Il mistero di Highgate

di AlbAM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa storia è dedicata a Serpentina (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=35806) a cui appartengono i personaggi di Faith Irving, Franz Weil, Alex Weil e sua moglie Serle.

Potete ritrovarli nelle sue storie bellissime e divertenti:

Dr. Irving M.D.

Baby Boom

Locked-in

Cara Serpentina, spero tanto di essere riuscita a rispettare i tuoi adorabili personaggi e che questa storia ti possa divertire, come diverte me leggere le tue storie!




Il mistero di Highgate


Capitolo 1



«Holly non mi sento tranquillo, perché non ce ne andiamo?» si lagnò il ragazzo bruno guardandosi intorno nervosamente. Non gli piaceva passeggiare in mezzo a tutte quelle tombe.

Lei rise. «E dai Billy, non mi dirai che te la fai sotto! Guarda che è dei vivi che si deve avere paura, non dei morti!»

Il ragazzo stava per rispondere, quando provò la fastidiosa sensazione di essere osservato. Si girò di scatto ma non vide nessuno, a parte il cane di marmo che vigilava sulla tomba di un certo Tom Sayers. Sbuffò.

«Sul serio, Holly. La luce sta andando via e il cimitero chiuderà tra pochi minuti, non ho nessuna voglia di rischiare di dormire qua dentro!»

La ragazza rise e gli mordicchiò un orecchio, sussurrando. «Io invece lo trovo eccitante!»

Lui provò di nuovo quella fastidiosa sensazione, si guardò intorno e diventò bianco come un cadavere.

«Hey, che ti succede?» domandò Holly preoccupata.

«I… i… il cane!» Balbettò lui indicando la tomba di Sayers.

Lei si girò, vide la statua di un cane che li osservava con aria triste e rise.

«È solo una statua, Billy!»

«Si, ma prima guardava davanti a sé!» Rispose lui tremando.

Lei aggrottò le sopracciglia, poi lo spinse e proruppe in una risata. «Che cretino, volevi spaventarmi!» Raggiunse la tomba del pugile, si inginocchiò ai piedi della statua e picchiettò, con le nocche, la testa dell'animale. «C'è nessuno qui?» domandò allegramente. Attese qualche istante e visto che non succedeva nulla di particolare si alzò e con aria canzonatoria fece cenno al suo ragazzo di avvicinarsi. «Allora, gran fifone, perché non mi raggiungi, così lo vedi anche tu che non è altro che una statua!»

Alle sue spalle il cane fu scosso da un leggero fremito. Billy corse verso Holly, le afferrò una mano e cercò di trascinarla verso l'uscita. «Ti prego, andiamo via!» implorò, scorgendo un lampo rosso negli occhi della statua.

Lei a quel punto si arrabbiò e divincolandosi dalla sua stretta esclamò irritata. «Adesso piantala! Questo scherzo è durato abbastanza!»

Non aveva finito di dirlo che il volto di Billy divenne terreo. «Oh, mio Dio!» urlò mettendosi le mani nei capelli. Holly sentì un brontolio sordo dietro di sé e si voltò spaventata. Fece in tempo a vedere un'ombra che si lanciava verso di lei ringhiando.

Poi non ci fu altro che buio.


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«Franz Weil!» esclamò contrariata la dottoressa Faith Irving scattando in piedi, per quanto la pancia dell'ottavo mese le permettesse di definire scattanti i suoi movimenti. «Stai per caso suggerendo che le mie origini Italiane, per quanto parziali, potrebbero influenzare la mia capacità di analizzare un evento in modo razionale?» domandò, sbattendo entrambe le mani sul tavolo e, per inciso, sul Sun aperto su un articolo il cui titolo a caratteri cubitali proclamava "Il vampiro di Highgate è tornato?"

Franz osò sfidare lo sguardo carico di rimprovero della compagna e ridacchiò. «Dico solo che gli italiani sono un popolo particolarmente superstizioso e…»

«Il tuo è solo il tipico razzismo teutonico nei confronti dei popoli mediterranei!»

«Oh, avanti Faith, adesso non esagerare, non si tratta di razzismo, ma di una semplice constatazione oggettiva!» replicò lui sempre più divertito.

«Una semplice constatazione, eh? Beh, io ti dimostrerò che ti sbagli su tutta la linea e che niente e nessuno, tantomeno la mia ascendenza italica da parte paterna, può avere la minima influenza sulla mia capacità di analizzare un evento con distacco e razionalità!»

«Oh, allora spiegami come mai sei tanto affascinata da questa stupidaggine del vampiro di Highgate!»

Faith ebbe un attimo di incertezza da cui si riprese immediatamente, ruggendo «Il mio è un interesse puramente professionale, ci sono parecchi punti oscuri in questa vicenda!»

«Certo, certo!» ridacchiò lui.

Faith lo fulminò con lo sguardo «Ride bene chi ride ultimo!»

Franz conosceva quello sguardo, era tipico di quando la sua compagna di vita, tanto geniale, quanto testarda più di una mandria di muli argentini, prendeva una decisione irrevocabile quale, per esempio, buttarsi corpo e anima nella dimostrazione che lui aveva torto e lei ragione. Il che ultimamente avveniva a cadenza circa settimanale, con punte giornaliere quando gli ormoni di Faith venivano messi particolarmente alla prova dalla gravidanza.

Come se non bastasse, considerando la reazione imbufalita della sua dolce metà, molto probabilmente si era giocato anche la possibilità di godere dell'ottava e della nona meraviglia del mondo per un intervallo di tempo indefinito, ma sicuramente compreso tra un minimo di una settimana e un massimo equiparabile all'incirca all'eternità!


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John Fatherland stava faticosamente riuscendo a farsi notare nello spietato mondo degli youtubers. I suoi video, incentrati sulle tragicomiche "esperienze" di un Ghost Hunter imbranato, erano realmente divertenti e il passaparola stava cominciando a dare i suoi frutti: le visualizzazioni erano in costante aumento, così come le entrate legate alla pubblicità. Era sicuro che presto avrebbe potuto lasciare il lavoro di assicuratore, che odiava con tutto il cuore.

Per questo motivo in quel preciso momento si trovava all'interno del cimitero più famoso di Londra. I fatti tragici accaduti negli ultimi mesi avevano dato nuova vita alla leggenda del Vampiro di Highgate e John era sicuro che il video in diretta, preparato fin nei minimi particolari nei giorni precedenti, avrebbe finalmente dato una svolta alla sua carriera.

Avviò l'action cam posizionata sul casco da speleologo e iniziò la diretta.

Nei primi minuti, in cui il tiepido sole del pomeriggio illuminava ancora i sentieri, andò tutto bene. Come da copione, inciampò tra le tombe, si perse in cerca della tomba di Karl Marx e arrivato al Circle of Lebanon entrò in una cripta in cui rimase imprigionato fino all'arrivo di un annoiato fantasma di George Michael, in cerca di compagnia.

Le visualizzazioni erano alle stelle e lo zoccolo duro dei suoi followers si era già diviso in chi lo supplicava di uscire al più presto e chi lo incitava a continuare la diretta.

Una sensazione di profondo disagio lo sorprese al calare della sera, fortunatamente i post dei follower, i cuoricini e i like, che facevano squillare il telefonino senza tregua, gli tenevano compagnia aiutandolo a farsi forza e continuare.

Aveva appena superato la tomba di un famoso pugile, vegliato dal suo fedele compagno a quattro zampe, quando cominciò a sentirsi osservato. Accese la luce del casco da speleologo e si guardò intorno senza vedere nulla di sospetto.

Fece spallucce e riprese a camminare. Un attimo dopo notò il messaggio di Alucard19, un follower particolarmente affezionato.

«Attento, John, c'è qualcosa che si muove nel buio

Subito partirono una serie di messaggi di risposta.

«Che fesserie dici?»

«Eh, se! Hai la vista a infrarossi

«L'ho visto anch'io, è il pirla di Highgate! HAHAHA!»

«Vi dico che ho visto qualcosa, vattene John, non è uno scherzo!»

«Ma, piantala

«Lascialo perdere John

«Scappa John, ti sta piombando addosso!» insistette Alucard19

Ma era troppo tardi, qualcosa attaccò John che lanciò un urlo straziante. L'Action cam inquadrò per un istante due occhi che non avevano nulla di umano, prima di spegnersi sotto gli sguardi attoniti di migliaia di followers. I like e i messaggi di gradimento continuarono ad aumentare senza sosta, in attesa che John ricomparisse per recitare il suo solito messaggio di chiusura della diretta.

Questa volta, però, lo schermo dei cellulari rimase nero.

Il più grande successo dello youtuber era stato anche l'ultimo.


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Azaele non riusciva a stare fermo, continuava a passeggiare per la camera del piccolo e grazioso albergo in cui alloggiava insieme ad Alba.

Erano passati secoli, nel senso letterale del termine, dall'ultima volta che aveva visitato Londra e non vedeva l'ora che la giovane finisse di farsi la doccia per prenderla per mano e visitare la città.

Era da un po' che desiderava passare del tempo da solo con lei, ma la situazione a Roma non era sicura. La notizia del bambino in arrivo, ormai era di dominio pubblico (almeno tra i demoni) e Safet aveva ordinato che ci fosse sempre qualcuno insieme a loro.

Azaele voleva bene ai suoi amici, primo tra tutti Michele, ma francamente non ne poteva più di averli sempre intorno. Desiderava ardentemente un po' di privacy, soprattutto perché sapeva bene che dopo la nascita, Alba sarebbe stata impegnata con la piccola e non avrebbero avuto molto tempo per loro due.

Alla fine aveva chiesto aiuto a Gabriel che dopo una lunga discussione con Safet, si era impegnato a controllare personalmente la situazione a Londra, ma senza farsi vedere, così da garantire alla coppia la tanto desiderata privacy.

Durante la breve vacanza Alba e Azale avrebbero potuto festeggiare i loro primi otto mesi insieme e i dieci anni dall'Erasmus di Alba, a Oxford. Un'esperienza che lei ricordava come la più bella della sua vita di studentessa.

Con grande gioia e l'aiuto di Facebook, era riuscita a contattare gli amici inglesi e irlandesi a cui era rimasta particolarmente affezionata e a organizzare la serata "Ten years, after" che si sarebbe tenuta di lì a due giorni.

Quando uscì dalla doccia era già pronta. «Allora, dove mi porti?» domandò allegramente al suo fidanzato demoniaco.

«Bé, visto che non è lontano, io direi di andare a fare un giretto al Cimitero di Highgate e poi cenare, che ne dici?»

«Oh, wow! È quello dove sono sepolti George Michael e Karl Marx?»

Azaele ridacchiò. «Curioso accostamento il tuo, però si, è proprio quello!» rispose prendendola per mano.

Lei lo osservò un po' stupita. «Il cappello e il giaccone da marinaio dove li hai lasciati, non sono i tuoi portafortuna?»

Effettivamente per una volta Azaele indossava solo una camicia nera su una maglietta altrettanto nera con la stampa della "Grande Onda di Kanagawa", di Hokusai.

«Ho deciso di lasciarli in valigia. Cosa vuoi mai che succeda, per una volta che ci prendiamo una vacanza?»


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Faith entrò a passo di marcia nella cucina di Serle, la moglie di Alex, fratello maggiore di Franz. Stringeva con aria trionfante un raccoglitore colmo di documenti che sbatté sul tavolo, sotto il naso del padre della comune nascitura. Era passata una settimana dalla loro discussione e c'era stato un altro omicidio. Questa volta il misterioso assassino aveva aggredito un noto youtuber che aveva avuto la geniale idea di attraversare il cimitero alla stessa ora in cui erano state aggredite le altre vittime.

«Was ist das?» domandarono in coro i fratelli Weill indicando il faldone.

«Questo è il motivo per cui a breve dovrai prostrarti in ginocchio e chiedere scusa per l'evidente mancanza di fiducia nella mia indiscutibile razionalità!»

Franz aprì il faldone. Dopo aver sfogliato qualche pagina lo richiuse e lanciò uno sguardo sospettoso a sua cognata, intenta a preparare un polpettone. «Sei stata tu a procurarglielo!»

Serle smise di impastare la carne.

«Assolutamente, no! E non coinvolgermi nella vostra ennesima faida amorosa da sposini!» rispose decisa.

«Non siamo legalmente sposati!» ulularono in coro "gli sposini".

«Appunto!» Rispose lei sbuffando.

Franz pensò che certe volte i percorsi mentali di Serle erano decisamente incomprensibili, in ogni modo tornò all'argomento principale.

«Come hai fatto a ottenerlo? Non mi risulta sia permesso portarsi a casa i dossier delle indagini in corso!»

«Infatti non sono i documenti originali ma delle fotocopie!» rispose Faith con un ghigno satanico.

«Riformulo la domanda: come hai fatto a ottenere il permesso di fotocopiare i documenti originali?»

«Ho i miei giri!» rispose lei enigmaticamente. E da quel momento si rifiutò categoricamente di tornare sull'argomento.


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«Continuo a chiedermi qual è stato esattamente il momento in cui sei riuscita a coinvolgermi in questa impresa assurda!» brontolò Serle, slacciandosi la cintura di sicurezza.

«Più o meno a metà strada tra il mi serve uno stipendio più alto perché Alex in questo periodo sta trovando meno ingaggi e l'indubbiamente risolvere questo caso potrebbe assicurarmi un avanzamento di carriera!» Rispose Faith slacciandosi a sua volta la cintura di sicurezza e districandosi dalla MINI della cognata, sbuffando come un facocero incastrato tra due tronchi d'albero.

Serle scosse la testa e scese a sua volta.

Arrivate all'entrata del Cimitero di Highgate, allungò una mano e strinse il braccio di Faith. «Non sono più così sicura che sia una buona idea, torniamo di mattina!»

«Non se ne parla, tu hai una pistola e io un orgoglio da difendere!» ruggì sua cognata avanzando spedita all'interno del cimitero.

Serle accarezzò il calcio della pistola e, sentendosi leggermente rassicurata, la seguì rassegnata.


Erano arrivate più o meno al Circle of Lebanon, quando incrociarono una coppia di turisti dall'aspetto simpatico. Sembravano entrambi sulla trentina, lui era moro e riccio, lei era ugualmente mora e riccia ma aveva gli occhi verdi, a differenza di quelli nerissimi del compagno. Faith notando la pancia della giovane, pensò che doveva essere più o meno all'ottavo mese di gravidanza, come lei. Le due donne si scambiarono un sorriso complice e il suo ragazzo rivolse a lei e Serle un allegro «Hello'!»

I due sparirono dietro una curva del sentiero e Faith si rese conto che avrebbe preferito fare un po' di strada con loro. Con il venir meno della luce infatti, cominciava a provare una leggera inquietudine e un po' di compagnia non le sarebbe dispiaciuta.

Serle sembrò leggerle nella mente perché le domandò. «Tutto bene? Guarda che per me possiamo anche tornare indietro!»

«Non se ne parla, ho detto che volevo analizzare il luogo del delitto all'ora in cui si sono svolti i fatti e lo farò!»

«Faith, ragiona, non fa alcuna differenza se svolgiamo la nostra piccola indagine privata, di sera, all'ora di pranzo o di mattina!» provò a insistere Serle.

«Dimostrando così che crediamo nella possibilità che un vampiro assetato di sangue si aggiri nel cimitero? Spiacente, ma non ho alcuna intenzione di darla vinta al teutonico dagli occhi di ghiaccio!» Replicò Faith allungando il passo, erano quasi arrivati nei pressi della tomba del pugile Tom Sayers e la sua curiosità di futura patologa aveva ormai superato l'inquietudine.

Dopo i delitti erano stati posizionati lungo il sentiero principale dei pali della luce che proprio in quel momento si accesero rendendo l'atmosfera meno angosciante.

«Ottima decisione!» approvò Faith estraendo due guanti da chirurgo dalla borsa e infilandoseli per poi iniziare a girare intorno alla tomba del pugile, osservando puntigliosamente il terreno.

Era così concentrata che non sentì Serle avvertirla che le era sembrato di notare qualcosa tra le tombe e di non muoversi di lì che sarebbe tornata immediatamente.

Uno scintillio nell'erba attirò la sua attenzione. Si avvicinò per controllare trovando un anellino d'oro decorato da un piccolo brillante azzurro.

Lo raccolse dubbiosa, non era sicura che potesse essere di qualche utilità. In ogni modo lo ripose dentro un sacchettino di nylon trasparente e lo conservò nella borsa. In quel momento si rese conto che sua cognata era sparita.

«Serle?» chiamò guardandosi intorno.

Non ottenne nessuna risposta.

Perplessa fece qualche passo verso le tombe, ma il pensiero di uscire dal cerchio di luce garantito dal lampione la dissuase.

«Serle!» chiamò ancora.

Silenzio.

Dove accidenti era finita sua cognata e sopratutto da quando era sparita?

Faith si diede mentalmente dell'idiota, sicuramente Serle le aveva detto dove stava andando ma lei, troppo presa dalla sua ricerca, non doveva averla sentita.

Sbuffò sonoramente e la chiamò al cellulare.

«Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o inesistente

«Oh, avanti! Questo è ridicolo!» sbottò infuriata. «Sembra l'inizio di un film horror di serie B! Ci manca solo che i lampioni comincino a spegnersi uno alla volta!»

Cosa che puntualmente accadde, a partire dai lampioni più lontani.

«Ok. Direi che sia ora di avviarsi verso l'uscita!» commentò con voce leggermente tremante.

Si avviò velocemente lungo il sentiero ma arrivata a poco più di metà strada dall'uscita del cimitero, gli ultimi lampioni si spensero tutti insieme.

Faith si ritrovò completamente avvolta nel buio.

«Santo cielo, mi sembra di essere caduta dentro una boccetta d'inchiostro di china!» esclamò. Parlare a voce alta la faceva sentire meno sola. Cercò di non perdersi d'animo, frugò nella borsa e tirò di nuovo fuori il cellulare. Accese la torcia e la puntò sul sentiero davanti a sé.

Il che non fu esattamente tranquillizzante, considerando che insieme alla strada, illuminò anche una creatura nera, con due paia di occhi rossi che a dire il vero in quel momento più che spaventosi apparivano mezzo accecati dalla luce emessa dal cellulare di Faith.

«Santa Madonna di Pompei… e questo cos'è?» esclamò Faith in un italiano dall'accento napoletano quasi perfetto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo II


«Ti dispiacerebbe puntare quella luce da un'altra parte, non vedo un accidente!».

Faith ebbe un momento di incertezza, non si aspettava certo che la creatura le rivolgesse la parola. Al limite che la aggredisse, la azzannasse alla gola, la facesse a pezzi con i suoi artigli o…

La creatura interruppe l'elenco di morti orrende. «Allora, questa luce?»

«Cosa sei?» domandò lei in un falsetto tremulo che avrebbe fatto invidia anche al noto e sfortunato cantore Farinelli1.

«Oh, bé… Prova a indovinare: ali nere, aureola spezzata, occhi rossi… Secondo te cosa potrò mai essere?» Rispose quello che a quel punto Faith ritenne essere inequivocabilmente un demone dotato di un irritante senso dell'umorismo.

«Se vogliamo essere precisi, le ali e l'aureola spezzata le hai fatte apparire solo dopo avermi chiesto di spegnere la luce! E, per inciso non ho alcuna intenzione di farlo considerando che potrebbe essere la sola cosa che mi protegge dall'essere fatta a pezzi!»

«Temo che ci sia un malinteso, Milady. Non ho alcuna intenzione di farti a pezzi, al contrario sono qui per aiutarti.»

«Si, certo, disse il lupo a Cappuccetto rosso!» rispose Faith irritata dal tono sarcastico con cui il demone aveva pronunciato “milady”.

«Non vorrei offenderti, ma francamente mi sembra che sia passata parecchia acqua sotto i ponti da quando potevi paragonarti a cappuccetto rosso!»

«Ma come ti permetti, razza di cafone!» latrò infuriata Faith dimenticandosi della particolare natura del suo interlocutore il quale, peraltro, aveva distolto l'attenzione dalla collerica donzella e stava fissando preoccupato le tombe a lato del sentiero. «Merda, temo che sia già qui!» borbottò tra sé e sé.

«Chi è già qui? Un altro demone? Santo cielo, a me uno e per di più incivile, sembrava già abbastanza!» si lamentò Faith, sentendo un ringhiare cupo provenire dal lato del sentiero.

«In considerazione della particolare situazione in cui ci troviamo, vedrò di soprassedere alle tue offese gratuite!» Disse il demone lanciandosi su di lei e alzandosi in volo dopo averla afferrata con i suoi artigli.

«Lasciami!» urlò Faith terrorizzata cercando di divincolarsi e graffiandogli il viso.

«Ahia! La vuoi piantare, per la miseria? Sto cercando di aiutarti!»

«Non ti credo!» ribatté lei.

«Bé, allora guarda laggiù!» rispose lui irritato.

Faith abbassò lo sguardo. Sotto di loro un enorme molosso nero dagli occhi rossi e le zampe artigliate, ringhiava sputando fuoco dalle narici. Sembrava particolarmente irritato dal fatto che non riusciva a raggiungerla malgrado i suoi balzi.

«Alba ci sei?» domandò il demone, in italiano, allontanandosi velocemente dal molosso infernale.

Un fulmine si innalzò dal Lebanon Circle illuminando il cimitero di Highgate. «Sono qui Aza. Sbrigati

«Quello cos'era?»

«Niente di buono!» rispose il demone atterrando di fronte a una ragazza che somigliava in modo sospetto alla turista all'ottavo mese, che Faith e Serle avevano incontrato non molto tempo prima.

«Stai bene?» domandò Azaele, lasciando andare Faith e abbracciando Alba.

«Si. Ma ho visto un'ombra correre in mezzo alle tombe e non mi sembrava umana, che succede Aza?»

«Temo che uno dei miei simili e il suo cucciolo, abbiano dimenticato la strada di casa!»

«Il suo cucciolo?» esclamò Faith. «Non per contraddirti ma il termine cucciolo normalmente si utilizza per riferirsi a graziosi cagnolini pucciosi e paffuttelli e non a orrende bestie di Satana che sputano fuoco dalle narici mentre cercano di sbranarti!»

Azaele sbuffò. Alba ridacchiò e si presentò «Io comunque mi chiamo Alba e tu?»

«Faith, piacere... più o meno, vista la situazione!»

Seguirono due colpi di pistola.

«Questa è Serle! Deve essere stata attaccata dai tuoi amici!»

«Non sono miei amici!» puntualizzò Azaele.

«Bé, allora fa qualcosa!» ruggì lei.

«Ha ragione, Aza. Noi due non siamo nella condizione di metterci a correre per aiutarla!» Intervenne Alba indicando con un gesto la sua pancia e quella della giovane inglese.

«Non mi va di lasciarti qui da sola!»

«Evidentemente ti sfugge che continuo a esserci anche io, per quanto la cosa non mi renda particolarmente felice!» commentò Faith piccata.

Un altro sparo, questa volta più lontano, fece decidere Azaele che si alzò in volo.

«Alba, nascondetevi in una delle cappelle del Circle, torno subito!»

Alba prese per mano Faith e insieme entrarono nella prima cappella che trovarono aperta.

«Siamo sicure di riuscire a uscire di qua?» domandò Faith accendendo la torcia del cellulare e dando un'occhiata in giro mentre Alba si preoccupava di chiudere la porta di ferro.

La cappella era abbastanza spaziosa, c'era addirittura una panchina sulla quale si lasciò andare pesantemente; la fatica e lo stress della serata cominciavano a farsi sentire.

«Si, stai tranquilla, al massimo Azaele sfonderà la porta, è piuttosto forte!» la rassicurò Alba con una punta di orgoglio.

«Tu e lui siete più che amici immagino» considerò Faith «Come mai stai con... con... si insomma, mi hai capito!»

«È una storia un po' lunga e complicata.»

«Bé, tanto non è che qua dentro ci sia granché da fare mentre aspettiamo che torni il tuo ragazzo demone», sospirò Faith guardandosi intorno.

Un tonfo contro la porta di ferro le fece sussultare. Le due donne si scambiarono uno sguardo preoccupato.

Al primo tonfo ne seguì un altro e un altro ancora, finché la porta si deformò lasciando passare raggi di luce infuocata che illuminarono a giorno la cappella.

«Questa situazione sta cominciando a darmi sui nervi!» sibilò Alba alzandosi in piedi. «Faith non perdere la calma e rimani dietro di me, ok?»

«Perdere la calma, e perché mai? In fondo sono solo chiusa dentro una tomba a cappella, insieme a una sconosciuta che aspetta un figlio da un demone infernale, mentre qualcosa di mostruoso sta cercando di sfondare la porta!»

Un altro tonfo deformò ulteriormente la porta i cui cardini stavano ormai per cedere.

Alba allargò le braccia e iniziò a emettere scintille e piccoli fulmini dai palmi delle mani

«Ti… Ti sei accorta, vero che dalle tue mani stanno sprizzando scintille infuocate e fulmini!» balbettò Faith.

Alba si voltò con l'idea di rassicurarla ma purtroppo le iridi completamente rosse e lo sguardo vagamente Luciferino non contribuirono allo scopo.

Faith si alzò e girò intorno alla panchina per mettere un minimo di spazio tra lei, la strega di Highgate in cui si era appena trasformata la ragazza italiana e la porta della cappella che, dopo un ultimo tonfo, cedette definitivamente crollando a terra e lasciando il posto alla spaventosa figura di un enorme demone nero e alato, dallo sguardo infuocato tutt'altro che rassicurante.

Il demone fece un passo avanti ricevendo in pieno volto due vampate di fuoco. Colto di sorpresa, si fermò perplesso stropicciandosi gli occhi e tossendo infastidito.

«Vattene e lasciaci in pace!» urlò Alba.

Il demone avanzò di un altro passo. «Altrimenti che fai, misera umana? Pensi davvero di potermi fermare con i tuoi patetici fulmini?»

«Esattamente!» rispose Alba lanciandogli contro un lazo infuocato che lo avvolse, costringendolo a fermarsi per liberarsi.

Il demone sbuffò e ruggì mentre Alba continuava a tempestarlo di fiamme e fulmini. Faith, decise di aiutare lanciando un porta vasi che rimbalzò sulla testa del demone ottenendo come unico risultato di farlo infuriare ancora di più.

Alba fece una serie di movimenti circolari con le mani creando uno scudo d'energia protettivo. «Faith, vieni dietro di me!»

Il demone rise. Aveva notato che Alba cominciava ad ansimare, non avrebbe resistito ancora molto. Osservò con calma le due donne e si preparò a chiudere la partita.

«Alba, sei li dentro?» domandò all'esterno della cappella una voce baritonale e rassicurante che la giovane conosceva bene.

«Si, sono qui! C'è anche un'altra ragazza!» rispose lei tirando un sospirò di sollievo.

«Dille di chiudere gli occhi!»

Il demone piuttosto infastidito dall'inaspettata e, a suo parere, poco educata interruzione, con un balzo si lanciò fuori dalla cappella per fare a pezzi il nuovo venuto e riprendere con calma l'attacco alle due umane. Purtroppo per lui non ebbe neppure il tempo di mostrare il suo disappunto nel ritrovarsi di fronte l'Arcangelo Gabriel, che una luce celestiale lo investì, riducendolo in cenere.

Faith e Alba uscirono dalla cappella mentre Gabriel era impegnato a raccogliere la cenere in un'ampollina.

La futura patologa lo guardò così stupita che Gabriel si sentì in dovere di fornirle una spiegazione.«Non è proprio morto, l'ho solo incenerito per rimandarlo da dove è venuto!»

Faith annuì come se fosse ovvio. Non gli sembrava il caso di mettere in discussione le spiegazioni di un colosso alto due metri con due enormi ali candide aperte sulla schiena.

«State bene?» domandò Azaele atterrando con Serle, svenuta, tra le braccia.

«Si» rispose Alba.

«Cosa le è successo?» domandò Faith terribilmente in ansia.

«Uh, niente, niente. É solo che insisteva nel volermi scaricare la pistola addosso, così ho dovuto addormentarla. Tra l'altro ha una mira pazzesca, meglio di un tiratore scelto! Ha rovinato la mia maglietta preferita!» si lagnò Azaele mostrando un buco all'altezza del cuore.

Alba sorrise, gli posò la mano sul petto e fece sparire il foro.

«Il cucciolo infernale dov'è finito?» domandò Gabriel.

«Tranquillo, pa', è tornato a casa».

Faith osservò Azaele e Gabriel. «Fatemi capire voi due sareste… » una terribile fitta alla pancia la piegò in due.

Alba si avvicinò preoccupata «Che ti succede?»

«Contrazioni preparatorie, temo dovute allo stress» rispose Faith a fatica.

Azaele si avvicinò e le posò le mani sul ventre, il dolore passò immediatamente. Lei lo ringraziò senza chiedergli come avesse fatto, preferiva non fare domande di cui temeva la risposta.

Alba propose di accompagnarla comunque in Ospedale e Gabriel la prese in braccio spalancando le ali.

«Ha realmente intenzione di portarmi in volo in Ospedale? E come pensa di presentarsi?»

Gabriel sorrise. «Senza le ali!»

«Ovvio, come ho fatto a non pensarci?» ribatté lei scuotendo la testa.


#

Franz e Alex osservarono il gruppetto di stranieri, apparentemente degli italiani, che chiacchieravano amabilmente con Faith, adagiata sul letto dell'Ospedale. Serle dormicchiava nel letto a fianco. A quanto pareva le loro rispettive "consorti" erano arrivate letteralmente in braccio ai due italiani, che dovevano essere fratelli, vista la notevole somiglianza. Uno dei due era, con ogni probabilità, il padre del bambino della ragazza carina dagli occhi verdi che sembrava all'incirca all'ottavo mese, come Faith.

Il più alto dei fratelli nel vederli entrare, salutò educatamente e poi propose agli altri di uscire per lasciare un po' d'intimità alle due coppie.

Franz si sedette sul bordo del letto, era allo stesso tempo preoccupato e arrabbiato per il pericolo che aveva corso Faith, ma sapeva che non era il momento per mostrarsi nervoso, così le prese la mano e le chiese gentilmente se stava bene.

Alla risposta affermativa di lei, domandò «Ma cosa è successo esattamente, chi sono quei tre?»

Faith non rispose subito, era abbastanza sicura che se avesse raccontato la verità, Franz le avrebbe immediatamente prenotato una visita neurologica. Cosa che, a onor del vero, a parti invertite si sarebbe affrettata a fare anche lei.

Alla fine si limitò a riportare una versione più stringata e credibile di quanto accaduto, evitando qualsiasi riferimento a molossi infernali, demoni, arcangeli e streghe.

Al termine del racconto Franz sospirò. «Non farmi preoccupare mai più in questo modo!»

«Non sarebbe successo se tu non avessi messo in discussione la mia professionalità!» ribatté lei.

«Adesso osi, dare la colpa a me! Sei tu che hai deciso di metterti in una situazione così pericolosa e poi non ho mai messo in discussione la tua professionalità» si lagnò lui.

«Altroché se lo hai fatto!» ruggì lei.

«Basta!» intervenne Serle con voce assonnata. «Sono stanca e voglio dormire, andate a bisticciare da un'altra parte!»

I due la guardarono imbronciati, ma smisero di discutere.


#

Alba stava chiacchierando con Alfonso, uno dei coinquilini spagnoli dei tempi dell'Università. La festa per l'anniversario dei dieci anni dall'Erasmus, stava andando benissimo e doveva ammettere che era da tanto che non si sentiva così rilassata. Osservò Azaele che rideva insieme ai suoi amici e pensò che per essere un demone infernale si stava comportando veramente bene: si era integrato subito ed era riuscito estremamente simpatico a tutti. Un'amica le aveva anche strizzato l'occhio e commentato che si era scelta proprio un gran bel ragazzo, simpatico e intelligente, facendola arrossire di soddisfazione.

«Ti squilla il cellulare!» la avvertì Alfonso.

Era Faith. In Ospedale si erano scambiate il numero di telefono, ma Alba non si aspettava che si sarebbero risentite. «Hey ciao, come stai?»

«Benissimo, volevo invitarvi a cena prima che torniate in Italia, che ne pensi?»

«Sei sicura? Dopo quello che è successo...»

«È proprio per quello che è successo che vorrei invitarvi, non vi ho mai ringraziato come si deve per avermi salvato la vita... e poi vorrei farvi conoscere Franz!»

«Allora, volentieri, sono sicura che farà piacere anche ad Azaele!»

«Ottimo, vi aspetto domani sera!» rispose Faith chiudendo la telefonata con un sorriso soddisfatto.


#

Franz raggiunse Azaele che era uscito a fumare sul piccolo balcone di casa Irving-Weil. L'italiano gli era riuscito decisamente più simpatico di quanto si aspettava e tra l'altro parlava fluentemente sia l'inglese che il tedesco, cosa che l'aveva piacevolmente stupito. «Du weißt, dass Rauchen schädlich ist, oder?»2

Azaele ridacchiò e sbuffò una nuvoletta di fumo. «Tranquillo, dottore, ho una salute di ferro!»

«E tuo fratello, come mai non è venuto?» domandò Franz cambiando argomento.

Azaele rimase un attimo perplesso, poi capì che l'amico si stava riferendo a suo padre; in effetti basandosi sull'aspetto fisico, un umano poteva attribuire a Gabriel al massimo una decina di anni più di Azaele, troppo pochi per essere padre e figlio.

«Lui doveva tornare prima!» spiegò semplicemente, poi incontrando per un breve istante lo sguardo di Faith dall'altra parte del vetro, domandò «Faith, dice che ritieni gli italiani poco razionali e superstiziosi, è vero?»

Franz si imbarazzò leggermente. «Be, ma non è un'offesa e poi è vero che credete a un sacco di... cose!»

«Tipo...? Fammi un esempio!»

«Bé, sicuramente tutte quelle cose tipiche della religione cattolica!»

«Oh, immagino intenda demoni e angeli!» ipotizzò Azaele spostando lo sguardo sui vetri della porta finestra.

«Si, esatto!» approvò Franz seguendone inconsapevolmente lo sguardo e girandosi poi verso di lui bianco come un lenzuolo.

«Tutto bene?» domandò serafico Azaele.

Franz si voltò di nuovo verso i vetri e rischiò seriamente un attacco cardiaco nel vedere per la seconda volta un demone nero e sorridente, dagli occhi rossi, le ali raccolte sulla schiena, la coda attorcigliata intorno alla ringhiera e una sigaretta accesa tra le labbra.

Il demone allungò un artiglio e lo poggiò sulla sua spalla. Franz si allontanò con un balzo rischiando di precipitare dal balcone. Azaele lo prese al volo e commentò allegramente. «Mi sa che è meglio rientrare, qualcuno deve aver ecceduto con la birra!»

Franz rivolse di nuovo lo sguardo verso i vetri e questa volta vide solo il riflesso di un giovane sulla trentina dall'aspetto decisamente umano.

«Ja, es ist besser!»3 approvò passandosi una mano sul viso.


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Franz osservò sua figlia Frida dormire placidamente. In quel momento sembrava impossibile che poche ore prima, a soli sei anni, avesse osato sfidare il suo sguardo severo affermando che non era colpa sua se la scuola non era adeguatamente organizzata per permetterle di “sperimentare” soluzioni alternative a quelle imposte da un sistema scolastico ormai vetusto. E si, aveva detto proprio “vetusto”.

Uscì dalla camera chiudendo delicatamente la porta e raggiunse Faith impegnata a studiare la documentazione di un nuovo caso.

«Faith!» chiamò.

Lei si girò e gli sorrise.

«Hai presente quando mi hai raccontato che anni fa, quando hai avuto quelle contrazioni preparatorie, Azaele ti ha fatto un massaggio che ti ha fatto passare i dolori?»

«Si, perché?!»

«E non ha fatto altro? Sei sicura?»

Lei rise divertita. «No, Franz, non ha fatto altro!»

«Però non ci ha neanche mai spiegato come mai sapeva fare quel massaggio!»

«Franz, non so se te lo ricordi, ma anche Alba era in attesa di un bambino, avrà imparato a farli per lei!»

«Ja, Alba war auch schwanger... genau das macht mich manchmal misstrauisch»4 borbottò lui.

«Cosa hai detto?»

«Niente, niente...» rispose uscendo dalla stanza. In fondo era solo un sospetto assurdo, dovuto a una stupida pinta di birra di troppo bevuta anni prima sul balcone del loro vecchio appartamento.

Perché... era stata la pinta di birra a fargli vedere... si insomma quello che aveva visto! Giusto?


Fine



1. Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Michelangelo Nicola Brosch, considerato il più famoso cantante lirico “castrato” della storia

2. Lo sai che fumare fa male, vero?

3. Sì, è meglio!
4. Si, anche Alba aspettava un bambino è proprio questo che a volte mi insospettisce

Ed eccomi arrivata alla fine di questo cross over. 
Spero che Faith Irving mi perdonerà per il tedesco da “Google traduttore”, ma mi piaceva troppo l'idea di introdurre frasi in “lingua madre”, come succede tipicamente 
nelle sue storie quando parlano i componenti della famiglia Weil!
Grazie a chi ha atteso pazientemente questo secondo e ultimo capitolo e a chi mi vorrà lasciare un commento!
AlbAM



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