Writober 2023

di Dian87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gea's elemental magic is tied to sacred crystals. Explore the quest to harness these crystals' power. ***
Capitolo 2: *** 72. Gea's coastal cliffs are home to a reclusive order of monks. What wisdom do they guard, and why is it sought after? ***
Capitolo 3: *** 52. A Gean healer discovers a cure for a deadly disease. How does this impact the world? ***
Capitolo 4: *** 84. Gea's forests are home to sentient, ancient trees. Describe their wisdom and the role they play in the world. ***
Capitolo 5: *** 73. A Gean explorer discovers a portal to another dimension within a cave. Describe their adventures in this strange realm. ***
Capitolo 6: *** 40. Gea's ancient runes hold untapped power. Explore the discovery and use of these symbols. ***



Capitolo 1
*** Gea's elemental magic is tied to sacred crystals. Explore the quest to harness these crystals' power. ***


88. Gea's elemental magic is tied to sacred crystals. Explore the quest to harness these crystals' power.

Regno di Pomarancius, 547 Or.

«Pss, Lorenzo, hai udito?» il ragazzo gli diede di gomito, accennando con la testa alla ragazza che, vicino alle finestre, stava ricamando sfruttando l’ultima luce del giorno.

«Ma che vuoi?» sbuffò l’altro, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.

L’amico lo tirò per il mantello, assolutamente necessario per il freddo che passava nonostante gli spessi vetri alle sottili finestre che adornavano l’oscuro corridoio.

«Sì, sì, ci penserai dopo a parlarle…» l’amico lo trascinò presso un altro recesso del corridoio.

Si affacciò nuovamente, prima di tirare il pesante arazzo a coprire la loro presenza.

«Hai rotto le palle, Giacomo.» sbuffò, con tutta l’educazione che i suoi quindici anni di vita, tutti passati in un’accademia dove il rispetto era l’unico modo di parlare, consentivano. «Sputa il rospo.»

«Ho sentito che il professor Aurelius dopo la fine delle lezioni si dirigerà lì.» sussurrò Giacomo, i cui occhi stavano brillando nella luce diffusa dal vetro. «Farà i suoi esperimenti con i cristalli che hanno portato l’altro giorno, quelli dei carri.»

Lorenzo scosse la testa, portando la mano a sorreggerla. «Oh, sì… i famosi cristalli elementali… va là, Giacomo. Lo sanno tutti che la magia permea ogni cosa e che quella elementale è uguale a tutte le altre.» prese un respiro profondo. «Sono. La. Stessa. Cosa.» terminò, scandendo le parole una per una-

Giacomo mise le mani sulle spalle di Lorenzo, stringendogliele appena e scuotendo con forza la testa. «Oggi, dopo la lezione del vespro. Vedremo chi avrà ragione!»

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Capitolo 2
*** 72. Gea's coastal cliffs are home to a reclusive order of monks. What wisdom do they guard, and why is it sought after? ***


72. Gea's coastal cliffs are home to a reclusive order of monks. What wisdom do they guard, and why is it sought after?

Teocrazia di Capannulia, 1229 Or.

L’aria salmastra stava riempiendo le sue narici, mentre la lieve brezza marina agitava appena il suo cappuccio nero. La sacca era appesa alla spalla, mentre i piedi ormai erano pieni di calli per il lungo cammino e non dolevano più da mesi.

Un gabbiano sfrecciò davanti a lui, affidandosi all’aria per recuperare quota e tuffarsi nuovamente in mare, in mezzo agli stridii dei suoi compagni.

Osservò il muretto alla sua sinistra e sorrise appena nel vedere il campanile che svettava nel piccolo pianoro circondato dalla roccia nuda e protetta dagli alberi in cima e sollevò una mano per salutare il monaco che era di guardia accanto alla campana.

Quanto tempo era passato? Mesi? Anni? Lo avrebbe sicuramente saputo quando avrebbe parlato con il priore.

«Marco! Siete tornato!»

La voce lo colse di sorpresa e si girò di scatto. Da un cumulo di rocce che sembrava essere franato diverso tempo addietro vide l’uomo uscire. Aveva una lunga tunica verde, priva di ogni decorazione, ma al fianco portava una pesante mazza chiodata.

«Ottone.» le parole furono accompagnate da un lieve cenno del capo. «Non dovresti essere nello scrittoio?»

Ottone scosse la testa. Aveva capelli grigi intervallati da ormai rari capelli castani chiari e gli occhi, che richiamavano il grigio delle nuvole, scrutarono con attenzione il viandante.

«ll priore Pietro ti aggiornerà.» le labbra si strinsero fino a formare una sottile linea, ma poi scosse la testa. «Sicuro che non ti abbiano seguito?»

Marco si strinse nelle spalle, scuotendo lievemente il capo come risposta, e riprese il suo cammino con un nodo che gli si stava formando al cuore. Ricordava che quand’era partito la teocrazia stava cercando ogni eresia per ripulire il credo e far dominare il culto di Somnis, ma non pensava che gli inquisitori si sarebbero mai recati fino a quello sperduto anfratto di terreno.

Salì le scale sovrappensiero, vedendo monaci e monache che si affrettavano nei loro compiti senza dire una singola parola e distogliendo i loro sguardi ogni volta che ne incrociavano un altro. Non era molto diversa dai formicai che fin da piccolo aveva studiato con crescente attenzione, ma, a differenza di un formicaio vero e proprio, era fin troppo silenzioso.

I suoi passi si fermarono davanti alla porta e bussò con attenzione. Solo un grugnito lo invitò ad accomodarsi.

Il priore Pietro era davanti alla finestra, intento ad osservare l’esterno con i suoi paramenti blu che cadevano sul corpo rinsecchito e che aveva perso ogni traccia di peluria.

«Priore Pietro, sono tornato dalla missione.» iniziò Marco, abbassandosi il cappuccio sulle spalle per rivelare i propri lineamenti. I capelli mori erano raccolti in un codino e una barba non fatta da diversi giorni adornava guance e mento. «Ho raccolto tutto ciò che potevo.»

«Marco…» la parola cadde nel vuoto, una parola roca ma priva di ogni energia. «Il Signore delle Acque solo sa quanto ne abbiamo bisogno.»

«Priore… cos’è successo?» il tono tremolante di Mario tradiva il suo nervosismo, tanto quanto la mano stretta sul laccio della sacca.

«Sono venuti, ragazzo…» fece un respiro profondo, gli occhi persi nelle onde che si infrangevano sull’isola rocciosa che dominava il paesaggio con le sue alte scogliere. «sono venuti una notte prima che potessimo rendercene conto… quanti ne sono morti, quanti…» scosse la testa. «tanti ma non tutti, i martiri hanno permesso a noialtri di nasconderci e di sopravvivere.»

Le nocche diventarono bianche per quanto il suo pugno stava stringendo le corde.

«Non abbiamo nemmeno potuto seppellirli, ragazzo mio, li hanno portati via per Marinus e Gea soli sanno il motivo.»

«Priore… cosa cercavano veramente?»

Il vecchio si girò lentamente verso di lui, le stoffe che strusciavano l’una sull’altra mentre gli occhi si posavano sulla sua sacca e con un dito ossuto la indicavano.

«La conoscenza.»

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Capitolo 3
*** 52. A Gean healer discovers a cure for a deadly disease. How does this impact the world? ***


Sikelia, 1571 Or.

Il mormorio si diffondeva all’esterno della tenda. Molte teste coperte da turbanti e m’harma si spingevano per poter vedere ciò che si trovava all’interno, le numerose stuoie adagiate su tappeti tessuti in modo che non un solo granello di sabbia potesse dar fastidio ai malati.

Solo due donne si trovavano all’interno, con indosso i thaqandourth più semplici che avevano sporcati di sangue e croste.

Kafar al’Alam. Questo il nome che era stato assegnato alla malattia che non solo riempiva di croste i pazienti, ma anche faceva dolere ogni singola giuntura.

«Layla…» mormorò una delle due donne, che era inginocchiata presso un tavolino, il tono tremante di eccitazione.

Nell’ultima città in cui avevano fatto sosta avevano mandato gli uomini sani a prendere quanto materiale poteva essere loro utile. Era stato uno sforzo comunitario e avevano richiamato persino i membri dei clan che stavano facendo i loro pellegrinaggi per tutte le città della Sikelia per riuscire a vincere contro Kafar al’Alam, il dio della morte che sadicamente falciava i loro cari.

L’aiuto fondamentale per individuare l’agente del dio era stato quello di Tariq, che aveva raggiunto terre lontane e aveva riportato miracolosi vetri che erano in grado di scrutare lontano, e assieme ad Amira avevano compreso il modo di poterli usare per studiare il morbo.

Rafiq e Kamal, poi, erano in viaggio da anni per studiare le piante e gli animali ed era stato difficile riuscire a contattarli e farli tornare indietro con il loro prezioso bagaglio di conoscenze. Fortunatamente, Kafar al’Alam era lento quanto inesorabile e non avevano dovuto seppellire nelle sabbie troppi membri della loro tribù.

Layla si avvicinò, i capelli biondi raccolti in due trecce che circondavano la sua testa affinché non le dessero fastidio e non fosse costretta a tagliarli. Osservò nel tubo che l’altra aveva in mano. Nella goccia di sangue diluito illuminato da una fiammella si vedevano le macchioline che lei e la compagna avevano individuato come l’agente di Kafar al’Alam assolutamente immobile.

«È fermo… non vola come un granello nella tempesta…» mormorò Layla, appoggiando il tubo e voltandosi a prendere le mani della compagna. «Fatima, è ora…»

Si voltarono verso l’ingresso della tenda, con gli occhi velati d’emozione.

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Capitolo 4
*** 84. Gea's forests are home to sentient, ancient trees. Describe their wisdom and the role they play in the world. ***


84. Gea's forests are home to sentient, ancient trees. Describe their wisdom and the role they play in the world.

26 pluvania 1054 Or.

«Madre, vado nel bosco!»

La porta si chiuse di colpo, prima che la donna avesse il tempo di rispondere al cesto di riccioli biondi che stava scappando via. Sospirò, scuotendo il capo ma non riuscendo a trattenere un sorriso.

Ricordava bene quando anche abbandonava di corsa la casa per infilarsi nel bosco. Quante volte aveva saltato i ruscelli e si era sbucciata le ginocchia?

 

Il bambino allargò le braccia, mantenendosi in equilibrio sul tronco che era caduto appena qualche settimana prima, durante un terribile nubifragio. Un passo dopo l’altro, aggiustando il proprio equilibri e, per una volta tanto, facendo attenzione a ciò che faceva.

 

Ricordava bene quando in giorni come quelli la mamma le parlava delle stelle e del corso delle stagioni. Ora che ci pensava, in quei giorni doveva esserci l’equinozio di primavera. Suo figlio sicuramente stato graziato dal tempo.

 

Corse lungo il fitto bosco, saltando da un sasso all’altro. Ecco davanti a lui la parete che aveva provato a scalare per molti anni, da quando la mamma lo aveva portato lì la prima volta con lo zio. Osservò la via che lo zio gli aveva mostrato e si pulì le mani sulla corta tunica, sfregandosi le braccia. Quel giorno l’avrebbe fatto, ne era sicuro.

 

La donna spalancò le imposte della finestra. Quanto tempo era passato da quando aveva lasciato il luogo in cui era nata? Ricordava ancora quella lunga camminata, la mamma che aveva portato lei e il fratello per così tanto tempo, gli uomini che li inseguivano… era finito, era finito da tanto tempo…

 

Un sasso gli rotolò tra le mani e riuscì ad aggrapparsi. Quante volte la mamma gli aveva detto che con determinazione sarebbe riuscito a fare tutto? Quante volte, nel sicuro della sua cameretta, aveva sognato a quello che la mamma gli aveva raccontato del suo favoloso viaggio sui monti e nel cuore della terra?

Si aggrappò meglio alla roccia e puntellò il piede, continuando l’ascesa. Gli sarebbe piaciuto vedere i nonni e lo zio del nonno, forse, quando sarebbe stato più grande, avrebbe fatto un viaggio per conoscerli.

 

Il sole abbagliò la donna, che dovette pararsi gli occhi. Quanto aveva viaggiato da allora… i suoi genitori avevano portato lei e il fratello per mesi dopo essersi ritrovati tutti e quattro e avevano viaggiato fino alla terra della mamma, ma non si erano fermati lì.

Solo adesso riusciva a comprendere il rapporto complicato che la mamma aveva con la sua terra e avevano deciso di spostarsi ancora fino a trovare il posto che sarebbe stato adatto a loro. Ce l’avevano fatta, con l’aiuto delle creature della natura che si ricordavano ancora di lei, e la loro vita era stata felice. Sia lei che suo fratello avevano poi scelto di continuare per le loro strade, con la benedizione di entrambi.

 

La mano raggiunse la cima della parete ed il bambino si issò, sbucciandosi un po’ di ginocchia. Una lacrima si affacciò agli angoli dei suoi occhi, ma svanì non appena si rese conto di uno strano movimento.

Tra gli alberi, c’erano alcuni le cui fronde avevano un movimento particolare: non c’era vento, eppure si muovevano.

Facendo più attenzione, vide che non si muovevano solo avanti e indietro, ma si stavano proprio spostando da dove dovevano stare.

Le parole gli morirono in gola mentre realizzava che era come aveva detto la mamma: in alcuni momenti gli alberi si muovono e parlano con le persone. Non erano creature facili all’ira, soprattutto con i bambini che rispettavano il bosco, ma sapevano essere terribili con chi non rispettava il loro ambiente.

Lo sguardo si perse nel vuoto, mentre si perdeva nella meraviglia della natura e nei passi che rimbombavano come tuoni. Fu come un risveglio quando si rese conto che gli alberi che camminavano avevano un colore più vivido di tutti gli altri che restavano fermi nelle loro posizioni, ma relegò questo pensiero ad un piccolo angolo della sua mente, godendosi il panorama.

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Capitolo 5
*** 73. A Gean explorer discovers a portal to another dimension within a cave. Describe their adventures in this strange realm. ***


73. A Gean explorer discovers a portal to another dimension within a cave. Describe their adventures in this strange realm. 

A nord del regno di Hexenland, Tridentum, 527 Or.

L’uomo si strinse il mantello di pelliccia addosso, mentre un’onda d’aria gelida usciva dalla fenditura della roccia. Nella sua mano sinistra teneva una torcia che illuminava i primi metri di quel cunicolo. Non aveva mai imprecato contro gli dei, ma la scelta di re Laurenz Kummer non aveva lasciato alcuna speranza.

Da quando Benno e Steffen erano ritornati dalla loro esplorazione al di là del ghiacciaio narrando di meraviglie nascoste nella terra, ben più importanti di oro e argento, la sete di potere di re Kummer non aveva fatto che aumentare e aveva mandato diverse spedizioni di incantatori e fisici per capire quale fosse la grotta corretta. A lui era toccato andare da solo e solo la musica delle sfere lo aveva guidato a quella frattura.

Si inoltrò silenzioso, maledicendo a denti stretti il sovrano e gli altri che avevano già organizzato le loro spedizioni mentre lui era all’interno della biblioteca intento a raccogliere quante più informazioni possibili.

La luce della torcia ondeggiava per quella lieve brezza e disegnava ombre in movimento su quella parete.

Si fermò, concentrandosi un attimo sulla direzione da prendere al bivio che si trovava davanti e, trattenendo il fiato, prese la strada di sinistra. I sassi scricchiolavano sotto ai suoi passi, mentre brevi sibili indicavano che delle creature si stavano nascondendo.

Sollevò lo sguardo e la torcia al soffitto, studiando con attenzione il tunnel roccioso che lo aveva avvolto. Non c’erano tracce di fumo di torcia precedente, sicuramente aveva sbagliato strada.

«Siano usati dalle streghe, quei due rott…» s’interruppe, sentendo il suono di acqua corrente e trattenne il fiato.

Una vena d’acqua lì sotto? Poteva allagare il cunicolo in un istante se avesse rotto qualsiasi cosa la tratteneva.

Deglutì, scuotendo piano la testa e continuò ad avanzare con il rumore dell’acqua che si faceva sempre più forte. Doveva essere una cascata, qualcosa che salvo imprevisti di quel momento non avrebbe sicuramente allagato il cunicolo. Il cuore rallentò i suoi battiti, calmandosi a poco a poco mentre la torcia si perdeva nell’oscurità di un’enorme sala.

Con la mano sulla parete seguì la roccia mentre scendeva, la mano sempre più bagnata, fino alla base della cascata e al lago che ne conteneva le acque. La musica era sempre più forte e lo stava guidando al centro del lago. C’era qualcosa nel fondo, lo intravedeva, e, guardando meglio, vide una linea che proseguiva presso una parete.

“Benno e Steffen non sono mai arrivati fin qui.” nei suoi pensieri una punta di orgoglio si faceva strada mentre seguiva la linea sulla parete dove un simbolo era stato inciso molto tempo addietro a giudicare dalle incrostazioni. “Figurati se quei due coglioni sarebbero stati in grado di trovare un posto del genere.”

Concentrò i suoi pensieri e la sua energia sul simbolo, un bastoncino verticale attraversato da due semisfere, uno verso l’alto e l’altro verso il basso. A poco a poco una luce si manifestò nelle incisioni e corse lungo la linea al suolo attraverso il centro del lago fino a fermarsi su un’altra parete.

“Simboli magici.” esultò nella sua mente, affrettandosi a raggiungere l’altro lato. “Magari non sarà qualcosa di meraviglioso, ma è sicuramente magico. Dovrei tenere per me questo posto? Ma cosa fa questo posto.”

Corse da un lato all’altro della sala, illuminando con la sua energia altri quattro simboli e tracciando a terra una stella a cinque punte il cui centro era nel mezzo del lago.

La terra tremò, costringendolo ad inginocchiarsi per non cadere al suolo, ma i suoi occhi brillavano sempre di più. Dal lago stava sorgendo un cerchio di pietra con molti simboli intarsiati, simboli di cui ignorava completamente il significato ma di cui percepiva il potere.

Con un’esplosione di luce l’interno del cerchio si riempì di luminosità liquida e l’uomo si rialzò in piedi, avvicinandosi e allungando la mano per toccarla.

«È…»

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Capitolo 6
*** 40. Gea's ancient runes hold untapped power. Explore the discovery and use of these symbols. ***


40. Gea's ancient runes hold untapped power. Explore the discovery and use of these symbols. 

Come toccò il lago di luminosità liquida sull’artefatto, una bolla esplose, avvolgendogli la mano. Solo per un attimo riuscì a intravedere quello che si trovava dall’altra parte: un giardino lussureggiante con piante che non aveva mai visto prima.

Poi…

Sparì.

Esattamente come la luminosità si era manifestata, così scomparve e tutti i simboli che aveva visto illuminarsi con la propria energia magica persero la luce che avevano.

«No! No! Porco Sonnenlicht!» bestemmiò, correndo al primo simbolo che aveva illuminato e cercando di scavare con le dita nel simbolo che aveva perso del tutto la sua luce, mentre l’artefatto ritornava dentro al lago. «Lo so che c’è il potere! Lo so!»

Con le unghie grattò le incrostazioni in modo da delineare meglio la sagoma dell’incisione. Lasciò cadere la torcia, il cui tuono risuonò sulla ghiaia della sala della caverna, e pose le mani sull’incisione, concentrando tutto il suo potere su quel simbolo come aveva fatto in precedenza.

«Illuminati! Maledizione, illuminati!» imprecò a denti stretti. «Voglio vederne ancora!»

Con un filo di fumo, la torcia si spense…

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