Noxus Vice

di RoloChan105
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il principio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Il principio ***


Premessa •

Inizialmente, non avevo intenzione di creare una storia così lunga perché mi conosco bene: dopo un po' mi annoio e lascio tutto così com'è.
La storia in realtà sta andando avanti e finchè la voglia mi prende, la continuerò.
Ammetto che il mio italiano fa schifo e il mio modo di scrivere è parecchio arrugginito, ma spero che questa lettura possa risultare ugualmente piacevole.
Nel caso notaste qualche errore, riferirmelo che provvederò a correggere!
Tralasciando tutto questo, non so quanti di voi sono appassionati della serie televisiva "Bones", ma prendo grande spunto da quella serie.
Ad ogni modo, come chi mi segue saprà, ho attuato degli sketch su l'aspetto dei protagonisti ( li potete vedere sui miei vari social). Per ultimi, voglio dire che è stata una lotta interiore trovare un posto dove pubblicare: inizialmente volevo farlo su Twitter, ma ho dovuto rinunciare perché l'estensione per il resto extra è stato disabilitato. Mi sono ritrovata di fronte alla scelta di altre 3 piattaforme quali: wattpad, efp e A03.
Wattpad era il secondo più votato, ma per poter leggere la storia, ci si deve per forza registrare ( ti fa leggere solo un pezzo). Ao3 invece, oltre ad essere un sito straniero, è poco popolato da ff italiane a tema lol... perciò mi sono detta: tanto vale pubblicarla su efp che ho già l'account ed è italiano. Chiunque può leggere la storia senza registrazione.
Detto questo, mi dileguo. Se la storia vi piace, mettete un like e lasciate un commento! 


____




I fiori stavano iniziando ad appassire.
Da quanto si trovavano sopra quella scrivania? Uno, due, tre giorni?
Lo scorrere del tempo sembrava quasi essere svanito per lui che ancora, faticava ad accettare quella situazione.
La sua mente, per quando razionale, si rifiutava di credere a quanto era successo in quell’inizio di settimana.
Una settimana come tutte le altre, fatta di lavoro, indagini e morte.
Già, la morte era un qualcosa con cui faticava a farci i conti, eppure, era arrivata lesta, silenziosa e meschina.
La notizia della morte del suo partner, qualche mattinata più avanti, gli era arrivata allo stomaco come una palla di cannone. Il suo mondo si era ristretto, l’aria aveva iniziato a mancargli e le orecchie a fischiare come una locomotiva.
Dolore.
Tanto dolore.
Caleb Swain aveva trovato la morte per mano di un assassino.
Con un sospiro, Darius si allentò il nodo alla cravatta, continuando a fissare il vaso davanti a sè. In ufficio non c’era nessuno e fuori, aveva iniziato a piovere. 
Tutti erano andati a casa dopo il funerale, tutti tranne lui.
I suoi colleghi gli avevano raccomandato di riposare, ma se l’avesse anche solo fatto, il mondo avrebbe iniziato di nuovo a girargli attorno e l’aria sarebbe svanita dai suoi polmoni. Lento, si lasció scivolare lungo la poltrona, osservando lo spazio vitale del suo partner. Il portatile era spento, i dossier sui quali lavorava, raccolti e adagiati negli appositi spazi. Aveva delle foto qua e là della sua famiglia, in special modo, lui col padre. Già.
Jericho Swain, il suo superiore, era rimasto segnato da quella perdita. Prossimo alla pensione, sperava di lasciare il posto al figlio che sebbene ancora giovane, stava iniziando a fare carriera.
Trentadue anni.
Una vita ancora tutta da vivere, eppure stroncata così prematuramente.
Se solo ripensava al loro primo giorno assieme, gli veniva da ridere.
Per lui, era solo un novellino e avercelo appresso, significava solo una cosa: fare da mamma chioccia.
Contrariamente alle sue aspettative, Caleb si era dimostrato un agente qualificato e preparato. Poteva fidarsi di lui ed era un abile detective: intelligente, astuto e scaltro… beh, non così tanto scaltro se si era fatto uccidere.
Al solo ripensarci, i suoi nervi si irrigidirono dalla collera: non era giusto.
-Darius- la voce impetuosa di Swain arrivó alle sue orecchie strappandolo dal filo dei suoi pensieri.
-Signore- Rispose accennando un cenno del capo.
-Ti avevo detto di andare a casa- La perdita del figlio sembrava aver gravato ancor di più sul suo volto segnato dalla vecchiaia. Le rughe d’espressione erano più marcate e i suoi occhi erano tristi e malinconici. -…Ma come sempre, non ascolti gli ordini.- Borbottó prendendo da sotto la scrivania la poltrona del figlio, per poi mettersi a sedere.
-Ho i primi risultati…- parló dopo quello che parve un infinità di tempo- …voglio che ci lavori- 
Nel sentire quelle parole, Darius fece per ribattere per poi, venir fermato da una mano alzata da parte dell’uomo.
-Non sarai solo…- con un gesto, Swain si fissó il polso per guardare l’orologio per poi, portarsi una mano a tenersi il ponte del naso. -Sapevi che Caleb aveva un gemello?-
Quell’affermazione lasció Darius perplesso.
-Mi aveva accennato qualcosa, si, ma non credo di averlo mai visto- nell’ accertarsi delle sue informazioni, Swain continuó.
-Non era al funerale- E nel dirlo, Swain tornó eretto con la schiena.-Era troppo impegnato a sistemare delle faccende…- 
Era strano che il suo superiore si lasciasse sfuggire qualcosa di privato sulla sua famiglia… -lavora nel distretto di Demacia-
Nel sentire quella città, Darius sbuffó.
Quella città era la signora bacchettona di tutte le città; il crimine era stato debellato e gli agenti erano dei fottuti eroi… o era quello che si credevano di essere. Noxus era tutta un altra pasta. Noxus era una città in continuo cambiamento, metà della feccia e dei più pericolosi assassini. La politica faceva schifo e la gente si sentiva in dovere di agire indisturbata… solo negli ultimi anni la situazione era migliorata. 
-Ha fatto in modo di smuovere un po’ le acque per trasferirsi qua…- 
Darius lanció un occhiata al suo superiore. 
-Trasferirsi?- Swain annuì.
-Si. Da domani sarà il tuo nuovo partner.-
Aveva capito male? Con sguardo incredulo, Darius si alzò in piedi, ma l’uomo rimase calmo.
-No! Che assurdità vai dicendo?!- 
-Hai sentito che ho detto- Lento, Swain fece leva sulle gambe per poi, imitare il moro.
-Questa sera il suo volo dovrebbe atterrare. Andrà a vivere nell’appartamento di Caleb- sospirando, Swain si massaggió il volto- eravate vicini di casa se non ricordo male…-
-Si, è così…- Confermó Darius per poi scuotere il voltó. - Signore, io…-
-Mio figlio sa essere testardo Darius. - lo avvertì - ma è l’unico figlio che mi è rimasto… - con un gesto, posó la mano sulla spalla in un incoraggiante pacca paterna- so che con te è in buone mani.-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Delle chiavi avevano roteato all’interno della toppa della porta.
Con un occhio aperto, Darius ascoltó i rumori provenire dall’appartamento di fianco al suo. Caleb ci si era trasferito quasi un anno prima ed era così strano non sentire più il suono della televisione che perpetrava attraverso la sua parete. Non che il silenzio non fosse apprezzabile, ma ormai ci aveva preso l’abitudine. Era solito tenere la Tv sintonizzata su canali di caccia e pesca. Non capiva molto bene questa sua passione, ma non aveva mai fatto domande. Pochi secondi più tardi, udì la porta chiudersi e un verso soffocato interrotto. Probabilmente il fratello si era quasi sentito male nel vedere tutte le cose del gemello.
Rigirandosi nel letto, Darius si Domandó che tipo fosse: non aveva molte informazioni su di lui. Sia Caleb che Swain non avevano mai accennato alla sua figura… sapeva solo che era un gran testardo e che i due avevano avuto un grosso diverbio che li aveva divisi. Entrambi ottimi agenti, avevano seguito la via del padre.
Nuovamente, il verso che aveva sentito prima riprese. Poi di nuovo. E ancora.
Era… un cinguettio? Era un uccello?
Spalancando entrambi gli occhi, restó in attesa per poi, udirlo chiaramente quando il suo nuovo vicino, si spostò nella stanza attigua alla sua. Le pareti erano molto sottili e delle volte poteva sentire Caleb senza problemi. L’interruttore della luce scattó e le molle del letto scricchiolarono non appena il fratello ci si adagió sopra. 
Il cinguettio dell’uccello riprese, per poi venire fermato: probabilmente aveva coperto la gabbia per non fare rumore; ma che ore erano?
Con uno sguardo distratto alla sua sveglia , Darius osservó un due e un cinquanta circa. Era tardi. 
Il suono dell’interruttore scattó di nuovo e le molle del letto cigolarono nuovamente.
Udì quello che sembrava un sospiro prolungato per poi, sentire il più completo silenzio. 
Concordó, imitandolo a pieno, per poi, rigirarsi tra le coperte dalla parte opposta: era l’ora di dormire.

Si era svegliato tardi. Il bip ininterrotto della sveglia continuava a tartassarlo mentre cercava di legarsi quella stupida cravatta al collo. Tutti vestivano come gli pareva, perché lui doveva essere quello vestito formale da ufficio?
Swain, vestito come lui, insisteva col dire che chi ricopre una carica importante, si doveva ANCHE vestire importante.
Tra una maledizione e l’altra, fece in tempo a fermare la sveglia, cacciare la pistola dentro la fondina sotto la giacca, afferrare le chiavi ed uscire. 
Con in mano le chiavi della macchina, svoltó per il corridoio andando verso l’ascensore. Erano le otto e cinque. Era in ritardo.
Lui era SEMPRE puntuale.
Era il primo ad arrivare.
Lui e Caleb delle volte facevano quasi a gara a chi arrivasse per primo in ufficio… 
Nel ripensare al compagno, si fermò e fissó il pulsante segnare il suo piano. Un suono di campanelle si propagò nel pianerottolo e le porte dell’ascensore si spalancarono per lui.
Beh, adesso sarebbe stato tutto diverso.
Mise un piede dentro, poi un altro e con uno sguardo stanco e spento, fissó la sua figura riflessa nello specchio. La barba aveva ripreso a crescere, i capelli erano in disordine e una macchina di caffè era percettibilmente visibile sulla sua camicia bianca. 
Si, non aveva un bell’aspetto.
Con un grugnito, portó la mano verso il pulsante del piano terra ma si fermò quando una ragazza entró dentro l’ascensore con lui. 
Rimase in silenzio per poi, osservarla.
-A che piano va?- Domandó la giovane lanciando un occhiata a Darius.
Preso alla sprovvista, lui mormoró un “giù” per poi attendere un cenno di conferma e premere il pulsante.
Le porte si chiusero e i vecchi ingranaggi dell’ascensore presero a muoversi verso il basso.
Un profumo di sapone arrivó alle sue narici, facendo volgere nuovamente la sua attenzione alla donna.
Capelli viola, una borsa da palestra sulla spalla, una salopette di jeans e due grosse pozze ambrate fisse sullo schermo di un telefono.
Che strano… non l’aveva mai vista prima ma aveva un aria così familiare… 
Un illuminazione lo colse: probabilmente era un amica delle sue vicine Taliyah e Rell.
Andavano al liceo e magari, quella era una loro compagna che si era fermata a studiare. Probabilmente l’aveva già vista in passato.
Probabilmente. 
Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, i due si divisero e Darius, scese verso le scale diretto ai Garage. 


-Sei in ritardo- Mormoró Samira non appena Darius mise piede nell’edificio.
-Capita-
-A te? - la donna inarcó un sopracciglio sospettosa- mai.- con una mossa, si spostò la treccia dalla spalla, lasciando libero agli occhi di tutti, il suo decoltè prosperoso. 
-Swain ti cerca- lo avvertì prima che lui potesse fare un altro passo- non farti venire un infarto…- Mormoró prima di sparire ancheggiando con quel suo culo sodo.
-Eh?- Ok, La sua collega Samira era strana delle volte e non capiva se flirtava con lui o era solo il suo modo di fare. Sylas gli aveva detto che probabilmente, voleva semplicemente portarselo a letto, ma poco ci credeva. 
Scuotendo la testa, entró negli uffici del’fbi per poi andare verso l’ufficio di Swain.


-Che sta succedendo?- Domandó Darius avvicinandosi a Sylas. 
-Il vecchio- mormoró affondando le mani nelle tasche.- sta litigando.-
-Con il figlio- Kai’sa, si avvicinò ai due colleghi- è da dieci minuti circa che vanno avanti.-
Darius era incredulo: se il primo giorno con il suo nuovo partner cominciava in questo modo, non osava immaginare i prossimi…
-Ti sto solo dicendo- la voce di Swain si udì per tutto l’ufficio- che non puoi fare di testa tua! Qua non siamo a Demacia, siamo a Noxus! Non dimenticarlo!-
-Non ho bisogno che tu me lo ricordi!- la porta finalmente si aprì e una figura familiare uscì. 
Due pozze ambrate incrociarono il suo sguardo e Darius, rimase immobile.
Quella… era la ragazza che aveva visto in ascensore.
Subito dopo, uscì Swain che non appena vide tutti immobili a fissarli, ringhió un potente: “tornate a lavoro”. Con un cenno del capo, indicó a Darius invece, di entrare.


-Lei è Quinn- Swain fece le presentazioni. -Mia figlia.-
Nel sentire il suo nome, Darius inarcó la fronte. Si, adesso quel nome gli era familiare: aveva sentito Caleb pronunciarlo qualche volta… 
-Avevi detto di avere un figlio…-
-Se ti avessi detto che era una donna, non l’avresti mai accettata come partner.- 
-Questo non è vero-
-Si che è vero ragazzo. Non prendermi per il culo- con una mossa, gli lanció un fascicolo- questo è il suo dossier. Ha studiato nella stessa scuola di Caleb, massimo dei voti ma con una media del comportamento sotto la media. L’accademia non è riuscita a forgiarle un carattere ubbidiente…- con fare stanco, si portó una mano all’altezza della fronte. -… forse in questo ha preso da sua madre.- Scuotendo il volto, gli voltó le spalle, solo per dare da mangiare al suo corvo, Beatrice che paziente, attendeva uno stuzzichino.
-A Demacia ha fatto carriera, è abile, quasi più di come lo era Caleb. Molto acuta, svelta e tenace. Una vera macchina da guerra.- una sommessa risata gli passó per la gola. - ha la motivazione giusta per essere un poliziotto… in una qualche maniera, voi due vi assomigliate.-
Nel sentire le sue referenze, Darius prese il fascicolo e inizió a sfogliarlo. Aveva lavorato a molti casi, ma uno, più degli altri, risaltava sulla carta.— Ha catturato il serial killer Fiddlesticks?-
-Già- annuì compiaciuto- quel figlio puttana…rapiva le sue vittime e mandava i nastri dei loro ultimi istanti di vita ai famigliari… un gran bastardo- Lento, tornó seduto sulla sua poltrona. 
-Ascolta Darius: Quinn è una tosta e ti darà parecchio filo da torcere… ma in questo momento ha bisogno di te. - uno sguardo triste e duro solcó i suoi lineamenti invecchiati nel tempo.- la vendetta è tutto ciò che le serve per restare aggrappata a questa vita… compreso uno scopo. Sai, lei ha sofferto di depressione e… - cacciandosi una mano nei capelli, si fermò. Non era il solito Swain, sembrava più vecchio, più preoccupato, più fragile.- Voglio solo che stia bene… non voglio perdere un altro figlio.-
In silenzio, Darius annuì. 
Sebbene tra i due sembrasse esserci attrito, Swain amava sua figlia.
-Cercherò di fare del mio meglio…-
-Lo spero- Annuì nel sentire le sue parole. -Puoi andare.-


-Potevi dirmi che eri tu- 
-Come?- la donna alzó gli occhi verso Darius non appena mise piede fuori dalla porta.
-Nell’ascensore-
-Ah…-  con un gesto, Quinn fece spallucce per poi posare sulla scrivania uno dei fascicoli apparteniti a Caleb.- non sapevo che fossi tu…- Ammise sincera e a differenza di qualche ora prima, aveva cambiato del tutto aspetto; l’aura da ragazzina se ne era andata lasciando il posto ad una donna dall’aria vissuta e cosciente delle sue potenzialità. Jeans larghi, una canotta bianca e una camicia blu che ricordava i colori di Demacia fasciavano il suo corpo. -Abiti accanto, giusto?- 
-Si- Darius si mise a sedere alla sua postazione, proprio accanto alla sua. - mi chiamo Donald D. Darius.-
Un po’ esitante, allungó una mano verso di lei. Era il tipo da stretta di mano?
-Quinn Lily Swain- si presentó anche lei ricambiando la stretta. - Così eri tu il partner di mio fratello…- Nel parlare di Caleb, i suoi occhi si ammorbidirono. - Sai, non mi stupisce che non ti abbia mai parlato di me…- mormorò per poi abbozzare un sorriso. - ma non fa niente. -
-Beh no, qualcosa mi ha detto…- Cercó di ricordarsi ma niente gli veniva in mente in quel momento. 
-Spero che come poliziotto tu sia migliore perché a mentire fai schifo- Abbozzó quello che doveva essere un sorriso per poi, adagiarsi col sedere sopra la scrivania del fratello. -papà ha detto che vuoi lavorare sul caso di Caleb-
-Si-
-Bene- Annuì col volto per poi fissarlo decisa. -…prenderemo quel bastardo.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Un anno dopo.


Il parcheggio a quell’ora non era mai affollato. In pochi lo sapevano, ma forse, era meglio così. 
L’ora di pranzo era passata da un pezzo ma il lavoro li aveva costretti a tardare.
-Quella vuole venire a letto con te- Dichiaró la donna scendendo dalla macchina e chiudendo con un tonfo il pesante sportello.
-La vuoi piantare?-mormoró con voce imperiosa il compagno facendo altrettanto. -Come te lo devo dire?- Le Domandó per poi, varcare la soglia della tavola calda. - e poi tu non la conosci come la conosco io.-
-Stiamo parlando di Samira, Darius.- Borbottó Quinn seguendolo e salutando la proprietaria del locale. 
-Giorno Sivir- la imitó il moro per poi cercare posto a sedere. -Senti, è una brava ragazza.-
-Oh si certo…- con una smorfia, si mise a sedere. Ormai era la loro routine fermarsi in quel posto e mangiare. Il loro tavolo, il loro giro, il loro pranzo.
-Arrivo- Li avvertì Sivir servendo gli ultimi clienti rimasti. Quella breve interruzione, costrinse Darius ad osservare la sua partner: era contrariata e tutto sommato, sapeva che aveva ragione… ma non per questo gli dispiaceva. Non era uno stupido e da tempo, si era accorto delle occhiate da donna disperata che la collega gli lanciava. Casualmente poi, quelle occhiate erano sempre fisse sotto la sua cintura.
L’unica cosa che poteva fare a riguardo era far finta di niente, ma in ufficio, tutti spettegolavano su una loro possibile relazione. La stessa identica cosa era successo l’anno precedente con l’arrivo di Quinn; abitavano vicini, si sentivano ogni giorno, tornavano a casa assieme e a differenza delle prospettive di tutti, i loro caratteri assieme si erano amalgamati bene. Delle volte non avevano nemmeno bisogno di comunicare: un occhiata ed entrambi capivano quello che pensavano. 
La compatibilità del loro rapporto e le loro doti investigative inoltre, avevano permesso ad entrambi di catturare molti criminali.
Avevano anche fatto anche dei progressi con il caso di Caleb: avevano scoperto l’assassino anche se, era ancora latitante. Si faceva chiamare Shaco ed era uno dei tanti serial killer ancora in circolazione per Noxus. I serial killer inoltre,  erano persone complesse: occorrevano addirittura anni per arrestarli. Delle volte uccidevano più volte a distanza di poco tempo, altre invece, restavano inattive per mesi, addirittura anni. Ad ogni modo, non avevano perso le speranze, al contrario, erano fiduciosi della riuscita della sua cattura un giorno o l’altro.
-Sei gelosa?- Nel pronunciare quelle parole, Darius si beccó un occhiataccia inceneritrice.
-Quella stronza mi ha aspettato nel bagno delle donne per dirmi chiaro e tondo di farmi da parte.- Con un gesto, si mise a braccia conserte per poi storcere la bocca. -Mi ha dato della ragazzina dicendomi poi che le ragazzine devono lasciare che le vere donne facciano cose da donne adulte.- Darius poteva vedere il suo volto farsi ancora più teso e scurirsi. Esattamente come il padre, anche Quinn poteva essere un vulcano di rabbia… solo più controllato. 
-Razionalmente parlando, se vuole scoparti non sono affari miei, ma mi infastidisce che veda in me una minaccia, tanto da venire a disturbarmi e a minacciarmi mentre sono alla toilette.- 
-Non vuole scoparmi!- Ribatté per l’ennesima volta Darius cercando di farle abbassare il tono della voce. -Magari le piacerebbe lavorare qualche volta assieme a me ma…- fece spallucce per poi indicarla. - la mia partner sei tu.-
Quinn lo fissó per poi, inarcare le sopracciglia e scuotere il volto.
-Quanto sei scemo.- Socchiuse gli occhi per poi distogliere lo sguardo da lui e fissare un punto indefinito fuori dalla finestra- …continua a sognare…-
-Andiamo- Darius cercó di farla ragionare- è così, fidati.-
Oh si, lei si fidava di lui… era delle altre che non si fidava.
A differenza dei suoi colleghi, Darius emanava un aura che era capace di affascinare gli altri. Non faceva fatica a credere a tutte le donne che riusciva ad attirarsi dietro, ma quel suo innocente menefreghismo, la metteva a disagio.
Il difendere Samira nonostante lei glielo avesse spiattellato palesemente in faccia era segno di… di cosa? Ad ogni modo, non erano affari suoi.
Erano di Darius. Solo ed esclusivamente suoi…e allora perché si sentiva così irritata?
-Parliamo di altro, ti va?- propose lui per poi posare sopra al tavolo il cellulare. -Parliamo ad esempio del basket. Tutti amano il basket.-
-No, tu ami il basket- Lo corresse quando Sivir li raggiunse.
-Esatto. Io adoro il basket e tu devi imparare ad apprezzarlo un po’ di più.- puntualizzó per poi spostare l’attenzione alla cameriera. - Io credo prenderò il solito.- Ci pensó per poi annuire e volgere lo sguardo a Quinn. Ancora imbronciata, fissó Sivir per poi smuovere una mano e confermare anche lei la sua solita ordinazione. Non appena la donna annotó tutto sul taccuino e tornó verso le cucine, i due ripresero a parlare.
-Perché non ti piace il basket?- 
-Una volta Garen mi ha colpito in faccia con una pallonata.- Spiegó per poi fissarlo di sottecchi. 
-Di che stiamo parlando? Dell’asilo?-
-Era una partita tra distretti! È stato qualche anno fa!- Sbottó contrariata battendo una mano sul tavolo. 
-Hey non ti arrabbiare. Capita a tutti…ma conoscendoti probabilmente eri nel mezzo.- Nell’osservare il suo volto, Darius comprese di stare solo gettando benzina sul fuoco. -O magari quel Garen l’ha fatto apposta per attirare la tua attenzione. Eh! Chi lo sa come funzionano gli approcci dei Demaciani!- La furia di Quinn si arrestó per poi sprofondare sulla sedia del tutto esausta. Quella conversazione era assurda.
-Si certo, noi Demaciani ci scaraventiamo palloni addosso mentre voi Noxiani molestate le persone nei bagni- con un grosso sospiro, la donna si massaggió il volto. 
-Visto? Tutto torna-
-Darius.- lo interruppe - Garen è sposato e attende la nascita del suo primogenito.- 
-Ah- Mormoró nel sentire le sue parole. Rimase in silenzio per un istante per poi, tornare a parlare. -Allora eri semplicemente nel mezzo a rompere le balle.- in quell’attimo, arrivarono sia l’ordinazione che un doloroso calcio sugli stinchi.




-Giornata lunga oggi?- Domandó Samira osservando entrambi gli agenti arrivare in ufficio. Nel vederla, Quinn la ignoró, passando avanti e lasciando alle sue grinfie il partner.
-Come tutti i giorni del resto- Darius si fermò solo per risponderle, riprendendo poi a camminare.
-Sai- La mora inizió a seguirlo- l’ultimo caso su cui sto lavorando è davvero una rottura… magari potresti renderlo più eccitante lavorando con me?- con fare sensuale, lo seguì fino agli uffici, poi alla sua scrivania. Attenta, badó bene di chinarsi e mostrare la mercanzia: Samira aveva un seno molto prominente e non faceva alcuno sforzo per nasconderlo.
A differenza sua, Quinn era quasi una tavola piatta a confronto. 
-Ma non lavori con Kled?- le fece giusto notare la demaciana che irritata, aveva il culo di Samira premuto contro la spalliera della sedia.
-Perché non ci lavori tu con Kled?- Ribattè acida lei fulminandola con lo sguardo.
-Perchè io tengo alla mia sanità mentale- le rispose a tono. 
-Hey!- Darius si intromise- Kled è un tipo fico! È divertente lavorare con lui.- Samira rimase in silenzio per poi riprovarci, schiacciando nuovamente il culo contro la sedia di Quinn. 
-Si ma con te sarebbe più diverte- 
-Visto, lei mi trova divertente-
-Non ho mai detto il contrario- Rispose a tono Quinn alzandosi poi di scatto e facendo quasi cadere per terra la shurimana. -Tolgo il disturbo, non sia mai che inizi ad essere di troppo.- 
-Umh…- Samira si rimise composta per poi, incrociare le braccia sotto ai seni. -Perché non te ne torni a Demacia allora, se ti senti di troppo?- Nel sentirla, Quinn si fermò per poi voltarsi verso di lei. Darius colse in lei uno sguardo glaciale, un segno indistinguibile nel momento stesso in cui qualcuno tirava troppo la corda con lei.
Prima che Quinn potesse aprire bocca, l’uomo si alzò e si frappose tra le due.
-Va bene- Parló per poi abbandonare Samira e andare verso Quinn. - adesso ci calmiamo tutti e ci mettiamo una pietra sopra.- Con entrambe le mani, afferró le sue minute spalle per poi voltarla e indirizzarla verso l’ufficio di Swain.
-Forza, andiamo da tuo padre per sapere se ha qualche caso per noi.-


-Non avevo bisogno di te-
-Lo so, ma Samira si…- Sbuffó non appena si chiuse la porta alle spalle. Swain non c’era: probabilmente era uscito per andare a bersi un caffè. -Avevi quello sguardo…-
-Quale sguardo?-
-Lo sguardo di una donna pronta a staccare la testa a qualcuno.- Nel sentirlo, Quinn sorrise per poi mettersi a sedere su una delle sedie davanti alla scrivania del padre.
-Che cosa le volevi dire?- La donna ci pensó su per poi, confessare quanto aveva pensato.
-Che se ne avessi avuto la possibilità, l’avrei spedita a calci in culo su un aereo di sola andata per Shurima…-
-Volevi ricevere un ammonimento disciplinare?!-
-Scusa…- Sospiró lei per poi sbottonarsi la fondina dove solitamente teneva la pistola.
-Le avrei volentieri sparato ma…-
-Quinn-
-La pistola l’ho lasciata a casa.- Un lungo sospiro passó per la gola dell’uomo per poi lasciarsi andare sopra la sedia. Beh, Samira aveva fatto di tutto per stuzzicare la sua collega e conoscendo l’amica, Quinn era stata anche troppo calma.
-Lavorerai con lei?- Domandó infine accavallando le gambe.
-Vuoi scherzare?- Rispose Darius allentandosi il nodo alla cravatta. - L’ultima volta nel riaccompagnarla a casa ha tentato di sbottonarmi i pantaloni. Certo si è un po’ calmata da quella volta, ma…-
-C’ero pure io dietro. Ricordo. Ci stavamo per schiantare.- Da quell’episodio, Darius aveva preso un po’ le distanze da lei. Non capiva perché era così in fissa con lui… probabilmente era rimasto l’unico uomo all’interno del distretto che ancora gli opponeva una certa resistenza. Ad ogni modo, sperava che dopo la ramanzina che gli aveva fatto, avesse abbassato le mire su di lui e volesse solamente averlo come partner di lavoro.
-Sono esperienze che… beh gradirei non ripetere, sopratutto alla guida.-
-Sopratutto quando sei con mia figlia- Swain chiuse la porta dell’ufficio dietro di sè. -Se scopro che gli metti le mani addosso ti sparo in bocca Donald, sei avvertito.-
Nel sentirlo minacciare il compagno, Quinn alzó gli occhi al cielo. 
-Smettila di spaventarlo papá-
-Hey- si difese il vecchio mettendosi poi a sedere- ogni tanto devo minacciare qualcuno. - con una mano, la indicó. -Siete sempre assieme, abitate assieme, andate a cagare assieme.-
-Veramente abitiamo in due appartamenti separati e si, il bagno di Quinn è meglio del mio però -
-Chiudi la bocca Darius.- Lo rimbeccò l’uomo alzando il tono di voce per poi fermarsi e tornare a prestare attenzione alla figlia.- sto dicendo che la tua vita sociale Quinny, è praticamente inesistente. L’unica persona con cui interagisci è quel tuo uccello grasso-
-Valor- sottolineó lei per poi, storcere la bocca.
-E lui- e nel dirlo, sbuffó. - Io sto diventando vecchio tesoro… e vorrei dei nipotini.- 
Nel sentire quella parola, Quinn lo fissó annoiata, come se quel discordo fosse stato già fatto centinaia e centinaia di volte.
-Possiamo parlare del nuovo caso?-
-Perché quando parliamo di questo, cerchi sempre di uscirne fuori?-
-Perché non ne voglio parlare!-Sbraitó spostando poi lo sguardo a Darius. - E tu perché non dici niente?!-
-Beh, io ho già una certa esperienza su come si fanno i bambini… e tecnicamente, ho già un figlio.-
-Non intendevo questo!- 
-E allora cosa vuoi che dica?- Quinn si mise una mano sul volto per poi afferrare dalla scrivania il fascicolo. 
-Io vorrei solo lavorare!- Fissó suo padre- Lavorare! Sono venuta a Noxus per questo! Non per darti nipoti!- 
Swain cercó di ribattere ma quando vide Quinn uscire dall’ufficio, rimase a fissare il suo sottoposto.
-Hey- lo chiamó per poi, fargli cenno di avvicinarsi. Cautamente, Darius lo fece. -Puoi cercare di farle cambiare idea?- 
-Signore- Darius inspiró a lungo - per farle cambiare idea, dovrei per forza di cose metterle le mani addosso…-
Un lungo silenzio si perpetrò nell’ufficio e Swain, infine, annuì. Aprì un cassetto della scrivania e lento, ci posó sopra una pistola. 
-Vuoi che uno di questi proiettili sia destinato a te?- 
-Umh…- Adesso sapeva da a chi aveva il preso quel modo di fare la sua collega.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



Darius aveva sempre vissuto in case dall’aria modesta. Anche da bambino, l’appartamento che condivideva col fratello e con il padre era di dimensioni ridotte. La sua attuale abitazione andava bene ma dentro di sè, aveva sempre provato invidia per quei ricconi che vivevano in case di lusso come quella che al momento, stava fissando.
La chiamavano: “la villa in rovina”, perché il proprietario, dopo la morte della moglie, aveva perso l’interesse nel tenerla curata o in buono stato.
Quinn scese dal suv e dopo aver squadrato la casa, tornó a fissare il fascicolo.
-Questo caso ci porterà solo rogne…- mormoró sbuffando sonoramente.
-Perché?-
-Beh-Darius si avvicinò a lei - abbiamo a che fare con gente ricca, sai come funziona no?- 
-Umh…- L’uomo si schermó gli occhi dal sole per poter osservare l’entrata. - Non molto-
-Regolamento di conti, gelosia, soldi, amanti e via dicendo… senza contare favori e coperture…- 
-Fammi indovinare, a Demacia era l’ordine del giorno?- Quinn si allontanò da lui per poi, puntargli il dito contro - Non un altra battuta!-


L’ingresso era enorme e la temperatura, rispetto al caldo sole autunnale, era più gelida.
Il freddo marmo e la poca luce che filtrava attraverso le tende, lasciava che l’atmosfera risultasse fredda e glaciale.
-Da questa parte-Una ragazza bassetta e dall’aria depressa fece accomodare i due agenti verso uno studio. Il vestito da cameriera, i capelli verdognoli ed il trucco nero e pesante sotto agli occhi, la rendevano quasi parte integrante dell’ambiente.
-Il padrone arriverà a breve…- Mormoró facendo poi cenno di accomodarsi. Lenta, si avviò verso la porta da cui erano arrivati e la chiuse alle sue spalle.
-Che allegria…-commentó poco dopo Darius osservando il divano spazioso e in pelle vermiglia. Esitó, per poi, accomodarsi.
-Farà parte del pacchetto…-Quinn invece, rimase ad osservare la libreria per poi, spostarsi verso la finestra. Erano al piano terra e dava direttamente su un vasto e un tempo, bellissimo giardino. 
-Scusate il ritardo, ma non mi aspettavo visite- il padrone di casa fece finalmente il suo ingresso nella stanza. Era un uomo magro e con una vistosa vestaglia di seta color verde. I capelli, erano brizzolati e tendenti al bianco. Un ritratto appeso sopra ad un ampio camino lo raffigurava, assieme a quella che probabilmente era stata sua moglie, coi capelli color castani. Il dolore del lutto e della perdita dell’amata l’aveva evidentemente trasformato e la stessa sorte era toccata alla villa.
-Non si preoccupi- Quinn si avvicinó stringendo poi la mano che il proprietario, aveva amichevolmente teso.-Agente Swain - si presentò- e agente speciale Donald-
-Avremo alcune domande da farle- Al contrario di lei, Darius rimase al suo posto.
-Immaginavo… prego- con una mano, fece segno a Quinn di accomodarsi mentre lui, si mise a sedere sulla poltrona di fronte al divano.
Nel vedere Darius occupare tutto lo spazio, decise di sedersi sul bordo del bracciolo. Lesta, prese dalla fondina il suo taccuino e inizió ad annotare il tutto.
-Signor Camavor-
-Puó chiamarmi Viego- Lei rimase un attimo interdetta per poi, annuire e riprendere.
-… siamo qui per la scomparsa di Senna Purifier.-
-A quanto ci risulta- Darius prese parola- era la sua domestica no?-
-Oh no- Lui scosse la testa- No, Senna non era una domestica, era molto di più. Lei era…- e nel dirlo si prese una pausa- era… l’infermiera di mia moglie. Mia moglie l’adorava, era sempre gentile ma schietta, entrambe si trovavano bene assieme. Con l’aggravarsi della malattia, Senna ha cominciato a venire da noi più spesso, finché non è rimasta, nell’ultimo periodo di vita di Isolde a vivere qui.- Le sue parole si fermarono quando un bussare alla porta lo interruppe.
La cameriera depressa di prima fece il suo ingresso con un carrello e delle tazze di thè gia pronte per essere servite.
-Oh Vex, sono già le cinque?-
-Si padrone- rispose diligente per poi prendere la tazza di the. -Prego, anche per i nostri ospiti- 
-Oh io… con due cucchiai di zucchero, grazie- Sorrise Quinn alla cameriera. Darius invece fissó il tutto per poi scuotere la testa.
-Non avete una bottiglia di birra?- Nel sentire quella domanda, Quinn fece partire un pugno verso la sua spalla per poi, passargli la sua tazza di the.
-Sta scherzando- rassicuró il padrone che nel sentirlo, era rimasto perplesso.
-Allora… Senna aveva iniziato a vivere qui, ma da quanto ci risulta, lei era sposata. Non era un problema per il marito?-
-Si. Il signor Lucian non voleva che sua moglie restasse qua così tanto tempo- riprese a raccontare i fatti- ma la signora Senna aveva compreso la situazione e per nostra sfortuna, un mese dopo, Isolde ci ha lasciato.-
- È stato allora che Senna ha lasciato la casa?- Domandó Darius.
-No. Era rimasta qua, con noi. Il rapporto con il marito si era incrinato. Si sentiva costretta quasi, mentre qua, nonostante la dipartita di Isolde, si sentiva libera. Mia figlia poi…-
-Ha una figlia?-
-Oh si-Annuì sospirante- adesso è al collage… mi manca molto… ad ogni modo, lei e Senna avevano legato molto. Sapete, le faceva da baby sitter quando mia moglie non poteva stare con lei per via della malattia.- Quinn annuì bevendo un sorso per poi, annotare tutto. 
-Quindi Senna è rimasta a vivere qua?-
-I primi mesi, ma poi è tornata a vivere con Lucian.- con un gesto, posó la tazza di the vicino al tavolino accanto a sè. -Pensavo che le cose fossero tornate stabili tra loro, finché, 4 mesi fa, è venuta a bussare alla mia porta.-
-Per quale motivo?- 
-Aveva divorziato dal marito e non aveva un posto dove andare… e così, l’ho accolta in casa.-
Un pesante silenzio si propagò nella stanza finchè Darius si alzó in piedi.
-Lei e Senna avevate una relazione?-
-Cosa?- Domandó Viego stralunato. - Agente Donald queste insinuazioni…-
-Senna è sparita e come se non bastasse ha ricevuto un pacco sospetto.- Si cacció le mani nelle tasche osservando il giardino. - aveva una relazione con lei si o no?- 
-No. Assolutamente no!- il suo volto era teso e preoccupato. - Era un amica!-
-Ma ha nominato lei come tutrice legale di Gwen-
-Nel caso mi fosse successo qualcosa- con una mano, si toccó il petto. - da quando mia moglie è morta, mi sento morire, ogni giorno! Soffro di depressione e prendo molti farmaci! - con sguardo triste, fissó Quinn - ci eravamo trasferiti dalle Shadow isles per via della sua malattia ma ha trovato la morte qua a Noxus!-  Darius nel sentirlo, sbuffó: per lui erano informazioni inutili.
-Il dito… chi lo ha trovato?-
-Oh- Nel parlare di quello, Viego si tirò su con la schiena - La mia cameriera- e con un cenno della mano, lei che ancora era rimasta nella stanza, si fece avanti. 
-Un giorno davanti alla porta, è arrivato un pacco. Emanava un odore strano…e così l’ho aperto.-
-Che genere di odore?- Chiese Quinn.
-Di morte- rispose lei lapidaria per poi mimare la scena. -Ho così aperto il pacco e ho trovato il dito.-
-E dopo cos’ha fatto?- 
-Niente. Ho chiamato il padrone che a vederlo, è svenuto, così ho chiamato la polizia.-
-Pensate che le due cose siano collegate? La sparizione di Senna e il dito?-
-è successo tutto dopo che è tornata…-
-Il dito è della signora Senna?- Domandó Vex abbastanza eccitata dalla discussione.
-Secondo la scientifica, il dito appartiene ad un uomo, razza caucasica, probabilmente nato a Noxus…perciò no. -Le rispose Quinn.
-Non ha fatto un collegamento nel capire che non fosse suo nel vedere un dito bianco?- Replicó Darius inarcando un sopracciglio.
-Hey - si difese lei- siamo nel 2023… ognuno può essere ciò che vuole.- Affermó scuotendo le spalle per poi, avvicinarsi a lui.- Per esempio, tu potresti essere il mio Daddy mentre io indosso un completo in pelle e…-
-Ok basta- esclamó lui mettendole una mano sopra la bocca per impedirle di continuare a parlare.
-C’è qualcun’altro che lavora per lei Viego?- Chiese Quinn avvicinandosi a Darius per tirarlo poi via.
-Beh, per questa villa lavora un sacco di personale…- 
-Non si era notato- E nel bisbigliarlo, per poco Darius non si beccó una pedata nelle gambe.
-Molti però, si sono licenziati… sa, era mia moglie che gestiva la casa…- 
-Così adesso la gestisce lei?- 
-Oh no, è il mio caro amico Thresh che si occupa di tutto- Rispose con un sorriso.
Quinn comprese che il nome “Thresh” era un soprannome. Che fosse lui la causa di tutta questa incuria? 
-Questo Thresh, ha anche un nome?-
-Si chiama Erlok Grael, è anche il mio legale.- Non fece in tempo a finire la frase che l’uomo, si presentò davanti a loro.
Era alto, occhi verdi, viso smunto e capelli lisci e castani.
-Non dire più niente!- Gli urló contro lui avvicinandosi e mettendoglisi davanti. - il mio assistito qua è solo una vittima-
Un po’ irritata dall’arrivo dell’uomo, Quinn si mise a braccia conserte. 
-Nessuno lo sta accusando, stiamo solo facendo delle domande su-
-So cosa fate voi mediocri poliziotti- E nel dire quelle parole, Darius si avvicinó ai presenti. I suoi quasi due metri d’altezza rendevano la sua figura più imponente e minacciosa.
-Attento a ció che dice, altrimenti dovrò iniziare DAVVERO a considerarla un sospettato.- Per nulla impressionato, Thresh tornó a fissare Viego. 
-Qua abbiamo finito, Il signor Camavor ha bisogno di riposo.- E nel dirlo, prese sottobraccio l’amico portandolo via dalla stanza.



-Avevi ragione- commentó Darius appena usciti dalla villa. - questa storia è una merda.-
-Non ho proprio detto questo- lo corresse l’amica per poi osservare i suoi appunti. - Non credo che il signor Viego avesse qualcosa contro Senna.-
-Quei due avevano una storia, te lo dico io- Borbottó il moro chiudendo poi lo sportello della macchina.
-E cosa te lo fa credere?-
-La signora ha divorziato- 
-E allora? Magari il rapporto con il marito era cambiato, possono farlo tutti…- Lo fissó in tralice per poi, mettersi la cintura. -Anche tu hai divorziato, no?-
-Non ero io quello che aveva una storia- Rispose irritato mettendo in moto. 
-Peró non necessariamente la signor Senna aveva una storia… dobbiamo ascoltare il marito. Sono riusciti a trovarlo?-
-No- Scosse il volto- da casa sembra essere scomparso da qualche settimana: una vicina ha visto i giornali accumularsi e ha chiamato la polizia credendo che fosse morto.-
-Hanno fatto irruzione?-
-Si, ma non hanno trovato niente- 
-Pensi che sia scappato per aver fatto fuori la moglie?-
-E il dito è dell’amante? E perché mandarlo a Viego allora?-
-Magari credeva che avesse una relazione anche con lui e allora gliel’ha mandato come avvertimento… magari sarà il prossimo?-
-Nah- Sbuffó per poi accelerare- dobbiamo farci dare un mandato per esaminare la villa- 
-Viego ha detto che Senna si era trasferito da lui 4 mesi prima-
-Perció tutte le sue cose sono lì…- Ci riflettè-… a meno che non siano state già compromesse da qualcuno…-
-È un opzione plausibile, considerando il suo legale…-
-Quell’uomo non mi piace…- Commentó per poi svoltare con la macchina. 
-Il tuo sesto senso?-
-Quando qualcuno si mette in mezzo a delle indagini, ha sempre qualcosa da nascondere…-

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***




-Quindi non siamo certi che avremo il mandato domani…- 
-No, il giudice ha detto che potremo richiederlo solo se troveremo qualcosa di utile a casa di Lucian…almeno per quello, lo abbiamo.- Rispose Darius appoggiato alla parete dietro di lui. Entrambi stavano tornando a casa e attendevano di raggiungere il loro piano dentro l’ascensore.
-Pensi che la troveremo?- Domandó Quinn preoccupata. 
-È chi lo sa- rispose lui attendo che le porte si aprissero. Aveva solo voglia di mangiare, bere una bella birra e buttarsi sul divano a vedere qualche partita. 
Il suono di un sms interruppe il filo dei suoi propositi.
Tolse il telefono dalla tasca della giacca e lèsse il nome: Samira…non voleva dargli tregua quel giorno.
“Ceniamo insieme?” 
Con sguardo stanco, fissó la busta della spesa che Quinn teneva in braccio. Anche lei era stanca ed insieme, avevano concordato di prendere una cena da asporto.
“No, non stasera”. Con uno sbuffo, premette invio, per poi sentire di nuovo il telefono trillare.
“Quando?”
“Che ne so.”
“Domani a pranzo allora?”
“Sono a controllare la casa di un indiziato”
“Allora domani a cena”.
Darius bestemmió per poi, chiudere il telefono ed ignorarlo con l’intenzione di farlo per tutta la serata. 
Lento, lanció uno sguardo a Quinn che di sottecchi, lo fissava annoiata. 
-Samira?- Ottimo intuito.
-No, è mio fratello-
-Tuo fratello non ti chiama mai, se devi inventarti una balla, assicurarti di dirla bene…- Con un piede, diede un calcio alla porta dell’ascensore e finalmente, si aprì. -Non me ne frega con chi vai a letto, solo non mettermi in mezzo-
-Domani sera facciamo appostamento-
-EH?- Rispose lei incredula- e dove?!-
-A casa di Viego- prima che potesse parlare, continuó - Samira vuole invitarmi a cena.-
-E allora vai- 
-No!- Sbottó velocemente- Non voglio uscire con una donna!-
Quinn tirò fuori le chiavi dalla tasca per poi fissare inespressiva il compagno.
-Sei gay?-
-Sai bene che non lo sono!- Si inalberò digrignando i denti. 
In risposta, lei fece spallucce percorrendo il pianerottolo fino al loro appartamento.
-Che ne so, magari hai cambiato idea questa mattina-
-No- Le tolse dalle mani la busta della spesa per permetterle di aprire la porta. - Senti, forse hai ragione tu…- E nel dirlo, lei si fermò. - Samira vuole portarmi a letto.-
-Alla fine hai accettato la realtà dei fatti, complimenti- Bofonchió ironica accendendo la luce. Il suono stridulo di un uccello diede loro il benvenuto.
-Ciao Valor- Lo salutó velocemente prendendo poi dalle mani di Darius la busta della spesa per poterlo buttare fuori dal suo appartamento. -Beh?-
-Non ceniamo assieme?-
-Io voglio farmi un bagno- Posó la busta sul tavolo e tolse dal pacchetto la cena di Darius. -E voglio farlo con molta calma, se capisci che intendi- 
-Oh andiamo, lo farai dopo!- La superó mettendosi poi a sedere sul divano e accendendo la televisione - Hey! Gioca Noxus stasera!-Le fece notare alzando poi il volume della partita. -Noxus contro Demacia! Ah, non avete speranza-
In pochi attimi, si ritrovò Quinn di fronte, braccia incrociate e uno sguardo seccato e stanco. Come se non bastasse, il suono del cellulare di Darius si fece risentire: era nuovamente Samira che lo tempestava di messaggi
-Va bene- rispose alzandosi in piedi e spegnendo la tv. -Facciamo così - gettó il cellulare sul divano e si avvicinó a lei - Io ti sposo, così Samira smette di tormentarmi e tuo padre è felice perché potrà avere tanti nipoti, che ne dici?- Mise le mani sulle sue anche afferrandola per la cintura. -Due piccioni con una fava!-
Quinn rimase a fissarlo, gli occhi ridotti a due fessure che promettevano morte e distruzione.
-So che sei mezza Demaciana e piena di difetti, però- Smise di parlare cercando di scendere verso la sua bocca.
-Ha parlato lui, il noxiano perfetto- Sbraitó in risposta fermando la sua faccia con entrambe le mani -Piantala Darius-
-Non ci vuoi nemmeno pensare?-
-Continua con questo atteggiamento e te ne pentirai- Stuzzicato dalla minaccia, ammorbidì lo sguardo e la fissó attento.
-Perché?- Le Domandó scherzoso- siamo sempre assieme, lavoriamo assieme, viviamo praticamente assieme! Tuo padre ha ragione!-
-No- lo corresse lei indicando poi il muro- tu abiti nell’appartamento a fianco.-
-Che grazie al signor Zilean, siamo venuti a conoscenza dell’armadio comunicante…- Prima di trasferirsi dal nipote in via definitiva, il vecchio vicino aveva svelato loro che gli appartamenti che possedevano in realtà, erano un solo appartamento. La grande porta comunicante era stata trasformata dal nuovo padrone del complesso, in un armadio a muro, in modo da separare gli spazi e aumentare le possibilità di affitto. 
Questo spiegava il perché le loro pareti comunicanti erano così sottili… ma entrambi avevano valutato bene di tenere segreta quell’informazione, sopratutto al padre di Quinn.
-Ergo, siamo nel solito appartamento-
-Dici così solo perché ho il bagno messo meglio del tuo!-
-Tu hai una vasca! Io una pidocchiosa doccia!- Le fece notare- anche io ho il diritto a farmi un bagno decente!- 
-E questo, secondo te è una buona motivazione per sposarmi?!-
Darius rimase in silenzio per poi avvicinarla ancor più a sè.
-Beh hai anche una bella Tv…- Prima che potesse proferire di nuovo parola, Quinn lo incenerì con lo sguardo per poi, fare leva sul suo petto per farsi mollare.
-Sai che ti dico?- Domandó esasperata avvicinandosi a Valor per dargli un biscotto- Resta pure a vederti la partita, io mi faccio una doccia- Nel sentirla finalmente cedere, Darius ghignó per poi osservarla avvicinarsi all’armadio a muro per prendere un asciugamano e un cambio.
-Se vuoi, posso darti una mano-Le propose-… non a caso mi chiamano “la mano di Noxus”- 
-Che strano- bofonchió Quinn prendendo le sue cose - credevo che ti chiamassero così per un altro motivo…- e nel lasciare la frase in sospeso, entró in bagno chiudendo a chiave la porta.
Darius rimase in silenzio per poi, ragionare sulla sua insinuazione e spalancare incredulo la bocca.
-Non è per quello!- 
-Ah no?- udì la sua voce dalla porta- eppure dall’altra parte del muro la notte li sento i cigolii-
-Falla finita!- Sbottó innervosito prendendo poi il telecomando e rimettendo la partita.
I Noxiani sembravano essere in leggero vantaggio, ma i Demaciani, coi loro tiri puliti, riuscivano facilmente a rimontare quella partita. Adorava il basket e se non fosse stato per i vari traumi subiti da ragazzo, gli sarebbe piaciuto poter diventare un giocatore di basket professionista… ma alla fine, aveva scelto la via della giustizia.
Il rumore dell’acqua arrivó alle orecchie di Darius, chiedendosi se anche lui non avesse bisogno di un bagno come lei. Domani mattina…forse.
Con una spinta, si alzó dal divano per poi avanzare verso il frigorifero. L’aprì trovando una confezione fresca della sua birra preferita. Oh… Quinn aveva fatto la spesa e si era ricordato di lui. 
Quando la stappó e gli rinfrescó la gola, si sentì subito meglio e tornó a sedere sul divano ad aspettare la partner e a vedere il match.

Una mezz’ora dopo, Quinn fece capolino dal bagno.
Un dolce profumo uscì dalla stanza riuscendo quasi a distogliere l’attenzione di Darius dalla partita.
La osservó andare anche lei al frigo per prendere una birra e nel vederne una mancare, inarcó un sopracciglio.
-Vedo che sei già arrivato a svaligiarmi il frigo-
-Sono un agente speciale- Dichiaró mostrandole la bottiglia quasi vuota.
Il suo aspetto adesso sembrava più riposato: capelli sciolti e ancora umidi, pantaloncini del pigiama con pappagalli a fasciarle i fianchi e una delle sue tante maglie che aveva dimenticato da lei e che se ne era appropriata. Una spallina del reggiseno lasciata scoperta, faceva chiaramente intuire quanto quella maglietta le stesse enorme.
Senza la sua divisa e quell’aria da dura sembrava una ragazzina… esattamente come la prima volta che si erano visti.
Quando la vide mettersi a sedere accanto a lui per vedere la partita, si allentó uno dei bottoni della camicia: nel mentre si era tolto giacca e cravatta e aveva arrotolato le maniche fini ai gomiti. 
-Chi vince?-
-Noxus ovviamente - la ringrazió di quella domanda, cercando di tornare a concentrarsi su qualcos’altro.
-Non mi pare…-
-Eh?- Ad un attenta osservazione, vide che i Demaciani avevano sorpassato gli avversari con sette punti di vantaggio. Quando cavolo…?
-Non sei molto attento alla partita…- Notó lei portandosi un sorso di birra alle labbra.
-Già- ammise infine portando un braccio dietro di lei e poggiandolo sullo schienale del divano- stavo osservando la tua maglietta…- Quinn si prese i lati della maglia osservando quello che doveva essere un mastino noxiano addentare una salsiccia a forma di Teemo.
-È carina- 
-È mia-
-Anche questa è mia, ma non ti sei fatto problemi- dichiaró lei indicandogli la birra.
-Andiamo, questa aveva letteralmente  il mio nome scritto sopra- 
-Cos’è? All’improvviso sei geloso di questa maglietta?- Domandó lei poggiando la birra sopra al tavolino di fronte a loro, mettendosi a braccia conserte.
-No, ma piace anche a me…- Nuovamente si fermó a fissarla e socchiuse leggermente gli occhi. Il suo sguardo cadde sul suo collo, dove i capelli ancora umidi le si erano appiccicati contro, fino alla scollatura del colletto dove poteva intravedere un accenno delle forme dei suoi seni.
L’aveva fatto di proposito di scegliere quella maglietta?
-E ammetto che ti sta bene…- Ammise, la voce leggermente roca e il cipiglio corrucciato nel non riuscire a distogliere lo sguardo da lei. 
Oltre al fascino femminile che emanava, Darius rimase a fissare la cicatrice che riusciva ad intravedere dalla scollatura: a giudicare dalla larghezza, doveva essere davvero grossa.
Nell’intercettare il suo sguardo farsi improvvisamente più greve, lei si tirò su la maglietta coprendola.
Non gli aveva mai rivelato il come se la fosse procurata, nè lui aveva mai fatto domande. Che fosse finalmente giunto il momento?
-Questa…come…-
-No- Il suo tono era cambiato.
-Andiamo- cercó di convincerla- io ti ho detto che la mia me l’ha fatta mio padre riempiendomi di botte.- Ribattè indicandosi la cicatrice in volto. Nessuno lo sapeva se non lei, suo fratello e Swain. 
Tutti nel distretto credevano che se la fosse procurata catturando un qualche criminale pericoloso e quella balla, suonava decisamente meglio.
Nel sentire le sue parole, Quinn si cinse le braccia, cercando quasi di sprofondare in quella maglietta.
Darius comprese il suo disagio, ma nel suo sguardo non c’era solo quello… poteva cogliere paura e dolore.
-Lo so…- Mormoró lei in risposta a voce bassa. -Ma...-
-Non ti fidi di me?- Quinn scosse il volto per poi, fissare con sguardo preoccupato il partner. Gli occhi di lui, verdi ed intensi, la fissavano cercando di capire, di scavare dentro di lei.
Si era costruita una corazza attorno a quella cicatrice e il solo pensarci, la faceva stare male.
Era un segno indelebile del suo passaggio.
Il solo ripensare al volto di quel mostro, le fece venire un brivido freddo lungo la schiena.
Erano passati quindici anni e ancora riusciva a farla sentire vulnerabile e spaventata. 
Si guardó le mani e le vide leggermente tremare.
Dannato bastardo psicopatico.
Una delle sue mani, venne prontamente presa da una grande e forte di Darius. La sua presa era sicura, calda e rassicurante. 
-Non fa niente.-La rassicuró. Dio, poteva vedere anche lui quanto il solo ripensarci la faceva star male?
Con i polpastrelli, le accarezzó il palmo e i suoi occhi caddero sui suoi polsi. Profondi solchi anche lì.
Era difficile nascondere quei tagli, ecco perché lei portava sempre i guanti a lavoro… che le due cicatrici fossero collegate?
-Sono fatti dalla stessa mano- anticipó lei i suoi pensieri facendolo quasi sussultare. Aveva il volto bianco e uno sguardo duro ma al tempo stesso, nauseato.
-È successo quindici anni fa… a Demacia.-
-A Demacia?- Con uno scatto, la vide alzarsi in piedi e allontanarsi da lui. La vide passarsi nervosa una mano sul volto per poi, scuotere il volto.
-Perdonami Darius… non ce la faccio- 



Che ore saranno state? Le tre? Non riusciva a dormire. Impressionato, continuava a rimuginare sulle parole di Quinn.
Non l’aveva mai vista in quello stato e vederla così, l’aveva davvero mandato in tilt.
Non poteva immaginare cosa si nascondesse di così terrificante nel suo passato, ma qualunque cosa fosse successa, l’aveva segnata nel profondo.
Con dispiacere, si era congedata e lui, non aveva potuto fare altro che andare verso l’armadio per tornare nel proprio appartamento.
Che diavolo era successo a Demacia di così terribile?
Una cosa la comprese, però: se mai si fosse trovato davanti quel bastardo che l’aveva toccata e martoriata, l’avrebbe ucciso.


|| Heyla, come state? Ho riscritto questo capitolo 3 volte perché non mi soddisfaceva mai ma alla fine, diciamo che questo può andare.
Vi piace la storia al momento? Lasciatemi un commento per farmelo sapere! Questo mi darà energie e voglia per poterla continuare! 




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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-D’accordo- Darius e Quinn fissarono gli uomini della scientifica analizzare la casa. Era una casa modesta ma che si estendeva su due piani e a giudicare dagli elementi che avevano trovato, Lucian non abitava solo.
Al piano superiore, c’era quello che doveva essere uno studio: pieno zeppo di libri e con una bella scrivania accanto alla finestra.
-C’è un portatile- Darius, indossando dei guanti, si mise a sedere e provó ad accenderlo, ma ovviamente, richiedeva una password.
-Potrebbe essere “Senna”?- Quinn si sporse accanto a lui e nel proporre quella parola, lui contrasse le sopracciglia.
-Credi davvero che scriverebbe come password il nome della ex?-
-A giudicare dal dispositivo - Mormoró lei osservando il prodotto - questo computer risale a quasi dieci anni fa- con un alzata di spalle, prese da sotto il braccio il taccuino ed inizió ad annotare il tutto.-Non vedo perché non debba esserlo-
-Sarebbe la prima cosa che cambierei- Commentó Darius iniziando a digitare il nome della donna.
-Umh no- 
-Come no?-
-La prima che cambieresti sarebbero le password ai canali di Noxflix e Noxus Prime…- A malincuore, Darius annuì.
-Completamente vero, peccato che sono entrambi tuoi.-
-Si- confermó- e mi arrabbierei moltissimo se li condividessi con altri senza il mio permesso.-
-Oh!- Il computer lasció accedere ai due agenti la schermata della home. - Bingo!- Con sorpresa, erano entrati dentro.
-Vediamo, iniziamo dalla cronologia-inizió a leggere- Umh… a vederla sembra apposto- scrolló per osservare quello che aveva cercato negli ultimi giorni.- Risultati di una partita, come fare il pollo con le mandorle, togliere le macchie di caffè dalle camicie, quanti cm sono abbastanza per una donna?!- 
-Le classiche domande da porsi ogni giorno
…- 
-La cronologia sembra intatta, ma faremo meglio a farla esaminare a fondo- scostò la finestra andando poi a cercare le mail. Quinn invece, inizió ad aprire qualche cassetto per cercare qualche appunto che poteva aiutarli nelle indagini.
Passarono a setacciare il tutto finché Darius, produsse un fischio prolungato.
-Questa ti piacerà - Nel sentire la sua frase, tornó accanto a lui -“La lontananza da te mi ha distrutto, ma sono riuscito a superare la cosa. Adesso non ha più importanza: vivi la tua vita e spero nella tua felicità.”- 
-Questa mail è stata inviata un mese prima - Notó Quinn- A Senna?-
-A Senna- Confermó vedendo l’indirizzo che riportava il nome della donna. -Lucian aveva lasciato in via definitiva la moglie ed era pronto a fare tutto quello che un uomo single e senza figli desidera fare.-
-Ah si?- Lei lo fissó attendo la sua frase ad effetto- Sentiamo- Nel sentirla così interessata, inizió a mimare con una mano chiusa il ritmo di alcune spinte.
-Trovarsi una nuova compagna-
-Dici che l’aveva già trovata?-
-Si- Si alzó in piedi e osservo la stanza per poi scendere al piano di sotto- Lucian aveva un coinquilino, ma era un uomo-
-E come lo sai?- Quinn rimase stupefatta dalla sua deduzione.
-Beh- Indicó una delle foto appese alla parete- ha ancora le foto della moglie… un amante le avrebbe già fatta togliere-
Il suo ragionamento non faceva una piega.
-La ricerca del computer sul sulle varie misure del suo… pipo, può essere un indizio sul fatto che la nuova fiamma, non trovasse le sue misure a norma-
-Guarda che puoi chiamarlo pene-lo corresse lei annotando il tutto- non mi scandalizzo-
-Eddai- le fece cenno di tacere non appena passarono vicino a quelli della scientifica- portatile al piano di sopra- li avvertì - Controllatelo tutto, mi raccomando-.
-Dove stai andando?- Domandó Quinn vedendolo svignarsela.
-A sentire i vicini-

-Il signor Lucian era sempre assieme a questo ragazzo- Dopo qualche tentativo, finalmente era riuscito a farsi aprire da qualcuno. Era una signora ben tenuta, dall’aspetto giovane ma con un che di eccentrico.
-Un ragazzo?- Domandó Darius appoggiato sullo stipite della porta.
-Già- Confermó lei con un sospiro-Era il suo coinquilino. Giravano voci nel quartiere che dopo che la moglie era scappata, avesse cambiato sponda…-
-Ed era così?-
-Cielo, non saprei, non me ne ha mai dato motivo…- Rispose la donna osservando con occhi predatori Darius- Io mi ero fatta avanti per dargli una mano in casa ma, il signor Lucian ha rifiutato…- 
-Mi domando perché - 
-È quello che mi sono domandata anch’io- ammise- così ho iniziato a prestare più attenzione a casa sua…- 
-Ed ha scoperto qualcosa, signora Elise?- Nel sentire il suo nome pronunciare, la donna si avvicinò maggiormente a Darius.
-Ho scoperto, che il coinquilino era solo un collega di lavoro- 
Bene, questo era un ottimo indizio.
-Me lo può descrivere? Ne sarebbe in grado?-
-Oh io sono in grado di fare tutto…- In pochi minuti, fornì una descrizione abbastanza dettagliata di quello che doveva essere un ragazzo, di corporatura media e con un volto estremamente ordinario. 
-La ringrazio per il suo tempo- L’uomo cercó di congedarsi ma lei lo afferró per la giacca: era stata veloce e scattante come un ragno.
-Agente Donald- Lo richiamó facendolo insospettire. -Non vorrei che pensasse che io sia una maleducata- inizió a parlare incrociando poi le braccia sotto i seni massicci- ma ecco, io… io e il signor Lucian prima eravamo più… intimi.- nel sentire quelle dichiarazioni, Darius si impettì.
-Aveva una relazione con la vittima?- 
-Io non la chiamerei relazione…- Si tolse con due dita una ciocca di capelli rossa e nera dal volto - Diciamo che ogni tanto, il signor Lucian veniva a casa mia per “scambiare” qualche ricetta di “cucina” con me, se capisce cosa intendo…-
-Oh- Darius rimase ammutolito per poi, comprendere- Andava avanti da molto questo scambio culinario?-
-Ah ah, vedo che ha colto la sottile ironia, ad ogni modo, solo un mese, poi ha improvvisamente smesso-
-Da quando è arrivato il coinquilino?-
-Esatto- Annuì quasi offesa.-Le cose andavano così bene… poi ha smesso da un momento all’altro.-
-Ha fatto qualcosa che potesse fargli smettere di amare la sua Emh, cucina?- Cercó le parole adatte.
-Non sia mai, la mia cucina è di prima classe…- Alluse ammiccando verso di lui con lo sguardo. -Molto più di quella di Vayne…- 
Ecco che era spuntato un altro sospettato.
-Vayne?-
-Si, Shauna Vayne, una sua collega di lavoro.- E nel dirlo, storse le labbra- Nell’ultimo periodo, era sempre a casa di Lucian e io so che ci andava a letto! Un giorno, dalla finestra, l’ho visto che ci davano dentro nella sua auto!- Al solo pensarci, si morse il labbro inferiore- Nell’auto capisce? Con quella…- Con fare deluso, si strinse tra le braccia - Il mio cuore non ha retto e così, ho iniziato ad ignorarli…-
-Quindi non sa dove possa essere Lucian al momento?-
-No- Ammise con fare triste-Ma spero che stia bene…- Sospiró -Le nostre arti culinarie erano così affini…- Ricordó per poi, spostare lo sguardo su di lui. -Lei è un ottimo cuoco, agente Donald? Perché a vedersi, sembrerebbe di sì…-



-Shauna Vayne- Quinn ripetè il suo nome e sbuffó sonoramente. -La conosco- 
-Ah si?- Domandó incredulo mentre stavano andando sul
Posto di lavoro di Lucian.
-Si, prima lavorava nel mio distretto Demaciano, poi ha dato le dimissioni e ha smesso- ci pensó- è fattibile, prima era un agente e adesso è una guardiana notturna… ha esperienza.-
-Era una tua amica?- 
-Cacchio, no- Lo guardó come se avesse davanti a sè un mostro- Quella è tutta matta ed è troppo estrema.-
-Che vuoi dire con “estrema”?-
-Quando la vedrai, capirai e concorderai con me…- Lo avvisó per poi, tornare a fissare la strada-La prossima a destra… davvero ti ha chiesto se sai cucinare?-
-Esatto- Rispose in modo fiero con un ghigno sul volto.
-E cosa le hai risposto?-
-Che sono uno chef di prim’ordine- e nel sentirlo, scoppió a ridere.
-Tu non sai nemmeno cucinarti un uovo!-
-Quinn intendeva il sesso- e nel dirlo, si passó una mano tra i capelli - in quel caso, io sono un vero portento-
-Ah- Annuì per poi fissare nuovamente la strada con un espressione neutra sul volto.
-Cos’è non ci credi?- le Domandó risentito.
-No no, ci credo - Gli rispose per niente convinta facendolo imbronciare.
-E allora cos’è quello sguardo?- Le prese il mento strizzandoglielo con due dita per farsi guardare. -Ho capito- Disse infine - è perché ancora non hai avuto il piacere di vedere L’ascia di Noxus all’opera. Tranquilla, un giorno, se me lo chiederai gentilmente, te la lasceró vedere.-
-Uao- Gli prese la mano per togliersela dalla faccia.-Sei davvero gentile, un offerta che ha dell’incredibile.-
-Queste offerte hanno scadenze brevi, devi cogliere l’attimo- 
-Samira non ci avrebbe pensato due volte- Nel sentire quel nome, si rimise composto.
-Umh… già, ma tu non sei Samira, sei mia amica- Confessó- Hai diritto a dei privilegi che altre donne non potranno mai avere-
-Tipo declinare la proposta?-
-Io parlavo del burrito gigante- Nel sentire le sue parole, l’ombra di un sorriso tornó sul suo volto.
-Il burrito è buono-
-Lo so- Finalmente parcheggiarono- lo andiamo a mangiare stasera?-
-Non dovevamo fare appostamento?- Gli ricordó.
-Ah giusto…- Si tolse la cintura. Lo aveva proposto lui proprio per scappare da un probabile appuntamento con Samira.- Beh lo mangiamo in macchina-
-La vedo difficile, non avremo un bagno a disposizione-
-Hai ragione- Con un colpo, chiuse lo sportello e scese dall’auto seguendo la compagna. 
-Io ho sempre ragione- Lo redarguì per poi, andare a suonare alla porta dell’agenzia.


-Lucian è scomparso, lo stesso per Recluta- Vayne era una donna che nel corso del tempo, aveva sviluppato l’innata abilità di rendersi ancora più antipatica ogni anno che passava.
Aveva sempre avuto il vizio di voler comandare e anche in quel caso, stava facendo la padrona di casa.
-La polizia noxiana è una vergogna- Concluse impettendosi nella sua stretta divisa bianca  per poi, adagiarsi comodamente nella sedia di pelle reclinabile- L’ho sempre detto, sono dei cialtroni, rozzi individui con il quale desidero avere il meno a che fare- Con sguardo disgustato, fissó la ex collega- Mi sei sempre piaciuta Quinn, anche se vedo con mio profondo rammarico che sei andata dalla parte di questi sudici scimmioni- con un colpo di tosse, Quinn indicó Darius.
-Lui è il mio partner, l’agente speciale Donald D. Darius - In risposta, Vayne si caló gli occhiali rossi per dargli una profonda occhiata per poi, scuotere il capo. 
-Ti sono sempre piaciuti gli uomini piazzati e grossi- Si ricordó- Non dirmi che hai mandato la tua carriera a puttane per questo qui-
-Se anche fosse, non sono affari tuoi-
-Già, peccato che non sia la prima volta che degli scandali rovinano la tua carriera- Si alzó in piedi- Prima Jarvan, poi Talon e adesso questo armadio a due ante- Con disapprovazione, fissó nuovamente Darius. -Ma almeno è bravo a letto?-
-Per la miseria Vayne, è il mio collega, non il mio uomo-Sbottó infine Quinn per poi, tirare fuori il taccuino e ricomporsi. -Abbiamo delle domande da farti-
-Beh, tu hai delle domande da farmi- La indicó con le unghie laccate di rosso- io non rispondo ai Noxiani-
-Si rende conto…-Darius storse un angolo della bocca - che anche Quinn è noxiana, vero?- La donna fissó la ex collega per poi sospirare delusa.
-Certo- Gli rispose velenosa- Ma tra i due preferisco lei, inoltre…- Un sorriso sfioró le sue labbra rosse.-porta ancora l’uniforme demaciana.-
-Bene- Darius alzó in alto le mani per dire alla collega che ci aver pensato lei.
-Da quanto Lucian è scomparso?-
-È scomparso lo stesso giorno di Recluta, una settimana fa.-
-E chi è Recluta?-
-Il nuovo arrivato nonchè suo coinquilino- Ecco svelato il nome del ragazzo- Aveva bisogno di un lavoro e un posto dove stare e Lucian, dopo il divorzio con la moglie, aveva una stanza libera- Con teatralità, Vayne si appoggió alla parete dietro di lei- Inoltre, con Senna fuori dalla società, il personale era diminuito-
-Senna lavorava qui?- Domandó Darius facendo alzare gli occhi.
-Si, quella serpe lavorava qua, assieme a Lucian, fondarono questo gruppo “le sentinelle” come guardiani notturni.-
-Per cosa siete chiamati?- Quinn nel mentre, annotava il tutto. 
-Principalmente come guardie di case di alto borgo, negozi, centri commerciali, soprattuto la notte- e nuovamente, non perse tempo ad insultare Noxus - la criminalità è davvero alta qua, come ben sai…-
-Vi è mai capitato di fare da guardia alla villa in rovina?-
-Intendi del signor Viego Camavor?- Quando la vide annuire, sospiró per l’ennesima volta e tornó a sedere. -Si, varie volte.-
-Chi faceva la guardia?-
-Vediamo- Si voltó verso lo schedario e inizió a setacciare l’archivio. Pochi minuti dopo, estrasse una scheda con tutti i dati e le ore di servizio dei dipendenti.- Da quando Lucian ha divorziato, il servizio è stato affidato ad Akshan, Olaf e Riven-
-E prima di loro chi lo faceva?-
-Graves e Rengar, ma sono due perfetti idioti e finivano sempre per combinare qualche casino.-
-Che genere di casino?- Vayne si sfiló gli occhiali e si portó una mano a tenersi il ponte del naso.
-Danni materiali: rotture di varie statue, estirpamento di arbusti e aiuole e avevano causato varie lussazioni ad inservienti che venivano scambiati per ladri.-
-Non ha mai sporto denuncia Viego? Strano.- Borbottó Darius facendola indispettire con le sue accuse.
-Lui no, ma il suo “amico” si.-
-Parla di quel palo in culo di… com’è che si chiama?-Darius cercó di ricordarsi il suo nome.
-Thresh- Gli rispose Quinn.
-Si, proprio quello. -
-Quel culo di vacca ha provato a cercare di sporgere denuncia, ma per fortuna, il signor Camavor ha scelto di non farlo dato l’amicizia con Senna e allora abbiamo trovato una soluzione licenziando i due inetti e mettendo a lavoro gli altri.-
-E con loro andava bene?- Un sorriso disegnó le labbra rosse di Vayne.
-Beh, sicuramente la figlia era al “Sicuro” con uno di loro- 
-Vuoi dire che aveva una relazione?-
-Già- Con fare sfacciato, inizió a raccontare i particolari.-Quella santarellina della figlia ha avuto non poche visite dal nostro impiegato Akshan nella camera da letto…-
-Il signor Camavor lo sapeva?-
-Che si scopava la figlia?- Vayne fissó incredula Darius- Ovvio che no e quando l’ha scoperto, è andato su tutte le furie! Per questo l’ha spedita al college!-
-Akshan frequenta ancora la figlia di Viego?- Quinn cercó di far chiarezza sulla questione.
-Si, anche se ha dovuto smettere di lavorare per noi-
-Parla di “noi” come se fosse lei a comandare- L’accusó l’uomo.
-Perché lo sono. Con il divorzio, Senna ha lasciato la società a Lucian e lui, aveva bisogno di eleggere un nuovo partner-
-Che sarebbe… lei?-
-Esatto- Rispose fiera accavallando le gambe.
-E avevi anche una storia con lui…- Quinn guardó l’ex collega che a malincuore, dovette confessare.
-Beh, le lunghe notti passate con parcelle e conti da pagare, una chiacchierata qui e un lavoretto qua, notti intere in macchina per gli appostamenti, ci hanno portato ad essere più… vicini.- Con sguardo eloquente, fissó i due.-D’altronde era divorziato e non è la prima volta che due colleghi finiscono per fare qualche pazzia no?- Ammiccó verso i due agenti con fare palesemente accusatorio.
Quinn e Darius si fissarono per poi scuotere il volto.
-No-
-Decisamente no-
-Lucian e Recluta sono venuti a lavoro il giorno della scomparsa?- Cercó di tornare in tema Quinn.
-Si, hanno firmato e poi sono tornati a casa. Il giorno dopo non si sono presentati a lavoro. Ho provato a chiamare entrambi ma i cellulari risultavano irraggiungibili.-
-Così hai sporto denuncia- 
-Si, solo in commissariato ho scoperto che era sparita anche la moglie.-
-Senna, risulta sparita il giorno dopo…- 
-Pensi che i due casi di sparizione siano collegati?-Domando Vayne preoccupata.
-È molto probabile- 
-Dannazione- Imprecó per poi, storcere le labbra- È così difficile trovare un uomo Demaciano qua a Noxus…- 
Darius colse l’occasione per cogliere la palla al balzo.
-Lucian era messo bene?-
-Che intente?- Darius inclinó leggermente il volto.
-Sotto la cintura-
-Oh…-Vayne si mise dritta con la schiena- Beh… nella norma immagino…- Ci pensó- perché?-
-Ho bisogno di sapere-Quinn lo interruppe- chi lavorava nel giorno precedente e alla scomparsa di Lucian e Recluta.-
-Nessun problema- Vayne, cercó nuovamente nell’archivio i dati e quando li trovò, li diede alla collega.
-Grazie - Dichiararono entrambi alzandosi dalle sedie dell’ufficio. - Se qualunque particolare dovesse venirle in mente- Le ricordó Darius.
-Si, so chi chiamare- Rispose a tono Vayne rimettendosi gli occhiali. -Quinn- la chiamó poi facendola fermare.
Lei si voltó per sentire le sue parole mentre Darius, le reggeva la porta.
-Forse, scopare col tuo collega non ti farebbe male-


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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


La serata sembrava piatta. 
Nessun movimento sospetto davanti all’abitazione di Viego e le uniche due persone che facevano la guardia quella sera, erano un uomo di nome Pyke e Olaf.
Pyke era un uomo proveniente da Bilgewater, un abile pescatore che si era ritrovato in difficoltà economiche e che aveva bisogno di un lavoro. 
Olaf invece, era un Freljordiano dalla stazza considerevole. Lontano dalla sua terra natia, cercava di racimolare un po’ di grana per dare vita ad una band.
-Però…!- Quinn si sporse dal sedile per osservare meglio il rosso.-Quello si che è grosso… quanto sarà alto? Due metri?-
-Potrebbe-Commentó in tono piatto Darius spaparanzato sul sedile del guidatore. Quel tipo aveva già fatto da guardia notturna altre varie volte… magari sapeva qualcosa.
Gli occhi di lei continuarono ad osservarlo impressionata dal suo fisico statuario: pettorali ben piazzati e i jeans davano l’idea di essere alquanto stretti…Quando l’uomo si voltó verso gli agenti in macchina, notó lo sguardo di Quinn fisso su di lui. Ammiccó gentilmente un sorriso e predatore, le fece un occhiolino.
-Farei volentieri appostamenti tutti i giorni se dovessi tenere d’occhio uno come lui…- 
-La tua amica aveva ragione-Bofonchió Darius osservando la scena - Ti piacciono quelli grossi e piazzati-
-Mi piacciono i Freljordiani- Precisó.
-Perché sono grossi e piazzati?-
-Anche- Ammise per poi adagiarsi contro il sedile nell’osservare Olaf andarsene- Fanno poche domande e sanno come divertirsi…-
-Mai stato con una Freljordiana… sempre noxiane- Confessó per poi, osservare Quinn ancora rapita da quel vichingo- Quel Jarvan che ti sei fatta era Freljordiano?-
-Che?- Quinn cascó dalle nuvole quando sentì quel nome, poi comprese che stava parlando di quello che Vayne aveva detto qualche ora prima. -No- Rispose, per poi ricacciare fuori un altro “no” fissandolo incredula: si ricordava i loro nomi?
-Allora quell’altro, Tallone-
-Talon-
-È lo stesso- Si stiracchió annoiato-Se vuoi confessare qualcosa, ti ascolto- 
-Siamo curiosi?- Domandó lei un po’ infastidita.
-Non è che abbiamo molto da fare- Fece lui spallucce posizionando lo sguardo sulla finestra della camera di Viego: la luce era ancora accesa ed erano le undici di venerdì sera.
-Sei tu che sei voluto venire a fare appostamento per scappare da Samira- Precisó lei-Io altro da fare l’avrei trovato…-
-Si- La punzecchió lui. -Sul divano a guardare qualche programma sugli uccelli con una ciotola di gelato in mano- 
-Sempre meno patetico che restare qua.-
-Non è patetico- La riprese lui indicando la finestra di Viego.- Vedi? Il padrone è ancora sveglio-
-Non abbiamo idea di che cosa stia facendo- 
-Magari sta distruggendo delle prove- Ipotizzó- magari sta guardando la Tv, si starà ammazzando di seghe, non lo só, ma è lì- Innervosito, posó entrambe le mani sul volante.
-Ci aiuta molto con la nostra indagine…- Quinn alzó gli occhi al cielo per poi, sospirare rumorosamente.
-Vuoi andare via?- Sbottó Darius per poi ricevere come suono un glorioso “Alleluia” di risposta. -Questo è solo perché non vuoi parlare con me, dovresti aprirti sai?-
-Gradirei che rispettassi la mia privacy. Io non vengo ad indagare sulle tue vecchie conquiste sessuali-
-Ma quali conquiste sessuali?- Sbraitó per poi sentire il cellulare suonare. 
Imprecante, afferró la giacca che aveva scaraventato nel retro della macchina e trovó il telefono.
-Donald- Rispose, per poi farsi serio e restare in ascolto. Dopo qualche minuto, parló nuovamente.-D’accordo, attendiamo i risultati, mandami le foto.- Concluse mettendo poi giù.
Quinn si sporse verso di lui per riuscire a capire la situazione.
-La scientifica ha trovato del sangue- Le riveló infine.
-Davvero? Dove?-
-Alla porta- Lei rimase perplessa, quasi intontita da quella notizia.
-Alla porta?!-
-Si, qualcuno ha ripulito tutto quanto, ma non così bene.-Constató per poi, osservare le foto che la scientifica gli stava mandando - Guarda- Quinn prese il cellulare in mano e rimase senza parole.
-La quantità di sangue è notevole…-Contrasse le sopracciglia zoomando- A giudicare dagli schizzi d’impatto illuminati dal luminol, si direbbe che la vittima abbia ricevuto un colpo mentre cercava di chiudere la porta. -Con un indice, gli indicó varie macchie- qua-
-Negativo il tampone per arma da fuoco-
-Nessuna pistola?- Domandó sorpresa per poi trovare un altra spiegazione - deve essere stato un coltello allora… ì qualcosa di simile- Non era molto convinta ma sembrava una spiegazione plausibile. -Contattali e chiedili di esaminare il soffitto.-
-Cosa?-Domandó perplesso per poi, ubbidire nel vedere il suo volto pensieroso. Pochi minuti dopo, gli inviarono un ulteriore foto con degli schizzi che arrivavano fino alla parete del soffitto.
-Com’è possibile?- Si massaggió la fronte.
-Formuliamo un ipotesi-Propose per poi, mettersi la cintura di sicurezza.- andiamo a casa.-
-Vuoi andare via?- Darius sbuffó per poi, lanciare un occhiata al telefono: aveva almeno 7 messaggi di Samira.
-Si- Rispose lei pragmatica prendendogli il cellulare di mano e scaraventandolo sul sedile di dietro. - Su, che tra poco inizia il mio programma!-



Davanti alla porta, fissava la compagna che con un finto coltello, cercava di esaminare la dinamica. Entrambi erano sul pianerottolo dell’appartamento e stavano cercando di ricreare lo scenario.
-L’aggressore era alla porta- Cercó di spiegargli Quinn. -Chiunque fosse dall’altra parte ha risposto- allargó le braccia - si saranno scambiati qualche frase e poi, è partita la carneficina.- con un dito, gli fece cenno di entrare nel suo appartamento e di inscenare il tutto. Darius l’accontentò per poi, far finta di chiudere la porta. -L’aggressore ha reagito - con una mano, studiava le foto che la scientifica le aveva inviato. -Le tracce di sangue partono da qui- E con il coltello, indicó a metà altezza dello stipite- e vanno poi ad impattare il soffitto.- 
-L’assassino deve aver sorpreso il poveretto- il moro si cacció le mani in tasca - un taglio alla gola?-
-Lo escludo- Quinn si mise in tasca il cellulare- Facciamo che io e te stiamo discutendo, poi, cerchi di chiudere la porta credendo che la discussione sia finita.- concentrata socchiuse gli occhi cercando di immaginarsi la dinamica.- io riapro la porta di scatto- Darius eseguì i suoi ordini e quando Quinn afferró il pomello per aprirlo di scatto, la presa di Darius rimase salda alla porta. 
-Se non sapevi che avrei tentato di riaprire, avresti perso la presa?-
-Umh- Annuì- probabilmente si.-
-Proviamo con il tuo braccio ancorato al pomello. Sono riuscita ad aprire la porta  ma sto avendo difficoltà ad accoltellarti- e con il coltello, provó a ferirgli il braccio. -Io sono mancina- Spiegó- perció per me, è difficile pugnalare con la destra o almeno, non riuscirei a fare gli stessi danni con la sinista. - tentó di colpirlo ma qualunque azione provava, non funzionava.
-Pensi che sia così che l’uomo si sia ferito?- Domandó Darius.
-Con un coltello normale, il sangue non raggiungerebbe il soffitto, massimo le pareti. -
-Sei sicura che abbia colpito il braccio e non la gola?- con un gesto, lo invitó a fare scambio di posto. Prese da dentro casa una specie di panchetto, in modo da essere più o meno alla stessa altezza e lo lasció fare. 
-Alla gola- provó a mimare di sgozzarla- il sangue non andrebbe verso l’alto?- 
-Un flotto iniziale per la pressione si, ma la testa deve essere puntata verso l’alto e comunque, non raggiungerebbe l’altezza del soffitto di Lucian- 
-Quanto è alto questo soffitto?- 
-2,4 metri…- 
-Quelli di Lucian erano decisamente più alti- 
-Forse 2,7 metri, massimo 3-
-Allora- Darius le tenne una spalla e le poggió il coltello alla gola - non arriverebbero a quell’altezza.- 
-Nemmeno a questi …- Entrambi rimasero in silenzio a pensare. Quinn sbuffó e con una mano, si tenne stretta alla manica della camicia di Darius per restare in equilibro sopra il pacchetto, in attesa di sperimentare un altra ipotesi.
La porta alla loro destra si aprì e ridacchiando, uscirono le loro vicine di casa Taliyah e Rell. Quando li videro davanti all’appartamento e con un coltello in mano, smisero di ridere e li fissarono perplesse cercando di capire la situazione. 
Da quando si era trasferita, Quinn aveva compreso che le due vedevano lei è Darius con occhi strani.
Un giorno le aveva sentire parlare di nascosto ad una delle riunioni di condominio e credevano che loro due, avessero una relazione segreta. 
-Salve- Darius le salutó facendo produrre ad entrambe un sorriso sornione.
-Salve signor Donald- Rispose Taliyah prendendo sotto braccio Rell e andando verso l’ascensore - state già attaccando il vischio per Natale?-
-Che?- Domandó stralunato voltandosi di scatto verso di lei e trascinando con se Quinn. 
In pochi secondi, la donna scivoló col piede e cadde in avanti con un sonoro tonfo.
-Ah!- Darius di chinó su di lei non appena la vide davanti a sè - Scusa!- l’aiutó ad alzarsi poggiandole un braccio dietro la schiena.
-Darius sei un grosso Imbecille!- Inizió a maledirlo.
-La colpa è tua- 
-COSA?!-
-Noi andiamo- Si ecclissarono le due entrando dentro l’ascensore. Nonostante iniziassero a scendere di qualche piano, continuarono a sentire i due infamarsi a vicenda.
-Quei due sono fatti proprio per stare assieme- Mormoró con aria sognante Taliyah fissando la sua ragazza.-Non trovi?-
-Io te l’ho detto dalla prima volta che l’ho vista- Le ricordó Rell fissandosi allo specchio e sistemandosi i suoi capelli ricci e viola.-Sempre se non si ammazzino a vicenda-



-Fammi vedere- La esortó lui accompagnandola verso il divano. 
-Non mi toccare- Sbraitó lei adirata continuando a maledirlo.- Dannato cretino-
-CrETInO!- Ripetè dal fondo della stanza Valor -CReeeTinOo!- 
-Sta zitto tu- si mise in ginocchioni di fronte a lei esaminando la gamba- Dove ti fa male?-
-Il piede sinistro- Subito, le sfiló la scarpa e vide la caviglia iniziare a gonfiarsi. 
-Hai preso una storta- La esaminó toccandola per capire se avesse qualcosa di rotto- Riesci a muovere le dita-
-Si- Innervosita, si portó una mano alla fronte.-Dannazione- 
-Hey, mi dispiace- Si scusó andando poi verso il frigorifero per cercare la sua crema contro i dolori muscolari. Perché la teneva Quinn in frigo? Perché alla fine andava sempre da lei a farsela spammare.-Vieni, mettiamo questo e vedrai che ti passa- La rassicuró per poi, spargersi la crema sulle mani e tornare chinato sul suo piede.
Lento, inizió a massaggiarle la caviglia, spalmandole la crema che immediatamente, le diede un po’ sollievo.
Era fredda e riusciva ad alleviarle il dolore assieme al tocco abbastanza delicato di lui.
-Giuro che se domandi non cammino…-
-Resterai a casa-
-No- Sbottó- Non posso! Abbiamo un indagine, non c’è tempo da perdere, Senna potrebbe essere ancora viva e -
-Dobbiamo aspettare i risultati- Le ricordó.
-Lo so, ma-
-Non abbiamo un mandato per Viego- Con uno sbuffo lei, si mise a braccia conserte. 
-Potrebbero esserci delle telecamere da Lucian- inizió a pensare ad altro- Anche dai vicini, dovremmo chiedere di darci i filmati, magari hanno registrato l’assassino.-
-Lo farò io- La rassicuró per poi tornare ad osservarle la caviglia. -Ti prendo del ghiaccio- si alzó in piedi e andó verso il frigorifero. Osservó il contenuto e scosse il volto non trovandolo. Decise quindi di andare al suo appartamento e di controllare se invece lui l’avesse, cosa molto probabile dato che gli piacevano le bibite ghiacciate.
-La borsa per il ghiaccio è nel mobile- Le indicó lei osservandosi poi il piede. Cercó di smuoverlo ma un gemito di dolore le uscì dalle labbra. -Domani staró bene- 


-Com’è successo?- Domandó Swain osservando Quinn venire portata in braccio da Darius dentro l’ufficio.
Le caviglia le faceva ancora male e sotto proteste e minacce, l’uomo aveva dovuto portarsela dietro ugualmente. 
Testarda diceva di poter camminare anche da sola se solo lui le avesse prestato un braccio per mantenere un appoggio ed invece, in barba alle sue proteste, aveva insistito a portarla come una principessa. 
Sia a casa che a lavoro, tutti non avevano potuto fare a meno di osservare la scena. Samira, in fondo alla stanza, rodeva di invidia quasi.
-Una storta papà- Rispose Quinn sotto lo sguardo autoritario del padre cercando di scendere a terra per l’imbarazzo.
-Sei stato tu?- Ringhió contro al suo sottoposto che ancora, teneva serrata la presa.
-Sua figlia è sbadata e ha sempre la testa altrove- 
-Allora sei stato tu- Al sentire le sue parole, Swain si convinse del tutto afferrando la figlia per poterla tenere lui stesso in braccio.-Lasciala, dalla a me-
-Papá hai il ginocchio messo male- le ricordó lei volendo solo scendere.
-Sciocchezze, il tuo vecchio è ancora forte!- La confortó per poi, guardare storto Darius.-La prossima volta che qualcuno prenderà mia figlia in braccio, sarà solo all’altare per sposarla!-
-Papá!- Esplose Quinn mollando infine la presa al collo di Darius per poi, poggiare le mani sulle spalle di Swain. 
Non appena Darius lasció la presa, si udì un sonoro “crack”. 
-Papá!?- Si preoccupó sentendo il suo vecchio immobile. 
-Swain?- Lo chiamó Darius vedendolo perdere colorito in volto. Entrambi rimasero fermi e non appena Swain diede segni di vita, fu solo per dire a Darius di riprendere la figlia in braccio che gli si era bloccata la schiena.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


La pausa caffè era sacra.
A metà mattinata, il caffè era la sola e unica cosa che riusciva a bramare più di buon pranzo al Sivir’s pizza.
Sebbene il caffè che la macchinetta sfornava fosse scadente e leggermente acquoso, era meglio di niente.
-Darius- Samira comparve alle sue spalle facendolo imprecare mentalmente.
Non aveva risposto ai suoi messaggi, nè aveva fatto qualcosa per richiamarla. Si stampó un finto sorriso sul volto e si voltó verso di lei.
-Hey-
-Mi stai evitando, per caso?- Domandó burbera incrociando le braccia sotto ai seni. Quella mattina sembravano ancora più in mostra del solito.
-No- Rispose voltando le le spalle per prendere il caffè. 
-Ti ho mandato dei messaggi e non mi hai risposto-
-Ero in appostamento-Ammise - e poi, Quinn si è fatta male e -
-Mentre facevate appostamento… in macchina?-
Darius rimase interdetto nel sentire le sue parole. Aveva un espressione quasi shockata… che stava pensando?
-No, si è fatta male a casa-Le spiegó - stavamo provando a ricostruire la dinamica dove l’assassino aveva fatto irruzione nel nostro caso ed è …-
-Ah- si portó una mano al petto interrompendolo di colpo- credevo che si fosse fatta male in macchina mentre eravate a fare sesso- Lo fissó quasi accusandolo- ed era per questo che non mi rispondevi.-
Darius rimase immobile.
Perché tutti pensavano che loro due avessero una relazione? Quando aveva il suo gemello come partner, non aveva mai avuto questo tipo di problemi, eppure anche loro erano sempre assieme. Perché adesso tutti pensavano il peggio di loro?
-Noi siamo solo colleghi e amici- Le rispose bevendo un sorso di caffè. Un espressione disgustata gli si stampó addosso: si era scordato di mettere lo zucchero. Imprecante, cacció dalla tasca una moneta e se ne fece un altro, buttando nel cestino l’altro.
-Beh, questa è decisamente una buona notizia- mormoró lei poggiandogli una mano sulla spalla. - Senti Darius- decise di cambiare approccio - a me piaci molto e vorrei  uscire con te… vorrei poterci dare una chance per esplorare dinamiche nella nostra conoscenza che ancora sono inesplorate- Praticamente gli stava dicendo che voleva portarselo a letto. 
-Ecco…io…- 
-Oh andiamo- Gli si avvicinó poggiando senza vergogna i seni contro il suo petto. - una cena…- Cercó lei di trovare un compromesso - magari a casa tua…- Darius cercó di indietreggiare dalle sue advance, ma si ritrovò con le spalle contro la macchinetta; il caffè attendeva di essere estratto. Vedendolo all’angolo e nessuno in circolazione per il corridoio, si schiacció con forza contro di lui aderendo al suo corpo. Sensuale, avvicinó la bocca al suo orecchio.
-Forse potremmo saltare direttamente la cena…Che ne dici?- Gli sussurró per poi, fissarlo negli occhi.
Stranamente, vedeva del dubbio, non brama o eccitazione. Beh, Darius non era certo una preda facile…
Poggió entrambe le mani sulle sue larghe spalle e alzandosi sulle punte, si sporse per baciarlo.
Una mano le tappó immediatamente la bocca.
Era la sua.
-Non ci provare- La spinse leggermente per farla scostare da lui. Lei rimase impressionata: era la prima volta che qualcuno respingeva le sue advance. Darius doveva davvero essere un boccone appetitoso se faceva così tanta resistenza.
-Qual’è il problema?- Domandó leggermente offesa mettendosi le mani sulle anche. - Non ti piaccio? Sono brutta per i tuoi standard?-
-Che?- Darius cascó dalle nuvole- No, sei molto bella ma-
-Io sono single, tu sei single, spero- Lo fissó indagatrice- siamo entrambi adulti, non vedo dove sia il problema-
E finalmente, il problema arrivó alle sue sinapsi.
-Ho capito-  Darius invece, non lo aveva fatto e quasi preoccupato, estrasse finalmente il caffè dalla macchinetta.
-Ti piace Quinn- Con uno sbuffo, fissó la collega che nuovamente, accusava la sua partner.
-La vuoi lasciare fuori da questa storia?-
-In segreto ve la fate!-
-Ti stai inventando le cose- che stava facendo? Una scenata di gelosia? 
-Allora dammi una motivazione per il quale non vuoi uscire con me- 
-Che palle- esclamó lui iniziando a camminare verso l’ufficio. Samira, ovviamente, lo seguì a ruota.
-Non lo trovo giusto nei miei confronti, sai?- Continuó a tartassarlo. -Cos’è?  Non vuoi uscire con me per paura che scopra qualcosa?-
-Stai vaneggiando- Borbottó ormai annoiato per poi voltare l’angolo e tornare in ufficio. Spostó lo sguardo sulla collega e si fermó: era alla scrivania ma non era sola.
Aguzzó la vista… quello non era il vichingo di ieri sera?
Che diavolo ci faceva li? E perché era così vicino a lei e aveva quell’espressione da marpione stampato sul volto?
Diede un occhiata veloce a Quinn: i suoi occhi sembravano più luminosi e la sua posa era più… femminile? La sera precedente non aveva nascosto quanto quell’uomo le piacesse…l’aveva praticamente spogliato con gli occhi.
-Allora?- Samira lo strappó dai suoi pensieri: ancora non aveva mollato la presa.
-Si, va bene- le concesse infine. Vide i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa.-Facciamo stasera?- Domandó non volendo perdere altro tempo con lei.



-Oh, Darius- Quinn sollevó la testa quando vide il compagno tornare alla scrivania. -Hey e il mio caffè?-
-Abbiamo visite?- Le chiese mettendosi a sedere alla sua postazione.
-Si, ti presento Olaf Lokfar- L’uomo allungó una mano e Darius, gliela strinse. Forse ci mise più pressione del dovuto, ma il rosso non fece una piega, sembrava abituato a questo genere di cose.
-Ci ha portato gli orari che abbiamo richiesto a Vayne- gli spiegó vedendolo così serio. Era successo qualcosa?Afferró quindi il fascicolo e glielo passó. Lesto, lui lo prese e leggendo, constató che il giorno della sparizione di Lucian, lui era in sevizio a casa Camavor.
-Non ha notato niente di strano quella notte?- Domandó senza giri di parole.
-Ho iniziato il turno vero le nove di sera. Tutto filava liscio e senza intoppi. -Raccontó- Verso mezzanotte io e la mia collega, Riven, abbiamo sentito un rumore.-
-Che rumore?- Domandarono entrambi. 
-Ecco…- si grattó la nuca un po’ in imbarazzo- immagino che voi sappiate che la figlia di Viego ha una relazione con il nostro ex impiegato Akshan- Entrambi annuirono- Lei era tornata in città per due giorni e lui era andato a farle visita.- Si mise a braccia conserte. - Lo abbiamo colto con le mani nel sacco mentre cercava di arrampicarsi su un albero per arrivare alla finestra di Gwen.-
-Stai dicendo che ha provato ad entrare?-
-Si. Il signor Viego ha vietato il suo ingresso nella villa e noi lo abbiamo fermato- Li precedette- allora la figlia ha iniziato a litigare con noi, ma gli ordini di suoi padre erano chiari e noi non volevamo perdere il posto.- 
-Perciò…-
-Il Signor Viego si è svegliato e ha sentito la figlia urlare. Quando ha visto Akshan gli è quasi preso un infarto-Ricordó soffocando una risata.-Ha iniziato a maledirlo e gli ha ordinato di andarsene. - Olaf fissó Darius.- Gwen ha quindi tentato di uscire ma suo padre non voleva che lo facesse e così, ha iniziato a litigarci.- 
-Una serata movimentata- 
-Già, sembravano le comiche- Infine la figlia ha preso baracca e burattini ed è uscita, andando poi con il suo ragazzo.- Si lisció i baffoni- ricordo che l’aiutai personalmente a caricare le valige sulla macchina di Akshan.-
-A che ora è andata via?- Domandó Quinn annotando il tutto nel suo quaderno.
-Saranno state probabilmente l’una… forse un quarto- Cercó di ricordare. - So solo che dopo quella scenata, Viego è tornato in casa e non è più uscito.-
-Ne sei sicuro?- Chiese Darius iniziando a togliersi la giacca. Non capiva perché, ma aveva il bisogno di far capire a quell’uomo che lui era grosso quasi quanto lui. O forse, non proprio a quell’uomo…
-Si, sicuramente- Confermó per poi, poggiarsi sonoramente una mano sulla coscia - è stato a piangere tutta la notte!- 
-Lo sentivate da fuori?-
-La porta del terrazzo era aperta- Spiegó - faceva anche avanti e indietro per vedere se la figlia tornasse, ma ovviamente, non lo fece. Credo che poi, sia tornata diretta al collage.-
-Questo esclude Viego dalla possibile aggressione a casa di Lucian- Ci pensó Quinn- Quando avete staccato tu e la tua collega?-
-Alle sei di mattina- confermó quanto scritto sul foglio- siamo tornati in sede alle sei e venti, è un po’ distante- spiegó - Abbiamo firmato e come le stavo dicendo prima- abbozzó un sorriso un po’ sfacciato-siamo poi andati a casa mia. Ci siamo divertiti un po’, se capisce quello che intendo- Lanció un occhiatina a Darius per fargli comprendere che tipo di divertimento avevano avuto- e siamo rimasti assieme fino a mezzogiorno-
Scusa…
Aveva capito male? Darius fissó l’uomo. 
-Lei e la sua collega avete una relazione?-
-Si, se così possiamo chiamarla, siamo ancora agli inizi…- Imbarazzato, si grattò una guancia - Non lo dica a Vayne, per favore- lo pregó- altrimenti ci cambia orario di lavoro e non saremo più in grado di vederci.-


-Mi dispiace per te- Borbottó Darius osservando il vichingo andare via. 
-Che intendi dire?- Domandó Quinn girata di spalle mentre scriveva gli ultimi dati. 
-Beh, pensavo che quel tipo ti piacesse- La vide fermare la penna e lenta, si voltó verso di lui.
-Ho solo fatto degli apprezzamenti ieri sera, niente di più-
-Saresti uscita con lui, se te l’avesse chiesto?- Perché adesso si metteva a fare tutte quelle domande?
-No- Rispose senza pensarci- È comunque un indiziato per questo caso-
-Ha fornito un alibi- 
-Un alibi che dovrà comunque essere confermato- Precisó lei con un espressione infastidita sul volto. 
-E perché prima era così vicino a te?- Quinn lo fissó stralunata per poi, socchiudere gli occhi.
-Siamo gelosi, Darius?-
-Cosa ti ha chiesto- Ripetè per niente scherzoso. Nel vederlo così serio, lei storse la bocca e gli voltó le spalle. 
-Mi ha semplicemente detto quello che ha ripetuto anche a te: ha una relazione con la collega, non è permesso a lavoro e sperava che se fosse stato sincero, la questione non trapelasse con Vayne.-
-Solo questo?-
-SOLO questo- alzó il tono di voce. Perché adesso si comportava così?
Entrambi rimasero in silenzio, finché Darius, non si alzó dalla sedia e afferró la giacca.
-Hey- lo vide andare via- dove vai?- Non ottenne risposta.



Quando tornó in ufficio, erano le cinque del pomeriggio. Per tutta la mattina, aveva fatto il giro del quartiere di Lucian per sapere se i vicini avevano delle telecamere di sicurezza. Non erano in molti, ma era riuscito ad acquisire qualche nastro e dopo aver compilato i moduli, li avrebbe inviati a farli analizzare. Non era riuscito, però, a farsi dare i nastri della sorveglianza da Viego.
Il suo amico sempre in mezzo alle palle, Thresh, lo aveva liquidato dicendo che se avesse voluto qualunque cosa da loro, avrebbe dovuto richiederlo con un mandato.
Si sentiva irritato. Infastidito quasi.
Qualcosa non andava.
-Hey- Samira lo salutò con un sorriso mentre si avviava verso l’uscita: il suo turno era finito e lei, non faceva MAI gli straordinari. -Alle otto a casa tua?- Chiese conferma.
Immediatamente, si ricordó di quello che aveva fatto e con un espressione dolorante, annuì. Ormai non poteva più dirle di no, altrimenti non gli avrebbe dato più tregua. 
Sbuffante si allontanó e  andando verso gli uffici, vide Quinn alla loro postazione conversare con Sylas e Kai’sa. Quei due gli piacevano: si frequentavano e a loro andava bene così, anche se nel distretto tutti parlavano di loro.
-…anche mio padre è parecchio iperprotettivo- Kai’sa stava avendo qualche confidenza con Quinn. -Perció non farti problemi col vecchio- Osservarono il loro superiore che nel suo studio, stava dando da mangiare a Beatrice - i padri sono tutti così con le figlie femmine…-
-Oh- Sylas osservó Darius fare ritorno - Guarda chi è tornato…-Si alzó dalla sedia e andó a fermare l’amico poggiandogli un braccio sulle spalle - sul serio ci esci con QUELLA?- Gli bisbiglió  poi facendolo sudare freddo. Come lo sapeva?
-Chi lo sa?-
-Tutti-Darius chiuse gli occhi per poi, lanciare un occhiata preoccupata a Quinn. Aveva come sempre un espressione neutra ma poteva cogliere una punta di incazzatura nella fossetta sulla fronte. Lui sapeva cogliere le sue sfaccettature.
-Ho dovuto - si difese infine- non mi dava pace!-
-Se vuoi ho qualche preservativo in macchina- gli confidó per poi, allontanarlo dalle due colleghe. -Senti…hai litigato con Quinn?- Gli domandó a bruciapelo.
-No, perchè?- 
-Perchè?- Incredulo, si passó una mano tra i capelli- andate ovunque assieme e oggi, l’hai snobbata per tutto il giorno- 
-Ha il piede che le fa male- Si giustificó. - l’ho portata a lavoro solo perché ha insistito, ma non la potevo portare a destra e a manca ad acquisire filmati e altro-
-Andare assieme ovunque…- Scosse il volto- qualcosa non va- si lisció il mento ispido dalla barba- forse sei tu-
-Io?-
-Si- annuì per poi, dargli una pacca sulla schiena- non avresti accettato di “uscire” con Samira, altrimenti.-



-Sei sicura che non vuoi niente?- Domandó Darius sorreggendola per la schiena davanti la sua porta. Non l’aveva portata a casa come aveva fatto quella mattina, ma solo dandole un braccio come appoggio.
-Si- Rispose secca e con un espressione del tutto neutra in volto. Ogni volta che metteva quella maschera, qualcosa non andava. Non era stupido stupido…
-Per la cena, vuoi che -
-No- Lo precedette per poi, cercare le chiavi di casa. Non appena queste entrarono nella toppa e girarono, aprì la porta e saltelló dentro. Quando accese la luce, Valor la salutó con un dolce canto di felicità. Darius fece per seguirla ma lei, cercó di chiudere la porta alle sue spalle.
-Hey- La fermó lui. -Non mi lasci entrare?-
-No- 
-Perchè no?- Domandó impuntandosi, cercando di tenere la porta aperta.
-Non lo so. Magari perché voglio esercitare il mio diritto di padrona di casa e rifiutare visite?- 
-Non dirai sul serio!- Approfittando della sua incredulità, Quinn spinse la porta e lasció l’amico fuori.
-Hey!- protestó per poi suonare il campanello. Quando comprese che Quinn non gli avrebbe aperto, indurì il volto e si diresse alla sua porta.
Era arrabbiata. 
Molto arrabbiata.
Lo sapeva che lo era. 
-D’accordo- Voció dalla porta - fa come ti pare!-
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Aveva ancora i capelli bagnati quando suonarono alla porta. Lesto, si passó le dita tra i capelli e uscì dal bagno. Non si era vestito elegante, ma semplice: una maglietta nera e dei jeans scuri.
Samira invece, aveva optato per un look molto più aggressivo: dei jeans strappati a vita molto bassa e una camicia che lasciava scoperto il decoltè… decoltè che dava tutta l’impressione di voler scoppiare.
-Ciao- la salutó lui aprendole la porta. Con un sorriso, lei ricambió il saluto e marciando sui tacchi, entrò dentro.
Per qualche istante, si guardó attorno, studiando l’ambiente.
-Che posto squallido- Commentó per poi, avvicinarsi a quella che doveva essere, a suo avviso, una vecchia cucina. -Decisamente squallido- nel sentire le sue parole, Darius richiuse la porta per poi, cacciarsi le mani nelle tasche. 
-Se pensi che sia squallido avresti dovuto vedere il mio precedente appartamento-
-Ricevi un bello stipendio, no?- Domandó lei andando poi a sedersi su uno degli sgabelli- Dove lo spendi? Non certo per l’ambiente…- e con due dita, indicó l’intera stanza.
-Metà del mio stipendio va in alimenti…-
-Ah già…- Si ricordó accavallando le gambe- Hai un figlio- 
-Si, sono cose che purtroppo, non si dimenticano- Commentó ironico per poi, vedere Samira continuare a giudicare il suo appartamento con lo sguardo. Era così brutto quel posto?
Pagava poco, si trovava vicino a lavoro e per uno come lui era abbastanza. Non era quasi mai a casa e quindi, l’appartamento andava bene esattamente com’era.
Quinn aveva provato a dargli un tocco più femminile cercando di mettergli qualche pianta, ma nel giro di una settimana erano tutte morte.
Aveva quindi rinunciato e il massimo che era riuscita a fargli cambiare, era la tipologia di lenzuola, un po’ più vivaci rispetto ai suoi standard.
-Hai fame?- Domandó spezzando il silenzio. In risposta, lei scosse il volto.
-No grazie- Gli sorrise aggiustandosi i capelli - ho mangiato prima di venire qui-
Perfetto. Lui aveva fame, invece dato che aveva saltato il pranzo.
-Nemmeno se ordino una pizza?- 
-E che la prendi a fare se non la mangio?- Umh… evidentemente lei non era un tipo che leggeva tra le righe.
-Perché non facciamo qualcosa di più… piacevole?-Propose alzandosi e andando verso di lui. Eccola che partiva…
-Ad esempio?-Chiese e in risposta, sentì una delle sue mani trafficare con la sua cintura.
Dritta al punto. -Io non credo che…- 
-Stai zitto-Gli ordinó spingendolo contro il letto. Un suono metallico si sparse per la stanza: erano le molle del letto. 
-Ma c’è qualcosa in questo appartamento che non faccia schifo?- Domandó non si sa bene a chi per poi, continuare ad armeggiare con la sua cintura con l’obbiettivo di arrivare a sbottonare la patta dei suoi jeans. 
-Samira, non starai correndo un po’…troppo?-
-Chiudi la bocca- 





Il telefono squillò. Non se lo aspettava a quell’ora, ma almeno, aveva interrotto i continui cigolii del letto da parte di Darius. 
Lèsse il nome e si sorprese: era la scientifica.
Perché chiamavano lei? Poi sospiró: era chiaro che il suo collega in quel momento, avesse altro a cui “pensare”.
-Pronto- Rispose sentendo poi la voce familiare dall’altro capo del telefono: era Vladimir.
Vladimir era sempre stato un tipo molto eccentrico. Si vestiva come un vampiro, era il loro patologo forense, capo della scientifica e adorava risultare incredibilmente creepy ma anche elegante e raffinato.
-Mia cara- la salutó - Buona sera- Almeno lui sapeva le buone maniere. -Ti ho interrotta per caso?-
-No- Ammise per poi, zoppicare a sedere sul divano- Hai qualche novità?-
-Si, anche se non sono buone nuove- Sempre meglio di niente. -Abbiamo effettuato gli esami del dna sul sangue che abbiamo trovato e coincide con il dito che è stato spedito a Viego- Si fermó un attimo. - lo sai che quel Camavor è quasi imparentato con me? Dovrei essere tipo un suo zio, qualcosa-
-Quanto imparentato?-
-Mah, molto alla lontana. Non abbiamo praticamente rapporti - La rassicuró - Sono giusto andato al funerale della moglie diversi anni fa per dovere…-
-Fa che quello che mi hai detto non esca da questa stanza altrimenti avremo delle rogne-
-Inoltre, come farete a trovare un altro patologo raffinato e capace quanto me?- 
-E anche modesto- Commentó ironicamente per poi, tornare al sangue - Quindi il dito e il sangue sono della stessa persona. Essendo il dito provenire da una persona di etnia caucasica, devo forse pensare che sia il dito di Recluta?-
-Purtroppo si, mia cara- Le diede conferma facendola preoccupare - il dito inoltre, gli è stato amputato post mortem -
Bene. Il caso di scomparsa adesso, era diventato un caso di omicidio.
-I ragazzi della scientifica hanno trovato qualcos’altro?- 
-Le striature presenti sull’osso che abbiamo analizzato, provenivano sicuramente da una lama ricurva- Quinn contrasse le sopracciglia.
-Che vuoi dire?-
-Aimè- Si lamentó - stiamo ancora esaminando una possibile arma ma sappiamo che non è comune come lo può essere un coltello-
-Quell’arma quindi può aver spedito alcuni degli schizzi di sangue al soffitto?-  Si ricordó di quel particolare strano. Valor planó sulla sua spalla e rimase in ascolto per poi iniziare a strillare.
-SaAnGUeee! SAnguEEEE!- Con due dita, Quinn gli tenne il becco per sentire le parole di Vladimir.
-È probabile - Ammise- ma bisogna comunque tenere conto della forza e della velocità dei colpi inflitti.-
-Il colpo è arrivato sicuramente dal basso- provó ad immaginarsi la scena e con una mano, la spinse, chiusa a pugno, nella stessa direzione. 
-Su questo non ci sono dubbi- Concordó.-Ma senza un corpo con cui fare un confronto, sono solo congetture…-
-Questo caso diventa sempre peggio - Stanca, si portó una mano sulla nuca per poi, sciogliersi i capelli. -Qualche altro DNA trovato assieme a quello di recluta?- Provó- impronte?-
-Niente- Sconsolato, sospiró - cercherò con la mia squadra di esaminare meglio il dito- la rassicuró - chissà, magari troveremo qualche particolato che ci svelerà dove era il corpo…-
-Grazie Vladimir- Apprezzava davvero che il suo team fosse così efficiente anche il fine settimana.
-Non dirlo neanche per scherzo, mia cara- E con un “arrivederci”, si condedó da lei.
Con un sospiro, appoggió la testa alla testata del divano per mettere un po’ in chiaro le idee.
Senna era scomparsa, così come Lucian e Recluta. Quest’ultima era scomparsa il giorno dopo ai due uomini. Che il colpevole cercasse Senna a casa di Lucian e non trovandoli, abbia poi fatto fuori entrambi?
-Oppure- E quell’idea la colpì come un macigno. Doveva andare in ufficio. Darius quella mattina aveva recuperato tutti i video e ancora, gli addetti non li avevano analizzati.
Il suono delle molle del letto, ripresero con ritmo a disturbare la sua concentrazione. 
Decisamente, non sarebbe rimasta lì.
Non aveva assolutamente voglia di sentire quella vacca spassarsela col suo collega. Sopratutto Darius, dopo quella mattina.
Si prese il suo tempo per vestirsi e dopo essersi preparata, infiló la pettorina a Valor per portarselo dietro.


Quando udì la porta di Quinn chiudersi nel corridoio, si fermò. Samira protestó vedendo il compagno staccarsi dalla sua bocca e ancor di più, quando lo vide senza maglietta lasciarla e andare alla porta.
L’aprì e vide Quinn zoppicante per il corridoio andare verso l’ascensore. Assieme a lei, c’era Valor che sulla sua spalla, osservava l’operato della padrona.
-Dove stai andando?- Le Domandó preoccupato vedendola andare via. Non indossava la divisa, ma una maglietta e una salopette sganciata sui fianchi.
Lei non usciva mai senza di lui. Dove stava…?
La vide voltarsi, giusto il tempo per squadrarlo e disgustata fissó la sua porta. Da quella angolazione, vedeva Samira sul letto parecchio infastidita. 
Storcendo le labbra, decise di ignorarlo riprendendo a camminare.
Fulmineo, l’afferró per il polso.
-Dove vai?- Le chiese di nuovo. Quinn rimase per qualche istante in silenzio, poi proferì parola.
-Non ti riguarda-
-Stai male, non puoi camminare- 
-Lo so, grazie. La caviglia è mia- Commentó in modo piccato cercando di camminare, ma la presa di Darius era solida e ferma.
-Smettila di fare così-
-Smettila tu- Finalmente, lo fissó dritta negli occhi. -Torna in casa -Gli consiglió- e restaci-
-Non prima di avermi detto dove stai andando- Insistette aumentando la presa e lei, lo sbeffeggió per quella richiesta così assurda con una risata sarcastica.
-Sei un ipocrita, sai?- Gli rispose infine. Lo guardó dritta negli occhi, poi scese verso il suo petto esposto; poteva vedere il passaggio di Samira su di lui, così come lo dava a vedere la patta dei pantaloni lasciata aperta.- E anche un grande Stronzo.- Commentó e questa volta, nella sua voce potette cogliere quella che era delusione.
Nel sentire le sue parole rimase in silenzio, per poi abbandonare la presa e lasciarla andare. Finalmente libera, fu in grado di voltargli le spalle e incamminarsi verso l’ascensore.
Non appena premette il pulsante, le porte si aprirono permettendole di entrare all’interno.
Non c’era nessuno.
Con serietà, schiacció uno dei bottoni e immediatamente, le porte si chiusero, schermandola dalla presenza di Darius.
Quando l’ascensore inizió la sua discesa, Darius fece marcia indietro verso il suo appartamento. Con forza, chiuse la porta facendo quasi sussultare Samira dallo spavento. Tornó verso di lei e lo vide sedersi su un lato del letto. Aveva il volto serio, cercava di non lasciare trapelare nessuna emozione, ma in quel momento, non ne era così capace dato che poteva scorgere un velo di tristezza nei suoi occhi.



Quando varcó la soglia del distretto, gli agenti la lasciarono passare senza alcun problema. Non era una cosa strana vederla in ufficio a quell’ora tarda o che lei facesse gli straordinari e nessuno, per sua fortuna, le fece domande, anche se non era in divisa. 
Aveva optato per qualcosa di più comodo, portandosi dietro solo il suo distintivo, Valor e una borsa contenente i suoi effetti. Era stata costretta a prendere un taxi anche se solitamente sarebbe andata a piedi. Prima di prenderlo, però, aveva fatto un salto in farmacia a prendere un antidolorifico. Non poteva continuare così.
Quando raggiunse la sua scrivania, si lasció cadere sulla sedia e stanca, si mise a fissare il soffitto.
Ripensó a Darius.
Ripensó a lui, mezzo nudo che la tratteneva per il polso.
Odiava litigare con lui.
Lo odiava davvero tanto.
Tutte le volte che lo facevano, si sentiva in colpa ed era sempre la prima a chiedere scusa; sapeva di avere un carattere intrattabile delle volte.
Valor zapettó verso il suo trespolo e osservó la padrona giù di morale. 
Questa volta, decise, non lo avrebbe fatto.
Era un uomo adulto. 
Aveva anche lui da prendersi le sue responsabilità.
Con che faccia tosta si era permesso di farle il quarto grado?! Non era mica suo padre.
Non era nemmeno il suo ragazzo.
L’immagine di Samira sul letto e mezza svestita, le si paró davanti come uno schiaffo. 
Si. Lui aveva scelto lei.
Loro non erano niente.
Assolutamente niente se non semplici colleghi di lavoro.
E allora perché si sentiva così male?
Perché l’idea di non avere nessun legame con lui la faceva stare così male?
Senza rendersene conto, cacció fuori un sospiro malmesso per poi, chiudere gli occhi.
Che fosse gelosa? 
Era davvero gelosa di lui?
Facendosi forza, scosse il volto e cercó di tornare con la mente al lavoro.
Aprì i cassetti della sua scrivania per trovare tutto il materiale di cui aveva bisogno ed infine, si mise all’opera.


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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


La grande lavagna che stazionava nella sala comune, era tappezzata di dati.
Su di essa c’erano date, nomi, foto e una mappa del distretto noxiano.
Un filo rosso con delle puntine segnava tutti i vari indiziati.
Senna, Lucian e Recluta erano al centro della lavagna. I loro volti sembravano fissare Quinn che con diligenza, aveva appuntato ogni cosa.
Tre persone scomparse di cui una sapevano della morte.
La chiacchierata con Vladimir l’aveva portata a formulare diversi ipotesi.
Ipotesi numero uno: i tre erano scomparsi per mano di una quarta persona ancora non identificata. Questa era andata prima a casa di Lucian e poi, aveva rapito Senna. Era la stessa persona che aveva ucciso Recluta.
Ipotesi numero due: Senna o Lucian potevano essere l’assassino che stavano cercando e questo portava ad una vendetta di tipo passionale verso il rispettivo ex coniuge.
Era fattibile ma non spiegava il perché Recluta fosse morto? Aveva visto troppo? Era l’amante segreto di uno dei due? Eppure Lucian, al momento della sparizione, aveva una relazione con Vayne…e sia Lucian che Senna si erano lasciati in “buoni rapporti”.
Ipotesi numero tre: dopo aver ucciso Recluta, i due erano scappati assieme. Vedeva questa terza opzione del tutto fuori luogo, ma era anche vero che di entrambi non c’era notizia e le uniche impronte trovate a casa di Lucian erano le sue e quella della ex moglie.
Un sospiro pesante la costrinse a fermarsi.
Troppe ipotesi e nessun dato certo.
Non avevano un corpo o forse era meglio dire “i corpi” e sopratutto, un movente.
L’arma del delitto nemmeno avevano idea di che cosa fosse.
Lanció distrattamente un occhiata alla scrivania di Darius dove c’erano ancora i filmati delle telecamere: nessuno era ancora passato a ritirarli.
Con aria stanca, li prese, decidendo di andare ad esaminarli di persona. Solo una persona aveva ancora un vecchio registratore in ufficio ed era suo padre.
Assieme a Valor, si avvió verso l’ufficio del suo vecchio e aprì la porta della stanza.
Il dolce profumo del suo dopobarba la investì facendola rilassare appena. Aveva preso un antidolorifico ma la caviglia, continuava a dolerle. 
Con un tonfo, si lasció scivolare sulla poltrona di Swain e poggió i nastri sulla scrivania. 
Erano passate solo un paio d’ore ma si sentiva una schifezza. Non voleva tornare a casa. Non voleva essere costretta a sentire Darius che ci dava dentro con Samira per tutta la notte.
Aveva visto di sfuggita il modo in cui la fissava attraverso la porta: le avrebbe sparato se avesse potuto.
Alla fine, era riuscita a prendere ciò che aveva sempre voluto e Darius, glielo aveva lasciato fare. 
-Stupido- Borbottó, la rabbia ancora latente in lei.
Con lo sguardo, vide in un angolo della stanza la televisione, ma nessun segno del telecomando.
Suo padre era un tipo ordinato ma immaginava che non usasse quel gingillo da anni.
Aprì qualche cassetto e in mezzo a delle scartoffie, lo trovó.
Trionfante, lo tirò fuori dal cassetto, ma si fermó quando lèsse la cartella sotto al quale era posizionato.
“Caleb Swain”, la cartella sul caso di suo fratello. 
Un sorriso dolce e amaro le delineó il volto quando aprendendolo, trovó una foto di lui da ragazzino, esattamente come se lo ricordava.
Gli occhi le si velarono di lacrime a ripensare a lui.
Gli voleva bene. Era il suo gemello, la sua parte mancante. Il suo fratellone che in gioventù prendeva sempre le sue difese e che la portava a pescare.
Adorava la pesca.
Non lo aveva dimenticato. Non lo avrebbe mai fatto.
Tirando su col naso, chiuse il fascicolo e fece per rimetterlo dentro, quando il titolo di un altra cartella più compatta, la fece fermare.
“Quinn Lily Swain”.
Non era possibile.
Posó il caso di suo fratello sulla scrivania ed estrasse la cartella, facendo accendere per sbaglio il televisore. 
Quando Quinn l’aprì si sentì morire. 


-Quinn?- 
Sobbalzó sulla sedia dallo spavento quando si sentì chiamare.
-D-Darius?-
Diavolo, pensava che fosse suo padre…
Senza dare nell’occhio, rimise velocemente nel cassetto i fascicoli e tornó a fissare il collega. 
-C-cosa di fai qui?- Cercó di tenere un tono calmo e pacato, ma non le riuscì molto bene.
Nervosa, si morse leggermente il labbro inferiore cercando di scacciare dalla mente quanto aveva appena visto in quei fascicoli.
Lei era forte.
Molto più forte di lui.
Non si sarebbe piegata di nuovo.
-Ero venuto a cercarti…- Mormoró osservando il suo volto: era bianca e pallida, segno che qualcosa non andava.
Il modo in cui era sussultata poi… lei non si faceva mai prendere impreparata. Non disse niente, ma l’aveva vista rimettere nel cassetto dei documenti. Che fosse per quello?
-Sono qui- 
-Si- Annuì per poi spostare lo sguardo alla
Tv :un espressione confusa si fece largo sul suo volto.
Non sentendolo più parlare, si mise ad osservarlo per poi sobbalzare quando vide che cosa la tv stava trasmettendo.
-Sei venuta qua per guardarti un porno?- le Domandó Darius incredulo.
Con entrambe le mani, Quinn afferró il telecomando cercando di spendere la Tv.
-NO!- affermó in imbarazzo- È di mio padre e …- si portó una mano al volto non credendoci lei stessa.
-Ero venuta qua per visionare i filmati…-Ammise riuscendo infine a premere il tasto giusto. Con un suono stridulo, il videoregistratore sputo fuori la pellicola.
-Non posso crederci…- Si alzó per prenderla incredula che suo padre tenesse quel tipo di materiale in ufficio.
-Tua madre non si arrabbierà?- le chiese cercando di alleggerire la situazione.
-A mia madre non importa un fico secco…- Rispose cacciando il nastro dentro un cassetto. -I miei sono separati da anni.- Tornó a sedere cacciandosi una mano sul volto, cercando di ritrovare la concentrazione: i nastri.
Era il momento giusto per visionarli.
-Non lo sapevo- Ammise appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.
-Già, non sai molte cose- Aprì la busta ed estrasse i filmati. Un momento. -Perché sei qui?- Darius rimase a fissarla, l’espressione un po’ imbronciata sul volto.
-Volevo parlarti-
-Adesso?-
-Si- Si avvicinó alla scrivania togliendole dalle mani i nastri. Voleva la sua attenzione.
-Volevo scusarmi- Dichiaró per poi sbuffare sonoramente- Ho sbagliato.- Quinn lo fissó stralunata. Lui… che si scusava? Qualcosa non andava.
-Te l’ha detto Samira?-
-Che? No- Scosse il volto-Lei mi ha suggerito di mandarti al diavolo- 
-Ah, gran bel consiglio…- Ironizzó mettendosi a braccia conserte. 
-Lo so, ero quasi tentato- Scherzó ma la vide seria. Non era in vena di scherzi. 
-Mi sono comportato male con te… e so che ti ho ferita- Si passó nervoso una mano sul collo. 
-Sei stato uno stronzo- Lo offese ripetendogli quanto già gli aveva detto quella sera.
-Lo so-
-Perchè?- Domandó infine alzandosi dalla sedia per poterlo vedere bene in volto. Darius tintinnó per poi, avvicinarsi a lei poggiando entrambe le mani sulla scrivania.
-Perchè ero geloso.-
Nel sentire le sue parole, Quinn rimase immobile.
Prima le sortirono un effetto di felicità, poi, si sentì mancare ed infine, sprofondare nuovamente nella rabbia.
-E SAMIRA ALLORA?- Si ritrovó a vociare senza rendersene conto sbattendo poi una mano sulla scrivania.
-Quella non c’entra niente- Nel sentirlo giustificarla, gli puntó contro un dito.
-Non dire che non c’entra niente perché non è vero!- Lo squadró arrabbiata - Sai bene che non la sopporto e cosa fai?! Ci vai a letto!-
-Non ci sono andato a letto!-
-Non raccontarmi balle Darius!- lo afferró per la maglietta e gli scostó il colletto. -Non venirmi a dire che avete giocato a tellstone!- Impressa sulla pelle del compagno spiccava un grosso succhiotto.
-No, beh qualcosa è successo ma non quello che credi- Si come no. Era inutile, avrebbe negato anche l’ovvio.
-Sai cosa?- Lasció la presa per poi alzare in alto le mani. -Non sono affari miei.- veloce, Darius le afferró I polsi.
-Allora perché sei arrabbiata?- Quella domanda la fece fermare. -Perché?- Le Domandó di nuovo non lasciando la presa alle sue mani ma raggiungendola oltre la scrivania.
Arricciando le labbra, lei chinó il volto, non volendo incontrare i suoi occhi verdi.
-Perché sono gelosa- Ammise e nel dirlo, sentì il cuore battere frenetico nel suo petto. Era come se avesse appena sganciato una bomba.
Lo sentì sospirare rumorosamente per poi lasciare la presa ai suoi polsi. Le sue mani si spostarono al suo volto che con entrambe le mani le afferró. 
-Dimmelo in faccia - Pretese facendola ammutolire dall’imbarazzo. 
-Stai scher-
-Fallo- Quinn storse la bocca per poi, osservare gli occhi di lui. Era serio.
-Sono gelosa- l’accontentó facendolo annuire soddisfatto. I suoi occhi si fecero più morbidi nel fissarla. Sembrava come se avesse aspettato quella conferma da chissà quanto tempo. 
Inizió così a scendere verso la sua bocca per poterla unire con la sua, ma Quinn lo fermó.
-Non ci pensare! - lo avvertì, il volto le stava letteralmente prendendo fuoco nel vederlo così vicino.
-Perchè?-
-Nemmeno un ora fa ti sei baciato con quella maledetta e adesso vuoi baciare me!?- 
-Ho baciato la bocca sbagliata- 
-No!- Gli puntó una mano sul volto allontanandolo da sè. -Non nell’ufficio di mio padre!-
Darius si fermó e si accorse solo in quel momento dove esattamente si trovavano. Concordó e lasció la presa su di lei.
-Che ci sei venuta a fare qui?- Cercando di riprendere un po’ di controllo, Quinn tornó a sedere sedia.
-Volevo mettermi ad analizzare i nastri…-
-Da sola?- Lei fece spallucce. -Ci avresti impiegato ore!-
-Meglio, almeno non vi avrei sentito scopare tutta la notte- Esausto, Darius si lasció cadere sulla sedia accanto alla sua.
-Non lo abbiamo fatto-
-Qualcosa l’avete fatto- Insistette.
-No- Le ripetè di nuovo per poi, imprecare.-Io non… non mi sono…-  Quinn si voltó a fissarlo per poi comprendere che cosa intendesse. 
-Oh…-
-Già.- Rimase in silenzio per poi, afferrare uno dei nastri. Lo studió un po’ a disagio per poi sospirare pesantemente.
-È successo quando sei tornato in stanza?- Gli Domandó lei cercando di rompere quel disagio.
-Si- Si grattó una guancia. -Ero arrabbiato con te…e pensavo a te.- Era stato sincero, non se lo sarebbe aspettata, ma l’apprezzava.
-Samira non l’ha presa bene?-
-No- si incurvó con la schiena in avanti per inserire la cassetta. - Ha provato a spogliarsi, ma….- un immagine sgranata si palesó davanti a loro. Era la telecamera della vicina di casa di Lucian, ma la qualità era scarsa. Potevano vedere solo qualche pixel muoversi ma il tutto sembrava confuso… inoltre erano troppo lontani da poter distinguere qualcosa.
-Ma?-
-Ma non mi ha fatto nessun effetto…- tolse la cassetta per prenderne un altra - non è il mio tipo…-
-Mi sembrava di sì a giudicare dalla tua ex moglie- Commentó lei facendolo voltare a fissarla. 
-Vuoi continuare per tutta la sera?- 
-Solo finchè non arriviamo a casa…- 



Avevano controllato tutti i filmati acquisiti ma non avevano trovato niente.
Tutte le telecamere non mostravano niente di sospetto e in nessuna di essere era inquadrata l’abitazione.
-Le telecamere di Lucian sono state disattivate- Constatò Quinn sul sedile accanto al suo. Erano stanchi ed erano le tre del mattino. -Qualcuno deve averlo fatto di proposito- 
-La scientifica non ha trovato impronte-
-Non mi stupisco…- Mormoró osservando Valor addormentato accanto a lei. -Questo caso è un inferno-
-Siamo arenati. Nessun indizio, nessuno mandato, nessun corpo. Abbiamo solo ipotesi su ipotesi. -Imprecó ad alta voce - temo che dovremmo aspettare che qualcosa salti fuori…- Il telefono di Darius squilló ed entrambi, si fissarono perplessi: nessuno li chiamava a quell’ora se non la polizia.
-Donald- Darius prese la chiamata.
-Agente Donald, la contatto per informarla del rinvenimento di cadavere- Quinn trattenne il respiro.
-L’avete identificato?-
-Maschio, bianco, trent’anni circa e con un dito mancante…- Lui e Quinn si guardarono a vicenda - È il vostro uomo?- Non credeva nelle coincidenze ma sembrava combaciare.
-Possibile-Ammise- Dove vi trovate?-

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***



-Beh-Con un ghigno sfrontato in volto, Darius scese dall’auto- Chi lo avrebbe mai detto.- Borbottó osservando con spavalderia la villa in rovina: finalmente potevano entrare. Quinn fece altrettanto reggendosi, però, allo sportello della macchina;Valor era sulla sua spalla ancora addormentato.
Tre volanti della polizia circondavano la casa e la scientifica era già sulla scena.
-Alla fine credo che il mandato ci verrà dato…-
-Puoi dirlo forte - Si avvicinó a lei facendo il giro e offrendole un braccio. Lei lo prese, un po’ sorpresa, per poi incamminarsi all’interno.
-Ho preso un antidolorifico- gli riverló iniziando a camminare.
-Fa ancora male?-
-Non così tanto…-Ammise per poi vedere una folla all’ingresso.
-Agente Donald- Viego era sulla porta in un accappatoio verde acqua e sembrava devastato e shockato dall’accaduto. -Io non ne so niente! Non ho idea di come ci sia finito un cadavere in casa mia!-
-Si si- Lo fermó varcando la soglia - A dopo le domande- Fece cenno a due agenti di trattenerlo per poi avanzare. Entrambi furono condotti verso il piano inferiore della casa. Man mano che scendevano le scale, potevano sentire senza alcun dubbio il fetore di decomposizione.
-Oh, ma salve ad entrambi-Vladimir, assieme alla sua squadra era già sulla scena ad esaminarla e a far portare via il corpo. - Siamo sbarazzine oggi?- Domandó a Quinn vedendola vestita in modo totalmente inadatto alla situazione.
-È sabato sera…-
-Vorrai dire domenica mattina - la corresse per poi, osservare Darius. I suoi occhi andarono da prima al suo volto, poi al suo collo dove un succhiotto violaceo iniziava a farsi sempre più presente.
-Vi hanno interrotti per caso?-
-No-
-Si- Entrambi si fissarono, poi Quinn specificó bene la situazione - stavamo tornando a casa-
-Sei stata tu a fargli quel medaglione sul collo?- Darius sospiró pesantemente per poi, coprirlo con la mano.
-Quanto è grosso?- Entrambi mimarono con le mani la grandezza - Merda… come si fa a toglierlo?-
-Aspettando… funziona così.- Borbottó Quinn per poi, fare una passo avanti verso la vittima.
-Si- Confermó Vladimir-Come un livido-
Si trovavano in quello che doveva essere uno scantinato e a giudicare dalla stanza, veniva usata come ripostiglio per effetti e oggetti che non servivano più al proprietario.
-Come ha fatto ha finire questo Imbecille qua da me?!- Viego comparve alle loro spalle facendoli sussultare: era scappato dagli agenti ed era corso da loro.
-Signor Camavor, torni di sopra- Darius si voltó verso di lui.
-Portatelo via!- protestó cercando di passare - Non voglio che danneggi le cose della mia amata Isolde!-
-Le ho detto di togliersi di torno!- Infuriato, Darius lo voltó di spalle e torcendogli un braccio, lo riaccompagnò al piano superiore. Vladimir rimase in silenzio a fissare la scena, per poi, tornare a Quinn.
-Sei stata tu o no?-
-È la sola cosa che ti viene in mente?-
-Diciamo che è tra quelle più importanti… carino il tuo pappagallo.- Sorrise garbato per poi, tirarsi per bene i guanti sul polso e tornare a lavoro.- Ad un primo impatto - Tornó ad occuparsi del cadavere sollevandone il telo bianco che lo ricopriva - la vittima presenta dei tagli…- Indicó poi uno alla gola - è molto probabile che questo sia stato il taglio che lo abbia portato alla morte. -
-Quindi è morto per dissanguamento?- Quinn si sporse per vedere e Valor oscillò dalla sua spalla.
-È possibile. - Osservò meglio - a giudicare dagli insetti e dalla pozza di sangue rappreso sotto di lui, deve essere qui da un po’-
-Potrebbe essere qua dalla notte della scomparsa di Senna e Lucian?-
-È fattibile ma devo analizzare ogni cosa- Si inginocchió per osservare meglio il corpo. - Potrebbe essere morto a casa di Lucian per dissanguamento e poi, portato qua per occultarne il corpo.-
-L’assassino sapeva dunque che questo posto non era frequentato da nessuno…-
-Questo ci porta ad un possibile autore del delitto…-Esclamó per poi, fissare Darius che aveva fatto ritorno da loro. Assieme a lui, c’era anche Swain.
-Papà-
-Ciao tesoro- La salutó per poi fissare la scena. - D’accordo- Fissó Vladimir - Tu, porta tutto in laboratorio e fai setacciare ogni angolo di questo seminterrato ai tuoi esperti.- Fissó sua figlia - Te invece, torna a casa assieme al tuo piccione grasso.-
-Che? Perché?!-
-Credi che non sappia che hai fatto straordinari?- La indicó -Inoltre non sei vestita adeguata per un luogo del genere- Fece per protestare ma venne interrotta da Darius.
-Dobbiamo ispezionare la camera di Senna-
-Io vorrei un caffè con latte e panna, ma non tutti possiamo avere ciò che vogliamo.- I presenti lo fissarono perplessi così Swain si affrettò a spiegare-Devo contattare un giudice per avere un mandato-
-C’è un corpo qua- Quinn glielo indicó - questo non basta?-
-Non per quel leccapiedi al piano di sopra-
-Ah…- Darius si mise una mano in fronte - Quel bastardo di Thresh.- lanció uno sguardo a Quinn, poi sbuffó sonoramente.
-Abbiamo controllato tutti i nastri che siamo riusciti a reperire ma non si vede niente.-
-Parliamo di?- Swain si mise a braccia conserte.
-I nastri che ho raccolto per la notte dell’omicidio di Reclura.- Spiegó brevemente Darius facendo storcere la bocca al suo capo.
-Proprio niente?-
-Un solo nastro riprendeva la casa, ma la qualità è scarsa. - Si cacció le mani in tasca - se Recluta è stato portato qua, vuol dire che i nastri hanno anche registrato l’assassino-
-Quindi, assieme al mandato di perquisizione, dobbiamo richiedere anche un mandato per esaminare i nastri delle telecamere-
-Ahh…- Swain si portó una mano a tenersi il ponte del naso - Farò quello che posso…sono solo un direttore, mica un mago.-



Erano quasi le cinque di mattina quando misero piede davanti ai loro appartamenti. Erano stanchi, delusi e arrabbiati. Il giudice avrebbe valutato la cosa SOLO dopo aver finito il weekend in montagna e l’unica cosa positiva erano i poliziotti all’interno della casa per tenere d’occhio i residenti, nonché probabili sospettati.
Non appena arrivarono sul pianerottolo, sentirono tutta la fatica accumulata in quelle ore, compresa la fame e il sonno.
-Buona notte- Mormoro Quinn infilando la chiave nella serratura. Darius fece altrettanto, poi si fermó quando aprì la porta.
Un suono proruppe da casa sua facendolo quasi infartare.
-Ah, sei tornato- Quinn fermó la mano sul pomello quando udì la voce di Samira dall’altra parte. Si voltó, solo per fissare il compagno che sembrava aver ripreso in un attimo tutte le ore di sonno accumulate.
-Non è come pensi…- Si giustificó ma lei, era troppo stanca e ignorandolo, si chiuse la porta alle spalle.


Aprì gli occhi solo di pomeriggio, quando sentì la porta di Darius aprirsi e qualcuno andare via.
Sospiró pesantemente per poi, raggomitolarsi tra le lenzuola e mettersi un cuscino in testa.
Pochi attimi dopo vide Darius entrare dall’armadio: aveva sbloccato la sua parte quella mattina presto, come faceva di routine, ma ora se ne stava quasi pentendo.
-Mi hai lasciato con quella- Proruppe chiudendosi le ante alle spalle.
-Mmh- Quinn gli voltó le spalle per non vederlo.
-Se ne è andata ora!-
-Darius-
-No!- Le rispose innervosito- Niente Darius!- Si avvicinó al suo letto e si abbassó con la schiena verso di lei. -Era arrabbiata che l’avessi lasciata lì, da sola, per essere venuto da te!- Al sentire quelle parole, Quinn sbuffó per poi voltarsi supina togliendosi il cuscino dalla faccia. Quando vide Darius sopra di sè a circondargli la testa con entrambe le braccia per non farla scappare, lo fissó storto.
-Stai dicendo che adesso, è colpa mia?-
-Si!-
-Hai una gran bella faccia tosta sai!- Cercó di alzarsi ma lui, la tenne giù. -Io non ti ho chiamato! Sei venuto tu!-
-Perchè eri arrabbiata con me!-
-Anche tu eri arrabbiato con me!- Si difese per poi, mettersi a braccia conserte. -Hai fatto sesso con lei?-
-Ora ti importa? Stamani non sembrava- Con entrambe le mani, cercó di spintonarlo via.
-Ad ogni modo, no- la rassicuró per poi sdraiarsi accanto a lei. Nonostante Quinn avesse un letto da una piazza e mezzo, con lui sopra sembrava un letto per bambini.
-Le ho promesso che se mi avesse lasciato dormire e non mi avesse aggredito nel sonno, l’avrei portata fuori a cena stasera-
-Uhh- Mormoró lei ritrovandosi addossata al muro.
-Che vuol dire “uhh”? Una cena è ok, no?-
-No, se lei si aspetta poi di essere portata a casa, vederti salire e finalmente, inzuppare il biscotto- Darius rimase in silenzio, poi si voltó a fissarla.
-Noi non facciamo così-
-Noi ci addormentiamo sul divano non appena accendiamo la Tv-
-Quindi ho fatto un guaio?- Quinn si strinse nelle spalle appoggiando stancamente la testa sul cuscino.
-Si…a pensarla come una qualunque donna normale.- Con un sospiro angosciato, lui si mise supino a fissare il soffitto.
-Secondo te, se la riaccompagnassi a casa e la lasciassi proprio davanti al portone, lei potrebbe dimenticarselo?-
-Dopo che le hai dato buca?- Scosse il volto - no, probabilmente ti sparerebbe in fronte.- Entrambi rimasero in silenzio, poi Darius tornó a voltarsi verso di lei.
-Quand’è stata l’ultima volta che l’hai fatto?-
-Davvero vuoi sapere queste cose di prima mattina?- Protestó incredula.
-È pomeriggio…-
-Oh…- Rimase immobile per poi, iniziare a rifletterci.- credo… cinque anni fa- E nel dirlo, vide Darius spalancare gli occhi incredulo.
-COSA?- Quinn gli voltó le spalle non volendo vederlo e sopratutto, essere giudicata da lui. -Ma è un sacco di tempo-
-Lo so-
-È più o meno quando hai iniziato a lavorare, no?-
-Lo so-
-Ma perché?!-
-Perché il mio ex mi ha piantato- Ammise per poi zittirsi. Darius fissó la sua schiena, poi si avvicinò.
-Che gli hai fatto? Lo hai arrestato? Lo hai beccato con kg di funghi di Teemo?-
-No…-
-E perché?- la vide prendersi del tempo per poi, confessare.
-Ero io il problema- Nel sentirla così seria, Darius cerco di inquadrarla. No. Quinn poteva e sapeva essere una gran rompicoglioni, ma con lei si divertiva. Era bello stare in sua compagnia perciò, era più che sicuro che il problema non fosse lei.
-Stai mentendo-
-Non sto mentendo-
-Si- l’afferró per una spalla facendola voltare verso di se- Allora?- La fissó indagatore. -Tu sai tutto di me… non ti ho nascosto niente.-
-Tranne tuo fratello.-
-Credimi, è meglio che tu non lo conosca.- La redarguì facendole accennare un sorriso. -Dunque?- La vide abbassare lo sguardo,poi inspiró a fondo.
-La mia cicatrice e i fatti relativi ad essa.- E nel dirlo, sembró quasi che un peso le si fosse tolto di dosso. - Lui… Talon, voleva diventare senatore e… non voleva che qualcuno scoprisse il mio passato, mi disse che potevo metterlo in cattiva luce…- Cercó con lo sguardo gli occhi di Darius e li trovó preoccupati, arrabbiati ed increduli. -Inoltre non avevo un lavoro facoltoso… - Si portó una mano a togliersi una ciocca di capelli dal volto. -Agli uomini non piacciono le donne come MEHH!!!- Urló quando vide Darius erigersi sopra di lei. Le alzó la maglietta e finalmente la vide.
Era una brutta cicatrice che la deturpava da parte a parte.
Stranamente, però, a lui non dava fastidio vederla. Con il volto, si avvicinò, solo per poterla studiare meglio.
Poteva vedere che la ferita si era rimarginata da anni, ma poteva anche comprendere quanto fosse stata dolorosa per Quinn. Era sicuramente stata fatta con una lama; partiva dalla clavicola e terminava al bacino.
-Chi ti ha fatto questo?-
Quinn d’altro canto, si era ammutolita. Vederlo sopra di lei, alzarle la maglietta e osservare il suo corpo che con imbarazzo, cercava di nascondere agli occhi di tutti ogni giorno, l’aveva resa incapace di parlare.
-Quinn!-
Fissó preoccupata gli occhi di Darius: non c’era disgusto o orrore, c’era solo rabbia.
Darius l’avrebbe capita.
Darius non l’avrebbe giudicata.
Darius l’avrebbe accettata così com’era.
-Kadha Jhin- Gli riveló e subito, vide il suo volto cambiare. La mascella si fece più tesa, i suoi occhi si velarono di rabbia e con forza, le strinse i lembi della sua maglietta fino a farsi sbiancare le nocche.
-Il serial killer di Ionia?-
-Si…-Confermó per poi vederlo assottigliare gli occhi. Probabilmente stava scavando a fondo nella sua mente per ricordarsi di quell’orribile caso.
-Mio padre ha ancora il fascicolo nella sua scrivania…-
-Non voglio vederlo-Le disse serio per poi, posare una mano sul suo ventre.
Con i polpastrelli, tastó la sua pelle martoriata e con un imprecazione, si tolse da lei.
Si mise a sedere e si passó una mano sul volto… sembrava distrutto.
-Hey…Darius?- Quinn si alzó a sedere preoccupata. Lo vide inspirare a fondo per poi, poggiare entrambe le braccia sulle ginocchia e abbassarsi con la schiena.
-è ancora dentro, vero?- Nel sentire le sue parole, Quinn si avvicinò a lui mettendosi a sedere.
-Si… sarà giustiziato tra qualche anno-
-Bene- Dichiaró per poi, osservarla vicino a sè. Il solo pensare che quel bastardo aveva causato così tanto male alla sua collega, lo mandava in bestia. Avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani… ma la giustizia avrebbe fatto il suo corso.
Con un braccio, le circondó la schiena e l’attiró a sè in un abbraccio. Quinn gli fu grata di quel gesto e con naturalezza, posó la testa contro la sua spalla.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Quando Darius tornó a casa erano più o meno le undici di sera. Aveva cercato di fare il possibile per far capire a Samira che non era interessato a lei e alla sua mercanzia, ma la collega stentava a crederci e continuava ad insistere affichè i due potessero finalmente avere una relazione.
Aveva tentato di dissuaderla in tutti i modi, portandola anche alla “casa della carne”, locale che lui e Quinn adoravano ma che non era certamente il luogo ideale per un appuntamento romantico.
Non appena mise piede sul pianerottolo, il suo sguardo venne subito catturato dalla porta di Quinn.
Si domandó come stesse e senza pensarci, bussó alla sua porta. Pochi attimi dopo, lei gli aprì e rimase sorpresa di vederlo a quell’ora. Non si era cambiata ed era rimasta in maglietta e pantaloncini.
-Già tornato?- Domandó lei con uno sguardo perplesso.
-Si- Sospiró per poi, alzare il braccio mostrandole un sacchetto con dei contenitori. -Ti ho preso il tuo piatto preferito, così possiamo mangiarlo domani…-
Quinn rimase a fissarlo per poi, scoppiare a ridergli in faccia, incredula da quello che vedeva.
-Sei uscito per un appuntamento e hai portato Samira alla casa della carne?-
-Hey- Si difese- Sion sa quello che fa! È il miglior cuoco di Noxus che io conosca- Lei annuì per poi, afferrare il sacchetto.
-Immagino che hai scelto quel luogo di proposito-
-Si mangia bene e si spende poco-
-Concordo…ma non è un posto per una cenetta romantica.-
-Non volevo che lo fosse- Rimase a fissarlo per poi, piegare da una parte la testa.
-Samira si è arrabbiata?-
-Eravamo accanto ad un tavolo di ragazzini che festeggiava un compleanno…- Sorrise per poi, lasciarle il sacchetto. -Diciamo che non vorrà più tornarci…-
Quinn ridacchió per poi, tornare immediatamente seria.
-È stata per colpa mia?-
-Colpa tua?-
-Si- Darius si appoggió con un braccio allo stipite della porta, perplesso su quanto aveva da dire la collega.
-Perché dovrebbe essere colpa tua?- Lei si strinse nelle spalle e si stampó in volto in espressione colpevole.
-Perchè ti ho detto che ero gelosa…- Nel sentire le sue parole, Darius sorrise, capendo cosa volesse dire, per poi tornare eretto con la schiena.
-Mi piaci quando sei gelosa- Nel sentire le sue parole, le orecchie le andarono a fuoco.
-Sto parlando sul serio-
-Anch’io-
-Ti sto dicendo che non vorrei che fosse colpa mia del perché tra te e samira non è andata bene… non voglio influenzarti a tal punto!- Darius sbuffó per poi sorpassarla ed entrare senza invito nel suo appartamento.
-Adesso ascoltami- Inizió- Samira non mi piace. Come ti ho già detto, è una bella ragazza ma non è il mio tipo- Quinn un po’ insicura, rimase in silenzio ad ascoltarlo per poi, chiudersi la porta alle spalle.- Io adoro il mio lavoro e lei non condivide questa stessa passione. Lei poi non fa gli straordinari…-
-Tu ne fai un sacco-
-Si, perché ci sei anche tu a farli-Le lanció un occhiata- e poi, se dovessi stare con Samira, dovrei dire addio a tutto questo.- Quinn inarcó un sopracciglio.
-Il mio appartamento?-
-Il nostro rapporto- La corresse.
-Oh-
-Niente più serate sul divano, niente più uscite alla casa della carne, bevute e non potrei più passare dall’armadio- Elencó per poi, buttarsi a sedere sul divano storcendo la bocca sul programma che Quinn stava guardando: uccelli. Che novità…
-Mi piace il nostro rapporto- Le guance di Quinn si colorarono appena.
-Piace anche a me- Concordó. -Perché dovrei rovinarlo per una donna?- Beh, nella mente di Darius, tutto questo aveva senso ed era felice di sapere che anche lui teneva al mondo che entrambi si erano creati assieme. Le loro abitudini, i loro interessi, la loro amicizia.
-Sai vero che io sono una donna?-
-Certo che lo so- La guardó come se fosse una cosa logica. -A meno che tu non mi abbia nascosto altre sorprese- Nel sentire quell’affermazione, Quinn storse la bocca e si diresse al frigorifero per mettere al sicuro la carne.
-L’unico uccello oltre al tuo è Valor- Lo rassicuró chiudendo poi lo sportello.
-Non si sa mai- Cambió canale mettendo la partita - Palle ne hai…-
-Hey- Si avvicinó a lui- Torniamo seri?- Si mise a sedere anche lei sul divano- Ok, Samira è stato un caso a parte, ma non devi precluderti ad una vita di clausura per me-
-Tu non lo fai già?-
-Per me è diverso-
-Sei tu che la pensi così- Darius sapeva essere molto cocciuto e irritante delle volte…
-Non lo penso, i fatti ne sono la prova- L’uomo scosse il
volto per poi, fissare con sguardo severo la compagna.
-Se le persone non capiscono e vedono solo una cicatrice in te, allora sono dei completi idioti. - Quinn l’osservó per poi appoggiarsi stanca allo schienale del divano.
-Che strano… mio padre mi ha detto le stesse cose-
-Quindi significa che ho ragione-
-Ma ciò non toglie che non sia facile-
-Nessuno ha detto che lo sia- Quinn roteó gli occhi per poi tornare cercare di tornare in tema spostando l’attenzione su di lui.
-Per te lo è- Lo indicó- non osare dire il contrario Darius- Si agitó- Sei attraente, alto, forte, di bell’aspetto e muscoloso.- Scrolló le spalle- le donne stravedono per te-
-Sopratutto quando scoprono che ho un figlio e sono divorziato- osservó la partita di quella sera: Ionia contro Bilgewater… una vera noia. -È un buon deterrente. Si chiedono se io non sia stato un buon marito, un buon padre, se ho mai picchiato mia moglie e danno per scontato che se lei mi ha lasciato è sicuramente perché sono un pezzo di merda.-
Quinn rimase a bocca aperta: non aveva mai pensato a lui in quel modo.
-Ma tu non lo sei- Darius annuì poco convinto per poi, fare lo stesso e appoggiarsi allo schienale come lei. -Io… non l’ho mai pensato che tu lo sia.- Lo rincuoró poggiando una mano sul suo braccio. -La tua ex moglie era una completa cretina… non ti ha dato la possibilità di essere un padre ma sono sicura che lo saresti stato.- Quelle parole lo rincuorarono. Sapere che almeno lei lo vedeva come una persona diversa, lo faceva sentire bene.
-Non c’è che dire allora…Siamo due completi falliti- Borbottó per poi, far ridacchiare la compagna.
-Forse- Si avvicinó a lui - ma forse è proprio per questo che stiamo bene assieme- Sorrise per poi, voltarsi a vedere Quinn. Accanto a lui, aveva un espressione tranquilla e rilassata. Con un braccio, le circondó le spalle e l’avvicinó a sè. Forse era il momento giusto.
-Posso baciarti ora?- Le domandó avvicinandosi al suo volto.
-No, scordatelo.- Borbottó tappandogli la bocca.
-Che palle- Sbuffó liberandola dalla stretta e tornando a vedere la partita.




La camera di Senna era quella che si poteva definire un incubo. Non solo era in disordine ma sembrava che qualcuno avesse rovistato cercando qualcosa… già, ma cosa?
-Trovato niente?- Domandó Quinn nel vedere Darius accasciarsi sopra la poltrona. Aveva sfogliato un sacco di quaderni, raccoglitori e fogli e niente sembrava di interesse. Oltre a solite ricevute della precedente attività che aveva col marito, era una studiosa di fenomeni atmosferici, sopratutto della nebbia aveva colpito le Shadows Isles.
-No- Scosse il volto per poi, osservare la stanza. La scientifica aveva già analizzato qualsiasi possibilitá di tracce biologiche, ma niente di sospetto o che li portasse a pensare che qualcosa le fosse successo all’interno della stanza.
-Questo caso è una vera merda- Sbottó Darius per poi, alzarsi in piedi- Vuoi sentire la cosa più ridicola? Hanno analizzato i nastri delle telecamere e non c’è NIENTE di sospetto! Nessuno entra nella villa con un cadavere, niente di niente se non quello che ci hanno già raccontato-
Quinn si avvicinó a Darius e gli battè una pacca sulla spalla per incoraggiarlo.
-Questo è strano-
-Puoi dirlo forte…- Si alzó e si avvicinó alla finestra solo per osservare i poliziotti ad ogni angolo del giardino.
Vedere il compagno così preoccupato e così stanco, le faceva uno strano effetto.
Con cautela, tornó vicino a lui solo per dargli il suo supporto.
-Le telecamere non ci hanno aiutato… e qua nella camera non troviamo niente di utile…- ricapitoló lei per poi, voltarsi ed osservare la scena- È chiaro che qualcuno sia entrato qua dentro perché cercava qualcosa…-
-Non Senna stessa?-
-Lo trovo difficile, una donna poi, non farebbe questo casino, sopratutto se sta cercando qualcosa che lei stessa sapeva bene dove tenere.-
-Pensi quindi che sia un uomo?-
-Sicuramente non lei- Annuì per poi, andare verso i cassetti del computer. - Il portatile è da far analizzare… la password non è niente che noi conosciamo.-
-Almeno lei è stata furba e l’ha cambiata…-
-Già, non come il marito-Gli fece notare per poi, portarsi un dito sotto al mento. -Manca qualcosa…-
-Qualcosa?-
-Si- Annuì. - Il ladro stava cercando qualcosa di valore in questa stanza…- Si guardó attorno. -Non gioielli, non qualcosa di tecnologico, qualcosa di cartaceo.- indicó i fogli a terra e sparsi a giro- Qualcosa di importante, scritto nero su bianco.-
-Tipo?- Una figura alla porta li fece sobbalzare.
Capelli blu, grossi boccoli vistosi e un abito deliziosamente costoso.
-Scusate, sono Gwen, la figlia di Viego- Oh. Ecco un tassello del puzzle che ancora non avevano analizzato.
-Ciao Gwen- La salutó Quinn avvicinandosi a lei. -Io sono l’agente Swain mentre lui è il mio collega, l’agente speciale Donald.- Lo presentó. - Siamo ad indagare sulla scomparsa di Senna e l’omicidio-
-Si, so già che cosa fate- La fermó annuendo tristemente. -Spero che Senna stia bene.-
-La notte della scomparsa di Lucian e Recluta, lei ha litigato con suo padre…- Darius si avvicinó alle due donne.
-Si… lui… non approvava la mia relazione con Akshan.- Lei scosse il volto con forza- Io lo amo, lui è un bravo ragazzo. Non capisce e pensa che sia solo un maledetto in cerca di una donna ricca per fare la bella vita.-
-E non è così?-
-No!- Sbraitó per poi, imbronciare le labbra. -Akshan è generoso, molto disponibile e coraggioso.- Con un gesto, Quinn la invitó all’interno della stanza e chiuse la porta: era un buon momento per interrogarla.
-Lavorava per Lucian se non erro, ma poi è stato licenziato.-
-Si è così- Si accomodó sulla poltrona di Senna.- L’ho conosciuto mentre faceva la ronda notturna qua… era così carino. Una sera ero al balcone e ci siamo visti… lui mi ha sorriso e tutte le volte che pasava, controllava attentamente che non ci fossero intrusi.-
-Ne sono venuti tanti?- Darius si mise in piedi di fronte a lei. Sembrava molto minaccioso con le braccia incrociate e lo sguardo accigliato.
-Ecco io… qualche ladro e vandalo ma…-
-Nient’altro?-
-No ma mio padre è malato e quindi… è molto paranoico…-
-Ipocondriaco è la parola più giusta per descriverlo- Quinn afferró Darius per la giacca e lo costrinse a mettersi a sedere sul letto. Lei rimase al suo posto in piedi.
-Akshan mi faceva sentire protetta…non so quante volte l’ho detto a Senna…mio padre non voleva ascoltarmi.-
I due colleghi si guardarono perplessi.
-Protetta da chi?- Lei abbassó i suoi occhi azzurri ed in imbarazzo si fece coraggio per parlare.
-Dall’amico di mio padre… Thresh- Spiegó - quel tipo è un viscido! Ci ha provato con me non so quante volte, senza mai risultare troppo volgare, ma lo capivo. Ne ho parlato con Senna e mio padre ma lui credeva che esagerassi mentre lei… beh- fece spallucce- Lei mi ha creduto e per fortuna, ha convinto mio padre a farsi eleggere mia tutrice legale…- Questi si che erano dei buoni propositi.
-Senna e Thresh non andavano d’accordo?-
-No- Strinse i pugni al solo ricordarlo- Lei cercava di prendere le mie difese e qualunque cosa dicesse la sminuiva o la faceva sembrare pazza. Ha quel modo di fare odioso, sapete…-
-Si, lo sappiamo- Darius si portó una mano sotto al mento per ragionare sulla questione.
-Gwen- Quinn si tolse il quaderno da sotto la spalla e inizió ad annotare qualcosa - La stanza è sottosopra… sai a quando risale questo casino?-
-No- Scosse il volto sconsolata - Io sono tornata oggi, ma il giorno prima della scomparsa di Senna, quando ho litigato con mio padre… beh era tutto in ordine. -Indicó poi la parete accanto - la mia stanza è in fondo al corridoio, avrei sentito- Quinn annotó il tutto per poi avvicinarsi.
-Senna aveva con se qualche documento importante? È chiaro che qualcuno qua ha rovistato per cercare qualcosa…- Gwen rimase a pensarci per poi, scuotere il volto.
-Non me ne intendo molto degli affari di Senna… cercava di parlarmene il meno possibile.-
-Ho capito-
-Sai- Darius si fece infine avanti- Se la casa ha un entrata segreta?- Entrambe le donne lo fissarono per poi, rimanere in attesa della risposta della ragazza.
-No, che io sappia c’è solo quella all’entrata…- Ci riflettè per poi, sbarrare gli occhi. -Ecco, Olaf una volta mi ha detto che c’era un entrata segreta!-
Olaf? Darius si alzó in piedi e prese il cellulare.
-Ok- Le sorrise quasi amichevole- Sei stata di grande aiuto…- Nel sentire le sue parole, si alzò in piedi e prese le mani di Quinn.
-Per favore… trovate Senna!-



-Riesci a camminare?- Domandó Darius osservando la compagna non appena furono di nuovo soli.
-Si- Rispose senza problemi - Perché?-
-Perché ci dividiamo- Prese una delle sue pistole e controlló i proiettili per poi, mettere la sicura e infilarla nella fondina alla coscia di Quinn.
-Questa ti serverà- l’anticipó per poi, venire strattonato per la giacca.
-Cos’hai intenzione di fare?- Domandó per niente tranquilla.
-È semplice - Tornó accanto a lei - tu interrogherai mister fascino vichingo e io quel viscido bastardo di Thresh.-
Nel sentire chiamare Olaf così, lei si mise a braccia incrociate.
-Ancora geloso?- Lui fece spallucce per poi sistemarsi la giacca. -Perchè devo interrogare io Olaf?-
-Perché quel bestione ti piace no?- Con uno sguardo corrucciato, rimase a fissare il compagno.
-Vuoi che litighiamo di nuovo?- assottiglió lo sguardo.
-Non lo so- Ghignó per poi, avvicinarsi a Quinn.- Vuoi litigare?- Le domandó facendola aderire al muro dietro di sè.
-Donald.-
-Cosa?- Lei sbuffó sonoramente.
-Hai un bel coraggio a provarci quando sul collo hai ancora quel bel succhiotto di Samira…- Gli prese il naso con due dita e glielo torse per farlo allontanare.
-Non è colpa mia-
-Allora è colpa mia?-
-Hai capito che intendo- Si difese per poi, vederla avvicinarsi. Gli puntó un dito contro molto arrabbiata e questa volta, fu lapidaria.
-Provaci quando quell’affare sparisce.- Darius rimase sorpreso- Magari hai una chance migliore che te lo lasci fare…- Nel sentire le sue parole, Darius socchiude gli occhi e tornó alla carica attirandola a sè.
-Quindi è un si?-
-Io non ho detto niente- Si ritrovó tra le sue braccia.
-Si che lo hai detto-
-Non ho detto che ti sarebbe andata bene-
-Quindi potrebbe?- Dannazione come era insistente. L’averlo così accanto poi, la metteva in imbarazzo. Il volto le si stava colorando di rosso e cercava di non fissarlo.
-Non lo so-
-Che significa che non lo sai?-
-Darius abbiamo due persone da interrogare!- Cercó di ritrovare la grinta- Torna in te- Gli afferró il viso per parlargli chiaro e tondo. - Hai da interrogare Thresh-
-E tu quell’Olaf…- Ringhió per poi, fermarsi quando sentì un colpo di tosse alla porta.
Si voltarono e videro Swain.
Entrambi si gelarono per poi, lasciare la presa e allontanarsi l’uno dall’altro.
-Papà… da quanto eri qui?- Il vecchio fissó prima la figlia e poi Darius, per poi, alzare le spalle e avvicinarsi.
-A me basta che usate il preservativo- Bofonchió come se fosse stata una cosa scontata - Non voglio dei nipoti ritardati…-
-Papà!-Sbraitó-Non stavamo facendo niente- Si difese, il volto rosso e in imbarazzo per quell’invasione di privacy.
-Si certo…- Swain cercó di non estrarre la pistola per sparare in testa a Darius. -Novità?-
-Niente, ma dobbiamo interrogare due sospettati-
-Tu stai zitto- Sbottó al sottoposto per poi, rivolgersi a sua figlia- chi?-
-Olaf e Thresh- Indicó poi Darius- Dobbiamo dividerci e interrogarli il prima possibile -
-Thresh è un osso duro- Guardó Darius e gli Poggió con forza una mano sulla spalla- Ti faccio compagnia.-





Quando Quinn si allontanó dalla stanza, Swain lanció un occhiata inceneritrice all’uomo.
-Ci stai provando con mia figlia?- Darius inizió a sudare freddo.
-Ecco…-
-Rispondi alla domanda senza tergiversare, ragazzo-
Non ammetteva mezze misure.
-Si- Si ritrovó quindi ad ammettere la cosa.
-Davvero? E perché?- Con disagio, Darius si allentó il nodo alla cravatta.
-Abbiamo litigato e… ho capito molte cose- Ammise per poi farsi serio- Inoltre poi… si è aperta con me- Questa frase costrinse Swain a fare un passo in avanti e sganciare la pistola dalla fondina.
-Che intendi?- Già pensava male…
-Intendo per i fatti che le sono accaduti a Demacia…- Nel sentire quella frase, Swain spalancó gli occhi. Era chiaro che era una cosa che lei non raccontava a nessuno e nell’apprendere che adesso, anche Darius sapeva, in un certo qual modo si sentiva rassicurato.
- Capisco…- Si rilassó - Quindi hai visto…-
-Si- Annuì - Lei si fa troppe paranoie ma capisco che è una cosa che la fa stare male…- Guardó il suo capo- Non è scesa nei dettagli ma vorrei prendere quel bastardo e sparargli in bocca…- Nel sentire le sue parole, Swain annuì andando poi alla finestra.
-Quel bastardo merita di morire… ha fatto troppe vittime e Quinn è stata ad un passo dalla morte.- Si ricordó di quel giorno - È una ragazza forte ma questa vicenda le ha lasciato dentro qualcosa che la rende molto fragile…- Seguì con lo sguardo la figlia che usciva dalla porta principale - Lei ti adora, perciò vedi di non farla soffrire altrimenti ti sparo nelle palle e il tuo amore per lei sarà solo platonico- Darius annuì un po’ a disagio. Era una cosa che si aspettava di sentire da parte di Swain ma era anche sicuro che quella promessa velata l’avrebbe davvero realizzata nel caso di esito negativo…
-Bene- Si aggiustó la cravatta - adesso andiamo da Thresh-

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***



-è ridicolo!-
-Eppure è quello che ci hanno detto- Darius, assieme a Swain, squadrava Thresh dalla testa ai piedi. Aveva scelto di arrivare con calma quella mattina e con fare arrogante, aveva seguito i due agenti in una stanza più isolata e senza altri testimoni nei dintorni.
-Chi diavolo vi ha detto di questa calunnia?- Sbottó guardando con fare sfrontato Darius.
-La figlia del suo capo- Precisó mettendosi a braccia conserte - ci ha provato con lei, è così?-
-No!- Ringhió per poi, stringere i denti quando Swain, inizió ad osservare la stanza e a curiosare. - Non è così!- Inizió a spiegare - Quella ragazzina per me è come una figlia! Da quando Viego sta male, sto cercando di prendermene cura, come se fosse figlia mia…-
-A quanto pare non le riesce così bene-Rincaró il moro facendolo solo innervosire.
-È un adolescente! Vuol fare cose da adolescente!- Cercó di spiegarsi - Si veste in modo del tutto ridicolo e con gonne microscopiche e vestiti inguardabili- Lanció un occhiataccia a Darius.- Se sua figlia si vestisse così, anche lei ne uscirebbe matto-
-Non ho una figlia e non è un mio problema- Si mise a braccia conserte per poi decidere infine di mettersi a sedere.
-Dov’era la sera della scomparsa di Lucian e Recluta?- Domandó Swain continuando a fissare la libreria maestosa alle loro spalle. Thresh scosse le spalle, non sapendo bene cosa rispondere.
-A casa-
-Non dorme qua?-
-No- Rispose con veemenza - Ho una casa mia - Fissó entrambi gli agenti con fare di sfida.
-Solo?-
-Si, non sono sposato- Darius inspiró a fondo.
-Perció lei non ha un alibi per la notte dell’omicidio.-
-Ho già detto che ero a casa!- Si alzó innervosito in piedi - è vero, nessuno può provarlo, non ho telecamere ma non mi sono mosso da lì-
-Si e io sono il gran generale dell’impero Noxiano- Sbottó Swain andando poi vicino ad entrambi - Sei uno dei sospettati più convincente - Ammise facendo perdere le staffe a Thresh.
-Non avete niente che possa farvi credere che io possa centrare con l’omicidio ed il sequestro! State solo raffazzonando qualche teoria per poter trovare un colpevole e togliervi questo caso di dosso!-
-Non esserne così sicuro- Darius sorrise, alzandosi in piedi e superandolo in altezza. -Hai un movente… e ho visto casi dove il colpevole nemmeno l’aveva…- Strinse gli occhi e gli puntó un dito contro - Ti tengo d’occhio.-



Quando Quinn entró nell’agenzia delle sentinelle, si stupì di vedere la ex collega con il volto stanco e una confezione maxi di caffè accanto a lei.
-Oh, ciao- La salutó per poi tornare con il volto ad inquadrare un enorme quaderno contenente numeri e dati.
Probabilmente qualche conto da pagare e cifre da far tornare. Essere il capo delle volte faceva davvero schifo.
-Tutto bene?- Domandó chiudendosi la porta alle spalle e accomodandosi a sedere di fronte a lei.
-No- Rispose per poi, bere un altro sorso di caffè. -Lucian è sparito e tocca a me far quadrare ogni cosa. Ho da pagare i dipendenti e da licenziarne altri-
-Licenziarne?-
-Si- le rispose per poi accasciarsi un attimo sulla sedia- Tutti i soldi sono spariti e ho da pagare di tasca mia…- Spariti? - Non guardarmi così, non sono stata io-
-Non ho detto niente-
-La tua faccia era abbastanza palese da farmi capire che te lo stavi chiedendo- Stanca, Vayne si passó una mano sul volto. Non era truccata in modo impeccabile come suo solito e i capelli, erano in disordine.
-È stato Lucian?-
-A quanto pare…- Si strinse nelle spalle. - La banca mi ha detto solo che ha ritirato una bella somma lo stesso giorno della scomparsa- Quinn rimase a bocca aperta.
-Perché non me lo hai detto prima?!-
-L’ho scoperto ieri pomeriggio!- Si difese togliendosi gli occhiali - Sono qua in studio da ieri e ho fatto nottata per far quadrare i conti!- A giudicare dal suo tono di voce, sembrava disperata.
-È una cifra così alta?-
-Così alta da mandarmi in rovina- Quinn annuì osservando la ex collega: quella situazione la metteva in una posizione di enorme svantaggio a livello economico facendola escludere dai sospettati.
-Ho bisogno di parlare con Olaf- Nel sentire quella richiesta, Vayne inarcó le sopracciglia confusa.
-Con Olaf?-
-Si- Rimasero in silenzio, poi Vayne parló.
-Te lo affitto per cinquanta gold all’ora- Quinn spalancó La bocca per poi, fermarla immediatamente.
-Devo interrogarlo!- Spiegó- Mica farci robe!-
-Eh- Annuì la mora tornando al suo quaderno- Per quello hai il tuo partner- la squadró velocemente- Aspetta, te lo sei fatta finalmente?-
-No! Siamo solo colleghi-
-Si- La donna soffocó una risata-Lo dicevo anch’io con Lucian e guarda qua - Sospiró per poi, lasciare la penna e concentrarsi sull’amica - Secondo me il tuo collega è messo bene- Inizió- è grosso e deve avere un ottima attrezzatura… e poi mi sa di tipo che ha una buona resistenza… i Noxiani sono tutti così-
-Vayne-
-Dico solo-
-Vayne!- La richiamó cercando di farle cadere questo discorso.- Sto cercando Olaf-
-Olaf da quel che Ho sentito, può continuare per ore e sotto ha praticamente -
Quinn si alzó in piedi esasperata. Si mise una mano a tenersi il ponte del naso per poi, cercare di calmarsi e rimettersi composta sulla seggiola.
Probabilmente la collega stava avendo questo atteggiamento perché non voleva pensare ai conti da pagare…
-Ho sentito che al centro commerciale cercano commesse per il reparto di biancheria intima-
-Sarebbe un lavoro fico- Ammise la mora per poi bere un sorso di caffè- chi me lo ha fatto fare di diventare una sentinella.- Inizió- potevo andare a battere per strada, avrei visto più cazzi che tramonti ma…- Si fermó per poi guardare l’amica. -Olaf-
-Gia- sorrise nel vederla ritornare in sè- Olaf.-
-Olaf!- Urló il nome dell’uomo e pochi minuti dopo, comparve. - La signorina qua ti vuole- L’uomo si guardò attorno per poi, notare Quinn che l’attendeva a sedere. Sorrise per poi, poggiare entrambi i palmi sulla scrivania e sporgersi.
-Sempre a disposizione per una bella donna-
-Tieni l’arnese nei pantaloni- Lo rimbeccó Vayne alzandosi in piedi - Vi lascio soli, vado a riposarmi- Con una mano salutó entrambi e si diresse nel retro. Finalmente soli, Olaf squadró la poliziotta per poi, mettersi a sedere al posto del suo capo.
-Voleva vedermi?-
-Si- Quinn si impettì col busto - Abbiamo interrogato la signorina Gwen - Inizió- E dopo aver visionato le telecamere siamo costretti a richiedere una sua consulenza- il rosso alzó in alto un sopracciglio non comprendendo che cosa Quinn volesse da lui.
-Siamo a conoscenza che lei sa di un entrata segreta-
-Oh- Comprese.
-Può aiutarci?- Un po’ a disagio, Olaf si massaggió la base del collo per poi, stringersi nelle spalle.
-Io non so di questa entrata…- Ammise un po’ in imbarazzo - Yorick mi ha detto che c’era e incuriosito…-
-Yorick?- Domandó Quinn scattando sulla sedia: e questo chi era?
-Yorick Mori- Spiegó- Il giardiniere- Ahh… -è il mio miglior amico-
-è possibile parlare con lui?- In un istante, si alzó in piedi e le fece cenno di seguirlo uscendo dall’agenzia.
-Probabilmente adesso è alla tenuta - Ipotizzó per poi, indicare la moto- Ha una macchina? Altrimenti le posso dare uno strappo-
Quinn osservó La moto e per poco non rimase senza fiato. Era una magnifica moto nera nuova fiammante. Di quelle cattive.
Darius sarebbe arrivato più tardi o probabilmente, ci avrebbe pensato suo padre…
Con un cenno d’assenso, accettó il passaggio da Olaf e con un sorriso, le porse il casco.
-La sicurezza prima di tutto-


Quando arrivarono alla tenuta, Olaf emise un fischio nel vedere poliziotti ovunque che setacciavano il perimetro.
Quinn socchiuse gli occhi esasperata per poi, scendere dalla moto seguendo Olaf a ruota.
-La ringrazio- Borbottó poco dopo.
-Per cosa?-
-Per non aver parlato a Vayne di Riven- Quinn si strinse nelle spalle.
-Non credo che possa interessarle…-
-Ho il presentimento che mi licenzierà- Mormoró preoccupato. -Se l’agenzia è in perdita, sarò il primo ad essere mandato via- Quinn si incuriosì: perché tutta questa certezza?
-Ne è sicuro?-
-Se Recluta e Lucian sono spariti proprio quando io facevo la guardia a questa casa, allora non devo essere così bravo- Quinn non osó controbattere per poi, osservare un uomo grosso e di spalle che stava sistemando un aiuola.
-Yorick- Olaf chiamó l’amico e questi, si voltó con uno sbuffo.
-Olaf, quante volte devo dirtelo che durante l’orario di lavoro non voglio essere disturbato.- Si lamentó mostrandosi in tutta la sua spettacolare spettrosità: aveva dei capelli lunghi e neri, un volto abbastanza cupo e i suoi vestiti erano anch’essi neri. -Poi lo sai che quel rompiballe di Thresh viene a lamentarsi con me!- Oh bene, si disse Quinn, allora tutti odiavano quel maledetto uomo…
-Lo so amico- Si scusó per poi, farsi da parte mostrargli Quinn - Lei è l’agente Swain… sta lavorando alla scomparsa del mio capo, di Senna e dell’omicidio di Recluta- Nel sentire quella presentazione, Yorick affondó la pala nel terreno e si voltó verso di lei. -Voleva farti alcune domande-
-Che posso fare per lei?- Domandó inarcando un sopracciglio. Quinn si umettó le labbra e inizió a parlare- il corpo di Recluta è stato trovato nel seminterrato. Le telecamere di sorveglianza non mostrano alcun accesso alla casa assieme ad un corpo e non ci sono manipolazioni video…- Si fece avanti - Olaf mi ha detto che lei conosce un entrata segreta.-
Yorick rimase in silenzio, fissando prima lei, poi Olaf.
-Ti avevo detto di non dirlo!-
-Non sono stato io, è stata Gwen-
-È Gwen da chi è venuta a saperlo?-
-Quindi lei conosce l’entrata?- Quinn interruppe i due e Yorick, si mise a braccia conserte. Sbuffó sonoramente per poi, continuare a guardare in modo bieco il compagno.
-Non ho mai detto che ci fosse un entrata segreta-
-Si, lo hai detto!- Olaf si fece risentire.
-Ho solo detto- Alzó La voce - che “credo” che ci sia… sono due cose completamente diverse.- Il rosso alzó in alto una mano come per dire “oh andiamo” e si mise le mani sui fianchi. Quinn rimase in attesa per poi, sentire la spiegazione del moro.
-Io oltre al giardiniere qua da Viego, mi occupo anche del cimitero della città-
-Ok- Quinn drizzó le orecchie sentendo aria di rivelazione- una sera, credo di aver visto un uomo all’interno del cimitero… solo che il cimitero a quell’ora era chiuso.-
-Non sarà un fantasma?- Domandó Olaf per poi beccarsi l’ennesima occhiataccia dall’amico.
-Il fantasma aveva la faccia di Viego?-
-Beh, da che mi risulta, lui è ancora vivo…- Olaf scosse il volto - non è che ti sei sbagliato?-
-Può darsi, ma era davanti alla tomba della moglie…- Mimó con le mani quella che doveva essere una cupola. -Quando è morta, ha fatto una specie di mausoleo per lei… e così mi sono chiesto se nel farlo, non abbia fatto quella che può essere un entrata o uscita segreta…- nuovamente, Olaf lo interruppe.
-Perché non hai provato a vedere tu?-
-L’ho fatto… ma le chiavi del cancello le ha solo Viego.- Con un enorme sospiró, torno a fissare Quinn. - Quel che voglio dire è che quel posto è chiuso e da quel che ne so, Viego è ricco sfondato… potrebbe aver fatto un entrata segreta che parte da casa sua fino al cimitero - Con un gesto, indicó una direzione a sud - vede? non è molto distante da qui…-
Porca puttana se aveva ragione!
-Se così fosse, l’assassino potrebbe essere entrato senza problemi e senza farsi notare!- Un pensiero le balenó improvvisamente in testa - magari Senna e Lucian sono rinchiusi li…- Yorick afferró subito la pala.
-Dobbiamo menare qualcuno?- Olaf si fece avanti.
-No… ma possiamo andare a controllare- Con uno sguardo, fissó il giardiniere. In tutta risposta, Yorick si strinse nelle spalle.
-Sapete, i cimiteri sono un luogo come un altro per fare baldoria… diró a Viego che qualcuno ha probabilmente fatto dei danni e sono entrati dentro…-
Quinn annuì per poi, sparire dalla proprietà con i due uomini.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Il cimitero di Noxus era immenso. Con fare preoccupato, Quinn si guardó attorno, notando tristemente, che a quell’ora del giorno era praticamente deserto.
-Per di qua- Mormoró Yorick facendo strada in mezzo alle lapidi e statue. Quinn, in silenzio, seguì l’uomo mentre alla sua destra, Olaf si era armato di una mazza da baseball.
-Dove hai preso quella mazza?- Domandó la donna inarcando pensierosa un sopracciglio.
-L’ho presa ad un ragazzino poco fa- ammise per poi sentire il peso del suo sguardo addosso. - Tranquilla, gliela riporto poi…- Le sorrise - E poi…Se devo morire, almeno una soddisfazione voglio togliermela nel colpire qualcuno.- Yorick si fermó alzando appena la vanga nella direzione dei due.
- Io ho una pala-
-Ora si che mi sento al sicuro- Esclamó Quinn.
-Ho visto un film di uno che riusciva a sgozzare e decapitare le sue vittime con un arnese simile- I due rimasero in silenzio per poi, avvicinarsi al giardiniere.
-Allora contiamo su di te… -dichiaró Olaf.
-Ma tu non sei un guardiano notturno?-
-Ti sembra notte?-
Quinn alzó gli occhi al cielo finché non si ritrovó davanti quello che effettivamente, sembrava un mausoleo.
-È questa la tomba di Isolde?- Yorick annuì per poi indicare il cancello.
-Decisamente discreta- Quinn si avvicinó alla serratura trovandola ovviamente chiusa.
-In linea d’aria avrebbe senso che ci fosse un entrata collegata alla casa…- Olaf si portó una mano a schermarsi gli occhi. -Però non abbiamo prove che sia effettivamente così…-
-Solo ipotesi- Mori si fece avanti affiancando l’agente - Vuoi che rompa il lucchetto?- Quinn scosse il volto per poi spalancare gli occhi. C’era qualcosa a terra…
-Lo vedete anche voi?- Domandó indicando all’interno della struttura, sui gradini, quello che sembrava essere un liquido ormai secco ma nerastro.
-È quello che credo?-
-Non lo so- Scosse le spalle lei cercando di scavalcare. A darle man forte Olaf l’aiutó con le braccia facendola arrivare oltre la cancellata.
Con cura, si avvicinò alla pozza e notó quelle che sembravano delle gocce perpetuarsi per l’interno della struttura.
-Posso aprire?- Domandó Ai due uomini che preoccupati, la fissavano dall’altra parte.
-Fai attenzione- Le suggerì Olaf- Vuoi la Mia mazza?-
-Meglio la mia pala!-
-Ragazzi, ho una pistola- Borbottó tirandola fuori dalla fondina alla coscia e avvicinandosi alla porta. Lenta, fece attenzione e l’aprì rivelando un piccolo spazio con un feretro e una statua. Ogni cosa era in marmo, con tonalità verdi, così differenti dallo stile noxiano. Il tutto, però, passó in secondo piano quando vide altre macchie di sangue sul pavimento. Le gocce si erano interrotte ed erano diventati segni di trascinamento verso quella che sembrava una parete.
Bene. L’entrata era lì. Con una mano, toccó il muro per poi, provare a dare dei colpi. Il suono che le arrivó era sordo e vuoto, segno che c’era qualcosa dall’altra parte… come un corridoio.
Con attenzione, Quinn uscì e sorrise ai due uomini che preoccupati, attendevano aggrappati alla cancellata.
-Abbiamo fatto bingo-
-Mi piace il bingo- Ammise Yorick per poi lanciare un occhiata alla donna. -Ora cosa facciamo?- Quinn sorrise per poi, tirare fuori dalla tasca il cellulare.
-Facciamo finta di niente… siamo un passo avanti all’assassino finalmente.-
Con dovizia, inizió a scattare foto per poi, richiudere il tutto e scavalcare.
-Voi due farete finta di non sapere niente e questa sera, io e il mio collega andremo a esplorare questo loculo.-
-Mi piace come idea- Olaf l’aiutó a tornare dalla loro parte.-Ma non è un po’ illegale?-
-No, se le lascio le chiavi del cimitero… -Yorick se le tolse dalla tasca-…e la pala.-
-Le chiavi bastano…-



Darius osservó Quinn davanti a sè con addosso un espressione compiaciuta. Le foto che gli aveva mostrato erano un segno chiaro come il sole che c’era un entrata nascosta per la casa ed il sangue, un ulteriore indizio.
-Vuoi andarci stasera?-
-Si- Borbottó lei mangiando delle patatine. Entrambi, si erano presi una pausa pranzo e si erano incontrati da Sivir. Darius aggrottò la fronte per poi, sospirare stanco.
-Non vuoi aspettare il mandato?-
-No-
-Perchè?- Domandó incuriosito e la risposta che le arrivó alle orecchie lo convinse del tutto.
-Senna e Lucian potrebbero essere ancora vivi…- L’uomo afferró il mazzo di chiavi per poi, osservarle e scuotere il volto.
-Ti sei fatta aiutare da due civili-
-Uno era il guardiano del cimitero!- Gli fece presente - ha solo collaborato-
-Anche Olaf ha collaborato?-
-Si- Ammise lei fissando in modo accondiscende il compagno - ci siamo appartati in un loculo e abbiamo iniziato a darci dentro, così è stato più che collaborativo con la sottoscritta.- Nel sentirla rispondere in quella maniera, l’uomo sghignazzó. - Ti diverte?-
-Credo di più alla tua versione del “ho trovato il cancello dell’entrata al mausoleo di Isolde, aperto”-
-Infatti era aperto-
-Certo, non potresti mai scavalcare…-
-Non da sola- Si mise a braccia conserte per poi, rimbeccarlo- Allora ci stai?-
-Temo di si…- Sospiró Darius prendendo dal piatto di lei una manciata di patatine. -Ho detto a tuo padre che sarei stato attaccato al tuo culo… a proposito, mi ha dato la sua benedizione.- Quinn lo fissó interdetta e confusa.
-Cosa ti ha dato?-
-La sua benedizione- Ingoió il boccone e ghignó da bravo noxiano quale era. -Quindi adesso che il vecchio mi ha dato campo libero, posso provarci con te senza il terrore di beccarmi un proiettile nel culo.- Quinn lo fissó a bocca aperta per poi riprendersi le patatine che gli aveva fregato.
-Che gli hai detto!?-
-Che voglio provarci con te!-
-Sei serio!?-
-Tesoro, sono così serio che ti prenderei seduta stante davanti a tutti - Questo lato così spavaldo di Darius riusciva quasi a metterla a disagio.
-Non pensi che per farlo, la cosa dovrebbe essere ricambiata?- Lui fece una smorfia per poi, picchiettarle la fronte.
-Sei gelosa marcia di qualunque donna mi si avvicina-
-Veramente sei TU quello geloso di qualunque uomo mi ronzi attorno…- Darius si ammutolì per poi, stringersi nelle spalle.
-Quindi non provi niente per me?- Quella domanda la mandó in confusione. Le guance le si colorarono e per niente a proprio agio, cercó di farsi sentire solo da lui e non dagli altri clienti.
-Ne vuoi parlare proprio qui ed ora?-
-Preferisci stasera al cimitero?- Quinn chiuse gli occhi per poi portarsi una mano al volto.
Era chiaro che anche lei provasse qualcosa per lui, lo aveva capito da tempo, ma era tutto il suo insieme che non riusciva ancora ad accettare. Le delusioni e la vergogna di se stessa continuavano a frenarla.
Con lo sguardo un po’ spento, fissó il piatto.
-Ti stancheresti subito di me-
-Questo non è vero- Lei scosse il volto.
-So i tuoi gusti e non rientro nella tua categoria…- Darius storse la bocca per poi, mettersi a braccia conserte.
-Potresti avere ragione… ma potresti farmi cambiare idea- Sembrava così positivo a riguardo…
Lei gli lanció un occhiata e lui, sospiró avvicinandosi a lei.
-Ti ho Gia vista nuda e…- Quell’affermazione le fece perdere un battito.
-Cosa, quando?!-
-Quando ti ho alzato la maglietta per vedere quella benedetta cicatrice - E solo in quel momento si ricordó di quel dettaglio. Quella mattina era stanca morta e per rimanere più comoda aveva deciso di non portare il reggiseno. Con il volto che le andava completamente a fuoco, fissó nuovamente il compagno.
-Potevi dirmelo-
-Pensavo te ne fossi accorta e poi, non mi sembrava il momento.-
-Non era il momento?!-
-Già…-Sorrise sornione - ma non preoccuparti, hai delle tette carine…-
-È tutto ciò che hai da dirmi?- Stentó a cederci.
-No, se vuoi posso continuare.-
-Smettila- In imbarazzo, si alzó in piedi- Non posso crederci che…- Lo vide indicarle la patta dei pantaloni gonfia per iniziare a dirle qualcosa.- SMETTILA!- I clienti si voltarono verso di lei e in silenzio, Quinn uscì di corsa dal locale.
Sentiva il cuore martellarle nel petto, il volto completamente a fuoco e intimamente, si sentiva confusa e bagnata.
Con entrambe le mani, si appoggió alla macchina di Darius per poi, cercare di calmarsi e prendere un bel respiro.
Lei era sempre quella tranquilla, distaccata, che non perdeva mai il controllo.
Perché adesso le sembrava di esplodere?
Forse perché Darius era l’unico uomo che da circa cinque anni mostrava del genuino interesse per lei.
Beh, lui non le era indifferente di certo.
Aveva perso il calcolo di quante aveva sognato quell’uomo che si univa a lei in modi del tutto non convenzionali.
Tutte quelle volte sul divano, il suo braccio a circondarle le spalle, il suo calore così vicino…
-Esci senza pagare eh- La sua voce la fece tornare in sè. Con un occhiata bieca, cercó di rispondergli.
-È colpa tua…-
-Beh- Si avvicinó a lei porgendole lo scontrino - in questo caso me ne assumo la responsabilità…-



Erano circa le dieci e in macchina, osservavano il traffico che pian piano, si diradava vicino al cimitero. Le auto smettevano di passare, i passanti andavano a passo spedito verso casa e nessuno, aveva la voglia di passare a fare una capatina illegale nel cimitero cittadino.
-Te la senti Davvero?- Domandó Quinn fissando con fare preoccupato il compagno. Lui, la fissó a sua volta, per poi annuire.
-Devo, altrimenti saresti a lamentarti per tutta la sera-
-Sto parlando sul serio-
-Si, pure io! So quello che sei capace di fare- Con un imprecazione, Quinn scese dall’auto seguita a ruota dal noxiano. Entrambi si erano vestiti di nero con delle semplici magliette e un pantalone ed entrambi, erano armati fino ai denti e pronti ad entrare in azione.
Con fare attento, entrambi si avvicinarono al cancello e con un giro di chiavi, l’aprirono quel tanto che bastava per entrare senza essere visti.
-Dimmi la tua teoria- Inizió a parlare Darius afferrando dalla cinta una torcia.
-L’assassino è passato per il cimitero.- Provó a raccontare e mettere in ordine le prove. - Per non farsi vedere dalle telecamere di sorveglianza e da nessun testimone.- Con un gesto, fece segno a Darius di svoltare. - La stessa sera della scomparsa di Recluta, lui l’ha portato qua, per nascondere il suo cadavere-
-Lui?-
-Credo che l’assassino sia un uomo- Darius rimase in silenzio per poi, continuare a domandare.
-Credi che fosse già morto?-
-Vladimir non ne era sicuro, ma potrebbe essere morto per dissanguamento lungo il tragitto-
-Il sangue avrebbe imbrattato l’assassino e non solo lui, ma anche la sua auto nel caso l’avesse portato fino a qua-
-Le uniche macchie di sangue che ho visto erano all’entrata…-
-Allora ha fatto in modo che il corpo non sanguinasse nè sporcasse…- Quinn storse la bocca. -Non è possibile entrare qua con una macchina…-
-Allora deve esserselo caricato in spalla-
-Non ha fatto quello che si dice un buon lavoro allora…-
-Invece si…- Indicó per terra- Non ha piovuto… non ha lasciato tracce che facessero presupporre ad una pista-
-E allora perché sulle scalinate sono rimaste?-
-Ed io che ne so!?- Si difese Darius per poi trovarsi davanti al cancello. Con fare perplesso, fissó il mausoleo per poi, lanciare un occhiata a Quinn.
-Quando morirò - Inizió - Esigo una statua. Mi basta quella. Magari con un pallone da basket in mano-
-Quello che lascerai come eredità servirà a malapena a pagare gli alimenti di tua moglie- L’uomo sbuffó per poi, inquadrare con la torcia le tracce di sangue sulle scale.
Provó quindi ad entrare, ma il cancello era ovviamente chiuso.
-Non era aperto?-
-Tanto quanto il mio appostamento amoroso con il Freljordiano- Imprecante, diede un calcio al cancello e con una botta, si aprì.
-Ora è aperto…- Dichiaró sorpassandola.
-I vandali da queste parti non hanno proprio rispetto…nemmeno nei cimiteri-
-È così che ti hanno insegnato a dire?-
-Yorick mi ha detto che è una spiegazione accettabile…- Si ricordó dell’uomo quando vide la pala lasciata accanto al cancello.
-Forse…- Si arrese Darius per poi chinarsi e osservare il sangue. Lo grattó via un poco e lo mise in un piccolo sacchetto come prova. - Sembrano schizzi fa impatto-
-Quindi il sangue semplicemente “gocciolava”-
-Già- Con la torcia illuminó la porta e le fece segno di indietreggiare.
Quinn diede ascoltó al suo consiglio e afferró la pistola. Nuovamente Darius si fece avanti e con cautela, aprì le porte della struttura. Dentro non c’era nessuno, esattamente come quel pomeriggio.
-Ok- Si rilassarono e con entrambe le torce, illuminarono il pavimento. -Si- Concluse Darius - Da che era sollevato, Recluta è stato posato e poi trascinato-
-Che senso aveva nasconderlo qua?-
-Un luogo indisturbato…-
-Indisturbato per Viego?-
-Credo che Viego non centri… ha perso le chiavi del cancello un mese fa e con la sua cagionevole salute ed impegni, non è ancora andato da un fabbro a farsele rifare…- Quinn spalancó La bocca.
-Tu lo sapevi da quanto?!-
-Da oggi- Ammise candidamente per poi, inquadrare con la luce la parete. Le tracce sembravano finire contro il muro.
-Qualcosa mi dice che l’entrata è qua…-
-Sembrerebbe ma come lo smuoviamo?- Entrambi si persero a guardarsi attorno per cercare qualche pulsante o meccanismo.
-Non provi a smuoverlo?- Propose Quinn.
-È Marmo!- Le fece notare -Quale idiota smuove da solo una parete di marmo?-
-Lo stesso che sfonda con un calcio un cancello…- Darius socchiuse gli occhi per poi, provare. Ovviamente la parete non si smosse di un millimetro.
-Contenta?-
-Si- Attenta, Quinn si guardó attorno - potrebbe essere invece un telecomando?-
-In quel caso saremo messi di merda…- Con un sospiro, lei annuì per poi imprecare ad alta voce.
-Viego sapeva sicuramente di questo passaggio-
-Non credo…-
-Perchè?-
-Perchè nasconderlo alla figlia?- in risposta, Quinn agitó le mani per ribattere ma Darius la precedette- E poi, quello è ricco… secondo me non sa nemmeno quanto spende per cagare- Borbottó Darius per poi, osservare il feretro e la statua di Isolde. Adagiato tra le sue mani c’era qualcosa…Era un carrilon quello?
Senza pensarci, lo afferró e aprendolo, trovó dentro quello che era chiaramente, un piccolo telecomando.
-Siamo davanti ad un Imbecille- Constató Quinn osservando l’aggeggio.
-Per nostra fortuna- Concordó Darius e premendo il pulsante, la parere si aprì alle loro spalle.
La porta non fece rumore e ci mise giusto qualche secondo per aprirsi del tutto. Riprendendo le torce in mano, osservarono la scia di sangue perpetrarsi lungo un corridoio illuminato da delle luci sicuramente recenti.
-Porca puttana…- Esclamó Darius per poi, entrare. Quinn provó a seguirlo ma lui, la fermó.
-Aspettami qui-
-Cosa?!- Esclamó indispettita- No!-
-Magari l’assassino è dentro! Vuoi che ci prenda entrambi facendo filotto nel corridoio? Nel caso non lo vedessi, è stretto.-
-Stretto per te! O magari non c’è e hai bisogno di aiuto- Insistette.
-Vado io- Alzò la voce: il suo tono non ammetteva discussioni- torna all’auto e in caso di bisogno, contatta tuo padre. Se entro venti minuti non sono tornato o non ti ho contattato via radio, allora puoi venire a prendere il mio cadavere- Con un pugno, Quinn lo colpì alla spalla.
-Non dire stronzate- lo fissó negli occhi per poi, digrignare i denti- azzardati a farti uccidere e mi incazzo- Darius sorrise sodisfatto per poi, vedere la collega uscire fuori. -Non vuoi darmi un bacio prima di andartene?-
-Vaffanculo-

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***



Con una smorfia, Quinn aprì lo sportello della macchina e accese la radio.
Non era del tutto convinta della mossa del collega, ma aveva ragione: se quel corridoio era così stretto, sarebbero stati come topi in trappola.
-Mi ricevi?- La voce di Darius le arrivó alle orecchie e un po’ sollevata, alzó il ricevitore.
-Si-
-Questo posto puzza- Ammise l’uomo facendola preoccupare.
-Puzza di cosa?-
-Di fango e merda-


Il corridoio era parecchio lungo e impugnando la pistola e la torcia, continuava ad avanzare. Avere la voce di Quinn nell’orecchio, lo tranquillizzava: sapeva che era al sicuro e che qualunque cosa potesse accadere, lei avrebbe saputo prendere in mano la situazione e fare la cosa giusta.
-Ci sono tracce di sangue?-
-Si- Affermó lanciando un occhiata al pavimento terroso. -Segni di trascinamento… come se si, fosse passato prima con il corpo e poi con qualcun’altro- Si fermó non appena giunse davanti ad una porta. -Fine del tunnel-


Per poco Quinn non urló nel ricevitore quando vide una figura picchiettarle contro il finestrino.
-Olaf?!- Sbraitó il suo nome - Sei impazzito?! Vuoi farmi venire un infarto!?-
-Perdonami- Esclamó dispiaciuto il rosso con addosso un giubbotto di pelle nera e piena di borchie. -Ero venuto a controllare…-
-Controllare?-
-Si!- annuì un po’ in imbarazzo - Se andava tutto bene…ero solo preoccupato.- Quinn socchiuse gli occhi e regoló il respiro.
-Si, tutto bene, ma non devi farmi saltare la copertura!- Lui scosse le spalle.
-Beh, così sembriamo una coppietta che sta chiacchierando- Effettivamente, aveva ragione. -Il tuo collega?-
-è dentro- Indicó la radio- Abbiamo trovato il passaggio-
-Cazzo! Grandioso!- Esplose in un sorriso magliante per poi preoccuparsi immediatamente. -Quindi c’era DAVVERO un passaggio-
-Si-
-Questa è roba grossa…- Si lisció la barba per poi, zittirsi quando sentì la voce di Darius.
-Sto aprendo la porta- Quinn riprese in mano il ricevitore e fece segno ad Olaf di non fiatare.
-Credi che ci sia qualcosa dietro?-
-Possibile…- Constató per poi, tornare in silenzio.


Provó ad abbassare la maniglia, ma era chiuso.
Non aveva tempo di provare a scassinarla e decise in modo pratico di prenderla a spallate.
A differenza del muro, la porta era molto più semplice da forzare e dopo quattro colpi, riuscì ad aprirla.
La puzza aumentó e si ritrovò in una stanza del tutto differente dal corridoio ma simile a quella che era lo scantinato di Viego.
Le luci erano soffuse, ma riusciva ad intravedere due figure in un angolo della stanza. Erano…?
Preoccupato, si precipitó da loro e puntandogli la torcia contro, riconobbe entrambi: erano Senna e Lucian!
Tiró un sospiro di sollievo quando vide che entrambi, sebbene in condizioni pessime, erano ancora vivi.
-State tranquilli- Li rassicuró vedendoli aprire gli occhi. Entrambi erano stanchi, affamati e non avevano energie nemmeno per parlare. -Adesso ci pensiamo noi-


-Quinn- La chiamó alla radio- Li Ho trovati!- Nel sentire quelle parole, Quinn sorrise e Olaf tiró un enorme sospiro di sollievo. -Chiama subito un ambulanza-
-Ricevuto- Sorrise e immediatamente, chiamó. Poco dopo, si ricordo di avvertire ANCHE suo padre.
Inizialmente non fu del tutto contento di saperli agire senza permessi in una proprietà privata, ma alla notizia che avevano ritrovato i due scomparsi, tornó in sè iniziando ad allertare le forze dell’ordine.
-Qualche minuto e saremo da voi-
-D’accordo!- Affermó per poi, sorridere contenta. -Sapevo che erano ancora vivi… è una bella notizia- Confidó ad Olaf. L’amico, però, l’ascoltó appena, troppo impegnato ad osservare qualcosa strisciare nell’ombra e poi dentro al cancello.
-Ho visto qualcuno-
-Cosa?- Con preoccupazione, Quinn scese dall’auto e assieme al rosso, si avvicinò al cancello. Era vero: qualcuno l’aveva aperto mentre lei l’aveva lasciato chiuso.
Preoccupata, fissó Olaf che con decisione, afferró la mazza da baseball che per tutto quel tempo, aveva celato alla vista della donna.
-Non la dovevi restituire?-
-Me ne sono dimenticato-


Con cautela, riuscì a liberare i due ostaggi e li adagió contro la parete alle loro spalle. L’assassino, da quando la polizia aveva scoperto il corpo di Recluta, aveva smesso di venire lasciandoli alla fame e alla disperazione. Se il corpo era stato trovato dall’altra parte, era chiaro che ci fosse una via d’accesso anche per la casa…
Un suono fece fermare i suoi pensieri e rimase immobile quando sentì l’inconfondibile suono di una sicura tolta da una pistola.
Veloce, cercó di voltarsi, ma non fece in tempo e sentì un dolore lancinante quando il proiettile partì. Cadde in avanti contro una scatola perdendo la presa sulla pistola e il sangue inizió a sgorgare fuori dalla sua spalla.
-Donald D. Darius- Una voce maschile gli fece digrignare i denti - Sempre nel mezzo e sempre a ficcare il naso in faccende che non ti riguardano- Con forza, Darius cercó di voltarsi riuscendo finalmente a vedere il volto dell’assassino. Sogghignó quando vide la persona che più di tutte si aspettava.
-Thresh…grandissimo figlio di puttana- Con fare indisposto, l’uomo puntó nuovamente una pistola all’agente. -La polizia sta arrivando- Dichiaró Darius.
-Credi che io abbia paura della polizia?- Domandó per poi, sparargli un altro colpo al fianco facendolo imprecare dal dolore. -Non me ne frega un cazzo di voi, come non me ne frega niente di te e di questi due pezzenti- Si chinó per poterlo guardare negli occhi - Ora faró fuori te, agente speciale, questi due coglioni e poi, quel morto vivente di Viego e la sua figlia ritardata- Un sorriso crudele spuntó sul suo volto. -Non sarei arrivato a questo punto SE avessero tenuto conto di me…- Aggressivo, afferró i capelli di Darius e puntó La canna della pistola contro il suo mento.
-Non glien’è mai fregato un cazzo di te- Cercó di rimanere serio Darius non mostrandosi sofferente o intimorito-
-Proprio così!-Concordó lui stringendo la presa-Da quando quella Troia è morta, Viego ha perso la testa! Ha speso un capitale per quella megera per poi, sperperare altri soldi per quella viziata della figlia e quella lurida puttana lì!- Indicó Senna che con fare sofferente, fissava impotente la scena. - l’ha anche eletta la tutrice della figlia! Quella bastarda! Se si fosse fatta i cazzi suoi non si sarebbe trovata in questa situazione!- Darius strinse i denti per poi, provare a parlare.
-Tu volevi i soldi…-
-Certo che volevo i soldi, coglione! Ho provato ad ingraziarmi la figlia ma quella piccola sgualdrinella è andata a raccontare ogni cosa e si è messa con quel sudicio Shurimano!- gridó facendo tremare le pareti- Tutto il patrimonio sarebbe andato a lei! Io non avrei preso niente!
Per Viego non ho mai importato qualcosa!- Con fare disgustato ricordó il passato. -Anni e anni di inferno, facendo finta di importarmi se gli arredi erano rossi o verdi, se i conti quadravano o meno e per colpa di quelle guardie notturne deficienti per poco non mi facevo scoprire!- Con astio, fissó il moro per poi puntare la pistola ad una delle sue gambe. -Magari posso divertirmi prima con te… ti divertivi a sfottermi eh? Anche tu mi deridi?- Con freddezza, affondó la pistola nella sua coscia e sparó un altro colpo. Darius strinse i denti cercando di rimanere calmo e lucido.
-Hai… ucciso Recluta.- Nel sentirlo ancora parlare, Thresh lasció la presa e con un calcio, allontanó dalla sua portata la pistola che gli era caduta a terra durante il primo sparo.
-Quel coglioncello era nel mezzo- Spiegó indicando i due - Io cercavo Senna e quella non c’era a casa, così come a casa di Lucian! Al suo posto, ho trovato lui e quando si è rifiutato di farmi entrare, l’ho ucciso.- Da sotto il cappotto mostró appesa quella che sembrava una lama. -È stato divertente… ma non soddisfacente. Urlava come una donniciola, così l’ho sgozzato.- Ghignó- Perché non ci divertiamo anche noi, Agente Donald?- Tolse la lama dalla cintola e L’avvicinó al volto di Darius. -Sai cos’è questa?- Domandó- È una falce… una falce delle isole ombra che ho ereditato dalla mia famiglia…dicono che bruci quanto l’inferno.- Afferró la lama e con crudeltà, gliela avvicinó alla ferita alla spalla. - vuoi mandare un pezzo di te alla tua amichetta? -Domandó riferendosi a Quinn. -Magari il tuo pisello, che ne dici?-
-Io dico che lo preferisco interno- Una voce alle sue spalle lo fece fermare finchè i colpi di una pistola non lo raggiunsero ed urló di dolore.
-PUTTANA!- Gridó contro di lei tenendosi la gamba- GRANDISSIMA PUTTANA!-
-Posso mirare più in alto se non getti immediatamente quell’arma!- Lo sfidó e vedendolo che non collaborava. Si avvicinó incazzata. Con rabbia, si staglió sopra di lui e sparó vicino al suo volto prendendo il pavimento. - La prossima è alla testa!- Lo tenne sotto tiro facendolo immobilizzare - Getta quell’arma- E giusto per invogliarlo, premette il piede contro la ferita. Nuovamente l’uomo gridó e con un colpo, gettó lontano la falce.
-Darius sei ancora vivo?!- In tutta risposta, lui tossì. Non poteva vederla, ma immaginava che fosse magnifica e cazzuta con quell’arma in mano mentre Thresh, si pisciava sotto. La vista inizió a venire meno, giusto il tempo prima di udire il rumore delle auto della polizia arrivare da fuori.
-Non provare a morire!- Urló al compagno continuando a tenere sotto tiro Thresh- Sono incazzata con te!-



Quando Quinn uscì dalla sala interrogatori, Swain fissó la figlia più incazzata di prima. L’espressione sul suo volto era seria ed era certamente fuori dai gangheri nel sapere che un uomo schifoso come Thresh aveva ferito il suo compagno. Mentalmente, Swain ringraziava Darius per aver scelto di andare lui stesso piuttosto che coinvolgere anche lei, ma ciò non toglieva che era comunque preoccupato per il suo stato di salute.
-Compila il rapporto-Le mormoró avvicinandosi e dandole una pacca sulla spalla. -Poi potrai andare in ospedale-
Nel sentire quelle parole, Quinn annuì per poi, storcere la bocca.
-Infame bastardo assetato di Gold ti va bene come
Titolo?-
-Gradirei qualcosa di più sobrio tesoro- Sospiró pesantemente per poi, afferrare la figlia per entrambe le spalle. -Capisco come ti senti- La rassicuró. - So cosa vuol dire quando una persona a te cara sta male o viene ferita… credo che tu lo sappia- Il velato riferimento a quanto le era accaduto, le fece abbassare la testa. - In questi momenti, bisogna essere forti.-
-Lo so papà è che…-
-Avevi paura che l’avresti perso- Le sorrise bonariamente - Lo so.- annuì col volto per poi, sospirare rassegnato. - Quindi è vero?- Quinn inarcó un sopracciglio.
-Cosa?-
-Che state assieme- Quinn fece per ribattere per poi fermarsi. Si umettó le labbra, cercando di rimanere calma, scuotendo poi il volto.
-Non stiamo assieme.-Dichiaró.
-Hai respinto Darius?-
-Io…-
-Tesoro- Inizió il padre. - Quell’uomo ti ama-
-Non credo che sia amore…-
-Ti vuole comunque bene- Le posó una mano sulla testa- Gli piaci e si fida ti te. Tiene a te. Per questo ti ha tenuto al sicuro.- nel sentire le sue parole, Quinn si tolse dal suo tocco.
-È andato perché è un idiota!-
-Anche, ma sono sicuro che preferisce che le cose siano andate così…- La rassicuró per poi, mettersi a braccia conserte. - A te piace?- Nel sentire quella domanda, lo stomaco le si attorciglió.
-Non lo so-
-Questo “non lo so” è davvero poco misterioso.- La prese in giro per poi, lisciarsi il mento. - Potesti dargli una chance.-
-Tu vuoi solo dei nipoti!-
-Tua madre ne sarebbe fiera!- Sorrise Swain - Ne ha sempre desiderati-
-Mamma è una ricercata!- Con forza, Quinn pestó un piede a terra. - Fa parte dell’organizzazione criminale “la rosa nera” e tu parli di lei come se niente fosse?!-
-L’amore è come una tempesta: Impetuoso e imprevedibile…- Recitó suo padre. - Le nostre scorribande giovanili sono state il frutto di un amore passionale e intenso… altrimenti tu e tuo fratello non sareste nati.-
-Che razza di agente se la intende con una criminale!?- Sbraitó confusa Quinn vedendo poi il padre voltarle le spalle.
-Un agente che è ha conosciuto la bellezza in una rosa nera…- Decantó per poi, ricordarle con voce perentoria - Il rapporto!-
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Quando Quinn arrivó alla camera di Darius, per poco non le venne un colpo.
Oltre ad essere finalmente sveglio, quel deficiente del suo collega stava letteralmente litigando con qualcuno. Non era una discussione come tante altre, aveva proprio un tono di voce arrabbiato e imbestialito. Si sporse per vedere la situazione e capire, ma non riconobbe il suo interlocutore.
-Mi scusi- Un infermiera si fece avanti. -Devo medicare un attimo il paziente, dopo può vederlo-
-Oh, si mi scusi- Mormoró Quinn spostandosi da un lato del corridoio per farla passare per poi, appoggiarsi contro il muro e attendere.
Prima che l’infermiera chiudesse la porta, l’interlocutore di Darius uscì. Dalla sua espressione, sembrava arrabbiato ma anche parecchio scocciato. Era alto, grosso e vestito come un deficiente. Non appena incroció il suo sguardo, la sua espressione cambió e con un ghigno predatore si avvicinó a lei.
-Ciao- La salutó con un sorriso raggiante. Un po’ perplessa e intimorita, Quinn ricambió il saluto.
-Ciao-
-Sei venuta a trovare quel coglione?- Quinn storse la bocca per poi, annuire: era chiaro che si stava riferendo a Darius e se lo additava a quel modo, probabilmente lo conosceva bene.
-Si, ho visto che si è svegliato.-
-Già- Si appoggió con la schiena al muro imitandola e nel farlo, Quinn si prese del tempo per studiarlo. Era sicura di non averlo mai visto prima eppure, aveva un che di familiare. Nel sentirsi osservato, l’uomo si voltó verso di lei.
-Sei la sua ragazza?- Quella domanda la spiazzò. Si umettó le labbra e negó presentandosi come la sua partner di lavoro. -Ah, sei Quinn- La conosceva?
Nuovamente, cercó di comprendere dove l’avesse già visto ma niente.
-Tu sei…?-
-Draven- Nel sentire quel nome, il cervello finalmente collegó ogni punto: quegli occhi verdi, la mascella e la fronte prominente , per non parlare dell’altezza e della corporatura… era chiaro che fosse suo fratello.
Il fratello che Darius non voleva assolutamente che lei conoscesse.
-Darius mi ha parlato di te…-
-Davvero?- Si stupì mettendosi a braccia conserte - E che ti ha detto? Ti ha raccontato che sono un gran figo e che sono libero?-
-No, mi ha detto di starti alla larga…-
-Eh- Rise abbozzando un sorriso ironico - Ha paura che ti soffi…logico.- Quinn scosse il volto: era abbastanza sicura che non fosse per quello ma se lo tenne per sè.
-Stai tranquilla- Le sorrise lisciandosi con una mano i baffi - Quelle sotto la terza non mi interessano.-
-Allora sono al sicuro- Commentó piattamente sapendo di aver schivato una pallottola enorme.
-Non mi fraintendere: sei carina e le tomboy mi piacciono da impazzire, ma sono certo che mio fratello ti ha già dato una ripassata e mi ammazzerebbe…- Nel sentire quelle dichiarazioni, finalmente comprese perché Darius non voleva accordare quella conoscenza.
-Io e Darius siamo solo colleghi-
-Disse quella che è da tre giorni in ospedale e che fa anche turni notturni-
-Siamo amici, è naturale-
-No- La fermó- Non è naturale.- Si mise di fronte a lei- Naturale sarebbe passare a trovarlo e lasciare dei fiori o un cambio, non stazionare qua notte e giorno e andarsene solo per lavoro…- con un ghigno, si mise le mani sui fianchi. - Nemmeno la mia ex cognata ha mai fatto così e come vedi, nemmeno si è presentata…-
-L’ho sempre detto a Darius che quella è una gran Stronza-
-È la stessa cosa che ho detto a lui…- Concordó- Solo in toni meno cordiali…- Con un gesto, le tese la mano poggiandogliela sulla spalla. -Si vede che ci tieni a mio fratello: lo fai mangiare, ti preoccupi per la sua salute, gli stai accanto. Quando lo chiamo dice che è sempre con te e che si diverte. Erano anni che non lo vedevo così felice…- Furbo, le fece un occhiolino e in soggezione, Quinn abbassó il volto.
-Darius è un brav’uomo-
-Ma anche un gran coglione se ti lascia scappare…- Dichiaró per poi, studiarla meglio. -Ma se lui non ti vuole, posso prenderti io. Posso soprassedere sulle tette…-
-Oh…gentile-
-DRAVEN!- La voce di Darius si spanse per il corridoio non appena l’infermiera uscì.
Con un enorme sospiro, Draven scosse il volto per poi, tornare a guardare Quinn.
-Scappo, non ho intenzione di sentirmi fare la predica da lui-
-Stavate litigando?-
-Che? No!- Ridacchió per poi, preoccuparsi quando udì nuovamente il fratello chiamarlo- Meglio che vada. So che è in buone mani!- Con un cenno del volto, la salutó per poi inoltrarsi verso il corridoio diretto all’uscita.
Sentendo il collega urlare, Quinn si fece forza e comparve sulla porta. Non appena vide che era lei, Darius si calmó per poi, cercare di scorgere il fratello.
-Dov’è andato?!-
-Via-
-Dannato Imbecille- Sbottó continuando per un po’ con una carrellata di insulti. Quando sentì di essersi scaricato abbastanza, tornó a fissare Quinn che in tutta risposta, si era messa a sedere su uno sgabello togliendosi la maglia e appoggiando la borsa. -Ti ha messo le mani addosso?-
-No-
-Ti ha fatto qualcosa?!-
-Abbiamo solo parlato- Lo rassicuró per poi, accavallare le gambe- Non sono il suo tipo- Si indicó le tette. -Sotto la terza sono come invisibile per lui.-
-Che? È una terza?-Domandó incredulo Darius per poi, allungare una mano -Fammi un po’ vedere- Prontamente venne schiaffeggiata e offeso, storse la bocca.
-Sembravano più piccole l’altra volta, volevo solo assicurarmene-
-Vuoi prolungare il tuo ricovero per un trauma cerebrale?- Quella minaccia servì per placarlo. -Perché litigavate?-
-Ah…- Un lungo sospiro uscì dalla sua bocca per poi, digrignare i denti. -L’assicurazione sulla vita ha elargito una somma considerevole per questo “incidente con Thresh”. -Si adagió contro i cuscini storcendo la bocca per il dolore. - Prima con mia moglie, avevano fatto questa assicurazione assieme e quindi, i soldi sarebbero andati a lei.- Quinn rimase ad ascoltare un po’ preoccupata. -Quello scemo di Draven ha cambiato mesi fa il tutto e adesso, il beneficiario è lui. Mi stava dicendo che i soldi erano arrivati e li ha messi su un conto a parte che posso prelevare- Nel sentire quelle parole, Quinn si mise a braccia conserte.
-Come può averlo fatto? Ci vuole la tua firma no? E anche quella di tua moglie- Darius si portó entrambe le mani al volto e si coprì gli occhi.
-Mi ha fatto firmare da ubriaco…-
-Darius-
-Non dire niente- La pregó per poi sospirare nuovamente- è poi andato a casa della mia ex per litigarci. A quanto pare si sono presi di brutto ma è riuscito a farla firmare. Non voglio sapere come ma mi stava dicendo che lei non voleva e che avrebbe chiesto in tribunale, che la somma mensile da darle, aumentasse-
-Quella già ti prende metà stipendio!-
-Lo so- Quinn scosse il volto per poi fissare dispiaciuta il compagno.
-Mi dispiace…è venuta almeno? Ha chiesto di te?-
-No- Darius chiuse gli occhi per poi scrollare con dolore le spalle - Non le importa niente di me-
-Solo i soldi -
-Già- Convenne per poi cercare di afferrare la sua mano. -A differenza di qualcuno che mi hanno detto, è rimasta sempre qua…- Nel sentire quella presa, il cuore inizió a batterle frenetico.
-Sono ancora incazzata con te - Mormorò fissandolo seria.
-Quando mai tu non lo sei-
-Sto parlando sul serio!- Alzó la voce per poi, contenersi.-Potevi morire-
-Perchè è risaputo che il nostro lavoro è un posto sicuro…-
-Smettila di scherzare!- Strinse la presa fissandolo con insistenza. -Sto parlando seriamente Darius!- Ripetè quando detto avvicinandosi a lui. - Thresh poteva ucciderti! Non aveva nessuna remora e sono arrivata in tempo con Olaf!-
-Olaf?- Nel sentire quel nome, Darius cercó di alzarsi- che cazzo ci faceva con te?-
-È venuto a controllare e… - tossicchiò un po’ in imbarazzo - A pomiciare con me- L’uomo la fissó stralunato per poi tentare nuovamente di alzarsi. -Stai fermo!-
-Vado a piantargli un proiettile in culo-
-Stai giù, Imbecille!- Lo offese poggiando entrambe le mani sulle sue spalle per poi sentirlo mugugnare dal dolore- Ough… scusami- Si distanzió per poi, guardarlo colpevole -stavo scherzando- Cercó di tornare seria- È venuto a controllare, perché era preoccupato ed è lui che si è accorto di Thresh! Se non fosse stato per lui, saresti morto!-
-Te ne saresti accorta anche tu se non fossi stata troppo impegnata a sbavargli addosso!- La sgridó.
-Non gli stavo sbavando addosso! Stavo chiamando i rinforzi e mio padre!- Lo fissó adirata- Smettila di fare il geloso, sei insopportabile-
-Ho capito che ti piace - un espressione infastidita si dipinse sul suo volto- Perchè non vai dal tuo eroe allora?-
Quinn rimase a sedere e mentalmente, contó fino a dieci.
Capiva Darius e forse, era il caso di allentare un po’ la corda con lui e dargli tregua.
-Delle volte sei davvero fastidioso- Mormoró - e infantile- si prese del tempo per poi, continuare- Grazie a lui, abbiamo preso il complice.- Nel sentire quelle parole, Darius si voltó verso di lei.
-Complice? Che complice?-
-La cameriera- Ci mise un attimo, poi si ricordó di lei- Vai a capire come, ma quella scema l’aveva visto e si era innamorata di lui e il suo operato. Così invece che andare ad avvertire la polizia, è diventata sua complice. Il corpo lo abbiamo trovato perché lei doveva pulire il tutto e invece, se ne era dimenticata. -Scosse il volto per l’idiozia di quella persona- Al cimitero doveva raggiungerlo per far fuori Senna e Lucian e Olaf, è riuscito a fermarla prima che potesse entrare e farci fuori.- Si mise a braccia conserte- perciò si, sono grata a lui per averci salvato il culo.- Con un occhiata, vide che Darius aveva compreso ma che non gli andava giù ugualmente.
-Olaf è un bravo ragazzo- Inizió per poi alzarsi e avvicinarsi a lui - Ma è già impegnato.- Gli volle ricordare.
-Non vuol dire niente- Scosse il volto per poi, vederla avvicinarsi a lui, fino a mettersi a sedere sul suo letto.
-Tu sei il mio migliore amico Darius- Lo elogió con un sorriso - sono felice che tu sia ancora vivo… e questa volta, ho avuto davvero paura che potessi fare la fine di mio fratello- nel sentire quelle parole, Darius si fece serio.
-Ci vuole più di questo per farmi fuori- per l’ennesima volta, le prese la mano e la intrecció con la sua. -Non ti lascio sola- Le sue parole, la fecero sorridere e le infusero coraggio. -Dobbiamo ancora vendicare Caleb, ricordi?- Nel sentire quelle parole, Quinn si commosse: non si era dimenticato di lui.
-Hai ragione…- Mormoró con un sorriso.-Hai ragione.- Ripetè per poi, restare a fissare il suo volto e incastonare i suoi occhi in quelli verdi e speranzosi di lui. Forse suo padre aveva ragione: poteva vedere dal suo guardo quando Darius le volesse bene. Posó la mano sul suo petto per poi, avvicinarsi lenta al volto. Nel vederla così vicino e seria, Darius strinse la presa alla sua mano dischiudendo le labbra.
-Sarà meglio per t- Si interruppe allontanandosi subito quando dalla porta, come una furia, arrivó qualcuno che non si sarebbe mai aspettata.
-Darius- Samira, vide il collega a letto e con forza, si avvicinò a lui gettandosi per abbracciarlo. -Stai bene, sei sveglio!- Urló quasi per poi afferragli il viso e baciarlo con passione. Nel vedere quella scena, Quinn che si era fatta da parte, rimase immobile. Una sensazione orribile si fece largo dentro di lei e in silenzio, afferró le sue cose pronta ad andarsene.
-Quinn- Darius la chiamó cercando di fermala e togliersi di dosso Samira.- Quinn!- Ma lei ormai era uscita.



Con aria stanca la fissó in tralice.
Erano passate due settimane e finalmente, era tornato a casa. Avrebbe dovuto fare riabilitazione alla spalla ma per fortuna, la gamba non aveva problemi. Il proiettile era entrato ed uscito senza colpire nessun punto vitale nè tantomeno danneggiando muscoli o legamenti. Era stato davvero fortunato.
Il fianco gli faceva male ma era stato decisamente peggio.
La partita quella sera sembrava più noiosa del solito e Quinn era in silenzio come una tomba.
Da quando Samira era venuta a trovarlo e l’aveva baciato diverse volte, per sua sfortuna, Quinn si era fatta più fredda e aveva smesso di andare a trovarlo.
Era arrabbiata e poteva capirlo. Aveva provato a spiegarle che Samira aveva fatto di testa sua, che non provava niente per lei e in tutta risposta, lei aveva sbottato con “e tu mi facevi la paternale per Olaf”.
Erano entrambi gelosi marci e lo sapeva, ma la questione adesso stava diventando davvero stancante.
Doveva fare qualcosa. Doveva agire.
Comportarsi come un vero noxiano e consolidare il suo rapporto con lei, perché aveva capito che voleva di più. Nuovamente la fissó e questa volta, si prese del tempo: aveva addosso una delle sue tante magliette rubate, i capelli ancora umidi per la doccia e lo sguardo spento.
Era delusa, triste e arrabbiata e probabilmente, pronta a farlo fuori lei stessa.
Con un respiro profondo, Darius afferró il telecomando e prese la decisione di spengere la Tv, lasciando che per il momento, Demacia fosse in vantaggio di sette punti.
-Parliamo- Propose lui poggiando poi il telecomando sul tavolino- Parliamo di noi, ti va?-
-Non c’è nessun “noi”- Dichiaró lei restando a fissare il televisore.
-Si che c’è- Si avvicinó a lei. -Senti, ti chiedo scusa per Samira. Di nuovo. Io non la amo e pensavo di essere stato chiaro con lei.-
-A quanto pare no-
-Se ci riproverà, le punterò una pistola alla testa, ok?- Con aria decisa, le prese la mano costringendola a fissarlo. -O dove preferisci, qualunque punto!-
Quinn sembró pensarci per poi, scuotere il volto e chiudere gli occhi.
-Lascia stare- Aveva un aria rassegnata.
-Cosa devo fare allora?- Cercó di convincerla a parlare.
-Ti ho detto lascia stare- La vide alzarsi in piedi e uscire fuori nel piccolo terrazzo. L’aria serale iniziava a farsi più fredda, ma aveva bisogno di uscire per schiarirsi le idee. Pochi attimi dopo, zoppicante, Darius la raggiunse appoggiandosi alla balaustra accanto a lei.
-Cone posso rimediare se non mi parli ?- Non capiva. -Vuoi che il tuo pollo mi stia simpatico? Ok, farò in modo di andarci d’accordo…e proverò ogni tanto ad annaffiare le tue piante senza affogarle…- Niente. Nessuna reazione.
Con aria risentita, abbassó sconfitto il volto. -Vuoi che me ne vado?- Domandó infine.
-No- Lenta, si appoggió contro la sua spalla- Resta- Lo pregó e lui ubbidì, grato di sentire quel contatto con lei. -Pensavo…- Mormoró lei strappandolo dai suoi dubbi. -Pensavo che questa fosse la volta buona…-
-Per cosa?- Domandó confuso.
-Per noi- Ammise per poi restare a fissarlo. -In ospedale io…volevo baciarti.- Gli ricordó quel momento interrotto dalla collega.
-Lo so-
-Ma Samira ha rovinato tutto…- Con fastidio, scosse il volto per poi, restare a fissare le luci serali che illuminavano Noxus. -E nel vedere lei farlo, io mi sono sentita… una stupida.- Darius storse la bocca per poi, sbuffare e stringersi nelle spalle.
-Potresti farlo ora- Le propose e lei lo fissó scettica.
-In ospedale c’era la giusta atmosfera…- Spiegó osservando un ambulanza passare a tutta velocità sulla strada principale.- E poi, mi è passata la voglia-
-Anche qua va bene- Affermó per poi, storcere la bocca al suono della sua affermazione. -Ti è passata la voglia perché non sono più nudo e sotto un lenzuolo?- Scherzó dandole una leggera spallata- Posso toglierli se ti senti più a tuo agio-
-Intendo che ci ho pensato, Darius- Lo interruppe- Ma tutte le volte…-
-Capita qualcosa o litighiamo?- La precedette per poi, afferrarle il volto con entrambe le mani- Anche ora stiamo discutendo Quinn.- Le Spiegó fissandola intensamente- Forse è così che deve andare tra noi-
Nel sentire le sue mani sulle guance, il volto Inizió ad andarle a fuoco. Stava per ribattere quando lui la interruppe per l’ennesima volta.
-E a me va bene- Affermó laconico per poi scendere verso la sua bocca. Le sue labbra erano morbide, una sensazione diversa da quelle ruvide e gonfie di Samira che suo malgrado, aveva provato . Quel contatto duró pochi secondi, giusto il tempo di allontanarsi un poco per studiare la sua reazione. La vide aprire gli occhi e cercare i suoi, confusa e senza parole.
Un sorriso si fece largo sul suo volto.
-Visto? Ti ho zittita-
Quelle parole le fecero cambiare istantaneamente umore. Aprì la bocca, giusto per dirgliene quattro quando nuovamente, Darius scese a tappargliela con la sua onde evitare di litigare.
La sentì irrigidirsi per poi, sciogliersi e dischiudere la bocca con la sua, seguendola. Finalmente non lo respingeva più. Quando distrattamente si aggrappò alla sua spalla, un gemito di dolore lo colse costringendolo a staccarsi da lei.
Tra le sue braccia, ansante, Quinn lo fissó un po’ indispettita.
-Te lo meriti…-
-Forse- Le diede il beneficio del dubbio- ma sicuramente di questi, me ne merito ancora. - Lento, con il pollice, le sfioró le labbra. Nel vederlo così preso, lei arrossì.
Era stato bello e quel lato sensuale di Darius, le piaceva.
-Peró- La prese per la mano-È meglio sul divano…-
E Quinn comprese. Sopratutto quando la fece accomodare riprendendo poi in mano il telecomando.
-Darius-
-Cosa?- Lei lo fissó con un cipiglio contratto.
-Sul serio?- Domandó indicando lo schermo. Noxus aveva ripreso vantaggio e mancavano dieci minuti alla fine della partita.
-Non essere così pessimista… puó ancora vincere la tua squadretta.- Ok, lo aveva perso. Con un respiro rassegnato, fissó il compagno che a sedere, fissava lo schermo come ipnotizzato. Si disse che alla fine, andava bene così. Attenta, si appoggiò contro la sua spalla e in tutta risposta, con il braccio sano, Darius le circondó la vita attirandola a sè.
-Non avete speranze-
-Ma che dici?- Le indicó il televisore- Tra poco prendono il volo e se ne tornano a Demacia da quanto verranno umiliati.- Sorrise nel sentirlo così di buon umore e socchiuse gli occhi rilassandosi. Tra di loro, non sarebbe cambiato niente. Sarebbero stati solo più vicini e più… intimi.
Non poteva desiderare un partner migliore.

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Tecnicamente la storia non è finita, ma visto il poco interesse dei lettori, preferisco chiuderla qua.
Ammetto che questa storia mi ha dato un po’ di problemi ma anche tanta soddisfazione. È stato bello dopo anni gettarmi di nuovo a scrivere una storia, sopratutto una long. Ho scritto tutto dal telefono e quindi mi scuso con i lettori se salteranno fuori errori. Approfittavo di ogni momento: in attesa in macchina, mentre ero a delle visite, al cesso, la sera tardi e anche la mattina presto.
Scrivevo capitoli e poi li cancellavo perché non mi convincevano. Ci ho messo un po’ per scrivere il finale perché appunto, non mi convinceva ma immagino che questo, sia ok. Avrei voluto inserire più personaggi, riuscire a descrivere meglio certe cose, ma alla fine, penso che vada bene così. Non credo che scriverò mai un continuo, perciò, prendete la storia così com’è. Non avrei mai potuto farci un fumetto. Troppo lavoro e troppe complicazioni. Sappiate però, che è stato bello.
Grazie per aver letto questa storia.

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