Rhea Thornshild - Il Guardiano delle Ombre

di Mortieez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sanctrum ***
Capitolo 2: *** Il Patto ***
Capitolo 3: *** Xin ***



Capitolo 1
*** Sanctrum ***


"Sanctrum, una cittadella incastonata nel cuore del maestoso vulcano Okiisuvio, la perfetta fusione tra magia e scienza.
In pochi conoscono la verità dietro le possenti mura che la circondano, in origine non furono erette per difendere i cittadini, ma sono un'eredità di forze antiche per difendere il mondo da ciò che risiede al centro di Sanctrum.
Perché oltre alle botteghe di pozioni profumate e ai negozi illuminati da mille luci, in cima ad una torre che tocca il cielo, si annida il Portale per l'Abisso, una spaccatura nello spazio che collega il mondo umano al mondo demoniaco.

Molto prima dello sviluppo di Sanctrum, in un'era oscura, quando i demoni vagavano indisturbati, portando caos ovunque, emerse il primo Guardiano, Selwyn.
Un umile individuo che promise di proteggere l'umanità e sconfiggere ogni demone che osasse minacciarne l'equilibrio.
Con l'aiuto di potenti maghi, forgiarono il Bastione e crearono barriere magiche per rinchiudere i demoni nel loro regno infernale.
Nel corso delle generazioni, i Guardiani hanno continuato la loro missione di protezione del mondo umano, e salvo poche eccezioni, i demoni non hanno più osato attraversare il Portale, mantenendo la pace e la sicurezza nella cittadella di Sanctrum
***

Ma adesso è l'ora di dormire, Rhea. Domani ci aspetta un'alba anticipata per l'inizio dell'anno nuovo."

Stavo ancora fissando Seraphina, mia madre, con un mix di stupore e meraviglia, quando senza riflettere le chiesi "Tu e papà avete mai abbattuto un demone?".
Come ogni Guardiano che aveva completato il suo addestramento, sia mia madre che mio padre avevano la carnagione scura, i capelli rossi come il fuoco e gli occhi dorati.
Lo sguardo mi cadde involontariamente sullo specchio in fondo alla stanza, come succedeva sempre quando pensavo all'aspetto dei miei genitori.
Riflessa c'era una ragazzina di dieci anni, piccola, con la carnagione mulatta, i capelli neri e ricci, e grandi occhi marroni, che mi restituiva uno sguardo contrariato.

"Sì, è successo anni fa, ma come ben sai è un racconto che io e tuo padre preferiamo evitare."
Non era la prima volta che la domanda mi saltava fuori non richiesta, ma ogni volta speravo in una risposta diversa.
I miei occhi viaggiarono dallo specchio ad una foto incorniciata lì accanto.
All'interno erano immortalati mia madre e mio padre con un piccolo fagotto che sarei dovuta essere io da piccola. Mentre dietro di loro c'erano i miei zii che però non avevo mai visto di persona.
Mia madre, aggraziata e atletica come una tigre, aveva un sorriso così dolce che ammorbidiva i suoi lineamenti taglienti.
Mio padre, Alair, aveva un sorriso sornione stampato in faccia, mentre i suoi abiti soffrivano sotto la pressione dei voluminosi muscoli. 
Non aveva ancora le cicatrici che sbucavano da ogni centimetro di pelle visibile.
Seguendo due diversi addestramenti, mia madre si speciallizzò in magia difensiva, mentre mio padre era un maestro nell'arte della spada.
"Va bene, buona notte mamma" la salutai mentre mi rimboccava le coperte.
E senza pensarci su due volte, mi arresi al richiamo del mondo dei sogni. Un'immagine che all'epoca non aveva senso mi accolse.
Un elmo nero come la notte, dalla visiera abbassata si intravedevano degli occhi luminosi che sembravano bruciare come magma incandescente. Colavano oro fuso mentre l'elmo e la visiera si scioglievano come burro in un microonde, lasciando solo una pozza dorata.
La mattina seguente mi svegliai con un sapore di pancakes bruciati in bocca. Nonostante il peso della stanchezza, mi alzai e mi preparai, cercando di non permettere a quello strano sogno di rovinarmi la giornata.
Quel giorno sarebbe stato importante.
Era l'ultimo dell'anno e il Bastione avrebbe abbassato le sue difese, i giovani di dieci anni avrebbero avuto il permesso di vedere il Portale per l'Abisso di persona.
E poter così decidere se, l'anno successivo, volevano intraprendere l'allenamento da Guardiano o avviarsi in uno dei tanti percorsi di studio disponibili.
Indossai la mia tunica bianca senza maniche, come imponeva la tradizione, il morbido abito sembrava tessuto dalle fate.
Uscii dalla mia stanza e per entrare direttamente in cucina. Non avevamo una casa spaziosa come quelle dei vicini: solo due camere da letto, un bagno e la cucina.
I miei genitori erano già pronti, anche loro indossavano le loro tuniche bianche.
Ma, a differenza della mia, delle rune danzavano sulle loro maniche dorate. Rune colorate di azzurro, dotate di un potere fluido e mutevole, sembravano sprigionare energia pura per mia madre. Al contrario, le rune di colore rosso ardente, contenenti un potere esplosivo dormiente, erano destinate a mio padre.
Le rune erano fondamentali per i Guardiani durante le battaglie, in quanto amplificavano le loro abilità nel combattimento.
Fu mio padre il primo a accorgersi della mia presenza.
Stava preparando i pancakes e il profumo che ne proveniva solleticò ancora di più il mio stomaco, niente a che fare con il risveglio di poco prima.
"Buongiorno Rere, come hai dormito, piccola?" mi chiese porgendomi un pancake "Una meraviglia!" mentii spudoratamente.
Mi sedetti accanto a mia madre mentre spalmava della crema di nocciole su quel soffice disco ancora caldo.
"Ecco tesoro, se tutto va secondo i piani sarà una lunga giornata e avremo bisogno di energia." Sorridendo, mi porse il pancake e finimmo di fare colazione tutti insieme.
Scivolammo per le strade affollate, superando bancarelle dai colori vivaci, danze scatenate e inebrianti profumi mai sentiti prima. Era una giornata di festa e la cittadella ospitava una variegata folla di diverse etnie, rendendo anche solo il camminare una sfida impegnativa.
Sanctrum era sempre stata un frappè di miti, leggende e misteri, attraverso i quali era diventata una meta turistica ambita. Tuttavia, il vero centro di interesse per tutte quelle persone era il misterioso portale che si ergeva al centro di Sanctrum, in cima al Bastione. Che però, era accessibile solo ai guardiani.
Mentre, per l'ennesima volta, mia madre snocciolava le sue raccomandazioni su ciò che non avrei dovuto assolutamente toccare, la mia mente e il mio sguardo si allontanavano sempre di più.
Viaggiando in sincronia, catturati da quel caleidoscopio di nuovi usi e costumi che mi si dispiegavano davanti.
Un brivido di terrore mi attraversò da parte a parte, smorzando la frenesia che mi stava crescendo dentro, facendo sussultare i miei nervi come un allarme acuto.
Rigida da far invidia ad uno stoccafisso, i miei occhi cercarono di scandagliare la zona in ogni direzione, alla ricerca dell'origine di quella strana sensazione nel mio petto. Intravidi un'armatura nera, nascosta tra le tenebre di un vicolo, ma prima ancora di riuscirne a riconoscere i dettagli, un gruppo di persone ci investi, e lo straniero scomparve nel nulla... Un classico.
Dubitando seriamente della mia sanità mentale, cercai di elaborare ciò che pensavo di aver appena visto, quando la voce di mia madre mi riportò bruscamente alla realtà.
"Hey, terra chiama Rhea! Mi stai ascoltando?"
La voce le morì in gola nel vedere l'espressione sgomenta che, sicuramente, si era dipinta addosso. Mi chiese preoccupata
"Stai bene, piccola? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma..."
Cercando di radunare tutto il coraggio che riuscì a raccogliere e assumendo quello che sperai assomigliasse un atteggiamento sicuro, le risposi in un sol fiato
"Mi era sembrato di vedere un chiosco che vendeva pizze all'ananas devo essere sembrata più spaventata di quello che dovevo."
Era una storia assurda, lo ammetto, e mia madre non mi sembrò convinta, ma mio padre intervenne
"Sera rilassati, probabilmente le hai riempito la testa con tutte le nostre istruzioni ed adesso ha la nausea."
rise alla sua stessa battuta e aggiunse
"La nostra bambina è intelligente, sa quello che fa."
Ma lanciò quel suo sguardo furbetto nella mia direzione, era palesemente una sfida, un invito che ovviamente non ignorai, e colsi volentieri il cambio d'argomento "Non sono una bambina!" ribattei sfidandolo a mia volta con un sorriso smagliante, un pizzico di orgoglio trapelò nella voce. "Ah, certo!" Rise lui "L'ultima volta che ho controllato, hai festeggiato i tuoi dieci anni appena la settimana scorsa. A meno che tu non sia diventata una ragazza forte e indipendente nel frattempo, penso proprio che mi sono perso qualcosa..."
Mia madre rassegnata al cambio di discorso, si intromise
"Rhea ricorda che anche a cinquant'anni sarai sempre la nostra bambina."
Poi con più determinazione aggiunse, lanciando uno sguardo fermo a mio padre
"E Alaric, ora non è il momento per una delle vostre sessioni di allenamento."
Conosceva bene il nostro modo di provocarci a vicenda, che culminava immancabilmente in una sessione di lotta libera, nelle quali mio padre mi faceva puntualmente vincere.
Mentre mia madre faceva il possibile per evitare scenate imbarazzanti in pubblico, mio padre, impermeabile alle occhiate di quelli che lo circondavano, assecondava il mio ardente desiderio di imparare qualche abilità di combattimento.

Con calma ci avvicinavamo sempre di più alla nera figura che era il Bastione, nel frattempo cercavo di ignorare qualsiasi correlazione tra il sogno di quella mattina e quella che ormai mi ero convinta essere un'allucinazione.
Anche se sembrava ancora muoversi negli angoli della mia fervida immaginazione.
Il Bastione di Sanctrum era una maestosa struttura costruita interamente con l'ossidiana, una roccia vulcanica nera e lucente. La torre si innalzava al culmine della cittadella, dominando l'orizzonte. Era una costruzione massiccia e impenetrabile. Era molto più grande da vicino, probabilmente avrei perso l'intera giornata per girarla tutta a piedi, le pareti dell'ossidiana erano lisce, levigate da millenni di intemperie. La superficie della torre rifletteva debolmente la luce, facendola sembrare quasi di cera quando il sole la colpiva. I dettagli architettonici minimali ma affascinanti, con simboli runici incisi lungo i bordi delle porte e delle finestre, simboli di protezione e sigilli magici che mantenevano la torre sicura. Qua e là sbucavano attraverso le crepe, intrepidi cespugli di salvia e rosmarino, mentre l'edera cercava di inglobare quanto il più possibile della torre.
Ai piedi del Bastione, una folla si era radunata ansiosamente davanti ai cancelli. Là, fiori di camomilla riempivano l'aria con il loro profumo calmante, un tocco di tranquillità in mezzo a tutta l'imponenza.
Era come se la natura stesse cercando di addolcire l'eterna sentinella di ossidiana con un tocco di bellezza e serenità. Finalmente mi accompagnarono dentro insieme ad altri ragazzi, dopo quelle che sembravano ore.
Eravamo un piccolo gruppo di tre adulti e undici ragazzi. Con un'ultimo saluto ai miei genitori entrammo in quel gigante di ossidiana.

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Grazie mille per aver letto fino a qui!

È la prima volta che scrivo qualcosa di così lungo, spero accompagnerete me e Rhea in questo viaggio.

Cercherò di postare un nuovo capitolo ogni mercoledì e sabato~

Commentate quello che vi è piaciuto di più o quello che vi è piaciuto di meno, qualsiasi critica è ben accetta!

Al prossimo capitolo~

 

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Capitolo 2
*** Il Patto ***


All'interno del Bastione, l'ambiente era completamente spoglio. Se non fosse stato per alcune torce azzurre posizionate in modo speculare sulle pareti del corridoio, non si sarebbe potuto distinguere un muro da un pavimento. Tuttavia, c'era un piccolo inconveniente: le torce erano posizionate così in alto che mi domandai istintivamente come facessero ad accenderle e spegnerle, e soprattutto, perché non avevano usato delle lampade come illuminazione?
I Guardiani ci guidarono lungo un percorso lievemente in salita, con la tenue luce delle torce come unico punto di riferimento per la distanza che stavamo percorrendo. Come ogni persona normale, iniziai a contarle per passare il tempo.
Chissà se fuori splendeva ancora la luce del giorno... Continuai a contare fino a raggiungere seicentosesantaquattro torce. Ci fermammo davanti a un imponente portone d'argento, le gerarchie dell'inferno incise sopra di esso visibili solo grazie alla luce delle due torce ai lati. In cima, i sette principi emergevano maestosi, i loro simboli oscuravano perfino la lucentezza della piastra d'argento:

Lucifero, Mammon, Asmodeo, Beelzebub, Leviatano, Belphegor ed infine Satanachia

Gli Arcidemoni
esseri capaci di possedere anime mortali e plasmarne l'essenza a loro piacimento.

Le Manie e le Ossessioni
creature sottili in grado di influenzare le menti umane senza impossessarsene completamente.

I demoni notturni e gli Incubi
ombre inquietanti che, se riuscivano a sfuggire dal portale, si nascondevano nell'oscurità per tormentare i mortali.

I Famigli e Imps
la categoria più debole, creature che attingevano all'energia dei loro padroni per combattere e obbedire agli ordini. Tuttavia, nonostante alcune leggende dei Guardiani narrassero di legami profondi con dei Famigli, questa pratica non era vista di buon occhio da tutti.

L'atmosfera intorno a noi si fece sempre più densa mentre gli adulti si concentravano per aprire il portone. Dovettero chiamare rinforzi, e si posizionarono cinque da una parte e cinque dall'altra.
Dieci persone in totale, per piegare la maestosa resistenza che custodiva ciò che, fino a quel momento, apparteneva solo alle leggende.
L'aura di antica potenza, che traspariva dagli intricati dettagli argentati, venne sopraffatta come neve sotto uno scarpone.
Fummo travolti da un'altra forza più impetuosa e selvaggia, una potenza che sgorgava dall'interno del Portale stesso. Era un'energia inquietante, che rimase sospesa nell'aria, si mescolava con l'emozioni e le accresceva. Un brivido, simile a quello provato in precedenza quel giorno, percorse la mia schiena.
Ero terrorizzata.
Tremavo. Non ero pronta. Non ero preparata.
Quello che mi aspettava oltre la soglia mi lasciò di sasso. Appena entrai nella stanza del portale, mi ritrovai in un giardino sorprendentemente diversificato.
Piante di varie forme e colori popolavano questo spazio surreale. Alcune avevano tronchi massicci, adornati da striature verdi, mentre altre sfoggiavano foglie rosse, intense come il sangue.
"Ragazzi miei, ciò che vedete è il risultato di un esposizione prolungata al miasma dell'Abisso. Io sono Alaistar, e potete considerarmi il vostro informatore, se volete passarmi il termine."
Fu un anziano a parlare, aveva una lunga barba fluente che sembrava intrecciata con fili d'argento. Indossava una tunica ornata di glifi viola sulle maniche dorate ed era circondato da un'aura regale e misteriosa che catturò immediatamente la nostra attenzione. Dietro di lui c'erano altri due uomini vestiti allo stesso modo.
"Sono uno degli Anziani, insieme a Carvan e Lynwes, non fidatevi della giovane età di quest'ultimo, porta gli anni quasi meglio di me" Alaistar e Carvan si vedeva che erano anziani probabilmente erano anche gemelli, l'unica cosa che li differenziava erano gli occhi, uno li aveva marroni e l'altro verdi, ma Lynwes avrebbe potuto avere cinquanta anni al massimo, fu Carvan a prendere la parola stavolta
"Anche i demoni più deboli, come gli Imps e i Famigli, possono seminare caos e distruzione se non vengono contenuti. Il compito di un Guardiano è proteggere e mantenere la separazione tra gli uomini e i demoni..."
Ovviamente Carvan non era bravo quanto Alaistar a parlare, aveva un tono monotono come se avesse imparato a memoria un compito.
Qualcosa si mosse al lato della mia visuale, dentro il Portale.
L'oscurità al suo interno si animava, ondeggiando e contorcendosi come una creatura vivente. Si espandeva gradualmente, raggiungendo le dimensioni di un bambino di sei anni, come se qualcosa da oltre il Portale stesse cercando di raggiungerci.
Tutto avvenne in un istante, un urlo gutturale riempì l'aria, raggelando chiunque nella stanza. Una mano enorme, con artigli lunghi e oscuri come la notte, squarciò il velo tra i due mondi e afferrò uno dei Guardiani che stavano pattugliando la zona.
Rimasi lì, insieme agli altri ragazzi, immobili, incapaci di formulare anche solo un pensiero coerente.
Gli altri Guardiani, invece, furono pronti a reagire. Si lanciarono immediatamente contro l'orribile arto oscuro, tagliandolo via con scintillanti lame dorate. Il corpo del giovane, che doveva avere non più di vent'anni, cadde inerte a terra. I suoi occhi privi di vita riflettevano i vivaci colori del giardino, mentre il sangue sgorgava da naso e bocca. L'Anziano Alaistar fece un passo avanti, i suoi occhi verdi erano carichi di tristezza mentre sospirava: "E pensare che avevo preparato un discorso... Meglio andare al sodo, ragazzi miei. È proprio in questo luogo che le leggende con cui siete cresciuti prendono vita." Le sue parole sembravano più pesanti in quel silenzio irreale "Se non restate sempre vigili e non tenete le menti ben aperte, forse è meglio cercare opportunità altrove, magari in qualche bottega fuori dalle mura della cittadella." Con queste parole rassicuranti, gli Anziani si voltarono e si allontanarono.
I Guardiani che ci avevano guidato all'inizio ci condussero via, lasciandoci alle spalle i Purificatori che si stavano occupando del corpo e del braccio oscuro. I loro canti di purificazione risuonarono nell'aria, un incantesimo per dissipare il miasma che era fuoriuscito dalla crepa aperta dall'Incubo. Nonostante la sua breve apparizione, il demone notturno ci aveva gettato un pesante manto oscuro, mi sembrava quasi di sentirlo premere contro la pelle.
Il viaggio di ritorno fu come assistere a un film muto. Mio padre e mia madre cercavano di parlarmi, ma le loro parole sembravano lontane, incomprensibili. Arrivati a casa, mi ritirai nella mia stanza e caddi nel sonno tra lacrime silenziose.
Tutt'ora non riesco a ricordare che sogni mi tormentarono. Mi svegliai nel cuore della notte, il corpo coperto di sudore e la gola in fiamme dalla sete. Mi alzai per aprire la finestra e cercare un po' d'aria fresca. Fu allora che lo vidi: un Incubo, con le orribili orbite oculari vuote che sembravano scrutarmi l'anima, la bocca priva di labbra protesa in un ghigno fatto di denti neri e aguzzi, la testa calva e grinzosa.
Oltre la finestra, quel demone aveva aspettato che i miei sogni pessimi lo nutrissero, ma ora, sveglia, ero il suo prossimo pasto.
Mi sentii nuovamente paralizzata dal terrore. Che tipo di Guardiana sarei mai stata se continuavo a farmi vincere dalla paura, non sarei nemmeno sopravvissuta abbastanza per iniziare l'addestramento.
Il demone si scagliò contro la finestra.
Rimasi immobile, in attesa che gli artigli dell'Incubo incontrassero la mia pelle, una sola domanda vorticava in mille varianti nella mia testa Come? Come ha fatto l'Incubo ad uscire dal portale senza allertare i Guardiani?
Un tonfo sordo sostituì lo schianto tanto temuto della finestra. Il mostro era stato fermato da una delle barriere magiche create da mia madre. Era un piccolo conforto, il che significava che i miei genitori erano svegli e stavano combattendo. Mi sarei riunita a loro e avrei fatto del mio meglio per salvare chiunque fosse stato in difficoltà. Dopotutto, era solo un Incubo... Le mie gambe cedettero quando mi resi conto che non era solo un Incubo che minacciava la nostra casa. All'esterno, si dispiegavano orde di demoni di ogni genere e dimensione, mentre Sanctrum stava soccombendo sotto le fiamme.
Caracollai contro la porta, ma un'altra barriera mi impedì di aprirla. Con il cuore in gola, sbirciai dalla fessura tra il legno e il pavimento. La cucina si era trasformata in un campo di battaglia, corpi di demoni coprivano il pavimento. Il tavolo e le sedie erano scomparse. Mia madre era in piedi di fronte alla porta d'ingresso, il viso bagnato dalla fatica e nuove ferite su braccia e gambe. Cercava di tenere le barriere alzate, mentre i demoni all'esterno si schiantavano con tonfi viscidi e cadevano a terra.
Mio padre cercava di disegnare sul pavimento con uno strano pastello rosso stretto nella mano sinistra, e nella mano destra... Non aveva più una mano destra, il braccio si interrompeva poco sopra dove ci sarebbe dovuto essere il gomito, lasciando un moncone sanguinante come rimpiazzo.
Un senso di nausea e rabbia mi contorse le viscere. Non poteva essere vero. Mia madre chiese con voce tremante
"Sei sicuro, Al?"
Mio padre la guardò, si scambiarono un muto accordo
"È l'unico modo"
rispose lui, e finì di disegnare quello strano cerchio. Il mondo si fermò, fu strano non sentirsi più battere il cuore.
Dal centro del cerchio che mio padre aveva disegnato si sprigionò una nuvola nera che prese la forma di un umanoide dalle orecchie allungate e una lunga coda a pennello.
"Due opzioni, umano" esordì Fumetto "non so se lodarti per il tuo coraggio o sorprendermi per la tua idiozia" disse con voce senza età, né maschile né femminile. Era come essere cullati in un abbraccio che ti portava verso il nulla. Mi scossi da quella sensazione e tornai a concentrarmi su ciò che accadeva in cucina. Alair cercò di rispondere ma cadde esausto a terra. Mia madre lanciò un'occhiata a mio padre sul pavimento e lottò contro l'impulso di raggiungerlo. Con uno sguardo fisso sulla forma di fumo, disse con la voce più ferma che riuscì: "Abbiamo una proposta da farti." Dedussi che quella forma oscura fosse un demone, e mi chiesi come mai i miei genitori avessero evocato un demone proprio nella nostra cucina, nel bel mezzo di un'invasione demoniaca. Fumetto sembrò solidificarsi un po' di più.
"Continua" disse "hai attirato la mia attenzione."
Sembrava che se Seraphina avesse distolto lo sguardo dal demone anche solo per un secondo, quest'ultimo le sarebbe saltato addosso senza esitazione. Così continuò
"Proteggi nostra figlia, almeno fino alla maggiore età, quando sarà in grado di difendersi da sola"
Fumetto la fissò immobile, e con voce calma le chiese
"In cambio cosa ci guadagno?"
In quel momento, Seraphina radunò tutto il suo coraggio e disse, "In cambio, otterrai le anime dei due Guardiani che sconfissero Satanachia." Dal corpo fumoso di Fumetto scaturirono scintille. "Affare fatto!"
rispose il demone con impazienza mal celata.
"Seraphina e Alair Tornshild, in cambio delle vostre anime, proteggerò vostra figlia Rhea fino al suo diciottesimo compleanno, anche a costo della mia vita."
Tese le mani a entrambi i miei genitori. Mio padre riuscì a stringergliela ancora semicosciente, mentre mia madre dovette avvicinarsi.
Solo allora si permise di controllare come stesse suo marito. Rassegnata, strinse anche lei la mano di Fumetto.
Un sorriso si allargò sul volto del demone, come se fosse stato squarciato da un coltello.
Con movenze fluide, Fumetto portò i volti di Seraphina e Alair più vicini al suo. Quasi con una carezza, li prese sotto il mento.
Il suo sorriso si allargò, sempre di più, raggiungendo dimensioni sproporzionate, animalesche.
Infine, spalancò le fauci come avrebbe potuto fare un coccodrillo o un ippopotamo.
Dagli occhi dei miei genitori emerse un'aura dorata che si diramò dritta nelle fauci di quell'essere infernale.
Il tempo riprese a scorrere mentre i demoni sfondavano i resti delle barriere e invasero la cucina.
Non riuscivo a sentire il mio corpo, né il mio cuore, gli occhi fissi sui corpi dei miei genitori.
Fumetto si voltò verso la porta della mia stanza, mentre i demoni sfondavano le finestre del mio rifugio. Non mi sarei lasciata andare senza lottare, avevo già ceduto troppe volte alla paura quel giorno. Cos'altro avevo da perdere?
Con le ultime briciole di forza, costrinsi il mio corpo a rialzarsi.
Una volta in piedi, fissai Fumetto negli occhi, o almeno dove sarebbero dovuti essere i suoi occhi.
Il malefico sorriso era svanito. "Dormi. Il tuo momento non è ancora arrivato." Come fosse un comando, il mio corpo obbedì e crollò di nuovo a terra. L'ultima cosa che vidi furono fiamme nere che divoravano i demoni e i corpi sul pavimento. Poi, tutto scomparve nel buio totale.

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🥲🥲🥲

Al prossimo capitolo~

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Capitolo 3
*** Xin ***


Della cittadella non era rimasta che cenere.
Xin si muoveva con agilità tra le macerie, grazie anche alle sue fidate ombre, alla ricerca di superstiti.
Maledisse la sua incompetenza, poiché il padrone gli aveva assegnato un solo compito, e lui aveva miseramente fallito.
Gli altri demoni si erano dispersi una volta completata la loro opera di distruzione.
Aku, un piccolo gatto nero, annusava l'aria attentamente.
La sua unica caratteristica demoniaca era la lunga coda che terminava con un ciuffo di peli.
Aku tese le orecchie e scattò verso una casetta più piccola delle altre, Xin, capendo cosa aveva trovato, lo seguì immediatamente.
Entrarono nella stanza che, un tempo forse, doveva essere stata una cucina.
Al centro trovarono una sfera fluttuante fatta interamente da fiamme nere. Aku ci appoggiò il musetto, facendo scomparire la sfera e rivelando una bambina.
Era molto piccola, sembrava avere solo nove o dieci anni, ma i suoi capelli rossi come il fuoco catturarono subito l'attenzione di Xin.
Il demone si chinò per ascoltare il suo battito cardiaco.
La bimba a fatica aprì gli occhi.
Iridi di un intenso colore dorato trafissero Xin.
La giovane guardiana mormorò delle parole che solo Xin potè udire.
"Beh, amico mio, sembra che abbiamo un compito da svolgere."
Xin accarezzò Aku dietro un orecchio, il gattino gli rispose con delle fusa.

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Alla fine ho pensato che fosse meglio dividere il primo capitolo in tre.

Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate!

Al prossimo capitolo~

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