PROMISE

di Nem_exist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo... 1 CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** 2 CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 3 CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 4 CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 5 CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 7 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 8 CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 9 CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** 10 CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** 11 CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** 12 CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** 13 CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** 14 CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** 15 CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** 16 CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** Prologo... 1 CAPITOLO ***


Prologo

La sveglia iniziò a suonare. La sua canzone preferita animò il silenzio della camera e Jin si destò dal letto con un balzo che la fece cadere in terra. Si guardò intorno ricordando improvvisamente che quel giorno, era "il giorno x", il giorno che aspettava da mesi.

Con la schiena dolorante per il tonfo e ancora mezza addormentata, si alzò e corse in bagno a lavare frettolosamente il viso e a vestirsi.

Avrebbe dovuto essere fuori casa in cinque minuti, avrebbe dovuto correre per due isolati per arrivare alla metro che l'avrebbe portata in centro. Aveva calcolato tutto, e se le cose fossero andate come pensava, sarebbe stata fra le prime in fila davanti l'agenzia.

Come previsto, dieci minuti dopo si sedette su uno dei sedili della metro praticamente vuota a quell'ora. Non era neppure l'alba, ma la giornata che le si presentava davanti sarebbe stata complicata e impegnativa, avrebbe dovuto seguire la tabella di marcia, pensò. Solo così avrebbe potuto finalmente raggiungere il suo scopo. Era un anno che progettava e aspettava quell'occasione.

L'agenzia del gruppo che adorava, Gli “XOXO”, finalmente aveva dato il via alle selezioni del "fan meeting" annuo. Ogni anno era un delirio e non era mai riuscita a parteciparvi, ma stavolta era sicura di potercela fare.

Il famoso fan meeting consisteva in una vacanza da sogno. Quindici fantastici giorni a stretto contatto con i ragazzi del gruppo, sull'isola Jeju, in una villa, una vera e propria vacanza, dove avrebbe potuto conoscerli, parlare con loro, ascoltare la loro musica dal vivo e magari essere faccia a faccia con la persona che seguiva dall’inizio. Immaginò come sarebbe stata. La immaginò come una gita scolastica fra ragazzi. Divertimento, giochi in mare, in piscina, conoscenza vera con tutti i presenti. Lontano dai riflettori, lontano dalla fama, finalmente avrebbe potuto conoscerli dal vivo, parlarci, ridere, scherzare. Non si sarebbe lasciata sfuggire l'unica occasione che aveva.

Appena mise piede fuori dalla stazione iniziò a correre come una matta e quando finalmente arrivò davanti al palazzo di vetro, la sede dell’agenzia, la fila che le si presentò davanti le fece perdere quel poco di fiato che le era rimasto dopo la corsa. Sbarrò gli occhi e si avvicinò alle ragazze che aspettavano probabilmente da più tempo di lei. Sospirò sconsolata e si sedette sul marciapiede.

<> Pensò guardandosi attorno. La fila era lunga e le ragazze che la precedevano sicuramente avevano passato la notte lì ad aspettare. Guardò il cellulare notando che la batteria era quasi scarica e si tolse lo zainetto dalle spalle per appoggiarlo fra le gambe. Prese il caricatore portatile collegandolo al telefono e ripose tutto nella borsa. L'attesa sarebbe stata lunga, meglio leggere qualcosa, si disse. Prese il suo libro preferito, una raccolta di poesie d'amore che le aveva regalato sua nonna prima di partire per la città. L’unico parente ancora in vita che le era rimasto e che vedeva poco, ma era l’unica famiglia che aveva e le mancava da morire. Quel libro era un piccolo tesoro e le faceva compagnia quando si sentiva sola. Incrociò le gambe e si tuffò nella lettura.

Qualche minuto dopo, si sentì osservata e alzò il viso per incontrare gli occhi grandi e vispi di una ragazza che le sedeva di lato. Lei le sorrise e allungando una mano, si presentò.

<< Ciao, io sono Min Min! >> Stringendole la mano, sorrise anche lei. <> << Cosa stai leggendo?>> Le chiese interessata. Jin chiuse il libro mostrandole la copertina. << Poesie. Stavo cercando di passare il tempo. >> Tornò a guardare la fila e scosse il capo. << Penso che riuscirò a leggerlo tutto per l'ennesima volta.>> Scherzò. Min Min scoppiò a ridere. <> Jin la guardò perplessa. Una foto? Pensò che forse avrebbero scelto le ragazze più carine e si diede della stupida mentalmente. Era ovvio che lo facessero, il gruppo non avrebbe voluto passare una vacanza con ragazze scialbe.

Guardò Min Min, l'accurato trucco, i capelli lunghi e quanto fosse bella e poi abbassò gli occhi su se stessa. Non aveva pensato minimante ai vestiti, o a pettinarsi per far presto quella mattina, avrebbe dovuto rimediare. Guardò la ragazza, prendendo dal suo zainetto il necessario per potersi dare una sistemata e sorridendo timidamente, le mostrò ciò che aveva in mano. << Ti spiace aiutarmi, non ho avuto molto tempo.>> La ragazza si illuminò e annuì. << Lascia fare a me!>> le disse. In poco tempo le mani magiche della sua nuova amica l'aiutarono nel restyling e si sentì subito meglio, avrebbe potuto competere con le altre. E in quel poco tempo scoprì molte altre cose di lei. Scoprì che le piaceva chiaccherare molto, che avevano gli stessi interessi, scoprì che erano matte allo stesso modo e che avevano iniziato a seguire il gruppo nello stesso periodo.

Quando finalmente le porte della grande sala dentro il palazzo di vetro si aprirono per lei, fece un grande respiro ed entrò convinta.

I selezionatori erano un uomo e una donna e poi era presente un fotografo che la fece mettere in posa per fotografarla. La donna le sorrise e le chiese quale fosse il suo nome. La guardò negli occhi e sorrise. << Mi chiamo Jin... Jin Lee. Ho 23 anni e la prego, dica loro...>> Si fermò a pensare per un secondo e poi fece una pazzia. "Avrebbero dovuto scegliere lei, a tutti i costi".

Intonò una loro canzone. Con voce convinta e sguardo fiero. Tutti gli anni di conservatorio le servirono per darsi la carica giusta. Cantò la strofa di una delle canzoni più famose del gruppo, quella che i membri avevano scritto per le loro fan, parole cariche di sentimento, parole che fece sue e che sorpresero persino le ragazze dietro di lei. Cantò col cuore, pensando alle emozioni che nutriva per loro, che uno di loro in particolare le faceva provare da sempre e alla fine si mise una mano sul cuore, sorrise e si inchinò.

Appena terminò, la donna stupefatta ricambiò il sorriso e un coro di applausi si levò fra le presenti. Imbarazzata, ma con la convinzione di aver lasciato il segno, fece un altro inchinò e ringraziando uscì.

Forse questa volta il suo sogno sarebbe divenuto realtà, si disse pregando.

Chiedeva poco alla vita e forse per altre persone quel desiderio sarebbe stato assurdo, di poco conto, ma per lei era qualcosa per cui valeva la pena sfidare se stessa.

 

CAPITOLO 1

I giorni successivi alle selezioni passarono e più il suo telefono non squillava, più Jin diventava intrattabile, nervosa. Si aspettava che non sarebbe stato facile, ma quel giorno, davanti a quella signora, era davvero convinta di avercela fatta, che quella sarebbe stata davvero la coronazione del suo sogno. Per un attimo ripensò a quegli attimi e un filo di autocommiserazione si fece largo dentro sé. «Forse mi sono solo resa ridicola, sarà meglio rassegnarsi all’evidenza...», pensò, guardandosi allo specchio. Il suo riflesso le rimandò l’immagine di una ragazza di bell’aspetto, sì, ma come spesso notava guardandosi in giro, non esattamente conforme a quello che erano le sue coetanee. Capelli neri e morbidi lunghi fino alle spalle, occhi grandi e marrone chiaro; era magra, ma il suo seno troppo grande la metteva spesso in imbarazzo.

Il fatto poi era che, da quando si era trasferita in città, aveva trovato difficile, se non impossibile, socializzare. Trovare un lavoro, uno vero, neanche a parlarne; ed era in momenti come quelli che il pensiero di tornare a casa, da sua nonna, da quella che era sempre stata la sua vita, tornava a bussare.

L’unico modo in cui riusciva a non sentirsi così sola e patetica era ascoltare quei ragazzi, gli XOXO. Non si era mai interessata alla musica, tantomeno a seguire dei gruppi, andare a concerti e cose simili. Aveva sempre visto le sue amiche, al paese, inseguire sogni impossibili, spendere quei pochi soldi che venivano loro concessi, per album, foto, gadget. Lei aveva sempre avuto un unico pensiero: lo studio. Inoltre reputava uno spreco buttare la paghetta di sua nonna - quel poco che riusciva a darle - in cose di quel genere. Aveva risparmiato ogni centesimo di quel denaro, e in parte la cosa l’aveva aiutata dopo il trasferimento a Seoul.

Ma quando arrivò in città improvvisamente le cose cambiarono. L’unico impiego che riuscì a trovare fu come commessa in un minimarket notturno e fu proprio durante uno di quei turni che loro entrarono nella sua vita.

Ricordava ancora il momento esatto in cui li vide la prima volta e se ne innamorò all’istante.

Nel supermarket teneva sempre acceso un piccolo televisore, che durante le lunghe ore di silenzio notturno le faceva compagnia. Il canale, ormai sempre lo stesso, trasmetteva video musicali in loop, e quella notte rimase incantata da una canzone, da quella canzone che, poi scoprì, era stata scritta dagli XOXO in segno di affetto e gratitudine verso le loro fan.

La stessa che aveva cantato alle selezioni per il fan meeting ma che probabilmente - anzi, sicuramente - non le era servita a passare e vincere il suo sogno.

Fissa ancora come una stupida davanti allo specchio, persa in pensieri ormai inutili, venne riportata alla realtà dalla vibrazione del telefono. Lo prese dalla tasca e vide il numero di Min. Dal giorno delle selezioni erano diventate amiche, si vedevano spesso ed era l’unico aspetto positivo di tutta la faccenda. Forse non avrebbe realizzato il suo sogno di andare in vacanza con i ragazzi, ma di certo aveva guadagnato una compagna di avventure, qualcuno con cui condividere la sua passione.

[Dimmi che ti hanno chiamata!] Nel suo messaggio lesse la propria stessa frustrazione. Rispose subito, confermandole che, no, non aveva avuto notizie. Qualche istante dopo le arrivò un altro messaggio. [Ho saputo che qualche ragazza è stata contattata, sono sicura che ora chiameranno anche noi.] Jin si chiese come diavolo Min riuscisse sempre a sapere tutto, ma sapeva che era nel giro da più tempo di lei, per cui doveva sicuramente essere vero. Il cuore prese a batterle nel petto come un cavallo al galoppo. Da brava stupida quale era, stava ricominciando a sperarci. Sua nonna le diceva sempre “Non è finita finché non è finita” e almeno per quella volta, si decise a tenere duro ancora un po’. Inviò qualche emoticon a caso all’amica e mise da parte il cellulare.

La giornata libera che le si prospettava davanti le pesò sul cuore immediatamente, dopo essersi accorta che forse avrebbe potuto ancora essere scelta, quindi per non perdersi in elucubrazioni, decise di andare a fare una passeggiata. Il tempo era bello, non faceva troppo caldo, né troppo freddo. Infilò le sue pod alle orecchie, iniziando a camminare lentamente verso il fiume Han. Adorava quel posto, era la tappa giusta per perdersi un po’ in sé stessi, staccare la spina. Tanta gente ci andava per fare un po’ di jogging; tante coppie invece se ne stavano sedute sulle panchine, all’ombra di un albero, a godersi del tempo insieme.

Camminò così tanto, persa nelle voci di quei ragazzi che amava tanto - uno su tutti - che senza accorgersene finì in una zona che conosceva poco. Sedette per qualche momento a riprendere fiato, guardando il movimento lento delle acque scure del fiume, per poi chiudere gli occhi e finalmente concedersi il lusso di pensare a quel fan meeting. Quindici giorni, quindici lunghi giorni con tutti loro, con lui. Per un attimo si domandò se davvero fosse così importante vincere. Lei avrebbe avuto la forza di stare davanti a lui? Sarebbe riuscita a rilassarsi tanto da essere in grado di parlargli come una persona normale?

Mentre ancora viaggiava con la mente a quei giorni che probabilmente non sarebbero mai arrivati, il cellulare vibrò, facendola sobbalzare. Sospirò, sicura che fosse ancora Min. Lo lasciò vibrare qualche secondo in più, poi lo prese ma il numero non era quello della sua amica. Improvvisamente scattò in piedi come una molla, con le mani tremanti rispose alla chiamata e una voce di donna chiamò il suo nome. «Sì, sono io», rispose con voce quasi sussurrata. Dall’altro lato, la donna, scandendo le parole e parlando in modo molto pacato, pronunciò le parole che Jin aspettava da nemmeno lei sapeva quanto:

[Sono l'assistente Kim Sa-ra, chiamo dalla Sm Enterprise. Le annuncio ufficialmente che lei è una delle partecipanti scelte per il fan meeting che si terrà sull'isola Jeju. Tra qualche giorno verrà contattata per firmare un contratto e per i dettagli, le auguro buona giornata signorina Lee!]

Jin rilasciò un lungo respiro, restando a bocca aperta, con il telefono in mano a mezz’aria. Non sapeva nemmeno se avrebbe dovuto dire qualcosa, fare domande. Non era nemmeno certa di aver ascoltato tutto. Si era persa qualcosa di importante? Si era fermata con il cervello a “...è una delle partecipanti per il fan meeting...” Poi il nulla.

La comunicazione si chiuse senza che lei fosse riuscita a muovere un muscolo.

Era stata scelta. Era stata scelta? Era stata scelta!

Un’estrema felicità improvvisamente proruppe da lei che, senza averlo deciso razionalmente, prese a saltare e gridare come una pazza, lì in mezzo alla passeggiata piena di gente, lasciandoli a fissarla come fosse qualcuno scappato da un centro di igiene mentale.

Per la prima volta nemmeno i giudizi degli altri le importarono, era solo completamente persa nel pensiero che almeno per una volta nella vita il suo sogno si sarebbe realizzato.

Iniziò a correre come una pazza, più veloce che le gambe riuscirono a fare. Non conosceva la zona eppure, come se avesse integrato un gps nella testa, raggiunse la sala da té dove la sua amica lavorava. La vide subito in mezzo ai tavoli, con in mano un vassoio, diretta sicuramente a consegnare un ordine. Le si avvicinò cercando di non dare troppo nell’occhio, anche se tenersi quella gioia incontenibile per sé le fu davvero difficile. La ragazza le chiese di aspettare fuori per qualche minuto e lei lo fece, anche se stare zitta stava diventando davvero un’impresa impossibile. Camminò per un tempo indefinito avanti e indietro davanti alla vetrina della sala, con Min che sembrava non voler arrivare mai. Quando poi finalmente la vide spuntare dalla porta, la vide con l’espressione di chi non se la passava bene e il telefono stretto nella mano. Aveva ricevuto la telefonata, ma non era stata scelta.

Di colpo Jin si sentì la sorellastra cattiva. Il pensiero che lei era stata scelta e la sua amica no, la face sentire in colpa. Quella sera comunque festeggiarono ugualmente. Min fu meravigliosa e nonostante la tristezza di non poter coronare il suo sogno, fu felice per l’amica, con l’unica richiesta verso Jin di portarle foto e autografi da parte dei ragazzi.

***

I giorni successivi, a differenza di quelli passati ad aspettare una risposta, passarono in un lampo. Non le era mai successo di svegliarsi felice, pimpante, piena di voglia di fare, mentre da quella telefonata, ogni mattina il mondo sembrava sorriderle.

Quando arrivò il giorno della firma del contratto, si presentò in agenzia con il cuore così leggero da non crederci. Talmente carica che nemmeno lesse il contratto. Prese la penna e lo firmò, quasi a occhi chiusi. Non aveva bisogno di leggere... sarebbe stata una vacanza, e non una qualsiasi. Sarebbe stata con i ragazzi per quindici giorni, non avrebbero avuto scagnozzi, guardie o telecamere in giro. Lei e loro... e altre nove ragazze, purtroppo, smarriti per due settimane in un luogo in cui nessuno li avrebbe disturbati.

Non avrebbero potuto fare fotografie o video, anzi i cellulari sarebbero stati proprio banditi, tutto ciò che sarebbe successo all’interno sarebbe rimasto in quella casa e, anche se il discorso foto un po’ le dispiaceva, più che altro perché non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a Min, si rese conto che per dei personaggi del loro calibro il patto di segretezza era più che giustificato.

Dopo la firma le venne consegnato un biglietto aereo. Le fu detto che avrebbe viaggiato con le altre ragazze scelte. Appena arrivate sull’isola, un van le avrebbe prese e portate alla villa. Jin ricevette una valanga di informazioni, ma in realtà non sentì nulla. L’unica cosa che le girava per la testa era il pensiero persistente che a breve sarebbe partita per una vacanza con i suoi idol, con uno specialmente. Sapeva bene che sarebbe stata lontana da casa, con gente totalmente estranea a lei, nonostante quello era carica a mille, come non si sentiva da troppo tempo.

***

L'aereo atterrò sull'isola in perfetto orario e, quando furono all’esterno, un’assistente le accolse per poi portarle sul luogo della vacanza. Le altre nove ragazze erano belle, pensò, molto più belle di lei. Non parlarono molto, anzi, quasi per nulla, né sull’aereo, né sul van. Non che fosse lì per trovare amiche, ma sperò che una volta iniziata la vacanza, avrebbero potuto legare un po’. In fondo, tutte insieme stavano per realizzare forse uno dei loro sogni più grandi.

Durante il tragitto costeggiarono il mare; il panorama era da mozzare il fiato. Le spiagge bianche, l’acqua cristallina, le famiglie intente a giocare sulla sabbia. Fu tutto così affascinante che per un attimo, uno solo, scordò persino il motivo che l’aveva portata fin lì.

Poi di colpo su quella spiaggia immaginò i suoi ragazzi, quelli che stava per raggiungere, quelli che avevano ormai da lungo tempo occupato le sue giornate, le sue notti e tutti i suoi pensieri. Il cuore prese a batterle di nuovo così forte che quasi le mancò il fiato.

Cosa avrebbe dovuto dire una volta davanti a loro? Come si sarebbe presentata? Come sarebbero stati?

La sua mente non si fermò un attimo al pensiero di quel fatidico momento. Si guardò intorno, scrutando le altre ragazze, anche loro in silenzio. Le sembrarono meno nervose di lei, meno preoccupate, o forse era davvero solo lei che si sentiva come sulla graticola. Agitata e ansiosa come non era mai stata. L’unica cosa certa era che la fortuna per una volta l’aveva assistita e non avrebbe lasciato che tutto andasse perso a causa del suo carattere. Si sarebbe goduta ogni momento, ogni sguardo, ogni parola, fino all’ultimo.

Il van camminò a lungo costeggiando l’oceano. La destinazione finale sembrò non arrivare mai, ma quando alla fine fu davanti la villa, Jin restò a bocca aperta. Era immersa nella natura, così lontana dal mondo da sembrare presa direttamente da un libro. Attraversarono un enorme cancello, poi l’auto proseguì lungo un viale alberato che le sembrò infinito. Il cuore non aveva ancora rallentato la sua corsa. Jin si guardò attorno e l’unica cosa che riuscì a capire, era che si trovavano su un’altura. Intravide una spiaggia deserta, degli scogli e niente più. Niente case, niente locali. Nulla di nulla. Si trovavano nel mondo, ma fuori dal mondo.

Sbirciò da uno dei finestrini, una volta che il van si fu fermato, e vide un giardino enorme circondare un’elegante - e sicuramente molto costosa - villa moderna. L’autista disse praticamente l’unica frase del viaggio, avvisando dell’arrivo.

Tutte le ragazze scesero una dopo l’altra; erano già state avvisate che i bagagli sarebbero arrivati con un altro van e che li avrebbero trovati direttamente nelle camere, più tardi.

Diede loro il benvenuto un signora di mezza età, dall’aria simpatica, dei folti capelli neri racchiusi in un’elegante crocchia e il sorriso gioviale. Si presentò come la Signora Kim e le fece accomodare all’interno, facendo fare loro un tour del luogo e mostrando poi le camere già assegnate.

Jin ne ebbe una singola, con un bagno tutto per sé, posizionata vicino alle scale. Era grande come il suo appartamento, praticamente. Sorrise al pensiero, sospirò e si lasciò andare a peso morto sul letto, constatando quanto fosse comodo, quanto le piacesse quel posto e... pensando che avrebbe dormito davvero sotto lo stesso tetto dei ragazzi.

Si alzò di scatto, arrossendo, ridacchiando tra sé, immaginando che li avrebbe visti a dorso nudo probabilmente, che avrebbe mangiato con loro, che... «Ma certo, stupida! È ovvio, ci pensi adesso?», la vacanza non era ancora iniziata e già parlava da sola.

Camminò verso la portafinestra, cercando di prendere una boccata di aria fresca e allontanare i pensieri strani. Si appoggiò alla balaustra, respirando l’aria di mare a pieni polmoni. Le valigie arrivarono poco dopo e subito il pensiero di una doccia le sembrò perfetto.

Più tardi, dopo essersi sistemata, scese. Non trovò nessuno in casa, o almeno così le sembrò. Uscì dalla porta posteriore e ciò che vide le tolse il respiro. Il cuore riprese a battere come un pazzo. Davanti a lei c’erano i ragazzi, c’erano loro. Li guardò in silenzio, in disparte. Esaminò uno per uno coloro che a tutti gli effetti erano sempre stati il suo sogno. I loro sorrisi, il modo in cui si prendevano in giro e giocavano. Improvvisamente catapultata nella realtà che avrebbe vissuto per quei quindici giorni, si rese conto che tutto era così perfetto da superare ogni suo desiderio più bello.

E poi c’era lui, quel lui, che più di tutti era riuscito sin dalla prima volta a rubare ogni suo battito, ogni suo sorriso, ogni suo sospiro. Finalmente lo aveva davanti. Finalmente era lì e se ne innamorò per la milionesima volta.

 

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Capitolo 2
*** 2 CAPITOLO ***


Rimase molto tempo a fissare con gli occhi pieni di speranza tutto ciò che accadeva intorno a lei. I ragazzi, i suoi quattro meravigliosi ragazzi: il Leader “Sung-ho”, il Vocalist “Baek”, colui che le aveva rubato il cuore di più fra tutti, il Rapper “Chan” e infine il Visual “Jun”. Li guardò giocare con le ragazze presenti in piscina, bere con alcune sui lettini e ridere, ridere tanto da farle venire la pelle d’oca per l’emozione. Lei fu l'ultima ad arrivare, le altre ragazze sembrarono già fare parte del gruppo. Molto spigliate, come se li conoscessero da sempre, già pronte a divertirsi. <> Pensò, innervosendosi. Poi due membri del gruppo le si avvicinarono. <>, le disse il ragazzo alto con le orecchie a sventola. "Chan"! Il rapper più bravo che avesse mai sentito, accompagnato dal maknae "Jin", il più giovane del gruppo. Quest'ultimo le tese la mano prendendo la sua e le sorrise. << Probabilmente non abbiamo bisogno di presentazione, quindi piacere di conoscerti Jin... andiamo a bere qualcosa?>>, le chiese; lei sorrise e annuì felice che la sua vacanza finalmente avesse inizio. Jun la prese dalla vita e la trascinò con sè verso un tavolo strapieno di cibo e bibite varie, offrendole subito un cocktail azzurro dal contenuto non identificato. Improvvisamente, dopo essersi seduta su uno degli sgabelli, ogni membro a turno le si avvicinò e le diede il proprio benvenuto. Si sentì come in una bolla. Ogni viso, ogni sorriso le sembrò un sogno, qualcosa di inimmaginabile, ma che invece era divenuto realtà. Conobbe finalmente di persona i suoi idol, e tutto fu più che perfetto. Infine, l'ultimo che le parlò fu proprio colui che aveva sempre ammirato di più e che occupava da sempre un posto speciale nel suo cuore: "Baek." Si girò nell'attimo stesso in cui lui la fissò. Le sorrise, quel sorriso che conosceva bene, che gli illuminava gli occhi e la sua faccia da schiaffi le fece sobbalzare il cuore. << Benvenuta, tu sei la ragazza dispersa? Eravamo tutti curiosi!>> Le disse scherzando avvicinandosi. Jin gli sorrise e gli porse la mano. Baek la fissò e poi gliela strinse senza lasciarla. << Stai bevendo qualcosa di leggero, non ti va qualcos'altro?>> Le chiese avvicinandosi al suo bicchiere col viso. Le sue labbra si posarono sulla cannuccia assaggiandone il contenuto e subito dopo fece una smorfia. << Chi te lo ha dato questo? Scommetto che è stato Jun, fa sempre intrugli schifosi!>> Scherzò facendola ridere. A quel punto le lasciò andare la mano e proprio il maknae si presentò alle sue spalle prendendolo dal collo. << A chi hai detto che fa cose schifose?>> Disse facendo finta di essere molto arrabbiato e Baek scappò gettandosi in piscina; scoppiarono entrambi a ridere come matti e per Jin non avrebbe potuto essere tutto più perfetto di così. Baek si avvicinò poi al bordo della piscina e le fece l'occhiolino sorridendole ancora. <> Le disse richiamando la sua attenzione. Chan le si avvicinò mettendole un braccio sulle spalle e ammonì l'amico. << E no Casanova, Jin l'ho vista prima io! Tu fatti una nuotata!>> Lui scoppiò a ridere e si allontanò dal bordo facendole un cenno di saluto. Jin avrebbe voluto fermarlo, guardare ancora il suo viso perfetto e sorridente, magari gettarsi in acqua con lui come le altre ragazze che lo raggiunsero subito, ma non sapeva nuotare e soprattutto sapeva che scherzavano fra loro, quindi accettò di seguire l'ultimo arrivato a mangiare qualcosa, sempre però tenendo d'occhio l'altro. Chan, scoprì, che insieme a Jun erano davvero tanto chiaccheroni e scherzavano all'infinito. Erano simpatici e facevano scherzi a tutti. Gli altri ragazzi erano impegnati in varie conversazioni con altre ragazze, e molte di loro non facevano altro che strusciarsi su di loro o accarezzarli in modo accattivante, notò sorpresa. Ad un certo punto Chan accettò la richiesta di una ragazza e si mise seduto al pianoforte accanto al buffet. Iniziò a far scivolare le dita sui tasti e il momento dopo la melodia di "All of me" di John Legend sembrò rinascere sulle sue labbra. Jin lo fissò incantata. Era una delle sue canzoni preferite e cantata da lui l'aveva sempre adorata. Sorrise quando la richiamò con un dito e titubante ma incoraggiata dal suo sguardo andò a sederglisi accanto. Posò le dita sui tasti insieme a lui e iniziò a seguirlo. Cantarono insieme per qualche minuto. Chan le permise di adattarsi al suo modo di cantare, di suonare, la seguì lasciandole spazio, facendola diventare sicura poco a poco, e quando le ultime note si persero Jin tolse le mani e si voltò sorpresa da sé stessa. << Wow, sei stata grande!>> Urlò lui gettandosi ad abbracciarla col suo solito fare da giocherellone. Era un tipo molto espansivo e quello era il suo modo di dimostrarlo. Jin sorrise e quando anche tutti i presenti li applaudirono, si girò. Guardò Baek che era seduto su una sdraio mentre una ragazza aveva le mani sulle sue spalle intenta a massaggiarlo. Le sorrise alzando il bicchiere in sua direzione e con le labbra mimò qualche parola che non capì, ma sorrise e lo ringraziò abbassando di poco il capo. La giornata stava procedendo bene e quella piccola parentesi aveva fatto in modo che si aprisse e finalmente iniziasse a divertirsi. Diverse ore dopo ancora in piscina, Sung-ho propose una partita a pallamano, chiamò anche lei, ma avendo paura dell'acqua lasciò perdere e si diresse invece verso un dondolo riverso alla costa. Una volta sola, guardò l'orizzonte rilassandosi per qualche secondo e si portò le ginocchia sotto il mento sospirando. Era tutto bellissimo. L'atmosfera, i ragazzi, il suo stato d'animo. Respirare la loro stessa aria era qualcosa che la faceva sentire in paradiso, soprattutto perché in poche ore si erano dimostrati ragazzi dolci e gentili come tanti altri, che si divertivano ed erano semplici, come ogni ragazzo comune, e non personaggi famosi che avrebbero potuto vantare il loro status. Improvvisamente il dondolo si mosse e perse l'equilibrio. Due mani furono pronte a trattenerla dalle spalle e quando girò il capo vide proprio Baek; sorrise e lo guardò mentre aggirava il sedile e le sedeva accanto. <> Le disse fissandola sorridente. Jin annuì imbarazzata. << Non so nuotare, ho paura di entrare in piscina.>> Confessò tranquilla. Baek sbarrò gli occhi sorpreso e piegò il capo di lato. Era così vicino, così vero che le emozioni contrastanti si scontrarono con la realtà per pochi secondi. <> Le disse e la sua voce fu come un balsamo. Lo guardò. Guardò i suoi occhi luminosi, le sue labbra mentre parlava e sorrise diventando rossa. << Non ti fidi?>> Le chiese lui ridendo, notando sicuramente quel rossore. << Oh no, no, mi fido... >> Rise anche lei. Lo guardò ancora senza riuscire a distogliere lo sguardo e Baek se ne accorse, perché strinse gli occhi di poco, velandoli con un sorriso e alzò una mano per metterle dietro l'orecchio dei capelli mossi dal vento. Quel tocco lasciò Jin senza fiato. Smise di sorridere e di guardarlo. Impacciata tentò di aggiustarsi i capelli alla meglio e poi tornò a fissarlo. Il cuore prese a batterle talmente forte che neppure cercando di riprendere fiato riuscì a calmarlo. Avere davanti colui che aveva adorato per anni, era qualcosa che non avrebbe potuto spiegare alla sua anima confusa e felice. Lui scoppiò a ridere e si appoggiò allo schienale guardando il panorama in silenzio, che poi ruppe tornando con gli occhi su di lei. << Canti benissimo, - sussurrò - devi essere tu quella ragazza che hanno scelto per aver sorpreso tutti alle selezioni!>> Sbarrò gli occhi girandosi di scatto e nell'attimo che lo fece lui si spostò in avanti avvicinandosi. I loro visi furono a poca distanza. Baek smise di sorridere e la guardò ancora negli occhi. << Adesso devi cantare con me!>> Le disse quasi sussurrando, vicinissimo. Sentì il suo respiro caldo sul viso e rimase ferma senza riuscire a muoversi, senza riuscire a proferire parola. Rimase a fissare le sue labbra e i suoi occhi per diversi secondi, passò lo sguardo su ogni centimetro di pelle e poi si voltò ridendo nervosa. << Sarebbe un sogno che si avvera allora... tu sei il mio cantante preferito!>> Riuscì a dire sincera tornando a fissarlo. Sorrise quando lo fece lui e rimasero a guardarsi ancora per qualche secondo. <> La voce di Chan interruppe il momento e i due si voltarono scoppiando a ridere mentre quest'ultimo si sedette fra loro. Jin non seppe se ringraziarlo per averle evitato di fare qualcosa di stupido, o volerlo picchiare. Poi però decise di ridere alle sue battute e si lasciò quel pensiero alle spalle. *** La festa di benvenuto in piscina continuò per ore, fino a sera. L'atmosfera però una volta calate le luci sembrò cambiare. Jin si ritrovò a cercare con lo sguardo Baek, allontatosi poco prima. Si allontanò da Chan con la scusa di prendere qualcosa da mangiare e si ritrovò a guardare alcuni membri impegnati diversamente dal solito gioco che li aveva accompagnati l'intera giornata. Vide Jun praticamente sdraiato su una delle ragazze senza imbarazzo, Sung-ho non distante intento a fare lo stesso. Sembrò che la situazione si fosse ribaltata e rimase sorpresa, stupefatta. Si disse che forse era normale. Le ragazze erano attratte da loro e ovviamente i ragazzi non si sarebbero lasciati pregare. Le passò la fame e quando si volse per capire cosa fare, rimase di sale per ciò che vide. Baek dentro la piscina. Era praticamente spalmato addosso ad una delle biondine del gruppo e le loro mani non lasciarono nulla all'immaginazione. Ad occhi sbarrati lo fissò per qualche secondo, guardò anche gli altri che praticamente erano intenti a fare altrettanto, e capì che la festa normale era finita, e ne era iniziata un'altra a cui non era sicura di voler partecipare. Tornò con lo sguardo su di lui. Il suo cuore perse un battito; lo vide diverso, vide un uomo e non un ragazzo, lo stesso che poco prima aveva parlato con lei, che le aveva sorriso, che era per lei qualcosa da idolatrare. Le era sembrato un ragazzo dolce, quasi interessato a lei e vedendolo invece in quel momento, le sembrò un'altra persona. Intento a fare i comodi suoi senza preoccuparsi di chi potesse vederlo. Chan la raggiunse e vedendola con lo sguardo sorpreso da ciò che le accedeva intorno, la fissò incuriosito. Poi l'attirò a sè dalla vita e scese sul suo viso. << Ti va se andiamo in camera mia?>> Le chiese. Jin lo guardò stupefatta e rimase senza parole. Anche lui iniziò a sembrare completamente diverso dal ragazzo dolce che l’aveva fatta cantare nel pomeriggio. Come avrebbe potuto rifiutare quando tutti sembravano interessati solo a quello? E la cosa che la sconcertò ancora di più, fu che tutte le altre ragazze erano intente a continuare a divertirsi, ad avvicinarsi per far parte delle coppie, per rubare qualche bacio, per essere prede o chissà cosa. Lo fissò senza riuscire a rispondere e quando sentì le sue labbra scendere sul suo collo non riuscì a non puntare la mani sul suo torace. <> Lui alzò il viso a guardarla serio e la lasciò andare allontanandosi di poco. Poi la prese dalla mano e la trascinò con sè verso il corridoio. Pochi secondi dopo si ritrovò in camera sua. Lo guardò sedersi sul letto e fissare lo sguardo su di lei ancora più serio. << Non hai mai pensato che sarebbe finita così? >> Le chiese improvvisamente. Jin lo guardò senza capire e lui continuò passandosi una mano sul viso. Cercò i suoi occhi e sempre molto serio riprese a parlare. << Ogni ragazza che è venuta qui, è qui per questo... tutti vogliono questo. L'agenzia organizza questi meeting per non avere problemi fuori dal loro controllo!>> E la verità improvvisa le provocò un brivido lungo la spina dorsale. Sbarrò gli occhi. Chan la vide immobile, scosse il capo e si alzò per avvicinarsi. I loro occhi s'incontrarono e non osò neppure respirare. Provò timore, provò una sensazione strana. << Ho capito subito che eri diversa da tutte quelle che ci sono capitate fino a ora, l'ho capito quando hai cantato con me, ma la situazione deve esserti chiara Jin. - continuò lui - È una vacanza con un unico scopo e tu ne sei in mezzo, non puoi sottrarti, hai accettato di venire qui, hai firmato. Non hai letto il contratto?>> Le chiese poi. Lo guardò sorpresa ancora di più e ripensò a quel giorno. Non aveva letto nulla, troppo felice, troppo stupida, non aveva capito. Si passò una mano fra i capelli e tornò a guardare Chan smarrita. << Non credevo, io non.... >> Balbettò. Il ragazzo le si avvicinò e le prese il viso fra le mani. <> Lo guardò per un attimo in silenzio e poi abbassò gli occhi. Nella sua mente si fece strada tutto ciò che non aveva capito prima, e in quel momento ogni cosa fu improvvisamente chiara. Sconvolta si portò una mano sulle labbra, ripercorse i pochi ricordi che aveva da quando aveva saputo della scelta, rivide ciò a cui aveva assistito poco prima, e capì... anche troppo. Le ragazze erano state scelte per far divertire il gruppo, per tenere sotto controllo tutta la situazione e lei probabilmente aveva firmato qualcosa dando il suo consenso, vendendosi a loro come tutte le altre nella villa. La differenza era, che le altre, ne erano consapevoli e avevano accettato, lei ne era ignara e da stupida non aveva capito nulla. Tutto divenne esattamente ciò che era; la privacy, il divieto dei cellulari, la villa sperduta. Il cambiamento improvviso di Baek. Guardò il ragazzo che le stava di fronte e non seppe se avrebbe potuto fidarsi, ma a quel punto, in quel momento, non aveva altra scelta. Guardò il suo viso, i suoi occhi che sembrarono davvero preoccupati e abbassò il viso. In tutta la sua vita questo fan meeting era stata la cosa che aveva desiderato di più, che aveva aspettato con tutta sé stessa. Come avrebbe potuto immaginare che dietro ci sarebbe stata una cosa così tanto più grande di lei? Non aveva letto nulla quel giorno, convinta che non ce ne fosse bisogno, che una vacanza sarebbe stata solo qualcosa da ricordare, che avrebbe conosciuto finalmente colui che seguiva e che le aveva strappato ogni sorriso per anni. Alzò il viso a guardare di nuovo il rapper e rimase immobile. “Lui” a questo punto era la sua unica via d’uscita.

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Capitolo 3
*** 3 CAPITOLO ***


CAPITOLO 3

Sdraiata sul letto di Chan, fissò il soffitto a lungo, mentre dal bagno proveniva ovattato lo scosciare dell’acqua della doccia. Era l’unico rumore che riuscisse a sentire, oltre a quello dei suoi pensieri che vorticavano pericolosamente, causandogli il mal di testa. Si chiese quanto stupida doveva essere stata per non averlo capito subito. Ma, in fondo, come diavolo avrebbe potuto anche solo immaginarlo? O forse era lei ad essere stata davvero troppo ingenua?

Una villa stratosferica, tutto pagato, quindici giorni con il gruppo più famoso di Corea... poteva essere che si fosse sbagliata così tanto?

“Nemmeno il cane muove la coda per niente.” Di tanto in tanto i proverbi di sua nonna le tornavano in mente, e anche quello le sembrò davvero calzare con la situazione.

Organizzare un viaggio simile, dieci ragazze, con una manciata di ragazzi nel pieno della loro vitalità, sempre impegnati, sempre con la libertà ridotta all’osso. Una villa nascosta chissà dove, circondata da energumeni.

L’agenzia organizzava veramente questo genere di cose per tenerli buoni, sotto controllo, ed evitare così scandali? Era davvero così semplice per una ragazza vendersi, solo per poter andare a letto con un idol? Jin ricordò le scene in piscina di poco prima, le parole di Chan. «Posso evitarti l’inevitabile solo per stasera, puoi restare in camera con me. Ma domani dobbiamo escogitare qualcosa di diverso.» Escogitare? Qualcosa di diverso? Tipo cosa?

Mentre il suo nuovo amico ancora si preparava per la notte, lei continuò a riflettere su quello che le stava accadendo, su quello che stava accadendo in quella villa. Rivide Baek stretto tra le braccia di una ragazza qualsiasi, di cui probabilmente neanche avrebbe ricordato il nome, e si diede della cretina. E lei che, durante la loro breve chiacchierata sul dondolo, aveva anche creduto che gli piacesse! Si diede per l’ennesima volta della sciocca.

Come avrebbe potuto pensare che uno come lui potesse provare una qualsiasi cosa per una come lei?

Dio, quelle sue mani bellissime, sul corpo di quella ragazza... Una fitta dolorosa, ingestibile, le trapassò lo stomaco. Prese un lungo respiro e si rese conto di essere gelosa, gelosa come mai prima. Avrebbe voluto essere al posto di quella?

Da quando aveva iniziato a seguire gli XOXO, lui era sempre stato quello che più di tutti sentiva vicino. Non era stata mai in grado di spiegare quella sensazione, ma più lo guardava, più sentiva di conoscerlo da sempre. In quel momento si rese conto di quanto fossero sbagliate le sue idee, le sue percezioni. Poteva davvero essersi sbagliata tanto? A quanto sembrava, sì. La verità era che lei e tutte le altre non erano altro che delle bambole, il loro strumento del piacere in un attimo di riposo dalle attività. Ognuna di loro sarebbe stata dimenticata alla velocità della luce.

Per un attimo si chiese chi fosse lei per biasimare quei ragazzi, per giudicarli. In fondo, pensò, per quello che ne sapeva, l’intera industria dell’intrattenimento funzionava così. Avevano a portata di mano il mondo e semplicemente ne approfittavano. Eppure, dentro di sé qualcosa era cambiato. L’idea che aveva avuto di loro lo era.

Cercò di mettere da parte i suoi pensieri quando Chan uscì dal bagno. La raggiunse in un paio di pantaloncini blu e una maglietta a maniche corte grigia e scattò in piedi come un soldatino, temendo l’idea che potesse fraintendere trovandola sdraiata sul suo letto. Non disse una parola, si limitò a fissarlo dispiaciuta per poi muoversi di qualche passo verso il divano, lontano da lui. «Non c’è bisogno che ti alzi, devi essere stanca... puoi metterti comoda, non ho intenzione di approfittarmi di te. Non siamo quel tipo di persone.» Jin si sorprese del suo modo di fare affabile e gentile. Da quando si erano incontrati non si era mai preso libertà nei suoi confronti, non l’aveva mai guardata dall’alto in basso e anche in quel momento, il suo comportamento nei suoi riguardi la faceva sentire al sicuro. Lo guardò per un breve momento e sorrise. «Ti scoccia se ti faccio una domanda?», gli chiese con voce appena accennata, come se in qualche modo temesse un suo rifiuto. Lui si limitò ad annuire, guardandola di tanto in tanto mentre trafficava tra le sue cose. Lo seguì con lo sguardo in ogni suo movimento, sorprendendosi di quanto si sentisse bene in sua compagnia. «Sono sempre così... i vostri fan meeting? Cioè...», si morse la lingua, non voleva dire nulla che potesse risultare offensivo, almeno non verso l’unica persona che le avesse mostrato un sincero riguardo. Chan si girò per cercare il suo volto con lo sguardo, le si avvicinò piano e le sorrise con una dolcezza che ancora non le aveva dedicato. «Non sempre», le accarezzò il viso con una delicatezza che Jin non si sarebbe aspettata da un ragazzone come lui. «Ma le vacanze non sono fatte per distrarsi?» Prese posto accanto a lei, senza invadere troppo il suo spazio; la scrutò per un lungo momento e l’accarezzò ancora, con altrettanta dolcezza. «All’inizio non potevo credere che davvero non conoscessi il motivo per cui voi ragazze siete qua, ma ora che siamo soli, che posso guardarti così da vicino, vedo nel tuo sguardo quanto tu sia spaventata, ma davvero, non devi avere paura. Non siamo mostri o pervertiti. Per questo chi viene qua firma un contratto. Le ragazze che accettano sanno bene che potrebbe succedere di... beh...», Chan non era mai stato tipo da intimidirsi, o da censurarsi, ma davanti a quella ragazza sentiva di dover andarci piano. «Non è obbligatorio, ma vista la situazione non verrai pagata, Jin. E dovrai andartene, mi dispiace.»

Jin per un attimo restò senza fiato. Andarsene? Perché? «Ma a me non interessano i soldi. Nemmeno sapevo che sarei stata pagata. Io sono venuta qua per incontrare i miei idoli, per stare un po’ con loro, conoscerli meglio. Non dovrebbe essere questo lo scopo di un fan meeting? Io sono venuta per la persona che...», improvvisamente si ricordò di dover soppesare bene le parole e si ammutolì. Non voleva passare ancor di più per la stupida di turno. Ma Chan non si scompose, anzi le sorrise e le disse che avrebbe potuto dormire nel letto, che lui avrebbe dormito sul divano. «Ho capito subito che in te c’era qualcosa di diverso, mi sembravi troppo spaesata per sapere veramente il motivo della tua presenza qui.» Per l’ennesima volta le accarezzò una guancia, sorridendole. «Sei davvero una ragazza dolcissima.» Il che per Jin poteva voler solo dire “Sei davvero stupida”, e forse Chan era semplicemente troppo carino per dirlo così, senza mezzi termini. «Stai tranquilla, finché sarai qui con me non ti succederà niente, cerca di dormire, domani penseremo a qualcosa.»

Jin sospirò di sollievo e, per la prima volta quel giorno, si sentì libera di lasciarsi andare, abbandonandosi a un sonno profondo.

 

Quando la mattina seguente aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il viso addormentato di Chan. Era sdraiato di lato a lei e la teneva stretta al suo corpo. Per un secondo ripensò alla sera prima e al fatto che lo aveva lasciato sdraiato sul divano, ma per una qualche strana ragione il fatto di ritrovarselo lì e di sentire le sue braccia forti strette a sé non le diede alcun fastidio. Anzi, era piacevole il suo calore, quasi come se fosse chiusa in un guscio protettivo dove nessuno avrebbe potuto farle del male. Lo fissò per un lungo momento, pensando a quanto fosse surreale trovarsi in quella situazione, così appiccicata a lui, e un secondo dopo i loro sguardi si incrociarono. Lui le sorrise con il viso intorpidito dal sonno, le sembrò così carino da intenerirla. Lei rispose al sorriso poi si scostarono leggermente l’una dall’altro per prendersi il loro spazio. Chan tornò a fissarla dopo essersi stropicciato un po’ il viso per riprendersi. «Non volevo intrufolarmi nel letto e approfittare di te, devo essere venuto qui senza rendermi conto, il...» Jin scosse il capo in sua direzione, sistemandosi a sedere e ravvivandosi i capelli con le dita. «Ti creo già abbastanza problemi, è giusto che tu dorma nel tuo letto...» Chan si alzò e infilò la maglietta che chissà come e quando si era sfilato durante la notte. «Smettila di scusarti, piuttosto pensiamo a una soluzione per farti restare senza che tu sia costretta a passare nelle grinfie dei miei amici..., perché accadrà. Uno ad uno ci proveranno con te, ti avverto.» Subito dopo lui si infilò in bagno e poco dopo ne uscì con un asciugamano sulla spalla e lo spazzolino in bocca. Il modo noncurante con cui si comportò con lei, come condividere una routine così intima come quella del risveglio, la fece sentire improvvisamente a casa.

«Credo che l’unica soluzione al momento sia dire ai ragazzi che ti voglio tutta per me, per tutta la vacanza. Cosa ne dici?» Jin volse il viso di scatto verso di lui, stentando a credere alle sue parole. «Come?» Per un attimo pensò di aver veramente capito a male. «Perché faresti una cosa simile per me? Vorrai divertiti anche tu come gli altri...» Jin non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Chan fu pronto con la risposta. «Pensi che abbia bisogno di queste vacanze per divertirmi? Non mi serve che l’agenzia mi faccia trovare delle ragazze direttamente nel letto... E non amo particolarmente il sesso con donne di cui non m’importa.» Di nuovo la mano di lui si mosse verso il viso di lei in una carezza sincera e calda, che Jin accolse con nel cuore la consapevolezza che tra tutti forse lui era il più vero e onesto. «Sono qui solo per divertirmi con i miei amici.» Le sorrise, pensando a quanto fosse tenero il modo in cui inavvertitamente la ragazza cercava il contatto con il palmo della sua mano. «E forse potrei innamorarmi di te... e tu di me.» Quest’ultima frase arrivò all’orecchio di Jin così inaspettata e fulminea che non riuscì nemmeno a capire se Chan l’avesse pronunciata davvero. Lui le sorrise e si chiuse di nuovo in bagno, lasciando la ragazza lì in piedi, in mezzo alla stanza, avvolta da mille pensieri.

«Quindi, hai deciso? Ti piace l’idea?», Jin nemmeno si accorse del ritorno del suo nuovo amico. Lui la riscosse dalle sue riflessioni senza meta all’improvviso, ricordandole che ancora non avevano deciso come fare per evitare che venisse cacciata via, senza che però dovesse concedersi in qualche modo agli altri ragazzi. Dopotutto, pensò, non aveva tante altre scelte a cui aggrapparsi, quindi annuì, un po’ impaurita. Mentire o recitare non erano cose che le fossero mai riuscite tanto bene nella vita, per questo un po’ si preoccupò. Se l’alternativa, comunque, fosse stata dover andare via, il gioco avrebbe valso la candela.

«Non mi sembri molto convinta, non devi dare nell’occhio e soprattutto ricordati di essere convincente e naturale. Se ti abbraccio o ti tocco, non saltare per aria come se stessi cercando di rapinarti.» Chan scoppiò a ridere all’espressione di Jin, che lo guardò come fosse una specie di alieno. Le scompigliò i capelli e le disse di andare a cambiarsi nella sua camera. Lui l’avrebbe attesa giù.

***

 

Dopo una lunga, lunghissima doccia, rimase un po’ in camera, in accappatoio, seduta sul bracciolo della poltrona, come faceva sempre quando aveva per la testa mille pensieri. Ringraziò il cielo per aver trovato Chan, che sembrava sinceramente intenzionato a proteggerla, ad occuparsi di lei. Forse, pensò, con lo stratagemma ideato dal suo amico, avrebbe potuto godersi la vacanza in tutta tranquillità e magari scoprire di più su di loro, nella speranza di non venire totalmente disillusa. Non voleva credere fino in fondo che fossero degli approfittatori. Anzi, era quasi certa della loro bontà d’animo. E più di tutto, era determinata a scoprire se lui fosse davvero così diverso da come lo aveva sempre immaginato.

Quando scese, dopo un tempo indefinito, tutti i ragazzi erano intenti a fare colazione. Dopo la strana e deludente serata del giorno prima, erano di nuovo i quattro ragazzi dolci e carini che aveva conosciuto all’inizio, che conosceva da tanti anni. Tutti si voltarono a fissarla, tutti tranne lui che, invece, non sembrò per nulla deciso a staccare gli occhi dal cellulare. Chan, come si aspettava, appena la vide le andò incontro con un sorriso così raggiante da sembrare reale, e le cinse il viso tra le mani, baciandole i capelli, stringendole poi le spalle con un braccio. «Tutto bene? Ti stavo aspettando... finalmente possiamo andare al mare.» Sembrava davvero entusiasta all’idea di stare con lei, talmente tanto che Jin non poté far altro che sorridergli altrettanto contenta. Salutò gli altri con una mano e in quel momento anche Baek alzò lo sguardo verso di lei, i loro occhi si incontrarono, ma inspiegabilmente sentì freddo lungo la spina dorsale. Quella sua espressione fu così strana che per un secondo si chiese se non fosse arrabbiato con lei. Poteva essere? Perché avrebbe dovuto? Che gli aveva fatto? Si chiese ripetutamente senza trovare risposta. Chan la portò di nuovo con i piedi per terra, prendendola per la mano e trascinandola fuori, con sé. «Ho detto loro che per tutta la vacanza sarai mia... non mi sono sembrati proprio felici della cosa, pare che tu abbia altri ammiratori, ma credo che non daranno problemi.»

Jin sospirò di sollievo e, se poi Chan non avesse frainteso, avrebbe pure potuto abbracciarlo.

Camminarono verso il bagnasciuga, lui con la mano nella sua, come se davvero fossero una coppia. Parlarono un po’, di tutto e di niente. Lui la fece ridere spesso, ridere sempre, era in grado di sciogliere dal suo cuore quella patina di grigiore che si portava sempre appresso, e anche l’ansia che quel viaggio strano e surreale che le aveva stritolato lo stomaco.

L’oceano era così calmo e limpido da sembrare una tavola di cristallo. Si fermarono per un secondo e lei si girò per guardare l’orizzonte, per poi alzare le braccia, stiracchiarsi e inalare quanto più ossigeno possibile.

Poco dopo chiese a Chan di poter stare un po’ da sola. Ne aveva bisogno, aveva bisogno di stare con sé stessa per capire esattamente cosa fare di quei giorni. Avrebbe dovuto andarsene? Restare?

Dopo un po’ guardò l’ora, accorgendosi di quanto tempo fosse passato. Sarebbe dovuta tornare o il suo atteggiamento avrebbe iniziato già a destare sospetti.

Quando fu di nuovo con i suoi compagni di viaggio, restò comunque un po’ in disparte. Chan giocava con gli altri, ritagliandosi dei momenti per stare solo con lei. Ogni minuto che passava era un’ulteriore conferma di quanto quel ragazzo fosse dolce e generoso.

Rimasta sola di nuovo, decise di tornare in cima all’altura, al dondolo. Non amava i giochi da spiaggia e comunque c’erano già abbastanza ragazze a tenere compagnia a quei quattro. Sentì di aver davvero bisogno di stare da sola.

Dondolò pigramente, chiudendo gli occhi ogni volta che un filo di brezza marina incontrava il suo viso. Aveva ancora in mente quella difficile domanda, a cui non sapeva dare risposta. Restare o andare via? Perché Baek non le aveva rivolto neanche un saluto? Per un piccolo istante si chiese se per caso non fosse geloso del fatto che Chan aveva “rivendicato” le sue attenzioni, poi si diede della stupida, di nuovo. «Perché mai avrebbe dovuto essere geloso di me?», si chiese tra sé. Era davvero, davvero stupida a pensare una cosa simile, considerata la presenza di altre nove ragazze pronte a prostrarsi ai suoi piedi ad ogni minima richiesta. «Forse gli ha dato fastidio il fatto che il suo amico abbia chiesto l’esclusiva? Tutte erano di tutti, dopotutto. No?» Jin scosse il capo per togliersi dalla testa quei pensieri sciocchi, sapendo che per Baek lei non fosse altro che una delle tante passate di lì.

«Non dovresti restare sempre in disparte.» Quella voce le diede una coltellata che la fece girare di scatto. Gli occhi della causa dei suoi crucci la scrutarono, neanche volessero leggerle l’anima. Era così vicino al suo viso che avrebbe tranquillamente potuto contargli le ciglia. La fissò serio, quasi cupo, proprio come aveva fatto in cucina qualche ora prima. «Sai cosa vuol dire “vacanze in compagnia”?» le chiese, senza mai distogliere la sua attenzione da lei. «E adesso si è creata anche una coppia esclusiva. Cos’è? Pensi di vivere in una di quelle fanfiction che si trovano in rete? L’eroina, povera e indifesa, che fa breccia nel cuore dell’idol. E vissero insieme felici e contenti.» Si avvicinò ancora di più e la sua voce improvvisamente divenne un sibilo dritto nell’orecchio di Jin. «Che diavolo vuoi fare? Trovare marito? Sappi che questo giochetto non funziona, tu non vieni qua pensando di dettare le regole. Qui le regole le facciamo noi...» Baek, azzerò le distanze, finì con l’essere così prossimo da farle mancare il respiro. Jin dovette stringere i pugni, e quasi conficcarsi le unghie nei palmi, per stare calma. Lui non era cordiale, né gentile, né tantomeno amichevole. Al contrario, sembrò furibondo, e quel che era peggio, sembrava furibondo con lei. Non riuscì a capirne il motivo, ma al tempo stesso non ebbe il coraggio di chiedere. Avrebbe solo finito con il peggiorare la situazione.

Baek le regalò un sorrisetto così freddo e pericoloso da farle venire la pelle d’oca. Tutto era fuorché pronto a darle tregua. Perché mai doveva comportarsi in quel modo?

«Se pensi di essere venuta qua a fare chissà cosa, ti sbagli. Pensi di essere furba, ma non vai a rubare a casa del ladro. Non ti permetterò di fare la fidanzatina con Chan. Pensi di cavartela perché hai scelto il più buono, eh?» Più lui parlava, più Jin perdeva l’uso anche solo del pensiero. Lo guardò, come congelata, come lobotomizzata. Ebbe quasi paura di lui, anzi, aveva paura di lui, e la cosa la deluse più di qualsiasi altra avesse mai fatto. Lui, proprio lui fra tutti, aveva sviluppato un qualche odio verso di lei. E quel ch’era peggio, era che, per quanto ci provasse, non riusciva a capire cosa gli avesse fatto per meritare un tale trattamento. «Adesso non parli? Con me non sei loquace come con Chan, eh? Sappi che passerò i giorni con l’unico intento di rovinarti la vacanza. Non ti lascerò fare i tuoi comodi... tu non sei di nessuno, e sei di tutti, ricordalo.»

A quelle ultime parole, le sue mani tremarono, così come il suo cuore. Lo sapeva già, ma sentire una cosa simile uscire dalle sue labbra, le confermò quanto in realtà fosse profondamente stronzo.

Le fu impossibile capire il perché di quell’odio gratuito, di quell’atteggiamento ostile nei suoi confronti. La frustrazione e l’amarezza che provò, alla fine si riversarono dai suoi occhi sottoforma di lacrime che Jin non voleva mostrare, non a lui. Baek in un attimo si allontanò, lei rimase lì, con il suo pianto come unica compagnia. 

 

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Capitolo 4
*** 4 CAPITOLO ***


CAPITOLO 4

Dopo un tempo indefinito e aver pianto come una bambina, decise che avrebbe dovuto tornare in spiaggia. “Lui” era stato chiaro anche sul fatto che non avrebbe dovuto stare da sola, era lì per una vacanza di gruppo e non voleva attirare ancora le sue ire, le faceva davvero paura, soprattutto ora che conosceva la verità sui suoi pensieri e sul fan meeting.

Si fece pomeriggio, Jin cercò di stare più lontana possibile dall'acqua, ma non ci riuscì fino in fondo. Alcune delle ragazze, le più carine e simpatiche con cui era riuscita a scambiare qualche parola, la pregarono di giocare con loro, e non poté non accettare; anche Chan insististette abbracciandola ripetutamente, facendo in modo che gli altri ricordassero che ne aveva l’esclusiva. Nonostante ciò, ogni suo movimento sembrò essere sotto lo sguardo attento e scrutatore di colui che le aveva appena dichiarato guerra. L'unica sua consolazione fu proprio quell’amico che era sempre presente e che non le faceva mai mancare la protezione che cercava, perché alla fine riuscì a fare solo quello. Più Baek continuava a fissarla in modo tremendo, più lei si rifugiava nelle braccia di quell’unica persona che sapeva avrebbe potuto darle man forte. Ad un certo punto del gioco però, qualcuno lanciò la palla e fu proprio il suo turno di dover scappare e tirare. I ragazzi sembrarono infiammarsi al solo pensiero di rincorrerla. Ripensò alle parole della mattina di Chan, del fatto che anche gli altri avrebbero avuto mire su di lei e così corse come una disperata nella speranza di non farsi toccare, ma non andò come pensava.

Tutto accadde proprio nel momento in cui Chan stesso si allontanò per andare a prendere da bere. Jin si ritrovò a scappare fino in acqua, senza volerlo, senza rendersene conto e si vide seguita da alcune ragazze che iniziarono a spintonarla per prenderle la palla. Vide Jun e Sung-ho ridere, avvicinarsi sempre di più, e urlò cercando di evitarli. Quello che per gli altri era una caccia, un gioco, per lei diventò altro.

Fu tutto così veloce che non si accorse neppure di essersi immersa fino alla vita. Jun la raggiunse ridendo. Le prese la palla dalle mani e la lanciò indietro al suo compagno per poi tornare su di lei. La sollevò dai fianchi, stringendola divertito. Jin sbarrò gli occhi quando capì ciò che voleva fare e non fece in tempo a fermarlo. Il ragazzo la lanciò in acqua lontano dal punto in cui era, dove riusciva a toccare e, appena fu sommersa dall’acqua, si sentì persa. Le mancò l'aria all'istante. La paura prese il sopravvento e boccheggiando cercò di muoversi, di muovere le gambe, ma era come bloccata. Quasi con disperazione riuscì poi a risalire e prendere aria ma tornò nuovamente sotto, e poi senza sapere più cosa fare, come fare, si lasciò andare a sé stessa, chiuse gli occhi. Non aveva mai imparato a nuotare e scoprì terrorizzata che avvicinarsi all’acqua era stato un errore che avrebbe ricordato. Sentì i polmoni fare male, si sentì ancora più persa mentre il suo corpo scivolava giù e continuò a tenere gli occhi chiusi rassegnata, fino a che sentì due mani stringerla forte e tirarla su.

La luce forte del sole, l'acqua salata nella gola e la paura le impedirono di riaprirli quando sentì di poter respirare di nuovo. Tossendo si aggrappò a ciò che la teneva stretta, si aggrappò con tutte le sue forze riprendendo pian piano a respirare, e quando riuscì a focalizzare la persona che l'aveva aiutata, rimase a guardarla con le lacrime agli occhi. Baek la fissò mentre cercava di muoversi per tenere a galla entrambi, mentre gli altri urlavano dalla riva per sapere se andasse tutto bene. Lo vide voltarsi e fare segno col braccio e poi tornò a fissare lei. <> Le sussurro roco, respirando anche lui a fatica. Poi riprese a guardarla negli occhi. <> Le chiese quasi irritato. Tremò fra le sue braccia così forte che lui lo percepì all’istante e la strinse di più, il suo sguardo si addolcì. Cercando di regolare il respiro e di smettere di tremare Jin lo strinse di più e lui fece lo stesso, la cullò fino a farla calmare, fino a che sentì il suo minuscolo corpo rilassarsi. <> Le sussurrò ancora piano, e Jin si appoggiò, abbracciandolo, stringendosi al suo collo, appoggiando il capo sulla sua spalla e tutto ciò che sentì, fu lui che le accarezzava la schiena parlandole in modo calmo. Sussurrò come se stesse cantando e capì che era proprio ciò che stava facendo. Cantò per qualche minuto che sembrò eterno e pian piano la riportò a riva.

Appena furono fuori dall'acqua, ancora stretta fra le sue braccia, alzò il viso e lo guardò adorante. L’aveva salvata, era stato diverso, premuroso e per un secondo vide il ragazzo che le aveva rubato il cuore anni prima, ma non fece in tempo a dire nulla o a ringraziarlo. Chan li raggiunse correndo. Spostò di peso Baek, quasi senza rendersene conto, e la prese fra le braccia preoccupato. <> Le chiese trafelato. Anche tutti gli altri le si avvicinarono chiedendo, aspettando. Jin si ritrovò appoggiata al torace di Chan stordita e quando si voltò verso Baek, cercandolo col cuore e con lo sguardo, gli sorrise e allungò una mano verso di lui. Il suo tocco fu delicato e la guardò negli occhi come se sapesse, come se conoscesse i suoi pensieri, ma non fu abbastanza, lo perse di vista e sentì solo voci concitate e confusione che le fecero chiudere nuovamente gli occhi. Chan la portò in camera, prese dei teli e l'aiutò ad asciugarsi per poi farla sdraiare. Poi le si sedette accanto e le sistemò i capelli indietro preoccupato. <> Jin lo guardò dispiaciuta. <> Disse cercando di rassicurarlo. Sentirono bussare alla porta e videro un Jun più che affranto entrare. Il ragazzo si avvicinò e lei gli sorrise vedendolo inchinarsi e scusarsi mille volte. <> I ragazzi si guardarono fra loro e annuirono. Jun le si avvicinò ancora dispiaciuto per darle un bacio sulla guancia e prima di uscire per farla riposare, le sorrise e le fece l'occhiolino. <> Jin lo guardò abbozzando un sorriso e i pensieri esplosero nella sua mente ancora in contrasto fra loro. Com’era possibile che quei ragazzi tanto dolci fossero colpevoli di ciò che l’agenzia organizzava? Appena Jun si chiuse la porta alle spalle, sospirò e decise che non li avrebbe mai giudicati, che avrebbe serbato nel cuore quei sentimenti che provava da tempo, che li avrebbe guardati come aveva sempre fatto e che li avrebbe amati ancora, per ciò che erano. I suoi dolci ragazzi, quelli che amava sentire cantare. Rimasti nuovamente soli, Chan la fissò e le si avvicinò. <<È stato Baek a salvarti. Si è accorto subito che non riuscivi a tornare a galla e si è tuffato... lui lo sapeva?>> Le chiese incuriosito. Jin annuì. <> Chan sorrise e scosse il capo pensieroso. <> Le sue parole la sorpresero, ma non indagò oltre, anche perché Chan aggirò il letto e le si sdraiò accanto abbracciandola, dicendole di riposare un po', e così fece, troppo stanca per ribattere. Si addormentò quasi subito. Rischiare di annegare, fu troppo, tanto ché non riuscì a tenere gli occhi aperti, e la tranquillità delle braccia del suo amico la rasserenò facendola dormire.

Quando si svegliò, forse ore dopo, si ritrovò nella stessa situazione della mattina. Voltata verso di lui, faccia a faccia, con le labbra di Chan vicinissime e i suoi occhi puntati addosso. Sentì le sue mani accarezzarle la schiena nuda. Fu qualcosa di inaspettato, ma non riuscì ad allontanarlo, rimase ferma sotto il suo tocco, quasi timorosa di restarne senza e quando lo sentì avvicinarsi ulteriormente, le sue labbra l'accarezzarono con delicatezza. Chiuse gli occhi lasciandosi andare. Chan la strinse a sé, baciandola con lentezza, con dolcezza, arrivando ad incorniciarle il viso con le mani, quelle mani grandi che sembrarono volerla ancora proteggere. Poi si fermò a guardarla come a cercare una conferma, ma Jin non ebbe tempo di decidere, di muoversi, che lui tornò sulle sue labbra, questa volta con più passione, con desiderio crescente, non riuscendo ad allontanarsi. Giocò con la sua lingua, le accarezzò le braccia e poi pian piano la fece sdraiare sulla schiena, scendendo ad accarezzarle anche una gamba. A quel punto capì che la situazione avrebbe potuto divenire pericolosa e si staccò leggermente per fissarlo negli occhi. Ciò che stava accadendo era qualcosa che non aveva previsto, forse naturale, senza pretese, con un desiderio di dolcezza da parte di entrambi. Chan le piaceva, e conoscendolo avrebbe potuto anche considerare di far divenire vera la loro bugia, ma gli occhi di un'altra persona le tornarono alla mente inaspettatamente. Le sue braccia, il suo modo diverso e profondo di cullarla, la bloccarono. Chan si allontanò di poco e le sorrise. <> Jin lo guardò grata ancora una volta e poi sollevandosi a sedere gli prese una mano fra le sue. <> Confessò sincera. Quelle parole lo fecero sorridere di nuovo. Le sorrise e l’abbracciò forte. Comprensivo come da quando lo aveva incontrato, le disse che sarebbe tornato in camera a cambiarsi per la serata e che si sarebbero visti dopo.

***

Il "bistecca party" di Jun fu un successone. Sung-ho fu l'addetto alla cucina, fisso al barbecue, a cuocere e condire ogni genere di carne esistente. Le ragazze si divertirono fin da subito, andando su di giri bevendo birra e soju, e i ragazzi le seguirono a ruota. Fu tutto molto divertente, Jin per la prima volta non si sentì in imbarazzo, anche quando vide le solite smancerie. Anche Chan si divertì allontanandosi spesso per bere con i suoi amici, o accogliere le avances di altre ragazze. Jin lo guardò sorridente e contenta che lo stesse facendo. Non voleva legarlo alla loro bugia, voleva che fosse se stesso anche se cercava di aiutarla. Seduta sulla sdraio con un bicchiere da cui non aveva neppure bevuto, sussultò quando sentì qualcuno sedersi dietro di lei. Ne riconobbe subito il profumo o forse a pelle riuscì a riconoscerlo, non se lo seppe spiegare, ne ebbe solo la certezza, e quando Baek si avvicinò tirandola verso di sé e parlandole accanto all'orecchio, rabbrividì quasi di un piacere sconosciuto. <> Jin si girò verso di lui ritrovandoselo davvero molto vicino. Lo vide sorridere e sentì le sue mani circondarle i fianchi, accarezzarla, le gambe stringerla per bloccarla e un brivido le corse lungo il collo quando sentì il suo respiro. <> Balbettò. <> La interruppe lui facendo cenno verso Chan che ballava con una delle ragazze. <> La provocò. Jin lo fissò e poi guardò Chan. <> Ribatté senza scostarsi. In qualche modo quella vicinanza, il suo tocco, fu qualcosa che desiderò, che voleva da così tanto tempo che non riuscì a reciderlo. Baek la fissò dritto negli occhi e poi avvicinò i loro visi. <> Jin trattenne il fiato e guardò prima i suoi occhi e poi le sue labbra. Non riuscì a formulare nessuna risposta convincente, soprattutto quando sentì quelle labbra poggiarsi alle sue. Sentì il sapore della birra, il suo sapore e chiuse gli occhi incredula. La sfiorò soltanto, per un lungo secondo che sembrò non finire mai, e quando la lasciò andare sorrise furbo, quel sorrisetto che conosceva bene. <Sussurrò sulla sua bocca - Presto o tardi scoprirò cosa stai combinando...>> Jin rimase inebetita a guardarlo alzarsi. L’aveva baciata. Lo guardò sentendosi impotente, racchiusa in emozioni che le fecero tremare il cuore, come ogni volta che ascoltava quella voce dolce.

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Capitolo 5
*** 5 CAPITOLO ***


CAPITOLO 5

Da quella sdraio su cui aveva ricevuto quel bacio inaspettato, a cui ancora non riusciva a credere, guardò gli altri che, ormai alticci, avevano dato il via all’altra parte della serata. Quella fatta di abbracci intimi, di baci rubati. Le ragazze sembrarono tutte in fila, in attesa del loro turno con ogni ragazzo, invece lei si sentì sempre di più un pesce fuor d’acqua. Dopo che Baek si fu allontanato, lo vide avvicinarsi al tavolo per prendere ancora da bere e subito dopo una delle ragazze, tra le più avvenenti e intraprendenti gli si era avvicinò. Le fu difficile digerire quel suo sorriso divertito, compiaciuto quasi. Le fu difficile evitare di scattare in piedi per andarsene, come una mezza fidanzata di fronte a un tradimento. Quei due giorni erano già stati così estenuanti da sentirseli addosso come fossero stati mesi.

Chan si palesò davanti a lei all’improvviso e grazie al cielo Jin riuscì a sorridergli. La sua presenza riuscì in un attimo a dissipare quelle nuvole grigie che la sovrastavano ogni volta che vedeva Baek con qualcuna. «Ehi...», le disse con la sua solita voce bassa e roca, che le era sempre piaciuta. Quando lo sentiva cantare, poi, era un balsamo ristoratore. Se lui riusciva a scuoterla sin nelle viscere, Chan era la calma dopo la tempesta, e si stupì di scoprire che anche di persona le facevano lo stesso effetto. Il diavolo e l’acqua santa, in un certo senso.

Quel diavolo, che in quel momento non perdeva tempo e continuava a sfiorare con le dita il corpo tutto curve di una qualsiasi, a stringerlo tra le braccia. Quel diavolo, che nonostante il suo comportamento incomprensibile, era la sua dannazione e la sua rinascita.

Chan si accorse subito dello sguardo di Jin; lo sapeva, lo aveva capito sin da subito quanto lei fosse attratta irrimediabilmente da lui, nonostante questo sperava in un cambiamento, sperava che in qualche modo Baek si comportasse così da stronzo, da spegnere quel qualcosa che Jin provasse. E sarebbe stato lì quando sarebbe successo, si disse. La prese per mano stizzito, forse preoccupato che lei potesse star male guardando Baek.

«Andiamo...», le disse, trascinandola con sé senza che lei poté dire o fare molto. Chan la cercò con gli occhi e le fece l’occhiolino al quale lei sorrise, rilassandosi immediatamente. Di tutti i presenti solo Baek si accorse della cosa, solo lui non la perdeva di vista, e questo lo faceva sentire irrequieto. La ragazza con cui si stava intrattenendo e che era quasi pronto a portarsi a letto, gli prese il mento tra le dita per riportarlo a quello che stavano facendo. Baek la lasciò fare, tutto pur di non pensare a quella strana ragazza, tutto per non pensare a quanto gli desse fastidio saperla da sola insieme a Chan, sapere che forse lui avrebbe potuto in qualche modo conquistare il suo interesse.

Il calore che la brunetta gli concesse riuscì nell’intento di svuotare la sua mente, almeno per un po’.

 

Più tardi, risvegliatosi nella camera della ragazza, si chiese maledicendosi, se quei due fossero finiti insieme, se alla fine Jin avesse detto la verità. Davvero lei e Chan non erano una coppia? Scosse la testa per scacciare quelle domande inutili e si alzò in silenzio, raccattando la sua roba per tornare in camera sua.

«Shh, fai silenzio. Piano, Chan!»

Baek allungò l’orecchio sentendo delle voci. Si alzò dal letto per avvicinarsi la porta, cercando di capire chi fosse.

«Dio, se sei pesante! Perché ti sei bevuto tutto quel soju se lo reggi poco? Che razza di mezza calzetta.» Jin, che era rimasta completamente sobria, cercò di riportare in camera Chan, che dopo tre bottiglie di soju aveva dato forfait addormentandosi sulla spiaggia, sdraiato con la testa sulle sue gambe. Per un attimo pensò che stesse scherzando, ma presto fu costretta ad arrendersi all’idea di dover trascinare quel gigante fino alla villa.

Baek rimase dietro la porta in silenzio. Forse avrebbe dovuto uscire a darle una mano? Si chiese.

«J-jin..», la voce biascicata di Chan però lo bloccò. «Tu-tu mi piaci un sacco. Ma d-davvero un sacco...» Baek guardò il legno della porta e si allontanò camminando all’indietro. Ciò che aveva sentito gli fece provare una strana sensazione. Gelosia? Non volle chiedere altro a sè stesso. Conoscere la risposta avrebbe crepato il muro dietro il quale viveva da tempo.

***

Il giorno dopo nella villa regnava un completo silenzio, tanto che quando all’alba Jin scese, per un secondo si chiese se non fossero spariti davvero tutti. Aveva dormito poco e niente. Dopo aver lasciato Chan in camera e aver raggiunto la sua, si era coricata ma senza essere in grado di chiudere occhio, tanto che poi al primo raggio di sole aveva pensato bene di vestirsi e scendere. Decise di approfittare dell’ora e dell’assenza di tutti per andare a fare una passeggiata, decisa a non ripensare alla sera prima, al bacio e, beh, a tutto il resto a cui aveva assistito prima che Chan la portasse via. Non sarebbe stata una buona idea attaccarsi a quel gesto che, nella migliore delle ipotesi, era stato fatto per prendersi gioco di lei. Un’ora più tardi, però, quando rientrò vide tutti intenti a fare colazione, si rese conto che dimenticare sarebbe stato praticamente impossibile. Baek lo rese da subito impossibile, con i suoi atteggiamenti e le sue moine alla ragazza procace e ancora mezza svestita che sicuramente aveva dormito con lui tutta la notte. Jin si avvicinò al tavolo e prese un succo d’arancia, passando accanto a lei che la guardò con uno sguardo talmente soddisfatto che le fece venire il voltastomaco, e non poté fare a meno di cercare gli occhi di lui, che la guardò con aria di sfida. Odiava quando faceva così, odiava quando cercava di metterla in difficoltà. Odiava il fatto che tra tutte, avesse deciso di fare guerra proprio a lei. Perché? Lui che era sempre stato qualcosa di diverso dagli altri.

Sbuffò tra sé, pronta a levare le tende e andare a cambiarsi, quando proprio la voce di Baek la richiamò, facendola inchiodare sul posto. «Vai a cercare il tuo fidanzatino stamattina?» Non ne poté più! Alzò gli occhi al cielo e lentamente tornò sui suoi passi, cercando lo sguardo del ragazzo e regalandogli l’espressione più beffarda che potè. Sbuffò ancora, e questa volta chiaramente, in sua direzione. «Le tue battutine stanno iniziando a stancarmi, sei monotono e prevedibile. Cos’è? Sei geloso?» Le poche persone presenti si girarono a guardare Jin, poi si guardarono tra loro, infine si alzarono e sparirono lasciandoli soli. Jin si sforzò di stare calma, ma era stufa di dargliela vinta. Lui si alzò dallo sgabello e lentamente la raggiunse, con un sorrisetto divertito. «Oh, oh... senti qua! La ragazza ha una voce, quasi quasi mi fai sentire onorato di questa presa di posizione...» Lo guardò e di colpo il pensiero di lui e l’altra ragazza la raggiunse di nuovo e per un attimo l’idea di spingerlo via le fece prudere le mani. La provocò, come sempre, e lei, come sempre, lo lasciò fare. No, Jin! Non puoi dargliela vinta. Pensò. «Chan è stato con me tutta notte e le tue cattiverie non mi fanno più effetto. Smettila di essere così scontato!» Per un secondo le dispiacque per quel tono carico d’astio. Non aggiunse niente, né lo guardò più, fece solo per voltarsi e andarsene via. Sperò di mettere più distanza possibile tra loro. Sapeva che lui non gliel’avrebbe data vinta così facilmente, infatti la prese per un braccio e la tirò fino a farle toccare il muro e bloccarla con il suo corpo. Le sorrise, ma i suoi occhi erano una chiara risposta alle sue parole. Sembrò furioso, e l’effetto di quel corpo così vicino le fece alzare il viso al suo. «Sono tutte palle, le tue. Lo so che muori dalla voglia di venire a letto con me... te lo leggo negli occhi. Vuoi scommettere che sarò l’unico che riuscirà ad averti?» Le disse con voce tagliente. Fece una pausa, studiando la sua espressione, che cercò tutta la forza di volontà che aveva per restare impassibile. «So per certo che con Chan non ci sei stata, piccola bugiarda. Vi ho sentiti rientrare stanotte, Chan era ubriaco. Sono andato a vedere come stava e, sai cosa, da ubriachi si tende ad essere estremamente sinceri.» Baek le parlò determinato a farla cedere, a stuzzicarla finché non si sarebbe arresa a lui. Lo sguardo di Jin lo inchiodò, per la prima volta freddo e distaccato. O almeno così volle dare a vedere. Lui retrocesse di qualche passo finché lei non fu libera di muoversi e girarsi per andarsene. Prima di farlo però tornò a guardarlo un’ultima volta, con uno sguardo triste che lo sorprese. «È davvero triste scoprire quanto diverso tu sia dall’idea che mi ero fatta di te. Quello che credevo avesse la voce un angelo, in realtà si sta rivelando un vero stronzo. Io non sono come le altre, pronte a correrti dietro come cagnoline Baek.» E senza dargli ancora modo di fermarla o di rispondere andò via, lasciandolo lì in piedi davanti alla finestra. Per un lungo attimo Baek rivisse quegli ultimi momenti, risentì l’eco lontano di quelle ultime parole. Non riuscì a ragionare lucidamente, ma sentì che qualcosa dentro sé continuò a cambiare.

***

Nel pomeriggio Jin raggiunse gli altri in piscina. Si accorse che erano tornati tutti di nuovo, i ragazzi spensierati e giocosi di sempre. Era come vivere con un branco di Dottor Jeckyl e Mister Hyde. Pensò sopraffatta. Dolci e carini di giorno, oscuri e famelici la notte. Le poche ragazze con cui aveva legato, la cercavano, la chiamavano per giocare, ma si sentiva così diversa e lontana da loro, che si limitò solo a guardarle dalle sdraio e a ridere per le stupidate che combinavano in acqua.

Poco dopo, si scoprì a fissare i ragazzi uno per uno. Ognuno con la loro personalità, con il loro carisma, ognuno diverso eppure, dopo così tanti anni, uguale all’altro. Affiatati come non mai, divertenti come non mai. Le sembrò di vivere in uno quei reality che giravano ogni tanto e che aveva sempre visto attraverso uno schermo. Chan che prendeva in giro Sung-ho, che tentava di affogarlo, Jun che prendeva per le gambe Baek e lo tirava sotto. Le pistole d’acqua. Le ragazze che cercavano di prendere un po’ di sole sui materassini erano l’oggetto principale del loro divertimento. Ribaltarle in acqua il gioco più bello. Ed era davvero spassoso guardarli. Era tutto così perfetto di giorno, che nessuno dall’esterno avrebbe mai potuto immaginare cosa ci fosse dietro.

Delle note melodiose si alzarono all’improvviso e si accorse che Chan e Baek non erano più in acqua. Si girò verso il pianoforte e li vide lì seduti. Chan suonava, magicamente, come sempre. Baek regalò alle note quello spessore che le aveva sempre fatto battere il cuore, e che anche adesso, nonostante fosse ormai diventato per lei una specie di nemico, riuscì a farla sognare. Lì scrutò per un lungo momento e si rese improvvisamente conto della verità. A quel piano c’erano gli unici due ragazzi che le avessero mai fatto battere il cuore. Gli unici due che aveva baciato, che l’avevano baciata, facendole mancare il respiro.

Di nuovo si chiese perché... perché Baek avesse sviluppato quella particolare antipatia proprio con lei, che da quando era arrivata aveva cercato in tutti i modi di dare meno fastidio possibile.

La canzone prese forma sotto quelle dita magiche, attraverso quella voce celestiale e si perse improvvisamente nel ricordo di quelle serate trascorse in loro compagnia, nella penombra di camera sua, a casa. Si perse nel ricordo di quelle ore passate a sognare il giorno in cui lo avrebbe conosciuto, in cui lo avrebbe ringraziato per come, senza neanche saperlo, l’avesse aiutata nei momenti bui. La meravigliosa voce di quel ragazzo era stata in grado di curare le sue ansie, le sue angosce, tante di quelle volte che nemmeno ricordava. E ora eccolo lì, seduto a pochi metri di distanza deciso che sarebbe stata proprio lei il bersaglio dei suoi giochetti mentali. Quell’angelo che aveva sempre idealizzato come il ragazzo perfetto, si era rivelato una delusione. Un ragazzo complicato, sospettoso e competitivo. Si era rivelato completamente l’opposto di quello che aveva sempre immaginato, e questo fece male.

 

Improvvisamente qualcuno la riportò con i piedi per terra. “Jun”, l’unico che si era fatto sempre gli affari suoi, che dopo l’avvenimento in spiaggia, si era tenuto a debita distanza. Puntò il bicchiere ancora pieno che Jin teneva in mano ormai da un secolo. «Non bevi? Ti posso assicurare che non l’ho fatto io. Se fa schifo puoi dare la colpa a Sung-ho...» Le sorrise, e si accorse solo in quel momento di quanto quel sorriso le scaldasse il cuore. Bello, di persona molto più bello. Non aveva ancora avuto occasione di parlarci veramente, troppo impegnata a difendersi. Jin non rispose alla sua domanda, forse persa nelle sue ennesime elucubrazioni mentali. Allora Jun non perse tempo. Sostituì il bicchiere che aveva tra le dita con il proprio e le fece l’occhiolino. «Questo ti piacerà sicuramente. Per quanto Sung-ho sia bravo in cucina, quando si tratta di alcool, potrebbe bere anche benzina e non noterebbe la differenza.» Jin scoppiò a ridere di cuore, divertita dalle smorfie di Jun al pensiero degli intrugli dell’amico. Bevve un sorso di quel cocktail, che immediatamente le diede alla testa. Il ragazzo sedette sulla sdraio accanto alla sua e iniziarono a chiacchierare. Anzi, sarebbe stato meglio dire che lui parlò e fece lo stupido facendola ridere per tutto il tempo. Dopo un po’ la invitò a ballare, e Jin, ormai alticcia, accettò con entusiasmo, si fece guidare e anche quando lui iniziò a stringerla e a prendersi qualche libertà di troppo, lo lasciò fare. Si rese conto che un po’ divertimento non l’avrebbe uccisa e in quel momento volle solo liberare la mente e non pensare.

In poco tempo quello che iniziò come un ballo innocuo e divertito si trasformò in altro. Sentì le mani di Jun stringere piano i suoi fianchi, i loro corpi strusciare l’uno contro l’altro e non riuscì quasi a capire nemmeno se le faceva piacere o meno, annebbiata da quell’intruglio buonissimo che le aveva offerto.

«Jin...», la voce di Jun le arrivò al cervello, ovattata ma morbida e piacevole. Alzò gli occhi per guardarlo, il suo sorriso per un attimo la sciolse. Rispose a quel sorriso. «Conoscerti di persona, vederti così da vicino, mi conferma il motivo per cui vieni chiamato il visual del gruppo...» Biascicò sincera e entrambi scoppiarono a ridere, anche se i movimenti inequivocabili di lui sottolinearono quanto ballare ormai fosse marginale. Era chiaro che volesse altro. All’improvviso, senza che nessuno dei due ebbe tempo di rendersene conto, una mano l’afferrò e piano la sciolse dalla stretta di Jun. «Ehi, amico, hai già dimenticato che lei è mia? Smettila di strusciarsi sul suo corpo...», la voce di Chan, più alta di quanto avesse mai sentito, la raggiunse facendola quasi spaventare. L’altro alzò subito le mani in segno di resa, arretrando di un passo da lei. Chan sembrò seriamente contrariato e Jin sorrise tra sé, pensando a quanto davvero fosse bravo a recitare. Li guardò entrambi, sentendo poi un terzo paio d’occhi perforarle la nuca. Sapeva che dal pianoforte lui stava assistendo al siparietto. Sicuramente avrebbe usato la scenetta contro di lei, non appena ce ne fosse stata l’occasione.

«Ehi, stavamo solo ballando, non ti scaldare...», Chan l’attirò più vicina, la guardò per la prima volta davvero come se fosse sua, come se lei gli appartenesse. «Puoi ballare con me adesso, vieni...», le disse, con il tono di chi non ammetteva replica. Assecondò Chan e iniziò a ballare con lui, vedendo Jun sparire verso le altre ragazze.

Continuò a divertirsi, che per quella sera fu ormai il suo unico scopo. Chan tornò il solito ragazzo dolce e sorridente di sempre, pronto a fare stupidaggini solo per farla ridere.

Per il resto della tempo restarono insieme, appiccicati come colla. Anche dopo aver smesso di ballare, la fece sedere su una sdraio, tra le sue gambe. L’abbracciò da dietro, stringendola, baciandole il collo, piano. Jin si sentì di nuovo al sicuro, a casa. Anche quei piccoli baci così intimi non le diedero fastidio, tutto rientrò perfettamente in quella recita che avevano messo in piedi per gli altri, e che ormai per lei erano così familiari quasi da non rendersene conto.

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Nota Autrice: Grazie a chi legge questa mia storia, mi trovate anche su Wattpad @Nemexit 

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Capitolo 6
*** 6 CAPITOLO ***


6 CAPITOLO

Baek, forse per la prima volta dall’inizio di quella strana vacanza, non riuscì a dedicarsi alle ragazze come sempre, o meglio ci provò, ma era sempre così distratto, pronto a seguire ogni movimento di “altre persone”, tanto che iniziò ad annoiare quella di turno. Per quanto non volesse ammetterlo, per quanto cercasse di nasconderlo, anche nel momento in cui cercava di distrarsi, ogni suo senso cercava Jin, voleva lei. E vedere Chan stringerla, farla ridere, abbracciarla, lo mandava fuori di testa.

Quella sera, a cena, Chan fu incaricato di occuparsi di cucinare e chiese a Jin di fargli da assistente. Lei, che aveva sempre aiutato la nonna nella sua piccola bottega di ravioli al vapore, aveva imparato una cosa o due, e decise di sfoderare le sue abilità, tanto che alla fine fu Chan a fare da assistente. Una volta a tavola, si ritrovò per la prima volta al centro dell’attenzione. Tutti si complimentarono del pasto, mangiarono a volontà e per lei fu un bel momento, perché finalmente si sentì parte del gruppo.

Risero tanto, parlarono e giocarono a tanti giochi stupidi, quegli stessi giochi che i ragazzi adoravano spesso fare. Non fu affatto strano, né imbarazzante, eccetto per i momenti in cui beccava Baek a guardarla. Era diverso in qualche modo, lo vide sorridere tanto, e anche nei momenti in cui la guardava di sottecchi, non c’era più segno di ira. O forse era lei che voleva credere fosse così.

Poco più tardi giocarono a sasso carta forbice per decidere chi avrebbe lavato i piatti, e toccò proprio a lei. Chan si propose per sostituirla, visto che aveva cucinato, così lui scomparve in cucina e lei continuò a rassettare e sgomberare il tavolo.

«Stasera hai fatto faville...», la sua voce la trapassò da parte a parte inaspettatamente. Immersa nei suoi pensieri, l’ultima persona che si aspettava le avrebbe rivolto parola, la fissò. «Cosa c’è sei geloso perché per una volta ti ho rubato la scena?», soffiò fuori con la stessa acidità che aveva usato la mattina. «Stammi alla larga, Baek. Non ho voglia di litigare con te.» Disse stanca. Ma più lei lo trattava così, più lui desiderò punzecchiarla. «Sai che fare la sostenuta proprio non ti si addice? Ho capito la tua tattica. Prima fai l’innocentina e quando ti accorgi che non funziona, inizi a farti desiderare. - Le disse avvicinandosi, fino a terminare la frase quasi sussurrando. - Sappi che sta funzionando...»

Jin volse il capo verso di lui. Se lo ritrovò così vicino che per un solo istante sbatté le palpebre, come in trance. I loro occhi rimasero a fissarsi e alla fine distolse lo sguardo e cercò qualcosa da dire. «Baek, mi sembra di averti già fatto capire che non mi interessa farmi desiderare da te» Mentì sapendo di mentire, sperando che le credesse. «Vediamo chi sarà il primo a cedere...», Continuò lui facendola voltare di nuovo. Lo vide sorridere in segno di sfida e così come si era avvicinato, così se ne andò, lasciando lì inebetita dal suo carattere strano e dalla sua misteriosa suscettibilità. «Stramboide lunatico...»,Disse fra sé stupefatta da ciò che era appena successo. Andò in cucina a sistemare le ultime cose, accorgendosi che gli unici che si erano dati da fare per pulire alla fine erano stati solo lei e Chan. Spense l’acqua del lavandino, prese un canovaccio e glielo passò per fargli asciugare le mani e poi raggiunsero gli altri fuori. La prima cosa che vide fu Baek avvinghiato a una biondina. Automaticamente Jin girò sui tacchi, pronta per rientrare in casa, ma Chan fu più veloce. Le prese il viso tra le mani e la baciò, lasciandola completamente senza parole e senza fiato. Come la prima volta, però, non ebbe la forza di allontanarlo. Le sue labbra richiamarono dolcezza, quella che le aveva sempre rivolto, la sua lingua accarezzò la sua con una tale delicatezza che la sciolse da dentro. Quando si staccarono per prendere fiato, Chan le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Andiamo su?», le chiese. Jin, presa alla sprovvista, per un attimo tacque. Ripensò a Baek avvinghiato a quella bionda e si chiese se forse non avrebbe dovuto dare un’occasione a Chan. In fondo lui le piaceva, ed era stato sempre dolce e premuroso, così attento nei suoi confronti che probabilmente avrebbe potuto essere destino.

«Ehi, ehi, dove credete di andare?» chiese improvvisamente proprio Baek. Tutti si girarono a guardarlo. In piedi vicino alla sdraio sulla quale era seduto fino a poco prima, mentre la ragazza con cui era, sembrò tutto fuorché felice di quella interruzione. Jin non riuscì a trattenere un sorrisino divertito e Baek sembrò improvvisamente impazzito.

Nervoso, si mosse verso di loro e inizio a straparlare, proponendo un gioco.

«Stasera noi ragazzi faremo una gara per avere il diritto di scegliere con chi dormire stanotte. Senza possibilità di rifiuto.» Precisò fissando Chan e lei. Tutte le ragazze sorrisero, raggianti. Certamente nessuna si sarebbe lamentata, qualsiasi fosse stato il responso. L’unico per niente felice della proposta fu Chan che non riuscì a fare altro che guardare in cagnesco l’amico.

«Correremo, dalla spiaggia qui davanti agli scogli della luna, e ritorno. In base alla classifica avremo l’opportunità di scegliere la nostra compagna per stanotte.» Sentenziò.

Jun alzò gli occhi al cielo seccato. Sapevano tutti che Baek era il più veloce nella corsa. Era il più sportivo di tutti e basta. Ad ogni modo né a Jun, né a Sung-ho interessò molto di quella corsa o della classifica. A loro sarebbe andata bene una qualsiasi. Erano tutte egualmente belle e simpatiche. Qualsiasi fosse stata la loro compagna, non si sarebbero lamentati.

Fu ormai chiaro a tutti che la faida vera era quella tra Chan e Baek, e alle altre la cosa iniziò anche a dare fastidio. Non era più un fan meeting, stava diventando una specie di triangolo amoroso. Jin sbuffò, chiaramente scocciata. Guardò di sottecchi le sua compagne di avventura e i ragazzi, mentre i due duellanti si fissarono come toro e torero.

«Facciamo così,» Tuonò lei, per evitare discussioni. «Ognuno dormirà in camera sua. Poi a piacere ognuno potrà andare in camera di chi vuole.» Lo disse guardando direttamente Baek negli occhi. «Era qui che volevi arrivare? Vuoi vincere per scegliere tutte quelle che vuoi? Non mi sembra che tu abbia questo problema.» lo disse con un tale sarcasmo nel tono, che neanche lei si riconobbe. Fino a poco prima ognuno disse la propria, improvvisamente sentendo la sua voce seccata, fra i presenti calò il silenzio. Baek la fissò, non sapendo se trucidarla con lo sguardo o esserne quasi divertito. Dopo qualche istante di imbarazzo, però, tutti furono d’accordo di andare a letto e basta. Tanto la notte era ancora giovane e sarebbe accaduto ciò che accadeva ogni notte.

Anche Baek alla fine dovette cedere, visto che ognuno si avviò verso la propria camera. Chan prese Jin per la mano e le sorrise. «Dormiamo insieme anche stasera?» Le chiese incamminandosi. Lei gli sorrise e gli accarezzò una guancia. «Stasera sono un po’ stanca, oggi ho anche bevuto e non sono abituata.» Rifiutò gentilmente. Lui annuì, comprensivo come era sempre stato. Si salutarono con un lieve bacio sulle labbra e ognuno andò nella propria stanza.

Quando fu da sola, per un attimo ripensò a quello che aveva fatto. Era certa che lo scopo di Baek era riuscire a dormire con lei, separarla da Chan, ma solo per il gusto di prendersi ancora gioco di lei, di farla sentire braccata, di farla esasperare come ormai faceva da tre giorni. Un secondo dopo qualcuno bussò piano alla sua porta, così piano che lei stessa fece fatica ad accorgersene. Pensò fosse Chan... Sorrise e andò ad aprire, solo che chi entrò come una furia, richiudendo la porta a chiave dietro di sé, non fu affatto il suo amico, ma proprio la persona a cui aveva appena rotto le uova nel paniere.

«Mi pareva di avertelo già detto, le regole non le fai tu, ma noi... perché diamine ti sei presa la libertà di rovinare il mio gioco?» Le disse serio, di nuovo furioso.

Lo fissò sbalordita. Era irritabile e suscettibile come una ragazzina a cui avevano preso il giocattolo preferito, pensò Jin, fra sé. Sostenne il suo sguardo, alzando appena un angolo della bocca, in un piccolo sorriso beffardo.

«Ho bloccato il tuo “imbroglio”... perché semplicemente non sei stato sincero? Potevi dire semplicemente, stasera voglio dormire con Jin. Ti avrei detto di no, ma non avresti fatto la figura del ragazzino. Sanno tutti che sei il più veloce, sapevi bene che avresti vinto contro gli altri, per questo volevi correre.» Lui fece qualche passo avanti facendola arretrare. Il suo sguardo profondo, quasi cupo, sembrò riuscire a leggerle dentro. «Pensi di essere così speciale da portarmi a barare per dormire con te? Sarai tu a pregarmi di stare con te e a piangere quando ti rifiuterò.» Le disse a denti stretti. Di nuovo la sua cattiveria venne a galla, una cattiveria che normalmente non gli apparteneva, ma che da quando aveva incontrato Jin, peggiorava ogni giorno di più. Baek continuò ad avanzare e lei lo fissò negli occhi. Prese coraggio, prese un gran respiro e mosse la bocca per parlare. «Perché non scendi da piedistallo? Perché non riesci a essere sincero per una volta? Perché continui a perseguitarmi in questo modo?» Lui la fissò fermandosi su se stesso e Jin sgattagliolò veloce, prese le sue cose, quelle che aveva preparato per farsi la doccia e corse a chiudersi in bagno. Vi si appoggio con la schiena, scendendo lentamente verso terra, arrivando a sedersi sul pavimento freddo. Le mancò l’aria, si sentì come in una scatola che man mano diveniva sempre più stretta.

Si sentì in trappola. E la trappola non era lui, non era la sua presenza nella camera, ciò che le faceva, ciò che provava a farle. La trappola era lei, i suoi sentimenti e la voglia dolorosa e urgente che aveva di cedere.

 

Quando uscì in pigiama rimase sorpresa di vederlo seduto sul suo letto come se la aspettasse. Si avvicinò piano e gli sedette accanto senza dire nulla. Averlo in camera sua, così vicino, così silenzioso, così calmo che sembrò essere surreale. Baek si voltò a guardarla, guardò il suo pigiama con i coniglietti e sorrise. Il primo vero sorriso che gli vide fare da quando aveva messo piede alla villa. Sorrise anche lei e sbuffò. <> Gli chiese divertita. Lui alzò gli occhi ai suoi e smise di sorridere. Improvvisamente scattò verso di lei e le prese il viso fra le mani. La sua bocca la cercò. Sentì quelle labbra calde, il suo respiro sul viso e per un secondo, un solo secondo si lasciò andare. Ricambiò quel bacio famelico e pieno di qualcosa che non riconobbe, senza accennare a nessun movimento, senza respirare, senza pensare, godendosi l’attimo. Chiuse gli occhi e lasciò che lui sentisse ciò che provava. Quante volte nei suoi sogni era accaduto? Quante volte nei suoi pensieri, quelli che faceva al mattino prima di svegliarsi aveva desiderato sentire quella bocca, quelle mani sul suo viso? E poi come tutto era iniziato, finì. Baek si alzò di scatto, lasciandola inebetita a fissarlo uscire dalla sua camera come se scappasse da qualcosa, come se ciò che era appena successo fosse stato qualcosa di insostenibile. Fissò la porta chiusa e sbatté le palpebre più volte senza riuscire a credere a cosa era appena successo. Poi prese un cuscino e si lasciò andare sulle lenzuola guardando il soffitto. Qualunque cosa fosse accaduta, era sicura di non aver baciato il solito ragazzo furioso e astioso, era sicura che chi aveva baciato fosse colui che aveva sempre visto, colui che le era entrato talmente in fondo all’anima da non riuscire più a farlo uscire e dimenticare.

Baek camminò fino in camera sua, sbatté la porta con gli occhi ancora sgranati dalla sorpresa. Che diavolo aveva fatto? Che cosa gli era preso? Un secondo prima stava aspettando di dirle in faccia tutto ciò che pensava, di urlarle chissà quale parola offensiva e il secondo dopo si era ritrovato a desiderare di essere solo se stesso. E lo era stato. Per un piccolo, micro secondo aveva agito di cuore e il terrore aveva preso il sopravvento facendolo scappare. Non riuscì a capire cosa le aveva fatto quella ragazza, ma da quando l’aveva incontrata tutto nella sua mente era confuso, tutto stava diventando troppo pericoloso e non avrebbe permesso a nessuno di farlo sentire così. Jin gliel’avrebbe pagata. Le avrebbe fatto desiderare di non incrociare mai più la sua strada, le avrebbe fatto desiderare di averlo e quando l’avrebbe avuta, l’avrebbe gettata via facendole capire qual era il suo posto, avrebbe fatto in modo che tutto tornasse alla normalità.

E avrebbe iniziato subito. Si alzò e scese di corsa le scale bussando alla prima porta a caso che incontrò. Aveva bisogno di sfogare quella frustrazione e appena una delle ragazze lo accolse a braccia aperte, smise di pensare e lasciò che il suo corpo cercasse pace.

***

Il giorno dopo, metà della villa sembrò dormire di un sonno profondo. Solo Jin si alzò presto come al solito, soprattutto perché la sera prima dopo aver baciato Baek si sentiva irrequieta e stanca ancora più degli altri giorni. Ma questo non servì a molto perché quando mise piede fuori dalla sua camera la prima cosa che vide alla fine della scala fu proprio Baek che salutava sulla porta, la ragazza di turno che gli aveva fatto compagnia probabilmente per tutta la notte.

La ragazza le fece un sorrisetto soddisfatto, s'infilò direttamente in stanza, e lei rimase a fissare lui. Guardò i suoi occhi che sembrarono sfidarla di nuovo e quando decise di andare per la sua strada, la sua voce la fermò. <> Le chiese. Jin si voltò di scatto e stavolta riuscì a guardarlo fredda. La sera prima l’aveva baciata così intensamente, cos’aveva lui da cambiare umore in così malo modo, in poche ore? Non avendo potuto avere lei si era buttato fra le braccia di un’altra, e questo non la sorprese, però le fece male. Scosse il capo sorridendo, beffandosi della sua inutile frecciatina e incrociando le braccia al petto alzò il viso in segno di sfida per non farsi vedere debole. <> Sollevando un sopracciglio lui scoppiò a ridere e scese le salì fino a raggiungerla. <> Le si avvicinò ancora di più senza lasciare i suoi occhi e continuò. <> Chiese provocandola. Jin distolse lo sguardo e fece un passo indietro. La scena di prima le aveva fatto chiudere lo stomaco, e al momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era stargli lontano o schiaffeggiarlo. <> Le parole le uscirono fin troppo astiose, e questa volta non aspettò una risposta, si mosse per andare via ma non riuscì a muoversi. Baek la bloccò contro il muro con un braccio e quando lo guardò, i suoi occhi mandarono lampi d'ira. Lo vide sorridere però. <Le sussurrò roco vicinissimo. - Perché so per certo che con Chan non ci sei stata, piccola bugiarda... il nostro amico da ubriaco tende a parlare...>> La stuzzicò ancora. Jin lo fissò seria e poi lui si allontanò accingendosi ad andare verso la sua camera. Lo guardò allontanarsi lentamente. Una volta che le diede le spalle, sospirò pesantemente sul punto di piangere. <> E detto ciò scappò giù per le scale lasciandolo lì.

Lo sguardo di Baek cambiò e non si mosse, rimase fermo, pensieroso, di spalle. Perché ogni parola detta con quella voce tremante lo aveva ferito così tanto? Cosa importava di ciò che pensava una ragazza che non avrebbe mai più rivisto?

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Capitolo 7
*** 7 CAPITOLO ***


7 CAPITOLO

Jin camminò per quasi tutta la mattina sul filo del rasoio. La voglia di andarsene da quel posto era così tanta che un paio di volte fu tentata di fare le valigie e mollare tutto. Il pensiero di Baek che usciva dalla porta di quella ragazza, dello sguardo vittorioso di lei, come chissà cosa avesse vinto, continuò per molto tempo a rimbalzarle nella testa, come una pallina impazzita in un flipper guasto. Lei era guasta.

Se solo avesse letto bene quel contratto, se solo lei fosse come le altre, se solo... Cosa? Si chiese.

«Ehi, Jin...», la voce di qualcuno che chiamava il suo nome, la ridestò dai suoi pensieri e si rese conto della tazza colma, del bancone annegato di caffè e della mano che faceva male.

«Ma cosa... Dove hai la testa?» Chan prese un canovaccio imbevuto d’acqua e lo strinse intorno alle dita di Jin. «Oh Dio, io... io, beh, ero sovrappensiero.» Si mosse velocemente, cercando della carta assorbente per asciugare, per pulire a terra. «Ferma, ci penso io. Tu siediti e non toccare niente. Dovremmo farti vedere da un dottore.» Sung-ho entrò in casa dalla porta finestra sul retro. «Cos’è successo?» Chiese avvicinandosi a lei, controllò la mano mentre Chan spiegava la situazione, senza capire come fosse stata possibile una cosa simile. «Eri davvero parecchio sovrappensiero... - sbuffò fuori Sung-ho - Chan, chiamo il manager, chiedo di mandare un medico.» Jin si alzò di colpo dalla sedia, li guardò entrambi e scosse il capo. «Ragazzi, non c’è bisogno di medici o altro. Sto bene, davvero. Non era così caldo il caffè. Mi sono distratta un attimo e... beh, sono una pasticciona, scusatemi...», senza dire altro si affrettò fuori dalla cucina raggiungendo le scale per tornare in camera. Tutto quello che le stava capitando da quando era arrivata in quella villa, da quando aveva vinto quello stramaledetto fan meeting, portava sempre più all’unica soluzione. Andarsene.

Aprì la porta della sua camera, vi entrò e la chiuse con un tonfo sordo. La mano pulsò come un accidenti e le lacrime pronte già a tracimare per l’ennesima volta. Come ci era finita in quel casino?

Qualcuno bussò alla porta. «Chi è?» Chan entrò senza nemmeno rispondere alla sua domanda. La vide seduta con le gambe piegate al petto e gli sembrò così piccola da non credervi. «Cos’è successo poco fa? Eri come in trance.» Si avvicinò piano, poi sedette accanto a lei. Le sorrise di un sorriso tenero, che anziché confortarla, la fece scoppiare a piangere. Chan non disse molto altro, anzi, non disse proprio nulla. Si limitò ad azzerare le distanze e abbracciarla stretta. Salì con una mano ad accarezzarle i capelli, ogni tanto le sussurrò di smettere di piangere, ma più lo ripeteva più i singhiozzi peggioravano.

«Baek?» Chiese vicino al suo orecchio, come se conoscesse ciò che le passava per la testa, come se la conoscesse da sempre. Jin tirò su con il naso a quella domanda, che in realtà chiedeva tutto e non chiedeva niente. Cosa avrebbe dovuto rispondere? «Non voglio parlarne, non avrebbe senso, Chan.» Si tirò indietro, sciogliendo il loro abbraccio e lo guardò. «Vorrei solo non aver vinto; vinto cosa poi? Vorrei solo poter andare via da qua.»

Lui le sorrise, le accarezzò di nuovo i capelli, poi le sfiorò il naso con un dito. «Andartene per quale motivo? Vuoi darla vinta a lui, Jin?» Lui sospirò e si tirò su completamente, incrociando le gambe di fronte a lei, afferrandole le mani, sorridendole ancora. «Probabilmente mandarti via è ciò che vuole. Il fatto della nostra esclusiva, che tu sia palesemente diversa dalle altre, lo irrita. So che è da idioti, ma lui è fatto così. Se te ne andassi, lui sentirebbe di aver raggiunto il suo scopo. Vuoi questo?»

Jin non sapeva veramente quello che voleva. Come avrebbe potuto rispondere? Avrebbe voluto solo che non fosse così difficile avere a che fare con Baek. Avrebbe voluto solo che la trattasse come tutti gli altri. Avrebbe voluto vederlo sorridere, giocare, divertirsi. Avrebbe voluto fosse se stesso. Quello che lei aveva immaginato per tanto tempo.

Avrebbe voluto non vederlo sempre tra le braccia di altre ragazze.

Avrebbe voluto non averlo visto fuori dalla camera di quella finta bionda la mattina dopo il loro bacio.

«Voglio pensarci un attimo, Chan. Non so cosa voglio e non so cosa sarebbe giusto fare.» Lui sorrise, con la dolcezza che riusciva a tirargli fuori, la stessa che le aveva riservato dal primo giorno. Jin si sdraiò sul letto, dandogli le spalle. Lui fece altrettanto, abbracciandola da dietro come ormai sembrò un abitudine. La strinse forte, sospirò sulla sua pelle. «Ti fa tanto male la mano? Sei sicura che non vuoi andare da un medico?» Jin scosse il capo, rilasciò un lungo sospiro sperando di trarne sollievo. «Voglio solo dormire un po’, tu scendi pure dagli altri.» Ma Chan non lo fece; restò lì con lei, a cullarla, coccolarla finché non si addormentò davvero.

 

***

Quando più tardi Chan aprì gli occhi, Jin stava ancora riposando. Non volle svegliarla, al contrario, sperò sarebbe rimasta in camera ancora un po’. Voleva parlare con qualcuno, e voleva farlo senza lei nei paraggi.

Scivolò via silenziosamente dal suo corpo e dalla camera, scendendo verso la cucina, poi in piscina.

Trovò Baek come sempre, con alcune ragazze e i loro compagni. I loro sguardi si incrociarono immediatamente.

«Come sta quell’imbranata?», chiese subito Baek, apparentemente senza un briciolo di preoccupazione. «Viene fuori dall’acqua, dobbiamo parlare.» Lo ammonì. Si guardarono per un lungo attimo, poi Baek gli sorrise e tirò fuori la linguaccia, facendo il cretino. «Se mi vuoi, dovrai venire a prendermi», lo schernì, divertito come un bambino. «Non ti conviene fare lo spiritoso. Esci, se vengo io a prenderti non ti piacerà.» Baek ascoltò le ultime parole e restando in acqua sbuffò, come se il papà gli avesse appena rovinato i giochi, ed in effetti fu proprio così.

Poco dopo, seduti in cucina, Chan guardò l’amico di sempre con sguardo accusatorio. «Mi spieghi cosa stai cercando di fare? Per quale cavolo di motivo fai così lo stronzo con Jin?» Baek spalancò lo sguardo, come se quasi nemmeno conoscesse la ragazza, come se non avesse assolutamente idea di quello che stesse dicendo l’altro. «Perché? Cosa le ho fatto? Come la tratto?» Si fissarono per un lungo momento, uno con un sorrisino beffardo dipinto in volto, l’altro esasperato. «Cos’è? La tua fidanzatina è venuta a piangere? Io non le ho fatto proprio niente, sono stato tutta la notte dalla biondina di Busan.» Chan non seppe far altro che alzare gli occhi al cielo. Si girò per andarsene, ma tornò subito sui propri passi, lo guardò e si avvicinò al suo viso.

«Smettila di fare lo stronzo, hai tante distrazioni, lei lasciala stare. Non hai bisogno di un altro giochino da inseguire.»

Quando qualche istante dopo Chan se ne fu andato, Baek rimase fermo lì seduto al tavolo per un po’. Strinse ancora in mano da prima una lattina di birra, talmente forte da piegarla a metà, facendone fuoriuscire il contenuto. «Che diavolo vuole? Viene a farmi la morale, come se Jin fosse davvero sua, come se gli appartenesse... come se...» Non seppe spiegarsi perché si sentiva in quel modo, né perché gli desse così fastidio il comportamento di Chan, così possessivo verso quella ragazza. Tutta la situazione lo stava facendo impazzire, eppure non riusciva ad evitarselo.

«Hai visto Chan?» Baek alzò lo sguardo e vide entrare nella stanza proprio l’oggetto delle sue frustrazioni. Gli parlò con freddezza e fu un’ulteriore goccia nel suo vaso ormai stracolmo. Fu quasi pronto a sparare altre cattiverie, altre cartucce contro il suo bersaglio preferito, ma i suoi occhi finirono sulla mano fasciata di Jin. Senza nemmeno rendersene conto si alzò per avvicinarla, per poi sfiorarle il polso. «Ti fa tanto male? Sung-ho mi ha raccontato... che cavolo ti è preso?» Jin alzò il viso e trovò subito lo sguardo di lui. I suoi cambiamenti di umore la destabilizzarono ulteriormente. Lo fulminò all’istante. «Oh, che carino. Grazie per l’interessamento...» Le sue parole annegarono in puro sarcasmo. «Sto cercando Chan, se non sai dirmi dov’è, non mi interessa sentire la tua voce.» Jin strattonò appena il braccio dalla mano di lui e si diresse velocemente in piscina. Averlo rivisto dopo il loro scontro della mattina, il suo tocco, la sua voce quasi preoccupata, e fu certa che doverlo sopportare altri dodici giorni sarebbe stata una tortura, ma riconobbe anche che Chan aveva ragione. Per quanto ci pensasse, l’occasione di stare con loro per tutto quel tempo, in una villa da sogno come quella, non le sarebbe capitata più in tutta la vita. Andare via sarebbe stato un fallimento per lei e una vittoria per lui.

 

Una volta fuori emise un sospiro di sollievo, come se averlo affrontato ed essere riuscita a lasciarlo indietro fosse stata un’impresa titanica che era riuscita a superare. E un po’ lo era.

Vide Chan seduto su una sdraio con in mano la chitarra e lo raggiunse sorridendo. Aver parlato con lui, l’aveva aiutata, come sempre.

«Ehi, rockstar... perché non mi hai svegliata e sei sgattaiolato fuori dalla stanza come un ladruncolo?» Gli si sedette accanto, lui la guardò e s’illuminò. «Dormivi bene, eri stanca...» In quel momento qualcuno si tuffò in acqua con una tale forza da schizzare anche loro. Fu chiaramente Baek, che non perse tempo e iniziò a bagnare tutti, come uno di quei bambini dispettosi da mettere in castigo.

Jin distolse subito lo sguardo e tornò su Chan. Gli si avvicinò all’orecchio. «Per ora rimango...», gli sussurrò per poi guardarlo e sorridergli. Chan fu chiaramente felice di saperlo, e iniziò a strimpellare qualcosa per lei.

Cantarono insieme e gli altri si unirono al coro. Baek compreso.

***

Più tardi, verso l’imbrunire, quasi tutti sparirono. Restarono in piscina solo lei e Chan. Rimasero a lungo in acqua, lei seduta sulle scale, fuori dall’acqua, lui dentro. Parlarono molto, risero anche di più; lui le fece tante di quelle domande che Jin si chiese se non fosse un interrogatorio.

Anche lei gli chiese qualcosa, le raccontò un sacco di aneddoti divertenti dei tour, della loro vita da kpop star.

Stare insieme era così semplice, così naturale. Jin per un istante si chiese perché non poteva essere così anche con lui. Si chiese se, rimanendo, ci sarebbe stata la possibilità che qualcosa potesse cambiare.

Abbassò il capo, sentendosi improvvisamente sconfitta. Lo sapeva bene che nulla sarebbe cambiato, anche con tutta la sua buona volontà. Tornò a Chan e gli sorrise ancora.

«Inizio ad avere freddo, credo che andrò a farmi una doccia calda prima di cena.»

Entrambi rientrarono, uno diretto in cucina per riempire un buco nello stomaco, l’altra diretta al piano di sopra.

Quando Jin fu quasi vicino alla porta della sua stanza, sentì delle voci provenire dalla camera accanto. Era quella di una delle ragazze con cui aveva più legato, una fra le più peperine.

Non era mai stata una da origliare, ma quando sentì il nome di Baek, non riuscì a frenarsi e si avvicinò un po’ di più.

La porta era socchiusa, si appoggiò al muro e rimase in ascolto.

«Accidenti, è incredibile a letto... non trovate anche voi?», la voce della persona che sentì per prima, ci avrebbe giurato, apparteneva alla bionda del piano di sotto.

«Sì, veramente. Anche se io ho preferito Sung-ho... più dolce, più calmo. Baek è una macchina...» A Jin venne quasi il voltastomaco ad immaginare Baek in quel modo, con quelle ragazze. La conversazione, poi, fu davvero surreale. Come si poteva davvero parlare delle varie esperienze sessuali, confrontando le prestazioni l’uno dell’altro. Scambiarsi il letto in quel modo... le venne la pelle d’oca. Fece per voltarsi e andare a chiudersi in camera, quando il nome di Baek emerse ancora e la sua curiosità perversa ebbe di nuovo la meglio.

«Però ragazze, Baek... ditemi una cosa. Vi ha mai baciate? Cioè... baci sulla bocca, sul viso? Io... beh, io ci sono rimasta male. Ho provato a sfiorargli le labbra, si è scostato.» Jin sentì le altre voci pronunciare dei pallidi sì. Lei alzò il viso al soffitto. «Io gliel’ho proprio chiesto, avrei voluto baciarlo. Davvero, quelle labbra... Ma mi ha detto che è qualcosa di troppo intimo, che non condivide facilmente, la ragazza deve proprio prenderlo. Ma in fondo a me va bene così, non è che me lo voglio sposare.» Ridacchiarono tutte insieme, una si mosse e disse che sarebbe andata a lavarsi e Jin corse all’interno della sua stanza, sedendosi sul letto con il fiatone, come se avesse corso una maratona.

“Ma mi ha detto che è qualcosa di troppo intimo, che non condivide facilmente, la ragazza deve proprio prenderlo”

E il bacio della sera prima tornò prepotente a incasinarle la testa. “La ragazza deve proprio prenderlo.”

Baek l’aveva baciata. Jin si lasciò cadere sdraiata sul letto, chiuse gli occhi e li coprì con le braccia. Sentì chiaramente il peso dei loro corpi su quelle stesso letto, i loro sapori uniti invasero i suoi sensi. “La ragazza deve proprio prenderlo.”

Baek non aveva mai baciato nessuna delle ragazze con cui era stato durante quei giorni.

Perché aveva baciato lei, per poi comportarsi da stronzo?

Jin si girò supina per affondare il viso nel cuscino.

«Dio, Baek, mi stai facendo diventare pazza!» 

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Capitolo 8
*** 8 CAPITOLO ***


8 CAPITOLO

Si girò e rigirò nel letto. Le voci frivole di quelle ragazze continuarono a tormentarla senza riuscire a farle chiudere occhio.

Baek è una macchina..” “È qualcosa di troppo intimo, che non condivide facilmente, la ragazza deve proprio prenderlo...”

 

Pensare a quante volte si era portato al letto ognuna di loro, che loro lo confrontassero come qualcosa che non fosse reale, come se non fosse una persona, ma un oggetto le fece male. Ripensò alla prima volta che lo vide. Sola in quel minimarket desolato, una canzone aveva attirato la sua attenzione, una voce in particolare e poi aveva guardato un paio di occhi nocciola. Luminosi, stupendi, carichi di sogni, carichi di emozione. Come poteva essersi sbagliata così tanto su di lui? Era sempre stata una recita la sua? Non provava davvero ciò che esprimeva con la sua voce? Si alzò a sedere e sospirò. L’aveva baciata...

Non aveva baciato nessuna di loro, ma aveva baciato lei. In un modo che non riusciva a dimenticare, che le era entrato sotto pelle e non poteva più cancellare. Per quanto ci provasse, per quanto desiderava liberarsi di quel pensiero costante, lui, era sempre lì.

Chan le voleva bene, aveva sempre adorato anche lui e anche se probabilmente alla fine della vacanza non lo avrebbe più rivisto, desiderava che il suo cuore cercasse lui, desiderava lasciare andare ciò che la faceva soffrire e invece era tutto inutile. Sua nonna le diceva sempre che “testa e cuore non sarebbero mai andati d’accordo”, e aveva ragione.

Ma come poteva ancora pensare a Baek, anche dopo aver visto com’era in realtà? Chiuse gli occhi massaggiandosi la testa e si alzò passeggiando per la stanza. Qualcosa dentro di sé le disse che c’era altro. Il primo giorno era stato gentile. Ripensò di nuovo al bacio, al suo modo di accarezzarle il viso, di sfiorarle le labbra... di scappare come se fosse spaventato. Alzò gli occhi al soffitto e decise che lì dentro si sentiva soffocare, aveva bisogno di aria.

Piano uscì e scese le scale. Tutti dormivano, era notte fonda, o sicuramente facevano come sempre passando da una stanza all’altra. L’importante era che fosse sola, che potesse pensare lucidamente.

Uscì dalla porta finestra e camminò fino a sotto il patio dalla parte opposta alla piscina sedendosi al pianoforte. Suonava da bambina, aveva scelto scuole di musica perché era sempre stata la sua passione e poi l’aveva abbandonata. Come tutto ciò che le era caro. Sua nonna, la sua piccola casa, il suo paese tranquillo... si sentì così sola che trattenne le lacrime. Quella situazione, quella villa, quella vacanza avrebbero dovuto renderla felice, aveva creduto fosse un sogno e invece si era rivelato un incubo.

Lasciò andare il pianoforte e si diresse al dondolo sotto gli alberi, ma facendolo sentì una risatina, delle voci e poi si fermò e si nascose dietro un albero. La voce di Baek tuonò dietro i suoi passi.

<< Se non la smettete di fare le stupide ci sentiranno tutti. Avete fatto il bagno, adesso filate a asciugarvi se volete venire in camera con me.>>

Jin sbarrò gli occhi e si portò la mano alla bocca. L’incubo non avrebbe mai avuto fine di questo passo. Guardò, troppo masochista per far finta di nulla, e vide due delle ragazze di cui non ricordava neppure il nome, saltellare davanti a lui per correre via. La promessa della notte insieme era troppo allettante per farle disobbedire. Alzò lo sguardo sul sorrisetto vincitore di quello che una volta aveva creduto un punto fermo nella sua vita, e cercò di nascondersi meglio, fino a che li vide sparire. La delusione sembrò una costante. Aveva deciso di rimanere per Chan alla fine, ma era la decisione sbagliata, lo sapeva bene, sapeva che alla fine di quel fan meeting, sarebbe tornata a casa con un pezzo di cuore in meno.

 

<< Cosa fai giochi a nascondino?>> Quella voce la fece rabbrividire e la spaventò allo stesso tempo. Baek le si avvicinò piano. Jin si staccò dal tronco sul quale si era appoggiata e lo fissò. Si era accorto di lei ed era tornato indietro? <> Le chiese incrociando le braccia al petto. Jin lo guardò sollevando un sopracciglio sorpresa e poi capì. Scosse il capo sorridendo confusa e sospirò. <> Baek sorrise diabolico e le si avvicinò di un passo. <>

Jin strabuzzò gli occhi sconvolta e la sua faccia disse ciò che non riuscì a esprimere. Alzò le mani in segno di resa e fece per andarsene. << È completamente inutile... tu, non sei normale!>> Disse con voce atona, delusa più che mai. Come poteva pensare qualcosa del genere di lei? Come poteva solo pensare che tutte le persone fossero perverse quanto lui?

<< Ok, ok... mi dispiace, stavo solo scherzando, volevo provocarti...>> Baek la fermò prendendola dal braccio e la fece girare per guardarla negli occhi. Alla poca luce della notte, Jin si sentì ancora più frustrata. Guardò il suo viso e guardò la mano che la tratteneva come se bruciasse. E fece un passo verso di lui senza rendersene conto.

<> Gli chiese inaspettatamente sincera. Baek rimase fermo a fissarla per qualche secondo e poi azzerò le distanze, il suo corpo si scontrò a quello di lui e lo vide sorridere, un altro sorrisetto di scherno. <> Le chiese invece di rispondere come si era aspettata. Lo fissò senza rispondere, abbassando il viso, mentre quella vicinanza forzata diventava sempre più insopportabile. <> Le chiese ancora; Jin scosse il capo e puntò le mani sul suo torace, lo spinse leggermente, ma fu allora che Baek sospirò pesantemente e le alzò il viso prendendole il mento. La guardò negli occhi e poi come la sera prima scese sulla sua bocca, questa volta senza gentilezza, questa volta con una fame che lei stessa non riuscì a reprimere. Si sciolse fra le sue braccia ancora una volta e quando Baek l’addossò al tronco vicino lo lasciò fare, ricambiò ancora una volta quel bacio fatto solo di qualcosa che non riusciva a capire, sentì la sua lingua accarezzarla, sentì le sue mani stringerla dai fianchi e il suo respiro affannato fino a che lo vide allontanarsi per riprendere fiato.

Lui la guardò in un modo che non seppe spiegare. Rimasero fermi l’uno di fronte l’altra ansanti, come se si sfidassero. Jin allora non riuscì a stare zitta, voleva capire, voleva scoprire cosa si celava dietro quegli occhi che aveva amato sempre. <> Baek la fissò senza capire e lei continuò. <> Le mani di Baek scivolarono sotto la sua maglia, fino alla schiena e un brivido la percorse. Vide il suo sguardo confuso per la prima volta da quando lo aveva incontrato e poi lo vide cambiare di nuovo, tornare duro e freddo. <> E dicendo questo la lasciò andare. La guardò sorridendo ancora in quel suo modo arrogante e si leccò le labbra. <> La schernì ancora. Poi tornò serio, guardò le sue labbra e con lo sguardo scese sulla mano fasciata, si tolse la giacca e prima di girarsi e andare via gliela mise sulle spalle. Jin lo guardò sfinita per tutto il tempo, fino a che solo il suo profumo proveniente dalla giacca le fece compagnia. Il sapore delle sue labbra, quelle mani... le sue parole. Sorrise alla sua stupidità. Aveva firmato un contratto vendendosi a lui e i suoi amici, come poteva pensare di riuscire a convincerlo del contrario? In teoria avrebbe dovuto essere come le altre, probabilmente se Chan non l’avesse aiutata sarebbe andata via, o sarebbe finita nel letto sbagliato pentendosene, ma i fatti restavano. “Aveva accettato la vacanza, nessuno avrebbe creduto o poteva sapere che fosse ignara di tutto, soprattutto lui.” E il pensiero che lui la credesse solo una bugiarda, che ora fosse con due delle ragazze, la distrusse definitivamente.

 

***

Baek rientrò alla villa e si girò verso il sentiero. Il sapore di Jin divenne insopportabile. L’aveva mollata al freddo, indeciso se tornare indietro, ma poi non lo fece. Le ragazze parlavano fra loro? Si chiese ricordando le sue parole. Stupide oche, pensò irritato. Non voleva baciare nessuna di loro. Passavano da un letto all’altro come fosse la cosa più facile del mondo, come si aspettavano che le baciasse, che ne avesse voglia? Jin gli aveva chiesto perché. Si avvicinò per prendere dell’acqua e si appoggiò al frigorifero bevendo come un assetato. I mille dubbi, i mille pensieri che gli affollavano la mente furono assurdi e incomprensibili. È vero, l’aveva baciata. Non sapeva perché, non voleva saperlo. Istinto e basta. Aveva solo voglia di farlo e almeno lei non era ancora passata da un letto all’altro, sapeva perfettamente che neppure con Chan aveva fatto sesso. E non riusciva a capire il perché lei facesse così. Aveva richiesto di partecipare al meeting, sapeva bene cosa doveva fare e sarebbe stata pagata per questo. Perché fare tanto la finta ragazzina, dolce e delicata, diversa dalle altre? Non le avrebbe permesso di prendere in giro Chan, tutti loro. Le avrebbe fatto capire che la farsa che aveva messo in piedi le si sarebbe ritorta contro. Tanto nessuno di loro poteva avere una vita fuori di là, la sua strategia sarebbe stata inutile. S’incamminò verso la sua camera dove sicuramente le due ragazze lo stavano aspettando e sospirò, la voglia gli era passata completamente dopo quel bacio. Qualunque bugia lei stesse tessendo, la volava e sapeva perfettamente che anche Jin voleva lui. Al di fuori delle sue bugie, al di fuori delle loro liti, c’era qualcosa che li spingeva l’uno verso l’altro. Sicuramente per lui era la sfida. Si disse convinto. Era abituato ad avere tutte e subito e questa attesa lo spronava a volerla ancora di più, ma alla fine avrebbe vinto e lei avrebbe gettato la maschera, niente gli avrebbe fatto cambiare idea, niente e nessuno. Entrò in camera e lasciò fuori tutto il resto. Era lì per divertirsi, ed era ciò che avrebbe fatto...

***

La mattina dopo Chan bussò alla porta di Jin. Di solito si svegliava prima di tutti, ma a colazione non si fece vedere. La stanza vide che era vuota, allora preoccupato corse giù. Che fosse andata via? Dove? Come? Se si fosse persa? Con il cuore in gola sbucò fuori e Jun lo fissò. <> Gli chiese. <> Rispose nervoso. Sung-ho e Baek si voltarono e li fissarono per poi avvicinarsi. <> La voce di quest’ultimo ruppe il silenzio e Chan lo fissò stupefatto. <> Chiese. Baek lo guardò serio, sfidandolo con lo sguardo. <> Gli disse correndo verso il punto indicato, seguito dagli altri. Ma Jin non era lì.

Chan si passò una mano fra i capelli e si guardò intorno, ripensò al fatto che non sapeva nuotare e il panico gli vuotò lo stomaco. Baek lo guardò e come se i loro pensieri si confrontassero, come se fosse telepatia, sfrecciarono correndo lungo il sentiero fino alla spiaggia. Subito dopo gli scogli il corpo supino di Jin fu visibile, sotto la tenda, sdraiata sui cuscini e dormiva. Chan si inginocchiò per scuoterla ancora preoccupato e vide che aveva indosso la giacca di Baek, che gli si avvicinò lentamente. I due si fissarono di nuovo e appena anche l’altro si inginocchiò, allungò una mano sulla fronte e si rese conto che scottava. <> Chan sbarrò gli occhi e prima che l’amico riuscisse a muoversi, la prese in braccio sentendola mugugnare. Qualunque cosa fosse accaduta la notte prima, in quel momento serviva un medico, anche se il fatto che l’amico fosse sempre il fulcro di ciò che girava intorno a lei iniziò a dargli sui nervi.

 

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Capitolo 9
*** 9 CAPITOLO ***


9 CAPITOLO

Chan raggiunse la camera in fretta, sdraiando Jin sul suo letto. Dietro di lui accorsero anche gli altri e qualche ragazza che sentendo il trambusto in casa si preoccupò. «Perché diavolo l’hai portata in camera tua? La sua non ce l’ha?» Chan, tolse la felpa a Jin e la infilò sotto la coperta, girò il viso di scatto verso Baek, che tra tutti i commenti che avrebbe potuto fare, scelse proprio quello sbagliato, con la persona sbagliata. «Tu devi proprio stare zitto... la porto dove cazzo mi pare.» Sung-ho e Jun si guardarono per poi tornare sui due amici. «Ragazzi, vado a prendere dell’acqua fresca e dei panni...» Fu una delle ragazze a parlare, una di quelle che più di tutte aveva legato con Jin. Insieme a lei andarono anche le altre, lasciando soli i quattro nella stanza con lei.

«Sung-ho, stavolta devi chiamare il medico. Non sta bene per niente e non possiamo chiamare un’ambulanza, né portarla in ospedale.» Lui annuì e prendendo il cellulare uscì momentaneamente per fare quello che gli era stato chiesto da Chan.

Baek, dal canto suo, non seppe nemmeno come muoversi, ma vederla lì su quel letto, inerme, pallida e sudata, gli fece male, un male cane. Per un qualche motivo che nemmeno capì, sentì di essere in parte la causa di quel malessere. Chan invece sembrava avere la situazione sotto controllo, per quanto sotto controllo si potesse avere. La moretta, amica di Jin, arrivò con una bacinella d’acqua e degli strofinacci, si avvicinò al letto in procinto di prendersi cura dell’amica, ma Chan non sembrò molto d’accordo. «Non preoccuparti, ci penso io. Voi potete andare, mi occuperò io di lei, e aspetterò il med...». Tentò di liberarsi anche di Baek che però non sembrò molto d’accordo. «Chi sei per cacciarmi dalla camera? Perché mai dovresti restare qui tu? Posso restare io...» Jun, che era stato sempre in silenzio, sbuffò sonoramente. «Ragazzi, mi avete rotto voi due. Andatevene fuori da questa stanza tutti quanti, resto io.» Si avvicinò agli altri membri e spintonandoli, li buttò fuori sbattendo la porta, lasciando sbigottiti.

Sedette sul letto, vicino a Jin, che ancora non sembrava voler riprendere conoscenza, e iniziò a passare il panno bagnato su polsi, collo e fronte della ragazza. «Quei due sono completamente impazziti, vero, Jin? Ti fanno più male che bene... sono stato bravo a buttarli fuori, eh?» Jun si occupò di lei per un po’, con uno spirito fraterno che non riconobbe, ma quella ragazza, chissà perché iniziò a fargli tenerezza. Parlò con lei a bassa voce, mentre cercava di abbassarle la febbre, con Chan che continuava a bussare per entrare.

«Fatevi passare i bollenti spiriti, e allora forse entrerete. Andate a farvi una passeggiata e piantatela.» Jun non ne potè davvero più. Quella vacanza si stava lentamente trasformando in una soap opera.

Per una decina di minuti calò il silenzio, tranne per Sung-ho che dal corridoio informò l’amico dell’arrivo del medico in circa un quarto d’ora. Jun guardò Jin e sorrise appena, quando percepì il movimento dei suoi occhi chiusi. «Chan...» la voce flebile della ragazza sussurrò appena il nome del suo compagno. «C-Chan? Ya! Sono Jun?» si lamentò mezzo offeso, mezzo divertito. «Baek...» Il ragazzo spalancò lo sguardo e alzò gli occhi al cielo. «Ehi, piccoletta, sei un po’ confusa...» Sorrise di nuovo poi si alzò e andò ad aprire la porta. «Rodolfo e Casanova, la bella addormentata chiede di voi. Non riesco a capire che cavolo ci trovi nelle vostre facce da stupidi...» Disse tra il seccato e divertito. E Baek, senza nemmeno lasciarlo finire di parlare, entrò in camera raggiungendo Jin, sedendosi accanto a lei. «Jin...» le prese la mano e la strinse, non sapendo che fare se non guardarla. Il senso di colpa che si espanse dentro di lui non gli piacque per niente, ma non ebbe tempo nemmeno di elaborarlo. Jin pronunciò ancora il suo nome. Chan, dietro di lui in piedi, fu pervaso da un senso di nausea inspiegabile. «La cosa che mi fa morire dalle risate è che non ti vergogni nemmeno...» Soffiò fuori, pieno d’astio. In quel momento gli avrebbe anche spaccato la faccia, se non fosse stato per Jin stesa sul letto, con la febbre alta. Si ripromise che la cosa l’avrebbe sistemata dopo... di sicuro non sarebbe finita lì.

Baek era un veleno per Jin e se lei non fosse stata in grado di mettere dei paletti tra loro ci avrebbe pensato lui.

Grazie al cielo arrivò il dottore a mettere fine a quella faida frustrante. Dietro di lui anche il manager che poi restò fuori dalla stanza insieme a tutti gli altri.

Parlò con i ragazzi, chiedendo informazioni su quanto successo, ragionando sul da farsi, se non fosse meglio mandarla a casa. «No, no, so per certo che lei non vorrebbe andare a casa...», Intervenne subito Chan. Il manager lo guardò con un sopracciglio alzato. L’aria si fece un po’ pesante, i due si studiarono soppesando gli sguardi.

«Ha ragione Chan, signore.» La moretta intervenne ancora a salvare capra e cavoli. «Se il medico dirà che non è grave, sono sicura che vorrà restare. Avrà preso un po’ di freddo. La sera sul mare c’è vento.» Anche gli altri annuirono, dando man forte alla ragazza. Il manager lì guardò tutti, uno alla volta, e sbuffò. «E va bene... vediamo cosa dice il dottore e decideremo.» Poco dopo ricevette una telefonata e salutò tutti chiedendo a Sung-ho di aggiornarlo una volta finito, e se ne andò lasciandoli di nuovo soli.

«Cristo Santo, Chan! Ma che diavolo ti viene in mente? Uscirtene come il cavaliere scintillante...», Sung-Ho proruppe con tono contrariato, guardando il suo amico come fosse stato un padre che sgrida il figlio. Quasi tutte le ragazze, forse seccate da tutto quel teatrino, forse stanche, si allontanarono e Jun con loro. «Ho detto solo la verità, conosco Jin, so che vorrebbe restare. Cosa c’è di male a dirlo?»

Baek, perso nelle sue emozioni che lo stavano facendo fuori poco a poco, se ne restò in silenzio, ma dopo quell’ultima frase di Chan non riuscì più a trattenersi.

«Ma spiegami... chi ti credi di essere? Il suo fidanzatino? Cos’è, siete sposati? “Io la conosco”, “Me ne occupo io”, “Uscite”... bla bla bla... smettila! Mettiti in testa che lei non è nessuno, e non sarà mai nessuno. Non te la porterai a casa come souvenir... smettila!» Non fu in grado di stare zitto, non fu capace di dire qualcosa di diverso. Quel senso di colpa, misto ad altri mille sentimenti che lo avevano pervaso dall’arrivo di Jin in quella villa, lo mandarono in tilt completamente.

E Chan partì con un pugno che chissà da dove, ma uscì, e non riuscì a fermarsi. Non avevano mai fatto a botte in 10 anni, ma per un secondo, uno solo, non ci aveva visto più e l’istinto fu più veloce della ragione.

Baek barcollò appena, sfiorando il muro ma senza cadere. Vide rosso per un istante, rosso rabbia, e in un attimo anche il suo braccio si alzò per rispondere a tono a quell’aggressione. «Ragazzi, l’ho già detto che avete rotto pesantemente?» Jun intervenne nuovamente tra i due, afferrando il braccio di Baek e allontanando Chan.

Sung-ho li guardò con sguardo pieno di astio. «Finitela entrambi. Se andate avanti così rischierete di incasinare tutto… è una fan, ragazzi, una fan. Una volta finita questa vacanza, lei andrà per la sua strada, voi siete fratelli, accidenti! Ma che vi prende?»

All’’improvviso la porta sì aprì e il medico uscì dalla stanza richiudendola dietro di sé. Guardo i quattro ragazzi e sorrise. «State tranquilli, sta bene. Ha preso un colpo di freddo, forse è un po’ stanca. Non fate festini ogni sera fino a tardi, avete bisogno anche di riposo, lei più di tutti in questo momento. Le ho dato degli antipiretici.» Guardò Baek e gli porse due scatoline. «Queste sono vitamine, queste per abbassare la febbre. Ho lasciato un termometro sul comodino. I panni bagnati si usavano nel medioevo.» Poggiò una mano sulla sua spalla. Al suo arrivo Baek era seduto sul letto accanto a lei, e per un qualche motivo pensò che si sarebbe preso lui la responsabilità di curarla. «Provate la febbre ogni 4 ore e datele una compressa mattina e sera. Comunque, domani dovrebbe già stare bene. Io vado…» Il medico si congedò e Sung-ho lo accompagnò come gli era stato chiesto dal manager. Chan non attesa oltre, aprì la porta e si fiondò al letto per controllare Jin, che ancora dormiva.

Dietro di lui Baek, che rimase in silenzio per un lungo attimo. «Mi spieghi cosa stai combinando?» Chan, credeva che la colpa dello stress di Jin fosse sua. Parlò ma senza voltarsi a cercare il viso dell’amico. «L’hai detto tu, non è nessuno, allora lasciala in pace per favore. Non ha fatto niente, doveva essere il suo sogno, incontrarci, stare con noi… perché non la lasci vivere questa esperienza come vuole e smetti di tormentarla, se non te ne frega niente? Hai tutte le altre ai tuoi piedi…» Chan continuò a guardare lei e ignorare lo sguardo di Baek, che rimase comunque nella stessa posizione, immobile, senza quasi sbattere le palpebre. L’unica cosa che si mosse fu dentro sé stesso, e si chiamava rabbia. Non sopportava il suo amico e il suo atteggiamento da bravo e indefesso ragazzo. Era solo uno stupido… «Io non le ho fatto niente, smettila di puntare il dito… - sbuffò, poi proseguì – Bene, vuoi fare a modo tuo? Vuoi fare il fidanzatino della principessa? Prego, accomodati.» Poi si piegò sull’amico, vicino all’orecchio. «Se lei resta, non me ne starò fermo. Guarda e vedrai, poi non dire che non ti avevo avvertito…»

Si tirò su e girò i tacchi per uscire dalla stanza. «Fagli tu da infermiere.» Gettò le scatoline delle pillole sul letto e attraversò la soglia della porta; una voce però lo immobilizzò.

«Chan, non andartene via…» Fu Jin a parlare e a Baek sentirle dire una cosa del genere fece male, più di quanto avrebbe mai creduto possibile, mentre per Chan fu un qualcosa di molto diverso, quasi una soddisfazione. Sentirle chiedere di restare, anche se nel sonno, lo riempiva di un sentimento che non era sicuro di poter provare, ma che non riuscì a scacciare.

 

***

 

Chan non si staccò da Jin per tutto il tempo. Seduto sulla poltrona vicino al letto continuò ad occuparsi di lei, si preoccupò di misurarle la temperatura, di bagnarle le labbra, di farle compagnia. Voleva essere il primo che avrebbe visto una volta riaperti gli occhi.

Fu verso sera che riprese conoscenza, anche se la febbre ancora non scese. Le sorrise, ancora piuttosto preoccupato; Jin mosse il capo e lo trovò subito. Sorrise e mugugnò qualcosa, ma lui capì solo il proprio nome. «Sì, sono qua, Jin. Va tutto bene.»

La porta sì aprì immediatamente, e Baek comparve come se fosse lì dietro pronto. Nonostante tutto, non era riuscito a star lontano dalla camera di Chan per più di un paio d’ore. Aveva passato l’intero pomeriggio seduto in corridoio, in attesa di sentire la sua voce, di saperla sveglia. Provò a convincersi di averlo fatto solo per attenuare il suo sento di colpa, ma la verità era che non riusciva proprio a starle lontano. E si maledisse per questo.

La sera prima si era premurato di lasciarle la giacca, almeno questo doveva valere qualcosa. Era stato tentato di tornare indietro e invece furioso aveva lasciato perdere. Se solo avesse seguito il suo intuito. Chan lo fissò e lui non lo guardò neppure, guardò Jin che appena lo vide sbarrò gli occhi e girò il viso di lato come se non lo volesse vedere.

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Capitolo 10
*** 10 CAPITOLO ***


10 CAPITOLO

Per Baek fu come una doccia fredda, ma non riuscì a dire nulla, che anche Jun e Sung-ho sopraggiunsero. Jun si precipitò a sedersi accanto e le prese una mano. Il più giovane si riscoprì davvero preoccupato e si comportò come non aveva mai fatto. Jin si voltò verso di lui abbozzando un sorriso e il ragazzo si portò la sua mano alle labbra e la baciò sorprendendo tutti. << Ci hai fatto preoccupare piccoletta.!>> Le disse sorridendo. Lei lo guardò commossa e tossì imbarazzata. <> Sung-ho si avvicinò e prese la parola da buon leader. <> Le chiese facendo voltare tutti. Jin chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì fissò i suoi in quelli di Baek, che sembrò sulla graticola restando in silenzio. Quella domanda avrebbe potuto liberarla dal fardello, dalla situazione in cui si ritrovava, da quella situazione che sembrava divenire sempre più complicata. Guardò poi Chan che scosse il capo e allora la voce di Baek proruppe. <<È solo un po’ di febbre, il medico ha detto che starà bene, perché dovrebbe andare via?>> Chiese fissandola intensamente. Sung-ho sospirò e lo guardò seccato. <> Jin allora si sollevò a sedere lasciando andare la mano di Jun. <> Il ragazzo annuì e poi si rivolse a tutti. <> Lui annuì anche se controvoglia e poi Sung-ho fece un cenno agli altri di uscire, e così fecero.

Una volta soli Chan le sorrise e le si avvicinò preoccupato. <>; <> Lo interruppe dolcemente. Allora lui si chinò per prenderla in braccio e la sollevò camminando lentamente per riportarla in camera. Jin ancora spossata, si appoggiò alla sua spalla ritrovando quel senso di familiarità che riuscì come sempre a calmarla. Poco dopo da sola, appoggiata al cuscino, ripensò a ciò che era accaduto la notte prima. Quel bacio, le parole di Baek e poi ripensò ai suoi occhi. Sembrava preoccupato, ma era una persona così incostante che probabilmente si stava sbagliando. Sicuramente l’episodio lo aveva toccato perché era accaduto nella sua vacanza, ma non poteva credere ad altro, doveva restare con i piedi per terra e cercare di stargli più lontano possibile, altrimenti fino alla fine non avrebbe retto. Jessi interruppe i suoi pensieri e finalmente grazie al suo aiuto riuscì a lavarsi e a mangiare qualcosa, riaddormentandosi subito dopo.

***

<> Sung-ho uscì in piscina e serio si rivolse ai suoi compagni che sembravano occupati in altro. Chan si alzò dal pianoforte, Jun lasciò la palla alle ragazze e Baek si alzò dalla sdraio dove sembrava sonnecchiare, per seguirlo in cucina. Da soli, il più grande fra loro si accomodò su uno sgabello e gli altri fecero lo stesso in religioso silenzio. <Iniziò Sung-ho - ma questa cosa sta diventando una barzelletta.>> Tutti lo fissarono e lui continuò. <> Si rivolse a Baek e poi fissò Chan. << Non sono nessuno per decidere, suggerisco però, di smetterla. Chan... - Si girò verso di lui - Jin non può stare con te e non parlo di sesso, devi darle la possibilità di fare come vuole, anche se non ti piace l’idea, forse a lei potrebbe andar bene... poi sceglierà come fare, ma deve essere una sua scelta. Non posso biasimare Baek se è infastidito, anche se è fastidioso vedere quanto tu sia sempre superficiale con tutte.>> Terminò stizzito fissando anche l’altro. Chan sospirò. <> Baek incrociò le braccia al petto e sbuffò. <> Si fissarono in cagnesco e poi continuò. <> Sung-ho annuì. <> Jun parlò sorprendendo ancora una volta tutti quel giorno. Si alzò per prendere da bere e poi parlò. <> Baek e Chan si voltarono a fissarlo di scatto e lui rise. <> Detto questo Sung-ho si alzò e insieme a Jun uscirono per farli parlare. Baek alzò il viso verso il suo amico e lui fece lo stesso. <> Gli chiese all’improvviso col cuore in tumulto. Spaventato dalla risposta, ma consapevole di volerlo guardare negli occhi. Chan si morse un labbro e scosse il capo, come poteva spiegare le cose, fargli capire?. <> <> Lo interruppe. Si alzò in piedi e gli si avvicinò appoggiando una mano sulla sua spalla. <> Chan lo guardò e annuì. Non ci fu bisogno di altro. Aveva promesso a Jin di proteggerla e avrebbe continuato a farlo, ma non poteva andare contro i suoi fratelli, anche perché sapeva che non le avrebbero fatto del male o l’avrebbero obbligata a fare qualcosa che non voleva. Sentiva qualcosa per lei e sapeva, conosceva Baek c’era qualcosa di diverso in lui, forse avrebbe dovuto lasciare che tutto facesse il suo corso. Non avrebbe potuto fermare comunque il destino.

***

La mattina dopo Jin scese accompagnata da Jessi. Stava molto meglio ed era contenta di aver legato di più con quella moretta tutta curve. Non si aspettava che fosse così, ma avevano parlato molto, anche sulle situazioni della villa. Lei le aveva fatto confidenze, dicendole cose che neppure immaginava. Dal fatto che le altre ragazze fossero gelose di lei, soprattutto la biondina con cui Baek si appartava spesso, o la sua predilezione per Chan, e la delusione che non la degnasse neppure di uno sguardo. Jin decise allora di lasciarlo più libero. Aveva accettato il suo aiuto senza rendersi conto che lo avrebbe limitato e che forse altre ragazze ne avrebbero risentito. Inoltre grazie al suo “incidente” se così poteva chiamarlo, aveva scoperto che alla fine non c’era nulla di pericoloso. I ragazzi tenevano a tutte. Certo prendevano ciò che loro offrivano, ma non facevano mai mancare dolcezza e attenzione. Sapeva di dover stare lontana il più possibile da Baek, ma avrebbe potuto iniziare a divertirsi senza preoccuparsi, decise. E infatti la prima cosa che fece appena presero posto per la colazione, fu coinvolgere Jessi in una discussione con Chan, il quale sembrò come sempre divertente e molto carino anche con lei. Jin sorrise quando la sua nuova amica le fece l’occhiolino e si ritrovò a pensare che quella era la via giusta da seguire.

Poco dopo mentre quasi tutti si godevano il sole e Jessi riuscì a non perdersi Chan, lei si sedette al pianoforte. La febbre le era passata grazie alle medicine, ma si sentiva ancora un po’ stanca. Mise le dita sui tasti e sospirò. Aveva cercato tutto il tempo di non guardare in direzione di Baek, e lui sembrò evitarla. Questo non le faceva piacere, anche se non facevano altro che litigare, la sua presenza le mancava. Come se fosse lontano anni luce. All’improvviso però una mano che conosceva bene sfiorò quasi la sua facendo tintinnare una nota. Jin si girò mentre Baek le sedette accanto. Senza dire nulla, senza guardarla iniziò a suonare. Una melodia che riconobbe subito e che amava. La sua voce si levò nell’atmosfera e rimase a guardarlo imbambolata. Oltre la sua freddezza, la sua ostilità, niente avrebbe potuto minare l’amore che provava per la sua voce, niente avrebbe cambiato ciò che provava quando lo sentiva cantare. La guardò dopo pochi secondi negli occhi e poi le prese la mani appoggiandole sui tasti. Si ritrovò a suonare impacciatamente e a cantare piano con lui, come se lo facesse da sempre, e lo faceva in realtà. Nella sua camera, al buio della notte, nei suoi sogni era ciò che accadeva spesso. Quando le ultime note volarono via, Baek le sorrise. Jin rimase senza fiato. Quel sorriso dolce, come se davvero gli importasse, come se davvero fosse felice di stare con lei. Quel modo che aveva di cambiare atteggiamento ogni volta che le stava vicino la confondeva, la rattristava e la rendeva felice, ma non si sarebbe più fatta illudere da nulla. Si alzò e scusandosi, disse di voler riposare. Si allontanò da lui, anche se ogni parte di lei voleva restare, guardare ancora quel suo sorriso meraviglioso e magari conoscere il vero Baek, quello che per lei era sempre stato importante. Ma se l’avesse fatto, soprattutto adesso, così vulnerabile avrebbe frainteso nuovamente e dopo, avrebbe fatto male ancora, perché lui era ciò che era e lei ancora una preda da cacciare.

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Capitolo 11
*** 11 CAPITOLO ***


CAPITOLO 11

 

Chiusa nella sua camera, Jin ripensò a poco prima, al pianoforte, a quelle piccole mani delicate che amava tanto, che accarezzavano eleganti i tasti e alla sua voce. Quella voce. Se non fosse stata lì con lui, avrebbe pianto sicuramente.

Non lo capiva e probabilmente non lo avrebbe mai capito, ma dopotutto, pensò, non era quello il vero scopo di quella vacanza.

Aveva deciso di restare nonostante tutto quello che era successo, aveva deciso di lasciare libero Chan da quello strano accordo che avevano fatto e di godersi il resto dei giorni che aveva ancora a disposizione. Voleva conoscere meglio anche Jun e Sung-ho, voleva conoscere anche le altre ragazze, seppur forse la maggior parte avrebbero preferito vederla andare via. Quando era partita per questo viaggio, l’ultima cosa che aveva pensato, era stata proprio quella di creare subbuglio tra i ragazzi. Proprio lei, la meno appariscente, la meno esuberante, quella che lì tra quelle ragazze era la mosca nel latte.

Guardò l’orologio e senza rendersene conto vide che erano già passate due ore. Probabilmente gli altri avevano già pranzato e a pensarci lo stomaco iniziò a brontolare.

Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. «Tesoro, sono Jessi.» Jin le disse di entrare e poco dopo la ragazza fu davanti a lei con in mano un piatto. «Sandwich, te l’ha fatto Jun. Ha detto di mangiarlo tutto e di bere il latte.» Jin sorrise al pensiero di quello che in quel momento considerava il migliore amico del mondo. Lo stomaco avrebbe ringraziato. «Grazie. Dopo ringrazierò anche lui, stavo proprio pensando di scendere.»

Jessi le sedette accanto, appoggiando il bicchiere al comodino. Le sistemò con le dita i capelli dietro l’orecchio e Jin si sentì improvvisamente bambina.

«Ti senti meglio?» le chiese la moretta. Lei annuì mentre masticava un generoso boccone della sua merenda. «Prima ho sentito i ragazzi. Stasera vogliono giocare. Non so esattamente a cosa e come, ma diceva Baek che tutti devono parteciparvi.»

Jin appena sentì quel nome, si sentì quasi mancare l’aria. «Ti piace proprio, eh?» Il boccone le andò quasi di traverso. Tossì un paio di volte poi mandò giù, guardando il piatto quasi vuoto. Balbettò per un paio di secondi. «M-ma va... ma c-che dici? È solo, cioè era solo il mio preferito...» Jessi inarcò un sopracciglio e le regalò uno sguardo che tutto era fuorché quello di una che ci credeva. Sbuffò in direzione dell’amica. «Va bene, va bene. Fingerò di essermela bevuta. Adesso datti una sistema e scendi, però. Chiedono di te e comunque non potrai restare rintanata qui fino alla fine della vacanza.» Jin annuì, sorridendole appena, poco convinta, ma alla fine fu quello che fece. Si alzò, si fece una doccia veloce e poi scese.

Li trovò tutti in salotto. Restò in disparte a guardare la scena per qualche secondo.

La televisione era accesa probabilmente su un canale a caso, dato che nessuno sembrava interessato veramente.

Le ragazze non erano tutte presenti, ma sentì subito gli schiamazzi dalla piscina e capì dove fossero.

Jun se ne stava seduto a terra, impegnato in qualche battaglia intergalattica al cellulare. Si lamentava di qualcosa, tirando fuori nomi strani che lei ovviamente non riconobbe.

Chan giocava a Jenga con una delle ragazze, mentre Sung-ho sembrava dormire.

Cercò con tutta la volontà di non arrivare a lui, ma era difficile non vederlo. Sdraiato sul divano, come se gli altri non esistessero, a mangiare frutta. La biondina, sempre appiccicata a lui come una cozza allo scoglio, era seduta sullo stesso divano, con le gambe di Baek sulle sue. Che bel quadretto. Pensò irritata.

Decise di farsi vedere e appena lo fece tutti si voltarono a guardarla, come se non sapessero chi fosse o fosse la celebrità di turno.

Fece finta di nulla, raggiunse Jun e ci si sedette accanto, senza imbarazzo e senza problemi. Gli sorrise e lui sorrise a lei.

«Ti senti bene, piccoletta?», chiese lui, guardandola negli occhi. «La tua cera finalmente è tornata normale, ma dillo se c’è qualcosa che non va, capito?» Lei annuì piano e si appoggiò con la schiena al divano allungando le gambe sul tappeto. «A cosa stai giocando? Ti sentivo parlare una lingua sconosciuta?» Lui sembrò felice della domanda, iniziò subito a buttare fuori indicazioni, regole, trucchi e se anche Jin non ci capì niente, sorrise, annuì molto, come se tutto le fosse chiaro, e provò anche a giocare. Per qualche momento si sentì come una ragazza normale, a casa di amici, a fare assolutamente nulla, essendone comunque divertita. Il sottofondo della tv, le risate di Chan e la ragazza, le tessere del Jenga che cadevano ogni minuto facendo rumore... persino il masticare rumoroso di Baek le risultò piacevole. Bastò non guardarlo, ignorarlo, come se non fosse esistito, e tutto scivolò via liscio.

«Jin, stasera si gioca, mi raccomando. Non sparire da qualche parte. Oggi nessuno può tirarsi indietro.» Fu proprio lui a parlare. Le disse dei giochi, ma senza cercare il suo sguardo. Lei fece altrettanto. Annuì e sorrise a Jun che la stava ancora controllando nel videogame. «Me l’ha detto Jessi. Non preoccupatevi. Non andrò da nessuno parte.» Parlò al plurale, non voleva dargli modo di intavolare una qualsiasi discussione.

«Ehi, ehi, stai more... sei morta!» Scoppiò a ridere all’espressione di Jun. «Scusa, sono proprio imbranata con queste cose.

Guardando il ragazzo, si rese conto di quanto fosse facile divertirsi e rilassarsi con loro, se metteva da parte il discorso sesso, notti selvagge e discorsi simili. Jun era dolcissimo tanto quanto Chan, anzi, forse di più. Da come si comportava, le era chiaro che non fosse interessato a lei in quel modo... era chiaro che fosse semplicemente affezionato e volesse tirarle su il morale.

«Cosa mangiamo stasera?», proruppe lei chiedendo a tutto il gruppo. «Avrei voglia di pizza. Che ne dite? Se poi c’è la serata giochi, con la pizza viene tutto più semplice. Le ordiniamo, mangiamo e non dobbiamo né cucinare, né pulire chissà cosa.» Per un momento furono tutti meravigliati dell’uscita della ragazza, ma poi esplosero in chiacchiere, risposte e idee per i tipi di pizza da scegliere.

E tutto andò esattamente come aveva previsto.

 

***

 

«Allora! Il primo gioco è la caccia al bacio.»

Baek sembrò impaziente di iniziare. Si era fatto aiutare dallo staff per organizzare, quindi Jin sperò che non fossero cose idiote come al suo solito.

«Voi ragazze resterete qui, noi ci nasconderemo. A voi verrà consegnata una mappa e grazie a quella dovrete trovarci. La prima che ci troverà avrà diritto a un bacio, un bacio che dovrà essere riscattato per forza.» Mentre lo disse, guardò Jin negli occhi, senza cercare di nasconderlo agli altri.

«E quella coppia, per il gioco successivo, resterà insieme.» Le ragazze si guardarono scettiche. Una chiese cosa ne sarebbe stato delle ragazze rimaste fuori. «Il secondo gioco è a coppie. Sceglierete la vostra compagna e giocheremo...»

A giudicare dalle prime spiegazione, sembravano giochi tranquilli, tutto sommato. Niente che si potesse truccare, o con finali scontati. Jin sorrise a Chan che nel frattempo le si era avvicinato.

Poco dopo le ragazze rimasero sole e i ragazzi andarono a nascondersi.

Una dello staff consegnò della mappe a tutte loro e la ricerca iniziò.

Gli indizi per trovarli erano basati sulle personalità dei ragazzi, per cui era necessario conoscerli un minimo per riuscire ad arrivare alla soluzione, ma se doveva essere del tutto sincera, non era del tutto certa di poter riuscire nell’intento. O forse non voleva riuscirci. Probabilmente l’unico che avrebbe potuto trovare, sarebbe stato Baek, e non voleva avvicinarglisi.

Lesse attentamente gli indizi e guardò bene la mappa. Se proprio voleva gareggiare, avrebbe dovuto puntare a Jun o Chan. Al massimo Sung-ho.

Incrociò parecchie volte le altre ragazze, che le sembrarono un po’ perse. Alcune sparirono e forse, si disse, li avevano già trovati.

Dopo quasi un quarto d’ora, incrociò la bionda, ed era sola. Per un qualche motivo, Jin ne fu sollevata.

Poco più tardi, vagò per la spiaggia, e senza rendersene conto arrivò alle scogliere che i ragazzi chiamavano della “stella polare”. Non gli si era mai avvicinata, e si addentrò appena.

«Jin? Sei tu?»

Senza nemmeno volerlo, aveva trovato uno dei ragazzi.

«Jun! Non ci credo!» Scoppiarono a ridere nel buio di quella piccola grotta scavata nello scoglio, guardandosi attraverso la fioca luce. Il ragazzo allungò la mano e presa quella di lei, la tirò un po’ a sé. «Stai attenta, non vorrei doverti prendermi cura ancora di te, non sai che seccatura.» Il tono ironico, face capire che in realtà non gli era pesato minimamente, e istintivamente Jin gli accarezzò la mano per un attimo.

«Quindi?», Jin vinse il bacio di Jun e la possibilità di fare coppia con lui nel gioco successivo. Lei, però, pensò alla prima cosa. Il cuore iniziò a batterle nel petto come un tamburo. La cosa di baciarlo la faceva sentire un po’ strana.

«Non sei costretta se non vuoi... tranquilla.» Jin, si era ripromessa che si sarebbe lasciata andare e divertita, così attirò lui dalla mano. Sbatterono l’uno contro l’altra, ridendo. Jun lentamente, così lentamente da non credersi, salì con le mani dalle braccia di lei, fino al viso, che poi circondò. Le sorrise appena, andandoci piano, in modo che se lei avesse voluto, avrebbe potuto fermarlo. Ma non lo fece.

Si alzò con le punte per colmare la differenza di altezza tra loro e si lasciò sfiorare le labbra con le sue, per poi lentamente schiuderle e dargli accesso a un tenero e dolce bacio.

Durò più di quello che aveva preventivano, e scoprì che la cosa non le dispiaceva affatto. Jun si fermò poco dopo, riprendendo fiato. Si guardarono per un breve momento, lui le sorrise, lei fece altrettanto.

Il pensiero di Baek che usciva dalla stanza di quella bionda tinta, che osava anche sfidarla con lo sguardo, le passò come un fulmine nella mente. Una rabbia incredibile la pervase e senza rendersene conto, si tuffò di nuovo sulla bocca di Jun, cercando un bacio diverso, un bacio vero. Lui non osò toccarla in posti diversi dal viso o dalle spalle. La strinse un po’ a sé ma non esagerò affatto. Lei si godette il momento, quel bacio che era molto meglio di quanto si fosse aspettata e quando si staccarono in qualche modo si sentì meglio.

«Stai bene?» lei gli sorrise e annuì. «Andiamo! Ho vinto, devo far vedere il mio trofeo.» Disse per rassicurarlo. Chiacchierano un po’ tornando alla villa, come se nulla fosse successo.

Quando furono nel salotto videro che Jessi aveva trovato Sung-ho. Degli altri ancora niente.

Poco dopo però arrivarono anche loro. E dietro la biondina, a mani vuote.

Una sensazione di soddisfazione e godimento la pervase, ma decise di non darle un’importanza che non meritava. Non guardò neppure con chi era Baek, che dal canto suo appena vide le mani di Jin e Jun unite, intrecciate, si soffermò più del dovuto. Jun allora sorrise anche in sua direzione. Aveva sulla bocca una traccia di rossetto di Jin, che improvvisamente gli causò una fitta allo stomaco.

«Ehi, amico. Almeno pulisciti la bocca.» Sbottò, di nuovo senza nascondere il fastidio che sentiva dentro. Jin si girò verso Jun e vide la traccia di rossetto rosso. Scoppiò a ridere guardandolo, e con le dita salì alla sua bocca per pulirlo. «Ecco, ora sei a posto.»

Per un secondo scese il gelo, e fu Sung-ho a riportare tutti con i piedi per terra.

 

***

 

«Okay, ragazzi! Adesso c’è il secondo gioco. Le coppie sono quelle formate dalla caccia al bacio. Ora le ragazze rimaste sole dovranno formare le loro. Il gioco consiste nel riuscire, nel minor tempo possibile, a spostare dalla cucina al salotto, 10 palline da tennis, afferrandole con il mento.» Qualcuno rise, qualcuno si lamentò che non avrebbe potuto farcela, ma alla fine il gioco iniziò. E fu davvero divertente, tutti risero e giocarono con leggerezza, con serenità. Finalmente sembrò un gruppo di amici che semplicemente si godeva la compagnia reciproca.

Anche Jin riuscì nell’intento di non pensare a nulla che non fossero i giochi. Fu bello far coppia con Jun, e anche il bacio, e le chiacchiere e le risate.

Giocarono ancora, al gioco dei nomi, in cui non ci furono coppie, e finito un gioco ne inventarono sempre uno nuovo, fino a notte fonde. Anche il programma di Baek andò a farsi benedire, perché avevano così tanta voglia di divertirsi che non lo seguirono più.

Il gioco finale, quello alcolico, fu più tosto. Non era previsto, ma Chan lo propose e tutti furono così su di giri e felici da acconsentire immediatamente.

Fino le quattro quando alzarono bandiera bianca. Qualche delle ragazze si addormentò sul tappetto, Sung-ho sulla poltrona. Gli altri, i più resistenti, tennero duro, ma non erano proprio a posto, un po’ brilli.

Anche Jin bevve più di quanto avesse mai fatto in vita sua, ma si sentì leggera, ebbra di gioia. Si sentì bene come mai prima.

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Capitolo 12
*** 12 CAPITOLO ***


12 CAPITOLO

E fu allora che Baek prese una bottiglia di birra, guardò i superstiti e propose l’ultimo gioco. <> Jin si riscosse dal torpore e dalla voce di Chan che blaterava cose incomprensibili e lo fissò. Lo vide prendere posto sul tappeto di fronte a lei e posizionare la mano sulla bottiglia per farla girare. Jessi, Jun e Chan le si sedettero accanto e le uniche ragazze ancora sveglie, tra cui la biondina si accomodarono accanto a Baek. Nessuno si sottrasse all’ultimo gioco, anche se Jin iniziò a preoccuparsi. Guardandolo fu chiaro che Baek non era contento di come si stesse concludendo la serata e volesse fare a modo suo. Chan allungò una mano per appoggiarla sulla sua spalla e Jin gli sorrise per rassicuralo. Subito dopo il primo giro partì. La bottiglia si fermò su Jun che scelse verità. Baek ci pensò su per un attimo e poi piegò il viso. <> Jin lo guardò. Era cosciente che avrebbe fatto qualcosa per arrivare a lei, glielo leggeva negli occhi. Jun scoppiò a ridere e annuì. <> Concluse per provocarlo. Baek sorrise alzando un angolo delle labbra. Jin abbassò gli occhi e sbuffò. Stupido, tutto questo teatrino per saperlo... Pensò seccata. Poi vide girare di nuovo la bottiglia che si fermò sulla biondina odiosa. Lei ovviamente scelse obbligo, tutto pur di provocare. Baek sorrise e le disse che doveva spogliarsi e restare in intimo. Jin alzò il viso di scatto e lei scoppiando a ridere come l’oca qual era non se lo fece ripetere due volte. Lasciò andare il suo abitino in terra e rimase in pizzo trasparente. Jessi tossì per attirare la sua attenzione e fece una smorfia che la fece ridere. Il gioco andò avanti fino al giro successivo e fu proprio la biondina ad avere in mano la bottiglia. Al primo giro beccò Chan e Jun, li fece spogliare facendoli restare in boxer e la situazione iniziò a diventare strana. L’atmosfera cambiò e Jin si rese conto che avrebbe dovuto mollare con qualche scusa, ma appena lo pensò la bottiglia scelse lei. Per evitare intoppi o di doversi spogliare, scelse verità, ma la biondina disprezzandola visibilmente, la soppesò con lo sguardo e poi sorrise falsamente. <> I pochi presenti si voltarono verso la bionda, l’unico che la fissò fu proprio Baek. Non abbassò lo sguardo neppure un secondo, restando in attesa. <> S’intromise Chan. La biondina fece spallucce. <> Jin distolse lo sguardo da quello di Baek e sentì il cuore accelerare i suoi battiti. Non era mai stata brava a mentire e davanti a tutte quelle facce che sembravano aspettare una sua risposta, si sentì in trappola. Ma alla fine fu proprio Jun a salvarla. << Mi hai fatto ricordare che è proprio così. Jin sono tuo, mi hai vinto, quindi approfittiamone... andiamo!>> Si alzò prendendola dalla mani e tirandola su la trascinò via con sé sotto lo sguardo stupefatto degli altri. Una volta fuori dal salotto, si fermò sulle scale e la fissò. Le sorrise e le baciò la mano. <> Lo guardò, guardò mentre le faceva l’occhiolino e si gettò fra le sue braccia per ringraziarlo e abbracciarlo. Quel giorno Jun fu davvero il suo eroe. Quando lo lasciò andare, salì le scale di corsa e si chiuse in camera tirando un sospiro di sollievo. Stupida bionda, era talmente gelosa di lei, era talmente gelosa che Baek non le desse retta che cercava di metterla in difficoltà. Si sdraiò sul letto e sospirando fissò il soffitto. Ripensò ai suoi occhi mentre lei parlava, si chiese cose volesse, cosa aspettasse così interessato e poi sentì bussare lievemente. Si alzò per aprire e una volta che lo fece l’oggetto dei suoi pensieri perenni entrò in camera sua, come la volta prima, senza invito, prepotentemente, chiudendosi la porta alle spalle.

Jin lo guardò per un lungo momento e lui fece lo stesso, poi sbottò. <> La sua domanda la scioccò. Quello spazio ristretto e il suo profumo fu deleterio per la sua confusione. Baek si fece avanti e lei fece un passo indietro. La guardò alzando un sopracciglio e poi incrociando le braccia al petto sorrise. <> La schernì. Jin allora prese fiato e contò fino a dieci per poi rispondere aspra. <> <> Le chiese irritato. Jin si allontanò, scosse il capo e poi lo guardò di nuovo. <> Baek sembrò scattare come una molla. L’addossò al muro avvicinandosi al suo viso e ci soffiò su. <> Lei sbarrò gli occhi e trattenne il respiro. E allora lui si allontanò, si passò una mano fra capelli e iniziò a camminare avanti e indietro come un leone in gabbia. <> Tornò a fissarla, ad avvicinarsi e continuò. <> Jin alzò gli occhi ai suoi. Avrebbe pianto se non fosse che non voleva dargli nessuna soddisfazione. <> Disse con tutto il coraggio che poté. Baek la guardò per un lungo momento e poi abbassò il capo. <> La sua voce fu quasi un sussurro. Jin trattenne il respiro e non fece in tempo neppure a parlare. Lui rialzò il viso e continuò. <> Jin sentì il cuore fermarsi per un lungo momento. Le sue parole l’avevano ferita, ma non ciò che credeva, ma per il motivo per il quale lui era così freddo.

“Ho preso tante di quelle batoste nella vita che l’unica cosa di cui mi importi adesso è me stesso.”

Era questo il motivo del suo comportamento, era per questo che non si fidava di nessuno, che non baciava le ragazze, che era legato solo ai suoi amici? Lo guardò triste e proprio nel momento in cui lui si voltò per uscire dalla sua camera, senza rendersene conto si avvicinò. Alle sue spalle, lo circondò con le braccia e lo strinse a sé. Baek si bloccò all’istante, smise di respirare quasi, mentre quella ragazza, quella che lo stava facendo uscire fuori di testa dall’inizio lo strinse, lo abbracciò appoggiando il viso al suo corpo. Abbassò gli occhi e fissò le sue mani. I palmi aperti sul suo petto e sentì il suo respiro, sentì il profumo che emanavano i suoi capelli e sospirò combattuto con sé stesso. <> Jin ascoltò col cuore in gola e lo strinse ancora di più. Lo sapeva perfettamente che non avrebbe mai avuto niente di più, ne era consapevole, per questo era terrorizzata di avvicinarlo, di fargli capire cosa sentiva, cosa provava. Lo lasciò andare lentamente e lui non si voltò, arrivò fino alla maniglia come se aspettasse una risposta. Jin lo guardò con le lacrime agli occhi e ingoiò a vuoto aria che non sentiva più nei polmoni. <> Mentì con tutta se stessa. Mentì perché la verità l’avrebbe resa solo ridicola.

Baek si voltò a mezza testa e aprì la porta. <> Con ciò la lasciò sola con ancora la sensazione del suo calore, del suo corpo, di tutto ciò che sapeva di desiderare e non poter avere. Jin si avvicinò alla porta e vi si appoggiò con la fronte, sentì le lacrime rigarle il viso e un singhiozzo la scosse. Qualunque cosa fosse riuscita a far diventare Baek così, nessuno poteva cambiare ciò che era, soprattutto lei che credeva diversa, bugiarda... e questo la fece continuare a piangere, conscia dei suoi veri sentimenti.

***

Baek si chiuse in camera da solo per la prima volta da giorni. Nessuna a distrarlo dai suoi pensieri, nessuno a togliergli dalla mente il corpo di Jin, il suo abbraccio, il suo respiro, la sua voce. Sapeva che mentiva, soprattutto su ciò che provava per lui, ma presto le cose sarebbero cambiate. Con quell’ultima bugia, era intenzionato a vincere la scommessa che le aveva proposto all’inizio. Sarebbe capitolata e le avrebbe dimostrato che con lui nessuno poteva vincere. Ma quel senso di stranezza dentro se stesso continuò a tormentarlo. Quella ragazza era pericolosa, gli faceva provare qualcosa che non aveva mai provato, e la paura di non saperlo affrontare.

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Capitolo 13
*** 13 CAPITOLO ***


13 CAPITOLO

 

Jin continuò a pensare e ripensare alle parole di Baek, senza essere in grado di smettere di piangere. Si diede della stupida, pensò che forse sarebbe stato più semplice scoprire le sue carte, essere sincera almeno una volta e parlargli dei suoi veri sentimenti, ma non ne aveva il coraggio, forse non lo avrebbe mai avuto. Aveva ragione lui, erano troppi diversi, e lei non lo meritava, non meritava di stare con lui.

Andò in bagno, si diede una lavata veloce, cercando di ricomporsi o il giorno dopo avrebbe avuto gli occhi gonfi come un pesce palla. Il senso di oppressione al petto, però, non accennò a diminuire.

D’un tratto qualcuno bussò alla porta. Alzo gli occhi al cielo, non aveva affatto voglia di parlare con chiunque fosse dall’altra parte, ma lo stesso andò ad aprire.

Chan la scansò ed entrò senza fare complimenti, girandosi poi verso di lei, che se ne stava ancora lì in piedi con la maniglia in mano.

Lui non sembrò essere sobrio, neppure per stare dritto in piedi. Sedette sul letto, guardandola con fare quasi accusatorio.

«Chiudi la porta, dobbiamo parlare.» Jin alzò gli occhi al cielo, ma non se la sentì di contraddirlo. Fece come le chiese e lo raggiunse, sedendosi però nella poltrona vicina. «Di cosa dobbiamo parlare esattamente, Chan? Possiamo anche rimandare, non sei sobrio e io sono stanca.» Lui si alzò di scatto, parandosi davanti a lei, abbassandosi e poggiando le mani ai braccioli della poltrona, ai lati del suo corpo.

«No, non sono ubriaco e no, voglio parlare. Voglio che tu sia sincera, che mi dica la verità.» Jin scostò il corpo di Chan, che le lasciò spazio, e si alzò. Cosa diavolo avevano tutti quanti? Cos’era quella smania di verità riguardo ai sentimenti di una ragazza che non avrebbero più rivisto? Perché? Andò davanti alla finestra senza realmente guardare fuori, volle solo distogliere lo sguardo da lui.

«Perché vuoi sapere qualcosa che sai già? Perché mi fate questo? Non sarebbe più semplice lasciarmi in pace, essere solo idol e prendermi come una semplice fan, finché non sparirò da davanti ai vostri occhi e mi dimenticherete?» Sentì Chan muoversi, poi le sue mani sulle braccia. La voltò, per guardarla negli occhi. «E perché per te è così difficile dire la verità? Pronunciare per una volta quelle parole che in realtà non vedi l’ora di dire?» Jin lo spinse appena, per un istante Chan barcollò, ma rimase in piedi. «Sei ubriaco, puzzi d’alcool. E non è vero che voglio dirle, non avrebbe senso e non servirebbe a nulla, quindi smettila per favore.» Ogni secondo che passava, si sentiva sempre più in trappola, sempre più sottopressione. Non riusciva davvero a capire cosa avessero quei ragazzi. Quelle faide, quell’urgenza di conoscere i suoi pensieri, pensieri di cui in realtà non avrebbe fregato nulla a nessuno. Sia lui che Baek avrebbero dimenticato tutti. Per loro era solo una questione di orgoglio. «Prima il tuo amico, poi tu. Volete che io dica ciò che penso solo perché non sopportate di essere lasciati fuori, perché sono venuta qua senza sapere a cosa veramente andassi incontro e non vi do ciò che volete, ciò che pensavate di ottenere. Avete le altre nove. Non vi bastano?» Quella vacanza era ufficialmente diventata un incubo.

«Jin, Dio... sono io, Chan. Ti sono stato vicino dall’inizio, ti ho difesa, protetta. Ti ho consolata, ci siamo baciati... noi...» Non c’era mai stato un vero noi, e lui lo sapeva.

Per Jin era diverso. Lo vedeva davvero come un buon amico, e sapeva che se avesse pronunciato ad alta voce i suoi sentimenti, molto probabilmente lo avrebbe perso. Perso... se così si può dire per qualcuno che comunque non sarebbe diventato nessuno nella sua vita. Qualcuno che comunque sarebbero andate le cose, sarebbe sparito, senza lasciare traccia.

«Non hai capito che io ci tengo a te? Non hai capito che ho fatto tutto questo per te, non solo perché apprezzo come sei, ma perché...» Jin si volse di nuovo verso la finestra. Non voleva sentire quello che lui aveva da dire, perché avrebbe portato al mettere paletti che non si sentiva pronta a mettere. «Chan, per favore. Non dire niente... Non...» Ma lui, forse anche a causa - o grazie - all’alcool, era intenzionato a continuare. «... perché mi piaci, Jin. Mi sei piaciuta dal primo momento e non sopporto di vederti stare male per lui, non sopporto vederlo trattarti di merda. Non sopporto il modo in cui ti prende...» Jin tornò su di lui, la sua espressione cambiò di colpo, diventando seria, quasi seccata.

«Chan! Non andare avanti, per favore. Come mi tratta o non mi tratta, è qualcosa che riguarda noi due. Non te. Io... io ti ringrazio per quello che fai per me, per quello che hai fatto, ma non ha niente a che vedere con te il modo in cui gestisco il mio rapporto con Baek. Quando questa vacanza sarà finita tutti voi dimenticherete anche il mio nome, tutto tornerà alla solita vostra normalità, e così anche per me. Il fatto che io sia innamorata di lui probabilmente non cambierà, ma...» Chan si lasciò cadere a sedere sul divano, mollemente, con uno sguardo diverso. Uno sguardo che Jin non gli aveva mai visto.

«Finalmente... finalmente lo hai ammesso...» lei restò in silenzio un secondo, poi si rese conto di quanto aveva appena detto. Abbassò lo sguardo poi tornò su di lui. «Sì, Chan. Diamine, se agogni tanto che lo dica a voce alta, eccoti accontentato. Lo amo, lo amo da sempre e probabilmente continuerò ad amarlo ancora a lungo. Ma questo a voi non deve interessare perché siete così lontani da me, così su un altro pianeta, che i miei sentimenti non cambieranno la situazione. Quindi non ha senso chiedere, non ha senso rispondere. Non ha sento niente di tutto ciò che è successo in questo posto negli ultimi giorni. Sono stanca di soffrire e prima mi renderò conto che è una battaglia persa, prima potrò guarire.»

Chan si alzò, cercò i suoi occhi. Per la prima volta la guardò diversamente, che seppe di ghiaccio, di dolore, di vuoto.

«Se non ho mai avuto chance, perché cazzo mi hai baciato? Perché hai dormito con me, perché mi sei sempre stata così vicina, incollata come un francobollo? Perché, Jin? Ti è piaciuto giocare con i miei sentimenti? Eh? Dimmelo...» All’improvviso il suo tono di voce aumentò di un ottava, Jin avrebbe voluto dirgli di non urlare, avrebbe voluto zittirlo, ma i suoi occhi le mandarono tanta rabbia che non ebbe il coraggio di fare nulla.

«Io...», tutto ciò le sembrò così surreale, da pensare di stare sognando.

«Io cosa? Eh... Io cosa? Alla fine non sei così diversa dalle altre come vuoi far credere, ha ragione Baek. Ti comporti esattamente come loro e io...»

A quelle parole Jin scattò. «Chan, vai fuori. Esci da questa stanza e non tornare. Non voglio vederti, non così, non con quelle parole che mai mi sarei aspettata di sentire da te. Sparisci! Sei ubriaco e dici cose senza senso.» Lei avanzò di qualche passo, delusa e arrabbiata. Come poteva permettergli di dire cose del genere proprio a lei, come?

«Vai fuori e non tornare finché non sarai completamente sobrio, così potrò mandarti al diavolo e riuscirai a ricordarlo bene.»

Chan rimase immobile con lo sguardo confuso, ma ancora furioso. Avrebbe voluto dirle altro, ma improvvisamente si sentì strano. «Fuori, ho detto!» E lui obbedì. Uscì chiudendo la porta dietro di sé, sbattendola furioso.

Jin sentì che ormai tutto le era sfuggito di mano. Anche l’unica persona che pensava davvero amica in quella maledetta vacanza sembrò cambiare.

 

***

 

Il giorno successivo Jin cercò di stare il più possibile alla larga da tutti. Non le importò sentire i lamenti dei ragazzi, non volava incontrare Chan e nemmeno, anzi soprattutto, Baek.

Jun all’ora di pranzo salì in camera da lei, parlarono un po’, cercò di farla ridere, per poi invitarla alla grigliata della sera. Il manager aveva comprato una quantità enorme di carne di ottima qualità e non avrebbe dovuto perdersela. Lei annuì, non poteva stare tutto il giorno rintanata. Si ripromise che avrebbe mangiato e poi sarebbe filata subito a dormire.

«Vieni giù con me, stiamo un po’ insieme. Sai che io non creerò drammi, o situazioni imbarazzati. Ma non puoi stare chiusa tutto il giorno.» Jin gli sorrise, annuì, così lui la prese per mano e la trascinò giù, passando davanti a tutti, però uscirono dal retro per andare in spiaggia a camminare.

«Vi ho sentiti litigare, ieri sera... tu e Chan. Avete discusso? Cosa vi siete detti? Ti va di parlarne?» Jin scosse il capo, non voleva farla più tragica di quella che fosse. Aveva riflettuto un po’ ed era arrivata alla conclusione che probabilmente, smaltita la sbornia, sarebbe tornato il solito Chan di sempre. «Non serve, Jun, ma grazie. Sei molto carino.»

Camminarono a lungo, facendo avanti e indietro sulla spiaggia della villa. Jin sperò che almeno Jun non se ne uscisse con qualche nuova sorpresa, come Chan e Baek, che almeno con lui potesse esserci un bel rapporto, calmo ed equilibrato.

Tornarono indietro quasi l’imbrunire e nella veranda Sung-ho e Chan erano intenti a scaldare la brace. Quest’ultimo quando la vide spuntare la fissò per un lungo attimo, con sguardo colpevole. Jin non ci si soffermò, passò dritta per andare in camera a cambiarsi per la sera.

Poco più tardi, quando furono tutti al tavolo, ognuno cercò di essere se stesso, di fingere che le tragedie da soap opera non ci fossero mai state, anche se Chan e il suo atteggiamento renderono dura la faccenda. Iniziò d nuovo a bere come un imbecille.

«Forza amico, smettila. Non bevi mai fino a sbronzarti. Non ti fa bene.» Jun cercò di farlo ragionare, ma il ragazzo fece orecchie da marcante, anzi finse proprio di non sentirlo.

La cena comunque procedette abbastanza spedita, tutto sommato tranquilla, ma gli occhi di tutti puntati quasi sempre addosso, la fecero comunque sentire a disagio. Sapeva bene che i muri lì avevano orecchie, ognuno di loro era ben consapevole delle situazioni e questo la faceva sentire irrequieta.

«Chan, mi spieghi cosa cavolo mi guardi continuamente, con quello sguardo poi, sembra che tu sia pronto a seppellirmi vivo.» Il ragazzone si girò verso Baek alla sua domanda improvvisa e irritata, senza traccia di gentilezza, e se non fosse stato per Sung-ho che lo prese chiedendogli di accompagnarlo in cucina a prendere altra carne, probabilmente lo avrebbe seppellito veramente.

A fine cena, quando tutti iniziarono con i giochini stupidi come la sera prima, Jin si alzò congedandosi. «Vado a fare una passeggiata, ho bisogno di aria...» tutti la guardarono andare via e mentre camminava poté sentire chiaramente il mormorio delle ragazze. Non se ne curò... prese un lungo sospiro e iniziò a camminare.

Dal canto suo, Baek, ad ogni sguardo che le osò rivolgere, sentì il cuore scricchiolare un po’, provando emozioni che non conosceva, che non voleva riconoscere. Gli sguardi smarriti di lei, di copertura, come se indossasse di continuo una maschera per evitare agli altri di leggerla, lo facevano stare male ed essere nervoso allo stesso momento. E continuava a non sopportare che Jin gli facesse provare un qualsiasi sentimento che non avrebbe saputo gestire. Non sopportava che Jun le parlasse con confidenza, che le tagliasse la carne, le versasse i contorni sul riso. Non sopportava chiunque le dedicasse delle attenzioni, eccetto sé stesso.

 

***

 

Jin tornò alla spiaggia, in quel punto vicino agli scogli in cui le piaceva andare. Forse quella sera avrebbe potuto godersi l’aria del mare in pace, il lento ondeggiare dell’oceano. Prese in mano un bastoncino con il quale disegnò a caso sulla sabbia, provando a concentrarsi su quello anziché sulle pretese di quei due. Sbuffò, improvvisamente scocciata da loro e dal loro atteggiamento arrogante.

«Ancora sola? A cosa diamine pensi ogni volta, da dovertene andare dal gruppo. Problemi?» fu ancora una volta Chan ancora una volta ubriaco.

Camminò fino a lei e le si sedette accanto. Le si avvicinò, forse anche più alticcio della sera precedente. Il suo tono fu tutto fuorché amichevole. Sedette vicino a lei e sbuffò guardando l’orizzonte scuro, indistinguibile.

«Perché Jin? Perché fai così? Lo sai che io e te staremmo bene insieme...» la sua voce fu un sottile sibilo seccato. Si girò a guardarlo senza capire cosa gli stesse succedendo. In un giorno era cambiato nei suoi confronti, stava dando di matto e non riusciva a spiegarselo. «Smettila, Chan. Sei ancora ubriaco? Perché ti conci così?» Lui sbuffò sonoramente, fissandola. «Sei così cocciuta! Io non sono ubriaco, dico la verità... lui non ti merita, non ti ama, non ti vuole... sei solo un capriccio...» E due secondi dopo le sue labbra furono su quelle di Jin. Un piccolo sfioramento che lo accese come un fiammifero.

Voleva lei, voleva la sua bocca per sé, il suo sapore, il suo profumo. La strinse forte a sé, così forte che per Jin fu difficile liberarsi dalla presa. Chan cercò la sua lingua, aveva bisogno di sentire il suo calore in un modo che fece quasi male.

Jin mise le mani sul suo torace, o almeno ci provò, cercando di staccarlo, di allontanarlo. Lo chiamò quanto più gentilmente possibile, mugugnando fino a poter parlare di nuovo.

«Chan, smettila di fare il cretino, non fare cose di cui poi da sobrio potresti pentirti... smettila!» Ma più lei cercò di staccarlo, più lui insistette. Non era violento, ma la pretendeva. Le sussurrava di volerla, di desiderarla sua come non gli era mai capitato.

E Jin si sentì così in colpa nei suoi confronti da piangere. Sapeva cosa voleva dire venire presi in giro, venire rifiutati, vedere la persona che desideri finire con altri, volere altri.

Ma non poteva forzare i suoi sentimenti, li nascondeva, sì... ma non avrebbe mentito a sé stessa.

«Ti prego, Jin...» si strinse a lei, nonostante i deboli tentativi di allontanarlo. La guardò negli occhi e ciò che vi lesse dentro lo fece allontanare di scatto. Si alzò tirandola su, scuotendola dalle braccia barcollando leggermente sulle gambe. Jin sentì di avere il viso bagnato, ma non riuscì a fare nulla per non ferirlo ulteriormente. Non voleva perderlo in giro o fargli del male, ma quello che stava accadendo avrebbe minando il loro rapporto.

<> La voce di Baek risuonò al buio

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Capitolo 14
*** 14 CAPITOLO ***


14 CAPITOLO

 

Baek decise di scendere in spiaggia subito dopo aver visto Chan fare lo stesso, la bionda come al solito gli si incollò dietro, almeno così avrebbe potuto avere una scusa per quella passeggiata notturna. Ma appena fu vicino a coloro che stava cercando, si accorse di ciò che stava succedendo. Chan da ubriaco era irrequieto e il modo che aveva di stringere Jin gli fece salire il sangue alla testa. Corse verso di loro e strattonando l’amico lo fece allontanare da lei facendolo barcollare. Jin guardò il viso di Baek, la forza con cui cercò di mettersi fra lei e Chan, e lui vide le sue lacrime. Gli si avvicinò prendendole il viso fra le mani e strinse gli occhi infuriandosi ancora di più. <> Le chiese incredulo; Ma nello stesso istante Chan tornò alla carica e lo afferrò da un braccio. <>Urlò; Si squadrarono come se non fossero mai stati amici e poi lo strinse di più e fece cenno alla ragazza con lui. << Perché non continui la tua stramaledetta serata con la tua biondina preferita, magari in questo meeting riesci a prenderti qualche malattia seria e la smetti di dare il tormento a tutti!>> Jin sbarrò gli occhi capendo cosa intendesse dire e la bionda si fece avanti urlando contro di lui.

Baek piegò la testa di lato, appoggiò una mano sulla sua e si liberò dalla sua presa con calma. Non sembrò neppure arrabbiato. Troppo calmo, troppo silenzioso. Chan sorrise vittorioso e fece un altro passo verso di lui. E fu proprio in quell’attimo che l’amico alzò il pugno colpendolo in pieno viso con tutta la sua forza, facendolo andare addosso proprio a colei che aveva appena insultato. <> Disse Baek disgustato dal suo comportamento. Detto questo si volse, prese Jin per mano e s’incamminò con lei per tornare alla villa. La bionda lo fissò scioccata, Chan si tenne il viso con le mani e Baek camminò spedito sulla sabbia, seguito da Jin silenziosa e ancora scossa. Appena entrarono in casa, Jun si accorse delle lacrime della sua piccola amica e li fermò. Chiese cosa fosse accaduto e lui fece spallucce. <> Jun alzò un sopracciglio e capì immediatamente, annuì e poi fissò Jin. Le si avvicinò per capire se potesse lasciarla con lui e lei annuì. <> Lo pregò preoccupata. E così lui fece, si diresse alla spiaggia mentre Baek portò di sopra Jin.

Una volta chiusisi la porta alle spalle, la fissò. La rabbia nei suoi occhi non diminuì. Guardò ancora una volta le sue lacrime e poi sospirò pesantemente. <> Jin sbarrò gli occhi. Non pensava che l’avrebbe consolata, ma neppure che le avrebbe urlato contro. Lui si avvicinò, le prese il viso fra le mani asciugandole le lacrime con i pollici e Jin notò che aveva del sangue sulla mano. <> Baek respirò, prese fiato più volte, si allontanò e poi tornò verso di lei. <> Lei rimase a fissarlo con un groppo in gola e poi riuscì a trovare il coraggio di parlare. <> Baek la fissò talmente intensamente che avrebbe potuto trapassarla con lo sguardo. <> Jin rimase sconvolta dalle sue parole dure, dal suo modo di guardarla, dal suo astio. Baek andò verso la porta, ma prima di uscire si voltò di nuovo. <> le chiese; Jin ingoiò a vuoto e poi lui alzò la voce ripetendo la domanda, facendola tremare talmente tanto da annuire forte.

La guardò un ultimo secondo e poi Baek uscì sconvolto. Non aveva mai preso a pugni Chan, non avevano mai litigato e si sentì un peso enorme sul cuore. Sapeva che sarebbe imploso prima o poi, era troppo buono e si fidava troppo.

Arrivò in camera sua per medicarsi la mano che pulsava di dolore e appena si guardò allo specchio, appoggiò le mani ai lati del lavello e abbassò il capo cercando di riprendere padronanza di se, di poter pensare lucidamente.

Vederla stretta da lui, vederla piangere, saperla quasi in pericolo aveva scatenato la sua gelosia, la sua ossessione per lei, l’aveva fatto impazzire di nuovo e questo era qualcosa che non riusciva a non provare.

Quella ragazza era pericolosa, come aveva detto lo era, soprattutto per lui, per i sentimenti che non riusciva a non provare, per quella maledetta voglia che aveva di starle vicino, di sentirla, di viverla. Doveva farla andare via di lì quella sera stessa altrimenti le cose sarebbero peggiorate, decise.

Si fissò di nuovo allo specchio e prese un respiro profondo. Le avrebbe lasciato il tempo di calmarsi e poi sarebbe andato da lei per dirle di fare le valigie. L’avrebbe accompagnata personalmente al molo, l’avrebbe vista con i suoi occhi uscire dalla sua vita, dalle loro vite, come sarebbe accaduto prima o poi, e tutto sarebbe ritornato alla normalità, lui avrebbe dimenticato, lui avrebbe smesso di sentirsi un’altra persona, lui avrebbe smesso di pensare continuamente a lei... lo avrebbe fatto? Le cose sarebbero andate davvero così? Non averla più vicina gli avrebbe azzerato il cuore come se fosse un robot senza sentimenti? Lo era sempre stato, perché con Jin era così difficile. Perché?

 

 

 

Ma un paio d’ore dopo, quando aprì la porta della sua camera deciso a parlarle seriamente e la vide addormentata nel suo letto, mentre stringeva un cuscino col viso ancora bagnato, rimase fermo a guardare il suo corpo minuto, che sembrò fragile, che sembrò avere un profumo così dolce da bloccare ogni suo pensiero, ogni sua decisione.

Vide che indossava ancora le scarpe, gliele sfilò. Le sfilò anche i pantaloni bagnati alle caviglie, le scostò i capelli liberandole il viso e senza riuscire a impedirselo si sdraiò dietro di lei, stringendola come forse non avrebbe mai più potuto fare, affondando il viso nell’incavo del suo collo, aspirando quel profumo misto a salsedine della sua pelle. E così rimase. Godendo di quei pochi attimi rubati, che desiderava da così tanto, e smise di mentire a se stesso e li pretese, stringendola forte, baciandole la pelle sul collo, cullandola come forse non aveva mai fatto con nessuna prima di allora.

 

***

 

Jin si mosse nel sonno. Non ricordò il momento in cui si era addormentata. L'unica consapevolezza fu la stanchezza, la tristezza e i ricordi. Tutto era distrutto. Per un attimo aveva pensato che le cose sarebbero potute andare bene, e invece era precipitata ogni cosa a cui si aggrappava come un castello di carte.

Cercò di voltarsi, ma un peso sul suo fianco la svegliò completamente. Sentì il corpo di Baek addossato al suo, la stringeva da dietro e il suo viso fu così vicino da ubriacarla col suo profumo. <> La sua voce, appena sussurrata sul suo collo la fece rabbrividire, le diede una sensazione nuova, come se i loro corpi uniti fossero perfetti.

Baek la strinse ancora di più, riuscì a sentire ogni muscolo, ogni parte di lui e girò appena il viso trattenendo il respiro, col cuore che avrebbe potuto sbucarle dal petto per l'emozione, per ciò che provò. Lui fissò le sue labbra, scivolò con le mani sotto la sua maglietta e sfiorò il suo addome. Dalle labbra di Jin uscì un sospiro roco e la sua carezza si fece più delicata ma anche più intensa. Le sue labbra raggiunsero nuovamente la pelle del suo collo e Jin chiuse gli occhi inarcando il corpo verso il suo .

<> La sua voce, la perfezione di quel momento fece dimenticare a entrambi tutto ciò che era stato, tutto ciò che al di fuori di loro esisteva. Si girò fra le sue braccia e lo guardò negli occhi. Baek fece lo stesso e poi le guardò le labbra. << Dimmelo Jin, voglio sentirtelo dire, voglio sentire la tua voce... Dimmi che mi vuoi, dimmi di farti mia, toccami, baciami. Voglio la donna che desidero, voglio che tu mi dica quello che vedo nei tuoi occhi.>>

E lei smise di pensare, di temere, di mentire. Si lasciò andare a lui, a ciò che provava, a ciò che desiderava da sempre. Avvicinò le labbra alle sue e sorrise, un sorriso sincero e per la prima volta, felice. Non pensò ad altro che essere felice fra le braccia di chi amava. Perché anche se aveva cercato di nasconderlo in ogni modo, era ciò che sentiva da sempre.

Lo baciò, si strinse a lui con tutto il desiderio che sentiva dentro, come in uno dei suoi sogni più belli. << Ti voglio, voglio te... solo te....>> E lui rispose al suo sorriso tuffandosi nella sua bocca, pretendendola, assaggiandola con una passione mai provata prima.

Invertendo la sua posizione, la fece sdraiare sulla schiena, la sovrastò continuando a baciarla come se volesse respirare solo lei, come se non esistesse altro. Le accarezzò il viso, scendendo sul collo, fino alle braccia. Jin si sentì persa in un abisso di sentimento , di emozioni, di piacere. Niente di ciò che provava poteva eguagliare i suoi sogni, i suoi pensieri. Essere finalmente fra le sue braccia, sentire il suo desiderio, scoprire che ciò che stava provando era puro e naturale, conoscere il suo corpo con le sue carezze, con i suoi baci. Baek le tolse la maglia facendola restare in intimo e si fermò a guardarla, l’ammirò come se fosse di porcellana, con una brama di possederla che gli infuocò ancora di più lo sguardo. Nei suoi occhi lesse ogni sua stessa sensazione. Lo lasciò fare, gli si donò senza riserve. Continuò a farsi baciare, sentì le sue labbra ovunque sulla sua pelle, mentre man mano ogni singolo pezzo di stoffa sparì. Si inarcò ancora gemendo, sentendo le sue mani cercare ogni suo punto più intimo, nascosto. Sentì la sua lingua lambire i suoi capezzoli e ogni centimetro che riuscì a raggiungere. Ogni suo tocco, ogni suo bacio, ogni suo movimento, fu un gemito. Lo accarezzò anche lei, cercò il calore del suo corpo sentendo i suoi sospiri, sentendo quella voce che amava, sospirare il suo nome, richiamarla con sussurri e parole piene di desiderio. E quando lo vide spostarsi leggermente per spogliarsi, il suo corpo la lasciò senza fiato. Bello come non mai, ancora di più di quanto immaginava.

Lentamente lo guardò scivolare fra le sue gambe e trattenne di nuovo il respiro, che finì in un gemito sulle sue labbra. Con una dolcezza esasperante lui le accarezzò l'interno coscia e sfiorò il suo calore facendola gemere di nuovo. Poi piano lo sentì. Sentì un piacere incomprensibile inondarla, lo sentì entrare in lei lento, lo sentì gemere forte e poi guardarla stupefatto ed eccitato fino a fermarsi. <>

 

***

 

Baek si fermò. Rimase senza parole, sconvolto dalla verità che sentì, scoprendo che per lei, per quella ragazza che desiderava con ogni parte di se stesso, era la prima volta.

La guardò intensamente, rendendosi conto di quanto fosse bella, di quanto gli stesse donando ed ebbe paura per un secondo. Non riuscì a crederci. Ma il suo modo di lasciarsi andare, il modo di amarlo, di farsi amare fu inequivocabile.

La voleva come un matto e rischiava di farle male, di prendere troppo, di volere troppo... ma non riuscì a muoversi, a uscire dal suo corpo.

Jin si morse le labbra e allungò le mani, lo trattenne a sé accarezzandogli la schiena con gli occhi colmi di qualcosa che non seppe leggere, spiegare, e poi si sollevò per cercare la sua bocca, finendo la sua frase. Facendolo tremare. Bastò un suo sussurro e non riuscì più a dominarsi.

<> E la sua voce spazzò via ogni dubbio. Baek entrò in lei completamente con un unica spinta che la fece urlare e poi sorridere. E smise di pensare di nuovo. Iniziò a darle e prendersi il paradiso. Perché questo fu. Né sesso, né altro, fu puro piacere, puro paradiso. <> Disse ripetendolo incessantemente, muovendosi dentro di lei, guardandola arrendersi a lui, sentendola sua come niente altro.

E fu qualcosa mai provato in vita sua con nessuna. Ogni suo gemito, ogni suo sguardo, ogni sua parola, ogni volta che sentì il suo nome fu così appagante che non seppe spiegare a se stesso cosa gli stasse accadendo. Persino l'orgasmo di Jin lo scombussolò, lo intrise di piacere, ogni secondo fu talmente perfetto, che entrambi lo avrebbero ricordato per sempre, e Jin fu felice come mai prima. Aveva aspettato tanto. Voleva che la sua prima volta fosse speciale, che fosse meraviglioso, e con lui, con la persona che sapeva di amare, fu speciale, lui lo rese così.

Con la sua dolcezza, con la sua attenzione, col suo modo di farla sentire unica, come se non esiste nessuna a parte lei, niente a parte loro.

E quando tutto finì, ricominciò subito dopo. Entrambi incapaci di allontanarsi, di smettere di volersi, di toccarsi, di baciarsi. Finché sfinita ma appagata Jin si addormentò fra le sue braccia, senza riuscire a lasciarlo andare, consapevole che niente avrebbe avuto più importanza...

 

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Capitolo 15
*** 15 CAPITOLO ***


15 CAPITOLO

 

Jin quella notte fece un sogno bellissimo, uno di quei sogni che ti lasciano il cuore colmo di gioia, che ti dà i brividi solo a pensarci.

Baek che si intrufolava nella sua stanza, che dormiva con lei. Baek che apriva gli occhi e guardandola la faceva sentire meravigliosa. Baek che l’amava, non solo con il corpo. La loro complicità, la sua prima volta con l’uomo dei suoi sogni…

Sentì una folata d’aria improvvisa sfiorarle le braccia e si riebbe. Quanto aveva dormito? Aprì piano gli occhi, sentendosi indolenzita, ma anche rilassata. Sospirò stiracchiandosi e quando mise a fuoco l’ambiente attorno a lei vide una figura vicino alla poltrona.

Baek?

Si volse a guardarla con addosso i pantaloni della sera prima, a dorso nudo, bello come mai era stato. Le sorrise mentre si rivestiva e le si avvicinò quando Jin rispose al sorriso. Si chinò su di lei, ancora avvolta nel lenzuolo, con le spalle nude. Accarezzò la sua pelle diafana e scese a cercare un bacio, e un altro.

«Se vuoi continuare a dormire, fai pure… non ti ho dato molta tregua stanotte.»

Le sorrise di nuovo e Jin si sentì su una nuvola. Avevano fatto l’amore davvero, lui la stava guadando in modo totalmente diverso e si rese conto che non era stato un sogno.

Lui, poi, finito di vestirsi, camminò verso la porta facendole un veloce occhiolino. Le disse di dormire ancora. «Dove stai andando?» Lo fissò per un lungo istante, pensando a quanto fosse bello, a quanto fosse stato dolce con lei, a quanto a suo agio si sentisse adesso con lui intorno, come se fossero una coppia rodata. Lui la guardò e sorrise. «Ho promesso ad una delle ragazze di fare colazione fuori, insieme. Tu fai con calma… ci vediamo dopo!»

Improvvisamente tutta la gioia che le aveva riempito il cuore fino a quel momento, scomparve in una nuvola di fumo e i suoi occhi rimasero fissi su di lui. Non poteva credere a quella risposta. Semplicemente non poteva. Si sentì raggelare. Lui le diede le spalle e prese in mano la maniglia, pronto ad andarsene da una qualunque, dopo il paradiso che si erano scambiati la notte prima. «Scusa, forse non ho capito…», sussurrò.

Una parte di lei si sentì una stupida. Davvero si era convinta che lui le avrebbe dato l’esclusiva per una sola notte di sesso? Si maledisse in silenzio, guardando lo sguardo confuso di Baek, che improvvisamente tornò quello di sempre, quello freddo e menefreghista. Quello che ti vuole, ti ottiene, ti prende e ti molla. «Ho detto che vado a fare colazione fuori con una delle ragazze, gliel’ho promesso. Cosa c’è di difficile da capire? Tu puoi restare, riposati o fai quello che ti va…»

Jin non riuscì a credere alle sue orecchie, o forse ci credeva anche fin troppo.

Quel paradiso che aveva visitato con lui fino a poche ore prima, si trasformò improvvisamente in un inferno. Un peso enorme le schiacciò il petto, tanto che dovette prendere un respiro e un altro, senza però avere il coraggio di dire niente. Cosa avrebbe potuto dire, poi?

Baek abbassò la maniglia, ma girò il viso verso di lei, in cerca dei suoi occhi. Con lo sguardo più beffardo che il suo repertorio possedesse, le sorrise. Un sorriso falso, da presa in giro. «Allora, la scommessa l’ho vinta io, giusto? Ma non preoccuparti, ho già avuto quello che volevo…»

Il sangue smise quasi di circolare nel corpo di Jin, smise anche di respirare. «Cosa?» Quello che accade un attimo dopo spezzò gli ultimi rimasugli del suo cuore. Baek scoppiò a ridere, di una risata amara, vuota. «Te l’avevo detto che sarei stato l’unico a riuscire ad averti… che saresti finita a letto con me. E mi pare sia successo, no? Quindi ho vinto…» Rise ancora, soddisfatto, gongolando per la riuscita della sua impresa. Tutto ciò che pensava di aver provato con lui, si era appena trasformato in un cumulo di niente. Lui era un cumulo di niente, interessato solo a sé stesso, pronto a calpestare gli altri e i loro sentimenti. I sentimenti di Jin, che erano appena stati calpestati, come valessero meno di zero.

E per lui probabilmente fu così.

Non riuscì neanche a rispondergli, ad arrabbiarsi. Fu già tanto per lei riuscire a respirare. Si strinse intorno al suo corpo rannicchiato, mentre le lacrime iniziarono a scendere incontrollate e lui spariva.

Lui il suo prime amore, lui la sua prima volta. Gli aveva dato anche il più minuscolo briciolo di sé stessa, e tutto quanto era appena stato gettato nell’immondizia, come un vecchio gioco che non si usa più, che annoia. Lo aveva fatto perché lo voleva, di certo lui non l’aveva costretta, lui non aveva colpe, se non quella di essere un narcisista, egocentrico. Se non quello di essere così speciale, che anche in quel momento in cui si sentiva usata, inutile e vuota, ancora lo amava. Come una stupida, lo amava anche dopo essere stata trattata come una del mucchio, all’altezza di tutte le altre presenti nella villa.

Si rese conto tra le lacrime che era stata davvero una stupida idiota e in fondo la sua ingenuità avrebbe dovuto essere punita.

Si alzò così com’era, nuda, e andò a chiudere a chiave la porta.

Non voleva vedere nessuno, non voleva sentire nessuno. Voleva solo starsene da sola per un po’.

Ripensò poi a quei giorni, a come lui l’aveva torturata e stuzzicata. In quel momento, si chiese se dopo averla avuta l’avrebbe almeno lasciata in pace da lì alla fine della vacanza.

 

***

 

Più tardi, forse in dormi veglia, forse solo chiusa nel suo guscio in attesa di sparire, sentì un lieve bussare. Aprì piano gli occhi e si rese conto di Chan, al di là della porta. «Jin, apri, ho bisogno di parlarti. Non stai bene? Ti prego…» Lei si alzò malvolentieri, indossò l’accappatoio e andò a girare la chiave nella toppa per farlo entrare. Sapeva che sarebbe arrivato il momento, Chan era stato un cretino, e si aspettava quanto meno delle scuse.

Soltanto che appena lo vide, quasi scordò gli avvenimenti della sera prima, perché vide semplicemente il suo amico, perché il dolore che Baek le aveva inferto era stato troppo anche per una masochista come lei.

Senza rendersene conto lo guardò e scoppio a piangere, sospirando. Lui comprese immediatamente, non parlò. Si limitò solo a stringerla, come l’amico che era, accarezzandole la schiena. «Non devi consolarmi, non merito di essere consolata. È colpa mia che gliel’ho permesso.>> Singhiozzò ancora qualche istante poi cercò di rimettersi in riga. Lui continuò a stringerla. «Scusami per ieri sera, Jin. Davvero… Non mi pento di averti detto che mi piaci, perché è vero… ma qualsiasi cosa abbia fatto, te lo giuro che…» Jin si tirò su, sciogliendo l’abbraccio. «Chan, non c’è bisogno. Non sono abbastanza forte da affrontare due drammi insieme. E al momento ho in testa altro.»

Chan, dal canto suo, si sentì maledettamente in colpa. Forse se non avesse bevuto, se non avesse fatto scenate, lei non sarebbe finita così, Baek non avrebbe potuto approfittare della sua vulnerabilità. «Andiamo a fare un giro, io e te… schiariamoci le idee, va bene?» Jin annuì, voleva solo andarsene da lì ed evitare di incrociare ancora l’oggetto della sua maledizione.

Lui la portò in un parchetto lì vicino, uno annesso della villa di cui nessuno si era accorto. Camminarono a lungo, parlarono tanto, lei gli raccontò tutto, senza vergogna, anche se alla luce dei sentimenti del ragazzo, Jin si sentì in colpa a parlargli di lei e Baek e di ciò che era stato. Per l’ennesima volta il suo amico l’abbracciò, le sorrise, le accarezzò i capelli. Le disse che da quel momento in poi l’avrebbe davvero protetta, ad ogni costo, e anche se Jin non credeva di averne bisogno, gli sorrise e lo lasciò parlare «Se riuscissi a proteggermi da me stessa e da quello che provo… lui non ha colpa, sono io che inseguo sempre quello che non vuol farsi prendere.»

Quando più tardi, molto più tardi, tornarono alla villa, Jin decise che non avrebbe dato a Baek la soddisfazione di vederla in pezzi. Avrebbe tenuto il suo dolore per i momenti di solitudine. Arrivarono alla veranda che tutti erano già a tavola, a mangiare e a ridere. Il suo incubo fatto persona se la spassava allegramente con un paio di ragazze, facendo lo stupido come sempre. Chan continuò a tenerla per mano, la fece accomodare al tavolo e le chiese cosa volesse da mangiare. Jin aveva lo stomaco completamente chiuso in una morsa, ma avrebbe dovuto mettere qualcosa sotto ai denti, non avrebbe fatto digiuno a causa sua.

E a Baek andò di traverso la cena nel vederli mano nella mano. «Avete fatto pace?», chiese senza minimamente far trapelare il fastidio che provò. Chan rispose di sì, con tono piccato, poi andò verso la cucina e lo ignorò come fece lei.

 

La serata proseguì quanto più normale possibile. Tutti erano come sempre, divertiti, allegri, casinisti, lei invece si sentì come sulla graticola. Si sentiva come se tutti sapessero cosa aveva fatto, come se tutti la giudicassero, come se tutti la guardassero di continuo, anche se non era così. Passò la serata a farsi abbracciare da Chan, a parlare quasi esclusivamente con lui, a ridere di qualsiasi cosa dicesse, come una stupida. Tutto per non far vedere a Baek quanto in realtà stesse male nel vederlo comportarsi come se tra loro non ci fosse stato nulla, come se lei fosse stata una qualsiasi delle altre ragazze, nonostante la sua certezza che non fosse andata così.

Più tardi, si mise sulla sdraio, chiuse gli occhi per un po’ mentre gli altri giocavano, bevevano e si divertivano. Chan stava facendo una partita a qualcosa con Jun e due ragazze e lei li guardò, sorridendo, felice di aver chiarito con lui, di riavere il suo amico e che quanto successo la sera prima non avesse guastato completamente il loro rapporto. Come se poi avrebbe fatto una qualche differenza: finita la vacanza, la loro amicizia sarebbe finita con essa.

Poi un calore inaspettato ma che conosceva bene, che aveva imparato a riconoscere a sue spese, la strinse in un abbraccio. Baek, seduto dietro di lei sulla sdraio, l’avvolse tra le sue braccia, scendendo piano con le labbra vicino all’orecchio, sfiorando la pelle del suo collo candido. «Com’è? È una bella serata, vero?» Le baciò il collo e Jin trattenne il respiro. Non poteva permettersi di inspirare il suo profumo, si sentiva già abbastanza persa. Chiuse gli occhi per trattenere l’impulso di urlargli in faccia, di chiedergli di lasciarla in pace, di andarsene. Rimase in silenzio, lasciando che lui facesse come voleva, pensando solo al fatto che ancora pochi giorni e poi non avrebbe dovuto vederlo mai più.

Lui le prese il mento tra le dita e le girò il viso per poterla guardare negli occhi. «Sei ancora arrabbiata?», le chiese dal nulla. Lei alzò piano un sopracciglio, impercettibilmente, poi tornò a guardare davanti a sé, a cercare gli occhi di Chan che sperò l’avrebbe raggiunta. «Perché me lo chiedi? Non sono mai stata arrabbiata.» Avrebbe solo voluto picchiarlo, valeva come rabbia? Che poi non era nemmeno quello che provava. Aveva deciso che non se la sarebbe più presa… ormai era così delusa che non era rimasto posto per altro.

Lui tornò ad accarezzarle il collo con le labbra, soffiando vicino al suo orecchio, stringendola sempre più forte a sé. «Stai con me? Andiamo su?», lo sussurrò in un modo così meraviglioso che per un secondo avrebbe voluto dirgli di sì, ma non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. Il solo fatto che si stava comportando come se nulla fosse, come se non l’avesse lasciata nuda e sola nel letto dopo aver avuto tutto da lei, come se non avesse trattato i suoi sentimenti e ciò che gli aveva concesso come un gioco, la fece sentire sconfitta di nuovo.

Jin si scostò dal suo corpo, girandosi a guardarlo, cercando di fare l’indifferente. «Stanotte sto con Chan. Mi dispiace. Gliel’ho promesso.» La sua voce atona descrisse esattamente come si sentiva dentro. Vuota. Lui strinse gli occhi, mordendosi un labbro, tirandosi indietro i capelli con la mano. «E tu non saresti arrabbiata? Cosa diavolo ti è preso? Passi la notte con lui?» Era chiaramente infastidito, frustrato. Jin si alzò dalla sdraio e lo guardò con sguardo vacuo. «Avevi detto che sarebbe stata una sola notte, hai vinto la scommessa, ora puoi tornare alle tue solite abitudini.» Lei si incamminò verso la cucina, nessuno si accorse di loro, presi da quello che stavano facendo. Decise che era già arrivato il momento di andare in camera. Baek però sopraggiunse, la prese per il polso e la fece girare per guardarla. «Cosa c’è? Per averti solo per me devo firmare un contratto? Non mi sfidare, lo sai che ci metto un attimo…» Jin non riuscì ad evitare di sorridere amaramente. «Il fatto che sia venuta a letto con te non fa di me una tua proprietà. Decido io con chi andare. E un’altra cosa… non sei stato tu a prendermi, io mi sono concessa. Ho decido di fare l’am…» Jin si zittì, mordendosi la lingua. Dire quella parola sarebbe stato troppo e la sua recita non avrebbe più retto.

Il sorriso derisorio che le regalò lui fu come una coltellata. «Sei davvero una pessima bugiarda, dio santo! Lo sai anche tu che per te sono l’unico, vuoi me e solo me e questa cosa non cambierà.» E per quanto odiò ammetterlo anche a sé stessa, lui aveva ragione.

Baek le lanciò un bacio con la mano e si allontanò, tornando dagli altri, lasciandola lì da sola.

Lei uscì dalla porta davanti per non farsi vedere e camminò verso la spiaggia.

 

Baek uscì per tornare alla festa e Chan, che aveva assistito a tutta la scena da lontano, lo fermò afferrandolo per un braccio. «Quando ti deciderai a lasciarla in pace? Se non te ne frega niente, perché insisti a farle passare questo incubo. Smettila…» Baek si liberò dalla sua presa con uno scatto nervoso e si avvicinò al suo viso. «Sei tu che dovresti smetterla, dopo come ti sei comportato ieri sera, al tuo posto non riuscirei nemmeno a guardarla in faccia… e non è tua. Lei è qui con lo stesso scopo delle altre, non ti intromettere più.» Chan avrebbe voluto rispondere a tono alla battuta riguardo la sera prima, ma in parte sapeva che il suo amico aveva ragione. Si sentiva ancora di merda per quella cosa.

«Ti avverto… ti pentirai di quello che stai facendo, di come la stai trattando. E quando accadrà sarà troppo tardi.» Chan scosse il capo, rassegnato al fatto che il suo amico non sarebbe mai cambiato.

Quella notte per Jin fu un incubo. Non riuscì a chiudere occhio, continuando a ripensare ai momenti passati insieme a Baek, a quello che aveva provato, a come l’aveva fatta sentire. Ripensò a quanto dolci e amorevoli fossero stati i suoi occhi, ai baci, alle intime carezze che si erano scambiati fino a raggiungere entrambi il punto di non ritorno. Ripensò poi alle sue parole prima di sparire, a quanto male le avevano fatto. E si chiese in quel momento dove fosse, se si fosse infilato nella stanza di una delle ragazze. Il solo pensarci le chiuse lo stomaco dalla gelosia. Si sentì improvvisamente tremendamente sola, sentì di non poter più sopportare quei sentimenti che provava, non fino a che fosse rimasta lì. 

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Capitolo 16
*** 16 CAPITOLO ***


16 CAPITOLO

 

Baek guardò una delle tante ragazze. Gli sorrise mentre si spogliava. Guardò tutto il suo corpo, sentì il forte profumo che aleggiava nella sua camera e trattenne il respiro. Ogni cosa lo infastidì, girò il viso di lato sistemandosi le braccia dietro la testa e la sua mente ritornò al giorno e la notte passata con Jin. Chiuse gli occhi e la voglia di lei tornò prepotente. Non aveva mai provato niente del genere con una donna, di solito era sempre tutto meccanico. Invece con lei si era sentito per la prima volta libero di essere se stesso. Così tanto che quando il momento finì, ciò che aveva provato lo aveva risucchiato, lo aveva talmente spaventato da farlo allontanare da lei, da quel corpo stupendo che voleva accarezzare ancora e l'aveva ferita, lo aveva fatto di proposito, sapendo che invece per lei era stato qualcosa di importante. Quando si era accorto che per lei era il primo uomo che avesse mai avuto, una parte di lui ne fu felice, l'altra avrebbe voluto respingere ogni dannato sentimento, qualunque cosa provasse. E anche in quel momento, finse. Quelle mani che lo toccavano non gli procurarono nessun piacere, non sentì assolutamente niente, ma pur di togliersi "lei" dalla mente, fece di tutto.

 

***

 

Il giorno dopo Jin rimase tutto il tempo con Chan e Jessi. Li usò come scudo quasi, usò la loro compagnia per evitare Baek il più possibile. Ma questo non le evitò di sentire la ragazza di turno raccontare la sua notte folle con lui. Ormai era consuetudine, le ragazze sembravano trovarci gusto a parlare di lui davanti a lei, condividevano particolari e risatine solo per farle sapere. Chan si accorse della sua espressione mentre le ascoltava e seccato si piazzò davanti a loro con le mani sui fianchi. <> Le riprese duro, afferrando Jin per mano per allontanarla dalle loro cattiverie. Lei gli fu grata, ma la situazione, sapeva, non sarebbe cambiata. Fino alla fine della vacanza si aspettava solo che andasse peggio.

Alla fine della giornata riuscì a stare lontano da tutti e Baek non cercò neppure di avvinarla. Questo le fece ancora più male, ma cercò di non darlo a vedere.

Proposero di andare in salone a guardare un film. Con le luci soffuse, nessuno di loro guardò una scena del film a parte lei e Chan. Non osò voltarsi a guardare Baek neppure per un secondo, non voleva vedere, non voleva sapere.

Quando le luci si riaprirono però lo vide dietro il mobile bar preparare una ciotola con dei bigliettini.

Lo vide avvicinarsi sorridendo e iniziò a proporre il solito gioco. <> Chan la guardò prendendole la mano e lei la strinse consapevole che qualunque idea avesse avuto, sarebbe stata pericolosa. Baek li fissò e poi mise la ciotola sul tavolino. << Noi quattro prenderemo un bigliettino, le coppie che si formeranno passeranno la notte insieme! E non state a rompere, si gioca tutti, regola della vacanza!>> Concluse guardando Chan che non potè dire nulla. Jin sbarrò gli occhi e perse un battito. Lui prese la ciotola sorridente e la passò ad ogni membro del gruppo. Ognuno prese un bigliettino nominando la ragazza di turno della nottata, e ad ogni nome, Jin si sentì morire lentamente.

In fine fu il suo turno. Baek la fissò e Chan si alzò in piedi per obiettare, ma lui fece lo stesso e gli si avvicinò. <> Disse perentorio. Chan non ebbe modo di fare altro e la ragazza che gli capitò, gli si gettò addosso saltellando contenta. Jun rise e fece spallucce abbracciando la sua. << Andiamo Chan la ragazza è felice non deluderla.>> Jin cercò gli occhi del suo amico e annuì cercando di incoraggiarlo. Non poteva davvero rovinare tutto per lei. Fu allora che Baek rise con la mano dentro alla ciotola ed estrasse il suo biglietto.

C'erano tanti nomi che avrebbe potuto estrarre e pregò con tutta se stessa di non sentire il suo, trattenne il respiro, ma a quel punto Baek, si voltò sollevando un sopracciglio soddisfatto. <> Disse in conclusione della scelta. Lo vide avvicinarsi e prenderla per mano. La fece alzare e salutando tutti vittorioso si diresse verso le scale.

Incredula, senza parole, scossa a tal punto da sembrare un automa con lo sguardo perso e i pensieri che le vorticavano in testa. Subito dopo si ritrovò in camera sua.

Baek si chiuse la porta a chiave alle spalle, e poi si voltò verso di lei sorridendo. Lei lo fissò e allora in un attimo di lucidità capì, aveva barato. Era stato l'ultimo a prendere il biglietto, in qualche modo, di sicuro aveva barato.

<> Disse scioccata dalle sue stesse parole. Baek divenne subito serio e fece un passo verso di lei. <> Le disse come se fosse seccato. Poi la oltrepassò e dirigendosi verso il bagno, voltò di poco il capo. <> la prese in giro con quel suo tono solitamente irritante.

E Jin si sentì persa.

 

***

 

Sentì lo scrosciare dell'acqua e sedendosi ai piedi del letto chiuse gli occhi. Poi si guardò intorno e riconobbe i suoi abiti appoggiati sul divanetto, sentì il suo profumo aleggiare nell'ambiente, oggetti abbandonati sulla console e poi si voltò leggermente per guardare le lenzuola spiegazzate. Quante ragazze già erano state in quella camera, quante di loro avevano dormito in quello stesso letto e avuto le sue attenzioni. Ripensò a ciò che era accaduto fra loro e si alzò di scatto avvicinandosi alla finestra. Era buio e la luna piena faceva bella mostra in cielo. Non riuscì a calmare il nervosismo, l'ansia di ritrovarsi sola con lui, dopo come l'aveva trattata, le chiuse lo stomaco. I suoi sentimenti erano in contrasto con la sua cattiveria, con quel carattere difficile da capire che aveva lui, e ebbe paura, paura di se stessa, paura che se solo l'avesse toccata, avrebbe ceduto, perché lui era l'unico per lei, l'unico che voleva, l'unico che le faceva battere il cuore, purtroppo.

Sentì la porta riaprirsi e si voltò di scatto vedendolo tornare. Si era docciato e cambiato in bagno fortunatamente. I loro occhi s'incontrarono e Baek scosse il capo divertito nel vederla silenziosa e nervosa. <> Le chiese in un misto di sorpresa. Jin ricambiò lo sguardo e poi lo distolse scuotendo il capo. <> Baek scoppiò a ridere. <> Le chiese a sua volta. Jin alzò gli occhi su di lui e capì che aveva ragione. Sapere non avrebbe cambiato nulla.

<> Jin annuì e si diresse in bagno chiudendosi dentro come se fosse una fortezza in cui rinchiudersi per sempre. Ma presto anche il suo isolamento finì, avrebbe dovuto uscire e nel farlo, con indosso una sua maglia si sentì ancora più in imbarazzo. Lo raggiunse notando la penombra, le luci soffuse e lo vide sdraiato sul letto a sorridere mentre fissava il cellulare. Lo guardò avvicinandosi e notò che indossavano lo stesso indumento. Baek fece lo stesso e le sorrise. <> Le disse tastando il lato del letto vuoto per farle capire dove coricarsi.

Vide la sua titubanza e scosse il capo divertito. <> Jin sbatté le palpebre e sedendosi accanto annuì. Questo suo modo di cambiare atteggiamento la confuse sempre più. <> Disse sinceramente. Lo sentì sospirare. << Allora hai paura di te stessa... lo so sono irresistibile, sarà difficile per te starmi lontana stanotte...>> Scherzò per stemperare il momento. Si voltò a guardarlo e la faccia che gli vide fare la fece scoppiare a ridere. Per la prima volta insieme a lui, una risata liberatoria che la tranquillizzò improvvisamente.

<> Le disse lui avvicinandosi con lo schermo del cellulare rivolto al suo viso. <> Jin si sistemò meglio avvicinandosi e spalla a spalla iniziarono a ridere di ogni scena.

Scene in cui lui prendeva in giro i componenti del gruppo imitandoli. Scene di cadute varie. Con le lacrime agli occhi per le risate lo guardò più rilassata e lo prese in giro più volte. <> Si difese lui senza riuscire a smettere di ridere. Poi Jin gli chiese di trovare un video di qualche loro concerto, di qualche canzone e Baek lo fece. Guardò lo schermo emozionata e incantata accennando qualche parola di ogni canzone che sapeva a memoria e lui fece lo stesso. Le andò dietro cantando. Cantarono insieme per un tempo che le sembrò così speciale da farle dimenticare tutto il resto. La sua voce era sempre stata un balsamo per il suo cuore, e dal vivo le entrava sottopelle come un qualcosa di inspiegabile, qualcosa che amava dal profondo del cuore.

Quando i video finirono, Baek si allontanò leggermente e si sdraiò appoggiando il cellulare sul comodino. Lei fece lo stesso senza avere il coraggio di muovere un muscolo o guardarlo. <> Le chiese improvvisamente. Si voltò e lo vide appoggiato sul gomito. Fu una situazione surreale dopo le loro liti e ciò che sentiva, ma in qualche modo stare con lui la rese felice. Annuendo sorrise. <> Fece spallucce e continuò. <> Rise ripensando alle notti insonni, ma quell'appartamentino ormai era casa sua e l'unico che avrebbe potuto permettersi. Baek le sorrise sincero e la guardò in modo intenso. <> Jin lo fissò sorpresa e poi guardò il soffitto. << Mi piace la mia vita, sono libera e non ho bisogno di molto per vivere!>> Lui sospirò pesantemente. <> Si voltò a guardarlo scuotendo il capo con vigore. <> Lui scoppiò a ridere. <>

Il suo sguardo intenso, le sue parole profonde le bloccarono il fiato in gola. Qualcosa in ciò che aveva detto le fece desiderare quello che non avrebbe mai avuto, qualcosa che lui non era disposto a dare a nessuna, men che meno a lei. Gli sorrise.

<> Disse convinta guardandolo negli occhi. Lui la fissò come se la vedesse per la prima volta e poi spaventata dall'intensità del momento, si voltò dall'altro lato e fece finta di sbadigliare. <> Sussurrò facendogli capire che davvero avrebbe dormito. Baek rimase a guardare la sua schiena per un po' di tempo e poi anche lui si voltò dall'altro lato dandole la buonanotte.

 

***

 

Non seppe quanto tempo rimase a fissare il vuoto senza riuscire a prendere sonno. Il suo respiro, la sua presenza così vicina non le diede pace. Si voltò nuovamente verso di lui e lo vide ancora sveglio, rivolto verso di lei. I loro sguardi s'incrociarono per un lungo istante e Jin rimase sul fianco.

Il tempo sembrò fermarsi, tutto intorno a lei sembrò sparire a parte il suo viso, i suoi occhi. Baek non fece alcun movimento, continuò a guardarla in silenzio e senza rendersene conto le sue emozioni presero il sopravvento. Sapeva che non avrebbe dovuto cedere, che non avrebbe dovuto farsi del male ancora una volta, e invece lo fece. Allungò una mano. Con un dito disegnò il suo profilo soffermandosi alle labbra, disegnandone il contorno, accarezzandole con il pollice e poi il suo corpo pian piano si avvicinò. I loro visi vicini, tanto da sentirlo sospirare. Le loro labbra a pochissima distanza. E Jin non riuscì più a trattenersi. Poggiò le labbra sulle sue, con una lentezza infinita, con una delicatezza quasi disperata.

Baek chiuse gli occhi e le prese il viso fra le mani. Lasciò che fosse lei a continuare, a baciarlo. Si lasciò cercare dalle sue mani, dalla sua bocca, dalla sua lingua e solo allora la strinse a sé e le si avvicinò intensificando quel bacio tanto agognato. Le loro labbra sembrarono calamite piene di un desiderio trattenuto per tutto il tempo. Le sue mani le sfiorarono la schiena insinuandosi sotto la maglia, l'accarezzarono senza mai lasciarla andare, senza smettere di baciarla in modo così pieno e intenso che la fecero sospirare e desiderare ancora di più. E quando i loro occhi si ritrovarono lo guardò sentendo le sue mani cercare la sua pelle, raggiungere il suo seno.

Sentì le sue carezze, inarcò la schiena e chiuse gli occhi. Sembrò tutto così facile, perché lui era ciò che voleva, chi amava. Le loro bocche non riuscirono a stare lontane l'uno dall'altra e quando lui le sfilò la maglietta lasciando il suo corpo nudo esposto, sorrise. Baek guardò le sue labbra e poi scese sul suo collo. Lasciò una scia di baci lievi fino ad arrivare alla sua pelle nuda, lambendone ogni centimetro con dolcezza, con desiderio crescente. Le sue mani l'accarezzarono, scesero fino alle gambe in una lenta tortura fatta di sospiri. Jin azzerò ogni pensiero, ogni cosa. Guardò solo lui, lo desiderò con ogni cellula e si lasciò andare a carezze che neppure sapeva di saper fare.

Lo guardò negli occhi mentre le toglieva l'ultimo pezzo di stoffa che li divideva e quando le sue mani, le sue dita, trovarono il suo desiderio non riuscì a trattenersi. Gemette sulle sue labbra, sospirò godendo di quegli attimi che tanto desiderava e chiuse gli occhi quando la sovrastò insinuandosi fra le sue gambe, e con i respiri accelerati, con la dolcezza che conosceva, tornò sui suoi occhi e lasciò che i loro corpi ormai nel pieno delle loro emozioni avessero ciò che cercavano.

Lo sentì, sentì il suo calore entrare in lei, piano, con delicatezza cercando le sue mani, intrecciandone le dita. Baek la fissò per lungo tempo. Sussurrò il suo nome passionale, pieno di desiderio. Jin sorrise e si sollevò cercando le sue labbra. E lui chiuse gli occhi, accolse i suoi baci, la fece sua, tornando ad accarezzarla, facendo in modo che quei momenti diventassero qualcosa di cui mai si potesse dimenticare. La amò con tutto se stesso, in un modo che la fece sentire speciale, che la fece sentire completa. Di nuovo, ancora e ancora.

Ogni secondo, ogni attimo vissuto insieme Baek lo rese diverso da ciò che avrebbe mai immaginato, più bello della volta precedente. Lui fu tutto l'opposto di ciò che era di solito e gli si donò anima e corpo nuovamente...

 

Dopo molto dopo rimase a fissarlo dormire. Col suo viso d'angelo, col respiro regolare, tranquillo, terrorizzata all' idea di ciò che sarebbe accaduto al mattino, sapendo che l'avrebbe allontanata di nuovo e che questo l'avrebbe fatta soffrire di nuovo, non aspettò quel momento, raccolse le sue cose e scappò in camera sua, non avrebbe sopportato ancora una sua risata beffarda o una sua battuta astiosa.

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