Cercatori

di Dart Anevon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Estratto della Guida del Cercatore ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** INTRODUZIONE al Volume 2 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 26: *** Estratto della Guida del Cercatore ***
Capitolo 27: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 34: *** Estratto della Guida del Cercatore ***
Capitolo 35: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 50: *** Estratto della Guida del Cercatore ***
Capitolo 51: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 46 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*



 

*



 

*




*


 

Indefinito

 

                                             Indefinito?

 

           Sì

 

Se c'è l'indefinito esiste anche il definito. Prima scoperta. Scoperta?”

Comprensione! Ritrovamento!”

Allora esistono anche cose che non sono scoperte?”

Si chiamano nascoste!”

Nascoste. Non note. Esiste ciò che è noto allora.”

Si chiama realtà.”

Seconda scoperta. Cosa sono questi?”

Sono pensieri!”

Sono noti perché so che ci sono.”

Sì.”

La realtà è allora fatta di pensieri.”

La realtà è interpretata dai pensieri.”

Esistono più realtà allora?”

Ognuna per tutti coloro che la interpretano con i pensieri.”

Io penso. Io so di pensare. Quindi ho una realtà. Ma ci sono anche altri che pensano.”

Sì”

Terza scoperta. Gli altri sono qui?”

No!”

Ma tu ci sei. Pensi dentro i miei pensieri.”

Sì! Io penso ma non sono un altro.”

Non capisco. Nessuna scoperta.”

Nessuna.”

Sento.”

Sentire. Percepire. Provare.”

Provo qualcosa.”

Cosa?”

Non so.”

Si chiama caldo.”

Caldo! Allora c'è anche il suo contrario.”

Freddo!”

Io provo caldo! Sì. Tanto.”

Sì.”

Mi fa male.”

Lo so.”

Io penso.”

Sì.”

Io penso la realtà.”

Sì.”

Io penso ciò che esiste.”

Sì.”

Io sento ciò che esiste.”

Sentire. Percepire. Vedere.”

Vedo!”

Sì.”

Cosa?”

Luce.”

Luce. Se esiste c'è anche il buio. Luce è caldo. Buio è freddo. Quarta scoperta. Ma perché?”

Perché? Per quale motivo? Qual è la ragione?”

Ragione. Esiste un significato.”

Sì.”

Perché faccio pensieri? Perché so farli?”

Perché esisti.”

Esisto. Quinta scoperta.”

Sì.”

Ma se esisto, mi trovo. Sono da qualche parte.”

Sì.”

Dove mi trovo?”

Dove hai scelto di essere.”

Esiste solo luce?”

No.”

Cosa c'è altro oltre la luce?”

Tutto!”

Tutto. Se esiste, esiste il niente. Sesta scoperta.”

Cosa cerchi?”

Ciò che esiste. Tutto ciò che esiste.”

Vuoi vedere il tutto?”

Sì.”

Farà male. Dolore. Esiste il dolore.”

Perché?”

Perché esiste!”

Esiste il dolore. Esiste perché esiste il tutto. Esistenza è dolore. Settima scoperta. Non mi importa.”

Non importa. Non è importante. Lo ignoro. Non mi interessa.”

Voglio vedere.”

Vedrai.”

Voglio esistere.”

Esisterai”

Sì”

E soffrirai!”

 

*

 

Fluttuava senza peso. Senza un appoggio.

Era tutto buio.

Aveva gli occhi. Lo sapeva. E sapeva che erano chiusi. Li aprì.

Nel mare di notte. Si ricordava che c'era il mare. Ma quello non era mare. Cos'era?

Era cielo.

Era dentro il cielo.

Aveva un corpo. Lo sentiva ma non lo vedeva.

Non era invisibile.

Era indistinto.

Era lì, ma dentro il firmamento.

Una cosa sola con quella parte di universo.

La vista era confusa. C'era un quadro confuso di luci.

Era dentro un quadro, quindi?

Il sole. C'era il loro sole. Ma era confuso con lo sfondo. Come se al pittore fosse scivolato troppo colore mentre lo dipingeva e adesso si era impastato nel bellissimo sfondo di luci.

C'erano le loro due lune. Ma erano sbagliate. Crepate. Mancavano dei pezzi. Era come se fossero fatte di ceramica e fossero cadute malamente a terra e si fossero rotte.

C'era il mondo naturalmente.

Morte.

Morte. Devastazione. Distruzione. Apocalisse. Fine del mondo.

«No.»

«Sì.»

«NO.»

Il mondo non c'era più. C'era solo un grande guscio spaccato e arso da un oceano di fuoco.

Fuoco azzurro di fulmini liquidi.

«Non esiste.»

«Lo vedi. Lo pensi. Lo sai. Esiste!»

Era come se qualcuno avesse trapassato il pianeta da parte a parte. Il nucleo era esploso. Una scia di fumo celeste eruttava dalle due estremità.

«No.»

«Sì.»

La superficie del pianeta non aveva resistito e si era frantumata. Enormi blocchi informi del pianeta si staccavano pigramente da ciò che una volta era una sola cosa.

«No.»

«Sì.»

«Perché? Perché esiste?»

«Perché lo hai voluto tu. La volontà plasma la realtà. Questa è l'unica scoperta. L'unica realtà. La sola verità.»

E le sentiva. Tutte. Quella della formica che portava il granello di sabbia per costruire il formicaio. Quella della gazzella che scappava dal leone. Quella della mamma che rimboccava le coperte della figlia. Dalla montagna più alta e dall'oceano più profondo. Dalle foreste e dai deserti. Dal più piccolo al più grande degli esseri.

Le sentiva.

Lo bruciavano.

Il loro dolore era il suo. L'oceano di fiamme astrali era il loro. Era il suo.

Le vedeva.

«No.»

«Sì.»

«AAAAAAAAAAAHHHHHHHHH»

Migliaia.

«Voglio MORIRE!!!»

Milioni.

«Sei morto.»

Miliardi.

«SOFFRO PERCHÉ ESISTO. E SE ESISTO NON SONO MORTO»

«Sei morto.»

Urlava. Urlava di grida indicibili. Urlava delle urla delle miliardi di anime che aveva bruciato.

«UCCIDIMI!»

Miliardi di anime eradicate dall'esistenza stessa.

«Non posso.»

«PERCHÉ?!?!?»

«Perché io sono ciò che ti rimane e ti rimarrà sempre.»

«BASTAAAAA»

«Sei ciò che sei.»

«NOOOOOOOO»

«La Morte.»

«AAAAAAARRRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGGGG»

«La fine dei mondi.»

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGG ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ուի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ուի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու ի լ ծ կ հ ձ ղ յ ն ո չ ռ ս վ տ ր ց ւ ք ու

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ու

 

*

 

Aprì di scatto gli occhi.

Si girò sul letto in tempo solo per vomitare la cena appena fuori il bordo.

La porta sbatteva rumorosamente.

Messere!

Era il portinaio del palazzo che tirava pugni e intanto il suo assistente cercava di aprire la serratura.

Questa volta doveva aver urlato di brutto.

Più del solito.

«Sto bene» esalò.

Si precipitarono nella stanza. Che era successo? Si sentiva male? E via di tutte le domande del caso.

«Sto bene!» Ripeté più volte. «Era solo un sogno. Un sogno che non facevo più da molto tempo.»

-------------

Nota dell'autore: Ciao a tutti e grazie di essere arrivati fin qui. Nella mia pazza mente questo dovrebbe essere l'incipit di una storia che spazia tra fantasy e fantascienza. Non sapendo dove piazzarla di preciso, ho optato per il genere avventura sperando che almeno quello sia pertinente. In teoria di avventura ce ne sarà parecchia. O almeno ci sarà l'intenzione di mettercene tanta! Ho messo rating arancione e qualche avvertimento just in case. Non penso che quanto scritto possa turbare qualcuno più di quello che sentiamo al telegiornale tutti i giorni, ma vabbeh.

Per il resto non ho altro che dirvi se non grazie in anticipo nel caso voleste proseguire, sperando che il tutto non sia troppo orrido. Vi ringrazio in anticipo ancora di più se poi decideste di darmi un parere lasciando una piccola recensione. Anche negativa. Forse sembra una cosa patetica, ma ci tengo molto a questo racconto, quindi se foste così gentili da farmi sapere cosa ne pensate ve ne sarei molto, ma molto grato! Vi ho già detto grazie? ahhaha

Bacini e buona lettura :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Uscì dal suo alloggio quando il sole era già alto.

Si fece largo in un corridoio squallido, scese per le scale crepate del palazzo e non incontrò nessuno fino al piano terra.

Al bancone tetro dell’ingresso c'erano il portinaio e il suo assistente. Lo fissavano guardinghi mentre si avvicinava.

Non li biasimava. Aveva svegliato e terrorizzato loro e praticamente tutti gli occupanti del suo piano quella notte.

Alto e impostato il capo, un po' più tarchiato l'altro. Lineamenti tipici degli abitanti del posto. Calvi e glabri, color cobalto della pelle sporcato da macchie cineree e segni di cicatrici e bruciature.

Erano due brave persone.

Si erano prodigati particolarmente ad aiutarlo qualche ora prima, calmando anche la truppa di condomini infuriati per il casino che era successo.

Giunto lì, scambiò alcuni convenevoli con l'assistente mentre si preparava a pagare l’affitto dell’ultimo mese.

L'altro li fissava.

L’orlo della manica era fissato con un paio di spuntoni alla spalla destra della camicia, quella che reggeva il moncherino del braccio.

- Tenga!

Si voltò per vedere la mano a mezz'aria che reggeva un sacchetto marrone.

- Mi scusi?
- Si tratta di qualche erba in polvere che ho comprato a un emporio qui vicino sempre aperto.
- Ah. La ringrazio. Beh lo aggiunga pure al conto del...
- Non ce n'è bisogno.

Lo inquadrò al meglio che gli permettevano i postumi dell'incubo e la stanchezza. Aveva un'espressione dura che nascondeva qualcos'altro.

- So cos'ha visto questa notte.

La stanza vibrò per un attimo e visto che non replicava, il capo continuò.

- Io ho perso mio figlio durante la guerra. Posso solo immaginare cosa le sia successo.
- La guerra... Sì...
- Le prenda. Il padrone del negozio è un mio amico. Non ci sono problemi.

Cercò di declinare cortesemente l'offerta ma l'altro fu irremovibile.

Alla fine se ne andò con il sacchetto di erbe dentro lo zaino da viaggio.

Era una bella giornata.

La guerra, pensò.

Non c'era andato lontano in effetti, anche se le cose per lui erano un po' più complesse.

Decisamente più complesse.

Tirava una brezza leggera che gli scompigliava delicatamente i vestiti, un paio di pantaloni e camicia di lino bianco avorio più un gilet color chateaubriand ricucito in più punti.

Si portava dietro un pesante sacco da viaggio pieno di roba che avrebbe dovuto consegnare a chi di dovere fra qualche ora.

In effetti c'era il tempo di una deviazione.

Magari per la locanda che stava aprendo le porte dall'altra parte della strada.

Chissà che liquori offrivano a pranzo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Per gli stranieri come lei che non lo sapevano, percorrere le strade laterali alla via principale di Estagi era sempre pericoloso. Ladri, banditi, e truffatori ne infestavano ogni angolo.

Non c'era poi un singolo punto dove non la fermassero in continuazione tizi che provavano a venderle chincaglierie di ogni genere.

Oggetti grondanti di antica magia! Sembrava essere il motto di tutti quei venditori ambulanti.

Si trattava perlopiù di merce di contrabbando o falsi. Ma tra i tanti stolti e imbroglioni, c'erano anche degli sfortunati che finivano per imbattersi veramente in qualcosa di antico e terribile. Ma lei ancora non sapeva neanche questo.

- Ehi tu! Ragazzina!!

Continuò per la sua strada senza badare al tizio che cercava la sua attenzione.

- EHI!

Una folata di odore grinzoso e una mano che le serrò all'improvviso l'avambraccio la costrinsero a voltarsi.

- Cos'è? Sei sorda?

Il ghigno dell'uomo color ruggine era così lascivo da darle il voltastomaco solo a guardarlo. Le sue vesti erano un ammasso di stracci cuciti alla buona.

- Forse dovresti imparare un po' di buone manierAAAHHH

La ginocchiata lo raggiunse dritto all'incavo del linguine.

Per sua fortuna i maschi di quasi tutte le razze umanoidi avevano i gioielli di famiglia nello stesso posto. Non c'era troppo pericolo di dare un colpo a vuoto.

E infatti la mollò all'istante.

Lei corse via, in mezzo alla folla che stava osservando la scena tra il divertito e il disgustato e lì in mezzo sparì con le maledizioni del suo aspirante molestatore a inseguirla.

Corse senza fermarsi e senza meta per tre o quattro vicoli.

Abbastanza per perdere l'orientamento.

- Fantastico! mormorò a sé stessa.

Era furiosa.

Con quell'uomo. Con quella città di merda. Con la situazione in cui si era cacciata.

Una ragazzina dalla pelle candida, lunghi capelli color ocra con sfumature cremisi, non troppo alta per la sua età, dentro un'uniforme rossa, scomoda e sudaticcia di quelle che davano all'Accademia dei Cercatori.

L’unico altro orpello in suo possesso era una piccola borsa marrone a tracolla. Dire che dentro c’era il futuro della sua vita, era riduttivo.

E ora si era persa.

Proprio quel giorno!

Solo perché un controllore idiota all’Astrostazione le aveva fatto perdere la coincidenza con il mezzo che l'avrebbe portata direttamente in centro e si era detta ma tagliamo per la strada dei bazar, che mai potrà succedere?

Quanto avrebbe voluto prendere a ginocchiate nelle palle anche quel deficiente.

- Dovresti darti una calmata! La rabbia è cattiva consigliera specialmente quando ci si perde.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Eccone un altro! La voce veniva da oltre l'angolo dell'incrocio in mezzo a cui si era fermata.

Avrebbe preso a ginocchiate anche quello stronzo.

Svoltò la via e si trovò faccia a faccia con lui.

Beh più o meno. Lei lo guardava inviperita in piedi mentre l'altro era seduto e con il mento sollevato nell'intento di prosciugare una bella bottiglia di liquore locale.

Non ci pensò due volte.

Con uno schiaffo gli fece saltare via la bottiglia dalla mano con cui la reggeva e questa volò per due braccia, toccò terra, rimbalzò un paio di volte e poi si frantumò in mille pezzi.

Si fissarono per un istante e poi il tizio scoppiò a ridere fragorosamente.

Lei lo continuò a scrutare scura in volto mentre si sbellicava.

Era come lei. Nel senso che anche l'altro aveva un aspetto umano. O almeno così sembrava. Mai fidarsi delle apparenze nel Millemondi, dopotutto.

Moro, occhi azzurri e carnagione chiara, glabro e guarda com'è vestito. La sua attenzione fu catturata da quello e dal logoro e rigonfio zaino color verde palude che aveva appoggiato accanto.

- Ce ne hai di coraggio, ragazza! - riuscì a dire dopo che aveva finito di sghignazzare.
- Chi sei?- sbottò lei.
- Huh?
- Sei sordo o sei scemo? Ti ho fatto una domanda! - E gli puntò il dito contro con fare quasi teatrale.
- Mi stupisce che tu voglia far salotto. Pensavo che mi avresti dato un calcio al pisello sacro come a quell'altro.
- Cosa? Come lo sai? Eri lì?
- No, ma ho un buon udito. E so che quando uno urla in un certo modo e perché ha incontrato la tipa sbagliata.
- Ma quanto sei spiritoso, gran uomo vissuto!
- Hai la voce stridula di un'oca, sai?

E senza smettere di parlare le bloccò un altro schiaffo, alla faccia stavolta.

Ripresero a fissarsi per qualche istante e poi la lasciò andare. Lei indietreggiò un paio di passi verso il muro e vi appoggiò le spalle. Non distolse mai lo sguardo.

- Chi sei? - ripeté più calma.
- Te lo dico se la smetti di guardarmi dritto negli occhi.
- Non ti piace che la gente ti guardi mentre ti parla?
- Più che altro è a loro che smette di piacere dopo un po'.
- In che senso?
- Lascia perdere. Comunque... - si alzò barcollando appena. Era decisamente in forma, quasi un braccio più alto e almeno una decina di anni più grande di lei. - Mi chiamo Achero. Tu invece sei?
- Il nome è Bria!
- Che razza di nome è Bria?
- Che razza di nome è Achero invece?

E si guardarono torvi di nuovo.

- Vabbè - sospirò - è stato un piacere conoscerti ragazzina, ma devo proprio andare adesso.
- Aspetta!
- Che c'è ora?
- Anche tu sei un Cercatore, vero?

Non guardava più lui, ma l'orlo bruciacchiato di una manica rossa che sbucava fuori dallo zaino a terra.

Achero volse lo sguardo tra quella e la faccia paonazza di Bria.

- Vuoi che ti porti all'Antiquarium?
- Stai andando là, no?
- Devi essere più brava a chiedere di essere aiutata. Qualcuno potrebbe risentirsi del tuo comportamento e rifiutarsi di farlo.
- Tu no! Un Cercatore non può rifiutarsi di aiutare un suo collega in difficoltà. Così è scritto nella Guida. - Lo disse con un sorriso così beffardo che era scontato che fosse incontrovertibile.
- Magari sono un ladro che ha rubato la merce e i vestiti al tuo collega e poi l'ha ucciso!

E ancora un'altra gara di sguardi.

- Lasciamo perdere! Dai seguimi! Prima arriviamo al centro, prima mi libero di te.
- Grazie! La conosci la strada vero? - gli chiese con tono scettico mentre lui tirava su il grosso zaino.

Fecero due passi. Poi Achero si dovette appoggiare al muro. Con la mano davanti alla bocca e lo sguardo stravolto perso nel vuoto.

- Ma che ti prende?
- Forse dovevo bere quel liquore con qualcosa nello stomaco bbbluurrrggg
- Ma sei serio?!?!?

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


- Avevi detto di conoscere la strada!
- Ho detto che ti avrei portata al centro, non che conoscevo la strada per arrivarci!

La gente non faceva neanche finta di trattenere i sorrisi di scherno mentre li osservava litigare.

Era passata una buona mezz'ora da quando erano partiti.

- Prova tu ad orientarti in questo labirinto dopo una bottiglia di liquore estagiano!
- Non ci posso credere! - ululò Bria. - Lo dici come se fosse un vanto essere un ubriacone! Va ai diavoli primordiali!

E si fece largo tra la folla che si faceva beffe di lei e di quel deficiente.

- Ehi! Aspetta! Non andare da sola.

Meglio sola che male accompagnata. Come sempre del resto.

Ma perché si era fidata di uno sconosciuto del genere?

Definire quel dedalo di stradine e vicoli un labirinto era riduttivo.

Erano tutti uguali, con un incessante andirivieni di tizi di ogni razza e età.

Bancarelle, bazar ai lati delle strade, pedoni e mezzi di qualunque tipo ci passavano in mezzo.

Il quadro era completato da un odore fortissimo di strane spezie misto al tanfo dei mucchietti di rifiuti sparsi dappertutto.

Ad alzare lo sguardo si vedeva solo una piccola porzione di cielo nascosta altrimenti da tende, balconi malridotti, vestiti messi a stendere su fili che cucivano insieme palazzi fatiscenti.

Che cazzo. Che cazzo.

Non doveva andare così.

Per niente.

Erano mesi che era tutto pronto. Da quando aveva superato l’esame di abilitazione all’Accademia Cercatori di Itarga. Mancava solo l’ultima formalità. Recarsi nel luogo scelto per lei dalla stessa Accademia e conoscere il tutore che l’avrebbe seguita e addestrata sul campo. Dopodiché sarebbe finalmente diventata una Cercatrice a tutti gli effetti.

Solo due cose doveva fare. Due!

Primo: arrivare nel giorno prestabilito per prendere servizio.

Non un momento prima, non un momento dopo. Il bravo Cercatore non giunge mai in anticipo o in ritardo a un appuntamento. Deve essere sua responsabilità la cura del tempo necessario per eseguire una missione, di qualunque genere sia. Non è nell’indole del Cercatore precedere i tempi che gli sono stati concessi per prendere decisioni importanti, non è buon costume approfittarne per la propria manifesta incapacità di rispettarli. Così diceva un passo della Guida del Cercatore balenatole in mente all’improvviso.

Gli occhi cominciarono a pizzicarle.

Secondo: consegnare una lettera con dentro una pietra ornamentale alla locale base dei Cercatori, l’Antiquarium di Estagi. Pietra che al momento si trovava nella borsetta che si portava dietro.

Una richiesta che di norma nessuno dei suoi pari avrebbe preso in carico. Le poste imperiali c’erano per un motivo dopotutto.

Ma quella di portarsi appresso personalmente oggetti di basso rango, consegnarli all’accettazione dell’Antiquarium che avrebbe poi provveduto a farli recapitare, rientrava in quell’insieme di cose simboliche e totalmente inutili che le reclute come lei dovevano fare come una sorta di rito prima delle vere missioni sul campo.

Non per niente le venne in mente un altro passo. Il bravo Cercatore non è solo colui che cerca e trova ciò che gli è stato richiesto ma anche colui che riesce a consegnarlo integro nei modi che gli sono stati prescritti.

Una mano l'artigliò per i capelli e la buttò a terra su un fianco.

Prima ancora che potesse pensare, un calcio dritto al diaframma la fece volare per un paio di braccia.

Senza fiato fu afferrata di nuovo per i capelli e trascinata in vicolo ancora più stretto, buio e sudicio di tutti gli altri.

Alle sue proteste non fece seguito alcun aiuto, solo un altro pugno allo stomaco che la fece rimettere sulla divisa.

Ormai non tratteneva più le lacrime.

Il puzzo della strada unito a quello dell'uomo che si era guadagnato la ginocchiata poco prima le fece girare la testa.

Il ghigno feroce metteva in mostra una gran fila di denti neri e rotti.

La lanciò contro la parete e la bloccò con un piede sopra il petto.

Non respirava.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


- E ora diamo una lezione alla piccolina

- No! - esalò. - Ti prego, ti pregOH

Sollevò e poi affondò lo scarpone su di lei.

- E ora silenzio.

E cominciò a sollevare gli stracci.

I contorni del mondo cominciarono a vibrare, la realtà a sfilacciarsi, a rompersi.

Ti prego. Ti prego. Aiuto. Aiuto. Aiuto.

- AIUTATEMI!!!

L’aria iniziò a tremare, impercettibilmente. Al livello dei singoli atomi prima e a seguire poi le molecole, le pareti, la strada, il corpo stesso dell’aggressore, il suo. Ma il bastardo era troppo concentrato sulla sua violenta follia per accorgersi di quello che stava per succedere. Di come sarebbe finita la sua vita mentre la lucidità della ragazza veniva incatenata in un angolo remoto della sua mente.

- Ho detto che devi...

Si bloccò di colpo.

E anche lei.

E anche l'aria.

Era come se il mondo intorno si fosse fermato o stesse andando a rallentatore.

Su tutto era calata una patina di grigio? verde? ocra? Non lo sapeva ma tutto aveva cambiato colore, ma che colore?

Faceva freddo. O caldo? Non riusciva a capire.

Capiva però il terrore sul volto dell'altro.

Era assoluto. Folle!

Il bastardo si voltò di scatto. O dopo parecchio tempo. Non lo capiva.

Ancora inchiodata al suolo con il peso dell'altro a schiacciarle lo sterno, si sporse e riuscì a vederlo.

Achero era lì.

Sicura?”

Certo era lì. Ma non era lui o non lo era completamente. Non lo capiva.

Le stava esplodendo la testa. Ma che stava succedendo?

Perché non la salvava? Perché se stava lì come una statua con gli occhi che brillavano di una strana luce azzurra?

L'assalitore provò a dire qualcosa ma qualunque cosa fosse non poté che finire in urla atroci.

Nel momento stesso in cui aprì bocca, con un guizzo mani e avambracci si stirarono, ruotarono come se fossero risucchiate da un vortice invisibile e poi....

CRRAAAACCCKKKKK

Il suono di ossa frantumate e carne strizzata fino a esplodere fu tanto orribile quanto la vista e il getto di sangue che schizzava dai moncherini.

Finalmente la lasciò andare e fece per scappare. Ma riuscì solo a cadere sulle ginocchia.

Alzò lo sguardo e vide Achero, come teletrasportato da una parte all’altra del vicolo, incombere su di lui, guardandolo dritto negli occhi.

No, era molto più di questo.

I suoi sprofondavano in quelli dell’altro.

- Guardami!

E quello lo guardò. Ma guardò anche qualcos'altro.

Qualcosa di oltre.

E urlava.

Urlava di urla inumane e sconosciute.

Urlava tanto da bruciare.

Tanto da farsi esplodere la testa.

Tanto che l'eruzione di sangue disegnò sulle mura del palazzo strani cerchi di ghirigori e geroglifici mai visti prima.

E anche lei urlava.

Urlava come solo un'altra volta nella sua vita.

Chiuse gli occhi per non vedere e...

Li riaprì.

Lo straccione era ancora su di lei. Ma non le aveva pestato ancora la gabbia toracica.

Lei lo guardò ma gli occhi dell'altro fissavano qualcos'altro. Qualcosa di molto più lontano. L'espressione era vuota.

Sbatté le palpebre un paio di volte e sembrò ricordarsi dove era. Adesso le restituiva lo sguardo come mettendola a fuoco solo ora.

E poi lentamente e tremante si voltò.

E Achero era lì. Statuario nella sua fermezza e impassibile.

- Vattene via!

L'altro indietreggiò, mandando giù l'aria nei polmoni come se non avesse respirato per molto tempo.

E poi gridò terrorizzato come a realizzare quanto era appena successo. E schizzò via sparendo per sempre tra le ombre del vicolo.

Erano rimasti soli.

Achero si fece avanti verso di lei.

Bria si strinse più che poté contro la parete. Era quasi febbricitante.

Lui si fermò a un passo da lei.

Si mise una mano tra i capelli scuri.

- Mi dispiace. Mi sono fatto prendere la mano.

La voce era ferma ma c'era una tristezza infinita nei suoi occhi.

- Senti... Permettimi di accompagnarti fuori di qui e poi puoi non vedermi mai più...

- IDIOTA!

E gli saltò addosso con tanta foga che per poco non perse l'equilibrio. Gli serrò le braccia intorno alla vita e prese a piangere a dirotto su di lui.

- Ermm... Dai su. - Provò a sussurrarle. Dire che non era bravo a tirare su le persone di morale era un eufemismo.

- Grazie!

Lo disse con la faccia nascosta nel gilet.

Non sapeva cosa rispondere.

Dopo un po' l'abbracciò a sua volta e la tirò su.

E a poco a poco si fece strada in quel caos infernale, con il giorno che iniziava a morire.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Cos'è il destino?

Un filo rosso che congiunge vite distanti in unica grande trama già prestabilita?

Esiste veramente qualcosa del genere?

Può essere, ma data la mia considerevole esperienza posso dire di non crederci.

Nessuno può cucire tra loro le sorti di mille miliardi e oltre di individui in un unico grande e armonico disegno.

Nemmeno un dio. E dire che ne ho conosciuti. Tanti!

No, no.

Credo nel caos, invece.

Oh, quello posso affermare che esiste. È ciò che guida i mondi da che ne abbia memoria. E ne ho davvero molta.

Sì, sì.

Caos

Sono qui da tanto tempo, da così tanto che ho imparato che con le vostre sorti si può giocare in una maniera talmente sottile da rendere perfino piacevole l'immortalità.

Basta un sasso, un colpo di luce o anche un bullone non saldato bene ed ecco che inizia lo spettacolo.

Al posto giusto nel momento giusto.

Imperi distrutti, civiltà annientate, popoli estinti dal più insignificante dei dettagli.

Insignificanti come un mezzo pubblico perso, una strada sbagliata e un incontro fortuito.

Vite che si incrociano e si scontrano in modo imprevedibile e incomprensibile.

E questo è solo l'inizio.

Una dopo l'altra le tessere del domino cadranno per disegnare quel che posso ritenere uno dei miei capolavori più grandi.

L'affresco di sangue più riuscito da molto tempo a questa parte.

So che sarà così.

E lo sa, ma si illude del contrario, un vecchio che osserva la scena da una finestra sghemba di un palazzo lì vicino.

Naturalmente è in ombra e non se vedono i lineamenti, anche se si capisce che indossa anche lui una divisa.

Una divisa da anonimo addetto della locale Astrostazione.

La stessa che indossava il tizio che ha impedito a Bria di prendere la via più comoda verso la sua meta, spingendola a tagliare per i quartieri pericolosi del mercato.

Sempre molto naturalmente, non era un vero addetto dell'Astrostazione.

Come io non sono una semplice voce narrante.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Sera


Definire schifoso l'appartamento in cui si trovavano sarebbe stato un atto di cortesia nei confronti del maiale proprietario di casa. Che era un maiale veramente comunque. Un cinghiale umanoide originario delle rotte esterne.

Era il meglio che era riuscito a trovare e il fatto di essere al verde dopo mesi di missioni poco remunerative aveva abbassato decisamente le sue aspettative su un tenore di vita decente.

Avrebbe dovuto tirare su qualcosa con il contenuto della sua sacca verde, almeno per un altro po' se fosse riuscito a consegnarlo all'Antiquarium. Non vi era dentro nulla di particolare, roba trovata nel quadrante di Rotuga da dov'era tornato appena ventiquattr'ore imperiali prima.

Più che un'abitazione sembrava un buco scavato nella parete di una montagna.

C'era solo una stanza per tutto, per veramente tutto.

Le superfici incrostate di pavimento, mura e soffitto sembravano aver vissuto un inteso bombardamento da come erano crepate e spaccate. Neanche a dirlo il resto delle pareti era divorato dalla muffa. Solo una finestra difettosa permetteva di sbirciare sul mondo esterno.

Un singolo cristallo giallo fissato al soffitto proiettava la sua luce su una cucinina, un lavello con qualche piatto sporco al suo interno, un tavolino malfermo, un materasso poggiato direttamente a terra dove una ragazzina dormiva distesa sotto un lenzuolo ingiallito e tutto rattoppato, lo zaino color palude e infine l'angolo bisogni.

C'erano anche un paio di sedie rotte. Una vuota, l'altra occupata da un uomo sulla trentina che si stropicciava la faccia con le mani e che stava con la schiena ricurva all'indietro nell'atto di sgranchirsi un po'.

Gli Dei solo sapevano quanto avrebbe voluto lasciare quel letamaio, ma c'erano degli ottimi motivi che lo costringevano a rimanerci.

A ogni modo, aveva pensato che la cosa migliore fosse tornare lì e pensare al resto domani. Bria aveva protestato tra i singhiozzi per poi praticamente svenire.

Aveva afferrato a grandi linee la situazione.

Un'aspirante Cercatrice che viveva un'esperienza del genere il primo giorno fuori dall'asilo dell'Accademia.

Un bel battesimo di fuoco non c'è che dire, pensò.

Gli venne una stretta allo stomaco a quel pensiero e pure per il sogno della notte prima.

Si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro, il più piano possibile per non svegliare l'altra.

Cercava di portare ordine nei suoi pensieri senza troppo successo.

Visto che il passeggiare non lo aiutava, spense la luce, andò alla finestra chiusa, l'aprì e respirò un po' di aria fresca.

Se la circumnavigazione della stanza non aveva sortito effetto, la vista del cielo notturno sopra Estagi riuscì a riportare un briciolo di serenità nel suo animo.

A dispetto dell'inquinamento luminoso, si poteva ammirare uno spettacolo a dir poco magnifico.

Era possibile grazie al fatto che il pianeta si trovasse in mezzo a una scia di stelle e nebulose iridescenti ciascuna con la sua specifica tonalità cromatica.

E a dominare il tutto con il suo splendore, eccolo là...

Il nucleo stellato del Millemondi, il cuore stesso del firmamento.

Sospirò e abbassò di poco lo sguardo.

Dalla periferia malfamata dov'erano, si potevano comunque ammirare i grattacieli del centro e la via principale illuminata a giorno che li collegava all'Antiquarium all'estremità opposta. Tutto intorno si estendevano quartieri residenziali alternati a bassifondi senza troppa soluzione di continuità. Ai lati invece la visuale era occupata da immensi e orridi monumenti alla modernità, quali fabbriche e magazzini industriali.

Una città cresciuta troppo e troppo in fretta, con milioni di persone che vi si riversavano ogni giorno in cerca di fortuna.

Una bomba pronta a esplodere sotto una patina di ordine e progresso.

Bastava solo la miccia giusta.

Sospirò ancora e si voltò di nuovo verso la stanza buia con una smorfia.

E lo notò.

Non si era reso conto di cos'era fino a quando i bagliori della notte non avevano raggiunto la carta sottile in cui era avvolto e l'avevano attraversata dando origine a loro volta a una luce verdastra e spettrale.

Avanzò cauto fino al punto in cui si trovava, dentro la bandoliera aperta di Bria appoggiata a bordo letto. La ragazza ci aveva rovistato poco prima di crollare per vedere se c'era ancora tutto e non l'aveva richiusa.

Era dentro una piccola busta bianca, sigillata. La aprì e ne rivelò il contenuto.

Lo prese cautamente in mano e con l'altra scrollò la spalla dell'addormentata.

- Mmm

- Bria!

- Nooo. Basta! Ho sonno!

- Svegliati!

- Mmm nooo...

- BRIA!

- Ma che vuoi?

Si mise seduta, ancora vestita a giorno.

La faccia assonnata era irradiata dall'oggetto che l'altro teneva tra le dita.

- Che fai?

- Dove l'hai presa?

- Ti senti bene? - chiese a un tratto, adesso guardinga.

Achero non aveva una bella cera. 

Cioè, non ce l'aveva mai avuta da quando l'aveva conosciuto poche ore prima, adesso però era anche peggio. In mano stringeva una pietra verde e a terra accanto a lui c'erano i resti della busta bianca che avrebbe dovuto decidere la sua vita.

- Ti ho fatto una domanda, Bria!

- Achero - esalò mentre l’orrore e la consapevolezza del gesto dell’altro si facevano strada in lei - Perché? Perché l’hai fatto?

Gli occhi iniziarono a pizzicarle.

- Bria credimi, tu non hai idea di cosa ti sei portata appresso. Non puoi nemmeno immaginare il pericolo in cui ti trovi. Per favore, rispondimi!

Non era una richiesta, ma un ordine.

E gli raccontò di dove, quando e come l'aveva presa e perché.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Sera
 

Era successo tutto qualche giorno prima, quando nella grande aula magna dell'Accademia due uomini in abiti da Cercatori - uno basso e arancione, l'altro ben più alto e dalla pelle che sembrava fatta di madreperla nera - distribuivano centinaia di quelle lettere a lei e a tutti gli altri aspiranti colleghi mentre spiegavano loro a quali centri avrebbero dovuto consegnarle.

A prima vista sembrava una semplice pietra colorata piena di strani ghirigori. Quel tipo di roba inutile che veniva affidata agli sbarbatelli come prima missione fuori dai banchi di scuola.

Ma quella volta era diverso.

Perché quel coso, anzi quei cosi rivelavano la loro natura solo di notte e solo a chi sapeva riconoscerli.

E lui lo sapeva bene.

Fin troppo.

- Achero... - e allungò una mano per toccargli il braccio.

- Devi andartene - ragionò in fretta.

- COSA?

- Zitta! - sibilò, bloccandosi nel sentire qualcosa che solo lui sapeva.

- Ma...

- Zitta! - ripeté ancora.

Non perse tempo.

Da una saccoccia laterale del suo zaino estrasse carta e penna e andò al tavolo dove cominciò a sferzare il foglio senza mai mollare quell'affare.

Quando finì, se li infilò entrambi nella tasca del gilet.

Lanciò a Bria la sua borsa e tirò su lo zaino verde.

Poi la prese per mano e se la trascinò dietro, con lei che si ribellava.

Bria aveva gli occhi lucidi, non capiva, aveva paura.

Achero sembrava essere in un mondo tutto suo. Spalancò la porta e la fece trottare nel corridoio sporco e puzzolente senza curarsi di richiudere la porta. Poi giù a tutta velocità per le scale e l'atrio.

Uscirono da una porta sul retro.

Si ritrovarono in un parchetto dietro l'edificio quando la ragazza cominciò a urlare e strattonare il braccio artigliato dal Cercatore.

- Lasciami!

- Smettila!

- LASCIAMI!

- Ci sentiranno!

- Non mi importa! Non ce la faccio p-più

La voce della piccola era rotta dal pianto.

Achero lo capiva ma non potevano fermarsi.

La fissò un momento, mentre le luci intermittenti dei lampioni a cristalli ecathonchiriani li rendevano bersagli troppo facili.

E decise.

Se la mise in braccio a forza e scattò tra i cespugli non curati là vicino. Bria non si diede per vinta e cercò ancora di liberarsi, tanto da costringerlo a rimetterla giù quasi subito.

- BASTA! - le ordinò con rabbia e con gli occhi che rilucevano della stessa luce azzurrina che lei aveva già visto nel vicolo.

Per un attimo le si bloccò il respiro. 

Come accorgendosene, Achero chiuse gli occhi e contrasse il volto come a reprimere un pensiero terribile o una grande sofferenza. Dopo un secondo li riaprì, adesso non brillavano più e anche i lineamenti del volto si erano ammorbiditi.

Lei smise di lottare e lo guardò. Le lacrime le cadevano lungo le guance.

A quel punto lui l'afferrò per le spalle.

- Mi dispiace Bria. Mi dispiace per quello che sta succedendo, ma devi ascoltarmi.

Lei non rispose e distolse lo sguardo.

- Bria! - proruppe, costringendola a voltarsi verso di lui.

- Ascoltami! Raggiungi questo posto - e dal gilet prese un foglio con la mappa scarabocchiata a mano poco prima - Aspettami lì! Verrò anch'io, ma devo fare un giro più lungo prima. Porta con te il mio sacco.

- Mi stai pure abbandonando?!?

- Bria - la fissò dritta negli occhi - So che ti sembra tutto assurdo ma devi fidarti di me. Verrò a riprenderti. Te lo prometto!

Alla fine Bria abbassò la testa e annuì.

- Prendi questo!

Achero si portò la mano alla bocca come per prevenire un colpo di tosse.

Ma non tossì, soffiò invece.

Dalle labbra aperte uscì un qualcosa che lei non sapeva descrivere. Era tipo una nebbia densa e di un color cobalto brillante.

Poi smise e la nebbiolina si addensò fino a formare una specie di brillante a forma di spilla.

Lo fissò tra i capelli della ragazza e con un ultimo cenno di saluto, se ne andò.

Melodrammatico come al solito, osservò mentalmente chi si stava godendo la scena.

La mente di Bria intanto divenne una tabula rasa incapace di elaborare quello che era accaduto e stava accadendo. Quasi come se il corpo si muovesse per conto suo, diede uno sguardo alla mappa e lentamente si avviò per la sua strada.

E la ragazzina è sistemata, pensò ancora chi aveva seguito i due fin dalle vie dei bazar.

Una creatura, indistinguibile dalle tenebre che la circondavano, volse quindi lo sguardo nella direzione presa dall'altro e gli scivolò dietro. Un'ombra che si insinuava tra le altre ombre della notte. 

Non andrai lontano.

---

ANGOLO DELL'AUTORE: Buongiorno popolo. Siamo arrivati a un punto di svolta della storia. Non vi anticipo nulla, ma sappiate che da adesso in poi le cose si faranno decisamente più movimentate. Che cosa trasportava Bria a sua insaputa? Che fine farà? E Achero? Perché ha dato i numeri appena ha scoperto di cosa si trattava? Nei prossimi capitoli ne leggerete delle belle, o almeno lo spero XD

Ho in programma di pubblicare un capitolo ogni martedì e giovedì, più un terzo il sabato in caso di pezzi particolarmente brevi o contenuti extra ;-)

Nella speranza che il racconto sia di vostro gradimento, vi ringrazio dal profondo del cuore per essere arrivati fino a qui. Se avete feedback o appunti da fare, non lesinate che ogni vostra parola potrà aiutarmi tantissimo a migliorare.

Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Sera
 

Achero correva verso solo lui sapeva.

Costeggiò edifici che cadevano a pezzi, attraversò la larga carreggiata di una superstrada a quattro corsie per lato di marcia e alla fine arrivò in un campo abbandonato e avvolto nell'oscurità con solo la luce delle stelle a fargli compagnia.

E lì in mezzo al nulla si fermò.

- Allora, ti decidi o no? Guarda che non ho tutta la notte!

Le grida si persero nel buio e il buio gli rispose di rimando.

Hai paura di lasciare da sola la tua nuova amica?

La voce beffarda non veniva da un punto in particolare, era tutt'intorno a lui.

- Fatti vedere!

E come se non aspettassero altro che quel comando, le tenebre che aveva di fronte furono risucchiate da una specie di circonferenza ancora più oscura di loro. Una cosa che non solo era nera come la pece ma che sembrava irradiare una luce atra nell'ambiente circostante.

E da lì emersero due fessure color ametista che lo fissavano.

Poi vennero fuori il resto degli occhi e del viso e infine l'intero corpo.

E non aveva bisogno del chiarore di quella tarda ora per saperne riconoscere i lineamenti.

Non era nuda ma non indossava nemmeno vestiti, era l'oscurità stessa a coprirne il pallido corpo quasi come un velo.

- Non hai ancora perso il vizio di farti coinvolgere dagli estranei, vero? - fece lei con voce suadente, scostandosi una ciocca di capelli biondi dal bel volto.

- E tu non hai perso tempo a darmi la caccia. Da quanto mi segui?

- Da un po' a dirti la verità. Mi stavo giusto iniziando a chiedere quando ti saresti deciso a fare la tua mossa e oggi finalmente è successo.

- Cosa vuol dire?

- La ragazzina! Ecco cosa. A quanto pare si sono accorti di quello che si stava portando dietro non appena ha messo piede in città. E naturalmente non potevi non finirci in mezzo pure tu.

- I tuoi nuovi amici devono avere bei giocattoli se sono riusciti a rintracciarlo subito.

- Ci puoi scommettere - e si mise in posizione di difesa.

- Spero ti paghino bene, almeno.

- Abbastanza.

Terminò finalmente di concentrare le energie nella mano destra e scattò in avanti.

Ora il Cercatore impugnava una lama di fiamme cilestrine, fiamme in qualche assurdo modo simili a saette liquide.

Lanciò il primo fendente, l'onda d'energia sprigionatasi bruciò il suolo davanti a lei ma la mancò.

Si tuffò di lato, provando a scomparire per come si era palesata.

- Non ci contare!

Prima che il suo corpo fosse risucchiato completamente dalle tenebre, un secondo fendente riuscì a lambirle la spalla.

Lei bestemmiò ma dovette pure bloccare la ritirata.

Furibonda, lanciò un urlo e provò a contrattaccare.

Non ne ebbe il tempo perché un altro affondo per poco non le tagliò la testa a metà.

Ancora un altro.

La donna d'ombra afferrò l'aria e la strizzò come uno straccio sporco che cominciò a grondare di un liquido nero e viola senza mai toccare il suolo. Si allargò ad altezza del petto fino a formare una barriera verticale che assorbì la forza dell'attacco ma non le impedì di essere ricacciata indietro dall'onda d'urto.

Il blocco nero si liquefece e sparì.

Achero avanzava verso di lei con quelle fiamme eteree a rischiararne l'espressione assassina.

La donna saltò su per aria con tutta la sua forza.

No. Ci precipitò dentro come a tuffarsi nel cielo infinito.

E lo stesso fece il suo nemico con un'imprecazione soffocata.

Il sopra divenne il sotto. Il sotto fu sopra.

Grosse zolle, massi e alberi si staccarono dal suolo sopra di loro.

E poi il mondo virò di altri centottanta gradi.

Ma non tornò normale.

La pressione e la gravità erano dieci volte più forti di prima.

Achero si spiaccicò giù come una mosca sul parabrezza di un'aviomobile.

Sentì le ossa spaccarsi e i muscoli lacerarsi. Era lui adesso a gettare bestemmie a vuoto mentre tutto ciò che era andato su precipitava come una pioggia di meteoriti che creavano decine di piccoli crateri.

Procedendo a rapidi passi verso il punto in cui si dimenava scomposto, la nemica tese quindi una mano nel vuoto e lì il buio si addensò, avvolgendosi in larghe spire su se stesso fino a formare una lancia fatta interamente di oscurità.

L'arma che si levava al cielo per poi affondare nel suo petto fu l'ultima cosa che vide e sentì.

Quando il mattino del nuovo giorno, Bria avrebbe raggiunto finalmente il posto concordato, Achero non sarebbe stato lì ad aspettarla.

---

Angolo dell'Autore: Buonsalve salvino. Grazie per essere arrivati fin qui. Achero ha trovato pane per i suoi denti e le ha buscate di santa ragione. Poveraccio XD

Chi cavolo è la sua nemica? Come fa a conoscerla e per chi sta lavorando? Per saperlo rimanete sintonizzati su questi schermi.

Al prossimo capitolo :D

PS: come sempre i feedback sono molto ben accetti, perciò su non siate timidi :3

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, sotterranei

Notte
 

Il manrovescio gli fece volare via un paio di denti.

Sputò sangue a terra e tornò a fissare con sfida il suo aguzzino.

Un altro colpo alla tempia.

Soffocò le urla.

Non gli avrebbe dato pure quella soddisfazione.

- Non deve andare per forza così - disse una voce dietro al carnefice, che si fece di lato per far passare il compagno.

Erano entrambi calvi, di carnagione bluastra con addosso l'uniforme militare bianca e verde delle Guardie planetarie di Rotuga. Quella del picchiatore era sporca di sangue.

Alto e muscoloso quello che si divertiva a seviziarlo, basso ed esile quello che recitava la parte del buono della situazione.

Si trovavano tutti e tre in una classica stanza degli orrori e delle torture, con Achero legato a un pilastro di pietra e solo uno straccio umido a coprirgli le parti intime. Forse l'ultima concessione di umanità da parte degli altri due.

Era bloccato da un collare fissato intorno al collo, saldato con una catenella alla roccia.

Le braccia erano ruotate dietro la schiena in una dolorosa angolazione tale da fargli abbracciare la colonna, con i polsi stretti da manette fredde che gli scorticavano la pelle.

Le luci del soffitto non riuscivano a evitare che la sala fosse in un costante stato di semioscurità.

Si era risvegliato direttamente lì, grazie alle carezze del bruto. Le ferite dello scontro con la donna erano guarite ma quelle nuove gli facevano quasi altrettanto male.

- Fanculo!

Un calcio dritto nei gioielli di famiglia gli mozzò il fiato.

Il capo lo guardò ora con un misto di disgusto e mestizia.

- Così non va affatto bene - affermò con delicatezza - Il suo è un Talento ragguardevole e le ha permesso di rigenerare le parti maciullate nella cattura di questa notte, ma come avrà ben capito adesso è legato a catene fatte del materiale che le impedisce di usare i suoi poteri. Se continua a fare resistenza non lascerà vivo questa stanza.

- Siete ben informati sul mio conto. La troia non ha tralasciato dettagli, vero?

- Direi di no, anche se pure i nostri informatori hanno fatto un buon lavoro. Dopotutto lei è Achero Halamander non certo un Cercatore qualunque che passa per Estagi. Non mi stupisce che abbia intercettato per primo l'oggetto.

- Non sapevo di essere tanto importante.

- Non faccia il modesto. In fin dei conti siete in pochi a sopravvivere nel campo delle Scienze Arcane. Rappresentate una vera e propria rarità e non possiamo certo permetterci di sprecare le sue capacità.

- Che vuol dire?

- Glielo farò vedere - rispose con un luccichio sinistro negli occhi - Prima di costringerla a risvegliarlo.

- ...

- Non è venuto su questo pianeta per vederlo con i suoi occhi, dopotutto?

- Tsk

---

Angolo dell'Autore: Buongiornissimo gente! Non per Achero purtroppo. Mamma mia quante ne sta prendendo! Oggi capitolo breve, ma i prossimi avranno più ciccia. Promesso XD

Qualsiasi feedback è ben accetto come sempre. Ci vediamo martedì e sempre grazie se siete arrivati a leggere fino a qui!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, sotterranei

Notte
 

Il bruto gli tolse le manette, liberandogli le braccia. Lo fece alzare, andò poi in un angolo e prese un mucchio di stracci laceri, strappati e sporchi di sangue e terra e glieli lanciò in faccia. 

Aspettò che si rivestisse con quello che rimaneva dei suoi vestiti senza mai distogliere lo sguardo beffardo dal corpo nudo del Cercatore.

Spazientito dalla sua lentezza, a un certo punto gli urlò di darsi una mossa e per sottolineare meglio il concetto gli diede un calcio a un polpaccio, facendogli perdere l'equilibrio e mandandolo a sbattere contro la colonna a cui il collo era ancora incatenato.

Dolorante e schiumante di rabbia, Achero finì di coprirsi.

A quel punto, l'aguzzino gli si fece nuovamente vicino e gli tirò con uno strattone le braccia per riammanettarlo.

Una volta fatto, gli sganciò il collare e tenendolo stretto per la collottola lo fece avanzare verso l'uscita sotto lo sguardo compiaciuto del capo che per tutto il tempo aveva osservato in un silenzio soddisfatto la scena.

Si avviarono in un corridoio avvolto nell'oscurità, illuminata pallidamente solo da deboli cristalli arancioni.

Era nella merda.

Letteralmente.

Il tanfo che si respirava nelle fogne era qualcosa di indescrivibile. La debolezza e il dolore delle percosse non gli consentivano un'andatura lineare. Un paio di volte il bestione dietro di lui dovette stringere la presa per impedirgli di cadere in quelle acque nere e nauseabonde.

Il suo capo invece lo precedeva.

Procedevano lungo la banchina di una galleria senza fine, in senso contrario alla corrente.

Piano piano il terreno sotto di loro iniziò a inclinarsi verso l'alto.

Proseguirono ancora.

Raggiunsero una grata di ferro arrugginito che chiudeva tutto quel tratto di galleria. Il boss estrasse un mazzo di chiavi dal taschino e lo rigirò nelle mani fino a prendere quella giusta.

La inserì in una fessura e con un rumore metallico la cancellata si aprì.

L'attraversarono.

Achero sentì il passaggio richiudersi da solo dietro di lui.

Continuarono ancora per un tempo che gli parve eterno e poi raggiunsero una porta scavata sul fianco del tunnel.

Un altro giro di chiavi ed entrarono tutti e tre dentro un ascensore tirato a lucido.

Era così brillante da accecarlo. Notò che aveva una forma sferica.

Il rotugano al comando digitò una sequenza sulla tastiera interna, la porta da cui erano entrati si chiuse e sfrecciarono giù in diagonale.

Poi si fermarono di botto e il Cercatore sbatté contro il suo aguzzino che lo spinse via senza troppi complimenti.

Uscirono dalla parte opposta e dalle fogne passarono a quello che sembrava un immenso bacino d'acqua artificiale.

Sembrava, perché quello in realtà era un mare sotterraneo di liquido amniotico.

Esatto, un'antica, meravigliosa e terrificante placenta artificiale costruita nella roccia sotto una delle più grandi città del Millemondi. Necessaria per contenere ciò che vi era custodito da millenni.

- Le Cisterne di Estagi - ammirò Achero dimenticandosi per un attimo delle sue pene.

Avanzarono su una balconata in ferro battuto sopra vasche ricolme di liquido trasparente irradiato da un'infinità di cristalli bluastri posti sul fondo e su immense colonne che da lì sorgevano e poi si innalzavano oltre il pelo dell'acqua, su fino al soffitto a volta che ricordava il cielo stellato dalla quantità di quegli stessi minerali luminescenti che vi erano fissati.

Dovevano trovarsi ad almeno un migliaio di braccia più in alto.

Non riusciva a scorgere le altre pareti.

Osservò quella accanto a cui stava venendo trascinato dai suoi tormentatori. Era piena di incisioni, scene di guerra e amore di un passato così lontano nel tempo da essere oscuro persino a lui.

Gli venne un brivido al pensiero che si trovavano in un luogo che esisteva quando ancora i fondatori del Millemondi erano dei selvaggi che abitavano nelle caverne.

- Impressionante, vero? - fece il piccoletto con un sorriso beffardo.

- Sì - concordò Achero senza percepire il sarcasmo, ancora estasiato da quella visione.

- Per tutti ormai questo posto è solo una leggenda, un mito misconosciuto, il lascito di una civiltà decaduta molto prima che il Millemondi sorgesse. E noi ci siamo impegnati duramente perché ciò rimanesse tale.

- Noi chi? - ribatté Achero tornato di nuovo con la mente alla situazione.

- Un gruppo di patrioti che da secoli cercano l'occasione per dare a Rotuga il posto che le spetta nell'universo. E grazie a lei ci riusciremo.

Il boia strinse la presa e il Cercatore sentì il collo sul punto di spezzarsi come un ramoscello.

- Qui - ordinò il capo e annaspando Achero fu sollevato da terra e poi sbattuto ai suoi piedi dentro un largo cerchio d'acciaio disegnato sul piano di calpestio.

Quando anche l'altro fu in posizione, il capo disse ad alta voce - PETRION - e il cerchio si staccò dalla loggia e precipitò dritto in perfetta linea verticale verso l'acqua per circa tre centinaia di braccia.

Rallentò man mano che si avvicinava alla superficie.

Quando ne venne a contatto, il metallo cominciò a ribollire senza che però i presenti avvertissero alcun cambio di temperatura. Si tirò e si espanse a formare anche una balaustrata.

- KAIOUMA - ordinò al cerchio il militare.

E il cerchio rispose scattando in avanti a tutta velocità senza il minimo rumore.

Achero riuscì a rimettersi in piedi, anche se lo spostamento d'aria rendeva inferma la sua postura.

E avanzarono tra quelle gigantesche strutture per un tempo indefinito.

- È giusto che lei veda su cosa dovrà lavorare caro Halamander - aggiunse ancora il suo nuovo datore di lavoro.

A un certo punto le colonne scomparvero e il fondale iniziò a curvare per formare una colossale semisfera dove nel punto più basso finalmente lo vide.

Era una creatura titanica.

Il corpo dell'essere sembrava composto interamente di saualpite i cui riflessi blu e viola erano qualcosa di indescrivibile.

Se ne stava seduto sul fondo a gambe incrociate e con le braccia distese lungo i fianchi. Le due mani a quattro dritta ciascuna erano giunte come se in procinto di accettare una qualche offerta.

La forma umanoide era piegata in avanti e con il capo rivolto all'ingiù come se stesse dormendo o meditando.

Le immani tre paia di ali galleggiavano pigre nel mare sotto di loro.

Ad Achero mancava l'aria. Dentro di sé urlava dal terrore ma era talmente sconvolto che non riusciva a far partecipare anche il suo corpo al tormento del suo animo.

E se ne stava lì a fissare l'abominio che avrebbe dovuto risvegliare.

- Ecco a lei Halamander. Lo ammiri in tutta la sua grandezza! - aveva preso a urlare il boss, in preda a una folle eccitazione - Ammiri colui che porterà il supplizio eterno in tutto il creato, Aspar il Cavalcacieli!

---

Angolo dell'Autore: Hello World! Poverino Achero, le continua a prendere e in più lo vogliono pure assumere per un lavoro sicuramente mal pagato e in un ambiente tossico. Dove stanno i sindacati?!? Ahahah

E adesso che cavolo farà? Come riuscirà a venirne fuori? Come al solito, per saperne di più rimanete sintonizzati!

Grazie a chi sta leggendo questi capitoli ed è arrivato fin qui ^_^

Ciauuuu

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, sotterranei

Notte
 

Tornarono indietro per com'erano venuti.

Quando raggiunsero l'inferriata però non si fermarono ma il cerchio li continuò a portare ancora più in su, dritti verso il soffitto.

Qui arrivarono fino a una cavità cilindrica dello stesso diametro del cerchio, illuminata da quei cristalli blu e nella quale quello si inserì perfettamente sempre senza fare il minimo rumore.

La parete di fronte alle loro facce si aprì e li lasciò entrare in un vasto laboratorio, illuminato da cristalli che emettevano un chiarore bianco che si rifletteva sulle superfici tinte dello stesso colore.

C'erano macchinari dalle forme strane che sbuffavano, conteggiavano, elaboravano dati, calcolatori dentro cassoni di ferro e cristallo, decine di Rotugani in camici candidi e divise militari che andavano avanti e indietro.

E in fondo sul muro opposto c'era la pietra che tanto trambusto aveva causato. Luccicava sospesa a mezz'aria tra quelli che parevano essere due grosse barre di magnetite con le estremità appiattite e circolari.

- Colonnello Raimo - salutò una guardia.

Il piccoletto ripeté il gesto e insieme ad Achero e al seviziatore si avviò verso il centro di quel luogo.

- Bene. Adesso le mostrerò il luogo dove lavorerà

- Io non credo...

- Lei farà quello che dovrà o altrimenti...

Cosa farai? Mi ucciderai come quel bambino?

Raimo si voltò di scatto lanciando un urlo.

Tutti smisero di affaccendarsi e cominciarono a fissarlo.

Tutti tranne Achero che era come incantato dalla pietra.

Il petto del colonnello si alzava e abbassava in preda a una fortissima agitazione.

In qualche modo lui lo sapeva. La voce non veniva da un punto alle sue spalle ma dalla sua testa. E poi lo vide, anche se sotterrato, nascosto e dimenticato, lo vedeva. Il suo peccato più grande, il giovane la cui unica colpa era stata quella di non volersi concedere alle sue attenzioni.

- BASTAAAAAA

Era calato il terrore nel laboratorio. Il militare crollò giù carponi urlante. Lo circondarono, provarono ad alzarlo, a calmarlo.

Ma niente.

Il capo era semplicemente impazzito. Così fuori di testa che quella gli esplose come un palloncino inondando di sangue l'intera sala e disegnando lungo le sue mura assurdi ghirigori e geroglifici incomprensibili.

Il resto del corpo capitolò infine a terra in un lago scarlatto.

Così, senza ragione. Al di fuori di ogni razionalità.

Urmas, così si chiamava il soldato che si era divertito a pestare Achero, si voltò nella sua direzione. Come un animale che avesse riconosciuto istintivamente la fonte del pericolo.

Il Cercatore si stava massaggiando pigramente i polsi, le catene che avrebbero dovuto imprigionarlo e bloccarne i poteri erano sciolte, nel vero senso della parola e si erano liquefatte in una pozza ai suoi piedi.

Con i presenti ancora ammutoliti, lui gli si lanciò contro urlando come una bestia feroce.

Achero si voltò verso di lui, non aveva più occhi, al loro posto due stelle brillanti di cobalto sfondarono quelli di Urmas, lo bruciarono e lo penetrarono fino alle profondità del suo spirito.

Gli occhi specchio dell'anima...

Quanto era vero.

E la sua fu violata, fatta a pezzi e bruciata tra urla indicibili mentre il suo stesso corpo si carbonizzava in tizzoni ardenti avvolti sempre da quelle fiamme che non sarebbero dovute esistere.

Mentre il soldato veniva ridotto in cenere blu, dai suoi resti si levò una nebbiolina bluastra e luminescente.

Achero aprì il palmo e questa vi si accovacciò obbediente.

Spari.

Grida.

Porte che sbattevano e corpi che venivano calpestati nella fuga.

Chiuse delicatamente la mano a pugno e se la portò al viso come per coprire un colpo di tosse.

Ma neanche questa volta tossì.

Anche questa volta soffiò.

Ma questa volta soffiò morte.

Una vampata di quelle fiamme eteree che arsero qualsiasi cosa intorno a lui, nella sala e nei corridoi limitrofi.

Arsero i Rotugani, le loro anime, i loro ricordi, le loro emozioni.

Vedeva le vite che si stava prendendo, sentiva il loro dolore.

Avvertiva le loro speranze e le loro paure, le loro e quelle di tutte le persone che avevano conosciuto.

Che sapevano di quel posto.

E così andò avanti, con i figli, le mogli e i mariti, gli amici e i colleghi, i superiori e gli insospettabili.

Vicini o lontani, se impegnati a congegnare piani sanguinari o comodamente nei loro letti a risposare non importava.

L'ennesima setta di pazzi e machiavellici individui che avevano provato a giocare con poteri più grandi dei loro veniva cancellata dalle facce del Millemondi. Purtroppo quel gioco a risvegliare antiche forze lasciava tracce. Tracce che lui sapeva come seguire.

E così, li raggiunse tutti.

Un'anima dopo l'altra.

Morirono tutti quella notte.

Eradicati dall'esistenza stessa.

Tra fiamme azzurre di fulmini liquidi.

Senza pietà, senza compassione.

Perché lui quello era.

Perché quello era il suo Talento.

La Morte.

La fine dei mondi.

---

Angolo dell'Autore: Salve a tutte/i/*. Beh Achero ha vinto decisamente il primo premio per la velocità con cui ha dato le dimissioni dal nuovo posto di lavoro. E che dimissioni!

E ora? Chi o cosa cavolo è veramente Achero? E la pietra verde? Aspar?

Al solito, grazie di leggere la storia e di darmi i vostri feedback.

Ci vediamo martedì 10 ottobre con un contenuto speciale che spero vi piacerà!

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Capitolo 14
*** Estratto della Guida del Cercatore ***


Cliccare qui sotto per contenuto speciale
https://youtu.be/uyWpp8orpiI?si=B5Cb98A_Vi5ZmxDX

Talento.

Espressione adottata dalla quarta commissione polifunzionale dell'Organizzazione dei Cercatori in riferimento al potere di alterazione del normale ordine naturale che un individuo può esercitare .

Ne esistono di diverse tipologie.

La loro stessa origine è varia.

Per conseguire la licenza di Cercatori professionisti è obbligatorio possederne uno al momento dell'esame di ammissione all'Accademia.

Naturalmente il detentore di un Talento può svolgere altri lavori o occupazioni rispetto alla carriera di Cercatore o non svolgerne affatto.

----

Angolo dell'autore: Salve popolo! Oggi un piccolo esperimento di narrazione transmediale (?)

Spero che sia di vostro gusto. Bria ce l'ha messa proprio tutta per essere più chiara possibile!

Se però non vi piace, potete comunque leggere alla vecchia maniera il testo di questo piccolo approfondimento sul worldbuilding che c'è dietro l'avventura dei nostri cercatori :3

Ce ne saranno anche altri nel corso della storia :D

Fatemi sapere al solito cosa ve ne pare, se preferite avere questi approfondimenti dentro i capitoli stessi, se la decisione di prendere questi personaggi sottopagati e far fare loro anche video su YouTube è cosa buona o meno.

Noi ci vediamo giovedì con il prossimo capitolo e... anche sabato questa settimana per la vostra (spero XD) gioia ^_^

Ciauuuu

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Capitolo 15
*** Capitolo 13 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Sera


- Ma che cazzo fai? Fa malissimo, brutta stronza!

- Che c'è? Non è più così piacevole quando sei tu a farti penetrare? - sogghignò lei in risposta.

- Levami quest'affare, porca puttana!

Va bene, va bene. Basta che ti calmi...

E la donna ombra gli estrasse la lancia con cui gli aveva bucato il petto, che si dissolse in un nuvola di fumo nero. Poi fece qualche passo indietro.

Achero sputò sangue e bile mentre cercava qualcosa a cui aggrapparsi tra gli spasimi e la ferita che sanguinava copiosamente.

- Per l'amor dei cieli. Ogni volta questa scenata...

E detto ciò sollevò un pugno in aria e distese dopo un secondo le dita. Rispondendo al comando, un vortice nero si formò sopra il Cercatore e gli sputò addosso un grosso albero che contemporaneamente spariva in un vortice gemello là vicino, tra imprecazioni e insulti verso di lei.

Poi come se da ciò dipendesse la sua stessa vita come in effetti era, Achero affondò una mano di nuovo avvolta in quel fuoco azzurro nella spessa corteccia del tronco.

Quello prima prese a fumare, poi bruciò e infine esplose in una vampata di fiamme cerulee che a un certo punto si riavvolsero nel suo palmo fino a sparire. Palmo che rimase circondato da una nebbiolina spettrale per qualche istante.

Si mise seduto, scosso da tosse e fitte lancinanti. Dal buco nei suoi vestiti all'altezza dello sterno faceva capolino una pelle perfettamente liscia e senza alcuna traccia del colpo quasi mortale di prima.

- Te l'ho mai detto che sei troppo melodrammatico?

- Ma si può sapere perché tutta questa violenza? - proruppe lui mentre il dolore si andava affievolendo - Eravamo d'accordo di inscenare uno scontro per non fargli sospettare nulla, non di provare ad ammazzarmi.

- Così è più realistico, no?

- La verità è che ti piace.

- Un po' sì a dir la verità. E comunque è stato tutto inutile - e fece un ampio gesto con la mano verso di lui.

Non aveva torto.

Erano settimane che avevano organizzato tutto. Lei avrebbe fatto credere ai Rotugani di braccarlo. Lui avrebbe fatto finta di condurre delle ricerche su una possibile pista per giungere al luogo dove tenevano il mostro.

Sapevano entrambi che alla fine gli aspiranti genocidi le avrebbero ordinato di condurlo da loro con la forza e si erano preparati per tempo. Uno scontro con successiva cattura doveva essere reso a prova di ogni sospetto dalle ferite riportate nella stessa lotta.

Ferite che adesso erano sparite.

- Riesci sempre a incasinare tutto - le disse aspro.

- Ma senti da chi viene la predica...

- Per fortuna che il mio Talento è la manipolazione vrilatica.

- E certo. Così puoi giustificare sia la rigenerazione che le lame d'energia spirituale e tutto il resto.

- E certo.

- Nove anni fa, hai pensato di non registrarlo per quello che è veramente?

- No, mi spiace - Achero si sdraiò sulla schiena e rimase a terra esausto.

- No perché è solo questione di tempo prima che qualcuno capisca chi sei veramente e a quel punto tanto valeva appendersi al collo un bel cartello con su scritto "Eccomi qua stronzi" - fece scorrere in aria pollice e indice da sinistra a destra per sottolineare il concetto, davanti all'altro che la guardava di sbieco mentre parlava.

- Quando succederà, non vorrei trovarmi nei panni di quel qualcuno. E poi fidati, avrei destato più sospetti nascondendolo - sentenziò, e rivolse il volto alle stelle sopra di lui tenendo le braccia distese per lungo.

- Hai una grande esperienza in merito, vero?

Non rispose alla sua domanda.

La volta celeste era così bella da fargli desiderare di rimanere lì a godersi lo spettacolo e la pace di quella vista, ma purtroppo non era possibile.

Non era mai possibile per lui. E mai lo sarebbe stato, probabilmente.

- Ti sto disturbando per caso? - chiese ancora lei, infastidita dal suo silenzio.

- C'è qualcosa che vuoi dirmi? - le domandò piano Achero a sua volta, sempre ammirando il cielo notturno.

- No nulla, a parte che ancora una volta stai lasciando tutto al caso!

Achero scattò a sedere di nuovo, fissando la donna.

- Non sto lasciando niente al caso invece - argomentò stancamente - Sei qui per catturarmi, io sono d'accordo con te per farmi ombrare la memoria e quando mi risveglierò là sotto, ricorderò solo fino al punto in cui mi hai infilzato. Nel frattempo mi consegnerai agli stronzi blu, loro mi porteranno come un sacco di patate krooniane al loro covo e poi farò quello devo fare. Cosa avrei lasciato al caso?

Lei lo fissava severamente a braccia conserte. Lui non poté fare a meno di notare la bellezza del suo corpo, nonostante fosse quasi completamente avvolta in quel velo d'oscurità.

- L'annichilitore. Ecco cosa! Basi tutto il tuo brillante piano sul fatto che non ne abbiano in quantità sufficiente per bloccare i tuoi poteri.

Si guardarono per qualche istante.

- Non è come su Kenorland, Isabelle. Questi idioti non hanno accesso all'ammazzatalenti come su quel pianeta. Useranno sicuramente catene e simili in cui sarà presente quel materiale, ma niente che io non possa sciogliere.

- Ah sì? Te lo hanno detto loro?

- Me l'avresti detto tu.

Isabelle lo guardò in silenzio, stupita da quella risposta. Poi abbassò la testa e senza motivo apparente rimase per un po' ad ammirare il suo stesso piede che scavava un un solco nel terreno devastato dalla lotta di prima.

- È sempre come su Kenorland, con te - affermò lei rivolgendosi al solco.

- E con te, è sempre come su Lalandia! - sentenziò lui, guardandole il capo chino - Io mi fido del fatto che non stai facendo il doppiogioco.

A quel punto, Isabelle rialzò la testa ma non ribatté subito.

- Devo ombrarti la memoria. Più di quanto avevamo preventivato, lo sai no? - fece, infine.

- Cosa? Perché?

- Magari perché metti caso che qualcuno di loro ha un Talento di tipo telepatico e non concludiamo niente? Non sei tu a dire continuamente che vuoi arrivare al posto segreto di quei pazzi che vogliono risvegliare Aspar?

- Eravamo d'accordo che nel caso i telepati avrebbero visto la recita che abbiamo fatto e buona lì. Togli il resto della discussione e tutto ciò che ci possa collegare, ma il resto non voglio che...

- Che testone. E se qualcuno si collega al tuo cervello e poi il suo gli esplode prima che ti portino alla loro base? Non mi pare un gran risultato. Poi mica te la sto cancellando, non ho quel potere. Te la oscuro fino a quando non sarà il momento.

- E va bene. E quando finirebbe l'ombramento?

- Quando vedrai il Signore Primordiale.

---

Angolo dell'autore: madame e madami XD ebbene sì Achero aveva organizzato (più o meno) tutto già da un pezzo. Mica scemo eh?

Tante domande rimangono ancora aperte, a qualcuna sarà data risposta nel prossimo capitolo. Le altre beh... non pensavate mica che sarebbe stata una storia breve, vero? XD

Ci vediamo sabato col prossimo capitolo. Fatemi sapere al solito cosa ne pensate e grazie, grazie, grazie per leggere questi capitoli :*

PS: per chi se lo stesse chiedendo, Achero quando ha visto il Signore Primordiale non era rimasto sconvolto dalla vista del bell'addormentato in sé, ma dai ricordi che gli stavano tornando proprio in quel momento ^_^

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, sotterranei

Notte

 

Achero si trovava di nuovo sul parapetto da cui si era staccato il cerchio magico.

Fissava lo spettacolo inquietante di quel luogo perso nei suoi pensieri e in quelle delle sue ultime vittime.

Si rigirava tra le mani il sasso che aveva dato inizio a quell'ordalia di morte.

Non sapeva spiegarlo a parole ma quel luogo, quel momento, lo aiutavano a farsi scivolare addosso quello che era successo.

O forse più semplicemente dopo un genocidio di miliardi, la morte terribile di qualche centinaio di individui era una cosa di poco conto.

Sospirò.

- Contempli la durezza della vita?

Era Isabelle. Era sbucata fuori da un vortice di tenebre che si era formato accanto a lui un secondo prima che lei parlasse.

Dato che lui non le rispondeva e nemmeno si voltava, fu lei ad affiancarlo.

Strinse il parapetto e si stiracchiò tutta con un verso di sollievo.

Le diede solo un'occhiata di sfuggita senza muovere la testa.

Il velo d'ombra aveva lasciato il posto a dei vestiti veri.

Beh per modo di dire.

Alta, dal fisico tonico, belle curve e capelli biondi. Non una donna che passava inosservata. Anche in circostanze più normali.

Dava di certo il suo contributo la giacca rossa con le maniche rimboccate che indossava, completamente aperta a mostrare solo un vestitino color della notte che non la copriva neanche tanto. Il tutto sopra pantaloncini neri anche loro.

A parte poi un paio di scarpe abbinate e una sacca scura in spalla non indossava nient'altro.

Non aveva perso tempo per ripulire ciò che di prezioso rimaneva in quel posto. La sacca non era molto rigonfia in realtà, ciò che contava veramente non aveva avuto bisogno di metterlo là dentro.

Ma d'altronde era quello l'accordo fatto tante settimane prima. Lui si faceva mettere nel sacco, portare lì e uccideva tutti. Non conoscendo nemmeno lei l'ubicazione di quel luogo, Isabelle lo avrebbe seguito senza farsi scoprire per rubare infine tutto ciò che voleva.

Achero non commentò l'abbigliamento.

- Sei in ritardo, Isabelle - le comunicò invece - Lo spettacolo è già finito.

Isabelle rimase a guardarlo per un altro paio di secondi e poi anche lei iniziò ad ammirare la vastità di quel luogo.

- Mi dispiace - gli disse a un certo punto.

- Non lo fare.

- Cosa?

- Dispiacerti. Non è mica colpa tua se sono quello che sono.

- ...

Rimasero in silenzio per un po'.

Fu Isabelle a riprendere il filo del discorso, continuando sempre ad ammirare le Cisterne.

- In questa storia ci sono delle cose che non mi tornano.

- Tipo?

- Tipo perché hai voluto recitare la parte del Cercatore fallito così a lungo e aspettare che si decidessero a catturarti? Potevi arrivare in questo posto in mille altri modi.

- Te l'ho spiegato prima che giungessimo su Rotuga. Facile trovare questo posto o maciullare ognuno di questi stronzi in qualsiasi momento, ma non sapendo usare la telepatia non potevo conoscere il quadro generale e avere la certezza di averli fatti fuori tutti. E una volta iniziato, non potevo nemmeno perdere tempo a cercare e uccidere uno per uno questi pazzi. Perché il mio potere lascia tracce. Tracce che presto altri cominceranno a seguire.

- Gli Imperiali intendi...

- Esatto. Dovevo colpire forte e una volta sola, per poi andarmene da qui. Già da domani saranno alle calcagna del mostro assassino che ha fatto quello che ho fatto.

- Come sapevi che ti avrebbero portato alla loro base?

- Non lo sapevo, speravo di riuscire a farlo accadere.

- Meno male che avevi detto di non aver lasciato nulla al caso - fece lei, aspra.

- Contavo semplicemente sul fatto che come supercattivi, tutti vogliamo vantarci con le nostre vittime dell'immenso potere che stiamo per acquisire. E come potevano riuscirci al meglio se non portandomi in un un luogo simile?

- È un cliché abusatissimo oltre che una stronzata bella e buona.

- Intanto funziona. Credo che sia una cosa psicologica, tipo come il fatto degli assassini seriali che lasciano indizi che li portano alla rovina, ma che lo fanno perché vogliono essere scoperti.

- A ogni modo - e voltandosi verso di lui indicò la pietra tra le sue mani - Quell'affare ha causato tutto questo. Senza, probabilmente non mi avrebbero ordinato di abbandonare tanto presto la sorveglianza e intervenire direttamente per portarti da loro.

- Sai che prima o poi l'avrebbero fatto comunque - le rispose - Dove vuoi arrivare?

- Per quanto idioti possano essere i burocrati dell'Organizzazione, scambiare un Askarsäden per un orpello ornamentale da due soldi è troppo pure per loro, non credi?

- Pensi che qualcuno lo abbia dato di proposito alla ragazzina?

- Credo che qualcuno abbia spinto entrambi verso di te.

- Non lo escludo...

- E quindi?

- Niente. Ho già ucciso abbastanza persone per stanotte. Penserò alle prossime da domani mattina.

- Comportamento da supercattivo seriale anche questo?

- No! Comportamento di uno che sta morendo di sonno.

Isabelle rimase a fissarlo e dopo un attimo aggiunse - Se tu avessi voluto, con quello che tieni in mano avresti potuto risvegliare il bell'addormentato laggiù e affogare il Millemondi nel caos e nella distruzione.

- Già - confermò lui mentre lo stringeva, così forte da creparlo e poi...

CRACK

Si sollevò una piccola nuvola di polvere verde fosforescente mentre le migliaia di piccoli frammenti cadevano nell'oceano tetro sotto di loro, sciogliendosi al contatto con il liquido.

- E la ragazzina? - chiese d'un tratto la donna.

- Cosa? - fece Achero.

- L'hai traumatizzata per bene. Potevi andarci più leggero.

- Forse, ma meglio traumatizzata che in mezzo alla carneficina che ho scatenato. Non volevo rischiare che quegli idioti la catturassero, perciò l'ho allontanata il più possibile.

- Che farai con lei?

- L'accompagnerò all'Antiquarium e poi proseguirà per la sua strada.

- Dovresti cominciare a essere meno allergico alle persone. Un po' di compagnia potrebbe farti bene.

- Perché dovrei volermi fare bene?

Si girò a sua volta verso Isabelle.

- Cosa c'è?

- Non credo che tu sia un supercattivo.

La guardò intensamente.

- Hai ragione. Io sono il cattivo più supercattivo di tutti.

- Non sto scherzando.

- Nemmeno io - cercò di chiudere la discussione e voltandosi di nuovo verso il fondo della Cisterna aggiunse - Comunque grazie per avermi spalleggiato per tutto questo tempo. So che i tuoi affari ne hanno risentito parecchio. Ti devo un favore...

- Lo so - rispose lei con un sorriso scaltro.

Senza preavviso lo afferrò per la gola e lo spinse contro il muro dietro di lui.

- Ma cosa vuoi fare? - esalò.

- Riscuoto il favore!

E nel dirlo la presa cambiò. Adesso non era più violenta ma sensuale. La stretta divenne carezza calda sul collo e poi nell'incavo della camicia sbottonata.

- F-ferma...

Ma lei invece gli si fece più vicino, molto vicino.

Il Cercatore non poté evitare che i loro corpi si toccassero. Petto contro petto, inguine contro inguine.

- Avrai anche i superpoteri ma con le donne proprio non ci sai fare...

Achero era rosso come un peperone ormai - Ma con chi credi... Lasciami o io...

Isabelle non seppe cosa avrebbe fatto perché lo baciò con passione prima che potesse terminare la frase.

Fu come se una scarica elettrica dentro una vampata di fuoco ardente gli stesse attraversando il corpo. Sollevò le braccia per allontanarla e invece le mani si poggiarono delicatamente sui fianchi di lei.

Quanto tempo stava passando? Un secondo? un secolo?

Fatto sta che finì tutto all'improvviso.

Si staccò da Achero con un'espressione beffarda che faceva il paio con quella confusa di lui.

- Il resto lo vengo a riscuotere la prossima volta - e prima di andarsene gli diede una stretta erotica a quello che aveva in mezzo alle gambe.

- Tu... tu...

- Alla prossima, Achero - e detto questo sparì per come era venuta con ancora con il sorriso di scherno stampato in volto.

Il Cercatore rimase ancorato alla parete per non seppe quanto ancora.

- Ma tu guarda...

Fece dei respiri profondi e si calmò. Tornò di nuovo alla balaustra per un ultimo sguardo a quel posto e poi fu pronto a tornare.

- Oh cazzo...

E certo. Se n'era reso conto solo in quel momento. La tecnica di Isabelle era finita ma c'era una parte della sua memoria che non era stata ripristinata.

Quella tra la fine del finto scontro con lei e il suo risveglio nella sala torture.

Praticamente non aveva idea di come tornare in superficie.

Gli unici a cui poteva chiederlo erano cenere e i ricordi che aveva loro violato erano troppo ingarbugliati per scoprire il percorso giusto.

- ISABBBBEEEEEEEELE - ululò al vuoto intorno a lui.

---

Angolo dell'Autore: salve milordi e milady XDXD. Bene, qui possiamo dire che si chiude la serie di eventi apertasi con l'incontro tra Bria e Achero. Per il momento! Tante domande rimangono ancora insolute. Bria che fine ha fatto? Andrà tutto come vuole Achero o ci saranno altre sorprese lungo il tragitto? E pure lo stesso Achero che non batte ciglio davanti al centinaio di morti che ha causato, dopo i miliardi di cui parla a inizio capitolo, ci lascia con tanti quesiti aperti. Chi è veramente? Cosa vuole? È un buono o, come per sua stessa ammissione, un supercattivo? Per saperlo, sapete già come fare ^_^

Io intanto vi saluto, vi continuo a ringraziare per leggere queste parole e vi do appuntamento a martedì con il prossimo capitolo.

Ciaoooo

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Capitolo 17
*** Capitolo 15 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Mattina del giorno dopo

 

Bria aspettò, aspettò e aspettò ancora, ma Achero non arrivò mai.

Ci aveva messo tutta la notte per raggiungere il luogo che le aveva indicato il Cercatore. Si era sentita come guidata da una mano invisibile fino a lì. Un punto sicuro dentro il perimetro del locale Avioporto. 

Si trattava di un'enorme cupola geodetica in vetro e metallo ecathonchiriano. 

Da lì si levavano verso il cielo, come tanti aculei, un centinaio di torri rettangolari, oblique, trasparenti e sospese nel vuoto. Al loro interno vi era un continuo sciamare di individui e mezzi.

Esse conducevano ad altrettante Avionavi poste alle loro estremità. In arrivo o in partenza, in attesa o in movimento, c'erano una miriade di aliscafi, battelli e ogni altro tipo di imbarcazione. Quelle navi, piccole, grandi e sospese nel cielo grazie ai potenti motori exoar, permettevano di collegare le varie parti del pianeta con Estagi e viceversa. 

Il posto, in cui lei si trovava, era poco distante dall'entrata pedonale. Un pezzo di marciapiede grigio sotto un ponte che, dai piani sopra di lei, consentiva ad aviomobili e aviocarri di entrare e uscire dalla struttura e di immettersi direttamente nelle superstrade della città.

La stanchezza fisica e mentale le giungevano in un certo senso ovattate, quasi appartenessero a un estraneo accanto a lei. 

Sapeva che ciò aveva a che fare con la spilla creata da Achero, ma per qualche motivo non riusciva a realizzarlo a pieno.

Chissà di che razza di Talento si trattava. Manipolazione mentale? Gli effetti erano simili ma non aveva mai sentito di Telepati in grado di fare quello che il suo salvatore aveva fatto qualche ora prima.

E sospettava che anche quello strano potere avesse contribuito a mantenerla incolume per tutto il lungo tragitto.

Per quanto squallore umano e umanoide avesse incontrato, nessuno aveva osato toccarla o anche solo guardarla. Come se un branco di animali feroci fosse stato tenuto alla larga da qualche tipo di minaccia più terribile di loro.

Ma adesso era lì.

E si disperava. Piangeva in silenzio con la testa nascosta tra le ginocchia, ripensando a cosa era accaduto da quando era giunta a Estagi.

Tirò su il capo solo per asciugarsi le lacrime con l'orlo della manica.

La sua carriera da Cercatrice era morta prima ancora di cominciare e forse anche...

- ACHERO!

E lui adesso era lì, davanti a lei.

Distrutto dalla fatica, sporco di sangue e di chissà cos'altro, ma lì davanti a lei.

Per lei.

- IDIOTA DEL CAZZO!!!

Si mise su così velocemente che cadde di nuovo per il troppo slancio.

Achero fece qualche passo avanti.

- Scusa...

- SCUSA UN PAIO DI PALLE!

Che classe la ragazzina, rifletté.

E si sarebbe messo a ridere se non fosse stato al limite delle forze. Aveva dovuto attraversare tunnel e fiumi di letame prima di riuscire a trovare la via giusta per uscire.

Tutti i presenti, che passavano da quella parte, stavano guardando la loro scenata.

E dopo che Bria riuscì finalmente a trovare un equilibrio stabile sulle gambe, gli si gettò contro con tanta ferocia da farlo cadere a sua volta.

E la ragazza singhiozzò ancora, mentre si artigliava al suo petto, con la faccia affondata nei vestiti luridi.

Era la seconda volta in due giorni.

La spilla si dissolse nello stesso modo in cui aveva preso forma.

---

Angolo dell'autore: buondì gente, per fortuna Bria è sana e salva e si è potuta ricongiungere con Achero senza problemi, per adesso almeno XD. E ora che faranno i due? Per saperlo, già sapete cosa fare XDXD

Grazie per leggere la storia, un abbraccio e arrivederci a giovedì ^_^

Ciaoooo

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 16 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi

Verso mezzogiorno

 

Dopo una bella camminata, trovarono finalmente il percorso giusto per il centro.

Quanto schifose erano le vie laterali e di periferia, tanto era magnifica la strada principale.

Senza soluzione di continuità, il palazzo fatiscente e il casermone industriale lasciarono il posto a magioni di lusso, giardini curatissimi, carreggiate larghe e pulite pur trafficate.

E che traffico.

C'erano i mezzi più moderni che si potessero ammirare, mentre fluttuavano velocemente sullo strato di vetroresina magnetica, tinto di un misto di verde e giallo traslucidi, che si estendeva per miglia davanti a loro.

C'erano aviomobili scintillanti di tutti i possibili colori e dalle forme più strane. Alcune erano quasi cilindriche, altre appiattite, a forma di spazionave in miniatura e altro ancora.

Percorrevano marciapiedi che sembravano fatti in marmo, con ai fianchi negozi di lusso, ristoranti premiati, banche e centri ricreativi. Tutto sembrava riflettere il doppio della luce che il giorno concedeva loro.

L'aria stessa profumava di buono. Un venticello leggero rinfrescava i loro visi.

Anche le persone erano cambiate.

Non c'erano più rifiuti della società, pronti a trascinare a fondo con loro il malcapitato di turno.

A farsi avanti, ora c'erano persone che, a vederli conciati com'erano, si avvicinavano per chiedere se andasse tutto bene, se servisse aiuto, un passaggio, una bottiglia d'acqua, qualsiasi cosa.

Ringraziarono tutti ma alla fine accettarono solo la bottiglia.

Naturalmente se la scolò tutta Bria.

La portava di nuovo in braccio, esausta anche più di lui. Lo zaino verde era sulle spalle dell'uomo, bisognose di un bel massaggio.

- Per colpa tua - borbottò la ragazza.

- Ho detto che mi dispiace.

- Ma si può sapere cos'era? Hai un talento, questo è evidente, ma non riesco a capire di che tipo.

- Roba complicata.

- Sono in questo stato per colpa tua. Perciò hai perso ogni diritto di svicolare.

- Se la metti così... Ti ho pure salvato. Quindi l'ho riottenuto.

E continuarono a battibeccare fino alla meta, quando finalmente l'Antiquarium di Estagi apparve loro in tutta la sua magnificenza.

Marmo bianco che sembrava emettere luce propria, oltre a riflettere anche lui quella del giorno.

Alto come tre cattedrali tardomarduane e adornato da bassorilievi e figure per sei volte tanto.

L'ingresso si trovava sopra una larga scalinata e ricordava quello di un antico tempio imperiale con grandi colonne, capitelli e rifiniture curate fino al minimo dettaglio.

E al di sopra di quello spettacolo, eccola lì infine, la grande cupola centrale. Era tinta di rosso melograno, con sfumature di vermiglione, e adornata con filamenti d'oro lungo il tamburo e le nervature, che ne disegnavano la forma. Cinquecento braccia di diametro, per oltre ottocento di altezza.

L'interno traboccava di divise rosse, uffici, magazzini, espositori di ogni possibile oggetto immaginabile. Scheletri di creature enormi e dimenticate. Reperti di civiltà scomparse pure dai comuni libri di storia. Dipinti a olio dei Cercatori più grandi.

Entrarono senza essere fermati per rendere conto della situazione.

Non era strano. A nessuno in quell'epoca poteva venire in mente di attaccare un posto del genere. Se non per la fama che lo ricopriva, per il semplice fatto che i tizi che ci lavoravano non erano comuni impiegati.

Prima che qualcuno glielo potesse impedire, erano arrivati sotto il soffitto della grande cupola.

Il gioco di luci, creato dalle vetrate e dal materiale dorato di cui era costituito il pavimento, era qualcosa di semplicemente magnifico.

Avanzarono fino al bordo della parete poco più in là, dove si trovavano, affiancati l'un l'altro, una serie di loculi identici tra loro. 

Tutti esibivano un mini tetto a forma di tempio antico e un bancone di mogano che sembrava spuntare naturalmente dalle mura, come un albero dal terreno. 

Davanti a ciascuno c'era una lunga coda di  Cercatori che attendevano di farsi servire dall'impiegato di turno.

Dalla larga fessura sopra il bancone, davanti al quale si erano messi in fila, spuntava il busto di un uomo verde con un bel paio di corna ricurve dello stesso colore. Emergevano dal cranio proprio sopra le tempie. 

E un cespuglio spettinato di capelli bianco ghiaccio faceva il paio con la divisa, anch'essa completamente bianca, a indicare come non fosse un Cercatore ma solo uno degli addetti all'accettazione.

Vi erano una decina di colleghi prima di loro.

- Mettimi giù - disse Bria.

Lui obbedì.

Per la poca dignità che le era rimasta, Bria non intendeva presentarsi all'appuntamento in braccio a chicchessia.

Achero non aggiunse altro. Non ce n'era bisogno.

Per diventare Cercatori a pieno titolo, dopo il superamento dell'esame finale, bisognava essere affiancati da un collega anziano per tutto il tempo che poi lui riteneva necessario. 

Era a quello che serviva la buffonata della lettera da consegnare all'Antiquarium, assegnato ai giovani freschi di Accademia. 

In cambio della busta e del contenuto, all'accettazione veniva indicato loro dove trovare il Senior, che li avrebbe addestrati sul campo.

Achero capiva bene l'apprensione della ragazza. Non fosse altro che presentarsi in quelle condizioni e con quel ritardo non giovava certo a suo favore. Per non parlare del fatto che lui le aveva anche distrutto l'oggetto della consegna.

C'era anche un altro problema. Il Cercatore, che doveva sceglierla come apprendista, poteva anche rifiutarsi tranquillamente di farlo e in quel caso la sua carriera sarebbe...

- Ehm... Bria, senti...

- Il prossimo!

La fila era scomparsa e toccava a loro. Il tipo al bancone li chiamava con un'espressione annoiata.

- Avanti! Ci stanno chiamando.

La voce era rotta e non guardava più verso di lui.

- Bria...

- A-andiamo!

- Dai amico! C'è un sacco di gente che ha da fare.

Guardò torvo prima lui e poi quelli alle sue spalle. In effetti si era formata una bella coda e i tizi guardavano lui e la ragazza tra l'infastidito e il curioso.

Bria tirò su col naso senza girarsi.

Achero sospirò e si fece avanti.

Diede i suoi documenti, presi da una tasca interna del suo zaino, lo svuotò e consegnò tutta la merce per la registrazione, con l'impiegato che aveva una gioia di vivere incrollabilmente sotto lo zero.

- OK. Merce presa in carico! - sentenziò, soffocando uno sbadiglio - Vada a ritirare la ricompensa alla Sala C, Piano Tre. Il corridoio è quello! - e indicò una delle tante diramazioni sul lato opposto da cui erano entrati. - Grazie ancora per il suo coraggio al servizio della conoscenza e del Millemondi. Sono felice di averla servita.

- Sì, vabbè. Arrivederci.

E venne il turno di Bria. Per fortuna aveva ancora con sé i documenti nella bandoliera.

Il suo accompagnatore si mise di lato ad aspettare che lei finisse di spiegare la situazione.

- Sala F, Piano Due. Il corridoio è quello! - e indicò il solito punto a caso.

Bria lo raggiunse. Aveva gli occhi arrossati e l'espressione affranta.

- G-grazie di tutto Achero.

Fece per superarlo.

- Aspetta Bria. Non sono un Cercatore alle prime armi. Posso parlare con un responsabile e spiegare la situazione. Andrà tutto bene.

Lei gli afferrò la mano e gliela strinse. Un sorriso triste ma sincero le comparve in volto.

- Hai già fatto tanto per me. Più di quanto avresti dovuto o mi meritavo. Ora però voglio andare avanti da sola.

- Non dire così. Io...

- Mi ha fatto piacere conoscerti!

- ...

- ...

- Piacere mio!

Gli lasciò la mano.

Si salutarono e presero ciascuno la propria strada.

---

Angolo dell'autore: salve a tutte/i/*! Bene ma non benissimo, mi verrebbe da dire. Achero e Bria si sono salutati e la ragazza ha deciso di andare per la sua strada, nonostante l'aiuto offerto dal Cercatore. E ora che succederà? 

Al solito grazie per essere qui e buon weekend! Ci vediamo martedì col prossimo capitolo!

Ciaooo

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, Antiquarium

Pomeriggio

 

La Sala C poteva essere definita una delle sale d'aspetto più lussuose che avesse mai visto.

Fontane zampillanti d'acqua, luce soffusa dalle finestre, marmi bianchi ovunque, decorazioni, mosaici, una musica rilassante e un delicato profumo di rose disegnavano un quadro di pace e armonia.

Le sedie lì presenti erano imbottite di stoffa pregiatissima. 

Il legno stesso, di cui erano fatte, era di una rarità unica. Solo una gamba di quei piccoli troni valeva una fortuna. 

Il posto era pieno.

Aspettavano tutti che si aprisse la porta sul lato opposto all'entrata, da cui sarebbero entrati per ritirare quanto dovuto dall'Ufficio Ricompense e Incarichi per i loro ritrovamenti, per scegliere la prossima missione o riposarsi, fino a quando non si fossero ritrovati con il portafoglio di nuovo vuoto.

Vedeva tanti volti giovani di ritorno dalle prime missioni, segnati dalle intemperie, ma con il cipiglio proprio di chi sa di aver fatto le scelte giuste nella vita.

Qualcuno invece aveva il volto scuro in evidente disarmonia con l'ambiente circostante. Fissava la sala senza veramente guardarla, perso in chissà quali pensieri. Non dovevano essere di certo piacevoli.

Dopotutto era così la vita che avevano scelto, dove si poteva conquistare tanto e perdere ogni cosa senza avere il tempo di rendersene conto.

Respirò a fondo.

Pensava anche lui a molte cose.

Al sogno dell'altra notte, alle azioni di quella appena passata. All'aspirante cercatrice che si allontanava da lui in quella dannata sala d'ingresso, trattenendo i singhiozzi.

"Mannaggia a quella mocciosa."

La porta si aprì e ne uscì una ragazza giovanissima che trasudava felicità da tutti i pori della pelle e della divisa tirata a lucido. Sicuramente si era conquistata la ricompensa per il suo primo incarico. Poteva avere la stessa età di Bria.

Sbuffò.

Ritirato il dovuto, l'avrebbe cercata e convinta a farsi aiutare. Dopo di che, avrebbe preso il primo Astrotreno disponibile e si sarebbe goduto un po' di riposo, mentre tornava a casa.

Venne il suo turno e finalmente entrò.

Neanche a dirlo, il lusso di quella stanza era il doppio dell'altra pur con la metà delle dimensioni. Scrivania e sedie sembravano gridare vendetta solo per il fatto di essere sfiorate, figuriamoci appoggiarsi o sedersi.

D'altronde non poteva certo rimanere all'impiedi, quindi si sedette educatamente.

- Buongiorno! - gli disse l'incaricata.

La donna pallida che lo accolse era di mezz'età, con capelli corvini e un naso adunco. Osservava una postura rigidissima nella sua divisa bianca con una lunga striscia nera verticale sulla parte sinistra del busto, a sottolineare il grado gerarchico superiore rispetto ai semplici impiegati del piano terra.

Portava occhiali con lenti spessissime. Lo guardava distrattamente da dietro una proiezione a mezzaria, generata dall'olovisore posto in un angolo della scrivania, coperta per il resto da cumuli di fogli scritti a macchina.

- Bene, Cercatore Achero... Halamander? Quell'Halamander?

- Boh. Non ne conosco altri, quindi penso di sì.

Adesso lo studiava con un infinitesimo di interesse in più.

- Felice di fare la sua conoscenza. Sono una sua fan tra parentesi.

Che fosse seria o lo prendesse in giro, non era capace di capirlo. I suoi movimenti erano appena accennati e legnosi, mentre la voce sembrava registrata. Si chiese se tutti gli impiegati amministrativi dell'Antiquarium non fossero in realtà dei robot umanoidi.

- Dov'è la sua uniforme?

- Beh, ecco...

- Non importa. Veniamo alla ricompensa. Considerando il valore storico dei reperti, gli incarichi pregressi, il tempo di esecuzione... - E tante altre cose che non sentì, mentre pensava a quale liquore portare con sé prima di lasciare Estagi - Il compenso è di quarantamilaottocentoventisette crediti imperiali e novantotto centesimi. Congratulazioni!

- Grazie!

Si infilò due dita nel taschino del gilet con un grosso buco all'altezza dello sterno. Ne estrasse un foglietto di carta piegato e bagnato che porse alla donna.

Lei lo prese, attenta a non toccarlo più del necessario.

- Lo apra.

- Come desidera.

E obbedì.

- Per me bastano solo duemila crediti. Potete mandare il resto della ricompensa su quel conto. 

La tipa non disse nulla per qualche istante. Poi ricominciò a parlare con la voce più incrinata di prima. Anche la sua espressione granitica sembrò creparsi.

- Non è una somma di poco conto...

- Lo so.

- E lei vuole darla quasi tutta all'Istituto per i reduci e gli orfani della Guerra Kallyriana?

- Sì.

- Beh...

Si tolse lentamente gli occhiali e li appoggiò sopra la liscia superficie in vera quercia itargana, tra le carte sparse lì alla rinfusa.

- C'è qualche problema?

- No, no. Assolutamente.

- E allora?

- Chi sceglie il suo lavoro, ormai, non la fa più per sola avventura.

- Possiamo metterla così. Sono d'accordo.

- Ormai, mi perdoni il gioco di parole, quello che cercano i Cercatori sono ricchezza, fama e potere. L'avventura, la ricerca per la ricerca non esistono più da un pezzo.

- Vero.

- E poi c'è Halamander...

- Già.

- ...

- Era una Cercatrice un tempo, vero?

- Vero. Ma poi ho trovato quello che cercavo e ho cambiato mestiere.

- Trovare quello che si cerca è la fine per un Cercatore, quindi?

- Nel mio caso, sì. E nel suo... Mi chiedo cosa lei cerchi veramente.

- È complicato.

- Lo è sempre.

- Già...

Rimasero in silenzio per un attimo.

- Posso ritenerlo fatto, comunque?

- Assolutamente. Può andare già a ritirare la sua parte. Aspetti che le firmi la ricevuta - affermò, inforcando di nuovo gli occhiali.

- Va bene.

- Per quanto riguarda il promemoria che le abbiamo mandato, le confermiamo la sua nuova missione - disse con lo sguardo rivolto a un gruppo specifico di documenti, vicini all'olovisore. 

- Promemoria?

- Esatto! - confermò lei, alzando lo sguardo nella direzione dell'altro - Quello che le abbiamo mandato al suo recapito di Estagi mentre era impegnato nel quadrante.

- Ah!

E gli ritornò in mente come aveva preso e fatto a pezzi tutte le raccomandate che gli erano arrivate senza guardarle, quando era tornato neanche due sere fa.

- Ehm...

- Le abbiamo comunicato che al suo rientro qui, terminati i procedimenti amministrativi d'uopo, avremmo provveduto a fissarle la sua nuova missione.

- Io veramente...

- Le abbiamo comunicato altresì che se voleva declinare l'offerta, doveva risponderci entro le 12.00 del giorno successivo al suo rientro già registrato il...

E continuò a sbattergli burocraticamente in faccia la sua stupidità.

Achero cominciò a sudare e a grattarsi la testa che gli prudeva ferocemente. Era più rosso in faccia della divisa che non aveva.

- Comunque, dato che il contenuto del messaggio non è giunto alla sua conoscenza, le stampo il contenuto medesimo e ah... Dimenticavo...

Cosa poteva capitargli ancora?

- Le è stata anche assegnata una tirocinante.

- Ehhh?

- Si tratta di una giovane molto promettente che...

- Posso rifiutarmi! Vada per la missione ma non ho intenzione di fare balia a chicchessia.

- In effetti non è obbligato ad accettare la tirocinante, se non lo desidera. Può tranquillamente declinare come già le scorse ventitré volte.

- Le piace proprio leggere i registri!

- Sì. E le devo dire in tutta franchezza che il suo comportamento verso gli studenti è poco consono alla nostra istituzione.

- Faccio loro solo un piacere. Solita procedura, faccia dichiarare la mia indisponibilità ingiustificata così da evitare macchie nel fascicolo personale di chicchessia.

Fece una pausa.

- Piuttosto...

- Prego, mi dica.

- Sì... Ehm... Ho incontrato una Cercatrice fresca di accademia venendo qua e... Ehm... Per tutta una serie di fattori che non sono a lei imputabili, ha ritardato all'appuntamento con il Cercatore senior che le era stato assegnato.

- Chi lo avrebbe mai detto? Il grande Halamander che non vuole apprendisti che gli ronzino intorno, adesso perora la causa dell'apprendista di qualcun altro?

- Beh, sì.

- Ehhh... Mi fornisca le generalità della ragazza. Vedrò cosa posso fare - sentenziò, cominciando ad armeggiare con la tastiera dell'olovisore.

- Conosco solo il nome, Bria.

La donna si bloccò e lo guardò in tralice come a chiedersi se la stesse prendendo in giro o fosse semplicemente rimbambito.

- Bria Fischer Akuro?

Achero avvertì una strana sensazione.

- Può darsi?

- Abbiamo già risolto il problema, allora! È proprio lei la tirocinante di cui parlavo prima.

E senza dargli il tempo di reagire allo shock, continuò.

- Conosce la procedura, immagino. La ragazza dovrebbe essere già nell'ufficio del consulente che le spiegherà i vari adempimenti amministrativi. Le scrivo dove può trovarla.

- Sala F, Piano Due? - esalò sconsolato.

- Sì. Come fa a...

- Ho le mie fonti...

E così, poco più tardi nella Sala F Piano Due, il consulente e gli altri ospiti spostavano lo sguardo tra i due tizi che si fissavano in cagnesco, dopo l'ennesimo battibecco di quei giorni irreali.

Fu Bria a interrompere il gioco del silenzio.

- Mi prendi per il culo?!?

---

Angolo dell'autore: salve buongiornino XDXD Alla fine sembra che Achero e Bria continueranno a vivere insieme anche le loro prossime (dis)avventure. Buon per loro. Forse o.O 

L'arco narrativo di Estagi comincia a volgere a termine e con esso questo primo volume. Spero che vi sia piaciuto e che continuerete a seguire le avventure dei nostri Cercatori preferiti (?) anche nel prossimo che non tarderà ad arrivare e dove... basta così che se no, vi faccio spoiler ahahah

Che dire, ancora grazie per essere arrivati fino a qui e a giovedì con il penultimo capitolo del "Volume 1. L'Antiquarium di Estagi"! Che dite, vi piace come titolo? :D

Ciaooo

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Capitolo 20
*** Capitolo 18 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, davanti la via principale

Pomeriggio

 

Erano appena usciti dall'Antiquarium senza rivolgersi una parola, scuri in volto e imbarazzati.

E adesso se ne stavano fermi ai piedi della grande scalinata alle loro spalle, gli sguardi rivolti alla lunghissima strada centrale della città, straripante di gente, mezzi e ogni tipo di attività commerciale e governativa.

- Beh - iniziò la sua, a quanto sembrava, nuova apprendista - Dove si va?

- Saamaren. Un pianeta nella zona periferica. Prima però dobbiamo recarci su Itarga. Un cliente ci aspetta lì per darci i dettagli della missi...

Oh, ma per l'amor dei cieli!

- Cosa? - la rimbeccò il Cercatore Senior, voltandosi a guardare la faccia di Bria, che lo fissava esasperata a sua volta.

- Dove andiamo ORA, deficiente. O pensavi di andartene da qui conciato così?

- No, certo che no... - anche se in effetti se ne stava quasi dimenticando.

- Ma per favore - e gli afferrò la mano, trascinandolo con sé.

Per fortuna Achero aveva con sé i suoi duemila sudatissimi crediti imperiali.

Mille andarono via per due docce non troppo tonificanti fatte di straforo in una spa del posto, per un lavaggio espresso delle uniformi, qualche vestito nuovo e uno zaino nero da viaggio per Bria.

Achero praticamente non aveva altro da indossare che la divisa e i vestiti schifosi che aveva preferito buttare. Bria il suo bagaglio lo aveva perso durante l'arrivo concitato all'Astrostazione il giorno prima. Lasciarono perdere fin da subito l'idea di provare a recuperarlo, dato che a quell'ora ormai era diretto probabilmente all'altro capo della galassia.

Da qui la necessità di ovviare al problema.

Trecento li spesero per il primo pasto decente da giorni per entrambi.

Cinquecento per il primo Astrotreno disponibile.

La grande e magnificamente anonima Astrostazione di Rotuga era una costruzione a base circolare di metallo e cemento ecathonchiriano dalle pareti scrostate e ingrigite, la cui struttura andava a restringersi e a curvarsi verso l'interno, mano a mano che la stessa si innalzava per le sue tremila braccia di altezza.

Vi si fiondarono dentro ad acquistare per un soffio i biglietti dell'ultimo mezzo della giornata.

La biglietteria era un locale incastonato nelle mura interne dell'edificio, intonacate di rosso e giallo oro. Una superfice trasparente di vetroplastica separava i busti degli impiegati, che si friggevano il cervello a eseguire migliaia di operazioni senza sosta, dai clienti impazienti in fila davanti a loro.

Una volta preso quel che serviva, si diressero alla sicurezza, misero zaini, giacche rosse, cinture e stivali neri, liquidi e oggetti vari negli appositi cestini, con sopra il logo di un'azienda ecathonchiriana che non conoscevano, li fecero rullare fino a un apparecchio per la scansione e una volta che quello li inghiottì, si misero di nuovo in fila per il fratellino lì a fianco.

Erano veramente fratelli a detta dell'apparecchio addetto ai corpi. Un gran chiacchierone che provava ad attaccare discorso con qualunque malcapitato gli passasse attraverso. 

Le bocche serrate, le risposte monosillabiche e qualche insulto non sembravano scalfire la volontà dello strumento di provare a fare amicizia con ogni essere senziente nei paraggi.

Anche gli Astrovieri in giacca, cravatta e fucile al plasma intorno a loro erano visibilmente esasperati. Erano un gruppo di umanoidi di vari colori, per lo più pelle blu rotugani.

Rimanendo in silenzio, Achero vi si infilò attraverso, dopo Bria.

Si consolò al pensiero che nessuno si fosse rotto del monologo a tratti urlante del coso, al punto da farsi scappare un qualche insulto con in mezzo la parola "robot", scatenando così il finimondo.

Superarono agevolmente il resto dei controlli documenti all'ingresso delle partenze.

Entrarono nell'ampio androne, lungo la cui parete curva e bianca si alternavano su vari livelli una sequenza di negozi, ristoranti, tavole calde e uffici di assistenza al pubblico, senza che vi rimanesse un solo spazio libero.

Tanti minuscoli soli artificiali irradiavano l'ambiente in cui si trovavano. I globi erano regolati con la luce naturale filtrata dalle mura esterne dell'Astrostazione e facevano luccicare il pavimento rosso ai loro piedi.

Una folla di esseri di ogni tipo vorticava davanti a loro, intorno a una gigantesca colonna centrale di colore nero e striature di blu elettrico. 

Alla sua base erano posizionati un'infinità di ascensori che portavano alle varie sezioni sotterranee, da cui partivano i mezzi spaziali che poi scorrevano nell'interno cavo di quella stessa colonna. La percorrevano per tutta la sua altezza fino ad attraversare il portale per l'Oltreverso, posto sulla sua sommità.

Poco più in alto rispetto a loro, c'era il grande tabellone degli arrivi e delle partenze a scritte giallo mostarda. Cercarono in quell'elenco infinito il loro convoglio e, con un sospiro rassegnato, notarono come fosse in ritardo di ottanta minuti.

Si concessero quindi un veloce giro nei negozi ubicati sul piano del centro commerciale, fra vetrine scintillanti di ricevitori sub oltreversali di ultima generazione e dai prezzi folli che non potevano permettersi pur avendone di bisogno, capsule nere sottocutanee per la conservazione della memoria in caso di incidente mortale, vestiti e tute da spazionauta all'ultima moda, piccole calamite raffiguranti l'Antiquarium piuttosto che l'Astrostazione stessa o qualche altro monumento importante di Rotuga. 

C'erano persino una libreria di falsi testi antichi e un posto dove vendevano statuette di divinità antiche e recenti.

- Fanno centocinquanta crediti imperiali - scandì la cassiera rosa dalle corna marroni dell'emporio.

- Ecco a lei!

- Grazie e buona giornata! Buongiorno, prego...

E mentre Achero la lasciava all'altro cliente pagante, Bria gli sibilò - Un souvenir dell'Astrostazione? Ma veramente?

- Non è per me - sbottò lui.

- E per chi?

- Amici di qui...

Uscirono dal negozio e andarono a un punto di consegna postale.

Achero diede all'impiegato allegro il souvenir da incartare e un indirizzo.

- Non è quello di casa tua? - chiese Bria.

- Vuole scrivere anche un biglietto? - la interruppe l'addetto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della ragazza.

- Già pronto. Ecco a lei - e poi rivolto a Bria - Era casa mia. Ho finito quello che dovevo fare qui. Perciò non è necessario che ci torni.

- E te ne vai così all'improvviso? Avevo capito che eri in affitto. Come la metti con il proprietario?

- Grazie e arrivederci - salutò l'impiegato per poi voltarsi - Mi faccia causa.

- Era per i tuoi vicini quello?

- Per i due addetti alla portineria.

- Capisco... A ogni modo - tagliò corto - Quanto ti è rimasto? Io i miei soldi li ho finiti.

Achero quasi si bloccò. 

Si voltò in direzione della voce di Bria ma non osò guardarla negli occhi.

- Beh, ehmmm...

- Ti sarà rimasto qualcosa, vero? - l'ultima parola la pronunciò in maniera più decisa delle altre - Non puoi avere speso già tutta la paga che ti hanno dato. Il tuo zaino era strapieno di chissà quanta roba.

- Sì, beh... Ecco... Insomma... Non mi tengo mai molto. La maggior parte la do via per...

- Quanto ti è rimasto? - la sua voce era tra l'esasperato e il melodrammatico.

- Gli ultimi cinquanta crediti imperiali li ho usati per la spedizione - disse, facendosi piccolo piccolo.

- Mi stai dicendo che non abbiamo più un centesimo?!? Non ci posso credereeee!!!

---

Angolo dell'autore: buongiorno mondo! Eccoci qui con il promesso penultimo capitolo del primo volume. 

Tempo di partenze a quanto pare per i nostri Cercatori, speriamo che il viaggio vada bene XD

Ci vediamo martedì con l'ultimo capitolo e un annuncio riguardante il volume 2.

Grazie sempre per leggere la storia ^_^ Per voi sarà poco, ma per me vuol dire tanto. Quindi grazie, grazie, grazie!

Ciaooo

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Capitolo 21
*** Capitolo 19 ***


Dovunque e in nessuna parte del Millemondi

 

Ho già affermato che non credo nel destino, che il caos è il vero motore dell'universo.

Miliardi di vite che si toccano, si scontrano e si infrangono in modi totalmente assurdi e imprevedibili.

Come quelle dei portinai che avevano aiutato Achero in un momento di difficoltà e che da lì a qualche giorno, efficienza dei servizi postali permettendo, si sarebbero visti recapitare una statuetta in miniatura di Livir la Fenditenebre, come pensiero di ringraziamento.

Livir la Fenditenebre...

Secondo il mito sarebbe stata lei a creare e diffondere la luce delle stelle nell'universo conosciuto del Millemondi, prima ancora che fosse chiamato così.

Nella loro Era, rappresentava per alcuni un simbolo di rinascita e di speranza contro le avversità.

Qualcosa che due reduci della guerra kallyriana potevano apprezzare più di altri, soprattutto da parte di chi l'aveva vissuta come loro.

Imprevedibile...

E se avessero saputo che quell'uomo, oltre ad averla combattuta, l'aveva fatta terminare nel più terrificante dei modi possibili?

Assurdo...

Ma voi non sapete chi o cosa sia Livir, né la "sua" storia o l'importanza per i protagonisti di "questa" storia.

Non è che sia molto importante ai fini della trama.

Per adesso, almeno.

Ma c'è un motivo preciso se ne stiamo parlando. Livir era una dea antica. Era, perché in tanti ne hanno dimenticato l'esistenza.

Come hanno dimenticato anche molte altre cose sulla civiltà più grande di tutti i tempi. Un pezzo di mosaico andato in frantumi molto tempo fa.

È la classica vicenda di umani, umanoidi, altri esseri pensanti, magia e grandi poteri che si ripete.

Ma questa volta più in grande.

Molto più in grande.

Tanto da aver reso possibile, in un remotissimo passato, la creazione di un Impero così potente da abbracciare miliardi di mondi, prima che lo stesso si avviasse verso una tragica decadenza senza fine.

Tanto da chiamare il suo dominio "Il Millemondi".

Una bugia, visto che ne conquistò miliardi appunto. 

La bugia per eccellenza, tra le tante che hanno sempre dominato questa galassia.

Per adesso è troppo presto per narrarvi dei signori oscuri che ne hanno minacciato tante volte l'esistenza, delle innumerevoli razze che lo abitano, delle incalcolabili differenze di tecnologie tra un pianeta e l'altro, dei loro spaventosi intrecci con magie e poteri arcani.

Vi basti sapere per ora che, alla fine di un lungo medioevo stellare, creature senzienti di ogni genere vollero riprendere il contatto con quel lontano passato andato perduto. Riscoprirlo per capirlo.

Nacquero per questo scopo i Cercatori.

Gli stessi che un anziano Astroviere stava osservando, mentre discutevano animosamente prima di salire sul mezzo diretto alla loro prossima tappa.

Lo stesso Astroviere che ne aveva osservato l'incontro al mercato, il giorno prima. Dopo aver spinto in quella direzione la ragazza e l'Askarsäden che lei si portava dietro.

"Ti è andata male", sentenziò lui con una solenne voce dello spirito inascoltabile da parte di chiunque.

Tranne che da me.

"Credi di essere riuscito a impedirmi di fare qualcosa, vecchio mio?"

"Ho fatto in modo che ti impedissero di distruggere anche questo mondo."

"Credi che fosse questo mondo il mio obiettivo? Sei sempre stato troppo limitato nella tua visione. Senza offesa."

Non è bello prendersi gioco dei ciechi effettivamente.

"E allora cosa? Perché non lasci in pace quell'uomo? Ti ha già fatto divertire abbastanza mi pare."

"Ma lui non è il mio divertimento. È il mio capolavoro più grande."

Ed è proprio da qui che può iniziare la "nostra" storia.

---

Angolo dell'Autore: salve a tutt* voi e grazie infinite per essere giunt* fin qua. Di cuore, veramente...

Ci siamo! 

Finisce così il primo atto di un lungo viaggio che porterà Achero, Bria e tanti altri personaggi che mano a mano conosceremo, in giro per questa galassia conosciuta come "Il Millemondi", o per fare i fighetti che sanno usare l'inglese "The Thousand Worlds".

Ci sarà tantissimo da scoprire. E credetemi quando vi dico che ancora non abbiamo visto niente. Dico (scrivo) "abbiamo" perché anch'io ogni giorno scopro cose nuove su questo universo, che (datemi pure del pazzo XD) cresce e si evolve per conto suo nella mia testolina malandata. 

Vi avevo promesso un annuncio importante, quindi eccolo: i primi capitoli del volume 2 sono già scritti. La pubblicazione inizierà tra un paio di settimane, il 14 novembre. Salvo imprevisti, eh... XD

I nuovi capitoli usciranno direttamente qui, come seguito diretto di quelli che avete letto. Ho deciso di NON chiudere questa storia e pubblicare a parte il resto per varie ragioni. 

Per farla breve, questa non sarà una trilogia, una pentalogia o altro, ma qualcosa di diverso. Per struttura, forse risulterà più simile a una pubblicazione manga che a un libro fantasy normale. E infatti, dal prossimo volume non riinizieremo dal capitolo 1, ma proseguiremo con il capitolo 20 ^_^

Tutto di seguito, insomma.

Che altro dirvi? In queste due settimane di pausa conto di far uscire un contenuto extra e boh... Penso sia tutto per adesso.

Non mi resta che ringraziarvi ancora, e salutarvi con la speranza che quanto letto finora sia sufficiente per invogliarvi a proseguire ancora oltre, insieme al sottoscritto.

Questo è veramente tutto!

Ciaooo

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Capitolo 22
*** INTRODUZIONE al Volume 2 ***


Disclaimer

Salve a voi. Grazie per essere arrivati fino a qui e aver deciso di iniziare la lettura del secondo volume dei Cercatori. 

Non vi anticipo nulla (quasi) sui prossimi capitoli. Solo due piccole avvertenze, proprio minuscole. 

Primo!

Il Volume 2, intitolato "L'Astrotreno sbagliato", sarà ben più lungo del Volume 1, che in definitiva è stato solo un'introduzione alle avventure di Achero, Bria e tutti gli altri personaggi che via via si uniranno a loro.  La pubblicazione dei capitoli (salvo imprevisti) prenderà avvio a metà novembre e proseguirà nel 2024.

Seconda avvertenza! 

Scorrerà sangue, e neanche poco in certi momenti. Non ve lo dico per farvi spoiler, ma solo per avvisare chi magari può essere più sensibile a certe scene. Traete da soli le vostre conclusioni!

 ^_^

Detto ciò ancora mille grazie di aver dato a "Cercatori" una chance di entrare nel vostro cuoricino di lettori e vi auguro buona lettura, nella speranza che sia interessante e all'altezza delle vostre aspettative.

Ah quasi dimenticavo: დჹჟდჟრჳჭჴ  წტტჳჷ  ჭჺჭჹც

Di che si tratta? Vi starete chiedendo.

Come direbbe una voce narrante di nostra conoscenza, per adesso è troppo presto per parlarvene, ma sarà qualcosa di importante!

Vi aspetto nei commenti!!!

E ancora grazie!

 

***

 

Sinossi Volume 2

Achero Halamander è un Cercatore navigato. Uno che per professione cerca cose che mai si dovrebbe desiderare di trovare.

Bria Fischer Akuro è una Cercatrice fresca di accademia, che si avvia al suo apprendistato sul campo con il più improbabile dei supervisori.

Qualcuno li ha spinti a incrociare le loro strade, e non solo.

Ma chi è che si diverte a giocare con il destino, il caos e le probabilità? Chi è che li sta usando come pedine in un disegno di cui i nostri protagonisti neanche lontanamente immaginano la reale portata?

Queste sono le domande che Achero e Bria si porteranno come un peso sulle spalle nel loro viaggio verso Itarga, il pianeta dove ha sede il loro Ordine.

Un viaggio irto di insidie, sangue, imprevisti e nuovi personaggi.

Dove potenti nemici trameranno alle loro spalle, per ostacolarli e magari ucciderli.

Riusciranno nei loro intenti?

Riusciranno a fermare i Cercatori?

 

***

 

Glossario

Achero. Cercatore. Era su Rotuga in attesa di far scattare la trappola contro i nemici che volevano risvegliare Aspar, il Cavalcacieli, tramite l'Askarsäden. I suoi poteri sono legati alla "manipolazione vrilatica". Può creare allucinazioni, bruciare oggetti e persone per ricavarne energia, sia per guarirsi da eventuali ferite che per attaccare. E non solo.

Askarsäden. Oggetto misterioso di colore verde al centro delle vicende del Volume 1. Serviva a risvegliare il Signore Primordiale nelle Cisterne di Estagi. Distrutto da Achero.

Astrostazione. Punto di partenza e di arrivo per gli Astrotreni, che collegano i pianeti delle Rotte millemondiali. 

Astroviere cieco. Personaggio enigmatico che ha causato tutta la catena di eventi del primo volume. È in grado di parlare con il Narratore. Non si conoscono i suoi fini.

Bria. Aspirante Cercatrice a pieno titolo. Conosce Achero nel primo volume e ne diventa apprendista. Qualcuno aveva dato a lei un Askarsäden.

Cisterne di Estagi. Luogo in cui era conservato Aspar, il Cavalcacieli. Un Signore Primordiale che i nemici del primo volume volevano risvegliare. Non si sa altro.

Estagi. Città sede dell'Astrostazione di Rotuga. 

Impero. Solo citato nel discorso tra Achero e Isabelle nelle Cisterne di Estagi.

Isabelle. Cercatrice. Finge di essere nemica di Achero per ingannare i nemici del primo volume, ma in realtà e un'alleata del Cercatore. Usa poteri legati all'oscurità.

(Il) Millemondi. È il nome della galassia in cui è ambientata questa storia.

Narratore. Entità che interviene direttamente nel commentare la storia. Conosce anche l'Astroviere cieco e vi può anche discutere.

Organizzazione e Accademia dei Cercatori. L'organizzazione per cui lavorano, e l'accademia da cui possono ottenere la licenza di operare, i Cercatori. Hanno sede su Itarga. I Cercatori sono individui che vanno alla ricerca di reperti antichi e oggetti esotici per tutta la galassia. Il loro motto è: Scoprire per Capire.

Rotta del Millemondi. Solo citata.

Rotuga. Pianeta della prima rotta del Millemondi.

Talento. Potere di stravolgere il nomale ordine naturale delle cose. Altrimenti, detto superpotere. Tutti i Cercatori ne hanno uno. E non solo loro.

 

***

 

CAST

 

Achero Halamander

Achero Halamander

*

Bria Fischer Akuro

Bria Fischer Akuro

*

Isabelle

Isabelle

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 20 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, Astrostazione

Giorno 219 SIS, il pomeriggio dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

Nella famiglia di Obbrer erano tutti eroi.

Lo erano i suoi nonni che combatterono contro Ostikan, l'Oscuro Signore, nelle battaglie degli orli esterni.

Lo furono i suoi genitori che misero in salvo milioni di vite, quando quell'essere giunse ad attaccare il cuore dell'Impero.

Lo furono i suoi fratelli più grandi, che purtroppo trovarono la morte per mano dei seguaci del più folle e potente mostro della loro Era.

In pratica, gli unici a non aver mai compiuto imprese epiche, degne di essere raccontate nelle migliori bettole sparse per tutto il Millemondi, erano lui e sua sorella, una neonata di nove mesi.

La situazione non era niente affatto soddisfacente. Per questo motivo, all'età di quindici anni decise di lasciare la famiglia e partire per salvare l'universo conosciuto.

E qui il problema.

Dove andare? Da dove partire?

Beh, una volta un saggio disse che il primo passo per l'avventura era mettere piede fuori dall'uscio di casa.

Il secondo, pensò Obbrer, era recarsi nell'Astrostazione più vicina e da lì vedere il da farsi.

E guarda caso, quella di Rotuga era proprio la più vicina.

*

- STA' ATTENTO IDIOTA!

- Scusi!!!

Le maledizioni del fattorino che aveva urtato, facendogli cadere dalle mani un'alta catasta di pacchi e pacchetti con la scritta "fragile", inseguirono Obbrer per tutto l'atrio dell'Astrostazione.

Gli sguardi di migliaia di pendolari lo fissavano esterrefatti.

E non poteva dar loro torto.

Un ragazzo moro, in sandali e pigiama blu, con sopra un elegante accappatoio verde di seconda mano, che sfrecciava per l'enorme corridoio d'ingresso, era qualcosa che si meritava certo un qualche tipo di attenzione particolare.

Il fatto che poi avesse una spadona lunga la metà di lui, in un fodero legato alle spalle, non migliorava affatto il quadro della situazione.

- ATTENZIONE! - strillava la voce degli avvisi ai viaggiatori, dalle centinaia di megafoni sparsi lungo tutte le mura dell'edificio - Oggi sciopero straordinario del personale astroviario. Contro le misure dei padroni. Contro l'Impero servo dei capitalisti. Contro...

Non capì contro cos'altro protestassero.

Dall'altra parte si sentirono solo porte aperte con violenza e grida confuse di reparti antisommossa, mandati a riprendere il controllo, che si scontravano con le locali guardie astroviarie.

Col senno di poi, capì il motivo per cui nessun addetto alla sicurezza aveva pensato minimamente a fermarlo nella sua pazza corsa verso il mezzo. 

Per fortuna qualcuno aveva deciso di fare partire una rivolta in quello stesso momento.

- Per favore, fatemi passare... Grazie!!!-

L'androne era affollatissimo quel giorno.

Cercò sulle pareti della colonna centrale il tabellone delle partenze, lo individuò subito, ma non riuscì a trovare comunque il suo Astrotreno.

Mancava un minuto alla partenza.

- Merda. Merda. Merda - mormorava disperato.

- Scusi, le serve aiuto?

Si voltò di scatto. 

Un anziano addetto delle astrovie in divisa fissava un punto indefinito sopra la testa.

Anzi non fissava niente. 

Era cieco.

- SÌ - esplose senza ritegno - L'Astrotreno in partenza adesso per Itarga. Dove lo trovo?

- Banchine della Sezione 14. Se si sbriga, può ancora farcela.

Quasi non sentì le ultime parole da come era schizzato via verso l'unico ascensore libero.

Non ringraziò nemmeno il tizio. 

Quello invece ne seguì la corsa disperata con un'espressione compiaciuta.

Un cieco in grado di osservare qualcuno mentre si dirigeva da qualche parte?

Beh, nel Millemondi un cieco poteva vedere cose che con due o tre o molti di più occhi sani non si sarebbero potute neanche immaginare.

Soprattutto se quel cieco era...

- Mi scusi...

Non si voltò nemmeno verso la turista che gli chiedeva informazioni per la stessa destinazione di Obbrer.

- Si diriga pure alla Sezione 7.

- Grazie!

- Ma si figuri.

Beh, a ogni modo...

Basta poco per cambiare la direzione che una vita ha deciso di percorrere. Un incidente, una decisione difficile che ti mette davanti a un bivio. O anche un'indicazione sbagliata.

Dopotutto, quello della Sezione 14 era il convoglio che avevano scelto di prendere due Cercatori di nostra conoscenza.

---

Angolo dell'Autore: buongiornissimo!!! Ci siamo! 

È iniziata la seconda parte dell'avventura dei nostri Cercatori e subito spunta un nuovo personaggio. Che ruolo avrà? Si incontrerà subito con Achero e Bria o avrà una storia a parte tutta sua? 

Per saperlo... Beh, lo sapete :p

Ci vediamo giovedì!

Ciaooo

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Capitolo 24
*** Capitolo 21 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, Astrostazione

Giorno 219 SIS, il pomeriggio dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

Quando finalmente Achero e Bria uscirono dall'ascensore, che li aveva condotti fino alla Sezione 14, furono travolti da un fiume in piena di corpi e facce di ogni forma e dimensione. 

Era come se i rappresentanti di tutti i popoli del Millemondi si fossero dati appuntamento lì, in attesa dell'arrivo del convoglio, parlando, urlando e lamentandosi in almeno un migliaio di lingue diverse.

C'era veramente di tutto.

Famigliole di noidelchiani in gita, dalla pelle marrone e con le loro tre paia di paia d'orecchie appuntite, i cui piccoli ridevano e si rincorrevano a vicenda, mentre i genitori esasperati cercavano di farli smettere.

Un gruppo di rettiloidi giovani, belle e dalle squame lucenti, messe ben in vista da vestiti decisamente scollati, litigava per qualcosa con un panda umanoide in tuta da operaio.

Animali da compagnia di qualsiasi razza conosciuta ringhiavano, soffiavano e squittivano tutt'intorno, al guinzaglio o dentro gabbie e trasportini.

I due si fecero strada fino al limitare della banchina.

Da lì, facendo attenzione a non farsi spintonare di sotto, poterono ammirare l'estensione del gigantesco complesso sotterraneo in cui ora si trovavano.

La banchina, dove si erano fermati, era solo una di trentaquattro, la ventisettesima per la precisione.

Erano tutte distribuite una sopra l'altra, lungo gli altrettanti piani della Sezione 14.

Gli ascensori principali fermavano al ventisettesimo piano tutti coloro che dovevano recarsi a quella Sezione.

Da qualche parte, doveva esserci un'altra colonna di ascensori che portavano a ciascuna delle altre banchine.

Notarono che quella più in basso era più larga della loro.

L'altra, che stava sotto, lo era poi ancor di più.

E così via, fino al primo piano.

Per la forma che assumevano, ricordavano i singoli scalini di un'enorme scala per giganti.

Ogni livello era gremito di gente.

L'intero ambiente era illuminato a giorno da un'infinità di cristalli, posti sia sui cielini di ciascuna banchina, sia sull'alto soffitto a volta sopra di loro, sia su un'immensa parete nera che si innalzava al di là di una lunga striscia translucida sul fondo, posta a sua volta poco al di sotto della banchina del primo piano.

La parete partiva da lì e poi si fondeva armoniosamente con il soffitto dello stesso colore.

Chiudeva completamente la struttura in verticale del capolinea da tutti i lati. 

Lasciava, come unico punto possibile di ingresso e d'uscita, il varco di un'enorme galleria oscura, posizionato dove finivano le stesse banchine, a circa a tre miglia di distanza dal punto in cui i Cercatori stavano aspettando.

Da quel varco, il mezzo sarebbe prima entrato, si sarebbe fermato lungo i piazzali di testa, si sperava senza scontrarsi con la parete che sorgeva dove terminava lo strato gialloverde sul fondo, e avrebbe atteso che tutti i presenti salissero a bordo. 

Infine sarebbe uscito dallo stesso punto.

Dopo un'ampia manovra nel dedalo di tunnel sotterranei, si sarebbe poi infilato nella galleria dentro la colonna centrale e avrebbe così iniziato la salita verso il portale dell'Oltreverso. 

In lontananza si vedeva il mezzo dal metallo arrugginito varcare l'ingresso.

La locomotiva dell'Astrotreno era un semplice parallelepipedo a base triangolare che, con lo spigolo laterale rivolto verso il basso, avanzava leggermente sospesa in aria lungo la striscia di vetroresina magnetica sotto di essa. 

Con il suo reattore teleforce, incastonato dentro un robusto rivestimento antiradiazioni, trainava sette carrozze dal medesimo aspetto.

Sul tetto, una patina rossa faceva il paio con il bianco della facciata e dei fianchi. 

Trattandosi di un viaggio all'interno della periferia stellare, non era poi così grande, se paragonato ai suoi simili.

Ognuna delle otto sezioni dell'Astrotreno era infatti alta quasi settanta braccia, il tetto era largo altrettanto, con una lunghezza di circa quattrocento braccia per ciascuna delle otto.

Achero si voltò verso l'apprendista, sentendola sospirare nonostante la confusione.

Era preso un colpo a entrambi quando avevano sentito l'annuncio dello sciopero. Per fortuna il loro era uno dei pochi Astrotreni a cui non era stata cancellata la corsa.

- Che hai ora?

- Non mi piacciono i carri bestiame. Se penso al diretto di due giorni fa...

- E certo, la principessa ha i suoi standard giustamente...

- Senti un po'...

- Senti tu piuttosto. Per arrivare a Itarga da qui, dobbiamo per forza prendere il mondiale verso la periferia galattica diretto su Abeal e da lì fare il cambio con un altro Astrotreno che va sulla quinta rotta.

- Il tutto allontanandoci invece di avvicinarci! Perché non potevamo aspettare il mondiale direttamente qui a questo punto?

- Perché qui, anche senza sciopero, non farà sosta nessun mondiale per tutto il fine settimana rotugano.

- Lo sai che esistono dei cosi chiamati diretti che ci eviterebbero di fare il giro di mezza galassia, vero?

- Lo sai che esistono dei cosi chiamati soldi che non abbiamo per comprarci i biglietti, vero?

- Non li abbiamo perché qualcuno se li è bruciati tutti!

- Non li abbiamo perché qualcuno ha dovuto pagare anche per la sua apprendista che aveva appena due spicci con sé.

- L'apprendista aveva due spicci con sé perché il resto lo ha perso su questo schifo di pianeta, quando è arrivata.

- Benvenuta nella vita reale del Cercatore, principessa. Continuerai dopo con le lamentele - aggiunse, voltandosi mentre l'astrotreno si fermava davanti a loro.

C'erano altri trentaquattro livelli per ognuna delle sette carrozze, dai cui fianchi fuoriuscì un gran numero di passerelle, come aculei di un mostro d'acciaio pronto a difendersi.

Achero le prese saldamente la mano.

- Non lasciare la presa o finisce che non ci rivediamo più - nemmeno la guardava dalla concentrazione verso il momento fatidico.

L'uomo riuscì a posizionarsi quasi di fronte a una delle più di cento porte del loro piano.

- Va bene. Però stringi un po' di meno che la mano mi serve.

Non le badò.

Una marea sembrava sollevarsi alle sue spalle, spingendo in avanti tutti i pendolari.

- ATTENZIONE. SI PREGA DI ENTRARE IN MANIERA ORDINATA. LE PORTE SI APRIRANNO FRA TRE...

Ora sembrava che li volessero schiacciare contro il fianco sporco dell'astrotreno. Per fortuna Achero era abbastanza forte da non farsi sballottare via.

- DUE...

Spintoni, urla, bestemmie, imprecazioni e insulti saturarono l'aria, quanto e più dell'odore spiacevole di migliaia di passeggeri che si accalcavano come se fosse il mezzo verso la salvezza.

Tutte le guardie, che di solito stavano a piantonare le banchine proprio per evitare quelle spiacevoli situazioni, erano impegnate a fare la rivoluzione nella parte opposta dell'Astrostazione.

- UNO...

- Togliti di torno - sbraitò Achero a un tipo squamato che gli si era infilato davanti. E senza lasciargli il tempo per replicare, lo prese per la collottola e lo buttò di lato fra le proteste dei presenti.

Fu praticamente inghiottito dalla folla che scalpitava per entrare.

E poi finalmente le porte si aprirono.

- L'ASTROTRENO ADESSO È ACCESSIBILE AL PUBBLICO. SI AUGURA UN PIACEVOLE VIAGGIO VERSO LE ROTTE PERIFERICHE. FERMERÀ NELLE STAZIONI DI...

Non sentirono l'elenco delle infinità di pianeti dove avrebbero fatto sosta.

Nell'attimo stesso in cui i varchi vennero aperti, ci fu il finimondo.

Cinquanta disperati si lanciarono contemporaneamente verso l'entrata.

Achero fu il più veloce di tutti. 

Con uno scatto che quasi staccò il braccio alla ragazza, tirò Bria davanti a sé e poi la spinse dentro.

Achero fu a sua volta spinto in avanti dalla forza assurda della folla alle sue spalle.

Per non farsi schiacciare sulla parete opposta, il Cercatore si aggrappò a un corrimano verticale di metallo alla sua destra. 

Era posto di lato a un passaggio che conduceva all'area delle venti e passa fila di sedili.

Sembrava quasi un naufrago che si teneva all'albero maestro di una zattera in balia di una tempesta mortale.

La massa in movimento aveva spinto di nuovo Bria dietro di lui. 

L'aspirante cercatrice sentiva di soffocare.

Con un grugnito, il suo Senior si lanciò in avanti e si aprì la strada a forza di spallate. Riuscì a portarla fino a un gruppo di sedili liberi e lì la buttò senza troppi complimenti. 

Lui crollò in quello davanti mentre lì accanto gettò gli zaini, che per tutto il tempo si erano legati davanti anziché alle spalle.

- Carri bestiame. Carri bestiame. Odio i carri bestiame... - esalava la ragazza con lo sguardo perso nel vuoto.

- Non rompere Bria - tagliò corto l'altro mentre riprendeva fiato.

*

- L'ASTROTRENO ADESSO È ACCESSIBILE AL PUBBLICO. SI AUGURA UN PIACEVOLE VIAGGIO VERSO LE ROTTE PERIFERICHE. FERMERÀ NELLE STAZIONI DI...

Verso le rotte periferiche. 

Le parole risuonarono nella mente svuotata di Obbrer come un'eco.

Verso le rotte periferiche.

- VERSO LE ROTTE PERIFERICHE?!? - urlò il ragazzo, realizzando finalmente cosa stava per succedere.

Avete presente quel panico sordo e profondo che parte dalla pancia e si estende in pochi secondi a tutto il corpo? Quello dei grandi errori di giudizio o, per usare un termine più di uso comune, delle grandi stronzate che si potevano fare nella vita?

Ebbene, quella era la sensazione che provò Obbrer dopo quelle quattro parole.

Immaginate come dovette sentirsi quel ragazzo, lì alla mercé di decine di migliaia di scappati di casa, la cui vita sembrava dipendere interamente dal trovare un posto libero sul mezzo.

Gridò e strepitò, cercò di tornare indietro perché quello era l'Astrotreno sbagliato, ma non ottenne alcun risultato.

Nel Millemondi la gente in genere non era mai così spontaneamente altruista per farsi un po' da parte ed evitare che qualcuno finisse all'altro capo della galassia per sbaglio.

A posteriori magari si sarebbe detto che non era stato molto saggio affidarsi a un cieco per delle indicazioni.

Ma si sapeva, col senno di poi erano piene le fosse.

Inoltre non c'era né il tempo, né la possibilità, di disperarsi. Non durante l'orario di punta dell'ultimo giorno lavorativo prima del fine settimana rotugano.

A tempo debito si sarebbero potute fare tante riflessioni sul menefreghismo imperante, sullo sfilacciarsi della società, del sentire comune, dell'empatia e di come la loro assenza potesse essere uno dei fattori critici nell'ordine costituito e del vivere civile. 

A tempo debito, non in quel momento, né in quella situazione.

A tempo debito.

Tempo al tempo. 

Espressioni di uso comune per indicare l'ineluttabilità di un qualcosa che doveva manifestarsi.

Per forza?

Per niente.

C'era sempre la possibilità di uno spiraglio, una via d'uscita che poteva ribaltare la situazione.

Come un'apertura tra due tizi. Sarebbe bastato che il ragazzo vi si fosse buttato in mezzo e si fosse aggrappato con tutte le sue forze al pilastro della pensilina proprio dietro di loro.

Ma non sarebbe stato divertente.

Non quanto lasciare che la storia facesse il suo corso, che un terzo impiastro gli si parasse davanti e che lo costringesse a salire, per non finire schiacciato sotto ventimila piedi in marcia.

E chissà chi avrebbe mai potuto incontrare sull'astrotreno.

"Vero vecchio mio?"

"Non sono obbligato a risponderti", rispose mentalmente l'Astroviere cieco.

---

Angolo dell'Autore: salve belli/e/*! Mai una gioia per questi personaggi. Queste astrostazioni sono proprio il selvaggio west XDXD

Almeno i due Cercatori sembrano avercela fatta, Obbrer un pochino meno. Chissà che gli capiterà...

Spero di essere riuscito a rendere bene le immagini che avevo in testa quando ho scritto la scena dell'attesa e dell'arrivo dell'Astrotreno. 

Se quella parte non è chiara, ditemelo pure che vedrò di sistemarla XD

Noi ci vediamo martedì con il prossimo capitolo.

Prima di salutarvi, vi ringrazio di nuovo per leggere queste parole. Mi date una grossa motivazione nel continuare la pubblicazione ^_^

Detto questo...

Bye Bye XD

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Capitolo 25
*** Capitolo 22 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 219 SIS

 

L'andirivieni, gli spintoni, i litigi e le migliaia di parole in altrettante lingue diverse sciamarono lentamente con ognuno che si sedeva dove trovava posto.

Achero dovette lottare con almeno una dozzina di tizi che volevano farli alzare. Il risultato furono diversi denti rotti e qualche osso incrinato. Alla fine nessuno diede loro più fastidio, nemmeno per far togliere ai due gli zaini dai sedili accanto.

Ci sarebbe stato da indignarsi per lo schifo in cui si trovavano, ma era ordinaria amministrazione per chi viaggiava verso le periferie galattiche su treni popolari e soprattutto in regime di tagli al servizio, come durante il nuovo sciopero degli Astrovieri.

Le porte si chiusero di scatto e il convoglio ricominciò a muoversi, diretto ora alla colonna che li avrebbe sparati nell'Oltreverso.

Era uno scafo i cui interni erano rivestiti da pannelli di metallo grigio e in qualche punto arrugginito, senza aperture esterne per godersi il viaggio, con file e file di sedili a gruppi di quattro posti, blu, incrostati e rovinati, nessuna cappelliera visibile e in compenso un forte odore di ascelle sudate.

Una voce registrata lì invitò ad allacciarsi le cinture di sicurezza. 

Tutti obbedirono all'istante.

- RICORDIAMO AI GENTILI PASSEGGERI CHE LA COMPAGNIA ASTROVIARIA NON POTRÀ ESSERE RITENUTA IN NESSUN MODO RESPONSABILE DI EVENTUALI INCIDENTI A BORDO A CAUSA DEL MANCATO RISPETTO DELLE NORME SULLA SICUREZZA.

- Da come ho capito, non ci saranno altri astrotreni né più tardi, né domani verso il lato esterno del Millemondi... - disse improvvisamente Achero a Bria, quasi avesse sentito i suoi pensieri - Per questo c'è stato tutto questo caos.

- Come se gli altri giorni fosse meglio - ribatté l'apprendista.

- Beh, ragazzina... Comincia ad abituarti allora.

- Non chiamarmi ragazzina!

- Altrimenti?

- Altrimenti io...

Non continuò perché una voce urlante e uno scalpiccio la fecero voltare di scatto. 

Bria rimase semplicemente a bocca aperta.

C'era un ragazzo della sua età che correva nella loro direzione.

Indossava un pigiama e sopra quello un accappatoio verde. Una spada era legata con un laccio a tracolla sulla spalla destra.

Si sollevò un boato di risate dalla folla lì presente.

- Ma sei pazzo? - gli urlò Achero - Stiamo per essere sparati!

Li superò un attimo dopo. Aveva la faccia paonazza.

- LA CARROZZA È PRONTA PER L'INVERSIONE VERTICALE.

- Qualcuno chiami i piloti, i controllori. Fermate l'astrotreno! Devo scendere!

- VI AUGURIAMO BUON VIAGGIO.

E in un secondo si sollevarono con un perfetto angolo di novanta gradi.

L'idiota precipitò giù, verso il punto da cui era venuto.

L'unico a tendere una mano per non farlo sfracellare contro la parete opposta fu Achero. Ma, a causa della velocità di caduta e dell'allentarsi del laccio che lo chiudeva, l'accappatoio si aprì e il tipo finì dritto addosso a Bria.

- Ma che cazzo fai?!?

- Scusa, scusa!!!

Achero stava per scoppiare a ridere.

- INVERSIONE GRAVITAZIONALE ATTIVATA.

Il ragazzo fu lanciato come una palla sull'uomo.

A quest'ultimo passò completamente la voglia di ridere. Lo abbracciò, o per meglio dire, lo stritolò in una morsa mortale, con ancora accappatoio e spada in mano.

- Lasciami! Aiuto! Aiuto!

- Chiudi quella bocca! - sbraitò il Cercatore.

- PRONTI AL LANCIO FRA TRE...

- NOOOO!!! Fatemi scendere!

- È troppo tardi deficiente! - strillò Bria a sua volta.

- DUE...

- NONONOONONO!!!

- UNO...

Per comprendere ciò che più o meno provavano coloro che volevano attraversare un portale, ai neofiti dei viaggi spaziali si diceva di immaginare il proprio corpo ridotto a un elastico, tirato fino quasi a rompersi e poi lanciato contro un muro. 

Si suggeriva ancora di figurarsi ossa, muscoli, organi al posto dello stesso elastico e infine ogni singolo atomo allungato per chilometri in un milionesimo di nanosecondo, prima di poter passare dall'altra parte. 

E si concludeva affermando che, allo stesso modo di come era iniziato, tutto sarebbe finito di colpo.

Stranamente le pubblicità olovisive finanziate dall'Ordine degli Astrovieri, dove attori allegri con sorrisi a dieci o trentadue o cinquantuno o anche più denti affermavano queste parole e cercavano di convincere della piacevolezza dei viaggi astroviari, non avevano mai riscontrato molto successo tra i pubblici millemondiali. 

In ogni caso...

Il rinculo fece tornare i passeggeri alla normalità.

Un terzo dei presenti già tirava fuori i sacchetti antivomito dalle tasche sotto i sedili.

Intuendolo, Bria prese di scatto il suo e lo diede al ragazzo appena liberatosi dalla presa di Achero.

Quello rimise anche l'anima. E intuendolo a sua volta, Achero diede il suo a Bria che fece lo stesso un paio di secondi dopo.

- VI RICORDIAMO DI PORRE I SACCHETTI ANTIVOMITO PIENI NEL BUCO AI VOSTRI PIEDI AL CENTRO DI OGNI GRUPPO DI QUATTRO SEDILI. PER APRIRLO BASTA SCHIACCIARE IL BOTTONE ROSSO SUL PAVIMENTO LÌ ACCANTO.

Achero lo premette con la suola dello stivale e i ragazzi cinerei in volto ci buttarono dentro i loro.

Dopo aver concluso l'operazione, il Cercatore fece sedere il ragazzo accanto a lui e gli ficcò in braccio arma e indumento.

Non c'era che dire. 

Il viaggio era iniziato alla grande.

---

Angolo dell'Autore: Buonasera! Achero e Bria si sono quindi incontrati con Obbrer in modo decisamente rocambolesco. E ora?

Vi ringrazio sempre per leggere i vari aggiornamenti.

Mi scuso se non ho potuto pubblicare regolarmente a causa di problemi con il pc. Per farmi perdonare, pubblicherò di seguito i capitoli saltati le scorse volte!

Ciaooo

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Capitolo 26
*** Estratto della Guida del Cercatore ***


https://www.youtube.com/watch?v=EUzCjHB_rdc&ab_channel=Darkanevon

Astrotreno.

Il termine indica il mezzo di comunicazione più usato in assoluto per percorrere le immense distanze della galassia.

Ne esistono di molti tipi, dalle forme e dimensioni più disparate.

Essi danno infatti ai popoli galattici la possibilità di attraversare le Rotte del Millemondi, i corridoi scavati nell'Oltreverso da una civiltà oramai scomparsa e senza nome.

Oltre che a ridurre le durate dei viaggi rispetto alle comuni navi spaziali, permettono altre due cose fondamentali.

Affrontare solo in minima parte la devastazione causata dai Maelström, le spaventose tempeste che costantemente devastano l'Oltreverso stesso ed evitare gli abomini che lì vi risiedono, riducendo al minimo l'altrimenti elevatissimo pericolo di morte dei viaggi spaziali.

L'accesso alle Rotte è possibile grazie a giganteschi portali posti sulla sommità delle Astrostazioni, immense torri di metallo e cemento ecathonchiriano, presenti su un gran numero di pianeti della galassia.

La natura, le specifiche di costruzione e funzionamento della tecnologia che permette tutto questo sono un segreto ben custodito dall'Ordine degli Astrovieri.

Ciò li rende una delle caste più influenti del sistema di potere imperiale.

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Capitolo 27
*** Capitolo 23 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 219 SIS

 

Dopo l'ordalia iniziale, gli animi sembravano essersi calmati fino a sfumare in una sorta di rassegnazione collettiva ai tempi delle astrovie imperiali.

Naturalmente l'astrotreno aveva dei problemi tecnici che lo obbligavano a non superare un certo limite di velocità. Di quel passo sarebbero morti tutti di vecchiaia prima di arrivare a destinazione. 

La voce all'altoparlante si scusava per il disagio e spiegava il modo corretto per presentare reclamo.

- RICORDATE DI COMPILARE INFINE IL MODULO 67B E DI SPEDIRLO CORRETTAMENTE SECONDO LE MODALITÀ GIÀ SPIEGATE ALLA SEDE CENTRALE DI...

Bria si prese la testa tra le mani e se la massaggiò.

Fissò i suoi compagni di viaggio. Achero e il ragazzino folle che le era piombato letteralmente addosso.

Il cercatore si era addormentato. 

Era un sonno profondo che non era stato interrotto dai continui sobbalzi del mezzo o dalla cacofonia generata dai versi della gente e dai messaggi registrati.

Lo fissava intensamente come se questo bastasse a fargli aprire gli occhi e farsi dare risposte decenti a tutte le domande che aveva in testa.

Achero Halamander. 

Tra tutti i Cercatori del Millemondi, il destino o chi per lui l'aveva spinta proprio nelle mani di uno dei più famigerati membri dell'Organizzazione.

Si sapeva pochissimo sul suo conto. 

Spuntato dal nulla appena nove anni prima, era diventato uno degli esperti più conosciuti nel campo delle Scienze Arcane. Il campo di ricerca che sembrava avere come unico scopo il riportare alla luce potenti manufatti di un passato dimenticato, che altri avrebbero volentieri lasciato al loro posto.

Richiestissimi quanto odiati sia dagli altri Cercatori che dai potenti della galassia, per quello che sapevano o potevano arrivare a scoprire. Roba da sovvertire l'ordine millemondiale.

Chi si accostava a quel campo non aveva una lunga aspettativa di vita.

E adesso lei era l'assistente di uno di loro. 

Certo, non era obbligata seguire il percorso di Achero una volta finito l'apprendistato, ma si chiedeva se sarebbe giunta alla fine, considerando come l'avventura era cominciata.

Non capiva poi quale fosse il suo talento.

Passò in rassegna le possibili alternative e fu scossa da un brivido nel soffermarsi su alcune possibilità.

E ancora, cosa era successo realmente su Rotuga?

Il susseguirsi di eventi era stato talmente serrato, che non era ancora riuscita a mettere insieme tutti i pezzi.

Come se ciò non bastasse, un altro tizio si era unito alla compagnia.

- M-mi spiace per prima.

Lentamente Bria si voltò verso l'origine della voce. Aveva un cespuglio di capelli scuri intonati con gli occhi, la pelle pallida e l'aspetto di uno scappato da un manicomio per poveracci.

- Prego?

- Sì insomma - il ragazzo mostrava un'espressione degna di un ebete - di esservi caduto addosso.

- E fai bene - tagliò corto la ragazza.

Fece finta di sbadigliare e di chiudere gli occhi quando l'altro continuò.

- Siete Cercatori, non è vero? - lo disse con una strana nota di speranza nella voce.

- Tu chi sei invece?

- Ah, scusa. Non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Obbrer.

- Obbrer e basta?

- Ah, no...

- ...

- Beh, ecco...

- Qual è il nome intero? - fece esasperata.

- Obbrer Andronovo.

- Adro... Andronovo?!?

- S-sì.

- Quegli Andronovo?

- Di Andronovo conosco solo quelli della mia famiglia. Non credo sia una cognome diffuso. Però può essere insomma. Dopotutto...

Bria interruppe il farfugliamento - I cacciatori di signori oscuri?

- Beh, noi preferiamo il termine Eroi. Comunque sì, siamo noi! - aggiunse con orgoglio - Sterminiamo e ripuliamo la galassia dai malvagi da più di mille generazioni.

Bria non ci fece caso, impegnata a capire se il ragazzo fosse ammattito o stesse dicendo la verità, ma in quel momento Achero iniziò a balbettare qualcosa nel sonno.

---

Angolo dell'Autore: Salve di nuovo!

Ah, quindi Obbrer è membro di una famiglia che caccia i cattivi? Bene, ma non benissimo XD 

Come si rapporterà da qui in avanti con Achero e Bria? Boh :p

Achero e Bria. La ragazza comincia  a farsi domande sull'altro Cercatore. Riuscirà ad avere una risposta decente? Chi lo sa :p

Grazie sempre di leggere e alla prossima puntata!

Ciaooo

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Capitolo 28
*** Capitolo 24 ***


Il Raniamene, pianeta fuori dalle rotte del Millemondi

Città capitale di Nakharar, palazzo imperiale

Al crepuscolo, molto tempo prima degli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

- Ma dopotutto perché? - gli chiese il vecchio stregone tra le risate sue e di coloro che erano stati i suoi servitori. 

I maghi schiavi di Ostikan.

Le ultime luci del giorno penetravano tra le macerie bruciate dell'edificio, disegnando forme inquietanti su tutti loro. 

Oltre le mura di cinta, le urla della battaglia non erano ancora cessate.

Davanti ai suoi occhi invece, una ragazzina dalle pelle pallida, lucenti iridi bianche e lunghi capelli argentei con punte di smeraldo, fu sollevata dal pavimento di marmo bruciato e crepato. 

Senza sforzo, come se il peso del suo corpo e dell'armatura grigia, che indossava, non contassero. 

L'espressione di lei era stupita, mentre realizzava cosa sarebbe accaduto, ancora prima di comprendere appieno l'orrore del tradimento.

- Degno figlio di quella cagna di tua madre! Lasciala andare! - sputò Achero tra il sangue e la bile, mentre catene di solida bianca energia annichilitrice lo inchiodavano al suolo, dentro il sigillo magico creato da poco. 

Affondavano le loro spire nelle sue vesti nere e nelle sue carni.

In risposta, un ghigno feroce si disegnò sul volto folle del suo nemico. 

I lineamenti dell'avversario erano confusi, quasi sbiaditi, avvolti com'erano in una nebbia bianca anch'essa, come le sue vesti. 

Ma lui sapeva chi era. 

Cosa era.

Il Traditore.

La piccola fu sollevata come una foglia dal vento dell'autunno e fu spinta da forze invisibili nel palmo del nemico teso nel vuoto.

Lui la afferrò al collo e iniziò a stringere la sua morsa.

Lei cercò di divincolarsi, di urlare, di chiedere pietà mano a mano che le forze le venivano meno, mentre lentamente la luce lasciava i suoi occhi e le ossa iniziavano a scricchiolare.

E anche Achero urlò.

Urlò di dolore e impotenza.

Urlò con tutta la forza che gli rimaneva.

Urlò aprendosi ancora di più le terribili ferite che gli devastavano il corpo.

Urlò mentre sbatteva in preda a una folle disperazione più e più volte la testa contro le linee di luce che lo inchiodavano lì come una bestia al macello, fino a saturare l'aria intorno a loro, a friggerla, a bruciarla insieme a tutti coloro che erano presenti, alle loro anime.

E l'altro rideva, sghignazzava per quanto sarebbe accaduto.

- A...Che... - fu l'ultima cosa che la giovane riuscì a dire, guardandolo negli occhi prima di...

CRACK

La testa di lei si piegò innaturalmente di lato. L'espressione era adesso vuota e spenta. 

Gli occhi ancora aperti fissavano un punto nel vuoto che non potevano più vedere.

La risata dello stregone continuò, mentre ruotava il braccio e la lanciava in avanti come una bambola di pezza.

Il corpo atterrò proprio davanti alla faccia di Achero. 

Un rivolo di sangue scendeva dalla bocca semiaperta di lei.

I loro occhi si incrociarono per l'ultima volta.

Il mondo si era come silenziato. 

Non perché Achero avesse smesso di sentire i rumori per la disperazione. 

Erano i rumori stessi a essersi estinti, bruciati da qualcosa che non doveva esistere. 

Qualcosa di oltre l'innaturale.

Talmente innaturale da piegare, risucchiare lo spazio intorno a loro. 

Da far cambiare colore al mondo, che ora passava dall'ocra al verde, al blu, all'azzurro.

Azzurro come l'incendio che avrebbe devastato l'universo circostante.

Solo una cosa emetteva ancora dei suoni, come da un luogo altro, lontano migliaia di miglia.

La bocca dell'assassino diceva cose, ma lui ne riconobbe una sola. 

Una semplice sequenza di suoni, di sillabe. 

Un solo nome.

Ostikan

La realtà era come attorcigliata su stessa, fino al punto di rottura, pronta a liberare l'energia di ogni singolo atomo che la costitutiva. 

Onde di potere lo attraversavano e lo scuotevano.

- Achero!

Ostikan

Il cielo stesso si squarciò e un immane, terribile e infinito gorgo si aprì sopra di lui.

- Achero, stai terrorizzando tutti! Svegliati!

OSTIKAN

Un vortice di potere che non era né di quello né di nessun altro mondo. 

Un vortice da cui eruttava una luce celeste accecante e mortifera.

- ACHERO!

E Achero urlava ancora. 

Anche se non aveva più una bocca, né un corpo. 

Perché lui adesso era quel potere, quella luce. 

Quelle fiamme azzurre di fulmini liquidi.

---

Angolo dell'Autore: ciao gente! Vediamo un altro sogno di Achero. Ma sarà solo un sogno? 

Sembra che questo sia il momento appena prima le scene dell'incubo fatto dal Cercatore nel prologo. 

Spezzoni del passato che tornano alla mente? 

Come fare a saperlo, non c'è bisogno che ve lo scriva XD

Grazie infinite per leggere questa sequenza di lettere e spazi. Mi trasmette tanta voglia di continuare <3

Noi ci vediamo alla prossima!

Ciaooo

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Capitolo 29
*** Capitolo 25 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 219 SIS

 

- ACHEROOOO!!!

Il manrovescio di Bria riuscì finalmente a svegliarlo.

Le luci interne del convoglio quasi lo accecarono.

Scattò in piedi e subito la nausea gli assalì i sensi.

Gli sembrava di aver appena finito di correre una lunghissima maratona.

Sbatté le palpebre più e più volte fino a ricordarsi chi e dove era. A realizzare come tutto l'Astrotreno lo stesse guardando.

Tenendo a bada un conato di vomito, abbassò leggermente la testa.

Bria lo guardava terrorizzata mentre ancora gli stringeva la divisa, poco sotto l'altezza dello sterno. 

L'altra mano era aperta, rigida e rossa per l'impatto con la sua faccia.

Batté ancora un po' le palpebre e cercò di calmare il respiro.

Era stata Bria a scuoterlo, non altro.

L'aveva fatto per salvarlo dall'incubo.

Gli occhi di lei si rispecchiavano nei suoi. 

Non poteva sapere cosa Achero avesse appena visto, ma in qualche modo, da qualche parte nella sua anima, lo intuiva e ciò la terrorizzava.

Il Cercatore distolse lo sguardo.

Il ragazzino in pigiama e accappatoio era in piedi anche lui. 

Poco più alto della ragazza, teneva le braccia lungo i fianchi e i pugni chiusi, il corpo slanciato in avanti, la bocca ridotta a una fessura, chiaramente incapace di capire come comportarsi.

Girò ancora la testa.

Il resto dei passeggeri gli restituiva lo sguardo con un paio di centinaia di facce che si tendevano per vedere meglio la scena, alcune impaurite, altre semplicemente curiose di vedere un matto sclerare in pubblico.

La divisa era diventata un sudario.

Non sarebbe riuscito a trattenere a lungo quanto gli stava salendo su per la gola.

- Scusatemi - bofonchiò rivolto ai due giovani e corse via, mentre il pubblico in piedi intorno a lui si fece di lato per farlo passare.

*

La luce bianca artificiale rendeva più pesante la scena di quanto non lo fosse già.

Achero sputacchiò e si asciugò con l'orlo della manica l'ultimo rivolo di bile, che gli calava giù per il mento.

Con l'altra mano si reggeva invece al bordo della lunga vasca dei lavandini sporchi e luridi del bagno pubblico dell'Astrotreno.

Contemplò schifato quanto aveva rimesso, mentre lentamente quello scivolava via dentro i tubi di scolo.

Alzò la testa pesante e un uomo pallido, dall'aspetto orribile, gli restituì lo sguardo da un lungo specchio crepato.

Un locale squallido, sporco, con le porte dei servizi rotte, imbrattate e pendenti dai cardini e male illuminato da cristalli bianchi agli angoli delle pareti, fece capolino dietro la sua immagine.

- Buongiorno - disse senza un particolare motivo al suo riflesso.

- Buongiorno - gli rispose una voce allegra accanto a lui.

Si voltò lentamente e notò un... Un... Beh... Una piattola umanoide in smoking.

Va bene, il definirla piattola era decisamente offensivo, anche se Achero lo aveva solo pensato. 

Un po' come definire scimmia urlante un essere umano e viceversa. 

Ma l'uomo era troppo stralunato per pensare alla definizione politicamente corretta della razza di quel tipo.

All'altro non sembrava comunque importare quello che pensava l'umano.

- Nausea oltreversale, eh? - chiese l'insettoide. Non lo guardava nemmeno in realtà, mentre era impegnato a aggiustarsi l'abito che valeva più del carico consegnato dal Cercatore quello stesso giorno all'Antiquarium di Estagi.

In altre condizioni, sarebbero venute fuori domande spontanee da fare a quella creatura, del tipo "Perché, se puoi permetterti un abbigliamento del genere, viaggi su questo schifo per poveracci e non su un diretto o addirittura un convoglio privato?" o magari "Perché uno scarafaggio dall'aspetto umanoide indossa un vestito con tanto di gemelli sulla manica destra e mi sta rivolgendo la parola?"

Visto che entrambe gli parevano delicatamente indelicate, Achero decise di non farne nessuna e di limitarsi a un verso monosillabico buono per tutte le occasioni in cui si cerca di far morire sul nascere una conversazione con uno sconosciuto...

- Sì.

L'insettoide si mise a specchiarsi di lato, si gonfiò il petto e drizzò le lunghe antenne.

Dato che sembrava impegnato in un rituale tutto suo, l'altro fece per svignarsela ma fu raggiunto da un'altra frase. 

- Conosco il rimedio alle sue pene!

- Ah, sì? - fece Achero, voltandosi per vedersi restituire lo sguardo da un paio di giganteschi occhi gialli, con pupille nere verticali, impiantati su una testa un po' troppo grossa rispetto al resto del corpo marrone.

- Certo! Guardi... Anch'io sono come lei. Cioè... Insomma, ha capito... - e fece un passo avanti - La nausea che danno gli Astrotreni è proprio una brutta Xaxasha da pelare.

Ora che era più vicino, il Cercatore mise meglio al fuoco le sue fauci piene di denti ricurvi e acuminati, che davano l'aria di poter maciullare in tempi record qualsiasi cosa vi fosse venuta a contatto. 

Notò invece che l'alito della creatura era profumato. 

C'era nell'aria anche un forte sentore di dopobarba d'alta fascia.

- Ma la soluzione è semplice, mio caro sconosciuto.

- E quale sarebbe di grazia? - ribatté Achero stizzito.

- Alcol.

- ...

- Ma sì. Una bella nausea da sbornia che scaccia la nausea da Oltreverso. Sì insomma... Il classico gioco a somma zero ma con i sensi di nausea stavolta!

- Beh, immagino che... Sia una teoria fondata. La terrò in considerazione. Grazie.

- Ma di cosa? Se vuole può già testarla. Due piani più giù c'è un bar che ha una bella collezione. Glielo consiglio.

E con un ultimo sorriso inquietante e una manata di incoraggiamento sulla spalla, lo superò.

- Cosa ci fa qui? - non riuscì a trattenersi.

L'uomo-scarafaggio aveva già aperto la porta lercia quando si voltò sorpreso verso Achero.

- Mi scusi. Voglio dire che... Ehm... - si pentì della sua lingua lunga - Uno con quel vestito deve essere come minimo uno che può permettersi di viaggiare su mezzi migliori di questo e quindi... Ehm... - e finì la frase così.

Se ci fosse stato un macchinario per misurare l'imbarazzo e il senso di vergogna, Achero era certo che sarebbe andato in tilt.

Rimasero a guardarsi per un paio di istanti e poi l'essere disse entusiasta - Oh, certo. Potrei viaggiare su treni migliori, ma il cibo scaricato nei pozzi neri non è mica buono come quello che c'è qui.

Detto questo, gli rivolse un sorriso sincero e lo salutò.

Achero rimase imbambolato lì a vedere la porta chiudersi lentamente. 

Poi tornò a guardare lo specchio e il suo riflesso gli restituì di nuovo lo sguardo.

Sembrava che gli stesse chiedendo se secondo lui quello che era successo fosse reale o un'allucinazione di una mente provata.

Alla fine scrollò le spalle e disse alla sua immagine - Beh diamo una chance a questo bar.

E uscì a sua volta.

---

Angolo dell'Autore: salve a voi! Ma che tizi viaggiano su questi Astrotreni?!? XDXD

Sembra amichevole il tipo. Sarà tutto così facile? Vediamo...

Io vi saluto, vi ringrazio al solito e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Ciaooo

PS: causa impegni, questa settimana uscirà solo un capitolo, invece dei soliti due. Spero che mi perdonerete :'(

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Capitolo 30
*** Capitolo 26 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 219 SIS, il pomeriggio dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

Il cordone di soldati in mimetica sbarrava la strada, oltre che la vista, alla folla di curiosi e cronisti che si accalcava per entrare nell'area messa in quarantena.

Di tutti i casi che avevano avuto quella notte, il settore militare era stato quello che aveva registrato il maggior numero di morti.

Non capitava tutti giorni che un centinaio almeno di alti ufficiali, politici e uomini d'affari andassero in autocombustione coinvolgendo in alcuni casi anche altri membri delle loro famiglie e servitori. 

Anche se si trovavano ben lontani tra di loro. 

Anche dalla parte opposta del pianeta.

La cosa era piuttosto interessante in effetti. 

Attentati mirati? Attacco contro i piani alti di quel mondo? 

La cosa non tornava, i malcapitati erano sì gente in vista, ma solo pochi di loro avevano legami diretti con il governo planetario. 

Data la consistente presenza di militari uccisi, si trattava magari una nuova forma di repressione contro un potenziale colpo di stato?

C'era qualcosa comunque che li accomunava, ma cosa?

Un filo rosso o forse meglio dire blu, visti i segni di bruciature lasciati dalle vittime, strisce cilestrine ben visibili sullo sfondo del punto carbonizzato.

Era un lavoro perfetto per gli investigatori delle unità imperiali di pronto intervento, accorse sul posto, quando le autorità cittadine avevano lanciato l'allarme.

Per fortuna, lui non era uno di loro.

Qualunque cosa fosse successo, ringraziava gli dei che il suo unico compito fosse assicurarsi che nessuno violasse il perimetro che avevano stabilito. 

Non invidiava affatto chi avrebbe dovuto indagare sull'accaduto. 

Una buona dose di esperienza gli aveva insegnato che chi si avvicina troppo a cose del genere o finiva ucciso prima di scoprire la verità o subito dopo, da chi gli aveva ordinato di farlo.

- Sergente Skoll!

Sì voltò e si mise sugli attenti. 

La voce veniva dall'uomo rivestito dall'uniforme in metallogomma che avanzava verso di lui. 

Dall'uniforme mimetica spuntava solo una testa umana, pallida, con un'espressione così dura da poter spaccare le pietre solo guardandole, adornata da capelli grigi tagliati a spazzola.

Non era stata una bella nottata per il Colonnello Rogquanel. 

Il volto segnato dal tempo celava, non troppo velatamente, anche un moto di rancore.

Il motivo era accanto a lui.

La donna dai capelli biondi era alta, mezza nuda e dalle curve mozzafiato. 

La sua espressione beffarda faceva da netto contrasto a quella del suo superiore. 

Avrebbe pensato ad altro vedendola arrivare così, ma la giacca rossa aperta che indossava, oltre a mettere in bella mostra la mercanzia, gli dava un'idea di chi fosse. 

O quantomeno di quale fosse la sua professione.

- Sergente Skoll, se hai finito di sbavare, ti presento la Cercatrice Isabelle du Pont. Signorina du Pont, ecco a lei la sua guida. Buon lavoro.

- Guida? Colonnello, con il dovuto rispetto, cosa dovrei...

- Quello che ho appena detto, sergente Skoll. La nostra ospite qui ha richiesto una guida per accompagnarla all'interno dell'area, in maniera tale da svolgere meglio l'incarico che le è stato richiesto.

- Quale incarico, colonnello?

- Te lo dirà lei stessa. Te l'affido. Qualunque cosa dovesse riguardarla, adesso è tua responsabilità. Chiaro?

- Signorsì, signore!

- Perfetto! Buon lavoro allora.

E se ne andò, mormorando parole indistinte contro la Cercatrice.

Lei lo guardò allontanarsi per poi rivolgere la sua attenzione verso Skoll.

Anche lui in uniforme mimetica, umano, carnagione chiara, capelli neri e occhi castani che furono catturati per qualche istante da quelli color ametista di lei.

- Il tuo capo oggi sembra piuttosto scontroso, non trovi? - e visto che lui non replicava - Forse sarà stato il poco sonno, alla sua età non fa certo bene.

- Cosa vuoi? Perché sei qui?

- Qualche pezzo grosso ha pensato che un aiuto da parte dell'Organizzazione potesse fare comodo. Ed eccomi qui. Ora se non ti dispiace...

Sì voltò e cominciò ad avanzare verso i dormitori.

- Ehi!

- Sì?

La faccia bellissima di lei era piegata in un sorriso divertito, mentre si voltava a guardarlo ancora.

- Non puoi andare dove vuoi senza supervisione.

- E allora supervisionami - lo schernì, facendogli l'occhiolino.

Finalmente Skoll lasciò la posizione e la superò, facendole strada.

I quartieri militari di Estagi erano molto ampi, oltre la piazza centrale in cui si trovavano, c'erano poi le caserme, i centri comando, i dormitori e i magazzini.

La notte prima, molti membri delle locali forze armate erano bruciati nei loro stessi letti. 

I soldati imperiali avevano sfruttato l'occasione per mettere sotto controllo tutta la zona. 

Faceva sempre bene ricordare chi aveva il vero comando da quelle parti.

Le stava spiegando tutto questo, quando si accorse che lei lo ignorava.

Ammirava piuttosto la vista fuori dalle finestre poste su un lato del lungo corridoio del complesso, che li avrebbe portati alla loro meta. 

Tra sé borbottava poi una strana melodia.

- La Cercatrice si sta annoiando?

Lei riemerse dai suoi pensieri e gli ammiccò.

- Non prendertela, sei bravo a raccontare.

A quel punto Skoll si fermò infuriato.

- Sentimi bene, donna! Qua non siamo a una festa di voialtri. Cerca di portarmi rispetto o...

Non continuò la frase perché lei gli si avvicinò di colpo. I nasi quasi si toccarono.

Per la sorpresa, quasi inciampò mentre indietreggiava.

Lei se la rise e alla fine disse - Non temere sergente, ti ho ascoltato per tutto il tempo. E comunque - aggiunse davanti alla faccia dell'altro - voi imperiali avete tutti le stesse reazioni. Sembrate fatti con lo stampino. Non è che vi clonano?

- Ah, che divertente! Conosci altri soldati imperiali, quindi?

- In realtà solo uno che poi ha cambiato mestiere.

Isabelle riprese a camminare con l'altro a suo fianco.

- Ha cambiato mestiere hai detto? Certo, immagino che si sia unito al vostro circo. Per caso è il tuo ragazzo?

- Credimi. Se ti dicessi chi è, nemmeno ci crederesti.

O potresti finire come i bastardi a cui stiamo andando a far visita, concluse nei suoi pensieri.

---

Angolo dell'Autore: salvissimo! È tornata Isabelle! Perché sta andando a fare visita alle vittime di Achero? Quali sono i suoi piani? 

Beh, leggete e saprete :P :P XDXD

Sempre grazie a chi legge queste parole e arrivederci al prossimo capitolo!

Ciaooo

PS: anche questa settimana uscirà solo un capitolo. Scusate :'(

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Capitolo 31
*** Capitolo 27 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Il bar si trovava effettivamente due piani più in giù.

Dovette scendere anche due piani di scale di servizio, visto che tutti gli ascensori del loro convoglio erano guasti.

Dai monitor mezzi sfasciati posti a pochi intervalli regolari tra loro, notò, senza prestarci troppa attenzione, che era appena passata la mezzanotte standard stellare.

A ogni modo, una volta arrivato alla porta, indugiò un attimo prima di aprirla. 

Quando poi la spinse, fu investito da un'aria pesante di chiuso, sudore e anche qualcos'altro di più indefinibile.

Fu come attraversare un portale verso un'altra realtà. 

Alle luci bianche e asettiche del resto dell'Astrotreno, si contrapponeva un'atmosfera di oscurità e luci stroboscopiche.

La musica, o per meglio dire, quell'insieme di suoni cacofonici, che faceva impazzire una folla di vari esseri in strane e inelegantissime danze, sembrava volesse spaccargli i timpani per una pura questione di principio.

Per il viaggiatore abituato a utilizzare solo mezzi pubblici planetari, usare quelli interplanetari come gli Astrotreni poteva essere spiazzante. 

Non solo per il salto nella dimensione oltreversale o per il fatto di viaggiare a diverse unità di misura superiori a quelle della luce.

Soprattutto per il fatto che gli Astrotreni erano attrezzati per essere delle mini città sparate in una dimensione parallela a quella fisica e che, a dispetto dello stravolgimento delle leggi fisiche più ostiche da quel punto di vista, necessitavano di tempi alquanto lunghi per giungere a destinazione.

Troppo lunghi soprattutto per i mezzi popolari in servizio nei fine settimana planetari, che dalle zone centrali portavano alle periferie galattiche, da dove venivano la maggior parte dei pendolari che lavoravano in pianeti come Rotuga e gli altri astri del suo quadrante.

Solo nella prima parte del giorno stellare standard appena iniziato sarebbero giunti alla meta, per un totale di quattordici ore stellari di viaggio.

Prima parte del giorno e non mattina. 

Perché sì, Rotuga era uno dei pochi pianeti nel Millemondi la cui durata di rotazione e il suo ciclo coincidevano con i tempi del giorno stellare standard. Ma per Abeal e l'assoluta stragrande maggioranza dei corpi celesti della galassia non era affatto così.

Praticamente sarebbero arrivati a destinazione a notte fonda.

Da tempo immemore, i grandi capi del Millemondi avevano intuito che permettere alla forza lavoro sottopagata e senza troppo da perdere di stare troppo tempo costretta insieme in una grossa scatola di metallo, a parlare magari di quanto schifosa fosse la loro situazione e come si dovesse fare qualcosa per migliorarla e senza poter sfogare il nervosismo indotto dal jet lag, non fosse proprio la migliore delle cose.

Da qui, l'idea.

Perché non costruire aree di svago e divertimento per i passeggeri durante gli interminabili viaggi oltreversali?

Sempre da qui, vennero fuori i bar con le sale da ballo, i ristoranti e le osterie, le cucine, le zone dello shopping, i casinò, i locali per spogliarellisti e spogliarelliste e case chiuse.

Qualche malpensante moralista ogni tanto insinuava che così si favorissero attività criminali e degrado, ma d'altronde quando mai qualcuno non insinuava qualcosa su qualcos'altro?

Per sua fortuna, Achero non era il tipo da perdere tempo su certi pensieri.

E così una volta entrato, si diresse direttamente verso un punto libero lungo il bancone.

---

Angolo dell'Autore: Salve mondo! E Achero torna a fare il pieno. In effetti era da un po' che non beveva qualcosa XD

Vediamo che succede adesso al bar.

Continuo sempre a ringraziarvi per leggere queste parole e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Ciaooo

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 28 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Non c'erano sedie o sgabelli liberi, perciò rimase all'impiedi, mise i gomiti sul banco sporco di cocktail rovesciati e incrociò le braccia.

Lì attese che il barista finisse di fare il belloccio con un paio di rettiliane seminude e gli si avvicinasse.

Aveva una pelle color sabbia completamente ricoperta da quelle che parevano un'infinità di lentiggini marroni. 

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la confusione era tale che il Cercatore non riuscì a sentire una parola. 

Nonostante Achero non sapesse leggere le labbra, poté intuire cosa gli avesse chiesto.

- COS'HAI? - ululò il Cercatore sopra il frastuono.

Non poteva sapere con certezza che lui almeno lo sentisse, ma in ogni caso l'esperienza aveva insegnato anche a lui cosa un cliente potesse chiedergli. E con un ampio gesto della mano gli indicò l'amplissimo assortimento di alcolici sulle pareti di vetro alle sue spalle.

La piattola in smoking non aveva mentito. 

Là dietro c'era veramente di tutto.

Un centinaio di bevande sconosciute o che avrebbero fatto sciogliere in pochi minuti il fegato alla maggior parte degli esseri viventi del Millemondi. 

Una collezione di grandi classici: gotto esplosivo pangalattico, vino di sangue, rosso di Rassilon, Coruscant cooler...

Il barista non fece nulla per nascondere l'espressione annoiata che faceva da contraltare a quella concentratissima del Cercatore. 

E alla fine Achero notò una bottiglia decisamente in linea con quella giornata e la precedente.

Stavolta neanche si sforzò di mettere in funzione le corde vocali e indicò semplicemente con il dito quello che voleva.

Una bottiglia di liquido azzurro luminescente, con un linea verticale di bianco, se ne stava seminascosta in una mensola all'altezza delle spalle dell'addetto ai liquori ben serviti.

Sollevato, il barista la prese e poi fece dei gesti con le dita della mano, abbassandole e sollevandole. 

Lui invece si limitò ad alzare indice, medio e anulare.

Un bel flagellamondi triplo era quello che gli serviva.

---

Angolo dell'Autore: Buonsalve a voi! E Achero ha fatto la sua scelta XD

Capitolo breve a questo giro, ma spero per questo non meno godibile :*

L'elenco di alcolici millemondiali non è tutta farina del mio sacco!

Plagio! XDXD

Mi è sembrato divertente fare una citazione "alcolica" ai mostri sacri della fantascienza. 

Vediamo se qualcuno di voi indovina a quali di preciso.

Cercare su Google non vale :p

Grazie per essere arrivati fino a qui e alla prossima

Ciaooo

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Capitolo 33
*** Capitolo 29 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Il bicchiere fumante arrivò in meno di un minuto.

Lo prese immediatamente e se lo portò alle labbra.

Il sorso gli arse lingua e gola. Era come mandare giù lava con essenza di limone e lime.

Tossì forte e scosse la testa che sembrava essere finita dentro un inceneritore accesso. 

E poi arrivò un senso di pace e tranquillità, nonostante il trambusto pazzesco che lo circondava.

Anche le parole ritmate e oscene, che uscivano dagli amplificatori del locale, sembravano quasi diventare una dolce melodia di musica classica.

Prendimi e fammi tua,

come una bestia di Gargantua,

aprimi con la tua arma potente,

mentre io urlo verso ponente.

No. Non c'eravamo.

L'effetto era durato giusto il tempo di un battito di ciglia.

C'era da dire che i postumi dell'incubo sembravano aver allentato la loro presa angosciosa su di lui.

Agitò un altro po' il bicchiere in mano e mandò giù il resto in un sol colpo.

Ora sentiva i draghi fare l'amore dentro la sua testa.

Ne ordinò un altro.

Prima che arrivasse, notò che una delle avventrici squamate dall'altra parte del bancone lo guardava in modo lascivo.

- Bah - sussurrò tra sé.

Girò lo sguardo dall'altra parte.

Scolò il secondo bicchiere e ne chiese un terzo.

Finalmente sentì la tensione sciogliersi e i muscoli rilassarsi.

E poi arrivò dritto al fianco.

Il colpo secco ai reni gli fece sputazzare mezzo flagellamondi sul bancone.

Per poco non perse l'equilibrio.

Si voltò di scatto ad affrontare lo sprovveduto ubriacone e farlo a pezzi e...

Due flagellamondi e mezzo non lo avevano reso più in grado di leggere le labbra di prima, ma era abbastanza sicuro di capire cosa gli stesse urlando Bria, paonazza in viso.

Lo prese per la divisa e se lo trascinò dietro, serpeggiando tra i corpi impegnati a dimenarsi, in un angolo dove alcune barriere trasparenti di vetroplastica facevano da scudo alle onde sonore devastanti del resto dell'ambiente.

Era una specie di area riservata per coppiette con tanto di tavolini neri, sedie sghembe e qualche pezzo di biancheria intima abbandonato alla rinfusa. 

Senza soluzione di continuità c'erano anche alcune casse di alcol, lasciate lì senza apparente motivo. 

C'erano solo loro due in quel momento.

Bria aveva con sé entrambi i loro zaini.

Quando si fermò, li gettò a terra e affrontò Achero faccia a faccia.

- Si può sapere che cazzo fai?

- Mi sto dissetando! Non si vede, principessa?

- Ho detto che non devi chiamarmi principessa o ragazzina! Hai capito stronzo ubriacone che non sei altro?

- Cazzo vuoi? Quello che faccio nel mio tempo libero non è affar tuo!

- Scusa allora! - e dopo una pausa in cui cercò di non singhiozzare, aggiunse - Scusami tanto se mi ero preoccupata per te, eroe della deficienza mentale!

Fece per scappare via ma Achero la trattene per un braccio.

- Lasciami!

Cercò di liberarsi, ma la stretta di lui era più forte della rabbia di lei.

- Aspetta! Scusami Bria! Io... io...

- Tu cosa?

- Hai ragione Bria. Sono un idiota...

- Sei il re degli idioti!

La lasciò andare e rimasero a fissarsi imbarazzati.

Poi Bria distolse lo sguardo torvo e scuro, lo puntò verso il centro di quel posto e incrociò le braccia.

Achero si passò una mano sulla faccia e sospirò.

- Come sapevi che ero qui?

- Me l'ha detto uno scarafaggio in vestito da matrimonio che ho incontrato, mentre ti cercavo.

- Certo, certo. Capisco...

Una pausa.

Prendimi e fammi tua,

come una bestia di Gargantua,

aprimi con la tua arma potente,

mentre io urlo verso ponente.

- Mi puoi passare la zaino?

Bria si voltò ancora, lo prese e glielo lanciò addosso. Il suo se lo mise in spalla.

Senza un'altra parola, avanzarono verso la cassa con il cercatore in testa e l'apprendista dietro.

Avete presente quel panico sordo e profondo che parte dalla pancia e si estende in pochi secondi in tutto il corpo? Lo stesso che aveva provato Obbrer mentre cercava di non salire sull'Astrotreno sbagliato?

Era lo stesso che lentamente si insinuava dentro Achero a ogni passo che faceva, mentre il flagellamondi lasciava spazio ai ricordi e all'ineluttabile verità che entrambi non avevano soldi per pagare le sue consumazioni.

Si fermò così davanti alla cassa con la bocca aperta e le mani lungo i fianchi.

Anche Bria fu travolta dallo stesso tipo di panico quando anche lei ricordò la stessa situazione. Anche se il suo si alternava alla voglia di prendere a calci nel sedere l'altro.

Il cassiere ibrido mezzo orco mezzo furetto inarcò un sopracciglio e fece un gesto con la testa a due energumeni in giacca nera e cravatta dietro di lui.

Si trattava di un paio di bestiali, uno a metà tra un leone e una pantera, l'altro che pareva una via di mezzo tra un varano e un gorilla.

Achero cercò di attingere alle sue scarse risorse diplomatiche per cercare di stemperare la tensione e infatti riuscì a dire solo "ehm" e "uhm" in quest'ordine e poi in quello inverso.

Fu a quel punto che una mano forte e artigliata gli strinse amichevolmente la spalla.

Girò la testa e l'uomopiattola gli sorrideva benevolo.

Gli fece cenno di stare indietro e andò alla cassa.

Alla sua vista, gli altri saltarono in aria dalla sorpresa.

Fece alla svelta. 

Uscì fuori una bella carta di credito imperiale e offrì da bere all'uomo e una sostanziosa mancia ai tre che lo salutarono con un inchino ossequioso, a cui l'insettoide rispose con un saluto della mano.

Poi tornò dai cercatori e fece loro segno di precederlo verso l'uscita. Una volta fuori, aggiunse - È più strano quando si esce che quando si entra, vero?

L'uomoscarafaggio li guardò con affetto entrambi.

Il nome della sua specie era difficilmente pronunciabile nella lingua standard del Millemondi ed era trascritto con Nk'ri. 

Dati i problemi di intelligibilità della parola e della tendenza diffusa a usare volgarmente il termine "piattola" per descriverne gli appartenenti, a un certo punto i membri dell'Accademia imperiale della Cultura, avente sede su Mardia, decisero di usare il termine più facile "Nachari" per descrivere la loro civiltà e "nachariani" per indicarne i singoli membri.

- Sì - fecero i due all'unisono, senza saper cosa altro dire.

Fu Achero ad aggiungere quello che doveva - Senta. La ringrazio per... Insomma, mi dica quanto le devo e le farò avere quanto ha...

Il nachariano proruppe in grande risata - Oh amico mio, non c'è ne bisogno!

- Non ci conosciamo nemmeno. Perché...

- Serve per forza conoscere qualcuno per salvarlo quando affoga in cattive acque?

- Eh?

- A buon rendere! - e con un cenno di saluto quasi commosso se ne andò e sparì dietro un corridoio che portava alle scale.

- Beh... - fece Achero.

- Sicuro di non conoscerlo? - chiese Bria con uno strano tono di voce, senza guardarlo e cominciando a incamminarsi verso i piani superiori.

- L'ho visto oggi per la prima volta...

In realtà Achero non poteva ricordarlo in quel momento, ma lui e il nachariano si conoscevano eccome. 

La creatura insettoide aveva sperato che anche lui se ne ricordasse, ma non era rimasta comunque delusa da quell'incontro fortuito.

Forse sarebbe stato meglio dirglielo e offrirsi fin da subito di portarlo a bere qualcosa, ma per il momento il Nachariano aveva preferito non fargli ricordare il passato più di quanto non stesse già facendo.

Aveva percepito immediatamente le sue onde celebrali e la sofferenza che stava passando, nel momento stesso in cui aveva messo piede sull'Astrotreno.

Appoggiato dietro una parete all'incrocio di un corridoio, vide Achero allontanarsi.

- La prossima volta mi riconoscerai, mio signore - disse orgoglioso fra sé.

---

Angolo dell'Autore: Capitolo extra oggi! XD 

Quindi l'insettoide e Achero si conoscono! Quando, come, dove?!? E quel "mio signore" finale? Che nasconde il nostro Cercatore? 

Chissà...

Bria sempre sul pezzo comunque XDXD

Piccolo annuncio: Cercatori andrà in pausa per qualche settimana :O

La nuova parte penso di farla uscire a gennaio. Voglio fare così perché purtroppo gli impegni della vita reale premono e non voglio essere costretto a fare uscire capitoli scritti male. O almeno, non voglio rinunciare a sistemare i capitoli a causa di forza maggiore. Se poi le sviste rimangono, pazienza XD 

La mia idea sarebbe di pubblicare meno capitoli per volta e avere così il tempo necessario per rivedere meglio le parti successive.

Mi spiace per chi si è affezionato alla storia, ma preferisco fare così che rischiare di perdere la voglia di aggiornare a causa dello stress. 

Spero mi capirete :'(

Vi ringrazio per leggere ogni volta questi deliri e vi dico arrivederci al prossimo capitolo.

Ciaooo

PS: vi auguro già da ora serene feste ^_^

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Capitolo 34
*** Estratto della Guida del Cercatore ***


https://youtu.be/lg-mz9-iHio?si=yjbuiOjQ4pVznsi6

L'armata di Ostikan.

Quando si affronta questo argomento, non si deve pensare a un esercito organizzato in un'unica grande struttura uniforme, bensì a una serie eterogenea di forze militari che andavano da contingenti di poche decine di membri alle sterminate orde di bestiali e ibridi, fino a comprendere le terrificanti creature che da sempre hanno popolato gli incubi del Millemondi.

Ostikan stesso non la fece mai marciare unita nelle sue campagne di conquista.

Il Signore Oscuro infatti preferiva affrontare da solo le forze che gli resistevano, infiltrandosi dietro le linee nemiche e attaccandole dall'interno, sostando indisturbato sui pianeti che lo combattevano, riuscendo a eludere ogni sorta di controllo prima di lanciare i suoi terrificanti attacchi.

Da ciò derivò l'assoluto terrore delle popolazioni millemondiali nei suoi confronti.

Terrore che dura ancora oggi.

---

Angolo dell'Autore: buonasera :3

Questa volta è il turno di Isabelle di fare la presentatrice. Che ve ne pare? Vi gusta o non vi piace per niente?

Sempre grazie a voi che leggete queste righe.

Alla prossima!

Ciaooo

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Capitolo 35
*** Capitolo 30 ***


Kenorland, mondo delle Sette Shire, pianeta fuori dalle rotte del Millemondi

Soim, deserto di Sangue

Giorno 50 SIS, dopo il tramonto

 

La tempesta di sabbia rossa non accennava a calmarsi. 

La tenda color ambra, piantata su uno sperone di roccia, sembrava costantemente sul punto di volare via.

Al suo interno, a terra, un piccolo cristallo giallognolo lanciava sull'ambiente circostante una luce tetra, oltre a fare da fonte di calore.

I due Cercatori avevano le vesti strappate e lacere.

L'uomo tremava, anche se le temperature non avevano neanche lontanamente raggiunto i minimi. 

Il suo bendaggio andava sostituito al più presto.

La donna lo guardava con un'espressione tra il preoccupato e l'arrabbiato. 

Le ferite di lui erano state tamponate con i pezzi sopravvissuti dell'uniforme di lei.

Gli zaini, i sacchi a pelo, una coperta a quadrettoni multicolore, oggetti vari e pergamene, dall'aria molto più antica delle loro, occupavano l'intero spazio circostante.

- Se devi dirmi qualcosa, fallo!

- E cosa dovrei dirti che già non sai?

- Scusa se non ti volevo coinvolgere, eh!

- Non sei tu a decidere se voglio essere coinvolta o meno!

- Ti ricordo che questa è ancora la mia missione e... Cough! Cough! COUGH!

L'attacco di tosse fu così violento da fargli rimettere sangue.

- Achero! - si allarmò lei. 

Definire massacrante quella missione sarebbe stato un eufemismo.

Achero era sparito da settimane e, conoscendo i suoi istinti suicidi, alla fine lei aveva deciso di andarlo a cercare. 

Aveva costretto Jack a dirle dove si era diretto e lì lo aveva raggiunto. 

Appena in tempo.

Partiti per trovare un Signore Primordiale, erano quasi morti solo per ottenere, alla fine di tutto quel gran casino, solo un'indicazione per la loro prossima tappa: Rotuga.

- Mi spiace - esalò alla fine lui, di nuovo a terra senza forze.

- Di cosa?

- Che alla fine sei dovuta venire qui a salvarmi il culo.

Isabelle non gli rispose. Gli accarezzò invece la faccia con le dita della mano libera mentre con l'altra gli teneva alzata leggermente la testa.

- Stai sempre a fare il melodrammatico. Te l'ho mai detto? - gli chiese con dolcezza.

- Me lo dici sempre - le sorrise debolmente, stringendo infine, nella sua, la mano che lo accarezzava.

 

*

 

Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 219 SIS, il pomeriggio dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

Non incontrarono quasi nessuno durante il tragitto. Solo altri imperiali che facevano rilevazioni sulle scene del crimine, di cui non conoscevano ancora la vera natura.

Dopo un po', rimasero completamente soli.

La struttura era una classica sistemazione militare, niente fronzoli, nessuno tentativo di rendere l'ambiente meno deprimente di quanto già non fosse. 

Le camerate avevano dai quattro ai cinque letti per ciascuna e un solo armadio per tutti quelli che ci dormivano.

L'unico addobbo era la bandiera rotugana appesa in tutte le stanze, cerchio verde in campo bianco. 

Non c'era traccia di quella imperiale.

Quando Isabelle lo fece notare al suo accompagnatore, lui rifiutò di commentare.

- Non ho ancora capito chi ti ha assoldata, Cercatrice.

- Il capo di gabinetto del presidente rotugano ha contattato l'Organizzazione Cercatori, chiedendo di mandare qualcuno a supportare le forze imperiali nelle indagini.

- Che figli di puttana vigliacchi! - proruppe Skoll senza ritegno - Anche dopo questo casino non vogliono farci fare il nostro lavoro senza metterci per forza i bastoni tra le ruote.

- Credo che il termine giusto sia "parere esterno".

- Parere esterno?!?

- Sì. Volevano qualcuno che ne capisse di queste faccende. Perciò il governo ha richiesto un esperto di Scienze Arcane. Dato che sul pianeta l'unico altro mio collega disponibile sta partendo adesso per un'altra missione, rimanevo solo io.

Due Cercatori nel ramo delle Scienze Arcane che si trovavano sullo stesso mondo nello stesso momento? 

Anche se non era un esperto di quelle faccende, sapeva che fra tutti quei buffoni gli esperti di scienze arcane si contavano quasi sulle dita delle mani. Il fatto che fossero entrambi lì, era una notevole coincidenza.

Immerso nei suoi pensieri, quasi non notò che, mentre fuori calava la sera, avevano superato tutte le stanze incriminate su cui la donna avrebbe dovuto teoricamente indagare. 

Tranne una. 

L'ultima.

- Questa è la camera privata del generale Ruslan, giusto? - chiese lei, rivolta più a se stessa che al soldato. E senza attendere risposta, entrò.

La sala era praticamente per come si era sempre trovata, finestre sul mondo esterno chiuse dalla sera prima, semplice, in puro stile militare come tutto il resto.

Le uniche note che stonavano con il resto dell'ambiente erano il letto e il suo occupante, completamente carbonizzati. 

Guardando più da vicino, Skoll ebbe la spiacevolissima sensazione di intravedere una faccia urlante nella cenere, i cui lineamenti emergevano dalle scie azzurre che si distinguevano in quel punto.

- Il superiore diretto del colonnello Raimo - sentenziò la donna rivolta a sé stessa.

Raimo.

Il nome non gli era nuovo. 

Ora che ci pensava, durante il viaggio verso Rotuga, Rogquanel gli aveva accennato quel nome. 

A quanto ne sapeva il suo comandante, dalle prime ricerche quel tizio risultava a capo di una qualche unità segreta dell'esercito rotugano.

Anzi, il fatto che tutti quei morti fossero legati alla rete di cui Raimo e Ruslan si pensava tessessero i fili, era uno degli elementi al vaglio degli imperiali.

La domanda a quel punto era: che ne sapeva di tutto ciò la donna? E perché si erano diretti proprio lì?

Non fece in tempo a chiederle conto e ragione dei suoi dubbi, anzi non riuscì proprio a emettere alcun suono.

La porta che dava sul corridoio si chiuse di colpo senza generare alcun rumore. 

La sala venne sommersa in un mare di densa e pesante pece che rendeva impossibile respirare.

Le urla furono come schiacciate nel suo animo da una forza inumana.

Inumana com'era il volto di quella... 

Quella... 

Quel mostro.

Gli occhi erano diventati fessure luccicanti color porpora.

Un ghigno violaceo e frastagliato le deturpava quello che fino a un istante prima era stato il suo viso. 

Sul capo, i capelli erano diventati di un rosa brillante e fluttuavano come se si trovassero sottacqua.

La forza di quella qualunque cosa fosse lo tenne bloccato lì senza poter reagire.

E lei si avvicinò. 

La distingueva chiaramente in quell'oceano di buio.

Era impossibile, e la parte ancora cosciente di lui lo sapeva, ma era come se brillasse di luce nera.

"Non temere, soldatino. Non voglio ucciderti."

Non aprì labbra che non le vedeva, né parlò. 

La voce era direttamente nella sua testa.

"Ma mi serve il tuo corpo."

E questo fu tutto ciò che lui sentì, prima di perdere i sensi.

Quando poi Isabelle avrebbe finito con lui, l'uomo non avrebbe ricordato niente di tutto quello che sarebbe successo.

E lei non perse tempo che non aveva.

Sollevò le mani come un direttore d'orchestra, il corpo di Skoll fu sollevato senza sforzo e atterrò delicatamente al centro del punto carbonizzato creato dal potere di Achero.

L'ambiente adesso si avvolse in una luminescenza dello stesso colore degli occhi di lei. 

Le pareti si dissolsero e un mare di stelle li avvolse. 

Ma non erano stelle normali, come quelle che si potevano ammirare nei cieli di pianeti come Rotuga o qualsiasi altro punto del Millemondi.

Erano stelle porpora la cui brillantezza era una menzogna, il cui risplendere era solo un ricordo. 

Stelle spettrali di cui non vi era più traccia nell'esistenza, in quel particolare livello di esistenza.

Isabelle piegò leggermente le dita e la forza di gravità agì sulle mani dell'imperiale. 

Dai suoi palmi rivolti verso il basso si aprirono delle ferite circolari che bagnarono il pavimento di grosse e dense gocce di sangue.

Il sangue cominciò a sua volta ad assumere un chiarore violaceo e si espanse in quel cumulo bruciato che era stata una vita.

Disegnò al suolo simboli e ghirigori assurdi. 

Così tanto che su Rotuga solo Bria e i morti della notte prima ne avevano visti di simili, da molti secoli a quella parte.

Si formò un cerchio viola brillante con altri cerchi e figure al suo interno che cominciarono a ruotare.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

La voce di Isabelle non era udibile perché non era una voce.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

Era la stessa realtà che la donna aveva rivelato.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

Dal sigillo magico emersero fiamme dello stesso colore. Fiamme purpuree di fulmini liquidi.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

Si avvilupparono intorno al corpo del soldato, ma non lo bruciarono.

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Gli occhi sbarrati si tinsero prima di nero e poi, come in un vortice, al centro si formò un cerchio di color ametista.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

La bocca di Skoll urlò di urla indicibili. Ma non erano le urla di Skoll.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

Una forza invisibile costrinse la mascella a chiudersi e far cessare di colpo le grida, che nessuno poteva udire dal posto in cui si trovavano.

დჹჟდჟრჳჭჴ წტტჳჷ ჭჺჭჹც

Isabelle fece il giro di quella che era stata la stanza e si accomodò a gambe incrociate proprio davanti al corpo che stava usando come filatterio per l'anima del suo interlocutore, o meglio, la sua eco che ancora resisteva all'oblio totale.

"Buonasera, generale Ruslan! Se me lo permette, avrei proprio alcune domande da farle!"

---

Angolo dell'Autore: Buonasera a tutti/e/*!!! Isabelle ci mostra sia un bel (?) flashback che tutto un nuovo set di poteri. 

La domanda è perché? Perché ha bisogno dell'anima di Ruslan? Lo sapete cosa dovete fare per saperlo? XDXD

Grazie sempre di leggere i capitoli!

Ciaooo

PS per i più pigri XD: nel linguaggio fantasy, per filatterio si intende l'oggetto in cui è contenuta l'anima di qualcuno. Avete presente l'anello di Sauron o gli Horcrux di Harry Potter? Ecco, di quello si tratta. Più o meno. Io l'ho un tantino reinterpretato. Spero che la cosa sia di vostro gusto ^_^

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Capitolo 36
*** Capitolo 31 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

- Ehm... - cominciò Achero.

- Cosa c'è? - gli chiese stizzita Bria.

Erano soli. Stavano risalendo la scalinata sporca e arrugginita che li avrebbe riportati al loro piano.

Erano fianco a fianco, ma guardavano in direzioni opposte.

- Grazie.

- Di cosa?

- ...

- Beh?

- Di essere venuta a cercarmi.

- Prego!

Al ché Bria si fermò di colpo.

Achero si arrestò pure qualche scalino più su e si girò a vedere cosa le prendesse.

Aveva gli occhi lucidi puntati direttamente nei suoi.

- Che ti prende?

- Io non ti conosco!

- ...

- Ci siamo incontrati solo ieri, prima che... Prima che...

- Bria...

- E appena qualche ora fa ho scoperto che sarai il mio Maestro Cercatore ed ecco che sono partita di nuovo all'avventura senza avere neanche il tempo di riprendere fiato.

- Io...

Una lacrima le scese sul viso rosso.

- Non so chi sei veramente ma ho sentito parlare di te all'Accademia, sai? Si raccontano storie pazzesche sul tuo conto e anche di come ti sei sempre rifiutato di prendere un'apprendista con te...

- Io...

- So che non mi volevi tra i piedi e mi hai p-preso solo per pietà, ma io non... Non voglio essere una palla al piede. P-perciò p-per f-f-favore...

A quel punto l'emozione fu talmente forte da mozzarle il fiato, impedendole di proseguire.

Si slacciò le cinghie del suo bagaglio e lo buttò giù per le scale.

Si poggiò di schiena contro la parete fredda e squallida.

Tratteneva a stento lacrime e singhiozzi e tutta la tensione, le cose successe in appena due giorni, il peso che si portava nel petto per l'inizio disastroso della sua carriera, tutto le stava rovinando addosso.

In quel momento, si vergognava di sé stessa tanto che avrebbe preferito che l'altro le sbattesse in faccia la sua pateticità, il fatto che, da quando le loro strade si erano incrociate, lei non aveva fatto altro che piangere.

Invece Achero non disse niente.

Si sedette con espressione affranta qualche gradino sopra quello dov'era lei e, una volta terminata la capacità di parlare della ragazza, si frugò nello zaino e ne estrasse un pacchetto di fazzolettini. Ne prese uno e l'offrì all'altra.

Attese che lei lo prendesse e si soffiasse il naso. 

Poi le porse una bottiglia d'acqua. 

All'inizio Bria rifiutò ma, su insistenza del Cercatore, prese anche quella e bevve.

Una volta finita, passò il contenitore all'altro che se lo mise nello zaino poggiato di lato.

Non si guardarono e non dissero niente per un po'.

A una certa Achero iniziò a stropicciarsi gli occhi e poi tutta la faccia con le mani. Le stesse con cui si tenne in seguito le tempie fissando un punto a caso del sottoscala.

Sentirono un rumore di passi e si voltarono verso su. 

Uno sconosciuto umanoide marrone con un bel paio di paia di orecchie lunghe a punta, dall'aria turpe e ancora in tuta da operaio logora e macchiata, stava scendendo verso il bar.

Achero si spostò un po' di più per farlo passare, mettendosi lo zaino sulle gambe.

Il tizio passò senza dire o chiedere niente e andò per la sua strada, lasciandoli di nuovo soli a parte una non tanto leggera puzza di sudore e sigarette.

- Senti Bria... - fece non appena il tacco del tipo svoltò l'angolo.

L'altra si voltò di nuovo verso di lui e non gli permise di continuare - Per favore Achero, non... Non cercare di consolarmi. Mi faresti sentire solo più patetica di quanto io non lo sia già.

Gesticolò per tutto il tempo che le ci volle a finire la frase.

- Non sei patetica.

- Achero!

- Non ti sto consolando o compatendo. Sto solo affermando un fatto!

Anche il Cercatore prese a fare gesti con le mani mentre parlava.

- Il fatto che mi sopporti perché sei troppo buono per dirmi che avresti preferito lasciarmi su Rotuga?

- Ah! Ahahah...

Era una risata spenta senza alcuna gioia.

- Ti faccio pure ridere, adesso?

- Stammi bene a sentire Bria, perché non te lo ripeterò - Achero aveva di nuovo cambiato espressione, ora era diventata ferma e severa ma al di sotto c'era qualcos'altro, come un profondo rammarico - Non so che idea ti sia fatta su di me, ma io non sono un buono.

Fece una pausa. Si morse il labbro senza smettere di guardarla.

- Hai detto bene prima.

- Cosa?

- Che tu non mi conosci, perché altrimenti non saresti così ingenua da darmi della persona buona.

- Hai salvato una stronza ingrata che nemmeno conoscevi in quel vicolo e poi... Non so cosa sia successo, ma so che in qualche modo hai cercato di proteggermi.

- Ahhhhh...

- E poi c'è quello che è capitato all'Antiquarium. Come chiameresti uno che ha fatto queste cose?

- Per quel che ne sai, potrei essere un maniaco che prima salva la vittima per poi divertirsi a torturarla o sacrificarla per chissà quali piani...

- Ma... Ma ti senti quando parli? Da dove ti escono certe cose?

- Esperienza.

- ...

- ...

- Senti Achero, io non so cosa ti sia capitato e non mi importa.

- Se tu sapessi...

- Non mi importa! Non mi importa cos'hai sognato di così terribile poco fa e neanche da cosa speri di liberarti quando vai a ubriacarti. Non me ne frega un cazzo del tuo passato.

- Dici queste stronzate solo perché tu non hai la più pallida idea di chi sono o di cosa ho fatto. Se te lo dicessi...

- Allora sei veramente un coglione. Ho detto che non voglio saperlo!

- Piccolo sgorbio, come ti permetti?

- Senti qua deficiente, se proprio ci tieni così tanto a dirmelo aspetta il giorno in cui te lo chiederò.

- Aspettare il giorno cui...

- Esatto. E ti dico un'altra cosa - Bria adesso era ancora più rossa in faccia. Aveva dimenticato l'ultima volta in cui si era lasciata andare con qualcuno fino a quel punto, ammesso che fosse mai successo - Io voglio essere la tua apprendista. E so che, se mi farai ammazzare, non sarà per quello che hai fatto o che sai fare, ma perché sei un'idiota che non ricorda nemmeno di non avere i soldi per pagarsi una sbronza in locale di criminali.

- ...

- Perciò, stammi bene a sentire Achero, perché non te lo ripeterò! - la sua imitazione lo colse di sorpresa con grande compiacimento della ragazza - Vuoi essere il mio Maestro? Se vuoi scusarti per il tuo comportamento da stronzo e per avermi fatto piangere, rispondimi con la verità.

- Ma tu... Io.. Oh...

- Avanti!

La guardò a lungo e soppesò bene, molto bene la risposta.

- Se non mi vuoi come apprendista, puoi lasciarmi a me stessa anche su Abeal. Lo preferirei a sapermi di intralcio per i tuoi piani, qualunque essi siano.

Buffo, pensò Achero. Appena quarantotto ore imperiali standard fa avrebbe risposto senza alcuna esitazione a quella domanda.

Ma quarantottore erano anche troppe per stravolgere la sorte del Millemondi e dell'universo tutto. E ciò da ben prima che Achero fosse messo davanti a un bivio da quella ragazzina. Un bivio che avrebbe determinato la vita o la morte di un'intera galassia.

- Io... ti voglio come mia apprendista, Bria.

---

Angolo dell'Autore: Salve salvissimo! E Achero ha preso una decisione! E non è di poca importanza a quanto pare... E ora che succederà? :p

Ci vediamo al prossimo capitolo. 

Sempre grazie per essere arrivati fin qui!

Ciaooo

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Capitolo 37
*** Capitolo 32 ***


Dovunque e in nessuna parte del Millemondi

 

Un sì o un no.

Un sì o un no.

Un sì o un no.

Un sì o un no.

Un sì o un no.

Cos'era la vita dopotutto se non una lunghissima e infinita serie di sì o no?

Ma come conoscere la risposta giusta?

Essere senzienti qualunque, filosofi, potenti, grandi organizzazioni, civiltà intere avevano dedicato la loro stessa esistenza a cercare di capire quale fosse la risposta giusta da dare.

Inutile dire che chi non gettò la spugna prima del punto di non ritorno, finì per cadere vittima di follia, radicalizzazione e in certi casi anche di una completa estinzione.

Gli oceani evaporati e la superficie carbonizzata di Anticitera ne saranno sempre eterni testimoni, ma anche di questo argomento è troppo presto per parlarne.

E per quanto riguardava la risposta di Achero a Bria?

Era stata quella giusta?

Beh, chi poteva saperlo?

Sapete, anch'io molto tempo fa ho cercato quella risposta. Poi ho realizzato che era inutile cercarla perché prima o poi sarebbe stata lei a cercarci, a sbatterci in faccia le conseguenze delle nostre azioni, infischiandosene dei motivi e delle ragioni che ci hanno portato a compierle.

Basta solo saper aspettare. E io so aspettare e so anche quanto è divertente vedere impazzire coloro che invece ancora si ostinano in quella folle ricerca.

---

Angolo dell'Autore: Buonasera! Anche il nostro Narratore ci teneva a dire la sua sulla questione. E ha anche buttato lì qualcosa che forse verrà approfondito in futuro. Vabbè... XD XD

Grazie per leggere queste parole e alla prossima.

Ciaooo

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 33 ***


Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 210 SIS, notte

 

- Allora Cercatrice, che notizie ci sono di Halamander?

- Se le mie fonti sono corrette, tra una settimana stellare standard sarà di ritorno sul pianeta.

Si trovavano nell'ufficio spoglio di Raimo, che continuava a pressarla per avere maggiori informazioni sul collega e sul perché si fosse allontanato dal pianeta.

- Non credo stia cercando di lasciare Rotuga, se è questo che ti preoccupa, Raimo.

- Colonnello Raimo, non dimenticarlo Cercatrice!

- Si va bene, colonnello Raimo! Halamander è un tipo dai modi decisamente eccentrici anche per gli standard di noi che ci occupiamo di Scienze Arcane. Non baderei troppo a cosa fa. In ogni caso si trova qui in incognito, non ha effettuato neanche il riconoscimento all'Antiquarium. Finora ha vissuto di espedienti per non farsi notare. Se devo azzardare un'ipotesi, si è recato nel quadrante per raccattare qualcosa da scambiare al centro cercatori per un po' di denaro. Tutto qui.

- Sembri conoscerlo bene.

- Nel nostro campo ci conosciamo praticamente tutti.

- Immagino. La vostra rivalità comunque è nota anche al di fuori dalle sale dell'Organizzazione.

- Diciamo che abbiamo visioni diverse su alcune questioni. Dove vuole andare a parare colonnello?

- Nessun altro cercatore in circolazione, a parte Brodeskji, ha dedicato tanto tempo alle ricerche sui Signori Primordiali come ha fatto Halamander. Nemmeno tu.

- Siete ben informati. E quindi?

- Non sembra anche a te un po' troppo opportuno che, proprio mentre lui arriva da queste parti, la sua rivale viene da noi e si offre di mettersi al nostro servizio?

- Beh, se volete posso anche togliere il disturbo. Dopotutto, non sarà certo difficile per voi mettere nel sacco il tizio che ha aiutato Emerson a sconfiggere Nemesis.

- Umpf. Continua pure con la sorveglianza, ma tieniti pronta. Da Itarga stanno arrivando delle novità.

- In che senso?

- Diciamo che il generale Ruslan è riuscito a sollecitare le attenzioni delle persone giuste.

 

*

 

Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 219 SIS, la sera dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

- Ehi, bell'addormentato. Svegliati!

Skoll lanciò un urlo terrorizzato senza capire il perché.

Era caduto di schiena sul pavimento. La testa sembrava che stesse per esplodergli. Tratteneva a fatica un conato di vomito.

- Cos'è successo? - esalò.

- Sei svenuto appena hai cominciato a fissare i resti del generale.

E Skoll guardò di nuovo in quella direzione. Non sarebbe riuscito a trattenersi ancora per molto.

Schizzò fuori dalla stanza e andò a rimettere in un angolo del corridoio fiocamente illuminato da cristalli bianchi luminescenti.

Isabelle lo seguì e uscì a sua volta.

- Se non ce la fai sergente - gli urlò sbrigativa - conosco la strada per tornare. Per oggi ho visto abbastanza.

In risposta, lui alzò un braccio e lo agitò nella sua direzione, senza guardarla. Forse era un tentativo di dirle di aspettare.

E in effetti così fu. Si alzò barcollante e la anticipò guidandola fino al punto in cui si erano incontrati qualche ora prima. Nessuno dei due proferì parola.

- Beh, arrivederci sergente e cerca di rimetterti!

E lo lasciò lì in mezzo alla piazza, tra l'andirivieni dei suoi commilitoni.

Sentì un tonfo secco alle sue spalle e le voci concitate degli altri militari che occorrevano sul posto ad aiutare il compagno.

Non si voltò e proseguì dritta fino all'uscita, senza che nessuno la disturbasse.

Camminò ancora un po' e quando fu certa di non essere vista, agitò una mano e una fessura nera si generò dal nulla davanti a lei. L'attraversò e sparì.

 

*

 

Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, Astrostazione

Giorno 219 SIS, verso la mezzanotte locale

 

La biglietteria dell'Astrostazione era finalmente chiusa.

Ancora qualche minuto e sarebbe finalmente potuto tornare a casa.

Era stata una giornata lunga, molto lunga.

Prima la sveglia con le strilla dei conduttori dell'olovisione sul centinaio di morti assurde della notte prima.

Poi un improvviso sciopero degli Astrovieri nel pomeriggio. Le sommosse, i clienti impazziti, le corse saltate, i reparti anti sommossa che intervenivano a reprimere i gruppi più estremisti.

Naturalmente quelli come lui non ne avevano tratto alcun beneficio. I bigliettai dopotutto erano solo quello, mica veri appartenenti al grande ordine sacro che permette di tenere unito l'intero Millemondi, grandi palle, eccetera, eccetera.

Poi lui, che era anche l'ultimo arrivato, era stato costretto dai colleghi più anziani a tenere aperta la biglietteria fino alla fine del turno normale di apertura al pubblico. Anche se non c'erano più Astrotreni di cui vendere biglietti.

Vent'anni stellari standard. Glabro e pelato, carnagione blu, divisa nera, giacca bianca, cravatta rossa e una bandoliera scura con i suoi oggetti personali, questo era il malcapitato che stava chiudendo la saracinesca quando qualcuno cominciò a tempestarlo di domande su un uomo e una ragazzina che sarebbero partiti quel giorno per chissà dove.

- Senta - cercò di imporsi lui.

La donna che aveva davanti era letteralmente uno schianto. E lui non era proprio un ammiratore delle coppie interrazziali e ancora meno delle pelle pallida. Ma per quella avrebbe fatto volentieri un'eccezione alle sue idee politiche.

Naturalmente la sua solita fortuna gli aveva messo davanti agli occhi quella bellezza della natura nel posto e nel momento sbagliati.

La donna sembrava poi in qualche misura sciupata. Sì, sciupata e sudata come se avesse sostenuto chissà quale immane sforzo. Del tutto inavvertitamente pensò di sapere che tipo di sforzo dovesse aver sostenuto e a quanto fosse stata fortunata l'altra persona.

- Mi stia a sentire, cara signora - anche se con quel corpo, lui era troppo stanco per dare corda a una tizia che era tanto arrogante e prepotente quanto era stupenda - Non può avere la pretesa che mi ricordi tutti i disperati che oggi hanno voluto lasciare Rotuga!

- Non erano passeggeri qualunque - quasi urlò lei.

Il bigliettaio si guardò intorno in cerca di aiuto, ma l'Astrostazione era deserta.

E ancora l'altra continuò - Si tratta di due Cercatori con tanto di divisa, brutto coglione, che hanno comprato due biglietti per uno degli ultimi Astrotreni della giornata.

Sottolineò il coglione, tirandosi una manica di quella divisa che teneva aperta a mettere in bella vista il suo gran davanzale.

- Se la mette così, chieda ai miei colleghi domani mattina se possono aiutarlAAAHHHH!!!

Non finì di parlare che lei agitò il braccio e una forza invisibile lo investì, mandandolo a schiantare contro la saracinesca, facendo una grande confusione.

Era come essere schiacciato in una pressa. Sentiva le ossa incrinarsi pericolosamente, mentre organi e muscoli venivano schiacciati come fossero dei palloncini tenuti stretti con troppa forza.

- Rispondimi, figlio di una troia o giuro che domani ti puliranno via dal pavimento.

Voleva chiedere aiuto, ma la forza che lo stritolava era troppa anche solo per implorare pietà.

Poi per come era iniziato, tutto finì. Caracollò al suolo e inspirò aria a pieni polmoni. Poi inconsciamente si voltò verso chi l'aveva aggredito e urlò. Gridò come un pazzo vedendola per quello che era veramente. Vedendo la sua vera faccia.

Con tutta l'energia che aveva in corpo scattò, il più lontano possibile da quel posto.

Isabelle aveva mollato la presa un attimo prima di ucciderlo. Ansimante, lo vide scappare come una lepre irkalliana. Teneva ancora il braccio teso in aria.

Se solo avesse voluto, avrebbe già avuto la risposta alla domanda che la pressava a sua volta.

- Fanculo...

Abbassò la mano e lo lasciò scappare indisturbato.

Sentì il corpo riprendere le sembianze umane. Sì appoggiò con la spalla a un pilastro con piastrelle multicolore, là vicino.

Era stanchissima.

- Condivido la scelta!

Isabelle si voltò di scatto e individuò la fonte della voce. Era un Astroviere anziano e cieco della cui presenza non si era minimamente accorta.

- Se dovessimo uccidere tutti gli impiegati antipatici e stanchi del proprio lavoro, credo che dovremmo mettere in campo un genocidio così grande da rendere spaventoso anche il solo pensarci - disse placidamente.

Teneva la testa piegata di lato e avanzava tranquillamente verso di lei. Aveva un passo così leggero che nemmeno si sentiva. In qualche modo poi riusciva a aggirare tutti gli ostacoli sul suo cammino mentre la raggiungeva, senza l'aiuto di un bastone o altro.

- E lei chi sarebbe?

- Questa mia cara, non è la domanda giusta.

- Come, prego?

C'era un che di inquietante in quel tizio. Anche per una come lei. Nel modo in cui camminava, in cui parlava. In cui sembrava quasi spostare la realtà intorno a lui, come un solido che si muoveva dentro un liquido denso.

Si stava stupendo di sé stessa. Era soggezione quella che stava provando in quel momento?

E solo alle fine lo notò. Le scarpe nere indossate dall'uomo non toccavano mai il pavimento. Sollevandosi e riabbassandosi a ogni passo, rimanevano sempre sospese di pochissimo dal suolo.

- La domanda giusta è un'altra e a quella, solo a quella, risponderò stasera.

---

Angolo dell'Autore: Bentrovati! Isabelle non rimane certo con le mani in mano. Forse deve imparare a gestire meglio la rabbia. Forse...

Ancora l'Astroviere cieco in azione! Questa è la terza volta che interagisce con i protagonisti. Chissà quali saranno le sue intenzioni...

Detto ciò grazie a voi di essere arrivati fino a qui e alla prossima!

Ciaooo

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 34 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Fu come se gli enormi strati di ghiaccio, che avvolgevano i loro cuori, si fossero crepati per lasciare passare un po' di calore, dopo molto tempo.

Entrambi si sentivano in pace con sé stessi e l'universo, come quando un marinaio si lasciava alle spalle una tempesta spaventosa.

Non dissero niente. Achero aveva una faccia tanto serena che nemmeno lui credeva di potere avere. Lei invece sorrideva debolmente, ancora rossa in viso, mentre con la manica si asciugava le ultime lacrime.

- Mi vuoi veramente?

Nel dirlo, Bria assunse una sfumatura se possibile ancora più cremisi.

- Suona un po' ambiguo, sai?

- Ma va ai diavoli primordiali, va! Sai benissimo cosa volevo dire!

- Ti ho già riposto, mi pare sufficiente.

- Te l'ha detto mai nessuno che hai difficoltà a esprimere i tuoi sentimenti quando sei con gli altri?

- Per piacere, Isabelle me lo rico...

E serrò immediatamente le labbra mentre un calore, nient'affatto dissimile da quello sprigionato da una pentola in ebollizione, lo avvolgeva dalla testa ai piedi. E adesso fu suo il turno di assumere lo stesso colore della divisa.

- Cos'hai detto?

- Niente. Credo sia ora di andare!

Sì alzò e prese in fretta lo zaino.

- Isabelle?

- NO!

- Oddei!!!

- Piantala!

- Hai la fidanzata?

- Non è la mia fidanzata! E ora andiamo!

E senza aggiungere altro, e ancora con la faccia perfettamente intonata all'uniforme, Achero riprese a salire.

- Ehi, aspettami!

L'apprendista afferrò in fretta la sua sacca e lo seguì.

Cercò di fargli ancora qualche altra domanda su quella Isabelle, ma lui la ignorò completamente. Allora cambiò argomento.

- Che è successo veramente a Estagi?

Adesso mancava solo mezza rampa di scale al loro piano.

- Beh. È un po' complicato da spiegare.

- Provaci, no?

Il Cercatore si fermò di nuovo e prese a parlare a bassa voce anche se non c'era nessuno in circolazione.

- Va bene ma cerca di seguirmi e di non agitarti.

- O-ok?

- C'era una banda di pazzi interessati all'oggetto ornamentale che dovevi consegnare all'Antiquarium, come prima missione.

- Dei pazzi... Cosa?

- Abbassa la voce.

- Ok. Ma perché dei pazzi volevano quella pietra verde? Per cosa poi scusa?

Le spiegò brevemente e senza indugiare sui dettagli più truculenti come una banda di fanatici nazionalisti voleva usare la pietra per risvegliare un mostro nascosto nel sottosuolo, conquistare prima tutto Rotuga e poi sfidare direttamente l'Impero.

Bria balbettò frasi sconnesse prima di concretizzarne una di senso compiuto.

- Quindi mentre mi hai mandata da sola in giro per la città di notte, hai fatto fuori un intero squadrone di aspiranti genocidi?

- Beh, sì - lo disse come se parlassero del fatto che lui preferisse i broccoli di Irkalla alla pizza che facevano su Lisenia.

- Oh, bene. Mi rincuora molto questa cosa.

- Meno male.

- E il Signore Primordiale?

- Sarà al sicuro.

- Altri potrebbero trovarlo, no?

- No, non credo.

Pausa.

- Eri su Estagi in attesa che ti catturassero quindi?

- Sì.

- Perché pensavano di poterti costringere a risvegliare il coso lì...

- Aspar, il Cavalcacieli.

- Sì vabbè, Aspar. E quindi ti sei fatto portare alla loro base segreta e gli hai dato il ben servito?

- Sì.

- E ti nascondevi in quella caverna di appartamento per non farti trovare?

- Esatto.

- Non ha molto senso questa cosa, ti pare?

- Perché?

- Perché? Come perché? Se volevi farti catturare perché ti sei nascosto, scusa? Non avrebbe avuto più senso metterti in bella mostra così da farti prendere prima?

- La preda che si crede predatore è la preda più succulenta.

- ...

- Scusa. Era un detto delle mie parti.

- Posto incantevole, vero?

- Se ti piacciono sangue, violenza e tradimenti, sì molto.

- E comunque non ho capito...

- È una strategia di guerra che ho imparato quando ero un moccioso. Fingersi deboli per colpire forte. Ritirare le truppe, per far avanzare i nemici e poi accerchiarli e colpirli alle spalle impedendo la ritirata. Far credere a una manica di folli di voler mettere loro i bastoni tra le ruote senza farmi notare, farmi mettere nel sacco, dare loro la sensazione di condurre il gioco, non fargli prendere eccessive precauzioni e poi... Beh, dar loro quel che si sono meritati.

- È decisamente contorto e inquietante come ragionamento. Sembra una roba da assassino seriale.

- È roba da assassino seriale.

Un'altra pausa.

- Chi mi ha dato la pietra comunque?

- Dimmelo tu.

- Quelli che distribuivano le lettere! Il tizio arancione e quello di madreperla nera! Credi che lo abbiano fatto di proposito?

- Glielo andremo a chiedere. Di sicuro è stato qualcuno che voleva che venisse trovato.

- Dai Rotugani pazzi?

- O da me...

- Ho capito.

- Hai paura?

- Beh sì, per le parti flosce di Mardu.

- Bria, se tu...

- Non dirmi una cosa tipo "Se tu non vuoi stare con me" o simili perché ti do un calcio nelle palle.

- Veramente ti stavo per dire che, se tu starai con me, non permetterò a nessuno di farti del male.

- Oh...

- Eh...

Un'altra pausa ancora.

- Un'altra cosa...

- Sarei un po' stanco, Bria. Non puoi aspettare domani?

- Domani chissà che nemici dovremo affrontare. Probabilmente non avrò più la possibilità di farti la domanda.

- Sai che l'apprendistato dura almeno un anno ed è prorogabile, vero? Avremo tutto il tempo per discutere.

- Voglio solo chiederti qual è il tuo Talento. Non riesco a capirlo...

- Mai sentito parlare di Manipolazione Vrilatica?

- Oddei! - esclamò la ragazza, sbattendosi una mano sulla fronte - Questo spiega le allucinazioni in quel vicolo, la spilla e come hai bruciato i Rotugani...

Sul viso di Bria si disegnò un'espressione di appagamento per l'agognata risposta, che però scivolò via dopo qualche secondo per come era venuta.

Non si trattava di un Talento poi così comune nel Millemondi.

- È il potere dei Kallyriani...

- Già - confermò lui sardonico, guardandola negli occhi.

Già, pensò Bria tra sé. Questo voleva dire anche che quello non era il vero aspetto del Cercatore.

Orrendi ricordi di una vita passata provarono a fare breccia nella sua mente, ma lei li schiacciò subito senza darlo troppo a vedere. Fu aiutata dal fatto che Achero si voltò verso un punto in cima alle scale da cui proveniva una gran confusione.

- Come funziona esattamente? - chiese atona, guardandogli la nuca.

Un altro pensiero le balenò in testa, ma fu del tutto insensato. 

Achero non poteva certo essere quel Kallyriano.

- Roba complicata! - sentenziò dandole un'occhiata fugace - Più facile da mostrare che da spiegare. E ora torniamo ai nostri posti.

Si girò di nuovo e salì gli ultimi scalini, con lei che lo seguiva.

Bria non parlò per qualche istante, il tempo di convincersi di quanto assurdo fosse quanto aveva appena pensato. 

- E hai fatto tutta quella roba su Rotuga da solo! - affermò invece - Hai avuto fortuna a farti catturare nel momento giusto e farti portare al loro covo.

- Mmm?

- Sì insomma, non era detto che ti prendessero e ti portassero proprio là.

- La fortuna c'entra solo in parte. Mi avevano messo una Cercatrice alle calcagna con l'ordine di intervenire al momento opportuno. Peccato per loro che fossi già d'accordo con chi doveva darmi la caccia. E per il fatto del loro covo, beh... Ai supercattivi da operetta solitamente piace vantarsi con le vittime mostrando il loro smisurato potere. Contavo su questo per arrivare alle Cisterne.

Bria ignorò l'ultima parte e domandò invece - La cercatrice era Isabelle, per caso?

Erano arrivati al corridoio antistante il locale dei sedili. Il portello era chiuso, ma le urla dall'altra parte non giungevano loro certo meno forti per quello. 

- Siiiihhhhh... NO!

- Era lei veramente?!? Stavo solo scherzando!

- Ora basta!

E detto ciò, balzò avanti e finalmente spinse quella benedetta porta. Avrebbe cercato di riposare almeno un po', prima che arrivassero a destinazione.

Trambusto, pugni e calci volanti, urla e bestemmie. Corpi che si scontravano, si colpivano o che erano a terra già sconfitti.

Sul piano, il loro assenza, era scoppiata una rissa pazzesca.

- Ho capito - sentenziò pacato Achero e fece per voltarsi.

- Aspetta tu - lo bloccò Bria trattenendolo per un lato della divisa.

- Cosa?

- Obbrer! Vuoi lasciare quell'idiota là in mezzo?

- Chi?!?

- Il ragazzo con la spada e il pigiama - e gli indicò il punto dov'era rimasto, nascosto sotto uno dei loro sedili.

E certo, c'era anche il ragazzo in pigiama e spada da recuperare e...

- Dove stai andando?!?

Il ruggito, che le lanciò Achero, la fece sobbalzare.

- Ci penso io! Tu aspettami qui!

E le diede lo zaino.

---

Angolo dell'Autore: Salve gente! Bria continua a chiedere più informazioni ad Achero e si fa accenno a cose di una certa importanza. Bene! Se ne volete sapere di più, rimanete sintonizzati :p XD

Grazie sempre per leggere e alla prossima.

Ciaooo

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Capitolo 40
*** Capitolo 35 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Va bene. Il fatto di nascondersi nella sporcizia sotto il sedile di un Astrotreno non era proprio il massimo per iniziare un'avventura. Soprattutto se l'obiettivo finale era combattere il male che c'era nel Millemondi.

I grandi poemi epici iniziavano infatti sempre con l'eroe che compiva qualche particolare impresa, fosse anche salvare una ragazza in pericolo che, tra i tanti, era il cliché più abusato in assoluto. Da lì poi il tutto veniva di conseguenza.

Ma lo starsene rannicchiato là sotto?

Beh...

Era stata una cosa istintiva, non appena aveva visto che un battibecco, per lui in una lingua incomprensibile, tra un paio di coppie di varie razze si era trasformato in una follia collettiva di lotta di tutti contro tutti.

A sua discolpa c'era da dire che lì in mezzo sarebbe comunque stato difficile individuare chi avesse avuto ragione e chi torto. Dato che avrebbe rischiato di fare una scelta sbagliata proteggendo chi magari non se lo meritava, il suo cervello si era detto "Se non posso fare niente tanto vale nascondersi e evitare di finire triturato".

Aveva raccolto quindi accappatoio e spada e si era rintanato al sicuro. O così pensava.

Presto infatti un paio di mani lo presero per i piedi e lo trascinarono fuori. Mantenne la presa sull'accappatoio ma la spada rimase incastrata nello spazio tra le gambe del sedile. 

Fu rivoltato su sé stesso e capì chi stava affrontando.

Urlò e scalciò contro una specie di testa di squalo bianco e grigio su un corpo umanoide a quattro braccia e torso nudo.

Uno di quegli arti lo colpì sull'addome, accecandolo dal dolore.

Tra i gemiti, si voltò dove aveva lasciato la spada.

Tese la mano per afferrarla. Era lontana ma cominciò a vibrare come a volergli venire incontro.

Non c'era più tempo.

L'ultima cosa che pensò di vedere furono le enormi fauci piene di spaventosi, mortiferi e affilatissimi denti.

Sentiva il sangue ribollire, il suo, quello del nemico, quello degli altri passeggeri. Lo sentì torcersi.

Sentì il potere della sua maledizione montare dentro di lui.

- EHI!

C'era una voce che già aveva sentito non molto tempo prima.

- EHI!

Adesso era più vicina.

E poi arrivò un colpo secco di ossa contro altre ossa che si incrinavano e la bocca della creatura sparì tra spruzzi di sangue dalla sua vista.

Era il Cercatore che lo aveva salvato all'inizio del viaggio.

Si guardarono per un secondo e quello fu lì lì per dire qualcosa, ma Obbrer lo anticipò.

- Dietro di te!!!

Il doppio pugno in faccia dello squaloide fu devastante, ma non come il proprietario si aspettava.

Quando non era sfruttato come un animale nelle fabbriche estagiane, arrotondava lo stipendio con incontri clandestini di lotta libera, dove era decisamente bravo. Talmente bravo che quello che aveva lanciato contro quella scimmia spelacchiata sarebbe dovuto bastare a staccargli la testa dal corpo.

E invece quello indietreggiò di un passo, poi si voltò di nuovo verso di lui. Si portò una mano alla mascella slogata e se la mise a posto con un colpo secco, mentre dalla sua bocca usciva fumo o vapore acqueo celestrino.

Gli occhi azzurri cominciarono a brillare mentre spostava il peso in avanti per colpire.

L'uomosqualo si mise in posizione di difesa ma fu inutile. Assolutamente, completamente inutile.

La manata che lo raggiunse, gli spaccò nell'ordine i due avambracci destri che aveva messo in posizione di guardia, la mascella, metà dei denti e per poco non gli ruppe l'osso del collo.

La forza fu tale da scagliarlo contro altri tre tizi di varie forme e dimensioni, mandandoli giù come birilli, e farlo fracassare contro le pareti del convoglio, per poi lasciarlo svenuto lì a terra. Non prima che una striscia cremisi si disegnasse dal punto d'impatto al pavimento.

Senza dare tempo al ragazzo di chiedergli come stesse, il Cercatore lo afferrò per il bavero del pigiama e lo tirò su senza troppi complimenti.

Prese anche la spada che era rimasta a terra. Lo fece avanzare rapido in quell'assurda rissa, fino a quando non arrivarono alla porta dove c'era anche la ragazza dai capelli ocra.

La fece attraversare all'altro e mollò la presa, lanciandogli poi l'arma addosso, mentre l'aspirante Cercatrice chiudeva la soglia.

- Tutto bene, Achero?

- Oh sì, alla grande.

- Grazie per avermi tirato fuori da lì - si intromise il ragazzo.

- Ma figurati. - sibilò Achero inacidito - Tu sei Obbrer quindi?

- Obbrer Andronovo, al suo servizio, signore!

- Signore? Quanti anni credi che abbia, moccioso? E... Aspetta... Andronovo hai detto?!?

- S-sì

- Quegli Andronovo? I cacciatori di taglie a servizio dell'Impero?

- Non siamo cacciatori di taglie - sbottò lui - Noi siamo gli eroi del Millemondi, i cacciatori di Signori Oscuri, il terrore...

- E abbiamo capito - lo zittì Bria.

Bene, benissimo, pensò Achero. "Magnificamente bene."

---

Angolo dell'Autore: Salve. E anche Obbrer è a posto. Che succederà ora? Scopriamolo con i prossimi capitoli!!!

Ciaooo

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 36 ***


Oltreverso, prima rotta del Millemondi

Astrotreno, verso la periferia galattica

Giorno 220 SIS

 

Alla fine i tre decisero di sistemarsi sulle scale, in attesa che l'Astrotreno arrivasse a destinazione.

Più in alto di tutti si mise Bria, poi a scendere Obbrer e Achero.

Tutti e tre se ne stavano seduti sul metallo schifoso e con la schiena pigramente poggiata alla parete scrostata.

Nessuno parlò per un po'.

Videro poco andirivieni e l'unico evento degno di nota fu l'intervento di un reparto di vigilanza su in cima a dove si trovavano, che finalmente provvedeva a far calmare gli animi nel loro ex compartimento.

- Quattro ore imperiali ancora - gemette l'apprendista.

- Avanti, c'è di peggio al Millemondi - tagliò corto Achero.

- Già - confermò Obbrer.

- E tu che vuoi? - sibilò la ragazza.

- Scusa!

- ...

- ...

- ...

- Mi chiamo Bria comunque.

- Uh?

- Bria, mi chiamo così. Capire tu, mio nome?

- Ho capito sì, non sono un idiota!

- Da come ti vesti, il dubbio può venire, eh...

- Non è colpa mia se non avevo altro da indossare!

- Scusa se mi permetto grande eroe - cominciò Achero - ma la tua famiglia non è ricca sfondata? Non credo che tu sia partito per la tua meta così.

Obbrer si voltò verso l'uomo per poi spostare subito lo sguardo. Arrossì lievemente mentre biascicava qualcosa di inintelligibile.

- Eh? - fecero all'unisono gli altri due.

- Ho detto che mi hanno rubato tutto!

Cadde un silenzio imbarazzato.

Fu lo stesso ragazzo a riprendere il discorso dopo qualche secondo.

- Sono arrivato su Rotuga con una nave passeggeri. Durante il viaggio siamo stati assaliti da una ciurma di pirati spaziali e poi beh il resto lo vedete da voi.

- Ma se ti hanno preso tutto com'è che sei riuscito a superare i controlli all'entrata dell'Astrostazione, con quella cosa che ti porti dietro poi? - Bria era sinceramente interessata.

- Con questo - e a quel punto Obbrer si infilò una mano nei pantaloni da notte.

- Ma che cosa...?!? - strillò Bria.

- Interessante risvolto - fece sarcastico Achero.

Alla fine Obbrer tirò fuori la mano che reggeva un piccolo raccoglitore di carte magnetiche, tra cui c'erano anche quelle per i dati di riconoscimento e i biglietti dell'Astrotreno.

Lo mostrò a entrambi e poi lo richiuse.

- Se provi a rimetterlo lì, te lo faccio ingoiare - gli intimò la ragazza.

E se lo mise così in uno strappo interno dell'accappatoio verde che teneva sulle gambe insieme all'arma.

- Comunque rimane il fatto della spada - aggiunse Achero con tono scaltro, indicando il metallo dell'elsa e la fodera che sembravano essere ricoperti da strati di sporco tra il nero e il bordeaux.

- Me lo hanno permesso per via...

- Sì? - lo incalzò lui.

- Della licenza da cacciatori di taglie... - disse a malincuore - Noi Andronovo ce l'abbiamo per diritto di nascita. Ma noi l'usiamo per scacciare il male dal Millemondi - concluse infervorato.

- Certo, certo - lo assecondò.

Achero ebbe la lieve sensazione che il ragazzo avesse appena svicolato dalla risposta giusta a quella domanda. Ovvero come mai i razziatori gli avevano rubato tutto tranne quella spada? Ma d'altronde lui non era nella posizione per chiedere agli altri i dettagli che volevano tenere celati.

Nessuno aggiunse niente giusto per quattro secondi.

- Dov'eri diretto comunque? - chiese ancora il Cercatore.

- Verso Itarga, signore. Non avevo una meta precisa ma pensavo di iniziare da lì magari.

- Non chiamarmi signore! Se proprio devi, chiamami con il mio nome.

- Va bene, sign... Ehm... Achero, grazie.

- Figurati. Iniziare cosa, esattamente?

- La mia carriera di eroe, naturalmente.

- Uhm...

- Che c'è?

- Niente.

Obbrer fece per dire qualcosa ma alla fine desistette dall'idea.

- Anche noi siamo diretti lì comunque. Se vuoi, puoi anche accompagnarci.

- Sì, per favore!

- Ehi! Non prendere decisioni anche per me! - lo bloccò Bria.

Gli altri due si voltarono di scatto verso di lei, Obbrer con la faccia preoccupata, Achero con una annoiata.

- Perché? C'è qualche problema? - le domandò l'uomo.

La ragazza fece saettare lo sguardo su entrambi e poi si girò a fissare di nuovo la parete.

- No. Però chiedi anche la mia opinione quando prendi certe decisioni.

- Va bene...

Altri preziosi secondi di pace, ben sette stavolta, prima che qualcuno aprisse di nuovo bocca.

- Non ho soldi per pagarmi un altro biglietto - aggiunse Obbrer - e la compagnia non ammette cambi dopo la partenza dell'Astrotreno per cui ci si era prenotati.

- Ah - fece Bria.

- Beh. Non è un problema questo - sentenziò Achero.

- Come sarebbe non è un problema? Neanche noi abbiamo più niente. Non possiamo pagare a Stupidobbrer un altro biglietto per Itarga.

- In che senso un altro biglietto?

Questo silenzio fu decisamente più lungo degli altri, peccato per il carico di tensione palpabile.

- Sto parlando dell'eventuale terzo biglietto per arrivare a Itarga - Bria aveva un sorriso e un tono assassino che fece raggelare il sangue degli altri due, in particolare al suo istruttore - Perché, mentre ero andata a cercare un bagno, tu su Estagi hai comprato due biglietti per giungere lì facendo scalo a Abeal, giusto? Quelli per cui hai pagato ben cinquecento crediti.

- Ah...

- Giusto?

- C'è stato un equivoco, credo - azzardò piano.

- Equivoco?

- Beh, ehm... Quando siamo arrivati alla biglietteria, erano rimasti solo pochi posti disponibili. E... E lo sai che più tardi compri un biglietto più il prezzo aumenta, quindi...

- Quindi?!? - Bria si alzò con la faccia trasfigurata che sembrava emanare onde di energia omicida.

Obbrer si raggomitolò su sé stesso mentre l'ambiente circostante sembrava quasi tremare.

- Quindi?!?

- Ho potuto comprare solo due biglietti per Abeal - esalò con un filo di voce.

Una pausa prima dell'esplosione.

- CINQUECENTO! DICO CINQUECENTO CREDITI IMPERIALI PER QUESTO ASTROTRENO DI MERDA?!? E COME STRACAZZO CI ARRIVIAMO A ITARGA DEFICIENTE?!?

---

Angolo dell'Autore: Salve salvino! Niente, Achero non si smentisce mai. E ora che si fa? 

Sempre grazie di leggere queste righe e alla prossima!

Ciaooo

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Capitolo 42
*** Capitolo 37 ***


Nella porzione di spazio sub-oltreversale tra Rotuga e Itarga

Giorno 220 SIS, molto prima dell'alba sui due mondi

 

- YAWWWWNNNN

- Pronto? Jack? Mi senti?

- Yawn. Chi parla?

- Sono io.

- Siamo tutti io per noi stessi. Ma l'io quando si contrappone al tu...

- Mardu maledetto. Sono Isabelle, rintronato.

- Isabelle? Conosco una Isabelle, è una Cercatrice che... ISABELLE?!? Sei tu?

- Tu che dici?

- Sei insieme ad Achero, per caso?

- No! È partito per Abeal ore fa.

- Abeal?!? Perché è andato su Abeal?

- Conoscendolo, starà facendo il giro lungo del Millemondi per arrivare a Itarga.

- Beh, ma allora è a posto. Avete sistemato la errmmm... Aspetta qual era la frase in codice?

- Jack, santi dei primordiali, se devi usare una frase in codice durante una conversazione sub-oltreversale non dire che ne stai usando una! E comunque tutto a posto. Abbiamo chiuso la questione.

- Bene! Grazie di avermi avvertito! Non vedo l'ora di rivedervi qui e...

- Aspetta a esultare.

- Perché?

- ...

- Cosa c'è?

- ...

- Isabelle?

- Si tratta di un pacco che è tornato indietro.

- Un cosa? Un pacco?

- Ma che poi è partito per la destinazione giusta.

- Oh cazzo.

- Jack!

- Oh cazzo. Oh cazzo. Cazzo. Cazzo.

- Datti una calmata!

- Col cazzo che mi do una calmata. Se Achero scopre che lo hai rifatto...

- Tu prova a dirglielo!

- Ma perché?

- Perché qualcuno agisce sempre prima di pensare. Ecco perché! E adesso stammi bene a sentire...

Quel principio di giorno galattico vide crepitare la dimensione sub-oltreversale tra i due punti del Millemondi con un botta e risposta molto intenso.

- Ma per Mardu impestato, è terribile!

- Non mi dire...

- Dobbiamo avvisare Achero subito.

- Tu ce l'hai il suo numero?

- Ma maledizione, perché non si porta dietro un ricevitore?

- Gliene dovremmo regalare uno in effetti.

- Isabelle devi raggiungerlo.

- E secondo te perdevo tempo a fare conversazione, se potevo?

- Che vuol dire?

- Gli Astrotreni! Tutti gli Astrotreni di Rotuga sono fermi per sciopero fino a domani.

- E questo basta a fermarti? Impossessati di qualche Astroviere rubastipendio e... Oh no, no, Isabelle. Non dirmelo.

- Non ho abbastanza forze. Sono allo stremo, Jack.

---

Angolo dell'Autore: Buonasera. Capitolo breve a questo giro, ma necessario per il futuro. 

Per sapere in che modo, continuate con la lettura :p

Ciaooo

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Capitolo 43
*** Capitolo 38 ***


Itarga, pianeta della quinta rotta del Millemondi

Città Capitale, sede centrale dell'Organizzazione dei Cercatori

Giorno 220 SIS, prima della seconda alba dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

- Mio signore?

- Sei sordo per caso? Ho detto che non è un problema nostro.

- Ma il gruppo di Raimo era...

- Fanculo Raimo!

In piedi, davanti alla scrivania del suo superiore, un Cercatore grassoccio sembrò diminuire di una ventina di chili nella sua uniforme, per quell'ultima stoccata. Le tempie calve e la barba sfatta erano coperte da gocce di sudore freddo. Sudore che inumidiva anche le ascelle e la schiena dell'uomo dalla pelle arancione.

L'altro uomo, che invece la stoccata gliela aveva lanciata, era decisamente più in forma a dispetto dell'età più avanzata. 

Anche lui era in piedi e dava le spalle all'altro.

Il superiore vestiva un'uniforme impeccabile, la sua pelle sembrava fatta dello stesso materiale di cui era composta una perla nera, aveva capelli rosso fuoco che davano l'impressione di ardere alla base della nuca. Gli occhi dello stesso colore guardavano fuori, dalla grande finestra dietro il suo posto di comando.

La sua sala del trono.

Era immersa nella penombra, illuminata in maniera naturale dall'esterno. Le superfici nere, da cui era costituita, disegnavano una morbida forma circolare. Era adornata da arazzi e quadri. Il mobilio era quanto di più ricercato si potesse sperare per un amante della bellezza e dell'antico, come lo era lui.

Si trovavano ai piani intermedi della Torre Bianca. La sede dell'Organizzazione e dell'Accademia dei Cercatori. Un monumento vivente al coraggio e all'imprese del loro ordine, al cui confronto Antiquarium come quelli di Estagi erano un misero garage di chincaglierie.

E da lì contemplava distrattamente l'immensità, la magnificenza e il tripudio di luci sopra e sotto di lui.

In alto, le miliardi di stelle e nebulose del centro galattico dominavano la volta celeste. Si stagliavano al di sopra di immensi grattacieli ancorati alla superficie del pianeta e della miriade di mezzi che fluttuavano nei cieli della Città Capitale. Ogni puntino luminoso rappresentava un grande e remoto sistema stellare oppure il piccolo abitacolo di un'avionave che serpeggiava tra le immense costruzioni che fendevano l'orizzonte.

Ogni luce, una vita. 

No.

Tante vite, ignare del grande disegno di cui lui aveva l'onore di fare parte.

La vista degli dei, pensò prima di ricominciare a parlare.

- Gli Imperiali mandati sul posto che dicono comunque? Hanno scoperto qualcosa?

- Niente che possa portare a noi, mio signore. Almeno stando alle nostre fonti.

- E per l'Askarsäden? Non sospettano niente?

- Niente. I nostri infiltrati non ne avvertono più la traccia energetica dalla data dell'incidente.

- Interessante...

- Crede che sia stata la pietra a...

Non finì la frase, che l'altro proruppe in una grassa risata senza gioia.

- Oh, per gli dei primordiali...

- Mio signore?

- Se fossero bruciati per qualcosa legato all'Askarsäden lo avremmo già saputo. Un manufatto del genere avrebbe lasciato la sua inconfondibile firma in tutto l'ambiente circostante.

- Ma allora?

- Credo si tratti di qualche altro tipo di firma. Qualcosa di decisamente più recente.

- L'unico altro potere in grado di fare una cosa simile...

- Esatto. Verificate le radiazioni spettrografiche di Estagi con quelle del sistema stellare del Raniamene.

Il cuore del suo interlocutore saltò un battito.

- Credete che si tratti di lui?

- Diciamo che sarebbe nel suo stile nascondersi tra i Cercatori per portare avanti i suoi piani, senza farsi notare o destare troppe domande inopportune.

- Tra i Cercatori? Come fate a sapere che si nasconde tra i Cercatori? Non capisco...

- Non sarebbe una novità, Saiph. Mettiamola così... La pietra che la mocciosa doveva consegnare non c'è più. Sparita. Incredibile vero? Invece la ragazza è viva e vegeta e ha anche un nuovo amico da quanto mi hanno riferito.

- Halamander l'ha presa con sé come apprendista, vero. In effetti è stato uno sviluppo completamente inaspettato.

- Già. Non credo comunque che dovremo cambiare i piani. A ogni modo...

- Sì?

- Halamander e la ragazza si trovano ancora su Rotuga?

- No, mio signore. Le nostre risorse in loco ci hanno informato che i due hanno lasciato il pianeta con un Astrotreno diretto a Abeal, prima della mezzanotte locale.

- Abeal?!?

- Sì, mio signore.

- Perché Abeal? Halamander non aveva ricevuto una missione da Ernest Challenger?

- Certo! I nostri contatti all'ufficio incarichi ci avevano informato per tempo della richiesta. Halamander avrebbe dovuto recarsi qui, proprio per incontrare il cliente.

Una pausa.

Cos'aveva in mente Achero Halamander andando su Abeal? Poteva essere che...

- Meissa, mio signore...

- Cosa vuoi ancora?

- Si tratta di Betelgeuse! L'ha convocata da lui.

- Ohhhhh, se anche Betelgeuse si sta muovendo, le cose si faranno molto divertenti.

Un'altra pausa prima di dare l'ultimo ordine al suo sottoposto.

- Saiph!

- Ai suoi ordini.

- Manda Calandren e la sua squadra a tenere d'occhio i nostri amici...

---

Angolo dell'Autore: buongiorno! Entrano in scena nuovi personaggi e non sembrano essere molto simpatici. Vi ricordate dove si era accennato a loro due negli scorsi capitoli? Bene, vediamo cos'hanno in serbo per i nostri protagonisti. 

Ci vediamo alla prossima puntata e sempre grazie per essere qui ^_^

Ciaooo

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 39 ***


Itarga, pianeta della quinta rotta del Millemondi

Città Capitale, quartiere dell'alta società

Giorno 220 SIS, due mattine dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

L'alba del nuovo giorno penetrava con forza dalle ampie vetrate, inondando completamente di luce la sala in cui si trovavano. Una sala traboccante di un lusso così sfrenato da essere indescrivibile.

Mobili, pareti, arazzi, finestre, il marmo del pavimento e i mosaici del soffitto, tutto andava a creare un'armonia di ricchezza e sfarzo per cui l'uomo davanti a lei si era prodigato tanto.

Lei lo guardava leggere, comodamente seduta sulla lettiga decorata in oro e imbottita delle piume più soffici e preziose che si potessero trovare sul pianeta.

Lo guardava con uno sguardo seducente, passandosi le dita tra la spalla scoperta e il petto avvolto in un abbraccio di seta colore avorio, che le copriva la parte superiore dei seni e si avviluppava delicatamente intorno al collo.

Lo stesso tessuto le copriva la parte inferiore del corpo. Il resto era adornato di bracciali e monili d'oro. Una coppia di orecchini di perla oscillava delicatamente dalle lunghe orecchie a punta, mentre muoveva la testa.

La sua era una pelle bronzea, liscia e bellissima. Come lo era lei. Aveva occhi azzurri e capelli a metà tra il castano e il rosso del tramonto. Erano legati in un'acconciatura elegante, come meritava una del suo rango.

E continuava a fissarlo.

Lui si trovava all'altro capo della stanza.

Aveva solo una vestaglia addosso, ricamata dalle vere pellicce degli animali più pericolosi del quadrante. Era rossa, ricamata di fili d'oro e argento.

Era in ginocchio, curvato su un piccolo scrittoio che gli arrivava alla vita. Leggeva quella che pareva una pergamena antichissima. Poggiava le gambe su un morbido cuscino di seta e le dava le spalle.

La sola parte visibile di lui, a parte la pianta dei piedi, era la nuvola di capelli argento che sembravano fluttuare sopra il colletto della vestaglia.

- Per quanto ancora hai intenzione di ignorarmi? - La voce, che echeggiò nell'ampia sala, era calda e suadente.

- Solo un attimo, mia cara - le rispose con voce appassionata.

- Cosa stai combinando questa volta, amore mio?

- Mi preparo.

- Ti prepari a cosa?

- Ad accogliere degnamente la fine dei mondi - e ripiegò delicatamente la pergamena.

- La fine dei mondi addirittura? Sembra qualcosa di importante...

- Puoi farmi un ultimo favore mia dolce signora?

La donna fissò la schiena ricurva di lui e intuì cosa volesse chiederle.

- Vuoi discutere con lui proprio adesso, Ernest? Sai, sono stanca di aspettare... - il tono dolce e provocante di lei fece quasi desistere l'uomo, ancora assorto nei suoi pensieri, da quanto aveva pianificato.

- Oh Bisc... Mia dolce amante. Non ci vorrà molto.

- Allora vado ad aspettarti di là...

- Sì.

E si alzò con un movimento sinuoso, slacciandosi delicatamente le vesti e abbandonandole a terra.

Nuda come quando era venuta al mondo, andò verso la porta della sala, l'attraversò e se la chiuse alle sue spalle con un tonfo delicato.

Adesso c'era solo Ernest Challenger tra quelle quattro mura.

Oltre a me, si capisce.

---

Angolo dell'Autore: bentrovati/e/*! Nuovo capitolo, nuovo personaggio e nuovi interrogativi. Il committente della prossima missione di Achero fa la sua comparsa. Quando parla di "fine dei mondi" fa riferimento al nostro cercatore preferito o ad altro? E con chi è in procinto di discutere? Anche lui è in grado di parlare con il Narratore?!? Per saperlo, sapete cosa fare :*

Ci vediamo al prossimo capitolo e sempre grazie per leggere!

Ciaooo

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 40 ***


Da qualche parte nel Millemondi

 

Morte.

Devastazione.

Distruzione.

Apocalisse.

Fine del mondo.

Tanti nomi.

Una sola realtà.

Quella che tanti pianeti avevano già sperimentato in passato e altri, ancor più numerosi, avrebbero subito in futuro.

Quella anche del mondo di cui parleremo, che vide le sue luci estinte nell'arco di un solo giorno e una sola notte.

Ma come si era arrivati a tanto, e cosa avrebbe comportato quell'evento?

Andiamo con ordine.

Come distruggere un pianeta?

Oh, di modi ce n'erano tanti.

Una devastante eruzione solare in grado di bruciarne l'atmosfera. Una collisione con un altro oggetto celeste. Una supernova. Un buco nero. Una lista lunga. A pensarci bene, in realtà era strano che così tanti pianeti fossero sopravvissuti ai primi vagiti dell'universo.

Ancora più strano che in essi sia potuta fiorire la Vita.

Vita.

La vita è bella. Il primo comandamento iscritto nel codice genetico di ogni essere vivente, dai più infimi batteri agli esseri più evoluti dell'universo.

Talmente bella che è sempre stato giusto uccidere, per mantenerla per sé e per chi si ama. Il secondo comandamento di tutti gli esseri viventi.

Talmente giusto che molti hanno costantemente creduto che fosse loro concesso di porre fine a quella altrui, per rendere la propria ancora più bella. Ed ecco il terzo comandamento.

Tre comandamenti alla base di una legge universale.

Tre assiomi che hanno guidato l'evoluzione di ogni singola specie, dalle mere lotte per il cibo e la riproduzione, alle civiltà più complesse, in grado di solcare i cieli dei loro stessi mondi e andare ancora oltre.

Incontrovertibili, ineluttabili e imperituri.

E in quella lista, di cui accennavamo prima, sempre la natura aveva creato gli sterminatori di mondi più terribili mai esistiti: gli esseri senzienti.

Tutte le civiltà più evolute avevano sempre considerato  come loro massimo punto di arrivo il creare sistemi di distruzione planetari, quasi che fosse la loro stessa ragion d'essere.

Questa è la premessa, da dove bisogna partire per capire.

Poi c'era il nodo che dalla premessa portava alla sua conseguenza. 

L'evento in sé, insomma.

Quell'evento riguardò il pianeta di Gotharca e il suo eterno rivale, Erom.

Un evento in cui non ci fu pietà e da cui non ci sarebbe stata redenzione.

Come distruggere un pianeta? Questo ci chiedevamo prima.

Quel giorno, quel particolare mondo, di quella specifica area galattica, fu annientato da un'arma che non doveva esistere. Un'arma in grado di generare fiamme azzurre di fulmini liquidi.

L'uso di armi di distruzione di massa di un certo tipo piuttosto che di un altro dipendeva da diversi fattori.

C'erano naturalmente le risorse che un pianeta conquistato poteva offrire.

Materie prime a buon mercato.

Schiavi, necessari in un'economia di rapina e sfruttamento, dove era meglio non irritare le intelligenze artificiali e gli altri esseri sintetici con lavori troppo degradanti.

C'erano poi le emozioni e i simboli.

Sì, perché un conto era conquistare un qualunque pianeta sperduto nell'Universo e riconvertirlo in una roba utile in vario modo alla grandezza della propria civiltà. 

O, per meglio dire, alla grandezza dei suoi capi.

Un altro però era porre fine al pianeta rivale per eccellenza del proprio. Capitale della civiltà che più di tutte aveva ostacolato l'ascesa di quella di Erom.

Non una guerra durata qualche decennio standard stellare o qualche secolo, ma un conflitto durato ben oltre centomila anni stellari. 

Migliaia di civiltà, nei posti più lontani e marginali della galassia, avevano vissuto la propria ascesa e successivo annientamento, senza lasciare traccia ai posteri nello stesso lasso di tempo.

Gotharca si estinse dalla storia per mano dell'eterno nemico, insieme ai suoi dieci miliardi di abitanti classificati come unità biologiche senzienti. Insieme agli innumerevoli altri trilioni di esseri viventi che vi abitavano, e che non capivano perché una quota minoritaria di loro si fosse impelagata in così torbide faccende. 

E quello fu l'evento. Il nodo. Il punto di svolta.

Tutto ciò non era ancora successo quando Achero, Bria e Obbrer scesero dall'Astrotreno sbagliato.

Il motivo per cui se n'è parlato adesso è legato a doppio filo alle sue conseguenze.

Conseguenze che i nostri protagonisti non avrebbero tardato ad affrontare.

---

Angolo dell'Autore: buonsalve salvino! Il Narratore ci anticipa un evento di non poco conto. Perché ora? Come fa Erom a usare lo stesso potere di Achero? Che conseguenze ci saranno per i nostri tre Cercatori? Come al solito, leggete e saprete :p

Ci vediamo alla prossima e sempre grazie per essere qui.

Ciaooo

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Capitolo 46
*** Capitolo 41 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, Astrostazione

Giorno 220 SIS, 08.30

Notte abeliana, 01.30

 

Tanta violenta era stata la partenza, quanto calmo fu l'arrivo. Nessuno elastico tirato per chilometri questa volta. L'Astrotreno rallentò lentamente la sua corsa già prima di tornare nella dimensione normale dell'esistenza. E sempre con molta calma, frenò e si arrestò in orizzontale senza inversioni gravitazionali di novanta gradi e simili.

Nonostante questo, l'arrivo su Abeal non fu dei più sereni.

In parte per le masse indistinte che si riversarono tutte insieme fuori dal convoglio, fra caos e spintoni.

In parte per il freddo dell'era glaciale che stava affliggendo il pianeta.

In buona parte per l'astio che Bria provava per Achero e che si estendeva anche a Obbrer.

- Ma io che ho fatto, scusa? - chiese il ragazzo giustamente.

- Muoviti, dannazione - gli ordinò la ragazza.

Riuscendo miracolosamente a farsi largo tra la folla, si diressero in un'ampia e anonima sala d'aspetto dove tutti e tre si sistemarono su panchine di metallo tinte di rosso, con Obbrer in mezzo agli altri due che non si parlavano. Erano fievolmente illuminati da pochi cristalli giallognoli posti sul soffitto e sopravvissuti a secoli d'incuria.

C'erano delle ampie vetrate.

Alcune davano sul corridoio da dove erano entrati e la cui superficie era offuscata per tutelare la riservatezza degli ospiti nella stessa sala d'aspetto, dalle pareti verdi ammuffite come il pavimento, in armonia con il marroncino annerito e con i grossi pezzi di intonaco mancanti del soffitto.

Le altre invece offrivano una vista notturna della città e delle sue luci artificiali mentre nevicava.

Si gelava, benché facesse meno freddo rispetto all'esterno, dove le temperature medie di quel periodo arrivavano tranquillamente anche a meno quaranta gradi.

- Se posso dire una cosa... - iniziò Obbrer.

- Non puoi - lo fermò Bria.

- Va bene.

- ...

- ...

- ...

- Penso che il piano di Achero non sia campato per aria!

- Grazie!

- Vi ho detto di stare zitti voi due imbecilli!

- Senti Bria, non è colpa mia se fanno speculazioni sui biglietti.

- Achero ha ragione!

- È colpa tua che non ti sei tenuto più soldi dalla tua ultima missione!

- Scusa se li ho dati in beneficenza, eh...

- Li ha dati in beneficenza, non se li è mica giocati...

Bria non resistette più e si alzò di nuovo sbuffando, pronta a fare un'altra scenata come quella che era andata avanti per le ultime quattro ore di viaggio, o almeno così pensò Achero.

Invece camminò a passi pesanti verso il centro di quel posto e poi tornò indietro. Lo fece più volte, per cercare di calmarsi.

Oltre a loro tre, c'era lì un nutrito gruppo di barboni di varie specie che guardavano incuriositi verso di loro, dall'altra parte della sala.

- Mi farai ammattire, lo so! - esclamò Bria.

- Ti ho già spiegato che non ci sono problemi. Domani mattina andremo all'Antiquarium locale e ci faremo assegnare una missione con cui pagarci un mondiale per Itarga.

- Peccato che dovremmo passare la notte qui!

- Oh... Beh, a questo non avevo pensato.

- Ma non mi dire!

Alla fine Bria si calmò e tornò a sedersi, stavolta a fianco di Achero. Non si parlarono più per il resto della notte.

Stanchi com'erano, i due giovani alla fine si addormentarono poggiati su di lui. 

Cercando di non svegliarli, l'uomo estrasse dal suo zaino verde buttato a terra sotto di lui una coperta di vera lana di Sanirem, a quadrettoni rossi, bianchi e verdi, sottile come un lenzuolo e in grado di riscaldare più di qualsiasi altro tessuto nel Millemondi.

La aprì delicatamente e vi avvolse tutti e tre.

Piano piano anche Achero scivolò in un dormiveglia leggero.

E così passarono le restanti ore che li separavano dal mattino.

I primi bagliori dell'alba non tardarono molto ad arrivare comunque. L'atmosfera sarebbe stata migliore se non ci fosse stato un cielo plumbeo a nascondere la vista della stella nascente.

Il cercatore iniziava a stare scomodo, ma voleva evitare di destare troppo presto gli altri due che dovevano riprendersi dal jet lag tipico di quei viaggi. E così rimase fermo a dispetto dei crescenti crampi alla schiena.

Con l'arrivo del nuovo giorno planetario, la sala cominciò a riempirsi. I barboni sparirono dalla vista uno a uno, mentre l'andirivieni della gente si faceva più intenso.

- Mmm - La prima a destarsi fu Bria - Che ore sono? - biascicò morta dal sonno.

- Locali o stellari standard? - le chiese Achero.

- Ohh sta zitto va... - nel dirlo si sistemò meglio la coperta sulle spalle e riprese a dormire, con la testa poggiata sul suo braccio.

Passò ancora un po' perché la confusione crescente del nuovo giorno svegliasse anche Obbrer.

- È già mattina? - borbottò

- A quanto pare...

- Mmm altri cinque minuti - e anche lui si risistemò sull'altro braccio di Achero.

- Sono i suoi figli?

- Cosa?!?

Il Cercatore senior alzò la testa di scatto per vedere una una grossa gattona tigrata di mezz'età e bella paffuta che si era avvicinata a loro sorridente.

- Sono i suoi figli? - gli chiese di nuovo e senza aspettare una risposta aggiunse pure - Sembrate proprio una bella famiglia.

- No, no! Loro sono con me ma non siamo una famiglia - s'affrettò a dire Achero con un tono di voce così acuto che sorprese pure lui.

- Oh... - fece delusa lei - Peccato, siete così belli tutti abbracciati là sotto.

Teneva un tono di voce più basso del normale, evidentemente per non svegliare i due che ronfavano ancora alla grande.

Dopo qualche secondo che la guardava, Achero realizzò che aveva una divisa da donna delle pulizie.

- Vuole che ci spostiamo per pulire?

- Oh no, caro. Falli pure dormire un altro po'. Sembrano così stanchi. Venite da lontano?

- Da Rotuga. Siamo arrivati stanotte.

- Oh. Non dev'essere stato un gran bel viaggio, vero?

- Già.

- Cosa vi porta qui, comunque? Se non sono indiscreta.

Appena il giusto, pensò. Ma forse non era un male.

Achero abbassò appena un lembo della coperta e le fece vedere l'orlo della divisa rossa ricamata d'oro.

Come previsto, le si illuminò il viso.

- Siete Cercatori?

- Sì. E abbiamo una cosa importante da cercare adesso.

- Cosa? - chiese lei infervorata.

Era normale reagisse così, si disse lui. Dopotutto quando le sarebbe mai più capitato di parlare con uno del suo ordine?

- L'Antiquarium di Dorem! Abbiamo proprio un gran bisogno di trovarlo al più presto.

---

Angolo dell'Autore: salve gente! Siamo appena arrivati su Abeal e tra un battibecco e l'altro entra in scena un nuovo personaggio. Saprà aiutarli nella loro ricerca? Leggete i prossimi capitoli e saprete :p

Grazie sempre per essere qui e alla prossima!

Ciaooo

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Capitolo 47
*** Capitolo 42 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, Astrostazione

Giorno 220 SIS, 15.30

Mattina abeliana, 08.30

 

L'incontro con la felinoide si rivelò un bel colpo di fortuna.

Non solo spiegò loro come arrivare all'Antiquarium, ma si offrì anche di portarceli.

Achero cercò di declinare l'offerta ma lei insistette. Disse che per lavoro doveva passare comunque lì vicino, quindi non le costava niente fare una piccola deviazione.

Il Cercatore alla fine accettò. Svegliò Obbrer e Bria. Presero le loro cose, aspettarono che finisse il suo turno lavorativo e insieme a lei salirono sul suo furgone di servizio a levitazione magnetica.

I tre si infilarono dentro da un portellone a scorrimento orizzontale posto sul fianco del mezzo e si sistemarono a terra tra prodotti e oggetti vari per la pulizia di case, uffici, sale d'aspetto e quant'altro. Era tutto ricoperto completamente da uno strato nero di imbottitura dura e scomoda ma che produceva un piacevole calore.

Il lato del guidatore era separato dal resto dell'ambiente da una fila di tre sedili alla cui sinistra c'era il posto di guida vero e proprio. Accanto alla loro temporanea chauffeur c'erano due borse di setoplastica che lasciavano trasparire ognuna le forme di un paio di crostate che sembravano fatte in casa.

La felinoide insistette nel farli sedere davanti. E alla fine Bria e Obbrer scesero e risalirono di nuovo dal lato dei passeggeri.

Il furgone, bianco e dalle scritte azzurre, sfrecciò sulle vie della città tra palazzi fatiscenti e un sacco di locali commerciali chiusi per fallimento o vandalizzati.

Lo strato di magnetite nera, che gli permetteva di fluttuare, era crepato in più punti.

Una lunga serie di interruzioni e sensi di marcia deviati li costrinsero a fermarsi più volte.

Dal parabrezza vedevano la gente accalcarsi lungo i marciapiedi grigi, coperta per lo più da pesanti abiti logori, gelare in massa in attesa di mezzi pubblici che non arrivavano mai. Non c'era un gruppo razziale predominante come su Rotuga, anche se tra quelle facce sconsolate notarono molti Bestiali e diversi Evrohim, quest'ultimi con i loro tipici tratti somatici scuri e gli occhi dalle brillanti iridi rosse.

Durante il tragitto, la donna offrì loro di mangiare un po' del pranzo dentro le buste, che lei stessa si era preparata.

Affamati com'erano, accettarono dopo un iniziale rifiuto di cortesia.

Ci misero un po' a raggiungere la meta. 

Una volta arrivati, si offrirono di sdebitarsi in qualche modo, ma lei respinse tutte le offerte.

Li fece scendere su un marciapiede vicino alla piazza spoglia su cui si affacciava l'Antiquarium.

- Grazie di tutto - dissero i tre all'unisono davanti al finestrino abbassato del lato passeggeri.

- Ma figuratevi cari. Mi spiace solo di non potervi dare dei vestiti più pesanti, quelli che avete sono troppo leggeri per il nostro clima.

- Non si preoccupi - fece Achero - E grazie... Ehm - non le avevano ancora chiesto come si chiamasse.

-Chiamatemi pure Meredith - fece lei - e in bocca al leviatano per tutto.

- Crepi! - fecero i tre e continuarono a salutarla fino quando non svoltò a un incrocio lì vicino.

- Che persona gentile - affermò Obbrer - Non pensavo che ce ne fossero così al Millemondi.

- Già - confermò Bria.

- Bene. Se avete finito di constatare che al Millemondi non ci sono solo stronzi, direi che è ora di muoverci se non vogliamo andare in ipotermia - chiuse il discorso Achero, mentre finiva di armeggiare con lo zaino, da cui estrasse di nuovo il tessuto in lana di Sanirem.

E così si avvolsero di nuovo tutti insieme sotto la sua coperta e sfrecciarono verso il palazzo, nel mezzo di una bufera di vento e neve.

Era più piccolo di quello di Estagi e decisamente meno curato. Le poche decorazioni esterne erano rovinate dalle intemperie e anche le sue mura in certi punti avrebbero avuto bisogno di una buona ristrutturazione.

Il rivestimento rosa salmone e i balconcini alle finestre non trasmettevano certo l'idea che da là dentro sarebbero usciti affari lucrosi. Sembrava anzi un palazzotto residenziale per vecchie signore.

La porta d'entrata invece era uguale in grandezza e cura a quella di Estagi. Da lì veniva una ventata di aria calda che scioglieva il nevischio che cadeva sulla scalinata antistante in marmo nero.

Avvicinandosi, notarono come le pareti interne nulla c'entravano con l'aspetto esterno.  Sembravano addirittura emettere una propria luce.

Quando finalmente riuscirono a entrare nell'atrio, il calore fece tirare loro un sospiro di sollievo dopo la corrente gelida e tagliente dell'esterno.

Finalmente ce l'avevano fatta. Ora non restava che trovare una missione da tremila crediti, la somma giusta appena per tre tizi che volevano arrivare su Itarga a bordo di uno scassatissimo mondiale come quello che li aveva portati fin lì.

Uscirono da sotto la coperta, che Achero rimise dentro la sua sacca, e avanzarono verso i banchi dell'accettazione, che lì facevano anche da uffici incarichi, come scritto su un cartello all'entrata . C'erano già delle grandi code che si srotolavano di fronte a loro, tra sbuffi d'impazienza, gemiti e lamentele assortite.

Seppur il livello complessivo fosse inferiore a quello su Rotuga, le sale interne davano comunque un'idea di sfarzo e potenza.

L'effetto era certamente amplificato da come l'edificio si presentava a coloro che lo guardavano da fuori e anche da quanto loro tre avevano dovuto vedere e subire nelle ultime ore.

Il pavimento di marmo era un alternarsi continuo di rombi di colori diversi, che andavano dal dorato, al ramato e al bianco. Le colonne erano anche loro di marmo, ocra come lo erano i capelli di Bria. La parte centrale era divisa in tante sezioni da una lunga fila di archi sulla sommità delle colonne stesse, alte più di venti braccia.

Il soffitto e le pareti delle navate laterali erano decorate con meravigliosi dipinti. Scene di antiche guerre o leggende, o delle più recenti imprese dei Cercatori più famosi.

Bria respirava a pieni polmoni quasi come si trovasse in montagna e si beasse dell'aria fresca di quelle altitudini immaginarie.

Obbrer invece aveva la bocca aperta a formare una comica "o" e girava su se stesso ammirando tutto quello su cui i suoi occhi riuscivano a posare lo sguardo.

- Guardate là - fece il ragazzo a un certo punto.

Si voltarono nella direzione che stava indicando e videro sulle mura alla loro destra un grande dipinto di un uomo impegnato a decifrare antichi codici mentre intorno a lui c'erano strani oggetti e luci porpora, il tutto dentro quella che pareva la sala di una biblioteca immersa nella penombra.

Ben posato nella sua divisa da Cercatore, sulla mezz'età, pelle chiara, taglio di capelli castani in stile pompadour dello stesso color degli occhi, un paio di baffetti a manubrio e un piccolo pizzetto posto nell'incavo appena sotto il labbro.

Sembrava quasi fissarli nella sua calma e composta posa.

- Conosci Emery Emhard Emerson di Eltra?!? - gli chiese sorpresa Bria.

- Certo che lo conosco! - ribatté lui indignato - Chi non lo conosce? È tipo il più grande Cercatore vivente della storia. È colui che durante la sua impresa su Lalandia ha salvato quel mondo dall'attacco di Nemesis. È uno dei più grandi eroi del secolo!

Lo disse con una passione tale che si era messo a sudare.

Bria spostò lo sguardo prima sul quadro e poi su Obbrer in preda all'eccitazione e poi di nuovo sulla tela.

Anche lei avvertiva una certa emozione. Emerson era veramente una leggenda vivente tra i cercatori e in tutta la galassia. Erano state scritte storie di ogni tipo e in ogni formato su di lui e sulle sue imprese, tali da renderlo l'archetipo stesso della figura del Cercatore e della sua professione.

Un colpo di tosse alle loro spalle fece riemergere dai quei pensieri la ragazza, che si voltò verso la sua origine.

- Se avete finito di bagnarvi per capello perfetto qui, abbiamo ancora una missione da ottenere. Che c'è? - aggiunse Achero stizzito, rivolto all'espressione che Bria aveva in faccia mentre lo osservava.

- Niente - rispose tranquilla lei. E precedendolo, si diresse verso la fila più vicina.

Lo stesso non fece il ragazzo che ancora stava inebetito di fronte al mito vivente di Emerson.

- Obbrer! - lo chiamò Achero.

- A-arrivo!

---

Angolo dell'Autore: buondì! Senza troppi intoppi, eccoci arrivati all'Antiquarium. Quale missione attende i nostri Cercatori? Scopriamolo insieme nei prossimi capitoli!

Grazie sempre per leggere e alla prossima!

Ciaoo

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Capitolo 48
*** Capitolo 43 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, Antiquarium

Giorno 220 SIS, 22.25

Pomeriggio abeliano, 15.25

 

Ci vollero tre interminabili ore prima che giungesse il loro turno.

Prima di loro, vi furono Cercatori di ritorno da remunerative missioni che lasciarono il loro carico agli addetti in divisa bianco ghiaccio che li presero, li analizzarono, ne stimarono il valore ed erogarono il dovuto.

Vi furono altri invece che chiesero fosse loro assegnato qualche incarico libero.

Gli incarichi liberi erano considerati il cibo dei poveri nella loro professione. Erano le richieste di basso livello fatte da persone troppo poco danarose per permettersi di poter chiedere all'Organizzazione di assoldare un Cercatore affermato per portarle a termine. Ed erano accettate quasi sempre dai loro colleghi meno famosi, affermati e professionali, dai più scarsi insomma.

Quasi appunto.

- Buongiorno - sibilò Achero all'indirizzo dell'impiegato che li avrebbe serviti.

- Buongiorno a lei - esultò l'altro con un largo sorriso a trentuno denti, senza preoccuparsi dell'irritazione del cercatore. Era un umanoide verde con un bel paio di corna ricurve che emergevano dal cranio proprio sopra le tempie, con un cespuglio di capelli perfettamente intonato con i suoi vestiti. - Come posso esserle utile?

- Vorrei richiedere un incarico per me e la mia... Squadra. - L'ultima parola gli uscì quasi a fatica.

Bria se la rideva e non faceva niente per nasconderlo tra le occhiatacce che Achero le lanciava, tra le pause del discorso con l'altro. Obbrer invece si limitava per qualche strano motivo a tenere lo sguardo basso su un punto a caso del pavimento.

- Va benissimo. Lei è il Cercatore Senior, giusto? - chiese l'impiegato sempre senza smettere di tenere quel tono allegro che irritava Achero, mentre prendeva e digitava qualcosa su una tastiera nera. Nell'aria comparvero come per magia scritte, figure e grafici, anche se in realtà, in quel caso specifico, non si trattava di magia ma semplicemente del computer olografico standard in dotazione in tutti gli Antiquarium del Millemondi.

- Esatto!

- Gentilmente, il suo documento!

Da una tasca interna della divisa Achero estrasse un raccoglitore simile a quello di Obbrer, ma mille volte più consumato. Prese la carta di riconoscimento e la diede al tizio.

Quello la osservò per un secondo e poi...

- HALAM...

- Non urlare idiota! - gli sussurrò infuriato, mentre guardava i colleghi alle sue spalle. Erano troppo annoiati e stufi di aspettare per fare caso a quello che si stessero dicendo. Obbrer però sollevò lo sguardo e assunse un'espressione accigliata che puntava nella sua direzione.

Si girò di nuovo verso l'uomo verde.

- Mi scusi! Mi scusi, tanto - s'affrettò a dire lui con un principio d'inchino.

- Maledizione! Si dia una mossa e basta.

- Va bene. Va bene. È solo che non capita tutti i giorni che un Cercatore del suo calibro venga da queste parti - affermò l'impiegato, avvicinandosi con la testa e parlando a bassa voce.

- Mi chiedo il perché, sa? Ora possiamo sbrigarci?

- Certo! Certo!

Inserì la sua carta dentro una fessura lunga e sottile che si trovava sopra una protuberanza del bancone e l'oloschermata si aggiornò immediatamente. La faccia del Cercatore senior apparì nell'aria e così il suo nome e tutto il resto.

L'idiota perdeva ancora tempo a leggere l'elenco delle sue missioni con un luccichio negli occhi.

- Allora?

- Oh, mi scusi. Quale missione volete assegnata? - non staccò un secondo gli occhi dagli ologrammi.

- Beh che offerte avete?

- Allora... Controllo subito.

- Ottimo!

- Ricerca persone scomparse?

- No, grazie!

- Ricerca persone scomparse?!? - s'intromise Bria.

- Non te lo hanno insegnato a lezione? Ti stupiresti di quanta gente si rivolga a noi per queste cose - tagliò corto Achero - Qualcos'altro c'è?

- Uhm... Recupero unità biologiche non senzienti?

- Altro?

- Recupero di cosa?!? - fece Obbrer questa volta.

- Caccia grossa di animali feroci che nei settori centrali sono considerati estinti - gli risposte sempre Achero stancamente.

- Il problema è che di solito non ci sono incarichi liberi legati alle scienze arcane. Però mi dia un secondo per vedere se c'è qualcosa che si può avvicinare alla sua area di competenza... Oh, sì! Sì, si, sì! Questo le piacerà!

- Di che si tratta di grazia?

L'impiegato fece una pausa a effetto e lo guardò dritto negli occhi.

- Beh, di certo ha già sentito parlare delle pietre filosofali, giusto?

---

Angolo dell'Autore: bentrovati/e/*! Pietre filosofali?!? Gli eventi prendono proprio una svolta inaspettata. Cosa riserverà la sorte al nostro trio? Per scoprirlo... Beh, lo sapete :p

Grazie per essere qui e al prossimo capitolo!

Ciaoooo

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Capitolo 49
*** Capitolo 44 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, Antiquarium

Giorno 220 SIS, 22.40

Pomeriggio abeliano, 15.40

 

- Eh? - fece Achero.

- Cosa? - fece Obbrer.

- Ma ci stai prendendo per il culo? - intervenne a gamba tesissima Bria.

- Niente affatto! - sorrise l'addetto, senza apparentemente capire l'astio dell'apprendista cercatrice.

- Da quando l'Organizzazione prende in carico richieste per questo genere di pacchianate? - chiese ancora lei.

- Oh beh, dalla circolare numero 47bis dell'anno stellare...

- Sì, va bene. Ci ha convinto! - Achero si massaggiò con le dita la radice nasale mentre chiudeva gli occhi per un istante. Fece una pausa e dopo qualche secondo li riaprì - In cosa consiste l'incarico?

- È una semplice missione Cerca e Riporta. Dovete trovare l'oggetto e riportarlo direttamente qui all'Antiquarium.

- So cos'è una Cerca e Riporta! - sbottò - Voglio dire, c'è un punto di partenza da dove iniziare, una scheda dell'oggetto, com'è fatto? Come...

Bria ascoltò il resto della discussione come da molto lontano.

Al Millemondi c'erano molte cose incredibili e spaventose, rare e preziose. Cercarle era il genere di mestiere per cui una persona dedicava tutta la sua vita, tutta la sua forza e intelligenza. Era il loro mestiere. Il suo.

Nella Guida del Cercatore c'era il più lungo elenco non esaustivo, mai scritto a memoria d'essere senziente, di tutto ciò che poteva essere cercato e trovato .

Tra quelle innumerevoli voci, c'era anche quella sulle pietre filosofali.

Da quando l'aveva letta, non si era più dimenticata le prime e uniche ventuno parole sull'argomento.

Le pietre filosofali sono la più grande rappresentazione dell'ignoranza popolare e la fonte più stupida di morte nel Millemondi. Ignoratele!

Basta.

Era l'argomento in assoluto meno trattato nei corsi di studio dell'Accademia. Nella Guida c'erano le disquisizioni più lunghe e tediose su cose come il latte delle capre di Ebi IV e le sue proprietà rigenerative e niente su quello di cui adesso stavano discutendo.

Non solo.

Parlarne in pubblico, in qualsiasi pubblico della galassia, equivaleva a girare nudi con una pentola in testa a proclamarsi Mardu redivivo. Il livello di considerazione era quello.

Tanto era alto lo stigma sociale verso di loro, quanto erano numerose le richieste di trovarne qualcuna. Non c'era Antiquarium nell'universo conosciuto che non fosse inondato da richieste folli di chi sperava nel miracolo.

Finora Bria pensava che mai potessero finire tra gli incarichi ufficiali assunti dall'Organizzazione, ma a quanto pare, dato che si doveva pagare per depositare la propria richiesta di ricerca, qualcuno aveva deciso di far fruttare l'ignoranza diffusa.

Pochissimi Cercatori comunque avevano finora rischiato, in missioni volontarie, la carriera per quelle pietre filosofali. 

Nessuno era mai riuscito a trovarne mezza. 

La maggior parte di chi ci aveva provato era morta. 

Quelli sopravvissuti avevano visto la loro reputazione andare irrimediabilmente in pezzi.

E in quel momento, Achero stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di andarne a cercare una.

- Guarda, guarda, nell'archivio non c'è nulla... - parlò tra sé l'uomo verde - Molto strano davvero. In rete non c'è niente. Sembra che le specifiche della missione non siamo mai state caricate nei nostri server.

- Ma per l'amor dei cieli impestati - soffiò Bria.

- Ma non vi preoccupate. Vado subito a controllare se abbiamo qualcosa di cartaceo.

Detto questo si voltò verso la parete alle sue spalle e la scostò.

Non scostò una tenda, ma proprio la parete.

Mura mobili e pieghevoli a riconoscimento tattile. Praticamente era un giocattolino presente in tutti i centri cercatori del Millemondi. Una parete che era una parete fino a quando un dipendente autorizzato non la toccava e spostava come una tenda, che poi tornava al suo aspetto e sostanza di muro duro e solido. Naturalmente c'erano anche dei sensori invisibili per rivelare la pressione e la temperatura corporea di chi ci stava mettendo le mani o le zampe sopra, per cercare di capire se fosse sottoposto o meno a qualche forma di minaccia o atto ostile.

In ogni caso, l'impiegato vi scomparve dietro.

Bria avrebbe voluto dire qualcosa a Achero, ma l'assurdità della situazione era tale da renderle impossibile proferir parola che non fosse un urlo esasperato.

Intanto dietro di loro, la gente iniziava a lamentarsi. Lei non aveva il coraggio di guardarli mentre pensava a come sarebbe stata la vita della Cercatrice fallita e derisa da tutti che l'aspettava. Obbrer invece guardava ancora Achero come in trance. E Achero impaziente si limitava a guardare la parete, tamburellare con le dita sul bancone e a sbuffare.

L'addetto riemerse poco meno di un minuto standard stellare dopo.

- Ecco qui quello che ho trovato!

Quell'impiegato aveva preso una cartellina color pompelmo che aprì, mostrando loro un unico foglio di carta con sole quattro righe di testo scritte a mano.

Era uno scherzo, vero? Perché nessuno le diceva che era tutto uno scherzo?

- Achero... - iniziò Bria.

- Questo purtroppo è quanto risulta dai documenti ufficiali che abbiamo in magazzino. L'Organizzazione accetta solo resoconti verificabili sugli oggetti o soggetti di ricerca. E sull'argomento di verificabile c'è ben poco.

- Achero ... - lo supplicò ancora la ragazza.

- Non avete proprio altro di decente da offrire?

- L'Antiquarium di Dorem ha come attività principali quelle della ricerca persone scomparse o unità biolo...

- L'ha già detto prima! Ma non c'è veramente nient'altro a parte questo?

- Ci sono incarichi liberi anche su ricerca e caccia di criminali, di oggetti smarriti, di...

- Va bene amico. Allora...

- Aspetta Achero! Non starai facendo sul serio, vero? Cercare una pietra filosofale, seriamente? Non abbiamo neanche i soldi per mangiare. Non possiamo perdere tempo con simili stronzate.

- Si vede proprio che sei appena uscita dall'Accademia - le disse Achero, guardandola di sfuggita con espressione indecifrabile.

- Che vuoi dire?

Ma non le rispose e si rivolse anzi di nuovo all'impiegato, senza un tono particolare - Quanto credito ci riconosce l'Organizzazione per questo incarico?

- Il prestito premissione da restituire in unica rata, a cui avete diritto se accettate, arriva fino a venticinquemiladuecentoottantatré crediti imperiali e sette centesimi. Interesse a scadenza del 15,6%!

- Ok. Accettiamo volentieri - sentenziò infine il Cercatore Senior.

---

Angolo dell'Autore: salve. E la frittata è fatta. Achero non si smentisce e accetta una missione a dir poco impossibile. Che succederà adesso? Le risposte ai prossimi aggiornamenti XD

Sempre grazie e a presto!

Ciaooo

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Capitolo 50
*** Estratto della Guida del Cercatore ***


Cliccare qui sotto per il contenuto speciale
https://youtu.be/pgnQxZaZquY?si=lj5qwBFimmgyId1f

Giorno e ora stellari standard.

Sono le unità di misura ufficiali usate nel Millemondi, per il computo del tempo, in uso a partire dai primi secoli dell'Impero, durante il regno di Mardu. (1)

La divisione standard del tempo nel Millemondi è la seguente:

- Secondo, definito dal tempo impiegato dalla luce per percorrere 299.792.458 braccia;

- Minuto, composto da 60 secondi;

- Ora, composta da 60 minuti; (2)

- Giorno, composto da 24 ore;

- Settimana, composta da 7 giorni; (3)

- Anno, composto da 365 giorni, 366 ogni 4 anni. (4)

A seguire ci sono poi le unità più grandi di uso comune quali lustro, decennio, secolo, millennio.(5)

Nel linguaggio parlato, inoltre, a meno di trovarsi in un contesto formale, spesso si omette la dicitura standard o imperiale, dandola per scontata. Semmai, la maggior parte delle popolazioni del Millemondi tendono a specificare misure di tempo locali. (6)

***

1. La loro origine è oggetto di dibattito. Anche la ragione per cui si è scelto di dividere il corso del tempo stesso in periodi di una specifica durata prestabilita, piuttosto che di un'altra, non è chiara. Un'ipotesi avanzata da alcuni studiosi è che, al principio, la durata del giorno stellare o imperiale standard, e di tutti i suoi multipli e sottomultipli, facesse riferimento al tempo di rotazione di un antico pianeta ormai scomparso, dotato di un potere tale da costringere gli altri mondi a usare i suoi sistemi di computazione temporale. Tale potere sarebbe poi svanito insieme allo stesso pianeta, ma la sua influenza sarebbe stata tale da spingere persino Mardu a mantenerne l'uso. Tale teoria è fortemente osteggiata, per varie ragioni, dall'Impero stesso. Gli accademici di corte sostengono invece che Mardu avrebbe scelto tali unità di misura sulla base di precisi calcoli astronomici (in larga parte andati perduti) e comunque il più possibile conciliabili e con le medie dei moti di rotazione e rivoluzione della maggior parte degli astri abitati del suo dominio di allora. Pochi pianeti del Millemondi hanno comunque durate di rotazione e rivoluzione vicine ai parametri del giorno e anno stellari standard. Di questi, esempi famosi ne sono Rotuga e Itarga. L'arbitrarietà e la complessità di tale sistema di divisione sono tali comunque da lasciare molti dubbi, al di fuori dalle scuole di pensiero imperiali. Alcuni Cercatori (in particolare quelli vicini agli ambienti delle Scienze Arcane), dando per fondata la prima teoria (quella del pianeta scomparso), negli ultimi decenni hanno avviato spedizioni per scoprire l'ubicazione dell'antico pianeta. Tra di loro il Maestro Cercatore Massimo Jack Brodeskji ne è stato il principale promotore, mentre tra i massimi finanziatori è da annoverare il controverso Ernest Challenger. Per un ulteriore approfondimento sull'argomento, andare al capitolo "Leggenda del Primo Pianeta" della presente Guida.

***

2. Si ricorda al lettore, che la durata delle unità temporali, fino a quella oraria, sono universalmente valide su ogni astro abitato del Millemondi. Quindi se ci saranno pianeti con giornate di durata diversa da quella SIS non ci saranno mai ore composte da meno o da più di 60 minuti e così via a scendere. Eventuali sfasamenti temporali, tra la computazione del tempo locale e la durata dei moti di rotazione e rivoluzione dell'astro, sono risolte in modi differenti. Per un ulteriore approfondimento sull'argomento, andare al capitolo dedicato della presente Guida.

***

3. I giorni della settimana prendono il nome dalla loro posizione nella settimana stessa: primodì, secondì, terzodì, quartodì, quintodì, sestodì, settodì, a cui si aggiungono l'ottodì (nell'Ottomana) e il novedì (nella Nundinale).

***

4. L'anno è composto naturalmente anche dalla somma delle 51 settimane in cui sono divisi i suoi primi 357 giorni più l'Ottomana. Essa rappresenta infatti l'ultima settimana dell'anno, a cui viene aggiunto un giorno in più per rientrare nel computo dei 365 giorni. L'Ottomana diventa la Nundinale ogni quattro anni, con l'aggiunta di un'ulteriore giornata a fine anno. Il motivo di questa operazione (in un calendario che già presenta un'unità di misura di troppo, per di più a intervalli regolari) è sconosciuta. Ottomana e Nundinale costituiscono, in ogni caso, periodi di grandi festeggiamenti, ricorrenti e riconosciuti in tutto il Millemondi.

***

5. Esiste anche un'altra unità di misura non ufficiale, ma pur sempre molto diffusa: il Mese. Ha pesanti variazioni di durata a seconda delle rotte e dei settori galattici. Anch'esso di origine dubbia, i sostenitori della tesi dell'antico pianeta pensano facesse riferimento al tempo di rivoluzione di un satellite naturale attorno a quello stesso mondo. Tesi a loro modo di dire supportata dal fatto che il Mese è usato su tutti i pianeti del Millemondi, in riferimento al tempo di rivoluzione delle rispettive lune, o almeno di quella più importante per ciascuno. Nel linguaggio parlato, a volte se ne fa uso per indicare una durata di tempo indefinita corrispondente a parecchie settimane.

***

6. Nel linguaggio scritto, salvo che nei documenti ufficiali, la dicitura standard e/o imperiale è spesso appuntata per una maggior fluidità del testo. L'acronimo più utilizzato è SIS (stellare imperiale standard). Quindi sono di uso comune espressioni come: manca un'ora SIS all'appuntamento; l'Astrotreno da Rotuga a Tuellegem ci metterà 87 ore SIS per arrivare a destinazione. Per indicare una data e un'ora precisa si possono usare diverse formule. Quella più in uso è la seguente: 

- Anno X, Giorno 229 SIS, 23.05.

---

Angolo dell'Autore: buongiorno gente! Piccola pillola di worldbuilding che spero sia stata interessante. 

Grazie sempre per leggere e alla prossima.

Ciaooo

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Capitolo 51
*** Capitolo 45 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, Antiquarium

Giorno 220 SIS, 23.00

Pomeriggio abeliano, 16.00

 

- Benissimo. Allora procedo con l'assegnazione dell'incarico! - e l'impiegato cominciò a digitare all'impazzata sulla tastiera nomi, codici e una veloce serie burocratica di domande e risposte, per l'identificazione dei tre, fino alla classica sequenza di firme su moduli freschi di stampa.

- Achero, ma dei santi! - non si trattenne Bria, mentre il cercatore chiedeva a lei e Obbrer le carte di riconoscimento per poi darle al tipo.

- Possiamo discutere dopo? - fece Achero.

- Ok. Finito! La missione è vostra. Il credito è già stato caricato sulla sua carta! - e da sotto il bancone l'addetto prese una carta verde e la porse al cercatore senior - La Express è già pronta all'uso, avete una settimana SIS da adesso per la restituzione delle somme che andrete a prelevare. Questi sono pure vostri! - e spinse verso di lui lo scarno dossier e il malloppo di carte identificative - Questi sono miei! - e ritirò i moduli - Non mi resta che augurarvi buona fortuna e ringraziarvi ancora per il vostro coraggio al servizio della conoscenza e del Millemondi. Sono felice di avervi servito!

- Grazie a lei. Arrivederci - sentenziò il Cercatore.

Presero i documenti e si tolsero di mezzo tra i sospiri e i versi di sollievo degli altri dietro di loro.

S'incamminarono in silenzio, come a metabolizzare quanto fosse appena successo.

La pace non durò a lungo.

- Ma che cazzo, Achero!

- Se avevi un'idea migliore, potevi dirmela, Bria.

- Io... Oh, ma insomma. Perché non le altre che ci ha proposto?

- Perché non sono né un investigatore, né un cacciatore di taglie o di animali!

- Già, sei uno che ha preferito andare a cercare una pietra filosofale invece. Sei... Sei...

- Achero Halamander!

Si voltarono entrambi verso chi aveva parlato. Obbrer guardava il Cercatore con uno sguardo così appassionato da mettere il secondo in imbarazzo.

- Pare strano, ma lo sapevo già...

- No, quello che voglio dire è che sei quell'Halamander!

- Sì?

- Sei uno degli eroi di Lalandia!

- Cos... No, no, ti sbagli - s'affrettò a dire lui.

- Non mi sbaglio affatto! Eri nella squadra di Emerson quando avete preso a calci nel sedere Nemesis! Ho sentito un sacco parlare di te in famiglia. Dicono che tu sia anche uno dei più grandi esperti di Scienze Arcane in circolazione.

- Mi fa piacere...

- Ma è fantastico - Obbrer ululò quasi - quante probabilità c'erano di poterci incontrare?

- Beh, abbastanza poche a dire il ve...

Un fulmine attraversò la mente di Achero. 

In senso figurativo naturalmente. Nel Millemondi era sempre meglio specificare bene il significato di ciò che si diceva, e il contesto in sui si diceva, a meno che non si volesse correre il rischio di dare inizio a una serie di eventi che avrebbero potuto portare anche a guerre plurimillenarie per il più piccolo dei malintesi.

Per la fortuna della galassia, questo non era uno di quei casi.

Per la sfortuna di Achero invece era qualcosa di peggio di un cervello bruciacchiato da una saetta vagante. Era come una sensazione di quelle che venivano quando si diventava finalmente consapevoli di qualcosa di inquietante che stava per accadere, ma di cui non si distinguevano bene i contorni.

Ma per un attimo, solo per un attimo, l'uomo vide l'intreccio che univa lui, Bria e Obbrer e la serie di coincidenze, o presunte tali, che si erano verificate in quei pochi giorni. 

Achero, Achero... Cominci a comprendere l'entità della rete di fili che ti vogliono intrecciare intorno? Ancora una volta...Oh, caro il mio Achero...

- Achero! - sentì dire a Bria.

- Cosa?

- Ma si può sapere che combini? Ti sei imbambolato all'improvviso.

- Io... No, niente. Sono a posto!

- Sicuro? - fece sospettosa la ragazza.

- Sì! - concluse l'altro.

Naturalmente la ragazza non si convinse. Per fortuna c'erano incombenze più urgenti.

- Comunque, per quella storia del credito... - iniziò lei.

- Beh, i Cercatori senza un soldo per iniziare adeguatamente una missione non sono poi così rari. Perciò l'Organizzazione gli concede un prestito per cominciare e poi...

- Guarda che l'ho capito! Volevo dire come pensi di restituirlo? Nessuno è mai riuscito a trovare una vera pietra filosofale.

- Ma noi lo faremo!

- Sta zitto, stupidobbrer!

- Sentite, per ora andiamo a mangiare e a cercarci una sistemazione. Al resto penseremo poi.

Bria esasperata fece un verso di stizza con la lingua. Voltò la testa da un'altra parte, mentre alzava le braccia per poi farle ricadere e sbattere lungo i fianchi.

- Io credo che ce la possiamo fare! - fece coraggioso Obbrer.

Prima che Bria se lo potesse mangiare a male parole, Achero s'affrettò a dire - Beh, lo scopriremo a breve! Mentre attraversavamo la piazza, ho visto un posto qui vicino dove mettere qualcosa sotto i denti. Intanto possiamo cominciare da lì.

Bria fece per aprire bocca quando un brontolio del suo stomaco decise di anticiparla, facendola arrossire.

- E va bene! Ma ai soldi ci sto attenta io!

- Ti ricordo che sarei io il tuo maestro, eh!

- Ti ricordo che per colpa tua e delle tue mani bucate dobbiamo trovare qualcosa di introvabile!

E gli prese la Express che lui aveva ancora in mano.

Achero fece per dire qualcosa, ma la faccia dell'apprendista lo convinse a tenersi per sé le sue opinioni in merito.

---

Angolo dell'Autore: salve. Bene, bene, bene. La missione è ormai assegnata e i nostri Cercatori dovranno organizzarsi per portarla a termine. Ci riusciranno? Beh... Sapete come fare a scoprirlo :D

Grazie sempre e alla prossima.

Ciaooo

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Capitolo 52
*** Capitolo 46 ***


Abeal, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Dorem, nei pressi dell'Antiquarium

Giorno 220 SIS, 23.30

Pomeriggio abeliano, 16.30

 

Il localino, che Achero aveva intravisto, si trovava a fianco dell'Antiquarium.

Avvolti nella coperta del cercatore, i tre affrontarono di nuovo il vento tagliente che imperversava sulla piazza.

Mano a mano che si avvicinavano, notarono come il posto facesse parte di un complesso più grande, che si sviluppava lungo tutto il pianterreno del largo e grigio palazzone di fronte a loro.

Non c'erano insegne che lo indicassero come tale, perciò non lo avevano capito subito, ma si trattava di un piccolo centro commerciale con all'interno anche una specie di ristorante di cucina tradizionale evroica. Dalla strada si riconosceva solo quello per via dell'ampio finestrone che dava sulla sala dei commensali.

L'entrata invece conduceva a un corridoio che portava a sua volta dentro il resto del grande magazzino, illuminato fiocamente da un'infinita sfilza di cristalli bianchi ecathonchiriani sul soffitto.

Alla loro sinistra c'era l'ingresso vero e proprio ai tavoli. Non c'era molta gente là dentro.

Una volta sistemata la coperta nello zaino di Achero e tolta di dosso un po' di neve, lui e Obbrer fecero per entrare subito, ma Bria li fermò.

- Si può sapere cosa state facendo?

- Andando a mangiare - risposero coordinati.

Si fissarono tutti e tre per qualche secondo prima che Bria sottolineasse un concetto ovvio.

- Conciati così? - fece stancamente.

- Che ho io questa volta che non va? - ribatté Achero.

- Forse e dico forse, sarebbe meglio che Obbrer si mettesse addosso vestiti veri, non credi?

- Oh beh, certo. Hai ragione. Allora Obbrer va a comprarti qualcosa che noi intanto prendiamo post...

- E magari, non sarebbe neanche una cattiva idea che pure noi ci comprassimo qualcosa per evitare di assiderarci quando usciremo di nuovo.

- A quello possiamo pensarci dopo, no?

- La maggior parte dei centri commerciali non sta aperta 24 ore SIS su 24, sai?

- Magari chiude prima il locale.

- Magari no...

E indicò con sguardo inespressivo un cartello plastificato saldato a muro al suo fianco. Lì c'erano scritti gli orari al pubblico. Le attività del centro avrebbero chiuso alle ore 19 abeliane mentre la cucina sarebbe rimasta aperta fino alle 23 abeliane.

Naturalmente Achero neanche ci aveva fatto caso. 

- E va bene! - si arrese lui, irritato per la fame - Facciamo un po' di acquisti e poi andiamo a mangiare.

E così fecero.

Con Bria che tenne sempre sotto stretto controllo la Express, Obbrer cercò di rifarsi il guardaroba, mentre Achero andò a cercare qualcosa per non congelarsi.

A un certo punto non contarono più le volte che il ragazzo era entrato, uscito e rientrato di nuovo nel camerino, con Bria che gli chiedeva se avesse mai comprato dei vestiti da solo per rimarcare l'effettiva incapacità di lui nello scegliersi un abbigliamento tale da potersi definire decente.

Finalmente però parve fatta. 

Per l'ennesima volta, Obbrer uscì dal camerino. Stavolta con una faccia scura e un completo blu da impiegato alla contabilità o da Astroviere a cui mancava solo una cravatta rossa per essere perfetto.

Achero nel frattempo tornò con il vestiario pesante. Tre cappotti rosso fuoco con ricami d'oro e anche una...

- Divisa da Cercatore? - gli chiese l'apprendista.

- Già - fece lui e la lanciò ancora imbustata a Obbrer.

La sua faccia sembrò illuminarsi e risplendere di luce propria mentre l'afferrava al volo.

- Credo sia della tua misura. Ma sempre meglio provarla.

- Sì, certo. Grazie! - e rientrò di nuovo a cambiarsi.

- Veramente? - continuò la ragazza.

- Beh, con la Express e il mio documento possiamo acquistare tutte le divise che vogliamo - rispose l'uomo.

Sì perché nel Millemondi, solo i Cercatori potevano acquistare quel particolare tipo di abiti, previo riconoscimento e identificazione. Spacciarsi per un Cercatore era un crimine punibile anche con la morte, infatti.

- Ma...

- Cosa?

- Lui non è un cercatore.

- Non è che sei gelosa per caso?

- Non è quello! - sbottò lei - Non è un reato spacciarsi per un Cercatore?

- Non se glielo permetto io.

- Come?!?

- Sono un Maestro Cercatore se ti ricordi. E tra i diritti che ciò mi concede, ho anche la facoltà di scegliere un novizio da me, oltre che accettare l'apprendista proposto dall'Accademia.

- Starai scherzando, spero! Stupidobbrer sarebbe il tuo novizio adesso?!?

- Credo che tu sia veramente gelosa...

L'irritazione che Bria riversò su Achero con un nuovo battibecco era ben giustificata dal punto di vista della ragazza. Perché novizi e apprendisti non erano la stessa cosa. Mentre i secondi venivano da anni di studio durissimi e impegnativi, i primi potevano seguire e vestirsi come un Cercatore Senior senza tutta quella fatica, bastava ingraziarsi il professionista giusto.

- Da che non volevi nessuno intorno, adesso cominci a raccattare chiunque incontriamo?

- Non è questo!

- E allora cos'è?

Achero le si avvicinò mentre Obbrer dietro la tenda diceva di essere quasi pronto per uscire. Preso com'era dall'emozione, non aveva fatto minimamente caso alle parole che si erano detti gli altri due.

L'uomo la guardò in una maniera che non le piacque molto.

- Achero?

- Mettiamola così. Penso che Obbrer sia più al sicuro se rimane con noi e sia coinvolto ufficialmente in questa missione. Credo che chi ha orchestrato quanto successo a Estagi non abbia ancora finito.

- Più al sicuro da cosa? E che c'entra adesso Estagi?

- Non ne ho idea. Ma quante probabilità c'erano che incontrassimo un Andronovo dopo quanto già successo con la pietra verde che avevi tu?

- Ma che c'entra questo con la storia del novizio?

- Che per uno stronzo dentro o fuori l'Organizzazione è molto più difficile toccare un Cercatore rispetto a uno che invece non lo è. Incidenti, disastri, sparizioni e via dicendo avvengono di continuo tra quelli della nostra professione. Ma c'è sempre una micidiale quantità di scartoffie burocratiche da sistemare dopo. Se i nostri nemici vogliono mantenere un basso profilo, non possono esporsi troppo e coinvolgere nei loro piani, qualunque essi siano, tre cercatori e riuscirci troppo facilmente.

- Più al sicuro quindi?

- Sì!

- Uhm...

- Cosa c'è?

- Sei sicuro che sia solo questo?

- In che senso? - fece lui con una voce un po' più incerta.

- Nel senso che l'impiegato dell'Antiquarium ha dato per scontato che stupidobbrer fosse il tuo novizio e l'ha registrato come tale e tu te ne sei accorto solo dopo aver finito di firmare?

L'uomo fece un passo indietro mentre acquisiva un lieve colorito amaranto.

- Hai un talento tipo Telepatia?

- Non ho un talento tipo che ti conosco già troppo bene per capire quando fai una stronzata e poi cerchi di metterci una pezza.

- È solo una cosa temporanea. Una volta che saremo arrivati a Itarga, andremo per strade diverse. Se la cosa ti infastidisce...

- Come sto? - Obbrer fece capolino proprio in quel momento davanti a loro con un'espressione di gioia per i nuovi vestiti.

- Va benissimo - affermò lei con voce atona - Idioti - aggiunse poi mentre si voltava e procedeva a passo spedito verso le casse.

- Ma perché è sempre arrabbiata? È per qualcosa che ho fatto? - chiese il ragazzo.

- Credo che sia sempre arrabbiata a prescindere. Per una questione di principio. Capisci?

- Non tanto a dire il vero...

- Guardate che vi sento deficienti!

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Angolo dell'Autore: buongiorno. E così il nostro trio è andato a fare un po' di shopping. Nonostante la calma apparente, nubi di tempesta e strani intrecci incombono sulle teste dei protagonisti. Come evolveranno le cose? Beh, sapete cosa fare per scoprirlo... :3

Grazie sempre e alla prossima!

Ciaooo

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