sopra di tutto e tutti, in nome della tua missione e del bene. Ma adesso le cose sono cambiate. –
-Ma non è cambiata la missione. – gli fece notare.
-Non puoi sempre ragionare in questo modo! – esclamò alzandosi e camminando inquieto. -Lei è Anya e io ho sperato per anni di rivederla e chiarire, non l’ho mai dimenticata. E si, è di nuovo Anyanka, ma non sappiamo se possiamo parlarle, se lei può comprendere di cambiare di nuovo. –
Anche Buffy si alzò, altrettanto inquieta e sostenne il suo sguardo.
-Xander, io non ragiono in questo modo, lo sai, e tengo bene in considerazione tutte le attenuanti. Ma Anya è un demone e come tale va trattata, specie alla luce del fatto che lei è qui per compiere le sue vendette e sta uccidendo. E noi, a nostra volta, uccidiamo i demoni. La situazione è semplice: Anya è un demone e io uccido i demoni, quindi ucciderò Anya. – lo fronteggiò.
-Ah, quindi è così che si ragiona? Tu arrivi dalla Scozia e decidi di uccidere senza sentire ragioni, senza valutare i miei sentimenti, senza sentire se si può fare qualcosa, come se tu davvero fossi una legge suprema, sola e senza appello! –
-Non si tratta di legge o non legge! Queste decisioni sono sempre ricadute su di me, lo sai, hai lottato anni al mio fianco. Queste scelte le ho sempre dovute prendere da sola, e ho lottato sola spesso. Adesso, nonostante tutto, queste scelte spettano ancora solamente a me, è quello che devo fare. Tu non sai essere obiettivo a causa dei tuoi sentimenti. –
-E tu invece la fai troppo semplice. –
-Semplice? Io ho ucciso Angel! – sbraitò facendo calare un silenzio pesante. -Te lo ricordi almeno? Io avrei dato qualsiasi cosa per non farlo e stare con lui. Lo amavo e amo ancora più di qualsiasi cosa potrò mai amare in questa vita, o non avrei potuto proteggere Connor così intensamente come ho fatto in questi ultimi due anni e mezzo. Ricordi quel giorno? Voi due mi avete per caso sostenuta? – guardò anche Willow seria e triste. -Ricordi il messaggio di Willow che mi hai fatto avere? Fallo fuori! –
-Io non l’ho mai detto! – esclamò la strega animata da una consapevolezza nuova.
-Ma ho dovuto fare la cosa giusta, anche se questa cosa è stata trapassargli il cuore con una spada e spedirlo per cento anni all’inferno. Non è mai facile e Anya era una mia cara amica, ma ha scelto di essere un demone, per due volte, e io sono ancora la cacciatrice, quindi, qualsiasi cosa tu dirai e farai, io andrò a caccia di demoni della vendetta e svolgerò la mia missione, per il bene dell’umanità. – disse risoluta.
-Xander, dovevi riferirle che avrei ritentato l’incantesimo. – Willow si alzò. -Buffy, lo giuro, io volevo ripristinare l’anima di Angel e speravo che tu lo potessi tenere impegnato fino a quel punto, che io potessi maledirlo prima che lui afferrasse la spada di Acathla. – le spiegò.
-Lo hai sempre odiato fino a questo punto, eh? – Buffy guardò Xander amareggiata.
Il suo amico aveva un’espressione estremamente colpevole.
-Potrei accampare qualsiasi giustificazione: ero stupido, arrabbiato, amareggiato, geloso… mettila come ti pare. So di essere stato un adolescente irrazionale. L’anno precedente il mio migliore amico era morto per via dei vampiri e il mio mondo era appena stato capovolto, avevo una cotta per te e tu preferivi un vampiro a me, lo stesso vampiro che aveva quasi ucciso Willow, che ti perseguitava, aveva ucciso Jenny Calendar, torturato Giles, ucciso molti dei nostri compagni di classe e minacciava di spedire l’intero mondo all’inferno. –
-Ognuno di noi ha commesso degli errori in quel periodo, non solo Angel, che però ha pagato più di tutti. – Buffy abbassò il tono, poi guardò Tara. -Puoi rimanere con Nicky mentre io sono fuori? –
-Certo. – le rispose la strega bionda.
Buffy si diresse all’armadio che le era stato costruito di proposito in casa per tenere delle armi e prese una spada.
-Will, puoi portarmi a quella confraternita? Voglio constatare i danni con i miei occhi. – le chiese e la strega assentì.
Le due uscirono seguite e a ruota da Xander.
 
Lo spettacolo che si palesò davanti gli occhi di Buffy era raccapricciante.
-Pensavo di essere ormai abituata davanti a tutto ciò. – mormorò la cacciatrice osservando le macchie di sangue ancora sparse sui muri, sui pavimenti, sul mobilio.
I corpi erano stati rimossi ma c’erano ancora le macchie, l’odore e i mobili erano rovesciati e rotti.
Si voltò verso il suo amico: -Quindi, è questo che dovremmo salvare? – gli chiese.
-Mio Dio. – mormorò Xander sconvolto.
-Salvare? Cosa ci sarebbe da salvare? –
Li interruppe una voce gelida.
Si voltarono verso l’ingresso dove Anya, o meglio Anyanka fece la sua apparizione.
Con il suo volto da demone, la sua collana che le brillava al collo. Nessuno di loro riconobbe un briciolo della sua vecchia, strampalata umanità.
-Come sapevi che eravamo qui? – le chiese Buffy.
-La cacciatrice che arriva a Sunnydale dopo un anno e mezzo deve avere una ragione, e le voci corrono. Sapevo che arrivavi per me. –
-Anya, ti prego. Lo so che sono passati anni, ma possiamo ancora sistemare le cose. – le si avvicinò Xander.
-Sistemare? – rise. -Sistemare cosa? Tu mi hai fatto provare il più forte dei sentimenti umani, quello per cui per più di mille anni ho seminato morte e distruzione: l’amore. E poi, hai preso il mio sentimento e lo hai distrutto con la peggiore delle umiliazioni. Hai idea di come io mi sia sentita quel giorno? Di quello che ho provato? Quando sarebbe bastato parlare. Ma ormai è tardi per parlare, non c’è più niente di cui discutere. –
-Sei tu che te ne sei andata, noi eravamo tutti qui ad aspettarti. Tu, invece, hai scelto di tornare ad essere un demone. Quindi, adesso, non puoi aspettarti di tornare qui, compiere stragi e pretendere che staremo a guardare. – si intromise Buffy fronteggiandola.
-Pensi di riuscire a battermi? – le si avvicinò al punto da essere a pochi centimetri dalla sua faccia. -Puoi sempre provarci. – le diede uno schiaffo tale da mandarla dall’altra parte della stanza.
-Anya, no! – urlò Xander cercando di fermarla, ma lei lo spinse via violentemente, facendolo sbattere contro il muro.
Buffy e Anya ingaggiarono una lotta cruenta, fatta di pugni e violente ferite, ma nessuna delle due aveva realmente la meglio sull’altra.
Entrambe erano forti e determinate, ma anche amareggiate e tristi di essere dovute arrivare a quel punto.
Mentre si consumava la lotta, e dopo essersi accertata che Xander non si fosse fatto troppo male, Willow si tirò leggermente in disparte e tirò fuori dalla tasca della sua gonna un piccolo amuleto. Un ninnolo che, ormai, conservava da molti anni.
Buffy riuscì a spingere contro il muro Anya con un potente calcio e approfittando di quel momento trafisse la demone con la spada facendole dipingere sul volto un’espressione stupita.
-NO! – urlò Xander correndo verso Anya, che però, con un po’ di fatica, tirò via la spada dalla sua pancia.
-Non mi ucciderai così facilmente. – mormorò, anche se con dolore.
Una nube si sprigionò intorno a loro e D’Hoffryn, evocato da Willow che ancora conservava il suo amuleto, apparve tra di loro.
-Infatti, non era realmente te che volevo. – disse Buffy rivolta ad Anya e si precipitò ad attaccare D’Hoffryn che dopo il primo momento di stupore alzò il braccio e con una magia spinse via Buffy.
Anya si precipitò a difendere il suo capo ma Willow intervenne e la immobilizzò con una sfera di energia.
D’Hoffryn era potente e nel corso delle migliaia di anni in cui aveva vissuto aveva acquisito potere ed esperienza; quindi, Buffy ebbe bisogno anche del potere magico di Willow per poterlo affrontare.
-Cosa pensate realmente di fare, povere sciocche! – rise forte del suo potere.
-Forse non comprendi realmente quanto, ormai, noi siamo più forti. – disse Buffy attaccandolo di nuovo. Riuscì a colpirlo con un calcio che lo fece cadere in ginocchio e approfittando di quel secondo in cui lo aveva sopraffatto non gli diede modo di rialzarsi e con la spada che ancora brandiva gli staccò di netto la testa, per poi trafiggerla in mezzo al cervello, per sicurezza che morisse davvero.
-NO! – urlò Anya che riuscì a liberarsi dalla sfera di Willow e iniziò ad avvicinarsi a D’Hoffryn il cui corpo, però, iniziò a polverizzarsi.
Xander cercò di avvicinarsi a lei, ma con la morte di D’Hoffryn anche la sua famiglia di demoni della vendetta era praticamente morta e in pochi secondi anche Anya iniziò a diventare polvere, fino ad essere un mucchietto sul pavimento.
-Anya, Anya… no, no! – pianse Xander in ginocchio davanti le ceneri della prima donna che aveva realmente amato in vita sua.
Buffy e Willow gli si avvicinarono lentamente, si inginocchiarono accanto a lui e lo abbracciarono, facendolo piangere tra le loro braccia.
Il giovane si lasciò cullare dalle due amiche. Nonostante la sofferenza, comprendeva che, forse, realmente quella era ciò che era davvero giusto fare.
Dopo molto tempo, Willow riuscì a chiamare Tara e a chiederle di fare avere un’urna. La strega riuscì a portarla loro dopo aver trovato una cacciatrice che potesse occuparsi per un po’ di Nicky.
Al telefono non aveva fatto domande ma aveva compreso.
Buffy e Willow riuscirono a raccogliere le ceneri di Anya e le affidarono a Xander. Lui le strinse forte al petto, poi le due amiche lo aiutarono ad alzarsi da terra e lo accompagnarono fino a casa dove rimasero con lui per un po’ in una sorta di veglia funebre per Anya, a cui comunque avevano voluto bene e che non avrebbero mai voluto dare una fine come quella.
 
-Quando tempo ti fermerai ancora? – chiese Willow a Buffy mentre erano nel giardino di casa Summers e guardavano Nicky scorrazzare con il suo triciclo.
-Finché non sarò sicura che Xander starà bene. – sospirò. -Oltretutto, prossima settimana è il compleanno di Nicky, mi piacerebbe passarlo con voi. Potremmo chiamare anche Cordelia. – propose.
-Sono sicura che qualcosa saprà inventarsi. – sorrise conoscendo Cordelia.
-Nicky ha tre anni ed Angel non ha mai potuto festeggiare nessuno dei suoi compleanni. – mormorò sconsolata.
-Potrei comprargli una ruspa giocattolo con cui scorrazzare per il vostro giardino in Scozia. –
Si voltarono verso chi aveva parlato e Xander si avvicinò lentamente a loro per sedersi su una sedia.
-Ottimo per fargli devastare il giardino di Giles. – rise Buffy. -Come sai Xand? – gli chiese seria.
-Non pullulo di felicità ma sto razionalizzando. – sospirò. -Lei, ormai, non era più la mia Anya, l’ho compreso da come ti combatteva. Preferisco ricordare la mia Anya piena di allegria, quella che amava contare i suoi soldi, parlava a sproposito e aveva il terrore atavico dei conigli. – rise.
-Xander mi dispiace così tanto di averti fatto passare tutto questo. – Buffy gli strinse una mano cercando di essere consolatoria.
-Lo so, Buff, lo so. – ricambiò la sua stretta. -Quindi, il compleanno di Nicky… Pensavo, insieme alla ruspa, anche ad un set di pale per scavare. – propose.
-Non pensarci neanche! – rise Buffy.
Willow abbracciò il suo amico sorridendogli consolatoria.
Poi insieme iniziarono a pensare ad una piccola festicciola intima per il compleanno di Nicky. Nella tragedia, almeno, erano ancora insieme ed uniti e forse distrarsi pensando al bambino poteva essere loro di conforto.

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Capitolo 18
*** Scoprire la verità ***


Parte 17 – Scoprire la verità
 
Cordelia bussò alla porta aperta dello studio di Angel e il suo capo alzò lo sguardo su di lei lasciando perdere i fogli che stava esaminando.
-La spedizione è tornata, quel covo di demoni è storia. – lo informò riferendosi al loro ultimo lavoro: una soffiata su un covo di demoni che trafficavano organi e di cui si erano occupati con l’aiuto di una spedizione di cacciatrici inviata loro da Willow.
-Bene. – sospirò, ma non sorrise, anzi la tristezza faceva capolino su tutto il suo volto.
-Tutto ok? – gli chiese la sua segretaria entrando e avvicinandosi alla sua scrivania.
-Si, certo. – rispose vago ma non la ingannò.
-Angel, sono io, Cordelia. – disse lei sedendosi di fronte a lui. -Lo so a cosa stai pensando: dopodomani sarebbe il compleanno di Connor. –
La ragazza aveva ricevuto una telefonata da Buffy che la invitava a raggiungerla a Sunnydale dove al momento si trovava, in occasione del compleanno del bambino. Non l’aveva sentita serena a sapere che Nicky compiva gli anni senza suo padre, ma lei aveva accettato di andare a Sunnydale insieme a Groo, nonostante non si sentisse in pace con la sua coscienza.
-Mio figlio ha quasi tre anni e io non so neanche dove si trovi. – mormorò il vampiro appoggiandosi all’indietro sulla poltrona.
-Sono sicura che lo ritroverai. – cercò di consolarlo.
-Si, ma quando? E chi troverò? Un bambino che non mi conosce e che potrebbe non volere a che fare subito con me. –
-Non arrovellarti in questi pensieri, dobbiamo pensare per il meglio. – gli sorrise. -Qui stiamo facendo un ottimo lavoro, raccogliendo un successo dietro l’altro e tu stai andando alla grande. Sono più che certa che otterrai ciò che più desideri, perché è ciò che ti meriti. – si alzò. -Adesso vado a casa, ti ricordi che io e Groo dopodomani ci assenteremo per un po’, vero? – si torse le mani in ansia.
-Certo, andate a trovare i tuoi che finalmente hanno ottenuto i domiciliari. – le sorrise
-Bene, grazie. Sono qui fuori se ti serve qualcosa. – e, detto ciò, corse via prima che lui vedesse l’inquietudine che la attanagliava.
Ma Angel non rimase a lungo da solo, perché dopo qualche minuto Fred andò da lui.
-Hey ti disturbo? – si affacciò dalla porta sorridendo allegra.
-No, dimmi pure. – rispose Angel.
Per lui era incredibile che nonostante quello che le era capitato e con la sua metà demone che le urlava dentro come lei riuscisse ancora a mantenere la sua vivacità.
Durante la battaglia contro i soci Anziani e il circolo della spina nera, quando l’ufficio era crollato, Knox era morto, ne avevano trovato il cadavere quando avevano rimosso le macerie. Fred ne era rimasta dispiaciuta, ma non più di tanto perché Illirya la privava di un minimo di umanità.
-Si tratta di Dana. – gli disse riferendosi ad una cacciatrice schizofrenica che avevano di recente trovato. -Inizia ad essere inquieta. – specificò.
La ragazza, al momento, si trovava ricoverata nel reparto scientifico, ma non sarebbe potuta rimanere a lungo.
-Hai ragione. Devo chiamare Buffy, è meglio che venga trasferita in Scozia. La chiamo più tardi, okay? –
-Assolutamente, nessun problema. A dopo. – e lo lasciò solo.
Angel fece un rapido calcolo di fuso orario, quindi decise di aspettare ancora qualche ora.
Sbrigò alcuni conti ed esaminò dei documenti. Il lavoro era nettamente migliorato e semplificato da quando la Wolfram&Hart non aveva più alcun potere malvagio. Erano dediti completamente al bene e ogni giorno salvavano vite, era una bellissima sensazione.
Dopo diverse ore, afferrò il telefono e compose il numero dell’ufficio di Buffy, ma non riconobbe la voce che gli rispose.
-Ehm… cerco Buffy. –
-Buongiorno, sono la sua assistente. La signorina Summers non c’è al momento, è fuori dalla Scozia. Lei e Nicky si trovano in California per alcuni affari. – gli spiegò.
Angel aggrottò la fronte. Nicky? Chi era Nicky?
-Nicky? – si arrischiò a chiedere.
-Si, il figlio di Buffy. Sono partiti la scorsa settimana e non torneranno prima di altri cinque giorni, prolungheranno la permanenza per il compleanno del bambino. –
-Forse devo aver sbagliato numero o parliamo di due Buffy differenti. Cerco Buffy Summers, la presidente del Consiglio. – le spiegò.
-Si, Buffy Summers. È a Sunnydale per una questione di demoni della vendetta, anche Nicky è con lei. – ribadì. -Però posso rintracciarla. Chi devo dire che la cerca? –
Ma Angel non rispose, aveva già buttato giù.
Buffy aveva avuto un figlio. La notizia lo lasciò devastato. E quando era successo? E, soprattutto con chi? Chi era stato l’uomo tanto fortunato da averle fatto un tale, meraviglioso regalo?
Poi, rifletté bene. Eppure, lui aveva visto Buffy a settembre dell’anno prima e di sicuro non era incinta, quindi il bambino doveva già essere nato, specie se si apprestava a compiere gli anni.
E prima di allora si erano visti pochi mesi prima, quando, come Angelus, era tornato a Sunnydale e neanche allora Buffy era incinta, sicuramente non poteva esserlo rimasto immediatamente dopo.
Ricordava di averle anche detto che aveva acquisito un odore dolce, come quello di un bambino.
Qualcosa non quadrava e lui aveva troppe domande in testa.
 
Uscì dall’ufficio senza dire a Cordelia ciò che aveva scoperto e si diresse negli archivi.
Cercò in alcuni vecchi scatoloni e ritrovò i vecchi dossier della vecchia Wolfram&Hart relativi a Buffy e che si interrompevano a marzo 2002, da allora non c’era più niente.
Non si parlava di nessuna gravidanza, quindi iniziò a pensare che quell’assistente fosse matta.
Poi, gli venne un’illuminazione. Quello era il periodo in cui Connor gli era stato portato via.
La coincidenza di quel periodo lo colpì. Era davvero solo una coincidenza o qualcosa non tornava in tutto ciò?
Si diresse alla sezione informatica e parlò con uno dei tecnici.
-Ti posso chiedere un favore? – esordì. -Io sono troppo vecchio per familiarizzare con questi aggeggi. – sorrise in imbarazzo indicando un computer.
-Certo. – assentì il ragazzo ridendo.
-Puoi spiegarmi come posso fare una ricerca approfondita su una persona con ogni tipo di risorsa? –
-Oh, è molto facile signor Angel: i nostri database e motori di ricerca sono collegati misticamente a tutto il mondo, basta inserire il nome della persona che vuole cercare e troverà tutto. Può farlo anche dal computer nel suo ufficio. – gli spiegò gentile.
-Okay, grazie. – ricambiò e uscì.
 
Tornò nel suo ufficio e per molto tempo fissò lo schermo del suo pc senza avere il coraggio di aprire alcunché.
Era troppo spaventato di ciò che avrebbe potuto trovare. Come avrebbe reagito di fronte alla notizia che, in un qualche modo, davvero Buffy aveva avuto un figlio da un altro uomo?
Poi, finalmente, decise e aprì il database di ricerca inserendo con le dita tremanti quel nome a lui tanto amato: Buffy Anne Summers.
Il pc impiegò circa un minuto a caricare tutta una serie di notizie, file, dossiers e foto.
E fu in tutte quelle cose che Angel trovò tutto, partendo dal certificato di nascita di colui che veniva dichiarato come il figlio di Buffy: Dominick Summers, nato a novembre 2001 a Sunnydale in California, padre sconosciuto.
Gli venne un lontano deja vu: un vampiro scovato, nascosto e gravemente ferito, in un magazzino al porto: “Lei ha qualcosa che ti appartiene. L’ha chiamato Dom…”
Dom… che fosse stato il diminutivo di Dominick? Ma lui aveva già impalato il vampiro che era esploso in cenere prima di completare.
E quella stessa sera aveva chiamato Buffy e sentendolo gli era parsa strana, e aveva parlato di perdono.
Se avesse avuto un cuore, probabilmente in quel momento gli starebbe battendo all’impazzata nel petto.
C’erano delle foto, ne aprì qualcuna dell’estate 2002, e rimase bloccato quando si trovò davanti il volto sorridente di Buffy con in braccio un bambino di circa otto mesi. Bellissimo, con gli occhi azzurri, i capelli castano molto chiaro…
E ne aprì altre. Buffy e il bambino in spiaggia, a Natale, il primo compleanno.
Fu a quel punto che lui ebbe una grandissima consapevolezza: quel bambino era Connor.
 
Come una furia, Angel si alzò e scaraventò la sua sedia contro il muro facendo arrivare di corsa Cordelia.
-Che succede? – esclamò la sua segretaria spaventata.
Lui la guardò furente.
-Buffy ha un figlio? – urlò e la vide impallidire. Comprese che anche Cordelia sapeva qualcosa.
-Cosa? – esclamò in panico. -Buffy? Un figlio? Oddio, Angel, che idee ti vengono, come sarebbe lontanamente possibile? – fece una risatina isterica.
-Cordelia, che cosa sai? – le si avvicinò lentamente e pericolosamente.
-Io? Niente, Angel, lo giuro. Questa tua idea mi sta solo lasciando basita, lo giuro. – indietreggiò spaventata.
-Perché, secondo i nostri database, file e foto, Buffy ha un figlio che si chiama Dominick e somiglia incredibilmente a Connor? – le si avvicinava sempre di più.
-Secondo me un virus ha intaccato i nostri sistemi, possiamo chiamare i nostri tecnici informatici. – corse fuori dall’ufficio ma Angel la seguì e la fermò pochi passi dopo la porta.
-Tu lo sapevi?! – sbraitò furente prendendola per le spalle e voltandola verso di sé.
-Ti prego, mi fai male. – piagnucolò terrorizzata.
-Hey, che succede?! – si intromise Groo arrivando con Fred e Spike.
-Tu lo sapevi?! – ripeté Angel a Cordelia.
-Basta, Angel! – Fred si intromise per separarli e ci riuscì grazie alla forza di Illirya.
-Buffy ha Connor, è lei che lo ha sempre tenuto con sé! – urlò ancora e vide anche Groo diventare pallido. -Lo sapevate entrambi! Oddio, è per questo che andate a Sunnydale tra due giorni, per vedere Connor. Lui è lì. –
-Connor? – si stupì Spike. -Chi è Connor? –
-Il figlio perduto di Angel. – gli spiegò Fred.
-Aspetta, quel marmocchio che ad un certo punto ritrovai con la gang prima di lasciare Sunnydale? – Spike si attirò un’occhiataccia di Angel.
-Tu lo sapevi pure? – il suo sire gli si avvicinò.
-Non mi hanno mai detto chi fosse. Una sera Buffy affrontò un grosso numero di vampiri, loro cercavano un certo Nicky e scoprii che era un bambino che si trovava in casa Summers, ma nessuno mi volle dire chi fosse realmente, solo che era una cosa che riguardava Buffy. – gli spiegò. -Quello era tuo figlio? – si stupì.
-Angel, ti prego. – lo supplicò Cordelia avvicinandosi nonostante la sua rabbia feroce. -Non mandare all’aria il sacrificio che Buffy ha fatto in questi anni. La possiamo chiamare e lei saprà spiegarti, o almeno possiamo darle il tempo di tornare in Scozia, lì il bambino sarà al sicuro. –
Angel non le rispose in un nano secondo era corso via.
Cordelia non lo rincorse, al contrario andò alla sua scrivania e freneticamente compose il numero di casa Summers dove dopo pochi squilli le rispose la stessa Buffy.
-Buffy, un disastro, non lo so come sia stato possibile ma Angel ha scoperto tutto. Tu e il bambino non siete al sicuro qui in California, credo che stia venendo da voi! – le disse subito.
 
Angel guidò come un folle per l’autostrada che lo avrebbe portato a Sunnydale.
Si diede dello stupido, tutti quegli anni a soffrire e in realtà lo avevano preso tutti in giro, persino la donna che amava.
La città era molto cambiata a causa della sua ricostruzione ma lui aveva sempre sentito Buffy dentro di sé e non impiegò molto a trovare la sua scia e arrivare sgommando davanti la sua nuova casa.
Si precipitò alla porta bussando così forte che quasi la buttò giù.
Quando si aprì si ritrovò faccia a faccia con Xander. Fece per entrare ma fu bloccato da una forza invisibile: Buffy non lo aveva mai invitato ad entrare in quella casa e quindi lui era tagliato fuori.
-Hey amico, siamo di fretta per caso? – Xander fece un sussulto all’indietro per l’impeto ma si ricompose quando capì che il vampiro non poteva entrare.
-Dove sono? – gli chiese subito Angel.
-Se anche lo sapessi di sicuro non te lo direi. –
-Fammi entrare. – gli ingiunse.
-Non è casa mia, il mio invito non ti servirebbe a niente. – gli fece notare.
-Buffy è qui, posso sentirne l’odore. –
-Lo sai, Angel, tu non mi sei mai piaciuto particolarmente. –
-Il sentimento è sempre stato reciproco. – sibilò.
-Però c’è una cosa di te che, invece, mi piace molto. Ed è tuo figlio. Te lo giuro, amo quel bambino come mai mi sarei aspettato. – disse serio. -Ed è per questo che tutti noi ci siamo prodigati a proteggerlo. Tu hai una profezia che incombe su di te e potresti fargli qualcosa di cui un giorno ti pentiresti. Vai via da qui, permetti a Buffy di lasciare questa casa con lui. –
-Non potete tenerlo lontano da me. – cercò di entrare ancora senza risultato. -Connor?! – chiamò con quanto fiato aveva in gola.
-Non può risponderti, lui è Nicky. – fece un sospiro. -Angel lui sta bene, è sereno e Buffy è la madre migliore che avresti mai potuto sperare per lui. Lei lo ama tantissimo, lo cura con così tanto amore che non si è mai fatto nemmeno un graffietto. Perché non continuiamo su questa linea, che dici? –
-Buffy?! – chiamò a quel punto. -Devi darmi una spiegazione, me la devi maledizione! – urlò sapendo che lei lo sentiva.
 
Buffy chiuse gli occhi e una lacrima le scivolò giù per una guancia, reclinando la testa all’indietro.
Le spezzava il cuore sentire Angel in quello stato. Tutte le bugie che gli aveva detto erano venute a galla e lui aveva tutte le ragioni di essere ferito e arrabbiato.
Si riscosse asciugandosi le lacrime e sospirò per farsi coraggio. Su una cosa lui aveva ragione: gli doveva una spiegazione.
Uscì dal corridoio dove era rifugiata palesandosi alla sua presenza.
-Perché mi hai fatto questo? – le chiese il vampiro.
-Xander, Nicky sta dormendo di sopra. Puoi rimanere con lui, per favore? – chiese al suo amico che annuì e si allontanò.
-Si chiama Connor! – le ingiunse Angel.
-Angel tu non hai idea di come io mi sia sentita in questi anni. I sensi di colpa, a volte, mi hanno lacerata dentro. Ero consapevole che ti stavo ferendo volontariamente, ma non c’era altro che potessi fare se non sperare nella tua comprensione. – cercò di spiegargli.
-Comprensione? Mi hai giurato che mi avresti aiutato a ritrovarlo, hai parlato di redenzione e speranza e invece lui è sempre stato con te, come hai potuto mentirmi così? –
-Cos’altro avrei dovuto fare? Lui è arrivato da me, quel pomeriggio di pioggia, piccolo, indifeso e in pericolo, avrei dovuto chiudergli la porta in faccia? Lo sai quanto ti amo, non avrei mai potuto lasciare tuo figlio in pericolo. –
-Quindi hai preferito mentirmi? – sorrise amaro. -Bel modo di dimostrare amore. –
-Si, ho preferito farlo, per il tuo bene e la sua incolumità. Anche se ero consapevole che ne saresti rimasto terribilmente ferito, accetterò ogni conseguenza. Ti prego, permettimi di continuare a proteggerlo. – sospirò. -Lui è un bambino buonissimo. A volte si mette seduto e, ad un certo punto, mentre gioca si ferma e assume un’espressione seria, come se stesse rimuginando su qualcosa di estremamente importante, proprio come sei sempre stato solito fare tu. Ama il disegno, specie con i pastelli a cera, ed è molto bravo per la sua età, e gli piacciono i libri, ogni sera quando lo metto a letto vuole che gli legga una storia e non le classiche storielle stilizzate da bambini piccoli, ma racconti classici, al momento stiamo leggendo L’Isola del Tesoro, ci crederesti che un bambino di tre anni ama una tale storia? Sono tutti lati del tuo carattere e io li amo così tanto che proteggerlo da chiunque, persino da te, è un compito che porterò a termine con le unghie e con i denti. –
Piangevano entrambi in quel momento: Buffy nel dirgli la verità e raccontargli di suo figlio, ed Angel ad ascoltarla e scoprire che tutto ciò, anche se faceva male, era stato fatto per il suo bene.
Il vampiro si lasciò cadere per terra, in preda ad una disperazione che aveva provato pochissime volte nei suoi 250 anni.
-Angel? – lo chiamò piano e lui la guardò. -Se io adesso te lo faccio vedere, per pochi minuti, poi mi prometti che te ne andrai? Ti prego. O sarò costretta a chiamare delle cacciatrici. So che non avrebbero speranze con te ma so anche che tu non avresti il coraggio di ucciderle. Ti supplico. – gli propose.
-Davvero lo faresti? – si illuminò in volto.
-Si. – annuì. -Accetterai? –
-Okay. – assentì. -Lo prometto. –
Anche Buffy annuì e a quel punto si diresse al piano di sopra. Tornò dopo pochi minuti, teneva stretto in braccio un bambino con indosso un pigiama che stringeva un orsacchiotto di peluche e assonnato le sprofondava il viso nell’incavo del collo.
Istintivamente, Angel cercò di avvicinarsi, respinto di nuovo dalla barriera invisibile dell’invito.
Buffy si avvicinò alla porta mentre chiamava Nicky dolcemente. Mantenne, comunque, una distanza di circa mezzo metro dalla porta.
-Hey amore mio, guarda chi è venuto da te. – accarezzò i capelli al bambino per svegliarlo. -Lo sai chi è lui? Lui è il tuo papà, il tuo amato papà. – gli mormorò.
Nicky si strofinò gli occhi, poi si voltò verso Angel.
-Papà. – mormorò guardandolo.
-Ciao mio piccolo tesoro. – sorrise Angel. -Si, sono il tuo papà. Ti amo così tanto, mi manchi da morire. – pianse.
-Lo possiamo portare a casa con noi, mamma? – chiese il bambino a Buffy.
-Presto lo faremo, ne sono sicura. Molto presto, il papà ci raggiungerà nella nostra casa e tu e lui potrete fare tanti disegni e leggere tutte le tue storie preferite e vi divertirete con il tuo triciclo in giardino. Lo giuro. – gli promise Buffy.
Nicky annuì e si voltò di nuovo verso Angel.
-Papà, perché sei triste? – gli chiese.
-Non sono triste, sono così felice di poterti vedere. Vorrei tanto poterti stringere a me e presto lo farò. –
-Lo vuoi il mio Bubu per compagnia? – gli allungò il peluche che stringeva.
-Non sa ancora dire orsacchiotto, quindi lo chiama Bubu. – spiegò Buffy ad Angel. -Vuoi regalare il tuo peluche al papà? – chiese al bambino.
-Si, così la sera gli fa compagnia. – annuì il bambino.
-Okay, siediti un attimo qui e non muoverti. – lo accomodò sul primo gradino della scala. -Allontanati dalla porta. – disse al vampiro guardandolo risoluta.
Lui annuì e si fece indietro di un paio di metri. Riluttante, Buffy si avvicinò e mise il peluche a terra appena dentro la porta, poi, con cautela, lo spinse un po’ fuori. Poi, si alzò e tornò dal bambino.
Angel si avvicinò lentamente e raccolse il peluche da terra. Lo annusò e sorrise.
-Grazie Buffy. – guardò Nicky. -Ti voglio tanto bene Connor. Non dimenticarlo mai. Papà ti ama tantissimo e attende con ansia di poterti stringere forte e recuperare il tempo perduto. –
-Ti voglio bene papà. – mormorò il bambino che un attimo dopo sbadigliò.
-Devo riportarlo a letto. – fece una pausa. -Hai promesso, Angel. – e lui annuì.
-Grazie Buffy. Per tutto. – iniziò ad indietreggiare, continuando a guardare la cacciatrice con in braccio suo figlio.
Ma aveva promesso, quindi salì in macchina, la mise in moto e se ne andò.
 
Quando era tornato a Los Angeles si era subito chiuso in casa.
Ma i suoi amici dovevano volergli più bene di quello che pensava perché lo raggiunsero dopo pochi minuti e non bussarono neanche, utilizzarono la chiave di riserva ed entrarono.
Lui era seduto sul divano, con il peluche in mano, le spalle curve e l’aria più cupa che mai gli avevano visto.
Subito, Cordelia e Fred gli sedettero ai lati e lo abbracciarono per consolarlo.
-Lui è così bello e sta bene. Neanche nei miei sogni lo rivedevo così bello. – mormorò triste ma felice allo stesso tempo.
-Mi dispiace così tanto di averti mentito. – disse Cordelia contrita.
-Non ce l’ho con te. È solo tutto così maledettamente ingiusto. –
-Penso che questa dovresti averla tu. – la sua segretaria gli allungò la foto che Buffy le aveva dato di nascosto l’anno prima.
-Grazie mille. – sorrise e accarezzò dolcemente il volto del bambino.
-Possiamo fare qualcosa per te? – chiese Spike con una accondiscendenza che non gli era usuale.
-Fino a che punto sapete le novità sulla profezia? – chiese guardando tutti.
-Buffy e Wesley mi aggiornano costantemente. – rispose Cordelia. -In teoria l’hanno tradotta e interpretata tutta, ma ancora oggi l’urna di Sahjhan risulta irreperibile e scomparsa. Connor è la chiave per ucciderlo e porre fine al pericolo della profezia. –
-Wesley ha continuato per tutto questo tempo a lavorare sulla profezia? – si stupì.
-Si, lui si trova a Londra, vive con una congrega di streghe molto potenti e da quando ha portato via Connor cercano una soluzione. –
-Sono stato così irrazionale con lui. – scosse la testa colpevole. -Come possiamo ritrovare l’urna? –
-Sinceramente, non lo sappiamo. – si intromise Groo. -Alle sue calcagna ci sono streghe, osservatori, cacciatrici ed ogni sorta di risorsa ma al momento brancolano tutti nel buio. Sembra veramente scomparsa nel nulla. –
-E se ci fosse di mezzo Justine? – ipotizzò. -Lei era legata ad Holtz e odia tutti i vampiri indistintamente, fu lei ad intrappolare Sahjhan nell’urna. Se l’avesse lei? –
-Potrebbe essere. Possiamo provare a cercarla. Potremmo anche dirlo a Willow e Tara, potrebbero aiutarci con le fonti del Consiglio. – annuì Fred.
-Ce la faremo, porremo fine a tutto questo. – lo rassicurò Cordelia.
-Grazie a tutti. – sorrise ai suoi amici.
Angel guardò la foto di suo figlio, animato da una nuova speranza. Avrebbe risolto quella storia e avrebbe riabbracciato suo figlio che al momento era al sicuro con Buffy.
Sarebbe andato tutto bene.
 
Lei aveva viaggiato così tanto negli ultimi due anni e mezzo che poteva facilmente dichiarare di non conoscere più il significato della parola “casa”.
Ogni posto era solo un posto dove riposare per un po’, prima di riprendere quella lunga fuga.
Ma se questo era il prezzo della vendetta contro Angelus, allora lei lo avrebbe pagato più che volentieri, senza alcuna remora, un sacrificio per Daniel Holtz e tutte le vittime di Angelus.
Tutto questo trascinando con sé quella maledetta urna di pietra. Aveva pensato di seppellirla in un angolo recondito del deserto, ma sinceramente si fidava di più a portarla sempre con sé.
Era stanca, molto stanca, ma finché lei avesse avuto l’urna Angelus non avrebbe mai e poi mai potuto porre fine alla profezia e riabbracciato suo figlio, anche se lui era perduto nel QuorToth insieme ad Holtz, chissà se era possibile tornare indietro da una dimensione infernale? O almeno, questo era quello che pensava di sapere.
Ma adesso, lei era giunta in quella cittadina della California per un motivo specifico. Aveva saputo che lì c’erano due streghe molto potenti che combattevano il male capitanando una squadra di combattenti estremamente forti. Se spiegava loro le sue motivazioni, parlando di come questo serviva a combattere uno dei vampiri più malvagi mai esistiti, l’avrebbero aiutata.
Si, sarebbe andata sicuramente così, pensò mentre varcava con la macchina il cartello d’ingresso che le dava il benvenuto.
“Benvenuti a Sunnydale.
Benvenuti alla Bocca dell’Inferno”
Recitava il cartello. Chissà cosa diavolo fosse una Bocca dell’Inferno.
Justine non sapeva che aveva appena firmato la sua condanna.

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Capitolo 19
*** Sahjhan ***


Parte 18 – Sahjhan
 
Willow guardò Buffy chiudere la valigia e posarla sul pavimento.
-Sei sicura di volere ripartire? Qui alla sede del Consiglio sei al sicuro, lo sai. – le disse.
La sua amica sospirò: -Si, Will. Mi fido di Angel, se mi ha promesso che ci starà lontani lo farà, ma ora che sa la verità e nonostante io sappia che lui ha una volontà di ferro, potrebbe comunque cedere alla tentazione e venire a cercarci. Si tratta di suo figlio e lo ama troppo. – le spiegò.
-Ti abbiamo messo a disposizione un aereo privato. È una fortuna che questa nuova disposizione del Consiglio stia andando così bene da poterci permettere queste cose. –
Nell’ultima settimana, Buffy e Nicky avevano vissuto alla sede del Consiglio, in una camera messa a disposizione per loro da Willow e Tara. L’intero edificio era protetto da una magia molto potente a prova di attacco anche dei demoni più potenti, esplosioni e persino dagli intrufolamenti più semplici.
-Grazie mille. Mi spiace che la festa di Nicky sia andata a monte a causa di tutto ciò. – sospirò dispiaciuta.
-Recupereremo. Il mese prossimo è Natale, io e Tara pensavamo di venire a trovarvi in Scozia. – sorrise.
-Ne saremo super felici. – ricambiò. -Prima di partire vorrei che mi dicessi di questa ragazza che è venuta a parlarvi ieri. – le chiese.
-Si, è venuta da noi dicendoci che sta vagando da più di due anni per nascondere un’urna che contiene un potente demone. Sembrerebbe che questo demone sia cercato da un vampiro molto malvagio per scopi malvagi e lei è, ormai, molto stanca. – le spiegò in breve.
-Si può fare qualcosa per aiutarla? Potremmo nascondere questa urna qui, questo posto è più protetto di qualsiasi altro posto fino a Boston. – propose.
-Certo, potrebbe essere un’idea. Potremmo offrire protezione anche a lei. Mi è sembrata molto preparata e se la cava con la lotta, ha detto di aver cominciato quando la sua gemella è stata uccisa dai vampiri. – spiegò.
-Poverina, che brutta storia. Ti ha detto come si chiama? –
-Si, ha detto di chiamarsi Julia Cooper. Se ti va, prima di partire, potresti scambiare due chiacchiere con lei. Non mi è parsa molto a conoscenza delle cacciatrici. Sa dell’esistenza di demoni e vampiri, ovviamente, ma credo ignori la storia delle cacciatrici. –
-Volentieri, tanto partirò domattina. – chiuse l’anta dell’armadio dopo aver controllato di aver preso tutto. -Falla venire qui pomeriggio. –
Willow annuì e la lasciò sola a sistemare le ultime cose, lei ne avrebbe approfittato per chiamare Julia.
 
Julia si accomodò nell’ufficio di Willow posando la pesante urna che trasportava ai suoi piedi.
-Sono contenta che sei tornata. – le sorrise Willow. -Vorrei che tu parlassi con la presidente del Consiglio che, per tua fortuna, si trova qui, anche se ripartirà per la sede principale domattina. –
-Non so cosa sia questo Consiglio. – la donna aggrottò la fronte perplessa e guardinga.
-Ti spiego brevemente: fino a pochi anni fa esisteva una ragazza, una per ogni generazione, il cui destino e scopo era quello di combattere il male, lei si chiamava cacciatrice, dotata di grande forza fisica, atletica e sensi fini e sviluppati, supportata da un mentore chiamato osservatore che faceva capo ad un Consiglio di osservatori. Ma poco tempo fa, per sventare una grande apocalisse, io stessa insieme alla cacciatrice in carica ho operato un incantesimo che ha distribuito il potere della cacciatrice ad ogni singola ragazza che potenzialmente avrebbe potuto essere una cacciatrice, così se ne sono attivate a migliaia in ogni parte del mondo. Quell’ultima cacciatrice, Buffy Summers, ha così preso in mano le redini del Consiglio, trasformandolo e aprendo basi operative in tutto il mondo, solo in America ne abbiamo due, una qui e una a Boston, e ci stiamo espandendo sempre di più, reclutando nuove cacciatrici e chiunque voglia combattere il male. – le raccontò.
-Si, è una bella favoletta ma a me non importa, voglio solo poter nascondere questa urna da quel potente vampiro. – liquidò la faccenda con disinteresse.
-Certo, questo lo faremo sicuramente. – aggrottò la fronte davanti a tale atteggiamento. -Comunque, Buffy vorrebbe avere delle informazioni in più, così da poter mettere in atto la migliore protezione per te e questa urna. –
Julia stava per replicare ma la porta si aprì e Buffy entrò seguita a ruota da Tara che aveva in braccio Nicky.
-Okay, faremo sicuramente così. – disse Tara a conclusione di una qualsiasi conversazione stava avendo con Buffy. -Vado subito. Vi lascio, a dopo. – sorrise ed uscì col bambino, non prima che Buffy gli avesse dato un bacio tra i capelli e il bambino avesse ricambiato con un forte abbraccio alla sua mamma.
Julia osservò il bambino per i pochi secondi della sua presenza, era bellissimo ma aveva un non so che di familiare, la sua vista le aveva scatenato dentro una sorta di deja vu che non sapeva spiegarsi.
-Bene, immagino che tu sia Julia. – la distrasse la donna bionda che si era parata davanti a lei con le braccia incrociate al petto, eretta come solo un leader sapeva essere.
-Si, esatto. – sorrise, ma pareva a disagio.
-Io sono Buffy Summers. – le porse la mano e Julia la strinse con riluttanza. -Immagino che questa sia l’urna. – si chinò e osservò l’urna toccando con la punta delle dita le incisioni.
-Si. – continuò.
-Willow, sarebbe opportuno farne delle foto e mandarle a Giles per e-mail, in modo che possa cercare di tradurre queste incisioni e magari fare delle ricerche. – disse alla strega rossa. -Sai che demone contiene all’interno? – chiese a Julia.
-Che importanza ha saperlo? Un demone è un demone, punto! – rispose brusca.
-I demoni non sono tutti uguali e sapere chi c’è qua dentro è molto importante. Noi la proteggeremo ma dobbiamo operare gli incantesimi giusti ed essere pronti con le armi in giuste nel remoto caso che il demone ne venisse fuori per qualsiasi motivo. – la rimbeccò brusca. -Io combatto demoni e vampiri da quando avevo quindici anni, ho fatto fronte a qualcosa tipo sette apocalissi, forse anche di più, sono morta e resuscitata due volte. Quindi so quello che dico e faccio e credimi se ti dico che è il caso di fare delle ricerche prima di operare qualcosa che magari potrebbe apportare più rischi che benefici. –
La vide ammutolirsi. Si rese conto in quel momento che aveva tutti i sensi all’erta, in quella donna c’era qualcosa che non le quadrava. E il suo senso di cacciatrice non si era mai sbagliato.
-Will, prendi l’urna, portala al laboratorio per delle foto e mandale a Giles. – la sua amica annuì e dopo un’occhiata riluttante a Julia che però non fece nulla, prese l’urna ed uscì dall’ufficio. -Julia, tu se vuoi venire con me, posso mostrarti il piano del dormitorio e darti una stanza dove potrai sistemarti. –
Entrambe uscirono dall’ufficio e percorrendo una parte dei corridoi non si rivolsero la parola, Buffy camminava davanti Julia.
Quando arrivarono davanti una porta che Buffy aprì con una chiave che aveva in tasca, la cacciatrice la guardò.
-Puoi sistemarti qui. – le indicò l’interno e la fece entrare davanti a sé in quello che era, a tutti gli effetti, un monolocale completo con un letto matrimoniale, un angolo cottura, un piccolo armadio a muro e un bagno completo.
-Grazie. – rispose guardandosi intorno. -Davvero ti occupi di demoni da così tanto? – le chiese.
-È il mio destino. – alzò le spalle. -Sono stata fortunata su alcune cose, da sempre ho avuto amici che sono stati il mio più valido aiuto e oggi, cambiando il destino della cacciatrice, ho potuto creare squadre operative in tutto il mondo. Cosa mi sai dire sul vampiro che cerca quell’urna? –
-So che è uno dei peggiori, ha seminato morte e distruzione in Europa per decenni insieme alla sua amante. So che ha circa due secoli e mezzo, che è un sadico, ama la tortura fisica e psicologica, la persecuzione delle sue vittime. Il mio mentore, prima che scomparisse, mi disse che aveva ucciso la sua famiglia: sua moglie e i suoi due figli, il piccolo aveva solo pochi mesi, ma che non si era limitato solo a quello, la bambina l’aveva resa vampira e lui era stato costretto ad ucciderla. – le raccontò.
-Un sadico eh? Sembra quasi il mio ex. – sorrise ironica ma si fece quasi subito seria, perché alcune cose le sembravano familiari? Scosse la testa per riscuotersi. -Sistemati pure con calma, io ripartirò domattina ma anche da lontano aiuterò Willow e Tara per darti una mano. – si girò per andarsene, ma sulla porta, Julia le parlò ancora.
-Tu hai un figlio? – e Buffy si voltò a guardarla, sorrise.
-Si, si chiama Nicky e ha appena compiuto tre anni. –
-È molto bello. –
-Grazie. – sorrise e a quel punto se ne andò davvero chiudendosi la porta alle spalle.
 
Julia si sedette sul letto, si sentiva sollevata ma al contempo guardinga.
Buffy le aveva fatto l’impressione di essere una persona tosta e appena malfidente, ma probabilmente dipendeva dal fatto che lottava da tanto tempo.
Posò la sua borsa sul letto e ne tirò fuori un libro da cui prese una foto: lei e sua sorella abbracciate, sorridenti e felici.
-Ce la faremo Julia. Porteremo a termine il nostro compito, come Daniel voleva. – mormorò al viso sorridente della sorella.
Justine si guardò allo specchio e sorrise.
 
Willow cliccò su “invio” e si rilassò sulla poltrona, aveva appena mandato le foto a Giles, ma all’ultimo aveva deciso di scrivere anche a Wesley a Londra, preferiva avere un secondo parere.
Tara si affacciò dalla porta del suo ufficio.
-Fatto tutto tesoro? – le chiese sorridente. -Xander ha chiamato e ha detto che ha preparato la cena, Buffy e Nicky ci aspettano nell’atrio. –
-Certo. – sorrise a sua volta e si alzò spegnendo il computer.
Se lo avesse tenuto acceso per altri due secondi avrebbe visto arrivare una e-mail urgente, ma ormai era tardi.
Persino se fosse rimasta in ufficio due minuti in più avrebbe sentito suonare il telefono ma Willow era già uscita quando questo accadde.
Quando le due streghe arrivarono giù videro Buffy che teneva Nicky per mano e parlava con Julia.
-Tutto bene Julia? Ti sei sistemata? – le chiese Tara con un sorriso.
-Si, l’appartamento è perfetto, grazie. – ricambiò. -Avete già avuto notizie sull’urna? –
-Calcolando il fuso orario potrebbe volerci un po’. – rispose Willow, guardò Buffy. -Ho pensato che potesse servire scrivere anche a Wesley. – la informò.
-Hai fatto bene. – annuì la cacciatrice.
Nessuna delle due vide Julia irrigidirsi a sentire quel nome.
-Stai bene? – le chiese invece Tara che la vide diventare seria.
-Si, certo. – sorrise. -Avete tanti contatti. – constatò.
-Si, abbiamo messo su una rete molto ampia.  Al momento abbiamo una sede qui e una a Boston, una in Scozia e una congrega di streghe potenti che ci aiutano dall’Inghilterra. Ma ci espanderemo ancora, il male è ovunque. – le spiegò Buffy.
-Mamma, andiamo! – Nicky la tirò per la mano.
-Certo, andiamo subito. – gli sorrise. -Non so da chi abbia preso questa impazienza! Sicuro non dal tuo papà! –
-Quando si arrabbia di sicuro non è la persona più calma del mondo. – rise Willow.
-Credevo non fossi sposata. – Julia guardò Buffy interrogativa.
-Non lo sono infatti. Il papà di Nicky al momento è lontano da noi, ma speriamo di poterci riunire presto, vero amore? – sorrise al bambino e lui annuì.
-Lui mi chiama Connor e io gli ho regalato il mio Bubu. – disse il bambino felice e Julia divenne pallida di colpo.
-Dobbiamo andare adesso, ci vediamo presto Julia, okay? – fece Buffy improvvisamente frettolosa.
Erano quasi alla macchina quando il telefono di Buffy suonò. Affidò Nicky a Tara e prese il telefono dalla borsa.
-Pronto? – rispose.
-Sei ancora a Sunnydale? – fece la voce concitata di Wesley.
-Si, riparto domattina. Che succede? –
-Chi vi ha portato quell’urna? –
-Una giovane ragazza, carina, capelli rossi, si chiama Julia Cooper. Ci ha detto che gli è stata affidata dal suo mentore e che la deve nascondere da un vampiro che la vuole per scopi malvagi. Un vampiro abbastanza anziano ha fatto stragi in Europa ed è un sadico… - si interruppe, perché aveva ancora quel senso di deja vu?
-Non è un vampiro malvagio, è Angel! E lei non è Julia, era sua sorella gemella. Si chiama Justine Cooper, è lei che mi ha tagliato la gola, era alleata con Holtz, il nemico di Angel. Dovete impedirle di andare da qualche parte, io sarò lì tra un paio d’ore grazie ad un portale che le streghe apriranno per me. Connor è in pericolo! Justine non è obiettiva, per lei tutti i vampiri sono malvagi a prescindere, perché hanno ucciso sua sorella e Holtz ha alimentato questa sua ossessione. Farebbe di tutto per portare a termine la vendetta di Holtz. –
Buffy si voltò verso la sede del Consiglio ma Justine era a pochi passi da lei e le puntava contro una pistola.
-Dammi quel bambino. – le ingiunse.
-Dovrai passare sul mio cadavere. Non ho paura di una pistola, mi hanno già sparato, e te la toglierò dalle mani così in fretta che nemmeno ti renderai conto che ti ho spezzato un braccio. – fece dura.
Justine puntò a quel punto la pistola contro Nicky mentre Tara lo stringeva più forte girando appena le spalle per proteggerlo.
-Avrei pensato a qualsiasi cosa, tranne che il figlio di Angelus fosse ancora sulla terra dopo che l’ho visto sparire nel portale del QuorToth. – fece una risata amara. -Io arrivo in questo posto maledetto in cerca di aiuto e invece trovo alleati dei vampiri, che razza di mondo! –
-Si chiama Angel e tu non sai con chi hai a che fare. Hai tagliato la gola ad un mio caro amico, hai cercato di fare del male al figlio dell’uomo che amo e io ti ucciderò per tutta la sofferenza che hai provocato. –
-L’uomo che ami? – fece disgustata. -Tu sei una cacciatrice di vampiri, come puoi provare sentimenti per uno di loro? Angelus poi? La peggiore delle bestie! – urlò.
-Lui ha un’anima e da anni lotta per la sua redenzione dalla parte del bene. Tu non lo conosci e ti sei solo fatta abbindolare da una vecchia vendetta. Qualche tempo fa Holtz è tornato sai? – la vide stupirsi. -Me lo ha raccontato Angel. Lui era così vecchio che a malapena stava in piedi e sai cosa? Non ha speso una parola per te. Capisco che sei amareggiata, hai perso tua sorella a causa dei vampiri, io ho perso tante persone amate per questo ma non ho mai pensato ad una vendetta così becera, contro un bambino innocente poi! –
-Che ne sai che è innocente? È il figlio di due dei vampiri più crudeli mai esistiti! –
-E adesso è anche mio figlio! Toccalo e ti uccido! – sibilò livida.
Velocemente Justine sparò, ma non toccò Nicky. Il suo proiettile ferì Willow ad un braccio e urlando di dolore, la strega si accasciò al suolo.
-Così la tua amica strega non potrà usare una mano contro di me. – ripuntò l’arma su Nicky. -Adesso, dammi il bambino! – ingiunse.
-Mi hai a malapena sfiorata, non avrai mai Nicky! – disse Willow affannosa.
-Sparerò alla testa dell’altra strega. – minacciò puntando appena in alto, verso Tara.
-Possiamo stare qui anche tutta la notte e non avrai comunque mio figlio. Potrai provare a sparare di nuovo ma stavolta non mi coglierai di sorpresa e prima che tu possa razionalizzare assaggerai la forza fisica di una cacciatrice. – Buffy le si parò completamente davanti. -Quindi, sei disposta a ragionare civilmente o a perdere veramente l’uso di un braccio? –
Justine non rispose. Rifletté qualche secondo poi lentamente iniziò ad abbassare il braccio e fece per porgere la pistola a Buffy.
La cacciatrice allungò una mano per prenderla, ma Justine fu veloce e la colpì al mento col calcio disorientandola quel poco affinché lei corresse da Tara e le strappò il bambino dalle braccia dopo averla colpita con un pugno.
Nicky prese a piangere ed urlare chiamando Buffy che si riscosse subito e si mise in posizione d’attacco, ma senza agire, perché Justine aveva la pistola puntata alla tempia del bambino.
-Stai ferma esattamente dove sei. – le ingiunse. -So che non potrò riprendermi l’urna ma potete anche tenerla, lui è sicuramente un’arma migliore in mio possesso. – iniziò ad indietreggiare.
Si mise a correre ma Buffy le fu subito alle calcagna, mentre Tara si chinava su Willow.
-Starò bene presto, prendi l’urna e chiama Cordelia, corri! – la sua fidanzata annuì e la baciò velocemente, poi corse dentro.
Willow iniziò una magia di guarigione, anche se provava comunque molto dolore.
 
Justine corse velocemente per neanche lei seppe quanto tempo, col bambino urlante in braccio. Si nascose nel bosco per un po’, accertandosi di non avere Buffy dietro.
La situazione si era fatta assurda, quella ragazza era innamorata di Angelus, veramente una cosa disgustosa!
Il bambino singhiozzava ancora, ma più lentamente e stava quasi per addormentarsi per la stanchezza sulla sua spalla, così lei uscì dal suo nascondiglio e riprese a correre.
Non seppe come fece a ritrovarsi su un promontorio, da lì si vedeva la città e pochi metri più in là un enorme cratere pieno di devastazione.
Non sapeva neanche quanta gente potesse avere adesso alle costole, forse avevano avvisato Angelus e ora anche lui stava accorrendo lì. Doveva pensare in fretta.
-Justine! – esclamò una voce alle sue spalle e lei si voltò velocemente ritrovandosi davanti Wesley Whindam-Price.
-Sei sopravvissuto. – constatò amara.
-Beh, mi hai lasciato un bel ricordino. – si scoprì un po’ il colletto della camicia per mostrarle l’enorme cicatrice che gli percorreva il collo. -Ormai è inutile scappare, Buffy è la cacciatrice più forte mai esistita e per Angel e Nicky non si fermerebbe davanti a niente! –
-Come si può amare un tale assassino? –
-Lei ha visto il buono in lui e lo ha aiutato e spronato a fare del bene, se lui è un campione è grazie al suo amore. Loro sono, probabilmente, l’amore più grande che mai potrà esistere. – fece una pausa. -Dammi il bambino, ormai è finita. Era questa la profezia: Connor giocherà un ruolo importante nella disfatta di Sahjhan e tu hai contribuito. –
-Mai! – urlò.
Sentirono qualcuno correre e dalla radura arrivò Buffy di corsa. Grazie ai suoi sensi era riuscita a ritrovarli molto in fretta.
-Lo butterò da qui se necessario. – minacciò avvicinandosi al bordo.
-Tua sorella sarebbe fiera di questo? – le disse Wesley.
-Lei merita vendetta. –
-E gliela darai solo se permetterai a chi davvero è competente di lottare contro il male. – le disse Buffy. -Io ho messo squadre di cacciatrici in ogni parte del mondo per questo. –
In lontananza sentirono delle ruote stridere, almeno due macchine, portiere sbattere e gente correre veloce.
-È finita Justine, ormai siamo tutti qui. – insistette Wesley.
Angel sbucò di corsa, era con Spike, Illirya e Tara.
-Lascialo stare! – urlò a Justine brandendo l’ascia che si era portato.
-Justine, ragiona: non otterrai veramente vendetta facendo del male a Connor, lui potrebbe essere destinato a grandi cose. Il mondo mistico è ampio e variegato, pieno di sfaccettature, profezie e grandi destini che non abbiamo modo di conoscere. Vuoi vendetta per Julia? Buffy è la persona che può aiutarti. Se scegli di collaborare con lei avrai le risorse migliore per fare del bene davvero. Lei può essere una guida per te, la migliore a cui tu possa aspirare. Migliore di Holtz. Buffy ha cambiato le sorti del mondo, creando combattenti, non c’è persona migliore di lei nella lotta contro il male e può davvero aiutare anche te. – cercò di rabbonirla Wesley.
Lei parve iniziare a capitolare. Lentamente si accasciò al suolo allentando appena la presa sul bambino che si divincolò e corse verso Buffy che corse a sua volta verso di lui e lo prese velocemente.
Anche Angel fece per correre verso lei e il bambino.
-Stai lontano da loro Angel! – gli urlò Tara facendolo immobilizzare all’istante.
La strega mormorò delle parole latine e un cerchio si disegnò intorno al vampiro.
-Adesso. – disse e Buffy si avvicinò ad Angel con il bambino.
-Dammi la mano. – gli disse.
Angel allungò la mano, velocemente Buffy prese il pugnale che aveva, ferì la mano di Angel e poi anche quella di Nicky, che pianse un bel po’, e le strinse insieme facendo mescolare il loro sangue.
Quando si staccarono, Angel fece per toccare di nuovo il bambino ma si sentì bloccato: il cerchio che gli si stava disegnando intorno allargandosi sempre di più faceva in modo che la gente potesse toccarlo da fuori, ma lui non poteva allontanarsi né toccare ciò che era all’infuori. Guardò tutti stupiti senza capire.
-È arrivato il momento di porre fine a tutto. L’energia di tuo figlio è in te. – gli mormorò la cacciatrice con gli occhi lucidi. -Ce la farai, per noi. – e lui annuì.
Tara gli porse l’urna, lui la prese e lentamente la aprì. Ormai, anche il cerchio si era fatto abbastanza ampio da consentire una grande area.
 
Quando Sahjhan fu completamente fuori dalla sua trappola, all’inizio si guardò in giro spaesato.
Non riconosceva il posto dove si trovava, anche se la prima cosa che notò fu il cratere della Bocca dell’Inferno in lontananza. La sua energia negativa urlava prepotente e lui poteva sentirla forte e chiara.
Poi guardò le persone che lo attorniavano. Riconobbe Angel, Wesley, Justine.
La sua attenzione fu attirata da Buffy e dal bambino che aveva in braccio. Poi guardò di nuovo Angel e sorrise malvagio.
-Ci rivediamo Angelus. – guardò Nicky. -Quindi, tuo figlio è sopravvissuto al QuorToth. –
-Non ci è mai arrivato, ringraziando il mio collaboratore Price. E la cacciatrice lo ha protetto per me. – lo informò.
-Lo ucciderò prima che possa comprendere il suo reale destino. –
-Non se io uccido prima te. – brandì contro di lui l’ascia.
Sahjhan lo colpì duramente facendolo volare a metri da lui, ma la barriera invisibile lo rimbalzò di nuovo all’interno. Non gli diede il tempo di rialzarsi che subito lo colpì ancora con calci e pugni, così vicini e potenti che Angel non razionalizzava nemmeno di riceverli.
Il vampiro si rialzò, colpì Sahjhan ma i suoi colpi non erano potenti ed incisivi come quelli del demone che al momento pareva avere la meglio.
-Dopo che sarai morto e io mi sarò liberato da questo cerchio magico, potrò uccidere tuo figlio e realmente la profezia sarà vana, avrò compiuto il mio destino. – ghignò il demone.
Angel giaceva a terra, senza forze. Era livido, sanguinava dalla bocca e forse aveva una mano rotta.
Buffy cercò di avvicinarsi a lui, doveva aiutarlo, a costo della sua vita, ma si sentì bloccare da una mano sulla spalla: era Wesley.
-Dagli della fiducia, lui è più forte di ciò che pensi. – la fermò.
Lei si sentiva inerme a dover guardare senza poter agire e le lacrime le scivolarono sulle guance, si accasciò a terra, continuando a stringere Nicky a sé.
Angel si voltò a guardarla e vide quanta fiducia riponeva in lui nei suoi occhi, mentre teneva stretto il bambino che aveva protetto per lui.
Ebbe il ricordo di quel giorno mai esistito e della loro felicità, e ricordò anche che proprio su quel promontorio quando lui era stato al massimo della sua debolezza e aveva cercato di suicidarsi lei aveva fatto di tutto per infondergli forza e fiducia, gli aveva detto che la ogni giorno era una lotta da cui trarre forza e lo aveva salvato dandogli una nuova speranza.
Si sentì animato da una nuova forza, l’energia di suo figlio scorreva in lui e Buffy confidava in lui, non poteva abbandonarli entrambi. Non adesso che era così vicino a riabbracciare il suo Connor.
Prese a colpire Sahjhan, ancora e ancora, senza che il demone potesse minimamente difendersi dai suoi colpi. Poi brandì l’ascia e con un colpo netto gli staccò la testa, prima che il corpo cadesse al suolo si premurò anche di colpirlo ancora e farne due pezzi.
La barriera di contenimento cadde lasciandolo libero. Ma anche le sue forze caddero e si accasciò al suolo.
Buffy rise tra le lacrime, si rialzò e corse subito da lui. Gli mise il bambino tra le braccia e lo abbracciò sorreggendolo, in un deja vu di un altro momento in cui lo aveva abbracciato a terra dopo un rituale che gli aveva tolto le forze per ristorare Drusilla e lei aveva lottato per liberarlo.
Angel si aggrappò a lei e a Nicky piangendo di felicità e liberazione, e anche di dolore fisico.
-Lo vedi Justine? – Wesley si era avvicinato alla ragazza e le parlò mentre lei osservava tutto ad occhi sgranati. -Il mondo non è solo bianco o nero, ci sono le sfaccettature. Holtz aveva ragione a cercare vendetta contro Angel, ma nel frattempo lui è cambiato e ha iniziato a lottare per redimersi, anche grazie a Buffy. Non aveva mai realmente amato prima di lei, e ora è persino un campione. – le disse.
-Ho sbagliato tutto. – mormorò la ragazza.
Spike si avvicinò al suo sire, per aiutarlo a sollevarsi, aiutato da Buffy. Il vampiro era davvero gravemente ferito e necessitava di cure immediate.
-Possiamo andare alla sede del Consiglio, lì abbiamo tutto il necessario. – suggerì Tara.
-Come sta Willow? – si premurò Buffy.
-Sta già guarendo, ha estratto il proiettile. Xander è con lei. – le rispose. -Andiamo, quindi? – e tutti annuirono.
-Non così in fretta. – li interruppe una voce estranea.
Si voltarono e una figura si avvicinò a loro.
-Hara. – mormorò Wesley.
-Salve Wesley, è un piacere rivederti. – gli sorrise.
-Vi conoscete? – chiese Angel affaticato.
-Si, Hara è una strega molto potente, lei mi ha aiutato a camuffare Connor con una bambola, quella che hanno rapito Justine e Holtz, e lo ha tenuto con sé prima che io lo portassi a Buffy. – raccontò l’ex osservatore.
-Mi dispiace Angel, capirai che non potevo raccontartelo quando ci siamo conosciuti. – gli sorrise l’anziana strega.
-Come mai sei qui, Hara? – le chiese Wes.
-La profezia si è realizzata, Sahjhan è stato sconfitto da Connor, anche se indirettamente, ma non è ancora finita. Angel, dovrai venire con me. – gli disse.
-Perché? – chiese Buffy in ansia.
-Questo purtroppo non posso dirtelo cacciatrice. Ma stai tranquilla, andrà tutto bene. – sorrise anche a lei. -Angel, è giunto il tuo momento. Andiamo? – gli tese una mano.
-No… - mormorò la cacciatrice.
-Hey, tranquilla. Hai visto? Ce l’ho fatta, per voi. Tornerò, lo prometto. – le sorrise accarezzandole il viso. Poi le mise il bambino in braccio e sorretto da Spike si avvicinò ad Hara. -Sono pronto. – mormorò prendendo la sua mano.
La strega annuì e in un attimo era letteralmente svaniti.
Spike si avvicinò a Buffy che stringeva il bambino e lottava contro le lacrime.
-Stai bene? – le mormorò e lei annuì silenziosamente affondando il viso tra i capelli di Nick.
-Mammina, dov’è andato papà? – le chiese il bambino.
-Tornerà presto, vedrai. Tornerà da noi, ne sono sicura. – pianse e si lasciò stringere in un abbraccio consolatorio da Spike.
Continuò a ripetere quelle parole come una litania, forse per convincere più sé stessa o forse per il terrore che non sarebbe mai accaduto.
Quella notte era stata importante, finalmente la profezia non esisteva più ma nessuno sapeva realmente a quale prezzo: la salvezza di Connor o la vita di Angel?
E Buffy sapeva che, ancora, avrebbe dovuto tutelare il bambino, soprattutto adesso che presto chiunque avrebbe saputo che il figlio del miracolo era ancora sulla terra. E forse, non avrebbe più avuto, stavolta davvero, un padre.

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Capitolo 20
*** Redenzione ***


Parte 19 – Redenzione
 
Era una stanza semplice: carta da parati alle pareti spoglie, due poltrone davanti un camino imponente e finemente intarsiato scoppiettante, in mezzo alle due poltrone un largo tavolino rotondo con un una bottiglia di brandy e due calici.
Un solo uomo seduto ad una delle due poltrone. Sembrava in attesa, forse da secoli.
-Padre? – mormorò Angel titubante avvicinandosi lentamente e insicuro.
L’uomo si voltò sentendosi chiamare e abbozzò un sorriso. Una cosa che Angel non aveva mai visto.
-Accomodati, Liam. Attendo da molto questo momento. – lo invitò.
Lentamente e ancora scettico, Angel sedette alla poltrona vuota. Senza fatica alcuna, non aveva più una singola ferita provocata dalla lotta contro Sahjhan.
L’anziano padre riempì i due calici, in silenzio, e gliene porse uno.
Angel notò che era vestito come la notte in cui lo aveva ucciso e aveva ancora la ferita provocata dal suo morso aperta e sanguinante.
-Solo dopo secoli ho compreso i miei errori, padre. – sussurrò fissando il liquido ma senza berlo.
-Lo so, Liam, anche io ho compreso dopo molto. – sospirò. -I tempi erano quelli che erano e tu eri il mio unico figlio maschio. Avevo grandi aspettative e grande severità, tu non avevi il carattere giusto per tutto quello. –
-Lo so. Ero debole e ribelle e non sapevo come esprimervi le mie debolezze. –
-Non le avrei ascoltate, non ero un uomo comprensivo. Kathy ti capiva come io non sapevo fare, ma lei era una bambina e anche ingenua. –
-Anche loro sono qui? – chiese riferendosi a sua madre e sua sorella.
-Oh no, loro sono in un bel posto, come è giusto che si meritassero. Io, invece, ho aspettato qui, in questa sorta di purgatorio. Mi dissero che ero l’ultimo passo della tua redenzione. Forse, finito tutto questo, anche a me sarà data la possibilità di ricongiungermi con mia moglie e mia figlia, non lo so per certo. – bevve un sorso di liquido. -Ho visto tutti questi secoli, tutto quello che è successo. Le morti, le torture, le persecuzioni e le perversioni, ma sapevo che quello non eri realmente tu, che dentro di te c’era qualcosa di grandioso che doveva ancora venire fuori. –
-Sono un mostro. – sussurrò sentendosi schiacciare dai sensi di colpa. -Ho fatto delle cose ignobili, ho distrutto tante di quelle vite, solo per puro piacere. –
-Lo so. La colpa è anche mia, Liam. Io ero convinto che essere duro con te ti avrebbe reso un vero uomo e invece ti ha reso un umano debole e un demone spietato. –
-Padre, voi mi avete mai amato? – faticò a dire quelle parole, forse temeva la risposta.
-Certo che si, figlio. Immensamente. Solo, non sapevo come dimostrarlo né come insegnarti le cose giuste. Ero concentrato sui miei affari, attendevo il momento in cui mi avresti affiancato, prendendo in mano i miei commerci e rendendo il nostro nome uno dei più stimati e ricchi. Ma quel mondo ristretto a Galway non era per te, tu appartenevi a tutto il resto del mondo. – suo padre lo guardò. -Tu avevi un destino più ampio, fatto di grandi lotte per il bene e di grandi risultati. –
-Mi sono perso così tante volte. –
-Liam tu sei il capostipite di una grande stirpe dal destino grandioso nella lotta contro il male. Nessuno di noi due, ovviamente, poteva saperlo a quei tempi. So che entrambi ci siamo comportati male l’uno verso l’altro e so quanto sia stato tutto in salita il tuo cammino verso la redenzione di tutte le tue malefatte. – posò il bicchiere e gli prese la mano fredda. -Per te immaginavo il futuro nei commerci di famiglia, una moglie di buon nome e qualche nipote che portasse avanti la dinastia. Ti aspetta di meglio: l’amore di una donna splendida, una progenie che avrà grandi risultati nella lotta al male e tante soddisfazioni. –
-Però ho dovuto sacrificare voi, mia madre e mia sorella per questo. –
-La vita è fatta di piccoli e grandi sacrifici. Di ammissioni di errori, di colpe e di tentativi per rimediare. – gli fece un altro sorriso. -Io ti perdono per avermi ucciso Liam, e sono fiero di te e di come hai lottato duramente in questi anni. –
Angel alzò la testa di scatto a quelle parole. Si sarebbe aspettato di tutto, tranne di sentire quelle parole dopo due secoli e mezzo.
-Grazie, padre. – mormorò tra le lacrime.
Suo padre si alzò e gli allargò le braccia e per la prima volta Angel ebbe un abbraccio da parte sua.
-Che cosa devo fare adesso? – gli chiese dopo un tempo infinito in cui aveva pianto sulla sua spalla.
-Vivi, figlio mio, per me, per tua madre, per tua sorella e per la felicità che ti meriti. Vivi e sii felice. – gli batté le mani sulle spalle. -Ora vai, la tua famiglia ti aspetta. –
-Okay. – si voltò e girò intorno alle poltrone, ma poi guardò di nuovo suo padre. -Si, ma come si fa andarsene da qui? – chiese e per la prima volta sentì suo padre ridere divertito.
 
Erano passati dieci giorni.
Buffy non era tornata in Scozia, era rimasta a Sunnydale, in attesa di qualsiasi sviluppo.
Ogni mattina si svegliava pensando che quello sarebbe stato il giorno in cui avrebbe conosciuto la sorte di Angel, ma non era successo.
Ogni sera metteva a letto Nicky, dicendogli che sicuramente l’indomani il suo papà sarebbe tornato.
Aveva preso Justine sotto la sua ala, insieme a Willow e Tara volevano insegnarle a lottare con loro.
-Hey, stai bene? –
Si voltò di scatto verso la voce di Dawn.
Sua sorella era arrivata da Roma poco dopo la lotta, per sincerarsi di come stavano tutti apprendendo tutto quello che era successo.
Willow si stava riprendendo, per fortuna la ferita non era grave.
Cordelia era quella che, al momento, stava gestendo la Wolfram&Hart a Los Angeles con l’aiuto di Groo, in attesa del ritorno di Angel.
Ma nel frattempo erano passati dieci giorni.
Buffy sospirò e si allontanò dalla finestra da cui guardava la strada.
-Si. – annuì, ma era poco convinta. -Spero sempre di vederlo arrivare dal vialetto. – mormorò sedendosi sul divano.
-Vedrai che sapremo presto qualcosa. – sedette accanto a lei e le strinse una mano.
-Nicky? – le chiese.
-Xander lo ha portato un po’ al parco, è una bella mattina. Perché non ti prendi la giornata per te? Per rilassarti un po’, il pensiero di Angel quasi non ti fa uscire di casa. Va’ a Los Angeles a fare un giro, se succede qualcosa ti avvisiamo subito. – le propose sorridendo. -Tra poco è Natale, potresti iniziare un po’ di shopping. –
-Non lo so se voglio allontanarmi da Nicky. – rifiutò gentilmente.
-Nicky ha due streghe, tante cacciatrici e una zia e uno zio umani pronti a uccidere chiunque osi avvicinarsi a lui. Vai, necessiti di qualche ora di svago. Non so se hai capito che ti sto buttando fuori da casa tua! – rise.
-Si, iniziava a venirmi qualche sospetto. – fece fintamente sorpresa. -Okay, mi prenderò giusto un paio d’ore. Vado a Los Angeles a vedere se Cordelia ha novità e poi torno. Prima di cena sarò qui. – si alzò, prese le chiavi e la borsa e uscì.
 
Per essere dicembre, il sole era caldo e si stava bene.
Il molo di Santa Monica era affollato di gente che passeggiava, qualcuno aveva portato il cane a correre sulla spiaggia.
Buffy non era andata da Cordelia, temeva di sentirle dire che anche loro non sapevano niente e lei era già piena di preoccupazione.
Lei si era diretta lì perché quel luogo per lei aveva un significato: era lì che Angel l’aveva trovata il giorno in cui era stato umano.
Non avrebbe dovuto ricordare quel giorno che, tecnicamente, non era mai esistito ma invece lo ricordava e spesso in quegli anni ne aveva sognato momenti. Erano stati così felici.
E adesso non sapeva se, invece lo avrebbe più rivisto.
Sospirò. Il vento le scompigliò i capelli e l’odore del mare le arrivò alle narici, era sempre buono.
Non sapeva da quanto tempo era lì, ferma a fissare il mare e ricordare. Ma forse, vivere di ricordi non era un bene per nessuno.
Si voltò, pronta ad andarsene, fissando l’arco di rampicanti da cui aveva visto venirle Angel incontro.
Aguzzò la vista. Qualcuno stava camminando verso di lei.
Forse era tornata indietro nel tempo e stava rivivendo quella scena.
Scosse la testa. Si, era decisamente così.
Eppure, no, non era così. Perché Angel stava, di nuovo camminando verso di lei, sbucando da quell’arco.
E, di nuovo, in una giornata di sole.
E come quel giorno, lei era di nuovo impalata dallo stupore a guardare la scena, mentre Angel la raggiungeva, la prendeva tra le braccia e la baciava.
-Sto avendo un deja vu? – mormorò dopo un tempo indefinito, non osando aprire gli occhi per timore che stesse sognando.
-No, stai vivendo questo preciso momento. Apri gli occhi Buffy. – le sussurrò Angel.
E lei li aprì, fissando gli occhi castani e sorridenti di lui.
-Che succede? – gli chiese.
-C’era una speranza anche per me. – le rispose. -Sono stato redento. –
-Sei umano. – constatò poggiando la mano sul suo petto e sentendo il suo cuore.
-Era il mio destino, ed è incrociato col tuo. – le accarezzò i capelli. -Ho tante cose che voglio fare con te e non so da dove cominciare. – rise.
-Ti va di cominciare da Nicky? Possiamo andare da lui. – gli propose. -Hai aspettato troppo tempo per riabbracciare tuo figlio. – lo vide illuminarsi al pensiero. -So che sembra sciocco ma mi chiedo se hai già un’identità. –
Angel rise di cuore e annuì: -Si, ho ripreso il mio nome, con una piccola aggiunta. Io sono Liam Angel Grey. –
-Dovremo parlare del nome di Nicky. Tu lo hai chiamato Connor, è giusto che abbia di nuovo anche lui il suo nome. –
-Anche tu gli hai dato un nome e non trovo corretto privarlo di questo. Può essere Connor Dominick e, se vuoi, potrai continuare a chiamarlo Nicky. È nostro figlio. – le sorrise.
-Grazie. –
-No, Buffy, grazie a te e a tutto quello che hai fatto in questi ultimi anni per me e per lui. È grazie a come lo hai protetto e all’amore con cui lo hai cresciuto che tutto questo, oggi, si è realizzato. – inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra e alzò il viso al sole chiudendo gli occhi per godersi il calore dei raggi. -E adesso andiamo da nostro figlio. – la prese per mano e insieme si diressero verso la macchina.
Iniziava un nuovo percorso del loro destino. I loro cammini si erano incrociati in una calda mattina del 1996, insieme avevano lottato, amato, sofferto, gioito e anche separati, ma adesso si erano riuniti e iniziavano una nuova strada insieme.
Avrebbero lottato ancora, ma con una nuova forza e un amore mai immutato.

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Capitolo 21
*** Epilogo - Il futuro delle Antiche Profezie ***


Epilogo – Il futuro delle antiche profezie
 
Galway, 2019
Buffy ed Angel entrarono dalla porta di casa stanchi e affaticati e gettarono le armi praticamente dietro la porta per poi gettarsi di peso sul divano in un unico movimento sincronizzato.
-La prossima volta, il regalo per il pensionamento di Giles lo scelgo io! – esclamò la cacciatrice lanciando un’occhiataccia la marito.
-Hey cosa ne potevo sapere io che quell’antiquario era un demone e trafficava anche manufatti demoniaci? Io ho visto un bellissimo libro che parlava di una famiglia di demoni originari della Cina risalente al 1430, intarsiato a mano e con disegni ancora in ottimo stato e mi è parso un regalo perfetto per lui! – la rimbeccò.
-Beh, in ogni caso, dopo il nostro attacco ci ha fatto anche un ottimo sconto sul libro. – sorrise agitando il suddetto volume davanti il viso di Angel.
-Era il minimo, tu hai ottime doti persuasive, oltre ad una fama a cui nessuno può resistere. – sorrise a sua volta.
-Se solo quelle due non ci avessero seguito a ruota! – continuò e in quel momento divennero improvvisamente seri e si guardarono ammutoliti con lo sguardo terrorizzato e gli occhi sgranati.
-LE RAGAZZE! – esclamarono all’unisono alzandosi in simultanea pronti a lanciarsi di nuovo verso la porta ancora aperta, nell’esatto momento in cui due ragazzine entrarono ridendo e scrollandosi di dosso polvere e sporco e che gettarono due spade accanto alle armi di cui si erano liberati Buffy ed Angel.
-Allegra e Beatrice Grey, siete in un mare di guai! – Buffy puntò il dito verso di loro.
-Vi è stato detto un milione di volte che non dovete seguirci quando andiamo in missione! – continuò Angel.
-Punto primo, voi non eravate in missione ma siete andati a comprare un regalo per il nonno Rupert. – lo rimbeccò una portando le mani ai fianchi.
-E punto secondo, se non fosse stato per noi che vi portavamo le armi vi avremmo proprio voluto vedere a combattere a mani nude! – fece l’altra nello stesso tono e mettendosi nella stessa posizione.
Allegra e Beatrice Grey avevano tredici anni e mezzo, ed erano gemelle. Nel momento in cui Buffy ed Angel avevano scoperto di aspettare due gemelle femmine avevano avuto la stessa identica sensazione che ne avrebbero visto delle belle. E avevano avuto ragione.
Beatrice aveva capelli e occhi castani, labbra sottili, era riflessiva, taciturna, ligia, amante dei libri e dello studio, ottima studentessa, abile combattente con tutte le armi… la copia di suo padre.
Allegra aveva capelli biondi, occhi verdi, labbra rosa a bocciolo, impulsiva, dalla parlantina sciolta, ottima atleta, amava la musica, poco incline allo studio, in cui veniva aiutata dalla sorella, e a qualsiasi sorta di regola, ma anche lei abile combattente con tutte le armi… la copia di sua madre.
Ed entrambe cacciatrici. Nella lotta come nella vita erano l’una la compensazione dell’altra e i ritratti delle nuove generazioni dei loro genitori.
-Siete fortunate che dobbiamo partire per Londra stasera o la vostra punizione si sarebbe estesa persino ai vostri nipoti! – le minacciò la loro madre.
-Dov’è Connor? – chiese Angel a Buffy, desideroso di cambiare argomento. Nessuno di loro due la spuntava mai con le gemelle.
-Ha detto che voleva prendere dei libri in libreria. – lo informò. -Ma tornerà a breve, sa che dobbiamo partire. Abbiamo il tempo di fare il punto della situazione. – lei ed Angel si diressero nello studio dove si avvicinarono ad una scrivania e iniziarono a guardare dei documenti.
-Okay. Allora, la sede di Londra con il pensionamento di Giles la prende in mano Wesley aiutato da Fred, a Los Angeles Cordelia e Groo insieme a Spike hanno appena avuto una onorificenza per l’ottimo lavoro della Wolfram&Hart dal sindaco e la loro alleanza con la sede del Consiglio di Sunnydale con a capo Willow e Tara va alla grande. A Boston anche Faith e Robin stanno avendo ottimi risultati e la sede della Wolfram&Hart di New York si è appena liberata dall’influenza dei Soci Anziani, si è rischiata una bella apocalisse da quelle parti. – le fece presente.
-Si, Faith ha detto che ci sono state molte perdite di ragazze. – sospirò triste.
-Purtroppo, si. Lo studio legale di New York è in mano a Lorne e ogni giorno si diverte a far cantare tutti i dipendenti. – rise.
-Avete chiarito, quindi? –
-Si, era così in colpa per quello che aveva fatto a Cordelia. – sorrise. -Mi ha scritto Dawn da Roma, lei e Xander hanno appena trovato una nuova cacciatrice e sono riusciti a sconfiggere finalmente l’Immortale. –
-Questa è una buona notizia. Anche se dopo dieci anni ancora fatico ad abituarmi a mia sorella e il mio migliore amico insieme. – represse un brivido. -Invece Oz e suo figlio in Tibet hanno appena aperto un centro di supporto ai lupi mannari, hanno un paio di streghe del posto che li aiutano e anche lì la sede del Consiglio sta avendo ottimi risultati. Le prossime aperture? –
-Africa e Sud America, ci stiamo lavorando. – posò i fogli. -Andiamo alla grande! – le sorrise.
-Direi di sì. – si alzò e abbracciò suo marito felice dandogli un bacio.
Dopo il loro ritrovamento avevano trasferito la sede principale del Consiglio dalla Scozia all’Irlanda dove si erano stabiliti in via definitiva e avevano costruito la loro famiglia e continuato la loro lotta.
-Hey, le ragazze di là borbottano su quanto siete stacanovisti e smielati. – li interruppe una voce sulla porta.
Connor li guardava sorridendo con le braccia incrociate.
Alto praticamente, ormai, quanto suo padre, capelli castano chiaro lisci, occhi azzurri, labbra carnose, studente dagli ottimi voti e bravissimo combattente, oltre che bello e ambito da tutte le sue compagne di scuola. Aveva i sensi ipersviluppati e una forza fisica straordinaria come quella dei vampiri, tipico del fatto che quando era stato concepito entrambi i genitori lo erano, questo gli era utile nella lotta, vinceva praticamente sempre.
-Hai preparato la valigia? – gli chiese sua madre.
-Fatta e pronta all’ingresso. – annuì. -Al ritorno inizierò a pensare a cosa portarmi all’università. –
-Mio figlio andrà a studiare giurisprudenza in America e farà il tirocinio alla Wolfram&Hart di New York, non potrei essere più orgoglioso di così! – rise Angel tronfio.
-Basta solo che lo zio Lorne non mi faccia cantare tutti i giorni! – rise.
-Allora! Ci muoviamo? – urlò Allegra dall’altra stanza.
-Perderemo l’aereo! – rincarò Beatrice.
-Chi glielo dice a quelle due che il nostro è un volo privato? – scosse la testa Connor.
I genitori risero.
-Dai, andiamo a finire di prepararci. – sorrise Buffy prendendo il figlio a braccetto e uscendo dallo studio seguiti da Angel.
Avevano formato una nuova stirpe di combattenti per un futuro migliore. Non avrebbero mai potuto battere il male del tutto, ma potevano dargli tanto filo da torcere, e ne erano felici e soddisfatti.
Avevano fatto fronte alle antiche profezie che li riguardavano e ogni giorno vincevano.
Per il loro amore, per i loro affetti più cari, perché era il loro destino e andava bene così.
Una parete dello studio era occupata dalle loro profezie incorniciate: quella in cui si diceva che Buffy avrebbe affrontato il Maestro e sarebbe morta, la profezia Shanshu ancora con in un angolo la firma di Angel col sangue, quella del figlio del miracolo legata alla sconfitta di Sahjhan e l’ultima, ritrovata da Willow in una missione in Canada qualche anno prima, parlava della Cacciatrice e del vampiro con l’anima che avrebbero creato la stirpe designata a grandi vittorie contro il male e alla loro vittoria nei secoli a venire.
La strega aveva capito subito di cosa parlasse e gliel’aveva regalata per il loro decimo anniversario di matrimonio.
Il loro passato, presente e futuro, oltre al loro destino pieno di grandi cose, tutte da realizzare insieme.
 
FINE.

Nota dell’autrice: chiedo enormemente perdono a chi, ben 13 anni fa, aveva iniziato questa fan fiction e non ha mai saputo come finisse. Purtroppo, la mia vita a quel tempo cambiò rapidamente e mi ci volle tempo per adattarmi, io ero cresciuta e avevo ben altre responsabilità.
Oggi ho quasi 40 anni, sono cresciuta, anche se la mia passione per BTVS ed Angel è sempre rimasta immutata nel tempo, anche se ora è una passione più matura che sto persino iniziando a condividere con i miei figli. Di recente ho ritrovato le mie fan fictions, e questa che era rimasta in sospeso ha trovato la sua degna conclusione.
Che altro dire, questa serie mi è entrata nel cuore più di 20 anni fa e ci rimane dentro ben barricata. BTVS è “Forever, that’s the whole point”.

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