Capitolo II
«Ti dispiacerebbe
puntare quella luce da un'altra parte, non vedo un accidente!».
Faith ebbe un momento di
incertezza, non si aspettava certo che la creatura le rivolgesse la
parola. Al limite che la aggredisse, la azzannasse alla gola, la
facesse a pezzi con i suoi artigli o…
La creatura interruppe
l'elenco di morti orrende. «Allora, questa luce?»
«Cosa sei?»
domandò lei in un falsetto tremulo che avrebbe fatto invidia
anche al noto e sfortunato cantore
Farinelli1.
«Oh, bé…
Prova a indovinare: ali nere, aureola spezzata, occhi rossi…
Secondo te cosa potrò mai essere?» Rispose quello che a
quel punto Faith ritenne essere inequivocabilmente un demone dotato
di un irritante senso dell'umorismo.
«Se vogliamo essere
precisi, le ali e l'aureola spezzata le hai fatte apparire solo dopo
avermi chiesto di spegnere la luce! E, per inciso non ho alcuna
intenzione di farlo considerando che potrebbe essere la sola cosa che
mi protegge dall'essere fatta a pezzi!»
«Temo che ci sia un
malinteso, Milady.
Non ho alcuna intenzione di farti a pezzi, al contrario sono qui per
aiutarti.»
«Si, certo, disse
il lupo a Cappuccetto rosso!» rispose Faith irritata dal tono
sarcastico con cui il demone aveva pronunciato “milady”.
«Non vorrei
offenderti, ma francamente mi sembra che sia passata parecchia acqua
sotto i ponti da quando potevi paragonarti a cappuccetto rosso!»
«Ma come ti
permetti, razza di cafone!» latrò infuriata Faith
dimenticandosi della particolare natura del suo interlocutore il
quale, peraltro, aveva distolto l'attenzione dalla collerica donzella
e stava fissando preoccupato le tombe a lato del sentiero. «Merda,
temo che sia già qui!» borbottò tra sé e
sé.
«Chi è già
qui? Un altro demone? Santo cielo, a me uno e per di più
incivile, sembrava già abbastanza!» si lamentò
Faith, sentendo un ringhiare cupo provenire dal lato del sentiero.
«In considerazione
della particolare situazione in cui ci troviamo, vedrò di
soprassedere alle tue offese gratuite!» Disse il demone
lanciandosi su di lei e alzandosi in volo dopo averla afferrata con i
suoi artigli.
«Lasciami!»
urlò Faith terrorizzata cercando di divincolarsi e
graffiandogli il viso.
«Ahia! La vuoi
piantare, per la miseria? Sto cercando di aiutarti!»
«Non ti credo!»
ribatté lei.
«Bé, allora
guarda laggiù!» rispose lui irritato.
Faith abbassò lo
sguardo. Sotto di loro un enorme molosso nero dagli occhi rossi e le
zampe artigliate, ringhiava sputando fuoco dalle narici. Sembrava
particolarmente irritato dal fatto che non riusciva a raggiungerla
malgrado i suoi balzi.
«Alba
ci sei?»
domandò il demone, in italiano, allontanandosi velocemente dal
molosso infernale.
Un fulmine si innalzò
dal Lebanon Circle illuminando il cimitero di Highgate. «Sono
qui Aza. Sbrigati!»
«Quello cos'era?»
«Niente di buono!»
rispose il demone atterrando di fronte a una ragazza che somigliava
in modo sospetto alla turista all'ottavo mese, che Faith e Serle
avevano incontrato non molto tempo prima.
«Stai bene?»
domandò Azaele, lasciando andare Faith e abbracciando Alba.
«Si. Ma ho visto
un'ombra correre in mezzo alle tombe e non mi sembrava umana, che
succede Aza?»
«Temo che uno dei
miei simili e il suo cucciolo, abbiano dimenticato la strada di
casa!»
«Il suo cucciolo?»
esclamò Faith. «Non per contraddirti ma il termine
cucciolo normalmente si utilizza per riferirsi a graziosi cagnolini
pucciosi e paffuttelli e non a orrende bestie di Satana che sputano
fuoco dalle narici mentre cercano di sbranarti!»
Azaele sbuffò.
Alba ridacchiò e si presentò «Io comunque mi
chiamo Alba e tu?»
«Faith, piacere...
più o meno, vista la situazione!»
Seguirono due colpi di
pistola.
«Questa è
Serle! Deve essere stata attaccata dai tuoi amici!»
«Non sono miei
amici!» puntualizzò Azaele.
«Bé, allora
fa qualcosa!» ruggì lei.
«Ha ragione, Aza.
Noi due non siamo nella condizione di metterci a correre per
aiutarla!» Intervenne Alba indicando con un gesto la sua pancia
e quella della giovane inglese.
«Non mi va di
lasciarti qui da sola!»
«Evidentemente ti
sfugge che continuo a esserci anche io, per quanto la cosa non mi
renda particolarmente felice!» commentò Faith piccata.
Un altro sparo, questa
volta più lontano, fece decidere Azaele che si alzò in
volo.
«Alba, nascondetevi
in una delle cappelle del Circle, torno subito!»
Alba prese per mano Faith
e insieme entrarono nella prima cappella che trovarono aperta.
«Siamo sicure di
riuscire a uscire di qua?» domandò Faith accendendo la
torcia del cellulare e dando un'occhiata in giro mentre Alba si
preoccupava di chiudere la porta di ferro.
La cappella era
abbastanza spaziosa, c'era addirittura una panchina sulla quale si
lasciò andare pesantemente; la fatica e lo stress della serata
cominciavano a farsi sentire.
«Si, stai
tranquilla, al massimo Azaele sfonderà la porta, è
piuttosto forte!» la rassicurò Alba con una punta di
orgoglio.
«Tu e lui siete più
che amici immagino» considerò Faith «Come mai stai
con... con... si insomma, mi hai capito!»
«È una
storia un po' lunga e complicata.»
«Bé, tanto
non è che qua dentro ci sia granché da fare mentre
aspettiamo che torni il tuo ragazzo demone», sospirò
Faith guardandosi intorno.
Un tonfo contro la porta
di ferro le fece sussultare. Le due donne si scambiarono uno sguardo
preoccupato.
Al primo tonfo ne seguì
un altro e un altro ancora, finché la porta si deformò
lasciando passare raggi di luce infuocata che illuminarono a giorno
la cappella.
«Questa situazione
sta cominciando a darmi sui nervi!» sibilò Alba
alzandosi in piedi. «Faith non perdere la calma e rimani dietro
di me, ok?»
«Perdere la calma,
e perché mai? In fondo sono solo chiusa dentro una tomba a
cappella, insieme a una sconosciuta che aspetta un figlio da un
demone infernale, mentre qualcosa di mostruoso sta cercando di
sfondare la porta!»
Un altro tonfo deformò
ulteriormente la porta i cui cardini stavano ormai per cedere.
Alba allargò le
braccia e iniziò a emettere scintille e piccoli fulmini dai
palmi delle mani
«Ti… Ti sei
accorta, vero che dalle tue mani stanno sprizzando scintille
infuocate e fulmini!» balbettò Faith.
Alba si voltò con
l'idea di rassicurarla ma purtroppo le iridi completamente rosse e lo
sguardo vagamente Luciferino non contribuirono allo scopo.
Faith si alzò e
girò intorno alla panchina per mettere un minimo di spazio tra
lei, la strega di Highgate in cui si era appena trasformata la
ragazza italiana e la porta della cappella che, dopo un ultimo tonfo,
cedette definitivamente crollando a terra e lasciando il posto alla
spaventosa figura di un enorme demone nero e alato, dallo sguardo
infuocato tutt'altro che rassicurante.
Il demone fece un passo
avanti ricevendo in pieno volto due vampate di fuoco. Colto di
sorpresa, si fermò perplesso stropicciandosi gli occhi e
tossendo infastidito.
«Vattene e lasciaci
in pace!» urlò Alba.
Il demone avanzò
di un altro passo. «Altrimenti che fai, misera umana? Pensi
davvero di potermi fermare con i tuoi patetici fulmini?»
«Esattamente!»
rispose Alba lanciandogli contro un lazo infuocato che lo avvolse,
costringendolo a fermarsi per liberarsi.
Il demone sbuffò e
ruggì mentre Alba continuava a tempestarlo di fiamme e
fulmini. Faith, decise di aiutare lanciando un porta vasi che
rimbalzò sulla testa del demone ottenendo come unico risultato
di farlo infuriare ancora di più.
Alba fece una serie di
movimenti circolari con le mani creando uno scudo d'energia
protettivo. «Faith, vieni dietro di me!»
Il demone rise. Aveva
notato che Alba cominciava ad ansimare, non avrebbe resistito ancora
molto. Osservò con calma le due donne e si preparò a
chiudere la partita.
«Alba, sei li
dentro?» domandò all'esterno della cappella una voce
baritonale e rassicurante che la giovane conosceva bene.
«Si, sono qui! C'è
anche un'altra ragazza!» rispose lei tirando un sospirò
di sollievo.
«Dille di chiudere
gli occhi!»
Il demone piuttosto
infastidito dall'inaspettata e, a suo parere, poco educata
interruzione, con un balzo si lanciò fuori dalla cappella per
fare a pezzi il nuovo venuto e riprendere con calma l'attacco alle
due umane. Purtroppo per lui non ebbe neppure il tempo di mostrare il
suo disappunto nel ritrovarsi di fronte l'Arcangelo Gabriel, che una
luce celestiale lo investì, riducendolo in cenere.
Faith e Alba uscirono
dalla cappella mentre Gabriel era impegnato a raccogliere la cenere
in un'ampollina.
La futura patologa lo
guardò così stupita che Gabriel si sentì in
dovere di fornirle una spiegazione.«Non è proprio morto,
l'ho solo incenerito per rimandarlo da dove è venuto!»
Faith annuì come
se fosse ovvio. Non gli sembrava il caso di mettere in discussione le
spiegazioni di un colosso alto due metri con due enormi ali candide
aperte sulla schiena.
«State bene?»
domandò Azaele atterrando con Serle, svenuta, tra le braccia.
«Si» rispose
Alba.
«Cosa le è
successo?» domandò Faith terribilmente in ansia.
«Uh, niente,
niente. É solo che insisteva nel volermi scaricare la pistola
addosso, così ho dovuto addormentarla. Tra l'altro ha una mira
pazzesca, meglio di un tiratore scelto! Ha rovinato la mia maglietta
preferita!» si lagnò Azaele mostrando un buco
all'altezza del cuore.
Alba sorrise, gli posò
la mano sul petto e fece sparire il foro.
«Il cucciolo
infernale dov'è finito?» domandò Gabriel.
«Tranquillo, pa', è
tornato a casa».
Faith osservò
Azaele e Gabriel. «Fatemi capire voi due sareste… »
una terribile fitta alla pancia la piegò in due.
Alba si avvicinò
preoccupata «Che ti succede?»
«Contrazioni
preparatorie, temo dovute allo stress» rispose Faith a fatica.
Azaele si avvicinò
e le posò le mani sul ventre, il dolore passò
immediatamente. Lei lo ringraziò senza chiedergli come avesse
fatto, preferiva non fare domande di cui temeva la risposta.
Alba propose di
accompagnarla comunque in Ospedale e Gabriel la prese in braccio
spalancando le ali.
«Ha realmente
intenzione di portarmi in volo in Ospedale? E come pensa di
presentarsi?»
Gabriel sorrise. «Senza
le ali!»
«Ovvio, come ho
fatto a non pensarci?» ribatté lei scuotendo la testa.
#
Franz e Alex osservarono
il gruppetto di stranieri, apparentemente degli italiani, che
chiacchieravano amabilmente con Faith, adagiata sul letto
dell'Ospedale. Serle dormicchiava nel letto a fianco. A quanto pareva
le loro rispettive "consorti" erano arrivate letteralmente
in braccio ai due italiani, che dovevano essere fratelli, vista la
notevole somiglianza. Uno dei due era, con ogni probabilità,
il padre del bambino della ragazza carina dagli occhi verdi che
sembrava all'incirca all'ottavo mese, come Faith.
Il più alto dei
fratelli nel vederli entrare, salutò educatamente e poi
propose agli altri di uscire per lasciare un po' d'intimità
alle due coppie.
Franz si sedette sul
bordo del letto, era allo stesso tempo preoccupato e arrabbiato per
il pericolo che aveva corso Faith, ma sapeva che non era il momento
per mostrarsi nervoso, così le prese la mano e le chiese
gentilmente se stava bene.
Alla risposta affermativa
di lei, domandò «Ma cosa è successo esattamente,
chi sono quei tre?»
Faith non rispose subito,
era abbastanza sicura che se avesse raccontato la verità,
Franz le avrebbe immediatamente prenotato una visita neurologica.
Cosa che, a onor del vero, a parti invertite si sarebbe affrettata a
fare anche lei.
Alla fine si limitò
a riportare una versione più stringata e credibile di quanto
accaduto, evitando qualsiasi riferimento a molossi infernali, demoni,
arcangeli e streghe.
Al termine del racconto
Franz sospirò. «Non farmi preoccupare mai più in
questo modo!»
«Non sarebbe
successo se tu non avessi messo in discussione la mia
professionalità!» ribatté lei.
«Adesso osi, dare
la colpa a me! Sei tu che hai deciso di metterti in una situazione
così pericolosa e poi non ho mai messo in discussione la tua
professionalità» si lagnò lui.
«Altroché se
lo hai fatto!» ruggì lei.
«Basta!»
intervenne Serle con voce assonnata. «Sono stanca e voglio
dormire, andate a bisticciare da un'altra parte!»
I due la guardarono
imbronciati, ma smisero di discutere.
#
Alba stava chiacchierando
con Alfonso, uno dei coinquilini spagnoli dei tempi dell'Università.
La festa per l'anniversario dei dieci anni dall'Erasmus, stava
andando benissimo e doveva ammettere che era da tanto che non si
sentiva così rilassata. Osservò Azaele che rideva
insieme ai suoi amici e pensò che per essere un demone
infernale si stava comportando veramente bene: si era integrato
subito ed era riuscito estremamente simpatico a tutti. Un'amica le
aveva anche strizzato l'occhio e commentato che si era scelta proprio
un gran bel ragazzo, simpatico e intelligente, facendola arrossire di
soddisfazione.
«Ti squilla il
cellulare!» la avvertì Alfonso.
Era Faith. In Ospedale si
erano scambiate il numero di telefono, ma Alba non si aspettava che
si sarebbero risentite. «Hey ciao, come stai?»
«Benissimo, volevo
invitarvi a cena prima che torniate in Italia, che ne pensi?»
«Sei sicura? Dopo
quello che è successo...»
«È proprio
per quello che è successo che vorrei invitarvi, non vi ho mai
ringraziato come si deve per avermi salvato la vita... e poi vorrei
farvi conoscere Franz!»
«Allora,
volentieri, sono sicura che farà piacere anche ad Azaele!»
«Ottimo, vi aspetto
domani sera!» rispose Faith chiudendo la telefonata con un
sorriso soddisfatto.
#
Franz raggiunse Azaele
che era uscito a fumare sul piccolo balcone di casa Irving-Weil.
L'italiano gli era riuscito decisamente più simpatico di
quanto si aspettava e tra l'altro parlava
fluentemente sia l'inglese che il tedesco, cosa che l'aveva
piacevolmente stupito. «Du weißt, dass Rauchen
schädlich ist, oder?»2
Azaele ridacchiò e
sbuffò una nuvoletta di fumo. «Tranquillo, dottore, ho
una salute di ferro!»
«E tuo fratello,
come mai non è venuto?» domandò Franz cambiando
argomento.
Azaele rimase un attimo
perplesso, poi capì che l'amico si stava riferendo a suo
padre; in effetti basandosi sull'aspetto fisico, un umano poteva
attribuire a Gabriel al massimo una decina di anni più di
Azaele, troppo pochi per essere padre e figlio.
«Lui doveva tornare
prima!» spiegò semplicemente, poi incontrando per un
breve istante lo sguardo di Faith dall'altra parte del vetro, domandò
«Faith, dice che ritieni gli italiani poco razionali e
superstiziosi, è vero?»
Franz si imbarazzò
leggermente. «Be, ma non è un'offesa e poi è vero
che credete a un sacco di... cose!»
«Tipo...? Fammi un
esempio!»
«Bé,
sicuramente tutte quelle cose tipiche della religione cattolica!»
«Oh, immagino
intenda demoni e angeli!» ipotizzò Azaele spostando lo
sguardo sui vetri della porta finestra.
«Si, esatto!»
approvò Franz seguendone inconsapevolmente lo sguardo e
girandosi poi verso di lui bianco come un lenzuolo.
«Tutto bene?»
domandò serafico Azaele.
Franz si voltò di
nuovo verso i vetri e rischiò seriamente un attacco cardiaco
nel vedere per la seconda volta un demone nero e sorridente, dagli
occhi rossi, le ali raccolte sulla schiena, la coda attorcigliata
intorno alla ringhiera e una sigaretta accesa tra le labbra.
Il demone allungò
un artiglio e lo poggiò sulla sua spalla. Franz si allontanò
con un balzo rischiando di precipitare dal balcone. Azaele lo prese
al volo e commentò allegramente. «Mi sa che è
meglio rientrare, qualcuno deve aver ecceduto con la birra!»
Franz rivolse di nuovo lo
sguardo verso i vetri e questa volta vide solo il riflesso di un
giovane sulla trentina dall'aspetto decisamente umano.
«Ja,
es ist besser!»3
approvò
passandosi una mano sul viso.
#
Franz osservò sua
figlia Frida dormire placidamente. In quel momento sembrava
impossibile che poche ore prima, a soli sei anni, avesse osato
sfidare il suo sguardo severo affermando che non era colpa sua se la
scuola non era adeguatamente organizzata per permetterle di
“sperimentare” soluzioni alternative a quelle imposte da
un sistema scolastico ormai vetusto. E si, aveva detto proprio
“vetusto”.
Uscì dalla camera
chiudendo delicatamente la porta e raggiunse Faith impegnata a
studiare la documentazione di un nuovo caso.
«Faith!»
chiamò.
Lei si girò e gli
sorrise.
«Hai presente
quando mi hai raccontato che anni fa, quando hai avuto quelle
contrazioni preparatorie, Azaele ti ha fatto un massaggio che ti ha
fatto passare i dolori?»
«Si, perché?!»
«E non ha fatto
altro? Sei sicura?»
Lei rise divertita. «No,
Franz, non ha fatto altro!»
«Però non ci
ha neanche mai spiegato come mai sapeva fare quel massaggio!»
«Franz, non so se
te lo ricordi, ma anche Alba era in attesa di un bambino, avrà
imparato a farli per lei!»
«Ja, Alba war
auch schwanger... genau das macht mich manchmal misstrauisch»4
borbottò lui.
«Cosa hai detto?»
«Niente, niente...»
rispose uscendo dalla stanza. In fondo era solo un sospetto assurdo,
dovuto a una stupida pinta di birra di troppo bevuta anni prima sul
balcone del loro vecchio appartamento.
Perché...
era stata la pinta di birra a fargli vedere... si insomma quello che
aveva visto! Giusto?
Fine
1.
Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Michelangelo Nicola Brosch,
considerato il più famoso cantante lirico “castrato”
della
storia
2.
Lo sai che fumare fa male, vero?
3. Sì, è meglio!
4. Si, anche Alba aspettava un bambino è proprio questo che a volte mi insospettisce
Ed eccomi arrivata alla fine di questo cross over.
Spero che Faith Irving mi perdonerà per il tedesco da “Google traduttore”, ma mi piaceva troppo l'idea di introdurre frasi in “lingua madre”, come succede tipicamente
nelle sue storie quando parlano i componenti della famiglia Weil!
Grazie a chi ha atteso pazientemente questo secondo e ultimo capitolo e a chi mi vorrà lasciare un commento!
AlbAM
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