Pathfinder: Seconda Oscurità

di Justice Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inganna il Diavolo e Prendi il suo Oro ***
Capitolo 3: *** Al lavoro ***
Capitolo 4: *** L'ombra nel cielo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pathfinder: Seconda Oscurità

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Prologo

 

Golarion, un pianeta in un remoto sistema stellare, distante migliaia di anni luce dalla Terra, ma per molti versi terribilmente simile ad essa…

 

Gli anziani del popolo degli elfi parlano spesso e volentieri dell'Era Prima delle Ere, un'epoca misteriosa in cui gli elfi erano la popolazione più potente e sviluppata su Golarion, e gli umani erano poco più che una raccolta di tribù barbariche sparpagliate sulla superficie di un mondo ostile.

 

Ma la più grande qualità degli uomini è sempre stata la loro adattabilità. Agli elfi, sembrò quasi che gli umani fossero diventati civilizzati e avessero fondato imperi nel giro di una sola notte, in particolare nel continente di Azlant. Gli Azlanti si dimostrarono abili nell'uso della magia, e la loro abilità finì presto per eguagliare, o addirittura superare, quella degli elfi.

 

Intimoriti e sospettosi, gli elfi cercarono di inviare diplomatici e spie ad Azlant, usando un luogo chiamato Spira Mordente come base operativa e rifugio… e quando un gruppo di esuli Azlanti, guidati dal Primo Re Xin, fuggirono da quel continente per fondare l'impero di Thassilon, gli elfi temettero di essere invasi e conquistati da un nemico che li superava sia come abilità bellica che come capacità magiche, e si affrettarono a chiudere i confini attorno alla Spira Mordente e alla Foresta di Mierani.

 

Si mormora che alcune delle spie elfiche, agenti di una società segreta chiamata il Consiglio dell'Inverno, abbiano fatto un'inquietante scoperta verso la fine dell'Era Prima delle Ere – ovvero, che il segreto della rapida ascesa dell'Impero di Azlanti fosse l'interferenza di una razza di mostruose creature innaturali conosciute come algholltu. Gli elfi non riuscirono a scoprire se gli Azlanti avessero sfruttato la magia degli algholltu, o se addirittura fossero un esperimento degli algholltu, ma una cosa era certa: gli aboleth, i rappresentanti più numerosi degli algholltu, si erano stancati dei tentativi degli Azlanti di sfuggire al loro controllo. I leader di questi orrori alieni, i cosiddetti “signori velati”, misero in moto un terrificante rituale, un incantesimo di immane potenza il cui scopo era di porre fine per sempre al popolo degli Azlanti.

 

I signori velati evocarono una meteorite gigantesca per distruggere Azlant.

 

Questo evento apocalittico venne in seguito conosciuto come il Cataclisma – il continente di Azlant venne infranto, la razza degli Azlanti venne decimata, l'impero di Thassilon cadde, e Golarion venne immerso in un'era di oscurità, da cui sarebbe riemerso soltanto grazie all'intervento del famoso Aroden, l'Ultimo Azlanti.     

 

Gli stessi algholltu avevano sottovalutato la portata del disastro che loro stessi avevano scatenato, e la loro razza aliena iniziò il suo inesorabile declino. Ma grazie alle informazioni raccolte dal Consiglio dell'Inverno, gli elfi ebbero modo di prepararsi per sfuggire al Cataclisma. La razza elfica, affluendo in massa nella loro nazione Kyonin, abbandonò Golarion grazie ad una complessa rete di passaggi dimensionali e si rifugiò su un pianeta abitabile chiamato Soyrian, con l'intenzione di fare ritorno nel giro di alcuni millenni.

 

Ma non tutti gli elfi furono d’accordo con la decisione di abbandonare Golarion…

 

 

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Anno 4708 del Computo di Absalom.

 

Riddleport, la cosiddetta Città dei Glifi, fondata come un porto sicuro per i pirati del Mare Interno, si è espansa parecchio nei tre secoli della sua esistenza, e ormai è diventata un porto di mare degno di questo nome.   

All'inizio, Riddleport serviva come base sicura  da cui condurre incursioni contro i vascelli mercantili cheliaxiani diretti a Korvosa, ma con il tempo questo insediamento si è trasformato in una vera e propria città. Tuttavia, sebbene Riddleport sia cresciuta fino a diventare una città a tutti gli effetti, rimane fedele alle sue radici: a Riddleport ci si può arricchire velocemente se si ha abilità e un pizzico di fortuna, anche se per ogni storia di successo di Riddleport ci sono una dozzina di cadaveri senza nome sepolti nei campi dei vasai o gettati in pasto agli affamati abitanti del mare.

 

Parlare di governo di Riddleport è un po' una contraddizione in termini. Detto questo, Riddleport è ufficialmente governata dall'ex-capitano pirata Gaston Cromarcky, che usa come tramite nove signori del crimine, ognuno dei quali controlla uno dei quartieri della città. I luogotenenti di Cromarcky sono costantemente in competizione tra loro, con metodi sia sottili che diretti, ben sapendo che uno di loro sarà selezionato da Cromarcky per essere il suo erede…

 

Ma la città di Riddleport, oltre che per la sua mancanza di legge, è nota anche per un altro importante motivo.

 

Nonostante i pericoli che la città presenta, a Riddleport si trovano molti studiosi ed accademici, interessati a studiare il misterioso e massiccio Glifoportale, un gigantesco arco di pietra, coperto di antichi simboli di Thassilon, che attraversa l'insenatura naturale attorno alla quale è costruita la città. Anche se il significato di questi glifi è sconosciuto, il Glifoportale è una fonte apparentemente infinita di materiale di ricerca per chi è interessato alle reliquie di Thassilon – e questi studiosi si sono riuniti in un'organizzazione ufficialmente riconosciuta, chiamata “i Glifieri”.

 

Attualmente, però, il Glifoportale è l'ultima delle preoccupazioni dei Glifieri.

 

Una strana tensione aleggia su Riddleport. Un'ombra inquietante incombe sulla città. Una macchia nera dall'aspetto innaturale e dalla natura inspiegabile oscura parzialmente il sole in alcuni momenti della giornata, per poi scomparire dopo alcune ore… e ritornare il giorno dopo, cambiando di forma e di dimensioni. Studiosi, mistici ed occultisti si stanno adoperando per cercare di comprendere la natura di questo strano fenomeno, e il governatore Gaston Cromarcky ha offerto un premio di 500 monete d'oro a chi riuscirà in questa impresa, ma finora, nessuno di coloro che ha studiato la “macchia” ha ottenuto risultati apprezzabili.

 

Per la maggior parte dei cittadini di Riddleport, tuttavia, la “macchia” non è che una distrazione, e la vita continua come tutti i giorni. Di recente, una sala da gioco di discreta fama, il Goblin Dorato, ha indetto un torneo di gioco d'azzardo, e il suo proprietario, uno dei nove luogotenenti di Cromarcky, sta cercando uomini capaci per dei lavori importanti…

 

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Quella sera, nella sala principale del Goblin Dorato, perso nella folla che riempiva la casa da gioco , un individuo stava cercando di mescolarsi ai numerosi giocatori d'azzardo, mentre si guardava attorno in cerca di qualsiasi indizio o segno che stesse accadendo qualcosa di losco. Un giovane mezzelfo dai lunghi capelli biondi legati in una coda dietro la schiena si appoggiò ad un tavolo da gioco, assistendo distrattamente ai giochi degli avventori, che facevano rotolare i dadi sul terreno e gioivano o imprecavano a seconda della sorte. Vestito di una camicia di stoffa gialla con un paio di pantaloni neri, una notevole cicatrice tracciata sopra la sua arcata oculare destra e un piccolo pugnale celato vicino ad una tasca dei pantaloni, il mezzelfo fece brillare i suoi occhi verdi mentre fissava le fiches e i conanti che giravano nella casa da gioco. Forse in un'altra occasione, avrebbe potuto unirsi ai giocatori e tentare la sorte…

 

Qael Clelesa scosse la testa, pensando che se fosse dipeso unicamente dalla sua volontà, non si sarebbe mai ritrovato nel bel mezzo di quel luogo soffocante, in mezzo a tanti avanzi di galera che si avvincendavano ai tavoli da gioco, creando una cacofonia di risate, urla, imprecazioni e altre vocalizzazioni ancora meno ripetibili. Ma i suoi superiori della chiesa di Calistria, la divinità elfica della lussuria, dell'inganno e della vendetta, erano stati molto chiari nell'assegnargli quella particolare missione, e il giovane mezzelfo doveva ammettere che lui stesso era preoccupato dell'influenza che i piani inferiori esercitavano sulla società. Aveva sentito parlare di quanto era successo a Korvosa, e per quanto lo riguardava, Riddleport era già di per sé un luogo abbastanza malfamato senza che i diavoli dell'Inferno o i demoni dell'Abisso allungassero i loro artigli su di essa. E adesso, quella casa da gioco si metteva ad usare i diavoli e l'Inferno come se fossero stati una decorazione.

 

Probabilmente si trattava soltanto di pessimo gusto da parte del proprietario. Ma Qael e i suoi superiori non potevano escludere la possibilità che dietro quell’evento apparentemente innocuo si nascondesse qualcosa di molto più sinistro. Perciò, il suo compito era di infiltrarsi in questo torneo di gioco d'azzardo e tenere d'occhio quello che fosse successo, magari facendo finta di essere lui stesso un giocatore. L'ideale sarebbe stato procurarsi un lavoro al Goblin Dorato, in modo da poter tenere d'occhio la situazione anche dopo la fine del torneo.

 

In quel momento, era proprio questa la domanda che assillava il giovane Qael – entrare al Goblin Dorato era stato semplice, ma come crearsi l'opportunità di incontrare il proprietario e farsi assumere da lui? Il Goblin Dorato aveva bisogno di personale, o almeno questo era quello che aveva sentito dire da voci affidabili… ma questo non voleva dire che farsi ricevere sarebbe stato un gioco da ragazzi. E Qael era il primo ad ammettere che pensare sul lungo termine non era una delle sue specialità. Beh, inutile stare tanto a pensarci su, si disse infine. Per il momento era lì, anche se l'ambiente affollato, rumoroso e pieno di fumo non era certo il suo preferito. E poi… si sarebbe visto come crearsi un'occasione. Una cosa alla volta, era così che lui risolveva i suoi problemi.

 

Mentre si avvicinava ad uno dei tavoli, dove un gruppo di avventori stavano giocando a Golem – un particolare gioco di carte considerato un’ottima sfida per persone osservanti e dal carattere calmo – il giovane sentì il rumore della sala da gioco smorzarsi, e rivolse la sua attenzione agli individui che stavano facendo il loro ingresso…

 

La sala principale del Goblin Dorato era molto grande, con più di una dozzina di tavoli da gioco  a disposizione dei concorrenti per scommettere, vincere e perdere. Per gran parte del pomeriggio, mentre il processo di registrazione continuava, la folla aveva passato il tempo a giocare a carte e ad altri giochi non sanzionatori, a bere o a divertirsi in altro modo. Ora però che si stava avvicinando il crepuscolo, e il torneo stava per iniziare, i partecipanti confermati erano più di cento, insieme a 17 croupier, sei cameriere in costume da succube e sei corpulenti buttafuori stipati nella grande sala.

 

Quando le finestre iniziarono ad oscurarsi, alcuni dipendenti della sala da gioco fecero il loro ingresso nella sala, ognuno recando con sé una torcia dall'aspetto inquietante e al tempo stesso pacchiano: sembravano dei forconi su ognuno dei quali era infilzata una testa fatta di paglia e stoffa avvolta dalle fiamme, e i dipendenti le usarono per accendere diversi grandi bracieri, dando alla sala una tonalità infernale. Il silenzio calò sulla folla radunata quando un ometto basso e tarchiato salì sul podio centrale della sala da gioco, accompagnato da due splendide "succubi", e si pose davanti ad un forziere d'oro avvolto da catene posto in bella vista sul palco . Non più alto di un metro e sessanta, l'ometto indossava un abito formale composto da una camicia bianca con sopra un gilet grigio-azzurro e una giacca grigia senza maniche, troppo lunga per la sua modesta statura. I suoi capelli neri e radi erano raccolti all'indietro, e aveva un corto pizzetto nero che si ricollegava alle sue lunghe basette. Il braccio sinistro dell’ometto terminava in un moncherino appena sopra il polso, e su di esso era applicata una protesi di bronzo da cui sporgeva una chiave dalla forma strana.

 

Non c'era alcun dubbio. Si trattava del famigerato Saul Vancaskerkin, il proprietario del Goblin Dorato e organizzatore del torneo. Si inchinò davanti alla folla con fare allegro, e si schiarì la gola prima di parlare.

 

“Oooh, benvenuti a tutti, signore e signori… e persone di indeterminata identità!” esclamò Saul con vivacità. “Mi fa piacere che abbiate deciso di partecipare così numerosi! E perciò, senza ulteriori esitazioni, direi che possiamo dare inizio a questo eccitante torneo di gioco d'azzardo, che si chiama… Inganna Il Diavolo e Prendi Il Suo Oro!”

 

 

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CONTINUA…

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Capitolo 2
*** Inganna il Diavolo e Prendi il suo Oro ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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LIBRO 3 – SECONDA OSCURITA'

Capitolo 2 – Inganna il Diavolo e Prendi il suo Oro

 

Qael restò a guardare con attenzione mentre Saul Vancaskerkin, il direttore di quella casa da gioco, si muoveva avanti e indietro sul palco, girando e rigirando la chiave che aveva al posto della mano sinistra. Il chierico mezzelfo restò fermo al suo posto, cercando di non perdersi neanche una parola di quello che Saul stava dicendo, in modo da cogliere tutti gli indizi possibili.

"Sono lieto di vedere che siete arrivati numerosi! Bene, bene, sembra proprio che il Goblin Dorato si sia ricostruito la sua buona fama!" esclamò il tarchiato malvivente, facendo scorrere i suoi piccoli occhi avidi lungo tutto l'uditorio. Alcuni si misero ad applaudire, altri fischiavano... ma Saul sembrava comunque soddisfatto di entrambe le cose. "Ora... vi spiegherò come funziona questo torneo! Questa sera, nella sala da gioco chiamata il Goblin Dorato, avrete la possibilità, come dice il nome stesso di questa competizione, di ingannare il diavolo e non soltanto riguadagnarvi la vostra anima, ma anche prendervi tutto il suo oro e il suo argento!" Passò una mano sul grosso forziere che gli stava accanto. "Ovviamente, spero che vi sia piaciuto abbastanza il comitato di benvenuto che le adorabili tentatrici del diavolo hanno voluto cortesemente offrirvi!"

"Le tentatrici del diavolo?" si chiese Qael con una breve risata divertita, parlando tra sè e sè. "Come no... chiunque abbia almeno un minimo d'infarinatura in affari explanari, dovrebbe sapere che le succubi non sono diavoli ma demoni... ma non importa. Sentiamo cos'ha in mente questo tipo."

Con un gesto della mano, Saul portò l'attenzione della folla su una gabbietta per uccelli dorata che era stata appesa al soffitto, vicino a lui. Qael alzò la testa per vedere di cosa si trattasse, e notò con sua grande sorpresa che all'interno della gabbietta era seduta una piccola creatura umanoide alta meno di mezzo metro con un paio di ali membranose che gli uscivano dalla schiena, la pelle grigio piombo punteggiata di spuntoni acuminati, una lunga coda terminante in un pungiglione affilato, e un paio di lunghe e sottili corna giallastre che dovevano essere lunghe almeno la metà dell'altezza effettiva del mostriciattolo. Qael corrugò la fronte preoccupato. Ecco un esempio di quello che i suoi superiori temevano... quella creaturina che sedeva nella gabbietta dorata era senza ombra di dubbio un imp, un diavolo di basso rango usato come spia e sabotatore nell'Inferno A Nove Cerchi...

"Approfitterei di questo momento per ringraziare il nostro cortese ospite, Vecchio Graffio in persona, per aver voluto presenziare a questo evento!" Saul proseguì la presentazione della sua gara. "Non solo ha voluto gentilmente prestarci questi amabili angeli oscuri..." Fece un gesto in direzione delle succubi, che si misero in posa provocatoria e ricevettero in cambio un coro di fischi e sguardi ammiccanti. "Ma ha anche avuto la premura di intaccare le casse dell'Inferno per procurarci l'oro necessario a giocare questo torneo!"

L'imp nella gabbia, che fino a quel momento era rimasto chiuso in un cupo silenzio carico di bile, esplose in uno scatto d'ira e cominciò a ululare, sputare, prendere a pugni le sbarre della gabbia e gridare epiteti in lingua Infernale. La sua collera impotente fu accolta con una serie di risatine e sghignazzi, e anche con un po' di applausi, che durarono per diversi secondi prima che Saul riprendesse la parola.

"Ovviamente ha intenzione di rimpiazzare quello che perde in oro con le anime di chi di voi perderà." continuò. Fissò attentamente la folla, per assicurarsi di avere tutta la loro attenzione, e riprese la spiegazione. "Le regole della competizione? Oooh, sono molto semplici! Vincendo al gioco, vi guadagnerete delle chip con le quali potrete uscire dal cerchio dell'Inferno in cui siete intrappolati, e giungere sempre più in profondità fino a raggiungere la tesoreria di Vecchio Graffio. Al momento, siete suoi prigionieri nel primo cerchio dell'Inferno, Avernus."

"Beh, se non altro... almeno qualcosa dell'Inferno la sa." Qael commentò tra sè, per poi controllare quanti soldi aveva con sè. Non tantissimi, ma con un po' di fortuna, poteva anche farcela.

"Come ho detto, se volete raggiungere Nessus, il nono ed ultimo cerchio, dovrete vincere al gioco." proseguì Saul, giocherellando con la chiave montata sulla sua protesi. "Ogni volta che vincete una competizione, riceverete un occhio dorato. Se arrivate secondi, vincete un dente d'argento... e per chi arriva terzo, c'è un cuore di rame. Questo è quello che i diavoli usano come denaro, ed è con questi che dovrete pagare per farvi ammettere agli altri cerchi dell'Inferno. Il primo giocatore che raggiunge Nessus e vince un'altra partita... non soltanto può tenere ciò che ha vinto, ma si riprende la sua anima e vince i diecimila pezzi d'argento che Vecchio Graffio ha messo in palio per questa gara! Ah, e prima che me ne dimentichi... ovviamente, c'è anche l'opzione di competere in una squadra! Questo potrebbe facilitarvi le cose per quanto riguarda accumulare la somma che vi serve per passare da un cerchio all'altro. Resta comunque il fatto che sarete tenuti a dividere le eventuali vincite in parti uguali! Niente scherzi, eh? Questa è una sala da gioco rispettabile!" 

Saul sorrise astutamente e passeggiò su e giù per il palco, mentre il pubblico cominciava a mormorare, eccitato per la prospettiva di vincere tutti quei soldi. Ma il proprietario della bisca non aveva ancora finito. Mentre l'imp ingabbiato borbottava qualcosa a denti stretti, Saul si schiarì la voce e proseguì. "Ovviamente, potete anche decidere in qualsiasi momento di ritirarvi, incassare tutte le vostre vincite e andarvene... ma se lo fate, o se perdete tutti i vostri soldi... beh, questo significa che Vecchio Graffio vi ha preso!"

L'imp grugnì rabbiosamente, solo per essere ignorato bellamente dal biscazziere. "E questo significa che vi prendete... il Marchio del Diavolo e venite scortati fuori dalla sala da gioco finchè il torneo non sarà finito!" disse Saul, facendo una pausa e ghignando in modo inquietante. "Oh, immagino che vi starete già chiedendo... cosa sarebbe esattamente questo Marchio del Diavolo? Ooooh, è una cosa troppo terribile per parlarne così! Vuol dire perdere la vostra anima, ecco cosa vuol dire! Ma... immagino che vi posso fare un piccolo esempio! Hehehee... lo sanno gli dei che io me lo sono più che meritato, il Marchio del Diavolo! In effetti... meglio se me ne date due, ragazze!"

Le due "succubi" che si trovavano ai lati di Saul si piegarono verso di lui, e ognuna di esse baciò l'uomo sulle guance, lasciandogli un segno con le loro labbra tinte di rossetto. Un sorriso trionfante apparve sul viso squadrato di Saul, e l'uomo mostrò le guance al pubblico tra le risate e l'ilarità generale. "Eccolo, signore e signori! Questo è il Marchio del Diavolo! Ed ora... senza ulteriore indugio, dichiaro aperta la competizione! Chi riuscirà ad ingannare il diavolo e prendersi il suo oro? Lo vedremo presto! Buona fortuna a tutti!"

La folla si disperse, e ognuno dei partecipanti raggiunse un tavolo per cominciare a giocare. Qael decise di aspettare un po' prima di cominciare a giocare a sua volta, e per il momento si limitò a dare un'occhiata ai giochi disponibili. Per la maggior parte, si trattava di giochi abbastanza soliti, per esempio il poker o la roulette, ma alcuni di essi erano giochi regionali un po' più inusuali. Ad un tavolo posto al margine della sala, un gruppetto di halfling si stava sfidando ad un'accesa partita a Remi, un complesso gioco da tavolo basato più sull'abilità che sulla fortuna... mentre, ad un tavolo vicino, altri individui dall'aspetto non troppo raccomandabile si erano messi a giocare ad un gioco di dadi chiamato Bounder, che dava l'impressione di essere abbastanza complesso - si usavano diversi dadi a sei facce, più un paio di dadi poligonali a venti facce, e si puntava sui risultati dei lanci dei dadi.

Pensando che forse un gioco un po' più semplice avrebbe fatto per lui, Qael si avvicinò ad un tavolo in cui un gruppo di avventori si stava sfidando ad una partita di Ghoulette, un gioco abbastanza simile alla roulette. Un mezzorco dall'aspetto rude e deciso, con una lunga cicatrice zigzagante che gli scendeva dalla tempia fino quasi alla mascella, aveva appena vinto una mano e stava raccogliendo le vincite con espressione soddisfatta.

"Hahahaaa! E che ci volete fare? Oggi a te, domani a me!" esclamò il mezzorco mentre infilava un grosso mucchio di monete d'oro in una borsa di tela. A giudicare dai bicchieri vuoti che aveva appoggiati accanto a sè, doveva aver bevuto più di qualche bicchierino... e nel momento in cui si voltò verso di lui, Qael lo riconobbe. Alto un po' più di un metro e ottanta, con i capelli castani chiari spettinati e lunghi fino alle spalle, la mascella squadrata e il naso piccolo ed appuntito, aveva davvero un aspetto particolare per un mezzorco,  reso ancora più unico da quella cicatrice sul volto - il risultato di un fendente sferrato con una bottiglia rotta ricevuto durante una rissa in una taverna. I suoi vestiti consistevano in una camicia bianca rattoppata e punteggiata di chiazze di polvere, un paio di pantaloni di tela e un paio di sandali di cuoio un po' consumati, e al collo portava una sorta di amulato - un dischetto di ceramica sul quale era inciso un simbolo che ricordava un boccale. Sì, non c'era dubbio - erano i segni inconfondibili di una delle poche persone di cui Qael si fidasse in tutta Riddleport.

"Hey! Guarda un po' chi si rivede!" esclamò il mezzelfo, alzando una mano per attirare l'attenzione. "Immagino che avrei dovuto aspettarmi di trovarti qui, Umlo! Speri nel colpo di fortuna, eh?"

"Eh, ma che sorpresa! Heheheee... certo che ne hai di fegato per farti vedere da queste parti, Qael, vecchio mio!" esclamò il mezzorco di nome Umlo, interrompendo il gioco e alzandosi dalla sedia. Con una falcata, raggiunse Qael e gli diede una pacca amichevole sulla schiena, abbastanza forte da farlo quasi cadere a terra di faccia! "Non credevo che ti interessasse questa gara. Non sei mai stato un assiduo frequentatore del Goblin Dorato!"

"Owww... in effetti, non sarei qui se non fosse per... beh, ti spiegherò più avanti. Per il momento... che ne dici se facciamo coppia per il torneo?" chiese Qael, pensando che avere con sè qualcuno che conoscesse meglio quei giochi d'azzardo gli avrebbe permesso di compiere la sua missione più agevolmente.

Umlo si fermò a pensarci su. "Hmm... una proposta niente male, anche se poi dovrò dividere il premio..." affermò, per poi alzarsi dal tavolo da gioco con aria decisa. "Però... sai che ti dico? La cosa non mi dispiace. Va bene, sono d'accordo. Conta pure su di me."

"Hey! Aspetta un momento, pelleverde!" esclamò un tipaccio dal naso bitorzoluto seduto a quello stesso tavolo. Con uno scatto improvviso, afferrò Umlo per la manica della camicia e tirò verso di sè, cercando di costringerlo a sedersi di nuovo. "Mi hai vinto fin troppa grana per i miei gusti! E adesso non te ne vai finchè non me l'hai restituita, razza di baro!"

Il mezzorco si fermò e guardò il suo avversario con espressione sprezzante, per poi afferrargli il polso con cui lo stava trattenendo e stringere con forza. Lo scommettitore fece una smorfia di dolore e fu costretto a mollare la presa, ma non desistette e continuò a fissare Umlo dritto negli occhi.

"Io avrei barato, eh, razza di cane?" ringhiò il mezzorco, passando da un tono disteso e cordiale alla minaccia in uno schiocco di dita. "E cosa avrei fatto per barare, eh? Sentiamo un po'!"

"Dei mezzorchi non ci si può fidare! Ecco tutte le prove che mi servono!" ringhiò il tizio che stava minacciando Umlo. Immediatamente, altri partecipanti si alzarono dai loro tavoli, e il brusio della bisca si smorzò mentre una piccola folla si riuniva attorno a Qael e al suo amico. Con un'imprecazione soffocata, Qael mise mano ad un pugnale che teneva rinfoderato nella cintura e si guardò attorno, sperando di non doverlo sfoderare.

"E' vero! Secondo me questo bastardo ha barato!" ringhiò un tizio allampanato con un orecchio solo e un occhio strabico.

"Ridacci i nostri soldi, figlio di una cagna!" arrivò un'esclamazione da parte di un tizio con il cranio rasato e dei tatuaggi neri sul collo e sulle spalle.

Fu la cosa sbagliata da dire. Immediatamente, Umlo mollò la presa sul suo primo aggressore e lo fece cadere a terra come un sacco di patate... poi, raggiunse il tizio tatuato, lo prese con furia dietro il collo e gli sbattè con violenza la faccia contro il tavolo da gioco! Un boato agghiacciante riecheggiò per la sala, e l'uomo tatuato ululò di dolore e si accasciò a terra, con alcuni denti rotti e la faccia ridotta ad una maschera di sangue. Il resto degli avventori sussultarono per la sorpresa e la paura, e il mezzorco scaraventò a terra il malcapitato, che si portò le mani al viso e corse via mugolando per il dolore.

"La prossima volta che proverete ad insultare mia madre, non ve la caverete con così poco." ringhiò il mezzorco. Era una rabbia fredda, controllata, sotto la quale si poteva percepire la furia che ribolliva sotto la superficie, pronta a scatenarsi nel caso fosse stata appena un po' provocata. Diversi degli avventori si ritirarono, ma alcuni misero mano ai pugnali e si fecero avanti con tono provocatorio...       

"Hey! Cosa significano questi modi?" esclamò all'improvviso un omaccione dall'aspetto brutale e dalla barba corta ma incolta, con un piercing su ciascun sopracciglio. Una grossa ascia era assicurata alla sua schiena, indossava un corpetto di pelle rozzamente conciato assieme ai suoi vestiti di colore neutro, e la sua pelle presentava una vaga sfumatura grigiastra, forse accennando a qualche goccia di sangue orchesco che scorreva nelle vene di quell'uomo. "In questo torneo sono vietate le risse e gli atti di violenza! Credevo che questo fosse chiaro!"

"Sì, beh, hanno cominciato loro!" ringhiò Umlo con un grugnito rabbioso.

Qael annuì con decisione. "Sì, posso confermarlo."

"Perchè quel dannato pelleverde stava barando!" ringhiò il tizio con un orecchio solo, per poi sputare per terra. "E quando abbiamo rivoluto la grana, ci ha minacciati!"

"Non me ne frega un cazzo di chi ha cominciato!" esclamò il buttafuori, assicurandosi che tutti loro potessero vedere la sua minacciosa ascia e capire che non avrebbe esitato ad usarla. "Qui non c'è posto per i rissosi! Se volete dare una coltellata a qualcun altro, andate fuori e scannatevi quanto volete! Ma non qui! E adesso riprendete il gioco, e che nessuno fiati! Mi sono spiegato?"

"Tsk... va bene, Bojask..." grugnì Umlo. Gli altri avventori borbottarono qualcosa tra i denti e ripresero i loro giochi di umore decisamente più grigio rispetto a prima, mentre il mezzorco prendeva le sue vincite e faceva cenno al suo amico di seguirlo. Adesso che aveva quasi finito per cacciarsi in una rissa senza costrutto, Qael fu più che contento di andarsene di lì e cercare un tavolo un po' più tranquillo. Ficcarsi nei guai avrebbe potuto voler dire compromettere la missione che gli era stata affidata dai suoi superiori della chiesa di Calistria...

"Hey, Umlo... conosci quel tipo, per caso?" sussurrò Qael, gettando un'occhiata nervosa al tizio di nome Bojask, che aveva già diretto la sua attenzione ad un altro tavolo, dove alcuni avventori si stavano già mettendo le mani addosso per qualche altra questione di soldi.

Umlo annuì e sospirò, emettendo un basso suono gutturale. "Altro che se lo conosco. Sono un cliente abituale del Goblin Dorato, in fondo." ricordò al suo compagno mezzelfo. "Quel tizio è Bojask, la guardia del corpo di quel Saul Vancaskerkin che dirige questa bisca. Non si sa molto di lui, ma so che è già da un bel po' di tempo che Vancaskerkin l'ha messo a lavorare come buttafuori. E come puoi vedere... prende molto sul serio il suo lavoro."

"Beh, me ne sono accorto. Anche se, lo ammetto, non posso che essere d'accordo con la sua raccomandazione di prendersi a coltellate in un posto un po' meno esposto. Calistria insegna che ci sono tempi e modi per la vendetta."

"Heh. La tua dea non mi dispiace affatto." sghignazzò Umlo, in uno dei rari momenti in cui Qael lo aveva visto sorridere di cuore. Del resto, con la vita che aveva alle spalle, Qael pensava che fosse un mezzo miracolo che Umlo trovasse ancora motivi per sorridere.

Qael ci rise su brevemente e si guardò attorno, alla ricerca di un tavolo in cui si giocasse a qualcosa di abbastanza semplice... e soprattutto, che gli permettesse di tenere d'occhio più facilmente quel Saul Vancaskerkin e le sue operazioni. Quell'imp ingabbiato di nome Vecchio Graffio era una conferma del fatto che il direttore della bisca stava usando degli esseri infernali per il suo esercizio... ma restava da vedere se si limitava a quello, o se Vancaskerkin aveva con sè degli esseri infernali o abissali di rango più elevato.

Ad un tavolo non troppo affollato, Qael vide alcuni avventori che giocavano a poker. Beh, quello era un gioco a cui anche una persona relativamente inesperta come lui poteva giocare senza tanti problemi. "Hmm... Che dici, Umlo? Proviamo a giocarci la nostra fortuna con le carte? Magari oggi sono dalla nostra parte!" propose.

Umlo ghignò e si fregò le mani soddisfatto. "Ooooh, intendi dire il poker? E va bene... non vedo l'ora di lasciare qualche fesso in mutande!" esclamò. "Okay, gente, fate largo! Adesso arriviamo noi e facciamo saltare il banco!" Il mezzorco prese uno degli spettatori e lo spinse via come se fosse stato una bambola di paglia, tra le proteste e le imprecazioni del malcapitato!

"Oh, non te la prendere troppo, amico." disse Qael al tizio che si stava rialzando, massaggiandosi il fondoschiena. "Diciamo che... è stata una giornata storta, tutto qui."

 

oooooooooo

 

Il torneo era proseguito nelle ore più tarde della notte, tra cori di risate sguaiate, esclamazioni di vittoria, imprecazioni e bestemmie da parte degli sconfitti, e soprattutto fiumi su fiumi di birra, vino, idromele e altri alcolici che scorrevano nella bisca. Molti giocatori si erano ritrovati senza soldi, e avevano dovuto lasciare la bisca dopo aver ricevuto il "marchio del diavolo". Alcuni non si erano voluti rassegnare e avevano cercato di farsi ridare i soldi, soltanto per essere trattati a calci nel fondoschiena dal solerte Bojask ed essere "gentilmente accompagnati" all'uscita. Quando ormai era passata la mezzanotte, in gni caso, ancora poco più della metà dei partecipanti iniziali era ancora in gara, e malgrado il Goblin Dorato fosse molto meno affollato, l'atmosfera non era meno frenetica e competitiva.

Tra gli avventori, uno in particolare si muoveva con abilità e furtività in mezzo alla folla, stando attento a tutto quello che accadeva e aspettando il momento ideale per fare la sua mossa. Un uomo sulla tarda ventina, alto e dall'aspetti affascinante, con i capelli neri impomatati, accompagnati da un paio di corti baffi e da un pizzetto un po' ingrigito, stava zigzagando tra la folla ammassata attorno ad un tavolo di roulette, fissando diversi dei presenti con disdegno. Anche il suo modo di vestire era elegante e al tempo stesso poco vistoso, con una lunga tunica di seta verde scura con un paio di spalliere e un paio di bracciali argentati, uno su ciascuna mano. Gli zigomi alti, la carnagione chiara e l'espressione acuta davano la netta impressione che fosse di origini cheliaxiane.

Cercando di sembrare quanto più indifferente possibile, il mago Angvar Thestlecrit si destreggiò tra la folla che sbraitava e si agitava, ogni tanto mandando uno sguardo sprezzante a qualcuno che gli stava dando particolarmente fastidio. Era stato davvero un fastidio doversi iscrivere per tempo a quel torneo di gioco d'azzardo e dover condividere il salone con quella plebaglia... ma se il piano fosse riuscito, avrebbe potuto ripresentarsi con tutti gli onori al suo ordine di evocatori e far vedere a quelle vecchie mummie che lui era abile più che abbastanza per poter fare tutto ciò che andava fatto... e per soppiantare quei vecchi rimbambiti!

Una volta appurato che nessuno lo stesse guardando, Angvar scivolò abilmente in uno dei bagni pubblici e tirò fuori una bacchetta di obsidiana grigia dall'aspetto contorto. Si toccò una spalla con la punta della bacchetta, mormorando qualche parola nella lingua dei Varisiani...e un attimo dopo, uno schermo semitrasparente apparve sopra il braccio destro del mago, in modo da poter essere usato come uno scudo in caso di necessità. Poi, infilò una mano in un risvolto del vestito e ne tirò fuori una pergamena arrotolata, tenuta ferma con un sigillo di cera che l'uomo rimosse con un gesto della mano. Angvar diede una rapida occhiata ai segni mistici vergati sulla pergamena in inchiostro nero, poi gettò una rapida occhiata fuori dalla porta per essere sicuro che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.

Nulla di cui preoccuparsi. Tutti quanti erano troppo occupati a bere, giocare d'azzardo o fare baldoria per badare a quello che faceva lui.

Si ritirò nuovamente nel bagno e fece qualche gesto con le mani per lanciare un semplice incantesimo. Sentì un flusso di energie arcane fluire attraverso le sue mani, e formulò un breve pensiero telepatico.

"Qui Angvar. Sono in posizione. Dai il segnale quando vuoi, cara."

Terminato l'incantesimo, Angvar si rimise a posto i vestiti e nascose la pergamena nella manica del suo vestito. Poi, uscì dal bagno come niente fosse e sorrise sottilmente.

"Perfetto." mormorò a bassa voce. "Se tutto va come deve, questa sera torneremo a casa con un bel gruzzoletto!" 

 

oooooooooo

 

Al tavolo dove gli halfling stavano giocando a Remi, un giovane halfling era appena riuscito a vincere una consistente somma, e ora aveva deciso di andare a giocare da qualche altra parte. Borbottando tra sè per la fortuna che sembrava favorire certi individui piuttosto che altri, i mezzuomini rimisero a posto il tavolo da gioco, sperando che al turno successivo la sorte sarebbe stata un po' più equilibrata...

"Ugh... pensare che credevo che questa sarebbe stata la mia occasione." disse tra sè un giovane halfling dai lunghi capelli neri legati in una coda che fluiva lungo la schiena. Diede una rapida occhiata al suo borsello, contando che ormai gli erano rimaste soltanto cinque monete d'oro e un pugno di scellini d'argento. "Diavolo, avrei dovuto ricordare a me stesso che non sono mai stato un granchè al gioco d'azzardo. Ma hai mai ascoltato i tuoi stessi consigli, Timeon? Noooo, ed è per questo che non sei mai diventato ricco!"

L'halfling di nome Timeon ignorò qualche risata proveniente dal tavolo di Remi. Come praticamente tutti gli halfling, era alto poco più della metà di un essere umano, con un fisico abbastanza ben piantato, e una testa piuttosto grande rispetto al corpo. In quel momento, indossava un completo composto da una giacchetta di tela grigia sopra un corpetto imbottito, e un paio di calzoni corti grigi scuri che terminavano sotto il ginocchio, e un fazzoletto bianco che usciva da un taschino della giacca. Una piccola cicatrice segnava la sua fronte appena sopra l'occhio sinistro, e come la maggior parte degli halfling, andava in giro scalzo, mettendo in mostra dei ciuffi di peluria che coprivano la parte superiore dei piedi.

"Bah, che ci vuoi fare... vediamo se trovo qualche altro gioco interessante. Una scusa come un'altra per giocarmi quel po' di soldi che mi restano in tasca." disse tra sè. "Se poi la fortuna dovesse girare come voglio io, posso ancora uscirmene di qui con un bel gruzzoletto in tasca, chi può dirlo!"

Timeon mise al sicuro quel po' di soldi che aveva ancora in tasca, e andò in cerca di qualche altro tavolo, magari uno dove si giocasse a qualcosa con cui lui avesse un po' di familiarità. Mentre si dirigeva verso un tavolo che gli sembrava interessante, l'halfling passò accanto ad una donna vestita di grigio, dai capelli quasi rasati a zero e con una benda nera sull'occhio sinistro, che sembrava stare ritirando un po' di "cuori dorati" da un tavolo. Timeon le diede un'occhiata interessata. Forse non quello che si sarebbe tradizionalmente definita una bellezza... ma era una donna che aveva il suo fascino. Peccato non fosse una halfling o uno gnomo, altrimenti Timeon avrebbe potuto anche farci un pensierino...

Timeon era appena passato oltre il tavolo, che la donna fece un movimento goffo e lasciò cadere i suoi cuori dorati sul pavimento. Si chinò per raccoglierli, tra il vociare della folla...

E all'improvviso, sia lei che gli avventori che le stavano attorno si coprirono gli occhi...

"Fuoco, sprigiona la tua luce! Pirotecnica!" esclamò una voce maschile chiara e stentorea.

Un istante dopo, un lampo abbagliante proveniente da uno dei bracieri ai bordi della stanza invase l'intero salone da gioco!

Tutto precipitò nel caos.

Timeon lanciò un grido di sorpresa e dolore, e annaspò in avanti tendendo le braccia davanti a sè, stringendo gli occhi irritati dalla luce dirompente. Attorno a lui, gli avventori esplosero in un coro di urla, lamenti, imprecazioni e richieste di aiuto, immergendo l'intera bisca nel caos!

"Aaaaah! Aiutoooo! Sono ciecoooooo!"

"Che cazzo succedeeeee?"

"Fatemi uscire di quiiiii!"

"I miei soldi! Dove sono i miei soldiiiii?"

La donna con la benda sull'occhio, accompagnata da tre individui dalla faccia poco raccomandabile e da un tizio vestito di un elegante abito verde scuro, chiaramente un mago, salì su un tavolo al centro della sala. Un avventore, che era riuscito a non restare abbagliato da quell'iniziale esplosione di luce, cercò di afferrare la donna per le caviglie per impedirle di avvicinarsi alle sue vincite... ma la tizia lo respine con un calcio alla mascella che fece cadere a terra il malcapitato, e gli fece cadere un dente.

"Signore e signori!" esclamò la donna, mentre il mago vestito di verde sghignazzava con fare arrogante, e il resto degli scagnozzi sfoderavano delle corte spade appuntite. "Scusate per aver disturbato i vostri giochi, ma il mio caro Angvar ed io abbiamo bisogno di un po' di denaro, e apprezzeremmo moltissimo la vostra collaborazione! Non preoccupatevi, non vogliamo le vostre vite. Se farete quello che vi diciamo noi, e non fate colpi di testa, allora nessuno si farà male!"

Il mago vestito di verde picchiettò con la bacchetta sul palmo della mano, come un maestro che si apprestava a fare lezione. "Avete sentito la mia cara Thuvalia, gentili signori. Noi siamo qui soltanto per i soldi." affermò con una voce profonda e dal tono quasi seducente. "Tutto quello che vi chiediamo è di distendervi a terra e non fare sciocchezze mentre noi e i nostri complici vi... alleggeriamo di un po' di denaro che chiaramente non vi serve, visto che avete in ogni caso deciso di spenderlo tutto in qualche scommessa qui al Goblin Dorato!"

"Che cosa? Ma che cazzo state dicendo, voi?" esclamò una donna dai capelli rossi che in quel momento si trovava vicino al tavolo. Alcuni avventori sfoderarono le loro armi, oppure presero la prima cosa che capitò loro sottomano e cercarono di attaccare i rapinatori... ma Thuvalia, la donna con la benda sull'occhio, sfoderò rapidamente uno stocco sottile ed affilato, e il più vicino degli avventori se lo ritrovò puntato al collo. Con un rapido movimento del braccio, Thuvalia sferrò un fendente ed aprì un doloroso taglio sulla fronte del malcapitato, che barcollò all'indietro con un ringhio di dolore e tamponandosi la ferita. Poi, con un affondo, Thuvalia trafisse la spalla dell'uomo, che crollò a terra sanguinante.

"Avevamo detto, niente stupidaggini! C'è bisogno di altre dimostrazioni?" replicò la donna con la benda sull'occhio, mostrando la lama del suo stocco ora gocciolante di sangue. "Tutti a terra, e non fate niente di stupido!"

"Adesso io, la mia cara Thuvalia e i nostri uomini verremo da voi a prelevare un po' di soldi! E poi ci consegnerete il premio in palio. Niente di più semplice, no?" Angvar ripetè la sua spiegazione. I quattro malviventi che stavano con Angvar e Thuvalia cominciarono a muoversi tra la folla, mentre alcuni membri della sicurezza - quelli che non erano stati abbagliati da quell'incantesimo Pirotecnica - si armavano e cercavano di intervenire. Il mago vestito di verde sospirò e alzò le spalle. "C'è sempre qualcuno che preferisce fare le cose nella maniera più difficile e dispendiosa..."

Nel bel mezzo della folla che si era sdraiata a terra, Qael ed Umlo si erano rifugiati sotto un tavolo da gioco... e in quel momento, mentre gli scagnozzi di Angvar e Thuvalia si muovevano da un avventore all'altro per derubarli dei loro soldi e delle loro vincite, il mezzelfo chierico e il suo compagno mezzorco attendevano nervosamente il momento giusto per agire.

"Maledizione... ci mancavano anche questi svitati. Proprio adesso che stavo vincendo un bel po' di soldi!" grugnì il mezzorco a bassa voce. "Senti, Qael, non so te... ma io non ho nessuna intenzione di restare qui a farmi fregare i soldi da questa gentaglia! Che ne dici? Io dico che li prendiamo di sorpresa, diamo loro un sacco di legnate, e li facciamo sloggiare!"

"In questo momento ho l'impressione che ci sia in gioco qualcosina di più rispetto ad una somma di denaro..." disse tra sè Qael, mentre tra sè cercava di valutare i pro e i contro della situazione inaspettata in cui si trovava. Infilarsi in una rissa senza stare tanto a pensarci, effettivamente, avrebbe potuto complicare la sua missione... ma se fosse riuscito a fermare quei mascalzoni e ad impedire loro di svignarsela con il premio in palio... chissà, forse avrebbe avuto la posibilità di approfittare un po' della gratitudine di Vancaskerkin, sempre che un uomo del genere potesse provarne. E in questo modo avrebbe avuto una possibilità di vedere cosa stava accadendo dietro le quinte del Goblin Dorato...

Alla fine, la prospettiva di poter svolgere la sua missione più agevolmente ebbe la meglio su qualsiasi altra considerazione di prudenza, e Qael fece un cenno di assenso al suo compagno. "Hmm... okay, li prendiamo alla sprovvista e diamo una lezione a quegli stronzi... ma per adesso, restiamo fermi e aspettiamo che ci giungano a tiro. Se riusciamo a sistemare almeno due di loro prima che gli altri possano reagire, avremo la situazione sotto controllo. Almeno spero..."

Umlo annuì. "Se vuoi, io sistemo il mago. E' quello più pericoloso. Una volta messo quello al tappeto, gli altri non dovrebbero essere un grosso problema... a parte quella donna." affermò.

Qael annuì. Per quel poco che era riuscito a vedere, Thuvalia era una spadaccina da non sottovalutare, e forse anche lei aveva qualche trucchetto di magia da sfoderare. "Okay... allora tu prendi il mago, e io intanto sistemo la donna. So fare anch'io qualche trucchetto, modestia a parte." sussurrò. Adesso due degli scagnozzi di Angvar si stavano avvicinando al tavolo sotto il quale si erano nascosti... e il mezzelfo, facendo uso della sua naturale furtività, si acquattò il più possibile al pavimento e attese che i due individui si allontanassero. Li vide sollevare senza troppe cerimonie un paio di giovani, e derubarli di quel po' di monete che avevano, per poi dirigersi verso il palcoscenico, quello da cui Saul aveva fatto il suo discorso introduttivo.

Qael ed Umlo scivolarono abilmente sotto il tavolo più vicino... solo per scoprire, con loro grande stupore, che non erano i soli ad aver avuto questa idea. Mentre si intrufolava sotto il telo che copriva una tavola da gioco, il giovane chierico di Calistria andò quasi a scontrarsi con una giovane donna dai lunghi capelli arancioni che stava seduta per terra, acquattata sotto il tavolo delle roulette. Per un attimo, i due restarono come ipnotizzati a guardarsi, e la giovane donna si mise una mano davanti alla bocca per evitarsi di gridare. Poi, i due compagni si nascosero a loro volta sotto il telo e raggiunsero la ragazza - una mezzelfa come Qael, a giudicare dalle orecchie a punta e dai lineamenti delicati ed eleganti. I suoi occhi avevano le pupille verdi, in contrasto con gli occhi neri e senza pupille degli elfi, e il suo viso presentava dei tatuaggi neri di chiara foggia Varisiana. Indossava una tunica color verdechiaro dalle maniche ampie, di una fattura certamente superiore a quella che si poteva trovare di solito a Riddleport, oltre che una gonna di colore un po' più scuro, lunga quasi fino alle caviglie, e un paio di scarpe nere. Ai polsi, indossava un paio di braccialetti argentati con sopra incastonata una gemma semipreziosa intagliata a forma di scudo, e aveva due bacchette assicurate alla cintola.

"Hey." disse Umlo con un sorrisetto ironico. "Chi si vede qui. Non siete esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di trovare in una bisca di Riddleport, signorina."

La mezzelfa vestita di verde sgranò leggermente gli occhi. "Ah... ehm... ecco, io... non sono esattamente venuta qui per giocare d'azzardo. Volevo... ecco... cercare un lavoro... un lavoro rispettabile, ben inteso... e sono capitata proprio mentre qualcuno di sè messo in testa di fare una rapina..."

Qael gettò una rapida occhiata oltre il bordo del tavolo. La confusione iniziale non si era ancora placata, e anzi sembrava addirittura peggiorata - alcuni degli avventori, colti dal panico per il fatto che non riuscivano più a vedere nulla, stavano vagando qua e là brancolando o gridando di terrore, con il risultato di ficcarsi tra i piedi degli scagnozzi di Angvar e Thuvalia. Il mago imprecò e prese a calci un giovane che si era avvicinato a lui senza accorgersene, poi tirò fuori un'altra pergamena dai vestiti e cercò di srotolarla mentre si avvicinava al palco... dove tre guardie ancora abbagliate cercavano come potevano di proteggere lo scrigno nel quale era contenuto il montepremi dell'evento. Un buttafuori che era riuscito a non farsi abbagliare dal primo incantesimo cercò di raggiungere Angvar per agguantarlo... ma Thuvalia, la donna con la benda sull'occhio, lanciò a sua volta un semplice incantesimo, e il membro della sicurezza restò come imbambolato a guardare nel vuoto.

"Qui sta scoppiando un bel casino... e sono proprio quei due maghi la causa di tutto! Il tizio con il pizzetto e il vestito verde... e la donna con la benda sull'occhio." disse Qael. "Credo che vogliano portarsi via il premio in palio... senza partecipare alla gara."

"Se li fermiamo... credo che il proprietario sarà in debito con noi, no?" disse Umlo alla ragazza mezzelfa, con un sorrisetto arguto. "Magari ci darà una generosa ricompensa. Potrebbe essere la tua occasione per farti assumere! E comunque, se consegniamo quei due babbei alle guardie cittadine, qualche soldo ci viene fuori! Che ne dici?"

Qael annuì e indicò Thuvalia, che in quel momento era impegnata a svuotare le tasche di alcuni avventori rimasti a terra abbagliati. "Riesci a bloccare quella donna?" chiese. "Credo che questo sia il momento giusto per coglierli di sorpresa."

La mezzelfa dai capelli biondi annuì e prese una delle bacchette che teneva appese alla cintola. "Per me va bene. Ma non mi accontenterò di bloccarla." affermò. Con un rapido movimento, la mezzelfa puntò la bacchetta contro Thuvalia e pronunciò una parola nella musicale lingua degli elfi. Immediatamente, uno strale di luce argentata partì dalla bacchetta e colpì il braccio destro di Thuvalia, che gridò per il dolore e la sorpresa, e barcollò per un breve tratto, portandosi la mano sinistra all'avambraccio colpito!

"Huh? Thuvalia, che succede? Chi..." esclamò Angvar, distratto da quello che stava cercando di fare. Immediatamente, come se avessero preso l'attacco della mezzelfa come un segnale, Umlo e Qael sbucarono dal loro nascondiglio e si lanciarono contro il mago e i suoi scagnozzi. Qael sfoderò il suo pugnale e lo lanciò contro un malvivente che stava cercando di avvicinarsi a lui. La lama sfrecciò in aria per un breve tratto e trafisse la mano dell'individuo, che gridò di dolore e fece cadere a terra la sua arma. Umlo, da parte sua, si avvicinò quanto più rapidamente possibile al mago con il pizzetto, che sgranò gli occhi in un'espressione di stupore, rabbia e paura, per poi alzare una mano e lanciare un altro incantesimo. "Ah! Questa non ci voleva! Dardo Incantato!"

Angvar puntò il dito indice contro Umlo, e dalla sua punta scaturì un altro proiettile di luce argentata, uguale a quello che Thuvalia aveva usato un attimo prima. Il mezzorco cercò di scansarsi, ma il Dardo Incantato, come dotato di volontà propria, deviò a mezz'aria e colpì Umlo alla spalla sinistra, facendolo ringhiare di dolore e dando il tempo ad Angvar di allontanarsi e sfoderare un'arma - nel suo caso, un falcetto dalla lama ricurva, affilato come un rasoio. "Thuvalia! Con me, presto! Possiamo ancora prenderlo, quel dannato scrigno!"

Thuvalia strinse i denti e cercò di avvicinarsi... ma Qael non le diede il tempo di farlo. Con un gesto abile ed elegante, il mezzelfo si srotolò dalla cintura un'arma che fino a quel momento aveva tenuto nascosta - una lunga ed esile frusta di pelle, una delle armi preferite dal clericato di Calistria. Con un abile gesto, Qael sferrò un fendente ed avvinghiò la frusta attorno alle caviglie di Thuvalia, poi tirò verso di sè e la fece cadere a terra con un'esclamazione di sorpresa.

Nel frattempo, Umlo si era ripreso e stava di nuovo cercando di raggiungere Angvar... ma non fece in tempo a muovere due passi prima che due degli scagnozzi del mago lo aggredissero dai sue lati, afferrandolo e cercando di costringerlo a terra. Con un ringhio feroce, Umlo si liberò a strattoni dalla presa del primo assalitore, e sferrò un pugno al secondo per costringerlo a mollare la presa.

Angvar imprecò tra i denti ed estrasse a sua volta una bacchetta dalla veste - una bacchetta di legno levigato, con la punta annerita e zigzagante. Puntò la bacchetta contro Qael ed esclamò una parola magica, con il risultato che una piccola scarica elettrica si dipartì dalla punta e sfrecciò verso il chierico mezzelfo, che cercò di scansarsi, ma senza riuscirci del tutto. La scarica lo raggiunse ad una spalla, facendogli stringere i denti per il dolore e facendogli cadere di mano la frusta.

"Nessuno si intrometta! La prossima volta non mi limiterò ad un avvertimento!" esclamò Angvar. Mentre i suoi scagnozzi cercavano come potevano di districarsi tra la folla in panico e di rubare quello che potevano, il mago si diresse verso Thuvalia, che si stava districando dalla frusta di Qael e tentava di rialzarsi. La mezzelfa dal volto tatuato, decisa ad impedire ai due malfattori di andarsene, emerse dal suo nascondiglio e usò di nuovo la sua bacchetta per scagliare un Dardo Incantato, questa volta prendendo di mira Angvar... ma il proiettile energetico si infranse senza fare danni sullo scudo di energia che Angvar aveva evocato poco prima.

"Hah! Ti è andata male, donnetta!" esclamò Angvar. Puntò la sua bacchetta contro la mezzelfa e si accinse a scagliare un'altra scarica elettrica...   

Quando una figura piccola sfuggente scivolò dietro di lui, e sferrò un colpo micidiale che raggiunse Angvar in mezzo alle gambe, in un punto particolarmente sensibile!

"AAAAAAAARGH!" Il mago fece un salto e si mise ad ululare dal dolore, mentre il suo piccolo assalitore sbucava fuori da dietro di lui e cominciava a prenderlo a bastonate con una gamba di sedia rotta! Il malfattore, completamente spiazzato, cercò di difendersi come poteva, ma il piccolo halfling Timeon gli restò addosso e continuò a colpire.

"Eh, no, brutto fetente, tu non vai da nessuna parte!" esclamò, mentre Umlo si avventava contro uno degli scagnozzi di Angvar e lo sollevò di peso con un ruggito feroce! Il mezzorco scaraventò il malcapitato rapinatore contro un tavolo da gioco, che andò in mille pezzi mentre fiches, monete e altre amenità si sparpagliavano ovunque sul pavimento! Qael si riprese e si scagliò contro Thuvalia, che si era rialzata e stava cercando di dare man forte ad Angvar...

"E neanche tu!" esclamò il mezzelfo. Thuvalia si voltò di scatto e colpì Qael con un pugno in pieno viso... ma il giovane reagì fulmineo e sferrò a sua volta un pugno al volto della donna, per poi sferrarle una testata in fronte e farla cadere a terra stordita.

"Grazia! Grazia!" esclamò Angvar, stordito dai colpi che Timeon gli stava sferrando.

"Nessuna grazia, furfante! Mi hai rovinato la serata!" esclamò l'halfling. "Volevi arraffare? E allora arraffa un po' di legnate sul fondoschiena!"

E con questo, l'halfling sferrò un'altra serie di randellate sul groppone del mago, che emise un lamento di dolore e cercò come poteva di proteggersi.

"Grazia! Grazia!" esclamarono Angvar e Thuvalia assieme, vedendo che ormai i loro scagnozzi avevano tagliato la corda o si erano arresi. La sicurezza della bisca, dopo un attimo di sorpresa, era intervenuta in forze, guidata dal massiccio Bojask e da un nano dalla folta barba. E a quel punto, gli scagnozzi di Angvar e Thuvalia si erano trovati in netto svantaggio. La mezzelfa dal volto tatuato era uscita dal suo nascondiglio e stava puntando la sua bacchetta contro i malfattori, in modo da intimare loro di restare fermi e non fare stupidaggini.

"Non muovetevi o siete morti! Tutti in piedi!" ruggì Bojask. Prese per il bavero della veste Angvar e lo scosse rabbiosamente. "Qualche furbastro che crede di poter rubare al Goblin Dorato, eh? Beh, sei cascato male, amico! In piedi, e non fare scherzi!"

"Ah! C-Calma! Calma, mi sono arreso! State calmi!" implorò Angvar. Gli addetti della sicurezza si stavano prodigando per legare i rapinatori, nell'attesa di consegnarli alla guardia cittadina... e Qael riprese fiato e si diede un cinque con Umlo.

"Ottimo lavoro, amico mio. Li abbiamo messi tutti fuori causa... e credo che dobbiamo ringraziare anche i nostri... nuovi amichetti qui presenti." affermò, gettando un'occhiata prima alla mezzelfa dal volto tatuato che avevano appena incontrato, e poi all'halfling che aveva preso Angvar.

"Heh... dovevo farla pagare a questi furfanti. Stavo per iniziare una partita che ero certo mi avrebbe fatto vincere un bel po' di soldi... e all'improvviso questi decidono di rovinarmi la partita!" affermò l'halfling con un sorrisetto arguto. "Timeon, bardo per vocazione, e cliente abituale di questo simpatico posticino!"

Bojask grugnì della battuta, mentre la mezzelfa vestita di verde si mise una mano davanti alla bocca e ridacchiò. "Beh, che dire... il tuo intervento non è stato molto ortodosso... ma è stato provvidenziale!" affermò. Poi, ricordandosi che non si era ancora presentata, si schiarì la voce e provvide a correggere l'errore. "A proposito... dove ho la testa, non ho neanche detto il mio nome! Samaritha Beldusk... aspirante Glifiera, e attualmente in cerca di lavoro."

"Oooh, un'aspirante Glifiera, eh?" chiese conferma Qael, sinceramente colpito. Samaritha estese una mano verso di lui, e il chierico di Calistria la strinse educatamente. "Sì... so che in questo periodo i Glifieri stanno dedicando tutte le loro attenzioni a quello strano oggetto che da qualche giorno appare davanti al sole per un po'... e poi scompare."

"Diciamo che... sì, quello è uno degli elementi che interessano di più ai Glifieri di recente." rispose Samaritha con un sorriso un po' imbarazzato. "Per la verità... è stata un po' una sfortuna per me..."

Umlo piegò la testa da un lato, un po' confuso. "Hm? In che senso, signorina?"

Samaritha fece per rispondere... ma prima che lei potesse aprire bocca, un suono di una porta che si apriva annunciò l'arrivo del proprietario della bisca, accompagnato da un paio di "succubi" e da un gruppetto di uomini della sicurezza armati di spade corte e manganelli. La folla, che finalmente aveva recuperato un parvenza di controllo, si ritirò verso un lato della sala da gioco, e Saul Vancaskerkin guardò con fare infastidito Angvar e Thuvalia.

"Bene, bene, bene... che cosa abbiamo qui? Una piccola banda di balordi che credono di poter derubare il sottoscritto, Saul Vancaskerkin?" chiese, puntando verso di loro la protesi-chiave che aveva al posto della mano sinistra. Ghignò sinistramente e si avvicinò, appoggiandosi ad un bastone da passeggio. "Ho l'impressione che vi abbia mandato qualcuno. Sono nel vero o no? Qualcuno dei miei rivali, che non vuole che io torni quello di un tempo? Magari quel dannato Zincher, che ha deciso che devo pagare io per le colpe di quell'idiota di mio figlio?"

"Se vuole li faccio parlare ora, signor Vancaskerkin." affermò Bojask. Il massiccio buttafuori continuava a tenere Angvar per il colletto della sua tunica, e lo scosse dolorosamente in modo da intimorirlo e fargli capire chi era che comandava in quel momento. "Allora, vi decidete a parlare, brutti cani bastardi, o devo cominciare a rompere qualche dito?"

"Aaah, lasci perdere, signor Bojask. Non c'è bisogno di darsi tanta pena per quei miserabili. Tanto più che, ne sono sicuro, non hanno il fegato di vuotare il sacco." affermò Saul con una breve risata sprezzante. Poi, il proprietario del Goblin Dorato si fece più cupo. "Piuttosto, è un'altra la cosa che mi preoccupa..."

Ora che l'adrenalina di quei momenti concitati si era smorzata, e la vista stava man mano tornando a chi era rimasto abbagliato, molti avventori stavano cominciando a lamentarsi, per motivi più che comprensibili. La tentata rapina aveva interrotto il torneo... e questo voleva dire che molti giochi erano andati interrotti, e soprattutto, cosa che alla maggior parte degli avventori interessava di più, le vincite erano rimaste congelate. Molti partecipanti al torneo, infastiditi all'idea di dover rinunciare alle loro vincite, si stavano lamentando ed esigevano un rimborso.

"Hey! Cosa succede adesso, Vancaskerkin? I nostri soldi, che fine fanno?" esclamò uno gnomo.

"Ho risparmiato dei mesi per mettere da parte i soldi per la grande occasione!" ringhiò un nano dalla barba bionda vestito di grigio  e beige. "Non mi potete mandare fuori con una pacca sulla spalla e amici come prima!"

"Giusto! Vogliamo sapere! Che fine fanno i nostri soldi?"

"Vogliamo un rimborso!"

Bojask battè le mani con forza, in modo da richiamare gli avventori ed imporre il silenzio. "Per favore, state zitti tutti quanti!" tuonò. "Il signor Vancaskerkin non ha certo intenzione di lasciarvi così in braghe di tela! Adesso vi esporrà quello che intende fare a proposito di questo imprevisto!"

"Grazie, signor Bojask. Da qui in poi ci penso io." rispose Saul con un cenno della testa. Si piazzò al centro del palco, staccandosi dalle due "succubi" che gli facevano da scorta, e si schiarì la voce mentre si rivolgeva ai clienti. "Signori... mi rincresce che si sia verificato questo malaugurato incidente. Temo di dover cancellare il torneo Inganna Il Diavolo E Prendi Il Suo Oro, ma vi posso assicurare che nessuno di voi perderà quello che avete giocato. Tutte le chip che siete riusciti a guadagnare finora, potrete riconsegnarle alla casa, e vi sarà rifuso il loro intero valore, più un bonus del dieci per cento per quanto si è verificato. Una sorta di risarcimento danni, se vogliamo, alla luce di questo incidente. Naturalmente, vi verranno rimborsate soltanto le fiches che avete in vostro possesso, quindi fate in modo di tenervele strette. Intanto... mettetevi in fila alla cassa, e provvederemo ai rimborsi. Uno alla volta, per favore."

Qael storse il naso. Nonostante tutto, non poteva dire che non gli dispiacesse per quell'uomo. Si vedeva che contava molto su questo torneo per risollevare le sorti del Goblin Dorato... e il fallimento della competizione gli sarebbe costato molto, sia in termini di soldi che di morale.

"Un momento, prima di tutto!" continuò Saul. "Signor Bojask... sarebbe così gentile da dirmi quali, tra gli avventori, sono intervenuti per impedire questa rapina?"

"Non ho nessuna difficoltà, signor Vancaskerkin." rispose l'omaccione. Volse lo sguardo verso Qael, Umlo, Samaritha e Timeon, e il mezzelfo chierico si schiarì la voce, come se volesse dire qualcosa a proposito. "Ecco, sono stati loro ad intervenire. Mentre molti della sicurezza erano stati abbagliati, loro hanno agito e sono riusciti ad evitare che i rapinatori se ne andassero con il premio della serata."

Saul si sfregò la corta barba che aveva sul mento con la mano che gli restava. "Certo, certo... capisco, e apprezzo molto il loro intervento. Voi quattro! Restatevene qui, intanto che rimborso i clienti! Avrei una proposta per voi... una proposta che sono certo gradirete!" replicò con un sorrisetto acuto.

Un po' spiazzato, Qael guardò prima il suo amico, e poi Samaritha e Timeon. Nessuno di loro dava l'impressione di sapere cosa volesse dire Saul, ma erano ugualmente curiosi di sapere che cosa avesse in mente. Chissà, pensò Qael, poteva voler dire una migliore possibilità per tenerlo d'occhio più da vicino? In ogni caso, nessuno di loro se ne andò dalla bisca, e dopo un attimo di esitazione si misero da parte, ad aspettare che Saul e i suoi inservienti risarcissero i partecipanti al torneo annullato...

 

oooooooooo

 

Uno alla volta, i clienti si diressero a ritirare i loro soldi - qualcuno si stava ancora lamentando, ma in generale, erano soddisfatti di come Saul avesse deciso di gestire l'imprevisto. Alla fine, era ormai appurato che la casa da gioco aveva perso un bel po' di soldi per quella che avrebbe potuto essere la sua occasione - e come se non bastasse, molti degli inservienti di Saul Vancaskerkin avevano rassegnato le dimissioni sul posto, scossi dallìevento e lamentandosi del fatto che il loro datore di lavoro li pagasse una miseria per un lavoro che si era fatto così pericoloso. In pratica, gli unici rimasti a lavorare per Saul erano stati Bojask, il manager Larur Feldin (il nano dalla folta barba che Qael e il resto del gruppo aveva visto in precedenza) e due guardie dall'aspetto abbastanza anonimo, di nome Hans e Beyar.

Con tutto quello che era successo, l'impressione generale di Qael era che il Goblin Dorato fosse ormai sull'orlo della rovina.

Per questo, il mezzelfo e gli altri tre che erano intervenuti con lui non poterono nascondere del tutto il loro stupore quando - una volta che tutti gli avventori erano stati pagati, i rapinatori consegnati alle autorità di Riddleport (o almeno, quanto più si avvicinava al concetto) e la casa da gioco chiusa per la notte - videro arrivare Saul con passo allegro e con un brillio speranzoso nello sguardo.

"Voleva parlare con noi, signor Vancaskerkin..." disse Timeon, cercando nel contempo di mettersi un po' a posto i vestiti in modo da essere un po' più presentabile.

Saul guardò con attenzione i quattro, e i suoi occhi si soffermarono un po' più a lungo su Samaritha, con imbarazzo della mezzelfa maga. "Sì, sì... era proprio con voi galantuomini che volevo parlare. Prima di tutto, vi devo un bel po' di ringraziamenti per quanto avete fatto stasera. Se non fosse stato per voi... beh, confido che il signor Bojask e i miei ragazzi avrebbero comunque riportato la situazione sotto controllo, ma ci sarebbero stati sicuramente molti più danni... e la mia posizione sarebbe adesso ancora più compromessa."

Umlo si schiarì la voce, come se volesse intervenire... invece, restò in silenzio e restò a guardare Saul che passeggiava su e giù, giocherellando con fare quasi noncurante con la protesi a forma di chiave in cui terminava il suo braccio sinistro. "Ora, posso immaginare quello che state pensando. Il buon vecchio Saul Vancaskerkin non c'è più con la testa. Il suo Goblin Dorato, la casa da gioco da cui dipendono i suoi guadagni, è sull'orlo del fallimento... e lui se ne sta qui, a fare salotto con un quartetto di stranieri? Hehehee... no, signori miei, non si tratta di pazzia, ma di un'opportunità che ho visto, e che ora, con la vostra collaborazione, potrò raccogliere. Un'occasione di migliorare la mia vita e quella di voi quattro, senza rischi e senza doversi esporre troppo."

Saul si voltò verso il gruppo, che lo osservava con fare interrogativo, e sfoderò un piccolo ghigno di vittoria.

"Che ne direste... di lavorare per me?"

                    

ooooooooooo

 

CONTINUA...    

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Al lavoro ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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LIBRO 3 – SECONDA OSCURITA'

Capitolo 3 – Al lavoro

 

"Che ne direste... di lavorare per me?"

La proposta di Saul venne accolta da un silenzio carico di sorpresa. "Lavorare per lei, mister Vencaskerkin?" chiese Timeon, senza nascondere il suo stupore. "Vorrebbe... che noi la aiutassimo a gestire la vostra sala da gioco?"

"Perchè no? Ho visto che siete delle persone in gamba, e se voleste restare un po' per discutere i termini del vostro contratto, sono sicuro che potrei farvi un'offerta molto conveniente. Come potete vedere... al momento non sono molti gli impiegati che hanno accettato di restare a lavorare per me." Con un sospiro amareggiato, Saul indicò i pochi membri dello staff che erano rimasti a ripulire il luogo e a mettere di nuovo in ordine la sala da gioco. "Ma... se voleste lavorare per me, sappiate che sento già il sapore della rivincita e del riscatto che si celano proprio dietro l'angolo."

"Hmm..." Qael si sfregò il mento sbarbato, cercando di pensare ai pro e ai contro della proposta... e in effetti, riconobbe che poteva trattarsi di un'idea molto allettante. A parte il fatto che lavorare per Vancaskerkin gli avrebbe garantito un salario stabile, era anche un ottimo modo per tenere d'occhio il famigerato signore del crimine, ed essere nella posizione giusta per intervenire se la sua missione lo avesse richiesto.

"Che dici, Umlo? Ti interesserebbe l'idea di lavorare per mister Vancaskerkin?" chiese il mezzelfo al suo compagno.

Il mezzorco fece un'espressione pensierosa, ma non restò a rifletterci troppo a lungo. "Hmm... ti dirò, mi sembra una buona idea. Finora me lo sono sempre cavata facendo dei lavoretti... e alcuni, lo ammetto, non erano neanche tanto puliti... ma lavorare per una casa da gioco mi dà l'impressione di pagare molto meglio." affermò. "E va bene... sono dei vostri!"

"Accetto anch'io. Basta che voi ci diciate le condizioni... e quanto verremo pagati, si intende." rispose Qael.

"Anch'io! Un posto del genere è perfetto per un menestrello di professione! E il sottoscritto, non per vantarmi, è un vero maestro nell'arte di intrattenere ed attirare i clienti!" rispose Timeon, mettendosi in mostra e facendo una posa affascinante. "Se voleste assumermi, mister Vancaskerkin, sono sicuro che non ve ne pentirete!"

"Perfetto! Allora a questo punto... mancate soltanto voi, signorina Samaritha! Che ne pensate? Credo che questo posto potrà sempre contare su una presenza femminile! In mezzo a tutti questi tipacci, questi lupi di mare e questi energumeni... un po' di grazia renderà questa casa da gioco più gradevole." affermò Saul Vancaskerkin, rivolgendo alla mezzelfa dai capelli arancioni uno sguardo compiaciuto.

Samaritha trattenne l'impulso di alzare gli occhi al cielo, immaginando bene quali pensieri poco casti stessero passando per la testa del proprietario del Goblin Dorato. "Beh... che posso dirle, mister Vancaskerkin. Io sono venuta qui a Riddleport perchè ero interessata ad unirmi all'ordine dei Glifieri... e magari studiare un po' quello strano fenomeno che si è verificato nei cieli della vostra città in questi ultimi tempi. Ma... non sono riuscita a trovare un lavoro che mi permettesse di mantenermi. Perciò... a condizione che il lavoro che mi offrite non sia di natura sessuale, e non mi richieda di compromettere il mio senso della morale... sono disposta a lavorare per voi, magari come cameriera o croupier."

"Per me va benissimo! Finchè le condizioni sono chiare ad entrambe le parti, sono più che disposto ad accettarle." affermò Saul. "D'accordo, quand'è così... se voleste seguirmi, vi esporrò la mia offerta in maggior dettaglio! Signor Bojask! Voi e i ragazzi vi occupate di mettere a posto questa confusione? Io e i vostri... futuri colleghi... abbiamo di che discutere!"

Il muscoloso buttafuori, in quel momento impegnato a rimettere a posto i tavoli da gioco, si fermò per un attimo e rivolse a Qael uno sguardo torvo... poi grugnì qualcosa che poteva assomigliare ad un sì e ritornò al suo lavoro, subito affiancato dal resto dei dipendenti di Saul rimasti.

Saul non diede peso al comportamento del suo sottoposto. "Hehehee... non datevi troppa pena per i comportamenti del signor Bojask. Magari non sarà un allegro compagnone, ma è una guardia del corpo che sa fare bene il suo lavoro. E soprattutto, che non discute gli ordini." Qael vide un brillio acuto negli occhi del tarchiato signore del crimine, e sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Malgrado i suoi modi di fare cordiali, Qael riusciva a percepire che quel Saul Vancaskerkin nascondeva una mente acuta e un animo spietato... e che non avrebbe esitato a sbarazzarsi di qualunque sottoposto non si fosse rivelato all'altezza. "Comunque, seguitemi pure. Siete tutti invitati nel mio ufficio, e lì potremo discutere meglio tutti i particolari del vostro impiego."

Sapendo di non avere molta scelta a quel punto, il quartetto seguì Saul attraverso una porta nel retro della bisca, attraversando alcune stanzine prima di essere fatti accomodare in una stanza un po' più grande, decorata da oggetti di vario tipo ordinati su alcuni scaffali - soprammobili, fermacarte, una bussola ormai arrugginita, un elmetto ammaccato, e altre stranezze. Una scrivania in legno scuro era stata posta al lato opposto della stanza, e su di essa spiccava un elegante candelabro d'argento, sul quale erano state piazzate delle candele grigie parzialmente sciolte. Dietro la scrivania, era appeso un quadro che attirò subito l'attenzione di Qael - riproduceva Saul Vancaskerkin con ancora entrambe le mani, abbracciato ad una donna dai lunghi e ricci capelli neri vestita di un corsetto verde che doveva aver visto giorni migliori. Ciò che colpì Qael, in particolare, fu l'espressione di Saul: stava sorridendo, non uno dei suoi ghigni di sufficienza, bensì un sorriso vero, di autentica felicità. Sicuramente quella donna doveva essere stata molto importante nella sua vita...

"Prego, sedetevi pure." li esortò Saul, indicando alcuni sgabelli ordinati davanti alla scrivania, su ognuno dei quali era stato posto un cuscino. "Benvenuto nel mio grazioso ufficio. Prima che ci mettiamo a parlare di affari, qualcuno gradirebbe un bicchiere di vino? O di rum, o di brandy?"

"Non mi dispiacerebbe un goccio, se è disponibile." affermò Umlo.

Qael si schiarì la voce. "Anche per me."

Con una risata, Saul prese una fiaschetta di brandy da uno scaffale e ne versò un po' in un bicchiere, che poi porse al mezzorco, poi fece lo stesso per Qael, e infine ne versò un goccio per sè. "Perfetto! Allora... alla nostra salute, e con l'augurio di una felice  collaborazione!" affermò. Con il piglio di un bevitore esperto, alzò il bicchiere e tracannò il brandy caldo in un unico sorso, godendosi la piacevole sensazione del liquido ad alta gradazione alcolica che gli scendeva lungo il gozzo. "Aaaah, niente di meglio per sciogliere un po' la lingua e parlare senza tante inutili formalità." affermò, sedendosi alla sua scrivania e pettinandosi la barba con la sua protesi-chiave. "Prima di tutto, vi reitero i miei ringraziamenti per quello che avete fatto per il mio esercizio. Tutti i soldi che avete puntato nel corso della competizione vi saranno restituiti, con un bonus del 50 per cento. Consideratelo un ringraziamento un po' più concreto da parte mia."

"Ben accetto, mister Vancaskerkin." disse Timeon, guardandosi attorno ed ammirando l'ufficio del proprietario della bisca. Si era aspettato un posto scomodo, forse addirittura fatiscente, e invece era piacevolmente sorpreso di vedere che Vancaskerkin teneva abbastanza all'ordine e alla presentazione... anche se forse alcuni degli oggetti ornamentali erano un po' pacchiani o di cattivo gusto.

Il suo interesse non sfuggì all'acuto proprietario della bisca. "Allora, che ve ne pare del mio... umile ufficio?" chiese Saul con malcelato orgoglio. "Diciamo... che questa stanza contiene dei ricordi da cui non mi andava di separarmi. Anche se il mio passato... non è esattamente una cosa di cui molti si vanterebbero. Vedete... forse saprete già che in passato, sono stato il leader di un'importante banda di Riddleport, e ho avuto i miei giorni di gloria... ma purtroppo, come potrete immaginare, la cosa non è durata. La mia vita di crimine si è dimostrata... tutt'altro che lucrativa, e in effetti ha finito per costarmi molto. La mia salute. La mia fortuna... La mia mano sinistra..." Mostrò la protesi che aveva preso il posto dell'arto. "E anche, purtroppo, la mia famiglia."

Con un sospiro di nostalgia, Saul guardò il quadro dietro di sè. "Mio fratello Damon non ha mai voluto avere nulla a che fare con il tipo di... affari che svolgevo. E anche i miei figli... Natalya, Orik e Verik... se ne sono andati da Riddleport." continuò a narrare, senza ascondere la sua amarezza. "Da quando la mia cara Bertrida è venuta a mancare, e io ho dovuto pagare il mio... debito... davanti alla legge di Riddleport, la fortuna mi ha voltato le spalle. Però... sapete com'è, io mi considero una persona che sa sopravvivere. Sono riuscito a rimettere assieme una piccola fortuna, e alla fine sono riuscito a comparmi questa casa da gioco, che una volta era stata famosa, ma che in seguito ha conosciuto tempi difficili. Diciamo che... in questo modo sono riuscito a rifarmi una vita. E adesso non ho più nè voglia nè modo di tornare a far parte della criminalità di Riddleport. Sono troppo in là con gli anni per certe cose."

Alzò le spalle con una breve risata e si versò un altro goccio di brandy. "Ma... anche se ormai non mi considero più parte del crimine organizzato di Riddleport, ho ancora dei nemici tra i criminali di questa... graziosa cittadina... a cui piacerebbe vedermi in rovina. Quel maghetto da quattro soldi, Angvar Thestlecrit... e quella sua squinzia con un occhio solo... si sono fatti una certa fama per le azioni intimidatorie che svolgono per conto di altri criminali di Riddleport. In particolare, per quello che più di tutti gli altri mi ha vessato. Immagino che il nome di Clegg Zincher vi dica qualcosa."

"Certo che ci dice qualcosa, per il fiato di Norgorber!" esclamò Umlo, non poco sorpreso. "Non è il proprietario dell'arena gladiatoria di Riddleport?"

"E anche di un discreto giro di racket, prostituzione e spaccio di droga." continuò Timeon. "Sì, è uno dei cocchini di Gaston Cromarcky, quindi non è esattamente un tipo che conviene farsi nemico."

"Per l'appunto." affermò Saul con evidente rancore. "Anche se è stato solo dopo la mia caduta dalla gloria che quel dannato è riuscito a raggiungere le vette su cui si trova adesso."

Qael restò a pensarci su per un attimo. Sì, in effetti il nome di Clegg Zincher gli diceva molto. Ma c'era anche qualcos'altro che gli dava da pensare. Un paio di anni prima, l'uccisione di un alchimista di pochi scrupoli di nome Falk aveva scatenato un vespaio nella Città dei Glifi... e proprio in seguito a quell'omicidio, avvenuto in circostanze ancora poco chiare, Clegg Zincher era riuscito ad incrementare la propria fama mentre Saul Vancaskerkin aveva perso quasi tutto. Qael ricordava bene che in quella particolare occasione era stata avanzata l'ipotesi che Falk fosse stato ucciso per legittima difesa mentre tentava a sua volta di uccidere qualcun altro...

"Se devo essere sincero..." continuò Saul, interrompendo le riflessioni del chierico di Calistria. "...avevo anche considerato l'idea di mettermi al servizio di qualcun altro dei luogotenenti di Cromarcky, preferibilmente qualcuno che con le sue attività potesse danneggiare Zincher. Ma... come ho detto, l'idea di rientrare nel mondo della criminalità organizzata non mi attrae per niente. E' anche per questo che cerco il vostro aiuto. Credo che, se ci sarete voi a farmi da spalle, potrò evitare di ricadere nelle mie vecchie abitudini. Ecco quindi tutti i motivi che mi spingono ad offrirvi un lavoro nella mia sala da gioco, come specialisti e come partner. Lavorereste direttamente per me, per un salario iniziale di dieci monete d'oro alla settimana, vitto e alloggio compresi, e mi assistereste nella gestione giornaliera del Goblin Dorato, nelle mansioni che più ritengo si addicano alle vostre abilità. Ovviamente, se vi doveste dimostrare all'altezza delle vostre responsabilità, avrete sempre la possibilità di un aumento di stipendio. Per esempio... lei, signor Umlo, mi sembra essere adatto come buttafuori. Lei sta nella sala principale, e se qualcuno importuna i clienti, e in particolar modo le ragazze della casa, lei lo piglia e lo sbatte fuori a calci."

"Per me va bene." rispose prontamente il mezzorco sfregiato. "Heh... sono abituato a far lavorare i miei muscoli! E rispetto ad altri lavori che ho fatto, questo mi sembra anche abbastanza legale. Ci sto."

"Perfetto!" rispose deliziato Saul, muovendo le dita della mano destra come se stesse arraffando da una pila di monete. "E voi che mi dite, signori? Per il signor Timeon qui presente, avrei in mente una posizione da menestrello. Con la giusta musica, la giusta atmosfera e la giusta motivazione... i clienti saranno più che disposti a scommettere e a far scorrere denaro a fiumi!"

L'halfling non aveva alcun dubbio in proposito. "Oooh, sembra davvero interessante! Sì, confermo che sono interessato a lavorare per lei, mister Vancaskerkin." rispose. "Sono sicuro che qui potrò attirare più clienti... e mettermi in tasca un bel po' di soldi in più! E voi, che mi dite? Non siete curiosi di sapere cos'ha in serbo per voi il nostro... datore di lavoro?" Si voltò verso i due mezzelfi con un ghigno vittorioso, sicuro che avrebbero detto di sì. In fondo, si disse Vancaskerkin, stava offrendo loro esattamente quello che volevano.

"Per lei, signorina Samaritha... è stata già sufficientemente chiara nelle sue richieste, quindi le farò avere un posto come cameriera." proseguì Saul, volgendo la sua attenzione all'aspirante Glifiera. "Sono ansioso di vederla all'opera... e non si preoccupi di eventuali clienti troppo curiosi. Sono sicuro che il signor Umlo, qui presente, sarà in grado di difenderla da attenzioni sgradite."

Samaritha si voltò verso il mezzorco sfregiato, che fece un sogghigno vittorioso e mostrò un bicipite in modo da dare enfasi alle parole di Saul. La mezzelfa rispose con un sorriso accomodante. "Credo... di essere perfettamente capace di difendermi da sola, signor Umlo, ma apprezzo comunque il pensiero." affermò. "Detto questo... va bene, mister Vancaskerkin, sarò lieta di lavorare per lei. Il posto che mi sta offrendo mi sembra corrispondere molto bene ai miei bisogni e alle mie richieste, quindi può già segnarsi che accetto."

L'espressione già soddisfatta di Vancaskerkin passò rapidamente ad un sorriso trionfante. "Ottimo! E con questo, direi che manca soltanto lei, signor Qael. Allora... sarebbe interessato ad un posto come croupier? Anche se credo che con le sue capacità sarebbe in grado di ricoprire qualsiasi ruolo fosse necessario, quella è una posizione che per il momento è scoperta." chiese, fissando il chierico di Calistria con il suo sguardo acuto. "Allora, che mi dice? Non sarebbe interessato ad una posizione di fiducia... che paghi anche bene?"

Per quanto fosse sicuro della sua risposta, il mezzelfo biondo volle prendersi un attimo di tempo, in modo da non dare l'impressione di essere troppo entusiasta. Anche se l'offerta era allettante, e soprattutto gli avrebbe permesso di tenere sotto controllo Vancaskerkin da distanza ravvicinata, non era il caso di farsi vedere baldanzosi, avrebbe potuto sospettare qualcosa. "Mi sembra una buona proposta. Certo, tutto dipenderà dalla paga, dalle condizioni di lavoro... ma sono disposto a tentare. Conti pure sul mio aiuto."

"Ero sicuro che sarebbe stato l'inizio di una proficua partnership!" esclamò deliziato il proprietario della bisca. Qael aveva la netta impressione che si sarebbe sfregato le mani, se solo le avesse avute entrambe. In effetti, avrebbe avuto la tentazione di chiedergli qualcosa su quell'imp che aveva visto durante il torneo di gioco d'azzardo, ma era davvero troppo presto per simili domande... e anzi, sarebbe stato meglio cercare da soli la risposta a questa domanda. Non era davvero il caso di destare i sospetti del suo (temporaneo) datore di lavoro. "Perfetto, signori... d'ora in poi, questo sarà il vostro luogo di lavoro! Vi fornirò delle chiavi passepartout, in modo che voi possiate avere accesso a tutte le stanze della casa da gioco tranne che ai miei quartieri personali. Compresi nella paga ci sono vitto ed alloggio, se sceglierete di prendere dimora qui. E con questo... tutto quello che manca è una bella firma, e potrete cominciare a lavorare qui già da domani. Per adesso... avete il tempo di tornare a casa, raccogliere i vostri oggetti personali e trasferirli nelle vostre stanze private. Vi può andare bene, come sistemazione?"

"Mi sembra perfetta! Voi che ne dite?" chiese Timeon, dando una pacca amichevole sulla schiena di Umlo. "Va bene. Allora... alla nostra collaborazione, mister Vancaskerkin!"

"Alla nostra!" esclamarono tutti assieme Umlo, Qael e Samaritha.

"E con l'augurio che questo sia un nuovo inizio, sia per voi che per me!" Saul alzò il bicchiere ancora mezzo pieno di brandy e fece cenno di festeggiare. In effetti, per quanto di regola tendesse ad essere scettico, anche Qael era d'accordo sull'idea che quello avrebbe potuto essere l'inizio di una proficua collaborazione. Se Saul si fosse dimostrato estraneo ai sospetti dei suoi superiori, nulla gli impediva di continuare a lavorare lì.

E se invece fosse saltato fuori che Saul c'entrava qualcosa, sicuramente i suoi superiori gli avrebbero concesso un sostanziale premio una volta ce lui fosse riuscito a dimostrare la colpevolezza dell'uomo.

Per il momento... era una buona sistemazione.

 

oooooooooo

 

Come Qal aveva previsto, i giorni successivi furono alquanto frenetici. I quattro nuovi impiegati del Goblin Dorato erano stati impegnati prima a trasferire i loro effetti personali nelle stanze che Saul aveva loro concesso... e poi a familiarizzare con la casa da gioco, fare conoscenza dei loro colleghi e sapere cosa ci fosse da fare, quando e in che misura. Finalmente, tre giorni dopo la tentata rapina, era arrivato il loro primo giorno di lavoro.

Le prospettive per quanto riguardava la retribuzione erano più che buone, grazie anche all'entusiasmo di Saul per i nuovi arrivati. Non altrettanto si poteva dire però di chi avrebbe lavorato con loro. Umlo, in particolare, aveva presto avuto modo di discutere in maniera piuttosto animata con Bojask, il capo della sicurezza della bisca.

"Non cercare di fare il furbo con me, pelleverde!" ringhiò l'omaccione, piazzandosi proprio in faccia ad Umlo, che sostenne il suo sguardo con aria gelida. "Se ti dico che questi sono i giri di perlustrazione che devi fare, allora questi sono i giri che devi fare! Mi sono spiegato?"

Umlo represse il suo fastidio nel sentire quell'insulto che di solito veniva rivolto ai mezzorchi. In condizioni normali, non avrebbe esitato a dare una lezione a quel galletto presuntuoso, ma in questo caso, il fatto che si trattasse tecnicamente del suo superiore sul posto di lavoro faceva sì che l'irascibile mezzorco tenesse a freno sia la lingua che le mani. Con un ringhio rabbioso, Umlo si mise le mani in tasca e cercò di spiegare le sue ragioni. "Chiedo scusa, signor Bojask. Il fatto è che pensavo che sarebbe stato meglio seguire l'altro percorso a cui le accennavo... ci avrei messo meno tempo, e mi sarebbe avanzato più tempo per tenere d'occhio la sala principale..."

"Tu non devi pensare, amico. Tu devi fare quello che ti viene detto. E' per questo che ti paghiamo, no?" tagliò corto Bojask, puntando un indice al torace muscoloso di Umlo. Senza attendere risposta dal mezzorco sfregiato, Bojask si voltò verso gli altri inservienti e abbaiò altri ordini. "Allora, cosa state guardando? Vi sembra un salotto? Uno spettacolino teatrale? Sbrigatevi a mettere tutto in ordine, che fra un'ora apriamo!"

"Subito!" esclamarono Qael, Samaritha e Timeon, quasi in sintonia. I tre stavano aiutando il resto dello staff a preparare la sala principale per l'apertura di quella sera, ma il fatto che fossero rimasti in così pochi a lavorare per Saul rendeva le cose un po' più complicate del previsto. A parte Bojask, che si era attirato l'antipatia di tutti e quattro a causa del suo carattere brusco e prepotente, in quel momento stavano lavorando con loro i due inservienti dall'aspetto anonimo, Hans e Beyar... oltre che un nano calvo e dalla folta barba castano-rossiccia di nome Larur Feldin, il cui compito era di gestire le operazioni al piano terra. Larur non si era dimostrato esattamente un tipo loquace o con cui si sarebbe volentieri fatto amicizia... ma Qael avrebbe senza dubbio preferito la sua compagnia a quella di Bojask.

"Andiamo, gente. Vogliamo fare bella figura con chi verrà qui questa sera... e più gente viene, più gente dovremo convincere che solo il Goblin Dorato dà loro la possibilità di divertirsi e vincere ricchi premi." affermò Larur, senza mostrare troppo entusiasmo. "E poi ci sarà da fare un po' di pubblicità in giro per Riddleport, quindi non battete la fiacca e preparate tutto entro un'ora!"

"Ricevuto! Un istante che devo mettere a posto il... palcoscenico... sul quale mi esibirò." commento Timeon. Il piccolo halfling stava aiutando a sistemare una piattaforma di legno duro sopra alcuni piedistalli di pietra, e i due inservienti si prodigavano per fissarla e metterla in sicurezza. Nel giro di una ventina di minuti, la pedana era stata preparata, e Timeon ci salì sopra, ballandoci su per un attimo in modo da testarne la resistenza. "Aaah, perfetto! Non per vantarmi, ma sono sicuro che sarà un grandissimo successo!"

Qael non potè trattenere una risata davanti all'entusiasmo del bardo. "Heh... sono davvero curioso di vedere come andrà! Per quanto mi riguarda... io sono pronto per fare la mia parte." disse, facendosi avanti in modo che i suoi colleghi potessero ammirare il suo nuovo abbigliamento - una camicia bianca con sopra una giacca blu-grigia e pantaloni lunghi dello stesso colore, assieme ad un paio di scarpe nere tirate a lucido e una spilla d'argento appuntata sul torace, i capelli raccolti dietro la testa in modo da dargli un aspetto più elegante. "Allora, come sto? Niente male, se mi è concesso di darmi un po' di tono!"

"Sì, è un abbigliamento che la sta davvero bene, signor Clelesa." commentò Samaritha, per poi dare un'occhiata un po' imbarazzata al suo nuovo abbigliamento. Il completo che indossava non lasciava scoperta molta pelle, ma non faceva molto per nascondere le sue forme... e in quel momento Qael e i suoi compagni si stavano accorgendo che le sue forme erano alquanto attraenti, un seno ben proporzionato e le curve tutte al posto giusto! Forse non era quello che si diceva una bambola sexy, ma a renderla così attraente era proprio quello che la rendeva così attraente. Nulla di esagerato, nulla di straordinario... una bellezza elegante e discreta.

Umlo si schiarì la voce e guardò da un'altra parte, sentendosi stranamente imbarazzato. "Anche... anche lei sta molto bene, miss Samaritha." affermò, permettendosi qualche secondo di pausa prima che Bojask lo richiamasse all'ordine. "Quei vestiti le stanno a pennello, dico sul serio."

"Io mi sento un po' troppo elegante così..." affermò la giovane maga. "Ma... immagino che... non posso esattamente lamentarmi. Avevo chiesto a mister Vancaskerkin di darmi un posto dignitoso... e immagino di essere stata anche fortunata. Così potrò restare qui a Riddleport, in una posizione relativamente sicura... per tutto il tempo che mi servirà per entrare nell'ordine dei Glifieri!"

"Bene, bene. Credo che come lavoratori abbiate i numeri per distinguervi." commentò Larur, mentre dava un'attenta occhiata agli abiti di Qael. "Mi sembrate delle persone ragionevoli, quindi sono convinto che non abbiate davvero bisogno di raccomandazioni, ma è sempre meglio essere sicuri che abbiate capito. Voi fate il vostro lavoro, attirate qui quanta più gente possibile, e non immischiatevi negli affari personali di mister Vancaskerkin... e tutto andrà bene. Nel giro di qualche settimana vi si riempiranno i borselli di monete d'oro... e anche le casse della nostra casa da gioco!"

"Bene... facciamo del nostro meglio!" affermò Timeon, scendendo con un balzo dal palcoscenico. "Ora forza, ragazzi, terminiamo i preparativi... e accogliamo i nostri clienti! Questa dovrà essere una serata con i fiocchi!"

"Certamente..." rispose Umlo, per poi riprendere a spostare arredamenti e sistemare i tavoli, seguendo le istruzioni che Larur gli stava dando.

Nel giro di un'ora, tutto il lavoro era stato completato... e Saul Vancaskerkin non poteva essere più contento di come fosse andata. Sembrava quasi che la rapina di appena qualche sera prima non fosse mai avvenuta, e la sala principale del Goblin Dorato era anzi ancora più accogliente ed impressionante! Il proprietario della bisca ammirò i tavoli da gioco ordinatamente disposti e i banchi puliti e tirati a lucido, con la netta sensazione che quella serata sarebbe stata particolarmente proficua. "Ooooh, bene! Vedo che avete fatto un ottimo lavoro. Vedendo ordine e pulizia, i nostri avventori saranno più propensi a fermarsi qui e farsi portare via un po' pù di soldi! Hehehee... e ovviamente, dovrò ringraziare voi per il successo! Ma ora... pensate ad accogliere i clienti e a fare la vostra parte! E state pur certi che io e i vostri colleghi staranno bene attenti a come vi comportate... a parte questo, buon lavoro a tutti voi!"

 

oooooooooo

 

Le previsioni di Vancaskerkin si erano rivelate accurate. Dopo una comprensibile titubanza dovuta alla rapina e al fallimento del torneo di gioco d'azzardo, i clienti avevano cominciato a riversarsi nuovamente nella casa da gioco, attirati dalla pubblicità che era stata fatta e dalle rassicurazioni del proprietario. Quella sera, la sala da gioco risuonava delle esclamazioni, delle grida di vittoria, delle imprecazioni e delle risate di decine di avventori, molti dei quali raccolti intorno ai tavoli... mentre altri erano al bancone del bar, tracannando birra e vino, e altri stavano ascoltando la performance del nuovo bardo, che stava raccogliendo i consensi di una piccola folla riunita attorno al palcoscenico.

Timeon stava suonando un piccolo violino delle dimensioni adatte per un halfling, danzando al ritmo della musica ed esibendosi in volteggi e capriole. Altri avventori si stavano unendo alla danza, trasformando quella parte della casa da gioco in una sorta di teatrino.

Umlo stava facendo un giro di ispezione, passando per i tavoli per verificare che i giochi si svolgessero senza intoppi e che nessuno cercasse di attaccare briga. Per fortuna, la presenza di un muscoloso mezzorco dallo sguardo acuto faceva sì che nessuno tentasse di fare nulla di stupido, ed Umlo stava cominciando a sospettare che forse il suo compito sarebbe stato il meno movimentato...

"Hey, dolshezza, vuoi venirrrre al mio tavolo? Io sharò molto shenerosho..." esclamò la voce di un uomo annebbiato dai fumi dell'alcol, che si stava avvicinando ad una signorina con aria poco rassicurante, la mano che si allungava verso il seno della donna. Quest'ultima lanciò un'esclamazione rabbiosa e gli prese il polso, allontanando da sè il malintenzionato.

"Guarda che io non sono una prostituta, stronzo!" esclamò la donna dai capelli rossicci, vestita in maniera piuttosto trasandata e con una bandana grigia legata sulla testa.

Ma invece che ascoltarla e rinunciare, l'ubriacone si fece di nuovo avanti e cercò di palpeggiare di nuovo la sua vittima. "Hahahaaa! Fai la preshosha, uh? Voi donne avete tutte il voshtro pressho..." mormorò con un sogghigno vacuo. "Bashta che tu me lo dica e..."

"Senti, ho detto che con te non ci sto, dannato beone!" esclamò la ragazza. "Togliti di qui e lasciami godere la serata!"

"Dishi di no con la bocca, ma in realtà mi vuoi, veroooo?" continuò l'ubriacone, che adesso si stava praticamente gettando addosso alla donna e tendeva le mani verso di lei...

Ma per fortuna, si fermò di colpo quando Umlo allungò una mano e lo prese per il colletto, trascinandolo lontano dalla donna. "Buonasera, signorina. Questo caprone vi sta molestando?" chiese, gettando un'occhiataccia all'ubriacone, che lanciò un grugnito di sorpresa e cominciò ad agitarsi e a scalciare. La donna, inizialmente colta alla sprovvista dall'intervento del muscoloso mezzorco, fece un piccolo sorriso di soddisfazione e annuì.

"Bene, bene. Tu molesti la ragazza, e io ti butto fuori a calci." esclamò Umlo con un grugnito rabbioso. Mentre il molestatore continuava a sbracciarsi e a biascicare insulti, il mezzorco lo trascinò via tenendolo per il colletto, lo accompagnò fino all'uscita della sala da gioco, e come aveva promesso lo sbattè fuori con un poderoso calcio nel fondoschiena! L'ubriacone cascò a terra con la faccia in una pozzanghera, tra le risate degli avventori. "E la prossima volta che proverai ad allungare le mani nella nostra casa da gioco, ti costerà qualche dente!"

Furibondo ed umiliato, il molestatore si rialzò, sputacchiando acqua fangosa e massaggiandosi poco elegantemente le chiappe doloranti, per poi scappare tra i vicoli di Riddleport. Umlo chiuse le porte della casa da gioco e si rivolse nuovamente agli avventori, sorridendo da un orecchio all'altro. "Bene, signori, spero che questo spettacolo non vi sia dispiaciuto, anche se non era esattamente in programma! Il signor Vancaskerkin sarà più che lieto di allietare ulteriormente la vostra serata con qualche spettacolo!" esclamò. "Nel frattempo... prego, tornate pure ai vostri giochi, e buona fortuna a tutti voi!"

L'atmosfera nella sala da gioco tornò frenetica e vivace, ed Umlo riprese il suo giro di perlustrazione tra i tavoli da gioco... non prima però che la donna che aveva aiutato lo chiamasse con un cenno del braccio.

"Hey, amico. Grazie per avermi aiutato!" disse la giovane, facendo un cenno di assenso al mezzorco. "Sei un tipo in gamba, sai? Se non fosse stato per te... non mi sarebbe piaciuto per niente quello che quel maiale avvinazzato aveva in mente per me."

"Può stare sicura che quel porco non ci proverà più." rispose il mezzorco con un occhiolino. "Prego, continui pure a godersi la serata... e buona fortuna ai tavoli!"

La donna annuì e tornò al tavolo al quale stava giocando a Golem, mentre Umlo faceva un sospiro soddisfatto e riprendeva la sua perlustrazione. Come prima giornata di lavoro, non si stava mettendo per niente male...

 

oooooooooo

 

"Bene, signori... ecco a voi le vostre birre! Spero che ve le godrete!" esclamò Samaritha, mentre con un po' di difficoltà portava tre enormi boccali pieni di birra schiumante ad un terzetto di avventori che si era concesso una pausa dopo una buona vincita. Diversi dei presentile rivolsero un'occhiata di apprezzamento mentre i tre individui afferravano soddisfatti le loro birre e facevano un brindisi. Uno di loro ebbe la gentilezza di dare a Samaritha alcune monete d'argento come mancia, e la maga dai capelli arancioni ringraziò con un cenno della testa e intascò i soldi. Con un rapido movimento della mano, Samaritha creò delle piccole luci danzanti che fluttuarono delicatamente sopra i boccali ed illuminarono per breve tempo i volti degli avventori, prima di spegnersi e lasciare gli spettatori alquanto stupiti.  

"Wow, niente male, ragazza! Dove hai imparato quell'incantesimo?" chiese uno degli individui.

Con espressione un po' spocchiosa, Samaritha fece volteggiare il vassoio tra le mani. "Oh, è soltanto uno dei trucchetti che insegnano a chi vorrebbe diventare un Glifiere... una maga come si deve non può non conoscere incantesimi come questo!" affermò. "Ed ora... prego, signori, se avete bisogno di qualcos'altro, non esitate a chiedere!"

"Grazie mille! Buon lavoro!" esclamarono gli avventori. Samaritha si recò a servire altri clienti...  e poco lontano, Qael stava lavorando al suo bancone, scambiando monete d'oro con fiches e controllando che non avvenissero imbrogli nè che gli scommettitori barassero. Il mezzelfo devoto di Calistria era concentrato sul suo lavoro... ma nel frattempo, ben attento a non farsi vedere, stava attento a qualsiasi indizio potesse indicare che Saul Vancaskerkin avesse traffici con forze infernali o altre potenze occulte. Dal loro incontro, non aveva certo avuto l'impressione che Saul si intendesse di magia, e anche le sue conoscenze sugli esseri occulti erano scarse... ma una cosa che Qael aveva imparato era di stare sempre attento e non farsi distrarre dalle apparenze. In fondo, Calistria insegnava a celare il proprio desiderio di vendetta dietro una facciata amichevole, e a colpire quando i nemici meno se lo aspettavano. Non era il caso di abbassare la guardia soltanto perchè Saul sembrava relativamente innocuo.

Tuttavia, fino a quel momento non aveva avuto motivo di allarmarsi. Il lavoro al Goblin Dorato pagava bene, i suoi superiori del clericato avevano approvato la sua idea... e non ultimo, il giovane mezzelfo trovava che fosse un posto abbastanza tranquillo, a parte qualche rissa o qualche diverbio di tanto in tanto. E quell'imp che aveva visto durante il torneo - si chiamava Vecchio Graffio, se non ricordava male - non si era più visto.

"Quell'imp è l'elemento che mi dà più da pensare..." riflettè tra sè il mezzelfo, mentre scambiava alcune fiches con un avventore. "Però da solo non significa niente. Devo continuare a cercare... ma quel Saul Vancaskerkin mi sembra un tipo astuto. Sicuramente si sarà premurato di nascondere qualsiasi altra prova di eventuali traffici con gli immondi... e per quell'imp, sicuramente avrà una spiegazione plausibile. No, meglio non avere fretta. Devo attendere che arrivi il momento giusto, e solo quando ho l'assoluta sicurezza che sia colpevole posso denunciarlo ai miei superiori. Se commettessi un errore, non credo proprio che le forze dell'ordine di Riddleport me la farebbero passare liscia."

Fece un sorrisetto amaro a quel pensiero. Parlare di forze dell'ordine per una città come Riddleport era un controsenso, ma Gaston Cromarcky e i suoi agenti si erano comunque premurati di lasciare attiva una divisione di sbirri (tutti al soldo del signore del crimine, si intende) che riuscissero a mantenere una parvenza di ordine. E anche se Saul Vancaskerkin non riscuoteva più i favori del governatore, era comunque meglio andarci piano con le accuse. Senza prove più che concrete, sarebbe stato davvero troppo pericoloso.

"Va bene, in fondo non ho esattamente fretta." pensò tra sè il mezzelfo, gettando un'occhiata ai suoi colleghi anche mentre continuava a consegnare fiches ai clienti e mettere da parte i soldi. "Per adesso, vedo che Umlo e gli altri stanno facendo un buon lavoro... e nemmeno io posso lamentarmi. Potrebbe davvero cominciare a piacermi, questo lavoro..."

"Prego, signore, ecco a lei le sue fiches! Fate il vostro giovo, e buona fortuna!" esclamò Qael, distratto dai suoi pensieri da un cliente che era arrivato in quel momento...

 

oooooooooo

 

"Aaaah, adesso sì che si ragiona." disse soddisfatto Saul Vancaskerkin, osservando da una finestra l'attività che ferveva nella sala da gioco. "Era da un bel po' che non vedevo tanta gente nella mia umile bisca! Hehehee... questo vuol dire che si fanno i soldi, e che le voci si diffondono! Quel Qael e i suoi amichetti sono capitati come il cacio sui maccheroni. Se continuano a lavorare così, non ci vorrà molto prima che il Goblin Dorato torni ai fasti di un tempo!"

Mentre il proprietario del Goblin Dorato continuava ad osservare compiaciuto i clienti che continuavano a puntare e a giocare, notò che il suo inserviente Bojask si stava avvicinando, recando con sè una busta sigillata. L'omaccione aveva un'espressione vagamente inquieta, come se immaginasse che il suo datore di lavoro non avrebbe gradito il contenuto della busta, ma si schiarì la voce e porse la busta a Saul. "Chiedo scusa, mister Vancaskerkin... è arrivata questa missiva per lei." affermò, attirando l'attenzione dell'uomo più basso. "Penso... che sia il caso che lei ci dia un'occhiata."

"Hm? E di cosa mai potrebbe trattarsi?" si chiese Saul, senza mai perdere il suo sorriso divertito. Prese la busta dalle mani del suo inserviente e la aprì con un colpetto della sua protesi-chiave, poi tirò fuori la missiva e lasciò cadere la busta per terra, da dove Bojask si affrettò a raccoglierla. Con espressione interessata, Saul lesse quello che c'era scritto... e fece una breve, secca risatina divertita. Per qualche motivo, si aspettava quello che aveva appena letto. "Hehehee... ma guarda. Quei leccapiedi stanno alzando un po' troppo la cresta, a quanto vedo."

"M-mister Vancaskerkin? C'è qualche problema per caso?" chiese Bojask, dando a sua volta un'occhiata alla lettera. Gli sembrava di riconoscere la grafia... ma Saul ripiegò la missiva prima che la sua guardia del corpo potesse leggere.

"No, nessun problema, signor Bojask." rispose Saul. "Solo... un piccolo contrattempo, che potremo risolvere senza troppi disturbi. Lasci fare a me, ho già a chi chiedere."

 

oooooooooo

 

Nello stesso tempo, da un'altra parte di Riddleport...

"Hmm... il Goblin Dorato, eh?" chiese una voce rude, appartenente all'uomo muscoloso seduto alla scrivania che stava ricevendo degli aggiornamenti da un individuo smilzo seduto là davanti con aria sommessa. "Pensavo che quella squallida bisca da quattro soldi stesse per fallire. Come mai all'improvviso sta tornando in auge?"

"Questo non lo so, signore..." disse l'inserviente, sperando di non incorrere nella collera del suo principale. "Ma... è un fatto che dopo quel torneo fallito, la gente ha ripreso a frequentarla, e sta guadagnando più di quanto non abbia mai fatto in tempi recenti."

"Ma davvero?" chiese l'omaccione seduto alla scrivania. Passò le punte di due dita sul piatto di una sorta di enorme piccone appoggiato accanto a lui, e ghignò sinistramente. "Capisco. A quanto pare quel vecchio relitto di Vancaskerkin non ha ancora imparato a stare al suo posto, eh? Beh... peggio per lui. Vorrà dire che... dovremo ricordargli cosa è successo l'ultima volta! Heheheee... e se dovesse fare il testardo, sarà la volta che me lo toglierò di mezzo per sempre."

Il subordinato deglutì nervosamente. Quando il suo capo sembrava così deciso, non andava mai a finire bene per i suoi rivali...

 

ooooooooooo

 

CONTINUA...    

 

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Capitolo 4
*** L'ombra nel cielo ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti

Libro 3: Seconda Oscurità

 

 

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Capitolo 4 - L'ombra nel cielo

 

Lavorare al Goblin Dorato si stava rivelando un affare proficuo. Grazie alla pubblicità che Saul aveva fatto alla sua casa da gioco, e con l'aiuto dei suoi vecchi e nuovi impiegati che facevano del loro meglio per diffondere voci e far funzionare la baracca, gli affari stavano andando a gonfie vele, e anche Qael e i suoi compagni stavano guadagnando bene.

 

Il mezzelfo devoto di Calistria, tuttavia, aveva un altro problema di cui non riusciva a venire a capo. A parte la presenza dell'imp chiamato Vecchio Graffio durante la competizione di diversi giorni prima, Qael non aveva trovato nulla che collegasse Saul Vancaskerkin ad affari extraplanari. Eppure... per quale motivo la sua chiesa lo avrebbe messo sulle tracce di Vancaskerkin, se non fosse stato coinvolto in qualche losco affare?

 

"Forse mi sto concentrando troppo su una cosa soltanto..." disse tra sè Qael mentre si incamminava verso un piccolo santuario dedicato alla sua dea - Calistria, la dea elfica della passione e della vendetta. In effetti, più che un santuario, il piccolo edificio in mattoni ricordava non poco una casa di appuntamenti. La facciata era dipinta vivacemente in giallo e nero, i colori tipici della dea, e alcune persone erano sedute vicino all'ingresso - due giovani donne in abbigliamento alquanto rivelante e dalle espressioni seducenti, vestite di leggeri abiti bianchi che lasciavano ben poco all'immaginazione. Poco distante da loro, un giovane dal fisico atletico e dai capelli neri ben pettinati, con appena un accenno di baffi e barba sul volto, restava in piedi accanto all'ingresso - indossava soltanto un paio di calzoni corti, gialli con le orlature nere, che mettevano bene in mostra le sue gambe robuste e un paio di stivali neri, e ammiccava a chiunque passasse.

 

Ormai abituato a simili scene, Qael passò davanti agli intrattenitori facendo dei rapidi saluti ed entrò nel tempio. Immediatamente, il suo olfatto venne assalito da un'aggressiva mistura di afrori, un misto di spezie, erbe ed incenso proveniente da un piccolo altare dorato, davanti al quale erano inginocchiati in preghiera alcuni fedeli del Bramato Pungiglione. A condurre la preghiera, chiaramente sotto gli effetti di qualche sostanza stupefacente, si trovava un sacerdote di Calistria di rango più alto, riconoscibile dalle vesti più elaborate e dalla frusta dorata che portava legata dietro la schiena. Un ronzio inquietante provenne da dietro l'altare, e Qael guardò dietro il sacerdote e sobbalzò stupito quando vide che la fonte di quel suono assordante era una vespa gigantesca che svolazzava tranquillamente attorno al gruppo di fedeli, tenendosi ad appena un metro di quota. L'insetto voltò i suoi grandi occhi compositi verso l'iniziato, che si schiarì la voce e alzò una mano in segno di saluto... e con suo grande sollievo, la vespa gigante perse interesse in lui e si appoggiò tranquillamente dietro l'altare.

 

Qael si sedette su uno sgabello non troppo lontano dal punto in cui il sacerdote vestito di giallo e nero stava continuando a predicare il verbo di Calistria - l'importanza di vivere appieno ogni momento, quella di sapersi vendicare al momento giusto dei torti subiti... tutte cose che Qael aveva ben imparato nel corso della sua iniziazione. Finalmente, quando il sermone fu terminato e i fedeli cominciarono a disperdersi, il sacerdote si passò una mano sul volto per darsi una svegliata - le sostanze che aveva in corpo, evidentemente, gli stavano causando un po' di sonnolenza. Quando fu sicuro di poter parlare con il suo compagno di fede senza difficoltà, il sacerdote annuì in direzione di Qael e gli fece cenno di avvicinarsi.

 

"Bentornato, giovane adepto del Bramato Pungiglione." disse il sacerdote superiore, un tipo alto e dal volto smunto, con un paio di zigomi affilati e una cicatrice orizzontale sulla fronte. "Dimmi pure, giovane Qael... sei venuto qui per fare rapporto di quello che hai trovato nella bisca di quel Vancaskerkin?"

"Si può dire così... o almeno, questo è quello che farei se avessi trovato qualcosa di incriminante." rispose Qael con tutta calma, tirando un sospiro. Il suo superiore si sedette su un gradino di pietra vicino all'altare e fece un cenno alla vespa gigante che ancora zampettava dietro di loro. Immediatamente, il minaccioso insetto ripiegò le ali sulla schiena e si quietò come un cagnolino bene educato.

 

"Siediti, figliolo, e racconta pure." disse il superiore. Qael fece come gli era stato chiesto esi schiarì la voce mentre pensava a come iniziare il discorso.

"Bene, padre Idsir... come voi mi avevate chiesto, mi sono infiltrato nel covo di Vancaskerkin e ho cercato indizi di qualche sua cooperazione con le forze degli inferi. Ma a parte la presenza di quell'imp di nome Vecchio Graffio, non sono riuscito a scoprire nulla. Non ho niente che dimostri in maniera definitiva che Vancaskerkin abbia fatto un patto con il diavolo, o cose del genere."

 

"Eppure è bizzarro..." affermò tra sè Padre Idsir con espressione assorta. "Dopo che è stato punito per quello che è successo a Falk Zincher, era in una situazione tale che non credevo proprio avrebbe fatto ancora parlare di sè... Il fatto che adesso Vancaskerkin stia di nuovo cavalcando la cresta dell'onda, e così presto dopo la sua precedente disfatta, tra l'altro... mi viene davvero da pensare che ci sia sotto qualcosa di poco chiaro."

"Forse non si tratta di influenze infernali..." azzardò Qael, dopo averci pensato su per un po'. "Forse è davvero riuscito a tornare ai fasti di un tempo perchè è stato abile e ha avuto fortuna. Il fatto che sia improbabile non significa che sia impossibile."

 

"Può essere." rispose il suo superiore. "Oppure può essere che Vancaskerkin abbia altri benefattori e che quell'imp sia soltanto una coincidenza. Pensi che Vancaskerkin sospetti qualcosa?"

Qael scosse la testa. "Non credo proprio. Non è un tipo che corre rischi inutili. Se sapesse che sto lavorando per voi e lo sto tenendo d'occhio, non esiterebbe neanche per un istante a sbarazzarsi di me. Forse nel senso definitivo della parola." affermò.

 

Idsir annuì lentamente. Si rendeva conto che era stato un po' rischioso mandare Qael per quella delicata missione, ma se doveva essere sincero, non vedeva chi altro se ne sarebbe potuto occupare. "Hmm... capisco." affermò infine. "Ad ogni modo, non possiamo ancora dire per certo se Vancaskerkin sia pulito o meno.  Perciò ho bisogno di chiederti di restargli addosso ancora un po', prima di poter dichiarare che è innocuo."

"Non è un problema." rispose tranquillo il mezzelfo. "Per me è anche conveniente, visto che ci guadagno a lavorare per lui. Ma non si preoccupi, farò il volere della divina Calistria."

 

"Non ho dubbi, figliolo." rispose il suo superiore. "Ora, per quanto riguarda quello che mi hai chiesto..."      

Qael sembrò come energizzato, e alzò lo sguardo speranzoso prima che Idsir potesse continuare. "Avete... avete scoperto qualcosa, padre? Magari anche soltanto dove è andato quel furfante?"

Nella sua foga, Qael aveva preso la manica dell'abito talare di Idsir, che alzò una mano per indurlo alla calma. "Aspetta. Aspetta un momento, figliolo." affermò, per poi staccarsi dalla presa del mezzelfo. "Dimentichi che cosa dice la divina Calistria? Cercare la vendetta è giusto e comprensibile, ma a volte è necessario avere pazienza. Devi avere tutta la pazienza che serve per avere vendetta contro chi ti ha fatto dei torti. E così quando avrai l'occasione di portarla a termine... sarà ancora più soddisfacente, non trovi?"

 

Qael restò per qualche istante fermo dov'era a fissare il suo superiore, ma si calmò quasi subito e annuì. "Certo... certo. Mi perdoni, padre Idsir. E' una cosa molto importante per me, e ho finito per farmi trascinare."

"Va tutto bene. Cerca solo di ricordarti quel è il tuo compito e il tuo ruolo come messaggero della vendetta del Bramato Pungiglione." affermò il suo superiore. "Ad ogni modo, sappi che abbiamo comunque trovato il luogo dove più probabilmente si nasconde la persona che stai cercando, e faremo del nostro meglio per dartene la conferma. Ora vai pure...e mi raccomando, tieni d'occhio Vancaskerkin e informaci se sta tramando qualcosa. Colpisci con il cuore."

 

"Non mancherò." rispose Qael con un inchino rispettoso.  "Colpirò con il mio cuore."

 

 

oooooooooo

 

 

Mentre la vita a Riddleport continuava come niente fosse, i Glifieri avevano il loro bel da fare, impegnati com'erano a cercare di capire cosa volesse dire quella strana macchia che da un po' di tempo  a quella parte appariva davanti al sole per poi scomparire pochi minuti dopo. Anche gli incantesimi di divinazione si erano dimostrati terribilmente vaghi nel dare informazioni su quella strana macchia, e si erano limitati a far sapere che era un cattivo presagio. Persino i Glifieri più esperti, ricorrendo ai loro incantesimi più complessi, erano stati in grado di scoprire soltanto che era un evento che non si era mai verificato prima di allora nella storia di Riddleport.

 

Per la giovane Samaritha, si trattava di un'occasione allo stesso tempo ghiotta e frustrante. Quale occasione migliore per dare prova delle sue capacità ai Glifieri? Ma la sua ristretta scelta di incantesimi voleva dire che non aveva modo di investigare a fondo nè di sapere di più su quello strano fenomeno. Tutto quello che poteva fare era concentrarsi il più possibile sullo studio della cosiddetta "ombra nel cielo" nei momenti di libertà che aveva tra un turno e l'altro al Goblin Dorato. Se non altro, i suoi studi avevano fatto una buona impressione sull'ordine dei Glifieri, quindi era abbastanza ottimista circa le sue possibilità di guadagnarsi il suo ingresso.

 

"E' davvero frustrante. Per non dire preoccupante." disse la giovane mezzelfa, appoggiando un gomito sulla sua scrivania e massaggiandosi la fronte come se le stesse venendo l'emicrania. "Tutti i Glifieri sono impegnati a studiare quell'affare che copre il cielo, e nessuno riesce a cavare un ragno dal buco. Ma bisognerà prima o poi che accada qualcosa..."

 

Samaritha diede un'altra occhiata ai suoi appunti e cercò di scoprire se per caso le fosse sfuggito qualcosa. Ma... no, niente da fare. Più rileggeva quello che sapeva sulla cosiddetta "ombra nel cielo", più si rendeva conto che, molto semplicemente, nessuno aveva abbastanza informazioni da poterle dire per certo di cosa si trattasse. Si manifestava sotto forma di una sorta di nuvola nera che per qualche minuto offuscava il sole, senza mai mostrare alcun ordine nè criterio. A volte era apparsa nel bel mezzo della giornata, a volte all'alba o al tramonto, ma mai nelle stesse ore o sotto le stesse condizioni. E la cosa che forse rendeva ancora più difficile studiarla, era il fatto che in effetti quella strana ombra non aveva praticamente nessuna influenza su quanto accadeva in città. Se da un lato questo era un bene per Samaritha, in quanto voleva dire che l'ombra non era pericolosa per i cittadini, dall'altro aveva avuto un effetto collaterale: sapendo di non correre rischi, i cittadini di Riddleport avevano ripreso la loro vita di tutti i giorni come niente fosse, e non fornivano più così tanto aiuto e supporto ai Glifieri affinchè si scoprisse cosa fosse quello strano fenomeno.

 

"Immagino che la mente umana abbia delle capacità di adattamento davvero eccezionali." disse tra sè Samaritha. "Del resto, immagino che molti, qui a Riddleport, siano troppo occupati a non finire con un pugnale nella schiena perchè gli importi qualcosa di un fenomeno che finora, per quanto bizzarro, si è rivelato innocuo. Ma questo... è un bel problema per i Glifieri. Se solo riuscissi a trovare qualcosa... un indizio che aiutasse i Glifieri a giungere a capo del problema... ma non è un'impresa facile, me ne rendo conto. Che quell'affare sia un campo anti-magia in un formato particolare? O forse qualche manifestazione, una traccia di qualche esperimento magico? Hmm... forse è meglio che mi prenda una pausa. Del resto, tra  non molto ho il turno al Goblin Dorato. Almeno ho avuto la fortuna di trovare lavoro lì..."

 

Samaritha si stiracchiò e prese un sorso da un bicchiere d'acqua, poi iniziò a mettere in ordine i suoi appunti e a prepararsi per la serata. Almeno, il suo lavoro al Goblin Dorato le avrebbe permesso di rilassarsi e di distrarsi dagli attuali problemi.

 

 

oooooooooo

 

 

Quella sera, al Goblin Dorato.

 

La sala da gioco era ancora una volta gremita, e Timeon non avrebbe potuto esserne più contento. Le sue canzoni e le sue esibizioni gli avrebbero di nuovo permesso di portare a casa una discreta somma, in aggiunta a quello che Saul gli pagava per il suo lavoro. Una piccola platea si era riunita attorno a lui per ascoltarlo, e anche gli avventori seduti ai tavoli per scommettere o farsi un boccale di birra davano l'impressione di gradire l'intrattenimento.

 

Umlo doveva ammettere che il lavoro si era fatto un po' noioso, mentre andava in giro per i tavoli a controllare che qualche cliente non barasse o non cercasse guai. Era già da un po' che non c'era stato bisogno di intervenire. Il mezzorco aveva la netta impressione che la fama dei nuovi arrivati si fosse già diffusa, e che gli avventori non avessero voglia di provocare i nuovi dipendenti di Saul.

"Beh, mi annoierò un po', ma almeno è un lavoro che rende." pensò tra sè Umlo, per poi dare un'occhiata ad un tavolo di Ghoulette dove una coppia di gnomi aveva appena vinto una discreta somma. I due piccoletti ebbero il buon senso di ritirarsi finchè erano ancora in testa e corsero da Qael per farsi cambiare le fiches in soldi, e il mezzorco annuì soddisfatto per poi cominciare a dirigersi verso un altro tavolo... 

 

Qualcosa, o meglio dire qualcuno, attirò subito l'attenzione di Umlo non appena si avvicinò al tavolo in cui alcuni avventori stavano giocando a Golem. Uno dei giocatori spiccava per la sua altezza e corporatura - un omaccione muscoloso alto quasi un metro e novanta, dalla pelle abbronzata e dai capelli castano-rossicci tagliati corti, con un naso leggermente aquilino e un paio di piccoli occhi luccicanti e acuti. Sulla parte sinistra del volto presentava una cicatrice che gli distorceva la bocca in un ghigno minaccioso. Era vestito in maniera funzionale ma rozza, con una giacca grigia da lavoro con delle toppe marroni sulle spalle, pantaloni blu e un paio di stivali incrostati di fango. Stava mescolando le carte con notevole abilità, e dava l'impressione di essere un giocatore esperto e smaliziato.

 

Umlo corrugò la fronte. Aveva la netta sensazione di aver già visto quell'uomo da qualche parte...

 

L'omaccione distribuì le carte e si voltò verso il mezzorco, per poi sfoderare un sorriso cordiale ma che comunque non riusciva a dare l'impressione di essere amichevole.

"Salve. Sei uno nuovo di qui." disse l'omaccione. Evidentemente, non era la prima volta che bazzicava da quelle parti. "Saul ha assunto dei nuovi dipendenti. Bene, sembra che la vostra bisca stia avendo un discreto successo, in questi ultimi tempi."

 

"Facciamo del nostro meglio." rispose Umlo, senza mai abbassare la guardia. L'uomo dai capelli castani prese le se carte e ghignò nuovamente vedendo che gli era venuta una mano niente male. "Ma... potrei sapere voi chi siete, signore? Ho l'impressione... che questa non sia la prima volta che vi vedo."

L'omaccione sghignazzò maligno. "Hehehee... come mai tutto questo interesse nei miei confronti? Io sono un cliente come tutti gli altri, e sto avendo un bel po' di fortuna stasera!" affermò. "Ho per caso infranto qualche regola?"

 

"Non ho detto questo..." affermò il mezzorco storcendo il naso. "Dico solo che... non mi giunge nuovo, il vostro volto."

"Probabilmente mi avrete visto in giro all'arena gladiatoria." affermò l'uomo alzando le larghe spalle. "Ora però, se permettete, sono nel pieno della partita, e avrei bisogno di concentrarmi. Se ci sono problemi, potremmo discuterne in seguito, giusto?"

 

Con un po' di riluttanza, Umlo lasciò perdere e cominciò ad allontanarsi dal tavolo di Golem. "No, no, nessun problema. L'importante è che non cerchiate guai." affermò il mezzorco. Si fermò giusto un attimo per gettare un'occhiata significativa all'omaccione, che non sembrò per niente intimorito e fece un gesto amichevole di saluto prima di tornare alla sua partita. A giudicare dall'esclamazione vittoriosa che arrivò dal tavolo pochi istanti dopo, il tizio misterioso stava vincendo ancora...

 

"Non so perchè, ma c'è qualcosa che non mi piace in quel tizio." pensò tra sè Umlo. "Forse è meglio se ne vado a parlare con Mister Vancaskerkin."

 

Dopo essersi assicurato che la sala da gioco fosse in ordine, Umlo si diresse verso l'ufficio del suo datore di lavoro, cercando di dare meno nell'occhio possibile - cosa non troppo facile, vista la folla che si era ammassata. Finalmente, Umlo riuscì a raggiungere una porta di servizio e si diresse verso l'ufficio...

 

Il mezzorco ebbe una piccola sorpresa quando arrivò e si rese conto che non era il solo a voler parlare con il direttore. Saul e il suo gorilla Bojask stavano discutendo con Qael, che era seduto davanti alla scrivania dell' ex-boss della malavita, e dava l'impressione di stare facendo un rapporto molto importante. Immediatamente, il mezzelfo si voltò verso il suo vecchio amico e lo osservò con un po' di stupore.

"Ehilà, Umlo. Che succede? Mi sembra che stasera qui si tenga una riunione." affermò, con un po' di leggerezza.

 

Umlo alzò una mano e fece un segno dell'okay. "Sì, vedo che c'è qualcosa di strano, stasera..." affermò. "Mister Vancaskerkin, perdoni il disturbo. Tornerò subito al mio posto, ma prima avrei bisogno di farle rapporto di un individuo sospetto che ho visto ad uno dei tavoli."

"Era un tizio grande e grosso, con i capelli corti e un ghigno sulla faccia?" chiese Qael. "Perchè se è lui... allora so chi è."

 

Umlo annuì con sicurezza, e Saul sospirò rabbiosamente e si sfregò il pizzetto con la mano che gli restava. "Come dice bene il vostro amico qui presente, signor Umlo... quel tipo muscoloso che avete visto nella sala da gioco è effettivamente un mio nemico personale. Molto personale. Clegg Zincher, il proprietario dell'arena gladiatoria di Riddleport... e uno dei principali responsabili della mia caduta dalla gloria." affermò con rabbia trattenuta.

Umlo schioccò le dita in un gesto di stizza. "Ah... per il fiato di Norgorber, ecco chi mi ricordava quel tizio!" ringhiò. "E che diavolo ci fa qui, in questo momento?"

 

"Beh, certo non è venuto qui per fare un saluto! Tanto più che Zincher non è esattamente conosciuto come giocatore d'azzardo, da queste parti. Ma a giudicare da quanto sta vincendo, evidentemente non sapevamo abbastanza di lui." replicò Bojask. "Detto questo, ha lasciato le armi all'uscita, come prevede il regolamento, si sta attenendo a tutte le norme di comportamento  e non ha infranto nessuna legge, quindi non possiamo semplicemente cacciarlo di qui."

"Ma possiamo comunque tenerlo d'occhio." affermò Saul, ora un po' più freddo e razionale. "Ho l'impressione che la sua presenza nella mia sala da gioco sia un avvertimento... o forse una distrazione. Signor Clelesa... sarebbe così gentile da tenere d'occhio Zincher, in maniera quanto più discreta possibile, si intende? Lei, signor Umlo, torni pure alla sua ronda. Non vorrei che, senza la sua presenza in sala a fare da deterrente, certi elementi si facessero l'illusione di poter scatenare una rissa o molestare le ragazze impunemente."

 

"Certo, signor Vancaskerkin. Non mancheremo." affermò Qael. Lui ed Umlo si congedarono con un inchino rispettoso e tornarono alle loro mansioni, mentre Saul e la sua guardia del corpo restarono dov'erano e attesero che i due inservienti si fossero allontanati prima di riprendere il discorso.

 

"Signor Bojask, quali sono le sue opinioni, riguardo alla presenza di Zincher?" chiese il proprietario della sala da gioco. Distrattamente, picchiettò con la sua protesi-chiave sulla scrivania e gettò una fugace occhiata al ritratto di sè e della moglie defunta.

 

"Credo che per adesso sia meglio lasciargli fare il suo gioco." rispose Bojask senza scomporsi. "Al momento, il Goblin Dorato sta andando bene, e non abbiamo bisogno di esporci più del necessario."

Saul annuì. "Sì, sono d'accordo. Agire frettolosamente andrebbe soltanto a nostro danno." rispose infine. "Lasciamo che Zincher pensi di avere la situazione sotto controllo. Gli daremo corda, e attenderemo che lui ci si impicchi da solo, ma per adesso, ritengo anch'io che sia meglio non farsi provocare." Fece una pausa e raccolse i suoi pensieri prima di riprendere. "Molto bene... per quanto riguarda quell'ordine che avevo fatto, per quando pensate che potranno consegnarmelo?"

"Ho parlato con il responsabile. Mi ha detto che sarà pronto già domani." affermò Bojask.

 

Saul fece un sorriso sottile. "Ottimo. Mi servirà come ulteriore garanzia, giusto in caso il piano non vada come dovrebbe. E per quanto riguarda i nostri due... amici?"

"Ziphras e i suoi ragazzi si occuperanno di loro stanotte." rispose Bojask, sogghignando a sua volta. "Per quanto riguarda loro, non abbiamo più nulla di cui preoccuparci."

 

Saul annuì di nuovo. Tutto stava andando per il verso giusto, a parte qualche inciampo di poco conto. L'arrivo di quel gruppetto di avventurieri scalmanati era stato un imprevisto, ma un imprevisto che alla fine si era risolto a suo favore. Ora quello che lui doveva fare era attendere il momento giusto... e alla fine, sarebbe stato lui a prevalere. Tutti quegli sciacalli che avevano pensato di fare festa sul suo cadavere e trastullarsi con le sue ossa... avrebbero avuto un'amara sorpresa.

 

Gettò di nuovo un'occhiata al ritratto di sè e della moglie. "Aspetta, mia cara Betheda. E' solo questione di tempo." pensò tra sè. "Alla fine, tutta Riddleport pagherà per quello che ci ha fatto."

 

 

oooooooooo

 

 

"E con questo... le scommesse sono fatte! Prego, mostrate le vostre mani!" esclamò il crouper al tavolo da Golem. Il giocatore di fronte a Clegg appoggiò le sue carte a faccia in su sul tavolo da gioco, in modo che tutti potessero vederle...

 

"Non male. Non male davvero, queste carte." affermò Clegg con un cenno della testa. "Ma... sfortunatamente per te, temo di averne di migliori. Che mi dici di queste, dilettante?"

L'omaccione voltò le carte che aveva in mano e le appoggiò con fare sicuro sul tavolo da gioco, lasciando interdetti gli altri giocatori... in particolare, il suo attuale avversario, che digrignò i denti per la frustrazione. Quel dannato stava avendo davvero un po' troppa fortuna per i suoi gusti!

 

"Il signor Clegg Zincher vince questa mano." affermò il croupier con un sospiro rassegnato. Era già da un po' che quel tipo infilava una mano vincente dietro l'altra... e il croupier non potè fare a meno di sentirsi sollevato quando Zincher decise che per quella serata aveva avuto abbastanza fortuna. L'omaccione appoggiò le carte sul tavolo e alzò una mano per dire che si ritirava.

 

"Credo di avere avuto già abbastanza fortuna per stasera." affermò mentre raccoglieva le sue fiches, ignorando volutamente gli sguardi rabbiosi dei clienti i cui soldi erano finiti nelle sue tasche. "Lascio anche a voi la possibilità di vincere qualcosa. Io me ne torno alle mie mansioni... e chissà che non ci si riveda, un giorno di questi!"

"Spero proprio di no..." mormorò uno dei clienti. Clegg lo sentì, ma ci fece una breve risata e continuò per la sua strada, andando a scambiare le sue fiches con una pesante borsa di monete d'oro.

"Ecco. Date una ventina di monete a quei due gorilla che mi hanno tenuto d'occhio." disse Clegg all'usciere, lasciandogli una discreta somma. "Dì loro che è un piccolo omaggio da parte di Clegg Zincher, con i suoi migliori auguri."

Detto questo, Clegg chinò la testa e uscì dal Goblin Dorato, prendendo la strada per tornare a casa sua.

 

Sì, doveva ammettere Clegg, anche se non era stato piacevole entrare nella bisca del suo arcinemico, se n'era comunque andato con un bel po' di soldi in più, e come se non bastasse, tutti quegli idioti avevano concentrato la loro attenzione su di lui, e non avevano badato a quello che stava accadendo da altre parti della bisca.   

 

Per un attimo, Clegg pensò alla possibilità di diventare lui il nuovo padrone del Goblin Dorato una volta che Saul fosse stato tolto di mezzo... ma accantonò ben presto l'idea. No, aveva già troppi progetti in corso per disperdersi con uno in più, e non era sicuro che Cromarcky avrebbe visto di buon occhio un tentativo così esplicito di tenere sotto controllo una fetta più grossa di Riddleport. Meglio prendere le cose con calma e aspettare. In fondo, se tutto fosse andato come da programma, quella vecchia carcassa di Saul sarebbe stato sepolto entro breve...

 

Clegg alzò lo sguardo verso il sole al tramonto e corrugò la fronte nel vedere la massa di ombre che aleggiava nel cielo di Riddleport. Di nuovo quella maledetta cosa. Molti abitanti della Città dei Glifi ci avevano fatto il callo ormai, ma lui no. Ma non era nella posizione di fare molto in proposito, se non sperare che i Glifieri ci capissero finalmente qualcosa, e soprattutto che non fosse un pericolo per i suoi affari...

 

 

oooooooooo

 

 

"Uff... beh, sembra che almeno qui tutto sia in ordine. Che cosa sia venuto a fare quel dannato Zincher da queste parti, non ne ho la più pallida idea, ma almeno non si è rivelato una minaccia." affermò Qael, lieto che il proprietario dell'arena dei gladiatori non si fosse più fatto vedere. Aveva vinto una bella somma, poi se n'era andato senza fare storie, lasciandosi dietro un po' di avventori arrabbiati per aver perso il loro denaro. Alcuni di loro accusavano Clegg di aver barato, ma non c'erano prove per dimostrarlo, e a tutti gli effetti, Clegg si era comportato come un qualsiasi avventore: era venuto, aveva giocato a quello che voleva, e poi se n'era andato dopo aver collezionato le sue vincite. Non c'era stato nulla di illegale... anzi, si era anche dimostrato un giocatore abile. Proprio non capiva cosa stesse tramando quel tizio...

 

I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Timeon. Il bardo halfling si sgranchì la schiena e le spalle mentre si avvicinava al suo compagno, godendosi un momento di pausa dai suoi spettacoli. "Hey, Qael!" esclamò, attirando l'attenzione del mezzelfo. "Cos'è successo da queste parti? Tu e il tuo amichetto mezzorco mi siete sembrati un po' irrequieti, se posso dire la mia."

 

"Hey, Timeon." rispose Qael con un sorriso un po' forzato a causa della stanchezza. "Niente, è che io ed Umlo abbiamo passato gran parte del tempo a tenere d'occhio uno dei tizi al banco di Golem. Hai presente, quello alto e muscoloso con i capelli corti?"

 

"Sarebbe stato un po' difficile non vederlo." commentò l'halfling con un pizzico di sarcasmo. "Sbaglio, o quel tizio era Clegg Zincher, il proprietario dell'arena dei gladiatori?"

 

"Già, ed è un nemico giurato del signor Vancaskerkin. Certo non è venuto qui per fare una partita e andarsene." rispose Qael, lo sguardo fisso verso l'uscita della sala da gioco. Il resto della clientela aveva ripreso a giocare come niente fosse, ed era comprensibilmente contenta che non ci fosse più un concorrente così formidabile ad accapparrarsi tutta la fortuna. "Ma per quanto cerchi in lungo e in largo, non mi sembra che abbia fatto nulla di strano."

 

"Che sta succedendo qui, ragazzi?" chiese Samaritha, arrivando proprio in quel momento e allentando un po' i vestiti da cameriera che indossava. Ormai il turno stava per finire, e la giovane mezzelfa sentiva di avere bisogno di riprendere un po' fiato.

"Ah, ciao, Samaritha... l'hai notato anche tu quel tipo, vero?" disse Qael. "Quel tipo muscoloso che se n'è andato da poco..."

 

"Beh... sì, ho notato che c'era quell'uomo gigantesco che stava vincendo un bel po' a Golem. E che sembrava essere un pezzo grosso, da come ne parlavano gli altri clienti..."

 

"AAAAARGH!" Un urlo proveniente da una delle stanze più interne fece sobbalzare i tre, che si voltarono nel momento stesso in cui un inserviente terrorizzato arrivò da dietro, tenendosi il braccio sinistro e quasi investendo Qael nella foga. Il mezzelfo portò avanti le mani e attutì l'impatto, ma l'uomo spaventato afferrò saldamente la camicia di Qael e cominciò a scuoterlo nel frenetico tentativo di chiedere aiuto.

 

"Aiuto! Aiuto, venite, presto! Il serpente... Il serpente!" esclamò in panico l'inserviente.

   

"Che... che succede, amico? Quale serpente?" chiese Timeon, cercando come poteva di indurre il giovane alla calma. Con una mano tremante, il fuggitivo indicò la porta rimasta aperta della cucina, dalla quale provenivano dei rumori inequivocabili - era in corso una lotta da quelle parti! 

Qael e Samaritha non persero tempo e si affrettarono verso la stanza dove si svolgeva la lotta - trovandosi davanti il terrificante spettacolo di un terrificante serpente dalle squame scarlatte, lungo almeno tre metri e grosso come il braccio di un uomo, che affondava le sue zanne nel trapezio di un cuoco, costringendolo a terra con un grido di dolore!

 

"Cosa? E quello da dove viene?" esclamò Timeon, arrivando in quel momento dopo essersi assicurato che l'inserviente fosse al sicuro. Qael non perse tempo e si gettò in aiuto del malcapitato cuoco, che cercava debolmente di togliersi di dosso il mostruoso serpente. Il mezzelfo afferrò la frusta che portava appesa alla cintura e la fece schioccare vicino al corpo del serpente, che si rese conto del pericolo e si distrasse dalla sua preda, lasciandolo andare. Sibilando rabbiosamente, il mostruoso rettile si voltò verso Qael e aprì le bocca per mostrare un paio di enormi zanne ricurve dalle quali gocciolava un liquido chiaro che sicuramente era veleno.

 

"Vattene via, bestiaccia!" esclamò Qael, facendo di nuovo schioccare la frusta vicino al volto cuneiforme dell'enorme serpente. Con un sibilo, l'animale si acquattò al suolo e fece saettare la sua lingua biforcuta e si preparò a scattare verso la gola del chierico di Calistria, che si mise in guardia e schivò abilmente il primo attacco.

"Attento, Qael!" esclamò Samaritha, entrando a sua volta nel locale della cucina e puntando una bacchetta metallica contro il rettile. Pronunciò una parola magica in elfico, e dalla bacchetta scaturì un dardo di energia verdina che colpì l'animale con precisione mortale, facendolo contorcere per l'improvviso dolore.

 

"Signorina Samaritha! Stia attenta a non correre rischi!" esclamò Qael, mentre il serpente si rimetteva in guardia e si apprestava ad affrontare entrambi.

"Non preoccupatevi per me, signor Clelesa." affermò la maga. "Piuttosto, lei pensi a prestare a quell'uomo le prime cure. Lei è un chierico, giusto?"

 

"Sì, d'accordo." rispose Qael. "Ma lei non cerchi di strafare." Con queste parole, Qael si affrettò verso il banco dietro il quale l'uomo ferito si era rifugiato, tenendosi il punto in cui era stato morso con il volto contorto in una smorfia di dolore. Il serpente scarlatto scattò verso di lui, solo per ricevere un altro Dardo Incantato dalla bacchetta di Samaritha e ritirarsi con un sibilo minaccioso.

Qael riuscì a raggiungere il cuoco e scostò attentamente la mano per vedere cosa gli aveva fatto il serpente. La ferita aveva un aspetto inquietante, essendo data da due file di piccoli denti seghettati accompagnati da due fori più grandi corrispondenti alle zanne velenifere. La pelle attorno alla ferita si stava tingendo di un poco salutare colore violaceo, e i due buchi delle zanne sanguinavano copiosamente rispetto alle loro dimensioni.

 

"Merda... il veleno dev'essere già entrato in circolo." disse Qael estraendo un piccolo pugnale dalla veste. L'uomo ferito mugolò per il dolore e la paura e cercò di sottrarsi, ma il mezzelfo alzò una mano per dirgli che era tutto a posto. "Va... va tutto bene, amico! Non sono qui per farti del male! Però devo inciderti quella ferita, e cercare di far uscire un po' di sangue, per ridurre il veleno che hai in corpo."

"Uuugh... fai... fai presto allora..." mormorò il cuoco sudando freddo. Con attenzione, Qael tracciò i fori delle zanne con la punta dell'arma e allargò le due ferite quel tanto che bastava per far uscire qualche rivoletto di sangue...

 

Samaritha, da parte sua, stava giocando ad un gioco molto pericoloso. Cercando di tenersi a distanza di sicurezza dal serpente, la mezzelfa attendeva il momento giusto per lanciare un incantesimo... e quando il rettile si ritirò, ferito ed irritato, Samaritha fece un elegante movimento con il braccio, e un campo di forza giallo che prese la forma di un pettorale apparve sul suo corpo. "Io invoco le forze arcane perchè mi proteggano!" esclamò la giovane donna.

 

Il serpente rosso sibilò di nuovo, mentre Samaritha, resa un po' più baldanzosa dalla sua protezione magica, si avvicinò all'animale con il coltello sguainato. "Okay... adesso vattene... vattene, e non sarò costretta a farti del male, okay, serpentello troppo cresciuto?" mormorò. Teneva la bacchetta magica ben alzata nell'altra mano e la agitava in direzione del serpente, pronta a scagliare un altro Dardo Incantato nel caso il rettile avesse cercato di attaccare di nuovo. Dietro di lei, Timeon si teneva pronto, tenendo ben stretta una piccola balestra carica.

 

Finalmente, il serpente ruppe gli indugi e scattò verso Samaritha. La sua velocità e i suoi riflessi erano fulminei, e Samaritha fece appena in tempo a vedere le sue zanne velenifere all'interno della bocca spalancata prima che questa si chiudesse... sullo schermo di energia magica che la mezzelfa aveva creato su di sè. Con un sibilo irritato, il serpente si ritirò... e Timeon premete il grilletto della sua balestra, scagliando un quadrello contro il rettile!

 

Ma la mira dell'halfling lasciò un po' a desiderare. Il quadrello sfrecciò verso il bersaglio, ma lo mancò di almeno una spanna e si piantò nel muro. Timeon soffocò un'imprecazione e cercò immediatamente di ricaricare la sua arma, mentre Samaritha raddoppiava i suoi tentativi di tenere a bada la bestia. Con un sibilo, il serpente scattò di nuovo verso Samaritha, e per un istante, sembrò che fosse riuscito ad affondarle le zanne velenose nel braccio sinistro... ma per fortuna, quando Samaritha tirò indietro il braccio con un urlo allarmato, e un pezzo di stoffa restò nelle fauci dell'animale, la maga tirò un sospiro di sollievo nel vedere che non era riuscito a ferirla. Samaritha sferrò un fendente davanti a sè con il suo pugnale, ma il serpente scarlatto si era già allontanato e messo a distanza di sicurezza...

 

"Dardo Incantato!" esclamò Samaritha. Un altro strale di energia scaturì dalla bacchetta e colpì il serpente, che si contorse per il dolore e cercò di mordere la sua avversaria. Ancora una volta, Samaritha riuscì ad evitare l'attacco, dando a Timeon il tempo di ricaricare la sua balestra e tentare di nuovo. L'halfling menestrello cercò di mirare nuovamente alla testa o al collo dell'animale, ma strinse i denti ed imprecò tra sè quando si rese conto che i movienti del rettile lo rendevano un po' troppo difficile da colpire...

 

Samaritha riuscì a portarsi fuori dalla portata delle fauci del serpente... e poi lanciò un altro incantesimo, sperando che fosse la volta buona in cui lo avrebbe tolto di mezzo. La giovane donna alzò una mano e ne puntò il palmo contro il rettile.

"Frastornare!" esclamò, e scagliò un'ondata di energia contro il nemico. Il serpente venne colto da un tremitio e fece di nuovo saettare la sua lingua biforcuta. Il colpo non gli aveva inflitto danni veri e propri, ma lo aveva lasciato stordito quel tanto che bastava affinchè Timeon potesse scagliare un altro quadrello.

"Adesso, Timeon! Prima che si riprenda, scaglia il tuo colpo!" esclamò la mezzelfa.

 

L'halfling bardo stava già entrando in azione, prima ancora che Samaritha potesse terminare la frase. Il dardo sfrecciò in aria e trafisse il rettile, colpendo alla gola, e un attimo dopo, l'animale si abbattè al suolo e si contorse spasmodicamente per qualche istante prima di immobilizzarsi per sempre.

"Bel colpo, Timeon!" affermò Samaritha con un lieve sorriso. Si voltò verso l'halfling, che fece il segno dell'okay e sfoderò un sorrisetto vittorioso... poi rivolse la sua attenzione a Qael, che era ancora impegnato ad assistere il cuoco rimasto ferito. "Qael, tutto a posto? Come sta quell'uomo?"

 

"Non troppo bene, ho paura." ammise il mezzelfo chierico. "Quel dannato serpente gli ha affibbiato un bel morso. Il veleno è già entrato in circolo, e senza un incantesimo specifico per neutralizzarlo, non sono in grado di fare molto per lui."

"Diavolo... se solo avessi un'antitossina, o cose del genere..." affermò Timeon. "Aspettate, forse il signor Vancaskerkin ne possiede qualche dose. Andrò subito a chiederglielo."

 

"Okay! Noi restiamo qui a badare al ferito." affermò Qael. "Vai a chiamare Umlo, già che ci sei!"

Timeon annuì e corse in cerca del proprietario della bisca, mentre Qael lanciava qualche semplice incantesimo di stabilizzazione sul cuoco, che strinse i denti e riprese un po' le forze. Samaritha si chinò sul ferito per assisterlo, e i suoi occhi colsero qualcosa che era caduto vicino ad una credenza - un foglio di carta giallastra, sul quale era scritto qualcosa in una grafia un po' incerta...

 

 

oooooooooo

 

 

Saul Vancaskerkin e la sua guardia del corpo Bojask non persero tempo a recarsi sul luogo dove si era svolto il combattimento - e il proprietario della bisca, accompagnato anche da Timeon ed Umlo, aveva portato con sè una fiala di antitossina, una semplice preparazione alchemica composta da estratti vegetali e minerali polverizzati che avrebbero dovuto neutralizzare il veleno. Saul consegnò la fialetta a Samaritha, che versò con attenzione il preparato nella bocca del ferito. Pochi minuti dopo, l'uomo iniziò a respirare regolarmente e la sua pelle riprese un colorito sano, anche se la parte attorno alla ferita rimase dello stesso colore violaceo che aveva assunto prima.

 

"Allora, come stai?" chiese Qael, non appena vide che l'uomo stava aprendo gli occhi. Ci mise qualche istante a riprendere del tutto conoscenza, ma sembrò già abbastanza lucido da rispondere alla domanda.

 

"Uuuugh... io... io... mi sento come se Gorum mi avesse calpestato il cranio... ma a parte questo me la caverò." affermò il cuoco. "Io... stavo cominciando a preparare la cena per il signor Vancaskerkin e il resto dello staff... quando all'improvviso, aprendo una credenza, mi sono trovato davanti quella bestiaccia... e mi ha morso..."

Saul corrugò la fronte con evidente sospetto. "Capisco. E non hai visto chi può essere stato a mettere lì quel serpente?" chiese, al che il cuoco rispose scuotendo la testa desolato.

 

"Mister Vancaskerkin, se permettete... io credo di sapere chi dobbiamo ringraziare." affermò Samaritha, mostrando il foglio che aveva trovato poco prima. Qael prese il foglio dalle mani della collega e ci diede una rapida occhiata, poi lo mostrò a Saul e a Bojask.

 

"Già... non serve davvero una gran fantasia, capo." commentò la guardia del corpo dell'ex-malvivente con acredine. Il foglio mostrava semplicemente un rozzo disegno di Saul, con l'unica differenza che gli mancavano entrambe le mani... e sotto quella raffigurazione si poteva leggere una breve minaccia.

 

Vorresti fare l'accoppiata delle tue mani, Saul?

Fai le valigie, sparisci da questa città, e te la caverai.

 

Saul prese il foglio con la mano che gli restava e ci diede un'occhiata... poi, con disdegno, scosse la testa e fece una palla del foglio. "Bah. Questo andrà bene per pulirmi dopo essere andato in bagno." affermò con disprezzo, poi fissò tutti i suoi dipendenti lì riuniti. "E va bene, quel bastardo di Zincher ci ha colti di sorpresa, per stavolta. Ma se crede di spaventarmi, resterà deluso. Non mi sono risollevato dalla polvere solo per arrendermi adesso. E voi, tornate pure alle vostre mansioni. Questo è stato un incidente di poco conto, tutto sommato."

 

"Va... va bene, mister Vancaskerkin." rispose Umlo. "Come ci dovremmo comportare con Zincher? Un simile insulto non può restare impunito!"

"Certo che no." rispose Saul con un ghigno amareggiato. "Ma come ho detto, avere fretta ci porterà soltanto problemi. Aspettiamo e continuiamo a condurre i nostri affari come se nulla fosse successo. Per quel dannato sarà come fumo negli occhi, ne sono sicuro."

 

"Zincher proverà di nuovo ad ostacolarci." affermò Umlo, sapendo di dire un'ovvietà. "E la prossima volta sarà sicuramente più preparato."

Il ghigno di Saul si fece più convinto, quasi predatorio. "Oh, su questo non ci piove." affermò. "Che venga. Che venga pure, quel bastardo. Non aspetto altro che faccia il passo più lungo della gamba. Prima o poi farà un errore, e allora sarà la nostra occasione di dargli il benservito!"

 

Qael non potè impedirsi di sorridere in segno di approvazione. Per un fedele di Calistria come lui, vedere qualcuno che cercava di vendicarsi di chi lo aveva rovinato era motivo di soddisfazione, e del resto anche lui era in una posizione simile. L'unica differenza era che ancora non sapeva dove si trovava la persona sulla quale lui cercava vendetta. Ma per quello, si disse tra sè il mezzelfo, era solo questione di tempo.

 

 

oooooooooo

 

 

I venti notturni si erano placati e una leggera nebbia saliva dalla palude mentre Angvar e la sua complice/amante Thuvalia avanzavano lentamente, facendosi luce con una lanterna e con un piccolo globo di luce magica che il mago aveva creato sul palmo della sua mano sinistra. Davanti a loro, un globo di luce tremolante illuminava un pezzo di sartiame di nave che sporgeva dalla superficie dell'acqua. Per i due malviventi, questo non poteva essere che la conferma che si trovavano al posto giusto - il luogo dell'incontro che avevano concordato in precedenza con Vancaskerkin.

 

"Ci siamo, cara. Questo è lo Sperone." affermò l'uomo, tenendo pronta una bacchetta magica in caso di pericolo. "Tra un po' dovremmo vedere quel verme di Vancaskerkin. E allora spero per lui che non si sia dimenticato della ricompensa."

"Non so se sia stata una buona idea venire qui, caro. Non mi fido di Vancaskerkin." ribattè la sua amante storcendo il naso e tenendo la mano vicina all'elsa del suo stocco. "Se conosco quel bastardo bene come credo, sicuramente troverà una scusa per non pagarci quello che ci deve."

"Vorrà dire che lo costringeremo." rispose Angvar senza scomporsi. "Abbiamo fatto tutto quello che ci aveva chiesto, e l'interferenza di quel branco di ficcanaso non era assolutamente prevista. Non gli permetterò di addurla come scusa per fotterci."

 

Thuvalia annuì e si guardò attorno con circospezione mentre i due aspettavano immersi nella semioscurità di quel luogo inquietante. Ogni tanto, qualcosa si muoveva appena fuori del loro campo visivo, e quando Angvar si voltò nela direzione da cui proveniva il fruscio, vide alcuni scarafaggi grandi come gatti che sgattaiolavano tra le rocce e tra i pezzi del relitto. Con un verso di disgusto, l'uomo spostò nuovamente lo sguardo sulla lanterna...

 

Finalmente, quando ormai sia lui che Thuvalia cominciavano a stancarsi di aspettare, videro qualcuno apparire da una stradina sassosa che si inerpicava su una rupe vicina. A giudicare dalla statura e dalla figura tozza, dava proprio l'impressione di essere Saul, e Thuvalia tirò un sospiro esasperato e si voltò verso il nuovo arrivato, puntandogli contro la lanterna.

 

"Ah, finalmente sei arrivato, razza di pendaglio da forca!" sibilò la donna con la benda sull'occhio. "Allora, ti sei degnato di darci finalmente quello che ci... spetta...?"

 

La donna si bloccò di colpo quando vide che, chiunque fosse quell'individuo, non era certo Saul Vancaskerkin. Si trattava di una sorta di ratto umanoide alto poco più di un metro e mezzo, ricoperto da una corta pelliccia grigia, con addosso dei vestiti stracciati e insozzati di sangue, polvere ed altre amenità, con una lunga coda glabra e disgustosa che si agitava lentamente dietro di lui. In una mano, teneva un grosso coltello ricurvo, mentre nell'altra impugnava una piccola balestra carica, e i suoi incisivi sporgevano minacciosi dalle mascelle. Un paio di piccoli occhi sanguigni fissavano avidi i due malviventi da un muso affusolato e sporco del sangue di qualche recente vittima.

 

Angvar corrugò la fronte. Che ci faceva lì un ratto mannaro?

 

"Aaaah, eccovi qui!" esclamò il ratto umanoide, leccando la lama del suo coltello in maniera rivoltante mentre si avvicinava. Improvvisamente, qualcos'altro si mosse tra le rocce... e altri due ratti mannari sbucarono fuori dal nulla, accompagnati da un piccolo branco di ratti giganteschi, ognuno dei quali era grande come un cane da caccia! Una serie di squittii e stridii inferociti risuonò attorno ai due criminali, che afferrarono rapidamente le loro armi e si guardarono attorno spaventati. "Benvenuti. Siete arrivati proprio al momento giusto. Il signor Vancaskerkin mi aveva detto che vi avrei trovato qui proprio adesso... tutto esattamente come previsto! Voi teppistelli da quattro soldi siete così prevedibili."

 

"Cosa?" esclamò Angvar, tenendo ben stretta la sua bacchetta magica. "Che... che significa questo? Tu chi sei?"

"Ti... ti ha mandato Vancaskerkin, vero?" esclamò Thuvalia, cercando di non mostrare paura mentre i ratti mannari e i topi giganti si avvicinavano sempre di più.

 

"Mi basti dire che Saul Vancaskerkin vi manda un messaggio." affermò il primo dei ratti mannari. "Vi ringrazia per la collaborazione. Ma adesso non gli servite più. Quindi... con i migliori auguri del signor Vancaskerkin, vi mando anch'io tanti saluti! Fateli a pezzi!"

 

I ratti mannari e i loro animaletti addestrati si lanciarono su Angvar e Thuvalia come uno solo, e il mago alzò la bacchetta per lanciare un incantesimo... solo per ritrovarsi con un quadrello di balestra nel braccio ed essere costretto a mollare la presa sulla bacchetta con un breve grido di dolore.

"Angvar, caro!" esclamò Thuvalia, sfoderando il suo stocco e piazzandosi davanti a lui in un disperato tentativo di proteggerlo...

 

Ma fu un tentativo inutile. Un attimo dopo, il gruppo di ratti mannari e topi giganti fu addosso ai due con artigli ed incisivi, e cominciò a farli a pezzi. Le urla dei due malviventi riecheggiarono tutt'attorno, mentre il loro sangue schizzava ovunque, e il gruppo di ratti mannari e topi giganti cominciava a condividersi le loro carni...

 

Il capo dei ratti mannari restò a guardare compiaciuto il massacro che si stava compiendo. Una questione aperta che era stata chiusa, e due potenziali testimoni scomodi ridotti al silenzio.    

 

"Il signor Vancaskerkin sarà contento." squittì con un ghigno feroce. "E ora, aspettiamo il prossimo atto della commedia."

 

 

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CONTINUA...

 

 

 

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