Your Heart Is My Only Home

di Schwarzfreiheit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando i dubbi ci separano ***
Capitolo 2: *** cap.2 L' ormai insperato colloquio ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Un Imprevedibile Inizio ***
Capitolo 4: *** Cap4. Quando gli imbarazzi Cominciano a Sgretolarsi ***
Capitolo 5: *** Cap 5. Una Decisione Difficile Per Il Gemello ... Inaspettato ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 Un Ritorno Desiderato ***
Capitolo 7: *** 7. Cap 7 Your Birthday, Our Surprise ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 The Last Moments In Africa ***
Capitolo 9: *** Departure And Return ... An Unexpected Surprise ***
Capitolo 10: *** An Half Happy Christmas ***
Capitolo 11: *** Neue Jahr Ist Da ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 - Chiacchiere a Colazione ***
Capitolo 13: *** Cap 13 - Changes And Clarifications ***
Capitolo 14: *** Cap 14 - Clarifications And Doubts ***
Capitolo 15: *** Cap 15 - mancanze e decisioni Incerte ***
Capitolo 16: *** Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse. ***



Capitolo 1
*** Quando i dubbi ci separano ***


Your Heart Is My Only Home cap 1 quando i dubbi ci dividono

Adesso se ne stava seduta su quella comoda, morbida, spaziosa poltrona.

Avrebbe preferito che fosse più stretta, più scomoda, così da darle un valido motivo per alzarsi ed andarsene.

Aveva 23 anni, una laurea in lingue ed un fidanzato, che aveva aspettato più o meno da sempre, che la attendeva a casa e che non immaginava nemmeno lontanamente dove lei si trovasse in quel momento. 

Ma quando la sua amica di una vita, Nadia, le aveva detto che aveva sentito, da fonti non proprio certe, che apparentemente appartenevano ad un presunto amico del cugino di un suo ex ragazzo, (di sicuro Nadia non era certamente una delle fonti più attendibili) che alla Universal stavano cercando un interprete che, per quello che ne sapevano, poteva benissimo servire ai Tokio Hotel, non aveva saputo resistere alla tentazione.

“So Resistere A Tutto  … Tranne Che Alle Tentazioni”

Oscar Wilde

E quella tentazione era stata grande.

Come quella che le si era presentata circa otto mesi prima.

Il ragazzo che amava da circa 12 anni, gli era capitato tra capo e collo durante un noioso, anonimo pomeriggio di shopping e le aveva detto a bruciapelo che con la sua donna, donna che era diventata moglie da meno di un anno, le cose non andavano affatto bene e che gli avrebbe fatto piacere rivederla.

E lei aveva ceduto. Aveva accettato di rivederlo, sebbene, mille dubbi le vorticassero in testa.
Erano anni che assicurava a piena voce la sua assoluta disponibilità a ricoprire anche il ruolo dell’ amante pur di stare con lui.
E adesso che quel ruolo le era stato, seppur educatamente e velatamente offerto, non si sentiva più tanto sicura.
Continuava a ripetersi che doveva farlo, che lo aveva aspettato per così tanto tempo, senza riuscire a dimenticarlo né a sostituirlo.
E adesso non poteva  permettersi di lasciarsi sfuggire quell’ occasione.
Non le piaceva l’ idea di essere una guasta-famiglia né voleva rinunciare ai suoi principi, ma ...
Ma non poteva rinunciare a lui di nuovo.

E così era iniziata la loro storia. 

Con incontri fugaci, pomeriggi rubati allo studio, per quanto riguardava lei e al lavoro, per lui.  

E in poco tempo aveva salutato i suoi principi, credendo che fosse il momento e l’ occasione giusta, a casa di un amico di lui, dove si incontravano spesso, anche solo per stare un po’ insieme a chiacchierare, come avevano fatto fino a quel pomeriggio.

Era giusto.

Era giusto che lei gli concedesse qualcosa di più, sarebbe risultata decisamente stupida, altrimenti : 

farsi tanti scrupoli sul sesso quando non se ne era fatto alcuno nel decidere di uscire con un uomo sposato. 

E così era avvenuto. 

E a ripensarci si accorse che, in quei giorni e tutt’ ora, aveva fatto di tutto per convincere la sua amica di quanto fosse stata la cosa giusta e di quanto fosse stato speciale. 

Ma quanto poteva essere speciale una prima volta vissuta in un letto singolo che non era il tuo, in una casa che non era tua, all’ una del pomeriggio, con l’ ansia dell’ appuntamento di lui alle due con la moglie? 

Poco.

Decisamente troppo poco.

Tornata al presente,osservando la vasta sala d’ attesa dove era stata “parcheggiata” da una tanto cortese quanto fredda receptionist, rise istericamente tra sé e sé ...

Era forse il momento ed il luogo adatto, quello, per pensare a tutte quelle cose?

Chiunque gli avrebbe detto di no.

Si trovava all’ interno di uno degli edifici più ambiti, che lei stessa aveva desiderato visitare e adesso che era riuscita ad entrarci dalla porta principale, e con ogni diritto di farlo per giunta, stava a rimuginare sulla sua vita di coppia?

Del resto adesso andava tutto bene, lui aveva lasciato la moglie seppure non avesse ancora avviato le pratiche per il divorzio adducendo come scusa che sarebbero state solo una scocciatura ed una inutile perdita di tempo e di denaro e che, al momento, potevano anche aspettare, e vivevano assieme in un minuscolo appartamento di sole 4 stanze compreso il bagno, ma che loro avevano saputo sfruttare e arredare con gusto e che lei amava, dopotutto.

Ma qualcosa dentro di lei le diceva che, forse, poteva essere davvero il luogo e soprattutto l’ occasione più adatta, in particolare se le sue aspettative fossero state realizzate.

Probabilmente, se Nadia fosse stata con lei e avesse sentito tutti questi suoi deliri mentali, le avrebbe dato ragione, le avrebbe detto che, sì, era il momento giusto, per più di un motivo. 

Erano almeno 2 : 

il primo, immaginò avrebbe enumerato sulle dita l’ amica, era che, da quando si era impegnata in quella relazione con Fabrizio, si era decisamente allontanata dai suoi desideri e progetti lavorativi, il secondo era quello a cui non voleva pensare.

Erano i suoi sogni, le sue illusioni infantili, erano ...

Qualcosa che non poteva certamente realizzarsi, sia che stesse con Fabrizio, sia che no.

Ma non poteva negare, soprattutto a sé stessa, che qualcosa era cambiata dentro di lei, all’ incirca un po' più di un anno prima.

All' incirca nello stesso, sconosciuto, istante in cui un ritornello aveva cominciato a danzarle nella testa, in cui il rumore di un elicottero si era rivestito di un significato ben preciso, se sentito alla tv o per radio ... 

In cui si era detta che, dopotutto, le sue preferenze sessuali non erano per forza costrette a restare incatenate ad uno stereotipo infiocchettato da anni di bigotte abitudini ... 

Chiuse gli occhi, stretti. La sua mente stava di nuovo divagando.

Adesso doveva solo concentrarsi e capire se sperare o meno che l’ interprete cercato dalla Universal fosse per i Tokio Hotel o meno.

Non ne era più tanto convinta.

 

Si distrasse guardando fuori dalle immense vetrate che occupavano l’ intera parete di fronte a lei.
Era un’ altra giornata uggiosa e grigia, Milano sapeva essere davvero soffocante con quella cappa di smog che la circondava.
Avrebbe voluto andar via.
Si sentiva soffocare e non riusciva a sopprimere quella voglia che sentiva dentro da sempre, quella che la aveva spinta nella scelta degli studi.
Si sentiva inchiodata a terra e allo stesso tempo sentiva dentro di sé quella voglia di viaggiare di un uccello migratore.
Lo aveva sempre desiderato.
Si sentiva una stupida, e strana, soprattutto quando si ritrovava a parlare con le sue amiche.
Tutte loro erano legate a casa loro, non provavano alcun desiderio di lasciarla.
Nessuna esclusa.
Lei aveva sempre desiderato viaggiare.
Vedere il mondo, visitare mille paesi e città.
Odiava le vacanze nei villaggi e avrebbe desiderato prendere un camper e visitare on the road tutta l’ Europa.
Non credeva più di voler semplicemente cambiare città dove vivere, credeva di aver capito che, presto o tardi, si sarebbe stancata della nuova meta raggiunta e ne avrebbe desiderata un’ altra.
Questo a volte la faceva soffrire.
A volte desiderava avere un posto da chiamare "casa", da sentire dentro come tale.

Era il Viaggio. 

Ecco cosa voleva. 

Sebbene si sentisse un controsenso vivente.

Eccola, la sua parte razionale che prendeva il sopravvento su quei sogni che, nonostante tutto, lei era ancora in grado di sognare.  

Pensò che, fino a quando la razionalità sarebbe riuscita a sopraffare la fantasia, sarebbe andato tutto bene.  

Ma non andava tutto bene. 

Questo che stava vivendo, non era l' unico momento in cui si era sentita divisa in due ...  

Chiudendo gli occhi per un istante, pensò che lei si sentiva in quella maledetta maniera da una vita.  

Da sempre lei si sentiva una contraddizione vivente : da una parte avrebbe voluto la certezza di un lavoro e di uno stipendio sicuro, dall' altra desiderava un lavoro che le permettesse una sorta di autogestione anche se magari i guadagni sarebbero stati precari; a volte desiderava solo la libertà del cuore e dei sentimenti, l' avventura dei sensi, altre volte si era ritrovata ad immaginare un focolare caldo, dove accogliere ogni sera lo stesso uomo, il suo; a volte desiderava ardentemente vivere immersa in una grande metropoli, come le donne di "Sex In The City", altre volte detestava a tal punto la gente da desiderare di trovarsi su un' isola deserta, in cima alla montagna più alta e desolata, in mezzo al deserto; a volte il desiderio di viaggiare, di vedere il mondo, diventava talmente insopprimibile da riuscire a tenerlo a stento a freno, mentre altre volte desiderava solo trovare un porto sicuro, un punto fermo a cui appartenere, da amare e portare dentro di sè sempre, dove desiderare DAVVERO di tornare ogni volta che si allontanava.


Ma lei era questo, una contraddizione. 
A volte amava questo suo complicato modo di essere che la faceva sentire viva e la logorava, a volte avrebbe dato qualsiasi cosa per essere differente, per gli stessi motivi. 
Amava tutto quello che era e amava e desiderava tutto ciò che era totalmente differente da lei. 
Una contraddizione, appunto. 

Ed era anche questa sua maledetta  contraddizione che la legava così saldamente alle sue amiche, che si trattasse di quelle virtuali che non.

Loro erano esattamente tutto quello che lei non era :
Loro erano legate a doppio filo alla loro terra, Loro avevano delle famiglie alle spalle che le supportavano con affetto, cosa che lei non aveva avuto, non nella maniera più classica anche se non trovava nulla di strano nella sua famiglia allargata, o nelle sue due famiglie ristrette, per lei era normale e le viveva normalmente, ma questo forse era uno dei motivi che la avevano fatta diventare ciò che era :
un
a foglia al vento con nessuna voglia di fermarsi, seppure qualche volta lo avesse desiderato, loro, le sue amiche, portavano nel cuore le loro tradizioni, la loro terra, le loro radici ... 
Per lei, che questo non lo aveva mai avuto, era tutto maledettamente attraente ...

Lei, che si sentiva zingara nella sua stessa città, che non sentiva le sue radici ancorarla al suolo, ma solo le “Sue Ali” trasportarla in alto ...
Le aveva nel cuore e nello spirito, quelle ali …
Adesso le mancava solo di trovarle, di averle un po’ più concretamente al suo fianco ad aiutarla a volare.

C’erano altre ragazze nella sala d’ attesa, prima di lei, stavano tutte sedute composte nei loro perfetti talliur da donne in carriera, eleganti ma allo stesso tempo dall’ apparente efficienza : 
scarpe di classe con tacchi bassi, gonne comode come le giacche, camicette leggere, colori neutri come il grigio o l’ azzurro carta da zucchero, capelli raccolti in acconciature eleganti e pratiche. 
C’ era anche una  bionda prorompente, capelli color oro e rossetto di fuoco, unghie lunghe perfettamente laccate, scarpa tacco dodici ed un abitino stretch nel quale non sembrava essere meno comoda delle altre. 
Sorrise tra sé.
Se l’ interprete serviva davvero per i Tokio Hotel, e se fosse stato presente Tom ai colloqui, lei sarebbe stata la prescelta.
E non dubitava che il parere del ragazzo, seppure non presente, avesse una qualche influenza sulla scelta. 
Poi il sorriso svanì dal suo volto, mentre cercava di intravedere la sua immagine riflessa nella vetrata che si confondeva con i contorni dei palazzi grigi che la circondavano: 
indossava un paio di Jeans dal fondo largo e un po’ consumato per via del continuo trascinare sul pavimento, i nuovi anfibi ancora lucidi comprati la settimana precedente, una maglietta aderente nera, a collo alto con sopra un top a righe bianche e nere, unghie lunghe ma non troppo con una french bianca e nera, appena un po’ rovinata, trucco non proprio perfetto, ma per l’ occasione in versione decisamente più soft del solito, i capelli lisci e scalati e del suo colore naturale che lei non apprezzava particolarmente ma a cui era tornata per quieto vivere con Fabrizio, liberi di posarsi sulle sue spalle che adesso mostravano i segni del vento che li aveva scompigliati e che lei aveva aggiustato alla meno peggio specchiandosi in ascensore.

Avrebbe tanto desiderato raccogliere la sua capiente borsa di Jack Skeleton, con dentro il suo breve curriculum e la sua decisamente buona laurea e scappare a gambe levate.
Del resto non avrebbe certo dato buca ai Tokio Hotel.
Anzi!
Se tanto le dava tanto, quella svampita di Nadia non aveva nemmeno capito per bene la cosa e magari lei stava solo perdendo tempo prezioso lì, rischiando di litigare con Fabrizio e ...

Ancora presa dai suoi pensieri e dalla sempre crescente voglia di scappare lontano di lì, non si accorse di essere rimasta sola nella grande sala e che qualcuno si stava avvicinando alle sue spalle dopo averla evidentemente chiamata senza ricevere risposta.

Al suono di un lieve colpo di tosse la ragazza, ancora voltata verso la vetrata, alzò gli occhi di scatto e ringraziò il cielo di non aver indossato un paio di maledetti tacchi da dodici perché sarebbe caduta come una pera ai piedi dell’ uomo che aveva creduto di vedere riflesso nel vetro perfettamente lucido.
Ma doveva essersi sbagliata.
Per forza.
Quell’ uomo non poteva essere lì.
Non credeva davvero possibile che fosse proprio Lui ad occuparsi di una cosa come quella ...
Ma decise di fidarsi dei suoi occhi, di sfoggiare la sua espressione più professionale e seria possibile e di voltarsi impassibile.
Ormai non poteva più scappare.

Prese fiato e si volse.

La sua intenzione di rimanere assolutamente impassibile vacillò un istante davanti a quegli occhi azzurri ed intensi che la osservavano seri.
Lei però era quasi assolutamente certa di aver intravisto una scintilla di divertita sfida infondo a quello sguardo distaccato e professionale.
Ad un cenno d’ invito dell’ uomo lei lo precedette verso la porta dell’ ufficio e attese che lui la invitasse a sedersi di fronte alla immensa, lucida scrivania.
E lui lo fece, la invitò ad accomodarsi e lei non si fece pregare.
Dubitava inoltre che le sue gambe l’ avrebbero retta ancora per molto nonostante tutte le sue buone intenzioni e le apparenze.

<< Bene signorina ... Lei è l’ ultima delle ragazze che dovevo vedere oggi ... E noto con piacere che, nonostante la giovane età, non sembra particolarmente turbata di trovarsi seduta di fronte a me e, cosa altrettanto gradita, se non di più, non ha iniziato subito a flirtare sfacciatamente ... Ho quasi temuto che la bionda di prima potesse decidere su due piedi di alzarsi e venirsi a sedere direttamente sulle mie ginocchia ... Mi scusi >>.
Aggiunse notando l’ aria appena un po’ assente della ragazza.  
<< Sono un po’ stanco ... E la signorina entrata prima di lei, ha decisamente messo a dura prova la mia pazienza ... >>. La ragazza castana lo interruppe. 
<< Signor Jost, credo che ci troviamo qui per parlare della mia eventuale assunzione, non delle ragazze che si sono presentate oggi >>. 
Aveva usato un tono di voce freddo, distaccato, professionale. 
Come le avevano insegnato. 
Ma quel suo modo di fare sembrò troppo duro persino per lei stessa. 
In più parlare in tedesco rendeva il suo tono ancora più duro. 
L’ uomo infatti la stava osservando, aveva perso quell’ ombra di sorriso dal volto e proseguì, altrettanto serio e professionale. 
<< Ha perfettamente ragione signorina, quindi ... >> 
Disse osservando il suo curriculum e storcendo un po’ il naso. 
<<  A quanto pare lei non ha molta esperienza ... >>. 
La ragazza si morse la lingua. 
Forse era stata un po’ troppo dura poco prima. 
Non era abituata a parlare con persone del calibro di quella che aveva di fronte. 
Temeva di essersi giocata la sua opportunità, sebbene ancora non ci credesse quasi.


Per un momento, uno di quei maledettissimi momenti che detestava con tutta sé stessa, desiderò davvero essere diversa, essere come la biondina che la aveva preceduta, essere capace di fidarsi abbastanza del suo corpo, che sebbene fosse ben lontano dall’ essere perfetto, era notevolmente migliorato, da permettere a sé stessa di abbandonare qualunque riserva, qualunque scrupolo e di sedersi sulle gambe di quell’ uomo e di offrirgli le sue grazie esattamente come aveva fatto la ragazza che la aveva preceduta.
Improvvisamente la comoda sedia le sembrò troppo piccola per i suoi fianchi floridi, improvvisamente le sue gambe non proprio esili le sembrarono enormi, si sentiva maledettamente troppo alta, troppo grossa e sgraziata.
E, non soddisfatta di questo, aveva risposto in quella maniera arrogante.
Certo, il suo tono nascondeva tutta la sua timidezza ed il disagio di trovarsi davvero in quella situazione, ma l’ uomo davanti a lei non poteva saperlo e lei non poteva certo spiegarglielo.
Sarebbe stata una scena  pietosa e patetica e lei non era certa di poter sopportare anche questo.
Decise di raddrizzare le spalle, che le sembravano decisamente troppo larghe, alzare lo sguardo fiero sul manager e contare mentalmente i minuti che la dividevano dal respirare nuovamente a fondo, ossia quando quel benedetto colloquio sarebbe terminato.

-  Ma quanto parla? ... E cosa sta dicendo? ... Maledizione, Andrea, concentrati! ...  -.
Ritornò al presente giusto in tempo per sentire l’ uomo dire 
<<  ... Bene, allora signorina, le faremo sapere entro una settimana, avremmo abbastanza urgenza ... Abbiamo degli impegni qui in Italia. Arrivederci >>.
Lei si alzò come una molla e tese la mano all’ uomo che la strinse brevemente ma con una presa salda e sicura. Questo fece guadagnare al manager dei punti nella stima della ragazza.
Amava gli uomini che, pur non ostentando il loro potere o la loro sicurezza, mostravano di averla, anche con una semplice stretta di mano.
Uscì accompagnata da lui dall’ ufficio, dette un’ ultima occhiata attorno alla stanza che , era certa, non avrebbe rivisto mai più.
-  ... Goditi questo momento Andrea ...  -.
Poi si diresse con passo sicuro verso l’ ascensore e, non appena le porte scorrevoli si chiusero, appoggiò con un sospiro le spalle alla parete provvista di specchio.
Non aveva nessuna voglia di osservare il volto di qualcuno che aveva appena perso l’ occasione della sua vita. Quando l’ immenso portone della Universal si richiuse, lei si voltò osservando con un sospiro malinconico l’ imponente edificio, con la sua facciata di vetro, dove, incredibilmente lei era appena stata.
Gli voltò le spalle e si diresse mesta verso la prima fermata della metropolitana che le capitava a tiro.
Voleva solo allontanarsi da lì.
Da quel palazzo che avrebbe potuto rappresentare il suo trampolino di lancio, o la sua linea d’ arrivo ...
Non voleva pensarci ...
Ma avrebbe rappresentato anche un sacco di problemi, come il dover essere sempre perfetta, il dover apparire magari in tv, e sapeva che la telecamera allargava, i suoi fianchi non ne avevano alcun bisogno ... E poi gli inevitabili  litigi con Fabrizio ... Quelli di sicuro.
Lasciare Nadia ...
Le piccole abitudini per gettarsi in un mondo del tutto nuovo, lavorando accanto a delle persone che non conosceva e per quattro ragazzi che, sebbene più giovani di lei, sapeva  non l’ avrebbero aiutata a sentirsi a suo agio ...
Ma insomma!
Aveva detto che non voleva pensarci e adesso stava continuando a rimuginarci sopra, senza rendersi conto che, per ogni lato negativo della faccenda che si sforzava di elencare diligentemente sul suo mentale libretto nero, il suo cervellino in continuo movimento trovava almeno un paio di soluzioni ...
Ignorò volutamente e cocciutamente quelle eventuali soluzioni non volendo nemmeno renderli un po’ più chiari e si concentrò su quello che la circondava.
Era salita sulla metropolitana completamente soprappensiero, ancora shoccata dall’ incontro di quel pomeriggio e, solo adesso, si rendeva conto di aver preso la linea giusta, ma dalla parte opposta a quella in cui doveva andare. Sbuffò esasperata da sé stessa, scese al volo alla prima fermata, cambiò binario e prese la metropolitana giusta.
–  Maledizione! Arriverò tardi a casa e dovrò trovare una scusa plausibile per Fab ... Un casino! Ecco cosa ho combinato! E per cosa? Per andare a fare una figuraccia davanti a David Jost! David Jost ... Non ci posso ancora credere! Ma come ...  -.
Stava nuovamente per perdersi nei suoi pensieri quando, uno spintone nemmeno troppo gentile, la fece tornare alla realtà permettendole di accorgersi che era arrivata a destinazione.
Scese, maledicendo sé stessa e soprattutto quella sua dannata abitudine di perdersi nei suoi pensieri nella frazione di un secondo.
Le bastava un attimo per estraniarsi dalla realtà.
Nadia trovava adorabile questa sua caratteristica, diceva che era sinonimo di una mente fantasiosa e libera e sempre in movimento a rincorrere diecimila pensieri, ma Nadia la adorava.
Punto.
Lei non faceva molto testo.
Sorrise pensando alla sua amica.
Ma il sorriso si spense lentamente.
Anche Fabrizio le voleva bene, eppure detestava questa sua abitudine alla distrazione, questo suo alienarsi dal presente, diceva che non sarebbe riuscita ad arrivare da nessuna parte se avesse continuato a lasciar vagare la testa tra le nuvole invece di tenerla ben salda sulle spalle.
Stranamente, quel giorno, i difetti del suo ragazzo gli erano saliti alla mente più volte dei suoi pregi ...
La cosa non le piaceva.
Raggiunse il vecchio portone scrostato in una piccola via laterale, scavò nella borsa alla ricerca delle chiavi e si precipitò su per i cinque maledetti piani, arampicandosi su quegli scalini alti mezzo metro, fino in casa senza accorgersi che dalla sua borsa mancava qualcosa.

<<  Ti sembra l’ ora di arrivare? Mi hai fatto preoccupare! Hai di nuovo dimenticato di caricare il cellulare, come al solito ...  >>. 
–  ... Sì, è stata una pessima giornata anche per me, grazie dell’ interessamento ...  -. 
Ecco cosa avrebbe voluto rispondere al saluto, se così si fosse potuto definire, di Fabrizio che l’ aveva accolta con l’ ennesima sgridata sulla sua sbadataggine. 
Forse non era il momento migliore per dirgli che aveva perso il portafoglio o che, come minimo, se lo era fatto sgraffignare sulla metropolitana. 
Perché se ne era accorta, alla fine, poco prima di entrare in casa. 
<<  Scusa ...  >>. Decise invece di rispondere.
<<  Ero in giro e non mi sono accorta che era così tardi ...  >>. 
Nonostante tutto, non aveva potuto fare a meno di mostrare segni di stanchezza nella voce. 
Si sentiva davvero il morale sotto i piedi. 
E stava abbastanza scomodo dato il peso che doveva sopportare. 
Fabrizio parve accorgersi del suo tono un po’ troppo brusco. 
<<  Ho ordinato qualcosa al cinese sotto casa, vieni, prima che si freddi tutto  >>. 
Si sedettero in silenzio a mangiare, lei con le bacchette, lui con la sempiterna forchetta. 
Aveva cercato di fargli apprezzare l’ uso delle bacchette ma lui sembrava totalmente restio ad imparare ad utilizzarle. 
Dopo una cena silenziosa si sedettero sul divano a guardare un vecchio western che lei odiava e lui apprezzava particolarmente, in silenzio. 
Gli spari del film erano l’ unico suono che invadesse la casa e lei si sentiva terribilmente oppressa. 
Avrebbe desiderato poter chiamare Nadia, ma non poteva. 
Fece scorrere lo sguardo sul tavolino ingombro delle tazzine della mattina, sulle riviste a terra e sulla polvere che si era posata leggera sulla mensola e decise di alzarsi. 
<<  Dove vai?  >>.
Possibile che dovesse sempre sapere cosa stesse facendo o cosa avesse intenzione di fare? 
Come se avesse potuto andare chissà dove ... 
Sbuffò piano, non aveva voglia di discutere quella sera.
<<  Lo sai che i western non sono propriamente il mio genere ... Ne approfitto per riordinare un po’ di là ...  >>. 
Lui la lasciò andare, senza fare commenti fortunatamente, lei si ritirò in cucina e dopo aver messo tutto a posto e averla resa di nuovo presentabile, prese il suo portatile dalla borsa e si apprestò a fare un giro sui vari siti che frequentava, non per ultimo il sito di fans fiction dove lei stessa aveva pubblicato diversi racconti, almeno fino ad otto mesi prima. 
Da quando si era impegnata in quella relazione il suo tempo per scrivere si era dimezzato e lei non era riuscita a pubblicare niente di nuovo. 
Non di meno seguiva con piacere alcune storie. 
Lesse gli ultimi aggiornamenti, scrisse un paio di recensioni, poi, dopo aver controllato che Fabrizio si fosse definitivamente addormentato, digitò il nome di un sito che visitava spesso ...
E che lui non avrebbe assolutamente approvato. 
Sapeva della sua passione per i Tokio Hotel, dato che lei aveva messo bene in chiaro che, non appena se ne fosse presentata l’ occasione, sarebbe andata al loro prossimo concerto, ma pur non avendo avanzato particolari obbiezioni, trovava quasi grottesco quel suo continuo andare sul sito a controllare le novità di una band di ragazzini che riteneva adatta solo, appunto, alle ragazzine. 
<<  Hai già 23 anni, non credi che sia ridicolo fare la fila per andare ad un concerto dove sarai di sicuro la più adulta? O andare ogni giorno a controllare l’ uscita di un disco fantasma? Del resto, le boyband non durano mai molto ...  >>.
A quel punto iniziava un soliloquio mortalmente noioso e irritante che lei fingeva di ascoltare senza nemmeno troppo impegno, per evitare scenate inutili, pensando a quando, da ragazzini alle scuole medie, litigavano per questioni del tutto simili.
Adesso le cose erano cambiate.
Lei non aveva più dodici anni e stare con lui le sembrava qualcosa di talmente miracoloso che non si azzardava troppo spesso a contraddirlo. 
Certo, capitava ancora che lei sbottasse davanti a delle accuse stupide come quelle. 
Che male faceva semplicemente seguendo una rockband? 
Nessuno. 
E chi era lui per giudicare qalcosa che non conosceva e che non voleva conoscere? ... 
A quel punto lui le rispondeva che credeva di essere il suo compagno.
Lei non sapeva come prendere quella parola. 
La trovava strana ... Avrebbe forse desiderato che lui si definisse il suo ragazzo, o il suo fidanzato ... Ma la prima opzione lui la giudicava da adolescenti, la seconda non l' aveva mai presa in considerazione ... E così si definiva compagno ... Come un compagn di classe a scuola o un compagno di partito, o compagno di scorribande notturne e così via ... No, a lei quella definizione non piaceva molto.
E, comunque, non la considerava abbastanza da giustificare quello che lui faceva, quel suo arrogarsi il diritto di giudicare i suoi gusti e le sue passioni. 
Di ...  Tarpare le sue ali prima ancora che lei avesse avuto modo di poterle spiegare.

Un po’ le mancavano i ragazzini che erano stati, pronti sempre a bisticciare.
Ormai non lo facevano più spesso.
Anzi, non lo facevano quasi mai.
Pensava che quello fosse il lato più snervante e maledettamente eccitante e piacevole del loro rapporto di allora.
Il continuo litigare per delle sciocchezze, che aiutava lei a sfogare i suoi malumori e a ritrovare il sorriso e lui a rapportarsi con lei, dato che sembrava l’ unico modo che sapesse utilizzare per farlo.
Lei che era sempre stata maledettamente orgogliosa e che non era mai stata una bellezza.
Adesso aveva quel ragazzo che aveva tanto desiderato.
Il più bello della scuola.
Ma le cose erano cambiate.
Loro erano cambiati, cresciuti, e mentre lei sentiva ancora il desiderio di quel rapporto, lui sembrava aver deciso di impostare tutto in maniera differente.
Adesso, mentre le immagini di un vecchio episodio della Tokio Hotel tv che lei amava particolarmente e che le mostrava un Bill che spingeva attento un carrello, decidendo se prendere o meno la cartaigenica extra-strong per Georg, facendole scuotere la testa sorridendo, scorrevano davanti ai suoi occhi, lei riusciva solo a pensare che, da quando si erano rincontrati, le cose erano strane o, se non altro, diverse da come se le ricordava lei e da come aveva desiderato che rimanessero.
–  Smettila! Smettila immediatamente! Lui è il ragazzo che hai aspettato per anni, per il quale hai rifiutato chiunque non fosse lui ... Quello che hai sempre ritenuto l’ uomo giusto per te ...  -.
Si disse tra sé e sé, sgridandosi.
-  ... Ma non lo pensi più vero? ... Non lo pensi più da quasi due anni ormai ...  -.
Quella vocina fastidiosa nella sua testa fù il colpo di grazia per i suoi nervi tesi.
Chiuse di scatto il portatile e si buttò sotto la doccia, dopodiché, dopo aver scrollato leggermente Fabrizio per farlo alzare dal divano, si diresse in camera da letto e si sdraiò dalla sua parte, chiudendo immediatamente gli occhi per non dare nessun motivo a l ragazzo di pensare che fosse ancora sveglia.
Troppe cose e troppi pensieri si erano affacciati alla sua giornata e alla sua mente.
Non aveva voglia di nulla.
Nemmeno di dormire appiccicata a lui, del resto, nonostante fosse una ragazza estremamente affettuosa e coccolona il più delle volte, era  sempre stata anche una persona abbastanza indipendente e desiderosa dei suoi spazi.
Lui avrebbe capito, non essendo molto portato alle coccole gratuite.
Certo che erano una coppia non troppo bene assortita.
Ma, fortunatamente il sonno le impedì di pensarci ancora, rendendole le palpebre pesanti ed accompagnandola nel mondo dei sogni.

La mattina dopo, Fabrizio si alzò senza fare rumore e uscì presto per andare a lavorare. 
Lei si rigirò nel letto ancora un po’ poi decise di alzarsi, uscire ed andare a fare la denuncia di smarrimento del portafoglio. 
Chiamò Nadia e decisero di pranzare fuori in un Mac presumibilmente, dato che entrambe amavano il cibo spazzatura, come veniva volgarmente definito, e così si ritrovarono sedute ad un tavolino appartato a consumare due immensi Big Bacon e un mare di patatine fritte, chiacchierando. 
Fu solo davanti al gelato che Nadia si decise a rompere il riserbo sulla questione “colloquio alla Universal”. 
<<  Allora, hai intenzione di dirmi qualcosa o devo cavarti fuori le parole con il pede di porco? ... Ti ricordavo più espansiva ... Quel musone di Fa ti influenza negativamente sai?  >>. 
La prese bonariamente in giro. 
Andrea sbuffò alzando gli occhi al cielo. 
<<  Lasciamo stare quell’ argomento ... Ieri sera era seccato che fossi arrivata tardi ...  >>. 
E le raccontò della metropolitana e di come si era distratta rischiando di arrivare dall’ altra parte della città. 
<<  Sì, ok, lo so che hai sempre la testa tra le nuvole, ma del colloquio cosa mi dici? Era per i Tokio o no?  >>. 
Andrea arrossì violentemente. 
<<  Non hai idea di come mi sono sentita quando mi sono ritrovata davanti niente popò di meno che David Jost in tutta la sua imponente figura ... Questi tedeschi li fanno troppo alti, sai?  >>. 
Rise appena, al pensiero della “sua” Pertica Crucca e del degno gemello che si ritrovava. 
Poi raccontò all’ amica per filo e per segno tutto quello che era successo in quella stanza, senza risparmiarle le sue personali congetture e i suoi sentimenti ed emozioni per concludere in un sospiro 
<<  Ha detto che mi avrebbe contattata nel giro di una settimana, dice che hanno urgenza di trovare una traduttrice ... Figurati! Io! Mi chiedo ancora perché mi ci sono presentata a quel benedetto colloquio!  >>. 
Nadia sorrise comprensiva. 
Conosceva Andrea da sempre e sapeva che la sfiducia stava rapidamente prendendo il sopravvento su di lei così come rapida era salita l’ euforia che l’ aveva condotta a fare quel colloquio. 
Cambiava umore così rapidamente. 
Era una lunatica insopportabile, ma era la sua migliore amica e non la avrebbe cambiata per nulla al mondo. 
Adesso decise che l’ unca cosa che potesse fare per lei era darle una botta di energia e speranza. 
O, al limite estremo, una botta in testa ... 
E gurdò storto quella bottiglietta di plastica, per di più semivuota, che non le sarebbe stata per niente utile allo scopo.
<<  Io sono convinta che invece lo hai colpito, il pezzo grosso ... Magari ci è solo rimasto un po’ male perché non sei svenuta ai suoi piedi ... Lo sai come sono fatte queste superstar ... Peggio! Lui è una ex star! Brutta razza! Vedrai che ti richiamerà presto  >>. 
Finirono il gelato e conclusero la giornata facendo quattro passi in centro a guardare le vetrine e a ridere di tutte le cose assurde che la gente aveva il coraggio di comprare, come quelle scarpette da camera, col tacco alto il pon pon piumoso sopra, apparentemente scomodissime. 
<<  La signora che abita sotto di me mi manderebbe i vigili in casa dopo soli due giorni, se osassi indossare una roba del genere in casa ... Senza contare che 300 euro mi sembrano appena un po’ esagerati no?  >>. 
Risero. 
Era bello uscire insieme. 
Si sentivano entrambe come quando avevano 15 anni e la cosa non disturbava affatto nessuna delle due ragazze.


Fabrizio lavorava come consulente per una grande ditta di informatica con sedi in tutta Italia e capitava a volte che dovesse assentarsi per lavoro qualche giorno.
Andrea ne approfittava per invitare Nadia a stare da lei per un po’ e si davano alla pazza gioia.
Lei recuperava dalla cantina i suoi due bauli con dentro tutte le sue cose di adolescente, come tutto il materiale sui
Tokio Hotel, e passavano le giornate a sfogliare gli album e a guardare i loro dvd, ridendo come due sceme.

Erano passati cinque giorni dal colloquio e nessuno l’ aveva ricontattata. 
Andrea aveva abbandonato comunque ogni speranza. 
Ogni volta che ricordava quel giorno le sembrava che tutto fosse andato malissimo. 
Era in pigiama davanti alla tv con Nadia per vedere i Tokio Hotel ospiti in un programma tv, quando, accanto ai ragazzi, vide un viso che le risultò immediatamente familiare. 
Una ragazza bionda, prosperosa, cotonatissima con un sorriso a 32 denti contornati da labbra rosso rubino stava chinata, dall’ alto dei suoi tacchi, verso Bill e traduceva quello che il ragazzo aveva appena detto e che Andrea aveva compreso benissimo da sola. 
Si concesse un moto di stizza. 
Nadia aveva capito che la traduttrice era la stessa ragazza di cui le aveva parlato l’ amica e cercò di sdrammatizzare la situazione. 
<< Dai, non te la prendere ... Sicuramente David sarà stato obbligato da Tom a scegliere quella tipa tutta curve ...  >>. Rise. 
Ma Andrea non aveva voglia di ridere.
Il fatto che fossero stati gli ormoni di Tom a decidere, non la consolava affatto, anzi, metteva in triste evidenza lo stato delle cose ...
Aveva solo voglia di prendere il proprio corpo e strizzarlo fino a farlo diventare una taglia 30, apparentemente quella che indossava la biondina, e avrebbe voluto prendere la sua linguaccia e farci un nodo bello stretto, così da impedirle di lasciar trapelare al di fuori il suo maledetto caratteraccio. 
Era arrabbiata. 
Le dava terribilmente fastidio sapere di essere stata scartata solo per l’ aver dimostrato un po’ di carattere, per non essere stata svenevole con David, per ...
L’ essere quella che era. 
<<  Andy, giuro che se stai pensando quello che penso tu stia pensando mi alzo e ti vengo a soffocare con il cuscino di Bill! Giuro!  >>. 
Andrea sorrise mesta. 
Le sembrava un bel modo per soffocare. 
<<  Lo sai come la penso ... Ma non ho voglia di pensarci!  >>. 
E, stranamente, spense la tv prima che la breve apparizione dei ragazzi fosse conclusa. 
<<  La troverò di sicuro su internet ... Adesso non mi va di vederla ...  >>. 
Nadia sorrise e scosse la testa.

 <<  Adesso basta Tom! Sei incredibile! Quella ragazza lavora per noi da meno di quattro giorni e tu le stavi già mettendo le mani addosso!  Io ... Io non ricordo nemmeno come si chiama e tu eri pronto a portartela a letto!  >>.
<<  Tecnicamente ero pronto a portarla nel bagno dell’ hotel, Bill ...  >>. 
Sorrise sornione il rasta davanti all’ espressione apparentemente scioccata di suo fratello. 
<<  E, credimi, non le sarebbe affatto dispiaciuto!  >>. 
Concluse con un sorriso. 
ufficio oggetti smarriti?il portafoglio. Si sedette al tavolorato.  di loro per accertarsi, dopo la rottura, che dentro vi foss<<  Certo! Non le sarebbe dispiaciuta venire con te, dopo averci provato con David e prima di provarci con tutti gli altri ...  >>. 
Esclamò il moro non appena ebbe ritrovato l’ uso della parola. 
<<  Ohhh bhè, lo sai ...  Non me ne interesso molto di queste cose ... Mica volevo sposarmela! Volevo solo divertirmi un po’ e farla divertire! Dovresti provare a divertirti anche tu, qualche volta, Bill! Magari saresti un po’ più aperto su certe cose!  >>. 
Bill lo fulminò con uno sguardo pieno di sdegno. 
<<  No grazie! Preferisco lasciare a te questo tipo di svaghi! Tom! Abbiamo un album da promuovere, un video da girare, siamo maledettamente indietro sul piano di lavoro e tu perdi tempo con quella ... Quella ...  >>. 
<<  Bill!  >> Lo derise il rasta.
<<  Non è da te parlare male dei nostri collaboratori!  >>. 
A quel punto la furia omicida che albergava trattenuta a stento nell’ animo del cantante, prese il sopravvento ed il ragazzo si gettò all’ inseguimento del fratello che aveva provveduto ad allontanarsi da lui, in previsione di quello che sarebbe potuto accadere. 
Tom sapeva riconoscere perfettamente il preciso istante in cui suo fratello sarebbe esploso. 
Fu così che li trovò David entrando nella stanza :
Bill aveva raggiunto il fratello e stava cercando di soffocarlo con un morbido cuscino del divano, stava seduto a cavalcioni sulle gambe di Tom, premendogli il cuscino sulla faccia e ripetendogli che era un perfetto idiota.
L’ uomo sbuffò spazientito, prese Bill per la collottola e lo levò da dosso a Tom, che riemerse boccheggiando, il viso paonazzo di chi aveva appena rischiato di soffocare.
<<  Sei un deficiente! Ecco cosa sei! Un cretino! Stavo per soffocare pezzo di ...  >>.
Ma la voce pacata di David smorzò quella lite prima che potesse degenerare. 
Si volse verso Bill. 
<<  Certo, tuo fratello ha ragione, lui è un idiota, ma tu non hai scelto certamente il modo migliore per risolvere la questione ... Se il tuo piano avesse avuto successo, adesso dovremmo cercare un nuovo chitarrista, oltre che una nuova interprete ...   >>.
<<  Una nuova interprete? >>.
Tom era rimasto basito, mentre sul volto da folletto dispettoso di Bill si andava dipingendo una espressione di puro piacere e soddisfazione, guardava suo fratello dall’ alto con un sorrisetto maligno dipinto in volto. 
David cercò di non ridere davanti alla faccia del ragazzo e si volse verso Tom per evitarselo. 
<<  Sì Tom, ho appena licenziato Melania, dato che, era più che evidente, che voi due non avreste potuto lavorare assieme! E adesso devo sbattermi e cercare di ricordare chi altro si era presentata ai colloqui e sceglierne una ... Spero vivamente che ce ne fosse una sopra i cinquanta, almeno potrò tirare un sospiro di sollievo! >>. 
Tom colse la palla al balzo per irritare Bill.
<<  Bhè, alcune cinquantenni non sono niente male ... >>.
La risposta non si fece attendere. 
<<  TOOOOOOOMMMMMM!!!!  >>. 
Bill stava per ripartire all’ inseguimento del fratello degenere sotto gli occhi spiritati di David che riusciva a pensare solo a quanto desiderasse un’ aspirina, quando, un lieve bussare alla porta distrasse Bill dall’ intento di uccidere il gemello e l’ uomo dai suoi oscuri pensieri. 
Una signora anziana stava porgendo qualcosa a David. 
E quest’ ultimo, alla fine del breve scambio di poche frasi con la suddetta signora, si era ritrovato con un portafoglio in mano che pesava un accidenti e sembrava aver visto giorni migliori. 
<<  Per quale recondito motivo avranno deciso di portare a me un portafoglio smarrito il giorno dei colloqui? Mi hanno forse preso per l’ ufficio oggetti smarriti? L' unica cosa che ho smarrito e che non ho la minima speranza di ritrovare mai più, è la mia pazienza con voi due!  >>.
Espresse questo pensiero ad alta voce così che i gemelli, che avevano dichiarato una tregua a favore della curiosità e si erano avvicinati, potessero udirla chiaramente. 
Bill, il più impiccione dei due in assoluto, propose di aprirlo e vedere a chi appartenesse. 
<<  Sei proprio un ficcanaso! Lo sai vero?  >>.
Bill si sentì punto sul vivo. 
<<  Non sono un ficcanaso ... E se ci fosse dentro qualcosa di importante?  >>. 
Disse con un tono di sfida di chi sapeva di avere il virtuale coltello della conversazione dalla parte del manico. 
<<  Non ci deve essere nulla di così importante, dato che lo hanno perso e non se ne sono nemmeno accorti né sono tornati qui a chiedere se lo avevano visto ...   >>. 
Disse Tom alzando le spalle con una indifferenza atta a far tacere suo fratello e a nascondere la sua stessa curiosità. 
David avrebbe voluto prendere quelle due zucche dure e scontrarle fra di loro per accertarsi, dopo la rottura, che dentro vi fosse qualcosa o se, come credeva, vi avrebbe trovato solo un mucchietto di cotone colorato. 
Decise comunque di aprire il portafoglio. 
Si sedette al tavolo, un gemello per parte, ed estrasse la carta di identità del proprietaria.
Il volto serio di una ragazza apparve davanti a lui. 
Certo, se la ricordava! 
Era stata l’ ultima a fare il colloquio, un po’ seria, un po’ sfacciata, un po’ tesa. 
Trovò anche un cartoncino nero con una scritta argentata che riportava il suo nome, il suo cognome ed un numero di cellulare, sul retro una dedica che diceva :
“ Credo saresti una delle poche persone, se ce ne sono, ad avere biglietti da visita del genere ... Questo è solo uno, se te ne servono altri fammelo sapere. Bacio. Nadia” e una faccetta sorridente.
David si lasciò sfuggire l’ ennesimo sospiro frustrato. 
Era lei la persona giusta? 
Era un segno del destino l’ essersi ritrovato tra le mani il portafogli di quella ragazza? 
Poteva davvero fidarsi di una persona che perdeva il portafogli e girava con quell’ assurdo biglietto da visita e che non aveva moltissima cura del suo look? 
Bhè, se non altro poteva quasi essere certo che Tom non la avrebbe importunata, evitandogli così ogni possibile casino successivo. 
Mentre ancora stava ponderando la decisione da prendere, Bill teneva fra le dita quel cartoncino plastificato e sorrideva. 
<<  Dai, chiamala! Dopotutto siamo senza interprete e questo potrebbe essere un segno del destino no? E poi mi è parso che Tom non sia rimasto particolarmente affascinato dalla foto sul documento ... Potrebbe essere un valido motivo in più per contattarla no?  >>. 
Bill sembrava avergli letto nel pensiero, ma non lo trovò tanto strano. 
Tutti conoscevano le inclinazioni di Tom, tanto più suo fratello. 
Estrasse il suo Black berry e digitò il numero che Bill gli stava diligentemente suggerendo.

Dall’ altra parte della città, a piedi scalzi per lasciare asciugare lo smalto e con una ridicola, profumatissima maschera alla frutta in faccia, due ragazze sobbalzarono al suono del cellulare di Andrea.
<<  Chi cavolo potrebbe essere a quest’ ora? Fabrizio chiama sempre alle otto e non tarda né anticipa mai un solo minuto ... E’ un numero privato ...  >>. 
<<  Rispondi! Se aspetti ancora un po’ metteranno giù!  >>. 
Cercando di non rovinare lo smalto ancora bagnato delle unghie Andrea aprì il cellulare e rimase a bocca spalancata qualche secondo prima di rispondere con voce strozzata.
<<  Sì, sono io ...  Lo ho perso lì? La ringrazio ... Io ... Si arriviamo subito, grazie ancora ... Arrivederci  >>. 
<<  Da quando parli tedesco al telefono?  >> Chiese Nadia. 
<<  Da quando mi chiama David Jost ...  >>.
Rispose la ragazza ancora scioccata dalla piega che aveva preso la giornata. 
<<  Ho perso il portafoglio alla Universal e qualcuno ha pensato di darlo a lui ... Dio solo sa il perché ... Ha detto di andarlo a prendere appena mi è possibile ... E tu verrai con me!  >>.

Un’ ora dopo, del resto avevano dovuto attraversare tutta la città in metropolitana, erano ai piedi di quel colosso che era la Universal, che troneggiava davanti a loro incutendo nelle ragazze una certa ansia. 
Entrarono timorose e salirono all’ ultimo piano dell’ edificio, dove Andrea aveva tenuto il colloquio ormai una settimana prima.
Nella grande sala d’ attesa era tutto esattamente come lo ricordava :
la moquette scura, i vetri lucidi, alcun grandii dipinti d’ arte moderna alle pareti, e la stessa receptionist che la aveva accolta anche la volta precedente che, evidentemente messa al corrente del suo arrivo, si avvicinò ad Andrea per condurla nuovamente nello studio dall’ altra parte della stanza, ignorando Nadia. 
<<  Lei è con me, grazie  >>.
Afferrò per un braccio la sua amica e se la trascinò dietro. 
Quando entrò nell’ ufficio arioso ed austero si fermò davanti alla porta. 
David era seduto dietro alla scrivania ma, all’ arrivo delle due ragazze, si era immediatamente alzato e aveva fatto cenno ad entrambe di accomodarsi, senza dare segno di alcun fastidio della presenza di Nadia, salutandola invece cortesemente.
<<  Bene, arriviamo subito al sodo ...  >>. 
Andrea era confusa. 
Di quale sodo stava parlando? 
Lei era venuta solo a riprendersi il portafogli anche se, effettivamente, le sembrava un po’ strano accoglierla in quella sede, quando avrebbero potuto consegnarle il portafoglio direttamente all’ entrata. 
<<  Immagino che si stia chiedendo cosa ci faccia qui, quando tutto ciò che è venuta a fare è riprendere il suo portafoglio  >>. 
Nadia sorrise compiaciuta. 
Quell’ uomo sembrava essere particolarmente sensibile alle sfumature, cosa che lei apprezzava molto. 
Anche David, notando il sorriso di Nadia glielo restituì, seppure appena accennato. 
Andrea, notando quel breve scambio di sguardi, cominciava ad essere sempre più tesa, ma decise di mantenere l’ atteggiamento che aveva già avuto in presenza di quell’ uomo. 
Drizzò la schiena e nel tono più neutro che le riuscì di trovare, chiese 
<<  In effetti, signor Jost, mi sto chiedendo a cosa voglia alludere. Ero venuta per riavere il mio portafogli ma lei sembrerebbe intenzionato a parlare d’ altro  >>. 
David sorrise sornione e scoprì le sue carte in tavola. 
<<  In effetti, signorina ... Lei avrà avuto modo di notare che abbiamo provveduto ad assumere una interprete ...  >>. La ragazza si morse la lingua per non rispondere a tono. 
Sì, lo aveva visto, ma cosa dava il diritto a lui di credere che lei seguisse tutti i movimenti dei Tokio Hotel? 
Chi si credeva di essere quell’ arrogante ...  
La risatina di Nadia la costrinse a rinunciare ai suoi pensieri e a concentrarsi sull’ uomo che le stava di fronte e che stava proseguendo quel discorso che lei aveva quasi perso.
Adesso se ne stava con l' aria beatamente rimbambita a fissare David come se provenisse da un' altra galassia. 
-  ... No ... Non posso aver capito bene ... Mi devo essere distratta di nuovo ...  -. 
L' uomo pareva essere seduto su delle puntine molto affilate e terribilmente fastidiose. 
Nadia non poteva fare a meno di sghignazzare fra sè e sè. 
Quell' apparentemente efficentissimo, serissimo, impertubabile manager era quindi un essere umano con delle debolezze.
Credeva di aver capito che quelle debolezze si chiamassero Tokio Hotel. 
Quei quattro ragazzi dovevano mettere a dura prova le sue capacità, la sua professionalità e la sua pazienza, se quello che si diceva era vero. 
E adesso, una semplice ragazzina si permetteva di lasciarlo in attesa, come se, quello che le stava offrendo, non fosse esattamente la cosa migliore del mondo.
-   Credi che voglia farti aspettare per puro sadismo, vero? Se sapessi che è rimasta shoccata, non te la prenderesti così tanto David ...  -. 
Nadia avrebbe potuto dire quelle parole ad alta voce ... 
In effetti le due differenti, ma ugualmente divertenti, almeno per lei, espressioni sui volti dei due, meritavano una risposta : 
SI Nic, hai capito bene / NO David, la mia amica non ti sta prendendo in giro. 
Ma non poteva. 
Lei era ospite silente di quella scenetta che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. 
Trattenne la risata e si accomodò meglio sulla sedia morbida, appoggiando la schiena, rilassando le spalle e sorridendo beata, in attesa.


David si arrischiò a distogliere lo sguardo dal volto della sua, ormai temeva improbabile, interprete per posarlo fugace sul volto della sua amica :
occhi di un verde abbagliante e capelli rosso fiamma, forse tinti, comunque accecanti, taglio medio sulle spalle in boccoli morbidi ma perfettamente definiti, labbra appena rosate, occhi truccati nei toni dell' oro, ciglia lunghe ... Ed una insopportabile espressione sorniona sul volto rilassato.
Lui era sulle spine per colpa di quella sua strana amica e lei si permetteva di starsene lì così, beatamente rilassata. Lo sguardo scivolò verso il basso :
al contrario dell' amica, aveva il seno piccolo, pochi fianchi ed era molto alta.
Piacevolmente fasciata in una gonna non troppo corta ma abbastanza attillata ed in un maglioncino stretto dello stesso colore dei suoi capelli e dei suoi stivali dal tacco piuttosto alto.
-   ... David! Che cazzo stai pensando? Sei qui che non sai nemmeno se hai una nuova interprete e ti permetti di distrarti guardando le gambe di questa spilungona? ...  -.

Andrea del resto non era maggiormente d' aiuto al manager. 
Stava ferma come se l' avesse colpita un fulmine a ciel sereno, come se avesse appena avuto la più mistica delle visioni, come se ... 
Come se dubitasse di essere ancora viva. 
Continuava a fissarlo senza proferire parola alcuna. 
David si stava spazientendo. 
<<  ... Ehm ... Signorina, capisco che la mia richiesta sia giunta inaspettata e capisco benissimo che la proposta dovrebbe essere ponderata da lei ma ... In effetti avrei bisogno di una risposta da lei in breve tempo ... Così che possa provvedere a contattare qualcun' altra, in caso lei non volesse accettare l' offerta ...  >>. 
Aveva scoccato l' ultima freccia al suo arco. 
Sperava che questo avrebbe scosso la, apparentemente apatica, ragazza, chiedendosi quasi disperato se avesse fatto bene a contattare proprio lei. 
Ma, se non altro, la sua frecciata aveva raggiunto la sua amica che le aveva rifilato un calcio nemmeno troppo nascosto, che l' aveva fatta sobbalzare. 
Andrea finalmente si riscosse, si voltò stupitaverso Nadia, poi, fulminata da uno sguardo di fuoco dell' amica, si era decisa a credere alle sue orecchie e a rispondere a David. 
<<  La sua offerta è, ovviamente, molto interessante. Posso farle avere risposta domattina? Mi dica lei a che ora posso chiamarla ...  >> . 
<<  Il prima possibile ... Alle otto, direi. Allora  >> 
Concluse alzandosi ed invitando in quel modo le ragazze a fare lo stesso
<<  Attendo la sua chiamata, se non la riceverò entro le otto di domattina mi riterrò libero di cercare un' altra sostituta. A risentirci  >>. 
E strinse la mano ad entrambe le ragazze.

L' uomo aveva voluto mettere bene in chiaro che non si trattava di un accordo ufficiale e  liberarsi di ogni possibile responsabilità. 
Nadia corrugò appena la fronte, ma rimase in silenzio seguendo l' esempio dell' amica, per tutto il tempo che passarono all' interno dell' edificio. 
Ma, una volta messo piede fuori dalla Universal, afferrò saldamente un braccio di Andrea e la trascinò a sedersi su una panchina un po' appartata del parco lì vicino.
Era arrabbiata con lei. 
Detestava questa sua insicurezza che la spingeva a prendere, talvolta, delle decisioni sbagliate e che, in questo caso più che mai, rischiava di farle perdere una grande opportunità ... 
No, anzi! 
L'Oppotunità con la "O" maiuscula! ... 
Avrebbe voluto metterla a sedere sulla panchina, piazzarsi davanti a lei con le mani sui fianchi e iniziare ad urlare e a maltrattarla fino a farla rinsavire. 
Ma non poteva farlo. 
La conosceva troppo bene e da troppo tempo per permettersi una cosa del genere in quel momento. 
Sapeva perfettamente che era spaventata. 
Così decise di sedersi accanto a lei, fissando il suo profilo dolce che spuntava appena dalla cortina di capelli castani che le coprivano il volto, mentre lei si fissava la punta degli stivali con aria assorta e contrita. 
Nadia le aveva posato una mano sulla sua, che teneva inerme sulla gamba. 
Immobile.
<< Andy ... Avevano chiamato quella bambolona gonfiabile, ma ... Hanno capito che eri tu quella giusta! Dovresti essere ... Orgogliosa di te, sai?  >>. 
Le aveva detto senza riuscire a trattenere un sospiro un po' amareggiato. 
Andrea alzò uno sguardo un po' perso su di lei. 
<<  Io ... Io non posso accettare quel lavoro Nadia! Non posso ... Combinerei qualche casino e poi ... Lo sai ... Come posso davvero pretendere di lavorare per Loro? ...  >>. 
A questo punto, Nadia non fece nemmeno finta di reprimere la sua impazienza e la sua frustrazione. 
Andrea aveva pronunciato quel "Loro" in tono quasi reverenziale e lei sbuffò energicamente.
Non erano più delle bambine, del resto Andy aveva 23 anni e lei 25. 
Poteva benissimo tener testa a dei ragazzini più piccoli di lei no? 
No. 
A quanto pareva, Andrea non si sentiva affatto a suo agio al pensiero di dover affrontare due 19, e un paio di venetnni o poco più. 
Sapeva che quei ragazzi avevano questo strano potere su di lei, di farla sentire ... 
Piccola. 
E fuori posto. 
E strana. 
E inadatta.
E ... Sbagliata. 
Sapeva che la sua amica si sentiva così. 
E, per un istante, dimenticò di essere una fan e detestò quei ragazzini che facevano stare male la sua amica. 
Perchè stava male : era pallida e i suoi occhi di quel grigio incredibile che riusciva sempre a colpirla, erano sgranati e maledettamente lucidi, segno che sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all' altro.
Detestava il fatto che lei si sentisse a quel modo. 
Avrebbe desiderato che potesse vedersi coi suoi occhi. 
Ma sapeva anche che i suoi, erano gli occhi di un' amica, e che erano velati dall' affetto che la legava a lei. 
Ma, allo stesso tempo, era assolutamente convinta di essere abbastanza obbiettiva da sapere esattamente quanto valesse la sua amica. 
Cercò di dirglielo, ma l' espressione triste della ragazza ed ancor più la sua risposta, la lasciarono per un attimo senza parole. 
<<  No ... Non posso ... E non solo per Loro ... Come ... Come farei a spiegare a Fabrizio che devo stare in giro per l' Italia per un sacco di tempo? ...  >>. 
Per Nadia questa fù la classica goccia che fece traboccare il vaso della sua pazienza.
<<  Non ci credo ... NON E' POSSIBILE, ANDREA! Mi stai dicendo che vorresti gettare alle ortiche questa opportunità SOLO per Fabrizio?!? Per un ragazzo che ti ha ... Come posso dirtelo? ... Spenta! Ecco cosa ti ha fatto! Ti ha fatta diventare come tutte le altre, come tutte quelle ragazze che per il loro compagno, dimenticano sè stesse, quello che sono state, quello che ancora sono, quello che potrebbero essere! Tu sei migliore di così!!! ...  >>. 
Prese fiato osservandoAndrea con sguardo di fuoco. 
<<  Ma se è questo quello che vuoi ... Fai pure! Non sarò certo io a farti cambiare idea, no?  >>. 
Detto ciò le voltò le spalle e se ne andò lasciando la ragazza allibita e senza fiato su quella panchina ad osservarla allontanarsi, per poi spostare lo sguardo sulla sede della Universal. 
Non sapeva davvero cosa fare, quale fosse la decisione giusta da prendere.

Alla fine si era risolta per tornare a casa e adesso se ne stava sul divano, in pantofole, osservando il numero che le aveva lasciato David Jost, David Jost! 
Non poteva crederci ...
E sperando che Nadia la chiamasse, troppo orgogliosa e vergognandosi troppo, per farlo lei. 
Ma Nadia non la chiamò, nonostante lei fosse stata in piedi tutta la notte ad arrovellarsi il cervello su quella situazione di cui non riusciva a venire a capo. 
C' erano così tante cose che le venivano in mente : 
c' era l' opportunità di un lavoro ben remunerato e apparentemente divertente, sebbene impegnativo, c' era l' occasione di fare un' esperienza al di fuori dal comune, qualcosa che di certo non ti capitava tutti i giorni, c' era l' opportunità di conoscere quei benedetti ragazzi ... 
E qui iniziavano a presentarsi i contro della situazione ... 
Certo, moriva dalla voglia di poter conoscere i Tokio Hotel e soprattutto di constatare di persona se l' immagine che di loro si era creata era almeno simile a ciò che effettivamente erano, ma ... 
L' idea di mostrarsi a lora la faceva tremare ... 
Osservò severa il suo pigiamone largo e comodo e pur adorandolo lo detestò ... 
Non aveva un minimo di classe, non poteva nemmeno immaginarsi accanto a Loro, così vicina mentre traduceva a loro beneficio quello che chiedeva una super bellissima come le vj di MTv ... 
Il paragone e la differenza sarebbe stata talmente evidente e palese che Loro si sarebbero vergognati di lei ... 
No!
Non poteva nemmeno pensarci! ... 
E poi ... 
Poi c' era Fabrizio ... 
Le era venuto in mente per ultimo, ma non per questo si trattava di un argomento meno importante ... 
Era un ostacolo abbastanza alto da superare ... 
Come avrebbe preso la notizia? 
Cosa avrebbe detto? ... 
Non voleva pensarci ... 
Non voleva pensare a nulla! 
Avrebbe solo desiderato dormire!
Almeno un po'... 
Si stese sul divano e rimase a fissare il soffitto, stringendo il cellulare e senza chiudere occhio.

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Capitolo 2
*** cap.2 L' ormai insperato colloquio ***


Capitolo2 : l' ormai insperato colloquio

La mattina dopo, alle sette, il suono del citofono la costrinse ad abbandonare il divano dove era rimasta caparbiamente immobile e vigile fino a quel momento. 

Si trascinò fino al citofono e non fece in tempo a rispondere che una voce squillante le trapassò il timpano.
<< Colazione in camera! >>. 
Sorrise. 
La sua Nadia. 
Avrebbe voluto mettersi a piangere, ma si accontentò di mettere a scaldare l' acqua e a tirare fuori il thè alla ciliegia, il preferito della sua amica, e quello verde per lei.

Nadia entrò con un sorriso che era tutto un programma. 
Si sentiva in colpa per come aveva trattato la sua amica e Andrea lo vedeva, quel dispiacere, palesemente dipinto sul suo volto.
La accolse fingendo un piccolo broncio che la abbandonò immediatamente quando vide il cornetto al cioccolato, comprato nella pasticceria sotto casa sua, che lei adorava. 
Anzi. 
Nadia gliene aveva portati ben due. 
Un sorrisone apparve sulle labbra della ragazza e, senza bisogno di inutili parole, la abbracciò stretta. 
La sua Nadia, la sua amica di sempre.
<< Grazie >>.  
Si sedettero al piccolo tavolo della cucina, posto sotto la finestra, e si apprestarono a consumare la loro colazione. <<  Andy ...  >>. Nadia ruppe quell' innaturale silenzio. 
<<  Mhhh  >> Rispose la ragazza sorseggiando il suo thè. 
<<  Senti è che ... Mi dispiace per quello che ti ho detto su Fabrizio, ma ... Credo ancora che sia vero, sai come la penso ... E sai che credo che, l' occasione che ti si è presentata, la rimpiangerai per sempre, se non la 
accetterai ...  >>. 
La ragazza dall' altra parte del tavolo la osservò da sopra il bordo della tazza, corrugando leggermente la fronte. <<  Ma ...  >> Continuò rapida Nadia per impedirle di parlare 
<<  Qualunque sia la tua scelta, io sarò sempre con te, lo sai, vero? ...  >>. 
Poi, capendo di essersi lasciata troppo andare al sentimentalismo, e sapendo che non era da lei, aggiunse con aria dispettosa e per nulla rassicurante. 
<<  E ti prometto che non ti dirò "te l' avevo detto", quando verrai da me a dirmi che sei stata una stupida a rinunciare a questo lavoro ...  >>. Sorrise. 
E Andrea sorrise di riflesso. 
Avrebbe voluto confessare alla sua amica della pessima nottata che aveva passato, dei pensieri che la avevano assalita, degli sciocchi sogni che aveva fatto ad occhi aperti ... 
Ma credeva che lei li conoscesse già. 
Si risolse per indirezzarle un mezzo sorrisetto storto.  
<<  Ma lo sai? Se non ti conoscessi e non sapessi perfettamente che sei una brava ragazza, direi che hai un sorrisetto fin troppo malizioso ...  >>. Rise Nadia. 
<<  Ma chi?!? Io?!?  >>. Sgranò gli occhi Andrea, accentuando maggiormente e pienamente consapevole, il suddetto sorriso sulle labbra. 
Nadia esplose in una allegra risata.
<<  Sì tu! Assomigli maledettamente a quel gran ruffiano di Tom, quando fai così!  >>. 
Il semplice nominare il ragazzo, spinse entrambe le amiche a voltarsi verso l' orologio da parete. 
Mancavano dieci minuti all' ora concordata con David Jost, manager dei Tokio Hotel e uomo che aveva fama di essere maledettamente puntuale e preciso. 
Nadia sospirò, tornando a concentrarsi sul suo thè che si stava raffreddando osservando di sottecchi, di tanto in tanto, la sua amica. 
Andrea era tesa. 
Miriadi di pensieri si riflettevano sul suo viso e nei suoi occhi. 
E lei li vedeva tutti. 
Paure, incertezze, insicurezze, pentimenti e speranze ... 
Meno quattro. 
Quattro soli maledettissimi minuti. 
Nadia si alzò, prese il telefono di Andrea, compose il numero e glielo porse. 
<<  Se hai deciso di non accettare credo sia corretto, da parte tua, avvisare quel pover' uomo di David ...  >>. 
Le disse, porgendole l' apparecchio. 
<<  ... Non credo che sarebbe contento di sentirsi definire in questo modo sai?  >>. 
Disse Andrea, afferrando con mano incerta il cellulare, in un soffio. 
Adesso si domandava cosa avebbe dovuto dire. 
Quali erano le parole giuste per rifiutare l' occasione della propria vita? ... 
Non lo sapeva. 
E immaginare l' espressione di David non la aiutava. 
Avrebbe scosso il capo pensando che era una povera pazza. 
E nemmeno immaginare i Ragazzi la aiutava. 
Sudava freddo ascoltando il suono, libero, del segnale.


Dall' altra parte della città un' altra persona stava sudando freddo, e con quel caldo gli sembrava davvero impossibile farlo. 
David spostava nervoso lo sguardo dal ripiano dell' ampia scrivania, dove stava posato, minaccioso, il suo Blackbarry, all' orologio alla parete che segnava le otto meno dieci. 
-  ... Meno otto, per la precisione ... -. Pensò l' uomo. 
<<  Dave, stai calmo ... Non mi è sembrata tutta 'sta bellezza ... Lavorare per noi sarebbe come vincere al lotto! Richiamerà ... >>. 
Disse Tom con un mezzo sorriso traverso. 
<<  Tu. Stai. Zitto.  >> Scandì l' uomo. 
<<  E' tutta colpa tua se mi ritrovo in questo casino! Se tu avessi tenuto le mani in tasca e qualcos' altro nei pantaloni, dato che lo spazio lì dentro non ti manca  >>. 
Disse occhieggiando malevolo i baggie del ragazzo. 
<< Io non mi sarei ritrovato a quasi supplicare una ragazzina!  >>.
 -  Che poi ... Perchè proprio lei? Mi sono lasciato infinocchiare da Bill che ha trovato divertente il suo biglietto da visita, ecco cosa! Quel ragazzo venderebbe coperte di alpaca in Africa con quella faccia da schiaffi! ... Meno tre ... Giuro che se non chiama alle otto esatte faccio partire la seconda chiamata ... ! Sono David Jost, cazzo! Manager, quasi esaurito, dei Tokio Hotel, cazzo! Non prego le ragazzine di lavorare per me! Nemmeno se sono scialbe ed innoque! ... Meno uno ...  >>. 
I quattro ragazzi, meno Tom che si era offeso del commento acido del manager, stavano chiacchierando sottovoce, anche Bill e questo era abbastanza strano, quasi temessero di rovinare quell' aria tesa di attesa che si era creata. 
Il trillo improvviso del telefono li fece sobbalzare tutti. 
Due paia di occhi nocciola, uno verde e uno quasi nero, si posarono su di lui, con diverse espressioni e diverse aspettative. 
Tom non era poi così ansioso, la ragazza nella foto non mostrava alcuna attrattiva che la rendesse interessante ai suoi occhi, le due G avevano uno sguardo curioso e lievemente preoccupato. 
Ci tenevano a mantener fede ai loro impegni e, senza un' interprete, sarebbe stata abbastanza dura. 
E Bill... Bill non sapeva cosa aspettarsi. 
Era semplicemente curioso, come un bambino. 
Com' era da lui. 
Forse non aveva nessuna aspettativa particolare. 
Si chiedeva semplicemente come sarebbe stato lavorare con una ragazza che, a quanto pareva, era riuscita ad innervosire David. 
L' idea che ci fosse qualcun' altro, a parte loro quattro capace di fare una cosa del genere, lo divertiva e si chiedeva come li avrebbe gestiti una volta che fossero stati in cinque. 
Forse, sperava solo che fosse simpatica. 
Il palmare intanto continuava a far rimbombare il suo trillo nell' improvviso, teso silenzio. 
Uno, due, tre ... 
Quattro squilli ... 
<<  David! Metterà giù se non rispondi!  >>. 
<<  Zitto Kaulitz! Non vorrai venire ad insegnarmi come fare il mio lavoro, spero! >>. Abbaiò l' uomo rivolto al rasta. Stava per prendere in mano il telefono quando questo smise di suonare ...

<<  Non ha risposto ... Forse, alla fine, non aveva poi così bisogno di un' interprete ... O, per lo meno, non di me ...  >>. Posò il cellulare sul tavolo senza sapere se essere sollevata o depressa dall' esito di quella chiamata. 
Nadia la guardava con un sorriso mesto, mentre, dentro di sè, fremeva dalla rabbia. 
Come si permetteva quel pallone gonfiato di trattare così la sua amica? 
Chi si credeva di essere? 
Chi gli dava il diritto di comportarsi a quel modo? 
Era il manager di un famosissimo gruppo musicale ... 
E allora?  
Andrea valeva ... 
Valeva molto di più di quello che poteva credere quell' uomo.
<<  Io vado a fare una doccia, ti dispiace? >>. 
La voce rotta di Andrea fù la classica goccia che fece traboccare il piccolo vaso della sua pazienza. 
Non appena sentì scorrere rumorosamente l' acqua della doccia, col frastuono incredibile che faceva date le vecchie tubature, e fu certa che l' amica non potesse sentirla, prese il telefono e, per sicurezza, si ritirò sul piccolo balcone ben decisa a dire a quell' uomo il fatto suo! 
Il lavoro era sfumato, non c' era più nulla da perdere. 
Compose il numero e attese fremente, sentendo amplificarsi la rabbia dentro di sè ad ogni squillo a vuoto del cellulare.


<<  David! Ti si è fuso il cervello? Prima stai in ansia aspettando che quella ragazzina richiami e quando lo fa non rispondi per maltrattare me!  >>. 
Il tono di Tom era impietoso. 
Il ragazzo se ne approfittava, notando che il manager stava ancora fissando incredulo il Blackberry come se si aspettasse quasi di vederlo mettersi a ballare al ritmo della sua suoneria.
Bill fulminò il gemello con lo sguardo. 
<<  Stai zitto! Tanto per cambiare è di nuovo colpa tua!  >>. 
<<  Colpa mia se lui non ha risposto? Questa mi giunge nuova! Mica lo stavo trattenendo no?  >>. 
<<  Sì, ma se non lo avessi fatto incazzare come al tuo solito ...  >>. 
Nulla, le voci dei gemelli gli arrivavano ovattate. 
Aveva voluto lasciar squillare il telefono per far capire a quella ragazzina chi avesse il coltello dalla parte del manico e, per l' ennesima volta, lei gli aveva dimostrato di avere un caratterino spinoso. 
Non aveva lasciato suonare il telefono troppo a lungo. 
Non sembrava disposta a supplicare per quel lavoro. 
<<  Potresti semplicemente richiamarla e dirle che non lo hai sentito squillare, che eri in riunione o una cosa simile ... Ti crederà ... E risolverai tutto  >>.
La voce pacata di Gustav, accompagnata dall' eloquenta sguardo di Georg, gli era giunta chiara. 
<<  Sia ben chiaro, che io non supplico una ragazzina appena laureata perchè accetti un lavoro come non ne avrà altri in tutta la sua vita, capito? Io ...  >>. 
Ma non fece in tempo a terminare la frase. 
Il suono del telefono li colse nuovamente di sorpresa, impedendo a David di terminare il suo sermone sull' importanza del rispetto tra datori di lavoro e dipendenti e a Bill di raggiungere suo fratello per colpirlo con la rivista che teneva arrotolata in una mano sollevata sopra la sua testa.
-  ... Bene! Come previsto ... Ha richiamato lei ...  -.
Pensò con un sorriso di superiorità rivolto ai quattro giovani che ora lo osservavano in silenzio.
<<  Vuoi rispondere questa volta, o aspettiamo che rinunci per la seconda volta?  >>. 
Questa volta fu la mano di Georg, rapida, ad abbattersi sulla nuca di Tom che lo guardò storto borbottando a mezza voce.
David, soddisfatto per la punizione divina che, finalmente si era abbattuta su Tom e per la vittoria avuta sulla ragazza, prese il telefono, che stranamente stava ancora squillando, lo aprì con un sorriso vittorioso e lo accostò all' orecchio. 
<<  Pronto? ...  >>. 
Ma fu tutto quello che potè dire prima che una voce adirata, in un tedesco non perfetto ma capibilissimo, si abbattesse su di lui come una furia.
L' uomo ci mise qualche secondo, poi comprese che non si trattava di quella ragazzina, ma della sua amica. 
<<  Ma chi cazzo ti credi di essere? Cosa ti da il diritto di trattare Andy in quel modo? Lei è brava nel suo lavoro, cazzo! E' uscita da quella fottuta università, dopo aver sputato sangue, con il massimo dei voti! Lei meritava quel lavoro ... Certamante più di quella specie di bambolona gonfiabile che avevi assunto solo per far divertire quel maniaco del tuo protetto, e magari per farci un giro anche tu! ... Ti sei giocato un' ottima interprete, una ragazza seria e giudiziosa ... Che stronzata! ... Credevo che la gente che fa il tuo lavoro, che ha le tue responsabilità, sapesse giudicare le persone e scegliere quello che è meglio! Tu sei la classica eccezione che conferma la regola! Certo un idiota doveva pur esserci anche nel tuo ramo ...  >>. 
Stava urlando. 
Anzi no. 
Stava letteralmente sbraitando. 
I ragazzi, che si erano avvicinati ed ora gli stavano praticamente tutti addosso per ascoltare la conversazione, avevano potuto sentire nitidamente ogni singola parola uscita dal telefono ed ora stavano con gli occhioni sgranati fissi sul suddetto apparecchio, come se avesse improvvisamente preso vita. 

David era sconvolto. 
Qualsiasi cosa si fosse potuto aspettare, quella le batteva tutte. 
Cercò di riprendere una parvenza di impertubabilità, un tono distaccato e professionale ed il controllo di quella situazione. 
Approfittando in una pausa nella cascata di insulti che gli erano stati vomitati addosso, prese la parola. 
<<  Sono certo, signorina, che lei capirà che, un uomo come me, ha degli impegni ... Il cellulare aveva la vibrazione ed io ero impossibilitato a rispondere ... Se ha finito di insultarmi, posso chiederle cortesemente di parlare con la sua amica?  >>. 
A quelle parole, il fiume in piena della ragazza parve arginarsi improvvisamente e tutta la sua rabbia parve svanire.
 -  Idiota ... E se adesso, a causa della tua stupidità, lui non volesse davvero più lavorare con Nic? ... -. 
Il solo pensiero la rendeva maledettamente nervosa. 
Cercò di riparare come credeva fossse meglio. 
<<  Sì ... Certo, gliela passo subito  >>. 
Disse tornando a dare del lei a quell' uomo.  
<<  E...  >> Aggiunse come scusa 
<<  Il carattere di Andrea non ha nulla a che vedere con il mio ...  >>. 
Era una bugia. 
Lei la conosceva da sempre, sapeva quanto si lasciasse intimidire dalle cose nuove, dalle responsabilità, da quell' uomo e da quei ragazzi, ma sapeva benissimo quanto sapesse essere testarda e caparbia e impertinente quanto, se non più, di lei se fosse stato necessario, una volta che avesse preso in mano la situazione e avesse capito come muoversi in quella nuova situazione. 
Ma non lo disse. 
Si voleva riservare il gusto di godersi il momento in cui se ne sarebbe accorto. 
<<  Sì  >>. Stava rispondendo adesso David. 
<<  Confido davvero che la sua amica non abbia il suo carattere, signorina  >>. 
Concluse sottolineando quell' ultima parola, per farle intendere, chiaramente, quanto poco signorile fosse stato in effetti il suo tono ed il suo vocabolario, in quell' occasione. 
Nadia fece finta di non raccogliere quell' accusa e corse in bagno, bussò forte alla porta e, appena entrata, porse il cellulare a Andrea dicendo, forte, in modo che l' uomo al di là del cellulare potesse sentirlo chiaramente. 
<<  E' il signor Jost ... Dice che prima non aveva sentito il cellulare e ti ha richiamata  >>. 
Gli occhi appena arrossati di Andrea, segno dello sconforto che l' aveva colta poco prima, si sgranarono e, del tutto impreparata a quella eventualità, esclamò 
<<  Nadia! Ma sono sotto la doccia!  >>. 
<<  Sì, Andy! E adesso lo sanno tutti dall' altra parte del telefono!  >>. Esclamò esasperata Nadia. 
<<  Parlaci dai! >>. Sbuffò e le passo l' apparecchio. 
Andrea era arrosita ed aveva portato il cellulare all' orecchio, rispondendo timidamente. 
Dopo pochi minuti uscì dal bagno e raggiunse la sua amica in cucina che la attendeva ansiosa. 
<<  Allora? Gli hai porto le tue educate scuse, rifiutando il lavoro?  >>. 
Sorrise incerta Nadia. 
In effetti c' era ancora quella opportunità. 
Ma voleva sperare che Andrea non l' avesse presa davvero in considerazione. 
Fremeva. 
Andrea posò il cellulare, fece ricadere le braccia lungo i fianchi morbidi e ben torniti fasciati dall' asciugamano e, con espressione neutra disse. 
<<  Lo ho accettato ... Le parole sono venute fuori da sole e lo ho accettato. Ci aspetta alla Universal per parlarne e firmare il contratto ...  >>. 
Nadia avrebbe voluto saltare in piedi sulla sedia dalla gioia. 
Ma si bloccò a metà strada, in una buffa posizione, un piede già appoggiato sulla sedia, le braccia per aria. 
<<  Hai detto ... CI?  >>. 
<<  Sì ... David mi ha detto che potevo portarti con me se volevo ... Ed io ho accettato. Spero che verrai ... >>. 
Nadia sorrise materna; quella ragazzina, seppure di poco più piccola di lei, era l' unico essere umano che riuscisse a tirare fuori fino all' ultima goccia di dolcezza da lei, che era sempre stata, per tutti, una tosta. 
Anzi. 
La stronza della situazione. 
La abbracciò di slancio.
 <<  Certo che ci sarò ... Ci sono sempre per te, tesoro ...  >>. 
Andrea scoppiò a piangere sulla spalla della sua amica. 
Un pianto liberatorio, che da una parte lasciava uscire tutte le sue tensioni, dall' altra metteva in evidenza le preoccupazioni future, non per ultima quella che le dava il dover parlare con Fabrizio. 
Per laseconda volta fù Nadia a porgerle il cellulare.
<<  Chiamalo subito ... Ormai hai accettato l' incarico. Prima glielo dici meglio è!  >>.
La conversazione con Fabrizio fù decisamente penosa. 
E si concluse in maniera decisamente poco serena anche se non del tutto negativa. 
Fabrizio decise di non dare troppo peso alla questione. 
<<  Rimarranno in Italia per venti giorni ancora ... Vai e fai quello che devi ... Spero che questa esperienza ti faccia aprire gli occhi su quei ragazzini e ti faccia tornare con i piedi per terra e passare la tua malsana follia per loro ... Io starò via ancora un paio di settimane, le cose si sono complicate ... Te lo avrei detto questa sera ma dato che ci sentiamo ... Chiamami per farmi sapere come va ... Dato che non conosco i tuoi impegni da ora in poi non vorrei disturbarti ... Ti mando una ricarica oggi stesso appena riesco a liberarmi un attimo ... A domani  >>. 
E detto questo, in tono freddo ed impersonale, senza nemmeno augurarle buona fortuna, chiuse la chiamata. 
Andrea chiuse il cellulare e lo ripose sul tavolo, mettendolo a caricare, con aria depressa. 
<<  Non è stato un idillio, vero?  >>. Chiese Nadia 
<<  No  >> Fù la scontata, laconica risposta della ragazza. 
Ma era fatta. 
Adesso non restava che prepararsi.
 <<  E se andassimo dalla parrucchiera? Due colpi di sole ad illuminare il tuo castano ed accendere il mio 
rosso ...   >>. 
<<  Nadia, se ti accendi ancora un po' rischi di accecare il mio futuro datore di lavoro ... E poi io non ho intenzione di cambiare per lui ... Insomma ...  >> Rispose Nic titubante. 
<<  Ma dovrai farlo ... Voglio dire ... Andrai anche in televisione ... Qualcosa te lo faranno di sicuro  >>. 
Andrea gemette. 
Non voleva nemmeno pensarci. 
Non ancora. 
Si misero davanti all' armadio della ragazza e cercarono di decidere cosa fosse meglio indossare per quall' occasione. 
Alla fine Nadia costrinse Andrea ad indossare una gonna nera leggermente stretta sui fianchi, che le scendeva morbida fino quasi a coprire gli anfibi, e un top ricamato, bianco e nero, accollato e appena aderente che risaltava il suo seno morbido. 
Le raccolse i capelli castani in due simpatici dango fermati con nastrini di stoffa bianchi e neri che lasciavano libere alcune ciocche che sparò in diverse direzioni, fissandole con la lacca e la truccò come piaceva a Andrea, con un trucco fumè agli occhi, tendente al nero più che al grigio e che risaltava maledettamente quegli occhi strani ed inaspettati, dello stesso colore di un cielo foriero di tempesta eppure, al contempo, così luminosi da abbagliare. Molto mascara per le sue folte e lunghe ciglia. 
Labbra appena rosate, per non appesantire il tutto. 
<<  Sei perfetta! Sei perfettamente tu ... Solo un po' più in tiro ... Almeno questo lo vorrai concedere a quel poveraccio che avrà a che fare con te tutti i giorni?  >> Rise Nadia. 
Andrea si guardò allo specchio. 
<<  Sembro un insaccato ...  >>. 
<<  Non è vero ... Sembra che tu veda te stessa com' eri anni fa ... Ma sei cambiata Andy ... Non sei grassa, sei morbida, accattivante, invitante, attraente ... Non devi fare così. Sono sicura che, quando finalmente i ragazzi ti vedranno, magari domani stesso, ci pensi? Rimarranno senza fiato!  >>. 
<<  Sì ... Dall' orrore ... E, dopodichè dovrò lavorare eternamente semplicemente per ripagare i danni causati alla famosa band a causa dela perdita del loro cantante ...  >>. 
Rispose lugubre la ragazza. 
<<  Non sono certo il tipo di Tom, nè assomiglio seppure vagamente qualcosa che nessuno possa immaginare accanto a Georg o Gustav ... O Bill ...  >>. 
A quell' ultima considerazione Andrea sentì mancarle il terreno da sotto i piedi ed ogni parvenza di coraggio. 
Aveva fatto davvero bene ad accettare quel lavoro?

Alla sede della Universal, intanto, Tom era ancora intento a sghignazzare. 
Quella tipa aveva trattato David in maniera pazzesca, berciandogli addosso come una pazza invasata. 
L' espressione dell' uomo era stata impagabile.
<<  Devo ricordarmi di ringraziarla, oggi!  >>. Disse senza fiato. 
<<  Tu oggi non ringrazierai proprio nessuno. Ho detto alle ragazze che voi non sarete stati presenti e non ci  
sarete  >>. 
A quelle parole anche a Bill,  che stava cercando di nascondere il suo sorriso divertito fingendo una falsissima aria compunta, il sorriso si smorzò sulle labbra. 
<<  Ma come David? Deve lavorare con noi! E' giuso che ci conosca!  >>. 
Aveva messo il broncio e il suo tono stava, pericolosamente, virando all' infantile. 
-  Un bambino! Un bambino capriccioso ... Ecco cos'è! ...  -. 
Poi volse lo sguardo esasperato su Tom. 
-  ... E il suo degno fratello ... Un bambino scemo! ... Ecco con chi mi sono andato ad impelagare! ... -. 
Spostò lo sguardo su Gustav e Georg, nella speranza di incontrare due sguardi adulti e consapevoli del loro ruolo. Ma, stranamente, anche lì trovò due sguardi troppo simili a quello di Bill, seppure privi dello stesso fascino infantile e tenero. 
No. 
Non avrebbe ceduto.
<<  No ragazzi ... Oggi no... Domani avrete modo di conoscere la nuova interprete, sempre ammesso che si riesca a firmare questo maledetto contratto e a mettere in chiaro le cose. D-o-m-a-n-i. Sono stato chiaro?  >>. 
Quattro paia di occhi si posarono su di lui. 
Tutti ugualmente poco felici di quell' ordine. 
Esasperato lasciò la stanza andando a prendere accordi per far ordinare il pranzo in uno dei migliori ristoranti della città. 
Avrebbero pranzato in una sala apposita lì alla Universal, non voleva far sapere dove alloggiavano i ragazzi, prima che avesse firmato il contratto con tutte le impegnative che comprendeva, prima tra tutte quella sulla riservatezza che quel lavoro comportava. 
Nella grande sala nel frattempo, i quattro amici si guardavano perplessi.
<<  Vogliamo davvero ubbidire allo "zio Dave"?  >>. 
Chiese Tom con un' aria che voleva essere innocente e che mostrava in pieno tutta la sua malizia. 
<<  Dobbiamo Tomi ...  >>. 
Rispose Bill in un sussurro triste. 
<<  Lo abbiamo irritato abbastanza per oggi ... O meglio... Tu e quella strana ragazza urlatrice lo avete fatto, ed ora ne paghiamo tutti le conseguenze ...  >>. 
Concluse amaramente lanciandogli un' occhiata rancorosa. 
<<  Andiamo, Bill ... Non vorrai farci credere che ti ritieni davvero un povero martire vittima delle circostanze, 
vero?  >>. 
Sorrise Georg cercando di risollevare il morale e di strappare un sorriso a quello che aveva tutta l' aria di essere, effettivamente, un povero cucciolo vittima di fatti che gli erano totalmente estranei. 
Bill lo esasperava a volte, ma lo adorava. 
Punto. 
<<  Bhè  >> Disse, facendosi convincere da quegli occhioni tristi 
<<  Noi sappiamo dove si trova la sala in cui si ritireranno per pranzare ... Potremmo arrivare alla fine del pranzo e presentarci ... David non farà sceneggiate davanti a delle sconosciute!  >>. 
Concluse. 
<<  E arriveremo in tempo per il dessert?  >>. Chiese Bill con tono famelico. 
<<  Pretendi un po' troppo! E poi, credo proprio che David ordinerà per tre, scemo!  >>. 
Gli rispose Tom, mortificandolo. 
<<  Ma sono sicuro  >> Disse Gustav altrettanto sensibile all' aura di fascino che Bill sapeva creare attorno a sè
<<  Che Davi ordinerà più di un tipo di dolce, per cui, se Bill si accontenterà, credo che riusciremo ad avere un dolce a testa!  >>. 
Bill saltò letteralmente al collo del povero batterista e, da quella postazione che pareva considerare privilegiata, fece una linguaccia a suo fratello che, esasperato, alzò gli occhi al cielo. 
<<  Sei un cazzo di bambino viziato!  >>. 
<<  E tu sei un invidioso! ... Bene! Il piano è pronto ... Ora dobbiamo pensare a come eludere la sorveglianza che David ci appiopperà di certo per impedirci alcuna mossa!  >>. 
<<  Bill! A quello ci penserai tu! Vorrai usare quegli occhioni da cerbiatto per quaklcosa di utile oltre che per far cadere stecchite le migliaia di ragazzine che ti corrono dietro?  >>. 
Bill rise la sua risata leggera e spensierata. 
<<  Siiiiii! Ci penserò io! Fidatevi di me!  >>. Disse battendosi un pugno sul petto con aria orgogliosa. 

Erano arrivate, per la seconda volta, la terza per Andrea, si ritrovarono ai piedi di quel colosso che era l' edificio che ospitava la Universal. 
E questa volta sarebbe stata la volta decisiva per la castana che adesso avrebbe volentieri mollato tutto per darsi alla più patetica delle fughe. 
Osservò Nadia. 
Fasciata in un abitino bianco e rosso, i capelli fiammeggianti come il rossetto e le unghie, i sandali col tacco alto che slanciavano ulteriormente le sue lunghe gambe, i capelli spettinati ad opera d' arte, il mascara marrone che esaltava dolcemente gli occhi verde foresta, sembrava perfettamente a suo agio. 
Al confronto lei sembrava una barbona. 
<<  Andy, se non la smetti con quei pensieri, una volta che saremo arrivate a quel benedetto ultimo piano, giuro che ti butto di sotto!  >>. 
<<  Ed io rimbalzerò ... E poi ... Che ne sai dei miei pensieri?  >>. 
Chiese burbera la ragazza. 
<<  Dei tuoi pensieri precisi, adesso, forse nulla, ma ne so abbastanza di te da poterli immaginare ... Adesso ti svelo un segreto che spero ti darà un po' di fiducia ... >> E si avvicinò con tono cospiratorio all' orecchio dell' amica. 
<<  Ho sempre invidiato il tuo seno ed i tuoi fianchi ... Contenta?  >>. 
Le sorrise. 
Per quanto Nic potesse non crederle, lei non aveva mentito. 
Credeva che le curve morbide di Andrea la rendessero molto femminile, invece che un bacco della scopa come era lei. 
Era bella.
Lo era ai suoi occhi e doveva diventarlo anche ai propri. 
Ma dubitava di riuscire a convincere la ragazza durante quei pochi minuti che oramai le divideva dall' incontro con David Jost. 
Sorrise scuotendo la testa e la trascinò verso la porta immensa che si aprì silenziosa al loro arrivo.  
Si diressero all' ascensore senza incontrare ostacoli di sorta, e pigiarono il pulsante dell' ultimo piano. 
Non appena le porte si aprirono si trovarono, per l' ennesima volta in quella grande sala d' attesa, la porta dell' ufficio era chiusa e David le aspettava al centro della stanza. 
Dopo un breve cenno del capo, le condusse lungo un corridoio che si apriva alla loro destra. 
Sembrava ansioso di allontanarle da lì. 
Andrea si sentiva leggermente spaesata, quel posto era immenso, un vero dedalo, e temeva che, la prima volta che avesse dovuto muoversi da sola, si sarebbe persa. 
Come se le leggesse nel pensiero, David l' apostrofò. 
<<  Non si preoccupi signorina ... Saremo in giro per hotel, non dovrà tornare qui ... E se dovesse capitare, provvederò affinchè non sia sola  >>. 
Entrarono in una sala più piccola e accogliente dell' ufficio dove erano state la volta precedente, c' era un tavolo spazioso eppure confortevole, apparecchiato, accanto alla finestra. 
La vista di Milano non era delle più esaltanti, ma era comunque suggestiva. 
Una volta chiusa la porta alle loro spalle David si potè soffermare sulle ragazze che aveva di fronte, che adesso erano intente a guardarsi intorno con aria assorta. 
Posavano entrambe passi leggeri sulla moquette chiara, quelli della sua futura dipendente, sembravano essere persino un po' incerti mentre si avvicinava ai quadri alle pareti per poterli osservare meglio. 
Lo stile era lo stesso che ricordava dal loro primo incontro, un po' simile a quello di Bill, ma non altrettanto esasperato. 
Anche lei indossava un collarino di pelle e un paio di bracciali borchiati, guantini di rete e qualche anello, uno con una vistosa, ma non sgradevole pietra piatta e nera, un po' gotico che andava in perfetto accordo col braccialetto che portava. 
Era un po' più in tiro delle volte precedenti e lui non potè che apprezzare, anche se non era del tutto soddisfatto. 
Se non altro non ostentava il suo fisico prosperoso che, adesso, sembrava decisamente più gradevole di quanto ricordasse. 
Poi spostò gli occhi sulla ragazza che lo aveva aggredito telefonicamente. 
La sua predilezione per il rosso, che aveva  già notato precedentemente, era confermata dall' abbigliamento di quel giorno.
Sembrava persino più longilinea della volta precedente. 
Aveva sempre avuto un debole per le ragazze un po' androgine, poco formose ... 
Si riscosse immediatamente, invitando le due ragazze ad accomodarsi.
<<  Prego  >> Disse loro indicando le due sedie. 
Si accomodarono tutti e tre. 
<<  Direi che possiamo pranzare, prima di occuparci di affari, che ne dite?  >>. 
Dato che Andrea non si decideva a rispondere, lo fece Nadia per lei con un piccolo sbuffo esasperato. 
<<  Sì, direi che è una buona idea  >>. 
Poco dopo entrarono un paio di cameriere sobriamente vestite che portarono i primi piatti. 
Andrea prese un risotto ai funghi, Nadia agli asparagi, mentre David optò per un classico milanese. 
Risotto allo zafferano. 
Passarono poi ad un insalata e bistecca per Nadia, arrosto e insalata per Andrea, cotoletta alla milanese per David. <<  Le piace la cucina tipica di Milano, vedo  >>. 
Sorrise Nadia, cercando di spezzare quel silenzio che stava rivelandosi un po' imbarazzante. 
Ma la conversazione sembrava languere.

Nel frattempo, a pochi passi dalla porta chiusa, quattro ragazzi stavano strisciando rasente i muri, impersonando perfettamente un gruppo di spie in missione segreta, mentre Ivan li seguiva con aria preoccupato. 
<<  Signor Kaulitz, la prego ... Il signor Jost mi licenzierà in tronco!  >>. 
Bill si fermò, posò una mano perfettamente curata sulla spalla della guardia del corpo e con aria mortalmente seria gli disse. 
<<  Ti prometto che se lo farà, ti assumerò io personalmente  >>. 
Poi sorrise uno di quei suoi irresistibili sorrisi e aggiunse. 
<<  Ma David non lo farà mai! Gli sei troppo indispensabile!  >>. 
Ivan sospirò. 
Quel ragazzo era un gran ruffiano. 
Si chiese quanto Bill calcolasse questo suo atteggiamento, ma si disse che era una dote innata la sua.

I quattro entrarono con nonchalance seguendo le cameriere che entravano con i carrelli dei dolci. 
<<  Perfetto tempismo, calcolato al secondo, oserei dire ... Siamo stati bravi!  >>. 
Ma quello che, almeno per Bill doveva essere un sussurro, non sfuggì alle orecchie del manager che li fulminò tutti con un solo sguardo assassino, mentre quello delle due ragazze assunse un' espressione choccata. 
La forchetta di Andrea cadde dalla sua mano nel piatto, attirando l' attenzione di tutti su di lei e regalandole così un istante di puro, perfetto imbarazzo totale. 
David sospirò e decise di non complicare quella situazione, presentando i ragazzi, esattamente come aveva previsto Georg che sorrise sornione, fiero della sua intuizione, fra sè e sè. 
<<  Questi sono ...  >>. 
Ma non fece in tempo a dire nulla.
<<  Dave, non credo che ci sia alcun bisogno di presentarci, non credi? >>. 
Esclamò Tom con l' aria da seduttore rivolta alle due ragazze.
<<  Forse non serve, data la portata del vostro successo, ma sarebbe comunque indicato farlo... Sarebbe... Come dire?... Cortese  >>.
La rossa aveva ammutolito Tom in misura maggiore di quanto avesse fatto l' ochiataccia di Bill unita a quella di David. 
<<  Bhè, visto che siamo qui potremmo anche approfittare per mangiare un dolce con voi no? Adesso che la questione presentazioni l' abbiamo chiarita ... A proposito, piacere, io sono Gustav  >>. 
Disse il biondo porgendo la mano verso Nadia e Andrea. 
<<  Chi di voi due sarà la nostra interprete?  >>. 
<<  I ... Io ... Piacere, sono Andrea, ma potete chiamarmi Andy se vi va ...  >>. 
Strinsero la mano di Gustav e di Georg e fecero due cenni ai gemelli che erano rimasti dietro al bassista e ad il batterista. 
Tom non avrebbe stretto la mano di Nadia per nulla al mondo, dopo che gli aveva dato del maleducato. 
Quella sembrava non essere decisamente la sua giornata. 
In compenso dovette ricredersi sulla sua prima impressione che aveva avuto di Andrea, guardando solo la carta d' identità della ragazza. 
Avrebbe dovuto pensare al fatto che, generalmente, le foto sui documenti, su quello in particolare, non erano mai il massimo della bellezza e sembravano essere scattate appositamente per sottolineare i difetti di un volto. 
Certo, la ragazza non era il suo ideale, preferiva la rossa strafottente, come sapeva non essere l' ideale di suo fratello. 
Eppure si accorse che Bill la stava fissando in quella sua maniera genuinamente sfrontata, probabilmente incuriosito dal fatto che lei sembrava avere i suoi stessi gusti in fatto di vestiti, accessori e trucco. 
Decisero di sedersi sul grande divano, in modo da poter mangiare il dessert tutti insieme e da permettere alle cameriere di liberare il tavolo. 
Andrea si sentiva in imbarazzo. 
Non era abituata ad essere servita. 
Si sedette sul bordo del divano di pelle bianco, pregando con gli occhi Nadia di sedersi accanto a lei. 
Ma l' amica finse beatamente e platealmente di non accorgersi di quegli sguardi, permettendo così a Bill di avvicinarsi, un po' intimidito, alla ragazza.
<<  Posso sedermi?  >>. Nadia chiuse gli occhi per un solo istante e li riaprì immediatamente. 
Aveva temuto che Andrea balzasse in piedi, si prostrasse fino a toccare il pavimento con la punta del naso e che lo proclamasse il padrone assoluto, non solo di quello, ma di tutti i divani d' Italia. 
Ma dovette ricredersi. 
Recuperando un incredibile self-control, sorrise timidamente e gli fece cenno di accomodarsi. 
-  Mi sa tanto che dovrai accontentarti caro il mio Bill ... Temo che questo sia il massimo in cui tu possa sperare, per oggi ... Sei già fortunato che non sia sbattuta a terra in preda ad una sincope! ...  -. 
Rise tra sè e volse lo sguardo al carrello dei dolci accettando, senza troppe storie, il piccolo piatto che la cameriera le stava presentando chiedendole se gradiva. 
<<  Certo, la ringrazio  >>. 
E portò alle labbra un cucchiaino di tiramisù. 
Le due cameriere si avvicinarono a Bill e Andrea con due piattini : torta di fragole e al cioccolato. 
Entrambi allungarono la mano verso la torta al cioccolato.
-  ... Scema! Lo sai che gli piace la cioccolata ... Avresti dovuto prendere la torta alla fragola ...  -. 
E adesso stava osservando, con orrore crescente, Bill, Bill Kaulitz!, che aveva preso entrambi i piatti e le stava porgendo quello con la torta al cioccolato con un sorriso che lei trovò mille volte più dolce ... 
Non avrebbe rinunciato solo in quel momento alla cioccolata, ma per il resto dei suoi giorni. 
<<  Prendila tu! A me piace anche quella alle fragole!  >>. 
<<  A te piace qualsiasi cosa che abbia un alto contenuto di zuccheri e calorie, Bill ... Non fai testo!  >>. 
Lo aveva apostrofato Tom. 
Bill si voltò verso di lui facendogli una linguaccia, cercando di mascherare quel po' di imbarazzo che era salito a colorirgli lievemente gli zigomi. 
Ora che il ragazzo aveva distolto lo sguardo da lei, Andrea non potè trattenere un sorriso un po' divertito e un po' dolce. 
Quei due sembravano essere esattamente come venivano dipinti : dispettosi l' uno con l' altro, ma in quel modo che proteggeva e cercava di dissimulare l' affetto evidente che li legava. 
E che lei trovava adorabile. 
Quello sguardo non sfuggì a Gustav che si chiese se, licenziando Melania e assumendo quella ragazza, David avesse fatto la cosa giusta. 
La cosa avrebbe potuto rivelarsi anche più complicata di quello che poteva comportare una notte di sesso con l' intrprete, di Tom. 
Nel frattempo Bill, il volto illuminato da una idea improvvisa che sembrava essergli piovuta direttamente dal cielo, si era alzato come una molla, aveva posato i piatti sul tavolo, era corso a recuperare un coltello dal carrello dei dolci ed era tornato veloce al tavolo. 
<<  Non si corre con i coltelli in mano!  >>. 
Lo riprese nuovamente Tom, che sembrava più che mai deciso a fargli fare la figura dell' idiota, quel giorno, sfilanndogli il coltello dalle mani al volo. 
Bill se lo riprese con aria di offesa superiorità facendo sghignazzare suo fratello, e si apprestò a mettere in atto il suo piano. 
Poco dopo tornò presso il divano, rendendosi conto che Tom gli aveva fregato il posto. 
Il moro sbuffò.
<<  Toooommm! Oggi sei insopportabile! Alzati immediatamente!  >>. 
Disse sbattendo appena il piede a terra in un moto di stizza, capriccioso, per poi portare lo stesso piede a dare un preciso calcio nello stinco al fratello che si alzò sbuffando e massaggiandosi la gamba offesa dal perfetto, lucidissimo stivale a punta del gemello. 
Bill si risedette con aria soddisfatta e un sorriso di trionfante vittoria in volto e porse nuovamente il piatto ad Andrea. 
<<  Ecco!  >> Esclamò con un' aria di compiaciuto trionfo.
<<  In questo modo siamo contenti tutti e due!  >> Le sorrise incoraggiante. 
Aveva diviso entrambe le fette di dolce in due più piccole, non proprio perfette, così che entrambi avessero ambedue i dolci a dispozione delle loro golose papille gustative. 
Andrea accettò volentieri il piatto, facendo sciocchi pensieri su bimbi che dividevano la merendina e altre stupidissime amenità del genere, sentendosi totalmente idiota. 
Erano forse pensieri da fare in quel momento? 
Probabilmente no ma Bill aveva, da sempre, la capacità di regalarle pensieri dolci e un po' sciocchi. 
Nadia, immaginando perfettamente i pensieri della ragazza che adesso fissava ostinatamente il suo piatto, quasi come se potesse vederli dentro un fumetto che galleggiasse sulla testa della sua amica, sorrise,chiedendosi quanto avrebbe resistito la sua Andy e, un po' meno allegra a quel pensiero, si chiese se avesse fatto bene ad insistere con lei affinchè accettasse quel lavoro. 
Se non la avesse invece mandata in mezzo all' arena a combattere con i leoni, totalmente indifesa. 
Indifesa sì. 
Mai come in quel momento Nadia aveva visto Andrea più indifesa. 
Completamente impreparata a tutto quello. 
Ohhhh, non certo come interprete, aveva la massima fiducia nelle sue capacità. 
Era tutto il resto che la preoccupava. 
E non voleva definire per bene quel resto. 
Scosse il capo sperando che andasse tutto per il meglio. 
Del resto si trattava di venti, al massimo venticinque giorni, poi sarebbero ripartiti. 
E anche questo era motivo di ansia e preoccupazione per lei.
E dopo? 
Dopo come avrebbe fatto Andrea? 
Intravedere il Paradiso e poi tornare alla grigia realtà non sarebbe stato semplice, soprattutto perchè significava lasciare andare quei quattro ragazzi. 
E per lei, Nadia lo sapeva fin troppo bene, non sarebbe stata una passeggiata in discesa. 
Tutt' altro.

Sapeva quanto l' amica fosse legata a quei quattro ragazzi. 
Anche se, onestamente, pur essendo lei stessa una fan, non riusciva a capire fino in fondo. 
Scriveva storie su storie, su di loro, e quando parlava di loro ne parlava non come delle rockstar ma come dei ragazzi, degli amici. 
A volte si era preoccupata di questo. 
Ma allo stesso tempo amava chiacchierare di loro con lei. 
Era divertente prenderli un po' in giro. 
Andrea sapeva essere davvero impietosa e spietata se voleva. 
E lei si piegava in due dalle risate ogni volta che l' amica prendeva di mira uno di quei quattro ragazzi  ... 
Adorava soprattutto l' aria sognante che le si dipingeva in volto quando, svenevole, pronunciava il soprannome che aveva affibbiato a Gustav. 
Si chiese se l' amica avrebbe trovato il coraggio di rivelare quale era al diretto interessato. 
Per il momento si gustava quel quadretto alquanto strano ... 
Gustav e Georg si erano seduti al tavolo a mangiare i loro dessert, Tom gironzolava per la stanza col piatto in mano, David era intento in una conversazione dall' aria importante mentre Bill e Andrea stavano seduti  sul divano, entrambi concentrati sui dolci nei piatti che avevano davanti, apparentemente a corto di argomenti  di discussione. Sorrise. 
La sua Andy avrebbe avuto i suoi bei problemi ad abituarsi a tutto questo.  
Ancora immersa nei suoi pensieri, Nadia non si accorse di David che le si era avvicinato alle spalle. 
<<  Ti stai annoiando?  >>. 
Il ricordo della conversazione che avevano avuto solo poche ore prima, quando lei lo aveva insultato, si ripresentò nitido nella sua memoria. 
<<  Annoiarmi? Sono una fan deiTokio Hotel e sto chiusa in una stanza con loro .... Annoiarmi sarebbe l' ultima cosa che potrei fare ... Piuttosto. Non crede sia ora di parlare di lavoro?  >>. 
David ghignò tra sè e sè pensando che la ragazza stesse mantenendo le distanze, probabilmente per via della conversazione avuta quella mattina, ma si rese conto che aveva ragione.

Il manager si avvicinò alla ragazza sul divano e le tese una mano, invitandola ad alzarsi e a seguirlo al tavolo, dove fece spostare Georg e Gustav per occupare i loro posti. 
Prese dalla sua borsa un fascicolo, evidentemente contenente il contratto di lavoro che lei avrebbe dovuto sottoscrivere, dopo aver valutato ed accettato ogni condizione. 
L' uomo e la ragazza stettero seduti a lungo al tavolo e Tom ne approfittò per avvicinarsi a Nadia. 
<<  La tua amica ha dei problemi con la comprensione del contratto?  >>. 
Mossa falsa Kaulitz. 
Lo sguardo di disprezzo che la rossa gli aveva rivolto non era affatto rassicurante. 
Tom capì che aveva offeso la loro futura collaboratrice e che non era la cosa migliore da fare davanti alla sua migliore amica. 
Cercò di rimediare. 
Ma si trattava pur sempre di Tom kaulitz. 
Non era pensabile che riuscisse davvero a cavarsi fuori dalla fossa che si era scavato con le sue stesse mani. 
Ma ci provò. 
<<  ...Cioè... Volevo dire che... Bhò, immaginavo che non avrebbe perso tutto questo tempo a leggere tutte quelle pagine e...  >> 
<<  E avrebbe firmato ad occhi chiusi, semplicemente perchè avrebbe lavorato per voi? Andrea, sebbene so che possa essere una cosa impensabile per te, dato il quoziente intellettivo medio che devono evidenemente avere le ragazze che frequenti, non è una stupida e sa prendere le sue decisioni nel modo migliore che, in questo caso, prevede una accurata lettura del contratto lavorativo ... Senti  >>. 
Lo interruppe prima che potesse di nuovo dar aria alla bocca e confermarle la sua, per ora solo presunta, idiozia 
<<  Trovo lodevole, se sai cosa significa, che tu abbia provato a riparare alla stronzata che hai detto prima, di certo sei caparbio, ma stai affogando nelle tue stesse cazzate, per cui, forse, sarebbe meglio che tu la smettessi, non credi?  >>. 

-  ... E quella sarebbe una nostra fan?!? ... Nessuna si è mai permessa di rivolgersi così a me! ...  -. 
Poi si rese conto che era anche una delle pochissime fans che avesse avuto la possibilità di avvicinarsi tanto a loro e, anche in quel caso, ricordava perfettamente l' espressione completamente rapita da loro e che mostrava chiaramente il momentaneo scollegamento tra le loro labbra ed i loro neuroni. 
Questa ragazza invece stava mostrando, non solo di avere i neuroni ben attivi e collegati, ma anche un caratterino niente male che, invece di allontanarlo lo attraeva.
-   Ma di certo non sarò io ad andarglielo a dire ...  -. 

Pensò il ragazzo con un moto d' orgoglio. 

Adesso stava dalla parte opposta a dove si trovava la ragazza. 
Gustav e Georg si erano seduti sulle poltrone accanto al divano, lei si era accomodata, accavallando le sue lunghe gambe, sul lato opposto del divano a quello dove era seduto Bill, apparentemente intenta semplicemente a seguire i suoi pensieri e la musica di sottofondo che proveniva dalla radio. 
La vide dondolare distrattamente un piede alle note di una vecchia canzone degli Aerosmith. 

Si concentrò sul riff di chitarra, distogliendo l' attenzione da lei.

Nadia, seduta su quel morbido divano, non stava semplicemente ascoltando la musica. 
Cercava di ascoltare i pensieri che la circondavano. 
Di intravederli nei piccoli gesti. 
Credeva di poter dire con quasi assoluta sicurezza che Gustav, ad esempio, trovasse Andy simpatica d' istinto e che pensasse che avrebbe potuto essere una valida collaboratrice. Georg era abbastanza indifferente e disinteressato, al momento, aveva l' aria di uno che desiderasse semplicemente che tutto andasse per il verso giusto, di riprendere in mano i loro impegni e di onorarli. 
Un pensiero freddo e razionale ma capibile. 
Tom ... 
Bhè, lui non pensava nulla di particolare di Andrea. 
Nadia si prese una sorta di licenza poetica e, più che cercare di riconoscere un pensiero, si concesse di cucirgliene addosso uno lei. 
Credeva che il ragazzo stesse pensando semplicemente che lei, Nadia, fosse una stronza e che Andrea non era malaccio come aveva creduto. 
Da come le aveva fissato il seno, presentandosi, credeva di averci azzeccato. 
Ma onestamente Nadia non era molto contenta di questo. 
Detestava che un ragazzino ci provasse con la sua amica semplicemente per divertirsi un po'. 
Andrea non era una sciocca bambolina dalla testa vuota. 
Sperava vivamente, per lui, che quell' agglomerato di ormoni che rispondeva al nome di Tom Kaulitz, lo capisse prima di fare qualche cazzata. 
Allontanò quella idea fastidiosa e spostò la sua attenzione sull' altro Kaulitz, sul gemello buono, quello che, nei suoi momenti di "mistica adorazione", Andrea chiamava affettuosamente, con una dolcezza che le trapelava dalla voce e dagli occhi e da ogni fibra di sè, cucciolo. 
Era una parola banale, fin troppo utilizzata e lei personalmente la trovava sciocca in bocca alle mielose coppiette che incrociava sul suo cammino. 
Ma sulle labbra della sua amica prendeva un' altra sfumatura, quasi ... Struggente. 
E a lei si spezzava il cuore al pensiero che Andy dovesse riversare quel suo dolce modo di amare su una foto e non potesse farlo col suo ragazzo, restio a certe affettuosità troppo sentimentali. 
Questo era un' altro dei motivi per il quale Fabrizio non le piaceva troppo. 
Impediva ad Andrea di esprimersi completamente, di essere liberamente sè stessa, anche col suo lato un po' infantile. 

Scacciò nuovamente quel pensiero fastidioso tornando a fissare il Kaulitz buono, il gemello bravo, quello che aveva preso tutti i pregi lasciando i difetti al suo fratellino malvagio.
Bill stava seduto composto, elegante, sinuoso come un gatto ed altrettanto vigile sotto quell' aria tranquilla. 
Teneva il tempo con le lunghe dita perfettamente curate, fissando un punto imprecisato davanti a sè, lanciando di tanto in tanto delle occhiate verso il tavolo da dove giungeva un debolissimo brusio. 
<<  Ci sta mettendo tanto, vero?  >>. 
Quella domanda, da quel ragazzo che stava mentalmente analizzando, la colse di sorpresa. 
Aveva espresso lo stesso concetto di Tom, ma lo aveva fatto in maniera totalmente diversa, con un' espressione leggermente ansiosa nei begli occhi sottolineati dalla sottile linea di eye liner e dall' ombretto nero che li rendeva ancora più profondi. 
Era bello, su questo non si discuteva. 
Non il suo genere, in effetti, ma non aveva mai potuto contestare questo ad Andrea. 
Lei lo diceva come un semplice dato di fatto. 
Non era solo un ragazzo fighissimo, per lei era semplicemente bello. 
Nel suo significato più puro e pulito. 
Bello. 
E lo era davvero. 
Averlo a pochi centimetri dal naso metteva ancora più in risalto questa cosa.
Gli sorrise. 
<<  Sì ... Ma Andy deve valutare per bene tutto quello che, lavorare per voi, comporterà ... >>. 
Il ragazzo, che le si era avvicinato lentamente, si ritrasse un pochino piegando la testa di lato e portandosi pensieroso un dito alle labbra. 
<<  Mhhhh ... Sì, credo che tu abbia ragione ... Non è semplice avere a che fare con i Tokio Hotel ... Con noi ...  >>. 
A Nadia sembrò che quell' ultima frase fosse uscita pesante dalle labbra del ragazzo, oscurando appena la sua espressione che, fino ad allora, era stata ridente. 
Provò un improvviso moto d' affetto per lui, e gli rispose più dolcemente di quello che lei stessa si era aspettata. 
<<  Bhè, sì ... Immagino che chi lavora per voi sia tenuto sotto stretto controllo e abbia dei doveri non indifferenti ... Per Andrea si tratta del primo lavoro davvero serio ed è decisamente importante ... Credo voglia essere assolutamente sicura di sapere cosa ci si aspetta da lei e di essere in grado di potervelo offrire, il meglio di sè ... E' una ragazza seria, tantopiù sul lavoro ... >>. 
Cercò di consolarlo, ma allo stesso tempo di mettere in chiaro che Andrea era diversa dalle altre. 
Non sapeva nemmeno bene lei da chi. 
Era diversa. 
Punto. 
<<  Capisco ...  >> Disse ora Bill, dopo aver soppesato le parole della ragazza. 
<<  Ma da qualche parte dovrà pur iniziare ... Credi che accetterà il lavoro, con tutti i suoi pro ed i suoi contro? >> Nadia volle metterlo alla prova per valutare se fosse un idiota come suo fratello che credeva che il semplice lavorare per loro fosse qualcosa di talmente incredibile da poter passare sopra a tutto il resto. 
<<  E quali sarebbero questi pro e questi contro?  >>. 
Gli chiese con un sorriso. 
Bill ci pensò un poco. 
<<  Bhè ... I pro sono molteplici ... Voglio dire ... Non sono certo io quello con cui David discute i compensi delle persone del nostro staff, non credo nemmeno che mi ritenga all' altezza di simili discorsi, ma non mi è mai giunta voce di lamentele per lo stipendio ... Per cui credo che il primo punto a favore sia il guadagno ... Certo, i soldi non sono tutto, ma aiutano, cerchiamo di non essere ipocriti ... Poi ... Bhè, avrebbe l' opportunità di girare per l' Italia, vedere posti diversi, conoscere persone che, un domani, potrebbero tornarle utili per la sua carriera ...  >>. 
Nadia ascoltava attenta quel ragazzino troppe volte considerato infantile e che adesso si stava dimostrando assolutamente diverso dall' immagine che molti volevano attribuirgli. 
Certo, forse, su molte altre cose era ancora infantile, ma credeva di capire un po' meglio quella forma di soggezione che diceva sempre di provare Andrea. 
In quei pochi minuti aveva dimenticato di trovarsi davanti ad un ragazzino di 19 anni, le sembrava di parlare con un uomo fin troppo consapevole. 
<<  Per i contro ...  >> Stava dicendo adesso Bill 
<<  ... Ovviamente non potrà parlare a nessuno di noi ... Cioè ... Sì, del suo lavoro, ma la riservatezza è estremamente importante, su questo David non transige ... Non sarà libera di andare e venire come le pare ed i suoi orari di lavoro saranno molto... Come dire... Elestici, ecco. Lavorare per i Tokio Hotel significa perdere una parte di sè stessi ... La propria libertà ... Potrà capitare che debba lavorare per molte ore di fila e che le venga richiesto qualcosa che non centra propriamente con il suo ruolo di interprete ... E poi, naturalmente dovrà sopportare noi ... I malumori di David, la riservatezza di Gustav e la serietà di Georg, i miei attacchi di logorrea e la deficenza di Tom ... Di cui credo tu abbia avuto un assaggio prima ...  >> Disse con un sorriso. 
<< ... Oltre al rischio di ritrovarsi, non scoprirà mai per quale motivo, qualche nostra maglietta non proprio profumata in mezzo ai suoi vestiti, o le nostre cose sparse un po' ovunque ... >> Rise una risata allegra, seguita da quella di Nadia. 
Al suono di quelle due risate Andrea si distrasse per un attimo e volse lo sguardo al divano. 
-  Bill ha colpito ancora ... La ha conquistata ... Sapevo che lo avrebbe fatto ...  -. 
Sorrise, seppure le dispiacesse un po' non essere stata in grado di interagire con lui come sembrava essere riuscita a fare perfettamente Nadia. 
Andrea non si accorse che altri due paia di occhi satvano seguendo la scena, uno azzurro e l' altro nocciola, con diversi confusi pensieri che vi si agitavano dentro.


<<  Bhè ..  >> Stava dicendo Nadia 
<<  Mi sembra che i pro e i contro si bilancino ... E poi non è detto che quello che apparentemente può sembrare negativo non si riveli alla fine una cosa molto positiva, non credi?  >>. 
Disse ora rivolgendo al ragazzo un' occhiata eloquente. 
<<  Quello che per te è un contro, per altri potrebbe essere un pro ... E viceversa ... >> Bill sorrise. 
Aveva capito a cosa stesse nemmeno troppo velatamente alludendo Nadia. 
<<  Non vorrei che lei accettasse il lavoro solo perchè è una fan, però ... Perchè lo è, vero?  >>. 
Le chiese il ragazzo a bruciapelo prendendola in contropiede. 
<<  Cosa te lo fa pensare?  >> Chiese la rossa sulla difensiva. 
<<  Bhè, la forchetta che le è sfuggita dalle mani quando siamo entrati ha rischiato di frantumare il piatto ... E poi ... Non so ... Credo che me lo abbia confermato soprattutto lo sguardo che ha rivolto a Gustav ... Non so come mai ... Mi è sembrato che lo guardasse come si osserva un santino, delle volte ... Non so se riesco a spiegarmi .... Ma magari mi sbaglio ... E' possibilissimo, sai?  >> Rise. 
Nadia era allibita. 
Quel ragazzo aveva notato lo sguardo, effettivamente adorante, che Andy aveva rivolto a Gustav e non si era accorto di come era in imbarazzo con lui? 
O era davvero ingenuo e candido, oppure la stava prendendo in giro. 
Ma quel sorriso genuino che aveva sul volto la fece optare per la prima sensazione. 
<<  Comunque  >> Stava dicendo adesso Bill, un po'imbarazzato dallo sguardo verde e penetrante della ragazza 
<<  Io ... Io spero che lo accetti questo lavoro ... Abbiamo proprio bisogno di una ventata d' aria fresca, oltre che di un' interprete ... Ci attende un periodo faticoso ... E fa sempre più piacere affrontarlo avendo accanto persone positive ... La tua amica, Andy, lo sembra ... >> 
<<  Lo è ...  >> disse Nadia. 
<<  E, se posso permettermi un pronostico nemmeno troppo azzardato, credo di poterti dire che sono certa accetterà l' incarico ... E non solo per i soldi o perchè voi siete i Tokio Hotel ... >>.
<<  E allora perchè?!?  >> Chiese il ragazzo palesemente confuso e stranito.

<<  ... Perchè siete ... Voi ... >>
.

Eccoci al secondo capitolo di questa nuova storia ...
Mi sono accorta che la volta scorsa non ho scritto nulla... troppo ansiosa di  postare ... n___________n''''...
Bene, cerchiamo di rimediare...
Questa storia è nata senza un reale motivo in realtà ... O forse c' era, ma io non lo ricordo ...
Mi sto divertendo a scriverla, forse perchè, per la prima volta ho deciso di avere una co-protagonista abbastanza "invadente" ... ma nel senso MIGLIORE del termine! n_____n!
Non ho altro da aggiungere... Non sarà una storia "straziante" come lo è stata "Die" nè per me da scrivere (fin' ora mi sono divertita molto!) nè, spero, per chi la leggerà! n___n ...
E' solo una storia frutto della mia testolina bacata, scritta senza alcuno scopo di lucro, ed i fatti narrati non hanno alcuna attinenza con la realtà, così come nè i Tokio Hotel, nè l' augusto manager ed i vari collaboratori, mi appartengono! (rivendico solo Andrea e Nadia! n____n).
Lady Cassandra : Eccoti qui, mia cara! Tu hai già letto lo scorso capitolo ed anche questo, e persino il seguente...
Avrei voluto inserirlo in questo, così che il terzo fosse "nuovo e sconosciuto" anche per te, ma sarebbe davvero stato un po' troppo lungo...
A parte qualche piccola variazione/correzione è identico a quello che hai letto...
Se ti ritroverò tra le recensioni NE SARO' BEN LIETA, altrimenti fa nulla!
So che ti piace, come mi hai lasciato scritto nella scorsa recensione! (che mi ha fatto un piacere enorme, come sempre! n__n) ...
Che dirti? Anche a me Nadia piace parecchio e credo proprio che le riserverò ancora dello spazio! (del resto come contenere questa rossa ribelle e casinista? XD!)... E sono felice che ti piaccia la mia Ni ... OOOPSSS!... Andrea! n__n''' ... (splendida grazie alle sue imperfezioni... GRAZIE!) (grazie in particolare per il titolo!) ... A  presto cara! TVTB!
Un GRAZIE a chi passerà di qui ed un grazie speciale a chi, seppure con poche righe, vorrà lasciarmi un segno della sua presenza!
Per "informazione di servizio" : essendo terminata "Die", oltre a questa, apparirà presto sui vostri schermi  il primo capitolo di  "Periwinkle Eyes Change My Life" ... Spero di ritrovarvi! Un abbraccio! Nana
P.S. Chiedo venia per i titoli dei capitoli... MAGARI prima o poi, migliorano X°D!

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Capitolo 3
*** Cap.3 Un Imprevedibile Inizio ***


Un imprevedibile inizio

Andrea si alzò dalla tavola, strinse la mano a David e si avvicinò veloce a Nadia.  

<< Andiamo via ti prego ... >>. 
Nadia non capiva la fretta improvvisa di lasciare quella stanza, quelle persone, e corrugò leggermente la fronte assecondando quella richiesta. 
Comprese tutti i ragazzi in un unico sguardo, salutandoli con un cenno del capo e poche parole, osservò David con sguardo torvo, poi seguì Andrea che era quasi scappata verso l' ascensore al di là di quel dedalo di corridoi senza guardarsi attorno nè dire una parola.

David Jost nel frattempo sorrideva fra sè e sè, senza lasciar trapelare alcuna emozione sul suo viso, godendosi le differenti espressioni sui volti dei suoi ragazzi. 
Tom era shoccato dal fatto che quella ragazzina se ne fosse andata senza degnarli di uno sguardo come se non sapesse che, scappare dai Tokio Hotel, poteva equivalere più o meno a fare una delle cose più stupide della sua vita, quando c' erano una marea di ragazzine, e qualcuna che definire ragazzina sarebbe stato decisamente azzardato, che avrebbero pagato per essere al suo posto. 
Georg e Gustav avevano uno sguardo tra il seccato e l' esasperato : avevano o no trovato questa benedetta interprete? Potevano tornare al lavoro? 
Avevano accumulato un discreto ritardo, il disco doveva essere pubblicato. 
DOVEVA.
Punto.
E la ricerca di quella interprete non aiutava affatto. 
E Bill. 
Aveva gli occhioni sgranati e un espressione indicibilmente curiosa e stralunata. 

Cosa era successo? 
Perchè lei se ne era andata in maniera così precipitosa, come se fosse inseguita dai peggiori individui della terra? Cosa si erano detti? 

Il ragazzo non poteva sapere che, in maniera differente, forse più matura, seppure David stesso stesse cominciando a dubitarne, anche il manager si stava ponendo la medesima domanda. 
Cosa si erano detti lui e Nadia mentre lui parlava con quella ragazzina?
Ma le sue domande non avrebbero trovato risposta, soprattutto perchè sapeva perfettamente che non sarebbe andato a fare quella domanda a Bill, e decise che si sarebbe goduto ancora per qualche momento l' incredula, leggermente delusa espressione del suo cantante, in maniera un po' sadica, vero, ma estremamente divertente.
Non riusciva a capire bene perchè Bill fosse tanto ansioso di iniziare a lavorare con lei, ma quella faccetta lo faceva sorridere. 
Poco dopo vide uscire dal portone, quasi di corsa, Andrea e la sua amica. 
Fece cenno a Bill di avvicinarsi e il ragazzo lo fece immediatamente, seguito a ruota da Tom, Georg e Gustav, preoccupati ma allo stesso tempo curiosi. 
Il manager, mantenendo sempre il silenzio che si era creato, fece cenno ai ragazzi di guardare giù, attraverso le immense vetrate.
Quello che si presentò ai loro occhi fu uno spettacolo forse poco decoroso ma molto divertente. 
Non nel senso offensivo. 
Solo... 
Riusciva a strappare un sorriso. 
Senza potere, per ovvie ragioni, sentire cosa si stavano dicendo le ragazze parecchi metri sotto di loro, videro la ragazza dalla chioma fiammeggiante fermarsi decisa e afferrare l' amica per il bordo della maglietta, costringendola a girarsi verso di lei e quest' ultima voltarsi, poi slanciarsi al collo di Nadia e abbracciarla stretta. Videro quest' ultima barcollare e la ragazza castana fare una piroetta su sè stessa, e gesticolando abbastanza animatamente da poterlo distinguere anche da quell' altezza, girare intorno all' amica in preda ad una frenesia intrattenibile, fare un' ennesima piroetta, poi, ad un gesto della rossa che indicava l' alto, la videro alzare il viso verso la vetrata da dove si potevano perfettamente distinguere le loro cinque figure che le osservavano. 
La videro arrossire anche da quella distanza e lasciare cadere le braccia che aveva ancora tese verso l' alto, afferrare la mano di una Nadia che, immaginavano pur non vedendola chiaramente, in preda ad una risata divertita, e trascinarla via. 
La videro correre. 
Ma non sembrava più una fuga, piuttosto una corsa felice, giocosa.  
<<  Ha avuto il lavoro, a quanto pare  >> Disse Tom con aria saccente. 
<<  Caso mai, ha accettato  >> Sottolineò quella parola <<  Il lavoro ... Ti ricordo che eravamo noi ad aver bisogno di una interprete in tempi brevi e, ti ricordo, che la colpa di tutto questo è tua!  >> 
concluse Bill lanciando uno sguardo altezzoso al fratello.  
<<  Adesso vuoi farmi credere che questo lavoro non le faccia comodo? ... Andiamo, Bill! Non puoi davvero essere così ingenuo! Rasenti un filino il ridicolo sai? Con questa tua mania di credere tutti buoni e disinteressati! E' un atteggiamento abbastanza patetico, direi ...  >>. 

Non era vero. 
Lui non credeva assolutamente, e suo fratello lo sapeva bene, che tutti fossero buoni e disinteressati. 
Non lo aveva mai creduto o, se c' era stato un tempo in cui lo aveva fatto, aveva dimenticato come si facesse da quando lavorava nel music business. 
Fin troppe persone si erano avvicinate o riavvicinate a lui con falsi sorrisi e scuse patetiche, da allora. 
Sapeva come queste persone fossero brave a mentire. 
Ma quella ragazza gli era sembrata genuinamente contenta di quel lavoro, e voleva provare a fidarsi del suo istinto. Adesso, la frecciata del gemello bruciava abbastanza da rendere il suo sguardo ed il suo tono sprezzanti.
<<  Mi è sembrata contenta, no? Ed entusiasta ...  >> Disse. 
<<  Ma sì Bill, continua a viaggiare, addormentato, sul tuo piccolo batuffolo di cotone rosa e vaporoso con un biglietto di sola andata per Bill's World! ...  >> 
Rise Tom. <<  Prova a dirle che non riceverà il suo generoso stipendio e vediamo quanto impiegherà a sparire!  >>.

David, che fino ad allora aveva sopportato in silenzio quel battibecco fra fratelli, stava cominciando ad irritarsi e decise di intervenire. 
<<  Dimmi, Tom ... Da quando, tu, ti occupi degli stipendi dei dipendenti e sai a quanto ammontano?  >>. 
Chiese con una sottile vena ironica nella voce. 
Il ragazzo dalle lunghe treccine nere boccheggiò un attimo alla ricerca di una risposta, poi sbottò la prima risposta che gli salì alle labbra.
<< Bhè.... Siamo i Tokio Hotel, cazzo! Dubito che chiunque lavori per noi possa lamentarsi del trattamento che riceve no?... Possiamo permetterci di elargire stipendi piuttosto allettanti, immagino.... >>. 
<<  Ecco, appunto, Tom, immagini ... E la tua fantasia è ancora decisamente troppo infantile! I soldi non crescono sugli alberi, anche se, data la rapidità con cui cambi le tue auto, tu devi essere convinto che sia all' incirca così ... Preoccupati del tuo parco macchine e lascia che sia io e chi di dovere ad occuparsi di queste cose ... E  >> 
Aggiunse rivolto a Bill.
<<  Fidati Bill, la signorina in questione riceverà uno stipendio adeguato al suo lavoro e alla posizione che, lavorare per i Tokio Hotel, le da. Nè più nè meno. Il giusto  >>. 
Aveva voluto, sadicamente, punire un po' l' arroganza di Tom che gli era sembrato fin troppo amichevole con Nadia, era vero, ma l' uomo non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno con sè stesso, non ancora, e aveva voluto rassicurare Bill, anche se si rese conto che, quel serio discorso meramente economico lo aveva reso un po' triste. 
Si avvicinò al ragazzo, passando accanto a Tom che, offeso dal tono del manager, non gli rivolse nemmeno uno sguardo.
<<  Che succede Bill? Anche tu vuoi che aumenti lo stipendio alla nostra nuova interprete senza nemmeno sapere a quanto ammonta?  >>. 
Chiese cercando di strappargli un sorriso. 
Ma Bill non aveva voglia di scherzare. 
Cominciava a pesargli quel nome che si portavano cucito addosso e che significava successo e fama e brillare di luce riflessa e soldi. 
Avrebbe davvero desiderato conoscere qualcuno che si avvicinasse a loro non per la loro fama o per i loro conti in banca. 
Con un sospiro che non era riuscito a trattenere, rispose a David 
<<  No David ... Come hai sottolineato, non siamo noi ad occuparci di certe cose e dobbiamo lasciarlo fare a chi di dovere, solo ... Quello che vorrei è sapere che lo stipendio non ha avuto poi così tanto peso sulla sua decisione ... Tutto qui ...  >>. 
Sorrise mesto e uscì dalla stanza, seguito dagli sguardi un po' preoccupati di chi era rimasto. 
Quella delusione nella voce del ragazzo non era piaciuta a nessuno. 
Poteva significare molte cose, molto complicate e irrisolvibili o forse semplicemente rivelare che Bill era un po' stanco per tutto il lavoro degli ultimi tempi, ma questo non cambiava la situazione. 

Passeggiando pensieroso nei corridoi intanto Bill, per allontanare quella fastidiosa sensazione di essere semplicemente un distributore automatico di assegni, pensava e ripensava alle ultime parole che gli aveva rivolto Nadia.
" Semplicemente perchè siete ... Voi ". 
Ecco cosa aveva detto. 
Cercava di ricordare la sua voce e le sue sfumature per capire se fosse stata sincera o se si era presa gioco di lui. Le era sembrata sincera e dolce mentre le pronunciava. 
O forse era lui che voleva crederlo.

Non appena erano uscite dal portone Nadia si era fermata con le mani sui fianchi richiamando Andrea, vedendosi costretta a bloccare l' amica che sembrava per nulla decisa a fermarsi, afferrandole il lembo della maglietta e strattonandola. 
<<  Mi vuoi dire perchè cavolo sei voluta venire via come una furia, senza salutare nessuno? Sei impazzita? Ci sono rimasti male, sai?  >>. 
Andrea la guardò un po' stralunata, poi rispose.
<<  Nadia, lì dentro non riuscivo più a respirare ... Era come se mi trovassi in montagna, senza abbastanza ossigeno, o sott' acqua ... Mi mancava l' aria ... Mi dispiace averti trascinata via ...  >> 
Aveva detto tutto d' un fiato e Nadia sorrise.
<<  Non è questo il punto, sebbene stessi , proprio in quel momento, facendo una accurata "radiografia" al fisico possente di quel bel boscaiolo crucco che è Georg ...  >> Disse ridendo.
<<  Quello che non capisco è per quale motivo sei voluta scappare in quel modo ... Sembravi inseguita dalle più malvage fiere degli inferi ... David ti ha forse maltrattata? Perchè io ... >> 
<< Tu cosa?... Avresti nuovamente fregato il mio telefono e lo avresti nuovamente chiamato per insultarlo?  >>.
Le chiese con una espressione seria sul volto falsamente corrucciato, accentuata da quel sopracciglio ironicamente alzato, tradita immediatamente dal luminoso, grato sorriso che le illuminava il volto. 
<<  Mi dispiace, Andy ... Pensavo che si fosse comportato da stronzo e volevo dirglielo, tutto qui, io ... Non volevo crearti delle difficoltà ... Gli ho detto che tu non saresti mai stata così maleducata e ...  >>. 
Nadia stava bofonchiando delle scuse che suonarono patetiche alle sue stesse orecchie. 
Andrea le si slanciò al collo e la abbracciò talmente stretta da farla barcollare, per poi staccarsi da lei e fare una piroetta su sè stessa, lanciando un gridolino soffocato di gioia ed emozione e, gesticolando come faceva sempre parlando, le disse puntandole un dito sul petto  
<<  Tu ... Tu sei l' amica migliore che qualcuno possa mai desiderare! Mettermi in difficolta? Tu mi hai permesso di parlare con lui e di accettare l' invito che mi ha fatto ottenere il contratto lavorativo più importante della mia vita, lo sai vero?... E, per la cronaca, David non pensa affatto che tu sia maleducata, mi ha detto che sono fortunata ad avere un' Amica come te e di tenerti stretta ... Ero stupita dalla rivelazione della tua telefonata questa mattina, ma gli ho risposto che lo sapevo, poi ho firmato quel benedetto contratto e poi ... Poi dovevo uscire di lì ... Ero troppo su di giri e non potevo di certo mettermi a piroettare come una scema davanti ai miei datori di lavoro, no?  >>. 
Nadia, a cui, mentre Andrea parlava, era caduto l' occhio sulla vetrata dell' ultimo piano dell' edificio, ed a cui non erano sfuggite le cinque figure di altrettante persone schiacciate contro il vetro, che le osservavano dall' alto, fece un gesto chiaro all' amica. 
<<  Certo, non lo hai fatto in quella stanza, ma credo che, i tuoi "datori di lavoro", sappiano lo stesso del tuo entusiasmo per il tuo nuovo lavoro, sai?  >>. 
Andrea si bloccò con le braccia a mezz' aria e seguì con lo sguardo la direzione che il dito di Nadia le stava indicando. 
E li vide. 
I ragazzi erano in contemplazione della sua ridicola, infantile e puerile esplosione di felicità ed entusiasmo. Divenne rossa come un pomodoro, quasi della stessa luminosa intensità dei capelli di Nadia, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e ridendo, riprese a correre, trascinandosi dietro l' amica. 
<<  Sei maledettamente dispettosa sai? Potevi dirmelo che ci stavano guardando ... Mi hai fatto fare la figura della cretina! Ti detesto!  >>.  
Ma la risata che accompagnava quelle parole era come una boccata d' aria fresca per Nadia. 
Esattamente come la aveva definita Bill.  Sorrise.
<<  E privare quei poveri ragazzi di questo piccolo show? Allora sì che sarei stata davvero cattiva!  >>. 
Corse con l' amica fino alla fermata della metropolitana, rischiando di rompersi entrambe l' osso del collo scendendo veloci le scale e salirono ridendo come due pazze sul primo treno che passò loro davanti, decidendo su due piedi che sarebbero andate in centro a fare un po' di compere, per festeggiare. 
<<  L' occasione lo richiede a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e! E poi, immagino che tu te lo possa permettere adesso, no?  >>. Esclamò Nadia, ancora in preda alle risate. 
<<  Bhè, lo stipendio è decisamente generoso in effetti, anche se non raggiunge le cifre astronomiche che scherzosamente abbiamo sempre immaginato. Credo sia fin troppo data la mia nulla esperienza, ma in effetti è abbastanza ragionevole, seppure quando lo ho visto sul contratto per poco non svenivo sul posto. Inoltre David mi ha dato questa  >>. 
E dicendo questo tirò fuori dalla borsa, un po' titubante, una piccola carta di credito. 
<<  Contiene mille euro ... Ha detto che mi spettavano per i disagi che mi avevano procurato chiamandomi all' ultimo minuto e pretendendo che io cominciassi a lavorare immediatamente ... Forse voleva farmi capire che il mio guardaroba non è il massimo, per il compito che mi aspetta ... Comunque  >>. 
Disse fermando in tempo il fiume di improperi che sapeva sarebbero stati rivolti da Nadia al suo augusto datore di lavoro. 
<<  Ha detto anche che, forse, mi avrebbe potuto far piacere andare a festeggire il nuovo lavoro con il mio fidanzato, se lo avevo, o con la mia amica folle ... >>. 
Sorrise e Nadia di riflesso.
Quell' uomo aveva dato mille euro alla sua amica solo per il disturbo? 
Bene, significava che, forse, qualcosa aveva capito. 
Anche se dubitava che quel trattamento fosse riservato a tutti e fosse del tutto disinteressato ... 
Forse temeva che Andrea rifiutasse quel lavoro e voleva legarla in qualche modo, forse voleva solo affascinarla con i soldi. 
Se avesse saputo che Andrea avrebbe accettato quel lavoro semplicemente accontentandosi di vitto e alloggio fino a quando sarebbero stati in giro per l' Italia, gli sarebbe preso un colpo. 
Comunque stessero le cose, sembrava ben decisa a godersi quel dono inaspettato e a dividerlo con lei. 
Pensò che quel giorno e la sera che ne sarebbe seguita, si sarebbero assolutamente divertite. 
E che, i brindisi a nome di David e dei ragazzi, si sarebbero sprecati, in particolar modo dopo il terzo giro di alcolici che la sua amica si sarebbe sicuramente scolata, priva del controllo del suo opprimente ragazzo e carica dell' euforia che le dava il sapere che, la mattina dopo alle undici, una macchina sarebbe venuta a prenderla per portarla presso l' albergo in cui alloggiavano i ragazzi.
-  ... Grazie Dave ...  -. Pensò adesso Nadia, osservando l' entusiasmo di Andrea ed il suo sorriso, ed il suo pensiero non era solo, meramente, rivolto al denaro.

Quel pomeriggio spesero un sacco di soldi. 
Entrarono in negozi a cui non si erano mai nemmeno immaginate di avvicinarsi e Nadia, seppure trattenuta dagli scrupoli di Andrea, l' aveva consigliata su un sacco di abiti che doveva, a suo dire, assolutamente comprarsi. 
<<  Apparirai in tv ... Devi pur avere dei vestiti nuovi e diversi per ogni occasione ... Radio, tv, giornali ... Fosse anche solo per fare un po' di impressione ai vari giornalisti, vj, dj e compagnia bella ... Potrebbero tornarti utili gli incontri che farai durante questo periodo con i Tokio Hotel per il tuo futuro lavorativo ... >>. 
Aveva usato le parole di Bill. 
Quel ragazzo avrebbe anche potuto vederci giusto.
Questa esperienza avrebbe aperto diverse porte alla sua amica che adesso, mentre lei stava seduta su una comoda poltroncina, persa nei suoi pensieri, le stava goffamente sfilando davanti.
Indossava un tailleur classico ma con degli elementi nuovi, strani e assolutamente adatti a lei.
La camicia era bianca a righine nere, aveva una cravatta bianca portata morbida sui primi due bottoni aperti, la giacca aveva un taglio molto femminile che, per come la pensava Andrea, se mai la sua opinione fosse valsa qualcosa per Nadia, stringeva troppo sul seno, mettendolo troppo in risalto, e la gonna era troppo corta e stretta.
<<  Andy, ma cosa cavolo vai blaterando? La gonna ti arriva a mezza coscia, non è corta, caso mai è lunga ...  >>
Le rispose Nadia con un sorrisetto furbo. 
Ma Andrea non si fece fregare e si rivolse direttamente alla commessa fasciata in un abitino a tubo, stretto ed elegante, che sembrava scivolare sul pavimento anzichè camminare. 
<<  Mi scusi, si potrebbe avere con i pantaloni e, possibilmente di una taglia in più?  >>.
La longilinea commessa la guardò storcendo leggermente il naso e poco dopo tornò con quello che le era stato richiesto. 
Adesso la ragazza si sentiva meno insaccato e un po' più a suo agio.
I pantaloni e la giacca erano neri macchiati di bianco, come schizzi di vernice lanciati con un pennello. 
Un tocco di follia per un look che altrimenti avrebbe considerato davvero troppo serio.

Arrivarono a casa di Andrea nel tardo pomeriggio, cariche di buste, sacchetti e eleganti scatole. 
<<  Nadia! Cielo!  >>. 
Disse la castana sbuffando sù per le scale, fino al maledettissimo quinto piano. 
<<  Credi davvero che ci fosse bisogno di comprare tutta questa roba? Il trolley nuovo ... Non andava bene quello che avevo? ... E poi, non credo nemmeno che avrò occasione di indossare tutta quella roba! ... Accidenti!  >> Impegnata a sgridare Nadia e a tenere in un equilibrio alquanto precario, i suoi sacchetti, le erano sfuggite le chiavi dalle dita.
Nadia rise in attesa che Andrea riuscisse ad aprire la porta. 
<<  Intanto il tuo vecchio set di valige era davvero troppo vecchio e queste bianche e nere ... Andiamo! Chiedevano solo di essere comprate! Sono perfette! Eleganti, resistenti, giovani e trendy ... >>. 
Andrea la fermò con uno sbuffo divertito 
<< Nadia, ti prego! Sembri la commessa del negozio! Ho sentito anche io l' elenco delle "divine" qulità di queste borse, ma ... Non mi sembrava davvero necessario ... >>.
Finalmente riuscì ad aprire la porta e a gettare malamente tutto sul suo letto matrimoniale. 
Poi si dedicarono entrambe alla scelta degli abiti da mettere nel trolley. 
Nadia, ignorando completamente le proteste dell' amica, che comunque aveva a malapena udito, riuscì a convincerla ad infilare tutto quello che avevano comprato. 
Il tailleur pantalone, le camice, le cravatte, un paio di gonne lunghe, una giacca e un paio di
pantaloni scozzesi bondage, che Andrea, effettivamente adorava, qualche maglietta molto rock, come le definiva Nadia, anche quella piena di spille e catenelle che la ragazza dubitava avrebbe avuto occasione di utilizzare. 
E infine le scarpe, i suoi stivali in stile cowboy ai quali non avrebbe mai rinunciato, i suoi vecchi anfibi, due paia di converse uno viola ed uno nero entrambe sfumate e Nadia, a tradimento, infilò anche un paio di stivali a punta, di vernice, bianchi lucidi e pericolosi, visto che avevano un delizioso 12 centimetri di tacco metallico a stiletto, dai quali Andrea sapeva sarebbe caduta non appena li avesse indossati. 
Erano belli e sexy, pieni di argentee catenelle sottilissime che li avvolgevano, su questo non poteva dire nulla, ma sapeva che non li avrebbe mai indossati ... 
Tuttalpiù li avrebbe regalati a Nadia ... 
Per consolarsi osservò quegli anfibi appena comprati e che l' avevano sedotta e conquistata fin dal primo sguardo : alti fin sotto il ginocchio, con una catena piuttosto vistosa a pendere da un lato, neri slavati, sembravano consumati, quasi, la suola dai bordi in metallo e la punta, anch' essa in metallo, a vista. 
Li avrebbe indossati l' indomani, con un paio di jeans quasi bianchi, la camicia a righe bianche e nere dal taglio maschile e la cravatta bianca lasciata morbida sui due bottoni aperti. 
Nadia diceva che stava benissimo ... 
Andrea era terrorizzata all' idea di quei pataloni così chiari e sperò che la camicia, rigorosamente fuori dai pantaloni, le coprisse un po' i fianchi fin troppo morbidi.
Infine si prepararono per uscire. 
Quella era la loro notte.

Stavano uscendo, quando il telefono, che Andrea aveva lasciato sotto carica, suonò.
La ragazza si morse le labbra. 
Non era sicura di voler sentire la voce che le avrebbe parlato da lì a pochi istanti. 
Non quella sera. Non con tutti i timori e la strana eccitante euforia che le scorreva nelle vene. 
Si decise a rispondere. <<  Pronto?  >>. 
<<  Dove eri finita? hai lasciato suonare il telefono per un sacco di tempo  >> 
Le disse la voce del suo ragazzo dall' altro capo del telefono. 
Lei deglutì a fatica. Poi, con un tono sarcastico la voce proseguì 
<<  Credevo che iniziassi domani a lavorare ... Ma magari disturbo?  >> 
<<  No, non mi disturbi, che cavolo dici? Solo ... Solo che ero sotto la doccia, stavo preparandomi per andare a letto ... Hai ragione, inizio domani e non sarà una passeggiata ... Avrò un sacco di impegni, interviste da preparare e ...  >>. Andrea, al pensiero della grande ma gratificante mole di lavoro che la aspettava, si stava entusiasmando e quell' euforia si specchiava nella sua voce. 
Euforia che si spense subito sbattendo sull' indifferenza e l' arroganza che le rispose. 
<<  Certo, certo ... Allora ti lascio andare a riposare ... Da domani dovrai correre dietro a dei mocciosetti viziati tutto il giorno, per venti giorni ... Non sarà facile ... Buonanotte, e chiamami tu domani sera appena puoi, così sarò sicuro di non disturbarti. Ciao  >>. 
Fabrizio chiuse la conversazione e Andrea gli occhi. 
Come poteva? 
Come poteva parlare così di loro? 
Lui non li conosceva. 
Ma si era astenuta dal farglielo notare dato che la sua domanda in risposta le avrebbe imposto il silenzio 
" Perchè? TU, invece, li conosci? ". Ecco cosa le avrebbe detto.
E lei cosa avrebbe potuto rispondere? No. Non li conosceva. Non come intendeva lui, di certo. 
Ma credeva. 
Credeva in loro, aveva fiducia, credeva davvero che non fossero solo quei quattro ragazzini viziati che potevano sembrare e che, la gente come il suo ragazzo, si divertiva a dipingere diffamandoli, lei credeva che ci fosse di più in loro, credeva nella loro musica, credeva ... 
<<  Andrea ... Tutto bene? Era Fabrizio, vero?  >>. 
La voce solo appena infastidita di Nadia la riportò alla realtà.
 La ragazza sorrise mesta
<<  Sì, mi ha fatto gli auguri per il lavoro di domani, mi ha detto di chiamarlo e che aspettava con ansia di sapere come andava e che era contento e che ...  >>. 
<<  ... Che il cielo è diventato verde pistacchio e che gli asini volano a braccetto con gli elefanti rosa e che Tom Kaulitz ha deciso di ritirarsi a vita privata per entrare in un convento di frati dove espiare tutti i suoi peccati carnali e non! ... Andy! Hai deciso di trattarmi da scema? ...  >>. 
L' aver nominato il ragazzo, aveva fatto sorridere Andrea ed allo stesso tempo l' aveva riportata alla realtà dei fatti.
Fabrizio non aveva detto nulla di tutto ciò che lei aveva riferito alla sua amica, lui non credeva in quel lavoro, lui non credeva ... Non credeva in lei. 
E questo faceva male. 
E quel dolore si dipinse sul suo volto fin troppo trasparente e mutò in rabbia a stento repressa sul volto di Nadia. Come poteva quell' idiota riuscire a spegnere quella scintilla di eccitata folle euforia dagli occhi di Andrea in soli pochi minuti di telefonata? 
Come poteva riuscirci e soprattutto come poteva desiderare di farlo?
 << Senti ... Adesso sai cosa facciamo? Ce ne andiamo a cena e poi in giro a viverci la movida milanese ... Alla faccia sua! Ci sbronziamo e ci mettiamo a ballare sui tavoli e, magari, ci facciamo riaccompagnare a casa dal barista di qualche locale, sempre ammesso che ne becchiamo uno decente, che ne dici?  >>. 
Andrea finalmente rise spingendo la sua amica verso la porta. 
<< Sei sempre la solita! ... Va bene per tutto, ma per il rientro opterei per un bel taxi ... E, magari, per non l' essere totalmente ubriache!  >>. 
Uscirono ridendo, le loro voci che echeggiavano nella tromba delle scale, Nadia prendendo in giro l' amica sulla sua presunta santità e Andrea dimenticando, o cercando di farlo, che aveva appena mentito al suo ragazzo, che stava per passare una notte che lui non avrebbe gradito, che aveva accettato un lavoro che lui riteneva una perdita di tempo.
Si sentiva come se lo stesse tradendo. 
Peggio che se lo stesse tradendo.
Perchè in realtà stava tradendo tutti quelli che erano i suoi principi e quella puerile ma forte promessa che aveva fatto a sè stessa quando aveva poco più di tredici anni :
" Farei qualsiasi cosa per lui ... Accetterei qualsiasi cosa pur di averlo al mio fianco ... " 
E adesso ... Adesso che al suo fianco, per un qualche miracolo, lo aveva davvero, gli si era opposta. 
Forse non con tanta forza, ma con decisione. 
Sorrise a Nadia ed uscirono per le strade illuminate e piene di vita.

La mattina dopo, quando alle nove suonò la sveglia, Andrea maledisse in ordine : 
sè stessa, la sua amica, il cameriere del pub che sembrava riempire loro il bicchiere anche quando non era richiesto, la musica che l' aveva rintronata facendole perdere il conto dei bicchieri che aveva svuotato, David per averle dato quei soldi e la stessa maledettissima sveglia che aveva deciso di trapanarle il cervello o quel poco di pappetta molle e inconsistente che le era rimasta che galleggiava nell' alcool ingurgitato. 
Non erano tornate a casa tardissimo, ma decisamente distrutte e si erano lasciate andare, ancora vestite, sul lettone, addormentandosi di botto. 
Andrea si chiese vagamente se avesse chiuso la porta, la sera precedente, ma dato che sembravano entrambe incolumi, pensò che, se anche non l' aveva chiusa, le era andata bene. 
Si alzò e si gettò sotto l' acqua della doccia, sperando che, assieme alla sonnolenza, l' acqua potesse cancellare e portar via anche quei pensieri nefasti che, in un angolino di sè, continuava a rimuginare, sulla sua vita di coppia. Forse era stata troppo avventata a decidere di andare a vivere con Fabrizio, forse avrebbe dovuto fare un po' di esperienze, prima, forse ... 
Forse ... Ma non poteva vivere di forse ... E non poteva tornare indietro. 
Del resto era sempre stata dell' opinione che, tutto quello che aveva vissuto, che aveva fatto e aveva deciso, che aveva avuto e perduto, ogni singolo istante, persona o cosa fosse passato nella sua vita, l' avesse fatta diventare quella che era, e dopotutto, nonostante gli attimi a volte fin troppo lunghi, di sconforto, a lei andava bene così.
Le piaceva la persona che era. 
Certo, come chiunque, avrebbe desiderato mutare un po' qualche lato del suo carattere, ma fondamentalmente si piaceva abbastanza. 
Si trascinò fuori dalla doccia, lasciando dietro di sè una scia d' acqua e i suoi pensieri, concentrandosi sul profumo che sentiva giungere dalla cucina. 
Brioches al cioccolato e alla fragola. 
Profumo di zucchero a velo e di thè. 
Nadia era scesa a comprarle per lei ed aveva preparato la colazione. Sorrise. 
Nadia le sarebbe mancata da morire, seppure venti giorni fossero un tempo ridicolo. 
Si affacciò alla cucina. 
Seduta sul tavolo sotto la finestra, le chilometriche, da lei invidiatissime, gambe accavallate, i suoi capelli rossi che sembravano più che mai delle lingue di fuoco, così scarmigliati, Nadia la aspettava con un sorriso e un vassoio di brioches calde al suo fianco. 
Si sedettero a fare colazione. 
Andrea divorò letteralmente le sue tre brioches e Nadia la osservava con soddisfatta aria sorniona. 
C'erano stati giorni in cui la sua amica si era ridotta a mangiare poco o nulla, condizionata da quella immagine di sè che ormai era solo nella sua testa, da quella stupida idea che si era fatta della ragazza che poteva stare accanto a Fabrizio ...
Poi era rinsavita e, pur facendo attenzione, a volte, come qulla mattina e la sera precedente, si concedeva con gusto dei grossi strappi alle regole ... E Nadia era contenta. 
Non le piaceva quella Andrea deperita e depressa, triste ed irritabile. 
In quell' occasione, Fabrizio, l' aveva aiutata a convincerla di smettere quella dieta assurda, guadagnandosi qualche punto di stima ... 
Perso del tutto in quell' ultima occasione. Con la sua fredda indifferenza per la gioia che adesso Andrea provava.

Si alzarono dal tavolo e Nadia seguì la sua amica in camera, aiutandola a vestirsi, truccarsi e pettinarsi. 
Decise di legarle i capelli ancora umidi in un buffo dango sulla nuca ed aveva appena finito di sfumarle l' ombretto nero sugli occhi, quando sentirono suonare alla porta. 
Andrea andò ad aprire pensando che fosse la sua vicina impicciona e trasalì quando si vide di fronte un omone dalle spalle decisamente larghe, vestito di nero, con gli occhiali scuri.
<<  Sono venuto a prendere le sue valige, signorina. Mi perdoni, ma il portone era già aperto  >> Le disse.
<<  Certo ... Ecco ... Le vado a prendere ... >>. 
Mise il trolley e la borsa da viaggio accanto alla porta e abbracciò Nadia. 
<<  Sai? Credo che non mi abituerò mai ad essere servita e riverita ... passerò venti giorni a guardarmi le spalle nell' attesa che salti fuori qualcuno che decida di portare le mie membra stanche al posto mio ...  >>. 
Rise soffocata nell' abbraccio dell' amica 
<< Non solo servita e riverita ... Ma anche da un tipo niente male se mi è concesso dirlo ...  >>. 
Rispose Nadia occhieggiando al fondoschiena dell' uomo sulle scale. 
<<  Sei una pazza e mi mancherai moltissimo!  >> Sorrise Andrea. 
<<  Non è veeeerooooo ... Passerai un sacco di tempo lavorando ed il resto a cercare di scoprire quale sia la stanza di Gustav per fare la nanna abbracciata al tuo Pooh!  >>. 
<<  NADIA! Insomma!  >> Ma poi rise. 
Avevano scherzato spesso su questa cosa, ma Andrea tremava al solo pensiero che il suo neurone potesse fondersi talmente da farle fare davvero una cosa del genere. 
<<  E poi ...  >> Stava dicendo ora Nadia <<  Dovrai chiamarmi spessissimo, almeno 1O volte al giorno, e ti chiamerò anche io ... Vedrai, questi venti giorni fileranno via fin troppo veloci ...  >> 
Andrea sorrise mesta. <<  Lo so ...  >>. 
<<  Bene! Allora goditeli alla grande! Vai, sù, prima che il gigante torni e ti carichi su una spalla portandoti giù dalle scale come un sacco di patate!  >>.
La ragazza si staccò a fatica da Nadia, e scese di corsa le scale. La rossa si affacciò alla finestra e salutò l' amica con un gesto della mano. 
-  ... Vai Andy ... Dimostra a tutti quello che vali, dimostra che è la sostanza e non l' apparenza quella che conta e che vale veramente, e non ti nascondere ... Non fingere e non fuggire ... E non permettere a nessuno di influenzare ciò che sei o le tue scelte ... Nè che sia il tuo pseudo-fidanzato nè che sia un ragazzino di meno di venti anni ...  -. 
Nadia sorrise. 
Temeva che quell' ancora per poco dicianovenne, avrebbe avuto, a dispetto di quello che lei sperava, una forte influenza su Andrea. 
E forse, FORSE, non le dispiaceva nemmeno troppo.

Aveva appena cominciato a lavare i piatti e stava già combattendo contro il mare di schiuma che minacciava di soffocarla quando il telefono squillò. 
Andrea era andata via da circa un' ora. 
Non poteva essere lei. 
O sì? 
Nadia recuperò il telefono, quasi scivlando su una nuvola di schiuma che si era posata sul pavimento, e rispose. 
<<  Pronto, qui parla la segreteria telefonica di Nadia ... La suddetta pazza è impegnata ad inquinare in maniera esponenziale i mari di tutto il mondo lavando due tazze, un vassoio, due cucchiaini e un pentolino, mentre cerca di non rompersi l' osso del collo sulla schiuma a terra ... Siete pregati di lasciare un messaggio dopo la seguente imprecazione ...  >>.
La risata argentina di Andrea la raggiunse soffocata in uno sbuffo. 
<<  Nadia! Puoi evitare di distruggermi casa? Guadagno bene, ma non abbastanza da permettermi di rimetterla in sesto dalle fondamenta!  >>. 
<<  Allora ... Come mai mi hai chiamata?  >>. Chiese Nadia ridendo. 
La voce di Andrea si fece mortalmente seria, come se si rendesse conto solo allora della situazione in cui si trovava ... 
<<  Bhè ... Io ... Mark mi ha appena aperto la portiera della macchina tenedola aperta, e adesso sta prendendo le mie valige ... Cosa devo fare? Secondo te lo devo ringraziare? >>.
Aveva parlato tutto di un fiato e per poco Nadia non le scoppiò a ridere in faccia. La sua Andy. 
<< Allora, potresti ringraziarlo, sì, come sarebbe buona educazione ... Magari finisce che lo stupisci anche, facendolo. Poi potresti sorridere, che funziona sempre ... Purchè non sembri il sorriso di una psicopatica ... E potresti anche respirare ... Non esattamente in questo ordine ... Allora, ricapitolando : respira, sorridi, respira, ringrazia, respira, sorridi ... E continua così ... Se proprio devi rinunciare ad una delle tre cose, fà in modo che non sia il respirare ... Quello devi continuare a farlo ... >>. 
Andrea rise apparentemente rilassandosi, finalmente, la sentì ringraziare in un perfetto tedesco l' uomo. Immaginava che stesse sorridendo. 
<< Braaavaaaa ... Ecco non smettere ... >> La castana dall' altra parte del telefono sbuffò divertita. 
<<  Ho capito che non devo smettere di respirare ... >>. 
<< ... No ... Io intendevo ... Di sorridere ...  >>.

Continuare a sorridere ... 
La faceva facile Nadia! ... 

Ma lei non ricordava di essersi mai sentita più agitata e fuori luogo di quanto si sentisse in quel momento, non ricordava che il suo cuore avesse mai battuto a quel ritmo frenetico squassandole il petto. 
E la cosa non la consolava. 
In quell' ultimo anno aveva affrontato esami su esami all' università ed aveva vissuto la sua prima volta con il ragazzo che amava da sempre, eppure ... 
In nessuna di quelle occasioni si era sentita come si sentiva adesso. 
Il pensiero si concentrò per un attimo su Fabrizio ... 
Il ragazzo che amava da sempre e che aveva amato fino a ...
-  Nic! Smettila immediatamente! TU lo ami ancora! ...  -. 
Si disse rabbiosa, senza ammettere, neppure col pensiero che, se questo non fosse stato vero, tutto quello che lei aveva condiviso con Fabrizio, che aveva cercato di costruire con lui, sarebbe risultato un semplice errore ... 
E lei non poteva sopportarlo ... 
Non poteva sopportare di lasciar salire alla sua memoria una frase che aveva pronunciato una sera di un paio di anni prima alla sua migliore amica. 
Era il suo compleanno, erano a casa sua a festeggiare come al solito, tornando un po' adolescenti, e lei aveva bevuto più del necessario.
E come al solito, la sbronza colossale che si era presa era triste, le spingeva le lacrime agli occhi e le stringeva di nausea lo stomaco e la gola ... 
E lo aveva detto ... Aveva detto qualcosa che credeva davvero reale ...
Ma forse era solo ubrica. 
In quell' occasione Nadia la aveva guardata addolorata, sebbene i fumi dell' alcool avvolgessero ogni sua remota logica, lei lo aveva notato.  
<<  Non sto mentendo Nadia, e non me lo so spiegare nemmeno io come sia potuto succedere e quale sia il momento preciso in cui è avvenuto ...  >>. Lei l' aveva abbracciata. E poi ... 
Poi era arrivato Fabrizio e lei aveva deciso di cancellare dalla sua mente, e da quella di Nadia, quella notte e quella frase e di provare a vivere la sua realtà. 
E adesso?
Adesso il sogno sembrava aver preso il sopravvento e quella frase sembrava lottare dentro di lei per tornare in superfice, per ricordarle quella che era stata. 
No, non poteva permetterselo. 
La respinse immediatamente, tornando repentinamente al presente, voltando rapida un angolo, temendo di perdere di vista Mark che camminava rapido. 
Osservava le spalle larghe dell' uomo che la precedeva. 
I muscoli della schiena e delle braccia possenti si intravedevano sotto la stoffa pregiata di quel completo scuro e sobrio che indossava, portava le sue due ingombranti e piuttosto pesanti valige, senza un minimo sforzo apparente e, di tanto in tanto, si girava verso di lei con uno sguardo serio ma non severo, invitandola a seguirlo, tenedogli porte aperte e aprendole la strada lungo quegli eleganti corridoi.
 -  ... Stronzate Andrea! Mark si sta solo assicurando che tu lo stia seguendo e che il tuo, palesemente unico, neurone non abbia deciso di fondersi del tutto facendoti sgattaiolare via mentre lui è distratto ... Non credo che David lo ringrazierebbe se si presentasse davanti a lui con due valige e nessuna interprete ... Povero Dave ... Mi sembra sia stato già sufficentemente maltrattato e stressato in questa seppure breve visita italiana ...  -. 
Sorrise appena al ricordo delle parole che suo datore di lavoro aveva pronunciato su Nadia.
Erano state lusinghiere ma lo sconcerto per il comportamento della sua amica era ben palese nel suo azzurrissimo sguardo che non sembrava troppo ansioso di ripetere quell' esperienza. ... 
O forse sì? ...

David si massaggiò piano le tempie. 
Un vago principio di mal di testa sembrava volersi impadronire di lui. 
Era solo. 
I ragazzi avevano deciso di intratenersi diversamente nell' attesa della ragazza che sarebbe arrivata a breve, e lui gliene era grato. 
Non credeva possibile riuscire a sopportare i due Kaulitz battibeccare per tutto il tempo. 
Amava i suoi ragazzi ma a volte staccare la spina da loro era assolutamente, inevitabilmente necessario se non avesse voluto cominciare ad impazzire del tutto. 
Adesso, mollemente seduto sul divano, stava godendosi quel silenzio inaspettato e gradito. 
Avevano il resto della giornata libera, era stato lui stesso a fare in modo che fosse così. 
Voleva avere il tempo necessario per accogliere quella ragazza nel modo giusto, di poterle spiegare esattamente come si sarebbero svolte le sue giornate. 
Sbuffò appena. 
Per quanto avesse intenzione di essere chiaro ed esplicito, e lo sarebbe stato, sapeva che non sarebbe mai davvero riuscito a prepararla agli imprevisti che si sarebbe trovata ad affrontare ... 
E sarebbero stati tutti, o in gran parte, firmati ed autenticati Kaulitz. 
Ma doveva provarci. 
Del resto gli era parso di intarvedere una luce, una scintilla di forza di volontà e decisione in quegli strani occhi grigi, sebbene celata dall' apparente timida riservatezza della ragazza.
Forse, a dispetto della sua stessa negatività, quella ragazzina avrebbe potuto rivelarsi ben diversa da quello che si aspettava, poteva sorprenderlo. Lo sperava ardentemente. Non appena sarebbe arrivata la avrebbe accolta con un sorriso e la avrebbe preparata per bene offrendole tutto il suo appoggio. 
Del resto era l' unica cosa che potesse davvero fare se ancora teneva alla sua salute psico-fisica. 
Il pensiero volse per un istante alla rossa che aveva più volte incontrato. 
Era certo che, se solo uno di loro avesse torto un singolo capello, virtuale o meno, alla loro nuova interprete, quella specie di Erinni in minigonna non gliel' avrebbe fatta passare liscia. 
Nè a lui nè a nessuno dei suoi ragazzi. 
Dubitava che persino Bill, con quel suo grande, immenso sorriso e quella sua innata, ingenua capacità di essere un gran ruffiano, si sarebbe salvato dalla cieca furia vendicatrice della rossa, che sarebbe piombata su di loro con quei capelli rossi come le fiamme dell' Inferno eterno in cui li avrebbe trascinati, torturandoli per l' eternità. 
David sbuffò spazientito. 
Sapeva che erano pensieri ridicoli che male si addicevano ad un uomo di 36 anni ... Peggio! 
Ad un uomo di 36 anni, manager di una famosissima band, che avrebbe dovuto pensare a ben altro che alla furia omicida di una spilungona rossa e dal verdissimo, trasparente sguardo sornione ...

Nella grande palestra dell' elegante Hotel in cui alloggiavano, i quattro ragazzi erano intenti ad intrattenersi in diverse maniere. 
Georg correva a velocità moderata su un tapis rulant, Gustav era impegnato in una evidentemente ripida risalita, in sella ad una cyclette e Tom stava sdraiato su una panca per il sollevamento pesi. 
Bill, seduto a cavalcioni su un' aggeggio di cui ignorava, ed avrebbe ignorato per l' eternità, il nome, li osservava con un sopracciglio alzato in una elegante espressione d' incredulità. 
Non riusciva davvero a comprendere quale masochistico ragionamento portasse i suoi amici e quello che era il suo gemello , sebbene avesse cominciato a dubitare di questo legame di sangue già da un po', a desiderare di sudare come delle bestie da soma e a puzzare più o meno alrettanto ... 
Si impossessava di loro qualche aliena forza oscura che li faceva tacere e concentrare solo sulla fatica che si erano autoimposti ... 
-  ... Masochisti ... Sono dei masochisti, ecco cosa sono ... Non potrebbe essere altrimenti ... -. 
Il massimo dello sport, per lui, erano le infinite partite a ping pong che seguivano i loro concerti, sport nel quale ecceleva,oltretutto, il massimo del sudore era quello dato dai suddetti live ed il massimo della fatica era quella che faceva spostando da una parte all' altra il suo microfono e porgendo loro, con un incoraggiante sorriso, diverse bottigliette di quel liquido dal fastidioso sapore salino celato dietro aromi finti e sgradevoli, di arancia o limone, come suggeriva il colore ... 
E non voleva nemmeno sapere di cosa sapesse quell' affare blu che suo fratello stava ora trangugiando poco elegantemente, lasciandone cadere qualche goccia sul suo petto nudo. 
Le porgeva loro con sguardo preoccupato e con un sorriso incoraggiante nella speranza che decidessero di scendere da quegli affari e dedicargli finalmente un po' di attenzione. 
Non che volesse partecipare a quel suicidio di massa mettendosi a lavorare su uno di quei cosi, ma si sentiva un tantinello escluso da tutto quel mostrare muscoli guizzanti e lucidi di sudore. 
Ma a volte si divertiva a guardarli, specie quanto si sentiva in vena di concedersi dei pensieri poco gentili su Tom.
-  ... Ma guardatelo! Torna ai tuoi baggie che è meglio! Hai delle gambette secche che ballano dentro quelle braghette corte che nemmeno ti donano ... -. 
Pensava, appena un po' indispettito dal fatto che suo fratello preferisse preoccuparsi dei suoi addominali o dei suoi bicipiti più di quanto sembrasse volersi preoccuparsi di lui, del fatto che, duranti quelle loro estenuanti sessioni d' allenamento, lui si annoiasse a morte. 
Comunque, Tom stava raggiungendo dei risultati quantomeno soddisfacenti sulla parte superiore del suo corpo, sebbene fosse aancora lontano dalla perfezione di "mr. muscolo Hagen" che mostrava, ad ogni concerto in cui decidesse di far svenire un più che rispettabile numero di fans in delirio togliendosi la maglietta fradicia, delle spalle decisamente scolpite, così come gli addominali.
-  ... Tom dovrà impegnarsi maggiormente prima di potersi permettere di togliersi la maglietta sul palco ...  - 
Ghignò dispettoso Bill. 
<< Quando credete che ariverà?  >>. 
Adesso, abbandonando le sue personali congetture sul suo amatissimo fratello, aveva posto per l' ennesima volta quella domanda. 
Un po' perchè era davvero curioso di vedere come si sarebbero evolute le cose con quella ragazzina apparentemente decisamente impreparata a lavorare con loro, un po' perchè cominciava ad essere stufo di essere palesemente ignorato da tutti. 
<<  Bill! E che cazzo! Manca ancora mezz' ora ... E questa è la quinta o sesta volta che ce lo domandi! ora ... considerando che siamo qui da circa due ore ... fatti due conti e calcola in quale percentuale ci hai sfranto le palle!  >>. Gli rispose un Tom ringhiante. 
Gustav e Georg si astennero dall' esporre il loro disappunto se non lasciandolo sfuggire nascosto da due piccoli sbuffi esasperati. 
<<  Cattivo!  >>. Esclamò adesso il giovane cantante con un' espressione vagamente oltraggiata 
<<  Lo sai che non sono mai stato bravo in matematica a scuola!  >>. 
<<  Tu non sei mai stato bravo in niente che non sia la divina arte, che hai, con sublime, incredibile talento indiscutibilmente fatta tua, di romperci i co ...  >>. 
La frase del ragazzo gli fu smorzata in gola dal suono malcelato di una risata soffocata.

Andrea era giunta davanti alla porta che, una volta aperta, l' avrebbe messa alla berlina. 
Temeva quello che quella porta chiusa celava ed allo steso tempo non vedeva l' ora che venisse aperta. 
Con ogni probabilità, trovarseli davanti tutti e quattro con l' aggiunta di un manager altrettanto decismente affascinante e senza la presenza rassicurante e incoraggiante di Nadia al suo fianco, l' avrebbe lasciata stecchita sul posto, ma per lo meno quell' ansia sarebbe svanita. 
Mark si girò deciso verso di lei. 
<<  E' pronta, signorina? Vogliamo entrare?  >>. 
Andrea si stupì della domanda di quell' energumeno che l' aveva portata fin lì e che, a dispetto dell' aspetto massiccio, stava mostrando una incredibile empatia e gentilezza nei suoi confronti.
 -  ... Mai fidarsi solo delle apparenze! Proprio tu che lo hai sempre affermato ... Stupida! Ecco cosa sei! ...  -. 
<<  Credo ... Credo che sia l' unica cosa da fare, arrivati a questo punto, e ... Grazie  >>. 
Sorrise grata all' omone che parve nuovamente un po' stupito della facilità con la quale questa ragazza ringraziava di continuo. 
<<  Sembra quasi non essere abituato ad essere ringraziato ... Sono davvero così terribilmente viziate queste quattro rockstar?  >> 
Chiese Andrea con una falsa disinvoltura, quasi desiderando che Mark decidesse di non rispondere.  
<< Bhè ... Lavoro con loro da un po' e a volte, spesso, sono abbastanza stremati dai continui impegni, per perdere troppo tempo in .. Convenevoli ... Ma, in effetti sarei ingiusto se affermassi che sono solo quattro ragazzini viziati ... Al contrario, per la maggior parte delle volte sono educati e gentili, ma ... A volte hanno i loro "momenti neri", e sono DAVVERO neri, come tutti suppongo ...  >>. 
Andrea credette di capire cosa volesse dire. 
Non doveva essere semplice essere sempre affabili e sorridenti quando l' unica cosa che magari si desiderasse era starsene a crogiolarsi in un morbido lettone, dopo aver sorriso a tutti indistintamente tanto da rischiare una paresi, poteva benissimo capitare di essere troppo stanchi dei suddetti tutti e di tutto e di comportarsi non propriamente bene con persone che dopotutto stavano semplicemente facendo il loro lavoro e che non avevano certo colpe per la loro stanchezza. 
Sorrise comprensiva a Mark e sperò con tutta sè stessa di non arrivare proprio in uno di QUEI momenti ... 
Non il primo gioro di lavoro, quanto meno. 
<<  Sì, entriamo  >>. Si decise finalmente a concedere all' uomo che ancora aspettava. 
Non appena la porta si aprì un misto di sollievo e delusione si fece strada dentro di lei.
Rilasciò il respiro che aveva trattenuto e sorrise ad un David desolatamente solo e apparentemente rilassato e compiaciuto di quel suo stato attuale di solitudine.
-  ... Altro punto a sfavore dei ragazzi ... Anche David non regge il peso di quei quattro ad un ritmo asfissiante, deve rilassarsi un po' ... Che abbiano ragione i detrattori dei Tokio Hotel? ... -. Pensò. 
E pensò anche che i suoi pensieri erano stupidi e senza senso e assolutamente incoerenti.
Era solo dispiaciuta che i ragazzi non fossero lì ad attenderla. Sebbene credesse che fosse stato un bene, una parte di sè era in febbricitante attesa di rivederli, la sua parte di fan sfegatata, quella che urlava ai loro concerti, che tornava a casa senza un filo di voce e sommersa da fascette, cuscini e cavolate simili e che poi le disseminava in giro per la sua stanza tappezzata dai loro poster. 
Certo, adesso tutto giaceva dentro dei bauli conservati nella cantina del palazzo in cui abitava, ma quella ragazza, quella fan pazza, era ancora viva dentro di lei, sepolta da qualche parte, e avrebbe desiderato trovarli lì quando sarebbe arrivata. 
-  ... Sì, certo! E magari anche tirati a lucido in fremente attesa che la regina Elisabetta dei poveracci facesse la sua trionfale entrata agitando elegantemente la manina e porgendo loro degli educati cenni del prezioso capino vuoto ... Idiota! Se tanto mi da tanto Georg e Gustav se ne stanno a rilassarsi in palestra, Tom avrà preferito intrattenersi con qualche cameriera particolarmente carina e accondiscendente e Bill starà elegantemente stravaccato su un divano in attesa dell' asciugatura delle sue preziose unghie! ...  -. 
Sì, stava covando un principio di delusione verso di loro e questo era maledettamente sciocco. 
Del resto lei avrebbe dovuto semplicemente lavorare con loro e per soli 2O giorni. 
-  ... Sarà meglio che scendi dagli allori immeritati su cui avevi già adagiato il tuo sederone, Andrea, e ti rimetti in carreggiata tornando da brava al tuo posto! ... -. 
<< Buongiorno, hai passato una buona serata ieri?  >>. 
David le aveva dato del tu, lo aveva fatto già il giorno prima durante il loro lungo colloquio.
Glielo aveva chiesto e lei aveva accettato. 
Non ci vedeva nulla di male ma dubitava seriamente di riuscire a restituirglielo. 
Faticava quasi con i ragazzi stessi, figuriamoci con lui. 
<<  Sì ... Grazie a lei, principalmente  >>. Andrea sperò di aver chiarito che i soldi che le aveva dato erano definitivamente spesi. 
Mille euro in un pomeriggio. 
A pensarci le sembrava pazzesco! 
Non aveva mai fatto una cosa del genere.
<<  Mi fa piacere ... Immagino che chiederti di darmi del tu sia del tutto fuoriluogo, vero?  >>. 
Le sorrise sornione notando l' imbarazzo che le velava il viso di un timido rossore. 
La ragazza notò per l' ennesima volta, quanto quell' uomo fosse giovane ed ancora affascinante, pensò a Benjamin, ancora più giovane e anche lui dotato di abbondante fascino e, prima ancora che lei potesse aprire la bocca per rispondere, David sembrava aver deciso che le avrebbe dato ciò che il suo viso ansioso aspettava evidentemente di trovare al suo arrivo.
-  ... E' una loro fan ... Avrò fatto la cosa giusta a scegliere una ragazza che in qualche modo è coinvolta da loro? ... Mhà ... Che il mio Santo protettore, se mai dovessi averne uno, me la mandi buona!  -.  
<<  Senti ... Abbiamo il resto della giornata libero. Credevo fosse giusto dedicarti un po' di tempo per permetterti di ambientarti e per spiegarti con calma quello che ci aspettiamo da te ... E dato che abbiamo un sacco di tempo, prima vorrei mostrarti la tua stanza, così che Mark possa lasciarvi le tue valige, sei daccordo?  >>. 
Andrea rispose che, sì, era daccordo, e si diresse ancora silenziosa alle spalle dell' uomo, questa volta seguita da Mark che portava le sue valige alla destinazione finale. 
Almeno per quel giorno.

La stanza assegnatale era abbastanza grande sebbene non enorme, ed era luminosissima grazie alle grandi finestre. Questo le piacque immediatamente. 
Mark posò le sue valige e, ad un cenno di David, si volse allontanadosi, non prima di averla salutata. 
<<  Spero che sia di tuo gradimento ... Non credo sia necessario che tu disfi tutti i bagagli. Domani mattina saremo di nuovo in viaggio verso Torino ... Bene, vieni con me adesso, il giro turistico non è ancora finito!   >>.  
La ragazza era palesemente allibita. 
David parlava veloce e sicuro di sè, senza lasciarle il tempo di formulare una qualche possibile risposta. 
Avrebbe soprattutto voluto chiedere se era sempre così affabile con tutti i loro collaboratori, ma non fece in tempo. E da una parte era meglio così. 
Sarebbe potuta risultare sgradevole e ingrata di tanta gentilezza, e lei non desiderava questo. 
Già una volta era stata sgarbata con quell' uomo. 
Lo seguì in silenzio verso l' ascensore e poi fino a quella che aveva tutta l' aria di essere la zona benessere del lussuoso Hotel. 
Non appena aprì la pota David rimase interdetto davanti ad un Bill che, con aria capricciosa stava tediando suo fratello e i due amici e fece cenno alla ragazza alle sue spalle di osservare senza fare rumore.

Non riuscì a trattenere oltre la risata che le era salita alle labbra. 
Bill sembrava un bambino particolarmente portato ai capricci e Tom gli stava rispondendo sagacemente per le rime. Era troppo divertente vederli all' opera durante un bisticcio made in Kaulitz, e le espressioni divertite e vagamente esasperate delle due G non erano da meno. 
Tom si era bloccato con una mano sollevata sopra la testa di Bill, con una minacciosamente inclinata bottiglietta in mano, pronto a ricoprire il fratello con quel liquido che lo avrebbe reso appiccicoso nel giro di pochi istanti. 
Era stato divertente lo scambio di battute tra i due gemelli e soprattutto l' aveva colpita quella sottile nota ansiosa nella voce di Bill mentre chiedeva quando lei, proprio lei, sarebbe arrivata e il constatare che lo aveva chiesto più volte le fece frullare qualcsa dentro, all' altezza dello stomaco. 
Dopotutto, allora, la stavano aspettando. 
O per lo meno, Bill la stava aspettando. 
Una consapevolezza che le strozzò quella risata in gola provocando quel suono soffocato che aveva interrotto i ragazzi. 
<<  Tom, allontana immediatamente quella bottiglia dalla testa di tuo fratello, altrimenti, giuro che ti costringerò a stare con lui durante le due ore di sedute per aggiustargli nuovamente i capelli ...  >>. 
Esalò David davanti all' ennesima discussione che aveva rischiato di concludersi in tragedia. 
Almeno secondo la visione, evidentemente distorta, di Bill. 
I ragazzi si voltarono tutti verso la porta occhieggiando in differenti maniere il manager che aveva fatto capolino nella stanza assieme a quella ragazza che sembrava osservarli senza metterli davvero a fuoco. 
Ed in effetti, Andrea aveva tutte le sue santissime ragioni, sorrette da validissime argomentazioni, per essere rimasta imbambolata davanti a quanto si offriva spudoratamente ai suoi occhi innocenti. 

Due di loro, per la precisione Tom e Georg, esibivano tutte le loro grazie con nonchalance, la pelle di entrambi i ragazzi, privi della misericordiosa maglietta che avrebbe potuto evitarle un arresto cardiaco o, quanto meno, una crisi isterica che faticava a trattenere, era lucida di sudore, che risaltava quei muscoli scolpiti e quei ventri modellati. 
Dovette ammettere che Tom non era affatto male e che i migliramenti erano palesi, ma si concesse di lasciar scivolare lo sguardo, posandovelo più a lungo dell' umana sopportazione a sua disposizione in quel momento, su Georg. 
Quello sguardo risalì carezzevole, e palesemente rapito, dalle gambe ben piantate a terra del ragazzo, per sorvolare improvvisamente pudico sulla parte centrale di quel corpo statuario fasciata da un paio di calzoncini elasticizzati decisamente troppo attillati, tornando a farsi spudorato posandosi sugli addominali scolpiti ma non esagerati, accarezzando malizioso il petto, le braccia e le spalle su cui si posavano alcune lunghe ciocche castane sfuggite dalla coda che raccoglieva i suoi capelli, dalla pelle chiara appena leggermente dorata, fino ad arrivare al collo possente e al viso del ragazzo. 
A quel punto, sfiorando con i propri gli occhi felini di Georg, li ritrasse imbarazzata.

Il ragazzo la osservava con un espressione falsamente angelica ed in evidente attesa di uno svenimento o, almeno, di un giudizio che immaginava positivo. 
Fu Tom, come al solito sfacciato, a parlare per primo, avvicinandosi a lei e mandando del tutto in tilt ilsuo povero neurone fin troppo sovraeccitato. 
<<  Credo che il nostro Hagen, qui, stia aspettando un tuo parere ... Possibilmente positivo, non ce ne faremmo nulla di un bassista depresso e demoralizzato ...  >>. 
<< Credo che combinereste anche di meno con una interprete che ha perso del tutto la salivazione ...  >>.
Stava rischiando. 
Aveva voluto buttare sul ridere quella situazione che la stava velocemente portando sul baratro dell' imbarazzo totale. 
Se non avesse fatto qualcosa avrebbe rischiato di non riuscire a parlare con loro, e tantomeno a guardare Georg negli occhi, per il resto della durata del suo contratto di lavoro.
E così aveva rischiatola carta dell' ironia. 
- ... O la va o la spacca ... Speriamo che vada ...  -. 
Chiuse gli occhi un solo istante in attesa di una qualche reazione da parte dei ragazzi ma li riaprì immediatamente al suono della risata di Gustav. 
Avrebbe dovuto immaginarlo che il "suo" PooH gli sarebbe venuto in aiuto come il Principe Azzurro sul più classico dei cavalli bianchi. 
Non che lei fosse molto portata per le Fiabe, aveva capito da un pezzo che non esistevano, non si avveravano e che, soprattutto, nascondevano dei significati ben diversi da quello che avrebbero dovuto sembrare attraverso quelle parole mielose ... 
Ma Gustav ... 
Lui era davvero un Principe Azzurro, ma di quelli moderni, che salvavano le principesse con l' intelligenza, l' empatia ed un sorriso angelico sulle labbra e negli occhi scuri. 
<<  In effetti ci serve un' interprete con una buona salivazione ed una buona parlantina, dato che dovrai tradurre i fiumi di parole del nostro divinamente logorroico cantante ... >>. 
Lei gli sorrise grata nel constatare che le sue parole prima e quelle di Gustav adesso, avevano fatto spuntare sulle labbra dei presenti un piccolo sorriso.
-  ... Sempre meglio che niente ...  -. Pensò lei grata. 
<<  Bhè, se avrete cura di avvisarmi anticipatamente dell' esposizione delle vostre grazie, credo di poter sopravvivere ... O per lo meno potrò prepararmi psicologicamente ...  >>. 
Georg sorrise e la ragazza si disse che avrebbero dovuto avvisarla anche di questo. 
Quei ragazzi erano incredibilmente affascinanti, lei lo sapeva perfettamente, ma trovarseli davanti ed assistere alla nascita di uno di quei sorrisi che lei aveva visto, statici, solo in copertina, era un' esperienza quasi scioccante. Si dette della stupida. 
Stava ragionando come una povera ragazzina senza considerare che di anni ne aveva 23 e non si trovava lì in veste di fan ma come collaboratrice. 
<<  Daccordo, penso che si possa fare ... Ti avviserò ogni volta che adrò in palestra così che tu possa prepararti ad ogni eventualità, ok?  >>. 
<<  Sì, te ne sarei grata ... E anche la mia stabilità psico fisica te ne sarà riconoscente ...  >>. 
gli sorrise di rimando cercando di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla ciocca di capelli ed ignorare tutto quello che la circondava. 
<<  Sì, sì, ok, ora vi siete messi daccordo, ma non ci hai ancora detto cosa ne pensi dei nostri fisici scolpiti ...  >>. Tom si era avvicinato con aria spavalda e con un passo che, a suo parere avrebbe dovuto essere più che sexy. 
Andrea rise appena. 
<<  Io ... Io credo che i baggie ti donino più i questi pantaloncini ...  >>. 
Questa volta fu la risata cristallina di Bill a rapire la sua attenzione. 
<<  Esatamente quello che stavo pensando io! Dovresti fare qualcosa per quegli stecchini che ti ritrovi al posto delle gambe, sai?  >>. 
<<  Ha parlato il manico di scopa ambulante! Per lo meno io faccio qualcosa per migliorare la mia prestanza fisica!  >>.
Bill mise immediatamente un po' di broncio. 
Sembrava che Tom fosse nato semplicemente per metterlo in imbarazzo, in particolare davanti a quella ragazza. 
Il giorno prima con la storia del coltello per tagliare i dolci, poco prima minacciandolo con quella schifezza azzurra e adesso pungolandolo sul suo aspetto ...
- ... Ma quanto sei stronzo, fratellino ... -. 
Pensò soffocando un ringhio e trattenendo a stento la voglia di mostrargli quanto il suo fisichino allampanato potesse dargli il tormento, assunse un' espressione del tutto angelica e rispose semplicemente. 
<< IO non ho bisogno di sbattermi come un pazzo in palestra per piacere ... IO vado benissimo così come sono ...  >>. <<  Bhè, certo! Per l' attività fisica che fai ...  >>. Ghignò Tom. 
La frecciatina sulle caste abitudini sessuali del fratello arrivò a segno, ferendo Bill. 
<< Vaffanculo Tom! Sei proprio uno stronzo! Credi di essere migliore di me semplicemente perchè ti porti a letto qualsiasi cosa che respiri? Non lo sei affatto, sai?...  >>. 
Tom, un po' scioccato dalla reazione inaspettatamente dura di suo fratello, cercò di avvicinarsi a lui, ma venne malamente respinto. 
Voleva farlo arrabbiare, era vero, ma non si era aspettato una reazione simile. 
Il tono di voce di Bill era stranamente tendente all' isterico e gli era parso di intravedere un luccichio preoccupante nei suoi occhi. 
Poteva fare lo stronzo finchè voleva, ma sapeva quando aveva ferito Bill, sapeva quando aveva esagerato ed intuiva sempre perfetamente le sue reazioni. 
E Bill sarebbe esploso di lì a poco. 
<<  Bill ... Stavo scherzando, io ...  >>.
<< TU! Tu vai a farti fottere Tom! Lasciami in pace!  >>.
E, detto questo, si diresse a grandi falcate fuori dalla palestra, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Erano rimasti tutti basiti, tranne Tom che si era precipitato dietro al fratello, gettandosi addosso una maglietta. 
Andrea era quasi senza respiro. 
<<  Sapevo dei loro continui battibecchi, ma ...  >>. 
David sospirò e si chiese se non fosse il caso di inserire nei contratti di lavoro una clausola enorme che preparasse i futuri collaboratori a tutto questo. 
<<  Spero che tu non voglia rinunciare al tuo lavoro per questo ... Voglio dire ... Si tratta di ordinaria amministrazione. Questo scontro tra Kaulitz è stato decisamente al di sopra della media ma cose del genere accadono tutti i giorni ... Ti ci abituerai in fretta ...  >>. 
David la osservava con attenzione, quasi a voler intuire lo stato d' animo che imperversava dentro di lei. 
Certo, vedere Bill reagire a quel modo l' aveva colta un po' impreparata sebbene fossero di pubblico dominio le manie del ragazzo, ma in quel momento, ciò che le girava in testa era una domanda :
se non ci fosse stata lei, Bill avrebbe ugualmente reagito in quel modo? 
Temeva che la risposta non le sarebbe stata servita su un piatto d' argento. 
<<  Quando ci si mette Tom è proprio un coglione, però!  >>. 
Georg che, evidentemente impietosito dall' espressione sconvolta di lei alla sua vista, si stava rivestendo, non risparmiò quella frecciatina all' amico. 
<<  Ora ci vorranno ore per convincere Bill ad uscire dalla sua stanza! Tanto più che abbiamo la giornata libera ... Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo appena arrivata ... Comunque ... Col permesso del nostro augusto manager, che sarà impegnato a cazziare Tome ad adulare Bill, se ti va di aspettarci io e Gustav potremmo offrirti il pranzo ... Mac Donald va bene? Ce lo facciamo servire in camera  >>. 
Un po' in pensiero per la situazione che si era creata si disse che, dopotutto aveva fame e che sarebbe stato ridicolo rifiutare l' invito delle due G, adducendo come scusa che il suo medico le aveva ordinato di mangiare solo insalata ... 
Del resto il suo fondoschiena parlava da solo : il McDonald le andava eccome! 
<<  Sì, grazie! magari mentre fate la doccia io e David potremmo parlare un po' ...  >>.
Il manager, non appena anche i due ragazzi furono usciti dalla palestra, si sedette leggermente abbacchiato sulla panca. 
<<  In effetti ... Avrei voluto parlarti più che altro di tutto questo ... Per quello che riguarda il lavoro, lo programmeremo giorno per giorno, ma questo ...  >> Si guardò sconsolato attorno 
<<  A questo avrei voluto prepararti prima che tu ne venissi travolta ...  >>. Andrea si sedette accanto all' uomo. 
<<  Bhè, io credo ... Credo che sia meglio così. Per lo meno abbiamo battezzato questa imbarcazione ... Adesso bisogna solo stare a vedere se galleggia. Io spero che lo faccia. Non saranno di certo qualche strepito e qualche frase poco carina a farmi rinunciare a questa occasione! Se crede di non avere più nulla da dirmi io andrei in camera a darmi una rinfrescata prima di pranzo ... Pranza anche lei con noi?  >>. 
<< Mi piacerebbe, ma non posso. Devo sistemare gli ultimi dettagli prima della partenza di domani ... Ti dispiace andare da sola?  >>. 
Rispose l' uomo, colpito e appena rincuorato dalla tenacia e dalla sicurezza che aveva sentito nella voce di quella giovane donna e sperando che lei riuscisse a stare da sola con i ragazzi. 
Non avrebbe potuto starle sempre dietro.
<<  Nessun problema ... Del resto inizierò "l' inserimento" con Georg e Gustav ... Credo di potercela fare ... Allora a dopo, mi chiami se ha bisogno di parlarmi  >>. 
Si voltò ed uscì con passo sicuro dalla sala per poi salire in ascensore, con la medesima espressione dipinta in volto, ed entrare nella sua camera ... 
Dove si abbandonò sul letto, allungando una mano alla ricerca del cellulare nella sua borsa. 
Si sentiva emotivamente maltrattata. 
Aveva bisogno di sentire Nadia e di raccontargli quello che era successo.

Lo squillo insistente del cellulare la svegliò di soprassalto. 
Si era addormentata sul morbido divano e si chiese vagamente chi potesse essere. erano le due e mezza del pomeriggio e la notte precedente aveva dormito poco e male. 
Aveva bisogno di dormire. 
Chi osava rompere le palle così insistentemente. 
Non si sarebbe alzata da lì per nulla al mondo ... 
Poi un lampo improvviso nella testa le fece gettare le lunghe gambe giù dal divano e correre in cucina alla frenetica ricerca el suo cellulare. 
<<  Pronto?  >>. 
<<  Alla buon' ora! Stavo per chiamare "chi l' ha visto?" ... Dove eri finita?  >> 
<<  In verità da nessuna parte ... sono ancora in casa tua ... Non me la sentivo di andare da me ... Ho troppo sonno, ancora ... E tu? Hai già visto i ragazzi? Credi che riuscirai mai a dormire in questi 2O giorni sapendoli ad un passo dalle tue grinfie?  >>. 
Rise Nadia al suono della voce un po' scocciata per l' attesa di una sua risposta ed un po' preoccupata. 
<<  Sì li ho visti ... E' successo il finimondo ...  >>.
Nadia non stava più nella pelle e volle che l' amica le raccontasse, descrivendo ogni minimo particolare, della visione quasi onirica del Georg Ignudo ...  
<<  Nadia! Se sei spaparanzata sul mio divano provvedi ad asciugare le sbausce che stai sicuramente perdendo!  >>. La risposta di Nadia giunse un po' indispettita. 
<< E che cavolo! avrò almeno il diritto di sbavare in santa pace davanti alla drescrizione di cotanta grazia che mi stai spiattelando in faccia?  >>. 
<< Ehy! sei stata tu a chiedermi i particolari ... Io avrei anche potuto risparmiarmeli, dato che adesso ho di nuovo queste fastidiose vampate di calore al viso!  >>.
Le due risate delle ragazze si fusero in una. 
Era bello parlare cn Nadia, le permetteva di mettere tutto su ua sorta di bilancia virtuale e di aiutarla a rendere ad ogni cosa il giusto peso. 
Adesso era arrivata alla conclusione della parte del racconto che l' aveva maggiormente turbata.  
<<  ... E poi se ne è andato in malo modo ... Tom aveva una faccia che era tutta un programma ... Dubito che volesse fare infuriare Bill a quel modo ma ... Adesso non so nemmeno dove siano ... probabilmente Tom sta ancora cercando di stanarlo dalla sua stanza ... Cominciamo bene ...  >>. 
Concluse vagamente demoralizzata. 
Nadia sorrise dall' altra parte della città. 
La sua Andrea che si preoccupava per tutto e per tutti. 

Ebbene eccomi qui... n___________n ...
Che dire? Nulla in realtà... Questo capitolo era pronto da un sacco di tempo in realtà ... 
Ho uno strano modo di .... "affrontare" la stesura dei miei racconti, ma questo è e questo è il risultato  che, al momento, mi soddisfa abbastanza! 
Ringrazio chiunque sia passato a leggere queste righe, pregando sempre qualche anima pia che lasci un seppure debole segno del suo passaggio... E, ovviamente, a RINGRAZIARE la Mia Gemellina... 
GRAZIE della tua presenza continua seppure tu abbia già letto parte di questa storia e anche parte di questo capitolo.... Ehhh sì, solo parte, perchè ti sarai accorta che, per permetterti di leggere qualcosa che ancora non avevi letto, ho inserito anche quello che sarebbe dovuto essere il prossimo capitolo! n___n...
Per il resto ... Mi fa piacere che tu abbia notato quella frase detta da Nadia, detta con apparente leggerezza, ma assolutamente soppesata... Sì, come hai detto tu, credo che sia la giusta chiave per capire Andrea... Alla fine poco importa cosa ci appare di una persona o cosa la circonda ... Quando diventa importante, se lo diventa, lo diventa esattamente per quello che è... E ci spinge a rivedere e rivalutare noi stessi talvolta, o a vedere cose che magari prima ci erano sfuggite ... Grazie per le tue belle parole, per la tua attenzione, per il tuo perenne supporto, per la tua presenza! (*_______*) T.Tr.mo.B! nani.

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Capitolo 4
*** Cap4. Quando gli imbarazzi Cominciano a Sgretolarsi ***


Cap.4 Quando Gli Imbarazzi Cominciano a Sgretolarsi

Ritrovarsi nuovamente davanti Georg e Gustav fu un' ennesima emozione ma, con piacere, scoprì che il fiato persisteva e non aveva avuto nessun arresto cardiaco, sebbene i due ragazzi fossero davvero una visione fin troppo angelica, per i suoi gusti. 

Georg si era finalmente vestito, ed indossava, e si chiese se il destino non ci avesse messo lo zampino, una maglietta grigia con dei cerchi bianchi stampati, che lei gli adorava addosso ... 
Forse non era la più bella delle sue magliette, forse, come diceva Nadia, non rendeva giustizia ai suoi occhi ma, come diceva LEI, risaltava particolarmente il suo fisico scolpito ... 
-  ... Andyyyyyy ... Se non la smetti di concentrarti su questo ammasso di ormoni non combinerai nulla di buono lo sai, vero? ...  -. 
Un sospiro sconsolato le sfuggì dalle labbra.
La visita radiologica ed il conseguente pensiero ammonitore, erano avvenuti nel giro di pochi istanti e lei aveva avuto anche il tempo di soffermare lo sgurdo su Gustav ... 
Aveva gli occhiali, come piaceva a lei e, accanto all' attaccatura dei capelli ormai neri, le due ferite si erano rimarginate completamente, lasciando solo due piccole cicatrici che, immaginò la ragazza, scomparivano del tutto sotto un velo di correttore. 
Si avvicinò appena al ragazzo e le sfiorò piano in punta di dita, quasi senza pensare ... 
<< ... Il mondo fa schifo ...  >>. Disse piano quasi fra sè e sè. 
Gustav sorrise un po' in imbarazzo.  
<<  Non è stato nulla di poi così grave, in fondo ... Diciamo che è stata più la paura ... Non si vedono quasi più no? E poi, per quello che ne sapevo io, alle donne piacciono le cicatrici ... Fanno molto : uomo duro e selvaggio ...  >>. 
<<  ... Fanno molto che viviamo in un mondo dove la tolleranza ed il rispetto verso il prossimo è andata a farsi fottere!  >>. 
Andrea, senza accorgersene, stava quasi urlando, oltre che essersi abbandonata ad un linguaggio non proprio signorile. 
Si stava incendiando e quando se ne rese conto, maledisse questa sua maniera di prendere fuoco immediatamente. Ora guardava le due G che la osservavano un po' stupiti, un po' divertiti. 
<<  Scusate ... E' solo che ... Non so ... Ci siamo spaventate tutte un sacco e poi ... Quegli stupidi che scrivevano su internet che quel tizio aveva fatto bene e ... Le solite stronzate da anti, avete presente ... Il fatto che un gesto così fosse visto come una cosa giusta, da ammirare ... Queste cose mi fanno saltare i nervi ... E faccio casino. Scusatemi ...  >>. 
Andrea non seppe chiaramente se l' avevano davvero scusata, ma il grande sorriso ed il breve abbraccio che Gustav le riservò, e che le paralizzò le funzioni vitali per qualche istante, le scaldò il cuore.  
<<  Grazie, Andy ... >>. Dopo di che si diressero all' ultimo piano dell' Hotel, dove si trovavano le stanze dei ragazzi. Non appena scesi dall' ascensore lo sguardo di Andrea venne rapito dalla figura seduta scompostamente davanti ad una stanza. 
Tom stava con la schiena appoggiata alla porta, in silenzio. 
Era passata un' altra ora. 
<< Ma ... E' lì da quando hanno lasciato la palestra?  >>. 
Chiese piano rivolta ai ragazzi che stavano scuotendo la testa, Georg facendo pericolosamente oscillare i suoi perfettamente piastrati, lunghissimi, capelli castani. 
<<  Fa parte della guerra fredda dei Kaulitz ... Sono entrambi talmente testardi e orgogliosi che sono capaci di non guardarsi ne rivolgersi la parola per ore e ore ... Se poi, come in questo caso, uno dei due ha ragione, è un vero delirio ... Bill non gli renderà le cose semplici, temo ... Non rende le cose semplici a nessuno nemmeno quando ha torto, figuriamoci se anche solo vagamente pensa di intuire di aver ragione ... Tom dovrà dare fondo a tutte le sue nemmeno lontanamente infinite scorte di pazienza ...  >>.
Andrea sbuffò una risata. 
Sì, credeva di riuscire a capire, del resto se li era immaginati milioni di volte impegnati in questa specie di battaglie tra gemelli.
<<  Meglio non disturbarli ... Mangiamo da me, ok?  >>. Disse Georg guidandola verso la sua stanza. 
Poco dopo stavano ordinando una marea di schifezze made in MacDonald, panini e patatine a volontà e anelli di cipolle fritti ... 
Andrea si ripromise di non metterne in bocca nemmeno uno, e si ricordò di ordinare un paio di Big Tasty anche per Bill e Tom. 
Non era sicura che apprezzassero, ma sempre meglio che niente ...  
La rapidità con cui il tutto venne consegnato le fece improvvisamente desiderare di far parte di una famosa rockband, paragonata ai lunghi minuti di fila che doveva solitamente affrontare o alle lunghe attese per mangiare una pizza che arrivava sempre oltre le nove ed era praticamente ghiacciata. 
Prese una patatina calda e croccante, la inzuppò alegramente nella maionese e la fece immediatamente sparire, senza pensarci troppo. 
Georg sorrise. 
Lei arrossì intercettando quel sorriso vagamente scherzoso e pericolosamente vicino all' essere sexy.
Poi ripiegò nuovamente sull' ironia. 
Aveva già funzionato una volta, magari avrebbe funzionato di nuovo ... Ci sperava ... 
<<  Bhè ... Mi sembrava abbastanza evidente che ... Diciamo che non mi faccio troppi problemi sul mangiare ... Del resto ieri ho costretto Bill a rinunciare a metà della sua fetta di torta ... Mi avete scoperta! Sono una inguaribile golosa ... Chiedo venia!  >>. Aggiunse con tono melodrammatico. 
<<  Ti prego ... Sembri Bill quando è in vena di fare delle sceneggiate! A noi va benissimo che tu mangi! Non abbiamo certo problemi a rifocillare i nostri collaboratori e del resto ... Mi sarebbe rimasto il panino in gola se avessi avuto davanti una sottospecie di scheletro che si conta le foglie di insalata scondita che si mette in bocca! ... Vai tranquilla!  >>. 
Di nuovo il suo PooH, che la incoraggiava sorridendole coaudiovato dal sorriso di Georg. 
Seppe di adorarli. 
-  ... Andy, bugiarda! Lo sapevi già! ...  -. La sua coscenza ... 
-  ... Allora diciamo che li adoro un po' di più! Sempre ammesso che sia possibile ...  -. 
Sorrise serena tra sè e sè. 
Prese il suo MacBacon ma il pensiero sfuggì al suo controllo e corse ai due ragazzi assenti ... 
Erano le tre del pomeriggio, erano due ore che stavano sostenendo quella sorta di guerriglia silente. 
Senza pensarci due volte, che se l' avesse fatto avrebbe rinunciato a quella iniziativa, arraffò un paio di BigTasty, due confezioni di patatine, il Suo Bacon e si diresse decisa alla porta, seguita dagli sguardi incuriositi delle due G che la osservavano tra un morso e l' altro.
<<  Dove vai?  >>. 
<<  Bhè, i ragazzi avranno fame e, dato che da quanto mi è stato concesso di capire, Bill non ha intenzione di uscire dalla sua stanza nè Tom di alzarsi da davanti alla suddetta stanza, potrei portare loro qualcosa da mangiare ...  >>. Georg scosse la testa facendo nuovamente ondeggiare i castani, liscissimi capelli e permettendo ad Andrea di chiedersi se il ragazzo avesse una mezza idea di poter tranquillamente essere IL testimonial perfetto di qualsiasi shampoo o balsamo esistenti sulla terra ... " Perchè io valgo " ... Valeva sicuramente un minuto buono senza fiato da parte di chiunque lo vedesse compiere quel gesto. 

Adesso la stava ragguardendo.
<<  Credi che sia davvero una buona idea andare a mettere il naso in affari che riguardano solo ed esclusivamente i due Kaulitz? Uno sarà ancora furioso, e l' altro sarà ormai sulla buona strada per esserlo ... Potrebbero trattarti in modo poco carino, sai? >>. 
In effetti Andrea aveva pensato all' eventualità di una rispostaccia, ma ... 
Detestava quella situazione per la quale si sentiva anche un po' responsabile ... 
<< Bhè, se il Kaulitz malvagio tenterà di aggredirmi per la mia sfrontatezza nell' impicciarmi di affari non miei, gli lancerò il BigTasty, magari si distrae e, complice l' appetito, si avventa su di quello ed io potrò mettermi in salvo!  >>. Sorrise strappando un sorriso ai ragazzi.  
<<  A parte gli scherzi ... Se qualcosa non va, basta che cacci un grido, ok? ...  >>. 
<<  Ragazzi, mi state seriamente spaventando! Credevo di venire a lavorare per delle brave rockstar non per delle specie di demoni degli inferi! Penso di potermela cavare, grazie Gus  >>. 

Uscì dalla stanza e percorse a ritroso il corridoio che portava alla stanza di Georg, ritrovandosi ben presto davanti all' ascensore e, da quella postazione, poteva vedere perfettamente in fondo al corridoio Tom, ancora seduto a terra. 
Si avvicinò titubante, parando quasi inconsapevolmente davanti a sè il sacchetto con il logo del MacDonald ben in vista in una implicita dichiarazione di pace.  
<<  Disturbo? ...  >> 
-  ... Che domanda idiota, Andy! Cominciamo bene ... -. Pensò.  
<<  Ciao. Chiunque porti con sè Ronald McDonald non disturba affatto ... Vuoi accomodarti?  >>. 
Rispose Tom sarcastico indicandole la moquette color pesca dove lui era seduto da un tempo fin troppo lungo. 
La ragazza accettò senza fare troppe storie e si sedette accanto al ragazzo, poi gli porse un panino, delle patatine e, concentrandosi solo sulle sue treccine nere che si posavano sulle sue spalle, gli porse anche il suo aiuto. 
Il ragazzo si irrigidì visibilmente. 
<<  Sono affari miei e di mio fratello ... Non credo sia il caso che tu ti immischi in qeste cose ... Capitano praticamente tutti i giorni e tu sei la nostra interprete, non la nostra consulente familiare ... Posso farlo uscire di lì anche da solo, grazie  >>. 
Quell' ultima parola la aveva sibilata con ben poca gratitudine e Andrea sentiva montarle dentro la rabbia. 
Non avrebbe permesso ad un ragazzino di nemmeno vent' anni, non ancora, almeno, di dirle cosa doveva o non doveva fare, per lo meno non al di fuori del suo lavoro, se mai, in quel caso, avesse avuto voce in capitolo.
Decise di prendere il famoso toro per le famose corna.
Nadia aveva ragione : se avesse titubato troppo a lungo sarebbe stata perduta. 
Certo, non era semplice per lei accostarsi ad un mondo che aveva solo immaginato nei suoi sogni più sfrenati, ma doveva farlo e farlo al più presto.  
<< Benissimo Signor Kaulitz  >> Sibilò sottolineando le ultime parole, come a chiarire che lui era, effettivamente, il suo datore di lavoro.
<<  Come lei mi ha fatto notare, io lavoro per lei ma, se non sbaglio, al momento non sono in servizio, per cui credo di poter affermare che, il mio tempo libero io possa gestirlo come meglio credo ... E, al momento, vorrei disporre del mio suddetto tempo per parlare con suo fratello, per cui, se mi facesse la cortesia di spostarsi, gradirei poter bussare alla porta ...  >>.
-  ... Ma che cazzo ... Sta facendo dell' ironia la ragazzina ... Ha un paio di anni più di me e si crede in diritto di trattarmi come un idiota ... E che cazzo! Figuriamoci se David poteva scegliere una scassapalle peggiore ... E certo! Ha dovuto assecondare quell' imbecille di mio fratello... Cazzo! ...  -. 
Recuperando una parvenza di autocontrollo, che era scivolato via assieme alla sua mascella che era caduta verso il basso, davanti al discorso della ragazza, si stampò in faccia un mezzo sorriso ironico. 
<<  Sbaglio o stiamo facendo dell' ironia? ... Hai intenzione di provocarmi, ragazzina? ... Potrebbe essere un gioco pericoloso ...  >>. 
Si era alzato a sua volta e la stava minacciosamente spingendo con le spalle verso la porta della stanza di Bill.  
<<  Nessuna ironia ... Le ho semplicemente ricordato i termini del mio contratto di lavoro, che ho letto accuratamente : non posso andare e venire come mi pare, nè rivelare notizia alcuna su di voi o sui luoghi dove vi recherete, ma posso comunque gestire il mio tempo libero come meglio preferisco ... Tutto qui ...  >>. 
Tom non fece in tempo a rispondere a quella che giudicava l' ennesima provocazione di Andrea, perchè la porta alle spalle della ragazza si aprì improvvisamente, facendole perdere l' equilibrio.

Dall' altra parte della porta Bill aveva ascoltato in silenzio il discorso avvenuto tra suo fratello e la ragazza.
Se non aveva capito male lei gli aveva portato dell' ottimo cibo spazzatura, quello che il suo stomaco contratto dalla fame richiedeva a gran voce. 
Non ne poteva più dei sordi borbottii che giungevano dalla sua povera pancia vuota. 
Aveva pensato di aprire e farla entrare quando aveva sentito il tono duro di Tom che la accusava di volersi immischiare in faccende che non la riguardavano. 
Era stato tentato di rompere quella promessa che aveva fatto a sè stesso di non rivolgere la parola a Tom per il resto della sua vita e di spalancare la porta per fargli gentilmente notare che si stava comportando e rivolgendo a lei come un vero coglione, quando la voce altrettanto dura e ferma della ragazza aveva apparentemente ammutolito il suo gemello. 
-  ... E' intelligente e per nulla intenzionata a farsi mettere i piedi in testa da quello scemo ... Nè da nessuno di noi immagino ...  -. 
Sorrise Bill tra sè e sè ... 
Sarebbe potuta rivelarsi una scocciatura di ragazza, ma sempre meglio di quella sgualdrinella che la aveva preceduta e che era pronta a saltare nel letto di tutti e quattro loro e anche, ne era certo, di qualche altro membro dello staff. 
Così, quando la voce di Tom gli era parsa fin troppo minacciosa, aveva deciso di aprirla davvero quella porta. Peccato che non avesse previsto che la ragazza ci stesse addossata sopra.

Ritrovandosi improvvisamente sprovvista del supporto della porta dietro di sè, la ragazza cadde all' indietro, fermandosi presto dopo essere andata a sbattere contro il petto magro del ragazzo alle sue spalle che, colto alla sprovvista, barcollò appena per poi posarle le mani sui fianchi e recuperare l' equilibrio di entrambi. 
Andrea si staccò il più velocemente possibile da lui, arrossendo leggermente. 
Tom stava per aprire bocca ma Bill lo interruppe con un gesto brusco. 
<<  Lei può entrare, tu potresti anche levarti da davanti alla porta della mia stanza ... Se non sbaglio una volta o l' altra dovresti avermi detto che hai anche una reputazione da difendere ... Il cielo non voglia che sia io a rovinare la tua preziosissima reputazione! ...  >>. 
Detto questo gli sbattè la porta sul naso e si volse verso la ragazza, che era rimasta impalata in mezzo all' entrata, con un sorriso. 
Lei pensò che quel sorriso, esattamente quello, avrebbe potuto placare ogni guerra ed ogni animo tormentato ... Peccato che non volesse rivolgerlo a suo fratello. 
Era certa che avrebbero fatto la pace immediatamente.
<<  E così, nel tuo tempo libero >> Sottolineò con l' ennesimo sorriso 
<< Hai deciso di occuparti del mio povero stomaco maltrattato? ... Un' ottima decisione, almeno per me ... Quello scemo non sembrava volersi decidere a togliersi dai piedi ... Sarei potuto morire di fame!  >>. 
E dicendo questo aveva rubato dalle mani di Andrea il sacchetto ed aveva cominciato a rovistarci dentro, alla ricerca di qualcosa di buono, arraffando il MacBacon e assumendo una espressione totalmente buffa davanti al morso già presente sul panino. 
Alzandolo in esatto sincrono con il suo sopracciglio, lo mise di fronte alla ragazza. 
<<  E' mica già passato Georg, da queste parti?  >>. 
Fu inutile. 
Avrebbe voluto restare impassibile, ma davvero non credeva di poter resistere oltre, scoppiò a ridere allegramente prendendo posto accanto a lui sul letto. 
<<  Veramente no ... Quello era mio, avevo già iniziato a mangiare qundo ho pensato che anche tu e il tuo gemello cattivo potevate avere fame ... Ma ...  >> 
Prese il panino dalle mani del ragazzo, una specie di coltellino di plastica da dentro il sacchetto e tagliò in due il MacBacon per poi fare lo stesso cn il BigTasty che si trovava ancora dentro al sacchetto e posizionò le due diverse metà nelle confezioni per porgerne una a Bill.  
<<  Abbiamo diviso un dolce ieri ... Oggi ci dividiamo un panino ...  >>. 
<<  Se andiamo avanti così chissà cosa arriveremo a condividere ...  >>. 
Gli aveva risposto lui sorridendo sornione. 
Touchè. 
-  ... Sa essere malizioso come e quanto Tom se vuole ... E altrettanto irresistibile, se non di più ...  -. 
Il pensiero era confuso e le labbra erano completamente scollegate dal neurone e non riuscì a formulare una risposta abbastanza coerente ed abbastanza velocemente. 
Osservò una patatina sparire oltre le belle labbra sorridenti del ragazzo, poi, capendo di non essere assolutamente in grado di rispondere a quella provocazione, decise di cambiare argomento.  
<<  E comunque ... Non è che così tu faccia una buona pubblicità al tuo bassista, sai?  >>. 
Disse addentando la sua metà di panino. 

Bill si distrasse un attimo a pensare all' espressione che lei aveva assunto quella mattina, davanti al suddetto bassista. 
-  ... Bhè, Bill? Può guardarlo come le pare no? Che cosa importa a te? ...  -. 
<<  Diciamo che il nostro bassista si fa della buona pubblicità già da solo, specie se si trova nel suo habitat naturale, ossia in una palestra ...  >>. 
Bofonchiò a mezza voce, tenendo lo sguardo fisso sulle patatine e divorandone una dietro l' altra. 
La ragazza faticò a mandare giù que boccone che si era fermato a metà strada tra la sua gola ed il suo stomaco, in un punto non meglio identificato. 
Erano arrivati al punto. 
Provò a sorridere. 
<<  Io credevo che il vostro habitat naturale fosse il palco ...  >>. 
Nulla. 
Il ragazzo accennò solo un breve movimento con la testa. 
<<  Senti Bill ... Per quello che è successo in palestra ... Non credo che tuo fratello volesse davvero offenderti, sai? ... E' solo ... Poco attento e per nulla delicato, ma credo volesse solo scherzare ... E tu sei la persona che lo sa meglio di chiunque altro ... Perchè non gli dimostri di essere superiore a certe cose e non vieni di là con me, dagli altri?  >>.
La risposta di Bill giunse tagliente e fulminea.
<<  Vuoi andartene? Sei venuta con la scusa dei panini, solo per farmi la ramanzina e poi andartene? ... Bene! Allora te ne puoi andare anche subito!  >>.

Ci aveva creduto. 
Aveva creduto che lei fosse andata da lui perchè volesse parlare con lui e invece ... 
Invece voleva solo costringerlo ad andare contro alle sue stesse decisioni. 
Decisioni prese fin troppo in fretta e forse, forse, sbagliate, ma sue! 
Nessuno poteva dirgli come doveva comportarsi più di quello che già facevano per lavoro.
Adesso alzò gli occhi tempestosi sulla ragazza che si era alzata e stava davanti a lui con gli occhi bassi, torcendosi le mani e, la furia che sentiva dentro, parve affievolirsi. 
Lei non aveva nessuna colpa. 
Detestava quando quel lato facilmente suscettibile, così simile a quello di Tom, usciva fuori così all' improvviso, riversandosi su chiunque avesse la sfortuna di trovarglisi accanto.

Un pugno in mezzo allo stomaco, una secchiata di acqua gelida. 
-  ... Stupida! Cosa speravi di ottenere? Credevi che ti avrebbe mangiato dal palmo, come si suol dire? Che avrebbe preso le tue parole per oro colato? Che ti avrebbe seguito come un docile cagnolino? ... Che stronzate! ... Hai fatto la figura dell' impicciona con entrambi i Kaulitz! Niente male per essere il tuo primo giorno di lavoro ... E adesso ti toccherà anche andare di là ed ammettere con il Kaulitz faccia da schiaffi di aver fatto una stronzata! Considerando che già ti detesterà per il fatto che Bill ti abbia lasciata entrare in camera sua mandando via lui ... Non sarà una passeggiata sopportarlo ... Cazzo! ... E di qualcosa prima di andartene, sembri una cretina qui impalata! ...  -.  
<<  Mi dispiace ... Non era mia intenzione farti nessuna ramanzina ... Volevo solo che sapessi che tuo fratello stazionato qua davanti non è l' unico a preoccuparsi per te ... Lo sono anche Georg e Gustav e David e ... Volevo solo farti sapere che ... Nulla ... Ok, me ne vado ... Scusa se ti ho disturbato  >>.

Ci era rimasta male, inutile negarlo. 
Era uscita da quella stanza decisa a non crollare, non davanti a lui, per nulla al mondo ... 
Era dispiaciuta, era ferita, ma il suo lato facilmente suscettibile stava prendendo pericolosamente il sopravvento su di lei ... 
-  ... Mi sono preoccupata per lui, come una povera scema, gli ho ordinato il pranzo, glielo ho portato, ho fatto la gentile con quello zotico, cafone, prepotente e borioso di suo fratello, ho lasciato le mie adorabili due G per andare da lui... E lui cosa fa?!? Lui si comporta esattamente come suo fratello, anzi peggio... Perchè Tom è così, lo so bene, lui è un maleducato sempre, strafottente sempre, quindi, in un certo senso te lo aspetti da lui un simile comportamento, che... Che ti tratti in un certo modo ... Direi che ... Che è sincero, a modo suo ... Ma lui ... Lui ti intontisce di sorrisi grandi e luminosi e ti raggira con mezze frasi intriganti ed inaspettate e ... E ti fa credere di essere ... Speciale, con quegli sguardi languidi e amorosi e poi ... Poi tutto questo muta repentinamente non appena qualcosa non va come aggrada a lui! E allora ti tratta di merda, ti gira i classici denti e se non ti sposti in fretta potrebbe anche succedere che finisci con una bella, perfetta arcata dentaria stampata da qualche parte ... - I pensieri le schizzavano in testa, l' uno dietro l' altro, frenetici, senza tregua. 
Il respiro le si era fatto affannato come se stesse urlando e correndo allo stesso tempo, come se non avesse la possibilità di tirare il fiato e invece le sue labbra erano ben sigillate, strette tanto da sbiancare.

Bill stava uscendo dalla sua stanza. 
Aveva aspettato, non voleva darle la possibilità di credere che la stesse seguendo o, peggio ancora, che stesse seguendo il suo consiglio, anche se in effetti era quello che stava facendo ... 
Stava seguendo il suo consiglio, stava andando alla ricerca di Tom per  chiarire quella situazione o, per lo meno, per metterci una pietra sopra.
-  ... Sì, metterci una bella pietra sopra ... Una enorme, che non permetta alla domanda : "perchè ti sei incazzato così?" di uscire dalle labbra di Tom ... Del resto cosa mai potrei rispondergli? : "mi da fastidio che tu mi dia della checca davanti a lei?" ... In fondo non lo ha detto ... Ha solo sottolineato, per l' ennesima volta, il mio scarso interesse per il sesso ... Cristo! Avere un fratello che si potrebbe quasi definire sesso-dipendente non è il massimo della vita quando si è portati a credere ed a desiderare che ci sia qualcosa di più ... Merda! ...  -. 
E stava seguendo lei, per scusarsi per quello che le aveva detto. 
-  ... Cazzo, cammina veloce la ragazzina ...  -. 
Ma finalmente la intravide in fondo al corridoio, quei pantaloni coperti fino al ginochio da un paio di anfibi che lui aveva adorato appena li aveva visti, i fianchi che ondeggiavano appena al passo di marcia che aveva ... 
I suoi fianchi ... 
Improvvisamente si ricordò di un piccolo particolare che sembrava essergli sfuggito nel momento in cui lo stava vivendo ... 
Aveva fatto scivolare le mani sui fianchi di lei quando avevano rischiato di cadere, per ritrovare il suo equilibrio ed il proprio ... 
Fianchi abbondanti, ma non esagerati ... 
Giusti su di lei che non era toppo minuta ...
Morbidi e ... Piacevoli al tatto ... 
Del resto non erano esagerati, ricordava che le proprie mani grandi li avevano avvolti senza troppe difficoltà ... Riscuotendosi da quei pensieri pensò di chiamarla, ma lei aveva appena svoltato l' angolo e lui l' aveva quasi raggiunta, non sarebbe stato necessario urlare come un ossesso. 
Stava per aprire bocca quando la sentì imprecare ...

<<  Cazzo! Ma perchè non guardi dove vai ragazzina? ... Tentativo fallito eh? Credevi che mio fratello ti avrebbe riservato un trattamento migliore di quello che riserva abitualmente a me? Povera illusa ... Adesso hai ben chiaro cosa ci si può aspettare da Bill quando è incazzato >>. 
Bill si affacciò appena all' angolo, sentendo la voce di suo fratello, giusto in tempo per vedere che la stava tenendo per quegli stessi fianchi, evidentemente rimettendola in piedi dopo che era andata a sbattere contro di lui. 
Provò un moto di stizza. 
Sembrava averci preso gusto, Tom, visto che ancora non la aveva mollata.

Andrea, troppo presa dai suoi infelici pensieri, era andata a sbattere contro qualcuno e, in una frazione di secondo seppe, seppe con assoluta certezza senza avere ancora alzato gli occhi sulla suddetta persona che le stava di fronte, che si trattava proprio di quella che meno desiderava vedere in quel momento. 
Tom.  
-  ...  Maledizione! Due Kaulitz in un giorno solo! Credo di aver battuto tutti i record di idiozia! Che cazzo!...  -. 
Ora quel ragazzo dallo sguardo impertinente e che palesava nel suo atteggiamento sfrontato tutti i difetti che lei gli aveva attribuito un attimo prima solo nella sua mente, la stava osservando da vicino con ironia, da troppo vicino.
Ed era così vicino perchè le sue mani la stavano trattenendo a lui, posate con forza sui suoi fianchi. 
Mani grandi ...
E per un attimo, altre mani, altrettanto grandi, erano posate sui suoi fianchi, ma più gentili, e non la stavano trattenendo, ma la stavano rimettendo in piedi cercando a loro volta un equilibrio ... 
Mani dalle perfette unghie smaltate ... 
Mani sulle quali, in quel momento, aveva evitato di soffermare il pensiero ... 
Era troppo! 
Non poteva permettere a due ragazzini non ancora ventenni di prendere il sopravvento sulle sue emozioni ...
La sua rabbia esplose.
<<  Sì Tom! Ho fallito, sei contento? Questo gratifica quell' ego sconfinato che ti ritrovi?  Hai ragione tu ... Vuoi che ti dica che hai vinto? ... Tuo fratello è ancora cocciutamente chiuso nella sua stanza e la mia gentilezza è stata travisata prima da te e poi da lui! E che cazzo! Sono qui per farvi da interprete non da balia ne tantomeno da strizzacervelli personale! Non mi pagate abbastanza per stare dietro ai vostri capricci da star! Quindi arrangiatevi da soli! Andate al diavolo tutti e due! Mi preoccuperò solo del mio lavoro, come hai detto tu e come è giusto che sia!  >>. 
E, detto questo, si era allontanata bruscamente da un Tom palesemente allibito, strappandosi di dosso quelle mani ed il ricordo di altre mani e si era allontanata in fretta diretta alla sua stanza.

Bill non aveva parole. 
Ecco quello che pensava di loro ... 
Ecco il motivo per cui era lì ... 
Quella pazza rossa si era sbagliata ... 
Dall' espressione dolce che aveva assunto il giorno prima mentre parlava di Andrea, le aveva quasi creduto, aveva quasi creduto che lei avesse deciso di accettare quel lavoro
<< ... Perchè siete... Voi... >>
 
... Ecco quale era la frase esatta che aveva detto Nadia, e lui ci aveva creduto, senza quasi ...
E adesso ... 
Eccola la verità ... 
Di nuovo i maledetti soldi che si mettevano in mezzo, anzi no, davanti ... 
Davanti a tutto e a tutti ... 
-  ... Pietra sopra Bill ... Come sempre ... Cosa maledizione ti aspettavi? Cosa ti ha fatto pensare che questa volta sarebbe stato diverso? Un maledetto cartoncino nero? Una fetta di torta divisa con lei, come una persona normale? No ... Per lei eri solo una rockstar che GIOCAVA a fare la persona normale ... E lei ti ha assecondato ... Come fanno tutti, sempre ... Maledizione! ... Pazienza Bill ... Ingoia anche questa volta, sorridi e vai a chiarire con tuo fratello ... E a chiedere scusa a Georg, Gustav e David per la tua piazzata ... Del resto sono le poche ... Le uniche persone di cui tu possa fidarti ... Almeno per ora ... Prendi fiato, sorridi e vai ...  -.  
Ma sorridere non era poi così semplice ...

<<  Io forse sarò anche un maniaco, lo ammetto e ne vado fiero, cazzo! E' una cosa totalmente normale a vent' anni, non credi? Ma lei ... LEI!  >>. 
Sbraitò il ragazzo puntandole un fremente dito palesemente incazzato addosso. 
<<  Lei è pazza, David! E siamo stati pazzi tutti quanti a farci fottere dalla fretta di trovare una interprete e da Bill che ha insistito tanto per chiamarla!  >>. 
A quelle ultime parole lo stomaco della ragazza ebbe una spiacevole ed allo stesso tempo gradevole contrazione ... Ma adesso, messa sotto accusa da Tom, torchiata da quell' esagitato che misurava a grandi falcate la stanza, berciando come una scimmia urlatrice, non aveva molto tempo per sviscerare le sue personali sensazioni ... 
Stava per perdere il suo lavoro? 
Sapeva di essere stata impulsiva e abbastanza maleducata, decisamente troppo per quello che la riguardava, ma sembrava che quei due ragazzi messi assieme, e tutte le emozioni delle ultime 36 ore, la avessero messa a dura prova, l' avessero portata al limite della sopportazione trascinando alla luce tutti i suoi lati peggiori, quelli su cui aveva lavorato per anni per poterli gestire nel modo migliore ... 
Erano esplosi ed erano esplosi proprio davanti alla faccia da schiaffi di Tom. 
Poteva solo ringraziare il cielo che Bill non fosse presente a quel suo iroso sfogo. 
-  ... Grazie a Dio era chiuso nella sua stanza ... La sua cocciutaggine ha giocato a mio vantaggio, dopotutto ...  -.  Adesso quello stesso Bill stava seduto in disparte accanto a Georg e Gustav che erano palesemente dispiaciuti per la piega che stavano prendendo le cose.  
<<  David! Non diciamo cazzate! Una che pensa certe cose di noi e che si permette  >> 
Sibilò quella parola lanciandole un' occhiata piena di velenoso disprezzo 
<<  ... Si permette di urlarmele in faccia, non può permettersi di lavorare per noi!  >>. 
<<  C'è anche da dire che viviamo in un paese libero, dove ogni individuo è, per il momento, ancora libero di pensare quello che vuole e di poterlo esprimere liberamente senza imbattersi nella censura! E poi ...  >> 
Proseguì calmo Gustav che aveva preso la parola approfittando di un rantolo di Tom che aveva detto tutto di un fiato e che si era fermato un istante per poter prendere fiato, aggirando con un gesto della mano la sfuriata che era evidentemente salita alle labbra del ragazzo con rinnovato vigore 
<<  Bisogna tener conto di quello che ha affrontato in meno di due giorni, l' assunzione e tutto il resto ... E ammetterai che tu e Bill siete un connubbio micidiale quando vi ci mettete! Non siete certo facili da gestire quando siete di malumore ... E oggi lo eravate particolarmente ... Oserei anche ricordarti, e lo faccio semplicemente perchè so che non ti avventerai come una furia omicida su di me per via dei molti testimoni presenti, che tutto questo casino è scaturito dal fatto che tu non riesci a stare zitto nemmeno sotto tortura ... Che devi sempre prendere per il culo tuo fratello nei momenti peggiori e con le peggiori argomentazioni ... Quindi, forse, potrebbe non essere tutta colpa di Andrea, non credi?  >>.
Gustav finì di parlare in attesa dello sbotto del loro augusto chitarrista che, sapeva, non si sarebbe fatto attendere più di tanto.  
<<  Che cazzo stai dicendo Gustav? Lei ...  >>. Uno scioccato Tom aveva aperto bocca.
-  ... Come volevasi dimostrare ...  -. Pensò il batterista sconsolato per le sue parole andate al vento ... 
Ma, incredibilmente in ritardo, finalmente anche David decise di prendere la parola. 
<<  Lei è qualificata per questo lavoro ... Lei ha firmato un contratto .. Lei si trova qui per colpa tua e dei tuoi ormoni che non hai ancora imparato a tenere a bada ... Se decidessi di darti retta e di sciogliere il contratto di lavoro che abbiamo firmato, lei potrebbe farci causa ... Potrei liberarmi di lei, probabilmente, offrendole un po' di soldi, che non ci mancano, ma sarebbe comunque una seccatura ed una perdita di tempo dato che dovrei poi cercare un' altra interprete ... E comunque Gustav ha ragione : oggi avete dato il meglio di voi stessi ... E per meglio non intendo una cosa molto positiva ...  >>.
Disse puntando i suoi due occhi azzurrissimi e abbastanza furiosi sui due identici ragazzi nascosti sotto due aspetti che più differenti non avrebbero potuto esserci.

Un solo pensiero aveva attraversato la mente di Andrea.
-  ... Se speri di liberarti di me con quattro sporche banconote da 5OO euro ti sbagli di grosso! ... La dignità non ha prezzo ... Tantomeno la mia ...   -.

Mentre pronunciava quelle ultime frasi David aveva accuratamente evitato di posare lo sguardo sulla ragazza seduta poco distante e che aveva ascoltato in silenzio tutto : dalle accuse di Tom all' arringa di Gustav in sua difesa, fino alle sue ultime parole ... 
Le aveva dette per mettere a tacere quel testardo di Tom, ma temeva che avrebbe potuto azzittire uno ma con la spiacevolissima conseguenza di far scoppiare l' altra ... 
In più l' insolito silenzio di Bill lo preoccupava ... 
Si sentiva come se stesse trascinandosi a tentoni su un campo minato. 
E la cosa non gli piaceva affatto. 
Si maledisse per la sua decisione. 
Quella ragazzina dall' apparenza innoqua, si stava rivelando decisamente pericolosa per il prezioso equilibrio che, necessariamente doveva mantenere all' interno della band, dello staff, di tutta quella gigantesca macchina che erano i Tokio Hotel
.

Eccomi qui ... 
Cominciamo col dire che, temo che da adesso ci sarà una parentesi prolungata di attesa, dato che mi mancano i capitoli successivi almeno fino ad un certo punto ...
Che altro?
Ah! Cito una nota frase di una nota pubblicità ma tutto quello che scrivo non è assolutamente scritto a scopo di lucro ...

Bene, spero che fino a qui tutto questo possa piacere a chi passa da queste parti e che io approfitto per ringraziare

Un Grazie speciale va a 

Nice Girl : sono contenta che la storia ti piaccia e soprattutto che ti piaccia il modo in cui è scritta! n___n ... A volte mi chiedo anche io come mai ci siano così poche recensioni ma sono domande che passano lasciando il tempo che trovano! Alla fine mi piace scrivere, mi soddisfa e lo faccio per me e continuerò a farlo (cercando di migliorare laddove me lo fanno notare)... Senza contare poi che è molto meglio pochi ma buoni che tanti ed inconcludenti! Quindi grazie per essere passata, di aver letto ... Provo, come mi hai consigliato, a postare con un carattere più grande... Ma devo vedere se una volta posrtato mi piacerà! X°D! Spero di ritrovarti presto! Kisses.

Lady Cassandra : Eccola la mia lettrice numero uno, la mia fan perfetta, quella che ogni scrittore vorrebbe avere ... Cosa potrò mai dire io a lei? Nulla, solo GRAZIE della tua sempre attenta analisi e del tempo che mi dedichi!  Per quello che riguarda Andrea, puoi chiamarla come ti pare! Del resto anche scrivendo io stessa mi confondo (ehhh sì, la mia Nic mi manca tantoooo ç__ç ) ... Passando ai sorrisi devasta cuore/anima/mente, quelli che sono davvero l' espressione di lui, del suo essere ancora capace di donarli quei sorrisi ... Il fatto che tu ritrovi Bill in questa storia ... Lo sai come la penso, ne abbiamo parlato ... Per me a volte è quasi sconvolgente vedere certi sguardi e sorrisi di oggi e ritrovarvi quello stesso sguardo e quello stesso sorriso che aveva, per fare un esempio su tutti, a Star Search! Davvero non so come spiegarlo... Credo sia uno dei motivi principali per cui lo A-D-O-R-O! ...Ti ci immagino davvero come un rotwailer idrofobo (io stessa mentre scrivevo sembravo un S.Bernardo ... hai presente quello del film che quando si scrollava lavava le auto? Ecco, quello ...=___=') ... Ottima la citazione della "Bellezza naturale" di Georg (a cui io aggiungerei il miagolissimo <<  WoooW  >> di Bibi che mi fa I-M-P-A-Z-Z-I-R-E *çççççç* ) e diciamo alle suzamme " Danke ... Gustav!  " (dai che lo sai da dove ho rubato la "citazione"!) .... Per il suo sacrosanto pudore che risparmia il genere femminile tutto che ringrazia con le lacrime agli occhi (e le bavette alla bocca *çç*... ) ... Per quello che riuguarda la chest-press dove sta appollaiato Bill ... Chissà! Non so nemmeno se si tratti effettivamente di quello a cui pensavo mentre scrivevo, dato che nemmeno io ne conosco il nome e la forma, so solo che fa sudare! X°D! ... Per il resto... Bhè, lei a Bill piace come persona, prima che come ragazza ... Diciamo che il fatto di essere sempre preso per i fondelli da suo fratello lo scoccia... In particolare adesso che non sono più solo loro quattro ... (me pure pensa che NON sia un difetto!!!! ç_ç) ... Quindi Gemy, togliti quell' elefante dalle orecchio che non si intona con il tuo look e accetta le mie scuse che approfitto di lasciare anche qui, nel caso tu leggessi questo capitolo prima che io abbia recensito il tuo... Come ti ho detto, quel capitolo lo trovo davvero importante e vorrei ... trovare le parole giuste per spiegare per bene quei pensieri che hai smosso dentro di me ... per cui porta pazienza tesoro e sappi che comunque lo ho letto e mi ha lasciata ... Basita ... Un Abbraccio Grande e a presto cara! TVTBS! Tua nani.

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Capitolo 5
*** Cap 5. Una Decisione Difficile Per Il Gemello ... Inaspettato ***


Una Scelta Difficile Per Il Gemello ... Inaspettato

Un equilibrio che lui, David Jost, non poteva permettersi di lasciar andare in frantumi...
Non con un tour, seppure non imminente, comunque da preparare e con un, invece imminentissimo, viaggio in Sud Africa, già quasi del tutto pianificato, per registrare il video per il loro nuovo singolo ... 

No, la macchina Tokio Hotel poteva ben permettersi di rallentare, ma non di bloccarsi impantanata in stupidi litigi infantili di due testardi ...
-  ... E poi vorrei sapere perchè Bill sta così zitto! Mi fa saltare i nervi, maledizione!  -.
I pensieri si susseguivano uno dopo l' altro senza lasciargli il tempo di ragionare sopra anche uno solo ...
E si stupì di quell' ultimo.
C' erano stati giorni e, sapeva con infinita rassegnazione, ce ne sarebbero stati infiniti altri, in cui avrebbe venduto sua madre al miglior offerente pur di far tacere quel logorroico asfissiante di Bill Kaulitz, quella specie di telegrafo che ticchettava in testa senza sosta ... 
Quel benedetto ragazzo che cedeva alla logorrea se era particolarmente felice, raccontando a chiunque come si era sentito, cosa aveva provato, le sue sensazioni i suoi pensieri di quel momento, il tutto gesticolando animatamente, senza una sola pausa e senza permettere all' ascoltatore di esprimere un parere in merito ...
Lo faceva quando era particolarmente stupito o indignato, lo faceva quando era arrabbiato ... 
Insomma, erano ben rare le occasioni in cui, Bill Kaulitz, preferiva il silenzio alla marea di parole che riusciva a fare uscire da quelle labbra quasi senza riprendere fiato ...
-  ... Ha proprio i polmoni da cantante ...  -.
Pensò con un risolino ed un moto di orgoglio, ma questo svanì immediatamente, mentre il pensiero tornava sull' insolito silenzio di quel momento...
Uno dei rari casi in cui Bill sceglieva di sua spontanea volontà il silenzio era quando era particolarmente furioso, oppure quando era davvero triste e deluso da qualcosa o da ... Qualcuno.
-  ... Che sia ancora arrabbiato con Tom per la sua boiata di questa mattina? ...  -.
Si chiese adesso David senza riuscire, stranamente, constatò, a percepire quale fosse il problema del suo ragazzo.
I suoi ragazzi ...
Quelli che lui amava comunque, a modo suo, quelli in cui aveva creduto fin dal principio, quelli che lo avevano convinto in due secondi a occuparsi di loro, quelli che ... 
-  ... Quelli che mi porteranno alla tomba per poi ballarci allegramente sopra ...  -.
Pensò adesso, rilassando il viso e tutto il resto del corpo sulla sedia, con un' espressione sconfitta, leggermente depressa e vagamente ironica, di quell' ironia crudele che lo pungolava sempre in momenti come quello. 

Bill stava seduto composto su quella sedia scomoda.
Tom aveva già detto a David cosa Andrea gli aveva urlato in faccia quando il manager aveva mandato a chiamare lui Georg e Gustav, e non lo aveva più ripetuto; forse perchè credeva che lui non la avesse sentita.
Ma lui aveva sentito chiaramente il discorso della ragazza e adesso sentiva crescergli dentro la rabbia ... 
I soldi, i maledettissimi soldi, la maledettissima fama, lo stramaledetto successo ...
Cosa gli aveva portato?
-  ... Non essere stupido Bill! Ti ha portato una vita da favola, a visitare luoghi che altrimenti ti saresti solo potuto sognare, a frequentare l' ambiente musicale più esclusivo, a vivere la tua vita mantenendoti con quello che sai e che ami fare ...  ...  ...  -.
Una lunga pausa nei suoi pensieri, mentre corrugava appena la fronte come se, dopo tutte le cose positive, fosse giunto di fronte agli inevitabili contro della situazione. 
-  ... E un sacco di persone che ti frequentano o cercano di frequentarti solo per brillare di luce riflessa o per provare ad ottenere qualcosa da te, persone che ti sorridono false quando in realtà vorrebbero solo sputarti in faccia il loro veleno reso micidiale dall' invidia che covano, dal rancore ... Merda ... Ecco che cos'è ... Una vera, totale merda! ...  -.
Avrebbe desiderato alzarsi di lì, erigersi in tutta la sua notevole altezza e dirigersi veloce fuori da quella stanza, lontano da quei problemi, da quella vita, almeno per un po' ...
E invece niente.
Non era possibile farlo.
David non lo avrebbe perdonato una seconda volta se si fosse abbandonato a quelle che, secondo lui, erano delle sceneggiate da diva isterica. 
-  ... Sarebbe fin troppo bello poter essere davvero una diva isterica ... Manderei giù un paio di psicofarmaci e mi butterei sul letto a dormire un sonno senza sogni nè pensieri e potrei rilassarmi, e invece ... Invece mi tocca restare qui in attesa della sentenza per una persona di cui non me ne frega nulla ... Nulla! ...  -.
Si disse con rabbia.
Non era vero che non gliene fregasse nulla.
Era stato lui quello che aveva maggiormente insistito per contattare quella ragazzina.
Era stato lui a cercare di avvicinarsi a lei quando gli altri, manager compreso, erano ancora dubbiosi. 
Era stato lui a voler dividere con lei la sua torta al cioccolato. 
-  ... E cosa ti aspettavi in cambio? Il rispetto e la sincerità per una fetta di torta? Bill! Tom ha ragione! Sei proprio uno stupido idealista sognatore ...  -.
Faceva un po' male sapere che suo fratello aveva visto giusto il giorno prima.
Non gli avrebbe risparmiato di farglielo notare, lo sapeva bene.
Adesso, osservando il volto furioso di Tom, quelli tesi preoccupati e dispiaciuti dei suoi amici e quello rassegnato di David, si stava chiedendo come doveva apparire il suo, di viso.
In effetti non era sicuro di desiderare che lei restasse, ma non sapeva come avrebbe affrontato il fatto che lei se ne andasse.
Credeva di aver capito che era abbastanza orgogliosa da non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, ma pensava anche che fosse sufficentemente intelligente da capire che un' occasione di lavoro come quella non le si sarebbe ripresentata sotto il naso tanto facilmente.
E lui?
Cosa voleva davvero lui?

Andrea era tesa, nervosa.
Aspettava la proposta di David, qualcosa del tipo :
"Senti bella, ti diamo un paio di migliaia di euro e tu ti levi dalle palle e ci lasci lavorare! Non abbiamo tempo da perdere con una povera pazza isterica che non sa stare al suo posto!  -.
E tanti saluti ai suonatori!
E lei?
Cosa avrebbe fatto a quel punto, lei?
-  ... Di sicuro non permetterò loro di credere di aver vinto ... Cazzo! ...  -.
Non lo sapeva nemmeno lei cosa avrebbe fatto.
Per il momento osservava i volti delle persone che gli stavano attorno.
Quello di Tom era palesemente incazzato e non dovette soffermarvisi sopra troppo a lungo.
Nè desiderava farlo.
Le sue due G ...
Cercò conforto nelle loro espressioni.
Entrambi seri, spostavano lo sguardo da lei a Tom a David come cercando di valutare la situazione.
-  ... Hai fatto una cazzata, ragazza ...  -.
Lo sguardo di Georg che veniva immediatamente completato da quello di Gustav.
-  ... Ma un po' di ragione la avevi ...  -.
Le due G sembravano dalla sua parte. 
-  ... O forse semplicemente non hanno voglia di ricominciare la ricerca di una interprete nè di perdere altro tempo prezioso ...  -.
Ma voleva bene a quei due ragazzi e decise di non prendere in considerazione quella ipotesi.
Poi il suo sguardo si posò su Bill.
Sapeva che lui non poteva aver sentito il suo sfogo urlato in faccia a Tom, dato che era chiuso nella sua stanza, eppure non poteva fare a meno di sentirsi un po' in colpa.
Aveva detto cose che non credeva o che, per lo meno, non erano quelle che desiderava.
Non desiderava affatto tenerli a distanza, al contrario ...
-  ... Anche se, probabilmente, sarebbe la cosa più giusta da fare ...  -.
Il problema stava nel semplice fatto che lei non vleva farlo.
Era troppo tardi ed era troppo coinvolta da quei ragazzi.

Bill era immobile.
Non aveva ancora detto una sola parola, non aveva mosso un solo passo, il chè, per chi lo conoscesse anche solo per sentito dire, sarebbe stato decisamente strano.
Ma lei, per un attimo almeno, approfittò di quella apparente immobilità per osservarlo con calma.
Il nuovo look del ragazzo le piaceva, sebbene quella sua insolita pettinatura sparata per aria le mancasse, così come le mancavano quelle due zeppolette storte.
Adorava quel modo che avevano di spuntare appena quando sorrideva ... 
-  ... ANDREA! Ma sei rincretinita del tutto? Stai rischiando di perdere il lavoro più importante della tua vita per colpa del tuo maledettissimo caratteraccio e ti perdi in pensieri come questo? ... Cazzo! Dai direttamente le dimissioni e vedi se trovi posto al reparto psichiatrico di qualche clinica ... Ma una seria! ...  -.
Eppure ...
Eppure il suo sguardo non riusciva a sfuggire alla tentazione di posarsi sul viso chiaro del ragazzo, sui suoi capelli dai quali spuntavano quei sottili dread bianchi ...
Sì, le mancava la sua criniera leonina ...
Ma c' era dell' altro ...
C' era dell' altro che attirava il suo sguardo su di lui ...
C' era quello sguardo strano, che lei non riusciva ad interpretare e quell' espressione che mutava rapida come i battiti del proprio cuore.

David sospirò rassegnato, posando lo sguardo su tutti loro.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Tom non gli avrebbe perdonato tanto facilmente la decisione di tenere quella ragazzina ...
Dall' altra parte c' era il semplice fatto che non potevano permettersi un' altra perdita di tempo per cercare una nuova interprete senza che quella appena trovata avesse avuto almeno l' opportunità di dimostrare quello che valeva ...
E c' era dell' altro.
C' era lo sguardo di Georg e quello di Gustav che sembravano palesemente dalla parte della ragazza, giudicando il comportamento di Tom decisamente eccessivo sia con Andrea che con Bill, cosa che era stato il detonatore di tutto quell' enorme casino.
E c' era Bill.
Sebbene adesso la sua espressione fosse indefinibile ed il suo silenzio improvviso lo fosse anche di più, soprattutto per quello che riguardava le sue capacità di medium che aveva affinato lavorando con quei quattro, era certo che a Bill non dispiacesse affatto avere quella ragazzina tra i piedi.
-  ... Certo, il suo comportamento improvvisamente scostante potrebbe significare che, invece, non gli vada poi più tanto bene ... Forse farei davvero meglio a mandarla via ... Del resto, siamo in parità. Due di loro vorrebbero che restasse e due no ... E i due contrari sono quelli maggiormente problematici ... Georg e Gustav li posso ancora gestire ma i due Kaulitz ... Mi faranno passare le pene dell' inferno ...  -.
Le stesse che aveva già, in un' altra occasione, immaginato di dover passare per mano della rossa amica di Andrea, se mai l' avesse trattata male ...
Per un attimo l' immagine della ragazza gli passò davanti agli occhi, facendolo sorridere al ricordo della sua testardaggine ...
E anche di quell' aria dolce che le aveva intravisto sul viso il giorno del colloquio con la sua futura interprete, mentre lei stava seduta sul divano accanto a Bill, le lunghe gambe accavallate, intenta in una conversazione col suo cantante.
Allontanò quei pensieri inadatti alla situazione e a quello che lui era.
Un manager incasinato che non poteva permettersi troppi voli di fantasia.

Cosa doveva fare?
Pensò di tergiversare almeno fino al giorno dopo.
Avevano un' intervista e avrebbero almeno saggiato le capacità della ragazza, prima di decidere cosa era meglio agire.
E poi, onestamente, non era del tutto certo dell' espressione di Bill ...
Decise che avrebbe parlato a quattr' occhi con lui, prima di prendere la sua decisione.
Se Bill avesse deciso di farsi andare bene la ragazza, sarebbe stato infinitamente più semplice gestire Tom.
Ma doveva essere sicuro.
Sorrise mestamente.
Chi credeva che la sua vita fosse tutta una passeggiata in discesa, in compagnia di quattro "fighixximi", per dirlo come certe fans, ragazzi tedeschi, avrebbe potuto benissimo ricredersi se fosse stato a conoscenza delle dosi massicce di nimesulide che doveva ingoiare per placare certi ferocissimi mal di testa dovuti, anche, a decisioni come quella che doveva affrontare, che avrebbe potuto sembrare semplice ai più, che avrebbe potuto esserlo se, fra lui e la decisione da prendere, non ci fossero stati i suoi benedetti ragazzi.
-  ... Maledizione! ...  -.
<<  Bene ... Domani abbiamo un' intervista ... Penso che rimanderò la mia decisione a domani sera, dopo che avremmo potuto constatare, per lo meno, come lavora ... E adesso sarebbe meglio che ve ne andaste tutti a rilassarvi un po', soprattutto te, Tom ... E anche tu Andrea ... Possibilmente NON assieme ...  >>.
Sorrise tra sè e sè.
Dubitava che il suo amabilissimo chitarrista desiderasse passare del tempo con la ragazza.

Mentre stavano uscendo, silenziosi, e furenti almeno per quello che riguardava Tom, David fermò Bill.
<<  Bill ... Bill, posso parlarti un momento?  >>.
Il ragazzo, già assaporando la calma e la solitudine della sua stanza, rilasciò le spalle e abbandonò le braccia inermi lungo i fianchi.
Aveva già dovuto assistere ad un "simil-processo" contro la nuova arrivata che, tra l' altro, non aveva portato a nulla, ed ora David voleva anche parlare con lui.
-  ... Perchè non con Gustav o Georg? ...  -. Si chiese vagamente disperato.
Voleva solo abbandonarsi sul suo comodo letto e non pensare a nulla.
A quanto pareva, però, non era possibile.
Fece un' elegante piroetta su sè stesso e si ritrovò a fissare i suoi scocciati occhi castani in quelli seri e azzurri del loro manager.
<<  Dimmi Dave ...  >>. Si arrese.
Non avrebbe comunque potuto evitarselo.

Era stanco, o meglio ...
-  ... Deluso ... Sembra deluso ... Ma cosa gli prende a questo benedetto ragazzo? ...  -.
<<  Senti Bill ... Non dobbiamo restare a lungo in Italia, si tratta solo di venti dannatissimi giorni, eppure ... In nemmeno quattro dei suddetti giorni, mi ritrovo già sull' orlo di una crisi di nervi ... Con due dei miei quattro ragazzi che sembrano apparentemente facilmente adattabili, uno che schizza come un esagitato paranoico e uno, tu Bill, che non riesco a decodificare ... E, guarda caso, sei proprio tu che potresti risolvere tutto questo casino ...  >>.
Il ragazzo lo guardò serio, alzando immediatamente un sopracciglio in un' espressione sarcastica.
<<  Da quando in qua siamo noi ragazzini a decidere certe cose?  >>.
Chiese con tono vagamente irrisorio, ricordando perfettamente il discorso che, il giorno prima, l' uomo che adesso gli stava di fronte, aveva tenuto riguardo gli stipendi dei dipendenti.
David rimase leggermente allibito.
Sapeva di essere stato duro con Tom, il giorno precedente, così come era convinto di aver fatto bene a ricordare al ragazzo di rimanere al suo posto, visto la tendenza che aveva a superare certi limiti con molta facilità, come dimostrava l' episodio di poco prima, ma non credeva possibile che Bill l' avesse presa così male.
Sebbene, come tutti i presenti, avesse notato l' espressione desolata che si era dipinta sul volto del ragazzo.
Adesso decise di ignorare quei piccoli campanelli di avvertimento che sentiva risuonare in sordina nella sua testa e proseguì stoicamente.
<<  Sì, in effetti, come ho ricordato al tuo squinternatissimo fratello, non siete certamente voi a dovervi preoccupare delle spese che sosteniamo per i nostri dipendenti ma ... Qui non si tratta solo di soldi Bill ...  >>.
A quelle parole il moro alzò gli occhi sull' uomo.
Non centravano i soldi?
Bene.
Allora, forse, avrebbe potuto prendere in considerazione la possibilità di ascolatrlo.
<<  Dicevo ... Non ti ho chiesto di rimanere per discutere dello stipendio di Andrea, dato che è già definito e adeguato ... Si tratta del fatto che dovrete convivere, o provarci quantomeno, a stretto contatto per diversi giorni ... E la cosa sembra non molto fattibile finchè tuo fratello si ostina ad essere così maledettamente orgoglioso ed irragionevole!  >>.
-  ... Irragionevole ... Non è irragionevole, ha ragione ... Quella ha detto che non gliene frega nulla di noi come persone ...  -.
In effetti Andrea non aveva detto esattamente quello ma il concetto pareva essere riassunto in quel modo nella testa del giovane uomo che, troppe volte, si era visto dare importanza semplicemente in base ai soldi, alla fama ed al successo.
Comunque non disse nulla ed ascoltò cosa aveva da dire David.
<<  Bene ... Il punto è uno ... Georg e Gustav sembrano aver preso abbastanza bene la presenza di Andrea e so che loro non mi daranno problemi ... Il problema è Tom ... Mi chiedo  >>
Aggiunse quasi parlando fra sè e sè e non più con Bill.
<<  Come sia possibile che, ogni volta che si tratta di donne, lui riesca a combinare qualche casino ... Sia che gli piacciano o no ... Comunque ...  >>.
Proseguì riemergendo da quelle sue personali considerazioni
<<  Se tu decidessi che Andrea possa tornarci utile, allora potresti convincere tuo fratello o, per lo meno, renderlo il più innoquo possibile ... Che ne dici? ...  >>.
Rimase in attesa, David, leggermente teso dalla possibile risposta del ragazzo che sembrava valutarlo.
Il manager aveva utilizzato un termine che a Bill non era piaciuto molto.
Aveva detto " tornarci utile " riferendosi ad Andrea, come se fosse un oggetto.
Così come a lui non piaceva essere considerato una macchina sforna soldi, utile solo per guadagnarci, non gli piaceva che gli altri fossero considerati in quel modo.
Ma decise di rispondere all' uomo che aspettava ansioso.
<<  Capisco quello che intendi ... Bhè, credo che tu abbia deto una cosa giusta, prima ... Vediamo come va domani e poi decidiamo ...  >>.
E, detto questo, si volse e si diresse fuori dalla stanza diretto alla sua camera, sperando di non incontrare nessuno.

Ed in effetti non incontrò nessuno, ma qualcosa, di fronte alla stanza che era stata assegnata ad Andrea, lo fece bloccare all' improvviso, l' udito teso a percepire cosa stesse dicendo la ragazza, apparentemente impegnata in una conversazione telefonica e, dal tono confidenziale che stava usando, credeva di sapere chi fosse la persona dall' altra parte del cellulare.
Nadia.

Andrea si era diretta mogia verso la sua stanza, Tom, passando l' aveva volutamente urtata, facendola finire addosso a Georg.
<<  Tom, cazzo! Ma non ti accontenti mai? Non ti basta il casino che hai messo in piedi? Potresti almeno stare attento a come ti muovi invece di avanzare con la leggiadria di un caterpillar!  >>.
Il chitarrista si girò ringhiando.
<<  Io non ho messo in piedi un bel niente! Era giusto che qualcuno facesse notare ai nostri dipendenti quale sia il loro posto!  >>.
Lanciò uno sguardo sprezzante alla ragazza adesso seminascosta dietro al petto ampio di Georg per poi voltarsi e dirigersi alla sua stanza.
<< Io lo prendo a schiaffi talmente piano che quando ha smesso di girare forse, forse, gli sarà spuntato un po' di buon senso in quella testa che usa solo per tener su quella specie di mocho vileda rinnovato che si è fatto fare!  >>.
Esclamò il castano.
Ad Andrea scappò una risatina sommessa, poi posò lo sguardo adorante su entrambe le sue due, meravigliose, G e scosse la testa.
<<  Non credo ce ne sia bisogno ... Semplicemente non gli sto molto simpatica ...  >>.
<<  Solo perchè non ti sei lasciata intimidire da lui ... E' un idita quando ci si mette! E non serve nemmeno che si impegni!  >>.
Anche Gustav era daccordo con Georg, a quanto sembrava.
<<  Ragazzi, dai ... Ho ancora un' opportunità per dimostrare quello che valgo ... Magari alla fine si convincerà anche lui che posso svolgere bene il mio lavoro, che poi è quello che dovrei fare, anche senza metterci i bastoni tra le ruote uno con l' altro ... Del resto si tratta di soli venti giorni ...  >>.
Lo aveva detto con u tono un po' triste e i due ragazzi si osservarono un po' confusi.
Va bene essere delle fans, ma loro avrebbero fatto i salti di gioia sapendo di potersi liberare al più presto di un Tom Kaulitz in fase diustruttiva.
Evidentemente per lei non era così.
<<  Ti teniamo un po' di compagnia, vuoi?  >>.
-  ... PooH ...  -.
<<  No, grazie, David ha ragione, meglio che mi prepari per domani ... Ci vediamo più tardi magari ...  >>.

Si volse e se ne andò mogia lungo il corridoio.

Giunta davanti alla porta della sua stanza si lasciò cadere sul letto, osservando il soffitto chiaro che si andava tingendo, minuto dopo minuto dei colori di quel tramonto che entrava dalla sua finestra.
Mentre era intenta ad osservare una sfumatura di rosa che lievemente mutava in una tonalità più intensa, una musica assolutamente gradita alle sue orecchie pervase la stanza.
Le lievi note iniziali di "Heilig" catturarono la sua attenzione ed allungò alla cieca una mano verso il comodino per rispondere alla chiamata che non poteva che essere quella di Nadia.
Aveva un disperato bisogno di sentirla adesso.
Si sentiva sconfitta.
Non solo avrebbe dovuto rinunciare al migliore lavoro della sua vita, ma anche all' occasione di restare con quei ragazzi che lei, nonostante tutto, amava indecentemente, e poi ...
Come ciliegina su quella amara torta al fiele, avrebbe dovuto ammettere la sua sconfitta con Fabrizio ...
E sebbene forse non sarebbe dovuto essere il suo pensiero principale, e non lo fosse, in effetti, questa cosa le dava il tormento.
Detestava il pensiero della sua espressione trionfante, di quella che lui avrebbe preso come una conferma alle sue supposizioni su quei quattro ragazzi.
<<  Pronto?  >>.

Dall' altra parte del telefono una piccola ma profonda ruga comparve tra le perfette sottilissime sopracciglia di Nadia.
La voce della ragazza che le aveva appena risposto era fin troppo palesemente falsamente leggera.
Qualcosa non andava, lei lo sapeva operfettamente e, nella frazione di un solo secondo, cinque volti si susseguirono nella sua mente, mentre cercava di capire quali di questi poteva essere il colpevole.
-  ... Gustav ... Noooo ... Andrea lo adora ed in efetti è il più adorabile tra tutti. Sono certa che non si tratta di lui ... Georg. A meno che non si sia nuovamente spogliato non credo abbia fatto nulla di male a Andy e, in quel caso, lei non sarebbe così mogia. David ... Credo di essere stata fin troppo chiara con lui su come DEVE trattare la mia Andrea ... No. Tom ... Bhè, è abbastanza arrogante da farle saltare i nervi, ma in quel caso lei sarebbe furiosa ... E Bill ...  ...  ...  -.
Ma non fece in tempo a darsi una risposta su Bill.
<<  Nadia ... Nadia! Mi senti? E' successo qualcosa?  >>.
La voce di Andrea aveva assunto una nota preoccupata dal silenzio della ragazza.
<<  No, no! Tutto bene ... Tu piuttosto ... Mi sembri fin troppo giù di morale, che succede Andy? Devo venire a prendere a calci qualche soda, rotonda, adorabilissima kiappetten krukken?  >>.
Andrea rise di cuore, questa volta.
Adorava quando con Nadia iniziavano a parlare in quel modo buffo, rendeva tutto più divertente.
<<  No, tranquilla ... Anche se ... Forse dovresti prendere a calci me ... Che non ho di certo il bel sedere di Georg, ma credo di meritarmelo più di lui ... Oggi ho combinato un bel casino sai? ...  >>.
ed iniziò a raccontargli i fatti esattamente per quelli che erano stati, tralasciando certe sensazioni strane dovute a certe mani sui fianchi ma riportando l' essenziale in maniera nitida e pulita.
<< ... E questo è quanto ... E adesso? Che cosa dovrei fare? ... Indubbiamente domani farò del mio meglio, cercherò di essere più professionale possibile, sorriderò in maniera gentile e contenuta e non mostrerò nulla di quello che sento e poi? ... Poi mi spediranno a casa a calci, ecco cosa succederà ed io ...  >> La voce le si affievolì appena.
<<  Io non voglio Nadia ... E non è solo per i soldi lo sai! Avrei potuto benissimo accettare questo lavoro accontentandomi solo di vitto e alloggio ... Quando mai mi si ripresenterebbe un' occasione come questa? Ma loro ...  >>.
Fece una breve pausa.
I pensieri le schizzavano in testa e le parole uscivano fuori allo stesso modo : confuse.
<<  Ho aggredito Tom in maniera inqualificabile! Ero tesa e nervosa! Ho permesso ai miei nervi di cedere alla tensione e ho detto cose che ... Che non avrei mai avuto il coraggio di dire, altrimenti e soprattutto ... Soprattutto che non pensavo affatto ... >>.

Fuori dalla porta di quella stanza, fin troppo equivocamente vicino al legno laccato della suddetta, Bill stava in ascolto, negli occhi una strana espressione di chi si interroga sulla veridicità di ciò che sta sentendo.
Sapeva che lei non stava mentendo, del resto era da sola in camera sua, ignara della sua presenza alla sua porta, per cui non stava recitando a favore del ricco, viziato, pomposo cantante della rockband di turno.
E allora?
Avrebbe dovuto credere che stesse dicendo la verità?
Tutto, inconfutabilmente, gli suggeriva che era così, che avrebbe dovuto farlo.
Eppure ...
Eppure non era del tutto convinto.
C' era sempre qualcosa che lo tratteneva dal fidarsi completamente di lei.
Lo aveva fatto, il giorno prima, ingenuo e fiducioso come un bambibno, aveva seguito innocentemente il suo stupido istinto ed aveva creduto che lei fosse sincera e poi ...
Poi quelle parole dure urlate in faccia a suo fratello, quel suo voler prendere le distanze da loro come persone, quel suo volersi relazionare a loro semplicemente come dipendente.
E adesso quelle parole che lui non avrebbe dovuto sentire gli avevano confuso le idee rendendogli un po' più complicato prendere quella decisione che, quel bastardo di David,  non aveva esitato a sbolognarli sulle spalle.
Si allontanò in silenzio immerso nei suopi pensieri, cercando di capire cosa fosse meglio fare, quale fosse la decisione giusta da prendere.

E, sempre con quei pensieri prese possesso della sua stanza prima e della sua doccia poi.
L' acqua calda lo colse di sopresa, trasalì appena, in attesa che la sua pelle si abituasse a quel calore, arrossandosi appena, poi si lasciò avvolgere dal vapore profumato alla ciliegia, il suo bagnoschiuma preferito, tornando ai suoi pensieri.
Ed i suoi pensieri avevano un volto e due incredibili occhi grigi ...
-  ... Credevo che il grigio fosse un brutto colore, così cupo ed indefinito e invece ... I suoi occhi non sono brutti per niente ... Anzi sono ... Trasparenti e così luminosi ...  -.
Si riscosse da quei pensieri che non erano poi molto pertinenti col momento e con la decisione che doveva prendere adesso.
Uscì dalla doccia e si stese, avvolto in un morbido accappatoio, sul letto, rabbrividendo appena.
La sera che era scesa lenta adesso penetrava silenziosa dalla sua finestra e racchiudeva la sua stanza ed i suoi pensieri, tornati nuovamente a concentrarsi sulla ragazza.
Se avesse deciso di non credere alle parole che le aveva sentito pronunciare, le avrebbe egoisticamente negato quell' opportunità di lavoro più unica che rara, e se invece le avesse credute reali, il rischio sarebbe stato grande solo per lui ...
Avrebbe corso il pericolo di sbagliare, di vedere la sua fiducia tradita, di soffrire ...
Cosa avrebbe dovuto fare?
Per il momento decise di alzarsi con uno scatto repentino dal letto, accendere svelto la luce e vestirsi.
Aveva fame.
E Bill Kaulitz, a stomaco vuoto, non ragionava del tutto perfettamente.

Andrea, dopo aver chiuso la telefonata con Nadia, si vestì in fretta, era ora di cena e David aveva chiesto di cenare tutti assieme, per abituarsi un po' gli uni all' altra e viceversa.
Non aveva la più pallida idea di cosa indossare.
Avrebbe desiderato qualcosa che la facesse notare il meno possibile, che la rendesse ...
Invisibile.
Peccato che il famoso mantello dell' invisibilità fosse stato dato in dotazione solo ad Harry Potter e lei, per sua sfortuna, non viveva in un romanzo di J.K. Rowling.
Indossò una maglia nera, enorme, che le copriva le gambe fino a metà coscia, una stampa dei Queen sul davanti, rappresentante un ispiratissimo Freddy Mercury in una delle sue pose che maggiormente le davano forza, e un paio di jeans che avrebbero dovuto essere messo in disuso da almeno una decina di anni quasi, che lei adorava e ai quali non avrebbe rinunciato mai, ma, per non immaginarsi l' aria del tutto allibita e contrariata di Nadia, vi mise sotto le converse viola sfumate che proprio l' amica le aveva consigliato di comprare.
L' insieme non era poi così male.
E comunque a lei piaceva.
Non aveva bisogno di colori accesi addosso.
Non ne aveva mai avuto bisogno.
Il nero le piaceva.
Si truccò con cura e lasciò i capelli,
liscissimi di natura, liberi di cadere come meglio gli pareva sul suo viso.
Quel biondo molto scuro e leggermente ramato, risultava chiaro in contrasto col trucco scuro e gli abiti neri.
Solo la sua pelle era davvero pallida.
-  ... Sembro una vampira ... Ma brutta ... Perchè le vere vampire sono bellissime ... Io ho solo l'aria malaticcia ...  -.
Pensò che forse avrebbe dovuto cambiarsi, quando un energico bussare allegro la richiamò all' ordine.
Era attesa nel salone dell' Hotel per cenare con i ragazzi.
Avrebbe voluto sprofondare, invece prese fiato ed uscì con un timido sorriso che si intensificò notevolmente quando i suoi occhi incrociarono quelli da gatto di Georg che si era trascinato dietro tutta l' alegra combriccola.
<<  Forza! Andiamo a mangiare che ho una fame terribile! Tu come stai messa ad appetito?  >>.
<< Direi che non dovrebbe averne più di tanto, dato che mi ha già mangiato la faccia oggi pomeriggio!  >>.
Brontolò Tom, per nulla convinto a lasciar cadere nel dimenticatoio quella faccenda.

Andrea sospirò frustrata.
Se Tom non avesse cambiato idea su di lei, avrebbe perso il suo lavoro.
Non immaginava che, il gemello da cui dipendeva il suo futuro, non era quello che lei stava osservando di sottecchi, ma l' altro.
Quello che la osservava industurbato a pochi passi dietro di lei e che ancora non aveva chiaro in mente quale fosse la cosa giusta da fare.

Nulla da dire... Direttamente i ringraziamenti :

Layla : Sì, hai decisamente ragione! Bill, in effetti, è un po' severo con Andrea, ma credo che già nello scorso capitolo, e spero maggiormente in questo, si capiscano i motivi che lo spingono ad avere questo atteggiamento improvvisamente scostante! (improvvisamente dato che, negli scorsi capitoli, era stato proprio lui quello maggiormente ben disposto verso Andrea! ) ç___ç ... Io pure A-D-O-R-O PooH ( e Georg, di riflesso! n_____________n !!!!)
Grazie per essere passata da queste parti e spero che questo capitolo ti piaccia! A presto!

Lady Cassandra : la mia donzella preferita e lettrice fedele! Che dire? Felice di ritrovarti e non ti preoccupare del ritardo! Io devo proprio tacere!!! Ehhhh ... povera  Andy (sì, ho notato che lo hai scritto SEMPRE giusto! n___n Bravissimaaaaa *_____________* !!!! ) 
Mi fa piacere che tu abbia notato i "piccoli avvenimenti", poichè è proprio per loro, per quegli attimi di "normalità" che ho cercato di descrivere il più minuziosamente mi sia possibile (ad oggi ... Poi magari miglioro! XD!) è nata questa storia ...
... Se non fossi fan dei Tokio Hotel?!?!?! O___O ... non bestemmiamo ragazza!!!! Presto un medico! La Gemy non sa quello che dice!!!! ... Comunque, tornando a noi ... Sì, le due G si rivelano degli OTTIMI ALLEATI
( cito :  
Cassiopea!!!!!Perchè gli uomini non sono tutti come loro??? - rispondo : Cassiopea!!!!! Non ne ho la più pallida idea!!! (anche se vorrei tanto saperlo, in effetti!) !!! ) sebbene, come hai visto, non saranno loro a poter determinare il futuro della povera Andy ...  E comunque, non era proprio disarmata! Portava con sè Ronald MacDonald (che si sà! Un pagliaccio è quello che serve, contro un Tom furioso e affamato! XD!)!!! X°D! Per quello che riguarda i due Kaulitz ... Tra Bill ( che non sono riuscita ad esimermi dall' infilare in una bella doccia calda ... *ççç*) e Tom in effetti destabilizzano a sufficenza entrambi ... Per quello che riguarda le mani... Guarda, non saprei cosa dirti ... Ultimamente, al di là dei banalissimi e scontatissimi pensieri impuri, quelle di Tom me le immagino mentre scivolano sui tasti di un bel pianoforte ... *_______* ( chissà quando e se mi ripiglierò mai da tale choc!!! ) ... Se poi parliamo di Bill... Lasciamo perdere che è meglio stendere un velo pietoso ( sul mio cadavere =__=''' ... Secca sul posto! ) ... Alla fine .. Bhè, sì, Andrea appare tranquilla ma credo sia semplicemente il suo orgoglio a trattenerla, Tom ... Bhè, lui ha visto mettere a repentaglio il suo ascendente e in pericolo il suo territorio e si è scaldato un po' ... E Bill ... Spero di aver meglio definito i timori di questa A-D-O-R-A-B-I-L-E cretura che risponde a siffatto soave nome ...  Spero che quest' ultimo sia di tuo gradimento tesoro e ... GRAZIE, come sempre ... Sarai anche un po' stufa di sentirtelo dire, oramai, ma... Che altro potrei dire? ... (ho chiesto per erigere la statua sulla pubblica piazza ma ... ancora non ho notizie! X°D! )
A presto tesoro! TVB

E un GRAZIE a chiunque sia passato a leggere questo mio delirio che, come al solito ricordo non avere alcuno scopo di lucro ed i cui protagonisti non mi appartengono nemmeno un pochino-ino-ino (ç___________ç) ... (così come non mi appartiene (il mai troppo compianto ç__ç) Freddy o J.K.Rowling! XD!)

A presto!


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Capitolo 6
*** Cap. 6 Un Ritorno Desiderato ***


Un Ritorno Desiderato

<<  Italia, patria della pizza! Ragazzi ho una fame che non ci credo quasi nemmeno io!  >>.
<<  Noi invece ci crediamo tantissimo Gustav ... Soprattutto io ... Ti ricordo che ti conosco da all' incirca una decina di anni ... Non si sfugge al mio sguardo attento e vigile!  >>
<<  Attento e vigile un corno, Georg! Come se ci volesse poi molto a capire che il nostro Gustav non disdegna una ottima ed abbondante cena! Credo che solo Bill abbia uno stomaco senza fondo pari a quello di Gustav!  >>.
<<  Tom, potresti evitare di parlare come se io non fossi presente, per cortesia?  >>.
<<  Ragazzi! Potreste evitare TUTTI QUANTI di farmi passare l' appetito con i vostri soliti battibecchi idioti?  >>
Andrea rise apertamente.
Non le era stato semplice trattenere quella risata che le si palesava in un sorriso che andava ampliandosi sempre di più sul volto.
L' espressione esasperata di David, che aveva concluso quel giro di valzer con la stessa espressione e tono dei ragazzi, era stata la classica goccia che le aveva strappato quella risata che, forse, nelle sue condizioni, non era proprio il massimo.

<<  Che fai? Ridi del fatto che mi stiano dando del mangione irrefrenabile? Qui se c'è uno che si deve lamentare sono io, mica David!  >>. 
Esclamò Gustav avvicinandosi alla ragazza che adesso, dopo avergli regalato uno dei suoi soliti sguardi innamorati, lo aveva preso sotto braccio.
<<  Assolutamente no! Non mi permetterei mai! Del resto sono daccordo con te fino all' ultima parola! Adoro la pizza!  >>. 
Poi si guardò intorno.
<<  Immagino avrete un tavolo riservato ...  >>.
Ma non ne era sicura.
<<  ... Eccolo!  >>. Proruppe Gustav indicando un grande tavolo elegantemente apparecchiato, alla loro destra.
Andrea non era abituata a tutto quello che la circondava.
Si trovava in un bellissimo albergo, servita e riverita, insieme ai Tokio Hotel che, adesso, stavano prendendo posto, Georg e Gustav che sedevano premeditatamente accanto a lei, come a difenderla dal ciclone Kaulitz di cui facevano parte un Tom Kaulitz che, strafottentemente si era seduto proprio di fronte alla ragazza, come a volerle dimostrare che non avrebbe ritrattatato nulla di ciò che aveva detto e un Bill Kaulitz che invece si era seduto a capotavola, riservandosi una visuale di taglio sul volto della ragazza, appena nascosto da quello di Georg.
-  ... Perchè cavolo stanno sempre appiccicati quei tre, vorrei saperlo! Nemmeno io e Tom fossimo due belve dai quali artigli lei debba essere protetta! ...  -.
Sbuffò spazientito fra sè e sè.
Ma in effetti, se fosse stato onesto con sè stesso e se il suo stomaco fosse stato pieno, forse avrebbe percepito il pericolo che entrambi, sebbene in differrente maniera, potevano ipoteticamente rappresentare per la ragazza in questione.

Ordinarono cinque pizze che arrivarono calde e fumanti davanti ai loro nasi in perfetta sincronia, così che poterono affondare il coltello in contemporanea in quel tripudio di mozzarella filante e pomodoro.
Cosa che Tom non fece con molto grazia finendo per macchiarsi inevitabilmente la sua maglietta preferita, quella che avrebbe dovuto indossare il giorno dopo per l' intervista.
<<  Maledizione! E che sfiga!  >>.
<<  Non si tratta di sfiga, Tom, si tratta di essere persone civili e non ingozzarsi con la grazia di un cinghiale!  >>. 
Sbuffò Bill, il naso dentro al bicchiere della Coca Cola che rischiò di soffocarlo.
<<  Alla faccia della finezza, Bill! E osi anche permetterti di parlare! Intanto la maglietta è rovinata! Questa maledetta macchia seccherà e poi rimarrà lo stramaledettissimo alone!  >>.
Andrea si alzò, parlò educatamente ad un cameriere che le porse una bottiglietta di vetro ed un tovagliolo pulito, armata dei quali si diresse verso Tom.
<<  Quante storie! E' solo una macchietta ... Aspetta ...  >>. 
E detto ciò si apprestò a smacchiare la piccola macchia, strofinandola delicatamente.
Tom la osservava vagamente stupito. 
Era stato disgustosamente, esageratamente a voler essere sincero, ingiusto con lei, l' aveva trattata male semplicemente perchè si era visto invadere il suo territorio ed il suo rapporto con Bill ed aveva reagito in quel modo, intimandole di stare al suo posto.
Ed invece lei non aveva esitato a preoccuparsi della sua maglietta come se si trattasse di uno dei suoi compiti, farlo.
<<  Ecco fatto, era solo una sciocchezza ...  >>.

Una sciocchezza, vero, un gesto banale che però colpì Bill, il quale si era reso conto anche del vago stupore di Tom.
Con la pancia piena e quell' immagine davanti sentì che forse non sarebbe stato poi così difficile prendere quella benedetta decisione.

Georg e Gustav, una volta finita la cena, mentre si dirigevano nuovamente alle loro stanze, si posizionarono ai lati di Tom, schiacciandolo affettuosamente tra di loro e rivolgendogli un' occhiata piuttosto eloquente.
-  ... Uno a zero per la ragazzina fastidiosa ... Hai sbagliato Tom ...  E non è nè la prima nè sarà l' ultima volta, temo ...  -. 
Lo sguardo di Georg era particolarmente fastidioso e questo irritò irrazionalmente Tom.

Andrea camminava quasi rasente al muro, Bill le stava di fianco e lei non voleva correre il rischio di sfiorarlo.
Gli era sembrato un po' strano e ancora non si erano chiariti dalla loro prima ed ultima discussione.
Lei si sentiva ancora un po' offesa dalle parole del ragazzo , anzi no ... 
Se ne sentiva ferita.
Era stato duro, l' aveva accusata di qualcosa di totalmente ingiusto e a lei la cosa non andava giù del tutto.
Voleva solo che lui uscisse dalla sua stramaledetta camera e lui l' aveva accusata di volerlo ... 
Manipolare!
-  ... Che cosa assurda! E adesso? ... Non mi ha nemmeno più rivolto la parola! ... Cosa strana da parte di chi ha diviso con te il tuo dolce, il tuo panino e ... "Chissà a cos' altro si sarebbe potuti arrivare" ...  -.
Quella sottile allusione che era nata dalle labbra del ragazzo, la fece arrossire come una stupida. 
Bill l' aveva osservata in maniera strana per tutta la sera e lei non riusciva a  credere che le sciocche paranoie che il ragazzo aveva manifestato poche ore prima, potessero aver creato quel divario tra di loro.

E ne era dispiaciuta.
In aggiunta c' era il fatto che si sentiva maledettamente in colpa per le parole dure che aveva rivolto a Tom.

Sapeva che Bill non ne era a conoscenza, ma ogni volta che sfiorava quegli occhi che la osservavano assenti, si sentiva scrutata in fondo a quel qualcosa che doveva difendere ad ogni costo.
A sè stessa.

Adesso, steso nuovamente nel buio della sua stanza, Bill stava riflettendo.
Non poteva prendere quella decisione da solo.
David aveva coinvolto lui per aggirare " l' ostacolo Tom ", ma non era giusto.
Doveva capire cosa desiderava suo fratello, aggirarlo non sarebbe stato utile a nulla se non a farlo infuriare nel caso si fosse mai accorto dell' inganno ordito alle sue spalle.
Decise di alzarsi e di andare a parlare con lui.
Mentre pensieroso si dirigeva verso la stanza di suo fratello, quasi andò a sbattere contro Georg e Gustav che stavano uscendo dalla stanza di Andrea, un' espressione serena sul volto.
-  ... Ma cosa fanno? I giochini a tre? ...  -. 
Bill sgranò gli occhi e deglutì rumorosamente non appena si rese conto di quanto quel pensiero fosse volgare e possibile solo per la testolina di Tom e ... Ingiusto.
Nei confronti dei suoi due amici e di Andrea.
Non aveva alcun diritto di giudicarla in quella maniera e nemmeno di pensare quelle cose dei suoi amici.
Due dei suoi migliori amici.
I suoi due unici amici, se si escludeva Andreas.
E adesso lui non stava rendendo giustizia a nessuno di loro e questo lo faceva sentire piccolo e meschino, la qual cosa lo irritava esponenzialmente.
Così, la smorfia che rivolse ai due ragazzi, non fù una delle più amichevoli mentre passava oltre.
<<  Bill ...  >>. 
La voce di Georg gli giunse alle spalle.
<<  Immagino che tu stia andando a parlare di Andrea con tuo fratello ... E' una brava ragazza, Bill, e merita di avere un' opportunità, al di là del fatto che si sia rivolta più o meno duramente a Tom ... Cosa che tra l' altro meritava ... E' fin troppo semplice credere di essere degli intoccabili quando tutti ti sorridono e ti danno ragione ed esaudiscono ogni tuo desiderio ... Dall' auto nuova ad una nuova donna nel letto, alla possibilità di decidere chi merita di lavorare o meno ... Non è giusto, lo sai anche tu e ...  >>.
Il castano fece una breve pausauno storto sorriso un po' triste sulle labbra e, per un istante, ebbe davanti agli occhi quello che erano stati.
Quei quattro ragazzini ansiosi di mordere la vita, di assaporarla fino all' ultimo respiro, quelli che avevano suonato davanti a poche persone, con il cuore che batteva forte, le loro prime canzoni che non erano certo il massimo ...
Che lavoravano sodo e che, quando la notte si ritrovavano a dover dividere la stessa stanza in un piccolo motel, parlando fino allo sfinimento del live appena vissuto, raccontandosi la serata nei minimi dettagli, rivivendola, rendendone le immagini che galleggiavano nel buio sopra i loro visi, si promettevano l' un l' altro che, per loro, sarebbe stato sempre così, che nulla sarebbe cambiato, che loro non sarebbero cambiati ... 
Georg sospirò e terminò la frase che aveva lasciato a metà davanti al viso del loro cantante.
<<  ... Non era quello che desideravamo per noi ... Ricordi? ...  >>.

Gustav si voltò stupito verso l' amico.
Sapeva bene a cosa si riferisse il ragazzo, anche in lui quei ricordi erano nitidi.
Era stato il periodo più felice della sua vita, sebbene adesso avesse molto più successo, più soldi e fosse diventato più alto.
Quei giorni a volte gli mancavano terribilmente.
Ma lo stupiva vedere che, anche per l' amico, fossero ancora ancora così nitidi e rimpianti.

Ora osservavano entrambi Bill.
Ed entrambi cercavano in quegli occhi nocciola il ragazzino che era stato.
Quello con il kilt e i calzini a righe rossi e neri, quello che sbatteva la sua faccia in uno di quei, da lui detestati, talent show solo per dare visibilità alla band, quello che sorrideva sempre e che regalava quel sorriso a chiunque gli stesse intorno senza avere davanti un famoso fotografo e senza pretendere in cambio un assegno con molti zeri.
Avevano bisogno di credere che ci fosse ancora.
Avevano bisogno di sapere che era lì, come c' erano loro.

Bill stava immobile fissando quei due ragazzi.
Amici.
Che suono meraviglioso aveva avuto quella parola, la prima volta che l' aveva sentita pronunciare da un giovanissimo Georg.
Si era davvero emozionato, quel giorno.
Avrebbe desiderato abbracciarlo in quel momento.
Aveva degli amici, amici che lo avevano scelto, che lo avevano voluto conoscere, che avevano desiderato avvicinarsi davvero a lui, al suo sogno che condividevano, alle sue stranezze ed alle sue debolezze, prendendole per quello che erano, senza demonizzarle.
Accettando lui per quello che era, non con sarcasmo o rassegnazione ma con affetto e spirito di condivisione.
Sapeva bene di cosa stava parlando Georg, c' erano state molte notti come quella che le parole del ragazzo avevano rievocato nella sua mente.
Si chiese se gli mancavano.
Se gli mancava ciò che erano stati.
Non seppe rispondersi ... 
Ma non rinnegava nulla.
Sorrise un sorriso finalmente genuino alle due G che ancora non gli avevano staccato gli occhi di dosso.
<<  No ... Non era quello che volevamo e forse Tom ... Lui ha dimenticato ...  >>.
Due sorrisi mesti accolsero le sue parole.
<<  ... E per quello che riguarda Andrea? ...  >>. Chiese Gustav, lievemente ansioso.
Ansia che non sfuggì a Bill.
<<  Io ... Con David abbiamo deciso di aspettare fino a domani, per decidere ... Comunque parlerò con Tom ... Non voglio che venga tagliato fuori da questa decisione! ...  >>. Disse risoluto.
<<  I Tokio Hotel sono una famiglia no? ... Bhè, credo in una famiglia nessuno debba essere lasciato indietro o ignorato o tenuto all' oscuro ... A me ... A noi ... E' capitato e non permetterò che accada di nuovo ... Che Tom abbia o meno dimenticato, non ignorerò il suo parere, non lo ho mai fatto nè lo farò adesso ... Nè mai!  >>.
Il moro sperò di cuore che capissero.
<<  Fai bene, nè noi te lo avremmo chiesto, comunque ... E credo che nemmeno Andy lo avrebbe fatto, e Dave ... Perdonalo Bill ... Non è sempre facile tener dietro a tutto senza desiderare, almeno qualche volta, di utilizzare una scorciatoia ... Sono sicuro che non volesse fregare Tom ...  >>.
<<  Lo so Georg. Tom sa essere davvero insopportabile certe volte ... Cercherò di capire cosa sia meglio ... Vado a parlargli ... Buonanotte ragazzi  >>.
<<  Buonanotte, Bill e ... Buona fortuna  >>.
E, detto questo si diressero alle loro stanze, lasciando Bill a proseguire da solo il suo cammino verso quella del fratello.

Nella sua stanza, l' orecchio pateticamente appoggiato alla porta, Andrea era rimasta in ascolto della conversazione, a tratti oscura per lei, avvenuta tra i due ragazzi che erano appena usciti dalla sua stanza e Bill. 
Dovevano essersi spostati di qualche passo perchè lei non riusciva a sentire nitidamente le loro voci, ciò dovuto anche al fatto che sembravano aver abbassato il tono della voce e della conversazione.
C' era stata una lunga pausa di silenzio tra le parole di Georg e la risposta di Bill che, comunque, le era giunta forte e chiara. 
Avrebbe parlato con suo fratello di lei, della possibilità di rispedirla a casa o meno.
Avrebbe dovuto essere preoccupata da questo ma una infantile e impropria nota d' orgoglio prevalse sui suoi sentimenti e sulle sue preoccupazioni.
Era orgogliosa di Bill, del legame che c' era tra lui e suo fratello.
Sebbene Tom fosse stato un cretino con lui, sebbene lo avesse deliberatamente e gratuitamente offeso, sebbene si fosse attirato addosso le ire del fratello, il ragazzo stesso stava andando a parlare con lui perchè ...
Perchè erano una famiglia ... 
E non solo loro due in quanto fratelli, ma i Tokio Hotel stessi ...
Famiglia di cui facevano parte anche Gustav e Georg, che gli avevano chiaramente espresso il loro essere pienamente daccordo con la decisione di parlare con Tom.
Era dannatamente fiera di loro, e sorrideva, alla faccia di tutti quelli che li consideravano una macchina sforna successi e milioni.
Loro erano una famiglia prima di tutto.
Sopra a tutto.
Al di là di tutto.
E lei ne era stata parte, sebbene per poche ore, sebbene stesse rischiando di doverli lasciare.
Lei si era cullata nel sogno di entrarne a far parte, ed il pensiero di lasciarla le dava un fastidiosissimo senso di oppressione allo stomaco.
-  ... Piantala Andrea! Tu ce l' hai una famiglia! Te la sei creata tu, hai un compagno che non è nemmeno troppo felice che tu sia qui, adesso ... Se sapesse delle tue stupide paure riderebbe di te e ti darebbe della stupida ... Infine ti chiederebbe se desideri maggiormente stare con lui o con quattro ragazzini viziati che nemmeno conosci ... E tu non sapresti rispondergli ... Tentenneresti troppo a lungo, cercando di dare una risposta a tè stessa per poi poterla dare a lui ... E non sei certa, vero, che sarebbe la stessa? ... Infine finireste col litigare ... E poi! Ma di quale famiglia vai cianciando di avere bisogno, quando non sai nemmeno tu cosa vuoi davvero! Vorresti una famiglia che "ti leghi", un posto da poter chiamare "casa"m, ed allo stesso tempo vorresti viaggiare come gli uccelli migratori ... Sei pateticamente ridicola!  -.
Di nuovo quella sua fastidiosa dualità.
Cominciava davvero a mal sopportarla.
Era quella che le impediva di essere assolutamente certa delle scelte che operava.
E la cosa la irritava, perchè qualunque cosa decidesse di fare, veniva subito messa in dubbio dalla parte di lei che non aveva collaborato alla scelta stessa e lei finiva, come in quell' istante, a discutere con sè stessa e la cosa la preoccupava.
Lo faceva da sempre, ma in quelle ultime ore era diventata una cosa quasi continua, questa diatriba con quella parte di lei che cercava di mettere in discussione ogni sua frase o pensiero.
Era stanca, l' indomani avrebbe dovuto sostenere la sua prima intervista radiofonica  e lei doveva prepararsi.
Ringraziò il cielo che la sua prima volta con loro non fosse davanti alle telecamere.
Si gettò sul letto, si tirò le lenzuola fino al naso e cercò di addormentarsi il più in fretta possibile, prima che il suo neurone fulminato la spingesse a dirigersi, silenziosa e agile quanto un gatto di marmo, fino alla porta della stanza di Tom, per scoprire, in anteprima, quale sarebbe stato il suo destino.

Bill bussò titubante alla porta di suo fratello e rimase fermo in attesa di una risposta che sembrava volersi far desiderare.

Tom, seduto con aria svogliata davanti alla tv, stava ripensando a quella giornata che, sebbene sembrasse essere volata via, adesso gli sembrava anche maledettamente ricca di eventi strani ed inaspettati.
Come lo erano state le ultime quarantotto ore, in effetti.
Quella ragazzina, sebbene non fosse proprio corretto definirla tale dato che aveva quattro anni più di lui, era riuscita a creare un bel casino in poche ore.
Ma, forse, anche lui aveva partecipato attivamente nel creare quello scompiglio.
Ripensò al colloquio che lei aveva sostenuto il giorno precedente, a quella sua aria spaurita davanti a loro, espressione che era poi mutata davanti a Georg e Gustav e a lui stesso nella palestra dell' Hotel, quella mattina ... 
Sembrava sempre tesa, ma si era concessa una risata sincera che aveva avuto anche alle sue orecchie,  un tono quasi piacevole, persino, e poi ...
Poi lui aveva detto quella cazzata a Bill e lui si era infuriato.
E Andrea si era preoccupata di ordinare il pranzo anche per loro e glielo aveva portato, sebbene lui fosse convinto che la ragazza sapesse perfettamente che sarebbe stato pericoloso avvicinarsi a loro due in quel momento.
Ma lo aveva fatto e gli aveva offerto anche il suo aiuto e lui, troppo orgoglioso per accettare l' aiuto di chicchesia, l' aveva maltrattata.
Era seguito il turno di suo fratello di maltrattarla e lei aveva sbottato.
Adesso, con il famoso senno di poi che, comunque, non aveva utilizzato spesso nella sua vita, si rese conto che forse, forse, non fosse stata tutta colpa di Andrea, dopotutto, che forse, era stata messa abbastanza sotto pressione da tutta quella situazione, da lui.
E che, sempre forse, la sua reazione era stata un po' troppo eccessiva.
E adesso?
Che cosa avrebbe dovuto fare?
Di andarle a chiedere scusa non se ne parlava minimamente.
-  ... Sono Tom Kaulitz! Non mi scuso proprio con nessuno io! ... Tranne con mio fratello, se proprio si ostina nei suoi atteggiamenti da prima donna offesa e vilipesa! ... E allora?...  -.
Poi si riscosse.
Per fortuna aveva lasciato l' ardua decisione nelle mani di David!
Il lieve bussare alla sua porta lo distrasse dai suoi pensieri per riportarlo alla realtà.
Spense veloce la tv alla quale non stava comunque prestando attenzione.
Immaginò potesse essere Bill a quell' ora ma, chiunque fosse stato, non era il caso che lo beccasse a girare svogliatamente i canali hot.

Finalmente la porta si aprì davanti al suo naso.
<<  Stavi guardando e facendo qualcosa che i miei "castissimi occhi" non avrebbero dovuto vedere, Tomi?  >>. 
Chiese adesso Bill con sarcasmo, ricordandogli, subdolamente, la sua infelicissima frase della mattina.
<<  In effetti lo stavo considerando un buon diversivo, data la mancanza di compagnia più gradita ... No, scemo, stavo pensando ...  >>.
Bill assunse un' espressione volutamente, esageratamente stupita, con il sopracciglio alzato, che fece irritare Tom.
<<  Bhè, cosa vorresti intendere con quell' espressione idiota? Che non è mia abitudine pensare?  >>.
<<  Da come ti stai comportando, Tom, direi che sei tu a voler dare questa impressione ...  >>.
Colpito ed affondato.
Il chitarrista detestava suo fratello a volte, specie le volte in cui, controvoglia, doveva ammettere che poteva avere ragione.
<<  Ok, ok! Sei venuto a farmi la ramanzina? Ti ha mandato David?  >>.
Chiese Tom, sedendosi con disinvoltura sul letto, gli occhi nocciola puntati in quelli di Bill, in attesa della valanga di parole che sarebbero scaturite da quelle labbra che facevano sognare milioni di ragazzine e che per lui rappresentavano semplicemente il peggiore degli incubi, specie in casi come quello.
Casi che capitavano spesso, dato il proprio caratteraccio.

Bill si sentì vagamente in colpa.
In effetti David centrava in tutta quella storia, nella sua presenza lì.
Tom, pur non sapendolo, aveva visto giusto. 
Decise di non mentire.
Poteva riempire di moine e giri di parole i giornalisti, le fans e qualche volta, raramente, persino David, ma con Tom ( e Georg e Gustav di riflesso) non sarebbe servito a nulla.
Lo avrebbero sgamato nel giro di pochi secondi.
<<  Sì, Tom, sono qui per parlare con te, non per farti la ramanzina, che ormai dovresti essere grande abbastanza, e ... Sì, in qualche modo centra David, anche se non mi ha mandato lui qui, anzi, al contrario ... Volevo parlarti di Andrea ...  >>.
Tom si dipinse una smorfia infastidita sul viso.
Eccoli arrivati al nocciolo della questione.
Andrea.
Era strano come Bill sembrasse riuscire a percepire ogni suo disagio e pensiero, dato che era proprio alla ragazza che stava pensando poco prima che arrivasse.
<<  Dimmi, ti ascolto ... Del resto so che non ti asterrai dal farlo ...  >>.
<<  ... Infatti ... Allora ... David mi ha chiesto cosa ne penso di Andrea, se credo che possa ... Tornarci utile ... Così a detto lui ... Io direi piuttosto, se ce la sentiamo di lavorare con lei ... Mi ha chiesto di decidere e poi di cercare di convincere anche te ad essere meno ... Incontrollabile ed indisponente con lei ... Non credo volesse tenerti all' oscuro della cosa o che volesse fregarti, Tom, solo che ... Credo che sia un po' stanco e stressato da tutta questa cosa del nuovo album e via discorrendo, inoltre sta organizzando tutto per le riprese del video ... Insomma ... Credo che volesse più che altro tutelare quel poco di pazienza che gli è rimasta ed evitare delle sceneggiate per una cosa che ha relativamente poca importanza come la scelta di un' interprete piuttosto che di un' altra ... Ha detto che deciderà domani sera, dopo l' intervista in diretta alla radio e mi ha detto che attende una mia risposta ... Cosa devo fare Tom? Cosa gli devo dire? ... Non voglio essere l' ago della bilancia, non voglio essere io a dover scegliere da solo ... Georg e Gustav sembrano essersi trovati stranamente immediatamente in sintonia con lei ma tu ... Io devo sapere cosa vuoi tu ... Non voglio importi la mia scelta o meno ... O forse, semplicemente non me la sento di prendermi tutta la responsabilità ... Siamo una famiglia Tom .... Forse ce lo stavamo dimenticando, presi come eravamo da tutto quello che ci circonda ... E una famiglia prende certe decisioni insieme, nessuno escluso ... Era quello che volevamo per noi, ricordi?  >>.

Tom rimase in silenzio ad ascoltare tutto ciò che Bill aveva da dirgli e, per un attimo, cercò di spingere la sua memoria a quei giorni a cui suo fratello aveva accennato poco prima.
Li ricordava?
Sì.
Gli mancavano?
Non lo sapeva.
La sua vita di adesso gli piaceva, con tutti i pro ed i contro che gli poneva di fronte ogni giorno.
Ricordava quanto lui e suo fratello detestassero quella piccola città che li sbeffeggiava, ma ... 
No, non era sicuro se gli mancassero o meno.
Decise di rispondere al suo gemello che era ancora fermo, in piedi davanti a lui, in attesa di una risposta da parte sua.
<<  Credo ... Credo di avere un po' esagerato con lei e credo ... Che sia una buona cosa metterla alla prova, prima di decidere ... Se David aspetta una tua risposta Bill, sei tu che gliela devi dare ... Non so dirti ancora se Andrea mi sta sulle palle più di quanto mi stia simpatica, ma posso prometterti che, qualunque sia la tua decisione cercherò di comportarmi il meglio possibile ... Del resto si tratta di una ventina di giorni ... Credo di poterla sopportare senza intralciare il suo lavoro ... Piuttosto ...  >>.
Fissò i suoi occhi, adesso vagamente indagatori, in quelli del fratello.
<<  Tu cosa vuoi, Bill? ... Quale è il tuo responso? Da quello che ho capito hai litigato anche tu con lei e il tuo atteggiamento così ingenuamente fiducioso fino a ieri mi sembra sia andato affievolendosi di molto ... Anzi, mi sembra completamente opposto ... Quindi? Cosa hai deciso, al di là del mio parere? Sei favorevole o contrario alla ragazza?  >>.
Bill si trovò ad annaspare leggermente alla ricerca di una risposta a quella domanda.
Cosa voleva lui?
Non lo sapeva.
Ma credeva che la scelta giusta fosse essere obbiettivo il giorno dopo e cercare di valutarla esclusivamente in base al suo lavoro.
E sarebbe stato quello che avrebbe fatto.
<<  Io ... Io credo che a David verrebbe una sincope se gli dicessi che dobbiamo trovare qualcun' altra ... Ma soprattutto credo che domani dovremo essere tutti il più obiettivi possibile ...  >>.
Rispose fissandosi la punta degli stivali.
<<  D' accordo allora! Domani saremo obiettivi ed intransigenti! Dei veri, seri, datori di lavoro! Adesso vai a dormre Bill, non hai una bella cera ... Rilassa i muscoli del tuo bel faccino stanotte ... Domani dovrai tenderli in infiniti sorrisi! ... Stai tranquillo e buonanotte, Bill  >>.
<<  Buonanotte Tom ... A domani  >>.
Uscì dalla stanza del gemello e si diresse in camera sua, col cuore legermente più leggero.
Sapere Tom dalla sua parte era un notevole passo avanti.

Tom chiuse la porta alle spalle del fratello, poi si sfilò i vestiti e in boxer si stese sotto le coperte rabbrvidendo appena, le braccia ripiegate sotto la testa, a fissare il soffitto con un mezzo sorriso tirato sul volto.
-  ... Strambo di un fratello ... Mi ha risposto in maniera politicamente corretta, come durante le interviste ... Ma qualcosa non mi torna ... Ci penserò domani ... E poi credo di sapere che avrò altri venti giorni per pensarci ...  >>.
Chiuse gli occhi e si addormentò.

La mattina dopo un cielo stranamente plumbeo, foriero di un inaspettato temporale estivo, accolse lo sguardo di Andrea che sospirò depressa.
Quello sarebbe potuto essere l' ultimo giorno che passava con i ragazzi e la cosa le stava dando il tormento.
Non riusciva a credere che tutto quello fosse successo a causa del suo stupido, pessimo carattere, quello stesso carattere che nessuno le cuciva addosso vedendola e che poi era destinato amaramente a scoprire, pagando le conseguenze di quella prima, ingenua, errata valutazione.
Ed era toccato anche a Tom e ad il resto dell' allegra combriccola, scoprire cosa celava il suo aspetto banale, quella sua espressione dimessa.
-  ... Un pessimo carattere, ecco cosa nascondevi ... E lo hai tenuto nascosto giusto il tempo di farti assumere ... Non avevi preso in considerazione che sarebbe bastata la parola di un ragazzino di non ancora venti anni a rispedirti al mittente,vero? ... E adesso eccoti qui a rimuginare come una stupida ...  -. 
Quella vocetta fastidiosa nella sua testa avrebbe desiderato soffocarla con le sue stesse mani poi, sbuffando, si rese conto delle follie che stava pensando e si decise a prepararsi.
I ragazzi non ci sarebbero stati quella mattina, avevano una riunione e un sacco di cose di cui discutere con David, l' intervista radiofonica era prevista per quel pomeriggio, alle 16,15.
La aspettava una noiosissima mattinata.
Si preparò con cura meticolosa, poi scese a fare colazione con aria circospetta.

Quel mondo non le apparteneva e la metteva in soggezione, la faceva sentire a disagio e non riusciva ad abituarsi a tutto quello sfarzo.
Elegante e discreto, ma pur sempre sfarzo era.
E la confondeva. 
Quella non era la sua vita.
E rendersene conto non la aiutava affatto ...
Si sedette in un tavolino un po' in disparte e si concentrò sul suo capuccino con aria meditabonda, cercando di allontanare da sè l' attenzione dei camerieri discreti e gentili che vagavano silenziosi ed attenti per la sala.
Pregava in tutte le lingue a lei conosciute, che erano cinque, al momento, che non le cadesse il tovagliolo e, meno che mai, una rumorosissima forchetta che in quel silenzio quasi mistico, le avrebbe attirato addosso lo sguardo di ogni singola persona presente ... 
Già si immaginava circondata da una decina di zelanti camerieri che le porgevano decine di forchette di forme e dimensioni diverse tra le quali lei non avrebbe saputo quale scegliere nè dove collocarle sulla tavola, quando una voce familiare la fece sobbalzare ...
<<  Non sarà una mattinata piena di eventi per te, oggi ... Ti annoierai ... Possono capitare mattine così anche in casa Tokio Hotel, ma ... Dovresti godertela! Ci saranno giornate in cui potresti rimpiangere un po' di sana noia!  >>.
David rise e, senza aspettare l' invito della ragazza, si sedette di fronte a lei con una tazzina di caffè ristretto davanti e ...
Una fetta di pane e marmellata grande quanto il piatto che la conteneva, che la fece sorridere.
Lei aveva lo stomaco chiuso per molteplici motivi.
Forse per la prima volta nella sua vita era a corto del suo famoso e rinomato appetito, quello che faceva la gioia di qualsiasi cuoco!
<<  Sì, sarà una lunga mattinata in effetti, nell' attesa dell' intervista ... So che non ci faccio una gran bella figura ma ... Sono davvero tesa per questa cosa ...  >>.
E, a renderla tesa, erano state anche le parole che l' uomo aveva detto con estrema leggerezza, alludendo ad altri giorni con loro ...
Probabilmente lui non ci aveva fatto caso e lei non avrebbe dovuto prenderle in considerazione ...
Ma per lei era difficile evitarsi di sperare.

David era quasi tentato di intenerirsi, davanti a quella espressione dolcemente confusa che si era dipinta sul volto della ragazza che gli sedeva di fronte e che adesso fissava il suo capuccino intoccato come se fosse la cosa più interessante del mondo.
Se non fosse per i casini che gli aveva procurato in meno di 24 ore passate con loro, lo avrebbe fatto, ma adesso era vagamente in ansia per il responso di Bill e quello che avrebbe comportato, in ogni caso ... 
Di certo quella ragazzina stava cominciando a preoccuparlo ...

Era altalenante.
Un attimo prima, a detta di Tom, berciava come un' aquila ed un attimo dopo se ne stava apparentemente tranquilla seduta davanti a loro quattro mentre dovevano decidere del suo futuro; un attimo prima scherzava a suo perfetto agio con Gustav e Georg e un attimo dopo strisciava lungo le pareti per non avvicinarsi troppo a Bill; un attimo prima sembrava tranquilla e sicura di sè e un attimo dopo se ne stava con quell' aria incerta se cedere alla malinconia o all' ansia e che le fondeva assieme, per non sbagliare!
Decise di fare qualcosa per aiutarla.
Non sapeva se sarebbe rimasta con loro oppure no, ma decise di fare qualcosa. 
Tirò fuori il suo lucido blackberry nero e lo porse alla ragazza, infilandolo a tradimento tra il suo naso e la tazza che aveva di fronte.
<<  Chiamala ... Se non ha nulla da fare, oggi potrebbe stare con noi ... Cioè ...  >>.
Si corresse in fretta.
<<  ... Con te ... Se vuoi ...  >>.

Andrea alzò due occhi grandi come palline da golf e altrettanto tondi e strabuzzati sul viso dell' affascinante uomo che le stava di fronte.
Cosa che, immaginò solo vagamente, non doveva farla apparire particolarmente attraente agli occhi di un' uomo.
Credette di sapere che, sdraiarsi sul tavolo rovesciando, nell' ordine : il suo capuccino, la zuccheriera, la piccola brocca di latte, il caffè e spiaccicandosi addosso la fetta di pane e marmellata, avrebbe fatto gravitare su di lei l' attenzione dell' intero albergo e non solo della gente in quella sala, per cui si trattenne dal manifestare la sua gioiosa gratitudine.
-  ... Del resto si tratta pur sempre del mio datore di lavoro ... E che cavolo! Gli hai già detto che sei nervosa ... Quanti altri validi motivi per licenziarti vuoi fornirgli?  -.
Così, cercando di ricomporsi e di recuperare la sua distaccata aria professionale, respinse gentilmente il telefono dell' uomo.
<<  ... Grazie ... Sarebbe davvero ... Importante per me, e se non è un problema ... Sì, mi piacerebbe poterla invitare ... Ma posso farlo dal mio cellulare ... E' in camera ...  >>.
<<  Nessun problema! Ho sopportato per molte volte Andreas, di certo anche Nadia è la benvenuta ... Ma chiamala subito, dal mio, così non perdiamo tempo ed io posso organizzare le cose ... La farò andare a prendere da uno dei ragazzi della sicurity, non possiamo permetterci mosse false!  >>.
Andrea, sebbene un po' titubante, prese il telefono di David e digitò il numero dell' amica.

Aveva appena visto entrare la rossa amica di Andrea e, mantenendosi un po' a distanza, stava osservando le due ragazze abbracciarsi come se non si vedessero da anni ... 
La gioia sul volto di entrambe era così evidente da renderle quasi ridicole ... 
Quasi.
Perchè lui sapeva che, almeno per Andrea, quelle poche ore, potevano essere, senza alcun problema, paragonate ad anni.
Anni lunghi e difficoltosi.
Sebbene potesse apparire assurdo ai più.
Ma lui, vivendolo sulla sua pelle, sapeva che nulla era brillante e sfavillante come poteva apparire dal di fuori.
Decise di non interrompere quell' abbraccio e di ritirarsi nelle sue stanze, andando a recuperare Gustav dalla palestra e quei tre ghiri patentati, e con ancora tutti i punti sulla suddetta patente, dai loro letti ... 
Non sarebbero stati contenti di essere trascinati giù dal letto all' alba delle dieci e mezza ...
L' aspettava un arduo compito.
Mentre si trascinava, già sconfitto, ai piedi di quella guerra vinta in partenza, in quanto manager, ma che lo avrebbe ridotto ad un mucchietto di nervi tesi e distrutti, la sua mente tornava alle due ragazze.
-  ... David ... Ti stai lasciando coinvolgere troppo da quella ragazzina ... Non sei nemmeno sicuro che resterà a lavorare per voi e già "la vizi" come fosse uno dei tuoi ragazzi ... Le concedi di portarsi l' amica, le fai usare il tuo intoccabilissimo blackberry, quello che contiene praticamente tutta la tua vita ... Perchè cavolo ti stai comportando così? ...  -.
Era vagamente choccato da quelle rivelazioni che stava quasi facendo a sè stesso.
-  ... Forse perchè in fondo, sai che rimarrà ... O forse solo perchè volevi comprarti la sua fiducia e ... Recuperare il numero di Nadia ...  -.
Quell' ultimo pensiero gli fece agrottare la fronte ancora liscia.
Non era gratificante nei confronti di Andrea e poi ...
Lui non aveva nessuna mira particolare su quella rossa pazza e inaspettata.
Quelle erano cose per Tom, non per un uomo maturo e con l' ingrato compito di gestire una famosissima rockband di fama mondiale.
La sua vita era già abbastanza intensa ed incasinata senza tirarci in mezzo anche il privato.
Scacciò quei pensieri e si accinse alla sua ardua prova, la prima di quella giornata che, temette, avrebbe potuto rivelarsi più pesante di quanto immaginasse.


Nella sua stanza Andrea stava sdraiata sul letto, la testa sulle gambe della sua amica e una confusione all' interno di sè che stava cercando di scacciare, o di spiegare a lei.
Nadia era entrata in quel mondo in maniera così naturale che l' aveva spinta ad invidiarla un po'.
Aveva camminato, la testa fieramente eretta sulle spalle, la schiena diritta e lo sguardo altrettanto fiero e diritto davanti a sè, come se tutta quella opulenza non la spaventasse minimamente.
<<  Avresti dovuto avere tu questo lavoro ... Io mi sento un maledetto pesce fuor d' acqua! ...  >>.
Stava dicendole adesso, sconsolata.
<<  Che cosa stai dicendo Andrea?!? Non dire cavolate! Ti stai solo facendo condizionare dalla situazione che si è creata ... E devo ammettere ...  >>.
Sorrise sorniona
<<  Che, seppure non me lo aspettavo così presto, non mi stupisce che il tuo caratterino sia uscito fuori! Anzi! Sono anche un po' orgogliosa che tu lo abbia palesato così in fretta! E brava la mia Andy che ha seguito il mio consiglio di non lasciarsi schiacciare da questi ragazzini, ma li ha rimessi subito al loro posto!  >>.
Esclamò soddisfatta quanto una mamma chioccia che vede i suoi pulcini camminare da soli.
Andrea lo sapeva e sorrise.
<<  Mamy, guarda che le cose non stanno esattamente come le hai descritte tu ... In effetti ... L' unico con cui ho avuto da ridire è stato Tom ... Georg e Gustav ...  >>.
Sbuffò sorridente.
<<  ... Non ne avevano assolutamente bisogno ... Loro sono ...  >>.
<<  ... Adorabili ... Lo so, lo so ... Sono anni che mi fai una testa come un pallone con la presunta perfezione delle due meravigliose G ...  >>.
<<  ... Bhè, appunto, non era solo presunta, ma assolutamente reale ...  >>
<<  ... Come è reale la prestanza del bell' Hagen ...  >>.
Nadia si abbandonò ad un sorrisetto compiaciuto.
<<  A proposito, me lo presenterai, vero, quel bel tocco di manzo di altissima, pregiatissima qualità? ...  >>.
<<  NADIA! Stai parlando della metà delle mie perfette due G! Potresti essere un filino più discreta, per favore?  >>.
Andrea rise, poi, il pensiero del quarto, ancora innominato, protagonista di quelle sue ultime ore, prese il sopravvento e la sua espressione si rabbuiò.
<<  Comunque ... Tornando a noi ... Me lo aspettavo da Tom un atteggiamento simile, o quanto meno, sebbene non me lo aspettassi nei miei confronti in così breve tempo, non mi ha stupito più di tanto ... E poi ... Poi c' è Bill ... Lui mi era sembrato abbastanza contento della nostra collaborazione, ma è da quando abbiamo discusso nella sua stanza ieri pomeriggio, che non mi rivolge la parola ... E' stata una discussione accesa, è vero, ma ... Non credevo che si sarebbe trascinata così a lungo ... Sembra quasi ... Avercela ancora con me ... Ma è assurdo! Desideravo solo farlo uscire dalla sua stanzaa, lui non voleva e mi ha urlato contro ... Ed io non gli ho nemmeno risposto ... Non vedo perchè debba comportarsi così adesso, con me ... Credevo ... Di stargli simpatica, quantomeno ...  Me lo avevi detto anche tu ...  >>.
Quell' ultima frase ferì Nadia.
Aveva illuso Andrea, sebbene in assoluta buona fede ... 
E la colpa era tutta di Bill.
Non aveva mentito all' amica, aveva davvero creduto che l' espressione di Bill e le sue parole, il giorno del colloquio, fossero reali e sincere.
Si era lasciata fregare da quel ragazzino.
Non glielo avrebbe perdonato tanto facilmente.
Sentiva la rabbia montare dentro di lei.
Contro di lui e contro sè stessa che si era lasciata irretire da quegli occhioni da cerbiatto e quelle parole che non avrebbe mai pensato di poter udire dalle labbra di quello che dai più, da lei stessa sebbene con affetto, era sempre visto come un bambino troppo cresciuto.
Sperava per lui che non si sarebbe presentata l' occasione di parlare a tu per tu ... Non era sicura di saper gestire le sue reazioni in maniera razionale.
Non lo era molto per natura e ancora meno lo era se Andrea era coinvolta nella faccenda.
E Nadia sapeva che la ragazza ne era maledettamente coinvolta.
<<  ... Così adesso, la decisione finale per mantenere il mio posto di lavoro, spetta ai due Kaulitz ... ... ... A Tom ... Non credo di avere molte chance ... Sebbene so per certo che la questione è stata discussa anche dagli altri ...   >>.
Stava sospirando adesso Andrea che, mentre Nadia era persa nei suoi pensieri, aveva proseguito il suo logorroico soliloquio.
<<  A meno che tu non ti fiondi immediatamente in camera sua e non gli dimostri che questi venti giorni potrebbero essere molto ... Come dire? .... Interessanti anche per lui ... Facendo sfoggio di tutte le tue atletiche capacità ... Mi sembra che Fabrizio non si sia mai lamentato!  >>. 
Rise la rossa cercando di sdrammatizzare un po' quel momento di tristezza.
<<  NADIA!!!! Ma cosa stai blaterando?!?! Non potrei mai! Per chi mi hai presa? ...  Del resto non sono nemmeno il suo tipo ... E poi ... Certo che Fa non si lamenta! E' di una monotonia assoluta sotto le lenzuola! ...  >>. 
Rise anche lei, sebbene un po' imbarazzata dal poco rispetto che stava riservando al suo ragazzo ma ben consapevole del tentativo dell' amica di risollevarle il morale.

Ridendo e scherzando l' ora della verità stava giungendo in fretta, Nadia aiutò Andrea a prepararsi e poi si diressero nella hall dell' albergo, con il loro cartellino di collaboratori ben in evidenza sul petto.

Tom fu particolarmente contento di vedere la rossa.
<<  Oh! Ciao! Non sapevo che saresti stata qui anche tu ...  >>.
Il ragazzo si sentiva vagamente a disagio, sapeva che Andrea doveva averle raccontato cosa era successo e sapeva che Nadia avrebbe preso le difese della sua amica.
-  ... Deve detestarmi in questo momento ...  -. 
Pensò con uno sbuffo.
Ma poi si rese conto che lo sguardo solo vagamente sprezzante che la ragazza gli aveva rivolto, era andato intensificandosi non appena Bill, in leggero ritardo come al solito, era arrivando in fondo alle scale e si stava dirigendo verso di loro, un' occhiata veloce alla new entry ed alla sua amica.
<<  Ciao Nadia ...  >>.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo e dopo aver sillabato un breve saluto, tornò a rivolgersi a Georg e Gustav.
<<  E così ... Andrea sembra assolutamente entusiasta di voi ...  >>. 
Sorrise loro, mentre il suo sguardo si soffermava sulla muscolatura del bassista.
-  ... E capisco anche il perchè ...  -.
La sua espressione era palesemente lasciva.
<<  NADIA! ... Ti prego, la vuoi smettere? Sono già abbastanza nervosa ...  >>.
Andrea abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e arrossì lievemente.
<<  Bhè, dai ... Mica ha detto nulla di male .. Siamo contenti di piacerti, sai? Non è così Gustav?  >>.
<<  Certo!  >>.
Un breve botta e risposta tra i due ragazzi che poi le si avvicinarono sornioni e la spintonarono leggermente, giocosi.
<<  E poi non essere nervosa! Andrà tutto bene!  >>. Le disse piano Gustav. 

A Bill non era sfuggita l' occhiata lievemente malefica che gli aveva rivolto la rossa e tantomeno la sintonia che si era creata tra i suoi amici ed Andrea.
Ed entrambe le cose lo confondevano in differenti maniere, su diversi livelli che adesso non aveva voglia di analizzare o approfondire.
Certo era, però, che aveva creduto di essere simpatico a quella strana ragazza dai capelli in fiamme che adesso lo aveva squadrato dall' alto in basso, aiutata anche dai numerosi centimetri di tacco dei suoi pericolosi sandali argentati.

Il viaggio in auto si svolse in perfetto silenzio, cosa assai strana quando erano tutti chiusi in una sola macchina.
-  ... Evidentemente la presenza di Andrea ed ancor più quella di Nadia li rende un po' nervosi ...  -. 
Ghignò fra sè e sè il manager osservando i suoi ragazzi e Nadia, di sottecchi. 
Aveva indossato un decisamente breve vestito bianco con grandi fiori argentei stampati, in perfetto accordo con i vertiginosi sandali che la elevavano di una spanna al di sopra di Andrea e che le permettevano quasi di raggiungere in altezza lui e Bill.
Forse metteva un po' in soggezione anche lui.
In effetti la rossa, era una presenza piuttosto ingombrante o che, per lo meno, non passava assolutamente inosservata.

Giunti in prossimità della sede della radio in cui dovevano recarsi, Andrea fu sorpresa di sentir le urla di chi aveva solo intravisto la loro auto.
Era stata anche lei in mezzo a tutte quelle ragazze, non si era affatto dimenticata di essere una fan, ma non credeva possibile che le loro urla si potessero sentire a quella distanza, chiusi in una macchina e, per la prima volta, si rese conto che per loro, aveva potuto essere destabilizzante tutto questo.
A vari livelli.
Lei in quel preciso istante, era terrorizzata.
Si chiese se anche i ragazzi lo fossero ed alzò lo sguardo alla ricerca di una conferma a quel suo sospetto.
Gli occhi di Tom si erano ridotti a due sottili fessure nocciola, brillanti e soddisfatte.
Era entrato in modalità PlayBoy, sorrisetto furbo e sguardo assassino di chi non perdona. 
No, lui non sembrava affatto terrorizzato.
Le due G avevano un espressione tranquilla, serafica, vagamente rassegnata, quella di chi sapeva che il mondo girava a quella maniera e che non sarebbero stati loro a cambiare quella cosa.
Sguardo di poco dissimile a quello di David che nascondeva dietro la sua aria da serio manager una palese aria soddisfatta ed orgogliosa dei suoi ragazzi.
E Bill ...
Forse, in quegli occhi nocciola, intravide un po' di quell' ansia che si aspettava ...
Ma anche ...
Gratitudine.
E questo quasi la commosse.
Se le cose fossero state diverse tra di loro, se fossero state diverse per lei, da sempre, forse glielo avrebbe detto ...
Forse.
O forse no.
Forse non gli avrebbe detto mai della dolcezza e dell' orgoglio che la pervadevano certe volte ...
Non era nessuno per potersi permettere una cosa del genere.

Non appena si trovarono di fronte alla sede della radio, l' onda sonora che investì l' auto la fece tremare, assieme ai finestrini.
Volse lo sguardo su Ivan che viaggiava con loro, pregandolo mentalmente di non chiederle di passare in mezzo a quella folla urlante ed esaltata.
Per fortuna la sua silente preghiera venne esaudita perchè l' auto proseguì il suo cammino, e svoltò dietro al palazzo, diretta, ne era certa, all' uscita di servizio.
Un discreto dispiegamento di forze dell' ordine era stato predisposto, soprattutto a vigilare quella seconda entrata ma, nonostante questo, anche lì c' erano delle ragazze.
L' auto si fermò silenziosa, accolta da dei gridolini estatici e vagamente isterici. 
Per primo scese Ivan che si accostò alla portiera posteriore e cercando, aiutato dalla polizia, di allontanare le fans urlanti, fece scendere ad uno ad uno i ragazzi, che vennero accolti da sguardi deliziati e appena un po' famelici.
Cosa che le fece notare Nadia con un risolino.
<<  Sembra che se li vogliano divorare in un solo boccone ...  >>. 
Ghignò, evidentemente divertita.
<<  Io se fossi in te non sarei così soddisfatta di questa cosa ... Ti rendo noto che io, là in mezzo ci sono stata ... So esattamente quali sono i gradi di follia che si possono registrare ... Sarà già bello arrivare fino alla porta senza danni fisici ... Senza contare che, mentre noi saremo dentro altre se ne aggiungeranno a quelle già presenti e la nostra presenza sarà declamata a tutte ...  >>.
Andrea sembrava preoccupata a sufficenza, mentre Nadia sembrava effettivamente soddisfatta dalla situazione in cui si trovava, della sua posizione privilegiata.
<<  Esci e sorridi, Andy! Sarai infinitamente invidiata ... Dovresti essere lusingata da questa cosa ...  >>.
<<  Nadia ha ragione ... Esci e non ti preoccupare ... Mark ci scorterà ... Non ti accadrà nulla, se escludi alcuni epiteti poco carini che qualcuna ti rivolgerà ... Forza! Ecco Mark ... Fuori e testa alta!  >>.
Andrea avrebbe tanto voluto dar retta a Nadia prima e credere a David dopo.
Ma non si sentiva affatto più sicura.
Lo stesso accolse con gratitudine la mano che Mark le stava porgendo e scese dall' auto senza lasciarla nemmeno per un secondo, seguita dall' amica e dal manager.
<<  Ma chi cazzo è quella tipa assurda con David?  >>
Fu la frase più gentile che giunse alle sue orecchie, che chiuse virtualmene fino a quando non si trovò al sicuro, all' interno dell' edificio.
Quei pochi metri le erano parsi chilometri.
Chilometri che in pochi brevi istanti avevano minato la sua già barcollante autostima.
<<  Visto? Non è stato poi così terribile ...  >>.
Le disse David.
Nadia, che si era sentita rivolgere appellativi molto più colorti, dovuti forse alla sua gonna giudicata troppo corta da quelle fan che, comunque, non erano poi molto più coperte di lei, le si avvicinò.
<<  Non le ascoltare, Andy ... E' solo l'invidia che le fa parlare ... Lo sai benissimo ... Come hai detto, c'eri anche tu ... Sai cosa si prova, e sai che non tutto quello che esce dalla bocca di una fan rispecchia la verità ... Anzi, non lo fa mai ... Non te la prendere ...  >>.
Andrea cercò di sorridere, mentre sentiva lo stomaco contrarsi fastidiosamente ad ogni secondo che passava .
La cosa non le piaceva e nemmeno l' espressione serena delle sue due G riusciva a calmarla, anzi, forse la stava irritando almeno quanto lo sguardo sostenuto e vagamente derisorio di Tom, che la osservava come se le stesse domandando se le fosse piaciuta  quella "passerella", in una maniera così palesemente strafottente da farle quasi desiderare che aprisse quella maledetta bocca e la insultasse.
Invece sembrava assolutamente deciso a tacere.
E poi c' era lo sguardo di Bill che continuava ad essere freddo e scostante, indifferente.
Andrea abbassò il suo, di sguardo, dopo averlo posato su ognuno dei ragazzi.
Nadia avrebbe tanto desiderato prendere a schiaffi quel ragazzino che si permetteva di trattarla a quel modo.
Di farla sentire a quel modo.

<<  Dodici minuti, ragazzi, poi tocca a voi!  >>.
Un uomo ancora piuttosto giovane rivolse quella frase all' interno della sala dalla luce soffusa dove stavano attendendo, prima di scivolare nuovamente via, rincorrendo qualche pensiero e forse qualche suo assistente.
Bill, parecchio discosto dagli altri, si volse appena verso la porta annuendo distrattamente per poi tornare ad osservare la pioggia che da quella mattina prometteva di scendere, cadere sulla strada sottostante e sulla testa di quelle ragazze che li avrebbero aspettati comunque.
Era orgoglioso delle sue fans, sapeva di fqare un buon lavoro, non era certo così ipocrita da non riconoscere il loro talento, ma lo stesso, vedere i risultati di ciò che facevano riflesso su quei volti a volte sorridenti, a volte in lacrime, comunque estatici, lo faceva sentire bene, come se fosse una conferma, quyella conferma che, nonostante tutto, sentiva essergli indispensabile.

Nadia colse l' occasione per avvicinarsi a quella pertica crucca, silenziosa.
<<  Per quanto ancora credi di avercela con Andrea, per il semplice fatto che desiderava che tu la smettessi di fare di fare quegli stupidi capricci ed uscissi dalla tua stramaledettissima stanza?  >>.
Aveva parlato piano, ma la rabbia a stento trattenuta nella sua voce arrivò forte e chiara alle orecchie di Bill, solo alle sue.
Leggermente stupito, sorrise lieve volgendosi appena verso di lei.
<<  Non mi piace che mi si diano ordini ... Nè consigli non richiesti ...  >>.
Rispose sottovoce.
<<  Certo!  >>.
Rispose Nadia, la rabbia che provava verso quel ragazzino rischiò di farla urlare e si trattenne a stento dal farlo.
<<  A te piace solo quando divide con te la sua fetta di dolce o il suo panino, quando, al pari di tutta la gente da cui sei circondato, ti guarda adorante e prende per oro colato qualsiasi tua parola e perdona ogni tuo capriccio infantile! Ma Andrea non è così! E non sono così nemmeno le vostre fans! Forse davanti a voi perdono il controllo sui loro neuroni, ma ce li hanno! E tu e quell' altro egocentrico pallone gonfiato di tuo fratello, dovreste tenerne conto! Andrea ha un cervello suo e un carattere che non è solo quello che la spinge ad abbozzare davanti a voi! E se questo ti disturba, dovresti seriamente fare qualcosa per curare questo tuo puerile bisogno di sentirti sempre al centro del mondo, il fulcro dell' universo ... Perchè non lo sei! Sei solo un ragazzino viziato e dovresti scendere da questo piedistallo che qualche idiota ti ha lasciato credere tuo per diritto!  >>.
Era stata fredda, decisa, implacabile.
E adesso restava lì a fissare con forza i propri occhi felini sul viso pallido del ragazzo che la guardava vagamente sconvolto.
-  ... Come si permette questa stupida? Che cazzo ne sa lei di me? ... Non sa nulla ... Nulla! Crede che la sua amichetta sia così perfetta, così ingenuamente innocente ... .
Avrebbe voluto rispondere a tono a questa giovane donna che si permetteva di trattarlo in quel modo inqualificabile.
Ma sapeva che non poteva sbilanciarsi con lei.
Sarebbe andata a riferire ogni sua singola parola ad Andrea.
-  ... E poi? Cosa vorresti dirle, Bill? Di quanto si sbagli sulla sua amica? Di quanto falsa fosse la sua frase al colloquio? Che non è assolutamente vero che lei lavora per noi ... " Semplicemente perchè siete voi " ...  -.
Era inutile, quella frase continuava a girargli in testa tormentandolo, ancora di più da quando aveva potuto constatare quanto fosse menzognera.
-  ... E del resto, che altro dirle? Quanto ti abbia ferito sapere che a lei non importa nulla di te? Di quello che sei e che provi al di fuori del tuo portafoglio? ... Maledizione!  ... -.
Decise di non dire nulla.
Decise di andare là dentro, rilasciare quella benedetta intervista e valutare la ragazza semplicemente per quello che voleva essere : una loro dipendente, nè più nè meno, ed era certo che scontrarsi con la cieca arroganza di Nadia non lo avrebbe aiutato.
-  ... Maledizione! ...  -.
Si allontanò in silenzio dalla finestra e da quella ragazza.

Nadia si ritrovò basita dalla mancanza di una risposta e costretta a rimanere ad osservare un David che, telefono alla mano, cercava di alleggerire la tensione fotografando i ragazzi assieme alla loro interprete, prima dell' intervista.
L' ansia, la tensione, il puro terrore, era dipinto sul volto di Andrea a lettere cubitali e Nadia, prima che la sua amica entrasse nella saletta insonorizzata con un' espressione nuovamente seria e professionale, le si avvicinò e la avvolse in un breve abbraccio.
<<  Andrà tutto bene, vedrai ...  >>.
Poi prese posto in regia accanto a David, osservando con attenzione il mutare dei volti di quei ragazzi davanti al d-j di turno.
Sembrava che la tensione ed i malumori di pochi minuti prima fossero svaniti, che le ore passate fossero completamente dimenticati.
Le due G erano sereni, un sorriso aperto e di circostanza che mascherava il loro silenzio, Tom appariva rilassato, stravaccato, per quanto gli fosse possibile, su quello sgabello alto, un mezzo sorrisetto compiaciuto di sè sulle labbra sexy e Bill aveva un sorriso talmente radioso e contagioso che riuscì quasi a farla sentire in colpa per le dure parole che gli aveva rivolto.
Quasi.
Sapeva che in quel momento erano i Tokio Hotel e che nulla doveva turbare la loro immagine.
Era il loro grande ritorno, non c' era posto per i loro problemi, le loro angosce o le loro ire.

David osservò per qualche minuto il profilo della ragazza accanto a lui.
<< Fa impressione, vero? Sono dei professionisti, nessuno potrebbe negarlo  >>.
Nadia gli rivolse uno sguardo interrogativo.
<< Andiamo ragazzina, non cercare di farmi passare per scemo ... So bene che Andrea ti ha raccontato cosa è successo ... E la tensione era ben palese poco fa, di certo non aiutata dal fatto che tu abbia rifilato una bella ramanzina al mio cantante ... Ma loro sanno quando è il momento di mettere da parte tutto il resto ed essere professionali ... E, a quanto pare, lo sa bene anche la tua amica ... Si sta comportando nel modo giusto e questo non può che farmi piacere! E' importante che chi lavora per noi sappia quando è il momento di mettere a tacere sè stesso ed impegnarsi solo ed esclusivamente per l' immagine dei ragazzi  >>.
<<  Forse questo è uno dei motivi che li ha portati ad essere così presuntuosi e arrogantemente convinti di essere sempre dalla parte della ragione ... Mi chiedo se sia poi un gran bene tutto questo ...  >>.
Rispose la ragazza quasi tra sè e sè, ma chiaramente rivolta all' uomo che adesso la osservava senza sapere bene cosa risponderle.
Decise di lasciare la questione in sospeso.
Del resto ancora non sapeva se era il caso di discutere di una ragazza che nemmeno era certo avrebbe rivisto il giorno dopo.
Osservò il sorriso di Bill che andava aprendosi sinceramente di minuto in minuto.
<<  Non fingono, Nadia ... Semplicemente dimenticano i problemi per qualche minuto ... E' quello che sta facendo Bill ... Deve prendere una decisione importante, spetta in gran parte a lui decidere se Andrea possa o meno lavorare per noi e sono assolutamente certo  >>.
La sfidò con la voce ed uno sguardo penetrante a contraddirlo.
<<  Che lo farà con assoluta limpidezza, senza farsi condizionare da quello che è successo fino ad adesso ... Compreso il tuo sfogo con lui poco fa ... Sarà corretto, giudicherà solo il suo lavoro, nulla di più  >>
.

Nadia non seppe cosa rispondere e si ritrovò un po' confusa.
Credeva fosse Tom quello che avrebbe dovuto decidere cosa ne sarebbe stato di Andrea, esattamente come Andrea stessa le aveva confidato.
E invece si trattava di Bill.
Si chiese come fosse possibile dato che il diverbio più grande era scoppiato tra Andrea e Tom.
<<  Perchè Bill enon Tom?  >>.
<<  Tom è troppo orgoglioso ... Non che non lo sia anche Bill, per carità! Hanno entrambi due caratteri piuttosto ... Complessi da gestire, diciamo, ma ... Credo di aver intuito che sia Bill quello che deve decidere ... Mi sarà indispensabile per contenere Tom e poi ... Ho come l' impressione che ci sia dell' altro, oltre alla piccola scaramuccia che hanno avuto in camera di Bill ieri pomeriggio ... Non so ancora cosa, ma c'è ... Lo so ... Conosco i miei ragazzi ... Bill è troppo silenzioso e strano per potersi trattare di una simile sciocchezza  >>.
A Nadia parve accendersi una luminosissima lampadina in testa e sgranò gli occhi dandosi della stupida per non averci pensato prima.
Ricordava perfettamente le paure che Bill stesso le aveva confidato riguardo ad Andrea.
Era stufo di gente che lavorasse per loro e di loro si prendesse cura, spinta solo dal denaro e dalla vana gloria, e pensava che Andrea fosse diversa.
Se le cose erano andate come ora la sua mente machiavellica stava immaginando, credeva di poter capire l' atteggiamento del ragazzo e che, forse, era stata davvero troppo dura con lui.

Dopo le strette di mano di rito, dopo gli ultimi sorrisi e circa una decina di cartoline autografate che sarebbero state messe in palio per le ascoltatrici della radio, i ragazzi uscirono ancora sorridenti dalla saletta.
L' intervista era andata bene, filata via tranquilla, senza intoppi, Andrea sembrava aver colpito il d-j che adesso si stava complimentando con lei in italiano.
<<  Davvero è stata la prima volta che lavoravi con loro? Mi è sembrata esserci una buona sintonia tra di voi ... Ed eri anche una fans! ... Accidenti!  >>.
<<  Sì, è vero, la prima intervista ... A dire il vero, il primo lavoro ... E sì, sono anche una fan!  >>.
Rise Andrea, per poi aggiungere seria.
<<  Ma loro sono dei veri professionisti, attenti al lavoro da svolgere, concentrati e precisi. E' un piacere lavorare con delle persone che prendono così seriamente il loro lavoro  >>.
Il d-j le sorrise.
<<  Stai tranquilla, non c'è bisogno che tu sia così trattenuta e che li difenda così a spada tratta! Nulla di quello che ci stiamo dicendo adesso uscirà da questa stanza!  >>.
Ed il sorriso lascivo che le rivolse le fece corrugare la fronte.
Andrea seppe che stava mentendo, che stava cercando di carpirle qualche parola di troppo sui Tokio Hotel.
Qualcosa di pruriginoso, che avrebbe poi potuto rivendere al miglior offerente, dare in pasto a tutti gli sciacalli che avrebbero tanto desiderato vedere andare a bagno quelli che consideravano quattro ragazzini finti e viziati.
Sorrise a sua volta, salutò con garbo, per poi avvicinarsi a David.
<<  Allora, è riuscito a sapere che razza di stronzi viziati ed arroganti, presumibilmente tuti gay, siano i Tokio Hotel al di là delle copertine patinate? Perchè era questo che stava cercando di ottenere corteggiandoti ...  >>.
Tom l' aveva intercettata mentre si stava avvicinando all'uomo.
Andrea non fece in tempo a rispondere.
<<  Abbiamo parlato di questa cosa con Andrea ...  >>.
Poi si volse direttamente alla ragazza, una leggera ruga di preoccupazione sulla fronte.
<<  Non hai rilasciato nessuna dichiarazione sconveniente vero?  >>.
<<  Non sono una stupida ... Ho detto che i ragazzi sono dei professionisti e che è gradevole lavorare per chi prende così seriamente il proprio lavoro, ma ...  >>.
David rischiò di soffocarsi con il suo stesso sospiro di sollievo.
<<  ... Ma? ...  >>.
<<  Temo che adesso sappia che questo è il mio primo lavoro e che sono una loro fan ...  >>.
David si concesse quel sospiro.
<<  Nulla di grave allora ... E' la verità, ma prima che lui inciti le fan ad arrabbiarsi per questo, domani, durante l' intervista telefonica che faremo per un' altra emittente radiofonica, lo dichiareremo apertamente ... Uno dei ragazzi potrebbe inserire la cosa nel discorso ... Tu sorriderai e aggiungerai poche parole di conferma ... E la cosa si sistemerà ... Nessuno potrà lamentarsi, tranquilla ... E adesso, tutti qui! Foto post intervista!  >>.
<<  David, ma che palle con 'sta mania delle foto che ti è presa! Non ne facciamo forse abbastanza? Uff!  >>.
<<  Sì, ma quelle sono programmate ... Vorrete avere qualche foto che non sia apparsa su un giornale un giorno, no?  >>. Rispose David sorridente.
Tom si trascinò alle spalle di Andrea, osservandola di sottecchi.
Era sempre un po' tesa, ma sul suo viso era apparsa anche un' ombra di soddisfazione per come si era risolta quella prima intervista.
Non aveva potuto esimersi dall' accorgersi quanto il suo sorriso fosse mutato.


Una volta giunti nuovamente in Hotel e superata la cortina di fans che li separava dalle loro stanze tranquille, Bill si avvicinò piano a David e dopo aver scambiato qualche parola con lui, prese un ascensore da solo e sparì.
Andrea si chiese dove stesse andando così di corsa, Nadia lo chiese direttamente a David, lasciando la sua amica alle cure di Georg e Gustav che la stavano intrattenendo in chiacchiere che lei sembrava gradire.
<<  Nadia ... Non credo che Bill abbia bisogno di una tua ennesima lavata di capo ... Credevo di averti spiegato abbastanza bene la situazione prima, alla radio ...  >>. Sospirò l' uomo.
Stava difendendo il ragazzo, Nadia lo sapeva bene, e credeva di sapere bene anche cosa lo spingesse a farlo : la stessa cosa che spingeva lei a comportarsi allo stesso identico modo nei confronti di Andrea.
Sorrise, dolcemente questa volta.
<<  Nessuna ramanzina, devo solo ... Chiedergli una cosa ... Non lo obbligherò a decidere in base a quello che penso io ... Ho solo bisogno di una conferma per una certa cosa a cui stavo pensando. Posso andare da lui?  >>.
David avrebbe voluto chiederle cosa avesse pensato ma il sorriso che gli si era dipinto sul viso, per la prima volta privo di quell' aria sorniona o di quella vagamente arrogante sicurezza in sè stessa, lo distrasse.
<<  E' andato sulla terrazza dell' edificio ... Cerca di non buttarmelo di sotto, se ti è possibile ... Mi serva ancora, sai?...  >>.
Le sorrise a sua volta.
<<  Temo che ci siano troppe persone pronte a trucidarmi se mai dovessi abbandonarmi alla realizzazione di certe perverse fantasie ... Ci si vede dopo ... Ah! Non dire ad Andrea dove sono ... Arrivo subito ...  >>.

Non solo due occhi azzurri la osservarono allontanarsi leggera e decisa.
Altri occhi, di un nocciola intenso, che erano posati su di lei fin da quando si era avvicinata a David, la fissarono fino a quando non sparì all' interno dell' ascensore.

<<  E' per via di quello che ha detto a Tom, non è vero? ... E' per questo che ce l' hai su con lei peggio di un bambino capriccioso ...  >>.
La voce della rossa lo colse alla sprovvista, così come la folata di vento che, violenta, gli strappò l' ombrello dalle mani, facendolo volteggiare nel cielo per andare ad atterrare chissà dove e chissà quando.
Quel temporale estivo si stava rivelando più forte di quello che aveva pensato.
Oltre che inatteso.
Come quelle ultime quarantotto ore.
Come quella loro nuova interprete.
Come quella ragazza e la sua intuizione.
Cosa avrebbe dovuto risponderle?
Decise di non mentire.
<<  Sì ... Non avrei dovuto sentirle, so che nessuno pensa che io le abbia sentite ... Avrei dovuto restare nella mia stanza ma, guarda un po'  >> Sorrise sornione.
<<  Il bambino capriccioso aveva deciso di ubbidire proprio la volta in cui forse sarebbe stato meglio non farlo ...  >>.
Poi tornò serio.
<<  Sì, la ho sentita e devo ammettere che non è stato un piacere, per me, sapere di aver sbagliato sul suo conto ...  >>.
La pioggia sottile ma incessante ed il sibilo del vento, portarono via quelle parole quasi sussurrate mentre si fissava il fondo dei jeans che si stavano rapidamente scurendo per l' acqua che andava impregnandoli.
Anche i suoi capelli erano ormai fradici e grandi gocce d' acqua scivolavano dai suoi finti dread sulla maglietta, il volto era rigato di pioggia ed il trucco cominciava a risentire di quella situazione, sciogliendosi appena.
Faceva davvero tenerezza e Nadia lo rivide esattamente come lo aveva sempre visto.
Un ragazzo decisamente sensibile, forse troppo.
<<  Non che io adesso creda che il tuo atteggiamento sia corretto, soprattutto perchè Andrea ignora che tu la abbia sentita ed il tuo atteggiamento la confonde, nè credo di sbagliare su di lei, ma ... Per lo meno adesso mi si chiarisce un po' il tuo comportamento ... Cosa posso dirti? Nulla, temo ... Credo che tu ti sia creato una tua opinione e che qualsiasi cosa io possa affermare non la cambierà ... Decidi come meglio credi, per quello che mi riguarda, io non dirò nulla ad Andrea ... Credo che, qualunque sia la tua decisione, sia una questione che dovrete risolvere tra di voi ... Anche se sono convinta che se aveste un po' più di tempo ... Tipo una ventina di giorni ... Da passare assieme, potreste avere più opportunità per chiarirvi ...  >>.
Gli sorrise allusiva.
Si volse e si allontanò, decisa a raggiungere Andrea e ad asciugarsi, ma si fermò ancora una volta.
<<  E, Bill ...?  >>.
<<  Sì?  >>.
<<  Mi dispiace di essere stata così dura, oggi, con te ... Credo ancora che tu stia sbagliando ma ... Forse ho un po' esagerato ... Non stare troppo a lungo qua in cima ... Penso che a David non serva un cantante con la laringite ...  >>.
Sorrise e si sottrasse agli occhi del ragazzo che, una volta convinto che lei se ne fosse andata, scese a sua volta, diretto alla sua stanza e ad una rilassante doccia calda e rigenerante.
Sperando che potesse chiarirgli anche i pensieri.


Quella sera David ordinò una cena per sette che consumarono nella sua camera.
C' era qualcosa di cui avrebbero dovuto discutere ed aveva invitato i ragazzi a raggiungerlo per le otto e mezza.
Così si ritrovarono tutti lungo il corridoio che portava alla stanza dell' uomo, ognuno di loro con una differente espressione sul viso.
Georg e Gustav erano un po' tesi ma anche rassegnati : Bill aveva parlato con Tom, ma non aveva chiesto a nessuno dei tre un consiglio su quella scelta.
Sapeva benissimo come la pensavano.
Adesso spettava solo a quello spilungone che sfuggiva gli sguardi di tutti loro, perso nei suoi pensieri.
Nadia aveva un' aria risoluta, quella di chi, comunque vadano le cose, sa di aver vinto.
Non avrebbe permesso che un eventuale licenziamento, abbattesse la ragazza che teneva per mano, cercando di infonderle quel coraggio e quella sicurezza che sembrava mancargli.
La mano in quella di Nadia, Andrea osservava la schiena di Tom, ancora convinta che il suo futuro dipendesse da lui, che li precedeva e che adesso stava bussando alla porta del loro manager.

<<  Ho una fame terribile ... Cosa hai ordinato di buono?  >>.
<<  Tom ... E meno male che il pozzo senza fondo sarei io!  >>. Rise Gustav.
Si sedettero a tavola in uno strano clima mite e silenzioso e, una volta che davanti ai loro nasi furono posati i dolci ed i caffè, David alzò lo sguardo su tutti loro.
Non si stupì dell' apparente calma di Nadia nè di quella di Tom, Georg e Gustav
Tutti sapevano che la scelta era di Bill.
Tutti tranne Andrea che se ne stava cheta, ad osservare di sottecchi Tom, che, anche quel pomeriggio, aveva avuto un appunto poco carino per lei.
Aveva creduto che lei li avesse sputtanati col primo d-j che faceva il cascamorto.
Questo l' aveva offesa.
Non che credesse di interessare davvero al ragazzo, ma Tom glielo aveva sbattuto in faccia : si era interessato a lei solo per poter avere qualche rivelazione sui Tokio Hotel.
La situazione l' aveva un po' depressa.
Pensò che il music business avesse poco a che fare con la musica e molto con l' immagine, con i pettegolezzi ...
Questo le dispiaceva.
Lei credeva davvero nella musica di quei ragazzi.
<<  Allora ...  >>.
La  voce di David interruppe i suoi pensieri.
<<  A quanto pare è giunto il momento di decidere ... Per quello che mi riguarda, credo che l' intervista di oggi sia andata molto bene, compreso quel breve scambio di battute che Andrea ha avuto con il d-j alla fine dell' intervista stessa ... Ha avuto qualche attimo di titubanza davanti alle ragazze che vi attendevano davanti all' edificio, ma credo che sia normale ... Una piccolezza che può benissimo essere superata, una volta abituata alla cosa ... Il punto è : avrà il tempo di abituarsi? Ditemelo voi ragazzi, alla fine siamo una famiglia e le persone che possono entrarvi vanno valutate tutti assieme ... Allora?  >>.

Andrea trovava terribilmente ridicola ed imbarazzante quella situazione, lei, che non reggeva la tensione delle banalissime recite scolastiche, che entrava in crisi persino se un passante per strada la fissava per più di mezzo secondo netto, lei che nella maggior parte dei casi avrebbe preferito sparire dalla faccia della terra, adesso si ritrovava ad aver assunto il ruolo dell' imputata, osservata e giudicata da loro.
Desiderava sprofondare.
Era il suo più grande desiderio, in quel momento.
<< Per me e Georg credo si sia capito che non ci siano problemi ... Andrea ci piace e ci è sembrato andare tutto più che bene oggi ...  >>.
Gustav le rivolse uno di quuei suoi adorabili sorrisi timidi che, assieme a quello più aperto ma comunque contenuto di Georg, ebbe il potere di stenderla.
E sarebbe potuto avvenire davvero se non fosse stata così tesa.
Ricambiò quel sorriso percependo con la coda dell' occhio il breve cenno d' assenso di David e di Nadia.
Poi il suo sguardo si spostò su Tom che stava osservando Bill, come a capire chi dei due avrebbe dovuto parlare.
Avrebbe voluto andarsene, alzarsi e tornare solo dopo che avessero finalmente deciso.
Non credeva di poter sopportare l' ironia di Tom e quell' espressione strana che Bill continuava ad ostentare nei suoi confronti.

Ma non lo fece, forte dell' approvazione di David, della presenza rassicurante di Nadia e dell' appoggio di Gustav e Georg, rimase stoicamente immobile in attesa del giudizio finale.
<<  Tu cosa ne pensi, Bill?  >>.
Chiese Tom, fissando suo fratello con una attenta aria assorta.
<<  Io ... Io credo che le divergenze personali non debbano influire sulle decisioni professionali ... Oggi è andata bene, e la storia delle fans si può aggiustare di sicuro ... Credo che potremo lavorare bene con lei ... Inoltre penso che non ci convenga perdere altro tempo andando alla ricerca dell' interprete perfetta, o della persona perfetta ... Si tratta di venti giorni e ...  >> 
Si stava incartando, mandando a farsi benedire la sua famosa parlantina sciolta.
<<  ... Credo che Andrea sia un buon acquisto per noi ...  >>.
Fù Nadia la prima ad esultare di quella scelta, si volse ed abbracciò stretta la sua amica.

Anche Gustav e Georg esultarono, sebbene in maniera decisamente meno vistosa, scambiandosi uno sguardo di intesa e David sospirò soddisfatto, appoggiando la schiena alla sedia imbottita, rilassando finalmente ogni suo muscolo.
L' idea di dover affrontare altri colloqui non gli sorrideva per nulla ed era contento che una decisione fosse stata presa, finalmente.
Tom non sapeva se essere contento o meno.
Quella ragazza avrebbe potuto essere fastidiosa ma aveva promesso a suo fratello di comportarsi bene, o per lo meno di provarci.
L' avrebbe sopportata.

Gli unici a non manifestare apparenti sintomi di felicità erano proprio Bill e Andrea.
La ragazza era indubbiamente contenta : avrebbe potuto passare del tempo con i ragazzi, avrebbe potuto lavorare con loro e questo la riempiva di una emozionata gioia che avrebbe faticato a reprimere se non fosse stato che ...
<<  Andrea! Che ti prende? Hai ancora il tuo lavoro, dovresti fare i salti di gioia!  >>.
Nadia l' aveva raggiunta, discostandosi assieme a lei, dagli altri.
<<  Certo! E lo sono ... Sono contenta Nadia ... Contenta di avere ancora il mio lavoro ... Contenta di essere un " buon acquisto " ...  >>.
Aveva sussurrato la ragazza, posando uno sguardo un po' triste, un po' rassegnato, su Bill che stava dall' altra parte della stanza ad accusare le poderose, amichevoli manate di Gustav e Georg, evidentemente intenti a congratularsi della sua scelta.

Eccoci qui... Sembra essere stata presa una decisione, sebbene a volte l' essere freddamente giudicati non faccia troppo piacere ... ma passiamo a Voi! ^___- :

LAYLA : Ebbene sì! Forse Bill si fida o forse vuole evitare un infarto a David n_____________n, ma per lo meno qualcosa si è mosso! Grazie per le recensioni sempre graditissime! A presto (speriamo...) !

NICEGIRL : Grazie per essere passata e spero che ti piaccia anche questo capitolo! n_______________n

CASSANDRA : Mhhhhhhh ... Nettare e Ambrosia ... nutrimento divino per la Divina Creatura che sconvolge i nostri padiglioni auricolari ... *çç* ...  Lieta che ti sia piaciuta la tenuta di Andy, ma devo contraddirti, non ha i capelli neri (non ancora almeno ^__- ) ma lunghi e di un castano chiaro ed insipido, n___n'' ... Però è palliduccia, sì ...  Devo proprio ammettere (me si gonfia di orgoglio X°D) che Nadia sa davvero fare colpo! Io la adoro! (e anche il nostro dave parrebbe apprezzare... gh gh ) ... Mi fa piacere che apprezzi Bill e la sua umana natura che si manifesta, credo che sia importante ... E Tom ... bhè, che dire? Se non lo rappresento un po' stronzetto (ma molto meno che con June, daaaiii!) non sono contenta ... G&G .. Non ho parole... ADORABILI! In questo cap c'è una piccola parte a cui tengo particolarmente... capirai qual'è e spero che mi dirai cosa ne pensi! Un Abbraccio enorme cara e alla prossima! E... AH! tvb! ( ^__- ).

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Capitolo 7
*** 7. Cap 7 Your Birthday, Our Surprise ***


ffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff <<  Andrea, smettila! Santo cielo! Continuerai a lavorare per i Tokio Hotel e a salvarti pare essere stato proprio Bill e non il Kaulitz malvagio ... Insomma, dovresti essere contenta, no?  >>.
Nadia la guardava con gli occhi strabuzzati.
<<  Bhè, scusa se non sono molto soddisfatta nel trovarmi considerata un oggetto che può tornare utile! Lo hai sentito no?  >>.
Rispose la castana stizzita.
Ma non lo era, era solo ... Addolorata.
La cena appena terminata aveva determinato cosa sarebbe stato di lei per i seguenti venti giorni, ossia l' interprete dei Tokio Hotel ma, almeno ai suoi occhi, la cosa non era stata molto positiva.
<<  Ohhh, Dei!  >>.
Esclamò la rossa portando le mani al cielo, vagamente esasperata.
<<  Sembri essere davvero incontentabile! In nemmeno 24 ore hai scombussolato il chitarrista di questa maledettissima band e litigato con il divino frontman della suddetta ... Cosa avresti preteso? Che ti stendessero un tappeto rosso e i due già citati ragazzi ti facessero da paggetti con una improponibile calzamaglia addosso? Andiamo, Andy ... Perchè, invece di pensare al poco entusiasmo dei due Kaulitz, non ti godi le tue adorabili due G, che sembravano essere invece particolarmente entusiaste?  >>.
Andrea sospirò affranta.
Sapeva che Nadia aveva ragione, sapeva di non poter pretendere poi molto dopo il casino che aveva fatto scoppiare con Tom; dopo la litigata con Bill ...
Bill.
Ancora ci stava pensando.
Nonostante tutto, e a quel tutto, adesso non voleva pensarci, trovava assurdo quello screzio.
Trovava ingiusta e sciocca l' accusa che il cantante le aveva rivolto.
Assomigliava maledettamente ad uno stupido capriccio da bambino viziato, trovava stupido che lui adesso le rivolgesse a malapena la parola per quella scemata, e questo la indispettiva ...
-  ... Alla faccia dell' essere matura! ... Uff ...  -.
Si arrabbiò un po' con sè stessa, sapeva di avere un carattere strano e a volte un po' pesante da sopportare e da gestire, ma era anche un po' orgogliosa di sè.
Nonostante quel "famoso" tutto, riusciva a vedere i difetti di quei ragazzini ... 
O meglio, quelli di Tom e Bill ...
-  ... Gustav e Georg sembrano essere immuni dalle "brutture" del mondo ...  -. Sorrise.
Almeno loro ... Perchè di certo il carattere dei gemelli, al pari del suo, non era all' acqua di rose ...
Comunque si rendeva conto che avrebbe dovuto essere contenta per  quel risultato, e lo era.

Salutare Nadia la mattina dopo non fù esattamente la cosa più semplice del mondo, voleva essere l' ultima ad abbracciarla, così se ne stava leggermente in disparte, osservandola salutare i ragazzi e David.
La rossa si era avvicinata a Tom e lo aveva squadrato da capo a piedi.
<<  Non essere troppo duro con la mia Andrea, me la hai incasinata già abbastanza  >>.
<<  Cercherò di essere il più tollerante possibile ... Sempre ammesso che non si metta di nuovo a strillarmi in faccia ...  >>.
Sorrise sornione il ragazzo.
<<  Mi sembrava di aver capito che te lo fossi ampiamente meritato  >>.
Sorrise lei a sua volta, poi gli tese la mano e strinse quella del chitarrista energicamente.
<<  Spero che ci sia un' occasione di incontrarci nuovamente, prima del termine del contratto di Andrea, giusto per controllare come procedono le cose e se la tua tolleranza è sufficente ...  >>.
<<  Lo spero anche io  >>.
Rispose Tom, concedendosi un' occhiata più accurata e maliziosa alla ragazza che aveva di fronte.
Fù poi il turno di Bill.
<<  Bene ... Hai preso la tua decisione ... Bel discorsetto ieri sera ... Spero solo che tu sappia che Andrea non è un oggetto da usare ... Il fatto che sia una vostra dipendente non annulla la sua personalità ... Dovresti applicare per lei quello che vorresti per te stesso ... Ti sei lamentato spesso di chi ti giudica solo per quello che vede ... Bene ... Vedi di non commettere lo stesso errore, sarebbe davvero stupido, da parte tua ...  >>.
Poi strinse la mano curata del ragazzo.
<<  Ah, Bill ... Io non ho detto nulla ad Andrea di quello che mi hai confidato di aver sentito ... Magari potresti dirglielo tu ... Potrebbe essere utile ad entrambi, non credi? ...  >>.
Bill non disse nulla, osservava gli occhi penetranti della ragazza, cercando di capire se il suo fosse un suggerimento o un ordine e non stupendosi affatto della possibilità che potesse trattarsi davvero della seconda opzione.
Quella rossa sembrava non avere poi molta soggezione di lui ...
Di nessuno di loro, in effetti. 
<<  Arrivederci Nadia ...  >>.
<<  Arrivederci, Bill  >>.
Nonostante tutto il ragazzo ebbe la netta sensazione di non stare poi così antipatico a quella strana spilungona.
Non del tutto almeno.
Nadia adesso si stava dirigendo con passo sicuro verso David.
<<  Mhhh ... A quanto pare hai trovato la tua interprete ... Sono sicura che non te ne pentirai ... Almeno per quello che riguarda il lavoro, Andrea sa esattamente come muoversi ...  >>.
Quella sibillina precisazione non rassicurò molto il manager che comunque decise di non dare a vedere quell' attimo di sconforto al pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere, di ciò che lui doveva assolutamente evitare.
<<  A quanto pare sì ... Ho notato che sa fare il suo lavoro, che sa gestirsi e riconoscere quando è il momento di tacere ... Sì, credo che a livello lavorativo ci troveremo piuttosto bene ... Arrivederci, Nadia e grazie per essere corsa non appena Andrea ti ha chiamata ... Credo le sia stato molto utile  >>.
<<  Non c' era alcun dubbio che l' avrei fatto ... Ma cerchiamo, per quanto possibile, di non metterla in crisi al punto di avere bisogno di me, da adesso in poi ...  >>.
Quelle parole avevano il vago sentore di una minaccia ed il sorriso mellifluo che le accompagnava non rassicurava di molto l' uomo, anzi, non lo rassicurava per nulla.
Lo stesso, David si sorprese ad osservarlo un filino troppo attentamente.
Si riscosse.
<<  Farò del mio meglio, ma ... Su quei quattro purtroppo non posso mettere la mano sul fuoco ... Se non a livello lavorativo ...  >>.
L' ennesima allusione.
<<  Comunque ... Sappi che io vi sarò addosso in un battibaleno se mai Andrea dovesse farmi anche solo intuire di aver bisogno di me ...  >>.
Tra i due si era creato immediatamente un buon feeling, Nadia non aveva avuto alcuna difficoltà a passare dal più formale "lei" ad un comodo e rilassato "tu".
Sentiva di avere almeno una cosa in comune con David : Andrea.
O meglio, capiva che quei quattro ragazzini, forse Bill in particolare, valevano per lui quanto per lei valeva Andrea, ossia molto.
Non era semplicemente il loro manager, c' era dell' altro, qualcosa che ancora non aveva bene inquadrato e a cui non voleva dare un nome solo in base a quelle poche interviste lette, ma che, a pelle, le dava una buona sensazione e le permetteva di avere una buona opinione dell' uomo.
Adesso gli sorrise e gli strinse la mano.
<<  Speriamo, allora, di non avere più motivo di vederci ...  >>.
Gli sorrise lui.
La sua mano era grande e forte, diversa da quelle dei ragazzi, forse simile a quella di Georg, ma comunque, la stretta che ne ricevette era certamente più matura negli intenti.
-  ... Bhè ...  -.
Ma non terminò quel pensiero, Nadia, si rese conto di essersi intrattenuta anche più del dovuto a parlare con lui.
Sorrise e passò oltre.
Era il turno delle due G.
Georg e Gustav che, come al solito erano assieme e stavano chiacchierando con Andrea.
Scosse la testa.
Doveva ricordarsi di far erigere una sorta di monumento a quei due ragazzi, prima o poi.
O magari avrebbe potuto semplicemente ringraziarli.
Si avvicinò sorridente, non poteva essere altrimenti alla vista del sorriso rilassato di Andrea.
<<  Bene, e ora voi due ... Non vi ho lasciati per ultimi per importanza, al contrario, volevo che foste gli ultimi che avrei salutato perchè ho da dirvi una cosa molto importante ...  >>.
Gustav sorrise quel suo timido sorriso, che mitigava quello sfacciatamente sexy di Georg.
<<  Non ci avevamo fatto caso di essere gli ultimi ...  >>.

Andrea, cogliendo quella frase lasciata un po' in sospeso corrugò appena la fronte.
Cosa aveva voluto dire Gustav?
C' era qualcosa che non andava?
-  ... Andrea, smettila e pensa solo a lavorare per loro! L' ultima volta che ti sei impicciata di affari che non ti riguardavano hai quasi rischiato di perdere il posto di lavoro ...  -.
Ma dentro di sè sapeva che era accaduto semplicemente perchè si era trattato di Tom, che aveva il potere di far saltare i nervi alla gente molto facilmente.
-  ... Gustav non mi tratterebbe mai a quel modo ... Ma comunque sono affari suoi ... Se vorrò parlargliene dovrò stare molto attenta ... -.
Tanto presa nei suoi pensieri, stava quasi lasciandosi sfuggire le parole che Nadia, un caldo sorriso che fino a quel momento non le aveva riconosciuto, sulle labbra, stava rivolgendo ai due ragazzi.
<<  Bhè, cosa altro posso dire a voi due? Alle due perfette G della mia Andrea? ... Grazie ... Questo posso dirvelo e posso persino permettervi di farci l' abitudine ...  >>.
<<  Ne siamo lusingati, non è vero Gus?  >>.
<<  Certo Georg ... Arrivederci Nadia, spero che ne capiterà l' occasione ... E che sia un filino più piacevole di questa ...  >>.
Gustav le aveva teso la mano che Nadia aveva accolto, per poi passare a quella di Georg.
<< A presto, ragazzi  >>.
Poi si era voltata verso Andrea.
<<  E adesso tocca a te ... Abbiamo parlato abbastanza ieri notte, non credo di avere molto da dirti ... Cerca solo di non fossilizzarti sulle tue preoccupazioni made in Kaulitz e goditi fino in fondo questi giorni ... Saranno fantastici, vedrai! Devi solo ripartire con il piede giusto ed il resto verrà da sè! Coraggio!  >>.
La abbracciò stretta, abbastanza da farle dimenticare quei quattro semidei e da farle desiderare di tornare a casa con lei, ma non poteva farlo.
Per dovere, per piacere e per orgoglio.
Avrebbe dimostrato quello che era in grado di fare, alla faccia di chi non la considerava degna nemmeno di cento lire bucate!

Non si era aspettata che il suo lavoro potesse essere così impegnativo.
Ma era anche altrettanto soddisfacente.
Conosceva gente nuova, metteva in pratica anni di studio e fatiche, dimostrava giorno dopo giorno quello che valeva imparando allo stesso tempo molte cose.
Era bello, finita un' intervista, essere raggiunta dal dj, vj o dal giornalista di turno per sentirsi stringere la mano e farsi fare dei complimenti che come sempre la mettevano un po' in soggezione ma che le regalavano dei sorrisi che sapeva si sarebbe portata addosso per ore.
Era imbarazzante trovarsi davanti alle telecamere, era imbarazzante sapere di finire in qualche fotografia assieme a loro, era imbarazzante per lei immaginare cosa, milioni di ragazze, pensassero, ma le soddisfazioni erano tante e lei ne era avida.
Era bello anche vedere il volto rilassato di David alla fine di certe giornate particolarmente intense, quando la chiamava per discutere dell' intervista successiva, mentre sorseggiava mollemente una red bull.
<<  Chissà perchè, ma io ti immaginavo su una comoda poltrona a gustarti un wiskey, magari lasciando scivolare la mano sul pelo folto di un bel gatto ...  >>.
Rise la ragazza.
<<  Ehy! Non sono mica Il Pdrino! Comunque la poltrona ce l' ho ed il wiskey non mi dispiace ... Ma devo ammettere che quei quattro mi hanno convertito a questo affare ... All' inizio nemmeno mi piaceva ... Forse è vero che crea una sorta di dipendenza, forse è un' arma di distruzione di massa messa a punto per soggiogare le folle ... O forse sono solo quei quattro dell' Apocalisse che stanno cercando di rendermi dipendente per prendere il sopravvento sulle mie povere membra già sufficentemente provate ...  >>.
Rispose l' uomo in tono drammatico, fissando quella lattina con sguardo scettico, a favore del sorriso della ragazza
Poi tornò serio.
<<  Sta procedendo tutto piuttosto bene ... Ormai siamo agli sgoccioli ... Tu sei soddisfatta?  >>.
<<  Certo! Come potrebbe essere altrimenti? Ovvio, non so come sarà una volta terminato il contratto ... Mi chiedo se non rischierò di farmi assalire da una piccola orda di fans mentre gironzolo per il supermercato, ma ...  >>. Rise lei.
Non stava mentendo, quel piccolo, sciocco timore le era venuto davvero, qualche volta, ma troppo presa dal lavoro e da tutto il resto, lo aveva sempre scacciato.
<<  Credi che dovremmo lasciarti una delle nostre guardie del corpo, una volta terminato il tuo contratto?  >>. 
Rise David.
<<  Non sarebbe male, avere qualcuno che non solo ti protegge, ma che magari ti porta anche le borse della spesa ... No, credo che non mi abituerei mai ad una cosa simile ... E' già abbastanza complicato farlo adesso ...  >>. 
Scosse la testa Andrea.
<<  E comunque, tra un paio di giorni saprò com' è tornare nel mondo dei comuni mortali ...  >>.
David vide l' espressione della ragazza farsi un po' triste e una piccola ruga si dipinse sulla sua fronte, ma non fece in tempo a risponderle.
Qualcuno aveva bussato e poco dopo, un Tom dallo sguardo guardingo aveva fatto capolino nella stanza del manager.
<<  Ti ho cercata dappertutto ... Dave, hai finito di tediarla con le tue solite raccomandazioni e cavolate simili? Vorrei parlarle ...  >>.
Esclamò scontroso.
Andrea era abbastanza stupita di questo, ma anche incuriosita dllo strano atteggiamento che animava il ragazzo, si volse verso il manager che le fece cenno di andare.
Non appena Andrea e Tom furono usciti dalla sua stanza l' uomo tornò meditabondo ai suoi pensieri.
C' era qualcosa che gli sfuggiva e lo preoccupava; detestava non avere sempre chiaro e preciso, il punto della situazione.

<<  Fra cinque giorni sarà il nostro compleanno ...  >>. Esordì il ragazzo, quasi tentennante.
<<  Lo so ... Credo che non ci sia una sola fan dei Tokio Hotel che non lo sappia!  >>. Sorrise indulgente lei.
Le aveva fatto una strana tenerezza vedere Tom con quell' aria un po' attenta un po' intimidita.
-  ... Che cavolo gli prende adesso? ... Però ... E' strano che mi si rivolga così ...  -. 

Stava rilassandosi e godendosi quell' espressione quasi tenera di lui, poi un' illuminazione la colse.
-  ... Che cosa vorrà? ...  -.
Non era molto gentile da parte sua pensare questo del ragazzo che, in fondo, le aveva dato meno problemi di quelli che lei stessa aveva preventivato.
Certo, c' erano stati giorni in cui si erano scontrati, giorni in cui lui era stato più incattivito di un cane rognoso, ma lei lo capiva, in fondo.
In quei giorni avevano corso avanti e indietro tra set fotografici ed interviste, e chi credeva che fosse una cosa piacevole e rilassante, stare per ore seduti a farsi impiastricciare la faccia a regola d' arte e poi in posa davanti ad un fotografo con delle manie di perfezione ...
Bhè, si sbagliava!
Persino lei ne risentiva, spesso.
Adesso osservava il ragazzo che si passava un dito dietro l' orecchio e si fissava le scarpe come alla ricerca delle partole da dire.
-  ... Atteggiamento poco probabile per Tom, eppure ...  -.
<<  Sì Tom, lo so ...  Quindi?  >>. Lo incalzò.
Il ragazzo si riscosse, ritrovando il suo più abituale malumore.
<<  Cazzo, come siamo di fretta! Dove devi andare?  >>.
Andrea prese il cellulare, erano quasi le otto, tra poco Fabrizio le avrebbe telefonato.
<<  Da nessuna parte in realtà ... Volevo rivedere la scaletta degli impegni di domani e decidere cosa indossare ... Non mi piace dover scegliere i vestiti dalla valigia con ancora gli occhi chiusi, i risultati potrebbero essere peggiori di quelli avuti fin'ora ... E poi sono curiosa ...  >>.
Tom rise, quella ragazza amava prendersi in giro, ed era una cosa gradevole avere intorno un essere di sesso femminile che non fosse ossessionata dal suo aspetto o che non volesse apparire perfetta ad ogni costo, se solo a volte la cosa non gli sembrasse una specie di difesa contro il mondo intero.
Contro di lui, nel momento specifico.
La osservò appena, poi decise di dire quello che aveva da dire; non gli sembrava il momento adatto per psicoanalizzare quella ragazza e, del resto, non credeva di esserne in grado.
<<  Volevo solo dirti che ... Visto che il tuo contratto finisce il 31 di Agosto ... Bhè, noi pensavamo di festeggiare il 2 di Settembre, stiamo organizzando qualcosa di pazzesco, davvero! Pensavo che, magari, potresti festeggiare la fine del tuo periodo di lavoro con noi proprio in quell' occasione ...  >>.
Andrea sentì uno sfarfallio all' altezza dello stomaco, le faceva uno strano effetto quella piccola attenzione da parte del ragazzo e, per quanto avesse cercato di concentrarsi sul lavoro non poteva non ammettere, almeno con se stessa, di aver atteso quel momento da quando aveva iniziato a lavorare per loro.
Da quando lui le aveva chiarito che avrebbe dovuto pensare solo a fare il suo dovere e non impicciarsi di cose che non la riguardavano ...

Aveva provato a farlo, lo aveva fatto, eppure ...
Eppure lo aveva atteso, quel momento, e adesso finalmente era arrivato ...
Un sorriso dentro di lei le stava illuminando anche il volto rivelandosi sulle sue labbra.
<<  ... E poi ...  >>.
-  ...  Poi? ...  -. Pensò lei tornando alla realtà.
Quel poi non le piaceva.
Rimase un po' interdetta da quel poi.
<<  ... E poi ... Potresti chiamare Nadia ed invitare anche lei ...  >>.
-  ... Eccolo cosa voleva ...  -.
Il sorriso dentro di lei andò piano piano spegnendosi, mantenne però quello sulle labbra.
Aveva quasi rischiato di svelare quella sua debolezza a lui.
No, non lo avrebbe permesso.
<<  Bhè, questo sarebbe un invito ufficiale?  >>. 
Gli chiese incrociando le braccia al petto in un istintivo, involontario atteggiamento di difesa.
<<  Devo parlarne con David, ma ... Non credo che ci siano grandi problemi, in effetti ...  >>.
<<  Allora posso chiamare Nadia e vedere cosa ne pensa ... Sempre che anche tuo fratello sia daccordo ... Del resto non si tratta solo del tuo compleanno ...  >>.
Eccolo, il secondo affondo alle sue misere, puerili speranze ...
Bill.
Dubitava che al ragazzo avrebbe fatto piacere trascinarsela dietro anche in quell' occasione.
-  ... Ma forse, non appena saprà che ci sarà anche Nadia, non ci metterà molto a decidere che gli va più che bene ...  -.
Sgranò gli occhi.
Sapeva di essere stata ingiusta nei confronti della sua amica di sempre, lei non le aveva mai dato motivo di invidiarla, nè mai era stata gelosa di lei ...
Che diamine le stava succedendo?

-  ... Che cosa le prende? Che razza di faccia mi fa sù adesso? Che cosa ho detto? Mi sembrava una cosa che avrebbe potuto farle piacere ... Mhà! Non dubitavo che Nadia fosse un po' strana, ma addirittura preoccuparsi che trattassi bene Andrea ... Infatti! Io le propongo di passare con noi il nostro compleanno e lei prima mi guarda come se fossi una specie di improponibile visione onirica, poi abbassa gli occhi come se avessi detto una mostruosità e poi tira in ballo quel cretino di mio fratello che, in effetti, è stato strano per tutti questi benedetti venti giorni ... Ecco cosa ottengo quando cerco di essere gentile, una apparentemente psicolabile interprete che non riesco ad ... Interpretare! E che cazzo!  -.
Pensò appena un po' incattivito il ragazzo.
<<  Certo che mio fratello è daccordo, come se cambiasse qualcosa una persona in più o in meno ...  >>.
Si morse immediatamente la lingua.
-  ... Mossa falsa Kaulitz! Hai detto una cazzata, direi ...  -.
Stava parlando da solo, Tom, ma non aveva potuto farne a meno quando la ragazza, prima ancora che riuscisse a terminare quella frase, gli aveva alzato addosso due occhi enormi, grigi e ... 
Trasparenti.
Ma non abbastanza da permettergli di capire cosa passasse per la testa di lei.
<<  Bene, Tom, allora facciamo così. Tu chiedi a Bill e poi me lo fai sapere, così io avviso Nadia e ... Oh! Scusa ma adesso devo proprio andare ... Ci vediamo dopo, la mia stanza sai dov'è ...  >>.
" Ten Black Roses" dei The Rasmus, risuonava ancora nei corridoi mentre lui la osservava allontanarsi, dirigendosi a sua volta verso la stanza di suo fratello.
Non credeva davvero che avrebbe avuto alcun problema ad invitare anche le due ragazze ma, effettivamente, qualcosa gli suggeriva che, forse, sarebbe stato meglio parlargliene e che, forse, la risposta che avrebbe ottenuto avrebbe potuto essere differente da quella che si aspettava.

<<  Pronto? Ciao Fa, aspettavo la tua telefonata ... Come stai?  >>.
<<  Come vuoi che stia? Ripieno di pollo alle mandorle ... Non vedo l' ora che questo benedetto contratto termini, non sarebbe male fare una cena decente, una volta ogni tanto!  >>.
Un sacco di risposte erano salite alle labbra di Andrea che sapeva perfettamente non essercene nemmeno una che il ragazzo dall' altra parte del telefono, avrebbe voluto sentire.
L' adolescente che era stata tornò a galla, rabbiosa e sboccata, avrebbe desiderato litigare con lui come facevano a scuola, avrebbe voluto litigare con lui per una cosa sciocca così da poter scacciare quel sottile malessere che l' aveva colta poco prima, mentre parlava con Tom.
Come succedeva alle medie ... 
Lei litigava con qualcuno e lui le permetteva di ritrovare il sorriso, dopo essersi sfogata.
Seppure arrabbiata per la frase misogina e maschilista che lui aveva appena detto, sorrise.
Quel periodo della sua vita era stato bello e le mancava, le mancava quel Fabrizio e quella adolescente che lei stessa era stata.
Decise di non intavolare una discussione che non avrebbe portato a nulla e di sganciare la bomba immediatamente.
<<  Sì, ecco ... Il fatto è che ... Arriverò a casa due giorni dopo il previsto ... Alcuni impegni improvvisi, capisci ...  >>.
<<  Questo significa che non ci vedremo, prima che io parta! Lo sai che devo andare a Bologna per tre settimane! Sapevi che avrei voluto vederti, prima!  >>.
La voce del ragazzo era fredda e tagliente.
Per un attimo lei desiderò che lui le urlasse contro, che le desse motivo di pensare che, sotto la routine e l' apparente distacco, ci fosse ancora del fuoco che bruciava ...
Invece nulla, il silenzio che seguì quella sua affermazione le lasciò intuire cosa sarebbe venuto dopo.
Un' insipida accondiscendenza che, invece di soddisfarla, la irritava irragionevolmente.
<<  Daccordo, del resto si tratta di lavoro ... Un lavoro che non credo valga tanto quanto sembri essere convinta tu, ma pur sempre un lavoro ... Va bene. Allora ci sentiamo domani sera ... Buonanotte Andrea  >>.
<<  Buonanotte Fabrizio ...  >>.
Chiuse la chiamata e si sedette sul letto fissando quel telefono senza sapere se desiderasse che suonasse di nuovo, che lui la richiamasse per dirle che era una stronza o che ... 
L' amava ...
-  ... Non ha nessuna importanza ... Tanto non succederà ...  -.
Sbuffò, poi si abbandonò sul letto, le braccia stese sopra la sua testa, senza sapere cosa fare.
Probabilmente si addormentò perchè, poco dopo, un imperioso bussare alla sua porta la svegliò di soprassalto.

<<  Allora, Bill? Che ne dici?  >>. Tom era stranamente
 ansioso.
<<  Dobbiamo proprio? Voglio dire ... E' solo una nostra dipendente ... Cosa ce la portiamo a fare dietro?  >>.
Tom era vagamente allibito dalle parole di suo fratello, che aveva smesso di passeggiare avanti ed indietro per la stanza e si era bloccato davanti a lui, fissandolo negli occhi.
Non era da Bill ...
Il suo Bill che, nonostante tutto, nonostante ci provasse, era ancora così portato a fidarsi delle persone in base alle sue personalissime sensazioni, il suo Bill che, in effetti, sembrava essere stato favorevolmente impressionato dalla ragazza ancora prima di conoscerla ...
-  ... E adesso cosa prende, anche a lui? Certo che qui stanno diventando tutti strambi! ...  -.
<<  Bhè, abbiamo lavorato bene assieme e sarebbe stata una cosa carina,
credevo che le ragazze non ti dispiacessero ... Inoltre la ho già praticamente mezzo invitata e ...  >>.
Bill sbuffò, allontanandosi dal viso i lunghi capelli.
<<  ... E non sarebbe carino dirle che sei stato un presuntuoso idiota, vero? E poi ... Vuoi rivedere Nadia ... Se ti conosco almeno un po' direi che le hai messo gli occhi addosso, o sbaglio? ... Sai? Non credo sia molto carino nemmeno invitare una ragazza solo perchè vuoi provarci con la sua amica ...  >>.
Davanti all' espressione un po' allibita, un po' colpevole, decisamente ridicola, di suo fratello Bill abbandonò le braccia lungo i fianchi.

Alla fine sapeva che non avrebbe saputo negare nulla a suo fratello, ma questa volta qualcosa dentro di lui sembrava agitarsi in maniera fastidiosamente sgradevole, e lui stentava a sopportarla.
Detestava quella sensazione e del resto suo fratello aveva ragione, non aveva avuto nulla contro le due ragazze ...
All' incirca ...
Basta, non voleva pensarci, si stava innervosendo, così sbottò contro suo fratello.
<<  E va bene, va bene! Fai come ti pare! Del resto è anche il tuo compleanno, sei libero di invitare chi ti pare senza chiedere il mio permesso o il mio parere!  >>.
Tom si offese di quelle parole e la sua espressione mutò nuovamente; fissò suo fratello che evitava il suo sguardo ora, voltandogli la schiena.
<<  ... Sai bene che non inviterei mai qualcuno se immaginassi che non ti stia simpatico o senza chiedere il tuo parere ...  >>.
Bill si volse verso di lui, lo spazzolino in una mano, chiaro segno che si sarebbe chiuso in bagno per un po'.
<<  A quanto pare lo hai già fatto ... Valle a dare la buona notizia ed a permetterle di chiamare Nadia ... Buonanotte Tom ...  >>.
Bill sparì oltre la porta del bagno e Tom uscì dalla sua stanza, grattandosi pensieroso la nuca.
Non aveva molta voglia di analizzare gli strani comportamenti di suo fratello nè quelli di Andrea ne quelli di nessun' altro.
-  ... E che cazzo! Sembra quasi che abbia combinato la più grande stronzata del mondo, a sentire lui! Basta! Adesso vado a dirlo ad Andrea, mi fiondo nella doccia anche io e poi nanna ... E speriamo che questa serata finisca presto!  -.
Adesso stava bussando energicamente alla porta della stanza della ragazza che sembrava non aver sentito il suo bussare appena più lieve di poco prima.
<<  Andrea! Stavo prendendo in considerazione l' idea di sfondare la porta ... Ti eri addormentata?  >>.
<<  Sì, scusami ... Hai parlato con Bill? Cosa ne pensa della tua idea?  >>.
Tom sorrise sornione, nascondendole i rimproveri che aveva ricevuto poco prima dal fratello, vergognandosene un po' e non desiderando affatto che lei ne venisse a conoscenza, concentrandosi solo sulla sua vittoria.
<<  Ovviamente mi ha detto che va bene ... Cos' altro avrebbe potuto dire?  >>.
<<  Sbruffone ... Ti hanno abituato male, mi sa, a darti sempre ragione ... Il giorno in cui qualcuno ti dirà di no sarà un vero dramma per te, lo sai?  >>.
Lei, appoggiata allo stipite della porta lo osservava altrettanto serafica, una scintilla divertita in fondo agli occhi.
<<  Bhè, dubito che questo possa accadere ...  >>. Rispose con uno sguardo da seduttore consumato.
<<  Ok, ok ... Allora se per voi va bene, chiamo Nadia ... A domani, Tom, buonanotte ...  >>.
Rientrò chiudendosi la porta alle spalle, lasciando il ragazzo là fuori ad osservare quel pezzo di legno chiaro.
Era forse la prima volta che una ragazza gli chiudeva la porta in faccia senza nemmeno provare ad attirarlo nel suo antro ...
-  ... Tom! Sei un maiale! Sempre a quello pensi! ...  -.
Rise con leggerezza di sè, poi si diresse in camera sua, sperando che Nadia ed Andrea si sentissero quella sera stessa, si stese sul letto senza nemmeno levarsi le scarpe, scartando immediatamente l' idea di perdere tempo sotto la doccia e, al contrario di quello che aveva temuto, si addormentò immediatamente.

Bill si fissava nel grande specchio della stanza da bagno.
Aveva due profonde occhiaie che si rivelavano impietose una volta che il trucco scivolava via dalla sua pelle, era pallido e, ancora avvolto dal vapore caldo che sembrava nebbia, aveva un aspetto leggermente inquietante, con quei capelli lunghi appiccicati sul viso.
-  ... Forse sono davvero un tantino troppo lunghi ... Dovrei fare qualcosa ...  -.
I capelli, stava pensando ai capelli.
Per un attimo sbuffò trovando che, in quel momento, era costretto a dare ragione a chi lo considerava un ragazzino viziato e superficiale.
Ci sarebbero state molte altre cose di cui preoccuparsi, non per ultimo quell' invito fatto anche a suo nome da suo fratello ...
Ma non ne aveva voglia ...
Si stese nelle lenzuola fredde con addosso ancora l' asciugamano legato ai fianchi stretti, aveva bisogno di dormire, non di pensare ... 
Spense la luce e si lasciò scivolare nel sonno.

<<  Allora festeggeremo con i Tokio Hotel il compleanno dei due Kaulitz, ho capito bene?  >>.
<<  Sì, Nadia. Hai capito benissimo! E credo proprio che tu sia l' unica persona da ringraziare per questo inaspettato invito ... Sono convinta che il divino chitarrista abbia adocchiato la sua prossima preda ... Peccato non si sia reso conto che non si tratta propriamente di una preda, ma di una cacciatrice ad un livello troppo alto per lui!  >>.
Rise Andrea.
<<  Bhè, il sopracitato chitarrista non è niente male ... La qui presente cacciatrice potrebbe anche travestirsi da preda, per puro, mero piacere personale ...  >>.
<<  NADIA! Tu mi sconvolgi! ... A parte gli scherzi ... Credi che sarebbe un bene lasciarsi coinvolgere in quel senso da Tom? ... Voglio dire ... Certe volte mi ricorda Marco ... Non voglio che ...  >>.
Nadia la interruppe.
<<  Non sono più una ragazzina di quattordici anni, Andrea! Mi sembrava di avertelo dimostrato! Sono io che decido adesso! Nessun' altro!  >>.
La voce della ragazza dall' altra parte del telefono era stata fin troppo dura ed Andrea ne era dispiaciuta.
Non voleva ricordarle il passato, toccare quell' argomento ...
<<  Tu non devi dimostrare nulla, Nadia, nè a te stessa nè tantomeno a me ... Solo ... Non vorrei che ti facesse soffrire ...  >>. Rispose la castana, mogia.
<<  Andrea ...  >>.
Nadia lasciò libero di giungere fino all' amica il sorriso nella sua voce, sapeva di essere stata un po' dura.
<<  Marco mentiva, mostrava qualcosa che non era ... Tom non si nasconde dietro a parole vuote ... E' quello che è, e sebbene non sia proprio il massimo, sembra sfoggiare la sua fama fin troppo orgogliosamente a favore della consapevolezza delle sue presunte prede ... Non succederà nulla che io non voglia e soprattutto nulla di male ... Fidati di me ...  >>
<<  Di te mi fido ... >>.
Rispose Andrea rincuorata dal sorriso dell' amica.
<< E' di lui che non mi fido troppo ... >>.
Chiuse la conversazione con Nadia, dopo essersi messe daccordo, poi si infilò una vecchissima maglietta che era certo avesse visto giorni migliori, e si stese sotto le lenzuola.
Erano fredde e, dopo essersi raggomitolata su un fianco, cinse tra le braccia il cuscino per abbandonarsi ad un sonno che sperò essere più sereno dei suoi pensieri confusi.

Erano in volo, tra poco sarebbero giunti ad Amburgo e da lì un van li avrebbe portati alla loro meta : 
HidePark, uno dei parchi di divertimento più grandi della Germania, a metà strada tra Amburgo ed Hannover, nella regione di Niedersachsen.
Dal momento in cui il mistero le fu svelato, Andrea non era più stata nella pelle, si sentiva agitata come una bambina che avesse ricevuto il suo regalo di Natale con molto anticipo ... 
E che regalo!
La razionalità le diceva che avrebbe dovuto contenersi, ma la sua parte infantile, ancora palesemente insita in lei, fibrillava di aspettativa.
  ... Temo che non crescerò mai ...  -. Sorrise di sè.
In aereo Tom, comodamente stravaccato tra lei e Nadia, aveva mostrato loro delle immagini del parco sul suo portatile e lei aveva faticato a trattenere dei versi di puro stupore e genuino desiderio di giungere in fretta.
Certo, Tom si era soffermato su attrazioni sulle quali lei non avrebbe messo piede nemmeno sotto tortura, ma sapeva che ci sarebbe stato del divertimento anche per lei, un divertimento più misurato ma ugualmente piacevole e, inoltre, sapeva che buona parte della sua eccitazione era dovuta al viaggio, al fatto di dirigersi verso una meta che non aveva mai veduto.
Si conosceva abbastanza da sapere che per lei era così.
La sua passione per il Viaggio, il suo istinto migratore, erano già entarti in scena dentro di lei nel momento stesso in cui aveva messo piede su quell' aereo.
C' era aspettativa in lei, l' aspettativa del viaggio, dei passi che avrebbe fatto su strade che non aveva mai percorso.
Si fece appunto mentale di fissare per bene il pavimento su cui avrebbe camminato, sapeva che persino quell' immagine sarebbe rimasta dentro di lei.
Sapeva di essere pazza.
Ma questa sua pazzia le piaceva, le faceva godere di ogni istante del cammino, sapeva che, una volta giunta ad Amburgo, persino il cielo e l'aria avrebbero avuto, per lei, un colore ed un sapore differente.
Non vedeva l' ora di posare il piede in suolo Germanico, dopotutto, nonostante i suoi studi esterofili, non aveva avuto la possibilità di lasciare l' Italia, se non per un breve ed intenso viaggio a Parigi per visitare Disneyland in occasione del compleanno di suo fratello più piccolo, che l' aveva estasiata pur non soddisfacendola totalmente.
Adesso lasciò Tom al suo delirio su un certo "Colossos" del quale lei non voleva sapere nulla e si volse verso il finestrino.
Un fastidioso e persistente dolore alle orecchie, una compressione ai timpani, le fece capire che stavano iniziando a scendere.
Detestava quel dolore, cercava di scacciarlo masticando un chewingum e deglutendo spesso, ma sembrava non avere alcuna intenzione di abbandonarla e lei sentiva riempirsi gli occhi di lacrime, le tempie che pulsavano frenetiche.
-  ... Stupuida! Scordati di metterti a frignare come una bambina scema! ... Non davanti a loro, per lo meno!  -.
Si alzò, scomodando per un istante Tom che era completamente lanciato in una conversazione che sembrava comprendere una spiccata e marcata gestualità :
cosa che lei adorava dei due Kaulitz, che non riuscivano ad esprimersi senza coadiuvare il tutto con le loro mani che si agitavano notevolmente, sottolineando ed enfatizzando le loro parole, con Nadia che lo ascoltava attenta, sul volto un' espressione di divertita pazienza.
Attraverso il dolore che non le dava tregua, Andrea sorrise.
Quel ragazzo di ormai venti anni compiuti, sebbene li avrebbe festeggiati solo quel giorno, sembrava un bambino davanti ad una caramelleria, gli occhi rapiti da miriadi di gemme colorate e trasparenti, scintillanti di zucchero, accostate a veli di cioccolata profumata.
Era bello vederlo così, era inaspettato e ... Strano, in maniera molto piacevole.

Mentre si dirigeva verso la toilette, con lo sguardo appena preoccupato di Nadia che la seguiva per un istante, tornando poi a posarsi sul suo interlocutore di quella conversazione praticamente a senso unico, venne intercettata da Gustav che, parato in mezzo allo stretto corridoio le impediva il passaggio.
<<  Andy ... Tutto bene? Sei pallida ... Più del solito ...  >>.
Sorrise.
Ad andrea, ormai abbastanza provata, sfuggì un singhiozzo dalle labbra e decise di non mentirgli.
<<  Soffro di otite fin da piccola ... I decolli e gli atterraggi mi fanno letteralmente desiderare di strapparmi i timpani con le mie stesse mani!  >>. Si lamentò.
<<  Potrei scoppiare a piangere in mezzo al corridoio, per cui, ti supplico, sii buono come sai essere e permettimi di raggiungere la benedetta toilette  >>.
Era impaziente, ma Gustav che la osservava attento, non sembrava avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
<<  Bhè, non credo che potrai nasconderti nel bagno fino a quando non saremo atterrati, le hostess sono creature mitologiche a metà tra Afrodite e Cerbero, ti trascineranno fuori con i loro artigli perfettamente laccati ed un sorriso da serial killer ... Vieni, siediti qui e aspettami  >>.
Andrea si sedette, maledicendo il batterista che la aveva fregata e pregando che la diga d' orgoglio che tratteneva le sue lacrime, reggesse.
Si guardò attorno.
Un sedile davanti a quello dove si trovava lei, sul lato opposto, era seduto Bill e con lui erano seduti Natalie e suo figlio.
Non lo aveva notato prima.

Dopotutto, completamente, febbrilmente coinvolta nel suo lavoro, aveva avuto pochissime occasioni di  socializzare con gli altri membri dello staff.
Si era immersa nei suoi compiti, cercando di mantenere semplicemente un rapporto di umana cortesia con gli altri; infatti, se non ricordava male, ma non avrebbe potuto giurarlo con quei trapani nelle orecchie, doveva aver incrociato la donna bionda un paio di volte, e sapeva che aveva un figlio, un ragazzino che doveva avere all' incirca dodici anni, forse.
-  ... Forse ... ... ... Ma perchè Gustav non è ancora tornato? Adesso mi attengo al mio piano iniziale e mi vado a rifugiare nella toilette ...  -. 
Ma non fece in tempo a pensarlo.
Gustav era di fronte a lei e reggeva in mano una specie di sacchettino lungo e piatto che, una volta preso tra le mani, con un' espressione ignara sul da farsi, sentì essere freddo.
Gustav si sedette accanto a lei.
<<  Devi posarlo sulla fronte, facendolo aderire alle tempie e alle orecchie, e devi masticare uno di questi  >>.
Disse porgendole una piccola sfera celeste.
<<  La hostess mi ha detto che starai meglio ... E che siamo quasi arrivati ... Ti ho portato anche questa, nel caso scappasse qualcosa dai tuoi occhioni che non desideri sia vista da noi poveri, insensibili semidei, ignari del dolore ...  >>.
Faceva dell' ironia, porgendole una mascherina scura da fermare sugli occhi.
Lei fissò i propri occhi, un espressione grata, in quelli fondenti e caldi del ragazzo che le stava di fronte.
<<  Grazie Gustav ... Posso ... Posso rimanere qui? Tom continua a parlare quanto una macchinetta impazzita ... Ed io che credevo fosse Bill quello logorroico ... Ho dovuto ricredermi, almeno in questi venti giorni ... Almeno per quello che riguarda me ...  >>.
Le sfuggì un sospiro, mentre posava nuovamente gli occhi sul terzetto che aveva notato poco prima, considerando di sfuggita che, dopotutto, anche Bill stava tenendo una conferenza su HidePark col ragazzino e Natalie.
A Gustav quello sguardo non sfuggì e, senza necessità di seguire il suo sguardo, le si accomodò meglio accanto, lasciandosi sprofondare sul morbido sedile ed offrendole la propria spalla su cui appoggiarsi.
<<  Resta pure, giuro che non ti guarderò ... E se mai dovessi notare qualcosa di umido sulla tua faccia, non lo dirò a nessuno ... Parola di lupetto  >>.
<<  Sei stato un lupetto?  >>.
Andrea era assolutamente stupita da quella rivelazione, non aveva mai letto nulla al proposito.
<<  Bhè, per un solo giorno ... Ho partecipato ad una gita, i miei erano preoccupati del fatto che non socializzassi e mi ci hanno spedito ... Ho passato tutto il giorno attaccato ad una delle educatrici e non ci sono voluto andare mai più ... Certi bambini più grandi mi avevano anche rubato la fascia che avevo al collo e la avevano gettata nel fiume ... A sette anni queste cose ti segnano sai?  >>. Disse corrugando la fronte in un espressione totalmente buffa da bimbo capriccioso e caparbio che lei trovò adorabile, poi rise il ragazzo, intenerito da quel ricordo in cui, di certo, lui non spiaccava per intraprendenza, senza provare alcuna vergogna davanti a lei.
Sorrise anche Andrea, per un momento dimentica dei suoi personali dolori, e sfiorò la guancia del ragazzo con una carezza affettuosa.
<<  Povero Gus ... Bhè, ti sei riscattato alla grande no?  >>.
<<  Sì ... Adesso persino i miei pensano che abbiamo intorno un po' troppa gente ... Ma sono contenti per me, per noi ... E di te ...  >>.
La ragazza spalancò gli occhi.
<<  Di me?!?  >>.
Il ragazzo ampliò il sorriso sul suo volto.
<<  Sì, ho parlato con mamma della nostra nuova, pazza, collaboratrice che aveva fatto dare di matto Tom ... Ha capito subito che io e te andavamo daccordo ... C' è tanta gente attorno a noi, ma sono poche le persone che entrano davvero a fare parte delle nostre vite ...  >>.
Adesso Andrea avrebbe davvero voluto piangere, e il male alle orecchie non centrava proprio nulla.
-  ... Gustav  ... -.
Si costrinse a rispondere al sorriso del ragazzo e posò la testa sulla sua spalla, aggiustandosi le due fasce sulla fronte e sugli occhi, abbandonandosi ad un sospiro.
Stava bene, poteva persino ignorare quel piccolo particolare che era entrato di sfuggita nel suo campo visivo.

Una volta giunti finalmente ad Amburgo e recuperati i propri bagagli, li stiparono nei due van a loro disposizione e, una volta districatosi dal problema "chi va con chi", partirono alla volta di HidePark.
Gli occhi ancora leggermente arrossati puntati sul finestrino e sull' autostrada che vi scivolava al di là, Andrea si estraniò del tutto da ciò che avveniva all' interno dell' auto, godendosi la trasferta, mantenendo solo un leggero contatto con il braccio di Gustav su cui aveva posato una mano.
Ed improvvisamente, tornando alla realtà, si destò da se stessa e si ritrovò davanti l' enorme parcheggio deserto del parco.
Scesero dall' auto, la giornata non era, metereologicamente parlando, delle migliori, la pioggia sembrava appesa ad un filo sottile, forse qualche goccia d' acqua sarebbe scesa da quel cielo grigio chiaro che li sovrastava, ma l' eccitazione serpeggiava tra le persone che stavano muovendosi, un po' intorpidite, un po' frenetiche, attorno a lei che, una volta intercettata Nadia in compagnia di Tom, venne richiamata assieme ai ragazzi da David.
<<  Bene, a titolo informativo per chi ancora non lo sapesse, sappiate che verranno fatte delle riprese per la Tokio Hotel Tv, quindi, cercate, nei limiti del possibile, ovviamente, di fare un minimo di attenzione quando verrete richiamati all' ordine ... Per il resto ... Andate e sfogatevi per bene!  >>.
<<  Sì Dave ... Sembra l' omelia finale di un prete dopo la messa ... Certo che ci divertiremo, siamo venuti fin qui apposta no?  >>.
Tom cercò la mano di Nadia, che lei gli permise di trovare, per poi dirigersi a passo di marcia verso l' entrata.
<<  Andiamo rossa! Lasciamo qui questi mort' impiedi! Adesso ci si diverte!  >>.
La suddetta rossa, che neppure quel giorno aveva rinunciato ai suoi benamati tacchi, corse dietro al ragazzo, dimostrando una perfetta padronanza di quegli aggeggi che portava ai piedi.
Andrea scosse la testa e si diresse all' entrata lei stessa, gli occhi sgranati su tutto ciò che la circondava.

Passeggiava tranquilla per quei sentieri circondati da folti cespugli ed alberi altissimi, la natura sembrava in perfetto equilibrio con quei colossali complessi di divertimento costruiti dall' uomo, era davvero affascinante e ogni minimo particolare attraeva la sua attenzione, particolare che lei fermava nel tempo col suo cellulare.
Aveva fotografato un paio di scoiattoli e molti uccellini che si avvicinavano a loro incuranti del pericolo o della confusione che creavano.
<<  Ehy! Siamo qui per divertirci, non per fotografare la fauna locale! Che poi, se vuoi davvero fotografare qualcosa di animalesco, ti posso consigliare di volgere la tua attenzione su Georg ... Sta divorando un croissant come se non mangiasse da secoli! Quello sì che è uno spettacolo!  >>.
Tom le si era parato di fronte al cellulare proprio nel momento in cui stava scattando una foto, risultandone in fine il soggetto, con un espressione davvero buffa, essendo troppo vicino all' obbiettivo.
Andrea si rivolse verso Georg che effettivamente, era uno spettacolo abbastanza ridicolo, mentre masticava l' ultimo boccone della brioches, le guance gonfie come quelle di un criceto e zucchero a velo posato fino sulla punta del suo perfetto naso tedesco.
<<  Ragazza!  >>. Esclamò il ragazzo biascicando.
<<  Ho appena minacciato di vita o di morte il nostro cameraman ufficiale! Non costringermi a sporcarmi le mani con il sangue di un altro innocente ... Che poi è difficile da smacchiare!  >>.
Georg le si era avvicinato prendendola in giro e proseguendo accanto a lei verso la prima delle attrazioni che avevano deciso di provare.

Bill, qualche passo dietro di loro, non era del tutto soddisfatto della piega che stava prenendo la situazione :
suo fratello si era defilato con Nadia e camminava parecchi metri davanti a lui, in testa al gruppo, Gustav non riusciva a vederlo e Georg era appiccicato ad Andrea.
Si sentiva un po' escluso, gli capitava a volte.
Credeva di essere sempre stato abbastanza ancorato al terreno, ma non poteva negare che anni di attenzioni praticamente continue, lo avevano portato ad essere ipersensibile alla mancanza delle suddette.
Era un difetto forse, ma non si era mai sentito troppo colpevole di questo.
Era ancora convinto che, dopotutto, gli fosse un po' dovuto ... 
Era anche grazie a lui se la macchina Tokio Hotel girava senza perdere mai un colpo, se incassavano milioni su milioni, dischi d' oro e premi ad un ritmo costante, no?
-  ... Sì, forse sono un po' egoista ... Ma ... Chi se ne frega!  -.
In un impeto di rabbioso orgoglio, si catapultò verso suo fratello e lo trascinò verso una enorme torre.
Quella sarebbe stata la prima attrazione sulla quale sarebbero saliti.
Il cameraman si era messo in azione e Nadia ed Andrea avevano rallentato il proprio passo per non intralciare il lavoro dell' uomo.
Tom, affiancato da Georg, stava appunto rivelando in camera quanto amasse quel genere di roba ... 
Quella dove c' è il serio rischio di avvertire, se non altro, un principio di infarto, almeno per quello che riguardava Andrea che non era 
affatto ansiosa di essere presa in considerazione dai ragazzi, fortunatamente occupati con la telecamera e con l' aspettativa di quel primo giro ... 
Una volta scesi da quell' aggeggio infernale, fu il turno di Bill di volgersi direttamente alla telecamera.
<<  E' pazzesco! Semplicemente incredibile ... E pensi che sia finita, ma sei ancora in discesa, stai cadendo e cadendo ... E' quasi "malvagio" ... Verso la fine non abbiamo più stretto le sicurezze ... Bisogna lasciarsi andare e semplicemente sentirlo!  >>.
Scendevano dalle scale e Tom aveva un' espressione totalmente allegra ed esultante, agitava le mani ed emetteva dei suoni inarticolati, di puro piacere.
<<  E' un bambino troppo cresciuto, quello ...  >> Sorrise Nadia.
<<  Lo sono tutti, a dire il vero!  >>.
Si volse verso Andrea per avere conferma del suo pensiero.
La castana le sorrise; sì lo erano, ed era un piacere vederli così, soprattutto perchè quell' aura di euforia non li abbandonava una volta spenta la telecamera ma aleggiava sui loro volti, naturale e spontanea.

Fecero una breve sosta ai tavolini di un punto di ristoro e, sotto degli ombrelloni rossi, brindarono con champagne che oscillava trasparente dentro i sottili calici che tintinnavano fra di loro mentre tutti facevano gli auguri ai due gemelli.
Andrea, in disparte a sorseggiare il proprio, li osservava.
Sapeva che il giorno prima i due ragazzi si erano riservati un momento solo per loro per farsi gli auguri in maniera più privata e personale, ma adesso non le sfuggì lo sguardo di perfetta intesa che si scambiarono ed il sorriso che era nato sincero e genuino sulle labbra di Bill mentre non distoglieva i profondi, luminosi occhi nocciola da quelli identici del fratello che lo corrispose altrettanto spontaneo e sincero.
Nessuna parola tra i due ragazzi, ma non ce ne era bisogno.
Lei adorava il rapporto che c' era tra quei due spilungoni.
Era amore allo stato puro, una sorta di telepatia, era perfetta sincronia di gesti e pensieri.
Lo invidiava un po' quel rapporto ed allo stesso tempo ne era quasi orgogliosa ed era orgogliosa di averlo potuto saggiare con i suoi stessi occhi.

Ma la sosta fu breve e ripartirono verso una diversa attrazione.
Adesso stavano decidendo che il "Wild Water" sarebbe stata la prossima meta, annunciandolo in telecamera, con un Georg che saltellava beato accanto a Tom, per poi tornare sui propri passi assieme all' amico e trascinarsi dietro Andrea e Nadia che cedettero ed acconsentirono a seguirli.
<<  Dai Andrea! Questo non fa paura e poi! Sarai accanto a me! Non hai nulla da temere!  >>.
<< Seduta accanto ad un serial killer che ha minacciato di farmi secca se lo avessi fotografato nell' atto di azzannare con poca grazia una innocente brioches? Non so quanto possa considerarsi salutare come cosa ...  >>.
Lo prese in giro lei, un espressione falsamente scettica sul volto, per poi salire sulla benedetta imbarcazione e godersi il giro.
Scesero adeguatamente umidi dall' attrazione, gli schizzi che loro stessi avevano provocato e quelli dell' imbarcazione che avevano incrociato, li avevano raggiunti inevitabilmente, ma sorridevano.
Una volta scesi, Tom si aggiustò la felpa rosa ed il cappuccio, controllando che non fosse troppo bagnata mentre Bill decise di togliersi il breve giubbotto leggero di pelle.
<<  Fa così caldo!  >>.
<<  Sei carino bagnato!  >>.
Lo prese in giro Tom con un mezzo ghigno dipinto sulle labbra, con fare allusivo.
Bill sbuffò, e di nuovo si volse alla telecamera.
<<  Adesso è il momento per "Colossos", ha appena iniziato a piovere un po' e se piove non potremo più salire  ... Queste montagne russe di legno sono impressionanti e velocissime, ci siamo già stati tempo fa quando abbiamo tenuto un concerto qui, è stato tempo fa e sarà fantastico rifarlo ora!  >>.
Si diressero all' entrata dell' attrazione.
<<  Georg! Andiamo!  >>.
Bill stava richiamando l' attenzione dell' amico con tono dittatoriale ed un sorriso enorme sulle labbra.
<<  Non posso credere di aver accettato di fare questo ...  >>.
Georg stava sorridendo alla telecamera ma aveva l' aria appena un po' preoccupata che fece sorridere a loro volta le due ragazze che seguivano l' uomo con la telecamera, mentre osservavano impressionate quelle montagne russe i cui nome non sarebbe potuto essere più appropriato.
Un colosso spaventoso.
Andrea e Nadia si fermarono osservando i ragazzi che stavano prendendo posto restando alle spalle del cameraman che stava riprendendo quella stessa scena che si stava palesando davanti ai loro occhi.
Bill si sedette da solo, subito dietro di lui prese posto Gustav, mentre Tom aveva occupato i primi due posti assieme ad un ragazzino biondo che Andrea aveva vagamente identificato come un loro cugino. 
Adesso il chitarrista era piegato su di lui, mentre armeggiava con le sicurezze che avvolgevano il petto magro dell' adolescente, assicurandosi che fosse perfettamente bloccata.
Andrea si riscoprì a sorridere.
Sebbene le avesse permesso di svolgere il suo lavoro, quel ragazzo era stata una maledetta spina nel fianco per tutti quei benedetti venti giorni e adesso, proprio lei che più di una volta aveva desiderato strozzarlo con le sue stesse mani, si ritrovava ad osservare intenerita quel piccolo gesto di cura e attenzione.
Era strano vedere Tom in una situazione in cui il suo stesso ego non fosse al centro di oigni sua preoccupazione o interesse, e Andrea si soffermò ad osservarlo attentamente.
Dati gli scarsi risultati ottenuti con lui, aveva deciso un po' a malincuore, di abbandonare quella che considerava una battaglia persa.

Così come con Bill ...
Nei venti giorni trascorsi con loro non era più riuscita a ritrovare quella sintonia che le era sembrata esserci il giorno del colloquio.
Con i due Kaulitz aveva fallito e questo un po' le dispiaceva.
Certo non sarebbe mai andata ad implorare le loro attenzioni.
 
Fondamentalmente, non le era mai importato molto di cosa pensasse la gente.
C' erano pochissime  persone di cui le era importato, ed ancora le importava, il giudizio e, conoscendoli, aveva scoperto che quei due crucchi dell' accidenti facevano parte di questo esiguo gruppo ... 
Ma l' orgoglio era tanto e le barriere erette a difesa di sè stessa , di tutta sè stessa, dentro e fuori, erano alte ...
Non le avrebbe violate così alla leggera ...
Pensò che solo la rossa che stava al suo fianco era riuscita a valicarle e Andrea gliene era davvero grata ...
Con Nadia poteva essere sè stessa, liberare quel cuore che spesso sentiva fragile e troppo piccolo per contenere quello che sentiva, liberare quei sentimenti da quella gabbia fatta di carne e di pregiudizi, suoi ed altrui, che sempre glieli facevano sentire quasi estranei, inadeguati, quasi ... 
Sbagliati dentro di sè ... Come se il proprio corpo non ne fosse degno ...
Spesso si era guardata allo specchio ...
Non era certo una ragazza dall' aspetto fragile e sottile, aveva un seno prosperoso, fianchi fin troppo larghi per i suoi gusti e due gambe forti che la ancoravano al terreno, e nulla in lei appariva etereo o leggero, delicato, fragile come a volte avrebbe desiderato apparire, come, troppo spesso, si era sentita dentro ...
Aveva deciso presto che strada avrebbe percorso nella sua crescita, del resto non avrebbe potuto nascondere ciò che appariva ...
E allora lo avrebbe enfatizzato, nascondendo ciò che era dentro.
Aveva pensato che sarebbe stato più facile, aveva pensato che in quel modo nessuno avrebbe creduto possibile ferirla e si era convinta che non lo avrebbe fatto ...
Aveva sbagliato.
Qualcuno, credendola immune al dolore, troppo strafottente, a volte arrogantre, spesso fredda e altera, l' aveva ferita senza curarsene poi troppo e senza alcun senso di colpa; altri, per gli stessi motivi, non si erano neppure avvicinati a lei ...
E alla fine, quando non c' era la disattenzione a l' incuria di certa gente, c' era la solitudine o gli improvvisi ed ingiustificati addii, a ferirla ... 
Non importava da quale parte giungesse, sotto quale forma o con quale intento o nome ...
Una ferita era una ferita e tale rimaneva dentro di lei.
Le facevano male ma sapeva che erano la sua storia, la sua vita, erano ciò che l' aveva resa ciò che era adesso, sapeva che ce ne sarebbero state altre che l' avrebbero mutata ancora, domani come allora, nel bene e nel male ...
E soprattutto ognuna di esse era il risultato di una sua scelta ...
Lei aveva voluto questo ...
Si era abituata presto a pagare il prezzo delle sue decisioni ...
-  ... Come con Fabrizio ...  -.

Questo pensiero, assieme alla mano che presto riconobbe come quella di Georg, sulla sua spalla, la riportò al presente ...
<<  Tutto ok? Guarda! Stanno scendendo e Gustav ha tutta l' aria di qualcuno che ha passato il minuto e quarantatrè secondi, come da depliant, peggiori della sua vita ...  >>.
Le sorrise il castano.
Gustav infatti, stava rivelando alla telecamera che la pioggia aveva battuto forte sulla sua faccia ma, al contrario di quello che aveva detto Georg, ad Andrea il batterista sembrava ancora abbastanza convinto di ciò che aveva fatto.
Si ritrasse svelta mentre la telecamera inquadrava il bassista che, con una smorfia di compassione nei confronti dell' amico, stava dichiarando a beneficio delle fans.
<<  Mi sono unito a loro per il primo giro ma poi, intelligente come sono ...  >>.
Lasciando chiaramente intendere cosa pensasse di quei folli.
Passando, Gustav, una volta assicuratosi che la telecamera fosse spenta, gratificò Georg con un pugno ben piazzato al fianco.
<<  Cammina và! Genio!  >>.

Mike alle sue spalle che portava la sua enorme borsa nera gettata sulla schiena, Bill si dirigeva con passo sicuro verso il "Desert Race", parlando alla telecamera.
<<  Questo è all' incirca quello che sogna ogni bambino, di avere un parco per sè! Quando ero piccolo pensavo che avrei voluto un parco dei divertimenti tutto per me, un giorno. Mi piace che lo stiamo facendo adesso! Mi rende così felice ... !  >>.
Sorrideva proprio come un bambino e ad Andrea si strinse il cuore, per un attimo.
Vedeva che i ragazzi si stavano godendo quella giornata, la compagnia di amici e parenti, le giostre e la calma di poter passeggiare come dei perfetti sconosciuti, se si escludeva la telecamera che, di tanto in tanto, esigeva la loro attenzione, ma ...
Qualcosa dentro di lei la faceva sentire strana.
Quella situazione era strana.
Lei non riusciva a scacciare quella sensazione di sottile disagio che sentiva dentro.
Ragazzi normali ... 
Certo, tutti i ragazzi normali erano costretti ad affittare per sè un intero parco dei divertimenti e ritrovarsi a girarlo praticamente da soli ...
Li vedeva come racchiusi in una bolla di cristallo, sottile abbastanza da permettere loro di vedere il mondo e di essere visti da esso, ma non a sufficenza per permettergli di toccarlo ...
C' era una strana malinconia in questo.
-  ... Andrea! Sei una cretina! Credi che a loro importi poi così tanto? Hanno una vita fantastica, piena di soddisfazioni, fanno ciò che amano ... Come fai tu con le tue scelte, anche loro devono pagare il prezzo delle loro! ...  -.

Ci pensò Tom a strapparle un sorriso mentre litigava con una mantellina trasparente prima di salire sul Desert.
<<  Hmmm ... Come faccio ad infilarmi questo?  >>.
Si rigirava quella plastica tra le mani tentando, apparentemente invano, di scorgere l' entrata e soprattutto l' uscita per la sua testa, un espressione scettica e decisamente buffa.
Una volta preso posto sull' attrazione, una voce giunse dall' alto a dar loro il benvenuto.
<<  Da 0 a 102 km/h in 2,4 secondi, cari ospiti, l' avventura "Desert race" inizia adesso!  >>.
Andrea fece in tempo solo a vedere gli occhi sgranati di un Bill assolutamente immobile abbarbicato alle sicurezze con le unghie, probabilmente nel tentativo di non stringere convulsamente a sè il fratello, che si alzavano in direzione della voce, poi partirono.
L' urlo del ragazzo fù l' ultima cosa che sentì, poi lo sentì di nuovo mentre scendevano.
<<  E' pazzescamente cool! Assolutamente incredibile, pazzesco davvero!  >>.
Era eccitato, aveva le guance appena arrossate e gli occhi scintillanti come quel sorriso grande.
Era tempo per un secondo giro e la telecamera si pose su Georg.
<<  E' pazzesco! Io ho già un tale mal di testa ... Non ho davvero idea di come gli altri siano potuti sopravvivere a tutto questo!  >>.
Andrea colse la palla al balzo e lo prese sotto braccio.
<<  Bene, allora direi che potremmo dedicarci a qualcosa di un pochino più rilassante che ne dici?  >>.
E se lo trascinò, seguito dagli altri, verso la zona più tranquilla del parco.
<<  Andiamo sulle "Cofee Cup"?  >>.
Georg si fermò di scatto, vagamente allibito, prmettendo a Gustav di sottrargli la sua accompagnatrice.
Quattro ragazzi allibiti si voltarono verso Gustav e Andrea, persino la rossa si era schierata con "il nemico".
<<  Io non ci salgo su quegli affari!  >>.
<<  E allora ci andiamo da soli!  >>. 
Andrea le fece una linguaccia e dopo essere stata sulle tazze corse allegra verso la "Nostalgic", una giostra dal gusto retrò, rossa e dorata, ornata in maniera opulenta di fronzoli scintillanti, dove prese posto su un cavallo nero che si muoveva sù e giù lungo un bastone dorato, ridendo come una bambina assieme a Gustav che aveva occupato il cavallo accanto al suo.
Bill, rimasto a terra assieme a David, osservava suo fratello seduto su una specie di altalena al secondo piano della giostra, accanto a Nadia, mentre si scambiavano qualche effusione dondolando pigramente e Georg che si era spaparanzato dentro una carrozza delle favole, vicino a Gustav e Andrea.
<<  E'... Totalmente infantile!  >>.
<<  Sembra che si divertano, però ... Forse saremmo dovuti salire anche noi ...  >>.
Gli aveva risposto il giovane uomo senza distogliere lo sguardo, quasi ipnotizzato dal vorticare di quell' immenso carosello e dal dondolio dell' altalena.
Ma Bill, anche lui concentrato sullo scintillio della giostra, non aveva notato il suo sguardo e a malapena le sue parole.
Una volta scesi Andrea fece l' occhiolino all' amica ed insieme, trascinandolo una per braccio, si portarono via Tom.
<<  Abbiamo scoperto un' attrazione che è perfetta per te! Andiamo!  >>.
Poco dopo, un espressione ironica e vagamente stupita sul viso, Tom si trovava davanti al "Monza Race", un percorso predefinito, per bambini, dove giravano delle piccole macchinine identiche in ogni particolare alle macchine da corsa.
<<  Sarebbe per caso, un velato commento sulla mia perfetta guida?  >>.
Chiese fissando intensamente sia Andrea che Nadia.
<<  No, è che sappiamo che ti piacciono le auto ... Un giro sulla pista di Monza non sarebbe come avverare un tuo sogno?  >>.
Chiesero loro angeliche.
<<  Ironicissime, come sempre ... Credete davvero che non abbia il coraggio di salire su questi affari? ... Adesso vedrete! Bill! Vieni con me?  >>.
<<  Non ci penso nemmeno! Tom! Ho venti anni non otto! E poi ... Non ci starai mai! Sei troppo alto!  >>.
<<  Nulla è impossibile per Tom Kaulitz, ricordatelo fratellino!  >>.
E detto questo impiegò qualche minuto di puro assoluto divertimento per la piccola folla che si era riunita per vederlo alle prese con quella sfida, per trovare una posizione più o meno comoda sopra quell' affarino.
<<  Maledizione! Ma quanto sono nani i bambini? >>. Grugnì il chitarrista sbuffando.
Alla fine, il piccolo sedere appena appoggiato sull' ancora più piccolo sedile, le ginocchia in faccia e gli stinchi dolorosamente premuti sulla plastica dura, partì e resistette per tutto il giro, facendo ciao con la mano ogni volta che incrociava lo sguardo divertito delle due ragazze.
<<  Ti sei perso un gran bel giro, fratello!  >>.
<< Sì e dei bellissimi lividi sulle gambe ... Cerca di uscire di lì, sei tutto accartocciato! Sei ridicolo ...  >>.
Georg e Andrea che si erano distaccati a passo svelto dal gruppo, si fermarono davanti al "See Horse Race", sedendosi sul bordo della piscina in attesa di essere raggiunti dagli altri, per poi andare verso "Capitol", la zona ristoro del parco, una costruzione che riproduceva fedelmente Waschington D.C.
Georg salì in piedi sul bordo della piccola piscina, muovendosi in maniera ridicola facendo ridere Andrea che era seduta accanto a lui.
Ad un tratto qualcuno la chiamò ed immediatamente si sentì afferrare per la maglietta e poco dopo stava annsapando nell' acqua gelida.
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo o di come ci fosse finita, adesso l' unica cosa che le saliva alla mente era che non sapeva nuotare e che non toccava con i piedi sul fondo della piscina.
<<  Georg! Georg non so nuotare! Georg!!!!  >>. Annaspava.
Il ragazzo castano la stava stringendo per la vita tenedola fuori dall' acqua.
<<  Andrea, l' acqua non è profonda! Siamo quasi fuori, dai!  >>.
Sostenendola tra le braccia, aiutato da Mike, la stava sospingendo fuori dalla piscina per poi issarsi a sua volta.
Ma non era semplice con la ragazza che gli piantava le unghie nella schiena, e si stringeva convulsamente a lui.
Ma alla fine furono entrambi all' asciutto.

<<  Hagen sei un cretino!  >>.
La voce di Bill che si era avvicinato a rapide falcate sulla scena del misfatto, era giunta limpida alle orecchie dei due ragazzi che stavano cercando di uscire dall' acqua considerevolmente fredda.
<<  Sono scivolato ... Non lo ho mica fatto apposta!  >>.
Georg rispondeva a Bill, ma il suo sguardo era puntato sulla ragazza che stava aiutando ad uscire dall' acqua.
<<  Mi dispiace Andy ... Mi sono sentito scivolare e mi sono aggrappato alla prima cosa che ho trovato ... Sfortunatamente per te eri tu ... Scusami ...  >>.
La ragazza non fece in tempo a rispondere, attraverso la risata di Tom la voce di Bill si sentì perfettamente.
<<  Certo! Non è colpa tua! Tutte le persone normali fanno i deficenti sul bordo di una piscina per bambini! Cazzo Georg! Hai 22 anni! E' normale comportarsi in questo modo?  >>.
Georg era dispiaciuto per il casino che aveva combinato, ma la sua infinita pazienza stava cominciando a vacillare e più si sentiva colpevole più la linea di confine si assottigliava.
<<  Parla quello che ha affittato un intero parco dei divertimenti a vent' anni! ... Ho già detto che mi dispiace! Io ...  >>.
<<  Mi pare che non ti dispiaccia essere qui, no? Cosa c'è di male nel desiderio di passare una giornata in un parco con i propri amici? Io ...  >>.
<<  Questa ragazza sta congelando e a noi non serve un bassista con 4O di febbre ... La porto a mettersi qualcosa di asciutto ... Dovresti farlo anche tu Georg ...  >>.
Gustav si era intromesso scocciato in quella discussione, mettendo la sua felpa sulle spalle di Andrea per poi dirigersi con lei, senza troppi preamboli, verso il van con cui erano arrivati.
<<  Quei due sono tali e quali a due bambini quando ci si mettono!  >>.
Disse il batterista, mezzo infilato nel portabagagli, frugando alla ricerca di qualcosa da fare indossare alla ragazza, all' interno della propria borsa da viaggio.
Ne estrasse un paio di jeans neri, una maglietta bianca a maniche lunghe ed una felpa grigio chiaro che le porse.
<<  Ti andranno un po' larghi, ma per lo meno eviterai una broncopolmonite!  >>.
Le sorrise.
<<  Vanno benissimo Gus, non sono poi così gracilina, io!  >>.
Il ragazzo la guardò un po' confuso, il sorriso sul volto di lei non era del tutto sincero.
<<  Cosa succede Andrea?  >>.
<<  Nulla, solo ... Non volevo creare questo casino ... Non volevo farli litigare ... E non credo nemmeno ce ne fosse bisogno ... E' stato un incidente ... Nulla di grave, ma Bill ...  >>.
Il ragazzo sbuffò.
<<  Bill ha un pessimo carattere, l' ho sempre detto, non te la devi prendere ... Non è stata colpa tua ... Ultimamente poi si comporta in maniera strana ...  >>.
Andrea non ne era del tutto convinta, non credeva che Bill avesse davvero un pessimo carattere, al contrario, ma era convinta di essere daccordo con Gustav con quello che aveva appena detto ...
Bill si comportava in maniera strana, soprattutto quando c' era di mezzo lei e questo le dispiaceva, e ancora di più le dispiaceva adesso che aveva coinvolto Georg ...
<<  E comunque ... Georg avrebbe dovuto fare più attenzione invece di fiondarsi in quella maledetta acqua gelata ... Vieni, andiamo a cercare una toilette ... Puoi usare l' aria calda per asciugarti almeno un po' i capelli ...  >>. 
Andrea abbandonò i suoi pensieri e si diresse svelta dietro a Gustav, effettivamente aveva freddo e non vedeva l' ora di cambiarsi.

<<  Io mi chiedo perchè mai devi fare così Bill! Insomma! Mi sono scusato con lei ... E con te! Che cazzo mi sono scusato a fare con te, poi, che non centri nulla?!? Ho fatto una cazzata e con questo?  >>.
Berciò Georg agitando i lunghi capelli castani ancora gocciolanti.
<<  Con questo, dobbiamo partire a breve per registrare il maledetto video della maledetta canzone per fare uscire il maledetto singolo e avere 4O di febbre non mi sembra un buon punto di partenza! E che cazzo! Fa freddo, già pioviggina e tu ti vai a infilare in una cazzo di piscina! A cosa cazzo stavi pensando?  >>.
<<  Io ...  >>.
<<  Ok! Adesso basta! Mi avete rotto le palle tutti e due! Non vi si sopporta più! Georg ha fatto una stronzata, ma tu la stai tirando talmente tanto alle lunghe che sembra quasi che abbia trascinato te in quella fottuta piscina! Basta Bill! E che cazzo!  >>.
Tom era passato dalle risate all' essere altamente alterato dal comportamento di suo fratello e non aveva potuto evitare di mettere il becco nella discussione dei due ragazzi.
<<  Tu fatti gli affaracci tuoi Tom! Credevo avessi delle occupazioni più piacevoli che stare qui a difendere Georg!  >>.
E, dicendo questo, lanciò uno sguardo malevolo, che non celava affatto quella piccola, fastidiosa gelosia, verso Nadia che stava lì vicino, trattenendosi a sua volta a stento dall' aprire bocca.
Ma adesso quel ragazzino si era permesso di insultarla, seppure velatamente.
Non le importava, era comunque una scusa più che plausibile per poter intervenire.
Era preoccupata per Andra, ma era convinta che non fosse successo poi nulla di così grave, dopotutto Georg sembrava davvero dispiaciuto per quello che era successo e non lo aveva fatto apposta.
<<  Senti un po' io ...   >>. Ma la ragazza non riuscì a terminare la frase.
<<  Ok, è ora di finirla con tutte queste sceneggiate! Eccomi qui, sana, salva e asciutta! Non è successo nulla, non mi sembra davvero il caso di rovinare una intera giornata per una cavolata del genere ...  >>.
<<  Certo! Qui facciamo a gara a chi difende di più il povero bassista? Andiamo! Ha fatto una stronzata!  >>.

Bill si era voltato verso di lei e ora la fissava con uno sguardo rabbioso.
Aveva addosso i vestiti di Gustav che le scivolavano un po' addosso sottolinendo, senza volere, il suo seno ed i suoi fianchi morbidi.
Bill non si soffermò sui particolari, pensò solo che era strano e vagamente piacevole vederla quasi senza trucco, con i lunghi capelli raccolti in una treccia un po' storta e quei vestiti di almeno un paio di taglie più della sua.
Gli avrebbe potuto fare tenerezza se non fosse che il ricordo delle parole che aveva urlato in faccia a Tom continuava a ronzargli in testa, se non fosse che non sopportava il fatto che adesso stesse difendendo Georg.
Anche lei.
-  ... Maledizione! ...  -.

<<  Sì è vero, ha fatto una stronzata, ma stavamo giocando, esattamente come stiamo facendo tutti da quando siamo arrivati qui! Forse non è stato molto attento e non lo sono stata nemmeno io, ma sono cavolate che succedono, davvero non capisco perchè tu ti debba ostinare tanto su questa cosa! E' ridicolo ed infantile!  >>.
Tom rabbrividì impercettibilmente.
-  ... Mossa falsa Andy ... Adesso i casi sono due : o comincia a strillare, o se ne va offeso ... In entrambi i casi non sarà una cosa piacevole ...  -. 
Lui conosceva suo fratello, Bill non sarebbe passato sopra a quell' offesa che troppe volte si era ingiustamente sentito rivolgere.
Infantile, ridicolo, superficiale ...
No, Bill non l' avrebbe presa bene.

Ma Bill non fece in tempo a rispondere, Andrea aveva distolto lo sguardo da lui, improvvisamente consapevole di quello che aveva appena berciato in faccia al ragazzo, facendolo vagare rapido alla ricerca di qualcosa che le permettesse di dimenticare ciò che aveva appena osato dire.
-  ... Sono impazzita! Devo esserlo, per forza! Cosa cazzo ho detto? ...  -.
Aveva sempre avuto un po' di soggezione di Bill, dal momento stesso in cui l' aveva visto in tv per la prima volta.
Aveva degli occhi incredibilmente intensi, uno sguardo penetrante ed insieme assente, che sembrava scavarti dentro e contemporaneamente essere rivolto all' interno di sè stesso.
Non aveva mai avuto importanza quanti anni li separassero, lei, nonostante i suoi 4 anni in più, si era sempre sentita in soggezione di fronte a lui e lavorare per loro non aveva cambiato le cose.
Forse aveva creduto che qualcosa sarebbe potuto cambiare, il giorno del colloquio, ma poi ...
Poi Bill l' aveva allontanata per uno stupido litigio senza capo ne coda e adesso ...
Adesso si sentiva più indifesa che mai di fronte a quegli occhi nocciola stretti in due fessure offese e fiammeggianti.
Il suo sguardo si posò sul ragazzo castano a pochi passi a lei.
<<  Georg! Ma sei ancora bagnato fradicio e te ne stai qui a discutere! Vai ad asciugarti, prima che ti venga davvero un bel febbrone che rallenterà i vostri programmi oltre che logorare ulteriormente il sistema nervoso di David!  >>.
Gli si era avvicinata ed aveva stretto al petto del ragazzo la giacca che Tom gli aveva prestato, con un gesto affettuosamente preoccupato.
<<  Ok, sì ... Meglio che vada ...  >>.
<< Ti accompagno ...  >>.

Andrea aveva colto la classica palla al balzo per allontanarsi da quella tensione che le attanagliava la gola.
Camminavano nella luce fredda del tramonto, diretti verso il parcheggio, in silenzio.
<<  Mi dispiace davvero, sai? Non era mia intenzione fare scoppiare tutto questo casino, con te e con Bill ... E soprattutto non volevo affogarti sai?  >>.
Le rivolse un sorriso timido osservandola di sottecchi.
Lei si perse per un istante negli occhi verdi e intensi di Georg, scivolando poi sulle punte dei suoi capelli bagnati che si posavano sui suoi pettorali scolpiti, chiaramente visibili e messi in perfida, destabilizzante, evidenza dalla maglietta fradicia che vi aderiva perfettamente, tornando poi al suo sorriso, per il bene dei uoi neuroni.
<<  Sei troppo assurdamente sexy persino quando ti senti in colpa Hagen! Maledetto te!  >>.
Rise lei colpendolo alla spalla.
<<  Non fa nulla! Non mi importa, è stata comunque una giornata pazzesca e ... A me non importa. Punto. Credo di essere l' unica ad avere il diritto di lamentarsi, eventualmente, no?  >>.
Georg sorrise e non disse nulla.
Credeva che la ragazza avesse assolutamente ragione eppure qualcosa gli suggeriva che forse non era l' unica ad avere questo diritto sebbene non ci fosse nulla che confermasse questa sua sensazione.

Aveva fatto un mare di cavolate in quegli anni passati con i ragazzi.
Era serio e non si lasciava mai andare troppo, ma era anche un pasticcione per natura :
per quanto cercasse di essere maturo e di non combinare guai, non riusciva mai del tutto a negarla.
Inciampava su praticamente ogni cavo che incontrava, e poteva solo ringraziare tutti gli Dei per non essersi ancora sdraiato sul palco durante un live.
Era un ritardatario cronico, e poco importava se, con infinita forza di volontà, cercasse di alzarsi in anticipo per evitare certe brutte figure ... 
Non gli riusciva e poteva ringraziare solo Bill se i suoi ritardi non erano mai troppo notati o sottolineati.
Bill era sempre l' ultimo ad essere pronto, vuoi per i capelli che non stavano al loro posto, o per lo smalto che non asciugava abbastanza in fretta o per sa Dio cos' altro.
Era disordinato, la sua stanza era disseminata di roba, quasi quanto la stanza di Bill ...
Di nuovo Bill.
Nonostante avessero appena finito di litigare ed il cantante gli avesse dato dell' idiota ben più di una volta, nonostante fossero così apparentemente differenti sia nel fisico che nel carattere agli occhi di tutti, lui non poteva negare di avere alcune peculiarità in comune con il ragazzo moro.
-  ... Sì ... Tutte le peggiori ...  -. 
Pensò mogio sospirando, portando i lunghi capelli castani a contatto con l' aria calda.
Era vero, erano tutti difetti quelli che avevano in comune, ma dentro di sè Georg sorrise.
Nonostante tutto si era affezionato all' istante a quei due ragazzini smilzi e scapestrati che erano i due gemelli, trovandosi daccordo con Tom per quello che riguardava le ragazze, sebbene lui sapeva non sarebbe mai stato all' altezza del chitarrista, ed anche con Bill, con la sua ferrea forza di volontà, che celava dietro a quel faccino a triangolo e a quel fisico asciutto e apparentemente fragile, dietro quel perenne sorriso.

Uscì dai bagni e si diresse verso Andrea che lo stava aspettando silenziosamente persa nei suoi pensieri, accarezzando i petali di un fiore, solo e triste in quella piccola aiuola alle sue spalle.
<<  Fa freddo ... Presto verrà spazzato via ...  >>.
Disse lei piano.
<<  ... Ma a primavera rinascerà ...  >>.
Georg non capiva da dove fosse nata quella frase della ragazza, quali fossero stati i pensieri che l' avevano posata sulle sue labbra, ma, nel sorriso timido che lei gli rivolse, vide di aver risposto la cosa giusta.

Non appena ebbero finito di rimpinzarsi a dovere al ristorante, decisero di dirigersi verso i parcheggi e la fine di quella giornata utilizzando lo "Steamboat".
Una volta saliti a bordo, Andrea si allontanò dagli altri, dirigendosi verso la prua del battello, appoggiandosi stancamente al parapetto, concedendosi una sigaretta, di cui il fumo si perse nella leggera brezza fredda.
Seguendo il filo sottile di fumo e quello altrettanto labile dei suoi pensieri non si accorse della presenza che si era materializzata alle sue spalle.

Bill, dopo aver avuto un atteggiamento sostenuto nei confronti di Georg per tutta la sera e dopo essersi sentito rifilare, a malincuore, una ramanzina da Gustav, aveva deciso di accettare le scuse del bassista e poi era andato alla ricerca della ragazza seguendo il consiglio di quest' ultimo.
Mentre la cercava vide suo fratello e Nadia intenti in loro, decisamente distratti dalla realtà che li circondava, troppi impegnati in qualcosa di molto piacevole, qualcosa per un istante gli aveva invidiato ...
Si sentiva solo.
Era solo da troppo tempo, ormai.
La sua ultima relazione seria risaliva a cinque anni prima e la cosa a volte lo deprimeva un po'.
Non che volesse avere, al pari di suo fratello, una lista di numeri di ragazze sul cellulare, ma a volte gli invidiava questa sua capacità di relazionarsi con l' altra metà del cielo senza mettersi troppo in gioco, riuscendo a non rischiare qualcosa che lui, invece, avrebbe desiderato rischiare ...
Certo ...
Con la persona adatta ...
Credette di aver intravisto Andrea e si distrasse da quei pensieri avvicinandolesi.
Non erano pensieri da farsi in quel frangente.
Nonostante ancora fosse offeso nei suoi confronti, sapeva che la ragazza ne ignorava il motivo e si rendeva perfettamente conto di essersi comportato da vero idiota con lei.
Così freddo e scostante da rasentare la maleducazione.  
<<  Ehy ... Tutto bene? Non hai freddo?  >>.
Si accinse a togliersi il giubbotto corto ma la risposta della ragazza lo bloccò a metà.
<<  Sto bene, grazie ... Allora mi parli anche senza quell' espressione alterata e offesa?  >>.
Andrea si era voltata verso quella pertica che si era fermata al suo fianco, alzando il viso ed un sopracciglio in un' espressione totalmente, ironicamente, simile alla sua, prendendolo un po' in giro.
<<  Mi stai sfottendo?  >>.
Bill si era risistemato la giacca e si era appoggiato al parapetto accendendosi a sua volta una sigaretta, aspirandone a fondo il fumo dal sapore acre che gli graffiò appena la gola, posando lo sguardo sulla superfice nera del lago  che rifletteva le luci delle attrazioni sulla riva.
<<  So di essermi comportato poco gentilmente ... Non sono del tutto idiota ... Ma forse ... Forse ero partito troppo fiducioso, a volte lo faccio ... Quindi, se l' occasione lo permette, concedendomene il tempo, devo poi ... Correggere il tiro ...  >>.
La ragazza si sentì offesa da quelle parole.
-  ... Possibile che non si renda davvero conto di quello che sta dicendo?...  -.
Pensò ferita.
<<  ... So che non è il massimo delle frasi da sentirsi dire, ma cosa vuoi che ti dica? ... Vuoi che ti dica che va tutto bene? Se vuoi posso farlo ... So farlo ...  >>.
<<  Ossia sai mentire  >>.
Un sussurro.
Non era una domanda.
Il ragazzo, i gomiti appuntiti appoggiati alla ringhiera, il mento a sua volta appoggiato alla mano, il viso piegato di lato, uno sguardo indecifrabile a metà tra il curioso, l' allibito e l' ammirato, osservava il profilo della ragazza.
Lei aveva colto nel segno :
mentire ...
Lui non l' aveva mai considerato da quel punto di vista.
Non credeva fosse propriamente mentire, ma semplicemente era politicamente corretto; sapeva che non poteva dire tutto quello che gli passava per la testa, sapeva che troppe persone prendevano le sue parole in seria considerazione, anche quelle più banali.
Ma lei comunque si era avvicinata molto alla verità, con una nota di dispiacere nella voce che lo confuse.
<<  Ho imparato quando è il momento di frenarmi, a darmi una misura, e quando dire ciò che le persone vogliono sentirsi dire ... Vuoi questo? Posso farlo, te lo ho detto ...  >>.
Insisteva, Bill, quasi la stesse mettendo alla prova.
<<  ... No. So bene che sarebbe più gradevole della verità, ma in effetti credo che la verità per quella che è mi renda molto più semplice accettare molte cose ...  >>.
Il tono era sommesso e i suoi occhi erano nuovamente celati dalle lunghe ciglia castane e folte ed erano persi in quelle acque apparentemente chete e sinistramente pericolose.
Nonostante il vago disagio che provò nel non comprendere fino in fondo a cosa la ragazza si riferisse, provò anche una sorta di sollievo a quelle parole.
Se lei gli avesse chiesto di mentirle non gli avrebbe fatto molto piacere.
<<  Comunque ... Ero venuto per scusarmi ... Non credo di essermi comportato molto bene prima con te e Georg ...  >>.
<<  Ecco appunto. Credo che dovresti scusarti con lui, non con me!  >>.

La voce era cristallina e diretta mentre si voltava improvvisamente con uno scatto rapido, fissando in quelli del ragazzo due occhi fieri e duri.
-  ... Guarda che sguardo battagliero e deciso, quando si tratta delle sue due G ...  -.
La cosa lo irritò irrazionalmente.
<<  Lo ho già fatto, se era l' unica cosa che ti premesse ...  >>. La apostrofò altrettanto freddo.
<<  Sì, mi premeva in effetti ... E' stata una discussione sciocca e senza motivo alcuno di essere ... Senti, stiamo di nuovo degenerando e, considerando che in questi giorni non abbiamo parlato poi molto potremmo ... Potresti rimanere qui in silenzio e basta?  >>.

-  ... Devo risponderle? ...  -. Si chiese Bill osservando quegli occhi che adesso sembravano molto meno sicuri di quello che erano stati solo pochi istanti prima.
Decise di non farlo, gli sembrò che le fosse costato fargli quella richiesta.
Annuì piano facendo ondeggiare i lunghi capelli sulle sue spalle, poi distolse lo sguardo dal profilo di lei e si volse a sua volta, osservando la sponda del lago che si avvicinava rapida, fin troppo.

<<  Bill, siamo arrivati ... Andiamo? Hai ancora una ripresa da fare prima di tornare a casa  >>.
Natalie lo aveva riportato alla realtà e distolto da pensieri che in realtà non erano minimamente riusciti ad irretirlo.
Non aveva pensato a nulla in quegli ultimi minuti, aveva solo assaporato il freddo sulla pelle ed il silenzio che li avvolgeva, come se tutti avessero improvvisamente deciso di sussurrare, rapiti da quella notte nera e senza stelle.
Si staccò a fatica dal parapetto e dalla figura immota della ragazza silenziosa al suo fianco che non diede cenno di aver sentito la voce della giovane donna bionda.
Un ultimo sguardo, poi scese a terra e rivolse un sorriso alla telecamera.

<<  Bene ... Sto facendo un piccolo riassunto per tutti. Stiamo festeggiando il nostro ventesimo compleanno. E' divertente e siamo tutti bagnati dalla pioggia, ma ha smesso di piovere e penso che il sole stia per tornare  >>.

Dopo i saluti risalirono sui loro van dirigendosi nuovamente alla volta di Amburgo dove i ragazzi avrebbero alloggiato e dove le ragazze avrebbero preso l' aereo per tornare in Italia.
Giunti all' aereoporto David trattenne Andrea sull' auto.
<<  Senti ... Ho una proposta da farti, ma puoi sentirti libera di rifiutarla, ovviamente ... >>.
La ragazza lo guardava, curiosa abbastanza da spingere l' uomo a continuare.
<<  Cinque giorni, in Sud Africa, per girare il video di Automatic ... Se te la senti, potremmo avere ancora bisogno di te ... Cosa ne pensi?  >>.
Era moderatamente scioccata da quella richiesta e stava cercando di elaborare le parole dell' uomo.
Era talmente concentrata in questo che quasi non si rese conto della sua parte irrazionale che stava già cercando di ricordare per quanto tempo Fabrizio sarebbe rimasto a Bologna per lavoro, per capire se, effettivamente, avrebbe potuto accettare quella proposta più che allettante.
<<  Daccordo ...  >>. Sussurrò alla fine.
La sua convinzione era titubante ed euforica allo stesso tempo.
David era piuttosto soddisfatto.
<<  Devi tornare a casa per ... Non so ... Avvisare qualcuno ... La tua famiglia?  >.
David era in imbarazzo nel porgerle quella domanda, aveva intuito che la ragazza avesse dei legami in Italia, ma lei non sospettava nulla, nè gliene aveva mai accennato lei stessa, quindi non voleva essere invadente o svelarle i suoi sospetti.
<<  No ... Ho già i miei bagagli, per cui non ho bisogno di andare a casa ... Quando partiremo? ...  >>.
<<  Domani notte, saremo lì la mattina sucessiva  >>.
In quel momento, una breve cascata di capelli rosso fuoco fece capolino nella macchina.
<<  Andrea, hai intenzione di perderti l' aereo?  >>.
<<  No è che ...  >>.
<<  La tua amica ha deciso di lavorare per noi per altri cinque giorni ... Ci seguirà in Sud Africa per la registrazione di Automatic ... Se non hai altri impegni e dato che sei già qui, potresti venire anche tu ... Ad Andrea farà piacere sicuramente ... E credo che non sarebbe l' unica a godere della tua presenza ...  >>.
Nadia non sapeva se era più eccitata all' idea di quella proposta, se ne era lusingata o scioccata o se era un po' innervosita dal fatto che David avesse alluso a quello che era successo con Tom.
-  ... In realtà non è che sia successo poi molto ... Ci siamo solo baciati ... Ed è stato piacevole ... Che male c'è? ...  -.
<<  Bhè, io non ho nulla da fare, se Andrea mi vuole ...  >>. Sorrise voltandosi verso l' amica.
La castana le gettò le braccia al collo, dimenticando di trovarsi davanti al suo, per l' ennesima inaspettata volta, datore di lavoro, e di stare seduta nell' abitacolo di un' auto, con Nadia mezza dentro e mezza fuori che stava soffocando in quell' abbraccio.
<<  Benissimo, allora sarà meglio recuperare quegli idioti che si sono fiondati dentro all' aereoporto e prenotare un' altra stanza all' albergo dove alloggeremo ... Io telefono e voi recuperate i ragazzi?  >>.
Le due amiche annuirono, sebbene Nadia avesse improvvisamente e del tutto inaspettatamente provato il desiderio di chiedere a quell' uomo a che gioco stesse giocando.
Offrire lavoro alla sua amica a quella maniera, praticamente quasi alla giornata, non le sembrava propriamente il massimo.
-  ... Perchè non le chiede di lavorare per loro e basta? ...  -.
Ma Andrea sembrava abbastanza su di giri, la vide richiamare l' attenzione di Mike che accompagnò nuovamente fuori dall' aereoporto semi deserto i ragazzi e poco dopo, una volta lontani dalla gente ferma sui marciapiedi, la vide abbracciare Gustav ed il ragazzo sorridere.
A quanto pareva, a lui, l' idea che Andrea avrebbe lavorato ancora per loro, non dispiaceva affato.

<<  E così rimani anche tu, se non ho capito male ...  >>.
Tom si era avvicinato a Nadia e le aveva sussurrato all' orecchio soffiandoci appena, provocandole dei piacevoli brividi lungo la schiena.
<<  Rimango per Andrea, non farti illusioni ...  >>.
<<  Ma lo so benissimo ... Non mi ero fatto nessuna illusione ... Volevo solo dirti che mi fa piacere ... Possibile che con te e la tua amica non si possa mai essere un attimo gentili? ... Lei per poco non decide di sezionarmi come si fa con le rane quando le ho detto che eravate invitate al nostro compleanno e adesso tu ... Siete strane tutte e due, vi siete proprio trovate!  >>.
La rossa non era convinta che fosse un complimento e decise di chiarire la cosa con il ragazzo.
<<  Kaulitz! Spero per te che fosse un complimento ...  >>.
<<  Ovvio che lo era ... Non ho alcuna intenzione di essere costretto a dormire con un occhio aperto per il terrore che tu decida di uccidermi nel sonno perchè ho offeso la tua amica ...  >>. Le sussurrò sornione.
<<  Magari potresti fare in modo che io non dorma del tutto, no?  >>.
Nadia si lasciò irretire dallo sguardo sfrontato e maledettamente sexy del ragazzo, fremendo di un' eccitazione che represse prontamente, poi si rilassò, concedendo al ragazzo un sorriso e un contatto un po' più fisico, appoggiandosi brevemente a lui.
<<  Devi ammettere, strafottentissimo chitarrista, che è strano sentirsi rivolgere una frase carina ed innocente da parte tua ...  >>.
<<  Bhè, quella che ho rivolto ad Andrea lo era totalmente ... Su quella rivolta a te non credo di poter mettere la mano sul fuoco ...  >>.
Le sorrise allusivo, godendo di quel contatto con la figura sottile della ragazza.

Bill, adesso disteso nel morbido letto della sua stanza, fissava il soffitto con aria assorta.
Il sonno sembrava non essere deciso a fargli visita, continuava a rincorrere pensieri resi incoerenti dalla stanchezza che gli impediva anche il più piccolo movimento.
-  ... Verrà in Africa con noi ... Mi chiedo cosa sia preso a David ... Non riesco a capirlo ... Prima mi assilla dicendomi che devo decidere io e convincere quel testardo di Tom a darmi retta e poi fa tutto per i fatti suoi, senza interpellarmi ... Ma del resto ha appurato che Tom è più gestibile se gli si prospetta la possibilità di passare del tempo con una bella ragazza ... Nadia ... E poi a Georg e Gustav Andrea piace ...  -.
Un fastidio quasi fisico.
-  ... Forse dovrei cambiare posizione e cercare di dormire ...  -.
Ma non si mosse, tornando a seguire i suoi pensieri confusi.
-  ... E a questo punto, con i tre quarti della band chiaramente ben disposta, a cosa serviva chiedere il parere di Bill?  ... Forse dovrei parlarne con qualcuno ... Magari chiamo Natalie ...  -.
Non fece in tempo a pensarlo che il suo cellulare lo avvisò dell' arrivo di un messaggio.
Il ragazzo corrugò la perfetta fronte e allungò un braccio alla cieca trovandolo quasi subito sul comodino accanto a lui.
" Volevo solo avvisarti che non potrò venire in Africa, il mio ometto si è preso la febbre ... Ho già avvisato Dave, ci vediamo al vostro ritorno, mi raccomando, fai il bravo e non fare ammattire quel pover' uomo ... Buon lavoro! Natie.  -.

Perfetto.
Ora non poteva parlarne proprio con nessuno.

Eccomi di nuovo qui, sebbene io stessa ne avessi seriamente dubitato ... X°D!
Cosa posso dire di questo capitolo?
E' stato un po' complicato finirlo e postarlo : ci ho impiegato un sacco di tempo, non che sia particolarmente complicato, ma al suo interno ci sono certi momenti che ho desiderato fossero "giusti al momento giusto"... 
Non so se ci sono riuscita, ma spero vivamente di sì, rileggendolo per la milionesima volta mi sono resa conto che, più o meno, c'è una piccola parte dedicata ad ognuno di loro, che spero vivamente riesca a "svelare" qualcosa di ciò che (nella mia mente bacata, dato che, ovviamente, i Ragazzi non mi appartengono e le mie parole non sono inerenti con quello che sono nella realtà i loro caratteri, sentimenti o le loro idee) volevo rivelare...

Ricordo in oltre (come qualcuno ha già notato^^) che riprendo in parte quasi fedelmente l' episodio della THTv inerente al compleanno dei Gemelli, colorandolo un po' con immagini tutte mie e che non rappresentano la realtà dei fatti ... OVVIAMENTE, no scopo di lucro!^^
Capitolo questo che ha avuto delle difficoltà anche "tecniche" dato che è stato rimosso dopo essere stato postato, essendomi io resa conto che era zeppo di pccoli errori ... ç____ç ...
Un grazie a chi leggerà e a chi paleserà a sua presenza... A presto!^^

Layla : Eccoci arrivate! Finalmente! Mi si era bloccata l' ispirazione per questa storia n___n''' ... 
Comunque ...
Sono contenta anche io della decisione di Bill di tenere Andy con loro ... (una storia tra i due?!? ... Mhhh ... fammici pensare ...  X°D! ...)
Per mollare Fa ... Credo debba lavorarci ancora un po' su la ragazza ... In effetti il comportamento del ragazzo sta a metà tra l' arrogante presunzione di chi si crede al sicuro e quello di chi, allo stesso tempo, non riesce ad ammettere le propruie incertezze ... Comunque risulta uno str.... lo so! X°D
Le due G sono Inarrivabili! Me li Adora! *__* ....
Spero che questo chilometro di capitolo ti piaccia! 
GRAZIE per la tua presenza!
A presto (ma temo di non porterci giurare! X°D!

Cassandra : Tu in ritardo?!? Stendiamo un velo pietoso su questo terribile argomento, anche se devo ammettere (della serie : non ti faccio ALCUNA pressione! X°D!) di aspettarti sempre con ansia n____n!
Lo so che adori Nadia ma altrettanto io adoro sentirtelo ripetertelo (gongola-gongola) e, sì, anche qualcun' altro sembra ammirarla, persino Sua Divinità Bill Kaulitz che, temo, dovrà mettersi il cuoricino in pace! n___n'... 
Quella ragazza è un panzer che non si ferma davanti a nulla!
Anche io adoro il suo atteggiamento nei confronti di Andrea, quell' affetto che le lega ...
Sono felicissima che ti sia piaciuto quel tuffo un po' malinconico  nei ricordi dei ragazzi ... 
Ci tenevo particolarmente, a sottolinearlo e a far notare come per i quattro ragazzi sia importante quel passato, sebbene in maniera differente, a volte incerta (leggasi Bill e Tom ... =___=''') ... 
E mi fa piacerissimo che ti sia piaciuta quella frase sulla "famiglia", era importante per me chiarire il rapporto che li lega, che io vedo così, like you! *___________* 
Tom in effetti qui è molto meno "capra tibetana" X°D!!!!
Il rapporto tra i Kaulitz Twinz ...
Ovviamente è motivo d' orgoglio per me sapere che tu lo trovi ben descritto ma effettivamente continuerò a scrivere all' infinito, ma temo che non riuscirò mai a descriverlo, a renderlo, ESATTAMENTE come lo immagino e lo VEDO io ç_ç ... ma tant' è ...
Invidia per il loro rapporto?
Ma ... ! CO_____O'ME!?! (me si va a raggomitolare in un angolino  ç____ç ... ) Vabbè ...
I protagonisti ... I sentimenti (UFF... Come al solito ... X°D!) con la vaga speranza di riuscire a rivestirli delle giuste parole per renderli come vorrei ...
E sono speranzosa che, continuando a ticchettare convulsamente, forse ... X°D!
Passiamo a Te!
Ma lo sai che le tue recensioni le leggo con lo stesso piacere (e ammirazione) dei tuoi meravigliosi (attesi e desiderati) capitoli?
Quindi ...
GRAZIE! per la tua presenza costante e indispensabile, già lo sai ...
TVTBFI!!! A presto, con June, spero ... (ç__ç)
Un Abbraccio Gigante! Kiss!
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Capitolo 8
*** Cap. 8 The Last Moments In Africa ***


THE LAST TIME IN aFRICA ... <<  Quanto ti ci vuole per metterti qualcosa addosso? ... Per me va benissimo se esci così come sei, sai? >>. Sghignazzò il ragazzo nemmeno troppo sottovoce, in attesa della pungente risposta della ragazza che, come immaginava, non si sarebbe fatta attendere troppo.
<<  Sì ... Certo ... Ti piacerebbe vero?  >>.
Disse sarcastica la ragazza affacciando una arruffata massa di umidi capelli rosso fuoco sulla soglia del bagno. 
<<  Spiacente, ma non è nel mio stile uscire in questo stato ... E tanto meno soddisfare certe fantasie perverse del primo chitarrista, per quanto sexy, che mi capita per le mani ...  >>.
Tom soffocò un ringhio leggermente esasperato.
Nadia era dannatamente sexy e gli piaceva, ma era anche dannatamente rompiscatole, saccente, supponente, testarda ...
Il ragazzo stava cominciando vagamente a chiedersi che razza di rapporto avrebbero potuto tirar su un giovane uomo, quale lui era, di vent' anni ed una acida ventiseienne che rispondeva al nome Nadia.
Sarebbe stato eccitante e ... Terribilmente ... Stancante.
Ma adesso non voleva pensarci, sebbene una vocina dentro di lui gli stesse consigliando, in sordina, di farlo ...
Di farlo al più presto.
Era accaduto tutto troppo velocemente e, sin dalla prima volta che si erano baciati, c'era stato un fastidiosissimo campanello d' allarme che suonava dentro la sua testolina troppo occupata da quella spilungona.
E adesso stava diventando insopportabile.
Lo aveva volutamente, coscentemente, diligentemente ignorato.
E ora ...
E ora cercò di immaginarsi la giovane donna appena uscita dalla doccia per allontanare quel sentore di...
- ... Pericolo? ... E cosa potrebbe mai succedere? ...  -.

-  ... Ma pensa tu, questo ragazzino esigente e frettoloso ... Con chi crede di avere a che fare? ...  -.
Nadia se lo stava immaginando, con le mani sprofondate nelle tasche di quei pantaloni, non più così enormi come erano sempre stati, mentre si aggirava nel salotto del loro alloggio, curiosando tra le loro cose, tra le tracce della loro presenza.
Non sapeva bene cosa pensare in realtà.
Tom gli piaceva.
Era simpatico, divertente, spiritoso, ma era anche arrogante, saccente, presuntuoso, terribilmente irritante ...
Come avrebbero fatto a sopportarsi nel caso avessero deciso di continuare a vedersi?
-  ... Continuare a vedersi ... Non essere stupida Nadia ... O, per lo meno, non essere così dannatamente ingenua! Lui partirà per la sua bella turnee tra pochi mesi e tu sarai in Itallia ... Rapporto? ... Sì, di letto .... Ossia che vi vedrete di tanto in tanto per una sessione di ... Lasciamo stare ... E per il resto del tempo? Credi che lui ti rimarrà fedele? E tu? ... Credi che lo sarai? ... Andiamo Nadia ... Sei sicura che rimarresti fedele a ... A lui? ... -.
Quell' ultima considerazione, quello specificare della sua coscenza fastidiosa e rompiscatole ...
Non voleva soffermarsi su cosa significasse, non voleva mettere a fuoco un' immagine sfuggente ...

Raggiunse il ragazzo, perfettamente vestita beandosi della sottile delusione su quel fin troppo giovane viso, cercando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione ...
Era come se qualcosa le stesse suggerendo che quella sera non tutto sarebbe andato esattamente come lei credeva ...
<< ... Sai di arancio e limone ... Sospettavo che questo profumo fosse tuo e non di Andrea ... Troppo acido per la nostra interprete ...  >>.
<<  ... Simpatico come le briciole nel letto, come sempre eh?  >>.  Scoppiarono a ridere entrambi.
Dopotutto si divertivano parecchio insieme, non c' erano tensioni nè discorsi seri tra loro, solo divertimento.
Questo non potevano negarlo.

<<  Tom, stai uscendo con Nadia?  >>.
<<  Sì Bill ... Qualcosa in contrario?  >>.
<<  No, no ... Divertitevi ...  >>.
<<  Lo spero ... Sai? Credo che dovresti farlo anche tu ... Non ho ancora ben capito come mai hai perso il tuo iniziale entusiasmo per la nostra interprete ma, comunque sia, credo che tu abbia mantenuto questo atteggiamento sostenuto anche troppo a lungo ... Alla fine non è poi così male una volta che ti abitui ... Mi sembrava che durante i nostri festeggiamenti te ne stessi accorgendo anche tu ... Perchè non provi a parlarle? Magari ti trascini dietro Gustav ... E' sempre più rilassata quando ha PooH intorno ...  >>.
Rise il ragazzo, poi uscì nella sera che stava rapidamente mutando in notte, per andare a recuperare la rossa alla quale aveva dato appuntamento.
Bill rimuginò un po' su quelle ultime parole di Tom.
-  ... Più serena ... Più serena un corno! A volte, da come lo guarda, mi aspetto quasi che gli eriga un altarino ... O che se lo porti nel letto come un orsacchiotto di peluches! ... Cazzo te ne frega poi, Bill? ... Saranno ben fatti loro ... -.
Si abbandonò stancamente sulla poltrona più vicina, le lunghe gambe tese sul tavolino di fronte a lui, portandosi una mano alle tempie che sembravano iniziare a pulsare dolorosamente.
Quell' ultima giornata di riprese era stata impegnativa e lui si sentiva stanco e desolato, senza capirne il motivo.
No.
Non sarebbe andato da lei ...

Tom aveva lasciato Bill appositamente con quel pensiero a fargli compagnia.
Si stava dando dello stronzo sadico adesso, mentre camminava con la rossa al suo fianco.
Si sentiva inquieto, stranamente, come se ci fosse qualcosa che non riuscisse a percepire chiaramente.
-  ... Basta Tom! E che cazzo! Sei il SexGott e sembri star qui a non sapere dove mettere le mani ... Mentre lo sai benissimo! ... E ora di smuovere le acque, direi! ... -.
Prese la ragazza per mano e la attirò in una zona dove le luci dei lampioni che illuminavano i loro alloggi non giungeva, si lasciò cadere seduto a terra, trascinando con sè la ragazza che finì tra le sue braccia pronte ad accoglierla, tra le sue mani che già si muovevano rapide, decise e precise su di lei.

Le labbra di Tom avevano rapito le sue, bramose e sensuali, esigenti e dure e lei, mentre le grandi mani scivolavano sotto la sua maglietta breve, pensò che sarebbe stato fin troppo semplice cedere all' istinto, lasciarsi coinvolgere e sconvolgere dalle dita di lui, appena un po' piacevolmente ruvide, che le accarezzavano la schiena, percorrendo la sua spina dorsale e facendola fremere.
Sesso.
Tutto in Tom aveva quel sapore peccaminoso che sa avere il piacere fine a sè stesso.
E lei lo desiderava.
Sarebbe stato impossibile il contrario.
Lo strinse maggiormente a sè, in balia dei sensi, sempre meno coscente.

<<  Nadia ...  >>. Un sospiro, un gemito.
Tom la desiderava, credeva che non sarebbe riuscito a trattenersi abbastanza a lungo e si chiedeva cosa stesse aspettando la ragazza a dargli il suo permesso di approfondire quel momento che lo stava torturando.
Le unghie di lei sul petto, sotto la sua maglietta, sulle sue spalle, che scivolavano sulla sua schiena, graffiandola, il respiro caldo sull' orecchio, i sospiri carichi di desiderio, un desiderio identico a quello che provva anche lui.
Sesso.
Il profumo di lei, la sua pelle lievemente abbronzata, i suoi capelli rossi ...
Dello stesso colore delle fiamme della passione che lo stavano lambendo e catturando in un vortice pericoloso ed eccitante.

<<  No ...Tom, aspetta ... Fermati Tom ...  >>. Il respiro affannato di lui sulla propria pelle ...
Sebbene confusamente, Nadia seppe che stava facendo la cosa sbagliata.
Il ragazzo, staccatosi faticosamente da lei, soffocando un' imprecazione, adesso la guardava stranito e frustrato.
Gli era sembrato che le cose stessero procedendo piuttosto bene ... Cos' era successo?
<<  Nadia, ma cosa ... ? ...  >>.
<< Io ... Non posso ...  >>.
Stava quasi balbettando come una ragazzina stupida, come, ne era certa, una di qelle ragazzine che se lo trovavano davanti pe la prima volta.
E non era da lei.
Si riscosse.
<<  Voglio tornare agli alloggi adesso ...  >>.
Tom avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto chiederle se era impazzita, forse, ma non lo fece.
Negli occhi di lei vide qualcosa che confermò quegli stupidi timori che aveva avuto per tutta la sera.
Lei non lo voleva.
Gli piaceva, si divertiva con lui, rideva con lui, litigava con lui, le piaceva baciarlo e, forse un po' sadicamente, provocarlo e lasciarsi provocare ... Ma non lo voleva davvero.
E lui non la avrebbe supplicata.
Si alzò rapido, aggiustandosi i jeans, decisamente scomodi, adesso, e la felpa pesante, sistemandosi la fascia che lei gli aveva fatto scivolare via, si infilò le mani a fondo nelle tasche e si volse in direzione deli alloggi, quasi senza aspettarla. <<  Ti accompagno ...  >>.

Nadia si rimise in piedi lisciandosi la gonna corta e infilandosi la maglietta che aveva lei stessa abbandonato sull' erba. Poi si accostò a Tom che si era fermato un passo più avanti.
Aveva temuto che se ne sarebbe andato senza degnarla nemmeno di uno sguardo, lasciandola lì da sola, ma forse avrebbe dovuto rivalutare quel ragazzino.
Un po' triste si disse che non ci sarebbe stato il tempo nè l' occasione per farlo.
Sembrava che tutto quello che sarebbe potuto succedere avesse deciso di succedere proprio all' ultimo minuto, giusto per impedirle di pensare, di avere il tempo per connettere e decidere con calma, per farla cadere nella trappola del " Lieb Die Sekunde".
Ed i effetti lei si era sempre fatta catturare da quella trappola.
Lei aveva sempre colto l' attimo, aveva sempre vissuto di corsa, pensando che chi si ferma è perduto e che ogni occasione lasciata è perduta per sempre. Eppure ...
Eppure quella notte non era riuscita a cedere a quello che era normale per lei.
Era come se dentro si sentisse cambiata in qualche modo.
Andrea era sempre stata il suo punto fermo, quella che le permetteva di prendere fiato e di decidere con calma, almeno qualche volta ...
Ma adesso, qualcosa di molto fastidioso dentro di lei le stava suggerendo che, a farla sentire in quello strano modo, non fosse solo la positiva influenza della più pacata amica ...
C' era dell' altro ... O forse qualcun' altro ...

Tom si sentiva maledettamente frustrato, sia dentro che fuori.
Certo, il suo corpo era rimasto teso e nervoso da quell' improvviso distacco da quello della ragazza, ma lui sapeva che, a quel tipo di frustrazione, avrebbe potuto porre rimedio.
Era qualcosa di più sottile e che stava dentro di lui a tormentarlo.
Non riusciva a darsi una spiegazione logica, non riusciva a capire il motivo che aveva spinto Nadia ad interrompere così repentinamente quel piacevole intrattenersi con lui.
Poi la vide. Si era voltato appena, per accertarsi che lei lo stesse seguendo, non avendola più sentita, quando incrociò quei suoi occhi verdi che si spalancarono scintillando nel buio.
Dapprima stupore, poi un misto di rabbia e delusione che il ragazzo non seppe davvero spiegarsi.
Infine, dopo alcuni istanti, decise di seguire lo sguardo della ragazza e si ritrovò davanti David, sulla porta del suo alloggio che stava abbracciando Dunja.
-  ... Bhè? Che gli prende stasera a questa lunatica di una rossa? Lo sanno tutti che Dave e Dunja sono ottimi amici e ...  -. Ma improvvisamente, come svegliato dal movimento rapido e brusco di lei, Tom capì.
Nadia si era voltata ed era corsa via, lui l' aveva seguita fino a vederla rifugiarsi dietro la bassa costruzione che divideva con la loro interprete.
Allora si fermò. Dubitava che la ragazza volesse parlare con lui adesso.
Si volse, ormai del tutto rassegnato, e si incamminò verso l' alloggio di David.
Se aveva visto giusto, se per una volta il famoso intuito di suo fratello si fosse palesato anche in lui, allora era certo di star facendo la cosa giusta.

Dave era rimasto un po' choccato dal comportamento del suo chitarrista.
Era stato onesto, era andato da lui, gli aveva detto dove si trovava Nadia.
-  ... Ma non era con lui? ... Chi cazzo ci capisce più nulla! ... Tom era strano ... Che cosa sta succedendo? ... Ma dico io! Ma non mi bastavano quei quattro ... Bhè, per la verità, principalmente i due Kaulitz ... A complicarmi l' esistenza? ... Dovevo anche andarmi a scegliere una interprete provvista di un bel caratterino altalenante e lunatico che, in aggiunta, si scarrozza dietro un' amica con un carattere altrettanto bizzarro? ... Devo essere impazzito del tutto ...  -.
I pensieri erano quelli di un uomo maturo quale lui era, di un manager che pensa al futuro della sua band e che in questo vuole investire tutte le sue energie.
Ma il passo svelto con il quale si stava dirigendo verso il retro del  piccolo appartamento riservato alle due ragazze, era quello di un uomo un po' preoccupato, un po' confuso, un po' troppo desideroso di accertarsi se, effettivamente, la rossa si trovasse proprio dove Tom gli aveva detto.
Si sentivauno stupido ragazzino stupidamente incapace di rallentare i battiti del suo cuore.

Ma i battiti decelerarono quando la vide.
Stava seduta a terra, le lunghe gambe strette al seno, circondate dalle sue braaccia esili, gli occhi puntati verso un cielo nero intenso ma trapunto di miriadi di stelle che si riflettevano in quegli occhi trasparenti e lucidi. Lucidi.
-  ... Sta piangendo? ... Che cazzo le avrà fatto quell' idiota di Tom? Giuro che ... Che cosa Dave? Cosa vuoi fare a Tom? E cosa devi fare con lei? ... Sarebbe meglio che tu girassi sui tacchi e te ne andassi ...  -.

Nadia aveva scelto quel posto per rifugiarsi, come una preda ferita ma incredibilmente sopravissuta.
Avrebbe desiderato trovare un posto un po' più isolato, ma li avevano avvisati di non allontanarsi troppo, non da soli e non di notte, comunque.
Così si era seduta con le spalle appoggiate al muro bianco della bassa costruzione dove alloggiava con Andrea a cercare di riprendere il controllo di sè stessa.
-  ... Nadia! Ma che diavolo ti sta succedendo? Sono solo due uomini ... Perchè gli permetti di prendere il sopravvento su di te? Prima ti lasci irretire dalla sfacciata insistenza di un ragazzino come Tom e poi ... Poi permetti a qualcosa che nemmeno ti riguarda lontanamente di condizionarti a tal punto? ... Proprio tu! La sempre fieramente indipendente Nadia che prendeva in giro Andy per il suo carattere facilmente influenzabile ... Ti stai comportando anche peggio di lei ... -.
Continuava a sgridarsi a ripetersi che era una stupida.
Ma non riusciva a dimenticare la sensazione della mano di Tom che le stringeva possessiva il fianco attirandola a sè, che si confondeva con l' improvvisa visione di David così vicino a Dunja, così vicino al viso della ragazza bionda, così vicino alle sue labbra, e a quella inaspettata sensazione di dolorosa sconfitta ...
Aveva repentinamente allontanato Tom, ferendolo.
O almeno così le era parso notando uno sguardo sconfitto negli occhi di lui che con un gesto secco, si allontanava da lei a sua volta.
Sapeva che Tom non si sarebbe lasciato trattare in quel modo nemmeno da lei, nemmeno  per soddisfare la sua brama di averla. L' orgoglio del ragazzo era più forte. Proprio come il suo.
Ed era stato principalmente per salvaguardare quel suo orgoglio che aveva voluto impedirgli di percepire quel dolore che sentiva crescerle dentro ed era scappata senza dargli alcuna spiegazione plausibile.
Le confuse sensazioni che aveva dentro le impedivano però di essere generosa nei confronti del ragazzo.
Doveva capire ...
Poi un rumore fin troppo vicino le aveva fatto capire di non essere sola e l' aveva spinta ad alzare lo sguardo nel buio appena rischiarato dalla luce di quella enorme luna, alla ricerca della fonte di tale rumore.

<<  David?  >>. Troppo tardi per scappare, lei lo aveva visto ed aveva pronunciato il suo nome con un tremito incredulo nella voce. Decise di avvicinarsi, che altro avrebbe potuto fare?
<<  Hai litigato con Tom? ... Sai lui è ... Non dovresti prendertela troppo è solo un ragazzo ... A volte sbaglia ...  >>. Lo stava difendendo e perchè, poi?
-  ... Perchè alla fine a quel pezzo di scemo gli vuoi anche bene, Dave, e perchè ... Non sopporti di vederla piangere vero? ...  -. Ma la risposta pacata di lei giunse inaspettata.
<<  No ... Non ho litigato con Tom ... Noi ... Semplicemente non credo siamo fatti l' uno per l' altra ... Ma a te cosa importa? ... Non hai altro da fare che impicciarti della vita degli altri?  >>. Aggressiva.
Di nuovo, un repentino cambiamento, aveva cancellato la Nadia che lui non aveva mai visto prima di allora per far riemergere la Nadia di sempre, quella sfrontata, quella coraggiosa, quella che non abbassava mai lo sguardo davanti a nessuno, quella dura e cinica a volte.
A David dispiacque ma non riusciva comunque ad ignorare le parole della ragazza :
" Non siamo fatti per stare insieme ... ". Le si avvicinò titubante.
<<  Sai? Dovresti smetterla di attaccare chiunque tenti di avvicinartisi, solo basandoti sulle tue supposizioni ... Chi ti dice che io sia venuto qui per impicciarmi dei fatti tuoi?  >>.
<<  E allora per cosa saresti venuto? ... Non verrai a raccontarmi che sei un manager così ligio ai tuoi doveri che fai sempre un giro di ronda per assicurarti che i tuoi protetti stiano bene ...  >>. Gli rispose ironica.
<<  E poi ... Mi era sembrato che fossi diversamente occupato questa sera ...  >>.

Perchè era lì?
Perchè aveva deciso di lasciare sola Dunja per seguire lei?
Per farle forse la paternale?
Per portare acqua al mulino del suo chitarrista?
Tom sapeva fare i propri interessi da solo ...
Perchè non capiva che la stava semplicemente torturando con la sua presenza?
La faceva sentire troppo giovane e troppo impreparata ...
Lo aveva attaccato con la sola intenzione di ferirlo, di fargli capire che non lo voleva lì in quel momento ...
Ma l' uomo sembrava non voler capire e continuava a stare davanti a lei, con l' espressione vagamente scioccata di chi non capisce cosa stia succedendo e, apparentemente, per nulla desideroso di andarsene.
Nadia sbuffò spazientita, rivolgendogli uno sguardo truce.

David non capiva ... Di cosa stava parlando quella pazza?
<<  No, non faccio la ronda tutte le sere ... Al massimo incarico qualcuno di farle ...  >>.
Il sopracciglio della ragazza si inarcò, ironicamente ammirato dal potere di quell' uomo. 
<<  Perchè sei sempre così dura arrogante e presuntuosa Nadia? Le persone potrebbero tendere ad allontanarsi da te sai?  >>.
<<  Meglio così ... Io sono quella che sono ... E alla fine non sono poi così male se Andy è mia amica, no? ...  >>. Lo stava sfidando a dire qualcosa di male su Andrea, e David si astenne dal farlo.
Punto primo perchè sapeva che la rossa lo avrebbe potuto disintegrare se solo si fosse azzardato, punto secondo perchè ... Dopotutto, nonostante quel rapporto di lavoro fosse ancora, a tratti, altalenante, quella ragazza gli piaceva, sapeva essere professionale quando il caso lo richiedeva, sapeva usare la parola giusta al momento giusto, sapeva prendere i suoi ragazzi sebbene ancora sospettasse che certi equilibri non fossero stati stabiliti e fossero, potenzialmente, pericolosi in qualche modo ...
Ma adesso non voleva pensare ad Andrea, ma a quella giovane donna che gli stava di fronte, per la prima volta apparentemente vulnerabile.
<<  E gli altri?  >>. Le chiese. 
<<  David ... Io non sono una santa ... Gli altri, se bene ho capito a che altri ti riferisci, li ho lasciati avvicinare e con molti di loro mi sono anche divertita ma ... Ma stavo solo giocando, esattamente come loro giocavano con me ... Un gioco divertente, che io ho permesso e dal quale ho tratto il medesimo divertimento ... Ma questo non significa che io permettessi ai miei compagni di gioco di avvicinarsi troppo a me ... Più vi avvicinate, più fate danni, voi altri ... Ed io non voglio finire in trappola, costretta a soffocare quello che sento, quello che sono, per un quieto vivere che sa fin troppo di cenere ...  >>.
Aveva usato un giro di parole, ma David lo aveva sentito forte e chiaro il messaggio.
Si chiese se si fosse divertita anche con Tom e soprattutto si chiese se si fosse divertita abbastanza da lasciarlo avvicinare davvero a sè.
Doveva chiederglielo?
<<  E con Tom?  >>. Optò per un sì.
E seppe chiaramente di aver sbagliato.
<<  Con Tom cosa? Cosa ti interessa di quello che ho fatto con lui? Chi ti da il diritto di venire qui e trattarmi come una ragazzina, come una dei tuoi protetti? Io ...  >>.
Stava urlando e David non sapeva come comportarsi, inoltre ...
L' atteggiamento di lei lo stava esasperando.
Sembrava che per ogni parola giusta ne dicesse dieci sbagliate.
<< Nessuno me ne da il diritto, e non stavo facendoti la parternale ... Ci sono molti modi in cui ti vedo, ma, credimi, quello di mia protetta non è tra questi ...  >>
<< E come mi vedi?  Mi vedi come vedi Dunja?  >>. L' aveva detto ...
Si morse in fretta le labbra, serrandole strette. Non avrebbe voluto dirle quelle parole.

-  ... Dunja? Cosa diavolo centra Dunja adesso? ...  -. 
<<  Vi ho visti poco fa, davanti al tuo appartamento ... A quanto pare nemmeno tu sei un santo eh, Dave?  >>.
Un sorrisetto ironico si dipinse sulle belle labbra.
Li aveva visti ...
Ma lui con Dunja stava solo parlando, mentre lei e Tom ...
Aveva ben capito che le loro bocche non erano sempre state impegnate in discorsi filosofici ...
-  ... Che facciamo David? Giochiamo a rimpiattino? Occhio per occhio? ... Lei aveva tutto il diritto di fare quello che le pareva e lo ha tutt' ora ...  -. 
<<  Chi è stato a farti del male Nadia? Hai detto che non hai mai permesso a nessuno di avvicinarsi davvero a te ... E allora? Chi è che ti ha ferita? ...  >>.
David le aveva parlato in tono pacato, quasi triste e lei non riuscì a sopportarlo.
E la sua frustrazione esplose.
Nadia non era il tipo che mandava le cose a dire.
Le diceva lei stessa, qualsiasi cosa questo comportasse.
E quelle che stavano salendo prepotenti alle sue labbra avrebbero comportato una certa dose di casini ...
Se lo sentiva sulla pelle.

<<  TU, MALEDIZONE! Sei stato tu! Ecco chi! Tu, con questa tua aria da uomo maturo, da persona per bene ma estremamente affascinante, tu che sai come affrontare le cose, tu che ami i tuoi ragazzi esattamente come io amo Andy, tu che sembravi cercare il mio sguardo ma che poi lo sfuggivi come se non volessi davvero legarmi a te! Tu che lo avevi già fatto, dal primo giorno in cui ci siamo visti e che non hai fatto nulla, hai lasciato che fosse Tom a farsi avanti, lasciando che passassi il mio tempo a chiedermi cosa cercassi, cosa volessi da me, cosa maledizione cercassi di dirmi con questi tuoi maledettissimi occhi azzurri ... Tu che te ne stavi sulla tua stramaledettissima veranda a baciare Dunja! Ecco chi! Ho permesso alla sola idea di te di avvicinarsi ... E guarda a cosa mi ha portato! A farti una ridicola e patetica sceneggiata ... Ma io non sono così... Io ...  >>.
L' aveva presa tra le braccia e la stringeva forte.
David credette di aver fatto la cosa giusta perchè lei aveva smesso di urlare e se ne stava cheta, immobile tra le sue braccia, in attesa.

Le mancò il respiro.
Stava lì troppo choccata per poter decidere di fare qualcosa che non fosse respirare il profumo della pelle di quell' uomo.
Sapeva di muschio bianco e dopobarba e sigarette. Sapeva di lui e le piaceva quel profumo.
Pensava che le sarebbe bastato rimanere così ancora per un po', in quel silenzio che amplificava i suoni della natura che li circondava ma, a quanto pareva David sembrava deciso a spezzare quel silenzio.
Ma lo fece sottovoce, sussurrando piano, solo per lei.

<<  ... Nadia ... Io non sono un ragazzino ... Ho trentasei anni, non venti ... E, come hai detto tu, non sono mai stato un santo ... Ho avuto molte donne e di certo non voglio giudicare le tue, di esperienze ... Io ho il mio passato, tu il tuo ... Ma sono abbastanza maturo, credo, per non giudicarti per questo ... A me interessa solo il presente ... E, adesso come adesso, sono un uomo che ha delle responsabilità verso altre persone ... Anche verso di te a quanto pare ... E non mi dispiace averne ... Non che io sia contento di averti ferita, seppure involontariamente ma ... Adesso bisogna decidere ...  >>.
Si staccò appena da lei costringendola a guardarlo negli occhi e costringendo sè stesso a fissare i suoi cercando di reprimere quel desiderio di baciarla che sentiva impellente dentro di sè.
-  ... David ... Le hai appena detto di essere un uomo ... Se la baci adesso vanificherai ogni parola ... Deve fidarsi di te ... E' quello che vuoi, no? ...  -. Ma quella bocca era fin troppo invitante.
Si concentrò su quello sguardo un po' sperduto che lei gli rivolgeva, ancora apparentemente stupita dalla strana piega che aveva preso quella conversazione.

<<  ... Decidere? ...  >>. David sospirò, accantonando faticosamente i suoi desideri. 
<<  Sì, decidere Nadia ... Ho trentasei anni e credo ... Credo di non desiderare più la vita che ho avuto fino a qualche anno fa ... Non sento più il bisogno di avere accanto ogni notte una donna diversa ... Ho bisogno di stabilità, Nadia, e questo per me non significa una quotidianità che sa di cenere come hai detto tu, ma condividere con qualcuno il deisiderio di costruire qualcosa di stabile ... Ho un lavoro che, paradossalmente, è anche la mia famiglia, il mio mondo, la mia vita, che per quanto possa apparire perfetta ai più, perfetta non lo è affatto ... Ho bisogno di avere accanto qualcuno disposto a condividere tutto ciò che questo comporta con me ... Vorrei ... Vorrei che fossi tu, Nadia. Dal primo giorno in cui ti ho vista ... Forse persino dalla prima volta in cui ho sentito la tua soave voce strillarmi quanto fossi un perfetto idiota ...  >>.
Sorrise al ricordo di quel loro primissimo contatto e del lieve rossore che aveva coperto gli zigomi alti della ragazza.  <<  Ma probabilmente non me ne rendevo conto ... Ho notato subito l' interesse di Tom nei tuoi confronti, nascosto dietro quell' aggressività che ti riservava ... E ho pensato che forse, con il tuo carattere fiammeggiante, lui sarebbe stato più adatto a te ... E lo ho lasciato fare ... Anzi, no ... Ti ho permesso di scegliere ... Era giusto che tu fossi libera di decidere senza trovarti tra due fuochi, anche se, a quanto pare, il mio desiderio di lasciarti libera ti ha semplicemente confusa ... Ma adesso è giunto il momento, Nadia ... Hai detto che Tom non è adatto per te ... Bene. Ed io ... Lo sono, io? ...  >>.
Era così vicino a lei da sentire il suo respiro caldo sul viso.
Lei era alta, quasi quanto lui, ed avere i suoi occhi quasi perfettamente allineati ai suoi, con quelle domande all' interno, con quei dubbi, non era semplice da affontare.
Non li poteva ignorare.

... " Lo sono io? ... " . Ecco cosa le aveva appena chiesto ...
Nadia fu presa alla sprovvista e non seppe cosa rispondere ...
In realtà non sapeva nemmeno se era il caso di rispondere in quel momento, con il ricordo delle ore passate con Tom, con l' immagine di lui con Dunja, con le braccia di quell' uomo attorno al proprio corpo ...

<<  Non voglio che tu mi risponda adesso Nadia ... Domani torneremo alle nostre vite, e ci saranno differenti problemi da affrontare per noi ... Uno dei miei sarà come sostituire Andrea ad esempio ... Ma ... Tu hai il mio numero di telefono e potrai chiamarmi quando vorrai ... Ti chiedo solo di ... Riflettere per bene su quello che vuoi ... Hai ventisei anni, Nadia, potresti avere l' età giusta per prendere definitivamente in mano la tua vita ma potresti anche non sentirti ancora pronta a prendere una decisione ... In ogni caso, quando lo farai, vorrei che tu fossi il più sicura possibile. Sarebbe fin troppo semplice baciarti sotto questo cielo, in questa Africa da cartolina, chiedendoti, implorandoti e quindi costringendoti ad essere mia ... Non voglio che sia così tra noi ... Ho bisogno di te, ma di te integra, del tuo cuore ma anche della tua ragione, dei tuoi sogni ma anche ella tua realtà ... Pensaci Nadia, sai dove trovarmi. Buonanotte, per ora ...  >>. 
La sciolse dal suo abbraccio e si allontanò. 
Poi, pochi passi più in là, si fermò.
-  ... Sì David, bel discorsetto da uomo maturo, ma ... Credi davvero di potertene andare senza assaggiare quelle labbra che ti hanno appena invitato a baciarle? ...  -. No. Non poteva.
Tornò indietro, e con un solo fluido movimento la avvicinò nuovamente a sè, avvolgendola tra le sue braccia ed avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza per sussurrarvi sopra. 
<<  Te lo ho detto che era troppo facile cadere vittima dell' incanto di questa notte d' Africa ... E, per la cronaca ... Non stavo baciando Dunja ... Non c'è mai stato nulla tra di noi ...  >>.
Le sorrise sulle labbra, le sfiorò appena in un bacio dolce ed assolutamente casto per poi allontanarsi in fretta da lei.
-  ... Le carte sono scoperte, i giochi fatti ... Adesso è tutto in quelle sue mani affusolate, David ... Tutto ...  -.

Nadia non avrebbe saputo spiegare come si sentiva.
Quel piccolo bacio, quel breve contatto con le labbra di David l' aveva coinvolta più dei baci sempre più esigenti di Tom ...
Tom ...
Tom era sexy, Tom era divertente, Tom era arrogante e presuntuoso, Tom era pieno di difetti, quegli stessi che aveva anche lei.
No.
Con lui sarebbe stato un gioco al massacro.
Forse David aveva avuto torto, forse lei si sentiva davvero pronta a decidere ma ...
Dopotutto aveva anche avuto ragione.
Non era quello il momento, sebbene lei avesse istintivamente desiderato stringerlo a sè ed approfondire quel semplice bacio innocente ...
Magari per tutta la notte, aspettando che quel cielo d' Africa le regalasse una splendida alba che si sarebbe affacciata sulla sua nuova vita.
Ma no.
David aveva avuto ragione per l' ennesima volta.
Quell' Africa, quella che sarebbe sempre stata la sua Africa, le aveva regalato una notte fin troppo densa di emozioni ... Non sarebbe riuscita a sopportarne altre.

Rientrò in casa e, per la prima volta, fu lieta di non trovarvi Andrea.
Aveva bisogno di raccogliere le sue idee e di rivivere quelle sue emozioni ad una ad una, prima di svelarle all' amica. Lo avrebbe fatto, certo, non c' era nulla che lei le nascondesse ma ...
Aveva bisogno di tempo.
Mentre si preparava una tazza di the, nella speranza che la calmasse, il pensiero però volò ad Andy.
Dov' era adesso?
Le era sembrato che troppe cose si stessero muovendo in soli cinque giorni considerando, tra l' altro, che i ragazzi erano stati impegnatissimi. Eppure ...
Eppure Andrea non c' era e si chiese dove mai potesse essersi cacciata.


Nadia era uscita con Tom ... Di nuovo ...
Andrea voleva bene al ragazzo nonostante le loro evidenti divergenze, sin da quando era solo il chitarrista dei Tokio Hotel, molto prima di diventare "uno dei suoi datori di lavoro", Tom le piaceva ...
Leggermente arrogante forse ma capace di espressioni che avrebbero mandato in tilt anche la più santa delle donne, sfacciato, sexy, divertente e, ma questa era solo una sua fantasiosa convinzione personale, fondamentalmente un bravo ragazzo, ma ...
Ma credeva di aver visto qualcosa nella sua migliore amica ...
Qualcosa che le suggeriva che non stava facendo la cosa giusta, qualcosa che la spingeva a sentire il bisogno di ostacolare quella relazione ...
Si sentiva stupida a fare certi pensieri, ma soprattutto si sentiva frastornata ...
In quegli ultimi giorni, dal giorno del compleanno dei gemelli, per l' esattezza, le cose sembravano aver ingranato la quarta e correre come impazzite ...
Le giornate sembravano apparentemente tutte normali, ma quando lei le analizzava, rivivendole, la sera nel suo letto, si accorgeva che in realtà erano volate via e che, soprattutto, erano state intense e dense di piccoli gesti apparentemente per nulla importanti ma decismente significativi ...
Soprattutto sguardi, sorrisi, sfiorarsi ...
A lei capitava con loro ...
Si rendeva conto che, un breve sorriso dopo l' altro, quegli istanti che lei quasi non notava, (quasi perchè in realtà li notava eccome, ma dava la colpa alla fan che era dentro di lei), che scivolavano anonimi, la avvicinavano incredibilmente ed inesorabilmente a quei ragazzi, abbattendo, piano i vari strati di riservatezza e fredda professionalità che lei aveva eretto attorno a sè, per difendersi e per permettersi di fare per bene il suo lavoro ... Aveva in pochi giorni, senza rendersene conto, superato quel muro enorme che si era creato tra lei e Tom già dal primo giorno che aveva lavorato per loro, ormai quasi un mese prima ...
Solo un mese prima ...

Solo un mese prima quel muro le era sembrato invalicabile e adesso si ritrovavano sul set del loro video o la sera agli alloggi, a ridere e scherzare ...
Sembrava che il ragazzo l' avesse rivalutata in breve tempo e lei non riusciva a comprendere come fosse potuto accadere dopo le dure parole che aveva avuto per lei, dopo che avrebbe desiderato licenziarla il giorno stesso in cui era stata assunta ...
Con Gustav e Georg non c' erano mai stati grandi problemi ...
Le sue due G sembravano averla accolta a braccia aperte, sebbene il giorno del colloquio Georg le fosse sembrato troppo freddo ...
Ma ricordava esattamente come quella impressione si fosse scaldata il giorno dopo, nella palestra dell' hotel, quando si era presentato alla new entry praticamente nudo ...
Gustav ... Bhè, lui era il suo PooH e lei lo adorava semplicemente ...
Non c' era nulla che non amasse di quel ragazzo :
dal sorriso timido a quella dolcezza negli occhi fondenti, da quella timidezza e riservatezza che mostrava durante le interviste alla sicurezza che riusciva a trasmettere a chiunque gli stesse intorno ... A lei ...
E Bill ... In effetti lui l' aveva confusa parecchio ...
Il giorno del colloquio con David le era sembrato particolarmente amichevole, desideroso, almeno a quanto Nadia le aveva detto, ma aveva potuto averlo fatto semplicemente per darle la carica nel caso ce ne fosse stato bisogno, di iniziare quel rapporto di lavoro, poi, il giorno dopo era andato tutto a rotoli per via della battuta idiota di Tom, ed avevano finito con il litigare anche loro due ...
E da quel momento Bill aveva mutato il suo entusiasmo iniziale per tattarla con fredda cortesia ... 
E questo la feriva più di quanto volesse ammettere e molto più di quanto potesse permettersi ...
Il rapporto con David andava bene, sembrava che l' uomo, seppure a volte la guardasse con sottile sospetto, l' avesse accolta in quella sgangherata eppure perfetta famiglia che erano i Tokio Hotel, aiutandola molto, e con i vari collaboratori della band aveva raggiunto un buon livello di civile convivenza ...
Insomma, si era integrata piuttosto bene ...
Ma la stupiva immensamente che tutto fosse avvenuto così in fretta ...
Non riusciva a spiegarselo e più tentava invano di trovare un senso logico a tutto questo, più le sfuggiva ... Procurandole solo un fastidiosissimo mal di testa e una voglia irrefrenabile di dolci, cosa non proprio utile quando combatti con il tuo fondoschiena da una vita, per contenerlo in una taglia affatto perfetta e nemmeno dignitosa ma che per lo meno non raggiungesse le dimensioni di un tendone del Circo Togni! ...
Sospirò frustrata ...
Nonostante avesse deciso di non pensarci, ci stava pensando di nuovo, desiderando una mega fetta di pane e nutella ...
E adesso c' era anche quella storia tra Nadia e Tom ...
Cosa stava succedendo tra i due? Cosa era già successo? E quando? E come? ...
Insomma ... Non riusciva a capire e la cosa la innervosiva terribilmente ...

All' improvviso un lieve bussare leggermente indeciso alla porta la fece sobbalzare ... Chi poteva essere?
Per un attimo, vigliaccamente, avrebbe desiderato non andare ad aprire ...
Aveva addosso un vecchissimo paio di jeans quasi bianchi che le stavano malissimo, per la precisione i jeans che aveva indossato al primissimo concerto italiano dei Tokio Hotel a Milano il 3O Ottobre 2OO7 ...
Una maglietta di cotone leggera a maniche lunghe, nera, che le fasciava un po' troppo i fianchi a suo dire ...
Non avrebbe voluto vedere nessuno mentre si trovava in quella situazione ...
Senza contare del trucco che doveva essere uno schifo ...
Ma stava lavorando ... Almeno fino al giorno dopo, almeno ...
Avrebbe potuto essere David che aveva bisogno di qualcosa o ...
<<  ... Andrea ...  >>.
Una voce titubante appena fuori dalla porta la fece sobbalzare, facendola rendere conto che, da quando avevano bussato, lei si era persa fin troppo a lungo nei suoi pensieri, lasciando il malcapitato fuori ad aspettare ...
E scoprire chi fosse il malcapitato non la aiutava ...

Bill stava fuori dalla porta della ragazza teso come la corda di un violino, chiedendosi cosa cazzo gli fosse venuto in mente di andare, a quell' ora, a bussare alla porta della ragazza.
Certo, aveva deciso di accantonare quella sua freddezza, quella che aveva deciso di risevarle, da quando aveva scoperto che, in fondo lei era come tutte le altre persone che gravitavano attorno al fenomeno Tokio Hotel, ossia quelle interessate alla loro fama, al loro successo ...
Era stato difficile accettarlo, crederlo vero, poichè lei gli era sembrata diversa, ma aveva sentito chiaramente quello che lei aveva urlato in faccia a suo fratello, e non aveva potuto ignorarlo.
Suo fratello ... In effetti era stato il mutare dell' atteggiamento di suo fratello nei confronti della ragazza a convincerlo ad abbandonare almeno un po' la sua presa di posizione ... E aveva deciso di farlo adesso ...
-  ... Adesso, Bill! Bravo scemo! ... Lei se ne andrà e tanti saluti e tu vuoi rischiare di capire che, magari, si tratta pure di una bella persona? Vuoi darle un' opportunità proprio adesso che se ne deve andare? ... Masochista ... Ecco cosa sei ...  -.
Ma il punto era esattamente quello. 
lei se ne doveva andare e lui detestava il pensiero di lasciarla andare via senza avere una conferma ...
Credeva di avere un buon intuito, detestava che suo fratello avesse invece avuto ragione ... Doveva sapere ...
Aveva visto giusto o lei, quella ragazza che, sebbene più grande di lui di ben quasi quattro anni gli aveva sempre dato l' impressione di un essere molto più fragile di quello che volesse apparire dietro alla sua corazza, era stata un grosso abbaglio del suo quasi infallibile istinto? ...
-  ... Devo saperlo ... Giusto per mettermi il cuore in pace ...  -.

Ma non era del tutto sicuro che, a quel punto, il suo cuore sarebbe stato davvero in pace ...
Qualcosa dentro di lui gli diceva che, al contrario, rischiava di ritrovarsi nella fastidiosa situazione contraria ...
Ma era una voce sottile che lui ignorò bussando incerto alla porta della bassa costruzione dove Andrea alloggiava con Nadia.
Adesso, con la mezzanotte che avanzava alle sue spalle e un sottile venticello freddo che lo faceva appena rabbrividire sotto il corto giubbotto di pelle, stava implato davanti alla porta, fin troppo ansioso di sapere se Andrea fosse in casa ...
Sapeva che Nadia non c' era, era con Tom ...

Andrea decise di aprire, infondo se ne sarebbe andata, non aveva nulla da perdere ...
-  ... O forse non vuoi semplicemente perdere l' occasione di passare un po' di tempo con lui? ...  -.  
-  ... Ohhhh, stai zitta tu! ...  -. Stava parlando da sola e la cosa la preoccupava a sufficenza.

<<  ... Ciao, senti ... Mi chiedevo se ... Se ti va di fare due passi assieme a me ... Così, per chiacchierare un po' sai ...  >>.
-  ... Sapere? ... Cosa dovrebbe sapere, se non sai nemmeno tu cosa cavolo stai dicendo, Bill? ... Penserà che sia, come effettivamente è, una cosa stupida decidere di fare conversazione a quest' ora, di conoscersi, proprio l' ultima sera che resterà con noi ...  -. 
<<  Va bene ... Metto gli anfibi e arrivo ... Vuoi entrare un attimo? ...  >>.
La risposta di lei lo colse di sorpresa e si ritrovò ad annuire come in trance, seguendola nel piccolo salotto .
Erano lì da soli cinque giorni, eppure dentro quella piccola casetta, la presenza delle due ragazze era più che evidente ... Non che fosse disordinata, la sua lo era molto di più, in effetti ...
Non capiva di cosa si trattasse di preciso ...
Forse era il profumo che sentiva ... C' era odore di thè alla ciliegia e di thè verde ... Un sottofondo agrumato ... Pensò dovesse essere il suo profumo, sebbene lo credesse un po' troppo pungente abbinato alla ragazza ...
-  ... Bill! Ma ti sei rincretinito? Cazzo giochi a a fare il segugio adesso? ...  -.
<<  Ok, possiamo andare ...  >>. Lei aveva indossato i suoi vecchi anfibi, leggermente impolverati ed una giacca lunga e vagamente informe, un po' più pesante sopra l' attillata maglietta nera, che nascose alla sua vista il seno della ragazza, che vi era fasciato. 
<<  Ok ...  >>.

Uscirono e si incamminarono lungo la strada fangosa, in silenzio, per deviare poco dopo ed allontanadosi dal gruppetto di abitazioni.
Camminarono in silenzio per un po', poi Bill le chiese se le andasse di sedersi e lei annuì.

<< ... Allora ... Tu sai tutto di noi ... Dai giornali e cose simili ... Ma noi non sappiamo nulla di te ... Ti va di raccontarmi qualcosa? ... Prometto che sarò muto come una tomba ...  >>. Le sorrise.
E lei sorrise timidamente di riflesso.
Non temeva davvero che lui potesse raccontare i fatti suoi a qualcuno e, comunque, non aveva nulla da nascondere. O quasi ...

<<  Vengo da una famiglia normale ... I miei hanno divorziato che io ero ancora piuttosto piccola, avevo all incirca cinque anni ... Mio padre se ne è semplicemente andato e mia madre si è impegnata con un altro uomo immediatamente ...  >>. Iniziò lei con il tono di chi sta parlando di qualcossa che non le appartiene più.
<<  ... E questo non ti va giù? ...  >>. Chiese lui un po' titubante.
Lei corrugò appena la fronte, soppesando quella domanda.
<<  Non è per il fatto che abbia dimenticato mio padre o cose simili ... Cioè, da bambina forse un po' lo sentivo o forse ero semplicemente troppo piccola per pensarci ... A dire il vero non me lo ricordo affatto ... Penso che, qualsiasi pensiero io abbia adesso, sia nato dopo, sia cresciuto assieme alla consapevolezza e la consapevolezza sia cresciuta con me ... Diciamo che non ammiro il motivo che ha spinto mia madre a impegnarsi nuovamente così in fretta ... Abbiamo un buon rapporto, le voglio molto bene, ma ... Non condivido certe sue scelte ... Non aveva problemi di soldi, sai? Semplicemente non è riuscita a stare da sola ...  >>.
A quelle parole un pensiero la folgorò.
Dopotutto, sua madre non si era comportata diversamente da quello che aveva fatto lei con Fabrizio ...
Scacciò quel pensiero, deglutì sperando che il buio celasse le sue stesse colpe e proseguì.
<<  Ha scelto un uomo possessivo e geloso, talmente tanto da spingerlo ad ignorarmi completamente. Si preoccupava che non mi mancasse nulla ed è stato così. Avevo una bella casa, una cameretta tutta mia, il mio armadio era pieno di bei vestitini ed avevo lo zainetto che desideravo ogni anno, la paghetta da spendere come preferivo e potevo invitare i miei amici a casa o andare io da loro quando volevo ma ... Semplicemente mi sentivo un soprammobile, di quelli belli ma fastidiosi, che attirano solo un sacco di polvere e che bisogna tenere in bella vista per dimostrare al parente che te lo ha regalato che ancora lo possiedi. Mi ignorava, non parlava con me, mi guardava a malapena ... Io ero la prova vivente della precedente vita e relazione di mia madre e lui non riuscva a tollerare che lei avesse vissuto, prima di lui ...  >>.
Andrea si riscosse.
Si rese conto di essersi lasciata un po' troppo andare ai ricordi e ai piccoli dolori di quando era bambina.
Così tentò di rimediare. Sorrise.
<<  Ma sono stata fortunata ... Ho anche due fratelli più piccoli a cui sono molto legata, sebbene non li veda spesso ... Uno ha quindici anni e l' altro diciotto e studia all' estero, adesso ... Ho anche un fratellastro più grande, figlio del compagno di mia madre ... Lui ... Lui mi ha sempre trattata come suo padre, a dire il vero, ma poco importa dato che a diciotto anni se ne è andato di casa ... Ha l' età di Nadia ...  >>.
Sorrise nuovamente dopo l' attimo di ombra che si era posato sul suo viso.
Non si volse verso Bill che stranamente la asscoltava in assoluto silenzio, tenne lo sguardo fisso sulla nuda terra ai suoi piedi, illuminata solo dalla luce della luna che sembrava più intensa in quel buio profondo.
<<  Non andavamo daccordo ma è grazie a lui che ho conosciuto Nadia ... All' epoca lei aveva undici anni ed io otto e mezzo ... Ci conosciamo da quindici anni ... Sono tanti, vero? ... Bhè, lei andava a scuola con il mio fratellastro e veniva a casa nostra a fare i compiti ... Evidentemente le stavo simpatica perchè fin dalla prima volta che ci vedemmo diventammo inseparabili ... Lei non aveva ancora i capelli rossi come adesso, ma i suoi occhi erano ugualmente verdi e penetranti ... Glieli invidiai per molto tempo, così come il suo fisico asciutto, ma allo stesso tempo mi metteva un po' di soggezione ... E' sempre stata una bambina e un' adolescente poi, decisa e sicura di sè ... Era il mio mito personale. Un bel giorno, a diciasette anni, decisi di accettare il suo invito ad andare a vivere con lei per condividere le spese e levarmi da casa ... Fui un po' egoista, alla mamma dispiaque molto ma mi aiutò sempre, finanziariamente almeno, per gli studi soprattutto ... Per il resto trovai dei piccoli impieghi e finii l' università ... Infine mi laureai e andai a lavorare per delle famosissime rockstar ... i Tokio Hotel, li conosci? ...  >>.
Questa volta si volse verso di lui, scherzando per alleggerire la situazione di intimità che si era creata, in tempo per scorgere un sorrisetto compiaciuto e divertito sul bel viso del ragazzo.
<<  Mhà ... Non saprei ... Sono famosi? E ti ... Ti hanno trattata bene? ...  >>.
Aveva posto quella domanda un po' a tradimento, Bill, se ne rendeva conto, ma ormai era fatta. Lei sorrise.
<<  Sì, sono abbastanza famosi ... E sì, mi hanno trattata bene, nonostante i loro mille difetti ... In particolare due di loro sono cocciuti, rompiscatole e viziati, ma ... Credo che nessun' altro lavoro mi darà più di quello che ho avuto da loro ...  >>. Aggiunse piano dopo averlo un po' preso in giro.

Bill non sapeva se offendersi o meno ...
Era quasi sicuro che la ragazza si stesse prendendo gioco di lui ...
Poi quella frase sussurrata lo fece rabbuiare appena.
Era davvero sicuro che lei intendesse ciò che lui desiderava percepire? Azzardò.
<<  Bhè ... Se sono famosi come dici, ci scommetto ... Immagino che lo stipendio sia stato davvero buono, così come le possibilità offerte dalla loro fama ...  >>.

Andrea era scioccata.
L' istinto le diceva di alzarsi ed allontanarsi immediatamente da quello stupido ragazzino che le stava dando dell' arrivista.
Ma qualcosa la fermò.
Non voleva fare la figura della ragazzina che si indispettisce di nulla. 
Si voltò verso di lui con uno sguardo mortalmente serio che fece temere al ragazzo il gesto che ne sarebbe potuto seguire, poi un sogghigno si dipinse dispettoso sul volto di lei.
<<  Te lo ho già detto che UNO in particolare dei due insopportabili componenti del gruppo, è un vero idiota? ...  >>.
Bill riprese a respirare sentendosi appena un po' più leggero.
<<  Non me lo avevi detto, ma suppongo che tu abbia perfettamente ragione ... Queste rockstar viziate e paranoiche ... Allora ... Non era ai soldi che ti riferivi? ...  >>.
Lei fissò lo sguardo in quel cielo nero trapunto di stelle piccole, fittissime e luminose, sentendole ferirle gli occhi abbastanza da desiderare lasciar cadere una lacrima, forse.
<< ... No, infatti ... Non mi riferivo ai soldi, nè alla fama o al successo ...  >>.

Stettero in silenzio ancora un po'.
Lei rimuginando su ciò che aveva rivelato ed ancora di più su quello che non aveva detto, lui assimilando quelle parole e quella notte improvvisamente diversa da come la aveva immaginata, migliore o peggiore, non seppe dirlo. Sospettava che quella risposta sarebbe giunta il giorno seguente.
<<  Bene ... Questo è tutto ... Adesso tocca a te rivelarmi qualcosa della tua vita ...  >>.
Le disse lei cogliendolo di sorpresa.
<<  Mhà ... Nulla di più di quello che hanno riportato tutti i giornali ... Suppongo tu sappia già tutto ...  >>.
<<  Bhè, allora diciamo che non ho voglia di ascoltare questo silenzio e che, come i bambini quando devono andare a dormire da soli, preferisco ascoltare una favola che già conosco, piuttosto che stare tesa a cercare di percepire il rumore dei mostri sotto al mio letto ... Allora ... Da dove inizi il tuo racconto? ...  >>.

Il silenzio era nuovamente calato su di loro.
Bill aveva scoperto diverse cose su quella strana ragazza, cose che in parte svelavano certi suoi atteggiamenti, certe sue insicurezze.
Ed aveva rivelato alcune delle sue, stupendosi per la strana sensazione che gli aveva dato parlarne con lei.
Aveva già parlato del suo passsato, della sua famiglia e dei tempi della scuola praticamente ad uso e consumo di mezzo mondo, ma scoprì che era stato differente farlo con lei ...
Un conto era stare seduto su un anonimo divanetto a snocciolare i fatti ad un giornalista, riportandoli freddamente per quelli che erano, ostentando la certezza di averli superati, magari mentre un fotografo ti parava in faccia diversi Watt per poterti fotografare meglio ed una truccatrice zelante ti zompettava attorno incipriandoti brevemente il naso con piccoli, irritanti, colpetti per far si che le suddette foto fossero perfette ...
Tutt' altro effetto faceva parlarne con una sola ragazza, con quel buio e quel silenzio a circondarti ...
I ricordi sembravano prendere vita e dipingersi nell' aria immota della notte e si rese conto assumevano sfumature differenti, che il dolore tornava a galla in maniera un po' più insistente ...
In uno di quei momenti aveva alzato gli occhi in quelli di lei ed aveva trattenuto il fiato ...
In quel preciso istante, mentre il ricordo dell' odio che il suo semplice esistere gli aveva attirato addosso stava rischiando di sopraffarlo, scoprì con uno stupore che gli fu difficile da controllare, che in quegli occhi grigi le sue parole si rivestivano dei sentimenti che procuravano alla ragazza che glieli restituiva, un po' meno dolorosi, un po' più facili da accettare ...
Per davvero ...
In quell' istante avrebbe davvero desiderato ringraziarla, sebbene fosse convinto che lei lo avrebbe preso per folle, non potendo intuire cosa avesse appena fatto per lui ...
Di nuovo il silenzio ...

Andrea era totalmente rapita dal racconto di Bill e si chiese se, quel lieve stordimeno che sentiva, fosse dovuto alla stanchezza, o al significato di quelle parole ...
Aveva letto su molti giornali e siti delle difficoltà che quei due ragazzi che ora erano idolatrati quasi come dei, avevano dovuto affrontare ed aveva creduto che le avessero superate ...
Ora, sentendo quella storia dalle labbra del diretto interessato, non ne era più così convinta ...
O forse non era nè la stanchezza, nè le parole in sè ...
Forse era semplicemente la voce di Bill ...
E quel suo profumo di ciliegia che si confondeva con quello di quell' Africa notturna che li circondava ...
Sapeva di buono ...

<<  ... Fa freddo vero? ...  >>.
Chiese adesso il ragazzo, rabbrividendo appena.
Lei si tolse rapida la sua enorme giacca di lana, lunga e larga, che assomigliava vagamente ad una coperta fatta male, e la posò rapida sulle spalle del ragazzo, facendolo poi nuovamente appoggiare con le spalle al vecchio tronco.
<< - ... Grazie, ma ... Adesso tu ti congelerai ... Perchè non ... Vieni qui? Se ti avvicini potremo coprirci entrambi ...  >>.
La ragazza sgranò gli occhi per quanto le fosse possibile, spingendo il ragazzo stesso a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta, proponendole una cosa simile ...
Voleva solo che non prendesse freddo ... 
-  ... O forse volevi scaldarla con il calore del tuo corpo, da vero macho quale sei? ...  -.
La voce lo prendeva maledettamente in giro, a volte credeva che si trattasse di quella parte sadica e malvagia di suo fratello che non lo voleva lasciare in pace nemmeno con sè stesso ...
-  ... O forse ... Forse sono IO ad avere semplicemente bisogno di scaldarmi al calore del suo corpo ...  -.

Questa possibilità non avrebbe voluto prenderla in considerazione, ma desiderava solo mettere a tacere quella vocetta ironica ed indisponente.

Lei sembrava titubante, fin troppo per essere una fan che era stata invitata a sedersi a pochi centimetri da Bill Kaulitz in persona.
<<  Che succede? Non ti va? ...  >>.
Sembrava quasi offeso e la sua vena da prima donna si stava pericolosamente facendo strada nella sua voce, Andrea se ne accorse e decise di abbandonare le sue personali reticenze e sedersi accanto a lui che, con un gesto rapido, le posò sulle spalle parte della sua stessa giacca per poi tornare a cingersi le ginocchia con le braccia.
<<  Rilassati ... Non mordo mica! La mamma mi ha insegnato che non si fa!  >>.
Gli sorrise adesso Bill constatando che aveva avuto ragione, la notte prima, quando le aveva chiesto di uscire a fare quattro passi e quattro chiacchiere ...
-  ... Il profumo agli agrumi dev' essere di Nadia ... Mi sembrava poco adatto per Andy ... Infatti ...  >>.
La ragazza, che adesso sembrava provare a rilassarsi, aveva un profumo più caldo ... 
-  ... Profuma di cannella e ... Di sole ... Di questo sole d' Africa ...  Che le sta benissimo sulla pelle, a quanto pare ...  -.
Bill inspirò a fondo quel profumo.

Era già tardi quando finalmente si era deciso ad andare a proporle quella passeggiata ed avevano passato ore a chiacchierare, senza nemmeno accorgersene.
Ma adesso un' alba appena rosata che si preannunciava luminosa si stava svelando ai loro occhi.
<<  E' bellissima ... Questo posto è bellissimo ...  >>.
Lei aveva parlato piano, quasi temendo di spezzare quella magia che sembrava aleggiare nell' aria fredda. 
<<  ... Ed è stato bello ieri notte ... Parlare con te ... E lavorare ancora per voi ... Grazie  >>.
Bill non si volse a guardarla, immaginava quello che avrebbe visto :
due occhi grigi e limpidi che specchiavano quei colori delicati, i capelli folti e castani che rilucevano mentre le sfioravano il profilo dritto mossi dal vento lieve che li accarezzava ...
Non voleva guardarla perchè, come temeva, aveva scoperto una persona differente da quella assetata di soldi e fama che aveva creduto.
E se ne sarebbe dovuta andare.
-  ... Forse sarebbe stato davvero meglio se non fossi andato da lei ieri notte e mi fossi tenuto i miei dannatissimi dubbi ...  -. 
Si alzò deciso e gli tese una mano per aiutarla a fare altrettanto.
<<  Non so tu, ma io devo ancora finire di preparare i bagagli per il rientro ... Sarà meglio se torniamo indietro ... David non deve essersi accorto che siamo stati fuori tutta la notte, altrimenti ce lo saremmo visto piombare addosso come una furia, ma se troverà ancora quel casino quando verrà a chiamarmi ... Bhè, potrebbe non essere gradevole, lo sai com' è quando si incazza, non la finirà mai più di farmi una ramanzina su quanto io sia poco puntuale, sottolineando che sono peggio di Georg e ...  >>.
-  ... Che cazzo stai dicendo Bill? ... Ti ha appena detto di essere stata bene con te ... Cioè ... Con tutti voi, ti ha ringraziato e tu? ... Cominci a stordirla di chiacchire? ... Sei un idiota senza speranze ... Tom ha proprio ragione ...  -. Andrea era rimasta un po' sorpresa dal fume di parole che l' aveva investita.
Era a conoscenza della logorrea di Bill, ma pensava che questa volta, davanti a quello spettacolo di luce e profumi, avrebbe evitato ...
-  ... Sarebbe bastato un semplice " Prego " ...  -. Pensò un po' mogia.
-  ... O il silenzio ... Così mi ha solo fattaripiombare nella realtà ...  -.
 Ed era proprio lì che adeso si trovava.
Nella realtà.
Una realtà fatta di valige da preparare, di aerei da aspettare, di posti da dimenticare ed in fretta e che non avrebbe dimenticato mai, di addii a cui non si sentiva minimamente pronta ...
Mosse un passo davanti a Bill, che la imitò immediatamente, prestando ben poca attenzione al soliloquio del ragazzo che sembrava procedere brillantemente anche senza la sua attenzione.

Giunti davanti al piccolo appartamento dove alloggiava la ragazza si fermarono, entrambi finalmente nuovamente in silenzio.
<<  Io sono arrivata ... Allora ... Ci vediamo più tardi ...  >>.
<<  A dopo ...  >>. Rispose Bill a corto di parole, apparentemente.
Ci vediamo dopo ...
Chiunque li avesse ascoltati avrebbe sorriso di quella specie di appuntamento come se fosse una delle cose più naturali del mondo, ma per lei non lo era affatto ...
Quel "dopo", significava "ultima volta", significava "addio" e lei non era certa di sopportarlo.
Era maledettamente combattatuta tra la disperata voglia di scappare senza salutare nessuno ed il bisogno di vedere un' ultima volta quei ragazzi ed il manager ...
Si girò ed entrò in casa, lasciando Bill da solo ad incamminarsi verso il suo alloggio, strascinando appena i perfetti ed impolverati stivali a punta.

<<  Dove cazzo eri finita? Lo sai che mi hai fatta morire di paura? Ma ti sembra il caso di uscire senza dirmi nulla?  >>.
Quelle parole la investirono prima ancora che riuscisse a mettere un piede in casa ed a richiudersi la porta alle spalle. Nadia la aveva assalita come una furia, una furia con dei rossi scarmigliati capelli fiammeggianti almeno quanto i suoi trasparenti occhi verdi che erano puntati con rabbia su di lei.
Andrea era stanca.
Non appena aveva voltato le spalle a Bill si era sentita schiacciare dal peso di quella notte insonne, avrebbe desiderato solo buttarsi sul divano magari dopo essersi preparata un thè che le avrebbe scaldato un po' le membra intirizzite ...
E invece si trovava di fronte a quella sottospecie di Erinni che le berciava contro come se avesse compiuto chissà quale nefandezza.
Avrebbe voluto trovare il maledetto tasto del volume che doveva, DOVEVA, aver nascosto da qualche parte, ma trovandosi impossibilitata a fare questo si accontentò di voltarle la schiena e di dirigersi in bagno ...
Forse una doccia le avrebbe fatto bene ...
Ma Nadia non sembrava intenzionata a lasciarla andare così facilmente, non prima di aver esaurito la sua sfuriata, almeno ...
La afferrò per un polso costringendola a voltarsi. 
<<  Con chi eri? Eri con Bill? ... Mi vuoi spiegare cosa cazzo hai intenzione di fare? NO! No che non vuoi perchè non lo sai nemmeno tu cosa vuoi vero? ... E nel frattempo passi fuori tutta la notte senza ...  >>.
Andrea strattonò forte il braccio dalla mano dell' amica e le rivolse uno sguardo tempestoso.
<<  Perchè, invece, TU lo sai, vero, quello che vuoi? ... Con che diritto mi accusi di non averti avvisata del fatto che uscivo? Come se tu mi avessi chiesto cosa ne pensassi del fatto che ti vedevi con Tom! ... E non fare quella faccia! Vi hanno visti tutti ... Georg, Gustav, Bill ... Io e chiunque abbia avuto a che fare con voi due ... Anche David ... E sai una cosa? Per me stai facendo una cazzata Nadia! Una colossale! Tom non va bene per te ... Potrete anche divertirvi assieme ma ... Mi sembrava che stesse cambiando qualcosa in te ...  >>.
Abbassò improvvisamente la voce per aggiungere, con un rinnovato dolore che aveva cercato di ignorare fino ad allora, troppo presa da altro, quell' ultima frase che raggiunse Nadia laddove faceva più male.
<< ... Ma evidentemente non ti conosco bene quanto credevo ... Mi sono sbagliata ...  >>.
Abbassò gli occhi sforzandosi di non piangere ...
C' era troppa confusione nella sua testa e quel litigio con la sua migliore amica di sempre non sarebbe potuto capitare in un momento peggiore ...
Era stanca.

Nadia sgranò due enormi occhi.
Non solo Andrea aveva colto il preciso punto della situazione ma stava anche soffrendo ...
Ed era anche un po' colpa sua.
E lei si detestò per quello.
Era vero che era stata in ansia quasi tutta la notte, prima chiedendosi dove fosse finita, poi, una volta che la ragione aveva preso il sopravvento sul suo istinto, preoccupandosi anche maggiormente intuendo con chi fosse andata. Sapeva che quelle ore con lui le avrebbe pagate a caro prezzo.
Andrea non era come lei.
Non cercava il divertimento ...
Se fosse stato così lei, Nadia, sarebbe stata anche contenta ...
Andy si sarebbe tolta uno sfizio e sarebbe rientrata soddisfatta ed appagata.
Ma lei sapeva esattamente che non era così.
Sapeva fin troppo bene che non lo avrebbe nemmeno sfiorato, se non con lo sguardo, troppo spaventata da quello che sarebbe significato, da quello che lei si ostinava a non voler vedere ...
Era vero che aveva passato una nottata difficile, ma sapeva perfettamente che non era solo colpa di Andrea, sapeva che, buona parte delle cose che le aveva appena urlato in faccia e alle quali l' amica aveva risposto con altrettanta rabbia, erano servite semplicemente a sfogare quell' angoscia che provava da quando aveva lasciato David la notte prima.
Aveva ripensato per ore ed ore alle parole dell' uomo senza riuscire a trovare il bandolo dell' incasinatissima matassa, ed in aggiunta c' era quella confessione che gli aveva fatto ...
" Io e Tom ... Non credo che siamo fatti l' no per l' altra ..." .
Quelle parole bruciavano perchè significava aver, in qualche modo, illuso quel ragazzino che non aveva nessuna colpa delle sue insicurezze.
Era furiosa con sè stessa e se l' era presa con Andrea solo per stare meglio.
E adesso stava uno schifo.
<<  ... Nessuno mi da il diritto di pretendere che tu mi dica con chi esci  meno ... Ero solo preoccupata per te ... Perchè ... Ti voglio bene, Andy e ... Scusami ... Non volevo assalirti in quel modo ma ... Quella appena trascorsa non è stata una nottata facile per nessuna di noi due temo ... E, per la cronaca  >>.
Le disse alzandole il viso sul suo fino ad incrociare i suoi occhi grigi e un po' persi
<< TU non hai sbagliato proprio nulla ...  >>.
Sul volto della ragazza castana si dipinse un' espressione incredula : allora aveva visto giusto?
Aveva bisogno di una conferma che solo Nadia poteva darle ed aveva bisogno di parlare con lei della notte appena passata. 
<<  ... Credo che noi due dobbiamo parlare ...  >>.
Concluse Nadia con un sospiro avviandosi verso la piccola cucina e mettendo un pentolino sul fuoco per preparare il thè.

Passarono un' altra ora a parlare ...
Nadia non si risparmiò nulla.
Dalle lascive emozioni che aveva provato tra le braccia di Tom a quelle, che ancora non sapeva perfettamente definire, che le erano scivolate sulla pelle mentre si trovava tra le braccia di David.
Si sentiva uno schifo nei confronti del ragazzo e maledettamente confusa per quello che riguardava l' uomo e quella sua domanda alla quale lei non sapeva rispondere.
Andrea sorrise ...
Quindici anni erano quelli da cui conosceva Nadia, ed erano tanti ...
Erano quelli che adesso le permettevano di vedere chiaramente nell' animo confuso della sua amica ...
Ma sapeva di non dover essere lei a dirle cosa avrebbe dovuto fare ...
Nadia doveva arrivarci da sola, doveva essere lei a prendere quella decisione importante, che rischiava di sconvolgerle sul serio la vita, rendendola diametralmente opposta a quella che era stata fino ad allora ...
Era un voto di fiducia che le era stato chiesto e rivolto ...
Doveva esserne pienamente consapevole ...
Del resto sapeva che Nadia non pretendeva da lei nessuna risposta, solo la possibilità di parlarne, di ripetere ad alta voce i suoi dubbi e i suoi sbagli per poterli affrontare sapendo di averla al suo fianco.
Perchè, se anche la rossa avesse preso una scelta che lei avrebbe ritenuto sbagliata, sarebbe comunque e sempre restata al suo fianco.

Anche Nadia sorrise, mentre Andrea le raccontava della notte passata con Bill ...
Sentiva che c' era qualcosa che l' amica le taceva ma credeva di sapere di cosa si trattasse ... Fabrizio.
Era quasi certa che Andrea non avesse parlato di lui con Bill e che questo la facesse sentire un po' in colpa ...
Era confusa ...
O forse no ...
Andrea non era semplicemente confusa ...
Molto più della confusione in quegli occhi grigi vedeva paura ...

Un bussare insistente le riscosse dai loro pensieri su quelle confessioni reciproche.
<<  Mi sa che è troppo tardi per scappare alla chetichella ... Ci tocca affrontarli quei benedetti ragazzi ... Coraggio Andy! Siamo delle donne forti ed indipendenti! Ce la faremo anche questa volta ...  >>.
La abbracciò brevemente, poi si sporse alla finestra per vedere di chi si trattasse senza essere vista ...
<<  Ok, però ... Vai ad aprire tu, vuoi?  >>.
Per essere una donna forte, matura ed indipendente, quel lieve rossore e l' appena percettibile fremito della voce, fecero apparire Nadia fin troppo fragile.
Andrea, sospettando di avere solo due possibilità di uomo fuori da quella porta, si accinse ad aprire con un sospiro che non sapeva decidere se essere divertito o esasperato.

<<  Buongiorno Andrea ... Ero passato per controllare che fosse tutto pronto ... Tra poco dovremo dirigerci all' aereoporto ...  >>.
L' espressione di David era seria ma la ragazza vi colse un filo di imbarazzao mentre, senza riuscire ad evitarselo, l' uomo cercava di scorgere la presenza di Nadia all' interno della stanza.
<<  Si è andata a preparare ... I bagagli sono pronti ... Mi dispiacerà lasciare questo posto, ho passato dei bellissimi momenti qui ...  >>.
Sospirò la ragazza uscendo sul piccolo porticato ed osservandosi attorno con sguardo sognante che si posò in lontananza laddove la notte prima era stata con Bill.
Era stata una passeggiata abbastanza lunga ma decisamente piacevole nonostante il freddo e la chiacchierata che ne era seguita era stata piacevole, passare del tempo con Bill era stato piacevole.
Adesso si chiese se David sospettasse qualcosa delle confidenze che Nadia le aveva fatto ma l' uomo osservava il paesaggio esattamente come stava facendo lei, perso nei suoi pensieri.
<<  Ha già svegliato i ragazzi?  >>.
David si riscosse e si volse verso di lei.
<<  Gustav e Georg sono già in piedi, da qualche parte ... Credo stiano facendo colazione, non amano viaggiare a stomaco vuoto ... Bill e Tom ... Entrambi fin troppo silenziosi ... Ma svegli. Credo che, almeno Bill, non sia direttamente andato a dormire per non correre il rischio di farmi saltare una coronaria questa mattina per farlo alzare dal letto ...  >>.
Sorrise.
<<  Avete passato un po' di tempo assieme ieri notte?  >>.
Andrea arrossì vistosamente, chiedendosi se il ricordo di quella notte l' avrebbe mai abbandonata.
<<  Sì ... Abbiamo fatto quattro passi e quattro chiacchiere ... Tutto qui ...  >>.
Adesso, se ne fosse stato il tipo, sarebbe stato il turno dell' uomo di arrossire.
Credeva che Andrea fosse troppo educata e attenta agli altri per fargli notare quella cosa, per porgergli un' allusione su quell' argomento sebbene credesse che Nadia le avesse raccontato cosa fosse successo la notte precedente, eppure quelle due piccole parole, quello specificare l' innocenza del tempo passato con Bill, lo fece sentire vagamente colpevole.
-  ... Colpevole di cosa poi, David? Di aver detto a quella ragazza le cose come stavano? Di averle rivelato esattamente quello che provi, quello che stai cercando? ... Colpevole di averla baciata, forse? ... Era quello che desideravi, dopotutto ... Colpevole nei confronti di Tom? ...  -.
Questo pensiero in effetti non gli dava pace.
Ricordava perfettamente le parole di Nadia, ricordava perfettamente che era stata lei a confessargli di non sentirsi adatta a Tom, eppure ...
Eppure quella mattina, quando era andato a chiamare il ragazzo, non era riuscito a guardarlo negli occhi, eppure quella mattina, davanti a quel ragazzino a malapena ventenne, si era sentito in colpa e decisamente più giovane dei suoi trentasei anni.
-  ... Cosa assolutamente ridicola ... Sei un cazzo di uomo, non un ragazzino! Del resto non hai certo obbligato nessuno ... E' una scelta sua ... -.
Eppure, quella strana sensazione non lo abbandonava.
<<  David ... Stai sereno ... Non ho alcuna intenzione di giudicare ciò che hai fatto o meno ... Non sono affari miei, solo ... Nadia è una ragazza indipendente, lo è sempre stata ... Non pretendere troppo tutto assieme da lei ... Dalle il giusto tempo per capire cosa ritiene giusto per lei ...  >>.
L' uomo sorrise appena, senza distogliere lo sguardo dal fumo che saliva lento dalla sigaretta che si era appena acceso, soffiandone fuori dalle labbra un piccolo sbuffo.
<<  Non ho alcuna intenzione di mettere fretta a nessuno ... Nè a lei nè a me stesso ... Nè a quello che sarà ... La mia vita è già abbastanza frenetica e certe cose vanno affrontate con calma  >>.
Andrea sorrise, sperando che Nadia riuscisse davvero a vedere quale fosse la cosa giusta per lei e per quell' uomo che, poco per volta, le era diventato caro quanto i ragazzi, quanto quel padre che non ne aveva voluto sapere di lei.

Nel suo appartamento Bill stava controllando, per l' ennesima volta, se avesse recuperato tutta la sua roba, mezzo infilato dentro all' armadio.
-  ... Non raccontiamoci favole Bill ... Non hai dimenticato proprio niente! E' dall' alba che giri inquieto facendo la spola dalla cucina alla camera da letto, passando per il bagno, finendo in sala ... Non riesci a stare fermo, ecco cosa! Non te ne vuoi andare di qui ... Non sapendo che significa lasciarsi alle spalle tutto questo e quello che hai scoperto ...  -.
<<  Bill, credo che David se ne accorgerebbe se tu ti nascondessi nell' armadio al posto degli appendiabiti, per quanto tu sia magro, sai? ... E' ora di andare, la macchina è pronta e ci sta aspettando ... Anzi, TI sta aspettando, come al solito sei l' ultimo ad essere pronto per muoversi! Andiamo!  >>.
La voce di Tom era vagamente esasperata e al ragazzo dispiacque.
Non voleva essere duro con Bill, sentiva che c' era qualcosa che lo turbava, seppure non gliene avesse parlato, e non voleva dargli addosso.
Non era nemmeno arrabbiato del fatto che suo fratello non si fosse confidato con lui.
Sapeva di aver taciuto lui stesso qualcosa a Bill.
Sarebbe arrivato il momento per parlarne.
Ma adesso no.
L' umiliazione era ancora troppo fresca.
-  ... Umiliazione ... Dovrei essere dispiaciuto o sofferente per non essere stato il prescelto ... Invece mi ritrovo a leccare le ferite che quella rossa ha inferto al mio ego ... Forse è stato meglio così, a quanto pare non sono pronto per una relazione seria, una di quelle che prevede di mettere l' altro davanti a me stesso ... A quanto pare IO sono ancora il fulcro del mio interesse ...  -.
Era un discorso corretto, uno di quei discorsi maturi che Tom non faceva spesso nemmeno con sè stesso, ed era vero, sincero, obbiettivo.
Eppure ...
Eppure sentiva ancora quel fastidioso bruciore da qualche parte dentro di lui.
-  ... Sono solo uno stupido ragazzino egocentrico ...  -.
Sorrise di sè stesso, poi prese la valigia di Bill e lo aiutò a portare fuori i suoi bagagli.

Già seduta all' interno della spaziosa auto che li avrebbe condotti all' aereoporto, Andrea non riusciva a distogliere lo sguardo dal panorama, da quel cielo così azzurro da ferirle gli occhi, da quella terra bruna.
L' Africa le sarebbe mancata, quel luogo le sarebbe mancato, le sue emozioni le sarebbero mancate e lei voleva riempirsene gli occhi il più possibile, non voleva dimenticare nemmeno il più piccolo dei particolari di quei giorni.
Cinque, brevi, giorni che avevano portato così tanti cambiamenti.
Primo tra tutto era cambiato il suo rapporto con Tom.
Aveva capito benissimo che in questo un fattore determinante era stato l' interesse palesemente manifesto, che provava per Nadia.
Non si poteva "avere Nadia" senza, in quelche strano modo, "prendersi" anche lei.
L' interesse per la sua amica lo aveva spinto ad osservarla in maniera differente e adesso che le carte si erano nuovamente mescolate, Andrea temette di perdere quell' equilibrio che aveva raggiunto con il chitarrista., per quanto fosse superfluo ormai, ora che il suo tempo con loro era scaduto.
Ma Tom le si sedette di fronte, fissandola amichevolmente, cosa che incuriosì Andrea.

-  ... Centri tu, ragazzina, lo so ... Mio fratello era così ostinatamente concentrato a trovarti antipatica, dopo la vostra litigata, che non si è reso conto di quanto poco antipatica ti vedeva in realtà ... Ha cercato di ignorarti, di essere distaccato, ma è mio fratello, è Bill! Non ce l' ha fatta sebbene ci sperasse, e devo ammettere che è stata anche colpa mia ... Io che ero così ostinatamente contrario a te lo ho spinto ad esserlo a sua volta ... Ma qualcosa è cambiato ieri notte vero? ...  -.
Lo sguardo sornione di Tom posato su di lei la metteva a disagio, era come se stesse intrattenendo una conversazione con lei, a giudicare dalle espressioni che mutavano sul suo viso mentre la fissava, o una particolarmente divertente con sè stesso.
<<  ...  >>.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma l' arrivo di qualcuno la bloccò.
Bill si era affacciato all' interno dell' auto e si ritrovò per un attimo interdetto, poi, per evitare di fare la figura dello scemo, si sedette veloce accanto a suo fratello.
-  ... Del resto la figura da fesso la hai fatta ampiamente questa mattina, tartassandola di parole inutili davanti a quell' alba da mozzare il fiato, a tutti tranne che a te, evidentemente, ed al suo timido tentativo di ringraziarti ... -.
Poi cominciò ad agitarsi sul sedile, a disagio.
<<  Bill! E che caspita hai da agitarti! Manco ci fossero le puntine sul sedile! Stai un po' fermo!  >>.
Gli disse Tom già sulla buona strada per l' irritazione.
Bill si risentì di quel tono, lo stava trattando come un bambino.
<<  No è che ... Forse ... Ho come la sensazione di essermi dimenticato qualcosa ...  >>.
<<  Sì, il cervello sul cuscino ... Ma non preoccuparti! I capelli sono perfettamente a posto!  >>.
<<  Oooooh! Smettila Tom! Che palle! Stai sempre a prendermi per i fondelli!  >>.
Si voltò stizzito Bill.
<< Per i fondr ... I fr ... Per cosa, scusa?!?  >>.
<<  I fondelli, Tom! I fondelli! Immagino che per il tuo minuscolo cervellino sia una parola troppo complicata! Avresti dovuto applicarti di più in tedesco a scuola! ...  >>.
E, detto questo, cacciò la testa fuori dalla portiera ed un urlo ben poco fine dalle labbra.
<<  Geooorg, Guuustav! Allora! Ci muoviamo o dobbiamo restare a frollare in auto ancora per molto! Avevate tutti questra dannata fretta di partire e mi avete fatto una testa così sul mio essere sempre in ritardo e adesso mi fate aspettare! E che diamine!  >>.
<<  Ma quanta grazia da questa boccuccia adorata, al mattino! Hai già le palle girate, Bill? Così! Per sapere! Almeno con Gustav ce la giochiamo a sasso carta forbici per chi si deve sedere accanto a te ...  >>.
Bill sbuffò risentito e incrociò le braccia al petto, borbottando.
<<  Che si sieda un po' chi vuole, basta che vi muovete!  >>.
Georg rise e prese posto accanto all' offeso cantante, poi Nadia lasciò il passo a Gustav.
<<  Credo che Andrea sarà più contenta di affrontare il viaggio di ritorno accanto a te ... Gli mancherete tutti molto ma tu e Georg ... Bhè, voi siete le sue perfette Due G ... Io le starò accanto in aereo e ... Per il resto della sua vita, temo per lei ...  >>.
Sorrise a Gustav che le sorrise di rimando.
<<  Anche lei ci mancherà ... Almeno a me e a Georg ... I due Kaulitz sono strani, ed io non oso azzardare nessuna ipotesi! Meglio lasciarli ribollire nel loro brodo!  >>.
Si sedette accanto ad Andrea che alzò gli occhi su di lui, ben lieta di averlo al suo fianco.
<<  Io viaggerò sull' altra auto ragazzi, mi raccomando, cercate di non fare ammattire Ivan!  >>.
Esclamò David, affacciandosi al finestrino dalla parte di Tom.
Nadia rimase ferma con la mano sulla maniglia della portiera.
Andrea le rivolse uno sguardo preoccupato ed uno sguardo particolare le fu rivolto anche dal chitarrista.
<<  Bene, allora io mi siedo davanti assieme ad Ivan se non gli dispiace, patisco la macchina ...  >>.
Andrea sbuffò piano, poi osservò l' amica fare il giro dell' automobile e salire sul sedile anteriore.
C' era qualcosa che non andava.
A quanto pareva non se la sentiva di fare il viaggio con David, sebbene avrebbe potuto chiederglielo.
Per quello che la riguardava, avere davani i due Kaulitz, con tutti i pro e i contro che comportava, la metteva a disagio:
Bill la sfiorava con lo sguardo a malapena, mentre Tom continuava a fissarla in quel modo strano che sembrava volerla includere in quella personalissima conversazione che apparentemente stava ancora facendo con sè stesso, mentre Georg sembrava essersi appisolato contro il finestrino e PooH ...
Lui le aveva permesso di appoggiarsi alla sua spalla e adesso lei si stava godendo il morbido spazio che lui le aveva messo a disposizione per la sua testolina stanca e confusa.
Si sentiva in balia del dormiveglia.
Percepiva ancora quello che succedeva nell' abitacolo, ma era come se un velo la separasse dagli altri ...
-  ... PooH ... Mi mancherai talmente ...  -.
Appoggiò con maggiore forza il viso sul braccio del ragazzo e fece forza su se stessa per rimanere sveglia ...
Non voleva perdere un solo attimo passato con loro.

Dopo qualche ora di viaggio si fermarono, complici i continui brontolii che, per una volta, non uscivano dalla bocca di Bill bensì dal suo stomaco che sembrava più che mai convinto a richiedere cibo nella maniera più rumorosa possibile.
<<  Grazie Ivan, ho proprio bisogno di mandar giù qualcosa di solido  >>.
Disse il ragazzo stiracchiandosi al sole come un gatto e premendosi immediatamente le mani sullo stomaco, imbarazzato davanti all' ennesimo brontolio della sua pancia.
Tutti scoppiarono a ridere e si diressero verso il bar.
Tom rimase un po' indietro, assieme ad Andrea, mandandola in confusione.
<<  Ehy! Guarda che non mordo mica!  >>.
<<  Strano! Mi era sembrata l' unica cosa che volessi fare da quando mi hai conosciuta!  >>.
<<  Non è vero, dai! Sono stato gentile con te già da quando hai partecipato ai festeggiamenti del compleanno di Bill e me ...  >>.
<<  Mio e di Bill, semmai e poi ... Prima mi guardavi in modo strano ...  >>.
<<  Anche tu ... Anzi, evitavi di guardarmi, in modo strano ... Se è per Nadia guarda che puoi smettere ... Immagino che abbiate parlato ... Siete peggio di me e Bill, sempre a raccontarvi tutto ...  >>.
Sorrise il ragazzo.
Un sorriso che agli occhi della castana apparve fin troppo mesto.
<<  Tom io ... Mi dispiace ...  >>.
<<  Non è vero ... Mi è sembrato che non fossi molto daccordo su un eventuale storia tra me e quella spilungona della tua amica ...  >>.
Colpita ed affondata da Tom Kaulitz!
Quello che non la poteva vedere, quello che avrebbe desiderato licenziarla il giorno dopo averla assunta, quello che, adesso, non solo aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, ma la aveva anche vagamente osservata e psicanalizzata!
-  ... Adesso ... Adesso che è finito tutto si doveva mettere a tirare fuori queste cose ...  -.
Ma restava quella piccola accusa da parte di Tom e lei si sentì in dovere di chiarire quella cosa col ragazzo che ora le stava di fronte e la osservava sornione, dall' alto, un sopracciglio alzato in una quasi perfetta imitazione dell' espressione tipica di suo fratello.
<<  Non è come può sembrare Tom, io ... Vieni con me ...  >>.
Lo prese per mano e se lo trascinò fino ad una panchina in una zona verde lì vicino.
<<  Ti prendo un caffè e una brioches?  >>.
<<  Caffè lungo e brioches alla crema ...  >>.
<<  Lo sapevo, ma grazie per avermelo ricordato ...  >>.
Poco dopo la ragazza stava sedendosi accanto a lui, dividendo la roba che aveva in mano, una volta che entrambi ebbero il loro bicchiere e la loro brioches lei riprese il discorso da dove lo aveva interrotto.
<<  ... Come ti stavo dicendo ... Non è che io ce l'abbia con te ...  >>.
Andrea si fissava le scarpe sentendosi vagamente in colpa, sebbene sapesse di star dicendo la verità.
Non aveva nulla contro di lui, ma ...
<<  Credo che ... Bho ... Non mi sembrate adatti per stare insieme ...  >>.
<<  Grazie per il voto di fiducia che mi stai attribuendo, Andrea, mi commuove davvero, sai?  >>.
Rispose sarcastico il ragazzo.
Credeva di aver capito dove la ragazza volesse arrivare.
Dove, alla fine, era arrivato anche lui, ma desiderava farla impazzire un pochino, giusto perchè, si era reso conto, che era adorabile quando si imbarazzava.
Aveva notato anche altre cose che la rendevano una ragazza più piacevole di quello che aveva creduto all' inizio.
Come ad esempio quel modo gentile che aveva di preoccuparsi di tutte quelle piccole cose che, in effetti, non centravano nulla con il suo lavoro, o quella maniera di sorridere sempre, anche quando stavano in mezzo al deserto, con un freddo disgraziato e i nervi tesi allo spasimo dovuti ai continui lamenti di Bill che non faceva che lagnarsi.
Adesso la osservava annaspare alla ricerca delle parole adatte a spiegare quel concetto senza ferirlo.
Anche questo era interessante.
Non lo assecondava di continuo come gli capitava fin troppo spesso, ma cercava sempre di essere corretta e non aggressiva, sebbene avesse imparato da subito che poteva benissimo diventarlo.
<<  Io ... Intendo dire che ... Siete troppo simili, voi due ... Nadia è sempre stata una ragazza giudiziosa ed io mi fido di lei più che di me stessa ... Se mi fosse dato di dover scegliere a chi affidare la mia stessa vita, sarebbero sue le mani in cui la riporrei senza alcun dubbio, ma ... Per quello che riguarda sè stessa a volte ... Tende ad essere un po' troppo precipitosa e poco attenta ... Dice sempre che permette agli altri di divertirsi divertendosi a sua volta ma ... Temo che quello che sarebbe potuto nascere con te, non sarebbe stato poi molto divertente dopo i primi tempi ...  >>.
Osò alzare gli occhi sul ragazzo che la osservava attento in attesa del resto.
<<  ... E ti sto facendo un complimento Tom, credimi ... Tu non sei come tutti gli altri ragazzi che Nadia ha frequentato fino ad adesso, ragazzi di una sera, conosciuti magari davanti al secondo superalcolico e dimenticati la mattina dopo ... Ti ha potuto ... "vivere"... In qualche modo, vedere i tuoi difetti ma anche i tuoi pregi per più di qualche ora ed in diversi momenti che non prevedono il banco di un bar o una pista da ballo sovraffollata ... Ti ha visto alle prese con i tuoi amici, con tuo fratello, ti ha visto divertirti come un bambino e diventare immediatamente dopo un serio professionista, cosa che, tra parentesi, ha di molto innalzato il livello dei tuoi punti nel suo schedario personale ... Alla fine avreste sofferto entrambi perchè ... Nadia ha bisogno di qualcos' altro, qualcosa che la spinga a prendersi cura di sè stessa ...  >>.
Taque per un istante, come a voler permettere al ragazzo di capire tutto quel casino di parole che aveva messo in piedi e per cercare le parole adatte per finire quel guazzabuglio di idee.
<<  ... E, prima che sia tu a farmelo notare, so bene anche io che sbagliare serve a crescere e tutte le solite menate da psicologi ... Che sono anche vere, ma non di meno, gradirei non vederla soffrire ... Credo che lo stia già facendo, comunque ... E se già sta così senza aver messo in piedi una relazione con te, figuriamoci come sarebbe stata dopo ... Mi dispiace Tom, davvero ... Se adesso ti senti ferito o offeso o sa Dio cos' altro ... Non era sua intenzione e ... Nemmeno la mia ...  >>.
Il ragazzo rimase fermo dov' era, la brioches appena sbocconcellata ferma a mezz' aria diretta verso la bocca.
Ma non aveva più tanta voglia di finirla, adesso.
Quella ragazzina non gli aveva solo svelato una possibile sofferenza di Nadia, ma anche la propria.
-  ... E chi avrebbe mai pensato che "divertirmi" un po' con quella rossa pazza avrebbe creato un tale casino anche ad Andrea ...  -.

<<  Ragazzi! Andiamo! Lo sapete che dobbiamo essere in anticipo all' aereoporto!  >>.
<<  Sì, per poi sfrangersi nell' attesa ... Che palle!  >>.
Di nuovo Bill che si stava lamentando con lui ...
David cominciava a sopportare a malapena il malumore di Bill che andava crescendo esponenzialmente con l' avvicinarsi all' aereoporto.
Credeva di capire cosa ci fosse che non gli  andava ma preferiva evitare di pensarlo troppo chiaramente, come se potesse evitare che diventasse reale davvero.
Sbuffò infastidito, poi fece un cenno nervoso a Tom e a Andrea che, senza dire altro concluse quel discorso con Tom così, senza aggiungere nulla.
Lo prese per mano e lo trascinò fino alla macchina, riaccomodandosi davanti a lui.
Tom avrebbe voluto aggiungere qualcosa, sebbene non avesse la più pallida idea di cosa avrebbe potuto dire, ma la voce di Georg lo interruppe nel bel mezzo del pensiero.
<<  Ehy! Wolfgang! Non vorrai monopolizzare Andy vero? ...  >>.
<<  Certo che no! In effetti mi stavo quasi stufando di fare da cuscino a questa rompiscatole di interprete! Adesso tocca a te!  >>.
<<  Ehy! Bastava dirlo! Mi si è storta tutta la schiena per non farti mancare il dolce peso della mia zucca vuota sulla spalla!  >>.
Rispose falsamente arrabbiata la ragazza.
<<  Infatti! Ma adesso credo che tocchi a Georg questo dolce peso!  >>.
Le sorrise Gustav strizzandole l' occhio con fare complice.
<<  Se preferisci Gustav basta che me lo dici eh!  >>.
Georg si era intromesso dando una lieve spallata alla ragazza che lo attirò giocosa in auto, dopo un' occhiata torva di David.

Il resto del viaggio proseguì in silenzio, sembravano tutti troppo presi nei propri pensieri.
L' arrivo all' aereoporto giunse fin troppo svelto e in men che non si dica si ritrovarono ad aver già fatto il chek in e ad aspettare l' arrivo dell' aereo di Andrea e Nadia che sarebbe arrivato prima di quello dei ragazzi e che le avrebbe riportate in Italia.
-  ... L' Italia ... Non è poi così lontana dopo tutto ...  -.
Bill stava lasciando i pensieri liberi di andare un po' dove pareva a loro e questo non era un bene.
-  ...  E allora? ... Anche fosse più vicina cosa cambierebbe? ... Sarebbe stato meglio se avessi dormito, in macchina ... Che pensieri idioti ti fa fare il sonno arretrato ...  -.
Mentre continuava a darsi dell' imbecille, la sua espressione rimaneva impassibile, lo sguardo fisso davanti a sè sulle grandi vetrate che mostravano l' ennesima pista aerea della sua vita.
Ne aveva viste abbastanza da potergli bastare per il resto della sua vita e sapeva che altrettante ne avrebbe ancora viste.
Le espressioni dei ragazzi seduti accanto a lui erano pressapoco le stesse.
Un velo di triste malinconia era stesa su ognuno dei loro volti e l' aria stava diventando lentamente irrespirabile.
Gustav e Georg si erano andati a rifocillare ad una macchinetta automatica di robaccia che non sarebbe stata utile a nulla se non a rovinare loro lo stomaco e i denti, ma non sopportavano più quella immobilità che li stava innervosendo.
Gustav personalmente avrebbe desiderato avere la sua batteria a disposizione, per sfogarsi un po'.
Ma, data l' evidente impossibilità della cosa, dopo aver divorato una confezione di M&M's con tanto di nocciolina all' interno, si era messo a tamburellare nervosamente sul sedile della seggiola dove era seduto fino a poco prima.
<<  GUSTAV! Per l' amore di tutti gli Dei dei Cieli! Smettila! Mi stai mandando ai pazzi!  >>.
Un Tom ringhioso e irritato lo apostrofò con ben poca grazia.
<<  Saranno molto più gradevoli i tuoi continui grugniti e le occhiatacce che lanci a chiunque ti passi davanti, di lato o dietro!  >>.
Rispose il batterista irritato.
<<  Senti io ...  >>.
<<  Ragazzi, vi prego! La testa mi sta scoppiando!  >>.
Esclamò Bill.
<<  Eh! Povera la nostra divina! Gli scoppia la testa a lui!  >>.
Ringhiò Tom che, al primo accenno di Andrea che stava rovistando nella sua enorme borsa, sparì rapido per tornare immediatamente con una bottiglietta in vetro, come la preferiva Bill, d' acqua naturale che gli porse in perfetta sincronia con Andrea che gli porgeva un paio di pastiglie di analgesico.
Certo, gli porse quella bottiglia in maniera un po' brusca, ma era già aperta e il mezzo sorriso tirato che gli rivolse, Bill sapeva, sarebbe stato il massimo che potesse aspettarsi da lui, in quel momento.
<<  Grazie Tomi  >>.
Sorrise al ragazzo che si rimise appoggiato al muro, in perfetto silenzio.
Imitato da Gustav che, si rese conto, non aiutava sbatacchiando le mani ovunque.

Poco dopo una voce metallica annunciò l' imminente partenza del volo per l' Italia.
<<  Bene ragazze, ci siamo ... Almeno per voi l' estenuante attesa è finita!  >>,
David si avvicinò alle due giovani, soffermandosi a qualche passo da loro, allungando una mano a stringere quella di Nadia.
-  ... Non guardarmi così ragazzina ... Non sarò di nuovo io a prendere l' iniziativa ... Adesso spetta a te decidere ...  -.
Sorrise di fronte al desiderio, evidente in quegli occhi di vetro trasparente, e le strinse la mano che, comunque ferma, lei gli aveva porto.
Poi spostò lo sguardo sulla sua ormai ex interprete.
<<  Hai fatto un buon lavoro, ragazzina ... Ti ringrazio  >>.
Gli occhi della ragazza si aprirono tanto che credette le potessero cascare dalle orbite.
<<  Io ... No no! Grazie a lei per l' opportunità che mi ha dato! E' stato davvero ...  >>.
-  ...  Smettila Andrea! Che cavolo vuoi fare? Sdraiarti davanti all' imponente, meraviglioso, affascinantissimo manager dei Tokio Hotel? Stai diventando patetica ... Trova un cazzo di modo per finire questa cavolo di frase in maniera decente! ... -.
<<  ... Davvero ... Importante! Ho imparato molte cose e lei mi ha dato fiducia pur non avendo io nessuna esperienza ... Quindi grazie a lei! ...  >>.
<<  Immagino di non potermi aspettare che tu mi renda il tu, prima di partire, vero?  >>.
Sospirò l' uomo con un sorriso incoraggiante.
Andrea volse lo sguardo sui ragazzi e seppe, seppe con precisione, che non avrebbe abbracciato nessuno di loro, di certo non Bill o Tom, ma nemmeno le sue Due G ...
Non se desiderava, e lei lo desiderava, mantenere un minimo di dignità.
Ma quell' abbraccio le bruciava nelle braccia.
Così decise.
Si slanciò leggermente intimidita verso il manager.
<<  ... Grazie David ...  >>.
Poi si allontanò appena, allentando la presa delle sue braccia che cingevano le spalle dell' uomo che era rimasto vagamente stupito da quell' impeto di affetto che la ragazza gli aveva dimostrato.
Le sorrise.
<<  Arrivederci ...  >>.
<<  ... Addio ...  >>. Rispose la ragazza.
Poi prese la sua enorme borsa, rappresentante il suo ingombrante bagaglio a mano, giusto un attimo prima che Gustav le si avvicinasse.
Aveva le mani occupate, non poteva stringerlo come, dentro di sè, desiderava.
Lo guardò, sperando che il ragazzo cogliesse quella sua sottile allusione e, apparentemente vi riuscì.
Nessuno dei ragazzi si avvicinò troppo a lei, permettendole di mantenere una debita distanza da coloro che avrebbero potuto mandare in frantumi i rimasugli della sua dignità.
Allungò una mano e strinse a turno quella dei ragazzi.
Quella forte di Gustav, quella asciutta di Georg, e quella appena un po' ruvida di Tom.
Si era persa negli occhi di ognuno di loro, in quelli fondenti di Gustav, dolci e comprensivi, così come lo erano quelli trasparenti di Georg, così verdi da ferire quasi i suoi, e quelli nocciola intensi di Tom, che sembrarono volerle dire qualcosa.
Fu contenta di non avere il tempo di sentire cosa avevano da dirle.
Non credeva di poterlo sopportare.
E infine giunse davanti a Bill.
Se avesse potuto avrebbe evitato anche solo di sfiorare la mano del ragazzo che le stava di fronte, ma sapeva perfettamente che, al di là di tutte le sue paure, sarebbe stata decisamente scortese con lui.
Quindi si fece coraggio e la strinse nella sua.
Era morbida, delicata e pure decisa, grande, dalle lunghe dita affusulate e dalle unghie perfettamente curate che si stringevano piano attorno alla sua mano.
E gli occhi, quello sguardo ambrato e profondo che la sfiorò appena.
Rilasciò svelta la mano del ragazzo e si diresse verso l' imbarco, aspettando il proprio turno.

<<  Tom! Dove cavolo stai andando?  >>.
La voce di Bill gli giunse da lontano mentre lui già si stava correndo, trascinando i suoi ancora abbastanza ingombranti jeans, sebbene si fossero di molto ridotti in quegli ultimi tempi, verso le due ragazze ancora in fila.
Oltrepassò Nadia e afferrò il braccio di Andrea, trattenendola.
<<  ...  E nel tuo?  >> Chiese con il fiato appena pesante per la breve corsa.
<< ... Il mio livello di punti si è alzato in questi giorni nel TUO segnapunti personale? >>.
Aveva un' espressione strana, così ...
Di trepidante aspettativa  che lo rendeva tremendamente tenero.
Andrea sorrise.
Era davvero possibile che Tom stesse rimuginando quella domanda da ore, ormai?
<<  ... Io ... Sì, Tom ... Ma non ce n' era bisogno ... Sospettavo che al di sotto della tua faccia da schiaffi si nascondesse un essere quasi umano ...  >>.
<<  Spiritosa ...  >>.
Le rispose Tom tra l' indignato e l' offeso.
<<  Di nulla Kaulitz! E' stato un piacere ... Tutto quanto ...  Grazie ...  >>. Gli sorrise.
<<  Grazie a te ...  Buon viaggio ... Ci mancherai ... A tutti quanti ...  >>. Le sorrise.
Ed era vero.
Tom Kaulitz aggiustava spesso la verità a suo vantaggio, ma non mentiva.

Il viaggio in aereo fù abbastanza penoso.
Andrea non aveva più aperto bocca dopo il breve scambio di battute con Tom e Nadia non se la sentiva di spingerla a parlare.
Sapeva perfettamente che nella testa della ragazza c' era molta confusione, ma anche tanto dispiacere, tante emozioni da elaborare con calma e silenzio, quel silenzio che sembrava darle il Black Album dei Metallica sparato a tutto volume nelle cuffiette del suo Ipod.
Nadia sorrise triste, alla fine anche lei aveva molte cose a cui pensare, come ad esempio a quell' ultimo saluto piuttosto distaccato di David; dall' uomo che l' aveva baciata la sera prima forse si sarebbe aspettata qualcosa di più e, allo stesso tempo, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto avere simili aspettative.
David era stato piuttosto chiaro con lei.
E poi c' era quel gesto un po' brusco, a volerla dire tutta, di Tom, che l' aveva oltrepassata per parlare con Andrea.
Non che le dispiacesse, sapeva che per l' amica quel gesto e quella domanda che a lei non aveva svelato poi molto, era stato importante, lo aveva visto nello sguardo di lei, e anche in quello del chitarrista stesso.
-  ... E' andata, Nadia ... E i treni persi spesso non ripassano più, specie se sono treni veloci, rapidi, adrenalinici come Tom ... Adesso c' è un treno che aspetta solo che tu decida se fare il biglietto o meno ... Quel treno ha detto che sarebbe ripassato ... Sta a te decidere adesso ... Non sei una che piange sul latte versato e quello con Tom non è andato perso ... Anzi ... Forse, se c' era qualcosa da salvare, lo hai fatto proprio prendendo questa tua decisione ...  -.
Avrebbe voluto parlarne con Andrea, ma sapeva che non era il momento adatto, quello.
Sarebbe arrivato.
Ne era convinta.

Andrea osservava il cielo fuori dal finestrino, le nuvole che sembravano un vaporoso tappeto sul quale l' aereo scivolava placido.
Mille pensieri scivolavano allo stesso modo nella sua mente.
Ma in realtà non erano pensieri, erano immagini.
Era Georg che ballava come un deficente sotto un tendone, assieme a Bill e a Tom che dava sfoggio delle ultime tendenze in fatto di ballo da discoteca, mentre l' operatore della Tokio Hotel Tv li riprendeva.
Ricordava perfettamente che lo aveva trovato ridicolo e che glielo aveva detto, a telecamere spente.
<<  Tom! Cielo! E' ridicolo quel modo di agitarsi!  >>. Pungente.
<<  Ehhh, cara! E' così che si balla adesso!  >>. Strafottente.
<<  Che si balla da soli, suppongo ... Quale ragazza con un po' di buon senso si avvicinerebbe ad un esagitato che si agita così?  >>. Sarcastica.
<<  Vuoi provare?  >>. Sornione.
<<  Assolutamente! Non vedevo l' ora di farmi lasciare qualche livido da uno dei tuoi gomiti puntuti!  >>. Ironica.
<<  E poi questa musica non mi piace ... Pensavo che anche tu preferissi qualcosa di un po' più ... Bhè, che permettesse ad una donna di provare il desiderio di ... Avvicinarsi in maniera un po' più sensuale a te ...  >>. Allusiva.
<<  Potresti scoprire che ti sbagli  >>. Allusivissimo.
E allora si era avvicinata e quello che ne aveva ricavato era esattamente quello che sospettava.
Lei non era mai stata un' ottima ballerina, si agitava al tempo di musica, proprio non riusciva ad evitarselo, ma da lì a ballare ci passavano molte altre cose, e così si era avvicinata in maniera errata, evidentemente, perchè il gomito aguzzo di Tom si era piantato dritto sul suo braccio morbido, procurandole un bel livido!
Sorrise appena, adesso, sfiorandosi piano il braccio che conservava una lieve ombra giallognola.

E ancora Gustav che sguazzava in mezzo al fango con il quad, felice come un bambino che avese ricevuto il più bel regalo di Natale ... In anticipo!

E Bill che, in maniera così ridicola da fare quasi tenerezza, oltre che a farli piegare dalle risate, cambiava repentinamente espressione in base a chi gli parlava.
<<  Bill! attenzione! Si gira!  >>.
E il volto del ragazzo diventava una perfetta maschera sexy e accattivante, gli occhi fissi in camera, un labiale perfetto e il corpo che si agitava perfettamente a tempo con la musica ...
<<  Eeee ... STOP!  >>.
Immediatamente il cantante faceva una mezza giravolta e con una espressione da perfetto bambino rompiscatole, di quelli che nei film americani si perdono nei grandi magazzini sotto Natale e che si mettono a sbraitare come ossessi, giusto per rompere i cosidetti alle guardie dei sopracitati grandi magazzini, cominciava a lamentarsi del freddo, del giacchettino che scaldava esattamente quanto poteva scaldare un fazzoletto al Polo e che aveva fame e che non ne poteva più dal sonno ... E poco dopo ...
<<  Bill! AZIONE!  >>.
Un' altra mezza piroetta e Bill tornava ad essere un perfetto frontman di una perfetta rockband.
<<  Bill! Giuro che fai impressione! Sembri riposseduto ... O schizofrenico! O entrambe le cose, come preferisci!  >>. Esclamò Tom, soffocando una risata.
<<  Preferirei qualsiasi cosa purchè fosse al caldo e a stomaco pieno!  >>.
Il giorno dopo era diventato un divertente diversivo prenderlo in giro gridando " AZIONE" e "STOP" a tradimento ... Persino Bill si divertiva ...
Una volta girata quella parte del video, essersi scaldato, rifocillato e riposato a dovere, si rendeva perfettamente conto che la notte prima doveva essere stato abbastanza buffo vederlo cambiare sguardo ed atteggiamento ogni pochi minuti, come un pupazzo a molla!

E poi, a tradimento, del tutto inaspettato, il cielo di Milano si sostituì a quello d' Africa che era assolutamente certa di avere avuto davanti al naso fino ad un istante prima.
Un cielo grigio e insopportabilmente opprimente che attirava l' aereo, che fino a  quel momento si era librato quasi senza peso, a scendere, scendere inesorabilmente.
-  ... Non dire cazzate, Andy! Stiamo atterrando, siamo arrivati! Cos' altro dovremmo fare?  -.
-  TORNARE INDIETRO! TORNARE INDIETRO!  -.
La voce dentro di lei non le dava tregua.


Ebbene eccoci qui ...
Capitolo a cui tengo particolarmente, scritto già da tempo e che non vedevo l' ora di postare per sapere cosa ne pensiate!!!^^
Inizia un po' strano e manca un po' il racconto dei primi giorni ma ...
Volevo concentrare l' attenzione su questa ultima notte d' Africa che nasconde, mostrandoli , i diversi sentimenti che albergano dentro ognuno di loro ...
E il giorno dopo, le ultime ore insieme ...
Non so, adesso facciamo che un po' me la tiro e vi dico che, a me personalmente, questo capitolo piace molto! (della serie : Evviva la MODESTIA! X°D!) ... A parte gli scherzi, spero vi piaccia un abbraccio a tutti Voi che soffermerete lo sguardo qui ... poi pigiate : Inserisci una recensione e ... Ditemi che vi fa schifo o che è passabile o che lo adorate!
In ogni caso mi farà piacere!^^
E ora a Voi :

Layla : Ciaaaooo! Ehhh, ti capisco! T.T'' Questo Fabrizio non migliora di una virgola ...
Speravo si notasse la mia visione della THTv, Dato che certe frasi le ho riportate pari pari (no scopo di lucro eh! X°D!)
Sarebbe davvero cool festeggiare in un lunapark, ma affittarlo completamente credo sarebbe ... "complicato"! X°D!
Il bagno improvviso ... A parte la splendida visione di un Georg tutto bagnato e gocciolante (*ççç*), mi serviva qualcosa che smuovesse un po' il nostro Bill!...
Nadia e Tom credo che siano una coppia di fuoco, ma in effetti ...
Spero che quest' ultimo capitolo sia stato chiarificatore in questo senso n_______n
e che ti sia piaciuto! Attendo di aspere!
GRAZIE come sempre della tua presenza e delle tue recensioni!
A presto, speriamo!

Cassandra : Ok, sappi che sono definitivamente commossa! Q_Q
Il fatto che Tu mi abbia detto che sono migliorata, mi ha totalmente galvanizzata e resa felice; so che lo ho già detto ma, a costo di isultare logorroica (come qalcuno di nostra conoscenza *______*) mi ripeto, dato che mi hai praticamente "confermato" di essere sulla buona strada per raggiungere lo scopo che mi ero prefissata con questa storia : dare sfogo alla mia logorrea e migliorare nelle descrizioni.
Qualcuno potrà trovarlo noioso, ma io sono felice che sia piaciuto a Te, contenta che ti sia arrivato quel momento sullo Steam Boat (ci tenevo molto anche per chiarire un po' come si sente il "mio Bill" nei confronti della fama e di quel "mentire" che a volte mi spaventa un po' ç_ç) o quel piccolo viaggio dentro Andrea o Georg o PooH... Dentro ognuno di loro c'è un po' di me e mi rende un po' "orgogliosa" sapere che tu lo vedi bene in loro ...
Ben lieta anche dell' apprezzamento sulla lunghezza dei capitoli (ne verranno altri un po' lunghetti, vorrei riuscire a postare a Natale il capitolo Natalizio X°D!) e mi fa piacere che tu abbia passeggiato con loro e con me in HidePark, che tu abbia trovatoben riuscito il mio tentativo di fondere realtà e finzione... Ci speravo davvero n___________n
Sulla presunta pazienza temo di doverti contraddire T.T'' questa storia è una piccola/grande sfida personale anche da quel punto di vista (me si ripete come un mantra, mentre scrive : non correre, non correre, non correre ...)
David = Il Pdrino? Perchè no? X°D!
Ebbene lo sproloquio termia qui, spero che quest' ultimo ti piaccia e sono certa che noterai tutti quei particolari a cui tengo molto, come sempre!
GRAZIE per essere sempre al mio fianco! TvtbfI! A presto!

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Capitolo 9
*** Departure And Return ... An Unexpected Surprise ***


ggggggggggggggggggggggggggggggg Scesero dall' aereo, attesero i loro bagagli, li ritirarono e si diressero verso l' uscita, alla ricerca di un tassì che le portasse a casa di Andrea, dove anche Nadia si sarebbe fermata vista l' assenza di Fabrizio per almeno altri due giorni, come le aveva comunicato la sera prima durante la loro ultima, fredda telefonata.
I muri grigi dell' immenso edificio, i pavimenti grigi ed un cielo grigio che si fondeva in una insistente pioggia con l' asfalto e lo smog.
Per Andrea, a cui era risultato incredibilmente semplice abituarsi agli scenari Sudafricani, era tutto maledettamente destabilizzante.
Il luogo in cui avrebbe dovuto farle più piacere tornare, la destabilizzava e la opprimeva terribilmente.
-  ... Stress da rientro, tutto qui, Andrea ... Fattene una ragione! Addio Sudafrica, bentornata Milano ...

Ma sarebbe voluta scappare.

Fermarono un' auto bianca con un cenno della mano, caricarono i propri bagagli e salirono.
Un' ora e mezza dopo erano a casa e Nadia si stava gettando sul divano dell' amica, dopo i cinque, simpaticissimi, piani a piedi che l' avevano sfiancata.
Il silenzio era ancora il padrone assoluto della scena e la rossa stava cominciando a preoccuparsi seriamente.
Non era tipico di Andrea fare così.
<<  Ordino qualcosa al cinese? ...  >>.
<<  Mhhhhh ... Ok ...  >>.
Era tardo pomeriggio, erano stanche e non dormivano da circa ventiquattro ore, cosa avrebbero ingoiato aveva ben poca importanza.
Cenarono in silenzio ed in silenzio Nadia aiutò Andrea a svuotare le valige.
Molti dei vestiti e gli stivali assassini che Nadia l' aveva costretta a comprare sarebbero rimasti seppelliti nel grande armadio, Andrea sapeva che non avrebbe avuto più molte occasioni per indossarli.
Verso le sette e mezza, la castana si diresse, accappatoio sotto braccio, in bagno e Nadia sentì il rumore dello scaldabagno entrare in funzione mentre la sua amica riempiva la piccola vasca.
Il rumore era terribilmente fastidioso, i tubi si lamentavano sinistri confondendo il loro mugugno al rumore della strada trafficata a pochi passi da loro.
Per un istante credette di impazzire e rimpianse quei cinque giorni appena passati in quel luogo in cui era certa non avrebbe chiuso occhio, data l' evidente mancanza di rumori, ed in cui invece, aveva passato le più rilassanti notti della sua vita.
Andrea era in bagno già da un po' quando il suo cellulare iniziò a squillare.

Nadia non avrebbe dovuto accorrere poichè la ragazza aveva portato il cellulare in bagno con sè, ma accorse lo stesso, uno strano presentimento in fondo alla gola chiusa.
Ed infatti, non appena aprì la porta del bagno, trovò Andrea con il cellulare in mano a fissare il piccolo schermo, un' espressione vuota negli occhi, uno sbuffo della schiuma che la avvolgeva sul naso.
Tolse il cellulare dalle mani dell' amica e si accinse a rispondere.
<<  Pronto ... Sì, ciao ... Sì, sono da voi ... Andrea è andata a dormire era piuttosto stanca ... Ha detto che ti richiamerà domattina appena si sveglia ... Cosa? Ah, ok ... Glielo riferirò ... Ciao Fabrizio, buonanotte anche a te ...  >>.
Poi chiuse la chiamata.
<<  Ha detto che ...  >>.
<<  ... Che richiamerà lui domani sera, dato che di giorno lavora ... Immagino ...  >>.
<<  Sì  >>.

Nadia tornò in cucina e Andrea rimase nella vasca, l' acqua che rapidamente diventava fredda e faceva rabbrividire la sua pelle.
Ma non ce la faceva ad uscire.
Non voleva uscire.
Voleva rimanere lì, tesa nello sforzo di percepire ogni piccolo brivido che le faceva venire la pelle d' oca, concentrandosi solo sulle goccioline d' acqua che si erano posate sulle mattonelle celeste pallido del bagno, sul vapore ormai praticamente del tutto dissolto che aveva reso appiccicose le tendine di plastica che circondavano la vasca, sui rumori infelici delle tubature al di là delle mattonelle, sulla schiuma che oramai si era disfatta.
Non voleva pensare.

Uno, due battiti alla porta.
<<  Andy ... Sono due ore che sei chiusa là dentro ... Non credi sia meglio uscire?  >>.
-  ... Uscire ... Sì, dovrei ...  -.
Ma le gambe non rispondevano al debole segnale inviato dal cervello.
<<  Andrea ... Andrea sei gelata! Esci di lì e mettiti sotto le coperte, andiamo ...  >>.
Nadia la prese di peso, la aiutò ad alzarsi, la fasciò nell' accappatoio e le tamponò appena i capelli che ricaddero umidi sulle sue spalle, appiccicandovisi sopra, poi la sospinse gentilmente in camera e la fece sdraiare sotto le lenzuola e le coperte morbide del piccolo letto matrimoniale.
La castana rabbrividì al contatto con le lenzuola fredde, l' accappatoio arrotolato malamente attorno al corpo, tremava violentemente.
Nadia decise di stendersi accanto a lei, per tentare di scaldarla, cingendola con le braccia.
Il naso freddo che Andrea le posò sulla gola la fece rabbrividire ed immediatamente le permise di sentire ancora più forte il contrasto con il calore di quella lacrima che scese dagli occhi della ragazza più giovane e che le sfiorò la pelle candida.
Aspri singhiozzi che la facevano sussultare in silenzio percorsero tutto il corpo della ragazza castana che si addormentò con un sussurro che forse avrebbe dovuto rimanere solo per lei ma che giunse chiaro alle orecchie della rossa.
<<  ... Mi mancano già ... Così tanto ...  >>.
Un ennesimo singhiozzo soffocò quella tremula voce che si perse nel sonno.

La tentazione di prendere il proprio telefono in mano e di chiamare David era forte, ma cosa avrebbe dovuto fare?
Supplicarlo perchè desse un nuovo impiego alla sua amica?
Andrea non la avrebbe mai perdonata.
Certo, il suo caratterino pepato aveva permesso all' amica di essere richiamata da David quando lui ancora nemmeno immaginava le sue potenzialità, ma lei, che ancora tesa dormiva tra le sue braccia, non le avrebbe perdonato una cosa del genere adesso.
Adesso David e i ragazzi sapevano quanto Andrea valesse come interprete e come persona.
Poteva solo sperare che si rendessero conto quanto prima di non poter fare a meno di lei.
Cosa di cui Nadia non dubitava affatto.
Sospirò, posò il capo su quello dell' amica, la strinse un po' di più a sè e si addormentò anche lei, finalmente.

Berlino, la loro città, piena di vita, di luci ...
<<  ... E di Fans che strillano ad ogni passo che facciamo, e di giornalisti che ti piantano in faccia microfoni e domande imbarazzanti e di paparazzi che ti accecano con i loro stramaledettissimi flash!  >>.
Borbottò Tom, sperando che il suo tono acido smuovesse il carattere da maestrina di Bill.
Voleva spingerlo a sgridalo, a dirgli che era un ingrato, a dirgli che era un irriconoscente, a dirgli che era un bugiardo ...
-  ... A dirmi QUALCHE COSA, maledizione! E' da quando siamo partiti che se ne sta muto come uno stramaledettissimo pesce ... E che cazzo! ...  -.
Ma il suo lamentarsi, invece di risvegliare suo fratello da quella apparente apatia, gli aveva attirato addosso le ire funeste del loro manager.
Cosa che Tom non era sicuro di poter sopportare, in quel momento.
-  ... Ehhh, ma prima o poi dovrai fartene una ragione, abbandonare questo atteggiamento da bambino offeso ed accettare la cosa per quello che è ...  -.
Si disse Tom girandosi con un sorriso quanto più angelico potesse, ad ascoltare cosa l' uomo avesse da dirgli.
<<  Credevo che ti piacesse la tua vita ...  >>.
La voce di David era fin troppo quieta e controllata e Tom rabbrividì appena.
O stava preparandosi una mega ramanzina o ...
Non aveva voglia di discutere con lui, ed il ragazzo non era certo di sapere quali delle due opzioni fosse la peggiore.
Aveva sempre discusso con David più che con chiunque altro al di fuori di Bill, Georg e Gustav, naturalmente.
Forse perchè, da quello che aveva capito, Dave gli era affine più degli altri.
Era stato famoso, per un certo periodo della sua vita, ed era stato un playboy, sebbene dubitasse che avesse raggiunto i suoi "livelli di divertimento" ...
Non sapeva il perchè, ma era così e adesso, l' idea che l' uomo potesse essere stufo di parlare o litigare con lui non lo rendeva molto felice.
<<  Certo che mi piace la mia vita, ma ... Bhè, non è stato male stare cinque giorni fuori dalle palle, lontano da tutto ... No?  >>.
<<  Sì, lo è stato, ma adesso abbiamo uno stramaledetto tour da organizzare, uno stramaledetto mare di cose da fare ... Ma avremo anche modo di rilassarci ancora un po' prima che il suddetto tour cominci, per cui ... Prendi le cose per quello che sono e smettila di lamentarti, per cortesia!  >>.
Sebbene le parole avessero potuto apparire dure, il tono della voce dell' uomo sembrava stanco e Tom decise, stranamente, di tacere ...
Almeno fino a quando non sarebbero arrivati a casa, a quel punto avrebbe sbattuto la porta della sua stanza, avrebbe preso l' unica vera donna della sua vita tra le braccia, l' avrebbe accarezzata piano, l' avrebbe sfiorata in punta di dita, delicatamente, avrebbe assaporato quella sensazione di perfetto liscio sulle dita, l' avrebbe stretta con rinnovato fervore poi avrebbe mosso le sue corde con passione, lasciando che fosse lei ad ascoltare il suo silenzio e a parlare per lui.
La sua chitarra, la sua Gibson, gli era mancata molto.

Non appena giunti nel loro villino berlinese i quattro ragazzi si separarono, Gustav e Georg si ritirarono nelle loro camere , carichi dei loro bagagli, ben decisi a sistemarli, Tom mollò le valige nell' atrio e si fiondò in camera sua, non aveva voglia di parlare con nessuno.
In quanto a Bill ...
Si stese sul divano, senza nemmeno preoccuparsi di sfilarsi i suoi lucidissimi stivali, mise le braccia sotto la testa appoggiata al bianco bracciolo e puntò gli occhi al soffitto, chiedendo a David se, prima di andarsene potesse spegnere le luci della sala.
<<  Tutto bene, Bill?  >>.
<<  Sì Dave ... Credo sia solo srtress da rientro ...  >>:
Sorrise il ragazzo accennando un breve saluto in direzione dell' uomo.
-  ...  Stress da rientro, certo! E' "rientrato" milioni di volte, e partito altrettante ... Se soffrisse davvero di un silente strss da rientro a quest' ora la mia emicrania non sarebbe ai livelli che ha raggiunto a causa delle sue devastanti, deleterie, logorroiche chiacchiere ...  -.
Ad una occhiata infastidita del ragazzo spense la luce e si diresse quasi a tentoni alla porta ...
<<  TOOOM! ACCIDENTI A TE!  >>.
un gran fracasso fece immediatamente schizzare Bill dal divano e tre ragazzi giù dalle scale, accendendo le luci quasi contemporaneamente da diversi interruttori così da creare diversi lampi di luce che illuminarono ad intermittenza brevemente la scena che ancora non si era svelata davanti ai loro occhi.
<<  Potreste farmi la cazzo di cortesia di decidere chi tra voi quattro deve accendere la luce e di venirmi a dare una mano?  >>.
Gustav cacciò un urlo.
<<  Accendo io!  >>.
Tre dita si staccarono dai rispettivi interruttori, tranne quello di Tom che non resistette alla tentazione di rispegnere immediatamente la luce non appena Gustav la ebbe accesa.
<<  BIIIILL!!!! La vuoi finire di comportarti come un bambino scemo? Accendi la luce!  >>.
Due enormi, innocentissimi occhi si spalancarono nel buio quasi illuminando con soli quelli l' atrio buio.
<<  Non sono stato io!  >>. Scattò immediatamente sulla difensiva la voce del cantante, indignata e vagamente isterica.
La bassa risata di Tom riempì l' aria.
<<  TOM! Non ti fosse bastato il casino che hai combinato! Devi anche giocare con gli interruttori?  >>.
La voce alterata proveniva da una zona non bene identificata ai suoi piedi.
David stava sdraiato per terra, rovesciato come una tartaruga e, come una tartaruga, stava agitandosi per rialzarsi.
<<  Ti facevo più agile, Dave!  >>.
Esclamò il chitarrista ricavandone in cambio una occhiata assassina da parte del manager ce, in condizioni normali, sarebbe già stato in piedi.
<<  Non sarei proprio caduto, se tu e quell' altra sottospecie di piccolo killer psicopatico di tuo fratello non aveste attentato, per l' ennesima volta alla mia vita!  >>.
Tom infatti aveva mollato il suo borsone proprio dvanti alla porta.
Bill poco dopo vi aveva posato sopra la sua valigia rigida, la sua borsa e, poco distante il suo beauti metallico.
David era inciampato nella tracolla del borsone di Tom e, per rimanere in equilibrio, aveva allungato una gamba, tendendo le braccia all' infuori come un equilibrista ubriaco e ...
Aveva malauguratamente posato i piede sul maledetto beauty di Bill che era slittato in avanti facendolo definitivamente franare per terra, tirandosi addosso le giacche dei ragazzi alle quali si era aggrappato nella vana speranza di mantenere il suo precario equilibrio e di uscire illeso da quella situazione.
Non ci era riuscito.
Adesso Gustav lo stava districando dalle borse e le giacche mentre Georg tentava di tirarlo su.
<<  David dovresti passare qualhe ora in palestra con noi sai? Pesi un accidenti!  >>.
Il manager ghignò beffardo.
<<  Non sono io quelo che si toglie la maglietta davanti a milioni di ragazze in delirio ... Io posso permettermi di ingrassare un po' ...  >>.
I ragazzi risero, tranquillizzati dall' apparente tranquillità con la quale l' uomo aveva preso quello scivolone e Tom sorrise sornione tra sè e sè.
-  ... Ehhh, Dave ... Non la stai raccontando tutta la storia ... Anche tu hai qualcuno per cui mantenerti in forma ...  -.
Era un po' strano per lui abbinare quel pensiero all' immagine della rossa, ma lo fece e si accorse che, dopotutto, il suo ego era ancora quello più offeso da tutto quello che era successo.
Era lui quello che spariva lasciandosi alle spalle ragazze un po' tristi e molto illuse e vaghe promesse di telefonate che non sarebbero giunte mai.

Non appena David fu rimesso in piedi ed uscito di casa, Tom seguì Bill che si era riposizionato sul divano, esattamente nella stessa posizione che aveva poco prima.
<<  Bill ... Va tutto bene?  >>.
<<  No che non va tutto bene ... Sono stanco ...  >>.
<<  Bhè, è normale, ma adesso abbiamo un po' di tempo per rilassarci ...  >>.
<<   Non sto parlando di questo Tom ... E' qualcos' altro, qualcosa che continua a perseguitarci ... Continuiamo a conoscere persone che non rimangono ... E' terribilmente stancante per me ... Destabilizzante ... Mi fa sentire strano ... Non solo gli altri sono inevitabilmente di passaggio nella mia vita ... Io stesso mi sento di passaggio, fuggevole ... A volte devo ... Osservarmi attentamente allo specchio fisso, fino a quando non arrivo a convincermi che quello che vedo non sono io ma l' illusione di quello che credo di essere e poi  mi tocco il viso e riprendo a respirare e so di esistere ... Ma esisto solo per me e per pochissime persone ... Per gli altri sono quasi un sogno, una illusione ... Di passaggio, come certi effimeri pensieri ...  >>.
Tom sorrise triste, sicuro che il buio avrebbe protetto quell' attimo di debolezza.
<<  Stiamo filosofeggiando o stiamo parlando di qualcuno in particolare, Bill?  >>.
Il ragazzo steso sul divano sbuffò impercettibilmente, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie, quel pezzo di cretino di suo fratello non capiva nulla ...
-  ... O forse mi sta solo metendo alle strette, come sempre, per farmi sputare il rospo ...  -.
Lo sbuffo mutò in sorriso.
Non sapeva bene come spiegare quello che provava, non essendo molto chiaro nemmeno a lui stesso, ma se c' era qualcuno che poteva percepirlo, quello era Tom; il suo adorabile, odiosissimo, adorabile, materialista, fratello.
<<  Non so ... Pensavo ad Andrea ... L' ennesima persona entrata ed uscita dalle nostre vite ... era simpatica dopotutto, no?  >>.
C' era una tale incertezza, una muta richiesta d' assenso nella sua voce flebile che Tom non potè fare a meno di sospirare, sedendosi ai piedi del divano, accanto a Bill.
-  ...  Eccoci arrivati al punto ...  -.
Pensò sornione Tom, mentre un mezzo sorriso che si perse nel buio della stanza, scivolava via, senza essere notato da Bill che teneva gli occhi ostinatamente fissi al soffitto candido, come se vi vedesse riflesse le immagini dei propri pensieri.
<<  Bill ... Vuoi parlarne? ...  >>.
<<  Non c' è nulla da dire Tom ... Io non ho nulla da dire ...  >>.
Poi il giovane cantante si riscosse dandosi una virtuale manata sulla faccia.
<<  Ma tu sì! Tu devi avere qualcosa da dirmi ... Sei uscito con Nadia ieri notte ...  >>.
Era strano parlarne così, dato che non stvano semplicemente parlando della notte precedente ma di un' altro continente.
Era buffo, era assurdo, forse, ma tutta la loro vita era abbastanza assurda da non farli soffermare troppo su questi dettagli.
<<  Potrei usare la tua stessa frase cambiando solo il nome dell ragazza ... Cosa ti fa credere che io abbia qualcosa da raccontarti e ti rende immune dalla stessa cosa?  >>.
Rise Tom.
In realtà non sapeva bene come affrontare quella cosa.
Per sè stesso e per suo fratello.
<<  Oh, Tom! Me lo fa credere il fatto che tu mi ritenga assolutamente innoquo sotto ... Sotto un certo punto di vista ...  >>.
Tacque un istante, come indeciso.
<<  ... Ed hai ragione ... Abbiamo camminato e chiacchierato e osservato le stelle sfumare nell luce dell' alba ... So che ti sembrerà sdolcinato, ma credimi è stato esattamente questo ... Voci sfumate e stelle sfumate e ...  >>.
Di nuovo quella piccola, timida indecisione.
<<  ... Sensazioni sfumate ... Attimi sfumati ...  >>.
Silenzio.
Quegli attimi erano forse sfumati ma lui li ricordava ancora abbastanza nitidamente e voleva goderseli ancora per un poco.
Sapeva che presto si sarebbero dissolti, divorati dalla quotidiana frenetica imprevedibilità della sua vita, cancellati da tutto quello che li aspettava.
<<  Quindi, in definitiva, nulla da raccontare ... Quello che ha sempre degli anedotti interessanti sei tu ... Allora cosa mi dici? ... Mi siete sembrati entrambi un po' strani questa mattina  >>.
<<  Nadia sta con David  >>.
Per poco Bill non si soffocò nel semplice, indispensabile, involontario atto del respirare.
Scattò a sedere sul divano, fissando lo sguardo sulla nuca del gemello che aveva gettato quella bomba con assoluta disinvoltura e che adesso stava a godersi il silente stupore che quel fragore muto aveva provocato.
<<  Nadia ... Cosa?!? ... David chi?!?  >>.
<<  Bill, ma sei scemo di natura o ti hanno fatto fare un corso apposta? David, Dave il nostro Jost, il nostro amatissimo augusto manager ... Con Nadia, hai presente? La rossa pazza amica di quella adorabile nostra ex interprete ... Quella che ha dato del coglione a David senza nemmeno conoscerlo, dimostrando, tra le altre cose, di avere un discreto senso critico ... Proprio lei!  >>.
Bill stentava a credere alle proprie orecchie.
David e ... Nadia?
Come aveva potuto non accorgersene?
<< E ... E tu? ... Io credevo ...  >>.
<<  Bill, ti prego! Non cadiamo sul patetico andante! Non eravamo fatti per stere insieme ... Ci siamo anche divertiti, ma niente di particolare ... Non abbiamo fatto molto altro all' infuori di quello che hai visto anche tu ... E, per grazia divina, non mi fare la ramanzina ... Ci ha già pensato Andy! ... Va tutto bene, solo mi chiedo come si evolverà questa cosa ...  >>.
Bill stava rimuginando sulle parole che Tom gli aveva appena detto.
Non che pensasse che suo fratello avesse deciso di mettere la testa a posto, ma gli era sembrato che Nadia gli interessasse ... E molto.
Evidentemente, sebbene non fosse ancora pronto ad una relazione stabile, suo fratello stava comunque maturando in un qualche modo che lui non riusciva a perfcepire chiaramente, per il momento.
<<  Sai a cosa pensavo?  >>.
La voce profonda del chitarrista tornò a farsi sentire.
<<  Nadia - uguale -  Andrea  >>.
Una semplice equazione.
Quelle due ragazze sembravano legate a doppio filo.
Bill non disse nulla ...
Entrambe le ragazze avevano una loro vita in Italia, sebbene nessuna delle due avesse fornito molte indicazioni sulle suddette; non riusciva a capire dove Tom volesse arrivare a parare e si tenne quei pensieri confusi per sè.

Italia.
Ora imprecisata.
Quattro braccia che cercavano di districarsi.
<<  Ahia! Nadia!  >>.
La rossa aveva scontrato il braccio di Andrea, colpendo quello che era stato un gran bel livido infertole da un Tom ballerino.
<<  Scusa ... Lo sai che appena sveglia non connetto perfettamente ...  >>.
Andrea, massaggiandosi la pelle fin toppo delicata, si alzò dal letto e si diresse in cucina a piedi scalzi.
Una volta sedute davanti al loro ormai solito the, Andrea prese la parola timidamente.
<<  ... Grazie per ieri sera, Nadia, ero un po' ... Scombussolata dal volo, immagino ...  >>.
Posò lo sguardo all' interno della sua tazza, l' immagine che vi vide riflessa era quella di una ragazza stanca, con due profonde occhiaie, i capelli spettinati e gli occhi gonfi.
Non che si fosse ritenuta mai una bellezza, ma quello che vide non le piacque per niente.
<<  Non fa nulla ... Però ... Stai bene?  >>.
<<  E come altro potrei stare? Ho un cospicuo conto in banca dopo soli pochi giorni di lavoro, ho visitato un luogo bellissimo, ed ho festeggiato il compleanno dei famosi gemelli dei Tokio Hotel ... Senza contare il tempo passato con Gustav e Georg che più che un contorno sono due portate principali ... Cosa potrei ddesiderare di più?  >>.
Stava sdrammatizzando.
Stava sorridendo.
Stava mentendo spudoratamente e Nadia provava sempre un po' di dolore quando capitava.
Ed era capitato spesso.
Sin da prima di quel fortuito colloquio che la aveva portata a lavorare per i Tokio Hotel.
Quella dolorosa punta dell' iceberg, nascondeva un disagio interiore che era nella sua amica già da diverso tempo.
<<  Magari potresti desiderare ... Bhè ... Di non scrivere la maledetta parola fine a questa long-fic in cui ti sei ritrovata come protagonista, questa volta, piuttosto che autrice ...  >>.
<<  Nadia ... Questa non è una fiction, questa è ... Non lo so ... Qualcosa che mi è capitato tra capo e collo e se proprio vuoi paragonarla ad un' opera di EFP ... Bhè, allora potrebbe essere una drabble, suppongo ... E' andata, Nadia, l' abbiamo vissuta, ci siamo divertite, ho avuto una esperienza lavorativa pazzesca, ma è finita ... E ...  >>.
Taque un istante indecisa se porre quel limite a Nadia, dopotutto lei non aveva alcuna colpa.
Ma alla fine decise che era l' unica cosa che poteva fare.
Per sè stessa, per salvaguardare quel poco che era rimasto.
<<  E ti sarei grata se non ne parlassimo più, vuoi?  >>.
Nadia sorrise triste.
<<  D' accordo ... Come preferisci ...  >>.
Poi Andrea si riscosse dai propri penseri nefasti, dandosi dell' idiota.
<<  Prima però mi devi dire qualcosa ... Voglio dire? ... Hai preso una decisione, riguardo a ...  >>.
<<  Riguardo al manager, nonchè tuo ex datore di lavoro, di quei ragazzi di cui non vuoi parlare?  >>.
Chiese Nadia sorniona.
<<  Ironicissima, come sempre ...  >>.
Sbuffò la castana.
<<  Sì, proprio lui ... Mi hai detto cosa è successo ma ... Non mi hai detto cosa hai deciso tu ... Cosa vuoi fare, Nadia ... perchè qualcosa dovrai pur farlo, no? Non sarebbe corretto lasciarlo ad aspettare una risposta che ...  >>.
<<  Potrebbe non arrivare mai? ... Bhè, cosa vuoi fare ? Lo chiami tu per dirgli che non riceverà mai una telefonata da parte mia? ...  >>.
La castana fissò lo sguardo sulla tazza posata sul tavolo.
No, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, per diversi motivi, anzi, solo per due semplici motivi : primo, non credeva di essere in grado di infliggere quel dolore all' uomo; secondo, non voleva avere più nulla a che fare con Loro.
In nessun modo.
E parlare con David significava chiedere dei ragazzi e sarebbe stato difficile evitarsi di farlo, peggio.
Sarebbe stato impossibile.
<<  No ... Non credo che lo farò ...  >>.
Rispose mesta.
Il silenzio era diventato fin troppo palpabile tra di loro.
<<  ... Mi dispiace Andy, non volevo farti pensare a loro o all' eventualità di risentirli solo ... Non è semplice prendere una decisione ... Non posso certo dire che la cosa non mi incuriosisca ma ... Credo che per la prima volta nella mia vita mi ritrovi ad avere paura ... Questa situazione, o meglio quella che potrebbe crearsi, mi spaventa ... Non credo che sarei in grado di reggere una relazione seria, di dargli esattamente quello che lui sta cercando ... E' stato davvero molto chiaro quella notte, mi ha espresso chiaramente quello che desidera da un rapporto ... Io ... Io non credo di essere la persona giusta per lui ...  >>.
Aveva parlato piano, Nadia, un sussurro insolito sulle sue labbra che palesavano tutta quella fragilità che non andava mai al di là del suo cuore.
Solo Andrea sapeva di questo lato del suo carattere, eppure erano state rare le volte in cui aveva potuto coglierlo e mai riferito ad un uomo.
Percepirlo così chiaramente adesso su quel volto che lei amava indiscriminatamente, la fece soffrire.
Si sentiva una ragazzina scema, con i suoi stupidi timori all' idea di risentirli.
Nadia correva il rischio di mettere in gioco la sua intera vita.
Lei stava solo facendo dei capricci.

<<  Andrea, alzati, hai dimenticato che devi dare ripetizioni, stamattina?  >>.
Nadia, i capelli rosso fuoco allegramente sparati per aria, le stava porgendo la colazione.
<<  Sì ... Evidentemente stavo cercando di dimenticarlo ... E stasera dovrebbe tornare anche Fabrizio ... Cazzo! Non ho davvero voglia di andare in quella maledetta casa a dare ripetizioni a quel ragazzino arrogante presuntuoso! E i genitori! " ... Gli abbiamo concesso un anno sabbatico, ma deve fare qualcosina ... " Sì, dovrebbe recuperare l' uso dell' unico neurone che si ritrova e delle palle! Che si staccasse un po' da mammina e papino! Ha 19 anni e deve ancora terminare il cavolo di liceo linguistico! E io devo andare a cercare di insegnargli come si regge in mano la penna o da che parte si legge un libro ... Maledizione!  >>.
La castana scalciò via le coperte e si fiondò, la brioches ancora in mano, sotto la doccia, seguita inconsapevolmente, dal sorriso di Nadia.
-  ... A quanto pare il suo nuovo lavoro le piace molto ... Quando si deciderà a capire che il lavoro giusto per lei era quello che satva facendo con quei ragazzi? ...  -.
Al di là di tutti i suoi personali casini, avrebbe davvero desiderato che Andrea prendesse in mano il telefono e la sua vita, dirigendola nella direzione che in effetti desiderava.
Ma l' argomento, in meno di una settimana, era diventato tabù e lei non osava ripescarlo da quell' insolito dimenticatoio.
<<  Io vado! Grazie per la colazione! Ci vediamo oggi a pranzo?  >>.
<< Certo! Come sempre! A dopo!  >>.

Il trillo improvviso del cellulare fece sobbalzare David.
Aveva ricevuto un messaggio e sperava che non fosse uno dei suoi ragazzi che tentava di convincerlo a rimandare quella riunione alla Universal.
-  ... Di certo non mancano di inventiva e la perseveranza .... Ci stanno provando ormai da giorni ... Sono anche discretamente fantasiosi ... Gli improvvisi attacchi di panico che avrebbero dovuto far perdere la voce a Bill è stato un colpo di genio da parte di Tom, sebbene assolutamente incredibile ed improbabile ...  -.
Sorrise tra sè e sè, chiedendosi quale altra sciocchezza gli vrebbero propinato questa volta.
Da quando erano tornati dal Sud Africa i ragazzi sembravano restii a voler riprendere il lavoro.
Il ricordo che stava cercando di scacciare dalla sua mente parve matrializzarsi davanti a lui sottoforma del nome che era apparso sullo schermo del suo blackberry : Andrea.
"  Nadia non ha intenzione di chiamarla ... E non avrei voluto farlo nemmeno io, ad essere sincera ... Non credo di avere più nulla a che fare con voi ma ho pensato che forse sarebbe stato giusto che lei sapesse cosa aspettarsi, o meglio, cosa non aspettarsi e ... Insomma ... Quello che pensavo non centra nulla con il fatto ch... ... ... ".
Il messaggio si interrompeva così ...
David, sebbene la notizia che aveva appena ricevuto non fosse delle più felici o, se non altro, non era certo quella che aveva sperato di ricevere, non potè fare a meno di sorridere.
-  ... Non le è bastato lo spazio per scrivere tutto ... Sembra Bill in questo ... Sono logorroici persino quando scrivono un sms ...  -.
Un secondo trillo.
"  ... Scusi, mi sto dilungando ... Io credevo che fosse giusto che lei lo sapesse e che sapesse anche che secondo me, invece, Nadia lo vorrebbe ... E' confusa e ... Forse dovrebbe farlo lei il primo passo ... Mi saluti i ragazzi. Andrea. P.s. Non dica a Nadia di questo sms.  ".
L' uomo rimase a fissare il telefono con aria accigliata.
-  ... Io dovrei chiamarla? E' passata a malapena una settimana e lei ha deciso che non mi chiamerà ... Perchè dovrei farlo io? ...  -.
Spense il cellulare e si apprestò all' ingrato compito di andare a recuprare i suoi ragazzi per quella benedetta riunione, prima che decidessero di dare fuoco all' appartamento pur di trovare una scusa per non recarsi a quell' appuntamento.

<<  David sei nervoso ... Qualcosa non va?  >>.
<<  Fai meno ironia, Tom, e preoccupati per tuo fratello, invece! nemmeno lui mi sembra in condizione di partecipare al concorso per Miseter Simpatia ... Che cavolo gli prende?  >>.
Tom si risentì del tono irritato del manager e si risedette scompostamente sul sedile posteriore, maledicendo in silenzio quella sua malsana idea di essere gentile, una volta tanto.
Andrea aveva detto che funzionava che, ogni tanto, essere gentile col prossimo non gli sarebbe costato nulla e lo avrebbe fatto risultare un po' più simpatico ...
-  ... Bella stronzata che mi ha detto! L' unica cosa che ci ricavo io è un manager che mi abbaia in faccia e un fratello che mi cade preda del mutismo più assoluto ... E che cazzo! E IO sarei quello stronzo! ... Andassero un po' al diavolo tutti quanti! ...  -.
Poco dopo erano davanti alla sede della loro beneamata casa discografica e David fu il primo a scendere, frettolosamente.
Tom scese per ultimo e con calma.
Un po' per irritare l' uomo che sembrava essere seduto sulle puntine, un po' perchè aveva notato qualcosa che gli altri, ognuno perso nei fattacci propri di cui, evidentemente, non lo volevano rendere partecipe, non si erano accorti.

<<  Sono sfinita Nadia! E non faccio nulla di così fisicamente faticoso! Ma quel ragazzo è davvero una cosa insopportabile ... Credo che si sia messo in testa di provarci con me, oltre al fatto che non segue ciò che cerco di spiegargli, per più di dieci minuti ... Mi sfianca! Giuro!  >>.
Addentò il suo Mac Bacon con voracità e tracannò un sorso di thè freddo che per poco non la soffocò.
<<  Ehy! Vacci piano! Non è tentando il suicidio che ti libererai di lui!  >>.
<<  No, ma forse potrei riuscire ad evitarmelo oggi pomeriggio ...  >>.
Disse Andrea mogia.
<<  Oggi straordinari?  >>.
Chiese la rossa cercando di nascondere un mezzo sorriso.
<<  Già ... Così rischierò anche di arrivare tardi a casa e sentirmi fare una ramanzina da Fabrizio appena arrivato a casa ... Che palle Nadia! Sono già stufa di correre da una parte al' altra della città come una scema! Speriamo di trovre un lavoro un po' più decente entro breve ...  >>.
<<  Lo avevi già un lavoro del genere, ma sei troppo testarda per ammetterlo e per lottare per riaverlo!  >>.
La rossa la osservava con aria di sfida, sapeva di toccare un tasto dolente e che avrebbe potuto ritorcerlesi contro, ma doveva tentare.
Erano passati solo pochi giorni e Andrea sembra già sull' orlo di una crisi di nervi dovuta alla troppo lunga lontananza da quei ragazzi.
<<  Proprio tu mi parli di cocciutaggine?!? Hai deciso di non richiamare quel pover' uomo solo dopo pochi giorni, senza nemmeno pensarci un po' sù, solo seguedo il tuo istinto che, perdonami, questa volta fa acqua da tutte le parti!  >>.
Colpita e affondata.
-  ... Non ho seguito solo l' istinto, Andrea, e tu lo sai bene ...  -.
Nadia non rispose.
<<  Ok, ok ... Fai come ti pare! Corri da quello stupido ragazzino e poi a casa a preparare la cena a Fabrizio e continua a farlo per tutta la stramaledetta durata dell tua vita, se è quello che vuoi!  >>.
<<  Certo che lo voglio! E sarà esattamente quello che farò! Non ho bisogno del tuo permesso!  >>.
E, dopo aver sbraitato quelle ultime parole, si diresse veloce verso l' uscita del locale, senza voltarsi indietro.
-  ... Sono stata una stupida! Non avrei dovuto trattare Nadia in quel modo ... Del resto non è colpa sua se io mi sento così ...  -.

<<  Sono tornata ...  >>.
<<  Alla buon' ora! Credevo che ti fossi persa per strada! Vieni, ho portato un paio di Big Mac ...  >>.
Fabrizio la accolse in maniera fredda e scostante ma Andrea decise di non lasciarsi abbattere da questo.
-  Ho sopportato e ammansito un Tom Kaulitz nel peggiore dei suoi umori, non mi lascerò sopraffare dal mio uomo ...  -.
Il pensiero del chitarrista le fece nascere un sorriso triste sulle labbra.
Per quanto ci avesse provato non riusciva a toglierrseli dalla testa.
<<  Scusami ... Oggi ho dato ripetizioni tutto il giorno e poi sono andata a fare la spesa ... Mi fa piacere che tu abbia comprato qualcosa per cena però ... Non ho molta voglia di cucinare in effetti ...  >>.
Gli si avvicinò e gli posò distrattamente le labbra sulla guancia.
Fabrizio indossava solo dei jeans ed osservandolo le salì alla memoria il primo incontro ravvicinato con Georg, nella palestra dell' Hotel.
Ricordava perfettamente che effetto le aveva fatto vederlo mezzo nudo, ancora lucido di sudore.
L' ennesimo sorriso.
E, mentre addentavano i loro panini, Gustav le apparve di fronte, Gustav che le diceva che non aveva problemi a vedere una ragazza mangiare ...
Ancora un sorriso.

Due braccia le cinsero la vita, mentre riordinava il lavello, e la trascinarono senza troppi complimenti verso la stanza da letto, spingendola sul piccolo due piazze.
Poco dopo due mani esigenti la stavano spogliando e accarezzando e due labbra fin troppo affamate la stavano assaporando.
Andrea si strinse al giovane uomo, affondò le unghie nella sua schiena, lasciò il respiro scivolare sulla pelle dorata di lui, cercando di ritrovare quella passione che la aveva spinta ad essere la sua amante prima, la sua compagna dopo ...
La voleva ritrovare, ne aveva bisogno.
Cercò di ricordare le volte in cui aveva trovato quel corpo muscoloso e asciutto affascinante e seducente, cercando di ignorare quanto i suoi stessi gusti erano mutati da allora, cercando di ignorare il fatto che gli occhi azzurri di Fabrizio non avevano più quel forte ascendente che avevano su di lei a 13 anni, quando ogni ragazzina sogna il suo principe azzurro.
Un ulteriore gesto brusco del ragazzo la distolse dai suoi pensieri.
Erano passati molti giorni dall' ultima volta che la aveva avuta e adesso esigeva ogni sua attenzione.
E lei voleva concedergliela.
E lo fece.
Si concentrò solo su di lui.
Non era molto fantasioso o stuzzicante ma stare tra le sue braccia non era affatto sgradevole.
Sapeva come muoversi, sebbene i movimenti fossero un po' banali e scontati e sempre gli stessi.
Ma lei vi si adattò come aveva sempre fatto, soffocando qualche piccolo volo di fantasia, come sempre.
E come sempre, lo sentì allontanarsi da lei e stendersi al suo fianco.
<<  Vado a fare una doccia ...  >>. Disse Andrea.
<<  Adesso? ... Tutto bene? ...  >>. Le chiese lui appena accigliato.
<<  Sì, volevo farla comunue prima di andare a letto ma poi ...  >>.
Gli sorrise accondiscendente.

La doccia fu breve e priva di pensieri.
Non pensava a nulla Andrea, mentre l' acqua le si posava addosso.
Era solo intenta a pensare all' acquea e, vagamente, al fatto che la mattina dopo, la sua adorata vicina di casa, quella vecchia megera travestita da adorabile vecchina, le avrebbe fatto perdere dieci minuti buoni sulle scale per lamentarsi del rumore delle tubature alle due di notte.
Sarebbe dovuta uscire in silenzio, se voleva evitarla.

Tornò, fasciata nell' accappatoio, nella camera buia e si distese sul letto, i capelli bagnati un freddo addosso che non riusciva a scacciare e le venne in mente un' altra notte passata tra le braccia della sua migliore amica e quelle lacrime che aveva versato, tornarono a pungerle gli occhi.
Le ricacciò e si sedette con la schiena appoggiata al muro, lo sguardo fisso al soffitto ...
E subito il soffitto svanì e al suo posto apparve un meraviglioso cielo nero trapuno di miriadi di stelle e il respiro di Fabrizio sfumò in un altro respiro ...
Il respiro di qualcuno che quella notte stellata la aveva condivisa con lei, palesando prepotentemente la sua presenza in quel respiro lieve, nell' assenza delle sue parole o di un qualsiasi gesto.
Non aveva neppure sfiorato quella presenza accanto a lei nè da quella presenza era stata sfiorata, eppure ...
Eppure non aveva mai sentito qualcuno accanto a sè come quella notte.
Il freddo non lo aveva sentito ...

Adesso stava tremando ...

Quella pesenza, così totalmente differente da quella stesa accanto a lei nel letto, era troppo vivida davanti ai suoi occhi, una presenza gentile, un corpo efebico, dei tratti delicati ...

Bill ...

<<  Avresti dovuto dirci che Andrea ci mandava a salutare!  >>.
Mentre porgeva il blackberry ad un' apparentemente stralunato David, Tom non sapeva se essere incazzato o meno col suo manager.
Fino a poche ore prima non avrebbe saputo dire se Andrea gli mancasse o meno, non chiaramente almeno.
Credeva di aver  vissuto ed accettato la permanenza della ragazza con loro come qualcosa di passeggero, ma vedere il suo nome sul display del palmare dell' uomo lo aveva fatto sentire strano.
L' immagine della ragazza si era palesata davanti a lui, e anche quell' ultima domanda che lui stesso le aveva posto, quell' urgenza che, in quell' aereoporto, aveva sentito dentro di sapere cosa ne pensasse di lui.
Era sciocco, ma ci aveva tenuto.
Non gli era mai importato cosa pensassero le sue molteplici ragazze, gli concedevano ciò che voleva e questo poteva solo significare che ne pensavano indiscutibilmente bene ...
Ma con Andrea le cose erano diverse, non c' erano stati approcci di tipo sessuale tra di loro, ma lui aveva imparato ad apprezzare l' idea di poter parlare con lei come una persona normale.
E adesso, inspiegabilmente, si ritrovava ad ammettere che gli mancava.
Allo stesso tempo era arrabbiato, con lei.
Perchè aveva detto a David che non voleva sentirli e poi di salutarli ...
Era confuso.
Non era sua abitudine analizzare la mente femminile.

E adesso aveva davanti David che lo guardava in maniera strana, una vena aveva cominciato a pulsargli sulla tempia.
Stava per esplodere e Tom non aveva idea di come affrontare quella cosa ...
Sapeva di aver sbagliato, ma la tentazione era stata forte.
<<  Chi ti ha dato il permesso di leggere i miei messaggi, ragazzino? Forse il successo ti sta dando troppo alla testa? Chi ti credi di essere? ... A ME non fa nessuna impressione, il tuo nome, eri un ragazzino sconosciuto, quando lo ho sentito la prima volta, so cosa c'è dietro al chitarrista dei Tokio Hotel che si porta a letto ogni notte una ragazza diversa ... Non hai alcun diritto di ficcare il tuo naso nei miei affari è chiaro?!?  >>.
Quell' urlo era arrivato forte e chiaro anche alle orecchie di Bill, Gustav e Georg che, aiutato dalle loro guardie del corpo, stavano sospingendo i due che ancora si stavano fronteggiando, occhi azzurri contro occhi nocciola, entrambi abbastanza furiosi, verso il parcheggio sotterraneo, dove li attendeva la macchina che li avrebbe riportati a casa.
<<  Che cazzo sta succedendo Tom?  >>.
La voce di Bill giunse con un sibilo alle orecchie del chitarrista che si volse verso il fratello, mentre Georg sembrava essere intento a discutere con il loro manager.
<<  Nulla ...  >>.
Rispose il ragazzo.
Qualcosa gli suggeriva di non dire niente a Bill, non ancora almeno.

Il viaggio verso casa fù silenzioso.
-  ... Ti sei comportato come un fottuto ragazzino, David! Il ragazzino è lui, lui ha anche il diritto di sbagliare e di reagire come una testa calda, tu no! E adesso dovrai parlargli, mettere in chiaro che non dovrà toccare MAI PIU' la tua roba ma anche scusarti per la tua reazione alquanto  infantile ... Merda! ...  -.
David, la fronte corrugata, era perso nei suoi pensieri e non si accorse di non essere l' unico ad essersi chiuso in un ostinato silenzio.

-  ... Avrei dovuto saperlo ... Dovevo immaginare che sarebbe scoppiato un casino colossale! David non farebbe toccare quell' affare nemmeno a sua madre! Cosa cazzo mi ha fatto credere di poterla passare liscia? ... Cazzo! E adesso ... Adesso mi toccherà pure andare a chiedergli scusa, a cospargermi il capo di cenere ... Certo però che lui avrebbe anche potuto dirci di Andrea ... E di Nadia ...  -.
A quel pensiero la mente del ragazzo divagò ulteriormente.
Il fatto che la ragazza lo avesse rifiutato gli era parso piuttosto incomprensibile in principio, ma gli era stato tutto molto più chiaro poco dopo, quando aveva visto la sua esprssione alla vista della vicinanza tra David e Dunja ...
Gli era stato tutto molto più chiaro.

Un po' meno chiaro era stato capire cosa poteva esserci tra quei due.
Agli occhi di Tom non c' erano due persone più differenti di Nadia e David.

Quella notte in Sudafrica, passata praticamente insonne, ci aveva pensato a lungo ed alla fine aveva creduto, forse trovandosi in uno stato di dormiveglia, che le cose tra quei due avrebbero potuto essere giuste, se non altro le loro diversità permettevano loro di completarsi ...
I difetti dell' uno e dell' altra potevano annullarsi o comunque smussarsi con i pregi di entrambi.
Certo però che non lo aveva potuto ammettere ad alta voce nemmeno con sè stesso, non quella notte, quando la frustrazione fisica per il rifiuto improvviso della rossa lo stava ancora tormentando, quando l' orgoglio recava una ferita ancora così fresca.
Ma adesso ...
Adesso forse lo stava ammettendo, almeno con sè stesso.

Giunti a casa i ragazzi scesero dall' auto scura, dirigendosi silenziosi verso la cucina, decisi a trovare qualcosa da mettere nello stomaco.
<<  Credo che io e te non abbiamo ancora finito di parlare  >>.
David si era rivolto a Tom in modo brusco ma con un tono decisamente più tranquillo di quello usato poco prima, alla sede della Universal.
<<  Ok, cazzo! David ho capito! Devo farmi i cazzi miei, non devo toccare la tua cazzo di roba, soprattutto il tuo cazzo di palmare! Ho capito, ho capito! Mollami per favore!  >>.
E detto questo si diresse alla sua stanza superando i gradini a due a due, sotto gli sguardi lievemente allibiti degli altri tre ragazzi.
Non lo erano quelli di David.
Si aspettavano una reazione del genere.
Sospirò appena lievemente frustrato, poi si volse e se ne andò, lasciando i ragazzi a vedersela tra di loro.
-  ... Sei solo un vigliacco ...  In realtà non volevi rimanere qui quando parlerà di quell' sms con i ragazzi ... Georg e Gustav in particolare non credo saranno molto contenti di sapere che gli hai tenuto nascosto il fatto che lei li abbia mandati a salutare ... E Bill ... Quel ragazzo è strano ultimamente ... E poi c'è il discorso di Nadia ... Tom glielo dirà e tu non sai cosa rispondere ... Brucia dover ammettere di essere stato scaricato da una ragazzina di poco più grande di loro e di molto più giovane di te, prima ancora di averci combinato qualcosa ...  -.
Ma non era corretto questo.
Non gli importava più di tanto non essersela portata a letto, il bacio che le aveva rubato gli aleggiava ancora sulle labbra ed era una sensazione estremamente piacevole.
Era deluso.
Sebbene non avesse avuto molti contatti con quella ragazza aveva creduto che lei fosse pronta a qualcosa di questo genere ...
Non appena aveva capito che tra lei e Tom non c' era nulla, aveva immediatamente deciso, forse ancora a livello inconscio, quella sera, di mettere le cose in chiaro con lei, aveva creduto che lei potesse capire.
E adesso si ritrovava ad aver scoperto da una terza persona, che aveva sbagliato nel suo giudizio.
Non che si vergognasse che fosse stata Andrea a dirle quelle cose, sapeva che la ragazza non aveva avuto alcuna inenzione di deriderlo o di ferirlo, anzi ...
Ma aveva anche lui un orgoglio a cui rendere conto, nonostante i suoi 37 anni.
Salì in macchina e si diresse verso casa, una miriade di pensieri che non gli davano tregua.

Lo squillo insistente del citofono a quell' ora lo aveva fatto preoccupare e lo aveva stupito, ma mai quanto lo fu non appena vide il viso di chi gli stava parato davanti
Gli occhi nascosti dalla tesa del cappellino, stranamente girato nel verso giusto; occhi che stavano stranamente bassi, i denti che tormentavano il pearcing al labbro inferiore, le mani che restavano infossate dentro la monotasca dell' enorme felpa.
David sorrise.
In quel momento Tom gli ricordava esattamente il ragazzino scontroso che gli era stato presentato ormai otto anni prima, con quell' espressione ombrosa, così diametralmente opposta a quella luminosa e sorridente di Bill.
Ricordò precisamente che, a dispetto di ciò che gli avevano raccontato, in quel momento David aveva giudicato Bill il più forte e coraggioso tra i due ragazzi :
era Bill che stava mettendosi in gioco, che si stava esponendo anche per il suo gemello.
Col passare del tempo aveva capito che entrambi i ragazzi avevano le loro fragilità così come la loro forza.
Che si completavano l'uno con l' altro.
Che si sostenevano a vicenda cercando di arrivare l' uno l' addove l' altro non arrivava e viceversa.
Uguali e differenti.
Complementari.
Un' unica identità quasi perfetta divisa in due identità molto umane ed abbastanza imperfette.

Ma adesso aveva davanti solo uno di loro.
E questo qualcuno sembrava avere qualcosa da dirgli.
<<  Vogliamo entrare o rimaniamo nell' atrio ancora a lungo? ... Che, Dio, è un bell' atrio ma ... Credo che il divano e una birra siano decisamente meglio  >>.
Disse David facendo strada al ragazzo che si richiuse la porta alle spalle.
<<  No, non voglio quella birra David, volevo solo ... Scusarmi con te, immagino ... Mi sono comportato male, ho toccato qualcosa che non mi apparteneva e mi sono immischiato in cose che non mi riguardavano ... O meglio ... Forse un po' mi riguardavano, ma avresti dovuto esser tu a metterci al corrente del messaggio di Andrea ...  >>.
Questa cosa ancora un po' gli bruciava.
Lo disturbava sapere che David sembrava volerli tenere all' oscuro e ancora più lo infastidiva sapere che quella ragazzina, una loro fan, dopo aver combinato tutto quel casino per lavorare con loro, dopo essersi fatta detestare e poi apprezzare, dopo aver apertamente dichiarato di essere stata bene con loro, adesso avesse deciso di tagliare i ponti, di ignorarli completamente.
Come se nulla fosse stato.
Lo infastidiva sapere che ci era riuscita in così breve tempo, mentre per loro le cose sembravano aver deciso di muoversi un po' più a rilento.
Lei a loro mancava, mentre per lei erano un capitolo chiuso della sua vita.
Tom non gliela avrebbe perdonata facilmente questa decisione.
-  ... Ma daltronde ... Non avrai mai l' occasione di farle sapere quanto poco l' hai perdonata, vero? ...  -.
Sospirò.
<<  Credevo avessimo chiarito questa cosa ... Sai che non voglio che tocchi la mia roba e hai detto che non lo farai più ... Tutto a posto no? ...  >>.
L' uomo sorrise accomodante, non gli piaceva quell' espressione ancora scura che Tom aveva in volto.
<<  No, non va tutto bene ... Ho letto quel messaggio ... Ed io ero con lei quando ha deciso di scappare di fronte a te e Dunja ...  >>.
Non c' era bisogno di molte parole, sapevano esattamente a cosa si stavano riferendo.
<<  Certo, nell' immediato non avevo capito il motivo di tanto stupore, ma poi l' ho capito, sai? ...  >>.
Sorrise sornione.
<<  Non sono mai stato una volpe su certe cose ma ... Non credo servisse un genio per capire che vederti con un' altra donna la aveva mandata in crisi ...  Ci ho messo un po' ma ce l' ho fatta anche io ...  >>.
David non si aspettava questo genere di discorso dal ragazzo, non a quell' ora, non di sua spontanea volontà, non senza una buona birra a fare da contorno a quelle parole, ma non abbassò gli occhi dal volto dell' ancora giovane chitarrista.
-  ... Giovane sì, sbruffone e strafottente, certo ... Ma è venuto qui ... Sta crescendo ...  -.
Li conosceva da anni, da quell' età così influenzabile e critica che era l' adolescenza, li aveva visti crescere, eppure ogni volta era una sorpresa vedere quei piccoli cambiamenti che li mutavano giorno dopo giorno davanti ai suoi occhi pur lasciandoli apparentemente sempre uguali.
<<  Posso dirti una cosa, David, senza che tu possa pensare che mi voglio impicciare? ...  >>.
<<  Dimmi ...  >>.
L' uomo incrociò le braccia al petto e attese di scoprire cosa avesse da dirgli.
<<  Io credo ... Non che alla fine mi intenda poi molto di donne ... O per lo meno non di tutto quello che non concerne la loro fisicità, argomento sul quale credo di essere  abbastanza ferrato ...  Però, forse dovresti chiamare Nadia ... Insomma ... Io non so cosa vi siete detti, ma non mi è sembrata una tipa che molla il colpo per nulla ... Per cui ... Forse quello che le hai detto non era così semplice da poter essere accettato in quattro e quattro otto, come sembra che tu ti aspettassi ...  >>.
L' uomo si sentì pungere sul vivo.
<<  Non mi aspettavo nulla del genere ... Magari mi aspettavo che ci ragionasse almeno un po' prima di mollare il colpo, come dici tu ... Ha deciso di ignorare quello che gli ho detto ...  >>.
<<  ... Come Andrea ha deciso di mollare noi nel momento esatto in cui è scaduto il suo contratto lavorativo, con buona pace per tutte le carininissime cazzate che ci ha propinato su quanto ci tenesse a lavorare per noi e a quanto fosse incredibile passare del tempo con noi ...  >>.
Il tono del ragazzo era amaro e David si ritrovò a pensare le stesse identiche parole che Andrea stessa gli aveva scritto in quell' sms ...
-  ... " secondo me, invece, Nadia lo vorrebbe ... E' confusa e ... " ... Ecco cosa mi ha detto ... Credo che anche Andrea sia nella stessa situazione, visto la piega e le responsabilità della sua vita ... Forse ha voluto dimenticare tutto ma ... Forse non lo voleva ...  -.

Non disse nulla a Tom.
C' erano troppi pensieri in quel momento che lo confondevano.
Troppe persone coinvolte a parte sè stesso.
C' erano Nadia e Andrea.
C' erano Georg e Gustav.
C' era Bill.
E c' era quel ragazzino scontroso che adesso stava improvvisamente mostrando una parte di sè che lui scopriva apertamente, pur avendolo più volte sospettato, solo in quell' istante.
<<  Comunque...  >>. Riprese Tom.
<<  ... Forse dovresti davvero chiamarla ... Magari ... Sai, mentre chiarisci con Nadia ...  >>.
-  ... Forza Tom ... Fatti coraggio e dillo! Digli che vuoi che dica ad Andrea di farsi viva con voi! ...  -.
Un impercettibile sorrisetto sornione apparve sulle labbra del manager, credeva di aver capito dove Tom volesse arrivare ...
Si stava solo domandando quali fossero le dinamiche che stavano muovendosi.
In effetti era un po' confuso, non capiva bene quali fossero le intenzioni di Tom.
-  ... E' vero che mi ha stupito, ma ... E' pur sempre Tom ... Che voglia ... Non mi era sembrato ...  -.
Decise di non soffermarsi su questa cosa adesso.

Tom si sentiva un perfetto idiota.
-  ... Non credo di avere davvero idea di quello che ho detto fin' ora, o di cosa sia capito ... Lasciamo perdere che è meglio ... Ma cosa cavolo mi è venuto in mente di andarmi ad infilare in questo incasinamento di parole? ... E adesso me ne devo anche tirare fuori ...  -.
<<  Vabbè, dicevo per dire, poi sei tu a dover decidere, ovviamente ...  >>.
Si infilò nuovamentele mani nella felpa e si diresse alla porta, chiarendo, con quel gesto che la conversazione, per lui, era terminata.
<<  In ogni caso, se dovessi sentire Nadia, dille di salutarci Andrea e ... Io non ho detto nulla agli altri ... A nessuno  >>.
Sottolineò quelle ultime parole.
-  ... Messaggio chiaro Tom ... Non hai detto nulla ed io terrò per me quello che  hai detto tu ...  -.
 <<  Buonanotte Tom, fai attenzione andando a casa e non ti fermare in giro, visto che, immagino, tu sia sprovvisto di guardie del corpo ...  >>.
<<  Buonanotte a te ... E, tranquillo, non mi fermerò da nessuna parte ...  >>.
Una manata molto virile sulla spalla ed ognuno ei due uomini si ritrovò solo con i propri confusi pensieri.

<<  Sono nominati come Best Group! Sono sicura che vinceranno!  >>.
Nonostante i buoni propositi, Andrea non aveva potuto fare a meno di palesare la sua emozione in un sorriso quando aveva visto la nomination dei ragazzi agli EMA's.
Era certa che avrebbero vinto, di nuovo.
<<  Del resto noi siamo le migliori fans del mondo no? Lo hanno detto loro!  >>.
<<  Andrea! Sembri una bambina e fra poco compirai 24 anni!!!  >>.
La prese bonariamente in giro Nadia che sorrise :
Andrea non sarebbe cambiata mai e lei ne era contenta.
Per quanto cercasse di soddisfare le aspettative del suo ragazzo, che l'avrebbe voluta matura, seria e concreta, restava sempre una ragazzina capace di perdersi in sogni e fantasie.
-  ... Se solo riuscisse a renderli reali ...  -. Sospirò tra sè.
Nadia aveva pensato spesso ai ragazzi in quei giorni, anche prima di quella nomination.
Aveva pensato ai giorni passati con loro, cercando di riviverli sotto diversi punti di vista, cercando di capire cosa fosse successo e come sarebbe stato giusto comportarsi.
Senza riuscire a venirne a capo.
Era ancora parecchio confusa, non aveva certezze.
L' unica cosa che sapeva era che Andrea stava male e la litigata che avevano avuto qualche tempo prima, ne era la conferma.
Certo, avevano chiarito tutto, Andy si era scusata con lei ma ...
C' era sempre qualcosa di sospeso in quella situazione e Nadia cominciava a mal sopportarlo.
Le cose precipitarono esattamente il 6 di Novembre, quando l' euforia di Andrea per la vittoria dei Tokio Hotel agli AMA's, si spense davanti ad alcune foto apparse su internet.
Bill stava in macchina con Natalie e la didascalia riportava che il cantante dei Tokio Hotel aveva passato ben più di una mezz' ora chiuso in quella macchina con la donna durante il party che era seguito all' evento.
<<  Andrea ... Cosa vuoi che sia ... Mi hai detto tu stessa che sono amici ... E poi ...  >>.
Ma la castana non la lasciò terminare.
<<  Infatti ... E non me ne frega nulla! Non sono certo fatti miei con chi e come lui abbia voluto festeggiare la vittoria!  >>.
Aveva chiuso seccamente il portatile e si era diretta in bagno per prepararsi all' ennesima trasferta dall' altra parte della città per dare ripetizioni allo stesso stupido ragazzino che infestava i suoi giorni peggio delle sette piaghe d' Egitto.
<<  Adesso devo andare ... Ti chiedo scusa, ma sono già in ritardo! Resta quanto vuoi ... Del resto credo che Fabrizio abbia quasi intenzione di stabilirsi in pianta stabile a Bologna! Ci vediamo più tardi! Ciao  >>.
Si chiuse la porta alle spalle lasciando Nadia da sola con i suoi pensieri ed una vaga, folle idea che non riusciva a chiarire.
Si chiuse in bagno, sotto il getto d' acqua calda che sperò potesse chiarirle le idee.
Lo squillo del proprio cellulare la fece sobbalzare.

Germania.
Una mattina grigia si presentava davanti agli occhi celesti dell' uomo che osservava alternamente il suo cellulare e la giornata uggiosa al di là della finestra.
Faceva freddo.
Aveva davvero bisogno di un po' di calore, di un po' di colore e l' unico colore che gli veniva in mente, da un po' di tempo a quella parte era il rosso.
Un rosso fuoco, un rosso accecante e profumato di agrumi.
Nadia.
Non era certo di quello che stesse facendo ma sentiva di dover fare qualcosa.
E sentiva di doverlo fare adesso, quando quei quattro mesi di riposo pre tour glielo potevano permettere.
Tentennava, un dito immobile sul tasto di chiamata, il numero già composto che lo fissava ironico dallo schermo del suo blackberry, quasi deridendo la sua incapacità di prendere una decisione apparentemente così semplice.
-  ... Daccordo David, se premerai questo piccolo pulsante metterai in atto tutta una serie di eventi che non sai dove potrebbero andare a parare, e che potresti rimpiangere di aver messo in moto, se non lo fai ... Bhè, lo rimpiangerai lo stesso e allora? Cosa hai intenzione di fare? ... -.

Italia, il trillo del cellulare che invadeva la piccola cucina silenziosa, una corsa per recuperare il telefono, rischiando di scivolaresull' acqua che lei stessa stava spargendo sul pavimento, un gesto rapido per accettare la chiamata, senza nemmeno controllare chi fosse.
<<  Pronto?  >>.

<<  Pronto?  >>.
Credeva di esserlo in effetti, mentre lasciava che il telefono squillasse, immaginandola persa in mille alttre cose che non fossero l' attesa spasmodica di una sua chiamata.
Certo, non gli sarebbe dispiaciuto saperla attaccata al telefono aspettando che lui la chiamasse, ma sapeva che non era così.
Nadia, caparbia, testarda, cocciuta Nadia, non lo avrebbe mai fatto, eppure lui l' avrebbe desiderato.
Adesso, risentire quella voce sensuale gli fece venire il dubbio che pronto non lo fosse affatto e l' impellente desiderio di chiuderle il telefono in faccia.
Era pronto?
No, non lo era.

<<  Pronto Nadia? Sono David ...  >>.
Doveva essere colpa dell' asciugamano che si era frettolosamente stretta troppo al petto a farle mancare il respiro, non poteva essere colpa di quella voce dall' altra parte del telefono, la voce bassa di quell' uomo che lei aveva ostinatamente tenuto fuori dalla sua vita, quella voce che ancora la tormentava come le parole che aveva pronunciato.

<<  Ciao David ... Cosa succede? ...  >>.
-  ... Già, David, cosa succede? ...  -.
Succedeva che, improvvisamente, non ricordava più quello che avrebbe voluto dire, succedeva che, qualsiasi scusa patetica che si era inventato, adesso era completamente svanita dalla sua testa, succedeva che si sentiva un perfetto idiota ma il fastidio che avrebbe dovuto provare davanti a questa sensazione, svaniva nel piacere di risentire la voce della ragazza.

<<  Senti, stavo pensando che ... Bhè, non sono ancora riuscito a trovare una sostituta per Andrea ... I ragazzi hanno lavorato bene con lei, si era creato un buon rapporto che li stimolava ... Stavo pensando che, forse, sarebbe il caso che io offrissi alla tua amica un contratto di lavoro di almeno quattro mesi invece di farla lavorare a giornate comne è successo fin' ora ... Cosa ne pensi?  >>.
Nadia era sconvolta.
Non solo quella telefonata era giunta totalmente inaspettata, ma anche la piega che aveva preso quella conversazione era strana ed inattesa.
Voleva offrire un lavoro ad Andrea.
E allora perchè aveva chimato lei?
<<  Pensavo che tu potessi ... Parlare con lei di questa cosa, magari convincerla ad accettare ... Non mi era sembrata molto prpensa a lavorare ancora per noi, ma credimi, per me sarebbe un pensiero in meno saperla con noi ... Cosa ne dici?  >>.
Cos ne diceva? Ne diceva che sarebbe stato solo che un bene per Andrea tornare a lavorare per quei ragazzi, ma c' erano delle decisioni da prendere, problemi da affrontare.

-  ... David, David ... Ottima scusa, ma se ti dirà che avresti dovuto parlarne con Andrea e non con lei, farai la figura del perfetto idiota ... Che accidenti ti prende?!?  -.
La voce all' altro capo del telefono lo distolse dai suoi pensieri.
<<  Credo ... Credo che sarebbe una buona cosa per Andrea ... Qui non ha trovato un lavoro degno di questo nome ... Ma non posso assicurarti nulla ... Ha la testa dura la mia Andy ...  >>.
C' era affetto nella voce di Nadia, un affetto profondo e sincero, lo stesso che lui provava per i suoi ragazzi e questo rendeva la rossa ancora più attraente ai suoi occhi e lo convinceva una volta di più che lei sarebbe potuta essere la donna giusta per lui, una donna che avrebbe capito il suo attaccamento al lavoro, la sua simbiosi con quei ragazzi ...
I suoi ragazzi .
Nel silenzio che sembrava perdurare in quella strana conversazione, il suo pensiero si concentrò su di loro.
Avrebbero dovuto rilassarsi in quel periodo di relatva tranquillità lavorativa eppure erano strani, sempre un po' mogi e questo lo preoccupava un po'.
Poi di nuovo la voce della ragazza.
<<  Chiama questa sera sul suo cellulare e proponile questa cosa ... Io sono qui con lei ... Le parlerò ...  >>.
<<  Bene ... Allora ... Ciao Nadia ...  >>.

-  ... Non mettere giù, non mettere giù ...  -.
Era l' unica cosa che la rossa riuscisse a pensare.
Sentiva premerle in gola tante cose, ma soprattutto sentiva il desiderio di ascoltare ancora la voce di David.
Le era mancata.
<<  Bene ...  ...  ...  >>.

-  ... Non chiudere la chiamata, per favore ...  -.
L' uomo si sentiva patetico ed infantile, eppure era esattamente quello che desiderava.
Non voleva smettere di sentire la voce della ragazza.
Gli era mancata.

<<  David ... ?  >>.
<<  Sì? ...  >>.
<<  Grazie ... Per ... Andrea ...  >>.
<<  Grazie a te della collaborazione ...  >>.
L' uomo sorrise riflettendo inconsapevolmente il sorriso della ragazza, poi chiuse la conversazione con un sospiro.

<<  Bill, santo cielo! Non si può stare nella stessa stanza con te senza venire inghiottiti in questa specie di aura pesante che ti porti dietro da giorni e giorni! Siete la Miglior Band del pianeta! Dovresti esserne contento! ... E fare un po' di yoga, come ti ho sempre consigliato, per ritrovare la tua serenità interiore!  >>.
Natalie era passata a trovare i ragazzi e adesso stava trascinando Bill giù dal letto per una gamba mandandolo col sedere per terra.
<<  Non ho alcuna intenzione di stare seduto per ore in una posizione scomoda a fare nulla!  >>. Sbuffò il moro.
<<  Già, meglio stare sdraiato al buio a fare nulla?  >>. Chiese lei ironica.
<<  Almeno me ne sto sdraiato e comodo ... Con tanti cari saluti alla posizione del loto depresso o a quella dell' albero travolto dagli eventi atmosferici ... Ma che cazzo di nomi hanno poi ste cose? ...  >>.
Natalie rise e aprì le tende della stanza di Bill lasciando che quella luce livida di Novembre invadesse l' ambiente.
Bill soffiò come un gatto, socchiudendo gli occhi.
<<  Andiamo Vampiro! Spero vorrai almeno offrirmi la colazione dopo che sono venuta a trovarti!  >>.
Scesero in cucina, Natalie osservando Bill che la precedeva.
Aveva il passo pesante e l' aria stanca di chi non riposa come dovrebbe e questo un po' la preoccupava.
Erano amici da molto tempo e lei aveva imparato a volergli molto bene.
Le dispiaceva vederlo così e le dispiaceva che, nonostante lo avesse rapito per quasi mezz' ora durante l' after party degli EMA's, non fosse riuscia a cavargli dalle labbra cosa lo tormentasse.
<<  Non lo so cosa sia e non ci voglio pensare! Stanotte è la nostra notte, abbiamo vinto, siamo la Migliore Band del mondo ed io non ho voglia di pensare assolutamente a nulla! ... E del resto non c' è nulla da dire ... Voglio godermi la compagnia di questi sconosciuti di cui domani non ricorderò nè i nomi nè i volti ...  >>
Quella notte, quell' ultima frase di Bill, le aveva lasciato addosso una strana sensazione di malinconia.
Aveva bevuto parecchio e sembrava abbastanza triste da riuscire a fingere un sorriso quasi credibile.
Adesso stava armeggiando con la caffettiera e ne aveva ricavato due tazze di caffè che, conoscendo le qualità del ragazzo, lei diluì in una abbondante dose di latte caldo per stemperarne il gusto poco gradevole.
Bill lo aveva ingoiato quasi di un fiato, senza nemmeno aggiungervi dello zucchero.
<<  Credo che avresti bisogno di una buona dose di colorate, dolci caramelle gommose, piuttosto che di questa specie di amaro veleno  >>.
Gli sorrise lei.
Ma Bill non sembrava avere voglia di zuccheri, non sembrava avere voglia di nulla in particolare nonostante le sue antenne di donna di trentadue anni, vibrassero a tutto spiano.
C' era qualcosa che non andava sebbene non sembrasse affatto deciso a rivelarsi.
In quel momento rientrarono Georg Gustav e Tom.
<<  Nat ... Sei riuscita nell' immane impresa di tirare giù dal letto questa ameba di mio fratello? Bhè, le undici ... Non male come record ...  >>. Esclamò il chitarrista osservando ironicamente l' orologio alla parete.
<<  Tom ... Perchè non vai a farti fottere una volta per tutte e non la pianti di rompermi le palle?  >>.
La voce stizzita di Bill fece sorridere sornione il chitarrista.
<<  Grazie del consiglio fratellino, ma adesso non mi va proprio, dopo una sessione in palestra sono già abbastanza sfiancato ... E comunque quello che dovrebbe darsi una svegliata sei tu! Chiamala e smettila di opprimerci tutti quanti con il tuo cazzo di malumore!  >>.
Quell' ultima frase era uscita dalle labbra di Tom fin troppo tagliente, ma non aveva potuto evitarselo.
Era stanco di vedere suo fratello girovagare per casa come un fantasma, sempre con quell' espressione tetra e sempre perennemente scocciato.
E, cosa che aveva la sua decisiva rilevanza, anche a lui mancava e questo lo rendeva più suscettibile del solito, aggiunto al pensiero che lei avesse deciso di tagliare i ponti con loro.
-  ... Dovrei prendere il telefono e sbraitarle in faccia quanto sia stata stupida ... Magari mi sentirei meglio, dopo ... In alternativa potrei strozzare Bill e sfogarmi su di lui ...  -.
L' alternativa lo allettava parecchio.
Decise di soprassedere, lasciò Natalie e Bill alle loro conversazioni che spesso viravano su trucco e capelli, cosa che lui non trovava per nulla stimolante, e decise di salire a farsi una doccia, sempre ammesso che ci fosse ancora un bagno libero dalla ingombrante presenza delle due G.
<<  Chi è che dovresti chiamare, Bill?  >>.
Chiese Natalie innocentemente, cercando di mascherare la sua curiosità e le sue vaghe idee che si stavano concentrando su una figuretta che aveva intravisto silenziosa accanto a lui sul ponte dello Steam Boat qualche mese prima.
<<  Nessuno ... E' Tom che è un idiota colossale! Lascialo perdere!  >>.
Bill si chiese se l' idiota in famiglia fosse uno solo e se fosse esattamente quello che lui stesso aveva definito come tale ...
-  ... Ma del resto cosa dovrei dirle? : " Ciao, lo sai che ci manchi e che stiamo tutti un po' sclerando? Perchè non torni a farci un po' di compagnia? " ... Non è mica un cane ...  -.
Eppure ...
Eppure non riusciva a non pensare che, se lei fosse stata lì con loro, le cose sarebbero state differenti, e non solo per lui, ma anche per Georg e Gustav ...
-  ... E anche per Tom ...  -.

<<  Chi dovrebbe chiamare, scusa?  >>.
La ragazza castana era sconvolta, gli occhi che fino a poco prima erano stati fuori dalle orbite, adesso si stavano stringendo in due fessure infuocate imitando, quasi alla perfezione, lo sguardo fulminante di Bill quando era parecchio alterato.
Nadia sospirò, stava preparandosi a quella diatriba verbale fin dal mattino, da quando aveva ricevuto la telefonata di David.
<<  Guarda che, anche se lo stai pensando, non sono stata io a chiamarlo ... E' stato lui ...  >>.
<<  E avrebbe chiamato te per offrire un lavoro a me?!? Nadia! Non ti è passato per la tua testolina apparentemente sconvolta dalle troppe tinte, che forse, voleva solo parlare con te e che sia la prima scusa che gli sia capitata per la testa?  >>.
Andrea non voleva credere all' opportunità di poter lavorare di nuovo con loro e soprattutto non credeva che sarebbe stata in grado di farlo accettare al suo ragazzo ...
Allo stesso tempo era più che convinta che David avesse voluto trovare una scusa per chiamare Nadia e non riusciva a trattenere un sorriso.
-  ... Uomini ...  -.
<<  Senti, io sono sicura che ti chiamerà a breve, per cui pensa bene a cosa vuoi fare ... Secondo me dovresti accettare e riprendere in mano le redini della tua vita dirigendola nella giusta direzione ... O per lo meno permetterti di avere del tempo per capire per bene quello che vuoi ...  >>.
Detto questo Nadia si alzò e, infilatasi il cappotto, uscì di casa con un espressione adirata sul volto.
Non avrebbe voluto mollarla da sola in attesa della telefonata di David, ma detestava la cocciutaggine che Andrea  sapeva avere, specie quando non era necessaria, come in quella occasione.
-  ... Si vede lontano un miglio che è infelice ... Cosa dannazione sta aspettando a fare i salti di gioia? ... E' stato subdolo da parte sua tirare fuori quella storia di David ...  _.
Era arrabbiata, Nadia, mentre scendeva sovrapensiero i cinque piani che la separavano dal freddo della piccola strada sottostante.
Era arrabbiata con Andrea e con sè stessa.

Non appena Nadia fu uscita Andrea aveva cominciato a misurare il piccolo appartamento a grandi passi.
Avrebbe desiderato richiamarla, ma l' orgoglio era troppo forte e lei detestava questo aspetto del suo carattere che usciva fuori nei momenti meno opportuni.
Le note di Ten Black Roses invasero la stanza facendola sobbalzare, osservò il display ... Era David.

<<  Pronto, Andrea? ...  >>.
<<  Sì sono io ... Salve  >>:
David sorrise, la ragazza, dopo il loro ultmo saluto, era tornata a dargli del lei.
<<  Ciao ... Senti, ti ho chiamata per farti una piccola proposta ... Sempre che tu voglia accettarla ...   >>.
Iniziò a parlare, cercando di capire se la ragazza italiana fosse ancora in ascolto o se fosse svenuta per l' emozione, sebbene fosse un pensiero fin troppo presuntuoso.

Andrea sentiva le parole di David ma non voleva credere che le stesse davvero dicendo ciò che lei credeva di capire.
Mentre l' uomo proseguiva quel soliloquio lei si infilò la giacca, prese al volo le chiavi e si gettò di corsa giù dalle scale, ritrovandosi poco dopo in strada, cercando affannosamente con lo sguardo la testa rossa della sua amica.
-  ... Non può essere andata troppo lontano ... Maledizione!  -.
Finalmente la vide e la rincorse, cercando di celare il fiatone all' uomo che adesso stava aspettando una sua risposta.

<<  Allora, pensi sia abbastanza allettante la proposta?  >>.
David attese una risposta, paziente, sapeva di doverle lasciare il suo spazio ed i suoi tempi.

Andrea aveva raggiunto Nadia, aveva coperto il microfono del cellulare con una mano e la guardava implorante.
<<  Cosa devo fare Nadia? Devo accettare?  >>.
La rossa sorrise intenerita e scioccata dall' apparizione della sua amica alle proprie spalle.
<<  Io direi di sì ... Ma devi essere tu a decidere ... Sai come la penso ...  >>.
Andrea lo sapeva e per poco non le sfuggì la frase che David le aveva appena rivolto, evidentemente stufo di aspettare una risposta che tardava ad arrivare.
<<  Se vuoi ti richiamo fra qualche giorno  >>.
Andrea era in preda al panico e si sentiva una cretina lì impalata in mezzo alla strada, una mano convulsamente stretta attorno al braccio di Nadia e il telefono incollato all' orecchio.
<<  Sì ... Cioè ... NO! Aspetti! Io ... Sarebbe davvero fantastico poter lavorare ancora per voi!  >>.
Sul volto di Nadia si dipinse un enorme sorriso e seguì l' amica che, chiusa la chiamata, stava ritornando sui propri passi fino a casa, un' espressione assieme scioccata e pensierosa sul volto.

<<  Dove staresti andando, scusa? ... Io rientro prima e trovo le tue valige pronte? Ti sembra normale, scusa?  >>.
Nadia stava seduta su una sedia in cucina come se si trovasse sul letto di un fachiro.
Sperò di non dovere intervenire, sebbene fosse prontissima a farlo.
<<  Si, mi sembra normale .. Tu hai il tuo lavoro ed io non ti impedisco di andare a Bologna un giorno sì e l' altro anche! Non vedo perchè la tua carriera dovrebbe essere più importante della mia ...  >>.
<<  Io torno a casa dopo pochi giorni ... Tu mi stai dicendo che starai via quattro mesi, feste comprese ... Se questo ti sembra il modo giusto per impostare il nostro rapporto devo avvisarti che non lo è!  >>.
Nadia strinse i denti, detestava quel ragazzo quando faceva così, eppure lo aveva accettato nella vita di Andrea credendo che la avrebbe fatta felice ...
Ma le cose erano andate diversamente, tanto per cominciare era sempre stata Andrea a sopportare dei compromessi, come quello che lo vedeva ancora sposato e solo separato dalla moglie.
A Nadia questa cosa non andava giù ma Andrea sembrava disposta a tutto per stare con lui, ci credeva davvero e adesso ...
Adesso erano arrivati quattro ragazzini ad aprirle gli occhi.
Non sarebbe stato facile per lei ma sperava davvero che non permettesse a Fabrizio di tarparle le ali che aveva appena faticosamente dispiegato.
<<  Credo che dovresti restare a casa!  >>.
<<  Certo! A fare la calza mentre tu cerchi di sfondare nel mondo del lavoro? Non credo proprio! Io sto partendo e se tu vuoi che queste siano le ultime parole che ci scambiamo ... Bhè, mi dispiace ...  >>.
Aveva concluso mormorando, la castana, e le dispiaceva davvero.
Voleva bene a Fabrizio, aveva deciso di costruire qualcosa con lui, ma adesso desiderava anche vivere, avere qualcosa di suo, non voleva divenrtare una di quelle ragazze dipendenti dal proprio uomo, non lo aveva mai desiderato e si rese conto che ci stava andando pericolosamente vicino ...
Se avesse abbassato la testa adesso, sarebbe caduta.
Prese le sue valige e si diresse alla porta.
<<  Andiamo Nadia, il taxi sarà qui a momenti ... Ci ... Ci sentiamo Fa ...  >>.
E, accompagnata dalla sua amica, salì sull' auto bianca e si diresse all' aereoporto, sebbene ancora stentasse a crederlo.

David passeggiava nervoso avanti ed indietro nel salotto dei ragazzi.
<<  Dave, cortesemente, potresti spiegarci perchè cazzo non possiamo muoverci di qui e perchè cazzo stai facendo un solco di un metro e mezzo nel nostro salotto?  >>.
Tom, decisamente stufo di farsi venire il mal di mare dall' andirivieni del manager lo aveva apostrofato con un ironicissimo sorrisetto stampato sulla faccia da schiaffi.
<<  Tom, adorato chitarrista di cui non posso liberarmi in maniera cruenta come vorrei, per contratto ... La vuoi smettere di stressarmi? Lo so che siete in fase di riposo pre tour ma non vi ho mica chiesto chissà cosa, no? Un po' di pazienza! Dovevi andare da qualche parte?  >>.
Chiese sospettoso al chitarrista, squadrandolo da capo a piedi immerso dentro una enorme tuta bianca che aveva visto giorni migliori.
<<  A dire il vero no ... Era solo per il gusto di scocciarti!  >>.
David lo fulminò con lo sguardo ma poi sorrise davanti al sorriso angelico del ragazzo.
-  ... Che piaga che sei, ragazzino... Ed io che credevo che Bill fosse la mia spina nel fianco ... Ma sarai contento anche tu di essere restato ...  -.
Uno squillo del videocitofono fece scattare il manager che si fiondò ad aprire, superando in un balzo Georg che aveva avuto la stessa idea.
<<  Vado io!  >>.
I ragazzi si guardarono straniti, Bill non aveva molta voglia di capire il motivo di tutte quelle stranezze, sebbene fosse sempre stato un terribile ficcanaso.
Non aveva voglia di nulla, ad essere sinceri.
Ma poco dopo non potè evitare ai suoi occhi di sgranarsi sulle due figure che erano apparse nella sala, una tutta rossa l' altra con un maglione celeste a collo alto che le stringeva un po' sul seno e le cui maniche coprivano per buona parte le sue mani, lasciando scorgere solo le punta delle dita con una perfetta french bianca e nera.
Non poteva essere lei ed essere lì, in casa loro.
<<  ... Cosa ...  >>.
Ma non fece in tempo a terminare la frase perchè la ragazza fu immediatamente rapita dalle braccia di Georg e poi da quelle di Gustav che gli erano andati incontro, schizzando dal divano come due pupazzi a molla, di quelli che, infidi, saltano fuori dalle scatolette dopo che ormai non te lo aspetti più.
<<  Ehy! Sei ri-ritornata! Rimarrai?  >>.
Gustav le aveva posto quella domanda un po' tentennando; per quanto si ritenesse un ragazzo maturo, quel continuo andare e tornare della ragazza lo lasciava un po' spiazzato.
<<  Oggi firmo un contratto per i prossimi quattro mesi, se non vi dispiace ...  >>.
Sorrise lei un po' timida.
<<  Dispiacerci? Sembravi essere tu a non voler avere più nulla a che fare con noi!  >>.
David fulminò Tom con uno sguardo truce ed il ragazzo si morse la lingua.
Andrea non doveva sapere che lui aveva letto il suo messaggio per David, ma quella cosa ancora gli rodeva un po' dentro, non era riuscito a manandare giù del tutto questa cosa e trovarsela davanti adesso era un po' destabilizzante.
Spostò lo sguardo su Bill e scoprì di nonn essere l' unico ad essere sopreso.
Da parte sua Andrea non sapeva cosa dire, Tom la stava accusando di qualcosa che non aveva mai nemmeno lontanamente provato o pensato.
Decise di non demordere davanti alla sua frase acida, non aveva voglia di ricominciare tutto da capo con quella testa dura di Tom.
<<  Bhè, adesso sono qui ... Ti dispiace così tanto?  >>.
La voce era uscita più dura di quello che lei stessa avrebbe desiderato, ma si era sentita attaccata mentre tutto quello che desiderava era rivederli e lavorare per loro.
-  ... Lavorare per loro ... Bugiarda ... Volevi passare del tempo con loro ... E devi ringraziare Nadia se ci sei riuscita ... Se David non avesse avuto tanta voglia di vederla a quest' ora staresti ancora a Milano a dare ripetizioni a quel decerebrato ...  -.
Improvvisamente, ancora presa dai suoi pensieri, si vide venire incontro Tom e, proprio come all' aereoporto in Sud Africa, fare qualcosa di totalmente inaspettato.
La strinse forte.
<<  Non mi dispiace affatto ... E non sono l' unico sai?  >>. Le sussurrò all' orecchio, poi si scostò da lei e le sorrise Un sorriso dei suoi, adorabilmente sghembo e presumibilmente pieno di significati nascosti.
Come quelle ultime parole che l' avevano azzitita, permettendole solo di ricambiare il sorriso.
Bill la stava osservando in disparte con uno sguardo che lei non seppe decifrare.
E questo la ferì.
Decise di sorvolare su quell' ultimo pensiero e si beò delle attenzioni che le sue adorabili due G le stavano riservando, Gustav era sparito in cucina e lei sentiva spandersi già nell' aria un delizioso profumo di cioccolata calda che le solleticava il naso e Georg la stava facendo accomodare sul diuvano, togliendole dalle mani la valigia e depositandola accanto alle scale.

David nel frattempo si era appartato un po' con Nadia.
<<  Come stai?  >>.
Le chiese sorridendo.
<<  Tutto bene, grazie, e tu?  >>.
<<  Adesso meglio ... Ero un po' preoccupato per via della sostituta da trovare per Andrea ... Ma adesso abbiamo risolto no?  >>.
<<  Direi di sì ... Grazie per averla chiamata ... Ci tiene molto a lavorare per voi ...  >>.
David si sentiva maledettamente frustrato.
Certo, era contento di aver risolto la questione interprete che non riguardava solo il lavoro ma anche l' umore dei suoi ragazzi che sembrava essere migliorato molto, ma erano altre le cose che avrebbe desiderato dire a quella ragazza.
Ma non era il momento, non ancora.
Sperò che arrivasse. Presto.

<<  Mi chiedo perchè mai David abbia voluto che io riprendessi a lavorare così presto ... A parte un paio di interviste non ho fatto molto altro ... Mi sta praticamente pagando per non lavorare!  >>.
<<  E tu approfittane no? Quando mai si ha la fortuna di poterlo fare? ... Io stessa, pur lavorando praticamente in proprio non faccio altro che correre avanti e indietro a proporre i miei disegni ...  >>.
<<  Piuttosto ... Ti hanno pubblicato qualcosa ultimamente?  >>.
Quella conversazione telefonica con Nadia era estremamente piacevole, soprattutto dalla posizione privilegiata da cui la stava facendo.
Era stata trascinata in palestra da Georg, Gustav e Tom e adesso, comodamente raggomitolata su un enorme materasso, si godeva l' abbondanza di grazie che le si palesava davanti agli occhi; i ragazzi infatti erano intenti a fare qualche tiro a canestro, decisamente sudati e decisamente poco vestiti.
Tutta quella meraviglia era quasi abbacinante per lei che comunque non disdegnava.
<<  Piccola strega ... Non ti interessa nulla del mio lavoro ... Non dirmi che sei di nuovo in palestra con i tre quarti machi dei Tokio Hotel?  >>.
Andrea soffocò una risata.
<<  Ma come fai a sapere sempre quello che faccio? Mi sa tanto che la strega qui sei tu!  >>.
<<  Dalla tua voce un po' roca ho dedotto che fossi a corto di saliva ... Scommetto che sta tutta attorno ai tuoi piedi! Malefica ... Li stai almeno riprendendo col cellulare, vero?  >>.
<<  Come posso farlo se sto parlando con te?  >>.
Risero come due bambine.
<<  Comunque... Il lavoro va abbastanza bene ... Credo che presto pubblicheranno una racolta di favole che ho appena finito di illustrare... Oddio ... Ne ho illustrate solo due o tre, ma ... Meglio che niente no? E poi sono in contrattazione per illustrare una sorta di fiaba gotica, un po' dark ... Una specie di incrocio tra Cenerentola, la Bella e la Bestia e Nightmare Before Cristmas ... Non ho ancora letto nulla ma sono davvero curiosa .. Mi piacerebbe poterla illustrare ...  >>.
Nadia sembrava un po' intimidita da questa novità.
I suoi disegni originali erano sempre stati un po' gotici, molto oscuri, ma come ogni artista che mette le sue qualità a disposizione delle grandi major, aveva dovuto adattarsi; e adesso avrebbe avuto l' opportunità di vedere pubblicato qualcosa che si avvicinava molto al suo stile.
Ne era entusiasta e Andrea lo percepì chiaramente.
<<  Sono davvero contenta per te, Nadia! Sono certa che ce la farai ...  Ma ...  >>.
<<  Ma, cosa?  >>.
Andrea tentennò.
Non le andava di imporsi su Nadia, ma le mancava davvero tanto.
<<  Questo progetto ti porterà via un sacco di tempo ... Quando potrai venire a trovarmi?  >>.
La rossa sorrise, la sua Andy non era cambiata di una virgola.
Stava  con dei ragazzi meravigliosi, cosa per la quale milioni di ragazze avrebbero fatto carte false, eppure desiderava vederla.
Quella sorta di infantile egoismo che saltava fuori solo riguardo agli affetti, la fece sorridere nuovamente, la inteneriva ogni olta, ma purtroppo non poteva darle alcuna certezza.
<<  Non lo so Andy ... Ma stai sicura che non appena potrò verrò a trovarti ... Anche prima se quei farabutti poco vestiti, o quello molto vestito e molto truccato, dovessero crearti dei problemi ... E' così?  >>.
Adesso la voce della ragazza si era fatta sospettosa, mentre cercava di percepire nella voce della castana se qualcosa non stesse andanndo più che bene.
<<  No, no ... Qui va tutto a meraviglia ... Certo, Bill è un po' strano a volte, ma .. Tutto bene! Persino con Tom, il che è tutto un dire! E le mie due G ... Loro sono meravigliosi sotto ogni punto di vista!  >>.
La rossa si rilassò.
<<  Immagino che siano meravigliosi soprattutto dal punto di vista che hai in questo momento!  >>.
Ghignò beffarda.
<<  Va bene Andy, allora ti lascio ... Ho un appuntamento ...  >>.
<<  Un appuntamento?  >>.
La castana agrottò le sopracciglia.
<<  Di lavoro Andrea, di lavoro ... Per il resto sto ancora valutando ... Come mi hai consigliato tu ...  >>.
Andrea scosse la testa e chiuse la conversazione, sperando che la valutazione di Nadia non andasse troppo per le lunghe e che arrivasse alla conclusione che lei stessa sperava per lei.

<<  Pronto, David?  >>.
<<  Sì, ciao Nadia ... Mi fa piacere sentirti ... cercavi Andrea?  >>.
<<  Veramente ... No, ma era di lei che volevo parlarti, in effetti ...  >>.
L' uomo sospirò, era mai possibile che la loro interprete fosse l' unico motivo per sentirsi? Evidentemente sì.
<<  Tra qualche giorno sarà il suo compleanno e mi chiedevo se ... Potessi venire a trovarla, se non siete troppo impegnati ...  >>.
<<  Certo! Le farebbe piacere! Stavo giusto pensando di fare qualcosa con i ragazzi, anche se ancora non abbiamo deciso nulla ... Ma tu saresti davvero un bel regalo ... E non solo per lei ...  >>.
Quell' ultima frase era uscita un po' a tradimento dalle labbra dell' uomo che si morse la lingua mentre ascoltava il silenzio dall' altra parte del telefono.
<<  Lo sarebbe anche per me, un bel regalo, e non solo per Andrea ... David, io ...  >>.
<<  Io credo che questo non sia il momento adatto per parlarne ... Perchè non vieni qui la mattina del sei, la sera andiamo dai ragazzi mentre prima ... Potremmo parlare un po' se ti va ...  >>.
Parlare con David.
Le andava, le andava eccome e non le andava solo di parlarci.
<<  Daccordo, allora ... Ci vediamo dopodomani ... Ciao David ... Buonanotte  >>.
Per l' uomo fu una buona notte in effetti; qualcosa dentro, mentre osservava il soffitto della sua stanza, mentre stava sdraiato in quel letto matrimoniale che era diventato davvero troppo grande per lui solo, gli suggeriva che forse, il benedetto momento di parlare era arrivato.
Chiuse gli occhi ascoltando dentro la sua testa la voce dolce di Nadia che gli augurava la buonanotte, e si addormentò.

Andrea girovagava per la depandance che i ragazzi le avevano messo a disposizione così da avere maggiore libertà, se non fosse stato che, dimenticando sempre di chiudere la porta a chiave, se li ritrovava spesso davanti a tradimento, come in quell' occasione.
Bill e Tom gli stavano di fronte, due espressioni innocenti sui visi perfettamente identici, sotto le apparenti differenze, e lei non si sentiva per nulla rassicurata da quell' espressione.
Sorrise, davanti le apparvero le infinite foto che infinite volte aveva osservato, di quei due ragazzi : ancora bambini, poi adolescenti, ragazzi e adesso ...
Adesso aveva davanti due giovani uomini, così diversi dalle loro prime fotografie eppure così maledettamente uguali.
La luce nei loro occhi e nei loro sorrisi apparentemente angelici era la stessa di allora.
Andrea si era stupita molte e molte volte davanti a certe espressioni di Bill che, a differenza del fratello, non riusciva ancora del tutto a mascherare le sue emozioni, ogni volta sembrava sempre la prima volta, riusciva ad avere sul volto quell' espressione un po' incantata un po' sorpresa che aveva a tredici anni quando ancora non era nessuno e tutto ciò che gli capitava stava succedendo davvero per la prima volta.
Si riscosse, rendendosi conto che doveva apparire davvero strana imbambolata davanti a loro come un pesce lesso, e decise di ascoltare quello che le stavano dicendo.
<<  Allora, ci vieni da noi o no?  >>.
<<  Avete di nuovo fatto casini con la lavatrice?  >>. Chiese sospettosa.
<<  Ehy! Ma perchè devi sempre pensare male di noi? ...  >>. Tom la guardava imbronciato.
<<  Tom ... Dai, tanto no se la beve ... Sì, abbiamo qualche difficoltà a capire come funziona quell' aggeggio ... A dire il vero lo preferivo quando faceva bella mostra di sè, utile solo per nasconderci dietro le riviste oscene di Tom ... Da quando hai deciso di usarla non mi sta più molto simpatica ... Sono stufo delle magliette stinte che riesco a tirarne fuori ogni volta che oso avvicinarmici!  >>. Le rispose Bill sorridente.
<<  Allora ci aiuterai?  >>.
-  ... Smettila di fare quell' espressione da cucciolo abbandonato, Bill ... Potrei decidere di partire per la luna se me lo chiedessi i questo modo ...  -.
Le punte degli stivali che si sfioravano, le mani dietro la schiena, una vocetta zuccherosa, Bill sapeva di aver vinto in partenza :
nessuno poteva osare resistergli quando era in modalità cucciolo bisognoso.
Sorrise tra sè e sè.
Stava bene, erano ormai giorni che stava bene, avere quella ragazza in giro per casa era un piacere.
Ascoltarla mentre canticchiava preparando il pranzo, vederla bisticciare con Tom quando lui gettava a terra il borsone della palestra, mentre gli faceva notare per l' ennesima volta, che la cosa giusta da fare era seguire l' esempio delle due G che portavano le borse in lavanderia e le svuotavano ...
Gli venne da ridere ripensando a come andavano le cose solo un mese prima, allora le borse olezzanti abbandonate a terra erano tre.
Ma, da quando era arrivata Andrea, Georg e Gustav erano passati velocemente alla modalità bravi uomini di casa, senza troppa fatica, cosa che non era pensabile per Tom che subiva ogni ramanzina con un' espressione scocciata sul volto soffocando i molti sbuffi che nascevano spontanei e che, se sentiti dalla ragazza, avrebbero di molto allungato la suddetta ramanzina.
Per quello che lo riguardava sapeva solo che stava bene, che aveva ricominciato ad ingollare schifezze e che dormire era diventato più piacevole al pensiero del profumo del caffè che lo avrebbe atteso la mattina dopo, preparato da lei.
<<  Daccordo, daccordo ... Vengo con voi a vedere cosa avete combinato con la lavatrice ...  >>. Si arrese falsamente scocciata, poi fulminò Tom con lo sguardo.
<<  Spero solo che qualcuno abbia provveduto a rimuovere certe riviste ...  >>.
Tom sbuffò prestandosi al gioco.
<<  Biiiill! Ma glielo dovevi proprio spifferare? Adesso dovrò trovare un nuovo posto dove nasconderle!  >>.
Ancora ridendo si diessero verso casa.

Nadia stava raggomitolata sul sedile dell' auto di David, la testa appoggiata alla sua spalla, osservava le belle mani forti di lui che stringevano il volante, ripensando, mentre un brivido le percorreva la schiena, a qualche ora prima, quando quelle mani si erano serrate possessive e bramose attorno ai suoi fianchi stretti.
Le sentì di nuovo scivolare sulla sua pelle bollente, prendere possesso di ogni centimetro del suo corpo.
Era stato un amante focoso e appassionato, ma anche attento, premuroso, per nulla frettoloso.
Era stata bene tra le sue braccia come non lo era stata mai prima di allora.
Si era sentita donna, amante, amica, compagna.
Si era sentita importante.
Alzò lo sguardo e sorrise all' uomo che spostò lo sguardo dalla strada per ricambiare quel sorriso con uno altrettanto sereno.
Stava bene, David.
Il peso per nulla fastidioso del capo della ragazza sulla sua spalla,con il suo profumo agrumato che saliva alle sue narici e gli permetteva di ripensare  al momento in cui aveva affondato il viso in quei suoi ribelli, infuocati capelli, nell' attimo stesso in cui aveva varcato la soglia del suo lussuoso appartamento.
Non avevano avuto bisogno di parole, era bastato guardarsi negli occhi e aggredire le proprie labbra.
I vestiti erano presto usciti di scena ed era stato sconvolgente sentire l' urgenza nelle mani di lei che gli sbottonava con foga la camicia senza mai abbandonare la sua bocca.
Aveva trovato in lei desiderio, passione, ma anche un' amante esperta e attenta a quei piccoli gesti che lo avevano fatto impazzire.
E adesso era lì, seduta accanto a lui e gli stava sorridendo.
Era sua e lui non era mai stato più felice di appartenere a qualcuno.
Avevano parlato, dopo, di loro, di quello che desideravano, aveva scoperto una donna che andava al di là dei capelli rosso fuoco, una donna che sentiva perfetta e complemetare per lui.
<<  Siamo quasi arrivati ... Pensi che dovremmo dirglielo?  >>.
Nadia si riscosse ed alzò su di lui i suoi verdi occhi felini.
<<  Credo che non sia il caso di fare un annuncio in pompa magna ... Non penso che resisterò alla tentazione di baciarti per molto ... Lo capiranno ... Credo anzi che Andrea me lo leggerà sul volto non appena mi vedrà ... A volte detesto quella sua capacità di leggermi dentro, ma ... Non la adorerei così tanto se fosse diversa ...  >>.
David sorrise, sebbene il pensiero di Tom oscurasse appena la sua felicità.

Ad un certo punto, appena davanti alla porta, Andrea sentì le mani fresche di Bill posarsi sui suoi occhi, mentre la mano grande di Tom afferrava la sua.
<<  O cielo! Quale colossale danno siete riusciti a fare con la lavatrice se mi impedite persino di vederlo? ... Avete allagato casa?  >>.
Sorrise e sentì lo stesso sorriso riflesso nella voce di Tom.
<<  Diciamo che potrebbe prenderti un colpo ...   >>.
La ragazza scoppiò a ridere sebbene, non appena varcata la soglia si stupì un po' di non sentirsi avvolgere le caviglie dall' acqua.
Al contrario c' era un silenzio quasi surreale e poco dopo ...
Bill spostò piano le mani dai suoi occhi, sfiorandole solo di sfuggita il viso e lei ebbe dvanti agli occhi esattamente ciò che non si aspettava e scoprì essere esattamente quello che avrebbe desiderato quel giorno.
Nadia stava in piedi in mezzo alla sala sura, teneva tra le mani un a torta con ventiquattro candeline accese sopra e la osservava sorridente mentre, non proprio intonata, le cantava la più classica delle canzoni, quell' Happy Birthday to you che migliorò notevolmente quando vi si aggiunse la voce cristallina di Bill e quella più bassa ma gradevole di Tom sostenute da Georg, Gustav e David.
Andrea non era certa se commuoversi fosse la cosa più giusta e per non sbagliare rise asciugando velocemente qualche lacrima che era sfuggita ai suoi occhi.
Li osservò ad uno ad uno, illuminati solo dalle candele, poi soffiò e le luci si riaccesero immediatamente mentre David toglieva la torta dalle mani di Nadia, convinto che non ne avrebbero mangiato nemmeno un pezzettino una volta che fosse rimasta spiaccicata tra i corpi delle due ragazze.
L' immagine di Nadia coperta di panna montata e cioccolato gli fece salire alla mente pensieri poco adatti ad una festa di compleanno, sebbene non riuscì ad eluderli del tutto.

Andrea si gettò tra le braccia della sua amica di sempre con un sorriso enorme.
<<  Nadia! Sono così felice di vederti! Non potevi farmi regalo più bello!  >>.
<<  Bene, allora il mio regalo me lo riporto a casa, che dici?  >>.
La rossa osservò sorniona l' amica negli occhi grigi che si spalancarono immediatamente.
<<  Nadia ... Tu e David ...  >>.
La rossa sbuffò.
<<  Ti detesto! Possibile che io non ti possa nascondere mai nulla? Sei insopportabile!  >>.
Poi abbassò appena lo sguardo.
<<  Sì ... Sei contenta adesso?  >>.
<<  Sì, lo sono ... Perchè lo sei tu ...  >>.
Si sorrisero ma vennero ben presto interrotte da Georg che rapì Andrea per stritolarla tra le braccia seguito da Gustav.
Tom le si avvicinò e le diede una manata sulla spalla che quasi le fece perdere il precario equilibrio.
<<  Ebbene si invecchia, vero? Come ci si sente ad avere quasi trent' anni?  >>.
Andrea lo trafisse con uno sguardo sostenuto.
<<  Trent' anni un accidenti! Cosa pensi di essere immune dagli anni che passano, tu?  >>.
<<  Ehhh, ma si sa che gli uomini sono come il vino ... Più invecchiano più migliorano!  >>.
<<  Nel tuo caso possiamo aspettarci solo dell' ottimo ... Aceto, Tom!  >>. Rise lei, poi si apprestò a tagliare la torta.
Bill non gli si era avvicinato, ma le aveva regalato un sorriso così luminoso da ferirle gli occhi.
E a lei bastava, le bastava sapere di essere lì con loro, le bastava sapere che non stava sognando.
<<  Allora ... Cosa hai desiderato?  >>. Gustav la colse di sorpresa.
C' era davvero qualcos' altro da desiderare?
La sua coscenza le suggeriva che forse c' era, che forse stava dimenticando qualcosa ...
<<  Bhè, ho desiderato che quella dei gemelli, sulla lavatrice, fosse davvero solo una scusa per portarmi qui!  >>.
<<  Le avete detto che abbiamo di nuovo incasinato la lavatrice?!? Non avevamo deciso di dirglielo domani, per non rovinarle il compleanno?  >>.
Georg aveva sgranato gli occhi su Bill e Tom e Andrea aveva alzato gli occhi al cielo, aggiungendo la sua alle risate degli altri.
Improvvisamente le note di Ten Black Roses invasero la stanza e tutti si zittirono permettendole di rispondere.
<<  Pronto?  >>:
<<  Sono a Berlino, dimmi dove devo venire ... Dobbiamo parlare e poi ... E' il tuo compleanno no?  >>:
Dall' altro capo del telefono Fabrizio aveva sorriso ma Andrea si sentì crollare il mondo addosso, mebntre diligentemente gli dava l' indirizzo, sotto lo sguardo stranito dei ragazzi e quello severo di David che, una volta chiusa la chiamata, la apostrofò.
<<  Sai che non devi dare l' indirizzo a nessuno  >>. Poi spostò lo sguardo su Nadia che gli aveva sfiorato il braccio.
<<  E' ... Fabrizio, il mio ragazzo ... Vuole vedermi per ... Farmi gli auguri, suppongo ...  >>.
Aveva parlato piano ma nel silenzio denso di aspettativa che si era creato, quelle parole si udirono chiaramente.
<<  Il tuo ragazzo? Non ci avevi detto di avere un ragazzo ... E' una cosa seria?  >>.
<<  TOM!  >>. Georg lo aveva richiamato.
<<  Bhè, noi ... Viviamo insieme da qualche anno, in Italia e ... Non era importante per lavorare per voi ... Io ...  >>.
<<  Non era importante ... Certo ... Vorrai scusarmi se non rimango ad accoglierlo! Io me ne vado in camera mia ...  >>. E, detto questo, Bill sparì su per le scale diretto alla sua stanza i cui sentirono sbattere la porta poco dopo.

Il ragazzo si buttò sul letto, affondando il viso nel cuscino profumato.
-  ... Non era importante un cazzo! ... Fanculo ...  -.

Andrea era rimasta a fissare le scale dalle quali era sparito Bill con un' espressione angosciata sul volto.
<<  Non devi prendertela, Bill ... Ama fare queste sceneggiate da prima donna di tanto in tanto ... Lo sai come è fatto no? L' attenzione si era concentrata troppo su qualcunio che non fosse lui ..: Gli passerà  >>.
Gustav si era avvicinato alla ragazza e le aveva cinto le spalle.
Tom lo guardava furioso, forse non aveva ben compreso cosa stava accadendo, ma quell' imprevisto sembrava aver ferito suo fratello e lui non riusciva ad accettarlo.
<<  Sì, forse ...Posso salire un attimo da lui, vi dispiace?  >>.
Senza aspettare risposta si diresse verso la stanza del ragazzo, lasciando ognuno di loro perso nei propri pensieri.

<<  Posso entrare?  >>.
Si era affaciata all' interno della camera di Bill dopo aver bussato piano.
<<  Sei già entrata, mi pare ...  >>.
<<  Bill ...  >>.
-  ... Bill un cazzo! Sei entrata ... Sei entrata nelle nostre vite senza chiedere il permesso e ti sei resa maledettamente indispensabile e adesso mi chiedi se puoi entrare? Prego, entra pure! Fai quello che devi fare e vattene in fretta! ...  -.
<<  Bill senti, io ...   >>.
La stanza era avvolta nell' oscurità e nel silenzio, non appena i suoi occhi si abituarono alla penombra scrse il ragazzo steso sul letto, e si lasciò guidare dal rumore lieve del suo respiro, sedendosi poi sul letto accanto a lui.
<<  Mi dispiace ...  >>.
Il rgazzo si alzò di scatto, finendo con il viso vicino, troppo vicino a quello di lei.
<<  Ti dispiace? Abbiamo passato ore insieme a parlare, a raccontarci le nostre vite, hai voluto sapere di me, di quello che ho vissuto e di ciò che ho provato ed io sono stato sincero con te ... Credevo che ne valesse la pena ... Credevo ... Che anche tu fossi stata sincera con me!  >>.
Aveva urlato ed il fiato adesso era corto, come dopo uno sforzo particolarmente difficile da affrontare.
Andrea, il viso di Bill così vicino al suo da impedirle di respirare, travolta da quella valanga di parole gettatele addosso con rabbia, sentì la collera farsi spazio nel suo petto.
Come poteva accusarla di avergli mentito?
<<  E lo sono stata Bill! Sono stata sincera con te! Ti ho parlato della mia vita, nessuno a parte Nadia sa ciò che ti ho confidato!  >>.
<<  Certo! Sei stata così sincera con me da non ritenere importante dirmi che avevi un ragazzo in Italia che ti aspettava, quel giorno ...  >>.
Andrea non seppe cosa dire.
Il discorso del ragazzo non faceva una piega, lei stessa quella notte aveva avuto gli stessi dubbi che la attanagliavano adesso.
Sapeva allora come adesso che tacere quella parte della sua vita sarebbe potuto rivelarsi la scelta sbagliata ...
Adesso stava pagando il prezzo della sua decisione.
Ma onestamente non avrebbe davvero saputo cosa dirgli.
Parlare di Fabrizio le risultava difficile da un po' di tempo ormai.
-  ... Forse perchè nemmeno tu sapresti definire il vostro rapporto, adesso? ...  -.
<<  Senti, adesso basta! Del resto nemmeno tu mi hai  spiegato nel dettaglio il tuo rapporto con Natalie!  >>.
Bill rimase basito dall' accusa che la ragazza gli aveva appena rivolto, osservava il piccolo volto della ragazza che adesso teneva basso, mordendosi il labbro con aria colpevole.
<<  Io e Nat ... Siamo amici ...  >>.
<<  Lascia stare, Bill ... Perdonami ... Non sono affari miei, solo ... Credo ci siano cose che nessuno dei due dovrebbe chiedere all' altro ... Io lavoro per voi, ho firmato un contratto ... Questo  >>.
E avvolse la stanza con uno sguardo che chiaramente comprendeva i ragazzi al piano inferiore
<<  Non ha nulla a che fare con Fabrizio ... Si tratta della mia vita, del mio lavoro, qualcosa in cui lui non ha voce in capitolo nè deve avere alcuna importanza ...  >>.
Il tono della ragazza si era fatto duro a quelle ultime parole, Andrea non era disposta a dividere quella cosa con nessuno, tantomeno con Fabrizio, quel lavoro era suo.
Solo suo.
<<  Adesso scusami ma Fabrizio starà per arrivare ... Devo andare ...  >>.
-  ... Aspetta ... Aspetta ancora un attimo ...  -.
I pensieri di Bill schizzavano senza che lui se ne sentisse davvero padrone, ma la ragazza era già davanti alla porta e si era voltata e adesso si era voltata appena verso di luil.
<<  Grazie ... E' stata la più bella festa di compleanno che io abbia mai avuto ...  >>.
<<  Prego ...  >>.
-  ... Peccato che sia finita prima ancora di cominciare ... Vai ...  -.
Andrea si richiuse la porta alle spale, aveva urlato con lui e non avrebbe voluto, ma la frustrazione che aveva dentro era esplosa improvvisa senza che lei avesse avuto il tempo di controllarla e gestirla nel modo migliore.
-  ... Che non era certo quello di urlargli in faccia rinfacciandogli il suo rapporto con Natalie .. Non sono fatti tuoi Andrea ... Tu lavori per lui, non te lo dimenticare ...  -.

Poco dopo era scesa nella sala trovando i ragazzi, Nadia e David seduti sui divani e le poltrone, vedendosi rivolgere da loro diverse occhiate, più o meno preoccupate, ma fu quella di Tom a colpirla maggiormente.
Era un' occhiarta fredda di chi aveva chiaramente sentito gli urli che lei e Bill si erano scambiati poco prima.
-  ... Smettila Tom, non rendermi le cose più complicate di quello che sono ... Ho un ragazzo, e allora? Qualsiasi paternale tu possa pensare di avere il diritto di propinarmi, sappi che non ce l' hai! Non ho intenzione di sentirmi dare lezioni da uno che cambia ragazzqa con la stessa frequenza con cui cambia fascia e cappellino! ...  -.
Ma, nonostante fosse davvero convinta di quello che pensava, non sapeva davvero cosa dire.
Lo squillo del videocitofono la distrasse, si affrettò ad andare ad aprire e poco dopo si trovò davanti il suo ragazzo.
<<  Vuoi entrare?  >>:
Gli chiese titubante, sperando ardentemente in una risposta negativa.
<< Che ne dici invece di andare da te?  >>.
La voleva e lei decise di tornare alla depandance senza avvisare gli altri.
Non c' era molto da dire.


Eccoci qui ... nulla da dire, dopo ciò ...  Spero Vi sia piaciuto passo a ringraziare :

Layla : GRAZIE per i complimenti come sempre molto graditi!^^
No, in effetti Tom e Nadia erano destinati a non stare insieme ... Era una storia nata per fiire, fin dal principio ...
Nadia ed il "vecchio Dave" a me personalmente piacciono molto, ma forse è solo la mia mente malata a vederli bene assieme n______________n'''
Anche a me il chiarimento tra Bill e Andrea piace molto, mi è piaciuto scriverlo, credo che ci dovesse essere, dopotutto ...
Anche se sono daccordo con te sul fatto che le cose potrebbero non migliorare ma ingarbugliarsi  ... ç_ç
Anche tu come Andy vorresti scappare?
UIn questo Lei mi assomiglia molto ... Voglia di viaggiare a palla e zero possibilità ... ç_ç ... ma per fortuna si può scrivere, no? n_______n
A presto allora con il capitolo di Natale, sperando che anche questo ti sia piaciuto!

Cassy : Partiamo dal presupposto che, un po' per Nadia, un po' per il titolo, questa storia E' effettivamente anche un po' tua!^^
Cominciamo dal "gioco delle coppie"?
UIn effetti Nadia e Tom non erano destinati a stare assieme, ma la tentazione di vederli assieme sebbene per poco, era troppo forte!^^
Sono particolarmente contenta che tu abbia apprezzato i pensieri dei due ragazzi, ci tenevo a sottolineare la "presa di coscenza" che entrambi hanno n____n'
Come sempre i complimenti per la Nostra Rossa preferita non mancano nemmeno in questa tua recensione e questo non può che rendermi particolarmente contenta n_n!!! (in effetti, resistere alla tentazione di cotanta strabordante "sexxaggine made in SexGott è davvero una gran cosa!!! X°°D!!!)
Ti è piaciuto David! Ed io non posso fare a meno di gongolare (like you^^) per questo, forse puoi immaginare quanto sudore della fronte (seeee ... Con 'sto freddo poi ... T.T'') mi sia costato mantenerlo così misurato e controllato, essendo io più propensa alla passionalità! ...
Ma hai ragione, è un UOMO ed è esattamente così che volevo presentarlo!
Mi è piaciuto molto scrivere quella parte e devo ammettere di essere stata abbastanza soddisfatta (e ancora di più dopo aver letto la tua recensione^^ danke-danke-danke ç_ç)
Passando al Kaulitz logorroico ... Mi è piaciuto molto scrivere di quel chiarmento con Andrea, quell' avvicinarsi di anime che trascende i corpi (AZZ che frase! Parola della Domenica : TRASCENDE! X°°D!)  
E poi ... Poi il logorroico Bill prende il sopravvento facendo forse desiderare ad Andrea di soffocarlo con l' enorme giacca ... Ma pazienza! Alla fine Lo Adoriamo anche per questo no?^^'
La chiacchierata con Nadia mi sembrava dovuta dopo tutte quelle emozioni e sono contenta che ti sia piaciuta (*__________________* ed ho risposto al tuo "tutto")...
Le due G ...
IO LI VOOOGLIIIOOOO! Li Pretendo! Li Esigo! ME LI MERITO!!!! X°D!
(Me LI Ama Incondizionatamente!!!! )
E, giunta alle ultime righe della tua recensione, il mio cuoricino temeva che "ti fosse sfuggito" Tom ...
Ho amato particolarmente scrivere di Lui durante quel viaggio verso l' aereoporto ...
Volevo creare "qualcosa che rimanesse" tra Lui ed Andrea ....
Ma Tu Lo hai visto ( come ho POTUTO dubitarne?!? O___O ... Me va a fustigarsi un attimino X°D!) ( ma lo sai che mi rendi particolarmente felice quando riportiuna mia frase? *_____________________________* ) Quindi, giunti alla fine di questo mio delirio ...
GRAZIE! Per il supporto che non mi fai mai mancare ! Spero che questo capitolo ti piaccia! E a presto con il capitolo Natalizio! TVTrB!




 

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Capitolo 10
*** An Half Happy Christmas ***


Un felice Natale a metà 24 Dicembre, l' alba si affacciava rosea al di sopra delle nubi e lei la poteva scorgere in tutta la sua splendente bellezza da una posizione privilegiata.
Si trovava sull' aereo che l' avrebbe fatta atterrare da lì a pochi minuti a Milano, quella grigia città che si avvicinava inesorabilmente e la cui cappa di smog e nubi avrebbero presto tolto ai suoi occhi il piacere di quell' alba luminosa, l' avrebbero inghiottita e ingrgita.
Avrebbe passato a casa almeno tre giorni, sarebbe dovuta rientrare a Berlino il 27, quando avrebbero fatto ritorno anche i ragazzi, che erano partiti il giorno prima alla volta delle loro famiglie.
Era un po' triste Andrea, poichè Nadia non avrebbe festeggiato con lei e Fabrizio il Natale, per la prima volta.
Era rimasta a casa di David, l' uomo era riuscita a convincirla dopo mille moine e promesse che non si trattava assolutamente di qualcosa di impegnativo.
Sorrise Andrea, sapeva esattamente che la sua amica era terrorizzata all' idea di passare quella giornata con lui.
E comunque Nadia sarebbe stata con lei per il pranzo del 25, e questo la confortava molto.
Lei avrebbe dovuto passare quella notte della Vigilia con il suo ragazzo.
Avrebbe dovuto essere felice.
Avrebbe voluto esserlo.
Eppure non riusciva a scacciare quella sensazione spiacevole da dentro di sé.
<<  Ci vediamo a Natale allora ... Così potremmo passare assieme un po' di tempo come si deve e festeggiare sia Natale che il tuo compleanno in quell' occasione, a casa nostra ...  >>.
Fabrizio l' aveva guardata allusivo incassando piuttosto elegantemente il suo rifiuto a quell' intimità che lui le aveva proposto la sera del suo compleanno.
Lei aveva utilizzato la più scontata e squallida delle scuse, un mal di testa unito al fatto che , non essendo a casa loro, non se la sentiva di lasciarsi andare ...
Adesso ripensava a quella sera e rise amaramente tra sè e sè, del suo azzardo e della facilità con cui lui l' aveva bevuta immediatamente, senza battere ciglio.
Che sciocchezza!
La realtà dei fatti era che aveva appena discusso con Bill e quello strano scambio di battute la aveva turbata, inoltre ...
Sapeva di non aver mentito al ragazzo, era assolutamente convinta di ciò che aveva detto a Bill ...
Questo era il suo lavoro, una parte della sua vita che non aveva nulla a che fare con la sua vita in Italia, con Fabrizio ...
Proprio nulla.
Si era imposta per quello, per poter lavorare per loro, aveva tirato fuori le unghie,era andata contro a tutto quello che aveva creduto e voluto fino a poco tempo prima ...
Non voleva che nulla di legato a Fabrizio invadesse questo suo spazio, che si era conquistata grazie a sè stessa ...
Già il vederlo nella depandance le aveva dato una strana sensazione, piuttosto sgradevole, se doveva essere sincera ...
Ma adesso, mentre aspettava di veder comparire le sue valige, decise di allontanare quei pensieri spiacevoli.
Fuori dall' aereoporto trovò Fabrizio ad attenderla.
Con un sorriso stanco lasciò cadere il suo trolley nel bagagliaio della macchina del ragazzo e sè stessa sul sedile del passeggero, preparandosi a rinunciare all' idea di una doccia calda che le permettesse di riposarsi e scaldarsi.
Una volta che Fabrizio ebbe preso posto accanto a lei gli rivolse finalmente la parola.
<<  Sono solo le otto del mattino ... Dove dobbiamo andare?  >>.
Con un tono fin troppo inusuale, lui le rispose allegro.
<<  Bhè, tu stavi lavorando ... Scommetto che non hai fatto in tempo a comprare i regali ... E poi non vorrai arrivare da tua madre a mani vuote ... Oggi siamo a pranzo da lei!  >>.
Il ragazzo aveva gettato la bomba senza darle il tempo di prepararsi psicologicamente alla catastrofe che ne sarebbe derivata.
<<  Co ... Cosa? Credevo che saremmo rimasti un po' da soli in questi giorni ...  >>.
L' idea di rivedere quella famiglia che aveva deliberatamente evitato il più possibile in quegli anni, non le arrideva per nulla.
<<  Staremo assieme stasera e domani e dopodomani ... Per tutto il tempo e, magari, mi riuscirà persino didi convincerti a rimanere a casa, con me ...  >>.
Inaspettatamente il ragazzo, fermo ad un semaforo, le aveva risposto posandole alcuni brevi baci sul collo che la stupirono; certo intraprendente calore non faceva parte del carattere del suo ragazzo, ma quell' ultima frase le fece fremere qualcosa dentro, qualcosa di spiacevole, qualcosa che decise immediatamente di soffocare.
Una parte di lei, quella ancora razionale, quella ancora succube della ragazzina che era stata e che credeva di dover mantenere viva, le diceva che l' uomo che adesso aveva davanti aveva il diritto di avanzare quelle pretese, ma purtroppo o per fortuna, questo non lo aveva ancora tuttora capito, quella parte di lei stava andando lentamente svanendo, soffocata dal suo orgoglio che aveva sempre avuto e da quella nuova coscenza di sè che aveva acquisito giorno dopo giorno da quando lavorava per i Tokio Hotel.

All' inizio della loro relazione era stato tutto molto più semplice.
Ci aveva creduto davvero, aveva davvero pensato che, sì, sarebbe stata dfisposta ad accettare qualsiasi cosa pur di averolo con sè.
Lui era diventato con gli anni, sebbene lei stessa lo avesse negato giorno per giorno, la sua ossessione; forse l' aveva scambiata per amore ...
Comunque fosse, lo aveva considerato il suo punto di arrivo.
E, in maniera consona a ciò che credeva, si era comportata, per anni, sopportando i malumori di Nadia che non perdeva occasione per ricordarle che si stava annullando per un uomo che, per lei, non aveva ancora annullato il suo precedente matrimonio ...
Adesso, con un sospiro, tornò al presente e si volse verso quell' uomo che aveva accanto, lo stesso che, non solo le aveva proposto una mattinata in giro per negozi, cosa che detestava delegando a lei l' ingrato compito ogni volta che se ne presentava l' occasione, ma che l' aveva anche incastrata in una sorta di pranzo natalizio a casa di sua madre senza chiederle cosa ne pensasse, decidendo per lei.
Voleva bene a sua madre, le doveva molto, in parte anche il fatto di essere arrivata dove era adesso, ma certe cose le aveva  sempre evitate dal momento stesso in cui era uscita da quella perfetta casa.
<<  Andiamo Andre!  >>. Detestava essere chiamata così.
<<  Sono anni che no passiamo un Natale decente con tua madre e la tua famiglia!  >>.
-  ... E c' è un motivo ...  -.
Pensò lei demoralizzata.
C' era un motivo se aveva evitato come la pesta quelle riunioni familiari che mischiavano al delizioso sapore delle lasagne di sua madre all' amaro  sapore di qualcosa di dovuto, di obbligato dal semplice fatto che fossero delle feste obbligate.
Smise di pensarci e si concentrò sulla decisione di Fabrizio di passare la mattinata in giro per negozi, vestito di tutto punto.
Aveva indossato persino la cravatta che gli aveva regalato proprio sua madre qualche anno prima.
L' idea che lui volesse ingraziarzela in quei giorni, per ottenere un suo capitolamento, non riusciva ad abbandonarla.
-  ... Portarmi da mia madre a sopportare quel supplizio che si rivelerà questo pranzo, non è certo il modo migliore per ammorbidirmi ...  -.
Si stavano dirigendo alla Rinascente, in Piazza del Duomo.
Amava quel bnegozio e, abbandonando i suoi pensieri, si lasciò abbacinare dalle vetrate decorate a festa, dalle luci, dai suoni, dai profumi che a volte anche una città come Milano sapeva offrire regalandoti un po' di calore.

Dopo tre ore di shopping, decisero di tornare a casa.
Andrea aveva asssolutamente bisogno di quella benedetta doccia, prima di affrontare l' inevitabile.
E a mezzogiorno in punto era davanti alla porta dell' elegante, enorme appartamento di sua madre, un gigantesco vaso con una rigogliosa stella di natale che le impediva di vedere dove stesse mettendo piede e Fabrizio al suo fianco che, portando un ingombrante sacchetto pieno di regali, la guidava fino a posare il dito sul campanello che emise il suo suoo melodioso.
Persino il campanello era perfetto.
<<  Fabrizio! Andrea! Sono così contenta di vedervi finalmente!  >>:
Sua madre, dopo averle tolto dalle braccia il vaso, la aveva avvolta in un abbraccio caloroso.
Per un attimo Andrea si sciolse, ricambiò con affetto quel gesto che la fece tornare bambina e per un solo istante sperò che Giacomo, il marito di sua madre, non fosse in casa.
Speranza che si dissolse nella voce fredda falsamente benevola dell' uomo che le strinse la mano poco dopo.
<<  Andrea ... Finalmente ci regali la tua presenza!  >>:
Allusiione che non la ferì.
Sapeva bene quanto poco e male la sopportasse, da sempre.
<<  Emanuele e Fabio?  >>. Chiese la ragazza speranzosa.
Se ci fossero stati i suoi fratelli minori quella giornata sarebbe potuta essere migliore di quello che credeva.
Ma sua madre infranse quella flebile speranza.
<<  Fabio ha deciso di rimanere in Inghilterra quest' anno, per gli studi, e ha invitato Emanuele ad andare a stare da lui per le feste ... Era così entusiasta che non ce la siamo sentiti di negarglielo! Del resto ... Non ci aspettavamo che saresti venuta a trovarci ... Sai, per via del lavoro ...  >>.
Cercò di giustificarsi sua madre, forse accorgendosi dell' allusione sgradevole alla sua assenza negli anni passati.
-  ... Sai perchè lo ho fatto mamma ...  -.
La ragazza guardava la donna negli occhi, cercando di intravedere se avesse capito.
Aveva capito perchè immediatamente sorrise, diventando allegra.
<<  Però c' è Marco ... Perchè non vai a salutarlo?  >>.
Andrea si trattenne a stento dal desiderio di girare sui tacchi ed andarsene e dallo sbuffare spazientita.
Non poter vedere i suoi fratelli era un conto, sopportare Giacomo, poteva farlo, ma temette che sorridere come una stupida davanti a MArco le sarebbe costato troppo.
-  ... Ma ce la farò ... Maledizione! Dovrà pur finire questa giornata, no?  ... -.
Il pranzo fù assolutamente perfetto, le lasagne erano ottime, esattamente come lei le ricordava e come non era mai riuscita a prepararle, l' arrosto era rosato al punto giusto, le patate dorate a puntino ...
E poi dolci, torrone, panettoni e pandori, la frutta secca e il caffè che aveva invaso l' aria con il suo aroma deciso deliziandola.
Il pensiero volò ai ragazzi, e più precisamente a quell' odore di caffè un po' bruciacchiato che aleggiava per la cucina quando a prepararlo era Bill.
Quel ragazzo e i fornelli non andavano decisamente daccordo.
Sorrise mentre sua madre le porgeva un elegante minuscola brocca d' argento con il latte.
<<  No mamma, grazie, lo bevo così  >>.
-  ... In maniera ben differente da come devo bere quello di Bill per annullarne l' effetto tossico ...  -.
Sorrise.
Un sorriso vero per la prima volta in quelle tre ore.
Fabrizio le porse un amaro e lei lo accettò remissiva.
La levataccia mattutina, il freddo berlinese prima e quello di Milano dopo, le ore passate in giro per le strade affollate, cominciavano a far sentire il loro effetto, strordendola un po' e rendendola sonnolenta.
Quando alla fine si decisero a tornare a casa, Andrea quasi non si reggeva in piedi.
<<  Allora a presto cara  >>.

Non le piaceva quando sua madre la chiamava cra, esattamente come chiamava le sue perfette amiche che, sapeva, incontrava ogni giorno per prendere un te elegantemente fasciate in vestiti di classe.
<<  A presto mamma  >>.
Tutto come di rito.
Sapeva che non sarebbe stato poi così presto, e le dispiaque.
-  ... Ti voglio bene mamma, ma non posso condividere le tue scelte ...  -.
La fissava così intensamente, in quegli occhi grigi così simili ai suoi eppure diversi, più ... Stanchi, forse.
O rassegnati.
La donna la strinse a sè.
<<  Non devi seguire il mio esempio ... Non è quello che voglio ... Tu sei nata libera, come tuo padre ... Devi vivere come meglio credi ... Nella maniera giusta per te ...  >>.
Andrea rimase per un istante senza fiato.
Quella frase sussurrata solo per lei da sua madre l' aveva stravolta e sapeva che non l' avrebbe abbandonata per molto, molto tempo.
Si scostò da sua madre.
<<  Grazie mamma ... Di tutto ... Ti voglio bene  >>.
Un sorriso, le solite frasi e strette di mano di circostanza, poi la porta lucida si richiuse alle sue spalle e con Fabrizio si diressero a casa.

Il suo piccolo appartamento era perfettamente in ordine e lei, dopo aver chiesto a Fabrizio se aveva intenzione di uscire di nuovo, decise di stendersi a letto e dormire qualche ora.
<<  Vai pure ... Ti chiamo io più tardi ... Hai un' aria terribilmente stanca ...  >>.
<<  E lo sono ... Ma è stata una bella giornata, grazie ...  >>.
Si era sentita quasi in dovere di dirgliele quelle parole, dopotutto.
Mentre stava stesa tra le sue lenzuola, mentre aspettava che il sonno facesse calare le sue palpebre, con la consapevolezza che non avrebbe dovuto attendere poi molto, il dormiveglia le regalò, infido, immagini di altri Natali, di altri pranzi con la sua famiglia, di altre fredde apparenze, di altri falsi sorrisi cortesi e vuoti.
Provò un moto di dolore e, prima di cedere del tutto al sonno, una lacrima scivolò dai suoi occhi.
Non era particolarmente triste o dispiaciuta, alla fine aveva fatto l' abitudine a quelle perfette, vuote giornate, eppure ...
Eppure avrebbe desiderato qualcosa di differente, qualcosa che forse non riusciva nemmeno ad immaginare, non avendolo mai vissuto.
C' era una sottile inquietudine in lei ed insoddisfazione.

Erano le nove passate quando sentì il peso di Fabrizio piegare il materasso.
<<  Ehy, piccola ... Ti va di svegliarti?  >>.
Le mani del ragazzo non la stavano semplicemente scuotendo per risvegliarla, ma la stavano accarezzando in maniera piuttosto chiara ed evidente.
Sesso.
Voleva fare sesso con lei.
Andrea, ormai sveglia e ben consapevole di quella richiesta, tenne gli occhi chiusi ancora qualche minuto, cercando di ignorare quella palese richiesta e concentrandosi sui suoi pensieri.
-  ... Andiamo Andrea! Passerai con lui altri tre giorni ... Se non sarà oggi sarà domani ...  -.
Ma non ne aveva voglia.
Non si sentiva dell' umore adatto.
Decise di affrontare la situazione e dirglielo.
Si sedette sul letto, soffocando uno sbadiglio, rendendosi conto che era ancora vestita, occhieggiando le scarpe accanto al letto e la valigia ancora intatta vicino alla porta.
<<  Fabry ... per favore, possiamo ... Possiamo rimandare? Non me la sento, adesso ...  >>.
L' espressione del ragazzo si fece dura.
<<  Non te la senti adesso  >>.
Disse freddo.
<<  E, sentiamo, quando te la sentiresti? Domani? O magari il giorno dopo? ...  >>.
La voce si faceva sempre più alta e dura parola dopo parola.
Non le permise di rispondere.
<<  Ti ho lasciata fare quello che volevi, ti ho permesso di seguire i tuoi puerili sogni, di partire per mesi, di lavorare per quei quatro ragazzini idioti ... E tu! Adesso mi vieni a dire che non te la senti? ...  >>.
Le sputò in faccia velenoso, urlando.
Andrea era allibita, non si sarebbe mai aspettata una simile reazione dal suo sempre misurato fidanzato.
-  ... Come può mutare un uomo il sesso ...  -.
Pensò ironicamente tra sè e sè, ma la rabbia stava salendo e lei non riusciva a frenarla.
Lui l' aveva bruscamente afferrata per un braccio e l' aveva trascinata addosso a sè, bloccandola contro il suo petto, tra le sue braccia forti, mentre la sua bocca le lambiva con foga la pelle, il respiro affannato e caldo su di lei.
<<  Forse stare con quei quattro frocetti ti ha fatto dimenticare come è fatto un uomo! ... Forse loro saranno anche dei palloni gonfiati che si vantano di scopate mai fatte o che si accontentano di essere dei perfetti nessuno, ma io non uso il rimmel e il rossetto come quel finocchio! Sappilo!  >>.
Il rumore sordo di uno schiaffo, forte, in pieno viso dell' uomo che ora la guardava incredulo.
La furia aveva preso il posto della sonnolenza che fino a poco prima la aveva resa inerme ed indifesa.
<<  Vaffanculo! Sei solo un essere meschino ... Un idiota! Ecco cosa sei! Che cazzo ne sai tu di loro? Chi ti da il permesso di giudicarli e offenderli?  >>.
Si stava alzando ed infilando rabbiodsamente gli stivali.
Poi si parò di fronte al ragazzo, gli occhi erano di fuoco e la rabbia invadeva ogni fibra del suo corpo.
<<  Tom, quello che tu definisci uno sbruffone ciarlatano, è un bravo ragazzo, Georg e Gustav sono due delle persone migliori che io abbia mai conosciuto, e Bill ... No, tu non gli assomigli affatto, per tua e mia sfortuna! Sei solo un perbenista del cazzo che giudica senza sapere proprio un fottuto nulla! Loro sono delle persone meravigliose e dei professionisti! E tu non vali un' unghia di quei ragazzi! ... Non riesci nemmeno ad avere rispetto per la donna che dici di amare, ma della quale in realtà ti è mancata solo il suo essere remissiva ad ogni tua parola! fanculo fabrizio! Io me ne vado!  >>.
E detto questo, prese il suo cappotto ed il suo trolley, aprì la porta e se la richiuse violentemente alle spalle, facendone rimbomabre il rumore nella tromba delle scale.
Una mano forrte le afferrò un braccio, facendole male, costringendola a voltarsi ancora indietro.
<<  Tu non vai da nessuna parte! Fermati immediatamente!  >>.
Fabrizio le aveva urlato.
<<  Lasciami andare immediatamente! Tu non hai alcun diritto su di me!  >>.
<<  Certo che ce li ho! Tu sei mia! MIA hai capito?!?  >>.
Stavano urlando entrambi e l' eco di quelle parole rimbomabavano sui muri ferendola, ma non fece in tempo a rispondere.
<<  Che diamine sta succedendo qui? Sapete che ore sono?  >>.
Dalle scale era apparsa la loro vicina che li osservava con aria truce.
<<  Devo chiamare i carabinieri?  >>.
Andrea non resse un istante di più.
<<  Guardi, faccia quello che le pare! Non me ne potrebbe fregare di meno, sa? Io me ne stavo andando!  >>.
E detto questo liberò il braccio con uno strattone dalla presa di Fabrizio, lasciandolo da solo a giustificarsi con quella megera e uscendo da quel portone, finalmente libera di tornare a Berlino.
Il freddo le pungeva il viso, come la neve che stava iniziando a cadere, ma presto sarebbe stata su un tassì e poi su un aereo.

Non aveva mai amato molto viaggiare in aereo, dati i disagi che le procurava, ma mai come in quel momento desiderò esservi a bordo, mentre si allontanava di lì.



Era il 25 Dicembre, Berlino era freddissima, la neve ai lati delle strade era alta, un vento gelido le scompigliava i capelli e le faceva bruciare la pelle e sperò che i piccoli fiocchi di neve che stavano cadendo rimanessero tali.
Battè i piedi, sfregandosi le mani coperte dai guanti ma ugualmente intirizzite.
Aveva maledettamente freddo.
Maledisse in silenzio quel tempo da lupi, ma poi sorrise.
Berlino le era mancata.
Molto più di quanto le fosse mai mancata Milano.
Era leggermente stupita ma contenta di averne sentito la mancanza e di essere così contenta di essere tornata.
Si guardò attorno e fece cenno ad un taxi di fermarsi.
Aiutata dall' uomo, stranamente cortese in quel giorno di festa che avrebbe potuto passare in famiglia invece di essere lì, caricò i suoi pochi bagagli sulla macchina e si accomodò all' interno del caldo abitacolo.
Si rilassò dando l' indirizzo all' uomo.
Non quello preciso della villa occupata dai ragazzi, certo, ma quello di una strada poco distante.
Osservava il paesaggio scivolare non troppo veloce a causa del maltempo, ma non se la prese.
Si godeva ogni scorcio di Berlino che passava al di là del vetro.
I marciapiedi ancora festosi, la gente che passeggiava, nonostante le poco favorevoli condizioni climatiche, i negozi dalle vetrine scintillanti e, in seguito, la zona più in, un po' periferica, ma elegante e tranquilla, circondata da un bel po' di verde che rendeva il tutto ancora più gradevole.
<< Il suo fidanzato la tratta come una principessa a quanto pare! >>
 Esclamò l' uomo al volante con un sorriso, notando l' eleganza delle case che si affacciavano sulla via.
Andrea sobbalzò ed arrossì lievemente a quelle parole.
- Il mio ragazzo?... I miei quattro ragazzi... Non credo mi avrebbe in grande considerazione se gli rispondessi così... - Sorrise.
Era contenta e nemmeno quell' intrusione nella sua vita da parte di uno sconociuto le avrebbe guastato la giornata. <<  Bhè...  >>.  Decise di rispondere
<<  In realtà non si tratta del mio ragazzo ... Io qui ci lavoro ...  >>.
<<  Oh, mi scusi! Sono stato inopportuno ...  >> Disse l' uomo in evidente imbarazzo.
<<  Non si preoccupi ... Del resto capisco che, vedendomi, nessuno penserebbe che io abiti in questa zona di Berlino ... >>. Sorrise lei.
<<  E perchè mai? E' giovane, certo e lo stile è quello dei ragazzi di oggi ... Sa, ho due figli adolescenti, ma, mi creda, non era questo quello che intendevo ... Una ragazza come lei meriterebbe davvero di avere un fidanzato che la tratti come una principessa, mi creda  >>.
E dicendo questo la aveva osservata arrossire appena per il complimento dallo specchietto retrovisore, con un sorriso negli occhi scuri, e sul volto, nascosto da due grossi baffi brizzolati.
Non appena giunti all' indirizzo dato dalla ragazza, scesero e l' uomo la aiutò a scaricare il suo trolley.
Andrea pagò lasciando all' uomo una generosa mancia, con un sorriso.
<<  Signorina, mi scusi, ma è davvero troppo! Io non posso certo accettare ...  >> .
<<  Li prenda, la prego ... E' Santo Stefano, lei sta lavorando invece di essere a casa con i suoi figli ed è stato davvero gentile con me ... E' davvero raro e gradevole incontrare persone come lei, che ti fanno sentire un po' ... Una principessa. Non ho un ragazzo che lo abbia mai fatto. Ha provveduto lei! Perciò li accetti con la mia gratitudine e Buone feste a lei ed alla sua famiglia!  >>.
Con il sorriso ancora sulle labbra prese il suo trolley e si avviò verso casa dei ragazzi, agitando la mano in risposta al colpo di clacson del tassista che si allontanava.
Non fece quasi in tempo a raggiungere il cancello e a tirare fuori il maledetto aggeggetto che ne regolava l' apertura e la chiusura, che il suo cellulare suonò, facendole mancare la presa sul piccolo telecomando che finalmente era riuscita a recuperare dal fondo della borsa.
Altra frugata alla ricerca del cellulare ...
<<  Pronto? >>.
<<  Andy!  >>.
Una voce famigliare le giunse all' orecchio come una inaspettata, piacevole ventata di aria tiepida che la scaldò, su quel freddissimo marciapiedi.
<<  Buongiorno David e Buon Natale!  >>.
<<  Me lo hai già detto ieri ...  >>.  Rispose l' uomo divertito.
<<  No, ieri ti ho solo mandato un sms! Comunque ... Cosa volevi?  >>.
L' uomo titubò.
Si sentiva in colpa per quello che stava facendo
<< Ehm... Ecco vedi... Ci sarebbe una grande opportunità per un importante servizio fotografico, ma... Sarebbe domani... E... Mi chiedevo se potessi anticipare il tuo rientro a casa... >>.
Rientro a casa.
Aveva usato PROPRIO quelle parole.
Le aveva chiesto di tornare a CASA, a Berlino.
NON al suo posto di lavoro.
A casa.

Come se casa sua non fosse a Milano, dove era stata per le feste, ma fosse solo un posto che aveva raggiunto per qualche giorno lasciando casa sua, lasciando Berlino.
Per un solo istante Andrea sentì l' irrefrenabile bisogno di piangere, senza capirne nemmeno bene il motivo, sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
<<  Andy? ... So che ti chiedo molto ma qui abbiamo bisogno di te ...  >>.
Un colpo al cuore.
Il secondo nel giro di pochi istanti.
- ... David... - Pensò disperata. - ... Smettila... -.
Si riscosse, ricacciò il magone, aprì gli occhi e rispose tranquilla
<<  Veramente ... Io sono già a Berlino ... Sono davanti a casa dei ragazzi in questo momento ...  >>.
David fu stupito di quella notizia, ma pensò che era perfetto.
<<  Bene! Allora ti passo a prendere e andiamo a recuperare i gemelli ... Ho mandato Ivan a prendere Georg e Gustav, decisamente più ragionevoli seppure seccati dall' imprevisto ... Ma con due Kaulitz che fanno il diavolo a quattro ribadendo, a urli, che loro, cazzo, meritavano di godersi le fottute vacanze, non sarebbe riuscito a venirne a capo e rischiavo di vedermelo tornare a mani vuote da Amburgo ... Con me non hanno scampo ... E poi, adesso ho anche un' arma segreta ...  >>.
<<  Sarei io, David?  >>
Chiese Andrea e David immaginò che quell' aria sorniona che assomigliava un po' a quella di Tom, le fosse apparsa giocosa sul volto.
Quella ragazza non prendeva affatto sul serio il potere che quel sorrisetto e quella espressione potevano potenzialmente avere.
-  ... E meno male ... - Pensò sospirando.
<<  Sì, saresti esattamente tu ... Passo a prenderti tra ... Una mezz' ora. Ti basta?  >>.
La ragazza chiuse la telefonata dopo aver salutato David.
Aveva mezz' ora. Se la sarebbe fatta bastare.
Corse nella depandance che occupava, si tolse la giacca, corse in bagno, si mise una ridicola cuffietta a proteggere i capelli, si lanciò sotto la doccia dopo aver sparso i vestiti che aveva addosso dalla porta d' entrata fino a quella del bagno.
Ne uscì a tempo di record, gocciolando fino alla porta della camera, recuperò i suoi jeans neri, gli scalda muscoli pelosi rosso fuoco che le aveva regalato Nadia, il maglione a collo alto rosso e nero, leggermente attillato, forse un po' troppo sul seno, che si era regalata.
Poi infilò gli anfibi e corse nuovamente in bagno a rifare il trucco.
Leggero.
Lucidalabbra color ciliegia, un' ombra scura all' angolo esterno dell' occhio e l' irrinunciabile mascara.
Non voleva presentarsi a casa della madre di Bill e Tom con il suo solito "look da relax", cioè quello che utilizzava quando non lavorava.
In effetti non stava lavorando, ma quell' incontro la rendeva tesa peggio di qualsiasi intervista tv che avesse affrontato fin' ora.
Si fermò i capelli in una coda morbida che le ricadeva sulle spalle, per tenerli un po' in ordine e con soli cinque minuti di ritardo, cosa alquanto miracolosa, si ritrovò seduta accanto a David che guidava con aria sicura fissando la strada, dopo aver approvato con uno sguardo positivo il suo look.
Proseguirono in silenzio dopo che Andrea ebbe scoccato uno sguardo torvo al manager che si era permesso di fare un commento allusivo sui suoi scaldamuscoli pelosi ...
<<  Non potevano che essere un regalo di Nadia ...  >> Aveva esclamato con un sorriso.
Lei adesso guardava fuori dal finestrino.
Erano le nove del mattino e sarebbero arrivati in meno di mezz' ora.
Strinse convulsamente i guanti tra le dita.
David lo notò, ma pensò che non c' era da preoccuparsi.
Non ancora.
<<  Dai  >> Le disse David.
<<  Non essere così tesa! Faremo un bel regalo di Natale ai gemelli, sono proprio un perfetto Babbo Natale!  >>. << Certo >> Rispose lei lugubre.
<<  Li vuoi portare via da casa il 25 di Dicembre, per lavoro ...  Sai che bel regalo ... Io non sarei poi così convinta che il mio regalo sia gradito ...  >>.
Il manager la osservò con la coda dell' occhio.
Lui invece era convinto che i ragazzi sarebbero stati contenti della sorpresa che portava con sè.
Aveva deciso di non avvisarli del suo arrivo nè tantomeno della prsenza di Andrea.
Per rendere la sorpresa ancora maggiore, ma soprattutto per evitare di sentire le loro lamentele già prima di partire da Berlino.
Messi davanti al fatto compiuto, ed al sorriso della ragazza, sarebbero capitolati diminuendo la portata dei lamenti e dei capricci per il torto subito.

Arrivati davanti alla villetta Kaulitz/Trumper, Andrea sgranò gli occhi vedendo che David aveva  un telecomando per aprire il cancello di una casa che non era la sua.
<<  I ragazzi e Simone pensavano che, nel caso fossi dovuto venire qui e loro non ci fossero stati in casa, sarebbe stato più comodo e meno vistoso se avessi posteggiato all' interno del giardino  >>.
La ragazza accennò un assenso in risposta e iniziò a slacciarsi la cintura di sicurezza.
Erano arrivati, David fermò la macchina con un gesto fluido e scese ad aprire galantemente la portiera della ragazza con un grande sorriso.
Lei dubitò delle buone intenzioni dell' uomo ed iniziò a sentirsi "sfruttata".
Sorrise.
 Non le dispiaceva poi molto e, in effetti, capiva che David volesse utilizzare tutte le armi possibili a sua disposizione per arginare le, assolutamente scontate, lamentele dei due Kaulitz offesi e vilipesi.

Un trillo poderoso.
Erano le nove e mezza e David aveva deciso di presentarsi in quel modo decisamente invasivo.
Andrea credeva che non fosse quello migliore, ma rimase alle spalle del manager, come lui le aveva chiesto.
L' uomo sapeva che la tradizione dello scambio dei ragali in casa Kaulitz/Trumper era l' unica occasione che riusciva a tirare giù dal letto quei due scapestrati senza fargli emettere un lamento.
Infatti poco dopo, una bella signora sui quaranta anni, con un aspetto ed un sorriso giovani e sereno di chi sapeva tutto, li accolse in silenzio.
-  ... Almeno lei la ha avvertita ...  -.
Pensò Andrea senza sapere in realtà dove guardare o come presentarsi, ma osservando la bella donna, notando una vollta di più quanto i gemelli le assomigliassero.
David nel frattempo si era scostato per permettere alla donna di intravedere quella più giovane alle sue spalle che le tese, titubante ed imbarazzata, una mano senza guardarla negli occhi.
Questo fece corrugare la fronte a Simone.
Preferiva le persone dirette.
Ma, forse, quella ragazza era solo timida, seppure ormai lavorasse con i ragazzi da quattro mesi e mezzo.
David aveva chiesto se potevano entrare e, ad un cenno affermativo della donna, condusse Andrea nell' ampio, caldo salotto, seguendo le voci di quei due scalmanati dei suoi ragazzi.
La risata bassa e stranamente, totalmente spontanea di Tom, come lei non credeva di averla mai sentita, e quella cristallina di Bill si fondevano in una gradevole melodia che la colpì.
Come la colpì quello che si presentò ai suoi occhi poco dopo.

Tom, in boxer e maglietta, stava stravaccato sul divano, le treccine nere libere da qualsiasi impedimento, che si posavano sulle sue spalle,  e si faceva tirare i pacchi regalo da Bill, che indossava dei comodi pantaloni rossi di una tuta e una magliettina attillata, nera e stava seduto a gambe incrociate, quasi sommerso dalla carta colorata, ai piedi di un grande abete decorato, rigorosamente vero e profumato di resina, tendendo le lunghe braccia verso i pacchetti al di fuori del suo raggio di azione.
<<  Bill!  >> La voce allegra di un uomo giunse, assieme ad un delizioso ed invitante profumo di caffè, dalla soglia della cucina.
<<  Cosa ti fa credere che quei pacchetti siano tutti per voi?  >>.
Il ragazzo alzò su di lui due occhioni gioiosi che spiccavano sul viso pulito e, con un sorriso sulle labbra e nella voce infantile, rispose con il massimo dell' innocenza.
<<  Bhè ... Il fatto che tu e la mamma adoriate viziarci, suppongo ...  >>.
Gordon gli si avvicinò scompigliandogli i capelli già arruffati e poi si sedette accanto a Tom, liberando il divano dalle cartacce strappate e dai nastrini colorati.
<<  Dove è finita vostra madre?  >>.
Chiese l' uomo battendo la mano sulla spalla del ragazzo in un gesto rude e affettuoso,apparentemente rappresentante il limite di affettuosità tra i due uomini.
<<  Hanno suonato ed è andata a vedere chi fosse  >>.
Rispose Bill distratto dall' evidente impegno con il quale stava spacchettando l' ennesimo regalo e dallo scintillio della carta colorata e lucida  che scricchiolava sotto le sue lunghe, impazienti dita.

Andrea non riuscì ad impedirsi di sorridere, nonostante si sentisse maledettamente in imbarazzo.
Un' intrusa in qualcosa di così normale e famigliare.
E pensò che erano passati anni dal suo ultimo Natale che potesse dirsi simile a quello che avave adesso davanti agli occhi.
Anzi, forse, un Natale così, lei, non lo aveva vissuto mai.

<<  Sono qui e ... Non sono sola, ragazzi ...  >>.
 A quelle parole, due paia di curiosi occhi nocciola si alzarono abbandonando le loro attività per fissarsi in quelli azzurri dell' ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere quel giorno.
Il fatto che fosse lì non poteva significare nulla di buono.
Ma prima che uno dei due potesse aprire bocca, David mise le mani avanti e prese la parola.
<<  ... E nemmeno io sono solo ... Mi sono preso il permesso di portarvi un regalo anche io ...  >>.
 E, dicendo questo, si spostò di lato fino a lasciare libero lo sguardo dei ragazzi di posarsi su una imbarazzata Andrea.
Si erano sbagliati.
Erano quegli occhi grigi quelli dell' ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere.
Tom fù il primo a riprendersi dalla sorpresa, si alzò ed andò a salutare la ragazza con un caloroso abbraccio che la mise ulteriormente a disagio.
<<  Tom! Sei in mutande! Questo non era previsto nel mio contratto di lavoro, nemmeno nelle clausole più piccole ... David! Non mi paghi abbastanza!  >>.
La risata sonora di Gordon risuonò nella stanza, seguita da quella di tutti gli altri, compresa quella di Tom e quella, appena un po' imbarazzata, di Bill.
Il ragazzo si era alzato, togliendosi dal collo i nastrini che vi aveva appeso, maledicendo le enormi, calde pantofolone a forma di orsetto con tanto di cappellino natalizio sulla testa pelosa, che sua madre gli aveva appena regalato e che lui aveva subito indossato con entusiasmo trovandole carinissime e comode.
Il tutto completato dal fatto che era struccato, con dei pantaloni informi, una vecchia maglietta e spettinato.
Neanche questo era nel contratto, nemmeno in quello tacito che avevano stipulato i quattro ragazzi con lei.
Lo stesso si stava dirigendo verso la ragazza sorridendo.
-  Fai buon viso a cattivo gioco ... Se c'è una cosa che ho imparato con i Tokio Hotel è proprio questa ...  -.
<<  Ciao Andy! Dammi la giacca, la vado ad appendere  >>.
Non la aveva abbracciata.
Ma lei si accontentò di quel sorriso gentile e un po' imbarazzato, ringraziando il cielo che non lo avesse fatto.
Gli porse la giacca.
<<  Ma guarda che figlio degenere che mi ritrovo! In casa, per fargli andare a mettere fuori la spazzatura, lo devo pregare e poi scopro che è così servizievole!  >>.
Andrea si lasciò sfuggire una breve risata e Bill, per coprire l' imbarazzo che sentiva crescergli dentro, si avvicinò alla madre, le posò un bacio sulla guancia e le disse
<<  Bhè, la mia mamma mi ha insegnato che bisogna essere gentili con gli ospiti ... E magari invitarli ad entrare ...  >>.
<<  Certo! Che stupida! Accomodati Dave, Andrea ... Giusto? Accomodatevi, stavamo per fare colazione, ma c'è talmente tanta roba che basta per un reggimento! Prego sedetevi ... Avete già fatto colazione? ...  >>.
Disse Simone dirigendosi alla tavola della sala per aggiungere due posti e andando poi in cucina diverse volte per portare in tavola tutto quello che aveva preparato.
Andrea rimase basita.
<<  Ehhh sì. La mamma ci mette all' ingrasso ogni volta che veniamo a casa! Bill impiega due giorni per metabolizzare il tutto ... E questo è strano data la sua ben nota voracità!  >>.
<<  Scemo!  >>.

Esclamò il fratello, spostando la sedia per Andrea permettendole di prendere posto accanto a David e di fronte a loro due.
Gordon e Simone erano ai capi opposti del tavolo.
Una volta seduti e con una calda tazza di caffè fumante davanti, Simone si rivolse direttamente alla ragazza.
<<  Pensavo che anche tu fossi in vacanza ... Tom mi ha detto che eri tornata in Italia dal tuo ragazzo ...  >>.
Poi si morse la lingua.
Assomigliava davvero molto ai suoi figli.
<<  Spero che non te ne dispiaccia, ma Tom e Bill mi hanno parlato un po' di te in toni decisamente entusiasti, del tuo lavoro con loro ... Si trovano bene con te sai?  >>.
Andrea non riusciva a smettere di sorridere, e cominciava a sentirsi una perfetta idiota con una semiparesi.
<<  Nessun problema, non si preoccupi ... Mi fa paicere che lavorino bene con me ... Io, a dire il vero, qualche lamentela da fare ce l' avrei ma ho deciso di segnarmi tutto su un bel foglio e di presentare il conto a David alla scadenza del mio contratto, come extra ...  >>. Risero.
<<  Ma come?!? Questi due ti creano delle difficoltà e devo essere io a pagare?!?  >>.
Volse uno sguardo afflitto sulla sua fetta di dolce al cioccolato.
<<  Ehhh ... Cara la mia sacher ... La vita è dura con i giovani d' oggi ...  >>.
L' ennesima risata si alzò dalla tavolata, poi Simone si rivolse nuovamente alla ragazza.
<<  Sembri molto giovane e hai già una laurea, un lavoro, ed un ragazzo con il quale convivi ... In Italia fate in fretta ...  >>. Sorrise.
<<  No, anzi ... In italia c'è il più alto numero di giovani che vivono in casa d' Europa, se non sbaglio, ma io ho sempre sentito dentro una spinta al cambiamento ... E non appena mi si è presentata l' occasione me ne sono andata di casa ... Così è stato anche per il mio ragazzo ... Ci siamo ritrovati dopo un bel po' di anni e abbiamo deciso di provare ... Come per il mio lavoro ... Mi è capitato di sbagliare, ma tendo a prendere delle decisioni in base al momento ...  >>.
 <<  Come quella di tornare a casa prima, di rientrare a Berlino prima della fine delle vacanze?  >>. Chiese David. Bill tese le orecchie, continuando ad impegnarsi nel far sparire la torta dal suo piatto.
In effetti non ci aveva pensato.
Andrea sarebbe dovuta rientrare solo due giorni dopo.
Invece era lì, in casa di sua madre a fare colazione con loro per giunta.
<<  Bhè ...  >>. Rispose la ragazza un po' a disagio, fulminando David con lo sguardo.
<<  Fabrizio doveva tornare al lavoro ed io ne ho approfittato per tornare un po' prima al mio, di lavoro  >>.
Aveva mentito.
Ma cos' altro poteva fare?
Raccontare a tutti che quello appena passato era stato il peggiore dei suoi Natali?
Che la litigata che aveva avuto la sera precedente col suo ragazzo era stata sentita da tutto il condominio?
Che erano volate parola dure, che ancora non era riuscita del tutto a mandar giù?
No.
Non poteva farlo.
Nè voleva.
Quell' atmosfera era troppo gradevole e rilassante, adesso, perchè lei potesse desiderare rovinarla.
<<  Non deve essere semplice mantenere una relazione a distanza  >>.
Questa volta era stato Gordon a parlare.
Bill si morse la lingua.
Non bastava sua madre ad impicciarsi di quell' argomento?
Ma lo stesso attese la risposta della ragazza.
Da quando lavorava per i Tokio Hotel, Andrea aveva imparato ad essere ancora più diplomatica del solito e rispose serena.
<<  No, non lo è, ma ci si prova. Finchè ne vale la pena si deve provare. E poi i ragazzi sono stati gentili e lo hanno invitato a restare la sera del mio compleanno quando si è presentato alla mia festa di compleanno ... Insomma, ci sono degli alti e bassi, come per ogni cosa, ma si tira avanti nel miglior modo possibile  >>.
<<  Che sarebbe quello di stare lontani, troppo presi dai vostri rispettivi lavori? I giovani di oggi sono da invidiare ... Quanti anni hai?  >> Chiese Simone.
<<  24 compiuti da non molto ... >>. Simone sorrise.
<<  Io alla tua età avevo avuto da poco questi due cicloni che mi avrebbero impegnata come nemmeno potevo lontanamente immaginare, e l' idea di girare il mondo per lavoro non mi sfiorava neppure, nè lo aveva mai fatto prima ...  >>.
<<  Mammaaaaaa ... ! I tempi sono cambiati, i ragazzi anche! C'è altro nella vita oltre ad una relazione di coppia serena e stabile o apparentemente tale!  >>.
Quelle parole erano uscite di getto dalla bocca di Bill, quasi a voler allontanare quell' immagine di serenità familiare che sua madre aveva appena dipinto e che poteva apparire allettante agli occhi della giovane donna che gli sedeva di fronte.
E se fosse stato così ...
Bhè, lei li avrebbe lasciati, avrebbe mollato il suo lavoro per correre in Italia dal suo ragazzo, chiudersi in casa con lui e restarci per il resto della sua vita, mettendo al mondo un sacco di ragazzini che avrebbero avuto i capelli con i boccoli e gli occhi azzurro intenso del padre ...
Non voleva nemmeno pensarci.
E non perchè a lui importasse qualcosa ...
- ... Si rovinerebbe ogni opportunità di una brillante carriera! ... -.
Simone si era zittita alle parole improvvise del figlio e anche tutti gli altri che adesso lo osservavano leggermente stupiti.
Gli occhi di Tom erano ridotti a due fessure scintillanti.
 - ... Possibile che Bill...? Naaaa... Non mi sembra il suo tipo ... Oppure ... -.
Ma quella domanda sembrava apparentemente decisa a non trovare una rispostra chiara e definitiva.
Tutti troppo concentrati sui loro personali pensieri si lasciarono sfuggire la frase della ragazza in risposta a Bill.
<<  Sì ... C'è altro ... Ma non sarebbe male se ci fosse anche quella ...  >>.
Un sussurro.
Che David captò appena, ma abbastanza da sapere inconsciamente che, prima o poi, quel sussurro sarebbe tornato a fargli visita.
Al momento si accontentò di cambiare argomento.

A beneficio di tutti.
Soprattutto suo.
<<  Adesso che Simone ci ha rifocillati, possiamo venire al nodo della situazione ... Domani avete un servizio fotografico piuttosto importante, con Cosmopolitan. Già Vanity Fair aveva voluto fare un servizio solo con Bill ... Questa volta è stato richiesto tutto il gruppo e questo credo che sia un' ottimo passo avanti, per tutti. Quindi ho accettato. Non potevo fare altrimenti. E' per questo che sono qui. Per riportarvi tutti a casa e preparaci per domani. Georg e Gustav sono stati prelevati da Ivan ...  >>.
<<  Mentre a noi è toccato l' onore di essere prelevati direttamente dal manager con la scorta ... >> Ghignò Tom.
<<  Sai bene che avreste fatto impazzire quel pover' uomo di Ivan, Tom ... >> Sospirò David.
<<  Sì, lo so  >> Rispose semplicemente Tom.
<<  Bene ... A quanto pare non ci resta che andare a fare le valige no?  >>.
Per la seconda volta, gli sguardi di tutti si posarono su Bill.
Non si era lamentato, non aveva fatto capricci nè si era impuntato.
Aveva deciso, del tutto autonommente, di collaborare.
<<  E' inutile che mi guardiate tutti così ... So riconoscere anche io un' opportunità di lavoro, cosa pensate? Dai Tom! Schiodati dalla sedia e vieni di sopra a fare i bagagli!  >>.
Disse Bill compunto, dando una manata sulla nuca del fratello che stava tentando di soffocare il ghigno malefico che gli era salito alle labbra.
Esplose in una risata contagiosa .
<<  TU!?!? Che "riconosci un' opportunità di lavoro"?!?  >>.
Disse facendogli il verso e continuando a ridere.
Gli altri commensali li sentirono bisticciare su per le scale, fino a quando la porta della loro stanza non si chiuse alle spalle.
A quel punto Andrea si alzò seguendo la donna che stava iniziando a sparecchiare la tavola.
<<  Posso aiutarla?  >>.
<<  Puoi darmi del tu, se vuoi, e poi sei ospite  >>.
Le rispose Simone con un sorriso.
<<  Mi farebbe piacere darle ... Darti una mano, penso sia meglio lasciare che gli uomini parlino un po' fra di loro ... In quanto a Bill e Tom ... Non oso immaginare il caos che dovranno cercare di far entrare nelle valige ... Se aiuto in cucina non potranno chiedermi di aiutarli con i bagagli ...  >>. Rise la ragazza in risposta.
<< Non è nel tuo contratto?  >> Chiese la donna adottando subito quel regime scherzoso.
<< No, in effetti, ma capita di dover fare un po' di tutto ... Lavoro con i ragazzi da un po' e ho imparato che centra molto poco il contratto e molto il rapporto di complicità che si crea tra loro ed i loro collaboratori, specie con quelli più stretti ... Lo faccio volentieri ... Ma se posso avere una scusa per evitare i preparativi per una partenza, ne approfitto volentieri ...  >>. Rispose ancora la ragazza.
<< Va bene allora! Ti capisco. Quei due riescono ad arrivare con una valigia e a ripartire con tre, specialmente Bill ... Vieni, portiamo questa roba in cucina, allora ... Sono contenta che il tuo contratto da interprete non ti abbia impedito di approfondire i rapporti con tutti loro ...  >>.
Disse la donna mentre riponeva tazze e posate nella lavastoviglie.
<<  E come avrebbe potuto? Cerco sempre, come è giusto che sia, di mantenere un contegno adatto ad una dipendente e direi che, nei limiti, ci riesco anche abbastanza bene, ma ... Prima di essere l' interprete dei Tokio Hotel sono una loro fan ... Credo che questo lavoro faccia più piacere a me che non a loro ... >>
Rispose Andrea, imbarazzata dall' aver fatto quella confessione alla madre di due dei suoi datori di lavoro.
<<  Io non ne sarei così sicura ... Ho parlato con Bill e Tom e anche con Gustav e Georg ... Sono tutti entusiasti del tuo lavoro e del bel rapporto ce si è creato tra di voi ... E sembri andare particolarmente daccordo anche con David ... Sembra sempre tranquillo, ma credimi, è un giudice severo ed imparziale quando si tratta dei ragazzi e dei loro collaboratori ... Se non fosse stato così non sarei stata mai abbastanza tranquilla nell' affidargli i miei figli sin da giovanissimi ... >>.
Sì, Andrea non faticava affatto a crederlo.
Sapeva quanto impegno e attenzione e serietà David impiegasse per quei ragazzi.

Alla fine Tom e Bill, battibeccando per un cappellino sparito e un mascara svanito apparentemente nel nulla, scesero le scale trascinandosi dietro una moltitudine di borse e valige.
<<  Riusciremo a farle stare tutte in macchina, David?  >>.
Chiese Andrea con aria scettica.
L' uomo rivolse un' occhiataccia ai ragazzi.
<<  Al massimo leghiamo queste due pertiche sul portapacchi  >>.
Si salutarono così, ridendo e abbracciandosi.
<<  Mi raccomando fate i bravi ... Tom, cerca di non fare ammattire David, comportati bene e dagli retta ... E cerca di non girare mezzo nudo, se ti riesce ... Lavora per voi ma Andrea è pur sempre una signorina ... >>.
Disse ridendo Simone abbracciando il ragazzo, mezzo soffocandolo.
<<  Uf f... Si mamma, non ti prometto nulla di certo, ma ci proverò!  >>.
Poi prese il viso della madre tra le mani grandi, le sorrise ed Andrea rimase incantata a fissarlo.
Non aveva mai visto sorridere Tom in quel modo.
Fù il turno di Bill.
<<  Bibi, mi raccomando ... Vale lo stesso discorso che ho fatto a Tom ... >>.
<<  Mamma! Io sono il gemello buono ... Non faccio arrabbiare Dave ... >>.
Un rapido voltarsi di scatto del manager ed uno sguardo truce gli strapparono uno sbuffo contrariato ma sorridente. <<  Uff! Ok ... Ogni tanto lo faccio arrabbiare ... Ma, di sicuro, IO non giro in mutande!  >>. Esclamò.
<<  E questo mi rende orgogliosa di te cucciolo!  >>.
Lo prese in giro la madre tirandogli affettuosamente una ciocca di capelli corvini, poi lo strinse forte.
<<  Bill ... Le cose devono venire da sè ... Certo, ti è stato insegnato ad impegnarti, a lavorare e lottare per raggiungere i tuoi obbiettivi ma ... Certe cose non possono essere indotte ... Devono nascere e crescere libere da compromessi o forzature ...  >>.
La donna gli aveva sussurrato quella frase all' orecchio, solo per lui e adesso Bill la stava fissando con occhi grandi e incerti.
Cosa stava cercando di dirgli sua madre?
Ma lo sguardo sereno di Simone gli fece capire che aveva detto tutto ciò che doveva.
La strinse a sè.
<<  Daccordo ... Ciao mamma, ti chiamo pesto ok?  >>.
<<  Sì, presto cucciolo, mi raccomando, non farmi stare in pensiero ... E poi lo sai che devi tenermi aggiornata sui guai che combina Tom .. .>>. Gli rispose la madre.
<<  Ecco chi è che fa la spia alla mamma! Ed io che credevo che fosse David! No! Mio fratello! Il sangue del mio sangue! Infido! Traditore!  >>.
Aveva esclamato Tom captando l' ultima frase della madre e adesso stava bisticciando nuovamente con Bill sotto lo sguardo attento e divertito degli altri.
Quello di David però era anche un po' ansioso di arrivare a casa.
Andrea lo notò e andò a recuperare i gemelli.
<<  Sembrate due bambini scemi  >> Gli disse afferrandoli delicatamente per le orecchie.
I due presero la palla al balzo per fare un po' di scena, si piegarono verso la ragazza lamentandosi.
<< AHIA! Ci stai staccando le orecchie!  >>.
<<  Per quello che le usate, vi sto facendo solo che un favore! >>. Li volse verso Simone.
<<  Salutate la mamma ...  >>.
<<  Ciao ma! >>. Un' unica voce. Li volse verso Gordon.
<<  Salutate Gordon ...  >>.
<<  Ciao Gordon  >> In coro.
<< E adesso in macchina senza fare storie ... Rischiamo di trovare traffico ... Sbrigatevi ... E, no ... Davanti ci sto io così eviteremo altri bisticci stupidi! >>.
Chiuse la portiera in faccia a due falsamente scocciati ragazzi dopo che si furono seduti ed allacciati le cinture, poi si avvicinò a Gordon, gli strinse la mano.
<<  Grazie di tutto ... E' stato un vero piacere conoscervi  >>.
<<  Lo è stato anche per noi  >>.
Le rispose l' uomo con un sorriso divertito davanti al piglio deciso della ragazza con quei due delinquenti.
Poi si volse verso Simone.
<<  Grazie della colazione e della chiacchierata, è stato ... >>. Ma non terminò la frase.
La donna la avvolse in un grande abbraccio.
<<  Il piacere è stato mio ... Adesso sono anche più tranquilla nel saperti in aiuto a David con quei due! ... E, Nic ... Quando abbiamo parlato del fatto di viaggiare e dell' avere una relazione stabile ... Insomma, credo che Bill abbia frainteso ... Io volevo dire che ammiro la tua tenacia, il tuo desiderio di renderti indipendente e di voler vedere qualcosa al di là del quotidiano ... Anche perchè, a volte, la felicità si nasconde lontano da casa nostra ... Non importa dove o quanto lontano ... L' importante è saperla riconoscere una volta trovata, permetterle di nascere e crescere, senza rinchiuderla in degli stereotipi che si credono giusti solo per comodità o per paura ...  >>.
Andrea si allontanò dalla donna un po' perplessa, le sorrise incerta e salì in macchina.
Cosa aveva cercato di dirle?
Non lo sapeva.
E non voleva pensarci adesso.
Quelle parole le erano sembrate fin troppo sibilline.
Adesso voleva solo arrivare a casa e vedere Gustav e Georg.
Le erano mancati tanto sebbene non li vedesse da soli tre giorni.
-  ... E quando sarà finito il mio contratto? Quando non avranno più bisogno di me? ... -.
Ma scacciò quel pensiero funesto.
<<  David?  >>.
<<  Mhhh?  >>.
<<  Accellera ... Non vedo l' ora di arrivare a casa  >>.

Il ritrovarsi conle sue due G, fù splendido per Andrea.
Li abbracciò stretti uno alla volta, il suo sorriso era luminoso e si beava di quello dei due ragazzi e delle loro parole. <<  Dave ha obbligato anche te a rientrare prima? Mi dispiace ... Ma con i Tokio Hotel è così ... Una corsa continua!  >> Le stava dicendo Georg.
<<  Ma a me fa piacere! E poi non è stato David ... Fabrizio doveva lavorare ed io sono rientrata prima, tutto qui! >>
<<  E noi siamo contenti che tu lo abbia fatto! Ci sei mancata, intrprete! >>.  
Gustav.
Il suo Pooh ...
Prima o poi gli avrebbe confessato quel nomignolo che gli aveva affettuosamente rifilato.
Al momento si accontentò di sorridergli ed accettare il suo invito a restare per il pranzo.
Chiamarono una pizzeria da asporto e si ritrovarono tutti seduti a terra davanti alla tv, in quella quotidianità che lei aveva imparato ad amare.
I gemelli litigavano per la scelta del film da vedere, Georg si lamentava che, se Bill li avesse obbligati a vedere Labirinth per l' ennesima volta si srebbe suicidato ingoiando una fetta di pizza intera soffocandosi e Gustav cercava di dare un colpo alla botte ed uno al cerchio, consolando Bill e provando a far ragionare Tom.
Lei ...

Lei restava in attesa che le acque si calmassero, osservando dalla grande vetrata del salotto, il giardino ricoperto da quel soffice manto di neve così candida da accecare gli occhi e da rendere pulito e morbidamente perfetto ogni cosa sulla quale lei posasse lo sguardo.
Un sorriso grande sulle labbra, negli occhi e nel cuore, pensando che, al momento giusto, avrebbe potuto avanzare una sua idea e sapendo che, se avesse giocato bene le sue carte, li avrebbe fatti capitolare tutti, meno Gustav che sapeva essere, per indole, già dalla sua parte.
E mentre aspettava che la discussione si esaurisse si godeva quella calda, strana, familiarità che la faceva sentire parte di una vera famiglia, come, forse, non le era mai capitato.


Eccoci qui.
Forse appena un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma è il 25 di Dicembre, quindi sono ancora dentro i tempi che mi ero prefissata.
Chiedo venia per la parte iniziale del capitolo che è nata un po' di corsa alle sei del mattino ed un po' "inaspettata" ...
Spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento! n_____n''
Un Abbraccio a Tutte Voi che seguite questa storia.
Un GRAZIE speciale a chi continua a recensire questo mio "delirio" :

Layla : Sì, Fabrizio è una seccatura grande quanto un erpes che ti spunta fuori proprio quando scopri che avrai l' opportunità di avvicinarti a quel tipo che avevi premurosamente tenuto a distanza per secoli ... X°D
In effetti forse lo ho un po' esagerato (povero ... Se sapesse come lo ho dipinto ... T.T'' ... X°°D!)
Andrea è ancora un po' confusa anche lei ...
Alla fine gettare tutto alle ortiche le sembra un po' prematuro, ammettere di avere tanto atteso e tanto amato qualcuno che forse non era la persona giusta a volte fa un po' male ... T_____T
Per il momento se lo tiene ...
Nadia e David ... Anche io sno contenta per loro! n____n ... Li trovo davvero carinio assieme!
(consolare Tom ... ? Ehhhhh sospira l' autrice tra sè e sè ... *__*)
E Bill ...
Qui si lascia sfuggire una frase di troppo...
Della serie due parole sono troppe una è troppo poco ... Ma con una e mezza non si capisce un accidenti!!!! X°D!
Spero che il capitolo ti sia piaciuo e aspetto di sapere cosa ne pensi (la parte con la madre me la hai un po' "suggerita" tu! grazie n__n)...
Allora a presto con il capitolo di Capodanno!!!! X°D!


Cassandra : so che la tua recensione non c'è, ma so che stai seguendo la storia per cui ...
Vai tranquilla Tesoro ...
Non appena arriverai, io sarò qui ad attenderti!
Un Abbraccio Granede! (del resto la sorpresa più bella me la hai fatta ieri sera! TVTBfI!)

Colgo l' occasione da questo foglio virtuale di augurare a Tutte Voi un Felice Natale, spero davvero che abbiate visti realizzati tutti i Vostri sogni e le Vostre speranze e, per quelle ancora non realizzate, NON SMETTETE MAI DI SOGNARLE E DI CREDERLE!
Gerazie a Tutte!
A presto!

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Capitolo 11
*** Neue Jahr Ist Da ***


Neue Jahr Ist Da Capodanno era giunto così velocemente.
Andrea non aveva mai amato particolarmente quel giorno.
Era tempo di tirare le somme della sua vita, di fare il punto della situazione, di andare a rivedere i buoni propositi dell' anno precedente per scoprire, senza alcuna sorpresa, di non averne mantenuto nemmeno uno, e di preparare la lista, pressochè identica, di quelli che sarebbero stati per l' anno nuovo, sapendo che non li avrebbe mantenuti.

  • Iniziare una nuova dieta.
  • Smettere di fumare.
  • Iniziare ad andare in palestra.
  • Smetterla di perdersi nelle sue fantasie.

In una sola parola : crescere ...
E anche quell' anno non era riuscita a raggiungere nulla di tutto questo.

C' erano stati dei piccoli miglioramenti, però, e lei sorrise.
Non aveva iniziato nessuna dieta ma, sempre parecchio presa dal lavoro e dalle emozioni sempre nuove che le regalava ogni nuovo giorno, aveva smesso di mangiare in continuazione, avvalorando la tesi di Nadia che sosteneva che lei mangiasse perchè fondamentalmente insoddisfatta ...
Ascoltando i borbottii del suo stomaco lei non le aveva mai dato troppa retta, ma era anche vero che ultimamente il cibo non era stata una sua priorità.
In palestra ci era andata qualche volta, con Georg e Gustav.
Si era divertita, anche.
Si era fatta spiegare come funzionavano i vari attrezzi di cui ora non ricordava nemmeno il nome e li aveva provati tutti, faticando anche troppo, per i suoi gusti : detestava sudare.
Ad essere sincera la parte che più le era piaciuta, di quelle ore passate con le sue Due G, era quella in cui lei si sedeva e restava ammirata ad osservare i due ragazzi allenarsi.
I muscoli che guizzavano, i corpi lucidi di sudore ed un sorriso che non le facevano mai mancare.
Quanto li adorava.

Per quello che riguardava il fumo, sapeva essere una battaglia persa.
Non ci sarebbe mai riuscita.
Diventava maledettamente isterica quando non poteva fumare, e questo andava spesso a discapito dei ragazzi, in particolar modo di Tom ...
In genere quando non potevano fumare era perchè si trovavano all'interno di qualche maledetta struttura in cui il fumo era vietato.
Per lei, e per il chitarrista, quelli erano i momenti peggiori, visto che entrambi ne erano abbastanza dipendenti.
Quindi, in quei momenti, era facile che i due si scontrassero per delle sciocchezze finendo con il litigare come due pazzi; bastava una parola detta in malomodo o percepita come tale, bastava uno sguardo storto o una parola poco carina durante un' intervista che lei stava traducendo per farla infuriare una volta giunta nei camerini ...
-  ... Benedetto sia il fumo ... Avremmo corso il rischio di scannarci a quest' ora ...  -.
Pensò adesso la ragazza sorridendo.
Certo, era riuscita a ridurre la quantità di sigarette che consumava, c' erano giorni talmente intensi in cui riusciva a dimenticare di accendersi la sua sacrosanta sigaretta, ma la sera, quando finalmente si rilassava, quella non poteva mancare.

Le sue fantasie ...
Altro punto dolentissimo ...
Era ancora schiava di quella sua parte un po' bambina, non riusciva a farne a meno, non riusciva a mettere a tacere, ad esempio, quel suo lato da fan dei Tokio Hotel che ancora, qualche volta, andava a farsi un giro su EFP, a leggere le storie su quei quattro crucchi ...

Ancora amava perdersi ad osservare il volo di un uccellino, un cucciolo che dormiva, un bambino che giocava ...
Ancora le piaceva perdere qualche ora davanti ai cartoni animati alla tv ...
Ancora le piaceva mangiare cramelle gommose fino a farsi venire la nausea ...
E ancora amava sognare, abbracciata al suo cuscinone morbido, sebbene i suoi sogni avessero ormai preso forma ...
Crescere.
No, non ci era riuscita ma, questa particolare promessa, trovava posto tra i suoi buoni propositi semplicemente perchè lei era convinta che dovesse esserci, non perchè lo desiderasse davvero.
Amava quella parte di sè ancora bambina, le piaceva quel suo, a volte patetico, modo di entusiasmarsi quasi per nulla, non desiderava rinunciarci o, se non altro, non aveva poi tutta questa fretta di farlo.

Adesso osservava quelle righe sullo schermo del suo portatile.
Risaltavano, celesti, sullo sfondo nero del suo blog, quasi come se stessero facendosi beffe di lei.

<<  Tieni ancora un diario virtuale, come le adolescenti?  >>.
La voce di Tom le giunse fastidiosa alle spalle.
<<  Per tua informazione, non credo siano affaracci tuoi, sai?  >>.
Rispose lei, lievemente esasperata; lui era di nuovo entrato nella depandance senza bussare, ciò significava che lei aveva di nuovo dimenticato di chiudere a chiave.
-  ... Altro buon proposito per quest' anno : essere meno distratta ... Non ce la farò mai ...  -.
<<  E poi ... Non tieni un blog anche tu, Tom?  >>. Aggiunse puntigliosa.
<<  Il mio è ad uso e consumo delle fans ... Quindi direi che non possa essere considerato un diario personale ...  >>. Ghignò lui.
Andrea si alterò.
<<  E va bene, va bene! Tengo un diario come le ragazzine, lo riempio con le vostre foto come la più piccola delle vostre fans, ci scrivo quello che mi capita di sognare la notte e ci infilo un sacco di filmati scaricati da YouTube! Sei soddisfatto adesso?  >>.
Aveva strillato, lo sapeva, ma Tom ancora riusciva ad avere il potere di farle saltare i nervi ...
Spesso.

Un qualcosa di piccolo, bianco, sottile ed invitante, le si palesò davanti al naso alla fine della sua sfuriata.
Era nervosa.
<<  Quando ti sei fumata la tua ultima sigaretta?  >>.
La voce sorniona ed accondiscendete di Tom la colse alla sprovvista.
<<  Io ...  >>.
Osservò l' orologio sulla parete, era passato un bel po' di tempo.
Troppo presa dai suoi pensieri non ne aveva accesa alcuna da ormai tre ore, forse.
<<  Grazie ...  >>.
Prese la Marlboro che il ragazzo le stava offrendo e lo invitò a sedersi, porgendogli una lattina di Red Bull.
<<  Allora? Cosa aspetti a cominciare a farti bella per questa notte?  >>.
<<  Tom, sono solo le tre del pomeriggio, e la festa comincia alle nove ... Stai forse alludendo che stia messa talmente male da aver bisogno di sei ore per rendermi presentabile?... Ti ricordo che non ho ancora acceso la sigaretta, potrei essere ancora potenzialmente pericolosa ...  >>.
Tom rise di gusto, quella ragazza non era cambiata di una virgola.
Adesso di anni ne aveva ventiquattro, quattro più di lui, e lavorava per loro da cinque mesi quasi, ormai, eppure riusciva ancora ad imbarazzarsi davanti a lui, davanti a certi argomenti.
-  ... Non sei brutta ragazzina, ma sarà meglio che io non te lo dica ... Chissà cosa potresti pensare ... Però ... Dovresti capirlo ... Magari prima o poi te lo spiattello in faccia ...  -.
Sorrise sornione.
<<  Non intendevo quello e poi non ci sarebbe nulla di male, mio fratello passa delle ore nel bagno, a volte ... Ma mi sembrava di aver capito che Nadia volesse andare dal parrucchiere ...  -.
<<  Bravo scemo, mi hai rovinato la sorpresa ... Ma sei sempre stato così inopportuno, Kaulitz, o hai fatto un corso apposito nel caso avessi incontrato una povera ragazza italiana da torturare?  >>.
<<  Ehhh no, mi dispiace ... Certe doti sono naturali ... O le hai o non le hai ... Ed io, modestamente, le ho! Assieme a molte altre ...  >>.
<<  Tra cui la modestia, vedo ...  >>.
Ironia.
Scherzavano tranquillamente tra di loro, quella pazza della sua amica e Tom.

Andrea sorrise.
Avevano superato entrambi alla grande quel breve periodo di imbarazzo dovuto a quei baci infuocati che si erano scambiati qualche mese prima ed al fatto che adesso la ragazza facesse coppia fissa col manager di lui che adesso sorrideva sornione.
<<  E va bene, va bene... Vi lascio sole, del resto non voglio rovinarmi la sorpresa ... Adieu, Tom va a rilassarsi un po' così da essere in splendida forma alla festa, per le sue DUE povere ragazze italiane! Voglio torturarvi per bene questa notte!  >>.
Sorrise uno di quei rari, luminosi, sinceri sorrisi e sparì oltre il vetro della porta finestra.
<<  E' incredibile quando sorride a quel modo, vero?  >>.
Disse piano Andrea rivolta a Nadia, lo sguardo ancora fisso sulle spalle del ragazzo che si allontanava attraverso il giardino.
<<  Lo fa con poche persone ... Siamo fortunate che quel sorriso fosse rivolto proprio a noi ...  >>.

La rossa si era già voltata, il pensiero rivolto ad un altro sorriso, sebbene quello di Tom era, come aveva detto Andrea, davvero bello, e ad un altro paio di occhi.
Azzurri.
Lo aveva visto poco prima ma già gli mancava.
Rise di sè e spinse la ragazza verso la porta.
<<  Tom aveva agione su una cosa ... Si va dal parrucchiere ... ! Coraggio! E' ora di dare un taglio e un po' di colore a questi ordinari capelli castani ... Del resto io ti conosco meglio di quello che credi, so che ci stai pensando già da un po' ...  >>.
Andrea non dubitava affatto del fatto che Nadia la conoscesse fin troppo bene, ma tagliare i suoi capelli significava quasi abbandonare quell' immagine rassicurante e poco appariscente di sè che da sempre la osservava al di là dello specchio.
Non era certa di essere pronta, sebbene lo avesse desiderato spesso, in quegli ultimi mesi.
Si arrese e seguì Nadia; contraddirla sarebbe stato del tutto inutile.

E così adesso si trovava seduta su una confortevolissima poltroncina in pelle con il capo inclinato all' indietro mentre una giovane ragazza stava mutando il colore dei suoi capelli, con mano delicata.
<<  E' un nero bellissimo ... Vedrai, sono certa che starai benissimo!  >>.
Nadia sembrava entusiasta e continuò a sembrarlo per tutta l' ora successiva mentre lei osservava i suoi capelli quasi sconosciuti con quel nero, che cadevano leggeri a terra e sulla mantellina che indossava.
L' amica aveva chiesto di coprire il grande specchio di fronte a lei, diceva che sarebbe stata una sorpresa.
Andrea ne era sicura.
<<  In effetti non vedrai proprio il taglio che ho pensato per te, dato che per questa notte avrai una pettinitura particolare, ma sono certa che ti piacerà!  >>.
Andrea era abbasstanza ansiosa di vedersi allo specchio.
Ma le fu possibile farlo solo una volta tornate alla depandance, quando, alle otto in punto, David portò alle ragazze due eleganti confezioni contenenti altrettanti abiti da sera.
<<  E' solo un piccolo regalo da parte mia ... Del resto ve lo siete meritate ... Ci vediamo al locale, io ed i ragazzi andremo un po' prima ... A dopo  >>.
L' uomo posò un bacio non troppo breve sulle labbra di Nadia, poi uscì dalla depandance lasciandole sole.

<<  Nadia?  >>.
<<  Sì?  >>.
<< Secondo me è quello giusto ...  >>.
La rossa sorrise appena, rendendosi conto dell' aria vagamente sognante che doveva essersi plesata sul suo viso, poi riprese il controllo su se stessa.
Non poteva certo negare il piacere che quelle parole le donavano ma, in effetti, i dubbi non l' avevano mai del tutto abbandonata.
Stare con David era piacevole e stimolante sotto ogni punto di vista eppure ...
Eppure si rendeva conto che vivere quella storia significava anche mettere in gioco parecchio di sè e c' erano momenti in cui questa cosa la esaltava molto, lui aveva il potere di farla sentire importante e protetta ma anche adulta e responsabile, non più solo di se stessa ma anche di lui ...
Ma c' erano anche momenti in cui questo la spaventava :
poteva permettersi di ferire se stessa, poteva non avere cura dei suoi sentimenti e trattare il proprio corpo come meglio desiderava, ma sapere che da ogni suo gesto dipendeva la felicità e la serenità di qulcun' altro, era qualcosa che la preoccupava un po' e la faceva sentire un po' fragile e molto impreparata.
L' unica persona di cui aveva mai avuto una cura quasi maniacale era Andrea, ma con lei era diverso.
Erano affini, lo erano state fin dal principio, dal primo sguardo, non ne aveva mai dubitato, mai una sola volta il suo affetto aveva vacillato ...
Era la sua metà perfetta, sua Amica, sua Sorella ...
Si fidava di lei al di là di qualsiasi cosa e, se mai avesse mai immaginato di dover affidare la propria vita nelle mani di qualcuno, quel qualcuno sarebbe stata Andrea.
Adesso osservava la ragazza ormai corvina dall' elegante eppure sbarazzina pettinatura e sorrise.
-  ... Nessuno sarà mai davvero giusto nella mia vita come lo sei tu ...  -.

Andrea stava con gli occhi chiusi in attesa di una sua risposta, lasciando che le mani di Nadia si muovessero leggere ed esperte sul suo viso, mentre la truccava.
Doveva risponderle.
<<  Gli voglio bene, Andrea ... Non si tratta di semplice passione o desiderio ... Io ... Sto bene quando sto con lui ... Mi fa sentire bene e male in eguale misura, in realtà ...  >>.
Aveva ammesso le cose per quelle che erano, non voleva mentire ad Andrea.
Lei aprì gli occhi e li fissò immediatamente in quelli verdi della ragazza che le stava di fronte.
<<  Avanti ... Dillo ... Sgridami e dimmi che sono una stupida ... So che muori dalla voglia di farlo  >>.
Sorrise mesta la rossa.
Andrea sospirò.
<<  Credi che non lo sappia? Ci hai messo un sacco a capire che volevi provare a costruire qualcosa con lui, e lo vedo ... Vedo certe paure nei tuoi occhi a volte, quando lo guardi o quando pensi che nessuno stia guardando te ... Forse non dovrei ficcare il naso in questa storia ... Volevo solo dirti che mi sembra la persona adatta a te ... Era solo un parere ma sono sempre convinta che sia tu a dover decidere della tua vita e delle tue relazioni ... Sono solo contenta di vederti accanto un uomo che sorride dei tuoi sorrisi, che ama bisticciare con te, che ... Ti guarda come se fossi la cosa più incredibile che abbia mai avuto la fortuna di vedere ...  >>.
Nadia arrossì.
Davvero David la guardava in quel modo?
Lei sapeva di tenere a lui, sapeva di stare bene con lui e di voler passare del tempo con lui, il più possibile ma ...

Andrea stava parlando d' amore e lei non era ancora del tutto sicura di potersi definire innamorata.
Del resto non avevano mai davvero parlato d' amore.
Avevano parlato di sentimenti, di rispetto, di fiducia, di impegno ...
David le aveva parlato da uomo maturo, un uomo che non si lascia trascinare dall' impeto della passione.
Era forse quello che le mancava?
Era per questo che lei aveva dei dubbi?
Era per la mancanza di quelle due semplici parole?
Non lo sapeva e adesso, con davanti Andrea con un occhio perfettamente truccato e l' altro no, non voleva pensarci, voleva solo godersi quei momenti così strani ed inaspettati per lei.

<<  Grazie Andy ... Sai che mi fa sempre bene parlare con te e sapere che approvi quello che faccio ... Sei l' unica ad avere il diritto di dirmi che sto sbagliando, lo sai, vero? ... Comunque ... Tu credi di essere in grado di reggere una serata come quella che ci si prospetta? Mi sembra che i sintomi influenzali non se ne siano del tutto andati dal tuo corpicino stanco  >>.
Le sorrise, discostando l' attenzione di entrambe da quell' argomento un po' spinoso e portandolo sull' amica che in quegli ultimi giorni non era stata molto bene.
<<  Nadia ... Tu ti perderesti un Capodanno con i Tokio Hotel per un po' di raffreddore? Andiamo ... Io non ne ho alcuna intenzione! Quindi smettila di fare la mammina premurosa e ansiosa e finisci di truccarmi! Non vedo l' ora di vedere il risultato finale della tua idea di rinnovarmi!  >>.
Nadia sbuffò divertita e concluse l' opera, poi, dopo averla aiutata ad indossare l' elegante abito rosso scuro sfumato di nero che aveva scelto qualche giorno prima in compagnia di David, per lei, la fece voltare verso il grande specchio della stanza da letto.
Andrea rimase senza fiato.
I suoi capelli erano neri come una notte senza stelle eppure luminosi, lucidi come fossero di seta, erano raccolti in uno chignon che lasciava libere alcune piccole ciocche asimmetriche che ricadevano sul suo viso, incorniciandolo.
Il trucco nero degli occhi e le labbra color del sangue risaltavano assieme ai capelli sulla sua pelle candida che appariva ancora più chiara e luminosa, ed il vestito ...
Quel vestito era bellissimo, sebbene le stringesse un po' troppo i fianchi morbidi ed il seno prosperoso.
<<  Nadia ... Il vestito è davvero bello ma ... Sembro un insaccato! >>.
<< Scema! Non sembri un insaccato, sei bellissima e lascerai i nostri  quattro baldi giovini senza fiato, cosa utile nel caso dell' augusto, logorroico cantante ... Tom ti sbaverà letteralmente addosso, si ricrederà di aver pensato che non eri il suo tipo ... E le due G ... Loro faranno a gara per vedere chi dei due ti ricoprirà maggiormente di complimenti ... Vedrai, sarà un successone! Del resto, con il mio buon gusto non potrebbe che essere altrimenti!  >>.
Andrea rise imbarazzata.
<<  Quanta modestia! E il tuo abito me lo fai vedere o no?  >>.

Poco dopo Nadia le si palesò di fronte indossando un abito nero con delle abbaglianti rose rosso fuoco ricamate sull' intera lunghezza, la gonna era morbida, lunga fin sotto il ginocchio e grazie ad un gioco di pieghe, rendeva i fianchi stretti della ragazza più morbidi, il corpetto a fascia enfatizzava il piccolo seno.
<<  Sei bellissima Nadia! David impazzirà qundo ti vedrà! ... Mi sa che distrarrai le mie due G!  >>.
Finse un tono corrucciato abbozzando un lieve broncio sulle labbra vermiglie, che immediatamente mutò in sorriso.
<<  E allora, appurato che siamo bellissime, vediamo di darci una mossa e di andare in quel benedetto locale, prima di mezzanotte, possibilmente!  >>.
Nadia prese l' amica sottobraccio e si diressero verso il garage della villetta dove ad attenderle c' era Ivan, pronto a scortarle a destinazione.

Gli occhi di Andrea si sgranarono davanti allo scintillio che li invase non appena misero piede nella grande sala.
Gente dall' aria altera e vagamente superba, donne fasciate in elegantissimi abiti luccicanti di paiettes, seta che frusciava, velluto silenzioso che accarezzava la moquette blu notte le luci soffuse che si posavano su quelle fortunate creature così diverse da lei.
Si sentiva a disagio, come spesso le accadeva in occasioni come quella, fuori posto, inadeguata.
Si stupì, come ogni volta, notando la disinvoltura che si impossessava di Nadia quando si trovava in situazioni simili.
Camminava fiera, la testa alta lo sguardo sicuro e vagamente pericoloso, come se fosse pronta a sfidare chiunque volesse correre l' assurdo rischio di osare proferire una sola parola malevola contro di lei, contro la sua presenza.
O contro Andrea.
Sarebbe bastato un solo sguardo per far scattare la rossa in posizione d' attacco.
Sorrise, Andrea, si sentiva più sicura avvolta dall' aura tranquilla di Nadia, come se la rossa fosse una sorta di talismano contro le brutture del mondo, contro le sue stesse paure.

Adesso, entrata a pieno titolo con passo incerto dati i tacchi alti, in quella sala sontuosa, stava osservandosi intorno, cercando con lo sguardo i ragazzi che non riusciva ad intravedere tra quella fauna privilegiata.
E perdendo di vista la rossa amica che sembrava essersi volatilizzata.
<<  Sei uno splendore abbacinante, ragazza! Che fine hanno fatto i tuoi jeans consunti e i tuoi stramaledettissimi anfibi comprati probabilmente in periodo di guerra?  >>.
Andrea si voltò di scatto, trasalendo, e Tom, ritrovandosi davanti quegli occhi grandi di quel grigio trasparente adesso un po' guardinghi e quelle belle labbra rosso sangue, pensò di non aver esagerato nel complimento scherzoso che le aveva rivolto poco prima.
Sembrava trattenere il respiro, lui decise di sorriderle incoraggiante e lei sembrò ritrovare un po' di coraggio.
<<  Ti rendo noto, razza di indisponente, e mi trattengo perchè il luogo e l' occasione lo impongono, che quei jeans e quegli anfibi sono esattamente quelli che ho indossato al vostro primo concerto in Italia! Hanno una storia, sono "antichi" non vecchi! Piuttosto, ora che mi fai ricordare quei giorni, qui l' unico invecchiato sembri essere tu, sai?  >>. Sorrise Andrea.
Tom rise di gusto, le piaceva quando la lingua della ragazza diventava un po' tagliente, quando lo prendeva in giro fregandosene del fatto che lui fosse Tom Kaulitz.
<<  Daccordo daccordo! Hai vinto tu! Mi permette, signorina, di scortarla alla ricerca degli altri e della sua amica?  >>.
Aveva fatto un goffo, impacciato inchino e le aveva porto il braccio che lei accolse sorridendo e facendo un altrettanto elegante cenno del capo, giocando ad essere quella che non era.
Se non altro il braccio di Tom le permetteva di sentirsi più sicura su quei trampoli che Nadia l' aveva obbligata ad indossare.
-  ... Peccato che non mi aiuti molto con le fracciatine scoccate da tutte le signore e signorine presenti ...  -.
Pensò mogia.
<<  Lasciale perdere ... Sono solo invidiose ... Del resto sei al fianco di un affascinantissimo Tom Kaulitz!  >>.
Il sussurro del ragazzo l' aveva fatta sobbalzare, si volse a guardarlo e lo scoprì a farle un occhiolino d' intesa.
In effetti lei si rese conto che non capitava certo tutti i giorni di attraversare un grande salone al braccio di uno dei ragazzi più famosi del mondo.
<<  E poi credo che le occhiate di qualche pomposo signore abbiano colpito anche me ...  >>.
Si fermò, avendo intravisto gli altri poco distanti da loro e volse la ragazza verso di sè, posandole delicatamente le mani sulle spalle nude e candide.
<<  Sei DAVVERO bellissima questa notte ...  >>.
Un sorriso solo per lei, uno vero, senza traccia di scherno o finzione da copertina.

Poi la voce di Gustav li colse all' improvviso.
<<  Tom! Hai intenzione di permettere anche a noi di fare i complimenti alla nostra interprete o sei deciso a rapire la sua attenzione per tutta la notte?  >>.
Il batterista prese la mano che la ragazza gli aveva teso, mantenendo una certa distanza da lei per permettersi di osservarla ammirato.
<<  Stai benissimo, Andy!  >>.
L' occhio critico di Georg si posò verde e scintillante su di lè, soppesando ciò che vedeva.
Andrea stava ricominciando a sentirsi a disagio.
Poi il sorriso del ragazzo le permise di rilassarsi.
<<  Direi che condivido in pieno quanto detto dal mio amico ... Sei un incanto!  >>.
Andrea arrossì appena davanti al sorriso altrettanto incantevole del bassista, poi il suo sguardo vagò per la sala alla ricerca di Bill.

Non era davvero sicura di desiderare che lui la vedesse.
I ragazzi erano stati tutti molto gentili, con lei, ma ...
Il disagio che era quasi svanito grazie agli occhi dei tre ragazzi stava aumentando ad ogni istante.
Avrebbe desiderato potersi rendere invisibile, così da soddisfare il suo desiderio di vederlo, senza essere necessariamente vista da lui.
-  ... Andrea! Sei impazzita! Ma che cavolate stai pensando? Forse dovresti davvero crescere, smetterla di comportarti come una bambina ... Prima o poi lo incrocerai, questa notte e, a meno che tu non voglia gettarti a capofitto sotto un tavolino, rischiando per altro di farlo franare a terra, dovrai persino parlargli ... Magari augurargli un felice anno nuovo, come consuetudine ...  -.
<<  Andy!  >>.
Era talmente presa nei suoi pensieri che, voltandosi all' improvviso, quasi rischiò di rovesciare addosso all' elegante giacca di David, il bicchiere che le stava porgendo.
<<  Scusa-scusa-scusa! Non volevo, io ... Stavo solo ...  >>.
-  ... Stavo solo pensando di infilare la testa da qualche parte come gli struzzi! ...  -. Sospirò amara.
<<  Non fa niente, non è successo nulla no?  >>.
Disse David con una voce ed un' espressione rassicurante; al suo fianco una raggiante Nadia le sorrise scuotendo la testa.
-  ... Non cambierai mai, vero Andy?  -.
-  ... Per mia e vostra sfortuna ... Temo di no ...  -.
Un breve scambio di occhiate tra le due ragazze.
-  ... Guai a te se cambi ... E guai a Loro se ti cambieranno ...  -.

Nadia si sentiva vagamente inquieta, a differenza dell' apparente sicurezza che ostentava.
Era indubbiamente contenta di essere lì, con Andrea, i ragazzi e David ...
Volse leggera e apparentemente noncurante lo sguardo sull' uomo.
Era davvero affascinante, quella notte, i suoi occhi azzurri avevano una luce particolare, i capelli castani la invitavano a sfiorarli e la bocca la tentava a quel bacio che fremeva anche sulle proprie.
Eppure ...
Eppure c' era una sottile, strisciante sensazione sgradevole che non riusciva ad abbandonare.
Ma sorrise.
Voleva che quella notte procedesse nei migliori dei modi, fino a quando sarebbe stato possibile.

<<  Se stai cercando Bill temo che dovrai rassegnarti ... Appena mette piede in un posto come questo sembra attirare l' attenzione di mezza sala e  nemmeno io riesco a recuperarlo da sotto gli artigli di quelle megere in adorazione che lo ricoprono di attenzioni non richieste e frasi zuccherose ... Mi lamento spesso di lui, ma in occasioni come queste devo ammettere che sa davvero fare il suo lavoro ... Certo, poi mi fulmina con delle occhiate minacciose per averlo infilato in simili situazioni ...  >>.
Finse di lamentarsi David.
Ma era fiero del suo ragazzo.
Lo era molto, sapeva di guardare a lui esattamente come Nadia guardava ad Andrea e questo gli rendeva la rossa ancora più preziosa.
Era bello avere questo in comune sebbene una piccola parte di lui non riuscisse a smettere di porsi sempre la stessa, infida, domanda.
-  ... Sarà davvero una cosa buona? ...  -.
Ma adesso non voleva pensarci.
Aveva  Nadia al suo fianco e,davanti, la sua interprete con un espressione timida e molto dolce, sebbene in maniera un po' buffa ...
Non resistette alla tentazione di darle un piccolo buffetto sulla punta del naso.
<<  Vedrai che presto o tardi riuscirà a districarsi dalle spire delle signore e a venire da noi ... Stai tranquilla!  >>.
Si chiese se anche lui si fosse sentito così, impreparato, indeciso ed insicuro all' età di Andrea, ma non riusciva a ricordarlo.

Non fù Bill ad arrivare alle sue spalle, ma furono le mani di Tom a cingerle la vita e la sua voce chiederle se volesse ballare.
<<  Con questi tacchi? Per evitare disastri, credo che dovrei piuttosto trovare una sedia, posizionarmici sopra e non muovermi più per il resto della serata! Prima ho quasi rischiato di innaffiare David con lo Champagne ...  >>.
Disse mortificata.
<<  Bhè, non mi pare che tu abbia fatto grandi danni visto come sta ballando appiccicato a Nadia ...  >>.
Rispose Tom occhieggiando alla pista da ballo.
<<  Allora, la vuoi smettere di sentirti una stramaledetta papera e decidere di concedermi questo stramaledetto ballo? E' un lento ... Che danni vuoi che possiamo fare? Dobbiamo praticamente stare fermi ...  >>.
-  ... E abbracciati ...  -. Pensò lei già a disagio.
<<  Ok ... Andiamo allora ... Ma dovresti provvedere a trovare un modo migliore per invitare una donna a ballare, sai?  >>.

<<  Infatti io non ho invitato una donna a ballare ... Ho invitato te  >>.
Le rispose Tom con un ghigno malefico sulle labbra.
Per un istante nuovamente, maledettamente insicura, Andrea si chiese se il ragazzo la stesse prendendo in giro o meno.
Non aveva bisogno della pietà di nessuno.
Ed assieme alla sua fragilità sentì salire in lei quel suo maledetto carattere testardo e caparbio.
<<  Ah sì? Allora ti saluto Tom! Vatti a cercare una vera donna con cui ballare e lasciami in pace!  >>.
Strattonò il braccio dalla presa leggera di lui e si volse per tornare indietro.

Bill stava in un angolo della sala, apparentemente aspettando il momento giusto per poter uscire allo scoperto senza rischiare di essere intercettato da nessuna di quelle assillanti signore che fino a poco prima, giovani e meno giovani, lo avevano spogliato con gli occhi, mettendolo un po' a disagio.
Era una vita ormai che subiva sguardi come quelli e anche qualche avances più spinta eppure certe volte si riscopriva intimidito, esattamente come, immaginava, avrebbe potuto sentirsi un ragazzo qualsiasi della sua età.
-   ... Ma tu non sei un ragazzo qualsiasi, non lo sei mai stato Bill ... Tu sei il frontman dei Tokio Hotel, sei Bill Kaulitz l' icona, Bill Kaulitz l' efebico sogno proibito di metà del popolo femminile mondiale ...  -.
Pensò con un sospiro.
Poi la sua attenzione venne attratta da una macchia rossa che si muoveva sulla pista non troppo distante da lui che, ancora troppo perso in sè stesso, vedeva sfocata ma che andava via via focalizzando.
Era Andrea ...
Andrea?
Lui vedeva solo una ragazza, una bella ragazza dai capelli corvini e già questo avrebbe potuto farlo dubitare di ciò che aveva visto.
Ma quella ragazza stava con Tom e apparentemente stava battibeccando con lui.
Nessuna delle altre donne presenti nella sala si sarebbe comportata in quel modo con suo fratello all' infuori di Nadia, che aveva intravisto poco prima al braccio di David, e ...
-  ... Andrea ... Non può che essere lei ...  -.
Fissò i due ragazzi, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Lei aveva seguito docile Tom sulla pista da ballo ma poi, ad un ghigno di lui, si era voltata con il volto adirato e si stava nuovamente allontanando.
Suo fratello era rimasto basito qualche istante, poi le aveva afferrato un braccio e l' aveva attrata a sè, facendola barcollare su quelli che lui presumeva essere dei tacchi piuttosto alti, sotto il lungo vestito che sfiorava il pavimento e le fasciava i fianchi che adesso stavano praticamente incollati a quelli di Tom, che aveva iniziato a muoversi lento e le stava sussurrando qualcosa all' orecchio.
Per un istante si chiese cosa avessero da confabulare, lei adesso stava nuovamente sorridendo ed aveva deciso di accettare quel contatto con lui, prendendo il suo stesso ritmo, allacciandogli le braccia legger al collo.
-  ... Cosa sta succedendo? ... Tom lo sa che lei ha un ragazzo ...  -.
Questo pensiero lo colse di sorpresa, nascondeva altri pensieri che lui non credeva di avere ancora ben chiari.
-  ... Stanno solo ballando, è una festa no? ... Bill ... L' aver passato ogni singolo istante della tua vita con Tom ti ha deviato su pensieri poco casti ...  -.
Ma non riusciva a staccare gli occhi dai due ragazzi.

<<  Ti stavo prendendo in giro, lo sai ... Mi sentivo stupido a chiederti se, cortesemente, mi avresti concesso l' onore di un ballo ...  >>.
Lei sorrise, vergognandosi un po' della sua reazione e della vicinanza totale del ragazzo.
<<  Ed in effetti lo saresti stato ... Dovrò insegnarti ad usare una via di mezzo ...  >>.
<<  Ok ... Allora da domani mi impartirai lezioni di bon ton ... Per il momento potremmo solo ballare, che ne dici?  >>.
La voce calda di Tom le sfiorò l' orecchio.
C' era una sensualità sorridente di chi sta giocando un gioco che lei riteneva innoquo ed allo stesso tempo maledettamente pericoloso per il suo equilibrio psico-fisico.
-  ... Finirò per cadere da questi maledetti affari se continua così ...  -.

La mezzanotte si avvicinava rapida, l' eccitazione nella sala era contenuta ma si palesava sui volti degli ospiti di quella grande festa e tutti stavano prendendo posto lungo le pareti.
Andrea, ancora tra le braccia di Tom che aveva fatto seguire altri due balli a quel primo che lei aveva infine accettato, pensò che quel posto fosse davvero incredibile.
Un enorme salone che sembrava essere sospeso nella notte, privo di mura ma con delle immense vetrate che permettevano di avere una visione a 36O gradi della città di Berlino, parecchi metri sotto di loro.
Ciò sarebbe risultato perfetto di lì a pochi minuti, quando i fuochi artificiali sarebbero esplosi in quel cielo nero che sembrava attenderli con la stessa trepidazione delle persone che, sfiorandola appena, scemavano accanto ai vetri.

<<  Credi che io ti possa rubare la dama per qualche minuto?  >>.
Improvvisamente la voce di Bill risuonò cristallina alle spalle dei due ragazzi.
<<  Certo fratello! Mi stavo giusto chiedendo quando ci avresti onorati della tua presenza! Sono ore che non ti si vedeva in giro ... Io vado a bere qualcosa, intanto ...  >>.
Tom lanciò un sorriso ad Andrea ringraziandola per aver ballato con lui e si allontanò.

Ed infine Andrea dovette voltarsi.
Bill stava davanti a lei in tutta la sua considerevole altezza; un metro e ottantacinque di pura semplice, elegante bellezza, che sembrava quasi rifulgere di luce propria, ma forse quello scintillio era dovuto a quel piccolo sorriso quasi timido che gli incurvava le labbra o quella che sembrava scaturire dai profondi occhi ambrati o forse ...
-  ... Forse sono quelle due maledette lineette di febbre che ti porti addosso da una settimana che hanno fatto contrasto con lo Champagne che hai bevuto e che ti stanno dando le allucinazioni! ...  -.
Concluse tra sè e sè, abbassando lo sguardo e cercando di ottenere un' espressione meno imbambolata di quella che sentiva di aver avuto di fronte al ragazzo fino a quel momento.
Il suo sguardo si posò sul proprio seno troppo stretto in quel maledetto vestito e poi sui fianchi, troppo larghi ...
-  ... Perchè mai ho accettato di indossare questa specie di guaina insopportabilmente stretta? Bill può tranquillamente contare tutti i miei rotoletti ad uno ad uno ... Cameriere! Prego! Una pala per scavare una profondissima fossa, grazie! ...  -.


Bill osservava il capo chino della ragazza, trovando perfetto quel colore che ne esaltava gli occhi e la pelle chiara, ed il vestito che fasciava le innegabili curve del suo corpo, chiedendosi se al tatto fossero morbide come apparivano agli occhi.
Di sicuro erano piacevoli da guardare, così come le spalle nude e candide e le mani dalle lunghe unghie perfettamente laccate di un sensuale rosso sangue che spiccavano sulla pelle bianca.
Sembrava maledettamente a disagio ed impacciata e questo lo intenerì, e gli permise di rendersi conto che, dopotutto, lui stesso non si sentiva poi molto più sicuro di lei.
Fin troppo abituato a sentire elogi sulla sua bellezza, ora si disse che poco gli importava di quello che mezzo mondo pensava di lui.
Aveva visto sè stesso riflesso negli occhi trasparenti di lei e si era piaciuto.
Per quella che, forse, avrebbe potuto definire la prima volta, si era sentito soddisfatto di sè, del suo aspetto, di ciò che vide.
E decise.
Si tolse la giacca del suo completo di pelle nera e la posò sulle spalle di lei.
<<  Vuoi venire con me?  >>.
Le chiese porgendole la mano, cercando negli occhi grigi di lei che si erano sgranati sul suo, la risposta a quella domanda.
Sperandola positiva.
-  ... Dì di sì ...  -.

-  ... Devo dire di sì? Devo seguirlo? ... Voglio seguirlo? ...  -.
La sua parte irrazionale, inascoltata per l' ennesima volta, le suggerì che, sì, voleva seguirlo, e che poco le importava dove volesse portarla.
Si fidava istintivamente di lui.
<<  Daccordo ... Dove andiamo?  >>.
Bill si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto ed un sorriso.
<<  Vedrai ... Sorpresa! Chiudi gli occhi!  >>.
Sembrava un bambino troppo cresciuto, non era più il leader della famosa rockband, era un ragazzo normale, con una nota allegra nella voce.
Andrea chiuse obbediente e giocosa gli occhi, accettò la sua mano con  qualche remora e si lasciò guidare su per delle scale strette.
Poi un rumore sordo e una folata di aria fredda la fecero trasalire.
Mosse ancora alcuni passi e quasi aprì gli occhi quando sentì la mano di lui abbandonare la propria e posizionarsi alle sue spalle.
Poi, quella voce che avrebbe riconosciuto tra infinite altre voci vibrò nel silenzio della notte, troppo vicina al suo orecchio.

<<  ... Apri gli occhi, adesso ...  >>.

Erano sul tetto dell' edificio, davanti a lei una ringhiera su cui posò le mani, vacillando appena in preda alle vertigini.

<<  ... Se guardi giù potrai vedere che non siamo poi così distanti dalle luci di Berlino e se guardi sù ... Ti accorgerai che che siamo ad un solo passo dalle stelle ...  >>.

La voce bassa di Bill l' aveva raggiunta accompagnata dal vento gelido di quella notte tersa e stellata.
Lui era alle sue spalle, le mani posate sulla ringhiera, le braccia tese a racchiuderla senza sfiorarla in qualcosa che non era un abbraccio ma che per lei ne aveva quasi lo stesso calore, il petto ad un soffio dalle sue spalle, che mitigava il freddo, impedendogli di raggiungerla.
Erano in alto, Bill l'aveva trascinata fino lassù tenendola per mano dicendole che dal posto in cui erano diretti lo spettacolo dei fuochi artificiali che avrebbero invaso il cielo di Berlino sarebbe stato anche migliore.
E lei lo aveva seguito.
Terrorizzata dalle altezze, come sempre, ma lo aveva fatto.
Adesso in attesa della mezzanotte, restarono così, in silenzio ...  

Sospesi tra Terra e Cielo, come in volo, sospesi tra i Sogni e la Realtà ...

Lei sentiva  il profumo di ciliegia dei capelli di Bill, perfettamente sparati per aria in quella cresta nuova eppure perfetta, sentiva il tepore che emanava il suo corpo così vicino, quello stesso tepore che sentiva sul viso, in perfetta disarmonia con il freddo pungente che le tirava la pelle.
E poco dopo il suo stesso viso assunse un colore azzurro e poi argentato.
Un sibilo sottile aveva annunciato quell' esplosione di colori nel cielo nero punteggiato di stelle,ma lo stesso ne venne colta di sorpresa, con un piccolo sobbalzo ed immediatamente i suoi occhi si riempirono di quello scintillio e sulle labbra le si dipinse un sorriso un po' infantile.
Fin da bambina aveva amato i fuochi d' artificio, quell' esplosione di luce e colore ...
Li trovava quasi magici.
Poi, crescendo, aveva imparato che, del resto, non erano che esplosioni di luci che sorprendono e durano poco ...
Dopo rimaneva la cenere ...

Un po' come per i momenti felici della vita ...
Improvvisi, inaspettati e che restano indelebili nella memoria ...


Mentre, sperando di non essere vista, volgeva lo sguardo sul viso di Bill, che adesso aveva una sfumatura dorata e scintille di quell' ultima esplosione negli occhi scuri puntati verso l' alto e sulla pelle candida e perfetta, pensava esattamente a questo ...
Al fatto che, quell' istante, sarebbe rimasto impresso nella sua mente per molto tempo, che l' avrebbe aiutata a dimenticare il sapore della cenere ...
Quella cenere che stava in basso, laddove c' era anche Fabrizio ad aspettarla, là dove era la sua vita ...
No, non sarebbe potuta rimanere così sospesa a mezz' aria ancora a lungo, quel mondo, quello dei Sogni, ad un passo dalle stelle, come aveva detto Bill, non era il posto giusto per chi, come lei, aveva un corpo, un pesante fardello che la trascinava giù ...
Buona parte di quel fardello se lo era scelta lei ...
Mentre quello che stava vivendo adesso glielo aveva dato Bill, mentre le porgeva la mano quella prima volta al colloquio, mentre gliela aveva porta poco prima invitandola a salire...

Presto lei avrebbe dovuto restituirglielo, avrebbe dovuto lasciarla, quella mano, avrebbe dovuto tornare con i piedi per terra ...
Ma adesso non voleva pensarci.
Voleva solo perdere lo sguardo in quel cielo illuminato da mille colori, senza pensare a nulla.
Istintivamente, senza una reale volontà di farlo, posò piano la nuca sul petto di Bill, beandosi della sua altezza che la faceva sentire così piccola per la prima volta nella sua vita ...
Sempre grossa e sgraziata, lui riusciva a far emergere anche la sua delicatezza e di questo gli era grata ...  

<<  Buon Anno Andrea ...  >>.

Bill si fece cogliere di sorpresa da quel primo boato nel cielo, mentre i capelli adesso corvini della ragazza racchiusa tra le sue braccia che pure la sfioravano appena, avevano assunto dei sottili riflessi azzurri e argentei come quel primo fuoco d' artificio esploso in cielo.
Era troppo concentrato su di lei, sulle schiena di lei ad un solo soffio dal suo petto, troppo preso nel tentativo di mitigare un po' quel vento freddo che gli colpiva la schiena, cercando di impedirgli di raggiungerla.
Aveva voluto portarla lassù perchè sapeva che da quella postazione privilegiata lo spettacolo sarebbe stato anche più emozionante, e la vide, quella emozione, sul viso di Andrea.
Sembrava una bambina, lo sguardo affascinato, gli occhi grandi ...
Aveva smesso di osservare lo spettacolo pirotecnico nel cielo per osservare lo spettacolo altrettanto gradevole che le offrivano i pensieri di lei che le passavano, mutando rapidi, sul viso.
Gli parve ad un tratto che l' espressione di lei si fosse rabbuiata, come se un pensiero poco felice l' avesse colta all' improvviso.
-  ... Cosa succede Andrea? Cosa è che mi tieni nascosto? ...  -.
Poi improvvisamente si riscosse.
-  ... Bill! Lei non ti deve alcuna spiegazione ... Non hai alcun diritto di sapere cosa si celi dietro quello sguardo fin troppe volte tristemente consapevole di qualcosa che non ti riguarda ...  -.
Lo stesso il ragazzo avrebbe voluto sapere, poter fare qualcosa ... Ma cosa? ...
Di nuovo il viso di lei parve tornare sereno, la vide rilassare le spalle e la sentì appoggiare la testa sul suo petto.
Quella lieve pressione e il sorriso che intravide sul suo volto lo intenerirono, sentirla contro di sè, quella ragazza che si credeva talmente enorme e sgraziata e che, adesso, gli sfiorava a malapena il mento con la testa, solleticandogli la punta del naso con i morbidi capelli sfuggiti all' elegante chignon, profumati di cannella, lo fece sentire bene ed incredibilmente consapevole.

Consapevole di tutto e di niente.
Consapevole del corpo di lei, della sua morbidezza, consapevole del suo stesso corpo, del suo cuore che batteva rapido e consapevole del fatto che forse lei poteva sentirlo, consapevole delle parole di sua madre ...
Consapevole della bellezza di quella notte, di quell' attimo luminoso e perfetto che non avrebbe dimenticato tanto facilmente ...
Si era chinato su di lei, aspirando ancora quel caldo profumo, le aveva avvicinato le labbra all' orecchio, resistendo a stento alla tentazione di baciare la sua pelle fredda, di scaldarla con le sue labbra e le aveva sussurrato all' orecchio.

<<  Buon Anno Andrea ...  >>.

Lui non aveva mai pronunciato il suo nome per intero, apostrofandola sempre con una serie di nomignoli che lei apprezzava ma ...
A lei piaceva il suo nome e si rese conto di amarlo pronunciato da quelle labbra che le aveva sfiorato appena e distrattamente l' orecchio.

Aveva chiuso gli occhi, stretti, pregando che quella lacrima che aveva sentito nascere decidesse di rimanere lì, nei suoi occhi e non decidesse di scivolare sulla sua pelle sciupandole il trucco e tutto il lavoro che aveva fino a quel momento fatto per restare con i piedi ben ancorati al suolo.
Quella lacrima, se anche fosse stata una sola, avrebbe vanificato tutti i suoi sforzi.
E lei non poteva permetterselo.
Attese un solo istante sperando che la sua voce non tradisse nulla di ciò che dentro di lei, quella semplice frase aveva scatenato, quella confusione che imperversava, padrona di ogni suo respiro, poi gli rispose.

<<  Buon Anno Bill ...  >>.

Il ragazzo accolse quella piccola esitazione di lei con sentimenti contrastanti.
Forse non lo aveva sentito, forse, l' ultimo boato aveva sovrastato le sue parole, forse non aveva voluto sentirle ...
-  ... E perchè mai, Bill? Le hai solo augurato un buon Anno, dopotutto è quello che si fa a Capodanno no? ... Sei solo un paranoico ...  -.
E, mentre ancora si stava arrovellando in quei pensieri sciocchi ed inconcludenti, l' aveva sentita.
La voce della ragazza era soffice, forse appena incrinata da qualcosa che lui in quel momento non seppe identificare ma che lo colpì dritto al petto.
Era stato un suono dolce quello che aveva raggiunto ed accarezzato le sue orecchie e lui non aveva saputo resistere.
Aveva staccato le mani dalla balaustra ed aveva avvolto le braccia attorno alla vita di lei.

Improvvisamente, quella morbidezza che Bill stava appena assaporando, gli occhi chiusi, il viso sui suoi capelli, gli venne strappata via, bruscamente.

Andrea si era mossa rapida, in maniera quasi meccanica, ma non c' era nulla di meccanico in quello che aveva sentito.
C' erano le braccia di quel ragazzo che la stringevano dolcemente.
Non c' era aggressività nè desiderio di possesso in quell' abbraccio quasi timido, solo un senso di protezione che lei aveva avvertito immediatamente...
E calore...
Un tepore che consolava il cuore ...
-  ... Smettila Andrea! E' semplicemente il contrasto del freddo polare di questa notte col calore del suo corpo ...  -.  
Il calore del suo corpo, quel corpo da gatto, androgino, sottile e che pure la aveva immediatamente fatta sentire terribilmente indifesa e desiderosa di essere protetta ...

Protetta da cosa, non credeva di saperlo ...
Sebbene qualcosa dentro di lei cercasse di uscire, di attirare la sua attenzione che lei teneva ostinatamente, costantemente, diligentemente impegnata in altro ...
Le cose, quando cercava di osservarle dal di fuori di sè stessa, sembravano piuttosto semplici : era una semplice ragazza che si era ritrovata a lavorare per delle rockstar per un periodo della sua vita e lo stava facendo per migliorare la sua situazione finanziaria, per poter sistemare la propria vita che avrebbe condiviso con il suo compagno.
Insomma, un piccolo sacrificio da affrontare per il proprio futuro.

Ma ...

Ma lei non era al di fuori di sè stessa nè le era mai stato semplice riuscire ad osservarsi con il giusto distacco.
Lei era maledettamente dentro sè stessa.
Sempre.
Soprattutto per quello che riguardava i propri sentimenti.
Soprattutto in questo momento strano ed inaspettato che stava vivendo.

E, a guardarla dal suo punto di vista, così maledettamente interno, le cose stavano un po' diversamente : era una semplice ragazza che si era ritrovata a lavorare per delle rockstar per un periodo della sua vita, per un caso fortutito ...
E questo non aveva semplicemente migliorato la sua situazione finanziaria, ma la aveva messa davanti a sè stessa, la stava costringendo, giorno dopo giorno, ad affrontare qualcosa che, fino ad allora aveva tenuto nascosto da qualche parte dentro di sè...
Per pigrizia, per poca grinta e convinzione ...
Per comodità ...
Per paura ...
Qualcosa dalla quale, a cinque mesi di distanza dalla prima volta che se la era trovata di fronte, tentava invano, ma tenacemente, ancora di scappare.

Esattamente come fece adesso.

Si strappò da quell' abbraccio come se a toccarla fosse stato del fuoco vivo e non le semplici braccia calde e accoglienti di quel ragazzo che adesso la osservava un po' frastornato da quel gesto brusco, addolorato, forse, dal repentino movimento di rifiuto.
Preoccupato.

Preoccupato perchè lei, per sottrarsi a quell' abbraccio, si era discosta velocemente da lui, inciampando nel breve strascico dell' elegante abito da sera che, sebbene fosse corto, non lo era abbastanza da impedirle di calpestarlo maldestramente e di prendere una storta, perdendo l' equilibrio precario che aveva mantenuto a stento per tutta la sera, su quei tacchi chilometrici.

<<  Maledizione! ... NO ... No, non ti preoccupare, sto bene ...  >>.
Disse prontamente, allungando una mano verso la ringhiera per rimettersi in una perlomeno dignitosa posizione eretta, e l' altra davanti a sè, bloccando Bill che si stava avvicinando a lei per aiutarla in quella apparentemente difficile missione.
Ma lei si sarebbe catapultata giù dalle scale facendole col sedere piuttosto che permettergli di avvicinarsi di nuovo, pericolosamente a lei ...
<<  Lascia che ti aiuti a rialzarti ... Torniamo di sotto se non ti va di rimanere qui con me ... Bastava che me lo dicessi, comunque. Non era necessario che ti rompessi una gamba, sai?  >>.
<<  Io non mi sono rotta nessuna gamba, per tua informazione e ...  >>.

Bill, senza riuscire a trattenere uno sbuffo stizzito, scosse il capo, appoggiando nuovamente le spalle alla ringhiera, incrociando le braccia sul petto in un involontario gesto di difesa ed osservando un punto al di là della ragazza che, maldestramente, cercava di rimettersi in piedi e di aggiustarsi addosso quel vestito di raso, controllando che tutto fosse al suo giusto posto.
-  ... Alla faccia della ragazza intelligente ... Credevo la capisse l' ironia quando se la trovava davanti ... Maledizione, Bill! Ma che ti prende? ...  -.
Gli prendeva che il gesto brusco della ragazza lo aveva colto di sorpresa, gli prendeva che il suo rifiuto lo aveva ferito più di quanto fosse disposto ad ammettere, sebbene fosse decisamente più vicino alla verità, o per lo meno ad ammetterla con se stesso, di quanto lo fosse lei.

Rifiuto ...
Era uno dei ragazzi più desiderati della sua generazione, era venerato come un Dio, era preso a modello, ogni suo gesto, ogni sorriso, ogni sguardo era ripreso e rivisto in slowmotion da centinaia e centinaia di ragazzine eppure ...
Eppure, quella parola, quel "rifiuto", lo sentiva aleggiare sempre attorno a sè, come un fantasma, lo seguiva come un' ombra che, malvagia, gli ripeteva sussurrando all' orecchio, dentro la sua testa :

"  Non sei nessuno, Bill Kaulitz ...
... NESSUNO ...
E quando te ne renderai conto, quando ti renderai conto che l' amore di tutte quelle ragazzine è volubile quanto il volo leggero di una rondine, che così come ti hanno elevato quaasi a Dio ti riaffosseranno, quando capirai che stai camminando su un filo sottile, di seta pregiata e lussuosa ma pur sempre sottile ...
Allora capirai e tornerai ad essere ciò che sei sempre stato : un signor nessuno ...
Anzi peggio ...
Allora eri il ragazzino da evitare, buono solo per essere maltrattato e preso in giro ...
Eri quello strano, quello diverso, quello che attirava l' attenzione, in un modo o nell' altro ...
Ma quando tornerai ad essere nessuno non farà più scalpore la tua immagine, non attirerà più lo sguardo dei curiosi, non scandalizzerà più nessuno ...
Sarai semplicemente un essere ignorato da tutti e privo di qualsiasi interesse ...
Diventerai un ombra anonima in mezzo alla folla ...
E sarà dura allora, non è vero, Mister Popolarità? ... ".

Una risata malvagia, una fitta alle tempie, il desiderio di urlare, il desiderio di sbugiardare quella voce ...

Perchè in quel momento, poco gli interessava che il mondo intero si scordasse di lui ...
Avrebbe potuto sopportarlo se, in cambio, lui avesse potuto ignorare  e dimenticare quella fitta sottile ed insistente di dolore che lo aveva colto davanti allo sguardo quasi spaventato e di rifiuto che lei gli aveva regalato pochi istanti prima.
Un regalo che avrebbe volentieri fatto a meno di ricevere.
Sapeva di essere tutt' ora odiato tanto quanto era amato ...
Sapeva che per ogni ragazzina che lo adorava c' erano decine di persone che lo detesatvano ...
E cominciava a valutare con maggiore attenzione e scetticismo anche l' affetto che riversavano su di lui ...
Ma con Andrea ...
Sapeva che era una loro fan, ma aveva davvero creduto che fosse diversa, che, forse, fosse davvero sincera, per la seconda volta, da quando la conosceva ...
E adesso?
Adesso si trovava davanti una ragazzina cocciuta che sfuggiva il suo sguardo e rifiutava persino di sfiorargli la stramaledetta mano che avrebbe potuto aiutarla ad arrivare in fondo ale scale, fino alla sala, in maniera decorosa.

Si stava stufando, il suo caratterino un po' pungente e un po'capriccioso stava lentamente facendosi spazio dentro di lui.  
-  ... E che cavolo! L' ho solo abbracciata! E cosa avrò mai fatto di così terribile? Cazzo! Sembra quasi che abbia tentato di violentarla! Forse mi avrà confuso con Tom ...  -.

Andrea, ignara dei molteplici, dolorosi, fastidiosi pensieri che si erano affacciati rapidi alla mente del ragazzo, si era morsa la lingua.
Aveva risposto automaticamente a tono alle parole pungenti e sarcastiche del ragazzo, ma poi era riuscita ad alzare lo sguardo su di lui per un istante, quel tanto da farle intravedere un' ombra di delusione in quei begli occhi nocciola che scintillavano nell' oscurità di quella terrazza, quasi più buia adesso a causa dell' esplosione di luce che la aveva illuminata fino a pochi minuti prima.

Adesso Bill si stava dirigendo, vagamente impettito e indispettito, verso la porta che dava sulle scale dalle quali erano giunti.
-  ... Dovrei mollarti qui a gelare ...  -.
<<  Ti mando su il tuo Gustav  >> Sottolineò velatamente ironico
<<  Ad aiutarti a scendere, visto che io ed il mio fisichino non sembriamo ispirarti fiducia a sufficenza ...  >>.
Si voltò e sparì dalla vista della ragazza prima che avesse il tempo di rispondere, lasciandola con un palmo di naso e molti pensieri confusi a rincorrersi come criceti su una ruota, senza mai giungere da nessuna parte.

 

<<  Dov'è Andy? Era con te ...  >>.
-  ... Sì era con me, ma evidentemente non ne aveva tutta questa voglia ... E poi, non sono mica la sua balia, io!  -.
Ecco cosa avrebbe voluto rispondere a quella rossa impertinente che le si era avventata contro come un fulmine a ciel sereno senza quasi dargli il tempo di posare il perfetto, lucido stivale sulla moquette blu.
<<  Sì ma credo che ora sia il turno di Gustav di andare da lei ... E la riporti giù, visto che si è presa una storta colossale  >>.  
<<  Una cosa, colossale, scusa? Come ha fatto? E perchè l' hai lasciata lassù da sola invece di portarla giù? Avresti dov ...  >>.  
<<  Non avrei dovuto niente! Volevo aiutarla ma, a quanto pare, lei non voleva essere aiutata da me! Che vada qualcuno che le ispiri più fiducia no?  >>.
Nadia si trattenne a stento dal mollare uno schiaffo su quel bel visetto pallido.
A trattenerla era solo la paura di un pubblico linciaggio sulla pubblica piazza da parte di un' infinità di ragazzine isteriche.
-  ... Ha vent' anni ... E non ha capito proprio nulla ... Caro il mio Kauliz, se vuoi farmi credere di non aver fatto niente, sbagli tattica... Ti si legge in faccia che qualcosa hai combinato ... Ora resta solo da capire di cosa si tratta ...  -.
<<  Vado a recuperarla ...  >>. Disse.
<<  Lascia ... Se ha davvero bisogno di una mano per scendere è meglio che vada io ...  >>. Georg.    
-  ... Ehhh, certo! ... Perchè mai ho pensato a Gustav ... E' Georg l' uomo dai pettorali d' acciaio ... Basta Bill! Vatti a prendere da bere e lascia perdere tutto il resto ... Stai diventando fin troppo acido ... Maledizione! E intanto Andrea lassù si starà congelando ...  -.
<<  Che vada chi vi pare, basta che qualcuno vada ... Fa freddo lassù ...  >>.
Nadia gli si rigirò ringhiando come una belva inferocita.  
<<  Lo so che fa freddo! Sei stato tu a mollarla là come una scema ... Tu sei ...  >>.
<<  Io sono cosa, sentiamo! ...  >>.
Adesso Bill e la ragazza già alta di suo e coadiuvata dai tacchi alti che si era concessa anche quella sera, facendo quasi sfigurare David, si stavano fronteggiando.
Due trasparentissimi e furiosi occhi verdi fissi in un paio di stranamente ombrosi occhi nocciola che non accennavano ad abbassarsi.  
Dave recuperò la ragazza, spintonando in malo modo Georg.  <<  Valla a prendere, dai!  >>.
Poi lanciò uno sguardo deciso a Tom che si affrettò ad avvicinarsi al fratello e a condurlo verso il grande, lucido bancone dell' elegante bar.  

<<  Nadia ... La devi smettere di essere sempre così testardamente protettiva nei confronti di Andrea ... Questo non la aiuta ...  >>.
<<  Certo! Perchè invece la aiuterà molto di più essere perennemente messa sotto pressione da tutti voi e confusa da quel ... Guarda, lasciamo perdere che è meglio! Non ho voglia di litigare con te!  >>.
La rossa si era voltata con aria di sufficenza, dando all' uomo la chiara impressione che non lo ritenesse all' altezza di parlare di certe cose.
E questo David non riusciva ad accettarlo ...
La afferrò per un polso facendola voltare verso di sè.
<<  Parliamone, invece ... Cosa ti da il diritto di credere che la colpa sia esclusivamente di Bill? Cosa ti fa credere che, qualsiasi cosa sia successa, e ti ricordo che non sappiamo ancora nulla, sia successa per causa esclusiva di Bill? ...  >>.
Nadia vedeva rosso, nessuno poteva permettersi di fare certe allusioni sulla sua amica ...  
<<  Ecco cosa me lo fa credere ... Ti frequenta da anni ... E' evidente che ha subito troppo la tua influenza!  >>.
Poi si voltò e si allontanò da un basito David, un famosissimo manager di una delle band più famose che si era appena sentito accusare di non sapeva bene nemmeno lui cosa, che adesso osservava la schiena della ragazzina che lo aveva lasciato lì come un idiota ...
-  ... Fantastico ... Buon anno, Dave ...  -.
Pensò con malcelato sarcasmo, svuotando d'un fiato un sottile calice di champagne preso al volo dal vassoio di un cameriere che era passato accanto a lui in quel momento.

Andrea era rimasta sola sul tetto del grattacielo, seduta accanto alla ringhiera, alla quale appoggiava le spalle coperte solo dalla leggera giacca di Bill, fissando il punto preciso in cui era sparita la schiena del ragazzo e che adesso presentava ai suoi occhi solo la porta di metallo grigia.
La fissava così intensamente da sentirsi lacrimare gli occhi.
-  ... Perchè è questo che ti sta riempiendo gli occhi di lacrime, vero? Non le stupide allusioni di quel ragazzino, no? ...  -.
Certo.
Era ovviamente quello il motivo.

I fuochi d' artificio, la magia di quei colori e di quel momento, il calore del corpo del ragazzo, quel suo gesto talmente improvviso da lasciarla smarrita e stupita ...
Non centravano nulla ...
Nulla.

L' improvviso aprirsi della porta e la voce vagamente ansiosa di quello che riconobbe immediatamente come Georg, la fece sobbalzare.
-  ... Ha mandato su la G sbagliata ...  -.
-  ... Che pensiero idiota! Georg non è sbagliato ...  -.
Stava delirando e si chiese se fosse un bene o un male.
<<  Georg ...  >>.
La sua voce era flebile, evidentemente il corpo di Bill non era bastato per evitarle di prendere freddo.
-  ... Ma non è certo colpa sua se tu sei talmente spessa che non è riuscito a proteggerti ...  -.
Stava decisamente delirando.
<<  Andy! Sei impazzita! Fa un freddo terribile qui e siete saliti senza cappotto! ... A volte mi chiedo chi di voi due sia più incoscente ... Senza contare Tom, che in questo caso se la è scampata! ... Ma ti sembra il caso di stare qui a guardare il panorama? E' una cosa maledettamente stupida e ...  >>.
<<  Hagen ... Soffro di vertigini, per cui, credimi, stare qui a guardare il panorama era davvero l' ultimo dei miei desideri, per lo meno non da sola ... Ho un mal di testa feroce e se la maledetta caviglia non mi facesse maledettamente male, sarei scesa molto prima ... Aiutami ad alzarmi e ... Fallo in silenzio se ti riesce ...  >>.
Georg si chinò sulla ragazza e le cinse la vita con un braccio, aiutandola a rialzarsi.
<<  Avresti potuto farti aiutare anche da Bill sai? ... Sì, è gracile ma mi pare che tu non sia poi così pesante ...  >>. Disse il ragazzo corrugando la fronte mentre la tirava in piedi senza troppi sforzi.
<<  Hagen ... Cosa te ne saresti fatto di un cantante strosciato? Nulla direi ... Quindi taci e portami di sotto che sto morendo di freddo ...  >>. Rispose sarcastica lei.

<<  Potresti smetterla di chiamarmi Hagen?  >>.
<<  Potresti smetterla di dire cavolate?  >>.
<<  Non sono cavolate Andy ... Continui a reputarti nella maniera sbagliata ...  >>.
Erano arrivati, discutendo, in fondo alla scala fino al salone.
<<  Io mi reputo come mi pare e piace! Sono l' unica che possa farlo, chiaro? Nessun' altro ha questo diritto, solo io! E non sarai certo tu ad impormi cosa devo o non devo pensare di me o di qualsiasi altra cosa è chiaro?  >>.
Aveva alzato troppo la voce.
No.
Aveva berciato come un' aquila.
E adesso molti occhi erano puntati su di lei.
Nadia le si avvicinò preoccupata e le posò una mano fresca sulla fronte, scottava.
<<  Andrea ... Non stavi bene già da un po' ... Avresti potuto evitare di andarti ad arrampicare sul maledetto tetto per vedere i maledetti fuochi d' artificio!  >>.
La ragazza corvina le posò la fronte bollente sulla spalla.
<<  Erano bellissimi Nadia ... I più belli che io abbia mai visto, credimi!  >>.

Nadia avrebbe voluto prenderla a schiaffi.
Forse per sfogare quelli che non aveva potuto sfogare su Fabrizio, quando Andrea le aveva raccontato del pessimo Natale che le aveva fatto passare.
Forse per sfogare quelli che non aveva potuto sfogare su Bill, subito difeso da David, poco prima.
Forse per sfogare quelli che non aveva sfogato su David stesso, chissà per quale assurda ragione.
Ma non potava farlo.
Era la sua Andrea, nessuno la capiva meglio di quanto la capisse lei, nessuno poteva sapere quanto poco centrassero i fuochi d' artificio con le luci ed i colori che ancora si riflettevano nello sguardo febbricitante della ragazza tra le sue braccia.
<<  Gustav ... Puoi chiamare un tassì ed aiutarmi a caricarla in macchina? La porto a casa ...  >>.
<<  Ti accompagno io ...  >>. David si era fatto avanti.
<<  Non ne ho bisogno!  >>. Rispose la rossa piccata.
<<  Qui non si tratta di quello di cui hai bisogno tu ... Si tratta di quello di cui ha bisogno Andrea ... Ed io ...  >>.
Quelle ultime due parole erano rivolte solo a lei e solo a lei fu dato di sentirle.
Touchè.
Si stava comportando come una perfetta egoista e non poteva permetterselo, lo sapeva bene.
<<  Daccordo ... Vado a prendere le nostre giacche ...  >>.
Sedette Andrea su un divanetto e si allontanò svelta.

Bill si allontanò assieme a Tom dal banco del bar dove erano stati fermi fino a quel momento e, assieme ad un imbronciato Georg, ancora evidentemente offeso dalle parole dure che gli aveva rivolto la ragazza poco prima, si diresse accanto al tavolino dove era appoggiata Andrea per ascoltare David che li aveva richiamati.
<<  Io accompagno le ragazze a casa ... Voi resterete ancora un po', almeno un' ora ...  >>.
<<  Un' ora? Dave sei impazzito?  >>.
Tom prese a lagnarsi.
<<  No, non sono impazzito, sono il vostro manager e so cosa è meglio fare ... Bill, Georg! Toglietevi dalla testa e soprattutto dalla faccia qualsiasi cosa vi siate detti con Andrea ... Domani qualche giornaletto di poco conto potrebbe scrivere che la nostra interprete era ubriaca e che ha litigato con due dei Tokio Hotel ... Potrebbero mettere in giro voci idiote su eventuali relazioni, su eventuali discordie all' interno del gruppo ...  >>.
<<  DAVE! Ha solo l' influenza!  >>.
Gustav era vagamente intontito dalle parole dell' uomo e preoccupato.
<<  Io lo so e tu lo sai, Gustav ... E lo sanno Bill, Tom e Georg ... Ma quei paparazzi qui fuori non lo sanno ... E non metterei la mano sul fuoco su tutti i camerieri che hanno assistito alla scena ... Sono camerieri, sebbene ben pagati ... Certe offerte in denaro possono farti vedere e riferire cose che non hai visto e che non andrebbero riferite ...  >>.
Gustav annuì in silenzio, improvvisamente consapevole della realtà.
<<  Bene, vedo che ci siamo chiariti ... Per cui state qui più tempo che potete, sorridete e cercate di deviare l' attenzione da quello che è appena successo ... E sorridete ... Sorridetevi tra di voi e sorridete a chiunque capiti sulla vostra strada, chiaro? Adesso vado ... Ci vediamo più tardi ... Magari rimango alla depandance e vedo se è il caso di chiamare un medico ... Anche se dubito che poco dopo la mezzanotte di Capodanno qualcuno si muova per un' influenza ...  >>. Sospirò.

Il viaggio in macchina sembrava proseguire silenzioso.
<<  Ci sono cose che è meglio evitare in pubblico, Nadia ... Credevo che tu lo avessi capito ...  >>.
Disse piano David.
<<  Io non sono un automa, David, io non sono ... Maledettamente automatica, sai? Non mi posso accendere e spegnere a comando ... Bill mi ha fatto proprio incazzare! Perchè io dovrei essere una persona matura mentre lui può permettersi di comportarsi come un ragazzino e mollare Andrea da sola e ...  >>.
<<  Perchè hai ventisette anni quasi, Nadia, perchè SEI una donna e una persona matura ... Perchè Andrea NON è più una bambina, ha ventiquattro anni ... Perchè Bill E' un ragazzino, come hai detto tu ma ...  >>.
Non gli permise di terminare la frase.
<<  Stando a quello che hai detto, la colpa è mia perchè non so comportarmi come dovrei e di Andy solo perchè è più grande di Bill? In definitiva l' unico giustificabile è quel cantante capriccioso e viziato che ti sei andato a pescare, non è così?  >>.
Cercava di non urlare per non svegliare Andrea.
David avrebbe voluto fermare la dannata auto e prenderla a schiaffi.
-  ... No, Dave ... Vorresti fermare la dannata macchina e baciarla e magari, se sul sedile posteriore non ci fosse Andrea con un febbrone da cavalli, vorresti fermare la dannata macchina, baciarla, e poi fare l' amore con lei ...  -.
Erano pensieri sciocchi data la situazione, ma non riusciva ad evitarseli.
Adorava quella scintilla di rabbia che brillava sul fondo di quegli occhi trasparenti.
Adorava quella donna, tutto di lei :
la sua follia, la sua intraprendenza, la sua irrequietezza, la sua sensualità celata sotto l' arroganza ...
La amava.
Non c' erano altre spiegazioni per cui potesse sopportare tutto questo oltre alla sua vita già abbastanza complicata.

Adesso doveva terminare quel discorso.
Posteggiò l' auto davanti all' entrata della depandance e prese Andrea tra le braccia, portandola fino al suo letto cercando di non svegliarla.
Nadia era ancora silenziosa mentre si accingeva a spogliarla e ad infilarle il pigiama, per poi richiamarlo accanto al letto della ragazza.
<<  Quello che stavo cercando di dire poco prima è che Bill è ancora un ragazzino ...  >>.
Tese la mano in avanti come a voler fermare il fiume di parole poco gentili che lo avrebbe travolto.
<<  Lo è, Nadia ... Che a te vada bene oppure no ... Che noi lo vogliamo oppure no ... E deve crescere, e deve sbagliare per farlo, e deve sbattere il naso e stare anche male ...  >>.
Nadia sospirò mentre si dirigeva alla cucina per prendere uno strofinaccio immacolato e una bacinella di acqua fredda dove immerse anche una generosa dose di cubetti di ghiaccio.
Si allontanò dal lavandino volgendosi verso l' uomo che l' aveva seguita.
<<  Lo so ... So che bisogna sbagliare e soffrire per crescere ... Ma gli sarei grata se riuscisse a farlo senza coinvolgere Andrea ... Lei ha già avuto la sua buona dose di errori e di sofferenze ... Ha pagato ...  >>.
Abbassò lo sguardo al pensiero del giovane uomo che la attendeva a Milano.
<<  ... E sta pagando ancora ...  >>.
<<  Credo di avere intuito la situazione che la aspetta in Italia e ti assicuro che non ho detto nulla a nessuno delle mie personali congetture ma ... E' una sua scelta, Nadia, come quella di aver deciso di accettare di lavorare per noi ... Saresti ingiusta, e lo sai, se accusassi qualcuno di averla obbligata ad accettare questo lavoro ... Tu stessa ne eri entusiasta no? E per quello che riguarda Bill ... Posso dirti che non è da un giorno che sta crescendo, ossia pagando per le sue scelte ... Lo fa da sempre ... Egoisticamente posso solo dirti che a me non dispiace affatto che, in qualche modo ancora poco chiaro a tutti noi, Andrea sia coinvolta ...  >>.
Nadia sussultò.
Non poteva credere che David stesse mettendo Bill dvanti ad Andrea, ma poi capì.
Era quello che avrebbe fatto anche lei, era quello che lei stessa desiderava.
Che quel cucciolo di fenicottero crescesse e soffrisse, se credeva, ma che lasciasse in pace Andrea.
Era stata contenta sì che Andrea accettasse quel lavoro, che si allontanasse da Milano, che finalmente sorridesse ma ...

Forse aveva un po' sottovalutato tutto il resto.

Adesso sedevano silenziosi ai lati del letto di Andrea, cambiandole la pezza bagnata sulla fronte, spesso.
La febbre sembrava essere salita.
Uno scalpiccio sospetto davanti alla porta li fece trasalire e, una volta andati ad aprire si ritrovarono davanti i quattro ragazzi, con delle espressioni stanche e tirate sui volti.
<<  Come sta?  >>.
<<  Ha la febbre ancora alta Gustav, ma sta dormendo ... Questo va abbastanza bene no?  >>.
Cercò di sorridere Nadia al ragazzo che la osservava preoccupato.
Bill si era intrufolato in camera della ragazza, aveva sfiorato il fazzoletto sulla fronte di lei, scottava.
Lo prese, lo immerse in quell' acqua gelida, rabbrividendo appena al contatto con il liquido freddo, poi lo strizzò e lo posò nuovamente sulla fronte di Andrea che si lasciò sfuggire un sospiro.

Nadia non potè fare a meno di lasciar emergere un sorriso sulle sue labbra.
Era una maledetta pertica crucca, viziata e capricciosa ma ...
Speva avere dei gesti così innocentemente gentili, tali da mandarla in confusione.
Richiamandolo con un piccolo colpo di tosse, discreto, si volse verso i ragazzi osservandoli.
<<  Siamo anche in troppi qui, sarebbe meglio che voi andaste a letto, sembrate stanchi ...  >>.
<<  Posso restare un pochino?  >>.
La voce di Bill giunse improvvisa e forse un filo infantile dalle spalle della ragazza che, senza nemmeno rendersene conto, si era ritrovata ad annuire.
<<  Daccordo, ma solo se questi altri se ne vanno a nanna ... Domattina potrete venire tutti a vedere come sta ...  >>.
I ragazzi, sebbene le loro espressioni fossero ancora abbastanza preoccupate, annuirono e si diressero in silenzio verso casa, non prima di aver avvisato Bill di andarli a chiamare, se fosse stato necessario.
Una volta soli nella sala della depandance e assicuratasi che Bill si fosse chiuso la porta della camera di Andrea alle spalle, Nadia si rivolse a David.
<<  Credo che dovresti andare anche tu ... Me la posso cavare benissimo anche da sola, adesso ... Grazie per averci accompagnate ...  >>.
L' uomo era basito.
Lo stava mandando via?
<<  Credo ... Credo che io e te non abbiamo ancora finito di parlare ...  >>.

" Io e Te" ...
Che suono meraviglioso avevano quelle tre semplici, piccole parole.
Che suono meraviglioso avevano tra le labbra di David.
Che suono meraviglioso avevano nella consapevolezza che stava parlando di loro due.
Ma Nadia si era chiesta un po' troppe volte tra sè e sè, quella sera, se le cose tra loro fossero davvero giuste come lui le aveva dipinte, come lei le aveva credute ...

<<  David ... Credo che io e te ...  >>. Deglutì a fatica.
<<  Non abbiamo più altro da dirci ... Credo ... Credo che dovremmo prenderci una lunga pausa di riflessione, sai? ... Tu hai questo tour da organizzare e io ... Credo che non appena Andrea si sarà ripresa tornerò in Italia ... Per vedere come procede il lavoro, per ... Aggiustare certi lati della mia vita che ho un po' trascurato in questi ultimi tempi ...  >>.
L' uomo la guardava senza capire.
Senza voler capire.
<<  Mi stai ... Mi stai lasciando, Nadia? ... E' questo che stai facendo? E' questo quello che vuoi? ...   >>.
<<  Qui non si tratta di quello che voglio io ...  >>.
Lo prese un po' in giro, cercando di scacciare quel senso di vuoto che la stava invadendo.
<<  Qui si tratta di fare la cosa giusta per ... Per noi ... Per tutti ... I ragazzi hanno bisogno di te, di tutte le tue energie, di tutte le tue attenzioni, soprattutto Bill ...  >>.
David spalancò gli occhi e la bocca.
<<  E' per questo? E' per la sciocca discussione che abbiamo fatto su Bill e Andrea?  >>.
Non voleva crederci, ma non stentava a farlo.
Nadia amava quella ragazza più di quanto amasse sè stessa.
<<  Non fare quella faccia David ... Quello che hai detto prima è giusto ... Devo permettere ad Andrea di sbagliare da sola, se vuole ... E finchè starò qui non potrò evitarmi di difenderla a spada tratta ogni volta che lo riterrò necessario ... Perciò è meglio che io me ne vada ... E per quello che riguarda te ... Noi ... Diciamo che non sono brava a gestire i conflitti di interesse ...  >>.
Sorrise poi si volse allontanandosi da lui.

Bill, involontariamente, chiuso nella stanza di Andrea, non aveva potuto fare a meno di sentire le parole che si erano scambiati Nadia e David.
Si stavano lasciando ed era colpa sua.
Colpa del fatto di aver mollato Andrea sul tetto da sola e fatto arrabbiare la rossa quella sera ...
Eppure non capiva cosa centrasse Andrea in tutto quello.
Avrebbe voluto uscire fuori e urlare a quella squinternata di non prendersela con David, di prendersela con lui ...
Ma sapeva, e lo sapeva anche prima di aver sentito lo scambio di battute tra i due, che David lo avrebbe comunque sempre difeso a spada tratta.
Non che gli permettesse di fare sempre quello che gli paresse ma lo difendeva sempre davanti agli altri, anche quando rasentava l' indifendibile.
Poi, una volta da soli, gli avrebbe fatto una ramanzina di un' ora e mezza, magari avrebbe mantenuto un atteggiamento freddo e distaccato per un po' ma questo non gli avrebbe impedito di difenderlo davanti a tutti gli altri.
Per questo mise a tacere la sua parte istintiva e non mosse piede da quella stanza.
-  ... Inoltre ... Tu non dovresti aver sentito quella discussione, Bill ...  -.
E poi aveva delle cose a cui pensare.
Cose alle quali aveva già pensato durante il resto del tempo che aveva passato alla festa, mentre sorrideva come un idiota, cosa che suo fratello non aveva mancato di fargli notare, a tutti coloro che gravitavano, anche solo per un istante, nel suo campo visivo.
Ripensava a quella mezz' ora passata sul tetto con Andrea, a quegli attimi che gli erano parsi perfetti, a quella sensazione di chiarezza che aveva percepito dentro di sè, sebbene fosse durata solo qualche fuggevole istante.
A quei fuochi d' artificio e all' odore di cenere e polvere da sparo che era rimasta nell' aria dopo, quando lei si era allontanata in quel modo da lui, come se sfuggisse ad una fiera, come se avesse paura di lui.
-  ... Cazzo ... Lo so che ha un ragazzo, una storia seria e tutto il resto, ma ... Mica ho fatto nulla di male ... Faceva freddo e la ho appena abbracciata ...  >>.
Giusto.
Nulla di male.

Adesso la fissava, pallida e stanca tra le lenzuola color sangue che aveva comperato solo una settimana prima, in una sessione di shopping proprio con lui, i neri capelli corvini non più lunghi come quando l' aveva conosciuta che si posavano sulla federa vermiglia ...
I tre colori risaltavano terribilmente l' uno con l' altro, ferendogli gli occhi anche nella penombra della stanza.
Anche adesso avrebbe desiderato abbracciarla ...
-  ... Ma non ho mica fatto nulla di male, no? ...  -.

L' entrata di Nadia nella stanza lo distrasse dai suoi pensieri e lo spinse ad allontanare i profondi occhi caldi d' ambra dalla ragazza stesa inerme nel letto davanti a lui ...
<<  Senti ... Vai a prendere dell' altra acqua fresca, per favore e poi ... Riposati un po' ... Andrea dorme e dovremmo farlo anche noi ...  >>.
Nadia attese che Bill, stranamente obbediente e remissivo tornasse con l' acqua, poi posizionò la salvietta fresca sulla fronte di Andrea ed infine si sedette accanto a Bill sul piccolo divanetto davanti al letto della ragazza.

Bill si torturava le mani, senza staccare lo sguardo dalla ragazza addormentata, tendendo le orecchie al suo respiro leggermente affannato.
Si sentiva maledettamente in colpa.
<<  Nadia ... Mi dispiace per prima, io ...  >>.
La rossa lo interruppe, senza voltarsi, mantenendo lo sguardo a sua volta fisso sul copriletto dell' amica, continuando a vedere solo il volto affranto di David davanti a sè.
<<  Non fa nulla, Bill ... I fuochi le sono piaciuti molto ... Volevi fare una cosa carina per lei e la hai fatta ... Ma le cose non vanno sempre come noi le avevamo progettate o ... Sperate ... Non importa ... Sapeva di non stare bene, è stata incoscente ma non è una stupida ... Avrà avuto le sue ragioni ... Io lo so ...  >>.
Finalmente spostò lo sguardo in quello mesto e attento del ragazzo al suo fianco.
Le si strinse il cuore.
Andrea aveva ragione, Bill riusciva ad apparire un fragile cucciolo a volte.
Come in quell' istante, con il senso di colpa dipinto sul bel viso tirato dalla stanchezza e dalla preoccupazione.
<<  Non è colpa tua ...  >>.

Il silenzio cadde di nuovo tra di loro.
<<  Bill ? ...  >>.
<<  ... Sì?  >>.
<<  Buon anno ...  >>.
Gli sorrise lei.

<<  ... Anche a te, Nadia ...  >>.


Ed eccoci qui ...
Capitolo di Capodanno che lascia un po' di amaro in bocca ma ... Perdonatemi ... Infondo ci sono anche dei Bei momenti, no? n______________n (me Vi sorride ruffiana... X°D!)
Nient' altro....
Spero che Vi piaccia! E adesso a Voi :


Layla : Anche tu convinta che debba mollare Fabrizio? ... O_____o'' ... ANCHE IO!!!! X°D!
Sono contenta che ti sia piaciuto il Natale in casa Kaulitz/Trumper!
Simone ... Niente da fare... Certe mamme hanno un ... Settimo senso, e con quei due cicloni, Simone si è organizzata per l' Ottavo! X°D!
n_________________________n
Eccoti il capitolo di Capodanno! Spero ti piaccia^^ E ne approfitto, per  Augurarti un Felice 2O1O!  Grazie di tutto e AUGURISSIMI!!!!

NiceGirl : Contenta di trovarti!
GRAZIE degli auguri, ne approfitto per fartene altrettqanti ed augurarti un Ottimo Anno Nuovo!
Grazie per i complimenti, spero che anche questo ti piaccia^^!
A presto^^!!!!

Cassandra : ... Ebbene, dato che il tempo stringe anche qui, cercherò di rispondere alla tua, attesa e graditissima, recensione esattamente come tu me la hai lasciata!^^
David & Nadia = A me questi due piacciono da morire assieme, e sono anche il primo rapporto che cerco di affrontare in maniera differente dal mio solito ... Chissà cosa ne uscirà fuori ... Comunque penso che tu abbia prprio preso il punto : i due vivono la rapidità dell' evolversi del loro rapporto in maniera differente e, già in questo capitolo, Nadia pare riflettere e prendere delle decisioni in proposito ... ç___ç ... Ho idea di cosa debbe succedere ma non so assolutamente come ... staremo a vedere ... T________T''
Fabrizio & Andrea = Coppia che pare essere tenuta assieme dalla paura e dalla volontà di non ammettere o capire di aver sbagliato tutto di Andrea e dall' orgoglio di maschio (assolutamente idiota T.T') di Fabrizio ... Quando lei finalmente prende, almeno parzialmente, in mano le cose ... Anche io ho fatto partire una ola solitaria per la mia Andy! n_______n
Pranzo in famiglia =  Potrei dire molte cose, ma io e Te abbiamo parlato, sai ... Quindi, cambiando necessariamente qualche cosa, di sicuro qui c'è un po' di me .... Detesto le cose "dovute" T____T''' ... La frase della mamma ... Bhè, ci voleva dopotutto, no?
Natale in casa Kaulitz/Trumper = Ho letteralmente ADORATO scrivere quella parte che è quella che forse ho curato di più (assieme all' arrivo a Berlino di Andrea, tassista annesso!) ... Io, come posso appurare anche Tu, immagino un Natale classico e tranquillo per i Gemelli, qualcosa che li riporti alla realtà, fatta di regali piccoli ma pieni di affetto, attenzione e umorismo! (Tom in mutande è stato un piccolo regalo che mi sono fatta da sola! così come le frecciatine di Andy! n__________n)
E le risposte di Bill, volte sì, come dici Tu, a difndere Andrea, ma forse in maggior modo, a proteggere ancora inconsapevolmente forse, sè stesso dall' idea di "perdere la loro interprete" ... E Simone ... mi serviva qualcuno che fosse appena un filino (X°D!) più lungimirante di Bill e di Andy (sebbene, forse... Tom ... Mhà!)
Abbraccio = Ecco qui che ho accontentato la Gemellina in questo capitolo di Capodanno, sebbene non porti a nulla di buono, alla fine Q__________Q ... Mi sa tanto che ci vorrà ancora un po' per avere un contatto un po' più "fisico" tra i nostri due baldi giovini!
Per concludere, sappi che io NON voglio la Geme sintetica (nè con le recensioni nè tantomeno con i suoi capitoli! ù.ù! ) ... Al contrario! Non smetterei mai di leggere quello che scrivi! Fosse anche la lista della spesa! X°D!
GRAZIE COME SEMPRE, PER ESSERCI, SEMPRE!
Ne approfitto per farti gli Auguri per uno scintillante 2O1O... per quello che mi riguarda, il mio si preannuncia bene, soprattutto grazie a quello che assieme abbiamo "seminato" in questo 2OO9 ... *______________________* ( e l' occhio Billoso dice tutto, anche quello che non saprei come dire!).
A presto!^^

E ALLA FINE A TUTTI QUELLI CHE HANNO INCONTRATO QUESTA STORIA ED HANNO DECISO DI SOFFERMARVISI, A CHI LA SEGUE, O LA HA INSERITA TRA I PREFERITI ...
A TUTTI VOI CHE SIETE PARTE INTEGRANTE DEL MOTIVO PER CUI SCRIVO (oltre che per "mero" piacere personale che mi regala tanto) GRAZIE ...
E SPERO DAVVERO CHE QUESTO 2O1O CHE ORAMAI CI OSSERVA DA DIETRO L' ANGOLO, PRONTO AD INIZIARE, SIA DAVVERO SPLENDIDO, PIENO DI SOGNI, SPERANZE, SODDISFAZIONI...
E CHE POSSIATE ACCOGLIERE I PICCOLI, GRANDI DOLORI CHE POTREBBERO ARRIVARE, CON UN SORRISO E LA CONSAPEVOLEZZA E LA FORTUNA DI AVERE QUALCUNO AL VOSTRO FIANCO, ESATTAMENTE COME PER ME!  *_________________________*...
GRAZIE ANCORA E AUGURI!!!!

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Capitolo 12
*** Cap. 12 - Chiacchiere a Colazione ***


Chiacchiere A Colazione
Aveva freddo, tremava e non riusciva a bloccarlo, quel tremito fuori controllo.
Non era più padrona del suo stesso corpo che sentiva sudato, le lenzuola appiccicate addosso come una seconda, strettissima pelle che la soffocava ...
Si sentiva opprimere il petto e faticava a respirare.
Cercò di costringere le palpebre a permetterle di vedere dove si trovasse ...
Ma erano così pesanti e al di là vi pesava qualcosa di umido che rendeva ancora più diffice quell' inutile tentativo.
Mosse a fatica le gambe  che sentì rigide.
Immagini le esplodevano nella mente ...
Esplosioni.
Esplosioni di emozioni che la rendevano insicura.
Esplosioni di luci che la rendevano cieca.
-  ... E questo è assurdo ... Dovrebbe essere il contrario ... La luce dovrebbe illuminare ...  -.
I suoi pensieri erano confusi, senza forma, rimbalzavano nell' ovatta tiepida e dolorante che sentiva premere alle pareti interne della sua testa.
-  ... E ancora non riesco ad aprire gli occhi ... ... ...  -.
Poi, improvviso, un volto sprezzante apparve davanti a lei, materializzandosi nel buio dei suoi occhi chiusi.
Fabrizio ...
No ...
Bill ...
E ancora, braccia che la bramavano e la esigevano egoiste ...
E braccia che la cingevano lievi ...
Ed entrambe la ferivano ...

<<  Mhhhh ...  >>.
Un mugolio infastidito le sfuggì dalle labbra che sentiva riarse.
Poi una mano fresca che si posava leggera sulla sua fronte, che la scuoteva impercettibilmente.
<<  ... Acqua ...  >>.
La stessa mano che l' aiutava, sorreggendole delicatamente la nuca.
Dita lunghe, sottili, una pressione talmente lieve da essere a malapena percepita da lei ...
<<  ... Nadia ...  >>.
Sentì il freddo del bicchiere che si posava sulla bocca che lei dischiuse assieme agli occhi.
<<  ...  No, Nadia arriva subito ... Sta parlando con il dottore ...  >>.
Quella voce assieme a ciò che riuscì a mettere vagamente a fuoco, ossia i due profondi occhi nocciola che la stavano fissando lievemente incerti, la fecero sussultare facendo perdere la presa del ragazzo stesso sul bicchiere che cadde sul copriletto facendola trasalire.

Adesso l’ acqua stava allargando una macchia di un rosso cupo sul copriletto vermiglio e Bill la osservava quasi terrorizzato.
<<  … Mi … Mi dispiace … Non volevo …  >>.
L’ aria mortificata del cantante permise ad Andrea di svegliarsi dal suo torpore.
Cosa stava facendo?
Per la seconda volta in meno di ventiquattro ore stava permettendo alle sue paure, alle sue stupide paranoie, di prendere il sopravvento su di lei e di mettere in soggezione Bill.

Non era quello che voleva.
Ma forse non sapeva esattamente nemmeno lei cosa volesse.
Era confusa e stupidamente, ferita.
-  … Andrea! Smettila! Hai passato un Capodanno meraviglioso fino a quando TU non hai deciso di rovinarlo! Sei stata una stupida e adesso cosa vorresti fare? Piangerti addosso? Non sei nelle condizioni di farlo!  -.
-   … Sì che lo sono! Sono malata, mi fa male dappertutto, la mia vita è un casino, con Fabrizio è un casino e lui … Lui sta qui, e si permette di avere questi incredibilmente profondi ed intensi occhi ambrati … E di fissarli nei miei così impudichi …Sono una stupida forse, ma … Sono giustificata, no? …  -.

Lo stupido battibecco che stava imperversando dentro di lei venne interrotto dalla voce di Nadia.
<<  Andrea, sei sveglia! …  >>.
Mosse qualche passo in direzione del letto e la sua espressione si indurì leggermente ma in maniera molto chiara.

Bill sentì un fremito percorrergli la schiena, la rossa lo avrebbe divorato con tutti gli stivali non appena la furia le avrebbe permesso di fare il più classico dei due più due …
Anche Andrea aveva intercettato lo sguardo cristallino di Nadia che si era posato sul copriletto bagnato, e quello del ragazzo, che era stato posato sulla punta delle sue scarpe dal momento stesso in cui la rossa aveva fatto la sua entrata nella stanza avvolta dalla penombra.
<<  Scusa Nadia … Mi sono svegliata e Bill mi ha dato un po’ d’ acqua … Ma ero ancora terribilmente intorpidita e lo ho rovesciato … Adesso lo tolgo …  >>.
<<  Tu non levi un bel niente! Come pensi di reggerti in piedi se non riesci nemmeno a tenere un bicchiere in mano? … E tu …  >>.
Disse volgendosi verso il ragazzo ancora stranamente silenzioso al suo fianco, puntandogli contro un indice iroso.
<<  … Tu avresti dovuto sorreggerle il bicchiere e … Lasciamo perdere! …  >>.
Sospirò Nadia.
Andrea, davanti all’ espressione vagamente mortificata di Bill, avrebbe desiderato dirle che lo aveva fatto, che l’ aveva aiutata in maniera così gentile da farle credere che si trattasse di lei …
Sapeva di non meritarsi nessuna gentilezza da Bill, soprattutto dopo l’ atteggiamento sgradevole che lei aveva avuto nei suoi confronti la sera prima, ma lui l’ aveva comunque aiutata e adesso si stava anche sorbendo la ramanzina di Nadia.
-  … O poco galante o impedito … Non è che Bill abbia molte scelta con Nadia … Sa essere davvero impietosa quando vuole …  -.

Adesso stava fissando lo sguardo sulla porta dove i due ragazzi stavano confabulando, poi vide Bill uscire dalla stanza, dopo aver gettato una rapidissima occhiata verso di lei, e poi ancora lo vide, al di là del vetro dell’ ampia finestra, mentre si dirigeva verso casa.
<<  E’ andato a chiamare quei pelandroni … Facciamo colazione tutti assieme se te la senti … E se Bill ; perdonami ma mi sembra davvero strano dirlo; riuscirà a tirarli giù dal letto ed a trovare qualcosa di commestibile in quella sottospecie di dispensa … I ragazzi erano un po’ preoccupati per te ieri sera  ed io ho fatto rimanere solo quella specie di pertica crucca … Visto che è stato il primo a chiedermelo … Anticipando di un soffio il tuo PooH, se devo essere sincera … A proposito … Gli hai già confessato questo nomignolo? …  >>.

Troppe domande, tutte assieme, troppe informazioni che non riusciva a mettere bene a fuoco.
Andrea si concentrò sulle parole di Nadia.
-  … Allora …  -.
<<  … Sì, me la sento, di fare colazione con i ragazzi …  La dispensa dovrebbe essere ben fornita, se non ricordo male … Mi dispiace di averli fatti preoccupare … E, no … Non ho ancora detto a Gustav di quel soprannome …  >>.
Aveva volutamente e tenacemente sorvolato sul fatto che Bill avesse chiesto di rimanere …
Lo aveva trattato male, quasi fosse un appestato, e lui era voluto rimanere …
-  … Perché? …  -.
Ma poi passò oltre anche a quella domanda e si soffermò su un altro pensiero sfuggente.
Nadia stava parlando troppo, tutto in una volta …
Non che la rossa fosse un tipo silenzioso, al contrario, ma in quel momento la parlantina sciolta dell’ amica le sembrava un tantino forzata.
<<  Nadia … Cosa è successo? … Voglio dire … Nonostante la febbre ricordo piuttosto bene cosa ho fatto io, ma … Cosa è successo … A te?  >>.
Nadia nascose la sorpresa dietro un sorriso forzato.
-  … Possibile che sia così maledettamente evidente? …  -.
Ma si trattava di Andrea, poteva benissimo credere che l’ amica se ne fosse accorta.
<<  … Nulla di particolare, io e …  >>.
Ma un bussare imperioso alla porta interruppe quella che sarebbe stata una confessione in piena regola.

<<  SIAMO ARRIVAAATIIII!!!!  >>.
<<  TOM! Ma cosa cazzo ti gridi? Sono nella stanza di Andrea, mica sulla luna! E che cazzo! Ha ancora la febbre, ti sembra il modo questo? ... Sei un essere ... Invasivo! Ecco cosa sei!  >>.
Bill aveva prontamente soffocato il grido di annunciazione di Tom, spingendo Georg e Gustav ad alzare gli occhi al cielo ed a chiedersi se, prima o poi, quei due pazzi che rispondevano al nome Kaulitz ed al ruolo chitarrista e vocalist del gruppo, cosa che li rendeva oltremodo, scoraggiantemente necessari alla suddetta, sarebbero mai cresciuti.
<<  Bhè, sai che ti dico? Che gli farà bene una sana dose di invasivo-Kaulitz! Cosa c'è meglio di me per far stare bene una donna?  >>.
Ecco, appunto.
Le parole di Tom risposero, senza saperlo, alla ormai inutile domanda dei due amici.

<<  Quando avrete finito di fare casino, forse, vi permetterò di mettere il naso nella stanza di Andrea ... Avete finito?  >>.
E quella della rossa non era una domanda, ma una nemmeno troppo velata minaccia, che perdeva ogni minima traccia di quel velo dentro i suoi scintillanti occhi verdi.
<<  Sì, sì ... Rossa rompiscatole! Abbiamo finito! Del resto lo ho ammutolito, a questo qui!  >>.
Concluse Tom accennando con la testa al fratello, avendo le mani occupate dalla montagna di viveri che aveva recuperato dalla cucina.
Bill non compì nemmeno un solo piccolo gesto ai danni del fratello, avendo anch' egli le mani occupate dai tavolini per la colazione a letto che aveva recuperato, limitandosi ad emettere un sonoro sbuffo spazientito.

Non appena misero piede nella camera da letto dove si trovava la ragazza la trovarono sorridente in loro attesa e Tom fù il primo ad avvicinarsi a lei.
<<  Allora, come sta la mia dama del ballo?  >>.
<<  Meglio, grazie ...  >>.
Rispose lei imbarazzata dal ricordo della notte precedente in cui aveva passato molti piacevoli minuti tra le braccia del chitarrista.

<<  Magari sarebbe meglio fare colazione in sala ... Qui mi sa che non ci stiamo tutti quanti ...  >>.
Tom scoppiò in una grande risata.
<<  Visto Bill? Sapevo che non era il caso che buttassi all' aria tutta casa per trovare quei maledeti vassoi! Cielo! Hai fatto un casino d' inferno per nulla! Sei il solito scemo!  >>.
<<  Io ... Vabbè! Intanto è servito per buttarti giù dal letto! Quindi a qualcosa è ben servito!  >>.
Rispose stizzito il cantante.
<<  Bill ... Povero fratellino decerebrato ... Credi davvero che l' urlo disumano che hai lanciato entrando in casa, non mi avesse già sufficentemente svegliato? ... I morti nelle tombe hai svegliato! ... Infatti sei riuscito a resuscitare persino Georg ...  >>.
Concluse ironico occhieggiando al bassista che se ne stava in disparte, accanto alla porta della stanza della ragazza, senza aver ancora proferito parola e decidendo che quelle che avrebbe potuto proferire adesso sarebbero state troppo volgari per permettersi di lasciarle uscire dalle labbra che teneva ostinatamente serrate.
Andrea rise lasciandosi scappare qualche colpo di tosse che fece accorrere Nadia.
<<  Senti ... Magari è meglio se rimani ancora a letto ...  >>.
<<  Perchè non ti fai aiutare dai ragazzi a preparare la tavola? Vorrei davvero alzarmi da qui ... Georg ... Puoi rimanere ad aiutarmi?  >>.
Rispose Andrea scrollando la testa davanti all' evidente preoccupazione dell' amica e voltando gli occhi grigi, ancora appena un po' lucidi, sul castano che mosse immediatamente qualche passo verso di lei.
 
-  ... Georg ... Per la seconda volta ... Ma cosa ti importa, Bill! Dopotutto tu non sei riuscito a sostenerla nemmeno per bere un bicchiere d' acqua ... Ovvio che cerchi qualcuno di un po' più affidabile ... -.
Il ragazzo si volse e seguì la rossa senza riuscire a soffocare un piccolo moto di fastidio quando si trovò a passare di fianco a Georg.
 
Andrea, del tutto ignara dei pensieri che invadevano la mente di Bill, stava sulle spine.
Sapeva di essersi comportata male con il cantante, ma non era lui il solo che aveva maltrattato.
Georg era l' altra vittima del suo stato febbricitante.
-  Febbricitante un cazzo! Andrea, ma quando la smetterai di raccontarti un sacco di stupidaggini? Eri incasinata e ti sei sfogata sulla prima persona che ti sei ritrovata davanti e, sfortunatamente per lui, si trattava di Georg ... Ma lui voleva solo aiutarti ... Non se lo meritava di certo, non aveva certo colpa se tu hai reagito come una povera pazza per un semplice abbraccio, se ti sei comportata come una stupida ragazzina isterica ferendo Bill ... Sfogare la tua frustrazione su di lui non ti ha affatto aiutata, anzi ... Presto o tardi dovrai scusarti con Bill e cercare di chiarire il vostro rapporto, almeno cercando di salvare le apparenze, e adesso devi scusarti anche con Georg ... Perchè è quello che vuoi, vero? ... Non ti farai di nuovo prendere dal tuo stupidissimo, infantile orgoglio, mandando a rotoli del tutto la situazione, vero? ...  -.
-  ... Maledetta coscenza ... Taci un attimo, per carità!  -.
<<  Georg ... Vuoi aiutarmi ad andare di là? Dubito che riuscirò a stare in piedi da sola ... Ti spiace? ...  -.
Occhieggiò al bassista un po' intimidita dallo sguardo fermo di lui.

Georg le dava da sempre, fin da quando era semplicemente il bassista dei Tokio Hotel su un poster, una gradevole ed allo stesso tempo quasi "imbarazzante" sensazione di serietà e sicurezza.
Aveva imparato col tempo, ed ancora prima di essere baciata dalla Dea Bendata e di poterlo conoscere personalmente, che era anche un ragazzo estremamente divertente e incasinato, disordinato e imbranato a volte e ritardatario, cose che lo rendevano estremamente più vicino ad un essere umano che alla specie di semidio che appariva nelle sessioni fotografiche ma, quella sensazione iniziale, non la aveva mai abbandonata.
Georg la faceva sentire tranquilla, al sicuro e allo stesso tempo la metteva in soggezione, facendola sentire, adesso a rigor di causa, terribilmente in imbarazzo.
Senza contare il fatto che, pur non rappresentando il suo ideale di ragazzo, non poteva affatto esimersi dal trovarlo maledettamente bello con quei lineamenti appena un po' duri che gli conferivano un fascino particolarmente mascolino e sexy, cosa fin troppo coadiuvata dal fisico prestante e scolpito ...
-  ... ANDREA! Cosa cavolo fai? Deliri? ... Cosa centra adesso? ... Ora vedi se riesci a sopravvivere a quello sguardo cristallino e vagamente scontroso ...  -.
La ragazza deglutì rumorosamente in attesa di vedere il ragazzo voltarle le spalle larghe e lasciarla lì come una scema.
<<  Smettila di guardarmi così ... Lo sai benissimo che ti aiuterò ...  >>. Rispose Georg burbero.
<<  Ma mi piacerebbe sapere ...  >>.
Disse prendendo posto sul letto accanto alla ragazza.
<<  Cosa diamine è successo su quella maledetta terrazza! Bill è tornato di sotto con un espressione funerea e offesa e, quando sono venuto su io, tu mi hai trattato da schifo solo perchè cercavo di farti un complimento ...  >>.
Andrea arrossì.
<<  Avevo la febbre ...  >>.
<<  ... Smettila Andy ... Ascolta ... Ormai, tra alti e bassi, è un po' che lavori per noi, hai imparato a conoscerci ... Credi davvero che Tom si sarebbe astenuto dal farti una dettagliata lista dei tuoi difetti se l' avesse ritenuto necessario? L' avrebbe fatta, sai com' è ... Forse hai anche capito che non sempre ci basiamo sull' aspetto delle cose, forse ancora di più per il fatto di essere ciò che siamo ... Siamo sempre circondati dalla perfezione, da cose belle ... Ed è un motivo in più per non fermarci alle apparenze ... Nessuno di noi, nemmeno Tom ... Diciamo che lui ci mette solo un po' più di tempo ad arrivarci ... E quindi? Perchè stai sempre sulla difensiva con noi? Continui a nascondere le tue insicurezze dietro a battutine che possono anche essere divertenti ma ... Mi piacerebbe pensare che, almeno con noi, tu non abbia bisogno di erigere barriere difensive ... La devi smettere Andrea ... E so che non mi saprai spiegare cosa accidenti sia successo con quell' altra matassa di paranoie e casini che è la Pertica, ma credo di poter intuire che tutto questo centri anche lì, in qualche modo ... Dovresti semplicemente fidarti un po' di più di te stessa e ... Di noi, magari ...  >>.
Andrea era rimasta in silenzio ad ascoltare le parole quasi sussurrate dalla voce ferma del ragazzo seduto accanto a lei.
Era vagamente sconvolta dall' empatia che lui stava dimostrando nei suoi confronti, e pensava che ...
Aveva ragione ...
Aveva maledettamente ragione.
Non riuscì a rispondere nulla a Georg, sebbene avrebbe voluto dirgli che si fidava di loro ...
-  ... Ma è DAVVERO così, Andrea? ...  -.
Lei non dubitava dell' affetto che provava per quei ragazzi ma in effetti, fidarsi del tutto, significava anche permettere loro di avere la possibilità di ferirla e, forse inconsciamente o forse molto consapevole e molto bugiarda nei confronti di sè stessa, era esattamente quello che stava cercando di evitare, fin dall' inizio di quello squinternato rapporto, lavorativo e non.
 
Georg si perse a fissare il capo chino della ragazza, che fissava a sua volta il copriletto seguendo con la punta del dito un disegno immaginario sulla stoffa rosso sangue.
<<  Ok, Forza Andy! Alziamoci da questo benedetto letto e permettimi di aiutarti senza fare troppe storie, questa volta ... Andiamo, il mio stomaco esige la colazione!   >>.

In cucina, tra gli sbuffi di Tom che non riusciva a trovare tazze e cucchiaini e le basse risate di Gustav che arrivava all' oggetto che stava cercando ben prima di lui, i due ragazzi stavano aiutando Nadia a recuperare tutto quello che serviva per preparare la tavola, mentre la rossa e Bill, stranamente entrambipersi nei propri pensieri,
silenziosi
scaldavano il latte e spremevano le arance che i ragazzi avevano portato su consiglio del batterista che, salutista di natura, credeva fossero la cosa migliore dato l' alto apporto di vitamina C.
<<  " L' alto apporto di vitamina C "? ... Gustav ... Ma come cazzo parli?  >>
Chiese Tom con un sopracciglio alzato.
<<  Nel modo giusto Tom .... Cazzo ...  >>.
Rispose sbuffando divertito il ragazzo biondo sottolineando il fatto che ogni tre parole Tom inseriva una volgarità.

Nadia stava pensando a David ed al fatto che, prima o poi, avrebbe dovuto dare delle spiegazioni ad Andrea e Bill, lo sguardo fisso sul pentolino per controllare che il latte non arrivasse ad ebollizione, come gli aveva chiesto la ragazza, aveva un groviglio di pensieri da cui non riusciva a districarsi.
Pensò che avrebbe voluto avere una sciabola, qualcosa di molto tagliente che gli permettesse di recidere definitivamente quei fili che lo tenevano prigioniero e che gli impedivano di essere razionale.
Al tempo stesso si rendeva conto di avere le orecchie ben tese a quello che stava succedendo nella stanza accanto, chiedendosi perchè mai ci fosse quel maledetto silenzio che gli impediva di immaginare cosa stessero facendo i due ragazzi al di là della porta chiara della camera di Andrea.
<<  Bill! A cosa serve che tu stia impalato davanti al pentolino se poi il latte finisce tutto sui fornelli?  >>:
La voce beffarda di Tom lo colse di sorpresa e lui si affrettò a spegnere il gas ed a spostare il pentolino, afferrandolo per il manico caldo e bruciandosi le dita.
<<  Merda!  >>.
Esalò cercando di non urlare ed osservandosi il dito dalla pelle candida che andava arrossandosi un pò.
Andò al lavandino per mettere la mano sotto l' acqua fredda, ma un tocco delicato sulla spalla lo fece desistere.
Si volse, gli occhi appena un po' lucidi per il dolore che mal sopportava, e davanti a lui vide Andrea.
Era ancora sorretta da Georg che aveva un braccio attorno alla vita di lei ed in mano aveva un fazzoletto di cotone candido con dentro un cubetto di ghiaccio.
<<  Aspetta ... Mettici sopra questo, così ...  >>.
Sfiorando a malapena la mano del ragazzo posò il fazzolettino sulla bruciatura ed un immediato senso di sollievo lo pervase, così che potè concentrarsi sulla mano di Georg che ancora era posata sui fianchi di lei, salda.
-  ... Ha ballato quasi tutta la sera tra le braccia di Tom, abbraccia Gustav come se niente fosse ogni due minuti, e permette a Georg di cingerle i fianchi ... Possibile che io sia l' unico da cui rifugge come un' animale ferito? ... Come se ... Fossi io a ferirla? ... Maledizione ...  -.
Voleva allontanarsi da lei eppure quel tocco leggero lo faceva stare bene e l' istinto lo avrebbe tenuto lì ancora a lungo se non fosse stato che il suo orgoglio stava prendendo lentamente ma inesorabilmente il sopravvento.
<<  Grazie ... Ma posso fare da solo, adesso  >>.
Tolse il fazzoletto dalle mani della ragazza, le rivolse a malapena uno sguardo che spostò immediatamente su Georg per un istante e poi si volse verso il lavandino, per finire quello che aveva iniziato, ossia versare il latte in una brocca e portarlo in tavola.
-  ... Una sola stramaledettissima cosa dovevo fare ... E guarda che casino ho combinato! Ha ragione Tom, sono un impedito di prima categoria ... Posso solo ringraziare di avere a mia disposizione gente che si occupa di tutto ... Non oso pensare che razza di calamità naturale potrei essere per me stesso e per gli altri, altrimenti ... E mi sono pure bruciato ... E Georg doveva essere lì a osservare da vicino la figura di merda che ho fatto! ...  -.
Sapeva che quell' ultima osservazione non aveva molto senso; Georg stava aiutando Andrea a stare in piedi, era inevitabile che fosse lì, ma non riusciva ad accettarlo.
Non aveva mai avuto nessun problema, con i suoi amici, a mostrarsi per ciò che era :
un po' adulto e un po' bambino, fastidiosamente perfezionista sul lavoro e goffamente imbranato su quasi tutto il resto.
Ma adesso ...
Avrebbe preferito non aver fatto quella figura da stupido.
 
Andrea era rimasta un po' male per l' atteggiamento scontroso del ragazzo.
Sapeva comunque di avere una considerevole parte della colpa per cui non disse nulla ma si fece aiutare da Georg a sedersi a tavola, dove, con un particolare estro, tipico di Tom, erano sistemate tazze e tazzine di diverso tipo, colore, foggia e dimensione, cucchiaini in gran quantità, bicchieri e tovaglioli che avrebbero dovuto vagamente assomigliare a quelli che, nei ristoranti di classe, posavano sopra i piatti e che adesso si rivelavano in minuscole torri di Pisa spiegazzate e pencolanti.

Andrea sorrise rivolta al chitarrista occhieggiando qui piccoli capolavori con occhio critico.
<<  Bhè ... Ci ho provato ... Volevo fare una cosa carina ...  >>.
<<  Cielo, Tom! In bocca a te questa frase suona quasi una blasfemia!  >>.
Lo apostrofò Gustav.
La ragazza allargò il suo sorriso.
Com' era piacevole passare del tempo con loro così, semplicemente essendo loro stessi, senza il lavoro a pressarli.
<<  Ed infatti lo hai fatto ... Non ascoltare Gustav ... Ma solo in questo caso, perchè di solito è molto più saggio di te!  >>.
Concluse ridendo, seguita da tre dei quattro ragazzi presenti, cercando di ignorare la pesante presenza della risata che mancava.
Anche Nadia era strana e, sebbene fosse ben contenta della presenza dei ragazzi, si rammaricò della mancata confidenza che stava per condividere con lei, che era stata interrotta dal loro chiassoso arrivo.
Ma forse una parte di lei ne era contenta.
Rricevere una confidenza significava rendergliene una, e la sua non sapeva bene come spiegarla, essendo poco chiara a lei stessa, o essendo, forse, volutamente mantenuta in una nube di oblio.
Ma la curiosità era forte, la faccia di Nadia non le piaceva affatto.
E forse, l' assenza di David quella mattina, le stava, infida, suggerendo qualcosa.
Avrebbe voluto vederlo quella mattina, lui era la terza persona alla quale avrebbe dovuto chiedere scusa e che fino a quel momento aveva ignorato.
-  ... Un' altra persona con cui scusarsi ... Maledizione! ...  -.
Sapeva che il suo comportamento lo aveva messo in imbarazzo, così come aveva messo in imbarazzo tutti loro.
Sospirò affranta e si concentrò sulla sua tazza di cereali osservando i chicchi di riso soffiato al cioccolato che galleggiavano mollemente scolorendosi piano e colorando il latte freddo in cui li aveva immersi.
<<  Lascia perdere quegli intrugli e bevi questa! Vedrai che starai meglio!  >>.
Gustav le stava piazzando sotto il naso un enorme bicchiere di spremuta di un attraente profumo e colore rosso cupo.
Arance rosse, le sue preferite.
E Gustav lo ricordava.
Aveva già detto che adorava quel ragazzone?
Probabilmente sì, ma se lo ripetè nella testa, come un mantra, sorridendo.
Afferrò saldo il bicchiere e se lo portò alle labbra.
<<  Gustav! Potevi almeno aggiungere un po' di zucchero!  >>. Esclamò storcendo le labbra.
<<  Quante storie! Non fare la bambina capricciosa e bevi tutto! Ti fa bene e lo zucchero fa venire le carie!  >>.
Georg scoppiò a ridere di gusto.
<<  Coraggio Andy! Lo sai che Wolfgang sa essere fermo nelle sue posizioni! Sarebbe capace di rimanere qui per ore, ringhiando tra i denti fino a quando non lo avrai mandato giù fino all' ultima goccia!  >>.
<<  Razza di Hobbit, cerca di non fare troppo lo spiritoso, sai? Io ci tengo ad avere un' interprete in salute, visti i prossimi impegni!  >>.
Andrea ascoltò in silenzio, decisamene interessata.
Nuovi impegni?
Come mai lei non sapeva nulla?
<<  Di cosa stiamo parlando, di grazia?  >>.
Chiese, con un sopracciglio elegantemente inarcato in una quasi perfetta imitazione di Bill.
Stando a stretto contatto con loro ne aveva, senza rendersene conto, acquisito alcuni peculiari atteggiamenti.
<<  WOLFGANG! Avevamo deciso di dirglielo quando sarebbe stata meglio! Sei un cretino!  >>.
Il batterista, fissandosi silenzioso le mani, con aria colpevole, si mordicchiava il labbro.
<<  Mi spiace ... E' vero ... Mi è scappato ...  >>.
Detestava quando lo chiamavano così, ma sapeva di aver commesso una gaffe.
Il pomeriggio precedente David aveva comunicato loro gli impegni che avrebbero dovuto affrontare, ma avevano deciso, di comune accordo, di lasciar passare un Capodanno sereno ad Andrea, e dopo, una volta che si erano resi conto dello stato di salute della ragazza, di rimandare fino a quando non si fosse ripresa un po', in fondo avevano ancora un paio di settimane prima di partire.
<<  Tom ... Smettila! Credo di avere qualche diritto di sapere cosa vi attende e di conseguenza a cosa devo prepararmi ... Allora? ...  >>.
<<  Circa un mese in giro a fare qualche intervista ... Una cosa pre-tour, sai ... Una sorta di presentazione di quello che le nostre fans devono aspettarsi ...  >>.
Tom aveva cercato di sminuire la cosa, ma in effetti Andrea immaginava l' ansia che pervadeva le fans del gruppo che era stato lontano dalle scene fin troppo a lungo.
<<  Immagino che le aspettative siano alte ... Avreste dovuto parlarmene subito ... Ma appena lo vedo ne parlerò con David e cominceremo ad impostare le cose per bene ...  >>.
Al nome del manager, grande assente di quella reunion mattutina, lo sguardo di Bill si abbassò colpevole sulla propria tazza di caffè e quello di Nadia si volse ad un' immaginario problema da risolvere da qualche parte che fosse ben lontano da quella tavola.
Andrea notò entrambi quegli strani atteggiamenti, sebbene qualcosa le dicesse che non era il momento adatto per esigere chiarimenti; inoltre la testa aveva preso a dolerle, le tempie a pulsare e sentì un' espressione sofferente farsi strada sul suo volto, facendole rendere conto di qualcosa che fino ad allora, troppo presa da quello che era successo e da come risolverlo e dal capire la situazione che si era creata e di cui lei era ancora certa di essere all' oscuro, aveva ignorato.
-  ... Devo avere un aspetto orribile con questo pigiama bianco e nero ... Una specie di orca assassina con poca verve ... Mamma mia ... Che mal di testa ... Certo che dopo essermi presentata a loro ieri notte tirata a lucido adesso... Uno sfacelo ...  -.
Sospirò affranta.
Voleva con tutte le sue forze credere alle parole di Georg, eppure non riusciva a non sentirsi uno straccetto in confronto a loro che, sebbene avessero dormito le stesse ore; certo senza essere torchiati dalla febbre ma quello era solo un miserabile dettaglio, apparivano belli come sempre.
Anzi, forse anche più del solito, perchè lei amava vederli così, con i capelli un po' scompigliati, privi di make up fotografico, di fronzoli, pose o atteggiamenti imposti da fotografi maniaco-ossessivi, il trucco di Bill appena un po' sciupato se non del tutto assente ...
Eppure quelle insicurezze, quei nemmeno troppo vaghi timori, continuavano a tormentarla ...
Trovava mille e un motivo per credere che fossero legittimi.
-  ... Certo ... Sono sicura che Georg non mi abbia mentito poco fa ma ... Lui è troppo maturo per trattarmi in un certo modo e Gustav ... Lui è troppo spaventosamente buono e Bill ... Indecentemente dolce per farlo ... E Tom ...  -.
Sotto quell' aspetto, Tom era il suo tallone d' Achille, o per lo meno quello che lei aveva eletto a tale.
Tom ...
Quello che usciva con un sacco di ragazze diverse, quello che amava le belle donne, quello che aveva puntato da subito Nadia, senza prenderla minimamente in considerazione ...
In un impeto di masochismo alzò gli occhi fissandoli in quelli di Tom, alla ricerca di una conferma alle sue paure o alle parole di Georg ...
La notte prima le era sembrato di essere passabile anche per lui, ma adesso ...
Si ritrovò, esattamente per quella che era, negli occhi nocciola del ragazzo che le sedeva accanto ma non vi rimase abbastanza da capire cosa potesse pensare di lei.
-  ... Forse alla fine NON lo vuoi DAVVERO sapere ...  -.
 
Tom aveva seguito le parole e le occhiate della loro interprete, spostando a sua volta il proprio sguardo su suo fratello e su Nadia, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
Sembravano condividere, inconsapevolmente probabilmente, lo stesso segreto.
Aveva presto desistito dall' idea di capire cosa stessero nascondendo quei due e tornò a concentrarsi sulla loro interprete.
Non aveva una bella cera, si vedeva che stava male eppure ...
Sconvolgendo quasi sè stesso si ritrovò a sentirsi sfuggire dalle labbra un piccolo sorriso.
Lei non assomigliava a nessuna delle ragazze che lui avesse mai frequentato, eppure ...
Eppure quella ragazza indisponente, testarda, pignola e disordinata allo stesso tempo era riuscita ad occupare un posto considerevole nella rosa dei suoi interessi.
La trovava persino carina, anche adesso, con gli evidenti segni della nottataccia che aveva passato, e la sera prima la aveva trovata addirittura piacevole tra le sue braccia, affascinante e ... Sexy ...
-  ... TOM! Ti stai rammollendo ...  -.
Pensò con un sorriso rivolto a sè stesso.
Non sapeva ancora se per il Tom che era stato o per quello che sarebbe potuto diventare ...
Quella giovane donna aveva portato dello scompiglio nella sua vita e dentro di lui.
Non negativo, di certo, e ancora non avrebbe saputo dire se positivo ...
Sentiva di stare nel mezzo.
E, mentre ancora era perso in queste strane, per lui almeno, elucubrazioni, si era visto piantare in faccia due occhi di un grigio cristallino, appena lucidi di febbre, forse, o forse c' era qualcos' altro?
Credette effettivamente che ci fosse dell' altro, come se lei al pari suo fosse stata immersa in considerazioni poco gradevoli e stesse cercando delle risposte in lui.
-  ... Cosa succede, Andy? ... Mi spiace ma dovrai essere un po' più esplicita ... E' risaputo che non sono propriamente una lince ...  -.
Ma la ragazza aveva abbassato lo sguardo quasi immediatamente, dopo aver sgranato due occhioni quasi impauriti nei suoi e lui non aveva fatto in tempo a cercare di capire.
-  ... Forse anche lei sta cercando di capirsi ...  -.
Sorrise il chitarrista.

<<  Ragazzi ... Forse sarebbe meglio che voi ve ne torniate a casa ... Andrea mi sembra fin troppo provata ... Avrebbe dovuto restarsene a letto  >>.
Concluse lanciando un' occhiataccia alla ragazza.
<<  A me ha fatto piacere fare colazione con loro! Nadia! Sei proprio crudele! Già sono malata, volevi privarmi anche della loro compagnia?  >>:
Rispose Andrea con un breve sorriso rivolto ai ragazzi.
-  ... Privarti della nostra compagnia? ... Sono stato tutta la notte a farti compagnia ...  -.
Pensò Bill con un filo di rammarico.
Non per l' essere stato con lei, ma per il semplice fatto che lei non lo avrebbe mai saputo.
-  ... BILL! E che cazzo! Lo hai fatto perchè ti faceva piacere o perchè volevi un ringraziamento? ... Cosa vorresti? La tesserina per i punti "premio fedeltà"? ... Sei ridicolo ...  -.
Ed era effettivamente così che si sentiva, ridicolo, anzi, patetico, ma non riusciva a farne a meno.
Avrebbe desiderato che lei lo sapesse, che lui c' era stato, per lei, forse per mitigare un po' l' atteggiamento sostenuto e per farsi perdonare di averla lasciata sola sul tetto la notte prima ...
O forse perchè, dalla sua reazione avrebbe potuto capire, forse, se la cosa le avesse fatto piacere o meno ...
In effetti cominciava seriamente a dubitarne ...
In un attimo ripensò brevemente al loro rapporto, a come era iniziato e poi mutato nel tempo, da subito, purtroppo, a causa di quella frase infelice che non avrebbe dovuto sentire, a come si era allontanato da lei scoprendola diversa da come la aveva immaginata e di come la aveva poi riscoperta in una notte d' Africa che adesso gli sembrava lontana mille notti e bella come solo certi sogni sanno esserlo ...

<<  Bene, però rimango io a farle compagnia qualche minuto, se Nadia non ha intenzione di impossessarsi del mio scalpo nel caso osassi fare una cosa simile ...  >>.
Bill, riemergendo dai suoi ricordi e dalle sue considerazioni aveva a malapena sentito le parole di Tom, capendone però il significato.
Sarebbe rimasto con Andrea.
Per lui era giunto il momento di tornare a casa ...
-  ... E di dormire un po' se fosse possibile ... E' stata una nottataccia ...  -.
<<  Se sopravvivi a Nadia direi che per noi va bene ... Non vedo l' ora di farmi una doccia e buttarmi a letto ... Allora leviamo le tende?  >>.
Disse ormai rassegnato all' idea, rivolto alle Due G.
<<  Sì, sarà meglio ... Magari prima aiutiamo a mettere a posto ....  >>.
Concluse Gustav.
Bill arrossì violentemente.
Non ci aveva pensato, troppo abituato al fatto che, la maggior parte delle volte, ci fosse qualcuno che si occupava di quelle cose in albergo e, anche a casa, Georg o Gustav erano quelli che si preoccupavano maggiormente dell' ordine, almeno nelle stanze comuni ...
E un paio di volte al mese David faceva venire qualcuno a fare le grandi pulizie.
<<  Sì, giusto ...  >>.
Sussurrò alzandosi un po' colpevole dalla sedia e prendendo la sua tazza per riporla nella lavastoviglie.
<<  Magari tu, Bill, lascia stare! Rischiamo di ritrovarci con le stoviglie da lavare nel forno e con un cantante con qualche dito amputato ... Una scottatura basta e avanza ... Se rovini una qualche parte del tuo delizioso, prezioso corpicino poi le fans ci rimangono male!  >>.
<<  TOM SMETTILA! Quanto sei scemo!  >>.
Andrea aveva ripreso il chitarrista e poi si era voltata verso i tre ragazzi, rivolgendo le sue parole a Bill e lo sguardo a tutti e tre, evitando di incrociare quelli del ragazzo dall' aria vagamente corrucciata e offesa, adesso.
<<  Ma no ... Tom è un cretino ... E comunque potete andare, qui metto a posto domani, magari mi aiuta Nadia ... Avete portato la colazione e mi avete tenuto compagnia ... Grazie  >>.

Concluse in un sussurro, poi li osservò andare via sbuffando una risata nel notare la linguaccia che Bill non era riuscito ad astenersi dal rivolgere al fratello.

<<  Allora ... Che si fa? Si va a letto noi due?  >>.
A quella frase innocentemente rivolta con una malizia tale da lasciarla senza fiato, Andrea sbarrò gli occhi su Tom, mentre Nadia alzò gli occhi al cielo, trattenendo una risata davanti all' espressione sconvolta della ragazza che le avrebbe riservato un' aria offesa per molto tempo, se si fosse permessa di prenderla in giro.
-   ... Andy, Andy ... Devi smetterla di reagire a questo modo ... Hai quattro anni più di questo ragazzino e reagisci ancora come un' adolescente ...  -.
Poi la rossa si fece un brevissimo esame di coscenza.
Era vero, Andrea aveva ventiquattro anni ma lei ne aveva ventisei ...
Ed anche lei era stata rapita dal fascino sexy  e sfrontato di quello che lei aveva appena definito un ragazzino.
Si sapeva muovere, lo spilungone, sapeva dove mettere le mani e anche tutto il resto, compresa quella bocca dal pearcing che lui, consciamente o meno, si ritrovava a sfiorarsi maliziosamente ogni volta che aveva davanti un essere umano di sesso femminile, magari non per reale interesse, ma per valutare il suo ascendente sul suddetto essere femminile; un po' quello che succede alle donne con i capelli, nel caso opposto.
E comunque, al di là del destabilizzante fascino malandrino di Tom, lei conosceva Andrea come nessuno mai avrebbe potuto conoscerla :
apprezzava i complimenti, ma non riusciva mai del tutto a crederli veri e sinceri ...
Quelli che le rivolgeva lei, e presumeva anche quelli che le rivolgevano i ragazzi ormai, li considerava dettati dall' amicizia che le legava, dall' affetto che provavano l' una verso l' altra, quelli che le venivano rivolte dagli sconosciuti o da semitali, li prendeva con delle enormi molle, vedendovi a volte una sorta di presa in giro, dell' ironia di fondo, e quelli di Fabrizio ...
Nadia sbuffò.
Quelli di Fabrizio non avrebbero emozionato nemmeno una bambina delle elementari, quando c' erano erano così banali, poco romantici, per niente sexy, zero allusioni sensuali e comunque ...
Erano assolutamente inferiori alle critiche, soprattutto quelle che le rivolgeva riguardo a ciò che lei effettivamente era, piuttosto che al suo fisico.
" Stiamo insieme, andiamo a letto assieme, ergo, mi piaci ".
Questo sembrava essere il pensiero del giovane uomo italiano.
E Nadia sapeva che era un po' pochino per la sua amica che, sebbene ancora non lo avesse ammesso, nè mai se ne fosse lamentata, era ancora adolescente dentro, tesa verso l' amore romantico e passionale, quello che fa ridere come delle pazze e piangere disperate, quello che ti tiene sveglia per ore la notte, che non ti fa mangiare o che ti fa ingozzare di pane e nutella, quello in cui la tua metà perfetta, perchè Andrea ancora credeva alla sua esistenza, ti regala rose nere e ti chiede di ballare "Last Waltz" dei Rasmus, magari nel salotto di casa, facendoti sentire come una piccola ballerina spezzata ma felice.
Era strana la sua Andrea ma lei la adorava esattamente per quella che era, una contraddizione ed una certezza.
Non sarebbe mai davvero cambiata, qualsiasi scelta avesse preso, chiunque avesse avuto al suo fianco.

Adesso Nadia tornò veloce alla realtà per godersi la risposta di Andrea al ragazzo che la guardava sornione, un mezzo sorriso dei migliori sul volto palesemente divertito.
Lo avrebbe preso a schiaffi o avrebbe riso?
Attese.


<<  Sì ... Cioè ... No ... Tu mi accompagni di là ma solo io entro nel letto e tu ... Ti metti sul divano o ti prendi una sedia ... Magari potresti sederti sul letto accanto a me ... Ma sopra le coperte ...  >>.
Nadia si diede una virtuale manata in faccia.
Non poteva davvvero crederci!
Andrea, balbettando come una bambina colta in flagrante nell' atto di rubare un biscotto, non poteva davvero aver detto quelle sciocchezze!
Ma la profonda risata di Tom che invase la stanza le fece capire che sì, l' aveva detta!

<<  Allora ... Che si fa? Si va a letto noi due?  >>.

Tom aveva lanciato la bomba per mettere in imbarazzo la ragazza che le stava di fronte, appoggiata al tavolo, in attesa che lui la aiutasse a raggiungere la camera da letto.
Era rimasto in attesa di una risposta da parte sua, curioso di sapere come avrebbe reagito, già incuriosito dallo sguardo che gli aveva rivolto poco prima.
Adesso si era, per un solo istante, trovato scioccato dalla sua risposta, mentre lei la balbettava tenendo gli occhi grandi ostinatamente fissi su qualsiasi cosa che non fosse lui ...
Poi non era riuscito a trattenersi ed era scoppiato a ridere.
Quella giovane donna era paragonabile alla più piccola ed innocente delle loro fans :
arrossiva, balbettava, era maledettamente semplice da mettere in imbarazzo, bastava una sola parola, a volte era sufficente uno dei suoi collaudatissimi sguardi allusivi e lei piombava nel più rosso degli imbarazzi che si dipingeva e svelava sul suo viso.
Non aveva saputo trattenersi, aveva riso e, sebbene gli fosse stato naturale, adesso si chiese se la ragazza avrebbe accettato quella sua reazione o se se la sarebbe presa con lui.
Non voleva litigare con lei.

Andrea lo osservava, quasi piegato in due dalle risate, appoggiato allo schienale della sedia, vagamente sconvolta, poi riprese fiato.
-  ... Mi stava prendendo in giro, il maledetto! ...  -.
Sorrise tra sè.
<<  Tom! sei proprio uno stronzo!  >>.
Disse ridendo, poi gli mollò un pugno talmente blando sulla spalla che non avrebbe turbato nemmeno un cucciolo di riccio.
<<  Aiutami ad andare di là, seduttore dei miei stivali firmati! Ma quanto sei scemo ...  >>.
Ancora in preda alle convulsioni Tom afferrò il fianco della ragazza con un braccio e sghignazzando sparì con lei al di là della porta della stanza, chiudendosela alle spalle.

Nadia sospirò divertita, poi si tirò sù le maniche della camicia sottile e, sperando di non fare danni con detersivi e brillantanti vari, decise di mettere mano a qull' aggeggio che rispondeva al nome di lavastoviglie.

Nel frattempo Tom aveva accompagnato Andrea fino al letto e adesso le stava rimboccando le coperte e sostituendo, sotto le direttive della ragazza, il copriletto rosso, ancora umido, con uno blu notte, per poi prendere posto accanto a lei una gamba raccolta sotto di sè e lo sguardo sul capo chino.
<<  Ti senti più sicura adesso che sei sepolta tra le coltri?  >>.
<<  Che paroloni, Tom! Smettila di prendermi in giro ... Maledizione! Mi chiedo se mi abituerò mai a stare a stretto contatto con voi altri! Mi ... Mi fate agitare, ecco!  >>.
Tom sorrise.
<<  Andiamo, Andy! Stavo solo scherzando!  >>.
<<  Lo so ... Il fatto è che ... Non so ... Forse non sono la persona più adatta con cui scherzare in un certo modo ... Nadia è molto più adatta di me per certe cose ...  >>.
Tom la osservò per qualche minuto, corrugando appena la fronte, cercando di capire il messaggio implicito in quelle parole.
Quella ragazza lo spingeva fin troppe volte a pensare a cose che, fino a quel momento, non lo avevano turbato più di tanto.
<<  Saresti adatta anche tu, se solo la smettessi di preoccuparti del tuo aspetto ...  >>.
La ragazza alzò due occhi improvvisamente battaglieri su di lui.
<<  Mi stai forse dando della vanitosa? ... No, perchè, detto da te ...  >>.
Tom parò le mani in avanti a bloccare quel fiume di parole, così maledettamente simile a quello di Bill, che lo avrebbe potuto investire da lì a breve.
<<  Non ho detto questo ... O per lo meno non era quello che intendevo dire ... Quello che volevo dire è che ... Sembra sempre che tu sia seduta sopra delle virtuali spine ... Ad ogni intervista, apparizione, programma ... Ti controlli infinite volte in qualsiasi cosa che rifletta la tua immagine ... E questo potrebbe essere scambiato per vanità, ma non da me ... Ho passato tutta la mia vita accanto a Bill ... Credo di poter immaginare come ti senti, perchè credo che tu ti senta come lui ... La maggior parte della gente crede che sia un egocentrico vanesio, ma io, così come Gustav e Georg e chiunque lo conosca davvero, so che non è vanità, ma timore ... Quando per anni tutti non hanno fatto altro che giudicarti fin in ogni minimo dettaglio l' ansia diventa quasi insopportabile ... Vuoi che ogni suddetto dettaglio sia perfetto, tendi a non sentirti mai adeguato al cento per cento ... Credo che sia quello che provi anche tu ... Entri in conflitto, pur non desiderandolo o cercandolo, con il nostro aspetto e la nostra immagine pubblica, e questo ti rende insicura ... Ma ...  Con noi, con quello che siamo noi al di fuori dei Tokio Hotel, non dovresti crearti di questi problemi ...  >>.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, un illuminazione lo colse.
<<  E' per questo che mi hai guardato in quel modo, prima? ... Cercavi un' approvazione?  >>.
Andrea, che ancora stava cercando di assimilare quell' inaspettato fiume di parole di Tom, cercò una risposta adatta, senza riuscire a trovarne una che la soddisfacesse in pieno.
<<  Approvazione ... Che razza di approvazione potrei avere questa mattina, con un pigiama che mi fa assomigliare ad un dalmata in sovrappeso ed una faccia stravolta che è tutta un programma? ... E poi ... Non so, mi sembra quasi di mentire ...  >>.
<<  Mentire?  >>. Chiese lui.
<<  Sì ... Voglio dire ... Ieri sera ho impiegato ore a prepararmi, ad insaccarmi dentro quell' abito elegante, a truccarmi in maniera impeccabile e tu ... Tu sei stato gentile, hai ballato con me e mi guardavi come se fossi ... Bella, in qualche modo, ma ... Io non sono quella, o per lo meno, non lo sono la maggior parte del tempo ... Io sono i miei vecchi jeans indossati al vostro primo concerto in Italia, sono i miei anfibi consunti, sono quella ... Della carta d' identità, per capirci .... E so che non ti ha fatto una buona impressione ...  >>.
Tom serrò i pugni.
Chi era stato quell' imbecille che aveva rivelato ad Andrea i suoi commenti poco entusiasti su di lei, la prima volta che aveva visto la sua foto?
Era vero quello che lei aveva detto ma ...
Ma erano passati molti giorni, aveva avuto modo di conoscerla e, sebbene non avesse ancora provato a portarsela a letto, adesso l' idea non gli sembrava più così assurda, da un punto di vista fisico.
Certo, non assomigliava alle donne che lui aveva frequentato fino a quel momento, ma questo non significava che la trovasse sgradevole, anzi.
Sarebbe stato fin troppo semplice chinarsi su di lei e baciarla, credeva, sebbene non ne fosse del tutto certo per via di certe sensazioni non ancora ben definite, che sarebbe potuto succedere qualcosa tra di loro, ma ...
A trattenerlo dal provarci con lei c' era la, stranamente pressante, consapevolezza che quello che avrebbe perso sarebbe stato molto più grande ed importante di quello che avrebbe potuto avere.
Col tempo si era fatto una certa idea di Andrea, aveva persino immaginato che, sotto la sua evidente timidezza, ci fosse una donna che, in compagnia dell' uomo giusto, avrebbe saputo essere incredibilmente sensuale ed eccitante sotto le lenzuola ...
Ma era Andrea; la prima donna che non lo aveva trattato come un sex toy, che lo aveva affrontato a viso aperto, senza farsi schiacciare dalla sua fama, che parlava con lui come con un amico, una volta superato quel muro di rancore che si era creato tra di loro all' inizio.
L' aveva mal giudicata e trattata male, aveva dovuto aspettare un viaggio in Africa per riscoprirla e godere della bella persona che era, con tutti i suoi difetti ed i suoi pregi.
Quei cinque giorni africani erano stati rivelatori sotto molti punti di vista, per lui, e ringraziò mentalmente di averli vissuti.
Ma adesso doveva rispondere a questa giovane donna che fissava il copriletto come se fosse la cosa più interessante sulla faccia della terra e non sapeva da che parte cominciare.
<<  Mai fidarsi delle prime impressioni ... Ti fregano sempre ... E' comodo farlo solo quando parti dal presupposto che la persona che hai davanti non avrà mai nulla a che fare con te al di là dell' attimo che state vivendo assieme ...  >>.
<<  Ti riferisci alle tue conquiste, Tom?  >>.
<<  Sì ...  Belle ragazze con le quali scambio qualche ora di piacevole ... Conversazione, diciamo ... Ma che so non resteranno ... Non sto dicendo che sia giusto, ma non mi preoccupo mai di andare al di là di qualche chiacchiera superficiale e non mi sento in colpa  >>.
Aggiunse con espressione ferma e decisa.
<<  Loro si prendono da me esattamente ciò che io prendo da loro ... E' un dare e ricevere sincero ... Non mento, Andrea, non ho mai mentito a nessuna di loro ... Non uso frasi sdolcinate che non siano più che limpide e cristalline e loro lo sanno ...E se qualcuna l' ho ferita, non era assolutamente mia intenzione ... Io ero sincero, ma non posso impedire a chi mi sta di fronte di sentire e capire ciò che più desidera ...  >>.
Andrea lo stava osservando attenta.
Era quasi stupita da quelle confidenze così spontanee e sincere.
Quasi ...
Perchè, col tempo, aveva imparato a conoscere quel ragazzo, e sapeva che c' era altro al di là del SexGott che faceva impazzire molte ragazzine e anche molte altre che ragazzine non lo erano più da tempo.
Tom riprese a parlare.
<<  Per quello che riguarda te ... Adesso mi dispiace di aver avuto dei pensieri poco carini, di averti giudicata solo dalle apparenze e di averti maltrattata all' inizio ... Sapevo che tu saresti rimasta a lavorare con noi e non avrei dovuto farlo ... Ho commesso un errore, e qui lo dico e qui lo nego, ma ... Le cose sono cambiate ... Ebbene sì, anche Tom Kaulitz sbaglia ... E comunque, non si stava parlando di me  >>.
Concluse lui con un sorriso sornione.
<<  Si parlava di te e del fatto che continui a vederti in un certo modo ... Ieri sera eri, al di sopra di qualsiasi giudizio, bella, Andrea ... Era tutto al posto giusto  >>.
Disse occhieggiandola e facendola sentire completamente esposta, come se gli strati di coperte fossero improvvisamente spariti.
<<  Ed anche adesso è tutto al posto giusto ... Sei qui, con noi, svolgi perfettamente il tuo lavoro e noi siamo diventati fin troppo dipendenti da te ... Di tutto di te, anche dei tuoi vecchi jeans, dei tuoi anfibi, del  tuo pigiama e dei tuoi capelli arruffati  >>.
E dicendo questo aveva posato una mano grande sulla testa della ragazza scompigliandole ulteriormente i capelli corvini.
<<  E dei tuoi occhi grigi e del tuo sorriso che non ci fai mai mancare ... E adesso vedi di rimetterti in sesto! Abbiamo bisogno di un' interprete in forma smagliante! Non dovrei dirtelo, ma ormai il danno  Gus lo ha fatto! La prima tappa sarà Parigi! Quindi ... Ora ti lascio riposare, ti ho sommersa di chiacchiere fin' ora ...  >>.
Tentò di schermirsi vergognandosi un po' del suo monologo degno di un Bill nella sua forma migliore.
<<  Dormi un po' ... Ci vediamo più tardi  >>.
Si chinò sulla ragazza posandole un breve, morbido bacio sulla guancia, poi si diresse alla porta.

Andrea aveva inconsapevolmente portato le dita alla guancia che il ragazzo aveva appena sfiorato.
-  ... Maledetti Kaulitz! Siete due pericoli pubblici! ... O se non altro lo siete per me ...  -.
<<  Tom ...  >>.
Il ragazzo si volse dalla soglia.
<<  ... Sì ...  >>.
<<  ... Grazie ...  >>.
Non era semplice rimanere insensibile agli occhi nocciola del ragazzo, ma Andrea sorrise.
Voleva bene a Tom e per quanto lo trovasse obiettivamente sexy ed affascinante, sapeva di non correre alcun pericolo con lui, lo seppe con ogni fibra del suo corpo stanco e desideroso di qualche ora di sereno riposo.
Certo, non sarebbe stato del tutto sereno, dato che alcuni pensieri rimanevano ancora, coriacei, a darle il tormento, ma decise di ignorarli.
Osservò il ragazzo sorridente uscire dalla sua stanza, si lasciò scivolare nelle lenzuola appoggiando stancamente la testa sul cuscino morbido e si rilassò.
avrebbe chiesto scusa a David e, prima o poi, avrebbe parlato con Bill, ma adesso ...
Adesso voleva godersi quel momento di pace ritrovata.

Non appena messo puiede in casa, Bill aveva lasciato le due G a stravaccarsi sul divano ed era sparito su per le scale deciso a fare tappa in camera sua solo per recuperare una tuta comoda per poi dirigersi in bagno.
Si spogliò lentamente, faticando un po' a sfilarsi gli stivali aderenti sotto il ginocchio ed i pantaloni stretti, poi, dopo una veloce occhiata allo specchio, si immerse sotto l' acqua che gli sferzò il corpo stanco.
-  ... Accidenti ... Ho un aspetto orribile ... Sarà per quello che Andrea ha preferito Georg? ...  -.
Sbuffò uno spruzzo d' acqua che gli si posava sulle labbra e sorrise.
-  ... Un po' troppo semplice come spiegazione ... E comunque non sarebbe da lei una simile meschinità ... E allora? ...  -.
Non voleva pensarci e si concentrò sul vapore profumato di ciliegia che stava invadendo il box doccia e tutto il bagno.
Andrea non faceva mai mancare il suo bagnoschiuma preferito.
Ancora lei.
-  Basta Bill! Finiscila! Sei patetico ... E' la vostra interprete e per quello che ti riguarda stai davvero diventando un po' troppo morboso ... Senza un cazzo di motivo, tra l' altro ...  -.
Chiuse l' acqua e si avvolse un asciugamano attorno ai fianchi sottili, si lavò i denti e spazzolò i capelli, poi, lasciandoli ancora umidi sul collo, si diresse in camera sua e si abbandonò sul letto, chiudendo gli occhi e assaporando il fresco delle lenzuola che andava rapidamente adattandosi al calore del suo corpo.
Il sonno lo invase all' improvviso, appesantendogli le palpebre pulite e, poco prima che prendesse del tutto il sopravvento, sentì la porta d' ingresso chiudersi e la profonda voce di Tom rispondere a Georg e Gustav.
<<  Credo stia dormendo ormai ... Abbiamo scambiato quattro chiacchiere ma era stanca ... Spero davvero che la tua spremuta abbia fatto il suo dovere Gustav ...  >>.
<<  Certo ... Vedrai che si riprenderà presto ...  >>.
<<  Speriamo ... In tutti i sensi ...  >>.
-  ... In tutti i sensi? ... Cosa sta dicendo Tom? ...  -.
Ma Bill non si diede risposta, lasciandosi definitivamente avvolgere dal sonno.


Eccoci qui ...
Dopo tanta attesa, dato che questo capitolo proprio non ne voleva sapere di saltare fuori^^
Ed in effetti forse non ne sono molto convinta ancora nemmeno io ma questo è (ed è cooooooooooooortooooooooooo T______T'), ed io devo solo ringraziare il cielo di essere riuscita a scriverlo X°D!
Per cui lascio a Voi l' ardua sentenza!
Spero Vi piaccia, finalmente Andrea sembra essersi ripresa, presto salterà come un grillo (le arance di Gus faranno miracoli^^) e sarà pronta a buttarsi in tutto quello che verrà ...
Credo di aver fatto parlare un po' troppo il nostro benamato Tommaso ma che volete farci?
Questa storia fa uscire il mio lato logorroico più del solito^^
Grazie per l' attesa.
Ed ora a Voi, come sempre^^ :

Layla :  Esattamente come per te, anche io avrei desiderato passare un Capodanno come quello (litigi compresi, dato che sono quelli che smuovono le cose! X°D!) ...
E certo, Andrea farà i conti, anzi, sono dietro l' angolo, per lo meno quelli con sè stessa ...
Con Fabrizio le cose saranno leggermente più complicate (del resto, amnmettere anni di errori non è sempre facile! ù.ù) ...
Per il resto, cosa posso dirti?
Le cose cominciano a muoversi e chiedo scusa se il capitolo è decisamente moscio e breve ... T___T'
Grazie per la tua pazienza e presenza!
A presto (spero^^)!
p.s. grazie ancora per gli auguri!

Cassy :  Sono contenta che ti sia piaciuto l' inizio di questo capitolo di Capodanno ... ci ho riversato dentro un po' di me (hai presente la lista dei buoni propositi che Andrea scrive sul suo blog privato? Ecco ... E' LA MIA! Quest' anno io non la ho fatta visto che l' avevo inserita qui! X°D!) ... Per il resto mi sono divertita ad inserire la piccola schermaglia verbale con Tom^^!
E poi arriva Nadia e le tue parole hanno detto tutto (*____* E, no, non serve che tu dica altro^^) ...
Amo spudoratamente scrivere di loro due, del loro rapporto, dell' affetto che le lega, così simile a quello che anche io vorrei e a quello che credo di aver trovato (*___*) ...
In effetti nessuno oserebbe chiedere di più ... Un Capodanno così non ha prezzo, per tutto il resto c'è ... la carta di credito degli SemiDei! X°D! ... Mi rende un po' orgogliosa l' ansia di cui mi hai parlato, la preparazione a certi eventi è sempre una delle parti fondamentali dell' evento stesso!
Tom ... Mi sono divertita a renderlo il primo (e quasi unico) cavaliere della nostra strana principessa, divertente, gentile, ma incapace di evitare quella battutina (che mi sono troppo divertita ad immaginare^^) che ha fatto scaldare la nostra principessa che rimarrà sempre lei, alla fine, imbarazzata ma non disposta ad accettare cose del genere, nemmeno dal Divin Tommaso! X°D!
In effetti forse avrei dovuto permettere a Bi... pardon, al principe (^^) di apparire un po' prima ma volevo riservarmelo per il momento più magico, quella mezzanotte fatata sospesa tra sogno e realtà, fra terra e cielo ... No, non so se riuscirò a renderlo più dolce di così, il nostro principe! ù.ù
Il sogno si avvera e si infrange nella frazione di un secondo, forse è proprio l' avverarsi che fa sì che il sogno svanisca e resti la realtà per quella che è ...
Incertezze e paure, ma anche doveri e limiti apparentemente inevitabili ed insormontabili ...
Cenerentolo se ne va e la principessa cova un po' di rancore, molta vergogna e influenza q.b. (come il sale nelle ricette!^^) ... e sfoga come riesce, o meglio come può avendo sotto le grinfie solo S. Georg ...
E Nadia la segue a ruota, troppo legata a lei per perdonare il comportamento di Bill o per poterselo spiegare ...
E David si prende il peggio della serata ...
Poveraccio ... T___T' ... Comunque, sì, credo che abbiano bisogno di capire, entrambi, cosa desiderino davvero dalla loro storia ... Già all' inizio del capitolo di Capodanno si potevano intravedere i dubbi di Nadia ... ç_ç
Che altro ti posso dire?
In questo breeeeeeeeeeeeeeveeeeeeeeeeeeeeee ... (Q______________________Q me piange disperata) capitolo qualcosa si muove, sebbene non molto, ma spero comunque che Ti piaccia ...
GRAZIE per le tue bellissime ed accurate recensioni e per la pazienza nell' attendere la mia ispirazione che era andata a farsi benedire!^^
Quindi a presto Tesoro, non vedo l' ora di sapere cosa ne pensi (soprattutto di Tom ... ) ...
Alla prossima!^^ (e non sono certa quando sarà, dati i tempi impiegati per questo! ù.ù ... ) TVTB!

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Capitolo 13
*** Cap 13 - Changes And Clarifications ***


changes and clarifications Nadia era rientrata già da qualche giorno nel suo appartamento ma ancora non era riuscita a riprenderne pienamente possesso, così come per la sua vita.
Si sentiva strana, si osservava intorno senza riuscire a capire da quale parte dovesse cominciare per riuscirvi.
Il suo appartamento era un disastro.
Pieno di oggetti che la rappresentavano ma che adesso la stavano facendo soffocare.
Le pareti erano di un rosso acceso, i tappeti ricoprivano tutto il pavimento, le finestre erano oscurate da pesanti tende dai colori caldi e rendevano l' appartamento già piccolo ancora più angusto.
Un grande tavolo completamente ingombro di fogli ricoperti di schizzi e bozzetti inchiostrati magari solo a metà e matite sparse in giro che rappresentavano il suo lavoro, stoffe da arredo che coprivano i tavolini, le sedie ed il divano.
Mensole e ripiani di ogni tipo ingombri di lampade coperte di fazzoletti colorati, vasi enormi e multicolor pieni di fiori ormai secchi, ciotole di poutpourry che avevano reso l' aria viziata in quel periodo in cui non era stata in Italia, candele inviolate, porta incensi e gingilli sbeccati ed impolverati.
Il letto era ancora sfatto dall' ultima volta che vi aveva dormito, le lenzuola arancioni era raggomitolate a terra, uno strato di sottile polvere chiara si era posata un po' ovunque.
Nadia si sentiva opprimere.
Sebbene all' inizio l' appartamento di David le era sembrato troppo freddo e un po' impersonale, ora si ritrovava ad dover ammettere che non le era stato poi così difficile abituarsi all' ariosità, allo spazio, al candore dello stesso.
E gli mancava.
-  ... Tutte storie, Nadia ... Non era la casa in sè ma la persona con la quale la condividevi, a mancarti ...  -.
Scacciò quel pensiero, furiosa verso sè stessa e prese una decisione rapida e radicale.
Indossò la giacca e si diresse al negozio di Avilash.
Non appena mise piede nel negozio del vecchio indiano, Nadia venne travolta dai ricordi e dal profumo di incenso che vi reganava; le luci erano basse e calde, nascoste dietro drappi di stoffe spesse e pregiate.
<<  Nadia, mi fa piacere rivederti ... E' un po' che non venivi a trovarmi ... Come stai bambina?  >>.
La ragazza detestava chi la chiamava in quel modo.
Sia che fossero dei ragazzi che cercavano di irretirla in sciocche parole credendo di essere brillanti, sia che fossero persone anziane che, per il semplice fatto di esserlo, si arrogavano una confidenza tale con chiunque fosse più giovane di loro.
Ma con Avilash era diverso.
Aveva conosciuto l' uomo ormai nove anni prima, quando aveva deciso di andarsene via di casa e di andare a vivere da sola.
Era entrata nel suo negozio attratta da quella vetrina inusuale, priva di altra merce esposta che non fosse un tappeto polveroso e consunto.
Il vetro era opaco e lei decise di entrare a dare un' occhiata.
Ricordava perfettamente anche in quel momento la piacevole sensazione che aveva provato, di trovarsi come catapultata in un' altra realtà, ben lontana dalle continue sfuriate di sua madre e da Marco.
Doveva dimenticare quel ragazzo il più in fretta possibile.
Aveva giocato con lei, con il suo corpo ancora acerbo ed inesperto e con il suo cuore, che da allora non era più stato lo stesso.
Aveva diciassette anni allora e, in quel negozio che appariva erroneamente piccolo, si era ritrovata davanti un uomo decisamente vecchio ai suoi occhi, ma dagli incredibili occhi neri come le notti senza stelle nè luna a rischiararle.
Le aveva sorriso e lei aveva ricambiato grata quel semplice gesto, trovandolo di gran conforto.
Aveva acquistato molta roba dall' uomo, nel corso degli anni :
vasi, ninnoli, tappeti, piccoli mobili, stoffe per arredare quel piccolo appartamento di cui l' uomo stesso le aveva parlato.
Quasi tutta la roba che si trovava in quella casa proveniva dal negozio in cui si trovava anche adesso, con la stessa sensazione di allora e, come allora, grata per il sorriso che l' uomo non le faceva mai mancare.
Ne aveva davvero bisogno.
<<  Buonasera Avilash ... Mi spiace essere mancata così a lungo ma ... Sono stata lontana dall' Italia per un po' ... E il ritorno, qualche giorno fa, è stato un po' traumatico ...  >>.
Avilash, la bocca a cui mancava qualche dente, le rivolse un cenno affermativo.
<<  Partire, tornare ... Il viaggio è sempre destabilizzante ... Cosa ti ha portata qui? Mi sembri ... Cambiata bambina ...  >>.
Nadia corrugò la fronte, poi sospirò.
Non era certa nemmeno lei della risposta che avrebbe dovuto dare all' uomo.
<<  Io ... Non lo so se sono cambiata, Avilash, solo ... Sento qualcosa dentro ... Qualcosa che a tratti sento non appartenermi e che a volte invece, mi fa sentire come se ... Quello che sono non mi appartenga più ... Come se ... Mi sentissi stretta nei miei panni ed allo stesso tempo avessi troppa paura di perderli ... Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma è esattamene così che mi sento ...  >>.
Il vecchio indiano sorrise, aveva sempre creduto che la ragazza che aveva di fronte non fosse ancora sbocciata.
Era appariscente, era esuberante, ma non ancora completa.
Forse stava avvicinandosi a quella completezza o forse qualcuno ve la aveva avvicinata.
<<  Lo capisco ... Stai crescendo ... E' giusto così ... Anche la confusione che provi ... Ti aiuterà a vedere più chiaro dentro di te, prima o poi ...  >>.
-  ... Prima o poi ... Ma ho davvero tutto questo tempo? E la pazienza per sopportarlo? ... Magari alla fine scoprirò di averlo perduto ... Il tempo e ...  -.
<<  Senti, perchè non vieni con me? Devo mostrarti una cosa ...  >>.
E con quelle parole l' uomo aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri e l' aveva presa sotto braccio, portandola verso il retro del suo negozio.
Poco dopo davanti agli occhi di Nadia apparve un bellissimo mobile che scintillava alla bassa luce della stanza.
Era completamente di vetro lucido e mogano scuro, finemente intagliato.
<<  Non preoccuparti ... Appare fragile ma è molto solido ... Saprà contenere tutto quello che vorrai racchiudervi ... E' come un cuore ... A volte lo sentiamo così delicato, pronto a spezzarsi per un solo pensiero infelice, al suono di una sola parola o di un gesto indiscreto ma se ci pensiamo a fondo ... E' più forte di qualsiasi cosa ci appartenga; più della ragione, più delle incertezze ... E' lì, nel cuore, che sta racchiuso tutto quello che abbiamo vissuto, tutti i nostri ricordi, tutto ciò che siamo stati e saremo sempre ... E c'è ancora spazio per le mille sfaccettature che potremmo divenire ...  >>.
Nadia sembrò pensarci un po' su, l' espressione concentrata sulla voce bassa e gradevole dell' uomo.
Avilash era rassicurante, aveva un potere su di lei, la tranquillizzava, le dava tutto quello che non aveva mai avuto prima.
Sorrise all' uomo.
<<  Sono molto belli, ma ... Non credo di potermeli  permettere adesso ...  >>.
Osservava quei mobili con un misto di desiderio e rimpianto.
Sarebbero stati benissimo nel nuovo appartamento che stava via via prendendo forma nella sua mente.
<<  Facciamo così ... Tu li prendi e poi decideremo come potrai pagarli ... Sai, ho intenzione di rimanere qui ancora per un po' ...  >>.
Le sorrise alludendo alla sua età.
<<  Avilash, io ...  >>.
<<  Tu non devi dire nulla ... Magari potresti invitarmi a cena, una volta che avrai sistemato ogni cosa, se lo vorrai ...  >>.
Nadia sorrise.
<<  Lo farò di certo ... Io ... Grazie, Avilash  >>.
Uscì dal negozio dell' uomo con un rinnovato sorriso e rinnovata fiducia nel suo progetto.
Forse non solo in quello che aveva per il suo appartamento.

**********

Andrea stava seduta composta osservando Parigi avvicinarsi lenta.
Guardava fisso il finestrino, imponendosi di non spostare gli occhi sui suoi compagni di viaggio.
Aveva passato lunghi minuti fissando il movimento quasi ipnotico della testa di Tom che seguiva il ritmo del rap che stava sicuramente ascoltando, ed altrettanti a fissare, senza davvero vederlo, Bill, che aveva parlato incessantemente con Natalie, ridendo come un bambino, come non faceva più da molto tempo ...
-  ...  Non con me, almeno ...  -.
Sembrava ...
Felice.
E lei avrebbe voluto non sentire quel malessere dentro.
Diede la colpa a Nadia o, per lo meno, a quelle parole che la ragazza le aveva rivolto prima di lasciare Berlino.
L' aveva osservata a lungo e poi aveva sorriso.
<<  Non è colpa tua ... Nè di Bill, solo ... Ho bisogno di riflettere Andrea ... E' stato tutto troppo veloce ed io ... Io non so se questo è davvero quello che voglio ... Abbiamo entrambi delle priorità a cui non sappiamo nè vogliamo rinunciare e ... Non abbiamo trovato il modo giusto per intersecarle tra loro senza che si annullassero a vicenda ... Devo solo riflettere un po' ... E devo farlo da sola ... Tu stai tranquilla e goditi questo viaggio ... Andrà tutto bene e poi ci sentiremo ogni giorno ...  >>.
Andrea non si era sentita affatto rassicurata da quelle parole, non riusciva a non sentirsi in colpa, non riusciva a non pensare che, se lei non si fosse abbandonata alle sue paranoie e non avesse litigato con Bill la sera di Capodanno, tutto questo non sarebbe successo.
Il mal di testa stava diventando lentamente ma inesorabilmente insopportabile e accolse come una benedizione l' atteso atterraggio che la riportò con i piedi per terra.
Salì mogia sul pulmann che li avrebbe condotti all' interno dell' aereoporto e prese posto negli ultimi sedili, talmente concentrata ad evitare qualsiasi contatto visivo con i ragazzi da non accorgersi di David che le si era seduto accanto, osservandola attento.
<<  Tutto bene Andy? Mi sembri un po' sottotono ...  >>.
Le stava sorridendo premuroso ed Andrea sentì nuovamente il senso di colpa farsi strada dentro di lei.
-  ... Non me lo merito ... Non mi merito queste attenzioni ... Ohhh David ...  -.
<<  ... Mi ... Mi dispiace ...  >>.
David corrugò appena la fronte, sapeva perfettamente a cosa la ragazza si stesse riferendo e gli dispiaceva immensamente che lei si sentisse in colpa ...
Quella discussione tra lei e Bill era stata semplicemente il punto di rottura di qualcosa che non era del tutto lineare.
Aveva già notato che il suo carattere e quello di Nadia, a volte, faticavano a trovare un punto d' incontro.
Decise di stringere un braccio attorno alle spalle della ragazza e di attirarla un po' a sè.
<<  Non fa niente Andrea e soprattutto non è colpa tua ... Avevamo bisogno di una pausa e poi c' era di mezzo questa trasferta ed il tour di cui definire i dettagli ... Sarebbe successo lo stesso ...  >>.
La ragazza nascose il volto nelle pieghe della giacca edll' uomo e la voglia di piangere dentro di sè.
<<  Grazie ...  >>.

Qualche posto più avanti a Bill non era sfuggito l' attimo di intimità che si era creato tra la ragazza ed il loro manager, ed una piccola ruga di disappunto si dipinse tra le sue sopracciglia perfettamente curate.
<<  Qualcosa non va, Bill?  >>.
La voce di Natalie la riportò al presente.
<<  No ... Va tutto bene ... Stavamo dicendo?  >>.
La donna bionda scosse la testa davanti alla cocciutaggine del ragazzo, preparandosi a ripetere dall' inizio tutto quello che aveva detto e che lui non aveva palesemente, minimamente ascoltato.

Una volta giunti in albergo i ragazzi si diressero ognuno nella propria stanza e Tom rimase indietro con Andrea.
<<  Cosa c' è che non va, ragazzina?  >>.
<<  Intanto ti sarei immensamente grata se la smettessi di chiamarmi ragazzina! Ho quattro anni più di te, tendi a dimenticarlo un po' troppo pesso, lo sai?  >>.
Lei si era appoggiata allo stipite della porta della sua camera, osservando compunta il ragazzo che sornione le stava di fronte.
Tom accentuò il ghigno sul suo volto.
<<  Lo sai che nessuno lo direbbe mai? Intanto sono più alto di te di innumerevoli centimetri ...  >>.
<<  Bella forza! ... Non è mica colpa mia se la natura ha deciso di essere ingenerosa con me e mi ha dato queste gambe corte, sai? Non è certo merito tuo se sei più alto, sei solo sfacciatamente fortunato!  >>.
Rispose stizzita lei.
Tom scosse la testa.
Andrea stava di nuovo comportandosi in quella maniera assurda, come se si sentisse troppo poco per loro.
Detestava quando lo faceva e glielo aveva già detto.
Ma sapeva che certe incertezze non passano dall' oggi al domani.
<<  Ecco, questo è il secondo motivo che fa dubitare della tua età maggiore alla mia ... Arrossisci sempre come una bambina ogni volta che uno di noi ti si avvicina troppo o cerca di essere carino con te ... la - devi - smettere, hai capito? E poi ... Io posso fare questo!  >>.
La afferrò a tradimento, caricandosela su una spalla come un sacco di patate, senza sforzo apparente, ma lei sentì i muscoli della spalla e del braccio di Tom, irrigidirsi appena nello sforzo.
<<  Mettimi giù! Ti verrà un' ernia! Rimettimi a terra!  >>.
E fù così, mentre lei strillava allegra e lui rideva trotterellando
avanti ed indietro nel corridoio, sperando di non inciamparsi nei suoi baggie, che tre teste  affacciate alle porte dele rispettive stanze, li videro.
<<  Tom! Potresti evitare di fare tutto questo casino? Vorrei riuscire a rilassarmi per cinque secondi, se fosse possibile!  >>.
Tom mise a terra Andrea, che non riuscì ad incrociare nemmeno per un istante gli occhi di Bill, ostinatamente fissi sul viso del gemello.
<<  Mi dispiace ... E' colpa mia ... Scusate  >>.
E detto questo si diresse svelta alla sua camera, chiudendosi piano la porta alle spalle.
<<  Bill, cazzo! Potresti anche essere un filo più gentile con lei!  >>.
Disse Tom voltandosi aggressivo verso il fratello, dopo aver osservato la ragazza trascinarsi mesta fino alla sua stanza.
-  ... Possibile che riesca sempre a vanificare in un attimo tutto quello che io cerco di fare con lei, per farla sentire meno insucura, meno ... Sbagliata?  -.
Per Tom non era facile ammetterlo, ma aveva preso a cuore quella ragazzina e soprattutto quell' assurda situazione che si era creata tra lei e suofratello, sebbene ancora ignorasse la dinamica precisa dei fatti.
Non sapeva cosa fosse effettivamente sucesso tra i due ma la tensione palpabile che si era creata, nuovamente dopo che aveva creduto avessero risolto tutto durante il loro soggiorno in sud Africa, la sentiva come qualcosa di tangibile e di terribilmente fastidioso.
Possibile che non riuscissero ad andare daccordo?
Bill sgranò gli occhi, poi, repentinamente li assottigliò furente.
<<  Ma vaffanculo Tom!  >>.
Poi sbattè la porta in faccia al fratello che se ne andò rabbioso.

Bill si strappò quasi i vestiti di dosso gettandosi sotto la doccia, lasciando che l' acqua calda lo rilassasse.
-  ... Bill ... Tom ha ragione ... Sei una testa di cazzo! ... Ma cosa dovrei fare? La fa semplice! Lei ride e scherza con lui e non lo allontana come se fosse una specie di appestato! ... Merda!  -.
Si insaponò i capelli, costringendosi ad allontanare il ricordo della risata 
cristallina della ragazza che risuonava, assieme a quella bassa del gemello,  lungo il corridoio silenzioso.

**********
La mattina sucessiva Nadia si svegliò con la pallida luce del sole di Gennaio che filtrava attraverso i vetri ormai nudi delle sue finestre.
A causa dei  pesanti tendoni erano anni che non le capitava.
Si sentiva meglio e, sebbene un fastidiosissimo mal di testa la stesse massacrando internamente, sorrise mentre preparava un thè alla ciliegia e ingoiava con questo un analgesico.
Rannicchiata sulla sedia in cucina, fissava la foto che aveva attaccato al frigorifero da cui due ragazze sorridenti la fissavano felici.
Si era sentita davvero sola e disperata la sera prima ma adesso sapeva di aver sbagliato.
Andrea era esattamente dove doveva essere ...
Accanto a lei.
Sempre.
Anche quando la distanza le impediva di abbracciarla, sentiva che c' era.
Era sempre stato così per loro, da sempre.
-  ... Ieri sera ero semplicemente molto stanca ... Che stupida, mettermi a piangere come una bambina ...  -.
Ripensò ad Avilash ed il sorriso si ampliò sul suo volto.
-  ... Alla fine forse ha ragione a chiamarmi in quel modo ... Ieri notte mi sono lasciata andare, ma adesso basta! Nadia, rimboccati le maniche e datti da fare ... E fai un sacco di foto ... Le potresti mandare ad Andy via mail ... Così le discussioni sui vari colori non ti verranno a mancare!  -.
Si alzò e buttò a capofitto nei suoi progetti.
Finì di fasciare i suoi infiniti soprammobili, gettando, sebbene un po' a malincuore, quelli che si erano irrimediabilmente rotti nel corso degli anni, tenendone uno solo che mise accuratamente nel cassetto del suo comodino.
-  ... Meglio liberarsi di ciò che non puoi più aggiustare ma ... A volte, anche quello che sembra irreparabile può rinascere a nuova vita, basta solo trovare il modo per rimettere i pezzi al loro giusto posto ...  -.
Si sentiva filosofa quella mattina, probabilmente l' incontro con il vecchio indiano la aveva ispirata ...
Rise di sè e tornò nella sala a cercare di ripiegare alla meno peggio tutte le sue tende e ad arrotolare i tappeti, poi, carica di tutta quella roba, andò a suonare alla scura porta del primo piano.
Un ragazzo non più giovanissimo, il figlio del proprietario del palazzo, le aprì la porta.
<<  Nadia! Era un po' che non ti si vedeva! Come stai?  >>.
Daniele la guardava attentamente, forse chiedendosi che fine avessero fatto i suoi abitini attillati ed i suoi tacchi vertiginosi.

<<  Tutto bene, grazie, ma adesso avrei davvero bisogno che tu mi aprissi le cantine ... Sto risistemando casa e vorrei portare la mia roba laggiù fino a quando non avrò finito ... Ti dispiace?  >>.
Il ragazzo sorrise e Nadia notò qualche piccola ruga di espressione su quel viso apparentemente sempre giovane.
Ormai doveva avere circa ventotto anni ma quegli occhi blu e i capelli biondissimi portati ancora lunghi gli avevano sempre dato quell' aria da ragazzo scapestrato.
Adesso le sorrise e, prese le chiavi del condominio, la precedette giù per le scale, offrendosi di portarle parte dell' ingombrante roba che teneva in mano.
<<  Hai deciso di rimodernare l' appartamento? Se vuoi posso darti una mano ...  >>.
Nadia sorrise.
Daniele era fuori corso all' università e, nonostante il fisico prestante, sapeva che era abituato a trovare la classica pappa pronta.
<<  Ma tu non ci vai mai all' università?  >>. Chiese ironica.
Lui si volse a fissarla sogghignando.
<<  Direi che se perdo ancora qualche giorno non sarà poi la fine del mondo, no?  >>.
E così fù deciso:
Daniele la avrebbe aiutata nella sua impresa.
Una volta sistemate nella sua parte di cantina le sue cose risalirono all' appartamento e si rimisero all' opera; c' erano ancora molti oggetti da trasferire momentaneamente e non.

**********

Andrea si stava sistemando per l' ennesima volta il trucco davanti ad un piccolo specchio, prima dell' ennesima intervista.
Con la coda dell' occhio osservava Bill sorridere felice come un bambino mentre scherzava, su non sapeva bene cosa, con Natalie.
Una nuova eppure ormai conosciuta piccola fitta fastidiosa la colse all' altezza dello stomaco.
Detestava vederlo sorridere in quel modo, detestava che fosse ... Felice.
Un fulmine a ciel sereno che la fece quasi piegare su se stessa, dolorosamente.
Chiuse gli occhi.
-  ... Andrea! ... Andrea, devi essere impazzita, DEVI! Ti rendi conto di quello che hai appena pensato? Sei così ... Meschina, santo cielo! Non meriti nemmeno questo lavoro se questi sono i tuoi pensieri! ...  -.
<<  Smettila di controllarti a quello specchio maledetto, Andy! Finirai per fartene risucchiare come nei film dell' orrore! Sei perfetta!  >>.
Tom, appoggiato con la spalla al muro accanto al suddetto specchio, la osservava sornione.
Andrea sorrise debolmente, pregando che i suoi pensieri non fossero troppo evidenti.
Non si sentiva affatto perfetta.
Aveva in mente una lunga lista di cosa fosse, ma quello proprio no.
<<  Daccordo ... Però se poi il trucco risulterà uno schifo verrò a porti le mie rimostranze, sai?  >>.
Tom sbuffò una risata, la prese per mano e la trascinò fino ad un divano, offrendole una lattina di Red Bull che lei accettò non molto convinta.
Quell' intruglio non le piaceva affatto, ma forse una sferzata di energia era quello che le serviva.
-  ... "Red Bull ti mette le ali" ... Magari fosse così ... In quel caso potrei volare via da tutto questo ... Peccato che io non possa fuggire da me stessa ... Per quanto tempo mi sono sentita ancorata a terra quando avrei solo voluto volare? Ecco, se adesso mi spuntassero un bel paio di ali e potessi andare via ...  -.
Ma qualcosa dentro di lei sapeva che stava mentendo.
Non voleva andare via, non voleva fuggire da quei ragazzi, non voleva perdere quel lavoro che, alle ali che tanto desiderava, assomigliava molto ...
Avrebbe solo desiderato non sentirsi così, avrebbe solo desiderato che quella verità che le si era palesata nella testa pochi minuti prima in maniera ineluttabilmente accecante e dolorosa, fosse rimasta racchiusa nella sua incoscenza.
Adesso sapeva quanto era meschina e non le piaceva affatto.
La faceva soffrire.
E sapeva perfettamente che, quelle ali, non sarebbero arrivate grazie ad una bevanda ...
Non sarebbero arrivate mai.

Lei, comunque, sentiva di non meritarsele.

Dall' altra parte della sala, il viso ancora rivolto a Natalie che, inspiegabilmente stava impiegando fin troppo tempo a truccarlo, Bill cercava di ignorare Andrea.
Era quello che aveva deciso ed era deciso a mantenere quel proposito.
-  ... Del resto cos' altro potrei fare? ... Ormai la situazione mi sembra abbastanza chiara ... Io le sto sulle palle, al contrario di mio fratello, di Gustav, Georg ... Persino David ha un posto nella sua vita ... L' unico che tiene a distanza sono io ... Ed io non ho mai supplicato nessuno, non comincerò certo adesso con questa stupida ragazzina! Io sono Bill Kaulitz, cazzo! ...  -.
Ma la suddetta stupida ragazzina era in realtà una giovane donna, con quattro anni più di lui e che riusciva a metterlo maledettamente a disagio, riportando nella sua vita tutte quelle insicurezze di bambino che credeva di aver superato grazie al suo lavoro, alla sua fama, al suo successo, alla folla di ragazze adoranti che seguivano ogni suo gesto e morivano, a sentire loro, di ogni suo sorriso ...
Tutte cose che su Andrea sembravano non avere effetto.

-  ... Certo, Bill ... E' comodo pensare che tutto ti sia dovuto, che tutto debba esserti servito su un piatto d' argento, ogni cosa che tu desideri, vero? Non bisogna lottare quando il tuo cognome è Kaulitz ed è sinonimo di successo, fama, soldi ... Perchè mai lei, una insulsa interprete, una tua sottoposta, dovrebbe resistere a tutto questo e non dovrebbe buttarsi tra le tue braccia, adorante? ... Perchè è questo che vuoi ... L' ennesima donna che nemmeno ti ascolta ma che ti idolatra semplicemente perchè esisti e respiri ... A quanto pare hai fatto in fretta a dimenticare quando eri un perfetto signor nessuno, uno sconosciuto utile solo come bersaglio per il tiro a segno ... Hai dimenticato ben presto gli anni in cui ogni parola gentile che ti veniva rivolta la dovevi sudare e, anche quando faticavi tanto, non era certo che questa arrivasse ... Ma adesso ... Addesso sei una rockstar, perchè mai dovresti abbassarti al suo livello, al livello di una sciocca italiana senza arte nè parte, il cui unico scopo è quello di riportare le TUE parole ... Chi se ne frega di quelle che potrebbe voler dire lei ...  -.

Bill sbarrò gli occhi, aprendoli così tanto.
Di nuovo quella voce, la stessa che aveva sentito a Capodanno, su quella terrazza battuta dal vento impietoso, dove aveva lasciato colei che, a quella subdola voce, aveva permesso di insinuarsi tra i suoi pensieri.
<<  Bill ... Cosa c'è? Qualcosa non va?  >>.
La voce di Natalie era preoccupata.
Si era accorta che Bill era assente, che non stava che superficialmente ascoltando quello che lei gli stava dicendo, che in realtà era teso verso qualcosa a cui apparentemente non sapeva come avvicinarsi.
-  ... Quella ragazza lo sta facendo impazzire ... Se non si decide una buona volta a chiarire le cose con lei sarà un casino ...  -.
La giovane donna ricordava perfettamente quelle due figure, vicine ma così distanti, sul ponte dello Steam Boat al compleanno dei gemelli; aveva avuto, quella notte, la chiara intuizione che ci fosse qualcosa di irrisolto in quelle due sagome scure che fissavano il lago in silenzio.
Aveva dovuto interrompere quel momento e, sebbene ne fosse un po' dispiaciuta, capì che quello che aveva pensato allora era esatto :
se anche li avesse lasciati lì per ore, nulla sarebbe cambiato.
Comunque erano arrivati, dovevano scendere, quindi non aveva potuto evitare quell' intromissione.
Adesso si rese conto che da allora nulla era cambiato ancora e che, anzi, le cose sembravano essere peggiorate.
L' unica cosa che ancora non capiva era cosa pensasse Andrea.
Era una brava ragazza, si impegnava molto nel suo lavoro, non lasciava nulla al caso, era sempre gentile e affabile con tutti, ma ...
Quello che provava nei confronti del giovane ragazzo che le stava seduto di fronte ancora non riusciva a percepirlo.
<<  Tutto bene Nat ... Solo mi chiedevo quanto trucco mi stai mettendo in faccia ... Sai, non ho una gran bella reputazione già di mio ...  >>.
Cercò di ridere il ragazzo per allontanare quell' ombra dallo sguardo dell' amica.
Natalie sorrise e, dopo avergli rifilato un breve buffetto per qualla battuta infelice, lo lasciò andare ad osservare il suo lavoro.
<<  Allora? Che te ne pare?  >>.
Chiese fissando allo specchio il riflesso del volto del giovane, sorniona.
Bill si sfiorò il viso, i capelli, con attenzione, poi sorrise.
<<  Perfetto, come sempre   >>.


L' intervista filò via liscia come l' olio, oramai Andrea sapeva come muoversi e un paio di ore dopo erano nuovamente nei parcheggi della stazione televisiva, pronti a rientrare.
La ragazza era un po' confusa dalle parole che Bill aveva detto in risposta alla solita domanda :
"E la vita sentimentale?".
Lui aveva sorriso un po' mesto ed aveva risposto.
"Bhè, con il nostro lavoro, trovare del tempo libero per conoscere davvero qualcuno è abbastanza difficoltoso ... Non potrei accettare di stare con una ragazza che non conosco bene, di cui non mi fidassi totalmente e, nel caso che la trovassi, detesterei il pensiero di starle lontano troppo a lungo ... Purtroppo frequento solo un certo ambiente, questo è riduttivo in effetti ... Ma amo il mio lavoro e mi rende totalmente felice poterlo fare, poter fare ciò che amo".
Andrea aveva tradotto tutto, parola per parola, sentendosi ferire ad ogni sillaba.
Bill frequentava da anni solo il suo ambiente ...
-  ... Solo Natalie, se vuoi essere sincera con te stessa ...  -.
Una ennesima fitta di crudele consapevolezza la trafisse nuovamente facendola barcollare.
La mano di Tom la sorresse.
<<  Ehy, tutto bene?  >>.
-  ... No Tom, non va affatto tutto bene ...  -.
Ma gli sorrise.
<<  Certo, devo solo decidermi ad abbandonare i maledetti tacchi  >>. Rise.
<<  Così poi non mi rientri nemmeno nell' inquadratura!  >>.
Una manata da parte di Gustav lo fece voltare.
<<  Ma guarda un po'! Solo perchè tu e tuo fratello siete due trampolieri non significa che lei si debba rompere una caviglia su quegli aggeggi!  >>.
Poi il biondo batterista si volse direttamente ad Andrea, con un allegro tono lugubre.
<<  Tra un po' pretenderanno che anche io indossi quegli affari!  >>.
Andrea rise finalmente, per un istante serena, ma quella risata fu interrotta dalla voce di Bill.
<<  Sentite, io e Natalie ci facciamo portare a fare un giro ... Ci vediamo stasera in Hotel  >>.
Freddo, impersonale, come quegli occhi nocciola che le aveva posato brevemente addosso.
Andrea rabbrividì.
Tutto stava andando a ramengo e lei non sapeva cosa fare; era certa che non dovesse ne potesse fare nulla.

Il silenzio sulla Audi scura che sfrecciava per le vie di Parigi si stava facendo maledettamente pesante e Natalie si stava innervosendo.
Si volse verso il ragazzo, portando una gamba sotto di sè e fissandone la nuca sottile, il collo esile e pallido.
<<  Girati, Bill! Non voglio parlare con la tua schiena!  >>.
Il ragazzo si riscosse e si volse verso la donna.
<<  Parlare? E di cosa dovremmo parlare?  >>.
Natalie sbuffò spazientita.
<<  Di Andrea  >>.
Gettò quel nome come una bomba in attesa della reazione del ragazzo che, stranamente, era riuscito a deludere le sue aspettative.
<<  Non credo ci sia nulla da dire ... Tranne che sarebbe davvero perfetta per mio fratello ...  >>.
Fu Natalie a sobbalzare, sgranando gli occhi azzurri.
Cosa stava dicendo?
<<  Bill ... Credi davvero che Andrea e Tom ...  >>.
E, improvvisamente, ecco che ciò che aveva atteso arrivò.
<<  Bhè, tu che dici? Ieri sera lui se la stava scarrozzando nei corridoi sulle spalle, come un sacco di patate ... A Capodanno hanno ballato insieme tutta la notte e la mattina dopo è stato ore in camera sua ... Non fanno altro che ridere insieme ... Tu come lo chiameresti questo?  >>.
<<  Un bel rapporto di amicizia ... Bill, anche io e te abbiamo passato ore a parlare assieme, e ridiamo insieme e scherziamo ... Questo significa forse che andiamo a letto assieme? No perchè, se fosse così, dovresti seriamente preoccuparti delle tue prestazioni perchè io non me ne sono mai accorta ...  >>.
Sorrise angelica.
<<  Ma quanto sei scema, Nat?  >>. Rise lui preso in contropiede dalla battuta di lei.
<<  Noi siamo amici ... Mi sei stata di grande aiuto, lo sai ...  >>.
Bill si fissava le mani, vergognandosi appena per quella confessione in piena regola.
La donna sentì il cuore gonfiarsi di affetto e di un po' di orgoglio.
C' erano stati, tra di loro, momenti imbarazzanti, momenti in cui il confine tra due rapporti simili eppure totalmente differenti, si era assottigliato fin troppo, ma ...
Ne erano usciti indenni, la loro amicizia aveva vinto, non avevano rovinato tutto per pochi minuti di un piacere effimero che avrebbe saputo sempre di sconfitta.
Adesso il loro rapporto era chiaro e limpido e rendeva entrambi felici nella consapevolezza di avere l' altro accanto.
<<  Bene ... Mi fa piacere sentirtelo dire, Bill ... E, se me lo permetterai e la pianterai di nasconderti come uno struzzo, vorrei poterti aiutare ancora ...  >>.
Bill alzò due grandi occhi incerti su di lei e si apprestò ad ascoltarla.

**********

Nadia fissava il suo appartamento vuoto e i muri candidi.
Nemmeno ricordava più di avere un parqut che adesso rifletteva, dopo ore di fatica estenuante, la sua immagine trasandata.
Era bello, perchè mai lo aveva nascosto sotto tutti quei tappeti?
Decise di non pensarci e valutò la sua opera.
I muri della stanza da letto erano di un gradevole celeste, quelli della cucina e della sala erano di un giallo pallido e rilassante e il bagno era tutto bianco.
Le finestre pulite e prive di pesanti tende lasciavano entrare una luce livida a causa della stagione ma che illuminava l' appartamento, permettendole di immaginare come sarebbe stato d' estate.
Sorrise, accendendo le applique che aveva montato Daniele.
Il ragazzo si era votato con impegno alla sua causa e le aveva dato una mano non indifferente, permettendole di vivere quel momento di soddisfazione.
Quel pomeriggio le avrebbero consegnato i mobili che aveva aquistato da Avilash e avrebbe passato una deliziosa serata a sistemare tutte le sue cose, a decidere dove posare questo piuttosto che quell' oggetto, cosa che la divertiva molto.
Era una delle cose che aveva in comune con Andrea :
entrambe amavano spostare e risistemare mobili e soprammobili, creando delle stanze nuove o meglio, delle nuove visioni della stessa stanza.
Tolse il lenzuolo che aveva messo a protezione del divano e vi si stese sopra, abbandonandosi a quella sensazione di soddisfazione che la invadeva.
Stava cambiando, forse era già cambiata, ma si sentiva ancora sè stessa.
Per un istante il pensiero volò a David, non ne potè fare a meno e, ricacciando un improvviso magone, sorrise rivolta all' immagine dell' uomo che andava prendendo forma nella sua testa.
Era bello, innegabile, ma soprattutto era ...
Un punto fermo, una realtà che l' aveva fatta sentire sicura e protetta ed allo stesso tempo libera di evolversi, che non le aveva messo freni o limiti ma che era stato sincero con lei fin dal principio.
Sincerità.
Ecco cosa le mancava.
Aveva intrapreso un cammino ma per un attimo si chiese, sinceramente, quale fosse il motivo che l' aveva spinta a farlo.
Si addormentò, senza trovare una reale risposta a quella domanda e di soprassalto si svegliò quando un imperioso squillo del citofono rimbombò tra le pareti nude del salotto.
<<  Ho portato i mobili, signorina. Mi manda Avilash  >>.
Nadia sorrise, dimentica di tutti i suoi dubbi.
<<  Prego, salite ... Terzo piano ... Vi occore aiuto?  >>.
Ma il suo aiuto non serviva, due giovani ragazzi portarono nell' appartamento tutto ciò che lei aveva comperato.
<<  Quello ... Dovete esservi sbagliati ... Io non lo ho comprato ...  >>.
Il più giovane dei due ragazzi si volse verso di lei con un sorriso.
<<  Avilash dice che siete la sua cliente più affezionata ... Ve lo manda lui, dice che starà bene con i mobili ... Adesso dobbiamo andare, arrivederci, signorina  >>.
Nadia era esterrefatta.
<<  Aspettate, non vi ho offerto nulla ... Quanto vi devo?  >>.
Ma i due ragazzi, accompagnati da una breve risata, erano già spariti giù dalle scale.
La rossa si volse verso quell' inaspettato regalo.
Era un bel tavolo, le gambe in mogano sembravano fin troppo sottili e ricurve, ma non appena vi si posò sopra, si accorse che erano salde, solo apparentemente fragili.
Il ripiano era di vetro e la sua mente stava già pensandodi applicarvi delle piccole luci agli angoli, così da poterlo illuminare dal basso quando disegnava ...
-  ... Nadia! Forse per prima cosa dovresti andare a ringraziare Avilash ...  -.
Erano le otto di sera ma lei sapeva che l' uomo viveva in un piccolo appartamento sopra il negozio che rappresentava non solo la sua unica fonte di guadagno, ma anche tutta la sua vita.
Era ormai pronta quando qualcosa la spinse ad accendere il suo portatile per mandare una mail ad Andrea, avvisandola che quella sera sarebbe stata fuori e che si sarebbero sentite il giorno dopo.
Ma la finestra della conversazione su msn era aperta.
Andrea la aveva cercata.

Andrea scrive :
Ciao Nadia, ci sei? avrei davvero tanta voglia di parlare con te ... ç_ç

Nadia fissò un attimo lo schermo, mille pensieri invasero la sua mente :
cosa era successo alla sua cucciola?
Decise immediatamente, seppure con un sottile senso di colpa, di restare a casa, ripromettendosi di andare a trovare il suo amico la mattina dopo.
Andrea l' aveva cercata solo dieci minuti prima, di certo era ancora davanti a quello schermo, in attesa di una sua risposta.


Nadia scrive :
Sì ci sono, scusa il ritardo ... Cosa succede? O____O


Nella sua camera, mentre osservava le luci di Parigi, chiedendosi perchè mai Bill non fosse ancora tornato, Andrea venne colta di sorpresa dal suono proveniente dal suo portatile, segno che Nadia era in casa.

Andrea scrive :
Ciao ... Scusami ... No, va tutto bene, le solite paranoie ma ... Tu, piuttosto ... Come va? Ho visto le foto che mi hai mandato ... Credo che tu stia facendo un ottimo lavoro con il tuo appartamento ... Te lo ho sempre detto che prima o poi saresti soffocata là dentro ... Non vedo l' ora di vedere l' opera finita! n__n

Nadia scrive :
Ohhhh, ma che gentile ... E così pensavi che comprassi della roba inutile? T__T'

Andrea scrive :
Non inutile, solo ... Tanta! X°D!

Nadia scrive :
Bene ... Adesso che ti sei persa in convenevoli ... Vuoi dirmi cosa c'è che non va? Perchè c'è, lo so ... ù.ù

Andrea scrive :
Detesto la tua empatia, lo sai?

Nadia scrive :
Ed io adoro che tu la detesti ... Dai, sputa il rospo!^^

Andrea scrive :
Non lo so Nadia, è come se ... Oggi ... Mi si è rivelata ciò che io realmente sono ... E non è stata una cosa gradevole, sai? ... Sono una stronza Nadia ... Perchè non me lo hai mai detto?

Nadia stava spaparanzata sul divano, ma rizzò la schiena ed ogni senso lo tese alle parole dell' amica, che avevano fatto fremere le sue antenne.
Cosa diamine poteva essere successo?
Quando la aveva lasciata, in procinto di partire per Parigi, le era sembrato che le cose non fossero così catastrofiche ...
Certo, c' era della tensione con Bill, ma ...
Bill.
Qualcosa le suggeriva che lì era la risposta.

Nadia scrive :
Cosa ha fatto quel cucciolo di fenicottero strinato? Ha combinato qualche casino?

Andrea lesse quella frase un paio di volte.
Bill aveva fatto qualcosa?
Sì.
Ma nulla che lei potesse contestare, non ne aveva alcun diritto.

Andrea scrive :
E' andato a fare un giro con Natalie e ... Non sono ancora tornati ... Nulla di grave no? ù.ù

Nadia rimase un po' stranita da quella notizia e, soprattutto dalla relativa calma che avrebbe dovuto trasparire dalle parole di Andrea.
Sapeva che non era vero ...
Aveva letto anche lei le allusioni che si facevano, insistentemente su internet, sulla presunta relazione tra quella donna e Bill.
A quanto pareva le aveva viste anche Andrea, a quanto pareva, per lei, sembravano non essere solo delle voci di corridoio.
Vivendo a stretto contatto con loro la sua amica poteva avere delle risposte e adesso Nadia non si sentiva molto certa di quello che avrebbe dovuto dire.
Sminuire le sue parole avrebbe potuto essere deleterio, ma anche ingigantirle, non sarebbe stato affatto utile.

Nadia scrive :
Magari si sono persi a fissare qualche vetrina ... Sai com' è fatto Bill ... T___________T'''

Andrea scrive :
l' unica cosa che so è che è infelice ... Che gli manca l' amore ... Non so come spiegartelo, ma lo avrai letto, no? Si sente solo e con lei ... Con lei sembra stare bene ... magari un giorno di questi si sveglierà e capirà che, in fondo, non sono poi tanti gli anni di differenza tra di loro e che lui è pronto per prendersi la responsabilità di un figlio, sebbene non sia suo e abbia poco meno della sua età ...

Nadia scrive :
E se fosse? Insomma ...  Ne avrebbe anche diritto no? Di essere felice, intendo ... E se fosse quella, la sua felicità?


Nadia stava giocando sporco ...
Credeva di avere intuito perfettamente quelle parole che Andrea avrebbe voluto dire e che ostinatamente si teneva dentro.
Aveva deciso di rischiare e provocare quella reazione che avrebbe rivelato alla sua amica la verità di ciò che provava.
A lei non serviva nessuna conferma.
Lo sapeva già.
Ma Andrea aveva bisogno di dirle, quelle parole.


Andrea scrive :
Insomma ... Cioè ... Io non voglio che sia infelice ma DA BRAVA EGOISTA QUALE SONO non credo di ... essere "pronta" alla sua felicità ... Sono una merda ...
non raggiungerò mai i tuoi livelli di altruismo ... io ... non lo so ... forse sono troppo "egoista" per Amarlo ... per amare ... forse amo solo per egoistico desiderio di amare ... forse ... non so ...

Nadia scrive :
Ricordi cosa dice Simone a Bill in "My Little Angel"? L'amore non è mai egoista ... è solo amore!
Ognuno lo vive in modo diverso ... ma questo è il punto! Bisogna viverlo!

Nadia aveva volutamente inserito il titolo di quella fansfiction che sapeva Andrea adorava; sapeva che avrebbe capito a cosa si riferiva.

Andrea scrive :
si ma ... non lo so ... un conto è non sentirsi alla sua altezza fisicamente, un conto è non sentircisi ... dentro ...
Lui merita più di questo ... di quello che io sono ...

Nadia scrive :
Non devi nemmeno pensarla una cosa del genere! Tu sei una persona bellissima! 
non devi "svalutare" te stessa solo perchè pensi che qualcuno possa avere qualità che tu non hai ...
ognuno di noi ha pregi e difetti ...
l'importante è saperli riconoscere!
e questo vale tanto per i pregi quanto per i difetti!

Andrea scrive :
giusto ... ma Lui sembra così ... meritevole di quell' amore ...

Nadia scrive :
sai cosa credo io?

Andrea scrive :
dimmi ...

Nadia scrive :
Bill potrà girare il mondo intero cercando la sua anima gemella! potrà incontrare le donne più belle di questo mondo! Potrà avere un mare d'amore ma ...
ovunque andrà e chiunque incontrerà ...

Andrea scrive :
??_________________??

Nadia scrive :
non troverà mai nessuno che sappia amarlo quanto dimostri di amarlo tu!
Puoi dire che non è vero ...
puoi dire che il tuo è un amore egoista ...

Andrea scrive :
sei impazzita??? Nadia io ... vorrei negargli l' amore, la felicità ... ç_ç

Nadia scrive :
ma la verità è che tu l'ami davvero! Vorresti negargli l'amore ...la felicità ...
lo so ... l'amore è anche gelosia!
quando un amore diventa bruciante come il fuoco ... tanto profondo da farti male dentro ... non puoi più controllarlo! prende il sopravvento sulla bontà, sull'altruismo ...diventa amore allo stato puro!  Primordiale!

Andrea scrive :
come puoi dirlo Nadia ... e non è retorica, non mi aspetto delle parole specifiche ... solo vorrei capire ... come puoi dire che io l' amo davvero? potresti dirlo di ... delle milioni di ragazzine in giro per il mondo ... l' unica cosa che posso dire a mia discolpa è che le cose che vorrei negare a Lui le nego anche a me stessa ...
io dimostro ... solo egoismo ... bruciare dentro mi rende così? non mi piace esserlo nè sapere di esserlo ...

Nadia scrive :
Non voglio usare frasi fatte ... però credo che una ragazza di 24 anni dotata di una intelligenza viva come la tua ... non sprecherebbe il suo tempo ad "amare" qualcuno con una tale intensità se il suo amore non fosse "AUTENTICO"! tu lo "ami"! punto.
quello che vedo io è questo... vedo un amore violento misto alla consapevolezza di non poterlo esprimere ... Forse questo ti rende "egoista"!

Andrea scrive:
forse amo solo chi so di non potere avere, qualcuno con cui SO di NON dovere MAI mettermi a confronto... non è amore è essere vigliacchi ... ed io lo sono ... riconosco tutti i miei pregi ma anche tutti i miei difetti ... tu sei una persona da stimare perchè ti sei messa in gioco con David ... amare vuol dire anche questo ... io scrivo bene ma razzolo male ... violento ... una parola azzeccata ...

Nadia scrive:
io credo solo che tu non abbia ancora avuto la tua occasione Andy!
io credo tu non abbia ancora incontrato una persona in grado di "stimolarti", di coinvolgerti ... di spingerti a rischiare!
Credo  tu non abbia ancora incontrato quell'angelo capace di prenderti per mano e mostrarti il mondo al di là del tuo muro! Non voglio fare la maga veggente e dirti : Un giorno incontrerai bla bla bla ...
Però quello che importa davvero è che tu non ti annichilisca ...
non devi svalutare te stessa!

Andrea scrive:
una volta mi hanno fatto le carte e mi hanno detto che mi sposerò e avrò dei figli ma ... non sarò mai davvero felice ... questo mi è rimasto impresso ... anche se avrei voluto prenderlo come un gioco ...
ci ha preso su tante cose ... magari anche su quello ...
tu hai un carattere meraviglioso, mentre io ... non mi riesce di sopportare l' idea che la mia vita possa aver preso inevitabilmente quella piega con Fabrizio e quella frase mi "guida" in qualche modo ... mi influenza ... non so ...

Nadia scrive:
Io credo una cosa ... e ci credo davvero! Io credo che il futuro non possa essere letto, conosciuto, immaginato e nemmeno sbirciato ...
credo che il futuro di ognuno di noi sia dettato dalle nostre scelte ... dalle nostre decisioni ... e credo che sia mutevole ... in grado di cambiare ogni giorno!
Credo che ogni cosa che facciamo influenzi il nostro futuro e lo cambi ...
forse nel momento in cui ti ha fatto le carte quello era il futuro che ti sarebbe potuto aspettare e tu, inconsciamente o meno , lo hai reso reale con Fabrizio ... ma ogni tua azione compiuta dopo quel momento può cambiare le cose ... ogni cosa che facciamo agisce in qualche modo su di noi!
Questa conversazione ... in qualche modo cambierà sia il tuo che il mio futuro ...


E Nadia ci credeva davvero ...
Trovarsi faccia a faccia con le paure, le insicurezze di Andrea, la aveva messa davanti anche alle sue stesse paure, alle sue stesse indecisioni ...


Andrea scrive:
con la logica credo che sia giusto ... ma qualcosa mi spinge a temere ... guardandomi indietro, da quel momento in avanti non ho fatto poi molto ... quindi, la logica mi dice che è colpa mia ...  ho creato il mio futuro e adesso? adesso non posso certo lamentarmi ...

Nadia scrive :
tu domani forse ripenserai a questa conversazione ... e sarai disposta ad essere meno severa verso te stessa ...

Andrea scrive :
... forse sono, anzi, troppo indulgente ...

Nadia scrive :
non mi sembra proprio ...

Andrea scrive :
ma TU ... tu sei la cosa migliore che potesse capitarmi ... GRAZIE! *___________*

Nadia scrive :
IO???


E sorrise tra sè.
Sapeva di essere importante per Andrea esattamente quanto la ragazza al di là dello schermo lo era per lei, ma sentirselo dire era sempre emozionante e dolce.


Andrea scrive :
si

Nadia scrive :
Io non sono niente di speciale ... sono i tuoi occhi a rendermi tale!

Andrea scrive :
fa un po' male dirlo (capiscimi) ma in tutta la mia vita forse non c'è stato nessuno con cui sia stata bene e mi sia sentita giusta come con Te... ma TU! Tu sei reale...

Nadia scrive :
Tesoro.... questo mi rende orgogliosa e felice.... felice  come non mai! Sai ... la vita non è facile ... lo sappiamo entrambe credo! A volte da soli non si riesce ad andare avanti ... e si cade ...

Andrea scrive :
(Tu DEVI essere orgogliosa di Te!*_______________* )

Nadia scrive :
tu ... pensa che io sia la tua "ala" destra!

Andrea scrive:
anche la sinistra!

Nadia scrive :
Ogni volta che ti senti cadere ricordati che io sono li ... sono quella vocina fastidiosa che ti dice che devi avere più rispetto per te stessa che devi essere forte e non arrenderti mai, che ti dice ... che per ME nessuno è meglio di te!!!!

Andrea scrive :
si lo sei ... e te ne sono grata ... con Te posso essere semplicemente io sapendo di essere capita, sempre ... è una cosa fin troppo rara ... 

Nadia scrive :
Allora visto che mi vuoi bene e che ti fidi devi fare una cosa per me!

Andrea scrive :
... dimmi ...

Nadia scrive :
Devi promettermi che ... non permetterai mai a NESSUNO nessuno nessuno, nemmeno a me, di dirti che tu non sei all'altezza di qualcosa o di qualcuno!!!! nemmeno a te stessa!!!!
Non voglio più sentirti dire che non sei all'altezza di Bill o di chicchessia ...

Andrea scrive :
ok ... ridimensioniamo il "tutto"n_____n ... intanto TU non lo faresti mai ... ma ...  non so se posso mantenere questa promessa ... posso dirti che nei miei sogni lo sono, e credo di esserlo davvero ... può bastare ...^__-  ?

All' apparire di quelle parole sullo schermo luminoso, Nadia sorrise vagamente esasperata.
-  ... Sogni ... Quando capirà che i suoi sogni può realizzarli? Lavora per loro dopotutto ... Non è forse un sogno realizzato, questo?


Nadia scrive :
se non puoi concedermi di più vedrò di farmelo bastare ... però ... tu meriti di più di quello che ti permetti solo di sognare!

Nadia scrive:
C'è una canzone che voglio farti sentire ... so che l'amerai!!!

Andrea scrive:
ok

Nadia scrive:
http://www.youtube.com/watch?v=gRtmkNuQ7h8
Bittersweet ... cantata da Ville Valo e Lauri e suonata dagli Apocalyptica! é splendida... sapevo ti avrebbe...preso!^^


Andrea aprì un' ennesima finestra di internet per ascoltare la canzone che le aveva mandato l' amica e ben presto l' aria si riempì della profonda voce di Ville Valo, in perfetto contrasto con quella di Lauri che la seguì subito dopo.
In effetti adorava i Rasmus ma non conosceva bene gli Him e di conseguenza il loro fascinoso leader.
Quella che stava ascoltando adesso era una delle canzoni più belle che avesse mai sentito.

I’m giving up the ghost of love
In the shadows cast on devotion
She is the one that I adore
Creed of my silent suffocation
Break this bittersweet spell on me
Lost in the arms of destiny
Bittersweet
I won’t give up
I’m possessed by her
I'm bearing her cross
She's turned into my curse ...

Quelle poche parole bastarono ad Andrea per sentire salire un magone insostenibile che le chiuse la gola.
Era bellissima, era ...
Agrodolce, esattamente come si sentiva lei in quel momento ...
Soffocava in un silenzio che non poteva permettersi di interrompere.
Non, sapendo che questo avrebbe coinvolto altre persone ...
Natalie, Fabrizio e ... Bill.
Chiuse gli occhi masaggiandosi leggera le tempie.
-  ... Che cosa devo fare? ...  -.
Si sentiva maledettamente impotente.

Dall' altra parte dello schermo, Nadia stava chiedendosi se non avesse azzardato troppo.
Aveva raggiunto il suo scopo, aveva ottenuto una confessione totale da parte di Andrea, ma sapeva anche che per la ragazza questo significava un moltiplicarsi di dubbi, incertezze e paure.
-  ... Forse quest' ultimo colpo avrei potuto evitarmi di infliggerglielo ...  -.

Nadia scrive :
Andrea ... Tutto bene? ...  

Andrea scrive :
Sì, certo ... Tutto bene ... C'è qui qualcuno che vorrebbe salutarti ...

Nadia scrive :
Davvero? e chi è? ... spero solo che sia quel gran pezzo di ragazzo che corrisponde ad un corpo sexy e muscoloso e al nome di Georg Listing, fascinoso bassista dei Tokio Hotel ...

Andrea scrive :
rossa malefica! sei insopportabile anche via msn ... Comunque sì, c'è anche Georg ... e Gustav se ti interessa ...


Nadia rise, immaginava che fosse Tom l' impiccione di turno e aveva voluto irritarlo.
Magari non si aspettava che Georg fosse lì e provò appena un filo di imbarazzo.

Andrea scrive :
ciao nadia, sono Gus ... Come stai? Qui procede tutto più o meno come al solito, a parte Georg che sta facendo la ruota come un pavone ... X°D!

Andrea scrive :
NON E' VERO! NON sto facendo la ruota! ... Comunque grazie ... Se non altro per l' espressione totalmente stizzita di Tom! ^___- !
- Georg -.


Nadia sorrise ... Georg sembrava aver capito perfettamente il tono del suo messaggio.

Nadia scrive :
Ciao Ragazzi! Mi fa piacere sentirvi! ^__-   ... Come mai questa reunion nella stanza della mia amica?

Andrea scrive :
la TUA amica stava sentendo una lagna di canzone ad un volume insopportabile! siamo accorsi a vedere chi stava torturando chi ... Sai, uno si preoccupa! ù__ù - Tom -.


Nadia rise e fece per rispondere.

Andrea scrive :
Se devi parlare con Tom o con Andrea sappi che al momento sono occupati ... il primo a salvarsi la pelle e la seconda a cercare di fargliela, la pelle! comunque non te la prendere ... La cultura musicale di Tom si ferma al più misero dei rap ... Comunque la canzone è bella ... dovremmo farci insegnare qualcosa da te e da Andy! - Gus -

Nadia scrive :
Certo! immaginavo che Tom non avrebbe apprezzato T__T''' ... Non riconoscerebbe una bella canzone nemmeno se gli cascasse tra capo e collo decapitandolo!

Andrea scrive :
ora che Georg sta trattenendo quella furia della tua amica ... Guarda che io riconosco perfettamente la bella musica ... semplicemente non capisco questo vostro perverso piacere nel deprimervi! - Tom -.

Nadia scrive :
non si tratta di depressione, pezzo di ignorante! ma di introspezione, cosa che a te risulta assai sconosciuta! ù.ù

Nadia scrive :
X°D!


Tom osservava lo schermo luminoso, sorridendo sotto i baffi.
Gli piaceva fare arrabbiare la rossa e anche Andrea.
Le era sembrata fin troppo triste quella sera, mentre rientravano in Hotel e quando aveva sentito quella canzone gli si era accapponata la pelle ed era stato felice che Georg e Gustav fossero con lui.
Qualcosa gli suggeriva che la ragazza non stesse molto bene, forse erano le parole struggenti ed infelici di quella canzone e lui si chiese con orrore crescente se avrebbe saputo come reagire se se la fosse ritrovata davanti in lacrime.
Ma quando aveva aperto la porta, Andrea, sebbene non avesse una delle sue migliori espressioni felici sul volto, era ancora perfettamente truccata, nessun segno di mascara sciolto sul viso, nessun naso rosso, solo un velo appena lucido sugli occhi che risultavano incredibilmente ancora più trasparenti.
Li aveva lasciati entrare con un sorriso mesto e lui aveva subito adocchiato il portatile di Andrea con una conversazione che sapeva essere con Nadia.
Ed aveva deciso di fare il buffone.
Ci era riuscito.
Andrea adesso stava ridendo allegra con Georg e Gustav e lui stava bisticciando con Nadia.
Tutto perfettamente a posto.
Era solo appena un po' curioso di sapere cosa si fossero dette le due ragazze per arrivare a condividere una canzone come quella, ma non si azzardò nemmeno a pensare di andare a sbirciare i messaggi precedenti.
Andrea lo avrebbe odiato per il resto dei suoi giorni, che non sarebbero stati molti, una volta che si fosse trovato di fronte quella specie di Erinni in gonnella che era Nadia.
Così si trattenne.
L' atmosfera era rilassata e voleva godersi quel momento.
Peccato che non aveva considerato il rientro di Bill che li trovò accalcati sul divano, uno addosso all' altro in una sorta di groviglio di gambe, braccia, capelli corvini e altri capelli perfettamente piastrati e, sul tavolino, un portatile a cui era stata collegata la SUA web-cam e la faccia di Nadia che si godeva, ridendo, la scenetta.

Sembravano contenti.
-  ... Per nulla preoccupati della mia assenza, a quanto pare ... -.
Pensò egoista.
<<  Disturbo? ..  >>.
Tom vide l' espressione di Andrea rabbuiarsi appena e a sua volta si accorse che anche il proprio sorriso si era affievolito, come quello, almeno gli parve, di Georg e Gustav.
<<  No affatto ... Vieni pure ...  Stavamo chiacchierando con Nadia ... Vieni! Gli farà piacere salutarti!  >>.
Andrea si era districata dai ragazzi e si era diretta verso la porta, solo per vedere Bill entrare cercando di non sfiorarla nemmeno.
La cosa la ferì, ma sorrise e tornò sul divano.
<<  Ciao Nadia ... Tutto bene?  >>.

Nadia, ancora seduta sul suo divano, con una risata mezza soffocata, si rabbuiò alla vista di Bill.
Sapeva che non era certo tutta colpa sua, forse non lo era affatto, ma lei non riusciva a non incolparlo del dolore della sua amica riversando, forse ingiustamente, su di lui anche la sua frustrazione che provava nel sapere non poterla consolare come avrebbe desiderato.
<<  Sì grazie ... E tu? ... Parigi è una bella città, per quello che ne so ... Ti è piaciuta?  >>.
Bill si sentì pungere da quella velata allusione, Andrea doveva averle detto che era stato in giro per la città ...
-  ... Le avrà detto anche di Natalie? ... E poi ... Perchè? ...  -.
Si sentiva un po' confuso, ma adesso non aveva tempo, doveva rispondere a quella ragazza che lo osservava sorniona.
<<  Sì ... E' una bella città ... Ma l' avevo già vista ...  >>.
<<  Sì, ma a volte è la compagnia quella che conta e che rende bello ciò che vediamo ...  >>.
<<  NADIA!  >>.
La voce di Andrea giunse come una stilettata alle orecchie della rossa che seppe di aver forse esagerato un po'.
<<  Ok, ok ... Senti, visto che non sei più sola, credo sia giunta l' ora per me di affidarti alle mani di quei baldi giovini ... E andarmene a nanna ... Domani devo terminare di sistemare casa ... Buonanotte ragazzi ... E trattatemela bene, mi raccomando!  >>.
Bill era ancora offeso dalle parole di Nadia e decise, un po' vigliaccamente di vendicarsi.
<<  Vuoi che ti salutiamo David?  >>.
Andrea sbarrò gli occhi, sconvolta, ma vide che Nadia parve non scomporsi più di tanto.
<<  Se vuoi ... Grazie Bill, ma non vorrei somodarti  >>.
<<  Nessun disturbo  >>.
La conversazione tra i due ragazzi era gelida, se fosse stata presente in quella stanza, Nadia credeva che avrebbe comodamente potuto prenderlo a sberle, ma non poteva, così si accontentò di salutarli e di chiudere la conversazione.

Il silenzio era calato sui cinque giovani che adesso non sapevano esattamente cosa fare.
<<  E comunque ... Sei pregato di chiedere, prima di prendere la mia roba!  >>.
Bill aveva scollegato la web-cam e si era rivolto direttamente al fratello, per poi andarsene a passo di marcia, senza salutare nessuno.
-  ... Uno stronzo egoista e vigliacco ... Ecco cosa sei, Bill Kaulitz ...  -.
Si diresse da solo lungo il corridoio fino alla sua stanza, richiudendosi la porta alle spalle e gettandosi di peso sul letto, sperando che quella giornata finisse il più presto possibile.
-  ... Certo che questo tuo atteggiamento del cazzo non sarà affatto utile per mettere in atto l' idea di Nat ...  -.
Poco prima di addormentarsi la sua mente vagò a quel consiglio che gli aveva dato la sua amica, dubitando del fatto che avrebbe funzionato.

Qualche giorno dopo, terminata l' ennesima intervista, Andrea si vide fare una inaspettata richiesta dalla più inaspettata delle persona da cui potesse effettivamente aspettarsela.
Bill l' aveva afferrata per un polso e l' aveva trattenuta indietro, lasciando che gli altri li precedessero, anche Natalie che, passando, le aveva lanciato una strana occhiata a metà tra l' arrabbiato ed il dubbioso.
Andrea non seppe interpretarla ma la lasciò passare oltre, troppo sconvolta dallo strano atteggiamento di Bill.
<<  Senti ... Ormai è tardi, lo so, però ... Ti andrebbe di venire con me in un posto?  >>.
Tardi?
Erano solo le sei  ...
Per cosa era tardi?
E poi ...
Dove voleva andare?
<<  Dove dovremmo andare? ... David lo sa? ...  >>.
-  ... Sta tergiversando? ... Se non vuole venire con me può semplicemente dirmelo ... Calma Bill ... Non ti sei comportato esattamente meravigliosamente con lei ... Ha anche il diritto di avere i suoi dubbi ...  -.
<<  Io ... Volevo farti vedere una cosa ... Insomma ... Sempre che ti vada ...  >>.
Andrea era ancora risentita per l' atteggiamento che Bill aveva avuto nei confronti di Nadia, gli era sembrato davvero ingiusto da parte sua rivolgersi a lei in quel modo.
Così come non era molto felice di come il loro rapporto si  fosse evoluto da quel maledettissimo Capodanno.
Però ...
Però adesso lui era lì, davanti a lei, con un' espressione così timida quasi ...
Colpevole, e lei non seppe resistere.
Ora che aveva riconosciuto il suo egoismo, capì che non era facile da controllare.
Così salì in macchina con Bill e Ivan, che le aveva elegantemente tenuto la porta aperta.
Si osservò la gonna a tubo che le arrivava sopra al ginocchio, gli stivali alti e la giacca fin troppo leggera, ma non aveva certo preso in considerazione un giro per Parigi, quel giorno.

La macchina filava rapida nel traffico della città, fino a fermarsi ai piedi della Tour Eiffel.
Andrea rimase a fissare l' imponente costruzione che si ergeva davanti a lei, illuminata da mille piccole luci che si accendevano ad intermittenza, incantandola.
Bill, approfittando del suo attimo di distrazione, la prese per mano e se la trascinò svelta all' interno della Torre, infilandosi rapido sull' ascensore che si mosse in diagonale, lentamente, iniziando la risalita.
Nell' ascensore l' atmosfera si era nuovamente fatta pesante ed il silenzio era denso di quelle parole non dette.
Arrivati al terzo ed ultimo piano Bill prese nuovamente la mano della ragazza.
<<  Vieni ... Non abbiamo ancora finito di salire ...  >>.
Cercò di sorridere, ma non gli era sfuggito il gesto di lei, che aveva ritratto svelta la mano dalle dita di Bill che l' avevano sfiorata leggera.
Andrea seguì il ragazzo su per le restanti rampe di scale, sentendo il freddo vento serale farsi strada sotto la sua giacca leggera, facendola rabbrividire.
Finalmente raggiunsero la loro meta finale.
E gli occhi le si spalancarono davanti alla vista che si godeva da quell' altezza.
Si diresse quasi in trance verso la balaustra appoggiandovisi con le mani e prendendo un gran respiro di quell' aria fredda, prima di aprire cautamente, a causa delle sue vertigini, gli occhi.
Parigi si stendeva ai suoi piedi, come una donna devota a quelli dell' amante, davanti ai suoi occhi, la sera aveva avvolto ogni cosa e lei vedeva una vasta distesa di piccole luci che scintillavano nel buio che andava via via incupendosi.
I battelli sulla Senna rispecchaivano le loro luci sull' acqua nera, sembravano quasi veleggiare sul nulla, le increspature dell' acqua erano invisibili ai suoi occhi da quell' altezza.
Le stelle si accendevano nel cielo scintillando fredde e distanti, eppure bellissime.
Andrea si volse a Bill che era rimasto fermo a qualche passo da lei, ben consapevole dei danni che aveva creato in una situazione simile, non molti giorni prima.
Era passato quasi un mese, ma non riusciva ad allontanare da davanti agli occhi l' espressione della ragazza quando l' aveva sfiorata.
E sapeva che sarebbe stato quello che avrebbe nuovamente desiderato fare se si fosse avvicinato a lei in quel momento.
Ma come avrebbe potuto evitarselo?
Era così carina mentre, stupita, osservava quell' incantevole spettacolo, le emozioni si riflettevano sul suo viso e nei suoi occhi come quella miriade di stelle e sembrava così rapita da tutto quello che vedeva.
Questo era qualcosa di lei che gli piaceva immensamente.
Riusciva ad avere sempre un' espressione stupita davanti ad ogni seppure piccola novità.
Che fosse un Hotel molto lussuoso o lo scorcio di una città che non aveva mai visto, o dei semplici fuochi artificiali, o un gesto di uno di loro che non si sarebbe aspettata.
Adorava letteralmente quell' espressione che le si dipingeva in volto.
La stessa che aveva anche adesso.
<<  Non avevo mai visto Parigi così, prima d' ora ... E' bellissima ...  >>.
<<  Sì, lo è ... Vuoi mangiare qualcosa?  >>.
Solo allora Andrea notò una leggera coperta stesa a terra e un grosso sacchetto del Mac Donalds posatovi sopra.
Sorrise e si sedette di fronte a lui, accettando il panino che le stava porgendo.
Mangiarono zitti per un po' poi lei, resa nervosa da quel silenzio, gli pose una delle domande che la stavano tormentando.
<<  Tu sai di David e Nadia ... Perchè ti sei rivolto a lei in quel modo? Non è stato gentile e ...  >>.
<<  No, è stato proprio da stronzo e se lei decidesse di prendermi a schiaffi la prima volta che mi vedrà ... Bhè, io non dirò nulla ... Sono stato un idiota, come lo sono stato su altre cose ... Succede, a volte, sebbene non sia una giustificazione sufficente a scusarmi ... Mi dispiace ...  >>.
Andrea si perse ad osservare le dita del ragazzo che si stringevano convulsamente attorno al suo bicchiere, riscoprendosi maledettamente intenerita da quel cucciolo che combinava un sacco di danni ma che era capace di espressioni di dolce colpevolezza da scuoterle il cuore, facendolo vibrare.
<<  Lo so ... So che ti dispiace ... Non farlo più ... Non è facile per Nadia, credimi ... Te lo ho già detto, io la conosco meglio di chiunque altro, così come lei conosce me come nessun' altro ... Non è felice di questa situazione ma ... Ha bisogno di capire, di capirsi ... Non so cosa deciderà, ma spero sia la cosa giusta per lei ... Vorrei che fosse felice ...  >>.
Aveva parlato piano, lo sguardo fisso sulle patatine nella piccola confezione di carta che teneva in mano.
<<  E poi ... Vorrei sapere perchè siamo qui ... Insomma ... Non capisco ...  >>.
E, dicendo questo era rabbrividita ad un soffio d' aria fredda che li aveva investiti entrambi.
Bill si tolse la lunga giacca di pelle, si mise in ginocchio e, sporgendosi appena, l' aveva posata sulle sue spalle, sfiorandola appena, il viso a pochi centimetri da quello di lei.
<<  E' esattamente questo il motivo ... Mi dispiace per come mi sono comportato a Capodanno, mi dispiace se ho fatto qualcosa di male prima e soprattutto per come mi sono comportato in seguito ma ... Credo che sia giusto chiarire questa cosa ... Insomma ... Sei sempre stata restia ad avere troppi contatti con me, ma quella notte ... Ti sei quasi rotta una caviglia semplicemente perchè ti ho abbracciata ... Faceva freddo e volevo ... Non so ... Ripararti, per quanto mi fosse possibile ... Davvero non capivo la tua reazione, ma ... Non ti ho portata qui per costringerti a dire qualcosa che non vuoi o che non hai da dire ... Vorrei solo che le cose tornassero come prima, mi piacerebbe che tu ... Non so ... Non avessi paura di me ... Non voglio obbligarti a fare nulla che a te non vada ma ... A volte, sai ... Mi piacerebbe che tu mi abbracciassi come ... Come fai con Gustav o con ... Gli altri ... Mi fa sentire un po' dispiaciuto rendermi conto che mi tratti in maniera diversa ... Come se avessero una diversa importanza nella tua vita di quella che ho io ...  >>.
Andrea sentì il cuore farsi piccolo piccolo e poi gonfiarsi di dolore.
Aveva fatto questo?
Aveva permesso che Bill credesse di non essere importante per lei, quando ...
-  ... Dio, sono una stupida ... Una povera idiota patentata! Ero ... Così impegnata a proteggere me stessa e qualcosa che al momento non so nemmeno più come definire, che non ho fatto alcuna attenzione a non ferire lui ... Come ho potuto?  -.
Era disorientata dal tono quasi infantile che Bill aveva assunto, mentre cercava di spiegarle quello che sentiva.
Questa era una delle cose che adorava di quel ragazzo.
Era Bill Kaulitz, era un professionista serio e attento ed era una rockstar idolatrata da milioni di fans ...
Ma era anche quel ragazzo impacciato e molto tenero che adesso le stava parlando sommessamente.
-  ... Cosa posso dirgli? Come posso spiegargli quello che sento quando ... Quando è tutto così incasinato dentro di me? ...  -.
Ma qualcosa doveva dirlo.
<<  Facciamo così ... Facciamo finta che non sia successo nulla ... Ricominciamo da capo, senza tralasciare nulla, evitando così inutili fraintendimenti ...  >>.
Bill la osservava vagamente stupito, le sembrava che la ragazza volesse girare attorno al nocciolo della questione, ma aveva deciso che non si sarebbe lasciato travolgere dai suoi capricci da diva.
Ovunque lei volesse andare a parare, adesso ne era maledettamente curioso e decise di darle corda.

Andrea, con la netta sensazione che Bill la stesse scambiando per una povera pazza, si fece coraggio, tese la mano dritta e rigida davanti a sè sotto il naso del ragazzo un po' stupito ma a cui brillava negli occhi una scintilla di curiosità che la spinse ad andare avanti.
<<  Piacere, io mi chiamo Andrea, sono italiana, una laurea in lingue e una fortuna sfacciata avendo trovato lavoro presso una delle band più idolatrate del mondo ... Lavoro per i Tokio Hotel e ti farò una confidenza : avrei accettato di lavorare per loro accontentandomi di vitto e alloggio, ma non lo dire in giro, perchè lo stipendio che percepisco è piuttosto considerevole, se consideriamo anche il fatto che mi sento una specie di miracolata! I soldi non sono tutto nella vita ma ho imparato che servono, specie quando hai da pagare l' affitto, in Italia, di un appartamento. Non sono la classica ragazza che si è fatta le classiche esperienze, fin' ora sono stata innamorata una sola volta, di quello che adesso è il mio fidanzato, lui è una specie di primo amore perso e ritrovato e adesso conviviamo da qualche anno, tra alti e bassi ... Comunque al momento, la cosa più importante è il mio lavoro con questi quattro ragazzini crucchi ed ho una amica con la quale vivo praticamente in simbiosi, a cui non nascondo nulla. I miei genitori sono separati, non vedo mio padre da secoli, ormai, e con mia madre i rapporti sono quelli che sono ... Credo sia tutto  >>.
Sorrise un po' timida, un po' incoraggiante.
Aveva sparato un sacco di cavolate ma erano anche la verità, sperò che lui stesse al gioco.

Bill sorrise incerto, cercando di immagazzinare tutte quelle notizie.
Erano cose che già sapeva ma gli sembrava di aver colto qualcosa, tra una parola e l' altra, qualcosa che adesso non riusciva a percepire chiaramente, dal momento che un paio di occhi grigi, trasparenti e solo un po' ansiosi stavano puntati quasi sfacciatamente nei suoi.
Aveva davvero deciso di fare la dura e di abbandonare quella timidezza che si era rivelata così deleteria persino fisicamente, soprattutto per lei, fino a quel momento.
-  ... Se questo è il modo che lei ha scelto ... E sia ...  -.
Afferrò la mano della ragazza, salda, mentre si presentava a sua volta, cercando di ignorare la seta fredda della pelle di lei.
<<  Piacere mio, io sono Bill e fin troppo spesso tendo a dimenticarmi che presentarsi è buona educazione, anche se so perfettamente che la maggior parte della gente, chi in maniera positiva o chi meno, in genere sa chi io sia. Tedesco, cantante dei Tokio Hotel, e ti farò una confidenza : ho appena scoperto che il gruppo avrebbe potuto risparmiare una piccola fortuna, visto che la nostra interprete avrebbe potuto lavorare per noi accontentandosi semplicemente di vitto e alloggio, ma fa lo stesso. I soldi non sono tutto nella vita, sebbene servano. Vivo in una fantastica ma, a parer mio abbastanza sobria, villa nella periferia di Berlino, assieme a quella che è da anni la mia famiglia; i miei amici, Georg e Gustav e con il mio gemello, Tom, un considerevole straccia anima con il quale vivo in simbiosi da tutta la vita, i miei sono separati da anni, ma mia madre ha fatto in modo di crescere me e mio fratello in maniera serena ... Al momento la cosa più importante della mia vita è il mio lavoro, che amo immensamente, fra alti e bassi e ... Attualmente, da qualche anno a questa parte in realtà, sono single  ... Credo sia tutto  >>.

Andrea rimase in silenzio qualche momento ancora, rendendosi conto che per poco, troppo concentrata sulla pelle tiepida della mano di Bill che aveva afferrato la sua, stava per perdersi la presentazione del ragazzo.
E quell' ultima frase.
Quell' ultima frase che dal momento che aveva abbandonato le labbra sorridenti di Bill le stava rimbombando nella testa, a ripetizione, facendole perdere quasi significato.
Ma non lo aveva perso.
-  ... Lui ... Lui non sta con Natalie ...  -.
Continuava a ripeterselo come una stupida e, per un attimo, si chiese perchè mai lui avesse specificato quella cosa.
Forse era stato a causa della nemmeno troppo velata accusa di Nadia qualche sera prima, o forse stava solo rispondendo alla sua stessa presentazione o forse ...
-  ... O forse sarebbe meglio che tu la piantassi di paranoiarti e dicessi qualcosa ... O che, almeno, ti togliessi dalla faccia questa espressione idiota!  -.
<<  Bene ... Cioè ... Voglio dire ... Adesso ci siamo presentati per bene ed abbiamo detto tutto quello che aveva creato qualche piccolo dubbio tra noi ... Giusto?  >>.
Andrea attese una risposta dal ragazzo, ma forse stava solo ignorando di dare lei stessa una risposta.
-  ... No, non è così ... In un modo o nell' altro ti ritrovi sempre a dovergli tacere qualcosa ... Ma è meglio così ... Cosa mai vorresti dirgli? ... Non puoi ... E non si tratta solo di Natalie o di quanto lui ti faccia sentire inadeguata ... Vuoi davvero gettare nel cesso anni e anni della tua vita solo perchè Nadia ti ha , A TRADIMENTO, estorto qualcosa che era meglio se fosse restato dov' era? ... No che non lo vuoi ...   ...  ... Vero? ...  -.
<<  Giusto  >>.
Le rispose adesso Bill.
Ma forse quella breve esitazione nella voce avrebbe dovuto essere un avvertimento?
-  ... Avvertimento per cosa, Bill? ... E' stata sincera, nessun dubbio ... Lei è fidanzata con il suo primo, unico amore ... Fin' ora ... Così ha detto ... SMETTILA! Smettila Bill di farti paranoie, ricomincia da capo con lei, e accontentati! ... Non vuoi mettere a repentaglio questa tregua che avete stipulato per una tua sciocca sensazione? Per qualcosa che nemmeno tu sei sicuro di come definire ... No, che non lo vuoi ...  ...  ... Vero? ...  -.

Si sorrisero alzandosi da terra ed avvicinandosi per l' ultima volta alla ringhiera.
Andrea avvertì una piccola vertigine; se fosse stata sola non si sarebbe avvicinata così tanto alla balaustra, ma c' era Bill.
Bill che adesso le si era fermato accanto, osservando a sua volta il paesaggio notturno che si apriva davanti a loro, la lunga coda di lucine rosse che procedevano in lenta processione sulla grande strada che serpeggiava molto più in basso, la Cattedrale di Notre Dame illuminata e le stelle.
Tante stelle.
-  ... E' il momento di abbattere l' ultima barriera, Bill ... La prova del nove ... O la va o la spacca ...  -.
Ma era titubante, aveva la vaga impressione che se non fosse andata, si sarebbe spezzato qualcosa a cui non voleva nè riusciva a dare un nome.
-  ... Coraggio ... Fallo! ...  -.
<<  Andrea?  >>.
La ragazza staccò gli occhi da quell' incantevole città per posarlo su di lui che adesso la osservava di sottecchi, apparendo quasi indeciso su cosa effettivamente guardare.
<<  Dimmi  >>.
Prese fiato e coraggio.
<<  Vuoi ... Vuoi abbracciarmi ... Come fai con gli altri?  >>.
Daccordo, era ufficiale.
Quel ragazzo aveva preso in un istante il suo cuore e adesso lo teneva tra le mani, delicatamente, torturandolo con tocco lieve.
Cosa avrebbe dovuto dire?
Decise di non ascoltare i suoi pensieri, decise di non dire nulla.
Allargò le braccia e le richiuse attorno alla vita sottile del ragazzo, appoggiandosi al petto magro di lui, leggera, ascoltando il battito del suo cuore che le parve simile al suo, adesso.

Bill stentava quasi a credere che fosse bastato così poco per arrivare a questo, quasi gli venne da ridere pensando a tutto il casino che era successo a causa di qualcosa che adesso gli parve così naturale e semplice.
Gli piaceva il peso della testa di lei sul suo petto, così lieve.
Le chiuse le braccia attorno, stringendola solo un poco, avvicinandola un po' di più a sè, ma piano.
Non voleva rischiare di infrangere qualcosa ...
Gli sembrava che fosse tutto così fragile, adesso.

-  ... Ok ... Adesso basta Andrea ... E' ora di tornare a terra, in tutti i sensi ... Non potete certo restare sospesi quassù in eterno ...  -.
Ma una vocina volutamente ignorata, la stava implorando di restare, di non muovere quel passo che adesso, facendo forza su sè stessa, mosse.
<<  Adesso forse sarebbe meglio rientrare, rockstar ... Ha affittato la Tour Eiffel ed è stata fuori fino ad ora ... Suppongo che al suo manager potrebbero saltare le coronarie ...  >>. Rise lei.
<<  Credo che sia meglio andare, sì ... Ha ragione, ma se fossi in lei non mi preoccuperei più di tanto dell' augusto manager ... Natalie lo ha avvisato della nostra piccola fuga ...  >>.
Andrea corrugò appena la fronte.
Cosa centrava Natalie?
Glielo chiese.
<<  Bhè, forse prima, nella mia presentazione ho tralasciato di dire che ho una buona amica, Natalie ... E' stata lei a suggerirmi la Torre per ... Riuscire a stare un po' da soli e chiarire ...  >>.
Sembrava imbarazzato, colpevole, ma Andrea decise di sorridere.
Una frase che le era rimbombata nella testa e che si era dissolta tra le braccia di Bill poco prima tornò, dolcemente crudele, a galla.
-  ... Non sta con Natalie ...  -.
Non aveva diritto di pretendere altro e gli sorrise.
<<  Ha avuto una buona idea ... Alla fine lo abbiamo fatto, no? Abbiamo ... Chiarito ...  >>.
Bill riprese fiato.
<<  Sì ...  >>.
Sorrise a sua volta e si diressero verso le scale e poi all' ascensore, fino a mettere nuovamente piede sul marciapiede e risalire in macchina dove Ivan li stava aspettando per ricondurli in Hotel.
-  ... Nadia aveva ragione : "a volte è la compagnia quella che conta e che rende bello ciò che vediamo" ...  -.
Forse lui l' aveva sempre saputo, ma adesso ne aveva avuto la conferma.
Aveva girato tutto il mondo, ma fù certo che avrebbe potuto ricominciare tutto da capo e che tutto gli sarebbe apparso nuovo e più bello, se al suo fianco ci fossero stati quegli occhi trasparenti che riflettevano meravigliati e rapiti, ogni cosa.

Una volta giunti al piano a loro riservato, si videro venire incontro un David abbastanza furioso, seguito da Tom, Georg e Gustav piuttosto curiosi di sapere cosa fosse sucesso.
<<  BILL! Ti sembra normale che tu faccia aprire la Tour Eiffel semplicemente per andare a mangiarci un cazzo di panino? E senza avvisarmi! ... Lo so, lo so che me lo ha detto Nat, ma lei non è la tua portavoce nè la balia che copre le tue cazzate! Che sia chiaro, Bill! Che non si ripeta più una cosa del genere! So benissimo che c' era Ivan con voi e che Andrea è abbastanza saggia da evitarti di fare cavolate .. Ma a quanto pare, NON abbastanza per evitare questa!  >>.
Concluse, distogliendo gli occhi da un Bill che teneva i propri sulla punta dei suoi stivali e voltandosi furioso verso la ragazza, che sostenne stoica lo sguardo furente dell' uomo.
<<  Mi spiace David ... Abbiamo perso un po' il senso del tempo ...   >>.
Il manager sospirò, intravedendo una luce in quegli occhi grigi che lo confuse appena, suggerendogli qualcosa che non desiderava prendere in considerazione, immaginando le conseguenze che avrebbe potuto avere, ben differenti da qualche notte di sesso del suo chitarrista.
Cercò, comunque di allentare un po' il tiro.
<<  Andrea ... Non si tratta del tempo che siete stati fuori ... Voglio dire ... Diciamo che mi piace avere la situazione sotto controllo, sapere dove siete, cosa fate ... Che siete al sicuro ... Tra fans e anti non so più di quali io mi debba maggiormente preoccupare ... Ed è esattamente quello che ero ... Preoccupato, per tutti e due! Fatemi il piacere di non farlo mai più, per cortesia ... E adesso andate a fearvi una doccia calda ... Se quelli sono i soli vestiti che avevate addosso posso solo immaginare il freddo che avrete preso ... Vi faccio portare qualcosa di caldo ... Andate ...  >>.
Andrea abbassò lo sguardo sulla giacca di Bill che le pendeva addosso e poi volse lo sguardo sul ragazzo.
Aveva addosso solo una felpa nera, si sentì in colpa come non mai.
-  ... Sono stata una irresponsabile ... David ha ragione ...  -.
Ma non riusciva a scacciare quel sorriso.
Salutò brevemente i ragazzi e si diresse alla sua stanza.

Era da poco uscita da sotto la doccia, indossando un caldo pigiama celeste, quando qualcuno bussò alla porta che lei aprì tranquilla pensando che fosse la cameriera che si occupava del piano che le stava portando qualcosa di caldo, così si ritrovò a sbattere il naso sul petto di Tom che per poco non rovesciò il vassioio che aveva preso in consegna dalla suddetta cameriera.
<<  Oh, Tom ... Non mi aspettavo di trovarti qui ...  >>.
Tom sorrise sornione.
<<  Certo ... Altrimenti avresti indossato qualcosa di più sexy, direi ...  >>.
Un innoquo calcio nello stinco che lui accolse con una esagerata smorfia di dolore.
<<  Ma smettila ed entra! Cosa vuoi sapere, piattola?  >>.
<<  Piattolaaaa?  >>. La mascella era teatralmente caduta.
<<  Sexy ... Ma pur sempre una piattola ...  >>. Sorrise lei accondiscendente.
Tom rise avvertendo un rumore alle sue spalle e si volse ai nuovi arrivati, entrati dalla porta che avevano lasciato aperta.
<<  Sentito?!? ... Sono sexy!!!!  >>.
Bill sbuffò una risata.
<<  Credo che tu abbia tralasciato la parte fondamentale ... Piattola ... Sei una piattola Tom ...   >>.
<<  Sì ... Ma sexy ...  >>.
<<  Quanto può essere sexy una piattola, Tom?  >>.
Chiese Gustav saggemente, vedendo che Bill tardava a rispondere.
<<  Non lo so ...  >>. Ammise il ragazzo pensandoci sù.
<<  L' importante è che Andrea le trovi sexy!  >>.
Concluse con una rapida alzata di spalle.
-  ... Accidenti ... Ha sempre la risposta pronta! ... -.
Ma Bill decise di non prendersala per la sfacciataggine di suo fratello, si sentiva sereno ed in pace con tutte le persone che erano in quella stanza, e non desiderava affatto rovinare quel momento.
Si volse sornione ad Andrea.
<<  Trovi sexy le piattole, Andy?  >>.
Aveva un espressione vagamente sfrontata, data dalla nuova sicurezza che il tempo passato con lei gli aveva infuso, che la fece arrossire come se quella domanda avesse significato chissà cosa e non il semplice scherzo che era.
<<  In effetti no ...  >>.
Rispose storcendo il naso, ma Tom le si sdraiò praticamente davanti, chinandosi ad angolo retto e paizzandole sotto gli occhi che aveva abbassato, un faccino appena deluso e molto ridicolo.
Lei scoppiò a ridere, picchiettando sulla fronte del chitarrista come se si trattasse di un cucciolo offeso.
<<  Ok, ok ... Solitamente non trovo affatto sexy nè minimamente affascinante nessun tipo di insetto o qualsiasi cosa siano, ma ... Questa in particolare diciamo che ... Ha il suo fascino "piattoloso" ...  >>.
Tom rise con loro, poi si caricò per l' ennesima volta la ragazza in spalla.
<<  Tu invece non hai nessun fascino particolare, con questo pigiamone, ma abbiamo deciso che stasera si guarda un film tutti assieme ... Per cui verrai ugualmente con noi in camera mia ... Biiill! Prendi il vassoio con il thè caldo!  >>.
Il cantante sorrise improvvisamente divertito dall' atteggiamento che Tom riservava alla loro interprete, come se qualcosa gli avesse improvvisamente suggerito, e si chiese come avesse potuto dubitarne prima, che suo fratello trovava sì Andrea carina o sexy; lo conosceva abbastanza da sapere che certi suoi atteggiamenti da sbruffone gli servivano a svelare in maniera il meno imbarazzante possibile la verità; ma anche che tra i due ragazzi non c' era nient' altro al di là di questo.
Erano amici e lui ne era felice.
Lasciò il vassoio esattamente dove Tom lo aveva posato.
Ormai il thè si era raffredato, ne avrebbero ordinato altro.

La serata procedeva bene.
Soprattutto agli occhi di Georg che ricordava perfettamente ciò che aveva detto ad Andrea all' inizio del mese ormai giunto agli sgoccioli ed osservava attento e contento il cambiamento che sembrava essere avvenuto tra la ragazza ed il loro capriccioso cantante.
Avrebbe desiderato sapere cosa si fossero detti, ma al momento considerò che la scelta della Tour Eiffel sembrava essere stata piuttosto efficace.
La loro interprete infatti, era occupata in una partita all' ultimo sangue a Super Mario Kart con Bill, stava pigiando frenetica tutti i pulsanti a sua disposizione e stava quasi sdraiata sul cantante, mentre si piegava tutta a destra quasi a voler convincere la macchinina sullo schermo a curvare a sua volta, sdraiandosi praticamente sulle gambe del ragazzo, senza alcun imbarazzo evidente ma, anzi, ridendo giocosa.
Decise che, non appena ne avesse avuta l' occasione, le avrebbe chiesto qualcosina.
E l' occasione apparve sotto forma di Natalie che, dopo aver brevemente bussato, si era sentita invitare ad entrare.
Nell' istante stesso in cui la ragazza aveva messo piede nella camera di Tom, Andrea parve irrigidirsi appena, cosa che non sfuggì all' occhio attento di Georg e nemmeno a quello di Bill che volse su Natalie due occhi incerti.
<<  Interrompo qualcosa?  >>.
Andrea si sentiva strana.
Vagamente in colpa per come aveva considerato quella donna e, allo stesso tempo, ancora insicura davanti a lei.
Natalie era bella.
Aveva un fisico minuto ma ben proporzionato, tutto in lei sembrava avere la giusta misura; dalle gambe al seno, passando per i fianchi.
Era esile ed aveva due grandi occhi azzurro cielo e dei capelli di un biondo luminoso, perfettamente pettinati. Sempre.
Bill aveva detto che non stavano assieme, ma questo non le impediva di osservare appena un po' sospettosa la donna.
Ma non era giusto, questo lo capiva anche da sè, così si affrettò a rispondere.
<<  Niente affatto ... Anzi, se vuoi prendere il mio posto in questa interminabile partita ... Mi sa che i videogiochi non facciano per me ...  Io vado ad ordinare dell' altro thè caldo ... Scusatemi ... Ecco, tieni, al momento siamo in vantaggio ...  >>.
Disse porgendole il joypad e sorridendole lieve.
Natalie prese posto sul divano, seguita dallo strano sguardo di Bill e da quello curioso di soli altri due ragazzi, perchè Georg aveva seguito Andrea fino sul corridoio.
<<  Andrea! Tutto bene? Mi era sembrato che le cose con Bill andassero meglio ... Mi fa piacere ...  >>.
Andrea sorrise.
<<  Vanno meglio, in effetti ... Fa piacere anche a me ... Abbiamo chiarito un paio di questioni ... Va tutto bene adesso  >>.
Georg la osservò attentamente.
<<  Allora il problema è Nat?  >>.
Lo disse tranquillamente, senza girarci intorno, diretto.
<<  Natalie? E perchè dovrebbe? Non mi ha fatto nulla ... Smettila di preoccuparti, Georg! Va tutto bene ...  >>.

<<  Le hai detto che tra noi non c' è nulla?  >>.
Bill arrossì vistosamente, mentre teneva gli occhi sulla partita che adesso stavano giocando Tom e un recalcitrante Gustav che sapeva perfettamente quanto il chitarrista fosse competitivo.
Aveva persino mezzo deciso di lasciarlo vincere, sperando che non se ne accorgesse.
<<  Io ... Le ho detto che sono single ... Data che se ne è presentata l' occasione ...  >>.
Natalie sbuffò spazientita.
<<  Non mi pare che dirle che sei single possa dissolvere ogni dubbio su una relazione tra me e te ...  Perchè non fai mai quello che ti dico come te lo dico?  >>.
Il ragazzo si spazientì.
Non riusciva davvero a capire cosa ci fosse di così diverso in quello che lui aveva detto da quello che le aveva suggerito lei.
E detestava quando lo trattava come un bambino.
<<  E poi è una stupidaggine! Cosa centra adesso specificare che non sto con te ... E comunque credo che qui si stia perdendo un po' il senso delle cose ... Andrea è fidanzata, convive con un ragazzo italiano, potrebbe lavorare per noi per mettere da parte i soldi per sposarselo, per quello che ne sappiamo! ... E non sarebbero comunque affari che ci riguardino ... Siamo amici, esattamente come desideravo esserlo quando l' ho conosciuta! Tutto il resto sono affari che non mi riguardano affatto!  >>.
Natalie alzò gli occhi al cielo.
Nonostante i passi avanti che erano stati fatti, Bill sembrava essere davvero ottuso sull' unica cosa che avrebbe dovuto comprendere a fondo, se voleva salvare qualcosa.
-  ... Ma cosa Nat? Non sai se c' è qualcosa da salvare ... Andy è fidanzata, ma si comporta in modo strano con i ragazzi e con Bill in particolare e lui ... E' così maledettamente cocciuto ...  -.
Si concesse un sospiro, poi lasciò un imbronciato Bill ad osservare la partita in corso e uscì dalla stanza, decisa a capire qualcosa di più.
Ma doveva essere accorta.
Non doveva spaventare la ragazza nè insospettirla.
Se ci fosse stato davvero qualcosa sarebbero dovuti arrivarci da soli.

**********

Le cose a casa di Nadia procedevano rapide e incredibilmente senza intoppi.
Stava sistemando i mobili nella giusta posizione.
Decise di mettere il suo nuovo tavolo da lavoro sotto la finestra, che era anche la più grande di tutto l' appartamento, in modo da poter usufrire della luce del sole.
Le tre vetrinette erano state sistemate e contenevano tutti i suoi ninnoli, che aveva disposto con cura quasi maniacale, le mensole erano montate e vi avevano trovato posto le sue candele, i brucia incensi e alcuni dei suoi vasi, le tende erano leggere, impalpabili, quasi trasparenti e non impedivano alla luce di quella mattina di invadere la stanza che appariva molto più grande e ariosa, così come il resto della sua casa.
Mosse un passo e, scesa dal tappeto morbido, trovò piacevole posare un piede nudo sul parquet.
Sorrise soddisfatta.
L' appartamento adesso era più chiaro, gradevole e rilassante e, osservando attentamene e con occhio critico, constatò che gli sprazzi di vivace colore, quello che lei era stata e sarebbe stata sempre, erano posati qua e là in giusta proporzione.
La sua casa, il suo rifugio dal mondo esterno, adesso appariva esattamente come sentiva il bisogno di essere lei, in quel momento della sua vita :
sè stessa eppure diversa, irruente, irrazionale, sfrontata e focosa ma anche moderata, tranquilla, serena ...
Continuava a guardarsi attorno, sentendosi piuttosto fiera del risultato che aveva ottenuto, sfiorò con una mano il tappeto più grande che aveva comperato e che non aveva avuto il cuore di lasciare nella cantina.
Lo aveva appeso alla parete dietro al divano.
Aveva dei colori caldi, avvolgenti e fili d' oro erano intessuti nella trama; era il primo che aveva comprato ed era affezionata a quela stoffa sulla quale si era addormentata infinite volte.
Il tavolino, anch' esso di vetro, sul quale aveva sistemato il televisore, il lettore dvd e lo stereo, scintillava di sole e l' impianto stereo che Daniele le aveva montato era rappresentato da quattro piccole casse posizionate agli angoli della stanza.
Il ragazzo era bravo in queste cose ed era riuscito a far magicamente sparire i fili e cavi vari che lei detestava.
Accese lo stereo, ed inserì un cd scelto con cura tra quelli sistemati nel piccolo mobile in legno scuro di cui si era letteralmente innamorata il giorno prima e che aveva acquistato senza nemmeno chiederne il prezzo.
Era un cerchio, suddiviso in tanti scomparti dalle diverse dimensioni e lo aveva pagato fin troppo per i suoi gusti.
In quel mese aveva avuto delle spese non indifferenti, ma i risultati ottenuti la ripagavano di tutto.
Adesso si sedette sul suo divano, ringraziando mentalmente il cielo per averlo scelto color panna e non di un accecante arancione, cosa che sarebbe stata possibilissima, e si rilassò mentre le note di "Ten Black Roses" invadevano la casa.
Non era particolarmente amante dei Rasmus, quel ruolo apparteneva ad Andrea, ma non le dispiacevano affatto, al contrario, in oltre ...
Andrea le mancava incredibilmente.
Avrebbe voluto che fosse lì con lei, ad inaugurare il nuovo appartamento, vederla sorridere davanti a quelle scelte di stile che non si sarebbe aspettata da lei ma di cui, sapeva, sarebbe stata fiera.
Era qualche giorno che non la sentiva e la cosa stava cominciando a preoccuparla, sebbene una parte di lei credesse e desiderasse che il motivo fosse lo scorrere liscio della sua vita.
Dall' ultima volta che aveva parlato con tutti loro, grazie al web-cam che Tom aveva fregato a Bill, era passata quasi una settimana e lei moriva dalla voglia di sentire Andrea, di sapere cosa fosse successo con quella catastrofica creatura che corrispondeva al nome di Bill Kaulitz.
Non le era affatto piaciuto l' atteggiamento di quel ragazzino viziato.
-  ... Andrea mi ucciderebbe se sapesse che lo chiamo così ...  -.
Sorrise.
-  ... Ma lei ne è innamorata ...  -.
Per la prima volta, da quando era riuscita a far confessare Andrea, Nadia stava seriamente pensando a quelle parole.
La sua amica si vergognava di sè stessa, di quello che provava nei confronti di Bill e di quello che stava facendo al suo ignaro ragazzo.
Persino di quello che avrebbe potuto compiere nei confronti di quella Natalie.
Il sorriso che era svanito tornò, appena un po' triste.
-  ... Quando si deciderà ad essere un po' egoista e la pianterà di sentirsi sempre colpevole, cattiva ... Non giusta? ... Cosa crede? Che Fabrizio meriti il suo imperituro amore e la sua devozione solo perchè le ha permesso di essere la sua amnte prima ed è, gentilissimo, andato a vivere con lei lasciando, e nemmeno in maniera definitiva, la moglie? ... E Bill? ... Evidentemente Andrea deve avere dei problemi se non riesce a vedere che è un ragazzo, come molti altri ragazzi ... Bello, non si discute, talentuoso, senza dubbio, ma ... Con dei difetti, come tutti ... Sa essere capriccioso e rompiscatole, arrogante persino, a volte ... Ma per Andrea resta sempre una specie di agglomerato di virtù .... Ahhhhhh! Meglio per lei che sia piuttosto lontana da me, altrimenti la prenderei a sberle da qui all' eternità! ... Cielo! L' adoro, ma detesto quando si sente così ... Inferiore a qualcuno!  -.
Nadia, che era riuscita ad innervosirsi da sola, si alzò svelta dal divano, si gettò sotto la doccia dopo aver lanciato uno sguardo all' orologio.
Le undici.
Avrebbe potuto pranzare fuori, poi fare un po' di spesa ed invitare Avilash a cena, quella sera, per mostrargli la casa adesso.
Sapeva che l' anziano sarebbe stato piacevolmente colpito dal suo cambiamento.
Un' ora dopo stava seduta da sola in un ristorante cinese, bacchette alla mano e ravioli al vapore davanti che la invitavano a mangiarli, profumati e caldi.
Ristorante cinese, l' ennesima cosa che le mancava fare con Andrea.
-  ... Devo smetterla di pensare alla mia cucciola ... Ha lasciato il nido, ha spiccato il volo ... Ed io sembro una madre ansiosa ... O una fidanzata gelosa ...  -.
Rise di sè per quella assurdità, poi tornò seria.
-  ... Mi sarebbe assai gradito, però, se quel volo non finisse in uno schianto ...  -.
Addentò un raviolo, si scottò la lingua e tornò al presente imprecando sottovoce.

**********

<<  Andrea ... Come mai hai lasciato la partita a metà? Bill faceva troppi capricci?  >>.
Natalie sorrise alla ragazza che era sobbalzata alla sua vista.
Georg rise.
<<  Bill fa sempre i capricci ... Se quello fosse il motivo Andrea sarebbe dovuta scappare a gambe levate già da un pezzo!  >>.
<<  In effetti hai ragione Georg ... Senti, piuttosto ... Tu e Gus siete amici da molti anni, vero?  >.
Il castano corrugò la fronte cercando di capire dove Nat volesse andare a parare.
<<  Sì, perchè?  >>. Chiese titubante.
<<  Credo sia ora che tu ... Gli dimostri quanto tieni a lui e lo vada a salvare dalle grinfie di Tom che se lo è trascinato in una partita che potrebbe logorare la santissima pazienza di Gustav!  >>.
Georg scoppiò a ridere, allontanando la tensione, ed Andrea fece lo stesso.
La cocciuta competitività di Tom era riconosciuta da tutti.
<<  Ok ... Vado a salvare il poveretto .. Dai tu una mano ad Andrea con il vassoio?  >>.
<<  Sì, ci penso io ... Tu hai compiti più grandi ... Và! Salvalo finchè sei in tempo!  >>.
Concluse la donna in maniera teatrale, voltandosi poi sorridente verso la più giovane.
La osservò attentamente.
Era carina, la ragazza, quel taglio sbarazzino, i capelli corvini e liscissimi, gli occhi di un insolito grigio limpido e trasparente, grandi, le ciglia lunghe, la bocca non troppo grande ma carnosa; piuttosto alta, i fianchi decisamente morbidi, le gambe lunghe ed il seno florido.
Sebbene fosse differente da Bill o dal genere di ragazza che chiunque si sarebbe aspettato di vedere al fianco del cantante, Natalie non faticava a credere che lei gli piacesse.
Era per quello che stava vedendo adesso, ma era anche per qualcos' altro.
Era per quel modo timido che aveva di sorridere durante le interviste, per l' affetto palese e tangibile che la legava a tutti loro, era per il rapporto che era riuscita a creare con Tom, era per la voce bassa e gradevole che sapeva cacciare urli degni di un mercato rionale, era per l' insolito gusto che aveva per l' abbigliamento, così simile a quello di Bill stesso, ma che era riuscita ad integrare perfettamente ad abiti più sobri, riuscendo ad essere sempre "giusta al momento giusto", nè troppo nè troppo poco; era per quel suo essere affezionata a vecchi oggetti di cui avrebbe potuto fare a meno ma dai quali non riusciva evidentemente a separarsi, segno evidente di quanto tenesse a tutto ciò che l' aveva fatta diventare quella che era, che l' aveva portata dove stava adesso, era, e di questo ne era assolutamente certa, per quel legame che la univa a quella furia rossa che era la sua migliore amica, così differente da lei, complementare.
Quel rapporto Bill lo comprendeva perfettamente e lo stimava molto.
O forse ...
Forse semplicemente gli piaceva e non sapeva nemmeno lui il perchè.
-  ... Natalie ... Non serve sempre un motivo per innamorarsi ... Ci si innamora. Punto.  -.

Andrea stava sulle spine.
Non che Natalie la stesse osservando in malo modo, al contrario.
Aveva una sorta di sorriso sulle labbra e negli occhi.
Ma la stava osservando da abbstanza tempo, abbastanza da farla sentire sotto esame e, con quel pigiama addosso, senza trucco e con i capelli raccolti in una mollettona ...
Bhè, non si sentiva proprio a suo agio.
Era stato piuttosto imbarazzante ammettere con i ragazzi questo suo lato, ma era stato inevitabile dato il suo detestabile difetto di lasciare le porte perennemente aperte.
Tom era stato il primo a coglierla in fallo, con addosso uno dei suoi pigiami storici, poi erano venuti tutti gli altri e, durante il viaggio in Sud Africa, aveva spesso utilizzato i suoi vecchi jeans e gli inseparabili anfibi.
La sua reputazione con loro era andata a farsi benedire, ma non era molto felice che anche Natalie la vedesse in quel modo.
Avrebbe di gran lunga preferito che la sua immagine agli occhi di lei fosse quella di una giovane donna in carriera, sempre perfettamente truccata e pettinata, professionale.
-  ... A quanto pare era destino che la vera me stessa saltasse fuori anche con lei ...  -. Sospirò affranta.
-  ... E lei ... Lei sembra sempre perfetta anche con quella tuta ... Maledizione! ...  -.
Avrebbe desiderato essere altrove, in qualunque altro posto che non fosse quel corridoio le cui pareti le parevano muoversi, impietose, stringendosi su di lei.
<<  Allora ... Tutto bene Andrea?  >>.
<<  Si grazie ... Bill mi ha detto che gli hai suggerito tu di parlare da qualche parte ... Mi è piaciuta molto la vista dalla Tour Eiffel ... Credo di dover ringraziare te ...  >>.
Cercò di sorridere Andrea.
Natalie si sarebbe data una virtuale manata sulla faccia, ma la cosa le appariva talmente assurda che lo fece davvero e sospirò.
<<  Non era necessario che te lo dicesse ... Cielo, è davvero assurdo a volte!  >>.
Andrea si riscoprì a sorridere impercettibilmente.
Forse era per il tono esasperato della giovane donna, quello che aveva spesso riconosciuto nei suoi stessi pensieri e nella sua stessa voce ...
Sì, Bill sapeva essere assurdo a volte e ...
-  ... Adorabile ... Ma questo è un altro discorso, Andrea! ...  -.
<<  No, no ... Ha fatto bene, insomma ... Si erano create delle stupide tensioni per delle cose non dette e percepite male ... Voglio dire ... Stavamo giocando, abbiamo deciso di ricominciare e di non tralasciare nessuna informazione base che potesse essere fraintesa ... Era giusto che me lo dicesse ...  >>.
Natalie arricciò le labbra davanti alla rapida spiegazione della ragazza.
<<  Allora avete chiarito proprio tutto? ... Sai, è fin troppo facile prender per oro colato le voci di corridoio, le stupidaggini che si sentono in giro, che si leggono su internet ... Ma sono solo stupidaggini, appunto  >>.
Andrea non voleva credere che Natalie stesse parlando proprio di quella questione.
-  ... E comunque sia ... Che adesso sia single, che sia stato con Natalie o meno ... NON SONO AFFARI TUOI ANDREA! ...  -.
La più giovane sorrise imbarazzata e fece un debole cenno affermativo con la testa.
<<  Purtroppo quando si è fan ... Si perde un po' il lume della ragione a volte ...  >>.
<<  Lo so ... Sono stata adolescente anche io, circa una vita fa ... So come ci si sente e so che non sempre passa  tutto con l' adolescenza ... Quando in qualcosa si crede davvero e lo si vive giornalmente, non passa mai ...  >>.
Natalie era fin troppo sibillina e la donna stessa parve rendersene conto perchè allontanò quell' attimo di silenzio, sperando che la ragazza avesse compreso.
<<  Bene, adesso sarà meglio rientrare altrimenti i ragazzi ci daranno per disperse  >>.
<<  E ... Il thè?  >>.
Il sorriso si fece ampio, questa volta, e complice.
<<  Credo che nessuno in quella stanza stia aspettando del thè caldo ... Il frigobar di Tom è ben fornito di birra e red bull, lo sai ...  >>.
Andrea si concesse finalmente un sorriso aperto ed una breve risata e si diresse, al fianco di quella donna che aveva temuto e mal giudicato, lungo il corridoio.
Quando entrarono nella stanza vennero fatte entrambe sobbalzare da Georg che si era appostato dietro la porta come un bambino.
Un piccolo strillo poi venne spinta sul letto e assalita da due mani che le facevano il solletico, giocose.
<<  Non te la prendi vero se ho un po' sbirciato?  >>.
La voce del ragazzo le arrivò in un sussurro.
<<  Sono contento che tu abbia chiarito con Bill e anche con Natalie ... E' una brava donna e una bella persona  >>.
Andrea avrebbe voluto risultare offesa per quella sorta di controllo che lui aveva fatto, ma alla fine si arrese.
<< Immagino di sì ... Non la conosco bene ... E la colpa è mia ... Cercherò di rimediare, contento?  >>.
<<  Adesso sì  >>.
E detto questo la sottopose nuovamente ad una sessione di solletico che si risolse in una grande massa di corpi incastrati l' uno all' altro una volta che Tom trascinò Bill in quella battaglia e Natalie vi venne portata quasi di peso da Gustav.
Ridevano come bambini e in quel momento lo erano davvero.
Sei bambini senza alcuna differenza a dividerli.

**********

Lo squillo del telefono distrasse Nadia dal portare a tavola le pietanze che aveva faticosamente preparato.
<<  Scusami solo un secondo Avilash ... Devo rispondere ... E' Andrea  >>.
L' uomo aveva avuto modo di conoscere l' amica della ragazza che lo aveva invitato a cena quella sera e, sebbene non se ne fosse fatto una chiara idea, aveva capito che Nadia le era molto affezionata e che la cosa era reciproca, così lasciò che la ragazza si allontanasse dalla tavola, attendendola paziente.

<<  Pronto, Andrea? Avevi deciso di farmi uscire di testa? Perchè non ti sei fatta sentire?  >>.
La mora sorrise.
<<  Scusami Nadia, ma quest' ultima settimana parigina è stata ... Strana ed impegnativa ... Volevo solo dirti che ho sistemato tutto ...   >>.
Nadia rimase di sasso.
Le sembrava impossibile che la sua Andrea avesse finalmente lasciato Fabrizio e confessato quello che provava a Bill.
<<  Vuoi dire che ... E come l' ha presa Fabrizio?  >>.
Andrea rimase interdetta.
<<  Nadia ... Ma stai bene? ... Cosa diamine centra adesso Fabrizio, scusa?  >>.
<<  Bhè ... Lo hai ... Lasciato e ...  >>.
Andrea sbiancò all' improvviso, poi divenne paonazza.
Che razza di castelli in aria si era fatta Nadia?
<<  NADIA! Ma sei impazzita? Cosa ti fa credere che io abbia ... No, ragazza, tu non stai affatto bene, sai? ... Io intendevo che   >>.
La voce si fece immediatamente più fioca, quasi un sussurro.
<<  Ho chiarito le cose con Bill e adesso abbiamo un rapporto civile ... Anche con Natalie, direi ...  >>.
<<  Quindi quei due non stanno insieme ... E questo non ti suggerisce niente?  >>.
Andrea prese fiato e chiuse gli occhi.
-  ... Nadia ... Ma quando la smetterai di preoccuparti per me? ...  -.
Sapeva che non l' avrebbe fatto mai.
<<  Nadia, mi suggerisce che forse stai andando fuori di testa ... La mia vita va benissimo così ... Non credo sia necessario incasinarla ulteriormente per delle sciocchezze che ti sei messa in testa tu ...  >>.
Adesso fù il turno della rossa di sentire montare la rabbia.
<<  IO? Andrea, me lo hai detto tu! Non te lo ricordi? Hai detto ...  >>.
<<  So cosa ho detto ... Ma stavo male ... Forse non ero del tutto in me, sai? Credo che sia giusto così ... Nessun tipo di allusione a creare confusione ... Siamo amici e poi ... Lo sai benissimo che prima o poi il mio contratto scadrà e dovrò tornare definitivamente a ca ... A Milano ... Per cui, ti prego, lasciamo perdere quella conversazione, dimentichiamola, vuoi?  >>.
Nadia non voleva.
Aveva la netta impressione che, per un passo avanti, Andrea ne stesse facendo mille indietro e questo la demoralizzava molto.
Non era quella che si era costruita in quegli anni la vita giusta per lei.
Perchè non lo capiva?
Perchè continuava ad essere così maledettamente ottusa e testarda?
Ma non poteva fare nulla per convincerla del contrario, doveva solo sperare che ci arrivasse da sola; solo così avrebbe davvero capito.
<<  Daccordo, daccordo ... Allora? Come avete fatto a fare pace?  >>.
<<  Mi ha portato sulla Tour Eiffel per cenare assieme e ... Abbiamo chiacchierato un po' e ricominciato tutto da capo ... E' stato carino, sebbene mi abbia confessato che era stata una idea di Natalie ... E adesso va tutto meravigliosamente bene ... Siamo amici, esattamete come desideravamo entrambi dall' inizio ...  >>.
Nadia si battè una mano sulla fronte.
Bill era davvero così tardo o aveva fatto un corso apposta?
Non voleva saperlo.
<<  A proposito ... Ha detto che se non appena lo vedrai vorrai schiaffeggiarlo, lui non opporrà resistenza ... Sai? Gli dispiace per quello che ti ha detto di David ... Non voleva, ma sa di essersi comportato da stronzo ... Testuali parole ...  >>.
Nadia se lo immaginava, Bill, mentre si scusava con Andrea per come si era comportato anche con lei e un fiotto di tenerezza la invase.
Sì, era un confuso, confusionario cucciolo di fenicottero rosa, ma ...
Nadia sapeva esattamente quanto sapesse essere dolce.
Sorrise.
<<  Non fa nulla ... Non prometto che non lo prenderò a schiaffi, nè che mi esimerò dal prendere a schiaffi te, ne avrei tanti diversi motivi, ma ... Aveva ragione in parte, su Dave ... Io ...  >>.
Cosa avrebbe potuto dirle?
Non ne era ancora del tutto certa nemmeno lei.
<<  Senti, ho ospiti a cena ... Ti ricordi di Avilash? L' ho invitato per inaugurare l' appartamento messo a nuovo ... Domani ti manderò le foto del lavoro ultimato ... Ci sentiamo domani allora ... Buonanotte Andy  >>.
<<  Buona notte a te Nadia e ... Mi manchi tanto lo sai?  >>.
La rossa sorrise trattenendo una sottile commozione.
<<  Lo so ... Mi manchi anche tu ... Non permetterò ai miei casini di impedirmi di venirti a trovare ... Appena potrò verrò a Berlino, ok? ... A domani  >>.
<<  A domani  >>.
Andrea chiuse la conversazione e si accoccolò meglio sotto le coperte.
La giornata che l' aspettava sarebbe stata l' ultima a Parigi e sarebbe stata maledettamente impegnativa, considerando che, oltre alle ultime interviste, l' aspettava l' arduo compito di aiutare quei quattro casinisti, Gustav escluso, a preparare i bagagli.
Sorrise.
Per quanto se ne lamentasse adorava farlo.

Nadia aveva posato il cellulare sulla lucida, trasparente mensola sopra al televisore e si era diretta nuovamente al tavolo.
<<  Mi dispiace averla fatta aspettare Avilash ... Alla fine non credo di aver concluso molto con quella chiamata ... Andrea sa essere così cocciuta ...  >>.
Sospirò, poi alzò due sgomenti occhi verdi sull' anziano seduto davanti a lei, dalle quali labbra era appena uscita una fragorosa risata.
<<  Questo deve essere una delle qualità che avete in comune, allora ... Mi sembravate molto diverse, ma alla fine mi sbagliavo ... Se è cocciuta quanto lo sei tu avrai certamente il tuo bel da fare ...  >>.
Nadia rise con lui, rilassandosi.
Era vero.
Erano due testarde, erano diverse ma erano uguali e complementari.
Dove non arrivava una era l' altra che giungeva.
Era per questo che rimaneva fondamentalmente convinta che dovesse fare qualcosa per Andrea.
<<  Le voglio molto bene ... Non è mai stato troppo semplice per me trovare qualcuno con cui ... Andare così daccordo, sa? Ma con lei ... E' stato totalmente naturale fin dall' inizio ... E parliamo di secoli fa, ormai ... Sono già passati sedici anni ... Sembrano una vita a volte ... >>.
Il vecchio indiano si sporse sul tavolo, avvicinandosi a lei, serio.
<<  Sono una vita bambina ... Una vita lunga e ancora tanti anni vi aspettano entrambe ... Dovrete essere sempre fiere e orgogliose di quello che avete creato, di questa sorta di magia che vi lega ... Dovete stare l' una accanto all' altra, ma senza soffocarvi mai ... E ... Dovrete anche riuscire a prendere delle decisioni in maniera indipendente, permettervi di crescere, vicine, legate l' una all' altra, ma libere di agire e di sapervi sempre presenti ... Non è facile Nadia ... Non lo è mai ... Sono i legami che ci vincolano alle persone che amiamo ... Ci sono molti modi di dimostrare l' amore ma questo rimane sempre Amore ...  >>.
Nadia ascoltò in silenzio, rapita ed affascinata, le parole dell' anziano che la fissava con quegli occhi neri come la pece.
-  ... Ha ragione ... Ci sono molti modi diversi ma ... Qual' è il mio? Qual' è quello giusto per me? Cosa desidero dall' amore, io? ... E se fosse stato davvero quello di David il modo giusto ed io non lo avessi capito? Sarebbe tardi ... Lo ho trattato da schifo, lo ho lasciato ... Solo per rincorrere qualcosa che nemmeno io so cosa sia ... Sono una stupida ...  -.
<<  Allora bambina, vogliamo mangiare?  >>.
Avilash le sorrideva e lei lo fece di riflesso servendo la cena al suo amico.

<<  Credo che si sia fatto tardi ... Sarà bene che io me ne vada ... Immagino che non sia bello per una ragazza giovane come te ospitare un vecchio nel suo appartamento fino a tarda notte ...  >>.
Nadia rise di gusto.
<<  Sa? Le cose sono un po' cambiate e comunque io, in casa mia, ospito chi mi pare e piace ... Non me ne importa nulla del giudizio della gente!  >>.
<<  Brava ... Fai bene ... Rimani sempre così e vedrai che troverai la tua strada ... Forse la hai già intrapresa ...  >>.
Fece scorrere lo sguardo nell' appartamento della giovane donna.
<<  Ho osservato attentamente i cambiamenti che hai apportato ... Sono ... Rivelatori ... Stai facendo chiarezza dentro di te, ti sei liberata di ciò che ti opprimeva, cercando aria e spazio per crescere e mutare ... Forse cominci a sentirti già più pulita, più limpida, più libera dai luoghi comuni che credevi ti rappresentassero, eppure ... Sei sempre tu, ribelle e anticonformista, diversa da chiunque altro e forse ... Più simile di quanto tu stessa credessi a qualcuno di totalmente differente da te ... Stai crescendo bambina e crescere significa cambiare, senza dimenticare tutto quello che ti ha portata al cambiamento, alla rinascita ... Sai che il mio nome significa colmo di fede ... Ecco ... Tu mi ricordi il mio stesso nome ... Fai nascere in me la fiducia, fai sì che quando ti osservo io veda il bello che c' è nel mondo, che c' è dentro di te ... Ho fede in te, Nadia, credo in tutto quello che sta germogliando dentro di te come un piccolo fiore e so che ne avrai cura e lo crescerai con amore ... Nel modo in cui tu sai fare ... E che riuscirai a capire che per crescere quel fiore avrà bisogno dell' amore delle persone che tengono a te ... Del loro amore, nel modo in cui sanno dimostrartelo, differente ma sempre Amore, e giusto per te ...  >>.
Le posò una mano sulla guancia.
<<  Adesso devo davvero tornare a casa, buonanotte Nadia e grazie dell' ottima cena ...  >>.
<<  Ottima? Le patate al forno erano tutte bruciacchiate ...  >>.
Una nota tremula, che svelava la sua voglia di piangere, fremette nella sua voce.
<<  Si dice : saporite, bambina ... A presto ...  >>.
<<  A presto ... Buonanotte e ... Grazie, Avilash ... Di tutto ...  >>.
Nadia non era certa che l' uomo ignorasse ciò che aveva davvero fatto per lei.
Chiuse la porta alle spalle dell' uomo e si lasciò scivolare sul divano come svuotata di ogni forza, ma soprattutto di ogni già fin troppo labile certezza.

**********

<<  Ecco perchè David sembrava sempre così strano ... Troppo poco suscettibile alle nostre cazzate ... Ma perchè non me lo avete detto? Avrei potuto farmi nuovamente avanti con Nadia ...  >>.
La voce di Tom si levò sorniona dal tavolo dove aveva preso posto davanti a Bill, ancora assonnato.
Andrea, che era giunta alle spalle del ragazzo, gli mollò uno scapellotto che, cogliendolo all' improvviso, gli fece cozzare i denti sul bordo della tazza di latte che stava portando alle labbra.
<<  Ahi! Andrea ma sei del tutto scema?  >>.
Tom si volse verso la ragazza sgranando gli occhi; quel giorno aveva un paio di pantaloni sobri, degli stivali incredibilmente tendenti al classico ma la sua camicetta dal taglio maschile era piuttosto sbottonata, lasciando in bella mostra la scollatura abbondante, cosa che catturò immediatamente lo sguardo del chitarrista che, prima di posarvelo fisso, riuscì a scorgere un timido rossore sulle guance di suo fratello, ma non vi si concentrò molto, troppo preso dalla piacevole visione che la sua posizione, sbracata sulla sedia, gli offriva praticamente davanti al naso.
<<  Bill! Credi davvero che sia il caso di divulgare la notizia ai quattro venti?  >>.
Esclamò Andrea, veemente.
<<  E' mio fratello ... E mi ha chiesto di David ... Anche Georg e Gustav sono preoccupati ... E, per tua informazione ...  >>.
Disse accomodandosi meglio sulla sedia, irrigidendo i muscoli e acquisendo un tono polemico, mentre incrociava le braccia sul petto magro ed accavallava elegantemente le lunghe gambe.
<<  Il mio sopra citato fratello, ti sta fissando le ... Ehm ... Il seno, da circa cinque minuti buoni!  >>.
Fissò con uno sguardo appena un po' sostenuto Andrea, con aria di superiorità.
La ragazza arrossì vistosamente, poi allontanò di scatto Tom, che rinsavì in fretta.
<<  Che cavolo stai facendo?  >>.
<<  Nulla di male, mi pare ... Nulla che tu non avresti potuto immaginare, comunque, e poi ... Non ho toccato nulla!  >>.
Concluse piccato, come un bambino imbronciato.
Gli arrivarono, in contemporanea, una manata sulla spalla accompagnata da una risata imbarazzata e un calcio dritto nello stinco dalla punta dello stivale di Bill con uno sguardo carico di rimprovero.
Tom rise, per poi tornare serio a fissare questa volta il viso della ragazza.
<<  Comunque ... Le cose tra Nadia e David sono un po' ... In bilico ... Credo ... Non so, credo che Nadia abbia bisogno di un po' di tempo per capire per bene cosa voglia ... David le è capitato tra capo e collo e lei si è buttata in questa storia a capofitto, troppo presa dalla confusione che regnava dentro di lei ... In genere ... I ragazzi che ha sempre frequentato erano simili ... A te, Tom e David ... Lui è diverso in molti sensi, soprattutto da lei ... Ma sono certa che non ha preso la cosa alla leggera, deve solo capire e deve farlo da sola ... Solo così capirà davvero ...  >>.
Abbassò gli occhi davanti ai ragazzi, Georg e Gustav li avevano raggiunti ed avevano ascoltato in silenzio.
Andrea era sicura di quello che aveva detto, sapeva che era la cosa giusta ma era anche vero che per lei Nadia era sempre stata la prolunga per arrivare laddove da sola non giungeva e credeva di essere per lei la stessa cosa.
Per questo non riusciva a scacciare l' idea di dover fare qualcosa per lei.
<<  ... Ma le ho detto che mi manca e lei mi ha risposto che mi verrà a trovare a Berlino, appena potrà ...  >>.
<<  E così le hai detto che ti manca? Bene ...  >>. Disse lugubre Tom.
<<  Così quando ci vedrà ci massacrerà fino allo sfinimento accusandoci di non averti trattata bene, cosa non vera, tra parentesi ... Ma cosa devono fare quattro povere rockstar per bastarti? ...  >>.
Il tono melodrammatico usato dal ragazzo fece ridere gli altri mentre si dirigevano a portare a termine il loro ennesimo, ultimo impegno.
Quando li vide salire in macchina, in perfetto orario e sorridenti, tutti, nessuno escluso, David tirò un sospiro di sollievo.
-  ... Meglio così ... Non mi sento granchè in vena di fare sceneggiate in questo periodo ... Cazzo David! E' il tuo lavoro, farli rigare dritto! Dovresti davvero riprendere il controllo sulla tua vita e smetterla di piangerti adosso!  -.
-  ... Io NON mi piango addosso ma ... Non posso certo far finta che non sia successo nulla, che ... La mia pazza di una rossa non mi manchi ... Merda! ... E adesso? Devo aspettare, è l' unica cosa che posso fare!  -.
Aveva, passando nel corridoio davanti alla stanza dove stavano i ragazzi, sentito di sfuggita che Nadia sarebbe venuta a trovare Andrea a Berlino, presto ...
E lui?
Voleva vederla?
Sì.
Assolutamente sì ma ...
Sapeva cosa fare?
Irrimediabilmente no.
Scosse la testa, ci avrebbe pensato al momento in cui l' occasione si sarebbe presentata, come aveva imparato con i suoi ragazzi :
programmava i loro impegni e le loro mosse ma alla fine aveva imparato che l' imprevisto era sempre dietro l' angolo e ad affrontarlo nel migliore dei modi.
Con Nadia era la stessa cosa, solo che non poteva programmare nulla, con lei, solo attendere l' imprevisto.

**********

-  ... Ormai Andrea sarà già arrivata a Berlino da un pezzo ... Dovrei decidermi ad andarla a trovare ... Gliel' ho promesso ...  -.
Nadia continuava a ripeterselo giorno dopo giorno, ma non riusciva mai a decidersi a preparare la maledetta valigia.
Stava bene nella sua nuova casa, le era più difficile, adesso, lasciarla ma c' era dell' altro.
C' era che non era del tutto sicura di quello che voleva, non ancora, e la cosa stava iniziando ad irritarla irrazionalmente.
Detestava questa sua indecisione, non era da lei.
Fino a quel momento aveva sempre saputo cosa desiderasse dalla vita, con quali uomini uscire ...
-  ... Peccato che fino ad ora non ti sia mai importato nulla di nessuno di loro ... Ma David ... Lui è diverso, e potrebbe darti ciò di cui hai bisogno, se solo ti decidessi a capirlo!  -.
Prese la borsa e volò fuori dal portone diretta all' appuntamento con l' editore della favola dark che aveva in ballo da un po' di tempo.
Aveva approfittato di quei giorni di indecisione per lavorare ad alcuni dei suoi bozzetti e ne era piuttosto soddisfatta.
Si diresse a passo ampio e leggero ascoltando con un sottile fastidio il ticchettio dei suoi tacchi sull' asfalto.
Cominciava a sentirsi un po' scomoda su quei trampoli e in quell' abito così stretto.
Forse Andrea aveva ragione, avrebbe dovuto attrezzarsi di abiti appena un po' più comodi.
Sorrise, aveva davvero molta voglia di rivederla.

Rientrò sorridente, il colloquio era andato benissimo, i suoi bozzetti erano piaciuti e lei era così soddisfatta di sè da non riuscire a smettere di ridere da sola.
Mentre comprava qualcosa da mangiare, mentre osservava una vetrina, mentre camminava a passo svelto verso casa.
Una irrefrenabile voglia di urlare la invadeva.
<<  Nadia! Come mai quel sorriso? Una bella giornata?  >>.
Daniele la osservava dalla soglia del suo appartamento, perfettamente agghindato, come se fosse pronto per un appuntamento.
<<  Oh, ciao Dan! Una bellissima giornata, a dire il vero! I miei lavori sono piaciuti ed il colloquio di cui ti avevo accennato è andato alla grande! Sono davvero soddisfatta!  >>.
<<  Bene! Allora direi che questa cosa vada festeggiata nel modo giusto! Che ne dici di uscire, io e te?  >>.
Nadia rimase un po' interdetta da quella proposta ma decise di accettarla e, mentre stava seduta in macchina accanto a lui ripensò a qualche anno prima.
Avevano avuto una storia, lei e Daniele, una storia breve, come tutte le sue storie dopo Marco, ma intensa e appassionata.
Avevano una bella intesa sotto le lenzuola e stare con lui era appagante.
Ma era finita e Nadia era stata molto chiara.
Non era da lei tornare sui suoi passi.
Adesso, mentre lui le apriva la portiera, galante come non era mai stato prima, si chiese di sfuggita se ricordasse le sue parole.
E si chiese se lei desiderasse che le ricordasse.
Non voleva avere davvero più nulla a che fare con lui?
Erano due mesi che non aveva alcun tipo di relazione e la cosa era strana, per lei.
Non era mai stata il tipo di ragazza che si privasse di qualche piacevole serata.
Piacevole come quella che stava trascorrendo con lui, cenando in un bel ristorante; cena durante la quale il ragazzo si comportò in maniera fin troppo corretta, lasciando a Nadia qualche dubbio sul proprio fascino, e che proseguì in un locale dove ballarono a lungo assieme.
La ragazza sentiva l' alcool dell' ennesima vodka scorrerle nelle vene, darle alla testa rendendola leggera e poco lucida e si rese conto di cercare, con il biondo ragazzo, un contatto un po' più fisico di quello che c' era stato fino a quel momento.
Daniele non aspettava altro che un invito, abbastanza esplicito da non essere frainteso, da lei e, non appena lo colse, non se lo lasciò sfuggire.
<<  Forse dovremmo ... Andare a casa, non credi?  >>.
Le chiese ansimando appena.
<<  Sì, dovremmo ...  >>. Rispose lei strozzando una risatina sciocca nella gola.


Le mani del ragazzo quasi non attesero che la porta si richiudesse dietro le loro spalle, si avventarono sul corpo longilineo di lei facendolo fremere ed infilandosi sotto lo stretto abito cercandone, frenetiche, la cerniera sulla schiena.
Poco dopo quell' esiguo abito era scivolato via e lui stava osservando il fisico asciutto di lei, coperto solo da un sottile intimo, calze autoreggenti velate e apparentemene fragili e un paio di scarpe dal tacco vertiginoso.
<<  Sei eccitante esattamente come ti ricordavo e ... Disponibile ...  >>.
La spinse in camera fermandole le parole sulle labbra che morse forte, mentre la sdraiava sul letto, bloccandola sotto il suo peso.
L' alito di Daniele sapeva di alcool e non era gradevole sentirselo ansimare addosso, come se stesse affrontando una corsa in salita, come invece credeva di ricordare.
Nadia era stordita dalla bramosia del corpo di lui che si muoveva convulsamente sopra di lei.
Le aveva afferrato le mani, sempre baciandola affamato, bagnando la sua pelle con umidi baci sgradevoli, e le aveva portate fino alla parte di lui che apparentemente più la desiderava.
<<  Toccami Nadia ... Toccami ...  >>.
Ansimava forte e in un attimo che le parve eterno davanti a lei ci fù David ...

Il suo David che non le aveva mai chiesto di toccarlo ma che con ogni gesto la invitava, dolcemente sensuale, a desiderare farlo, che non la aggrediva ma che la accompagnava, delicatamente eccitante, al punto di non ritorno; assieme a lei fino all' apice di quella passione che esplodeva vigorosa e sensuale, eccitante e appagante.
Che le sussurrava parole ardenti che le bruciavano il cuore e la pelle assieme al suo respiro caldo ...

La sua mano sfiorò qualcosa che lei non desiderava affatto e, improvvisamente lucida e presente a sè stessa, nuovamente sobria, spinse via da sè quell' uomo che nulla aveva da condividere con l' uomo che davvero desiderava.
<<  Cosa ... Cosa cazzo stai facendo Nadia?  >>.
<<  Mi rivesto ... Ed è quello che dovresti fare anche tu ... Vattene Daniele .. Lo sai che non torno sui miei passi ... Non lo ho mai fatto e non ho intenzione di farlo con te ... C' è una sola persona che merita una cosa del genere ed io sto rischiando di mandare tutto a puttane ... E non voglio ... Per cui vattene e dimentica questa serata  >>.
Daniele stava ancora mezzo nudo sul suo letto ma lei non riusciva nemmeno a guardarlo.
Aveva rischiato di commettere un grande errore.
Non era mai stata una santa, ma non aveva mai tradito nessuno, era sempre libera da vincoli e non aveva mai mentito a nessuno, nemmeno a sè stessa.
Questa volta stava per farlo.
Si volse e si diresse in cucina, in attesa che lui se ne andasse.
<<  Non puoi mandarmi via adesso ... Non dopo avermi deliberatamente provocato fino a questo punto!  >>.
Nadia sentì montare la collera.
<<  Posso eccome! Ero ubriaca e stavo per fare la cazzata più grande della mia vita! Ti ho detto di andartene, non obbligarmi a diventare scortese  >>.
Daniele si aggiustò la camicia e uscì dalla porta, ma prima di richiuderla fece in tempo a sputarle addosso una frase velenosa.
<<  Sei sempre stata una ragazza facile Nadia, una sgualdrinella da quattro soldi che chiunque poteva avere semplicemente offrendole da bere ... Credi davvero di essere cambiata? Se non sono io oggi, sarà qualcun' altro ... E' la tua vita ...  >>.
Poi la porta sbattè forte e lei rimase sola, con l' eco di quelle parole crudeli che le rimbombavano nella testa e nel cuore.
Raccolse il suo abito leggero.
-  ... Una puttana ... Ma è la mia vita ed io ... Io posso cambiarla ... Lo voglio ...  -.
Poi si addormentò sul divano, bevendo amare lacrime ed invocando in silenzio il perdono dell' unico uomo che avesse mai davvero amato.

**********

Non appena posò il piede sul suolo germanico Andrea prese un profondo respiro.
Era a casa, finalmente!
Una volta salita in macchina, beatamente schiacciata tra Georg e Gustav, avrebbe voluto dire ad Ivan di correre, di correre più che poteva.
Voleva fare un bagno caldo in quella che era diventata la sua vasca in quella che era diventata la sua casa.
Tutto le era mancato icredibilmente.
Mentre Berlino scivolava rapida fuori dal finestrino, ripensò al viaggio in aereo appena conclusosi :
aveva chiacchierato con i ragazzi, preso in giro Georg e Gustav che, ogni volta che mettevano piede su un aereo, sembravano essere colti da degli insostenibili attacchi di narcolessia, e passato piacevoli minuti a parlare con Natalie.
Quella donna aveva dei divertenti anedotti da raccontarle, come quando, insieme a Bill, avevano deciso di truccare un Tom pesantemente addormentato, esattamente come suo fratello.
<<  Devo avere la foto, da qualche parte sul p.c. ... Te la invierò via mail, se mi lasci il tuo indirizzo  >>.
E lei glielo aveva lasciato, senza pensarci due volte, ansiosa di vedere quella foto, già scherzosamente convinta di pubblicarla su ogni sito che le fosse stato possibile.
Riusciva perfettamente a vedere un Tom infuriato al risveglio, nelle parole di Nat.
Aveva riso molto ed aveva sorriso del sorriso che Bill a volte le rivolgeva, apparentemente felice che le cose avessero preso il loro giusto posto, anche con Natalie.
Anche lei ne era contenta, peccato che l' intravedere la fine del suo contratto di lavoro non le rendesse le cose più semplici.
Non appena sarebbe iniziato lo "Humanoid City Tour" lei sarebbe tornata a casa.
-  ... Ma mancano ancora un paio di mesi, Andrea ... Datti una rilassata e goditeli appieno!  -.
Ma non era semplice.
Era l' inizio di Febbraio e sapeva che Aprile sarebbe giunto fin troppo presto.
Scacciò quei pensieri poco felici e si accoccolò tra i due ragazzoni che le stavano di fianco, sospirando soddisfatta.
Adorava quei momenti.
Aveva da sempre adorato il Viaggio in quanto tale, ma si rese conto che quel tipo di viaggio, quello che ti riporta a casa, non lo aveva mai avvertito come in quel momento.
Era estremamente gradevole.

<<  Finalmente siamo arrivati!  >>.
Escalmò Tom, aggiungendo subito dopo, in perfetto sincrono con Georg.
<<  Il bagno è mio!  >>.
<<  TOMIIII! Lo sai che necessito di una doccia appena ritornato a casa!  >>.
Squittì Bill e
Tom sorrise sornione.
<<  E va bene Bill ... Del resto è vero che sei sempre il primo ad occupare il bagno ... Vorrà dire che io chiederò asilo ad Andy! Il suo bagno è altrettanto comodo e spazioso!  >>.
La ragazza arrossì appena davanti alla sfrontatezza del chitarrista per poi sorridere dello sbuffo spazientito di Bill.
<<  Va bene, va bene, piattola! Puoi usarlo prima tu il bagno!  >>.
Poi si salutarono e se ne andarono a casa.
Andrea riprese possesso di quelle mura e di ogni oggetto che vi era racchiuso con una soddisfazione immensa, riempì la vasca di acqua calda, vi si immerse e accese l' idromassaggio lasciandosi massaggiare le membra stanche da quelle solleticanti, rilassanti bollicine.

E la vita riprese il suo tran tran quotidiano con massimo piacere dei ragazzi, che si riabituarono in fretta al dolce far niente in previsione dei massacranti mesi di fatica che li attendevano, con il tour imminente.

**********

Ormai era finito anche Febbraio, Nadia sapeva che procrastinare ancora non sarebbe servito a nulla, così una fredda mattina, grigia come poche ne aveva viste persino in quella cappa di smog e nubi che era Milano, gettò le gambe giù dal letto, prese la valigia da sopra l' armadio e vi buttò dentro dei vestiti, indossando alcuni di quelli nuovi che aveva comprato da poco.
Una gonna a tubo che le arrivava incredibilmene sotto al ginocchio, un paio di stivali rasoterra che le fasciavano il polpaccio sottile, un maglioncino dal collo alto che le riparava la gola, un cappotto che le cingeva la vita, dal cappuccio contornato di pelo sintetico e vaporoso, prese la valigia, il piccolo bagaglio a mano e chiamò un tassì.
<<  All' aereoporto, grazie  >>.
Non aveva idea se ci fosse effettivamente un aereo per Berlino, ma era disposta ad aspettare tutto il tempo che era necessario.
Fortunatamente non si rivelò molto, ma era serena.
Sapeva che se anche avesse dovuto passare delle ore a Malpensa non sarebbe affatto tornata indietro.
Adesso sapeva cosa doveva fare.
Dove doveva andare.
Quello che voleva.

Poco dopo era a bordo di un aereo, gli occhi fissi sul finestrino, riflessi in quel grigiore che si allontanava dalla sua vista, permettendo agli stessi di riempirsi di quella luce che splendeva al di sopra delle nubi che scivolavano placide sotto di lei.
Non vedeva l' ora di poterli posare su Berlino, cominciava ad intuire come si sentisse Andrea.
Sorrise.
Non vedeva l' ora di vederla, di riabbracciarla.
Ma prima c' era qualcosa che doveva fare.
Qualcosa che le urgeva nel petto e di cui doveva liberarsi al più presto.

Scese dall' aereo con un leggero senso di vertigine.
Era arrivata, il momento della verità era giunto e, mentre si dirigeva verso casa di David comodamente seduta su un taxi, i dubbi iniziarono a salire a galla nella sua mente.
-  ... E se lui non ne volesse più sapere di me? E se ... Si fosse stancato di aspettare che la pazza rossa italiana si decidesse finalmente? ...  -.
<<  Mi scusi, potrebbe riportarmi in centro, per cortesia?  >>.
Il tassista la guardò perplesso ma al primo svincolo tornò indietro lasciandola davanti ad un Mac Donald, dove lei gli aveva chiesto di farla scendere.    
Nadia pagò l' uomo con un sorriso e si rifugiò nel locale caldo.
La neve doveva aver smesso di cadere da qualche giorno, ma ce n' erano cumuli sui bordi delle strade pulite, il freddo era pungente e le bruciava la pelle sottile del viso.
-  ... Nadia sei patetica! Hai ventisei anni! Mangiati questo benedetto panino e, una volta che ti sarai riempita questa specie di pozzo senza fondo che hai al posto dello stomaco, vai a fare quello che devi!  -.
Azzannò con poca grazia il suo Mac Bacon e divorò le patatine, per concludere con una abbondante dose di zuccheri fornitagli da un gelato ricoperto di smarties e da un milkshake al cioccolato.
Adorava i dolci e la tensione le metteva da sempre appetito.
Una volta che ebbe finito tutto quello che aveva ordinato si alzò e si diresse nuovamente verso un tassì.
Questa volta non sarebbe tornata indietro.
Dette nuovamente l' indirizzo.
Si sedette composta e fissò gli occhi sulla strada, concentrata solo su ciò che avrebbe dovuto dire e fare di lì a breve.

L' atrio dell' elegante palazzo dove si trovava l' appartamento di David riluceva di luci basse e gradevoli e il portiere indossava un sobrio completo scuro.
<<  Signorina, desidera?  >>.
Una voce profonda e gradevole.
<<  Io ... Dovrei parlare con il signor Jost ... Sa se è in casa?  >>.
<<  Signorina, mi dispiace, ma la privacy dei nostri condomini è molto importante, per cui devo pregarla di contattare diversamente il signor Jost e di andarsene, cortesemente  >>.
Freddo, impersonale.
<<  Lei non capisce ... Sono arrivata dall' Italia solo per potergli parlare ... Devo vederlo ...  >>.
L' uomo rimase impassibile davanti a quella che assomigliava vagamente ad una supplica.
<<  Signorina, la prego, non mi costringa a chiamare la sicurezza, se ne vada ...  >>
<<  NO! Lei davvero non capisce ... E' una cosa davvero importante ... >>.
Nadia stava cominciando a perdere le speranze assieme alla pazienza.
Sarebbe potuta andare dai ragazzi ma voleva con tutta sè stessa risolvere prima questa cosa e farlo da sola.
<<  Quanto importante, se è possibile saperlo?  >>.
Un battito di cuore le mancò nel petto.
Quella voce l' avrebbe riconosciuta tra mille altre.
Si voltò di scatto, fissando l' uomo che le stava davanti, bellissimo nel suo completo informale, la camicia in perfetto accordo con gli occhi chiari e penetranti che la scrutavano, seri ma non ostili.


David aveva detto al custode di non preoccuparsi e si era portato via Nadia, prendendone in consegna la grande valigia e quasi trascinando la ragazza.
Sembrava del tutto imbambolata e quell' espressione non la abbandonò nemmeno una volta che la porta dell' elegante appartamento si fù richiusa dietro di lei.
Adesso David si concesse molti minuti in più per osservarla attentamente.
C' era qualcosa di diverso in lei.
Fissò gli occhi sulle sue scarpe insolitamente basse che, per una volta, gli permettevano di guardarla dall' alto, sebbene non di molto, risalì fino alla gonna di un caldo color castagna, lunga fin sotto il ginocchio della ragazza e decisamente meno aderente di quelle che indossava di solito, il maglioncino nocciola che le fasciava il collo esile, la giacca scura come gli stivali e la borsa.
Sulle spalle sottili erano posati i suoi capelli.
Erano insoliti.
Il colore era sempre lo stesso, un rosso fuoco con qualche riflesso ramato che brillava nella luce tenue del suo appartamento sobrio, ma erano più lunghi e ricadevano in morbidissimi boccoli.
Le davano un' aria estremamente dolce, così come le labbra appena rosate e il chiaro ombretto sulle palpebre dei suoi incredibili occhi verdi, scintillanti.
Era bellissima.
Era ... Calda e lui l' avrebbe voluta sua.
-  ... Dio, quanto mi è mancata ...  -.
Deglutì teso e non riuscì a dirle nulla.
Era davanti a lui e sembrava così incredibilmente indifesa e fragile e insicura e lui ...
Voleva proteggerla, stringerla tra le braccia, baciare le sue labbra che lo invitavano, tremule, appena dischiuse.
<<  Nadia  >>.
<<  David io ...  >>.
Chiuse stretti gli occhi, poi li riaprì di scatto puntandoli dritti in faccia all' uomo, prese fiato e gettò la bomba.
<<  Mi dispiace! So che non serve a nulla piangere sul latte versato, so che le parole non bastano a spiegare o a giustificare il mio comportamento, ma ... Ma ho sbagliato, daccordo ... Ho fatto un casino! Avevo paura, avevo paura che tu non fossi la persona giusta per me ... Ma qualche tempo fa ... Stavo per andare a letto con un altro e mi sei venuto in mente tu ... Nessuno mi ha mai trattata con tanto rispetto, nessun' uomo ha mai avuto negli occhi quello che io ho sempre trovato nei tuoi e ... Lo ho mandato via ... Io non lo volevo, volevo te! Era come se improvvisamente avessi capito che il tuo modo di mostrare l' amore era quello giusto per me ... Sai, mi hanno spiegato che l' amore si può svelare in infiniti modi, ma rimane sempre amore ed io ... Quando lo ho capito, quando ho capito che essere amata da te, come tu sai amarmi, era quello che desideravo ... Allora mi sono chiesta se il mio modo d' amarti fosse quello giusto per te, quello che tu desideravi, di cui avevi bisogno e ... Se fossi la donna giusta per te ... Con tutti i miei difetti, i miei ragionamenti contorti, con il mio amore per Andrea a cui non potrei mai rinunciare, con il mio caratteraccio ... Ma sono cambiata, o meglio ... Credo di aver intravisto dentro di me il desiderio di cambiare e di averlo assecondato ... Io ... Non so bene ancora dove mi porterà questo percorso ma per ora mi ha portato esattamente dove desideravo essere, qui, davanti a te e ...  >>.
Improvvisamente quel fiume di parole le morì sulle labbra che sentì premute sulla bocca dura ed esigente dell' uomo che l' aveva presa tra le braccia, stringendola forte a sè, avvicinandola il più possibile al suo corpo, annullando ogni minima distanza tra loro.

E allora si arrese.
Ogni difesa cadde per lasciarla libera di incatenarsi a quell' uomo, di cercare in lui rifugio e protezione, sicurezza e ...
Il suo posto.
Lo aveva trovato.
Ecco, quello era il suo posto, tra le braccia di David, mentre il suo profumo la inebriava, mentre le sue mani grandi e ferme le si mostravano adesso appena tremanti sul suo corpo che fremeva dal desiderio di lui.
La giacca cadde a terra, e le sue mani fecero scivolare via quella dell' uomo cercando teneramente goffe ed incerte, i bottoni della camicia di lui.
<<  Nadia ... Nadia, aspetta ... Devo dirti una cosa, una cosa che avrei dovuto dirti un sacco di tempo fa ...  >>.
Lei, con il respiro ancora corto per quel bacio mai interrotto, si staccò a fatica da lui, quel tanto che bastava per osservare quegli incantevoli occhi, per permettergli di respirare.
E se le parole che sarebbero venute l' avessero fatta apparire una patetica ragazzina alla disperata ricerca d' amore?
E se le avesse detto che si era sbagliato, che non era lei la donna adatta per lui?
E se le avesse confessato che aveva trovato la persona giusta da avere al suo fianco?
Si staccò definitivamente da lui, tremante, abbassando gli occhi.


David era stato travolto dalle parole della ragazza, ne era rimasto così colpito ed affascinato.
Dietro alle paure ed alle incertezze che lei gli aveva appena confessato, lui vedeva solo la giovane donna di cui si era innamorato, quella che, nonostante i dubbi che la vita ti pone di fronte, aveva deciso di rischiare, di provare in qualsiasi modo a superarli.
E questo per lui era un innegabile sintomo di maturità.
E l' aveva baciata, non era riuscito a resistere.
Mentre lei parlava aveva creduto di avere mille cose da dirle, mille parole che chiarissero e definissero il loro rapporto una volta per tutte, ma poi l' aveva solo baciata e due sole parole erano salite alle sue labbra, ma non aveva avuto il tempo di dirle, troppo piacevolmente distratto da quel bacio che lo stava privando del respiro e dalle mani della ragazza che avevano risposto immediatamente al suo tocco su di lei.
Ma doveva dirgliele e la aveva, non senza difficoltà, allontanata.
Voleva guardarla negli occhi.
Quello che stava per dire non era uscito molte volte dalle sue labbra, ma aveva commesso degli errori di valutazione e lo aveva già detto.
Ma adesso ...
Non si era mai sentito così.
Nadia lo aveva assecondato, discostandosi appena da lui ed improvvisamente si era allontanata del tutto, fissandosi le scarpe.
Per un solo istante, prima che quegli occhi verdi lo abbandonassero, gli sembrava di avervi scorto dei dubbi che l' avevano resa ancora più dolce ai suoi occhi.
-  ... Di cosa hai paura, ragazzina? Non ti è sembrato abbastanza chiaro quello che provo? ... -.
Sorrise tra sè e sè; forse un po' crudelmente, aveva deciso di lasciarla bollire per qualche minuto nei suoi dubbi e nelle sue paure.
Del resto era stata lei a lasciarlo, era stata lei a confessargli che era stata sul punto di andare a letto con un altro uomo.
La sola idea lo aveva fatto impazzire.
-  ... Ma non lo ha fatto David, non lo ha fatto perchè voleva te ... E' cambiata, sta crescendo ... Sapevi che doveva farlo ed eri pronto ad accettare i compromessi ai quali saresti dovuto scendere ... Smettila di comportarti come un adolescente idiota! Guardala ... Hai mai visto nulla che ti abbia fatto sentire così? Hai la sua felicità tra le mani e sta solo a te decidere se rendergliela o meno ...  -.
-  ... Esattamente come lei ha la mia ...  -.
Si rispose l' uomo osservando Nadia torcersi le dita in attesa della risposta che avrebbe potuto cambiarle la vita.
-  ... Cazzate, Nadia ... Qualunque parola uscirà da quelle labbra, la tua vita la ha già mutata da un bel pezzo ... Irrimediabilmente ...  -.
<<  Nadia, guardami per favore ... Non desidero solo che tu veda i miei occhi ... Sono io che desidero vedere i tuoi ... Come vedi sono un bel po' egoista, no?  >>. Le sorrise.
E lei alzò gli occhi e nello stesso istante in cui si perse in quei due laghi azzurri le sentì.
Sentì quelle parole e qualcosa che non avrebbe saputo spiegare mai, nemmeno se ci avesse provato mille e mille giorni di seguito.
<<  Ti amo Nadia  >>.
Sembravano tre semplici parole ma mai lei le aveva udite in quel modo.
In quanti gliele avevano dette, solo per ottenere da lei qualcosa in più di quello che già, in quello stesso istante in cui le pronunciavano, si stavano prendendo?
Ma adesso ...
Adesso non c' era nulla che David volesse da lei, non pretendeva nulla.
Erano semplicemente la verità per quella che era.
Pianse.
Due grosse lacrime invasero i suoi occhi impedendole di vedere l' uomo che le stava di fronte e lei le lasciò cadere.
Non poteva più resistere nemmeno un solo istante senza vederlo.
<<  Io ...  >>.
<<  Non sei obbligata a dirmelo Nadia ... Spero tu abbia capito che, per le cose davvero importanti, sono disposto ad aspettare tutto il tempo necessario ... E tu sei la cosa più importante che mi sia mai capitata ...  >>.

Nadia era persa in quello sguardo profondo in quelle parole che suonavano come una promessa e una conferma.
Si avvicinò piano a lui, gli sfiorò il viso, gli cinse il collo con le braccia, posò le labbra sull' orecchio dell' uomo.
<<  Voglio fare l' amore con te ... Voglio fare l' amore con te perchè ... Ti amo, David ... Ti amo, ti amo, ti a ...  >>.
Ma il suo sussurro si smorzò sulle labbra di lui e presto le fresche lenzuola del grande letto di David accolsero il suo corpo caldo, stretto a quello dell' uomo.

**********

Andrea era stata invitata dai ragazzi a vedere un film.
Chiunque altro avrebbe potuto trovarlo monotono, ma per loro era qualcosa di insolito, avere tutto quel tempo per fare quelle cose banali e noiose.
La voce di Bill le era suonata stranamente scintillante, come se racchiudesse mille piccoli sbrilluccichii che la raggiunsero anche attraverso il telefono che era squillato poco prima.
<<  Ok ... Arrivo, Bill, arrivo ... Ma rilassati! ... Piuttosto ... Possibile che ogni volta che state a riposo per un po' diventi così irrimediabilmente pigro?  >>. Rise.
<<  Ma sentitela! Quella che è chiusa in casa da due giorni e non ha ancora messo il naso fuori per controllare che i suoi datori di lavoro siano ancora vivi o soffocati nella schiuma che ha invaso casa quando Tom ha provato a fare la lavatrice! Avresti anche potuto trovarci tutti stecchiti! Sei crudele ed insensibile! Quando Tom lo scoprirà diventerà una piattola molto triste, sai?  >>.
Nella voce di Bill c' era un sorriso che Andrea si godette tutto, come un dono.
<<  Arrivo ... Vedete di far sparire ogni rimasuglio di schiuma però!  >>.
Poco dopo stava  bussando alla porta e quattro ragazzi tirati a lucido le aprirono sorridenti.
<<  Si festeggia qualcosa? Dobbiamo andare da qualche parte? Perchè altrimenti devo cambiarmi ...  >>.
<<  Vai benissimo così ... Anzi, mi aspettavo di vederti arrivare con il tuo pigiamone celeste ...  >>.
Tom.
<<  Ma quanto sei stronzo ... Però se preferisci, ci metto un attimo a struccarmi e  a cambiarmi ...  >>.
<<  No, no ... La scollatura è giusta ed i jeans ti stanno bene ...  >>.
Rispose il ragazzo occhieggiando prima il lato A e poi il lato B della ragazza che gli mollò una sberla tra capo e collo.
<<  TOM! Hai la solita finezza di un caterpillar impazzito!  >>.
Rise Gustav salutando la ragazza con un breve bacio sulla guancia.

<<  Sbaglio o anche tu e il divin Georg avete lanciato un' occhiata non del tutto innocente alla nostra interprete?  >>.
Le due G sorrisero appena un po' imbarazzate.
<<  Bhè ... In fondo avevi ragione ... Ma noi siamo stati più fini!  >>.
Esalò Georg compunto.
Andrea rise.
<<  Voi siete tutti scemi!  >>.
<<  Esatto! L' unico normale e rispettoso sono io! Dai Andrea, lasciamo questi bifolchi ai loro pensieri lascivi e andiamo a decidere cosa vedere, alla faccia loro!  >>.
Bill prese la ragazza sottobraccio e, alzando permalosamente il naso in aria, si diresse con passo elegante e altezzoso verso il salotto, dove già li aspettavano i pop corn e una vasta marea di schifezze dolci e salate, assieme ad altrettante bottiglie e lattine di roba non molto più salutare.

Tom sorrise scuotendo la testa, facendo ondeggiare le lunghe treccine sulle spalle.
Credeva di aver intuito qualcosa di più della situazione tra suo fratello e la loro interprete.
O meglio, almeno un po' di quello che passava per la testa del suo gemello.
Ma non ne era del tutto certo, quindi decise di soprassedere.
<<  Ma come cazzo parli, Bill? "bifolchi"? "lascivi"? Hai fatto un corso accellerato da mister "apporto di vitamina C"?  >>.
Perfetto, era riuscito a colpirne due in una volta sola.
Era piuttosto soddisfatto di sè.
-  ... Certo che mi sto ben rammollendo ... Mi basta poco per sentirmi appagato ...  -.
Ma andava bene così.

Andrea si rese conto che il braccio di Bill che si era spostato dal proprio braccio al suo fianco, la stava destabilizzando. 
Si affrettò a prendere posto sul divano, cercando di allontanarsi da lui nella maniera più gentile possibile.
Aveva capito quanto fosse facile ferire quel cucciolo di trampoliere.
Gli sorrise e l' espressione appena sconcertata del ragazzo si dissolse come neve al sole, mentre un sorriso gentile si stendeva sulle sue labbra.
-  ... Stai calmo, Bill ... Le cose sono già migliorate, non correre ... E poi correre per andare dove? ... Hai raggiunto esattamente quello che dovevi e volevi raggiungere, non c' è altro che tu possa o voglia pretendere ...  -.
Il sorriso si affievolì appena, ma persistette.

Quando finalmente furono tutti seduti e sistemati Andrea si accorse che tra i ragazzi serpeggiava una certa ansia, una sorta di eccitazione repressa a stento.
Stavano incominciando ad innervosirla.
<<  Sentite, si può sapere che cavolo vi prende oggi? Stare incastrata fra voi due gemelli del cavolo mi sta facendo venire il mal di mare ...  Sembrate seduti sulle puntine ...  >>.
I due ragazzi si scambiarono un ghigno sadico ed incrociarono gli identici occhi nocciola in cui scintillava una piccola lucina di sadico divertimento, che le fece immaginare le peggiori cose.
<<  Voi due! Giuro che se avete combinato qualcosa o avete intenzione di combinarla, io non voglio esserci trascinata in mezzo! Temo che David ancora si ricordi del fatto che ti abbia fatto girare in pieno Gennaio per Parigi con addosso solo una felpa, non ho intenzione di ...  >>.
Ma lo scampanellio della porta la distrasse dalla sua ramanzina.
Le pupille di Bill si dilatarono e gli occhi divennero enormi, così come il sorriso che prese rapido il posto dello stupore sul suo viso ed anche gli altri tre si alzarono, saltandosi sui piedi a vicenda per andare ad aprire la porta.

<<  Levatevi di torno, razza di piattole girovaghe ... Non sono venuta fin qui per vedere voi quattro!  >>.
La ragazza alzò gli occhi adoranti sull' uomo al suo fianco ed un sorriso sincero si distese sui quattro giovani volti che li osservavano con improvviso rispetto.
Andrea, rimasta imbambolata in sala, riconobbe quella voce immediatamente.
Si volse e davanti a lei c' era Nadia.
La sua Nadia.
Con i tacchi decisamente più bassi e la gonna più lunga ed i capelli sulle spalle, che le davano un' aria molto dolce e romantica.
E una scintilla negli occhi chiari che sorridevano gioiosi.
<<  Nadia, tu ... Voi avete ... Adesso? ...  >>.
La ragazza arrossì.
<<  ANDREA! ... Non proprio adesso ...  >>.
Le sorrise maliziosa, ma la più giovane era già stata colta da un attacco improvviso di euforia e si era slanciata come una pazza tra le braccia di un impreparato David, che si ritrovò a ricambiare quell' abbraccio grato di lei.
-  ... Eccola qui ... La quinta della mia personale cucciolata ...  -.
Sorrise.
Se davvero avesse potuto scegliere un' altra piccola peste da sopportare, non avrebbe mai potuto scegliere qualcosa di meglio di quella ragazzina tutta occhi trasparenti.
<<  Grazie David ...   >>.
Ecco fatto.
Quella ragazzina lo aveva fregato.
Per un attimo si sentì molto importante, anche per lei.
<<  Non ho fatto nulla ...  >>.
Lei sorrise fissandolo, forse per la prima volta, dritto negli occhi.
<<  La hai resa felice ... Nessuno ha mai fatto qualcosa di talmente bello e importante per me  >>.
<<  Allora sono io ad essere ancora in debito ... Perchè lei ha reso felice me e tu ... Tu hai fatto miracoli con questi quattro scapestrati ... Grazie a voi ...  >>. Le sorrise.
Lei si sciolse da quell' abbraccio solo per travolgere la sua amica che la aveva aspettata paziente.
<<  Nadia ... Sono così felice per te!  >>
<<  Lo so ... Vorrei che tu potessi essere felice anche per te stessa ...  >>.
Andrea sorrise, si volse verso i quattro ragazzi che si stavano, ognuno a modo suo, congratulando con David, scorgendo un Bill davvero tenero che abbracciava con slancio il suo manager, Tom e Georg che gli battevano delle possenti manate sulle spalle e Gustav che gli stringeva la mano con un sorriso, e poi ancora verso l' uomo e la giovane donna sorridenti.
-  ... Forse non è felicità al cento per cento, ma è la cosa che più le somiglia che io abbia mai avuto ... Ne ha i colori, il profumo ed il sapore ed io ne voglio godere il più possibile ...  -.
Concluse tra sè e sè sorridendo, avvicinandosi a quella che era ormai, a tutti gli effetti, la sua nuova, grande, incasinata, famiglia.



Ed eccoci arrivati alla fine di questo capitolo che, non potete immaginare quanto (T__T) mi ha fatto penare!
Prima mi si cancella tutta la parte iniziale (e quindi ho dovuto riscriverla e ora nemmeno mi soddisfa quanto la prima stesura ù.ù) e poi ...
Non so, mi sembra che questo capitolo sia troppo lungo, troppo "carico" di fatti, troppo incasinato e confusionario ... Q____________________________Q
Spero che ci capiate qualcosa e, soprattutto, spero che Vi piaccia perchè è un capitolo a cui tengo davvero molto^^
Credo e soprattutto spero, che si capisca il cambiamento di Nadia che, durante la progettazione del capitolo, doveva essere la protagonista del suddetto ...
Ho infilato dentro un po' di roba che non so come ci stia, nè se rende ciò che volevo mostrarVi, ma spero di sì!^^
Quindi sappiaTe che ESIGO di sapere cosa ne pensate! ù____ù
E, dopo il solito delirio paranoico, Vi saluto rispondendoVi!

Layla : Ti capisco! Anche a me quello irrita, ma a quanto pare Andrea sembra ancora convinta di voler salvare ciò che potrebbe volentieri evitare! ç___ç
Povera stolta! X°D!

(non ti preoccupare per i collegamenti ... Capita anche a me e devo fare attenzione quando scrivo... n____n)
Povero Bill ...
In effetti sono due paranoici non da poco!
(qui sarebbe il caso che Dio li facesse e poi li accoppasse! X°D!)
Mi è piaciuto molto scrivere la parte di Tom, è un personaggio che, già dall' inizio di questa storia, avevo deciso "di elaborare" un po' ...
Spero di esserci riuscita^^
Andy è fortunata, ù_ù
Grazie della tua pazienza e presenza!
Spero che ti sia piaciuto anche questo, a presto!^^

Nicegirl : Piacere di incontrarti da queste parti!
Mi fa piacere che i capitoli ti piacciano, nella loro forma e contenuto!^^ Grazie!
E' sempre un bellissimo complimento! n__________n
Le arance di Gustaaaaaaaavvvvvvv! (la qui presente apre le finestre, e ci si mette davanti nella speranza di ammalarsi ... Hai visto mai che il dolciosissimo PooH non venga a portarmene qualche chilo! X°D!)
Spero di ritrovarti, più avanti! A presto!^^

Cassandra : Eccoti qui, che mi ciccioli fuori nella storia aggiornata più recente!
Non ti preoccupare, sai benissimo quanto io ami questa storia (per differenti motivi, tutti validissimi ... *_____________* ), per cui va benissimo così (e ti dirò bello chiaro che non vedo l' ora di sapere cosa ne pensi di questo, di capitolo, per via di certe cose che noterai e che già ti avevo chiesto! ... Cosa te ne pare? Credi che ci stia bene o no? ... Io ho ancora i miei dubbi, ma ormai è andata ù__ù).
Allora, o mia "protagonista", passiamo a Bill ...
Bill io lo A-D-O-R-O!!!! *_____________________________________*

Forse Andy non se ne rende conto ma la sta minando eccome l' autostima di quel poveretto ... E Nadia non aiuta affatto ... Guai a chi tocca la sua cucciola!
Poverino ... Prima l' acqua, poi il pentolino ... Insomma! Non sta messo proprio bene!
Andrea ... Ehhh, lo so che è un po' tarda, poveretta, ma credo che sia fin troppo orgogliosamente legata alla sua vita italiana per il semplice fatto che ci ha investito tanto e scoprire, o meglio, ammettere di aver fallito su tutta la linea, non le faccia molto piacere ... T______T'''
La colazione (e il deliziosissimo Georg) (con aggiunta dell' adorabile Gustav) mi ha divertita descriverla, soprattutto la parte iniziale (le piccole torri di Pisa di Tom mi hanno fatto tenerezza mentre descrivevo quel gesto carino di lui ... Pensa la strinatura! X°D!)
E arriviamo al meno empatico uomo sulla faccia della terra!
Quanto mi è piaciuto scrivere quella parte, sebbene mi sembrasse un po' troppo prolissa per affibiarla a Tom, ma ... Tu lo sai, lui è uno dei personaggi che maggiormente desideravo fin dal principio far evolvere (oltre ai miei due protagonisti principali, of course!^^) e quindi mi serviva (spero di essere riuscita a rendere l' idea, aiutata da questo capitolo^__-)
Quindi, adesso, mi metto buona (e un pochino ansiosa, lo ammetto spudoratamente ù__ù') in attesa di sapere cosa ne pensi di quest' ultimo capitolo!
A presto e GRAZIE, come al solito, come sempre!
TVTB!^^

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Capitolo 14
*** Cap 14 - Clarifications And Doubts ***


Clarifications And Doubt

Era da un po’ che non lo facevo, ma prima che passiate a leggere il capitolo ho un paio di precisazioni da fare ... Nello scorso capitolo cito una canzone dei Rasmus “ Last Waltz “ che trovo davvero Bellissima e che consiglio vivamente, e la fiction citata durante la conversazione MSN tra Nadia ed Andrea esiste realmente, trattasi di “ My little Angel “ di Lady Cassandra e consiglio anche questa!^^ … Ed ora, buona lettura!

 

Le cose erano tornate ad una quiete che, a volte, metteva Andrea a disagio.
Le sembrava troppo maledettamente simile a quella pace che precede una tempesta, una di quelle belle potenti.
-  ... Peccato che questa tempesta colpirà soltanto me ... E mi riporterà a Milano ... Per poi andarsene e non tornare più ...  -.
La ragazza non riusciva a non pensarci.
Avrebbe voluto, ma non era semplice ignorare quella realtà che l' avrebbe strappata al suo sogno realizzato e lei non riusciva a credere che quel momento sarebbe arrivato fin troppo presto, proprio adesso che le cose andavano bene, proprio adesso che le cose avevano trovato il giusto equilibrio.
A quel pensiero la sua mente volò a Nadia.
Era maledettamente contenta per la sua amica, adorava vederla al fianco di David, adorava vedere il sorriso dolce e a volte distratto che le appariva sul viso ogni volta che parlava di lui o che stava con lui.
Era imbarazzante, a volte e, altre volte ancora, persino lei se ne sorprendeva, sebbene conoscesse Nadia da anni.
Ma era una sorpresa talmente piacevole che non riusciva ad esimersi dal sorridere a sua volta, dolcemente.
Le era sembrato che anche i ragazzi guardassero alla coppia con affetto e per lei era una sorpresa in più vedere quello sguardo sereno e persino addolcito, talvolta, sul volto di Tom, vedere quel sorriso giocosamente compiaciuto sul volto di Georg o quello soddisfatto di Gustav.
E Bill ...
Lui riusciva persino a ferirla quando lo scopriva ad osservare Nadia e David.
Nei suoi ambrati occhi nocciola vedeva un velo di malinconico rimpianto.
Sapeva che Nadia non era mai stata un suo interesse, eppure era esattamente quello che vedeva.
Un rimpianto per qualcosa che non faceva parte della sua vita da troppo tempo, lei lo sapeva fin troppo bene e le faceva male.
E soprattutto la feriva il rendersi conto che quel male non era abbastanza da desiderare che lui fosse felice.
Si sentiva uno schifo.
A questo e ad un sacco di altri concetti confusi stava pensando, mentre osservava il ragazzo seduto di fronte a lei, discosto eppure vicino, tanto che avrebbe potuto sfiorarlo se avesse allungato la mano ...
Se.
Ma sapeva che non lo avrebbe fatto.

Bill e Andrea erano seduti sul pavimento della terrazza della villetta dei ragazzi.
Il piccolo micio nero era accoccolato tra le gambe incrociate della ragazza che lo accarezzava apparentemente concentrata solo su di lui e comunque distratta.
Distratta da quella linea sottile di fumo che saliva dalla sigaretta che lentamente si consumava tra le lunghe, affusolate dita perfettamente curate di Bill.
Il ragazzo, in jeans e felpa pesante, era seduto sulle lucide mattonelle nere, la schiena appoggiata alla ringhiera in ferro battuto che creava delle sinuose astratte linee curve, le gambe raccolte, cinte dalle esili braccia, il mento appoggiato alle ginocchia aguzze.
Sembrava non osservare nulla di particolare, teneva lo sguardo dritto davanti a sé, intento sulla piccola testolina del gattino e sulla mano della ragazza che, delicatamente, posava leggeri grattini dietro alle piccole orecchie della testa minuta del cucciolo.
Bill, quasi inconsciamente, si portò una mano nella tasca dei jeans e istintivamente le dita si strinsero forte attorno ad un foglietto che teneva ben nascosto infondo a quella tasca, accartocciandolo fino quasi a segnarsi la pelle candida con le sue stesse unghie laccate.
Sapeva perfettamente cosa c’ era scritto su quel foglietto, conosceva quelle parole che aveva vergato lui stesso dopo molti ripensamenti, dopo aver accartocciata una discreta quantità di palline di carta nel cestino della sua stanza.


Ricordava l’ umiliazione che aveva dovuto subire da Tom quando, ridendo, gli aveva chiesto cosa ci facessero tutte quelle cartacce con, in mezzo, anche il cestino della carta.
Bill aveva raccontato di avere una crisi di creatività, di non riuscire a scrivere una parte di un testo che aveva in mente, dopo di che aveva dovuto farsi in quattro per convincere Tom di non avere bisogno del suo aiuto e che, no, non era necessario che lui andasse a prendere la sua chitarra per dargli una mano a trovare le maledette parole della maledetta canzone fantasma.
Ma non aveva certo potuto dirgli che la canzone non esisteva.
Comunque era riuscito in qualche modo a spedirlo fuori dalla sua stanza ed a tornare a concentrarsi su quelle righe che faticavano ad uscire dalla penna.
Si sentiva un perfetto idiota, si osservava riflesso sul vetro della finestra e non riusciva certo a credere che, il ragazzo che ora lo osservava attento, fosse lo stesso che aveva scritto “ Spring Nicht” o il loro più grande successo, “ Durch Den Monsun” …
-  ... Tom non se l’è cavata male con “ Schwarz”... Forse dovrei ricorrere al suo aiuto ...  -.
-  ... Certo, come no! Così poi dovrai spiegargli come mai stai penando tanto per scrivere un benedetto bigliettino da dare ad Andrea assieme a questo ...   -.
A quel punto il ragazzo aveva dovuto fermare i sui pensieri per concentrarsi sul lieve struscio che gli stava solleticando le caviglie nude.
Aveva preso tra le mani grandi quell’ esserino minuscolo e pelosetto, che ciondolava appena, ancora malfermo sulle sue zampette, gli occhietti ancora semichiusi dal risveglio.
Lo portò in alto, fino ad averlo esattamente di fronte a lui, guardandolo intenerito.
-  ... Sei stato fortunato che Tomi non ti abbia visto ... E lo sono stato anche io ... Avrebbe cominciato a deridermi come al suo solito, dicendo che tu, tutto spennacchiato e col pelo morbido, spelacchiato e piumosetto, mi assomigli e né tu né io avremmo avuto più vita semplice, sai? ...  -.
Aveva sorriso dell’ espressione attenta del suo piccolo strano interlocutore.
Poi lo aveva osservato, i piccoli occhietti color dell’ ambra, il pelo nero come la notte, le orecchie grandi, le zampe posteriori lunghe; inarcando un sopracciglio, piegando appena la testa di lato a cercare la giusta prospettiva, come valutandolo.
-  ... E avrebbe avuto ragione ... Mi assomigli davvero sai? ...  -.
Sorrise.
E, presa la penna, aveva scritto quelle poche parole, si era munito del nastrino di velluto arancione che aveva comprato e lo aveva legato attorno all’ esile collo della bestiola che aveva cominciato ad agitarsi, strattonandolo per toglierselo, rincorrendo in cerchio un capo del laccetto che vedeva spuntare dal fiocco sghembo che Bill era riuscito a legare, facendolo scoppiare a ridere.

Vi avrebbe legato assieme anche il biglietto e poi lo avrebbe lasciato davanti alla porta di Andrea.
O, se non altro, quello era stato il suo piano, diabolicamente architettato quel pomeriggio mentre rientrava a casa col micio, fasciato nella sua giacca nuova, accoccolato sul sedile del passeggero.
Ma l’ allegra risata di Bill, che non era stato abbastanza accorto da cercare di soffocare, aveva attirato la suddetta ragazza che aveva bussato alla sua porta e si era sentita invitare ad entrare.
Infatti, preso alla sprovvista, Bill aveva esclamato un fin troppo immediato <<  Avanti  >> ed aveva, preso dal panico, nascosto quel foglietto nella tasca dei suoi jeans ...

Dove si trovava anche adesso, mentre lo stringeva forte.

Andrea aveva trovato adorabile quella bestiolina e, dopo aver ascoltato la storia del ritrovamento del gattino vicino ad un cassonetto della spazzatura, aveva sorriso a Bill e detto che aveva fatto bene a prendere con sé quel gattino abbandonato, che con quel gesto aveva ripristinato gli equilibri del mondo condividendo, con quel micetto senza casa, un po’ della sua fortuna.
A quel punto Bill non aveva più trovato il momento giusto per dirle che in realtà avrebbe voluto regalarlo a lei.

Così adesso quel foglietto era ancora accartocciato nei suoi jeans e il piccolo Macky, quello era il nome che aveva scelto per lui, era entrato a pieno titolo nella famiglia dei Tokio Hotel, tra le risate generali, o meglio, tra le risate sguaiate di Tom e quelle malamente trattenute di Gustav e Georg.
<<  Certo che quando si tratta di autocelebrarsi, Bill, non ti batte nessuno! Avresti potuto chiamarlo Bill junior o Bill secondo, che fa molto stirpe reale! ... Ha anche l’ espressione vagamente stupita e meravigliata che a te riesce alla perfezione! Quella di chi è appena caduto sulla terra da non si sa quale misterioso e lontano pianeta!  >>.
Aveva esclamato il chitarrista sotto lo sguardo offeso di Bill, che sapeva perfettamente perché avesse scelto quel nome.
E che non poteva rivelarglielo.
<<  Ooohhhhh, Tom, stai zitto!!! Questo batuffolino è pieno di vitalità, coccolone, affettuoso, ruffiano, ma adorabile ... E Macky è un nome perfetto! Quindi smettila e cuciti quella boccaccia!  >>.
Andrea aveva preso in braccio il gattino e rivolto un sorriso a Bill, che glielo aveva restituito con gratitudine.
Tom, decisamente offeso per l’ imposizione del silenzio da parte della ragazza, si era girato malevolo verso il fratello e gli aveva sussurrato tra i denti.
<<  Complimenti, Bill! Ti ha descritto perfettamente ... Hai tutte le divine caratteristiche di un micetto che barcolla su quelle zampettine rachitiche ... Bellissimo complimento, direi!  >>.
<<  Tooom! Ti ho sentito ... Credo che stasera la tua parte di dolce andrà divisa tra  il piccolo Macky ed il Macky grande ... Per provvedere al loro rachitismo!  >>.
Aveva urlato Andrea dalla cucina, provocando una risata generale tra i ragazzi e uno sbuffo da parte di Tom che, un espressione corrucciata e un palese pensiero che gravava su di lui -  ... Malefici! Che razza di amici che ho ...  -  era partito, le mani affondate nelle tasche degli enormi jeans, diretto in cucina, alle spalle della ragazza, preparandosi mentalmente all’ ardua prova che lo attendeva :
prodigarsi in una serie di smorfiette ruffiane per farsi perdonare ed avere il suo dolce.
<<  Andiamo Ann! Non starai dicendo sul serio vero? Sotto questi abbondanti vestiti si nasconde un fisico deperito pari a quello di Bill ... Siamo gemelli no? ... >>.
Stava dicendo piagnucoloso il ragazzo, additando il suo stomaco che già, all' odore della cena quasi pronta, aveva iniziato a gorgogliare.
Andrea gli rivolse uno sguardo sornione, girandosi verso di lui e lanciandogli una penetrante occhiata accompagnata dall’ elegante alzarsi del suo sopracciglio sinistro, mentre incrociava le braccia al petto.
<<  Ma davvero?  >>. Chiese maliziosa.
Tom sbuffò esasperato, trattenendo a stento una risata.

Ancora ricordava quella ragazzina che, sebbene fosse più grande di loro, sembrava temere ad avvicinarsi o solo di sfiorarli e che, se capitava, avvampava in viso che si dipingeva di un intenso rossore pudico.

Ricordava una delle prime volta che le era capitato di entrare in casa e trovarli quasi tutti praticamente seminudi dopo la palestra e la doccia, tutti tranne Bill che aborriva la palestra quasi si trattasse della peste; ricordava come era violentemente arrossita lanciando loro addosso le prime magliette che si era ritrovata per le mani ...

Ricordava il suo primissimo giorno di lavoro, quando era rimasta praticamente a corto di fiato, salivazione e, supponeva, anche di qualsiasi pensiero logico, davanti a lui e a Georg mezzi nudi ...

E adesso, quella stessa ragazza, ormai avezza alla loro divina, disinvolta, abitudine di girare per casa decisamente poco vestiti, chi più chi meno, lo stava fissando maliziosa, i grigi occhi scintillanti di una giocosa sensualità, come se il suo sguardo potesse penetrare i due strati di magliette che aveva addosso e posarsi sui suoi addominali ancora lontani dalla perfezione di quelli di Georg, ma senza ombra di dubbio, migliori di quelli di Bill.
Sorrise tra sé capendo che quel primo tentativo di persuasione era fallito e sperò di riuscire ad avvicinarsi, se non ad eguagliare, all’ espressione zuccherosa di suo fratello ...
-  ... E di quel micetto ...  -. Pensò frustrato dalla consapevolezza che, no, non ci sarebbe mai riuscito.
La dolcezza era l’ ultima carta che gli rimaneva da giocare.
Se fosse stato bravo sarebbe riuscito a raggirarla.
Non era solito lasciarsi andare alle smancerie che sembrava lei apprezzasse, ma proprio per questo, quando utilizzava quel trucchetto, lei si scioglieva come neve al sole, deponendo l’ artiglieria e concedendogli ciò che desiderava.
Come quel dolce che, al momento, era il suo obbiettivo.

Come aveva previsto Andrea si era lasciata abbindolare e, alla fine della cena, si vide servire la sua porzione di dolce per primo, godendosi l' espressione offesa del fratello.
<<  Andrea, avevi detto che il suo dolce sarebbe stato mio!  >>. Piagnucolò.
<<  Gnè, gnè, gnè ... Bill! Sembri un bambino idiota! Ma la vuoi finire di frignare?!?  >>.
Bill sbuffò, chinando un musetto triste sul suo piatto e vedendoselo restituire poco dopo da Andrea con una abbondante fetta di torta, grande almeno il doppio di quella di Tom.
<<  Ehy! Ma non vale! Gli basta fare due moine e due capricci e ottiene sempre quello che vuole!  >>.
Capriccioso, esattamente come il gemello.
Andrea sorrise, intenerita da quelle due adorabili pesti che gli sarebbero immensamente mancate.
<<  Zut! Non voglio sentire una parola di più! Stasera sei stato quasi miracolato! Per cui mangia e stai zitto!  >>.
Gli diede una pacca sulla spalla e rise allegra della linguaccia di Bill che il ragazzo cercò prontamente di nascondere quando la vide voltarsi verso di lui.
<<  Signore ... In un asilo nido, siamo finiti, mica in una band! ...  >>.
Georg aveva alzato gli occhi e le braccia al cielo in una disperata ricerca della divina provvidenza che gli desse una risposta, ma l' unica che ottenne fù un suono strozzato da parte dei gemelli dalla bocca ripiena di dolce ed una bassa risata da parte del suo amico di sempre.
<<  Gustav! Salvami da questo delirio! Portami via, o biondo angelo salvatore!  >>.
Andrea aveva abbracciato il batterista alle spalle e si era accoccolata sulla sua spalla, beandosi del sorriso che lui le rivolse.
La cena era proseguita serena come era iniziata e Andrea aveva passato una bellissima serata.

Era passato qualche giorno, il micio si era perfettamente ambientato nella sua nuova, grande casa.
Aveva preso possesso di ogni letto, divano, tappeto o cuscino presenti in ogni stanza, compresa quella del reticente Tom, svicolandogli tra le gambe ed inciampando nei baggie del ragazzo; aveva rosicchiato ogni filo o cavo che gli era disgraziatamente capitato tra le zampette, compreso quello della piastra di Georg o dell’ ipod di Gustav, si era rotolato nel lavandino assieme ai cosmetici di Bill dopo averli fatti cadere tutti dalla mensolina di vetro su cui erano ordinatamente disposti dando vita ad una breve e divertente crisi isterica del cantante, ed aveva eletto la felpa più bella e costosa di Tom a suo tiraunghie personale.

L’ espressione del ragazzo, la prima volta che si era accorto di questa adorabile scelta della bestiola era stata impagabile.
Strattonando la suddetta felpa in una mano e quello che lui considerava un piccolo demonio arrivato in quella casa al solo scopo di allearsi con Bill per  farlo impazzire, nell’ altra , si era recato a passo di marcia in cucina, berciando.
<<  Ed io adesso cosa dovrei farci con questa?  >>.
Andrea, faticando a rimanere impassibile di fronte ad un Tom spettinato e decisamente incazzato, impostando la voce in maniera più seria possibile, data l’ espressione furente del giovane, aveva risposto laconica.
<<  Se ti riferisci alla felpa, credo tu non abbia più molto da farci, se non decidere di essere gentile e generoso per una volta nella tua vita, e regalarla a Macky ... Se ti riferisci a Macky stesso, credo che l’ unica cosa che tu possa fare sia metterlo a terra, chiedergli scusa per come lo stai maltrattando e trovargli un posticino comodo dove sistemare la felpa e dove possa farsici le unghie in tutta tranquillità  >>.
La mascella di Tom era precipitata poco dignitosamente verso il basso.
Poi aveva borbottato.
<<  Arpia infida, ti preferivo di gran lunga quando te ne stavi spaventata da me in un angolino ... Ti verrà detratto il costo di questa maledetta felpa dallo stipendio ... Così mi dirai se valeva la pena utilizzarla per permettere a questa peste diabolica di farsi le unghie!  >>.
Andrea, coccolando il maltrattato Macky, posò la punta del naso su quello tutto nero del micio e sussurrò con una vocetta dolce ma che, stranamente, non strideva alle orecchie di Tom.
<<  Nulla è troppo per la nostra piccola mascotte, non è vero?  >>.
Il ragazzo sorrise davanti a quell’ espressione di tenerezza.
Sorriso che fece svanire in tutta fretta quando vide Bill sulla porta della cucina che spostava incuriosito lo sguardo vagamente sornione dalla ragazza e il micio a lui, si voltò verso il fratello e gli ringhiò.
<<  Il tuo cazzo di gatto ha davvero un nome perfetto! Sa combinare solo casini e farsi perdonare con due fusa da gran ruffiano! Esattamente come te!  >>.
Poi era tornato in camera sua, maltrattando qualunque cosa trovasse sul suo cammino e sbattendo forte la porta.
Ma Bill aveva notato quel sorriso e, né lui né nessun’ altro, si era poi stupito quando lo avevano sorpreso ad osservare il piccolo Macky farsi le unghie sulla famosa felpa, in un angolo della stanza di Tom.
<<  bhè …  >>.
Si era giustificato il moro, spostandosi in malomodo le lunghe treccine nere dalle spalle e borbottando a denti stretti.
<<  La felpa è la mia ... E’ giusto che stia nella mia stanza no?  >>.
In quel momento nessuno ebbe più alcun dubbio che Tom avesse definitivamente ed incondizionatamente accettato Macky, che era riuscito ad abbattere anche l’ ultima cortina di diffidenza del ragazzo con qualche affettuosa, prepotente zuccatina.
<<  Certo  >> aveva concesso Andrea <<  La felpa è la tua ...  >>.
Poi si era chinata sul ragazzo e gli aveva posato un breve bacio sulla guancia, tornando in cucina.
Tom era rimasto basito dal gesto della ragazza, che fino ad allora era sempre stata piuttosto reticente a certe manifestazioni di affetto, almeno verso di lui.
<<  Andy ...  >>.
<<  Sì, Tom?  >>.
<<  Non c’è bisogno che tu mi ripaghi la felpa ...  >>.
Si sorrisero e tornarono ognuno alle proprie occupazioni.
Tom a fissare quel batuffolo di pelo nero e Andrea a preparare qualcosa per cena, con dipinto in volto uno di quei bei sorrisi che solo chi sa di aver vinto possiede.

Quel micio aveva conquistato tutti, compreso Dave che, l’ ultima volta che era stato all’ appartamento, aveva passato una buona mezzora a coccolarlo, dilungando all’ infinito il tempo di bere un caffè.
Il micio si era avvicinato un po’ timoroso a quello sconosciuto strusciandovisi incerto sulle caviglie per poi vedersi fissare sul musetto puntato verso l’ alto, due brillanti occhi azzurri che lo osservavano incuriositi da quel batuffolo di pelo nero di cui non si distingueva nulla tranne i piccoli occhietti color ambra.
In silenzio si era chinato ed era poi tornato in posizione eretta con Macky tra le mani, tenendolo sotto le piccole ascelle, valutandolo dalla distanza delle sue braccia, per poi sedersi ed accoccolarselo sulle gambe, in attesa che Andrea portasse il caffè, iniziando a parlare brevemente con i ragazzi.
Per tutto il tempo della sua visita il micio era rimasto sulle sue gambe emettendo delle basse fusa deliziate dalla mano attenta che allisciava il suo pelo nero, per scendere protestando con dei seccatissimi pigolii quando l’ uomo aveva dovuto andarsene.

Macky aveva imparato ad osservare, attento ed immobile, seduto sul marmo bianco accanto al lavandino, Bill mentre si truccava, il musetto puntato sul viso del ragazzo, seguendo ogni suo gesto, a non toccare il rotolo di scotch di Gustav quando si preparava le mani prima di una sessione alla batteria, né le corde del basso di Georg quando il ragazzo lo stava accordando, e a non giocare con i lunghi cornrows di Tom mentre questo dormiva.
Per lo meno non troppo spesso.
E quando capitava, il ragazzo si svegliava sgridandolo per poi passare lunghi minuti a giocare con lui, permettendogli di passeggiargli sulla faccia con i morbidi polpastrelli tiepidi delle lunghe zampette e sbuffando delle risate quando la coda sottile del micio gli finiva tra le labbra.
E con Andrea ... Con lei aveva un rapporto speciale.
Di lei si era fidato ciecamente, istintivamente, dal primo istante in cui l’ aveva vista.

A riprova di questo, quella notte, se ne stava accoccolato tra le sue braccia, permettendole di grattarle il piccolo delicato pancino, affidando alla sua dolcezza la sua stessa vita.

Bill non poteva fare a meno di osservarli.
Erano così carini assieme.
Non era riuscito a regalarglielo ufficialmente, ma sapeva di aver visto giusto :
quei due sembravano fatti per stare assieme, lei era perfetta per Macky …

Per un solo istante che scacciò in fretta, si chiese se quello fosse l’ unico Macky per il quale lei fosse perfetta.
Il gattino sembrava persino apprezzare la stessa musica che amava la ragazza.
Dal cellulare di lei si libravano le note di “ Ten Black Roses” ed il micetto sembrava apprezzare facendo delle sonore fusa e strusciando il musetto sull’ apparecchio.
Il ragazzo rilassò lentamente la presa su quel biglietto ormai consumato quasi e rivolse quella domanda, che gli premeva alla gola da un po’, alla ragazza.
<<  Hai qualche ricordo legato a questa canzone? L’ ascolti sempre ... Magari legato al tuo ragazzo ...  >>.
Ecco, lo aveva detto.
E adesso poteva solo stare ad aspettare che la ragazza gli dicesse di farsi gli affari suoi o magari che iniziasse a raccontargli che l’ avevano ballata la prima volta che erano usciti assieme o cose del genere.
Sperò che lei lo sgridasse.
Ma lei gli porse un’ altra domanda in risposta.
<<  Se non ti piace posso spegnerla ... Non ti piace?  >>.
<<  No, al contrario ... Ero solo curioso ... Scusami, non volevo essere invadente ...  >>.
<<  Bill Kaulitz che non vuole essere invadente?  >>.
Chiese lei sarcastica sorridendo dell’ immediato broncio che si era disegnato sulle labbra del ragazzo.
Poi sospirò e decise di rispondergli nella maniera più sincera possibile.
<<  No, a lui non piace la musica che ascolto io … Nessun ricordo particolare ...  >>.
Bill alzò gli occhi su di lei, in attesa di un resto della storia che sembrava essere evidente esserci.
<<  No è che ... Mi prenderai per una stupida ragazzina sentimentale e patetica ...  >>.
<<  Non credo di potermelo permettere, sai?  >>. Le sorrise lui.
<<  Bhè ... Mi piace ... Quasi tutte le canzoni dei Rasmus hanno una nota malinconica, quasi dolorosa, ma si tratta di un dolore sottile, strisciante, che ti coglie lentamente, quasi senza che tu te ne renda conto, ti avviluppa in delle spire sottili ma inesorabili ... Credo che quello cantato in questa canzone sia una cosa davvero molto dolce ... Sapere che c’è qualcuno che si prende cura di te senza chiederti nulla in cambio se non la tua stessa presenza, che si preoccupa per te, che ti osserva in silenzio e capisce quando hai bisogno di percepire la sua presenza ... Che si palesa a te attraverso dieci rose nere ...  >>.
Rise imbarazzata.
<<  Forse è solo che mi piacciono le rose nere e, come hai detto tu, la canzone in sé ... E tutte queste sciocchezze che ti ho appena propinato sono solo dovute all’ ora tarda ... Lasciamo perdere, dai ...  >>.
Gli sorrise.
Seguirono alcuni minuti di silenzio durante i quali le ultime note vibranti della canzone si spensero disperdendosi nella notte, lasciando spazio al silenzio che accolse solo le fusa del micio addormentato in braccio ad Andrea.
Poi Bill parlò sottovoce, quasi temendo di spezzare una sorta di incantesimo.
<<  Non credo che tu abbia detto delle sciocchezze ... Credo che ci sia spesso solitudine nelle canzoni dei Rasmus, e credo che solo chi la abbia mai provata possa percepirla in maniera forte così come tu la hai descritta ... Non necessariamente insopportabile ma comunque dolorosa ... Anzi, a volte si sente il bisogno di avere un po’ di solitudine e la si anela ... Ma questo non significa che faccia meno male ...  A volte i “non ricordi” sono peggiori dei ricordi stessi ... Soprattutto quando quei “non ricordi” assomigliano maledettamente a desideri che si sa essere irrealizzabili ...  >>.
Bill aveva parlato piano, un sussurro amplificato dal silenzio o forse semplicemente dal dolce stupore che lei sentiva dentro nello scoprirlo così simile a sé.
-  ... Bill ...  -.
Non riusciva a pensare ad altro.
Quella canzone unita alle parole ed alla voce flebile e dolorosamente intensa del ragazzo, avevano toccato corde fin troppo delicate e lei non sapeva come affrontare tutto questo.

Non con quel cielo nero e terso che li osservava trapunto di gelide scintillanti stelle, non con quell’ aria limpida e fredda che sembrava faticare a raggiungere i suoi polmoni e le bruciava la gola, non con la luce di quella sottile falce di luna che illuminava il profilo perfetto di Bill.
Aveva bisogno di quella solitudine adesso, del dolore nel riconoscerla sua compagna, di colmare l’ assenza di quei “non ricordi” con le lacrime che sentiva pungerle gli occhi.

Tenendo lo sguardo basso si alzò da terra.
<<  Andrea ... Scusami, non volevo rattristarti, io ...  >>.
<<  Tu non hai fatto nulla di male, Bill ... Mi hai tenuto compagnia e sei stato onesto con me, mi hai espresso i tuoi sentimenti ed io i miei ... Gli amici lo fanno ... Credo sia semplicemente ora di andare a dormire, non credi?  >>.
Gli sorrise.
Si chinò portando il viso all’ altezza di quello del ragazzo e fece per baciare la sua guancia.
Bacio che, nell’ istante in cui lui stesso stava porgendole il proprio viso, si posò accanto all’ angolo della bocca, troppo vicino alla bocca, troppo pericolosamente vicino a quelle belle labbra.
I loro occhi si incrociarono per un istante, entrambi stupiti, forse spaventati, per diverse ragioni.
Poi Andrea si rialzò e svanì dalla vista di Bill, lasciandolo solo con un misero foglietto stretto tra le dita e pensieri confusi a fargli compagnia.

Giunta nella sua stanza si richiuse la porta alle spalle percorrendola con la schiena mentre si lasciava scivolare sconfitta, verso il basso, sedendosi a terra.
Strinse un po’ più al seno il micetto addormentato fiducioso chiedendosi, bevendo le sue stesse lacrime, se fosse il Macky giusto quello che stringeva tra le braccia.
O quello che lei davvero desiderava.


Il suo contratto stava per scadere, a breve sarebbe dovuta rientrare a Milano, dimenticare quella parentesi della sua vita e tornare a quella di sempre, fatta di corse in giro per fare qualche supplenza scolastica e per fare la spesa e cucinare prima che Fabrizio rientrasse dal lavoro.
Fabrizio ...
Non aveva più pensato molto a lui, sebbene gli telefonasse almeno una volta alla settimana.
Ma erano chiamate senza senso, prive di quella scintilla che dovrebbe scoccare al suono della voce della persona che ami.
Lei non la sentiva e sapeva che nemmeno lui la sentiva, quella scintilla.
La sua voce era sempre posata, tranquilla, come se la desse per scontata.
Ed era esattamente così che si sentiva, per lui.
Scontata.

Adesso era troppo addolorata dalla sua imminente partenza per poter pensare a lui.
Avrebbe avuto tutta la vita per farlo, per occuparsi di lui.
Ma aveva solo due giorni, due miseri giorni, per occuparsi dei suoi ragazzi, di quei quattro bambinoni troppo cresciuti che erano diventati fin troppo dipendenti da lei.
E lei da loro.
E questo la angosciava.
Questo suo maledetto modo di affezionarsi alla gente la spaventava ed aveva tutte le ragioni per spaventarla.
Tutte le persone alla quale lei era stata legata come adesso si sentiva a loro, erano poi uscite in silenzio dalla sua vita, lasciandole solo l’ eco di risate condivise, di abbracci che aveva creduto sinceri, facendola soffrire enormemente.
Fatta eccezione per due sole persone : Nadia e Fabrizio.
Nadia non l’ aveva mai lasciata e Fabrizio era rientrato prepotentemente nella sua vita.
All’ inizio lei aveva pensato che fosse una cosa meravigliosa, che fosse esattamente la cosa più giusta per loro due.
Purtroppo aveva dovuto ricredersi e, per la prima volta nella sua vita, aveva pensato che, forse, le persone che ci lasciano lo fanno per un motivo ben preciso e che non dovessero tornare.
Perché, una volta tornate, tutto sarebbe stato differente.

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Un bussare insistente alla porta della depandance la fece trasalire ed andare ad aprire in fretta.
Tom stava davanti a lei, un sorrisetto sghembo sul viso ed una ambasciata.
<<  Dato che dopodomani te ne andrai, sei ufficialmente invitata a trascorrere questi due giorni a casa con noi ... E non provare a controbattere! Georg e Gustav si sono offerti volontari per venire a prenderti di peso e trascinarti in casa con la forza bruta dei loro possenti muscoli ... Avrebbero potuto aggregare anche Bill ma la scarsa presenza di muscoli nel suo corpo gracilino lo avrebbe reso totalmente inutile ai fini della missione! Sai, la sua prestanza fisica è quella che è ...  >>.
Tom aveva detto tutto di un fiato, cercando di buttare la situazione sul ridere, ma la sua allegria era forzata.
Aveva omesso di propria scelta un piccolo ma significante particolare :
erano almeno due giorni che Bill era chiuso in camera sua e, il fatto che avesse una forte ed incessante emicrania, era solo una banalissima stupida scusa che, tutti, si erano bevuti più o meno coscienti della verità.
Osservando il sorriso spento della ragazza si chiese quanto Andrea credesse a quel mal di testa arrivando alla conclusione che, probabilmente, non avere Bill perennemente sotto gli occhi fosse comodo per lei.


<<  Allora andiamo, dai! Mi piacerebbe vederti trascinare in casa come un sacco di patate da Georg e Gustav, ma non sarebbe dignitoso, per te, immagino ... E faticoso per le due, seppur rubuste, G ... >>.
Disse compunto, prendendo un po’ in giro certi suoi atteggiamenti ed occhieggiando divertito i fianchi morbidi di lei.
<<  Punto primo, smettila di alludere alla mia stazza, e poi ... Non vorrei disturbare, Tom ... Bill non sta bene e ...  >>.
<<  ... E adesso sta meglio! Su, smettila Andy! Dovessi aprire in due io stesso quella zuccaccia vuota di mio fratello, non permetterò ad una stupida emicrania di privarci di te in questi giorni, chiaro?  >>

... Non volevano privarsi di lei. Aveva detto così ...
E, per l' ennesima volta si domandò cosa avesse mai fatto per meritarsi tutto questo.
Rise e lo abbracciò di slancio.
Non c’ erano occhi indiscreti adesso e Andrea sperò che lui se ne rendesse conto ed abbandonasse quella benedetta aria da super duro che aveva eretto attorno a sé e che decidesse di abbracciarla.
Aveva davvero bisogno di quell’ abbraccio.

Da parte sua Tom non sapeva esattamente cosa fare.
Lei era stretta contro di lui e sembrava stesse quasi trattenendo il respiro in attesa di qualcosa.
Non era così stupido da non sapere cosa lei attendesse.
Si chiese solo se fosse giusto farlo.
Cosa avrebbe comportato?
Non si sentiva in colpa nei confronti di suo fratello, questo no.
Andy gli piaceva e, sebbene avesse rivalutato già da un po’ anche il suo aspetto fisico, e qualche volta l’ avesse trovata decisamente troppo attraente per essere semplicemente quella che avrebbe dovuto essere, almeno negli intenti di David, la loro scialba interprete, troppo sexy, aveva capito che lei non gli si sarebbe concessa e sapeva che, se per uno sfortunato scherzo del destino fosse capitato, avrebbe pagato a caro prezzo qualche ora di piacevole divertimento con lei, mandando a puttane l’ unico rapporto umano, civile e paritario con una ragazza che avesse mai avuto.
Le voleva bene.
Ed ammetterlo spudoratamente solo ora che lei stava per andarsene sembrava un patetico scherzo che non lo faceva affatto ridere.
Il suo maledetto orgoglio, condito da una abbondante dose di strafottenza, stupidità e fiducia in sé stesso, o meglio in ciò che sapeva gli altri percepivano di lui, lo aveva portato ad essere sempre un po’ al di sopra delle righe con lei.
Ma forse era giunto il momento di abbassare le difese.
E non solo perché in giro sembrava non esserci nessuno, ma soprattutto perché lo desiderava.
Desiderava ricambiare quell’ abbraccio forte e quasi disperato che la ragazza gli aveva riservato.
Così, lentamente, alzò le braccia e le chiuse attorno al corpo di lei, forte, stringendola a sé fino ad impedirle quasi di respirare.

Andrea quasi si sentiva ridicola e patetica per quel suo gesto improvviso ed irrazionale, e stare lì ad aspettare che Tom la abbracciasse, a pretendere qualcosa che lui con ogni probabilità non aveva la benché minima idea di concederle, la stava solo rendendo sciocca e puerile ai suoi occhi ed ai propri.
Stava per allontanarsi da lui con un sospiro quando le braccia del ragazzo l’ avevano avvolta prima, e stretta poi, in una morsa d’ acciaio, impedendole di muoversi e soffocandole in gola quel sospiro.
<<  ... Mi piacerebbe che tu rimanessi, sai ragazzina?  >>. Le aveva sussurrato nei capelli.
Andrea non rispose, sapeva che quel sussurro non le sarebbe stato ripetuto, ma lei non ne aveva bisogno, lo aveva sentito chiaramente e la aveva colpita e ferita a sufficienza.
Troppe cose sarebbero dovute essere dette, cose taciute troppo a lungo e per un buon motivo.
Quando si sciolsero da quell’ abbraccio un po’ titubante, lei prese ad elencare tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno.
Ma ridendo Tom la afferrò per una mano e la trascinò verso casa.
<<  Smettila di programmare sempre tutto, benedetta ragazza! Se non ci sbrighiamo li vedremo arrivare davvero le due G a prenderci in consegna entrambi!  >>.
Anche lei rise, un po’ amara.
-  ... Ti sbagli Tom ... Non programmo tutto ... Quello che sento adesso lo avevo temuto ed ero ben decisa ad evitarlo, ma di certo non lo avevo programmato ...  -.

Quando finalmente misero piede in casa ad attenderli c’ erano tutti e tre i ragazzi, Georg già con le chiavi del suv di Tom in mano.
<<  La divina qui ha deciso che si sarebbe schiodata dalla sua stanza solo per una sessione di shopping sfrenato ... Ed io e Gustav abbiamo dovuto accontentarlo per non ritrovarci sul groppone un ameba immalinconita dall’ astinenza da spese inutili! Che ne dite, vi va?  >>.
Tom e Andrea risero della perfetta descrizione fornita da Georg, anche se il ragazzo non amava troppo andare in giro per negozi.
Non quanto suo fratello almeno che, se non altro, aveva abbandonato la sua stanza, si era accuratamente preparato per uscire e sembrava aver deciso di cucirsi in faccia un espressione un po’ meno melodrammatica di quella che aveva avuto nei due giorni precedenti e che lo aveva irritato a sufficienza da fargli seriamente pensare che un gemellicidio in quel caso sarebbe stato visto come un atto di legittima difesa dei propri poveri nervi stanchi e, con ogni probabilità, come un atto di bene per la popolazione mondiale tutta.
Non che non lo comprendesse ...

Lo capiva più di quanto Bill stesso potesse immaginare.
Del resto il suo gemello era sempre stato un libro aperto per lui, il suo volto uno specchio nel quale lui leggeva i suoi stati d’ animo, i suoi pensieri.
Bill non gliene aveva parlato, non chiaramente e non di sua spontanea iniziativa, ma lui sapeva.
C’ erano stati molti giorni confusi per lui, giorni in cui si era chiesto più di una volta cosa girasse nella testa dei due ragazzi, dispiacendosi nel constatare che suo fratello non era più così trasparente per lui, in quegli ultimi tempi e questo poteva significare una sola cosa :le cose non erano chiare nemmeno per lui stesso. Lui non riusciva a decifrare quello che sentiva ed impediva al gemello di vedere.
Adesso credeva di aver capito ed era fortemente convinto che anche Gus e Georg sapessero ...
Senza contare che la ragazza sarebbe mancata molto anche a lui.

Ma adesso non aveva molta importanza, decise di inscenare un po’ di malumore per la decisione dei tre, ad uso e consumo del divertimento di Andrea che amava lo shopping quasi quanto Bill, strappò le chiavi del suo suv dalle mani di Georg in malo modo e borbottò.
<<  Già avete deciso di trascinarmi per negozi ... Non avrai creduto sul serio che ti avrei permesso di guidare il mio suv, vero, Hagen?  >>.
Come previsto, Andrea soffocò una risatina poi, sviando le lamentele dei ragazzi, era corsa nella depandance a prendere la sua borsa ed era tornata ad accomodarsi sul sedile posteriore del comodo suv tra le due G con un’ aria palesemente soddisfatta.
-  ... Benedetta ragazza! ... Non riuscirai ad impedirci di coprirti di regali, lo sai, vero? ...  - .
Sghignazzò Tom fra sé, avviando il motore ed immettendosi sulla strada con una manovra non proprio da manuale ma perfetta per una scena di Fast and Furios.
<<  Tomi, se hai deciso di liberarti di noi oggi, fammelo sapere che agguanto i restanti due quarti dei Tokio Hotel, Andrea e ci prendiamo un taxi ... Maggiormente dispendioso ma anche maggiormente sicuro ... Sai, preferisco sostituire un chitarrista idiota che si crede uno stuntman che l’ intera band ... E’ più semplice  >>.
Aveva dichiarato Bill con un tono pacato ed una smorfia che aveva fatto sorridere i ragazzi sui sedili posteriori.
<<  Ah sì? ... E un gemello meraviglioso, gentile e disponibile, come fai a sostituirlo?  >>.
Era stata la pronta risposta di Tom.
Bill aveva sgranato gli occhi.
<<  Sostituirlo?!? Ma sei impazzito?!?  >>.
A quelle parole scioccate il maggiore dei gemelli stava già gongolando vittorioso.
<<  Non lo ho mai avuto!!! Magari ne trovo uno e vedo l’ effetto che fa!!!  >>.
Le risate che invasero l’ abitacolo furono immediate ed assordanti.
Il chitarrista, allibito e imbronciato, rivolse uno sguardo al fratello che, con uno schiocco malizioso della lingua, gli lanciò un sorriso soddisfatto che Tom ricambiò immediatamente.
Bill aveva deciso di fare il buffone.
E ci riusciva egregiamente.

Fu un pomeriggio memorabile.
Seduta davanti ai camerini di una boutique del centro, aveva osservato sfilare a turno i ragazzi vestiti Armani dalla testa ai piedi.
Vedere Gustav, il loro iperattivo, sportivo batterista costretto dentro un elegante gessato blu notte completo di camicia celeste e cravatta scura era stato divertente ma anche una piacevole sorpresa.
<<  Gus, sei favoloso vestito così! Assolutamente perfetto!  >>.
Aveva esclamato la ragazza in estasi davanti a cotanta trabordante eleganza.
<<  Sì, perfetto per un funerale ... Il mio ...  >>.
Aveva risposto lugubre il ragazzo, agognando ad un paio di comodi jeans e ad una semplice t-shirt.
Andrea rise di gusto, almeno fino a quando la voce alterata di Tom non le giunse dal camerino di prova.
<<  Dovrei uscire di qui conciato a questo modo? Non credo proprio Bill!  >>.
Ma il moro doveva avergli dato uno spintone perché un istante dopo, Tom stava saltellando per mantenere l’ equilibrio, per poi drizzarsi in tutta la sua altezza, messa in evidenza da abiti finalmente della sua misura, davanti a due allibiti Georg e Gustav ed una scioccatissima Andrea, che, portandosi una mano al cuore, si voltò con aria da dramma cinematografico verso Bill e Georg.
<<  Spero possiate perdonarmi ...  Ma adesso io rapirò questi due rari esemplari di eleganti, perfetti maschi, fuggirò in un paese dove la bigamia non sia un reato e me li sposerò il prima possibile!  >>.
Concluse voltando lo sguardo su Gustav e Tom che si sentivano parecchio ridicoli ma che si riscoprirono, nelle iridi grigie e luminose della ragazza, migliori di quello che loro stessi pensassero, oltre che vagamente lusingati.
Il completo di Tom era formale quanto quello di Gus, un doppio petto serio ed elegante, nero, con una abbagliante camicia bianca ed una cravatta di pelle sottile a dare un tocco stravagante al completo classico, assieme ad una cintura dalla fibbia decisamente vistosa seppure dalla linea pulita.
Quando fu il turno di Georg il ragazzo non necessitò dell’ aiuto di Bill, uscì con passo felpato da pantera a caccia della sua preda, lo sguardo verdissimo scintillante e oltremodo, sconvenientemente, sexy , ogni linea del fisico asciutto messo in risalto dal taglio dell’ abito verde foresta che cadeva preciso sul corpo statuario, sfilando davanti a loro, in attesa che anche Bill facesse il suo ingresso sulla virtuale passerella.
Andrea era abbacinata dalla presenza di Georg, così ingombrantemente elegante eppure sensuale, ma non era ancora finita ...
Il cuore della ragazza mancò un battito.
La linea dell’ abito dell' ultimo dei suoi modelli personali, era pulitissima, la camicia nera come il cravattino sottile simile a quello di Tom, la fibbia della cintura era piccola ma scintillante, le scarpe erano in realtà lucidissimi stivali a punta.
Bill era uscito di casa appena truccato, i capelli sciolti sulle spalle, ma doveva essersi portato dietro la matita, perché adesso i suoi occhi erano contornati da una linea più spessa, che sottolineava maledettamente l’ intenso sguardo ambrato del ragazzo, il pallore della  pelle chiara del suo bel viso lasciato libero dai capelli che aveva raccolto in una coda morbida.
Quello sguardo lo sentiva trapassarla da parte a parte e, sorridendo imbarazzata, si volse verso tutti loro domandando direttamente a Tom.
<<  Hai le chiavi del suv a portata di mano, vero?  >>.
<<  Sì ... Perché? Hai intenzione di scappare senza pagare?  >>. Rise il ragazzo.
<<  Guarda ... Ti posso assicurare che pagherei tutto di tasca mia più che volentieri solo per potervi vedere ancora vestiti così, sarei ben disposta a vendere mia madre e compagnia bella ... No, volevo essere sicura che mi avresti portata al più presto al reparto rianimazione del più vicino ospedale ... Ragazzi! Siete ... Da togliere il fiato!  >>.
I quattro sorrisero chi più chi meno imbarazzato, poi, decisero di comprare quegli abiti.
<<  Per quello che mi riguarda non lo indosserò mai più temo, ma mi sembri davvero convinta ... E poi! Non sia mai detto che tu possa ritrovarti sprovvista della tua enorme incasinatissima famiglia per colpa nostra!  >>.
Esclamò Tom, ridendo.
Ma, quelli dei ragazzi, non furono gli unici abiti che si portarono via, anche Andrea comprò un paio di abiti da sera, uno candido, color avorio, che a suo dire la faceva assomigliare dannatamente a Moby Dick, ed uno nero.
Anche lei, come Tom, sapeva che non avrebbe mai avuto occasione di indossare nuovamente quegli abiti una volta tornata a Milano, alla sua vecchia vita, e la cosa non la faceva sorridere quanto aveva fatto sorridere l' amico.
Ma per quel giorno aveva deciso di non pensarci, di afferrare la vita al volo ...
“ Lieb Die Sekunde ”! Quello sarebbe stato il suo motto della giornata!
Così infilò i sacchetti assieme agli altri nel portabagagli e risalì in macchina.

I ragazzi l' avevano avvertita che, quel giorno, ognuno di loro aveva scelto un negozio dove portarla, a sorpresa.
E adesso si stava dirigendo al primo dei quattro che avrebbe visitato.
Un grande negozio di fumetti che si estendeva su ben tre piani e che richiese un giro completo che durò quasi un’ ora.
Georg avendo notato i manga che Andrea si portava spesso in giro e che sfogliava assorta durante le pause tra un’ intervista e l’ altra per distrarsi, aveva deciso di cercare un posto che avrebbe potuto soddisfare questa sua passione.
Ed aveva scoperto quel negozio che, una volta giunti al terzo ed ultimo piano, aveva mandato Andrea in estasi, facendola quasi piombare in quella che poteva sembrare una sorta di crisi mistica, essendosi trovata davanti una enorme area dedicata al suo manga preferito : Nana di Ai Yazawa.
Aveva sgranato gli occhi, poi, come una bambina, aveva lasciato indietro i suoi accompagnatori per fiondarsi quasi letteralmente sui mille articoli, quasi introvabili altrove, del manga.
Gioielli, stampe, calendari, action figure ...
Qualsiasi cosa lei avesse mai immaginato lì poteva trovarla e Georg le regalò un sacco di roba firmata Nana e Black Stones, ovviamente :
dalla borsa e portafoglio al porta cellulare, dall’ anello di Nana Osaki, la sua preferita, al lucchetto con la chiave di Ren ...

Andrea era decisamente imbarazzata dal suo stesso comportamento e dal fatto che lui la stesse coprendo di regali.
<<  Georg! Smettila! Posso comprarmela da sola questa roba! E poi ... Mi prenderanno tutti per una bambina!  >>.
<<  Ma è esattamente quello che sei! Una adorabile, cocciutissima, bambina! ... Te lo abbiamo già ripetuto : oggi sei la vittima designata della nostra gentile galanteria! E poi ... Mica ti impedisco di comprarti nulla!  >>.
Ghignò il ragazzo dubitando seriamente che, con due enormi buste firmate Nana già appese alle braccia, la ragazza avesse ancora il coraggio di comprarsi qualcosa; ma lei, solo per il gusto di deludere le sue aspettative, comprò anche le action figure dei Blast al gran completo, compresa quella di Yasu con tanto di batteria!
Avrebbe dovuto aggiungere una grande mensola spaziosa in casa, ma non le importava!
Ma non fù l’ unica cosa che comprò.
Acquistò anche due cappelli di peluches a forma di Mokona, uno bianco con la pietra rossa sulla fronte ed uno nero con la pietra blu e le due grandi orecchie che penzolavano ai lati, uno per Tom ed il secondo per Bill, un paio di pantofolone di Totoro per Gustav ed una maglietta con un adorabile cucciolo di cagnolino in versione Skelanimals per Georg, con una serie di scintillanti particolari glitterati spudoratamente, vergognosamente, rosa.
Uscirono sorridenti e soddisfatti, risalirono in macchina e si diressero al secondo posto, quello scelto, dopo una lunga ponderazione, da Tom.

Quando si trovarono di fronte all’ entrata di un sexy-shop per poco a Bill e Georg non prese un colpo.
Andrea credette di aver perfettamente intuito l’ intenzione ironica del ragazzo, e Gustav ...
Bhè, lui aveva imparato a non stupirsi più di nulla.
Non appena convinti gli altri due, si ritrovarono in un’ enorme locale suddiviso in diverse aree, provvisto di ogni sorta di “giocattolo”, per qualsiasi gusto.
Trascinandosi dietro un reticentissimo Georg ed un imbarazzatissimo Bill, Tom e Andrea decisero di dare fondo ad ogni qualsivoglia ritegno e di fare gli idioti fino in fondo, fermandosi con esclamazioni di puro, fintissimo, stupore davanti ad ogni strano gadget che si trovavano di fronte, arraffandolo curiosi e osservandolo da ogni angolazione, cosa che mise segretamente la ragazza in imbarazzo.
Alla fine comprarono persino qualcosa, ed uscirono, con un Bill che ringraziava ogni santo di cui fosse anche solo vagamente a conoscenza data la sua scarsa frequentazione con la chiesa, e anche qualcuno di quelli che non conosceva, persino qualcuno che si era inventato lui sul momento, che quella tortura fosse finita, sistemando nel portabagagli un enorme sacchetto contenente tutto il necessario per una seratina sado-maso, con tanto di frustino e manette pelosette e biancheria intima che si poteva mangiare al gusto di fragola.
<<  Possibile che io non le abbia mai provate?  >>.
Rise forte il chitarrista, vedendosi così rifilare un aspettatissimo scapellotto nemmeno troppo delicato da suo fratello. <<  Ti ricordo, per l’ ennesima volta, che non ci interessano affatto le tue abitudini sessuali, Tom ...  >>.
Risalirono in macchina e si diressero al luogo scelto da Gustav.

<<  Gus, ti rendo noto che nel portabagagli non ci entra più nemmeno uno spillo!  >>.
Gli ricordò la ragazza.
<<  Infatti, lo immaginavo ... E poi uno sono un ragazzo semplice, che adora il sollazzamento immediato ... Inoltre sono le cinque del pomeriggio e non abbiamo ancora messo nulla sotto i denti ...  >>.
E, dando poche precise istruzioni a Tom, si ritrovarono in pochi minuti, in uno delle più eleganti pasticcerie che Andrea avesse mai visto.
<<  Forse dovremmo tornare in macchina ed indossare i nostri abiti eleganti, non credete? Mi sembra l’ occasione giusta, no?  >>.
Sussurrò Andrea all’ orecchio dei ragazzi, consiglio che stuzzicò la perversa fantasia di Tom.
Ma Gustav li stava già sospingendo verso una piccola sala che aveva, evidentemente, prenotato.
<<  Il migliore thè inglese che si possa trovare in tutta la Germania, accompagnato da assaggi di una delle pasticcerie più rinomate di tutta Europa, che ne dite?  >>.
<<  Dico che ci toccherà tornare in boutique a cambiare la taglia degli abiti quando avremo finito qui!  >>.
Esclamò Bill, lo sguardo già famelico di chi pregusta ore di piacevole distrazione immerso fino alla punta del naso nella panna montata.
Letteralmente, dato che, poco dopo Andrea stava passando delicatamente un tovagliolo proprio sulla suddetta punta del suddetto naso del suddetto ragazzo, che non era riuscito a mantenere la sua solita, falsissima, compostezza, davanti a quei bignè sormontati da una piccola, imponente montagna di panna montata.

Di nuovo i loro occhi che si incrociavano, di nuovo quella scintilla di spaventato imbarazzo, di nuovo il ricordo di quella notte sulla terrazza, di quelle parole, di quel quasi bacio, che aleggiava su di loro.

Bill tornò ai suoi bignè, passando a quelli al cioccolato, mentre lei affogò i suoi pensieri in una meravigliosamente invitante fetta di torta alla frutta.
Uscirono da quella pasticceria satolli come mai prima d’ ora, Gustav teneva un libro dall’ aria preziosa, rilegato in una copertina sulla quale una lamina dorata riportava il nome della pasticceria e la dicitura :  
” Le Migliori Ricette”.
<<  Così avrai il tempo per allenarti e la prossima volta ci preparerai una di queste delizie, che ne dici?  >>.
L’ invito implicito ad una “prossima volta” con loro ed il fatto che il suo Pooh si ricordasse bene di quando lei gli aveva confessato che le sarebbe piaciuto saper cucinare bene i dolci, la commosse e, non appena lui le porse il libro lei lo abbracciò in silenzio.
-  ... Grazie, Pooh ...  -.
<<  Adesso tocca a me ... Andiamo ragazzi!  >>. Bill interruppe quel momento di tenerezza fra i due ragazzi.
<<  Magari a piedi, così potremo smaltire questi quintali di calorie che abbiamo ingurgitato! ... Lo so che a te non serve divino trampoliere, ma noialtri, qui, siamo esseri umani!  >>.
Brontolò Georg rivolgendo un’ occhiataccia a Gustav, colpevole di averlo sottoposto alla tortura di dover scegliere tra la sua forma fisica perfetta e tutti quei dolci, ritenendolo apparentemente colpevole anche della propria debolezza nello scegliere quella montagna di panna, cioccolato, frutta e creme varie, ed una a Bill, incolpandolo per una colpa che, in fondo non aveva.
<<  Cosa ci posso fare se il mio fisico assimila pochissimo e brucia tutto a gran velocità? ... Non è carino essere invidiosi di ciò che madre natura ci dona ... Ti ho forse mai invidiato i tuoi muscoli o i tuoi occhi da pantera, io?  >>.
Chiese innocentemente Bill scrollando appena le spalle e scacciando elegantemente una mosca che non c’ era.
<<  No ... E certo! Non ne avevi il benchè minimo bisogno, divino cerbiatto!  >>.
Mugugnò Georg burbero.
Tra le risate generali risalirono in macchina, dopo quaranta interminabili minuti di traffico, si ritrovarono davanti ad un incrocio e svoltando l’ angolo sarebbero stati finalmente a destinazione, come dalla confusa spiegazione di Bill che, approfittando dell’ ennesimo semaforo rosso, si volse verso i sedili posteriori con aria leggermente contrita.
<<  Bhé ... Se devo essere proprio sincero sincero sincero ... Ho preso spunto da Georg per la mia sorpresa ...  >>. Si stava giustificando il moro.
<<  Ma spero che ti piaccia lo stesso ...  >>.
Tutti si stavano chiedendo cosa potesse essere simile ad un negozio di manga, quando l’ enorme insegna della boutique elegantemente punk in cui erano diretti, scintillò davanti a loro.

Vivienne Westwood!
Andrea, scese di corsa dall’ auto senza riuscire a contenere la sua emozione.
Non era mai riuscita ad entrare in uno di quei negozi.
Sorrise un radioso sorriso a Bill per poi entrare veloce, come se quel posto fosse potuto sparire da davanti ai suoi occhi da un momento all’ altro.
L’ atrio era piccolo e privo di porte, ma Bill fece strada con un sorrisetto ambiguo e aprì una botola sul pavimento che lasciò intravedere davanti ai loro occhi una ripida scala che scendeva al piano interrato.
Scesero con qualche difficoltà per ritrovarsi poco dopo immersi in un’ atmosfera punk che ricordava quei locali tipici londinesi degli anni dei Sex Pistols.
Andrea era estasiata, si guardava attorno attenta, le foto dei Sex e Vivienne in bianco e nero, gli abiti sui manichini, esultando quando incontrava qualche maglia o pantalone o scarpa che assomigliasse a quelli visti nel manga di Nana.
Ecco perché Bill aveva detto di essersi ispirato all’ idea di Georg, rivisitandola con la sua personalissima passione per la moda.
Il ragazzo aveva intanto fermato un commesso che gli si era avvicinato ed aveva chiesto se il suo ordine fosse arrivato.
A quella domanda gli occhi degli altri quattro si puntarono su di lui e sul commesso che era sparito dietro ad una tenda per tornare poco dopo con un ingombrante scatola firmata Vivienne con il riconoscibile logo, il Globe, in bella vista.
Bill la prese in consegna ringraziando il ragazzo con un gran sorriso e la porse ad Andrea, che una volta posata sul banco, prese ad aprirla.
<<  Spero di aver azzeccato la misura ...  >>. Le sussurrò lui.
Poco dopo, tra le mani della ragazza, c’era l’ abito rosso che Nana aveva indossato la prima notte in cui aveva sentito suonare Ren e ...
La giacca con il cuore!
<<  Bill! Questa giacca ... Era in esposizione alla mostra di Vivienne Westwood a Milano, io ... Credevo che non fosse nemmeno più in vendita ...  >>.
Era choccata ed emozionata.
Era la giacca di Nana ed era un regalo di Bill ...

<<  In effetti … Ho dovuto trafugare un paio di manga dalla tua collezione e portarli qui per poter ordinare quegli abiti ... Per fortuna il commesso se ne intendeva più di quanto me ne intendessi io!  >>.
Sorrise il ragazzo prima di vedersi travolto da un rapidissimo abbraccio della ragazza.
<<  Ok ... Perché adesso non vai a provarteli?  >>.
Lei non se lo fece ripetere, si fece portare un paio di calze a rete che strappò diligentemente, si sistemò gli anfibi con dei nastri rossi ed uscì.
Bill credette di non averla mai vista così bella e radiosa.
<<  Certo ...  >>. Stava dicendo ora lei, fissandosi allo specchio con aria critica.
<<  Nana è decisamente più magra ...  >>. Sospirò.
I ragazzi sbuffarono alzando gli occhi al cielo in perfetto sincrono.
Non potendo sprecare l’ occasione, Andrea regalò a Tom, Gus e Georg due magliette ed una camicia firmate Vivienne ed un paio di pantaloni bondage identici a quelli di Shin a Bill.

Finalmente fuori da quel locale fumoso, si accomodarono in machina, Andrea con l’ ingombrante scatola sulle gambe, diretti finalmente a casa, dove giunsero alle otto passate.
Portarono tutti i pacchi all’ interno abbandonandoli accanto alla porta e corsero tutti alla ricerca del piccolo Macky.
Fu Tom a trovarlo, accoccolato sulla sua felpa in camera sua, lo prese in braccio e lo portò di sotto dagli altri.
<<  Eccolo qui il piccolo delinquente! Dormiva sulla mia ... Cioè, sulla sua ormai, felpa  >>.
Andrea lo accolse tra le braccia coccolandolo e chiedendo agli altri cosa avessero intenzione di mangiare quella sera.
<<  Non vorrai metterti a cucinare, spero!  >>. Esclamò Gustav.
<<  Stasera si va avanti con l’ abbuffata di roba malsana! Adesso ordino le pizze, Bill va a controllare la scorta di schifezze da bere, Tom quelle da mangiare e tu e Georg tirate fuori qualche dvd, ok?  >>.
Andrea annuì grata.
Lo avrebbe fatto, se glielo avessero chiesto.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.
Ma fu grata al suo Pooh per aver preso in mano la situazione ed averle impedito di mettersi ai fornelli.

Quella nottata fu davvero fantastica per lei.
Guardarono Mulan sotto la minaccia infantile dei capricci di Bill e Andrea che, entrambi in maniera vergognosamente imbarazzante, adoravano il piccolo draghetto, Mushu, per poi cedere alle insolite moine di Tom di vedere, per la millesima volta, Fast and Furious, cosa che alla ragazza non dispiacque essendo Vin Diesel, assieme all’ espressione leggermente invidiosa e molto attenta di Tom, una buona ragione per sopportare le maledette corse con le macchine di quel film, per poi passare ad un film demenziale scelto dal maturissimo Georg ad una commedia musicale, brillante e classica di Gustav.
Risero e si divertirono, specialmente quando Tom si alzò misteriosamente per tornare in sala con un pacchetto equivoco tra le mani.
<<  Mhhh ... Ma per provarlo come funziona? Tu lo devi prima  indossare e poi noi lo assaggiamo?  >>.
Chiese con uno sguardo malizioso, fin troppo sexy ed invitante, osservando insistentemente la ragazza che, imbarazzatissima, gli si sporse addosso recuperando il pacchettino e rifilandogli una gomitata nelle costole.
<<  Mi era parso di capire che io non fossi affatto il tuo tipo ...  >>. Rise.
Tom sbuffò spazientito.
<<  Cristo Andrea! Per quanto ancora mi rinfaccerai questa cosa? >>.
-  ... Solo fino a dopodomani mattina ... Poi smetterò, per forza di cose ...  -.
Pensò un po’ triste.
<<  Ti ho già chiesto scusa, non mi sembra il caso di approfittare della mia debolezza, e ti ho anche già detto che ho cambiato idea no? Cosa devo fare per dimostrartelo? >>.
Concluse il ragazzo guardandola sornione.
Lei avvampò di nuovo.
Tom sapeva essere davvero intrigante e accattivante quando voleva.
E lo voleva spesso.
<<  E poi, scusa ... Ma chi lo ha detto che solo voi dobbiate assaggiarle? E se le volessi assaggiare anche io?  >>.
Disse lei sostenuta.
<<  Direi che la cosa potrebbe farsi decisamente interessante dato che si tratta di intimo femminile e che nessuno di noi quattro potrebbe indossarla ... Tranne Bill, forse ...  >>.
Quattro cuscini si abbatterono su di lui simultaneamente, rischiando di soffocarlo.
<<  Dicevo così, solo per dire ... Infondo è quello più magro fra di noi ...  >>.
Questa volta, a raggiungere la spalla del ragazzo, con un colpo secco, preciso e abbastanza forte, fu il telecomando che Bill aveva lanciato contro di lui decidendo, generosamente, di mirare alla spalla, risparmiando il viso del fratello che, se non altro per lavoro, gli sarebbe ancora potuto servire.
Tom lasciò il pacchetto alle mani incerte di Andrea, massaggiandosi la spalla lesa.
<<  Fottiti Bill!  >>.
<<  Dopo di te ... Dopotutto hai la precedenza che spetta al fratello maggiore, no?  >>.
Nel frattempo la ragazza aveva estratto un tanga color fragola dalla confezione e lo osservava con aria scettica, un sopracciglio inarcato in una buffa imitazione di Bill.
<<  Certo che il mercato dell’ hard ha sempre un occhio di riguardo per i maschietti ... Questo affare sembra scomodissimo ... Sembra fatto di lattice ... Solo infilarselo potrebbe risultare una tortura troppo grande rispetto ai giochini che potrebbero seguirne ...  >>. Disse.
<<  Andrea! Così tu mi sconvolgi! Ma ... Ma ... Parlare di queste cose!  >>.
Il tono oltraggiato e scioccato di un Gustav dagli occhioni comicamente sgranati la fece esplodere in una risata imbarazzata.
<<  Ehhh ... Cosa vi avevo detto ? La nostra Andy è diventata grande! >>.
<<  Togliti quell’ aria orgogliosa dalla faccia, sottospecie di ex mocho dei miei stivali! Andy non è diventata grande ... E’ solo stata traviata dal troppo tempo passato a stretto contatto con ninfo-kaulitz! E’ tutta colpa tua!  >>.
Gli rispose Georg puntandogli un accusatorio indice sul naso.
E così, ridendo e scherzando, avevano finito col passarsi quelle striminzite mutandine, prendendone un gommoso morso a testa.
Gustav fu il primo, seppure un po’ titubante ed un po’ imbarazzato, poi le porse a Georg, fu il turno di Tom che le passò a Bill con aria di sfida.
Bill si infilò tra le labbra un pezzetto di quel tanga mangiucchiato e ne strappò un piccolo brandello.
<<  Sembra una caramella gommosa alla fragola ... Tanto vale che mi compri un chilo di orsetti gommosi, mi soddisfano di più e costano di meno!  >>.
Tutti risero, poi, trovando quel coraggio probabilmente nel fondo della terza lattina di birra che si era scolata, Andrea si allungò verso di lui, chinandosi fino a sfiorargli le gambe col petto ed a rubargli dalle mani l’ ultimo pezzo di intimo, direttamente con la bocca.
Sentendosi sfiorare le dita dalle labbra morbide di lei, un lieve diffuso rossore apparve sul viso di Bill che rimase come imbambolato, la mano a mezz’ aria, osservandola masticare, senza distogliere gli occhi da lui, la sua parte di tanga commestibile.
C’ era silenzio e tensione, sembrava quasi che persino gli altri avessero smesso di respirare.
Fu Tom ad interrompere quell’ apparente silenzio.
<<  Bhè, il tuo giudizio di donna?  >>.
<<  Niente male, ma nulla di eccezionale ... Concordo con Bill sugli orsetti gommosi ... Chi lo dice che non possano essere “divertenti” anche quelli?  >>.
Tom rise.
-  ... Piccola sfacciata ... Dove hai tenuto tutte queste fantasie erotiche fino adesso? ...  -.
Poi decise di risponderle.
<<  Assolutamente nessuno, specialmente se disposti su un bel corpo e mangiati da lì direttamente con la bocca ...  >>.
<<  Oooook ... Adesso basta però! Passiamo ad altro ... State diventando imbarazzanti!  >>.
Esclamò Georg.
<<  Da adesso in poi solo acqua per voi due! Persino la coca cola potrebbe essere deleteria ai vostri neuroncini fusi!  >>.

Risero molto, quella notte, giocarono a cuscinate, come i bambini, mangiarono schifezze, ancora e ancora, poi crollarono addormentati in salotto.
Georg buttato su una poltrona, Gustav tra i cuscini sul pavimento Tom sbracato sul divano, il sedere scivolato sui cuscini, le gambe larghe, un braccio dietro la nuca, uno sulla spalla della ragazza che si era addormentata, la testa appoggiata sulla gamba del ragazzo.
Nonostante tutti i discorsi piccanti che avevano potuto inscenare quella sera, Bill non aveva mai visto suo fratello in maniera più dolce di quel momento.
Il volto sereno, nessuna ambiguità nell’ espressione beata di chi sta dormendo il sonno del giusto.
C’ era familiarità in quell’ immagine che si palesava miracolosamente davanti ai suoi occhi :
Tom con una ragazza e nessuna intenzione di portarsela a letto.
Bill, a gambe incrociate, appoggiato con i gomiti al tavolino, non riusciva a fare a meno di osservarli.
Passò lo sguardo da Tom ad Andrea.
Le lunghe gambe nude raccolte, il viso rilassato, i capelli asimmetrici e adesso corvini sparsi sulla gamba di Tom, indossava un’ enorme maglietta di suo fratello che le arrivava a metà coscia e le lasciava maliziosamente scoperta una spalla candida, su cui una ciocca più lunga e ribelle delle altre si posava leggera.
Era bella.
Non che lui se ne accorgesse solo adesso, ma solo adesso sembrava avvertire una fitta dolorosa al pensiero che quella bellezza presto avrebbe lasciato il suo lavoro, la sua casa, tutti loro ...
Lui.
Alla fine si addormentò.

La mattina dopo un invadente raggio di sole che penetrava dalla finestra giocando fastidioso tra le tende ed il suonare insistente del citofono del cancello svegliò Georg che, stiracchiandosi, fece in tempo a vedere un Gustav già vestito che andava a controllare chi fosse e Andrea alzarsi stiracchiandosi.
<<  E’ il tuo ragazzo, Andy  >>.
La voce atona quanto l’ espressione di Gustav fece trasalire Georg e la ragazza stessa che, di certo, non si aspettava quella sorpresa apparentemente non molto gradita.
Si alzò e, senza fiatare, si diresse alla porta.
-  ... Fabrizio? Cosa ci fa lui qui? ...  -.
Ma, forse per via della levataccia traumatica, forse per via del fastidioso mal di testa post sbronza o per colpa delle poche ore dormite la notte precedente, i suoi pensieri non erano del tutto coerenti e tendevano a schizzare fastidiosamente da una parte all’ altra del suo cranio rimbombando maledettamente, aggravando di minuto in minuto l‘ emicrania che sentiva arrivare fastidiosa.
Dimentica di avere addosso semplicemente una delle magliette di Tom, aprì un poco la porta trovandosi davanti il suo ragazzo perfettamente vestito di un paio di jeans, una giacca blu e una camicia che riprendeva esattamente il colore azzurro scuro dei suoi occhi che adesso erano puntati su di lei, apparentemente inconsapevoli dell’ aspetto decisamente più informale, per usare un eufemismo, di Andrea.
Ma quegli occhi non erano inconsapevoli, piuttosto, stavano guizzando rapidi alle spalle della ragazza, cercando di intravedere cosa lei stesse cercando di nascondere.
Quello che vide fu un ragazzo con un paio di jeans addosso, solo quelli, che si avvicinò alla porta con un sorriso decisamente preimpostato sulle labbra.
<<  Buongiorno ... Fabrizio, se non ricordo male, vero?  >>.
<<  Sì, buongiorno  >>.
Rispose freddo il giovane uomo allungando una mano verso il castano che, del tutto imprevedibilmente, lo invitò ad entrare, sotto lo sguardo sbigottito di Andrea che cercò di riprendersi immediatamente da quello choc.
-  ... Ma ... Che cazzo ha intenzione di fare, Georg? ... E’ impazzito, non può essere altrimenti ...  -.
<<  Georg ...  >>. Provò a dire timidamente, la voce appena strozzata.
<<  ... Ehm ... Forse non è il caso ... Magari potremmo andare alla depandance ...  >>.
<<  E perché mai? E’ ora di colazione, possiamo offrirgli un caffè no? ... Se ti riferisci al disordine ...  >>.
Il castano si volse verso Fabrizio.
<<  Siamo uomini, immagino che non si scandalizzerà di certo davanti a qualche pop corn per terra o a qualche bottiglietta di birra sparsa in giro ... Non c’è nulla di cui né io né nessun’ altro  >> sottolineò.
<<  Debba vergognarsi ... >>. Sorrise sghembo in direzione dell‘ ospite.
Sorriso che venne ricambiato prontamente da uno freddo e falsamente cortese di Fabrizio.
-  ... Uomini ... Io forse lo sono ...  -.
E, con questo pensiero poco gentile verso chi gli aveva appena offerto di entrare in casa sua a prendere un caffè, superò Andrea senza degnarla di uno sguardo, passando oltre, diretto in cucina dove lo attendeva una scena poco dignitosa.
Almeno ai suoi occhi.

Bill e Tom si erano svegliati a loro volta ed avevano accolto in due maniere decisamente differenti la notizia, data da Gustav, dell’ arrivo di quell’ estraneo in casa loro.
Bill si era chiuso in un ostinato silenzio, turbato dall’ espressione fin troppo maliziosa e vagamente subdola di suo fratello.
<<  E’ un po’ in anticipo mi pare ... Andrea lavora per noi ancora fino a domattina ... Vedremo se avrà voglia di restare qui ...  >>.
Bisbigliò con un sorriso sghembo e malvagio.

Non appena entrato nell’ ampia, luminosa cucina, davanti al suo sguardo apparentemente imperturbabile trovò, in ordine :
un Georg ancora in jeans che, sempre sorridendo, lo invitava ad accomodarsi, un Gustav, palesemente fresco di doccia che preparava un caffè e che lo salutò in maniera cordiale e due sottospecie di amebe insonnolite.
La prima, quella con una inguardabile massa di orrende, disordinatissime treccine nere aggrovigliate, aveva un ghigno che sarebbe dovuto essere cortese e che risultava semplicemente foriero di qualcosa che Fabrizio non riuscì a decifrare, seppure gli sembrasse tutt’ altro che gradevole ed indossava solo un paio di boxer blu, l’ altra, quella specie di signorina che, per quanto ricordasse doveva essere il cantante del gruppo, con i lunghi capelli corvini che ricadevano sufficientemente arruffati sulle spalle, una orrida tuta di un fastidioso, accecante color arancione e nera, chiuso in un’ espressione imbronciata e silenziosa.

Si accomodò con disinvoltura su uno degli alti sgabelli che circondavano la penisola della cucina e osservò attento i movimenti della ragazza intenta, aiutata da Georg, a preparare la colazione.
Adesso, presa in quei gesti che le risultavano semplici e assolutamente naturali, Andrea aveva dimenticato la presenza di quel quinto ragazzo che stonava maledettamente in quella cucina, in quella casa, in quella città, in quella sua vita ...
Il pensiero improvviso la paralizzò con una tazza ferma a mezz’ aria.
Aveva due vite ...
E quella precedente, che sembrava essere tornata a palesare prepotentemente la sua esistenza nel corpo e nella presenza di quel ragazzo, il suo ragazzo, non le mancava affatto.
Chiuse gli occhi per un istante, cercando di riprendere il controllo su sé stessa, poi si voltò sorridente e preparò la tavola per la colazione.
Non fu esattamente una passeggiata visto che il ripiano era ingombro di ogni sorta di involucro vuoto abbandonatovi sopra la sera precedente.
Tom spinse, con noncuranza una scatolina proprio sotto il naso del ragazzo.
Fabrizio la osservò un istante, giusto il tempo necessario per comprendere di cosa si trattasse.
Andrea, vedendo lo sguardo del suo ragazzo mutare impercettibilmente, si sporse rapida sul tavolo e arraffò veloce la scatola che aveva contenuto il tanga, incrociando gli occhi con quelli di lui che la osservavano con decisione.
<<  E’ solo uno scherzo ...  >>. Sussurrò lei cercando di giustificarsi.
<<  Immagino ... >>.
Rispose lui con un sorrisetto sarcastico ed un tono che non piacque per nulla a Tom, ne a nessuno dei ragazzi che avevano assistito a quel breve scambio di parole e di sguardi.
Quel tipo trattava la loro Andy con la sufficienza di chi si crede superiore, Tom era certo che stesse pensando che lui lavorava mentre lei stava in casa di cinque ragazzi a fare la poco di buono ...
Vide rosso in pochi istanti.
-  ... Come si permette? Chi si crede di essere questa specie di pallone gonfiato e supponente? ... Non ha ben chiaro chi si trova davanti e chi si sta mettendo contro ...  -.

Una volta che la tavola fu sistemata e la colazione servita, Andrea si sedette sul ripiano accanto al lavandino, con una tazza di caffè lungo e fumante in mano e la speranza che bastasse per farle passare almeno un po’ quel fastidioso mal di testa che la stava tormentando.
<<  Andy! Hai dimenticato i miei cereali ... Lascia, ci penso io  >>.
Dicendo questo Tom si era alzato ed avvicinato alla ragazza facendole l’ occhiolino.
Andrea non credeva di aver compreso cosa Tom volesse intendere, ma una vaga idea le venne in mente mentre lui le si sdraiava addosso, allungandosi per raggiungere la mensola più alta del mobiletto che stava proprio sopra di lei.
<<  Ragazza! Sei sempre in mezzo ai piedi!  >>.
E, detto questo, senza darle il tempo di spostarsi, le afferrò le gambe richiudendole attorno ai propri fianchi sottili, la costrinse a chiudere le braccia attorno al suo collo, poi le afferrò poco elegantemente il sedere tirandosela addosso per poi riposarla sul ripiano qualche passo più in là.

Andrea, stretta al corpo di Tom, leggermente intontita dal palesarsi virile di lui, la pelle contro la propria, le sue mani attorno al collo di lui, lo aveva osservato con gli occhi sgranati, chiedendogli implicitamente, cosa cazzo stesse facendo.
Ma il sorriso sornione ed innocente che lui le rivolse, accennando brevemente con la testa al ragazzo seduto alle loro spalle, le fece scappare uno sbuffo divertito che fu chiaramente udito da tutti.

Ben presto, con uno sguardo furente, Fabrizio si alzò da tavola, ringraziando e richiamando a sé la ragazza con un gesto, così come si potrebbe chiamare un cane.
In quel momento Tom si chiese se, con il suo innocente scherzo, non avesse messo nei guai Andy.
<<  Forse ho un po’ esagerato ...  >>.
<<  Lo credi davvero?  >>.
Fu la laconica risposta di Bill che, sbattendo malamente lo sgabello, si diresse alle scale deciso a chiudersi in bagno per le prossime due ore, almeno.
Ma per andare al piano di sopra dovette, necessariamente, passare accanto all’ entrata ed assistere ad una conversazione che, non aveva dubbi, quel ragazzo avrebbe desiderato mantenere privata.

<<  Forse sarebbe il caso che tu andassi a vestirti, prendessi le tue valige e venissi in albergo con me ... Partiremo domattina presto  >>. Il tono sembrava non ammettere repliche.
<<  No  >>. Fu la semplice risposta della ragazza.
<<  No???  >>. Chiese sarcastico lui.
<<  Non credi di esserti divertita abbastanza con questi quattro bambocci?  >>.
<<  Divertirmi?!? Io ci lavoro, per loro, e non sono dei bambocci!  >>.
Andrea si stava alterando, una sottile rabbia serpeggiava nella sua voce.
<<  Certo! Lavorando! Tutte le interpreti di questo mondo lavorano con addosso solo una maglietta appartenente ad un dei suddetti datori di lavoro e utilizzano dell’ intimo commestibile, vero?  >>.
La ragazza rimase scioccata per qualche secondo.
<<  Mi stai dando della poco di buono, Fabrizio?  >>. Il tono era minaccioso e fermo.
<<  Non abbiamo fatto nulla di male, ci siamo solo svagati un po’ ieri sera ed io non ti devo alcuna spiegazione!  >>.
Il tono di voce che si alzava un po’ ad ogni parola furente che fuoriusciva dalle sue labbra.
<<  E poi ... Sono pagata fino a domani mattina e fino a domani mattina resterò qui!  >>.
<<  Certo! A preparare la colazione e a cercare i vestiti sparsi in giro per casa di quelle mezze cartucce che si credono delle grandi star, non è vero?  >>.
<<  Quelle mezze cartucce, come le chiami tu dall’ alto della tua immane ignoranza e presunzione, sono delle rockstar ... E per quello che ne so a te non dispiace quando ti preparo da mangiare o raccolgo, lavo e stiro i tuoi di vestiti!  >>.
Il ragazzo, punto sul vivo, le afferrò forte il polso, stringendolo fino a strappare un gemito soffocato alla ragazza, ed avvicinò pericolosamente il viso a quello di lei, ringhiandole in faccia.
<<  Tu sei la mia ragazza, mia, capisci? Non sei la fidanzatina di questi quattro frocetti!  >>.

Davanti all’ espressione scioccata della ragazza Bill non potè restare nascosto dietro la porta e cominciò freneticamente a pensare ad una scusa plausibile per poter entrare nell‘ atrio senza dare l‘ impressione di aver ascoltato tutta la conversazione avvenuta tra i due.
Fece l’ unica cosa che gli venne in mente.
Estrasse dalla tasca della tuta il suo cellulare e compose il numero della ragazza, facendole squillare l’ apparecchio posato sul tavolino del divano, corse a prenderlo e comparve annunciato dalle note di “ Ten Black Roses “, la suoneria scelta da Andrea, nell’ atrio, porgendolo a lei, davanti allo sguardo poco gentile di Fabrizio che, sentendolo avvicinare, aveva repentinamente lasciato il polso della ragazza che si era voltata verso Bill.
<<  Oh, scusatemi ma ... Andy, ti suona il cellulare ...  >>.
Prima che la ragazza potesse rispondere, Fabrizio le disse che l’ avrebbe aspettata l’ indomani mattina in un albergo vicino all’ aeroporto e, senza degnare di uno sguardo o di un saluto il ragazzo moro ancora impalato davanti alla porta, si volse e se ne andò a passo svelto.

Andrea non fece in tempo ad accettare la chiamata che il cellulare smise di suonare, alzò lo sguardo e si accorse di essere rimasta da sola nell’ atrio.
Fabrizio se ne era andato, Bill era salito al piano di sopra e lei stava impalata davanti alla porta ancora aperta con in mano il cellulare, spettinata, la sola maglietta di Tom addosso, i piedi nudi ed un sacco di pensieri che non sembravano affatto decisi a trovare un giusto posto nella sua testa.
Pigiò il tasto delle chiamate perse ed i suoi grandi occhi grigi parvero occupare tutto il suo viso.
Il numero dell’ ultima persona che aveva provato a chiamarla, poco prima, lampeggiava insistendo per sapere se lei volesse richiamare.
Spense il cellulare.
Qualsiasi cosa avesse avuto da dire a Bill, non era necessario richiamarlo.
Avrebbe potuto dirglielo una volta che fosse uscito dal bagno ...

Sedendosi sul divano, lasciando vagare lo sguardo su quel desolante casino che la circondava, dubitava che gli avrebbe detto nulla.
-  ... Cosa dovrei dirgli, dopotutto? : scusa, ma il mio ragazzo è un povero idiota che non capisce un cazzo di musica e meno che nulla di buone maniere e adesso mi sto vergognando come un cane all’ idea che tu abbia visto che razza di stronzo sa essere e che sappia che, suddetto stronzo, me lo sono andata a scegliere proprio io ... Io che non ho fatto altro che sgridare Tom per come tratta male le donne? ... Sì, certo ...  -.
Quell’ ironia che si palesava nella vocetta saccente e fastidiosa della sua coscienza la irritava notevolmente.

Mentre se ne stava ancora rannicchiata sul divano, questo sprofondò accanto a lei cedendo sotto il peso del ragazzo che vi si era lasciato poco elegantemente cadere seduto.
Tom adesso la osservava di sottecchi :
le ginocchia raccolte, la sua maglietta maltrattata, che lei aveva tirata fino a coprirsi con essa le caviglie, lasciando intravedere sola la punta dei suoi piedi scalzi.
Ma non gli importava.
Quell’ espressione triste e un po’ arrabbiata, gli parve, sul volto della ragazza valeva molto più degli ottanta euro sganciati per quella stupida maglietta.
<<  Scusami per prima ... Volevo solo ... Non so ... Probabilmente volevo solo farlo incazzare perché sono uno stronzo ... Volevo che lui capisse che ... Bhé, che qui sei come a casa tua e che in qualche modo tu ... Ci appartieni ...  >>.
Il ragazzo aveva parlato passandosi un dito dietro l’ orecchio, in imbarazzo, e adesso si stava mordendo la lingua per ciò che aveva appena detto.
Sapeva quanto lei detestasse certe manifestazioni di stupida egoistica possessione, soprattutto se riguardava un’ altra persona, nel suo caso quasi sempre donne.
Secondo lei denotava mancanza di rispetto.
Lo credeva anche lui, dopotutto.
E adesso aveva detto quella infelice frase usando proprio lei come soggetto.
Colpevole si guardava le mani, senza osare alzare gli occhi su di lei, temendo lo sguardo inceneritore che gli riservava sempre in quelle occasioni.
Ma quando, spinto dal prolungato insolito silenzio di lei, specie quando lui offendeva l’ onore di un qualsiasi essere femminile, decise di alzare gli occhi, incontrò quelli dolci e un po’ intimiditi della ragazza, che si abbassarono veloci, impedendogli di scorgere fino in fondo ciò che celavano.
<<  Non devi scusarti, era solo uno scherzo ... Magari un po’ stupido, ma ... Casomai dovrebbe farlo lui ... E’ stato maleducato nei vostri confronti ... Per quello che riguarda i vostri diritti di appartenenza su di me ... Potrei fare un eccezione e non prendermela, per questa volta ...  >>.
Poi si volse sorridente e giocosa verso di lui.
<<  Del resto ... Non capita tutti i giorni di “appartenere” ai tokio hotel!  >>.
Gli si slanciò addosso rubandogli la fascia che conteneva i suoi capelli e scompigliò i suoi cornrows, dopo di che si alzò svelta e con un urlo ben poco delicato chiamò a raccolta anche gli altri.

Georg e Gustav apparvero dalla cucina dove, apparentemente, parevano essersi trincerati, probabilmente fin troppo consapevoli della guerra fredda che si era scatenata all’ arrivo di quello sconosciuto in casa loro.
<<  Bene ... Ora che ci siamo tutti, direi che per le prossime ...  >>.
Si guardò attorno portandosi pensosa un dito alle labbra.
<< ... Direi ... Due ore, se ci impegniamo, saremo occupati a riordinare questo sfacelo! Georg : sacchetti extralarge per l’ immondizia ...  >>.
<< Tooom ... Dove tieni le tue magliette?  >>. Chiese il ragazzo con aria innocente.
<<  Fottiti Hagen!  >>. Fù l’ altrettanto innocente e disinvolta risposta del chitarrista.
Gustav e Andrea scoppiarono a ridere.
<<  Gustav ... Sai che ti adoro e che per questo semplice motivo ti esonererei da tutto questo ma ... Temo che da sola non riuscirei a gestire questi due! Per cui, se sei così gentile da decidere di darmi una mano ...  >>.
Sorrise rivolta al batterista che le rispose con un sorriso radioso, mettendosi sull’ attenti.
<<  Scopa, paletta, strofinacci e detergenti vari in arrivo!  >>.
Poi sparì diretto alla dispensa.
Andrea raccolse le treccine di Tom in uno strofinaccio pulito, quelli di Georg in uno strano muccetto alto sulla testa e legò un grembiule ai fianchi di Gustav indossandone uno a sua volta.
<<  Bene! Adesso siamo pronti! All’ opera!  >>.
Mentre raccoglieva bottigliette vuote dal pavimento, Tom cominciò a borbottare tra i denti.
<<  Non è mica giusto però! Qui siamo tutti a lavorare ... E Bill?  Lui è dispensato dall’ ingrato compito di aiutarti?  >>.
<<  Tanto per cominciare, Tom, nel caso sarei io che aiuto voi ... E poi ...  >>.
-  ... Poi Bill mi ha già aiutata abbastanza, per oggi ...  -.
Avrebbe voluto aggiungere.
<<  Poi cosa, di grazia? Perché se ha fatto qualcosa che gli ha permesso di evitare tutto questo, voglio sapere di cosa si tratta ... Potrei farlo anche io ...  >>.
Andrea, presa in contropiede, alzò gli occhi su di lui alla febbrile ricerca di una qualche scusa da rifilare al ragazzo che adesso la osservava in sorniona attesa di una risposta, aggiustandosi buffamente lo straccio sulla testa.
Lei sorrise.
<<  Bhé ... Non credo che tu possa fare quello che fa Bill ... Lui ... Bhé ... Lui è semplicemente Bill ... Hai presente? Sempre gentile e disponibile, un po’ capriccioso ma in maniera talmente adorabile, un po’ naturalmente infantile ... E quegli occhioni ...  >>.
Elencò con falsa aria rapita, giusto per il semplice gusto di irritarlo un po’.
<<  Ehhhh, amico mio ... Mi sa che tu non possa recuperare tutto in pochi minuti ... Anzi, non potresti e basta! Argomentazione impeccabile mi pare!  >>.
Gli disse Georg con aria di cordoglio, battendogli una mano sulla spalla.
<<  Ti conviene tirare su la mascella e rimetterti al lavoro!  >>.
<<  Umpf!  >>. Sbuffò il ragazzo senza trovare alcun argomento per poter ribattere.

Bill, avvolto da un morbido accappatoio che profumava lievemente di mughetto, stava ad occhi chiusi davanti allo specchio del bagno, stringendo convulsamente il marmo bianco del ripiano.
Non voleva vedere l’ immagine che vi si rifletteva, sapeva esattamente cosa vi avrebbe trovato :
una rabbia repressa e sofferente per quello a cui si era ritrovato, suo malgrado, ad assistere.
Certo, non lo aveva fatto apposta, ma lo aveva visto e, adesso, avrebbe voluto poter tornare indietro ed evitarsi tutto questo.
Avrebbe desiderato continuare a pensare che lei sarebbe tornata in Italia dal suo ragazzo che la amava e che la trattava talmente meravigliosamente bene da impedirle di accettare di firmare un nuovo contratto con loro.
E invece ...
Aveva visto la verità di quella bugia che, avrebbe dovuto capirlo, era troppo apparentemente perfetta per essere totalmente vera.
Ma era stato rintanato nel bagno fin troppo a lungo.
Nella migliore delle ipotesi Georg sarebbe potuto salire e buttare giù la porta mentre Andrea avrebbe chiamato un’ ambulanza, temendo che si fosse sentito male, nella peggiore, suo fratello in persona sarebbe salito a stanarlo dal bagno, trascinandolo a forza di sotto e, magari, stressandolo per sapere cosa cazzo gli stava succedendo.
Non voleva dare spiegazioni a suo fratello.
Dubitava che gliene avrebbe potute fornire di plausibili.
Aprì gli occhi, si vestì con un paio di pantaloni neri di una tuta e una maglietta a mezze maniche rossa, raccolse gli asciugamani e l’ accappatoio profumato, per metterli nel cesto della roba da lavare come Andrea desiderava si facesse, poi posò la fronte su quella piccola e pelosa di Macky che era rimasto immobile seduto sul lavandino, aspettandolo.
<<  Chi farà profumare così il mio accappatoio quando lei se ne sarà andata?  >>.
Gli chiese con un filo di voce.

Infine decise di scendere le scale e si ritrovò davanti una scena che gli fece dimenticare per un attimo quei pensieri incoerenti :
Tom stava chinato sotto al divano col sedere per aria, mentre Georg lo teneva sollevato apparentemente senza sforzo alcuno, Gustav stava passando un buffo bastone peloso e colorato che lui non ricordava di avere mai visto, sulle mensole più alte, in precario equilibrio su una sedia ed Andrea stava passando uno straccio immacolato sui vetri della finestra, dove, la sera prima, a causa dell’ idiozia di suo fratello che aveva shakerato la sua lattina, lui aveva schizzato con la coca cola.
Si avvicinò alla ragazza e le tolse di mano lo strofinaccio.
<<  Lascia ... Faccio io ...  >>.
E prese a muoverlo un po' goffamente in senso circolare, come aveva visto fare a lei.

Quando le dita di Bill le avevano sfiorato la mano lei era rabbrividita.
Lui aveva un dolce profumo di ciliegia e i capelli ancora umidi liberi di ricadere sulla sua maglietta attillata, bagnandola leggermente, aveva il viso perfettamente pulito, ogni traccia di trucco sfatto era sparita per lasciare spazio a quel viso un po’ adulto e un po’ bambino che aveva e che lei adorava così ...
Nudo, privo di qualsiasi segno che cercasse di nasconderlo.
Raccolsero ogni cartaccia, ogni bottiglia e lattina, pulirono ogni macchia appiccicosa, aspirarono ogni singola briciola di pop corn da ogni poltrona e dal grande divano ed infine fu un piacere osservare quei quattro che facevano a gara per decidere chi di loro avrebbe dovuto passare lo straccio sul pavimento.
<<  Io non ci penso nemmeno ... E neanche voi dovreste!  >>.
Esclamò il chitarrista puntando un dito feroce sulle due G.
<<  Noi abbiamo passato più tempo a pulire di lui  >>.
E a queste parole il dito si spostò fulmineo su Bill.
<<  Quindi tocca a lui!  >>.
Bill, non molto in vena di discutere col suo, decisamente poco adorabile, gemello, prese in malo modo in consegna lo straccio e lo spazzettone e si diresse nel salone, gettando direttamente sul pavimento una abbondante dose di detersivo.
<<  Biiiil!!! Se fai così rischi di dover passare le prossime due settimane nel tentativo di sciacquare il pavimento! Lascia stare dai, divina! Ci penso io, ok? ... Ti sdebiterai a tempo debito di questo favore ... Adesso vai di là!  >>.
La voce di Gustav era giunta assordante ma decisamente gradevole alle orecchie di Bill che, effettivamente, non aveva la più pallida idea di come si facesse a lavare un pavimento ottenendo un risultato almeno accettabile, sebbene avesse spesso osservato sua madre farlo, nei lunghi pomeriggi della sua infanzia, quando stava in casa con lei, troppo timido e spaventato da quei bambini più grandi che lo avrebbero tormentato se avesse messo piede fuori casa, magari al parco.
Tom correva il rischio spesso, con molto più coraggio di lui, ma erano molte le volte in cui decideva di restare a casa solo per fargli compagnia, restando seduto assieme a lui sulle scale ad osservare la mamma, il piccolo volto identico al suo appoggiato alle ginocchia aguzze raccolte al petto, nella sua stessa identica posizione.
Erano questi ricordi che impedivano a Bill di avventarglisi contro con i suoi artigli quando lui lo derideva pubblicamente, come stava facendo in quel momento.
<<  Bill! O sei abbastanza furbo da sapere come evitare le fatiche, cosa di cui dubito seriamente, o sei davvero un incapace impedito!  >>.
Suo fratello lo amava, lui lo sapeva, e tanto gli bastava.

Non appena ebbero finito e tutti si furono lavati e cambiati, si accorsero di avere davanti ancora parecchie ore a disposizione e di non sapere come riempirle.
Stavano seduti in un imbarazzante silenzio, quell’ ultimo giorno sarebbe volato, ognuno di loro lo sapeva perfettamente, ma al momento i minuti sembravano trascinarsi lenti e privi di qualsiasi scopo.

                                                                                       **********



La macchina scivolava silenziosa per le strade stranamente tranquille quel giorno.
<<  Vorrei che ... Avesse più tempo, sai?  >>.
<<  A chi ti riferisci?  >>.
Domanda stupida e retorica :
sapeva esattamente a chi si stava riferendo.
<<  E’ sempre stato così per lei ... Ha bisogno di tempo ... Non per affezionarsi, caso mai ce ne fosse stato bisogno ... E non ce n’ era ... Ma per lasciarsi andare ... Per fidarsi di loro ...  >>.
<<  O forse per fidarsi di sé stessa, direi ...  >>.
Concluse David, voltandosi verso la sua donna.
Quel breve scambio di battute con Nadia non cambiava le cose.
La mattina seguente Andrea sarebbe tornata in Italia e nessuno di loro poteva fare nulla per impedirlo.
Non che non ci avessero provato.
Entrambi.
Nadia aveva passato ore con lei, parlando di qualcosa che Andrea non voleva affrontare, cercando di farla ragionare e David ...
Lui, all’ insaputa dei suoi ragazzi, per evitare di dar loro deboli basi su cui posare delle altrettanto deboli speranze, aveva più volte proposto alla ragazza un ennesimo contratto di lavoro.
Cosa che lei aveva prontamente e gentilmente rifiutato e che lui, notando quanto ogni volta le sue parole, quel suo offrirle quell’ opportunità, sembrasse ferirla, aveva smesso di fare.

Adesso si stavano recando a casa dei ragazzi.
Avevano riflettuto molto sul da farsi, credevano che avessero il diritto di stare un po’ fra di loro, ma sapevano anche che quell’ ultimo giorno non sarebbe stato semplice da affrontare, così alla fine avevano optato per andare a trovarli nel primo pomeriggio e adesso era proprio da loro che erano diretti.
David posò la mano su quella che la ragazza teneva abbandonata sulla sua gamba, trovandola pronta ad accogliere la sua e a stringere le sue dita tra le proprie.
L’ uomo sorrise.
A suo tempo era stato un felice farfallone che svolazzava da un fiore all’ altro, cosa che gli risultava piuttosto facile data la fama, seppure abbastanza modesta e circoscritta, che aveva ottenuto con i Bed & Breakfast, poi, sfumata la celebrità, era andata diminuendo anche la sua fama di sciupafemmine e, pur riducendo drasticamente il numero di donne con cui usciva, non aveva mai desiderato averne una sola accanto.
In seguito erano arrivati quei quattro ragazzini affamati di successo, ma ancora di più, divorati dal desiderio di sfondare grazie alle loro capacità.
Con il loro entusiasmo, il loro innegabile talento, la loro spontaneità, la loro incredibile forza di volontà.
Quella aveva convinto David fin dal primo istante :
la loro forza.
Quella di Georg nascosta dietro quell’ aria seria e apparentemente disciplinata, quella di Gustav, celata dietro a quel silenzio un po’ imbarazzato di chi, a volte, non si sentiva all’ altezza, quella di Tom rintanata dietro quell’ espressione da sbruffone, e quella di Bill, che non la nascondeva dietro nulla ma la palesava in quel suo enorme contagioso sorriso che occupava praticamente tutto il suo piccolo volto.
Da quel momento in poi lui, David, aveva dimenticato quasi del tutto le donne per preoccuparsi ed occuparsi di loro.
E non rimpiangeva nemmeno un istante che aveva occupato in quel modo.
Del resto, se adesso aveva seduta al suo fianco quella donna, quella che era riuscita, col suo adorabile caratteraccio, a fargli desiderare di fermarsi, doveva ringraziare proprio loro, la loro necessità di avere un’ interprete, l’ insistenza di Bill, la caparbietà di quella ragazzina ...
Voleva bene ai suoi ragazzi ...
Erano la sua famiglia ed Andrea ne faceva ormai parte a tutti gli effetti.
Ancora stringendo la mano di Nadia, svoltò all’ interno del cancello che aveva aperto col telecomando a distanza e posteggiò l’ auto sul vialetto di ghiaia chiara davanti alla porta.
Scese aprendo la portiera della ragazza e suonarono al campanello in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

All’ interno della sala, nel silenzio che li aveva avvolti, i cinque ragazzi sobbalzarono al suono del campanello.
Andrea fu la prima a scattare in piedi come una molla, quasi volesse sottrarsi da una situazione poco piacevole.
Bill lo notò.
-  ... Non vuole stare con noi ...  -.
Questa semplice constatazione lo feriva.

Non appena ebbe aperto la porta, l’ immagine che Andrea si trovò di fronte la fece sorridere, come ogni volta : vedere David e Nadia mano nella mano, la commuoveva in maniera sciocca ma insopprimibile.
Conosceva Nadia meglio di quanto conoscesse sé stessa.
Sapeva quanto detestasse certe smancerie.
L’ aveva vista passare da un ragazzo all’ altro con estrema semplicità e scappare ogni volta che qualcuno provava a legarla.
Ma David ...
Sembrava essere riuscito nell’ impresa.
Certo, il loro non era uno di quei rapporti fatti di mille moine e vezzeggiativi sciocchi; Nadia non si sarebbe mai sognata di chiamarlo cucciolo né avrebbe mai accettato di lasciarsi chiamare tesorino o cavolate simili, ma ...
L’ affetto che c’ era fra i due era palese, e non era semplice affetto :
l’ amore si svelava nei loro occhi ogni volta che posavano lo sguardo l’ uno sull’ altro, non necessariamente nello stesso momento.
Aveva visto certi sguardi che la giovane donna posava, quasi adoranti, sull’ uomo e quelli altrettanto dolci, quasi increduli che lui le poneva delicatamente addosso.
Andrea era contenta per loro.
Certo, le dispiaceva per Tom e per quegli attimi di tensione che tutto questo aveva portato tra lui ed il manager ma, una volta di più, aveva potuto rivalutare il ragazzo :
aveva compreso che Nadia non faceva per lui, aveva capito che poteva essere qualcosa di più che un capriccio per David ed aveva accettato le cose per quelle che erano.
Era fiera di lui.

Adesso se ne stava beata tra le braccia della sua amica che seppe essere arrivata in Germania il giorno precedente.
<<  Devo assolutamente farti vedere una cosa, Nadia!  >>.
E dicendo questo, avvisando con un urlo i ragazzi ancora in sala, portò l’ amica di sopra, nella camera di Gustav, dove aveva messo tutta la roba che aveva acquistato e che i ragazzi le avevano regalato il giorno prima.
Nadia parve apprezzare particolarmente il libro di ricette di Gustav; non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma era praticamente dipendente dai dolci, e rise come una matta quando le raccontò della visita al sexyshop che aveva scelto Tom.
Ma Andrea si era improvvisamente intristita e la risata di Nadia si spense piano.
<<  Cosa è successo, Andy? A me puoi dirlo, lo sai ...  >>.
<<  stamattina Fabrizio si è presentato qui ...  >>.
Sapeva che era inutile mentire con lei.
<<  E si è comportato come un vero, totale stronzo maleducato ... Certo, Tom magari ha messo in atto uno scherzo non proprio delicato ma ... Cazzo! Non si fida di me ... E parla di matrimonio! Come può?  >>.
La rossa corrugò la fronte.
-  ... Matrimonio? ... Questa mi risulta nuova ... Perché Andy non me lo ha detto prima? ...  -.
La ragazza rimase qualche minuto in silenzio, poi la abbracciò.
Cos’ altro avrebbe potuto dirle adesso?
Nulla ...
Anche se avrebbe desiderato prenderla a calci e dirle che sarebbe stata una stupida se avesse accettato di sposare quel ragazzo, soprattutto dopo la maniera pessima in cui si era comportato, soprattutto dopo averle dimostrato, una volta di più se ce ne fosse stato bisogno, che non la rispettava come donna e come lavoratrice, soprattutto adesso che finalmente aveva capito, sebbene non ancora ammesso, di non esserne più innamorata.
-  ... Perché è così, vero, Andy? ... Lo hai amato e tanto da ragazzina ... Ed era giusto, era bello, ma ... Ma adesso non è più così ... E tu lo sai ... Maledizione!  -.
Di nuovo quel desiderio difficile da reprimere, di prenderla a calci.
La strinse più forte a sé.
Detestava vederla soffrire, e lo detestava maggiormente quando fingeva che andasse tutto bene.

Nella sala le cose erano un po’ migliorate; l’ arrivo di David aveva portato una sferzata di energia a quella conversazione che faticava a decollare.
<<  Hai portato la tua bella nella tana del lupo ...  >>. Ghignò Tom.
David scosse il capo con un sorriso sulle labbra.
Sapeva che Tom stava scherzando, sebbene non sottovalutasse, mai, il fascino che esercitava in ampia scala sul genere femminile.
Sapeva che poteva fidarsi di lui.
C’ erano stati giorni in cui si era roso il fegato dandosi dell’ idiota per quel suo sentirsi in competizione con un ragazzino di ben diciassette anni più giovane di lui, eppure ci si era sentito.
Ed aveva vinto.
-  ... No, Dave ... Non hai vinto, né lui ha perso ... Avete fatto l’ unica cosa che potevate fare : lasciar decidere a lei ... Ed ha scelto te ... Sei solo stato maledettamente fortunato ... Avevate le stesse identiche chance, semplicemente il destino ti ha sorriso ... E anche lei ...  -.
Pensò rivolgendo un sorriso alla rossa.
<<  Sì, ce la ho portata e so che non la devo difendere ... Si sa difendere benissimo da sola ...  >>.
Sorrise a Tom che ricambiò il sorriso con una pacca sulla spalla chiedendogli se gli andasse una birra.
Poco dopo, seduti al tavolo della cucina, chiese ai ragazzi cosa avessero intenzione di fare, quel giorno.
<<  E’ l’ ultimo giorno che passa con noi ... Cosa avete deciso?  >>.
Il silenzio imbarazzato che seguì, in risposta alle sue parole, lo spinse a fare quella proposta.
<<  Sentite  >> disse rivolto a Bill e Tom.
<<  Vostra madre mi è sembrata entusiasta di lei ... Ed è da un po’ che non la andate a trovare tutti assieme ... Perché non andiamo a trovarla? Sono sicuro che le farà piacere salutarla prima che parta ...  >>.
I ragazzi accolsero bene la proposta e, non appena giunsero nella cucina, avvisarono Andrea e Nadia che si dissero entusiaste e, poco dopo si erano divisi tra il suv di Tom e la audi di David.
Nadia aveva chiesto ad Andrea di andare in macchina con loro e si sedette sul sedile posteriore con l’ amica tormentando un David falsamente scocciato con il racconto dettagliato della giornata precedente.
In realtà all’ uomo faceva piacere sentire che si erano divertiti ed ascoltò sorridendo le parole delle due ragazze.

Ben presto giunsero davanti alla villetta dei genitori dei ragazzi e David seguì l’ auto di Tom all’ interno del cancello posteggiando accanto al ragazzo e aprendo galantemente la portiera alle ragazze.
Poi si diressero tutti assieme sulla porta e suonarono.
L’ espressione estasiata di Simone alla vista di tutti i suoi ragazzi fu impagabile, la sua felicità si manifestava chiaramente nei suoi occhi nocciola, e li accolse tutti con un caloroso abbraccio.
<<  Tu sei nuova ...  >>. Disse rivolta a Nadia.
<<  Sì signora ... Spero di non disturbare, ma Dave mi ha assicurato che non le sarebbe dispiaciuto se fossi venuta anche io ... Sono Nadia, un’ amica di Andrea ... Piacere di conoscerla  >>.
Aveva parlato tenendo gli occhi, verdissimi, puntati in quelli della donna che la prese immediatamente in simpatia.
Le ricordava un po’ il suo Tom in quanto a sfacciataggine ed in parte David nella sua educata sicurezza di sé.
<<  Andrea lavora per i ragazzi e tu?  >>.
Chiese Simone facendo accomodare tutti e chiamando a gran voce Gordon.
<<  Io no, purtroppo ... Non mi sono guadagnata col lavoro la mia presenza qui ...  >>.
Sorrise la rossa e Simone notò un lieve rossore sul volto della giovane, immediatamente celato.
<<  No ... In effetti le è bastato maltrattare David e me ... Ma molto di più Dave, per entrare a fare parte della famiglia dei Tokio Hotel!  >>.
Rise Tom, cercando di trarre Nadia in salvo da quella situazione un po’ imbarazzante.

-  ... Cosa dovrei dirle? Che vado a letto col manager dei suoi figli? ...  -.
Stava intanto pensando la ragazza, posando istintivamente uno sguardo dolce e pudico sul volto dell’ uomo, dal basso verso l’ alto, alla ricerca inconsapevole del suo aiuto.
Ma David non dovette dire nulla, a Simone non era sfuggito quello sguardo.
<<  David! Avresti dovuto dirmi che ti eri fidanzato!  >>.
Fu il turno dell’ uomo di imbarazzarsi.
In effetti non aveva mai dato quel nome al suo stare con Nadia.
Gordon era arrivato in salotto a trarre un po’ tutti da quell’ imbarazzo.
<<  Navid! Piacere di rivederti ... Ragazzi! E’ un sacco che non venite a trovarci tutti assieme! Georg, Gustav! Tutto bene?  >>.
I ragazzi ricambiarono la possente stretta dell’ uomo con un sorriso, sebbene non fossero sicuri di poter dire che stesse andando tutto bene.
Bill abbracciò Gordon e sua madre, che lo osservò attentamente.
C’ era qualcosa che non andava, c’ erano troppi sguardi celati o che venivano ben dissimulati, sebbene non potessero sfuggire ai suoi occhi di mamma.
E credette di capire che tutto rimandava ad Andrea, quella ragazza che adesso stava leggermente in disparte, in attesa di essere salutata, sempre intimidita dalla presenza dei genitori dei ragazzi, sempre silenziosamente educata.
<<  Andy, tesoro! Tutto bene? ... Venite, accomodatevi in salotto ... Credo proprio che Bill abbia una specie di radar per quello che mi riguarda ... Ho preparato una torta al cioccolato proprio questa mattina ... Va bene per tutti?  >>.
Chiese Simone sorridente.
Ad un cenno affermativo dei suoi inaspettati e graditissimi ospiti, la donna sparì in cucina per tornare qualche minuto dopo con una teiera fumante e una caraffa di caffè caldo.
<<  No, Bill! Non guardarmi a quel modo ... La torta è già cioccolato allo stato puro ... Non ti ho preparato la cioccolata calda!  >>.
Tutti risero dell’ espressione delusa del cucciolo di casa Kaulitz-Trumper per poi passare ad una conversazione piacevole ma non particolare.
Parlarono di come andavano le cose e del lavoro.
<<  Andrea ... Tutto bene?  >>.
Simone la fissava intensamente e la ragazza si sentì avvampare.
Era inutile continuare a girarci intorno.
<<  Sì ... Vede, in realtà oggi i ragazzi mi hanno portata a trovarvi per ... Bhè, per salutarvi ... Domattina il mio contratto lavorativo scadrà ed io tornerò a Milano, a casa ...  >>.
Quell’ ultima parola le era bruciata nella gola, ma doveva dirla, doveva dirla per sé stessa.
<<  ... Mi sarebbe dispiaciuto andarmene senza salutarvi ...  >>.
Sorrise volgendo lo sguardo su Gordon e Simone.
La donna, nascose prontamente la sorpresa che aveva provato a quella notizia.
Se ne sarebbe andata?
E ... E Bill?
Non diceva nulla?
Non faceva nulla?
Credeva di aver intravisto qualcosa negli occhi del suo ragazzo l’ ultima volta che l’ aveva visto, sapeva di non essersi sbagliata.
Ricordò di avergli consigliato di non affrettare le cose ...
Ma lo aveva detto semplicemente perché credeva che, le suddette cose, sarebbero venute da sé, e invece ...

Lei se ne andava, tornava dal suo ragazzo italiano e lasciava solo il suo Bill ...
Non poteva certo fargliene una colpa, ma non riusciva ad evitarsi quella punta di dolore per il suo cucciolo che appariva terribilmente strano ai suoi occhi, quel giorno.
A volte avrebbe voluto che i suoi ragazzi fossero come tutti gli altri figli che si allontanavano dal nido, troncando i rapporti con i genitori e creandosi una propria vita da cui loro erano esclusi nella maggior parte dei casi, invece fra lei ed i suoi figli era come se il cordone ombelicale non fosse stato mai del tutto reciso, in particolare con Bill.
Le sembrava di percepire sempre il suo umore, anche quando erano lontani.
In realtà amava questo loro rapporto speciale, sebbene vederlo stare male non fosse esattamente una cosa piacevole.
Non lo era mai stato.

Non appena ebbero finito la torta, Simone chiese ad Andrea se aveva voglia di aiutarla a portare le tazze ed i piattini in cucina.
Tom si era alzato per aiutarle, ma la mano che Nadia gli pose sul braccio lo fece desistere.
La rossa aveva intuito che le due donne avessero qualcosa di cui discutere, da sole.

Nella cucina il silenzio era pesante, rotto solo dall’ acciottolare delle tazze mentre venivano riposte nella lavastoviglie e dal chiacchericcio dei ragazzi rimasti in salotto con Gordon.
Andrea pensò che era abbastanza imbarazzante da spingerla a parlare.
<<  ... Sono arrivata lontano da casa mia, lontano dall’ Italia, ed ho visto la felicità ... L’ ho vista nascere e crescere ... Ma a volte ...  >>.
Deglutì imbarazzata, sapendo che la donna sapeva esattamente a cosa si stava riferendo, a quelle parole che lei stessa le aveva sussurrato abbracciandola, qualche mese prima.
<<  ... A volte ... Ci sono fiori che non vanno colti ... Che sono belli proprio perché sono intoccabili, ricoperti da spine che nessuna protezione può aiutarci ad aggirare ... Quello che ho avuto la gioia di trovare io era proprio uno di questi bellissimi fiori ... Ci sono molti motivi per cui devo lasciarlo stare ...  >>.
Simone l’ aveva osservata parlare tormentandosi le labbra e le dita, gli occhi fissi sulle mattonelle del pavimento, ed aveva sospirato.
<<  Se credi che sia la cosa giusta da fare ... Non posso certo essere io a dirti come comportarti ...  >>. Le alzò il viso fino ad incontrare i suoi grandi occhi grigi e leggermente sgomenti.
<<  Ma credo di poterti dire senza ombra di dubbio alcuno che a volte ... In rari, splendidi casi, ci sono fiori per i quali vale la pena graffiarsi le mani con le spine, correre il rischio ...  >>.
Poi le posò una mano sulla spalla avviandosi con lei in sala.
<<  Torniamo di là o ci daranno per disperse ...  >>. Le sorrise.

Bill si stava chiedendo come mai sua madre ed Andrea impiegassero tanto tempo per infilare la roba in lavastoviglie.
Temeva che sua madre stesse cercando di dissuadere la ragazza dal partire, portando alla sua attenzione argomenti di cui non sapeva nulla ...
O sì?
<<  Stai tranquillo ... Mamma non farebbe mai nulla per incasinarci più di quanto ci incasiniamo da soli  >>.
Il sussurro di suo fratello all’ orecchio lo distolse dai suoi pensieri.
Mosse il capo in un cenno affermativo, poi tornò a fissare la porta della cucina in attesa di vedervi comparire le due donne.
Non gli era capitato spesso, poiché Andrea stessa sembrava decisamente più piccola e sempre un po’ in imbarazzo con loro, ma in quel momento sentiva maledettamente il peso della sua giovane età.
Aveva quattro anni meno della ragazza e sette meno del suo fidanzato.
Si sentiva uno stupido ragazzino alla sua prima cotta estiva, quando si rende conto che l’ estate sarebbe finita e che l’ oggetto dei suoi desideri sarebbe tornato in città e lui l’ avrebbe perduta.
La sua estate stava per terminare.
Sarebbe terminata la mattina dopo in una, ancora fredda, giornata di fine aprile.

<<  Ti sei trovato proprio una bella ragazza, Dave, amico mio!  >>.
Stava dicendo Gordon in quel momento, posando uno sguardo ammirato su Nadia che, per l’ ennesima volta, era lievemente arrossita.
-  ... Ma guarda un po’ ... La mia stronzissima amica, quella che nulla poteva imbarazzare, sta diventando una mammoletta ... Stare con David le fa ... Bene ...  -.
Pensò Andrea sorridendo, entrando nella stanza luminosa.

Anche Tom l’ aveva notato.
Aveva notato come la rossa fosse cambiata in quegli ultimi tempi, da quando aveva deciso quale sarebbe stato il fortunato che le avrebbe camminato al fianco.
Era cambiata sotto molti aspetti.
Era sempre sexy e affascinante, ma sembrava non sentire più il bisogno di provocare deliberatamente.
Aveva smesso di indossare certi micro abitini che assomigliavano a dei francobolli e di atteggiare il suo corpo sottile in pose fin troppo accattivanti.
Quel giorno ne era la prova :
era compostamente seduta accanto a David, le mani in grembo, indossava dei jeans a sigaretta neri e delle ballerine viola, abbandonando i suoi chilometrici tacchi che la elevavano su David, sebbene di poco.
I pantaloni erano a vita bassa, ma accuratamente coperti da un semplice golfino con lo scollo a “v” dello stesso colore delle scarpe.
Persino il trucco era delicato e un velo di rossetto perlato si posava leggero sulle labbra.
Solo i suoi capelli erano ancora inesorabilmente rosso fuoco, accecanti.
Tom fece una buffa smorfia.
Nadia aveva ventisei anni e sembrava aver trovato ciò di cui aveva bisogno.
E non era un ragazzino di appena venti anni, viziato e sesso-dipendente.
Era un uomo che riuscisse a farle scoprire il suo giusto equilibrio.
Lo aveva trovato.
E sebbene non potesse affermare candidamente che la cosa non gli bruciasse ancora un po’, dovette ammettere che era contento per lei ...
E per Dave.
Lui aveva riservato tutte le sue energie e le sue attenzioni solo a loro per anni, aiutandoli ad arrivare dove si trovavano adesso.
Era giusto che pensasse un po’ a sé stesso.
Comunque fossero andate le cose, ora Tom decise di non pensare a questo, comunque, e volse lo sguardo su suo fratello che pareva essersi illuminato per un solo istante all’ entrata della ragazza nel salotto.
-  ... Bill ... Maledizione! ... Come posso aiutarti se non mi dici più nulla? ...  -.

<<  Ragazzi ... Credo sia ora di rientrare, si è fatto tardi ...  >>.
E con queste parole di David si ritrovarono tutti in giardino al solito rito dei saluti.
Questa volta fu Nadia ad osservare affascinata il sorriso gentile e assolutamente genuino che Tom riservava a pochissime persone, tra le quali c’ era sua madre, suo fratello e ...
-  ... Andy ...  -.
Pensò la rossa rendendosi, quasi solo in quel momento, conto di quanta strada aveva fatto la sua amica nel lavoro e nella vita di quei ragazzi.
Sospirò.
Detestava la maledetta cocciutaggine della ragazza ...
Avrebbe voluto poterla convincere che tornare a Milano si sarebbe rivelata la cazzata più grande di tutta la sua vita, ma ...
Andrea sembrava non volerla ascoltare ed aveva accennato anche ad una specie di proposta di matrimonio da parte di Fabrizio ...
Stava facendo decisamente la cazzata più grande della sua vita ...
Aveva ventiquattro anni, davanti tutta la vita, una prospettiva di lavoro fantastica per quei ragazzi che adorava e che erano diventati suoi amici e ...
Aveva Bill ...
-  ... Cosa diamine sta aspettando a rendersi conto di quello che sta facendo? Di quello a cui sta rinunciando? ...  -.

Simone aveva abbracciato tutti i ragazzi, compresi Dave e Nadia e, adesso, stringeva tra le braccia Bill.
Lo fissò intensamente negli occhi per qualche istante, poi lo strinse forte a sé.
<<  Bill ... Ricordi quello che ti ho detto, vero? Su come sia necessario lasciare che le cose siano libere di nascere e crescere? ... Bhe ... A volte anche le mamme possono sbagliare ... Forse ... Forse penserai che sia tardi ma ... Un tentativo di combattere per quello che desideri puoi ancora provare a farlo, se te la senti ... Potrei sbagliare di nuovo, ma ... Forse potrebbe non essere del tutto inutile, sai? E, se non altro, non avrai rimpianti ...  >>.
Lo scostò da sé, cercando di capire se il ragazzo avesse compreso ciò che gli aveva detto, poi lo sospinse verso la macchina, salutandolo con un rapido bacio sulla guancia.
Infine strinse Andrea.
<<  Buon viaggio tesoro ... Spero comunque di rivederti, un giorno o l’ altro ...  >>.
Una lacrima scivolò rapida sulla guancia della ragazza mentre ancora stringeva la donna.
-  ... Lo vorrei tanto anche io Simone ... Ma significherebbe avvicinarmi nuovamente ad un fiore che non posso cogliere, per quanto lo desideri ... E la mia forza di volontà è quella che è ...  -.
Si allontanò dalla donna e le sorrise.
<<  Grazie ...  >>.
Poi salì in macchina con David e Nadia e ripartirono diretti verso casa.
Il viaggio di ritorno fu molto più silenzioso di quello dell’andata e a David mancarono le chiacchiere delle due ragazze che sedevano l’ una accanto all’ altra sul sedile posteriore.
Nadia stringeva tra le sue la mano fredda di Andrea che teneva ostinatamente gli occhi fissi sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, persa nei suoi pensieri, non guardando nessuno di loro temendo che il dolore che provava potesse svelarsi a loro attraverso i suoi occhi.

Giunti nuovamente a casa Georg chiese a Nadia e David se volessero fermarsi a cena ma, osservando le espressioni un po’ tese di tutti i ragazzi, decisero di declinare l’ offerta.
In oltre Nadia non era affatto sicura di riuscire a sopportare un altro minuto in compagnia di Andrea senza picchiarla fino a farla rinsavire.
Avrebbero finito col litigare malamente quella sera e lei non lo voleva.
Le voleva molto bene ma aveva imparato ad apprezzare quei ragazzi e a decifrarli e, quello che adesso vedeva su quei giovani volti, non le piaceva affatto né le piaceva il fatto che la sua amica sembrasse ignorarli di proposito, quegli sguardi tristi.
Così pensò che fosse più sicuro che si allontanasse per un po’ da lei, sarebbe andata a trovarla una volta tornata anche lei in Italia ed allora, quando la sua rabbia si fosse un po’ sbollita, ne avrebbero parlato seriamente ...
Prima che potesse davvero decidere di sposare quella specie di damerino idiota ed arrogante.

Tom si era fiondato in camera sua.
Sentiva che la tensione stava arrivando a dei livelli che lui non avrebbe potuto sostenere a lungo e sapeva che alla fine sarebbe sbottato.
L’ arrivo di quella ragazza nella loro vita aveva cambiato un po’ persino lui, ma questo non significava che la sua facilità a prendere fuoco fosse del tutto sopita.
-  … Finirei col litigare con Bill o con Andrea, magari … Me lo sento … Magari potessi svignarmela come hanno fatto Dave e Nadia … Ehy! Ma io posso!  -.
Afferrò veloce il suo cellulare e scorse i numeri della rubrica : Giselle, Katrina, Iivonne, Karin, Amanda …
Al pensiero di quelle ragazze nulla si smosse in Tom …
Non aveva voglia di vedere nessuna di loro, ad essere sincero …
Ma forse, una a caso di loro, sarebbe potuta essere una scusa plausibile per allontanarsi qualche ora da casa.
-  …  Potrei dire agli altri che ho un appuntamento ed andarmene in qualche bel locale a rilassarmi un po’ senza pensare al muso lungo di mio fratello … -.
Detestava vedere il suo gemello così e sapeva che urlargli contro non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare una situazione già difficile di per sé …
E con Andrea …
Bhe, cosa avrebbe potuto fare con lei?
Obbligarla a lasciare quella specie di uomo inamidato che si era scelta?
Freddo, altero, impassibile, antipatico, duro …
Si chiese cosa la ragazza ci avesse trovato in lui tanto da decidere di viverci assieme e come potesse adorare in quel modo dolce e pudico suo fratello che era, sia fisicamente che caratterialmente, l’ opposto del giovane uomo …
Perché Tom, seppure forse in maniera un po’ strana, dovuto a certi suoi pensieri fissi non propriamente puri ed innocenti, credeva di aver capito che, fra tutti loro, lui, Bill, sarebbe stato quello che le sarebbe mancato di più.
Eppure non capiva come fosse possibile che lei non si fosse ancora esposta, come riuscisse a mantenere quel freddo autocontrollo che si era imposta con Bill.
-  … Forse io do un po’ troppa importanza alla fisicità dei rapporti ma … Quei due sono qualcosa di insopportabile … Senza contare che Andrea, essendo più grande, poterebbe anche decidere di farsi avanti una volta per tutte …  -.
La rabbia stava montando nel petto del giovane chitarrista che prese la definitiva decisione di prepararsi ed uscire, fosse anche stato costretto a girare per Berlino in macchina, tutta la notte.

Quando scese in salotto per dare la notizia della sua uscita, trovò i ragazzi raccolti nell’ atrio; Georg che aiutava Andrea a prendere i suoi pacchi, Bill che fissava il pavimento, avvolto nelle proprie braccia e la voce mogia di Gustav.
<<  Stavamo per venire a chiamarti … Andy ha deciso di andare alla depandance e di andare a letto, stasera … Domani dovrà alzarsi presto …  >>.
-  …  Fantastico …  -.
Pensò depresso Tom sentendo scendere un po’ il suo cuore dalla posizione solita e convenzionale.

                                                                                 **********
Era da sola nella depandance.

I temporali, specie se violenti come quello, la spaventavano da sempre.
Ed era piuttosto strano dato che lei amava la pioggia, il ticchettio sommesso o furioso delle gocce d' acqua sui vetri, mille lacrime che cadono e sembrano volerti narrare una storia, tante storie...  
Tutte quelle storie di tutte quelle persone che lei non conosceva e che forse le assomigliavano almeno un po'e di quelle che, con ogni probabilità, non le assomigliavano per niente ma che lei sapeva si portavano dentro il proprio bagaglio di sbagli, errori, gioie, dolori ...
Malinconie ... ... ...
E, ascoltando quelle gocce d' acqua, quelle storie sussurrate spinte dal vento, riusciva a pensare che le distanze che dividono le vite di tutti, non sono poi così enormi e insormontabili come credeva, come tutti credono a volte, troppo coinvolti e chiusi nei propri dolori ... ... ...
Ascoltando la pioggia si sentiva meno sola ... ... ...

Ma i temporali, quei tuoni possenti, quei lampi di luce improvvisa che straziavano il cielo aprendovi delle ferite luminose, la spaventavano ...
Il pensiero andò ai ragazzi.
Avrebbe tanto voluto poter andare a chiamare Gustav, ma non poteva farlo sebbene, pur sentendosi miseramente infantile, non riuscisse a stare da sola.
Gustav ...
Infatti, solo due persone conoscevano questo suo " oscuro segreto " :
Nadia, la quale, in caso di temporali, andava a dormire da lei ogni volta che Fabrizio era fuori città per lavoro, e Gustav appunto, al quale lo aveva confessato una notte in cui un improvviso temporale li aveva sorpresi proprio mentre lui stava per accompagnarla alla depandance dopo una nottata passata a vedere un paio di dvd.  

L' aveva osservata in silenzio qualche minuto, poi le aveva chiesto
<<  Non ti va di tornare nella depandance da sola, vero? Hai paura dei temporali?  >>.
Lei aveva cercato di sviare il discorso ma alla fine aveva miseramente ammesso i suoi timori e Gustav, dato che i divani e le poltrone erano occupate da masse informi di treccine, gambe chilometriche e ancora piastratissimi capelli castani, le aveva offerto di dormire nella sua stanza.
<<  E tu?  >> aveva chiesto Andrea dubbiosa.
<<  Io me ne approfitto e, come la piccola riccioli d' oro, me ne vado a provare i letti di questi tre orsi in letargo e a scegliere quello che preferisco!  >>.
Le sorrise e lei scoppiò in una risata silenziosa per non svegliare i suddetti orsi, poi, accompagnata dal batterista, si era diretta in camera sua ed aveva indossato un suo pigiama.
Il ragazzo le aveva rimboccato le coperte.
<<  Grazie Pooh ...  >>. Aveva sospirato lei con un espressione beata sul viso rilassato.
<<  Pooh??? Come ... Come Winnie the Pooh l' orsacchiotto?!?  >>.
Chiese il biondo un po' stupito.
Andrea fece una faccia buffa e arrossì un po'.
Se lo era lasciato sfuggire dalle labbra, ma mai come in quel momento Gustav le aveva ricordato il tenero orsacchiotto del Bosco Dei Cento Acri.
Sorrise.
<<  Sì, proprio come quello ... Spero non ti dispiaccia perché io e Nadia ormai ti chiamiamo così da un sacco di tempo ...  >>.
Gustav finse un espressione arcigna che male si addiceva ai suoi divertiti occhi scuri.
-  ... Ma pensa tu! Ragazzina pestifera! E la rossa non è da meno ...!  -.
Aveva riso tra sè  e sè il ragazzo, sedendosi sul letto accanto alla ragazza.
<<  Bene. Allora, in attesa che ti addormenti, avrai il piacere di spiegarmi gli altri che ruolo abbiano ... David è Tappo, quel coniglio rompicoglioni e guastafeste, su questo non si discute!  >>.
Avevano riso entrambi, poi il batterista proseguì.
<<  In alternativa potrebbe essere Uffa, il gufo, ma quello non rompe abbastanza ... Tom ... Bhè, ci vuole un personaggio schizzato ... Tigro? Mhhh ... Rimango un po' indeciso ... A Georg gli affibbiamo Ih Oh. Le orecchie di quell' asino sono sempre perfettamente pendule sul muso ... Proprio come i perfettamente piastrati capelli di Hagen! E Bill ... Chi gli facciamo fare a lui? Avrei detto Tigro, ma poi Tom rimaneva senza personaggio ... Pimpi no ... Bill non è poi proprio così fifone ... Mhhh ... Pensa, pensa ...  >>.
Aveva detto imitando, per la gioia di Andrea, il gesto e la frase del famoso orsacchiotto che si batteva la zampetta sulla fronte.
<<  Oh rabbia ...  >>.
Andrea non si era trattenuta ed era scoppiata a ridere e, riprendendo fiato, aveva detto
<<  Potremmo fargli fare Ro ... E' un cucciolo, quindi si stupisce e si entusiasma di tutto ed è pieno di curiosità ed energia, ed è coinvolgente ma anche buono ...  >>.
Gustav aveva sorriso dolcemente.
<<  Buona descrizione del soggetto direi ... E tu?  >>. Le aveva chiesto.
<<  Io cosa?  >>.
<<  Bhè, fai parte della grande famiglia dei Tokio Hotel ormai ... Quindi devi avere anche tu il tuo personaggio nel Bosco Dei Cento Acri ... Potresti essere ... Canga ... Sei buona, dolce, generosa, e soprattutto paziente, ti occupi di tutti noi al di là del tuo contratto di lavoro, ci ascolti e sei sempre presente ... Direi che ci siamo no? Adesso tutti abbiamo un personaggio!  >>.
Andrea era senza parole.
<<  Gus ... Io non faccio parte della famiglia ... Diciamo che sono come quei parenti ... Una di quelle cugine di secondo grado, in visita di passaggio ...  >>.
Aveva detto piano.
Gustav si era morso la lingua.
Forse aveva parlato troppo, ma non era sua intenzione ferirla.
<<  Ok ... Senti, adesso dormi però, mi sembri davvero stanca ... E lo sono anche io ... E, tranquilla, il tuo segreto è al sicuro ...  >>.
Le aveva posato un bacio sulla fronte e se ne era andato.
Andrea si era addormentata poco dopo, mentre una lacrima, all' idea che quella visita avesse una scadenza, seppure al momento non vicina, le scivolava sul viso.

                                                                                             **********

Quel ricordo era stato una lenta tortura, seppure estremamente dolce.
Fra cinque ore esatte si sarebbe chiusa la porta della depandance alle spalle e si sarebbe lasciata dietro quella casa, quel lavoro, quei ragazzi, quella vita.
Le valige erano già pronte da un pezzo; da un paio, quelle con cui era arrivata, si erano raddoppiate e adesso aveva quattro valige davanti alla porta, più un beauty e la sua borsa.
Sospirò.
Avrebbe dovuto fare due viaggi per portare tutta quella roba al cancello e sperò che il tassista che aveva chiamato per la mattina dopo, sarebbe stato così gentile       da aiutarla a caricare tutta quella roba nel porta bagagli.
Si sedette sul divano ad ascoltare il temporale, cercando di concentrarsi sul rumore della pioggia ...
Persino sulla sua paura ...
Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che pensare ai suoi ragazzi che dormivano nei loro letti e che lei non avrebbe visto mai più.
Pensò ai saluti brevi ma affettuosi che aveva scambiato con Georg e Gustav e a quelli freddi con Bill e Tom.
Bill le aveva sussurrato un tristissimo " fai buon viaggio " per poi sparire su per le scale diretto in camera sua.
Aveva sentito il tonfo sordo della porta richiudersi e poi il silenzio era sceso.
Tom aveva seguito con lo sguardo il fratello, poi aveva posato gli occhi su di lei.
Erano due occhi particolarmente furiosi e lei aveva provato uno sgradevolissimo brivido lungo la schiena, ben diverso da quelli che il ragazzo era solito farle provare,  un po' per sadico divertimento personale un po' per dimostrare, presumibilmente a se stesso, il suo potere di seduzione.
Quegli occhi adesso le stavano dicendo molte cose e nessuna di questa era troppo gradevole, o per lo meno, lei non voleva ascoltarle.
Gli occhi delle due G erano rimasti chini sul pavimento, seri, tristi.
Un istante dopo il chitarrista stava prendendo le chiavi del suo suv.
<<  Dove stai andando, Tom?  >>. Chiese Gustav sottovoce.
<<  Ho un appuntamento stasera ... Non ho intenzione di stare qui a sorbirmi quest' aria pesante! Buonanotte e addio ...  >>.
Disse voltandosi verso Andrea.
Le aveva sputato addosso quella parola con feroce ironia e la aveva ferita, lo sapeva.
Era esattamente quello che voleva.
-  ... Del resto lei non si preoccupa di far soffrire noi ... Di far soffrire Bill ... Non gliene fotte un cazzo nemmeno di Macky ... Perchè mai mi dovrei preoccupare io di come si sente lei? ...  -.
E con tali, sgradevoli pensieri, uscì sbattendosi la porta alle spalle.
<<  Non prendertela Andy ... Sai come è fatto Tom ... Non credo che sarebbe in grado di salutarti in maniera differente adesso come adesso, almeno ... Forse domani ... Dopo che avrà sbollito un po' della rabbia e della frustrazione che prova nel non essere riuscito a convincerti a restare ...  >>.
Le sussurrò Georg.
<<  No, va bene così ... Domani non ci sarà tempo ... Ho già prenotato un taxi per domattina alle sei ...  >>.
Si sforzò di sorridere.
<<  Se tanto mi da tanto, per quell' ora Tom non sarà nemmeno ancora rientrato ... Buonanotte ragazzi e ... Grazie di tutto ... Ho passato i mesi più ... Sì insomma ... ... ... Sono stata bene con voi ... Con tutti voi ... Grazie ...  >>.
Li aveva abbracciati, forte.
Aveva riversato su di loro tutto l' affetto che non aveva potuto riservare a Bill e Tom, cercando in loro quel calore che i gemelli, in maniera differente ma ugualmente dolorosa, le avevano volutamente negato.
Dopo di chè, senza più voltarsi, aveva aperto la porta, era uscita sotto la fitta pioggerellina sottile ed era andata alla depandance.

Ora, alle due del mattino, quella pioggerellina si era trasformata in un violento temporale, lei stava sul divano con addosso solo la maglietta di Tom che era diventata, da poco, ufficialmente il suo pigiama, e per poco lo sarebbe stata; una volta arrivata a Milano l' avrebbe chiusa in un baule, quello stesso in cui avrebbe chiuso i vestiti firmati Armani, quelli di Vivienne Westwood, il libro di Gustav e i regali di Georg e Tom, ad osservare quella fitta cortina di pioggia che le impediva di vedere ad un metro; non riusciva nemmeno a vedere la casa stessa.
Sospirò.
Forse era meglio così.

                                                                                         **********

La luce della cucina era accesa seppure i faretti sembravano regolati piuttosto bassi.
Gustav si mosse in quella direzione, ben sapendo chi vi avrebbe trovato.
-  ... Non che tu abbia molto di cui essere fiero, caro il mio Sharlock Holmes! ... Tom non è ancora rientrato e Georg russa come un trattore nella stanza accanto alla tua, dopo ore passate a rigirarsi nel letto ... Escludendo che Macky abbia improvvisamente deciso di farsi una camomilla, direi che l' unico che rimane sia ...  -.
<<  Bill ... Cosa ci fai in piedi a quest' ora?  >>.
In risposta il ragazzo ottenne un suono gutturale e la totale, assoluta mancanza di interesse da parte del moro che continuò ad armeggiare con un pentolino, il latte e della polverina profumata.
<<  Lascia ... Siediti, ci penso io ...  >>.
Bill si arrampicò su uno sgabello e raccolse le chilometriche gambe al petto, in quella posizione che mostrava chiaramente la sua debolezza, cercando vanamente di proteggersi.
-  ... Non hai nulla da temere da me, Bill ... Nè da Georg o Tom ... Perchè non ce ne parli? Perchè ti ostini a tenerti dentro questa cosa che, comunque, trapela da ogni sguardo che le rivolgi? ... Dannazione! ... - .
Poco dopo seduti ai lati opposti del tavolo, stavano gustando una tazza di cioccolata calda in silenzio.
Gustav avrebbe preferito che Bill parlasse come al suo solito, che lo sommergesse con una valanga di parole ...
Quel silenzio, innaturale sulle labbra del ragazzo, lo inquietava.
<<  Sarebbe meglio che tu dormissi un po' ...  >>.
Il moro scosse la testa.
Aveva provato a dormire, si era rigirato per ore tra le lenzuola, aveva preso Macky con sè nel letto ...
Ma nulla era servito.
Prese un altro sorso di cioccolata, prolungando quel silenzio che Gustav parve accettare sebbene a malincuore. Vuotata la tazza si alzò e si diresse alle scale.
<<  Grazie Gus ...  >>.
Il biondo era terribilmente indeciso.
Sapeva che il suo consiglio sarebbe potuto essere deleterio per entrambi i ragazzi, in particolare per Andrea che aveva volutamente deciso di stare da sola quella notte, ma vedere Bill in quello stato gli faceva troppo male e così, mentre il ragazzo era già sulle scale lo richiamò.
<<  Bill ...  >>.
L' amico si voltò, osservando il volto buono di Gustav nella penombra illuminata dai fulmini di quella notte di tempesta.
Sembrava stanco o, semplicemente, addolorato.
Bill deglutì facendo muovere il pomo d' adamo in maniera evidente.
<<  Andrea ... Le avevo promesso di non dirlo a nessuno ma ... Ha paura dei temporali come questo ...  >>.
<<  Mi dispiace ...  >>. Sussurrò il moro mostrando poco interesse.
<<  Bill ...  >>.
Il tono del biondo adesso era vagamente esasperato e lui si fermò nuovamente senza voltarsi.
<<  Va da lei ... Ha bisogno di te ...  >>.
Questa volta Bill si voltò di scatto verso il batterista, osservandolo con occhi ridotti a due fessure infuocate.
<<  Lei non ha bisogno di nessuno tanto meno di ...  >>.  
<<  ... Di te sì, Bill ... E non importa se tu o lei ve ne rendiate conto ... Va da lei ...  >>.
Un colpo al cuore.
-   ... Gustav ... Gus siamo amici noi ... Non farmi questo ... Non posso sopportarlo ... In realtà mi sento come se non potessi sopportare nemmeno la stessa aria che respiro ... Non potrei sopportare di essere mandato via da lei, adesso ... Non posso ...  -.
Ma gli occhi scuri di Gustav non si decidevano ad abbandonare il viso pallido di Bill, quasi cercasse di convincerlo della verità delle sue parole con la sola forza del pensiero.
Avrebbe voluto essere un maledetto burattinaio ed avere il potere di manovrare quella maledetta, chilometrica marionetta per fargli fare la cosa giusta.
-  ... Giusta ... Gustav Wolfgang Shaffer, chi stai cercando di prendere in giro? ... Potrebbe essere la cosa peggiore per entrambi ... Potresti aver appena consigliato all' ingenua cappuccetto rosso di gettarsi tra le fauci del lupo ... Il problema che qui non c'è nessun lupo cattivo ... Sono entrambi vittime e carnefici ... E solo loro possono decidere del loro futuro ... Maledizione, maledizione, maledizione! ... -.

Ma qualcosa, con le sue parole, il biondo, dubbioso batterista lo aveva ottenuto.
Adesso Bill lo stava fissando intensamente come a cogliere la verità dei problemi impliciti nelle parole dell' amico.
Perchè sapevano che ce ne erano.
... Il problema era capire se era il caso di correre quei pericoli ... Per lei ...
-  ... Sì ... Forse ... Forse per lei potrei ... Ho sempre avuto una maledetta paura di dipendere tanto da una persona ed ho cercato di evitarlo finchè me ne è stato possibile, ma adesso ... Adesso, più cerco di allontanare il pensiero di lei, la sua immagine, il suono della sua voce e della sua risata da me, più mi trovo intrappolato in lei ... Forse ... Forse ha ragione lui ... E la mamma ...  Devo tentare, per lei ...  -.
Lo aveva fatto, era tornato indietro e si era fermato qualche istante in quel silenzio rotto solo dai tuoni, davanti al volto sereno e mesto di Gustav, lo aveva brevemente abbracciato.
<<  Grazie Gus ...  >>.
Poi, senza preoccuparsi di prendere un ombrello, era uscito sotto il diluvio che inondava il giardino ed era corso verso la depandance, arrivando sotto il piccolo porticato già sufficentemente bagnato, bussando al vetro della porta della ragazza.
Un tumulto di pensieri e parole che gli vorticavano feroci nella mente, graffiandola, il cuore che batteva forte nel timore che lei lo ignorasse, nessun suono coerente che volesse affacciarsi alle sue labbra per poter giustificare la sua presenza lì ed un grido nell' anima tormentata.

Lei stava ancora fissando quella pioggia fitta ed insistente quando le parve di scorgere qualcuno che si muoveva veloce verso la depandance.
Poco dopo, davanti ai suoi occhi era apparso Bill, bagnato come un pulcino, un' espressione strana sul volto pulito, la mano alzata a bussare contro il vetro, gli occhi puntati nei suoi che sembravano quasi implorarla di lasciarlo entrare, di non mandarlo via.
Che cosa avrebbe dovuto fare? ...
Erano le due e mezza di notte, le rimanevano tre ore e mezza da passare in Germania, in quella casa che era diventata la sua casa ...
Voleva davvero passarle da sola?
-  ... Bill ... Vattene, vattene per favore ...  -.
Anche lei lo stava supplicando.
-  ... No ... Rimani ... Rimani con me, ti prego ...  -.
Si sentiva estremamente stupida e confusa.

Aveva già preso la sua decisione, la aveva presa nell' istante stesso in cui aveva deciso di accettare quel lavoro, e adesso ...
Adesso non poteva tornare indietro.
Eppure ...
Si alzò lentamente dal divano, aprì la porta scorrevole che dava sulla veranda e si spostò per lasciarlo entrare, sebbene, adesso che era stato invitato ad accomodarsi, Bill sembrasse non sapere esattamente cosa volesse o dovesse fare.
Stava fermo davanti alla porta a vetri, davanti a lei, altrettanto immobile, avvolti nella penombra squarciata dai fulmini che sembrava cancellare i colori.
Due ragazzi in bianco e nero, pallidi, indecisi ed insicuri.
Andrea infine si mosse come al rallentatore, si diresse al bagno e gli porse in silenzio un asciugamano con il quale lui si tamponò i capelli, le braccia, il volto ed i vestiti, cercando di non gocciolare su tutto il pavimento, poi  i suoi occhi si posarono sulle valige che troneggiavano, minacciose, accanto alla porta.
Distolse lo sguardo.
Non voleva vederle, non voleva pensare a nulla che non fosse quella ragazza con addosso quella maglietta di Tom che le cadeva maledettamente sexy e morbida addosso.

Adesso se ne stavano seduti sul divano, al buio, parlavano sommessamente o forse non parlavano affatto.
Un tuono un po' più vicino, un po' più forte, la fece sobbalzare all' improvviso e si ritrovò poco dopo con il cuore che batteva ad un ritmo forsennato ed un braccio di Bill sulle spalle che la stringeva protettivo a sè.
L' eco del tuono si era dissolto ma il ragazzo non sembrava disposto a lasciarla andare ...
Andrea strinse i denti e rilassò il respiro, cercando di calmare i battiti frenetici del suo cuore che le rimbombava nel petto tanto che lei temette potesse essere sentito dal ragazzo.
Un dubbio, che assomigliava maledettamente alla realtà, quella che lei stava strenuamente cercando di ignorare da mesi, invase la sua mente.
Non era colpa di quell' ultimo tuono se il suo cuore non riusciva a ritrovare il suo battito regolare.
Era colpa di quel braccio che le cingeva gentile ma perentorio la spalla, della presenza di lui contro di sè.


Bill nello stesso momento si stava chiedendo perchè mai non avesse ancora tolto quel braccio dalle spalle di lei, dandosi mentalmente dell' idiota.
-  ... Lasciala Bill! Togli quel maledetto braccio dalla sua spalla! ... Subito! ... -.
Ma una vocina dentro di lui, una vocina che avrebbe tanto voluto ignorare, sapendo che era la cosa giusta da fare, data la situazione, gli suggeriva il contrario.
Gli faceva malignamente notare che la pelle di lei era così dolce e profumata, e che non aveva mai toccato nulla che avesse quella fresca morbidezza.
Sentiva il cuore della ragazza battere frenetico e si chiese se il motivo, ora che il tuono era passato e non se ne sentiva più nemmeno l' eco, fosse lui...
Quella possibilità lo fece fremere, per un attimo dimenticò tutto.
Dimenticò chi era lui e chi era lei, quali erano i loro rispettivi ruoli, dimenticò le parole di David che non gradiva certi coinvolgimenti con i collaboratori, e soprattutto dimenticò che di lì a meno di quattro ore il contratto di lavoro della ragazza sarebbe scaduto e che lei sarebbe dovuta tornare a Milano, dal suo ragazzo che, con ogni probabilità, le avrebbe chiesto di sposarlo per impedirle di firmare un eventuale altro contratto con loro ...
Ignorò quel fulmineo susseguirsi di pensieri e dimenticò tutto ...
Tutto quello che non fosse quel corpo morbido che stava ancora stringendo a sè, così dolcemente, inconsapevolmente invitante nella sua ritrosia, così profumato di quella pioggia che lui stesso le aveva posato addosso...
Abbassando gli occhi poteva vedere i suoi capelli adesso corvini dal taglio eccentrico che lui le aveva consigliato e che facevano risaltare maledettamente la sua pelle naturalmente bianca ed i suoi grandi occhi grigi, la linea del naso, non proprio perfetta, e quella della bocca, di quelle labbra morbide ed invitanti ...
La fece voltare verso di sè e la baciò.


Si stavano baciando.

Bill sapeva di cioccolata e di pioggia.

Lui non era una margherita...
Lui era una rosa nera, una rosa macchiata dal sangue delle passioni.
Il suo profumo era inebriante fin dal primo istante, la travolgeva ed inibiva la sua razionalità ...
Il suo sorriso, le sue braccia, i suoi baci, non erano tiepidi, non la scaldavano ...
No, lui non era un calore tiepido ...
Lui era un fuoco che la bruciava purificando, e macchiando allo stesso tempo, la sua anima e lei si rese conto con stupore che bruciare era esattamente quello che desiderava ...
Sentiva di non potersi accontentare del fuoco consolatore di un camino, aveva bisogno di un incendio che le strappasse l' anima donandogli la dannazione eterna ...
Le labbra del ragazzo erano bollenti ed incendiavano la sua pelle laddove lui la sfiorava, infiammavano il suo cuore ed il suo respiro che ora si posava ardente sulla pelle di Bill, sul suo petto ormai privo della maglietta, candido e caldo sotto le sue dita fredde che lo sfioravano donandogli dei brividi ...
Ma le mani di Andrea si stavano rapidamente scaldando, quel calore lo sentiva pervadere ogni centimetro del suo essere.
Bill la stava stringendo tra le braccia con una passione che lei non aveva mai sperimentato con nessuno.
Mai ...
E questo la sconvolgeva ...


Lui faceva aderire perfettamente il proprio corpo con quello della ragazza, non era più lui ad averne il controllo, e quel corpo adesso si muoveva lento e sensuale contro quello di lei dimostrandole quanto la desiderasse.
Cercava la sua pelle con le labbra, non riusciva a staccarle da lei nemmeno per un istante.
Nemmeno per respirare ...
E per un attimo Bill si chiese se fosse poi così necessario farlo, dopotutto ...
La voleva, la voleva tutta e subito, le intrecciava le dita nei capelli, tirandoglieli, procurando dei lievi gemiti da parte della ragazza, ma non era dolore, era desiderio.
Bill le sfilò piano la maglietta con la quale lei dormiva, spostandole piano il reggiseno nero in abbagliante contrasto con la pelle chiara, sfiorando con la bocca morbida il suo seno.
Andrea sospirò tra i suoi capelli umidi e profumati di pioggia dove teneva intrecciate le dita stringendolo a sè, poi prese il viso di lui tra le mani portandolo all' altezza della propria bocca e lo baciò con passione e desiderio in un bacio infinito, respirando il suo respiro che si posava sulle sue labbra, sulla sua gola, fece scivolare le mani sul petto di lui, sul ventre piatto fino all' elastico dei pantaloni della tuta che lui indossava, facendovi scivolare le mani all' interno ...
Bill si staccò con un gemito da lei, sentendosi sfiorare in quella maniera così dolcemente timida eppure decisa, così intima e tanto desiderata ...
Respiravano entrambi a fatica, i respiri ardenti che si fondevano in uno ...
La guardò così intensamente da farle tremare il cuore.
<<  ... No ... Non possiamo ...  >>.
Quelle parole lo stavano uccidendo, gli faceva male doverle dire, doversi separare da lei ...
 <<  Stiamo arrivando a qualcosa da cui non potremo più tornare indietro ...  >>.
Si alzò dal divano, scostandosi da dosso, dolorosamente, il corpo di lei che lo osservava, i grandi occhi grigi e luminosi sgomenti ma allo stesso tempo consapevoli, il respiro ancora irregolare.

Bill se ne andò lasciandola sola, sconsolata, straziata da ciò che provava, da quella verità che ormai non poteva più fingere di ignorare e che le premeva dentro.
Non era mai stato facile, ma il mantenere il suo ruolo lo aveva reso più semplice ...
Adesso quel fragile equilibrio si era spezzato e lei sapeva che non avrebbe potuto recuperarlo.
Non più.
Rimase immobile ed insoddisfatta ...
Per quanto se ne vergognasse, Bill aveva risvegliato in lei desideri e sensazioni che credeva perduti, forse mai davvero provati e adesso il suo corpo, sfuggendo a qualsiasi razionale controllo, aveva bisogno di lui ...
Di lui.
Nessun' altro avrebbe potuto soddisfare quel bisogno nè lei desiderava qualcun' altro.
 
Il ragazzo era corso via sotto la pioggia ma a qualche metro dalla porta si fermò, volgendo lo sguardo alla depandance.
Un brivido caldo lo percorse al ricordo del corpo di Andrea, della sua pelle liscia che esigeva di essere sfiorata, al pensiero che lei fosse ancora lì, su quel grande divano, da sola ...
Stava lì dritto in mezzo al prato, la pioggia che batteva violenta sul suo corpo, ma non sentiva freddo ...
In quel momento, con il ricordo dei baci e delle carezze ardenti della ragazza ancora perfettamente nitidi nella sua mente e sulla sua pelle, credette che non avrebbe sentito freddo mai più.
Quel calore era troppo intenso per essere vinto dalla pioggia gelida, lo stesso lui sperava che potesse servire, che riuscisse a portare via almeno un po' di quel desiderio di lei che sentiva dilaniargli il petto ...
Tutto il suo corpo anelava a lei, e quel desiderio non sembrava volersi placare, anzi, aumentava ad ogni respiro ... Respiro che si condensava rapido uscendo dalle sue labbra al contatto con l' aria fredda e che lui avrebbe voluto ardentemente condividere ancora con lei, fondere al suo come era successo poco prima.
E, con stupore e dolore nell' evidente impossibilità che ciò potesse accadere, si ritrovò a desiderare che potesse succedere ancora e ancora, e ancora ...
Per infiniti giorni, fino alla fine dei suoi stessi giorni ...

Rientrato in casa si chiuse in camera sua, si trascinò sul letto senza preoccuparsi di bagnare le lenzuola, e stette steso per ore cercando di ignorare il suo corpo frustrato dall' impossibilità di averla, di farla sua, di essere suo ...
Perchè Bill, pur già sapendolo, ebbe la conferma di averne preso davvero coscienza solo in quel momento ...
Lui la desiderava, certo, ma ancora di più desiderava essere suo, appartenere davvero a qualcuno, appartenere a lei, come non aveva mai desiderato altro ...

Un bussare sommesso ed improvviso alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri.
Chi poteva essere adesso dato che era il solo sveglio in casa?
Dubitava che potesse essere Andrea, seppure lo desiderasse ...
Si sedette sul letto e pronunciò un guardingo << chi è? >> occhieggiando la sveglia ed il pesante soprammobile in stile gotico che troneggiava in mezzo al comodino accanto ad essa.
Riprese a respirare quando vide affacciarsi alla porta una piccola faccia sormontata, e quasi del tutto nascosta, da un cappellino fradicio che lasciava cadere ancora qualche goccia d' acqua sul pavimento della sua stanza che, comunque, non versava nella migliore delle condizioni.
<<  Sei sveglio? ... Posso entrare? ...  >>.
Bill sbuffò appena.
Tom era tornato fin troppo presto dal suo appuntamento e lui non si sentiva in grado di reggere ad uno dei suoi racconti post incontro erotico.
Non quella notte.
Lo stesso gli fece cenno di entrare e di sedersi dove gli pareva.
Tom si sedette sul letto accanto a lui ed invece di lasciarsi andare contro la parete accendendosi una sigaretta e buttandosi a capofitto in un particolareggiato resoconto delle sue gesta erotiche, se ne venne fuori con una domanda.
Una domanda alla quale Bill non seppe come rispondere.
<<  Come mai sei già qui?  >>.
Dopo un attimo di smarrito silenzio il moro rispose.
<<  Veramente dovrei essere io a domandartelo ...  E poi ... Dove dovrei essere, scusa? ...Ti ricordo che, per quanto possa non farti piacere, sono tuo fratello, gemello per giunta, e il cantante della band, ed abito qui ...  >>.
Cercò di scherzare.
<<  Bhè  >>. Rispose a sua volta Tom.
<<  Io mi stavo annoiando ... La tipa voleva farsi pregare e desiderare ... Per un po' è stato anche eccitante e divertente, ma poi ... Bhè, che palle no? ... Non riuscivo a concentrarmi sulla nottata che mi si prospettava ... Così me ne sono tornato a casa... >>.
-  ... Una balla, Tom, ecco cosa stai raccontando a tuo fratello ... Una balla grande quanto il tuo maledetto ego che non ti permette di ammettere che sei stato per ore seduto su uno scomodo divanetto di pelle senza riuscire a non pensare a questo tuo maledettissimo gemello che stava male, da solo a casa o ad Andrea che se ne va e ci lascia tutti soli ... Cazzo! ...  -.
Disse con un sospiro ed un sorrisetto sghembo e continuò.
<<  ... Per quello che riguarda te, non ho certo dimenticato i vincoli che mi obbligano a sopportarti, ma direi
che ... >>.
Roteò gli occhi al cielo, esasperato dal fatto che suo fratello tentasse, ogni volta che lo riteneva possibile, di farlo fesso.
<<  ... Insomma Bill! La mamma non ti ha insegnato che non si fanno certe cose quando i divani sono posizionati proprio davanti alle porte finestra? Ti ho visto con Andrea, mentre rientravo ... Sembravate andare alla grande ... Insomma ... Parecchio presi e poco vestiti e molto appassionati ...  >>.
Rise piano, ma non avvertendo nessuna rispostaccia, nè alcun segnale che gli facesse capire che lo aveva sentito, alzò gli occhi su suo fratello e sentì una inaspettata fitta dentro.
Bill stava con la schiena contro la parete, le gambe strette al petto cinte dalle braccia, la fronte appoggiata alle ginocchia, il viso nascosto dai lunghi capelli corvini ancora bagnati di pioggia, ricordandogli maledettamente altre notti, notti vissute quando erano bambini prima e appena adolescenti poi, e Bill aveva qualcosa dentro, un dolore che solo lui, Tom, poteva davvero vedere e consolare.
Deglutì un po' a fatica, immaginando, adesso come allora, quale potesse essere il problema e sperando, allo stesso modo, di sbagliarsi.
Ma difficilmente il suo radar sbagliava ...
Soprattutto se c'era di mezzo Bill.
<<  Cucciolo ... Che ti prende? Cosa è successo? ...  >>.
Bill sospirò soffocando un singhiozzo.
<<  Non è successo nulla Tomi ... Nulla ... Non ti devi preoccupare ...  >>.
La voce soffocata nel lenzuolo.
Non era successo nulla.
E allora perchè a Tom quel nulla pronunciato con dolore da Bill sembrava così pieno di ... Tutto, invece?
Quelle cinque lettere che avrebbero dovuto placare la sua ansia la accrebbero maggiormente.
Nulla ...
<<  Bill ... Cosa ... Cosa significa che non è successo nulla? Lei ti ha respinto o tu non sei riuscito a ...  >>.      
<<  Tom! Che cazzo stai dicendo?!?  >>.
Bill aveva alzato il viso e guardava suo fratello come se fosse un essere sconosciuto.
<<  Cosa cazzo stai pensando?... Noi ... Io ...  >>. Balbettava appena, il viso un po' colorito dall' imbarazzo.       
<<  Senti, non mi va di parlarne! E poi non c'è nulla da dire ... Lasciami in pace Tom ... Vattene in camera tua o vai a cercare qualcuna con cui terminare la serata, ma lasciami in pace!  >>.
Tom sapeva di aver commesso una gaffe, ma essere trattato così da suo fratello gli dava incredibilmente fastidio.
Lui si era preoccupato e quell' ingrato di Bill non voleva spiegargli cosa diamine gli stesse succedendo?
Bene.
Lo avrebbe costretto a farlo, e sapeva esattamente come ...
Per vendicarsi di come lo aveva trattato e perchè ...
In fondo, sapeva che Bill aveva bisogno di parlare di questa cosa ...
Mise in atto il suo piano.
<<  Bene ... Come vuoi ... Vado ... Del resto, per quello che ho visto, e so di non sbagliare, non dovrò fare molta strada prima di trovare una ragazza con un bel po' di desiderio insoddisfatto ...  >>.


Non se ne accorse nemmeno, ma poco dopo era con le spalle contro la porta chiusa, suo fratello, il suo fragile indeciso Bill, ve lo teneva contro, il naso a pochi centimetri dal proprio, due furenti fiammeggianti occhi nocciola che si specchiavano identici nei suoi, la voce bassa, una rabbia a stento trattenuta, ansimava appena.
<<  Sei mio fratello e non me ne è mai importato molto se qualcuna delle ragazze che avrebbero potuto interessarmi finivano inevitabilmente nel tuo letto ... Ma Andrea ... Non ti azzardare a toccarla ... Lei non è un giocattolo Tom, non è la tua ennesima bambolina da collezionare ... Non ti permettere di sfiorarla nemmeno col pensiero altrimenti
io ... >>.
Tom ghignò soddisfatto, aveva raggiunto il suo scopo.
<<  Altrimenti tu cosa, Bill? ... Faresti a pugni con me, sapendo che avrei comunque io la meglio, per difendere il suo onore? ... O per salvaguardare il suo più che barcollante rapporto con quel tizio italiano? O per quale fottuto motivo Bill?!? Perchè?!?  >>.
Urlò.
Ed un identico urlo gli giunse in risposta.
<<  Perchè io la amo, idiota!  >>.


Due identici respiri affannati, uno sguardo indecifrabile sul viso di Tom, le mani di Bill che allentavano la presa sulla maglietta bagnata del fratello.
Un lampo che squarciava il cielo ed il rombo di un tuono che non riuscì a coprire la forza del sussurro del giovane chitarrista.  
<<  Lo so ...  >>.
Bill seduto sul bordo del letto, la testa tra le mani, alzò il viso sul gemello che si era accovacciato davanti a lui per permettere ai loro visi di essere alla stessa altezza.
Tom gli scostò piano una ciocca di capelli umidi dal viso, sorridendo mesto,in silenzio, in attesa.
<<  Fa male Tom ... Fa maledettamente male sapere di non potere avere ciò che si desidera più di qualunque altra cosa al mondo, sapere che non posso averla ... So che ha quasi quattro anni più di me, so che è fidanzata, so che è bellissima e che, anche fosse mia, vivrei con la paura perenne di perderla ma ... La desidero, io ... La amo ...  >>.
Gettò le braccia al collo del gemello che si lasciò sedere a terra trascinando il fratello con sè e stette così, seduto sul morbido tappeto peloso di Bill, in attesa che quel gattino tremante e disperato si calmasse abbastanza da poter dormire e da potergli permettere di pensare lucidamente a quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa.


-   ... David...  -.  Pensò scuotendo impercettibilmente la testa.
-   ... Temevi che il mio interesse per il sesso avrebbe rovinato tutto ... E guarda cosa hai ottenuto ... Hai cercato una brava ragazzina insignificante basandoti solo sulle apparenze ... E sbagliando alla grande! Non avevi messo in conto che lei avrebbe potuto rivelarsi inappropriatamente diversa, vero? Non lo avevo minimamente immaginato nemmeno io ... Siamo stati due idioti ... E tu ... Hai evitato il problema " ormoni di Tom " per cacciarci in un casino anche peggiore ...  Spero tu sia contento, adesso ...   -.
Sì, aveva decisamente bisogno di lucidità e di una tazza di caffè.
Con Bill in lacrime tra le sue braccia, i suoi singhiozzi soffocati sulla gola, la sua parte razionale andava allegramente a farsi fottere.
Quel pensiero ingiusto su David ne era la prova.
Del resto non era solo colpa di David ...
Non lo era di nessuno e, non poter incolpare qualcuno di quel casino lo faceva imbestialire ...
Era colpa di tutti e di nessuno.
Era colpa di Dave che la aveva scelta, dell' attempata segretaria che aveva deciso di consegnare quel maledetto portafoglio, perso da lei, proprio al loro manager facilmente influenzabile dai capricci di Bill che aveva insistito tanto per contattare proprio quella ragazza distratta e pasticciona ....
Ragazza che si era poi dimostrata sì un po' pasticciona e distratta ma anche, paradossalmente, attenta quando si trattava del suo lavoro, prima, e di qualsiasi cosa che li riguardava, dopo, ricordando certe loro abitudini e risultando quasi indispensabile quando uno di loro non trovava qualche cosa ...
Lei riusciva a perdere persino la testa, ma sapeva sempre che fine facesse lo schotch di Gustav o la maglietta preferita di Georg, ricordava perfettamente quale abbigliamento lui desiderasse avere pronto per una certa intervista o quale era il profumo preferito dell' ammorbidente o del bagnoschiuma di Bill ...
Era snervante a pensarlo adesso, perchè lo portava inevitabilmente ad immaginare come sarebbe stata la loro vita da adesso in poi, il moltiplicarsi dei piccoli litigi quando non avrebbero più trovato la loro roba, aggiunto alla rabbia ed alla frustrazione per la mancanza di lei ...
Ed era colpa loro che si erano lasciati conquistare da lei, diventando dipendenti dalle sue piccole ma preziose attenzioni e, soprattutto, dalla sua presenza, dal suo modo di sorridere e di raggirarli tutti con quel sorriso ...
-  ... Maledizione! ...  -.
Bill si era addormentato e Tom lo issò con qualche difficoltà sul letto, cercando di disincastrarsi dalle sue lunghe braccia che lo cingevano, senza svegliarlo.
Aveva l' aria stanca.
E frustrata.
E lui non lo sopportava.

Scese in cucina, trascinandosi stancamente, premendosi le dita sulle tempie che gli pulsavano dolorosamente.
Si avvicinò alla cucina, ma l' idea di mettersi ad armeggiare con la macchina del caffè non gli sorrideva particolarmente, così si prese una birra dal frigo e si abbandonò scompostamente sul divano, osservando lo schermo del televisore che rimandava solo la sua immagine, essendo spento.
<<  Sai, è un bel pensiero, ma non credo che sia una buona idea ...  >>.
Georg era apparso accanto a lui, una bottiglietta di birra in una mano e, nell' altra, quello che sarebbe stato il regalo del chitarrista per Andrea.
<<  Non potevo certo farla andare via avendole regalato un frustino, un paio di manette pelose e un tanga al gusto di fragola che, tra l' altro ci siamo anche mangiati ...  >>.
Cercò di sorridere Tom.
Georg accese la cornice e cominciò ad osservare le immagini che presero a scorrere lente davanti ai suoi occhi.
Alcune erano davvero buffe come quella che vedeva un Tom palesemente oltre la furia, decisamente sulla soglia della disperazione, mentre reggeva l' ennesima, costosissima, maglietta che Macky aveva usato per dormire, o Georg stesso con i capelli piastrati solo a metà quando un blackout improvviso aveva fatto saltare la corrente ed il suo autocontrollo.
C' era anche Gustav che dormiva con la bocca larga, una immagine poco dignitosa e poco adatta a quello che Andy considerava un angelo, o Bill appena alzato, spettinato, col trucco sfatto, un logoro orsacchiotto dalle lunghe zampe sottili che gli pendeva dalla mano e Macky stretto al petto.
E poi c' erano foto di loro tutti assieme.
Una scattata da David nei minuti precedenti la prima intervista a cui Andrea aveva partecipato come loro interprete ed una scattata immediatamente dopo.
L' espressione della ragazza era sempre un po' timida ma il terrore che le parvadeva il viso nella prima foto aveva lasciato il posto ad una luce orgogliosa nei suoi occhi in quella dopo.
Tom sorrise.
Seppure all' epoca non avesse ancora molta simpatia per la ragazza, anche lui aveva notato quel cambiamento nella sua espressione.
<<  Le farai del male con questo ...  >>.
<<  Non più di quanto possano farle male i vestiti o un libro o una borsa di Nana ... O i suoi stessi ricordi ... Non è evitando di guardare delle foto che riuscirà a cancellare questi mesi della sua vita ... Potrà anche chiudere tutto in una cantina o in una soffitta o bruciarlo, per quello che mi riguarda, ma non le servirà a dimenticare ...  >>. Disse Tom caparbio.
<<  Lo so ...  >>. Sospirò il castano affranto.
<<  Ma così non la aiutiamo a soffrire meno ...  >>.
<<  E perchè mai dovremmo, scusa? Lei non si preoccupa di non fare soffrire noi! E lascia qui anche Macky! ... Lei non si preoccupa di noi! Perchè dovremmo fare diversamente?  >>.
Il ragazzo stava trattenendo la voce, naturalmente bassa e potente, a stento.
<<  Tom ... Non è bello quello che pensi di lei, lo sai, vero? ... Macky è abituato a vivere qui, portarlo via potrebbe non essere la cosa giusta da fare, per lui ...  >>.
<<  E allora perchè non resta lei? Con Macky ... Con ... Noi? ...  >>.


Se Tom non fosse stato Tom e lui non fosse stato lui, adesso avrebbe abbracciato quel ragazzino dall' espressione  smarrita che aveva davanti.
A volte la fragilità di Tom veniva fuori, in maniera del tutto inaspettata, riuscendo ad eludere quella barriera che il ragazzo stesso aveva eretto attorno a sè, risultando maledettamente simile a Bill e altrettanto bisognoso dell' aiuto e della presenza delle persone che amava.
Ma fra loro le cose stavano diversamente.
Seppure anche i due " uomini " di casa Tokio Hotel avessero i loro attimi di debolezza e manifestassero qualche volta il loro lato sentimentale, questo non avveniva mai tra di loro.
Tom riservava certe smancerie solo a Bill e lui ... Lui anche, a volte ... E ad Andy ...
Le sarebbe mancata anche per quello.
-  ... Cosa devo rispondergli adesso? ... Quella maledetta espressione devono possederla al mondo solo questi due gemelli del cavolo! ...  -.
Sospirò tra sè Georg cercando le parole adatte.
<<  Vedi, io credo ... Credo che lei ... >>.
Georg sbottò, capendo che le parole giuste non c' erano e che, se anche ci fossero state, non sarebbe stato lui il fortunato a trovarle.
<<   Non lo so, Tom! Non lo so perchè non rimanga! Forse vuole semplicemente dimostrare a sè stessa di non aver sbagliato tutto con il suo ragazzo, tornando da lui e cercando di costruire quello che credeva di desiderare ... O forse ha solo paura, paura di non essere all' altezza ...  >>.
<<  All' altezza di cosa, dannazione?  >>.
<<  ... Nostra, Tom ... Dei Tokio Hotel, forse ... O, molto più semplicemente ... Di tuo fratello, suppongo ...  >>.
L' espressione di Tom lo avrebbe fatto ridere se l' argomento non fosse stato così maledettamente serio.
<<  All' altezza di ... Ma non le legge le interviste? Quante volte abbiamo ripetuto di essere dei semplici ragazzi come tutti gli altri? ...  >>.
<<  Certo, Tom ... Ogni ragazzo qualunque dichiara la sua estrema normalità dalle pagine delle più importanti testate giornalistiche, vero?  >>. Chiese Georg con un sopracciglio alzato ed un mezzo sorrisetto sulle labbra, sottolineando ironicamente le parole " qualunque " e " normalità ".
<<  Tutti i ragazzi normali portano le amiche da Armani e Vivienne Westwood, senza nemmeno preoccuparsi di avere dei soldi con sè e girano con un suv che potrebbe valere almeno dieci rate del mutuo della casa di Andy ... Andiamo Tom! Ovvio che siamo delle persone normali ma ...  >>.
<<  " ma " un cazzo Georg! Credevo che lei fosse riuscita a vedere al di là di tutto questo!  >>.
Esclamò Tom abbracciando in un ampio gesto la stanza che li circondava.
<<  Se non è così .. Bhè, mi deluderebbe ...  >>.
Di nuovo quell' espressione persa di chi non sa cosa fare.
<<  Bhè, ammettere che tutto quello che abbiamo ottenuto possa essere destabilizzante per chi non c' è abituato non è mica un male ... E nemmeno essere impreparati lo è ... Andrea ci vuole bene, lo sai anche tu, ma ... Noi abbiamo un sacco di gente che ci gira intorno, che si occupa di noi praticamente per tutto ... Mentre lei è sempre stata abituata a pensare per sè ed anche per altri ... Inoltre ... Ci sono molte ragazze che gravitano attorno al fenomeno Tokio Hotel ... Che girano attorno a tuo fratello, ed ognuna non desidera altro che averlo tutto per sè, fosse anche per una notte sola ...  >>.
Tom era sbigottito.
<<  Ma Bill ... Sai di chi stiamo parlando, vero Hagen? Lo stesso Bill che non osa nemmeno spassarsela di tanto in tanto con una bella ragazza , che rifugge da sempre la dipendenza da un' altra persona ...  >>.
<<  Sì. Lo so di chi stiamo parlando, Tom ...  >>. Sospirò Georg, sull’ orlo dell’ esasperazione davanti alle affermazioni, innegabili, del ragazzo.
<<  Bhè, allora, forse, dovresti anche sapere che adesso, che lo ammetta o meno, lui e' dipendente da un' altra persona ... Lo è già da un po' ... E questa persona vuole lasciarlo ... Lui non la farebbe soffrire ...  >>.
<<  Non deve esserci necessariamente una ferita reale e visibile per sentire dolore ... Tom ... Potresti anche concederle il diritto di avere paura ...  >>.
<<  NO! Non se questo prevede mio fratello che piange tra le mie braccia mentre mi dice di amarla, mentre mi dice che morirebbe di gelosia anche se la sapesse sua! Crede davvero di essere l' unica ad avere il diritto di essere spaventata? Bene! E allora che se ne vada! Che se ne vada e ci lasci in pace una volta per tutte!  >>.
Tom si era alzato e sovrastava il ragazzo ancora seduto che lo guardava leggermente scioccato dalla confessione che gli aveva fatto su Bill, sebbene seppe che non giungeva del tutto inaspettata, e preoccupato che potesse svegliare tutti quanti urlando.
Era il momento, doveva farlo.
Si alzò a sua volta e, dimenticando i rispettivi ruoli che avevano all' interno della band, strinse a sè quel ragazzino che, seppure lo superasse di una spanna, adesso gli sembrava semplicemente arrabbiato e disperato.

Tom non si aspettava quel gesto da parte dell' amico, ma si rese conto di averlo desiderato.
Di solito era compito suo abbracciare a quel modo suo fratello per consolarlo.
Adesso sentiva un disperato bisogno di qualcuno che consolasse lui.
Abbracciò Georg a sua volta.
<<  Vorrei che non se ne andasse ... Che riuscisse a fidarsi abbastanza di sè stessa e di noi ... Abbastanza da decidere di restare ...  >>.
Una sola lacrima scese rapida e, rapidamente e rabbiosamente, venne asciugata da Tom; ma il dolore nella sua voce era fin troppo palese e forte e Georg non se la sentì di lasciarlo andare, non ancora.

 

… Ed eccoci giunti alla fine di questo ennesimo capitolo …
Vorrei dire tante cose ma non me ne viene in mente nessuna …
Chiedo scusa se troverete qualche errorino di battitura o distrazione, ma lo ho riletto mai tante volte da non vederli nemmeno più! X°D!
Spero che i collegamenti con certi momenti riferiti ai precedenti capitoli si riescano a cogliere e di non aver fatto troppa confusione.
Questo capitolo era pronto già da un po’ e strava qui in attesa di essere pubblicato.
Spero Vi piaccia, a me soddisfa molto, ma il giudizio di chi scrive, sebbene importante, è sempre un po’ di parte! X°D!
In ultimo, per chi non la abbia mai ascoltata, consiglio “ Ten Black Roses” dei Rasmus (che io ho “riscoperto” relativamente da poco, la canzone è bellissima e  non potevo non inserirla! n_____n)
Passo direttamente a Voi …

 

 

LAYLA : Ciao, immaginavo che Avilash sarebbe potuto piacerti e mi fa molto piacere^^ (avevo notato questa “passione” anche nelle tue fic!^^) …
Credo che Andy non fosse davvero sciolta ma semplicemente convinta di voler sistemare un pochino le cose! Caspita!
Stavano esasperando anche me! (e comunque in questo cap mi pare davvero più sciolta, che ne dici? X°D!)
Anche a me piace molto il rapporto che si è creato tra Tom e Andy! *___* mi piace scrivere di loro, anche quando fanno un po’ gli “sfacciati”! n______n
Come vedi ho esaudito il piccolo desiderio di dare una smossa ai due begli addormentati (mi sembra una bella smossa, no? Ù__ù)
David e Nadia dovrebbero finalmente aver raggiunto la pace dei sensi, credo proprio che non mi accanirò più si di loro n___n’
Per Fabrizio … Allora questo capitolo non sarà bello quanto il precedente (X°D!) dato che ha una sua parte fondamentale, il rompibolle … ç_ç

Grazie per i complimenti sempre graditi e mi fa davvero piacere che ti piaccia il rapporto tra Nadia ed Andy, credo sia quello che ognuno possa desiderare …
Alla prossima^^ (sebbene sia del tutto mancante il capitolo e non ho idea di quando riuscirò a finirlo … T_____T’’’)

NICEGIRL : Ciao^^ Mi fa davvero piacere che il capitolo ti sia piaciuto e spero che questo non deluda eventuali aspettative … Dici che sarebbe mancato quel qualcosa in più tra Bill e Andrea?
Eccoti accontentata! Che dici? Basta?^^
Questa volta ci ho messo un po’ a pubblicare e col prossimo temo sarà anche peggio, ma spero ti soddisfi!^^
Alla prossima e Grazie ancora!^^
(p.s. ti è arrivata la mia mail in risposta alla tua richiesta di un consiglio per il corso? O____O?)

    LADY CASSANDRA : Ho atteso ma devo ammettere che ho letto la tua mega recensione con gioia e un piacere che sai benissimo quanto sia grande! Quindi partiamo subito col ringraziarti! n______________n
Capitolo lungo quello precedente e anche questo … spero non noioso! X°D! (e chissà quando mi capiterà mai più di farne di simili … T_T’ )
Come hai perfettamente notato il cambiamento era nell’ aria, in particolare per Nadia, e Avilash mi è sembrato un buon punto di partenza per svelare un po’ la ragazza stessa (sono contenta che ti piaccia, ma ahimè non è stato un personaggio a lungo ponderato …) e ti rivelerò un segreto … Immaginavo, come mi hai confermato, che la “nuova Nadia” la avresti apprezzata forse di più (lo avevo capito da altre recensioni che mi hai lasciato nel corso del mio breve cammino di pseudo scrittrice ^^!) e sono contenta che sia così, che ti piaccia, credevo fosse necessario che il cambiamento interiore di Nadia si manifestasse anche all’ esterno.
Che promessa … Avrei dovuto lasciare che la rossa peccasse! Saresti davvero arrivata fino a qui? … No … E’ che mi sembrava necessario un momento decisivo, la classica goccia che ti fa decidere di spaccare quel maledetto vaso e gettarti tutto DEFINITIVAMENTE alle spalle! 
Per il resto … Anche io adoro David e Nadia, in separata sede e assieme! Ù__ù
Lieta che ti piaccia Tom, personaggio che desideravo evolvere dall’ inizio di questa storia, e Bill … Titubante ma adorabile (io alla Tour Eiffel non riesco a rinunciare … Ci sono salita solo una volta al tramonto e la sera è scesa in fretta e ne sono rimasta affascinata in maniera indelebile, come se non riuscissi a cancellare quella vista da davanti agli occhi e quelle sensazioni) quell’ abbraccio … per un sacco di tempo li ho tenuti così distanti e adesso, in due capitoli, hai visto cosa ti ha combinato la nani? Spero ti piaccia e che non risulti un po’ … “troppo” … ^^’
E’ innamorata certo, ma come vedi, ancora non riesce a liberarsi del suo passato ad ammettere di aver sprecato del tempo con Fabrizio (anche io non lo nominerei ma in quest’ ultimo capitolo te ne ho rifilato una buona dose, direi T__T’) …
La senti un po’ tua, questa storia? Senza di te non avrebbe avuto titolo! X°D!
Andrea e Nadia … Esatto! La mia intenzione era quella di creare un’ Amicizia che potesse risultare QUASI (*___*) incredibile, e l’ ispirazione si trova quando non la si aspetta più … e non aggiungo altro perché le parole che dedichi alle nostre due ragazze nella tua recensione spiegano esattamente tutto!
Anche per me è stato emozionante quella conversazione tra di loro in msn e credo che ci stia davvero bene (me si loda da sola! =__=’)
Per quello che riguarda “My Little “ sono io che devo ringraziare Te, la mia Prima recensione, il motivo per cui mi sono scritta in EFP!
E adesso ti saluto, in attesa di sapere cosa ne pensi di questo ennesimo “polpettone”, ti abbraccio forte e … Grazie, di TUTTO!
A presto^^

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Capitolo 15
*** Cap 15 - mancanze e decisioni Incerte ***


Cap 15 - Mancanze e Decisioni Incerte

Nulla.
Non sentiva più nulla.
Non sentiva la pioggia che ancora furiosa batteva alle sue finestre, non sentiva il battito del suo cuore, non sentiva quel sapore salato sulle labbra.
Freddo.
Vuoto e freddo erano le uniche cose che sentiva.
Era di nuovo sola, adesso sapeva che lo era sempre stata e quel calore che per pochi minuti era stato suo, glielo aveva rivelato.
Caldo, un fuoco che bruciava all' istante tutto ciò che sfiorava, il suo corpo esanime ed il suo respiro che ancora faticava a tornare regolare ne erano la prova, il suo cuore, che giaceva da qualche parte dentro di lei, lo confermava.

Ormai non poteva più tornare indietro.
Sarebbe tornata alla sua vita di prima, avrebbe sorriso e vissuto ma non sarebbe più potuta tornare indietro.
Aveva solo osato sfiorare quel fiore che sapeva non avrebbe dovuto toccare e, esattamente come aveva saputo fin dall' inizio di quella assurda avventura, si era punta con le sue spine ed il suo veleno era penetrato in quella ferita, entrando in circolo dentro di lei e adesso credeva non ci fosse più una sola parte di sé che se ne fosse salvata.
Ma era un veleno così dolce ed effimero, così deliziosamente insopportabile che lei credeva ne sarebbe potuta morire.
-  ... Sarà esattamente così ... Non esiste cura per qual veleno Andrea, tu lo sapevi bene e lo stesso non hai fatto attenzione ... Avresti dovuto lasciarlo fuori da questa maledetta porta ...  -.
-  ... Avrei dovuto lasciarlo fuori dal mio maledetto cuore ...  -.
Ma questo non era possibile.
Era successo ormai troppo tempo prima, quasi senza che nemmeno lei se ne accorgesse.
Non ricordava il momento preciso in cui i due semplici occhi di uno sconosciuto erano diventati i Suoi occhi, quelli che sognava ogni notte, che cercava sui volti della gente attorno a lei.
Aveva dimenticato quando e come una voce anonima era diventata la Sua voce, quella che lei avrebbe riconosciuto tra mille altre voci.
Non avrebbe saputo dire quando il fastidioso rumore di un elicottero era diventato motivo di corse affannose davanti al televisore o lunghi minuti imbambolata in una corsia del supermercato, sotto la cassa della radio.
Ma era successo, lei lo sapeva e avrebbe dovuto cercare di mantenere le distanze, cosa che aveva effettivamente provato a fare, all' inizio.
Ma poi quei ragazzi avevano trovato uno spiraglio per entrare in lei, a tradimento, lentamente, dolcemente, senza darle modo di accorgersene, quasi.
Quasi.

Perché ricordava esattamente il suo primo giorno di lavoro, quando Gustav e Georg si erano immediatamente votati a lei, dandole il loro sostegno e la loro amicizia in maniera così naturale da farla quasi vacillare.
Nemmeno la conoscevano, com' era possibile?
Ma lo avevano fatto e avevano occupato il loro posto nel suo cuore, offrendole affetto e un hamburger.

E da lì non se ne erano più andati.
Né lei era più riuscita a mandarli via.

Tom.
Con lui le cose erano andate un po' diversamente, con lui era stata convinta di essersi salvata.
Lui sembrava detestarla e sebbene lei lo adorasse, come tutti gli altri, aveva creduto che questo sarebbe bastato a conservare un minimo del suo cuore.
Ma non era stato così ...
Ricordava perfettamente il male che gli aveva fatto ignorandola o maltrattandola; e poi ...
Poi si era ridimensionato, poi c' era stato quel viaggio in Sudafrica e una frase, una frase che poteva apparire sciocca e senza senso agli occhi di chiunque altro, era arrivata a lasciarla senza fiato e senza speranze di salvarsi da lui ...
<<  ... E nel tuo? >>. Aveva chiesto con il fiato appena pesante per la breve corsa.
<<  ... Il mio livello di punti si è alzato in questi giorni nel TUO segnapunti personale?  >>.
Aveva un' espressione così ...
Di trepidante aspettativa che lo rendeva tremendamente tenero.
No, nessuna speranza.
Se mai ne avesse avute erano svanite tutte davanti a quell' espressione ansiosa.
Aveva sentito l' affetto avvolgerla in una stretta dolce che non l' avrebbe lasciata più, lo sapeva.

E poi c' era Bill.
Il solo pensiero di quel nome la scosse a fondo.
Bill che gli sorrideva, Bill che la aspettava un po' ansioso, Bill che le afferrava i fianchi, leggero, Bill che non le rivolgeva più la parola, Bill che si arrabbiava vedendola fradicia dalla testa ai piedi, Bill che le parlava vicino e distante su un battello, Bill che la invitava a fare quattro chiacchiere con lui in una fredda notte d' Africa, Bill che la portava assieme a Tom alla sua festa di compleanno, Bill che la accoglieva in casa dei suoi genitori con addosso un paio di pantofole a orsacchiotto, Bill che la abbracciava la notte di Capodanno, Bill che le chiedeva di abbracciarlo in cima alla Tour Eiffel, Bill che portava a casa un micetto abbandonato, Bill ...
Bill che l' aveva quasi baciata e che le aveva regalato il vestito e la giacca di Nana, Bill ...
Bill che aveva quasi fatto l' amore con lei.
Eccolo.
Eccolo quel dolore lancinante che non riusciva a scacciare.
Non sentiva nulla.
Quell' attimo era fuggito via e l' aveva lasciata sola, su quel divano, in preda a dei brividi incontrollabili.
E la mattina era sempre più vicina.


Un suono al suo citofono la fece sobbalzare.
Rispose svelta ed ancora più veloce raccolse la maglietta di Tom, che giaceva a terra dove Bill l' aveva un po' goffamente lanciata, e si infilò un paio di anonimi jeans coprendoli con un enorme maglione che le stava malissimo.
Si lavò il viso stanco con dell' acqua fredda, mentre un uomo sulla cinquantina stava bussando alla porta finestra.
<<  Posso aiutarla a caricare i suoi bagagli signorina?  >>.
<<  Sì, la ringrazio ... Arrivo subito  >>.
Si volse verso quella che era stata la sua casa per mesi ed alla quale stava dicendo addio.
Arrivò fino alla camera da letto, si guardò attorno come alla ricerca di qualcosa che avesse potuto dimenticare, ma non c' era più nulla; così come nulla c' era nel bagno o nella cucina.
Poi posò gli occhi sul divano e l' immagine di due ragazzi abbracciati, frenetici eppure timidi, si dipinse davanti a lei.
Quello che aveva lasciato su quel divano non poteva riprenderselo, non le apparteneva più da molto tempo ormai, prigioniero e consapevole schiavo di un cucciolo che con la sua dolcezza l' aveva ferita, salvata e condannata.
<<  Signorina ... Vogliamo andare?  >>.
<<  Sì, certo ...  >>.
Un ultimo sguardo, un ultimo addio, poi si richiuse la porta alle spalle lasciando le chiavi della depandance e del cancello sotto lo zerbino, come le aveva detto David.
Percorse quel tratto di prato ancora bagnato di pioggia in silenzio, senza voltarsi, senza volgere lo sguardo a quella casa che conteneva qualcosa di troppo importante e prezioso per poter essere dimenticato.
-  ... Gustav, Georg ... Tom ... Bill ... Addio ragazzi e ... Grazie ...  -.
L' aria era ancora fredda e lei lasciò che colpisse il suo viso stanco, lo sguardo fiero dritto davanti a sè.
Avrebbe desiderato piangere ma non ce la faceva.
Era vuota e spenta.
Il suo personale fuoco d' artificio si era consumato e la cenere aveva un odore ed un sapore acre che le feriva la gola spingendole allo stomaco dei conati che soffocava a stento.


Eccola.
Era appena uscita dalla depandance, si stava chinando a sistemare le chiavi sotto lo zerbino, si incamminava verso il cancello.
-  ... Voltati ... Voltati maledizione, sono qui ... Voltati e decidi di restare ... Mi vuoi? Mi vuoi davvero? ... Io ci sono, ci sono sempre stato ... Voltati ...  -.
Ma la puerile preghiera di quel ragazzo fermo davanti alla finestra rimase intrappolata tra le sue labbra serrate strette, gli occhi che non avevano perso un solo gesto di lei, sgranati, immobili, nel timore di perdere anche un solo istante.
-  ... Dimmi che non è stato un sogno, che non è stata una follia, che non abbiamo sbagliato … Ti prego ... Andrea ...  -.
Era salita sull' auto bianca che l' avrebbe portata in aeroporto, peggio, che l' avrebbe riportata in albergo, tra le braccia del suo ragazzo ...
-  ... Sarà sua ... Forse lo sarà questa mattina stessa, mentre ancora il suo respiro è il mio ... E lo sarà per sempre ed io ... Io l' ho perduta ...  -.
I pensieri di Bill erano confusi, sentiva dentro un peso che lo stava lentamente piegando su sé stesso, fino a quando non si lasciò cadere sul tappeto davanti alla finestra, la testa appoggiata al vetro freddo, gli occhi chiusi.
Non c' era più nulla da vedere.
Lei non c' era più.
Il suo sorriso, la sua dolcezza, la sua timidezza, i suoi imbarazzi, la sua forza, la sua voce, la sua risata, le sue mani che accarezzavano Macky, i suoi occhi sorridenti che si posavano su Georg e Gustav, le sue litigate giocose con Tom, le sue cure, le sua attenzioni ...
La sua bocca ardente che si posava sulla sua, le sue mani fredde che si scaldavano sul suo corpo, le sue unghie leggere che lo graffiavano, che si insinuavano tra i suoi capelli, che lo stringevano a lei, il suo corpo morbido che si muoveva in perfetta armonia con il suo in quella danza che era il preludio di qualcosa che nella sua vita mancava da troppo tempo ...
All' Amore.
No, non sarebbe stato solo sesso con lei.
Sarebbe stato molto di più.
Lo era già da molto tempo, se solo non avesse avuto quel maledetto orgoglio e quella maledettissima paura a bloccarlo, ad impedirgli di vedere ...
Lei era più grande di lui, era fidanzata ed era una loro dipendente ... No.
Lei era la ragazza più bella che avesse mai visto, nelle sue tenere imperfezioni, lei era quella che lo aveva ascoltato per tutta una notte, che si era confidata con lui, che lo aveva respinto e poi abbracciato, lei era ... Lei.
E non sarebbe stata mai più.
Almeno per lui.


Tom era fermo davanti alla porta d' entrata, l' aveva appena dischiusa, ancora indeciso se correrle dietro per salutarla o meno.

Questa volta non aveva alcuna domanda da porle.
Sapeva che lei gli voleva bene, sapeva che voleva bene a tutti loro.
-  ... Però ha deciso lo stesso di lasciarci ... Merda! ...  -.
Avrebbe voluto andare da lei, se fosse rimasto fermo sulla porta, sarebbe stato l' unico a non averla salutata come si deve.
Il pensiero volò a Bill.
Certo, lui era quello che l' aveva salutata in maniera molto più intensa ma sapeva perfettamente che non era stato un bene per lui.
Lo sapeva dolorosamente bene.
In oltre era certo che se si fosse mosso di lì, se davvero l' avesse raggiunta su quel prato, la avrebbe colpita.
Avrebbe colpito il suo bel viso esattamente come lo aveva desiderato quella mattina parlando con Georg.
Le parole del suo amico erano state chiare e semplici e lui credeva di averle capite, del resto non era mica stupido, ma lo stesso non riusciva a sopportare che lei avesse deciso di tornarsene in Italia da un ragazzo che non la rispettava, che non la amava, che non la meritava.
Ne era così convinto da non riuscire ad evitarsi di pensarlo.
Era Bill ...
Era Bill il ragazzo giusto per lei ...
E lei era quella giusta per lui.
E se ne stava andando.
-  ... Maledizione ... E' tutto ... Tutto sbagliato! ...  -.
<<  Và e dalle il suo regalo … Per male che vada non cambierà nulla ma … Te ne pentiresti se non lo facessi …  >>.
Di nuovo la voce di Georg.

Tom distolse lo sguardo da quella macchina che ormai non era più davanti ai suoi occhi, per posarlo sull’ amico.
In quell’ istante un fiotto di gratitudine gli salì al petto.
Poteva ancora sentire le braccia forti del bassista che lo cingevano, tenendolo stretto, consolandolo.
Era stato un attimo di debolezza, ma ne aveva avuto maledettamente bisogno, era così gonfio di rabbia e rancore da sentirsi soffocare e Georg …
Georg gli aveva permesso di lasciarsi andare, fosse solo per pochi istanti.
Non aveva mai dubitato di poter contare su di lui, ma il tempo era passato, lui aveva sviluppato il suo carattere, quella maschera di sicurezza e sfacciataggine, così diversa da quello che sentiva a volte dentro …
Aveva imparato presto che quello era l’ atteggiamento giusto, per difendere suo fratello prima, e sé stesso, poi.
Doveva ammettere che nel corso di quegli anni le cose forse gli erano un po’ sfuggite di mano.
Quella che doveva essere una difesa era diventato il suo modo di vivere portandolo ad essere sgradevole, molte volte.
Il Tom che lo aveva per infinite volte fissato dallo specchio, non era lo stesso ragazzino che dipingeva sogni di gloria, la notte in camera con i suoi amici, con i colori lievi eppure marcati della sua sfrenata fantasia.
Non era quello che aveva desiderato.
Allora non sapeva che ci sarebbe stato un prezzo da pagare e che quel prezzo sarebbe stato lui.
E adesso …
Adesso, tra le braccia di un amico, davanti alla partenza di quella che sarebbe dovuta essere semplicemente una loro dipendente, davanti al dolore di suo fratello, adesso aveva capito che forse quel Tom così desideroso di mordere la vita, così capace di emozionarsi, forse non era del tutto perduto.
Sorrise a Georg.
<<  Grazie, e …  >>.
<<  Non ti preoccupare … Darò un’ occhiata io al sonno del nostro cucciolo …  >>.
Gli sorrise mesto in risposta il castano.
Credeva di aver intuito cosa avesse Bill che non andava, ma sentirselo sbattere sul muso da Tom era stata una doccia abbastanza fredda.
Sì, sarebbe andato a controllare che dormisse tranquillo.


Tom prese le chiavi della sua macchina e uscì sgommando dal cancello che si stava aprendo fin troppo lentamente.
Osservava quella cornice che aveva gettato sul sedile del passeggero, sperando che le piacesse, ma qualcosa dentro di lui gli ripeteva che la avrebbe ferita.
Ricordava le parole di Georg ma anche l’ espressione di quella che gli era apparsa come nulla più che una bambina, con loro.
Non voleva andarsene …
Allora perché lo stava facendo?

**********
**********

<<  Ben arrivata … Spero davvero che tu sia rinsavita Andrea. Voglio dimenticare quello che è successo ieri, voglio dimenticare questa tua folle idea di lavorare per questa gente, voglio dimenticare questi ultimi mesi … Torneremo a casa e ci dimenticheremo di tutto quanto, torneremo alla nostra vita di sempre …  >>.
Andrea, pallida e stanca, osservava il viso del suo fidanzato, vedeva le sue labbra muoversi e sentiva ciò che diceva e dentro non avvertiva nulla.
Si stava chiedendo quanto tempo fosse passato dalla prima volta che aveva desiderato quella bocca, da quando amava la sua voce, qualsiasi cosa dicesse.
E quanto ne fosse passato da quando non desiderava più nulla di tutto questo.
Lui era sempre lo stesso.
Cosa era cambiato?
Lei.
Lei era cambiata.
Irrimediabilmente.
La vita di sempre sarebbe stata il suo oblio.
-… Forse tu tornerai alla vita di prima … La mia è cambiata ormai … O meglio … La mia visione della vita è cambiata, le mie priorità … E le sto lasciando … Per te …  -.
Ma non era vero.
Non lo stava facendo per lui, ma per sé stessa.
Le faceva male pensare che aveva buttato via così tanto tempo della sua vita, per qualcosa in cui aveva creduto e che adesso le sembrava totalmente stupida, inutile, priva di senso ed emozione.
L’ avrebbe uccisa.
Lei lo sapeva.
<<  Sì … Adesso però vorrei mangiare … Possiamo ordinare qualcosa?  >>.
L’ espressione del ragazzo non mutò di una virgola.
<<  Ho già fatto colazione … Sei in ritardo, lo sai … Mangerai qualcosa in aeroporto … Vieni, dobbiamo andare … Partiremo tra un’ ora e dobbiamo far passare tutta quella roba al chek in  >>.
La ragazza faticò a reprimere un risata di scherno e frustrazione.
-… I ragazzi avrebbero smosso chiunque a qualsiasi ora della notte se avessi detto loro di aver fame …  -.
Ma lui non era loro, lui era l’ uomo che la voleva legare a terra, che voleva strapparle quelle ali che erano spuntate silenziose alle sue spalle.
-… Non mentire … Le hai tarpate tu non riuscendo a spiegarle, non riuscendo a liberarti di te stessa e di tutto quello che ti eri lasciata alle spalle … Non sei mai riuscita a lasciare davvero dietro di te il mondo che conoscevi ed a gettarti in quello che desideravi e che stava ad un solo passo dalle tue dita protese … Non sei riuscita ad afferrarlo … E ti sei condannata … Ma lo hai assaporato quel mondo e lo rimpiangerai per tutta la vita …  -.
<<  D’accordo … Andiamo, allora, devo saccheggiare una di quelle macchinette al più presto  >>.
Fabrizio prese le sue valige e la precedette, assolutamente certo del fatto che lei lo avrebbe seguito.
-… Glielo hai permesso tu …  -.

Tom stava fermo davanti all’ hotel dell’ aeroporto, sperando ardentemente che fosse quello in cui alloggiava il ragazzo di Andrea, sperando di vederla uscire da quella porta.
Il viso celato dalla sciarpa enorme, un cappello che nascondeva i suoi capelli ed i suoi occhi, stringeva convulsamente tra le mani quella cornice, rischiando quasi di danneggiarla, senza sapere se desiderasse che la ferisse o che la consolasse nelle notti che l’ avrebbero vista vagare insonne per il suo appartamento.
Perché sarebbero venute, quelle notti, sarebbero arrivate, così come sarebbero arrivate per loro.
Per tutti loro.
Ed improvvisamente, quando quasi non stava più aspettandola, ma solo fissando quella maledetta porta girevole quasi ipnotizzato, lei apparve nascosta dalle spalle larghe del giovane uomo italiano.

Andrea non guardava nulla in particolare, anzi, si era fissata sul colletto della camicia, perfettamente stirato, del suo ragazzo, immaginando che, fissato com’ era, doveva averla portata in lavanderia …
Era strano come certe cose la infastidissero, cose che su uno qualunque dei suoi ragazzi non le faceva né caldo né freddo.
Tutti e quattro erano negati con la lavatrice e solo Gustav era in grado di mantenere in un certo decoro la sua stanza; Georg stirava ma i risultati erano quelli che erano sebbene non catastrofici, e nessuno di loro aveva voglia di mettersi all’ opera nei lavori di casa …
Sorrise inconsapevolmente al ricordo del grembiule che aveva fatto indossare a Gustav e dello straccio in testa a Tom e poi alzò gli occhi.

Era lì, appoggiato allo sportello della macchina e tutta la roba che aveva addosso non avrebbe potuto mascherare quegli occhi che adesso sembravano faticare per metterla a fuoco.
-… Cosa sei venuto a fare? Vai via! Tu e l’ ombra delle mie ali che ti porti dietro! … Tom …  -.
Non voleva che se ne andasse, aveva bisogno di quel pezzetto di loro che la stava torturando …

<<  Scusami un attimo, Fa … Devo parlare con una persona …  >>.
Fabrizio alzò gli occhi sull’ alta figura dinoccolata che stava appoggiato al cofano di un enorme suv, e strinse gli occhi in due fessure infuocate.
<<  No  >>.
<<  Come sarebbe a dire, no?  >>.
Andrea era interdetta.
<<  Mi hai detto che lavoravi per loro fino a questa mattina … Adesso non lavori più per loro, non hai niente a che spartire con nessuno di quei ragazzini viziati! Andiamo dentro, muoviti!  >>.
Le aveva afferrato un braccio con la mano forte e le stringeva il polso fino a farlo scricchiolare.
<<  Lasciami andare immediatamente! Non mi interessa nulla se non sto più lavorando per loro … E’ venuto fino qui per salutarmi ed io non me ne andrò facendo finta di non averlo visto!  >>.
Strattonò il braccio e si allontanò da lui, sentendone gli occhi puntati alle spalle che la trafiggevano furiosi.
Ma nulla aveva più importanza se non le iridi nocciola che le sorridevano tristi e la torturavano con la loro maledetta somiglianza ad altre iridi, iridi che l’ avevano sfiorata bruciandole la pelle ed il cuore …
<<  Ciao … Credevo non ti andasse di vedermi …  >>. La ragazza abbassò gli occhi.
-… Se è per questo credevo anche di detestarti, ragazzina … E fino a un’ ora fa credevo che tutto quello che desiderassi era prenderti a sberle e adesso … Adesso tieni quei maledetti occhi trasparenti, di quel grigio sconosciuto e limpido, bassi e l’ unica cosa che voglio è vederli …  -.
Il pensiero corse a Bill.
Se per lui il desiderio era così spasmodico non voleva nemmeno immaginare cosa sentisse suo fratello.
Le posò due dita sotto il mento e le alzò il viso, sorridendo di quanto dovesse alzarlo per osservarlo negli occhi.
Era alta, ma non abbastanza.
<<  E lasciarti andare via portandoti solo un paio di manette pelose come mio ricordo?  >>.
Chiese sorridendole ed inarcando un sopracciglio scettico, del tutto simile a Bill.
<<  Bhè … Sono quantomeno … Evocative, direi …  >>.
Gli sorrise di rimando.
-… Ma stai tranquillo … C’ è anche questo maledetto sorriso che centellini a dedichi a pochi, fortunatissimi eletti, che mi porterò via …  -.
Tom si lasciò sfuggire una risata aperta, per poi osservarsi intorno sospettoso nel timore che qualcuno potesse averlo sentito e riconosciuto.
<<  Sì, hai ragione ma … Volevo darti questa … Spero ti piaccia …  >>.
Le mise tra le mani la cornice.
<<  Ci sono memorizzate un po’ di foto … Ma le puoi cambiare se vuoi …  >>.
Andrea ripose il regalo di Tom nella sua borsa, poi tornò a fissare il ragazzo, attenta.
<<  Hai altro da dirmi Tom? Credo … Credo di dover andare …  >>.
Il chitarrista guardò alle spalle della ragazza, poi fece un cenno di saluto accompagnato da un sorrisetto ironico che fece sbuffare una risata ad Andrea.
<<  Non serve che lo provochi … Vi detesta già abbastanza …  …  …  E’ un idiota … Spero possiate perdonarlo …  >>.
<<  Possiamo anche perdonare il fatto che sia un idiota, ma non che ti stia portando via da noi … Andrea … Perché stai andando con lui se pensi che sia un idiota? Perché … Non resti con noi? …  >>.
<<  Non posso, Tom … Io non credo di riuscire a spiegartelo nel modo giusto … Ho investito molto in questa relazione, non posso mandare tutto a puttane, sarebbe come … Arrendersi, ammettere di aver fallito …  >>.
<<  E con noi? Con noi non hai investito nulla? O quello che hai investito valeva talmente poco da poterlo gettare? Con noi puoi dire di aver perso del tempo, di aver … Fallito? … Puoi arrenderti senza rimpianti?  >>.
Come poteva Tom dirle una cosa del genere?
Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, colpirlo forte fino a quando non si fosse rimangiato quell’ eresia.
Ma in quegli occhi vide solo consapevolezza e dolore.
Sapeva che non era così.
Era solo … Arrabbiato.
Non condivideva la sua scelta.
Dopotutto non lo faceva nemmeno lei.
<<  Non chiedermi di rispondere, Tom … La risposta la sai ... Sapevate che questo contratto sarebbe finito e che sarebbe stato l’ ultimo, non poteva essere diversamente … Sai che non credo di aver gettato il mio tempo ed il mio impegno con voi … E che mi mancherete tanto …  >>.
Tom sospirò.
Sapeva che non le avrebbe estrapolato dalle labbra una sola parola in più.
Così l’ abbracciò.
<<  … Rimani … Per favore …  >>.

Perché doveva fare così?
Perché aveva dovuto scoprire il suo viso ed il suo cuore proprio adesso?
No.
Lo aveva fatto molto tempo prima …
Ma la cosa non cambiava.
Lei non poteva restare.
Aveva una vita da riprendere in mano, un passato da ricordare ed un futuro da costruire.
Non poteva gettare tutto così, per un SexGot redento, per un sorriso timido, per due braccia forti, per un paio di occhi ambrati …
Non poteva permetterselo.
<<  Devo andare Tom … Salutami gli altri … E fai una coccola speciale a Macky, anche lui mi mancherà …  >>.
Si alzò sulla punta dei piedi e posò un breve bacio sulla guancia solo lievemente ruvida del chitarrista, poi gli volse le spalle e tornò dal suo ragazzo che la accolse con un’ aria truce ed un gesto poco carino.
<<  Abbiamo finito di fare la svenevole con quei quattro? Andiamo che è tardi  >>.
La spinse bruscamente verso la porta a vetri seguendola con il carrello delle valige.
E sgradevole era lo sguardo che lui le teneva puntato addosso mentre divorava un pacchetto di M&M’s dietro l’ altro.
Era triste e non gli importava nulla di quello che lui stesse pensando.

Finalmente seduta sulla scomoda poltroncina dell’ aereo, attendeva in quel pesante silenzio, che questo prendesse il volo, doveva andare alla toilette al più presto, non avrebbe retto un minuto di più, ed accolse come una benedizione persino il fastidioso dolore alle tempie e ad i timpani che la avvisarono che erano in volo.
A breve avrebbe potuto alzarsi ed allontanarsi dal ragazzo serio e silenzioso che gli stava accanto.
<<  Scusami, devo andare in bagno …  >>.
<<  Certo … Dopo esserti ingoiata tutta quella spazzatura … Fai pure con calma  >>.
Ma non era una gentilezza, sembrava che anche lui non avesse molta voglia di stare con lei più del minimo necessario.

Non appena la porta si fu richiusa alle sue spalle Andrea fece scattare la serratura ed ebbe a malapena il tempo di sporgersi sulla tazza linda, macchiandola con quel poco che il suo stomaco conteneva.
Non era colpa del cioccolato, il cioccolato non le aveva mai fatto quell’ effetto disastroso, era qualcos’ altro.
Era la consapevolezza della scelta che aveva fatto a non voler restare dentro di lei.
Era il dolore della perdita che sembrava non riuscire a trovare altra via di sfogo.
Rimase per diversi minuti in quella scomoda posizione, tenendo i capelli lontani dal volto e sé stessa in equilibrio, faticando in entrambe le cose, poi si alzò posando le mani sul lavandino per non vacillare.
Fisicamente non aveva altro in corpo da gettare fuori, per il resto …
Non sarebbe stato così semplice liberarsi del resto.
Osservò il viso pallido e stravolto nel piccolo specchio.
Aveva gli occhi gonfi di stanchezza e rossi dallo sforzo, le labbra le tremavano, un sottilissimo velo di sudore freddo le ricopriva le tempie che battevano impietose ed  il respiro era irregolare come dopo una lunga corsa.
Una corsa per fuggire da sé stessa.
Non sarebbe andata lontana.
Era una gara persa in partenza, quella, e lei lo sapeva bene.
Si sciacquò la bocca, tamponò il viso con una salviettina fresca cercando di riassumere un’ espressione almeno accettabile, si ravvivò i capelli con le dita, poi li afferrò tra esse, tirandoli appena.
Un dolore fastidioso, un ricordo che faceva male, altre dita che tiravano i suoi capelli, intrecciandovisi.
Bill …
Ancora nulla, solo l’ ennesimo conato di vomito che lei soffocò in fretta, per uscire da quel piccolo spazio che la stava facendo impazzire.
Le sembrava che le pareti si stessero chiudendo su di lei, impedendole di respirare.
Non aveva mai avuto degli attacchi di panico, ma credette di sapere che se fosse rimasta rinchiusa lì dentro un solo istante di più il primo della sua vita si sarebbe palesato.
Sorrise all’ hostess che la osservava vagamente preoccupata e si diresse silenziosa al suo posto, accanto al finestrino, pregando, prima di posarvi gli occhi, che il paesaggio fosse mutato, che non si vedesse più la Germania allontanarsi lentamente.
Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un tappeto di nuvole scure, maledettamente simili a quelle che coprivano il cielo di Milano.
Un piccolo anticipo di quella che sarebbe stata la sua visione.
Un regalo non gradito, una magra consolazione che lei non desiderava affatto.
Non poteva dimenticare i colori.
Il fondente castano scuro degli occhi buoni di Gustav ed il biondo miele dei suoi capelli, lo scintillante verde delle iridi di Georg, il castano ramato dei suoi lunghi capelli liscissimi, il nocciola intenso degli occhi maliziosi di Tom, il nero corvino dei suoi capelli, del pelo del loro micetto, e lo sguardo d’ ambra di Bill …
Bill.
Bill …
Avrebbe desiderato piangere ed invece avvertiva solo quel fastidio in fondo allo stomaco.
-… Per dio Andrea! Riesci a piangere davanti a qualsiasi cosa! Un bambino che dorme, un cucciolo che gioca, un film romantico … Quante volte hai avuto le lacrime agli occhi davanti a certe foto dei ragazzi da bambini? E adesso? Adesso che potresti avere un motivo per piangere l’ unica cosa che desideri fare è liberarti lo stomaco dal nulla che vi risiede? … Complimenti per la sensibilità, davvero!  … -.
Era assurdo ed era piuttosto triste, ma era esattamente così.
Si alzò una seconda volta e per la seconda volta si diresse verso il bagno.
E non fu l’ ultima volta che lo fece.

**********

**********


Se ne stava seduta a quella maledetta scrivania in quel piccolo ufficio soffocante.

In quel ridottissimo spazio di quattro metri per quattro, Andrea si sentiva soffocare.
Il caldo innaturale del riscaldamento, le pareti grigie che sembravano muoversi lentamente verso di lei, sembravano soffocarla.
I sottili divisori lasciavano passare qualunque seppur minimo rumore, poteva sentire ogni volta che il portone si apriva o chiudeva, il colpo di tosse dell' impiegato dell' ufficio accanto, le bestemmie del principale del suddetto impiegato, il sottofondo del piccolo stereo si mescolava con le conversazioni telefoniche del suo principale che aveva la propria scrivania a solo un metro e mezzo dalla sua.
Teneva gli  occhi arrossati fissi sullo schermo del p.c, cercando di concentrarsi sui numeri e le lettere che apparivano quasi a caso davanti ad i suoi occhi.
Il pensiero volse la sua attenzione a quello che le aveva detto il suo ragazzo solo un mese prima.
<<  Vedrai ... Certo, potrebbe sembrarti noioso a sentirmene parlare, ma ti assicuro che non è così ... Lavorando in quell' ufficio capirai l' importanza di mantenere i piedi per terra, di darti delle scadenze, delle regole, dei limiti da non superare e degli obiettivi da raggiungere ...  >>.
A sentirlo parlare lo stomaco di Andrea aveva avuto l' ennesima spasmodica contrazione, mentre cercava di ingoiare uno yogurt bianco fin troppo acido.
Il tono del ragazzo non lasciava dubbio alcuno sulle parole che aveva taciuto ...
Quelle dette le svelavano perfettamente e svelavano ciò che pensava di quello che aveva fatto fino a quel momento ...
Lavorando per quei ragazzi che per lui valevano meno di nulla, non aveva avuto regole da seguire, non aveva avuto obiettivi, delle scadenze, delle regole ...
Insomma, pensava che fosse davvero ora che lei tornasse con i piedi per terra.
Quella era forse l' unica cosa su cui aveva avuto ragione, almeno in parte.
Quel lavoro per lei aveva significato staccare i piedi dal solito grigio pavimento.
Nulla di più vero.
Ma questo non significava affatto che tutte le stupidaggini che lui aveva pensato e in gran parte detto, in quei mesi, fossero reali.
-…  Cosa pretende di sapere lui? Crede davvero che io non abbia avuto degli orari, delle regole, dei doveri? Che non abbia faticato, per quei ragazzi? Mi ha vista con loro una sola volta e crede che quello sia stato il modo in cui ho passato tutte le mie giornate? …  -.
Distolse gli occhi dallo schermo per fissarli sulla grande finestra dell’ ufficio.
Era sola, aveva spento quell’ orrida luce al neon che le feriva gli occhi ed aveva continuato quel suo noiosissimo lavoro senza concentrarsi troppo su quello che stava facendo, sapendo che questo le avrebbe provocato dei graziosi rimorsi che le avrebbero acuito l’ ulcera, al pensiero di aver combinato qualche cavolata, ma adesso non voleva pensarci né ci sarebbe riuscita nemmeno volendo.
Si alzò e si diresse alla finestra, tutto quello che si presentava ai suoi occhi era grigio ed incolore.
Il cielo, l’ asfalto, il casermone che vi era di fronte.
In effetti non avrebbe potuto negare che  durante il periodo passato come interprete dei Tokio Hotel non si fosse divertita.
Aveva visitato posti nuovi, aveva potuto far vagare lo sguardo su paesaggi ben differenti da quello che adesso la soffocava, ma non aveva mai creduto di non esserselo guadagnata.
Era stata incredula il più delle volte quando, sdraiata sul suo letto, la notte, ripensava alla giornata appena conclusa, a come fosse andata l’ intervista del pomeriggio, e riviveva attimo per attimo le ore di quella giornata giunta al termine, si chiedeva cosa avesse mai fatto per meritarsi una fortuna simile, ma mai aveva pensato di non guadagnarsi tutto ciò che aveva.

Adesso chiuse gli occhi sul suo presente e soprattutto sul suo passato e tornò con un sospiro alla sua scrivania.
Mancava poco oramai all’ uscita da quel posto e quasi si stava chiedendo se avesse davvero voglia di uscire da quella piccola soffocante gabbia per rinchiudersi in quella che era la sua vita: non meno soffocante.

Non appena mise piede fuori dal portone dell’ anonimo palazzo vide Fabrizio seduto in macchina ad attenderla.
Sapeva che sarebbe dovuto patire il giorno dopo per Bologna, per l’ ennesimo impegno lavorativo e sapeva che sarebbe passato a prenderla per andare a cena da qualche parte, così si arrese all’ evidenza e si sedette al posto del passeggero, chiudendo con un delicato tonfo sordo la portiera.
<<  Allora, come è andata oggi?  >>.
La solita domanda, col solito tono assente e fondamentalmente disinteressato.
La solita risposta, col solito tono assente e …
<<  Tutto bene, grazie … E tu?  >> … fondamentalmente disinteressato.
<<  Tutto bene, domani devo andare via per un po', ricordi?  >>.
<<  Sì, me lo ricordo … Ti ho già stirato i vestiti e preparato la valigia … L’ ho messa accanto alla porta  >>.
<<  Grazie  >>.
Proseguirono in silenzio verso il ristorante dove erano diretti, dove avrebbero servito specialità di pesce.
Andrea con la consapevolezza che avrebbe ingoiato a malapena il primo, le solite penne al salmone.
Non le piaceva il pesce in maniera particolare e comunque in quell’ ultimo periodo non era molta la roba che il suo stomaco riusciva a sopportare.

Si sedettero al tavolo che il ragazzo aveva prenotato, sempre in silenzio e si immersero nella lettura del menù, più per abitudine che per altro.
Soliti piatti, solito vino, solito dolce.
Caffè a fine cena per lui, un amaro per lei.
Rientro silenzioso.
Andrea stava seriamente temendo di compiere qualche gesto inconsulto, come mettersi improvvisamente a strillare all’ interno dell’ abitacolo dell’ auto con tutta la voce che sentiva repressa nel suo petto.
Ma non lo fece.
Volse lo sguardo al finestrino e davanti ai suoi occhi apparvero stralci di Berlino che sfrecciavano via.
Li chiuse.
Non poteva sopportarlo.
Quella città le mancava incredibilmente.
I ragazzi le mancavano incredibilmente.
Il suono di un messaggio ricevuto del suo cellulare la fece sobbalzare ed infilò automaticamente la mano all’ interno della piccola insignificante borsetta che Fabrizio le aveva regalato il primo giorno di lavoro, per festeggiare.

**********
**********

Il tour stava andando bene, il sold out ad ogni data era diventata una piacevole abitudine per i ragazzi eppure i sorrisi che apparivano sulle loro labbra erano tutte dedicate alle interviste, abbastanza rare in quel periodo denso di live ed alle fan che li aspettavano per ore fuori dalle arene.
David era pensieroso.
Erano passati ormai quattro mesi da quando Andrea aveva smesso di lavorare per loro.
Non erano molti, ma all’ uomo parevano quasi un’ eternità.
Nemmeno la sorridente presenza di Nadia al suo fianco riusciva a sopperire del tutto alla mancanza della ragazza.
-… E comunque è abbastanza strana anche lei … ha sempre dei musi lunghi fino al pavimento … Andrea le manca e manca a tutti noi …    … Hai combinato proprio un bel casino, David … Volevi evitare di ritrovarti sulle spalle un’ interprete utile solo per sollazzare Tom e adesso ti ritrovi con quattro ragazzi immusoniti dalla mancanza di quella che, nella tua mente ottusa, sarebbe dovuta essere solo una scialba ragazzina di passaggio … Merda! …  -.
<<  Dave … Tutto bene?  >>.
La mano fresca di Nadia si stava posando leggera sulla sua guancia appena un po’ ispida, regalandogli una subitanea sensazione di benessere.
Volse il viso verso la ragazza che si era seduta sul bracciolo della poltrona dov’ era stravaccato, accavallando le gambe in maniera giocosamente sensuale, forse sperando di distrarlo.
Cosa che sarebbe anche stata possibile se non avesse avuto davanti agli occhi l’ espressione addolorata del suo cantante.
Solo poche ore prima, incrociando lui e Nadia per mano nel corridoio, li aveva osservati qualche secondo concedendo loro un mesto sorriso, poi aveva abbassato lo sguardo sui suoi stivali, senza alzarli più mentre li oltrepassava diretto alla sua stanza.
Tornò alla realtà della sua donna seduta accanto a lui.
<<  Mi piacerebbe dirti che va tutto bene Nadia …  >>.
La ragazza appoggiò la guancia sulla testa dell’ uomo.
<<  Vedrai che passerà …  >>.
David sospirò, cercando di non dare a vedere la poca fiducia in quelle parole che avrebbero dovuto essere confortanti.
Nemmeno Nadia credeva a quello che stava dicendo, ma detestava vedere David così demoralizzato e preoccupato per i ragazzi.
Non che lei lo fosse di meno.
Vedere qui ragazzi così le metteva tristezza, soprattutto perché li aveva visti in compagnia di Andrea.
Georg e Gustav erano ancora più silenziosi del solito e se nel batterista la cosa non si notava poi molto, essendo silenzioso già di suo, Nadia sentiva un po’ la mancanza del caos che, non si sarebbe detto, il bassista riusciva a creare, lo scintillio scherzoso dei suoi occhi verdi che le prendeva un po’ in giro quando confabulavano tra di loro.
Per non parlare dei due Kaulitz, che sembravano fare a gara per chi dei due riuscisse a far preoccupare di più David e di conseguenza lei.
Tom era intrattabile e scostante e le uniche volte che lo vedeva in atteggiamenti più umani era con suo fratello o con Georg e Gustav, ma solo perché questi ultimi gli intimavano chiaramente con lo sguardo di non scocciarli con i suoi malumori che ne avevano abbastanza dei loro.
E poi c’ era Bill.
Nadia si sentiva spezzare il cuore ogni volta che, masochisticamente supponeva, posava gli occhi sull’ efebico cantante.
Gli sembrava quasi dimagrito, sebbene la magrezza del ragazzo fosse da sempre uno dei suoi tratti distintivi; ma erano i suoi occhi a colpirla ogni volta come un fulmine a ciel sereno.
Ricordava lo sguardo che aveva notato in quelle iridi ambrate che si posavano quasi colpevoli e intimidite su Andrea, sebbene le sembrasse che la ragazza stessa non se ne accorgesse, ricordava i suoi sorrisi grandi quando scherzava con lei e ricordarli adesso che di quel sorriso vi era solo l’ ombra su quelle labbra, era doloroso per lei.
Sapeva che Andrea soffriva e la faceva impazzire il fatto di non sapere cosa fosse effettivamente successo tra i due ragazzi prima che la sua amica tornasse in Italia.
-…  Perché qualcosa è successo … Lo so, lo sento! … Maledizione …  -.
Non sapeva se a renderla più nervosa fosse il fatto che la sua amica non le avesse raccontato tutto o il fatto stesso di non sapere.
<<  David … Sei davvero sicuro di non sapere cosa sia successo tra Bill e Andrea? Insomma io … Io credo … Non so … Andy mi è sembrata strana quando l’ ho sentita …  >>.
David trattenne a stento uno sbuffo spazientito.
Non voleva offendere Nadia ma quella domanda gliela aveva ormai posta già un centinaio di volte e lui, la stramaledetta risposta, non la aveva.
E Dio solo sapeva quanto avrebbe desiderato averla.
<<  No Nadia … Non lo so, e nessuno dei ragazzi me ne ha parlato … Non so cosa maledizione sia successo!  >>.
Poi, rendendosi conto di avere esagerato, sorrise mesto alla ragazza.
<<  Possiamo parlare d’ altro? Questa situazione mi sta distruggendo … Detesto vederli così e non potere far nulla per risolvere il problema …  >>.
Nadia non se la prese, sapeva di essere stata vagamente assillante, così decise semplicemente di baciarlo.
Per lui e per sé stessa.

La porta si richiuse lentamente facendo svanire anche quel minuscolo spiraglio di dolorosa felicità dai suoi occhi.
Si diresse a passo di marcia nella sua stanza, deciso a fare qualcosa.
Non appena ebbe messo piede nella propria camera Tom afferrò con rabbia il cellulare digitò poche furiose parole, un numero che ormai, pur avendolo eliminato in un gesto iroso dalla sua rubrica, conosceva perfettamente, poi si lasciò cadere a sedere sul letto, sconfitto, reggendosi la testa pesante tra le mani.
Sapeva di aver scritto qualcosa che non pensava, ma …
Sapeva che tra pochi istanti il motivo per cui aveva scritto quelle parole alla loro ormai ex interprete, sarebbe arrivato a bussare alla sua porta.

<<  Entra pure …  >>.
<<  Disturbo?  >>.
<<  Non mi disturbi mai fratellino … Come va?  >>.
Bill si sedette in silenzio accanto a Tom.
<<  Non va … I nostri show sono fantastici, riempiamo le arene e l’ amore che ci circonda io riesco a sentirlo sulla pelle come una scarica elettrica eppure … Eppure sento che non lo sto ricambiando come dovrei … Come vorrei … Detesto mentire loro, però … L’ unico amore che vorrei mi è negato ed io non riesco ad amare …  >>.
Tom deglutì silenziosamente.
Lo stomaco contratto davanti alla disillusione di suo fratello, davanti a quel dolore per il quale non poteva fare nulla.
Non si trattava di bulli che poteva almeno provare a fermare, si trattava di una ragazza e, se anche avesse deciso di prenderla a schiaffi, non avrebbe mai potuto obbligarla ad amare suo fratello o ad ammettere con sé stessa i suoi veri desideri.
-… Certe cose non si possono obbligare, Tom … Dovresti averlo imparato, ormai …  -.
Lo aveva imparato, aveva imparato che l’ amore è qualcosa che non si può pretendere, che non si può decidere, che non si può incanalare.
Si poteva solo viverlo come veniva, prenderlo per quello che era, accettarlo in tutte le sue infinite sfaccettature.
Chiunque avrebbe pensato fosse assurdo che proprio lui, Tom Kaulitz, avesse dei pensieri sull’ amore, ma ai suoi stessi occhi la cosa non era poi così strana.
Certo, forse lui non lo aveva davvero mai provato nei confronti di una ipotetica compagna di vita, né aveva mai davvero sentito il desiderio di averla, ma ciò non significava che non sapesse cosa fosse, l’ amore.
Amava suo fratello, prima di ogni altra cosa, più di ogni altra cosa.
Amava la sua famiglia.
Amava i suoi amici.
Amava il suo lavoro, con tutti i suoi pro ed i suoi contro.
Ed aveva imparato ad amare Andrea, in un modo che non credeva davvero fosse possibile amare un essere umano del sesso opposto.
Ma i fatti erano questi.
E comunque l’ amore aveva sempre fatto parte della sua vita.
Lo aveva vissuto attraverso gli occhi di Bill, che era da sempre stato più portato verso questo sentimento, attraverso i suoi sogni e le sue parole, i testi delle sue canzoni.
-… Ecco qui cosa significa avere un gemello … E’ come vivere due vite, tutto raddoppiato e fare tue delle esperienze pur non avendole vissute in prima persona …  -.
Adesso, un nodo in gola che gli bloccava il respiro e qualche imprecazione che al momento era meglio soffocare, si stava chiedendo se fosse un bene.
Detestava vedere quell’ espressione negli occhi del suo gemello e ancora di più detestava non vederla, dato che Bill, una sigaretta che lenta si consumava tra le sue dita affusolate innalzando effimere spirali di fumo sottile, teneva il viso basso, come se si vergognasse di ciò che stava provando.
-… Dio … Fai in modo che a me non succeda mai. MAI! …  -.
<<  Bill … Senti, forse … Forse dovremmo chiamarla … Così, per sapere come sta, per … Salutarla, non so …  >>.

Bill, immobile e stanco abbastanza da non avere voglia nemmeno di portare quella maledetta sigaretta, l’ ennesima di quella lunga giornata, alle labbra, stava silenzioso a fissare i suoi stivali.
Lo sguardo fisso sulla piccola brace che mutava il tabacco in cenere.
Pensava vagamente che se non si fosse deciso a muovere un passo, la cenere sarebbe caduta sul lucido parquet di quell’ Hotel.
Pensava vagamente che fino a qualche tempo prima non avrebbe permesso a nulla di impedirgli di mordere la vita, di farla sua il più possibile.
E invece adesso …
Adesso non aveva voglia di nulla, avrebbe solo desiderato mettere fine a quella giornata con la vana speranza che quella successiva sarebbe potuta essere migliore.

Le parole di suo fratello lo colsero alla sprovvista.
Tom non poteva averlo detto davvero.
<<  Stai scherzando vero? … L’ ho persa già una volta … Persa …  >>. Rise amaro.
<<  Non è mai stata mia … Ma di certo non le permetterò di mandarmi via un’ altra volta … Non posso …  >>.
Tom si voltò verso di lui.
<<  Sei stato tu ad andartene, quella sera … Avresti potuto farla tua … Ma hai deciso di non farlo, di andartene …  >>.
Due occhi accesi di rabbiosa frustrazione si fissarono in quelli del chitarrista.
<<  Sai bene che non sarebbe cambiato nulla! Come puoi? Come puoi accusarmi di una cosa del genere? Forse tu sei abituato a prenderti quello che vuoi senza preoccuparti di ritrovarti da solo il giorno dopo … Dio solo sa quanto la volessi, quella notte ... Ma lei sarebbe andata via, sarebbe tornata da lui … Mi avrebbe lasciato solo … Cristo Tom! Sai cos’è la solitudine? Sai come ci si senti freddi e vuoti dopo aver sfiorato la felicità, averne solo assaporato il calore e la dolcezza? Quanto più grande sia il dolore della solitudine?  >>.
La voce del cantante si era alzata di parola in parola, mentre il petto magro si alzava ed abbassava al ritmo frenetico del suo respiro affannato.

Se Bill lo avesse colpito, se gli avesse tirato uno schiaffo o un pugno dritto nello stomaco, avrebbe sofferto meno.
Ecco come si sentiva Tom, mentre lo sguardo furioso del gemello lo trapassava da parte a parte, accusandolo di non avere cuore.
Di non averne per lui.
E la rabbia fu l’ unica risposta che trovò.
<<  Senti! Sei stato tu a cercarmi! Lo fai ogni stramaledetta notte, Bill! Mi tieni sveglio per ore a sopportare in silenzio i tuoi stessi silenzi senza decidere mai di fare qualcosa di concreto per risolvere la situazione!  >>.
Si morse la lingua.
Sapeva di aver esagerato, Bill appariva vagamente sconvolto.
<<  Bhè … Mi dispiace se sono stato un peso per te in tutti questi giorni! Stai tranquillo! Non ruberò più preziose ore di sonno alle tue notti … O alle tue sgualdrinelle! Vaffanculo Tom! … Credevo … Credevo di essere abbastanza importante per te … >>.
Il ragazzo si volse verso la porta, l’ aprì con un gesto stanco e se la richiuse alle spalle.
-…  Bill …  -.
Bill.
Il suo Bill.
Suo fratello, il suo gemello, la sua perfetta metà che adesso stava soffrendo e che lui, troppo furioso con sé stesso per la propria incapacità di aiutarlo, aveva ferito e mandato via.
Per quanto quelle parole avevano potuto ferirlo, sapeva che Bill non pensava ciò che aveva detto.
E lui?
Bill sapeva che lui quelle cose non le pensava?
Si diresse svelto alla porta, sbattendosela alle spalle e cominciando a correre lungo il corridoio.
Volse l’ angolo.

Bill si sentì afferrare un polso, poi, una forza maggiore alla sua, che lui conosceva fin troppo bene, lo attrasse a sé.
Conosceva bene anche le braccia che lo cinsero, forti e delicate, come se stessero stringendo qualcosa di molto fragile e di molto prezioso.
Conosceva la spalla sulla quale poté posare la fronte e riprendere fiato.
Conosceva quel profumo di dopobarba misto all’ odore delle Marlboro rosse che era solito fumare.
Avvolse le sue braccia esili alle spalle del fratello.
<<  Mi dispiace Tomi … Io … Lo sai che non penso quello che ho detto …  >>.
Un sussurro affranto che fece stringere i denti al chitarrista.
<<  Lo so … Ed io … Non me ne frega nulla di stare sveglio tutte le notti, se solo sapessi che serve a qualcosa, a farti stare meglio …  >>.
Gli occhi nocciola di Bill si alzarono in quelli di Tom, grandi, increduli.
<<  Ma è quello che fai! Senza di te, io … Cosa potrei fare io, senza di te?  >>.
Tom sorrise.
<<  Esattamente quello che potrei fare io … Assolutamente nulla! … Vieni … Torniamo in camera … David è già abbastanza preoccupato. Se ci trova così in mezzo al corridoio gli prende un colpo … E poi … Abbiamo un silenzio da condividere io e te, adesso … O … Puoi parlare, se vuoi …  >>.
Bill sorrise e seguì il fratello che gli aveva afferrato una mano in uno di quei gesti affettuosi ed un po’ infantili che erano andati diminuendo di anno in anno, e questo li rendeva ancora più speciali agli occhi del cantante.
Lo aspettava un’ altra lunga notte.
Sapere di avere Tom al suo fianco era l’ unica cosa che le rendesse accettabili.

**********
**********

“ Sai cosa hai fatto? Non ti importa di nessuno che non sia tu ed il tuo maledettissimo orgoglio! Sei una stronza”

Andrea leggeva e rileggeva le parole di quell' sms.
Facevano male ma erano anche l’ unico legame che la riportava a loro.
Tom.
Avrebbe dovuto aspettarselo da lui.
Sorrise mesta mentre un sapore sgradevole le si posava sulle labbra.
Lo accolse con gioia.
Era da troppo tempo che non lo assaggiava.
Poi improvviso eppure ormai fin troppo conosciuto, un sapore acido le invase la bocca e lei dovette alzarsi svelta dal divano per correre in bagno.
<<  Stai bene?  >>.
Una voce alle sue spalle la fece trasalire, mentre cercava di rimettersi in piedi.
-…  Vattene … Non adesso, Fabrizio, ti prego …  -.
Inutili speranze.
Le si avvicinò e le posò una mano sgradevolmente calda sulla fronte sudata e gelida.
<<  Non sarai mica incinta, vero?  >>.
Una doccia fredda.
Era certa che non fosse così, prendeva delle precauzioni ma la sola idea che una cosa del genere potesse verificarsi la scosse in un tremito incontrollato.
<<  No, no … Stai tranquillo … Credo di non aver digerito il salmone … A volte mi capita … Domani magari vado a fare un controllo … Torna pure a letto, io arrivo subito …  >>.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si diresse in camera da letto, accomodandosi sotto le lenzuola ancora calde.
Andrea si alzò, si lavò i denti, cercando ostinatamente di ignorare il suo riflesso allo specchio, ma inevitabilmente il suo sguardo fù rapito dai suoi stessi occhi grigi e lucidi.
-… E se fosse? Se davvero fossi rimasta incinta di Fabrizio? Cosa avresti fatto? … Lo avresti amato questo bambino, questo è certo e poi? … Non sarebbe stato il figlio della persona che vorresti al tuo fianco, vero? Ma alla fine … Rassegnati … Prima o poi dovrai dargli un figlio … Dare a te stessa una ragione di vita no?  -.
Le sembrava strano pensarci adesso, con i brevi capelli corvini appiccicati alla fronte sudata, ma in effetti credeva di essere andata vicina alla verità.
Spesso ci aveva pensato, spesso aveva cercato di immaginare come ci si doveva sentire quando la consapevolezza di portare una piccola fragile vita dentro di sé, ti riempiva il cuore.
E non ci era mai riuscita.
A volte aveva persino creduto che per lei quel giorno non sarebbe arrivato mai.
Ora, fissando la porta che Fabrizio si era chiuso alle spalle, pensò che un giorno sarebbe successo.
Si chiese se sarebbe stata abbastanza forte da sopportarlo.
Per una frazione di secondo la verità apparve davanti ai suoi occhi : non sarebbe stato un bambino il problema ma il fatto di averlo avuto con a persona sbagliata …
-… SMETTILA! Smettila Andrea! Tu NON sei incinta e questo NON è il momento giusto per pensare ad una simile possibilità … Del resto sei tu che decidi, no? Puoi farlo … Adesso smettila di farti mille paranoie e vattene a dormire, spegni quel maledetto cellulare e non pensare più a nulla! …  -.
Si trascinò fino alla cucina, al buio, ingoiò un analgesico, poi si distese tra le lenzuola gelide, rabbrividendo ed augurandosi che il sonno arrivasse presto a strapparla da sé stessa.

La mattina dopo il risveglio non fu dei migliori per lei.
Come se non fosse bastata la nottataccia alla quale era appena sopravissuta, la voce di Fabrizio giunse fastidiosa a regalarle un pessimo risveglio.
Avvertì la sua mano sulla spalla che la scuoteva.
<<  Drew … Ti ho portato il caffè … Svegliati … Devo dirti una cosa …  >>.
Andrea detestava quando lui la chiamava Drew, in genere significava che voleva qualcosa o che stava per darle una virtuale batosta tra capo e collo.
Non credeva di poterla reggere, ma cercò di aprire gli occhi con un po’ di buona disposizione. 
Fece forza sul braccio sinistro alzando a fatica il corpo incastrato tra le coperte.
<<  Mentre non c’ eri ho pensato molto a noi due e non sono stato con le mani in mano … Ho parlato con Greta …  >>.
Sentire nominare la moglie del giovane uomo fece fremere le sue antennine assonnate ma ancora non aveva ben capito dove Fabrizio volesse andare a parare.
<<  La separazione è ufficiale … Non appena torno ci sposiamo … Ho già prenotato il comune, preparato le partecipazioni ... Scelto il ristorante e contattato un fotografo … Qui c’è il numero di una sarta che mi ha consigliato proprio Greta … Certo, non potrai indossare l’ abito bianco, ma in fondo non avrebbe molto senso, no?  >>.
Andrea boccheggiava come se l’ aria fosse divenuta piombo liquido che le invadeva la bocca, la gola, occludendole i polmoni.
<<  Ma … Io … perché?  >>.

Evidentemente non era la domanda che Fabrizio desiderasse sentirsi fare, ma parve, almeno agli occhi di Andrea, che se la aspettasse.
Prese fiato ed il suo tono, pratico e lineare, non mutò di una virgola.
<<  Stiamo assieme da anni, mi sembra la cosa più naturale da fare … Non vorremo mica continuare a fare i fidanzatini per anni, rischiando di gettare al vento tutto quello per cui abbiamo lavorato … Adesso però devo scappare … Ci sentiamo questa sera  >>.
Le baciò brevemente la guancia e, prima ancora che lei potesse rendersi conto di quello che era effettivamente successo, sentì la porta di casa chiudersi con un colpo deciso, quello di chi non ha tempo da perdere in stupidi convenevoli, come l’ accompagnare la porta fino alla sua chiusura o dire alla propria donna che la vuole sposare perché l’ ama.

Aveva appena ricevuto la sua prima ed ultima richiesta di matrimonio ed ora era sola.
E l’ aveva accolta ancora intorpidita, assonnata, con i capelli spettinati, il trucco sfatto e il mal di stomaco.
-…. Bhè Andrea … Deve amarti per forza se ti ha chiesto di sposarlo nonostante le tue condizioni pietose …  -.
Avrebbe desiderato ridere di quella assurda situazione ma l’ unica cosa che sfuggì alle sue labbra fu un singulto strozzato.
Alla sua mente salì il ricordo di un’ altra mattina.
Una mattina in cui il suo aspetto era stato altrettanto disastroso, ed immediato il ricordo di altri due ragazzi, forse non ancora uomini, che non la avevano richiesta in sposa ma che erano riuscita a guardarla con più affetto di quanto avesse fatto il suo futuro marito, e che l’ avevano fatta sentire davvero bella, nonostante tutto …
Georg …
Tom …
Scacciò quell’ attimo di debolezza e tornò alla realtà del suo presente.
Fabrizio le aveva chiesto di sposarlo.
No.
Fabrizio l’ aveva magnanimamente avvisata che si sarebbero sposati di lì a tre settimane.
“ … Non vorremo mica continuare a fare i fidanzatini per anni, rischiando di gettare al vento tutto quello per cui abbiamo lavorato … “.
Ecco quali erano state le esatte parole che il ragazzo aveva usato.
Suonavano così maledettamente fredde ed ingiuste e sbagliate alle sue stesse orecchie …
Un lampo improvviso la folgorò.
Era lo stesso concetto che aveva propinato a Tom.
Adesso si stava rendendo conto di come aveva potuto percepirle il ragazzo.
Sbagliate, ingiuste, fredde.
Impersonali.
Come tutta la sua vita con Fabrizio.
Come tutta la vita con lui da qualche anno a quella parte e come sarebbe stata da allora in poi.
Perché c’ era stato un tempo, sebbene lei faticasse a ricordarlo, adesso, in cui l’ aveva amato sul serio, in cui avrebbe donato qualche organo vitale pur di stare con lui, pur di sentire quelle parole.
Quante volte da ragazzina lo aveva sognato.
E adesso le aveva dette.
E non assomigliavano minimamente a quelle che aveva immaginato.
Nulla era come lo aveva immaginato.
Nelle sue fantasie di adolescente in erba non c’ erano ragazze disfatte in un letto, ragazzi che stavano per partire per lavoro e, soprattutto non c’ era l’ ombra della felicità ad oscurare quel momento che, della felicità, avrebbe dovuto essere la luce.
Ma adesso erano lì.
Un’ ombra pesante che le mancava immensamente.
Un’ ombra che era luce e forza e desiderio e rimpianto.
Mise i piedi giù dal letto, lentamente, come misurando ogni più insignificante gesto, e rabbrividì al contatto con il pavimento freddo.
Un attimo dopo stava correndo fino al bagno, lasciandosi cadere frettolosamente e scompostamente sulle ginocchia, liberandosi lo stomaco dal nulla che lo opprimeva.

**********
**********

<<  Hai sentito Andrea?  >>.
Quella domanda, da quella voce, avrebbe dovuto insospettirla, preoccuparla o stupirla, invece si accorse con tristezza che nulla di questo era avvenuto.
Si volse lentamente verso il ragazzo e gli sorrise.
Era l’ unica cosa che potesse fare.
Lui la guardava di sottecchi, quasi temendo di incrociare quegli occhi di smeraldo, quasi temendo quella risposta che ora che era stata richiesta non era più certo di desiderare.
Teneva gli occhi nocciola e intensi fissi sulle sue scarpe, sentendosi sgradevolmente colpevole.
Sapeva di non essersi comportato bene con Andrea e temeva la reazione della rossa che gli stava di fronte.

Era estremamente tenero e dolce e nemmeno questo la stupì.
Aveva appreso tempo addietro, in un aeroporto in Sud Africa, quanto lui potesse essere diverso quando si trattava di Andrea.
Era strano, ma affatto sgradevole e per un attimo un pensiero le attraversò la mente.
-…  Non sarebbe stato lo stesso, se fosse stato con me …  -.
Ma non era un male, rendersene conto.
Aveva trovato l’ uomo giusto per lei e nulla avrebbe potuto intaccare la sua felicità.
Adesso rimase ferma davanti al ragazzo in attesa di un gesto che le lasciasse intuire quanto desiderasse quella risposta che lei gli stava negando.
Non che lo facesse con il proposito di tenerlo sulle spine, semplicemente non aveva la più pallida idea di come rispondergli.
Decise di usare la via più semplice.
<<  No, Tom … Non la ho più sentita …  >>.
Ed era la verità.
Era strano per lei dirlo, rendersi conto forse solo in quello stesso istante in cui quelle parole uscivano dalle sue labbra, che erano passati quasi due mesi dell’ ultima volta che aveva sentito Andrea.

Tom rimase in silenzio.
Cosa avrebbe dovuto dire?
Cosa si aspettava?
E Nadia?
Cosa si aspettava che lui dicesse?
E lui?
Cosa avrebbe voluto dire?
Avrebbe voluto rivelarle quanto era stato stronzo con Andrea e magari sentirsi sgridare da lei, avrebbe voluto …
Che lei gli dicesse che Andrea stava bene o forse che gli dicesse che era infelice …
Si sentiva in colpa per questo, pensava di dover desiderare la sua felicità e invece  riusciva solo, egoisticamente, a pensare che non sarebbe stato giusto che lei fosse felice mentre loro non lo erano.
Nemmeno immaginava quanto, in questo, assomigliasse ad Andrea stessa.

<<  Alza  gli occhi, Tom … Non è un delitto sentirsi come ti senti, sai? Non c’ è nulla di male nell’ essere un po’ deboli, ogni tanto … O un po’ egoisti …  >>.
Tom li alzò davvero, gli occhi, stupito da quanto quella rossa malefica che adesso lo osservava sorniona, fosse riuscita a scorgere dentro di lui.
Ma quando incrociò quegli occhi scintillanti, dentro non vi vide solo quella scintilla di sottile ironia, ma anche una luce calda, che lo avvolse, consolandolo, quasi.
-… Non sarebbe stata la stessa se fosse stata con me …  -.
Era strano e un po’ doloroso ammetterlo, ma vedeva chiaramente che Nadia aveva trovato l’ uomo giusto per lei e ne era felice, per entrambi.
Ed anche un po’ per sé stesso.
Continuava a pensare quello che aveva pensato qualche notte prima, in compagnia di Bill …
-… Dio … Fai in modo che a me non succeda mai. MAI! …  -.

<<  Bhè, se la senti …  >>.
<<  Te la devo salutare?  >>.
<<  Non credo sia quello che vuole …  >>.
<<  Non credo che servirebbe a farla stare meglio, temo …  >>.
Nadia aveva concluso con un sospiro mesto ed esasperato quel breve scambio di battute per poi voltarsi e dirigersi con passo leggero e naturalmente elegante, verso la stanza che divideva con David.
Tom rimase da solo a fissare la schiena lunga della ragazza allontanarsi e sparire da davanti ai suoi occhi, una volta svoltato l’ angolo.
Si volse a sua volta e si diresse verso la propria stanza.

<<  Finita la vostra chiacchierata serale?  >>.
Bill stava con le spalle appoggiate al muro freddo, la schiena inarcata, una lunga gamba tesa davanti a lui sulla cui punta dello stivale che la terminava, teneva posato lo sguardo.
<<  Bill, io …  >>.
Il ragazzo stava cercando di giustificarsi.
<<  Adesso …  >>.
<<  … Basta  >>.
Le voci di Georg e Gustav risuonarono nel corridoio deserto.
I due gemelli alzarono gli occhi su di loro e quelli che incontrarono erano altri quattro occhi, gonfi e stanchi quanto i loro.

Nonostante Madre Natura fosse stata alquanto generosa con tutti loro, così che riuscivano ad essere piuttosto attraenti anche dopo ore di prove o di interviste o di sessioni fotografiche infinite, adesso, ognuno nell’ altro, poteva vedere i segni che quei giorni avevano lasciato su di loro.
Una tournee di successo equivaleva a parecchie ore di sonno perse, a ritmi frenetici e stressanti, a lavoro extra : interviste, signing session, meet&greet e photoshoot erano all’ ordine del giorno.
Ma c’ era una stanchezza diversa in quegli occhi.
Tutti erano stanchi di quell’ ombra di malumore che aleggiava su tutti loro, come un’ aspettativa già delusa in partenza.
Tutti sapevano che era un’ illusione continuare ad aspettare che avvenisse qualcosa, eppure tutti aspettavano, stoici.
<<  Bill, adesso basta … Non sei l’ unico ad avere la luna di traverso … La differenza è che noi cerchiamo di andare avanti, di non assillarci l’ un l’ altro, nei limiti del possibile, di sostenerci, anche in silenzio, mentre tu …  >>.
<<  Tu te ne stai con un muso lungo da qui all’ infinito, quando sorridi sembri uno psicopatico depresso e … Non ridi mai, Bill, te ne rendi conto?  >>.
Concluse Gustav seguendo Georg.
<<  Io … S … Sì … Ma …  >>.
<<  E ti rendi conto quanto tutto questo ci ferisca?  >>.
Tom.
Bill alzò gli occhi su di lui, per poi spostarli sulle due G.
<<  Ferisce tutti noi  >>.
Georg.
<<  E a tutti noi manca Andrea  >>.

I due occhi sgranati del cantante si abbassarono nuovamente.
Non voleva sentire quel nome.
Non voleva sentirlo dire da nessuno di loro; gli bastava sentirlo rimbombare nella sua testa ad ogni respiro.
E non poteva smettere di respirare.

<<  Tom stava solo cercando di … Alleviare quella mancanza … Bill … Ha solo chiesto a Nadia se la aveva sentita … Abbiamo il diritto di farlo, anche se sappiamo che ti fa male … Ma non credi che continuare ad ignorarla, come se non fosse mai stata con noi, possa fare anche più male? … Hai il diritto di cancellarla dalla tua vita, se è quello che vuoi …  >>.
<<  Ma non di chiedere a noi di fare altrettanto  >>.
Georg e Gustav completavano l’ uno la frase dell’ altro.
Capitava delle volte, quasi come capitava tra lui e suo fratello e questo faceva sorridere Bill, di solito.
Da quando l’ avventura con i Tokio Hotel era cominciata, aveva imparato qualcosa che fino ad allora gli era sconosciuta.
C’ era qualcuno al di fuori della sua famiglia che poteva diventare altrettanto importante.
Georg e Gustav erano quel “qualcuno”.
Erano la sua famiglia.
E lui li stava ferendo.
Questa consapevolezza lo ferì fino infondo all’ anima.

Gustav gli si avvicinò, potè sentire la sua mano piccola ma forte e salda sulla sua spalla fragile.
<<  Forse, e ti prego non ti arrabbiare, dovresti fare qualcosa … Non tutto è perduto fino a quando non lo abbandoniamo, fino a quando non smettiamo di crederci … Tu … Ci credi, Bill?  >>.
Gli occhi fondenti del batterista lo fissavano buoni e rassicuranti come sempre.
Quello era lo stesso Gustav che lo aveva mandato da Andrea, l’ ultima notte che aveva passato con loro.
Avrebbe dovuto detestarlo, per questo, lo avrebbe voluto.
Ma non poteva.
Poteva solo cercare di rispondergli ed essere sincero con lui.
<<  Io … L’ amo, per quello che può valere …  >>.
Gustav sorrise amaro.
Lo sapeva, sapeva cosa provava quel ragazzo idolatrato dalle folle oceaniche che li attendevano notte e giorno in tutto il mondo, e che adesso appariva semplicemente un ragazzino che soffriva per il motivo apparentemente più banale del mondo.
Ma non lo era, banale.
Era importante.
Lo era per Bill e lui lo sapeva perfettamente.
Lo abbracciò.
<<  Non dire una cosa del genere Bill … Non dirlo più, non dirlo mai … Il tuo amore vale, tanto … Potrebbe essere tutto per lei e solo lei può decidere della sua vita ... Ma questo non significa che tu debba rimanere immobile ... Non è ... da Bill!  >>. Sorrise infine il batterista.

Doveva fare qualcosa.
Ma cosa?
Mentre si godeva quel tepore che gli stavano dando le braccia forti di Gustav se lo domandò, senza trovare alcuna risposta.
<<  Senti … Andiamo in camera mia? Magari parliamo un po’ …  >>.
<<  No, Tomi, grazie ma … Avete ragione … E soprattutto, TU hai bisogno di dormire, non di passare le ore ad ascoltarmi tacere come un idiota … Buonanotte e grazie  >>.

Quello era rivolto a tutti loro, i suoi due amici e suo fratello, alla sua famiglia.

Si volse e se ne andò verso la sua stanza, forse un po’ più confuso, ma anche un po’ più deciso, sebbene non sapesse a fare cosa sapeva che qualcosa lo avrebbe fatto.

**********

Bene ... Non ho nulla da dire e vorrei ringraziarvi una ad una per la Vostra presenza, pazienza e recensioni!
Ma il tempo a mia disposizione sembra essere sempre troppo poco rispetto a tutto quello che Vorrei fare e a tutto quello che Dovrei fare...
Quindi Vi ringrazio così, dicendovi che le Vostre parole sono SEMPRE davvero Importanti per me!
GRAZIE a :
Lady Cassandra
Raffuz
NiceGirl
Dragona
Layla
Non so quando arriverà il prossimo, ma sarà l' ultimo! ^_____-
Un Abbraccio!

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Capitolo 16
*** Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse. ***


16 - Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse

Quella mattina, come molte altre mattine, la voglia di infilarsi in quel buco di ufficio non era esattamente alle stelle.
questo pensava vagamente mentre lasciava che l' acqua le scorresse addosso, sperando senza troppo impegno, che riuscisse a lavare via oggi residuo di stanchezza.
Era stanca.
Era demotivata.
Era vuota come il suo stomaco che adesso gorgogliava appena.
Avrebbe fatto colazione.
E poi avrebbe vomitato.
Non riusciva a mangiare nulla.
Si osservò allo specchio e sorrise debolmente.
<<  No signorina, i risultati sono più che sicuri e sono negativi ... mi dispiace ma non è incinta ...  >>.
La dottoressa la osservava compassionevole, senza nemmeno immaginare il sollievo che la invadeva.
Non era incinta.
Bene.
Ciò non toglieva che continuava a stare male, a non mangiare, a non dormire una notte decente da mesi.
Tornò al presente decidendo che avrebbe fatto colazione al bar.
Era strano che il suo stomaco reclamasse del cibo.
Forse stava guarendo.
Lo sperava davvero.
 

Si vestì in fretta e con poca cura.
Dentro quell' ufficio erano solo in due, lei ed il suo datore di lavoro, sposato con prole, e della gente per strada ...
Non gliene importava nulla.
Indossò un paio di jeans che ritrovò appena un po' larghi sulle gambe ed i fianchi ed un maglione che le ricadeva addosso.
Osservandosi nello specchio a figura intera della piccola camera da letto si scoprì dimagrita.
Aveva ancora i fianchi piuttosto abbondanti, così come il seno, ma era dimagrita.
Avrebbe voluto esserne felice.
Non sentiva nulla, e quello che vedeva era una ragazza inerme e pallida, dagli zigomi messi appena in evidenza dalle guance leggermente scavate.
Aveva un aspetto orribile ed i capelli arruffati che non ne volevano sapere di starsene buoni al loro posto.
Li avrebbe tagliati.
Si diede un' occhiata in giro per controllare che fosse tutto a posto, come se fosse necessario.
In quella casa sembrava non ci vivesse nessuno, Fabrizio era a Bologna per lavoro e ci sarebbe rimasto ancora per tre settimane e lei passava la maggior parte del tempo stesa sul divano, quando non era in ufficio.
L' unica traccia di vita era una tazza macchiata di caffè lungo, posato sul tavolino davanti alla tv.
L' avrebbe tolta quando sarebbe tornata a casa.
Adesso doveva solo recuperare la sua borsa e correre a prendere la metro che l' avrebbe portata al lavoro.

Aprì la porta.
Un piccolo mazzo di rose giaceva davanti alla sua porta.
Lo raccolse titubante.
Dieci rose nere dal gambo lungo.
Per poco Andrea non le aveva calpestate con i suoi anfibi.
Si era fermata appena in tempo, un piede a mezz' aria e un' espressione stupita sul volto.
Rientrò in casa cercando con lo sguardo un vaso adatto in cui riporle.
Erano bellissime, pensava solo a questo.
Non si chiese come fossero arrivate davanti alla sua porta né dubitava che fossero per lei; un cartoncino nero riportava in elegante calligrafia :

Per Andrea.
Erano sue.
Non si chiese nulla mentre osservava i delicati petali dello stesso colore dei suoi capelli.
Lo sguardo scivolò sulla parete di fronte a lei; erano le 8,4O, calcolò rapidamente che avrebbe perso la metropolitana e che sarebbe arrivata in ritardo.
Non sarebbe stata la prima volta.
Odiava quello squallido, minuscolo ufficio e, forse, inconsciamente cercava di allontanare il momento in cui vi si sarebbe dovuta rinchiudere per l' ennesima, vuota giornata.
Sopirò, poi posò il vaso accanto alla finestra ed uscì in quella fredda mattina che la aggredì immediatamente con un vento gelido che le soffiò in viso la prima raffica di smog della giornata, e non sarebbe stata l' ultima.
Il cielo era plumbeo e minacciava pioggia.
Maledisse il suo vizio di non controllare fuori dalla finestra prima di uscire di casa e pensò di comprare un ombrellino pieghevole direttamente in stazione.
Pensieri inutili, vuoti, privi di colore.
Esattamente come si sentiva lei.
 
La mattinata sembrava eterna, decisa a torturarla nella sua staticità sospesa tra il suo vuoto e la pioggia che violentava i vetri delle finestre.
Avrebbe desiderato essere altrove.

 

**********

                                                                       **********
 

<<  Con chi stai parlando, Bill?  >>.
La voce di suo fratello lo colse alla sprovvista, ma non poteva chiudere quella conversazione senza preavviso.
Fece cenno a suo fratello di tacere e rispose.
<<  ... Sì, perfetto ... la ringrazio. Arrivederla  >>. Poi posò il cellulare sul tavolino della sua elegante suite francese.
<<  Allora?  >>.
Tom lo osservava dalla porta che aveva richiuso alle sue spalle, uno sguardo indagatore negli occhi nocciola identici a quelli del fratello.
Bill si sentiva violato da quello sguardo.
Non aveva mai avuto troppi misteri con Tom, anzi, non ne aveva mai avuto.
Lui sapeva tutto quello che c' era da sapere, ma in quel momento si sentiva particolarmente stupido, infantile, vigliacco ...
Patetico.
Sostenne per qualche istante gli occhi di Tom, poi abbassò i propri con un sospiro rassegnato.
Lo avrebbe torturato fino a sapere cosa stesse combinando dato che sapeva perfettamente che qualcosa lo stava effettivamente combinando.
Sarebbe stata una lunga battaglia che lui sapeva essere già persa dal principio.
<<  Era la sede italiana della Universal ... Parlavo con Roxy, la receptionist, sai quella signora simpatica che ha portato il portafoglio di ... Il portafoglio a David?  >>.
Non riusciva a dire il suo nome.
Non ancora.
Tom scosse leggermente il capo su e giù in cenno affermativo.
Ricordava Roxy.
<<  Roxy, sì ... Ma guarda che ti sbagli ... Non è simpatica ...  >>.
Disse gonfiando le guance come un buffo criceto offeso.
Questo strappò una risata allegra a Bill ed alleggerì per un attimo il cuore di Tom.
Era bello vederlo ridere, per una volta.
<<  Sì che lo è Tomi ... A te sta antipatica solo perchè non è una avvenente signorina che si è gettata tra le tue braccia!  >>.

Disse Bill mentre cercava di riprendere fiato, tenendosi la piccola pancia con le mani.
<<  Non è vero NON E' VERO! Lo sai! Quella mi odia! Mi ha sempre strattonato i rasta disgustata dicendomi che avrei dovuto tagliarmeli! Era crudele con me! E non le andavano bene nemmeno le mie treccine! ... Mentre tu giravi con una criniera da fare invidia ad un leone spennacchiato e ti faceva certi sorrisi ... Uffa! E' ingiusto lo sai, vero?  >>.

Continuava a fare il bambino.

Per lui.
Bill lo osservò con un sorriso.
<<  Tomi ... La prima volta che la hai vista le hai scombussolato la scrivania cercando di recuperare il contenitore delle caramelle che avevi fatto cadere e che non avresti dovuto toccare!  >>.
<<  Erano lì per i visitatori ... E noi addirittura ci lavoravamo lì! Io POTEVO toccarlo!  >>.
<<  No Tomi, era la prima volta che mettevamo piede alla Universal in Italia ... Avresti dovuto comportarti bene ... O come uno con un quoziente intellettivo degno di questo nome ... Non come una piccola scimmia con dei problemi di autocontrollo! ... E comunque Roxy E' simpatica e ... Gentile ...  >>.
Tom tornò immediatamente serio.
Il punto centrale di quella chiacchierata insolita era dietro l' angolo.
<<  Gentile dici? ... Sì, potrebbe essere ... Mhhhh ... Cosa ha fatto di così gentile per te, ultimamente?  >>.
Bill arrossì vistosamente, poi si appoggiò al muro stendendo le gambe davanti a sé, incrociando le braccia al petto, in segno di difesa.
<<  Bhè, ecco ... Lei ... Ha accettato di fare una cosa per me ... Avrebbe potuto farla solo lei ... A me mancavano delle informazioni principali ...  >>.
Il chitarrista sbuffò spazientito.
<<  Biiiiiill ... Si può sapere cos ...  >>.
<<  FIORI! Roxy manda dei fiori da parte mia! Contento adesso?  >>.
Tom rimase allibito a osservare suo fratello che lo guardava rancoroso, come se lui gi avesse fatto confessare il peggiore dei peccati.
Era stranito.
Roxy mandava dei fiori ... A chi?
Sebbene nessuno avrebbe mai puntato un solo centesimo di euro sul suo cervellino considerato atrofizzato ormai dai più, la soluzione gli si parò davanti come un lampo.
E quella soluzione aveva due incredibilmente trasparenti occhi grigi.
<<  Tu ... Mandi dei fiori a ... Ad Andrea?  >>.
Bill fece scivolare la schiena lungo il muro, fino a ritrovarsi col sedere sulla morbida moquette, poi si cinse le gambe con le esili braccia e nascose il visetto sulle ginocchia, così che la sua voce ne uscisse un po' soffocata.
<<  ... Io ... Sì ... Ho chiesto a Roxy d' inviare a lei dieci rose nere ogni mattina per ... Per farle iniziare meglio la giornata ... Insomma ... Un po' ... Voglio dire ... Un pochino, almeno ... Le mancheremo no? ... E magari a volte potrebbe ... Sentirsi un po' sola, avere un po' ... Freddo e ... Bhè ... Quelle rose nere sono ... Solo un simbolo ... Un piccolo segno che ... Non è sola, che ... Qualcuno la pensa e si ... Preoccupa per lei ... Tutto qui ...  >>.
Prese fiato e sospirò.
<<  Lascia stare Tomi ... Si tratta solo di una sciocchezza di cui abbiamo parlato una volta ... Una canzone ... Nulla di che ... Era solo un pensiero gentile ... Nulla di più ... E' stupido e puerile, lo so ...  >>.
Tom era stato in silenzio ad ascoltare le parole di suo fratello.
Gli faceva male vederlo così, rannicchiato e avvolto in sé stesso, cercando di cancellare l' assenza di un abbraccio con le sue stesse braccia.
Avrebbe potuto abbracciarlo lui, lo aveva già fatto, lo avrebbe fatto ancora, ma quella assenza non la avrebbe mai colmata.
La rabbia si ripresentò a porgergli il conto.
La ingoiò tutta intera e si rivolse a Bill. 
<<  Non è stupido ... Parli di " Ten Black Roses" vero? Dei ... Rasmus, se non ricordo male ... La ascoltava spesso ... Era anche la suoneria del suo cellulare, mi sembra ... E, dimmi ... Lo sa che sei tu a mandargliele?  >>.
Bill alzò il faccino di scatto, sgranando gli occhi su Tom.
<<  Sei impazzito? Io non ...  >>.
Tornò a nascondere il faccino pallido.
<<  ... Io non posso Tom ... Lei ha fatto la sua scelta ... E non sono io ... Volevo solo ... Farle sapere che non è sola, che ... Non la abbiamo dimenticata ...  >>.
Tom era furioso.
Non con suo fratello, ma con la scelta che aveva fatto.
Non stava lottando.
Aveva deliberatamente scelto di non farlo e questo lo faceva impazzire.
Aveva lottato contro tutto e tutti per arrivare dov' era, per ottenere quello che desiderava per realizzare il suo sogno e adesso ?
Adesso stava mollando il colpo senza nemmeno provarci ...
O forse ci stava provando.
Ma quella era la maniera sbagliata.
Era una maniera da vigliacchi e suo fratello non era un vigliacco.
Temeva che non avrebbe ottenuto nulla se avesse continuato a nascondersi.
<<  E cosa ne sai tu che lei capisca tutto quello che tu vuoi intendere? Cosa ne sai che lei capisca che sei tu a mandarle quelle rose?  >>.

<<  Lo so e basta ... Lo spero, almeno ... Ne abbiamo parlato, io e lei ... Io ricordo benissimo quella notte sulla terrazza assieme a lei e a Macky ... Ma forse hai ragione, sai? Magari lei non la ricorda più ...  >>.
Bill si alzò in maniera scomposta.
<<  Ok ... Magari scoprirò di aver buttato via un sacco di soldi per nulla ... ma ne ho abbastanza da potermelo permettere, non credi? ... Direi di sì ... Vado a farmi una doccia, scusami ...  >>.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle, lasciando solo suo fratello.
Tom rimase ad osservare sconsolato la porta del bagno dentro cui suo fratello si era rifugiato.
Si sentiva in colpa, forse era stato troppo duro, ma voleva solo spronarlo a farsi avanti, ad uscire allo scoperto.
Non ci era riuscito.
Aveva solo aggiunto dei dubbi nella testolina di Bill, come se ce ne fosse stato bisogno.
Non credeva affatto che Andrea si fosse dimenticata di quella conversazione.
 
Tom non credeva che lei avesse dimenticato niente.
Così come nessuno di loro aveva dimenticato.
Era convinto che sia Georg che Gustav avessero i loro personali ricordi, legati a lei.
E li aveva anche lui ...
Rivide sé stesso sbraitarle in viso ...
Rivide sé stesso accettare, lentamente, la presenza di quella estranea nelle loro vite ...
Rivide sé stesso incastrato e dolorante in una macchinina per far sorridere lei e Nadia ...
Rivide sé stesso che correva in un aeroporto per raggiungerla ...
Rivide sé stesso attraverso il ricordo delle parole di lei ...
Rivide sé stesso attraverso il ricordo dello sguardo di lei ...
La notte di Capodanno e la mattina dopo le loro compere ... Mentre lui cercava di fare un dispetto al suo ragazzo italiano ...
Mentre gli diceva addio e lui avrebbe desiderato urlare di rimanere ...
Deglutì rumorosamente, poi si accese una sigaretta, gettando fuori di se il fumo acre ed i ricordi ...
Guardò fuori dalla finestra, il cielo grigio e cupo, foriero di una imminente tempesta e gli occhi che vi vedeva riflessi, privi del loro solito caldo nocciola, ora erano quelli di Bill ...
Ed improvvisamente la rivide come l' aveva vista quella notte, stesa su quel divano, la sua nudità protetta dal corpo di Bill che le stava sopra, le loro braccia che si intrecciavano e le mani che correvano febbrili e senza posa ...
Una fitta di intenso dolore gli squarciò il petto.
Bill aveva anche quel ricordo con cui regolare dei conti che sarebbero rimasti in sospeso per sempre, se non avesse fatto qualcosa per rivederla, almeno una volta ancora.
Cercò di immaginare cosa quel ricordo potesse provocare dentro il suo gemello, e quando fu vicino ad una risposta, la scacciò, spaventato.
Non voleva pensarci e, per l' ennesima volta, chiese a qualcuno a cui non avrebbe saputo dare un nome, che a lui non capitasse mai.
Non così.
Ma nemmeno diversamente.
Semplicemente mai.
 
Una volta richiusosi la porta del bagno alle spalle, Bill vi si appoggiò contro di peso, lasciandosi sfuggire un sospiro frustrato.
Aveva davvero messo in moto qualcosa che non lo avrebbe portato da nessuna parte?
Forse Tom aveva ragione, dopotutto.
Forse lei non ricordava davvero quella notte.
Ma il solo pensiero che una cosa del genere fosse davvero possibile lo feriva dentro, lo faceva sentire ...
Insignificante ...
 
E questo, Mr. Kaulitz non può accettarlo, vero?
Non può accettare che qualcuno possa dimenticarlo, non notarlo, trattarlo come un ragazzo qualsiasi ...
Uno di quelli che si possono dimenticare ...
Che si VOGLIONO dimenticare ...

O di cui non ci si cura di preservare il ricordo come fosse la cosa più preziosa al mondo ... Vero?
Mister popolarità, sorriso smagliante, capelli perfetti e aura da star non può credere che questo sia davvero possibile ...
Povero, piccolo, ingenuo Bill ...
Guardati ...
Sei lo stesso che eri 8 anni fa ...

Un perfetto signor nessuno ...
Uno che ad ogni costo voleva tutte le attenzioni per sé ...
E ci sei riuscito ...
Bravo ...
 
L' ironia di quella voce melliflua nella sua testa lo stava riducendo a brandelli.
 
Ma ... Vedi?
Esiste ancora qualcuno che può fare a meno di te ...
E' la sola?
Non lo sai vero?
Si è divertita con la rockstar ...
Si è presa il tuo tempo ed ha approfittato della tua fama, del tuo successo, dei tuo soldi ...

E poi è tornata dal suo normalissimo ragazzo italiano ...
Uno che può darle della stabilità, delle sicurezze, tutto il suo tempo ...
E' tornata da lui ...
Non senza aver approfittato anche del tuo corpo, certo ...
Del resto ...
Sei pur sempre Bill Kaulitz ...

Enigmatico, affascinante nome da aggiungere alla lista ...
 
Ma quella voce non terminò di parlare.
Il vetro andò in mille frantumi ed una piccola scheggia raggiunse il volto pallido del ragazzo che fino a pochi istanti prima vi si stava specchiando.
Dopo quello scatto repentino, il braccio era ricaduto mollemente lungo il fianco sottile del ragazzo, mentre la forza lo abbandonava.
La porta alle sue spalle si aprì all' improvviso e le braccia di Tom lo sostennero mentre lui si abbandonava a silenziosi singhiozzi senza lacrime.
Il chitarrista si guardò intorno allarmato, un pesante portacandele sferico e lucido giaceva ai piedi del lavandino, circondato dai frammenti dello specchio.
<<  Bill ... Che cosa ...?  >>.
La risposta soffocata di suo fratello gli bloccò il cuore per un attimo.
<<  Non la smette ... Non la smette mai di tormentarmi, Tom ...  >>.
<<  Chi?  >>. Temeva che la risposta avesse il volto di Andrea.
O forse avrebbe dovuto augurarselo?
Forse, se l' avesse odiata ...
<<  Io ... Cioè ... Una parte di me ... Una voce melliflua e crudele che continua a ...  >>.
Represse l' ennesimo singhiozzo con un movimento improvviso delle spalle esili.
<<  ... Continua a dirmi che non merito di essere ciò che sono, che non merito tutto quello che ho ... Che sono diventato solo i miei soldi ... Un ... Fantoccio in mano ad un destino che non so controllare ... Che sono solo apparenza ... Che sono un vigliacco ... Un codardo ... Che ... Che non la merito ...  >>.
Il cantante chiuse gli occhi accarezzando la maglia del fratello con le lunghe ciglia e cercando di riprendere il controllo del suo corpo che ancora tremava appena, dei suoi respiri, dei battiti del suo cuore.
Era ridicolo.
Era patetico.
Era solo una nullità.
Era ...
Solo.

 
Tom strinse tra le braccia quel suo esile fratello, constatando una volta di più, quanto il suo Io fosse fragile, a volte, quasi quanto il suo aspetto.
E come il suo aspetto, anche la sua anima a volte si rivestiva di una maschera da mostrare al mondo, da mostrare a sé stesso.
Era doloroso vederlo.
Era assurdo, perché lui sapeva che suo fratello non era solo questo.
Non era solo fragile.
Sapeva essere forte e determinato.
Certo, tutti loro avevano lottato e rinunciato a qualcosa, per arrivare dov' erano.
Ma, fosse la devozione o l' amore che lo legava a lui, Tom non avrebbe mai dubitato del fatto che fosse stato proprio Bill quello che aveva perso più di tutti.
Amava il suo lavoro, lo sapeva bene.
Sapeva ce non avrebbe potuto fare null' altro che ciò che faceva.
Eppure ...
Eppure adesso era tra le sue braccia, fragile come non mai.
Insicuro.
Spezzato.
-  ... Ed è tutta colpa di quella stronza ...  -.
Il volto di Andrea apparve rapido davanti a lui, come evocato dalla sua stessa rabbia.
Ma non era un volto che rideva e sadicamente gioiva di quel dolore che aveva provocato.
Era un volto triste, dispiaciuto.
Era ...
Doloroso rivederla così, ma così era l' ultima volta che lei gli era stata davanti.
Prese fiato, sospirando appena.
<<  Ok ... Bill, senti ... Forse dovremmo ... Tirare su i cocci e cercare una scusa plausibile per David ... Gli dirò ... Che stavamo bisticciando e che volevi colpire me, ma hai sbagliato mira perché sei storto e hai preso lo specchio ... Sì, ecco, faremo così!  >>.

Concluse fiero di sé per la soluzione trovata, un' espressione vagamente infantile.
Riuscì persino a strappare un sorriso a Bill.
<<  Tomi ... Nel caso Dave credesse ad una cosa simile ... E non lo farà ... Mi farebbe internare e mi terrebbe a chilometri di distanza da te ... Volevo colpire te? Ti avrei ammazzato se mai ti avessi davvero colpito ...  >>.
Sorrise mesto reprimendo un brivido sottile che gli saliva dentro gelandolo ogni volta che solo tentava di immaginare la sua vita senza il suo gemello.
<<  Ma io ho la testa dura ... E  poi sarei buono ... Non ti denuncerei ... E nel caso ... Chiederei per te l' infermità mentale ... Credimi ... Te la concederebbero ... Gli basterebbe parlare, con me, Georg e Gustav per capire il grado della tua follia ...  >>.

Cercò di sorridere Tom.
Bill sorrise, in effetti.
<<  Senti, non so cosa diremo a Dave ... Forse la verità ... Un attimo di ... Un momentaneo attimo di esaurimento ... Adesso però lasciami raccogliere i vetri ... Lo faccio io, davvero ... Grazie Tomi ...  >>.
Poi si chinò e rimase immobile, in attesa che la porta si richiudesse alle spalle del fratello.
 
Tom rientrò nella stanza da letto e si lasciò cadere sulla poltrona vellutata, prendendosi la testa tra le mani e chiedendosi cosa avrebbe potuto fare.
Nulla.
Non trovava nessuna soluzione.
 
Una volta rimasto solo Bill si sporse al di sopra dello specchio rotto.
Mille infinite piccolissime schegge che riflettevano la luce calda del lampadario di cristallo sopra la sua testa, rimandando nei suoi occhi mille scintille di pura luce, frammenti più grandi malamente sparsi e sovrapposti, che riflettevano la sua immagine.
Una, due, dieci volte.
Dieci volti.
Dieci Bill che lo fissavano.
Dieci facce dello stesso ragazzo dal volto stanco.
O forse era sempre la stessa faccia per dieci diverse anime?
Non lo sapeva.
Era confuso.
Era stanco.
Era deluso.
Qualunque fosse la giusta risposta, tutto quello che desiderava adesso era chiudere gli occhi e non vedere nulla, non vedere più quel volto sfatto.
-  ... Maledizione ...  -.
Raccolse i frammenti più grandi, poi, facendo attenzione e saltellando in punta di piedi, che aveva rigorosamente scalzi, andò alla ricerca di una scopa e di una paletta.
Dubitava che ce ne fosse una nella stanza, così si arrese e chiamò la hall.
Poco dopo arrivò una bella ragazza, con due occhi di un blu profondo, non molto grandi, un fisico snello ...
Nulla a che vedere con Andrea.
Ma a Tom non sfuggì lo sguardo che Bill posò leggero e rapido sui lunghi capelli lisci e castani della ragazza che cercava di raccogliere i vetri senza esimersi dal lanciare delle occhiate ai due ragazzi.
Tom si sentiva ribollire.
Bill avrebbe potuto avere quella ragazza in pochi istanti eppure ...
Si lasciò sfuggire un sospiro.
Anche Andrea aveva lungi capelli castani, quando la avevano conosciuta.
Adesso erano un bel ricordo, quando li aveva lasciati, la sua testa era completamente corvina, come quella di Bill ed i capelli avevano un taglio strano ed asimmetrico, che solo una pazza come Nadia poteva seriamente consigliare ad una amica.
Ma a Bill erano piaciuti.
Ed anche a lui, doveva ammetterlo spudoratamente.
Ma il sorriso che era nato spontaneo, se ne era andato davanti all' espressione vagamente sofferente di suo fratello.
Se ragionava, sapeva che non era colpa della ragazza.
Non era colpa sua se il suo contratto era concluso.
Non era colpa sua se aveva una vita prima di loro.
Non era colpa sua se era una ragazza seria che non voleva buttare all' aria anni di vita e di battaglie.
Non era colpa sua se Bill si era preso una sbandata colossale per lei.
Osservò ancora Bill.
-  ... Una cotta ... Lui la ama ... Te lo ha detto lui ...  -.
Rise di sé.
Forse per lui l' Amore, come lo stava vedendo in suo fratello, non era concepibile.
L' unico Amore vero e puro che potesse capire e accettare come naturale era quello che lo legava a Bill.
Che nulla aveva a che vedere con quello che si poteva provare per una donna.
Nulla.
-  ... No ... A me NON succederà mai ... Mai! ...  -.
Rabbrividì al pensiero e decise di scaricare la sua frustrazione su quella ragazza che la logica gli suggeriva innocente.
-  ... Se ne è andata! E' colpevole! ...  -.
In quel momento questo gli bastava per potersi permettere di scaricare la frustrazione su qualcuno.
Su di lei.
 
Capelli castani che ricadevano lisci sulle spalle esili di quella sconosciuta.
Quelle spalle non avevano nulla a che vedere con quelle di lei, persino fisicamente più portata a portare dei pesi, come quelli che si portava dentro.
Occhi piccoli e blu.
Quegli occhi non avevano nulla a che fare con quelli di lei che erano grandi, spesso sgranati e di una incredibile tonalità di grigio trasparente.
Un fisico asciutto, quasi privo di forme, su cui la divisa elegante, con lo stemma dell' ennesimo Hotel, ricadeva leggera come su una umana stampella.
Quel fisico non aveva nulla a che fare con quello di lei che era morbido e non si vestiva di un  abito, ma lo riempiva morbidamente, lasciandovisi avvolgere.
Eppure.
Eppure quella perfetta sconosciuta senza alcuna attrattiva ai suoi occhi, gli aveva fatto pensare a lei.
Ancora ed ancora.
-  ... Forse é perché é una donna anche lei ...  -. Rise prendendosi in giro fra sé e sé.
Poi tornò serio.
Se quello era il motivo non sarebbe stata una buona cosa per lui.
Quante donne c' erano al mondo?
Sarebbe stato impossibile dimenticarla.
Poi il pensiero volò a Macky, il micio che lui avrebbe desiderato regalarle e che lei amava, a Georg e Gustav, che lei adorava, a Tom, che lei aveva forse, persino un po' cambiato, a Nadia, la sua migliore amica, a David, che l' aveva accolta a braccia aperta nella loro famiglia senza nemmeno accorgersene, alla mamma che, ne era certo, la trovava simpatica e gradevole, a casa, dove lei aveva passato tante serate con loro sul divano, alla depandance che adesso era irrimediabilmente vuota.
Era inutile.
Il volo di una rondine, la spuma di una nuvola intravista durante un volo, uno di quelli che lei non amava particolarmente soffrendo incredibilmente il cambio di pressione del decollo e dell' atterraggio, il sorriso di un bambino felice di andare su una giostra, una piscina, un lago notturno, una luna grande, la torre eiffel che anche adesso vedeva dalla finestra della sua stanza d' albergo.
Una foto d' Africa, le stelle.
Il sole o la pioggia.
La pioggia ...
Un brivido caldo e terribilmente freddo percorse tutta la sua spina dorsale da cima a fondo, scuotendolo.
I temporali.
Il cielo.
Qualsiasi cosa gli avrebbe sempre fatto pensare a lei.
Perché ogni cosa era legata a lei come alla vita, proprio come lo era lui.
Legato alla vita.
Legato a lei.
Era inevitabile, imprescindibile.
Automatico.
Sistematico.
Traumatico.
Automatic ...
Anche quella canzone lo legava a lei.
 ...  -  ... Maledizione ...  -  ...
 
Gli era già capitato, prima che lei andasse via, di sentirsi come si sentiva adesso.
Un adolescente.
Forse andava bene.
Dopotutto aveva salutato l' adolescenza da un solo anno.
Forse poteva ancora permettersi di sentirsi così.
Peccato che qualcosa dentro di lui continuava a dirgli che no, non era affatto giusto.
Aveva 2O anni ed aveva deciso di innamorarsi di una giovane donna di 24.
Una giovane donna che aveva smesso di essere adolescente molto prima di lui e, credeva di immaginare, prima di compiere i fatidici 2O anni.
Bill pensò che quella storia dell' età fosse davvero una grandissima stupidaggine.
Lui aveva venti anni e si sentiva peggio di un tredicenne e lei ...
Lei a volte sembrava non essercisi sentita mai, tredicenne.
E a volte giocava con loro e coccolava Macky come se fosse ancora una bambina.
No, l' età non centrava proprio nulla ma questo non significava che non si sentisse frustrato.
Detestava sentirsi tanto più piccolo di lei ed impreparato a tutto questo.
Lei, dopotutto, aveva deciso di tornarsene in Italia con il suo ragazzo, aveva preso una decisione seria e, pensava, ben ponderata.
E lui?
Lui avrebbe semplicemente desiderato che lei rimanesse con lui, che lei decidesse di restare.
Se non con lui ...
Con loro ...
Se avesse potuto, se avesse anche solo lontanamente creduto che sarebbe potuto servire a qualcosa, si sarebbe messo a sbattere i piedi a terra, a fare i capricci ...
Quelli da diva isterica, come a volte lo accusava di fare, Tom.
Ma non sarebbe servito, lui lo sapeva, inoltre sarebbe sembrato un bambino ...
-  ... poco producente ... Lei ha scelto un uomo ... Il suo ...  -.
Quel pensiero lo ferì e decise di non pensare, almeno per un po'.
Si infilò le cuffie del suo Ipod e si stese sul letto, sperando che il sonno arrivasse a dargli un po' di sollievo.

 
Tom era rimasto in silenzio, una sigaretta tra le labbra strette, ad osservare il mutare d' espressioni sul volto di suo fratello, poi, al breve cenno di scuse che gli aveva rivolto, aveva deciso di lasciarlo solo.
Non avrebbero parlato.
Bill non sembrava averne alcuna intenzione.
Uscì dalla stanza e si richiuse stancamente la porta alle spalle.
 
Nadia stava seduta davanti al p.c quasi senza capire quello che realmente stava leggendo
Il messaggio che stava davanti ai suoi occhi adesso recitava così :
 
Andrea scrive :
 
tra tre settimane mi sposo.
Vorrei che fossi tu la mia damigella.
Non ti preoccupare per il vestito, saremo in comune e saremo solo in quattro.
 
La rossa fissava quelle tre righe come se fossero la cosa più orribile che avesse mai visto.
Gli occhi sottili  erano ridotti a due fessure verdi e rabbiose.
Erano passati già dieci minuti da quando quel messaggio era arrivato.
E ancora non le aveva risposto.
 
Andrea scrive :
 
So che sei arrabbiata.
Non me la sono presa.
Però vorrei sapere se ci sarai ...
Avrei ...
Bisogno di te ...
 
Nadia saltò sul divano, a quelle parole.
 
Nadia scrive :
 
EH NO!
NO-NO-NO-NO
NON PUOI, ANDREA! NON PUOI FARMI QUESTO!
SAI BENISSIMO CHE NON PUOI RICCATTARMI COSI', SAI BENISSIMO COME LA PENSO!
STAI FACENDO UNA CAZZATA, SAI CHE NON E' LA PERSONA GIUSTA PER TE!
NO! NON CI SARO'!
NON STARO' LI' A "BENEDIRE" QUALCOSA DI COSI' ... STUPIDO!
STUPIDA! ECCO QUELLO CHE SEI!
 
Le dita della rossa correvano veloci sulla tastiera del suo portatile, ticchettando frenetiche.
Il respiro era grosso, il petto si alzava ed abbassava veloce, digrignava i denti senza quasi accorgersene.
era arrabbiata.
No.
Era furiosa.
Come poteva?
Come poteva fare una cosa così stupida?
Come poteva accettare un matrimonio senza amore?
Quella NON era Andrea.
Se c' era qualcuno tra loro due che non aveva mai dato troppo peso all' amore era lei, la rossa pazza e disinibita.
Ma Andrea ...
Lei credeva nell' Amore, lo aveva sempre fatto.
E tante volte avevano discusso di questo.
Tante volte le aveva detto che era una piccola sciocchina ingenua e, anche per questo, lei la adorava.
Adorava quando Andrea la osservava sorniona, predicendole, fingendo di leggerlo negli inesistenti fondi della sua tazza di tè verde, un grande amore, un giorno.
<<  Ti innamorerai o mia amica miscredente ... Ti innamorerai come non mai ed allora ... Smetterai di ridere di me!  >>.
Poi scoppiavano a ridere e lei scuoteva la testa allegra.
<<  Mai, o mia amica credulona ... A me non succederà, continuerò a divertirmi ... Sia con gli uomini che prendendo in giro te!  >>.

E adesso?
Adesso lei aveva trovato un punto fermo, un porto sicuro in David ed Andrea?
Andrea si sarebbe spostata tra tre settimane con un uomo che non solo non la meritava, ma che lei nemmeno più amava.
Non era giusto.
Era tutto terribilmente sbagliato e lei si sentiva maledettamente impotente e frustrata.
Sentiva di doverne parlare con qualcuno, ma con chi?
Di certo non poteva parlare con i ragazzi.
Tom si sarebbe infuriato, le due G avrebbero abbassato gli occhi e accettato la scelta di Andy e Bill ...
Il pensiero del ragazzo la colpì fino in fondo all' anima.
Bill era fragile, lo sapeva.
Non avrebbe retto a questa notizia e allo stesso tempo non avrebbe avuto modo né il coraggio di fare qualcosa.
E allora?
Allontanò da sé il pc senza nemmeno leggere la risposta di Andrea e si diresse a passo svelto nel corridoio.
David.
Era l' unica persona con la quale poteva parlarne e provare a trovare una soluzione.
Non che ne vedesse una, in effetti, ma forse ...
Non appena si trovò davanti gli occhi azzurri e leggermente stanchi di David il cuore le mancò un battito.
Lo amava.
Sì, alla fine la sua piccola strega aveva avuto ragione, si era innamorata come non mai.
Si lasciò sfuggire un sospiro.
 
David fissava il capo stranamente chino della sua pazza donna, si sentiva abbastanza stanco e preoccupato per i ragazzi e per la fine di quella tournè, ma qualcosa gli suggerì che i problemi non erano finiti ed il silenzio di Nadia era un segnale fin troppo chiaro del disastro imminente.
Era bella anche così, con gli occhi bassi e i pugni stretti, abbandonati lungo i fianchi sottili, le lunghe extencion rosse che le ricadevano morbide sulle spalle esili che fremevano appena e, per l' ennesima volta, ringraziò il cielo per avergli permesso di poter dire di averla per sé.
Sorrise appena.
<<  Nadia ... Qualcosa non va?  >>.
Sapeva che non si sarebbe fatta pregare troppo.
Era un vulcano, Nadia, e se qualcosa non andava sentiva il bisogno fisico di sfogarsi.
<<  Dave ... Dobbiamo parlare, sai? ... Ho appena finito di parlare con Andrea su messenger ... Si sposa tra tre settimane con quell' idiota di Fabrizio, la stupida!  >>.
Aveva alzato gli occhi bellicosi e scintillanti, nel sussurrare quall' ultima frase tra i denti stretti.
David sussultò appena, poi lasciò ricadere le spalle e fece entrare la giovane donna richiudendole la porta alle spalle.
<<  Bhè ... E' la sua vita, Nadia ... Ha il diritto di farne quello che vuole ...  >>.
<<  Anche di rovinarsela, la vita? ... Sta facendo una emerita stronzata e lo sai anche tu! ... E poi ... La vita di Bill non ha importanza?  >>.
David serrò le labbra forte, fissandola con sguardo duro.
Sapeva che era arrabbiata, sapeva che stava straparlando, sapeva che voleva provocarlo per fare in modo che lui decidesse di intervenire nella vita di Andrea, ma quella accusa era ingiusta ed era un colpo davvero basso da infliggergli.
A lui non importava della vita di Bill?
Aveva fatto carte false per realizzare il sogno di quei ragazzini, si era impegnato, anima corpo e fondi per riuscire a portarli dove li aveva portati, dove erano arrivati assieme a lui, e stava male per Bill, quel ragazzino fragile e forte che ultimamente gli aveva negato qualsiasi sorriso sincero.
Sapeva che stava male per Andrea, e sapeva che se avesse saputo che lei stava per sposarsi ...
Come avrebbe reagito?
No, in effetti non lo sapeva e non voleva nemmeno immaginarselo.
Soppresse a fatica un brivido che gli scese lungo la schiena.
<<  Certo che la vita di Bill è importante ... Non venire a dire a me una cosa simile Nadia, ti prego ... Non farlo mai più ... Capisco perchè lo hai fatto ... ma io non sono nessuno ... Non sono suo padre, non posso dirle di non sposare quel ragazzo ... Non lo avrei potuto fare nemmeno se lo fossi stato suo padre ... Andrea ha 24 anni, ha tutto il diritto di decidere da sola della sua vita ... Magari però ... Sarebbe bene che Bill ... E nessuno dei ragazzi ... Lo sapesse ... Per il momento ... E non solo ... Voglio dire ... Non è davvero necessario che loro lo sappiano ... Andrea non sembrava comunque avere nessuna intenzione di lavorare ancora per noi ... Perché aggravare una situazione che non sarebbe migliorata comunque?  >>.
Nadia vide rosso in pochi minuti.
Sapeva di aver ferito David, con quella stupida allusione, ma sperava davvero che lui decidesse di fare qualcosa.
Fosse stato per lei sarebbe partita seduta stante e la avrebbe presa a sberle fino a farla ragionare ... Come diceva lei.
E David?
David le stava dicendo che non c' era nulla da fare, che avrebbero dovuto lasciare che le cose prendessero una direzione senza subire il loro intervento.
No.

Non era giusto.
<<  Ma David ...  >>.
<<  Niente ma, Nadia! Te lo ho già detto una volta e mi hai lasciato, per questo, ma te lo ripeterò ancora! Non sei sua madre e lei è una giovane donna che deve imparare a decidere della sua vita! Anche commettendo degli errori, o quelli che tu giudichi tali! ... Devi permetterle di sbagliare ... un matrimonio non è per sempre ...  >>.
La ragazza lo osservava attenta.
Poi abbassò la testa, lei sapeva.
<<  No, hai ragione ... Un matrimonio non è per sempre ... Ma lei farà di tutto perché lo sia ... Ha visto il fallimento di sua madre ... Non permetterà a sé stessa di commettere lo stesso errore, a costo di pagarlo con la sua stessa felicità ... E poi ha questa assurda idea di non essere ... Giusta per Bill ... Lo sai che è anche questo vero? Lo sai che non si tratta solo di orgoglio, ma anche di paura, di insicurezza ... Di ... Dabbenaggine! Ecco cosa! E' una stupida e tu non vuoi aiutarla ed io non lo posso fare ... Sheisse!  >>.
Si morse le labbra, cercando una soluzione che non riusciva a vedere.

 

Nadia decise che qualcosa andava fatto e non appena si ritrovò nella stessa stanza assieme a David ed a tutti e quattro i ragazzi decise di chiedere un favore a Tom.
Era pericoloso, ma non sapeva come altro fare.

<<  Tom, per cortesia, mi sto annoiando a morte, ti andrebbe di andare a prendere il portatile in camera mia?  >>.

Tom annuì con un mezzo sorriso e si diresse in camera della ragazza, si avvicinò al p.c. che lei aveva lasciato aperto e gli occhi caddero inevitabilmente su quella conversazione che lui, forse, non avrebbe mai dovuto leggere.
 
 
Tom chiuse il portatile in fretta, lo prese, e si diresse nella sala comune.
Entrò come una furia, sbattendo in malo modo il p.c. sul tavolino di fronte a Nadia e fissandola con due occhi che lanciavano fiamme.
<<  Come. Cazzo. Hai. Potuto?  >>.
Nadia capì immediatamente a cosa Tom si stesse riferendo ed abbassò gli occhi colpevole.

Era fatta.
<<  ... Mi dispiace ... Credevo ...  >>.
<<  ... Credevamo che fosse la cosa migliore per tutti ...  >>.
Tom volse lo sguardo furioso e vagamente allibito, su David.
<<  Voi Credevate? Credevate che fosse giusto lasciarci all' oscuro come dei poveri idioti?  >>.
<<  TOM! Lei ha tutto il diritto di decidere della sua vita e ...  >>.
<<  E NOI NO?!?! Noi non lo abbiamo questo fottuto diritto? Noi siamo solo delle marionette in mano al music business? Non abbiamo il diritto nemmeno di PROVARE a vivere?  >>.
Stava urlando ed era furibondo.
Bill lo fissava con gli occhi enormi, sgranati sul piccolo viso magro.
Posò una mano leggera sul braccio del fratello, cercando di capire, di calmarlo.
<<  Tomi ... Cosa ti prende? ... Io ...  >>.
Tom si volse al gemello cambiando repentinamente espressione.
C' era amore e dolore nei suoi occhi.
Nessuno voleva aiutare Bill?
Lo avrebbe fatto lui, costasse quello che costasse.
Forse avrebbe fallito, ma per lo meno avrebbe tentato.
<<  Tu stavi permettendo che ti trattassero come un povero cerebroleso ... Certo, devo ammettere che non hai fatto molto in questo ultimo periodo per far seriamente credere che tu non lo sia ma ... Vai ... Vai a prendere la tua maledettissima enorme borsa ed il passaporto! Non so chi verrà con noi, ma io e te ... Ce ne andiamo in Italia!  >>.
Gli occhi del cantante crebbero a dismisura, riempiendosi di ansia e di un' emozione che non riuscì del tutto a nascondere.
Tom si sentì il cuore sprofondare.
Il suo cucciolo era emozionato.
E spettava a lui dargli quella notizia.
Come avrebbe reagito Bill?
Qualcosa gli diceva che non sarebbe andato ad indossare una scintillante armatura per correre in difesa della sua bella principessa.
Molto più probabilmente si sarebbe accovacciato a terra, dicendogli le stesse stronzate che si era appena sentito rifilare da David, che lei aveva il diritto di vivere la sua vita, commettere i suoi errori e bla bla bla ...
E allora a quel punto, lo avrebbe preso a calci da lì in Italia, se fosse stato l' unico modo per smuoverlo!
-  ... Parola mia! GIURO che ce lo trascino per i capelli a questo idiota! Adesso basta! E che cazzo! ...  -.
<<  In Italia?  >>.
<<  Sì, in Italia, razza di addormentato ... Dove quella scema della nostra interprete, tra circa cinque ore, sposerà quell' idiota del suo ragazzo! ... Allora? Vuoi deciderti ad andare a recuperare il passaporto? Dobbiamo sbrigarci!  >>.
Bill lo osservava incredulo.
Non poteva aver davvero detto quello che credeva di aver sentito.
Lei si stava per sposare.
Lei, quella giovane donna di cui non pronunciava nemmeno il nome nella sua testa da mesi e mesi oramai, stava per sposarsi.
-  ... Bill ... Smettila ... Lei ha il diritto di farlo ... Ha il diritto di vivere la sua vita ... Lei ha scelto lui ... Cosa cambia se se lo sposa o meno? ...  -.
La testa gli girava e non riusciva a capire cosa stesse succedendo attorno a lui.
 
Tom era immobile e fremente davanti ad un Bill spaesato e frastornato, Georg e Gustav sembravano inebetiti, David in attesa ..
E lei si sentiva scoppiare qualcosa dentro.
Doveva trattenersi.
Prendere a schiaffi quella pertica crucca non sarebbe servito a molto in effetti, ma qualcosa doveva farlo.
Non era utile aggredire Bill, come invece aveva, poco gentilmente fatto Tom.
Tra sè non riuscì a trattenere un sorriso orgoglioso.
Era orgogliosa di Tom, sì.
Sembrava strano anche a lei, eppure era così.
Aveva visto quel ragazzino troppo cresciuto e troppo viziato mutare davanti ai suoi occhi, crescere, maturare.
E lo aveva visto attraverso i racconti e gli occhi di Andrea, che spesso scintillavano, quando le raccontava di lui.
Adesso, certo, non era forse stato molto attento nella scelta delle parole da rivolgere a suo fratello, ma quella scintilla di decisione l' aveva colpita, facendole credere che quelle parole dure erano state pensate più di quanto non apparisse ad un superficiale ascolto.
Trattenne quel sorriso, non voleva certo dargli l' impressione di aver fatto bene, non davanti all' espressione scioccata di Bill che stava lentamente mutando in una rassegnata.
Adesso non c' era tempo per fare i complimenti a Tom o per cercare di non farglieli intuire.
Bisognava pensare a quel cucciolo che sembrava decisamente sperduto.
E nessuno degli altri tre uomini presenti sembrava disposto a fare qualcosa.
Non dubitava di Georg e Gustav, sapeva che amavano Bill e Andrea, anche, ma sapeva che erano combattuti, sapeva che, forse, a dispetto della loro aria matura e al loro essere, effettivamente maturi, forse non sapevano cosa fare.
La loro parte razionale li spingeva a credere giuste le parole di David, soffocando l' amicizia, che invece li avrebbe portati, seduta stante, a caricarsi la pertica crucca sulle spalle ed a portarla così fino in Italia.
Per quello che la riguardava, quando lo aveva detto a David, aveva abbozzato davanti alla decisione del suo uomo.


<<  Sarebbe meglio tenerci per noi questa notizia ... Abbiamo ancora un paio di concerti, qualche intervista, un photoshot da fare ... Non credo sia una buona idea dare loro questa notizia adesso ...  >>.
Aveva finito stancamente David, passandosi una mano tra i brevi capelli castano chiaro.
<<  E quando vorresti dargliela? QUANDO! Quando sarà troppo tardi? Quando non ci sarà più niente da fare? QUANDO; MALEDIZIONE?  >>.
Si era messa ad urlare, senza riuscire a trattenere la frustrazione che le opprimeva il petto.
Sapeva che non serviva a nulla, e per quanto fosse cambiata, per quanto stesse maturando, era ancora maledettamente facile per lei prendere fuoco con una sola, piccola scintilla, talvolta anche senza che la suddetta scintilla ci fosse.
In questo caso c' era.
Eccome.
<<  Nadia, smettila di urlare, ti prego ...  >>.
David sospirò, quasi come apparisse stanco di ripetere quella stessa frase, che già più di una volta era uscita dalle sue labbra.
Amava Nadia, ma certe volte ...
Certe volte era proprio dura starle dietro.
Sorrise tra sè; era contento di questa fatica.
Ma adesso quel sorriso doveva rimanersene al sicuro e protetto nella sua testa.
Non era il momento.
<<  Senti ... A cosa servirebbe se non ad agitare maggiormente una situazione già abbastanza ...  >>.
<<  Complicata?  >>.
<<  No. Triste ... Non è complicata Nadia, anzi, è molto semplice ... Andrea ha deciso ... Avrebbe potuto decidere diversamente, io ho provato ad aiutarla, a mostrarle cosa poteva avere, lo hai fatto anche tu e lo hanno fatto anche loro ... Ma lei ha preso la sua decisione ... E credo di intuire che sia abbastanza cocciuta da non voler tornare indietro ... Non credo che sia giusto quello che sta facendo, ma ... Devo rispettare la sua scelta ...  >>.
<<  NO! Tu VUOI rispettare la sua scelta, per ... Proteggere i tuoi interessi e ...  >>.
Una mano di David partì rapida verso l' alto e Nadia si chiese se l' avrebbe davvero colpita.
Sapeva di aver esagerato, ma non avrebbe mai creduto che ...
<<  ZITTA!  >>.
La mano dell' uomo si era posata sulle sue labbra, in maniera così delicata che la stupì facendole sgranare i sottili occhi verdi.
<<  Non devi dirlo, Nadia ... Devi smetterla di accusarmi di qualcosa che non è vero! Voglio bene ad Andrea, e so che sta sbagliando ma SO di non aver alcun diritto per intromettermi ... E, sì ... Vorrei proteggere i miei ragazzi ... Forse sbaglio, forse non lo sto facendo o forse è troppo tardi per farlo... Ma ci provo e sento di desiderarlo ... So che lo comprendi ...  >>.


Aveva abbozzato, quel giorno, e adesso ...
Adesso si ritrovava davanti questi quattro ragazzi, uno dei quali la stava rendendo particolarmente fiera.
Tom aveva ragione, bisognava fare qualcosa.
E se lei avrebbe potuto fallire, l' unico che poteva riuscire era Bill.
Per quanto avesse accettato la scelta di Dave, assecondandola, adesso non riusciva a trattenersi.
<<  Bene ... Io vengo con voi!  >>
<<  E noi anche ... Se ci volete  >>. Aveva concluso Gustav rassicurato da uno sguardo deciso di Georg.
Gli occhi di Nadia si posarono sulle due G, ancora orgogliosi, per poi spostarsi su David.
<<  E tu che fai? Vieni con noi o vuoi fare il bastian contrario della situazione?  >>.
C' era un sorriso nato dall' aspettativa e dall' eccitazione di quello che stavano per fare, nella sua voce.
David rilassò la mascella che aveva tenuto serrata fino a quel momento e fece un piccolo sorriso storto.
<<  Sono i miei ragazzi ... Sarei un incoscente a lasciarli partire da soli ... Se avventura dev' essere, che sia  >>.
Nadia esultò istintivamente, così fiera di lui, sebbene sapesse che, alla fine, avrebbe fatto la cosa giusta.
Fu una voce flebile ad interrompere quello che sembrava uno splendido inizio.
<<  Non ci sarà bisogno di andare da nessuna parte ... Abbiamo degli impegni ed ho intenzione di mantenerli ... Questa sera c' è l' ultimo live ... Sono una rockstar, un fottuto professionista, non un ragazzino di 1O anni! Non ho intenzione di ...  >>.
Inaspettate le mani di Tom che lo spingevano contro il muro e ve lo tenevano incollato, non era poi così difficile data l' esile figura del ragazzo.
<<  Vai.A.Prendere.Il.Fottuto.Passaporto.Bill.Non.Farmi.Incazzare.Più.Di.Quanto.Già.Lo.Sia.  >>.
Gli occhi del cantante si sgranarono sul volto identico al suo che gli stava di fronte.
Aveva lo sguardo acceso, come le guance lievemente arrossate dall' ira a stento trattenuta, la linea della mandibola era dura e aveva parlato digrignando i denti, guardandolo furioso.
<<  Ma ...  >>.
<<  Ma niente, Bill ... Siamo tutti professionisti, qui, se non te ne fossi accorto ... Ma siamo anche una famiglia, siamo quei quattro ragazzini che rincorrevano un sogno, mentre se lo raccontavano in una piccola stanza con quattro identici letti, e che lo hanno raggiunto ... Adesso credo sia l' ora di ... Lottare anche un po' per la nostra vita ... Per quello che abbiamo dentro ... E tu dentro hai Andrea ... Mi sembra un buon motivo per lottare ... E noi abbiamo dentro l' un l' altro ... Tu sei il nostro buon motivo per lottare adesso ... E poi Andy manca anche a noi ...  >>.
La voce di Georg era suonata limpida e calma, a placare la rabbia frustrata di Tom ed a salvare Bill dai suoi istinti omicidi ... E da sé stesso.
<<  Andiamo tutti a prepararci ... Doccia, un piccolo bagaglio a mano ciascuno ... Vi aspetto nella Hall tra mezz' ora, non un minuto di più!  >>.
David aveva preso in mano la situazione, aveva assunto il suo miglior cipiglio da manager serio e maturo, quello di chi beatamente e volutamente ignora la follia che sta per compiere, ed aveva spedito i ragazzi ognuno nella propria stanza.
Poi si era voltato verso Nadia con un abbozzo di sorriso
<<  Sei soddisfatta adesso, razza di Erinni in gonnella?  >>.
<<  Uhhhhh ... Siamo nervosetti ... Era tanto che non mi chiamavi così ...  >>.
<<  Speravo non ce ne fosse più bisogno ... Ma anche no ...  >>.
Sorrise malizioso David.
Amava il fuoco che bruciava in lei, nonostante tutto.
La rossa si slanciò tra le braccia dell' uomo, letteralmente folle di eccitata euforia.
<<  Grazie Dave! Stiamo facendo la cosa giusta! Sei un tesoro, Uomo, lo sai, vero?  >>.
Il sorriso sulle labbra del manager si ampliò, facendolo sembrare molto giovane.
<<  Lo so ... Però fa piacere sentirselo dire ... Spero davvero che serva a qualcosa ... Sono preoccupato per Bill ... Concedimelo ...  >>.
<<  Lo sono anche io ... Ma ho fiducia in lui!  >>.
<<  Già ... Anche io ...  >>.
 

Mezz' ora dopo, stranamente tutti in orario, si ritrovarono nella hall, ognuno con il suo piccolo bagaglio.
<<  Ragazzi ... Devo trovare un possibile marito per la nostra interprete ogni volta che vi voglio puntuali? No, ditemelo eh!  >>.
Nadia sorrise.
David era stato ironico, certo, ma non gli era sfuggito il messaggio implicito di quelle parole.
Parlava di un futuro ed in quel futuro Andrea era la loro interprete.
Era fiera del suo uomo che, qualsiasi maschera usasse per nasconderlo, non stava prendendo quella cosa come un viaggetto in Italia per tentare, ma come una spedizione per riuscire.
Era un combattente, lo era sempre stato.
A modo suo, con i suoi tempi ed i suoi metodi, che a volte potevano apparire strani o non adatti, ma pur sempre un combattente.
Ed un vincitore.
Quei quattro ragazzi ne erano la prova vivente.
Prese Dave per mano e si diressero verso il parcheggio sotterraneo, dove un auto dai vetri oscurati li stava attendendo.
 
Una volta seduto in macchina Bill prese a fissare Parigi che scivolava fuori dal finestrino.
L' aereoporto Charles de Goule non era molto distante ma gli sembrava che ogni minuto durasse un eternità.
Avrebbero dovuto fare i biglietti, ed attendere il loro volo e ...
E magari non sarebbe servito a niente.
-  ... Servito a cosa, Bill? Non hai la minima idea di cosa tu stia facendo ... Non sai dove stai andando, non sei nemmeno sicuro che sia davvero tu, adesso, qui ...  -.
Ecco come si sentiva.
Inerte ed inerme davanti ai fatti che si susseguivano.
Scese dall' auto recuperando la sua borsa ed automaticamente entrò nell' aereoporto, seguendo Mark, la loro guardia del corpo e sedendosi silenzioso in attesa che David tornasse con i biglietti.
Era tutto assurdo.
Era la vita di un altro.
 
Tom fissava il suo gemello con cipiglio severo.
Non lo aveva perso di vista nemmeno per un istante, nel timore che potesse fare qualcosa di stupido.
Cosa non lo sapeva.
Era circondato da loro sia fisicamente che non, aveva tutto il supporto morale di cui necessitava.
Non avrebbe potuto fare altro che la cosa giusta.
-  ... Giusta per TE Tom ... Cosa ti fa davvero credere che sia giusta per LUI? E se lo stessi mandando inerme e disarmato in mezzo ai leoni, nella più classica delle fottute arene? E se fosse tua la mano che gli renderà il colpo di grazia? ... A questo non ci avevi pensato, vero? Eri troppo preso dalla tua convinzione di essere nel giusto per permetterti di pensare anche a lui ...  -.
La voce fastidiosa lo colse alla sprovvista.
Che fosse la stessa di cui gli aveva parlato Bill qualche tempo prima?
Strinse nel pugno quel foglietto che aveva recuperato in camera di suo fratello e che giaceva dentro la sua tasca, un po' scolorito, ma ancora leggibile.
" Mi chiamo Macky e ... "
Serrò per l' ennesima volta i denti.
Forse sbagliava ma suo fratello doveva provare.
Forse era tutto perduto.
Ma forse no.
E non sarebbe sopravissuto con quel dubbio, con quel rimpianto.
E lui, Tom, invece, al limite, sarebbe potuto sopravvivere con quel rimorso.
<<  Hai fatto la cosa giusta, Tom ... Vedo che ne dubiti adesso. Come mai?  >>.
La voce bassa di Nadia lo colse di sorpresa, ancora sprofondato nei suoi pensieri così come nella poltroncina dov' era seduto.
Volse lo sguardo sulla ragazza, dopo essersi assicurato che altri due paia d' occhi fossero fissi su Bill, castano fondente e verdi scintillanti.
<<  Io ... Stavo pensando ... Potrebbe essere una disfatta e Bill uscirne davvero ferito ... Un conto è pensare di non poter fare nulla, un conto è sentirselo dire in faccia ... Il ripetere di non potere era una difesa ... Io gliela ho sbaragliata, mandandolo in prima linea ...  >>.
Nadia sorrise indulgente, aveva capito perfettamente cosa Tom aveva voluto dire.
Anche lei si era sentita in una maniera simile quando aveva stressato Andrea fino allo sfinimento e spronata ad andare a lavorare per i Tokio Hotel.
C' era stato un momento in cui aveva creduto di aver sbagliato.
Di averla gettata in pasto ai lupi.
Indifesa.
Ed era stato così, in parte.
Ma sapeva che non era SOLO stato così.
Andrea aveva avuto molto ed era diventata più forte.
Ne era certa, sebbene avesse fatto la scelta sbagliata.
Lasciò andare i suoi ripensamenti passati e si concentrò su quelli presenti, di Tom.
<<  Tu non lo stai mandando in prima linea a combattere... Ce lo stai portando per mano e tu sarai comunque con lui, in prima linea, non lo lascerai solo ... Questo è importante ... E lui lo sa ... Smettila di torturarti ... E, per quanto possa sembrarti assurdo, nessuno di noi vuole perdere, sai?  >>.
Tom le sorrise, addolcendo il suo sguardo.
<<  Non mi sembra assurdo ... So che è così ... Grazie ... Anche da parte di quell' inerme idiota ...  >>.
<<  Non è idiota ... Ha paura ... E' capibile ...  >>.
Rivolse un sorriso in direzione di Bill che non lo vide, lo sguardo fisso dentro di sè, apparentemente assente e intuibilmente alla ricerca di una risposta che sembrava non trovare; poi lo riportò su Tom.
<<  Comunque ... Prego ... Anzi ... Grazie a Te ... A voi ... E non solo per questo ...  >>.
Posò un bacio breve e leggero sulla guancia appena ruvida di Tom, poi si alzò e tornò da David.
Si era sentita i suoi azzurri occhi puntati addosso per tutto il tempo che aveva passato con il chitarrista.
Questo la fece sorridere per l' ennesima volta e si chiese se questa voglia di sorridere non nascesse dall' euforia di star andando ad impedire ad Andrea di commettere la più grande stupidaggine della sua vita.
Ma poi osservò David e si disse che in fondo era anche merito suo.
Era quasi ridicolo, ma nel senso più dolce del termine, che lui fosse ancora capace di guardare Tom a quel modo, quando le stava troppo vicino.
Che fosse ancora geloso di lei.
Una parte di lei, quella che era stata, le suggeriva di offendersi per la poca fiducia.
Ma la nuova Nadia cresceva rafforzandosi in lei.
E quella giovane donna era segretamente, e nemmeno troppo, felice di quella piccola attenzione.
<<  Fatto tutto?  >>. La voce dell' uomo era appena roca.
<<  Sì ...  >>.
<<  E' stato gradevole?  >>.
Un filo di risentimento per la mancanza di giustificazioni valide da parte di lei.
<<  Avere l' ennesima, gradita, conferma che è un essere umano pensante e non solo un ragazzino viziato? ... A volte me lo fa dimenticare ... Quindi, sì, lo è stato ...  >>.
Poi si volse e fissò quegli occhi azzurri.
<<  E' spaventato ... Ha paura per Bill ... Teme di aver esagerato ... Lo capisco ...  >>.
David le passò un braccio attorno alla vita sottile attirandola a sé.
<<  Lo so ... Lo siamo tutti ... Ma capisco che per lui sia peggio  >>.
 

Dovettero aspettare ancora un paio di ore... Ore lunghe.
Nadia sperò che Andrea le avesse dato l' orario giusto.
Altrimenti sarebbero arrivati troppo tardi.
E sarebbero dovuti tornare in Francia per l' ultimo Live dello "Humanoid City Tour".
Avrebbero perso il soundcheck, erano nervosi per questo, ed avevano dato precise disposizioni affinchè le prove con gli strumenti fossero eseguite ugualmente.
Non potevano permettersi di arrivare in ritardo.
Quel tour era stato stancante.
Dovevano concluderlo.
E dovevano farlo nel migliore dei modi.
Segnali di nervosismo arrivavano da tutti fuorché da Bill.
Lui era rimasto immobile al suo posto da quando vi si era seduto.
E questo era strano.
Ed aumentava esponenzialmente il nervosismo dei suoi compagni di viaggio.
Georg e Gustav, notoriamente più tranquilli dei gemelli, erano quelli che maggiormente preoccupavano la rossa :
il primo vagava come un leone in gabbia, lo sguardo fisso dritto davanti a sé, le labbra strette, le braccia conserte strette sul petto spazioso, le spalle larghe dai muscoli appena contratti.
Il batterista aveva messo le sue solite enormi cuffie sulle orecchie isolandosi in maniera totale dal resto del mondo e questo sarebbe stato abbastanza normale se non fosse che stava frustando l' aria con le braccia, in colpi secchi e decisi, con invisibili bacchette un' invisibile batteria.
C' era il rischio, ad avvicinarsi, di uscirne contusi e Nadia, così come anche gli altri, se ne tenne a distanza.
Tom era apparentemente immobile quanto Bill, eccetto il contrarsi quasi spasmodico della mandibola, i nervi del collo tesi, sarebbe potuto scoppiare da un momento all' altro
La rossa pregava che il loro volo fosse in perfetto orario, così come quello che avevano già prenotato per il rientro.
Finalemente riuscirono ad imbarcarsi, e presero posto.
<<  Se mi siedo accanto a lui adesso giuro che lo strozzo con le mie mani ... Commetto un gemellicidio, Nadia, sappilo, e tanti cari saluti ai Tokio Hotel!  >>.
La giovane donna sorrise.
<<  Ve bene, dai! Vai a consolare David della mia assenza e da Bill ci vado io ...  >>.
Tom la guardò grato, poi rilassò appena le spalle e si diresse al posto accanto al manager, lasciandovisi cadere poco elegantemente.
Non avevano fatto nulla e già si sentiva stremato.
<<  Non ti va di stare con Bill eh?  >>.
<<  Molto meglio per lui che a me non vada, credimi ...  >>. Rispose lugubre il ragazzo.
<<  Ti capisco ... Certe volte provo la stessa cosa con Nadia ... E' fantastica ... Ma anche fantasticamente testarda ... Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza ...  >>.
David si era sentito, per la sola frazione di secondo, un po' vile a sbandierare proprio in faccia a Tom la sua palese, sebbene trattenuta, felicità.
Sarebbe potuto sembrare una inutile vanteria.
Un piccolo smacco fatto nei confronti di un ragazzino.
Non era quello che voleva.
Tom si era voltato appena, con un mezzo sorriso.
<<  Ti ricorda qualcuno eh? ...  >>.
<<  Già  >>. Concluse David.
L' attimo era passato, Tom non gli serbava rancore e lui già lo sapeva, sebbene a volte non riuscisse a non sentirsi un po' colpevole.
<<  Sarebbe stato un delirio per me … Penso ancora che sia sexy, ma, credimi ... Va benissimo così ... Non vorrei mai ritrovarmi ...  >>.
Iniziò Tom, mordendosi immediatamente la lingiua e posando uno sguardo colpevole sul fratello, seduto un paio di sedili davanti a loro.
<<  Come lui? ... >>. Chiese David, poi sospirò.
<<  L' amore fa male, Tom ... Questo è un dato di fatto, è inevitabile, non lo si può aggirare. Fa male anche quando hai con te la persona che ami ...  >>.
Il ragazzo sbuffò.
<<  Bell' affare davvero! NO grazie! Cedo gentilmente il posto ...  >>.
David scosse la testa.
Tom non sarebbe davvero potuto rimanere così impassibile all' amore per sempre.
<<  ... Ma ... Il sapore della felicità è diverso, quando ami ... E' più ... intenso ... E se sei riamato ... Allora nulla è più luminoso ... Credimi ...  >>.
La voce di David era bassa e profonda, come se arrivasse da un qualche luogo misterioso.
-  ... Il ... Cuore? ...  -. Si chiese Tom.
Poi seguì lo sguardo del suo manager fino a scoprirlo pudicamente posato sulla testa rossa che spuntava poco davanti a loro.
-  ... Sì ...  -. Il chitarrista sorrise.
Era felice che David fosse a sua volta felice e, forse, poteva anche invidiarlo un po' per quella felicità così perfetta che a lui era negata.
Ma aveva ben presente davanti agli occhi il volto di suo fratello, la sua fragilità il suo dolore.
Ed aveva bene in mente gli occhi di Andrea.
L' amore rendeva fragili e disperati.
Non c' era felicità che tenesse.
-  ... O forse no? ...  -.
Scacciò quel breve dubbio come si scaccia una mosca piuttosto fastidiosa, con un gesto della mano.
-  ... No! Non succederà ... NON A ME! ... Per favore ...  -.
Di nuovo quella inutile puerile supplica a qualcuno che nemmeno lui sapeva chi.
Ma era sincero.
 
Nello stesso istante Nadia stava seduta accanto a Bill, fissando sfacciatamente il profilo del ragazzo che teneva lo sguardo fisso davanti a sè, senza vedere nulla.
Bill.
Ricordava bene la prima volta che lo aveva conosciuto.
Nemmeno sapeva chi era, eppure le aveva confidato una parte importante di sé.
E lei aveva accolta quella confessione come se non si trovasse davanti una delle più celebrate rock star, ma semplicemente un ragazzino timoroso di non piacere di non essere accettato ... Di essere usato.
Le aveva fatto incredibilmente tenerezza, allora.
Esattamnente come adesso.
Insicuro.
Indeciso.
Fragile sotto la lucida superficie patinata.
Quel ricordo si palesò davanti ai suoi occhi, come se lo stesse vivendo.
Era estremamente limpido.
Se lo godette per qualche istante rispettando e godendosi il silenzio di Bill.

Bill stava seduto composto, elegante, sinuoso come un gatto ed altrettanto vigile sotto quell' aria tranquilla. 
Teneva il tempo con le lunghe dita perfettamente curate, fissando un punto imprecisato davanti a sè, lanciando di tanto in tanto delle occhiate verso il tavolo da dove giungeva un debolissimo brusio. 
<<  Ci sta mettendo tanto, vero?  >>. 
Quella domanda, da quel ragazzo che stava mentalmente analizzando, la colse di sorpresa. 
Aveva espresso lo stesso concetto di Tom, ma lo aveva fatto in maniera totalmente diversa, con un' espressione leggermente ansiosa nei begli occhi sottolineati dalla sottile linea di eye liner e dall' ombretto nero che li rendeva ancora più profondi. 
Era bello, su questo non si discuteva. 
Non il suo genere, in effetti, ma non aveva mai potuto contestare questo ad Andrea. 
Lei lo diceva come un semplice dato di fatto. 
Non era solo un ragazzo fighissimo, per lei era semplicemente bello. 
Nel suo significato più puro e pulito. 
Bello. 

E lo era davvero. 
Averlo a pochi centimetri dal naso metteva ancora più in risalto questa cosa.
Gli sorrise. 
<<  Sì ... Ma Andy deve valutare per bene tutto quello che, lavorare per voi, comporterà ... >>. 
Il ragazzo, che le si era avvicinato lentamente, si ritrasse un pochino piegando la testa di lato e portandosi pensieroso un dito alle labbra. 
<<  Mhhhh ... Sì, credo che tu abbia ragione ... Non è semplice avere a che fare con i Tokio Hotel ... Con noi ...  >>. 
A Nadia sembrò che quell' ultima frase fosse uscita pesante dalle labbra del ragazzo, oscurando appena la sua espressione che, fino ad allora, era stata ridente. 
Provò un improvviso moto d' affetto per lui, e gli rispose più dolcemente di quello che lei stessa si era aspettata. 
<<  Bhè, sì ... Immagino che chi lavora per voi sia tenuto sotto stretto controllo e abbia dei doveri non indifferenti ... Per Andrea si tratta del primo lavoro davvero serio ed è decisamente importante ... Credo voglia essere assolutamente sicura di sapere cosa ci si aspetta da lei e di essere in grado di potervelo offrire, il meglio di sè ... E' una ragazza seria, tantopiù sul lavoro ... >>. 
Cercò di consolarlo, ma allo stesso tempo di mettere in chiaro che Andrea era diversa dalle altre. 
Non sapeva nemmeno bene lei da chi. 
Era diversa. 
Punto. 
<<  Capisco ...  >> Disse ora Bill, dopo aver soppesato le parole della ragazza. 
<<  Ma da qualche parte dovrà pur iniziare ... Credi che accetterà il lavoro, con tutti i suoi pro ed i suoi contro? >> Nadia volle metterlo alla prova per valutare se fosse un idiota come suo fratello che credeva che il semplice lavorare per loro fosse qualcosa di talmente incredibile da poter passare sopra a tutto il resto. 
<<  E quali sarebbero questi pro e questi contro?  >>. 
Gli chiese con un sorriso. 
Bill ci pensò un poco. 
<<  Bhè ... I pro sono molteplici ... Voglio dire ... Non sono certo io quello con cui David discute i compensi delle persone del nostro staff, non credo nemmeno che mi ritenga all' altezza di simili discorsi, ma non mi è mai giunta voce di lamentele per lo stipendio ... Per cui credo che il primo punto a favore sia il guadagno ... Certo, i soldi non sono tutto, ma aiutano, cerchiamo di non essere ipocriti ... Poi ... Bhè, avrebbe l' opportunità di girare per l' Italia, vedere posti diversi, conoscere persone che, un domani, potrebbero tornarle utili per la sua carriera ...  >>. 
Nadia ascoltava attenta quel ragazzino troppe volte considerato infantile e che adesso si stava dimostrando assolutamente diverso dall' immagine che molti volevano attribuirgli. 
Certo, forse, su molte altre cose era ancora infantile, ma credeva di capire un po' meglio quella forma di soggezione che diceva sempre di provare Andrea. 
In quei pochi minuti aveva dimenticato di trovarsi davanti ad un ragazzino di 19 anni, le sembrava di parlare con un uomo fin troppo consapevole. 
<<  Per i contro ...  >> Stava dicendo adesso Bill 
<<  ... Ovviamente non potrà parlare a nessuno di noi ... Cioè ... Sì, del suo lavoro, ma la riservatezza è estremamente importante, su questo David non transige ... Non sarà libera di andare e venire come le pare ed i suoi orari di lavoro saranno molto... Come dire... Elestici, ecco. Lavorare per i Tokio Hotel significa perdere una parte di sè stessi ... La propria libertà ... Potrà capitare che debba lavorare per molte ore di fila e che le venga richiesto qualcosa che non centra propriamente con il suo ruolo di interprete ... E poi, naturalmente dovrà sopportare noi ... I malumori di David, la riservatezza di Gustav e la serietà di Georg, i miei attacchi di logorrea e la deficenza di Tom ... Di cui credo tu abbia avuto un assaggio prima ...  >> Disse con un sorriso. 
<< ... Oltre al rischio di ritrovarsi, non scoprirà mai per quale motivo, qualche nostra maglietta non proprio profumata in mezzo ai suoi vestiti, o le nostre cose sparse un po' ovunque ... >> Rise una risata allegra, seguita da quella di Nadia. 
<<  Bhè ..  >> Stava dicendo Nadia 
<<  Mi sembra che i pro e i contro si bilancino ... E poi non è detto che quello che apparentemente può sembrare negativo non si riveli alla fine una cosa molto positiva, non credi?  >>. 
Disse ora rivolgendo al ragazzo un' occhiata eloquente. 
<<  Quello che per te è un contro, per altri potrebbe essere un pro ... E viceversa ... >> Bill sorrise. 
Aveva capito a cosa stesse nemmeno troppo velatamente alludendo Nadia. 
<<  Non vorrei che lei accettasse il lavoro solo perchè è una fan, però ... Perchè lo è, vero?  >>. 
Le chiese il ragazzo a bruciapelo prendendola in contropiede. 
<<  Cosa te lo fa pensare?  >> Chiese la rossa sulla difensiva. 
<<  Bhè, la forchetta che le è sfuggita dalle mani quando siamo entrati ha rischiato di frantumare il piatto ... E poi ... Non so ... Credo che me lo abbia confermato soprattutto lo sguardo che ha rivolto a Gustav ... Non so come mai ... Mi è sembrato che lo guardasse come si osserva un santino, delle volte ... Non so se riesco a spiegarmi .... Ma magari mi sbaglio ... E' possibilissimo, sai?  >> Rise. 
Nadia era allibita. 
Quel ragazzo aveva notato lo sguardo, effettivamente adorante, che Andy aveva rivolto a Gustav e non si era accorto di come era in imbarazzo con lui? 
O era davvero ingenuo e candido, oppure la stava prendendo in giro. 
Ma quel sorriso genuino che aveva sul volto la fece optare per la prima sensazione. 
<<  Comunque  >> Stava dicendo adesso Bill, un po' imbarazzato dallo sguardo verde e penetrante della ragazza 
<<  Io ... Io spero che lo accetti questo lavoro ... Abbiamo proprio bisogno di una ventata d' aria fresca, oltre che di un' interprete ... Ci attende un periodo faticoso ... E fa sempre più piacere affrontarlo avendo accanto persone positive ... La tua amica, Andy, lo sembra ... >> 
<<  Lo è ...  >> disse Nadia. 
<<  E, se posso permettermi un pronostico nemmeno troppo azzardato, credo di poterti dire che sono certa accetterà l' incarico ... E non solo per i soldi o perchè voi siete i Tokio Hotel ... >>.
<<  E allora perchè?!?  >> Chiese il ragazzo palesemente confuso e stranito.

 
Mentre osservava il ragazzo senza realmente vederlo, venne colta di sorpresa da quella domanda inaspettata.
<<  Credi che tornerà?  >>
Bill si era voltato ed aveva solo sussurrato quella domanda, la voce resa appena roca dal silenzio prolungato che si era autoimposto.
Nadia si riscosse e davanti a sé vide esattamente quello stesso ragazzino che aveva visto poco prima nei suoi ricordi.
Aveva un taglio di capelli diversi, ed un trucco diverso, anzi, in quell' istante non ne aveva proprio, ed aveva un anno in più.
Eppure ...
Eppure era ancora maledettamente simile a quel ragazzino che lei ricordava.
Ugualmente incerto.
Insicuro.
Fragile.
Gli sorrise comprensiva ed intenerita, proprio come quella volta.
<<  Sì ... Credo di sì, tornerà con voi ...  >>.
<<  E perchè?  >>.
La stessa domanda, ma l' espressione degli occhi non era più solo curiosa, ma anche preoccupata ed incredula ed ansiosa.
<<  ... Perchè siete ... Voi ... >>.
La stessa risposta.
Era quella che aveva deciso da dargli anche adesso, come allora...
Ma adesso...
Adesso c' era qualcos' altro che quei grandi occhi ambrati e velati di aspettativa stavano attendendo.
E lei voleva rassicurarlo.
Lo desiderava con tutta sé stessa.
Tanto.
Ma nemmeno voleva illuderlo del tutto.
<<  E credo ... Credo non sia solo per questo ... C'è, se possibile, molto più di solo sé stessa in ballo, questa volta ...  >>.

Nadia lo credeva davvero.
All’ epoca del suo primo colloquio Andrea aveva messo in gioco tutta sé stessa.
Ma non era stupida, la sua Andy.
Nadia sapeva che non sottovalutava quei ragazzi, sapeva che erano importanti per lei.
Sapeva che era innamorata di Bill.

Sapeva che non voleva ferirlo.
-…  Ma allora … Perché sta facendo questa emerita cazzata? …  -.
Avrebbe desiderato avere una risposta, ma le era negata.
Osservò il ragazzo che si era voltato a fissare il finestrino.
<<  Non servirà … Lei ha scelto …  >>.
<<  Non si può parlare di scelta quando davanti hai una sola opzione … Deve avere davanti almeno una alternativa … Allora potrà scegliere … Posso anche capire che può non essere bello essere “l’ alternativa” ma …Posso dirti, per esperienza, che anche essere colei che deve scegliere non è sempre semplice e a volte costa molto … Anche fare la scelta giusta …  >>.

Bill aveva sentito le parole di Nadia, credeva di capirle, credeva di capire che per la rossa non fosse stato facile predere una decisione e poi seguirla, eppure …
Eppure una vocina dentro di lui continuava a tormentarlo.

Sei un’ alternativa …
La seconda scelta …
Non è gradevole, vero, Mr. Sempre Davanti a Tutti, eh?
Non è facile abituarsi al pensiero di poter essere scartati …
Eppure eccoti qui …
A fare da seconda scelta ad una ragazzina italiana che nemmeno ha voluto rimanere con te …
Deve avere un’ opzione?
Ce l’ aveva, ma non l’ ha voluta …
Lo sai vero?
E ti rode, caro mio, eccome!
E tu, comunque, corri da lei come un cagnolino …
Ai suoi ordini, a soddisfare i suoi desideri, a renderti ridicolo per l’ ennesima volta a fare da seconda scelta un’ ennesima volta! …
Difficile …
Come dev’ essere difficile scegliere chi amare …
Tutte cazzate, grande Kaulitz …
Amare è come respirare, è inevitabile, è … Istintivo …
Ed il suo istinto non la ha tenuta a te …
Fa male vero? …

 

Quella maledetta voce, che gli aveva dato tregua nelle ultime ore, era tornata a tormentarlo.
E la cosa peggiore era che aveva ragione.
Nadia si sbagliava.
Lei aveva avuto la possibilità di scegliere.
Lei aveva avuto entrambi.
Ed aveva scelto il ragazzo italiano.
-  ... Forse ... Forse non aveva capito che tu eri una scelta ...  -.
Cercava di giustificarla, una parte di lui, quella che ancora voleva credere, cercava di trovare delle puerili giustificazioni.
 
Certo Kaulitz ...
Non eri tu quello che l' avrebbe fatta sua sul divano della depandance, vero?
Quello si che non era capibile ...
 Di nuovo quella voce, sfacciatamente ironica.
 -  ... Ma poi sono stato io a respingerla, ad andarmene ...  -.
 Puerili giustificazioni ...
Lei non ti ha fermato ...

 
Era vero.
Lei lo aveva lasciato andare.
Non era stato facile per lui staccarsi dai suoi occhi grigi e lucidi di passione, dalle sue mani morbide che lo sfioravano, dalle sua braccia che lo tenevano stretto a sé, dalla sua bocca vellutata che che lo accarezzavano.
Ma credeva di fare la cosa giusta, credeva ....
Che lei dovesse dirgli chiaramente di restare, che lo dicesse a sé stessa.
 
E lei non lo ha fatto ...
Ti ha lasciato andare via senza dire una sola parola per convincerti a restare ...
Forse lei, dei tuoi occhi, delle tue mani, delle tue braccia della tua bocca ...
Di TE ...
Poteva benissimo farne a meno ...
 
-  ... Già ...  -.
Soppresse un sospiro frustrato.
Ricordare quei momenti era ancora doloroso per lui.
Non si era mai sentito così caldo e vivo.
Faceva maledettamente male.
E comunque quella voce aveva ragione.
Lui forse non riusciva a definire quando, di preciso, avesse capito di amarla, ma l' amava.
Per lui era semplice, era naturale.
Perchè per lei non lo era?
 
... Forse, semplicemente perchè lei NON ti ama ...
 

Sgranò gli occhi, Bill, il respiro si fece rapido, come se l' aria che entrava nei suoi polmoni non riuscisse del tutto a soddisfare il suo bisogno di respirare.
Era un attacco di panico?
No, lui lo aveva sempre pensato.
Ma nessuno glielo aveva mai così sfacciatamente detto.
Si alzò rapido, scavalcò le gambe di Nadia e si diresse al sedile dov' era suo fratello.
 
La rossa era sobbalzata quando aveva notato il rapido alzarsi ed abbassarsi del petto magro del ragazzo, ma non aveva fatto in tempo a chiedersi cosa fosse successo, lui si era alzato veloce e l' aveva superata, andando dritto da Tom.
 
<<  Voglio tornare indietro ... Portami via Tomi, fa girare questo fottuto aereo e portami indietro ...  >>.
Tom alzò due occhi preoccupati sul volto del gemello al suono di quella voce soffocata e vagamente stridula.
<<  Bill ... Sai bene che non è possibile ...  >>.
Il moro si lasciò cadere in ginocchio in mezzo al corridoio e si accomodò rannicchiando le gambe sotto di sè, nascondendo il viso sulle gambe del fratello, appoggiandovi pesantemente la testa.
<<  Lo so ... Ma lo vorrei tanto ... Posso restare qui un po'?  >>.
Urlare, urlare ed imprecare fino quando avesse avuto voce, fino quando non avesse assordato chiunque osasse entrare nel suo raggio di azione, fino a quando quella stupida ragazza italiana non avesse capito la stronzata che aveva fatto, il male che stava facendo a suo fratello.
<<  Sì, certo ...  >>. Aveva solo sussurrato in risposta alla flebile richiesta di Bill.
 
L' atterraggio avvenne tranquillo, sebbene il cambio di pressione fece venire in mente a Gustav la loro interprete.
Ricordava perfettamente quanto la ragazza soffrisse in quei momenti.
Sorrise.
Non era esattamente la cosa migliore per qualcuno che avrebbe dovuto seguirli in giro per il mondo.
Il biondo batterista si rendeva conto di essere fin troppo positivo ma, dopo aver osservato Bill fin troppo a lungo in quel periodo e durante quel breve volo, non riusciva davvero ad immaginare un finale per quella faccenda che non fosse riavere Andrea con loro.
-  ... Non ci sono alternative ... A costo di prenderla su di peso, quella maledetta testarda deve tornare a casa con noi! ...  -.
Era ridicolo.
Loro non avevano una vera e propria casa.
Sempre in giro, sempre a spasso per il mondo, sempre in stanze d' albergo diverse.
Era un po' demoralizzante a volte.
-  ... Fanculo alla tua coscienza Wolfgang! sai benissimo cosa intendevi dire! Deve ... Stare con voi e basta! Il luogo è relativo! ...  -.
Il ragazzo scosse la testa.
Stava parlando da solo.
E si era anche chiamato con quell' orrendo nome che detestava.
Questo non era un buon segno.
Si concentrò nuovamente sul Black Album sparato a tutto volume nelle sue enormi cuffie e cercò di allontanare i pensieri.
Era consapevole che, qualunque cosa fosse dovuta succedere sarebbe successa e che il suo compito era quello di esserci.
Per Bill.
E per Andrea, se fosse stato necessario, se lei glielo avesse chiesto, se lei glielo avesse permesso.
Non aveva alcuna intenzione di rinnegare nulla, né di schierarsi con l' uno o con l' altro, voleva bene ad entrambi, questa era l' unica cosa sassolutamente certa per lui.
E desiderava che tutto andasse per il verso giusto.
O per il meno sbagliato.
Che non era propriamente la stessa cosa, in effetti.
Si volse a gettare un' occhiata al bassista seduto accanto a lui.
Eccolo lì, Georg, il suo amico di sempre, quello dentro al quale poteva leggere beatamente senza che nemmeno lui se ne accorgesse.
Era teso e nervoso.
Il bassista era un ragazzo serio e affidabile tanto quanto era casinista e goffo.
Ma sapeva trattenere i suoi stati d' animo peggiori, quelli scuri, quelli pericolosi.
Ma il nervosismo e la frustrazione repressa adesso erano piuttosto evidenti.
Stava litigando con una semplicissima, elementare chiusura della cintura di sicurezza e batteva freneticamente il piede a terra.
<<  Ehy Hagen! Smettila con quel piede! Qui l' unico che può permettersi di tamburellare sono io! Sono o non sono il batterista? ... Ecco!  >>.
Il castano volse due occhi verdi e furenti sull' amico ed immediatamente sorrise grato.
Gustav c' era sempre.
Era quasi una benedizione per lui sapere che, in qualsiasi momento si fosse voltato, lo avrebbe sempre trovato al suo fianco.
<<  Già ... Ma concedimelo, almeno qualche volta ... Devo pagarti i dirirtti sul tamburellamento?  >>.
<<  Non sarebbe male ... Sai, giusto per arrotondare ...  >>.
<<  Dubito che tu abbia ancora qualcosa da arrotondare Wolfgang ... Dovresti tornare in palestra sai?  >>.
<<  E tu in quella bella pasticceria a Berlino ...  >>.
La conversazione non era molto normale, in effetti ... Ma era il loro modo per dirsi che c' erano.
Non che avessero problemi ad abbracciarsi, ma quello non era il momento né il luogo adatto.
 
L' auto che la Universal aveva messo a disposizione dei ragazzi stava sfrecciando rapida nel traffico, dai vetri oscurati si potevano vedere le grigie strade di Milano sfilare rapide davanti ai loro occhi.
Il Comune non era troppo distante ormai.
Bill era nuovamente caduto in uno stato di mutismo assoluto, Le Due G fissavano la strada davanti a loro, Tom contraeva e rilassava di continuo la mascella, mordendosi le guance e David stringeva la mano di Nadia, sperando che non facesse qualcosa di troppo avventato.
La sentiva fremere tra le sue dita.
Era come se una continua corrente elettrica scorresse in lei senza posa.
Era tesa, pronta a spezzarsi o ...
A prendere fuoco.
Sorrise e scosse la testa.
Farizio avrebbe passato degli orribili cinque minuti, non appena se la fosse travata di fronte.
 
Se ne stava dritta ed immobile, fasciata in un tailler di uno spento colore grigio chiaro che, in teoria, avrebbe dovuto riprendere quello dei suoi occhi.
I capelli neri erano raccolti in una piccola crocchia e i ciuffi ribelli erano stati fermati con delle forcine invisibili.
Era pallida e smunta e sembrava dovesse cadere, se solo avesse osato muovere un passo o accennare al minimo movimento.
Teneva gli occhi fissi sul volto del funzionario che, di lì a breve, li avrebbe dichiarati marito e moglie.
Marito e Moglie.
Che strane parole.
Parole a cui aveva pensato spesso, fino a qualche tempo prima. Parole che adesso sembravano davvero vuote e prive di significato.
Spente.
Esattamente come si sentiva lei.
Spenta e vuota.
-  ... Le scarpe mi fanno male ... Perché non si sbriga così che io possa togliermele? ...  -.
Della sua famiglia non c' era nessuno, poichè erano partiti per andare a trovre suo fratello che studiava a Londra e la famiglia di Fabrizio non aveva voluto partecipare.
La giudicavano una poco di buono che aveva obbligato il ragazzo a lasciare quella che, per loro, sarebbe stata sempre la moglie.
C' era una coppia sulla trentina, un collega di Fabrizio con la moglie, a far loro da testimoni, com' era necessario.
L' uomo davanti a lei stava blaterando qualcosa ...
Non sentiva nulla.
Ma quello che accadde poco dopo non potè davvero fare a meno di udirlo chiaramente.
 
Marciava svelta lungo il corridoio trascinandosi dietro David e quei quattro ragazzini, con passo deciso.
Sapeva dove doveva andare ed aveva beatamente ignorato chiunque avesse tentato di mettersi sul suo cammino, superandolo con poca cortesia.
Era tardi.
Era maledettamente tardi.
Sperava non fosse TROPPO tardi.
La lucida porta, scrostata in più punti, apparve davanti a lei come un miraggio, la sua testa era vuota.
Cosa avrebbe detto?
Non lo sapeva.
Cosa avrebbe fatto?
Avrebbe preso Andrea a sberle se fosse stato necessario.
Sperò che ce ne fosse, almeno avrebbe scaricato l' adrenalina che sentiva dentro.
Spalancò la porta chiudendo gli occhi per un solo istante, riaprendoli immediatamente ed incrociando in quello stesso istante quelli sgranati e sconvolti della sua migliore amica.
<<  Andrea! Vieni immediatamente via di lì!  >>.

Nadia era stata dura e l’ espressione smarrita sul volto di Andrea la fece sorride ed addolcire la voce.
<<  Non c’ è nulla di male in un errore, tesoro … Si può sbagliare, guarda me … Pensavo che la mia vita fosse perfetta ed invece … Sono dovuta arrivare tra le braccia di un uomo che non avevo preso in considerazione e che forse non avrei nemmeno preso in considerazione, ma tu … Andiamo Andrea … Tu lo sapevi già da tempo che le cose non andavano …  >>.
La voce di Fabrizio rimbombò nella grande sala vuota un istante dopo, in risposta alla rossa.
<<  Che cosa stai decendo Nadia? Mi conosci da anni …  >>.
<<  E da anni so che non sei l’ uomo giusto per lei …  >>.
Fabrizio fremeva di rabbia, e la sua voce divenne dura.
<<  Mi sembra tu sia davvero inopportuna ... Così come i tuoi amichetti ... Non mi pare di aver invitato nessuno di voi!  >>.
Era arrogante e sicuro di sè.
<<  Non siamo certo qui per te, razza di idiota! … Sei tu che dovresti tacere! La hai trattata come una poco di buono quando sei venuto a prenderla!  >>.
Il ruggito soffocato di Tom irruppe dalle sue labbra mentre, con passo deciso, si avvicinava ad Andrea e le tendeva qualcosa, stretto tra le sue dita, osservandola con cipiglio severo, uno sguardo che la incolpava, corrucciato.
La ragazza prese il biglietto stropicciato e lo lesse.
La bella calligrafia di Bill, elegante e appena svolazzante stava lì, davanti ai suoi occhi.
 
 
" Non ho bisogno di molte cure, ma tu ... Coccolami sempre ... Io a volte ti farò arrabbiare ma il mio amore sarà sempre lì, accanto a te ...  Il mio nome è Macky e prendo il posto di Bill quando lui deve stare lontano ..."
 

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime che trattenne gelosamente.
Distolse gli occhi dal foglietto maltrattato e li posò istintivamente in quelli di Bill.
Sembrava che tutti avessero qualcosa da dire tranne lui.
Tranne lei.
 
Il ragazzo la guardava come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto, l' unica che volesse davvero vedere, l' unica che valesse davvero la pena di vedere.
Era lei ed era lì, davanti a lui, pallida, sciupata, con un orrendo vestito e un' orrenda pettinatura che sembrava dover crollare da un momento all' altro, come le difese che lui aveva eretto attorno a sé da quando se ne era andata.
Non aveva nemmeno mai più pensato al suo nome.
E adesso lei era lì.
O era lui ad essere lì?
Non lo sapeva.
Sapeva solo che quegli occhi non li avrebbe mai dimenticati.
E che gli erano mancati da morire.
Lei sembrava in attesa.
Lo guardava con quegli specchi di un grigio trasparente, lucidi e sgranati.
Doveva dirle qualcosa ...
Ma cosa?

<<  Smettila di dire cazzate, Fabrizio … Sai benissimo che lei è infelice e se non te ne sei accorto sei solo un povero idiota!  >>.
Nadia era esplosa, rivolta al ragazzo castano dorato che adesso teneva i suoi grandi occhi azzurri fissi su di lei, ridotti a due fessure irose.
<<  Non mi sei mai piaciuta … Metti delle strane idee in testa ad Andrea, le consigli di andare a lavorare per dei ragazzini viziati … E poi! Andiamo! Non crederai di essere un bell’ esempio per lei! Sappiamo tutti come sei fatta Nadia! O forse tra quelle persone c’ è qualcuno che non lo sa? … Forse non sono io l’ illuso!  >>.
Rise una risata sgradevole, che fece correre lungo la schiena di Andrea uno sgradevolissimo brivido.
Aveva amato quella risata.
Davvero …
No, non era la stessa adesso.

David sentì crescere in petto il desiderio di prendere a pugni quello stupido arrogante.
Come si permetteva?
Chi pensava di essere per rivolgersi così a Nadia?
Ma l’ uomo non fece in tempo a muovere un solo passo.
Una velocissima testa coperta di cornrows sfrecciò davanti al suo naso e poco dopo il ragazzo italiano, sebbene piuttosto alto e robusto, stava venendo quasi sollevato da un Tom furente e dall’ espressione minacciosa.
<<  Prova a ripetere mezza della parola che hai detto, razza di stronzo! Provaci!  >>.
Poco dopo Georg e Gustav, ad un accenno di risposta da parte di Fabrizio, si erano mossi rapidi verso i due, forse ancora indecisi su chi fermare e chi aiutare.
La coppia di testimoni si era appiattita al muro, così come l’ uomo che avrebbe dovuto sposare Andrea e Fabrizio.

Le voci si alzavano, ed erano amplificate dal vuoto di quella sala, rimbalzavano sui muri e si ripetevano senza sosta nelle orecchie di Bill, che non aveva ancora mosso un solo passo.
Era inebetito, completamente perso negli occhi ancora sgranati di lei.
Lei …
Una mano lo sospinse gentilmente.
<<  Non ti preoccupare, David sistemerà tutto .. Và da lei … Adesso!  >>.
E poco dopo si ritrovò a muovere le lunghe gambe da trampoliere semplicemente per non cadere ed a pochi passi dalla ragazza corvina.

Andrea non riusciva a respirare.
Era lì.
Era davanti a lei.
Erano i suoi i dolci occhi ambrati che la stavano fissando increduli.
Erano le sue le labbra che si muovevano appena senza emettere alcun suono.
Era reale.
Lo era davvero?
Allungò incerta una mano, tremando leggermente, con il semplice desiderio di sfiorarlo appena, solo per poter constatare che non era un sogno quello che le stava riempiendo gli occhi ed il cuore.

Ma qualcosa afferrò salde le sue dita, qualcosa che lei non fece in tempo a riconoscere come le dita stesse di Bill che la aveva strattonata forte, iniziando a correre; prima fuori da quella stanza, poi lungo un corridoio semideserto.
L’ unica cosa che vedeva erano le lunghe gambe del ragazzo che la precedeva e la sua schiena.
L’ unica cosa che sentiva erano i loro passi veloci sulla superfice lucida e appena scivolosa del pavimento ed i battiti affrettati del proprio cuore.
L’ unica cosa che davvero percepiva non erano gli sguardi delle poche persone che avevano incrociato, ma solo la mano di Bill che stringeva la sua.
Bill continuava a correre, l’ unica cosa che sapeva era che lei era alle sue spalle, che lo seguiva, che era con lui.
Non sapeva dove stesse andando, poi una porta alla sua destra attrasse il suo sguardo e lui vi si precipitò dentro, chiudendo la porta alle spalle della ragazza, e spingendovela contro.
Un istante dopo, con un solo fluido movimento, lui stesso era addosso alla ragazza, il volto chino, nascosto tra i suoi capelli spettinati che profumavano di ciliegia.

Dio quanto le era mancata …
Era dolce e morbida e bella e profumata, esattamente come la ricordava.
Ed il suo cuore batteva, esattamente come lo ricordava.
Ed il suo respiro era breve e appena affannato e …
Forse era meglio che la smettese di ricordare ma che le dicesse qualcosa.
Qualsiasi cosa …
Alzò appena il viso fino a portare la propria fronte su quella della ragazza, fissò un solo istante i suoi occhi, poi si sentì troppo indifeso e chiuse i propri.
<<  Ciao  >>.

Un sussurro sottile e appena ruvido che giunse alle sue orecchie come musica.
Chiuse gli occhi e lo assaporò ancora un istante.
<<  Ciao  >>.
La voce le tremò appena.

Quanto gli era mancata la sua voce.
Avrebbe desiderato sentirla ridere, urlare, parlare e sospirare tutto nello stesso momento tanto bisogno aveva di sentirla.
Ma anche ascoltare il suo silenzio era un dono prezioso in quel momento.
Era stato in silenzio così a lungo, lo aveva ascoltato per infinite ore, ma questo aveva un sapore ed un suono diverso.
Così dolce e benefico per lui.
Ma doveva parlarle, doveva dirle qualcosa.
Non avrebbe sopportato di perderla di nuovo, non ora che le era nuovamente così vicino.
Non senza aver provato.
<<  Mi sei mancata … Tanto … E non sono venuto qui a chiederti di sposarmi … Non posso farlo … Sono …  >>.
Deglutì sentendola irrigidirsi appena tra le sue braccia.
<<  Sono venuto a chiederti di non sposare lui … Ti prego …  >>.

 Quella semplice frase, quelle poche parole, caddero come pioggia fresca sul prato ormai riarso del suo cuore.

**********

**********

Era finita.
Le ultime note di Forever Now si stavano spegnendo, le luci si muovevano su di loro, l’ immensa costruzione metallica si richiudeva e Bill poteva sentire il pavimento vibrare sotto i suoi piedi al ritmo delle vibrazioni continue ed irrefrenabili di quei cuori che battevano, davanti a lui.
Era stato un grande finale di tour, una data perfetta.
L’ ultima.
Era felice.
Ma adesso c’ era una luce che desiderava vedere più di quelle che l’ avevano avvolto su quel palco.
Si diresse in silenzio lungo lo stretto corridoio che lo separava dal camerino che divideva coi ragazzi con aria corrucciata.
Non aveva ancora incontrato quella luce.

Aprì lentamente la porta e la vide.
Due fari abbaglianti, lucidi di eccitazione ed emozione, il viso appena arrossato da quell’ imbarazzo che lo dipingeva ogni volta che incrociava i suoi occhi.

Ancora imbambolato, venne spintonato da Tom, seguito da Georg e Gustav che si buttarono sui divani accanto a Nadia e David, accettando di buon grado gli asciugamani che Andrea stava porgendo a loro assieme a delle bottigliette fresche.
Mise un po’ di broncio, poi sorrise.
La sua Andy.
Sua.
Le avvolse la vita appoggiandole il petto alla schiena racchiudendola tra le sue braccia, sussurrandole all’ orecchio.
<<  Non ho sete, non voglio un asciugamano … Baciami …  >>.
La volse a sé fino ad annegare nei suoi occhi chiari e dolcemente languidi, poi sfiorò le sue labbra di seta e seppe che non vi era salvezza che lui desiderasse da quell’ incantesimo.
Si staccò appena da lei.
<<  Andiamo a casa  >>.

 
Andrea sorrise ad occhi chiusi.
<<  Io ci sono già …  >>.
Ecco.
Aveva trovato le sue ali, le aveva spiegate ed aveva cominciato il suo viaggio.
Perché era quello l’ importante.
Il Viaggio.
E finché avesse avuto Bill al suo fianco avrebbe sempre avuto un Luogo da chiamare casa.
Perché il suo cuore era l’ unica casa che lei desiderasse.

 

FINE

Eccoci qui, giunti alla fine di questa storia che ho amato scrivere e che mi mancherà molto ...

Infatti ho già iniziato quello che dovrebbe essere il suo seguito e, per questo, devo ringraziare Erica, che me lo ha ispirato.

Ma devo soprattutto, adesso, ringraziare Voi che avete seguito questa storia, chi la ha letta e recensita e chi la ha inserita tra le sue preferite.

GRAZIE A VOI QUINDI :

babakaulitz
Dan 

ky83 

LadyCassandra

NICEGIRL
xoxo_valy
Layla
Raffuz
Dragona

Alla prossima e grazie ancora ... Un Abbraccio! ^____^

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