Cartastraccia

di Shireith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo ***
Capitolo 2: *** Atto secondo ***



Capitolo 1
*** Atto primo ***


Cartastraccia
Atto primo


01. you need to remember

 Quello che una scienziata sa, pensa, e dice è basato sulla realtà. La realtà è basata sui fatti.
 Fatto numero uno: il tempo non è lineare. Non è un filo.
 Sarebbe facile, se lo fosse, immaginare il momento esatto in cui il filo si attorciglia per formare un nodo. Ogni notte, mai alla stessa ora, il nodo si stringe, intrappolandola sola con il suo peggior nemico.
 Sé stessa.
 
 Shiho ricorda tutto. Qualcosa in lei urla: non dimenticare – e allora Shiho ricorda. Quello che ha fatto. Cosa, chi, si è lasciata alle spalle.
 
 
 Di notte, la città è tranquilla. Di notte, i suoi sensi si risvegliano, irrequieti, e qualcosa dentro di lei si fa carne viva, la mangia da dentro, le striscia sotto pelle come tanti ragni.
 C’è qualcosa di estremamente delicato nel modo in cui Shinichi le sfiora una spalla con esitazione, eppure Shiho vorrebbe ritrarsi come se bruciasse. Trae un respiro profondo, intimando a sé stessa di non sottrarsi, di non accartocciarsi su sé stessa come cartastraccia. La stanza è immobile, la brezza che entra dalla finestra le solletica la pelle. Shinichi non si muove.
 «Non riuscivo a dormire», dice Shiho, osservandolo piegarsi in avanti per prendere uno dei fogli disseminati sul tavolo. I suoi occhi scorrono sui numeri come se potesse capirli.
 Potrebbe, in effetti. Shinichi è quel tipo di persona che può tutto. Dagli un po’ di tempo e sarebbe capace di sottrarsi a qualsiasi impiccio uscendone vittorioso. È fatto così, e Shiho lo trova dannatamente fastidioso che non può fare altro che renderlo una pedina nel suo gioco. Provocarlo è sorprendentemente facile, se solo sai come giocarti le tue carte. Ma Shiho è troppo stanca per star dietro al suo stesso gioco, e tutto quello a cui riesce a pensare è che non dovrebbe bere caffè a quest’ora della notte.
 «Hai avuto un altro incubo?»
 Shinichi prende una tazza e versa un po’ di caffè a entrambi. Shiho si morde l’interno della guancia come a volersi ammonire, ma non protesta mentre osserva Shinichi prendere dello zucchero.
 Funziona così: due cucchiaini, se Shiho non c’è, o se Shinichi è davvero in vena di provocazioni. Uno, se quel giorno Shiho è particolarmente generosa nei suoi confronti o se Shinichi vuole provocarla ma non troppo. Zero se lei è nei paraggi e Shinichi non ha voglia di provocarla. O se è lui a sentirsi particolarmente generoso nei suoi confronti.
 Uno, pensa Shiho. Ne sta per mettere solo uno.
 Per un attimo, è sicura di averci azzeccato. Ma poi Shinichi scuote la testa. «Fa male.»
 Lei arcua un sopracciglio come a sfidarlo. «Lo zucchero?»
 «Il caffè.»
 Shinichi prende le due tazze e butta via il caffè nel lavandino. La protesta che Shiho ha pronta in mente muore quando non sa bene come articolarla.
 «Dovremmo dormire.»
 Shiho vede le parole non dette muoversi nella testa di Shinichi. Lei dovrebbe dormire.
 La stanza è immobile. Shinichi è immobile. La luce della luna disegna i contorni della figura e Shiho lo osserva come si fa con un quadro. È uno di quei momenti che vorrebbe poter congelare nel tempo – vorebbe prendere il filo e fare un nodo bello stretto, costringerlo a lasciarli in uno spazio di tempo indefinito.
 «Non vieni?»
 «Dammi solo un minuto.»
 È una bugia, così palese sulle sue labbra che Shiho si chiede se Shinichi non possa vederla mentre cade. 
 
 
 Non sa bene che ore siano quando lo raggiunge a letto. È incredibilmente tardi o incredibilmente presto, dipende da come la si vuol vedere. 
 Si sente vuota e intorpidita, le palpebre pesanti. Shiho sa che non appena le chiuderà i fantasmi scivoleranno via dalle ciglia e le strisceranno dentro come insetti. La sola immagine accentua il suo senso di nausea. 
 Qualcosa in lei urla: non dimenticare – e allora Shiho ricorda. Ancora, e ancora, e ancora. 
 

NOTE ➺ Questa storia è... uscita, in qualche modo. Non so come, ma nonostante i molteplici WIP che avevo iniziato per questa CoAi Week, non sono riuscita a terminarne uno EQQUINDI ennesima ShinShi senza trama, just vibes. Tecnicamente è una delle poche volte in cui scrivo di loro due in una relazione romantica, ma trovo molto divertente farlo perché combinare questi due è sempre una sfida.
Grazie a chiunque abbia letto fin qui; non so se riuscirò ad aggiornare tutti i giorni in tempo, ma ci proverò! <3

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Capitolo 2
*** Atto secondo ***


Atto secondo


02. disaster

 «Ce n’è ancora un po’?»
 «Di caffè o di fondotinta?»
 La risata di Shinichi in risposta è puramente canzonatoria, ma non sembra avere particolare effetto su di lei.
 «Non ti farebbe male coprirti quelle occhiaie.»
 «Stai benissimo anche tu.»
 Shiho gli scocca un’occhiata sornione da sopra la spalla e Shinichi si domanda se lei sappia che dopotutto è la verità. La sua capacità di apparire impeccabile anche nella peggiore delle ipotesi è ammirevole, per quanto preoccupante.
 Shiho si sofferma ancora una volta sul suo riflesso nello specchio, apparentemente soddisfatta. Gli si fa vicino senza che lui sia capace di staccarle gli occhi di dosso.
 «Se non vuoi», tenta lui, «siamo ancora in tempo per inventarci una scusa.»
 Pochi centimetri li separano e Shinichi può vedere il movimento degli occhi di Shiho che si alzano al cielo, le sue mani impegnate a sistemargli la cravatta più per tenersi occupata che per rimediare a un effettivo errore. «Te l’ho detto, non è un problema.»
 Shinichi si stringe nelle spalle, inseguendo un pensiero che assume la forma di una patetica scusa non appena gli dà voce. 
 «Non è esattamente la cosa più romantica del mondo passare le vacanze a una festa organizzata dal distretto di polizia.»
 «Perché il tizio trovato morto in mutande era romantico?»
 Shinichi schiocca la lingua. È successo solo… una volta? Due? No, in effetti no: è successo spesso, più spesso di quanto non voglia ammettere. È imbarazzante, davvero, la quantità di sfortuna che ha.
 Ma da quando stanno insieme, è successo solo una volta.
 Shiho piega la testa di lato. «Devo riconoscerlo, però», aggiunge, «che era la prima volta che mi capitava di vedere qualcuno essere ucciso mentre faceva la pipì.»
 E non ha bisogno di sapere quante volte è successo a lui. (Shinichi non sa se conti nella lista di persone uccise mentre facevano la pipì, se il tizio in questione doveva ancora slacciarsi i pantaloni. Pensa di no, ma è difficile da dire senza molti precedenti di sorta.)
 «Poteva andare peggio. Poteva non essere pipì.»
 C’è qualcosa di stranamente divertente nell’immagine che gli si presenta in testa che Shinichi non può fare a meno di scoppiare a ridere alla sua stessa battuta – e Shinichi sa che sfiora il patetico, ma sa anche che gli sta bene così non appena vede che fa un certo effetto anche a Shiho. Non è una che si arrende così facilmente, ma Shinichi è sicuro di vedere un sorriso malcelato danzarle sulle labbra per il tempo di un battito. 
 «Mi farò perdonare, te lo prometto.»
 «È quello che hai detto anche l’anno scorso.»
 «Non ho detto che mi sarei fatta perdonare quest’anno.»
 Per un attimo, una parte di Shinichi teme che Shiho possa strangolarlo con la cravatta – con affetto, o come monito, al massimo – ma l’attimo passa e Shinichi è ancora vivo. Shiho si gira e lo lascia lì, il ticchettio dei suoi passi sul pavimento che scompare piano piano.
 «Ti aspetto in macchina.»
 Shinichi non si fa intimorire – sa che sarà una serata indimenticabile.
 
 
 I disastri, dopotutto, contano come esperienze indimenticabili. 
 Giusto? 
 In sua difesa…
 «Come potevo sapere che qualcuno sarebbe stato ucciso in una stazione di polizia?»
 «È la prima volta che succede, in effetti. Ed è la prima volta che sei stato invitato.»
 Dietro le spalle di Takagi, Shiho contrae le labbra in un ghigno così familiare che per Shinichi è come uno schiaffo in faccia. 
 Shinichi incassa il colpo conficcando la testa tra le spalle. «Grazie, Takagi»
 C’è stato uno scandalo nell’università per cui lavora Shiho. Il suo (ex) capo è stato licenziato per aver inviato foto sconvenienti alla persona sbagliata. Shinichi l’ha presa in giro per circa un mese prima che la cosa smettesse di essere divertente, ma Shinichi si è goduto ogni minuto. Un uomo che tradisce la moglie con la sua segretaria – e Shiho dice sempre che è lui il folle per aver scelto una carriera in cui scandali matrimoniali e amanti gelosi sono all’ordine del giorno.
 Ma questo?
 Questo le batte tutte.
 «Dimmi, per l’anno prossimo», dice Shiho una volta che sono di nuovo soli, «un Babbo Natale morto, forse?»
 Shiho piega le labbra in un sorriso sempre più ampio. Shinichi le stringe quasi fino a farle scomparire. Ha sempre saputo a cosa andava incontro nel momento stesso in cui si è reso conto di essersi innamorato di lei, ma a volte – solo a volte – non gli dispiacerebbe avere l’ultima parola.
 

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